Twisted

di LVBNR5
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Attacco ***
Capitolo 2: *** Sconforto. ***
Capitolo 3: *** Finale ***



Capitolo 1
*** Attacco ***


Briefing (Sta_98): Benvenuti. Questa è la mia prima fanfiction, quindi cercate di non essere troppo duri con me e con la mia eventuale ignoranza. A parte questo, non so cosa altro dire. Spero vivamente che questo capitolo iniziale vi interessi abbastanza di continuare. Prossimo update entro 24 ore massimo, salvo imprevisti di rete.
Mi raccomando, anche se la storia vi ha fatto piangere sangue per la sua bruttezza, sentitevi pure liberi di insultarmi, ma nel frattempo recensite! Ho bisogno di consigli per migliorare, no? Bene, a questo punto non mi resta che augurarvi buona lettura, ricordando che non possiedo alcuno di personaggi citati in questa storia e che tutto ciò che ho scritto è solo opera di fantasia: ogni riferimento a fatti e/o persone reali è totalmente casuale.
Qui Sta_98, passo e chiudo.

 

 

1. Attacco


Robin, Il Ragazzo Meraviglia.
Da tutti conosciuto, amato, adorato. Il ragazzo protettore della città, che assieme al gruppo cui fa capo, i Teen Titans, distruggeva ogni criminale al suo passaggio. Il suo team era qualcosa di fenomenale. Li sapeva guidare bene, e di ognuno aveva studiato attentamente ogni piccolo dettaglio. Sapeva che ruolo affidargli, come mandarli, cosa dirgli. Aveva persino dei file appositi in cui erano schedati tutti i loro punti deboli e di forza, in caso di ribellione.
Era sempre venuto a capo di tutto. In un qualche modo, riusciva sempre a cavarsela. Il suo intelletto superiore, la sua sottilissima astuzia, la sua straordinaria velocità mentale unite alla sua forma fisica, anni di allenamento e gadget ultratecnologici lo rendevano virtualmente invincibile. Non c’era nulla che potesse fermarlo. Nulla che potesse tenerlo occupato. Nulla…
Eccetto LEI.
Slade era morto. Robin ne era sicuro. Aveva ancora la sua maschera. La stessa che gli si era parata davanti così tante volte… Adesso, però, qualcuno aveva ripreso ad indossare quella maschera.
Neo-Slade, si faceva chiamare. Ugualmente mortale come il predecessore. La prima volta che Robin ne lesse il nome, fu nella sua stanza. Una stanza cubica, con un piccolo tavolo al centro illuminato fiocamente da una lampadina malamente appesa al muro. Una branda era invece riposta appoggiata in un angolo. Tutt’intorno, tagli di giornale narranti eventi lontani, resoconti di crimini passati, rapporti, foto… l’intera carriera di Robin era lì, in quei foglietti appesi dappertutto: attorno, sopra e sotto di lui. Tutti scarabocchiati, collegati fra loro e poi malamente cancellati. Era quello il suo modo di fare indagini.
La sua camera, nella torre dei Teen Titans, era l’unica che era ultra-sicura. Nessuno poteva entrare o uscire, eccezion fatta per Robin. Nessuno era mai stato all’interno di quella stanza. Nessuno eccetto LEI.
Se lo ricordava ancora. La maschera di Slade, che era là, sotto la fioca luce che ora illuminava solo un vecchio tavolo disordinato e sporco, non c’era più. Al suo posto un biglietto:
“A presto, mio caro. Allora finiremo ciò che lui ha iniziato – Neo-Slade”
Robin non la prese per niente bene. Sbatté i pugni sul tavolo, furioso. Questo non poteva succedere. Questo non doveva succedere.
Robin era sempre stato un tipo schivo, freddo e calcolatore, sempre calmo. Ma era il leader perfetto. Sapeva parlare quando doveva e sapeva sempre cosa fare. Era gentile con tutti, nessuno escluso. La gentilezza del leader che tiene ai suoi compagni.
Adesso era cambiato. Tutto era cominciato da quell’attacco.

-§§ Flashback §§-

Robin rientrò in camera, frustrato. Un’altra giornata d’indagini buttata al vento. Quella donna… era invisibile come il primo Slade.
Giorni d’indagini, false piste, interrogatori, ritagli di giornale, notti insonni… tutto inutile. Quella donna era persino più in gamba del primo Slade. Robin non sapeva cosa fare. Finora aveva tenuto la cosa per sé, indagando per conto proprio. Adesso era arrivato il momento di dire anche agli altri la verità. Anche se Robin voleva sistemare la questione da solo, non c’era altra scelta.
Tuti furono sorpresi. Scioccati. Forse addirittura spaventati. Persino Raven.
Fu proprio lei a fare il commento più sensato di tutti: se Neo-Slade voleva finire ciò che il suo predecessore aveva iniziato, allora mirava sicuramente a Robin. Ma non per distruggerlo, ma come alleato. E quale miglior modo se non il ricatto?
Anche Robin ci aveva pensato. E ne era preoccupato.
Non fece in tempo a pensare altro, che subito il sistema di allarme della Torre si accese. Sullo schermo, adesso, c’era proprio lei.
“Salve, Titans. Suppongo che questa sia la prima volta che mi vediate. Io sono Neo-Slade. Sorpresi di vedermi?” disse in tono sarcastico. Robin non ne fu toccato.
“Che cosa vuoi?” fece Robin, facendo segno agli altri di tacere.
“Oh, è molto semplice. Voglio finire quello che quell’incapace del mio allievo non ha saputo portare a termine.”
“Slade era… tuo allievo?”
“Si, lo è stato. Fino a che voi non lo avete ucciso.”
Robin si morse le labbra. Non lo aveva ucciso. Era stato un incidente. Lui non uccideva.
“Ma basta parlare del passato. L’obiettivo di Slade era quello di portarti da me, Robin. Lo è sempre stato. Questo per una semplice ragione. Il mio obiettivo, Robin, sei tu. Voglio che tu indossi questa maschera, che tu ti sieda qui al mio fianco, accanto a me, come mio partner, mia metà. Voglio te.”
Un’espressione dura si dipinse sul volto di Robin.
“Non succederà mai.”
Neo-Slade restò in silenzio per qualche secondo. Poi si avvicinò al microfono.
“E allora lo farò succedere io. Ucciderò tutti coloro a cui tieni di più, Robin, finché non ti rimarrò solo io. Sarai solo, abbandonato, e l’unico conforto che potrai avere sarò io. Allora verrai da me, ed io ti accoglierò a braccia aperte. Sarai mio e mio soltanto, come io sarò tua e tua soltanto. E allora staremo assieme per sempre, così come sarebbe dovuto essere già da molto tempo.”
Robin era, per la prima volta nella sua vita, spaventato. Lui, che non aveva mai sperimentato la paura, adesso la temeva. Non lo diede a vedere.
“Avete i giorni contati, Titans. Consegnatemi Robin, o morite. Decidete voi.”
La risposta fu unanime. I Titans non si sarebbero mai arresi.
“Tieni a mente questo; per i Titans esistono solo due cose: o vittoria…”
“… o morte.” Rispose una voce dietro di lui.
Robin si girò di scatto, appena in tempo per evitare un proiettile che mirava al suo braccio. Davanti a lui, adesso, eccola là: Neo-Slade.
“Tu… hai la nostra stessa età…”
“E ovvio, no? Come potrei scegliere qualcuno più piccolo di me?”
“Titans, all’attacco!”
La battaglia cominciò, furiosa come non mai. Tutti e cinque i Titans erano uniti contro un singolo nemico.
Ma per quanto combattessero, Neo-Slade era sempre un passo avanti a loro. Nessuno, a parte Robin, era riuscito anche solo a scalfirla.
Tutti, uno dopo l’altro, caddero, sconfitti. Vivi ma sconfitti. Gli unici rimasti in piedi, lì, in quella sala, erano lei e Robin.
Entrambi si fissarono a lungo, prima di iniziare. Erano entrambi dinanzi ad un avversario degno del loro rispetto. Si prepararono al combattimento con solennità, senza mai smettere di fissarsi.
“Ehi, Rob, questo è tutto quello che i tuoi compagni sanno fare? Non mi sono divertita nemmeno un poco…”
Robin non rispose, restando in silenzio. Tirò fuori il bastone.
“Inizierai adesso.”
La ragazza restò lì a fissarlo. “Ehi, Rob, non voglio combatterti. Posa quel bastone.”
Robin, per tutta risposta, lo estese.
“Mio Robin… sai che non potrei torcerti uno solo di quei tuoi meravigliosi capelli.”
“Imparerai a farlo. Altrimenti, cadrai.”
Neo-Slade restò in silenzio. Dopo qualche secondo, estrasse la sua lama.
“Robin… ti prego…”
Robin si lanciò all’attacco. E lo spettacolo iniziò. I loro corpi si muovevano, quasi stessero danzando assieme, in un macabro valzer di morte e dolore. Le loro menti ed i loro riflessi si scontravano così come si scontravano le loro armi - il bastone e la spada.
La battaglia si protrasse per ore, con nessuno dei due che riusciva a vincere sull’altro. Erano sullo stesso piano, due eccellenze incomparabili.
“Fantastico! Sei semplicemente meraviglioso, Robin! Ti voglio sempre più!”
Robin rimase in silenzio, continuando a combattere. Solo dopo un altro po’ di tempo si fermarono, entrambi stanchi.
“Oh Robin… sei perfetto! Meraviglioso! Fantastico! Muoio dalla voglia di averti con me! Ti prego, seguimi!” esclamò estasiata Neo-Slade, col fiatone.
“Zitta e pensa a combattere.” Rispose Robin, mentre respirava. Il suo corpo era allenato così come la sua mente, la stanchezza era solo una condizione fisica temporanea. Robin non sembrava essere provato dallo scontro.
In realtà era spaventato ed eccitato al tempo stesso. Era la prima volta che si confrontava con una forza pari alla sua. Aveva timore di cosa questo aveva potuto provocare… eppure il combattimento gli piaceva. L’adrenalina, la velocità, i movimenti mai banali e sempre precisi, calcolati per incastrarsi perfettamente l’uno con l’altro. Era eccitante.
La ragazza si allontanò dal ragazzo meraviglia e cadendo sopra il corpo di Starfire. Robin lanciò immediatamente uno shuriken, agilmente schivato. Neo-Slade puntò la sua lama alla gola della ragazza.
“Ehi, e questa puttanella? Chi è? Non faceva altro che parlare di te durante lo scontro…” il suo tono di voce divenne mortalmente serio.
“E la tua ragazza?”
“No.”
“Allora non t’importa se la uccido, vero?”
“Fermati!”
“Ah-ha! Non muoverti e butta il bastone a terra, Robin. Altrimenti la ragazza qui si risveglierà senza testa domani!”
Robin digrignò i denti. Buttò con riluttanza il suo bastone lontano, rimanendo disarmato.
“Ben fatto. Ed ora avvicinati.”
Robin si avvicinò, nessuna esitazione. Arrivò ad un centimetro dalla faccia del suo avversario.
“Ricordati sempre: tu sei MIO, Robin, mio e mio soltanto. Non ho intenzione di dividerti con nessuno. Perciò tu resterai sempre con me, ed anche io lo farò, dovunque tu vada. Non puoi scappare. E’ il destino che ci lega.”
Robin la fissò con il suo solito sguardo, senza emozioni. La ragazza fece altrettanto. Robin intravise il momento.
Premette un pulsante, situato nel guanto, e subito nella stanza riecheggiò un suono stridulo, insopportabile. Neo-Slade si coprì le orecchie istintivamente.
“E’ il mio momento!”
Robin tirò velocemente un pugno all’avversario, e poi un altro ed un altro ancora. Nel frattempo il suono si fermò.
Robin, infine, scaraventò la ragazza lontano dai corpi senza conoscenza dei suoi compagni.
“Sei finita, Neo-Slade!”
“Io non credo! Per questa volta mi ritiro, ma la prossima volta non finirà così! Ma non me ne andrò sola!”
Neo-Slade tirò fuori un piccolo detonatore.
“Dì addio a quella cagna! Imparerà a giocare con le mie cose!”
Robin capì. Si voltò istantaneamente, correndo verso Starfire.
“Troppo tardi!”
Robin si affidò a quella che sembrava essere l’unica speranza di salvezza. Lanciò uno shuriken verso il suo avversario.
“Tutto qui?”
Robin premette un pulsante, e lo shuriken esplose, facendo cadere violentemente a terra la ragazza.
Subito Robin prese e distrusse il detonatore.
“Bastarda…” sussurrò la ragazza.
“E va bene! Ci rincontreremo, Robin! Ed allora, sarai mio!” disse Neo-Slade, lanciando un fumogeno e scomparendo nella notte.

-§§ Normal Time §§-

Robin era, come suo solito, nella palestra. Tra pochi minuti sarebbe scoccata la sua 72° ora di allenamento consecutiva. Erano tre giorni che si fermava solo per mangiare e per andare in bagno. Passava tutto il tempo ad allenarsi. Passava una settimana allenandosi fisicamente, si riposava per un giorno e poi passava un’altra settimana allenandosi mentalmente, indagando.
Non era più lo stesso da quell’attacco. Si era addossato tutta la colpa: non era riuscito a fermarla ed a proteggerli. Per poco, Starfire…
Per questo, doveva migliorare. Doveva diventare più forte. Più veloce. Più intelligente.
Non si dava pace. Si spingeva oltre i limiti, si faceva male pur di restare sveglio per continuare ad allenarsi. Non poteva fermarsi. Doveva essere pronto. Sempre.
Gli altri membri, intanto, erano sempre più preoccupati. In particolar modo Raven. Robin non usciva quasi più dalla sua camera o dalla palestra; spesso mangiava lì o addirittura non mangiava affatto.
Raven era forse quella che più amava Robin. Da quando, ad Azareth, lui aveva combattuto contro i guardiani (creature leggendarie e virtualmente invincibili) pur di liberarla e darle una speranza, lei non riusciva a toglierselo dalla testa. Spesso lo osservava, in meditazione, e lo sognava durante la notte. Era quella più preoccupata per Robin.
Anche Starfire aveva sempre avuto una cotta per il Ragazzo Meraviglia, ma Raven era sicura si trattasse solo di una cosa passeggera.
Erano passate all’incirca 8 settimane dall’attacco, due mesi di relativa calma. Ma Robin, sotto la maschera, sapeva che non sarebbe durato per molto.
Mentre si allenava, il ragazzo meraviglia udì entrare qualcuno. Riconobbe istantaneamente la frequenza ed il rumore dei passi. Era Raven.
“Che ci fai qui?”
“Nulla; solo chiederti come stavi.”
“Sto bene. Altro?”
“Non ti sembra di starti spingendo un po’ troppo oltre, ultimamente? Voglio dire, ti- “
“Non sono affari tuoi. Se attaccherà, devo essere pronto. Sono l’unico che riesce a tenerle testa. “
“Ma non c’è bisogno di farlo così duramente!”
“Ed in quale altro modo?! L’ultima volta Starfire sarebbe potuta morire! E tutto per la mia debolezza! Io sono il responsabile delle vostre vite! Eppure… eppure non riesco a proteggervi ed a guidarvi decentemente! Devo allenarmi! Devo diventare più forte! DEVO FARLO! Ed ora andatevene, tu e tutti quelli che sono nascosti dietro la porta!”
“Ma Rob-”
“Ho detto andatevene!” urlò definitivamente Robin, riprendendo l’allenamento ancora più furiosamente di prima.
Raven restò in silenzio per qualche secondo. Poi si voltò e tornò in camera. Le veniva da piangere. Vederlo soffrire così… era più di quanto potesse mai sopportare.
Proprio mentre Robin aveva smesso di allenarsi per il suo consueto giorno di riposo settimanale, l’allarme della Torre suonò nuovamente.
Subito Robin scattò verso il grande schermo.
“Buonasera, Robin. Ti sono mancata?”
“Neo-Slade…”
“Suppongo di sì. D’altronde, siamo fatti l’una per l’altro, è normale, no?”
Robin restò in silenzio.
“Beh, allora? Non mi dici nulla? Lasciarti stare per ben 8 settimane è stata dura… specie ora che mi sei così vicino. Non pensi che mi meriti un piccolo premio?”
Robin si stava spazientendo.
“Che cosa vuoi, Neo-Slade?”
“Oh, nulla di particolare. Volevo solo sentirti, e basta.”
Per Robin bastava così. Prese il telecomando e premette il tasto di spegnimento. Ma non funzionava.
“Sorpreso? Ho preso il controllo dei sistemi di questa torre. Non servirà un telecomando a fermarmi.”
“Si può sapere che cosa vuoi?!”
“Oh, ma te l’ho detto tante volte, cosa voglio. Ah, già, carino il sistema di autodistruzione dell’edificio… calza a pennello.”
Robin si fece attento.
“Facciamo così: tu vieni qui a parlare- e ti prometto, solo parlare –ed io non faccio saltare in aria la torre. So che sopravvivresti, grazie al tuo mantello, ma i tuoi amici saranno altrettanto fortunati?”
Robin non rispose.
“Vogliamo scoprirlo?” lo incitò Neo-Slade.
“Dimmi dove e quando.”

Rapporto finale (Sta_98): Si, sono ancora qui. E se qualcuno sta leggendo queste parole vuol dire che ha resistito abbastanza per arrivare fin qui. Complimenti! Comunque sia, mi raccomando, recensite! Voglio disperatamente sapere cosa ne pensate e dove posso migliorare! Alla prossima!
Qui Sta_98, passo e chiudo.

 

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Capitolo 2
*** Sconforto. ***


Briefing (Sta_98): Rieccomi! Come promesso, entro 24 ore, il secondo capitolo. Un pò corto, ma c'è. Che altro dire?  Io spero che questo secondo capitolo sia di vostro gradimento e che non vi faccia piangere sangue dalla sua bruttezza. Seriamente, spero vi piaccia. C'è da dire che magari questo potrebbe essere il più brutto fra i capitoli, ma vi sorprenderò con un fantastico (???) terzo capitolo! Quindi siate pazienti (???) ok? Concludo ricordandovi che non posseggo nessuno dei personaggi presenti all'interno di questa storia e che ogni riferimento a fatti e/o persone reali è puramente casuale. Buona lettura!

Qui Sta_98, passo e chiudo.


2.  Sconforto

 

Robin stava sfrecciando nella città a bordo della sua moto. Non poteva rischiare di fare tardi.
Era andato da solo, come promesso.
Robin si fermò al porto, lì dove doveva fermarsi. Cercò velocemente con lo sguardo il molo 15, e trovò il capannone abbandonato che gli interessava.
Guardò l’orologio. Era perfettamente in orario.
Aprì la porta con delicatezza, senza far rumore. All’interno era tutto buio. Ma a Robin non serviva la luce.
Si muoveva silenziosamente, ogni senso pronto, ogni muscolo teso e pronto al rilascio.
Tutto d’un tratto si accesero le luci, ed uno striscione cadde dal tetto. Sopra c’era scritto “Benvenuto!”
Poi altre luci, progressivamente, si accesero. La penultima illuminò un trono, vuoto, mentre l’ultima illuminò Neo-Slade, seduta su di un altro trono.

Ehilà!” fece la ragazza, agitando il braccio. “Sono qui!”

Robin semplicemente non rispose ed iniziò ad avvicinarsi.

Ehi, Rob, sai per chi è quel trono? Eddai, lo so che lo sai… è per te! Forza, provalo pure. Consideralo un regalo per uno splendido inizio rapporto.”

Robin non rispose. Tirò fuori il bastone e lo puntò diretto verso l’avversario.

Dammi quei comandi.”
“Mi chiedo di cosa tu stia parlando.”
“Rivoglio i comandi della mia Torre. Non ho voglia di combattere.”
“Che coincidenza. Nemmeno io.”
“… ma non esiterò a farlo, se necessario.”
“Ehi, gli accordi erano quelli di parlare, no? E quindi prima parliamo, prima riavrai i comandi. Quindi, per favore, siediti e ascolta.”

Robin non si fidava. Tastò il trono alla ricerca di trappole ed affini. Nulla.
Un po’ riluttante, si sedette.

“Che cosa vuoi dirmi?”
“Io volevo chiederti una cosa.”
“…”
“Perché ti ostini a rifiutarmi?”
“E’ semplice. Tu sei il male, io sono il bene. Tu assassinii, io salvo le persone. Facile.”
“E perché io dovrei essere il male? Chi ti ha detto che io uccido?”
“Lo hai dimostrato. Hai quasi ucciso Stella l’ultima volta.”
“Stella…? Ah, già, mi ricordò di lei. Era quella sul pavimento, giusto?”
“…”
“Ehi, lo so, ma che ci potevo fare? Ero gelosa!”

Robin stava iniziando a spazientirsi. Quella conversazione era infruttuosa.

Quindi è solo per questo che tu non vuoi unirti a me?”
“Ti sembra che il tentato omicidio dei miei compagni sia poco? E poi, non ho interesse nel governare un impero criminale con te.”
“Non ti sembra di esagerare un po’? Io non ho mai detto né impero né criminale.”
“E allora cosa intendevi?”
“Io intendevo la nostra vita assieme. Noi due assieme potremmo fare tutto ciò che più ci aggrada. Sia nel male… che nel bene. Io sono comunque dalla tua, in ogni strada.”

A Robin la faccenda non piaceva.

E per quanto riguarda la minaccia contro i miei compagni?”
“Quella è l’ultima delle mie risorse. Ho deciso di non usarla perché non posso sopportare di vederti sofferente anche solo per un po’, e soprattutto non riuscirei ad aspettare altro tempo senza te.”
“Quindi hai intenzione di usarla?”
“Solo se non avrò altra scelta per farti restare accanto a me.”
“Allora sei mio nemico.”
Disse Robin in tono freddo, alzandosi. “Chi minaccia i miei compagni deve essere neutralizzato.”
“Robin, tu lo sai che ti amo. Non posso restare senza te. Farò di tutto per averti. Anche se significa uccidere. Ma…”
“Cosa?”
“Potresti sempre prendermi con te, adesso. Lo sai che non ti tradirei mai.”
"Perché questo repentino cambio di personalità?”
“Perché ti voglio con me, e non posso più farcela ad aspettare.”

Robin si mise a riflettere. Accettarla ora, dandole credito, avrebbe risolto in partenza il più grande problema che gli potesse capitare davanti. Tuttavia, poteva fidarsi? E gli altri? Inoltre non sapeva nulla su di lei… nemmeno il suo nome.

Mi dispiace. Dammi tempo per pensarci.”
“E perché? Non ti fidi di me?”
“No.”
“Anche se ti mostro questo?”

Neo-Slade mise la mano sulla maschera, staccandola via. Gli occhi di Robin si spalancarono. Non era possibile…

No, t-tutto questo… non è reale! Tu non esisti!”
“Sono tornata, Robin. E l’ho fatto solo per te.”
“Io ti ho visto… morire con i miei occhi!”

Robin stava arretrando. Stava perdendo il controllo.

Eppure ora sono qui, Robin. Sono tornata.”
“No. Tu non sei reale. Da dove hai preso i suoi dati?”
“Non ho bisogno di nessun dato per essere me stessa, Robin.”

Robin era nel panico. Per la seconda volta nella sua vita, la paura si stava facendo strada nel suo cuore.
No, no. Doveva controllarsi. Doveva.
Ma non ce la faceva. Non poteva farcela. Non con chi aveva davanti.
Come poteva esserlo?
Robin corse via, verso la sua moto.

Io sarò sempre qui ad aspettarti, Robin!” urlò la ragazza dietro di lui.
Solo per te.”

-

-

-

-

Robin sfrecciò fra le auto e le corsie. Doveva muoversi. Doveva trovare una spiegazione. Lei non poteva essere lì. L’aveva vista morire. Il suo cuore si era fermato fra le sue braccia. Lo aveva sentito fermarsi.
Parcheggiò la moto in malo modo, facendola quasi cascare. Iniziò a correre.
Arrivò nell’atrio, accendendo la luce. Si trovò davanti l’intero team, Cyborg davanti a tutti. Ma non era importante. Si diresse correndo verso la sua stanza.
Cyborg gli si parò davanti, bloccandolo.

Fammi passare.”
“Non ora. Prima dicci cosa sta succedendo.”
“Ho detto fammi passare.”
“Ho detto non ora.”
“Cyborg, non ho tempo per queste sciocchezze. Levati di mezzo, o ti sposto io.”

Mentre lo diceva, uno ad uno tutti i membri si schierarono davanti a lui.

Dovrai spostarci tutti.”
“Ragazzi…”
“Allora?”

Robin tirò fuori il bastone. “Vi prometto che non farà male.”

-

-

-

-

Robin era lì, in piedi, in mezzo ai corpi tramortiti dei suoi compagni. Un velo di tristezza era sul suo volto.
Sentì una voce. Raven.

Robin… perché…”

Robin aveva la voce flebile e tremante. Cercò di darsi un contegno.

Mi dispiace. Raven, domani probabilmente io non ci sarò più. Mi dispiace…”
“Ehi, Robin, stai scherzando, vero? Domani tu sarai qui, giusto?”
“Mi dispiace…”
“Ehi, non scherziamo. Abbiamo bisogno di te… Io ho bisogno di te…”
“Mi dispiace…”

Robin stava piangendo. Faceva male.

Robin…”
“Perdonami. Ti prometto che non farà male. Addio, Raven.  Salutami gli altri.”
“NO! Robin, non farl- “

Robin stese anche l’ultima persona cosciente della stanza.
I sensi di colpa lo stavano divorando.
Ora non aveva più bisogno di controllare. Adesso, alla fine, era andato tutto come aveva detto lei…
Stephanie Brown.
La sua Stephanie.
Robin abbassò il capo, dirigendosi verso la sua moto. Gli sarebbe mancato quell’ambiente. Già.
Lacrime iniziarono a scendere sulle guance del Ragazzo Meraviglia, mentre lasciava il posto che più di tutti aveva sentito come casa.

Rapporto finale (Sta_98): E ancora congratulazioni a chiunque sia riuscito a sopportare la mia follia fin qui! Ve ne sono veramente molto grato! Vi consiglio di leggere questa pagina web per chiarimenti sul personaggio di Stephanie Brown: http://it.wikipedia.org/wiki/Stephanie_Brown Per chiunque non avesse voglia di farlo, sappiate solo che è una ex di Robin morta in seguito ad eventi drammatici. Fine. Che dire? Mi raccomando recensite, recensite, recensite, e sentitevi liberi di insultarmi quanto volete se ciò che avete letto non vi è piaciuto, ma nel frattempo recensite! Prossimo (e molto probabilmente ultimo) update entro 24 ore al massimo. E, oh, beh, grazie ancora per essere arrivati fin qui. Grazie davvero.

Qui Sta_98, passo e chiudo.

 

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Capitolo 3
*** Finale ***


Briefing (Sta_98): Qui Sta_98, a chiunque sua cosi paziente da leggere i miei deliri a inizio e fine capitolo. Siamo arrivati (finalmente, dira qualcuno) alla fine: ecco a voi l'ultimo capitolo di questa mia storia. Ma prima di lasciarvi alla lettura, volevo soltanto dirvi GRAZIE. Grazie per essere arrivati fino  qui, e per aver sopportato il mio delirio. Grazie davvero. Mi raccomando, recensite oppure scrivetemi un messaggio anche solo per insultare, ma scrivete! Serve per migliorare. E si, nessuno dei personaggi di questa Fic mi appartiene, ed ogni riferimento a persone e/o eventi reali e puramente casuale. Buona lettura!

Qui Sta_98, passo e chiudo.

3. Finale

 

Ed eccolo lì. Al molo numero 15, a qualche ora dalla sua fuga. Alla fine era tornato proprio da lei.
Entrò nel suo capannone abbandonato.

 Robin! Sono così felice di vederti!”

Robin non rispose. Solo cadde a terra, in preda alla disperazione.
Stephanie si chinò su di lui, abbracciandolo.

Shhh… adesso sei qui con me. Va tutto bene. Adesso hai me. Perciò… resta qui, ok?”

Disse Stephanie, avvicinando il suo volto a quello del ragazzo.

Adesso hai me…” ripeté una seconda volta la ragazza, schioccandogli un grande bacio sulle labbra.

-

-

-

-

La mattina dopo, alla Torre, tutti si alzarono doloranti. Sia fuori che dentro.
Cosa aveva portato Robin ad un gesto simile? Perché?
Tutti se lo stavano chiedendo.
Raven fu l’ultima a svegliarsi. Si ritrovò circondata dai suoi compagni.

Raven, stai bene?”
“Si, grazie…”
si rialzò a fatica.

Tutti erano costernati. Non riuscivano a capire il perché di quel comportamento. Cyborg propose di controllare la sua stanza, come prima cosa. L’intero gruppo si diresse verso la stanza di Robin.
Quello che trovarono li lasciò sorpresi.

E’ qui che Robin ha vissuto per tutto questo tempo?”
“Spartano fino alla fine…”

Ma quello che più inquietava erano i giornali appesi dappertutto.
Raven si fermò ad osservarli, come il resto della stanza. Quella era la vita del suo amato, quello era lo spazio dove aveva vissuto per così tanto tempo… avrebbe voluto toccare qualunque cosa, per risentirlo di nuovo accanto. Ma non le sarebbe bastato.
Intanto gli altri cercavano di capire il da farsi. Dove cercarlo? Da dove iniziare? E soprattutto…
Cercarlo?

 Raven si sentì quasi offesa da quella domanda. Lei lo avrebbe cercato persino in capo al mondo. Se nessuno lo avrebbe fatto, allora sarebbe andata da sola. Punto.
Ma doveva ammettere che forse non avevano tutti i torti.
Raven si assentò dalla conversazione, portando con sé un pezzo di giornale della stanza di Robin. Se nessuno voleva cercarlo, lo avrebbe fatto lei. Sapeva perfettamente come trovarlo.
Anche se la cosa le sarebbe costata.
Raven si chiuse nella sua stanza, laddove era certa che nessuno l’avrebbe disturbata. Spense le luci.
Mise il pezzo di giornale davanti a lei, mentre si metteva in meditazione.

Atharaz… Mithrios… Zircon…”

Ripeteva quella cantilena in continuazione, mentre il foglio di carta iniziava a librarsi in aria. I primi sintomi si manifestarono durante quei momenti. Raven iniziò a ghignare, chiedendosi cosa avrebbe fatto alla cagna che le aveva portato via il suo salvatore.
No. Calma.
Raven si schiarì la mente. Non poteva perdere contro il suo lato oscuro proprio ora. Non era il momento. Anche se…

Un tale potere potrebbe aiutarti parecchio…” pensò Raven con un leggero sorriso.
Un nemico potente richiede un potere superiore per essere sconfitto… e tu hai proprio quello che ti serve.”

NO! Non doveva caderci di nuovo!

Ma pensaci… con questo potere, potresti avere Robin tutto per te… potresti addirittura arrivare a proteggerlo, eguagliarlo… a quel punto…”
No…
E poi potresti sempre tenerlo stretto… che gli piaccia o no…”
Forse….
Coraggio, non dicevi di amarlo così tanto? Se non sei disposta nemmeno a aiutarlo, non vali il suo tempo…”
No! Doveva proteggerlo! Non voleva perderlo di nuovo!
Allora?”

Raven si abbandonò all’oscurità, che piano piano cresceva dentro lei, facendosi spazio nel suo cuore e nella sua mente, prendendo la forma di ciò che più amava. Robin.

Suo. Suo.  E solo suo.

Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin. Robin.

Ah, il suo Robin…

Aspettami, mio piccolo angelo… presto Raven sarà con te… e allora…”

Raven rise, mentre la luna fuori dalla sua finestra lentamente si alzava.
Nel frattempo, l’incantesimo era completo. Raven sentiva il potere traboccare dal suo corpo. Non si era mai sentita così bene. E tra poco sarebbe stata anche meglio…
Il foglio iniziò ad illuminarsi, sollevandosi ed iniziando a volare. Raven lo seguì, un ghigno malefico stampato in faccia. Era notte fonda, nessuno avrebbe potuto disturbarla…
Iniziò a volare, sempre più veloce, seguendo il foglietto. Un sorriso malefico gli si allargava sempre di più, al pensiero che la Principessa Oscura ed l’apprendista del Cavaliere Oscuro sarebbero stati insieme…
Dovevano esserlo. Erano entrambi due esseri appartenenti all’oscurità. Per loro era naturale unirsi nelle ombre, assieme, per sempre…
Ma solo dopo aver eliminato quella scocciatura.
Il sorriso di Raven si spense quasi istantaneamente, lasciando posto ad un’espressione di rabbia immensa.

Quella cagna… come ha osato prendere il mio Principe Oscuro? Gliela farò pagare, e molto cara… soffrirà per aver cercato d’impedire la nostra felicità!” urlò rabbiosa nella sua testa, con una voce demoniaca, che ormai non era più sua.

Il foglietto si fermò, esattamente davanti al molo n°15 del porto. Era così vicina… vide la moto poco lontano. Era il posto giusto.
Entrò, senza alcun tipo di precauzione. Il buio la circondava. Meglio così, l’oscurità ora gli pareva così familiare…
Avanzò di qualche passo. D’un tratto, quasi tutte le luci dell’edificio s’accesero, rivelando un trono, su cui c’era seduta proprio lei, Neo-Slade.

Ma guarda un po’ chi abbiamo qui! Quale onore, Raven, la Principessa Oscura in persona, ci degna della sua presenza! Qual è il motivo della sua visita?”

Raven stette in silenzio, digrignando i denti.

Fammi indovinare: sei venuta qui per cercare Robin e riportarlo alla torre? Se è per questo, allora- “

“NO.” Rispose Raven, con un sorriso stampato in faccia.

Io sono qui… solo per lui. Me lo riprenderò. E allora resteremo assieme, solo io e lui e nessun altro… Robin…”

Raven iniziò a sussurrare il suo nome quasi compulsivamente, con un ghigno stampato in faccia.

E allora?” rispose Neo-Slade, con un’espressione vuota in volto.
E allora dammelo. Di sicuro preferirà me a te.”
“Perché non glielo chiedi tu stessa?”

Dall’ombra dietro il trono di Neo-Slade comparve lentamente una figura, la figura alta e allenata che Raven avrebbe riconosciuto dovunque.
Era Robin.

Robin!” esclamò estasiata Raven. “Robin, finalmente! Eccoti… vieni, forza, andiamo…”

Neo-Slade si alzò in piedi, abbracciandosi a Robin.

Robin, questa donna vuole portarti via da me… via da noi… vuole di nuovo farmi scomparire…”

Un ghigno si formò sotto la maschera.

Tu non permetterai che succeda, vero, Robin?”

Robin non rispose, testa bassa. Tirò fuori il bastone, allungandolo.

Robin?” esclamò quasi impaurita Raven.

Silenzio.

Ehi, Robin… stai per dare a quella cagna una lezione, vero?”

Silenzio.

Raven era sempre più tesa. Perché Robin non stava correndo fra le sue braccia? Perché non stavano uccidendo assieme Neo-Slade?
Cosa stava succedendo?

E bravo il mio Robin…” disse la ragazza, prima di stampargli un profondo bacio sulle labbra.

E fu lì che accadde.
Raven si perse. Nel dolore, nella rabbia…
La scena.
Insopportabile.
No.
No.
No.
Quelle labbra che si toccavano…

Imperdonabile…”

Quella donna che lo toccava…

Imperdonabile…”

Il suo Robin… contaminato…

IMPERDONABILE!”

 
Raven esplose. I suoi occhi s’illuminarono, pieni di un potere che non aveva mai sentito prima. Il suo corpo si riempiva di un’energia nuova, malvagia....
L’energia della Rabbia.
Si scagliò subito contro Neo-Slade, lacrime luminose che le uscivano dagli occhi.
Fu bloccata da qualcosa.
Robin.
Si era messo fra il colpo e Neo-Slade senza esitazione.
Raven si ritirò quasi immediatamente, guardando il suo amato far roteare il suo bastone, come faceva sempre dopo un attacco o una parata.
Raven era indecisa. Non voleva fare del male al suo amato.

Che c’è? Hai paura? Hai accettato questo potere, ti sei spinta fin qui per averlo… lascerai che una stupida ragazzina si prenda Robin?!”

No. Non lo avrebbe permesso.
Robin era suo. Suo, e suo soltanto.
Era la sua vita, il suo mondo, il suo tutto.
Non poteva perderlo. Non voleva.
Raven iniziò a combattere, spinta dall’ossessione. Non avrebbe perso Robin. Mai.
Il combattimento iniziò.
Raven era veloce, agile, e potente.
Robin era rapido, silenzioso e senza esitazioni, plagiato da un amore distorto.
I loro corpi si muovevano in sincronia, i muscoli tesi nella schivata e rilasciati negli attacchi. La mente di Raven e quella di Robin si scontravano, assieme alle sue ombre ed al suo bastone.
Movimenti sempre più sinuosi, eleganti, complicati, che andavano a formare quella tanto concitata danza così affascinante.
Affondi, parate, schivati, salti, il tutto unito in un crescendo, in una melodia veloce ed inesorabile, il tutto sotto lo sguardo estasiato di Neo-Slade.
Stephanie era affascinata. Ammaliata. I movimenti del suo Robin erano così seducenti…

Oh, Robin… sei così bello, così meraviglioso… come ti voglio…”

Robin se la stava cavando egregiamente. Ma non aveva fatto i conti col potere di Trigon.
Raven era allo stremo delle sue forze emotive. Era disperata.

Basta, Robin…”

Non poteva andare avanti così.
Adesso basta.
Raven era al suo limite. Urlò, liberando tutti i demoni che da troppo tempo teneva rinchiusi dentro se.
Una forza incomparabile si liberò dai suoi occhi. Robin arretrò di qualche passo.
Raven era ora inarrestabile. Si dirigeva veloce verso Robin, attaccando senza sosta.
Robin riusciva a malapena a parare gli attacchi. Non sarebbe durato per molto.

 Raven mise tutta se stessa in quell’ultimo diretto, facendo cadere Robin a terra, privo di forze. Si avvicinò a lui dolcemente, accarezzandogli la guancia.

Shhh, aspetta qui amore mio… presto sarà tutto finito…” disse Raven, baciandolo appassionatamente per la prima volta.

Fu interrotta dal suono di una spada. Stephanie non era d’accordo.

Come hai osato anche solo sfiorarlo con quelle tue labbra impure… la pagherai per questo!” disse Neo-Slade, lanciandosi contro di lei.

Lo scontro durò una manciata di secondi. Stephanie era a terra, immobilizzata dal potere oscuro di Raven.
Raven la guardò duramente.

Tu… bastarda… come ti sei permessa di portarmelo via? Io e lui non avremmo mai dovuto separarci! Avrei sempre continuato a sorvegliarlo e guardarlo dal buio, fino al giorno in cui finalmente non saremmo potuti stare insieme… ma tu… hai rovinato tutto!”

Raven era furiosa. Iniziò a pestarla selvaggiamente, sempre più forte. Si fermò quando la sentì sussurrare qualcosa.

Ro…bin…”

Era il massimo che poteva sopportare. Raven si preparò a darle il colpo di grazia. Ma si fermò a mezz’aria, un sorriso sul volto.

No… per te la morte è troppo poco… ti farò soffrire molto di più.”

Raven aprì un portale alle spalle di Stephanie.

Ti manderò in un mondo dove i tuoi incubi prenderanno forma, dove dolore e sofferenza saranno tutto quello che potrai avere. Vivrai nelle tue paure, nelle tue angosce, soffrendo; e soffrirai finché non sarai sul punto di morire. Ma non potrai farlo. Continuerai a vivere, ed a soffrire, patendo il Dolore Eterno. Questo è quello che meriti per ciò che hai fatto.”

Raven si godette ogni singolo secondo di quella scena. Lo sguardo terrorizzato del suo avversario, i suoi occhi spalancati dal terrore.  Sorrise; ed un ghigno malefico e terribile le si dipinse in volto. Si godette fino all’ultimo le suppliche del suo nemico. Poi lo lanciò; ed il portale si chiuse sulle sue urla.
Adesso…

Mio amato…”

-

-

-

-

 

Robin si svegliò stordito. Per qualche ragione, non riusciva a muoversi per bene. Aprì gli occhi, trovandosi davanti il volto vicinissimo di Raven.

Ra…ven…” disse Robin, ancora stordito.

Robin! Ti sei svegliato, finalmente!”

Robin non aveva tempo da perdere in chiacchere.

Dov’è… Stephanie?”

Al nome, il volto di Raven s’incupì.

Lei… non è più un problema, adesso…”

Robin capì, ma era troppo distrutto per rendersi veramente conto della cosa. Cercò di guardarsi attorno. Aveva la testa appoggiata alle gambe di Raven, a mò di cuscino. Ma non riusciva a muoversi.
Provò a liberarsi con tutte le sue forze. Nulla da fare.

Così non va bene, Robin.” Disse Raven in tono dolce.

Non puoi scappare da me. Tu resterai qui, accanto a me.”

“Raven…”

“Non puoi andartene. Non te lo permetterò. Non posso stare senza te. Quindi… amami, Robin.”

Robin stette in silenzio. Stephanie non c’era più. Era tutto perduto. Cosa importava più, oramai?

… si, Raven.”

Raven si chinò su di lui, creando un lungo e profondo bacio, da cui l’eroe non si sottrasse.

Noi due staremo insieme per sempre. Siamo uniti, uniti dal nero filo dell’oscurità. Io e te, per sempre.”

Un altro bacio, più profondo ed appassionato di quello di prima.

Ti amo, Robin.” Sussurrò Raven, mentre l’oscurità calava sulle due creature della notte.

 

-FIN-

Rapporto (Sta_98): E cosi, e finita. Che dite, lo merita il Tag "Dark"? Io spero proprio di si! Beh, passando alle cose serie, ancora una volta GRAZIE. Un po per tutto. E il mio primo lavoro quindi so che non sara esattamente il massimo, pero se mi scrivete e recensite potro migliorare! Vi prego, anche solo per dirmi che era illeggibile. Mi aiuterebbe veramente tanto sapere cosa ne pensate. E poi mi farebbe anche piacere sapere se vi e piaciuta o no :3

Qui Sta_98, passo e chiudo. E grazie!

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