fake, lie or truth??

di Ranyadel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Avril Lavigne was here! ***
Capitolo 2: *** Brontolo e il chihuahua isterico ***
Capitolo 3: *** Sguardi ***
Capitolo 4: *** sei stato perfetto! ***
Capitolo 5: *** Piano di fuga #1 ***



Capitolo 1
*** Avril Lavigne was here! ***


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Avril Lavigne was here!

 

Avril si sedette sulla sedia imbottita dello studio del suo manager, una sigaretta fra le labbra, stravaccandosi. Aspettava, appunto, il suo manager, un ometto dinoccolato e ossequioso, che si rivolgeva a lei chiamandola Miss Lavigne nonostante lei non sopportasse quell’appellativo. Si passò una mano sul piccolo tatuaggio sul braccio, pensosa, aspirando una boccata di fumo, e posò i piedi sulla scrivania, mentre i tacchi alti producevano uno schiocco secco. “Miss Lavigne, buongiorno!” fece il suo manager, apparendo dietro di lei. “Buongiorno a lei.” Rispose Avril, disinteressata, mentre l’ometto si sedeva di fronte a lei, sfregandosi le mani. “Come vanno le cose con suo marito?” chiese. Avril sbuffò e i suoi occhi chiari si posarono sul manager. “Non è veramente mio marito, lo sa.”

“Sì, sì, mi scuso per averglielo chiesto.” Fece ossequioso lui. Avril alzò gli occhi al cielo. “Perché mi ha convocata?”

“Sa, Miss Lavigne, la nostra azienda sta perdendo finanziamenti. Abbiamo bisogno di soldi. Lei è una delle nostre migliori cantanti, abbiamo bisogno di lei per aiutarci. Abbiamo deciso di organizzare un tour in comune con una band, per dividere le spese. Sarebbe una bella fortuna che confluirebbe nelle nostre casse. La band è molto famosa, l’avrà già sentita nominare.” Avril sgranò gli occhi. “No, ti prego, no, non gli…”

“Gli One Direction, sì.”

“Non faccio un tour con loro!”

“Perché no, Miss Lavigne? Sono dei ragazzi interessanti…”

“Sono dei bambini!”

“Le ricordo, con tutto il rispetto possibile, che hanno la sua stessa età…”

“Non c’entra l’età anagrafica. C’entra quella mentale.”

“Lo so, Miss Lavigne, ma abbiamo bisogno di soldi, davvero…”

“La prego, mi faccia fare un tour con qualcun altro!”

“Ormai abbiamo già organizzato tutto, Miss Lavigne. Deve pensare al bene della nostra azienda.” Fece lui flemmatico. Avril sbuffò. “E va bene. Ma non voglio avere troppi contatti con loro, chiaro?!”

“Certo, Miss Lavigne, tutto quello che vuole.”

 

Era iniziato così quel tour, attraverso l’intero mondo: dall’America, all’Europa, in Cina e Giappone, Australia e poi di nuovo America.

 

Era il primo giorno: si trovavano su un caravan lussuoso, enorme, diviso in due. Ancora non avevano avuto contatti: il manager dei “ragazzi” aveva detto loro che erano stanchi per il jet lag, e che stavano dormendo. Avril si sedette al suo tavolo della toeletta, pieno di trucchi, profumi, gioielli. Era una star, aveva bisogno di mille cose. Passò una mano fra gli orecchini, la sua cravatta, i bracciali con le borchie… e si tagliò. Trasalì, portandosi il dito alla bocca e leccandosi il sangue, mentre con l’altra mano prendeva l’oggetto in questione. “Ecco dov’eri.” Sussurrò, soppesando la lametta nella mano e mettendosela nella tasca interna della giacca di pelle.

Quella lametta non le serviva a farsi del male per punirsi.

Le serviva per ricordare.

Per ricordare che lei non era solo dura, tosta, sicura di sé, la ragazza che si vestiva di borchie e si truccava molto pesantemente e che cantava canzoni come Bad girl.

Era anche la ragazza dolce e malinconica, romantica e triste, che cantava Won’t let you go.

Ricordò come si era comportata col manager e posò la lametta sul palmo della mano, stringendo il pugno. Il sangue colò dalla sua mano.

 

Il pomeriggio, sentì bussare alla porta. Si era sdraiata sul letto, il suo cd nelle cuffie, un testo nuovo in mano. Ripensò a Evan, che spesso l’aveva aiutata a scrivere. Si picchiettava la penna sulle labbra rosso fuoco, pensosa.

“Avanti.” Disse solo. Un ragazzo aprì la porta: aveva i capelli castani spettinati, con straordinari occhi azzurri, un sorriso entusiasta stampato sulle labbra. Indossava una maglietta a righe bianche e blu, con bretelle. “Tomlinson, giusto?” chiese Avril, distaccata. Lui le porse la mano. “Chiamami Louis. È un piacere conoscerti, Avril… posso chiamarti Avril, vero?” chiese speranzoso. Lei annuì, costringendosi a sorridere. “Mi dispiace che non ci siano anche gli altri a salutarti, ma sono ancora addormentati. Abbiamo fatto le ore piccole, ieri.” Disse, sempre con quel suo sorriso. Non era niente male, anzi. “Tranquillo.” Fece lei, non riuscendo a condividere l’entusiasmo di Louis. “Cosa stai facendo?” chiese lui. Avril indicò il letto, pieno di fogli scarabocchiati. “Sto tentando un nuovo testo. Dopo il tour voglio subito mettermi al lavoro per il sesto cd.”

“Wow, davvero fantastico. Mi piacerebbe aiutarti, potrei?” chiese con uno sguardo strano, che smosse qualcosa in Avril. Ok, è impossibile rimanere freddi davanti ad uno sguardo così speranzoso e innocente. Ammise. “Accomodati.” Concesse. Lui, raggiante, prese un foglio e una sedia, avvicinandola al letto. “Cos’hai fatto alla mano?” chiese poi, perplesso. Lei si guardò il palmo, dove il taglio si era tradotto in una crosta. Esitò: dirgli la verità, o no?

“È il mio modo per ricordarmi chi sono veramente.” Disse poi. a quelle parole, Louis sembrò rabbuiarsi. “Tutto ok?” chiese Avril, perplessa. Lui si riscosse. “Tutto ok.” Disse alzando i pollici, prima di mettersi a leggere il testo. “Aspetta, ma… non l’hai già cantata, questa?” chiese confuso. Avril si sporse e prese il foglio. Ridacchiò. “Per forza. È Who knows, fa parte del mio secondo album. Cercavo qualcosa per prendere spunto, inizio a non avere più idee.” Spiegò. Louis si mise a ridere. “Scusa, si vede che ho sonno. Il cervello – o quel poco che c’è – è ancora chiuso per ferie.” Si giustificò. Avril rise a bassa voce. “Potresti rifarlo?” chiese Louis. “Cosa?”

“Ridere. Mi piace quando ridi, e da quando sono entrato qui sei sempre stata seria, come se a malapena mi sopportassi.” Spiegò lui. Avril inarcò un sopracciglio. “Scusami, tendo a parlare troppo. È solo che mi dispiacerebbe se ci trovassi fastidiosi, insomma, dobbiamo fare un intero tour insieme.” Spiegò lui. Avril rimase interdetta. “Non so cosa pensare di voi. Non vi ho mai conosciuti. Voglio essere sincera, visti così, sul palco, mi innervosite. Poi magari siete persone eccezionali e io vi sto giudicando dall’apparenza.” Disse. Louis si mordicchiò il labbro. “Io ti sto facendo cambiare idea?” chiese speranzoso. Avril alzò gli occhi al cielo, divertita. “Per ora sì, tu sì.” Ammise. Louis si lasciò andare ad un’esclamazione di trionfo, facendo ridere Avril. “È difficile abbatterti, vero?” chiese poi. Lui fece spallucce. “Sono uno di quei tipi gasati. Ci vuole molto a demolirmi l’entusiasmo.” Fece. Avril annuì, mentre Louis nuovamente abbassava lo sguardo sul foglio, stavolta quello giusto.

 

“Cosa fa rima con pretend?” chiese Avril. Louis fece una smorfia pensosa, grattandosi la testa con la penna, mentre Avril picchiettava la sua sulle proprie labbra. “End?” chiese poco dopo. Avril, senza accorgersene, cominciò a canticchiare.

 

Let’s talk this over

Is not like we’re dead?

Was it something I did?

Was it something you said?

 

Louis sorrise. “Questa la so. My happy ending.” Fece. Avril annuì. “Ti sei fatto una cultura sui miei CD, per caso?” chiese scherzando. “In realtà, sì.” La stupì lui invece. Avril inarcò le sopracciglia, sorpresa. “Non me l’aspettavo.” Disse, mentre anche l’ultima traccia di freddezza spariva dalla sua voce. Era inutile negarlo, quel ragazzo le stava simpatico. “Dai, mettimi alla prova.” La sfidò Louis sorridente. Avril accettò. “Parto dal ritornello.” Avvertì.

 

“I wish you were her”

You left out the “E”

You left without me

And now you’re somewhere

Out there with a

Bitch slut psycho babe

I hate you

Why are guys so lame?

Everything I gave you I want

Everything back but you.

 

Everything back but you.” Rispose Louis prontamente.

 

I’m sorry

If this hurts you

But I tried to keep what

We had once

I was wrong

It wasn’t keeping me awake

You didn’t listen

You didn’t hear me

When I say I want more

I got no more

You were stealing me away

 

Not enough.

“Ok, l’ultima.”

 

You said hey

What’s your name?

It took one look and

Now I’m not the same.

Yeah, you said hey

And since that day

You stole my heart

And you’re the one to blame

And that’s why I smile

It’s been a while

Since everyday and everything

Has felt this right

And now

You turn it all around

And suddenly you’re all I need

The reason why I smile.

 

Louis sorrise radioso. “Come potrei non sapere questa? È la mia preferita. Smile.” Disse con gli occhi lucidi. “Tutto ok?” chiese lei. “Sì, sì, tranquilla. È che mi vengono in mente molti ricordi che avrei preferito seppellire nel passato.”

“Perché?”

“Perché non sono compatibili con quello che devo essere adesso.” Si lasciò sfuggire Louis, prima di sgranare gli occhi, rendendosi conto di quello che aveva detto. Avril lo squadrò dubbiosa. “Cosa significa, quello che devi essere?”

“Niente, niente.”

“Fammi indovinare. Il vostro manager ti costringe ad essere un’altra persona.” Fece lei, incrociando le braccia. Louis alzò lo sguardo. “Davvero si nota tanto?”

“No, semplicemente l’ho intuito. Non sei il primo e non sarai l’ultimo a doversi adattare alla vita dello spettacolo.”

“Anche tu sei stata costretta a cambiare?”

“Devono solo provarci, a farmi cambiare. I’ve been a bad girl, don’t you know? Nessuno può permettersi di dirmi cosa fare. E poi, quel mio manager non saprebbe mettere I piedi in testa a nessuno.” Fece lei, fiera. “Sei fortunata. E anche io. Fra tutti, sono quello che deve fingere di meno. Dovresti vedere Liam o Harry. Voglio darti un consiglio: raduna mentalmente tutto quello che credi di sapere di noi e cancellalo dalla tua testa.” Sussurrò Louis, giocherellando con un suo anello. I testi erano dimenticati sul letto. Avril sorrise. “Tranquillo. Ho già cestinato tutto.” disse con una linguaccia. Louis ridacchiò. “Cosa mi consigli di fare?” chiese. Avril si guardò il palmo. “Non penso di essere la persona adatta a cui chiederlo.” Fece, mostrandoglielo. “Giusto. Meglio andare dal primo strizzacervelli che a mio parere ha bisogno di uno strizzacervelli ancora più bravo, ti pare? Senti, sono anni che fingiamo, anni che provo a stare meglio. Nessun analista mi ha saputo aiutare come stai facendo tu in questo momento, e sai perché? Perché tu non mi stai andando contro, ma non mi stai nemmeno commiserando. Mi stai ascoltando. E ti ringrazio.” Fece con un sorriso mesto Louis. Avril ricambiò. “Secondo me dovreste fare un bello scherzetto al vostro manager. Sul palco, rivelarvi per come siete veramente. Vi togliereste un peso dal cuore e fareste venire un attacco di cuore a quel tipo. E poi, se vogliamo metterla dal punto di vista del gossip, fareste scintille.”

“Tu per cosa lo faresti?”

“Per far venire un attacco di cuore al manager, mi sembrava ovvio. Per il gossip sono già sposata con Chad, il classico matrimonio finto. Siamo praticamente degli estranei, mi ha solo aiutato a scrivere l’ultimo album e ha cantato con me Let me go. Poi ci sarà un altro divorzio, e di nuovo una relazione. È così, questo mondo.”

“Non avevi detto di non voler cambiare per il pubblico?”

“Appunto. Al prossimo matrimonio, diretta, dirò no. Mi sono stancata.”

“Avril vince, ragazzi.”

“Modestamente. Ah, le arriverà la mia parcella, signor Tomlinson.” Fece, lasciando Louis di stucco. Si mise a ridere, nel vederlo balbettare. “Basta, ci sono rimasto troppo male.” Disse lui sporgendo il labbro all’infuori esagerando un’espressione amareggiata. “Ti piacciono i tatuaggi?” chiese all’improvviso Avril. “Non ti rispondo, non vedi che sono offeso?!” ribatté lui, tentando con poco successo di non mettersi a ridere. Avril si alzò e prese un pennarello nero dalla scrivania, per poi prendergli il braccio. “Non guardare.” Disse, togliendo il tappo con i denti e iniziando a disegnare. Ci mise qualche minuto, poi richiuse il pennarello, annunciando un soddisfatto: “Finito!”

Louis si guardò il braccio: Avril aveva disegnato un teschio con gli occhi a “x”, un fiocco in testa e le tibie incrociate. Sotto, a caratteri sinuosi, era scritto Avril Lavigne was here con uno smile che faceva la linguaccia e l’occhiolino. “Avril Ramona Lavigne, ti sembra il caso di conciarmi così il braccio?” chiese Louis oltraggiato. “Perché, non ti piace?” chiese lei con una smorfia. “Al contrario, mi piace tantissimo.” Fece lui sorridendo. “Oh, al diavolo, mi hai fatto spaventare!” fece lei dandogli un leggero pugno sul braccio. Entrambi si misero a ridere. “Devo andare a svegliare i ragazzi. Ci vediamo fra un po’, Amy.” Fece lui alzandosi. “Amy?!” chiese lei, basita. “Da dove viene fuori Amy?”

“Beh, trovami un diminutivo per Avril. Quindi Ramona, Ramy, Amy. È simpatico.” Spiegò lui. Avril fece un verso che significava “Sì, non è male.” “Ora vado, a dopo.” Disse lui. Avril si alzò in piedi e Louis sgranò gli occhi. “Oddio, quanto sei… piccola.” Fece con un sorriso enorme. “È una presa in giro?” chiese lei, incrociando le braccia. “No, anzi. Le ragazze piccole ispirano tenerezza.” Fece subito lui. Avril lo guardò circospetta, come a capire se voleva solo tirarsi fuori da quella situazione oppure era sincero. “Ok, adesso la passi liscia.” Decise poi. Louis scosse la testa esasperato. “Posso andare, ora?” chiese. Lei annuì. Quando Louis fu fuori dalla porta, Avril fece: “Ah, ricordati una cosa. Non sono io che sono piccola, siete voi che vi facevate annaffiare i piedi da bambini.” Prima di chiudere la porta. Louis non sapeva se piangere o ridere. Si guardò la scritta sul braccio. “Ma quanto è pazza?” si chiese poi con un sorriso, prima di andare a svegliare i suoi compagni di band.

 

 

 

*Angolo autrice*

Ed eccomi tornata dopo tanto che non scrivevo nuove storie. Mi sono fossilizzata su “Help me. Save me. Love me.”, lo so, per questo ho provato qualcosa di nuovo. E poi sono “troppo presa bene”, citando un mio amico, con Avril e gli 1D. Vorrei avvertire che questa storia, appartenendo a entrambi i fandom, si troverà in tutti e due, e che aggiornerò contemporaneamente e con le stesse identiche parole.

 

Dedicata a Miss One Direction!!!

 

Ciao a tutti!!!

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Capitolo 2
*** Brontolo e il chihuahua isterico ***


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Brontolo e il chihuahua isterico

“Harry? Harry, dai, è tardi, svegliati.” Fece Louis a bassa voce, scuotendolo dolcemente. Lui mugolò una poco convinta protesta. “Su, Hazza, vieni.” Tentò di nuovo, prima di decidere di lasciarlo per ultimo. Si avvicinò quindi a Zayn. “Zay, in piedi, dai.” Fece, sempre con quel tono morbido. La risposta fu la stessa. “Dai, Zayn, andiamo a conoscere Avril. È molto simpatica, sai?” tentò di nuovo. Niente. Louis cambiò tattica. Si raddrizzò e uscì dalla camera, passandosi distrattamente una mano sul braccio, sul teschio di Avril, e andò in camera sua. “Non dovevi svegliare gli altri?” chiese lei, confusa. “Sì, ma non si alzano. Quindi ho pensato di chiedere aiuto a te.”

“Ok, arrivo.” Rispose lei, liberandosi le gambe dalla marea di fogli e alzandosi. Lui la guidò verso la camera che condivideva coi ragazzi e fece per entrare, ma lei lo bloccò. “Faccio io.” Disse. “Ok, ma prova ad essere delicata, per favore. Non amano svegliarsi male.”  Disse lui preoccupato. “Certo, certo. Ti sembro una che potrebbe svegliare male le persone?” chiese lei con un sorriso perfido. “Amy, mi fai paura.” La avvertì Louis. Lei si avvicinò alla porta, accostandola e lasciando fuori Louis. “Fai bene.” Sussurrò prima di chiudere la porta a chiave. Louis sbiancò. “Ok, sono ufficialmente fottuto.” Si disse.

 

Avril girò a passo lento fra i letti, individuando subito quello sfatto di Louis. Notò che due erano a castello e uno singolo. La sua mente diabolica lavorava già per trovare un modo adatto per svegliare i quattro. Il suo sguardo si illuminò quando vide una chitarra. Non potendo resistere, la prese in mano, poi ci ripensò: sarebbe stato un risveglio troppo dolce sentirla cantare. Così, prese i piatti e violentemente li fece sbattere l’uno contro l’altro. Tutti e quattro trasalirono e si svegliarono di scatto, mentre Avril faceva finta di niente e prendeva la chitarra, iniziando a strimpellare Darlin. “Ma sei completamente cretina?!” chiese uno di loro, quello che doveva essere Liam. Lei lo guardò e non rispose, mentre canticchiava.

 

Darlin

You’re hiding in the closet once again

Start smiling…

I know you’re trying very hard not

To turn your head away

Pretty darlin…

Face tomorrow, tomorrow’s not yesterday.

 

“Io lo sapevo, che quest’idea del tour condiviso era una vera e propria fregatura. Ma voi no, siete tutti dei masochisti.” Disse lui storcendo il naso. “Avril Ramona Lavigne, aprimi!!” urlò Louis, tirando pugni alla porta. “Hai chiuso fuori Louis?” chiese stupito uno di loro. Avril era sicura che fosse Harry. Non rispose nemmeno a lui. Forse una parte di lei voleva farsi odiare e non ne aveva messo a conoscenza l’altra. “Ti piace la mia chitarra, vedo.” Commentò il biondo. Niall, si disse Avril nella mente. Annuì. Un altro – che a quel punto doveva essere Zayn – si mise a gambe incrociate. “Sei brava.” Disse solo. Avril continuò a cantare, decisa a non smettere, mentre Harry la superava e apriva la porta. Louis entrò di scatto, ma si fermò davanti a Zayn, che gli fece cenno di stare in silenzio. Liam sbuffò, mentre si copriva di nuovo, dava loro le spalle e tentava di tornare a dormire. Avril tirò un calcio ai piatti, facendolo alzare di nuovo. “Ma il tuo è un vizio, oh!” fece lui, arrogante. Avril fece spallucce, mentre le sue dita liberavano abili dalle corde le ultime note. Porse la chitarra a Niall. “Grazie, avevo voglia di cantare.” Disse solo. Non sapeva perché si stava comportando così: solo quella mattina era decisa a non avere contatti con loro, e adesso desiderava addirittura conoscerli. Di sicuro c’entrava Louis, che poi il suo fosse un merito o una colpa, non lo sapeva.

“Sai, vero, che questo risveglio non gioca certo a tuo favore?” chiese Liam, scontroso. “Wow, sei simpatico come un manico di scopa ricoperto di filo spinato infilato in quel posto, complimenti, non credevo potesse esistere qualcuno più scorbutico di me al mattino.” Commentò lei ammirata. Tutti ridacchiarono, tranne Liam, che grugnì un insulto. “Siete la finezza, ragazzi.” Fece Niall flemmatico. Harry indicò il braccio di Louis. “Vi siete già incontrati, vedo.” Disse con tono insicuro. Lui annuì. Avril si guardò intorno. Louis aveva avuto ragione, a consigliarle di cestinare tutte le informazioni su di loro: si sarebbe aspettata un Harry scontroso, un Liam pacato, uno Zayn ombroso e un Niall allegro, e invece si trovava con loro, che ai suoi occhi erano persone completamente nuove. “Non so come ti sopporterò per tutto il tour.” Fece Liam. “Oh, tranquillo, siamo in due a sentirci così.” Rispose Avril, facendo spallucce. “A me invece piace molto come canti. Potresti rifarlo?” chiese Zayn. Avril sorrise, mentre Niall le porgeva di nuovo la chitarra. “Meglio di no, potrei dar fastidio a quella sottospecie di chihuahua isterico che avete in camera.” Rispose Avril. “Disse la nana da giardino.” Commentò Liam. “Nana da giardino a chi, scusa? Non sono bassa, sono diversamente alta.”

“Sì, certo, e io sono la regina Elisabetta.”

“Sa una cosa, maestà? La facevo meno esasperante, invece mi ha già frantumato le ovaie.”

“Era il mio obiettivo, Brontolo.” Rispose lui, tornando a dormire. Avril fece spallucce e prese di nuovo i piatti. “No, ferma, tu.” Disse Louis, placcandola da dietro e impedendole di suonare di nuovo. “Se le cerca, la regina!” si difese lei. “Anche tu, quindi adesso a cuccia entrambi.” Fece Louis, prendendole i piatti. Avril si sedette sulla sedia che aveva occupato prima, sbuffando. “Sappiamo cosa pensi di Liam. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di noialtri.” Disse Niall, poco dopo. “Ho un’idea.” Fece Zayn, prendendo dei post-it e delle penne. Diede cinque foglietti a Avril e uno a tutti gli altri, distribuendo le penne. “Scrivete un verso di una vostra canzone che esprima quello che pensate dell’altro.” Spiegò. Liam sbuffò. “Sei così infantile, Zayn.” Disse poi. Louis, Avril e Niall gli lanciarono un’occhiataccia, Zayn e Harry abbassarono lo sguardo. “Io lo faccio.” Disse Avril, iniziando a scrivere. Louis la imitò. Avril si alzò e consegnò un biglietto a Niall, Harry, Louis e Zayn. Poi prese quello di Liam e glielo appiccicò sulla fronte. Tutti li lessero.

Per Liam:

 

I didn’t give a damn what you say to me

I don’t really care what you think of me

Cause either way you’re

Gonna think what you believe

There’s nothing you could say that would hurt me.

 

Per Louis:

 

You make me wanna drop

You’re so ridiculous

I can barely stop

I can hardly breathe

You make me wanna scream

You’re so fabulous

You’re so good to me

 

Per Zayn:

 

I think I like you seem sincere

I think I’d like to get to know you a little bit more

 

Per Harry:

 

Cause I’m alright, I’m fine

Just freak out, let it go

I’m gonna live my life

I can’t ever run and hide

(try to do the same J)

 

 Per Niall:

 

All my life I’ve been good, but now

I’m thinking what the hell

All II want is to mess around

And I don’t really care

 

(Smile!! Life is beautiful!!)

 

“Davvero faccio ridere così tanto? Ho davanti una carriera da comico, signore e signori!” esclamò Louis ridendo. Tutti sorrisero, tranne Liam, che, corrucciato, accartocciò il biglietto. “Tieni, Brontolo.” Disse porgendogli il biglietto.

 

Baby I’ll take you there, take you there,

Baby I’ll take you there, yeah

(I’ll take you to the hell.)

 

“Aspetta un attimo, ci ho ripensato. Una scopa col filo spinato in quel posto è molto più simpatica di te, chihuahua isterico.” Commentò Avril, acida. “Senti, tappa schizofrenica, hai finito di rompere?” chiese lui, esasperato. Avril, in tutta risposta, alzò il dito medio. Liam bofonchiò qualcosa, mentre anche gli altri le porgevano i biglietti. Da Louis:

 

The script was written and I could not change a thing

I want to rip it all to shreds and start again

(Thank you Amy)

 

Da Niall:

 

Girl I see it in you’re eyes

You’re disappointed

(I know the truth, I’m disappointed too)

 

Da Zayn:

 

Can we do it all over again?

(please, I’d like to know you too)

 

Avril sorrise. “Siete così carini, ragazzi. Al contrario di un pulciosissimo essere, vero, Liam?” fece poi. Harry le porse il suo. “Potresti non aprirlo adesso, per favore?” chiese poi, con tono indeciso. Avril annuì, infilandoselo in tasca. Zayn le porse la chitarra. “Ti prego.” Disse solo, con una faccia da cucciolo. Avril cedette e prese la chitarra, mentre Liam scendeva dal letto. “Non ci tengo a sentirti di nuovo. Vado a mangiare qualcosa.” Disse solo. “Che possa andarti tutto di traverso, pulciosissimo essere!” gli urlò dietro Avril. “Sai, vero, che ti odierà, dopo questa mattina?” chiese Niall. “È il mio obiettivo. Mi piace far innervosire i rincoglioniti.” Spiegò Avril ridacchiando. “Ci canti qualcosa?” chiese Zayn impaziente. Avril rise e si schiarì la voce.

 

Why

Do you always do this to me?

Why

Couldn’t you just see trough me?

How come

You act like this

Like you just don’t care at all

 

Li vide sorridere e questo la caricò ancora di più, le sue dita che volavano sulle corde, strappando loro le dolci note di why.

 

It’s not supposed to feel this way

I need you, I need you

More and more each day

Vide Zayn chiudere gli occhi, muovendo inconsapevolmente la testa a tempo. Amò ancora di più quella canzone.

 

Tell me why.

 

“E Liam che voleva il tour con qualcun altro.” Commentò Louis. “E io che non volevo il tour con voi.” Ribatté Avril. “Perché?” chiese Harry. “Non so. Forse eravate troppo famosi. Forse ero solo gelosa.” Rispose lei. “E adesso?” chiese Zayn. “Adesso sono felice di essere qui.” Rispose sorridendo Avril.

 

 

Liam sospirò, seduto contro la parete. nonostante avesse detto di non sopportarla, era rimasto a sentirla, dietro la porta chiusa. Non voleva farsi vedere, ma non voleva nemmeno perdersi Avril che cantava.

 

It’s not supposed to feel this way

I need you, I need you

More and more each day.

 

Quando sentì quelle parole, chiuse gli occhi e immaginò Avril, mentre le dedicava proprio a lui. Un dolce brivido gli partì lungo tutta la schiena. “Quando il tuo corpo ti tradisce, allora capisci di essere messo male.” Commentò a bassa voce, alzandosi e allontanandosi da quella porta.

 

 

Avril tornò in camera sua. Prese la lametta e la nascose sul fondo del portagioie, decisa a non usarla per un po’ di tempo. Poi si sedette e estrasse dalla tasca il biglietto di Harry. Rimase basita.

 

Let me kiss you.

 

*Angolo autrice*

Niente, volevo solo dire due cose:
- Avril, nella storia, ha 21 anni, ma ha già pubblicato Avril Lavigne. Insomma, è tutto come prima, a parte l'età.
- grazie a tutti quelli che hanno recensito!! *-*

ciao a tuttiii
Ranya

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Capitolo 3
*** Sguardi ***


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Sguardi

 

“Miss Lavigne, fra tre ore arriveremo a Los Angeles. Ci sarà il primo concerto, stasera.” Fece il manager di Avril, ossequioso. Avril annuì, intenta a scrivere. “Amy? Hai sentito cosa ti ha detto?” chiese Louis divertito. L’altra ripeté il gesto. “Avril, guarda, c’è la regina d’Inghilterra.” Disse Niall, con un piccolo sorriso. Avril annuì di nuovo. “Avril, guarda, c’è Rarity.” Disse invece Louis. Avril schizzò in piedi. “Dov’è?!” urlò. Louis scoppiò a ridere. “Come avresti fatto a sapere che My Little Pony è il mio punto debole, scusa?!” chiese lei imbronciata per non aver visto il pony. “Ho visto prima il peluche in camera tua.” Rivelò lui cercando di smettere di ridere. Lei ringhiò una lamentela e tornò a scrivere. “Brontolo, cerca di partecipare. Dobbiamo decidere la scaletta.” Sbottò Liam, scocciato. Avril sbuffò. “Te, pane e acidità tutti i giorni, eh?!” chiese. “Senti, nana, sono sicuro che essere acidi sia meglio che essere schizzati. Adesso vieni qui e ci dai una mano, o il tuo concerto te lo fai con qualcun altro.” Fece Liam, scocciato. Avril sbuffò e si sedette di malavoglia su una sedia attorno al tavolino, mentre Louis scoccava un’occhiataccia a Liam. “Sentite, voi due. Abbiamo un tour, davanti, di almeno tre mesi. O cercate di andare d’accordo, o venite a piedi, perché mi avete già stancato in due ore che siete insieme. Chiaro?” chiese Niall, con quel suo tono talmente calmo da essere agghiacciante. I due rabbrividirono e rimasero in silenzio. Avril tentò in tutti i modi di non incrociare lo sguardo di Harry. Dopo il biglietto, non ci aveva più parlato, né aveva intenzione di farlo tanto presto. Lo guardò di sottecchi: aveva le gote rosse e il suo sguardo era fisso sulle sue dita che si intrecciavano nervose fra di loro. Dire che era timido era un eufemismo. Il suo sguardo passò su tutti i ragazzi, per poi fermarsi perplesso su Louis. Tutti guardavano la scaletta, ma lui guardava… Harry? Avril pensò di aver visto male. Magari stava guardando qualcosa dietro il riccio, eppure era così catturato da quello che vedeva che Avril non trovava altra spiegazione. Gli diede una minuscola gomitata, tanto per attirare la sua attenzione. Louis si voltò subito verso di lei e ci fu un discorso di sguardi, cenni, sopracciglia aggrottate e arie perplesse che non aveva niente da invidiare alle parole. Louis abbassò lo sguardo sulla scaletta, ma Avril non demorse. Stava per dargli una seconda gomitata, quando sentì la voce di Zayn: “A cosa pensi, Avril?” chiedeva. Lei, presa alla sprovvista, cercò una scusa decente. Poi il suo sguardo si illuminò. “Pensavo di aprire con I love you. Tu che ne pensi, Louis?” chiese, sperando che il moro avesse capito. Lo vide diventare paonazzo e pensò che sì, aveva capito. “Sì.” Disse solo. “Scusa, ma non è del tuo nuovo album, non penso tu possa.” Fece notare Zayn. “Oh, scusate, colpa mia.” Fece innocentemente lei. “Potresti iniziare con Rock n roll, come fa il tuo album.” Disse invece Niall. Avril annuì. “Scusate, devo andare un attimo a prendere una cosa. Louis, mi accompagni?” chiese. Lui si alzò e la seguì in camera di lei, che chiuse la porta. “Ti piace Harry!” esclamò poi, con uno sguardo da esaltata. “Non urlare, sei impazzita?!” chiese lui, terrorizzato. Avril iniziò a saltare per la camera. “Io lo sapevo che prima o poi ci sarebbe stata una storia fra due della band!!”

“Beh, frena. Lui non è omosessuale.”

“Questo lo credi tu. Magari sta fingendo pure lui.”

“Senti, a meno che non sia bisessuale, non ho mai visto uno come me che si fa piacere il fatto di baciare una ragazza, e a lui piace.”

“Non penso che uno così timido si sia fatto tante persone di sua spontanea volontà.” Fece notare Avril. Louis prese fiato per rispondere, ma preferì tacere. Avril lo guardò vittoriosa. “Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!!” esclamò di nuovo. “Seriamente, fa male iniettarsi certe cose nelle vene, lo sai?” chiese Louis stranito. Avril scoppiò a ridere. “Non mi sono mai iniettata niente.” Disse poco dopo altezzosa. Louis ridacchiò. “No, dai, seriamente. Ti prego, non dirlo agli altri, o a nessuno.”

“Cosa, che non uso droghe?”

“No, cretina, che sono innamorato di Harry.”

“Oh, che dolce!” esclamò Avril con gli occhi a cuoricino. Iniziò a saltellare ancora di più. “Ti dai una calmata o no?!” chiese esasperato Louis. “No!” urlò lei. Louis alzò gli occhi al cielo.

 

Quando Harry entrò nella camera di Avril, trovò una scena alquanto bizzarra. Avril saltava da una parte all’altra, rimbalzando come una molla, mentre Louis era seduto a leggere sul letto. “Che fai?!” chiese a quest’ultimo, perplesso. “Aspetto che si calmi.” Rispose lui come se fosse la cosa più naturale del mondo. Harry si lasciò sfuggire una risatina.

 

Louis lo guardò di sottecchi mentre ridacchiava. Erano apparse quelle adorabili fossette che ogni volta gli facevano perdere la testa. Rimase, incantato, a guardarlo con la coda dell’occhio. Avril notò anche questo e prese a saltare con ancora più vigore. “Ma che ha?!” chiese Harry. “Niente, si droga.”

“No. Io. Non. Mi. Drogo.” Fece lei, scandendo le parole a ritmo dei salti. “Sì, certo, dalla sua faccia mi dicono che ci crede.” Ribatté Louis sarcastico. Avril si mise a ridere.

 

Liam rimase sulla sedia, imbronciato, aspettando che i tre tornassero. “Liam, cosa ne pensi?” chiese Zayn mostrandogli un foglio. Era un disegno a matita, rappresentava un bacio. Zayn non aveva disegnato tutti i volti, ma solo fino a poco sotto il naso. Erano particolareggiati e perfetti, con i chiaroscuri che facevano sembrare il disegno una foto. Liam si ritrovò a completare quei volti con il pensiero. Uno era il suo, e l’altro quello di una ragazza bionda con le mèches verdi e rosa, gli occhi chiarissimi e un sorriso contagioso. Si costrinse a cacciare quel pensiero dalla mente. Quella ragazza lo aveva stregato, eppure non si sopportavano. Si chiese se fosse umanamente possibile. “Allora?” chiese Zayn, impaziente. Liam sorrise, uno dei suoi pochi sorrisi veri. “È molto bello, Zayn.” Disse solo. Vide i suoi occhi brillare e Zayn tornò al lavoro con uno sguardo felice.

Nonostante si comportasse da vero stronzo, voleva davvero bene a quei ragazzi e gli dispiaceva di non poterlo dimostrare. Era molto affezionato a Zayn, così innocente e infantile, e quando, prima, lo aveva fatto sentire male, se ne era subito pentito. Si sentiva come un fratello per lui e voleva proteggerlo da ogni cosa in grado di fargli del male, nonostante sapesse di essere il primo ad abbatterlo. Si odiava per questo. Non voleva essere sempre così duro e insofferente, ma era costretto ad essere dolce sul palco e questo lo frustrava, quindi quando poteva smettere di fingere la sua frustrazione diventava rabbia, che scaricava sui suoi compagni di band.

Ripensò alla sua vita fino a quel momento.

Oltre ai ragazzi, chi era riuscito a farlo sorridere sul serio?

Quand’era stata l’ultima volta che qualcuno lo aveva abbracciato per davvero?

Quando si era sentito per l’ultima volta davvero libero di essere sé stesso?

Quando si era sentito davvero amato?

La risposta era una sola: troppo tempo prima.

E gli altri pensavano ancora che qualcuno, dopo anni e anni passati in totale sterilità di affetto, potesse essere buono e gentile. Beh, si illudevano.

“Zayn, potresti andare in camera a prendermi la chitarra?” chiese Niall. Lui obbedì. “Liam. Cosa c’è che non va?” chiese appena Zayn si fu allontanato. “Non va che leggi nel pensiero troppo bene.” Rispose lui scocciato. “Senti, so che stai pensando a prima, quando hai trattato male Zayn.” Disse Niall, sempre calmo. Liam lo guardò. “Sai che mi spaventi?” disse solo. Niall fece spallucce. “Perché sei così duro con Avril?” chiese. Due a zero per Niall. Quel ragazzo era davvero disarmante. “Cosa devo dirti? È insopportabile. La odio.” Disse insicuro. Niall scosse la testa. “È presto per dire che la odi.”

“Invece la odio.”

“Pensala come vuoi. Io so solo che il confine fra odio e amore è sottile, e a volte si confondono.” Disse Niall, prima di tornare alla lettura del suo libro nello stesso momento in cui Zayn comparì con la sua chitarra. Tre a zero, colpito e affondato.

 

“Avril, ti fermi un secondo solo?” chiese Louis, visibilmente scocciato. Lei non lo ascoltò. Ormai non aveva più un motivo per saltare, ma le piaceva fare impazzire Louis. “Guarda che trucido il peluche di Rarity!” la minacciò. Avril urlò terrorizzata e si gettò sul letto, avvolgendosi a riccio attorno al peluche in questione. Soffiò come un gatto. “Toccala e sei morto.” Disse. Harry e Louis si misero a ridere. “Beh, intanto ti sei fermata.” Fece Harry, sedendosi sul pavimento. “Scusa, vieni qui, anziché stare per terra.” Disse Avril, facendo spazio ai due sul letto. Harry scosse la testa, arrossendo. “Preferisco stare qui.” Disse con un filo di voce. Avril si accorse che Louis continuava a guardarlo con la coda dell’occhio e si chiese come avesse potuto non notarlo prima. le faceva tenerezza e allo stesso tempo lo ammirava. Non gli importava del fatto che Harry non fosse omosessuale, continuava ad esserne innamorato e non si lasciava abbattere. “Mi sa che ci aspettano di là.” Fece Louis, per spezzare quel momento di silenzio. I due annuirono e si alzarono, tornando in quella che in una casa normale corrispondeva ad una sala.

Avril si sedette sulla sedia di prima e il suo sguardo fu inevitabilmente catturato dalla chitarra di Niall. Amava la chitarra e il pianoforte e non poteva resistere al loro fascino. Niall lo notò e sorrise, promettendogli di fargliela suonare dopo la scaletta. Gli occhi di Avril luccicarono, catturati dalle corde della chitarra. Forse fu per questo che non si accorse di due occhi color nocciola puntati su di lei.

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Capitolo 4
*** sei stato perfetto! ***


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Sei stato perfetto!

 

Arrivarono allo stadio tre ore prima del concerto. Il palco era ancora in allestimento, Avril ne approfittò per visitare quello che sarebbe stato il suo camerino. Si rifiutò di farsi truccare dalla troupe assegnatale, sfregandosi le mani davanti alla marea di cosmetici davanti a lei.

Si stava mettendo le ciglia finte, quando qualcuno entrò di scatto, facendola spaventare. Avril gemette di dolore. “Ma lo sai che significa bussare?! Mi sono cavata un…” dicendo questo, si voltò, trovandosi davanti a Zayn, che la guardava dispiaciuto. Ammutolì. “Ti sei fatta male?” le chiese premuroso e preoccupato. “Sì, sì, tranquillo, sto bene.” Disse più gentilmente. Zayn le faceva tenerezza, quasi fosse un bambino, non voleva trattarlo male. Era strano come quel ragazzo facesse emergere una parte così affettuosa di lei.

Era strano come ognuno di quei ragazzi facesse emergere diverse parti di lei in generale.

Con Niall era tranquilla.

Con Zayn affettuosa.

Con Louis pazza.

Con Harry insicura, non sapeva come prenderlo.

Con Liam, usciva la sua parte omicida, acida e sarcastica. La sua amata maschera, che spesso si fondeva con quella pazza per farla sembrare un’imprevedibile amante della vita e del divertimento, cosa che in fondo era.

“Mi dispiace, non volevo.” Disse lui. Avril tirò un sorriso. “Davvero, sto bene, non devi preoccuparti.” Disse, asciugandosi una lacrima che era uscita a causa del pennellino nell’occhio. “Scusa Zee, ma adesso devo finire di truccarmi. Ci vediamo fra un po’.” Disse, tornando al bancone e prendendo l’ombretto nero. “Ok, ci vediamo per le prove.” Disse lui sorridendo candidamente per poi uscire. Avril scosse la testa, intenerita. Era sempre più convinta che Zayn avrebbe potuto farle fare qualsiasi cosa, con quel suo fare così innocente. Finì di mettersi i mille strati di ombretto, poi si guardò. “Sarai stupida, eh?” si chiese. Non si era cambiata, rischiava di sbavare il trucco. Optò per un corpetto nero, con degli shorts scozzesi sopra calze a rete, in modo da non rovinarsi tutto il lavoro. completò con una giacca di pelle. Come prima tappa, aveva deciso per un look semplice. Si mise in fretta i tacchi alti leopardati di nero e completò con orecchini argentati e tanti bracciali, bianchi, verde acqua e argento. Come collana, un medaglione.

Sì, non era male, per apparire con quei ragazzi. Non poteva rubare loro tutta la scena, no? Le labbra rosso fuoco si distesero in un sorriso compiaciuto: era sempre la stessa pazza. Non sarebbe mai cambiata, non importava cosa cantava o come si vestiva. Era fiera di essere sé stessa, forse era una delle poche persone a poter dire questo, o ancora più raro, a saperlo dire e ammettere.

“Lavigne, vieni fuori, dobbiamo provare l’apertura!” esclamò la voce di Liam dall’altra parte. “Payne, hai rotto le ovaie!” urlò di rimando, acida. Lo sentì sbuffare e andarsene, e questo la fece sorridere soddisfatta. Prima di uscire, baciò sulla fronte il peluche di Rarity. “Augurami in bocca al lupo!” disse sorridente, prima di uscire.

“Wow, ce l’hai fatta, nana isterica.” Disse Liam inarcando un sopracciglio quando la vide apparire. Avril lo guardò malissimo e si parò davanti a lui. Senza dire niente, gli passò una mano fra i capelli, spettinandolo. “Ma che problemi hai?!” chiese lui, tornando in camerino. Avril trattenne una risata, fino a quando lui non sparì dalla sua visuale. “Amy, forse dovresti smetterla di provocarlo.” Disse Louis incerto. Avril fece spallucce. “Io rispetto chi mi rispetta.” Disse, prima di prendere il microfono. “Quindi? Apriamo il concerto con le due canzoni che abbiamo scelto prima?” chiese Niall. Avril annuì. “Secondo me rimangono così.” Disse Avril, imitando una faccia basita e entusiasta. Gli altri si misero a ridere, mentre Liam tornava sul palco. “Tenetemi lontana quella fumata.” Disse secco. “Ma toglietemi una curiosità, vi divertite a darmi della drogata? No, perché questo è un vizio.” Esclamò l’interessata, riferita anche a Louis. Zayn ridacchiò sotto i baffi, quasi non volesse farsi vedere da Liam.

Avril aveva capito subito che il pakistano si aggrappava a Liam, con tutte le sue forze, che dipendeva da lui. Non sapeva cosa pensare.

Certo, per lei, era un individuo da bruciare.

Ma se una persona così dolce come Zayn avrebbe affidato la sua vita a lui, un motivo ci sarà stato, no?

 

Ecco, era arrivata l’ora del concerto. Avril non poteva farci niente: ogni volta, si sentiva nervosa, quasi fosse sotto esame. Sentiva le mani tremare e la sua asma la controllava. Di solito era da sola, a cercare di scrollarsi di dosso queste emozioni. Adesso, però, era in mezzo a cinque ragazzi, anche loro leggermente nervosi, che si preparavano in fretta. “La mia band, è a posto?” chiese tanto per fare qualcosa ad un tizio che passava di lì. “Sì, ma manca Chad. Senza di lui non può cantare Let me go, miss Lavigne.” Disse, prima di allontanarsi indaffarato. Avril inarcò un sopracciglio. Miss Lavigne?! Di nuovo?!

Poi recepì la prima parte del discorso. Non c’era Chad?! “E adesso?!” si chiese nel panico. Altro che calmarsi. “Amy, che succede?” chiese Louis. “Mio marito non c’è. Io non posso cantare la quinta canzone.” Disse tirando un calcio al vuoto. “Guarda, adesso devi aprire con la prima canzone, poi ci siamo noi. Hai tempo, al massimo si posticipa.” La tranquillizzò lui. Avril prese un profondo respiro. Oltre quella parete, centinaia – anzi, migliaia – di persone riempivano uno stadio enorme. Il primo concerto di Avril Lavigne e degli One Direction messi insieme, non era una cosa da tutti i giorni. “Sei pronta?” chiese Niall. Lei annuì e la band dei ragazzi – che in quell’occasione si era fusa con quella di Avril – attaccò con le prime note di Kiss you. Si sentirono le esclamazioni sorprese del pubblico e Avril sorrise compiaciuta. “Vai, vai!” fece Louis raggiante, incoraggiandola. Avril si diresse a passo deciso sul palco e si sentirono ovazioni a tutto spiano. Sorprendendo tutti, iniziò a cantare Rock ‘n’ roll, sulle note di Kiss you. Erano entusiasti e questo riempì Avril di emozione. Quando finì, alzò un braccio verso il cielo. “Questa era Kiss ‘n’ roll, signore e signori! E adesso gli One Direction, con What the hell makes you beautiful!!” esclamò urlando esaltata. Scese dal palco, lasciando la scena ai ragazzi. mentre passava, batté il cinque con Louis. “Sei stata grande.” Le disse sorridente. Avril ricambiò. “Fateli secchi!  Vi affido What the hell!” disse mentre loro andavano in scena. Era felice di condividere quel tour con loro.

Quando finì la canzone, tornò in scena, accompagnata da mille applausi. Prese la mano di Louis e di Zayn e le alzò verso il cielo, di nuovo. Era troppo esaltata, nonostante arrivasse solo alla spalla dei due ragazzi accanto a lei. “Io gliel’ho detto, che fumare fa male, ma non mi ascolta!” disse Louis ridendo. Avril roteò gli occhi.

Il concerto andò a gonfie vele, mentre si alternavano le canzoni. Chad non si decideva ad arrivare e Avril era sempre più nervosa. Louis, alla fine del concerto, le si avvicinò. “Amy, devi andare. Manca solo la tua.” Disse incerto. “Non posso senza Chad!” urlò disperata. In quel momento, il suo cellulare suonò. “Pronto, Chad?!” fece frettolosa. “Avril ho un problema, l’aereo non è partito in tempo, sono appena arrivato all’aeroporto, dimmi che sono in tempo.” Disse il cantante dei Nickelback. Avril si sentì sprofondare. “Non ce la fai, devo andare in scena adesso! Come faccio?!” fece. “Mi dispiace Avril, davvero, ma non c’è stato modo di partire prima.” Disse lui. Avril sospirò. “Ok, ci vediamo. Grazie comunque, Chad.” Disse prima di mettere giù. “Vorrei aiutarti, ma non ho la voce adatta.” Disse mortificato Louis. Harry, Zayn e Niall dissero lo stesso, mentre Liam si rifiutava ancora di parlare. Avril si lasciò andare allo sconforto. “Datemi il microfono. Vado a dire che non si può cantare Let me go.” Disse scoraggiata. Uscì dalle quinte e andò in mezzo al palco, schiarendosi la voce. Non era mai stata così abbattuta durante un concerto.

“Signore e signori, c’è stato un cambio di programma. Chad Kroeger non potrà essere con noi, stasera. Quindi…”

“Quindi canterò io con Avril.” Disse una seconda voce, sbucando dal nulla. Avril si voltò verso Liam. “Cosa ti viene in mente?!” chiese basita, lontana dal microfono. “Voglio aiutarti. Se vai male tu, va male tutto il concerto.” Disse lui allo stesso modo. Avril trattenne un sorriso. In quel momento, non sentiva gli applausi o le grida, non vedeva le luci e i poster. C’era solo Liam, che aveva messo da parte le loro divergenze per aiutarla.

Si sedette al pianoforte, sgranchendosi le dita. “Pronto?” chiese. Lui annuì e lei premette tre tasti, liberando nell’aria le note soavi di Let me go.

 

Love that once hung on the wall

Used to mean something,

But now it means nothing

The echoes are gone in the hall

But I still remember

The pain of December

Oh, there isn’t one thing left you could say,

I’m sorry, is too late.

 

Cantò il ritornello, mentre l’ansia cresceva. E se Liam avesse sbagliato? Se non si fosse ricordato il testo?

Smise di pensarci. Aveva deciso di fidarsi di lui, no? Doveva solo pensare a cantare. Con ansia, aspettò il pezzo di Liam. Lo vide prendere fiato.

 

You came back to find I was gone

And that place is empty,

Like the hole that was left in me

Like we were nothing at all

Is not what you meant to be,

Thought we were meant to be

Oh, there isn’t one thing left you could say

I’m sorry is too late.

 

Avril smise di pensare e si dedicò anima e corpo a quella che era una delle sue canzoni preferite. Quando finirono, si alzò e si mise di fianco a Liam. Fecero un inchino, sorridenti, mentre anche gli altri entravano in scena. “Siete stati fantastici!” urlò Louis esaltato. Gli altri erano entusiasmati quasi più di lui. “Parliamone dopo, adesso abbiamo un concerto da chiudere!” fece Niall, con uno dei sorrisi più grandi e autentici che Avril gli avesse mai visto fare. “Grazie a tutti!” fece Harry, rivolto al pubblico. Gli altri gli fecero eco e uscirono di scena. “Il concerto migliore del mondo!” urlò Zayn elettrizzato. Erano tutti esaltati al massimo, quasi più dei fan lì fuori. “Ehm Liam, puoi venire con me un attimo?” chiese Avril. Lui la seguì nel camerino di lei. Avril, dopo qualche istante, gli saltò al collo. “Grazie.” Disse, stringendolo più forte che poteva. Lo sentì sorpreso, poi le braccia di lui la circondarono. “L’ho fatto con piacere. Come sono andato?”

“Sei stato perfetto!” esclamò lei, mentre sentiva una lacrima scendergli lungo il viso. “Anche tu, davvero.” Disse lui. Si staccarono dopo qualche secondo. “Se ce lo dovessero chiedere, ci siamo azzuffati. Non siamo mai stati carini o gentili l’uno con l’altra.”

“Sono d’accordo, Brontolo.”

“Perfetto, chihuahua isterico.” Disse. Sorrisero impercettibilmente e uscirono. “Ah, un momento!” fece Avril. Liam si voltò verso di lei. Avril gli passò una mano fra i capelli, arruffandoglieli. “Sei un mostro!” fece lui indignato. “Che paura.” Fece lei, uscendo. “Torna qui!”

“Prendimi!” urlò lei, tornando dai ragazzi. Si nascose dietro Louis, che la guardò basito. “Tu fai finta di niente!” lo rimbeccò ridendo. “Ehm, ok, io non vi conosco.” Disse lui ridacchiando.

Ripensò alle riflessioni del pomeriggio precedente, quando aveva desiderato di mettere Liam al rogo. Ricordò le sue stesse parole: “se una persona così dolce come Zayn avrebbe affidato la sua vita a lui, un motivo ci sarà stato, no?” aveva detto.

Era quasi sicura di aver capito, cosa vedesse Zayn.

Non era facile da vedere, ma in fondo, il Liam tenero era lì.

Molto in fondo.

Ma c’era.

Decise che avrebbe fatto qualsiasi cosa per tirarlo fuori.
















































*Angolo autrice*
Eccomi qui!! allora, ho un po' di cose da dire:
ecco Kiss 'n' roll
ecco What the hell makes you beautiful
ecco il trucco di Avril
ecco il peluche di Rarity
grazie a tutti quelli che seguono questa storia!! alla prossima!!
un bacio
Ranya

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Capitolo 5
*** Piano di fuga #1 ***


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Piano di fuga #1

Dopo il concerto, avevano deciso di dormire in hotel, o meglio, l’avevano deciso i manager per loro. L’hotel in questione era preso d’assedio da un’orda di fan che nulla aveva da invidiare a un’invasione vichinga.

Liam si sdraiò sul letto di camera sua, per una volta che non doveva dividere la camera con i ragazzi. Non che gli dispiacesse la convivenza, per carità, ma aveva bisogno dei suoi spazi, per pensare, riprendersi o semplicemente respirare.

Continuava a ripensare al concerto. Quanto aveva dubitato, per decidersi ad aiutare Avril? Una questione di stupido orgoglio. Perché non si era deciso subito?! Vederla così fragile aveva mosso qualcosa nel suo cuore, ma il desiderio di vendetta – una stupidissima vendetta – era stato più forte. Tutto fino a quando non l’aveva sentita così a pezzi, sul palco. Non aveva potuto resistere. Aveva detto di averlo fatto per lo spettacolo, mentre lo aveva fatto per non farla stare male. Nonostante le augurasse tutti i mali possibili, sapere di essere la causa di uno di questi era per lui insostenibile.

Cosa provava davvero per Avril? Non lo sapeva. Non riusciva a capire. I suoi sentimenti erano come un gomitolo di lana. Erano perfettamente ordinati, prima che arrivasse quel gatto di nome Avril a ridurli ad una matassa scomposta senza capo né coda.

Cercò di cacciare dalla mente quei pensieri che lo facevano dannare da, a suo parere, troppo tempo e aprì il computer. Decise di fare un giro sui social network, cercando qualche foto del concerto di quella sera. Ridacchiò nel constatare che sì, le foto dei ragazzi c’erano, ma spopolavano quelle di lui e Avril mentre cantavano insieme. Ovunque lesse cose come “Lavril”. Si mise a ridere, le fan avevano davvero una fervida immaginazione. Scorrendo le immagini, ne trovò una davvero bella: qualcuno li aveva catturati nel momento in cui lei lo guardava, prima che iniziasse a cantare. Liam non se n’era accorto, ma ovunque c’erano foto degli sguardi che si lanciavano a vicenda. Quella, però, era davvero spettacolare. La luce era perfetta, i colori vividi e la foto era stata scattata da vicino. Sembrava un fotomontaggio, e forse lo era pure, ma a lui non importò. Salvò la foto, aprì Paint – per quello che doveva fare non servivano cose complicate come Photoshop, che lo faceva dannare ogni volta – e tagliò l’immagine fino a ottenere il primo piano di Avril. Si ritrovò a fissarla. Era… wow.

“Liam, posso entrare?” chiese Zayn oltre la porta. Lui chiuse in fretta e furia l’immagine, salvandola come “Brontolo” in una cartella nascosta, e aprì al compagno di band. “Ciao Liam, posso farti vedere dei disegni?” chiese speranzoso. Liam sorrise e annuì, facendogli posto per entrare. Anche se era quasi sempre scorbutico, con Zayn non ci riusciva. O meglio, sì, ma poi se ne pentiva subito. Non sarebbe mai riuscito a dire di no a lui, soprattutto quando si presentava alla sua porta, armato di disegni e occhi da cucciolo.

 

“Amy!”

“Tommo!”

“Molla il peluche!”

Tu mollalo! È mio!”

“Non è vero! Tu hai Rarity!”

“Ma Sweetie Belle è la sorellina!! Vuoi separare una famiglia felice?!”

“E chi mi dice che non mi stai prendendo in giro solo per avere il peluche?!”

“Vai su Internet e controlla tu stesso, ma intanto molla il pony!”

Stavano litigando così da un paio di minuti, cercando di ottenere il peluche del pony che qualcuno aveva lanciato sul palco. Era arrivato addosso a Louis e per questo il ragazzo pensava gli appartenesse di diritto, ma Avril non ne voleva sapere. Niall li guardava torvo. “Quanti anni avete?” chiese. “Due e mezzo!” rispose Louis con tono da bambino. “Tre! Battuto, ora dammi il peluche!” rispose Avril. “Mai!” fece l’altro, tentando un ultimo disperato assalto. Tirò il peluche sopra la sua testa, trascinando anche Avril, che urlò divertita. Si trovarono coi visi a pochi centimetri di distanza e ammutolirono, arrossendo. Niall si trattenne dal ridere mentre i due schizzavano ai lati opposti del divano, cercando di darsi un tono.

“Louis, vero che hai già dimenticato tutto?” chiese Avril candidamente. “Perché, cos’è successo?” fece l’altro, altrettanto angelico. Si guardarono qualche istante per poi scoppiare a ridere. “Siete impossibili.” Fece Niall divertito. “Ma noi siamo dei bravi bambini, vero?” chiese Avril. “Certo, anzi, vi regalo le caramelle.” Rispose l’altro, reggendo il gioco. I due esultarono, poi ammutolirono, improvvisamente serissimi, fissando Niall. Lui fece finta di niente, a disagio, per qualche secondo, poi: “Cosa volete?”

“Le caramelle, mi sembrava ovvio.” Fece Louis scandalizzato. Niall alzò gli occhi al cielo. “E io che pensavo che fosse seri.” Fece. Avril si alzò. “Piacere, mi chiamo Avril Lavigne, ci conosciamo?” chiese. “Eppure l’altro giorno mi sembrava di averti vista, per un attimo, posata.” Constatò Niall. “No guardi, era la mia controfigura. Io non sono posata.” Fece subito Avril, avvicinandosi alla porta. “Oh, Louis, sai cos’è il bello?” chiese, ormai sulla soglia. Louis la guardò interrogativo, per poi sbiancare. “Non avrai…” fece, cercando con lo sguardo il pony. “Esatto.” Rispose Avril malefica, mostrando il peluche che teneva saldamente in mano prima di scappare. “Torna qui, ladruncola! Brutta approfittatrice! Faccia di bronzo!”

“Quanta paura che mi fai!” lo schernì lei prima di chiudergli la porta di camera sua in faccia. “E Avril vince, signore e signori!” esultò. Louis emise un grugnito infastidito. “Però il prossimo pony me lo tengo io!” esclamò. “Ci sto! A meno che non sia Lyra o Minuette!”

“Ma dimmi, come mai ne sai tante su My Little Pony?”

“Ci sono cresciuta e lo amo, al diavolo di tutti quelli che mi dicono che è infantile.” Rispose l’altra, ancora al di là della porta. “Se ti prometto che non tocco i tuoi pony, mi fai entrare?” chiese Louis. Avril, in tutta risposta, fece girare la chiave nella serratura. “Sei il benvenuto, se la metti così.” Fece con un gran sorriso divertito. Louis scosse la testa esasperato. “Quanto manca alla fine del tour?” chiese. “Troppo perché tu possa sopravvivere.” Rispose lei ridacchiando.

 

Harry tirò di qualche centimetro le tende per vedere se erano ancora accerchiati. Era l’una di notte, eppure la strada era gremita. Sbuffò. “Non mi piace questa situazione.” Disse. “Cosa puoi farci?” Rispose Niall, strimpellando la sua chitarra. “Niente, ed ecco perché non mi piace.” ribatté Harry. Niall non rispose per qualche secondo. “Vuoi qualcuno che ti possa dare una mano?” chiese poi. Il riccio annuì. “Allora chiedi ad Avril. Lei saprà cosa dirti.” Fece. Harry rimase immobile qualche secondo. Nella sua mente era impresso il biglietto che, in un momento  di pura follia, le aveva scritto. Era un gioco, certo, ma perché lo aveva fatto? Poteva scegliere qualsiasi altra frase, eppure si era ritrovato a scrivere proprio quella e a fare una figura orribile. Avril sembrava averlo ignorato, quindi sperò di poter far lo stesso.

Quindi, andò verso la camera di Avril. Bussò, mentre dall’altra parte sentiva le urla divertite di lei e le minacce di Louis. Si chiese, basito, cosa stesse succedendo. Dato che nessuno gli apriva, abbassò la maniglia. Ovviamente, la porta era aperta. Vide Louis in un angolo, le spalle al muro, che teneva Avril lontana da lui. Lei aveva i polsi bloccati nella morsa di Louis e un pennello del lucidalabbra in mano. “Stai fermo!” esclamò. “No, non ci tengo a sembrare un travestito!” ribatté lui. Avril tentò di allungarsi di nuovo per spalmare il lucidalabbra rosso fuoco sulle labbra di Louis, che si ritrasse. Così, lo gettò sul suo braccio. Louis urlò come se fosse stato ferito a morte, lasciando Avril e cadendo in ginocchio. Harry si mise a ridere. “Cosa ridi?!  Guarda, il sangue che scorre!” fece Louis, indicando la scia di trucco. “Il tuo sangue è pieno di brillantini? Che cosa interessante, l’ho sempre saputo che in te c’era qualcosa di poco normale.” Lo schernì Avril, ridendo. “Tu sei tutta poco normale, invece. È appiccicoso! Come fai a metterti questo coso infernale sulle labbra?!” fece Louis, tentando di pulirsi, ottenendo invece l’effetto contrario. Harry prese un fazzoletto e si chinò di fianco a lui, aiutandolo. Avril rimase in silenzio, un sorriso enorme sulle labbra, gli occhi a cuoricino e la mente lanciata al galoppo in mille film mentali. Louis, invece, arrossì lievemente.

“Mi cercavi?” chiese poi Avril, quando Harry buttò via il fazzoletto, ormai rosso. “Sì. Hai visto la folla che c’è fuori?” fece lui. I due annuirono. “Ecco, Niall mi ha detto che forse potevi darmi una mano.”

“E a fare cosa?” fece Louis stranito. Avril sorrise. “Lo so io, cosa.” Rispose Avril, fiondandosi sulla sua valigia, che si portava sempre dietro. “Cosa vuoi fare?” chiesero insieme Louis e Harry. Lui, in fin dei conti, non le aveva spiegato nulla. “So come ti senti. Ti da fastidio il fatto di non poter fare niente.” Spiegò Avril. Harry la guardò sorpreso prima di annuire. “Come fai a saperlo?”

“Perché è come mi sento io.” Rispose con semplicità Avril. “Ma cosa cerchi?” chiese invece Louis. Avril, in tutta risposta, tirò fuori un sacchetto, ben nascosto, con scritto “Emergenza fuga”. I due la guardarono confusi. “Andate a chiamare gli altri.” Fece Avril, un sorriso diabolico in volto.

 

Dieci minuti dopo, si erano camuffati fino a diventare quasi irriconoscibili. Avril aveva una felpa enorme che dissimulava le sue forme, scarpe da tennis e un berretto a tenerle i capelli raccolti, un paio di occhiali da sole maschili a coprirle gli occhi. Le punte dei capelli sporgevano, facendo sembrare il suo taglio corto. I costumi dei ragazzi erano meno elaborati: tutti indossavano occhiali da sole nonostante fosse notte – e già lì, la gente avrebbe dovuto farsi due domande – e cappucci o cappelli. Il ciuffo biondo platino di Zayn, troppo riconoscibile, era stato coperto con una tinta spray nera. Il pakistano si era rifiutato di metterla fino a che Avril non gli aveva dimostrato che bastava una passata d’acqua per mandarla via, e che non rovinava la tinta sottostante. I celeberrimi ricci di Harry erano stati sostituiti da una parrucca liscia e rossiccia, in tinta col pizzetto che Avril si era divertita a disegnare. Zayn aveva disegnato a Liam, con una matita per gli occhi di Avril, un accenno di barba. Avril lo aveva chiamato boscaiolo, e in fondo ci assomigliava, con la camicia a quadri che si era messo. Niall aveva rifiutato i baffi a manubrio, finendo coi capelli tinti di verde. Aveva un orecchino finto e un paio di piercing sul sopracciglio, sempre fasulli.

Erano così ridicoli che solo a guardarsi scoppiavano a ridere.

Erano le due di notte, ma nonostante tutto loro non erano stanchi. Portavano ognuno uno zaino in schiena, dove tenevano i vestiti per cambiarsi e una mappa della città con segnato il percorso che dovevano compiere. “Adesso usciamo a coppie, a distanza di cinque minuti. Non parlate a meno che non falsifichiate la vostra voce, e assicuratevi di non essere seguiti.” Spiegò Avril, mentre sgattaiolavano negli alloggi del personale, cercando un’uscita abbastanza nascosta. La trovarono dopo pochi minuti. “Chi esce?” chiese Niall. Louis e Harry decisero di essere i primi: facendo finta di niente, passarono di fianco alla folla, che non si rese conto di niente. Avril si accorse che stavano per scoppiare a ridere e sogghignò a sua volta. Dopo cinque minuti, uscirono anche Niall e Zayn. Lei e Liam rimasero per ultimi. “Lo sai, vero, che potrei mettermi a ridere mentre passiamo di fianco a loro?” chiese Liam. “Siamo in due, chihuahua isterico.”

“Ancora con questa storia, Brontolo?”

“Certo!”

“Ma ti diverti ad essere insopportabile?”

“Certo, solo perché ti arrabbi. Se no che gusto c’è?” rispose l’altra. Liam alzò gli occhi al cielo. Stava per ribattere, quando lei gli fece segno di seguirlo. Liam dovette ammutolire mentre passavano accanto alla folla. “Mi sento come un prosciutto travestito in un branco di lupi.” Constatò. “La sola differenza è che qui ti lasceranno in vita dopo averti succhiato la linfa vitale.” Rispose Avril. Liam la guardò allarmato. “Non sei d’aiuto.” Disse. “Sorry.” Rispose lei, per niente dispiaciuta.

In dieci minuti, arrivarono al parco che avevano scelto come punto di ritrovo. Da lontano, videro gli altri salutarli a gesti. “Ok, punto primo, trovare un bar.” Fece Avril. Niall indicò da lontano una costruzione di mattoni in mezzo al parco e si diressero là. “Possiamo usare il bagno?” chiese candidamente Avril al barista. “Solo se consumate, ragazzi.” rispose lui. “Perfetto. Una coca con ghiaccio.” Disse, prima di dirigersi in bagno. Anche gli altri ordinarono e la seguirono. Nel giro di pochi minuti, riemersero dai bagni completamente cambiati, tanto che il barista li guardò stranito. “Ma voi non siete…?” iniziò. “Dei ragazzi che vogliono solo bere qualcosa? Sì, indovinato.” Lo zittì subito Liam. “No, intendevo, non siete gli One Direction e Avril Lavigne?” chiese di nuovo, stupidamente. “Sì, ma per una sera siamo solo dei ventenni.” Rispose Avril, sedendosi al bancone. L’uomo fece spallucce e le portò il suo bicchiere, dove galleggiavano un paio di cubetti di ghiaccio. Avril si divertiva a farli affondare con la cannuccia, mentre Louis la guardava come se fosse pazza. Improvvisamente, il barista sparì nel retro, il cellulare in mano. I sei si guardarono allarmati. “Abbiamo lasciato i fan all’hotel, giusto?” chiese Zayn. “Noi ci abbiamo messo dieci minuti camminando.”

“Se loro corressero, quindi, noi avremmo…” fece Liam. “Tre minuti scarsi per allontanarci da qui.” Rispose Avril, finendo in fretta la sua coca cola, imitata dagli altri. “Ce ne stiamo andando, tenga pure il resto.” Avvertì Zayn, mettendo sul tavolo una banconota. “Dopo dividiamo.” Disse poi. Gli altri annuirono e in poco uscirono, optando per la parte più deserta del parco. Camminarono circa un minuto, poi Niall si diresse verso una fontana. “Che fai, non abbiamo tempo!” lo riprese Harry. “Ho i capelli rigidi per quella schifezza che mi ha spruzzato Avril. Se permettete, voglio levarmela.” Rispose l’altro, infilando la testa sotto il getto d’acqua, che si tinse di verde. Avril si avvicinò a lui e, facendo attenzione a non bagnarsi, iniziò a passargli la mano fra i capelli per fare prima. “Ragazzi.” fece Louis, con tono intimorito. I due si fermarono, drizzando le orecchie. Da lontano, provenivano le urla dei fan. Avril imprecò, gettando a Niall la sua felpa. “Asciugati, in fretta, dobbiamo scappare!” fece. Lui obbedì e si misero a correre, proprio mentre l’orda di gente superava la collinetta. “Piano di fuga numero uno!” fece Avril. “Qual’era?!” rispose Zayn, nel panico. “Separiamoci! Dobbiamo arrivare all’hotel prima di loro! Qualsiasi cosa succeda, chiudetevi in camera vostra e non uscite!” rispose Liam. Al segnale di Niall, ognuno prese una strada diversa. La folla si separò per seguirli.

Avril si ritrovò in una parte della città che conosceva poco. I fan le erano alle calcagna, non riusciva a distanziarli, e per quanto chiedesse alle sue gambe di correre più veloci, loro non riuscivano ad accelerare. Ogni passo era un’imprecazione spaventata. Improvvisamente, si tuffò in un dedalo di viuzze, cercando di seminare le persone che continuavano a correrle dietro. Sembrava la protagonista di un film di zombie, solo che i fan correvano, e veloci.

Aveva appena  girato l’angolo, che una mano le afferrò il polso e la strattonò in una fessura del muro praticamente invisibile. Avril fece per urlare, ma un’altra mano le si posò sulla bocca. La folla passò davanti a lei senza accorgersi di niente. “Stai bene?” chiese una voce conosciuta quando rimasero da soli. Avril guardò in faccia il suo aggressore/salvatore. “Harry! Non farlo più, mi sono presa un infarto!” esclamò, ancora spaventata. Lui le sorrise piano. “Scusa.” Disse. Le prese una mano e iniziarono a correre nel verso opposto. “Sai dove siamo?” chiese Harry, col fiatone. Avril scosse la testa. Si fermarono, nascondendosi in un vicoletto, e tirarono fuori la cartina di lei. “Ok, noi siamo qui.” Fece Harry, indicando un punto. Avril si sentì rinascere: l’hotel era praticamente ad un paio di isolati da lì. E lei che pensava di essere lontana anni luce. “Dobbiamo prendere queste vie, e saremo all’entrata sul retro.” Fece. “Quindi, usciamo da qui, svolta a sinistra, alla seconda ancora a sinistra, sempre dritto, alla terza a destra, poi ancora a sinistra e ci siamo.” Memorizzò lui. “Passeremmo da una via molto trafficata.” Fece notare Avril. “È l’unica, se non vogliamo farci tutto il giro della città.” Rispose lui.

Contarono fino a tre, poi si misero a correre. Appena girarono nella via principale, sentirono le urla dei fan. “Corri, corri!” fece Harry. “Aspettami!” urlò Avril. Maledisse le sue  gambe, troppo corte in confronto a quelle del riccio. Harry le prese una mano e accelerò di nuovo, con Avril che praticamente non toccava il suolo. Arrivarono alla porta nascosta appena in tempo: nella via di fronte, come un’onda, stavano arrivando gli zombie/fan. “Aspettate!” urlò una voce acuta, terrorizzata. I due si sporsero dalla porta e videro Liam e Louis correre, seguiti dall’onda. Nella via di fianco, anche Niall e Zayn. “Fate in fretta!” esclamò Avril, spalancando la porta. uno dopo l’altro, entrarono tutti e si chiusero a chiave la porta alle spalle. I sei crollarono a terra, col fiatone. “È stato… epico.” Esclamò Louis. Gli altri annuirono, poi scoppiarono a ridere. “Vi prego, rifacciamolo. È stato troppo divertente.” Fece Zayn. Gli altri annuirono. “Devo ammetterlo, nana isterica. Sai come ammazzare il tempo.” Disse Liam. Avril, ancora stesa a terra, si limitò a far vedere il pollice alzato. “Spiegatemi perché non siamo rimasti con i travestimenti.” Chiese Niall. “Così era più divertente.” Rispose Harry.

 

Anche se ormai era tardi, non riuscivano a prendere sonno, così si ritrovarono nella camera di Liam a giocare a carte. Avevano provato a Scala, ma era troppo noioso, così erano passati a giochi stupidi come l’Uomo nero o Merda. “Tu mi assassinerai, con quelle unghie.” Fece Niall, truce, rivolto ad Avril, dopo l’ennesima volta in cui i sei avevano messo le mani al centro del tavolo. “Vogliamo parlare della violenza di Liam?” fece lei, la mano dolorante per le troppe sberle. “Non è colpa mia se il gioco mi prende.”si difese lui. “Ma non devi essere uno schiacciasassi!” fece Harry, nella stessa condizione di Avril.

Il turno dopo, Louis e Avril si scontrarono, urlando di dolore nel vedere le mani intrecciate. “Chi prende il mazzo?” chiese Niall, osservando la scena. “Lui! Ha il mignolo sopra la mia mano!”

Ma tu l’indice sopra la mia!”

“La tua mano è più grande!”

“La tua è armata!”

“Dividete e state zitti.” Fece Liam, mettendo fine alla disputa. I due borbottarono, prendendo metà mazzo a testa e ricominciando a giocare.

 

Verso le quattro di notte, finalmente, crollarono. Zayn fu il primo ad addormentarsi: si chinò sul cuscino e cadde in un sonno tanto profondo che nemmeno i piatti usati la prima volta da Avril avrebbero potuto svegliarlo. Liam non ebbe il cuore di farlo alzare per portarlo in camera sua, così gli permise di rimanere lì. A quel punto, Louis si lamentò, dicendo che l’altro faceva favoritismi. Era nata quindi una discussione, finita con i sei ammassati sul letto, a dormire. Il pigiama party più scomodo del mondo, ma comunque con quel sapore di pazzia che Avril amava. “Questo può essere detto Here’s to never growing up.” Fece Avril, rivolta a Liam, l’unico ancora sveglio. “Già.” Rispose lui. “Buonanotte, chihuahua isterico.” Fece lei, sistemandosi meglio nell’angolo che le spettava. “Buongiorno, Brontolo.” Ribatté Liam.

Quando si addormentarono, erano ormai le quattro e mezza. L’indomani sarebbe stata una di quelle giornate molto lunghe.



"Questo può essere detto Here's to never growing up."

*Angolo autrice*
chiedo scusa per l'enorme ritardo ma sono fossilizzata su Look into my eyes, la storia mi ha preso come mai prima... poi avevo voglia di ridere un po' e ho riletto i capitoli di questa, quindi "Perché no? Continuiamo!" mi piaceva l'idea e quindi... eccoci qui.
se non vedete la gif sopra, la trovate qui.
che dire? Niente, grazie di essere arrivati fino a qua.
Ciauuu
Ranya

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