Omega'n

di Aman
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La Prescelta ***
Capitolo 2: *** La Rivelazione ***
Capitolo 3: *** La Prima Battaglia ***
Capitolo 4: *** Il vero padre ***
Capitolo 5: *** La Presa di Potere ***
Capitolo 6: *** La Nuova Congrega ***



Capitolo 1
*** La Prescelta ***


Il sole brillava debolmente fra le nubi della città, quel tanto che bastava al giovane Jabok per vedere il volto del suo maestro Keji. Non passavano automobili, né biciclette, né pedoni.
La città era come immobile dopo la grande battaglia.
<< Maestro. Il sole è tornato a brillare. Che cosa significa? >> domandò il piccolo Jabok, reggendo fra le braccia la sua sorellina appena nata.
<< Mio malgrado, significa che siamo stati sconfitti >> Keji appoggiò la schiena al muro del vicolo cieco, i suoi occhi emanavano tristezza e dolore, ma anche una stanchezza infinita.
<< Adesso cosa facciamo? >>
<< Ci divideremo. Dimenticheremo ciò che è successo e inizieremo una nuova vita >>
“ Una nuova vita ”, quelle parole davano a Jabok una sicurezza e una speranza che vinceva il fatto di aver appena visto morire i suoi genitori.
<< In più abbiamo anche una speranza per il futuro >> Keji accarezzò la testolina della piccola Alice, la bambina in fasce che Jabok custodiva gelosamente.
<< Non se ne parla! >> il tono di Jabok era secco e deciso << Non voglio che lei venga coinvolta in questo assurdo gioco di morte! Già troppi hanno perso la vita per la nostra negligenza. Se le dovesse succedere qualcosa non me lo perdonerei mai >>
<< Se Andromeda vorrà, non le accadrà nulla >>
<< Non permetterò ad Andromeda di controllare i nostri destini >> detto questo, Jabok se ne andò.
La sua sagoma scomparve fra la folla di curiosi che erano accorsi per vedere cosa fosse successo, ma ormai non era rimasto più nulla, se non un'immensa fitta di dolore.



Nove anni passarono in fretta ed Alice era cresciuta parecchio, Jabok l'aveva allevata col sudore del suo lavoro e non le aveva mai fatto mancare nulla nonostante le difficoltà economiche.
Una mattina Alice si svegliò e trovò sul comodino una piccola scatola argentata, accanto c'era un bigliettino su cui c'era scritto: ALLA PRESCELTA, SPERANZA DEL NUOVO MONDO.
Alice credette subito che fosse un regalo del suo fratellone, così scese di corsa la scalinata e arrivò in cucina, dove Jabok stava preparando il latte col cacao per colazione.
<< Oh, grazie, grazie, GRAZIE! >> Alice lo abbracciò così forte che Jabok si sentì stritolare lo stomaco. << Per cosa? >> domandò Jabok.
<< Per questo >> Alice gli mostrò la scatoletta. Jabok guardava attonito e spaventato quell'oggetto, intanto la tazza gli cadde rovinosamente per terra.
<< Cos'hai? >> chiese preoccupata la bambina.
<< Niente >> mentì Jabok, ma in realtà quello era l'oggetto che non avrebbe mai e poi mai voluto vedere in vita sua, soprattutto nelle mani della sorellina.
<< Dammi >> Jabok si riprese velocemente dallo shock e sfilò l'oggetto dalle mani di Alice.
<< Ma è mio! Dammelo! >> protestò Alice.
<< Non oggi, non ora... non è il caso >> la voce di Jabok era roca, quasi mormorante, di un tono che non accettava repliche << Preparati, ti porto a scuola >> Alice si mise la giacca e si infilò la cartella sulle spalle, mormorando fra sé qualche insulto al fratello maleducato.
I due uscirono, ma più Alice cercava di capire cosa stesse succedendo, più Jabok si faceva freddo e introverso.
Doveva essere molto difficile per lui accettare ciò che stava accadendo, ma di sicuro non avrebbe accettato ciò che sarebbe accaduto.

La Scuola Elementare e Media Francesco Gossant era un'enorme casermone, con guglie appuntite e grosse finestre squadrate che facevano entrare all'interno dell'edificio una quantità di luce inverosimile. Cassandra Kumandov, l'insegnante di italiano di Alice, se ne stava dritta e composta davanti all'entrata per ricevere gli alunni.
Appena vide arrivare Alice e Jabok tirò un sospiro di sollievo.
Non ne poteva più di starsene di fuori al freddo e al gelo ed era ansiosa di iniziare le lezioni.
<< Ciao, ragazzi >> salutò Cassandra.
<< Ciao, Cassy >> rispose Jabok, pensoso.
<< Buongiorno, maestra >> biascicò Alice, imbronciata.
<< Che cosa avete, ragazzi? State bene!? >> Cassandra cominciava ad essere un po' preoccupata per loro.
Jabok le si avvicinò e le parlò nell'orecchio << Cassandra. Ha a che fare con la faccenda di nove anni fa >>
Di colpo anche Cassandra si fece cupa e serissima. << Alice, raggiungi gli altri in classe >> la maestra indicò il solido portone di quercia della scuola << Io ti raggiungo subito >>
Alice annuì e, a suo malincuore, entrò nella scuola. << Ok, se n'è andata. Ora spiegami per filo e per segno cos'è successo >>
<< Alice ha trovato questo >> il ragazzo le mostrò la scatoletta argentea che aveva sequestrato alla sorellina.
<< È un segno inequivocabile >>
<< Ma è anche stata la rovina di tutti noi >>
<< Ti prego, Jabok, non rendere le cose più difficili di quanto lo siano già >>
<< Non voglio che anche lei soffra per colpa di Andromeda... >> Cassandra toccò il volto di Jabok con la mano esitante, sfiorò la sua barba ispida e gli occhi colmi di paura e di lacrime.
<< Non sei cambiato per niente, sai? >> sorrise la ragazza << Sei sempre il solito ragazzino impaurito che cerca di farsi valere >>
Il ragazzo cercò di sorridere, ma non ci riuscì << Lo stesso ragazzino impaurito che non riuscirà a proteggere la sua sorellina? >> domandò.
<< No, lo stesso ragazzino impaurito di cui mi ero innamorata nove anni fa e che ora è pronto per la sua più grande sfida... >>
<< ...anche se il male tornerà, io sarò pronto >>
<< La Congrega di Andromeda sarà sempre al tuo fianco nei momenti più difficili >>
<< Grazie, Cassandra >> Jabok azzardò a qualcosa di più di uno sguardo concitato, la baciò dritto in bocca.
In quel momento non c'era altra preoccupazione, non c'era nessun mondo da salvare, non c'era nessuna bambina che rischiava di andare incontro a mille guai.
In quella manciata di secondi c'erano solo loro due. Ma nulla è eterno e il loro bacio si sciolse poco dopo. << Devo andare >> disse il ragazzo.
<< Ciao >> disse la ragazza.
Jabok corse verso il centro città.
Cassandra intuì dove volesse andare, ma ormai nulla avrebbe potuto cambiare la situazione.
Era stata eletta la nuova Prescelta, e tutti ora dovevano convivere con questa realtà.

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Capitolo 2
*** La Rivelazione ***


Isolata sul ciglio di una strada, stava la possente Libreria di Socrate, ormai visitata solo da laboriosi ragni, golosi topi e qualche serpente abituale che si annidava fra le pieghe della vecchissima carta da parati.
Per il vecchio Socrate, quella sarebbe stata una normalissima giornata come tante altre, se non fosse stato per un pesante tonfo della porta, che fece cadere diverse mensole.
<< Jabok? >> Socrate era molto contento di vedere qualcuno una volta tanto, ma era ancor più sorpreso di vedere Jabok << Oh, santo cielo! Quanto sei cresciuto negli ultimi... quanti saranno... nove anni... ? >> << Non ho tempo per pensare ai vecchi tempi, Socrate. Devo parlare con Andromeda >> Jabok sembrava molto agitato, le ginocchia gli tremavano in modo convulsivo e respirava affannosamente.
<< Accomodati, pure. In fondo conosci la strada, giusto? >> Socrate rimase molto amareggiato dal tono di Jabok e dalle sue maniere.
In fondo non si vedevano da nove anni, poteva almeno salutarlo o chiedergli “ Come stai? ”. Fatto sta che Jabok corse veloce fra i corridoi creati da scaffali e scaffali di libri ammuffiti, fino al punto in cui gli scaffali si perdevano nell'oscurità e ogni altra luce scompariva.
Alla fine della corsa raggiunse lo Stagno di Andromeda, un piccolo laghetto artificiale con gli argini in marmo.



<< Andromeda! Andromeda! Devo parlarti! >> gridò Jabok alle acque. Di tutta risposta, un essere misterioso, quasi etereo, comparve come modellato dai flussi e dalle deboli onde del laghetto. Il suo volto non era umano, sembrava quello di un porcellino d'india.
<< Jabok. Di cosa vuoi parlarmi? >> domandò Andromeda.
<< Di questo >> Jabok le mostrò la scatoletta argentea.
<< Quest'oggetto appartiene alla Prescelta >>
<< Lo so. Ma perché Alice? Perché hai scelto lei? >>
<< Perché l'ho ritenuta degna di questo onore >>
<< Ti ricordi, vero, ciò che è successo nove anni fa? >>
<< Sì. Lo ricordo come se fosse ieri >>
<< E sai, vero, che io e Alice abbiamo perso i nostri genitori in quella battaglia? >>
<< Questo è ancora tutto da vedere. Comunque sia, Jabok, ti prego di non interferire con quanto ho deciso >>
Il ragazzo stava per replicare, ma Andromeda, così come apparve, scomparve fra le acque del laghetto, nascosta fra le ninfee.
Con uno sbuffo, Jabok girò i tacchi e se ne andò.
Jabok corse a perdifiato, più per disperazione che altro.
Ogni cosa intorno a lui era diventata confusa e senza senso, come nove anni prima, quando il mondo cadde nel terribile baratro di una guerra senza fine, in cui l'unica speranza di salvezza però, aveva un prezzo elevatissimo, la vita dei suoi genitori.
Non passava giorno che non pensasse a loro, eppure, par quanto si sforzasse, non riusciva a ricordarsi nemmeno i loro volti.
Probabilmente fu lo shock per la loro perdita a fargli venir meno la memoria, eppure...
Fra un pensiero e l'altro, era già arrivato al pianerottolo della Scuola Gossant ed aveva una certa fretta di entrare e di parlare con Cassandra.
<< Mi scusi. Saprebbe dirmi dov'è la maestra Kumandov? >> domandò frettolosamente alla segretaria della portineria.
La segretaria controllò la tabella degli orari << Sta insegnando in 5°A >>
“ Non vale la pena disturbarla mentre lavora ” pensò il ragazzo << Sa dov'è il professor Keji? >>
<< È in sala insegnanti. Di certo lo troverà a bere un caffé o ad evitare di lavorare >>
Sempre meglio che niente, in fondo erano molti anni che non parlava più col suo maestro.
<< Grazie >> sorrise il ragazzo, e si gettò come un razzo verso la sala insegnati.
Nove anni prima anche lui aveva frequentato quella scuola e gli venne subito nostalgia vedendo l'intonaco roseo dei muri che cadeva a pezzi, i termosifoni che venivano accesi solo a metà febbraio per risparmiare energia, e Giuditta, la corpulenta cuoca di mezz'età che preparava lo stufato con i broccoli.
“ Sono felice che anche Alice possa godersi tutto questo ” pensò fra sé, poi rabbrividì ripensando alla propria infanzia, solo, senza genitori, con un enorme fardello sulle spalle, una responsabilità immane. Mentre era assorto nei suoi pensieri, il professor Keji lo notò e gli si avvicinò.
<< Salute a te, apprendista >> disse l'uomo.
<< Salute a voi, maestro >> il ragazzo fece un profondo inchino << Sono venuto qui per parlarvi di una cosa urgentissima >>
<< Lo so, Cassandra mi ha già detto tutto... >> fece una pausa << ...è meraviglioso! Sono più di cento anni che non siamo guidati da una Prescelta. Finalmente! >>
<< Un grande potere, maestro, vuol dire avere anche che ci sono grandi pericoli in agguato e non voglio che Alice si faccia male o le accada ciò che è successo a me >>
<< Non prenderla sul personale, Jabok, ma è una benedizione di Andromeda. Anche se Lord Pisikon dovesse tornare di sicuro la Prescelta lo sconfiggerebbe >>
Jabok appoggiò la schiena sul muretto affianco ad una grossa finestra squadrata << La prego, non nomini Pisikon. Le ricordo che oltre ad aver ucciso i miei genitori, ha fatto fuori anche vostra moglie e rapito vostro figlio... Quell'uomo è un demonio! Una macchina assassina senza pietà! Io resto dell'idea che non sia il caso di affidare questa responsabilità ad Alice >>
Era difficile da accettare anche per Keji, ma l'uomo ribatté comunque << Lei è stata scelta >>
<< CI SONO MILIONI E MILIONI DI BAMBINE NEL MONDO! >> Jabok era fuori di sé << CHE MOTIVA HA ANDROMDEDA DI SCEGLIERE PROPRIO MIA SORELLA? >>
Il ragazzo aveva esagerato e se ne accorse subito << Mi scusi, maestro Keji >>
<< Tu hai ragione a essere preoccupato, apprendista, ma Alice è speciale e non puoi negargli questa opportunità >>
<< Sarà lei a decidere >> concluse Jabok << A fine scuola le racconteremo tutta la situazione e sarà lei a decidere se accettare o meno quest'incarico >>
<< La tua idea è giusta e saggia, apprendista. Ma non aspettarti che lei dica di no >>
<< Ne sono certo >> L'uomo e il ragazzo si scambiarono un'occhiata metà d'intesa metà di sfida, poi, con grande rispetto ed umiltà, si inchinarono l'uno davanti all'altro.

Nel doposcuola, Cassandra accompagnò Alice nella sala insegnati.
<< Ho fatto qualcosa di male? >> domandò la bambina.
<< No, Alice, niente. È solo che... dobbiamo dirti un segreto >> Cassandra aprì la porta della sala, Keji, Jabok e Socrate erano già lì ad aspettarli.
<< Benvenuta, Prescelta >> salutò Socrate << Siamo onorati di avervi qui con noi >>
<< Cos'è... uno scherzo? >> Alice ridacchiò per i modi bizzarri dell'anziano, ma nessun altro rideva assieme a lei << Jabok... che sta succedendo? Cosa significa tutto questo? >>
<< Siediti! >> Jabok prese Alice per mano e la fece sedere.
Socrate cominciò a parlare a ruota libera per qualche minuto, ma Alice non riusciva a capire niente di quel lungo sermone.
Keji si fece avanti << In poche parole, la situazione è questa: ti è stata concessa l'opportunità di diventare la Prescelta, la guida del mondo. Vuoi accettare l'incarico e guidarci nella lotta contro il male oppure no? >>
Alice ci pensò su, la sua mente di bambina non poteva capire la gravità della situazione e diede una risposta avventata, che Jabok non si aspettò << Sì, d'accordo >>
Il ragazzo provò a ribattere, ma lo sguardo severo del maestro lo zittì << La Prescelta ha deciso di sua spontanea volontà. Non puoi più opporti al volere di Andromeda >>
<< Va bene >> Jabok, pentito, si sedette.
Socrate impose le sue mani davanti alla bambina << Da questo momento in poi. Tu, Alice Gayford, sei la Prescelta di Andromeda, la Stella delle Tenebre, il Sorriso del Dolore e la Vita della Morte. Tu ci guiderai verso la vittoria >>
Keji si voltò verso l'apprendista << Jabok, figlio dei Gayford, restituisci alla Prescelta la Scatola Sacra >> Jabok consegnò nelle mani di Alice la scatoletta argentea che gli aveva sequestrato.
<< Volevi tenertela tutta per te, vero, brutto cattivo! >> lo rimproverò la sorellina, ma il ragazzo non poté che sorridere davanti a tanta tenerezza. << Bene. A cosa giochiamo adesso? >> Alice si rivolse a Socrate e subito lui si inginocchiò davanti alla Prescelta. << Il vostro impegno non è un gioco, Prescelta. Dovete condurci in battaglia >> rispose l'anziano uomo.
<< Ma io non vedo né nemici né campi di battaglia, quindi devo dedurne che mi state prendendo in giro >> appena Alice finì la frase, una scossa fece sobbalzare la scuola. L'intonaco cadeva giù a macigni e le fondamenta stavano per cedere.

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Capitolo 3
*** La Prima Battaglia ***


Lord Pisikon fece cenno al drago BlackAliant di smettere di martoriare la scuola a colpi di coda ed egli si fermò all'istante.
<< Dov'è la Prescelta? >> urlò contro la scuola << Sento che ci sei, Prescelta. Vieni fuori e combatti con me >>
Cassandra guardò fuori dalla finestra con la coda dell'occhio e sbiancò.
Jabok fece lo stesso << Cristo Santo! >> mormorò.
Il più grande assassino del mondo era fuori dalla scuola e cercava la sua piccola Alice.
<< Cosa c'è la fuori? >> Alice cercò di sporgersi sulla finestra, ma Cassandra la trascinò subito via.
<< Niente, niente, Alice >> Jabok si avvicinò lo cautela a Keji e a Socrate << Io e Keji andiamo a tenerlo occupato per un po', Socrate e Cassandra aiuteranno Alice ad uscire dal retro >>
<< Sei sicuro? Pisikon è un nemico molto potente, potrebbe essere diventato più forte in questi nove anni >> Keji sembrava contrariato.
<< Anch'io sono diventato più forte. Vedrai che questa volta lo sistemerò per le feste >>
<< Buona fortuna, amore >> Cassandra si gettò al collo del suo amato e gli diede un lungo ed intenso bacio amoroso.
Questo era troppo per Alice, che cercò subito di dividerli, non sopportava l'idea che suo fratello stesse con la maestra di italiano << Avete finito voi due? Se non sbaglio abbiamo una missione da compiere >> << Ah, sì, giusto... Andiamo! >> Jabok avanzò senza paura verso il suo peggior incubo, Lord Pisikon.



<< Chi sei? >> domandò Pisikon al ragazzo, guardandolo dritto negli occhi neri, che gli sembravano così familiari e colmi di dolore.
<< Noi ci siamo già scontrati, Cavaliere Oscuro. Nove anni fa >> disse Jabok.
<< Tu! Eri tu quel ragazzino che aveva osato sfidarmi!? >>
<< Esatto, Lord Pisikon. Ed ora sono pronto a sfidarvi di nuovo >>
<< Un duello sarebbe completamente inutile. Perderesti. Ti concedo di combattere contro di me assieme a Keji >>
Il maestro di Jabok si fece avanti, reggendo fra le mani una lancia appuntita. << Maestro. Io non voglio costringervi a lottare. Ve la sentite? >> Jabok si rivolse al maestro con aria preoccupata.
L'uomo annuì << Accettiamo >>
<< D'accordo >> mormorò Lord Pisikon << Possiamo cominciare >>
Alle spalle di Jabok comparve Aliant, il drago argentato, che si alzò in volo sorretto dalle enormi ali e ruggì contro il nemico, BlackAliant, il drago nero, suo gemello malvagio.
I draghi si diedero battaglia.
Colpi di coda, zampate, artigliate, morsi, ruggiti e fiammate si susseguirono senza sosta, finché anche l'asfalto sotto le loro zampe venne ridotto in briciole dalla loro potenza.
<< Siete molto migliorato, Guerriero di Andromeda. Sia voi che il vostro Omegan >> Pisikon non si scompose, anni ed anni di battaglie gli avevano insegnato a non perdere mai la calma e a non mostrare alcuna emozione al nemico.
<< Anche voi, Lord Pisikon. Ma non le garantisco che sarà il suo Omegan Drago Nero a vincere >> il ragazzo commise un errore madornale, si montò la testa.
Aveva già in mente la vittoria, quello era il primo passo verso la sconfitta.
Keji gli diede un colpetto sulla spalla per invitarlo a tenere la concentrazione.
<< Ora... >> Pisikon sorrise e alzò le mani verso BlackAliant << ...ora vi farò vedere che cos'è il vero potere! >>
Fu un attimo.
Il cielo si dipinse di un rosso vivo.
Pisikon aveva indosso una pesante armatura cromata di nero, con artigli stilizzati vermigli su stivali e polsiere, il volto era coperto da un elmo allungato decorato con corna ramificate, che ricordava le fauci di un drago.
Pisikon rise divertito << Adoro vedervi smarriti ed impauriti. E fate molto bene ad esserlo, perché nessuno è mai riuscito a sconfiggermi in questa forma >>
Jabok si fece avanti e si impose << Dov'è il vostro Omegan? Parlate! >>
<< Non l'avete ancora capito? >> Pisikon indicò sé stesso << BlackAliant ora è in me. La sua essenza è racchiusa nella mia armatura >>
<< Sii prudente >> sussurrò Keji.
<< Siamo spacciati >> si disperò il ragazzo << Ci farà fuori tutti >>
<< Se restiamo uniti non potrà farci del male >> << Le vostre parole mi infondono coraggio, maestro. Ma non so come... >> Jabok non fece in tempo a finire la frase che già il Cavaliere Oscuro lo bersagliò con un fendente della sua terribile arma, una spada nera a doppia lama.
Il ragazzo si scansò e il maestro ne approfittò per colpire il nemico con la lancia.
La lancia non riuscì a penetrare in nemmeno una delle giunture dell'armatura, Pisikon rimase illeso e diede una ginocchiata allo stomaco a Keji.
Aliant emise una potente fiammata dalla bocca, Pisikon la evitò con facilità e si librò a mezz'aria, senza il bisogno di ali né niente.
<< Ammirate il potere! >> esclamò << Questo è il vero potere! >>
A Jabok non restò che sperare nell'aiuto della sua sorellina.
Forse la Prescelta avrebbe potuto aiutalo dopotutto.
No, si disse, era troppo pericoloso.
Alice doveva stare il più lontano possibile da quel mostro di Pisikon, specialmente ora che era diventato così potente.

Cassandra diede il vialibera e Socrate ed Alice avanzarono zoppicanti per il corridoio del refettorio della scuola fino alla porta dell'uscita secondaria.
La donna spalancò le porte, ma ad aspettarli là fuori c'erano Dama Dala e Aralindol, servitori di Pisikon. << Pensavate di scappare? >> Aralindol doveva avere più o meno l'età di Alice, aveva capelli corvini scompigliati, occhi di uno scuro penetrante e un fisico magro e poco slanciato.
Alice trovò buffo il suo modo di imporsi, l'unica cosa che lo rendeva davvero autoritario era BlueGaruda, la sua enorme aquila dalle piume azzurre. << Ti abbiamo trovato, Prescelta. Non puoi più scappare! >> Dama Dala era una donna di una bellezza rara, ma consumata.
Ciò che colpì di più Alice furono le enormi ali di farfalla che si espandevano dalla sua schiena in disegni geometrici concentrici.
<< Scordatelo, traditrice! Non l'avrai mai! >> Cassandra e Socrate si fecero avanti.
<< Anche se sono un po' vecchio non mi tirerò indietro davanti a un combattimento >> l'anziano uomo volteggiò elegantemente in aria il suo bastone da passeggio, che divenne subito una solida verga di bronzo.
<< Io non sono una traditrice >> disse Dala, seppur irritata, la donna manteneva una compostezza ed un fascino invidiabili << E voi non potere difendere la Prescelta. Così come non ci riuscirà il Guerriero di Andromeda >>
<< Jabok!? >> Cassandra deglutì per lo spavento << Che cosa gli avete fatto? >>
<< In questo momento sta combattendo contro mio marito, Lord Pisikon. Probabilmente morirà, e voi con lui >> dalle mani della donna partì un fulmine, preciso come una freccia, diretto a Socrate, ma l'anziano si difese con uno scudo di energia creato intorno a sé.
<< Vi pentirete per quello che avete fatto >> Cassandra si lanciò in avanti e con un calcio, colpì BlueGarudanel ventre piumato, l'aquila strillò di dolore, ma si riprese subito, più infuriato che mai.
<< Falla a pezzi! >> gridò Aralindol.
BlueGaruda sputò un getto di fiamme contro la ragazza, ella lo schivò con un doppio salto mortale all'indietro.
<< Wow! >> esclamò Alice << Non sapevo che foste così in gamba! >>
Socrate sorrise << Un tempo eravamo la Congrega di Andromeda. Ne abbiamo viste molte di battaglie e non saranno certo una psicopatica e un ragazzino a farci paura >>
<< Come osi! >> gridò Dala, un altro fulmine, più potente partì dalle sue mani, Socrate riuscì a difendersi, ma il colpo fu così forte da farlo cadere a terra privo di sensi.
BlueGaruda si alzò in cielo e si lasciò cadere in picchiata contro Cassandra, la ragazza ricadde sulle ginocchia e si accasciò a terra, da una piccola ferita sulla gamba si era già formato un rigagnolo di sangue.
<< Sei sola >> disse Aralindol << Non puoi più sfuggirci >>
Quel momento fu spaventoso e cruciale, privo di ogni speranza.
La Prescelta si sentiva ormai perduta, i suoi guerrieri erano caduti uno dopo l'altro.
Pensò al suo fratellone che combatteva fino allo stremo per lei.
Fu allora che cadde in una sorta di preghiera rivolta a quel potere che celava dentro di sé. “ Aiutami, ti prego! Aiutami! ” sospirò fra le lacrime “ Non per me, ma almeno per loro, che sono stati così coraggiosi ”
Il barlume di speranza si accese in una miriade di scintille e davanti al nemico si materializzò in forma corporea.
Era Fenikopter, l'Omegan Protettore della Prescelta, rimasto sigillato per anni nella piccola scatoletta argentea.
Ci fu un momento di smarrimento, né Alice né i nemici riuscivano a capire cosa stesse succedendo.
Le piume rosate di Fenikopter si dipingevano come spicchi scintillanti in un cielo in rovina, la sua forma esile e slanciata manteneva una postura perfetta, quasi regale, ma non superba, come un soldato davanti alla sua dama.
Tutto accadde in ancor meno di un secondo.
L'Omegan Protettore della Prescelta si proiettò contro i nemici a velocità folle, li colpì nei loro punti deboli con una maniacale precisione millimetrica.
Dala e BlueGaruda caddero riversi sul prato e sulle aiuole, Aralindol restò solo, impietrito. La situazione si era ribaltata drasticamente, passando dalla brace alla padella.
<< Non ti sei mai sentito alle strette, vero? >> domandò Alice al ragazzino spaventato << Io non li sopporto i bulletti come te che fanno del male senza neanche essere mai stati delle vittime. Dovresti solo vergognarti >> la stessa ragazzina si stupì di quanta enfasi e maturità stesse mettendo in quel rimprovero.
Aralindol annuì debolmente.
<< Mia signora >> disse Fenikopter << Vostro fratello e il suo maestro è in guai molto seri. Propongo di andare ad aiutarlo >>
<< TU PARLI? >> Alice non stette più nella pelle.
<< Solo poche parole e per poco tempo, mia signora >>
<< Tutto sommato mi sembri molto loquace per essere uno struzzo rosa >>
L'Omegan si irrigidì << Se non le dispiace, Prescelta, io sono un Omegan Fenicottero, non un volgare “ struzzo rosa ”. E, comunque sia, dobbiamo sbrigarci >>
<< Sì, hai ragione >> la bambina salì in groppa dell'Omegan e galoppò verso il coraggioso fratello.

<< Jabok, figlio dei Gayford >> la lama di Pisikon era a pochi centimetri dal collo del ragazzo << Conserverò sempre con grande stima il tuo ricordo. Apprezzo il coraggio dell'unico uomo che abbia mai osato battersi con me per ben due volte. Ma, al tramonto di questa battaglia, tu perirai >>
Jabok rise nervosamente << Cosa aspetti a farmi fuori? Sarà per me un onore morire guardando negli occhi il mio nemico. Tanto non avrai mai la Prescelta, sicuramente ora si trova molto distante da qui e non la troverai mai >>
<< E invece sono qui! >> esclamò la voce bianca e squillante della bambina, la Prescelta comparve davanti a loro a cavallo del suo valoroso e spettacolare Omegan.
<< Alice! Che cosa ci fai qui!? >> Jabok era furibondo << Ti avevo detto di fuggire >> << Ma guarda te che razza di ingrato! Tanto per chiarirci, ero venuta qui a salvarti >>
<< Non mi interessa niente, sorellina. Rischi troppo qui >>
<< Questo dovrei essere io a dirlo, visto che sei tu in procinto di essere decapitato! >>
<< Bene, bene... >> Lord Pisikon rise sonoramente << ...fratello e sorella. L'accoppiata perfetta. Grazie mille, Prescelta, mi hai risparmiato un'inutile ricerca vana offrendoti spontaneamente a me >> mimò un mezzo inchino ironico.
Dal becco di Fenikopter partì un potente raggio di energia, un fascio distruttivo roseo, Pisikon venne colpito in pieno e la sua armatura cedette.
L'uomo cercò di colpire l'Omegan con la spada, Fenikopter si scanso a velocità folle e gli tirò una zampata nello stomaco, Lord Pisikon diede bandiera bianca.
<< Avete vinto, ve lo concedo, ma la vita ci fornisce sempre molte sorprese >> l'uomo si dileguò nella città, si mescolò fra i passanti e nessuno lo vide più, lo stesso fecero Dala e Aralindol.
<< Allora. Siamo stati bravi? >> Alice saltellò davanti al fratellone.
<< Sì, rospetta, devo dire che non mi aspettavo così tanto da te >> rispose Jabok. << E hai fatto molto male, apprendista, la Prescelta non va mai sottovalutata >> disse Keji.
<< A proposito. Dove sono Cassandra e Socrate? >>
<< Qui >> tossì una voce in vicinanza, erano Socrate e Cassandra, un po' malmessi dopo la battaglia. Jabok abbracciò la ragazza << Sei ferita? >>
<< Solo una piccola emorragia alla gamba, ma Socrate mi ha curata >> la ragazza ricambiò con un bacio sulla guancia.
<< Dobbiamo comunicare la nostra vittoria ad Andromeda e presentarle la nuova Prescelta >> disse Keji.
<< Sono d'accordo. Vi faccio strada >> Socrate guidava la comitiva, mentre gli altri portavano Alice in trionfo.
Allo Stagno di Andromeda, tutti i membri della Congrega si disposero a semicerchio intorno alla ragazzina.
Andromeda emerse dalle acque nella sua forma eterea, modellata dai flussi delle onde.
<< Mia signora, le presento Alice Gayford, la nuova Prescelta >> la presentò Keji.
<< Molto lieta >> disse Andromeda.
<< A... a... >> la bambina era rimasta a bocca aperta << ...a-altrettanto >>
<< Vorrei porgervi le mie più sincere scuse, maestà per non essermi fidato del vostro giudizio. Ho fallito sia come allievo, sia come cavaliere >> Jabok si inchinò profondamente.
<< Tu hai riconosciuto il tuo sbaglio, Jabok, figlio dei Gayford, e sei stato già perdonato >> ribadì Andromeda.
<< Per riscattarmi sono pronto a vegliare giorno e notte sull'incolumità della Prescelta >>
<< Non sarà necessario. Ho già coinvolto una persona a tal proposito, il Servitore della Prescelta >>
<< Ma io ho già Fenikopter! Non mi serve nessun'altra protezione >> ribatté la Prescelta.
<< Col tempo, Alice, il nemico diventerà sempre più forte e non basterà solo il tuo Omegan a proteggerti. Ho designato una persona per questo gravoso incarico >>
<< Se è lecito, maestà. Potrei sapere a chi fate menzione? >> Socrate si fece avanti più degli altri, simbolo della sua importanza e della sua saggezza nella Congrega.
<< Ve lo farò conoscere subito... È un ragazzo molto particolare... >>
Si fece avanti timidamente un ragazzino poco più grande di Alice, aveva occhi verdi quasi vitrei, lentiggini su quasi tutto il viso, vestito con abiti sportivi e lunghi calzettoni da calciatore.
Quello che stupiva di più di lui erano i capelli rossicci, lisci e lunghi fino ai piedi.
Alice lo conosceva già << Freckle!? >>
<< Alice!? >> anche il ragazzo sgranò gli occhi.
<< Vi conoscete già? >> domandò Andromeda.
<< Sì, siamo vicini di casa. Ci conosciamo da sempre ma non ci siamo mai frequentati >> disse Alice << E sinceramente non mi è mai stato simpatico >>
<< Stessa cosa vale per me >> mentì il ragazzino, continuando a fissare intensamente gli occhi splendidi di Alice e lo splendido modo in cui si portava una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Era bellissima. << Bene. In questo modo avrete modo di conoscervi meglio >> Jabok cercò di dividere i due ragazzini, sapeva bene quanto Alice diventava insopportabile con chi non le stava a genio.
E infatti, i due fanciulli continuarono a discutere, Alice più duramente e Freckle più dolcemente.
<< Non c'è mica bisogno che ci segui fino a casa. Anche se sei il mio servitore, non vuol dire che devi starmi col fiato sul collo tutto il giorno >> disse lei.
<< Ma cosa dici!? Anch'io abito in questa via, è logico che devo prendere questa strada per tornare >> L'occhio di Jabok ricadde su un messaggio affisso con una freccia conficcata al portone di casa sua, c'era scritto un messaggio: VIENI DA ME SULL'EVEREST QUESTA NOTTE, DEVO PARLARTI. IL TUO PEGGIOR NEMICO, LORD PISIKON.
Il ragazzo controllò che né Alice né Freckle avessero notato il messaggio, rilesse con attenzione il foglio e lo mise in tasca.
<< Alice, è ora di andare! >> disse il ragazzo.
<< Ciao, ci vediamo a scuola >> Freckle salutò la sua nuova amica, così bella e con un caratterino così insopportabile.
<< Ciao >> biascicò Alice fra i denti, non le piaceva per niente quel tipo, era un maschietto incivile, a scuola lo aveva visto minacciare una sua amica istigato dagli altri compagni bulletti.
La Prescelta entrò in casa, mangiò poco o niente e andò a riposarsi.
Era stata una giornata ricca di emozioni, una giornata da ricordare.
Ma lo era solo per lei, il fratello, infatti, era uscito di soppiatto nel cuore della notte, incurante del pericolo era salito in groppa ad Aliant, volto verso le catene montuose dell'Himalaya.

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Capitolo 4
*** Il vero padre ***


Le vette innevate colavano a picco su profondi crepacci e dirupi.
A quell'altitudine non c'erano animali né piante, solo un insopportabile gelo mortale.
<< Non vorrei stare qui un secondo di più. Mi auguro che Pisikon non mi abbia teso una trappola >> si disse Jabok, le redini gli si erano congelate fra le mani guantate e Aliant stava lentamente perdendo quota.
Non era facile per un Omegan a sangue freddo volare fra i picchi e gli strapiombi con una temperatura sottozero.
Lord Pisikon lì attendeva su un altopiano, la sua figura era rigida e composta.
Chi ha potere non ha bisogno di muovere un solo muscolo per far valere la propria autorità.
<< Volevate parlarmi, Lord Pisikon? >> Jabok disarcionò dall'Omegan.
<< Sì, Guerriero di Andromeda. È giusto che tu sappia una verità che ti è stata per lungo tempo tenuta nascosta >> il Cavaliere Oscuro mosse solo le labbra e la lingua, il resto del suo corpo rimase come congelato.
<< Un segreto? Che strano! Da voi mi sarei aspettato un'accoltellata nello stomaco >>
<< Non farne un'ironia, figlio dei Gayford. Poiché solo io so dove sono i tuoi genitori >>
A quelle parole, il figlio dei Gayford si sentì ribollire il sangue nelle vene e avanzò senza paura contro l'uomo << Pazzo assassino! Come osi mentirmi!? Ho visto con i miei occhi mentre li uccidevi! >>
<< Ciò che hai visto era solo un'illusione creata per confonderti, per corromperti, per farti adirare. La verità è che li ho risparmiati... >>
Il ragazzo guardò l'uomo dritto negli occhi, non c'era menzogna nel suo sguardo, solo dirompente arroganza. << Dove li hai portati? >>
<< Davanti ai tuoi occhi, giovane Jabok >>
<< Che stai dicendo? Non ho tempo per i tuoi giochetti ora... >>
<< Ascoltami bene. Non ti sto ingannando. Tuo padre è realmente davanti ai tuoi occhi... >>
<< Com'è possibile? È per caso invisibile? >>
<< No... perché tuo padre sono io >> Quelle poche parole trafissero il cuore di Jabok come una lancia arroventata.
Il ragazzo non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare, suo padre era lì, davanti a lui, ma aveva preso una strada troppo diversa dalla sua, con ideali sbagliati e precetti infondati.
<< Hai pensato ai tuoi figli mentre abbracciavi il male? >>
<< Sì, figlio. Io vi ho spianato la strada. Ora tu e la Prescelta potrete finalmente sedere al mio fianco. Il mondo sarà nelle nostre mani >>
<< Il mondo è di tutti, padre. Non puoi averlo, la Prescelta ti sconfiggerà >>
<< Questo lo vedremo >> il Cavaliere Oscuro prese salì in groppa a BlackAliant e si dileguò senza dire una parola, lasciando il figlio in preda a interrogativi, indecisioni e ad una fine sicura.
Il giovane tornò nella sua città con le prime luci dell'alba, cavalcava il drago accompagnato dal sole nascente, la luce si distribuiva su tutta la città.



Quando il giovane entrò nella sua casa erano circa le sette, Alice si era alzata da poco e stava trangugiando velocemente un piatto di uova al tegamino.
<< Ciao >> lo salutò la Prescelta << Dove sei stato? >>
<< Oh... da nessuna parte >> il giovane evitò di guardare la bambina negli occhi.
<< Mi stai nascondendo qualcosa >> disse Alice.
<< No, no... Ti assicuro che non è niente che ti deve interessare... Piuttosto... preparati, devi andare a scuola >>
Alice guardò intensamente suo fratello, era provato, stanco, la barba ispida era molto più evidente e i suoi occhi erano solcati da profonde occhiaie.
Il ragazzo spostò il suo sguardo sul fornello a gas << Mi preparo un po' di té >>
<< Allora io vado >> la bambina si accostò all'usco della porta << Non mi accompagni? >>
<< Hai dieci anni, Alice. Puoi andare ovunque vuoi da sola >>
<< D'accordo. Vedrò di fare la brava, ciao >>
<< Ciao >> Il ragazzo rimase solo col suo dolore.
Per quanto ancora doveva continuare a proteggere Alice dalla verità, in un modo o nell'altro lei riusciva sempre a scoprire tutto.
Aveva bisogno di un aiuto, mai come in quel momento aveva bisogno della Congrega di Andromeda.
Si infilò la giacca e andrò da Socrate.

Per Socrate iniziò un'altra normalissima giornata, anche se il male incombeva sull'umanità, l'uomo si sentiva tranquillo e sereno come sempre.
Sentì bussare alla porta.
<< Posso entrare? >> chiese Jabok.
<< Entra pure, figliolo. Questa è la casa di Andromeda e tutti sono i benvenuti >> l'uomo aprì la porta.
<< Non devo parlare con Andromeda, ma con te >>
<< Con me!? Cosa può fare per te un povero vecchio? >>
<< Offrimi la tua saggezza per risolvere un problema >>
<< Entra e siediti, Jabok. Io ti aiuterò >>
<< Grazie, maestro Socrate >> Seduti al tavolo, l'uomo e il ragazzo tirarono le somme.
<< Ti ha detto proprio... di... essere tuo padre? >> Socrate era a dir poco confuso dall'inquietante rivelazione.
<< Sì. E mi ha anche detto che ha preparato un posto per me ed Alice nelle file del male >> il ragazzo tamburellò nervosamente le nocche delle mani sul tavolo.
<< Prudenza... dovrete essere molto cauti... ora ha lui il pugnale dalla parte del manico, non dobbiamo fare il suo gioco >>
<< Non mi concederò mai al male e tu lo sai. Sarei disposto a morire pur di non tradire Andromeda >> << Non è per te che sono preoccupato, ma per la Prescelta. Lei è ancora piccola, può cadere nella trappola di Pisikon >>
<< Cosa intendi? Spiegamelo, ti prego. Sono disperato >>
<< Vedi, Jabok. La Prescelta non ha ancora formato la sua personalità, la sua mente è malleabile come l'argilla alla sua età, un'età di crescita e cambiamenti... Sono convinto che Pisikon sfrutterà questa sua debolezza a sua vantaggio >>
<< Dobbiamo difendere la Prescelta. Corre un grave rischio >>
<< Lo stiamo già facendo, giovane, ognuno a modo suo sta contribuendo. Ora calmati, te ne prego. Agitarci inutilmente non ci aiuterà certo a risolvere il problema >>
Il ragazzo di tutta risposta, corse a tutta velocità allo Stagno di Andromeda e si inginocchiò sulle sponde. << Andromeda! >> pianse Jabok << Andromeda! ANDROMEDA! >>
La creatura emerse dalle acque del laghetto artificiale << Perché stai piangendo, Figlio dei Gayford? Non sei felice di aver ritrovato finalmente i tuoi genitori? >>
Il ragazzo fu colto dalla collera << Non mettere il coltello nella piaga. Ho già troppi problemi >>
<< Fa così male la verità? O è chi te l'ha detta che ti ha ferito? >> come al solito le parole di Andromeda trapanavano la coscienza fin nel profondo, facendone zampillare fuori la verità.
Il ragazzo immerse le dita nell'acqua del laghetto e il suo cuore si calmò, l'influenza benefica di Andromeda sulle acque addolciva anche i più adirati.
<< La vita è pieni di alti e bassi, ma solo chi ha la forza di rialzarsi può vincere questa grande sfida >> Quelle parole, Jabok non aspettava altro per sentirsi di nuovo vivo, libero, pronto ad affrontare anche la più grande delle tempeste.
Pronto a difendere la sua sorellina da ogni avversità.
Questo era il suo destino, il destino di cui ogni guerriero andava fiero.

Per tutta la mattinata, Alice e Freckle non si persero mai di vista.
La 5°A delle elementari e la 1°B delle medie erano una di fianco all'altra e i due ragazzini prendevano al volo ogni occasione per uscire dalle classi e incontrarsi.
<< La smetti di seguirmi!? >> disse lui irritato.
<< Senti chi parla. Sei tu lo spione >> ribatté lei.
Freckle non replicò, Alice aveva ragione, in fondo era lui che aveva davvero voglia di stare con lei.
Con lei il ragazzino si sentiva sempre teso e agitato, eppure riusciva sempre a dare il meglio di sé.
Si sedettero entrambi sui termosifoni tiepidi a fianco delle finestre, uno accanto all'altro, e quasi involontariamente Freckle sfiorò la mano della Prescelta.
Fu un tocco lievissimo, eppure lasciò un marchio indelebile nel cuore di Alice.
I due stavano appena imparando a fidarsi l'uno dell'altro, eppure erano già in una sintonia così profonda. La ragazzina era felice che Andromeda avesse scelto proprio lui come suo servitore.
Cominciava ad apprezzarlo, sia come carattere timido e insicuro, sia come aspetto davvero bizzarro, portava sciolti i suoi lunghissimi capelli e questi si intrecciavano con le tubature del termosifone, dovevano essere davvero scomodi, eppure gli davano un'aria così affascinante.
Per non parlare delle lentiggini, gli circondavano teneramente la faccia, passando dalle gote e ricongiungendosi sul naso.
Si creò un imbarazzante silenzio meditabondo, si sentiva solo il ticchettio dell'orologio a muro.
A rompere il silenzio fu il passo svelto e felpato del professor Keji, l'insegnante di religione, col suo solito doppiopetto grigio e le scarpe lucidate.
<< Oh, eccoti qui, Freckle! >> esclamò Keji << Non riuscivo più a trovarti >> si inginocchiò davanti ad Alice << Salute a voi, Prescelta... Ad ogni modo, Freckle, la Congrega vuole darti in custodia un Omegan >>
Freckle era al settimo cielo, saltò giù rumorosamente dal termosifone << Davvero!?!?!? >>
<< Certo >> Keji passò una piccola scatoletta argentea a Freckle
<< Ne avrai bisogno >>
<< Non posso crederci... non posso crederci... non posso crederci! >> il ragazzino saltò di gioia << Wow!!! >> poi si accorse che qualcosa non andava come aveva sperato << Perché non esce il mio Omegan? >> domandò perplesso, non distogliendo mai lo sguardo dalla scatola, come sa si aspettasse che il suo Omegan partner apparisse da un momento all'altro.
<< A tempo debito, Freckle, a tempo debito uscirà >> disse l'uomo in tono emblematico.
<< E quando sarà il tempo debito? >>
<< Presto, presto... >> si affrettò a rispondere Keji, poi fece un altro imbarazzante profondo inchino alla Prescelta e tornò ad insegnare religione nella 2°B.
A metà del corridoio, stava appollaiata fra un termosifone e l'altro una figura oscura, così dannatamente familiare.
<< Gliel'avete detto? >> chiese il ragazzo.
<< No, Jabok. Non le ho detto nulla >> Keji non si voltò nemmeno, riconosceva quella voce e sapeva a cosa si stesse riferendo.
<< Meglio così >>
<< Comunque non possiamo continuare così. Prima o poi dovrai dirglielo >>
<< Non preoccupatevi maestro, me ne occuperò io. Per quanto difficile da accettare, questa è la verità e Alice dovrà scoprirla prima o poi >>
<< Questo è parlare, giovane allievo. Sento che hai maturato molto il tuo pensiero >>
<< Merito di Andromeda, maestro. Lei ha saputo darmi forza in momenti così difficili >>
<< Mi fa piacere e mi commuove ciò che hai fatto, Jabok. Ma ora torna a casa e preparati a dire la verità alla Prescelta >>
<< Così farò >> con incredibile agilità il ragazzo scivolò per i corridoio della scuola e si catapultò con circospezione sul portone di ingresso.
Nessuno lo vide né entrare né uscire.
Keji non poteva che essere fiero di un ragazzo così in gamba, si ricorda ancora di che razza di ragazzino era e di che uomo era diventato dopo tanti anni di duro allenamento e, soprattutto dopo la Grande Battaglia di nove anni prima.
Dalle finestre notò un fruscio di vento smuovere le fronde degli alberi e le foglie cadenti per il freddo invernale gli riportarono alla mente un'altra sua allieva, Cassandra, una ragazza molto in gamba, che aveva deciso di seguire le sue orme e in poco tempo ottenne la laurea in pedagogia.
Sembrava tutto perfetto.
Chissà se quella pace e quell'armonia sarebbero durate, o ancora una volta il mondo sarebbe caduto nel caos.
Non ci pensò più di tanto e si affrettò verso la classe.

Alice tornò a casa per l'ora di pranzo, la ragazzina si sentì lo stomaco in subbuglio, era ora di mangiare qualcosa, era nel pieno della crescita e doveva nutrirsi molto.
<< Ciao >> salutò Jabok.
La Prescelta notò il fratello in cucina << Ciao. Cosa mangiamo oggi? >>
<< Ravioli col sugo al ragù >> l'odore invitante si disperdeva in tutta la casa, tingendo ogni cosa di una gradevole sensazione di accoglienza.
<< Li adoro! >> la voce bianca e acuta di Alice per poco non sfondò il timpano di Jabok.
<< Bene... bene... mettiti a sedere adesso >> Alice si sedette, sguainò forchetta e coltello e si avventò con ferocia sui ravioli.
<< Com'è andata oggi a scuola? >> Jabok decise di partire con un argomento semplice e quotidiana prima di scendere nei dettagli.
<< Oh, bene, bene... le mie amiche pensano che sia una vera sfortuna che tu ti veda con la maestra... non oso pensare che un giorno potremmo diventare cognate... >> la Prescelta era molto loquace per quanto riguardava pettegolezzi di vario tipo e avrebbe continuato per molto molto tempo se il fratello non l'avesse fermata.
<< Ok, Alice... vorrei... vorrei... ecco... vorrei parlarti di un argomento molto delicato. Ci stai? >>
<< Di che cosa si tratta? >>
<< Dei... nostri genitori... Ti ricordi qualcosa di loro? >>
<< Non potrei, avevo solo un anno quando sono morti >>
<< Meglio così >> commentò il ragazzo sottovoce << Ecco... io li ho ritrovati >>
<< Davvero? Che bello! Dove sono? >> la bambina si alzò di scatto dalla sedia e, coinvolta, prestò attenzione a Jabok.
<< Li abbiamo già incontrati. I loro nomi sono... >> ora arrivava la parte più difficile, il punto cruciale della situazione.
<< I loro nomi sono...? >> Alice si fece più avanti col volto, mostrò un sorriso entusiasta e impaziente.
Il giovane inspirò ed espirò profondamente, poi trovò la forza dentro di sé, la forza di dire quei fatidici nomi << ...Lord Pisikon e Dama Dala >>
L'espressione di Alice cambiò all'istante, credendosi presa in giro si sentì molto offesa.
<< Non dovresti scherzare su argomenti così delicati >>
<< Non ti sto mentendo, sorellina. Te lo giuro, è la verità >> La serietà di Jabok e la verità rivelata portarono Alice a piangere, il mondo le crollava addosso, lo stesso mondo che aveva appena iniziato ad esplorare.
Non c'era tempo per le domande o le spiegazioni, questo era solo il tempo di fuggire, di rifugiarsi in camera sua e di piangere.
La Prescelta non prese bene la notizia e Jabok ancor meno.
Alice Gayford, la Prescelta, la Stella delle Tenebre, il Sorriso del Dolore e la Vita della Morte, eppure così fragile, così oppressa da una verità troppo difficile da accettare.
Venne catapultata in una spirale di dolore, di angoscia e di frustrazione.
Tutto questo era troppo per lei, troppo sconvolgente per una povera bambina.
L'unico conforto fu nell'abbracciare il caro e amato orsacchiotto di peluches, che Jabok le aveva regalato quando aveva quattro anni, e da allora se n'era occupata come una madre.
In un singolo istante una lacrima cadde sulle lenzuola del suo letto e una mano figura paterna la strinse a sé.
<< Papà? >> chiese la piccola fra le lacrime.
<< Sì, piccola mia >> rispose Lord Pisikon
<< Sono io. Sono venuto per amarti, per essere il padre che tu hai sempre sognato >>
Il grazioso profilo di Alice si accovacciò sul petto di lui << Oh, papà. Mi sei mancato. Ma perché? Perché tutto questo? >>
<< Perché loro sono invidiosi di noi. Dal primo all'ultimo. Tuo fratello è il peggiore di tutti, lui non ti ha mai voluto bene, sei sempre stata una grande scocciatura per lui, è per gelosia che ti ha impedito a tutti i costi di scoprire la verità. Lui voleva diventare il Prescelto, non ha mai accettato che fossi stata scelta tu... >> l'uomo accarezzò la guancia della figlia e ne sfiorò il piccolo mento. Alice era così felice di rivedere suo padre che lo abbracciò forte, la mano di lui si posò sui lunghi capelli lisci, di un nero corvino come la pece. << Loro ci odiano. Ma io no... io posso portarti con me... >>
<< Dove papà. Dove mi vuoi portare? >>
<< Al sicuro, nella mia casa, nella tua nuova casa. Tua madre Dala è impaziente di riabbracciarti e Aralindol non vede l'ora di avere una nuova amica con cui giocare... Se tu ti fiderai... >> le sussurrò << ...sarai libera >>
La bambina, sprovveduta ma decisa, scelse di abbandonare quell'enorme gabbi di bugie in cui suo fratello l'aveva rinchiusa per tutta la vita, spiccando il volo verso una nuova realtà.

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Capitolo 5
*** La Presa di Potere ***


Frackle Ickmann stava seduto sulla scrivania di camera sua, tutto intento a giocherellare con la preziosa scatoletta argentea.
<< Vieni fuori, avanti... vieni... non ti farò del male >> ripeteva all'ipotetico Omegan che si celava all'interno << Uff... >> si disse dopo un po' << ...d'accordo, fai come vuoi. Ma sappi che ti tirerò fuori di lì, anche se dovessi smontarti pezzo per pezzo col cacciavite >>
Decise di lasciar perdere la scatoletta maleducata e rivolse il suo sguardo alla finestra della casa dirimpetto alla sua, la casa della dolce Alice, ma lei non c'era, la luce della cameretta era spenta.
Solo per un attimo gli parve di vedere due figure, una più grande l'altra più minuta, saltare velocemente sulla grondaia della casa e dileguarsi nell'oscuro reticolato urbano.
<< Ma cosa vado a pensare... me lo sarò immaginato... >> si disse << ...capita quando si ha fame. A proposito... sono le otto... spero che la mamma non abbia preparato una di quei disgustosi minestroni di broccoli... bleah! >> solo pensare a quell'odore nauseante lo faceva star male << Fa che abbia preso del riso alla cantonese... >> pregò scandendo le scale fino alla cucina << ...fa che abbia preso del riso alla cantonese... fa che abbia preso del riso alla can... >> ma il rivoltante fetore di broccoli lo investì in pieno non appena varcò la soglia della cucina.
Il taciturno signor Ickmann stava placidamente seduto al tavolo, mentre la severa signora Ickmann riversava nei piatti spropositate quantità di costolette di maiale affogate nei broccoli.
<< Siediti, figliolo >> lo invitò il padre.
<< Avanti, tesoro. Non fare complimenti >> sorrise la madre.
<< Va bene, va bene... >> Freckle si sedette e finse di mangiare di gusto le pietanze di sua madre, ingoiando pezzi interi di maiale affogati nei broccoli e bevendo litri e litri d'acqua.
Notò che lo sguardo contrariato dei suoi genitori era rivolto alla sua folta chioma e intuì dove stava per vertere l'argomento.
<< No, non se ne parla. Non me li taglio >> Freckle anticipò i genitori.
<< Ma Frecky >> iniziò la madre << non te li sei mai tagliati. È da undici anni che ti crescono e adesso cominciano ad essere un po' scomodi >>
<< Cerca di capire, figliolo... >> intervenne anche il padre.
<< Ho detto di no! >> disse il ragazzino, questa volta più deciso << No, no e no! >> detto questo, per non avere altre dispute, corse velocemente in camera e si rintanò sotto le coperte.
Il suo cuore era pieno di sentimenti contrastanti, odio eppure amore per i genitori, rabbia, paura, aggressività, ma anche dolcezza e timidezza.
Era scombussolato e non sapeva cosa fare o cosa pensare.
Cercò con la coda dell'occhio l'eccentrica figura di Alice dalla finestra, ma lei non c'era.
Era sparita, era lontana e, sicuramente, era nei guai.



Proprio alle pendici dell'Everest, si ergeva un grande castello, squadrato e immobile, di un opaco colore cristallino.
Le vetrate gotiche si susseguivano a colonne doriche e riproduzioni cubiste di sfarzose piramidi rovesciate.
Il balcone principale del castello serviva anche come pista di atterraggio per BlackAliant.
Una volta a terra, Pisikon aiutò la figlia a scendere dal drago.
La piccola si guardava intorno, atterrita << Questa è casa tua? >>
<< Benvenuta a Dominant, il castello delle tenebre >> l'uomo la guidò fra le grandi, sfarzose e grigiastre sale del castello, fino alla grande stanza delle udienze, dove Dama Dala e Aralindol li stavano aspettando.
<< Figlia, è ora che tu conosca la tua vera madre, Dama Dala >>
La donna si fece avanti, mantenendo sempre una rigida compostezza e un distacco formale << Sono molto onorata di fare la vostra conoscenza, Prescelta, e ancora più di avere il privilegio di essere vostra madre >>
Perché quelle parole così fredde? Si chiese Alice. Non era forse emozionata di aver rincontrato sua figlia?
<< Vieni qui e abbracciami >> Alice si gettò fra le braccia della donna << Oh, mamma! È... è... >>
<< È meraviglioso, lo so, figlia. Lo è per tutti >> la donna accennò ad una vaga lacrima.
<< Vorrei che anche Jabok fosse qui. Gli farebbe piacere ritrovarvi >> piagnucolò Alice.
<< No, Alice... >> Pisikon le accarezzò dolcemente la testa << ...lui è cattivo, lui è molto cattivo. Lui ha voluto tenerti lontana da noi... lui deve pagare >>
Il carisma del padre era travolgente e la Prescelta ne fu investita in pieno, il solo pensiero che Jabok le avesse nascosto la verità solo per farla star male, le faceva ribollire il sangue nelle vene e le faceva balenare alla mente degli improvvisi pensieri fratricidi << E pagherà >> sussurrò.
<< Bene, figliola. Posso dirti che verrà sconfitto prima del tramonto. Se tu lotterai con noi, vinceremo di sicuro e riporteremo la pace nella nostra famiglia >> Pisikon si sedette al grande tavolo in alabastro della sala delle udienze e srotolò davanti a tutti un'enorme cartina stilizzata della città.
<< Come procediamo? >> Aralindol si fece avanti.
<< Entreremo da sud e... >> Pisikon stava per dire “ ...e faremo terra bruciata di tutto ”, ma sapeva che la figlia non sarebbe stata d'accordo con l'idea di annientare ogni innocente passante << ...e sfideremo Jabok e i Custodi ad un regolare duello >>
La Prescelta era poco convinta e prese la parola << Non commetteremo nessun tipo di scorrettezza? >> Il freddo e cupo sguardo di Lord Pisikon divenne subito caldo e rassicurante << No, amore. Hai la mia parola. Ora però vai a riposarti, torna da me fra qualche ora. Aralindol, accompagnala nella sua stanza >>
<< D'accordo >> annuì il ragazzino con aria scocciata << Seguimi, novellina >> si incamminò con Alice nel corridoio che portava al dormitorio del castello.
A tratti, le vetrate opache risplendevano dell'accecante paesaggio innevato dell'Everest.
<< Tu vivi qui? >> Alice decise di cominciare a fare amicizia col ragazzino.
<< Mi sembra ovvio >> rispose Aralindol.
<< Dove sono i tuoi genitori? >> la piccola si azzardò a toccare un tasto dolente, quel fanciullo poteva essere orfano e Alice non sapeva quanto male potesse fargli una domanda così diretta.
<< Non lo so >> rispose semplicemente l'altro << Lord Pisikon mi ha allevato da quand'ero piccolissimo e non mi ricordo niente dei miei veri genitori... >> cominciò a singhiozzare.
<< Ho capito. Non c'è bisogno che continui a raccontarmi. Piuttosto... hai altri amici qui? >>
<< A parte il mio Omegan, no >>
<< Non vai a scuola? >>
<< Dala si occupa della mia istruzione >>
<< Che fortunato, sai. Andare a scuola tutti i giorni è una scocciatura non indifferente >>
<< Ma a volte io invidio molto voi bambini normali, che potete giocare e divertirvi. Io non ho mai nessuno con cui parlare >>
<< Da adesso in poi ci sarò io >>
<< Dici sul serio, Alice? >>
<< Sì. Non dovrai più stare solo. Io sarò la tua nuova amica >>
<< Vorresti davvero stare qui per sempre? >>
<< Ho dei genitori fantastici e un amico strepitoso. Cosa potrei volere di più? >>
Aralindol era commosso << Grazie... grazie >> il fanciullo si dileguò bruscamente, felice come non mai. Raggiunta la camera, la Prescelta si tuffò nel letto a baldacchino color porpora e si riposò per diverse ore.
Nella sua vita si presentavano nuove possibilità, nuove vie da percorrere, nuovi amici da frequentare, nuove avventure da vivere e nuove battaglie da affrontare.
Niente sarebbe stato più come prima.

Lord Pisikon stava immobile e stoico come una statua, privo di sentimenti o emozioni, al suo fianco una preoccupata Dala stava cercando conforto.
<< Sei sicuro che ce la faremo? >> domandò con ansia la donna.
L'uomo la abbracciò con la mano ferrea e determinata << Sono rimasti in pochi. Se non contiamo la Prescleta, sono solo in cinque >>
<< Jabok è molto forte e valoroso >>
<< Mi occuperò io di nostro figlio, vedrai. Se fossi in lui, mi seppellirei vivo fin da subito >>
<< Socrate è molto saggio e sapiente... >>
<< ...e anche molto anziano. Lo ridurremo di briciole senza neanche toccarlo >>
<< Keji è un abile maestro. Le sue abilità possono sopraffarci >>
<< Non penso. Ho già avuto a che fare con lui, nove anni fa, e ti assicuro che vale meno di niente >>
<< Cassandra è ancora nel pieno delle forze. Ci darà di sicuro del filo da torcere >>
<< Per quanto energica sia, è pur sempre un essere umano e ha dei limiti >>
<< E Freckle... >>
Lo stoicismo di Pisikon venne rotto all'improvviso da una risata fragorosa e innaturale. << Stai scherzando? >> singhiozzò Pisikon fra le lacrime di divertimento << Quel bambinetto che non ha ancora un Omegan non va neppure calcolato fra i nostri nemici. Mi basterebbe un calcio ben assestato per mandarlo all'altro mondo >>
Pisikon sottovalutava Freckle.
Mossa molto rischiosa.

Erano circa le sei di pomeriggio, l'intera città era carica di tensione, una scarica impercettibile ai cittadini, ma che Jabok e Keji avvertivano a pelle.
<< Presto dovremmo combattere una nuova battaglia >> disse l'uomo.
<< Temevo che l'avreste detto, maestro >> disse il ragazzo << Comincio a pensare che sia stata tutta colpa mia... da quando le ho detto che Pisikon era nostro padre, si è rifugiata in camera sua e non mi ha più rivolto la parola... e ora è scomparsa... Dove potrebbe essere andata? >>
Keji si affacciò alla finestra della sala docenti e inforcò il binocolo << Il più lontano da qui, mi auguro. Pisikon avanza da sud, assieme a lui ci sono Aralindol e Dama Dala >>
Jabok saltò in piedi e strinse fra le dita la scatoletta argentea << Che vengano. Appena avrò finito con loro andrò a cercare mia sorella >>
<< Ti prego, apprendista, non agire da solo. Io, Socrate e Cassandra ti aiuteremo >>
<< Grazie, maestro. La vostra magnanimità non ha limiti >>
<< Per me è un grande privilegio combattere al fianco di un guerriero valoroso come te >> Jabok, in groppa ad Aliant, frantumò le possenti vetrate della scuola, si proiettò in cielo e ingaggiò una lotta contro BlackAliant.
<< Figlio, pensavo che ti fossi rassegnato! >> esclamò Pisikon.
<< Sono un osso molto duro, padre. Se mi conoscessi di più sapresti come trattarmi >> rispose il figlio. << Se solo non fossi già grande ti avrei già riempito di schiaffoni >>
<< Bando alle ciance, padre. Sono già tre volte che ci scontriamo. Non vorrei essere troppo forte per te >>
<< Non essere così approssimativo, figlio. Noi siamo quattro >>
<< E noi siamo in cinque... ehm... cosa? >> Jabok non era un asso in matematica, ma non ci voleva certo un genio per accorgersi che Pisikon, Dala e Aralindol erano in tre << Mi sa che stai perdendo colpi, padre, io ne conto solo tre >>
<< Il quarto membro era uno dei vostri, ma ha deciso di seguirci >>
<< Vaneggi, padre. Nessuno ci tradirebbe mai >>
<< Ah, davvero? >> affianco a Pisikon comparve Alice in groppa a Fenikopter.
Jabok voleva chiudere gli occhi e risvegliarsi da un incubo del genere, ma non ci riuscì.
Ciò che temeva di più al mondo si era realizzato... la sua sorellina, la sua bambina... l'aveva tradito.
La Prescelta era nelle mani del male e il mondo era condannato per sempre.
<< Figlio. Devo darti un'altra cattiva notizia. Nessuno di voi Guerrieri di Andromeda sarà risparmiato, ma visto l'ardore con cui vi siete battuti, vi sarà concesso l'onore di morire in piedi, guardando negli occhi il nemico >>
<< Alice... >> il cuore del ragazzo si irrigidì dallo shok, una lacrima si spense negli occhi << ...sorellina mia... perché... >>
Alice guardò quegli occhi, ma non vide suo fratello, vide solo un patetico fantoccio di Andromeda, che non aveva fatto altro che mentirle e tenerla lontana dai suoi genitori, da una vera famiglia.
<< Ti giuro che non lo sapevo, Alice... Ti giuro che... >>
<< Una volta l'avrei creduto, fratello. Ma mio padre mi ha mostrato che razza di vigliacco sei, di quante volte mi hai mentito >>
<< Dovevo farlo per proteggerti, piccola mia... Dovevo proteggerti dal male >>
<< Prima di dire ciò che è bene e ciò che è male fatti un esame di coscienza >>
<< Alice... >> sospirò << ...Alice... >> cadde a terra.
Lord Pisikon si fece avanti << Jabok, figlio di Pisikon, della stirpe dei Gayford. Tu mi disonori piangendo in questo modo >>
Il figlio non rispose.
La battaglia era già scoppiata, in un baleno le strade della città si erano trasformate in rumorosi patiboli di sofferenze.
Turisti e passanti fuggirono via spaventati.
Dala lanciò un fulmine roseo, Cassandra lo schivò con facilità e contrattaccò con un calcio, Dala si librò in cielo e scagliò un secondo fulmine, e poi un terzo e così via finché la ragazza non venne colpita dritto nella schiena e cadde a terra svenuta.
L'anziano Socrate si fece spazio fra i cittadini terrorizzati e lanciò un arcano incantesimo di guarigione sulla ragazza ferita.
<< La mia magia è più potente della tua distruzione >> disse il vecchio.
<< Bene, allora spero che tu abbia preso qualche precauzione >> un'altra freccia rosea saettò verso il vecchio, Socrate si circondò di un alone azzurro etereo, il fulmine si divise in due e bruciò l'asfalto sotto i suoi piedi.
<< La mia magia mi protegge >> disse l'anziano.
<< Allora ti faccio i miei auguri >> la donna aprì le mani e generò una sfolgorante sfera di energia cinetica nei palmi, un secondo dopo la sfera colpì il suolo e alzò una nuvola di polvere.
Socrate era steso a terra e stremato per l'enorme quantità di energia con cui era stato colpito.
Come Jabok e Cassandra, neanche il vecchio trovò la forza per rialzarsi, era troppo per lui.
L'uomo anziano vide che anche Keji era caduto a terra ferito poco distante da lui.
Allora capì che la situazione era davvero tragica.

Freckle si fece prendere dal panico, non sapeva cosa fare e soprattutto non sapeva come affrontare la sua adorata Alice.
Dalla finestra della cameretta riusciva a vedere il sole calare a picco ad ovest, e con esso tutti i suoi sogni e i desideri, tutto era ormai perduto.
Si ritagliò qualche minuto di pace per immaginarsi la sua vita in schiavitù sotto il dominio di Lord Pisikon. Sentiva una morsa al cuore al solo pensiero che proprio la Prescelta li avrebbe portati alla rovina, quella traditrice, la odiava, la odiava, la odiava...
<< No... in realtà tu la ami ancora... >> la voce veniva dalla sua coscienza e lo attrasse verso la scatola argentea << Questo è il momento... il tempo è vicino... è ora che tu tenga fede al tuo giuramento. Tu sei il servitore della Prescelta, il tuo compito è salvarla dal male e in questo momento lei è nella tana del lupo ed è una tua responsabilità >>
Freckle si infilò velocemente le scarpe da ginnastica, uscì di casa, prese la bicicletta e in meno di due minuti arrivò in piazza, l'epicentro della battaglia.
Con orrore vide tutti i guerrieri di Andromeda caduti, senza la Prescelta erano nettamente più deboli.
<< Oh, guarda chi è venuto a farci visita! >> Lord Pisikon accennò ad un sorriso ambiguo << Alice, piccola mia, perché non te ne occupi tu? >>
Alice rispose titubante << S-sì... >>
<< Aspetta! >> il ragazzino si avvicinò passo a passo verso la ragazzina << Prima che tu faccia qualsiasi cosa, pensaci. È questo che vuoi? >>
<< Io ho voluto una famiglia vera, non dei falsi amici come voi >> rispose Alice, gli occhi trasbordavano di lacrime.
<< No, Alice. C'è qualcosa che il male non può aver cancellato, non nella mia Alice, la ragazzina eccentrica e simpatica di cui ho una cotta... l'amore... >> Alice non rispose, la sua espressione era congelata sul volto stupefatto. << ...non la mia Alice... >> ripeté Freckle, le sue labbra si incontrarono lentamente in un bacio semplice, innocente e un po' prematuro, un bacio che portava con sé il vero amore.

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Capitolo 6
*** La Nuova Congrega ***


Alice riaprì il cuore, la mente e lo spirito e si liberò dalla vera gabbia, quella del male.
<< Freckle >> sorrise lei, non riusciva a rendersi conto di cosa avesse appena fatto.
<< Alice >> Freckle venne investito di un'energia fortissima, il cuore gli batteva a mille e la scatoletta argentea brillava di luce propria << Ma che diavolo succede? >>



Davanti alla città intera comparve per la prima volta dopo settemila anni, il grande e potente Pondas, l'Omegan Bestia Sacra.
Un istante, bastò solo un istante per rovesciare la situazione a favore dei guerrieri di Andromeda.
Lord Pisikon, attonito, fece due passi indietro.
Per la prima volta nella sua vita si sentiva debole.
Pondas era splendido, la sua folta pelliccia nera e bianca nascondeva il corpo obeso e i possenti artigli. Quell'Omegan, al contrario di Fenikopter, non si basava sulla grazia dei movimenti e sulla velocità, ma solo sulla pura potenza animale.
Ogni zampata contro il suolo faceva tremare gli edifici, ogni suo ruggito investiva i nemici e li atterriva. Pisikon era titubante, temeva per il suo orgoglio se avesse detto quella parola, ma il potere dell'amore era troppo forte e l'Omegan panda li stava massacrando
<< Scappiamo! >> urlò, e si dileguò velocemente.
Solo quando fu molto molto lontano si accorse che Aralindol e Dala non l'avevano seguito, tornato alla fortezza di Dominant, si stravaccò esausto sulla poltrona.
Non poteva credere di aver perso tre dei suoi, tra cui la Prescelta e di essere stato sconfitto in una battaglia vinta in partenza solo per quel piccolo... minuscolo bacio...
<< L'amore è più forte >> ripeté fino all'esasperazione << L'amore è più forte... l'amore è più forte >> strinse forte i pugni, non poteva tollerare un simile affronto
<< No! Io sono il più forte! >> prese il tavolino portavivande e lo scaravento nel caminetto ardente, il legno cominciò a bruciare.
Il Cavaliere delle Tenebre uscì dal castello sbattendo sonoramente le porte in ebano e si diresse verso il passo di Tagwess, lì avrebbe chiesto vendetta.

<< Che giornata! >> Freckle si sdraiò comodamente sulla cassapanca impolverata di Socrate << Ho battuto Pisikon, ho evocato il mio Omegan... >> portò lo sguardo fisso su Alice << ...e sono stato con te >>
<< Grazie, Frecky. Ma il merito è anche di Jabok >> la piccola Alice si sentiva già grande.
Il ragazzo sembrava aver dimenticato tutto quello che la bambina le aveva detto poco prima << Io non ho fatto niente tesoro. È il tuo servitore che ha fatto la parte più difficile >>
<< Farete meglio a dare il massimo anche in futuro, allora >> Socrate comparve da dietro uno scaffale, era stato ferito nel combattimento e aveva una gamba ingessata.
<< Cosa intendete, Socrate? >> Jabok si allarmò.
<< Esistono persone molto peggiori di Pisikon e presto ne avrete a che fare >>
<< Ne sei sicuro? >> la Prescelta si coccolò un po' assieme a Freckle.
<< Al cento per cento. Ma sono certo anche che ci sono persone ben più oneste, che capiscono i propri errori e non vedono l'ora di rimediare >>
Dama Dala e Aralindol entrarono a testa china nella piccola stanzetta angusta.
<< Sappiamo cosa abbiamo fatto e non abbiamo giustificazioni per questo >> iniziò la donna. << Ma ti prego, perdonaci Prescleta >>
Aralindol si era prostrato in lacrime ai piedi di Alice, lei capì subito che la stava prendendo in giro, eppure era così costernato e dispiaciuto.
<< Mamma >> mormorò Jabok, la donna non lo degnò di uno sguardo.
<< Non ora, figlio. Tua sorella è la Prescelta e sarà lei a decidere cosa ne sarà di noi >> Dala portò il palmo della mano a pochi centimetri dal volto del figlio.
<< Avanti, mamma. Non prendertela tanto con te stessa >> era una bambina, eppure parlava come una vera donna matura << Capita a tutti di sbagliare, ma non per questo devi lasciarti andare in questo modo >>
<< Se solo fossi riuscita a convincere tuo padre... >> Dala sbuffò, era un po' in collera con sé stessa.
<< Non importa, insieme ci riusciremo >> Alice si abbandonò ad un lungo, vero abbraccio materno.
<< ...insieme... >> ripeté Dala.
<< ...insieme... >> si aggiunse Jabok.
<< ...insieme... >> dissero all'unisono Freckle e Aralindol.
<< ...mi hanno fregato la pensione >> aggiunse Socrate, poi arrossì << Oh, scusate! Forse il mio intervento era un po' fuori luogo >> poi inforcò la verga e si incamminò a passo lento verso lo Stagno di Andromeda << Venite, presto! Ho scoperto una cosa che ha dell'incredibile >>
<< Che cosa? >> domandò Aralindol.
<< Se non la vedi non ci crederai mai >>
Tutti i membri della Congrega e la Prescelta con il suo servitore si erano radunati sulle rive dello stagno, chiamati a raccolta da un cerimonioso Socrate.
<< Eccola...! >>
<< Che cosa? >> chiesero tutti, erano stanchi di combattere e soprattutto stanchi di misteri, era ora di vederci chiaro.
<< Ecco la verità, Prescelta >> Socrate si inginocchiò davanti alla bambina e le donò un pezzo di carta, la ragazzina lo aprì e si meravigliò.
Era una foto, una foto di famiglia, scattata nove anni prima.
Sembravano così sereni, tutti così felici.
Dietro tutti c'era l'anziano Socrate, in primo piano si vedeva un impensabile Pisikon nelle vesti di padre di famiglia, con una mano tiene a bada l'allora undicenne Jabok, sempre in fermento.
Al centro, Dala con in braccio la piccola Alice, nata da pochi mesi e a destra, Keji affianco alla moglie con il figlioletto appena nato in fasce.
<< Noi tutti eravamo una famiglia >> rivelò Socrate << Escluso Freckle e Cassandra abbiamo tutti nelle vene il sangue Gayford >>
Aralindol era perplesso << Scusate, ma io che c'entro con voi? >>
Socrate gli si avvicinò e indicò il pargoletto fra le braccia della moglie di Keji << Tu centri eccome. Tu sei Aralindol Gayford, figlio di Keji Gayford, cugino di Jabok e Alice e mio nipote >>
<< Mio figlio... >> Keji ebbe un vero e proprio shock, il figlio che credeva morto da nove anni ormai, era ancora vivo, lì davanti a lui.
<< Cugino? >> Alice non riusciva a capirci niente.
<< Nipote? >> domandò Dala.
<< Ora vi spiegherò tutto >> il vecchio girovagò avanti e indietro sulle sponde dello stagno, non smettendo mai di parlare << Io ho avuto due figli, Keji e Pisikon. Tramandai a Keji l'arte arcana di Andromeda e lui divenne un maestro, ma il mio primogenito, Pisikon, arrogante com'era, si ingelosì subito e cercò più volte di dimostrarmi il suo valore di guerriero, gli spiegai che la guerra non serviva assolutamente a nulla, ma era ormai troppo tardi, l'oscurità si era impossessata della sua anima e noi della Congrega non potevamo fare nulla se non esiliarlo lontano, sull'Himalaya. Nove anni fa, Pisikon tornò sul piede di guerra e utilizzò il suo Omegan per annientarci, corruppe la moglie Dala e la convinse a seguirlo, lasciando i loro figli Alice e Jabok in balia di loro stessi... >>
Gli sguardi della bambina e del ragazzo si incrociarono con un cenno d'assenso, conoscevano fin troppo bene quella storia. << ...adesso arriva la parte più brutale della vicenda. Keji, posso rimembrartela o ti causerà troppo dolore? >>
<< No, è giusto che mio figlio sappia che meravigliosa donna era sua madre >> l'uomo teneva stretto fra le braccia il ragazzino, accarezzò la sua zanzera crespa, erano passati nove anni, quant'era cresciuto.
<< Tua madre, Aralindol, si chiamava Costance De Flag, era una donna bellissima e di grande spirito umanitario, ma, ahimè, fu la prima a sperimentare la furia di Lord Pisikon; cercò di proteggerti fino allo stremo delle forze, ormai in fin di vita, pregò Pisikon di portarti via dalla guerra e di prendersi cura di te, visto il coraggio con cui si era battuta, Pisikon onorò il patto e ti portò assieme a Dala nella fortezza di Dominant e lì ti ha cresciuto >>
La reazione di Aralindol fu istantanea, rabbia e furore presero il sopravvento << Quel maledetto! Ha ucciso mia madre! >>
Keji lo abbracciò ancora più forte, era difficile per tutti, ma proprio in quei momenti difficili bisognava contare sugli altri e sul loro affetto.
La Prescelta sorrise compiaciuta alla sua nuova famiglia, l'unica vera famiglia, ma una cosa non le era ancora del tutto chiara << Come abbiamo fatto a dimenticarci dei nostri parenti in tutti questi anni? >> domanda più che lecita.
Socrate rispose sinceramente << Io avevo promesso ad Andromeda di non farne parola con nessuno, tu, Freckle e Aralindol non potevate ricordarvelo perché eravate troppo piccoli e per quanto riguarda Jabok, Keji e Cassandra, sono stati colpiti da una terribile maledizione dell'oscurità, che ha cancellato ogni ricordo dei loro parenti, in modo che fossimo di nuovo divisi. Ma Pisikon non ha tenuto conto di una cosa... noi abbiamo la Prescelta dalla nostra parte, proprio nel momento del bisogno è venuta a salvarci >>
<< Su, avanti, così mi metti in imbarazzo >> Alice era al settimo cielo, non sapeva come sfogare la gioia che aveva dentro, così rise.
Le risate erano più contagiose della lebbra, e tutti si misero a ridere fragorosamente.
Quello poteva essere un nuovo inizio di felicità e serenità per i Gayford, di nuovo tutti uniti.

<< Lord Pisikon >> Grevius era un ragazzo giovane, avrà avuto più o meno l'età di Jabok, gli occhi cerchiati dalle lenti rotonde e i capelli brizzolati pettinati alla rinfusa << A cosa devo il piacere della vostra visita? >>
Pisikon fu costretto ad inginocchiarsi pur di non vedere in faccia il disonore di doverlo ammettere << Ho bisogno del vostro aiuto >> sussurrò pianissimo.
<< Come, prego? >>
<< Ho bisogno del vostro aiuto >> ripeté Pisikon, era un'umiliazione orribile.
<< Perché mai dovrei darvi il mio aiuto? >> Grevius versò del vino rosso in un lungo calice di vetro e ne bevve un po' << Vi siete sempre vantato di non avere bisogno di nessuno. Come mai adesso strisciate ai miei piedi? >>
Pisikon sollevò il capo << Sono rimasto da solo e abbiamo un nemico comune >>
<< Chi, di grazia? >>
<< La Prescelta >> l'atmosfera si fece pungente ed elettrizzante, la posta in gioco era molto alta.
<< Come si chiama? Dove abita? Come sono organizzati? >>
<< Non ve lo dirò, dottor Grevius, voi siete un appassionato di enigmi e grazie all'aiuto degli altri membri della Congrega del Chaos, sono certo che la scoprirete in un baleno >>
<< Potete darmi un piccolo indizio? >>
Pisikon indicò un punto sul mappamondo luminescente << Lei si trova qui >>
<< Molto interessante, ma ora parliamo di affari. Per cosa sei venuto qui? >>
<< Io posso offrirvi la fortezza di Dominant come quartier generale in cambio della vostra completa assistenza >>
<< Se riusciremo a catturare la Prescelta, acconsentirebbe a lasciarmela per i miei esperimenti? >>
<< Naturalmente, dottore, è lei il capo >>
<< Ben detto, Lord Pisikon. Lei è ufficialmente parte della Congrega del Chaos. La prego di seguirmi, è giuso che le presenti anche gli altri membri >>
Si spostarono con molta calma nell'altra stanza, rischiarata dalla dolce luce del caminetto e addobbata con statuette e urne dorate provenienti da tutto il mondo.
Ovunque posasse lo sguardo, Lord Pisikon vedeva solo spazzatura colorata che loro osavano chiamare “ mobili ” e “ tende ”, ma non era arrivato fin lì solo per l'arredamento, ma per conoscere finalmente i fantomatici membri della Congrega del Male.
Seduti in disparte c'erano un ragazzo, un uomo e una ragazzetta giovanissima, infondo, in posa militare ed espressione stoica, stavano un impeccabile maggiore dell'esercito e un'attraente signorina in divisa. << Cari compagni della Congrega, vi presento Lord Pisikon >> dichiarò Grevius ad alta voce.
<< Il Guerriero Oscuro? >> mormorarono spaventati, la sua fama lo precedeva e non aveva bisogno di presentazioni.
<< Ebbene, milord, le presento il Maggiore Wassel, mio fedelissimo braccio destro... >> L'uomo in divisa accennò ad un saluto scuotendo le spalle.
<< ...il tenente Jacobson, suo sottoposto... >> La donna in divisa chinò il capo con rigida serietà.
Grevius passò in rassegna il gruppetto appartato << ...Velenom, capo inquisitore... >> Il giovane ragazzo non era serio per niente, sorrideva in modo ossessivo, a Pisikon ricordava molto il figlio Jabok.
<< ...il Veggente, nostro indovino... >> Il nome non era proprio azzeccato, anzi, era paradossale, l'uomo, grosso, tarchiato e calvo, non aveva gli occhi, le cavità oculari erano completamente cave e vuote, non si vedeva nient'altro che nero.
<< ...e per ultima abbiamo la nostra cara piccola Katrine >> Sorridente, giovanissima e vispa come una cavalletta, a Pisikon ricordava perfettamente la figlia secondogenita, la Prescelta.
Non si stupì per niente che Velenom e Catrine fossero fratelli.
<< Per me è solo un vigliacco >> osò Velenom << Un maledetto codardo indegno di far parte della nostra congrega >>
Tanta insolenza offendeva il Guerriero Oscuro. << Forse è meglio che io ti insegni le buone maniere, mingherlino smilzo >>
Pisikon si fece in avanti, non aveva per niente paura dell'Inquisitore.
<< Signori, vi prego, questi litigi sono fuori luogo >> si intromise Wassel.
<< Ti prego, fratellone, non fare così... diventi ingestibile quando ti arrabbi >> Katrine afferrò il fratello per la vita e cercò di tenerlo a bada per quanto le fosse difficile.
<< Mi sembra una splendida idea, invece. Con un duello alla pari avremo l'occasione di ammirare la vera potenza di Lord Pisikon >> Grevius schioccò le dita, tutti si ritirarono a cerchio intorno ai due contendenti << Vinca il migliore! >>
Velenom armeggiò con la sua scatoletta scarlatta << Io ti invoco, AncientPhoenix! >> un immenso uccello con le piume infuocate si materializzò davanti agli occhi attoniti dei presenti.
<< È il meglio che sai fare? Ne hai ancora di strada da fare. Lascia che io ti mostri cos'è un vero Omegan... Vieni a me, BlackAliant! >> l'Omegan drago nero era molto più grande della fenice infuocata e anche molto più forte.
La fenice scagliò contro il nemico il potentissimo Fuoco della Geenna, il drago nero ricevette il colpo senza subire danni, il drago nero sfoderò tutta la sua apertura alare, un metro e mezzo di vele nero pece si estese per tutta la stanza, urtando mobili e tavoli.
<< Preparatevi ad essere sconfitto, giovanotto. Ora la furia di BlackAliant è al culmine e il tuo Omegan finirà molto male >> Un onda infuocata colpì e incenerì la fenice, cosa molto paradossale per un uccello di fuoco, ma per Velenom fu più una lezione di vita che uno shock.
Aveva imparato a non sfidare mai Lord Pisikon.
<< Benvenuto nella nostra grande famiglia >> disse Grevius.

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