Una corsa da vincere

di Meramadia94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine della quiete ***
Capitolo 2: *** Inaspettato ***
Capitolo 3: *** Sorprese ***
Capitolo 4: *** Inizia la battaglia ***
Capitolo 5: *** L'unica sospettata ***
Capitolo 6: *** Marie Marcado ***
Capitolo 7: *** Un frammento di verità ***
Capitolo 8: *** Vecchie ferite ***
Capitolo 9: *** Follia disperata ***
Capitolo 10: *** L'ultimo errore ***
Capitolo 11: *** Ad un passo dalla verità ***
Capitolo 12: *** Verità svelate ***



Capitolo 1
*** La fine della quiete ***


~Era un periodo tranquillo per gli abitanti del 221B di Baker Street.
Sherlock aveva ( strano a dirsi) un periodo di casi molto interessanti, il che aveva salvato il muro e qualsiasi cosa che si rifugiava tra le pareti domestiche da attacchi indesiderati. Kitty, passava le sue giornate tra lo studio, il tirocinio in centrale e il suo lavoro part time, e John contninuava la sua attivitò di medico all'ambulatorio e di assistente.
Era un bellissimo tramonto di Maggio, e John era intento a finire di preparare la tavola per la cena.
Quella sera aveva preparato per il coinquilino... anzi, ormai convivente una cenetta con i fiocchi:  riso alle mandorle con contorno di verdure e gateau di patate. Per correttezza, decise di chiedere a Catherine, rifugiatasi in camera dopo essere tornata dal lavoro, se voleva unirsi a loro per la cena.
''Kitty, c'è del gateau di patate per cena, ne vuoi....''- John non finì la frase, per fissare il modo in cui la ragazza si era abbigliata.
Un vestito verde, leggermente scollato, con le maniche corte che le arrivava fino al ginocchio, scarpe bianche con un leggero accenno di tacco, e un ciondolo d'argento.
Era leggermente truccata ed i capelli erano lasciati liberi e vaporosi sulle spalle.
''Come siano eleganti.... tiro a indovinare: programmi con Nicholas.''- fece John guardandola con un sorriso complice.
La ragazza annuì.
''E' il nostro primo anno insieme e abbiamo deciso di uscire a cena insieme.''- spiegò lei.
Un anno.
Era arrivata un anno prima a Londra per rivedere i fratelli, Sherlock in particolare, per studiare criminologia e diventare così una psicologa criminale, aveva lavorato dando un suo contributo ad un caso, certo aveva rischiato anche di rimetterci le penne.... ma ne era valsa la pena.
Sherlock e John avevano FINALMENTE dichiarato l'uno all'altro di volersi veramente bene e adesso, per la gioia di tutti, stavano assieme.
Lestrade aveva definitivamente divorziato da sua moglie, chiudendo una volta per tutte con quel capitolo del suo passato ed aveva fatto il primo passo, confessando ad una certa, dolce, sensibile ed intelligente patologa che nutriva per lei dei sentimenti che andavano ben oltre la semplice amicizia o stima in campo di lavoro.
Mycroft invece continuava a dirsi soddisfatto e felice del suo lavoro, mentre lei oltre al tirocinio in centrale come archivista, il lavoro al minimarket che le consentiva di pagare la sua parte di spese nell'appartamneto, lo studio.... e il suo fidanzato.
La sua vita era abbastanza intensa, ma a lei andava bene così e non avrebbe potuto essere più felice.
''Sono contento per voi...''- le sorrise John per poi diventare serio-:'' però mi, anzi ci raccomandiamo....tuo fratello finge bene, ma non abbastanza da fare fesso pure me....''
Kitty sorrise. A volte John, più che il fidanzato di suo fratello, ergo il suo futuro cognato, sembrava sua madre.
Ma tutto sommato ne era felice-:''Tranquillo, torno per mezzanotte... e niente colpi di testa, giuro.''- rispose sorridendo furbamente.
Pochi minuti dopo, nel salotto di Baker Street, Nicholas Hooper fece il suo ingresso con un sorriso a trentadue denti sulle labbra, un elegante completo che consisteva in una camicia blu, cravatta a righe bianche e nere, una giacca di pelle nera, con scarpe e pantaloni intonati.
In una mano teneva un mazzo di fiori, dei tulipani per la precisione, sotto l'altro braccio teneva un casco.
Appena arrivato, la ragazza si precipitò da lui, abbracciandolo e ringraziandolo per i fiori.
''Pronta?''- chiese Nicholas.
Kitty annuì-:'' Prontissima, devo solo prendere la giacca e la borsa e...''- in quel momento, la giovane smise di parlare perchè il fidanzato aveva portato le mani sulle tempie, stringendo le palpebre fino a far comparire delle momentanee rughe sulla fronte.
John, Kitty e la padrona di casa gli si avvicinarono preoccupati in quest'ordine.
''Nick, tutto a posto?''
''Sicuro di sentirti bene? Se vuoi ti do un occhiata...''
''Vuole che le prepari una tazza di the, caro?''
Sherlock non disse e non fece niente, ma dal punto in cui si trovava ( ovvero vicino alla finestra intento a scrivere qualcosa sugli spartiti) cercò di analizzare il brusco cambio di funzionamento nell'organismo del suo potenziale cognato, per capire cosa fosse successo.
Nick, comunque, parve riprendersi quasi subito.
''No, vi ringrazio... sto gia meglio.''- fece Nicholas appena John gli offrì da sedere, sotto lo sguardo preoccupato della fidanzata.
''Sei sicuro? Posso darti un' occhiata se vuoi.... e visto che sei fidanzato con la mia futura cognata posso anche farlo gratis...''- scherzò John , suscitando le risate dei presenti.
''No, John ti ringrazio, ma non disturbarti... probabilmente è solo la stanchezza dei doppi turni della settimana che inizia a farsi sentire.... comunque ho fissato un appuntamento per domattina, per togliermi ogni dubbio.''
Sherlock era sul punto di fare una battuta sul fatto che i medici erano sempre pronti a curare ed assistere tutti eccetto se stessi, ma si trattenne nel rispetto della professione del suo fidanzato.
Nicholas, dopo alcuni minuti, annnciò che l'emicrania era totalmente passata e si rialzò, offrendo galantemente il suo braccio a Catherine, ed uscirono dall'appartamento.


Si divertirono molto, quella sera, al ristorante sia per la cena, per l'ottima musica e per l'atmosfera fantastica, ma soprattutto perchè si erano divertiti moltissimo a ridere e scherzare, ed il mal di testa aveva lasciato in pace il giovane medico, ragione in più per cui sia quest'ultimo che la fidanzata si convinsero che quelle emicranie, e giramenti di testa fossero la causa dello stress e della stanchezza accumulata.
Nick guardò l'orologio.
Mancava un'ora al ''coprifuoco'' di Kitty, e decise di riportarla a casa con la moto con cui erano arrivati al locale.
In breve furono nel traffico di Londra.
''Ehy, tutto bene?''- chiese Kitty, ad un certo punto, quando erano quasi a metà strada, notando che il fidanzato aveva iniziato a procedere a zig zag.
''Si, si... tutto a posto...''- ma il medico mentiva, non tanto a Kitty quando a se stesso. La vista iniziava ad appannarsi e non era certo colpa delle visiera del casco, e quei fastidiosi attacchi di mal di testa stavano tornando...
In un primo momento, riusciva ancora a tenere se stesso, la sua passeggera e la moto in equilibrio, ma poi sempre più in fretta il suo senso dell'equilibrio iniziava a farsi benedire, e per finire la vista....
''NICK!!!!''- gridò Kitty spaventata vedendo quella scena per niente rassicurante.
La luce dei fanali di un auto contro cui andarono a sbattere e il volo che fece precipitare entrambi a terra con il loro mezzo di trasporto,  fu l'ultima cosa che la sua mente registrò prima di finire a terra e perdere i sensi.

 

E rieccoci qua. Vi dirò, l'inizio non mi pare un granchè ma forse in futuro riuscirò a fare meglio. In questa storia, Kitty non sarà presente più di tanto, soprattutto nel caso. Se mai ci dovessero essere problemi con questa fic, vi prego, fatemelo sapere ed io provvederò subito a modificare gli errori o a cancellarla se necessario.
Che altro dire? Ah si... non posso non ringraziare i miei amici e la mia famiglia del GDR di Sherlock, che mi aiuta sempre e mi sprona a credere in me. Vi voglio bene ragazzi!!!
Che dire.... leggete, se vi fa piacere recensite, e buon divertimento.

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Capitolo 2
*** Inaspettato ***


~Nel frattempo, a Baker Street, Sherlock e John, perfettamente ignari di quanto stava accadendo, erano impegnati nelle loro attività quotidiane serali.
Sherlock stava facendo alcuni esperimenti, mescolando sostanza e liquidi colorati sul tavolo del soggiorno, mentre John era intento ad aggiornare il suo blog, descrivendo nei minimi dettagli l'ultimo caso che lui e il ''fidanzato'' avevano affrontato.
''IL MISTERO DELLA CASA NEI FAGGI ROSSI'', lo aveva intitolato.
Un caso molto interessante, e per certi versi inquietante... una giovane donna era stata assunta da un ricco signore, con delle modalità troppo belle per essere vere, come baby sitter per il figlio, ma in realtà doveva prendere le veci della figlia alla quale somigliava inverosimilmente, la quale era segregata in casa da molto tempo...
''Che cosa scrivi di bello?''- chiese ad un certo punto Sherlock, voltandosi verso il suo blogger, togliendosi la visiera che indossava quando armeggiava con le sostanze chimiche.
''Del caso di Violet Hunter...''- fece John senza staccare gli occhi dalla tastiera, e di conseguenza dallo schermo del PC.
''Un caso molto interessante... e devo dire che il piano del signor Rucastle era davvero molto arguto, tanto quanto spregevole...''- commentò Sherlock ripensando a quell'avventura.
John alzò gli occhi, per  fissare scetticamente il compagno.
''E che mi dici di...Violet Hunter?''- domandò con una punta di irritazione e gelosia.
Ricordava bene quanto in quel caso, il compagno avesse dipito Violet Hunter come una '' donna eccezionale'', e la cosa ( non si faceva scrupolo di negare), lo aveva infastidito non poco.
''Hai intenzione di rivederla... l'hai sentita?''
Sherlock si avvicinnò al compagno.
''L'ultima volta che l'ho inquadrata, era sui giornali, come quasi vittima del caso.... e ho anche letto che è diventata direttrice di una scuola privata, lontano da Londra.''
John sembrò addolcirsi a quella notizia e posò il computer.
'''Eri geloso, ammettilo...''- lo stuzzicò Sherlock-:'' è inutile che neghi, se ne sarebbe accorto anche Anderson, e con ciò ti ho detto tutto.''
''Nooo....perchè mai avrei dovuto esserlo? Perchè il mio fidanzato, sembrava stimare in modo quasi incredibile una rappresentante del gentil sesso?''- fece il medico sarcastico.
Sherlock lo tirò a se.
'' Non ne hai motivo, primo le donne non mi sono mai interessate... secondo...  preferisco i capelli biondi e gli occhi azzurri, ai capelli bruni e agli occhi castani.''- detto questo, depositò un lieve bacio sulla fronte del fidanzato, il quale rispose al bacio, succhiando quelle labbra perfette come se da cio dipendesse la sua vita.
Da quando era tornato nella sua vita, aveva sentito di nuovo il cuore che batteva nel petto, il sangue che scorreva nelle vene.... insomma, poteva dichiararsi felice ed innamorato.
L'unica cosa che poteva definirsi fuori posto, in quella vita di coppia tanto bella e perfetta, era una ragazza sui ventidue anni, molto carina, che sapeva essere molto discreta e tranquilla, che stava fuori quasi tutto il giorno ma che viveva con loro e che per certi versi era....
''Pensi a Kitty e a quanto si fermerà ancora?''- fece Sherlock, captando i pensieri del compagno.
''Non è che averla qui mi secchi, o che voglia che se ne vada... insomma è molto tranquilla, carina, gentile... diciamo che è l'opposto di Harry...''- confessò il medico.
Sherlock gli sorrise e lo tranquillizzò.
Anche lui, pur nutrendo un affetto sincero per la sorellina, non poteva certo dirsi ''al settimo cielo'', all'idea di dover convivere con lei nella stessa casa con il fidanzato, e decise di comunicare la sua scoperta più recente al compagno.
''Tranquillo... l'altro ieri ho casualmente sentito una telefonata tra lei e il fratello di Molly... e la mocciosa parlava di ''Un contratto di affitto troppo bello, per essere vero''... quindi, ancora pochi giorni e non c'è nessuno che ci disturba più....''- fece il detective con un sorriso, ricominciando a baciarlo con passione, posizionando le sue dita scheletriche sul colletto della camicia.
Era sul punto di sbottonarglielo...
''Scusate, vi disturbo?''- i due sobbalzarono e si ritrovarono davanti all'ispettore Lestrade, con una faccia imbarazzata e preoccupata.
Beh, quasi nessuno.... pensarono in coro i due.
In pochi minuti si ricomposero.
''Perdonate l'interruzione...''- fece Lestrade con un'espressione colpevole-:'' ma c'è stato un problema...''
''Chi ha ucciso chi, quando e dove?''- chiese Sherlock.
John sorrise. Il suo amato non si smentiva mai.
Lestrade però non era in vena di scherzare.
''Niente di tutto cio...''- continuò il DI-:'' Ha appena chiamato Molly.... a quanto pare Nicholas e Catherine hanno avuto un'incidente....''
I due parvero cadere dalle nuvole.
''Come un incidente, che genere di incidente... non hanno ferite gravi, vero?''- fece John abbastanza preoccupato.
Lestrade un cenno con la testa che non voleva dire ne sì ne no.
''Non ho una risposta a questa domanda... so solo che ad un certo punto Nicholas ha perso il controllo della moto, sono finiti contro una macchina e poi sono andati a terra. Un passante ha chiamato i soccorsi e li hanno portati in ospedale... Molly mi ha  chiesto di avvertirvi...''
Senza perdere nemmeno un secondo, il medico e il detective seguirono l'ispettore  fuori dal loro appartamento, per poi entrare nel taxi che quest'ultimo aveva preso per arrivare a Baker Street.
Per tutto il tragitto, il detective non potè a fare a meno di chiedersi se era sua sorella che andava a caccia di guai oppure se erano i guai che andavano a cercare sua sorella.


''Mi scusi...''- chiese Lestrade all'impiegata della reception dell'ospedale, esibendo il distintivo-:''Ispettore Gregory Lestrade di Scotland Yard.... vorrei notizie di due persone traportate qui, dopo un incidente stradale...uno di loro è un medico, il fratello della dottoressa Hooper...''
L'impiegata, una donna di mezza età, occhialuta e con i capelli pettinati a crocchia alzò il telefono per chiamare il pronto soccorso ed avere così notizie dei due, quando...
''Sherlock!!!''- il gruppo si voltò verso la proprietaria di quella voce, e vide Catherine correre verso di loro.
Aveva una benda sul ginocchio destro, un bendaggio sul gomito sinistro e un cerotto poco sopra il sopracciglio destro.
John le corse subito intorno, mettendole le mani sulle spalle-:''Kitty, ma che fai qui?!? Non dovevi alzarti....dai, torniamo in camera...''
Kitty però lo fermò, puntando saldamente i piedi a terra-:''I medici hanno detto che le mie, non sono ferite gravi, anzi sono solo superficiali, tempo qualche giorno e non si vedrà nemmeno il segno...  ma non mi dicono nulla su Nick.... parlottano tra loro, cambiano discorso quando chiedo loro notizie, e la cosa non mi piace per nulla...''
John guardò il compagno e l'amico, ricevendo il loro assenso.
''Kitty...''- fece rivolgendosi alla ragazza-:'' tu cerca di stare calma, adesso paro io con i medici...parliamo la stessa lingua e riusciremo a capirci...''- detto questo si allontanò verso un medico ed entrambi si diressero verso una sconosciuta destinazione, parlando tra loro.
Sherlock invece prese la sorella per un braccio ( quello sano) e la portò con se e Lestrade verso  le poltrone della sala d'attesa del pronto soccorso.
Il consulente non lo avrebbe mai ammesso, ma voleva sapere cosa era successo, e voleva saperlo dalla sua consanguinea.
''Cathy, spiegaci cos'è successo...''- fece Lestrade avvicinandosi alla ragazza seduta su una delle poltroncine con un bicchiere di caffè.
''Grazie...''- la ragazza lo prese, ne bevve un sorso e poi iniziò a raccontare-:'' non c'è molto da dire... eravamo usciti dal ristorante, siamo saliti in moto, guidava lui....Poi non so cosa sia successo, Nick ha iniziato ad andare a zig zag con la moto... e poi è svenuto alla guida e siamo andati contro un'auto della corsia accanto.''- concluse la ragazza.
Lestrade pareva convinto.
La versione dei fatti di Catherine coincideva alla perfezione con quella dei testimoni e dell'automobilista presenti all'incidente.
Sherlock, invece, non aveva ancora finito.
''Sei sicura che sia tutto? Magari ti è sfuggito qualcosa...''
Kitty scosse il capo, in un cenno di dissenso, decisa.
Ricordava con precisione quasi spaventosa, tutti i momenti precedenti e successivi alla sparatoria che l'aveva sfortunatamente vista protagonista un anno prima, e quindi come ricordava perfettamente quei dettagli, ricordava perfettamente anche quell'incidente.
''Siamo andati contro un auto, poi sono svenuta e mi sono ritrovata sulla brandina del pronto soccorso...''
A quel punto, intervenne Lestrade.
''Hai detto che era Nicholas alla guida...aveva per caso bevuto un bicchiere di troppo a cena?''- chiese l'ispettore, consapevole che molti incidenti stradali accadevano per lo stato di ebbrezza in cui si trovava il conducente.
Kitty, scosse nuovamente la testa, in un deciso dissenso.
''No, si è versato un solo bicchiere di vino, sapeva che dopo cena avrebbe dovuto guidare e quindi ha cercato di bere il meno possibile....''
A quel punto intervenne Sherlock.
''Non credo sia stato per guida in stato di ebbrezza, Nicholas a casa aveva accusato un leggero mal di testa, è probabile che alla guida sia sopraggiunto un altro attacco che non sia riuscito a tenere sotto controllo e cio ha causato un incidente.''- si trattenne dal commentare  Come fate a non esservi accorti di qualcosa di così evidente, non c'è nemmeno bisogno di indagare, ma si trattenne.
In quel momento, il gruppetto venne raggiunto da John, con una cartellina in mano e un'aria mesta in volto.
''Co...come sta?''- scattò la ragazza.
John prese un lungo respiro e parlò-:'' La caduta in se non ha procurato danni, solo una spalla slogata e e qualche ferita superficiale...''
La piccola Holmes aveva ricominciato a respirare normalmente, ma Sherlock notò l'espressione preoccupata sul volto del compagno, e non disse nulla, ma incoraggiò il medico ad andare avanti.
A quel segnale, il medico aprì la cartellina e la porse alla ragazza.
''Quello che mi preoccupa sono le sue condizioni generali... la glicemia è troppo alta, ha un leggero accenno di febbre, i globuli rossi sono quasi a zero, e i globuli bianchi sono come attaccati da una tossina...''
Anche se tre persone su quattro, non erano medici, non ci voleva certo un genio per capire cosa stava accadendo.
Avvelenamento.
Catherine aveva letto e riletto quelle analisi, pregando  ogni volta di aver letto o capito male, con le mani che le tremavano come se fosse quasi in stato di overdose.
Non poteva crederci.
Non voleva crederci.
Si fiondò fuori dalla stanza , correndo verso la sezione ''TERAPIA INTENSIVA'', pregando di trovarvi Nicholas.
Infatti aveva ragione.
Il fidanzato era in una stanza simile ad una sala interrogatori di un distretto americano. Dal vetro poteva vederlo in un letto con le sbarre ai lati, un camice bianco, con una mascherina sul viso, una flebo, legato a un piccolo computer.
La sorella minore, Molly, era fuori dalla stanza, con le lacrime agli occhi. Appena la vide, l'ispettore Lestrade, l'abbracciò forte come se con quel gesto potesse rassicurarla, e garantirle al cento per cento che il fratello si sarebbe salvato.
''Non può morire...''- borbottò la patologa tra i singhiozzi-:'' non deve morire... è l'unica persona che mi è rimasta...''
''Ce la farà, vedrai... gli Hooper sembrano deboli e fragili, ma in realtà hanno la tempra di un leone.''
Sherlock Holmes, raramente si trovava d'accordo con uno yarders, ma questa volta doveva dargliene atto.
Era proprio vero.
Molly Hooper, poteva sembrare una tenera, dolce, imbranata, ragazzina innamorata... ma in realtà dentro era tutta un'altra persona.
Era una donna forte, determinata, coraggiosa ed intelligente, pronta a combattere per quello in cui credeva o in difesa delle persone che amava.
Non si stupiva minimamente del fatto che Greg si fosse subito innamorato di lei.
Poteva dire che in quel caso, Lestrade era stato più intelligente ed accorto di lui, e per tutti questi motivi era sicuro al cento per cento che Nicholas sarebbe uscito vincente da quella sfida.
Avrebbe voluto dirlo alla sorella, per tranquillizzarla, ma a che sarebbe servito?
Ad ogni modo, tentò.
''Vedrai che ce la farà...''- fece Sherlock avvinandosi a lei con cautela.
La ragazza annuì con gli occhi lucidi dalle lacrime, ma non aveva udito nemmeno una parola.... nel suo cervello non facevano altro che susseguirsi le stesse parole, e non riusciva a sentire altro al di fuori di quelle.
Nicholas.
Veleno.
Pericolo di morte.
Poi, finalmente riuscì a riscuotersi da quello stato catatonico in cui era caduta.
''Sherlock, io non torno a casa... rimango qua con lui e Molly...''- borbottò quasi atona entrando nella stanza del ragazzo.
Molly la seguì a ruota, mentre Lestrade si diresse verso la caffetteria del Barth's Hospital per farsi dare un thermos di caffè.
Ad attendere le sue donne si prospettava una lunga notte e dal momento che nessuna delle due pareva avere la minima idea di dormire, decise di aiutarle per quanto poteva.
Sherlock rimase davanti alla stanza, apparentemente impassibile, ma anche lui ( come tutti i presenti del resto) era molto preoccupato.
Conosceva poco Nicholas, malagrado frequentasse la sorella da quasi un anno, ma sapeva che era una brava persona, e gli era molto grato per aver salvato Catherine da una morte certa, quando un anno prima la ragazza era rimasta vittima di una sparatoria.
Doveva fare qualcosa per aiutarlo, non sapeva ancora come, ma doveva.
Per Kitty, per Molly... due donne a cui teneva molto, ma che non avrebbe mai confidato questo suo affetto nemmeno se minacciato.
''Supereremo anche questa... vedrai.''- fece John stringendogli la mano.
Sherlock sorrise e rispose alla stretta.
John era davvero un dono.
Un dono che non sapeva cosa poteva aver fatto di buono per meritare.

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Capitolo 3
*** Sorprese ***


~La mattina dopo, John si svegliò quando i primi raggi del sole penetrarono nella camera da letto che divideva con il fidanzato, allungando il braccio verso il lato di Sherlock.
C'era solo uno spazio vuoto.
Ancora insonnolito, aprì gli occhi.
La parte di Sherlock ed il suo cuscino erano sgualciti, segno che aveva dormito lì, ma che si era alzato.
Guardò la sveglia.
Segnava le 8.45 p.m.
In genere si alzava molto prima, ma considerati gli avvenimenti del giorno prima, era del tutto comprensibile.
Erano rientrati dall'ospedale sul tardi, poco prima di mezzanotte. John aveva voluto fermarsi a parlare con i vari medici, chiedendo loro come mai non avevano ancora somministrato al giovane medico un siero anti-veleno, per neutralizzare l'azione della sostanza.
Purtroppo, a quanto pare le analisi non erano riuscite ad identificare il veleno, rendendo cos' impossibile trovare un antidoto adatto, e nel timore di somministrargliene uno sbagliato e di conseguenza aggravare le condizioni di gia per sè critiche del giovane medico.
L'unica cosa che potevano fare per lui, al momento, era tenerlo sotto osservazione e cercare di stare tranquillo, per la disperazione della sorella e della fidanzata.
John si alzò dal letto, mettendo la vestaglia blu a righe bianche sopra il pigiama blu dirigendosi verso la cucina.
Sherlock, elegantemente abbigliato con giacca, scarpe, pantaloni neri e una camicia color mirtillo, era seduto alla scrivania del soggiorno chino sul suo microscopio.
''Buongiorno...''- salutò John.
''Pancake allo sciroppo d'acero e spremuta d'arancia, sul tavolo in cucina.''
John lo guardò confuso, senza capire cosa volesse dire quella risposta, quando sentì un delizioso profumo provenire dalla cucina.
Affacciandosi sulla soglia, notò un piatto con tre o quattro frittelle l'una sopra l'altra, ricoperte da sciroppo d'acero.
Il tutto completato da un bicchiere di spremuta d'arancia.
''Ho pensato che avresti gradito la colazione, dopo ieri sera...''- spiegò Sherlock senza staccare gli occhi dal microscopio.
John sorrise.
Come faceva la gente a definirlo  ''una macchina priva di cuore e sentimento alcuno''?
Il cuore, anche se lui stesso lo negava, ce l'aveva solo che non lo usava molto, come se avesse paura di rovinarlo.
''Tu non mangi?''- chiese il medico prendendo il piatto, portandosi vicino a lui.
Sherlock fece cenno di no con la testa.
''Ho fatto colazione mezz'ora fa, non preoccuparti... comunque grazie del pensiero.''- spiegò Sherlock continuando il suo lavoro.
''Che cosa guardi?''- chiese John mangiando un boccone del pancake.
''Ho preso una provetta che contiene il sangue di Nicholas. Sto cercando di identificare la sostanza che lo ha intossicato per scoprire chi possa essere stato.''
''Pensi che non si sia avvelenato per caso ma che sia stato vittima di un attentato?''- fece John posando il piattino sulla scrivania.
Sherlock annuì, alzandosi per stirarsi un po' e per sgranchirsi le gambe.
''Le analisi normali non sono riuscite ad identificare la sostanza che lo ha infettato, se fosse stato qualcosa in natura ad avvelenarlo, identificarlo e somministrargli il siero giusto sarebbe stato semplicissimo...''- spiegò.
Lui stesso aveva sperato che non fosse così, che vista l'ora tarda qualcuno potesse aver sbagliato le analisi, ma aveva ripetuto gli esami su quella provetta almeno tre volte, conseguendo sempre lo stesso risultato.
Ed anche se non lo dava a vedere, gli dispiaceva moltissimo per Molly e Kitty.
''Ma questo non ha senso...''- fece John sedendosi sul divano-:'' chi potrebbe avere interesse nell'avvelenare un medico che lavora al Barth's?
Senza contare che si tratta di un medico molto stimato sul lavoro e benvoluto da tutti...''
''Per esperienza personale...''- aggiunse Sherlock-:'' ti posso assicurare che non è necessario dichiarare apertamente guerra a qualcuno... è sufficiente essere se stessi.
Forse il suo essere così benvoluto non era così apprezzato da tutti...''
John non potè fare a meno che annuire, specie ripensando al comportamento del suo fidanzato.
Sherlock non era scortese e distaccato con le persone ( e a volte apparentemente insensibile) per volere suo o per cattiveria.
Semplicemente era fatto così.
Sherlock si fermò a guardare fuori dalla finestra, perso nei suoi pensieri.
C'era un'altra teoria per spiegare l'avvelenamento ai danni del dottor Hooper... ovvero, che qualcuno dei criminali a cui Sherlock aveva pestato i piedi durante la sua lunga e brillante carriera, avesse scoperto che sua sorella era la ragazza di Nicholas, decidendo così di colpirlo per far soffrire Kitty e Molly, due donne molto importanti per lui,  per vendicarsi.
Era un ipotesi che faceva male solo a pensarci, ma era pur sempre una pista ed in quanto tale... non poteva essere ignorata.
''Sherlock?''- lo chiamò John, riscuotendolo così dal turbine di pensieri in cui il consulente investigativo dai suoi pensieri.
''Si.... dicevi?''- chiese il moro.
''Forse dovremo andare in ospedale per vedere come stanno le ragazze... e per chiedere loro se a loro avviso, qualcuno poteva voler fare del male a Nicholas.''- propose John.
Sherlock annuì-:'' Finisci di fare colazione prima, tanto da lì non scapperà nessuno...''- borbottò quasi apatico, senza staccarsi dall'idea che lo aveva colpito poco prima.
Una volta che John ebbe finito di mangiare, salì di sopra per farsi una doccia e vestirsi, e poi raggiunse il fidanzato al piano di sotto per poi uscire in strada e salire in taxi, ma non prima di aver ricevuto dalla signora Hudson una borsa in jeans.
La donna, notando l'assenza notturna della sua inquilina a termie di scadenza e saputi i mesti motivi che quella notte l'avevano tenuta fuori casa, aveva pensato di prepararle un cambio e per darsi una ripulita.


All'entrata dell'ospedale, la prima cosa che saltò all'occhio dei due, fu l'ispettore Lestrade seduto su una panchina con un bicchiere di caffè probabilemte acquistato al coffee shop all'angolo.
L'ispettore aveva i segni della stanchezza e di una notte insonne in volto.
''Ehy Greg...''- lo salutò John.
Lestrade rispose al saluto con un sorriso.
''Salve.... stavo solo cercando di svegliarmi con qualcosa di forte e di prendere un po' d'aria...'''- spiegò il DI.
''Capisco... Molly e Cathy sono dentro?''- chiese John.
''Non proprio...''- fece Greg-:'' Kitty è ancora in camera con Nicholas, mentre Molly... non è stato facile, ma mezz'ora fa sono riuscito a convincerla ad andare a casa per recuperare almeno un paio d'ore di sonno.''- e nel dir così mandò giu un altro sorso di caffè.
'' Nicholas invece? Come...''- tentò John.
Sherlock avrebbe voluto chiedere notizie del probabile futuro cognato, ma la sua voglia di mantenere la reputazione di sociopatico distaccato, glielo impediva e cio convinse John a prendere l'iniziativa al suo posto.
''La buona notizia è che non è peggiorato...''- fece Lestrade implicando purtroppo, che non c'erano stati nemmeno dei miglioramenti-:'' l'hanno tenuto sotto controllo tutta la notte, sono riusciti a fargli diminuire la febbre, ma dicono che non hanno ancora individuato la tossina e che devono fare ulteriori accertamenti.''
Sherlock sospirò.
Un altro punto a favore della tesi di un avvelenamento premeditato e probabilmente dell'ipotesi che Nicholas fosse stato colpito per far soffrire sua sorella, ed indirettamente colpire lui.
''Voi invece che mi dite?''- chiese l'ispettore.
''Probabilmente Nicholas è stato avvelenato da qualcuno, ma per il momento ti chiederei di non divulgare la notizia, finchè non sarà davvero sicuro. John, vado da Kitty per portarle questo e chiederle un paio di cose, spiega tu come potrebbero stare le cose a Lestrade, torno subito.''
Nel dir così si allontanò con il borsone, lasciando il fidanzato a spiegare ad un basito Lestrade le sue deduzioni.


Sherlock entrò nella stanza di Nicholas.
Il medico era ancora privo di conoscenza.
Chiunque fosse entrato avrebbe potuto pensare che dormisse, quando invece stava lottando per la sua stessa vita.
Al suo fianco, Catherine era addormentata scompostamente su una scomoda sedia, il trucco sbavato, i capelli in disordine.... probabilmente la stanchezza l'aveva vinta mentre vegliava il fidanzato.
Le si avvicinò, piano, dandole dei lievi colpetti per svegliarla-:''Aretha?''- la chiamò con il suo secondo nome, di rado faceva così... solo quando la situazione si faceva davvero pericolosa.
La ragazza mugugnò lievemente prima di aprire gli occhi-:''Buongiorno Sherlock...''-  fece con voce insonnolita.
''Come sta?''- chiese Sherlock, additando il medico.
Kitty sbuffò piano tirandosi indietro i capelli, tentando di aggiustarli con le mani.
''Hanno detto per tutta la notte che è stazionario.... se sento un'altra volta quella parola, potrei commettere un gesto inconsulto.''
Sherlock sorrise leggermente, forse per rincuorarla un po', e poi le porse il borsone che la signora Hudson aveva preparato per lei.
''La signora Hudson ha pensato che ti avrebbe fatto piacere un cambio.''- la ragazza prese la borsa, tentando di ringraziare con un sorriso, ma il suo animo era troppo demoralizzato e schiacciato dalla paura per sorridere veramente, con uno di quei sorrisi vivi che Nicholas amava tanto.
''A proposito di Nicholas...''- fece Sherlock quasi leggendola nel pensiero-:'' devo farti alcune domande, e temo che solo tu possa rispondere...''- la ragazza annuì.
''Dammi solo il tempo di darmi una sistemata e poi risponderò a tutto cio che vorrai...''- fece la ragazza dirigendosi fuori dalla stanza con il borsone, verso la sezione in cui gli addetti all'ospedale riponevano i loro vestiti per indossare camici e divise.
Sherlock prese il posto della sorella.
Quando un anno prima era al capezzale della sua consanguinea dopo una sparatoria, credeva che non avrebbe visto nessuno, e soprattutto non avrebbe più visto lei, stare peggio di così.
E invece, a quanto pare...
Non era un medico, ma non occorreva esserlo per capire che Nicholas, il veleno, se lo stava mangiando da dentro.
E non c'era nulla che lui, Kitty e Molly potessero fare per aiutarlo.
Era nelle mani dei medici.
Venti minuti dopo Kitty tornò nella stanza.
Il viso era completamente ripulito dal trucco, l'azzurro sempre così vivo nei suoi occhi era spento, riusciva a leggere la stanchezza nel suo volto, indossava un maglioncino rosa a fiori, un paio di jeans chiari e delle scarpe bianche.
Sherlock non ricordava di averla vista così devastata, mai.
Certo, se lui e Mycroft l'avessero informata di alcuni dettagli riguardanti la vita del fratello intermedio, avrebbe dato di matto più volte...
Avevano deciso di tacerle quegli episodi per proteggerla, per evitarle ogni tipo di preoccupazione... ma non si può proteggere qualcuno in eterno, specie se il nemico era il dolore.
''Che volevi chiedermi?''- chiese la ragazza.
Qualcuno aveva motivi per uccidere il tuo ragazzo?  Sarebbe stato il modo più semplice e sbrigativo di fare il punto della situazione ma optò per un-:'' Sai per caso se Nicholas avesse dei nemici, dei disaccordi sul lavoro.... o che qualcuno si sentisse minacciato da lui?''
Il volto di Kitty si colorò all'improvviso e, dopo aver lanciato un' occhiata spaventata a Nick, prese il fratello per un braccio, e lo portò fuori dalla stanza.
''Che cosa te lo fa pensare?''- chiese Kitty rossa in volto-:'' Avanti, parla...''
Evidentemente, aveva ricevuto il messaggio.
''Potevamo parlarne anche dentro...''
Kitty scosse il capo.
''Nicholas ha degli scatti di lucidità, e in quei momenti il medico si è raccomandato di farlo stare tranquillo.... non voglio che senta dire che qualcuno lo sta uccidendo e che si affatichi. Ora parla.''- fece con un tono tipico di chi non ammetteva repliche.
Sherlock decise di rispondere.
'' Non è possibile che Nicholas si sia avvelenato da solo, con qualcosa in natura, o le analisi se ne sarebbero accorte... il fatto che la sostanza non sia rintracciabile mi fa pensare ad un tentato omicidio premeditato.''- spiegò sempre troppi giri di parole.
Catherine tornò pallida come un cadavere.
Non poteva credere a cio che le sue orecchie avevano sentito...
Eppure, a pensarci bene.... più teneva in considerazione l'ipotesi del fratello, e più si convinceva che era la verità.
Era la spiegazione agli attacchi di mal di testa  del fidanzato, e a tanti altri piccoli segnali che non aveva colto.
Solo una cosa non le era chiara.
Perchè?
Perchè Nicholas?
''Kitty.... capisco che è difficile da accettare e che ti sembra surreale, ma ora ho bisogno che tu sia lucida e che mi risponda razionalmente: Nicholas aveva nemici che lo volessero morto?''- chiese Sherlock, di nuovo.
Kitty dissentì.
''Sei sicura?Pensaci bene... hai visto o hai notato qualcosa di strano, l'hai visto alterato per qualcosa...anche il minimo dettaglio può rivelarsi prezioso.''
Catherine dissentì di nuovo-:''Sono sicura. Puoi chiedere a chi ti pare... amici, medici, pazienti... nessuno può dire male o odiare Nicholas, lui e sua sorella sono amati e stimati da tutti.''
Sherlock annuì, anche se non era molto convinto.
Qualcuno doveva per forza avercela con Nicholas, o il medico non sarebbe stato avvelenato.
Poco male, avrebbe scoperto anche questo.
''Passiamo allora al veicolo. Come potrebbe aver assunto il veleno? Ricordati che dalle analisi risulta che la sostanza tossica è penetrata nel suo organismo da diversi giorni. Negli ultimi giorni ha mangiato, bevuto, fatto qualcosa con regolarità? Assume qualche farmaco che potrebbe essere stato alterato?''
Kitty si isolò totalmente dal mondo esterno, ricapitolando in rassegna tutto quello che il fidanzato aveva assunto o fatto.
Non poteva essere il cibo. Nicholas mangiava sempre il pranzo al sacco che preparava lui o preparava sua sorella, ed entrambi mangiavano quello che il ''cuoco di turno'' aveva portato, e Molly non aveva accusato sintomi e non aveva sofferto.
Idem per la cena. Mangiavano insieme al ristorante e a casa di Nicholas, e lei non ne aveva sofferto.
Non usava farmaci di alcun tipo, ma anche se ne avesse assunti, la minima variazione nel gusto sarebbe bastato per allarmarlo.
Nemmeno l'inalazione era possibile....
No, doveva trovare qualcosa di diverso dal solito per riuscire a....
''Il caffè...''- borbottò la ragazza quasi in trance.
Sherlock la guardò incurosito.
''Si, giusto...''- fece Catherine alzando leggermente la voce guardando il fratello-:'' ogni mattina, Nicholas passa a prendermi sotto casa, e prima di andare io all'università e lui al lavoro, ci fermiamo in una caffetteria in Old Street per fare colazione.... probabilmente è li che hanno iniziato ad avvelenarlo.''
''Come fai ad esserne certa?''- chiese il fratello.
''Perchè ogni mattina, Nicholas prende sempre lo stesso caffè nella stessa caffetteria: lungo, macchiato, freddo, in tazza calda.''- spiegò la ragazza-:'' figurati, che sanno gia cosa ordinerà ancora prima che parli...''
Sherlock valutò attentamente le sue parole, e non potè fare a meno di tenerle in considerazione.
In effetti, se era vero cio che diceva Catherine sulle modalità in cui Nicholas veniva servito in quel locale, procurarsi del veleno e versarlo giorno per giorno in quel caffè sarebbe stata la cosa più facile del mondo.
Kitty afferrò il cellulare e dopo un secondo quello di Sherlock segnalò l'arrivo di un messaggio.
La ragazza aveva inviato al fratello nome ed indirizzo della caffetteria  che a suo dire era incriminata.
Solo un Holmes poteva mandare un messaggio ad una persona a pochi centimentri da lei.... Sherlock si lasciò sfuggire una risata.
''Ok, vorrà dire che faremo un salto in questo bar per assicurarci che *qualcuno* non abbia pagato il personale per mettere del veleno nel caffè del tuo ragazzo, al posto del dolcificante...''- fece il CI allontanandosi certo che la sorella l'avrebbe seguito.
Invece, con sua grande sorpresa...
''Io non vengo con voi, Sherlock.''- fece la donna, con voce ferma ma decisa.
Sherlock era abbastanza sorpreso: in genere, la sua adorabile (?) sorellina ficcanaso, non perdeva occasione di infiltrarsi su una scena del crimine.
''Sicura?''
''Sherlock ci ho pensato bene, credimi.... tu e John formate una coppia perfetta, sia sul lavoro che nella vita... anzi ho capito che nella vostra vita, e nella vostra casa sono di troppo.
E poi, adesso è Nicholas ad aver bisogno di me, ad aver bisogno del mio aiuto... cosa che non potrò dargli se vengo con voi ad indagare, anzi... mi farei prendere dagli impulsi, non ragionerei bene e peggiorerei solo le cose.
Andate ed indagate, io vi aspetto qui.''
La ragazza detto questo, tornò dal fidanzato, lasciando Sherlock basito, ma felice di vedere di come la sorella stesse maturando dal punto di vista professionale.
Si, avrebbero indagato.... e avrebbero fatto giustizia.
Per affetto di Kitty.
Per gratitudine ed amicizia per Molly.

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Capitolo 4
*** Inizia la battaglia ***


~

''Vi posso aiutare?''- chiese una ragazza sui vent'anni con i capelli biondi e con un largo sorriso sulle labbra, non appena furono entrati nel locale indicato loro dalla sorella di Sherlock.
Locale che era sospettato di aver fornito il veleno al povero Nicholas.
''Lo spero...''- fece Sherlock mettendo sul bancone la fotografia del giovane medico, scattata da Catherine in occasione del loro primo, vero appuntamento.
La ragazza annuì.
''Oh ma certo. Viene qui tutte le mattine verso quest'ora assieme a una ragazza, la sua fidanzata credo...''- disse con una punta di delusione nella voce-:'' ordina sempre lo stesso caffè.''
''E' proprio per questo che siamo qui.... vede, il dottor Hooper...''- iniziò John cercando di spiegare lo sfortunato destino del giovane medico nonchè fratello di una loro cara amica, ma la barista lo anticipò alzando un indice come per dire di attendere per poi abbassarsi e ritornare su con un brico di caffè con il logo del locale, poggiandolo sul balcone.
''Ecco a voi: lungo, macchiato, freddo, in caldo. Fanno dieci sterline.''- fece la ragazza.
Sherlock tirò fuori il portafoglio e poggiò una banconota da dieci sterline e fece cenno a John di seguirlo fuori dal locale.
Entrambi s'incamminarono lungo il marciapiede, in direzione del laboratorio analisi.
''Perchè non gli hai detto che....''- chiese John.
''Meno cose facciamo sapere meglio è. Per tutti.''- spiegò Sherlock.
''Credi che in quel locale qualcuno sia complice del potenziale assassino di Nicholas....?''
''E' possibile....''- a pensarci bene, considerate le informazioni della sorella, quella sarebbe stata la via più ovvia per avvelenare il medico.
Sia Molly che Catherine stavano sempre molto a contatto con il medico, usavano le cose che usava lui in casa, mangiavano con lui.... non era stato ancora inventato un veleno ideato per colpire unicamente una persona.
Anche se.... conoscendo la scelleratezza umana e l'ingegno che veniva impiegato contro il prossimo, forse in un prossimo futuro se ne sarebbe sentito parlare.
''.... e se è questa la fonte dell'avvelenamento...''- continuò il CI indicando il bicchiere di caffè con il logo della ''Caffè Nero''-:'' Abbiamo un vantaggio. Il killer non sa che Nicholas sta gia male e soprattutto non sa che gli siamo addosso, altrimenti stamattina il caffè non sarebbe stato pronto come sempre.''
Il tempo....
Forse potevano conservare quella situazione ancora per un po'.
''Vuoi ancora aiutarmi?''- chiese Sherlock, certo della risposta.
''Ovvio.'' -fece John  con gli occhi di un soldato pronto a gettarsi nelle fiamme dell'inferno pur di salvare qualcuno.
Sherlock sorrise.
Quanto lo amava quando vedeva  quelle fiamme ardere negli occhi del fidanzato.
''Va da Lestrade.... e digli di tenere la stampa lontana da questa storia. Al momento Nicholas è in ospedale per delle lesioni riportate in seguito alla caduta. E nient'altro.''
John intuì le sue intenzioni ed annuì decisamente con la testa.
Le loro strade si divisero lì.
Sherlock continuò verso il laboratorio analisi, mentre John correva a passo spedito verso Scotland Yard per isolare il più possibile l'assassino dalla sua potenziale vittima.


''Molly come sta?''- chiese John a Greg, mentre il medico e l'ispettore si dirigevano a passo spedito verso il laboratorio di analisi del Barth's.
Greg sospirò.
''L'ho  sentita poco fa... come una alla quale stanno uccidendo il fratello.''- in altre parole la giovane patologa... stava cadendo letteralmente a pezzi.
Più che comprensibile, in fondo, Nicholas non era solo suo fratello... era tutto ciò che le rimaneva della sua famiglia.
Perderlo sarebbe stato come perdere per sempre una parte di lei, una parte della sua vita....
Eppure, malgrado il dolore che la stava lacerando, riusciva a mantenersi in piedi, trovava la forza per sperare che tutto si sarebbe risolto... era uno dei tanti motivi per cui Gregory Lestrade si era innamorato di lei.
''Che mi dici di Kitty, invece?''- chiese Lestrade.
Se Molly stava cadendo a pezzi per la possibili dipartita del fratello.... non voleva neppure immaginare come si poteva sentire la ragazza con cui Nick aveva dei progetti.
''Come ogni Holmes che si rispetti....''- rispose John-:'' decisa, temeraria, combatte battaglie di cui pochi sanno l'esistenza e non chiede supporto a nessuno.''
Quella battaglia però, la stavano combattendo tutti.... Lestrade, Sherlock, Molly, Catherine, lo stesso John.... e poi quello che più di tutti gli altri voleva uscire vincitore da quella battaglia.
Nicholas Hooper.
Aveva ancora molte cose da fare, progetti, ambizioni....  com'era possibile che proprio  chi si prodigava e passava i suoi migliori anni a studiare ed investire per poter salvare la vita degli altri,  adesso si trovava in una situazione del genere?
Non lo sapevano... ma avrebbero lottato tutti come dei soldati sul fronte di guerra per salvargli la vita.
''Sherlock, abbiamo fatto come hai detto... qualsiasi cosa trattenga qui il dottor Hooper di certo non è avvelenamento....''- fece Greg entrando nel laboratorio.
Sherlock stava osservando meticolosamente una macchia marrone sotto il vetro del microscopio, sperando di trovarvi un'alterazione, un agente estraneo.... qualsiasi cosa potesse suggerire un avvelenamento cronico.
''Il test è negativo....''- fece Sherlock alzandosi di scatto.
''Cosa?''- chiese John basito come non mai.
''Il test è negativo.... questo caffè è pulito.''- ripetè Sherlock non meno sopreso... ed anche abbastanza arrabbiato.
Era sicuro al cento per cento che il caffè fosse il serbatoio del veleno, e invece... ma non potevano aver previsto che qualcuno avrebbe indagato sul locale durante l'avvelenamento, per scambiare il caffè avvelenato con uno pulito in caso avessero deciso di farlo analizzare...
C'era un solo modo per togliersi il dubbio, definitivamente...
''Lestrade, manda alcuni della Scentifica in quel bar... dì loro di analizzare lo scarico, i bicchieri, le tazze.... per quanto si provi a lavarla via una traccia della sostanza si salva sempre, soprattutto se poi i residui si depositano nello scarico... e mi raccomando, che usino la massima discrezione....''
In quel momento, entrò una trafelata Catherine, con la faccia di chi aveva appena visto il più spaventoso dei serial killer, con il fiato corto ma non riuscivano a capire se era per la corsa o per la paura... e in quel caso non riuscivano a capire cosa potesse averla spaventata così tanto.
''Aiuto... aiutatemi vi prego...''- fece la giovane avvinghiandosi alle braccia del fratello, pallida come un cadavere.
''Che succede...? Kitty, calmati, respira e dimmi che succede....''- fece Sherlock impensierito. Sembrava davvero impaurita... proprio come quando era solo una bambina, quando correva da lui dopo un incubo o qualcosa che l'aveva spaventata.
''Nicholas.... ha ripreso conoscenza, non saranno stati più di cinque minuti.... poi ha vomitato ed è svenuto di nuovo....''
John sbiancò come un cadavere, poi corse via dal laboratorio seguito a ruota  dai due uomini e dalla giovane.
Non andava bene.
Non andava AFFATTO bene.
Significava che il veleno aveva attaccato lo stomaco e adesso lo stavva corrodendo dall'interno.
Il medico fece per entrare nella stanza del collega, quando...
''John.... ti supplico....''- Kitty lo aveva preso per un braccio, con i suoi tremolanti occhi azzurri come il mare lo stava implorando di salvare il suo uomo... Molly era poco dietro di lei.
Era tra le braccia di Lestrade, in lacrime.
Non parlava ma si vedeva chiaramente  dagli occhi che implorava l'amico di salvare il fratello, l'unica vera famiglia che le fosse rimasta.
''Farò l'impossibile, te lo giuro...''- fece John riferendosi in contemporanea alle due donne-:'' Qual'è il gruppo sanguigno di Nicholas?''
Molly prese un respiro profondo e rispose.
''A Positivo, come tutti gli Hooper....''- detto questo, il medico sparì nella stanza del medico dopo aver ordinato all'infermiera di procurargli tre sacche di sangue A Positivo.
Per il momento poteva tentare con quello, per cercare se non di salvargli la vita, almeno per prendere un po' di tempo in quella corsa disperata.
Molly non riusciva nemmeno a singhiozzare per il panico e il terrore che provava in quel momento, e solo Greg che le carezzava dolcemente i capelli sembrava poterla calmare.
Sherlock si avvicinò a Catherine, stringendola per le spalle, per fargli sentire la sua vicinanza. In genere si guardava bene dall'essere espansivo, soprattutto in pubblico.... ma Kitty rimaneva pur sempre sua sorella, ed era la più piccola.
Lo irritava certe volte.
Il suo impicciarsi dei suoi casi o dei suoi affari lo mandava fuori di testa.... ma  non gli avrebbe certo impedito di proteggerla o aiutarla in caso di bisogno.
'' Le probabilità che ce la faccia sono molte.... c'è John con lui....''
Kitty annuì, anche se non convinta del tutto, ma apprezzava lo sforzo e strinse la mano del fratello come se fosse un naufrago in mezzo al mare.
John uscì dopo una mezz'ora buona, poco dopo aver sostituito la flebo al medico e dato un occhiata la monitor che segnava una diminuzione del battito cardiaco.
''Come sta?''- chiesero le due donne quasi in coro.
John sospirò.
Questa era la parte che gli piaceva di meno del suo lavoro, parlare con i parenti e gli amici quando le condizioni di un malato si facevano più serie.
Era solo una diceria quella del '' Più lo fai, più ti diventa naturale''. Ogni volta era come prendere e dare un colpo al cuore nello stesso tempo.
E visto che le persone con cui doveva parlare erano persone che sentiva quasi come una famiglia lo era anche di più.
''Pe ora è stazionario... gli abbiamo somministrato altro sangue, lo aiuterà a resistere più a lungo....''- non che si potesse dire una fortuna.
In caso di insuccesso gli avrebbero solo aumentato l'agonia.
''Non c'è nulla che si può fare per aiutarlo a stare meglio?''- fece Greg preoccupato. Gli faceva un male incredibile poco sotto il petto vedere la sua amata soffrire in quel modo, e il fatto di non aver ancora trovato un responsabile lo mandava fuori di testa.
John ci pensò su poi propose-:''Potrei parlare con il responsabile del reparto di Tossicologia, per mettere a punto una cura o una terapia sia per farlo stare meglio che per aiutarlo a tenere duro...''
Molly, in quanto unica consanguinea ancora in vita del paziente, diede il suo assenso.
Aveva gia perso il loro padre in un tragico incidente stradale e la loro madre era mancata poco dopo a cuasa del dolore.... non poteva permettersi di perdere anche lui.
''Andate a riposare, vado a parlare con loro...''- fece John incamminandosi dalla parte opposta del corridoio.
Molly si rifiutò di tornare a casa e lasciare lì il fratello e quindi manifestò la sua chiara intenzione nel rimanere.
Le fu concesso, ma a patto che Lestrade potesse rimanere con lei.
''Andiamo... non ha senso rimanere tutti qui, e tu hai bisogno di riposo....''- fece Sherlock prendendo la sorella per mano.
Ma la giovane s'impuntò piantando i piedi saldamente a terra.
''No, non me ne vado, rimango con lui...''- fece quasi implorando.
''Kitty... non... non puoi fare niente qui. Con lui restano Molly e Lestrade, e John si sta prendendo cura di lui, se vuoi aiutarlo tu puoi...''
'' Non dire che se voglio aiutarlo devo andarmene a ca sa a dormire perchè io non vado da nessuna parte finchè non lo vederò stare bene!!!!''- fece di nuova la giovane Holmes liberandosi dalla stretta del fratello fissandolo quasi con rabbia.
''Aretha....se non vieni da sola, dovrò usare metodi poco convenzionali per convincerti a venire a casa a riposarti un po'...''- fece Sherlock con un tono incredibilemente pacato, avvicinandosi a lei sempre di più.
Kitty non abbassò nemmeno gli occhi, anzi continuò a guardare il fratello con i suoi occhi blu vivo, in segno di sfida.
Per poco non gli scoppiò a ridere in faccia.
''Cosa vorresti fare.... chiedere a Mycroft di mandare i suoi uomini ad arrestarmi e poi farmi mettere agli arresti domiciliari in casa sua....oppure...''
A quel punto si aggrappò al fratello, quando un dolore esplose nel suo fianco.
La vista le si stava appannando, sentiva le forze abbandonarla, suoni, cose o persone si stavano allontanando da lei.... era come se l'avessero immersa del tutto in una vasca piena d'acqua.
Poi non sentì più nulla.
Solo il buio.
L'ultima immagine che registrò era suo fratello... con una siringa in mano.
Il consulente la poggiò delicatamente per terra per evitare che si facesse male o per evitare che qualcuno decidesse di ricoverare anche lei.
''Kitty!!!''- Molly e Greg le furono subito intorno.
''Ma che cosa...?''- fece Molly stranita.
Aveva capito subito che quello non era uno svenimento normale.
''Tranquilla, è solo l'effetto della morfina che le ho dato... era l'unico modo per convincerla a riposarsi un po'...''- nel dir così la rialzò delicatamente facendole poggiare la testa sulla sua spalla-:'' Lestrade potresti chiamarmi un taxi, così riporto a casa questa testa dura?''
Senza attendere nemmeno una risposta, s'incamminò con la ragazza verso l'uscita, consciò che a breve avrebbe dovuto usare tutte le sue doti per convincere la sorella a non ucciderlo per questo.

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Capitolo 5
*** L'unica sospettata ***


~Sherlock bussò con cautela alla stanza che la sorella occupava da quando viveva con loro a Baker Street.
Nessuna risposta.
Forse era ancora sotto l'effetto della droga.
Entrò con cautela e trovò la sorella sveglia, vigile, abbracciata al cuscino ed avvolta in un plaid colorato.
Dietro la porta c'erano diversi scatoloni da trasloco ancora perfettamente piegati, segno che intendeva riempirli presto. Pareva impossibile che solo fino a due giorni prima la vita sembrava se non perfetta, almeno normale.
Adesso invece era tutto in discussione: Nicholas, il fidanzato della sorella, il fratello di una sua cara amica, stava morendo in un letto della terapia intensiva. Un veleno non idenficato se lo stava mangiando vivo, lentamente, dall'interno.
Doveva scoprire chi era che stava provocando tanto dolore. In primo luogo, si trattava di tentato omicidio e la legge parlava chiaro a riguardo, uccidi ed andrai in prigione ed in qualità di consulente investigativo non poteva in alcun modo ignorare la cosa.
In secondo luogo, la vittima era il fratello di Molly. La donna a cui doveva molto, la sua stessa vita: se non ci fosse stata lei tre anni prima ad aiutarlo, aveva seri dubbi che il suo piano avrebbe avuto successo. Inoltre... non vi era una sola ragione al mondo per cui qualcuno avrebbe voluto fare del male a Molly Hooper.
E per finire... c'era sua sorella. E questo per lui era un incentivo più che sufficiente. La gente lo conosceva come un tossicodipendente che amava risolvere casi come mezzo sostituente alla droga, una macchina priva di emozioni, e che era ipereccitato quando qualcuno cessava di vivere magari in modo misterioso o violento in modo da poter mettere l'assassino con le spalle al muro, e per mera soddisfazione personale che per sete di giustizia.
Ma c'era una cosa che nessuno sapeva: c'erano pochissime persone a cui teneva in modo sviscerato, così poche che bastavano le dita di una mano per contarle, e se qualcuno aveva l'ardire di farne soffrire una, in qualsiasi modo, allora quel qualcuno si sarebbe ritrovato l'inferno contro.
'' Come ti senti?''- fece Sherlock sedendosi accanto a lei.
'' Penso.''
'' A che cosa?''
'' A tutte le possibilità di questo caso.''- fece Kitty alzandosi a sedere sul letto -'' Quanti possono essere i motivi per cui si uccide o si vuole uccidere?''
'' Pochi.''- fece il fratello maggiore -'' Desiderio di vendetta, denaro, amore, proteggere un crimine passato.''
'' Appunto.''- fece Kitty -'' Escludiamo il desiderio di vendetta. Ho controllato tutti i casi di sanità di cui si è occupato Nicholas e non c'è un paziente che sia deceduto o che abbia avuto problemi dopo che se n'è occupato.''
'' Escludiamo anche il denaro.''- fece Sherlock -'' è al suo primo incarico importante e diciamo che ha una buona disponibilità economica... ma non si uccide la persona a cui vuoi spillare del denaro perciò...''
''... rimangono solo l'amore o proteggere un crimine passato.''- borbottò Catherine. Ed anche se non sapeva ancora di cosa si trattasse, era certa che la risposta giusta fosse la seconda. Qualcuno aveva fatto qualcosa di orribile, immorale e che lo avrebbe condotto in prigione.
Forse la mente criminale che stavano cercando aveva il timore che Nicholas stesse per scoprire qualcosa e che chiedesse al fratello della fidanzata, un noto investigatore privato, di svolgere delle ricerche. Ed avevano cercato di farlo tacere per sempre.
'' Pensi che sia colpa mia?''- fece Kitty -'' pensi che se non ci fossimo mai incontrati non sarebbe a questo punto a soli trent'anni?''
In risposta, il fratello le carezzò una guancia.
'' Cath, adesso dobbiamo pensare solo ad una cosa: trovare chi ha fatto questo. Al perchè penseremo dopo.''- fece Sherlock.
La ragazza annuì lentamente e poi si alzò definitivamente dal letto.
'' Da dove si comincia?''- fece Catherine.
'' Da te.''- fece lui -'' fatti una doccia fredda e rimettiti in sesto. Prima regola, devi essere lucida e scattante in questo lavoro.''- nel dir così la lasciò sola nella sua stanza scendendo le scale, in direzione della porta d'ingresso -'' Ci vediamo a Scotalnd Yard.''

Aveva seguito il consiglio del fratello.
Una doccia d'acqua fredda l'aveva rimessa in senso. Come se l'acqua che aveva minacciato di congelarle il cervello e poi il resto del corpo l'avesse risvegliata da un incantesimo. Si era sciolta i capelli, lasciandoli liberi e morbidi sulle spalle, dopo averli asciugati e poi aggrediti con violenza usando la spazzola.
Poi era passata ad un maglione rosso con le pailettes argentante, pantaloni di jeans chiari ed un paio di scarpe nere con la zeppa.
Afferrò la borsa e la giacca bianca ed uscì.
Stava per guadagnare l'uscita quando la sua attenzione, ed il suo olfatto, vennero attirati da un inconfondibile profumo di caffè espresso.
Il bicchiere portava il logo dello Starbuck's e lì vicino c'era il barattolo del cacao in polvere.
Sorrise.
Sherlock.
'' Almeno sorridi.''- fece una voce alle sue spalle.
Si voltò.
'' Se cerchi Sherlock l'hai mancato per un pelo... è uscito da poco.''- e probabilmente era tornato per portarle il caffè.
'' Ma infatti io non sono qui per Sherlock, ma per te.''- fece il maggiore dei suoi fratelli rassicurandola ed anche stupendola.
'' Il governo britannico si scomoda per me, wow... sono lusingata.''- fece la ragazza bevendo un sorso del suo caffè al cioccolato.
Adorava il caffè fatto in quel modo.
Un espresso, un cucchiaino di polvere di cacao e tutto aveva un aspetto migliore dopo.
Chissà se avrebbe funzionato di nuovo, visto e considerato che il suo ragazzo giaceva in un letto d'ospedale in fin di vita, probabilmente avvelenato da qualcuno.
In genere, amava la compagnia dei suoi fratelli, ma in quel momento voleva solo che il fratello se ne andasse così che potesse recarsi all'ospedale prima per assicurarsi che il suo innamorato fosse ancora vivo, o come minimo che non fosse peggiorato, e ad iniziare delle indagini vere e proprie dopo per prendere quel bastardo.
Mycroft non pareva molto propenso a sherzare, anzi era molto serio.
'' Beh... il tuo ragazzo quasi certamente è stato avvelenato, pensavo tu fossi devastata e ho pensato di venire a vedere come stavi. Ti trovo abbastanza bene.''
'' Anche tu mi sembri in forma...''- fece Kitty mandando giù in un solo fiato quel che restava della bevanda -'' ed ho seri dubbi che tu sia qui solo per questo.''
'' E tu come lo sai?''- le chiese il maggiore.
'' Perchè so da un mio informatore molto attendibile che quando vuoi sapere qualcosa sull'incolumità di qualcuno che conosci, tendi a sequestrare la gente.''- fece la minore degli Holmes.
Mycroft rise.
In fin dei conti... era pur sempre di una Holmes che stava parlando.
'' Anch'io ho degli informatori, e per la precisione ne ho uno a Scotland Yard.''- la informò Mycroft tirando fuori dei fogli fissati con delle graffette -'' lo pago perchè mi tenga informato sui casi a cui Sherlock prende parte, in modo da sapere se sta andando a farsi ammazzare o meno.''
'' E di grazia, questo cosa c'entra con me?''- fece Kitty. Davvero non capiva come mai Mycroft andasse a riferire quest'informazione a lei.
Ok che anche lei passava molto tempo alla centrale, ma il motivo principale per cui ci stava era per svolgere il suo tirocinio da archivista, un incarico così noioso che difficilmente poteva dirsi pericoloso.
Noioso poi... prima di rimettere a posto le cartelline dei casi aveva l'abitudine di leggerle e ne aveva adocchiate almeno una decina in cui il caso era stato chiuso un po' troppo in fretta e c'era una persona estranea ai fatti in prigione.
Aveva fatto le copie ed aveva la mezza idea di occuparsene personalmente, ma prima doveva scoprire chi stava ammazzando il suo ragazzo.
In risposta, Mycroft le porse i fogli.
Copie del dossier sul caso '' HOOPER''.
Lestrade stava tenendo il segreto e nessuno eccetto chi era coinvolto con Nicholas e la polizia era al corrente che il povero medico stava morendo in un letto d'ospedale come vittima di omicidio a lento rilascio, ma essendo un caso era tenuto a tenere una documentazione molto precisa.
Non voleva nemmeno sapere come aveva fatto Mycroft a procurarsi una copia di un file secretato e non si prese nemmeno la premura di leggere la documentazione mano a mano che la sfogliava.
Conosceva quel caso a menadito. Lo viveva, lo respirava, ed era a conoscenza di tutti i dettagli del caso...
Anzi, ritirava tutto.
Questo non lo sapeva.
'' Nel registro dei sospetti al momento figura un solo nome. Il tuo.''- sottolineò Mycroft per prevenire domande o affermazioni incredule.
Era sotto inchiesta.
La cosa francamente non la stupiva più di tanto. Nella maggior parte dei casi, quando una persona scompariva in circostanze misteriose, rimaneva uccisa in dette circostanze, la prima persona ad essere indagata era quella che più di tutte stava a contatto con la vittima.
Ma sapeva anche che prima di essere messa o meno nella lista di persone con un movente avrebbero come minimo dovuto convocarla alla centrale per cercare almeno di capire se poteva essere considerata sospetta.
Troppo veloce.
E se lo poteva immaginare chi fosse l'artefice di questa bravata.
'' Mycroft, ti chiedo di non preoccuparti.''- fece prendendo sottobraccio quei fogli con una cura quasi chirurgica che solo lei poteva avere -'' è un colpo basso, ma so bene chi è il responsabile.''- nel dir così si fiondò fuori dall'appartamento.

''Allora?''- fece la giovane Holmes a braccia conserte continuando a marcare stretto il sergente Donovan con lo sguardo -'' Sto aspettando una spiegazione.''
Sally aveva già capito quale fosse l'argomento della loro conversazione.
'' Se sei qui per il tuo nominativo nel registro degli indagati, allora sono io che ti chiedo come mai sei tanto sicura che sia io ad avercelo messo.''
Kitty scoppiò a ridere.
Quella donna non avrebbe mai smesso di meravigliarla. In male.
'' Il processo di eliminazione è una gran cosa... Lestrade è troppo corretto per fare una cosa del genere ed Anderson... beh non per offendere, ma se tre anni fa non c'eri tu a mettergli in testa che Sherlock poteva essere un imbroglione, dubito fortemente che ci avrebbe pensato da solo. L'esperta in bassezze qui sei tu.''
Sally la guardò malissimo per l'insulto ricevuto.
'' Ed ora dimmi, sai fare anche qualcosa che riguarda il tuo lavoro, quando non sei impegnata a buttare fango addosso alla mia famiglia?''
Prima Sherlock, e adesso provava a far passare per una criminale pure lei... all'appello mancava solo il Big Brother ed aveva accusato tutti e tre i fratelli Holmes.
Ma ripensandoci... era improbabile lo facesse.
Il sergente Donovan era al corrente che il maggiore degli Holmes occupava una posizione di rilievo nel governo del paese, il solo insinuare che potesse essere coinvolto in affari poco puliti... beh, se mai ci avesse provato sarebbe già stata fortunata a trovare lavoro come guardia in un circo equestre.
'' Io sto facendo il mio lavoro.''- fece Sally Donovan con aria risentita -'' E' un' indagine per tentato omicidio, questo implica che anche la compagna della vittima deve essere...''
Kitty non la lasciò concludere -'' Sì, ma questo DOPO avermi convocato per una deposizione ufficiale, per chiarire se avessi il movente per desiderare di uccidere il mio ragazzo.
Ed in quel caso, avreste dovuto indagare per scoprire quando ne avessi avuto l'opportunità e quale arma.''
Cosa che però non era accaduta.
Mentre lei era intenta a vegliare Nicholas in ospedale, pregare che la situazione non peggiorasse se proprio era deciso che non doveva migliorare... il suo nome veniva messo ufficialmente nella lista dei potenziali assassini e senza che nessuno usasse la dovuta procedura.
'' Guarda, non mi serve un colloquio con te per considerarti una sospettata. Posso immaginare il perchè tu abbia fatto una cosa del genere...''
'' Se.''- la gelò Kitty prima che potesse dire un' altra parola. Odiava quando la gente saltava alle conclusioni senza prima tenere conto di tutte le variabili: i colpevoli restavano in libertà, le vittime non ottenevano giustizia, e spesso e volentieri a pagare erano degli estranei ai fatti -'' Se l'ho fatta. E' ancora tutto da appurare.''
Poteva solo immaginare il motivo per cui il sergente avesse deciso che doveva essere consdierata colpevole... ma voleva sentirlo dalla sua bocca.
'' E' meglio che cambi atteggiamento, tesoro...''- la schernì Sally -'' Lo sanno tutti quanto sei legata allo Strambo.''
La giovane Holmes la fulminò con lo sguardo mettendo le mani sui fianchi, inviperita. Tra i tanti motivi per cui non riusciva a farsi andare giù quella donna c'era l'atteggiamento che Donovan aveva continuato a mantenere con suo fratello anche quando l'affaire Moriarty si era concluso ed era stato ampiamente dimostrato che le accuse che furono mosse a suo fratello all'epoca era tutte false.
'' Per quanto ne so, potresti aver avvelenato il tuo ragazzo solo per procurargli un caso.''
Catherine la fissò con i suoi occhi azzurri, in genere vividi e belli come il cielo in estate, ora freddi come il ghiaccio.
Le si avvicinò con il passo felpato di una belva pronta a saltare addosso alla sua ignara preda. Per un attimo, Sally ebbe paura di lei. Ma fu solo un attimo: qualcosa le diceva che la sorella dello '' Strampo'', aveva un faccino davvero troppo angelico per farle del male e la reputava abbastanza intelligente da non commettere gesti di cui poi si sarebbe pentita, dato che erano in luogo pubblico.
La ragazza afferrò il caffè del sergente e sotto lo sguardo disgustato della poliziotta, ci sputò dentro, per poi restituirglielo.
'' In faccia, sarebbe stato meglio. Ma non mi abbasso a tanto.''- e nel dir così lasciò la stanza chiudendo bruscamente la porta.

'' Mi spiace Catherine, ti giuro che non lo sapevo...''- tentò di scusarsi Lestrade quando venne informato dell'iscrizione della giovane Holmes nel registro degli indagati.
John aveva le braccia incrociate e batteva nervosamente l'indice della mano sinistra sull'avambraccio destro per sfogare il nervosismo e la voglia di picchiare a sangue quella donna.
La stessa donna che tre anni prima aveva messo il tarlo del dubbio nella testa dei pezzi grossi della polizia e costretto Sherlock alla macchia fino al finale che tutti ormai conoscevano.
Non era riuscita, alla fine, a far arrestare Sherlock con delle accuse gravissime ed ora ci provava con sua sorella.
Come per sfogare su di lei il risentimento accumulato in anni di figuracce per Sherlock. Non era riuscita a rovinare Sherlock ed adesso ci provava con Catherine.
'' Ad ogni modo non preoccuparti... ci penso io.''- fece l'ispettore -'' figuriamoci se c'entri qualcosa in questa storia, non diciamo sciocchezze...''
...
...
...
'' Non farai niente del genere.''- fecero in coro i due Holmes, cogliendo di sorpresa sia il medico che il poliziotto.
Sherlock prese la parola -'' Ricordati che non puoi escludere qualcuno dalla lista degli indagati solo perchè lo conosci e ti è simpatico.''
'' SHERLOCK!!!''- lo riprese John.
Dopo aver saputo che sua sorella era stata messa a tradimento nel registro degli indagati, il minimo che si aspettava dal fidanzato, era che prendesse le difese della sorella  ed andasse a dirne quattro al sergente Donovan, invece pareva che nè a Sherlock nè a Cathy la cosa turbasse o infastiddisse più di tanto.
'' In fin dei conti...''- fece la giovane -'' Donovan non ha tutti i torti. Sono la fidanzata della vittima, una delle persone con più occasioni di avvelenarlo. Perchè non potrei essere stata io?''
'' Cath...''- tentò ancora l'ispettore -'' sei sicura? Un inchiesta per omicidio non è una cosa da prendere alla leggera.''
'' Lo so.''- fece la ragazza con fierezza -'' ma io non ho nulla da nascondere. E tu potrai dire di aver fatto il tuo dovere senza fare favori a nessuno.''
Sherlock la guardò con orgoglio fraterno pensando -'' Guarda ed impara, Sally Donovan.''

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Capitolo 6
*** Marie Marcado ***


~'' Sei assolutamente certa di quello che fai?''- fece Mycroft.
La sera stessa, dopo aver indagato seppur a vuoto, la più piccola dei fratelli Holmes si era recata alla residenza del fratello maggiore, a Pall Mall, per spiegargli come fosse possibile che lei figurasse nel registro degli indagati per il tentato omicidio del suo fidanzato e preferiva spiegargli tutto di persona.
'' Sì. Ne sono certa.''- fece  Kitty -'' non sia mai che Lestrade venga accusato di non aver seguito tutte le piste solo perchè mi conosce.''
'' Quindi lascerai che ti mettano sotto inchiesta? E per cosa? Per dimostrare a qualcuno, una volta di più, che si sta sbagliando?''
'' Non solo per quello.''
C'era solo un modo per convincere qualcuno che stava facendo ''affari poco puliti'', a tirare il fiato, magari a dare dei segnali e forse a dire qualcosa che non avrebbe mai voluto dire.
Fargli credere di essere l'ultimo dei pensieri della polizia. Magari, se il vero colpevole leggeva dai giornali o veniva a sapere dalla tv che era la fidanzata della vittima ad essere nel mirino della polizia, faceva qualche passo falso e sarebbe stato più semplice individuarlo.
'' Sherlock è convinto che chiunque sia questa persona si aggiri per l'ospedale, il posto da cui può controllare meglio il suo operato... ha detto a Molly di stare attenta a chiunque entri nella sua stanza, medici, infermieri, addetti alle pulizie... e ha anche fatto infiltrare qualcuno della sua rete di senzatetto.''
Mycroft annuì.
'' Capisco.''- fece il politico -'' E sei venuta fin qui solo per dirmi questo?''
'' Volevo solo rassicurare il governo inglese sulla mia estraneità ai fatti...''- fece Kitty alzandosi dalla poltrona che le aveva offerto il maggiore e recuperando la giacca -'' adesso sai che sono indagata prima per divertimento di un poliziotto... ed ora come strategia per farlo uscire allo scoperto.''- nel dir così iniziò a camminare in direzione dell'uscita, con Mycroft che la seguiva a ruota.
'' Cath...''- fece il politico -'' tu lo sai vero che tra anni fa... era tutto un piano, giusto?''
La ragazza annuì. Ovvio, come non saperlo? Prima del rapimento dei figi dell'ambasciatore, le accuse nei confronti del fratello preferito, l'apparente tradimento del maggiore e poi il suicidio di Sherlock, le avevano fatto arrivare un biglietto scritto con un codice cifrato ed una chiave di cifratura che solo lei e Sherlock conoscevano. Un codice segreto che il fratello aveva ideato quando era bambina, in modo da poter comunicare con lei riguardo ai dettagli di uno scherzo ai danni del fratello più grande o altre ignare vittime, senza che questi sospettasse niente.
Avvalendosi di questo codice, Sherlock le aveva mandato una missiva in cui le spiegava che tutto quello che sarebbe successo di lì a poco era quello che doveva credere il resto del mondo, per evitare che si lanciasse in una caccia alla verità e magari si mettesse in pericolo.
'' Ma certo che lo so, me lo avete detto voi.''
'' Ma poni caso che non ci fosse alcun piano... che non avessimo previsto che alla fine Moriarty avrebbe fatto in modo che Sherlock risultasse un imbroglione pronto a mettere in pericolo chiunque pur di farsi bello sotto i riflettori... e che quindi Sherlock non avrebbe avuto nè scelta nè possibilità di uscirne vivo.''- fece Mycroft -'' Quella donna sarebbe colpevole di istigazione al suicidio oltre che di aver sospettato di una persona sulla base della sua opinione personale. E' l'infrazione della prima regola che insegnano in polizia.''
'' E allora?''- fece la ragazza.
'' E adesso, pur avendo toccato con mano di aver toppato, ci riprova. Stavolta con te.''- fece Mycroft -'' Questo non è un comportamento consono a chi rappresenta la legge.''
'' Non è un problema mio.''
'' Posso farla cacciare.''
A quelle parole, la ragazza si paralizzò sulla porta d'ingresso per poi voltarsi con meditata lentezza.
''.... prego...?''
'' Non rende onore alla sua professione sospettando solo delle persone che le stanno antipatiche e rifiutandosi di vedere altre possibilità, ragionando con una superficialità incredibile.''- le fece notare il fratello -'' Basta una tua parola, e la faccio radiare dal corpo di polizia.''
Catherine per un attimo fu tentata di urlargli contro, ma poi capì che quello oltre ad tentativo di proteggerla era anche il metodo di Mycroft per capire che tipo di persona era diventata in quegli anni in cui per poco l'aveva sentita.
'' Lei abusa del suo potere per mettere in difficoltà chi non le piace, giusto?''- fece la ragazza -'' quindi.... che differenza ci sarebbe tra una poliziotta che indaga solo le persone che non le piacciono ed una ragazzina che si nasconde dietro ad un fratello politico per fargliela pagare?''- fece Catherine con la sua voce calma ma dalla quale traspariva la fierezza di un soldato -'' tu e Sherlock mi avete sempre insegnato ad affrontare la vita e le persone a muso duro, senza maschere e paraventi. E' quello che farò.''
Non negava che le sarebbe piaciuto vedere Sally con la coda tra le gambe... ma non era certo mandandole maledizioni o programmando vendette che avrebbe salvato Nicholas.

'' Dove pensi di andare?''- fece Sherlock parandosi di fronte alla scala che portava alle stanze superiori, con un'espressione indecifrabile in viso.
Era arrivata da nemmeno cinque minuti ed aveva visto il fratello e l'amico intenti ad osservare varie voto e fogli appesi sulla parete dove oltre ad alcuni fori di proiettile c'era anche uno smile di vernice gialla ed aveva annunciato loro che avrebbe portato in camera sua la borsa e la giacca prima di raggiungerli per mettersi a lavorare al caso. I due si erano scambiati un'occhiata che variava dal sopreso al terrorizzato, e neanche un secondo dopo, con uno scatto che avrebbe fatto invidia persino al più agile dei felini, il fratello maggiore le si era parato davanti alla scala con un sorrisetto strano.
'' In camera mia?''- sapeva bene che non era grammaticalmente corretto rispondere ad una domanda con un'altra domanda, ma il comportamento del fratello la insospettiva.
'' Non preferiresti la poltrona del soggiorno ed una tazza di tè?''- fece John arrivandole alle spalle con un sorriso nervoso in faccia.
Li squadrò tutti e due con sospetto, domandandosi come mai entrambi stessero cercando in tutti i modi di tenerla lontana dalla sua stanza.
'' Che cos'avete combinato, ragazzi?''- fece con tono indagatore.
'' Niente...''- fecero i due amici in coro, mentre Catherine spostava il fratello dal passaggio.
'' Quanto ci mette, secondo te?''- fece John iniziando a tapparsi le orecchie.
Il consulente investigativo guardò il suo orologio -'' Otto secondi per arrivare alla sua camera... due per aprire la porta...
Dieci
Nove
Otto
Sette
Sei
Cinque
Quattro
Tre
Due...''
...
...
...
'' AAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!''- l'urlo che lanciò la minore dei fratelli Holmes somigliava molto a quello di un leone ferito a morte.
I due uomini corsero su per le scale, anche se sapevano già cos'era accaduto.
Trovarono Catherine in piedi sul ciglio della porta, la giacca e la borsa ai suoi piedi, gli occhi azzurri quasi vitrei e la pelle diafana ancora più bianca di com'era a cose naturali.
La stanza della giovane era completamente a soqquadro: il letto disfatto, il materasso sul pavimento, i cassetti dello scrittoio e della cassettiera aperti, quello che c'era dentro sparso sul pavimento, l'armadio aperto, i suoi libri buttati per terra...
'' Cosa. Diavolo. E'.Successo. Qui.''- fece la ragazza scandendo la frase parola per parola.
'' Beh...''- fece John -'' Sai che il sergente Donovan sospetta di te per l'avvelenamento di Nicholas e tu non hai voluto saperne di uscire dal registro degli indagati... e questo comportava la perquisizione dei tuoi effetti personali.''
'' Perquisizione?!?''- fece la ragazza cercando di trattenere una crisi isterica -'' Devastazione, vorrai dire... che accidenti stavano cercando?!?''
'' Un veleno non rintracciabile con le analisi normali... ma tutto quello che hanno trovato è il tuo profumo, Eau De Cotogne.''
Kitty si guardò attorno, sempre più nervosa: quella non era stata una normale perquisizione. Era un massacro. Un attacco in uno dei suoi punti deboli. Era una Holmes, e come tutti gli Holmes anche lei aveva le sue fisime personali. Mycroft aveva la fissazione dell'avere tutto sotto controllo ed anche se ci stava attento a non mostrarlo apertamente, il pensiero che qualcosa o qualcuno potesse sfuggire al suo controllo lo innervosiva e parecchio.
Sherlock aveva la fissazione di dover capire tutto e subito, un'ora prima di tutti gli altri e di dover mantenere sempre il cervello in attività per sfuggire alla noia e alla sensazione che il suo cervello marcisse.
Lei aveva la fissazione per l'ordine. Le bastava pensare che nell'armadio ci fosse qualcosa fuori posto, un vestito caduto dalla cruccia e si svegliava anche alle due del mattino per assicurarsi che fosse tutto apposto.
Sally lo sapeva perchè la mania per l'ordine l'aveva manifestata anche nel mettere in ordine l'archivio della polizia.
Ne era certa: quella era la vendetta del sergente Donovan per averle '' insaporito'' il caffè.
'' I poliziotti con i  gradi devono avere molto tempo libero...''- fece la ragazza con voce flebile -'' se hanno il tempo di mettere in atto vendette e ripicche in pieno orario di lavoro e mentre l'orologio cammina.''
'' Ha capito pure la bambina...''- fece Sherlock rivolgendo un'occhiata al fidanzato -'' Noi invece tutto questo tempo non lo abbiamo... su, al lavoro.''

'' Cerchiamo di fare il punto della situazione...''- fece Sherlock osservando le informazioni appese al muro -'' La vittima.''
Fu John a prendere la parola -'' Nicholas Hooper, medico al suo primo vero incarico importante, amato e benvoluto sia dai colleghi che dai pazienti, ed almeno in apparenza nessun nemico.''
'' O almeno nessuna persona desiderosa del suo male nel presente.''- fece Sherlock -'' Magari qualche compagno di scuola o qualche collega invidioso del suo successo... o un' ex fiamma che non ha mai digerito la fine della loro storia. La gelosia per quanto banale è la scintilla che appicca gli incendi più distruttivi.''
'' Giusto...''- fece John rivolgendosi alla piccola di casa Holmes -'' Cath... ora sei tu la sua fidanzata... qualche signorina che non ha gradito la loro rottura... qualche infermiera che aveva un debole per lui...?''
Catherine ci pensò bene prima di rispondere ed esaminò nella sua testa tutti i discorsi che le aveva fatto in fidanzato, alla ricerca di una qualche fiamma o di qualcuna che avesse manifestato un interesse oltre il rapporto professionale, ma non le riuscì trovare niente.
'' No, nella maniera più assoluta.''
'' E che mi dici di Marie Marcado?''- fece Sherlock -'' Ha inoltrato all'ospedale in cui era ricoverata la richiesta di poter accedere ai dati della paziente...  te ne ha mai parlato?''
'' Lui no... ma il nome non mi è nuovo...''- e nel dir così scattò in direzione della sua stanza.
Sorrise scettica  e divertita, al pensiero di  quanto Sally si fosse data da fare in quella perquisizione che sosteneva essere servita a cercare prove compromettenti  contro di lei e che invece altro non era stata altro che un modo infantile di farle pagare la sfida lanciata.
Se davvero avesse voluto perquisire i suoi appartamenti alla ricerca di prove, o dell'arma del delitto, si sarebbe accorta che una delle mattonelle della sua stanza era traballante, e che sotto vi aveva nasscosto copie dei dossier di alcuni casi che per lei erano stati chiusi troppo in fretta.
'' E poi si chiedono come mai il crimine dilaga... povera Londra.''- commentò tra sè e sè.
Trovò il dossier che portava il nominativo '' M. Marcado'' e tornò di sotto.
'' Marie Marcado, eccola qua.''- fece John recuperando la fotocopia del dossier su di lei -'' Ispanica, trentadue anni, ricoverata al New London General Hospital per un incidente stradale, deceduta in seguito al ricovero. Il decesso è stato denunciato dal marito della vittima e ha intentato una causa all'ospedale.
'' Come mai hai fatto una copia del dossier?''- fece Sherlock -'' da come è stato trattato pare l'ennesimo caso di malasanità.''
'' Ho messo a posto l'archivio della polizia e sono saltati fuori diversi casi che non mi convincevano.''- spiegò Kitty -'' Non chiedermi perchè, ma c'era un punto che non mi tornava.''
'' E sarebbe, questo punto?''- fece John.
'' Troppo facile. E' come se la morte della Marcado, entrata in ospedale per una feritina da niente, ricoverara più del dovuto e poi deceduta in circostanze misteriose avesse seguito una sorta di copione.''
'' Per le morti sospette in genere, i parenti richiedono l'autopsia, ma non ricordo che qualcuno avesse presentato domanda... secondo voi perchè...?''- fece John, interrotto da Sherlock.
'' Come mai una persona che fa un incidente stradale non vuole fare la denuncia all'assicurazione?''- fece il consulente investigativo -'' Ha qualcosa da nascondere e che non vuole far sapere.
La denuncia per la morte della donna è stata fatta dal marito della donna, da questo si deduce che era lui l'unico parente nei dintorni e che poteva prendere determinate decisioni... quindi se era vero che voleva verità e giustizia per la morte della sua donna, perchè oltre a denunciare l'ospedale non ha richiesto l'autopsia?''
'' Beh...''- fece John memore di quando aveva visto Sherlock sul tavolo dell'obitorio dopo che questi aveva fatto un volo tremendo dal tetto del Saint Barth. Quando Molly gli aveva chiesto ( e solo di recente si era accorto che sperava che dicesse di no per motivi ben diversi dal tatto) se voleva prendere parte all'autopsia quasi aveva vomitato nell'immaginare il bisturi che incideva la pelle perfetta del fidanzato -'' immaginare la persona con cui programmavi di invecchiare assieme non è certo gradevole.''
'' Giusto.''- fece Sherlock -'' soprattutto se dall'autopsia saltano fuori lesioni interne, fratture rimarginante che oltre ad essere più vecchie erano anche incompatibili con l'incidente per cui era stata ricoverata.''
'' Aspetta, aspetta...''- fece John che iniziava a capire dove il fidanzato voleva andare a parare -'' Tu credi che...?''
'' E' solo un'ipotesi, non sufficenti prove per affermarlo, ma è un ipotesi come un' altra.''- fece il consulente.
'' Marie Marcado era vittima di violenza domestica che non denunciava per paura o perchè era una di quelle donne che giustificava il comportamento del compagno, forse sperando che lui capisse quando lo amava...''- fece Kitty -'' Lui però continua a picchiarla, e la picchia anche il giorno dell'incidente, ammesso che ci sia stato.''
'' Esatto.''- la appoggiò il fratello -'' Probabilmente il decesso della donna non è stato causato da un errore medico, ma è stata conseguenza di anni di abusi... forse da un'emorragia interna causata dall'ennesimo pugno.''
'' Lei muore in ospedale malgrado fosse stata ricoverata per una ferita alla fronte tra l'altro nemmeno troppo grave...''- continuò John -'' Ed il marito accusa l'equipe di medici che l'hanno seguita di negligenza sul lavoro e di aver fatto morire sua moglie, ma rifiuta che venga eseguita l'autopsia perchè sa che se l'analisi portasse alla luce vecchi traumi e forse malcurati... lui sarebbe indagato per omicidio.''
La spiegazione filava a meraviglia, eccetto per un dettaglio.
Cosa c'entrava Nicholas con la morte di Marie Marcado? Come mai aveva un modulo per richiedere una fotocopia se non l'originale della cartella clinica? Era un caso vecchio di un anno e tra l'altro non era stata nemmeno una sua paziente, il suo interessamento per quella vicenda pareva non avere la minima logica.
'' Per quale motivo un medico agli inizi della sua scintillante carriera...''- Sherlock non aggiunse che forse la sua carriera si sarebbe conclusa a breve causa potenziale ed imminente decesso del medico, anche se si trattava di una possibilità da tenere in considerazione purtroppo -'' dovrebbe interessarsi alla morte di una donna che tra l'altro nemmeno era ricoverata nel suo ospedale?''
'' Secondo la denuncia...''- fece  John leggendo il verbale fotocopiato dalla giovane Holmes -'' Il medico citato in giudizio per malasanità si chiama Anthony Reed, specializzato in microchirurgia in Germania.''
'' Anthony Reed....''- fece eco Catherine -'' adesso la cosa inizia a quadrare.''
Altrochè se quadrava.
Nicholas stava cercando di pagare un debito nei confronti di un uomo con cui si sentiva in perenne debito.

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Capitolo 7
*** Un frammento di verità ***


~Anthony Reed, era stato un medico chirurgo che aveva fatto carriera in Germania e poi era tornato a Londra per lavorare.
Aveva cinquantatre anni, media statura, occhi grigi e chiari protetti dagli occhiali da vista, capelli corti biondi con qualche traccia di grigiume, costituzione robusta.
Era stato, perchè non esercitava più.
Il signor Andres Marcado lo aveva denunciato per negligenza sul posto di lavoro e di omicidio colposo. Per fortuna, al processo che ne seguì riuscì ad evitare la prigione in virtù delle testimonianze favorevoli raccolte da medici, pazienti e collaboratori vari, ma venne radiato dall'Ordine dei Medici e non gli fu più concesso di esercitare.
Tra le altre cose... era stato anche il consulente universitario del giovane Nicholas Hooper. Consulente, professore preferito e mentore con cui aveva un rapporto che oscillava tra il considerarsi reciprocamente ottimi medici e allo stesso tempo padre e figlio.
Nicholas non aveva mai creduto che il suo mentore fosse il diretto responsabile della morte di qualcuno, certo avrebbe potuto succedere a qualunque chirurgo di perdere un paziente in sala operatoria, nessun medico avrebbe mai potuto regalare l'immortalità ai suoi pazienti per quanto bravo fosse, ma che Reed avesse ucciso una persona per negligenza professionale... per lui era l'equivalente di una barzelletta.
Aveva iniziato ad indagare da poco, giusto il tempo di farsi conoscere, apprezzare e guadagnarsi la fiducia di chi gli stava attorno. Ad un dottorino fresco di nomina che fino a quel momento le malattie le aveva viste solo sui libri non avrebbero mai permesso di accedere a cartelle cliniche che tra l'altro non erano nemmeno dell'ospedale in cui lavorava.
L'obiettivo dei tre investigatori di Baker Street, l'indomani mattina, era parlare. Con il marito della defunta signora Marcado e con il dottor Reed.
'' Voi due andate a parlare con Reed.''- fece Sherlock -'' Io mi prendo Joseph Marcado.''
Fu la seconda parte del discorso a turbare ( e nemmeno poco) il medico militare. Joseph Marcado, questo era il nome del marito di Marie, aveva un precedente penale per rissa. Aveva ingaggiato una lite in un pub per un motivo idiota ed aveva mandato la persona con cui aveva attaccato briga  in ospedale per una quindicina di giorni.
E Sherlock, conoscendolo, stava andando a chiedergli se per caso non avesse ucciso la moglie per poi scaricare tutta la responsabilità su un altro.
'' Sherlock...''-- fece John con voce preoccupata.
'' Sì?''
''... vengo con te.''- fece il medico.
'' Sei sicuro?''- fece Sherlock -'' Dato che è un medico, potrebbe essere più bendisposto a parlare con un suo collega piuttosto che con Catherine e basta...''
'' Sì, ma... Marcado lo sai, ha dei precedenti... ha mandato un uomo all'ospedale perchè si è permesso di tifare una squadra di calcio differente da quella di Marcado...''
'' Sì, soggetto pericoloso, facile all'ira ed impulsivo. Banale, noioso, prevedibile in ogni sua mossa.''
'' Appunto. Ed anche tu sei prevedibile.''
'' Prego?''- fece Sherlock stupito e forse offeso.
'' Andrai da lui, lo provocherai e forse lui reagirà male... preferirei che tu non restassi da solo con lui. Catherine può cavarsela da sola, preferirei che tu non rimanessi da solo con lui.''
Sherlock, per tutta risposta, gli diede un bacio a stampo sulle labbra.
'' Andrà tutto bene. Te lo prometto.''- e nel dir così salì sul taxi dando al tassista l'indirizzo di Joseph Marcado.

Joseph Marcado era un uomo robusto, alto, di carnagione scura e dal carettere scontroso. Nnon aveva certo piacere che qualcuno venisse a ficcanasare in casa sua e a chiedere della sua defunta moglie, ma rifiutarsi di parlare equivaleva a dire '' L'ho uccisa io'', quindi non ebbe altra scelta che far entrare il detective e rispondere alle sue domande.
Con un tono scocciato e che voleva dire '' Vattene''.
'' Ho fatto quello che doveva essere fatto, denunciando quell'assassino in camice bianco.''- fece il signor Marcado come per giustificarsi, anticipando qualsiasi domanda, sperando così che il detective se ne andasse nel giro di dieci minuti al massimo-'' Ma non è stato punito a dovere.''
'' Sembra piuttosto convinto della sua versione dei fatti, sa?''- fece Sherlock quasi provocandolo.
'' E non dovrei?''- fece l'ispanico -'' all'accettazione del pronto soccorso dissero che non era un' emergenza così grave... e dopo tre giorni mi vengono a dire che ci sono state complicazioni, per le quali la MIA Marie è morta e nemmeno hanno saputo spiegarmi quali. Lei che avrebbe fatto? Se lei avesse perso l'amore della sua vita, cos'avrebbe fatto?''
'' Oltre a reaigre in maniera così impulsiva ed emotiva, facendo il diavolo a quattro pretendendo un colpevole a tutti i costi?''- fece il consulente quasi provocandolo -'' Io avrei chiesto l'autopsia. Lo ha detto lei: ci sono state complicazioni, che però nessuno le ha spiegato per bene e quindi non ha capito.''
'' Certo che non potevo capirle, non sono un dottore.''
'' Poteva benissimo esigere che venisse praticata l'autopsia, ed avrebbe avuto in mano delle certezze e le prove che testimoniavano la negligenza e la responsabilità dei medici. Ma non l'ha fatto. Come mai?''


'' Perchè ha insistito con la Marcado perchè restasse di più in ospedale anche se la ferita non era così grave?''- fece John seduto di fronte al medico nel modesto salotto di costui. Catherine era seduta sulla poltrona di fronte ad una delle estremità del tavolino da caffè situato in mezzo al divano ( postazione del medico padrone di casa) e la sua poltrona.
'' Avevo fatto delle analisi su quella poveretta.''- fu la risposta del dottor Reed -'' c'erano segni di fratture intercostali, di riversamenti interni, lividi vari... e non erano compatibili con cadute accidentali o incidenti stradali.''
'' Il signor Marcado le metteva le mani addosso?''- fece Catherine.
Reed annuì -'' Lei si ostinava a dire che si era fatta male da sola e che mancava di coordinazione fin da piccola e che non era strano per lei cadere e procurarsi qualche ammaccatura...''
''... ma lei...''- fece John interrompedo il collega -'' non le ha creduto.''
'' Faccio... voglio dire, facevo il medico da svariati anni. Ne ho viste di donne che venivano a farsi medicare dopo che il marito o il fidanzato le aveva massacrate di botte. Ed alcune, alla fine, mi sono pure morte tra le mani.''
'' Per questo ha trattenuto la Marcado anche se non era necessario...''- fece Kitty -'' Lì aveva molte occasioni per parlare con lei e convincerla a denunciare il marito senza che questi potesse tapparle la bocca.''


'' A lei sarebbe piaciuto vedere l'altra metà del suo cuore aperta come un tacchino a Natale?''- fece il signor Marcado, sempre più nervoso ed ansioso di finire lì quella conversazione.
'' Ovvio che no...''- fece Sherlock con una faccia imperscrutabile -'' Ma per prima cosa, i parenti non assistono all'autopsia. Primo.
Secondo... ovvio che l'idea non mi avrebbe fatto fare i salti di gioia, ma qualsiasi persona che amava davvero la propria moglie avrebbe fatto qualsiasi cosa, pur di darsi una spiegazione per la sua morte ed un po' di pace. Lei invece... denuncia, ma non indaga. Pare che non le importasse molto di sua moglie.''
'' Non si permetta!!!''- fece lui inviperendosi -'' Era la mia anima. Il mio cuore. Ed un insulso uomo che si credeva un Dio con il camice bianco me l'ha uccisa!!!''
'' E' questa la favoletta della buonanotte che si racconta prima di dormire? Che la principessa è stata uccisa dall'incantesimo di un mago cattivo e che il principe non ha potuto salvarla?''- fece Sherlock per nulla intimorito -'' Carina. Molto carina... ma insulsa e banale.''
'' Cosa sta insinuando?''
'' Che come qualcuno che investe una persona non fa denuncia per ottenere risarcimento all'assicurazione, anche lei aveva un valido motivo per non volere l'autopsia di sua moglie.''

'' Dottor Reed...''- fece Catherine -'' Lei cosa pensa che sia accaduto alla signora Marcado?''
'' Non lo so proprio...''- fece il luminare -'' So solo che era sul punto di firmare per essere dimessa, quando ha accusato diversi malori... difficoltà a respirare, mal di testa, nausea... in capo a tre giorni è peggiorata, di colpo. E poi è morta.'
'' Strano... molto strano.''- fece John.
'' Nicholas, due settimane fa è venuto a trovarmi.''- fece il medico -'' Mi ha detto che voleva fare delle ricerche, riabilitare il mio nome, scoprire la verità...''
'' E non le fa piacere?''- fece Catherine -'' Se uno dei suoi studenti ha deciso di riaprire un caso che la vede tristemente coinvolto, significa che oltre ad aver fatto di lui un ottimo medico ha fatto di lui anche un grand'uomo.''
'' Lo sono. Lo sono. E ne sono orgoglioso... ma se il prezzo da pagare per una riabilitazione è uno dei miei studenti che mette in pericolo la sua vita... io non sono così certo di volerne una.''

'' Sa cosa penso?''- fece Sherlock -'' Che lei abbia picchiato sua moglie, giorno per giorno, tanto per ricordarle chi era a portare i calzoni in casa, anche il giorno del ricovero in ospedale e per qualche motivo che al momento ignoro è stato costretto a portarla al pronto soccorso. E quando è morta per cause da definire, lei non ha voluto che le facessero l'autopsia per evitare che si scoprisse che la causa della morte della signora Marcado... era proprio lei.''
'' NON SI PERMETTA!!!'' - fece l'ispanico diventando rosso come un tacchino -'' IO L'AMAVO!!! SAREI MORTO SENZA DI LEI!!! LEI CHE NE SA DELL'AMORE?!? COSA SA?!? E' SPOSATO, FIDANZATO, NON MI RISULTA!!!''
'' Ha ragione.''- fece Sherlock -'' Non sono un esperto in sentimenti e non sono il paladino dell'amore, ma so per certo che voler bene a qualcuno è risparmiargli qualsiasi dolore o almeno provarci. Non infliggerglielo.
Ha rovinato la carriera di uno che è molto più uomo di quanto lei sarà mai, forse ha ucciso sua moglie... e che altro?''
A quel punto l'ispanico non ci vide più dalla rabia e gli mirò un pugno dritto all'occhio destro. Ma non aveva fatto i conti con il fatto che il detective, non era solo una delle persone più acute ed intelligenti che avrebbe mai avuto la fortuna (?) di incontrare nella vita, ma anche un uomo di spiccati riflessi ed innate doti atletiche.
Bloccò il pugno poco prima che si abbattesse sullo zigomo destro stringedo il polso dell'ispanico con tutta la sua forza, imprigionandolo in una morsa d'acciaio.
'' Una donna è morta. E una persona che ha rimesso in discussione la responsabilità del dottor Reed in questo momento sta morendo. Sai, in genere non mi metto a compatire o a preccuparmi per le persone che rischiano di morire....
Ma si da il caso che l'uomo in fin di vita in questo momento è la persona più importante della vita delle uniche due donne che mi stanno veramente a cuore.''- nel dir così gli girò il polso, immobilizzandogli il braccio dietro la schiena e sbattendolo contro la parete -'' quindi... se sei coninvoltoe hai una qualche Entità Superiore a cui ti riferisci... inizia a pregare.''
E nel dir così lasciò l'appartamento digitando un SMS indirizzato sia alla sorella che al fidanzato dandolo loro appuntamento a Scotland - Yard.


'' Ricapitoliamo...''- fece Lestrade una volta che i due Holmes ed il dottor Watson gli ebbero raccontanto tutto quello che erano riusciti a mettere insieme -'' Nicholas stava scartavellando in archivio alla ricerca di una cartella clinica, la cui proprietaria, Marie Marcado è mancata in seguito ad un ricovero per incidente stradale e la sua morte è stata imputata al suo vecchio mentore.''
'' Il marito della vittima, subito dopo la morte della moglie denunciò i medici ed in particolar modo il dottor Reed, asserendo che la moglie era morta per complicazioni che i medici non gli avevano fatto capire, ma non ha richiesto l'autopsia per la moglie.''- fece il medico -'' E pare che Marcado sia uno di quelli a cui piace picchiare le donne.''
'' Quindi, secondo voi...''- fece Lestrade che iniziava a capire -'' Marcado ha ucciso la moglie, e ha pensato di far ricadere la colpa della sua morte sui medici... Nicholas stava indagando per riabilitare la reputazione del suo insegnante e Marcado ha deciso di uccidere anche lui.''
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'' Che abbia ucciso la moglie, è probabile.''- fece Sherlock -'' Nicholas... non ne sono sicuro.''
'' Perchè no?''- fece l'ispettore -'' Come ve lo siete chiesti voi il motivo per cui Marcado fosse folle di dolore''- disse facendo il segno delle virgolette a mezz'aria per enfatizzare le ultime due parole -'' al punto di denunciare l'ospedale seduta stante ma che non gli sia importato più di tanto lo scoprire di cosa fosse morta la moglie, se lo sarà chiesto anche Nicholas, ti pare?''
'' Nicholas era sul punto di inoltrare la richiesta per avere la cartella clinica perchè oltre alle informazioni sul paziente c'erano anche i dati del domicilio dei Marcado.''- fece Sherlock -'' se ne deduce che non ci fosse ancora andato a parlare.''
'' Magari Marcado ha saputo che qualcuno voleva riaprire il caso e si è spaventato....''- insistè Lestrade.
'' Non l'ha fatto.''- fece Kitty che sino a quel momento era stata in silenzio -'' la velocità con cui ha denunciato il dottor Reed fa pensare ad un tipo impulsivo. Gli impulsivi non avvelenano i loro bersagli e non si prendono la briga di andare a cercare un veleno non rintracciabile.''
'' Anche il modo con cui ha reagito alle mie accuse ed il suo desiderio di darmi un pugno la dice lunga sul suo temperamente ed il suo modo di agire.''- confermò Sherlock -'' Se davvero pensava che qualcuno volesse riaprire il caso, prima lo avrebbe scoperto e poi sarebbe andato ad aspettarlo sotto casa o fuori dall'ospedale per fracassargli la testa con una mazza.''
'' Ad ogni modo...''- sottolineò John -'' Reed ci ha detto che Marie Marcado accusava dei mal di testa nei suoi ultimi giorni di vita... e Nicholas aveva dei frequenti attacchi di emicrania da giorni, pure il giorno in cui si è sentito male.''
'' E queste non sono coincidenze.''- fece Kitty con un tono deciso -'' Sicuramente sono stati vittime della stessa persona.''
'' Aspetta...''- fece il sergente Donovan -'' Non stai correndo un po' troppo? Non c'è nessuna prova che la Marcado sia morta avvelenata... il mal di testa che accusava poteva essere benissimo conseguenza del trauma cranico.''
'' Sì...''- fece Kitty con un tono che evidenziava quanto poco fosse propensa a discutere con quella donna -'' Ed il motivo per cui non ci sono, è perchè quel tizio per coprire i suoi abusi domestici non ha voluto far effettuare l'autopsia sulla moglie. Ma se potessimo analizzare i resti della Marcado ora...  potremmo provare che sono stati entrambi vittime di un avvelenatore e magati riuscire a trovare un punto comune per i due casi.''
Sally la guardò con scherno.
'' Certo. Ma ti consiglio di metterti l'anima in pace... qui non chiediamo di riesumare cadaveri su richiesta della prima mocciosa che capita.''
Greg, se non fosse stato un uomo pacifico e che credeva fortemente nella forza della parola, avrebbe dato ben volentieri un ceffone alla sua sottoposta, ma si mise tra le due donne per calmarle, pur sapendo di agire a suo rischio e pericolo.
Un uomo non avrebbe mai e poi mai dovuto trovarsi in mezzo a due donne, arrabbiate per giunta. '' Per forza poi uno muore''- gli ripeteva suo padre quando era adolescente.
'' Detto in maniera più civile...''- fece Greg -'' sì, in effetti sarebbe un punto di svolta per le indagini... ma non possiamo chiedere la riesumazione di un corpo senza il permesso del parente più prossimo della vittima.''
'' Salvo alcuni casi eccezionali, però.''- fece Sherlock -'' Se c'è la convinzione che la vittima sia stata uccisa, alla polizia non serve l'autorizzazione dei familiari della suddetta vittima.''
'' Convizione...''- fece Sally -'' che però deve essere supportata da prove tangibili, non congetture e teorie fantasione.
La Marcado non ha mai presentato denuncia, non aveva amiche e i genitori, unici parenti che aveva sono morti in un incidente d'auto quando aveva sedici anni. Non esiste UNA sola prova che giustifichi una richiesta di riesumazione e nessun giudice ci darebbe retta.''
...
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'' E se ci fosse la parola...''- fece Sherlock -'' della stessa Marcado?''
I presenti lo guardarono come per dire -'' Hai bevuto o hai ripreso a drogarti?''
Sherlock intercettò i pensieri e si spiegò meglio -'' Una donna senza amici, niente famiglia e che ha troppa paura per chiedere qualsiasi forma di aiuto affronta un carico emotivo non da poco. Se non vuole impazzire, in un modo o nell'altro deve liberarsene.''
'' E se non ne può parlare...''- riflettè Kitty -'' lo affida all'unica persona che sa non potrà mai tradire questa fiducia... e che ha la pazienza di ascoltare la stessa storia fino allo sfinimento...''
'' Chi?''- fece la Donovan sarcastica -'' L'amico invisibile?''
John si passò una mano sul volto, Sherlock la guardò chiedendosi oltre a come avesse fatto ad entrare in polizia, come poteva aver fatto a diventare sergente e Kitty fu tentata di dirle tutto quello che le passava per la testa, ma si trattenne. Doveva tenere gli occhi fissi sul bersaglio. Salvare Nicholas.
Se farla fuori a suon di insulti fosse stata la garanzia per la salvezza di Nicholas allora si sarebbe scatenata, ma in quel momento era un comportamento infantile e sintomo di perdita di tempo... tempo. Non era più suo alleato, e da molto.
'' La carta.''- fece Sherlock -'' Non è ovvio? Nessuno con cui parlare o di cui potersi fidare o chiedere aiuto... si sfoga tenendo un diario. Troviamo il diario, troviamo le prove che Marcado potrebbe aver ucciso la moglie e così otteniamo il permesso di riesumazione.''
'' E cosa ti fa credere....''- lo sfidò Sally -'' che il diario esista ancora, ammesso che sia mai esistito? Marcado può aver rovistato tra le cose della moglie, averlo trovato e ridotto in cenere per eliminare ogni prova.''
Sherlock sorrise.
'' Facile. L'improvvisa ed irrefrenabile passione di Marie per i centrini che poi incorniciava.''

L'intuizione di Sherlock si rivelò bizzarra, ma vincente.
La prima cosa che l'aveva colpito entrando a casa di Marcado era che alle pareti, di ogni stanza  come rivelò la perquisizione, vi erano appese molte, forse troppe, cornici con dei centrini di pizzo.
Erano una copertura.
Infatti, tra il foglio posizionato tra l'intelaiatura della cornice ed il centrino vi erano pagine di diario, nel quale erano ripercorsi cinque lunghi anni di abusi fisici e verbali, a volte anche sessuali.
La donna sapeva di non potersi rivolgere alla polizia, perchè un amico del marito era poliziotto, e di non avere via di fuga così aveva deciso di affidare la sua angoscia ed il suo dolore ad un diario. Poi temendo che il marito lo trovasse, aveva deciso di smontarlo pezzo per pezzo e di nasconderlo nelle cornici sparse per la casa.
La sua speranza era che ( nel caso in cui non fosse uscita viva da quel matrimonio) gli inquirenti trovassero il diario e le rendessero giustizia.
'' Come vede...''- fece Sherlock ad un Marcado sul punto di essere portato via dalla polizia, incredulo di come la moglie fosse riuscita ad incastrarlo persino da morta -'' Un crimine non si può nascondere per sempre.''
Kitty lo guardava con disprezzo. Vero, lei era dalla parte della legge, era una sorta di investigatrice... però era anche una donna.
Lei, la signora Hudson, Molly, persino Sally... erano tutte Marie. Marie era un ogni donna che aveva amato ed aveva dato fiducia all'uomo sbagliato.
'' Lei ti aveva affidato il suo cuore e la sua anima...''- la voce di Kitty non era più di un sibilio di disprezzo -'' e tu glieli hai masticati, sputati e poi calpestati... come hai potuto fare una cosa del genere? Come?!?''
'' Lei era mia moglie!!!''- fece Marcado visibilmente alterato -'' Mia moglie. Giurarmi la sua fedeltà era il minimo che potesse fare, visto che non è riuscita nemmeno a darmi un figlio, e nemmeno sapeva fare quel poco che veniva richiesto ad una donna di casa... dovevo spronarla a fare del suo meglio, e mi creda certi risultati non si ottengono con carezze complimenti...''
...
...
...
In un attimo, Joseph Marcado era finito a terra con un occhio nero sotto gli occhi increduli dei presenti e con Lestrade che si grattava con nochalance la base della nuca.
'' Oh, scusi... tutta colpa mia.''- fece l'ispettore.
'' Come ha osato....''- tentò di reagire Marcado mentre Sally lo ammanettava.
'' Mi ero dimenticato di avvertire...''- fece l'ispettore con nochalance -'' E' un tic che mi prende fin da quando ero ragazzino... tutte le volte che sento qualcuno giustificarsi o dire sciocchezze mi prende un fastidioso prurito al collo e mi scivola il gomito... mi spiace averla interrotta.''- e nel dir così lo guardò con uno sguardo misto di rabbia e sfida -'' prego, finisca pure il discorso... ma stavolta sa che cosa potrebbe succedere.''
Sherlock lo guardò con soddisfazione.
Sì, Molly aveva fatto la scelta giusta scegliendo Lestrade come compagno di vita: era un uomo giusto, che avrebbe saputo amarla e proteggerla, cercando in ogni modo di risparmiarle ogni dolore.
Per quanto riguardava lui... non era certo di essere ugualmente bravo in questo, con le persone in generale e con John... ma ce l'avrebbe messa tutta. Sempre e comunque.

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Capitolo 8
*** Vecchie ferite ***


~
L'autopsia su Marie Marcado venne eseguita da un medico patologo, collega di Molly che venuto a conoscenza che il caso della Marcado poteva risolvere quello dell'avvelenamento, non fece aspettare a lungo per dei risultati.
Per fortuna era riuscito a trovare delle tracce di sostanza tossica sui resti della povera Marie, ma ancora una volta risultò che la sostanza non era esistente in natura.
Quindi era creata artificialmente.
E c'era un solo motivo se venivano alterati batteri di malattie mortali per renderli immuni agli antibiotici o venivano creati veleni letali.
Armi biologiche.
E se era così, come Sherlock temeva fosse, non vi era che un modo per spiegare la morte di Marie Marcado.
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'' Quindi... qualcuno mette a punto un prototipo di sostanza tossica, una potenziale arma biologica... un veleno non rintracciabile oltre ad essere facile da somministrare è anche difficile da combattere, un' arma da non sottovalutare.''- fece Sherlock nell'ufficio di Lestrade appena ricevute le analisi esponendo la sua tesi a Donovan, sua sorella e al suo fidanzato -'' ma non è una mossa intelligente usare un'arma sul campo di battaglia senza essere certi al mille per mille che funzioni.''
'' Aspetta...''- fece John che iniziava con orrore a capire dove il compagno voleva andare a parare -'' Stai dicendo che... Marie è stata usata come cavia da laboratorio?''
Sherlock annuì. Purtroppo era andata proprio così.
Nessun altro avrebbe potuto avere interesse ad uccidere una donna senza amici, senza conoscenti e con unico contatto con il mondo esterno un uomo che diceva di amarla con tutto il cuore e di averle giurato l'anima e nel frattempo la massacrava umiliandola come se non ci fosse stato un domani, con un impiego medio, teneva la contabilità per un ufficio ma lavorava da casa, precisa e meticolosa.
Nessuno che potesse volerla morta. Eccetto forse il marito, quando l'avrebbe uccisa per errore per poi si sarebbe giustificato di fronte alle telecamere e ai giornalisti dicendo di averla uccisa perchè '' l'amava troppo''.
'' Sì. La persona che ha colpito Nicholas ha ucciso Marie per testare il veleno... per fortuna sua, il signor Marcado era un uomo violento ed un probabile uxoricida e ha scaricato la responsabilità sui medici, rifiutando il consenso per l'autopsia...''
Sherlock guardò preoccupato  la sorella che teneva gli occhi bassi, tremolanti, mentre si fissava le nocche.
Nella stanza faceva abbastanza caldo, ma la ragazza tremava come se avesse la febbre,
Non la vedeva così da anni ormai... poteva solo immaginare come si sentisse. Ribolliva di rabbia, questo era certo e non poteva darle torto. Un anno. Un anno e chi le stava uccidendo il fidanzato avrebbe potuto essere fermato.
Se solo Joseph Marcado fosse stato, se non un essere umano perfetto, almeno decente, se davvero avesse amato la moglie forse non si sarebbero ritrovati al punto in cui si trovavano in quel momento.
Per un attimo, almeno nella testa di Kitty, la stanza della centrale, il fratello, John, Lestrade e Sally Donovan sparirono. Non era più a Londra. Era a Liverpool. Alla Liverpool High School, in una tiepida giornata di primavera... un cadavere spezzato e martoriato di fronte a lei e tutti intorno che gridavano dall'orrore e per il raccapriccio e due braccia che la allontanavano a forza.
La voce del sergente Donovan la riportò al presente e soprattutto a Londra.
'' E secondo te, come mai, tra tutti i pazienti dell'ospedale ha scelto proprio la Marcado?''
Fu Cath a rispondere.
Un modo come un altro di colpirla dopo che Sally aveva tentato di colpire lei.
'' E'... talmente ovvio... il motivo...''- fece di proposito una voce sprezzante. Poteva essere critica ma gentile nell'esporre le sue ipotesi o le perplessità, con tutti. All'infuori di Sally Donovan. La donna che, se non fosse stata una cosa programmata, aveva  messo le forze di polizia contro Sherlock contribuendo al suo suicidio sul tetto del Barth's. La stessa donna che per gelosia, invidia o per chissà quale altro motivo aveva sempre dato addosso a suo fratello. Per carità, a chiunque sarebbe venuto il ragionevole dubbio non conoscendo Sherlock e forse avrebbe anche potuto perdonarla per questo... ma anche dopo che le indagini avevano rivelato chi tra Sherlock e Moriarty era il vile bugiardo che aveva orchestrato tutto, lei aveva continuato a vederlo come uno psicopatico e potenziale criminale.
Errare era umano, ma perseverare era diabolico. E sua madre diceva che una volta imboccata la via del Diavolo... era quasi impossibile tornare indietro.
''... che mi meraviglio che tu non riesca ad arrivarci.''- fece la ragazza -'' Marie Marcado era ricoverata in ospedale per una feritina da niente. Due, massimo tre giorni per medicazioni e controlli e poteva essere dimessa, con dei controlli a distanza programmati.
Era il bersaglio perfetto. Se vuoi sapere se il veleno che stai preparando sa già fare il suo dovere, non lo provi su un malato da terapia intesiva e che quasi tutti sanno che è questioni di giorni, forse ore prima che se ne vada...''
Fu Sherlock a concludere la deduzione della sorella -'' Inoltre, sappiamo che il veleno in questione non è facilmente rintracciabile e all'epoca era ancora in fase di sperimentazione, giusto? Non usi un'arma del genere su una persona con il rischio di non sapere se l'hai uccisa con il veleno o è morta a causa della malattia.''
'' Se invece usi come cavia un paziente sul punto di essere dimesso non hai dubbi in merito...''- concluse John con raccapriccio.La signora Marcado era morta... usata come cavia in un esperimento di morte... freddata senza la minima pietà... per quanto metodica e precisa fosse la persona, oppure le persone, dietro a quell' omicidio e tentato omicidio... era anche un animale. Una bestia della peggiore specie.
'' Trovare l'assassino comunque resta impossibile.''- fece Greg, cercando di riprendersi dal terribile movente che aveva spinto l'omicida ad uccidere prima Marie e poi cercato di uccidere il suo potenziale cognato.
'' No invece.''- fece John -'' Reed, mi ha spiegato che nelle stanze dei suoi pazienti entravano poche persone, quasi sempre i suoi assistenti... mi ha mandato un SMS con i nominativi. E' uno di loro... poteva entrare ed uscire come voleva e Marie non poteva insospettirsi se un infermiere o un assistente di Reed le iniettava qualcosa o le faceva una flebo di veleno.''
'' Che facciamo, li convochiamo uno ad uno?''- fece Sally.
'' Oh ottima idea Sally...''- fece Sherlock. All'inizio i presenti furono quasi sopresi del fatto che il consulente si complimentasse con la poliziotta, ma poi aggiunse con un tono di scherno -'' Così, il vero colpevole sa che è tra i sospettati e magari riesce ad incastrare qualcun'altro oltre a Reed.''
'' E allora?''- lo sfidò il sergente -'' Sentiamo, genio... cosa proponi?''
'' Ovvio, no?''- fece Greg -'' Reed era il mentore di Nicholas, e quindi il nostro giovane medico li conosceva tutti, uno ad uno e così un'altra persona... parliamo con una donna che conosceva sia il mentore che i suoi assistenti.''
'' Chi?''- fece John.
'' Ovvio. Molly Hooper. Sua sorella minore. Prima di innamorarsi, era Molly l'unica donna della sua vita.''- fece Sherlock. Ne era sicuro. Molly conosceva Reed e tra colleghi, specie così uniti, le voci, i pettegolezzi, le impressioni personali su altri colleghi giravano sempre.
'' Andiamo a parlarle allora...''- fece Greg.
..
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..
'' John...''- fece Cath -'' Mi inoltreresti l'SMS con la lista?''
'' Certo...''- fece John -'' come mai...?''
'' E' solo un'ipotesi, ma forse se tra di loro c'è qualcuno disposto ad uccidere, forse in passato ha fatto qualcos'altro, voglio vedere cosa mi da il computer dell'archivio.''
Sherlock  fece cenno al fidanzato di accontentarla. Sapevano tutti e due che era alquanto improbabile, ma il detective sapeva cosa stava succedendo nella testa della sorella. Vecchie ferite, traumi del passato sepolto ma mai dimenticato, atti troppo vigliacchi per meritare una sola goccia di perdono... quando le tornava alla mente quel dolore troppo grande per essere perdonato o peggio, dimenticato, la cosa migliore da fare era permetterle di stare da sola ed allontanarsi dal rumore della vita.
..
..
..
L'archivio della centrale di polizia era il posto più silenzioso di tutta la città. Non si sentiva volare una mosca e non c'era un'anima. Il posto ideale per starsene per i fatti propri, o starsene da soli a pensare. Era il suo posto preferito... l'unico posto in cui le era possibile lavorare e studiare, senza che i rumori della vita cercassero di portarla via con loro.
L'unico posto in cui trovava un po' di pace con sè stessa, soprattutto ora che era in ordine perfetto.
Ma in quel momento, non sapeva se starsene da sola nel suo piccolo angolo di pace e solitudine sarebbe bastato a farla sentire meglio.
Sentiva lo stress, la rabbia e la paura stuzzicarle le terminazioni nervose dalla testa ai piedi, o forse dai piedi alla testa non riusciva a comprendere il senso giusto...
'' Mi pare impossibile cosa sto per fare...''- pensò tra sè e sè. L'ultima volta che l'aveva fatto aveva quindici anni... però aveva sempre funzionato per scaricare.
Per primo, toccò alla ruota.
Poi tre salti all'indietro.
'' Atletica a scuola?''- fece una voce alle sue spalle.
Divenne rossa fino alla punta dei capelli. L'avevano vista...

'' Non ci credo...''- fece Molly con il volto segnato dalle lacrime e dalla stanchezza, una volta che il fidanzato ed i due amici le ebbero raccontato cos'era accaduto in merito.
'' Purtroppo non ci sono molte altre strade da percorrere...''- fece Greg prendendola sotto braccio, quasi per consolarla -'' Marie è stata usata come cavia, e il dottor Reed c'è andato di mezzo... Nick aveva capito che c'era qualcosa di strano e stava indagando e qualcuno sta cercando di tappargli la bocca.''
'' Chi?''- fece Molly.
'' Ancora non lo sappiamo, ed è per questo che siamo venuti qui.''- fece John -'' Sai se tra gli assistenti di Reed c'era qualcuno disposto a fare qualcosa del genere?''
'' Magari che odiava Reed?''- aggiunse Sherlock -'' Se un assistente di un medico uccide il suo paziente sa che i parenti darebbero subito la colpa al primario, quindi non è da escludere che si trattasse di una vendetta personale oltre che di un test.''
Molly ci pensò su per qualche minuto e poi s'illuminò.
'' A dire il vero... c'è una persona.''


'' Scusa...''- fece Anderson -'' Ti ho spaventato... non volevo... credevo che non ci fosse nessuno.''
'' Tranquillo, come se non ci fossi...''- fece Cath, cercando di mantenere un contegno decente -'' Tu invece? Che fai qui?''
Anderson fece un'espressione imbarazzata e poi disse -'' Il dossier sul caso Howards.''
'' Ah.''- fece la ragazza con nochalance -'' Allora, lo trovi sullo scaffale a destra. Quarto ripiano partendo dal basso ed è il quindicesimo incartamento partendo da sinistra.''
Anderson strabuzzò gli occhi: la mania per l'ordine e l'incredibile memoria di quella ragazza non finiva mai di stupirlo. Nè lui, nè Lestrade, nè tutti gli altri arichivisti che lavoravano lì.
'' Come fai me lo spieghi...?''- fece il poliziotto armandosi di scala per recuperare il dossier che gli serviva.
'' La memoria umana è precisa solo fino ad un certo punto, ma registra un sacco di dati di cui non sei conscio...''- fece la giovane Holmes -'' comunque è un fatto genetico. Anche ai miei fratelli, basta vedere un appunto, un numero di telefono, l'annotazione di un codice e possono riprodurlo con la stessa facilità con cui si respira.''
'' Capisco... a proposito, è tanto che volevo chiedertelo....''


'' Nello stesso corso all'università che frequentava mio fratello...''- fece Molly -'' C'era un ragazzo, che a Nick proprio non piaceva. E nemmeno Reed stravedeva per lui, ma Anthony era dell'idea che tutti i suoi studenti dovevano avere le stesse possibilità...''
'' Come mai non gli piaceva?''- chiese John -'' Bigiava le lezioni, saltava gli esami, faceva il prepotente...''
'' No.''- fece la patologa -'' Solo perchè riusciva ad imparare una nozione di medicina sul momento, pensava di essere un grande medico e che avrebbe dovuto laurearsi prima di tutti.
Ignorava i consigli dei medici più anziani di lui e con più esperienza, e non portava mai a termine nemmeno l'esercitazione più semplice.''
'' Insomma un idiota patentato con un ego spropositato.''- fece Sherlock.
'' Qui ha ragione lui.''- fece Lestrade anche se era tentato di dire -'' Mi ricorda qualcuno...''
'' Nick non lo sopportava, soprattutto quando durante le esercitazioni pratiche iniziava a parlare del più e del meno e pretendeva di dire agli altri come fare il loro lavoro.... almeno ne avesse avuto i motivi...''
'' Indovino, idiota, patentato, ego spropositato, e non sapeva fare nemmeno le cose più elementari come trovare un vaso sanguigno in cui praticare un'iniezione.''- fece Sherlock.
La ragazza annuì.
'' Reed tentò di responsabilizzarlo con un incarico di fiducia... finchè non commise un errore e per poco non ci scappò il morto.''

''... ma come stai?''- fece il poliziotto -'' so che stai passando un brutto momento...''
'' Non solo io.''- fece Kitty -'' Ma anche Molly, Greg, Nicholas poi... ma dobbiamo mantenerci lucidi. Sherlock non è molto propenso a piangere o disperarsi al capezzale di un moribondo, ma su un punto ha ragione. Se il tempo usato per combattere viene usato per farsi prendere dal panico e farsi paralizzare dal corso degli eventi, allora l'epilogo nero è inevitabile.''
'' E' fortunato, sai?''- fece Anderson.
'' Chi, Sherlock?''
'' No. Nicholas.''- spiegò Anderson -'' Ha accanto una donna bellissima, intelligente, coraggiosa che lo ama... e che anche nelle situazioni più drammatiche riesce a tirar fuori una capacità di reagire e di tener testa a chi le rema contro in modo incredibile...''
'' Tua moglie invece?''- indagò Kitty. Ok, Anderson era stato da prendere a schiaffoni non meno di Donovan, però si salvava con il fatto che almeno lui aveva coraggiosamente ammesso di aver sbagliato. Aveva avuto il fegato di abbassare la testa e dire '' Perdonatemi, ho sbagliato''. Suo fratello lo riteneva ancora un idiota irritante però...
Le sarebbe piaciuto tanto sapere che ci trovava in Sally. Che fosse una bella donna era assodato, ma ( senza cattiveria) aveva l'impressione che la lista dei suoi pregi finisse lì.
Capitava che gli uomini tradissero, erano umani e quindi imperfetti, ma molto in fondo Anderson palesava una certa intelligenza  e creatività nel ragionamento, le sarebbe piaciuto scoprire come mai anche lui fosse tra quella gente.
'' Lei perchè non andava?''

'' Cos'ha combinato questo genio?''- fece Lestrade.
'' Reed sapeva bene che non poteva inserirlo immediatamente, appena uscito dalla scuola soprattutto dato il soggetto, nella sua èquipe chirurgica, così  gli aveva affidato un caso semplice.''- rispose la ragazza -'' Doveva prendersi cura di un uomo che era stato ricoverato a causa di una lavanda gastrica per aver mangiato una scatoletta di tonno andata a male e il dottor Reed aveva deciso di trattenerlo perchè aveva riscontrato un principio di avitaminosi. Affidò all'assistente il compito di somministrargli una cura a base di vitamine.''
'' E cosa può essere andato storto...?''- fece Greg allargando le braccia -'' Non mi pare un compito così difficile.''
Molly sospirò.
'' Il paziente non era diabetico.''
Gli occhi di John divennero grandi il doppio quando ebbe capito cosa intendeva dire Molly.


'' Chi ti ha detto che...''- fece Anderson basito che anche lei sapesse che lui e sua moglie...poi gli venne un dubbio -'' Te l'ha detto Sherlock?''
'' No.''- e non mentiva. A Sherlock non importava discutere di cose che non riteneva di massima importanza ed il pettegolezzo gli piaceva meno che mai se non utile al fine investigativo.
Mise una mano in tasca e ne dirò fuori un pezzo di carta piegata in due -'' Era nel caso Howard. E' la ricevuta di pagamento di una stanza d'albergo e del serivizio in camera. So che le prove delle tue scappatelle non puoi tenerle in casa perchè quando noi donne diciamo, metto in ordine, in realtà vogliamo dire, vediamo se e che cosa mi nascondi, ma mettere le prove nei dossier dei casi non ancora chiusi... non è un'ideona intelligente.''- nel dir così gli porse la ricevuta.
Anderson, seppur imbarazzato e basito, la recuperò e se la mise con cura nella tasca interna della giacca.
'' L'hai... detto... a qualcuno?''- indagò lui.
'' E a chi avrei dovuto dirlo?''- lo rassicurò lei -'' a nessuno, tranquillo. Ma mi piacerebbe sapere il perchè.''

'' No, fammi capire bene...''- fece John leggermente alterato -'' Uno che si auto considera un autentico genio della medicina somministra dei farmaci ipoglicemici  ad una persona che non è diabetica, sapendo che come conseguenza c'è il ribasso del livello di glucosio nel sangue e che potrebbe morire?''
'' Cose che succedono,''- fece Molly- '' quando ascolti la musica con l'iphone mentre lavori.
Il paziente per fortuna si  è salvato perchè Nicholas era passato a controllarlo e si era accorto che qualcosa non quadrava... gli ha messo dello zucchero in bocca e per fortuna la situazione si è stabilizzata... ma capirete che non poteva fingere che nulla fosse accaduto.''
'' Nick denunciò il collega a  quelli dei vertici dell'ospedale?''- fece Lestrade -'' Ha fatto quello che avrebbe fatto chiunque con un po' di sale in zucca.''
'' Indovino: Reed ha convocato una commissione, la commissione lo mette alla porta con tanto di insulti pesanti e quasto tizio giura di vendicarsi, dico bene?''- fece Sherlock.
'' Hai... quasi indovinato.''- fece Molly, quasi contenta di poter dire per una volta a Sherlock che aveva indovinato solo una parte di ciò che era successo.
'' In effetti, venne convocata una commissione e tutti votarono per il licenziamento e la radiazione... Reed però intervenne a suo favore, dicendo che forse si sarebbe potuto chiudere un occhio se lui avesse promesso più attenzione e di dimostrarsi più aperto ai consigli degli altri...''
'' Qualcosa mi dice che le cose non sono andate in questo modo.''- fece John.
Molly annuì.
'' Nick mi ha detto che Dale Collins, così si chiama...''- riprese la patologa -'' Si precipitò alla commissione dicendo che non se lo meritava, non aveva fatto niente di male e che era da folli criminali cacciare un medico bravo come lui.''
'' Confermo. Idiota.''- fece Sherlock.
E quella fu la seconda volta in pochi minuti in cui dava dell'idiota alla stessa persona. Ma era anche la prima volta che aveva l'appoggio incondizionato di chi lo ascoltava.
'' Immagino che Reed non la prese troppo bene...''- ipotizzò John.
'' Indovinato.''- rispose la ragazza -'' Appoggiò la commissione per farlo espellere.... e fu allora che lo insultò pesantemente dicendogli che non era portato per fare il medico e che se non cambiava approccio non sarebbe stato bravo nemmeno a pulirlo, un ospedale.''
E da lì, la storia si scriveva quasi da sola: Dale Collins, da sempre poco propenso ad ascoltare critiche e consigli, aveva deciso di vendicarsi.
Di certo però non aveva creato da solo quell'arma biologica... una persona del genere non diventava un genio assoluto dall'oggi al domani. Qualcuno doveva aver saputo del suo odio contro Reed e gli aveva offerto di potersi vendicare di lui in cambio di un favore: entrare in ospedale ed assicurarsi che il veleno facesse il suo lavoro. Poteva scegliere lui chi uccidere.
Ed infatti, avevano avuto tutti quello che desideravano: Dale si era vendicato di colui che l'aveva '' ferito nell'orgoglio di medico'' rovinando Reed, e quelli che avevano sviluppato la sostanza tossica la certezza che volevano. E magari Dale si era anche messo un bel gruzzolo in tasca.
Non si meravigliava nemmeno che qualcuno non avesse notato un medico che in teoria era stato cacciato... le persone, soprattutto quando avevano un mestiere in cui era necessario correre, di rado osservavano veramente i tratti del viso di chi camminava davanti a loro. Inoltre, sotto il camice bianco si somigliavano un po' tutti.
'' Greg... fai sorvegliare questo Collins. Ma con discrezione, che non sappia che gli stiamo addosso.''
'' Pensi che sia stato lui?''
'' O lo ha scoperto da solo o le persone che l'hanno assunto gli hanno fatto avere una dose di veleno per togliersi di torno Nicholas. I casi sono due: o Nicholas scopriva l'esecutore o i mandanti. E nessuno dei due sarebbe andato in prigione senza trascinare nel fango gli altri. E' coinvolto. Fino al collo.''
..
..
..
'' Se Dale è coinvolto...''- fece Molly mentre i tre si allontanavano, con gli occhi tremolati -''... lo troverete, vero?''
Sherlock fece per aprire bocca, ma Greg lo fermò.
Era suo dovere rassicurarla.
Le prese dolcemento il mento con indice e pollice della mano destra e con un sorriso promise -'' Non lo cercheremo. Gli daremo la caccia. E credimi, non è molto piacevole.''
Quella fu la prima volta da quando era iniziata quella brutta storia che Molly Hooper regalava un sorriso al fidanzato e sentiva riaccendersi nel cuore qualcosa che somigliava molto alla speranza.
Speranza che sentiva, si sarebbe trasformata presto in certezza.

Anderson sospirò e si mise a sedere per terra, imitato dalla giovane Holmes.
'' Ci siamo fidanzati al liceo. Tutti dicevano che saremmo durati per sempre... e per un po' ci abbiamo creduto. Specie quando ci siamo sposati... Sophie era la moglie, era la donna perfetta... amabile, dolce, piena di grinta, impossibile non innamorarsi di lei.''
'' Ma poi è successo qualcosa... dico bene?''- fece Kitty apporfittando dell'interruzione del capo della scentifica.
'' Sette anni fa. E' iniziato tutto sette anni fa, quando si è accorta di essere incinta... dovevi vederci. Eravamo innamorati... un bambino poi, la cosa più bella del mondo... credevamo che non fosse possibile essere più felici... poi, tutto è imploso: Sophie ha perso nostro figlio.''
'' Come... si, insomma, come è successo?''
'' E chi lo sa... aborto spontaneo. Sempliciemente, qualcosa che doveva succedere.''- spiegò Philip con il tono di chi aveva subito una ferita che a poco a poco aveva smesso di sanguinare, ma che bastava stuzzicare un minimo per causare una nuova ed inarrestabile fuoriuscita di sangue.
'' Da allora... è cambiato tutto. Non era più la mia Sophie...  si, a poco a poco ha ripreso i ritmi vitali, ma senza la vivacità e voglia di vivere che mi aveva conquistato. Ho cercato di starle vicino, ma dopo sei mesi...''
Da allora era facile intuire cosa fosse successo. Anzi, lo vedeva chiaramente scorrere di fronte ai suoi occhi, come se fosse un film di serie B... Donovan che gli offriva il suo appoggio, una spalla amica su cui sfogarsi, una birra dopo il lavoro, un bacio... e da un incontro se ne erano susseguiti tanti altri.
Un modo come un altro di reagire al dolore della perdita e al grigiume in cui erano finiti lui  e sua moglie.
'' Penserai che sono un mostro, un vigliacco senza spina dorsale, vero?''
'' Ammetterlo è già molto.''- fece Kitty -'' Però... posso darti un consiglio? Pensa attentamente a voi... la vita è troppo breve per passarla a pentirsi di non aver fatto il massimo per una persona di valore.''
'' Che vuoi dire?''
'' So che scappare, trovare un modo per fingere ed ostentare una ritrovata ragione per vivere sarebbe il modo più facile... ma prima ti luccicavano gli occhi quando parlavi di tua moglie.''- cosa che invece non accadeva quando a volte parlava di Sally o la nominava -'' La ami ancora. Ha bisogno di te. Ed è viva, in salute, e puoi fare molto per aiutarla. Non buttare questa possibilità. Un giorno potresti pentirtene... e passare la vita come pasto fisso dei rimorsi è brutto. Molto.''- nel dir così si alzò -'' Ora scusa, ho del lavoro da sbrigare.''
Anderson non fece nulla per bloccarla, aveva ascoltato tutto in religioso silenzio, ma più per sbarlordimento che per altro.
Catherine aveva solo ventidue anni. Una giovane donna, molto intelligente, bella e sveglia... ma per tutti coloro che lavoravano lì, data la sua giovane età, era poco più di una bambina.
Francamente si stupiva che una ragazza così giovane fosse già così matura... poi si ricordava di chi era sorella. E tutto tornava.
Una cosa però gli dispiaceva. Di non averla incontrata prima.
In quel momento desiderò con tutto il cuore averla incontrata sette anni prima. Al posto di Sally.
Non per portarsela a letto, dato sette anni prima la sorella di Holmes aveva solo quindici anni, ma per avere qualcuno che desiderava sul serio aiutare lui e Sophie, senza maschere ed altri fini.
Forse, se l'avesse incontrata prima avrebbe evitato di sentirsi lo schifo che si sentiva in quel momento.

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Capitolo 9
*** Follia disperata ***


~Sherlock, John e Catherine avevano deciso che la cosa migliore da fare fosse mettere anche Mycroft, al corrente delle loro ultime scoperte ritenendo che il caso potesse interessare anche a lui, data la situazione che si era venuta a creare.
Un avvelenamento che poteva benissimo essere un regolamento di conti, una vendetta, un modo per colpire Sherlock tramite Kitty, si era rivelato molto di più.
Un germe modificato che serviva come arma biologica.
Se quello non era cruccio del Governo Britannico... inoltre era anche un modo di Sherlock per far sapere al fratello cosa stesse passando Cath, in tutti i dettagli e senza che questi poi prelevasse dalla strada la sorella come era solito fare con John per chiedergli come stava.
'' Credo che sia il momento di far intervenire gli elementi migliori dell' MI5.''- fece Mycroft dopo aver ascoltato il resoconto del fratello.
'' Non lo fare.''- gli sconsigliarono i due consanguinei.
'' Hanno ragione.''- li appoggiò John -'' Abbiamo individuato un potenziale esecutore, se si sente braccato potrebbe fuggire in un paese senza estradizione.''- ed anche ammesso che gli uomini di Mycroft riuscissero a fermarlo... con cosa lo potevano trattenere? Su di lui avevano certezze, sì, ma non erano con le certezze che si chiedevano mandati d'arresto o condanne in tribunale.
L'unico modo per bloccargli il passaporto ed impedirgli di scappare, il tempo necessario per raccogliere quelle prove per loro vitali, sarebbe stato riaprire dei vecchi provvedimenti penali su Dale Collins... peccato che almeno da quel punto di vista fosse immacolato. Per il momento.
'' Come posso non fare nulla quando c'è un arma biologica probabilmente sul punto di essere messa a punto del tutto, sapendo che c'è un pesce che può portarci a prendere il pescecane?''- fece Mycroft. Non osava nemmeno immaginare i danni che avrebbe potuto fare.
Per quel che ne sapeva, i creatori avrebbero anche potuto minacciare di liberare il veleno nell'aria del Regno Unito tenendo in ostaggio non solo tutti i cittadini dell'Inghilterra... ma anche di tutto il mondo occidentale, solo per ottenere il rilascio di qualche pericolo  per la pubblica sicurezza da tempo recluso nelle migliori prigioni dello stato.
'' Lestrade lo sta facendo seguire a distanza.''- fece Sherlock -'' quello non è certo un mastermind del crimine... è solo un ragazzino ottuso e presuntuoso che vuole vendicarsi di tutti quelli che in qualche modo lo hanno umiliato o offeso i suoi sentimenti, ma che a detta di Molly e dello stesso Reed non sarebbe nemmeno capace di prendere una vena per fare un'iniezione.''
'' Appunto.''- fece il maggiore -'' Un idiota che non sa con cosa sta giocando. Doppio pericolo.''
'' Cathy, tu cosa ne pensi?''- fece John. La giovane Holmes non si era ancora espressa, sembrava come persa in un turbine, con la mente rivolta chissà dove.
Pareva essere tornata ai primi giorni in cui era iniziata quella brutta storia, quando le avevano detto che il suo innamorato era stato avvelenato con una sostanza che non riuscivano ad identificare e che quindi non potevano curare al meglio.
Lui, dal canto suo, aveva passato lunghe ore di consulto con gli esperti di tossicologia e alla fine avevano optato per un siero che non combatteva l'azione assassina del veleno, ma ne ritardava gli effetti.
Per Nicolàs, Molly, Catherine, lui e tutte le persone coinvolte era sofferenza allo stato puro, anche per quelli che parevano non essere toccati più  di tanto, ma era peggio che cercare di estrarsi un coltello che ormai pareva essersi calcificato nella ferita.
'' Cosa penso?''- fece Cath inspirando profondamente -'' Che se questo tale ha usato una sostanza velenosa sulla prima che gli è capitata a tiro, magari perchè sperava di ottenere un bel gruzzolo in cambio, e che se ora ha cercato di fare la pelle a qualcun'altro solo per evitare di essere punito... allora non ci sono attenuanti. Deve andare in galera. E chi ha creato questa pestilenza, con lui.''- nel dir così si alzò dal pavimento su cui era rimasta seduta fino a quel momento, recuperò la borsetta e la giacca e si diresse in direzione dell'uscita.
Voleva vederlo. Voleva vedere Nick, fino a che il trattamento farmacologico gli permetteva di restare nel mondo dei vivi. Era una Holmes, e come tutti i suoi familiari era poco propensa a lasciare tutto nelle mani di una Divinità, e francamente in quel momento l'unica cosa che le avrebbe dato gioia e piacere oltre a vedere Nicholas perfettamente guarito, era anche vedere chi gli stava facendo questo dietro le sbarre di un carcere di massima sicurezza.
Un po' si sentiva in colpa.
'' Per le persone, amarti, volerti bene dev'essere una maledizione...''- pensava camminando i diciassette scalini che la dividevano dalla porta d'ingresso -'' se una ad una rischiano di morire o muiono come mosche...''
...
...
...
'' Sta reagendo bene.... insomma...''- fece Mycroft una volta che la sorella ebbe lasciato l'appartamento -''... è la seconda volta che le succede.''
'' La seconda?''- fece John stranito dall'ultima battuta del maggiore degli Holmes.
Sherlock confermò.
'' Sì... questo caso ha molte analogie con un evento traumatico che l'ha coinvolta qualche hanno fa... quando andava ancora al liceo, per l'esattezza.''- spiegò Sherlock -'' Quando Cath era molto piccola aveva fatto amicizia con una bambina che all'asilo non faceva che piangere e gridare.''- sulle prime non riusciva a capire che ci trovasse di così straordinario sua sorella nell compagnia di un altro essere umano, che tra l'altro era la bambina più piagnucolona mai conosciuta sino a quel momento... ma poi le vedeva giocare nel salone della loro casa, con un tutù da ballerina ed una coroncina di plastica e quasi quasi invidiava quel feeling così particolare tra le due bambine.
'' Hanno frequentato le stesse scuole, ed anche se avevano solo quindici anni avevano già deciso di andare a studiare nella stessa università, qui a Londra.''- spiegò Sherlock.
Però c'era qualcosa che non tornava. John ricordava bene quando era arrivata Catherine un anno prima, dicendo loro che aveva deciso di laurearsi in criminologia chiedendo il permesso di restare con loro sino a che non avesse trovato un posto tutto suo... ma non aveva mai fatto cenno a quell'amica così fidata e così vicina.
'' E questa ragazza adesso dove si trova?''-  chiese il medico.
'' Al cimitero di Liverpool.''- fece Mycroft lapidario -'' Durante il secondo anno di scuola superiore, dopo le vacanze primaverili per la precisione, nella scuola iniziò a circolare una sostanza stupefacente. Nessuno si fece domande quando venne lanciata la prima pietra, ma la responsabilità venne attribuita proprio all'amica di Catherine.''
'' E lei che ha fatto?''- fece John curoso più che mai.
'' Come è logico, Taylor Smith, così si chiamava l'amica in questione negava di essere lei la responsabile, ma quando una forte dose di droga venne ritrovata proprio nel suo armadietto personale la situazione precipitò.''- spiegò Sherlock. Lui personalmente non aveva mai creduto alla colpevolezza della ragazza. Vero, era ansiosa, piagnucolona e per certi versi si domandava come fosse possibile essere intelligenti e tediosi allo stesso tempo, ma proprio perchè era una ragazza intelligente sapeva che non avrebbe mai nascosto della merce che scottava come ferro rovente nel primo posto in cui la commissione disciplinare scolastica avrebbe cercato.
Peccato però che non tutti fossero in grado di riflettere o avessero voglia di scavare a fondo persino quando tutto era troppo semplice.
'' Ma Cath non ha creduto alla colpevolezza dell'amica, vero?''- fece John.
Sherlock annuì -'' Lei no, ma tutti gli altri sì. Iniziarono ad ignorarla e se non la ignoravano la prendevano in giro pesantemente, mettevano false voci in giro sul suo conto ed avevano persino creato una pagina sui social network per insultarla e deriderla. Quando Cath si è accorta che la situazione era diventata ingestibile e che Taylor minacciava di crollare si è rivolta a noi per chiedere aiuto.''
'' Che genere di aiuto...?''
'' Qualsiasi cosa potessimo fare.''- fece Mycroft -'' Sherlock aveva deciso di infiltrarsi come tirocinante universitario per poter osservare da vicino la scena del delitto sia tutti i potenziali colpevoli, io invece avevo fatto richiesta per aprire un'indagine nei confronti delle due ragazze che avevano lanciato l'accusa nei confronti della Smith... ma non è bastato purtroppo.''
Infatti, come voleva la trama già scritta di tutte le storie di bullismo, o per lo meno di molte storie del genere, Taylor si era buttata dal parapetto del tetto della scuola gridando la sua innocenza.
'' Si è uccisa?''- chiese John provando pietà per quella vita finita troppo presto.
'' Sotto gli occhi di Kitty.''- fece Sherlock -'' quel giorno ero andato a prenderla a scuola perchè volevo parlare con Taylor... e nel giro di due secondi tra me e lei è caduta proprio Taylor.''- Sherlock si bloccò.
Solo in quel momento si rendeva conto di quello che aveva fatto: tre anni fa, aveva inferto a John lo stesso identico dolore che sua sorella aveva sperimentato in prima persona.
'' Nessuno ovviamente si è azzardato a darle fastidio direttamente, perchè sapevano che la nostra famiglia aveva dei contatti diretti con la polizia...ma dopo la morte di Taylor, per Cath le cose sono state molto difficili.''- concluse Mycroft. E se lo diceva era perchè lo sapeva: aveva chiesto ad Anthea di prelevare gli uomini meno '' dotati'' affinchè si appostassero vicino alla scuola e alla loro casa natale perchè la tenessero d'occhio, pronti ad intervenire se lo ritenevano necessario.
Non che sospettasse o temesse che la sorella facesse qualcosa di avventato o di stupido, ma anche se Holmes era pur sempre una ragazzina che aveva subito un grave lutto, e la prudenza non era mai troppa.
Era venuto a conoscenza che i compagni di scuola, pur non osando proferirsi direttamente, la additavano come la complice della spacciatrice suicida, e lui e sua madre le avevano persino offerto di cambiare scuola, di intercedere con la madre per farla andare a completare gli studi per il diploma a Londra, lontano da tutto quello che poteva ricordarle l'amica tragicamente scomparsa, ma Catherine si era opposta a tutte le proposte, insistendo con veemenza per continuare a frequentare quel liceo.
Un ultimo regalo a Taylor, nel tentativo di non voltarle le spalle almeno da morta.
'' Abbiamo cercato in tutti i modi di convincerla che non aveva colpe. Non c'è stato verso di convincerla.''- aggiunse Sherlock -'' I misteri le sono sempre piaciuti, ma...''
''... è stata la fine della sua amica che ha fatto scattare tutto...''- concluse John. Per lo meno adesso, capiva il controllo che la ragazza si stava imponendo per non crollare. Marie Marcado era proprio come Taylor: una persona indifesa, magari pescata a caso, sacrificata per il fine '' superiore'' di qualcun'altro.
Reed, come Taylor, aveva visto la sua vita, la sua reputazione andare a rotoli, senza nessuno disposto a credergli, tranne un suo ex studente...
E Nicholas, ci si era ritrovato in mezzo, nel disperato tentativo di rimettere le cose a posto o per lo meno, ridurre i danno al minimo.
E Cath, oltre a dover gestire la propria emotività per quel caso in cui era in gioco la vita di colui che aveva scelto come compagno di vita, doveva riaffrontare i fantasmi del passato.
Francamente si stupivano che non avesse ancora ceduto e della calma che aveva mantenuto sino a quel momento... e forse dovevano averne paura.
Le persone eccessivamente calme e controllate potevano essere paragonate a delle bombe ad orologeria. Potevano esplodere da un momento all'altro.
Si chiedevano quanto ci avrebbe messo Cath a scoppiare...

Quando arrivò in ospedale ed entrò nella stanza di Nicolàs, incredibile ma vero, lo trovò sveglio. E per un attimo si era quasi illusa che fosse solo un brutto sogno, che tutto quello affrontato sinora non era reale, ma solo un brutto sono... in fin dei conti, era una Holmes, l'attività onirica normale non era proprio nei suoi standard...  poi si ricordò che i medici lo avevano detto che Nicolàs aveva degli spruzzi di lucidità che però non duravano molto e che in quel breve lasso di tempo dovevano evitargli sforzi ed emozioni troppo forti, o il suo cuore avrebbe finito per cedere ancora prima che il veleno si mangiasse l'ultima cellula sana che aveva in corpo.
Entrò nella stanza e lo vide.
Pallido, dimagrito, il volto segnato dalla sofferenza... eppure le regalò un sorriso angelico quando la vide entrare nella stanza.
Un sorriso che le scaldò il cuore... e lei voleva rivederlo ancora in futuro... magari mentre rassicurava un bambino o qualcuno che stava male e che aveva perso la speranza, che fino a che l'attività elettrica celebrale non cessava c'era vita, e che finchè c'era vita lui non si sarebbe arreso.
'' Ehy...''- la salutò -'' che sono giè morto...?''
'' No...''- fece la giovane sedendosi accanto a lui -'' non sei morto... Dio, non sai quanto mi dispiace per...''
Si sentiva davvero in colpa.
Ormai era appurato che Nicolàs non era stato colpito per una vendetta contro di lei o contro suo fratello... ma lei era la sua fidanzata.
Ed aveva il compito di sostenerlo, proteggerlo ed aiutarlo.
E non riusciva nemmeno a  trovare un idiota che non sapeva nemmeno prendere una vena per fare un prelievo del sangue che lo stava uccidendo... che razza di investigatore era? Non riusciva a salvare la sua migliore amica dalle infamie delle compagne di classe invidiose e ora nemmeno l'uomo che amava...
'' Ma guarda che io non ho paura di morire...''- fece Nicholas sorridendo debolmente -'' Ho incontrato te... solo... ti chiedo di fare qualcosa per me...''
'' Certo Nick... tutto.'' fece la ragazza sofrzandosi di non piangere disperatamente. Lo stava perdendo. Le stava morendo sotto gli occhi... proprio come Taylor sette anni prima e non aveva fatto niente per impedirle di buttarsi dal parapetto...
'' Ascolta... so che te ne stai già occupando ma ti prego... Reed è un brav'uomo. E non si merita una cosa del genere...''
'' Io ti giuro, tesoro mio... chi ti ha ridotto così non avrà un solo giorno di pace. Il governo britannico in persona si sta mobilitando...''
'' Molly.... ti occuperai di lei, vero...?''- fece il giovane medico con fare apprensivo -'' Lo so che è una ragazza forte... ma nessuno sopporta di rimanere soli al mondo in questo modo...''
'' Ma lei non è sola.''- fece Kitty -'' Ci sei tu, con lei. Tu uscirai di qui... ti do la mia parola.''
Nick sorrise carezzandole il viso -'' Ma se così non dovesse essere...  devi promettermelo.''
Ricacciò indietro un singulto.
'' Te lo prometto.''
'' Bene...''- fece Nick -'' Per ultimo... Fiamma Scarlatta è tua.''
Kitty sorrise. Il suo fidanzato adorava la sua moto, tant'è che le aveva dato un nome... chissà quanti equivoci avrebbe potuto credere se non avesse saputo quel dettaglio...
Si bloccò. E se...
'' Ti senti bene?''- fece il medico preoccupato dall'improvvisa immobilità della ragazza. Sperava vivamente di non averla contagiata... però si trattava di un caso di avvelenamento non di una malattia trasmissibile con il contatto, trovava strano che Catherine si fosse ammalata.
Kitty iniziò a rimuginare su quel dettaglio... era un'idea folle, ma in fin dei conti era pur sempre un ipotesi valida come qualsiasi altra... che però non le dava la certezza assoluta di trovare il bastardo che aveva ridotto il medico in quello stato, ed anche se così fosse stato avrebbe certamente negato ogni responsabilità del caso e se c'era un antidoto per salvargli la vita di certo non l'avrebbe detto a lei.
C'era solo una cosa che poteva fare. Pericolosa. Tratti suicidi... ma era l'unica cosa che poteva fare.
'' Tu non morirai. Non oggi. Promesso.''- nel dir così lo baciò. Un bacio in cui affogò tutto quello che sentiva in corpo in quel momento: odio, rabbia, paura, probabili giorni felici che non sarebbero mai esistiti... avrebbe giurato di aver sentito delle lacrime solcarle il viso.
In quel momento vennero raggiunti da Molly.
'' Oh, scusate... non sapevo che...''- fece la giovane patologa imbarazzata -'' vi lascio soli...'''
'' Molly aspetta...''- fece la ragazza  raggiungendo la sua potenziale cognata, portandola fuori dalla stanza con sè.
...
...
...
'' Puoi restare un po' con lui?''- fece la giovane Holmes.
'' Sì...''- fece la patologa con un'espressione tra il preoccupato ed il confuso -'' ma perchè, tu dove vai?''
'' Credo di aver capito.''
Gli occhi di Molly s'illuminarono di gioia e speranza.
'' Si chi è stato?''
'' Ho una mezza idea di come sia entrato in contatto con il veleno, a quel punto trovare il colpevole dovrebbe essere questione di poco, ma devo fare un controllo.''- spiegò Kitty.
'' Chiamo Greg...''- fece Molly prendendo il cellulare, solo per venire fermata dalla giovane Holmes.
'' Meglio di no. Se lo cogliamo di sopresa è più facile che si tradisca... vado, mi assicuro di averci visto giusto e poi facciamo intervenire la polizia.''
'' Va bene.''- fece la patologa mettendo a posto il cellulare -'' mi terrai informata vero?''
La giovane le sorrise per rassicurarla prima di allontanarsi.

Perfetto. Ora doveva solo mantenere il sangue freddo ed i nervi saldi. Era un tentativo di suicidio. Prima cosa appurata.
Peccato che fosse anche l'unico modo per fermare il veleno che stava uccidendo Nicolàs. Forse sarebbe riuscita a combattere il dolore della perdita, in fin dei conti, l'aveva già fatto non più tardi di sette anni prima... ma Molly? I loro genitori erano morti e per molto tempo, l'unica famiglia che aveva avuto la patologa era proprio il fratello maggiore.
E comunque non era giusto che una donna fosse morta in '' onore della scienza omicida'' e che un medico bravo e competente fosse stato tagliato fuori dal lavoro che tanto amava magari per una stupida ripicca...
Ma cosa più importante non poteva lasciare che un uomo onesto morisse per colpa di un delinquente che voleva incastrare qualcuno e che aveva già fatto tanto male...
L'aveva già permesso una volta.
Non l'avrebbe fatto di nuovo.
Fermò un taxi e vi salì.
'' Allora...''- fece il tassista voltandosi verso di lei -'' dove andiamo?''
Non fece in tempo nemmeno ad aprire ibocca che il tassista la aggredì con un fazzoletto imbevuto di qualche sostanza narcotizzante. Gli afferrò il polso, lottando per allontanarlo da sè ma il narcotico iniziava già a fare effetto.
In pochi secondi, il suo mondo sprofondò nel buio.
La battaglia finale iniziava.

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Capitolo 10
*** L'ultimo errore ***


~'' Ma siete certi di quel che dite?''- fece Anthony Reed. Il consulente investigativo, John e Lestrade, proprio su suggerimento del secondo, si erano recati all'appartamento dell'ex luminare nonchè maestro e grande amico di Nicholas, per metterlo a parte degli sviluppi dell'indagine.
John gli aveva infatti promesso di tenerlo informato, sia sulle condizioni di salute sempre più gravi del giovane Hooper che sull'evolvere dell'indagine che in un modo o nell'altro lo vedeva coinvolto.
'' Pensate che Dale Collins abbia assassinato la signora Marcado e che poi abbia usato la stessa arma su Nicolàs....?''- fece sconvolto.
'' Purtroppo ne siamo certi, dottore.''- fece Greg -'' Ho chiesto a degli agenti di fare dei controlli tra i suoi ex studenti, e pare che nessuno di loro vedesse di buon occhio il signor Collins e che lei avesse un occhio di riguardo per Nicolàs...''
'' Occhio di riguardo mi pare esagerato...''- fece Reed - '' Però lo ammetto. Era il migliore dei miei studenti... è un medico serio, attento, e posso dire che la mia èquipe chirurgica avrebbe perso un paziente se non fosse stato per la sua preparazione.''
'' Quindi...''- fece Sherlock -'' Nicholas godeva della sua stima, mentre Dale si atteggiava a medico vissuto e intanto rischiava di far fuori i pazienti... come il sole e la luna.''
Reed annuì.
'' Sì, ma ritenevo che fosse mio compito stimolare tutti i miei studenti con un po' di fiducia... ovvio, non potevo affidare un intervento di microchirurgia a Dale... una cura a base di vitamine mi sembrava buono per cominciare.''
'' Peccato che poi si sia messo a farsi i fatti suoi sul lavoro ed abbia quasi ucciso un uomo.''- sottolineò John.
'' Io non... non potevo immaginarmelo... ma forse dovevo...''
'' Non se ne faccia un cruccio.''- fece Sherlock -'' Se si potesse davvero prevedere il limite della stupidità umana, si potrebbero prevedere anche i crimini e sa che noia sarebbe la vita?''
John sospirò con un' espressione mista tra lo scettico ed il divertito... la doti di consolatore del suo compagno erano un punto su cui dovevano lavorare ancora. E tanto.
'' Povero ragazzo....''- fece Reed sinceramente addolorato -'' E dire che glielo avevo detto di lasciar perdere...''
'' Cosa?!?''- fece Greg stupito -'' Il dottor Hooper le aveva comunicato che voleva svolgere un'indagine privata?''
'' Sì....''- fece Reed  -'' Mi aveva detto che era riuscito a procurarsi una copia della cartella clinica della Marcado e che da lì, avrebbe fatto delle indagini.''
'' E quando è successo?''- fece Greg.
'' Lascia perdere, lo sappiamo che l'inizio della sua indagine e il suo avvelenamento a lento rilascio non sono una coincidenza ma una semplice catena di azione e reazione....''- fece Sherlock -'' Mi dica dove è successo.''
'' In una caffetteria poco distante dal Barth...''- fece Reed -'' Era il locale preferito dei miei studenti, perchè facevano degli ottimi cupcakes a prezzi modici...''
'' Greg''- fece Sherlock -'' Manda un paio di agenti alla caffetteria e di loro che chiedano al personale del locale se per caso il giorno in cui  Reed e Nick si sono incontrati hanno notato qualcuno che li ascoltava ed in quel caso, qual'è stato il suo comportamento.
E per sicurezza, fatti dare i nominativi dei clienti fissi.''
'' Che c'entrano i clienti fissi adesso?''- fece Greg.
Per un attimo il detective fu tentato di mettersi le mani tra i capelli, sgranando gli occhi dalla sopresa.
'' Che razza di domanda è?''- fece Sherlock -'' Nei locali c'è sempre qualcuno che si siede ad un tavolo isolato con la scusa che lì può godersi meglio la pausa... ma intanto ne approfitta per osservare tutti gli altri clienti.''
'' E tu ne sai qualcosa, vero?''- fece John punzecchiandolo sul fatto che quando uscivano a cena assieme, spesso da Angelo, mentre aspettavano le portate ordinate, il fidanzato si divertiva a dedurre i fatti personali degli altri clienti.
Sherlock fece finta di non sentire e sbuffò.
Voleva solo prendere Dale in fallo per farsi portare ai pesci più grossi. Nicholas era ormai arrivato agli sgoccioli della sua resistenza.
E nemmeno Molly e Cath potevano reggere a lungo.

Cath aprì gli occhi. La prima cosa che avvertì attorno a lei fu il buio ed un silenzio assoluto. L'unico rumore che avvertiva era il suo respiro.
Si sentiva ancora intontita a causa dell'anestetico che aveva ancora in circolo.
Mani e piedi erano liberi.
Ciò significava solo due cose: o erano stati talmente idioti da non aver pensato che un qualsiasi ostaggio avrebbe sicuramente approfittato della cosa per fuggire il prima possibile... o avevano intenzione di tornare a prenderla molto presto. E di certo non per invitarla a prendere una tazza di tè con loro.
La seconda era la più papabile.
'' Bene, allora al lavoro.''- fece alzandosi in piedi.
Visto che aveva poco tempo, probabilmente, tanto valeva sfruttarlo al meglio.
...
...
...
'' Avevi ragione tu, Sherlock.''- fece Greg una volta arrivato a Baker Street seguito da una Donovan felice di essere lì per dare ragione allo '' Strambo'', come lo chiamava lei, esattamente come lo era una persona che tornava a casa sperando di trovare una bistecca con contorno di patatine fritte dopo una giornata massacrante ed invece trovava il minestrone di verdure.
Non che l'ispettore avesse dei dubbi sul fatto che il collaboratore avesse ragione, però...
'' Quindi?''- fece Sherlock.
'' Il giorno in cui Reed e Nicholas si sono incontrati al cafè, c'era anche Dale Collins.''- fece l'ispettore -'' La cameriera se lo ricorda così bene perchè quel giorno, il nostro amico si è sporto troppo per ascoltare la loro conversazione e ha rovesciato un vassoio di muffin e due caraffe di centrifuga di mele e carote... gli accidenti che la cameriera gli ha mandato quel giorno non li ha lanciati in tutta la vita.''
'' Proprio come sospettavo...''- fece Sherlock prendendo il cellulare. Voleva avvisare la sorella che ormai non avevano dubbi in merito in modo tale che potesse comunicare a Molly che, anche se non era molto, potevano dare nome e cognome al demonio che stava ammazzando il dottor Hooper.
'' Emetto un bollettino contro Dale Collins...''- fece Greg.
'' Non credo che serva, Mycroft ci starà già pensando...''- fece Sherlock -'' non risponde.''
'' Chi?''- chiese Lestrade.
'' Kitty.''
'' Forse non ha campo.''- ipotizzò John -'' dopo tutto è in ospedale...''
'' Se non ci fosse campo non squillerebbe. Invece da libero e non risponde...''- poi finalmente ebbe una risposta dall'altro capo del telefono... e fu una delle rare volte in cui la risposta non era quella che si aspettava -'' Cath, siamo a Baker Street...''
...
...
...
'' E che ti pare la voce di Cath?''- fece l'uomo dall'altro capo del telefono -'' ovvio che non sono Cath.''- concluse ridendo sommessamente.
'' Sì, fino a qui ci ero arrivato, genio...''- fece il consulente -'' dov'è la signorina? La proprietaria del cellulare, dov'è?''
'' E che ne so io?''- fece quello -'' tutto quello che so è che ha buttato nel cestino della spazzatura un cellulare quasi nuovo...''
'' Come, in un cestino della spazzatura...''- fece Sherlock a cui quella storia iniziava a piacere sempre meno -'' dov'è questo cestino?''
'' Di fronte all'ospedale... ''
'' Allora, non ti muovere da lì, se ci provi finisci dentro per intralcio alla giustizia o per qualsiasi altra cosa che possa venirmi in mente.'' - nel dir così chiuse la telefonata.
'' Che succede...?''- fece John preoccupato.
'' Mi sa che Dale ha commesso il suo ultimo errore...''
..
..
..
Era andata proprio così. Dalle testimonianze che erano riusciti a raccogliere, Cath era uscita dall'ospedale ed era stata vista salire su un taxi.
Solo in un secondo momento, Greg e Donovan riuscirono a scoprire che quel taxi non apparteneva a nessuna compagnia e che la targa risultava quella di una Ibrido grigia che risultava essere stata rubata.
Venne interrogato anche l'uomo che aveva risposto al telefono, ma si trattava solo di un barbone che avendo trovato un telefono praticamente nuovo lo aveva preso per rivenderlo. Quando poi aveva visto la telefonata in arrivo e vedendo sul display il nome del detective più famoso del Regno Unito aveva '' cambiato piano'' progettando di chiedere una ricompensa.
'' Cinquanta sterline.''- fece Sherlock allungando una banconota all'uomo e prendendo il cellulare della sorella -'' fattele bastare.''
Ormai non c'erano dubbi. Catherine era stata rapita.
'' Ma perchè mi domando io?''- fece John con un'espressione angosciata in volto. Davvero non capivano... si, avevano individuato il movente e l'esecutore materiale ed anche che dietro a tutto l'inferno che avevano vissuto negli ultimi giorni c'era una grossa cospirazione... ma non avevano prove.
Nessuna prova convincente da usare contro Dale per arrivare ai pesci grossi... quindi, per quale motivo fare una cosa del genere.
'' Ho allertato stazioni di servizio, ospedali, stazioni di autobus e treni e ho trasmesso a tutti una foto di Cath... se qualcuno prova ad andare da qualche parte, qualsiasi parte, con una donna che le somiglia anche solo vagamente... lo prendiamo.''- fece Greg.
'' Ritira l'ordine.''- fece Sherlock andando sulle foto del cellulare di Cath. Sua sorella gli aveva lasciato un messaggio in codice.
Era stata drogata e portata via, questo era l'unico dato certo di cui disponevano... ma il cellulare l'aveva certamente buttato via lei.
Nessun rapitore avrebbe lasciato la sua vittima in macchina, per andare a cercare un cestino della spazzatura distante quasi cento metri dalla macchina per andare a buttare un telefono. Fuori dall'ospedale c'era troppa gente che andava e veniva, tra visitatori, medici che approfittavano della paura per starsene fuori a fumare, infermiere che portavano persone non deambulanti o reduci da un'operazione a prendere una boccata d'aria... insomma, troppi testimoni.
Ergo, non poteva essere stata che Cath. E lo aveva fatto per lui, per lasciargli un messaggio.
Come se sapesse in anticipo cosa sarebbe successo di lì a poco...
'' Come sarebbe a dire, ritira l'ordine, sei impazzito?''- fece John sconvolto dall'idea che l'amico ordinasse che nessuno si occupasse di bloccare le possibili vie di fuga del rapitore di sua sorella -'' Cath è in pericolo!''
'' Sei certo che lo sia?''- fece Sherlock -'' Ho come il sospetto che in questo momento sia lei che coordina le regole del gioco.''
Ook, adesso sia l'ispettore che il fidanzato erano abbastanza certi di una cosa: non ci stavano capendo più niente.
'' Che vuoi dire, non capisco...''- fece Greg per entrambi.
'' Non hai ancora capito?''- fece Sherlock basito -'' Lo ha fatto apposta. Sapeva che quasi certamente Dale era nei paraggi, forse per assicurarsi che Nicholas fosse ormai ad un passo dal rendere l'anima a chi gliel'ha data, così gli ha teso una trappola: ha detto di avere una pista che l'avrebbe condotta a trovare tutti i responsabili, sapendo che a breve avrebbe provato a prelevarla.''
'' Ma è pazza?!?''- fece Greg con gli occhi che parevano due uova sode -'' Questa vuole farsi ammazzare, non lo capisce?''
Sherlock annuì. Vero, sua sorella aveva adottato una tattica piuttosto pericolosa per spingere Dale a commettere l'ultimo errore che avrebbe permesso a loro di smantellare il tutto... ma doveva ammettere che era tanto geniale quanto suicida.
E poi... non era quello che faceva anche lui? Rischiare la vita per risolvere un caso, spesso con le certezze matematiche pari solo al 50% di uscirne vivo e vivere per celebrare la vittoria?
Una vera Holmes.
Buon sangue non mentiva.
'' Geniale...''- fece Sherlock intuendo qual'era il messaggio lasciatogli dalla sorella. Si rivolse a Greg.
'' Manda gli agenti della scientifica al palazzo dove abita Nicholas.''
'' Hanno già perquisito l'appartamento, non c'era alcuna traccia del veleno...''- obiettò l'ispettore.
L'ultima cosa che voleva era perdere tempo e sprecare risorse quando c'erano in gioco due vite umane.
'' Hanno esaminato anche il garage e la moto di Nicholas?''- fece Sherlock sperando con tutto il cuore che gli dicesse di no.
Il poliziotto ci pensò su per un attimo e poi disse -'' No...''
'' Perfetto. Mandali al garage di Nicholas, e fagli analizzare la moto. E non dimenticare il casco da motociclista, mi raccomando.''
'' Il casco?''- fece il medico iniziando a capire -'' Oddio, vuoi dire che...''
Per tutta risposta Sherlock gli mostrò il telefono della sorella.
Sullo schermo c'erano tracce di una sostanza oleosa, bianca e profumata. Uno sbaffo di crema per le mani.
Come se Kitty, prima di gettare il telefono per farlo ritrovare si fosse cosparsa le mani di crema e non l'avesse spalmata adeguatamente prima di prendere in mano l'apparecchio.
Una dinamica dei fatti davvero insolita per chi la conosceva ed era al corrente delle sue manie di ordine perfetto.
Sherlock toccò il telefono  per mostrare loro una foto. Ritraeva Nicholas sulla moto... ed aveva il casco.
E per qualche strana '' coincidenza'' la macchia di crema si trovava proprio in corrispondenza del casco.
'' Sì, esatto.''- fece Sherlock -'' Il veleno non è stato assunto per via orale come abbiamo pensato fin dal principio... Dio che stupido... ma per assorbimento cutaneo. E' bastato iniettare nell'imbottitura del casco la sostanza tossica, a piccole dosi... ed il gioco è fatto.''
Greg corse subito a telefonare. Se riuscivano a recuperare anche solo una minima parte di sostanza tossica, i medici del reparto di tossicologia sarebbero riusciti a somministrargli una qualche cura per salvargli la vita.
...
...
...
'' Credi...''- fece John rivolto al fidanzato -'' che Cath stia bene...?''
Anche se era una domanda retorica. Gli Holmes erano quasi inaffondabili. Riuscivano a tornare persino dall'inferno.
'' Ovvio che sta bene. Ma la ritroveremo prima che le risorse a sua disposizione finiscano.''- fece Sherlock.  Vero, sua sorella era intelligente, forte, coraggiosa ed il suo viso di bambina ingannava parecchia gente, nemici ed amici, ma se c'era una cosa che aveva imparato in quegli ultimi anni era che nemmeno la mente più brillante poteva deviare la traiettoria di un proiettile e nemmeno la persona più intelligente del mondo era immortale.
Tutte buone ragioni per sbrigarsi a ritrovarla.

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Capitolo 11
*** Ad un passo dalla verità ***


~Il cellulare lo aveva buttato per dare a Sherlock l'indizio su cui indagare per fare in modo che i medici salvassero la vita di Nick, mentre lei costringeva Dale a fare il passo falso che avrebbe portato a smantellare tutta la banda, ma le chiavi di casa le aveva tenute.
Delle chiavi non le importava granchè... ma della piccola torcia appesa al mazzo come portachiavi, eccome.
Quel gingillo le aveva fatto trovare un interruttore, e da lì aveva capito che le persone che stavano cercando l'avevano trascinata in quello che era il loro laboratorio di morte.
E che, per una strana ironia del destino... era in origine un mattatoio. C'era ancora il sangue delle bestie macellate negli anni addietro, rappreso sul pavimento, ormai impossibile da pulire ed un tanfo disgustoso.
E per loro, questo erano lei, Nicholas e questo era stata Marie Marcado: animali da macellare senza il minimo rimorso.
In nome di qualcosa che ancora non conosceva... o meglio, un'idea se l'era fatta ma preferiva non saltare alle conclusioni prima di esserne certa.
Appoggiò l'orecchio alla porta per auscultare l'ambiente fuori dalla sua prigione. Nessuno che respirava e nessuno che faceva segno di avvicinarsi.
Poi guardò nel buco della serratura. Non riusciva a vedere niente, segno che la chiave era dentro.
'' Ok Cath... datti da fare.''- afferrò la forcina che usava per tenere a bada un ricciolo ribelle e la inserì nella serratura, facendo cadere la chiave. Sempre con la forcina, deformata in modo da assomigliare ad un piede di porco in miniatura, la recuperò ed aprì la porta.
Adesso poteva iniziare la sua esplorazione.
Doveva solo trovare un computer. La creazione di un veleno così  letale  non era una cosa  che si poteva tenere a mente come le proprietà delle addizioni o qualsiasi altro ricordo semantico... di certo avevano raccolto tutte le informazioni relative a quella peste e messe al sicuro in un computer.
Quasi certamente protetto da una password... ma l'avrebbe decifrata. In fin dei conti... bastava osservare la tastiera e i tasti su cui si era depositato più grasso e sudore... da lì doveva essere facile individuare la giusta combinazione.

L'intuzione di Sherlock finì per rivelarsi, come sempre, esatta. Avevano analizzato l'imbottitura del casco ed era risultata positiva ad una sostanza tossica che era la stessa che stava avvelenando Nicholas, e che un anno prima aveva ucciso Marie Marcado.
'' Ho chiamato l'ospedale e mandato loro tutte le informazioni che siamo riusciti a recuperare...''- fece John leggermente più rincuorato -'' e dicono che con questo in mano, possono almeno somministrargli una cura che lo aiuterà a tenere duro ancora per un po'...''
'' Oh, finalmente una bella notizia...''- sospirò Greg. Adesso bastava trovare Catherine. La storia che si fosse fatta rapire per adescare i colpevoli di quel tentato omicidio, doveva ammetterlo era una tattica geniale, anche se suicida e forse vincente... ma il pensiero che ci fosse un civile nelle mani di qualcuno che aveva creato una possibile arma di bioterrorismo e che loro credevano ( erratamente) in possesso di informazioni pericolose e che avrebbero condotto al loro arresto... che tra l'altro era anche sua amica, quasi una potenziale parente... non gli piaceva proprio per niente.
'' Io mando a cercare Kitty...''
'' Ovvio.''- sbuffò Donovan -'' Una ragazzina lunatica che gioca a fare la poliziotta decide di farsi rapire volontariamente, sapendo che il suo fidanzato ha le ore contate, e noi dobbiamo pure sprecare tempo prezioso e risorse per salvarle il culo... come se non bastasse l'altro Strambo.''
'' Modera le parole.''- l'attaccò John.
'' Sono d'accordo.''- fece la voce di Mycroft Holmes sulla porta del soggiorno.
'' Lei chi è?''- fece Sally con un tono piccato.
'' Mi permetta di presentarmi, Sergente Donovan. Sono il fratello maggiore della lunatica e dello Strambo... e la invito ad usare altri termini per descrivere la mia famiglia. A meno che non muoia dalla voglia di svegliarsi domattina e non avere più un lavoro, ovvio.''- la gelò il politico.
Sherlock non potè evitarsi una risata. In genere, tutte le minacce del fratello erano divertenti, ma alcune meritavano apprezzamento  esplicito più di altre.
'' Tipico dei codardi esibizionisti, chiedere a degli amici importanti di minacciare quelli che dicono scomode verità...''- continuò la poliziotta.
'' Sally, adesso basta!''- la redarguì.
Mycroft però non aveva ancora finito con quella donna,
'' Qui non c'entrano i favoritismi... accuse infondate basate su giudizi personali, istigazione al suicidio... e poi c'è la sua ultima bravata: ha messo una persona sotto indagine per un tentato omicidio ed esercitato una perquisizione illecita nel suo domicilio... senza avere elementi convincenti o prove tangibili che attestassero il suo coinvolgimento nel delitto.''- a poco a poco Sally abbassò la testa, diventando rossa di rabbia e vergogna.
Rabbia perchè per l'ennesima volta era stata messa in ridicolo da qualcuno che faceva di cognome Holmes e che apparteneva a quella famiglia di psicotici megalomani.
Vergogna, perchè non aveva modo di contestare ciò che dicevano. Come sempre del resto.
'' Io ho il potere di farla mettere alla porta in... un'ora? Anche troppo.
E se non l'ho ancora fatto, è perchè la Lunatica che disprezza tanto, mi ha chiesto di non farlo. Ma se non abbassa la cresta, potrei dimenticare quella promessa. Sono stato abbastanza chiaro?''
'' Si...''- sibilò Sally tra i denti, rabbiosa ed umiliata più che mai.
Sherlock sorrise, rammaricandosi che sua sorella non avesse avuto il piacere di assistere alla scena. Le sarebbe senz'altro piaciuta.
'' Bene.''- commentò il detective -'' ora pensiamo alle cose serie.''
'' Giusto. Qual'è la prossima mossa?''- fece Greg.
'' Facile, no?''- fece Mycroft.
'' Ovvio.''- lo appoggiò il fratello -'' Aspettiamo.''
'' Aspettiamo... che cosa?''- fece Greg con gli occhi sgranati. Possibile che non fosse minimamente preoccupato che a sua sorella potesse succedere qualcosa di grave, irreparabile...?
Ok, era una Holmes e quasi certamente aveva tutto sotto controllo... ma possibile che i suoi fratelli non tradissero la minima preoccupazione?
'' Al bar hanno detto che prima di uscire ha praticamente saccheggiato la macchinetta del caffè. Lo ha fatto perchè sapeva che quasi certamente sarebbe stata rapita e drogata appena uscita dall'ospedale.''- spiegò Sherlock -'' In questo modo, senza che Dale lo sapesse, il narcotico che le ha dato non ha fatto effetto sino in fondo.''
'' Manca da... due ore, giusto?''- fece Mycroft ricevendo una risposta affermativa da parte dell'ispettore -'' Considerato che nel suo corpo, tra stamattina, metà mattina, pomeriggio e prima di essere rapita, c'è più caffeina che sangue... sarà sveglia da almeno un'ora.''
'' E di certo non sta aspettando in preda al panico un cavaliere dalla scintillante armatura che vada a salvarla...''- fece Sherlock guardando l'orologio per l'ennesima volta.
No, decisamente alla sorella non piaceva essere salvata. La loro madre per metterla a dormire le raccontava le favole piene di principesse, castelli, cavalli e principi coraggiosi... ma lei odiava quelle favolette.
E davvero non riusciva a capire come potessero le sue compagne di classe desiderare di essere come una principessa ingenua che accettava una mela da una vecchietta inquietante o come una ragazza che accettava di farsi schiavizzare e sentirsi come un'estranea nella sua stessa casa, incapaci di reagire a qualsiasi cosa senza che arrivasse qualcuno a trarle in salvo.
Ricordava che quando aveva sette anni, la madre lavorava quasi tutto il giorno e di conseguenza non sempre poteva andare a prenderla a scuola prima di tre ore dopo l'orario delle lezioni.
Ma a Kitty questo non importava. Ormai conosceva bene il tragitto casa-scuola, gli ostacoli, ma anche le scorciatoie e i trucchetti da adottare per evitare i pericoli.
Non era mai stata una bambina che aveva bisogno della mamma che le teneva la mano per attraversare la strada o dei fratelli maggiori che andavano a spaventare i bulletti a scuola perchè la lasciassero in pace.
Lei sapeva cosa fare nelle situazioni di pericolo.
Ed era certo che tra meno...
Tre.
Due.
Uno...
Il cellulare del detective squillò con somma gioia dei due Holmes.
''La deduzione.
 E' praticamente un'arte... più che una scienza.''- fece Sherlock mettendo in vivavoce la telefonata -'' Cath, sei tu vero?''
'' E chi credevi che fosse? La fata turchina?''- fece la voce della ragazza dall'altro capo del telefono.
'' Come fai a telefonare, se il tuo cellulare lo abbiamo noi?''- fece Sally.
Il maggiore degli Holmes guardò il fratello quasi per supplicarlo di dire che non erano veramente a quei livelli... ma la faccia del fratello di mezzo era più eloquente di mille parole.
'' Sì... ma mica quello che uso per il lavoro, genio.''- la freddò la minore degli Holmes.
'' Cath, dove sei?''- fece John preoccupato come non mai. Nicholas per il momento se la sarebbe cavata, ma il pensiero della cognata nelle mani di gente che aveva usato una donna innocente e che aveva già sofferto più di quanto non avrebbe dovuto come cavia per un veleno letale, lo tranquillizzava quasi quanto il pensiero di dover affidare un canarino ad un gatto affamato.
'' In un mattatoio.''- fu la risposta che fece gelare il sangue a chi aveva ascoltato.
Nel dir così, la ragazza passò un dito sulla scrivania e quando vide la notevole quantità di polvere che aveva raccolto -'' In disuso da parecchio tempo, tra l'altro.''
Sherlock fece cenno a Greg di organizzare la ricerca in base all'informazione appena ricevuta. Non se lo fece ripetere due volte.
'' Scoperto qualcosa d'interessante?''- chiese Mycroft.
'' Credo di sì.''- fece la ragazza facendo scorrere il cursore del mouse per proseguire nella lettura -'' Ho trovato un computer acceso e senza la protezione della password. C'era un file denominato Venom... complimenti per la fantasia...''- commentò sarcastica.
Anche gli altri, Donovan inclusa, furono d'accordo con lei.
'' E' pieno di informazioni su quel veleno...''- fece Kitty continuando a leggere le informazioni -'' La maggior parte riguarda la struttura del batteri e per essere compresa servirà un microbiologo o qualcuno che è ferrato in materia....''
'' Ma...?''- fece Sherlock, intuendo che la sorella, ancora non aveva finito di dare le sue spiegazioni.
Non era laureata in microbiologia, questo sì, ma sapeva leggere ed aveva diverse nozioni in merito, e comunque non avrebbe mai sprecato del tempo prezioso da usare per scappare quanto prima o per lo meno scoprire dove si trovava o cercare informazioni su chi era coinvolto in quel caso.
'' Ma da quanto leggo ti posso dire che o ci sbrighiamo o rischiamo una strage.''- fece Kitty -'' Il tempo di azione del veleno non è sempre uguale, dipende da come viene assunto. Se preso per via orale o endovenosa al soggetto, chiunque egli sia e a discapito dalle sue capacità di resistenza, se non curato, è destinato a soccombere entro cinque giorni.
Per assorbimento cutaneo invece, come credo che sia andata, le condizioni fisiche del soggetto sono più rilevanti... a seconda delle sue resistenze, può riuscire a tenere duro dalle due settimane ai trenta giorni...''- e per il bene di Nicholas dovevano augurarsi che fosse resistente fino a quel punto, o erano già fuori tempo.
Però dal momento che aveva avuto il collasso vero e proprio a due settimane da quando era entrato in contatto con il veleno per la prima volta, e che era trascorsa quasi una settimana da quando era stato ricoverato in ospedale ed era ancora vivo... avevano buoni motivi per essere ottimisti.
'' Il guaio vero è che se per caso uno dei contenitori con il batterio si rompe, anche accidentalmente...''- fece la ragazza -'' Il Regno Unito e buona parte dell'Europa Occidentale...''- tenendosi sul sicuro -'' rischia di spopolarsi entro due mesi.... e questa è la migliore delle ipotesi.''
'' Ma questi sono pazzi furiosi...''- fece Greg bianco come un cencio una volta realizzato che quel tentato omicidio su cui stavano lavorando non era nemmeno la punta dell'iceberg...
Quello che sembrava un semplice tentato omicidio frutto di rabbia o desiderio di vendetta in realtà serviva a distogliere la loro attenzione da una cospirazione volta a minare la salute mondiale.
Se il virus si fosse diffuso per via aerea ed impossibilitato ad essere fermato con un antidoto... il mondo sarebbe ripiombato nel 1400.
'' Già....''- fece Kitty -'' Pazzi furiosi, ma come si conviene a tutti i bioterroristi hanno un interruttore d'emergenza per impedire alla bomba di esplodere...''- fece la ragazza continuando a navigare nei documenti del desktop per avere notizie sul veleno che stava uccidendo il fidanzato e che avrebbe potuto uccidere un numero indefinito di persone in qualunque parte del mondo.
'' Di che interruttore d'emergenza parli?''- fece Sally.
'' Semplice. Poni caso che qualcuno che ha preso parte al progetto per una tragica fatalità o comune negligenza, come la chiamiamo noi del mondo reale s'infetti con il suo stesso veleno. Se non vuole morire, deve avere un antidoto a portata di mano.... qui dentro ci sono anche le informazioni relative all'antidoto.... a parte la povera Marie che è stata usata come cavia per il germe assassino, quella stessa sostanza è stata  usata anche su cavie da laboratorio, a cui hanno somministrato anche l'antidoto... e a quanto pare funziona.''
'' E allora che aspetti?!?''- fece Sally alquanto infastidita da quello spiegone di cui avrebbe volentieri fatto a meno, delusa e preoccupata allo stesso tempo. Delusa, perchè sotto sotto ci aveva creduto fino all'ultimo che stavolta, nel sospettare di un reato gravissimo un Holmes, ci avesse visto giusto malgrado i precendenti la smentissero ed era preoccupata del fatto che il fratello maggiore di quei due lunatici che vedevano il mondo come la loro partita a Cluedo potesse davvero farla licenziare con vergogna -'' Manda una mail a qualcuno dei tuoi fratelli con allegato il materiale sull'antidoto, almeno abbiamo una carta vincente per fermare questi pazzi.''
'' Scusa Sally...''- fece Greg decisamente spaventato dall'improvviso alterarsi del suo secondo in comando -'' Posso farti notare che se quelli se ne accorgono creerebbero un' altra sostanza nociva magari immune da quest'antidoto?''
'' Sì, forse...''- fece Mycroft -'' Ma servirebbero dei mesi e nel frattempo questa minaccia potrebbe anche essere liquidata.''
'' Il vero problema è un altro.''- fece Sherlock.
'' E quale sarebbe?''- fece Sally guardandoli entrambi con aria seccata. Poco importava che uno di loro potesse rendere vani tutti gli sforzi che aveva fatto per arrivare dove si trovava al momento.
Gli stavano sullo stomaco: tutti e tre.
...
...
...
...
'' Sergente Donovan...''- fece la voce di Catherine dall'altra parte dell'apparecchio telefonico -'' Se lei cammina ad Hyde Park e dietro di lei sente il rumore degli zoccoli, penserebbe per prima cosa ad un cavallo... non ad una zebra.''
Sally inarcò le sopracciglia, senza capire.
Ora che diavolo c'entravano i quadrupedi ed Hyde Park?
'' Ma deliri?''- fece la poliziotta.
'' No.''- intervenne John -'' Si riferisce ad un detto popolare che però è nato come insegnamento alla facoltà di medicina... per farla breve, un buon medico prima di diagnosticare una patologia rara quasi esotica, deve tenere conto delle malattie più frequenti.'' - spiegò il medico militare -'' questa massima viene usata per dire che prima di fare ipotesi troppo complicate è meglio pensare alla risposta più semplice.''
'' Esatto.''- fece Sherlock evitando di alterarsi per l'ottusità nel capire l'ovvietà dei dettagli del sergente Donovan, solo per guardare ammirato il fidanzato e la sua prontezza di spirito -'' E la risposta più semplice per il fatto che hanno chiuso una delle persone che stanno indagando su questo caso, senza costringerle mani e piedi, nel posto in cui ci sono tutti i dati sulla sostanza senza nemmeno prendersi la briga di bloccare il pc con una password o di chiudere a chiave la stanza in cui si trova il computer centrale...''
''... è che nel computer su cui sta navigando Cath c'è un virus che cancella tutti i dati che ci interessano, al minimo tentativo di inviarli ad un indirizzo e-mail sconosciuto.''- fece Mycroft. Pensare che qualcuno avesse chiuso lì la persona che tra loro era la più determinata a scoprire la verità e fermare l'azione assassina del batterio mettendole addirittura in mano la chiave per riuscirci senza prendere la minima precauzione, per una leggerezza era da stupidi.
No, lo avevano fatto apposta. Per indurre chi si fosse trovato lì a spedire per e-mail tutto il materiale, contando che avrebbe fatto una scelta dettata dalla disperazione e dall'impulsività visto che era la fidanzata della vittima ed il tempo iniziava a scarseggiare.
Peccato per loro che le cose fossero andate in modo un po' diverso...
'' Quindi cosa contate di fare?''- fece Sally -'' Lo sapete che senza un'idea decente, quel poveraccio ha le ore contate, vero?''
'' MA CERTO CHE LO SO!!!''- fece Catherine quasi gridando per poi tapparsi la bocca -'' E se era un velato modo di dire che non m'importa se Nick vive o meno rimangiatelo...  per il tuo bene ed anche per il mio.''
I due Holmes lanciarono un'occhiata alla poliziotta per consigliarle di tacere a meno che non avesse qualcosa di degno di essere ascoltato.
'' Sto facendo una copia di tutti i dati sulla sostanza, così magari...''
...
...
...
Non finì mai quella frase.
Questo non l'aveva previsto, ma avrebbe dovuto... in fondo l'aveva detto proprio lei. '' Se non ti hanno legato, vuol dire che presto verranno a prenderti per toglierti di mezzo...''
Sembrava che le stessero riempendo la bocca di miele avariato, per la seconda volta quella giornata.
Riusciva ancora a distinguere il volto del suo aggressore... viso infantile, con i capelli quasi gialli pettinati a cresta, occhi piccoli ed azzurri, ed un'espressione che era un misto di cattiveria e paura allo stesso tempo. Ma anche desiderio di rivalsa.
Lo graffiò.
Subito dopo, il suo mondo ripiombò nel buio.
...
...
...
L'improvviso silenzio da parte di Cath fu come un fulmine a ciel sereno.
'' Cath?''- la chiamò Sherlock a gran voce -'' Cath, sei ancora lì? Cath!!!''
'' Inutile...''- fece Mycroft guardandosi attorno per la stanza quasi a cercare punti di riferimento e sicurezza -'' ormai non ci sente più...''
Greg divenne terreo in volto, ed aveva quasi la sicurezza che le pupille fossero diventate quasi trasparenti come il vetro per la paura.
'' Oddio...''- fece John -'' Non vorrete mica dire che...''
Sherlock scosse la testa.
'' Un uomo che rischia di morire avvelenato e la sua fidanzata detective che muore ammazzata? Nessuno è tanto stupido.''- fece Sherlock sapendo che quella deduzione faceva acqua da tutte le parti... ma sentiva il bisogno di crederci.
Che presto sarebbe finita e che sarebbe andato tutto bene... e che lei era viva.
Anche se si divertiva a prenderla in giro, a dire che non la voleva tra i piedi, che non era portata per quel lavoro, e spesso quando deduceva faceva dei commenti che andavano bene per quegli inetti di cui si circondava Lestrade... le voleva bene. Tantissimo bene.
Ricordava ancora che quando aveva sette anni, erano andati a Manchester per un matrimonio... e lui l'aveva fatto saltare perchè alla cena di prova aveva detto a tutti, senza troppe cerimonie, che lo sposo e la damigella della sposa erano molto, molto amici.
Il matrimonio ovviamente fu annullato, e più di una persona gli aveva lanciato un'occhiataccia assassina, anche se il detective non era mai riuscito a comprendere se era per il dispiacere per la rottura tra i due ex futuri neo sposi o per il fatto di aver speso un capitale tra il volo, abito nuovo, parrucchiere e trucco oltre che per il regalo di nozze, inutilmente.
Kitty lo guardava estasiata con i suoi occhioni blu e gli chiese -'' Come hai fatto?''
Lui le aveva sorriso ed indicò la sua stessa testa con l'indice della mano destra -'' Con questo, Kitty.''
Lei sorrise ed iniziò a battere le mani -'' Me lo insegni?''
Sorrise a quel ricordo.
L'innocenza di un sorriso di bimba... e negli anni, non si sapeva come, quel sorriso era rimasto sempre uguale.
Lei era cambiata... ma quel sorriso era sempre lo stesso.
Ed era per quel bene che le voleva, che non poteva credere che dal suo primo, vero caso non sarebbe uscita viva.
'' Andiamo... sei ad un passo dalla verità, Testa di Zucchina... mica vorrai ritirarti proprio ora...''
Purtroppo doveva tenere in considerazione che era umana. Che lui era umano, anche se la cosa non gli piaceva molto... e che quindi non erano eterni nemmeno loro Holmes.
Ma se era vero che era troppo tardi... allora coloro a cui stavano dando la caccia da giorni potevano esserne certi: L'Inghilterra sarebbe stata per loro un lago di sangue.

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Capitolo 12
*** Verità svelate ***


~Il piano di Catherine aveva funzionato, ma solo in parte. Mentre stava per mettere al sicuro le informazioni su una possibile minaccia per la sicurezza dell'Inghilterra e forse per tutto il mondo occidentale, a voler essere ottimisti, era stata scoperta.
Probabilmentre drogata... ma di certo, non uccisa. Non ancora.
In quel piano avevano curato molto i dettagli.... come scegliere una cavia che nessuno avrebbe mai potuto ricollegare a loro per diversi fattori, scaricare la responsabilità su un uomo che proprio a causa del background privato della prima vittima non aveva avuto modo di discolparsi e tentare di uccidere qualcuno che si stava avvicinando alla verità con la stessa sostanza...
Che non avessero ucciso una delle persone che stava cercando di smascherare tutto era una deuduzione che si basava su una cosa incerta come la speranza e l'affetto che impediva a qualunque essere umano di pensare uno dei loro affetti come una persona morta ed era da folli darlo per scontato.
Ma li reputava abbastanza intelligenti ( almeno reputava intelligente il capo della baracca, gli veniva troppo difficile associare la parola intelligenza a Dale Collins) da intuire che se la fidanzata detective della loro ultima vittima fosse scomparsa, proprio quando aveva rivelato ad un'amica di aver capito, e fosse stata ritrovata morta ammazzata... beh, non ci sarebbe voluto nemmeno Sherlock Holmes per fare due più due e trovare presto i colpevoli.
Una volta appurato che la piccola di casa Holmes aveva bisogno di aiuto, Greg organizzò subito delle squadre di ricerca.
'' Sappiamo che l'hanno portata in un mattatoio abbandonato...''- fece Sherlock -'' concentriamo  le ricerche sui mattatoi in disuso a Londra.''
'' Come sai che è a Londra?''- fece John -'' Potrebbero anche non essere in città.''
'' No...''- fece Sherlock -'' I mattatoi nelle città vicino a Londra sono attivi e ben funzionanti, mentre a Londra ce ne sono...''- s'interruppe giusto il tempo di finire di leggere le informazioni che il fratello maggiore gli aveva inviato -'' tre. Non dovrebbe essere difficile individuare quello giusto.''- poi andò a passo spedito verso l'ispettore -'' Novità?''
'' Non ancora.''- fece l'ispettore -'' Stiamo tracciando  il segnale del cellulare di Catherine, ma ci vorrà un po'.''
'' Un po' quanto?''- fece John iniziando ad agitarsi seriamente.
Come si poteva parlare di aspettare quando dei criminali avevano in mano sia l'arma per condannarli tutti a morte e che permetteva loro di tenere il mondo intero sotto scacco sia una ragazza di appena ventidue anni?
Si era sempre considerato un uomo dalla notevole pazienza, non si spazientiva quasi mai... tranne per le questioni urgenti.
E la vita della sorella dell'amore della sua vita altrochè se era urgente.
'' Troppo in ogni caso.''- fece Sherlock -'' e comunque staranno in allerta, se vedono qualsiasi cosa che somiglia anche solo vagamente alla polizia o un'auto della polizia potrebbero agire per rabbia, sentendosi braccati.''
'' Quindi?''- lo sfidò il sergente Donovan -'' Che fai, lasci morire tua sorella senza nemmeno provare a cercarla?''
John e Greg erano sul punto di dirgliene quattro, ma lo sguardo glaciale del consulente investigativo fu più eloquente di tutte le parole che potevano essere usate contro di lei.
'' Non osare dire che non m'importa di lei.''- questo dicevano gli occhi di Sherlock, che da azzurro vivo erano diventati di ghiaccio.
Sally era pronta a giurare di aver sentito anche un brivido freddo percorrerla da capo a piedi nel momento in cui il detective l'aveva guardata.
'' Andremo a cercarla io e John.''- fece Sherlock -'' daremo sicuramente meno nell'occhio di quanto non lo dareste voi.''
'' Come ci arrivamo?''- chiese John. Vero, per i criminali dietro a quella faccenda sarebbe stato sospettoso ai massimi livelli vedere delle macchine della polizia avvicinarsi... ma mai quanto poteva esserlo vedere un taxi proprio nei dintorni del loro covo.
O una qualsiasi altra vettura.
'' Mio fratello ci ha fatto portare una macchina, useremo quella e la lasceremo ad una distanza sufficente a non far insospettire nessuno.''- fece Sherlock scrivendo qualcosa sul suo cellulare -'' useremo quella.''
'' Io che cosa faccio?''- fece Greg.
In quel momento sentì la suoneria che lo avvisava che era arrivato un messaggio.
Quando controllò il numero vide che si trattava di Sherlock.
Sta per dirigliene quattro tipo, chiedergli l'utilità di inviare messaggi ad una persona che si trovava proprio di fronte a lui ma il detective lo anticipò.
'' Sono i nomi degli unici posti in cui può essere stata portata Cath... fai una ricerca, mi serve tutto quello che riesci a trovare.''
Nel dir così si precipitò fuori mettendosi alla guida della macchina che Mycroft aveva mandato loro.
...
...
...
Iniziò a riprendere lentamente i sensi.
La puzza di sangue rappreso aveva aiutato molto in quel senso, anche se il suo stomaco era in procinto di dire la sua.
Ricordava di essere stata aggredita proprio quando aveva iniziato a copiare i dati su un dischetto per portarlo via e consegnarlo a Mycroft in modo che potesse prendere provvedimenti e di aver rivelato tutto ai suoi '' colleghi'', con il cellulare che aveva preso in prestito da un collega di Nicholas prima di farsi rapire... quando qualcuno l'aveva aggredita e drogata.
Fece una faccia disgustata.
Odiava essere presa alle spalle per essere narcotizzata con quelle schifezze, le sembrava sempre di avere la bocca piena di monete o di miele avariato.
'' Oh finalmente la bella addormentata si è svegliata...''- fece una vocetta stridula e fastidiosa. Guardò di fronte a sè, riconoscendolo come il ragazzo che l'aveva aggredita alle spalle.
Lo squadrò da capo a piedi.
'' Tu devi essere Dale Collins...''
Dale sgranò gli occhi, meravigliato e lusingato allo stesso tempo -'' Mi conosci? Dunque sono famoso.''
'' Si... per essere un'idiota patentato e che di recente è diventato un criminale. Se fossi in te io non me ne vanterei.''
L'espressione facciale di Dale cambiò, aggrottando le sopracciglia in una smorfia rabbiosa -'' Tutta colpa dei miei colleghi invidiosi, che non sono mai riusciti a digerire che fossi più bravo di tutti loro messi assieme.''
Cath lo guardò con rabbia prima di sputargli addosso -'' Certo, come no... tu sei il nuovo Fleming, colui che salva milioni di vite umane che però è rimasto vittima di una sordida macchinazione...''
'' Sì!''- il suo tono somigliava tanto a quello di un ragazzino che frignava dopo essere stato rimproverato dalla madre per aver preso un brutto voto a scuola e che tentava di accampare patetiche scuse per convincere sè stesso e gli altri che quell'insuccesso era dovuto a molte cose e molte persone... tranne che a sè stesso -'' Ed è per questo che mi hanno sempre messo i bastoni tra le ruote... e alla fine ci sono pure riusciti...''
Chissà come mai... pensò la ragazza.
'' Per fortuna poi ho incontrato qualcuno.... che ha capito il mio stato d'animo e di quanto fossi stato sottovalutato... e mi ha offerto il suo aiuto per riemergere.''
Senza farsi vedere recuperò il telefono che aveva nascosto nella tasca posteriore dei pantaloni prima di svenire.
Certe volte essere una Holmes era un bel vantaggio: comportava un ottima memoria, che le permetteva di di maneggiare il cellulare senza guardare la tastiera.
E registrare il tutto era ancora più facile quando c'erano i soliti cattivi megalomani troppo orgogliosi per stare zitti e troppo ottusi da capire che tutte le chiacchiere che usavano nel tentativo di far credere di essere intelligenti oltre ogni misura umana era una dimostrazione di stupidità.
Ma che c'era qualcuno dietro di lui, Sherlock l'aveva già capito. Era da escludere a priori persino per un inetto totale che quel Collins fosse il capo della baracca, troppo tonto per ideare un piano simile così pieno di meticolose precauzione e dettagli curati al massimo.
'' Quindi, per dimostrare che sei un ottimo medico, uccidi una donna che non ti ha mai fatto niente di male?''- fece la ragazza quasi per fargli notare l'incoerenza delle sue parole con i fatti.
'' Non avevo in programma di ucciderla... ma tu non sai quale soddisfazione è stata, vedere quel pomposo pallone gonfiato di Reed essere messo al bando, trascinato in tribunale e messo alla berlina, così come lui ha fatto con me...''- nel dir così aveva gli occhi che brillavano, quasi fosse drogato -'' Ah, che spettacolo superbo... sublime, direi.''
In quel momento maledì le fascette da elettricista che le serravano i polsi. Si sentiva bruciare. Le bruciavano le mani dalla voglia di fargli sputare tutti i denti, uno ad uno.
Quel tale aveva una sola speranza di uscirne vivo: che qualcuno con il potere di arrestarlo lo trovasse prima che lei potesse liberarsi e mettergli le mani addosso, o non era in grado di dare alcuna garanzia.
'' Poi è toccato al suo cocco.''- fece con una voce a sfottò riferendosi a Nicholas - '' E' stata una cosa insperata.''
Kitty s'irrigid e solo dopo molti attimi di silenzio riuscì a trovare la forza per chiedere -'' Cos....a?''
Fino a quel momento, era sempre stata certa... anzi, erano sempre stati sicuri che Nicholas fosse stato ridotto in fin di vita perchè si stava avvicinando troppo ad una verità troppo scomoda per essere resa di dominio pubblico.
Ma da come la stava raccontando Dale... sembrava quasi che l'attacco fosse programmato.
'' Oddio... che cosa... che cosa hai fatto...?''
'' C'era sempre lui, al primo posto.''- fece Dale -'' se c'era un'operazione importante era sempre lui la prima scelta di Reed. Sempre e comunque. Era odioso, insopportabile. Tu non sai che avrei dato per vederlo sparire nel nulla... vederlo rovinato e coperto d'infamia.''
'' No..''- borbottò Cath iniziando a capire poco a poco  quello che Dale stava dicendo.
'' Non era solo un modo per dimostrare quanto valevo...''- sibilò Dale -'' quell'offerta di lavoro, era anche l'occasione di vendicarmi di coloro che mi avevano sempre osteggiato e messo in ombra. Anthony Reed e Nicholas Hooper. Entrambi dovevano pagare.''
Respirava affannosamente. Adesso le era tutto dannatamente chiaro... anche Nicholas sarebbe dovuto finire come Reed. Incolpato di omicidio colposo, trascinato in tribunale, radiato dall'albo...
'' Ma non l'hai fatto... perchè...''- poi dopo un attimo capito. Ovvio che non l'aveva fatto.
C'erano due motivi, l'uno strettamente legato all'altro: primo, non aveva avuto il tempo di avvelenare qualcun'alto.
Secondo, il suo '' capo'' glielo aveva impedito. Probabilmente, prima che avesse il tempo di infettare anche uno dei pazienti di Nicholas, gli aveva fatto notare che se con Marie Marcado avevano il salvagente che la loro vittima era sposata con un uomo che la picchiava e che mai avrebbe dato il permesso di effettuare delle analisi più approfondite per timore che si scoprisse che forse era proprio lui la causa del decesso, e che quindi nessuno sarebeb mai risalito a loro... forse con i parenti della vittima di Nicholas non sarebbero stati così fortunati.
'' Immagino che non sia necessario che te lo spieghi, giusto?''- fece Dale sarcastico -'' Ero piuttosto seccato di non poter dare anche a quel dottorino una bella lezione per fargli abbassare la cresta... ma poi lui ha avuto un'idea meravigliosa, anche se non per lui. Voleva fare delle ricerche e riaprire il caso della Marcado... a quel punto... beh immagino che la storia da qui, la sai già...''
Si.
La sapeva già.
Ma l'aveva sempre saputo.
Era solo la storia di Taylor che si ripeteva.
Fin da quando avevano avuto la certezza che si trattava di tentato omicidio: un'invidia così forte, talmente potente da sentirsi come un Dio in terra e da rendere ceco chiunque di fronte a coloro che erano migliori e che meritavano stima e ammirazione...
Aveva ragione Sherlock, come sempre: alla fine, i moventi si somigliavano sempre.
Avrebbe voluto mettersi a piangere e gridare tutta la rabbia, tutto l'odio e tutto il dolore che era esploso dentro di lei in quel momento... ma non poteva.
Non poteva e non voleva avere un crollo proprio in quel momento, davanti a quell'essere insignificante.
''' Ottimo lavoro Dale...''- fece la voce di un uomo più maturo preceduta da una porta che si apriva e che veniva richiusa -'' Puoi andare a caricare tutto, a lei penso io.''
'' Va bene.''- fece il ragazzo lasciando la stanza.
La giovane tirò su con il naso energicamente,  e quando vide chi era il capo quasi impallidì.
Dunque era lui... e il suo movente probabilmente era quello che aveva ipotizzato...
Solo che le sembrava assurdo che fosse proprio lui, l'assassino che cercava.
...
...
...
'' A proposito del mattatoio...''- fece Greg -'' abbiamo fatto le ricerche che hai chiesto, e sapete a chi è intestato uno? Paul Whitacher.''
'' Paul Whitacher?''- fece eco John -'' QUEL Paul Whitacher?''
'' Lo conosci?''- fece Sherlocksenza smettere di guidare in direzione dell'ultimo mattatoio. Avevano perlustrato i primi due da cima a fondo senza trovare nulla di rilevante per le loro indagini.
Quindi per principio di eliminazione non poteva che essere l'ultimo il posto e l'obiettivo della loro ricerca.
'' Solo di fama.''- rispose il medico -'' So che possiede una casa farmaceutica e che ha dedicato moltissimi anni della sua vita nella ricerca di malattie sconosciute e virali, ed un vaccino che possa neutralizzarle... solo che non capisco come mai dovrebbe comprare un mattatoio.''
''  Io invece lo so.''- fece Sherlock -'' Lo usa come laboratorio di morte, il che è molto evocativo visto che si tratta di una struttura in cui si uccidono gli animali in modo truculento.''
'' Laboratorio di morte?''- fece eco Lestrade dall'altra parte del telefono -'' aspetta, vuoi dire che...''
'' Sì, ispettore.''- fece Sherlock -'' Lui e la sua equipè hanno creato il virus. Hanno creato anche un antidoto, ovviamente.''
'' Cosa... ma... perchè...?''- fece Greg che ancora faticava a crederci. Perchè mai, un uomo che aveva passato gli ultimi quarant'anni della sua vita a studiare le malattie e trovare una cura che potesse salvare un numero indefinito di esseri umani, avrebbe dovuto creare una pestilenza che aveva già ucciso una donna, che se si fosse diffusa nell'atmosfera avrebbe fatto precipitare il mondo ai tempi medievali, ai tempi in cui la gente moriva per un graffietto o che moriva dopo aver subito trattamenti chirurgici estremi che in genere ammazzavano la metà di coloro che si ammalavano?
'' Senza offesa per i presenti...''- fece Sherlock riferendosi alla professione di John -'' Ma ultimamente c'è gente che pensa che i medici e case farmaceutiche non siano altro che ciarlatani avvoltoi che spaventano la gente per far ingoiare qualunque tipo di vaccino o antibiotico per riempirsi le tasche di soldi...''
'' Tutte frottole.''- fece John.
'' Condivido.''- fece Sherlock -'' però su una cosa hanno ragione. La gente è talmente terrorizzata dall'idea della morte...''- poveri idioti, come se non sapessero che stanno solo rimandado l'inevitabile, pensò Sherlock -'' che darebbe ascolto a chiunque e farebbe qualsiasi cosa pur di non doverci fare i conti.''
John, che non aveva ben capito cosa c'entrassero i seguaci del metodo Hamer in quel discorso iniziò a comprendere -'' Aspetta, vuoi dire che...''
'' Che ormai ci sono farmaci per qualsiasi cosa. Influenza, raffreddore, e le malattie che di solito bastava anche solo nominare per andare in preda al panico, non fanno più paura con i vaccini...
Ed è assai improbabile che una misteriosa epidemia, minacci Londra e metà mondo occidentale, così dal nulla e che i medicinali moderni siano impotenti...''
'' Oh Gesù...''- quindi era accaduto questo.
Paul Whitacher aveva creato un germe assassino in laboratorio, progettando di somministrarlo in maniera discreta, quasi inconscia, e di diffonderlo.
E mentre la gente entrava nel panico a causa di quell'epidemia, ecco spuntare lui, che sosteneva di aver scoperto una cura che funzionava, nemmeno fosse l' Alexander Fleming del terzo millennio a sanare la peste che lui stesso aveva creato.
...
...
...
...
Lo stesso stava accadendo nel mattatoio abbandonato.
Paul Whitacher, un uomo sui cinquant'anni, ben rasato, capelli curati ed occhiali da vista, in un completo elegante stava dando le stesse medesime spiegazioni ad Catherine inginocchiata sul pavimento sporco di sangue rappreso, caviglie e polsi immobilizzati da fascette da elettricista.
'' Quindi è per questo...''- fece Cath desiderosa di fargli sputare i polmoni dagli occhi -'' è per questo che hai assassinato quella povera ragazza...''
'' Dovevo pur assicurarmi che il batterio facesse il suo lavoro... ho chiesto a Dale di scegliere la cavia... e devo ammetterlo, ha fatto un lavoro... brillante, non trovi? Ad un passo dalle dimissioni, in perfetto stato di salute... beh, più o meno... e soprattutto, aveva un marito che si guardava bene dall'autorizzare l'autopsia.''
''Beh, funzionava mi pare!!!!''- gli urlò contro -'' Perchè quando vi siete accorti che avevate quello che volevate sapere non le avete salvato la vita?!?'' - poi ci arrivò. Ovvio. Una malattia improvvisa che come si era manifestata era sparita?
Reed si sarebbe insospettito, avrebbe fatto fare altre analisi...
'' Mi spiace per il tuo caro ragazzo....''- fece Paul -'' ma un uccellino mi ha detto che si era messo a ficcare il naso... doveva essere fermato.''
Cath dentro di sè sorrise.
Quelle parole, ci poteva giurare, erano le stesse che aveva pronunciato Nick quando aveva iniziato ad avvicinarsi alla verità.
'' Quindi...''- fece Cath -'' è solo questo il motivo che ti ha spinto ad infettare e forse uccidere milioni di persone? Guidare un'auto più bella, comprare una casa più grande, abiti firmati, vacanze esotiche? Solo per soldi?''
...
...
...
'' Tutto questo per dei... maledetti soldi?''- fece John disgustato dall'idea di essere una specie di '' collega'' di quel mostro.
La prima cosa che gli avevano insegnato, tanti anni prima, quando aveva iniziato a studiare medicina era che non aveva scelto un lavoro, ma una missione. E chi sceglieva scienze farmaceutiche non era poi tanto diverso in fondo... ma  quel mostro aveva usato le sue conoscenze e strumentalizzato la scienza, che doveva aiutare l'umanità, per creare una pestilenza... da cui solo lui avrebbe tratto beneficio.
'' Sì...''- fece Sherlock -'' questa è una piccola parte di verità.''
'' Perchè, c'è dell'altro?''- fece Greg.
'' Direi.''- fece Sherlock -'' Ha ripetuto gli esami del primo anno fino alla nausea e con risultati non paricolarmente lusinghieri.
Scavalcato da quasi tutti i suoi compagni di corso per master e dottorati, definito uno studentello mediocre che al massimo, mentre tutti i suoi compagni  si realizzano, magari i professori gli dicono che al massimo potrà trovare lavoro in una farmacia di quartiere... un rospo bello grosso da ingoiare.''
John tornò indietro con i ricordi alla sera di tre anni prima. La notte in cui iniziò il peggiore dei suoi incubi. Sherlock che veniva ammanettato, Greg che lo supplicava di non intromettersi per non essere costretto ad arrestare un altro suo amico... Sally, tronfia e soddisfatta, che o guardava come per dire '' Avevo ragione io, come vedi'' che gli chiedeva che razza di persona poteva mai essere una persona che creava paura e dolore solo per vantarsi di essere in grado di risolvere tutto.
E ora se lo domandava veramente... che razza di persona era, un '' medico'' che creava una piaga solo per vantarsi di poter salvare le persone che lui stesso aveva infettato?
Non un uomo.
Non una bestia.
Forse nemmeno un mostro.
Ma uno scarto della peggior specie, quello sì.
...
...
...
'' Quindi tu...''- fece Cath -'' Avresti ucciso dei veri medici, dei veri soldati, dei veri eroi... solo per poter avere un ruolo importante?''
Paul la guardò con soddisfazione -'' Lo chieda a Reed. O al suo prezioso Nicholas perchè hanno scelto di indossare  il camice bianco? Per amore della vita umana? No...  mi creda, loro non sono così diversi da me... solo che non hanno avuto il fegato di rischiare e hanno preferito accontentarsi delle briciole. Nessuno fa niente per niente. Apra gli occhi. L'eroe che sava l'umanità, a costo di rischiare la sua stessa vita solo perchè crede che sia l'unica cosa giusta da fare, non esiste.
Solo nelle favole.''
Era sul punto di ucciderlo. Solo la vista del suo sangue scarlatto avrebbe potuto calmare l'odio, la rabbia ed il ribrezzo che quel... non sapeva nemmeno come chiamarlo. Pensò al suo Nicholas inchiodato in un letto d'ospedale, ricoperto di fili, legato ad un computer, mentre lottava disperatamente per sopravvivere... da quando avevano scoperto che era stato avvelenato con un'arma biologica... pensava di aver a che fare con qualcuno di diverso da tutti gli altri.
Che se al principio dell'indagine era riuscito a sviare persino Sherlock Holmes, fosse '' speciale'', anche se in senso cattivo...
E invece non era niente.
Un omuncolo frustrato che voleva mettersi in mostra, avido di denaro e che voleva ottenere il massimo con il minimo sforzo...
Il suo fidanzato stava per essere ucciso da un niente... da un cumolo di spazzatura che camminava nel tentativo di sentirsi meno insignificante.
'' Ne porterai il peso...''- fece la ragazza con un filo di voce -'' ne porterai il peso.''
Paul sogghignò -'' Non credo nè in Dio nè l'inferno, mia casa.''
'' Non mi riferivo a quello.''- fece la ragazza -'' Il tuo piano fa acqua da tutte le parti: una pestilenza che minaccia di sterminare il mondo occidentale facendolo ripiombare nei secoli bui, e solo un uomo può impedire un genocidio? La gente non è così stupida come pensi. Capiranno che il responsabile dell'epidemia è l'unico ad averne tratto dei vantaggi.''
Paul fece le spallucce per niente intimorito dal dato di fatto che la giovane Holmes aveva appena sbandierato.
'' Adesso è lei che dimentica un dettaglio...''- fece Whitacher tirando fuori dalla tasca un accendino -'' per accusare qualcuno... ci vogliono delle prove. Vero, questo posto... potrebbe darmi problemi... ecco perchè brucio tutto.''
Kitty sobbalzò.
Ok, questo non l'aveva previsto... la cosa buona, nella peggiore delle sue possibilità,  era che ormai Sherlock, Mycroft, John e Greg avevano intuito su chi andare a parare, quindi non doveva essere tanto difficile scoprire la verità... e poi era quasi riuscita a liberare le mani.
In quella stanza non vi era nè benzina nè altre tracce di un qualche accellerante malgrado sentisse un odore piuttosto forte.
Quindi, la benzina era stata messa fuori... aveva tutto il tempo di prendere il CD e scappare.
Poco probabile che il suo carnefice rimanesse a farle compagnia mentre il mattatoio bruciava assieme a lei.
'' Rimarrà qualcosa di me.''- fece Cath guardandolo con fierezza -'' Resta sempre qualcosa dei cadaveri bruciati... e quando avranno fatto il test del DNA si chiederanno come ci sono finita qui... quanto gli dai prima che risaliscano a te?''
'' Con il tuo fidanzato che... occhio e croce, ha poco più di quattordici ore da vivere e tu che non sai dove mettere le mani? Il suicidio si spiega da solo.''
'' Oh, non diciamo scemenze... è una balla campata in aria, nessuno ci crederà mai.''
'' Non ti hanno mai detto che le donne sono le naturali portatrici del melodramma? Credere ad una cosa simile è più semplice di quello che pensi.''
Cath abbassò la testa, ma solo per non farsi vedere mentre sorrideva.
Sì. L'opinione pubblica ci avrebbe creduto sicuramente e magari avrebbe commentato la vicenda come se fosse una tragedia di Shakespeare o una di quelle storie d'amore tragiche in cui la morte era vista come l'unico modo di stare assieme.
Ma Sherlock no.
E nemmeno Mycroft, Greg, Molly, John, Mrs Hudson... nessuno di loro si sarebbe bevuto questa balla.
'' Sta solo attento... hai attirato l'attenzione di qualcuno che quando deve trovare un delinquente non si limita a cercare... da la caccia. E credimi, se ti dico che non è piacevole.''
'' E si vede che il mondo va a rovescio...''- fece Paul ridendo di gusto dirigendosi verso la porta -'' Il cacciatore sono io, e la preda in trappola sei tu. Goditi l'inferno. ''- nel dir così la abbandonò chiudendola a chiave.
Pochi minuti dopo, la giovane iniziò a sentire la puzza di fumo che saliva.
...
...
...
...
'' Ok...''- fece Sherlock scendendo dall'auto. Si trovavano alla periferia di Londra vicino al Tamigi, in prossimità del mattatoio intestato alla società di Withacher.
Solo per il fatto che era un posto in cui si era soliti sgozzare delle bestie dopo averle tranquillizzate con dei farmaci, metteva i brividi.
Ed il buio della notte non migliorava certo le cose.
'' Se le mie deduzioni sono corrette... Cath dovrebbe essersi fatta portare qui...''
John sgranò gli occhi e divenne terreo in volto.
'' Sai, non avrei mai pensato di dirlo... ma spero che tu ti stia sbagliando... e non sai quanto ci spero...''
Sherlock aggrottò le sopracciglia, sopreso -'' Perchè? Non vuoi che ritroviamo Cath e mettiamo con le spalle al muro Paul Watakker?''
'' Whitacher, caso mai...''- fece John sempre più pallido -'' Ovvio che voglio ritrovarla e che stia bene... ecco perchè spero con tutto il cuore che non sia qui...''- nel dir così fece cenno al fidanzato di guardare quello che si presentava di fronte.
Il piano terra dell'edificio era completamente pieno di fuoco e l'intero edificio era avvolto dal fumo.
'' Oh mio Dio...''- fece il detective con un filo di voce.
'' Chiamo i pompieri e un'ambulanza... oh Gesù.... SHERLOCK!!!''
Non fece in tempo nemmeno a vederlo partire che il fidanzato si era arrampicato su per il cancello, scavalcandolo iniziando a correre verso l'edificio.

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