fake, lie or truth?? di Ranyadel (/viewuser.php?uid=549522)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Avril Lavigne was here! ***
Capitolo 2: *** Brontolo e il chihuahua isterico ***
Capitolo 3: *** Sguardi ***
Capitolo 4: *** sei stato perfetto! ***
Capitolo 5: *** Piano di fuga #1 ***
Capitolo 1 *** Avril Lavigne was here! ***
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Avril
Lavigne was here!
Avril
si sedette sulla sedia
imbottita dello studio del suo manager, una sigaretta fra le labbra,
stravaccandosi. Aspettava, appunto, il suo manager, un ometto
dinoccolato e
ossequioso, che si rivolgeva a lei chiamandola Miss Lavigne nonostante
lei non
sopportasse quell’appellativo. Si passò una mano
sul piccolo tatuaggio sul
braccio, pensosa, aspirando una boccata di fumo, e posò i
piedi sulla
scrivania, mentre i tacchi alti producevano uno schiocco secco.
“Miss Lavigne,
buongiorno!” fece il suo manager, apparendo dietro di lei.
“Buongiorno a lei.”
Rispose Avril, disinteressata, mentre l’ometto si sedeva di
fronte a lei,
sfregandosi le mani. “Come vanno le cose con suo
marito?” chiese. Avril sbuffò
e i suoi occhi chiari si posarono sul manager. “Non
è veramente mio marito, lo
sa.”
“Sì,
sì, mi scuso per averglielo
chiesto.” Fece ossequioso lui. Avril alzò gli
occhi al cielo. “Perché mi ha
convocata?”
“Sa,
Miss Lavigne, la nostra
azienda sta perdendo finanziamenti. Abbiamo bisogno di soldi. Lei
è una delle
nostre migliori cantanti, abbiamo bisogno di lei per aiutarci. Abbiamo
deciso
di organizzare un tour in comune con una band, per dividere le spese.
Sarebbe
una bella fortuna che confluirebbe nelle nostre casse. La band
è molto famosa,
l’avrà già sentita nominare.”
Avril sgranò gli occhi. “No, ti prego, no, non
gli…”
“Gli
One Direction, sì.”
“Non
faccio un tour con loro!”
“Perché
no, Miss Lavigne? Sono
dei ragazzi interessanti…”
“Sono
dei bambini!”
“Le
ricordo, con tutto il
rispetto possibile, che hanno la sua stessa
età…”
“Non
c’entra l’età anagrafica.
C’entra quella mentale.”
“Lo
so, Miss Lavigne, ma abbiamo
bisogno di soldi, davvero…”
“La
prego, mi faccia fare un tour
con qualcun altro!”
“Ormai
abbiamo già organizzato
tutto, Miss Lavigne. Deve pensare al bene della nostra
azienda.” Fece lui
flemmatico. Avril sbuffò. “E va bene. Ma non
voglio avere troppi contatti con
loro, chiaro?!”
“Certo,
Miss Lavigne, tutto
quello che vuole.”
Era
iniziato così quel tour,
attraverso l’intero mondo: dall’America,
all’Europa, in Cina e Giappone,
Australia e poi di nuovo America.
Era
il primo giorno: si trovavano
su un caravan lussuoso, enorme, diviso in due. Ancora non avevano avuto
contatti: il manager dei “ragazzi” aveva detto loro
che erano stanchi per il
jet lag, e che stavano dormendo. Avril si sedette al suo tavolo della
toeletta,
pieno di trucchi, profumi, gioielli. Era una star, aveva bisogno di
mille cose.
Passò una mano fra gli orecchini, la sua cravatta, i
bracciali con le borchie…
e si tagliò. Trasalì, portandosi il dito alla
bocca e leccandosi il sangue,
mentre con l’altra mano prendeva l’oggetto in
questione. “Ecco dov’eri.”
Sussurrò, soppesando la lametta nella mano e mettendosela
nella tasca interna
della giacca di pelle.
Quella
lametta non le serviva a
farsi del male per punirsi.
Le
serviva per ricordare.
Per
ricordare che lei non era
solo dura, tosta, sicura di sé, la ragazza che si vestiva di
borchie e si
truccava molto pesantemente e che cantava canzoni come Bad
girl.
Era
anche la ragazza dolce e malinconica,
romantica e triste, che cantava Won’t
let
you go.
Ricordò
come si era comportata
col manager e posò la lametta sul palmo della mano,
stringendo il pugno. Il
sangue colò dalla sua mano.
Il
pomeriggio, sentì bussare alla
porta. Si era sdraiata sul letto, il suo cd nelle cuffie, un testo
nuovo in
mano. Ripensò a Evan, che spesso l’aveva aiutata a
scrivere. Si picchiettava la
penna sulle labbra rosso fuoco, pensosa.
“Avanti.”
Disse solo. Un ragazzo
aprì la porta: aveva i capelli castani spettinati, con
straordinari occhi
azzurri, un sorriso entusiasta stampato sulle labbra. Indossava una
maglietta a
righe bianche e blu, con bretelle. “Tomlinson,
giusto?” chiese Avril,
distaccata. Lui le porse la mano. “Chiamami Louis.
È un piacere conoscerti, Avril…
posso chiamarti Avril, vero?” chiese speranzoso. Lei
annuì, costringendosi a
sorridere. “Mi dispiace che non ci siano anche gli altri a
salutarti, ma sono
ancora addormentati. Abbiamo fatto le ore piccole, ieri.”
Disse, sempre con
quel suo sorriso. Non era niente male, anzi.
“Tranquillo.” Fece lei, non
riuscendo a condividere l’entusiasmo di Louis.
“Cosa stai facendo?” chiese lui.
Avril indicò il letto, pieno di fogli scarabocchiati.
“Sto tentando un nuovo
testo. Dopo il tour voglio subito mettermi al lavoro per il sesto
cd.”
“Wow,
davvero fantastico. Mi
piacerebbe aiutarti, potrei?” chiese con uno sguardo strano,
che smosse
qualcosa in Avril. Ok, è
impossibile
rimanere freddi davanti ad uno sguardo così speranzoso e
innocente. Ammise.
“Accomodati.” Concesse. Lui, raggiante, prese un
foglio e una sedia,
avvicinandola al letto. “Cos’hai fatto alla
mano?” chiese poi, perplesso. Lei
si guardò il palmo, dove il taglio si era tradotto in una
crosta. Esitò: dirgli
la verità, o no?
“È
il mio modo per ricordarmi chi
sono veramente.” Disse poi. a quelle parole, Louis
sembrò rabbuiarsi. “Tutto
ok?” chiese Avril, perplessa. Lui si riscosse.
“Tutto ok.” Disse alzando i
pollici, prima di mettersi a leggere il testo. “Aspetta,
ma… non l’hai già
cantata, questa?” chiese confuso. Avril si sporse e prese il
foglio. Ridacchiò.
“Per forza. È Who knows,
fa parte del
mio secondo album. Cercavo qualcosa per prendere spunto, inizio a non
avere più
idee.” Spiegò. Louis si mise a ridere.
“Scusa, si vede che ho sonno. Il
cervello – o quel poco che c’è
– è ancora chiuso per ferie.” Si
giustificò.
Avril rise a bassa voce. “Potresti rifarlo?” chiese
Louis. “Cosa?”
“Ridere.
Mi piace quando ridi, e
da quando sono entrato qui sei sempre stata seria, come se a malapena
mi
sopportassi.” Spiegò lui. Avril inarcò
un sopracciglio. “Scusami, tendo a
parlare troppo. È solo che mi dispiacerebbe se ci trovassi
fastidiosi, insomma,
dobbiamo fare un intero tour insieme.” Spiegò lui.
Avril rimase interdetta.
“Non so cosa pensare di voi. Non vi ho mai conosciuti. Voglio
essere sincera,
visti così, sul palco, mi innervosite. Poi magari siete
persone eccezionali e
io vi sto giudicando dall’apparenza.” Disse. Louis
si mordicchiò il labbro. “Io
ti sto facendo cambiare idea?” chiese speranzoso. Avril
alzò gli occhi al
cielo, divertita. “Per ora sì, tu
sì.” Ammise. Louis si lasciò andare ad
un’esclamazione di trionfo, facendo ridere Avril.
“È difficile abbatterti,
vero?” chiese poi. Lui fece spallucce. “Sono uno di
quei tipi gasati. Ci vuole
molto a demolirmi l’entusiasmo.” Fece. Avril
annuì, mentre Louis nuovamente
abbassava lo sguardo sul foglio, stavolta quello giusto.
“Cosa
fa rima con pretend?”
chiese Avril. Louis fece una
smorfia pensosa, grattandosi la testa con la penna, mentre Avril
picchiettava
la sua sulle proprie labbra. “End?”
chiese poco dopo. Avril, senza accorgersene, cominciò a
canticchiare.
Let’s
talk this over
Is
not like we’re
dead?
Was
it something I
did?
Was
it something you
said?
Louis sorrise.
“Questa la so. My happy ending.”
Fece. Avril annuì. “Ti
sei fatto una cultura sui miei CD, per caso?” chiese
scherzando. “In
realtà, sì.” La stupì lui
invece. Avril inarcò le sopracciglia,
sorpresa. “Non me l’aspettavo.” Disse,
mentre anche l’ultima traccia di freddezza spariva dalla sua
voce. Era inutile
negarlo, quel ragazzo le stava simpatico. “Dai, mettimi alla
prova.” La sfidò
Louis sorridente. Avril accettò. “Parto dal
ritornello.” Avvertì.
“I
wish you were her”
You
left out the “E”
You
left without me
And
now you’re
somewhere
Out
there with a
Bitch
slut psycho babe
I
hate you
Why
are guys so lame?
Everything
I gave you
I want
Everything
back but
you.
“Everything
back but you.” Rispose Louis prontamente.
I’m
sorry
If
this hurts you
But
I tried to keep
what
We
had once
I
was wrong
It
wasn’t keeping me
awake
You
didn’t listen
You
didn’t hear me
When
I say I want more
I
got no more
You
were stealing me
away
“Not
enough.”
“Ok,
l’ultima.”
You
said hey
What’s
your name?
It
took one look and
Now
I’m not the same.
Yeah,
you said hey
And
since that day
You
stole my heart
And
you’re the one to
blame
And
that’s why I smile
It’s
been a while
Since
everyday and
everything
Has
felt this right
And
now
You
turn it all around
And
suddenly you’re
all I need
The
reason why I
smile.
Louis
sorrise radioso. “Come
potrei non sapere questa? È la mia preferita. Smile.”
Disse con gli occhi lucidi. “Tutto ok?” chiese lei.
“Sì,
sì, tranquilla. È che mi vengono in mente molti
ricordi che avrei preferito seppellire
nel passato.”
“Perché?”
“Perché
non sono compatibili con
quello che devo essere adesso.” Si lasciò sfuggire
Louis, prima di sgranare gli
occhi, rendendosi conto di quello che aveva detto. Avril lo
squadrò dubbiosa. “Cosa
significa, quello che devi essere?”
“Niente,
niente.”
“Fammi
indovinare. Il vostro manager
ti costringe ad essere un’altra persona.” Fece lei,
incrociando le braccia.
Louis alzò lo sguardo. “Davvero si nota
tanto?”
“No,
semplicemente l’ho intuito. Non
sei il primo e non sarai l’ultimo a doversi adattare alla
vita dello
spettacolo.”
“Anche
tu sei stata costretta a
cambiare?”
“Devono
solo provarci, a farmi
cambiare. I’ve been a bad girl,
don’t you know? Nessuno
può permettersi di dirmi cosa fare. E poi, quel mio manager
non saprebbe
mettere I piedi in testa a nessuno.” Fece lei, fiera.
“Sei fortunata. E anche
io. Fra tutti, sono quello che deve fingere di meno. Dovresti vedere
Liam o
Harry. Voglio darti un consiglio: raduna mentalmente tutto quello che
credi di
sapere di noi e cancellalo dalla tua testa.”
Sussurrò Louis, giocherellando con
un suo anello. I testi erano dimenticati sul letto. Avril sorrise.
“Tranquillo.
Ho già cestinato tutto.” disse con una linguaccia.
Louis ridacchiò. “Cosa mi
consigli di fare?” chiese. Avril si guardò il
palmo. “Non penso di essere la
persona adatta a cui chiederlo.” Fece, mostrandoglielo.
“Giusto. Meglio andare
dal primo strizzacervelli che a mio parere ha bisogno di uno
strizzacervelli
ancora più bravo, ti pare? Senti, sono anni che fingiamo,
anni che provo a
stare meglio. Nessun analista mi ha saputo aiutare come stai facendo tu
in
questo momento, e sai perché? Perché tu non mi
stai andando contro, ma non mi
stai nemmeno commiserando. Mi stai ascoltando.
E ti ringrazio.” Fece con un sorriso mesto Louis. Avril
ricambiò. “Secondo me
dovreste fare un bello scherzetto al vostro manager. Sul palco,
rivelarvi per
come siete veramente. Vi togliereste un peso dal cuore e fareste venire
un
attacco di cuore a quel tipo. E poi, se vogliamo metterla dal punto di
vista
del gossip, fareste scintille.”
“Tu
per cosa lo faresti?”
“Per
far venire un attacco di
cuore al manager, mi sembrava ovvio. Per il gossip sono già
sposata con Chad,
il classico matrimonio finto. Siamo praticamente degli estranei, mi ha
solo
aiutato a scrivere l’ultimo album e ha cantato con me Let me go. Poi ci sarà un
altro divorzio, e di nuovo una relazione.
È così, questo mondo.”
“Non
avevi detto di non voler
cambiare per il pubblico?”
“Appunto.
Al prossimo matrimonio,
diretta, dirò no. Mi sono stancata.”
“Avril
vince, ragazzi.”
“Modestamente.
Ah, le arriverà la
mia parcella, signor Tomlinson.” Fece, lasciando Louis di
stucco. Si mise a
ridere, nel vederlo balbettare. “Basta, ci sono rimasto
troppo male.” Disse lui
sporgendo il labbro all’infuori esagerando
un’espressione amareggiata. “Ti
piacciono i tatuaggi?” chiese all’improvviso Avril.
“Non ti rispondo, non vedi
che sono offeso?!” ribatté lui, tentando con poco
successo di non mettersi a
ridere. Avril si alzò e prese un pennarello nero dalla
scrivania, per poi
prendergli il braccio. “Non guardare.” Disse,
togliendo il tappo con i denti e
iniziando a disegnare. Ci mise qualche minuto, poi richiuse il
pennarello,
annunciando un soddisfatto: “Finito!”
Louis
si guardò il braccio: Avril
aveva disegnato un teschio con gli occhi a “x”, un
fiocco in testa e le tibie
incrociate. Sotto, a caratteri sinuosi, era scritto Avril
Lavigne was here con uno smile che faceva la linguaccia e
l’occhiolino.
“Avril Ramona Lavigne, ti sembra il caso di conciarmi
così il braccio?” chiese
Louis oltraggiato. “Perché, non ti
piace?” chiese lei con una smorfia. “Al
contrario, mi piace tantissimo.” Fece lui sorridendo.
“Oh, al diavolo, mi hai
fatto spaventare!” fece lei dandogli un leggero pugno sul
braccio. Entrambi si
misero a ridere. “Devo andare a svegliare i ragazzi. Ci
vediamo fra un po’,
Amy.” Fece lui alzandosi. “Amy?!” chiese
lei, basita. “Da dove viene fuori Amy?”
“Beh,
trovami un diminutivo per
Avril. Quindi Ramona, Ramy, Amy. È simpatico.”
Spiegò lui. Avril fece un verso
che significava “Sì, non è
male.” “Ora vado, a dopo.” Disse lui.
Avril si alzò
in piedi e Louis sgranò gli occhi. “Oddio, quanto
sei… piccola.” Fece con un
sorriso enorme. “È una presa in giro?”
chiese lei, incrociando le braccia. “No,
anzi. Le ragazze piccole ispirano tenerezza.” Fece subito
lui. Avril lo guardò
circospetta, come a capire se voleva solo tirarsi fuori da quella
situazione
oppure era sincero. “Ok, adesso la passi liscia.”
Decise poi. Louis scosse la
testa esasperato. “Posso andare, ora?” chiese. Lei
annuì. Quando Louis fu fuori
dalla porta, Avril fece: “Ah, ricordati una cosa. Non sono io
che sono piccola,
siete voi che vi facevate annaffiare i piedi da bambini.”
Prima di chiudere la
porta. Louis non sapeva se piangere o ridere. Si guardò la
scritta sul braccio.
“Ma quanto è pazza?” si chiese poi con
un sorriso, prima di andare a svegliare
i suoi compagni di band.
*Angolo autrice*
Ed
eccomi tornata dopo tanto che
non scrivevo nuove storie. Mi sono fossilizzata su “Help me.
Save me. Love me.”,
lo so, per questo ho provato qualcosa di nuovo. E poi sono
“troppo presa bene”,
citando un mio amico, con Avril e gli 1D. Vorrei avvertire che questa
storia,
appartenendo a entrambi i fandom, si troverà in tutti e due,
e che aggiornerò contemporaneamente
e con le stesse identiche parole.
Dedicata a Miss One Direction!!!
Ciao a tutti!!!
|
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Capitolo 2 *** Brontolo e il chihuahua isterico ***
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Brontolo e il chihuahua isterico
“Harry?
Harry, dai, è tardi, svegliati.” Fece Louis a
bassa voce, scuotendolo dolcemente. Lui mugolò una poco
convinta protesta. “Su,
Hazza, vieni.” Tentò di nuovo, prima di decidere
di lasciarlo per ultimo. Si
avvicinò quindi a Zayn. “Zay, in piedi,
dai.” Fece, sempre con quel tono
morbido. La risposta fu la stessa. “Dai, Zayn, andiamo a
conoscere Avril. È
molto simpatica, sai?” tentò di nuovo. Niente.
Louis cambiò tattica. Si raddrizzò
e uscì dalla camera, passandosi distrattamente una mano sul
braccio, sul
teschio di Avril, e andò in camera sua. “Non
dovevi svegliare gli altri?”
chiese lei, confusa. “Sì, ma non si alzano. Quindi
ho pensato di chiedere aiuto
a te.”
“Ok,
arrivo.” Rispose lei, liberandosi le gambe dalla
marea di fogli e alzandosi. Lui la guidò verso la camera che
condivideva coi
ragazzi e fece per entrare, ma lei lo bloccò.
“Faccio io.” Disse. “Ok, ma prova
ad essere delicata, per favore. Non amano svegliarsi male.” Disse lui preoccupato.
“Certo, certo. Ti
sembro una che potrebbe svegliare male le persone?” chiese
lei con un sorriso
perfido. “Amy, mi fai paura.” La avvertì
Louis. Lei si avvicinò alla porta,
accostandola e lasciando fuori Louis. “Fai bene.”
Sussurrò prima di chiudere la
porta a chiave. Louis sbiancò. “Ok, sono
ufficialmente fottuto.” Si disse.
Avril
girò a passo lento fra i letti, individuando subito
quello sfatto di Louis. Notò che due erano a castello e uno
singolo. La sua
mente diabolica lavorava già per trovare un modo adatto per
svegliare i
quattro. Il suo sguardo si illuminò quando vide una
chitarra. Non potendo
resistere, la prese in mano, poi ci ripensò: sarebbe stato
un risveglio troppo
dolce sentirla cantare. Così, prese i piatti e violentemente
li fece sbattere
l’uno contro l’altro. Tutti e quattro trasalirono e
si svegliarono di scatto,
mentre Avril faceva finta di niente e prendeva la chitarra, iniziando a
strimpellare Darlin. “Ma
sei
completamente cretina?!” chiese uno di loro, quello che
doveva essere Liam. Lei
lo guardò e non rispose, mentre canticchiava.
Darlin
You’re
hiding in the closet once again
Start
smiling…
I
know you’re trying very hard not
To
turn your head away
Pretty
darlin…
Face
tomorrow, tomorrow’s not yesterday.
“Io
lo sapevo, che quest’idea del tour condiviso era una
vera e propria fregatura. Ma voi no, siete tutti dei
masochisti.” Disse lui
storcendo il naso. “Avril Ramona Lavigne, aprimi!!”
urlò Louis, tirando pugni
alla porta. “Hai chiuso fuori Louis?” chiese
stupito uno di loro. Avril era
sicura che fosse Harry. Non rispose nemmeno a lui. Forse una parte di
lei
voleva farsi odiare e non ne aveva messo a conoscenza
l’altra. “Ti piace la mia
chitarra, vedo.” Commentò il biondo. Niall,
si disse Avril nella mente. Annuì. Un altro – che
a quel punto doveva essere
Zayn – si mise a gambe incrociate. “Sei
brava.” Disse solo. Avril continuò a
cantare, decisa a non smettere, mentre Harry la superava e apriva la
porta. Louis
entrò di scatto, ma si fermò davanti a Zayn, che
gli fece cenno di stare in
silenzio. Liam sbuffò, mentre si copriva di nuovo, dava loro
le spalle e
tentava di tornare a dormire. Avril tirò un calcio ai
piatti, facendolo alzare
di nuovo. “Ma il tuo è un vizio, oh!”
fece lui, arrogante. Avril fece
spallucce, mentre le sue dita liberavano abili dalle corde le ultime
note.
Porse la chitarra a Niall. “Grazie, avevo voglia di
cantare.” Disse solo. Non
sapeva perché si stava comportando così: solo
quella mattina era decisa a non
avere contatti con loro, e adesso desiderava addirittura conoscerli. Di
sicuro
c’entrava Louis, che poi il suo fosse un merito o una colpa,
non lo sapeva.
“Sai,
vero, che questo risveglio non gioca certo a tuo
favore?” chiese Liam, scontroso. “Wow, sei
simpatico come un manico di scopa
ricoperto di filo spinato infilato in quel posto, complimenti, non
credevo potesse
esistere qualcuno più scorbutico di me al
mattino.” Commentò lei ammirata.
Tutti ridacchiarono, tranne Liam, che grugnì un insulto.
“Siete la finezza,
ragazzi.” Fece Niall flemmatico. Harry indicò il
braccio di Louis. “Vi siete
già incontrati, vedo.” Disse con tono insicuro.
Lui annuì. Avril si guardò
intorno. Louis aveva avuto ragione, a consigliarle di cestinare tutte
le
informazioni su di loro: si sarebbe aspettata un Harry scontroso, un
Liam
pacato, uno Zayn ombroso e un Niall allegro, e invece si trovava con
loro, che
ai suoi occhi erano persone completamente nuove. “Non so come
ti sopporterò per
tutto il tour.” Fece Liam. “Oh, tranquillo, siamo
in due a sentirci così.”
Rispose Avril, facendo spallucce. “A me invece piace molto
come canti. Potresti
rifarlo?” chiese Zayn. Avril sorrise, mentre Niall le porgeva
di nuovo la
chitarra. “Meglio di no, potrei dar fastidio a quella
sottospecie di chihuahua
isterico che avete in camera.” Rispose Avril.
“Disse la nana da giardino.”
Commentò Liam. “Nana da giardino a chi, scusa? Non
sono bassa, sono
diversamente alta.”
“Sì,
certo, e io sono la regina Elisabetta.”
“Sa
una cosa, maestà? La facevo meno esasperante, invece
mi ha già frantumato le ovaie.”
“Era
il mio obiettivo, Brontolo.” Rispose lui, tornando a
dormire. Avril fece spallucce e prese di nuovo i piatti. “No,
ferma, tu.” Disse
Louis, placcandola da dietro e impedendole di suonare di nuovo.
“Se le cerca,
la regina!” si difese lei. “Anche tu, quindi adesso
a cuccia entrambi.” Fece
Louis, prendendole i piatti. Avril si sedette sulla sedia che aveva
occupato
prima, sbuffando. “Sappiamo cosa pensi di Liam. Ci piacerebbe
sapere cosa pensi
di noialtri.” Disse Niall, poco dopo. “Ho
un’idea.” Fece Zayn, prendendo dei
post-it e delle penne. Diede cinque foglietti a Avril e uno a tutti gli
altri,
distribuendo le penne. “Scrivete un verso di una vostra
canzone che esprima
quello che pensate dell’altro.” Spiegò.
Liam sbuffò. “Sei così infantile,
Zayn.” Disse poi. Louis, Avril e Niall gli lanciarono
un’occhiataccia, Zayn e
Harry abbassarono lo sguardo. “Io lo faccio.” Disse
Avril, iniziando a
scrivere. Louis la imitò. Avril si alzò e
consegnò un biglietto a Niall, Harry,
Louis e Zayn. Poi prese quello di Liam e glielo appiccicò
sulla fronte. Tutti
li lessero.
Per Liam:
I
didn’t give a damn what you say to me
I
don’t really care what you think of me
Cause
either way you’re
Gonna
think what you believe
There’s
nothing you could say that would hurt me.
Per
Louis:
You
make me wanna drop
You’re
so ridiculous
I
can barely stop
I
can hardly breathe
You
make me wanna scream
You’re
so fabulous
You’re
so good to me
Per
Zayn:
I
think I like you seem sincere
I
think I’d like to get to know you a little bit more
Per
Harry:
Cause
I’m alright, I’m fine
Just
freak out, let it go
I’m
gonna live my life
I
can’t ever run and hide
(try
to do the same J)
Per Niall:
All
my life I’ve been good, but now
I’m
thinking what the hell
All
II want is to mess around
And
I don’t really care
(Smile!!
Life is beautiful!!)
“Davvero
faccio ridere così tanto? Ho davanti una carriera
da comico, signore e signori!” esclamò Louis
ridendo. Tutti sorrisero, tranne
Liam, che, corrucciato, accartocciò il biglietto.
“Tieni, Brontolo.” Disse
porgendogli il biglietto.
Baby
I’ll take you there, take you there,
Baby
I’ll take you there, yeah
(I’ll
take you to the hell.)
“Aspetta
un attimo, ci ho ripensato. Una scopa col filo
spinato in quel posto è molto più simpatica di
te, chihuahua isterico.”
Commentò Avril, acida. “Senti, tappa
schizofrenica, hai finito di rompere?”
chiese lui, esasperato. Avril, in tutta risposta, alzò il
dito medio. Liam
bofonchiò qualcosa, mentre anche gli altri le porgevano i
biglietti. Da Louis:
The
script was written and I could not change a thing
I
want to rip it all to shreds and start again
(Thank
you Amy)
Da
Niall:
Girl
I see it in you’re eyes
You’re
disappointed
(I
know the truth, I’m disappointed too)
Da
Zayn:
Can
we do it all over again?
(please,
I’d like to know you too)
Avril
sorrise. “Siete così carini, ragazzi. Al contrario
di un pulciosissimo essere, vero, Liam?” fece poi. Harry le
porse il suo.
“Potresti non aprirlo adesso, per favore?” chiese
poi, con tono indeciso. Avril
annuì, infilandoselo in tasca. Zayn le porse la chitarra.
“Ti prego.” Disse
solo, con una faccia da cucciolo. Avril cedette e prese la chitarra,
mentre
Liam scendeva dal letto. “Non ci tengo a sentirti di nuovo.
Vado a mangiare
qualcosa.” Disse solo. “Che possa andarti tutto di
traverso, pulciosissimo
essere!” gli urlò dietro Avril. “Sai,
vero, che ti odierà, dopo questa
mattina?” chiese Niall. “È il mio
obiettivo. Mi piace far innervosire i
rincoglioniti.” Spiegò Avril ridacchiando.
“Ci canti qualcosa?” chiese Zayn
impaziente. Avril rise e si schiarì la voce.
Why
Do
you always do this to me?
Why
Couldn’t
you just see trough me?
How
come
You
act like this
Like
you just don’t care at all
Li vide
sorridere e questo la caricò ancora di più, le
sue
dita che volavano sulle corde, strappando loro le dolci note di why.
It’s
not supposed to feel this way
I
need you, I need you
More and more
each
day
Vide Zayn
chiudere gli occhi, muovendo inconsapevolmente
la testa a tempo. Amò ancora di più quella
canzone.
Tell me why.
“E
Liam che voleva il tour con qualcun altro.”
Commentò
Louis. “E io che non volevo il tour con voi.”
Ribatté Avril. “Perché?”
chiese
Harry. “Non so. Forse eravate troppo famosi. Forse ero solo
gelosa.” Rispose
lei. “E adesso?” chiese Zayn. “Adesso
sono felice di essere qui.” Rispose
sorridendo Avril.
Liam
sospirò, seduto contro la parete. nonostante avesse
detto di non sopportarla, era rimasto a sentirla, dietro la porta
chiusa. Non
voleva farsi vedere, ma non voleva nemmeno perdersi Avril che cantava.
It’s
not supposed to feel this way
I
need you, I need you
More
and more each day.
Quando
sentì quelle parole, chiuse gli occhi e immaginò
Avril, mentre le dedicava proprio a lui. Un dolce brivido gli
partì lungo tutta
la schiena. “Quando il tuo corpo ti tradisce, allora capisci
di essere messo
male.” Commentò a bassa voce, alzandosi e
allontanandosi da quella porta.
Avril
tornò in camera sua. Prese la lametta e la nascose
sul fondo del portagioie, decisa a non usarla per un po’ di
tempo. Poi si
sedette e estrasse dalla tasca il biglietto di Harry. Rimase basita.
Let me kiss
you.
*Angolo
autrice*
Niente, volevo solo dire due cose:
- Avril, nella storia, ha 21 anni, ma ha già pubblicato Avril Lavigne. Insomma,
è tutto come prima, a parte l'età.
- grazie a tutti quelli che hanno recensito!! *-*
ciao a tuttiii
Ranya
|
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Capitolo 3 *** Sguardi ***
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Sguardi
“Miss
Lavigne, fra tre ore
arriveremo a Los Angeles. Ci sarà il primo concerto,
stasera.” Fece il manager
di Avril, ossequioso. Avril annuì, intenta a scrivere.
“Amy? Hai sentito cosa
ti ha detto?” chiese Louis divertito. L’altra
ripeté il gesto. “Avril, guarda,
c’è la regina d’Inghilterra.”
Disse Niall, con un piccolo sorriso. Avril annuì
di nuovo. “Avril, guarda, c’è
Rarity.” Disse invece Louis. Avril schizzò in
piedi. “Dov’è?!”
urlò. Louis scoppiò a ridere. “Come
avresti fatto a sapere che
My Little Pony è il mio punto debole, scusa?!”
chiese lei imbronciata per non
aver visto il pony. “Ho visto prima il peluche in camera
tua.” Rivelò lui
cercando di smettere di ridere. Lei ringhiò una lamentela e
tornò a scrivere.
“Brontolo, cerca di partecipare. Dobbiamo decidere la
scaletta.” Sbottò Liam,
scocciato. Avril sbuffò. “Te, pane e
acidità tutti i giorni, eh?!” chiese.
“Senti, nana, sono sicuro che essere acidi sia meglio che
essere schizzati.
Adesso vieni qui e ci dai una mano, o il tuo concerto te lo fai con
qualcun
altro.” Fece Liam, scocciato. Avril sbuffò e si
sedette di malavoglia su una
sedia attorno al tavolino, mentre Louis scoccava
un’occhiataccia a Liam.
“Sentite, voi due. Abbiamo un tour, davanti, di almeno tre
mesi. O cercate di
andare d’accordo, o venite a piedi, perché mi
avete già stancato in due ore che
siete insieme. Chiaro?” chiese Niall, con quel suo tono
talmente calmo da
essere agghiacciante. I due rabbrividirono e rimasero in silenzio.
Avril tentò
in tutti i modi di non incrociare lo sguardo di Harry. Dopo il
biglietto, non
ci aveva più parlato, né aveva intenzione di
farlo tanto presto. Lo guardò di
sottecchi: aveva le gote rosse e il suo sguardo era fisso sulle sue
dita che si
intrecciavano nervose fra di loro. Dire che era timido era un
eufemismo. Il suo
sguardo passò su tutti i ragazzi, per poi fermarsi perplesso
su Louis. Tutti
guardavano la scaletta, ma lui guardava… Harry? Avril
pensò di aver visto male.
Magari stava guardando qualcosa dietro il riccio, eppure era
così catturato da
quello che vedeva che Avril non trovava altra spiegazione. Gli diede
una
minuscola gomitata, tanto per attirare la sua attenzione. Louis si
voltò subito
verso di lei e ci fu un discorso di sguardi, cenni, sopracciglia
aggrottate e
arie perplesse che non aveva niente da invidiare alle parole. Louis
abbassò lo
sguardo sulla scaletta, ma Avril non demorse. Stava per dargli una
seconda
gomitata, quando sentì la voce di Zayn: “A cosa
pensi, Avril?” chiedeva. Lei,
presa alla sprovvista, cercò una scusa decente. Poi il suo
sguardo si illuminò.
“Pensavo di aprire con I love you.
Tu
che ne pensi, Louis?” chiese, sperando che il moro avesse
capito. Lo vide
diventare paonazzo e pensò che sì, aveva capito.
“Sì.” Disse solo. “Scusa, ma
non è del tuo nuovo album, non penso tu possa.”
Fece notare Zayn. “Oh, scusate,
colpa mia.” Fece innocentemente lei. “Potresti
iniziare con Rock n roll, come
fa il tuo album.” Disse invece Niall. Avril annuì.
“Scusate, devo andare un
attimo a prendere una cosa. Louis, mi accompagni?” chiese.
Lui si alzò e la
seguì in camera di lei, che chiuse la porta. “Ti
piace Harry!” esclamò poi, con
uno sguardo da esaltata. “Non urlare, sei
impazzita?!” chiese lui,
terrorizzato. Avril iniziò a saltare per la camera.
“Io lo sapevo che prima o
poi ci sarebbe stata una storia fra due della band!!”
“Beh,
frena. Lui non è
omosessuale.”
“Questo
lo credi tu. Magari sta
fingendo pure lui.”
“Senti,
a meno che non sia
bisessuale, non ho mai visto uno come me che si fa piacere il fatto di
baciare
una ragazza, e a lui piace.”
“Non
penso che uno così timido si
sia fatto tante persone di sua spontanea volontà.”
Fece notare Avril. Louis
prese fiato per rispondere, ma preferì tacere. Avril lo
guardò vittoriosa. “Lo
sapevo, lo sapevo, lo sapevo!!” esclamò di nuovo.
“Seriamente, fa male
iniettarsi certe cose nelle vene, lo sai?” chiese Louis
stranito. Avril scoppiò
a ridere. “Non mi sono mai iniettata niente.” Disse
poco dopo altezzosa. Louis
ridacchiò. “No, dai, seriamente. Ti prego, non
dirlo agli altri, o a nessuno.”
“Cosa,
che non uso droghe?”
“No,
cretina, che sono innamorato
di Harry.”
“Oh,
che dolce!” esclamò Avril
con gli occhi a cuoricino. Iniziò a saltellare ancora di
più. “Ti dai una
calmata o no?!” chiese esasperato Louis.
“No!” urlò lei. Louis alzò
gli occhi
al cielo.
Quando
Harry entrò nella camera
di Avril, trovò una scena alquanto bizzarra. Avril saltava
da una parte
all’altra, rimbalzando come una molla, mentre Louis era
seduto a leggere sul
letto. “Che fai?!” chiese a quest’ultimo,
perplesso. “Aspetto che si calmi.”
Rispose lui come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Harry si lasciò
sfuggire una risatina.
Louis
lo guardò di sottecchi
mentre ridacchiava. Erano apparse quelle adorabili fossette che ogni
volta gli
facevano perdere la testa. Rimase, incantato, a guardarlo con la coda
dell’occhio. Avril notò anche questo e prese a
saltare con ancora più vigore.
“Ma che ha?!” chiese Harry. “Niente, si
droga.”
“No.
Io. Non. Mi. Drogo.” Fece
lei, scandendo le parole a ritmo dei salti. “Sì,
certo, dalla sua faccia mi
dicono che ci crede.” Ribatté Louis sarcastico.
Avril si mise a ridere.
Liam
rimase sulla sedia,
imbronciato, aspettando che i tre tornassero. “Liam, cosa ne
pensi?” chiese
Zayn mostrandogli un foglio. Era un disegno a matita, rappresentava un
bacio.
Zayn non aveva disegnato tutti i volti, ma solo fino a poco sotto il
naso.
Erano particolareggiati e perfetti, con i chiaroscuri che facevano
sembrare il
disegno una foto. Liam si ritrovò a completare quei volti
con il pensiero. Uno
era il suo, e l’altro quello di una ragazza bionda con le
mèches verdi e rosa,
gli occhi chiarissimi e un sorriso contagioso. Si costrinse a cacciare
quel
pensiero dalla mente. Quella ragazza lo aveva stregato, eppure non si
sopportavano. Si chiese se fosse umanamente possibile.
“Allora?” chiese Zayn,
impaziente. Liam sorrise, uno dei suoi pochi sorrisi veri.
“È molto bello,
Zayn.” Disse solo. Vide i suoi occhi brillare e Zayn
tornò al lavoro con uno
sguardo felice.
Nonostante
si comportasse da vero
stronzo, voleva davvero bene a quei ragazzi e gli dispiaceva di non
poterlo
dimostrare. Era molto affezionato a Zayn, così innocente e
infantile, e quando,
prima, lo aveva fatto sentire male, se ne era subito pentito. Si
sentiva come
un fratello per lui e voleva proteggerlo da ogni cosa in grado di
fargli del
male, nonostante sapesse di essere il primo ad abbatterlo. Si odiava
per
questo. Non voleva essere sempre così duro e insofferente,
ma era costretto ad
essere dolce sul palco e questo lo frustrava, quindi quando poteva
smettere di
fingere la sua frustrazione diventava rabbia, che scaricava sui suoi
compagni
di band.
Ripensò
alla sua vita fino a quel
momento.
Oltre
ai ragazzi, chi era
riuscito a farlo sorridere sul serio?
Quand’era
stata l’ultima volta
che qualcuno lo aveva abbracciato per davvero?
Quando
si era sentito per
l’ultima volta davvero libero di essere sé stesso?
Quando
si era sentito davvero
amato?
La
risposta era una sola: troppo
tempo prima.
E
gli altri pensavano ancora che
qualcuno, dopo anni e anni passati in totale sterilità di
affetto, potesse
essere buono e gentile. Beh, si illudevano.
“Zayn,
potresti andare in camera
a prendermi la chitarra?” chiese Niall. Lui
obbedì. “Liam. Cosa c’è che
non
va?” chiese appena Zayn si fu allontanato. “Non va
che leggi nel pensiero
troppo bene.” Rispose lui scocciato. “Senti, so che
stai pensando a prima,
quando hai trattato male Zayn.” Disse Niall, sempre calmo.
Liam lo guardò. “Sai
che mi spaventi?” disse solo. Niall fece spallucce.
“Perché sei così duro con
Avril?” chiese. Due a zero per Niall. Quel ragazzo era
davvero disarmante.
“Cosa devo dirti? È insopportabile. La
odio.” Disse insicuro. Niall scosse la
testa. “È presto per dire che la odi.”
“Invece
la odio.”
“Pensala
come vuoi. Io so solo
che il confine fra odio e amore è sottile, e a volte si
confondono.” Disse
Niall, prima di tornare alla lettura del suo libro nello stesso momento
in cui
Zayn comparì con la sua chitarra. Tre a zero, colpito e
affondato.
“Avril,
ti fermi un secondo
solo?” chiese Louis, visibilmente scocciato. Lei non lo
ascoltò. Ormai non
aveva più un motivo per saltare, ma le piaceva fare
impazzire Louis. “Guarda
che trucido il peluche di Rarity!” la minacciò.
Avril urlò terrorizzata e si
gettò sul letto, avvolgendosi a riccio attorno al peluche in
questione. Soffiò
come un gatto. “Toccala e sei morto.” Disse. Harry
e Louis si misero a ridere.
“Beh, intanto ti sei fermata.” Fece Harry,
sedendosi sul pavimento. “Scusa,
vieni qui, anziché stare per terra.” Disse Avril,
facendo spazio ai due sul
letto. Harry scosse la testa, arrossendo. “Preferisco stare
qui.” Disse con un
filo di voce. Avril si accorse che Louis continuava a guardarlo con la
coda
dell’occhio e si chiese come avesse potuto non notarlo prima.
le faceva
tenerezza e allo stesso tempo lo ammirava. Non gli importava del fatto
che
Harry non fosse omosessuale, continuava ad esserne innamorato e non si
lasciava
abbattere. “Mi sa che ci aspettano di
là.” Fece Louis, per spezzare quel
momento di silenzio. I due annuirono e si alzarono, tornando in quella
che in
una casa normale corrispondeva ad una sala.
Avril
si sedette sulla sedia di
prima e il suo sguardo fu inevitabilmente catturato dalla chitarra di
Niall.
Amava la chitarra e il pianoforte e non poteva resistere al loro
fascino. Niall
lo notò e sorrise, promettendogli di fargliela suonare dopo
la scaletta. Gli
occhi di Avril luccicarono, catturati dalle corde della chitarra. Forse
fu per
questo che non si accorse di due occhi color nocciola puntati su di lei.
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Capitolo 4 *** sei stato perfetto! ***
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Sei stato
perfetto!
Arrivarono allo
stadio tre ore
prima del concerto. Il palco era ancora in allestimento, Avril ne
approfittò
per visitare quello che sarebbe stato il suo camerino. Si
rifiutò di farsi
truccare dalla troupe assegnatale, sfregandosi le mani davanti alla
marea di
cosmetici davanti a lei.
Si stava
mettendo le ciglia finte,
quando qualcuno entrò di scatto, facendola spaventare. Avril
gemette di dolore.
“Ma lo sai che significa bussare?! Mi sono cavata
un…” dicendo questo, si
voltò, trovandosi davanti a Zayn, che la guardava
dispiaciuto. Ammutolì. “Ti
sei fatta male?” le chiese premuroso e preoccupato.
“Sì, sì, tranquillo, sto
bene.” Disse più gentilmente. Zayn le faceva
tenerezza, quasi fosse un bambino,
non voleva trattarlo male. Era strano come quel ragazzo facesse
emergere una
parte così affettuosa di lei.
Era strano come
ognuno di quei
ragazzi facesse emergere diverse parti di lei in generale.
Con Niall era
tranquilla.
Con Zayn
affettuosa.
Con Louis pazza.
Con Harry
insicura, non sapeva come
prenderlo.
Con Liam, usciva
la sua parte
omicida, acida e sarcastica. La sua amata maschera, che spesso si
fondeva con
quella pazza per farla sembrare un’imprevedibile amante della
vita e del
divertimento, cosa che in fondo era.
“Mi
dispiace, non volevo.” Disse
lui. Avril tirò un sorriso. “Davvero, sto bene,
non devi preoccuparti.” Disse,
asciugandosi una lacrima che era uscita a causa del pennellino
nell’occhio.
“Scusa Zee, ma adesso devo finire di truccarmi. Ci vediamo
fra un po’.” Disse,
tornando al bancone e prendendo l’ombretto nero.
“Ok, ci vediamo per le
prove.” Disse lui sorridendo candidamente per poi uscire.
Avril scosse la
testa, intenerita. Era sempre più convinta che Zayn avrebbe
potuto farle fare
qualsiasi cosa, con quel suo fare così innocente.
Finì di mettersi i mille
strati di ombretto, poi si guardò. “Sarai stupida,
eh?” si chiese. Non si era
cambiata, rischiava di sbavare il trucco. Optò per un
corpetto nero, con degli shorts scozzesi sopra calze a rete, in modo da
non rovinarsi tutto il lavoro. completò con una giacca di
pelle. Come
prima tappa, aveva deciso per un look semplice. Si mise in fretta i
tacchi alti leopardati di nero e completò con orecchini
argentati e tanti
bracciali, bianchi, verde acqua e argento. Come collana, un medaglione.
Sì,
non era male, per apparire con
quei ragazzi. Non poteva rubare loro tutta la scena, no? Le labbra
rosso fuoco
si distesero in un sorriso compiaciuto: era sempre la stessa pazza. Non
sarebbe
mai cambiata, non importava cosa cantava o come si vestiva. Era fiera
di essere
sé stessa, forse era una delle poche persone a poter dire
questo, o ancora più
raro, a saperlo dire e ammettere.
“Lavigne,
vieni fuori, dobbiamo
provare l’apertura!” esclamò la voce di
Liam dall’altra parte. “Payne, hai
rotto le ovaie!” urlò di rimando, acida. Lo
sentì sbuffare e andarsene, e
questo la fece sorridere soddisfatta. Prima di uscire, baciò
sulla fronte il
peluche di Rarity. “Augurami in bocca al lupo!”
disse sorridente, prima di uscire.
“Wow,
ce l’hai fatta, nana
isterica.” Disse Liam inarcando un sopracciglio quando la
vide apparire. Avril
lo guardò malissimo e si parò davanti a lui.
Senza dire niente, gli passò una
mano fra i capelli, spettinandolo. “Ma che problemi
hai?!” chiese lui, tornando
in camerino. Avril trattenne una risata, fino a quando lui non
sparì dalla sua
visuale. “Amy, forse dovresti smetterla di
provocarlo.” Disse Louis incerto. Avril
fece spallucce. “Io rispetto chi mi rispetta.”
Disse, prima di prendere il
microfono. “Quindi? Apriamo il concerto con le due canzoni
che abbiamo scelto
prima?” chiese Niall. Avril annuì.
“Secondo me rimangono così.” Disse
Avril,
imitando una faccia basita e entusiasta. Gli altri si misero a ridere,
mentre
Liam tornava sul palco. “Tenetemi lontana quella
fumata.” Disse secco. “Ma
toglietemi una curiosità, vi divertite a darmi della
drogata? No, perché questo
è un vizio.” Esclamò
l’interessata, riferita anche a Louis. Zayn
ridacchiò
sotto i baffi, quasi non volesse farsi vedere da Liam.
Avril aveva
capito subito che il
pakistano si aggrappava a Liam, con tutte le sue forze, che dipendeva
da lui.
Non sapeva cosa pensare.
Certo, per lei,
era un individuo da
bruciare.
Ma se una
persona così dolce come
Zayn avrebbe affidato la sua vita a lui, un motivo ci sarà
stato, no?
Ecco, era
arrivata l’ora del
concerto. Avril non poteva farci niente: ogni volta, si sentiva
nervosa, quasi
fosse sotto esame. Sentiva le mani tremare e la sua asma la
controllava. Di
solito era da sola, a cercare di scrollarsi di dosso queste emozioni.
Adesso,
però, era in mezzo a cinque ragazzi, anche loro leggermente
nervosi, che si
preparavano in fretta. “La mia band, è a
posto?” chiese tanto per fare qualcosa
ad un tizio che passava di lì. “Sì, ma
manca Chad. Senza di lui non può cantare
Let me go, miss Lavigne.”
Disse,
prima di allontanarsi indaffarato. Avril inarcò un
sopracciglio. Miss Lavigne?!
Di nuovo?!
Poi
recepì la prima parte del
discorso. Non c’era Chad?! “E adesso?!”
si chiese nel panico. Altro che
calmarsi. “Amy, che succede?” chiese Louis.
“Mio marito non
c’è. Io non posso cantare la quinta
canzone.” Disse tirando
un calcio al vuoto. “Guarda, adesso devi aprire con la prima
canzone, poi ci
siamo noi. Hai tempo, al massimo si posticipa.” La
tranquillizzò lui. Avril
prese un profondo respiro. Oltre quella parete, centinaia –
anzi, migliaia – di
persone riempivano uno stadio enorme. Il primo concerto di Avril
Lavigne e
degli One Direction messi insieme, non era una cosa da tutti i giorni.
“Sei
pronta?” chiese Niall. Lei annuì e la band dei
ragazzi – che in quell’occasione
si era fusa con quella di Avril – attaccò con le
prime note di Kiss you. Si
sentirono le esclamazioni
sorprese del pubblico e Avril sorrise compiaciuta. “Vai,
vai!” fece Louis
raggiante, incoraggiandola. Avril si diresse a passo deciso sul palco e
si
sentirono ovazioni a tutto spiano. Sorprendendo tutti,
iniziò a cantare Rock
‘n’ roll, sulle note di Kiss
you. Erano entusiasti e questo
riempì Avril di emozione. Quando finì,
alzò un braccio verso il cielo. “Questa
era Kiss
‘n’ roll, signore e signori! E adesso gli
One Direction, con What the hell makes you
beautiful!!” esclamò
urlando esaltata. Scese dal palco, lasciando la scena ai ragazzi.
mentre
passava, batté il cinque con Louis. “Sei stata
grande.” Le disse sorridente.
Avril ricambiò. “Fateli secchi!
Vi
affido What the hell!”
disse mentre
loro andavano in scena. Era felice di condividere quel tour con loro.
Quando
finì la canzone, tornò in
scena, accompagnata da mille applausi. Prese la mano di Louis e di Zayn
e le
alzò verso il cielo, di nuovo. Era troppo esaltata,
nonostante arrivasse solo alla
spalla dei due ragazzi accanto a lei. “Io gliel’ho
detto, che fumare fa male,
ma non mi ascolta!” disse Louis ridendo. Avril
roteò gli occhi.
Il concerto
andò a gonfie vele,
mentre si alternavano le canzoni. Chad non si decideva ad arrivare e
Avril era
sempre più nervosa. Louis, alla fine del concerto, le si
avvicinò. “Amy, devi
andare. Manca solo la tua.” Disse incerto. “Non
posso senza Chad!” urlò
disperata. In quel momento, il suo cellulare suonò.
“Pronto, Chad?!” fece frettolosa.
“Avril ho un problema, l’aereo non è
partito in tempo, sono appena arrivato all’aeroporto,
dimmi che sono in tempo.” Disse il cantante dei Nickelback.
Avril si sentì
sprofondare. “Non ce la fai, devo andare in scena adesso!
Come faccio?!” fece. “Mi
dispiace Avril, davvero, ma non c’è stato modo di
partire prima.” Disse lui.
Avril sospirò. “Ok, ci vediamo. Grazie comunque,
Chad.” Disse prima di mettere
giù. “Vorrei aiutarti, ma non ho la voce
adatta.” Disse mortificato Louis.
Harry, Zayn e Niall dissero lo stesso, mentre Liam si rifiutava ancora
di
parlare. Avril si lasciò andare allo sconforto.
“Datemi il microfono. Vado a
dire che non si può cantare Let me
go.”
Disse scoraggiata. Uscì dalle quinte e andò in
mezzo al palco, schiarendosi la
voce. Non era mai stata così abbattuta durante un concerto.
“Signore
e signori, c’è stato un
cambio di programma. Chad Kroeger non potrà essere con noi,
stasera. Quindi…”
“Quindi
canterò io con Avril.” Disse
una seconda voce, sbucando dal nulla. Avril si voltò verso
Liam. “Cosa ti viene
in mente?!” chiese basita, lontana dal microfono.
“Voglio aiutarti. Se vai male
tu, va male tutto il concerto.” Disse lui allo stesso modo.
Avril trattenne un
sorriso. In quel momento, non sentiva gli applausi o le grida, non
vedeva le
luci e i poster. C’era solo Liam, che aveva messo da parte le
loro divergenze
per aiutarla.
Si sedette al
pianoforte,
sgranchendosi le dita. “Pronto?” chiese. Lui
annuì e lei premette tre tasti,
liberando nell’aria le note soavi di Let
me go.
Love that once hung on the wall
Used to mean something,
But now it means nothing
The echoes are gone in the hall
But I still remember
The pain of December
Oh, there isn’t one thing left you
could say,
I’m sorry, is too late.
Cantò
il ritornello, mentre l’ansia
cresceva. E se Liam avesse sbagliato? Se non si fosse ricordato il
testo?
Smise di
pensarci. Aveva deciso di
fidarsi di lui, no? Doveva solo pensare a cantare. Con ansia,
aspettò il pezzo
di Liam. Lo vide prendere fiato.
You came back to find I was gone
And that place is empty,
Like the hole that was left in me
Like we were nothing at all
Is not what you meant to be,
Thought we were meant to be
Oh, there isn’t one thing left you
could say
I’m sorry is too late.
Avril smise di
pensare e si dedicò
anima e corpo a quella che era una delle sue canzoni preferite. Quando
finirono,
si alzò e si mise di fianco a Liam. Fecero un inchino,
sorridenti, mentre anche
gli altri entravano in scena. “Siete stati
fantastici!” urlò Louis esaltato. Gli
altri erano entusiasmati quasi più di lui.
“Parliamone dopo, adesso abbiamo un
concerto da chiudere!” fece Niall, con uno dei sorrisi
più grandi e autentici
che Avril gli avesse mai visto fare. “Grazie a
tutti!” fece Harry, rivolto al
pubblico. Gli altri gli fecero eco e uscirono di scena. “Il
concerto migliore
del mondo!” urlò Zayn elettrizzato. Erano tutti
esaltati al massimo, quasi più
dei fan lì fuori. “Ehm Liam, puoi venire con me un
attimo?” chiese Avril. Lui la
seguì nel camerino di lei. Avril, dopo qualche istante, gli
saltò al collo. “Grazie.”
Disse, stringendolo più forte che poteva. Lo
sentì sorpreso, poi le braccia di
lui la circondarono. “L’ho fatto con piacere. Come
sono andato?”
“Sei
stato perfetto!” esclamò lei,
mentre sentiva una lacrima scendergli lungo il viso. “Anche
tu, davvero.” Disse
lui. Si staccarono dopo qualche secondo. “Se ce lo dovessero
chiedere, ci siamo
azzuffati. Non siamo mai stati carini o gentili l’uno con
l’altra.”
“Sono
d’accordo, Brontolo.”
“Perfetto,
chihuahua isterico.” Disse.
Sorrisero impercettibilmente e uscirono. “Ah, un
momento!” fece Avril. Liam si
voltò verso di lei. Avril gli passò una mano fra
i capelli, arruffandoglieli. “Sei
un mostro!” fece lui indignato. “Che
paura.” Fece lei, uscendo. “Torna qui!”
“Prendimi!”
urlò lei, tornando dai
ragazzi. Si nascose dietro Louis, che la guardò basito.
“Tu fai finta di
niente!” lo rimbeccò ridendo. “Ehm, ok,
io non vi conosco.” Disse lui
ridacchiando.
Ripensò
alle riflessioni del
pomeriggio precedente, quando aveva desiderato di mettere Liam al rogo.
Ricordò
le sue stesse parole: “se una persona così dolce
come Zayn avrebbe affidato la
sua vita a lui, un motivo ci sarà stato, no?”
aveva detto.
Era quasi sicura
di aver capito,
cosa vedesse Zayn.
Non era facile
da vedere, ma in
fondo, il Liam tenero era lì.
Molto in fondo.
Ma
c’era.
Decise che
avrebbe fatto qualsiasi
cosa per tirarlo fuori.
*Angolo autrice*
Eccomi qui!! allora, ho un po' di cose da dire:
ecco Kiss
'n' roll
ecco What
the hell makes you beautiful
ecco il
trucco di Avril
ecco il peluche
di Rarity
grazie a tutti quelli che seguono questa storia!! alla prossima!!
un bacio
Ranya
|
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Capitolo 5 *** Piano di fuga #1 ***
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Piano di fuga #1
Dopo il
concerto, avevano deciso di
dormire in hotel, o meglio, l’avevano deciso i manager per
loro. L’hotel in
questione era preso d’assedio da un’orda di fan che
nulla aveva da invidiare a
un’invasione vichinga.
Liam si
sdraiò sul letto di camera
sua, per una volta che non doveva dividere la camera con i ragazzi. Non
che gli
dispiacesse la convivenza, per carità, ma aveva bisogno dei
suoi spazi, per
pensare, riprendersi o semplicemente respirare.
Continuava a
ripensare al concerto.
Quanto aveva dubitato, per decidersi ad aiutare Avril? Una questione di
stupido
orgoglio. Perché non si era deciso subito?! Vederla
così fragile aveva mosso
qualcosa nel suo cuore, ma il desiderio di vendetta – una
stupidissima vendetta
– era stato più forte. Tutto fino a quando non
l’aveva sentita così a pezzi,
sul palco. Non aveva potuto resistere. Aveva detto di averlo fatto per
lo
spettacolo, mentre lo aveva fatto per non farla stare male. Nonostante
le
augurasse tutti i mali possibili, sapere di essere la causa di uno di
questi
era per lui insostenibile.
Cosa provava
davvero per Avril? Non
lo sapeva. Non riusciva a capire. I suoi sentimenti erano come un
gomitolo di
lana. Erano perfettamente ordinati, prima che arrivasse quel gatto di
nome
Avril a ridurli ad una matassa scomposta senza capo né coda.
Cercò
di cacciare dalla mente quei
pensieri che lo facevano dannare da, a suo parere, troppo tempo e
aprì il
computer. Decise di fare un giro sui social network, cercando qualche
foto del
concerto di quella sera. Ridacchiò nel constatare che
sì, le foto dei ragazzi
c’erano, ma spopolavano quelle di lui e Avril mentre
cantavano insieme. Ovunque
lesse cose come “Lavril”. Si mise a ridere, le fan
avevano davvero una fervida
immaginazione. Scorrendo le immagini, ne trovò una davvero
bella: qualcuno li
aveva catturati nel momento in cui lei lo guardava, prima che iniziasse
a
cantare. Liam non se n’era accorto, ma ovunque
c’erano foto degli sguardi che
si lanciavano a vicenda. Quella, però, era davvero
spettacolare. La luce era
perfetta, i colori vividi e la foto era stata scattata da vicino.
Sembrava un
fotomontaggio, e forse lo era pure, ma a lui non importò.
Salvò la foto, aprì
Paint – per quello che doveva fare non servivano cose
complicate come
Photoshop, che lo faceva dannare ogni volta – e
tagliò l’immagine fino a
ottenere il primo piano di Avril. Si ritrovò a fissarla.
Era… wow.
“Liam,
posso entrare?” chiese Zayn
oltre la porta. Lui chiuse in fretta e furia l’immagine,
salvandola come
“Brontolo” in una cartella nascosta, e
aprì al compagno di band. “Ciao Liam,
posso farti vedere dei disegni?” chiese speranzoso. Liam
sorrise e annuì,
facendogli posto per entrare. Anche se era quasi sempre scorbutico, con
Zayn
non ci riusciva. O meglio, sì, ma poi se ne pentiva subito.
Non sarebbe mai
riuscito a dire di no a lui, soprattutto quando si presentava alla sua
porta,
armato di disegni e occhi da cucciolo.
“Amy!”
“Tommo!”
“Molla
il peluche!”
“Tu mollalo! È mio!”
“Non
è vero! Tu hai Rarity!”
“Ma
Sweetie Belle è la sorellina!!
Vuoi separare una famiglia felice?!”
“E chi
mi dice che non mi stai
prendendo in giro solo per avere il peluche?!”
“Vai
su Internet e controlla tu
stesso, ma intanto molla il pony!”
Stavano
litigando così da un paio
di minuti, cercando di ottenere il peluche del pony che qualcuno aveva
lanciato
sul palco. Era arrivato addosso a Louis e per questo il ragazzo pensava
gli
appartenesse di diritto, ma Avril non ne voleva sapere. Niall li
guardava
torvo. “Quanti anni avete?” chiese. “Due
e mezzo!” rispose Louis con tono da
bambino. “Tre! Battuto, ora dammi il peluche!”
rispose Avril. “Mai!” fece
l’altro, tentando un ultimo disperato assalto.
Tirò il peluche sopra la sua
testa, trascinando anche Avril, che urlò divertita. Si
trovarono coi visi a
pochi centimetri di distanza e ammutolirono, arrossendo. Niall si
trattenne dal
ridere mentre i due schizzavano ai lati opposti del divano, cercando di
darsi
un tono.
“Louis,
vero che hai già
dimenticato tutto?” chiese Avril candidamente.
“Perché, cos’è
successo?” fece
l’altro, altrettanto angelico. Si guardarono qualche istante
per poi scoppiare
a ridere. “Siete impossibili.” Fece Niall
divertito. “Ma noi siamo dei bravi
bambini, vero?” chiese Avril. “Certo, anzi, vi
regalo le caramelle.” Rispose
l’altro, reggendo il gioco. I due esultarono, poi
ammutolirono, improvvisamente
serissimi, fissando Niall. Lui fece finta di niente, a disagio, per
qualche
secondo, poi: “Cosa volete?”
“Le
caramelle, mi sembrava ovvio.”
Fece Louis scandalizzato. Niall alzò gli occhi al cielo.
“E io che pensavo che
fosse seri.” Fece. Avril si alzò.
“Piacere, mi chiamo Avril Lavigne, ci
conosciamo?” chiese. “Eppure l’altro
giorno mi sembrava di averti vista, per un
attimo, posata.” Constatò Niall. “No
guardi, era la mia controfigura. Io non
sono posata.” Fece subito Avril, avvicinandosi alla porta.
“Oh, Louis, sai
cos’è il bello?” chiese, ormai sulla
soglia. Louis la guardò interrogativo, per
poi sbiancare. “Non avrai…” fece,
cercando con lo sguardo il pony. “Esatto.”
Rispose Avril malefica, mostrando il peluche che teneva saldamente in
mano
prima di scappare. “Torna qui, ladruncola! Brutta
approfittatrice! Faccia di
bronzo!”
“Quanta
paura che mi fai!” lo
schernì lei prima di chiudergli la porta di camera sua in
faccia. “E Avril
vince, signore e signori!” esultò. Louis emise un
grugnito infastidito. “Però
il prossimo pony me lo tengo io!” esclamò.
“Ci sto! A meno che non sia Lyra o
Minuette!”
“Ma
dimmi, come mai ne sai tante su
My Little Pony?”
“Ci
sono cresciuta e lo amo, al
diavolo di tutti quelli che mi dicono che è
infantile.” Rispose l’altra, ancora
al di là della porta. “Se ti prometto che non
tocco i tuoi pony, mi fai
entrare?” chiese Louis. Avril, in tutta risposta, fece girare
la chiave nella
serratura. “Sei il benvenuto, se la metti
così.” Fece con un gran sorriso
divertito. Louis scosse la testa esasperato. “Quanto manca
alla fine del tour?”
chiese. “Troppo perché tu possa
sopravvivere.” Rispose lei ridacchiando.
Harry
tirò di qualche centimetro le
tende per vedere se erano ancora accerchiati. Era l’una di
notte, eppure la
strada era gremita. Sbuffò. “Non mi piace questa
situazione.” Disse. “Cosa puoi
farci?” Rispose Niall, strimpellando la sua chitarra.
“Niente, ed ecco perché
non mi piace.” ribatté Harry. Niall non rispose
per qualche secondo. “Vuoi
qualcuno che ti possa dare una mano?” chiese poi. Il riccio
annuì. “Allora
chiedi ad Avril. Lei saprà cosa dirti.” Fece.
Harry rimase immobile qualche
secondo. Nella sua mente era impresso il biglietto che, in un momento di pura follia, le aveva
scritto. Era un
gioco, certo, ma perché lo aveva fatto? Poteva scegliere
qualsiasi altra frase,
eppure si era ritrovato a scrivere proprio quella e a fare una figura
orribile.
Avril sembrava averlo ignorato, quindi sperò di poter far lo
stesso.
Quindi,
andò verso la camera di
Avril. Bussò, mentre dall’altra parte sentiva le
urla divertite di lei e le
minacce di Louis. Si chiese, basito, cosa stesse succedendo. Dato che
nessuno
gli apriva, abbassò la maniglia. Ovviamente, la porta era
aperta. Vide Louis in
un angolo, le spalle al muro, che teneva Avril lontana da lui. Lei
aveva i
polsi bloccati nella morsa di Louis e un pennello del lucidalabbra in
mano.
“Stai fermo!” esclamò. “No,
non ci tengo a sembrare un travestito!” ribatté
lui. Avril tentò di allungarsi di nuovo per spalmare il
lucidalabbra rosso
fuoco sulle labbra di Louis, che si ritrasse. Così, lo
gettò sul suo braccio.
Louis urlò come se fosse stato ferito a morte, lasciando
Avril e cadendo in
ginocchio. Harry si mise a ridere. “Cosa ridi?!
Guarda, il sangue che scorre!” fece Louis,
indicando la scia di trucco.
“Il tuo sangue è pieno di brillantini? Che cosa
interessante, l’ho sempre
saputo che in te c’era qualcosa di poco normale.”
Lo schernì Avril, ridendo.
“Tu sei tutta poco
normale, invece. È
appiccicoso! Come fai a metterti questo coso infernale sulle
labbra?!” fece
Louis, tentando di pulirsi, ottenendo invece l’effetto
contrario. Harry prese
un fazzoletto e si chinò di fianco a lui, aiutandolo. Avril
rimase in silenzio,
un sorriso enorme sulle labbra, gli occhi a cuoricino e la mente
lanciata al
galoppo in mille film mentali. Louis, invece, arrossì
lievemente.
“Mi
cercavi?” chiese poi Avril,
quando Harry buttò via il fazzoletto, ormai rosso.
“Sì. Hai visto la folla che
c’è fuori?” fece lui. I due annuirono.
“Ecco, Niall mi ha detto che forse
potevi darmi una mano.”
“E a
fare cosa?” fece Louis
stranito. Avril sorrise. “Lo so io, cosa.” Rispose
Avril, fiondandosi sulla sua
valigia, che si portava sempre dietro. “Cosa vuoi
fare?” chiesero insieme Louis
e Harry. Lui, in fin dei conti, non le aveva spiegato nulla.
“So come ti senti.
Ti da fastidio il fatto di non poter fare niente.”
Spiegò Avril. Harry la
guardò sorpreso prima di annuire. “Come fai a
saperlo?”
“Perché
è come mi sento io.”
Rispose con semplicità Avril. “Ma cosa
cerchi?” chiese invece Louis. Avril, in
tutta risposta, tirò fuori un sacchetto, ben nascosto, con
scritto “Emergenza
fuga”. I due la guardarono confusi. “Andate a
chiamare gli altri.” Fece Avril,
un sorriso diabolico in volto.
Dieci minuti
dopo, si erano
camuffati fino a diventare quasi irriconoscibili. Avril aveva una felpa
enorme
che dissimulava le sue forme, scarpe da tennis e un berretto a tenerle
i
capelli raccolti, un paio di occhiali da sole maschili a coprirle gli
occhi. Le
punte dei capelli sporgevano, facendo sembrare il suo taglio corto. I
costumi
dei ragazzi erano meno elaborati: tutti indossavano occhiali da sole
nonostante
fosse notte – e già lì, la gente
avrebbe dovuto farsi due domande – e cappucci
o cappelli. Il ciuffo biondo platino di Zayn, troppo riconoscibile, era
stato
coperto con una tinta spray nera. Il pakistano si era rifiutato di
metterla
fino a che Avril non gli aveva dimostrato che bastava una passata
d’acqua per
mandarla via, e che non rovinava la tinta sottostante. I celeberrimi
ricci di
Harry erano stati sostituiti da una parrucca liscia e rossiccia, in
tinta col
pizzetto che Avril si era divertita a disegnare. Zayn aveva disegnato a
Liam,
con una matita per gli occhi di Avril, un accenno di barba. Avril lo
aveva
chiamato boscaiolo, e in fondo ci assomigliava, con la camicia a quadri
che si
era messo. Niall aveva rifiutato i baffi a manubrio, finendo coi
capelli tinti
di verde. Aveva un orecchino finto e un paio di piercing sul
sopracciglio,
sempre fasulli.
Erano
così ridicoli che solo a
guardarsi scoppiavano a ridere.
Erano le due di
notte, ma
nonostante tutto loro non erano stanchi. Portavano ognuno uno zaino in
schiena,
dove tenevano i vestiti per cambiarsi e una mappa della
città con segnato il percorso
che dovevano compiere. “Adesso usciamo a coppie, a distanza
di cinque minuti.
Non parlate a meno che non falsifichiate la vostra voce, e assicuratevi
di non
essere seguiti.” Spiegò Avril, mentre
sgattaiolavano negli alloggi del
personale, cercando un’uscita abbastanza nascosta. La
trovarono dopo pochi
minuti. “Chi esce?” chiese Niall. Louis e Harry
decisero di essere i primi:
facendo finta di niente, passarono di fianco alla folla, che non si
rese conto
di niente. Avril si accorse che stavano per scoppiare a ridere e
sogghignò a
sua volta. Dopo cinque minuti, uscirono anche Niall e Zayn. Lei e Liam
rimasero
per ultimi. “Lo sai, vero, che potrei mettermi a ridere
mentre passiamo di
fianco a loro?” chiese Liam. “Siamo in due,
chihuahua isterico.”
“Ancora
con questa storia,
Brontolo?”
“Certo!”
“Ma ti
diverti ad essere
insopportabile?”
“Certo,
solo perché ti arrabbi. Se
no che gusto c’è?” rispose
l’altra. Liam alzò gli occhi al cielo. Stava per
ribattere, quando lei gli fece segno di seguirlo. Liam dovette
ammutolire
mentre passavano accanto alla folla. “Mi sento come un
prosciutto travestito in
un branco di lupi.” Constatò. “La sola
differenza è che qui ti lasceranno in
vita dopo averti succhiato la linfa vitale.” Rispose Avril.
Liam la guardò
allarmato. “Non sei d’aiuto.” Disse.
“Sorry.” Rispose lei, per niente
dispiaciuta.
In dieci minuti,
arrivarono al
parco che avevano scelto come punto di ritrovo. Da lontano, videro gli
altri
salutarli a gesti. “Ok, punto primo, trovare un
bar.” Fece Avril. Niall indicò
da lontano una costruzione di mattoni in mezzo al parco e si diressero
là.
“Possiamo usare il bagno?” chiese candidamente
Avril al barista. “Solo se
consumate, ragazzi.” rispose lui. “Perfetto. Una
coca con ghiaccio.” Disse,
prima di dirigersi in bagno. Anche gli altri ordinarono e la seguirono.
Nel
giro di pochi minuti, riemersero dai bagni completamente cambiati,
tanto che il
barista li guardò stranito. “Ma voi non
siete…?” iniziò. “Dei ragazzi
che
vogliono solo bere qualcosa? Sì, indovinato.” Lo
zittì subito Liam. “No,
intendevo, non siete gli One Direction e Avril Lavigne?”
chiese di nuovo,
stupidamente. “Sì, ma per una sera siamo solo dei
ventenni.” Rispose Avril,
sedendosi al bancone. L’uomo fece spallucce e le
portò il suo bicchiere, dove
galleggiavano un paio di cubetti di ghiaccio. Avril si divertiva a
farli
affondare con la cannuccia, mentre Louis la guardava come se fosse
pazza.
Improvvisamente, il barista sparì nel retro, il cellulare in
mano. I sei si
guardarono allarmati. “Abbiamo lasciato i fan
all’hotel, giusto?” chiese Zayn.
“Noi ci abbiamo messo dieci minuti camminando.”
“Se
loro corressero, quindi, noi
avremmo…” fece Liam. “Tre minuti scarsi
per allontanarci da qui.” Rispose
Avril, finendo in fretta la sua coca cola, imitata dagli altri.
“Ce ne stiamo
andando, tenga pure il resto.” Avvertì Zayn,
mettendo sul tavolo una banconota.
“Dopo dividiamo.” Disse poi. Gli altri annuirono e
in poco uscirono, optando
per la parte più deserta del parco. Camminarono circa un
minuto, poi Niall si
diresse verso una fontana. “Che fai, non abbiamo
tempo!” lo riprese Harry. “Ho
i capelli rigidi per quella schifezza che mi ha spruzzato Avril. Se
permettete,
voglio levarmela.” Rispose l’altro, infilando la
testa sotto il getto d’acqua,
che si tinse di verde. Avril si avvicinò a lui e, facendo
attenzione a non
bagnarsi, iniziò a passargli la mano fra i capelli per fare
prima. “Ragazzi.”
fece Louis, con tono intimorito. I due si fermarono, drizzando le
orecchie. Da
lontano, provenivano le urla dei fan. Avril imprecò,
gettando a Niall la sua
felpa. “Asciugati, in fretta, dobbiamo scappare!”
fece. Lui obbedì e si misero
a correre, proprio mentre l’orda di gente superava la
collinetta. “Piano di
fuga numero uno!” fece Avril.
“Qual’era?!” rispose Zayn, nel panico.
“Separiamoci!
Dobbiamo arrivare all’hotel prima di loro! Qualsiasi cosa
succeda, chiudetevi
in camera vostra e non uscite!” rispose Liam. Al segnale di
Niall, ognuno prese
una strada diversa. La folla si separò per seguirli.
Avril si
ritrovò in una parte della
città che conosceva poco. I fan le erano alle calcagna, non
riusciva a
distanziarli, e per quanto chiedesse alle sue gambe di correre
più veloci, loro
non riuscivano ad accelerare. Ogni passo era un’imprecazione
spaventata.
Improvvisamente, si tuffò in un dedalo di viuzze, cercando
di seminare le
persone che continuavano a correrle dietro. Sembrava la protagonista di
un film
di zombie, solo che i fan correvano, e veloci.
Aveva appena girato l’angolo,
che una mano le afferrò il
polso e la strattonò in una fessura del muro praticamente
invisibile. Avril
fece per urlare, ma un’altra mano le si posò sulla
bocca. La folla passò
davanti a lei senza accorgersi di niente. “Stai
bene?” chiese una voce
conosciuta quando rimasero da soli. Avril guardò in faccia
il suo
aggressore/salvatore. “Harry! Non farlo più, mi
sono presa un infarto!”
esclamò, ancora spaventata. Lui le sorrise piano.
“Scusa.” Disse. Le prese una
mano e iniziarono a correre nel verso opposto. “Sai dove
siamo?” chiese Harry,
col fiatone. Avril scosse la testa. Si fermarono, nascondendosi in un
vicoletto, e tirarono fuori la cartina di lei. “Ok, noi siamo
qui.” Fece Harry,
indicando un punto. Avril si sentì rinascere:
l’hotel era praticamente ad un
paio di isolati da lì. E lei che pensava di essere lontana
anni luce. “Dobbiamo
prendere queste vie, e saremo all’entrata sul
retro.” Fece. “Quindi, usciamo da
qui, svolta a sinistra, alla seconda ancora a sinistra, sempre dritto,
alla
terza a destra, poi ancora a sinistra e ci siamo.”
Memorizzò lui. “Passeremmo
da una via molto trafficata.” Fece notare Avril.
“È l’unica, se non vogliamo
farci tutto il giro della città.” Rispose lui.
Contarono fino a
tre, poi si misero
a correre. Appena girarono nella via principale, sentirono le urla dei
fan.
“Corri, corri!” fece Harry.
“Aspettami!” urlò Avril. Maledisse le sue gambe, troppo corte in
confronto a quelle del
riccio. Harry le prese una mano e accelerò di nuovo, con
Avril che praticamente
non toccava il suolo. Arrivarono alla porta nascosta appena in tempo:
nella via
di fronte, come un’onda, stavano arrivando gli zombie/fan.
“Aspettate!” urlò
una voce acuta, terrorizzata. I due si sporsero dalla porta e videro
Liam e
Louis correre, seguiti dall’onda. Nella via di fianco, anche
Niall e Zayn.
“Fate in fretta!” esclamò Avril,
spalancando la porta. uno dopo l’altro,
entrarono tutti e si chiusero a chiave la porta alle spalle. I sei
crollarono a
terra, col fiatone. “È stato…
epico.” Esclamò Louis. Gli altri annuirono, poi
scoppiarono a ridere. “Vi prego, rifacciamolo. È
stato troppo divertente.” Fece
Zayn. Gli altri annuirono. “Devo ammetterlo, nana isterica.
Sai come ammazzare
il tempo.” Disse Liam. Avril, ancora stesa a terra, si
limitò a far vedere il
pollice alzato. “Spiegatemi perché non siamo
rimasti con i travestimenti.”
Chiese Niall. “Così era più
divertente.” Rispose Harry.
Anche se ormai
era tardi, non
riuscivano a prendere sonno, così si ritrovarono nella
camera di Liam a giocare
a carte. Avevano provato a Scala, ma era troppo noioso, così
erano passati a
giochi stupidi come l’Uomo nero o Merda. “Tu mi
assassinerai, con quelle
unghie.” Fece Niall, truce, rivolto ad Avril, dopo
l’ennesima volta in cui i
sei avevano messo le mani al centro del tavolo. “Vogliamo
parlare della
violenza di Liam?” fece lei, la mano dolorante per le troppe
sberle. “Non è
colpa mia se il gioco mi prende.”si difese lui. “Ma
non devi essere uno
schiacciasassi!” fece Harry, nella stessa condizione di
Avril.
Il turno dopo,
Louis e Avril si
scontrarono, urlando di dolore nel vedere le mani intrecciate.
“Chi prende il
mazzo?” chiese Niall, osservando la scena. “Lui! Ha
il mignolo sopra la mia
mano!”
Ma tu
l’indice sopra la mia!”
“La
tua mano è più grande!”
“La
tua è armata!”
“Dividete
e state zitti.” Fece
Liam, mettendo fine alla disputa. I due borbottarono, prendendo
metà mazzo a
testa e ricominciando a giocare.
Verso le quattro
di notte,
finalmente, crollarono. Zayn fu il primo ad addormentarsi: si
chinò sul cuscino
e cadde in un sonno tanto profondo che nemmeno i piatti usati la prima
volta da
Avril avrebbero potuto svegliarlo. Liam non ebbe il cuore di farlo
alzare per
portarlo in camera sua, così gli permise di rimanere
lì. A quel punto, Louis si
lamentò, dicendo che l’altro faceva favoritismi.
Era nata quindi una
discussione, finita con i sei ammassati sul letto, a dormire. Il
pigiama party
più scomodo del mondo, ma comunque con quel sapore di pazzia
che Avril amava. “Questo
può essere detto Here’s
to never growing up.” Fece Avril,
rivolta a Liam, l’unico ancora sveglio.
“Già.” Rispose lui.
“Buonanotte,
chihuahua isterico.” Fece lei, sistemandosi meglio
nell’angolo che le spettava.
“Buongiorno, Brontolo.” Ribatté Liam.
Quando si
addormentarono, erano
ormai le quattro e mezza. L’indomani sarebbe stata una di
quelle giornate molto
lunghe.
"Questo
può essere detto Here's
to never growing up."
*Angolo autrice*
chiedo scusa per l'enorme ritardo ma sono fossilizzata su Look into my
eyes, la storia mi ha preso come mai prima... poi avevo voglia di
ridere un po' e ho riletto i capitoli di questa, quindi
"Perché no? Continuiamo!" mi piaceva l'idea e quindi...
eccoci qui.
se non vedete la gif sopra, la trovate qui.
che dire? Niente, grazie di essere arrivati fino a qua.
Ciauuu
Ranya
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