Extra Chapters - La Cascata del Potere

di Cathy Earnshaw
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buon Compleanno ***
Capitolo 2: *** Amina ***
Capitolo 3: *** Amina - Parte 2 ***
Capitolo 4: *** Amina X Alec ***



Capitolo 1
*** Buon Compleanno ***


«Liam! Liam, svegliati! Dai!»
La voce acuta di Irthen strappò Liam dal suo sogno indefinito e lo richiamò alla realtà. Grugnì, si stropicciò gli occhi e scoprì di aver dormito con la testa appoggiata sul tavolo di legno della cucina. Le ossa gli facevano un male tremendo. Irthen lo spintonò.
«Allora, ti svegli?»
«Ma che ti prende stamattina, pidocchio?» farfugliò.
Sul volto del fratellino si allargò un sorriso entusiasta.
«Ma dai, Li’» esclamò. «Oggi è il tuo compleanno!» e scoppiò a ridere.
Liam lo guardò inebetito per qualche momento.
«Ma sei sicuro?» domandò.
«A-ha!»
Liam si massaggiò l’attaccatura del naso, un’abitudine che era stata Emelia ad attaccargli.
Eh, già, il pidocchio aveva ragione, era proprio il suo compleanno. Aveva perso il conto dei giorni. Doveva smetterla di bere tanto.
Irthen gli sventolò una mano davanti al viso.
«Bene, pidocchio. Se è davvero il mio compleanno, perché non mi hai lasciato dormire in pace?» disse con uno sbadiglio.
«Perché è quasi ora di pranzo, perché dormivi sul tavolo, e perché devo darti il mio regalo!»
Liam non poté impedire alle sopraciglia di alzarsi. L’anno prima, suo fratello gli aveva regalato una scatola di lombrichi.
«Sicuro?»
«In che senso?» domandò Irthen estraendo da sotto il tavolo una scatola di legno chiusa da un fiocco rosso asimmetrico.
C’erano dei fori nel coperchio, e si sentivano dei suoni soffocati.
«C-che cos’è, Ir?» balbettò, vagamente allarmato.
Il bambino sorrise e spinse la scatola verso di lui.
«Sorpresa» disse con un sorrisone.
Liam prese un respiro profondo e si fece coraggio. Sollevò appena un angolo del coperchio e trattenne a stento un’esclamazione di stupore. Una palletta di pelo bianco e nero lo guardò con due occhi spaventati.
Il ragazzo sentì un vago calore diffonderglisi in viso e scoperchiò la scatola.
«Ti piace?» disse Irthen.
«È dolcissimo» mormorò Liam. «È…?»
«Un coniglio» completò il bambino. «È dell’ultima cucciolata di Pal.»
Liam prese tra le mani il batuffolo. Era senza dubbio la cosa più morbida che avesse mai toccato.
«Allora? Ti piace?» incalzò Irthen.
I suoi occhi verdi brillavano di entusiasmo.
Liam sorrise e gli scompigliò i riccioli.
«Moltissimo, Ir. È il regalo più bello che abbia mai ricevuto.»
Il bambino lanciò un grido di gioia e corse in cortile saltellando. Il coniglietto si appallottolò, tremando, nella mano del ragazzo.
«Sì, palletta, a volte spaventa anche me» sussurrò Liam, accarezzandolo.
“Diciotto anni, Li’”, si disse con un sorriso. “Diciotto anni, e un pidocchio ti regala un animaletto. E poi il fratello maggiore saresti tu?!”.
Scosse il capo e si alzò.
«Andiamo a cercarti una casetta, piccolo» disse.



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Perdonate questa mia follia. Nella mia testolina malata, oggi 16 aprile è il compleanno di Liam :3 
Approfitto dell'occasione per "aprire" questa serie di mini-inutili-improbabili storielle, non so ancora quante ne seguiranno. Auguri Li' <3

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Capitolo 2
*** Amina ***


Dalla finestra del soggiorno, Amina riusciva a tenere discretamente controllato l’uscio dell’abitazione di Liam dell’Acqua e di suo fratello.
Si trovava a Pothien da quasi due mesi, ormai, ma ancora non si era abituata a tutta quella monotonia. Quel paese era minuscolo, tutti sapevano tutto di tutti, e si chiedevano chi fosse quella donna misteriosa che si era presentata all’improvviso a casa della vecchia Hamil, dichiarandosi sua nipote. Ma nipote in che grado? Figlia di chi? Un figlio, un fratello…? Non ricordavano che Hamil avesse avuto un fratello o una sorella. Forse non li aveva avuti affatto. Amina si augurava solo che non lo scoprissero. La vecchia donna era troppo persa per poter negare o confermare alcunché, poteva ritenersi al sicuro. No, sapeva che era di ben altro che avrebbe dovuto preoccuparsi.
Liam non la conosceva, non si erano mai incontrati prima che lei si stabilisse a Pothien. Tuttavia, se avesse rilevato la sua aura magica, avrebbe sicuramente ricondotto la sua comparsa ad una delle potenze messesi in gioco al Consiglio di Effort. E allora non sarebbe stato affatto contento di conoscerla. Né Ruben sarebbe stato soddisfatto.
«Perché non esci a fare due passi, piccola?»
Amina rivolse un sorriso caloroso alla vecchia Hamil.
«No, grazie, non mi sono ancora ambientata molto bene…»
«Se non esci, non ti ambienterai mai.»
Amina continuò a sorriderle, anche se il suo cuore stava vagando altrove.
Voleva davvero ambientarsi? Tutto le sembrava così ostile…la piazza, l’arco di legno all’ingresso del paese, persino la propria immagine riflessa. Quelle trecce non le stavano per niente bene, Ruben aveva torto marcio, e anche Stan ne aveva quando diceva che poteva occultare la propria aura, trasfondendola nella natura circostante. Non poteva riuscirci, era troppo difficile e lei era troppo a pezzi.
«Tesoro?» insistette Hamil.
«Preferisco di no, magari domani» sospirò. «E poi, aspetto Mirabel. Dice di avere una brutta tosse che non le dà tregua.»
La vecchia signora sorrise.
«Allora vorrà dire che aspetterò che qualche bel giovane si ammali!»
Amina arrossì.
«È meglio che i giovani continuino a stare bene» disse.
Tornò a guardare fuori dalla finestra.
Liam dell’Acqua stava chiudendo la porta di casa. Salutava Irthen, che si sbracciava dalla finestra al primo piano, si fermava in mezzo alla strada per voltarsi indietro e sospirare. Quello era il motivo della presenza di Amina nel Nord-Est. Quello era il mago che aveva sconvolto gli equilibri di Effort. Poco più di un ragazzino.
Represse una risatina isterica: poteva rimandare quanto voleva, ma sapeva che presto o tardi avrebbe dovuto affrontarlo.
“Meglio poi che prima”, si disse, tirando la tenda.


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Questo è per Socorro, che è ufficialmente in vacanza! YEEEEAAAAHHHH!

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Capitolo 3
*** Amina - Parte 2 ***


Amina prese un respiro profondo e si avvicinò. Lo sforzo di proiettare all’esterno la sua aura magica le faceva tremare le mani. Liam stava armeggiando con la serratura inceppata della porta di ingresso, e non la notò. Significava che lo stratagemma di Konstantin funzionava, almeno per il momento.
«Ehm…ciao» balbettò.
Il mago si girò lentamente verso di lei.
«Ciao» rispose. «Vedi una pinza, da qualche parte?»
Amina si guardò attorno e nel mezzo degli strumenti sparsi disordinatamente attorno all’uscio individuò una pinza. La allungò al mago.
«Grazie.»
Amina sorrise. Se l’avesse raccontato a Natìm non ci avrebbe creduto nessuno.
«Sei la nipote di Hamil, vero?»
La ragazza sobbalzò.
«Sì, infatti. Mi chiamo Amina. In effetti, sono passata proprio per presentarmi, visto che siamo quasi dirimpettai.»
Liam posò la pinza e si pulì le mani sui pantaloni da lavoro. Poi si volse verso di lei e la scrutò attentamente.
«Io sono Liam. So che hai già conosciuto mio fratello.»
Amina annuì.
«Non ti ho mai vista a Pothien prima del tuo trasferimento.»
«Abitavo a Madian, un po’ fuori mano.»
Liam si rabbuiò.
«Sei venuta via per la storia del drago?» sussurrò.
Amina trattenne il respiro.
«Sì, è così» mentì. «Non pensavo che la notizia dell’incendio fosse giunta fino a qui…» mormorò.
«Non ci è giunta infatti» disse Liam con un’alzata di spalle. «Viaggio molto per lavoro, e attingo informazioni nelle grandi città.»
«Oh. Di che cosa ti occupi?»
Liam si irrigidì.
«Commercio» rispose. «Tu invece sei una guaritrice.»
Amina annuì, augurandosi che le sue informazioni fossero solo il frutto delle voci che possono circolare in un paese su una nuova arrivata.
«Lo terrò presente» concluse Liam.
Amina si inchinò.
«Sei il benvenuto. Ora devo andare. È stato un piacere conoscerti, Liam.»
«Piacere mio» rispose rimettendosi al lavoro.
La ragazza se ne tornò a casa, convinta che non fosse stato poi tanto piacevole. Né per lei, né tantomeno per lui. Per qualche sconosciuta ragione Liam non si fidava di lei, e Amina aveva sentito il suo sospetto riverberare un ogni propria fibra.
“Forse ha solo un brutto carattere”, si disse, cercando invano di cancellarsi dalla mente quello sguardo eccessivamente profondo.
Guardare in quegli occhi scuri era come guardare in un pozzo: lontano, in profondità, l’acqua immota e gelida svelava la propria presenza riflettendo i raggi della luna.

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Capitolo 4
*** Amina X Alec ***


Amina si accoccolò contro alla schiena di suo marito per proteggersi dall’aria tagliente. La campagna era avvolta in una nebbiolina autunnale, e cavalcarci attraverso era come fare il bagno in uno stagno freddo. Gelato. Era da molti anni che Amina non tornava a Phia, e non avrebbe mai immaginato di doverlo fare per un motivo del genere. Non aveva osato obiettare perché le motivazioni di Alec erano ineccepibili: dovevano portare alla famiglia la notizia della morte di Konstantin. Amina strinse le palpebre e le lacrime ricominciarono a correrle giù per le guance. Non riusciva ad accettarlo, non sopportava l’idea che non avrebbe più rivisto il suo sorriso rassicurante. Stan era stato per lei un appiglio, una fune che l’aveva salvata dal precipizio. “Un mago legato alla Terra in modo tanto viscerale deve saper convivere con l’idea della morte, fa parte del cerchio della vita”. Le sembrava di sentire la voce di Stan che le ripeteva quel mantra.
Alec mise il cavallo al passo e poi lo fermò. Scivolò giù dalla sella e tese le braccia perché Amina si lasciasse aiutare a fare altrettanto.
«Perché ci fermiamo?» domandò la maga.
«Perché ne abbiamo bisogno» rispose Alec.
Mina non obiettò. Dopo tutto quel tempo, una parte di lei percepiva Alec come un perfetto estraneo, facendo a pugni con l’altra parte, quella che invece lo sentiva proprio, come il suo stesso sangue, come il suo stesso battito cardiaco.
Alec le prese la mano e la condusse dolcemente attraverso i campi di granturco pronto ad essere raccolto, senza dire una parola. E Amina si lasciò condurre fino a quando tutto intorno a loro non rimase che giallo a perdita d’occhio, che cancellava ogni nozione del tempo e dello spazio. L’umidità le stringeva le ossa, ma la mano di Alec scottava.
«Dove mi stai portando?» domandò di nuovo.
«Qui da qualche parte quando ero bambino c’era un tempio. Era poco più che una rovina, ma…» la sua voce si incrinò.
Per la millesima volta, Amina si domandò come riuscisse a tenere insieme i pezzi.
«Mina» disse ricomponendosi. «In questi anni non ho smesso di pensare a te un solo momento. Ho bramato il giorno del nostro incontro, anche se sapevo che sarebbe avvenuto su un campo di battaglia. E non potrei sopravvivere alla morte di Stan se non avessi l’incrollabile certezza della tua presenza accanto a me.»
Amina arrossì, toccata da quelle parole. Alec sospirò.
«Per tutto questo tempo ho avuto la certezza che tu avessi continuato ad amarmi. Non so perché e mi rendo conto della presunzione nelle mie parole, ma è la verità. Per questo ti ho portata qui.»
Si sedette sulla terra fredda e invitò Amina a fare altrettanto.
«Non capisco» mormorò.
Alec sorrise. Uno di quei rari sorrisi caldi e disarmanti, che facevano sciogliere il cuore. Sfiorò con le dita lunghe il viso di Amina.
«Ti ho incontrata in un campo di frumento, la prima volta. Ricordi? Era una giornata calda di marzo, e tu indossavi un bel vestito azzurro. Ti vidi e mi dissi “Eccola, la Dea della primavera”…»
Amina rise nervosamente.
«Addirittura una Dea?» domandò non provando nemmeno a dissimulare l’imbarazzo.
«Sei sempre rimasta tale. Talvolta mi apparivi una Dea per la tua pazienza, talvolta per la tua bellezza, per la tua semplicità, per la passione, o per l’amore incondizionato che mi hai sempre dimostrato. La Dea della pietà su quel campo di battaglia, e della speranza. Anche ora, Mina…» le sfiorò le labbra con un bacio. «Anche ora, tu mi porti la primavera.»
Amina scoprì che le lacrime le rigavano le guance solo quando Alec le asciugò.
«Vedo che non hai perso l’abitudine di piangere per qualunque cosa» disse.
«Sono una persona emotiva» rispose Amina con un sorriso. «Alec, io…io» esitò.
Le sue parole, la sua voce avevano ridato colore al mondo che la circondava. La nebbia non era più così fastidiosa, né la terra così dura.
«Io credevo che sarei impazzita. Ma ora tu sei qui, e non commetterò mai più la follia di lasciarti andare via.»
Alec la strinse e sé, avvolgendola in quel calore innaturale.
«Non me ne andrò più, Mina. Mai più…»




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Questa è tutta per te, Hary :* 
With all my love!

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