Frozen - Un Amore Gelido

di Kazu_kun
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 00. Prologo ***
Capitolo 2: *** 01. Una Festa Rovinata ***
Capitolo 3: *** 02. Luce Su Fatti, Ombre Su Persone. ***
Capitolo 4: *** 03. Un Litigio Per Amore ***
Capitolo 5: *** 04. Un Nuovo Amico Per Kristoff ***
Capitolo 6: *** Un Viaggio Di Cuori ***
Capitolo 7: *** Nuovi Amici ***
Capitolo 8: *** Uno Scioccante Spettacolo. ***
Capitolo 9: *** Incontri Inquietanti E... ***
Capitolo 10: *** ... Un Errore Fatale. ***
Capitolo 11: *** Spiegazioni, Rivelazioni, Ma Anche Delusioni ***
Capitolo 12: *** In Volo ***
Capitolo 13: *** 12. La Neve Che Cade Sopra Di Noi ***



Capitolo 1
*** 00. Prologo ***


Ehi! Vi ricordate di me?! Sono Anna, ed oggi sono qui per raccontarvi di una “cosettina” che è successa dopo quell’inverno magico, ricordate? Beh, immagino di si… Coooomunque, questa volta i protagonisti non saremo solo io, Kris, Sven, Olaf ed Elsa; Nossignore! Questa volta ci saremo tutti noi, qualche aggiunta e FORSE qualcuno di speciale per Elsa… anzi, togliamo il “FORSE”: ci sarà, lui è Jack Frost, ma su di lui non vi dico niente per ora. Ma credo sia il caso di cominciare dall’inizio, no? Vediamo, è iniziato tutto a qualche anno di distanza dallo scongelamento di quell’inverno…

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Capitolo 2
*** 01. Una Festa Rovinata ***


Era ormai passato tutto, vivevamo felici e senza problemi già da due anni ed in città c’era aria di festa! Festoni, Altari, abiti, torte enormi, inviti … era tutto perfetto! Era appena l’inizio di Agosto ed il sole ed il caldo facevano da padrone. Erano in vista due eventi importanti: il mio matrimonio e, in segreto, la nascita del mio primogenito! … Si, avete capito bene, Kristoff si è deciso a dichiararsi e sposarmi solo dopo aver ricevuto la più bella notizia della sua vita; stava per diventare padre!Che ci volete fare? È testone come un troll ed ha la capacita di esternare i propri sentimenti pari a quelli di un montanaro.... Ma non siamo qua per parlare di questo! Stavo dicendo: tutto era perfetto, fino a quando non arrivò il momento del fatidico “Si”. Una nube oscura si creò sopra di noi e d’improvviso… “è … Neve?!” aveva cominciato a nevicare. Io osservando l’incredibile cielo oscurato dalle nuvole dissi arrabbiatissima “Elsa, se sei tu, smettila, non è divertente!” ma lei subito mi smentì dicendo “Anna, io sono qui, accanto a te, come potrei farlo io senza farmi vedere?”. Allora capimmo che forse una nuova minaccia incombeva su Arendelle, un nuovo inverno perenne minacciava me, Kris, il nostro matrimonio e l’intera Arendelle.
Tutt’ad un tratto i fiocchi di neve che infuriavano nella tempesta si trasformarono in dolci coniglietti, gattini, farfalle, tigrotti ed un gruppo di fiocchi di neve si raggruppò davanti ad Elsa, già pronta al contrattacco, ma, invece di scagliarsi contro mia sorella, i fiocchi si solidificavano man mano che si raggruppavano e divenivano ghiaccio solido, fino a divenire uno stupendo Trono di ghiaccio con rifiniture meravigliose su tutta la sua superficie; era come… non so come definirla, era un’arte che non si era mai vista, fino ad allora, ovviamente. Quando ad un certo punto una bella farfalla di neve si posò dolcemente sul mio naso, per poi sparire nel nulla, lasciando di sé solo dei ricordi che non mi erano familiari ed in particolare una parola che io subito dissi ad alta voce e confusa “Barocco?!”. Tutti si voltarono verso di me confusi ed incuriositi da quella parola che avevo pronunciato; io non sapevo nulla, ma, come se qualcuno mi controllasse dissi: ”È un’arte! Però non è ancora stata inventata. È caratterizzata da molteplici rifiniture ed incredibili dettagli ed anche da una incredibile confusione che la rende ancor più affascinante, come potete vedere”. Elsa allora disse sottovoce “Come fai a saperlo, mica sarai tu a…”non la feci neanche finire la frase, poiché avevo già intuito cosa stesse per dire, “NO! No! Come potrei?! È come se qualcuno mi abbia suggerito le parole.”. Elsa fu incuriosita da quello meraviglioso ed allo stesso tempo misterioso trono, tanto da avvicinarcisi fino a sfiorarlo con le punte delle dita e lo aggirò, così si accorse di un dettaglio meraviglioso: dietro la magnifica scultura vi era una scritta curata nei minimi dettagli, era stupenda ed era anche il dettaglio più bello ed evidente dell’intera scultura, c’era scritto “Elsa“. Allora lei si sedette e fu subito avvolta da tutti i dolci animaletti di neve, che fin’ora avevano giocato con i bimbi della città, in una incredibile e magnifica danza che iniziò a trasformare, dal basso verso l’alto, il vestito di ghiaccio di Elsa, già stupendo, in uno ancor più bello di quello che già aveva. Quando lo spettacolo finì, però, del mio matrimonio non rimaneva nulla. Era tutto distrutto ed era di nuovo inverno. 
Faceva sempre più freddo ed i cittadini, man mano che il tempo passava e che il freddo aumentava, stavano diventando sempre più nervosi e preoccupati. Chi era stato? Chi aveva rovinato il mio matrimonio? Chi aveva nuovamente congelato Arendelle? Dovevamo scoprirlo! Così alle prime luci dell’alba lasciammo Kristoff e Sven al comando di Arendelle e partimmo per scoprire chi era il colpevole. Sul manico del trono, che era rimasto intatto al centro delle due fontane nella piazza del castello, c’era un’incisione: “Un dono dal Regno di Judette”. Noi conoscevamo bene Judette, era il regno nostro alleato più grande ed anche il nostro più grande alleato. Dunque partimmo per Judette io, mia sorella ed il nostro amato Olaf. Durante il viaggio ci accorgemmo che più ci si avvicinava a Judette, più era intenso il freddo e più la neve e la furia delle tempeste di neve erano intense. 
Era tutto tranquillo ed eravamo quasi arrivati a Judette, quando ci ritrovammo circondati da… “Marshmellow?!” disse stupita Elsa vedendo degli enormi golem di neve, proprio come quello che aveva creato per cacciare via dal suo castello di ghiaccio me, Kris ed Olaf. Però questi erano ostili e ci attaccarono con furia. Noi scappammo,ma erano troppo veloci, allora Elsa cercò di distruggerli con lance di ghiaccio e dardi congelanti, creò poi un po’ di golem per cercare di contrattaccare o almeno rallentarli, visto che i dardi e le lance si erano infrante contro le mani contrattaccanti dei golem, ma fu tutto inutile. Scappammo via in groppa ai nostri destrieri e mentre prendevamo più velocità Olaf disse “Ehi! Se sono come Marshy, forse hanno il suo stesso punto debole!” “Bravo Olaf!” disse stupita dalla loquacità del simpatico pupazzetto Elsa “ come ho fatto a non pensarci prima io?”; allora lanciò due dardi di ghiaccio che andarono a colpire proprio gli occhi di uno dei giganti di ghiaccio tappandoglieli; questo dapprima sembrò calmarsi, poi iniziò a scomporsi: prima un pezzo di braccia destro, poi un pezzo di faccia, poi un altro pezzo ed un altro ancora sempre più velocemente fino a scomparire lasciando solo un mucchio di neve con delle stalattiti di ghiaccio, che si ergevano dall’interno del mucchietto di neve, che poi si andarono a dissolvere nel vento come fosse soffice neve fresca. Allora, dopo un secondo di silenzio io ed Olaf ci girammo sui nostri destrieri in modo da avere la parte anteriore di essi alle spalle ed iniziammo a lanciare oggetti contro gli occhi dei golem che si dissolvevano uno ad uno come aveva fatto il primo, mentre Elsa, anch’essa giratasi sul proprio destriero, lanciava palle di neve enormi e dardi ghiacciati ai giganti per rallentarli e magari ne buttava giù qualcuno anche lei.  Ne mancavano pochi quando Olaf, giratosi per prendere qualcosa da tirare ai golem disse “Ehi!! Guardate! Quelle mura ci stanno venendo addosso!". Due enormi mura di ghiaccio stavano creandosi dal nulla dinnanzi a noi mentre avanzavano. Una volta girati sui nostri destrieri e tornati quindi alla posizione iniziale, cercammo di evitarli ma eravamo circondati. Con gli occhi cercammo allora un nascondiglio per scampare ai golem e rifugiarci da quelle mura prima che ci schiacciassero, poiché si stringevano sempre di più verso di noi quando, come erano apparsi, le mura si fermarono e sparirono come neve soffice al vento ed i golem si dissolsero come gli altri abbattuti da noi. E vedemmo, dopo che la tempesta si calmò, delle mura. “Judette!!” urlò Elsa consolata dalla vista delle mura. Per paura che i golem e le mura di ghiaccio potessero riapparire da un momento all’altro incitammo i nostri cavalli a correre più veloce verso quelle mura di cinta. Arrivati in prossimità delle mura, i portoni di questi, che sembravano essere stati colpiti da una terribile tempesta di ghiaccio, si aprirono e, automaticamente, si richiusero violentemente dietro di noi non appena fummo entrati. Quello che vedemmo fu però scioccante.

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Capitolo 3
*** 02. Luce Su Fatti, Ombre Su Persone. ***


Al castello era tutto sotto controllo. Il cibo c’era, le coperte anche; l’unica cosa che mancava, soprattutto ai bimbetti, era la simpatica e sdrammatizzante presenza di Olaf. Infatti il simpatico pupazzo di neve aveva spesso avuto un ruolo importante per tutti. In caso di qualsiasi tipo di crisi c’era lui che, con un sorrisino confortante ed un po’ di umorismo creato lì, sul momento, riusciva sempre a strappare un sorriso a tutti. Ma in quel momento non c’era, tutti se ne accorgevano in ogni momento, allo stesso modo si accorgevano della mancanza mia e di mia sorella Elsa che, in caso ci fossero problemi, ergeva spettacoli mozzafiato con i suoi poteri riempiendo di gioia e di stupore gli occhi di tutti. Sven stava trascinando fuori dal fienile un po’ di balle di fieno per far giocare i più piccoli della città, mentre Kris aveva allestito un piccolo cavò per fare divertire gli adulti e una zona dove avrebbero potuto divertirsi i ragazzi un po’ più grandi. Stavano anche distribuendo il cibo ed i troll, che non appena seppero dell’accaduto corsero ad Arendelle per aiutare con la loro magia, per quanto fosse possibile, stavano ricostruendo degli edifici distrutti dalla tempesta e facendo sbucare frutti e bacche dai cespugli e dagli alberi. Bulda e Cliff, i genitori adottivi di Kristoff, stavano creando, con la loro magia, delle casette coi camini per i cittadini che non ne avevano uno nelle loro case quando Kris li chiamò. Una volta avvicinati si chinò e disse “Grazie per essere venuti, so che non vi è permesso avvicinarvi alle città degli umani” gli sorrisero e Bulda gli rispose “Bhe, ci è vietato, è vero, ma non in caso di emergenza e questa direi che lo è proprio, caro.” Continuò poi facendosi serio Cliff “Dimmi Kristoff, è di nuovo stata Elsa?” “No, non questa volta.” “E chi allora?” “non saprei; Anna, Elsa ed Olaf sono partiti per scoprirlo a mia insaputa stamattina. Sul trono c’era un probabile indizio da dove cominciare, così sono partiti per scoprire chi è stato.”. in quel momento Granpapà stava riaggiustando una delle case diroccate dalla tempesta con la sua magia e sentendo quelle parole si stupì “Cosa?! Non è stata Elsa?!” “Granpapà, sai qualcosa a riguardo? L’identità dell’altra persona che possiede i poteri del ghiaccio?!” disse Kristoff allarmato ed allo stesso tempo confortato dalle parole e dalla faccia di Granpapà che sembrava sapere qualcosa di più: “Si, Kristoff, Io so chi è a possedere la parte mancante del potere di Elsa, anzi direi la parte mancante di Elsa stessa!” a quelle parole tutti i presenti, umani e troll,rimasero impietriti.

“Tanti anni fa, una dolce bambina ed un tenero bambino nascevano nello stesso momento: la prima nel lusso, in un castello con dei magici poteri di ghiaccio, il secondo nasceva non molto lontano dalla piccina, in una casa povera di un boscaiolo, padre di famiglia con già una figlia di ormai 8 anni. I due non si conobbero mai. Un giorno, mentre il ragazzo, ormai cresciuto, usciva a giocare con una sorellina nata 7 anni dopo di lui  e ultima figlia della loro madre malata che morì partorendola, rimasero bloccati sopra un lago ghiacciato il cui ghiaccio era sottile, così lui con un bastone agganciò la piccina dal busto e la lanciò al sicuro, dove il ghiaccio era più solido, ma a caro prezzo. Il ghiaccio cedette e lui cadde nell’acqua gelida. Per fortuna c’eravamo io e mio fratello nelle vicinanze, così unimmo le forze e decidemmo di fare qualcosa che avrebbe cambiato le vite di molti. Mio fratello rimase col ragazzo, tenendo calde le acque con la magia per non farlo morire di ipotermia, io invece mi recai con un incantesimo di teletrasporto  al castello della ragazza “gemella non sorella” dai poteri di ghiaccio dello sventurato. Con la collaborazione del re, della regina e della ragazza stessa ci recammo al lago e con un incantesimo estraemmo una parte dei poteri dal cuore della ragazza nel suo gemello non fratello e salvammo il poveretto da una fine certa, ma destabilizzando definitivamente i poteri della ragazza.”

Kristoff parve incredulo ed allo stesso tempo confuso da quel racconto. “Granpapà, come è possibile? Elsa perse il controllo dei suoi poteri durante quell’incidente, con Anna.” ”È qui che ti sbagli, mio caro e giovane figliuolo."

"Elsa perse il controllo dei suoi poteri solo parzialmente per via della preoccupazione che Anna potesse farsi male. I genitori  di Elsa pensarono che lei potesse avere più possibilità di controllare i suoi poteri quando spiegai loro la situazione e gli esposi l’idea di estrarre i poteri dal suo cuore e lo credevo anch’io, ma non fu così. Dopo anni di ricerche disperate sul perché di quell’errore, che portò alla destabilizzazione dei poteri di Elsa e alla scomparsa del mio caro fratello maggiore scoprì che quell’incantesimo richiedeva un sacrificio, che compì mio fratello, e il trasferimento di poteri dal cuore di un umano che in seguito io scoprì essere la colonna portante del controllo.”

Tutti rimasero ammutoliti da quello scioccante e triste racconto. Poi Granpapà continuò “Se solo lo avessi saputo, non avrei mai permesso a mio fratello di compiere quel sacrificio. Perché lui lo sapeva, io sono sicuro che lo sapeva. Ma è ovvio che non sapevamo, né io né lui, del fatto che la colonna del controllo risiede proprio nel cuore dell’ ”umano ospite” del potere, cioè l’umano in cui risiede il potere, poiché l’ho scoperto io qualche anno fa. Quando ritrovai la pietra su cui era inciso il potente incantesimo che usò mio fratello per salvare quel ragazzo, collegai tutto. La mia scoperta sulla colonna del controllo gettò un raggio di luce su molte cose: sulla destabilizzazione dei poteri di Elsa, sulla morte di mio fratello… su tutto!” si sfogò scoppiando in lacrime Granpapà. Kristoff, commosso, abbracciò teneramente Granpapà e subito dopo si unirono a quell’abbraccio anche gli altri troll.


Io, Elsa ed Olaf, una volta entrati nelle mura della città ci accorgemmo che tutti  gli abitanti erano rinchiusi in dei cristalli di ghiaccio, anche se i volti erano sereni. In quelle prigioni di ghiaccio erano vivi e man mano che avanzavamo facevano eleganti inchini, come se quei cristalli fossero degli involucri vuoti con all’interno solo aria e gli abitanti. Era come se essi non vedessero quelle prigioni di ghiaccio che si spostavano con loro man mano che camminavano. Così come sembravano non vedere le loro prigioni, non dimostravano di accorgersi che la città era completamente congelata. Ci dirigemmo verso il castello e più ci si avvicinava più la situazione peggiorava, almeno per noi. I bambini si divertivano a scivolare sui tetti delle loro case, completamente sommerse dalla neve, ed i più adulti si dilettavano con divertenti battaglie di palle di neve ed enormi e simpatici pupazzi di neve. Eravamo abbastanza confusi, tutti e tre. Nonostante la città fosse completamente sommersa dalla neve, i cittadini sembravano così sereni…
Era notte, perciò decidemmo di pernottare a casa di una dolce vecchietta che ci aveva offerto cibo ed alloggio in cambio di buona compagnia e lavori domestici. Io mi occupavo di lavare e stirare i panni, pulire i pavimenti, mia sorella, invece, cucinava, appendeva e piegava i panni una volta stirati, lavava i piatti, puliva dalla polvere mobili  soprammobili ed aiutava la signora ad alzarsi ed a fare qualsiasi cosa, poiché era molto anziana, mentre Olaf si occupava di tenere acceso il camino, visto che ora con la sua nevicata personale poteva godersi il tepore del fuoco. Lei in cambio di tutto questo non ci offriva solo alloggio e cibo, ma anche strepitosi racconti, fiabe e leggende che, disse, si tramandavano da madre a figlia ormai da millenni. Ci piaceva stare in compagnia di quella stravacante ed allo stesso tempo misteriosa vecchietta. Prima di addormentarci, quella sera ci cantò una ninna nanna al quanto strana, in una lingua tanto antica da non fare capire il significato di quelle parole né a me né a mia sorella. Le chiedemmo se poteva spiegarci cosa diceva quella ninna nanna tanto melodica e misteriosa, ma lei ci rispose con un sorriso dolce ed una “Buonanotte” tanto rassicurante da farci scordare i dubbi sulla ninna nanna e farci addormentare serenamente. La mattina seguente la vecchietta, che ci aveva detto di chiamarsi Gothel, non era più in casa. Uscendo, chiedemmo ad alcuni dei cittadini, ancora nelle loro “prigioni libere” di ghiaccio, se l’avevano vista uscire, ma ci dissero tutti che quella casa era disabitata da secoli per via di una diceria riguardo una strega che girovagava per il bosco ed ingannava giovani madri con una magica pianta che provocava dipendenza fino al parto del bimbo ed in cambio di questa pianta, una volta partorito, pretendeva il loro figlio. Eravamo scioccate. Era dunque Gothel la strega? Non l’avremmo di certo saputo dai cittadini poichè sembravano avere timore di parlarne. Allora dicemmo “Avete paura di una leggenda? Di una voce infondata?!” loro, con occhi pieni di terrore, risposero “NO! Non dirlo! Altrimenti ti porterà via il tuo primogenito!” rivolgendosi a me. Io proteggendo con le mani il mio grembo ed agguerrita risposi “Ci provasse, quella vecchia megera!!!”. Elsa mi guardò confusa. “a prendere il mio probabile futuro figlio!” dissi allarmata. Non le avevo detto nulla di mio figlio.  Quindi ci dirigemmo verso il castello, anche se meno sicure di essere nel posto giusto, nella città da cui proveniva quel meraviglioso trono per Elsa, cioè Judette. Avanzavamo tra le case sommerse dalla neve e più avanzavamo, più ci convincevamo che non era Judette, quel regno. Non ci andavamo da un bel po’, questo è vero, ma non era possibile che fosse cambiata così tanto nel giro di pochi anni. Ci fermammo e chiedemmo ad una vecchietta che ci dava le spalle dove ci trovavamo e con stupore scoprimmo di avere davanti Gothel. “Madama Gothel! Mi sento sollevata nel vedere che siete sana e salva!”disse con voce confortata, perché era preoccupata per la signora che ci aveva gentilmente ospitati in quella notte, ma tremante di paura per le voci sulla strega. Ella rispose “Grazie, mia cara. Ho sentito le stupide dicerie su di me e sulla mia casa. Scusateli, non sanno cosa inventarsi per tenermi fuori dalla vita di tutti e così mi trasformano in una strega” e rise sonoramente. Noi ci guardammo un po’ intimorite e rispondemmo con una risata timida ed intimorita. Poi riprese “A parte gli scherzi, sono davvero una strega, ma non di quelle che si vedono nelle fiabe. No! Io sono buona e generosa. Ve l’ho dimostrato stanotte con la mia ospitalità, no?”. Sorrisimo intimorite dallo sguardo dubbioso della strega “buona” e annuimmo. Lei rispose al nostro gesto dicendo “Bene! Sappiate che sarete le benvenute a casa mia quando vorrete! Comunque, mi avete chiesto in che regno ci troviamo, sbaglio?” “No, madama, non sbaglia.” Risposimo con la voce tremante ed in coro. “Sappiate che siamo nel Regno del Giglio Del Sole! Benvenute!” e rise di nuovo, girandosi, cominciando a camminare e salutandoci con un gesto della mano. Sospirammo sollevate. Non sembrava però la strega che tutti definivano, anzi, sembrava il contrario. Le nostre sensazioni sul luogo in cui ciu trovavamo erano dunque fondate. Non ci restava altro che conferire con i sovrani del Regno del Giglio del Sole che , per fortuna, era anch’esso nostro alleato. Ci recammo al castello, ma sembrava essere stato abbandonato da secoli. Era in una grande voragine nella neve, a partire dalle mura che ne richiudevano i giardini era completamente privo di neve, o per lo meno era stato salvato dall’essere sommerso dalla neve, al contrario delle case attorno ad esso. Un buco in quella distesa di neve alta più di 10 metri. Ci lasciammo scivolare su uno dei lati di quel burrone per poi cadere dentro le mura del castello. Era congelato. Era come se fosse stato protetto da una barriera invisibile dalla terribile tempesta che aveva sommerso di neve la città, però era tutto congelato: i fiori del giardino erano, però, intatti sotto uno strato di ghiaccio quasi trasparente, mentre dell’erba verde del prato non vi erano tracce; solo poca neve soffice e candida. Dalle sporgenze di porte, finestre, decorazioni e dai balconi scendevano lunghe stalattiti e come dei sottili fili di ghiaccio, simili a quelli del giardino dove incontrammo per la prima volta il simpatico Olaf, che era rimasto ammutolito da quello spettacolo meraviglioso ma allo stesso tempo terrificante. Per tutto il tempo che era passato dall’entrata nelle mura della città, tranne che in alcuni momenti, fino ad allora era rimasto invisibile. E dopo aver inspirato spaventato disse “Siamo sicuri di volerci entrare? Insomma, non mi sembra un posticino accogliente e confortevole.”. Elsa, prima che potessi solo pensare a ciò che dovevo dire, sospirò, prese fiato ed espirando lentamente disse “Beh, non credo che abbiamo molta scelta. La neve è troppa, non abbiamo un mezzo con cui risalire e poi… si, insomma… in fondo sono nostri alleati, se avessero subìto un assalto come il nostro,” “Più forte di 3000 volte, direi” la interruppi osservando il castello congelato, poi continuò “ Si… beh… comunque sia, avrebbe inviato immediatamente una lettere per avvisarci… oppure per chiedere spiegazioni” disse intuendo il mio pensiero. Pensavo “E se, invece, avessero pensato che era stata lei a congelare tutto? Se pensassero che fossimo dei traditori?”. Non ci fu bisogno di farmi parlare, lo capì subito guardando la mia espressione. Olaf era attirato da quello spettacolo terrificante di gelo. Disse “Credo che voi sappiate già chi c’è qui, regina Elsa di Arendelle, o delle nevi” in quelle parole gelide e maligne non riconoscemmo il nostro caloroso Olaf, ma la voce ed il corpo erano i suoi. “Olaf? Che ti prende? Ti senti male, caro?” disse Elsa preoccupata correndo e girandolo afferrandolo dalla spalla. Con orrore scoprimmo che gli occhi di Olaf erano tinti di un colore rosso sangue cristallino, essendo fatti di ghiaccio. L’urlo di terrore di Elsa si levò alto e Olaf si era già tramutato in un mostro di neve a due teste: una, tramutatasi dalla testa del pupazzo dagli occhi sanguigni, dalla forma dragonesca dagli occhi di ghiaccio iniettati di un cristallino rosso sangue e l’altra, spuntata in un secondo momento, era tornata ad essere la testa del nostro adorabile pupazzo di neve. Quest’ultima continuava a gridare di scappare e di non preoccuparci poiché sarebbe stato bene. Elsa, non lasciandosi intimorire dalla testa di drago che ora sparava lingue di neve, con una scia di potere che si solidificò e si tramutò in una grande scheggia appuntita di ghiaccio colpì la testa di drago sul corpo di Olaf ed esso tornò quello di prima. Dopo vari ringraziamenti ed un abbraccio tra Elsa ed Olaf tenero come la neve nel parco di ghiaccio creato da Elsa nel nostro castello ci dirigemmo verso le porte del castello. Entrammo ed Elsa disse “Olaf, forse è il caso che tu ci attenda qui. Non mi sembra il caso di farti venire con noi, visto ciò che è successo poco fa. Non voglio che costui, chiunque esso sia, prenda di nuovo il controllo su di te.””Capisco” sorrise, si allontanò dal portone facendo alcuni passi all’indietro, poi si girò e cominciò a giocare allegramente con la neve del cortile. “Mi raccomando! Ternate il più presto possibile! Così giochiamo insieme!!” “ Ma certo, tesoro! Tieni gli occhi aperti” disse con voce materna Elsa. Ci salutò con la mano legnosa e poi tornò a giocare con la neve. Ci dirigemmo, furiose per ciò che aveva fatto ad Olaf, verso la sala del trono e, vedendo chi c’era seduto sul trono, rimanemmo senza parole. Non ci saremmo mai aspettate che ci potesse essere lui in quel posto…

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Capitolo 4
*** 03. Un Litigio Per Amore ***


“Stammi lontano!” “Ti prego! Elsa, ascoltami!” “Eri tu! SEI tu! Tu hai riportato l’inverno! Sei stato TU!”… stavano litigando. Quella sala era enorme, le parole di quella discussione risuonavano in un sordo eco. Non sapevo che fare, cosa dire, ero impaurita. “Come fai a sapere come mi chiamo?!” “Ti prego, devi ascoltarmi! Non sono io a…” “Silenzio! Hai detto anche troppo! Sei e rimarrai un mostro!” “Proprio ciò che pensava di te il Duca di Weselton!”. Silenzio. Elsa si fece triste. Probabilmente pensava a ciò che era accaduto due anni prima. Lui, da essere diventato nell’ultima frase aggressivo, divenne triste ed anche dispiaciuto. “Elsa, scusa, io non volevo dire…” “ADESSO BASTA! HAI PARLATO TROPPO!!”. Era diventata rossa dalla rabbia. Altro che arrabbiata, era Furiosa! Cominciò a lanciare senza pietà raggi congelanti; ben mirati, dritti al cuore. Il suo viso fu bagnato da lacrime mentre schivava i colpi e cercava inutilmente di farla calmare. Era disperato, si vedeva. Disperato e… follemente… innamorato, forse? Dai suoi occhi color ghiaccio arrossati dalle lacrime di dolore ed, adesso, anche di sensi di colpa per ciò che aveva detto e gonfi di quest’ultime. “Elsa! NO!” “ANNA! Stai lontana!! È pericoloso! Devo fermarlo! A-Tutti-I-Costi!!” ”NO! No, Elsa, aspetta! Non lo è! Non è pericoloso! Non è stato lui a fare tornare l’inverno!”. Si era calmata un po’, ma era ancora in posizione d’attacco e con aria minacciosa verso quel ragazzo che la guardava sconvolto, disperato e dispiaciuto. Tanto dispiaciuto. “Ricordi la farfalla di neve? Mi ha lasciato ricordi, ricordi di una vita che non ho mai vissuto, di nomi che non ho mai udito,tra i quali il suo!” dissi indicando il ragazzo a cui apparve un lieve sorriso, poi continuai “Giusto, Jack – Frost?!” “Si! Esatto, l’ho mandata io!” esclamò felice e sollevato. “Allora è stato lui!”, Elsa era tornata minacciosa contro Jack, che si difendeva ora con le mani dal probabile attacco che per fortuna non arrivò poiché io la fermai: “NO! No, non è stato lui! Lui ha solo mandato quello spettacolo di neve ed il trono in dono!” “Si! È vero! Adesso, ti prego, Elsa, ascoltami! Qualcuno ha sfruttato parte della neve, che avevo inviato SOLO per creare il trono, per tramutare tutto il Mondo in un deserto innevato!” “Ah, si?! E chi?! Sentiamo, sono proprio curiosa!” disse Elsa ironica ed ancora dubbiosa su Jack. “Prima di spiegarti tutto, mi presento come si deve. Io sono Jack Frost, il Re dell’Inverno. Sono proprio come te, possiedo poteri in grado di controllare il ghiaccio e la neve; Grazie a te!”. Impietrimmo. “Come sarebbe ?” “L’Uomo Della Luna mi salvò da morte certa estraendo una parte dei tuoi poteri dal tuo cuore, sacrificando una vita, ma non so chi perse la vita quella notte.” “Elsa, va… va tutto bene?” “Io… credo… credo di non volere altre spiegazioni al di fuori di quelle sull’attacco dell’inverno.” Anche se cercava di nasconderlo, si vedeva che era scossa ed ora era rossa, come se stesse trattenendo un pianto. So che lo stava facendo. “Elsa…”: Jack se n’era accorto si avvicinava per confortarla, ma lei lo bloccò urlando “VOGLIO SAPERE CHI È STATO!!!” con l’indice alzato come per fermarlo. “P-Pitch…” disse lui un po’ sottovoce. “Cosa? Non ho capito.” Feci io, e lui allora urlò “PITCH!!” “E chi sarebbe costui?” chiesi confusa. “L’uomo nero. Lui ha trovato il modo di prendere il controllo della mia neve magica e trasformarla in un arma letale…” “D-Dove.... posso t-trovarlo? …….” “ELSA!” era scoppiata in lacrime ed ora aveva la mano destra davanti alla bocca per bloccare il pianto. Prima che potessi solo pensare di fare qualcosa, Jack era già corso da lei abbracciandola dolcemente. Ora la priorità non era l’inverno per lei, ma l’aver rischiato di uccidere Jack col suo potere dopo aver promesso a se stessa che questo non avrebbe più nociuto a nessuno. Lei, in quell’abbraccio così caldo, non poté fare altro che sfogarsi e scoppiò in un pianto disperato. “Perdonatemi, Jack!” disse Elsa piangendo, “Vi ho attaccato senza pietà, col solo scopo di uccidervi!”. Le sue mani erano l’una dentro l’altra, sfioranti con l’indice il proprio mento e le spalle accucciate sul collo, mentre le braccia di Jack la stringevano dolcemente da un po’ più sopra dei gomiti di Elsa e col mento appoggiato dolcemente sulla testa di lei; e le era molto di conforto. “Non preoccupatevi, Elsa, e datemi tranquillamente del tu” e dopo due secondi contati di silenzio Elsa rispose “Grazie”: un “grazie” tanto semplice quanto dolce e sincero. Era un grazie dal cuore. Un grazie… d’amore. Almeno io la penso così, poi non so… “Oh! Siete così carini insieme!” … proprio quello che dovevo evitare di dire. Spezzarono il dolce abbraccio e arrossirono, poi Elsa, esitando, disse “Smettila Anna! N-non è affatto vero! Sono solo molto dispiaciuta.. peeer… per aver attaccato un innocente con i miei poteri, ecco!” “Già, ed io l’ho-l’ho abbracciata perché… tu non ti muovevi! Già! Solo per questo!” “Sapete che queste sono scuse che non reggono né in cielo né in terra, vero? Andiamo! Siete tutti e due rossi e vi siete abbracciate come due fidanzatini! Non mi servono altre prova!” “ANNA!”, Elsa era diventata rossa più che mai e si era posta le mani sul viso per non farlo notare, ma Jack ed io lo vedevamo bene il suo rossore. Io sorrisi sospirando davanti all’amore, lui arrossì ancor di più e disse “Ehi! Dobbiamo prepararci per il viaggio! Pitch merita una lezione! So dov’è e so che è stato lui ad attaccare il regno di Arendelle, giusto…” lui arrossì pensando che avrebbe dovuto dire il suo nome, Elsa, invece, tolse le mani dal viso che gli erano rimaste incollate fino ad ora ed aveva già ripreso un aspetto perfettamente regale. Con voce solenne disse “Si, giusto, è per questo che siamo qui, perciò desidero sapere dove posso trovarlo.” “Elsa e se, per esempio, lui venisse con noi?” “No, Anna. Hai sentito: questo Pieck, Pack, Patch, Slitch, forse(?)…” “Pitch” la corressi io, “Quel che è! Insomma, resta il fatto che questo tizio sa come prendere il controllo dei suoi poteri!” “In realtà… sono i NOSTRI poteri…” “Cosa?! Questo vuol dire che…” “Esatto, Anna, può prendere il sopravvento anche sui poteri di E…. di Els…. Di vostra maestà! (uff…)” “Quindi? Questo vuol dire che dovrei rimanere con le mani in mano anch’io? No! Mi dispiace, non-fa-per-ME!” “No, vostra maestà, non dovete. Dovrete semplicemente lasciarmi venire con voi.”. Elsa da quando avevo proposto di farlo venire con noi era arrossita nuovamente, ma ora era seria; “Credo sia più prudente non dargli la possibilità di controllare due poteri, dunque tu, Jack, resti qui.” “NO! Se qualcuno deve finire sotto il controllo di Pitch allora preferisco essere io! Resta qui tu!” “Ma è una MIA responsabilità il regno e non intendo venire meno ai miei doveri da regina!” “No, cara mia! È un MIO nemico e quindi anche una MIA responsabilità!” “Ma ha attaccato Arendelle! Ed i nostri alleati!” “Ha attaccato tutto il mondo!” “Il mio regno prima di tutto, per me! Ed ha attaccato per primo Arendelle!” “Ha attaccato me! Ed i bambini! Nessuno può toccare i bambini, non finché Io resterò in vita!” “Ma è una…” “No, vado io per i piccoli!” “… mia responsabilità!” “Se solo…” “Mi ascoltassi…” “capiresti che…” “È UNA MIA RESPONSABILITÀ!!!” conclusero la discussione insieme, parlandosi l’uno sull’altra e poi dicendo la stessa frase, in coro. Il silenzio cadde sull’intera stanza, era rimasto solo il sordo eco delle ultime parole che avevano gridato per sovrastarsi le voci a vicenda. Allora io intervenni, “Che ne dite se…” “NON TI INTROMETTERE! È UNA NOSTRA DISCUSSIONE!” mi gridarono contro ancora una volta in coro. “Ascoltami bene, tu non puoi…” “Se solo mi ascoltassi io…” “Venire con noi perché è troppo pericoloso, devi…” “ti darei mille motivi per restare, devo andare io perché…” … parlavano ancora uno sopra l’altra. Anche se era un litigio, le loro dolci voci sovrapposte formavano un stupenda melodia, ma mi stavano facendo salire i nervi… “ORA BAAAAAASTA!!!” gridai con tutta la voce che riuscì a tirare fuori. “TU! Verrai con noi!” dissi indicando Jack, poi mi rivolsi ad Elsa e continuai “E tu non protestare, OK?!?!” . Rimasero tanto scioccati dalla mia determinazione che dalle loro bocche, da cui fin’ora erano usciti solo urli, uscì solo un esile “Si…” “Bene! Ed ora, dove si trova Pitch? Tu sai dov’è, no? Guidaci tu!” dissi indicando ancora una volta Jack, poi guardando seria mia sorella dissi “E tu, invece, preparati e stai pronta ad ogni evenienza, visto che lui dovrà farci da guida, tu ci farai da guardia del corpo. Io mi occuperò delle provviste. Così, tu, Jack, troverai il modo di soddisfare il tuo senso di responsabilità su tutto ciò che è successo fin’ora e tu, invece, soddisferai la voglia di proteggere me e la nostra gente. Siamo d’accordo?!” dissi squadrandoli da testa a piedi, con i pugni chiusi sui fianchi e piegata leggermente su me stessa. “Si…” “Bene!... Partiamo alle prime luci dell’alba, così avremo il tempo di rifornirci di cibo, acqua e quant’altro ci possa servire e partiremo anche ben riposati e carichi di nuova energia! È tutto chiaro no?” sorrisi e loro si guardarono sbalorditi. Annuirono ancora con gli occhi spalancati dallo stupore e Jack aveva anche la bocca aperta e le spalle assieme alle braccia rilassate, ma di stupore. Erano così divertenti che non potei fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata “pppphuhuhuhahhahahahahahah… Ommio… ahahahahahah… Dovreste vedervi!! Ahahah siete così esilaranti!!!” dissi con voce stridula e soffocata dalle risate. Allora si guardarono imbarazzati e si sorrisero dolcemente, io lo notai, ma feci finta di nulla. Probabilmente pensarono che non li vedessi perché ridevo a crepapelle ed ero caduta a terra per quanto risi, visto che quando mi ripresi fecero finta di niente e smisero d’improvviso di guardarsi. Erano così carini insieme…. I loro occhi brillavano ancora ed erano diventati talmente rossi…

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Capitolo 5
*** 04. Un Nuovo Amico Per Kristoff ***


“Kristoff! Dove vuoi andare?!” “Devo andare da Anna! Non avrei dovuto permetterle di fuggire! Nelle sue condizioni poi!!” “Sono andati via la mattina, prestissimo, ancora nessuno era sveglio a quell’ora! E poi Elsa non sapeva che Anna…” “Lo so! È per questo che devo andare da loro. Quel Jack Frost potrebbe essere pericoloso!”. Kristoff ed i troll stavano discutendo sul fatto che lui volesse partire. Ovviamente i troll erano d’accordo, ma non prima di essersi preparato. Così, la mattina seguente partì munito di armi, cibo, acqua e coperte. Era partito in groppa a Sven e salutando i suoi amici troll e i cittadini affacciati al portone di Arendelle con un gesto della mano. Camminò per ore senza incontrare ostacoli. Stava avanzando, tutto era stato davvero tranquillo fino a metà percorso, quando si ritrovò contro degli enormi golem di ghiaccio, molto diversi da quelli di neve che incontrammo io ed Elsa nelle vicinanze del regno di Giglio Del Sole. Ognuno di loro avevano forme diverse: da forme leggermente ricordanti quelle umane, a forme ricordanti destrieri o draghi o altre creature mitologiche come il minotauro, l’unicorno e simili. Nonostante l’aspetto fosse tanto variabile, la formula era la stessa per tutti: Erano giganti dagli occhi blu intenso, completamente composti da cristallino ghiaccio, con delle gambe o zampe che ricordavano delle colonne rigate e, per coloro che le avevano, le braccia dalla forma  assomigliante a quelle di enormi stalattiti appuntiti, capaci di infilzare e tagliare con facilità qualunque cosa. Alcuni di loro addirittura riproducevano un cavaliere a cavallo di una creatura a quattro zampe qualsiasi tra quelle che ho elencato poco fa, quindi minotauri, cavalli, unicorni, draghi ed anche altri che Kristoff non seppe riconoscere. Si nascose dietro una montagna di neve, poiché non era in grado di affrontarli tutti insieme, e rifletté ingegnosamente un piano per raggirarli o batterli senza avere un combattimento corpo a corpo. D’improvviso si ricordò dei sacchetti di elementi magici, come sassolini o sabbia e simili, che gli avevano dato i troll poco prima che li salutasse per partire. Uscì un sacchetto rosso dalle innumerevoli tasche della cintura porta-oggetti in groppa a Sven; ricordò in un flashback la sua funzionalità che gli venne esposta a suo tempo da Cliff

“Ecco, questa scioglie tutto il ghiaccio e/o la neve che sfiora, ma fai attenzione! L’acqua che ne uscirà risulterà bollente come un brodo appena fatto!”

Prese un pizzico di “polvere scintilla” color rame dal sacchetto e la gettò sulla neve ai piedi dei giganti. Si generò una luce intensa e accecante non appena la polvere ramea sfiorò la superficie candida della neve ed il ghiaccio ad essa sottostante che creava una sfumatura azzurrina, si tramutarono entrambi istantaneamente in acqua termale, bollente e fumante, nella quale i golem si sciolsero lentamente, gettando urla di dolore disumane ed agghiaccianti. Scattò verso un’altra montagna di neve, scagliò un altro colpo letale di polvere scintilla e scattò verso un’altra montagna ancora, usò ancora la polvere fino ad arrivare ad un punto morto. I mostri di ghiaccio si erano accorti del misfatto e cominciarono a caricare rincorse, prendere la mira ed a scalciare in direzione di Kristoff. Lui usò tutta la polvere che gli fu possibile usare, ma non bastò. Allora cominciò a rovistare nelle capienti, ma piene tasche di Sven fino a quando non tirò fuori un altro sacchetto, stavolta di un colore puprureo con all’interno dei sassolini argentati e altri dorati. Questi, invece, gli erano stati donati da Drino che gli aveva raccomandato

“Mi raccomando, usali con cautela! Questi si possono usare solo una volta e non potranno essere recuperati. Bisogna che non li usi mai e dico MAI tutti insieme! Devi prenderne uno argentato e lanciarlo ai tuoi piedi, questo farà in modo di fare espandere una nube di polvere argentea che ti proteggerà mentre tu potrai afferrarne uno dorato che lancerai ai nemici. Da uno solo di questi sassolini dorati si genereranno migliaia di mostriciattoli chiamati < minion > che si armeranno col fumo del sassolino argentati che si solidificherà nelle loro mani in asce, mazze ed altre utili armi. Non lanciare mai nello stesso momento una pietrina argentata ed una dorata! Si fonderebbero e darebbero vita a creature dalle braccia a forma di armi che si rivolteranno contro di te!”

Finito anche questo flashback, come da istruzioni, prese un sassolino argentato e lo lanciò ai suoi piedi. Poi ne prese uno dorato e lo lanciò oltre la coltre di nebbia che subito si cominciò a concentrare tra le mani di migliaia di piccoli esserini di un colore dorato con le braccia e le gambe sfumate con un colore argenteo. Il fumo, una volta concentrato nelle mani dei minion, si trasformò in diverse armi. Quei piccoli essrini riuscirono a bloccare l’attacco di molti golem di neve prima di essere tutti distrutti sotto le loro gambe ed i loro zoccoli, essendo loro piccoli ed i golem giganti vennero schiacciati, trasformandosi in fumo dorato unito alla polvere argentata delle armi. Ormai non ce n’erano più molti e lui uscì una fionda con cui lanciò dei sassi che aveva in una delle tasche di Sven come munizioni per essa. Lanciava le pietre cercando di colpire un punto debole, ma non riusciva a trovarlo. Poi colpì uno dei giganti dritto nel cuore. Questo si fermò e inizio a smontarsi, come se fosse attaccato alle giunture da piccoli chiodi arrugginiti in un fracasso assordante dei pezzi enormi di ghiaccio che cadevano al suolo e sciogliendosi diventando dapprima neve e poi acqua. Finalmente ecco che scagliò l’ultima pietra e buttava giù l’ultimo dei golem, ma ora non sapeva dove era e l’unica cosa che vedeva erano delle mura con dei portoni che sembravano essere stati flagellati da una tempesta di ghiaccio bella potente. “Sarà Judette?”. Si avvicinò e scorse un simbolo a forma di Sole dai raggi ondulati sopra il portone della città. Le porte si aprirono e vide una città sommersa dalla neve e gli abitanti come protetti da involucri cristallini di ghiaccio. Restò incantato da quello spettacolo di ghiaccio ed avanzò lentamente per un po’. Poi si ricordò perché era lì e corse verso il castello. Spalancò gli occhi sbalordito nel vedere il castello, circondato da mura di neve attorno ai confini dei suoi giardini di cui le piante erano intatte sotto uno strato di ghiaccio trasparente e l’erbetta verde sostituita da neve candida e soffice ed il castello stesso era pieno di stalattiti e sottili fili di ghiaccio. Il castello era completamente coperto da uno strato finissimo di ghiaccio trasparente. Era sera. Le stelle brillavano e la luna faceva risplendere quel ghiaccio creando un effetto su tutta la superficie di un diamante splendente. Sembrava un secondo cielo stellato, quel castello. Si lasciò scivolare da un muro di neve su cui sembrava ci fosse già scivolato qualcun’altro, poiché era più piano in confronto agli altri, (infatti era il lato da cui eravamo scesi noi) ammaliato da quel castello ghiacciato e si diresse verso la porta d’ingresso proprio davanti a lui, ghiacciato anch’essa. Entrò con aria furtiva, anche se il castello sembrava deserto, e si diresse, chissà per quale istinto, nella sala del trono, dove io, Elsa ed un misterioso ragazzo dai capelli candidi come neve appena caduta e occhi profondi come il ghiaccio, dal quale ne prendevano il colore, una mantellina marrone scuro con le spalline coperte da un velo di pesante stoffa dello stesso colore della mantellina, ma sembrava essere coperto nella parte superiore delle spalle di brina, una camicetta bianca di lana che era ristretta ai polsi e formava così un effetto gonfiore nelle maniche di questa e dei pantaloni marroni chiaro, che ridevamo come amici di infanzia seduti ad un tavolo imbandito con magici piatti bicchieri e posate di sfavillante ghiaccio riempiti di prelibatezze di ogni tipo e bevande. Non poté che gemere un “Wow” di stupore e con l’acquolina in bocca, facendosi così scoprire. Noi tre ci volgemmo verso di lui, dapprima stupiti, poi io scacciai un urlo di gioia e corsi verso di lui abbracciandolo e baciandolo. Elsa, subito dopo la mia esuberante dimostrazione di affetto, si alzò e gli diede il benvenuto: “Kristoff! Ma che piacere rivederti! Come mai qui?” “La prego, si sieda con noi, messere, mangi con noi!” continuò Jack. Io, allora, intuendo che stesse per rivelare ad Elsa della mia “situazione”, gli sussurrai staccando la testa dal petto “Non dirle nulla, per favore! Voglio dirglielo io! Ti giuro che le dirò tutto stanotte prima di dormire, ok?”. Lui intuì che parlavo di nostro figlio (o nostra figlia), ancora invisibile ad occhio nudo, e tacque, però mi guardò come per dire “Non le hai detto nulla?!” poi alzò gli occhi al cielo rassegnato compiendo un giro del bulbo oculare con le pupille per poi puntarmi gli occhi di nuovo addosso come per dire “Speravo le avessi almeno accennato qualcosa!”, senza aver bisogno di parole risposi “Lo so, lo so! Te lo giuro, stasera stessa le dico tutto, ma per favore, tu taci!” mi fece un sorriso un po’ rassegnato, poi si rifece serio e disse “E tu, chi sei?” rivolgendo lo sguardo a Jack che si alzò, lentamente aggirò il tavolo passando affianco ad Elsa, che arrossì leggermente, si diresse verso Kris, gli porse la mano con un sorriso molto convincente e sincero, almeno per me e soprattutto per mia sorella, che lo guardava ammaliata, era molto sincero, però, a giudicare dalla sua faccia, per Kristoff non lo era affatto, e disse “Piacere, il mio nome è Jack Frost e sono come…” “UN RE!” disse allarmata Elsa “Si, lui è come un re da queste parti, ma in realtà sostituisce il re e la regina che sono partiti per un viaggio a fini politici!”, avendo intuito cosa stesse per dire Jack, cioè che era come lei, con i poteri, ed allarmata dal fatto che Kristoff avrebbe potuto pensare che fosse stato lui a scatenare il nuovo inverno ed a rovinarci anche il matrimonio. Jack la guardò confuso, ma anche divertito pensando forse che fosse uno scherzo, ma una volta giratosi e vedendo la faccia preoccupata, che non appena lo sguardo del giovane incrociò quello di Elsa si tramutò in una occhiataccia da rimprovero serissima, lui capì che non era il caso di rivelare al nuovo arrivato il loro… “segretuccio in comune”. “Si, esatto! Sono come un re qui!”. Kris guardava con gli occhi storti Jack, poi distolse lo sguardo e spostandosi un po’ a destra  guardò Elsa, incuriosito ed anche insospettito, che era ancora in piedi vicino al suo posto a tavola e che, dal punto in cui era Kristoff, risultava quasi completamente coperta da Jack che gli stava dinnanzi con la mano ancora tesa; poi tornò ritto sulla schiena e strinse, ancor più insospettito, la mano di Jack dicendo “Piacere… Io sono Kristoff “Andreon” Bjorgman, per gli amici Kristoff, ma tu puoi chiamarmi signor Kristoff.”. Un po’ intimorito dalla diffidenza di Kristoff, Jack  lo invitò a sedersi e stava quasi per creare piatti, bicchieri e posate con un movimento della mano per il nuovo arrivato, ma il giovane fu congelato di brividi da un’occhiataccia arrivatogli da me ed Elsa e fece finta di indicare con la mano, che aveva appena alzato da lungo i fianchi, e portando l’altra mano dietro la schiena e facendo un elegante inchino, disse “Gradireste, per cortesia, apparecchiare per il nuovo ospite, vostra maestà?” detto questo, iniziò ad arrossire perché il sorrisino sollevato e lo sguardo confortato ed incantevole di Elsa si erano incontrati coi suoi occhi color ghiaccio tanto intensi da fare a loro volta arrossire la regina delle nevi, mia sorella, che esordì “Ma certo, provvedo subito!”; agitò le mani e per magia apparvero posate, piatti e bicchieri diversi, più belli di quelli già presenti. Commosso Kris si avvicinò  incredulo alla bellezza di quegli oggetti fatati e disse “P-Per… me?” quasi in lacrime ed Elsa rispose “Visto che so che ti piace così tanto il mio ghiaccio mi sono permessa di farti un piccolo dono! Non si scioglieranno, potrai portarli con te anche d’estate!” con un sorriso gentile. Kris si sedette e, avvicinatosi a me, mormorò al mio orecchio, anche se tenendo d’occhio mia sorella e Jack chiacchierare, “Mi sbaglio o c’è qualcosa di tenero tra quei due?” ora il sospetto di Kris non era più come quello di prima; ora era un sospetto più divertito ed allo stesso tempo intenerito dalla complicità, dall’intensità e dalla tenerezza degli sguardi tra Elsa e Jack. “Io credo di si, sono loro a non volerlo ammettere.” Dissi sottovoce, sul punto di scoppiare in una risatina provocata dalla loro tenerezza che, inevitabilmente, usci da sola poco dopo aver finito la frase, che trascinò così nella risatina pettegola anche Kristoff, che aveva appena ingoiato un boccone di pasta che gli si bloccò in gola, ma che con due colpetti sul torace mandò giù. Gli altri due, incuriositi da quella risata, si volsero verso di noi ed Elsa disse incuriosita e con un sorrisino beffardo “Cosa avete tanto da ridere voi due, eh?” “Già, se avete un argomento  così tanto divertente, perché non lo esponete anche a noi? Così ridiamo tutti insieme!” continuò Jack con la stessa espressione di Elsa, ma alzando il sopracciglio destro, con aria furba. Noi in coro e trattenendo una riusata ancora più forte di quella di prima rispondemmo “No no, nulla!”, ma detto questo la risata si liberò rumorosa nella sala. Allora i due, agguerriti, si guardarono e si compresero, così trasformarono la sala in un enorme campo di battaglia di palle di neve e ci lanciarono in faccia due palle di neve facendoci cadere all’indietro con le sedie che erano già in bilico per le nostre risate che ci facevano contorcere all’indietro e facevano alzare le due gambe anteriori di esse. Per fortuna Kristoff aveva gli occhi chiusi per via delle risate e non vide Jack all’opera mentre trasformava l’elegante sala in un giardino di neve con Elsa ed una tranquilla e regolare cena in una divertente guerra a suon di palle di neve. Dopo le prime due palle di neve, i due team, formati rispettivamente da Jack & Elsa e Kristoff & me, prese posto dietro due montagne di neve  create dalla nevicata magica di Elsa e Jack nella sala ed iniziò la battaglia. Dopo un bel po’ ci fermammo e finimmo tutti e quattro esausti e divertiti a terra a pancia in su, disposti in cerchio io con la testa opposta a quella di Jack, affianco avevo Kristoff alla destra che a sua volta aveva alla destra Jack che aveva Elsa alla sua destra che era coricata alla mia sinistra. Io e Kris ci rialzammo pochi minuti dopo, mentre Elsa e Jack rimasero stesi a terra a ridere e parlare del più e del meno ansimando, stanchi dal divertimento, ancora per un po’. Li sentivamo ridere e scherzare dal corridoio mentre ci dirigevamo alle stanze di Kristoff, indicateci dal re del ghiaccio. Erano così melodiose e dolci le risate spensierate e le discussioni divertenti che facevano… era da tanto che non sentivo ridere Elsa a quel modo. Era bellissimo.
Arrivati davanti alle porte delle stanze dove avrebbero dormito Kristoff e Jack, salutai il mio quasi-marito con un bacio sulla soglia della porta e, come promessogli, mi diressi di nuovo verso la sala. “State ancora sistemando? Posso aiutare?” “Dovresti riposare, Anna!” disse Elsa con un sorriso stanco, ma ancora divertito. “Già, visto il bimbo…” “Aspetta, come fai a saperlo?!” “Me lo ha detto il vento” “Aspetta, che?! Di quale bimbo state parlando, voi due?!” “Beh, visto che lui lo sa già… te lo dico qui. Beh, ecco… io… si… sarei… beh, io sarei…” “Oh andiamo! Non tenermi sulle spine! C’è qualcosa che non va con Kristoff, per caso?” “No, no! Al contrario! Le cose con Kris vanno così bene che… ecco…” “Oh, andiamo! E diglielo, Anna!” disse Jack spazientito, mentre Elsa aveva un’espressione un po’ preoccupata. “Io… sono incinta!!”. Elsa dapprima mi fece le feste, mi prese dai fianchi e mi fece fare un giro in aria dicendomi “Oh, Anna! Ma è stupendo!!”, poi mi fece tornare coi piedi a terra, si fece seria e con uno sguardo severa da mamma e disse “Perché non me lo hai detto prima?! Questo viaggio è pericoloso! Devi tornare a casa con Kristoff, subito!” “Oh, non fare così, dai! Non ti preoccupare, starò a-tten-ti-ssi-ma!!” “Se lo avessi saputo prima non ti avrei lasciata venire” mi ammonì con l’indice; “Si, beh… scusa… io non volevo…” “…… Beh, non puoi restare qui… Oh, beh, mi sa che mi toccherà proteggere una creatura in più, vero?” disse rassegnata, con un sorriso comprensivo mentre mi accarezzava la pancia e poi ci abbracciammo. “A proposito di creature… dov’è quella creatura adorabile di Olaf?” dissi io staccando la testa dal petto di Elsa. “Quel simpatico pupazzetto di neve? Mi ha chiesto dove poteva trovare un posticino caldo dove riposare. L’ho portato nelle stanze accanto alle vostre. Si è addormentato come un ghiro!” rise Jack. Poi ridemmo anche io ed Elsa e, dopo aver sistemato il disastro nella sala del trono, ci facemmo accompagnare alle nostre stanza, poi lui si diresse nelle stanze di Kristoff, nelle quali avrebbe dormito anche lui.

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Capitolo 6
*** Un Viaggio Di Cuori ***


La mattina seguente ci preparammo per partire e per poco non ci scordavamo il povero Olaf che si era riappisolato su una poltrona nel salotto davanti al camino. Per fortuna se ne ricordarono Elsa e Jack che andarono insieme a svegliarlo. “Passano davvero molto tempo insieme, quei due, eh?” “Già sembrano già sposini, non trovi?” “Si” “Oh, sono così dolci!” “Anna, però… non esageriamo con questa storia durante il viaggio. Non vorrei metterli a disagio o farli sentire in imbarazzo l’una con l’altro.” “Si, hai ragione. Cercherò di controllarmi” “Brava la mia neomamma!” e dicendo questo, con un leggero tono di ironia, mi diede un dolce pizzicotto sulla guancia. Io fui dolcemente infastidita da quel pizzicotto che mi fece uscire un “Smettila!” con un sorriso, mentre lui aveva una mano sul mio grembo e lo accarezzava. Poi mi guardò dolcemente, ora c’eravamo solo noi due, non esisteva più la stanza; solo io e lui. Stava quasi per baciarmi, quando il momento romantico fu interrotto da Elsa che gridava “L’abbiamo trovato!” e Jack, invece, tenendo per la spalla destra Olaf e con la mano sinistra teneva la mano del pupazzetto di neve ancora assonnato, diceva “Ehi! Non ti riaddormentare! Su, forza, che dobbiamo partire!” ed Olaf, strofinandosi l’occhio destra col braccio di legno corrispondente ed ancora molto assonnato tanto da soffocare le prime parole con uno sbadiglio rispondeva “Sono sveglio, sono sveglio”. Riuniti tutti quanti, ci incamminammo; io a cavallo di Sven e gli altri a piedi. Non mi sembrava giusto e mi sentivo un po’ in colpa per questo, ma vista la mia “situazione” non potevo fare altro che accettare. Il viaggio fu abbastanza tranquillo, ogni tanto incontravamo qualche tempesta di neve, si, ma nessun pericolo effettivo. Quando, ad un certo punto, mia sorella si rese conto che sia lei che io conoscevamo quella strada, quei panorama… anche se non in quello stato, ma conoscevamo entrambe quel posto. “Jack, perdonami, dove ci stiamo recando?” “Che domande, Elsa, mi sembra ovvio. Ci stiamo dirigendo al regno in cui si è rifugiato Pitch!” “Si, ma… dove?” “È un regno molto grande e lussuoso, vedrai, sarà facile trovarlo. Non preoccuparti” “No, Jack! Voglio sapere il suo nome, ca… ca-a-avoli!” diceva Elsa con un tono più irritato, che poi, alla parola “ca” lasciata a metà e poi ripresa formando “cavoli”, divenne un po’ imbarazzato. Che stesse per dire… “Caro”? Si, può darsi. Comunque, Jack allora rispose “Ah, scusa, non avevo capito che…. Comunque non conosco il suo nome, solo la strada per arrivarci. Scusa per non avervelo detto prima.” con un tono un po’ dispiaciuto. Ora, da infastidito, il volto di Elsa si fece dolce e nostalgico: “Oh, fa niente! Credo di saperlo io quel nome.” “dove?” chiesi io. Lei, alzando gli occhi verso di me, disse “Davvero questo posto non ti ricorda nulla? …. Ah, beh, è plausibile. Tu eri ancora piccola e forse non riesci a riconoscerlo così. Guarda quelle montagne e immaginale verdi, con la sola punta innevata; quegli alberi e immaginali verdi e carichi di frutta colorata; quei prati ben fioriti e rigogliosi… cosa vedi, Anna? Non ti ricorda proprio nulla?” “J-Ju-J-Judette?!” dissi io col viso illuminato da un colpo di fulmine di tanti flashback, di quando lei si divertiva ad innevare quei prati verdi dove ci fermavamo da piccole per giocare con lei, di quando creava delle scale di ghiaccio resistente vicino gli alberi per farmi arrampicare su di essi per raccoglierne i frutti succulenti che scaturivano da quegli alberi… “Ma… ma è arrivato da lì il trono!” “Si, state tranquille, l’ho mandato io perché dovreste sapere che….” “Jack!! Ma sei impazzito?! C’è Kristoff!!” urlò Elsa allarmata e non facendolo finire. “AH! Don’t worry, Elsa, so tutto. Me ne ha parlato stamattina mentre ci preparavamo.” Io ed Elsa allora arrossimmo poiché ricordammo di essere entrate nella stanza nella quale si stavano cambiando, proprio nel momento in cui i due si erano tolti le magliette…. Se ancora ci penso… Oh, mamma! Che imbarazzo! Sorrisero malignamente intuendo a cosa pensavamo e dissero ironici in coro “La prossima volta magari saremo noi ad entrare nelle vostre camere mentre vi cambiate, così saprete che significa!” e risero mentre noi due diventavamo sempre più rosse: “Basta! Non è divertente!” “GIÀ! E Jack ha più muscoli di te! Ops… volevo dire… cioè intendevo che… non che tu hai pochi… ehm cioè no… non che lui ha un bel… no no, aspetta cioè volevo.. io intendevo dire… Aspetta, che?!” Elsa facendosi scappare in un momento di foga questo commento diventò tanto rossa da farmi sentire il calore della sua pelle e Jack si imbarazzò così tanto che si coprì il volto col cappuccio della sua mantellina e disse imbarazzatissimo “Ah-ah-ah! Ma che spiritosa! Però non credo sia il caso di fare certe battute, vostra maestà!” “Già! Era solo una battuta, che credete! Ah-ah-ah---ah---ahm!”. Io, con un sorrisino ebete dissi “Elsa, Jack, non è che vorreste un po’ di privacy? Magari volete conoscervi più…. , vero?!” e risi a crepapelle con Kristoff, mentre Olaf li guardava con occhi sognanti e disse “Oh, siete così carini quando vi imbarazzate!” e lo disse con tanta innocenza da far scambiare uno sguardo imbarazzato ed innamorato tra Jack ed Elsa, ma breve, troppo breve per essere notato da Kristoff che rideva ancora. Poi Elsa esordì “Anna!! Come ti permetti!! Smettila di fare supposizioni che non stanno né in cielo né in terra!!! E tu, Olaf, da te non me lo sarei aspettato un comportamento così infantile! Smettetela subito tutti e due! State mettendo in imbarazzo Jack!” ed io conclusi “a quanto pare non solo lui!” “Ho detto BASTA!!” urlò Elsa imbarazzatissima. Io ero divertita ed affascinata da quell’amore che era nato, e si vedeva. Kristoff si avvicinò a me furtivamente e mi sussurrò all’orecchio “Sai, stamattina, mentre ci preparavamo, Jack con gli occhi da pesce lesso fissi su di Elsa ha detto che era una … hai capito, il ghiacciolo!! Ha un cuore più sciolto del nostr! Ah!” “Te lo ha detto lui, eh?” dissi io con un’espressione investigativa; con un occhi socchiuso e l’altro col sopracciglio alzato. “Beh, non esattamente, però…” lo osservai ancor più intensamente e… “Oh! E va bene! L’ho sentito mentre rifletteva ad alta voce, ok?! So solo che quel ragazzo si è preso una bella cotta per tua sorella!” “Beh, anche io ho sentito Elsa commentare Jack dopo che vi abbiamo visti a petto nudo e, indovina?! Ha detto queste testuali parole ed io ” “Solo a Jack?!”; adesso era lui che mi guardava come io guardavo un attimo prima lui: “Va bene, ha detto , ma che cambia?!” “Ah-ah… Beh anche lui! Mi ha detto che , capito?!” e ridemmo di gusto avendo capito che loro due si amavano alla follia. Certo era curioso come quei due si intendessero, quasi fossero una sola persona... sembrava quasi che si conoscessero da piccoli… come se si amassero anche prima di conoscersi, come se ci fosse un legame “particolare”… dipendeva forse dal pezzo di cuore di ghiaccio di Elsa inserito nel cuore di Jack dall’”Uomo Della Luna”? comunque sia, dopo il momento di imbarazzo di prima tornò la serenità e, come ormai era consuetudine, il gruppo si divise in coppie: io e Kristoff, Sven ed Olaf ed, infine, Elsa e Jack e parlavamo del più e del meno. Ovviamente io e Kristoff parlavamo di quanto stessero bene insieme Elsa e Jack, Sven ed Olaf, invece, si scambiavano, anzi Olaf dava a Sven strani consigli sul cibo e sull’amore, citando ovviamente di proposito me e Kris ad alta voce, ma noi non ci facemmo molto caso, ed infine c’erano Jack ed Elsa… non sapevo cosa si dicessero, perché erano troppo lontani, ma so che ogni tanto dicevano ad alta voce e ridendo “È vero! È proprio così!” “Ma dai! Non ci posso credere!” “Te lo giuro!” oppure “Già, lo penso anch’io! Ma avvolte non mi soffermo molto a pensarci su…” “Nah, neanch’io!”. Andavano davvero d’accordo quei due. Parlando e ridendo così, si fece sera e ci accampammo in una grotta con l’entrata coperta da sottili fili di ghiaccio penzolanti dal suo soffitto. Ci sistemammo e, con i poteri di Elsa e Jack, dividemmo la grotta in tre sale: una per me ed Elsa, un’altra per Sven ed infine quella per Olaf, Kristoff e Jack. Appena feci finta di addormentarmi, vidi con l’occhio che avevo lasciato aperto mia sorella scattare verso la parte dei ragazzi e, spostando la tenda di ghiaccio opachissimo che divideva la sala della grotta nelle tre stanze, si ritrovò davanti il viso perfetto e lo sguardo ammaliante di Jack, stupito ed imbarazzato nell’avere così vicino il dolce viso e il profondo sguardo di Elsa che stava dicendo che voleva dare la notte a loro e che dopo sarebbe passata da Sven. Lui rispose “anch’io”, lei fece per allontanarsi, ma fu fermata dalla mano di Jack che l’aveva afferrata per un braccio. “Senti… ti va di venire con me? Non riesco a prendere sonno e quindi avevo pensato di passeggiare un po’ sotto le stelle… se ti va, ovvio..”. Vidi il viso di mia sorella, ancora girata di spalle al ragazzo, illuminarsi di gioia, poi ricomporsi e con un lieve sorrisino girarsi verso di lui e rispondere che le sarebbe piaciuto. Vidi loro due uscire dalla grotta insieme e fu l’ultima cosa che vitti prima che il sonno prendesse il sopravvento. La mattina seguente, quando mi svegliai li vidi insieme all’entrata della grotta, addormentati, insieme, lei con la testa appoggiata sulla spalla di lui che a sua volta aveva l’altra spalla e la testa appoggiate alla parete della grotta. Erano così carini… notai che Olaf li osservava dalla sua branda di neve a pancia in giù con la testa appoggiata sulle mani di cuile braccia avevano i gomiti poggiati sul cuscino della branda stessa, creata da Jack, mentre Kris e Sven dormivano ancora.”Buongiorno, Anna! Li hai visti? Non sono carinissimi?” mi salutò Olaf sottovoce per non svegliare gli altri e senza astenere lo sguardo da Jack ed Elsa “Come miele.”dissi sottovoce anch’io ed anche strozzata dalla dolcezza di quella scena. “Senti, Olaf, hai mica visto qualcosa tu del loro piccolo appuntamento di ieri sera?” “No, ho solo visto le loro sagome passeggiare là fuori fino a quando non mi sono addormentato, ma sono sicuro che abbiano continuato fino a notte fonda” disse poi assumendo l’espressione ed il sorrisino di chi si stava immaginando un dolce bacio tra quei due che poi assunsi pure io, poiché lo immaginai a mia volta. “Capisco…” “E tu, invece? Hai visto qualcosa?” “Solo loro che uscivano dalla grotta, poi mi sono addormentata” sorrisi io. In quel momento si alzava Kristoff come al solito contemporaneamente a Sven. “Buongiorno, dormiglioni!” li sgridò teneramente ed ironicamente Olaf. “Ciao, Ola…a….a…a-a-ah,ah! Lo sap…” “SSSSSHHHHH!! Così li svegli!!” lo sgridai e lui accucciando la testa tra le spalle disse “Oh, certo. Scusa.” “Oh, sono così carini!” sospirai stridulamente, ma a bassa voce. “Già.” Rispose Olaf. Kristoff li guardava e sembrava sul punto di commuoversi, così mi venne naturale dire “Non piangere, Kristoff!” dolce. Lui distolse lo sguardo dai due piccioncini, si mise l’avambraccio davanti agli ochhi strofinandoseli con esso, poi volse uno sguardo misto di rimprovero e di sonnolenza e disse “Non sto piangendo!” “In realtà… Sembrava che tu fossi sul punto di farlo, invece.” Intervenne Olaf e lui rispose con uno stridulo “Non è vero!” che interruppe i toni bassi che avevamo tenuto fin’ora e che svegliò i due piccioncini. Io sussurrai un “Oh,oh…” prima di dire, fingendo uno sbadiglio, “Oh! Buongiorno!” mi misi una mano davanti alla bocca e una la tesi come se mi stessi stiracchiando ed invitai gli altri a fare altrettanto facendo girare la mano che avevo teso e con la testa annuendo con gli occhi spalancati come per dire “forza”. Loro intuirono e mi imitarono, compreso Sven, anche se sono convinta che dalla faccia che aveva il suo fosse un vero Sbadiglio. I due erano ancora assonnati e un po’ storditi dall’appena interrotto sonno, ma non appena si accorsero di come si erano addormentati si allontanarono d’improvviso ed Elsa, passando una mano sotto la sua treccia e facendola cadere su di una spalla, mentre girava la testa dall’altro lato in confronto a Jack e sul braccio di quella stessa mano, cioè la sinistra, che poggiò a terra come sostegno per il corpo e salutandolo come un estraneo: “Buongiorno, Jack” e con l’altra mano fece un cenno appena notabile, ma lui le afferrò quella mano e la avvicinava sempre di più alle labbra, lei mise la mano sinistra elegantemente al petto mentre la destra si avvicinava sempre di più alle labbra di Jack. Di più, di più, di più, sempre più vicina fino a quando le sue labbra non sfiorarono delicatamente la mano di Elsa che a questo contatto arrossì e Jack la saluto con una voce calda ed innamorata dicendo “Buongiorno, mia regina.” A Kris scappò una risatina, a me invece un sospiro commosso ed Olaf invece fece una risatina compiaciuta: “Eheheh”. Il povero Sven invece non vide nulla perché gli era scappato un altro sbadiglio che lo costrinse a chiudere gli occhi, ma non appena capì che era successo qualcosa spalancò gli occhi curioso e ci guardo, prima noi, poi a Jack ed Elsa per un paio di volte dopo di che fissò lo sguardo sul suo amico Kristoff che gli accarezzò la testa alzandosi con un sorrisino e gli disse “Te lo spiego dopo, amico.”. Elsa, invece, guardava Kristoff come per rimproverarlo della risatina, che adesso si era trasformato in un sorrisino beffardo da fratello con tanto di linguaccia, che fece tirare da un lato le labbra alla regina della nevi e socchiudere gli occhi, ma divertita, e scosse la testa. Mentre ci preparavamo per ripartire ebbi la possibilità di avvicinarmi a mia sorella (che era molto allegra quella mattina) e le chiesi “Allora? Che cosa è successo stanotte?” “assolutamente niente!” disse lei risoluta e con un sorrisino sulla faccia, mentre metteva a posto alcuni oggetti nella cintura porta-oggetti di Sven. “E dai! Voglio sapere che cosa è successo! Daaaaaaiii, dimmelo, dimmelo, dimmelo!” “Aspetta, che?! Ma cosa stai insinuando, scusa?” disse smettendo di sistemare gli oggetti, rimanendo con una forchetta di ghiaccio in mano e girandosi verso di me con una faccia tra il confuso e l’indignato. “Andiamo! Vi ho visti uscire insieme! Voglio sapere che cosa avete fatto! Solo questo!” “Non abbiamo fatto proprio niente di particolare! Abbiamo parlato per un po’, poi ci siamo addormentati, tutti qui!” disse ricominciando a sistemare gli oggetti. “Già, e come vi siete addormentati! Per esservi addormentati in quel modo deve essere successo per forza qualcosa! Allora: avete fatto una estenuante battaglia di neve? Oh, o magari avete giocato ad acchiapparella? Ah, no! Ci sono! Vi siete baciati?!” a quel punto sbatté il piatto di ghiaccio, che aveva preso in quel momento, sul tavolo rompendolo e gridando “BASTA!! NON È SUCCESSO ASSOLUTAMENTE NIENTE!!!” le quali parole furono pronunciate in coro con Jack. A quanto pare Kristoff stava facendo le mie stesse domande a Jack. Olaf osservava affascinato dall’amore di quei due. Poi riferendosi a me e Kristoff disse “Ragazzi! Lasciateli in pace!” “Oh! Grazie, Olaf caro!” lo interruppe Elsa, poi continuò “Tanto l’amore farà il suo corso da solo e senza forzature da parte nostra!” “Ma… OLAF!!” urlò Elsa imbarazzata ed un po’ arrabbiata con Olaf, che poi le fece gli occhi dolci e lasciando cadere le spalle tenute rigide disse “Oh, come si fa ad arrabbiarsi con te? Non si può!”. Olaf aveva ragione! Ogni momento che passavano insieme, quei due, entrambi dai poteri di ghiaccio, ma dai cuori di peluche, divenivano sempre più uniti. Una volta sistemati, partimmo alla volta di Judette. Io e Kris eravamo ansiosi di vedere l’amore tra Jack ed Elsa crescere, come i cristalli che ogni tanto lei creava, e sbocciare, come i fiori di ghiaccio che Jack, da quella notte, le continuò a creare: splendide rose dai mille colori che andavano dal blu intenso al rosso. Ovviamente erano di ghiaccio, però era ghiaccio magico ed il ghiaccio magico si tinge dei colori che vuole il loro creatore. Lei puntualmente gli chiedeva “Ma… sarò capace di farlo anch’io?” mentre, affascinata li osservava. Poi, lui le metteva il fiore tra le mani, gliele chiudeva attorno ad esso come per dirle che ora era suo e diceva “Un giorno, te lo prometto! Ci lavoreremo su e ci riuscirai, costi quel che costi, te lo prometto!” e lo diceva con occhi che brillavano più della luna nella notte… era così tenero! Ed ovviamente ne approfittavo anch’io dicendo a Kristoff “Hai visto come ci si comporta con le signore, pezzo di un montanaro che non sei altro?!” e lui puntualmente mi rispondeva con un bacio sulla fronte, uno sulle labbra e poi diceva “Perché, non ti basta questo? Non ti bastiamo io ed il mio amore?” e così riusciva sempre a farla franca… però, era così cariiino! Comunque! Il viaggio era ancora lungo ed una minaccia incombeva, quieta e silenziosa dall’alto, su di noi, come un falco…. O forse no?

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Capitolo 7
*** Nuovi Amici ***


Stavamo camminando tranquillamente mentre parlavamo tra di noi, quando una frustata rumorosa colpì la testa del povero Olaf facendola staccare dal corpo e anche volare via il naso di carota. Il corpo cominciò a dondolare mentre camminava a vuoto cercando la testa che intndo gli diceva “Si… un po’ più a destra… no! Ora a sinistra!... si…. Ora vieni un po’ più avanti… no ora torna indietro… ecco, così….”e mentre il nostro pupazzo di neve cercava di ricomporsi, altre frustate ci arrivarono addosso e la frusta usata ricordavano… Capelli?! Eh, si! Erano proprio capelli! Scuri alle punte e dorati e lucenti fino ad un certo punto, dove per l’appunto divenivano castano scuro, lisci e belli, ma taglienti come rasoi! Alcune frustate ci ferirono di striscio fino a quando non fummo dietro delle stalattiti di ghiaccio e delle rocce che a contatto con le frustate di quei capelli particolari e curiosi si laceravano e si scheggiavano. Poi, dalla stessa sporgenza da cui provenivano i colpi di frus… ehm, capelli, in questo caso... comunque cominciarono a piovere frecce. Elsa e Jack cominciarono a lanciare raggi congelanti che, laddove colpivano, creavano delle stalattiti di ghiaccio. Continuarono così per un po’, Elsa e Jack che si spostavano da stalattite a stalattite, da roccia a roccia e nei momenti in cui erano scoperti lanciavano i loro raggi congelanti, invece loro stavano uno dietro una parete di roccia e usciva solo fino alle spalle per lanciare le frecce e colui, o meglio colei che ci flagellava di frustate con i suoi lunghi capelli taglienti si spostava su quella sporgenza da una cavernetta all’altra, poiché erano qualche metro più su di noi, sopra uno spiazzale di roccia sollevato dal terreno e attaccato ad una montagna, che limitava la strada su cui stavamo camminando per arrivare a Judette da un lato e che era pienissima di insenature, corridoi di roccia e piccole stanze naturali, mentre alle nostre spalle, nel lato in cui stavamo noi, protetti da alcune rocce e stalattiti di ghiaccio, c’era un piccolo burrone e poi una distesa di morbida neve. Io, Kris, Sven e Olaf invece stavamo nascosti dietro un enorme masso al limite col burrone, c’era giusto lo spazio per starci in piedi. Non potei resistere nel guardare giù; era poco profondo, ma io mi sentii mancare lo stesso… forse non era l’altezza, forse fu un mancamento provocato da mio figlio o mia figlia… non so, comunque mi sedetti sul bordo del burrone, con le gambe a penzolone nel vuoto; Kris, che fin’ora aveva osservato bene la battaglia, si girò preoccupato e mi chiese poggiandomi una mano sulla spalla ed osservandomi con i suoi bellissimi occhi rossastri “Anna, va tutto bene, cara?” … caara? Oh, non mi aveva mai chiamata così ed era così caariiino… comunque! Io risposi che era tutto apposto e che avevo avuto solo un giramento di testa. Lui si sedette accanto a me, mi mise il braccio destro attorno alle spalle, ne appoggiò la mano sulla mia spalla sinistra e mi tirò a se appoggiandomi la testa al suo petto: “Va meglio?” mi chiese dandomi un bacio sulla testa. Io annuì e mi rialzai facendo attenzione che non mi arrivasse un colpo addosso, poi mi girai, mi misi in ginocchio dietro la roccia, affacciai una parte della testa per vedere che accadeva e proprio in quel momento vidi Elsa che correva verso di noi e veniva colpita da una frustata della semi bionda prima ad una gamba facendola inciampare cadendo a terra, poi mentre cercava di rialzarsi un’altra frustata le colpì il braccio su cui poggiava il corpo che venne prontamente sostituito dall’altro. A quel punto sollevò la testa e mi guardo un po’ impaurita, ma non appena vide il mio viso preoccupatissimo, la sua espressione si fece aggressiva e si rialzò improvvisamente e lanciò un raggio congelante che mancò di poco la ragazza dai lunghi capelli che rispose con una frustata ancor più forte delle altre che la colpì al fianco destro, facendola accasciare a terra in ginocchio mettendosi la mano sinistra sulla ferita. Non l’avesse mai fatto! Vidi Jack infuriarsi e gridare “NOOOO!” vedendo Elsa a terra ferita e scagliarsi con furia contro i nostri nemici: cominciò a lanciare raggi congelanti a raffica colpendo diversi punti congelandoli e costringendo i nostri nemici a scappare lungo la sporgenza dove erano stati approdati fin’ora, fino a quando uno di quei raggi non colpì alla caviglia la ragazza dai capelli-frusta congelandogliela e bloccandogliela al terreno, poi alle mani bloccandole alla parete rocciosa alle sue spalle. Sembrava fatta, ma appena sentì la mia voce gridare “JACK!! ALLA TUA DESTRA!!” si girò di colpo e con un gesto creò un muretto di ghiaccio che blocco al suo interno quattro frecce a pochi centimetri da lui. Poi volse lo sguardo verso Elsa e vide che quel tizio le aveva lanciato delle frecce. Lanciò un raggio che le deviò e le congelò al terreno. Poi iniziò a lanciare raffiche di raggi congelanti, evitando accuratamente cuore e testa ovviamente, e lo colpì prima sul busto bloccandolo a qualche metro dal suolo della sporgenza dove stava alla parete della montagna e, mentre lui si dimenava per liberarsi e cercava con le mani di distruggere il ghiaccio che lo aveva imprigionato al livello della vita Jack lanciò un raggio che gli congelò alla parete il resto del busto, bloccandolo dal bacino fino al collo al muro. Poi alzando le braccia e poi abbassandole di colpo, il ghiaccio che imprigionava entrambi scivolò dalla parete facendoli finire sotto la minaccia della mia pala e della lancia artigianale di Kristoff. “Wow,wow! Calma! Ci arrendiamo!!”: era un ragazzo giovanissimo, dal cuoio capelluto scuro, dei grandi occhi (anche se non molto grandi) con delle piccole pupille castano chiaro, un naso molto accentuato, un folto pizzetto scuro ed una espressione di sfida ma anche di arresa. Lei era molto bella: capelli dorati fino a qualche centimetro dalle punte, poiché più o meno a 10 centimetri dalla punta erano di un castano particolarmente scuro fino ad esse, gli occhi dalle grandi pupille di un verde molto vivo ed aveva uno sguardo aggressivo, il naso piccolino e delicato, con la punta leggermente all’insù e le sopracciglia dello stesso colore scuro delle punte dei suoi capelli. Li legammo ad un masso di ghiaccio creato lì da Jack utilizzando i capelli di lei. Elsa tentò di rialzarsi, ma gemette un quasi impercettibile lamento di dolore che invece Jack sentì e corse da lei fermandola e le creò un po’ di brina sulle ferite che subito provocò un espressione di sollievo sul viso di Elsa e su Jack un sorriso dolce, ma così dolce che… non so spiegarlo, ma era un sorriso che ti scaldava il cuore. Dopo questo lungo e dolce sguardo tra di loro, lui si rimise dritto sulla schiena, si fece serissimo e volgendosi verso la ragazza dai capelli taglienti ed al ragazzo dal naso a forma di patata, disse “Allora… lavorate per pitch, non è vero?!”. Nessuna risposta oltre ad un “Ttss” da parte di lui. Jack, ancor più serio, chiese “Come vi chiamate, servi del male?” e mentre lo diceva mise le mani dietro la schiena e cominciò a camminare avanti e indietro davanti ai due. “!! Servi del male a chi, Ghiacciolo?!?!” disse lei adirata. “Silenzio!!” a questa parola Jack, che ora dava le spalle ai due aggressori, si girò di colpo e stese il braccio aprendo la mano. “Pitch vi ha mandati a cercarci, ma come fa a sapere che siamo qui?” “Ma di cosa diamine stai parlando, si può sapere?!” disse lui spalancando gli occhi incredulo, ma lei lo zittì dicendo a bassa voce, ma noi la sentimmo ugualmente, “Sshhh! Non parlare con questi banditi!” “Ma quali banditi!” dissi io innervosita “Siete stati voi ad attaccarci!!”. Lei ci riflettè un po’ su, fece una faccia perplessa e disse “Beh… in effetti…” poi scosse la testa e continuò “Come facciamo a fidarci di voi?!” “La domanda è come NOI dovremmo fare a fidarci di gente che ci attacca senza motivo!!” disse Jack indicando con la mano Elsa col viso sofferente ed aggressivo mentre li guardava, ancora seduta a terra in ginocchio con la mia mano sulle spalle e la sua mano destra sulla mia sinistra. Era diventato di nuovo furioso. “Allora, Qual è - il vostro - nome! Ditecelo, subito!” disse con sguardo di sfida nei confronti di quei due ragazzi. “Io... sono Rapunzel” disse lei rassegnata, “E lui è Eugene Riders. E non conosciamo nessun… peach, pith, puck, pech, o come diavolo lo avete chiamato!! Non lo so e non mi interessa! Piuttosto… perché VOI avete congelato tutto?!” “Non-Non siamo stati n-noi, è-è stato Quel Pitch, per l’appunto” disse sofferente Elsa mentre cercava di alzarsi, ma Jack la fermò afferrandola dalle spalle e e la costrinse a risedersi dicendo “No, ti prego, Elsa! Ci penso io, ok, ca… a-a… cavoli!” disse girandosi di nuovo verso di loro, anche se si vedeva dal suo rossore: stava per chiamarla “cara”. “Come vi è venuto in mente di attaccarci senza motivo?!”. Kristoff diede voce ai miei pensieri dicendo “Ah, ah! Beccato! Stavi per dire !” “Aspetta, che?! No, no, no! Non è assolutamente vero!” disse imbarazzato Jack. Poi Eugene disse “uh,uh! Un arera ufficializzato, eh?!” “Eugene!” “Cosa?! Che c’è?! Che cosa ho detto?!” “Te l’ho detto mille lte di evitare confidenze ed essere più riservato!!”. Io e Kristoff ci mettemmo a ridere e capimmo che loro non ero pericolosi, così li liberammo. “Visto che state cercando anche voi Pitch, prchè non venite con noi?” “Aspetta, CHEEEE?!?!?!” dissero in coro sbalorditi Jack ed Elsa dalla mia proposta. “Ma ci dovrete dire come potrete esserci utili!” disse allegro Kristoff. Elsa, Jack, Olaf e Sven si guardarono esterrefatti dalla sua frase. Rapunzel ed Eugene in un primo momento rimasero basiti e si guardarono increduli, poi lui cominciò “Beh… io… non so se….” “Va bene, credo che possiamo dirglielo, no?” “Cosa?! Sei sicura?” “Oh, vedrai Eugy, sara divertente!” e gli fece un sorriso. “Ah…. E va bene! Diglielo pure.” E sorrise anche lui, ma il suo era un sorriso di rassegnazione divertita. “OK! Tenetevi forte gente, perché… I MIEI CAPELLI SONO DOTATI DI UN POTERE CHE Può GUARIRE DALLE FERITE!!! Tah dan!”. Io, Kristoff, Olaf e Sven ci guardammo dubbiosi e divertiti. “Aspetta, che?!” dissi io divertita “Mi stai dicendo che QUEI capelli che hanno tagliato, e ripeto TAGLIATO mia sorella, possono curare?!” “Oh, ma i miei capelli tagliano solo dalla parte scura!” disse con un sorriso. Ora eravamo perplessi… ci guardammo ancora una volta, tutti con un sopracciglio alzato. “Ok, dimostracelo!” disse Jack indicando le ferite di Elsa. “Va bene!”. Così dicendo, avvolse le ferite con la parte dei capelli dorata e cominciò a recitare una specie di canzone: “Fiore dammi ascolto, Se risplenderai, Con i tuoi poteri, tu mi proteggerai. Con la tua magia Tu risplenderai E non dirmi che, per me è tardi ormai. È tardi… ormai.” Nel momento in cui cominciò a cantare i capelli dorati si illuminarono di una luce color oro a partire dalla loro radice fino alle punte scure, le quali si colorarono di un alone violaceo. E come per magia le ferite di Elsa sparirono nel nulla. “WOW!!!” urlammo di stupore tutti insieme. Strano ma vero, dopo qualche ora eravamo già amici! Così ci incamminammo mentre io spiegavo a Rapunzel la storia di Pitch mentre Jack la spiegava a Eugene. Ora eravamo anche compagni di avventura… chissà se avremmo trovato ciò che cercavamo a Judette… e poi… chi erano davvero quei due? Non ci avevano raccontato nulla di loro… ma erano brave persone, almeno lo sembravano a noi tutti. Ormai mancava poco a Judette, io ed Elsa lo sapevamo… che cosa ci aspettava lì?

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Capitolo 8
*** Uno Scioccante Spettacolo. ***


Il resto del viaggio fu molto tranquillo; ridemmo e scherzammo con i nuovi membri del gruppo tanto da conoscerci molto bene tra di noi, anche se Rapunzel ed Eugene non vollero parlare del loro passato, fino a quando non ci trovammo davanti a delle enormi mura. Elsa sospirò sollevata ed esordì “Signori e signore, eccoci a Judette! Il regno in cui si è rifugiato… “ il viso le si fece più arrabbiato nel dire “Il nostro nemico.”. Una volta entrati, non vi furono attacchi come ci aspettavamo,solo desolazione, distruzione e paura che si percepiva ancora viva nell’aria. Jack guardò Elsa con aria preoccupata, non appena se ne accorse, lei gli sorrise dolcemente, ma era un sorriso anche malinconico e preoccupatissimo; lo aveva fatto solo per tranquillizzarlo. Era tutto in rovina: case diroccate ed ancora in fiamme, parchi completamente rasi al suolo, alberi carbonizzati, il castello ridotto in un paio di mura e troppe macerie per potersi rendere conto di quanto fosse grande. Era… uno spettacolo orrendo e terrificante. Avanzando notai qualcosa di colorato sotto la cenere: sembrava un brandello di stoffa; lo afferrai e nel vedere cos’era strozzai il volto contro il petto di Kristoff che chiudendo gli occhi e abbassando triste la testa mi strinse a sé mettendomi un braccio attorno al busto: era una bambola semibruciata e, come tenevo il mio volto contro il petto di Kristoff, tenevo la bambola stretta al mio. Eugene teneva per mano Rapunzel che aveva appena raccolto da terra un disegno apparentemente di una bambina di nome Marlène di 10 anni, bruciacchiato e a giudicare da ciò che sentivo, dato che avevo gli occhi chiusi e pressati al petto di Kristoff, anche lei aveva cominciato a piangere poggiata sulla spalla di Eugene poiché il suo pianto sembrava soffocato da qualcosa davanti alla bocca. Riaprì gli occhi e vidi Jack avvicinarsi ad Elsa e afferrarle dolcemente la mano destra, che era libera, poiché la vide sconvolta nel leggere una lettera che teneva nell’altra mano, era una dichiarazione d’amore, una lettera, che lei subito con gli occhi ricolmi di lacrime amare piegò e ripose nella borsa che teneva a tracollo, delicatamente poiché era anch’essa bruciacchiata e voleva evitare di rovinarla. Era stato un momento così triste… anche gli occhi di ghiaccio di Jack si fecero lucidi, anche Kris versò qualche lacrima, li vidi bagnare il suo cappotto caldo color beige chiaro. Elsa, una volta conservata la lettera, non si trattenne più e si portò la mano sinistra alla bocca scoppiando in un pianto tristissimo; Jack, che ancora teneva la mano destra di mia sorella, la tirò a sé e la abbracciò forte, poggiando il mento sulla testa di Elsa che tolse la mano dal volto e le avvolse al busto di Jack scoppiando in un pianto tanto, tanto triste che mi fece richiudere gli occhi e riappoggiai il viso alla spalla di Kristoff che mi strinse forte a sé in un abbraccio appoggiandomi il volto sulla spalla… scoppiai di nuovo in lacrime e con me anche Rapunzel. Il momento triste fu poi interrotto da un rumore proveniente da una casa distrutta; un gemito che non sembrava essere umano e che ci fece mettere in posizione di difesa, pronti a contrattaccare in caso di attacco, che non arrivò: era un drago nero come la pece, dagli occhi felini le quali pupille interne erano grigio fumo ed il contorno era verde con sfumature gialle. Aveva un dolce musetto impaurito; si vedeva che non era un pericolo per noi. “Ehi, piccolo. Non preoccuparti, non ti farò del male. Sta tranquillo, voglio solo aiutarti.” Disse con voce scioccata e malinconica Elsa avvicinandosi alla bestiola e accarezzandogli il lato destro della testa con le nocche delle dita della mano sinistra. Il drago cominciò ad osservare la lettera che Elsa aveva appena messo via e lei, intuendo, alzò il braccio che copriva la borsa, afferrò la lettera, la uscì dalla tasca e, con voce malinconica e dolce, disse “È tua? Scusa, non lo sapevo… L’ha scritta ilo tuo padrone? È bellissima, sai…” man mano che avanzava con la frase le parole divenivano sempre più tremanti e spezzate da un pianto che iniziava a riprendere il suo percorso, mentre teneva quella lettera tra le mani. Al “sai” si tappò la bocca con una mano per evitare un pianto provocato dalle parole d’amore contenute nella lettere che, lei sapeva, non sarebbero mai arrivate alla destinataria. Strinse la lettera nell’altra mano per sfogo e la poggiò al petto e per tutta risposta il draghetto le leccò la mano in cui teneva la lettera, gesto che fece cedere la regina delle nevi che cadde in ginocchio a terra poggiando il corpo sulla mano in cui teneva la lettera e con l’altra si tappava la bocca… scoppiò in un pianto tanto disperato e triste che mi strozzò il cuore. La mano nella quale teneva la lettera era ora un appoggio per reggere il busto sopra la terra, stretta in un pugno che stropicciò leggermente la lettera, ma senza recarle alcun danno, mentre l’altra mano le copriva la bocca egli occhi erano pieni di lacrime che scendevano rigando il suo bel viso. Ora piangevamo tutti. La povera creatura comprese e versò anch’essa qualche lacrima. Durò qualche minuto, poi Elsa, una volta essersi ripresa dal pianto, si rialzò ed abbracciò il draghetto dolcemente in segno di affetto, ma la povera creaturina rispose con una smorfia ed un gemito di dolore: “Ooh! Ma tu sei ferito! Scusa, non volevo! Non preoccuparti, ora ci penso io! Aiutatemi ad aiutarlo, per piacere!”. Ovviamente il primo a soccorrerla fu Jack, poi si aggiunse Eugene, ma per convincere Kristoff che mi guardava come per dire “non preoccuparti, io resto qui con te” dovetti dirgli di stare tranquillo e di andare poiché sarebbe rimasta con me Rapunzel. Detto questo spezzai l’abbraccio con Kristoff che mi sorrise dolcemente e corse per aiutare gli altri a spostare tronchi e macerie di varia grandezza da sopra quel povero animaletto ferito. Io, tenendo comunque lo sguardo fisso su colui che sarebbe diventato il padre di mio figlio, abbracciai Rapunzel dolcemente. Dopo aver spostato tutte le macerie da sopra il draghetto, Olaf si avvicinò e, come suo solito e dimostrando ancora una volta il suo altruismo e la suo tenerezza, cercò di aiutare staccandosi un piedino e poggiandolo su una piccola ferita dietro il collo del draghetto che, a giudicare dall’espressione di gratitudine che nacque sul suo musetto dolce nei confronti del pupazzetto di neve, trovò subito sollievo nel freddo della pallina di neve. Poi preparammo i capelli di Rapunzel e li avvolsero attorno alle ferite del draghetto, poi Rapunzel cantò la magica formula che le permetteva di guarire chiunque da qualsiasi ferita. Una volta finito il rituale di guarigione, quella creatura si rialzò scoppiettante di energia e si avvicinò alla ragazza dai magici capelli che l’aveva aiutata e sfregò come un gatto il capo contro la sua mano, Rapunzel rispose a quel dolce ringraziamento dicendo “Oh, non c’è di che, piccoletto” “Mica tanto piccolo!” ribatté scherzoso Kristoff scoppiando in una risata che tirò dietro di sé anche gli altri. Olaf non aveva voluto vedere lo spettacolo terrificante della città ormai fantasma, tanto che se non fosse stato per quel draghetto non avrebbe né riaperto gli occhi, né alzato il capo mantenendo sul viso quell’espressione di tristezza ed amarezza per tutto il tempo che avremmo passato lì. Io, Eugene ed Olaf restammo a fare le coccole al drago, mentre gli altri discutevano sul da farsi riguardo ad esso. “Non possiamo lasciarlo qui, da solo!” diceva Rapunzel; “Si, lo capisco, ma se poi scopriamo che è uno scagnozzo di Pitch?!” affermava deciso Kristoff; “Non lo è, io so che non lo è . Me lo dice l’istinto.” Diceva un po’ con la voce assente, come commossa dal drago che sorrideva sotto le nostre coccole, Jack; “Già! Come può una creaturina così docile, buona e dolce essere uno scagnozzo di.. quell’essere schifoso che ha fatto QUESTO!” lo assecondava Elsa indicando con un gesto del braccio la città distrutta e guardando negli occhi Kristoff, poi rivolse il suo sguardo consenziente a Jack con un lieve sorriso, come di conforto. Già… come poteva esserlo quella dolce residenza di coccole vivente? Non potevo crederci! Poi Kristoff disse “Sentite, so che può non sembrarlo, ma il male alloggia ovunque!” Allora Olaf, che era seduto a fare le coccole al drago, sentendo quelle parole divenne serio e si alzò andò verso di loro e, con un tono di rimprovero verso Kristoff disse “DOBBIAMO portarlo con noi! Pensate quanto si sente male ora che… ha… perso… oh, poveretto, ha probabilmente appena perso il suo padroncino!” trasformandolo piano piano in un tono di sofferenza. In pochi secondi si rifece serio e continuò rivolto a Kristoff “KRISTOPHER ANDREON BJORGMAN! Pensa se TU! Perdessi Sven. Come ti sentiresti?!” con un tono di rimprovero tanto severo da stupire tutti e indicando con la manina legnosa il giovane che sembrava non solo stupito, ma anche intimorito da Olaf, che lo osservava ancora con gli occhi spalancati di severità, fissi su di lui, che piano piano trasformava la sua espressione allarmata in un sorrisino malinconico e spostò lo sguardo verso il suo Sven che gli stava accanto, gli poggiò una mano sul collo e lo accarezzò dicendo “Perso… mi sentirei perso e completamente senza speranze…” “Ecco! Magari si sente anche lui così, pensaci.” Disse soddisfatto Olaf, poi mettendosi le braccia conserte e con un sorriso soddisfatto ed un sopracciglio alzato disse “Quindi, dobbiamo farlo venire con noi!”. Fu come se il drago avesse compreso le loro parole, poiché, da sdraiato tra me ed Eugene e dolcemente coccolato, si alzò, privandosi delle sue coccole che lo rilassavano tanto, e si diresse verso il gruppetto e mise la sua testa dalla forma simile a quella di un serpente prima sotto la mano di Elsa, poi sotto quella di Jack facendo sovrastare le due mani l’una sull’altra e provocando anche un lieve rossore ai due. Poi impuntò le zampe come per dire “Io da loro non mi stacco!” e fu allora che Kristoff si convinse e sospirò “Ah… E sia! Mi sa che mi tocca accettarlo, vero? Può venire con noi, contenti?!” disse con un sorrisino convinto. Non appena Kristoff finì la frase, con un gesto della testa il drago fece incrociare le mani di mia sorella e di Jack, poi la estrasse da sotto le mani lasciandoli così, immobili, rossi come peperoni e con le mani incrociate, poi tornò fiero e con un espressione di vittoria alle sue coccole. Noi tutti ovviamente scoppiammo a ridere vedendo il rossore sui loro visi e poi io con fatica per via delle risate dissi “AH! Anche lui lo ha capito!”, poi Kristoff asciugandosi una lacrima da risata disse “EHI! Teniamolo assolutamente! Mi sbagliavo” poi una fragorosa risata e continuò “Non è poi così male, il draghetto! Anzi, mi è molto simpatico!” e dicendo questo ci fece ridere ancor di più. Adesso Jack ed Elsa erano rossi come non mai e continuavano a dire “Smettetela ragazzi! Non è divertente!” “Vi prego, basta! Non credo questo sia fattibile e/o veritiero in alcun modo! Kristoff, per favore! Oh, Anna, non anche tu ti prego!”. Ridemmo tanto a lungo e tanto forte da scordarci dove eravamo, ma superato il momento della risata e ricomposti, i nostri visi si fecero pian piano sempre più scuri e tristi. Ci dirigemmo verso il castello, anche questo in totale rovina, ne restavano solo pochi muri e qualche torre. Era impossibile che ci fosse qualcuno all’interno e se ci fosse stato di sicuro non erano più in vita. “Wow… è… impossibile! Ci sono stato solo qualche giorno fa… e adesso… guardalo!” disse sconvolto Jack sfiorando con le dita uno dei pochissimi e bassi muri del castello ancora in piedi, creando dietro d’essa una scia di brina, che si espandeva creando disegni poco chiari e molto confusionari. Di solito il suo ghiaccio creava dei meravigliosi disegni con motivi floreali. Poi guardandosi quella stessa mano continuò “Cercava me, questo è certo, ma perché fare tante vittime?” arrabbiato e triste. Poi sul suo viso si dipinse la disperazione ed era di nuovo sconvolto e triste “Il mio popolo…”. Elsa spalancò gli occhi nell’udire quelle ultime parole e molto sorpresa gli chiese “Aspetta, che?! Tu eri il sovrano?!”. Lui si girò verso di noi, poiché era di spalle, e disse “Si, anche se non ancora ufficialmente. Ero l’unico parente, seppur lontano, del re di questo regno, che ormai era vecchio. Non avendo avuto figli ed essendo io il suo unico nipote, anche se non direttamente poichè mia madre rinunciò alla corona per sposare mio padre, mi mandò a chiamare a corte e mi nominò erede della corona del regno di Judette. Mio zio Edgar, fratello di mia madre, mi aveva mandato a Giglio di Sole per consegnare di persona l’invito alla festa dell’incoronazione, poiché il sovrano era un suo caro amico; poi sarei dovuto passare ad Arendelle. Ma durante il mio soggiorno a Giglio di Sole, seppur in assenza dei sovrani, è successo tutto questo. Quel trono era l’invito all’incoronazione con un piccolo dono in più per una regina che aveva il mio stesso dono. Lo mandai da Giglio di Sole poiché ero bloccato lì. Creai quegli involucri per aiutare i cittadini a non morire assiderati, ma non incontrai mai i sovrani del regno di Giglio di Sole, non sono mai tornati. Poi siete arrivate voi, il resto lo conosciamo tutti, no?” a quelle ultime parole Elsa chinò il capo ripensando al fatto che stava quasi per ucciderlo quella volta. Notandolo Jack le si avvicinò dicendole “Tranquilla… è il passato, quello.” E le sorrise, lei ricambiò, ma era un sorriso sforzato, assente, poco convincente. Era ancora profondamente ferita da se stessa per quell’accaduto. Lui le appoggiò la mano sul braccio sfregandoglielo, come per rassicurarla e le disse “Non importa cosa è successo, pensarci peggiora solo le cose, no?” e le fece un occhiolino. Questa volta sorrise davvero, sollevata veramente, ma si scurì un’altra volta in viso e cominciò “Senti, Jack, io vorrei chiederti ancora scusa per…” “Shh. Va tutto bene. Non è mai successo per me.” La interruppe alzando l’indice e poi poggiando la mano sulla spalla, come amici… o forse più che amici... comunque sia lei sorrise un’altra volta e voltò le spalle a Jack, asciugandosi una lacrima. Allora lui si portò una mano al mento, come se stesse riflettendo e, sorridendo ed aprendo gli occhi socchiusi e pensierosi, le si avvicinò di soppiatto, la prese per i fianchi, le fece fare un giro in aria dicendole “Oh, su con la vita! Non vorrai mica tenere il broncio per tutto il tempo per quella cosa insignificante” mentre lei ridendo diceva “AH! Mettimi giù, Jack! Mettimi giù!!”. Una volta ritornata con i piedi per terra, Elsa si girò, poggiò le sue mani su quelle di Jack, ancora sui suoi fianchi e, stringendole nelle sue disse “Grazie” con un sorriso tanto luminoso che ci fece sorridere tutti. Kris disse “Stavano parlando della famosa battaglia?” “E tu come fai a saperlo?!” “Me lo ha detto Jack! E poi ne avete parlato per tutto il tragitto.” “ah, già, è vero…” dissi io distratta e mettendomi l’indice sul mento pensando a quanto ne avevamo parlato. “Sei la solita!” rise, poi mi sorrise e mi diede un bacio sulla guancia ed io ricambiai con un bacio sulla bocca. Mi strinse a sé e poi tornammo a guardare Jack ed Elsa, ancora immersi in uno sguardo intenso di amore, almeno così sembrava a noi. “Beh, di certo sono molto dolci” dissi io “L’uno conforta l’altra e si aiutano a vicenda portando sorrisi e serenità sui loro volti reciprocamente..” dissi osservandoli. Lui mi rispose con un verso di consenso ed annuendo. Ora si stavano abbracciando tenero quanto Olaf e dolce quanto il viso intenerito del drago in quel momento, che li guardava come per dire “Oh, ma che dolci”, per confortarsi l’uno con l’altra. Jack per non farle pensare a ciò che era successo al castello di Giglio di Sole, Elsa per stargli vicino, visto che aveva appena scoperto di avere perso il suo regno, suo zio, il suo futuro popolo… tutto! Ma Elsa voleva che con quell’abbraccio lui potesse capire che non aveva perso proprio tutto, perché aveva ancora lei. Dopo aver spezzato il tenero abbraccio l’unica cosa che uscì dalle labbra di Jack fu “Me la pagherà, costi quel che costi!” mentre la guardava negli occhi e le teneva ancora le braccia. Lei rispose “La pagherà a tutti, per tutto, Jack! Noi restiamo con te.”

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Capitolo 9
*** Incontri Inquietanti E... ***


Mentre cercavamo superstiti in quell’ammasso di detriti scorgemmo una vecchietta che sembrava ferita, così tutti ci precipitammo verso di lei… tutti tranne Eugene e Rapunzel. Avevano l’espressione scioccata e terrorizzata, come se sapessero già chi si celava dietro quella vecchietta. Rapunzel cominciò ad indietreggiare spaventata, no, TERRORIZZATA dalla figura che giaceva per terra che si reggeva su una mano e con l’altra premeva su un fianco come fosse ferita. Poi cominciò ad urlare “TU! Come fai ad essere qui?!?! Eri scomparsa, vecchia strega!!” “Oh, andiamo, Rapunzel. Tratti così la tua cara mamma?” disse la vecchia alzandosi e trasformando la sua bianca e riccia chioma in nera e le rughe in pelle liscia. Io ed Elsa la conoscevamo bene. GOTHEL. “Vi… vi conoscete?!” disse Elsa girandosi scioccata verso Rapunzel. “Certo! È la vecchia megera che mi ha tenuta segregata in una torre per i miei primi 18, e dico 18 anni di vita! Eri scomparsa! Ti ho vista trasformarti in polvere cadendo dalla torre! Come puoi essere davanti a noi?! Sei una illusione, vero?!” “AH! Ma certo che no, cara. Vedi, mia cara, ingenua figliola, è semplice: quando hai versato quella lacrima per il tuo ” quest’ultime parole le disse con disprezzo, disgusto e ironia indicando con una mano Eugene e con l’altra coprirsi la fronte a mo’ di dramma falso, “Io, dopo il tuo matrimonio, sono rinata dalle mie ceneri, come una fenicie!” “Allora ciò che dicevano al villaggio era vero! Tu sei una creatura maligna!” dissi io infuriata ed allo stesso tempo spaventata per ciò che avevano raccontato riguardo i neonati rapiti da Gothel. Elsa mi mise un braccio davanti coprendomi parzialmente, poi si aggiunse quello di Kristoff che incrociò il braccio di Elsa che ringhiò contro la strega “Non provare ad avvicinarti, Strega!”. Gothel ghignò, poi si mise ritta sulla schiena, poiché aveva fin’ora finto di avere una gobba, e disse con fare crudele ed ironico “È così che mi ringraziate per l’ospitalità che vi ho offerto?! MA CHE INGRATE!” urlò le parole ironicamente e con una crudeltà mai vista prima, con il sopracciglio destro alzato e con un sorrisino inquietante fino ad arrivare alla frase “Ma che ingrate” la quale trasformò la sua espressione di crudele ironia in una di odio puro che rese quello un incontro inquietante, con un sorrisino maligno tanto da fare paura a tutti noi. “G-Gothel, cos’hai intenzione di fare?!” disse Rapunzel con terrore, e coraggio allo stesso tempo, che si era imposta davanti a me, Elsa e Kristoff a braccia aperte, come per proteggerci, ma Gothel, dopo queste parole fece indietreggiare tutti con un volto che si era intriso di odio e malignità pure più di quanto non lo fosse già, tanto terrificante quanto orribile. Si levò in aria con le braccia aperte e i palmi delle mani rivolti al cielo il quale si oscurava sempre di più fino a divenire totalmente nero, oscurato da delle nuvole che provenivano da delle saette salite al cielo dalle mani e intanto gli occhi gli si tinsero totalmente di bianco e le brillavano come lumini accesi. Era come se l’oscurità della notte fosse scesa tutta in una volta, ma era una notte senza stelle né luna, tanto erano fitte ed oscure le nuvole evocate dalla strega che ci minacciavano da sopra le nostre teste. Poi i fulmini si spostarono da cielo e puntarono dritte verso di noi, quindi ci nascondemmo dietro la prima cosa che ci era capitata più vicino, dividendoci e quando i fulmini colpirono la terra lasciarono solo delle enormi voragini al posto dove poco prima c’eravamo noi. Elsa e Jack finirono dietro a delle enormi rocce, probabilmente cadute dal castello; Eugene era dietro ad un carro con sopra dei sacchi che erano avvolti da piccole fiamme, ormai inoffensive; Rapunzel era colei che era più lontana da me, Kristoff, Olaf ed il drago, nascosta dietro il muro di una casa distrutta, poco più in là di Eugene. E proprio quest’ultimi due vennero attaccati per primi. Il carro dietro al quale si era rifugiato Eugene andò in mille pezzi costringendo il ragazzo alla fuga dietro le mura distrutte, che dall’attacco non riceverono altro che fiamme e innerirono, dove vi era anche Rapunzel. Iniziò a lanciare lampi e saette a raffica passando da un gruppo all’altro. Aspettavamo solo il momento giusto per attaccare. Rapunzel era pronta a scagliare i suoi neri capelli taglienti contro la strega, era anche uscita per attaccare, ma fu fermata da un urlo di una creatura che noi conoscevamo: infatti il draghetto, senza che nessuno se ne accorgesse, era uscito allo scoperto e si era imposto faccia a faccia contro Gothel in posizione di attacco. La strega cominciò a bombardarlo, senza riuscire a colpirlo, con saette dai colori tendenti al verde marcio ed al viola purpureo, poi dal blu notte con contorni bianchi a neri con contorni blu acceso o rosso fuoco. Adesso i capelli di Gothel erano lisci e fluttuavano nell’aria come fossero immersi nell’acqua. Era totalmente buio e non riuscivamo a vedere quasi nulla, tranne nei momenti in cui le saette uscivano dalle mani della strega fino a quando non colpivano per terra, poi cominciarono a piovere dalle nere nuvole anche fulmini che accendevano a tratti tutto, lascandoci intuire cosa stesse accadendo. A questo punto il drago, di cui le narici brillavano di un celeste acceso, cominciò a sputare fiamme blu le quali ci schiarivano le scene molto meglio e più a lungo delle saette e dei fulmini di Gothel. Le sue fiamme andarono poi ad intaccare qualsiasi cosa toccasse, comprese rocce e terreno creando così delle torce. “Bravo, piccolo genio!” sentì sussurrare a Kristoff, poi entrarono in azione. Elsa cominciò a lanciare raggi congelanti i quali, al contatto con qualsiasi oggetto, formavano enormi stalattiti di ghiaccio e in poco tempo congelava e distruggeva l’intero oggetto (e a quanto sembrava, l’idea di essere colpita a Gothel non piaceva, visto che si stupì di terrore nel vedere una casa implodere diventando cenere ghiacciata). Jack alzò le braccia e si creò della neve attorno a lui che, pian piano, si trasformava in ghiaccio e creava attorno a Jack una specie di armatura gigante, dove lui sostava nel petto e quando si muoveva lui, si muoveva il gigante, come se fosse un Jack controllato dal suo cuore. Rapunzel gridò “Fiore non c’è tempo, ora ferirai!” e a questa invocazione, i suoi capelli scuri si avvolsero di un alone color porpora e divennero lame taglienti più di qualsiasi spada. Olaf, con l’aiuto di Elsa, venne avvolto nel ghiaccio, come per Jack, monito di lame taglienti al posto delle braccia. Esso allora esordì uno “wow” di stupore e, considerando il suo animo dolce e docile, anche un po’ di ribrezzo per la sua nuova forma, ma Elsa lo tranquillizzò subito, visto che stava attaccando la strega, urlando “Non preoccuparti, Olaf! È solo per PROTEGGERTI!! Poi - ti - riporterò - alla - NORMALITÀ!!” le ultime parole urlate, come le atre, ma non perché Olaf non potesse sentirla, ma perché era impegnata a contrastare con furia gli attacchi della strega Gothel, più delle altre e con una frase più spezzata poiché stava evitando delle saette e “normalità” fu urlato tanto forte che rimase l’eco per qualche secondo, poiché stava lanciando proprio in quel momento un raggio enorme che non colpì la strega per poco e congelò e fece implodere una enorme casa quasi intatta. Ci fu un momento di silenzio, la strega era girata verso la casa implosa e polverizzatasi in piccoli cristalli di ghiaccio in pochi secondi, poi io, alzandomi da dietro il muro esultai “AH! Adesso si che hai paura, vecchia megera di una strega ammuffita che non sei altro!!” a quelle parole ella si voltò di colpo e inveì contro tutti dicendo “COME OSI, PICCOLA SMORFIOSA! ORA TI FACCIO VEDERE IO! LA FARÒ VEDERE A TUTTI VOI!!!” e scoppiò in una risata al quanto inquietante. Allora Kristoff mi tirò giù e mi disse “Ma sei impazzita, per caso?!” poi prese delle corde da Sven e corremmo verso Eugene più in fretta che potevamo. Prese un albero e legò una corda ad essa, poi prese un ramo a forma di Y e legò anche ad esso un pezzetto piccolo di corda, tirò un paio di volte la corda facendola tremare e disse “Così dovrebbe reggere” e infine la pose a me e mi spiegò “Prendi una pietra, la metti qui, miri, tiri la cooordaaa, eeeee…… FUOCO! Avanti prova.” “Quindi: prendo una pietra, la metto sulla corda…” “NO! Dietro, la devi mettere dietro!” “Oh, si! Ho capito… dunque…. La metto quiiii, tiiiroo la cooordaaa, eeeeee…….. FUOCO! … AH! Ce l’ho fatta! Allora, non sono brava?!” dissi io con aria spavalda. “Bene, ora, se non ti dispiace, mira alla megera, mhm?” “Agli ordini capitano!” feci io portando la mano alla fronte, come per salutare uno capo delle guardie del castello. Poi porse ne fece un’altra e la porse a Eugene dicendo “devo spiegarlo anche a te?” con ironia, egli gli rispose con altrettanta ironia “Ti devo ricordare che ti stavo mettendo KO con la mia balestra?” ed estrasse dalla cintura portaoggetti di Sven la sua balestra. Kristoff guardo allibito la sua fionda e, facendo spallucce, la gettò per dietro. Poi si misero in posizione e quando ci girammo per vedere cosa stava accadendo vidimo una strega alle prese con un drago, un golem di ghiaccio, che era Jack, una ragazza dalla chioma tagliente ed una regina delle nevi agguerriti più che mai. Io, Kristoff e Eugene ci unimmo alla battaglia. Poi io con una pietra colpì di striscio Gothel al viso, che iniziò a sanguinare, questo la fece infuriare ancor più di prima e assunse un’espressione psicopatica, con gli occhi spalancatissimi e un sorrisino psicopatico spaventò tutti e impietrimmo ascoltando le sue parole crudeli: “Non credevi di aver fatto troppo, ragazzina?! Ora mi ferisci anche?!! Bene, bene. Vorrà dire che vedrete il peggio che posso fare! Non dovevi farlo, ragazzina!” con fare psicopatico e scoppiò in una terrificante risata chinando la teste indietro e chiudendo gli occhi e, dopo una breve risata maligna, riportò in avanti il capo di scatto con fare minaccioso ed un viso serissimo. Pronunciò delle parole arcane, che noi cercammo subito di bloccare con gli attacchi più pericolosi a nostra disposizione, ma era protetta da una magica barriera invisibile, ma che a contatto con gli urti degli attacchi si colorava di un alone nero e che annullava l’effetto degli attacchi di Elsa e Jack. La terra sotto ai nostri piedi cominciò a tremare e dalle macerie del castello cominciarono a raggrupparsi pietre di diverse forme, dando così vita a dei mostriciattoli di varie dimensioni: da nanetti resistenti, a giganti pericolosi, tutti armati di forza bruta e chi con asce create dalla magia della strega, chi da massi e pietre. Ancora nessuno, neanche io, si era accorto che Elsa stava volando e ci osservava dall’alto, al livello della strega, e ci osservava mentre venivamo circondati da quegli esseri. Fui proprio io ad accorgermene per prima, infatti gridai “ELSA!! TU STAI VOLANDO!!!”; tutti si girarono verso di lei, anche la strega e l’esercito di mostri, ma per poco tempo, perché poi ricominciarono ad avanzare verso di noi. Si guardò le mani e sotto di sé, stupita, come se fin’ora non se ne fosse accorta neanche lei, ma fu distratta dalle mie urla: “ELSA!! AIUTOOOO!!”; quindi si girò verso di noi e cominciò a volarci incontro, in picchiata, ma fu fermata da una saetta che le passò a qualche metro di distanza davanti. Si fermò di scatto e voltò lo sguardo, prima fisso sulla saetta che colpì una torretta distrutta già a metà per frantumarla completamente, alla strega, che con un’espressione psicopatica disse “Dove credi di andare, bellezza?!”scoppiando in una risata malvagia per poi scagliare contro mia sorella una pioggia di saette che per un po’ riuscì a scansare, ma poi una le colpì alla spalla, provocando in Elsa un po’ di confusione e questo permise ad altre saette di colpirla; prima alla gamba, poi allo stomaco ed infine al livello del cuore, almeno così mi sembrò, e mia sorella cominciò a precipitare nel vuoto, perdendo i sensi. Sembrava tutto perduto: io, Kristoff, Jack, Eugene, Rapunzel ed il draghetto eravamo bloccati, Olaf… beh, di sicuro lui non avrebbe fatto del male ad una creatura vivente, per quanto queste potessero essere cattive e mia sorella stava precipitando nel vuoto priva di sensi… sembrava davvero la fine…….. Poi successe qualcosa, non so esattamente cosa, so solo che senti un urlo che richiamava disperato il nome di mia sorella; forte, preoccupato, innamorato. Vidi poi una luce intensa, candida come la neve appena caduta, intensa come quella di mille soli, fredda come ghiaccio, ma allo stesso tempo piena di caldo amore. Chiusi gli occhi come tutti, compresa la strega, comprendoni gli occhi con le braccia e quando li riaprì, vidi il gigante che conteneva Jack aprirsi come uno dei fiori che lui creava per Elsa e dai petali del fiore nacquero due ali da angelo sulle spalle di Jack, con le piume fatte di candida neve e la parte da dove esse nascevano di ghiaccio color passione, con Elsa tra le braccia, ancora priva di sensi. Ripose Elsa tra le mie braccia; ero sbigottita, impressionata, poi si voltò guardando quell’esercito demoniaco, batté le mani chiudendole l’una contro l’altra per poi riaprirle. Tra le due mani si creò, man mano che si allontanavano l’una dall’altra, uno scettro di ghiaccio che, una volta finito, fluttuava in orizzontale davanti al ragazzo. Jack lo afferrò e lo mise in verticale per poi puntarne la punta superiore contro l’esercito oscuro, lanciò un dardo di ghiaccio che colpendo in terra si espanse per terra sottoforma di brina che avvolse le creature di pietra per poi farle esplodere in brina candida che ricadde a terra come neve e sparire nel nulla. Non avendole distrutte tutte, allungò il braccio destro verso il medesimo lato e lo spostò lentamente verso sinistra formando un semicerchio di neve attorno a lui e nel momento che puntava verso quei giganti, tutti quelli che erano nella traiettoria si smontavano come se fossero uniti da chiodi arrugginiti. Una volta spariti tutti i golem di pietra, si girò verso la loro creatrice che, cercando di nascondere il terrore che l’aveva persuasa, disse “A-AH! Q-Q-Questa volta avete vinto voi, m-m-m-ma non sarà così semplice la prossima volta!!” e sparì girando su se stessa, lasciando di sé solo un vortice di fumo nero che si dissolse gradualmente. Poi il ragazzo alato, che nessuno riconosceva più come Jack Frost, ma come un paladino, tanto sembrava diverso, si voltò verso di noi con le spalle, alzò il volto e le mani al cielo, con ancora lo scettro glaciale nella mano destra e con il palmo aperto della mano sinistra rivolto al cielo, ancora oscurato dalle nubi oscure, la quale oscurità era stata sconfitta dalla luce solare e candida sprigionata dalle ali del nostro salvatore, e le nuvole sparirono nel nulla. Abbassò lo sguardo su Elsa, giusto il tempo di guardarla un’ultima volta, col suo sguardo da angelo custode, prima di svenire. Cadendo le ali iniziarono a dissolversi lentamente nel nulla come piccoli cristalli di ghiaccio brillanti alla luce del Sole, ora splendente più che mai, e lo scettro scomparve quasi subito trasformandosi in neve candida. Elsa rinvenì giusto il tempo di lanciare un raggio di neve che creò un cuscino morbido sotto Jack del medesimo materiale, dove esso cadde. Kristoff, Eugene ed Olaf, tornato come prima non appena la luce intensa che prevenne la trasformazione di Jack scomparve, corsero verso Jack, mentre io e Rapunzel restammo sedute accanto ad Elsa mentre il draghetto le si coricò accanto. ~~~~~~~~~~~~~~~ANGOLO DELL'AUTORE~~~~~~~~~~~ Salve ^^ okok, si, lo so, ci ho messo anche troppo, ma abbiate pazienza, non ho un pc :c ci lavoro su solo col pc di mio zio momentaneamente e potrete ben capire che non è facile -ω- cooooooooomunque! Ciancio alle bande e piffero ai trombettisti (Wtf?!) ! Sono qui solo per informarvi che ho scritto a mano su un quaderno fino al 10/11 capitolo, però essendo io senza pc ed avendo al massimo 6 ore al giorno per 1 giorno a settimana al pc di mio zio, capirete benissimo che non scrivo solo libri, ma mi piace fate anche altro al pc e di conseguenza capirete anche che i capitoli usciranno quando capita :( cooiimunqueeeee, spero che la mia ff vi possa piacere ^ω^ io vi invito a recensire se vi piace questo "bel" libretto che shto shcrivendo ^ω^ intanto vi saluto e mi auguro di poter caricare il prossimo capitolo al più presto ^^ shiauuuuuuuuuu <3

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Capitolo 10
*** ... Un Errore Fatale. ***


Elsa si era già ripresa grazie ai capelli magici di Rapunzel, Jack, invece, nonostante le sue ferite non fossero gravi come quelle di Elsa e nonostante fosse stato curato anch’egli da Rapunzel, non era ancora rinvenuto. Lei gli era stata accanto da quando era rinvenuta fino a quel momento, con una bacinella di acqua calda a fianco dove immergeva un panno per poi bagnargli la fronte qualche volta. Il drago e Olaf, che era già stato ritrasformato nel dolce pupazzetto di neve a cui tutti volevano bene, li guardavano con aria più preoccupata in confronto a noi altri ed ogni tanto sfuggiva uno sguardo tra loro due, come se si capissero solo con quello sguardo. Con la mano destra Elsa teneva la sinistra di Jack, che non dava segno di vita alcuno, nell’attesa e nella speranza che lui si risvegliasse. Io ed Eugene stavamo preparando un brodo caldo per Elsa ed Olaf ed il draghetto, entrambi troppo preoccupati per dormire. “È pronta” disse Eugene nel momento esatto in cui avevo girato la testa per vedere la triste scena nella sala della caverna dietro di me… Olaf con la mano sul dorso del draghetto, come per consolarlo, che guardavano entrambi Elsa, che teneva la mano destra di Jack tra le sue. Lui non aveva salvato solo lei, ma anche noi altri; eco perché nell’avvicinarmi mi innervosivo sempre più… era troppo dura pensando a come si dovesse sentire Elsa, e lo immaginavo. “Ehi, Elsa, vuoi un po’ di brodo caldo?” dissi versandolo in una ciotola, ma non ottenni nessuna risposta… Né fisico, né vocalmente. Rimase immobile, fissando con gli occhi pieni di lacrime, ma senza versarle, il ragazzo che giaceva da ormai ore sulla branda di neve creata da Elsa. Il drago e Olaf mi si avvicinarono e richiamandomi alla sua attenzione tirandomi la gonna senza distogliere lo sguardo da Elsa, Olaf, una volta abbassatomi fino all’altezza della sua testa mi chiese guardandomi triste “Si sveglierà, vero?” ”Non lo so, Olaf… Non lo so proprio..” risposi io accarezzandogli il viso, che voltò lentamente di nuovo verso Elsa. Dopo un po’, anch’io girai lo sguardo verso di lei, e mi si strinse il cuore, una fitta che mi riempì gli occhi di lacrime, che non versai. Al contrario, Olaf se ne fece scappare una, ovviamente era ghiacciata, ma era una lacrima che mi strinse ancor di più il cuore, al punto che, stringendo il cucchiaio con cui avevo versato la zuppa al petto, mi voltai, serrando gli occhi e singhiozzando per due secondi, poi mi rivoltai, rilassando il volto e chiedendo, con un falso sorriso e rivolgendomi ai due piccoletti accanto a me, “Allora, … Chi ne vuole un po’?” Olaf, poco convinto dal mio sorriso sforzato, a sua volta si sforzò anch’egli di farne uno, spudoratamente sforzato, allungò i rametti che aveva al posto delle braccia e disse “Grazie, prendo io quello di Elsa e del nostro amichetto. Come saprai, lui non ha le braccia ed Elsa… Beh, ne avrà bisogno. Mentre io mi scioglierei se ne bevessi un po’ ” ed abbozzò un altro sorrisetto, poco credibile anche quest’ultimo. Alla fine della frase, il draghetto spalancò gli occhi guardando Olaf, poi me, poi di nuovo Olaf e infine di nuovo me, ma con espressione triste. Non riuscì a capirlo. Passando accanto ad Elsa, prima posò il piatto accanto ad Elsa, poi le sfiorò la spalla e lei si girò, abbozzando un sorrisetto per ringraziarlo. Olaf, sedendosi per terra accanto ad Elsa, poggiò il piatto del draghetto davanti ed esso, che chinò lentamente il capo e iniziò a leccare la zuppa. Olaf ed Elsa si erano guardati con compassione l’uno con l’altra fino a quando Olaf non fu comodamente seduto. Io a quel punto mi girai, vedendo i loro due volti girarsi verso Jack nuovamente. Fu proprio nel momento in cui io mi girai completamente e sospirai triste, che sentì Elsa gridare: “JACK!!!”. Io mi girai d’istinto preoccupatissima e spaventata e vidi Jack appoggiato sul gomito destro e con la mano sinistra accarezzarsi la testa, mentre con la destra si poggiava sulla mano. Mi misi le mani alla bocca facendo cadere il brodo per trattenere le lacrime, ma stavolta di gioia. Intanto Elsa si era già gettata al collo di Jack felicissima, in lacrime continuando a dire “JACK!! Oh, Jack! Ero così in pensiero per te! Grazie a Dio ti sei svegliato!! Temevo non lo facessi più!”. Io corsi fuori il più in fretta possibile, tanto di fretta che caddi nella neve due volte mentre chiamavo Kristoff e Rapunzel che erano fuori a tagliare legna da ardere. “KRISS!!!! RAPUHUHU… Outch! RAPUNZEL!!! SI È SVEGLIATO!!!! JA oohohohhhh Uhh!! ahia…  JACK SI È SVEGLIATO!!!!!!! PRESTO! PRESTO! SI È SVEGLIATO!!!”. Sentendomi gridare quella frase, Kristoff lasciò cadere l’ascia e Rapunzel i suoi lunghi capelli, che avevano appena colpito un albero. Corremmo tutti verso la caverna dove ci eravamo rifugiati e ci riunemmo attorno a Jack. “AHI! Elsa, mi fai mAHIO! MI FAI MALE!! OH, MA INSOMMA, CHE SUCCEDE QUI!” diceva Jack nel momento in cui arrivammo noi tre. Rapunzel corse tra le braccia di Eugene e Kristoff mi strinse a sé mettendomi il braccio attorno lee mie spalle ed io gli poggiai la mano sinistra sulla sua. Olaf gli rispose prontamente “Ma come? Non ricordi nulla?! Ti sei trasformato in un angelo e ci hai salvati tutti!” “Io ho fatto… COSA?!” “Intendeva dire che hai creato delle ALI da angelo e hai respinto la strega e la sua armata.” Disse con viso dolce Elsa, ancora attaccata al collo di Jack. Subito dopo si rese conto di essergli tanto vicina da sfiorargli il naso col suo, così lo spinse imbarazzatissima e rossa come il fuoco. “EHI!” gridò Jack vedendosi spinto via in quel modo e la guardò con uno sguardo malizioso mentre lei diceva “Oh, scusa! Io… io non volevo davvero, è solo che, si insomma… il fatto è che.. AHI! Ma che ti è preso!!”. Aveva creato una palla di neve e gliel’aveva lanciata in piena faccia. Le fece la linguaccia e poi esclamò “Ben ti sta! Così impari” e le fece un’altra volta la linguaccia. Elsa raddrizzò la schiena(poiché si era chinata verso indietro per l’impatto) e passò le mani sulla gonna per sistemarla, dopo di che riprese una posizione più idonea ad una regina. Tra me e me pensai “Menomale che non è impulsiva come me…” E invece…. Un sorrisino poco confortante si creò sul suo volto, un sorriso che prevedeva… GUERRA! Ma solo divetente… Con quel sorrisino inquietante e allo stesso tempo previsioni di divertimento disse “Va bene, me la sono davvero meritata… ma….” Io Kristoff, Rapunzel e Eugene vedemmo nascere una palla di neve dai gesti eleganti delle sue mani, che teneva dietro la schiena e non potemmo non trattenere una risatina appena percettibile. “Questa ME LA PAGHI!!” Lanciò d’improvviso la palla e lo colpì sulla pancia “AH! Preso in piena pancia!” “Beh, non penserai di passarla liscia, vero?!” disse Jack lanciando una palla di neve a sua volta contro Elsa, però quest’ultima si scostò a destra e arrivò dritta in faccia a Rapunzel. “Ops…” Fecero i due insieme, mentre sul viso di Rapunzel si dipingeva uno sguardo fulminio unito ad un sorrisino inquietantemente malizioso. A quella scena cercai di trattenermi, e ci riuscì per i primi dieci secondi, dopo di che scoppiai in una risata che attirò l’attenzione di Rapunzel su di me. “A si? Ridi? Ora vedrai come ti divertirai!!” Raccolse un po’ di neve da terra e me la lanciò. Io mi abbassai e la neve colpì il petto di Kris che indietreggiò e si guardò la maglietta sporca di neve. Si ricompose, chiudendo gli occhi e rise malignamente con le labbra serrate. Fece una palla enorme di neve e la lanciò a Rapunel che prese una lastra di ghiaccio che fungeva da coperchio per un cesto, anch’esso fatto di ghiaccio, che le stava accanto. Deviandola, la palla di neve gigante andò a colpire La faccia di Eugene, Facendolo indietreggiare di qualche passo e coprendogli completamente la faccia. Togliendosi la neve dalla faccia, ne uscì una espressione tra la noia ed il rimprovero, guardando Rapunzel, che rispose allo sguardo immediatamente con “Scusa” alzando le spalle. In pochi secondi quella espressione di noia si tramutò in una di divertimento. Poi Kris prese un po’ di neve e me la schiaffò in testa: “EHI!” “Se non ti fossi spostata la palla non mi sarebbe mai arrivata in faccia, perciò!... è anche colpa tua! Di conseguenza, te lo meriti pure!”. Ero divertita, ma cercai comunque di fare la seria e rimproverarlo con lo sguardo mentre lui mi faceva la linguaccia, ma la mia serietà durò poco. In pochi secondi ero scoppiata in lacrime dalle risate trascinando anche gli altri dietro me. Una volta tornati quasi seri iniziammo a prepararci per ripartire. Io, essendo stata assegnata alle posate e cibarie, approfittai di un cucchiaio vicino ad Elsa e Jack per avvicinarmi a loro e domandargli “Allora… c’è oppure no del tenero tra voi due? Avanti! Non potete più nasconderlo adesso!” Elsa mi guardò con la coda dell’occhio mentre con il dito zittiva Jack che stava per parlare e disse ”Forse… ma l’ho appena conosciuto e non voglio fare ipotesi azzardate.” Jack spalancò gli occhi guardandola e disse “D-Davvero?!” “Ho detto forse, FORSE, è chiaro?! Non fatevi strane idee voi due.”. Tra me e me mi chiesi se Elsa sapesse già che Jack aveva un debole per lei, e come se mi avesse letto nella mente si voltò verso di me e affermò “È ovvio che…. Cioè… intendevo… Si, sapevo che io gli piaccio, Anna.” Mentre diceva queste parole arrossiva sempre di più e sembrava assorta in… pensieri? Nah! Forse ricordi… ma a cosa pensava? Chi lo sa… “Beh… ecco… Diciamo che…. Me lo ha confessato quella notte, quando siamo andati fuori.” A questa frase sembrava sognare ad occhi aperti, “che fosse accaduto qualcosa quella sera? No, almeno non credo” mi dissi fra me e me. Quando si destò da quel sogno, arrossì ancor di più e disse “Ora, scusami Anna, ma dobbiamo prepararci. Tu non eri…” iniziò a barcollare e poi si accasciò per terra. Dapprima restò seduta a terra poggiata sulla mano destra e con la sinistra si teneva la testa. Poi portò la destra al cuore e cercò di alzarsi,  ma non ci riuscì e si accasciò infine a pancia in giù. Kristoff era l’unico a non essere sconvolto. Subito Jack si precipitò verso Elsa, ma Kristoff gli si mise d’intralcio e lo bloccò ponendo un braccio davanti all’addome. “Cosa fai?! Levati!! Devo aiutarla!” “NO, è proprio per colpa tua che si è sentita male!!” Jack rimase sconvolto da quella affermazione, come tutti. Eugene si avvicinò a Kris per dirgli qualcosa, ma uno sguardo lo bloccò. Kris gli aveva dato un’occhiatacca di quelle che ti sogni la notte. Jack molto più che sconvolto adesso gli urlò contro “Cosa?! COSA DICI?!?! LEI HA BISOGNO DI ME, LASCIAMI ANDARE!!!” “NO!! QUELLO DI CUI ELSA HA BISOGNO È PROPRIO STARTI LONTANA!!!” “MA COSA…. Dici…” ora stava piangendo, mentre osservava Elsa, soccorsa da me e Rapunzel, col braccio teso verso di lei, smise di fare resistenza,e voltò lo sguardo, abbassando il braccio, verso Kris. Egli si rattristò e abbassò gli occhi mentre Jack si lasciò cadere sedendosi per terra. “Kristoff Andreon Bjorgman!! Che storia è mai questa?!?!?!” Ero arrabbiata, ma che dico arrabbiata, Furiosa!! Non riuscivo a capire. Kris disse a Eugene di prendere Elsa, ed a noi di prendere le cose più importanti. Neanche per un minuto rialzò lo sguardo. Aveva qualcosa che gli impediva di sentirsi degno… ma cosa?! Una volta preparati, chiamò Sven che sapeva già cosa fare. Porse a Kristoff una fiala di brillantini viola ed aprendola uscì un fumo molto intenso, di colore magenta. Brillava, sembrava polvere di diamante, tanto intensa che, una volta arrivato agli occhi non vidi altro che nebbia. L’ultima cosa in particolare che vidi era stata la faccia buffa di Eugene, tra lo stupore e l’incredulità. Era buffissimo. Una volta dissolta vidi Arendelle, attraverso una vetrata colorata di una finestra… eravamo nella stanza di Elsa! Olaf era sorpreso, ma si avvicinò quasi subito a Elsa, con Drag(durante la lotta di palle di neve avevamo dato questo diminutivo al draghetto, che aveva fatto una smorfia di disgusto. Probabilmente non gli piaceva?) Kristoff afferrò Jack dalle spalle per rialzarlo, poiché si era lasciato cadere in ginocchio dopo qualche minuto, nella grotta. Eugene, ancora con una faccia a dir poco da morir di risate e guardandosi intorno, prese Elsa e la pose nel suo letto. Kristoff ci fece segno di seguirlo, una volta chiusa la porta alle mie spalle, che io osservai preoccupata per qualche secondo, Kris alzò lo sguardo, rimasto basso fino ad ora, e fisso il suo sguardo, dispiaciuto, triste, straziato dal dolore e dai sensi di colpa e disse “Scusa, Anna… Credo di doverti delle scuse. Venite, ci sono alcune cose che dovreste sapere e che io non ho fermato quando potevo. Io in realtà avevo due missioni,” disse mentre andavamo alla sala del trono “Una missione di importanza vitale. Per Elsa, almeno.”. A queste parole non facemmo in tempo a chiedere spiegazioni a Kris, che aprì il portone decorato del salone del trono, dove ci attendevano, preoccupatissimi dei vecchi amici… Bulda, Cliff, Granpapà, erano tutti lì! Molto nervosi, anche. La preoccupazione si tramutò in orrore e stupore vedendo Jack Frost con noi. “Kristoff Andreon Bjorgman, che diamine ci fa LUI qui?!” disse Granpapà indicando Jack e guardando Kristoff. “Mi dispiace, perdonami! Mi sono distratto! Non ho detto nulla, mi dispiace! È solo che.. si, insomma… vederli così felici insieme, io… non sono riuscito a dirgli che…” Granpapà continuò a guardare il gruppo e notò qualcosa di agghiacciante. “Dov’è Elsa, Kristoff?” disse prima preoccupato, poi vedendo il viso pallido ed inquietato di Kristoff, intuì: “No!, NO,NO,NO,NO.NO,NO! Dimmi che non è vero! DIMMI CHE NON LO HAI FATTO!! DIMMI CHE NON LI HAI LASCIATI INNAMORARE!!” Lo guardò per qualche secondo, nei quali Kris aveva alzati gli occhi, con lo sguardo pieno di tristezza. Il viso di Granpapà si tramutò da furioso a Preoccupato e allarmato, più che mai. “NOOOOOOO! Eppure ti avevo avvisato di cosa sarebbe accaduto!” “Lo sapevo, ma non sono riuscito a dirgli che..” “BASTA, ho sentito abbastanza. Kristoff, tu resta qui, hai fatto abbastanza. Voi altri, venite con me, ci sono alcune cose che dovreste sapere.” Granpapà guardava Jack con serietà il viso stupito del ragazzo che rispose incredulo. Quando iniziammo ad incamminarci e Jack fece per seguirci, Granpapà lo fulminò con gli occhi dicendo “NO!” e lo fermò con il palmo della mano “Tu no. È troppo rischioso farti stare vicino ad Elsa, ne peggioreresti solo la situazione.” Lui spalancò gli occhi, e si infuriò dicendo “Cos-… NO, fermi! Io la..” “NO, non dirlo!! Non dire che la ami!!! Aggraveresti la situazione di Elsa!”. Jack si stupì di quelle parole, quindi tornò indietro per sedersi pesantemente sulla poltrona. “Grazie,” disse Granpapà “grazie per la comprensione, ragazzo, ti spiegherò tutto dopo, promesso.” Io feci per andare da Jack, ma Cliff disse “No, Anna” “È meglio che tu venga con noi, cara.” Intervenne Bulda. Ogni passo mi sembrava più pesante e faticoso del precedente… ero così in pena per Kristoff, che aveva l’espressione di un carcerato colpevole, e per Jack, rimasto nella sala del trono. Quindi ci condusse alla stanza di Elsa e ci fece sedere, Granpapà salì sul tavolino da tè e accorgendosi che era ancora troppo basso per poterci guardare negli occhi, scese, prese alcuni grossi volumi dagli scaffali, li impilò sul tavolino e gli si arrampicò sopra. “Kristoff, dove vai?” disse Granpapà, che era sul punto di iniziare un racconto o qualcosa del genere, lui si girò e disse “Oh, beh, conosco già questa storia, me ne andrò da solo nel fienile, credo.” Sven fece per andare con lui, ma Kris lo fermò con la mano senza voltarsi e guardandolo con la coda degli occhi disse “NO! Ho detto DA-SOLO, chiaro?!” C’era una strana aria, come se i troll fossero furiosi con Kristoff, potevo sentirlo. “Ascoltatemi bene” disse Granpapà con aria dispiaciuta. In quel preciso istante Elsa iniziò a vaneggiare nel sonno dicendo “Jack, Jack dove sei? JACK! Dove sei, Jack?! Ho bisogno di te!!”. A quel punto il viso di Granpapà si fece triste ed oscuro. “Non c’è tempo. Dobbiamo eliminare Jack Frost dalla vita di Elsa!”.






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§Angoolo dello scrittore§

Non uccidetemi, per favore!!! Buone notizie, ho il pc nuovo, quindi potrò caricare più in fretta, credo... QUINDI! Siate felici :D Un saluto pucciopuccioso a tutti :D

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Capitolo 11
*** Spiegazioni, Rivelazioni, Ma Anche Delusioni ***


“Come, prego?” Dissi io dopo qualche minuto di silenzio “NO! Non se ne parla nemmeno!! Vuoi uccidere Jack?!” Granpapà ridacchia e fa “Cos..? No, No! Anna ascolta io non…” “Non se ne parla nemmeno! TU” Eugene lo aveva detto con aria da assassino, e vorrei vedere! Eugene e Jack erano come fratelli! E aveva additato Granpapà avvicinandosi abbastanza da farlo indietreggiare di qualche passo. “NON Ucciderai Jack, è chiaro?! Prima dovrai passare sul mio cadavere, mucchietto di roccia senza cuore!” e durante l’ultima frase si rialzò, poiché Granpapà era molto più basso di tutti noi. “Mi volete dare ascolto oppure continuerete…” “Ascoltami bene, Sasso bellino” Disse Rapunzel abbassandosi e cercando di pizzicare le guance del Troll, ovviamente, senza riuscirci “Non Si uccidono le persone come se fossero dei pericoli per l’intera umanità!” Io rimasi colpita dall’unità del gruppo. Ero fiera di noi. Beh, ma eravamo anche amici, era comprensibile! “VA BENE, ADESSO BASTA!! NON VOGLIO PIÙ ESSERE ACCUSATO DI ESSERE UN ASSASSINO, OK?! ADESSO, STATEMI A SENTIRE!!” tutti rimanemmo immobili e in silenzio per qualche secondo, dopo di che Granpapà riprese “Oh, grazie. Dunque, come ho cercato di dire ad Anna prima che QUALCUNO” e guardò storto Eugene, che arrossì di vergogna, ma fece come se fosse offeso “Non voglio UCCIDERE Jack, ma dobbiamo rimuoverlo dai ricordi di Elsa fino a quando non troveremo il modo di riunire il cuore di ghiaccio…” A quelle ultime parole era in sovrappensiero… chissa a cosa pensava, ma questa ultima frase mi destò una curiosità “Aspetta, hai detto… Il cuore di ghiaccio?” “Si, dobbiamo riunirlo…” “Ma… questa cosa mi ricorda… Qualcuno vada a chiamare Kristoff, per favore!!” “Cosa?! No, Anna, ha fatto qualcosa che non doveva fare e..” “Oh, sta zitto, Granpapà! So quello che faccio. E poi, so riconoscere una persona dispiaciuta.” Ci pensò un po’ su, poi viste il viso di Kristoff del momento in cui lui lo aveva rimproverato e realizzò che era davvero dispiaciuto e si sentì molto in colpa. Così diete il permesso di chiamarlo e aggiunse che gli doveva delle scusa. Quando arrivò Kristoff, Granpapà Corse verso di lui, gli abbracciò una gamba gli tirò la giacca facendolo piegare verso sé e disse abbracciandolo sul collo “Mi dispiace, sono stato molto duro con te… troppo duro!” Kristoff sorrise e lo ringraziò con una pacca sulla schiena. Si ricomposero e ognuno prese il suo posto. “Dunque, Anna, avevi qualcosa da chiedergli, non è così?” Tutti mi guardarono curiosi ed io mi sentii in imbarazzo “Ehm… beh… ecco… Si! Kristoff, ti dispiacerebbe cantarmi la canzone che cantavano i venditori del ghiaccio quando eri piccolo?” Tutti rimasero a bocca aperta “Ma ti sembra il momento per fare cantare una canzone da lavoro?!” “Anche solo dire le parole! A me servono quelle!” Così iniziò a recitare le parole di quella canzone:

“Quando il vento avvolge i monti
con il suo gelido abbraccio
l'unione forma un cuore freddo
dal quale nasce il ghiaccio
 
Spaccato in due mostrerà
quello che l'uomo ancora non sa
spezza il cuore a metà
ed ognuno saprà
qual è la verità...
 
Lucido!
Splendido!
Solido!
Duro!
 
Fai attenzione al suo lato oscuro
vince con te, vince con noi
vince con duemila eroi...
 
Quando il vento avvolge i monti
col suo gelido abbraccio
l'unione forma un cuore freddo
dal quale nasce il ghiaccio
 
Spezzalo in due, mostrerà
quello che l'uomo ancora non sa
dividi il cuore a metà
ed ognuno saprà
che forza enorme ha...”

“ECCOLA!!” urlai io. “LA FRASE CHE MI HA RICORDATO QUESTA CANZONE!!!”. Ma nessuno dei troll stava ascoltando me. Erano tutti sbalorditi , come se avessero appena visto un fantasma, anche peggio! “Cosa… Succede? Perché m-mi guardate così?” Disse Kristoff un po’ intimorito dagli sguardi dei troll. “Figliolo, dove hai sentito questa canzone?” disse Granpapà avvicinandosi a lui in modo inquietante, insieme a tutti i troll “P-Prima di essere adottato da voi, con i venditori di ghiaccio più grandi”. Granpapà si fece serio e fece per parlare, ma fu interrotto da un gemito. Elsa si era svegliata e si reggeva sulla mano sinistra e con la destra si massaggiava la testa seduta sul cuscino e con la schiena appoggiata alla spalliera del letto. “Dove… Ma che ci faccio qui?! ... Ahi! La mia testa… che male! Perché ci troviamo qui? Dov’è Jack?! Perché siamo nella mia stanza e perché i troll sono qui?” disse allarmata e confusa Elsa. Tra i troll ci furono occhiate tra il dispiacere e l’incredulità, poi guardarono me, come se cercassero aiuto. Poco dopo capì anche il perché: Granpapà disse  “Jack, dici? Non ne conosco.” “Insomma mi volete spiegare che cosa succede? Ovvio che tu non lo conosca, era un nostro compagno di viaggio, lo abbiamo incontrato a Judette e..” “Di quale viaggio stai parlando? Non capisco!” Disse Bulda con un sorriso decisamente falso. “Già” fece eco Cliff “Voi vi siete appena svegliata.” “Come… sarebbe…. Io.. Perdonate, sono confusa.” Granpapà mi guardò chiedendo con gli occhi aiuto. “Beh, si… cioè… è… vero… Si, è vero” Dissi io dividendo il mio sguardo tra Elsa e Granpapà “Tu ti sei accasciata durante il matrimonio e….” Mi bloccai. Come potevo mentirle così; riguardo Jack, riguardo le battaglie, il viaggio, l’ospitalità prima e la battaglia dopo di e contro Gothel. Semplicemente “Non posso, scusate. Perché dovremmo mentirle?!” “ANNA NO!” gridarono tutti in coro, mentre Rapunzel, Eugene e Kristoff si scambiavano sguardi increduli. “Non posso mentirle se non ne conosco i motivi. Prima voglio sapere.” Mi girai di nuovo verso Elsa e le spiegai cos’era successo a lei, a Jack, a Kristoff e anche della situazione che si era creata in quella stanza. “Ebbene, adesso che hai messo in pericolo la vita di tua sorella, Anna, vi dirò che cosa succede. Prima di tutto, la canzone di Kristoff non è solo una canzone passatempo per i tagliatori di ghiaccio.” “Ma perché mi volevate mentire?! Insomma, proprio voi volevate mentirmi su una cosa che non tollerate venga sporcata perché per voi troll è sacra, cioè l’amore. Perché?” appoggiando i suoi talloni alle natiche e le braccia conserte fino ad ora sulle ginocchia formando un appoggio dove vi appoggiò a sua volta il suo mento dicendo con spavalderia “Le menzogne non sono mai cosa buone, lo dici sempre anche tu, no Granpapà? Sono proprio curiosa di sentire la scusa per una menzogna su una cosa che per voi è tanto sacra.” Sentendo quel tono, Granpapà da dispiaciuto e triste divenne serio e severo in volto urlando “Non mi sfidare, Elsa! IO SO - quello che faccio.” Guardandola negli occhi tanto intensamente che Elsa perse ogni segno di spavalderia, portando dietro le mani ed usarle come delle zampe per indietreggiare di qualche passo sul letto. “E credimi” disse distogliendo lo sguardo da Elsa, facendola rilassare sulle spalle e guardando in basso. “Se lo avessi saputo, non lo avrei mai fatto…” disse invece tra i denti arrabbiato e con le lacrime agli occhi, ma non con noi stavolta, ma con se stesso. “Aspetta, che? COSA non avresti fatto?! Cosa non avresti fatto se avessi saputo COSA!?” disse Elsa leggermente preoccupata. “Non avrei mai fatto la «divisione del cuore di ghiaccio» se avessi saputo che tu e Jack eravate destinati ad amarvi!” Quelle parole lasciarono tutti a bocca aperta. Dunque quella canzone che i tagliatori di ghiaccio avevano imparato l’avevano sentita dai troll mentre facevano un incantesimo!? “Cosa… Divisione del cuore di ghiaccio? La canzone che ci cantava Kristoff non aveva un titolo simile, Anna? Cuore di ghiaccio, giusto?” “Elsa, quella non è solo una canzone, è la maledizione che ha salvato Jack ma che vi ha condannato a vivere separati.” Elsa mi guardò scoccata e preoccupata, poi portammo entrambe lo sguardo su Granpapà e lei chiese “Come… sarebbe… vivere separati? E tu, Kristoff…” “No, lui non ne sapeva niente, fino a quando non ho scoperto dove eravate diretti e l’ho mandato a vegliare su di te, Elsa.” Disse rivolgendosi a lei prendendo tra le sue mani la destra di lei. “Raccontami, ti prego. Voglio sapere.” Disse lei disperata e curiosa. “Ci sono sei tipi di divisione: La Mente dell’acqua, in caso di annegamento; L’anima della vita, in caso di assassinio, lo stesso incantesimo che hai compiuto tu, Rapunzel,  per riattivare i tuoi poteri quando Eugene era stato accoltellato da Gothel; L’amore del Fuoco, in caso di morte in un incendio; La Gambe della Terra,  in caso di morte da caduta; La vista dell’aria, in caso di soffocamento ed infine Il Cuore di Ghiaccio, in casi di ipotermia. Ebbene, quando tu eri piccola, un ragazzo della tua stessa età cadde in un lago ghiacciato. Io e mio fratello, dopo attente riflessioni decidemmo di fare l’incantesimo del cuore di ghiaccio poiché stava per morire di ipotermia. Per farlo, però, ci serviva una persona dai poteri dell’elemento in questione. In questo caso, il Ghiaccio. Ovviamente la più vicina eri tu, Elsa. Così mio fratello rimase col ragazzo, poiché era più grande e sapeva usare meglio i poteri dei troll, e mantenne l’acqua del lago a temperature abbastanza alte da mantenere il ragazzo in vita, mentre io venni qui per chiedere l’auto dei vostri genitori. Loro accettarono senza pensarci, che cosa poteva andare storto infondo? Così ti portammo al lago, dove spaccammo il tuo cuore ghiacciato, ne estraemmo una parte e la inserimmo in quello del ragazzo appena in tempo. Ma a caro prezzo. Questi tipi di incantesimi richiedono o un grande sacrificio o una grande quantità di potere magico. Io ero ancora alle prime armi, così provò a farlo da solo mio fratello, ma fu necessario un sacrificio. Mio…” tirò su di naso e si asciugò due lacrime sul volto “Mio fratello si sacrificò per lasciar vivere quel ragazzo. E nonostante questo, io non sapevo, come mio fratello, degli effetti collaterali di questo tipo di incantesimi. Ogni incantesimo che ho pocanzi nominato hanno degli effetti collaterali. Nel caso del Cuore di Ghiaccio, in circostanze normali, se le due persone in questione si dovessero avvicinare la persona salvata dalla morte perderebbe la sua parte di cuore e morirebbe. Quando si divide un cuore di ghiaccio, il potere si scompone in due parti nette: Una parte del bene, del controllo, dell’immortalità e della sicurezza; L’altra del male, dell’instabilità, della mortalità e del pericolo. Quest’ultima è rimasta in te, Elsa. La parte benigna è stata riposta nel cuore di Jack. Era lui il ragazzo che stava morendo nel lago. Questi effetti li scoprì io in seguito ad attente ricerche tra le nostre pietre magiche e le vostre pergamene della magia. Erano incantesimi antichi, nessuno li conosceva più a fondo come una volta. Ma nel vostro caso, c’è qualcosa di speciale. Normalmente, come ho accennato prima, il cuore tenderebbe a riunirsi e privare della ninfa vitale donata con la metà estratta al morente, di conseguenza, egli morirebbe. Ma quando tu, Elsa, hai riscoperto l’amore e ripristinato l’equilibrio, con esso si è ripristinato pian piano la metà di cuore che ti avevamo estratto; dunque la metà di cuore di Jack va in conflitto con la nuova metà. Essendo quella originale, la metà di Jack sta vincendo sulla tua, mia cara, e di conseguenza se uno di voi due si dovesse avvicinare fisicamente o sentimentalmente all’altro, il cuore di Jack ti congelerebbe. Di quell’accaduto non ricordi nulla perché la divisione del cuore e la morte di mio fratello provocarono in te una perdita di memoria che noi dovemmo sostituire con l’incidente con tua sorella Anna, che non è mai accaduto realmente.” Elsa ed io spalancammo gli occhi e lasciammo cadere la mascella. “Cosa? E come mai il ciuffo di Anna allora?” Disse Kristoff alzando il volto dal Boomerang che girava tra le mani pensieroso. “È successo proprio ad allora. Quando il cuore è stato diviso a metà, ha emanato dei raggi congelanti che hanno colpito accidentalmente Anna che si era allontanata dei vostri genitori. Il resto non cambia. Se non avessimo riempito la tua memoria con ricordi per i quali non ti saresti allontanata da Anna, lei ne sarebbe morta.” Silenzio. Era tutto così assurdo… una storia che… No. Era per forza un’altra menzogna. Non poteva essere vero.. “COME AVETE POTUTO FARMI, FARCI QUESTO! ABBIAMO SOFFERTO ENTRAMBE PER 12-LUNGHI-ANNI, PER COSA? PER SCOPRIRE CHE NON È MAI ACCADUTO NULLA DI TUTTO QUELLO??!!!” Non ero mai stata così infuriata. Ma mia sorella mi calmò “Ormai è passato Anna. Ora dobbiamo capire cosa fare con J….” “NULLA.” La interruppe Granpapà. “Come?” “Nulla. Non dovete fare nulla, solo dimenticarlo e farvi dimenticare.” “NO. Non posso accettarlo!!” Urlai scoppiando in lacrime “NON È GIUSTO! Non posso permetterlo. Jack ha ridato ad Elsa una risata sincera e spontanea, una risata che non sentivo da quella notte!” “Beh…” tentennò Granpapà, facendoci guardare pieni di speranza verso di lui tutti, compresi i troll “SI?!” esclamammo tutti insieme. “Un… Un modo.. forse c’è.” “Quale? QUALE? DIMMELO PER FAVORE, DIMMELO!!” “Ci sono tre possibilità: 1) Si dimenticano a vicenda.” “Non se ne parla” Dissi io altezzosa. “2) Deve lasciarsi congelare.” “Elsa saltò leggermente da sopra il letto dallo spavento dicendo “Meno che mai!!” “O… 3)…” Tutti ci avvicinammo a lui per sentire meglio la risposta sperando in qualcosa che avrebbe salvato la situazione. “OOOO???” “O deve rinunciare ai suoi poteri di sua spontanea volontà.” Elsa fece un saltello sul letto dalla felicità, mi abbracciò, mi diede un bacio sulla guancia mentre io saltellavo allegra e tutti i presenti urlavano di gioia ed Elsa disse in lacrime di gioia “Questo ed altro per Jack! I poteri non mi servono se ho lui con me!!” Granpapà si fece serio e disse “È proprio questo il problema.” E la felicità dalla stanza scomparve e apparì un’aria tra lo sbigottimento e la tristezza. “Come… Come sarebbe che è questo il problema? Se rinuncio ai miei poteri il suo cuore non andrà più in conflitto col mio, giusto?” “Certo. Ma potrebbe anche accadere che anche l’altra parte originale del tuo cuore smetta di esistere insieme alla tua, in quel caso, sarebbe Jack a morire. Non so con certezza cosa potrebbe accadere. Non sono mai stato davanti ad una situazione del genere. Il ghiaccio è il più imprevedibile dei sei elementi poiché è legato al cuore.” “Ma ci deve essere un modo..” dissi io e iniziai a pensare, pensare, pensare, fino a quando “ASPETTA!! …” riflettei sulla mia idea ancora un po’ per verificarne la logica.. “Il Gesto di Vero Amore!” gridai. Tutti si girarono verso di me, tranne Granpapà e Kristoff. “Un gesto di vero amore non può sciogliere un cuore ghiacciato? Bene, allora basta che Jack ed Elsa si bacino ed Elsa perderà i poteri!” spiegai, ma Granpapà mi smentì dicendo “No,” alzò lo sguardo su di me “Non è così semplice. Se Elsa e Jack si baciassero, anche il cuore di Jack si scioglierebbe e saremmo al punto di partenza.”. Io lo guardai triste. “Ma… ci deve essere un modo e mi sembra l’unico in questo…” “ANNA, adesso basta.” Mi interruppe Kristoff, con la voce spezzata da un pianto trattenuto. “Mettiamo caso che il tuo metodo funzioni per Elsa, chi ci dice che non ucciderà Jack!!” aveva una voce tremante, tendente al pianto, ma lo tratteneva; a fatica, ma lo tratteneva. Era serio, triste e lo disse come se mi volesse rimproverare per averlo soltanto pensato. Chiuse gli occhi ed abbassò la testa dicendo “A questo punto, meglio scordarci anche di averlo solo conosciuto…” A quelle parole mi uscirono gli occhi dalle orbite dallo stupore. LUI aveva appena detto quel che avevo sentito dirgli?! Non riuscivo a crederci e mi arrabbiai fino a raggiungere le lacrime “TU!! PROPRIO TU DICI QUESTO? TU, CHE LUI TI RITIENE COME UN FRATELLO?!?! IO almeno ci provo, Kristoff, e tu? Vuoi solo scordarlo?!” “NO!” gridò lui, in lacrime e guardandomi, con lo sguardo afflitto, il viso rigato dalle lacrime, il volto straziato dal dolore. Fui tanto sorpresa nel vederlo così che non riuscì a dire più nulla. “Ovvio che non vorrei… ma è l’unico modo per salvarli entrambi! Sia Jack che Elsa saranno salvi, non è questo quel che conta?”. Stavo per rispondere, ma fui bloccata da una ventata gelida nella stanza, dalla porta di entrata a quella del balcone, che si spalancò e vidimo solo un ombra davanti al Sole, che stava tramontando, volare via, verso il Sole stesso. Granpapà urlò “NO! Non doveva scoprirlo così!”.






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§Angoolo dello scrittore§


OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOkkeyyyyyy, Eccolo qui :D Spero possa piacervi e... incuriosirvi ;) Sappiate che qui le cose si faranno più chiare, ed il male si farà vivo più evidentemente >:) ma non vi dico altro, altrimenti.... beh! Scusate ancora il ritardo, ma anche io ho bisogno di riposo! E tra caldo da mare, Ferragosto c'ho perso un po' di tempo xD E fra un po' San Rocco qui a Milazzo, con la processione delle barche e i falò (chi abita a Milazzo e dintorni in provincia di Messina in Sicilia capirà xD) beh, ci perderò altro tempo per il prossimo... Mi dispiace :c Ma non vi preoccupate! Saranno più interessanti le cose da qui :) Sappiate che nel testo originale, nella prima versione di questo capitolo, esso era moooolto più pesante, ma l'ho alleggerito perché altrimenti alcuni mi avrebbero assassinato tra questo pieno di lacrime ed il prossimo pieno di colpi di scena terrificanti...beh... Io per ora vi saluto e al prossimo capitolo!! :D

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Capitolo 12
*** In Volo ***


*DlinDlonDlan* Avvertimento! Da questo momento vi racconterò le cose secondo i racconti di Jack ed Elsa, perciò sarà come se parlassi da narratore esterno, anche se quando pensano a me dico che pensano a me e quando io penso a loro o ci sono delle scene in cui ci sono io parlo in prima persona e quando... -Ehehm... Vogliamo continuare, Sorellina? Credo che abbiano concepito il concetto, cara- Oh... si, giusto.... La storia.... Grazie Elsa. Beh, avete afferrato il concetto, fine dell'avvertimento *DlanDlinDlon*

I Troll iniziarono a discutere, animatamente, chi chiedeva “Che sta succedendo?!” chi urlava “Perché quel ragazzo era lì, gli avevamo detto di restare là!” chi invece cercava di calmarli e per farlo urlava e li faceva arrabbiare di più. Io ero scioccata dal loro comportamento... Erano gli stessi saggi Troll che mi avevano salvata, anche se indirettamente? Davvero? “Ok, adesso basta, per favore.” dissi prima a voce bassa, ma altri cominciarono a parlare mentre io cercavo di calmarli e si fece più rumoroso, tanto da non far notare la mia voce. “Per favore, smettetela di litigare, così non concluderemo nulla!” dissi un po' più forte, ma niente. “Non è il caso di agitarsi, credetemi, adesso cerchiamo di ragionare e risolvere!!” dissi ancora un po' più forte, quasi gridando, ma ogni secondo un Troll aggiungeva la propria voce rimbombante nella stanza. “Come facciamo a spiegarlo al ragazzo, ora?!” “Che faremo se perdesse il controllo delle sue emozioni? Rischierebbe di morire, anche!” “E se qualcuno lo va a prendere per le orecchie? Quel ragazzetto deve imparare a non origliare, sapete?” sentivo... “Per piacere, non allarmatevi, se continuiamo così facciamo preoccupare Elsa, è l'ultima cosa che vogliamo, no?” Cercai di urlare, ma ancora niente. Nessuno sembrava ascoltarmi. “Eppure il ragazzo non può aver...” “HO DETTO SIIIILEEEEEEEEEEEEENZIIIOOOOOOOOOOOOO!!!”. Avevo perso le staffe. Adesso tutti si erano ammutoliti. “Oh, grazie al cielo credevo che non avreste più smesso di - Elsa, dove vai? Resta a letto. Devi riposare.” “Io non...” Rischiò di cadere, per fortuna mi ero avvicinata e la presi da sotto le braccia. Kristoff corse verso di me e le afferrò un braccio, se lo mise intorno al collo e la accompagnò fino al letto, mentre io le rimettevo le coperte addosso e le sistemavo i cinque cuscini, due verdi e tondi, uno quadrato e blu e uno celeste e rettangolare tutti piccolini e quello più grande con un ricamo ai bordi fatto di pizzo con decorazioni invernali e di un bianco candido, come la neve. “Su, sdraiati. Sei ancora troppo stanca e – AHIA!!” Mi tenni la pancia, ormai evidente. “ANNA!” Kristoff mi si mise dietro e mi afferrò dalle braccia per evitare che cadessi, anche se era inutile: “È solo una contrazione Kris, non preoccuparti.” Gli sorrisi. Lui rilassò le spalle per qualche secondo e chiuse gli occhi tirando un sospiro di sollievo, poi i suoi occhi si riaprirono di scatto e mi afferrò le spalle guardandomi diritto negli occhi, non riuscivo a capire se serio, preoccupato o addirittura felice. “Da quanto non ne hai più avuto una?” “ehm... non- non saprei...” mi strinse ancora le spalle, ma senza farmi male, e mi scrollò una volta dicendo “Da quanto?” Io lo fissai, pensandoci... pensai, pensai, pensai, e poi... Ma certo! “Quando ho parlato con Elsa, alla grotta... più o meno cinque minuti fa!”. Kristoff fece una faccia da non credere. “STA PER NASCERE!!!” “Cos... Aspetta, che?!” “ ho letto un libro, dice che se le contrazioni si fanno sentire l'una dall'altra a cinque minuti di distanza il bambino sta per nascere!!” Io lo guardai perplessa per qualche secondo, poi feci una faccina furbetta e dissi “Ti preoccupi per me? Ma che DDDolce!” pizzicandogli una guancia. Scoppiai in una risatina e dissi “Solo se TUTTE le contrazioni si dividono di circa cinque minuti è vicino il parto, Kristopher” “È Kristoff, lo sai.” fece con una faccia offesa. Risi mordendomi il labbro inferiore e dissi “Lo so. E poi, sono solo al quinto mese! Ne mancano ancora quattro!” “Se il bambino è privo di poteri.” Disse Granpapà, attirando la nostra attenzione. “Co-Come, scusa?” “Se il vostro bambino ha dei poteri, potrebbe nascere anche domani, anzi! È già in ritardo! Ma non è detto. Di solito nascono intorno al quarto o al sesto mese di gravidanza.”. Spalancai gli occhi, ero sorpresa quanto mai! “Mi stai dicendo che mio figlio ha ereditato i poteri...” “Ereditato? I poteri non si ereditano a meno che non sia una coppia di portatori di magia! Si possono acquisire durante un avvenimento particolare durante la gravidanza.”...... “Oh....” “Oh oh.....” Già...... Oh... “Ma allora dovremmo prepararci a...” una folata di vento attraversò di nuovo la stanza, mentre vedevo da sotto il braccio a protezione degli occhi una donna, che camminava dal letto di Elsa fino alla finestra. “ELSA!!” Si era alzata, aveva afferrato il mantello sopra la sedia e si affaccio al balcone, tendendo la mano destra verso il cielo e con l'altra si teneva il mantello, tutto in pochissimo tempo, non so come abbia fatto. “Elsa, va tutto bene?” “Jack...” disse con voce flebile. “Come?” Abbassò la mano e la appoggiò sull'altra, che teneva chiuso il mantello al livello del cuore. “Jack...” disse ancora una volta debolmente. “Non ti capisco” dissi avvicinandomi e mettendole una mano sulla spalla. “JAAAAACK!!” stavolta urlò, per poco non finì col sedere a terra per lo spavento. Quindi era stato lui, non si era aperta la porta per sbaglio per uno spiffero... era lui che aveva provocato quel vento freddo? Non c'erano altre spiegazioni...
Solo adesso avevo notato che il mantello che aveva addosso Elsa era quello di Jack. Quello marrone, di stoffa molto pesante e con un altro strato sulle spalle che faceva il giro del corpo e univa il mantello. Le stava leggermente grande. Mi riavvicinai per aiutarla a sdraiarsi un'altra volta, ma fui fermata da un suo gesto: Appoggiò le mani sulla ringhiera del balcone, si sollevò su di essa e si lasciò cadere giù. “ELSA!!!” Corsi al balcone talmente di corsa che arrivata alla ringhiera rischiai di cadere, se non ci fosse stato Kristoff che mi afferrò dalle spalle e notai che aveva pian piano allentato la presa, come se la sua attenzione si fosse spostata su qualcos'altro, osservai sotto di me, ma Elsa non c'era. Dov'era allora? Alzai lo sguardo ed era davcanti a noi, in volo, col mantello di Jack ancora slacciato. Il drago corse verso di noi e fece per volare con lei, ma Elsa lo indicò col dito e poi mise la mano come per ordinargli di stare fermo dicendo “No. Nessuno di voi rischierà ancora la vita per qualcosa che devo fare io. Arrivederci, tornerò con Jack!” Granpapà a quelle parole si sveglio dal momento shock per averla vista volare scuotendo la testa, si avvicinò al balcone di fretta e fece segno a Kris di sollevarlo e metterlo su un pezzo di muro a cui si legava la ringhiera di ferro. Una volta posato le disse “Se andrai tu a cercarlo sarà lui a tornare con una statua di ghiaccio, Elsa.” “Non importa. Ci devo provare. Non voglio scordarlo... non posso!” Disse lei allacciandosi il mantello marrone e mettendosi poi le braccia dritte lungo i fianchi. “Mi dispiace, ma non voglio perderlo, non di nuovo.” Dicendo questo volo via velocemente, tanto veloce che non siamo riusciti a fermarla, nessuno di noi si accorse che dalla montagna Albi, ad Est, veniva una tempesta che sembrava ricordare quella di Elsa di due anni or sono. Lei era volata via, veloce, come se stesse scappando da noi. Un tempesta le andava contro, lei era ancora debole, non riuscì a contrastarla e le cominciò ad annebbiare la vista, si mise un braccio davanti agli occhi, pensando che fosse la tempesta. Era sempre più impetuosa, più forte, più triste.... più piena d'amore e di senso di protezione eppure di rifiuto. Poi vide qualcosa, un luogo molto familiare, un ghiaccio che conosceva bene, un luogo che aveva fatto parte della vita di tutti e che, per un periodo, era anche stata casa sua. Aveva perso ogni controllo del suo volo mentre era persa nei suoi ricordi ed era in balia del vento. Riprese il controllo giusto in tempo per accorgersi che era andata a finire contro qualcosa: il tetto del suo castello di ghiaccio. Lo aveva costruito quando si era finalmente liberata di un segreto da troppo trattenuto e aveva anche visto dopo 13 lunghi anni di prigionia nelle sue stanze, la libertà che aveva quando eravamo bambine. In realtà se io, Kristoff, Olaf e tutti i cittadini di Arendelle non le avremmo chiesto di tenerlo, lei lo avrebbe sciolto tanto tempo fa, anche se rappresentava un momento importante della vita di tutti noi, per lei era anche un monumento che le ricordava un triste momento, il momento in cui mi congelò il cuore.

Io, da mio canto, non potevo permettere che mia sorella partisse da sola, col cuore congelato che sarebbe sicuramente peggiorato, perciò ordinai alle guardie di aiutarmi a preparare uno zaino ed una slitta piena di provviste per partire. Ero convinta di aver convinto gli altri a restare, ma quando mi girai per guardare l'ultima volta il mio castello li vidi correre verso di me. “Anna! Aspetta!!” “Kristoff? Ma... credevo di avervi detto di restare perché era troppo pericoloso!! Andrò da sola!” “No, tu non ci andrai! Ti ricordo che per i prossimi... quel-che-sono mesi o giorni non sarai più sola.” “Ma Kristoff io dev...” “Basta.” disse con volto serio “Ormai ho deciso. Non mi convincerai una seconda volta!” sorrise sotto i baffi e mentre si avvicinava assumeva un volto comprensivo e dolce e disse ”E poi, dobbiamo ancora sposarci, ricordi?” Appoggiò una mano sul mio destriero guardandolo, poi volse lo sguardo a me e disse con voce dolce “Dai, smonta e torniamo dentro. Elsa sa badare a se stessa.” e sorrise. Una volta fatta aiutare da Kris a scendere da cavallo, mi lasciai cadere sulle ginocchia. “Ma cosa pensavo di fare?!” sussurrai a me stessa. Una volta tornati dentro io mi sedetti alla scrivania di mia sorella posta sotto la finestra con la testa sul palmo della mano e fissavo l'esterno, preoccupata per mia sorella mentre gli altri continuavano a discutere, ma io non ascoltavo nulla. Poi una frase attrasse la mia attenzione: “Morirà ben presto se non si fa qualcosa” Mi girai di scatto osservandoli con gli occhi spalancati e rimanendo con il braccio immobile, anche se non sorreggeva più la testa. “Come, prego?!” dissi io stupita e spaventata. “Mia cara Anna, sai benissimo che lei congelerà se sta vicino a lui, te l'ho spiegato prima... il loro amore è imposs....” “Il loro è VERO amore!” adesso ero infuriata! “Allora se è vero quel che dici, perché noi stiamo qui al caldo mentre mia sorella è lì fuori a rischiare la vita?! Spiegamelo! PERCHÈ?!?!” Mi alzai indicandolo ed avanzando verso di lui. “Ascolta, il loro amore è particolare, non può...” mi atteggiai a regina e dissi “IL LORO AMORE PUÒ SPEZZARE OGNI SORTILEGIO!” “NON QUESTO!!”. Silezio per una decina di secondi. Granpapà aveva inizialmente un'espressione arrabbiata, poi si trasformò in sofferente mentre io indietreggiavo, fino a colpire la scrivania con la schiena con lo sguardo perso e scioccato. “Ma... lo hai detto tu che il vero amore...” “Io ho solo detto che un gesto di vero amore può sciogliere un cuore gelato, non ho mai detto che possa disfare ogni sortilegio. Mi dispiace, Anna, ma temo che Elsa e Jack non possano avere un lieto fine.” adesso non era più in tono aggressivo o da rimprovero, ma comprensivo, affettuoso, dispiaciuto, afflitto.... da padre. La scrivania mi arrivava al livello delle ginocchia, era piuttosto bassa, mi ci sedetti sopra afflitta. “Ma... ci deve essere un modo per....” “Un modo, in effetti c'è, ma non credo ti....” “Dimmelo! Se c'è un modo io devo conoscerlo! Voglio che mia sorella sia felice!” “Ecco....” “Allora?!” “...... Un... un sacrificio.” “C-come?” “Un sacrificio. Per poter spezzare l'incantesimo come è stato fatto ci vuole un sacrificio, ma non uno normale, serve che....” “Lo farò io!” “No, non capisci! La parteoscura del potere deve sparire ed insieme ad esso, il suo custode deve perdere la sua vita mortale. Elsa deve essere il sacrificio!” Rimasi scioccata. “No.... No! No!! NO!” Ero scioccata, traumatizzata, totalmente distrutta. Pensa tra me e me “È davvero scritto nel destino che lei debba restare sola... per sempre?!” nel momento in cui lo pensai un fulmine colpì l'albero che, quando eravamo bambine, io ed Elsa avevamo piantato insieme. La cosa mi scosse ancor di più, scoppiai in lacrime e scappai nella mia stanza chiudendomici. Kristoff mi seguì e restò fuori dalla mia stanza come io facevo con Elsa da piccole dopo l'incidente. Poche ore con la voce di Kristoff che mi chiamava, mi tranquillizzava e mi addormentai con le spalle appoggiate alla porta. La mattina dopo, quando mi svegliai, ripensai alle parole di Granpapà e pensai che non ci fosse più nulla da fare, dovevamo cancellare la memoria a tutti. Jack doveva sparire dalle nostre vite. Mi alzai e andai verso le ante della finestra che erano chiuse e le aprì. Mi affacciai e quel che vedetti era davvero inaspettato...




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§Angoolo dello scrittore§

Ok, Mi sono sbloccatoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!! SIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!! FINALMENTEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE ALDIHFGPQWUERBHFòlisdyvgpaoutghqrueigqyfigoqigAORUYGFPARUITO9QWERTYG9Q7ERGYHQWUITGQYIGFPQUREPTGFQYFOQYUEGFQYUEWFGQ *Sclera di felicità* Signorti e signore, SONO TORNATOOOO!!! Scusate davvero, ma ho visto che la maggior parte di voi che mi seguite siete scrittori, perciò saprete SICURAMENTE che vuol dire avere il blocco dello scrittore ç_ç Adesso non mi ferma più nessuno! (sto anche dirigendo un gruppo teatrale che utilizza copioni fedele ai film della Disney, perciò scrivo anche i copioni da me xD se ritardo un po' da oggi è per questo) Cercherò di portarvi contenuti una volta alla settimana, se ci riesco con la scuola....




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Vi invito anche a guardare questa bellissima copertina che mi ha fatto una mia "fan"
(più AMICA, ma vabbè xD) e vi metterò anche il link della sua Pagina Facebook di disegni :D


Disengo:
http://th07.deviantart.net/fs71/PRE/i/2014/274/c/0/request_for_kazu_by_strawberry91-d818o10.jpg

Pagina Facebook:
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Capitolo 13
*** 12. La Neve Che Cade Sopra Di Noi ***


Era... Bianco... No, grigio! Ma era neve... Tutto grigio, ma nulla era come prima. Doveva aver nevicato molto, ma quella neve... No! Non era di Elsa, né di Jack! Era grigia, scura, quasi.... Dannata. Sembrava l'odio puro, la paura e la solitudine fatta a fiocchi. Aprì la porta e Kristoff dormiva ancora, appoggiato al muro accanto alla porta. “Poveretto, l'ho fatto dormire così. Chissà che mal di schiena appena si sveglierà...” ridacchiai tra me e me. Mi diressi verso la sala del trono dove c'erano i troll che discutevano animatamente. “Non possiamo farlo! Proprio noi che l'amore lo troviamo! Abbiamo visto tutti come si guardavano quei due! Assolutamente no! Non lo accetto!!” diceva Bulda; “È vero, non sacrificherò tutti i miei ideali per uno stupido incantesimo con degli effetti collaterali!” diceva Billow, uno dei più anziani troll della tribù. “Ehi, ehi, ehi!! Che succede qui!!” intervenni io, interrompendo il rumoroso fruscio di voci che vi erano nella stanza. “Granpapà ha scoperto un terzo modo, ma a parer di < Alcuni > è troppo pericoloso!” disse Cliff, chissà poi perché, sottolineando la parola “Alcuni”. Io, che mi stavo strofinando l'occhio dal sonno, alzai la testa di scatto e dissi con gli occhi spalancati “Un terzo modo?! Quale?!?!?!” “Si,” disse Bulda ”Consiste nel...” prese un profondo respiro ed enunciò “Incontrare il maestro dei poteri e chiedergli di eliminare in uno dei due poteri! Ma è una leggenda, non si sa se sia veramente esistito il Maestro, per questo alcuni dicono che è meglio non provare. Non sembra assurdo anche a te, Piccina?” “CERTO CHE È ASSURDO!!” dissi io su di giri “Bisogna assolutamente provare! Quando si.. AHI!!” sentì una fitta allo stomaco e mentre cadevo a terra sentivo le voci ovattate dei troll dire “Oh mio Dio! Anna!!” “Tesoro, che succede?!” L'ultima cosa che ricordo è l'immagine sfocata di Granpapà che, mentre si faceva strada tra i troll affollati vicino a me, diceva “Sta per nascere il piccolo! Spostatevi, fatemi passare!!”.

Quando mi risvegliai ero in un letto, accanto a me, con la faccia affossata nel fianco del letto, c'era Kristoff che mi teneva la mano, a destra, invece, vi erano Rapunzel ed Eugene, che mi guardavano soddisfatti ed al contempo felici e commossi. “Ben risvegliata, Anna.” “Come va?” “I-io sono.... confusa e... stanca, molto stanca...” “Ci credo! Dopo un travaglio di ben ventiquattro ore!” ridacchiarono. “Aspetta, che?!” “Hai capito bene, Anna, ventiquattro ore per i tuoi bellissimi figli!” “Sono due gemelli?!” “Uhm.... non esattamente.....” guardai Eugene confusa “Ma se sono due allora devono essere nati lo stesso giorno! Era ancora mattina quando è iniziato tutto!” Rapunzel guardò Eugene e poi avvicinandosi al mio orecchio, il quale gesto assecondai avvicinando l'orecchio alla sua bocca, mi disse “Il travaglio per i piccini magici non è uguale a quello dei bimbi normali, sai?” A quelle parole saltai nel letto urlando con voce stridula “MAGICI?!” I due risero e poi mi ricordarono “Granpapà te lo aveva detto, no? La cosa che ha stupito tutti è che i tuoi piccini sono nati entrambi più presto di qualsiasi altro bambino magico... Solo quattro mesi e mezzo quasi cinque... Cioè, si sapeva potesse capitare anche al terzo mese, ma non accadeva da ormai secoli, se non millenni!” subito, dalla curiosità chiesi “Qual'è il potere? Oh, ma certo! Ghiaccio immagino,” mi girai verso Rapunzel annuendo “come la zia!” i due si guardarono preoccupati “Allora?!” “Beh... ecco...” “In realtà....” “Oh mio Dio, è successo qualcosa ai miei bambini?! Che c'è?! Ditemelo!” “No, no, loro stanno bene è che...” “Cosa? COSA?!” “Loro... hanno un potere.... beh... originale!” “Già...” “O-originale? Ma che vuol dire?!?!” “Granpapà sta cercando di capire come è stato possibile che i tuoi figli abbiano il potere....... Beh, ecco..... delle........” “Piante.”, concluse Rapunzel alzando una mano a mo' di tarantella facendo una faccia felice abbozzata, tirata. Io avevo una faccia a dir poco strana. Beh, non che io sia tanto normale quando sorrido, o sono triste, o quando sono arrabbiata ma... ehehm, comunque, avevo una faccia al quanto più strana del solito, ecco! In quel momento entrò Granpapà di corsa, facendo sbattere la porta contro il muro, facendo svegliare di colpo il povero Kristoff che si ritrovò per terra spinto dal troll per farsi spazio fino a me e mi chiese impaziente “Ti è mai successo di avere un particolare legame cogli alberi, quasi come se ti parlassero?” “Come, prego?!” Si avvicinò ancor di più “Ti è mai capitato di sentire la voce delle foglie, il canto dei fiori, le urla divertite dell'erba dei prati?! O di vedere la danza dei rami, lo sguardo dei frutti, lo spostamento delle piantine?!” “Perdonate, sono confusa.... Come sarebbe la danza dei rami... il canto dei fiori o quel che è?” Dissi io con occhi preoccupati “Ma stai bene?!” Lui prese fiato e cercando di farsi capire scandendo bene ogni parola disse “Ti è mai sembrato di poter parlare con le piante? Di sentirle lamentarsi per il freddo o... che so... di godere del calore?” “Eh-.... Ehm... credo... da piccola, quando giocavo ancora con Elsa ed i suoi poteri... ora in effetti sto ricominciando... veramente è da dopo il mio ri-scongelamento che sento di nuovo le voci delle piante, ma probabilmente è l'effetto della solitudine di tutti quegli anni... forse sono un po' pazza.... Nah! Non credo altrimenti sarei molto più strana, farei tipo brulbreulbrulburlburlburlbur” dissi muovendo l'indice sulle labbra e girando gli occhi in modo strano e continuai ”E direi frasi sconnesse come fanno quelli del manicomio o...” mi bloccai sentendo urlare a Granpapà “AAHAH! Lo sapevo! Allora avevo ragione! La mia teoria era esatta! AHAHAH! Ce l'ho fatta!!! HO SCOPERTO IL POTERE DELLE PIANTE!” In preda all'euforia, Granpapà aveva iniziato a saltellare girando su se stesso e intorno al letto arrivando accanto a Rapunzel di cui prese le mani ed iniziò a girare in tondo mentre lei rideva di gusto insieme a tutti gli altri, ma io ero confusissima, cioè, non confusissima, ma molto confusa, almeno abbastanza confusa da non riuscire a ridere davanti a quella scena molto esilarante, devo dire. “Scusate, posso chiedervi che diamine sta succedendo qui?!” “Mia cara, il tuo ciuffo bianco, derivante dal potere di Elsa, ti bloccò un potere di cui tu sei la prima posseditrice, il potere delle Piante!” “D-Davvero?” “SI!” “E cosa potrei fare io?” “Beh, tutto ciò che le piante possono! I tuoi figli, per lo meno, uno dei due, ha ereditato i tuoi poteri, l'altro... beh, che dire... a quanto pare tu e la Principessa Rapunzel siete in un qual modo imparentati, perché la piccina ha i poteri del fiore del Sole. Le sue lacrime, il suo sangue, i suoi capelli e persino il suo sudore cura ogni ferita!” “E come saremmo imparentati?!” dissi io entusiasta “Beh, anch'io sono stata euforica nello scoprirlo e, a quanto pare, Tuo padre era uno dei fratelli minori di mia madre! Sono in tutto sette, quattro maschi e tre femmine” disse lei felicissima. “Oh...” dissi io affascinata “Solo che quattro di loro, un maschio e tre femmine, in un viaggio naufragarono. Tutti nel mio paese erano convinti che fossero morti, ma a quanto pare il maschio si è salvato. Vedi, dopo la mia nascita quell'infuso fu bevuto da tutti i fratelli e le sorelle di mia madre, per curare una grave epidemia che era cominciata nella nostra famiglia, una maledizione, credo, che colpì tutti nella famiglia reale, tranne mia madre, perciò intuirono che l'infuso avrebbe esorcizzato quella maledizione e quindi ne bevvero un po' tutti. Fu troppo tardi per i miei nonni, che, deboli, morirono lo stesso, mentre le mie zia Heleonor, Mary Nadinne e Cathrine e mio zio Adgar partirono verso un regno chiamato Judette, poiché mia zia Heleonor, una delle più giovani, era andata in sposa a re Randolf che, a quanto pare, è lo zio di Jack... Incredibile...” “Quindi Elsa è parente di Jack?! Ed anche io?!” “Oh, no, no! Jack non è diretto discendente di Re Randolf, in realtà. Sua madre fu adottata dai reali, quindi Re Randolf e la principessa Milinea, la mamma di Jack, sono fratellastri.” “Capisco...” “Ma in qualsiasi caso, non sarebbe vostro cugino, è figlio della sorella dello sposo, sarebbe stata la cognata di zia Heleonor, perciò non sareste stati cugini, avreste solo avuto uno zio in comune” disse sorridendomi. “Quindi, quando partiamo per cercare Il Maestro?” “NOI” disse Kristoff sottolineando bene “subito... TU, invece, resti qui con i piccoli.” “Ma-” “Niente ma o se. Chiaro?” disse sfiorandomi il naso col suo “.... Chiaro” e ci stampammo due baci reciproci, prima lui, poi io. Dunque partirono subito... Cioè, non subito subito, ma dopo aver salutato i nuovi arrivati come si deve. Organizzammo una festa nel regno, per annunciarne i nomi, come da tradizione. Millie e Noah, i miei due piccini, nati con un giorno di differenza.

Nel frattempo Elsa rinvenne nella sala superiore del castello, dove aveva ghiacciato il mio cuore e d'improvviso rivide quell'orribile momento della nostra vita...

“VAI VIA!” si girò e la vide a terra... Lo sapeva, le aveva congelato il cuore. Entro un ragazzo biondo che non conosceva, le venne naturale chiedere “Chi è lui?!” poi si riprese “No, non importa, dovete andarvene da qui!” Anna cercò di rialzarsi dicendo “Non me ne vado senza di te!” Elsa pensò alle parole di Granpapà “Solo un gesto di vero amore può scongelare un cuore di ghiaccio”. Non le rimaneva altro che cacciarla, come aveva fatto per tutti quegli anni... Doveva mandarla da Hans. “Si, invece, tu te ne vai.” creò un mostro gigantesco di neve e ghiaccio, che li afferrò e li lanciò fuori dal castello, e poi tentò di calmarsi “Devo calmarmi, altrimenti ucciderò tutti!! Ho congelato il cuore di Anna... sono un mostro! No! ELSA, MANTIENI IL CONTROLLO!! Niente emozioni! NIENTE EMOZIONI!!” e le mura del castello ci affilarono di mille spine che si stringevano verso di lei, il ghiaccio rosso le faceva sembrare macchiate di sangue... pensò “Forse... Forse quel sangue è giusto che sia il mio.... in fondo” Ma non un filo di voce le uscì dalla gola per urlare le lacrime di tredici anni....
 

 

Si scostò da quel ricordo col rumore sordo di una porta che si apriva... Era il portone d'entrata! “ELSA! So che sei qui, ti abbiamo visto volare verso Nord, verso qui!” abbassò la voce “Deve essere qui, con il cuore semi-congelato non può essere arrivata oltre!” Era Kristoff. Ma non era solo, sentì anche altre voci dire “Ne sei sicuro? E se si rifiutasse di cercare il Maestro con noi?” “È l'unico modo per trovarlo... solo una creatura magica con la sua volontà può farlo apparire, almeno così mi ha detto Cliff da parte di Granpapà...” un'altra voce, di uomo sta volta, disse “Capisco... Dobbiamo trovarla, dobbiamo parlarle e spiegarle tutto!” Nel frattempo lei si era alzata e si era diretta verso la ringhiera delle scale che portavano alla sala della Fontana di Ghiaccio, dove vi erano i suoi “ospiti”. “Eugene, Rapunzel e Kristoff. Potete ripetere cosa dovreste spiegarmi?” disse con tono regale e controllato, nonostante la sua paura e il dolore delle scene appena rivissute la turbavano ancora. “Elsa! Grazie a Dio! Abbiamo... cioè, Granpapà ha scoperto una via alternativa alle prime due! Si tratta del Maestro del Poteri del Mondo, l'unica creatura ad avere tutti i poteri esistenti. Egli viene evocato solo da una creatura magica, che sia essa una fatina, o un mago, o una strega, o, come nel nostro caso, tu, un umano con poteri. Appare solo a chi crede davvero nella sua esistenza. C'è un modo per restare insieme a Jack per sempre, Elsa!”. A quelle parole spalancò gli occhi e scendendo di corsa le scale disse “Dove si trova? Chi è? Abbiamo un nome, un punto di partenza, un luogo??” Afferrò le spalle di Kristoff, guardandolo negli occhi, c'era un No dipinto in quello sguardo preoccupato e triste. “Un indizio, almeno?” Kristoff abbassò la testa “Mi spiace, Elsa, la fede è l'unica cosa che abbiamo... C'è bisogno che tu ci creda davvero! Questa volta, tocca a te.” Lei scoraggiata pian piano allentò la presa sulle spalle di Kristoff, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi, abbassando lo sguardo e girando le spalle ai suoi amici dicendo “Non posso credere in nulla, adesso...” poi rialzò lentamente lo sguardo che si illuminava piano di una speranza “A parte, forse, per una cosa! Posso credere all'amore.” “Per quanto ne so, basta credere, non è specificato in cosa nell'antico Libro e poi non sappiamo se...” Inutile parlare ormai... Elsa era sparita dai loro raggi visivi, cadendo a terra, con gli occhi di un colore azzurro ghiaccio, completamente di quel colore, nessuna pupilla, niente riflessi di luce, anzi! Erano gli occhi ad essere diventati luce! Poi il corpo, apparentemente inerme, si sollevò fluttuando, si raddrizzò ed allargò lentamente le braccia. E parlò con una voce che era solo a metà la sua e recitò qualcosa che sembrava una cantilena, una filastrocca o cose del genere.

“Il Vento porta dove l'Amore è posto
Solo chi di cuore è ben disposto.
Una landa di ghiaccio dovrà sgelare
Il Bambino che l'Amore mai vedrete abbandonare.
Gli occhi Blu, i capelli d'oro
Ecco colui che porterà dall'Uomo a Loro.
Aspetto innocente,
Un sorriso che cura la gente.
Cercate il bimbo che la festa ha nel cuore,
E troverete la soluzione al problema d'Amore”

Poi ricadde, svenuta. La riportarono al castello, ad Arendelle e la portarono nel letto accanto al mio, come da me richiesto. Io mi addormentai poco dopo il suo arrivo. Quando mi risvegliai, vidi il letto vuoto e la finestra aperta, subito scattai in piedi, guardando da tutti i lati dalla balconata, preoccupata che Elsa fosse scappata di nuovo. Poi mi bastò abbassare gli occhi per notarla giocare con la neve con Un ragazzo dai capelli scuri, con delle piccole trecce sul collo ed una ragazza bionda con una treccia enorme. Non li conoscevo, almeno non credo, so solo che il Draghetto stava dalla parte di quei due. Incuriosita scesi dalle mie stanze e aprendo la porta tutti si girarono verso di me. “S-sa-salve!” “Il ragazzo si avvicinò a me e, con un inchino molto elegante, mi fece il baciamano dicendo “Piacere, vostra maestà, principessa Anna di Erandalli” “Cretino, è ! A-Ren-Delle!! E l'ultima lettera, la E, non si legge.” disse l'altra, sorprendendomi della sua ehm... come dire... irruenza, ecco. Poi sussurrò “Idiota...”. Elsa trattenne con la mano un sorrisino vedendo il volto geloso della ragazza, mentre lui sembrava avere avuto un'idea non molto furba, come avrei capito pochi secondi dopo. Infatti mi afferrò dai fianchi e fece finta di baciarmi, mi fece un occhiolino e disse “State a vedere, Madama Anna” a me, capendo la situazione, venne solo da ridere, ma risi forte e subito mi tappai la bocca con entrambe le mani, mentre lui si girò verso la ragazza lentamente con un volto sofferente. Lei mi aveva sentito ridere... “Senti un po', Capo delle mie scarpe, ora mi hai davvero stancato!!!” Disse agitando il dito indice come per rimprovero e venendo verso di noi infuriata nera “Credi davvero di potermi prendere in giro così?!” “Oh, andiamo, Astrid, è la nostra luna di miele, ti pare il caso di fare la gelosa come poco fa?” Disse dispiaciuto agitando le mani “Ed io ti ho punito per averlo fatto! Mi sembra equo..” Il volto di Astrid da furioso si trasformò gradualmente in sorridente e in pochi secondi ridevano tutti e tre. Io essendo ancora confusa chiesi “Elsa, posso parlarti un momento.... in privato?” asciugandosi una lacrima (provocata dalle risate) acconsentì. “Posso sapere chi sono quei due? Non è gente che tu frequenteresti in situazioni normali, lo so! Ti conosco...” “Oh, Anna, Vengono dal nord, è ovvio ti sembrano poco regali o consoni alla vita reale di Arendelle a primo impatto, ma credimi, sono davvero delle brave persone.” Sorrise gentilmente “Infondo, come potrebbero non esserlo gli amici di Sdentato? E lui è capo di una tribù di guerrieri Drago-cavalieri.” una risata veloce, ma decisa le scappò dalle labbra “Sdenta-chi?!” “Sdentato! Il draghetto si chiama così! Ahahah.” Rise guardando il drago rotolandosi nella neve grigiastra. Anche a me scappò un sorrisino, però per i due ragazzi che stavano giocando con Sdentato in modo strano e divertente. “Loro sono... cioè, LUI è il padrone-amico di Sdentato. Lei ha il suo drago... o meglio dire, LA suA draghETTA, la vedi? Laggiù!” Mi indicò una draghetta sotto un antico olmo della famiglia reale. Era tradizione piantare un albero alla nascita di un nuovo membro della famiglia reale. Il mio era un Salice Piangente, mentre quello di Elsa era una bellissima e profumatissima pianta di Gelsomini. Quella era una draghetta a due zampe che fungevano da gambe e due da braccia, queste ultime erano piccole e cortissime, come quelle dei dinosauri che vedevo spesso nei libri della Biblioteca Reale. Li avrò letti tutti una decina di volte, eheheh. Su un colorito blu con riflessi di un colore giallo/rosso-verdastro. Era bellissimo... ehm, cioè, bellissimA! Comunque, dopo quella discussione privata mi presentai come si deve, ed in effetti erano più educati di come si erano presentati. Lui s'inchinò, lei fece una perfetta riverenza, e si presentarono come “Hiccup Horrendus Haddock III, 63esimo discendente di Hiccup Horrendus Haddock I, fondatore della tribù vichinga sull'isola di Berk, e recente consorte...” “Astrid Hofferson, 132esima discendente della prima regina Arinbjorn Ajliherajih, dell'antico regno vichingo Mihlkniher, divisosi poi tra i sei figli e 32 fidati condottieri, tra cui Hiccup Horrendus Haddock I, alla sua morte.” continuò lei. “Piacere! Principessa Anna di Arendelle, figlia della regina Idun e di re Agdar, 421esima...” Elsa mi corresse con uno sguardo “No, cioè, 423esima(!) discendente di re Algar Halihmer e regina Marinne Milhjor, fondatori della città di Arendelle e sorella dell'attuale Regina Elsa di Arendelle.” poi avvicinandomi a loro con una mano davanti alla bocca come per sussurrare e assecondata dalle loro orecchie che si erano avvicinate dissi “Una piccola curiosità è che non abbiamo più il cognome perché in una generazione vi furono solo femmine ed il cognome reale andò perduto. Per evitare confusioni tra Arendelle e Judette, regno appartenente al fratello maggiore di Ighor Aduhnal, marito della nostra bis, bis, bis, bis, bis, bis, bis nonna Hilnheor Halihmer, 414esima discendente sei sovrani fondatori e unica diretta ereditaria del trono di Arendelle.” “Anna, non credo fossero interessati.” rise Elsa, invece, rimettendosi dritti sulla schiena, dissero in coro “Invece è stato interessantissimo!” poi tornarono con lo sguardo su di me e Hiccup mi chiese stupito “Ma come fai a sapere tutto questo?” “Oh, beh, sai.... Anni di isolamento, una biblioteca, dei quadri come unico svago e un intero registro reale come unica cosa curiosa che ti spinge a spulciare per anni e anni...” Elsa si fece triste in viso d'improvviso e accennò una frase che conoscevo già. “Anna, io...” “Elsa... Lo so. Non ti giudico per quello, infondo lo hai fatto per la mia salvezza.” Sorrise malinconica, dopo qualche secondo si riprese svegliata dal suono delle campane e sospirò profondamente dicendo “È meglio rientrare, sta ricominciando a nevicare...” guardai in alto e notai solo ad allora il cumulo di nubi nere che sovrastavano Arendelle “Ma che strano....” “Anna, che c'è?” “Elsa, quelle nuvole non sono normali...” “Infatti. La neve che cadrà su di noi è una neve maledetta.... Quella di Pitch...” si rattristì tutto d'un colpo e sospirò “Oh, Jack... Spero tu stia bene...” “Lo troveremo, cara.” Disse Astrid “Infondo io gli devo solo la mia vita!” rise Hiccup, il che mi incuriosì e cominciando a rientrare col suono delle campane d'allarme della neve maledetta per l'intero regno, risi “Oh, questa me la devi raccontare, sai?!” e rientrammo ridacchiando tra parole e racconti. Nel salone Elsa procedette a spiegarmi tutto ciò che aveva scoperto su quella neve grigiastra mentre versava il tè nelle tazze. “La neve che cade dalle nuvole nere è una neve che ci rende tristi, arrabbiati, ma soprattutto timorosi... sto cercando ancora una cura ai suoi effetti, come avrai notato non ci sono né servitori né Kristoff, Rapunzel o Eugene... Questo perché sono stati a contatto diretto con la neve ed adesso hanno paura di tutto. E la loro paura si trasforma pian pian in rabbia, poi... Beh, temo diverrà odio.” “Ma è terribile!” “Già.... E pensa, ci è mancato poco che quella neve non colpisse anche noi, a Berk! Per fortuna c'era Jack che ci ha avvertito degli effetti di quella neve...” “Oh, allora è lì da voi?” “No! Ha detto che avrebbe viaggiato a lungo per avvertire il numero maggiore possibile di regni, villaggi e popoli. Gli ho detto che, quando avrebbe finito, doveva assolutamente essere ospite mio e dell'intera Berk, come segno di gratitudine. Lui ha annuito, poi ha iniziato a nevicare ed è rimasto lì con noi, parlando a lungo siamo arrivati a parlare di draghi e così abbiamo scoperto dov'era finito Sdentato... Avevamo perso il controllo ed il vento lo aveva portato via, mentre io ero stato preso al volo dal mio amico Moccicoso ed il suo drago ZannaCorta.” Il resto della giornata passò tranquillamente, tra storie di avventure, di incontri e scoperte, tra risate, giochi, spettacoli magici e tanto tanto divertimento, come mai ce n'era stato fino ad allora. “OH! Aspettate! I draghi sono ancora fuori!!!” Urlai, corsi verso la porta “No, Anna! Loro sono Immuni a...” Cercò di avvertirmi Elsa, ma era troppo tardi, il tempo di inseguirmi che io avevo già aperto il portone principale e l'aprì mentre ancora nevicava, la neve entrò e mi arrivò in faccia “Oh, no.... Anna!!!”



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§Angoolo dello scrittore§


Ok, Ecco il nuovo Capitolo, spero vi piaccia :D Non prometto null'altro che cercherò di far uscire il prossimo episodio il più presto possibile :D 


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Vi invito, come l'altra volta, a fare una visitina alla mia amichissima (xD) Strawberry, nelle sue pagine Facebook

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