Inazuma - Lampi

di NeroAntracite
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Agitazione ***
Capitolo 2: *** Paura ***



Capitolo 1
*** Agitazione ***


Shion era sdraiata sul suo letto, quando improvvisamente sentii il desiderio di fare una telefonata

Inazuma

Lampi

 

Una fic dove il rancore verso Mion da parte della gemella aumenta sempre di più, risvegliando in modo alternativo il demone dentro di lei e portando altri risvolti.

Bhè, spero vi piaccia… se ne avrete voglia recensitela, anche con critiche… sempre accette anche quelle ^^

Buona lettura…

Post scriptum: non amo i capitoli esageratamente lunghi, ma se così vi pare esageratamente breve… dite pure! ^^

 

 

Agitazione

 

Shion era sdraiata sul suo letto, non pensava a nulla, aveva la mente totalmente sgombra. Improvvisamente sentii il desiderio di fare una telefonata. Alla sorella.

Si voltò bocconi e afferrò la cornetta, di cui il filo iniziò istantaneamente ad arrotolarglisi fra le dita. Dopo aver composto il numero attese, quasi impazientemente, per qualche secondo la risposta all’altro capo.

“Casa Sonoz…”

“Mion!”, la fermò subito Shion.

“Yo, Shion! È un po’ che non ci sentiamo!”, era rimasta sorpresa sentendo la voce della gemella al telefono, l’ultimo loro incontro si era concluso con un leggero diverbio.

“Ti chiamo appunto per chiederti se avessi voglia di vederci…”

Mion esitò, ma scosse il capo per cacciare quella diffidenza verso la gemella e rispose: “Anche oggi pomeriggio! Va bene?”

“E quando Shion è tanto occupata da dire ‘no’ a Mion?”, doveva essere solo un’affermazione scherzosa, per prendere un poco in giro la situazione delle due sorelle Sonozaki dovuta alle decisioni del casato. Ma risuonava talmente cruda nella mente di Shion da così tanti anni che non riuscì a fare altro che a pronunciarla con un tono gelido. Alle orecchie di Mion sembrò quasi un’accusa.

“A-allora a dopo, Shi-chan…”. Mion riattaccò, con lo sguardo perso nel vuoto, perplessa. Perché aveva addosso quella sensazione di timore?

 

Nemmeno Shion sapeva per quale motivo le avesse parlato in modo così freddo, e forse anche scortese. Se ne pentì.

Era ancora in vesti da notte, andò in bagno e si lavò la faccia, cercando di lavare via quei piccoli sensi di colpa. L’acqua gelida sul viso non le era servita a distogliere i pensieri da Mion e da come sicuramente l’aveva ferita.

Si sfilò l’abito e entrò nella doccia aprendo l’acqua in modo che scendesse fredda e rigenerante. In accappatoio, ma non senza quei rimorsi, si diresse alla cucina.

Si disse che appena avrebbe incontrato Mi-chan l’avrebbe abbracciata e sussurrato all’orecchio un “gomen nasai” che avrebbero sentito soltanto loro due e che avrebbe senz’altro chiarito tutto. Guardò l’orologio appeso. Dannazione, già mezzogiorno.

Non aveva fame, quindi mangiò solamente una pesca prima di tornare a vestirsi.

 

Nel frattempo Mion aveva telefonato ai suoi compagni. Soltanto Rena aveva un po’ di mal di testa e aveva preferito rifiutare. A dire il vero non li aveva chiamati soltanto per farsi quattro risate e trascorrere un po’ di tempo insieme, in realtà non voleva incontrare Shion da sola. Sebbene la vergogna per questo sentimento verso la sorella crescesse, lei non era riuscita a scrollarselo dalla pelle. Era la prima volta che gli succedeva, dannazione, perché?

 

Al momento dell’incontro la tensione dentro Mion, invece che dissolversi dopo l’abbraccio affettuoso che si erano scambiate per salutarsi, incrementò. Era turbata, ad ogni rumore si voltava di scatto verso Shion, che naturalmente stava sempre ridendo con Satoko-chan o parlando con Keiichi.

Agitazione.

 

Shion l’aveva abbracciata, ma le parole di scusa le erano rimaste bloccate giù nella gola.

Si erano separate da quella stretta senza che lei fosse riuscita a dirgliele.

Si era già accorta del disagio della sorella e una stretta allo stomaco la attanagliò. Ora era certa che lei fosse ferita.

Però oltre ai sensi di colpa si affacciò alla bocca dello stomaco un altro sentimento. Malevolo e che si sarebbe rivelato devastante. Godette nel vedere la sorella inquieta, ferita. Perché lei aveva subito ben altro genere di sofferenze, di gran lunga peggiori. ‘Vero Mion?’. Si voltò e le rivolse un sorriso falso.

 

 

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Capitolo 2
*** Paura ***


Mion tentò di ricambiarla, ma temette di essere riuscita solamente in una smorfia, poco somiglinte ad un sorriso

Paura

 

Mion tentò di ricambiarla, ma temette di essere riuscita solamente in una smorfia, poco somigliante ad un sorriso.

«Mi-chan, le tue innate grazie e perfezione dove sono? È tutto il pomeriggio che scatti, e questa tua ultima faccia, poi…così poco elegante!», scoppiò in una risatina che doveva essere divertita, ma che, come al telefono, risultò unicamente fredda e accusatrice, assieme al resto della frase.

Dannazione, l’ho aggredita, ancora. Dannata frase! Kuso, kuso!

Fecero tutti finta di non averci fatto caso, ridacchiando, o forse fu davvero così. Shion, però, ebbe la certezza che almeno a Mion fosse arrivato quel disgustoso retrosenso di disprezzo, dall’espressione che le sbiancò il viso.

No, non voleva che Mion la temesse.

 

Solo qualche passo dopo, Mion annunciò di avere mal di testa e di voler tornare a casa, e che, sì, forse era stata Rena a passarglielo, eggià, probabilmente colpa di qualche virus di stagione. Shion insistette terribilmente per fare la strada insieme. «Cose di sorelle...», disse agli altri strizzando l’occhio e sorridendo. Aveva ancora un gomen nasai bloccato in gola.

Inazuma. Lampi.

Il tempo era peggiorato, di lì a poco il temporale, probabilmente. «Dai, Mion, se non ti senti bene, sarà meglio affrettarsi!». Ma i piedi di Mion erano diventati più pesanti di un corpo inerme e portarseli dietro difficile. Tanto.

Shion le prese la mano e iniziò a camminare più velocemente. Lei la ritrasse, rapida, con la scusa di uno starnuto. Si fece forza e mosse quei passi pesanti. Nel frattempo aveva preso a piovere. Infiniti lampi squarciavano il cielo, seguiti da tuoni. E poi ancora lampi. In un susseguirsi di alternanze che sovrapponendosi tra loro davano l’impressione che il cielo fosse nel bel mezzo di una feroce danza. Finalmente giunsero davanti a casa di Mion.

«Sorellina, potrei entrare? Finchè non si calma questo temporale. Per favore…». Mion non poté fare altro che acconsentire, con un tono di voce insolitamente acuto.

Si impose di essere razionale. Shion non le avrebbe mai fatto del male, se lo erano dette tante volte. Non era colpa di Mion se ad essere scelta come capo del casato era toccato a lei. Shion non ce l’aveva con lei. Riuscì a tranquillizzarsi, quasi sorridendo della sua stupidità e dei suoi dubbi. Come diavolo aveva potuto avere paura della gemella?

«Ascolta, Mi-chan, non volevo trattarti così… Sono stata veramente un’idiota. Spero tu possa perdonarmi. Gomen nasai…», terminando l’affermazione con un profondo inchino. Mion l’ascoltò e infine si alzò dal tatami su cui si era poco prima inginocchiata.

Si mise carponi di fronte a Shion, la strinse all’altezza delle cosce ed entrambe scoppiarono in un pianto liberatorio.

 

Dopo essersi ricomposte Mion invitò la sorella a fermarsi per cena. Lei acconsentì a patto che, ai fornelli, ci fossero state loro due. Mii sorrise e la raggiunse accanto alla dispensa e al tavolo da cucina. Shion aprì il cassetto, quello in basso, che conteneva il pentolame e nel prendere una padella sfiorò un coltello, che gli si trovava affianco. Dopo aver fatto scivolare il medio sul filo della lama con fare pensieroso, lo prese, e con un sorriso affermò candidamente: «Questo ci può servire, vero, Mi-chan?».

Mion aveva indietreggiato di un paio di passi, tremante e con gli occhi sbarrati e le pupille dilatate. A quell’affermazione della sorella lanciò un grido di terrore e le si gettò addosso. Le afferrò il braccio destro con entrambe le mani. Le sue unghie premevano contro la pelle di Shion. Presa alla sprovvista iniziò a piagnucolare: «Mion, che fai? Questo fa male! Ho paura… MION!». Le unghie le erano ormai penetrate nella pelle. Ed ormai Mion era in preda ad un’acuta follia che si era impossessata di lei. Follia mista a paranoia che la spingeva ad avventarsi contro la sua copia, che cadde in ginocchio, urlando. Metteva sempre più forza in quella stretta. Ormai Shion perdeva vistosamente sangue che colava lungo le dita di Mion, per poi finire goccia a goccia sul pavimento.

 

Mion cominciò a trascinarla, mentre Shion si abbandonandonava a quella situazione assurda, smettendo di dimenarsi. Mion non allentò la morsa e continuò a trascinare. Arrivati alla porta, la spalancò dopo aver estratto le unghie dalla carne della gemella. Shion gridò più forte. C’erano quattro buchi profondi appena sopra il gomito e uno, quello del pollice, un po’ più in basso. Mion con un calcio la gettò sui gradini, fuori, richiudendole la porta alle spalle. All’interno cadde con la testa tra le mani completamente rosse di sangue. Shion fuori gemeva e si contorceva dal dolore, maledicendo quel coltello, sé stessa e la rabbia verso Mion che la stava pervadendo. Arrancò verso la strada ed oltre non riuscì ad andare. Vi si accasciò al ciglio, esausta, aspettando che il braccio smettesse di pulsare in quel modo atroce e lasciando che la pioggia lavasse via rabbia, dolore e sangue.

 

 

 

 

Volevo ringraziare tanto chi ha letto e chi ha anche recensito il primo capitolo di questa mia fic, mi avete fatto proprio contenta ^^

HOUNTOUNI ARIGATOU!

 

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