STAY STRONG.

di lamialadradilibri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo UNO. ***
Capitolo 2: *** Capitolo TRE. ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO DUE ***



Capitolo 1
*** Capitolo UNO. ***


By meme1 :
SEQUEL DI “THE HELP”.
PREMESSA.
Avviso! Chi non ha letto The Help, non capirà il sequel. Potrete leggerlo qui: THE HELP..
Altri LINK utili: Pagina Facebook: meme1 ; Pagina autrice: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=328044.
La prima storia s’intitolava “The help”, ossia, letteralmente, “l’aiuto”. L’idea mi è venuta, l’ammetto appena ora!, grazie al libro di “Stockett Kathryn”, in cui le persone di colore, discriminate, hanno bisogno d’aiuto e anche di forza. Un bel po’ di forza. La mia mente ha volato, fino a creare la prima storia. Sì, non so perché ve lo dico solo ora, però ... Ecco, mi sembrava un’idea carina ... Sì, probabilmente in poche di voi leggeranno questa premessa. Vorrete saprete cos’è successo ad Harry, Draco, Ron ... Insomma, vi ho lasciato con un sacco di domande in sospeso. Va bene, dovrei muovermi e finirla in fretta, però non ci riesco. Non so voi, ho così tante cose da dire! Amo l’idea d’un sequel. D’avere persone affezionate a “me”, alle mie storie! È... stupendo. Grazie! V’adoro.
Allora, questo sequel si chiama “Stay strong”. Ne capirete il perché man mano, cercherò di portare avanti un’idea mentre continuano i capitoli.
Ora, ecco il primo. A più giù. (sì, sono un’ “autrice” sensibile! Ahah).
 
CAPITOLO UNO 
 
È davvero passato un mese, Hermione? Da così tanto non ti ho più. Da così tanto, non ci sei più. Eppure, continuo a scriverti. Come un allocco, mi direbbe qualcuno, ma io non la penso così. Questo è... L’amore. Ho davanti a me un bel po’ di fogli di carta macchiati d’inchiostro e lacrime. Quei segni, su quel materiale candido e liscio, sono i miei pensieri, le mie emozioni. Penso che anche chi non parla la nostra lingua, oppure è analfabeta, capirebbe che sono lettere d’addio. Di solito, c’è solo una lettera d’addio – altrimenti, non lo è, non trovi? Per questo motivo, io le chiamo soltanto “lettere d’amore”. Il nostro non è un addio. So che ci sei. No, non materialmente, ma nel mio cuore. Lì ci sarai per sempre.
Draco.
 
Draco si alzò dalla sedia dov’era rimasto per una buona mezz’ora, intento a scrivere la lettera quotidiana alla sua Hermione. Ogni volta diventava sempre più difficile parlarle: lei era sempre più lontana, ed un «ieri eri viva! Ti ho parlato!», era divenuto con rapidità un «un mese fa eri viva». Le settimane avevano sostituito i giorni, i mesi avevano sostituito le settimane... Poi, sarebbero giunti gli anni. Draco sarebbe stato ancora lì, a scriverle? L’avrebbe fatto fino a che non sarebbe morto?
Non ci voleva pensare. L’unica cosa importante, quel giorno, era andare a parlare con lei. Sbattendo la porta dietro sé, un ricordo lo colpì con forza accecante. La voce candida di Rossana gli sussurrò un’altra volta, ingenua: “Una donna – non l’ho mai vista, prima, e poi se n’è andata – mi ha osservato a lungo e poi... Poi è sparita. Per un po’. Quand’è tornata aveva con sé una bacinella.”
Un brivido lo scosse con forza, e scacciò da sé quei pensieri futili. Quello era il giorno, quant’era vero che lui era il Malfoy – il lupo perde il pelo, ma non il vizio, e così Draco continuava ad elogiarsi tra sé e sé, proprio come un tempo –: avrebbe incontrato quella donna. Gliel’avrebbe fatta pagare. Se Rossana fosse morta, probabilmente Hermione sarebbe ancora lì con lui. Andrebbero assieme a pregare di fronte alla tomba della ragazzina. Piangerebbero, forse. Ora lui piangeva solo per la sua Hermione. Che – Merlino! – non c’era più.
Il freddo gli aveva attanagliato il cuore. Più volte i suoi stessi amici gli avevano chiesto, imprudenti e sciocchi, ignorando i suoi sentimenti così forti, duraturi, eterni: «Draco, ma cos’hai? Sembri morto! Invece è morta lei mica tu!». Ben presto avevano imparato ad evitare l’argomento, se non volevano essere picchiati brutalmente. E poi avevano imparato ad evitare Malfoy. Non andavano più da lui, quelle serpi. Lo raggiungevano solo se lui chiamava loro; gli rispondevano solo quand’erano interpellati. Nessuno andava più nella sua stanza ad ubriacarsi, nonostante corresse voce che fosse piena di Burrobirre. D'altronde, quand’era ubriaco, Draco riusciva per un po’ a dimenticarsi di tutto. E gli piaceva. Non dover più piangere, né tremare. Solo per un po’. Gli piaceva davvero.
Fuori dalla sua porta c’era Potter. Camicia linda, pantaloni in tessuto senza una piega, occhiali puliti, capelli tirati all’indietro, che lasciavano scoperte due enormi occhiaie ed un’espressione invecchiata. Più e più volte i due avevano perso nottate in biblioteca, a esaminare quei pochi volumi che c’erano sui non-morti. Più volte era successo, e sarebbe accaduto ancora ed ancora.
“Potter.”
“Malfoy.”
Tra Draco ed Harry s’era creato uno strano clima. Calmo, ma un po’ teso. La quiete prima della tempesta, insomma. In entrambi i loro animi s’agitavano pensieri contrastanti. Da una parte, Draco riteneva Harry la causa della scomparsa di Ron – perché non s’era girato? Perché non s’era ricordato di lui? Non era morta la sua ragazza! –, dall’altra, Harry pensava che Draco fosse il colpevole della morte dell’amica – se non si fossero incontrati, se non si fossero parlati, lei sarebbe ancora lì. Lui stesso, però, ammetteva solo tra sé e sé, che quella era anche colpa sua, almeno in parte. Lui ed Hagrid avevano portato Draco ad Hermione, infondo.
“Mrs. White  è già qui.”
“Qui dove, Potter? La donna” Draco l’avrebbe volentieri chiamata puttana “dov’è esattamente?
Harry deglutì. Il biondo notò il suo pomo d’Adamo andare su e giù. Irritazione, Potter?, pensò, con quella sua aria bastarda che gli donava tanto.
“Mrs. White” rimarcò Potter, con un’aria sempre più scocciata “ci aspetta nell’ufficio della preside.” Cominciò a camminare, e Draco lo seguì, osservando il suo profilo. Era stanco, si vedeva. Anche lui stava soffrendo. Ma non quanto Draco. Draco aveva perso... l’amore! La sua vita! “In realtà, è arrivata da un po’. È piuttosto seccata.”
“Perché?” sbottò Draco, con voce roca. Seccata, lei?Lei ha ucciso la mia...”
“Draco! Per favore! Mrs. White non ha ucciso nessuno!
Il biondo si voltò, ed incatenò i suoi occhi di ghiaccio a quelli un po’ più scuri di Harry. Con voce ferma e spaventosa, che sembrava quella d’un predatore, sussurrò: “Lei ha ucciso Hermione, Potter.
Per quanto intimidito, Harry si costrinse a rispondergli. La serpe vide chiaramente l’ira crescere nel grifone, che però cercò di contenersi. “Non cominciare già così! Mrs. White non è un’assassina. Sì, avrà usato la magia oscura, che è proibita, ma ha salvato...”
Draco non poté più trattenersi. Afferrò Harry e lo sbatté al muro, facendo poi un passo indietro, per mantenere le distanze. Con aria superiore, commentò: “Salvato? Se è il tuo modo per definire un assassino, allora okay: ha salvato Hermione e, probabilmente, ha salvato Ron!”
Harry si staccò dalla parete gelida. Draco sapeva dove stava provando dolore, poiché l’aveva sbattuto con così tanta forza contro il muro, che avrebbe potuto rompergli qualche osso. La schiena del sopravvissuto probabilmente stava urlando pietà, ma il ragazzo ostentò forza, sbottando: “Non è stata lei a strangolare Herm!”
“Questo è vero.” Sussurrò Draco, testardo come un mulo. “Ma voglio vendetta. Sai cos’è? E la otterrò soltanto uccidendo quella puttana!” La sua voce s’era alzata sempre più mentre parlava, facendosi sempre più feroce e bestiale. Alla fine, il Malfoy rinunciò anche all’educazione ed urlò quanti più insulti poté verso la donna. “Lo capisci, eh?! Lo capisci?!” finì poi, disperato. Non era che un granchio: all’apparenza duro, resistente. Ma dentro, era d’una polpa morbida, facilmente distruttibile.
Harry si sistemò gli occhiali. “So cos’è. Ma non l’avrai così. Piuttosto facciamoci aiutare da Mrs. White. Saprà qualcosa sui non-morti. È sicuro.”
Si rimisero a camminare. Draco si sentì pesante. Voleva vendetta, sì. Ma quella lo sarebbe stata? No. Potter aveva ragione... un’altra volta. “Perché è stressata?” domandò dopo un po’, interrompendo quel silenzio imbarazzante di cui era stato causa.
“Pensa che la preside voglia punirla. Perché ha usato magia proibita.”
“Lo farà?”
“No!” sbottò Harry. Aveva un’aria più che seccata e, davvero, stava cominciando a stufarsi delle continue domande del biondo. Sembrava che lo stesse bombardando! Draco lo comprendeva. Se fosse stato in lui, avrebbe mandato sé stesso a quel paese senza giri di parole. Ahimé, non riusciva proprio a smettere. Voleva sapere... Lo voleva così tanto! Non era la sciocca curiosità d’uno studente a lezione – era la curiosità d’un ragazzo che voleva agire, pragmatico.
“Credo, invece, che dovrebbe.” Commentò, quasi tra sé e sé. Voleva davvero tanto vendicarsi su quella donna di tutto ciò che gli era accaduto. Ed in qualsiasi modo! Vederla marcire in prigione... Be’, non sarebbe stato male. Anche se poter osservare quando voleva una lapide con su scritto il suo nome... Oh! Sarebbe stato assai meglio.
Harry sospirò. Draco pensò di sentire le fatidiche parole che avrebbero posto fine alla conversazione: «Taci! Va a fanculo!». Invece Harry, superiore, lasciò perdere.
Draco si sentì dieci volte peggio.
 
Toc, toc.
“Entrate pure. È aperto.”
Il biondo seguì la schiena di Harry ed entrò nell’ufficio della preside. La stanza era più buia del solito ed al centro c’era una scrivania coperta da scartoffie lasciate lì in disordine. Non sembrava per niente l’ufficio della McGranitt che, per quanto l’aveva potuto vedere, era sempre stato ordinato e lindo, con le tende delle finestre tirate per far passare i raggi del Sole, un barattolo con delle caramelle verdi – non erano molto alla McGranitt, però. Doveva averle messe lì qualcun altro, ogni giorno – e uno scrigno con all’interno penne di vari modelli.
Riuscì ad evitare di guardare lei e, con grande forza di volontà, s’accomodò ad una sedia in velluto rosso. Tutto sembrava più scuro alla luce giallognola dell’abatjour della professoressa, persino il suo volto dall’espressione grave. Quel giorno, aveva lasciato i capelli sciolti. Draco pensò che fosse la prima – e l’unica? – volta in cui qualcuno l’avrebbe vista così. Aveva anche un’aria stanca. Ma no, non lo era. Era più ... Stufa.
“Professoressa” la salutò Harry, prontamente. Era seduto accanto a Draco e vicino a Lei, come a separarli. “Ci scusi del ritardo. C’è stato un inconveniente nel tragitto, ma ora è tutto a posto.” Inconveniente. Draco quasi arrossì. Lui! Arrossire! Merlino, che gli stava accadendo?!
“Non importa...”
“A me sì! Maghi! Io sono qui da un’ora – quasi, okay, quasi! – ad attendere due marmocchi? Preside! È uno scherzo?!
Draco non si controllò. Non si premurò nemmeno di farlo. Sarebbe stato inutile, come cercare di fare un buco nell’acqua, o convincere Hagrid che no, i draghi non erano dolci creature incomprese. “Mi scusi! Lei è la causa della...” Harry tossicchiò. “Di molte cose accadute in questi ultimi mesi! Se ne prenda la responsabilità!”
“Cos’avrei fatto io?!”
Draco la osservò – davvero, questa volta. Era una donna un po’ anziana ed aveva l’aria stanca. Sicuramente portava male i suoi anni, forse a causa dei capelli sparati in aria, secchi e crespi, o magari per gli enormi occhiali che le incorniciavano il viso scarno e rugoso. Draco pensò che gli ricordasse molto una sua professoressa ma, per quanto provò a riportarne alla mente l’identità, non riuscì a farlo.
“Signor Malfoy! È ... inconcepibile che lei tratti così quest’ospite!” tuonò la preside. “Se lo rifarà, sarò costretta a cacciarla!
Cooome?! Il serpe verde pensò d’aver capito male. Doveva essere così. Aveva davanti a sé un’assassina. La sua assassina – l’assassina del suo cuore. E dunque, possedeva tutto il diritto di trattarla con poco rispetto! Maghi, quella puttana aveva ucciso Hermione!
“Draco! Sta giù!” strillò Harry, facendosi pallido.
Draco ubbidì. Stranamente, lo fece. Gli costò molto ammettere l’errore. La puttana non era ancora stata informata ... Avrebbe dovuto prevederlo.
“Professoressa!” ringhiò la donna. Draco voleva così tanto saperne il nome – l’avrebbe visto su una lapide al più presto. Morta per cause sconosciute. Sì, certo. “Questo è l’atteggiamento dei suoi studenti? Allora è così, Hogwarts non è la scuola migliore ... Mi aspettavo di più, a dir la verità!”
La McGranitt si schiarì la gola. Oh, merda. Il biondo poteva considerarsi morto. “Mrs. White... Hanna. Hogwarts è il meglio. Almeno lo è per me. Questa scuola è casa mia. Loro” con un gesto fluido della mano, indicò i due ragazzi più a disagio che mai. “sono i miei figli. Parli ancora così di ciò ch’è mio... E se ne andrà. In prigione, ovviamente. Ciò che ha fatto qui dentro, all’incirca un mese fa, è... Orribile. Sa cos’ha scatenato, eh? Lo sa? Immagino di no.” Continuò quasi tra sé e sé, spiattellandole con crudeltà la verità. Mrs. Hanna White impallidì sempre più, riconoscendo l’errore. Cosa credeva? Che se ne sarebbero scordati tutti, magari? Draco compreso? Illusa! “Ora, una non-morta vaga libera. Chissà dov’è. Oltre ad aver ucciso una mia alunna, Hermione Granger, ha fatto sparire un altro mio alunno, Ronald Weasley. È consapevole di cosa vuol dire? Sa che è colpa sua, almeno in parte? Lo sa?”
Mrs. White deglutì.
La McGranitt l’aveva colpita. L’aveva azzannata. Come una serpe, ma con l’eleganza d’un grifone e l’astuzia d’un corvo. Draco l’ammirò e detestò al tempo stesso – aveva castigato, almeno un po’, la puttana; poi però, aveva ricordato a tutti ciò ch’era successo... Sì, era inevitabile. Ma era anche inevitabilmente doloroso.
“Mi auguro non accada mai più. Mi auguro sappia che non la passerà liscia.”
La donna deglutì.
Il biondo s’attaccò alla sedia e si morsicò a sangue l’interno delle guance, per tacere. Ah! Se solo avesse potuto dire ciò che pensava! ... Ma ce ne sarebbe stato il tempo. Oh, se ci sarebbe stato!
“Ora, ci deve spiegazioni ed aiuto. All’istante.”
La preside si afferrò i capelli e li strinse in una crocchia. La sua voce aveva tradito più emozioni: tristezza, determinazione, delusione. Draco n’era certo: li avrebbe riversati tutti su Mrs. White. E lui avrebbe fatto lo stesso.
 
Il vento soffiava forte, laggiù. O lassù. Davvero, Ronald non aveva idea di dove fosse. Di che giorno fosse. Di che mese fosse. Aveva passato così tanto tempo lì, tra quelle rocce affilate, a ferirsi ed attendere, che non ne poteva più.
All’inizio, aveva provato a tener conto del passare del tempo. Dopo una settimana, non ce l’aveva più fatta. Un po’ perché era un esercizio mentale che richiedeva pazienza. E lui non l’aveva mai avuta. Un po’ perché era sempre più sfinito, sfiancato dalla mancanza di cibo ed acqua.
Proprio quando aveva pensato che fosse la fine, ed il suo corpo magro s’era raggomitolato su sé stesso, Lei era apparsa. Ronald non era più quello d’un tempo, non credeva più ai miracoli. Rossana l’aveva fottuto – metaforicamente -, e poi l’aveva lasciato laggiù, o lassù, da solo. Lui era rimasto là, immobile, per giorni. Se si fosse mosso, si sarebbe ucciso, colpendo quelle rocce così acuminate. Lei l’aveva avvertito, con un sorriso sadico. «Io non lo farei. Poi, tu fa un po’ come ti pare!».
Quindi, quand’era arrivata, Ron non c’aveva creduto. S’era limitato a chinare il capo, respirando a fatica, rimanendo in piedi chissà con quali forze.
Poi Lei s’era avvicinata e... Maghi! Era... Era...
Ah! Non ricordava! Qual era il suo nome? Chi era lei? Perché pensava d’averla già vista... Abbracciata... perché?!
Il vento le sferzava i capelli lunghi, che le battevano sul viso. Aveva un’espressione spenta, morta, quasi. Sembrava un’altra.
Un’altra rispetto a chi? Questo, Ron non lo sapeva. Era un’altra. Punto.
Gli aveva dato acqua e cibo, tenendosi al di fuori di quell’angolo d’inferno roccioso. L’aveva curato e prima d’andarsene, lentamente, gli aveva sorriso.
Poi aveva cominciato ad andare lì ogni due giorni. Ron tornò a vivere, almeno per un po’.
Tutto ciò che pensava, faceva, non faceva ... era legato a lei.
Ma lei, chi era?
 
Angolo Autrice.
Sì, sono qui. Tutto d’accapo. SI! (no, non è sarcastico! Per niente u.u).
Allora, da dove cominciare??
Benvenute! Di nuovo qui! Già qui!
Mi son detta. « Acc! Non posso pubblicare già! ». ma comunque ho scritto. E poi: « perché non pubblicare finché ho l’idea pronta, eh? ».
E rieccomi <*
Sono davvero felice d’esser nuovamente qua. Voi?
<3 spero di sì! <3
Che ne dite di questo 1° Cap. del 2° Libro? (aw! È così bello da dire. 2° Libro. Aw.)
AAAWWW! :3 :3
*mò sclera!*
Ahahah sì problemi!?! It’s meee <3
Yee :) :) HAVE A GOOD TIME <3 <3 :3 Ci vediamo! U.U
PS: dai, guardate la PAG FB <3 <3 <3 U.U ahahah

M E M E 1 – T H E H E L P – S T A Y S T R O N G – 2 0 1 3 2 0 1 4 – V A D O A H O N O L U L U O R A A D D I O !
 (sì, volevo fare una scritta un po’ Tumblr . lol.)

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Capitolo 2
*** Capitolo TRE. ***


Capitolo TRE

Questa è la tua vita e sta finendo un minuto alla volta.

Da: Fight Club, 1999.

Allora, mi scuso per l'enorme ritardo che ho fatto per pubblicare il 3° capitolo di "Stay Strong." Mi dispiace davvero, davvero tanto, ma non riuscivo ad ingranare. Un po' per la scuola, un po' perche' sono stata male più volte, un po' perchè non c'erano proprio le idee (e allora, non se ne fa niente, veh?). Allora, potrete perdonarmi? Quante fan ho perso dall' ultimo capitolo? spero nessuna(!) anche perché la storia, d'ora in poi, si farà scoppiettante. 
Inoltre, ricordo un'ultima volta che questo non è il capitolo giusto per iniziare a leggere "Stay Strong!" Bisognerà infatti leggere prima "The Help," ed il link è al primo capitolo di questa storia. Per cui, se siete arrivate fin qui (capendo ben poco, mi sa), fate retromarcia per un beeel po'.
Allora, buona lettura popolo di e f p!
 



Più tardi, l’unica sedia libera al tavolo di Draco Malfoy si spostò. Il biondo, intento a leggere un altro inutile libro sui non-morti,  nemmeno alzò lo sguardo dalle pagine sempre più opprimenti, credendo che fosse arrivato Potter.
« Era ora! » si lamentò, incupendosi. Aveva aspettato un bel po’ lì, senz’avere né fame né sete e sentendosi osservato da molti ragazzi insospettiti.
« Mi stavi aspettando, Malfoy? »
Draco alzò lo sguardo dal libro, sorpreso sinceramente. Davanti a sé c’era Ginny, con un’espressione divertita e un po’ sconcertata. Si fissarono a lungo, finché lei non ripeté la domanda, ancor più interessata.
« Certo che no, Weasley. Va’ via, subito! » grugnì, tornando a guardare le righe del suo testo. S’infilò in bocca una forchettata di polpettone e fece una smorfia – non che la cucina di Hogwarts fosse penosa, ma lui aveva sempre odiato il polpettone.
« No, Malfoy. Ho una cosa da dirti. È urgente ».
« Se è così urgente, perché mai non me l’hai ancora detta? »
Ginny restò un momento zitta. Draco immaginò d’averla sorpresa con quella risposta acida e se la figurò scioccata, pallida, con la bocca semiaperta ed incapace di parlare.
Invece parlò. E non l’avesse mai fatto!
« Mio fratello è scomparso. Una mia amica è ... morta » la sua voce s’incrinò. Draco alzò lo sguardo su di lei, comprendendo il suo dolore. Ma non le disse né una parola di conforto, né le fece intendere di capirla. « So che tu ed Harry macchinate qualcosa. Voglio farne parte, salvare almeno Ron... »
Superò il limite, scoppiò in lacrime.
Draco s’irrigidì. « Io ed Harry non facciamo proprio un bel niente » mentì.
« Sì invece! » ruggì lei. Metà della mensa si girò verso di loro, e Draco pensò di zittirla con un incantesimo. Ci mancava solo che urlasse a metà scuola i piani che avevano lui ed Harry!
« Chi te l’avrebbe detto? »
« Lo so e basta! »
Lo sa e basta.
Quindi, almeno per il momento, Harry aveva tenuto la boccaccia chiusa. Malfoy si rilassò un poco, e ricominciò a mangiare, disgustato. Quanto odiava il martedì! Il giorno del polpettone!
« Non è così. Io ed Harry ci parliamo a malapena, Gin- »
« Draco, eccomi! Scusa il... Oh. Ginny? »
Ginny assottigliò lo sguardo. « Ciao ».
Il biondo si voltò verso Potter. Ma che tempismo!
 
« Okay, cos’ho combinato in mensa? »
Draco scrollò le spalle. S’erano liberati della ragazzina – ormai non più tanto ragazzina – solo dopo mezz’ora di litigi in mensa, dai quali erano usciti stremati, ed ora si stavano dirigendo verso i propri alloggi. Avrebbero dovuto parlare un’altra volta. « Vuoi davvero saperlo? »
« Sì! » esclamò Harry, passandosi le mani sui pantaloni della divisa. « Quando sono arrivato avevi un’espressione furibonda. E Ginny... Era anche peggio! »
« D’accordo... Ginny è venuta a sapere – non so come – che noi due c’incontriamo per trovare una soluzione alla scomparsa di Ron e vuole partecipare » Draco osservò l’espressione di Harry: sorpresa, un po’ orgogliosa, stanca; il sopravvissuto lo fissò a sua volta, e vide un ragazzo distrutto, triste, a pezzi. Draco non era più Draco da quand’era morta Herm, ed in più... C’era quella storia dei sogni, ma ancora lui non si sentiva pronto a dirgli nulla. « La stavo convincendo del contrario, ma poi sei arrivato tu e hai rovinato tutto. Ecco ».
« Non preoccuparti » lo rincuorò Potter, dandogli una pacca sulla spalla « La convincerò io a stare al suo posto ».
Draco di nuovo scrollò le spalle. Sentiva su di sé un peso troppo grande, e poi aveva l’impressione che gli mancasse qualche pezzo... Qualche tassello di quel puzzle. E chissà perché, aveva la sicurezza che quelle mancanze gliele nascondesse proprio Harry Potter.
« Andiamo in biblioteca? » domandò, per forza dell’abitudine.
Harry esitò. Per un secondo si domandò se dirgli la verità – che da un mesetto, circa, sognava Hermione. E che era tutto reale, non erano sogni, ma un collegamento con un altro universo. Che ciò poteva aiutarli. Poi scartò l’idea. Era pur sempre Malfoy!
« » annuì, pentendosene già. Un’altra volta lì dentro, in quella stanza polverosa, a fare su e giù per gli scaffali cercando libri... Quello non doveva essere il loro compito, ma di Hermione. Hermione che non c’era più. O quasi.
 
Il giorno dopo, Draco ritrovò sotto la sua porta un altro biglietto. Era piccolo, di carta bianca, piegato in quattro.
Ne aveva già uno simile e così, sicuro che fosse per lui, lo aprì.
 
Ricordati.
M.
 
M. dannazione, chi era?
Scosse il capo, pensieroso. Ci mancava solo un’altra ammiratrice segreta, o chissà cos’altro – magari anche qualcosa di peggio!
Andando verso la sala dove avrebbe fatto colazione, decise che, alle ventidue, sarebbe andato all’ “appuntamento’’. Solo per togliersi la curiosità e capire chi fosse questa M. O questo M.
 
Draco avrebbe voluto che la giornata fosse passata in fretta, ma così non fu. Le lezioni – sempre più noiose – sembravano non finire mai e Ginny assaltò lui ed Harry più volte.
« So cosa fate! »
« Vi ho visti! »
E così li spiava. Draco si sentì rammaricato nel doverle rispondere male più volte; insomma, lei aveva da poco perso un altro fratello, ma non poteva star loro così tanto addosso. No, era inconcepibile, un po’ come il comportamento di Malfoy in classe.
Alla fine dell’ultima ora di lezione,Draco raggiunse Potter fuori dall’aula – avevano avuto l’ora assieme, quel giorno.
Gli afferrò un gomito e, senza saperne il perché, sussurrò, malvagio: « Mi nascondi qualcosa, Potter? ».
Subito dopo averlo detto, tra sé e sé si chiese: ma che faccio?
Poi però Potter ebbe un’esitazione. Un’altra esitazione, anzi. Si trattenne dal rispondere, ed alzò le sopracciglia.
Bingo.
« No, Draco... perché? »
Il biondo assottigliò lo sguardo. avrebbe voluto combattere con le unghie e coi denti, pur di scoprire ciò che Potter stava trattenendo per sé, ma era dannatamente stanco. Ci vedeva doppio. Da giorni, ormai, nemmeno lui comprendeva più sé stesso. Parlava senza pensare, agiva senza chiedersene il perché.
Era l’insonnia.
Con l'insonnia nulla è reale. Tutto è lontano. Tutto è una copia di una copia di una copia... *
 
E scriveva, scriveva tanto. Ad Hermione.
L’amava.
Questo era l’amore. Vero, puro, genuino.
No. Genuino, no.
Non era più così, ormai.
Scrivere ad un morto non è una cosa genuina.
Era quasi... malsano.
Draco ignorò quei pensieri, mandò a quel paese un po’ di ragazzi che gli vennero contro e s’avviò verso la sua stanza.
 
Ore ventidue.
Stanza delle necessità.
Draco s’infilò nella stanza senza fare rumore, come un gatto – con grazia ed agilità.
Non era eccitato all’idea d’incontrare M. Anzi, era un po’ seccato. Sicuramente era una del primo anno, troppo sciocca per lasciarlo in pace.
L’avrebbe sgridata un bel po’. E sarebbe finita lì.
Poi, avrebbe scritto ad Herm.
Si buttò sul pavimento, nonostante ci fossero delle sedie e delle belle poltrone, e cominciò a sfogliare le pagine d’un libro che s’era portato appresso.
Storie di non-morti.
Era un libro inutile, ma tremendo.
Raccontava delle  trasformazioni di più persone. Da vive, a non-morte.
Era come rivedere Rossana... e poi Hermione, che prima c’era
(lo giuro lo giuro lei c’era era lì lo giuro l’hai vista anche tu)
e poi, non più.
Era come rivedere, ogni volta, quella schifosa non-morta strangolare la rossa e poi Ron ed Harry che tentavano di salvarla ma no, non c’era scampo, perché
Lei
Era
Già
Morta
...
Era come...
La porta s’aprì.
Dei passi.
Draco s’alzò in piedi.
Il suo volto si tramutò. Diventò indifferente, seccato, acido.
I passi s’avvicinavano sempre più.
Poi spuntò una sagoma.
Sempre più vicina, più vicina, finché...
« Professoressa McGranitt? »
 

*cit. Edward Norton, sull’insonnia, da: Fight Club, 1999.
A almeno 3 recensioni per questo capitolo pubblicherò il 4°.

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Capitolo 3
*** CAPITOLO DUE ***


CAPITOLO DUE
I'm back! Vi ringrazio per le recensioni, ragazzuole <3 e ricordo ancora un'altra volta: questo è il sequel di The Help, per comprenderlo si deve leggere la prima storia. (i link al capitolo precedente)
Buona lettura!


 
« Signor Malfoy! ».
Draco si voltò all’indietro, seccato. La seduta con Mrs. White era stata così lunga, snervante e futile, che ora il ragazzo non desiderava che buttarsi nell’alcol. Dimenticare, bloccare per un po’ la sua vita sciocca e patetica.
Ma non avrebbe certo potuto ignorare la preside in persona, che ora lo stava chiamando sempre più minacciosa. Draco credeva che la McGranitt fosse la donna più forte che avesse mai visto. Ed anche la più elegante. Con grazia riusciva a toglierti l’orgoglio, ad umiliarti. Oppure ad ucciderti. E lui per questo la stimava – e temeva un po’.
Quando incrociò il suo sguardo severo, si sentì più al sicuro, nonostante sapesse che avrebbe dovuto sorbirsi una ramanzina più che meritata. Era stato uno sciocco. Così convinto che Mrs. White fosse la causa di tutto, non s’era posto la domanda: ma lo è davvero? Avrebbe dovuto.
« Professoressa. »
« Ha idea di ciò che ha causato!? » abbaiò quella senz’alcuna grazia, con i capelli sciolti che le sbattevano su e giù per le spalle, e gli occhi sbarrati. Un’altra McGranitt, insomma.
Draco chinò il capo un poco. Conscio dell’errore. Troppo altezzoso per ammetterlo subito. Alla fine, sospirò e cedette.
« Sì, lo so... Sono stato uno sciocco. Ma quella donna ha, indirettamente, causato la scomparsa di Hermione. »
« Non sapevo che tra voi ci fosse dell’affetto. Mi dispiace. Così è ancor più difficile, non è vero? »
« Oh, sì... Lo è, eccome... Non può immaginare. » il biondo si passò una mano sugli occhi, ripensando ad Harry che se n’era subito andato, dopo l’incontro. Perché? Quel quattr’occhi tramava qualcosa. « Non ci ho capito più niente. È insolito da parte mia. »
La professoressa gli posò una mano pallida e magra sulla spalla. Aveva un’aria quasi materna. « Oh, Draco... Mi dispiace! Ma Mrs. White non poteva sapere. È un’anziana donna piena di conoscenze. Sì, anche troppe, lo so... » continuò come un treno, senz’aspettare che Draco dimostrasse il suo parere. « Ma pensava d’agire nel bene! ».
« L’ho capito. Ma Hermione non c’è più, e sarebbe stato così bello avere qualcuno da incolpare... ».
La McGranitt sorrise, sorniona. « Sì, lo è. Lo è davvero. »
« Come... »
La preside continuò. Quel giorno aveva una gran parlantina, ed era anche più socievole del solito. Si lasciò condurre dalle emozioni. Dall’idea d’un amore spezzato ancora così giovane. E si lasciò coinvolgere. « Ma vedrai, troveremo Rossana. O ciò che ne è rimasto. Lo prometto. »
Draco si chinò un po’ su di lei. Qualcuno, dall’esterno, avrebbe potuto pensare qualcosa di sbagliato su quelle due persone così vicine e così coinvolte. Ma Draco se ne fregò: doveva e voleva saperne di più. Voleva Hermione e voleva vendetta. E gli sembrava di ritrovare un po’ della sua ragazza perduta nella scaltrezza della preside. Più le si faceva vicino, più si sentiva al sicuro. Ed il suo cuore! Oh, batteva così forte.
Deglutì a vuoto. Aveva la gola ch’era un deserto. « Lo promette? » domandò, esitante. Per un secondo si ritrovò ad essere un bambino.
« Sì » la donna annuì. Dapprima piano, poi sempre più energicamente. « Non può essere sparita nel nulla. »
Niente di più sbagliato.
 
Harry si congedò in fretta.
Mrs. White era innocente. Del tutto.
Le sue parole così sincere gli avevano fatto capire che aveva agito d’istinto, sperando d’essere di aiuto.
Era schifosamente libera da ogni peso.
Non era colpa sua. Ergo: non c’era (ancora) nessuno da punire.
Harry si ficcò le mani in tasca, sospirando seccato. S’era incazzato con Draco, sostenendo con fermezza che Mrs. White era innocente. In realtà, anche mentre urlava contro il biondo, sperava l’opposto. Aveva sperato d’ottenere, finalmente, un colpevole.
Ma niente. Oh, non sarebbe stato così facile – nemmeno questa volta.
Doveva dirlo a lei. Doveva andarci subito, anche se non era per niente stanco.
Scivolò come una serpe viscida per i corridoi. Salutò qualche ragazzo, qualche amico o compagno di squadra. Commentò ridicole battute, senza però fermare mai la sua corsa.
Doveva parlarle. Il resto non contava.
Quando finalmente entrò nel dormitorio dei Grifondoro semideserto, dove c’era soltanto un ragazzino del primo anno intento a piangere, tirò un sospiro di sollievo.
S’avvicinò al ragazzo, più perché dovesse che per voglia. Gli posò una mano sulla spalla più vicina, mentre tra sé e sé immaginava già l’incontro con lei.
« Ciao... Che succede? » domandò, disinteressato.
Quello scansò la sua mano. Rivelò il suo volto arrossato: due occhi verdi spiccavano come non mai sulla pelle non più chiara, e una zazzera di capelli neri incorniciavano l’ovale della faccia. Quando parlò, la sua voce pareva una pietra preziosa, per quant’era bella: « Non sono un bravo mago! Non combino niente... Oh, devo andar via di qua... Ma non voglio! »
E ricominciò a singhiozzare. Il suo petto andava su e giù velocemente, ed Harry si trattenne dal sospirare.
Ne aveva sentiti molti di discorsi così. ‘Non ce la faccio’. E poi tutti ce la facevano.
« Non abbatterti » gli sussurrò, arretrando.
L’incontro. L’incontro, dannazione.
La stava facendo aspettare.
Il ragazzino annuì, per nulla convinto.
« Dove vai? ».
« Hmmm, in un posto. E tu, perché non sei a lezione? ». Harry andava a lezione una volta sì e venti no, ma evitò quel dettaglio come la peste. Non era un bravo studente. Non più.
« Penso che ci andrò ora. Vieni con me? » continuò quello, imperterrito. Si asciugò le lacrime e si alzò in piedi – era alto la metà di Harry.
« Non posso ».
« Ah. D’accordo ».
Il ragazzo più grande scrollò le spalle. « Ora va’! ».
Ed il ragazzino se ne andò.
Lei.
Ora sarebbe andato da lei.
 
Mercoledì, ore 22. Stanza delle necessità.
M.
 
M? Draco si rigirò il biglietto che gli era volato addosso tra le mani, pensieroso. Stava assistendo già alla seconda ora di lezione d’un professore, ma non aveva ascoltato nemmeno un’unica parola. In più, ora aveva un altro impiccio da sistemare: M. Potter non poteva certo essere – anche se avrebbe dovuto! –, ma allora chi? Pansy? Cazzo, no! Draco sperò vivamente di no, e s’infilò il bigliettino in tasca.
« Signor Malfoy, allora? »
« Hmmm? »
« Le ho fatto ... una domanda ... »
Draco incendiò con il suo tipico sguardo il professore, la cui voce s’affievolì sempre più fino a scomparire. Alla fine, lasciò perdere e passò la domanda a qualcun altro.
Dove accidenti era Potter?
Draco se lo stava chiedendo già da un po’.
Se n’era scappato così velocemente, con un’aria molto concentrata. Su cosa? Il serpe verde l’avrebbe scoperto. Era un po’ sconcertato, a dirla tutta: avrebbe dovuto controllare anche Potter, il suo – in teoria – unico alleato?
Di questo passo, non avrebbe mai combinato niente.
Sebbene la lezione fosse ancora a metà, il biondo s’alzò – dal retro dell’aula sentì distintamente commenti d’apprezzamento d’alcune patetiche ragazze – ed uscì dalla classe.
« Malfoy! Malfoy! Non te la caverai così... »
Il ragazzo si voltò – sempre con il suo sguardo assassino. « Ah, no? Io dico di sì. Posso.
E lo sto facendo. » concluse, aumentando il passo ed andandosene via.
Un’altra volta, il professore non poté che annuire tra sé e sé, cedendo. Quel ragazzo era molto sicuro di sé.
 
« E quindi, siete d’accapo? »
« Oh, sì... Mrs. White è più che innocente. Mi dà quasi fastidio! »
Lei scrollò le spalle. I suoi capelli le caddero giù dall’acconciatura poco elaborata, dandole un’aria selvaggia. « Non dire così ... Infondo lo speravo, sai? Che almeno una persona, una, avesse agito a fin di bene. E così è stato ».
« L’ha fatto, sì... O così ci dice ».
« Non essere così sciocco, Harry! »
Per un po’ calò il silenzio. Harry guardò la bellezza di quella ragazza, sentendo il suo cuore sciogliersi. Le voleva così bene, era la sua migliore amica ormai.
« E lui... » riprese, tossicchiando. Aveva evitato l’argomento per un mese o più... Ma ora era il caso d’affrontarlo. Si sbatte contro a tutto, alla fine. « Come... Ehm, come sta? »
« Come vuoi che stia? » commentò la ragazza, senza però accennare con il tono della voce ad una domanda sarcastica. Sospirò, e fu un sospiro carico di tristezza. « Sopravvive. È l’unica cosa che possa fare, ora come ora ».
« Non posso vederlo? »
Gli occhi della ragazza s’addolcirono, e pure la voce. « Oh, Harry. Non vorresti, credimi! È uno spettacolo orribile ».
« E’ messo così male? » riuscì a domandare il Grifondoro, sentendo il cuore cadergli dal petto.
« Harry, te l’ho detto. Sopravvive. Sopravviviamo. Mi chiedo quando finirà. Se finirà, ovviamente ».
« Finirà! » abbaiò Harry, afferrandola per le spalle e stringendola  a sé. il calore dell’abbraccio lo calmò un po’, ma non abbastanza. Mai abbastanza. « Io te  lo giuro su... ».
 
« Dio! ».
« Ti spavento così tanto, Potter? A me preoccupi tu che, all’ora di cena, te ne stai a letto! ».
Draco osservò il moro disteso nel letto, tutto contorto e coperto di sudore. Storse il naso ed andò ad aprire la finestra, commentando ancora, bastardo:
« T’agitavi come una donnetta! ».
« Oh, no... no! Perché l’hai fatto!? » ruggì Harry, tirandosi subito su. Draco partecipò al patetico spettacolo d’un adolescente puzzolente che cercava – invano – d’aggiustarsi la canotta tutta appiccicata alla schiena. Disgustoso. Si voltò a prendere una boccata d’aria fresca.
« Fatto cosa? Svegliarti? E piuttosto, tu dov’eri? È da un mese che perdiamo tempo, Potter! Dobbiamo parlare, organizzarci. O questa ricerca non finirà mai più » commentò, con voce tagliente, il biondo.
L’altro smise d’agitarsi convulsamente.
Prese un enorme respiro e, almeno così sembrò a Malfoy, si calmò d’un poco.
« Questo è vero. »
« Ma? »
« Ma, non credo funzionerà. Noi ci odiamo! ».
Malfoy assottigliò lo sguardo. Potter non gliela raccontava giusta. Aveva l’espressione di chi aveva appena combinato qualcosa, ma proprio non riusciva a capire cosa – insomma, cos’avrebbe potuto fare da solo, in camera sua? ...
« Io » cominciò, deciso ad umiliarlo « metterei da parte l’astio per un bene comune. Se non ti riesce, Potter, allenati. Perché da oggi saremo una squadra. »
Detto ciò uscì dalla stanza maleodorante. « Ci vediamo a cena. Lavati ».


ANGOLO AUTRICE:)
Sono ancora qui, popolo! Allora, come vi sembra il 2° capitolo? Mi sono impegnata molto per non farlo nè lunghissimo, nè troppo sintetico. Com'è andata? Test passato?;)
Allora, che c'è da dire del 2° capitolo della 2° storia? Io terrei a mente: 1. chi è questa ragazza con cui Harry s'incontra? 2. cosa può fare Harry da solo, in camera sua?... 3. Chi è M? (non c'arriverete mai, ma se credete d'averlo capito, ditemelo !muahaha). 4. Draco è un maledetto ahah!
Dunque Mrs. White e' innocente c.c (anche se stronza). Ahimé! 
Ad ogni modo, questo e' quanto.
Come state? Avete visto la mia pagina FACEBOOK ( MEME1 )?? Se no, mettete 'mi piace' <3
Penso d'aver detto tutto.
Lasciate una recensioncina ? (minimo 11 parole eh :') ).
ci vediamo appena posso,
meme1 <3

 

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