PREQUEL Battle Spirits Brave - Terza Parte

di HikariMoon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

La notte avvolgeva la città di Tokyo, scesa a coprire l’inizio di quel nuovo anno scolastico. La vita notturna animava le strade cittadine, mentre altri dormivano in attesa del giorno.

Bambini e ragazzi che il giorno successivo sarebbero tornati ancora tra i banchi e la routine scolastica, adulti che già da giorni avevano ripreso il proprio posto di lavoro negli uffici o nei negozi. Ma, nonostante questo, non tutti dormivano.

Dan, disteso sul divano, fissava l’orologio appeso alla parete, vagamente illuminato dalla pallida luce esterna. Quasi contava i secondi che le lancette segnavano inesorabili. C’era un silenzio quasi assoluto nel quartiere, rotto soltanto dal passaggio di qualche automobile o dalle voci di qualche persone che ritornava a casa con la famiglia o gli amici. Ed era quel silenzio che gli impediva di dormire.

Il ragazzo sospirò e con espressione amareggiata voltò lo sguardo sulle poltrone vuote. Non credeva sarebbe stato così difficile abituarsi all’idea che gli altri erano tornati a casa. Erano passati solo pochi giorni, ma sembravano essere passati secoli. Le loro risate, i pranzi e le cene mangiate tutti insieme, le battaglie contro chi screditava la verità di Gran RoRo… tutto sembrava così lontano.

Erano rimasti solo lui e Yuuki. Lui che ora aveva tutto il divano per sé e Yuuki che era tornato nella propria camera. Ma entrambi avrebbero preferito dover continuare a dormire seduti…

Si sentiva giù di morale. E gli sembrava strano, per lui che riusciva sempre a trovare un motivo per continuare a combattere, per non arrendersi mai. Solo una volta gli era già successo, pensandoci. Quando era stato sconfitto dal Re del Mondo Altrove… aveva quasi mollato tutto. Ma in quell’occasione era stato diverso. Lì erano tutti insieme.

Era stato nel momento in cui se ne erano andati tutti, quando se ne era andata perfino Mai, che si era reso conto veramente di quanto fossero cambiate le cose. Fino a quel momento era sempre stato convinto che era solo un momento passeggero.

Dan sospirò e fissò il soffitto. Doveva trovare un modo per far tornare gli altri. Insieme a Yuuki doveva riuscire a ricompattare i Maestri della Luce. E c’era solo un modo per farlo. Ne avevano parlato, lui e Yuuki, quella sera in cui erano rimasti soli: proseguire la battaglia e smascherare quelli che avevano manovrato tutto. In realtà il loro era solo un sospetto, ma riflettendoci non era sembrata un’ipotesi troppo azzardata…

Dopo che Mai se ne era andata, Dan e Yuuki si erano ripromessi che avrebbero continuato la battaglia anche per i loro amici. Solo così sarebbero riusciti a farli tornare. Dovevano mostrare che c’era ancora un motivo per combattere, che non era una battaglia persa.

Sul pianerottolo davanti alla porta dell’appartamento di Yuuki, i due ragazzi erano rimasti a fissare la città che, incurante di quale fosse veramente la verità, continuava la sua vita.

Dopo qualche istante, Dan si voltò verso l’amico e si accorse della sua espressione pensierosa.

“A che cosa stai pensando?”

Yuuki non aveva risposta subito, impegnato a far quadrare i sospetti e le ipotesi che gli erano balenate nella mente. Ci stava pensando già da quando il primo di loro, Hideto, se ne era andato. Forse, inconsciamente, dal giorno di quell’intervista che aveva segnato l’inizio di tutto quello che sarebbe loro successo dopo.

Alla fine, il Guerriero Bianco si voltò verso Dan.

“È come se… è come se fosse a questo a cui qualcuno voleva arrivare.”

Dan rimase leggermente perplesso a quelle parole. “Qualcuno chi?”

Yuuki sorrise e scosse la testa rassegnato. “Non lo so. So solo che tutto è iniziato in modo così strano… da quell’intervista di maggio. Non ti sembra che sia successo tutto troppo all’improvviso? Gli attacchi dei mass media, della stampa… è stato tutto troppo veloce. Come se fosse stato…”

Yuuki sembrò cercare la parola più adatta per spiegare quello che intendeva. “… pilotato.”

Dopo quelle parole di Yuuki e quella sua congettura, calò il silenzio tra i due Maestri della Luce. Dan si voltò verso la città, colto alla sprovvista da quell’eventualità. Istante dopo istante, però, ripercorrendo con la mente tutto quello che era successo in quei pochi mesi, si trovò sempre più d’accordo con il Guerriero Bianco. Ma se era così, chi poteva volerlo?

Dan si voltò di nuovo verso Yuuki.

“Come il Re del Mondo Altrove… quando ci ha lasciato andare alle Scale dell’Orizzonte. O quando ha manipolato l’opinione pubblica per presentarsi come il salvatore della Terra.”

Yuuki annuì. “Esatto.”

L’espressione del Guerriero Rosso si fece pensierosa. Sia lui che Yuuki ritornarono con la mente a quei giorni dell’anno prima per cercare di capire chi potesse esserci dietro. Già nelle settimane prima, erano stati tutti d’accordo che l’opinione pubblica stava soltanto scaricando su di loro la colpa di problemi e difficoltà che non si riuscivano a risolvere. E se non fosse stato solo qualcosa di spontaneo? Qualcosa di pilotato. Da qualcuno che agiva nell’ombra… per proprio interesse? Per nascondere cosa?

Gli occhi dei due amici si incrociarono e la risposta arrivò improvvisa. La voce di Dan uscì sicura dalle sua labbra.

“Il Governo Invisibile.”

Sapevano entrambi che non poteva essere diversamente. Lo stesso Presidente Truman non aveva smentito la possibile esistenza di un potere nascosto e capillare, che manovrasse l’economia e la politica. Anzi, aveva ammesso che un simile Governo Invisibile avesse molto più potere di quanto lui stesso possedesse.

Yuuki annuì e i tratti del suo volto si indurirono.

“Certo… se ha avuto dei contatti con il Re del Mondo Altrove, probabilmente si sono sentiti minacciati in qualche modo dalla verità su Gran RoRo. Forse ha visto la nostra battaglia come un modo per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica…”

Dan annuì. “Per settimane non parlavano quasi d’altro. Se volevano distogliere l’attenzione da qualcosa, ci sono riusciti benissimo. E se poi tutti si convincono che la colpa dei problemi sia la privazione del potere del Sistema dei Nuclei…”

Yuuki sospirò. “… guerre e conflitti non troverebbero certo una risoluzione.”

Lo sguardo di Dan si fece determinato. “Dobbiamo continuare a combattere, Yuuki. Dobbiamo assolutamente scoprire chi si nasconde dietro questo Governo Invisibile e mandare all’aria le sue trame.”

Il Guerriero Bianco sorrise divertito. “Non pensi di correre un po’ troppo?”

Dan sorrise imbarazzato, passandosi una mano tra i capelli.

“Sì, hai ragione.”

Subito dopo, però, la determinazione tornò a brillare negli occhi del Guerriero Rosso.

“So che dobbiamo stare attenti e agire con prudenza… ma dobbiamo trovarli e fermarli. Per Gran RoRo e i nostri amici.”

Yuuki annuì. “Per Gran RoRo e coloro a cui vogliamo bene.”

Il Guerriero Rosso e il Guerriero Bianco si strinsero la mano sigillando così la promessa di combattere insieme, fino a quando la verità non avrebbe trionfato. Non si sarebbero fatti sconfiggere.

Dan sorrise e scacciò dalla mente quel senso di sconfitta. Lui aveva un sacco di motivi per cui continuare a combattere. E il primo erano i suoi amici.

Il ragazzo allungò la mano verso il tavolino e prese la foto incorniciata che vi era posata sopra. La portò davanti al viso e sorrise. Ciò che vi era immortalato era appena visibile nell’oscurità, oltre il riflesso della luce sul vetro che la copriva. Ma lui non ne aveva bisogno.

Era l’ultima foto che avevano fatto tutti insieme, prima che Hideto se ne andasse. Mai l’aveva scattata la sera in cui avevano festeggiato il compleanno di Yuuki. Anche se il Guerriero Bianco aveva detto loro che non gli interessava nessuna festa…

Avevano faticato non poco per organizzarla a sua insaputa, dato che vivevano in casa sua. Però si erano riusciti ad organizzare ed erano riusciti anche a preparare una torta (tralasciando lo stato pietoso in cui avevano lasciato la cucina). Quando alla fine Yuuki lo aveva scoperto, aveva fatto una faccia strana e per un attimo avevano creduto che facesse dietro front e uscisse dall’appartamento. Ma alla fine era rimasto… passarono tutti insieme una bellissima serata e, nel momento in cui si erano arrischiati ad assaggiare la torta, Mai aveva convinto tutti a fare quella foto. E, così, era stato fatto quello scatto che li ritraeva disordinatamente sorridenti sul divano.

Dan sospirò e riposò la foto. I suoi amici gli mancavano moltissimo… ed era anche per quello che non poteva arrendersi. Più determinati sarebbero stati, prima si sarebbero di nuovo tutti riuniti.

Il Guerriero Rosso tornò a spostare lo sguardo sull’orologio. La mattina dopo sarebbe iniziato un nuovo anno scolastico. Chissà come lo avrebbero affrontato Mai, Clarky e Kenzo… e Hideto? Chissà dove era in quel momento. Sperava di sentirli qualche volta… magari avrebbe potuto chiamarli lui. Però, era convinto che non essere tutti nella stessa scuola era un bene… probabilmente sarebbe stato per tutti più difficile…

Anche per i suoi genitori era stato difficile… accettare che lui rimanesse ancora via da casa… ma lui non poteva tornare a casa… doveva combattere… anche se gli mancavano… i suoi genitori… Hinata…

Dan sbadigliò e si sistemò sul fianco, continuando a guardare l’orologio.

Ma doveva continuare… a combattere… per Gran RoRo… sì… per Gran RoRo… e per i suoi… amici… alla fine… anche i suoi genitori… avrebbero… avrebbero… capito… il giorno dopo… doveva… chia… marli…

Le palpebre di Dan si fecero più pesanti e il ragazzo affondò il viso nel cuscino. Pochi istanti dopo il suo respiro si fece regolare e il Guerriero Rosso sprofondò nel mondo dei sogni.

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Dan fissava svogliatamente lo schermo del computer, facendo scorrere la pagina che aveva davanti agli occhi. Si stava annoiando mortalmente. Quelle ricerche erano inconcludenti. Il Guerriero Rosso alzò lo sguardo e fissò Yuuki che stava sfogliando l’ennesimo libro che avevano preso in prestito dalla biblioteca. Libri i cui autori affermavano con tanto di prove e dettagliate descrizioni l’esistenza del Governo Invisibile.

Peccato che sia i siti sia i libri fossero solo un ammasso di chiacchiere molto spesso ripetute. Non avevano ancora trovato nulla che potesse loro tornare utile. Sarebbe stato più facile trovare i palazzi e gli oggetti di cui raccontavano le favole.

Dan sbuffò: non gli bastava dover studiare e fare i compiti. Decisamente no. Doveva anche sorbirsi tutte le sciocchezze di quei siti. Scoraggiato, Dan si lasciò cadere sullo schienale del divano. Notando quel movimento, Yuuki alzò gli occhi dal libro.

“Non hai trovato nulla?”

Il Guerriero Rosso scosse la testa. “Niente. Solo le solite cose, Yuuki. Come in tutti gli altri siti... penso che i siti in cui ci sia qualcosa di utile siano fuori dalla nostra portata.”

Yuuki posò il libro sul tavolino di fronte al libro.

“Lo credo anche io. Anche in questi libri… sembra che l’intento degli autori sia più attirare l’attenzione su scandali e complotti, che cercare di dare un quadro preciso della situazione.”

Dan piegò indietro la testa, fissando il soffitto.

“Ma perché non si può risolvere tutta la faccenda con un duello di Battle Spirits?”

Il Guerriero Bianco sorrise e non rispose. In quel momento, un segnale sonoro ruppe il silenzio. I due ragazzi si voltarono verso il computer, dove era apparso il segnale di una chiamata.

Yuuki si alzò e si sedette vicino a Dan, mentre il ragazzo attivava la chiamata via webcam. Pochi istanti dopo, apparve sullo schermo un volto a loro conosciuto. Dan sorrise.

“Presidente Truman!”

L’uomo sorrise. “Salve, Maestri della Luce. Temo che presto dovrete chiamarmi solo signor Truman. Le elezioni sono state vinte dal mio avversario. Sono ormai un Presidente dimissionario.”

Il voltò di Dan si rabbuiò. “Mi dispiace, Presidente. È colpa della nostra battaglia per la verità di Gran RoRo… non avremmo voluto che anche lei ne risentisse. Soprattutto perché ha fatto veramente di tutto per proteggere la Terra.”

Il Presidente scoppiò a ridere e scosse la testa.

“Sono cose che succedono, ragazzo mio. Non pensare che sia colpa vostra. Così è la vita… un giorno si vince, il giorno dopo si perde. Come in Battle Spirits.”

Dan annuì senza essere molto convinto. A quel punto, il Presidente tornò serio.

“Cosa volevate chiedermi? Nell’email dicevate che era importante.”

Yuuki annuì.

“La ringraziamo per aver trovato tempo per noi. Quello che volevamo chiederle, è di dirci tutto quello che sa sul Governo Invisibile.”

L’espressione sul volto di Truman si incupì. La voce divenne ancora più seria di prima.

“Perché volete avere informazioni sul Governo Invisibile?”

Yuuki proseguì. “Crediamo che ci possa essere lui dietro la propaganda diffamatoria contro noi Maestri della Luce e Gran RoRo. Siamo arrivati a questa conclusione riflettendo su ciò che è successo in questi mesi… crediamo che fosse il loro intento quello di farci arrendere e separare.”

Il Presidente rimase in silenzio per lunghi istanti. Poi, si inumidì le labbra e solo a quel punto tornò a parlare.

“Capisco. Ma se la vostra supposizione è vera, vi sconsiglio di proseguire la vostra battaglia.”

Dan si mosse sul divano fissando con espressione determinata l’uomo.

“Non possiamo, signor Presidente. Dobbiamo fermarli. Non possono manipolare la verità. Noi non ci arrenderemo.”

Il Presidente li guardò preoccupato.

“Ragionate. Non ve lo dico perché non vi capisco. Ho visto la vostra forza e la vostra determinazione… mi hanno ricordato quale fosse il vero scopo del mio incarico. Ma non è un caso che nessuno sia mai riuscito a smascherare le loro trame. È troppo pericoloso.”

Dan non voleva sentire ragioni. “Ma…”

Il Presidente lo guardò duramente. “Non è un duello di Battle Spirits, ragazzo. Mettereste a rischio la vostra vita… la vostra vera vita.”

Dan sorrise sicuro. “Lo sappiamo, Presidente. Ma staremo attenti. Per il momento vogliamo solo capire chi e cosa si nasconde dietro il Governo Invisibile.”

L’uomo sospirò rassegnato. “Dovrebbero esserci più persone con il vostro coraggio… o la vostra sconsideratezza.”

Dan e Yuuki sorrisero. Il Guerriero Bianco riprese a parlare.

“Lei che cosa sa, Presidente?”

Il Presidente li guardò desolato. “Se speravate che io avessi molte notizie, vi sbagliate. So poco o nulla, purtroppo. Quello che posso dirvi è che un’organizzazione di portata mondiale. Hanno membri inseriti in quasi tutti i più importanti organi decisionali, legislativi ed economici del mondo. Sicuramente anche nelle più importanti Intelligence di tutto il mondo. E forse questo spiega perché le loro azioni riescano ad essere nascoste sempre… e perché nessuna indagine sia mai riuscita a smascherarli.”

I due Maestri della luce rimasero in silenzio. A quanto pareva erano punto a capo. Anzi, non si erano mossi di un passo. Dan sorrise rassegnato.

“Grazie lo stesso, signor Presidente.”

L’uomo annuì senza troppa convinzione e li guardò quasi supplicante.

“Non cacciatevi nei guai… la vostra vita è molto più importante di qualsiasi verità.”

Dan sorrise, cercando di parlare in modo rassicurante.

“Stai tranquillo. Staremo attenti.”

Il Presidente avrebbe voluto dire ancora qualcosa, ma si rendeva conto fin troppo bene che nessun suo discorso avrebbe mai fatto desistere i due ragazzi. Poteva solo sperare che non succedesse loro nulla.

“State attenti… a presto.”

Yuuki e Dan salutarono il Presidente e la comunicazione si interruppe. I due ragazzi rimasero in silenzio per alcuni minuti. Poi, Dan si voltò verso Yuuki.

“Io non mi fermo. Continuo a combattere… sono pronto a correre qualsiasi rischio.”

Yuuki si voltò verso di lui, parlando tranquillamente.

“Anche io. Non mi fermerò fino a quando la verità su Gran RoRo e su Kajitsu non trionferà. A qualsiasi costo e con qualsiasi rischio.”

Dan sorrise, ma il sorriso gli morì sulle labbra quando il suo sguardo tornò sull’elenco di siti che doveva guardare e sul libro di storia da cui doveva studiare. Yuuki se ne accorse e gli posò una mano sulla spalla.

“Forza proseguiamo. E se devi studiare, fermati pure.”

Il Guerriero Rosso annuì senza entusiasmo. Se almeno fossero riusciti a trovare un qualunque indizio…

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Dan si lasciò cadere sul divano, sbuffando e lasciando cadere accanto ai suoi piedi lo zaino pieno di libri. Il 2010 era ormai iniziato e le vacanze natalizie erano già alle loro spalle. Tra la scuola e la ricerca del Governo Invisibile non era neanche riuscito a sentire i suoi amici. Si erano a malapena mandati delle email di auguri. Tranne da Hideto… nessuno sapeva più niente di lui dal giorno in cui se ne era andato.

E, a peggiorare il tutto, non erano ancora riusciti ad ottenere nessun risultato soddisfacente. Stavano letteralmente brancolando nel buio. Le poche notizie che si trovavano su internet erano quelle presunte “inchieste scoop” che proclamavano l’esistenza di questo Governo e ne elencavano con dovizia di particolari le origini e le azioni durante i secoli. Ma per il resto non riuscivi a trovare una notizia utile che fosse una. Non che si aspettasse che fosse facile… se nessuno era ancora riuscito a fermare il Governo Invisibile fino a quel momento, doveva esserci decisamente un motivo.

Ma lui era decisamente più testardo di loro. Anche a costo di impiegarci anni, lui li avrebbe trovati. Non si aspettassero che lui si arrendesse tanto facilmente. Scacciato quell’istante di scoraggiamento, Dan si tirò su a sedere e prese dalla tasca il proprio mazzo di carte. Un sorriso divertito piegò le sue labbra. Battle Spirits era il modo con cui lui e Yuuki si ricaricavano di determinazione.

“Yuuki.”

Il Guerriero Rosso rimase in attesa fino a quando il Guerriero Bianco non apparve nel soggiorno con sguardo interrogativo. Poi sorrise e alzò il mazzo di carte.

“Facciamo un duello?”

Il Guerriero Bianco annuì e sorrise. Avevano perso entrambi il conto dei duelli che avevano fatto. E non sapevano chi dei due avesse vinto o perso di più. Ogni ennesimo duello era entusiasmante come il primo, forse perché nessuno dei due era ancora riuscito a prevalere sull’altro in modo definitivo. L’uno aveva trovato nell’altro l’avversario ideale e viceversa. E ogni duello rafforzava la loro amicizia e la loro determinazione.

La cosa più divertente era che entrambi prendevano sul serio i duelli che facevano, come il primo che avevano fatto su Gran RoRo. Nessuno dei due si risparmiava.

I due ragazzi mescolarono i propri mazzi e sistemarono le carte sul tavolino. Dan prese le prime quattro carte e alzò lo sguardo.

“Comincio io. Va bene?”

Yuuki sorrise con tranquilla sicurezza. “Come vuoi. Se hai bisogno di questo piccolo vantaggio per vincere…”

Dan alzò le spalle, sorridendo determinato. “Non mi servono questi vantaggi… vincerei lo stesso.”

Il Guerriero Bianco non sembrò particolarmente impressionato da quelle parole. “Dimostralo.”

Così il duello iniziò senza esclusione di colpi. E non sembrava di trovarsi in una stanza, ma, per l’intensità, si avrebbe potuto avere l’impressione che il duello stesse avvenendo sul Terreno di gioco.

I turni si susseguivano mentre i due ragazzi cercavano di prevalere l’uno sull’altro. E dopo diversi turni, avevano ancora entrambi tre Vite. Sul Terreno di Yuuki c’erano Walhalance al livello 2 e Supremo Laevateinn al primo livello. Su quello di Dan, invece, erano schierati Dracoltello e Siegwurm entrambi al terzo livello ed entrambi impegnati ed Ankillersauro al livello 3.

Yuuki spostò la mano sul proprio mazzo pescando una carta e aggiungendola al proprio mazzo.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Il ragazzo osservò per un breve istante il Terreno e poi proseguì.

“Quindi, Fase di Recupero e Fase Principale: evoco Artefatto Fjalar al livello 2 ed elevo Walhalance al terzo livello e Supremo Laevateinn al secondo.”

Dan strinse le dita attorno alle carte che aveva in mano. Yuuki stava sicuramente per passare al contrattacco e lui non doveva farsi trovare impreparato.

“Fase d’Attacco: attacco con Walhalance dalla Corazza Indistruttibile. Per il suo effetto di terzo livello tutti i tuoi spirits con PB uguali o inferiori a 4000 PB tornano nella tua mano. In questo caso Ankillersauro. Come rispondi all’attacco?”

Dan prese lo spirits e lo rimise tra le carte che avevano in mano. Subito dopo, però, ne prese un’altra.

“Adesso lo vedrai, Yuuki. Uso la carta magia Ciclone Fiammeggiante abbassando Siegwurm al secondo livello: in questo modo distruggo Supremo Laevateinn.”

Yuuki rimase impassibile e spostò il proprio spirits negli Scarti. A quel punto, Dan spostò la mano sulle Vite.

“Rispondo all’attacco con la Vita.”

Non appena Dan spostò il nucleo nella Riserva, Yuuki si posò allo schienale della poltrona.

“Termino il mio turno.”

Iniziò così il turno di Dan. Il Guerriero Rosso non perse tempo ed eseguì tutte le fasi preliminari.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei, Fase di Acquisizione e Fase di Recupero.”

Il ragazzo prese la carta che aveva appena pescato.

“Utilizzo la carta magia Carta in Più: pesco due carte e se la terza è uno spirit, lo aggiungo alla mano.”

Dan sollevò lentamente le prime due carte del mazzo e riuscì a trattenere a stento un sorriso soddisfatto nel vedere che cosa aveva pescato. Poi prese la terza carta e la scoprì: era una carta magia, Fuoco della Vittoria. Vagamente deluso la rimise in cima al mazzo: almeno era una carta che gli sarebbe potuta tornare utile.

“Elevo quindi Siegwurm al livello 3. A te la mano, Yuuki.”

Il Guerriero Bianco osservò il Terreno da gioco mentre eseguiva le prima Fasi, spostando i nuclei e aggiungendo alla mano un’altra carta, il Nexus Santuario Inviolabile. Si era accorto dell’espressione di Dan, quando aveva pescato le carta per effetto di Carta in più. Non doveva sottovalutarlo. A quel punto, prese la carta che aveva pescato il turno prima.

“Fase Principale: abbasso Walhalance al livello 1 e lo uso come tributo per evocare tramite Transevocazione Woden, il Grande Cavaliere Alato al livello 3.”

Non poteva rischiare un attacco con due soli spirits sul Terreno.

“Termino il mio turno.”

Dan fissò le carte schierate sul Terreno. Poteva riuscire a spezzare quella fase di stasi. Aveva le carte per farlo. Il ragazzo mosse un dito a sfiorare due carte in particolare. Doveva rischiare per vedere se anche la fortuna era dalla sua parte: non poteva frenarsi solo per il timore di non sapere che cosa avesse Yuuki in mano.

“Fase Iniziale, Fase dei Nuclei e Fase di Acquisizione.”

Il Guerriero Rosso aggiunse quasi senza guardare la prima carta del mazzo, sapendo benissimo quale fosse. Prese un respiro e il suo sguardo brillò di determinazione.

“Fase Principale: ti risponderò con la stessa arma, Yuuki. Abbassò Siegwurm al primo livello e lo uso per transevocare Siegwurm-Nova, Drago Supernova al livello 3!”

Yuuki sorrise mentre Dan posizionava sul Terreno il suo più potente spirit: allora era per quello che Dan aveva avuto quell’espressione.

“Essendo stato transevocato da Siegwurm, Possente Dragone Imperatore del Tuono posso attivare l’effetto dell’evocazione di Siegwurm-Nova: recuperò quindi le mie Vite, che tornano a cinque.”

Dan spostò i tre nuclei e poi tornò ad alzare lo sguardo.

“Fase d’Attacco: attacco con Siegwurm-Nova e grazie al suo effetto distruggo spirits per un totale di 10000 PB. Distruggo quindi Woden, il Grande Cavaliere Alato.”

Yuuki non si scompose e spostò il proprio spirit negli Scarti. Poi portò la mano sull’ultimo spirits sul suo Terreno.

“Blocco l’attacco con Artefatto Fjalar.”

Dan sorrise ed estrasse un’altra carta da quelle che aveva in mano.

“Azione Lampo: uso la carta magia Tempesta di Meteore prendendo i nuclei necessari da Dracoltello che scende al livello 2. In questo modo se Siegwurm-Nova distrugge uno spirit, perdi un numero di Vite pari al numero di simboli del mio spirit: ovvero 2.”

Yuuki sorrise e spostò lo spirit negli Scarti e i due nuclei delle Vite nella Riserva. Dan, invece, spostò la mano su Dracoltello.

“Attacco quindi con Dracoltello.”

Per un attimo, Dan temette che Yuuki portasse la mano alle carte e ne estrasse una carta magia. Il Guerriero Bianco, invece, portò la mano sulle Vite.

“Rispondo all’attacco con la Vita.”

Dan aveva vinto. Il Guerriero Rosso sorrise e allungò la mano verso Yuuki che gliela strinse subito.

“È stato un bellissimo duello. Come sempre.”

Yuuki annuì. “Sì, ma mi devi la rivincita, Dan.”

Il Guerriero Rosso sorrise, iniziando a raccogliere le carte. “Quando vuoi. Basta che me lo chiedi.”

Il Guerriero Bianco raccolse le proprie carte e le rimise nella tasca.

“Ora però continuiamo con le nostre ricerche. Prima o poi troveremo qualcosa.”

Dan annuì cercando di sorridere. “Se non ci arrenderemo dovremo per forza trovare qualcosa!”

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Tutti i membri del Governo Invisibile presero posto attorno al lungo tavolo, ciascuno davanti al proprio computer. La stanza scura venne rischiarata dalla luce artificiale e bluastra degli schermi. L’ultimo a sedersi fu l’uomo che era a capo di quell’organizzazione, colui che aveva trattato in prima persona con il Re del Mondo Altrove.

L’uomo posò il mento sulle mani intrecciate e la luce del computer si rifletté spettrale sulle lenti dei suoi occhiali. Tossì leggermente per attirare l’attenzione dei colleghi e tutti si voltarono verso di lui.

“Cari colleghi, sapete già tutti per quale motivo ho richiesto questo incontro.”

Gli uomini attorno a lui si limitarono ad annuire. Dopo una pausa, l’uomo riprese a parlare.

“Come immaginavamo i Maestri della Luce sono crollati come prevedevamo… l’opinione pubblica ha agito esattamente come ci aspettavamo.”

Sorrisi perfidamente soddisfatti piegarono le labbra dei membri del Governo Invisibile. L’uomo con gli occhiali attirò di nuovo la loro attenzione.

“Ma…”

Tutti coloro che erano nella sala tornarono a fare attenzione alle parole del loro capo.

“Ma non tutti i Maestri della Luce hanno preso la saggia decisione di arrendersi.”

L’uomo premette un pulsante sulla tastiera del computer e sugli schermi apparvero i volti di Dan e Yuuki.

“Il Guerriero Rosso Dan Bashin e il Guerriero Bianco Yuuki Momose sembrano avere una considerazione molto bassa delle loro vite. Non solo hanno deciso di continuare la loro insulsa battaglia… ma vogliono smascherarci e fermarci.”

Risate sarcastiche si alzarono tra gli uomini del Governo Invisibile. Il capo attese alcuni istanti prima di riprendere a parlare.

“Tentativo alquanto inutile, convengo con voi. Ma come già vi avevo detto mesi fa, non possiamo tralasciare la testardaggine di questi due sciocchi. Mi è stato riferito che hanno avuto una videochiamata con il Presidente dimissionario George Truman. Volevano sapere da lui che cosa sapeva su di noi.”

L’attenzione del gruppo di uomini tornò ad essere totale.

“E, controllando l’attività dei loro computer, è risultato che stanno cercando informazioni su di noi… senza contare che risultano diverse richieste alla biblioteca della loro città per prestiti sui libri che presumono di parlare di noi.”

Uno degli uomini al suo fianco prese la parola.

“Sappiamo tutti perfettamente che né in libri né in siti potranno mai trovare alcuna informazioni per arrivare a noi.”

Un ghigno crudele apparve sul volto dell’uomo con gli occhiali.

“Appunto… è per questo che noi daremo loro una mano.”

Espressioni interrogative apparvero sul volto del gruppo di uomini, ma il capo continuò a parlare.

“Vogliono trovarci? Allora noi gli daremo le informazioni che cercano. Facciamogli credere di riuscire nel loro intento. Sarà a quel punto che daremo loro una lezione…”

L’uomo sorrise perfidamente. “… una lezione che difficilmente potranno dimenticare.”

La stessa espressione perfida apparve sul volto di tutti i membri del Governo Invisibile. A quel punto l’uomo con gli occhiali si posò allo schienale della poltrona.

“E so già a chi possiamo affidare questo delicato compito. Dopotutto, quando si è così famosi nel bene o nel male… è molto facile essere coinvolti in qualche incidente.”

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Erano passati solo un paio di giorni dal giorno in cui Dan e Yuuki avevano duellato. Le ricerche continuavano a brancolare nel buio e i due ragazzi non sapevano più che cosa inventarsi. Era ormai arrivata la sera e avevano proseguito a sfogliare qualche libro dopo la cena. Dopo un paio d’ore avevano deciso di fermarsi e stavano per andare a dormire. Dan si sedette sul divano e portò davanti a sé il computer per spegnerlo. Fu in quel momento che si accorse di un email. Con espressione sorpresa, aprì la schermata e si rese conto che non veniva da nessun altro dei Maestri della Luce: era un indirizzo email sconosciuto. Curioso, il ragazzo la aprì e lesse velocemente le poche righe. Man mano che leggeva, sgranò sempre di più gli occhi.

Dopo pochi istanti, il ragazzo alzò lo sguardo e si voltò verso la cucina.

“Yuuki, vieni presto!”

Il Guerriero Bianco raggiunse il salotto quasi subito e Dan indicò subito lo schermo. Il ragazzo si posò al divano e lesse quanto c’era scritto.

“Maestri della Luce,

so che state cercando di sgominare il Governo Invisibile. Sono l’autore di uno dei siti che avete consultato.

Penso di avere delle informazioni che potrebbero servirvi. Non ho mai potuto pubblicarle per non rischiare qualche ritorsione. Ma voglio aiutarvi nella vostra battaglia.

Sono informazioni pericolose da divulgare via internet. Se per voi va bene, vorrei incontrarvi.

Se accettate, rispondete a questa email. Altrimenti eliminatela e dimenticatevela. Spero di ricevere presto vostre notizie,

un vostro sostenitore.”

Dan e Yuuki si guardarono e videro nei propri occhi la stessa domanda: dovevano fidarsi o era una trappola?

Salve a tutti! ^-^ Finalmente con questo capitolo inizia la terza e ultima parte del Prequel… ammetto che questo Prequel ha preso molto più tempo di quanto credessi. ^-^’ Ma vabbè… ormai siamo qui.

Questo capitolo mi ha creato più difficoltà di quanto immaginassi… non riuscivo a trovare l’ispirazione. Almeno fino a ieri. E così tra ieri pomeriggio e oggi l’ho scritto. I nostri Dan e Yuuki sembrano essere più determinati che mai a continuare a combattere… ma abbiamo visto che il Governo Invisibile non è della stessa idea.

Per quanto riguarda il PROSSIMO CAPITOLO, infatti, vi avviso già di prepararvi ad un momento drammatico… si può dire? In poche parole la battaglia per la verità dei nostri due Guerrieri subirà un brusco e definitivo arresto… e credo sappiate già più o meno che cosa succederà. Ci ricollegheremo in un certo senso al racconto di Elisabeth dell’Episodio 0 e dovremo salutare per un po’ il nostro Guerriero Rosso (e ovviamente Yuuki, ma lui lo abbiamo già rivisto nel Episodio 0). Eh, sì… il nostro Dan, come lui stesso aveva raccontato in Brave, uscirà di scena e lo rivedremo solo verso la fine di questa parte di Prequel. Dopotutto non volete scoprire come Mai e gli altri sono andati nel futuro? Sarà infatti a questo che saranno dedicati i capitoli successivi al prossimo.

Ma non diamo troppe anticipazioni… XD Prima di lasciarvi, ricordo come sempre (per chi leggesse per la prima volta uno degli episodi) che le storie sono create da me e mio fratello e da me scritte. I duelli invece sono invece completamente frutto di mio fratello.

Con questo, vi saluto e vi do appuntamento al prossimo capitolo che cercherò di mettere il prima possibile. E per non perdere l’abitudine…

Uno per tutti, tutti per uno. XD A presto, Hikari/D’Artagnan

P.S. ho aggiunto Yuuki nella richiesta dei personaggi. ^-^

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Erano finalmente lì. Dan deglutì e guardò l’interno del piccolo bar attraverso le vetrate. Sembrava un posto tranquillo e la maggior parte dei clienti erano studenti o impiegati in pausa pranzo. Poi i suoi occhi vagarono sulla strada, sulle persone che camminavano sui marciapiedi e sugli edifici che li circondavano e istintivamente chiuse le mani a pugno. La determinazione brillò nel suo sguardo. Sarebbero arrivati alla fine di quella storia. Dovevano farlo. Era impaziente di sapere che cosa doveva dire loro il misterioso “sostenitore”.

E se quel tizio non avrebbe detto loro niente di utile, avrebbero continuato a cercare. Anche se sarebbe stato difficile. Perché, doveva essere sincero, dopo quasi un anno che si protraeva la loro battaglia cominciava a sentirsi stanco… ma non poteva arrendersi. Aveva fatto una promessa a Zungurii, a Magisa e a tutti i loro amici.

Ma doveva rimanere concentrato: se invece fosse stata una trappola? Lui e Yuuki avevano discusso a lungo se accettare o no l’incontro. Chi poteva assicurare loro che non fosse qualche invenzione di un giornalista o di qualcuno che voleva solo divertirsi alle loro spalle? E poi c’erano sempre le parole dell’ex-Presidente Truman che tornavano loro in mente… poteva essere una scusa per avvicinarli e minacciarli di smettere con la loro battaglia per la verità?

Dan si morse un labbro: forse aveva sbagliato ad insistere sul fatto che dovessero fare almeno un tentativo, per non pentirsene poi. Yuuki, però, era stato d’accordo dopo che ne avevano discusso. Dan si voltò verso l’amico in piedi accanto a lui. Non riuscì ad evitare di chiedersi a che cosa stesse pensando. Certo, in quei mesi la loro amicizia si era rafforzata ma nonostante tutto era rimasto qualcosa nel Guerriero Bianco che gli sfuggiva, che non riusciva a comprendere. Ma forse dipendeva solo dalla differenza d’età.

In quel momento, Yuuki si voltò verso di lui. Se in quel momento fosse anche lui impaziente, o preoccupato o stesse provando una qualsiasi altra emozione, Dan non era in grado di leggerlo dal volto del Guerriero Bianco.

“Entriamo?”

Dan annuì con decisione, cacciando tutti i dubbi e le domande che erano affiorate prepotentemente nella sua mente.

I due si diressero verso la porta del bar ed entrarono, inconsapevoli che proprio in quel giorno di fine febbraio tutto sarebbe cambiato per sempre.

Non appena misero piedi nel piccolo e affollato bar, Dan e Yuuki furono avvolti dai rumori del bancone, dalle voci e dalle risate dei clienti. Subito i due si guardarono attorno in cerca della persona che li stava attendendo. Non aveva detto loro molto nel momento in cui avevano accettato, solo che si sarebbe fatto riconoscere lui. E fu così.

Pochi istanti dopo il loro ingresso nel locale, un ragazzo che sembrava avere una ventina d’anni (ma anche di più, non si riusciva bene a capire) si alzò dal tavolino in angolo a cui era seduto e li guardò. Un breve cenno con la mano e subito dopo si risedette in attesa. Yuuki e Dan si scambiarono un veloce sguardo prima di dirigersi verso di lui. Mentre si avvicinavano, i due Maestri della Luce ne approfittarono per osservare il loro misterioso interlocutore. Non era particolarmente alto, ma aveva un fisico atletico e sul naso faceva bella vista un paio d’occhiali.

Il ragazzo, una volta che i due furono vicini al suo tavolo, fece loro cenno di sedersi. Yuuki e Dan notarono subito che il ragazzo continuava a guardarsi attorno, continuando a spostare le mani su tutti i pochi oggetti posati sul tavolo. Ogni tanto alzava la mano e sistemava gli occhiali che scivolavano sulla punta del naso. Sembrava nervoso e ne poteva essere giustificato. Ma c’era qualcos’altro, qualcosa che Yuuki non riusciva a definire. Nella vita aveva avuto fin troppe occasioni di imparare a diffidare delle persone, a capire se le persone che gli stavano davanti meritavano la sua fiducia. Forse si sbagliava, forse il loro misterioso “amico” era solo nervoso. Ma c’era una luce nel suo sguardo che non sembrava appartenere all’immagine che aveva voluto dare di sé. Yuuki si chiese se anche Dan avesse avuto quell’impressione, ma non avrebbe avuto occasione di chiederglielo fino a quando non se ne fossero andati.

“Grazie per aver accettato di incontrarmi.”

Dan annuì e attese neanche un attimo per chiedergli quello che volevano sapere.

“Hai detto che sai qualcosa che potrebbe interessarci sul Governo Invisibile?”

Il ragazzo aspettò un attimo e alla fine annuì lentamente, continuando a lanciare fugaci occhiate all’interno e fuori dal bar. Atteggiamento che stava diventando leggermente fastidioso per non dire sospetto. Yuuki si chiese un’altra volta se quel tipo avesse semplicemente una paura enorme o ci fosse dell’altro sotto.

“Visto che non ci interessa prolungare questo incontro più del dovuto e penso non sia neppure il tuo obbiettivo, dicci quello che sai e poi ce ne andremo ciascuno per la propria strada.”

Il ragazzo si voltò verso Yuuki studiandolo per qualche istante. Alla fine abbozzò un sorriso, apparentemente rassicurato, e iniziò a parlare.

“Perdonatemi. Ma il Governo Invisibile è pericoloso… non vorrei rischiare…”

Dan sorrise a sua volta. “Non preoccuparti. Qualunque cosa possa succedere ti potremo dare una mano. Tu sei?”

Un’espressione indecifrabile attraversò il volto del ragazzo, subito sostituita da una seria. Si sporse in avanti e abbassò ancora di più la voce, quasi un sussurro.

“Chiamatemi Yamato, se volete ma non è il mio vero nome. Tanto non è questo che vi interessa. Credo di sapere dove il Governo Invisibile abbia la propria sede qui, in Giappone.”

Quelle parole destarono subito l’attenzione di Yuuki e Dan che si fecero più vicini per sentire, cercando di concentrarsi sulla voce del loro “amico” per sentirla con il chiasso del bar.

Dan lo fissò trattenendo a stento l’impazienza e l’entusiasmo per quella che sarebbe potuta essere una svolta nella loro battaglia.

“Dov’è?”

Il ragazzo deglutì. “Si trova…”

Improvvisamente l’espressione sul suo volto cambiò radicalmente. Il ragazzo si spinse indietro con gli occhi dilatati dalla paura e impallidì fissando un punto oltre le spalle dei due Maestri della Luce. Dan e Yuuki si voltarono di scatto e il secondo fece per alzarsi, ma si ritrovò davanti un uomo che lo fissò perentorio mentre indicava con lo sguardo la canna di una pistola che faceva capolino da sotto la sua giacca.

“Io non lo farei se fossi in voi.”

Altri due uomini lo affiancarono e il ragazzo che li aveva contattati si spostò nell’angolo del divanetto, fissando spaventato il gruppo di uomini armati. Yuuki invece, gli occhi ridotti a due fessure, lanciò loro uno sguardo gelido ma tornò a sedersi. Nello sguardo di Dan, infine, si mescolavano la sorpresa e anche la rabbia per esseri fatti mettere in trappola in quel modo. Gli ricordava tanto l’inganno del Re del Mondo Altrove… ma come avevano fatto a sapere che erano lì?

L’uomo riprese a parlare con voce dura, ma in modo tale che sentissero solo loro e guardandoli con espressione tranquilla, quasi sorridente. Chiunque li avesse guardati avrebbe pensato che stessero semplicemente parlando.

“Ora farete esattamente quello che vi diciamo. Vi alzerete tranquillamente come se niente fosse e ci seguirete. Il primo di voi che prova a fare l’eroe si ritrova un proiettile in fronte. Sono stato chiaro?”

Il ragazzo si affrettò ad annuire tremante. Dan e Yuuki annuirono solo in un secondo momento e lentamente. Avrebbero voluto fare qualcosa, ma sapevano di non poter far nulla contro tre uomini armati.

L’uomo sorrise soddisfatto e fece un cenno agli altri due. Poi tornò a voltarsi verso di loro.

“Ora andiamo a farci una bella passeggiata, amici. Dopotutto è tanto che non ci vediamo…”

Fecero uscire per primo il ragazzo poi Yuuki e Dan. L’uomo che aveva parlato si mise davanti a loro, mentre gli altri due si posizionarono a lato e dietro. I due Maestri della Luce riuscirono a scambiarsi a malapena uno sguardo mentre si alzavano.

I tre uomini li fecero uscire velocemente dal bar. Poi, iniziarono a camminare verso una meta precisa, sconosciuta però ai tre prigionieri. Camminarono per diverso tempo e i tre uomini rimasero sempre troppo vicini perché Yuuki e Dan potessero fare qualcosa. E anche se ne avessero avuto la possibilità, che cosa potevano fare? Certo non volevano che per colpa loro qualche ignaro passante potesse essere colpito. Per tutto il tragitto continuarono a pensarci, continuando a lanciare sguardi attorno a loro nella frenetica ricerca di una via di fuga. E poi c’era il ragazzo che, invece, sembrava aver accettato con rassegnato terrore il fatto di doverli seguire. Avrebbero dovuto aiutare anche lui a fuggire. Dopo molte svolte, il gruppo si ritrovò in una zona periferica di Tokyo dove si vedevano solo enormi case popolari, vecchie fabbriche e i magazzini del porto. In lontananza, infatti, intravidero il mare e sentirono il rumore di una nave. Li fecero proseguire ancora per qualche minuto fino ad alcuni vicoli tra le case. Sembrava non esserci nessuno in tutte le direzioni e anche tra le finestre, dove ogni tanto si vedeva una pianta o una fila di panni stesi ad asciugare, non si vedeva nessuno. Fu allora che si fermarono.

I tre uomini si voltarono a guardarli, le mani che già stringevano l’impugnatura delle pistole. A parlare fu sempre lo stesso uomo di prima.

“Bene, qui potremo parlare con tranquillità.”

Dan e Yuuki si guardarono cercando una qualsiasi idea che potesse loro dare una possibilità di scappare. Non potevano pensare che quella fosse la fine, non volevano arrendersi e aspettare semplicemente di vedersi sparare addosso da quei criminali.

Improvvisamente latrati di cani riempirono l’aria e prima che potessero rendersi conto di che cosa stesse succedendo, due cani che si inseguivano corsero tra di loro. I tre uomini furono colti alla sprovvista e si distrassero, distogliendo la loro attenzione dai tre prigionieri. Dan e Yuuki non aspettarono altro. Dan spinse quello che gli era più vicino facendogli perdere l’equilibrio e poi si mise a correre seguito a ruota da Yuuki che aveva afferrato un terrorizzato Yamato trascinandoselo dietro nella corsa.

L’unico pensiero dei Maestri della Luce in quel momento era correre. Se si fossero soffermati a pensare ad altro, non sarebbero più riusciti a muovere un passo: quale altro modo migliore avrebbero potuto scegliere per farsi scaricare addosso una pistola se non scappare?

Non sentirono il rumore degli spari, ma solo quello che i proiettili producevano andando a colpire un muro, un bidone dell’immondizia o qualsiasi altra cosa che si trovava davanti. Dan e Yuuki non si voltarono, continuando a correre cercando di evitare qualsiasi cosa che per terra avrebbe potuto farli inciampare. I proiettili sibilavano silenziosi attorno alle loro orecchie e un paio di volte sfiorarono i loro capelli.

Alla prima svolta, girarono senza esitazione ribaltando un paio di bidoni dell’immondizia nella piccola speranza che ciò fosse sufficiente per rallentarli.

Dopo qualche istante non sentirono più i proiettili, ma né Dan né Yuuki si fermarono per voltarsi e vedere se li avevano seminati. Yamato veniva praticamente trascinato a forza da Yuuki. Per quanto atletico, sembrava che la paura lo avesse reso incapace di fare un qualsiasi movimento.

I tre continuarono a correre lo stesso, consapevoli di dover mettere più strada possibile tra loro e quei criminali. All’improvviso la strada davanti a loro si diramò in due direzioni. Fu a quel punto che i tre rallentarono di poco la corsa. Dan si voltò verso l’amico.

“E ora?”

Yuuki guardò davanti a sé il bivio e prese rapidamente una decisione. “Separiamoci. Io e lui andiamo a destra, tu vai a sinistra Dan. Non fermarti fino a quando non arrivi in un luogo pieno di gente o vicino ad una stazione di polizia.”

Dan fissò sbalordito Yuuki e replicò contrariato. “Non possiamo dividerci!”

Il Guerriero Bianco non lo ascoltò neanche e lo spinse verso sinistra. “Invece sì, avremo più possibilità di seminarli.”

Dan si fermò. Sentiva che non dovevano dividersi, che dovevano affrontare insieme anche quel pericolo. Ma il Guerriero Rosso non poteva capire a fondo i motivi che avevano spinto Yuuki a quella decisione. Yuuki era maggiorenne, Dan no. Il Guerriero Bianco sapeva benissimo che si sarebbe sentito responsabile, oltre che esserlo legalmente, di quello che sarebbe potuto succedere al suo migliore amico. E poi voleva fare qualsiasi cosa per non perdere davanti ai suoi occhi anche lui, il primo che aveva creduto in lui, il suo migliore amico come aveva visto morire Kajitsu. Fu così che Yuuki non esitò ad imboccare il vicolo a destra, obbligando Dan a prendere quello a sinistra da dove si vedevano in lontananza gli edifici del centro di Tokyo. In fin dei conti era Dan quello che aveva ancora una famiglia a cui ritornare.

Yuuki strattonò Yamato e si voltò verso Dan, ancora incerto se correre a sinistra o seguirlo.

“Corri Dan!”

A quel punto, Dan capì che Yuuki aveva ragione. Separati avevano più possibilità di scappare. E così, reprimendo il brutto presentimento che sentiva, guardò ancora una volta Yuuki e iniziò a correre senza più voltarsi indietro.

Anche Yuuki e Yamato ripresero a correre, anche se era più corretto dire che il secondo si faceva quasi trascinare dal Guerriero Bianco. Percorsero altri vicoli, svoltando un paio di volte. Fino a quando Yamato non iniziò a lamentarsi di essere stanco e non di farcela più a correre. Per un attimo la mente di Yuuki fu attraversata dal pensiero di lasciarlo lì e continuare da solo, ma subito lo ignorò continuando a strattonarlo per ancora un paio di minuti.

Alla fine in un piccolo slargo, Yuuki si fermò lasciando il braccio dell’altro che si posò al muro. Mentre Yamato piegato sulle ginocchia riprendeva fiato, Yuuki guardò indietro sperando di non vedersi apparire davanti i criminali. Forse li avevano veramente seminati… sperava solo che non stessero tutti e tre inseguendo Dan.

Ma all’improvviso, dietro di lui, Yuuki sentì un piccolo rumore metallico, lo scatto della sicura  di una pistola. E il Guerriero Bianco capì la verità, trovando conferma dei sospetti che nel bar aveva provato.

“Devo ammettere che siete stati più testardi di quanto pensassi. Ma mi avevano avvisato. Comunque spero che tu abbia capito che i miei uomini vi hanno mancato volontariamente.”

Il Guerriero Bianco si voltò lentamente, l’espressione era impassibile ma lo sguardo fissava gelido Yamato. Quest’ultimo si era tolto gli occhiali e dal suo volto era scomparsa anche quell’aria spaventata e incerta che aveva dominato fino a quel punto. Era stata soltanto un’abile messa in scena. E ora puntava una pistola munita di silenziatore al petto del Guerriero Bianco.

“Sentivo che c’era qualcosa di strano in te. E ora si spiega come abbiano fatto a sapere che eravamo lì.”

Yamato sorrise soddisfatto. “Se sospettavate qualcosa avreste fatto meglio ad andarvene. Siete ancora più ingenui di quanto mi aspettassi. Credevate davvero che due sciocchi ragazzini potessero agire indisturbati?”

Yuuki non rispose fissandolo gelido. Non avrebbe mostrato paura, non davanti a quel criminale. Non aveva avuto paura di fronte al Re del Mondo Altrove, Kajitsu non aveva avuto paura di fronte al Re del Mondo Altrove. E sapeva che lei era accanto a lui, come le carte che aveva nella tasca, come Hououga e Ragnarock. Se quella era la fine, voleva che il suo ultimo pensiero fosse per lei e per i suoi amici. Ma non si sarebbe arreso fino al suo ultimo respiro.

Continuando a puntargli la pistola contro, Yamato fece un paio di passi avanti, senza fretta alcuna. Sentiva di avere Yuuki in pugno. Il Guerriero Bianco arretrò lentamente fino ad un muro accanto al quale c’era un bidone, alcune casette di legno e altri oggetti. Yuuki li guardò appena continuando a fissare il criminale.

“Perché questa messa in scena?”

Yamato alzò le spalle. “Chi mi ha pagato non vuole farvi sembrare martiri.”

Yuuki sorrise. “Quindi sono loro che hanno mosso le file di tutto quello che è successo in questi mesi.”

L’altro lo fissò indifferente. “Forse… ma non mi riguarda. Io dovevo solo farlo sembrare frutto di un caso sfortunato. I due Maestri della Luce coinvolti in un qualche scontro a fuoco nelle periferie. Lasciare poche tracce e basta. La stampa avrebbe fatto il resto e la polizia alla fine avrebbe chiuso il caso per insufficienza di prove. Un lavoro pulito e semplice.”

Il Guerriero Bianco non rispose ma, approfittando di quell’attimo di distrazione dovuto al lungo discorso, afferrò un tubo metallico dall’immondizia e lo vibrò con forza davanti a sé. Yamato riuscì a spostarsi per non esserne colpito, ma il tubo urtò violentemente la pistola che sfuggì dalle sue mani finendo a qualche metro di distanza.

Yuuki gettò il tubo e iniziò a correre, consapevole che quella era la sua ultima speranza. Yamato imprecò sottovoce e corse a prendere la pistola. La afferrò e la puntò immediatamente contro la schiena di Yuuki, facendo fuoco senza esitazione.

Ma non tutto andò come previsto. Il colpo dello sparo rimbombò nel vicolo e il proiettile andò ad impattare con un muro dopo aver sfiorato l’orecchio del Guerriero Bianco. Yuuki si fermò di scatto. Yamato invece si accorse in quel momento del silenziatore incrinato, causa anche del tiro deviato. Furioso lo tolse gettandolo a terra e puntò di nuovo l’arma.

Yuuki fece appena in tempo a voltarsi per vedere Yamato premere di nuovo il grilletto.

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Correva, correva, correva. Non sapeva da quanto, non sapeva dove. L’unica cosa che sapeva era che doveva correre il più lontano da lì e poi cercare Yuuki. Il centro della città era sempre più vicino e presto anche le strade non sarebbero state così deserte.

Dan si chiedeva ancora che cosa fosse successo, ma troppe emozioni si agitavano dentro di lui. Sorpresa, rabbia, delusione, anche paura. E voglia di non arrendersi.

Sperava che anche Yuuki fosse riuscito a nascondersi insieme a Yamato. Dietro di lui non sentiva passi o spari, ma i tre potevano star semplicemente inseguendo gli altri due.

Voleva convincersi che non era così. Perché essere pessimisti? Anche a Gran RoRo con Zungurii aveva sempre guardato le cose in modo positivo, non perdendo mai la speranza o ritrovandola nei pochi momenti in cui si era sentito perso. Sarebbe finito tutto bene anche quella volta. Dan sorrise: sì, sarebbe stato sicuramente così. E da quel momento in poi sarebbero stati più attenti, come aveva suggerito loro il Presidente Truman.

Ma il rumore di uno sparo ruppe il silenzio, fendendo l’aria e distruggendo tutte le speranze di Dan. Quasi le sentì nella sua mente, infrangersi come un vetro spezzato. Simile al rumore che aveva fatto il suo cristallo quando era stato frantumato dal Re del Mondo Altrove.

Il sangue gelò nelle vene del Guerriero Rosso, che si fermò di scatto voltandosi indietro con gli occhi sgranati e il cuore che batteva all’impazzata.

“Yuuki…”

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“Mai, vieni! Presto!”

L’interpellata sbuffò e allungò una mano per afferrare un asciugamano, con cui iniziò ad asciugarsi i lunghi capelli viola.

“Arrivo, Kaoru!”

La ragazza uscì dal bagno e si avviò lungo il corridoio per raggiungere il salotto dove si trovava la sorella.

“Mai!”

La voce di Kaoru risuonò carica d’ansia, quasi allarmata. Mai, preoccupata, affrettò il passo ed entrò nel salotto. La prima cosa che vide fu la sorella che immobile fissava lo schermo del televisore. La ragazza fece per dire qualcosa, ma la voce le morì in gola. Mai arretrò impercettibilmente e l’asciugamano le scivolò dalle mani, finendo ai suoi piedi. Sgranò gli occhi e si portò le mani alla bocca. Iniziò a scuotere lentamente la testa, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime e piccoli rivoli d’acqua le rigavano il collo, andando a bagnare la maglia. Immobile, continuò a fissare lo schermo. Quasi non si accorse delle braccia di Kaoru che la strinsero. Avrebbe tanto voluto che fosse solo un incubo…

Le gambe le cedettero e Mai si ritrovò a terra, stretta tra le braccia di Kaoru, incapace di smettere di fissare lo schermo del televisore. Non se ne sarebbe dovuta andare, sarebbe dovuta restare…

“Interrompiamo il servizio per annunciare una notizia appena giunta in redazione. Poche ore fa, in una zona periferica di Tokyo i Maestri della Luce Dan Bashin e Yuuki Momose sono stati coinvolti in una sparatoria dalla tragica conclusione.

Le autorità, avvisate da una chiamata anonima, stanno ancora valutando le dinamiche. Sembra però confermato che, nello scontro a fuoco, abbia perso la vita il Guerriero Bianco.”

Clarky era seduto al tavolo del soggiorno e stava sistemando il proprio mazzo di carte. Era una giornata tranquilla, come tante altre. Sua madre stava lavando i piatti e Andrew era all’accademia. Era così assorto a contemplare le carte che quasi si spaventò quando sentì squillare il telefono. Ripresosi si alzò e si diresse al mobile dove era posato il cordless.

“Vado io.”

Clarky afferrò il telefono. “Pronto, casa Ray. Chi parla?”

Clarky, accendi immediatamente il televisore!

Il Guerriero Giallo riconobbe suo fratello e la sua espressione si fece perplessa. Ma che gli prendeva?

“D’accordo…”

Curioso si diresse in soggiorno e accese la tv. Davanti a lui apparvero le immagini del telegiornale.

“Qui c’è il telegiornale. Mi vuoi spiegare che…”

Ma la voce gli morì in gola. Clarky allungò una mano per afferrarsi ad una sedia, non certo di riuscire a reggersi da solo. Gli sembrava di essere in una vita che non era la sua. La voce del fratello gli giungeva lontana.

Sto arrivando. Mi senti Clarky?

Il ragazzo annuì lentamente, senza rendersi conto in quel momento che Andrew non potesse vederlo. Ma sentiva solo la voce della sua testa, che gli chiedeva che quello fosse solo un incubo.

“Non è ancora ben chiaro il motivo per cui i due ragazzi si trovassero in quel luogo e secondo le prime ricostruzione sembrerebbe che i due siano andati lì insieme ad altri, forse qualcuno con cui avevano una questione in sospeso.”

In casa Hyoudo, nessuno stava prestando particolare attenzione al televisore acceso. Kenzo, seduto sul divano, stava leggendo un libro. Il padre camminava avanti e indietro parlando la telefono. La madre, invece, stava lavorando al computer.

Shizuko entrò in quel momento nel soggiorno per avvisare la famiglia che il pranzo era pronto. Fu la donna ad accorgersi dei volti di Yuuki e Dan apparsi sullo schermo.

“Kenzo, quelli non sono i tuoi amici?”

Il ragazzino alzò lo sguardo e sbattè le palpebre perplesso. Veloce posò il libro e afferrò il telecomando alzando il volume. Le parole che sentì lo fecero gelare e il telecomando gli sfuggì di mano. La madre sbiancò e si voltò di scatto a guardarlo, il padre si immobilizzò dimenticandosi completamente della chiamata.

Lentamente calde lacrime cominciarono ad uscire dagli occhi del bambino. Atsuko si alzò e lo strinse a sé, avvolgendolo tra le braccia e cercando di fargli distogliere lo sguardo dal televisore. I singhiozzi erano sempre più forti, mentre Kenzo si afferrava a sua madre.

“Perché?!?”

La donna non seppe cosa rispondere e lo abbracciò ancora di più. “Non lo so, tesoro… non lo so…”

E mentre lui piangeva, i tre adulti fissarono impotenti lo schermo del televisore.

“Sul luogo del delitto, sono state ritrovati molti colpi d’arma da fuoco, ma stando alle prime domande poste agli abitanti della zona solo un colpo si è sentito facendo presumibilmente scattare l’allarme.

Dan Bashin non è stato ritrovato sul luogo e la polizia lo sta cercando per interrogarlo sull’accaduto. Anche altri testimoni, che li hanno visti dirigersi sul luogo, saranno sentiti dagli inquirenti.”

Hideto stava finendo di mangiare un panino. Era seduto su una panca fuori da un piccolo localino di Bombay. Lì, in quell’affollata città, nessuno pensava a lui. Dentro, nell’aria afosa, c’erano solo poche persone che fissavano un piccolo televisore scassato, sintonizzato su un telegiornale. Hideto sospirò e guardò la strada affollata. Bambini che correvano, donne avvolte in colorati sari. Era tutto così diverso da Tokyo.

Il ragazzo si alzò e fece per andarsene. Sollevando lo zaino, lanciò uno sguardo svogliato all’interno e si accorse che le persone all’interno stavano parlando animatamente tra loro. Incuriosito, entrò e si avvicinò per vedere il televisore. Non capiva una parola, ma si fece più attento quando capì che riguardava Tokyo. Improvvisamente, vide apparire il volto di Yuuki. L’ansia lo assalì e si voltò verso il padrone del locale.

“What is happened?”

L’oste lo fissò per un attimo e poi gli rispose, alzando le spalle, in un inglese fortemente accentato.

“The White Soldier… is dead.”

Hideto aprì la bocca, ma neanche un suono ne uscì. Il zaino che teneva in mano gli cadde sulle assi sconnesse del pavimento. Si voltò verso il televisore e rimase immobile a fissarlo, anche quando altri servizi sostituirono quella notizia.

“Ciò che, però, avvolge il fatto nel mistero è la scomparsa del corpo del Guerriero Bianco. Secondo alcune ipotesi, gli assassini sconosciuti devono averlo portato in un altro luogo per nascondere le prove.

Le indagini sono tutt’ora in corso e vi sapremo dare maggiori notizie nelle prossime edizioni del telegiornale. Passiamo quindi alle notizie sportive…”

Dan sbattè la porta dell’appartamento di Yuuki e vi si lasciò cadere davanti. Il ragazzo vi posò la schiena e premette il viso, nascosto dal cappuccio, sulle ginocchia. Calde lacrime rigavano le sue guance, ma neppure un suono usciva dalle sue labbra. Rimase immobile per un tempo che sembrava infinito. Voleva urlare, gridare, andare a dire a tutti chi fossero i colpevoli. Ma non ci riusciva.

Perché era tutta colpa sua. Solo colpa sua. 

Era stato lui il più impaziente ad accettare quell’incontro. Era stato lui il primo ad ignorare le parole di avvertimento del Presidente Truman. Se solo non fosse stato così stupido, così avventato, così testardo… Yuuki sarebbe ancora vivo.

Non sarebbe dovuto andare così. Ma non poteva più cambiare nulla.

Era colpa sua se tutti i suoi amici se ne erano andati arresi, era colpa sua se Yuuki era morto. Colpa del suo egoismo, della sua testardaggine.

Un singhiozzo uscì dalle sue labbra. Seguito subito dopo da un altro e da un altro ancora. Davanti ai suoi occhi continuava a rivedere quelle scene, continuava a rivedere il suo migliore amico morire.

Dan correva a ritroso. Non sapeva esattamente dove andare. E non era neppure sicuro di non trovarsi davanti i criminali con le pistole spianate. Ma non poteva abbandonare Yuuki. Doveva essere vivo. Doveva essere ancora vivo. Se lo ripeteva come un mantra.

Non seppe per quanto corse e quanti vicoli svoltò, ma alla fine arrivò alla sua meta. Ed ebbe l’impressione che il cuore avesse perso un battito.

Yuuki era accasciato a terra, inerte. Una macchia rossa che si stava dilatando sulla sua maglietta bianca, gocciolando a terra.

Dan gridò sconvolto. “Yuuki!”

Gli corse vicino, temendo di confermare solo la sua paura: la morte del proprio amico. Ma quando gli si inginocchiò vicino, vide che stava ancora respirando. A fatica, rantolando, ma respirava ancora. Dan esitante gli posò una mano sulla spalla.

“Yuuki…”

Il Guerriero Bianco sembrò sentirlo e aprì lentamente gli occhi, cercando di mettere a fuoco ciò che aveva davanti. Quando riconobbe, cercò di dirgli qualcosa. Dan scosse la testa.

“Non ti affaticare… chiamerò qualcuno…”

Yuuki scosse impercettibilmente la testa e con la mano gli strinse il braccio a fatica.

“No… vai via…”

Il ragazzo lo guardò sconvolto. Che cosa stava dicendo? Non poteva lasciarlo. Le lacrime cominciarono a pungergli gli occhi.

“Cosa dici? Non posso. Vedrai che andrà tutto bene…”

Yuuki lo fissò deciso, tentando di raccogliere le poche forze che gli restavano.

“No… potrebbero… tornare… vai via…”

Dan deglutì. “Ma…”

Il Guerriero Bianco boccheggiò e strinse i denti. “Vai via!”

Poi ansimò e la presa della sua mano perse forza. Dan si sentì sprofondare in un baratro ma vide lo sguardo supplicante di Yuuki.

“Salvati… almeno tu…”

Dan si morse un labbro e annuì, incapace di pensare, di fare qualsiasi cosa. Si sentiva svuotato e privo di una propria volontà. Annuì e si alzò. Yuuki abbozzò un sorriso e chiuse gli occhi.

“Vai via…”

La sua voce fu poco più alta di un sussurro e quelle parole furono le ultime che Dan sentì, perché poi si mise a correre. Ancora una volta senza una meta. Ancora una volta solo per scappare da lì. E mentre correva le lacrime cominciarono a rigare le sue guance.

Stava scappando da una realtà che non riusciva a sopportare. Da una realtà da cui altri lo avevano messo in guardia. Ma lui era stato troppo testardo per ascoltare. Si vergognava così tanto. Voleva nascondersi. E, quasi potesse servire a qualcosa, alzò il cappuccio della propria felpa. Nessuno poteva aiutarlo. Nascosto in quel cappuccio poteva illudersi di essere al sicuro, illudersi che nessuno si sarebbe più accorto di lui. E corse.

Perché lo aveva ascoltato? Perché se ne era andato? Sarebbe dovuto restare, chiamare aiuto. Perché lui si era potuto mettere in salvo e Yuuki no?

E la loro battaglia?

Non c’era più nessuna battaglia.

Era arrabbiato con gli altri e con sé stesso, furioso per quello che era successo, disperato per aver visto morire uno dei suoi migliori amici. Non poteva più portare avanti la loro battaglia, quello era il capitolo conclusivo. Se lo avesse fatto sarebbe stato consumato dall’odio, dalla vendetta e dalla rabbia come il Re del Mondo Altrove. E questo lui non poteva permetterlo.

Tutti i sacrifici dei suoi amici e la morte di Yuuki erano stati vani. Ma arrendersi e ignorare l’odio li avrebbe onorati, avrebbe onorato la morte del Guerriero Bianco.

Fu a quel punto che un’immagine gli si stagliò davanti agli occhi. Il loro ultimo duello avvenuto pochi giorni prima. Yuuki che si complimentava con lui e con la sua aria sicura gli diceva che gli doveva una rivincita.

Dan colpì con un pugno il pavimento, mentre altre lacrime rigavano le sue guance.

“Perdonami, Yuuki… è stata tutta colpa mia…”

Il Guerriero Rosso si lasciò scivolare a terra, continuando a piangere. Si sentiva spezzato come mai prima, solo senza più i suoi amici. Che cosa avrebbe fatto ora? Non lo sapeva. Non sapeva come avrebbe fatto ad andare avanti, non sapeva se tornare dalla sua famiglia, non sapeva più chi era. Dove era finito il Re dell’Impatto Devastante che aveva sconfitto il Re del Mondo Altrove e liberato Gran RoRo? Lui non lo sapeva.

Solo di una cosa era certo: non avrebbe mai, mai più permesso che altri e soprattutto i suoi amici si sacrificassero per lui, per le battaglie che avrebbe portato avanti. Anche a costo della sua vita.

*Nella speranza che non siate troppo sconvolti*

Ed eccomi finalmente di nuovo qui! ^-^ Chiedo sinceramente scusa per aver fatto trascorrere così tanto tempo dal mio ultimo aggiornamento… spero mi perdonerete! Ogni tanto provavo a scrivere ma l’ansia per gli esami non mi permetteva di concentrami.

Ma alla fine anche questo capitolo è concluso. E come avrete già capito la battaglia dei Maestri della Luce si è pure  conclusa… e abbiamo cercato di farlo nel modo più fedele possibile a quelle poche informazioni che si deducevano da un paio di episodi di Brave. Yuuki “morto” (anche se noi sappiamo già che in questa storia, episodio 0, è ancora vivo) e Dan “spezzato” dalla terribile sconfitta. Spero di aver reso le parti d’azione… sono le prime vere e proprie e quindi non sono sicura sul risultato. Fatemi sapere che ne pensate!

Se non si capisse, nelle parti in cui si vedono Mai, Clarky, Hideto e Kenzo la descrizione delle loro reazioni è intervallata da un testo in corsivo: dovete immaginare che loro stiano guardando contemporaneamente lo stesso telegiornale (o quasi per quanto riguarda Hideto) e quindi le frasi separate in realtà siano ascoltate da tutti.

Per tirarvi su di morale, posso assicurarvi che i prossimi ultimi due capitoli perderanno la drammaticità e faremo gli ultimi passi che ci ricollegheranno dritti dritti al primo episodio di Brave e che ci faranno scoprire come gli altri Maestri della Luce sono andati nel futuro.

Ringrazio quindi tutti quelli che hanno letto il capitolo precedente e soprattutto tutti coloro che avranno avuto la pazienza di aspettare per questi lunghi tre mesi. E come ogni volta, grazie in particolare a:

Per le preferite: Ale_LoveBS, Lacus Clyne e ShawnSpenstar

Per le seguite: Osaki Kitsune e Reb e Ju

Per le recensioni del capitolo 1: Ale_LoveBS, Lacus Clyne, Osaki Kitsune e ShawnSpenstar

Credo di aver detto tutto… anzi no: c’è ancora una cosa. Il mio obbiettivo è finire di inserire rapidamente questi capitoli finali del Prequel, entro il primo week-end di agosto. Poi parto per un paio di giorni ma, dato che il primo episodio è già quasi scritto e devo solo revisionarlo (sì, lo so è quasi un controsenso che questo ep non sia ancora finito di scrive e il primo sì… ma inizialmente non avevamo ancora idee chiare per il Prequel e io mi sono messa a scrivere avanti. XD), mi porterò dietro il pc e così dovrei riuscire ad aggiornare anche mentre sono in vacanza! E da quel momento in poi il mio obbiettivo è ricominciare ad aggiornare una volta alla settimana.

Detto questo vi do appuntamento al prossimo capitolo. A presto, Hikari/D’Artagnan

P.S. fatemi sapere se secondo voi debba alzare il rating di questa storia da verde a giallo… non ho scritto niente di troppo esplicito, ma non riesco a capire quando uno è ancora dentro un rating e quando no…

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Kenzo fissava il cielo azzurro sopra di sé, posato con la schiena alla panchina e il volto piegato verso l’alto. Le nuvole si riflettevano sui suoi occhiali. Accanto a lui c’era un libro aperto e un panino mangiato a metà. Il tetto della sua scuola era deserto e per questo gli piaceva trascorrere lì la pausa pranzo. Le voci degli altri studenti, invece, si sentivano salire dal cortile.

Kenzo sospirò e chiuse gli occhi. Era tutto così tranquillo. Eppure non si sentiva felice. Ma dopotutto come poteva aspettarsi di ritrovare l’ingenua felicità che provava prima di Gran RoRo? Quando il suo piccolo sogno egoista era ancora quello di diventare il più grande duellante di tutti. O di riavere la felicità di quando era a Gran RoRo? Quando essere un Maestro della Luce non veniva visto come un qualcosa di negativo.

Il ragazzino tornò ad aprire gli occhi cercando una risposta nel cielo azzurro. Come poteva dopo tutto quello che era successo? Dopo tutte le accuse, le difficoltà? Dopo la loro sconfitta? Dopo la morte di uno di loro. Kenzo abbassò lo sguardo tristemente.

Erano passati già un paio di mesi, ma ancora non riusciva a credere che il Guerriero Bianco non fosse più con loro. E quello che più lo faceva soffrire era che per la sua morte nessuno aveva pagato. Quando i suoi genitori non lo vedevano, in quei giorni di febbraio, lui aveva seguito il più possibile le indagini tramite la televisione o internet. Lui aveva bisogno di capire.

Ed era scoppiato a piangere quando aveva capito che la polizia aveva smesso di indagare. Si erano trovati una versione dei fatti che andasse bene e avevano chiuso il caso.

Yuuki e Dan, secondo loro, si erano immischiati con una di quelle piccole bande criminali della periferia di Tokyo. Erano addirittura spuntati testimoni che avevano affermato di aver già visto in precedenza i due ragazzi in quella zona parlare con altri. Testimoni che riconoscevano, senza però saper dire esattamente chi, in quei piccoli criminali le persone che avevano accompagnato quel giorno i due Maestri della Luce. Yuuki Momose era stato presumibilmente ucciso in una resa dei conti. E quando le chiavi del suo appartamento erano state trovate in una rete del porto, erano giunti alla conclusione che gli assassini dovevano averne gettato il corpo in mare rendendo così improponibile la sua ricerca. E il caso era stato chiuso per insufficienza di prove.

Kenzo cominciò a raccogliere le proprie cose. Aveva perso la fame e presto sarebbero riiniziate le lezioni. Studiare era l’unica cosa che in quei mesi lo rendeva felice. Forse il giorno che sarebbe diventato scienziato avrebbe finalmente ritrovato la propria serenità, un proprio equilibrio.

“Pensi di stare ancora per molto lì a sospirare?”

A quella voce, Kenzo sobbalzò dalla sorpresa e si voltò chiedendosi chi fosse salito lassù. Fu allora che vide una donna posata a braccia conserte contro la porta che portava al terrazzo. Indossava una gonna blu e un maglioncino azzurro a collo alto. Gli occhi lilla facevano capolino da dietro un paio d’occhiali e aveva corti capelli giallo-arancio. Kenzo arrivò rapidamente alla conclusione che quella donna non era né un’insegnante, né una segretaria. Non l’aveva mai vista.

“Non credo siano affari che la riguardino. Lo sa che l’ingresso alla scuola è proibito agli estranei?”

La donna sorrise divertita e si avvicinò fermandosi a poca distanza da lui.

“Cos’è quell’aria saccente? L’unica cosa di cui ti devi preoccupare è dirmi se sei tu Kenzo Kiodò.”

Kenzo la fissò leggermente offeso. “Veramente è Hyoudo.”

La donna sorrise scuotendo una mano davanti a sé, quasi a sottolineare che quello fosse un dettaglio insignificante.

“Come ti pare. Sei il Guerriero Verde sì o no?”

Kenzo non rispose subito e sospirò, finendo di raccogliere le proprie cose.

“Perché le interessa saperlo? E lei chi è?”

La donna alzò gli occhi al cielo e sbuffò spazientita, chiedendosi per quale ragione al mondo si fosse lasciata convincere ad occuparsene lei. Ah già, era stato un ordine del suo superiore. La donna abbassò il viso sorridendo sorniona, con le mani posate sui fianchi.

“E per fortuna che chi mi ha mandato ha detto che sei un tipo sveglio. Comincio a dubitarne… comunque io sono la dottoressa Stella Korabelishchikov.”

L’espressione sempre più perplessa sul volto di Kenzo fece sorridere la donna, che picchiettò piano la fronte del ragazzino con un dito.

“Non serve che sforzi la tua testolina, Benzò. Non puoi sapere chi sono.”

Il Guerriero Verde sbuffò. “Sono Kenzo!”

Stella si rialzò, tornando ad incrociare le braccia. “Sì, sì… senti da quello che so tu sai molte cose sul Mondo Altrove, notizie che potrebbero tornarci utili. La domande è: ci aiuti oppure no?”

Kenzo inclinò la testa studiando la donna che aveva davanti. Una piccola parte di lui cominciava a credere di avere a che fare con una pazza. E per di più lo irritava parecchio questo suo continuo storpiargli il nome… anche se, però, gli ricordava terribilmente Magisa.

“Tu e chi altri?”

Stella si voltò a fissare la città. “Un sacco di persone… però, bella la città.”

Il ragazzino si voltò a sua volta a guardare la città. “Non è mai stata a Tokyo?”

Una strana espressione attraverso il volto della dottoressa. “In un certo senso…”

Kenzo tornò a sospirare e si voltò verso di lei. La curiosità aveva vinto: voleva saperne di più.

“A cosa vi servono le informazioni su Gran RoRo?”

Stella lo guardò seria. “A proteggere l’umanità.”

Il Guerriero Verde la fissò per un istante e poi si voltò di scatto.

“Mi dispiace ma non posso aiutarvi. Gli abitanti di Gran RoRo non sono una minaccia.”

La donna lo guardò allontanarsi verso la porta, poi si posò al parapetto e sorrise.

“Ti porto i saluti del Comandante Kazan.”

Kenzo si bloccò di colpò a sentire quel nome e tornò a voltarsi, fissando con occhi sgranati la dottoressa. Kazan? Quel Kazan? Il Kazan che li aveva aiutati su Gran RoRo? Stella sorrise soddisfatta della reazione che aveva provocato in lui. Kenzo deglutì.

“Ma tu quindi…”

Stella si staccò dal parapetto. “Esatto. Credevo lo avessi capito, ma a quanto pare mi sbagliavo. Vengo dal futuro. Esattamente dall’anno 2650.”

La bocca di Kenzo si spalancò a dismisura e fissò imbambolato la donna davanti a sé. Stella si avvicinò e gli sventolò una mano davanti alla faccia.

“Terra chiama Hyoudo. Ci sei?”

Il ragazzino annuì, mettendoci qualche secondo per trovare le parole.

“E io a cosa vi servo?”

Stella lo guardò annoiata ma gli rispose.

“Ci serve quello che sai su Gran RoRo. Sappi solo che nel futuro da cui provengo, cambiato dopo la sconfitta del Re del Mondo Altrove, i Mazoku sono riusciti a prendere il controllo della Terra e ora gli esseri umani sono costretti a combattere per la libertà. E ti sarei grata se non continuassi a farmi perdere tempo.”

Poi si posò una mano sulla fronte, borbottando qualcosa sull’incapacità di questi baby-scienziati. Kenzo intanto stava cercando di raccogliere le idee, perché, doveva essere sincero, la notizia bomba che la donna veniva dal futuro lo aveva sconvolto non poco. Poi, la parte del suo cervello dove risiedeva la curiosità riprese il sopravvento.

“Come ha fatto a tornare nel passato?”

Stella lo guardò di sottecchi, non riuscendo ad evitare di sorridere. Ormai era più che certa che entro pochi minuti il ragazzino avrebbe accettato. Non lo avrebbe mai ammesso a nessuno e tanto a meno a lui, ma vedeva in lui la stessa insaziabile curiosità che lei aveva avuto fin da bambina. Sarebbe stato interessante lavorare con lui. Anche se, continuando in quel modo, con tutte le domande che sicuramente avrebbe voluto farle, avrebbero rischiato di rimanere lì per ore… o peggio.

“Ma quante domande fai, piccoletto. E non hai neppure visto il mondo da cui provengo… possediamo una tecnologia che voi neanche vi sognate. Sviluppata la teoria, modestamente da me, non è stato particolarmente difficile…”

Gli occhi di Kenzo brillarono. Si sarebbe visto da chilometri che tutto quel discorso lo affascinava e che non avrebbe chiesto altro che poter avere a che fare con simili tecnologie. Ma subito dopo un’ombra attraversò il suo sguardo e il Guerriero Verde abbassò gli occhi, iniziando a fissare i piedi. Stella lo guardò perplessa, senza riuscire a capire quel repentino cambio d’umore.

Ma come poteva capire Stella tutti i dubbi che ora si affollavano nella mente di Kenzo? Ritornare ad occuparsi del Mondo Altrove, ritornare in un certo senso a combattere per la Terra… sarebbe stato bello lasciarsi tutti i problemi alle spalle, allontanandosi finalmente da quell’epoca che, in un certo senso, li aveva traditi. Ma i suoi genitori? Il loro rapporto era migliorato in quel periodo, non poteva lasciargli così su due piedi senza una parola. Per la seconda volta.

“Mi spieghi che ti è preso tutto un tratto?”

Kenzo tornò ad alzare gli occhi ed incrociò quelli scrutatori della dottoressa. Resse il confronto per un paio di secondi e poi sospirò.

“Non so che fare… tutta questa storia del futuro… dopo quello che è successo…”

La voce della dottoressa lo interruppe bruscamente.

“Senti. Nel futuro sappiamo più o meno quello che è successo in quest’epoca… non voglio e non ho diritto di farti prediche, darti consigli o altro. Ma parlando da scienziata a… scienziato, se vogliamo, questa mi sembra una buona occasione per riprendere in mano un esperimento che, per così dire, non è riuscito bene. In ogni caso la scelta è tua. Non è mio interesse o scopo convincerti a dire di sì o di no. Qualsiasi cosa tu sceglierai, andrà bene…”

Stella a quel punto, forse accorgendosi del discorso troppo serioso che le era riuscito fuori, si voltò di lato assumendo un’espressione melodrammatica.

“Ovviamente con tutte le conseguenze… ma lascia stare, scegli liberamente.”

La dottoressa tornò a sorridere e rimase in attesa, sebbene si notasse il suo desiderio di terminare il prima possibile quella missione. Voleva tornare nel futuro… aveva troppe cose da fare.

Kenzo non sapeva cosa rispondere. Gli sembrava di essere tornato al giorno su Gran RoRo in cui tutti avevano dovuto decidere se sacrificare o no il proprio cristallo. Anche lì era stato solo lui a decidere, non i suoi genitori, né nessun altro. E forse era quella l’occasione che cercava per ritrovare sé stesso.

Alzò lo sguardo verso gli oggetti di scuola rimasti posati sulla panchina. E prese la sua decisione.

“Vengo…”

Stella, colta alla sprovvista, si girò verso di lui. Kenzo la guardò e sorrise determinato, seppure, in fondo in fondo, si vedeva che aveva anche un po’ di paura.

“Ho detto che vengo… lasciami solo fare una cosa.”

La donna annuì e Kenzo corse verso la sua borsa. Prese veloce il portatile in esso contenuto e lo accese. Pochi minuti gli bastarono per scrivere un email la più dettagliata e rassicurante possibile ed inviarla ad entrambi i suoi genitori. Sperava solo che lo capissero.

Subito dopo, si inginocchiò e iniziò a frugare nel proprio zaino. Quando si rialzò aveva in mano la busta che conteneva il suo mazzo di carte. Kenzo la appese alla sua cintura e si voltò verso Stella inspirando profondamente.

“Sono pronto.”

Stella sorrise. “Davvero? Credevo saresti stato più lento. Comunque meglio così.”

Appena finito di parlare, la dottoressa si voltò ed estrasse dalla tasca della gonna un piccolo congegno. Kenzo si avvicinò guardandolo curioso. Stella non aspettò che lui capisse cosa fosse e premette un pulsante. All’istante a pochi metri di fronte a loro apparve un varco luminoso, molto simile a quello che avevano attraversato anche quando erano andati su Gran RoRo.

Kenzo si voltò incantato verso il varco, abbassando gli occhiali e sbattendo gli occhi. Non aveva mai visto una cosa simile… passi che un portale possa essere aperto dalla magia come facevano Kajitsu o Magisa, ma un portale creato dalla tecnologia! Quanto avanzati dovevano essere rispetto alla loro epoca?

Prima che, però, lui potesse formulare altre domande, Stella lo aveva afferrato per un braccio
sorridendo divertita e mettendosi a correre.

“Andiamo Kenduro, il futuro ci aspetta!”

Il Guerriero Verde ebbe appena il tempo di bloccarsi gli occhiali affinché non scivolassero via. Trascinato da Stella, riuscì solo a trovare la voce per esprimere il proprio disappunto.

“Io mi chiamo Kenzo!!!!”

Ma il suo grido venne inglobato nel portale che, una volta che loro lo aveva attraversato, scomparve all’istante. E mentre Kenzo attraversava i secoli che lo avrebbero condotto nel 2650, un pensiero improvviso attraversò la sua mente: gli esami!!! E ora come faccio?

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Kenzo continuava ad osservare i dati raccolti dai vari avamposti umani sparsi per tutto il mondo. Stella, su un altro computer, stava facendo lo stesso. Dovevano capire che cosa stesse succedendo.

Quando era arrivato nel futuro, un paio di settimane prima, Kenzo era stato messo velocemente al corrente di ciò che era accaduto nei secoli che separavano la sua epoca da quella in cui si trovava ora. La diffusione delle creature oscure, la creazione di Octo nel venticinquesimo secolo… e i sempre più frequenti disastri naturali. Non era stato difficile risalire ai dati accumulati nei secoli e i due scienziati si erano subito resi conti della crescita esponenziale che questi fenomeni avevano subito dopo la creazione di quel nuovo continente. Senza contare che nell’ultimo periodo sembravano aver subito l’ennesima brusca accelerazione.

Kenzo sbuffò e si spinse indietro con la sedia, facendola ruotare in modo tale da trovarsi di fronte a Stella e senza inciamparsi nel lungo camice che indossava.

“Abbiamo bisogno di più informazioni!”

Stella si voltò verso di lui. “I nostri informatori stanno facendo del loro meglio.”

Kenzo sospirò. “Lo so… è solo che ci servirebbe qualcuno che possa dirci quello che succede anche nelle aree controllate dai Mazoku. Ti rendi conto anche tu che sappiamo poco o nulla su quelle aree!”

Stella distolse completamente l’attenzione dal computer per concentrarla completamente su Kenzo.

“E secondo te lasceranno un umano vagare indisturbato nei loro territori?”

Il Guerriero Verde non rispose subito e rimase in silenzio, mentre una piccola e strana idea si faceva sempre più largo nella sua mente. Avevano bisogno di uno che fosse abituato a viaggiare, capace di difendersi, capace di duellare a Battle Spirits, abituato ai Mazoku e ai loro comportamenti…

Di scatto, Kenzo saltò in piedi sulla sedia, cogliendo di sorpresa anche la dottoressa. Un sorriso a trentadue denti brillava sul suo viso, attraversato da un’espressione trionfante.

“Dobbiamo dirlo al Comandante Kazan… so chi è la persona che fa al caso nostro!”

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Hideto era disteso sotto un albero, un filo d’erba tra le labbra e il cappello abbassato sugli occhi per riparalo dalla luce. Posato al tronco e con lo zaino accanto a sé, il Guerriero Blu stava valutando la direzione che avrebbe preso una volta riposatosi a sufficienza.

Davanti a lui si apriva la distesa piatta e quasi infinita dell’Australia. In lontananza riusciva a scorgere l’Ayers Rock, la montagna sacra degli aborigeni. Era stato in quella zona solo pochi giorni prima e gli aborigeni gli avevano raccontato un sacco di bellissime storie e leggende. Anche da lontano, guardarla era uno spettacolo affascinante.

Forse sarebbe tornato verso la costa, ma prima doveva aspettare che il caldo si facesse un po’ più mite (per quanto fosse possibile) e le ore più calde della giornata fossero trascorse.

Hideto, nascosto dal cappello, sorrise malinconico. Più un luogo era sperduto e più lui si sentiva a suo agio. Un tempo non lo avrebbe mai detto, ma era così dopo quasi un anno, ormai, che viaggiava per tutto il mondo. Ed era così perché in quei luoghi c’erano poche cose che gli ricordavano ciò che si era lasciato alle spalle. Le accuse, le sconfitte, gli amici persi di vista o persi per sempre… tutto ciò continuava ad affollarsi nella sua mente soprattutto la sera, quando il cielo stellato in quei luoghi sembrava troppo il cielo di Gran RoRo. E la nostalgia e i sensi di colpa si facevano più forti.

Sapeva benissimo che il motivo che lo aveva spinto a partire era stato quello di fuggire dalla realtà che a Tokyo si era fatta opprimente. Ma non poteva smettere di chiedersi come stavano tutti gli altri. Se stavano ancora combattendo, se stavano bene, se erano riusciti a superare la morte di Yuuki… quella notizia gli aveva fatto soltanto crescere il desiderio di andarsene ancora più lontano, lontano da tutta quella malvagità.

“Hideto, ma non potevi scegliere un posto meno caldo?!?”

Il Guerriero Blu trattenne il fiato per lo stupore, ma dopo pochi istanti si disse che doveva essere uno scherzo del caldo. Come poteva sentire la voce di Kenzo? E soprattutto la voce di Kenzo nel bel mezzo del deserto australiano? Andiamo, è assurdo.

“Hideto, guarda che non mi sto divertendo… sto morendo di caldo! Puoi non ignorarmi?”

Nel sentire quelle parole, Hideto saltò su di scatto e alzò il cappello e, quando vide proprio Kenzo salutarlo sorridente, rimase imbambolato a guardarlo con occhi sgranati per qualche istante. Nella sua mente continuava a ripetersi che doveva essere solo un miraggio… ma Kenzo aveva l’ombra. Quando si rese conto di questo particolare, Hideto fece un balzò indietro puntandogli un dito accusatorio contro.

“Tu che ci fai qui?!? Da dove sei sbucato fuori?!? E come hai fatto a trovarmi?!?”

Kenzo sorrise innocente. “È così che si saluta un vecchio amico?”

Hideto lo fissò ancora scioccato per qualche istante, prima di calmarsi un attimo e tornare a sedersi sconsolato sotto l’albero.

“Ciao, Kenzo… mi spieghi come sei arrivato qui?”

Il Guerriero Verde sorrise misterioso e si sedette accanto all’amico.

“E se io ti dico che c’è un posto dove puoi ritornare a combattere, senza che ci sia più nessuno che possa dirti niente, lontano da tutti quelli che ci hanno accusato… così lontano, che nessuno saprà chi sei. Tu cosa mi rispondi?”

Hideto sbattè le palpebre perplesso e sorrise divertito. “Che hai preso un bel colpo di sole, Kenzo.”

Il ragazzino guardò l’amico fingendosi offeso e si rese conto facilmente del barlume di speranza che brillava negli occhi blu di Hideto.

“Se prendo un colpo di calore è solo colpa tua… e non sto scherzando. Questo posto esiste davvero e io ti ci posso portare.”

Hideto scrutò l’amico per qualche istante, cercando di capire se lo stesse prendendo in giro oppure no. Ma se Kenzo poteva apparire all’improvviso nel bel mezzo dell’Australia, neanche un po’ sudato o stanco, anche quel posto poteva esistere.

“Sul serio?”

Kenzo annuì. “Sì, sul serio. Però c’è una cosa che prima devi sapere…”

Hideto lo fissò, incuriosito dal tono incerto dell’amico. “Che cosa dovrei sapere? E tu questo posto come lo hai scoperto?”

A quella domanda, il ragazzino sorrise.

“Mi ci ha portato la dottoressa Stella. Avevano bisogno di qualcuno che portasse avanti degli studi sugli sconvolgimenti climatici provocati dalla creazione nel venticinquesimo secolo del continente di Octo. E dato che all’origine di tutti questi problemi c’era la diffusione dei Mazoku sulla Terra, hanno pensato che portare nel ventisettesimo secolo un Maestro della Luce fosse la scelta migliore.”

Quando Kenzo finì di parlare, Hideto lo fissò perplesso per lunghissimi minuti cercando di metabolizzare il discorso. Solo allora il Guerriero Blu si rese conto di alcuni dettagli.

“Venticinquesimo secolo?!? Mazoku sulla Terra?!? Ventisettesimo… mi vuoi far credere che tu sei andato nel futuro?!?”

Man mano che parlava, la voce di Hideto era andata in crescendo e alla fine anche il ragazzo si era alzato fissando con gli occhi fuori dalle orbite l’amico. Anche Kenzo si era alzato e gli sorrideva con le mani dietro la schiena.

“Esattamente. Adesso non puoi dirmi che conosci un posto più lontano di questo…”

Hideto non sapeva che cosa rispondere. Faticava ancora a credergli ma sperava con tutto il cuore che fosse vero. Sarebbe stata la risposta a tutte le sue domande, la conclusione di tutte le sue ricerche. Aveva finalmente a portata di mano la possibilità di ripartire da zero, di mostrare quello che era senza i pregiudizi delle persone che lo riconoscevano come un Maestro della Luce. Poteva finalmente ricominciare a vivere.

La confusione nel suo sguardo fu presto cancellata e sostituita dall’entusiasmo. Hideto sorrise, forse con lo stesso sorriso che aveva avuto a Gran RoRo. Ci era finalmente riuscito.

Sempre sorridendo, Hideto si sistemò il cappello. “Penso che tu mi abbia convinto, Kenzo.”

Il Guerriero Verde sorrise soddisfatto. “Sapevo di poter contare su di te. Andiamo e una volta arrivati ti spiegherò che cosa dovrai fare.”

Hideto annuì e si mise in spalla lo zaino. Un tempo si sarebbe lamentato per il peso, per il caldo… per un sacco di cose in effetti. Ma quei mesi in giro per il mondo, il dover contare solo su sé stesso avevano completato il processo di maturazione che era iniziato a Gran RoRo. Hideto si sentiva diverso e pronto per una nuova avventura: non gli importava sapere in quel momento che cosa avrebbe dovuto fare, gli bastava poter arrivare nel futuro.

“Andiamo, allora.”

Kenzo non se lo fece ripetere due volte, tanto più che ormai si era abituato ai viaggi nel tempo. Estratto dalla tasca lo stesso congegno usato da Stella, premette il pulsante e attivò il portale che apparve a pochi metri da loro. Nessuno, se non qualche canguro, era spettatore di quello che stava succedendo. Il Guerriero Verde si voltò verso l’amico.

“Attraversato quel varco saremo nel futuro.”

Hideto annuì, continuando a fissare affascinato il portale. Così tanti ricordi si avvicendarono nella sua mente, ricordi di tutte le avventure a Gran RoRo e di quel primo portale che aveva attraversato due anni prima, creato dalla Principessa Farfalla. Cosa lo avrebbe atteso oltre a questo? Cosa lo avrebbe atteso nel futuro? E, soprattutto, ne sarebbe stato all’altezza?

Hideto scosse la testa: non era quello il momento di pensarci. Si sistemò meglio lo zaino sulle spalle e si voltò verso Kenzo.

“Sono pronto.”

Kenzo annuì e i due ragazzi si avviarono verso il portale. Pochi istanti dopo, tutto scomparve e nessuno avrebbe potuto dire che ci fosse stato qualcuno. Se non per le impronte sulla terra che improvvisamente scomparivano. Ma anche quelle, con il vento e con il passaggio degli animali, sarebbero presto scomparse.

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Quando Hideto riaprì gli occhi, ci mise pochi secondi per rendersi conto di non essere veramente più in Australia. In realtà sembrava quasi di essere in uno di quei film fantascientifici. Era veramente colpito.

“Guerriero Blu è un piacere rincontrarti di nuovo.”

Hideto a quella voce si voltò di scatto e, giù dalla piattaforma su cui si trovavano ancora lui e Kenzo, vide due persone. Una donna e un uomo che riconobbe subito. Kazan il distruttore. Il Guerriero Verde ne approfittò per scendere e sorridendo affiancò le due persone.

“Il Comandante Kazan lo conosci già. Lei invece è la dottoressa Stella.”

La donna sorrise. “Più precisamente sono la dottoressa Stella Korabelishchikov…”

La faccia stranita di Hideto la fece scoppiare a ridere. “… ma va benissimo dottoressa Stella.”

Hideto sorrise rassicurato e poi tornò a voltarsi verso Kazan. Ogni minuto che passava si sentiva più euforico, mentre nella sua mente rimbalzava un solo pensiero: ci sono riuscito.

“Beh, ora che sono qui penso che mi dovrete spiegare un po’ di cose… credo che in tutti questi secoli il mondo sia cambiato un bel po’.”

Kazan annuì. “Ti verrà tutto spiegato. Andiamo.”

Il Comandante si avviò subito seguito dagli altri. Mentre si dirigevano alla sala di controllo, Hideto si vide bombardato dai resoconti di quanto successo accompagnati dai continui battibecchi di Kenzo e Stella. All’inizio rimase perplesso dai loro continui tentativi di parlare prima o sopra l’altro, ma alla fine si era rassegnato decidendo che doveva essere il loro comportamento solito.

La seconda cosa, che lo sorprese più di tutte le altre, fu vedere la gigantografia dell’atlante geografico che rivela quanto gli era stato detto: la Terra era quasi ormai in mano ai Mazoku.

Ma ciò che lo lasciò scioccato fu quanto gli rivelarono Stella e Kenzo: la Terra era squassata da continui disastri naturali che non facevano altro che intensificarsi giorno dopo giorno e fu così che scoprì che cosa volevano da lui.

Kazan incrociò le mani davanti al volto, fissandolo con sguardo serio.

“Come ti sarai reso conto, Guerriero Blu, siamo privi di informazioni sufficienti sull’entità e l’intensità di questi disastri nei territori dei Mazoku. Senza contare che, di fatto, sappiamo poco o nulla dei loro comportamenti.”

Hideto si posò al tavolo, staccandosi dallo schienale della poltroncina, e fece vagare lo sguardo sugli altri tre presenti.

“Quindi, se ho capito bene, quello che voi volete da me è che viaggi in questi territori riportando tutti i dati che vi mancano?”

La dottoressa Stella annuì. “Sarebbe fondamentale per avere un quadro preciso di quello che sta succedendo. Solo così potremmo ipotizzare sviluppi futuri o magari anche una soluzione…”

Kenzo iniziò a parlare interrompendo la scienziata che li lanciò uno sguardo stizzito.

“È per questo che ho pensato a te. È da un anno che viaggi da solo e in ogni luogo della Terra… certo, ora la situazione si è fatta decisamente più pericolosa, ma da quel che sappiamo per i Mazoku vale ancora il discorso tutto si risolve con Battle Spirits…”

Stella lo spinse di lato riprendendo a parlare.

“Infatti è in questo modo che si decidono le conquiste o no dei territori. Il comandante che li guida sfida un rappresentante degli umani: se quest’ultimo perde la città è loro, se vince di solito se ne vanno.”

Hideto alzò un sopracciglio. “Di solito?”

Kenzo sorrise a disagio. “Beh, diciamo che ci sono Mazoku che a volte non rispettano proprio letteralmente la parola data…”

A quel punto, prima che qualcun altro potesse dire qualcosa, Kazan riprese la parola.

“La domanda ora è questa: Guerriero Blu, in queste condizioni e con questi pericoli, sei disposto ad accettare questo incarico?”

Tutti si voltarono a guardare Hideto, in attesa di una sua risposta. Il ragazzo rimase in silenzio per lunghi istanti, fissando la mappa dei continenti. Se lo stava chiedendo da solo: era pronto ad affrontare i pericoli che avrebbe incontrato? Hideto sorrise. Tutti quei mesi trascorsi a Gran RoRo lo avevano abituato a vivere a contatto con gli abitanti del Mondo Altrove… non sarebbe stato di sicuro più difficile che affrontare i criminali che si erano loro opposti nel passato. E poi, finalmente, avrebbe potuto tornare a combattere con il proprio fidato mazzo. Il Guerriero Blu si voltò sorridente verso Kazan, Stella e Kenzo.

“Datemi l’attrezzatura giusta… e sono il vostro uomo.”

Kenzo sorrise entusiasta. “Sapevo che potevamo contare su di te.”

Anche Kazan sorrise. “Ti ringrazio. E per l’attrezzatura, credo sia tutto già pronto. Se non avessi accettato tu, avremmo dato l’incarico a qualcun altro. Quando puoi partire?”

Hideto si alzò dal tavolo e si sistemò il cappello, un sorriso sicuro sulle labbra,

“Anche domani.”

Kazan si alzò a sua volta. “Ottimo. La dottoressa Stella e Kenzo ti forniranno tutto ciò di cui ti serve. E, quando hai un attimo di tempo, nell’hangar ti aspetta il tuo mezzo di trasporto.”

A quelle parole, Hideto sembrò molto interessato. Era entusiasta e emozionato come non lo era più da tempo. Si sentiva ritornare a vivere. Finalmente era riuscito ad azzerare il suo passato e ora poteva ricominciare. E, questa volta, sarebbe stato lui e nessun altro a dimostrare agli altri chi era veramente: Hideto Suzuri, il Guerriero Blu.

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Il Comandante Kazan, la dottoressa Stella e Kenzo erano fermi in uno dei corridoi che circondavano l’hangar in cui era stata appena ultimata la nuova astronave che avrebbe rafforzato il contingente delle forze umane. L’espressione sul volto di Kazan rifletteva la sua soddisfazione nel vedere realizzato un nuovo aiuto per la difesa degli esseri umani.

Kenzo era immobile davanti al vetro, con le mani posate ad esso. Non era particolarmente interessato all’aspetto prettamente tecnico-meccanico dell’astronave, ma aveva partecipato anche lui alla realizzazione del suo sistema informatico e del suo sistema difensivo. Dire che era orgoglioso era poco. Il Guerriero Verde sorrise. Era passato solo un mese da quando si trovava nel futuro, ma era stato un mese frenetico e così lungo da fargli sembrare di trovarsi nel futuro da almeno un anno. Ma nonostante quello si sentiva rinato.

“Non ci resta che scegliere l’equipaggio…”

Kenzo si voltò verso Kazan e annuì. “È già stato scelto un nome per l’astronave?”

Il Comandante scosse la testa. “No. È un compito che spetterà a colui o colei che sceglieremo come suo Comandante. Senza contare che rimangono da ultimare ancora alcuni dettagli.”

Finito di parlare, Kazan si riavviò lungo il corridoio lasciandosi alle spalle l’hangar. La dottoressa Stella e Kenzo, lanciato un ultimo sguardo oltre il vetro e verso l’astronave, lo seguirono.

Pochi minuti dopo, i tre erano seduti attorno ad un tavolo circolare, in quella che era la sala dove si tenevano la maggior parte delle riunioni in cui venivano spiegati i progressi fatti da Stella e Kazan oppure gli sviluppi negli scontri tra umani e Mazoku. Un enorme schermo, ora spento, era ciò che maggiormente attirava l’attenzione.

Kazan non perse tempo e spinse verso la dottoressa Stella e Kenzo due fascicoli, su cui erano pinzate due foto. Una ritraeva una ragazzina che poteva avere l’età di Kenzo, occhi e capelli rosso-castani e un sorriso entusiasta. L’altra ritraeva, invece, un ragazzo di qualche anno più grande, capelli e occhi blu e un’espressione più seria.

Kenzo alzò lo sguardo perplesso verso Kazan. “Loro chi sarebbero?”

Kazan aprì i fascicoli che aveva davanti a sé.

“Sono Plym Machina e Yus Glynnhorn. Ho osservato diversi fascicoli e ritengo che siano le persone più adatte per occuparsi della nuova astronave.”

Kenzo si posò allo schienale con le braccia incrociate, un’espressione scettica sul volto.

“Non sono troppo giovani?”

Stella sorrise e lo guardò ironica. “Parli proprio tu, Denzò.”

Il ragazzino lanciò alla donna uno sguardo che avrebbe potuto fulminarla.

“È Kenzo! E comunque non c’entra… io non ho la responsabilità di pilotare quell’affare o di occuparmi dei suoi motori senza farli esplodere!”

Stella sbuffò. “Però hai la responsabilità di portare avanti studi che potrebbero avere un’importanza vitale per il futuro di questo pianeta…”

Kenzo non rispose subito, ma alla fine sospirò arreso.

“Va bene. Comandante Kazan come è arrivato a sceglierli?”

L’uomo sorrise e prese in mano il primo fascicolo.

“Plym Machina ha vissuto per lungo tempo per le strade. Conosce qualsiasi motore o parte meccanica… credo non abbia mai fatto altro in tutta la sua vita. Si è unita alle nostre squadre perché voleva rendersi utile. Ha collaborato alla realizzazione di buona parte dei motori e dei meccanismi dell’astronave. È quasi più esperta di meccanici molto più vecchi di lei e conosce a mena dito l’astronave. Non penso ci sia persona più adatta per affidarle l’astronave.”

Stella e Kenzo annuirono, per cui il Comandante prese il secondo fascicolo e riprese a parlare.

“Yus Glynnhorn, invece, è di origini australiane. È rimasto orfano da bambino ed arrivato in Giappone con il solo desiderio di combattere contro i Mazoku. Ha un talento innato come pilota. Sono state fatte diverse simulazioni e il ragazzo ha dimostrato di cavarsela egregiamente. Forse potrebbero esserci piloti più esperti, ma credo che l’età non sia per forza un parametro da dover usare.”

Kazan concluse e posò anche il secondo fascicolo, voltandosi verso Stella e Kenzo in attesa di loro commenti. I due scienziati rimasero in silenzio per qualche secondo e poi fu Stella a parlare per prima.

“Mi fido del suo parere, Comandante. Ora ci manca solo il Capitano.”

Kenzo a quelle parole sorrise inconsapevolmente. “Se permettete, penso di avere io questa volta il candidato perfetto…”

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Clarky fissava con le mani in tasca l’aereo che stava decollando diretto verso gli Stati Uniti. Dietro di lui la folla percorreva l’aeroporto parlando e trascinando bagagli. Il Guerriero Giallo rimase immobile davanti al vetro fino a quando l’aereo non divenne un puntino praticamente invisibile.

A quel punto, il ragazzo si voltò e si avviò lentamente verso l’uscita. Quella mattina aveva accompagnato Andrew per salutarlo. Il fratello aveva ottenuto la possibilità di addestrarsi per un anno in un’accademia aereospaziale americana e non si era fatto sfuggire l’occasione. In realtà, Andrew era stato quasi sul punto di rifiutare pur di stare accanto al fratello, ma Clarky era stato categorico e gli aveva detto che non poteva rinunciare alla sua vita solo per lui. E così alla fine aveva accettato ed era partito.

Mentre scendeva con le scale mobili, Clarky non riuscì ad evitare di sorridere. Probabilmente entro poche settimane anche Mai si sarebbe trovata di fronte agli stessi saluti all’aeroporto. Dopo quello che era successo in febbraio, lui e lei avevano ripreso i contatti anche perché era un po’ difficile perdersi di vista quando i tuoi fratelli maggiori sono fidanzati. E infatti, Mai gli aveva raccontato che la sorella Kaoru aveva ottenuto la possibilità di frequentare l’anno accademico successivo in un’università americana grazie ad un progetto di scambio culturale. Anche lei aveva avuto seri dubbi sull’accettare, ma tra l’insistenza di Mai e la scoperta che anche Andrew sarebbe stato in America l’avevano convinta. Era stato così che i due “piccioncini”, come lui si divertiva a prenderli in giro, avevano deciso di trascorre l’estate insieme e così Kaoru sarebbe partita prima del programma.

Il Guerriero Giallo uscì dall’aeroporto e sorrise: era veramente felice per loro. Sperava che, se un giorno avesse trovato l’amore, anche tra loro ci potesse essere un rapporto bello come quello tra Andrew e Kaoru.

Clarky scacciò quei pensieri e si sedette alla fermata dell’autobus, estraendo dalla tasca il proprio cellulare. Perplesso rilesse il messaggio che qualche ora prima gli aveva inviato Kenzo. Era dal Natale precedente che non si sentivano, quasi cinque mesi prima. L’improvvisa richiesta del Guerriero Verde di incontralo lo aveva incuriosito. Avevano appuntamento un’ora dopo in uno dei giardini di Tokyo. Era proprio curioso di sapere che cosa volesse da lui.

La curiosità del Guerriero Giallo continuò a crescere fino a quando non vide spuntare tra le persone che passeggiavano tra i vialetti i capelli verdi di Kenzo. Il Guerriero Verde, non appena lo vide, alzò il braccio per salutarlo e lo raggiunse sorridente.

“Clarky, sono felice di rivederti e grazie per aver accettato il mio invito.”

Clarky sorrise a sua volta mentre Kenzo prendeva posto accanto a lui.

“In effetti ne è passato di tempo… il tuo messaggio mi ha sorpreso. Sono curioso di sapere il perché di questo incontro, non che non mi faccia piacere…”

Kenzo sorrise misterioso. “Ho una richiesta da farti.”

Clarky, sempre più curioso, si voltò verso di lui. “E quale sarebbe?”

Kenzo saltò in piedi e mise le braccia dietro la schiena. Il sorriso continuava ad albergare sul suo viso. A vederlo, Clarky si rese conto che Kenzo sembrava piuttosto soddisfatto per qualcosa che gli sfuggiva.

“Hai mai pensato di volare anche tu, come tuo fratello?”

Il Guerriero Giallo sgranò gli occhi, credendo che Kenzo fosse impazzito. Ma da dove gli era saltata fuori quella domanda? Lo aveva fatto venire lì solo per quello?

Vedendo l’espressione dell’amico, Kenzo scoppiò a ridere.

“Clarky, dovresti vederti… sembra che ti abbia chiesto qualcosa di impossibile!”

Il Guerriero Giallo sbuffò. “Non sarà una cosa impossibile… ma è impossibile per me. Ve l’ho già detto che volare nello spazio non mi interessa.”

Kenzo tornò a sedersi, ma non guardò Clarky, lasciando che lo sguardo vagasse sul parco.

“E se dovessi viaggiare soltanto nell’atmosfera… un po’ come fa tuo padre. Cosa mi risponderesti?”

Clarky rimase muto. Non sapeva bene che cosa rispondere. In quegli anni si era così abituato a litigare con Andrew su quella questione che lui considerava impossibile, che non aveva mai veramente pensato ad un futuro che comprendesse il volo in un altro modo. Pensandoci, era bello quando su Gran RoRo volavano sulla Limoviole… il Guerriero Giallo scacciò subito quei ricordi che, seppur non lo ammettesse, gli facevano ancora male.

“Io non so Kenzo… non ci ho mai pensato.”

Il Guerriero Verde sorrise. “Beh, pensaci… se dici di sì, c’è un posto da Capitano che ti attende.”

Clarky lo fissò per qualche istante prima di sgranare gli occhi e quasi urlare.

“Un posto da Capitano?!?”

Kenzo si guardò attorno imbarazzato e fece cenno a Clarky di abbassare la voce. Il Guerriero Giallo si zittì e si accorse delle persone che li stavano guardando perplessi. Ripreso il proprio controllo, Clarky lanciò uno sguardo perplesso all’amico.

“Kenzo, ti ricordi che io sono ancora minorenne? Mi spieghi chi sarebbe il pazzo che mi farebbe diventare capitano di un aereo?”

Il Guerriero Verde scoppiò a ridere. “Clarky, io non sto parlando di un aereo… ma di un’astronave!”

L’espressione di Clarky divenne ancora più perplessa, quasi si poteva scorgere un enorme punto di domanda sulla faccia del ragazzo. A quel punto, Kenzo si alzò.

“Penso che tutto sarà più facile una volta che saremo arrivati. Kazan ci sta aspettando.”

A sentire quel nome, i vari pezzi del puzzle si incastrarono nella mente di Clarky che finalmente cominciò a capire qualcosa di più. Il ragazzo deglutì, incredulo.

“Tu mi stai proponendo di andare nel futuro?”

Kenzo annuì e rimase in attesa di una reazione di Clarky. Il Guerriero Giallo rimase per lunghi istanti in silenzio. Andare nel futuro non era certo qualcosa da tutti i giorni. E accettare avrebbe significato riprendere in mano un duello che lui considerava finito l’anno prima. Avrebbe significato riprendere a combattere, ritrovare la determinazione.

“Perché ci hanno chiamato?”

Kenzo si rabbuiò. “I Mazoku sono riusciti a rimanere sulla Terra e l’hanno quasi ormai conquistata. L’umanità è costretta a combattere per la propria libertà…”

Clarky sorrise malinconico. “Ironia della sorte… gli umani avevano conquistato Gran RoRo, ora i Mazoku hanno conquistato la Terra.”

Kenzo annuì tornando a sedersi. “In effetti il destino è ironico quando vuole… ma è per questo che sono venuto a chiamarti. Ci aiuterai a difendere l’umanità? Chissà, magari andrà diversamente…”

Clarky continuò a sorridere e si posò allo schienale della panchina, alzando gli occhi verso le fronde degli alberi e il cielo azzurro.

“Già… magari alla fine qualcuno ci darà ascolto, almeno nel futuro…”

I due ragazzi rimasero in silenzio. Kenzo era in attesa che Clarky prendesse una decisione, lui non poteva farlo al suo posto e neppure obbligarlo. Il Guerriero Giallo, invece, stava pensando a tante cose. Le avventure a Gran RoRo, la sua famiglia, tutto ciò che era successo in quei mesi… l’anno prima si era arreso perché la battaglia che portavano avanti gli era sembrata un vicolo cieco. E questa nuova battaglia? Non poteva considerarla persa in partenza, senza neppure provarci. Non sarebbero stato da lui, non sarebbe stato da Maestro della Luce. Poteva tornare a combattere? Combattere per il futuro? Sì, poteva anzi doveva. Non poteva combattere per cambiare il passato, combattere per il presente non aveva più senso… non restava altro che lottare per il futuro. Il ragazzo sorrise e tornò a voltarsi verso Kenzo.

“Sono con voi. Devo almeno provarci, no?”

Kenzo, felice che anche Clarky avesse accettato, annuì convinto. “Grazie, Clarky.”

Il Guerriero Giallo si alzò e ridacchiò. “Aspetta prima di vedere quanti danni farò come Capitano, prima di ringraziarmi…”

Kenzo sorrise e si alzò a sua volta. “Ho fiducia in te… anche perché se non sarai adatto al ruolo, la dottoressa Stella mi prenderà in giro per tutto il resto della vita!”

Ridendo, i due ragazzi si avviarono lungo uno dei vialetti del parco, in cerca di un luogo più tranquillo dove poter aprire il portale. Dopotutto, avrebbe fatto un certo scalpore la notizia di due ragazzi scomparsi nel nulla dopo aver attraversato un varco luminoso.

Quando arrivò il momento di andare nel futuro, Clarky si voltò a fissare il parco e la città che si intravedeva oltre agli alberi. Stranamente, si rese conto che quel posto non gli sarebbe mancato. Avrebbe avuto nostalgia solo della sua famiglia, di sua madre, di suo padre, di Andrew. Forse era rimasto troppo deluso da come quell’epoca si era comportata verso di loro e verso Gran RoRo… o forse era troppo cambiato lui e lì si sentiva ormai bloccato. Qualsiasi cosa fosse, però, sentiva, senza spiegarsi il perché, che quell’avventura nel futuro lo avrebbe aiutato a capire chi fosse veramente Clarky Ray. E magari anche quale fosse il suo posto nel mondo.

Il ragazzo tornò a voltarsi verso il portale e sorrise attraversandolo insieme a Kenzo: non restava altro che scoprirlo.

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Il viaggio attraversò il portale fu più rapido e indolore di quanto Clarky si potesse aspettare. Prima ancora che si rendesse conto di quello che era successo, il Guerriero Giallo si ritrovò nell’anno 2650. Non appena aprì gli occhi, si guardò attorno sorpreso. Faticava ancora a credere di trovarsi sei secoli dopo rispetto a quando era nato.

“Guerriero Giallo, ben arrivato nell’anno 2650.”

Clarky si voltò e si ritrovò davanti Kazan e una donna che identificò come la dottoressa Stella di cui gli aveva parlato Kenzo. Il ragazzo rimase immobile qualche istante e poi li raggiunse sorridente insieme a Kenzo.

“Kenzo mi ha detto che state tornando a reclutare i Maestri della Luce.”

Il Comandante Kazan sorrise. “La vostra esperienza su Gran RoRo è quello che ci serve in questa epoca.”

Il Guerriero Giallo sorrise e mise le mani in tasca. “Allora spero proprio di rendermi utile.”

La dottoressa Stella incrociò le braccia, lanciando un’occhiata a Kenzo che si stava rimettendo il camice.

“È quello che noi tutti speriamo. Io sono la dottoressa Stella.”

La dottoressa e Clarky si strinsero la mano e poi il gruppo si avviò lungo i corridoi. Il Guerriero Giallo non capì subito dove stessero andando e nessuno sembrava intenzionato a dirgli nulla. Camminarono per lunghi minuti prima che Kazan si voltasse verso di lui.

“Immagino che il Guerriero Verde ti abbia già accennato quello che dovrebbe essere il tuo ruolo.”

Clarky annuì. “A grandi linee… ha detto che dovrei essere Capitano di un’astronave. Ma forse esagerava…”

Kazan tornò a voltarsi e fece aprire la porta davanti a cui si erano fermati.

“Non stava esagerando.”

Quando la porta si aprì, i quattro entrarono nell’hangar dove la nuova astronave delle forze umane stava ricevendo gli ultimi ritocchi. Clarky, non appena la vide, sgranò gli occhi e quasi spalancò la bocca. Kazan, Stella e Kenzo la fissavano soddisfatti, in attesa di una sua reazione. Ma il Guerriero Giallo non sapeva che cosa dire. Il primo pensiero che gli era venuto riguardava suo fratello: Andrew sarebbe morto d’invidia se avesse saputo di che cosa lo volevano far diventare Capitano. E non poteva dire di non essere ammirato. Era un’astronave stupenda, quasi leggera nella sua struttura aereodinamica. Rimasi per lunghi istanti imbambolato, finché non si riscosse e si voltò scioccato verso Kenzo, continuando però ad alternare lo sguardo tra l’astronave e il Guerriero Verde.

“Io dovrei essere il Capitano di quella?!?”

Kenzo annuì sorridente. “Esattamente. Sei felice che abbia pensato a te?”

Clarky cercò di ricomporsi, ma non seppe di nuovo che cosa rispondere. Si sentiva strano da quando era arrivato nel futuro e quella sensazione era aumentata da quando aveva visto l’astronave. Era come se avesse finalmente trovato il suo posto, un luogo dove poter finalmente ricominciare a combattere. Gli sembrava di essere allo stesso tempo inadeguato e perfetto per il ruolo che gli volevano affidare. Era lo stesso feeling che aveva provato quando era bambino e aveva iniziato a giocare con le carte gialle. Forse Andrew aveva ragione, forse anche lui anche il volo nel sangue.

“Clarky, posso presentarti l’equipaggio dell’astronave?”

Il Guerriero Giallo tornò a distogliersi dal fiume dei suoi pensieri e si voltò verso il Comandante. Dopo pochi istanti si accorse anche dei due ragazzini che lo affiancavano. Il ragazzo cercava di nascondere il nervosismo mostrandosi serio e quasi marziale, la ragazzina, invece, sorrideva e lo salutava con una mano.

“Yus Glynnhorn, Plym Machina, vi presento Clarky Ray, il Guerriero Giallo e futuro Capitano.”

Il ragazzo si portò una mano alla fronte e si irrigidì ancora di più. Clarky si accorse che dietro tutta quella serietà c’era molta diffidenza: avrebbe dovuto mostrargli che poteva fidarsi di lui.

“È un piacere conoscerla, Capitano. Sarò il pilota.”

Clarky sorrise un po’ a disagio: non era abituato a simili trattamenti. Poi, però, la sua attenzione fu completamente attratta dalla ragazzina. Plym, a differenza di Yus, gli sorrideva e sembrava molto curiosa ed entusiasta di conoscerlo.

“Io sono Plym e mi occuperò di tenere perfettamente funzionante e in ordine tutta l’astronave! Non si dovrà preoccupare, Capitano, sarà sempre splendente! E voglio approfittare della situazione per presentarvi…”

La ragazzina non finì neanche di parlare e si sporse dal parapetto facendo gesti a qualcuno. Clarky e gli altri si guardarono perplessi, mentre Plym sorridente si strofinò il naso con soddisfazione.

“Dato che è un’astronave è molto grande, ho creato una squadra che mi aiuterà!”

Kazan aggrottò le sopracciglie, perplesso. “Una squadra?”

Quasi a rispondere alla sua domanda, un piccolo robottino grigio e rosso con due lunghe braccia apparve sulla passerella e andò ad affiancare Plym, assumendo una posizione marziale. La ragazzina lo indicò entusiasta.

“Lui è Pome, il capo della squadra di robot meccanici che mi aiuteranno nella manutenzione dell’astronave!”

Espressioni sorprese e ammirate apparvero sui volti di tutti. Kenzo fissò il robottino scioccato.

“Li hai costruiti tu da sola?”

Plym annuì sorridente e quasi iniziò a saltellare sul posto. “Sono tutti pronti e operativi!”

A quel punto, il Comandante Kazan riprese il controllo della situazione e tornò a voltarsi verso Clarky e gli altri.

“L’astronave sarà pronta a partire entro pochi giorni. Le missioni che dovrete affrontare saranno principalmente di supporto, esplorative e di soccorso.”

Stella sorrise divertita. “Ma con i Mazoku non si sa mai… potreste trovarvi in mezzo ad uno scontro. Per ogni evenienza l’astronave è munita di sistemi difensivi e offensivi.”

Clarky ridacchiò. “Mi sa che ci sono un po’ di cose che mi dovrete spiegare…”

Kazan annuì. “Non temere, sarai informato di tutto ciò che serve.”

Plym si fece avanti e quasi interruppe Kazan che le lanciò uno sguardo contrariato.

“Dovete scegliere il nome dell’astronave, Capitano!”

Clarky sembrò cadere dalle nuvole e la guardò come se Plym avesse parlato in un’altra lingua.

“Devo farlo io?”

Plym annuì e anche Yus lo guardò serio. “Dovete essere voi, Capitano, a scegliere il nome.”

Clarky fece passare lo sguardo su Yus, Plym, Kazan, Kenzo e Stella. “Davvero?”

Ricevuti i loro cenni di assenso, il Guerriero Giallo tornò a contemplare l’astronave. Come poteva chiamare un’astronave? La SUA astronave… non era una cosa semplice. Continuava a fissarla in silenzio, ma ogni secondo che passava un sorriso più grande piegava le sue labbra.

“Un’astronave così meravigliosa deve avere un nome altrettanto meraviglioso…”

Clarky si voltò con aria solenne e soddisfatta verso gli altri che lo guardavano in attesa e allargò le braccia.

“E il nome perfetto è Magnifica Sophia! E avrei alcuni miglioramenti estetici da proporre!”

L’entusiasmo di Clarky fece sorgere espressioni perplesse sugli altri, escluso Kenzo che si posò una mano sulla fronte scuotendo la testa rassegnato.

“Lo sapevo…”

Scusate, scusate, scusate! >.< Lo so che vi avevo promesso di finire questo episodio entro i primi d’agosto, ma alla fine tra i preparativi per partire e le valigie ho avuto pochissimo tempo… e in questi giorni ero fuori sempre e alla sera finiva sempre che tornavo in stanza tardi per scrivere. E sul più bello che avevo finito, la connessione internet non funzionava e ho dovuto aspettare di tronare a casa. Sono veramente pessima con le promesse… XD Cercherò di pubblicare anche l’ultimo capitolo il prima possibile.

E come vi sarete accorti non tutti i nostri Maestri della Luce sono andati nel futuro… in effetti questo è stato uno dei tanti contrattempi: mi sono accorta che questo cap stava venendo lunghissimo e così ho dovuto spostare la parte di Mai al prossimo cap. Spero comunque che l’arrivo di Kenzo, Hideto e Clarky vi piaccia e spero di averli resi nel modo adatto (compresi i ritorni di alcuni personaggi come Stella e Kazan, Yus e Plym). Il momento della riscossa dei Maestri è iniziato! (e Brave è sempre più vicina).

Detto questo, ringrazio tutti quelli che hanno letto e in particolare:

Per le preferite: Ale_LoveBS, Lacus Clyne e ShawnSpenstar

Per le seguite: Osaki Kitsune e Reb e Ju

Per le recensioni del capitolo 2 (scusate se non ho ancora risposto, farò anche questo il prima possibile): Ale_LoveBS, Lacus Clyne, Osaki Kitsune e ShawnSpenstar

Come già avevo detto, nel PROSSIMO CAPITOLO vedremo finalmente Mai arrivare nel futuro e come hanno deciso di far arrivare anche Dan. E così, incrociando le dita, questi “lunghissimi” (più per il tempo di aggiornamento) Prequel saranno finiti. E partirà l’avventura vera e propria.

Grazie ancora a tutti, a presto. Hikari/D’Artagnan

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Quando la porta si chiuse alle sue spalle, la ragazza fu finalmente circondata da un po’ di silenzio. In sottofondo si sentivano i rumori della palestra che in tutti quegli anni aveva imparato a conoscere e che, alla fine, erano entrati a far parte un po’ di lei. Le voci degli allenatori, i nomi delle mosse, i tonfi leggeri dei piedi sui tappeti e quelli più forti dei corpi che venivano mandati a terra. Un piccolo sorriso si fece largo sulle sue labbra.

Le arti marziali erano una delle poche cose che Mai Shinomiya aveva conservato di Mai Viole. Era l’unico modo con riusciva a sfogare la propria frustrazione, la propria impotenza… l’unico modo con qui riusciva a recuperare la tranquillità necessaria per affrontare un nuovo giorno, per affrontarlo senza che i ricordi la tormentassero. Un modo per sfogare anche la rabbia. Sì, la rabbia che sentiva montarle dentro ogni volta che ripensava ai due anni che aveva appena vissuto. Una rabbia enorme per le accuse, per tutto quello che avevano dovuto attraversare, per quello che era successo a Yuuki… e per quanto fosse stata stupida e debole.

Per settimane, dopo che se ne era andata, si era sforzata di non pensare a Gran RoRo, a Battle Spirits, a Dan… farlo le avrebbe fatto tornare il senso di colpa per essersene andata. Aveva convissuto a lungo con i rimorsi, prima di accettarli e così, finalmente, voltare pagina e ricominciare a vivere.

Si era illusa di esserci riuscita. Si era illusa che presto sarebbe potuta tornare da lui, da Dan e riprendere a combattere al suo fianco. Ma la vita le aveva mostrato una volta di più che la realtà non dava spazio alle illusioni. In quel freddo giorno di febbraio, il dolore, la paura, il senso di colpa l’avevano quasi soffocata. Il dolore di aver perso un amico, la paura che anche Dan fosse morto o ferito, l’irrazionale senso di colpa che continuava a ripeterle che, se lei non fosse andata via, tutto sarebbe stato diverso l’avevano fatta ripiombare nello stato di crisi e confusione che l’aveva accompagnata i primi giorni dopo il suo abbandono.

Anche in quell’occasione, era stata Kaoru a farle capire che non poteva farsi distruggere in quel modo. E, così, Mai aveva pian piano raccolto di nuovo i cocci della sua vita, si era rialzata dopo quell’ennesima caduta e aveva, giorno dopo giorno, ritrovato sé stessa in Mai Shinomiya.

Ma non aveva mai avuto il coraggio di chiamarlo. Si vergognava troppo. Per giorni era rimasta ore seduta davanti al telefono a fissarlo. Solo una volta aveva provato a chiamare, con il cuore in gola e il battito che aumentava ad ogni squillo, Mai aveva atteso fino a quando era caduta la linea. E aveva capito che Dan, in quel momento, non aveva bisogno di lei. Doveva ritrovare sé stesso e lei non poteva aiutarlo. Aveva rinunciato a quel diritto quando se ne era andata.

Da quel giorno erano passati quasi tre mesi. Mesi in cui i capricci, gli atteggiamenti di Mai Viole erano definitivamente andati nel dimenticatoio. Solo le arti marziali erano rimaste, le arti marziali e il suo mazzo di carte. Battle Spirits, nonostante tutto, era stata una cura per il suo animo provato e anche se non duellava con la stessa frequenza di prima, si sarebbe sentita vuota senza di esso. Era una parte di lei, come lo era diventato Dan. Quell’irruento, coraggioso e allegro ragazzo che aveva travolto non poche certezze della sua vita e di cui, alla fine lo aveva capito, si era irrimediabilmente… innamorata. Ma sarebbe mai riuscita a dirglielo?

Mai si diresse verso  il proprio armadietto, si cambiò veloce e si sciolse i lunghi capelli che aveva raccolto in una coda per l’allenamento. Un’occhiata rapida allo specchio e la ragazza si mise in spalla il borsone. Guardò l’orologio e uscì a passi veloci dalla palestra, sperando di non perdere l’autobus.

Raggiunta la fermata, Mai alzò lo sguardo verso il cielo che cominciava a tingersi dei colori del tramonto. Una profonda malinconia l’avvolse e si trovò a pensare che cosa stessero facendo in quel momento tutti i suoi amici, che cosa stesse facendo Dan.

Subito dopo, però, nei suoi occhi ametista brillò una scintilla di determinazione che le fecero scuotere la testa e tornare a sorridere. Perché, per quanto non lo facesse vedere, Mai Viole non era stata soltanto una maschera creata per difendersi dagli altri, ma una parte di lei che viveva ancora dentro il suo cuore. Il coraggio, la determinazione del Guerriero Viola erano solo nascoste dietro quel lato pacato, più dolce e meno irruento che Mai aveva imparato a mostrare, un lato che a sua volta anni prima era stato nascosto per dimostrarsi forte e indipendente.

Dopotutto, pensò Mai mentre saliva sull’autobus, Mai Viole e Mai Shinomiya erano i due volti del suo stesso essere. E ormai aveva imparato a capire i momenti in cui doveva essere l’una o l’altra. Per tornare a tirare fuori la grinta del Guerriero Viola, come faceva in palestra, serviva solo l’occasione giusta…

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Clarky rilassò il corpo contro lo schienale della poltrona da cui comandava la Magnifica Sophia. Erano passate già alcune lunghe e velocissime settimane da quando era arrivato nel futuro. Si era dovuto abituare in fretta a tutte le novità di quell’epoca e alla situazione che c’era tra Mazoku ed esseri umani. Alcune sere, nella cabina della Magnifica Sophia o nella sua stanza alla base, aveva appena la forza di trascinarsi nel letto prima di crollare addormentato.

Ma era felice. Certo aveva ancora paura che tutti i loro sforzi fossero inutili, che i continui disastri ambientali aumentassero sempre di più peggiorando la situazione. Anche se fuori si mostrava sicuro, dentro di sé aveva ancora tanti dubbi. Ma almeno adesso sentiva di star finalmente facendo qualcosa di concreto per gli altri. Aveva ripreso a combattere. Era riuscito finalmente a fare quello che, quanto successo dopo la loro vittoria, gli aveva impedito di fare.

Sorrise debolmente al pensiero che la sua epoca, ormai, gli sembrava quasi un passato così lontano… quasi non lo toccasse più. Le uniche persone che gli mancavano erano la sua famiglia. Ma lì era più utile di quanto mai sarebbe potuto essere rimanendo accanto a loro.

Fu a quel punto che Clarky sentì l’astronave smettere di vibrare e tutto tacque attorno a lui. il suo sguardo si posò su Yus che, alla posizione di pilota, stava ultimando gli ultimi controlli. Un altro atterraggio perfetto. Plym, accanto a lui, stava lavorando come una matta per controllare tutti i restanti parametri e completare un controllo totale della struttura in cerca di possibili danni o malfunzionamenti.

Il Guerriero Giallo sorrise. Quei due ragazzini si erano mostrarti più in gamba di quanto potesse mai aspettarsi e, alla fine, erano riusciti a creare un gruppo affiatato. Yus ormai si fidava completamente di lui e Plym riusciva sempre ad alleggerire la situazione… tranne quando iniziava a sproloquiare di possibili modifiche alla sua Sophia. Gli venivano i brividi al solo pensiero. Ma Plym era così, non riusciva a restare lontana da robot, motori e aggeggi meccanici per più di mezz’ora.

Lentamente si alzò e raggiunse i due ragazzi alle spalle, posando una mano sulla spalla di Yus.

“Ottimo lavoro a tutti e due, come sempre… ora ci meritiamo un bel riposo.”

Yus si voltò verso di lui sorridendo. “Grazie, Capitano.”

Clarky rispose al sorriso e si voltò verso Plym che continuava a battere i tasti del suo computer di bordo in modo frenetico. Il Guerriero Giallo faticò a non ridere.

“Plym, rilassati…”

La ragazzina sospirò e si lasciò andare contro il sedile.

“Scusi, Capitano. È che qui ci sono così tante cose da fare… controllare i parametri dei motori, delle difese, dei sistemi vitali, dei propulsori, delle armi, degli strumenti di comunicazione…”

Il ragazzo riuscì miracolosamente a frenare il fiume di parole della ragazzina.

“Ho capito il concetto, Plym. E questa è la conferma di quello che pensavo: hai troppo lavoro, abbiamo bisogno di qualcuno che si occupi di tutti questi controlli così potrai dedicarti solo alla salute della mia Sophia.”

Plym non rispose subito e per un attimo quasi si sentì in colpa di non essere in grado di occuparsi di tutto da solo. Poi, realisticamente, si rese conto di poter portare avanti per molto una simile mole di lavoro… e se durante uno scontro avesse dovuto riparare un guasto? Come avrebbe potuto gestire anche tutto il resto?

“Avete ragione, Capitano.”

Clarky, che al sorriso di Plym si era rasserenato, sorrise a sua volta. Aveva veramente temuto di offendere l’amor propria della ragazzina.

“Ottimo, allora vado subito a parlarne con Kazan… voi cercate di riposare, chiaro?”

Il Guerriero Giallo lanciò uno sguardo ammonitore ai due ragazzi che, più o meno seriamente, si esibirono in un saluto militare. Scuotendo la testa rassegnato, Clarky uscì dalla sala di comando e pochi minuti dopo posò i piedi sulla passerella della base. Un’altra missione portata a buon fine.

Clarky sorrise orgoglioso e si diresse verso la sala comando dove, sapeva per certo, avrebbe trovato anche Kazan. Mentre vi si dirigeva, lasciò vagare la mente senza pensare a nulla. Ogni tanto ne aveva bisogno. Gli sembrava di aver vissuto una vita molto più lunga dei suoi miseri diciassette anni. Il destino gli aveva rifilato una responsabilità dietro l’altra, battaglie molto diverse e più importanti di quelle quotidiane dei ragazzi della sua età. Ma non avrebbe mai voluto una vita diverse: non si sarebbe riuscito a vedere diverso da quello che era diventato. Forse, avrebbe solo voluto poter cambiare qualcosa…

La porta della sala comando si aprì al suo passaggio e il Comandante Kazan si voltò subito verso di lui, congedando l’uomo con cui stava parlando e incrociando le mani dietro la schiena.

“Bentornato a Tokyo, Capitano Clarky.”

Il Guerriero Giallo sorrise, togliendosi il cappello.

“Ne sono felice anche io, Comandante.”

L’uomo annuì e tornò a dare una veloce occhiata ai monitor, continuando a prestare distrattamente attenzione a Clarky.

“La missione è andata bene, suppongo.”

Clarky lo affiancò, alzando la sguardo per contemplare con espressione indecifrabile l’immagine dei continenti, dove il rosso cercava di diffondersi ovunque. Vedeva una sadica ironia nel fatto che gli umani stessero subendo, in quel lontano futuro, la stessa sorte degli abitanti di Gran RoRo della loro epoca.

“Sì, meglio di quanto prevedessimo. Le farò avere il rapporto il prima possibile.”

Kazan annuì e Clarky, dopo un attimo di silenzio, riprese a parlare.

“A questo proposito, ci sarebbe una faccenda di cui vorrei discutere con lei.”

Il Comandante tornò a prestare la sua completa attenzione al Guerriero Giallo.

“Di cosa si tratta?”

Clarky si posò con le mani al tavolo dei computer.

“Plym ha bisogno di un aiuto. Fa il suo lavoro splendidamente ma è troppo per lei. Senza contare che in caso di necessità, durante uno scontro, non sarebbe umanamente in grado di gestire ogni cosa. La Sophia ha bisogno di qualcuno che si dedichi completamente ai sistemi di controllo e ai computer.”

Kazan sembrò soppesare le sue parole, mentre scrutava il suo volto. Alla fine, quando parlò, la sua era una constatazione.

“Hai già in mente qualcuno.”

Clarky sorprese se stesso quando si rese conto che, sì, lui aveva in mente qualcuno. Sorrise al pensiero che non ci sarebbe stato nessuno di più adatto a lei. Kazan sorrise a sua volta, completamente d’accordo con il Guerriero Giallo.

“Come immaginavo. Hai la mia autorizzazione. Vuoi essere tu…”

Il Guerriero Giallo annuì, dandosi una spinta per tornare verticale.

“Sì, se non è un problema.”

Kazan prese il rapporto sulla situazione nell’Africa meridionale che una ragazza gli stava porgendo e annuì.

“Darò subito comunicazione alla dottoressa Stella e a Kenzo di preparare tutto. Potete partire non appena tutto sarà pronto.”

Clarky sorrise, una volta di più da quando era venuto nel futuro. Non vedeva l’ora di rincontrare la sua amica.

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Mai teneva il borsone sulla spalla e passeggiava persa nei propri pensieri. La tiepida serata di maggio l’aveva spinta a scendere un paio di fermate prima rispetto al suo solito. Voleva godersi ancora un po’ le giornate che si allungavano e i raggi del tramonto che la coccolavano.

La ragazza chiuse gli occhi e inspirò l’aria profumata della primavera. Le strade erano così tranquille che riusciva a sentire il rumore del fiume che scorreva poco più avanti. Si sentiva così bene…

Improvvisamente, Mai sentì la fastidiosa sensazione di essere osservata. Aprì di scatto gli occhi e si guardò attorno, individuandolo subito. Quando capì chi era, si immobilizzò dalla sorpresa. Erano settimane che non si faceva sentire, da quando Andrew era partito. Vederlo sorridente davanti a lei, le fece aumentare il buon umore di quella serata. Sorrise felice. Se Dan era la persona più importante per lei, Clarky era il suo migliore amico.

“Clarky!”

Percorse i metri che la separavano da lui di corsa e si fiondò ad abbracciarlo, lasciando cadere la borsa sul marciapiede. Clarky le fece fare un giro mentre ridevano tutti e due come matti. Una volta con i piedi per terra, Mai lo guardò fingendosi offesa e colpendolo con un debole pugno sulla spalla.

“Questo è per essere sparito senza una parola!”

Clarky si finse dolorante, anche se faticava a trattenere un sorriso.

“Mai! Se fai così mi fai pentire di essere venuto qui! Ma invece delle arti marziali non potevi fare un’attività più femminile? Che ne so, danza classica o pittura…”

Mai rise e la sua risata cristallina riempì l’aria. Scuotendo la testa si posò al parapetto del ponte e si voltò verso l’amico.

“Nah, che divertimenti ci sarebbe stato poi?”

Clarky sospirò in modo melodrammatico appoggiandosi al parapetto accanto a lei.

“Allora ricordami di stare a debita distanza delle tue mani e dei tuoi piedi.”

Mai sorrise. Per lunghi istanti entrambi rimasero in silenzio, fino a quando Clarky riprese la parola.

“Come va? I due piccioncini si sono ricongiunti?”

La Guerriera Viola ghignò al pensiero di Kaoru e Andrew: era diventata una tradizione per lei e Clarky, quella di chiamare così i due fratelli maggiori.

“Pochi giorni fa. Kaoru era così felice che non stava più nella pelle. Il giorno della partenza si è svegliata tre ore prima del previsto… e pensando bene di obbligare anche me a scendere dal letto! Pensa che mi ha pure accusata di non volerle bene quando mi ero rifiutata di farlo!”

Clarky non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. Chissà a che ora era invece andato Andy all’aeroporto per aspettarla. Conoscendolo almeno quattro ore prima per poi finire a farsi prendere dal panico per il “presunto” ritardo del volo… un velo di amarezza attraversò gli occhi di Clarky. Ma rapido quanto era venuto, Clarky lo scacciò: aveva preso la sua decisione.

“Però è stato bello passare quelle ore con lei… allora a cosa debbo questa tua gentile visita?”

Il Guerriero Giallo tornò a concentrarsi su Mai che, sorridente, era in attesa di una spiegazione. Prese un respiro e si fece forza. Conosceva bene l’altruismo e il coraggio di Mai, non aveva dubbi su questo, ma altrettanto bene sapeva quanta fatica aveva fatto la ragazza per ritrovare un equilibrio dopo tutto quello che era successo. Aveva il diritto di scombinarle la vita per l’ennesima volta? Di chiederle di ricominciare di nuovo da zero in un'altra epoca, in un futuro carico di scontri e contrasti? Non ne aveva idea, ma ormai era lì e non si poteva tirare indietro. Clarky si voltò verso di Mai, che si rese subito conto che c’era qualcosa d’importante che le doveva dire.

“Mai, devo chiederti una cosa. Ma sappi che potrai anche rifiutarti di farlo, senza timore.”

Clarky attese il cenno di assenso di Mai prima di continuare.

“Qualche settimana fa, ho smesso di tenermi in contatto con te perché sono stato costretto… dalle circostanze, diciamo.”

La ragazza inclinò la testa, perplessa. Clarky deglutì e continuò.

“Kenzo è venuto a cercarmi per propormi una nuova missione: ho accettato e sono andato con lui… nel futuro.”

Il Guerriero Giallo tacque, in attesa di una qualche reazione di Mai. La ragazza rimase in silenzio per lunghi istanti prima di inumidirsi le labbra e parlare.

“Nel futuro?”

Clarky annuì. “Sì. Nel 2650 la Terra è ormai quasi completamente in mano ai Mazoku. Kazan, a comando delle forze terrestri, aveva bisogno di qualcuno che li conoscesse bene e così a pensato a Kenzo. Ora collabora con la dottoressa a capo del dipartimento di scienze e ricerca della base di Tokyo. Poi hanno chiamato anche me.”

Mai annuì voltandosi a fissare la corrente sotto di loro. Il suo viso si rifletteva distorto sulla superficie mossa delle acque.

“Ora avete deciso di chiamare anche me.”

Non era una domanda, era una semplice constatazione. Clarky annuì, senza alcuna voglia di mettere fretta all’amica. Doveva avere il tempo di prendere una decisione.

“Chi altri?”

Clarky si riscosse. “Scusa?”

Mai sospirò. “Chi altri di noi Maestri della Luce?”

“Solo noi tre, che io sappia.”

La Guerriera Viola si limitò ad annuire. Aveva un sacco di domande in testa e non era sicura se essere rassicurata o triste del fatto che Dan non era stato chiamato. Poi un altro pensiero attraversò la sua mente.

“Kazan… lui sa che cosa è successo?”

Clarky capì subito a che cosa si riferisse Mai. Durante la loro avventura a Gran RoRo, Kazan era stato al servizio di Yuuki. Tra i due si erano creato un profondo legame di rispetto reciproco. Annuì lentamente.

“Sì. Glielo abbiamo raccontato io e Kenzo… abbiamo dovuto. Sarebbe stato un’ottima aggiunta per la squadra del futuro… dovevamo dirgli perché non potevamo chiamarlo. Credo che abbia sofferto, anche se non l’ha dato a vedere. Gli abbiamo raccontato anche tutto il resto. Era furioso e indignato di sapere come ci hanno trattato dopo la nostra vittoria.”

Mai deglutì. Gli eroi di Gran RoRo, i nemici della Terra. Spezzati… o uccisi. Faceva ancora male pensarci.

“Che cosa dovrei fare?”

Clarky abbozzò un triste sorriso. Era grato a Mai per avere cambiato il discorso. Soffriva ancora anche lui, nonostante i tanti mesi già passati. Ma, ne era convinto, non ne sarebbero mai passati a sufficienza.

“Sono diventato Capitano di un’astronave.”

Mai guardò verso di lui sorridendo dolcemente. “Davvero?”

Il ragazzo annuì, mentre un velo d’orgoglio si intravedeva sui lineamenti del suo volto.

“Sì. Per questo ho bisogno di un’esperta in computer… pensi di essere disponibile?”

Un’espressione indecifrabile apparve sul volto di Mai. Clarky se ne accorse e si affrettò a rassicurarla.

“Non devi per forza accettare. Te lo chiesto, solo perché sei stata la prima a venirmi in mente…”

Mai sorrise per tranquillizzarlo e tornò a fissare l’acqua. Così tanti dubbi stavano affiorando nella sua mente. Era pronta a gettarsi a capofitto in una nuova avventura? A lasciare indietro Dan? Da quando se ne era andata, il suo principale obbiettivo era stato quello di fare chiarezza in sé e nei propri sentimenti. Ma, se ne rendeva conto solo ora, lo aveva fatto solo in parte. I fantasmi del passato c’erano ancora. I sensi di colpa, soprattutto…

Forse quello era un segno del destino. I Maestri della Luce si stavano lentamente, e sorprendentemente, riunendo in un futuro lontano per affrontare una nuova missione. Era quasi ironico che fosse l’umanità del ventiseiesimo secolo a chiedere loro aiuto, quando quella del ventunesimo non si era fatta molti scrupoli a metterli alla gogna, ad additarli come pericolosi e crudeli criminali. Ma non aveva importanza, ora c’erano persone che avevano bisogno di loro. Poteva ignorali e tirarsi indietro? No. Non poteva voltare le spalle e andarsene di nuovo. Aveva provato fin troppo sulla sua pelle quali fossero le conseguenze.

Mai sorrise. Se avevano chiamato lei, forse un giorno avrebbero chiamato anche Dan. E, se non fosse successo, sarebbe tornata lei, rese più forte da quell’avventura e pronta per dirgli quello che provava per lui. La ragazza inspirò e si voltò verso Clarky. Era pronta. Nel borsone c’era già il suo computer e le sue carte (non si separava mai da quei due oggetti… tranne quando si faceva la doccia): non le serviva altro.

“Vengo. Ci sono persone che soffrono e questo non posso ignorarlo.”

Clarky sorrise nel vedere l’espressione determinata di Mai. Ci aveva sperato.

“Se sei convinta, allora andiamo. Il futuro ci aspetta.”

Mai annuì e, seguendo Clarky verso un luogo più isolato, guardò verso la città. Il volto di Dan gli apparve davanti agli occhi. Stiamo ricominciando a combattere Dan, quello che un anno fa ci chiedesti inascoltato di fare. I Maestri della Luce stanno tornando. Aspettiamo solo te. Aspettiamo solo che tu sia di nuovo pronto per guidarci, Dan. Sorrise.

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La stanza era scarsamente illuminata. L’unica luce che la illuminava era quella dello schermo di un computer. La luce artificiale si rifletteva sugli oggetti che riempivano lo spazio racchiuso in quelle quattro pareti. Un uomo sedeva immobile davanti allo schermo. Sarebbe sembrato addormentato se non fosse stato per il braccio che, ritmicamente, solleva e riabbassava un peso. Gli occhi fissi sullo schermo. Sulle labbra un sorriso soddisfatto.

Aveva fatto di nuovo quel sogno. Un’altra volta.

All’inizio, settimane prima, non aveva dato gran peso a quell’assurdo sogno che aveva fatto. Il duello era stato appassionante, doveva ammetterlo, ma lo aveva bollato fin da subito come una semplice creazione della sua mente.

Poi, aveva capito che non era così. Il sogno si era fatto più dettagliato, le sensazioni che provava più nitide, più chiare. Ed era stato allora che, qualcosa dentro di lui, gli aveva suggerito che quello non era un sogno ma ricordi.

Ok, per essere sinceri all’inizio aveva creduto di essere diventato pazzo. E con tutti i Mazoku fuori di testa che aveva affrontato nella vita ci poteva anche stare. Ma poi aveva deciso che, no, lui non ci stava a finire i suoi giorni con l’impressione di essere pazzo.

Aveva cominciato a fare delle ricerche. Aveva un sacco di tempo da quando era diventato Istruttore. Bastava dare ai suoi allievi qualche esercizio (poca roba, un paio di ore di corsa, qualche centinaio di flessioni… cose così, leggere) e aveva tutto il tempo che gli serviva.

Ed eccola lì, finalmente. La risposta alle sue domande, ai suoi dubbi… e alla necessità di trovare qualcuno di capace per duellare al suo posto. C’era da dire che la maggior parte dei duellanti da cui era circondato era un branco di smidollati… quasi quasi tifava per i Mazoku. Solo quasi. Che si mettesse a mangiare fiori, il giorno in cui i Mazoku gli sarebbero stati simpatici! Chissà questa come gli era venuta…

La conferma ai suoi sospetti, alle sue sensazioni era davanti ai suoi occhi. Non erano sogni, erano veramente ricordi. Ed era riuscito finalmente a dare un nome al volto del duellante che, non sapeva neanche lui quanto tempo prima (o vite prima), aveva affrontato. Lo ricordava, lo stava cominciando a ricordare. Dan Bashin, il Guerriero Rosso. Uno dei Guerrieri, come lo era stato lui…

Fu in quel momento che la porta della stanza si aprì e sulla luce del corridoio si stagliò la figura di Kazan. L’uomo fece appena pochi passi all’interno prima di parlare.

“Mi hanno detto che volevi parlarmi, Istruttore Zolder.”

Zolder sorrise soddisfatto e si voltò verso Kazan.

“Credo di aver finalmente ricordato la risposta a tutti i nostri problemi. La persona perfetta per prendere il mio posto in prima linea e per guidarci nello scontro con i Mazoku.”

Kazan alzò un sopracciglio, perplesso. “Ricordato?”

Zolder lasciò cadere il peso e strinse la mano attorno all’altra, stretta a pugno. La determinazione brillava nel suo sguardo.

“Già, ricordato. Dovresti ricordartene anche tu, Kazan.”

Il Comandante, a quelle parole, alzò lo sguardo sullo schermo e vi vide il volto di Dan. Lo stupore si dipinse sul suo volto, quando si voltò verso Zolder.

“Dan Bashin? Come…”

Zolder si alzò e sorrise. “Perché io c’ero… insieme a Woden.”

La consapevolezza apparve nello sguardo di Kazan. Zolder incrociò le braccia.

“Dobbiamo chiamarlo. È la risposta ai nostri problemi.”

Kazan non rispose subito, ma Zolder sapeva che aveva capito. Aveva capito ogni cosa, anche chi era stato lui. Non aveva importanza, tanto lui di quella vita aveva appena ricordato solo pochi avvenimenti. L’unica cosa che importava era che Dan si mostrasse un’altra volta all’altezza delle aspettative nei duelli di Battle Spirits. Un lampo di divertimento attraversò il suo sguardo: altrimenti ci avrebbe pensato lui a rimetterlo nei ranghi. Sarebbe stato proprio interessante fare un altro duello con lui…

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Erano passati un paio di mesi da quando era arrivata. Si era integrata velocemente nella quotidianità della base di Tokyo e aveva preso familiarità con la sua tecnologia e con quella della Magnifica Sophia.

Erano da poco tornati da una missione. Clarky erano andato a parlare con Kazan e lei aveva raggiunto Stella e Kenzo per dar loro una mano, per non sentirsi inutile. Il pensiero degli scontri e delle catastrofi naturali ci riuscivano già abbastanza a farla sentire tale. Essere venuta nel futuro, però, la stava aiutando. Nonostante tutto. Stava finalmente iniziando a percorrere la strada che l’avrebbe portata a superare e accettare definitivamente quello che era successo.  Anche se, ormai da giorni, aveva fin troppo chiaro nella mente che, lungo quel percorso, mancava un tassello fondamentale che doveva affrontare: Dan.

Mentre lavorava sul computer, la porta del laboratorio si aprì e apparvero Kazan e Clarky. Diede loro una distratta occhiata per poi tornare a concentrarsi sul lavoro che stava svolgendo.

I due iniziarono a parlare con Stella e Kenzo che aveva lasciato il loro lavoro e si erano alzati. C’era stato un altro attacco e un’altra vittoria dei Mazoku. Mai sospirò battendo i tasti del computer. Quello era un altro dei problemi che nel futuro faticavano a superare. I Mazoku erano forti, militarmente e nei duelli di Battle Spirits. Ma, per uno strano motivo, nessuno di loro Maestri della Luce era venuto nel futuro per combattere a carte.

Kenzo collaborava con Stella, Clarky comandava la Magnifica Sophia e lei lo aiutava.

Era come se qualcosa li bloccasse… come se non si sentissero più forti a sufficienza per duellare.

“Ho intenzione di chiamare Dan in quest’epoca.”

La voce profonda di Kazan e quelle parole fecero trasalire Mai. Non si voltò e continuò a lavorare sulla tastiera. In attesa che il suo cuore smettesse di battere. In attesa di calmare le emozioni contrastanti della sua mente. Da quanti mesi sognava e temeva di rivederlo?

“C’è bisogno di un duellante forte, se vogliamo avere una possibilità di salvare il mondo.”

Il silenzio accolse quelle parole. Ma fu solo un attimo. Clarky annuì deciso e Kenzo lo imitò subito dopo.

“Giusto.”

“Sono d’accordo, Comandante. Dan è la scelta più logica.”

Sì, era la scelta più logica. L’unica che potevano prendere. Avevano bisogno di Dan. Non solo il futuro, ma anche loro. Solo insieme potevano affrontare e superare il passato. Nella sua mente ormai tutto si era fatto chiaro. Era quello un segno del destino: era arrivato finalmente il momento di rivedere Dan.

Mai non attese altro e si alzò, senza incertezze, senza dubbi. Una luce determinata nello sguardo.

“Se vuole, Comandante. Posso andare a prenderlo io.”

Gli altri la guardarono quasi volessero accettarsi che lei fosse convinta della sua decisione. E lo era, se ne accorsero. Kazan annuì, non c’era nessun motivo per impedirglielo.

“Non appena la situazione si sistema, la dottoressa Stella e Kenzo ti manderanno nel passato, Shinomiya.”

Mai annuì a sua volta e sospirò, tornando a sedersi. Nello schermo ebbe l’impressione di vedere il volto di Dan. Fu solo allora che si ritrovò di nuovo preda dei dubbi. Dan avrebbe accettato? Sarebbe stato pronto ad intraprendere una nuova avventura dove avrebbe dovuto giocare un ruolo così importante?

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Erano passati solo pochi giorni da quando Kazan aveva comunicato la decisione che aveva preso dopo il suggerimento di Zolder. La situazione della Forza di Opposizione ai Mazoku era fragile, sempre appesa ad un filo di lana. C’erano veramente pochi territori che potevano considerarsi abbastanza sicuri. E Kazan lo sapeva, ne trovava le prove nei resoconti che la dottoressa Stella gli aveva consegnato. Dovevano reagire o il loro destino sarebbe stato quello di soccombere ai Mazoku o distrutti dalla furia della natura. Perché non bastavano i Mazoku… la dottoressa Stella e Kenzo avevano confermato le più nere prospettive per il futuro del pianeta.

“Signore! Shangai, settore D3. Conferma sconfitta subita.”

Un’altra. I Mazoku sembravano non volersi fermare mai. Kazan porse il resoconto alla dottoressa Stella e incrociò le mani dietro alla schiena.

“Chi è questa volta l’avversario Mazoku?”

“Il Terribile Comandante Duc.”

Le immagini registrate dalle telecamere e dal satellite vennero proiettate sullo schermo e il volto di uno dei più temibili Mazoku apparve davanti a loro. Kazan strinse i pugni e si voltò verso Stella.

“Non è possibile, ancora lui!”

La dottoressa Stella non ebbe il tempo di rispondere. Clarky, che aveva sentito tutto, si avvicinò a Kazan. Sapeva anche lui che la situazione avrebbe solo potuto peggiorare.

“Chiamiamolo, non c’è un attimo da perdere.”

Kazan inclinò appena la testa verso di lui. Lo sapeva benissimo anche lui. Non c’era più motivo di aspettare. E, quando Mai vide apparire sulla porta della sua stanza Clarky, capì che il tempo dei dubbi era definitivamente finito.

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Mai si guardò attorno curiosa. Tokyo le sembrava così diversa anche se era la stessa. Forse era dovuto ai mesi trascorsi nel futuro. Forse era lei ad essere cambiata…

Non appena il varco luminoso si era chiuso alle sue spalle e Mai aveva respirato l’aria della sua epoca, la ragazza si era messa alla ricerca di Dan. E, con sua enorme sorpresa, non ci era voluto molto per trovarlo. Anche Dan era cambiato e, forse, stava cercando di andare avanti.

Tramite internet e le riviste, scoprì che Dan, poche settimane dopo la sua partenza per il futuro, aveva iniziato a reagire. Iniziando a fare l’unica cosa che lo rendeva vivo, Battle Spirits. All’inizio era stato difficile. Non appena lui aveva cominciato ad iscriversi ai piccoli tornei cittadini, le malelingue si erano fatte risentire. Sui giornali erano di nuovo apparsi articoli contro i Maestri della Luce. Ma era stato qualcosa di breve e passeggero. Il fatto che Dan si limitasse solo a duellare, e a farlo estremamente bene, fece finire nel dimenticatoio quegli articoli. Erano notizie vecchie, che senso avevano senza l’opposizione dei Maestri della Luce?

E così, il successo di Dan nei duelli aveva trionfato. Il ragazzo vi aveva partecipato ad uno dopo l’altro. Era stata una vittoria seguita da un’altra vittoria. Gli appassionati di Battle Spirits tornarono ad essere suoi fan e ad aspettare impazienti il suo duello successivo. Dopotutto, si sa, l’opinione del pubblico è molto volubile. E, anche chi l’aveva guidata mesi prima, non aveva più alcun interesse in un duellante di Battle Spirits.

Furono quelle notizie a guidare Mai verso l’edificio dove tanti anni prima anche lei aveva duellato. Dove aveva visto Dan per la prima volta. Se ne era resa conto solo dopo essersene andata, dopo essersi arresa. In quei mesi si era aggrappata ad ogni ricordo di Gran RoRo, ad ogni ricordo di Dan. E nella sua mente era apparsa l’immagine di Dan che usciva di corsa, ad inseguire Kajitsu. L’inizio della loro avventura.

Mai sorrise, fermandosi davanti all’entrata. Era così strano che, proprio da lì, ne iniziasse un’altra. La ragazza fissò dolcemente i poster con il volto di Dan. Era cresciuto in quei mesi in cui non si erano visti.

La ragazza alzò lo sguardo verso il cielo. Era ormai pomeriggio inoltrato. Doveva sbrigarsi. Con decisione entrò nell’edificio, facendosi largo tra i ragazzini che si volevano iscrivere o che stavano lasciando delusi le sale, i genitori e i vari appassionati di Battle Spirits. Come avrebbe fatto a trovare Dan? E poi non poteva mica parlargli in quel caos!

La risposta alle sue domande si materializzò sotto forma di un inserviente che, in quel momento, stava finendo di dare delle informazioni ad un gruppo di ragazzi. Mai gli si avvicinò sorridente.

“Mi scusi.”

 L’uomo si voltò verso di lei. “Mi dica. Posso aiutarla, signorina?”

Mai annuì. “Sì. Avrei bisogno di parlare con Dan Bashin.”

L’uomo scrutò il programma che teneva tra le mani.

“Bashin sta duellando in questo momento. Se vuole gli posso mostrare dove.”

La ragazza scosse la testa, incrociando le mani dietro la schiena e dondolandosi sui piedi.

“Preferisco aspettare. Può dirgli, non appena ha finito, che lo sto aspettando?”

L’inserviente annuì e fece per entrare nelle sale dove si tenevano i duelli per verificare se Dan avesse già finito oppure no il duello. Mai, a quel punto, abbozzò un sorriso e iniziò ad allontanarsi. Sperava di non dover aspettare troppo. Prima aveva avuto un po’ di paura, ma ora l’attesa la stava logorando. Chissà che cosa avrebbe detto, quando l’avrebbe vista… L’uomo, accorgendosi con la coda dell’occhio che la ragazza si stava allontanando, tornò a voltarsi e la chiamò tentando di fermarla.

“Signorina, un momento… chi devo dire che lo cerca?”

Mai si fermò un attimo, ma senza voltarsi. Sembrava essere stata colta di sprovvista dalla domanda. Chi lo stava cercando? Solo Mai le sembrava un po’ troppo scontato. Dopotutto lei era la Guerriera Viola, usa le carte delle creature della notte. Sì, ci voleva un po’ più di mistero…

Mai ruotò sui piedi, tornado a guardare l’uomo. Inclinò la testa, sorridendo, i lunghi capelli che muovendosi le incorniciavano il viso.

“Shinomiya.”

Finalmente siamo alla fine, all’ultimo capitolo di questo lunghissimo Prequel che ci ha portato fino all’inizio inizio di Brave.
So di essere nuovamente in mostruoso ritardo, vi chiedo scusa, ma è stato un periodo un po’ così all’università e non avevo la serenità di scrivere.

Ma siamo alla fine è questo che conta ed è stato anche il pensiero di voi lettori e recensori a darmi la spinta per concludere anche questo quarto episodio della serie. Spero che anche stavolta le nostre scelte vi piacciano. Non so se le scene riprese da Brave fossero così in ordine cronologico (nella serie non è spiegato), ma io le vedevo in quest’ordine.

Spero che tutto questo Prequel vi sia sembrato realistico… abbiamo cercato il più possibile di rimanere legati a Dan il Guerriero Rosso e a Brave. A voi l’ultima parola.

Grazie a tutti quelli che hanno letto e soprattutto grazie a chi ci ha seguito più da vicino, appassionandosi questa nostra versione dei due anni tra le due serie:

Grazie Ale_loveBS, LacusClyne, Osaki Kitsune, Reb e Ju ,ShwanSpenstar e SoulxMaka (scusate se non ho risposto alle ultime recensioni)

E finalmente un’altra avventura avrà inizio, riportando noi e i Maestri della Luce a Gran RoRo. E, come episodio di una serie che vi rispetti, d’ora in poi non sarò più io a farvi le anticipazioni dei prossimi episodi… ma gli stessi protagonisti ^-^. E, oggi, a farlo sarà il nostro Guerriero Bianco…

Quattro anni dopo il ritorno dal futuro, noi Maestri della Luce decideremo di incontrarci. E sarà allora che una verde farfalla, così simile a quelle di Kajitsu, ci riporterà a Gran RoRo. Che cosa è successo finché noi eravamo sulla Terra? Chi minaccia la pace dei sei Regni? E chi è la misteriosa ragazza che ci accoglierà insieme ai nostri vecchi amici? Lo scopriremo nel prossimo episodio: LE FARFALLE DI GRAN RORO.

Ancora grazie a tutti, spero che vorrete continuare a seguirci con la stessa passione. Noi vi aspetteremo.

Varco Apriti, Energia!

Vi ringrazio ancora. Alla prossima, HikariMoon ;)

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