La cerva d'argento

di Feather Shade
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Oxford di un nuovo mondo ***
Capitolo 2: *** Sotto le ali dell'oca delle nevi ***



Capitolo 1
*** L'Oxford di un nuovo mondo ***


<<... E con questo abbiamo finito! Dobbiamo solo controllare la pozione per una settimana, e a quel punto Draco ci dirà tutto quanto. >> Hermione era così fiera di sè. Continuava ad osservare il liquido denso che ribolliva nel calderone con così tanta attenzione da assomigliare a una madre che, protettiva, seguiva con lo sguardo la crescita di suo figlio. << Ron? Oh, andiamo! >> esclamò. Il suo compagno di Casa era distratto, di nuovo. Sibilò e, rapida come un gatto, si avvicinò al rosso, afferrandolo per un braccio.
<< Non mi piace questa cosa. >> bofonchiò, senza scomporsi. Continuava a fissare come stregato quello squarcio nell'aria che sembrava quasi danzargli davanti agli occhi. Sembrava cantargli una canzone per attirarlo tra le sue mura.
<< Ron, non devi nemmeno pensarci. Scommetto che è un trucco, un po' come il tetto della Sala Grande. >> provò Hermione, senza degnare di uno sguardo la finestra.
<< Non è un trucco. >> mormorò Ron, sfiorando con le dita la superficie in movimento della finestra. Era quasi come toccare dell'acqua, si increspava leggermente non appena avvertiva il contatto. << L'altro giorno ho visto una persona dall'altra parte. >> Hermione fece spallucce e invitò Ron a sedersi accanto a lei, usando le cartelle come sgabelli, perchè il pavimento era a dir poco lurido, e gli allagamenti erano frequenti a causa dell'anima disperata di Mirtilla Malcontenta.
<< Una persona? >> gli fece eco Hermione, lanciando timide occhiate verso il calderone.
<< Sì, ma era buio. So per certo che non era da solo, però. >> Hermione aggrottò le sopracciglia, emettendo un verso indefinito. << Voglio dire, c'era qualcosa assieme a lui. Sembrava a... un animale. Solo che parlava. >> arrossì violentemente e abbassò lo sguardo, rendendosi all'improvviso conto della stupidaggine che aveva appena detto.
<< Ron, gli animali non parlano. Non poteva nemmeno essere un Animagus, perdono il dono della parola. >>
<< Io e Harry pensiamo che si tratti del Mostro di Serpeverde. >> continuò, gli occhi fissi sul pavimento.
<< Il... Mostro di Serpeverde? >> Hermione scoppiò a ridere, e quasi cascò dalla borsa a tracolla che aveva usato come sedia. << Ron, non dire sciocchezze! >> Ron si alzò in piedi, le orecchie scarlatte, i pugni ben stretti.
<< Non sono sciocchezze! E non ho finito! Harry è andato dall'altra parte della finestra, ieri. >> Hermione smise all'improvviso di ridere.
<< Cos'hai detto? >>
<< E' andato dall'altra parte. Volevo andare con lui, ma mi ha detto di restare qui. Non si è allontanato molto, comunque. Ha fatto due o tre passi. E dato che non c'era nessuno ha continuato a camminare. >> anche Hermione era in piedi, e fronteggiava il ragazzo dai capelli rossi che aveva di fronte.
<< L'hai lasciato andare! >> esclamò avvicinandosi alla finestra, come se si aspettasse di intravedere Harry da un momento all'altro. << Non ti rendi conto dei pericoli che potrebbe incontrare là dentro? Il Mostro di Serpeverde in confronto potrebbe essere un risotto alle erbette! >> incominciò a misurare la lurida stanza a grandi passi. Sciaff, sciaff, sciaff. Ron stava fermo e in silenzio, osservando la rabbia consumare la magra figura di Hermione, osservando come la mente di quella ragazza dai ricci ribelli riusciva a lavorare malgrado fosse divorata dal panico. << Bisogna andare da Silente. >> decretò infine, scuotendo il capo.
<< Vacci tu. >> sbottò Ron. << Io non perdo tempo. >> si avvicinò paurosamente alla finestra, prima che Hermione lo trattenesse a sè, afferrandolo per la collottola.
<< Ti sei mangiato il cervello? Non sappiamo di quale magia si tratti! Potresti non tornare più indietro, non ci hai pensato? >> ringhiò lei, ma Ron si liberò dalla sua stretta. Tempo di qualche secondo e il ragazzo dai capelli rossi aveva superato la soglia, si era immerso in quella specie di sostanza che scoprì non avere consistenza, e si ritrovò dall'altra parte.
Inciampò nel buio e rovinò a terra, e rimase lì fermo per un po'. Alle sue spalle, con la coda dell'occhio poteva intravedere la luce che filtrava dalla finestra, la luce del bagno 'Guasto' di Mirtilla Malcontenta. Poteva udire addirittura i lamenti del fantasma e i passi disperati di Hermione. Si alzò e seppur titubante provò a parlare.
<< Ehi, Hermione! >> la ragazza sobbalzò ed emise un gridolino spaventato. << Ehi, sono io, Ron. >> entrambi i ragazzi si avvicinarono alla finestra e tesero automaticamente le mani verso il riflesso dell'altro. Le loro dita prima si sfiorarono, poi si intrecciarono, e scoppiarono entrambi a ridere. << Ehi, Hermione, non è niente. E' solo un buco nell'aria! >> e allora la trascinò senza problemi dall'altra parte della finestra, stringendosi come se non si fossero più visti a distanza di anni.
<< Ron... >> si allungò verso di lui e lo abbracciò, lo strinse forte forte, come se avesse paura che potesse scomparire ancora. << Ron, questo posto è immenso. Dove credi che sia finito Harry? >> solo allora Ron si rese conto di essere in una specie di sottoscala. Era davvero buio, ma se seguiva la flebile luce che filtrava dal soffitto poteva trovare un sentiero, un'uscita.
<< Hermione, ma questo posto lo conosco. >> osservò Ron, schermandosi gli occhi dalla luce solare con la mano destra.
<< Anche io. >> un carro trainato da un cavallo dal manto baio sfrecciò di fronte a loro, schiumando e sbuffando.
<< Ehi, marmocchi, spostatevi, o la prossima volta rischio di mettervi sotto! >> gridò il cocchiere, agitando per aria la frusta. Hermione seguì il consiglio dell'uomo e si arrampicò su per la scalinata di pietra alle sue spalle, trascinandosi dietro Ron.
<< Solo che me la ricordavo un po' diversa. >> borbottò, lasciandosi cadere sugli scalini.
<< Questa è...? >> Ron fu interrotto da un urlo disperato alle loro spalle. Automaticamente si voltò, e incrociò lo sguardo di un'anziana donna, accompagnata da quello che aveva tutta l'aria di essere un grosso ed emaciato tucano. La donna aveva la bocca e gli occhi spalancati, ed era sbiancata all'improvviso. Il suo uccello sbatteva nervosamente le ali e cercava in tutti i modi di evitare lo sguardo di Hermione e Ron.
<< Gli Ingoiatori! >> strillava, portandosi le mani sui capelli, per poi avvicinarsi cauta ai due maghi. << Bambini, sante creature, dove sono i vostri daimon? >> domandò, salendo gli scalini che la dividevano dai due ragazzi.
<< Daimon? >> domandò Ron, guardandosi attorno. << Mai avuto uno, signora. >> si voltò verso Hermione, sperando che lei sapesse qualcosa in materia, ma si limitò a contraccambiare lo sguardo stupito di Ron.
<< Oh, poveri bambini. >> piagnucolò, e quasi si mise a piangere, se solo non fosse stato per il tucano che l'accompagnava, che incominciò a sussurrare qualcosa e a becchettarle con dolcezza la guancia sinistra. << Ditemi, come fate ad essere ancora così vivi? >>
<< Così... vivi? >> Ron era sul punto di ridere in faccia alla vecchia, ma Hermione gli diede una gomitata: pian piano si stava radunando gente, ed erano circondati da persone accompagnate da animali. Alcuni erano animali comuni, che avrebbero potuto essere benissimo degli animali da compagnia (un cane, un gatto), ma altri erano decisamente fuori luogo. Come quella grossa pantera che si stava avvicinando minacciosa a lei, con le orecchie spianate sulla testa e gli occhi violacei che brillavano di una luce quasi assassina.
<< Troppi bambini stanno subendo l'intercisione! >> esclamò la pantera, mostrando le zanne ai presenti. Hermione e Ron sobbalzarono: si sarebbero aspettati di tutto, ma non di sentire una pantera parlare.
<< V-visto? Questi animali parlano! >> sussurrò Ron all'orecchio di Hermione, tremando vistosamente da capo a piedi.
<< Giusto, prima il bambino di ieri, poi questi! >> disse qualcuno dalla piccola folla, e a quelle parole Hermione sembrò quasi accendersi.
<< Bambino di ieri? L'avete visto? >> tutti tacquero. << Dov'è andato? >>
<< L'hanno preso le streghe. Non chiedermi che ci facevano qui. Erano in visita a qualcuno, una giovane donna da quel che ho capito. >>
<< Oh, ci sono streghe anche qui? Non ci dev'essere nessun problema allora, perchè io sono una strega. >> qualcuno mormorò stupito a quell'affermazione, altri si limitarono a fissarla con espressione vacqua, come se non credessero alle parole della ragazzina. << Dove sono andate? >>
<< Verso nord, come sempre. Se hai fortuna le puoi beccare nella foresta. Vanno verso i loro regni. >>
<< Allora dobbiamo muoverci, Hermione! >> esclamò Ron, cercando con lo sguardo una via di fuga tra tutta quella gente.
<< Per di qui! >> indicò una falla in quella muraglia di persone e incominciarono a correre in quella direzione. Non ci fu bisogno di chiedere permesso o di spintonare. Non appena videro i senza daimon correre in quella maniera disperata nella loro direzione, tutti si scostarono terrorizzati.
Continuarono a correre anche quando superarono l'ultima casa e si ritrovarono immersi nella campagna e nel buio della sera.
Si accamparono solo quando Ron lamentò un certo dolore allo stomaco e un bruciore alla gola, e trovarono rifugio sotto un pero.
<< Non possiamo mangiare, Ron. >> commentò aspra Hermione, lasciandosi cadere sulle radici dell'albero. << Non possiamo nemmeno farci del cibo con la magia... Siamo nelle mani del fato. >> sospirò, chiudendo gli occhi. L'oscurità stava divorando quel sole che si faceva sempre più lontano. Non c'era nessuno nel buio, solo il freddo e l'ululato selvaggio degli animali. Nessuno aveva notato quell'oca delle nevi che stava planando leggera accanto ai due.
<< Hermione? >> sussurrò Ron, avvicinandosi a lei.
<< Che c'è? >>
<< Bè, vedi... >>
<< Nulla di personale, giovane strega. Il nostro più caloroso benvenuto nel nostro mondo. Hermione Granger... Ronald Weasley.
Sono Kaisa, il daimon di Serafina Pekkala. Avrò modo di spiegarvi tutto una volta raggiunto l'accampamento della mia strega. Dista qualche chilometro da qui. Vi pregherei di seguirmi. L'oscurità non dovrebbe costituire un pericolo per voi, mi pare che potete usare la bacchetta. Un Lumos può andare più che bene. Anche se fuori dalla vostra Scuola, non sarete perseguiti per legge. Qui in questo mondo funziona in modo diverso.
Ora, se volete seguirmi. >>


***************

//è la mia prima FF. Probabilmente d'ora in poi i capitoli saranno migliori, ad essere sincera ho scritto questo primo capitolo un po' di fretta e non l'ho nemmeno controllato. Non sono granchè brava in queste cose ^^
Commenti-aiuti-suggerimenti sono più che graditi ^^ Ovviamente senza scendere ad insulti

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Capitolo 2
*** Sotto le ali dell'oca delle nevi ***


Hermione e Ron erano a dire poco stremati. Da quando avevano attraversato quella finestrella erano passate a dire tanto quattro ore, eppure a loro sembrava di stare svegli da giorni. Da quando Kaisa, l'enorme oca delle nevi, era planata con regale eleganza di fronte a loro e si era offerta per guidarli verso le altre streghe, loro avevano preso la palla al balzo, senza esitare. Ron sbiancò un pochetto quando dal becco dell'animale uscirono delle parole, Hermione rimase impassibile, anche se dentro di sè albergavano il dubbio e il timore. Ma nonostante ciò, non osarono ribellarsi all'ordine del daimon, che nel frattempo si era voltato con estrema grazia e aveva preso a camminare lento, gondolando sulle zampe palmate. Si scambiarono un'occhiata interrogativa, silenziosa, ma densa di significato. "Ho paura", sembravano dire quelle voragini castane che erano gli occhi di Hermione. "Anche io", ricambiarono le iridi chiare di Ron. E poi, presero a camminare. Hermione tremava, un po' per il freddo, che incominciava ad insinuarsi tra i suoi vestiti, a trovare ogni millimetro della sua pelle scoperta, aggredendola; un po' per la paura di trovarsi catapultata in un mondo che non era il suo. Ron invece aveva paura e basta. L'ansia gli divorava le viscere e lo stomaco, che prima avrebbe divorato qualsiasi cosa, sembrava essersi chiuso per magia. Dove sarebbero finiti, che cosa gli sarebbe capitato? << Ora, mi alzo in volo. >> Annunciò Kaisa, voltando la bella testa candida nella loro direzione. << Pensate di riuscire a starmi dietro? >> Domandò, con un tono profondo e caldo al contempo che nessuno dei due avrebbe saputo definire. Riuscirono solo ad annuire, spaventati com'erano. Kaisa annuì di rimando e, spalancando le ali, spiccò il volo. Sembrava un'ombra bianca, una luce che brillava su nel cielo nero. Scivolava leggera nella notte, come se ci nuotasse dentro, e per un attimo Ron ed Hermione rimasero a fissarlo ammirati: assomigliava ad un re dei ghiacci, dominatore del vento. Dopo un attimo di silenzio, quando Kaisa si fu alzato abbastanza, Ron ed Hermione incominciarono a parlottare sommessamente, discutendo sull'accaduto. Le loro parole assomigliavano a bisbigli, per timore che quello strano animale possedesse, per assurdo, il potere del superudito. << Che cos'è? >> domandò in un sibilo Hermione, tenendo gli occhi piantati sul volo dell'oca, per timore di perderla di vista. << Non lo so. Una bestia molto strana. >> rispose con un filo di voce Ron, abbassando lo sguardo. Era buio, ma se anche ci fosse stato anche solo un filo di luce, Hermione avrebbe visto le guance del suo compagno di Casata prendere fuoco. << Sono strani questi animali, vero? Mi chiedo se non ci stia fregando. >> << Cosa intendi? >> sbottò Hermione, senza rallentare. Il suo passo era spedito, e non intendeva fermarsi. La determinazione sarebbe stato il punto che le avrebbe permesso di non arrendersi ai primi intoppi, che avrebbe garantito la sopravvivenza sua e di Ron. << L'oca non ha una persona... Voglio dire... >> si fermò a riflettere, prese una boccata d'aria e poi, accellerando il passo, tornò a parlare. << Tutte le persone laggiù avevano un animale. Ma qui l'oca è da sola. Dov'è la sua persona? >> Hermione elaborava diverse risposte in fretta. In fondo, lei non poteva sapere del limite di distanza che i daimon avevano con i corpi di un umano, non sapeva dell'intercisione, non conosceva le streghe e men che meno sapeva qualcosa sui daimon. << Forse si possono separare finché vogliono. >> azzardò, e il che le sembrava la risposta più plausibile. Lui annuì, anche se avrebbe voluto sicuramente dire qualcosa. Avrebbe voluto dire che sbagliava, perché se era come diceva lei allora quella gente là in città non avrebbe dovuto scandalizzarsi più di tanto nel non vedere il loro daimon. Ma invece tacque, perché il daimon planò verso di loro, scoccandoli un'occhiata troppo viva, troppo umana per appartenere ad un'oca. << Ci siamo quasi. Spero che le vostre gambe reggano ancora. >> Hermione trovò il coraggio di farle una domanda. << Dove stiamo andando? >> l'oca piantò i suoi occhi densi in quelli castani di Hermione, e lei si sentì gelare il sangue nelle vene: le sembrava di stare guardando qualcosa di proibito... Le vennero i brividi. << Guarda verso nord. Potrai scorgere un fuoco, tra gli alberi. >> Sollevarono entrambi lo sguardo, mentre l'oca tornava in quota, lanciando un grido animalesco che probabilmente doveva stare a significare qualcosa, ma non capirono, e non ebbero il coraggio di domandare ancora. Hermione si disse che sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe guardato negli occhi un daimon. << Ehi, eccolo là, il fuoco. >> disse Ron, indicando un bagliore tra il nero degli alberi, all'orizzonte. Poi sbuffò contrariato. << Quell'oca ci ha fregati sul serio. Ci ha detto che eravamo quasi arrivati... >> Hermione scoppiò a ridere, senza riuscire a nascondere una nota di amarezza: erano entrambi stanchi morti, e se quella distanza in volo poteva essere percorsa in un paio di minuti, a piedi sarebbe potuta diventare una "spassosissima" passeggiata di un'ora o poco meno. Arrivarono al campo dopo circa mezz'ora di cammino. A Ron era tornato a brontolare lo stomaco, e Hermione era a dir poco congelata, per questo si lanciò verso il falò senza degnare nemmeno di uno sguardo le streghe che la stavano fissando con estrema curiosità. Ron invece restò in disparte, a malapena illuminato dalla luce delle fiamme che scoppiettavano allegre alla sua destra, e guardava torvo nella direzione delle tre donne che sedevano sulle rocce. Era particolarmente impressionato da loro: erano vestite con abiti troppo leggeri per permettere ad una donna di sopravvivere a quelle temperature. Kaisa si era accoccolata al fianco di una strega dai lunghi capelli biondi, forse la più bella tra le tre. Hermione, poco dopo essersi riscaldata, potè constatare che aveva uno sguardo incredibilmente simile a quello dell'oca. << Benvenuti. >> salutò, con un ampio sorriso. << Il mio nome è Serafina Pekkala, e queste sono le mie sorelle. >> disse, indicandole con un cenno della mano. Ron notò che nessuna di loro era accompagnata da un animale. In qualche modo, la cosa lo stordiva. Non ebbero modo di presentarsi con le altre due streghe, perché parlarono in una lingua che nè Ron nè Hermione avevano mai sentito prima e, afferrando dei banali bastoni grinzosi, si sollevarono in volo, sparendo dalla loro vista. Sia Ron che Hermione sorrisero, e i loro occhi si illuminarono. Scope volanti, pensarono all'unisono. Serafina Pekkala tornò a concentrare l'attenzione su di loro. << Dunque, voi dovete essere Ronald e Hermione. >> annuirono, intimoriti. Anche l'oca aveva saputo dire il loro nome... Possibile che... << Kaisa mi ha detto che sareste venuti. >> ... condividano la stessa mente? << Gliel'ha detto? >> ripetè Hermione, sbattendo le palpebre. << Sì. >> intervenì Kaisa stesso. << I daimon sono sempre in contatto con la mente del loro umano. >> Ron non capì esattamente cosa intendesse l'oca per "costantemente in contatto con la mente del loro umano", ma sapeva che lo inquietava molto. E se avesse sentito ogni loro discorso? E se in quel preciso istante stesse leggendo i suoi pensieri? << E' come un legilimens? >> domandò Hermione, e Ron la riconobbe per la studentessa assetata di conoscenza che stava tra i banchi di scuola. Serafina corrugò la fronte. << Non so cosa sia. Presumo si tratti di un potere noto nel tuo mondo. In ogni caso, non credo che abbia davvero un legame con questi Legilimens. Il daimon non è un mago, o una creatura magica. >> questa volta a corrugare la fronte furono Ron ed Hermione. << Come? E cosa sarebbero? >> Serafina Pekkala sorrise ancora. Era così bella quando sorrideva... << Sono la nostra anima. >> il silenzio calò sui quattro. Dunque, ecco perché parlavano, ed ecco perché Kaisa e Serafina avevano lo stesso sguardo. Ma... Allora questo significava una cosa... << Noi non abbiamo anima?! >> esclamò sbigottito Ron, guardandosi attorno come nella speranza di vedere comparire il suo daimon, così, all'improvviso. Come se fosse sempre stato lì ma lui non fosse mai stato abbastanza attento da scorgerlo. Serafina rise. << Oh, sì che l'avete. Ma non l'avete ancora trovata. >> Ron stava per farle altre domande, ma Hermione lo precedette. << Dov'è finito Harry? >> lei rimase in silenzio, perciò Kaisa prese la parola. Hermione, mordendosi la lingua, tornò a fissare gli occhi umani del daimon. << E' andato a cercarlo. >> Hermione sentiva le ginocchia stanche, e aveva una gran voglia di piangere. << A cercare cosa? >> ma sapeva di avere già la risposta. L'oca sbattè le palpebre. << La sua daimon. >>

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