Dark Truth di Clarobell (/viewuser.php?uid=47531)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rottura ***
Capitolo 2: *** Comprensione ***
Capitolo 3: *** Perché? ***
Capitolo 4: *** Riflessioni ***
Capitolo 5: *** Avviso ***
Capitolo 1 *** Rottura ***
Capitolo
1: Rottura
Rufy sogghignò malignamente,
muovendosi furtivo nella cambusa buia. Avendo evitato tutte le trappole di Sanji,
si trovava ora davanti al frigorifero, le dita contratte al pensiero di ottenere
del cibo. Un tonfo risuonò da dietro, rompendo quel silenzio quasi surreale,
e lui si voltò a destra e a sinistra. Sanji l'aveva scoperto? ...no. Non c'era
nessuno.
Con un'alzata di spalle, si
rivolse nuovamente al frigorifero, ma il suo sorriso non ritornò. Le ombre nella
cambusa si mossero lievemente, e lui restrinse gli occhi; chiunque ci fosse,
era bravo a nascondersi.
Una risatina soffocata risuonò
attraverso la stanza, e dovette resistere alla tentazione di rabbrividire, mentre
rimbalzava sui muri riecheggiando attorno a lui. In qualche maniera, la risata
sembrava familiare, ma ancora non riusciva a riconoscerla. Girandosi per osservare
la stanza vuota, i suoi occhi si strinsero maggiormente.
Suona come... Pensò.
No. Non può essere.
Prima che potesse sbattere le
palpebre, si ritrovò immobilizzato contro il frigo, con una spada premuta sufficientemente
vicina al suo collo da ferirlo, con una sottile striscia di sangue che scivolava
sulla pelle, che appariva innaturalmente pallida alla luce della luna che filtrava
dall'oblò della porta. Gli occhi neri del ragazzo di gomma si abbassarono verso
il suo carceriere e si spalancarono, riconoscendolo; ma prima che avesse la
possibilità di dire una parola, una mano rude fu premuta sulla sua bocca e l'uomo
davanti a lui scosse la testa lentamente in segno di diniego.
"Ora vedremo che uomo sei veramente,
Capitano."
---
Zoro sospirò, osservando le
acque scure che la Merry stava fendendo. La nave era silenziosa, a parte qualche
sporadica e tranquilla conversazione fra chi passava. Niente risate, niente
rumori, niente caos. Non era normale. L'espressione dello spadaccino si ammorbidì
mentre scoccava un'occhiata preoccupata al suo capitano. Il ragazzo però non
la notò o l'ignorò; lui suppose la seconda. Non era più stato lo stesso da quando
avevano attraversato quelle acque, ma probabilmente sarebbe migliorato; si dice
che il tempo guarisca ogni cosa.
Rilasciando un altro sospiro
silenzioso, alzò lo sguardo al cielo, osservando le nuvole nere sovrastanti.
Sembrava che il mondo stesse riflettendo l'umore del loro capitano. Ancora una
volta Zoro lo osservò, al suo fianco, appoggiato contro il parapetto della nave,
socchiudendo gli occhi mentre notava che le fasciature avevano iniziato ad allentarsi.
"Oi, Rufy" chiamò.
Il ragazzo si rivolse a lui
con uno sguardo scuro.
"Non pensi sia ora che tu vada
da Chopper a cambiare quelle bende?"
Rufy abbassò lo sguardo sul
suo corpo, prima di ritornare verso lo spadaccino con la stessa espressione
scura, annuendo. Quindi si avviò verso le cabine sottocoperta senza una parola.
A Zoro iniziava a mancare la sua irritante vocina. Non aveva più parlato
da quando l'avevano trovato. Non riusciva a capire. Chopper aveva già esaminato
la sua gola e confermato che fisicamente non c'era nulla che non andasse,
il che poteva solo significare che il suo silenzio difosse volontario.
Con un sospiro, Zoro scese dal
parapetto ed iniziò a cercare il navigatore della ciurma per scoprire quando
avrebbero attraccato. Normalmente l'avrebbe fatto Rufy ma… Be', Rufy non aveva
più fatto molte delle cose che faceva di solito, in realtà.
Attraversando il ponte, quasi
avvertì la necessità di camminare con più leggerezza perché i suoi passi risultavano
troppo pesanti e troppo rumorosi su quella nave stranamente calma. Si fermò
vedendo Usop seduto sul parapetto dalla parte opposta del veliero e rifletté
se andare a vedere se stesse bene; dopotutto, era sua responsabilità come primo
compagno, quando il suo capitano non poteva farlo. Guardò ancora per qualche
secondo, prima di scuotere la testa. Il cecchino sembrava immerso nei suoi pensieri.
Avrebbe trovato il tempo di parlargli più tardi, ma ora doveva rintracciare
Nami, e immaginava che l'avrebbe trovata nella cambusa.
Mentre saliva le scale verso
la stanza, vide che la testa di Usop si era alzata e si era guardata attorno,
notando la scarsità di compagni presenti, prima di affrettarsi verso il ponte
sottostante. Zoro non poteva biasimarlo, dopo quello che era successo al loro
capitano.
Proseguendo, entrò nella cambusa,
rilasciando un respiro quando l'aria calda di vapore lo colpì, facendogli realizzare
quanto era rimasto all'esterno, mentre la sua pelle fumava leggermente per il
cambio di temperatura. Il suo stomaco brontolò, ma, ignorandolo, rivolse il
suo sguardo a Nami, soddisfatto che alla fine fosse veramente nella stanza.
Sedendosi al tavolo sul lato opposto a lei, Zoro aprì la bocca per chiedere
quanto mancava al loro arrivo alla prossima isola, ma lei lo precedette.
"Altre otto ore circa e potrai
avvistare l'isola, Zoro," mormorò stancamente. "Potremo toccare terra dopo altre
due ore."
Lui
annuì, anche se la navigatrice non poteva vederlo, dato che teneva la testa
fra le mani.
"Vuoi qualcosa da mangiare,
Zoro?" chiese Sanji con tranquillità, i suoi movimenti lenti e quasi pigri,
nessuna presenza del suo solito entusiasmo in cucina. Non l'aveva nemmeno annoiato
osteggiandosi per Nami. Non c'era stata una possibilità di iniziare una lotta,
utile a distrarlo in quella situazione, cosa che peggiorava solo la situazione.
"Sto bene."
"Non mangi da tre giorni, idiota,"
ribatté il cuoco debolmente. "Non sai mai cosa può succedere nella Rotta Maggiore
- almeno prendi un sandwich."
Un grugnito affermativo fu la
sua risposta ed il cuoco si mise velocemente al lavoro, impiattando il poco
cibo davanti allo spadaccino. Zoro lentamente morsicò il soffice pane fino a
riempire la bocca, pulendola da una briciola prima di iniziare a masticare fiaccamente.
Sembrava che la sua mente fosse concentrata in altre cose; la stessa cosa valeva
sia per il cuoco che per la navigatrice. Pochi minuti passarono prima che la
porta si aprisse cigolando leggermente e si chiudesse mentre Usop si univa al
piccolo gruppo. Si sedette al tavolo e Zoro gli passò la seconda parte del suo
sandwich. Senza una parola il cecchino lo prese, mangiando nella sua medesima
maniera.
Sanji si accigliò un istante
vedendo che non aveva terminato nemmeno quel piccolo sandwich. Continuando così
si sarebbe ammalato. E quella era l'ultima cosa di cui avevano bisogno, avevano
già Rufy di cui preoccuparsi.
"Sei riuscito a fargli mangiare
qualcosa oggi?" chiese Zoro pacato.
"Non molto, ma alla fine era
sempre qualcosa." Replicò Sanji accendendosi una sigaretta.
"Pensi che non lo vomiterà
stavolta?"
"Non ne ho proprio idea."
Un sospiro leggerlo sfuggì dalle
labbra di Usop, mentre guardava i due ragazzi più grandi.
"Lui… Migliorerà?"
Nessuno ebbe la possibilità
di rispondere perché il silenzio fu rotto dalla piagnucolante richiesta di aiuto
del loro dottore. La ciurma balzò giù dalle sedie e fu nella cabina in un lampo.
Nel frattempo che arrivavano, Chopper aveva assunto l'Heavy Point per cercare
di controllare il suo capitano in preda alle convulsioni.
"E' un altro attacco?" chiese
Sanji mentre lo aiutava a tenerlo, sistemando le sue braccia attorno alla parte
superiore del corpo di Rufy.
"Non penso!" replicò Chopper
stringendo la presa sul suo capitano. "Sta delirando - deve essere un altro
flashback!"
"Merda!" sbottò Zoro mentre
si dirigeva dietro il capitano, avvolgendo le braccia attorno al centro del
busto, trattenendolo mentre Chopper concentrava la sua energia sulle gambe di
Rufy. "Non è stato già abbastanza terribile affrontarlo una volta?! Perché deve
riviverlo ancora?!"
"Si farà del male se non lo
blocchiamo in fretta!" grugnì Sanji, rafforzando la presa sulle braccia del
ragazzo.
Come se Rufy l'avesse sentito,
le sue convulsioni cessarono e si abbandonò nelle braccia della ciurma. Lentamente
lo adagiarono sul pavimento in posizione seduta e si spostarono per guardarlo
in viso. Zoro fu il primo: i suoi occhi si spalancarono mentre lo fissava.
Rufy apriva e chiudeva la bocca,
come se non riuscisse a respirare. La sua mano si alzò all'altezza del petto,
che iniziò a lacerare con le unghie. Zoro gli afferrò le braccia, forzandole
a rimanere al loro posto, mentre Chopper abbaiava a Sanji l'ordine di prendere
una borsa di qualche tipo dicendo qualcosa sull'iperventilazione di Rufy. Il
dottore si sistemò dietro il ragazzo ed iniziò a massaggiare sia il suo petto
che la sua schiena. Lentamente ma con sicurezza il respiri disperati si calmarono
finché finalmente non respirò anche se con affannosi soffi.
Zoro gli liberò le braccia e
con uno stanco mormorio gli scivolò contro le spalle chiudendo gli occhi, ma
meno di un secondo dopo si tirò indietro con un sospiro aspro e guardò in basso,
le mani nel suo grembo. Zoro cercò di non indietreggiare al fatto; sapeva che
Rufy non intendeva farlo, ma la verità era che il ragazzo non riusciva più a
toccare lui, o chiunque altro. Tanto quanto odiava ammetterlo, faceva
male.
"E' tutto a posto, Rufy," mormorò
con un po' d'esitazione, non esattamente famoso per la sua capacità di consolare
gli altri. "Non preoccuparti, sei al sicuro."
Dopo pochi altri minuti, Rufy
si alzò in piedi e si avviò verso il giaciglio prima di salirvi sopra e sdraiarvisi.
Sanji, ritornato dopo averlo sentito calmo, afferrò la coperta più vicina e
lo coprì. La ciurma si fissò, ma Robin fu quella che rispose alla domanda non
espressa.
"Lo controllerò io stanotte,"
disse semplicemente, seguendo la ciurma fuori dalla cabina per lasciar riposare
il loro capitano, facendo fiorire un paio d'occhi sul muro per guardare Rufy.
Tutti loro giunsero alla fine
nella cambusa; presto sarebbero arrivate le tenebre e avrebbero dovuto affrontare
un'altra notte d'orrori. Da quando era stato attaccato, Rufy non aveva ancora
avuto un sonno tranquillo, ma costantemente addolorato da incubi e dal rivivere
qualunque tragedia avesse affrontato quella notte.
Nami tirò su con il naso mentre
si asciugava l'ultima delle sue lacrime. Ogni volta che Rufy aveva uno dei suoi
attacchi, lei finiva per piangere. La indeboliva troppo vedere il suo capitano,
che era sempre sembrato invincibile, soffrire in quella maniera. Non era giusto
che questo fosse capitato a qualcuno come Rufy. Non se lo meritava.
"Ha parlato oggi?" chiese Sanji,
intanto che serviva ai suoi compagni le loro vivande.
"Non una parola," replicò Zoro
solennemente. "Ora quant'è? Due settimane?"
"Tredici giorni," corresse
Nami, assente mentre fissava la porta della cambusa. "E' solo troppo calmo."
"In fondo non è morto," mormorò
Sanji.
"Non dire certe cose!" saltò
su Usop immediatamente.
"E' vero," replicò calmo il
biondo. "Lo abbiamo quasi perso."
"Quasi," ribatté l'altro. "Ha
solo bisogno di qualche tempo per riprendersi."
"Non so se il tempo sarà sufficiente
con tutti quei merdosi accidenti che gli sono capitati," mormorò Zoro seriamente.
"Non possiamo nemmeno aiutarlo."
Sanji sospirò e ritornò verso
il fornello, mescolando il rimanente della zuppa per Robin. Non avevano ancora
scoperto chi gli avesse fatto quelle ferite, dato che il ragazzo non aveva ancora
detto una parola dall'attacco. Chopper era preoccupato sugli effetti psicologici
che avrebbe potuto avere su di lui. Ovviamente l'accaduto lo aveva colpito terribilmente,
ma quanto profondamente non lo sapevano. Il suo appetito era totalmente scomparso,
e quando riuscivano a fargli mangiare qualcosa, solitamente lo vomitava; il
suo sorriso era svanito ed era diventato quieto e isolato dalla ciurma, indietreggiando
ad ogni minimo tocco come se bruciasse.
"Il signor capitano è in piedi,"
annunciò Robin tranquillamente.
Nessuno si mosse o parlò, aspettando
di sentire ciò che avrebbe detto sul loro capitano. Zoro alzò gli occhi quando
un sottile suono di conati di vomito venne dalle cabine e Sanji crollò su una
delle sedie con la testa fra le mani.
"Merda," mormorò, pur attutendo
la parola con le mani. "Se non trattiene qualcosa al più presto, non riuscirà
aa arrivare alla prossima isola."
Le mani di Zoro si racchiusero
in pugni, si alzò ed immediatamente colpì il cuoco senza aggiungere altro.
"Che diavolo?!" gridò Sanji,
risistemandosi in una posizione seduta sul pavimento dov'era precipitato, una
mano stretta al petto per calmare i battiti.
"Non dirlo," Zoro parlò in
un tono mortale che uccise qualunque rabbia il biondo avesse. "Qualunque cosa
succeda, è ancora il nostro capitano e noi dobbiamo ancora credere il lui. Io
vado a controllare."
La porta della cambusa fu chiusa
tranquillamente dietro allo spadaccino. Robin lo seguì subito dopo. Sanji si
alzò in piedi e Chopper si affannò attorno a lui per pochi secondi, ma dopo
aver visto che non voleva lasciarsi visitare, rinunciò e scivolò di nuovo al
tavolo.
Nami terse altre lacrime che
rifiutavano di fermarsi e guardò in alto verso Sanji, che la stava fissando
preoccupato. Gli riservò un sorriso che chiaramente significava 'starò bene',
ma se il cuoco ci credesse oppure no era un'altra faccenda.
"Nami-san?"
Lei
serrò i suoi occhi. Non si sentiva in vena di parlare ora. Allungando le braccia
sul tavolo ed adagiando la fronte su di loro, replicò, "Sì, Sanji-kun?"
La replica fu soffocata ma comprensibile.
"Sembri stanca… Non pensi che
dovresti dormire un po'?"
"Sto bene Sanji… E' solo… Gli
incubi di Rufy e…"
Troncò
la frase e Sanji non ebbe veramente bisogno di ascoltarne la fine per sapere
di cosa stesse parlando. Dopotutto Nami era la persona che aveva trovato Rufy.
Nami sbadigliò e si stirò
scendendo dal letto. Era prima del solito per lei e guardando l'orologio dietro
il suo letto notò che nemmeno Sanji sarebbe già stato in piedi. Con un sorriso
uscì dalla cabina con l'intenzione di prepararsi un po' di caffè per un tranquillo
e spensierato mattino prima che i ragazzi si alzassero.
Andando verso la cambusa
con nient'altro addosso che il suo pigiama ed una giacca per resistere alla
fresca aria mattutina, incontrò Robin, che stava scendendo dalla postazione
di vedetta, essendo stata di guardia la notte precedente.
"Nottata tranquilla?" le
chiese.
Robin annuì con un sorriso
prima di raggiungere la cabina delle ragazze. Nami sbadigliò leggermente e proseguì
la sua strada. Aprì la porta della cambusa e al primo passo all'interno congelò
sulla soglia per ciò che le stava di fronte.
Il sangue allargato sul
pavimento non poteva essere… Era impossibile…
Le sue mani iniziarono a
tremare mentre faceva un passo in avanti per gettare uno sguardo migliore, e
poi le sue mani si alzarono fino al viso mentre notava il cappello di paglia
schizzato di sangue, schiacciato dal suo stesso corpo.
"RUFY!"
Sanji soffiò fuori una nuvola
di fumo da una nuova sigaretta appena accesa e si risedette al tavolo con un
sospiro. Non aveva idea di quanto quello l'avesse ferita, anche se i suoi singhiozzi
notturni erano un'indicazione della sua insonnia. Ma non c'era nulla che potesse
fare: nessuno di loro poteva. Ciò che era accaduto era passato e non si poteva
cambiare. Rufy ne sarebbe uscito oppure si sarebbe spento, anche se lui sperava
con ogni fibra del suo essere che non fosse la seconda ipotesi ad avverarsi.
Poteva non essere il capitano migliore, spesso infantile, che più di una volta
li aveva trascinati in avventure azzardate per qualche stupido capriccio, ma
era l'unico che avrebbe voluto seguire. Sanji era un pirata di Cappello di Paglia
fino alla morte.
"Merda," mormorò mentre rimaneva
con la testa sul tavolo.
Nella cabina degli uomini, Rufy
aveva finalmente smesso di rigettare e stava sdraiato nel freddo legno del pavimento,
apparendo assolutamente esausto. I suoi occhi stanchi passarono prima su Zoro
e poi su Robin prima di chiudersi lentamente. Il primosi mosse verso di lui
con l'intenzione di alzarlo, pensando che si fosse addormentato, ma non appena
le sue dita toccarono la pelle umida di Rufy, lui spalancò gli occhi lucidi
e sfocati, ruggendo debolmente prima di lasciarli chiudere nuovamente, desiderando
poter allontanare le improvvise vertigini che lo rendevano poco cosciente. Robin
si accovacciò dietro i due senza parlare e rialzò rapidamente il secchio che
il ragazzo aveva lanciato via, lasciando disperdere il suo contenuto.
"Rufy…" sussurrò Zoro, non
sicuro di cosa tentare per aiutarlo e per non farlo spaventare. "Avanti, amico,
non puoi lasciare che ti sconfigga… Lascia che ti aiuti."
Si
avvicinò ancora, ma Rufy si mosse solamente indietro, cercando di diventare
una cosa sola con la parete. Zoro indietreggiò cercando di non apparire troppo
depresso e l'altro si rialzò in piedi tremando. Barcollò fuori dal bagno e sembrò
dirigersi verso il divano, ma si fermò improvvisamente. Zoro fece un passo in
avanti, attento a mantenere una distanza sufficiente a confortare il suo capitano.
"Tutto a posto, Rufy?" chiese
piano.
Gli arti del ragazzo iniziarono
a tremare, e Zoro abbassò la testa quando un singhiozzo soffocato eruttò dalla
gola del capitano.
"Samurai-san," chiamò Robin
ferma sulla soglia dopo aver terminato il suo lavoro, il tono della sua voce
basso ma urgente.
Zoro rialzò lo sguardo e spalancò
gli occhi ritrovandosi a pochi millimetri da Rufy, che lo fissava, stringendo
i denti e singhiozzando. Era ovvio che non volesse mostrarsi così debole di
fronte a lui, viste le macchie rosse sulle sue guance pallide. Gli si era avvicinato
mentre lo spadaccino guardava a terra.
Improvvisamente il ragazzo si
scagliò su di lui, aggrappando le braccia intorno al collo dello spadaccino
alzandosi sulla punta dei piedi e seppellendo il viso nelle spalle di Zoro,
il quale esitò per meno di un secondo prima di avvolgere le sue stesse braccia
attorno all'altro, ma non appena l'ebbe fatto iniziò a tremare violentemente
come se il fatto lo terrificasse. Iniziò a ritirare le braccia prima che Rufy
scuotesse la testa in segno di diniego e stringesse la sua presa. Gli occhi
di Zoro si addolcirono ed un sorriso toccò le sue labbra mentre ricambiava la
stretta.
Rufy era terrorizzato dal contatto,
poteva notarlo, ma lo stava affrontando come era solito fare. Quella era una
cosa positiva; forse l'inizio della sua ripresa. Gentilmente lo alzò e lo adagiò
sul divano. Ora aveva smesso di piangere e sbatteva le palpebre debolmente verso
di lui, ancora tremando leggermente.
"Pensi di poter mangiare anche
un poco per me?"
Rufy pensò per un secondo prima
di annuire un poco. Zoro rifletté se dargli un vasetto di yogurt che era avanzato
da un precedente pasto ma lasciò perdere, non volendo che Rufy rigettasse.
"Okay," bisbigliò. "Pronto
per dormire un po'?"
Rufy scosse velocemente la testa,
i capelli selvaggi che volavano a destra e a sinistra mentre lo faceva. Zoro,
che era accovacciato davanti al ragazzo, sospirò.
"E se rimanessi con te? Ti
sveglierò se arriveranno gli incubi."
Dopo pochi secondi la sua risposta
fu un altro lieve cenno col capo e Zoro si mosse per sistemarsi scoprendo che
Rufy non voleva lasciarlo. Il ragazzo di gomma aveva una gentile, ma ferma presa
sulla sua mano, e nonostante il suo corpo stesse ancora tremando, non sembrava
intenzionato a mollarlo. Con un sorriso si posizionò in maniera che Rufy non
dovesse lasciarlo e si preparò per la lunga notte che aveva davanti. Uno sguardo
in direzione di Robin le disse che era libera e l'archeologa annuì, lasciando
il capitano ed il primo compagno soli.
"Non preoccuparti, Rufy," mormorò
Zoro mentre le palpebre del ragazzo si muovevano come se lui stesse combattendo
contro il sonno. "Ti proteggerò io."
Se fosse stata la mano che correva
dolcemente attraverso i suoi capelli o la stanchezza che l'aveva preso alla
fine Rufy non lo sapeva, ma si ritrovò caduto in un sonno profondo ed in un'altra
notte piena di memorie.
Zoro sospirò piano, scoccando
un'occhiata al ragazzo addormentato vicino a lui prima di spostare lo sguardo
su Robin, alzando gli occhi al piccolo sorriso sul suo volto. Nessun altra parola
venne detta mentre Robin rilasciava il capitano al suo riposo.
---
Note di Akemichan:
Ho scelto di tradurre questa storia per tre motivi essenziali. Per prima cosa,
ho apprezzato l'idea che per una volta fosse Rufy quello ad aver bisogno di
aiuto, in maniera così da mettere per bene in luce l'affetto che la sua ciurma
prova per lui. Infine, mi è piaciuta l'idea di base a questa storia, ma che
non posso anticiparvi. L'autrice ha per il momento scritto tre capitoli e si
sta dedicando al quarto e sostiene di poterla finire al massimo in sei capitoli.
Quindi gli aggiornamenti non saranno rapidissimi ma la storia dovrebbe concludersi.
Per quanto riguarda la traduzione in sé, ho preferito mantenere il titolo nella
lingua originale perché la traduzione italiana "oscure verità" non mi soddisfava
del tutto. Ho invece tradotto il titolo del capitolo "Broken" con "Rottura"
al posto di "Rotto" perché in italiano suona meglio e a mio parere rende comunque
l'idea della situazione. Per i nomi, ho deciso di usare quelli italiani, perciò
"Rufy" invece di "Luffy" e "Usop" anziché "Usopp" (non che ci sia molta differenza
in questo caso!). Se verranno invece usati dei termini giapponesi presenti nella
versione originale li lascerò uguali, così come ho lasciato eventuali "san"
e "kun".
Che altro dire..? Spero che apprezziate anche voi ^^
|
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Capitolo 2 *** Comprensione ***
Dark Truth2
Capitolo 2: Comprensione
Il dolore scivolava
lungo il corpo, i suoi arti tremavano ed il respiro si trasformava in singhiozzi
corti e strangolati. La corda sottile attorno al suo collo si tese, logorandogli
la pelle e bruciando, mentre si agitava per liberarsi dalla stretta. La corda
lo alzò sollevandolo in aria, lasciando che i suoi arti si dimenassero per la
paura, mentre la sua scorta di ossigeno veniva meno; le mani si alzarono istintivamente
per afferrare i legacci, ma senza riuscirci. La corda si spezzò ed lui scivolò
sul pavimento boccheggiando; il suo cappello coprì i suoi occhi.
"Ora non sembri
così forte, capitano."
---
Rufy sobbalzò con un
singulto soffocato, le mani a pugno e gli occhi spalancati. Forti braccia circondavano
il suo busto, perciò protestò terrorizzato, divincolandosi prima di costringersi
a calmarsi mentre i suoi occhi cadevano sul suo 'carceriere'. Gli occhi grigi
e acuti di Zoro si addolcirono a quelli diffidenti del suo capitano che lo fissavano
interrogativi.
Lo spadaccino rimase
silenzioso, prendendo senza parole una fredda pezza dietro Rufy e passandola
al giovane. Rufy reagì velocemente, agguantando il panno e strofinandosi delicatamente
il viso bagnato. Lentamente il suo fiato iniziò a calmarsi dai veloci ansimi,
finendo in profondi e lenti respiri. Finalmente, dopo pochi minuti, sembrò nuovamente
stabile. Il resto dei ragazzi lo guardò con un misto di pietà e tristezza mentre
la figura sottile del loro giovane capitano iniziava a tremare al ricordo dell'incubo.
Zoro scoccò loro un'occhiata carica d'odio. Avrebbero dovuto saperlo bene, che
lui non aveva bisogno di pietà, ma di amici. Aveva bisogno che i suoi nakama
fossero lì per lui.
Ancora una volta tentò
di calmare il ragazzo, e questa volta, nonostante il suo corpo fosse teso, non
lo respinse. Lentamente le convulsioni diminuirono e i suoi muscoli si rilassarono,
e la testa ciondolò in avanti mentre il corpo soccombeva di nuovo per il sonno,
completamente esausto a causa delle settimane passate. Zoro lo sistemò ancora
sul divano, mentre i suoi occhi tornarono a fissare gli altri nella stanza.
Silenziosamente, si alzarono dalle rispettive amache, dirigendosi verso la botola.
Usop accennò col capo, facendogli capire che voleva rimanere, mentre il resto
andò sul ponte a discutere. Scivolando fuori dalla sua amaca, il cecchino si
diresse al fianco di Rufy, sedendosi sul pavimento e aspettando per la prossima
volta in cui il suo amico si fosse svegliato ansimando.
Era una tortura vederlo
in quello stato. Non aveva fatto altro che aiutare chiunque incontrassero -
chi avrebbe voluto fare qualcosa come quella a Rufy? Era stato Kuro? Creek?
Arlong, forse? Chi avrebbe avuto la capacità e l'intelligenza di fare quello
a Rufy sulla loro stessa nave, la loro Merry, senza svegliare
nessun altro della ciurma. Era infuriato. Robin aveva fatto da vedetta quella
notte, perciò nessuno sarebbe stato capace di superarla, con le sue abilità
del frutto del diavolo. Desiderava solo che Rufy glielo dicesse, dicesse
qualcosa - qualsiasi cosa! Con un altro sospiro, si sdraiò, pronto per quando
Rufy si fosse svegliato, fra un'oretta circa. Forse questa volta, sarebbe riuscito
a farsi dire dal suo amico quali orrori affrontava neri suoi sogni. Usop era
sicuro di una sola cosa. Se spaventavano Rufy in quella maniera, allora le storie
che aveva da raccontare erano di gran lunga migliori di qualunque altra avesse
inventato lui.
---
Sanji afferrò una sigaretta
dal portasigarette, i suoi occhi fissi mentre velocemente l'accendeva uscendo
all'aperto, prendendo una lunga boccata dalla stecca prima di allontanarla dalle
sue labbra e sospirare fuori il fumo. Passando una mano fra i suoi disordinati
capelli biondi, guardò Zoro. Non erano d'accordo sul dividersi durante la notte.
Era una nuova regola istituita dall'attacco di Rufy: non si sarebbero separati
e non avrebbero lasciato le loro cabine. Robin si era offerta di utilizzare
i poteri del suo frutto del diavolo per controllare finché non fossero stati
sicuri che l'emergenza fosse cessata e la ciurma aveva accettato riluttante,
non volendo caricare di compiti l'archeologa, ma non trovando un altro sistema.
"Allora che diavolo
c'è di così importante, da dover infrangere le regole, Marimo?"
"Nami ha detto che
dobbiamo tornare indietro," mormorò Zoro, fissando il mare con rabbia.
"Che?" chiese il cuoco,
sbattendo le palpebre. Aveva capito bene?
"Nami dice," Zoro parlò
lentamente, i suoi occhi fissi nelle nere acque a cui la Merry era ancorata.
"Dobbiamo tornare indietro attraverso le acque in cui Rufy è stato attaccato."
"Cosa!" squittì Chopper,
"M-Ma cosa accadrà se verrà attaccato ancora!"
"Non lo so," ammise
Zoro riluttante. "Ma mi ha mostrato la mappa, è l'unica strada per la prossima
isola, le correnti sono troppo tempestose e, se prendiamo un'altra rotta, potremo
perdere il magnetismo del LogPose."
"Fanculo," mormorò
Sanji. "Che facciamo con Rufy?"
"Domani, approderemo
ad una piccola isola sulla rotta per la prossima indicata dal LogPose. Ci ristoreremo
là," replicò Zoro. "Gliene parleremo poi."
"Non gli piacerà,"
rifletté Sanji.
"Anche se non volesse,
non ha scelta," ribatté Zoro.
Sanji e Chopper semplicemente
ricambiarono il suo sguardo prima che il primo facesse un sospiro e si voltasse,
tornando verso le cabine. Il secondo si attardò per pochi secondi, guardando
Zoro con occhi umidi prima di voltarsi anche lui, trottando nel ponte sottostante.
L'ultimo di loro sospirò pesantemente. Odiava parlare male di Rufy, dato che
rispettava il ragazzo più di ogni altra persona al mondo. Non aveva idea di
chi avesse fatto quello al suo capitano o cosa fosse veramente successo, ma
forse, se avessero attraversato di nuovo quelle acque, avrebbero potuto scoprirlo.
Non avrebbe mai permesso che capitasse di nuovo.
Un braccio fiorì sul
parapetto dietro di lui, picchiettando sul suo avambraccio ed indicando verso
le cabine. Zoro sospirò ancora e annuì.
"Sì, sì, Robin," mormorò.
"Arrivo."
Scendendo sottocoperta,
lo spadaccino ignorò il brivido di freddo che gli correva lungo la spina dorsale.
---
Quando la luce del
sole mattutino filtrò attraverso l'oblò, la ciurma della Going Merry era esausta.
Rufy aveva passato la notte torturato da un'altra serie di incubi costanti,
svegliandosi quasi ogni ora in preda al panico e coperto di sudore. Nami, essendo
stata la prima ad alzarsi, aveva voluto lasciare il resto della ciurma a dormire
un po' di più, ma l'isola era a poche ore di navigazione appena e dovevano essere
svegli per prepararsi all'ormeggio.
L'isola era piccola,
ma pericolosa, conosciuta per la sua feroce comunità di pirati e criminali.
Era più una stazione di stoccaggio senza nessuna residenza permanente. La ciurma
non avrebbe voluto fermarsi in un posto così turbolento, considerando la situazione
del loro capitano, ma avevano bisogno di procurarsi cibo e provviste. Chopper
inoltre aveva bisogno di medicine, dopo aver curato costantemente le innumerevoli
feriti di Rufy per le scorse due settimane.
"Allora, come diavolo
dobbiamo comportarci?" chiese Zoro, guardando il capitano mentre la ciurma si
preparava a sbarcare.
Sembrava così invisibile,
rispetto al suo solito comportamento espansivo. Le spalle erano ingobbite e
la carnagione pallida, con borse sotto gli occhi, bruciature e tagli gli marchiavano
la pelle. Guardandolo ora, nessuno avrebbe mai pensato che si trattasse del
pirata sull'annuncio di taglia, con quel grande sorriso a trentadue denti. Come
diavolo potevano portarlo attraverso le strade, con tutti i tagliagole e criminali
attorno? Uno sguardo al suo stato attuale, e chiunque di loro avrebbe attaccato
nella speranza di ottenere una facile ricompensa. Fortunatamente il numero 100.000.000
ne avrebbe spaventato la maggior parte.
"Non lo so - forse
potremmo travestirlo?" suggerì Nami, un dito premuto oziosamente sul mento,
in riflessione. "Qualcosa che gli mascheri il corpo e il viso - va bene per
te, Rufy?"
Lui fece un cenno leggero,
e lei sorrise. Alla fine aveva iniziato a rispondere loro di nuovo. Per la maggior
parte del tempo sembrava perso in un mondo tutto suo, ignorando la ciurma e
ciò che gli succedeva attorno, ma adesso sembrava aver fatto un passo avanti
verso la normalità. Era piccolo, ma pur sempre un inizio.
"Posso prendere quella
vecchia cosa con cui giocavamo tempo fa, Nami," si offrì Usop, voltandosi e
correndo sottocoperta per recuperare l'oggetto richiesto. Lei aveva cucito un
vecchio lenzuolo in una toga pochi mesi fa quando Rufy, Usop e Chopper l'avevano
praticamente supplicata per averla, affinché potessero recitare e giocare a
"vestirsi a festa" insieme. Il cecchino tornò dopo pochi minuti, tendendo la
vecchia, ma resistente toga a Nami.
Cercando di farci scivolare
il capitano dentro, lei si fermò sentendolo teso. Come poteva farlo senza preoccuparlo?
Zoro sospirò e gettò via la toga, passandola a Chopper.
"Fingi che siano bende,"
mormorò. "Ed aiutalo ad entrare dentro."
"G-Giusto," annuì Chopper,
assumendo velocemente l'Heavy Point. "Braccia in alto, Rufy."
Lui obbedì senza protestare,
alzando le sue deboli, stanche braccia osservando Chopper mentre gli faceva
scivolare velocemente la roba sopra di lui, ignorando i leggeri indietreggiamenti.
Non appena il vestito fu a posto, la piccola renna ritornò normale, inviando
uno sguardo umido in direzione di Rufy. Era ancora difficile non poterlo abbracciare
anche quando era preoccupato o sconvolto.
Controllandolo per
essere sicura che nessun segno distintivo di chi veramente fosse venisse esposto,
Nami annuì approvando. Gli si avvicinò per aggiustargli un poco la toga ed indietreggiò
quando Rufy sobbalzò lontano da lei. Non poteva vedere il suo viso, ma non ne
aveva veramente necessità. Aveva visto abbastanza a lungo quegli occhi spiritati
nelle scorse due settimane da imprimere a fuoco per sempre l'immagine nella
sua memoria. Sentendosi un poco nervosa al pensiero di toccarlo ancora, si avvicinò
esitante, velocemente aggiustò la toga per farlo sentire un po' meglio prima
di sforzarsi di sorridere.
"Ecco," sussurrò, sbattendo
le palpebre per ricacciare indietro le lacrime che volevano fuggire ed ingoiando
un singhiozzo. "Stai bene."
Zoro gli girò attorno
e spalancò gli occhi sorpreso perché il ragazzo sembrava completamente teso,
anche per quella piccola azione. Ritornò indietro per guardarlo in viso e annuì
approvando.
"Speriamo che nessuno
ti riconosca, eh, capitano?"
Rufy non replicò, ma
in fondo Zoro non se l'aspettava sul serio.
"Hey," chiamò piano
Sanji, curvandosi un poco per poter guardare il viso di Rufy. "Sicuro di volerlo
fare?"
Un piccolo, esitante
cenno fu la sua unica replica, e il cuoco sospirò. Sapeva che Rufy non
voleva farlo. Se avesse scelto, probabilmente si sarebbe rannicchiato
nel posto più oscuro che avesse potuto trovare per rimanerci in eterno, ma tanto
quanto non lo dava a vedere, loro sapevano che voleva stare meglio.
"Okay," intervenne
Zoro. "Nami e Sanji, andate e prendete le provviste che ci servono. Usop, rimani
sulla Merry. Chopper, Robin ed io staremo con Rufy."
"Ma Zoro!" protestò
Chopper, "Devo prendere altre medicine per Rufy!"
"Lo so, Chopper," replicò
Zoro. "Se non troviamo ciò che ti serve mentre siamo fuori, ti accompagerò
dopo a prenderli quando Rufy sarà di nuovo sulla nave, ma potremo aver bisogno
di te se succedesse qualcosa mentre siamo fuori."
"Oh…" rifletté la renna,
prima di annuire.
"Allora si va," affermò
Sanji.
---
Dopo aver girato per
un'oretta, Zoro notò che Rufy aveva iniziato a zoppicare leggermente, decelerando.
Ovviamente le sue ferite lo stavano stancando, ma non aveva protestato affatto,
seguendo obbediente gli altri da dietro. Guardando più attentamente, notò che
anche il suo respiro aveva iniziato a diventare pesante, e stava socchiudendo
gli occhi. Aveva bisogno di riposo, ed era compito di Zoro assicurarsi che l'avesse.
"Va bene," parlò, attirando
effettivamente l'attenzione di Robin e Chopper. "E' ora di una pausa."
Nessuno protestò mentre
tornavano indietro, camminando un poco posteriormente al capitano e al primo
compagno.
"Forse potremo
provare qui, Samurai-san," suggerì Robin, accennando verso un bar non troppo
lontano, che sembrava giusto un po' meno turbolento degli altri che avevano
superato. Annuendo, Zoro riprese a camminare, seguito dietro da Robin e Chopper
e con Rufy al suo fianco. Scoccando un'occhiata al ragazzo, sospirò. Avevano
avuto una dozzina di attacchi da quando avevano lasciato la Merry, dato che
la postura di Rufy praticamente gridava 'bersaglio facile'. Sperava che il riposo
lo avrebbe fatto sentire meglio.
Robin spalancò le porte
scricchiolanti, tenendole aperte per il suo fragile capitano mentre Zoro lo
conduceva dentro. Ignorando le dure occhiate ed i rudi sguardi, presero un tavolo
verso il fondo, assicurandosi che Rufy fosse seduto con la schiena contro il
muro così che nessuno potesse colpirlo da dietro. L'ultima cosa di cui avevano
bisogno era che si facesse scoprire con un attacco di panico, perché qualcuno
gli si era avvicinato troppo.
Zoro andò al bancone
per ordinare. Notando che il bar serviva cibo, prese un piccolo piatto di snack,
sperando che forse al capitano sarebbe venuto un poco di fame. Stava per tornare
indietro al tavolo quando incrociò una figura familiare a faccia in giù sul
bancone.
"Ace?" esclamò improvvisamente
a voce alta, prima di avvicinarsi al ragazzo narcolettico. "Oi…"
Un leggero scossone
portò Pugno di Fuoco fuori dal mondo dei sogni, facendolo balzare su, e quindi
di voltarsi a guardare chiunque l'avesse svegliato. I suoi occhi assonnati si
spalancarono mentre metteva a fuoco Zoro ed il suo cipiglio si trasformò velocemente
in un sorriso aperto.
"Hey, Zoro!" lo salutò
entusiasta. "Non ci vediamo da tempo! Che stai facendo qui?"
"Il solito," replicò
lui, sorridendo leggermente. Ace gli ricordava Rufy; Rufy prima dell'attacco.
"E tu?"
"C'era una falsa pista
su Barbanera da queste parti, così ho deciso di fermarmi qui e ristorarmi un
po' prima di riprendere la caccia."
"Quindi sei stato nella
prossima isola dopo questa?"
"Sì, niente di che.
Questa è per di più un'area commerciale. Le isole sono piccole, per la
maggior parte composte da villaggi con abitanti che non hanno mai messo un piede
fuori." Replicò l'altro, appoggiandosi casualmente contro il bancone. "Quindi
il mio fratellino fadanni è qui? Oppure è fuggito via per mettersi di nuovo
in qualche guaio?"
Il sorriso di Zoro
si spense ed Ace alzò un sopracciglio, il suo stesso sorriso trasformato in
un cipiglio curioso.
"Che c'è?" chiese,
alzandosi. "Non dirmi che è nei guai?"
"Non esattamente,"
mormorò Zoro, resistendo alla tentazione di voltarsi verso Rufy. Sapeva che
il ragazzo si sarebbe imbarazzato se suo fratello l'avesse visto nello stato
in cui si trovava, ma non poteva nasconderglielo, proprio come non si aspettava
che Ace nascondesse loro qualcosa riguardante Rufy. "Il pericolo è passato ora,
ma lo ha lasciato di pessimo umore. Stiamo cercando di tenerlo tranquillo."
"Cosa?" domandò Ace,
aggrottando le sopracciglia mentre un sorriso incredulo compariva sul suo viso.
"Stai chiedendo a Rufy di rimanere tranquillo?"
Zoro sbuffò leggermente,
scuotendo la testa con un piccolo sorriso. Non aveva visto il suo capitano nello
stato in cui era dalle scorse due settimane, perciò non ci avrebbe creduto comunque.
"Non penso che combinerà
troppi danni per un po'," mormorò amaramente.
"Che? Perché?" chiese
il ragazzo con le lentiggini, il sorriso scomparso al tono serio di Zoro. "Che
diavolo è successo?"
"E' un po'… Nei guai
ora," spiegò l'altro, non sicuro di come raccontarlo. Solitamente era uno brusco
in queste situazioni e che arrivava diritto al punto, ma l'ultima cosa che voleva
era un irato Pugno di Fuoco fra le mani. "E' successo qualche merdoso accidente,
e lo ha sconvolto particolarmente."
"Sconvolto come?" domandò
Ace, i suoi occhi stretti per l'ovvia rabbia. Zoro sapeva che non era diretta
contro di lui.
Fece una pausa, notando
in che modo il barista si era avvicinato a loro e come numerose conversazioni
attorno si fossero bloccate. Accennando ad Ace perché lo seguisse fuori, i due
afferrarono le loro bevande ed uscirono dal bar così che Zoro potesse spiegare
la situazione.
---
Robin strofinò la macchia
sul tavolo con le dita. Per un momento rifletté se Zoro potesse avere possibilità
di perdersi nel ritornare dal bancone, ma guardandosi attorno e scannerizzando
tutta la stanza, lo trovò con Ace e sorrise. Non aveva ancora avuto la possibilità
di incontrarlo di persona, ma aveva sentito parlare di lui ed Usop lo aveva
anche ritratto in modo che potesse vedere com'era fatto. Non che ne avesse bisogno:
Ace Pugno di Fuoco era dopotutto un pirata ben conosciuto, essendo il comandante
della seconda flotta di Barbabianca. Decidendo di non avvertire ancora gli altri
della sua presenza, continuò a strofinare un dito sul tavolo rovinato, mantenendo
un set extra di occhi ed orecchie in maniera che nessuno potesse tentare qualcosa.
Chopper spostava lo
sguardo dal tavolo a Rufy ogni quindici secondi circa per assicurarsi che fosse
a posto. Era la prima volta che si trovava in una zona così affollata dall'attacco,
ed era in effetti la prima volta che era in contatto con qualcun altro che non
fosse un membro della ciurma da quel momento. La piccola renna non poteva far
altro che preoccuparsi per il suo capitano. Osservava il suo respiro per assicurarsi
che non avesse nessun tipo di attacco, ma a parte le sue mani tremanti, non
poteva vedere nessun altro problema.
All'inizio, dopo l'approdo
all'isola aveva pensato di lasciare Rufy indietro con uno della ciurma, ma la
nave avrebbe potuto essere attaccata per qualsiasi ragione, perciò un unico
membro non avrebbe potuto essere sufficiente. Una persona poteva proteggere
se stessa, ma non altrettanto bene Rufy, ed i ragazzi di Cappello di Paglia
non volevano correre rischi. Nami aveva suggerito che comunque poteva essere
positivo per lui ritornare in mezzo alla gente.
Pochi minuti passarono
e Robin continuò a guardare il viso di Ace con la sua coppia di occhi in più,
come cambiasse dalla curiosità alla preoccupazione allo shock, alla pietà e
alla fine si sistemasse in un miscuglio tra preoccupazione e rabbia. I due finirono
di parlare e l'archeologa fece scomparire le sue estremità in eccesso, tornando
a fronteggiare i due mentre camminavano verso di loro.
"Oi," mormorò Zoro,
arrivando al tavolo. "Alzatevi, ce ne andiamo. Ace sa qualcosa su cos'è accaduto."
Senza un'altra parola,
Chopper e Robin si alzarono per andarsene. Ace osservò Zoro muoversi verso la
persona che gli avevano detto essere Rufy, ed il ragazzo travestito indietreggiò
prima di spostarsi da solo dietro Robin. Ace non avrebbe voluto, ma doveva dire
loro cos'era successo. Sperava solo che Rufy potesse superare qualcosa come
quella. Aveva fiducia nelle capacità del suo fratellino. Zoro si era tenuto
vago nei dettagli, ma da quello che conosceva su ciò, non poteva essere semplice.
Qualcosa che aveva colpito il suo fratellino così duramente… Doveva essere stato
orribile.
Scuotendo la testa
per liberarsi dai cattivi pensieri, Ace si sistemò nelle retroguardie, vicino
a Zoro. Rufy ovviamente non l'aveva visto, e all'apparenza (non si poteva vedere
il suo viso), gli occhi erano fissi sul pavimento polveroso, guardando i suoi
stessi passi. Restringendo gli occhi, vide la difficoltà dei suo passi e non
mancò di notare i movimenti rigidi del suo corpo, come se fosse dolorante. Non
disse nulla, semplicemente camminò in silenzio, scoccando occhiate di
fuoco a chiunque osasse anche solo guardare suo fratello troppo a lungo.
Dopo qualche tempo,
il piccolo gruppo arrivò alla nave. Non avrebbero impiegato così tanto tempo
dal bar se Chopper e Robin non si fossero fermati a numerose bancarelle e negozi
per comprare qualunque cosa di cui avessero bisogno. Rufy era rimasto notevolmente
indietro, e in più di un'occasione si era dovuto fermare per riprendere fiato.
Posando i piedi sul
ponte, Zoro si avvicinò per togliere il travestimento dal corpo abbattuto di
Rufy, cercando di ignorare come le sue spalle si irrigidissero e come il suo
corpo si scuotesse leggermente al tocco. Questa volta Rufy indietreggiò solo
un poco e cercò di aiutarlo, movendo le sue stanche e ferite braccia in maniera
che il suo primo compagno potesse rimuovere il travestimento che lo nascondeva.
Non appena gli fu levato,
Ace non poté evitare il leggero singhiozzo che sfuggì dalle sue labbra alle
ferite del suo fratellino - ed erano passate due settimane dall'accaduto! Sembrava
che Rufy fosse troppo perso nei suoi pensieri per aver notato suo fratello maggiore
fino a quel momento. Senza pensare, i suoi occhi si spalancarono, le braccia
si alzarono mentre si avvicinava come se lo volesse abbracciare. La ciurma rimase
sconvolta, perché quello era il primo contatto che Rufy avesse effettivamente
iniziato di propria volontà. Tuttavia la loro delizia ebbe vita breve,
perché lui si bloccò un istante prima, per poi tornare a ritirarsi ancora, osservando
il ragazzo con le lentiggini con sguardo quasi colpevole per non essere riuscito
a completare l'azione.
Ace lo guardò, leggermente
scosso; Zoro gli aveva detto che la situazione era grave, ma non si aspettava
che lo fosse così tanto. Lasciò passare gli occhi sulle forme tremanti
di Rufy, trattenendosi su ogni bruciatura e taglio e fermandosi sugli spiritati
occhi neri. Era sul punto di accusare gli altri di aver cambiato il suo fratellino.
Davvero quello non poteva essere Rufy. Il suo felice, luminoso, ottimista Rufy.
Ma alla fine, se fosse stato nella sua posizione, probabilmente avrebbe reagito
nella stessa maniera.
Sospirando leggermente,
avanzò, cancellando la distanza fra lui e suo fratello e avvolse le braccia
muscolose attorno al corpo sottile del ragazzo, circondando il suo fratellino
con una stretta sicura. Per un poco il ragazzo non tremò e restò semplicemente
tranquillo con la fronte contro le spalle di suo fratello. Ace allentò le sue
braccia giusto un poco, scotendosi leggermente mentre sentiva l'irrigidirsi
dei muscoli di Rufy, ma lo ignorò, guardando verso Zoro.
"Quand'è stata l'ultima
volta che ha mangiato?" domandò, ritornando ad osservare l'aspetto sottile di
Rufy. "E' ancora più magro del solito."
"Abbiamo cercato di
forzarlo a mangiare dall'attacco," spiegò Zoro. "Abbiamo tentato di tutto, ma
non è riuscito a trattenere nulla."
"Che mi dite di compresse
per fermare il vomito?" suggerì Ace.
"Rigetta anche quelle,"
singhiozzò Chopper. "E anche i tranquillanti."
"Tranquillanti?"
"Per i suoi incubi,"
spiegò la renna. "Li ha per tutta la notte."
"Hn. Brutto segno."
Il gruppo rimase silenzioso,
mentre lo sguardo di Rufy rimase fisso sul pavimento. Ace non poteva fare altro
che pensare che sembrasse… Imbarazzato.
"Se hai intenzione
di diventare il Re dei Pirati," parlò Ace improvvisamente, ovviamente rivolgendosi
a Rufy. "Dovrai essere capace di superare qualcosa di simile."
I grandi occhi di Rufy
si alzarono per scoccargli uno sguardo prima di tornare a fissare il pavimento,
azione seguita da un piccolo cenno pochi secondi dopo.
"Non puoi lasciarti
buttare giù da questo, Rufy, devi gettartelo alle spalle," continuò calmo.
"Non sarà nulla se non passerai là di nuovo."
"In verità," intervenne
Robin, dolcemente. "Lo faremo."
"Che?" La testa di
Ace si voltò così velocemente che Chopper fu sicuro che si fosse staccata. "Perché?"
"Non c'è altro modo,"
spiegò Zoro. Lentamente, lo spadaccino ripeté la storia della notte precedente,
affinché sia Rufy che Ace ascoltassero.
"Quindi, non ci sono
alternative?" chiese il pirata con le lentiggini, lasciando correre gentilmente
tra i capelli neri di Rufy per cercare di calmare i brividi del ragazzo. Ovviamente,
non gliel'avevano detto fino a quel momento.
"No," replicò Zoro,
voltandosi verso Rufy e dirigendo la prossima frase a lui. "Non se vogliamo
proseguire."
Tutti gli sguardi si
concentrarono su Rufy, ma sembrava che non avesse sentito. I suoi occhi erano
socchiusi mentre suo fratello continuava a far scorrere la mano attraverso i
suoi capelli per rilassarlo. La porta della cambusa si aprì improvvisamente,
facendo saltare il ragazzo tra le braccia del fratello, finché non vide i tre
restanti membri della ciurma, calmandosi.
Nami, Usop e Sanji
sbatterono le palpebre vedendo Ace, prima di avvicinarsi per salutarlo. Veloci
conversazioni vennero fatte e la situazione spiegata ancora una volta per essere
sicuri che tutti avessero capito cos'era successo. Quando tutto fu sistemato,
e la ciurma fu accomodata nella cambusa con bevande calde, Zoro iniziò l'argomento.
"Allora, quali informazioni
hai per noi?" chiese, gli occhi ristretti in riflessione. "Sai chi ha fatto
questo a Rufy?"
Sei paia di occhi curiosi
guardarono il ragazzo narcolettico, aspettando una risposta.
"Già," rispose Ace
solennemente, sospirando mentre si passava una mano fra i capelli, domandandosi
se le persone davanti a lui gli avrebbero creduto o no. "Sono stati i fantasmi."
"Fantasmi," ripeté
Nami, ovvio scetticismo nella sua voce.
"Già, be', una specie,"
mormorò Ace, scuotendo la testa. "Non so davvero come spiegarlo."
"C-Come lo sai?" chiese
Usop, maledendosi mentalmente perché non era riuscito a nascondere il tremolio
della sua voce ed i brividi del suo corpo.
"Perché è successo
anche a me."
"Che?" chiese il cecchino,
gli occhi spalancati. "Quando?"
"Prima dell'incidente
con Barbanera, quando ero ancora sulla nave di Barbabianca."
"Quindi cos'è successo?"
"Veramente non ricordo
nulla," ammise Ace. "So solo quello che il mio capitano mi ha raccontato dopo."
"Potrei rispondere
io a qualche domanda," si offrì Robin, facendo scivolare sul tavolo un libro
che aveva letto. "L'ho trovato pochi giorni fa."
"La caduta"
lesse Usop piano, mentre si sporgeva per poter vedere il volume. "Cos'ha a che
fare con noi?"
"Questo libro schematizza
la vita dei cinquanta più grandi capitani pirati che siano mai vissuti, e che
sono stati uccisi," spiegò Robin. "Trenta di loro sono morti in quel tratto
di mare dove il nostro capitano è stato attaccato."
"Che?" urlò Zoro, sbattendo
le mani sul tavolo mentre si alzava in piedi. Rufy si allontanò da lui, tremando.
"Perché non ce l'hai detto fino ad adesso?"
"Mi sono imbattuta
nella connessione con la nostra situazione solo oggi, Samurai-san," replicò
Robin calma. "Non si può credere a tutto ciò che si legge in un libro. Per prima
cosa i fatti devono essere separati dalla finzione, e i 'fantasmi' sembrano
un po' un cliché considerate le circostanze."
"Bene," borbottò lo
spadaccino, ovviamente ancora arrabbiato per la nuova informazione. "Che cos'ha
a che fare con noi?"
"Tutti i capitani che
sono morti, sono stati trovati dalla loro ciurma al mattino senza alcuna traccia
di arrembaggi sulla nave," spiegò Robin lentamente, restringendo gli occhi mentre
apriva il libro, scannerizzando numerose pagine che aveva segnato.
"Proprio come…" intervenne
Nami, ripensando a quando avevano cercato indizi su colui che aveva potuto attaccarli.
Non ne avevano trovato uno.
"La ragione dell'attacco
è una leggenda," continuò la donna dai capelli scuri.
"Ho sentito un sacco
di leggende che sono diventate realtà, Robin-chan," mormorò Sanji. "Che cosa
ne pensi, Ace?"
"Non è una leggenda,"
convenne Ace, scotendo la testa. "Il mio capitano mi ha spiegato che tutti noi
siamo stati posseduti, ciascun uomo nella ciurma."
Zoro impallidì leggermente,
non gli piaceva come si stavano mettendo le cose, per niente.
"Si dice che in fantasmi
infestino quel tratto dell'oceano, cercando vendetta contro i capitani pirati,"
spiegò Robin. "Sono spiriti di una ciurma uccisa secoli fa dal loro capitano
'Bonzey', durante un crudele massacro seguito alla decisione dell'uomo di non
voler essere più un pirata."
"E' terribile," sussurrò
Nami arrabbiata. Erano pirati come 'Bonzey' e Arlong che rovinavano le
vite degli altri.
"In centinaia morirono
a causa di quel capitano pirata," continuò Robin. "Ed ora aspettano le navi
pirata che passano con ciurme e capitani, e se scende la notte mentre la nave
attraversa le loro tombe acquatiche, possiedono la ciurma e la utilizzano per
torturare ed uccidere il capitano, lasciando che l'equipaggio lo trovi quando
si sveglia."
"Quindi vogliono vendetta?"
mormorò Sanji, veemente.
"Ma perché tutti
i pirati?" chiese Chopper, con le lacrime agli occhi. "Non dovrebbero occuparsi
solo di quelli cattivi?"
"Non funziona in questa
maniera, Chopper," spiegò Ace. "Questi spiriti sono convinti che tutti i capitani
prima o poi tradiranno la ciurma - lo fanno per 'liberare' la ciurma."
"Ma questo non è giusto!"
piagnucolò il piccolo dottore. "Rufy non ci tiene prigionieri! Tutti noi ci
siamo uniti a lui di nostra spontanea volontà!"
"Come l'hai superato?"
chiese Sanji improvvisamente, interrompendo la piccola renna. "Hai detto che
ti è successo."
"Barbabianca ci ha
sconfitto," rispose Ace semplicemente, alzando le spalle.
La ciurma rimase in
silenzio dopo la nuova informazione, lasciando che le parole affondassero dentro
di loro. Sanji scoccò un'occhiata alla sua destra e sbatté le palpebre confuso
mentre i suoi occhi si posarono su Zoro. Il ragazzo era bianco come un lenzuolo,
come se stesse per morire.
"Oi, Testa d'alga,"
chiamò. "Cosa c'è che non va?"
"Non ci sei ancora
arrivato, vero?" chiese Zoro, appena più che un sussurro. "Fottuto idiota!"
"Che?" ribatté Sanji,
alzandosi come se volesse colpirlo. Si fermò a poca distanza perché l'altro
non si era mosso. Improvvisamente realizzando che aveva capito ciò che tutti
volevano sapere, lo chef impallidì. "Che!"
Rufy affondò nella
sua sedia, chinando la testa e desiderando solamente potersi fondere con il
pavimento. Erano sul punto di capirlo, e lui lo sapeva. Nonostante si fosse
sforzato di non lasciar trasparire nulla, stava per essere rivelato. Zoro l'aveva
già capito - glielo diceva la maniera con cui lo aveva guardato.
"Non avete sentito!"
urlò Zoro. "Ci hanno posseduto! Noi abbiamo fatto questo a Rufy!"
---
Note di Akemichan:
Ecco, questa è l'idea per cui ho deciso di tradurre la fanfiction. Sinceramente,
mi ha sconvolto. E ora Rufy come ne esce? O.o Terribile. E poi c'è Ace, che
è sempre una chicca in più (ma questo solo per me XD). La parola "nakama" è
l'originale giapponese per "compagni", a proposito, mentre "Marimo" è "testa
d'alga". Grazie a tutti per la lettura e per le recensioni, e per i ringraziamenti
alla mia traduzione. Li apprezzo molto. ^^ Qui sotto ci sono le risposte dell'autrice.
Mi dispiace che non ci sia quella di Giodan, perché non ho fatto in tempo a
rintracciare l'autrice, ma al prossimo capitolo la metterò di sicuro. A meno
che tu non l'abbia già recensita in inglese, e che quindi non ne abbia bisogno
^^ A questo proposito, se hai delle correzioni da fare alla mia traduzione,
sentiti libero di farle, così posso migliorarne la qualità. E se avessi altre
storie da suggerire...^.-
Kuronekochan:
Sono felice che la storia ti abbia colpito così tanto. Cerco di fare del mio
meglio e di utilizzare le recensioni per migliorarmi. Spero che continuerai
a leggere!
Rika87:
Grazie mille! Cerco di provare idee originali! Spero che ti abbia divertito
anche il secondo capitolo!
Gloglo:
è DAVVERO strano vedere Rufy così, ma in quelche maniera, funziona parecchio
bene con la trama e le persone sembrano apprezzarlo. Grazie della recensione!
Nicorobin82:
hahaha, in arrivo ancora più torture, Nico! Non è ancora il tempo per Rufy di
sentirsi meglio! Grazie per la recensione!
Neko:
sono molto felice che abbia apprezzato la fic. Sto lavorando ora al prossimo
capitolo...
Beat:
non si vede spesso Rufy in pericolo, ed io stessa non avevo letto storie di
questo tipo, perciò volevo farne una io. Sono contenta che ti sia piaciuto!
|
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Capitolo 3 *** Perché? ***
Capitolo
3: Perché?
L'aria nella cambusa
rimase immobile e silenziosa per quella che sembrò un'eternità. Le assi della
Merry scricchiolarono leggermente, risuonando quasi come se stessero piangendo
per l'orribile, oscura verità che era stata appena rivelata. Zoro drigrignò
i denti, i pugni chiusi ed il corpo tremante per la rabbia repressa. Il resto
della ciurma lo fissava, ancora silenziosamente. Non poteva avere ragione. Era
impossibile! Nessuno di loro avrebbe mai fatto niente del genere a Rufy!
Zoro sembrava pronto ad esplodere, il volto tinto di rosso rabbia.
"Come diavolo
ho potuto lasciare che accadesse?!" gridò improvvisamente, facendo sobbalzare
tutti quelli vicino a lui ed effettivamente facendo risvegliare i ragazzi di
Cappello di Paglia dal loro storidimento. Rufy rilasciò un ansimo strozzato,
scattando indietro e cadendo quasi dalla sedia. L'unico che non sembrava toccato
era Ace, che lo guardava con occhi tranquilli.
"Non è stata colpa
tua," mormorò, gli occhi neri che guardavano Zoro calmi. Lo spadaccino strinse
i denti ancor più duramente Quegli occhi... Erano gli occhi di Rufy.
Gli occhi sicuri e calmi di Rufy. Riportando velocemente lo sguardo
sull'altro, Zoro catturò appena un luccichio negli spiritati pozzi neri prima
che il suo capitano abbassasse la testa, i capelli che nascondevano gli occhi
alla vista.
"Non lo accetto, dannazione!"
ruggì, perdendo completamente il suo sangue freddo per cui tutti lo conoscevano.
"Non ci sono scuse del cazzo! Com'è potuto accadere?!"
Nessuno gli rispose
mentre le parole ancora affondavano dentro di loro. Loro avevano ferito Rufy;
loro avevano torturato il loro capitano; loro erano quelli
che l'avevano ridotto così.
Rufy rimase perfettamente
immobile, i suoi occhi annoiati ai suoi carcerieri. La lama contro la sua gola
venne premuta un po' più a fondo finché una sottile linea di sangue scivolò
dalla sottile ferita. La mano sulla sua bocca fu tolta, mentre altre ombre entravano
nella stanza. Le fissò una dopo l'altra, la sua espressione ancora calma.
"Che cosa avete
fatto ai miei nakama?" chiese improvvisamente, la voce, benché bassa, piena
di rabbia.
"Di cosa stai parlando,
Capitano?" parlò una delle nuove ombre, voce bassa e minacciosa. "Siamo
noi i tuoi nakama."
Venne udito lo
sfregamento di un fiammifero prima che si infiammasse, gettando una luce agghiacciante
sulle figure nella stanza. Il bastoncino infiammato fu avvicinato alla sigaretta
spenta tenuta leggermente nelle labbra del suo aguzzino, la fiamma danzante
davanti al viso di colui che aveva parlato, rivelando ciocche bionde ed un sorriso
malevolo.
"Voi non siete
i miei nakama." replicò Rufy lentamente. "I miei nakama stanno dormendo."
Il gruppo si riunì attorno
a Zoro, in maniera da formare un semicerchio che non lasciava nessuna possibilità
di fuga.
"Allora penso che potremo scoprire
che veramente il più forte tra noi, eh, Capitano?"
Ancora, la parola 'capitano' fu
sputata fuori come se fosse qualcosa di vile e disgustoso, lasciando nella voce
di chi parlava un gusto cattivo. Rufy si limitò a ricambiare lo sguardo dei
compagni.
"Niente da dire, Capitano?"
sibilò Nami, osservandolo, ancora in pigiama.
Gli occhi di Rufy si spalancarono,
ma ancora non rispose, gli occhi scuri che sfrecciavano da un membro all'altro.
Prima che venisse detta un'altra
parola, Zoro affondò in avanti le sue lame verso lo stomaco del ragazzo. Rufy
sbatté le palpebre sconvolto. Se l'avesse colpito, lo avrebbe senza dubbio sventrato
a metà e una parte delle sue budella si sarebbero sparse sul pavimento! Il giovane
capitano aveva appena avuto il tempo sufficiente di pensare che l'aveva evitato,
prima di ritorvarsi spiaccicato alla parete per un calcio del cuoco.
"Non ne hai ancora abbastanza,
Capitano?" venne l'impertinente replica del biondo, che sorrideva con
la sigaretta ancora tenuta leggermente tra le sue labbra.
Rufy si alzò, eliminando un rivolo
di sangue da un lato delle labbra prima di sorridere.
"Tu non sei Sanji," disse come
dato di fatto. "Sanji non mi avrebbe mai chiamato 'capitano' dopo avermi beccato
a saccheggiare la cucina."
Il sorriso scomparve dal viso del
biondo mentre calciava ancora, mancando di poco il giovane mentre il suo tacco
gli sfiorava i capelli, strappandoglieli leggermente. Rufy sorrise alla schivata
compiuta, ma prima che avesse il tempo di celebrare la piccola vittoria, si
ritrovò colpito alla schiena, un dolore sordo pulsante nelle ossa. Voltandosi,
vide Nami con le Clima-Tact e si scosse, ancora dolorante. Si massaggiò la testa,
sussultando leggermente al bernoccolo e rilasciando un 'non è leale' sussurrato.
La sua ciurma sembrava più forte del normale...
"La lealtà non ha alcun valore
per i pirati, Capitano." La voce di Robin lo schiaffeggiò da dietro.
Prima che potesse sbattere le palpebre, si ritrovò stretto da numerose braccia,
costringendo il suo corpo in posizioni che non avrebbe potuto assumere se non
fosse stato di gomma. Usando le sue estremità a suo vantaggio, Rufy cercò dimenandosi
di liberarsi dalla presa dell'archeologa, ma senza successo; ogni volta che
pensava di essere libero, altre braccia crescevano sul suo corpo, controllando
ancora i suoi movimenti. A lungo andare il suo dimenarsi lo lasciò in un intrigo
di gambe e braccia. Per tutto il tempo, il resto della ciurma era rimasto semplicemente
a guardare con uno di quei sorrisi malevoli dipinti sul volto.
Usop avanzò, il viso libero dal
terrore usuale, prendendo una corda dalla sua borsa e dondolandola davanti al
suo capitano, con un sorriso maligno. Il cecchino la fece scivolare oltre la
testa del suo capitano, forzando leggermente mentre il ragazzo allungava il
collo e lasciava cadere la testa prima che Robin facesse fiorire altre due braccia
dalle sue spalle, rialzandoglila e tenendola ferma. Rufy semplicemente ricambiò
lo sguardo di Usop, mentre lui gli stringeva il cappio attorno al collo. Sapeva
che avrebbe potuto facilmente stringerlo di più per togliergli qualunque riserva
di ossigeno, ma aveva la sensazione che non avessero intenzione di finirlo così
in fretta.
Zoro, Sanji e Nami si spostarono
su un fianco mentre Chopper avanzava con una siringa in mano. La iniettò rudemente
nel collo di Rufy ed il ragazzo grugnì facendo sorridere la ciurma.
"Questo dovrebbe rendere le cose
più interessanti," rise malevola la piccola renna, levando l'ago infilato nel
collo del ragazzo. "E' una droga che aumenterà la tua sensibilità, Capitano."
Ancora il titolo fu sputato fuori;
e Rufy guardò con disprezzo le persone davanti a lui. Scostandosi dallo sguardo,
Zoro avanzò, afferrando con il pugno i capelli del suo capitano prima di trascinarlo
rudemente sul ponte. Portandolo verso il parapetto, lo premette il torso di
Rufy oltre la ringhiera, costringendolo a fissare le scure e fosche acque al
di sotto.
"Ora, Capitano," lo rimproverò,
in un tono di ironica paternale. "Non ti allungare, o potresti finire in acqua."
Quello fu l'unico siggerimento
che Rufy ebbe prima di essere gettato oltre il bordo. La corda lucente si strinse
attorno alla gola, e, prendendo il sopravvento, il collo del ragazzo di gomma
si allungò prima che avesse il tempo di pensare o di provare a fermarlo, e con
un gelido 'splash', si ritrovò sott'acqua, il corpo privo di energie e divincolante
per l'aria. Fu solo per pochi secondi prima che il suo corpo elastico si ritirasse
ed il collo schioccasse al suo posto, solo per rivelare l'orribile verità che
non aveva aria nemmeno fuori dell'acqua! Contorcendosi e cercando di allargare
la corda, Rufy provò ad ignorare le risate isteriche che provenivano dalla sua
ciurma.
I minuti passarono e alla fine
Zoro garantì al ragazzo un sollievo dalla sua impiccagione, trascinando il giovane
capitano a bordo della nave e lasciandolo ansimare per l'aria, sorridendo per
una malata soddisfazione. Gli occhi socchiusi di Rufy si spalancarono rumorosamente,
guardandoli deciso ancora una volta.
"Voi non
siete i miei nakama."
"Oh, mio Dio," mormorò
Nami, gli occhi spalancati per l'orrore mentre grasse lacrime rotolavano sulle
sue guance pallide. Inghiottì indietro il crescente nodo in gola e si morse
le labbra, agitandosi per non scoppiare a piangere all'istante. Lentamente,
alzò una mano verso la bocca e represse un singhiozzo. "Rufy, io... Mi dispiace
tanto."
Il giovane capiano
rimase in silenzio, lo sguardo fisso al centro del tavolo. Gli occhi di Ace
si spalancarono mentre notava che stava tremando leggermente e appariva a disagio.
"Perché non ce l'hai
detto?" lo riproverò Sanji, la sua voce tranquilla ma attraversata da tristezza.
"Perché non ci hai sconfitto? Sei forte abbastanza!"
Ancora una volta, l'altro
rimase in silenzio, gli occhi lontani brillanti per la luce della cambusa, rifiutandosi
di stabilire un contatto visivo con chiunque. Come poteva rispondere a quelle
domande? Come poteva far loro capire? Non poteva...
Chopper singhiozzò
visibilmente, e strofinandosi gli occhi, espose la domanda che tutti loro volevano
avesse una riposta.
"Perché?"
Rufy ansimò debolmente,
mentre la corda che lo sospendeva in aria ricadeva duramente ancora una volta.
Ebbe appena il tempo sufficiente per aprire la bocca e riepirla d'aria prima
che il suo corpo colpisse le acque fredde, e, privato di tutto il suo potere,
affondasse velocemente nelle profondità oscure, fino a che non terminava la
sua lunghezza. Si agitò per non perdere il fiato che stava trattenendo mentre
il suo corpo pensante come un martello lo trascinava giù, stringendo il laccio.
Infine, la corda lo trò in su strattonandolo, e nonostante la scossa
gli fece perdere l'aria che stava trattenendo, seppe che presto sarebbe tornato
sul ponte.
Liberato dall'acqua,
il corpo del giovane capitano bruciò e punse per i tagli superficiali causati
dalle spade di Zoro. La sua espressione divenne sofferente per una profonda
lacerazione inferta alla base del collo mentre la corda vi strofinava sopra.
Quest'ultima era da parte di Sanji. Lo chef aveva trovato un nuovo modo di utilizzare
i suoi coltelli, ma ciò aumentava solamente la certezza di Rufy. Il suo cuoco,
il suo Sanji, non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Non con i suoi strumenti.
Solo i cuochi di seconda categoria lo facevano, e nonostante Zoro dicesse sempre
che Sanji era un cuoco di merda, tutti sapevano che era il migliore.
Zoro e Sanji sembravano
essere diventati amiconi in una notte, oltretutto. Quelli non erano i
suoi nakama.
Infine, la corda
fu posta al livello della balaustra della nave, e Rufy debolmente alzò le mani,
afferrando la stretta linea legata attorno alla gola, assicurandosi sollievo
dalla pressione ai suoi bronchi, in maniera da poter respirare di nuovo. La
ciurma lo guardava, annoiata, mentre si dimenava. Dopo un paio di secondi, Sanji
si alzò sul parapetto, calciando e staccando facilmente la presa velocemente
costruita che teneva Rufy sospeso sull'acqua. Con un sobbalzo, il giovane scivolò
giù, sbattendo sul lato della nave con un rumore sordo. Zoro velocemente finì
il lavoro tirandolo su e giù dal parapetto (essendo quello che teneva la corda),
e guardando cupo mentre il ragazzo cadeva oltre il corrimano, sbattendo sul
ponte completamente inzuppato.
Rufy ansimò leggermente,
i suoi occhi serrati, fronte sdraiata. Non voleva che sapessero quanto il suo
corpo si sentiva spossato e non voleva mostrare alcun segno di debolezza. Prima
che avesse una possibilità di recuperare, forti dita passarono in mezzo ai suoi
capelli, strettamente e dolorosamente, e lo trascinarono in piedi. Il moro sbirciò
con un occhio, incontrando gli occhi vedi brillanti del suo aguzzino, Zoro.
Il ragazzo più grande trascinò rudemente il suo capitano in avanti per porlo
faccia a faccia, fissandolo con occhi di fuoco.
Senza nessun preavviso,
Zoro gettò la testa in avanti, facendola collidere con quella di Rufy, ghignando
quando il ragazzo si lamentò con un misto di sorpresa e dolore. Le sue mani
afferrarono il suo cranio lacerato mentre Zoro lo rilasciava, a sfracellarsi
sul pavimento. Proprio non capiva! Era un uomo di gomma! Aveva ricevuto altri
colpi dalla sua ciurma prima, e non erano mai stati come quello! Qualcosa aveva
aumentato il loro potere, ed era probabilmente ciò che stava li facendo agire
in quel modo. Sicuramente, se l'aveva ferito in quel modo, avrebbe dovuto
ferire anche Zoro, invece eccolo là, sorridere presuntuosamente con nient'altro
che una spellatura!
"Perché non ce ne hai
parlato, Rufy?" mormorò Usop, la voce lacerata dal dolore, "Che cosa ti abb...
no, che cosa io ti ho fatto?"
Rufy non apparve a
suo agio, tremando con più intensità.
"Perché non ce l'hai
detto?" chiese Sanji calmo, gli occhi stretti leggermente immerso nei suoi pensieri.
"Che cosa stai nascondendo?"
Il ragazzo di gomma
distolse lo sguardo, le lacrime che bruciavano negli occhi mentre si mordeva
la lingua per trattenersi dal parare. Non volete sapere...
Rufy scosse via
la nebbia che faceva ondeggiare la sua vista, e alzò lo sguardo giusto in tempo
per vedere un preciso zoccolo inchiodato sul viso. Con un lamento dolorante
e scioccato, Rufy inciampò indietro prima di cadere, sbattendo sul ponte, una
mano premuta sul viso. Il ragazzo scosse velocemente la testa, e provò a rialzarsi,
ma fallì, sbattendo di nuovo le palpebre sorpreso alla pressione sul braccio
che l'aveva bloccato.
Voltò la testa
per vedere da cosa la sua estremità gommosa fosse intrappolata, ma prima di
poter dare un'occhiata, il piede di Sanji incontrò la sua faccia, spedendo il
ragazzo ferito a sbattere contro la parete dietro l'entrata della cambusa. Lo
chef biondo schiacciò più duramente il suo piede, girando su se stesso mentre
applicava una pressione maggiore e strofinava duramente la suola sulla liscia
pelle gommosa del suo capitano, tenendolo prigioniero con le scarpe nere scintillanti.
Sorridendo malevolo, pose la sua gamba indietro e aspettò l'inevitabile. Come
previsto, il corpo di gomma di Rufy iniziò velocemente a ritirarsi, mandando
il giovane come un missile verso Sanji, dove il suo braccio era ancora intrappolato,
solo per ricevere un altro calcio. Volta dopo volta, usando Rufy come una palla
in una salagiochi, il cuoco lo prendeva a calci, facendolo schiantare contro
la Merry. Gli altri lo trasformarono in un gioco, dando a Sanji degli obbiettivi,
per vedere se poteva colpire l'albero maestro, o le scale, o per vedere quanto
lontano un calcio del cuoco poteva far allungare il ragazzo di gomma.
Rufy aspettò pazientemente,
sopportando colpo su colpo, finché non gli apparve infine una possibilità, e
ad una botta non particolarmente dura, il ragazzo girò il suo corpo in su in
maniera da vedere Sanji, prendendosi il tempo dell'allungo per pianificare una
veloce fuga. Afferrandosi il gomito, ne scosse l'estremità, facendola muovere
ed ondeggiare, ed effettivamente facendo perdergli la presa e cadere indietro
sul ponte. Infine, l'appendice di gomma schioccò al suo posto e Rufy atterrò
del tutto sul ponte, inciampando solo leggermente prima di riprendere l'equilibrio.
Il ragazzo ansimò
mentre guardava guardingo la sua ciurma in avvicinamento.
"Sai che sei più
forte di noi," sorrise Sanji, avanzando deciso verso il giovane. "Allora perché
non ti difendi? Fai il bravo capitano e sconfiggici - o sei troppo debole?"
"Non sono debole,"
replicò Rufy semplicemente. "Ma non voglio far del male ai miei nakama."
"Pensavo avessi
detto che noi non siamo i tuoi nakama," disse Nami, ironica.
"Non lo siete,"
replicò Rufy, un tono di rabbia attraversava la sua voce. "Ma siete nei loro
corpi."
"Smettila di essere
così eroico, Capitano," sbottò Robin, facendogli spalancare gli occhi,
dato che non aveva detto 'Capitano-san' come di solito. "Puoi smettere di soffrire,
ti basta sconfiggerci."
"Sarebbe così facile,"
aggiunse Zoro, mentre un sorriso gli attraversava il volto. "Distruggici e prendi
una nuova ciurma."
Gli occhi di Rufy
si oscurarono, mentre il suo primo compagno mormorava quelle parole.
"Nessuno
potrebbe mai sostituire i miei nakama!" mormorò pericolosamente. "Mai."
"Questo è ciò che
dici, ma alla fine tutti i capitani sono uguali," sibilò Chopper. "Tutti
loro si occupano della ciurma personalmente."
"Perciò smettila
con le nobili azioni," sorrise Sanji, piegato davanti al ragazzo silenzioso.
"E lasciati tutto alle spalle."
"Non farò MAI
del male ai miei nakama."
La potenza del
grido nell'atmosfera chiata sembrò bloccare la ciurma dalla sorpresa per un
momento, mentre lo fissavano selvaggiamente. Tuttavia lo shock passò presto,
e le loro espressioni si oscurarono. Sembravano non essere affatto felici della
risposta.
"Fa' come vuoi,
Capitano," sibilò il biondo, tornando indietro e bloccando la strada al moro
con il resto della ciurma. Rufy squadrò la sua prigione, fissandola duramente
e cupamente. Avrebbe resistito a qualunque tortura gli avessero inflitto. Gli
avrebbe mostrato che tipo di capitano era. Sarebbe stato così facile provare
a sconfiggerli, e se ci avesse davvero provato, molto probabilmente sarebbe
riuscito a batterli tutti, dopotutto, sembrava fosse quello che volavano, chiunque
loro fossero. Ma, no. Avrebbe proseguito questa punizione, e mostrato
loro com'era un vero capitano.
Rufy tenne gli occhi
neri fissi sul muro, studiando intensamente le tavole del legno. Aveva cercato
di nascondere a fatica la verità ai suoi nakama, cercato di mantenerla segreta.
Non voleva pensassero che era debole, sapendo che non si era potuto difendere
contro la sua stessa ciurma. Comunque più di tutto, non voleva vederli soffrire,
come stavano facendo ora.
"Non osare allontanarti
da noi," mormorò Zoro improvvisamente, duro. "Ci devi una spiegazione, dannazione!"
La rabbia nella voce
del suo primo compagno obbligò i suoi occhi a rialzarsi. Zoro non gli aveva
mai parlato così. Mai. Ora poteva vederli. Sanji seduto al tavolo, i
suoi pugni serrati così duramente che le corte unghie incidevano la pelle pallida,
molto vicino al far sgorgare sangue. Nami stava piangendo apertamente, grandi
lacrime salate scendevano sulle guance mentre singhiozzava silenziosamente con
la testa fra le mani, il corpo che tremava leggermente ad ogni singhiozzo. La
pelle scura di Usop era pallida e le mani tremanti stringevano la testa, nonostante
le spalle sobbalzanti rivellassero che stava piangendo, anche lui. Il viso di
Robin era un misto di calma sottolineato di rabbia, ma guardando nei suoi profondi
occhi blu, Rufy poteva veder risiedervi la tristezza. Sembrava avesse retto
meglio il colpo, dato che era stata in parte preparata da ciò che aveva letto
in quel libro. Chopper stava piangendo piano, ma apertamente, scuotendo il suo
cilindro rosa avanti ed indietro incredulo mentre le lacrime inzuppavano la
sua soffice pelliccia marrone.
Invece Zoro, oh Dio,
Zoro; era veramente incazzato! Rufy si chiese stupito che cosa aveva potuto
fare per causare una reazione simile nel suo amico. Certo, si era arrabbiato
con lui molte volte, ma non in quel modo. Quello era il tipo di rabbia riservato
ai nemici. Ed il modo con cui aveva parlato! Rufy trattenne un sobbalzo al ricordo.
Era proprio come quella notte. Che cosa aveva fatto? Era perché non parlava?
O era perché era debole? Rufy lo rispettava più di ogni altra persona che aveva
avuto la possibilità di incontrare, a parte Shanks, e aver dovuto sentirlo parlare
in quella maniera lo feriva più di qualsiasi danno fisico.
Senza accorgersene
il ragazzo si allontanò, strisciando piano lungo la panca, gli occhi tornati
a fissare miseramente il pavimento. Odiava vederli tutti arrabbiati e tristi.
Era la ragione del suo tacere! Non voleva ferirli! Sapeva quanto profondamente
avrebbero sofferto se l'avessero saputo!
Improvvisamente, un
paio di forti mani lo afferrarono per il colletto duramente e lo sollevarono
dalla sedia, così tanto che fu alzato ad un punto tale che le sue scarpe toccavano
a malapena il pavimento. Zoro lo raggiunse tanto che i loro nasi si stavano
praticamente sfiorando e fissò gli occhi tremanti del suo capitano. Come aveva
potuto lasciare che accadesse? Perché era stato così... così stupido?!
Perché aveva voluto arrivare così vicino alla morte - vicino a perdere
il suo sogno solo per disobbedire a dei fottuti fantasmi di merda?! Voleva risposte!!
Perché Rufy non li aveva sconfitti?! Si supponeva fosse il loro capitano, e
senza di lui non erano nulla - nulla!! Non poteva capirlo?? Era lui che
li univa insieme, che li aveva radunati insieme per la prima volta. Zoro aveva
bisogno di risposte! Perché non voleva parlare?!
Lo spadaccino gli diede
una scossa secca, richiedendo una risposta, e gli occhi di Rufy si spalancarono,
la paura che brillava chiaramente nelle orbite scure. I suoi stessi occhi si
spalancarono, prima di lasciare la presa e far collassare di nuovo il ragazzo.
Era paura quella che aveva visto nei suoi occhi? Avevano passato quelle acque
ora. Rufy lo sapeva. Sapeva anche che erano stati i fantasmi a farlo, non loro...
giusto?
Ma allora, perché era
preoccupato?
"Tu... Sai che non
eravamo noi... Giusto Rufy?" chiese Usop insicuro, dopo aver guardato l'interazione
fra il capitano ed il primo compagno. "Tu sai che non ti avremo mai ferito intenzionalmente...
giusto?"
Rufy si voltò, distrutto,
e tutti gli occhi nella stanza, inclusi quelli di Ace, si spalancarono. Improvvisamente
tutto sembrò così chiaro. Perchè non potevano toccarlo, e perché non parlava.
La fiducia che sembrava così tranquillo nel dare era stata distrutta dalle persone
che aveva più care. I suoi preziosi nakama gli si erano rivoltati contro, e
nonostante lui, e chiunque altro, sapesse quello che era realmente accaduto,
ciò non cambiava nulla. Ciò che lo rendeva peggio, era che nessuno di loro sapeva
cos'era realmente accaduto a Rufy. Potevano solo supporlo dagli esami
di Chopper sui diversi tipi di ferita sparsi sul corpo del giovane capitano.
L'intera ciurma sembrava
pensare sulla stessa frequenza mentre la stanza cadeva in un silenzio mortale.
Zoro si gettò indietro sulla sedia, apparendo mortalmente sconvolto esternamente.
All'inizio era così arrabbiato, così dannatamente arrabbiato che non si fosse
difeso contro di loro quando sapeva che poteva farlo, ma ora era solo perduto.
Rufy era spaventato da loro. Rilasciò un sospiro sottile e si piegò in
avanti, tenendo la testa fra le mani.
Ace si riscosse profondamente,
gli occhi aperti mentre si alzava avvicinandosi e afferrando Rufy per il retro
del colletto. Non poteva accettarlo. Aveva lavorato duro per guadagnarsi la
fiducia della sua ciurma e non aveva intenzione di lasciar cadere il suo fratellino
per una cosa come quella. Sapeva che era più forte di ciò, ma in qualche modo
doveva far capire a Rufy come superarla. Si pose faccia a faccia con suo fratello
minore, occhi spalancati quasi in un unico sguardo. Spostando la presa all'inizio
di entrambe le braccia di Rufy, sospirò calmo.
"Questo non sei tu,"
affermò lento l'uomo con le lentiggini, nonostante la rabbia ancora presente.
"Lo so che è dura, ma non puoi lasciarti bloccare da una cosa del genere."
Rufy guardò giù, distrutto.
Aveva così tanto da dire - così tanto da voler spiegare. Voleva scusarsi per
essere stato debole e dirgli che andava tutto bene, ma non importava quanto
duramente provasse, la voce non voleva uscire.
"Tu sei il solo
che può sconfiggere ciò," continuò Ace, voce ferma ma gentile. "Noi possiamo
aiutarti, ma tu sei il solo che può decidere se vuole migliorare o no."
ragazzi di Cappello
di Paglia guardarono in silenzio mentre Ace prendeva il viso di Rufy fra il
pollice e l'indice così che il ragazzo non si scostasse da lui. Il corpo di
Rufy si tese alla mossa, gli occhi spalancati leggermente. Il suo fiato iniziò
a dare corti ansimi, ma Ace li fraintese, pensando che stesse solo per piangere.
Aveva sbagliato. Mentre apriva la bocca per continuare, improvvsamente Rufy
prese un respiro, svincolandosi dalla presa e gettandosi verso la porta - una
fuga, come se soffrisse di un altro attacco.
Zoro fu in piedi prima
che Ace potesse almeno iniziare a pensare a cos'era successo e cercò di fermare
Rufy mentre si graffiava il petto, come se cercasse di aprirlo per poter respirare.
Con un forte sospiro, Rufy vomitò tutto, gettando il poco cibo che aveva ingerito
quel giorno sul paviento della cucina e tossendo debolmente. Tutta la ciurma
era al suo capezzale, guardando orripilati il risultato delle loro sesse azioni.
Ansimando duramente, si alzò in piedi ed inaspettatamente scì dallaporta della
cambusa, nella fredda aria esterna. Immediatamente la ciurma si mosse per seguirlo,
i cuori che pulsavano nei petti, desiderando solo che fosse a posto.
Zoro fu il primo ad
avvicinarsi, ma quasi ad un metro dal giovane si bloccò, sbattendo le palpebre
sconvolto mentre lentamente, il respiro di Rufy si calmava di novo. Guardandolo
ammirato, scosse la testa per assicurarsi di non stare sognando. Di solito a
quel punto, Zoro, Sanji e Chopper avrebbero dovuto bloccare il ragazzo, per
farlo smettere di ferirsi. Ma ora le cose stavano diversamente, Rufy sembrava
essersi calmato da solo. Si era fermato da una parte, le mani aggrappate alla
balaustra, rendendo la pelle delle nocche più chiara per la forza della stretta.
Prese lenti, profondi respiri, assicurandosi che fossero abbastanza forti per
costringere la sua mente a realizzare che stava prendendo aria. Era chiaramente
un altro attacco di panico, ma incredbilmene, per la prima volta, Rufy sembrò
recuperare da solo, e tutto ciò che la ciurma poté fare fu guardare.
Ace non sapeva cosa
pensare mentre guardava il suo fratellino. Non era mai stato così. Sembrava
sempre che niente potesse toccarlo, e non si era davvero mai fatto buttare giù
da qalcosa. Forse aveva sbagliato a trattarlo in quel modo, visto come aveva
reagito, essere forzato evidentemente non funzionava. Con un profondo sospiro
si mosse per avvicinarsi, ma si fermò ad una mano alzata di Zoro.
"Questa è la prima
volta che Rufy ne esce da solo," spiegò tranquillo lo spadaccino. "Sembra che
le tue parole lo abbiano colpito, perciò penso che, forse, dovremo aspettare
finché non sarà pronto a parlare di nuovo."
"Parla quello che lo
ha quasi spaventato a morte." mormorò Sanji veeemente.
"So che quello che
ho fatto è sbagliato. Quel dannato sguardo che mi ha lanciato me l'ha detto
un milione di volte peggio di quanto tu potresti mai fare, cuoco di merda."
replicò Zoro. "Torniamo dentro. Va bene lasciarlo qui per ora, ora che sappiamo
che è sta bene."
Riluttanti, i ragazzi
di Cappello di Paglia e Ace Pugno di Fuoco si spostarono nella cambusa. Chopper
temporeggiò, scuotendsi agitato mentre i suoi occhi umidi restavano fissi su
Rufy.
"Zoro?" chiamò calmo,
spostando lo sguardo dalla ciurma ed il capitano. "Non dovrebbe rimanere qualcuno
con lui? Nel caso avesse un altro attacco?"
"Penso che il signor
Capitano abbia bisogno di qualche tempo per riordinare i suoi pensieri," spiegò
Robin dolcemente, prendendo il piccolo zoccolo della renna fra le sue mani e
conducendolo all'interno. Chopper sospirò, ma annuì e la ciurma scomparve nella
cambusa.
Non appena furono scomparsi,
Rufy rilasciò un sospiro depresso e si accasciò stanco sul ponte. Odiava quegli
stupidi attacchi, odiava non poter toccare la sua ciurma o lasciare che lo toccassero,
ma la sensazione non voleva andarsene. Avrebbe tanto voluto dormire sul ponte
al fianco di Zoro o saltare su Sanji per chiedere cibo o giocare con Usop e
Chopper. Diavolo, avrebbe amato anche solo riuscire a mangiare della carne o
dormire di nuovo tutta la notte, ma ogni volta che qualcuno lo toccava, i flashback
si affollavano nella sua mette e ripeggiorava.
Profondamente sapeva
che non gli avevano fatto del male, non intenzionalmente o di loro volontà.
Sospirò ancora e guardò tristemente la porta della cambusa. Ace era arrabbiato
con lui, no, non arrabbiato, era deluso da lui. Molto peggio. Sentiva come se
si fosse lasciato andare perchè aveva promesso ad Ace di cavarsela da solo e
che non sarebbe stato necessario che lo proteggesse ancora. Ora era stato e
veniva ferito, quando poteva uscirne. Anche la sua ciurma era arrabbiata. Non
aveva mai visto Zoro sorì arrabbiato con lui. Saeva che erano arrabbiati solo
perché lui poteva evitarlo, ma non capivano? La sua ciurma era davvero forte!
Avrebbe dovuto ferirli seriamente per fermarli, e quelle cose volevano che facesse
loro del male. Non volevano solo che li sconfiggesse - volevano che gli
dimostrasse che era un cattivo capitano! Non avrebbe mai, mai dato loro
ciò che volevano, e se si fosse difeso e avesse ferito la cirma, lo avrebbe
fatto. Tuttavia, venendo sconfitto da loro, aveva perso qualcos'altro. Sarebbe
mai stato di nuovo lo stesso con le altre persone? Con i suoi nakama?
Quelle cose lo avevano
confuso così tanto, con giochi mentali e trucchi per fargli credere che i suoi
nakama gli avessero davvero fatto del male, anche se sapeva profondamente che
non l'avevano fatto. Le loro azioni erano diventate così credbili con il passare
delle ore sulla nave, che la sua mente annabbiata dalla sofferenza aveva potuto
difficilmente distinguere la differenza tra loro e i suoi veri nakama. La tortura
appariva ancora come un film, ripetuto ancora e ancora nella sua mente torturata,
mandandogli brividi attraverso la spina dorsale.
La banda di Cappello
di Paglia guardò eccitata all'ansimante, svenuto ragazzo ai loro piedi. Stavano
intorno all'esausto ragazzo, ammirando il loro lavoro. Bruciature multiple macchiavano
la sua pelle a causa degli attacchi di Nami e Usop, abbrozandogli la pelle e
facendolo tossire leggermente. Il sangue sgorgava dagli innumerevoli tagli e
ferite sparsi sul suo corpo martoriato, noiosamente scivolando sulla sua pelle
pallida a macchiare il pavimento della cambusa. Respirare era diventata un'impresa
da un po' di tempo, quando il suo collo era stato costretto nella continua pressione
della corda, che gli aveva lasciato un un segno bruciante circolare attorno
alla gola.
Gli avevano dato
un'altra droga; qualcosa che aveva reso la sua mente distorta e annebbiata.
Non poteva davvero capire cosa stessero dicendo... Chi erano ancora? I ragazzo
ferito sbatté le palpebre con forza, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Spalancò gli occhi, agitandosi per focalizzare le figure scure che lo sorvolavano.
Era un altro sogno? Divertente, non avevano mai fatto male prima...
Parlarono di nuovo
e lui diede la stessa risposta che aveva dato per ore. Non poteva sentire ciò
che stava dicendo ma solo rispondere allo stesso modo.
I miei nakama verranno
da me... Mi aiuteranno... Verranno..."
La sua voce era
debole e la sua gola bruciava, ma il suo spirito era forte. Sapeva che i suoi
nakama sarebbero venuti a prenderlo. Lo avrebbero aiutato a sconfiggere queste
persone, e poi sarebbero potuti andare alla prossima isola. Chopper si sarebbe
probabilmente arrabbiato un po' per le ferite, ma tutto sarebbe andato bene.
Sapeva che i suoi nakama erano arrivati, non poteva davvero ricordare quando,
ma c'erano, ed era quello che importava, perché sapeva di poter contare su di
loro per tirarlo fuori dai guai in cui si era cacciato.
Fu risvegliato
bruscamente dai suoi pensieri quando una mano forte gli afferrò i capelli e
lo pose davanti al suo proprietario.
"Siamo noi
i tuoi nakama, stupido!" sibilò Zoro, sorridendo crudelmente al viso del suo
capitano.
Gli occhi di Rufy
si spalancarono, e anche se da qualche parte dentro di lui sapeva che non era
vero, la sola cosa che poteva sentire in quel momento era paura. I suoi nakama
erano proprio lì. Loro gli avevano fatto quello! Perché? Perchè?! La sua mente
non trovava risposte. Chi era? Perché era lì? Perché gli stavano facendo quello?
La ciurma sopra
di lui ghignò e preparò le armi.
Ma... Perché
mi stanno facendo del male? L'ultimo pensiero di Rufy prima che l'oscurità
arrivasse a prenderlo.
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Note del Traduttore:
Mi dispiace molto, ma non sono più riuscita ad avere notizie dell'autrice, che
non ha nemmeno risposto alle vostre recensioni. Ma ho voluto pubblicare comunque
questo terzo capitolo, come regalo di buon augurio per l'anno nuovo, e spero di
avere notizie al più presto.
Un grandissimo grazie a coloro che hanno recensito ed apprezzato la storia, sono
felice che il lavoro che faccio, e che spero di fare nel migliore dei modi, sia
utile. ^^
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Capitolo 4 *** Riflessioni ***
Capitolo 4: Riflessione
La ciurma fissò assente
il capitano immobile, occhi offuscati al faticoso alzarsi ed abbassarsi del
tonico torace. Lentamente, Nami allungò una mano, prendendo una delle braccia
di gomma e soghiggnando in ripugnanza.
“Ne, Sanji-kun,
hai detto che puoi cucinare di tutto, vero?” chiese, un sorriso timido sul viso.
“Certo, Nami-san.” Replicò il cuoco,
prendendo una sigaretta dalla tasca prima di metterla fra le labbra. “Come vorresti
te lo preparassi?”
“Penso,” affermò Robin, avvicinandosi per guardare il ragazzo incosciente.
“Che dovresti abbrustolirlo.”
“Hm?” replicò
Nami, alzando un sopracciglio ed apparendo molto più che soddisfatta. “Sembra delizioso, Robin.”
Sanji annuì ancora, avviandosi verso i fornelli per accenderne uno,
mettendo il fuoco al massimo. In realtà, non sarebbe
stato tanto potente poche settimane prima, ma dopo il miglioramento di Usop
grazie ai flame dials, il fornello era decisamente più efficiente.
La ciurma aspettò
per pochi minuti che si scaldasse prima che Robin usasse la sua abilità del
frutto del diavolo per spostare il corpo del capitano svenuto più vicino alla
macchina. Infine, strappando la mano del ragazzo di gomma da quella di Nami,
Sanji aprì la porta del forno per ficcarcela dentro, sbattendola dopo, assieme
con la parte inferiore dell’arto allungato.
Prima che Rufy cominciasse
a svegliarsi, agitandosi e grugnendo dolcemente mentre la mano iniziava a bruciare
per il calore intenso. Se fosse stato una persona normale, avrebbe già urlato
agonizzante, ma non essendolo, stava iniziando semplicemente a sentire dell’autentico
dolore che gli passava sulla pelle.
Le palpebre pesante
si aprirono di scatto per rivelare gli occhi annebbiati mentre si svegliava
lentamente. Scuotendo leggermente la testa, grugnì, cercando di togliere la
mano dalla fonte del dolore. Ancora intontito dalle precedenti torture e dalle
droghe che Chopper gli aveva dato, gli ci volle qualche attimo prima di realizzare
che aveva il braccio intrappolato. Capì che gli altri lo circondavano ancora
e velocemente si costrinse a svegliarsi, voltandosi verso il fornello, con gli
occhi spalancati per lo shock mentre capiva qual’era la causa del dolore.
“Dannazione!!” imprecò a voce alto, cercando di tirare per aprire
la porta. Sanji alzò dal terreno
una delle sue lunghe gambe muscolose, premendo il piede sulla porta per tenere
il forno chiuso.
“Ah-ah,” mormorò
con voce cantilenante. “Nami-san e Robin-chan sono affamate. Un buon capitano
non lascerebbe morire di fame la sua ciurma tenendosi il cibo per sé, vero?”
Perle di sudore iniziarono
a crearsi sul viso di Rufy mentre rivolgeva invece l’attenzione su di lui, dandogli
un rude calcio, colpendolo alla sprovvista proprio in mezzo alle gambe. Sanji
si piegò tossendo piano, le mano premute sull’inguine dolorante mentre i feroci
occhi blu scoccavano occhiate verso Rufy. Anche se il suo corpo era ‘rinforzato’
dallo stato di possessione, non era difficile da danneggiare. Il giovane capitano
l’aveva notato a malapena, essendo riuscito a liberare la mano dal forno. Fece
un tentativo per raggiungere il lavandino, ma la strada venne interrotta da
Zoro. Le spade doppie si fecero avanti, mancando appena la stanca pelle di gomma
mentre lui evitava inciampando. Grugnì dolcemente mentre le spade colpirono
il viso, lasciandogli un taglio sottile e sanguinante.
Luffy restrinse gli occhi verso il suo primo compagno, cercando
di ignorare il palpito dolorante alla mano e al polso. Si teneva l’arto
vicino, quasi infilandoselo nel petto, cercando di resistere all’urgenza di
bagnarsi la pelle bruciata nel tentativo di raffreddarla. Chopper avrebbe potuto
aiutarlo una volta che tutto quello fosse finito.
Erano faccia a faccia
ora; il capitano ed il primo compagno. Lo spadaccino cambiò posizione per portare
un altro attacco e Rufy indietreggiò con un grugnito di dolore mentre obbligava
entrambe le mani ad unirsi a pugno. Preferiva la destra alla sinistra in battaglia,
ma con la prima bruciata e rossa, avrebbe dovuto cavarsela con l’altra. Forse
non doveva combattere? Zoro era sempre stato mentalmente forte, sicuramente
avrebbe potuto raggiungerlo se avesse tentato… Come se gli leggesse nella mente,
le labbra dello spadaccino si piegarono in un sorriso derisorio.
“Fa male, Capitano?”
“Tu non sei Zoro,” mormorò Rufy di rimando, anche se la sua voce era
leggermente tremolante. Quelle… Persone stavano agendo sempre di più come i
suoi nakama, ma qualcosa non andava bene.
“Non avevamo già risolto questa questione?” chiese Robin, alzando con
delicatezza un sopracciglio. “Pensi di essere un capitano così bravo da poter
evitare che la tua ciurma ti si rivolti contro? Io l’ho già fatto, no?”
“V-Voi non siete i miei nakama.” Affermò ancora Rufy, rifiutandosi di
incontrare i loro occhi. Dannazione! Anche i loro occhi erano differenti! Come potevano fargli
quelle cose guardandolo così preoccupati e fiduciusi??
“Voglio dire, per
quanto pensi avremmo potuto tollerare tutti i casini in cui ci metti sempre?!”
chiese improvvisamente Usop, furioso. “Quante volte hai combinato
qualcosa trascinando dentro anche noi?!”
“Voi non siete...” Rufy si fermò, prendendo
un profondo respiro e rilasciando un sospiro improvviso. “I miei nakama.”
“Come puoi esserne così sicuro?” chiese Nami, ispezionandosi le unghie
con attenzione. “Quanti altri soldi devi perdere per causa mia prima che me
ne vada, eh? Pensi che mi preoccupi di te più che del denaro??
Già.”
“Io ti rispettavo!”
aggiunse Chopper, le lacrime che brillavano nei suoi occhi, facendo spalancare
quelli di Rufy. “Ma viaggiare con te mi ha solo portato maggiori sofferenze!
Vengo considerato un mostro dovunque vado!”
“Chopper…” sussurrò Rufy, deglutendo. “Ti sei fatto dei
nuovi amici! Hai dimostrato che puoi combattere!”
“Non avrebbe dovuto combattere
od essere ferito nemmeno la metà di quello che è capitato se tu non fossi stato
così maledettamente irresponsabile.” Zoro fece una smorfia, rinfoderando le
sue spade ed incrociando le braccia sul petto mentre si allontanava di nuovo.
Aveva capito che le sue parole danneggiavano il ragazzo più dei suoi attacchi.
“A pensarci, sto seguendo un Capitano debole e patetico.
Penso che sia ora di separarci.”
Rufy deglutì con
forza, trattenendo le lacrime che quelle parole causavano. Senza i suoi nakama,
non era niente. Aveva imparato quella semplice regola tanto tempo prima. Poteva
rammentare con vividezza come si era sentito impotente mentre li aveva guardati
scomparire uno ad uno, sapendo che non avrebbe potuto fare nulla, non importava
con quanto impegno ci avesse provato. Ma lo sapeva! Sapeva che la sua ciurma
non l’avrebbe mai abbandonato! Quella non era
la sua ciurma! Il moro restrinse gli occhi, prendendo un lento respiro per calmarsi.
“Voi non siete i
miei nakama.”
La persone che lo
circondavano lo fissarono tetre, ovviamente non felici della frase.
“Vedo che dobbiamo
passare alla fase successiva,” affermò Sanji, con la voce soffice come la seta,
ma con una nota gelida. “Nami-san…?”
Nami dietro annuì,
scambiandosi un’occhiata con Robin. L’archeologa sorrise maligna prima di far
fiorire due braccia nel pavimento dietro il capitano. Le parti separate si mossero
veloci, e le dita sottili afferrarono le caviglie gommose in una presa, letteralmente
facendolo inciampare nei suoi piedi. Rufy atterrò duramente, avendo concentrato
la sua attenzione sull’avvicinamento di Nami, e prima che avesse una possibilità
di scappare, si ritrovò sdraiato di schiena, con le braccia tenute da Zoro e
Sanji e le gambe da Usop e Chopper. Nami sorrise ironica al capitano agitato,
scoccando un’occhiata ad Usop prima di mettersi a cavalcioni di Rufy. Usop si
mosse silenziosamente, inginocchiandosi dietro la testa di Rufy per tenerla
ferma. Un ghigno malevolo si aprì sulle labbra della navigatrice mentre premeva
con le ginocchia e con i gomiti, allungandosi in avanti, sul corpo del capitano.
“Allora, Rufy,” disse,
prolungando il suo nome mentre socchiudeva le palpebre. “Sei mai... stato con una donna, prima?”
Gli occhi di Rufy
si spalancarono e si ribellò alla presa d’acciaio della ciurma, ma per quanto
si sforzasse, scoprì di non potersi muovere affatto. Le prese su ogni arto si
sistemavano semplicemente per tenerlo al meglio. Gli ampi occhi neri ritornarono su Nami, ribollendo mentre la vedeva
iniziare a spogliarsi, e riniziò ad agitarsi.
“Basta!!” urlò, inarcando
la schiena ed allungando gli arti da far concentrare Zoro, Sanji e Robin per
riuscire a tenerlo fermo. “Maledizione, bastardi! Non so chi siate, ma non avete
il diritto di farle questo!! Basta!!”
“Ma io voglio
te, Capitano.” Sussurrò Nami lasciva, lasciando scivolare la camicia
sul pavimento, esponendo la parte superiore del corpo. Rufy sigillò gli occhi, rifiutandosi di guardare. Chopper approfittò
dell’occasione per lasciare la presa sulle gambe di Rufy, affidandola a Robin,
mentre trottava verso la sua borsa medica, frugandovi per estrarne una siringa.
Velocemente e con l’aiuto di Zoro, la iniettò nel collo di Rufy. Ci vollero
pochi minuti perché la droga facesse effetto, mentre l’agitazione del ragazzo
si calmava fino a farlo rimanere fermo. La ciurma si spostò, lasciano Nami avvicinarsi
ancora mentre si sistemava sopra di lui, ponendo il corpo sul suo, ormai coperto
solo da gonna e mutandine, col petto completamente nudo.
“Cos’era?” chiese
Zoro, passando lo sguardo da Chopper al capitano immobile.
“Una droga paralizzante,”
replicò la giovane renna, sorridendo ironica. Era innaturale sulla sua tenera
faccia. “Lo terrà fermo per un po’, ma potrà ancora sentire tutto quello che
faremo.”
“Bello,” Lo spadaccino
fece un sorrisetto accovacciandosi dietro Rufy, che riapriva le palpebre. “Goditi
lo spettacolo, Capitano.”
Rufy non rispose,
il corpo ora rilassato, ma ancora sveglio, il petto che si alzava ed abbassava
velocemente per i veloci ansimi. Non poteva lasciare che accadesse – non poteva! Era Nami!! La sua
nakama – la sua navigatrice! Nami non avrebbe voluto! Lui non voleva! Dannazione!
Perché non poteva muoversi??
Nami era ora petto
contro petto con lui, il mento posato sulle braccia incrociate. “Allora, Rufy,”
sussurrò, un dito che circolava sotto il collo di lui. “Perché non mi guardi,
huh? Non ti piace quello che vedi?”
Gli occhi del capitano rimasero concentrati sul soffitto. La droga avrebbe
anche potuto bloccargli i movimenti, ma poteva ancora fare dei piccoli spostamenti.
Nami si accigliò, scivolando sul suo corpo per essere faccia a faccia con lui,
tenendogli la testa con le mani.
“Ti ho sempre voluto,
Rufy,” miagolò al suo orecchio, succhiandogli un po’ il lobo prima di continuare.
“Da quando ti ho visto ad Arlong Park e tu mi hai salvato…”
Rufy rilasciò un
leggero grugnito, ma con la droga che correva nel suo sangue, non poté far altro
che guardare Nami chinarsi e premere le labbra sulle sue per baciarlo a lungo,
la lingua che scorreva sulla sua bocca, ancora insanguinata dalle battaglie
precedenti. Il cuore accellerò nel petto, il sangue corse sulle guance per colorargliele.
Non era uno che si imbarazzasse facilmente, ma quello era inaccettabile. Come
avrebbe potuto affrontare Nami dopo quello – dopo aver lasciato che accadesse.
“Che c’è che non
va, Rufy?” chiese la rossa, tubando e pulendo dal sangue le sue guance, con
gli occhi illuminati d’amore. “Non mi desideri?”
“Forse non gli piacciono
le donne…” commentò Sanji annoiato, un leggero sorriso attorno alla sigaretta
che stringeva tra le labbra, gli occhi tetri.
“Hm, forse no,”
disse Nami, mettendo il broncio in un’espressione ferita e sedendosi prima di
passare una mano sul corpo paralizzato del ragazzo. “Ed allora…”
“Be’, c’è un unico
modo per saperlo, no?” disse Robin, con la voce dolce ma minacciosa. Rufy non
poté fare altro che guardare impotente.
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Rufy si ingobbì ancora
mentre le memorie lo assalivano. Succhiò un profondo respiro, stringendo gli
occhi per concentrarsi solo sulle attutite conversazioni che risuonavano nella
cambusa. Ora lo sapevano. Tutti i suoi tentativi di impedirlo erano falliti.
Ora sapevano chi erano i colpevoli, l’avevano forzato sempre di più finché non
avevano ottenuto la risposta. Avevano scoperto che cosa avevano fatto e cosa
lui aveva permesso che succedesse. Cosa avrebbe pensato Nami? E Zoro avrebbe visto
quant’era debole...
Ora lo avrebbero
abbandonato?
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Non si era mai sentito
così umiliato in vita sua. Ogni parte di sé bruciava di indignazione, sulle
guance rosse le lacrime impetuose scendevano unendosi con le ferite, ognuna
che emergeva per il senso di colpa. Scivolavano velocemente per il peso, prima
di fuggire dalla pelle per spiaccicarsi sul pavimento di legno. Non si preoccupava
di trattenerle. Stava iniziando a recuperare la mobilità, ma non tentò ancora
di alzarsi. Quei… mostri avevano avuto il loro divertimento. Non erano i suoi nakama.
Altre grosse lacrime
fuggirono dagli occhi brucianti e Rufy restrinse gli occhi per la rabbia...
l’odio. Quelle
cose gli avevano fatto qualcosa di imperdonabile. Avrebbe potuto tollerare
la sua stessa violazione. Avrebbe sopportato il dolore alla schiena, per i morsi
che gli avevano dato per farlo divertire. Il forte rilassamento
dovuto alla droga di Chopper non era stato d’aiuto; ma la pelle di gomma aveva
dato un minimo disagio alla prima penetrazione di Zoro. Si era sentito come
a Little Garden, quando stava guardando i suoi nakama morire lentamente, coperti
di cera. Era stato capace di sedersi a bere un tè con quella stupida ragazzina
pittrice! Ma il senso di colpa che sentiva ora era molto più pesante. Avrebbe
potuto vivere se fosse stato lui e basta. Ma i suoi nakama… Lo avrebbero perdonato
per averli lasciato fare una cosa così terribile… Così imperdonabile? Avrebbe
potuto batterli nel momento in cui si fosse accorto che qualcosa non andava.
Però era quello che loro volevano. Non erano i suoi nakama, ma erano nel loro
corpo. Voleva che se ne andassero, voleva farli pentire di aver incrociato
la sua strada. Ed era ancora quello che volevano, però, ed aveva già ferito
abbastanza i suoi nakama lasciando che succedesse. Anche se avesse dovuto sopportare
il più grande dolore del mondo, non si sarebbe arreso. Non ora.
Li guardò in silenzio,
furioso, mentre Zoro e Nami si rivestivano. Il suo primo compagno e la sua navigatrice,
i primi due membri della sua ciurma – i due che erano stati con lui fin dal
principio. No. Era intollerabile. Ma combatterli adesso non avrebbe significato
niente. Avrebbe sopportato,
perché ferirli ora avrebbe dato loro solo ciò che volevano. Avrebbe aspettato ed avrebbe sofferto, ma non gli importava. Poteva
sopportarlo. Avrebbe superato
la notte e sarebbe sopravvissuto per vedere cosa il mattino gli avrebbe portato.
Se la sua ciurma lo odiava, avrebbe lavorato per riacquistare di nuovo la loro
fiducia. Ce l’aveva una volta, avrebbe potuto riaverla. Se quelle cose dicevano
la verità ed i suoi nakama erano infelici ad averlo come capitano, avrebbe tentato
qualcosa, ma quello che non avrebbe fatto, sarebbe stato arrendersi.
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Rufy si morse duramente
il labbro inferiore. Sembrava ironico, ma ora, da solo sul ponte senza immediata
protezione, si sentiva alla fine rilassato. Calmo a sufficienza da rivivere
quelle orribili memorie, sapendo che nessuno l’avrebbe toccato nei prossimi
minuti o cercato di avvicinarsi a lui.
Gli occhi neri e
spiritati si mossero, guardando la luce che filtrava dalla cambusa della Merry.
Poteva sentirli parlare ancora, mormorare assieme, cercando di immaginare chi
avesse fatto cosa. Sapeva che erano più preoccupati di prima. I minuti successivi
avrebbero deciso se il loro viaggio fosse terminato.
Il pensiero di dover
di nuovo navigare quelle acque lo faceva tremare visibilmente. Le sue mani sanguinanti
avevano graffiato il corrimano della Merry. Usop non l’aveva notato, o non poteva vederlo. Rufy non era sicuro
di quale fosse l’ipotesi corretta. Si chiese come avevano
reagito quando l’incantesimo era svanito, o se, come aveva immaginato una volta,
non fosse stato solo una sua fantasia; un’illusione per farlo impazzire. Grugnì
dolcemente quando una lunga scheggia si infilò sotto il pollice dal legno rovinato.
Fissò con attenzione per un paio di minuti la sottile linea di sangue che scorreva
dalla puntura. No. Quel danno era reale come quelli che gli erano stati inflitti.
Aveva dubitato di
molto prima, dalla sua abilità alla fedeltà della sua ciurma. Come non avrebbe
potuto, però? Alla fine, lo avevano davvero imbrogliato. Che razza di capitano
era, se confondeva la sua ciurma con quegli stupidi fantasmi? Non importava
che potessero ingannare la sua memoria o la sua ciurma – lui avrebbe dovuto
vederci attraverso.
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“C’è qualcosa che
non va, Rufy?”chiese Chopper, la sua voce così sinceramente preoccupata che
causava un’altra nuova ondata di lacrime arrabbiare. “Perché stai piangendo?”
“N… Non… m’nak’ma…”
Balbettò Rufy, la bocca ancora impastata e lenta. Lentamente allungò le gambe,
combattendo per recuperare il controllo del suo corpo mentre gli effetti della
droga paralizzante iniziavano a svanire.
“Cosa..?” disse la piccola renna, con la voce piena di shock. “M-Ma avevi detto
che eravamo nakama! Rufy… Tu… Tu hai detto…!”
Il giovane capitano
sbatté le palpebre con forza, gli occhi che si trascinavano su di lui. Lo aveva chiamato ‘Rufy’? Poteva essere che
i suoi nakama... fossero tornati? “Cho… pper?”
Il dottore annuì,
gli occhi pieni di lacrime. “Perché, Rufy?” disse, con voce sottile e ferita.
“Perché ci hai fatto questo…?”
“Fatto... Questo...?” disse lui, prima
di spalancare gli occhi. “C-Chopper??” Poteva davvero essere Chopper? Il vero Chopper??
“Bastardo!” sibilò
improvvisamente Sanji, una Nami piangente stretta fra le braccia. “Idiota!Come hai potuto?! Noi credevamo in te!”
“N-No… non è –
c’era qualcosa dentro di voi!” ribatté Rufy, alzandosi debolmente, forzando
il corpo a riprendere a lavorare. “Vi controllavano!”
“Stronzate!” ruggì
il cuoco, rilasciando la presa di Nami mirando a Rufy. Però Zoro lo intercettò,
trattenendolo e facendolo grugnire dallo sforzo.
“Oi,” abbaiò. “Non è il modo di
risolvere le cose.”
“Zoro…” disse
Luffy, sospirando sollevato. Poteva sempre contare su di lui. “Devo credermi…
Volevano che vi facessi del male, ma io no, così--”
“Così cosa?” interruppe
Zoro, la voce secca ed arrabbiata. “Ci hanno fatto scopare?!”
Un lieve rossore
tinse le sue guance, ed allora Rufy deglutì, cercando di sciogliere il nodo
alla gola.
“Non... Non è così,”
disse Rufy, fissando ogni membro della ciurma prima di fermarsi su Nami, seduta
al tavolo, le lacrime che scorrevano sul viso. Lentamente le si avvicinò, inciampando
sulle gambe deboli. “Nami, Io--”
“Non toccarla!” urlò
Sanji, liberandosi dalla stretta di Zoro e mettendosi a protezione della navigatrice.
Rufy deglutì con forza, le mani tremante. Era sbagliato! Non gli aveva fatto del male!
Non li aveva... violentati
– loro avevano violentato lui – aveva le ferite a dimostrarlo! Ma allora, perché i suoi nakama stavano mentendo?? Aveva... davvero
fatto quello a Nami e Zoro?? No! Mai! Dannazione, era tutto
così confuso! Ma... Nami stava piangendo, e lui aveva promesso a quel vecchio
con la girandola di non farla mai piangere…
“Nami…” disse,
deglutendo all’indietro il nodo alla gola, “Voi tutti, posso spiegare...”
“Non vogliamo le
tue scuse,” sibilò Sanji, gli occhi stretti. “Ti faremo pagare per tutto quello
che ci hai fatto passare, e quando avremo finito, ce ne andremo.”
“Voi dovete... Farmi
spiegare!” li pregò Rufy, inciampando all’indietro mentre le sue gambe deboli
lo abbandonavano, la visione che sfocava per le nuove lacrime che gli salivano
agli occhi. “Non è così!”
Si mosse nel tentativo
di rialzarsi, ma si scontrò con la punta della spada di Zoro, e perse il fiato
quando incontrò i suoi occhi. Di sicuro Zoro gli credeva..? Zoro gli aveva sempre creduto, anche quando era l’unico.
“Mi dispiace, Rufy,”
disse freddamente, stringendo la presa sulla spada, gli occhi stretti. “Come
ho detto, ti avrei seguito fino a realizzare il mio sogno.” Gli occhi smeraldo
si strinsero come fessure, la nocche sbiancarono, il pugno sul manico della
katana. “Ma non voglio seguire con capitano disgustoso come te.”
Rufy aprì la bocca
per protestare, pregare, supplicare se avesse dovuto. Ma prima di averne la
possibilità, la spada di Zoro lo colpì al petto, tagliando con facilità la sua
pelle di gomma non protetta. Rilasciò un urlo inumano mentre cadeva all’angolo,
tossendo sangue e contraendosi per il dolore. Prima, i tagli avrebbero potuto
essere profondi, ma niente che non potesse sopportare, ma questa volta sentì
come se l’intero petto fosse stato accoltellato con spade incandescenti.
La ciurma lo guardava
in silenzio mentre si contorceva per respirare, non osando muovere il suo corpo
per la paura di peggiorare la sua ferita letale. Incapace di sopportare maggiormente
il dolore, Rufy cercò di alzare la testa, rilasciando un gemito soffocato di
dolore prima di vedere infine la ferita. Il suo fiato si bloccò nella gola e
gli occhi si aprirono in genuino orrore quanto vide il profondo taglio nel petto.
Con la precisione che aveva solo un vero spadaccino, Zoro lo aveva aperto in
due. Dalla metà del petto fino all’inguine, poteva quasi vedere i suoi
organi interni.
"Non preoccuparti,
Capitano,” disse Zoro, nessuna traccia nella sua voce di qualcun’altro o qualcun’altro
dentro di lii, mentre si chinava su di lui con un sorriso. “Non ti farò danni all’interno. Mi limiterò a ‘aprirti’.”
Luffy inghiottì la
saliva, tutto il corpo che tremava per lo shock ed il dolore. Non poteva essere accaduto. Doveva essere un sogno – doveva. La
sua ciurma non avrebbe – non avrebbe!
"Allora,” intervenne
Usop, come se fosse un giorno qualunque. “Qualcuno vuole condurre le operazioni?”
"Sai,” sorrise Sanji,
rilasciando la presa protettiva su Nami. “Sembra diverente.”
La ciurma si mosse
per inginocchiarsi in cerchio attorno a Rufy, ed il sorriso di Sanji aumentò
mentre lo afferrava per la pelle gommosa e costringeva la pelle ad allargasi,
lasciandogli un buco nel petto. Il giovane urlò di dolore, ed il corpo si agitò
causando ancora più dolore e sangue priva di scivolare giù, pallido, tremante
ed esausto. I suoi occhi erano vuoti ed una sottile linea di sangue scorreva
chiara all’angolo della bocca, per la testa era voltata a destra.
"Non lasciarlo morire
finché non avrò finito, okay, Chopper?” sogghignò Zoro, prima di far scivolare
la mano nel corpo aperto del ragazzo.
Rufy urlò ancora,
strattonando il corpo mentre tossiva altro sangue, tremando di shock per la
mano estranea, che gli stritolava gli organi in angoli assurdi, piagnucolando
umilmente alle risa della ciurma quando le estremità di gomma ritornavano al
loro posto. Lo facevano ad istinto. Voleva scappare. Non voleva combattere
più, aspettava di andarsene e basta, doveva. Zoro ignorò i suoi patetici gemiti
di sconfitta, estraendo le mani coperte di sangue e strusciandosi leggermente
le dita.
“Ha fatto un rumore,”
affermò, trattenendo l’impulso di sorridere. “Vuol dire che ho perso?”
Rufy gorgogliò altro
sangue mentre Chopper cercava di tenere l’emorragia sotto controllo ed il resto
della ciurma rideva del suo dolore. Smisero momentaneamente il gioco per dare
al dottore il tempo di stabilizzare il ‘paziente’ in maniera che potessero continuare.
La piccola renna gli fece un’altra iniezione, controllando che non ci fossero
bolle d’aria nella siringa, prima di premerla sul collo di Rufy. Dopo pochi
minuti, i respiri affannosi del ragazzo diventarono profondi e veloci, gli occhi
socchiusi.
“Cos’era?” chiese
Nami, con il mento sul palmo.
“Un’altra droga. L’ho inventata io
qualche tempo fa,” replicò Chopper. “E’ prodigiosa contro il dolore e funziona
come un anestetico senza farlo addormentare. È così forte che potrebbe ucciderlo,
ma, eh,” alzò le spalle. Sarebbe morto comunque quella notte. “Ci dovrebbe dare
ancora altro tempo per giocare.”
“Bene,” rispose Nami,
attorcigliando le dita attorno ai capelli di Rufy in un gesto sprezzante.
"Oi, guardate,” disse Usop improvvisamente, indicando il suo petto,
che si alzava ed abbassava irregolarmente, permettendo di vedere le pulsazioni
al di sotto.
"Sapete,” intervenne
Sanji, prendendo una sigaretta dalla tasca davanti ed accendendola in un attimo,
in movimento. Fece una lunga aspirata prima di continuare. “E’ probabilmente
l’unico uomo a cui si possa davvero guardare il cuore per bene da vivo.”
"Vedi, cuoco, potresti
aver ragione,” sorrise ironico Zoro, prima di rinfilare le mani imbevute di
sangue nel corpo di Rufy. Seguendo le istruzioni di Chopper, spinse le mani
sopra, sorridendo nel premere i suoi polmoni e riducendo la sua respirazione.
Prendendosi solo un momento di divertimento per i suoi respiri faticosi, lo
spadaccino spinse leggermente la mano, raggiungendo finalmente il suo obiettivo.
Rufy si contorse violentemente mentre la mano si chiudeva attorno al cuore tremante
e Robin fece velocemente fiorire numerose braccia da aggiungere alla ciurma
che lo teneva fermo per quanto possibile. Nami gli allungò la testa in maniera
che potesse vedere Zoro che allungava l’organo oltre misura, facendolo uscire
di pochi centimetri prima che una scossa violenta attraversasse il suo corpo
ed i suoi occhi diventassero bianchi, garantendogli almeno il sollievo dell’incoscienza.
Lentamente e con attenzione, Zoro mantenne la presa sul cuore, sorridendo
al fatto che si allungasse come il resto del corpo. Da quel posto, tutti potevano
vedere l’rogano tremante. L’equipaggiò era meravigliato che pompasse ancora
nella mano di Zoro Roronoa, prima che Usop lo colpisse e poi alzasse le spalle.
"Eh, il gioco non
è più divertente,” sospirò, con gli occhi indirizzati verso Rufy. “Non è più
sveglio.”
Guardando in giù,
la ciurma notò che era proprio svenuto anche se il suo corpo era ancora scosso
dalle convulsioni. Con una smorfia, Zoro rimise il cuore nel petto, pulendosi
il sangue dalle mani sulla maglietta da notte strappata di Rufy prima di voltarsi
verso gli altri.
"Ed ora?”
Il sangue si allungava
sul pavimento attorno al capitano immobile, la bocca spalancata in un urlo silenzioso,
bruciature e lividi neri che gli decoravano il corpo. Un ricordo degli eventi notturni.
"E’ bravo da morto,”
replicò Nami in tono annoiato, esaminandosi le unghie. “Dovremo pulire i nostri
ospiti e rimetterli a letto. Sono sicura che ci ringrazieranno quando capiranno
il favore che gli abbiamo fatto.”
"Già,” mormorò Usop,
avviandosi verso il bagno. Lo seguirono una serie di accenni d0assenso mentre
la ciurma si muoveva dietro di lui. Sembrava che il divertimento notturno fosse
finito. Non c’era motivo di rimanere a finirlo se non era più sveglio per accorgersene.
Anche se fosse sopravvissuto, non sarebbe rimasto un capitano ancora a lungo.
---
Rufy tossì l’ultimo
rimasuglio di bile, asciugandosi la bocca prima di affacciarsi oltre la nave
per ansimare leggermente mentre la nausea passava. Radunando quanta saliva poteva, sputò oltre il parapetto, cercando
di liberarsi del sapore rancito di vomito. Le memorie lo avevano colpito duramente.
Era la più vivida in mente, anche se era a malapena cosciente. Il suo petto si sollevò
mentre il dolore fantasma lo colpiva, così reale. Alzò una mano sulla camicia, immergendo le dita sotto il tessuto
per toccare i punti che tenevano strettamente la cicatrice. Dopo un altro paio
di profondi respiri, estrasse la mano e cercò di calmarsi, guandando alle acque
leggermente discontinue. Aveva ascoltato la ciurma, benché sapesse che non erano
loro, e conosceva le sue opzioni.
“Tu sei l’unico
che può batterli – possiamo aiutarti, ma tu sei l’unico che puoi decidere
se stare meglio oppure no”
Le parole di Ace
gli risuonarono in testa ed i suoi occhi si restrinsero leggermente per la determinazione.
Non si sarebbe fatto fregare di nuovo. Non era stata la sua ciurma. Non gli importava quanti flashback avrebbe
dovuto sopportare, quanti giorni, settimane, mesi, o anche anni ci avrebbe impiegato.
Sarebbe tornato tutto a posto. Avrebbe affrontato
di nuovo quelle cose, anche se l’avrebbero ucciso. Avrebbe parlato alla sua
ciurma e risposto alle loro domande, e lentamente, forse, poteva riottenere
quello che aveva perso.
Con una nuova determinazione
e fuoco negli occhi, Rufy marciò verso la cambusa, ignorando le gambe tremanti.
Esitò solo un secondo alla porta prima di aprirla silenziosamente ed entrare.
Deglutendo con forza per darsi coraggio, si avviò verso il tavolo rovinato e
si fermò dove Zoro era seduto, sulla panca. Tremò leggermente all’eccessiva
vicinanza ma respirò profondamente, tenendo la testa chinata. Gli occhi di tutti
erano concentrati su di lui, il silenzio freddo e pensante, fino ad essere finalmente
rotto dalla voce soffice del capitano. Era debole e aspra, ma ancora attraversata
da una determinazione che non avevano più visto da quando era iniziato tutto.
“Voglio tornare indietro.”
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Note del traduttore:
Ciao a tutti! Questo capitolo è stato proprio un parto, sia per me che per voi
lettori, immagino. Ma finalmente eccolo qui! Ho avuto notizie dall'autrice: purtroppo
nell'ultimo periodo ha avuto dei problemi che le hanno impedito di dedicarsi come
avrebbe voluto alla scrittura amatoriale, ma vi ringrazia tutti per le vostre
splendide recensioni e ci tiene a rassicurarvi che questa storia vedrà la fine
al più presto, al massimo altri quattro capitoli. Perciò continuare a seguire
la storia con fiducia! E grazie ancora a tutti voi che la seguite anche da parte
mia, fa sempre piacere aver fatto del lavoro utile a qualcuno ^^ Alla prossima!
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Capitolo 5 *** Avviso ***
Untitled Document
Un saluto a tutti i lettori e i recensori di questa storia.
Purtroppo, non si tratta di un aggiornamento della storia, come penso molti
aspettavate, ma un avviso: la traduzione di Dark Truth non andrà avanti.
La scelta non è mia o, meglio, non è solo mia. Il problema è
che l'autrice ha deciso di cancellarla e di riscriverla completamente da capo.
Ho avuto l'opportunità di leggere i tre nuovi capitoli che ha pubblicato
e molte cose sono cambiate, sia lo stile che le scene, tuttavia la trama è
sempre quella. Io ho iniziato a tradurre questa versione di Dark Truth,
sinceramente non ho né il tempo né la voglia di rimettermi a tradurre
capitoli che ripercorrono la stessa vicenda, per quanto modificati siano. Come
voi, aspettavo i capitoli nuovi, il continuo della storia.
Faccio traduzioni per il mio divertimento di leggere in italiano una storia
che mi piace, tradurre per due volte la stessa cosa non mi diverte, a farlo
a forza non farei nemmeno un buon lavoro e questo si ripercuoterebbe sulla traduzione.
Quindi, non posso dedicarmi alla nuova versione di Dark Truth, spero che comprendiate.
Per chi volesse leggerla in originale, la trovate qui.
Non cancellerò questa storia, sia perché l'autore non mi ha chiesto
di farlo, sia perché la trovo comunque un'ottima storia anche nella vecchia
versione e se qualcuno ci dovesse incappare, vorrei che la leggesse comunque,
anche solo per avvicinarsi alla nuova versione. Grazie a tutti per il supporto
che mi avete dato in questi anni, finché è durata è stato
piacevole tradurla e sapere di aver fatto conoscere una storia così popolare
anche qui.
Akemichan
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