The Boy Next Door - (Knock Three Times)

di Northern Girl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Detersive Deficency ***
Capitolo 2: *** Reaction and Awareness ***
Capitolo 3: *** + or - ? ***
Capitolo 4: *** The Tenure Turbulence ***



Capitolo 1
*** The Detersive Deficency ***


Ciao a tutti i fans di TBBT,

So bene che la coppia Shenny non è la più verosimile...Ma chi non si è chiesto, anche solo per una volta, come sarebbe stato vederli insieme? Amo la serie alla follia, perciò se volete lasciarmi un commento, (positivo, negativo, neutro) o semplicemente parlare della sit-com, io sono sempre disponibilissima.^-^

A presto!
Claudia

Era sabato pre-sera. Sheldon Cooper camminava freneticamente su e giù per il suo appartamento, torcendosi nervosamente le mani e cercando di venire a capo del problema che lo stava affliggendo. Il sabato sera era sempre stato il giorno destinato al bucato, ma in quella specifica occasione il meticoloso Sheldon Cooper aveva commesso un imperdonabile errore. Si era dimenticato di comprare il detersivo. La routine, le scadenze, erano estremamente importanti per lui. Quello era il giorno del bucato e doveva esserlo a tutti i costi. In quel preciso momento avrebbe dovuto pre-preparare i  vestiti  per pre-metterli in ammollo e non poteva nemmeno immaginare di dover rimandare quella faccenda.

Normalmente avrebbe chiesto a Leonard, o meglio, gli avrebbe imposto, di condurlo immediatamente al supermercato più vicino per comprarne una tanica, ma quella mattina Leonard era uscito presto perché aveva un importante esperimento col laser da portare a termine. Sheldon, assalito da un vero e proprio attacco di panico, si sedette al proprio posto sul divano, l’unica àncora in quell’inferno d’incertezza che stava minando il suo rigido programma. Accese la televisione per distrarsi e fu piacevolmente sorpreso nel vedere che la CBS stava trasmettendo la replica di una puntata della serie televisiva “Dottor Who”. Per un attimo si dimenticò del bucato, ma quando la pubblicità lo riportò al presente scattò in piedi e rimase impalato davanti allo schermo. L’istinto fu quello di afferrare il telefono e chiamare Leonard, ma subito si ricordò delle parole dell’amico che era stato molto chiaro a tal proposito. Non voleva in alcun modo essere disturbato a meno che non ci fosse stata una vera emergenza.  Questo per Sheldon voleva dire solo due cose: un’imminente apocalisse o un incendio. Per un momento gli balenò in testa di appiccare un piccolo fuoco, giusto quel poco per far rincasare Leonard. Ma gli andava veramente di correre il rischio? Per quanto l’idea lo tentasse, l’immagine dei suoi preziosi album a fumetti ridotti in cenere lo fece desistere da quell’idea bislacca.

Alla fine giunse all’unica soluzione logica possibile: avrebbe chiesto a Penny di accompagnarlo al supermarket. Mentre attraversava il pianerottolo per raggiungere l’appartamento 4B non poté far a meno di pensare che Penny si sarebbe sicuramente presa gioco di lui. La poteva già sentire col suo tono beffardo rincalzarlo per essersi “dimenticato” di comprare il detersivo. Dimenticato! Che sciocchezze! Sheldon Cooper ha una memoria eidetica, non può dimenticarsi nulla. Il vero motivo della sua deficienza di detersivo era un’altra. Per tutta la settimana era stato meramente distratto dal continuo lagnarsi di Leonard circa la recente rottura con Penny, e questo dava a Sheldon tutto il diritto di addossare la colpa al coinquilino e di conseguenza anche alla cameriera, così da potersi svincolare preventivamente da ogni accusa.

Si fermò di colpo quando sentì una voce provenire dall’interno 4B. Era semplicemente la voce squillante di Penny che, a giudicare dalle pause che intervallavano le sue frasi, stava parlando al telefono con qualcuno. Niente di speciale, solo la chiamata settimanale alla sua famiglia in Nebraska.

Sheldon rabbuiato, si girò per tornare al suo appartamento. Conoscendo Penny quella telefonata sarebbe potuta durare per molto tempo e lui non aveva alcuna intenzione di starsene lì ad aspettare, ma prima che potesse raggiungere il 4A, qualcosa attirò la sua attenzione.

“No, mamma! Te l’ho detto! Vivere in California non mi ha fatto diventare lesbica! Anche se sono nuovamente single, questo non significa che mi sono arresa con gli uomini…non ancora almeno…”.

Sheldon non aveva avuto alcuna intenzione di origliare. Il suo udito era semplicemente molto sviluppato, quasi fuori dal comune. Si era affinato tantissimo durante il periodo pre-adolescenziale quando, a scuola, doveva scappare e nascondersi dai bulletti che comunque riuscivano a pestarlo un giorno sì e l’altro pure. Ci fu un’altra pausa, poi si sentì nuovamente la voce Penny.

“In effetti c’è un ragazzo che mi piace. Ma è il ragazzo della porta accanto e sarebbe estremamente imbarazzante, soprattutto dopo quello che è successo!”.

Sheldon avvertì una strana sensazione allo stomaco. Era una sensazione che aveva sperimentato solo al lavoro o in ambito familiare, ma anche in quei contesti era capitato di provarla di rado. Di certo non l’aveva mai percepita così forte e distinta. La sua parte razionale continuava a combattere contro l’irrazionalità di quell’emozione, ma alla fine, Sheldon si ritrovò a dover ammettere , suo malgrado, di essere geloso.

 Perché mai dovrei essere geloso di Penny? -  si chiese deglutendo e cercando di rimanere calmo.

Quell’interrogativo gli martellava la testa e non lasciava spazio a nient’altro. Respinse quella deplorevole condizione e si mise ad analizzare i fatti in modo analitico. Giunse alla conclusione che Penny era la causa del perenne umore nero di Leonard e il fatto che il suo coinquilino fosse sempre depresso ricadeva anche su di lui, sul suo calendario e sulla sua routine. Penny aveva un’enorme influenza su Leonard e, per un attimo, Sheldon si sentì geloso nel doverlo condividere con lei. Certo, Leonard era il suo migliore amico e ci teneva a lui,  ma teneva ancor di più alle proprie abitudini. Il giovane fisico tirò un sospiro di sollievo pensando di aver trovato una risposta plausibile alla sensazione provata inizialmente. Ma quello che sentì dopo spazzò via anche quella conclusione.

 “No, mamma! Non lui! Mio dio, no, non ancora!”.

Lo stomaco di Sheldon si contrasse. Seguendo la logica del rasoio di Ockham, arrivò alla conclusione che Penny aveva appena ammesso di essere interessata a lui.  Fece nuovamente una rapida riflessione, mettendo insieme tutti gli indizi che aveva a disposizione. Lui era “il ragazzo della porta accanto”. Il “no, non ancora lui”, aveva inaspettatamente squalificato Leonard, e anche se fossero stati inclusi Wolowitz e Koothrappali nella categoria del “ragazzo della porta accanto”(cosa tra l’altro più che verosimile dato che i due passavano tutto il tempo libero nell’appartamento 4A), Sheldon si ricordava benissimo che Penny trovava disgustose le avances di Howard e che in alcun modo avrebbe potuto instaurare un rapporto con Raj, il quale riusciva a parlarle solo da ubriaco.

“Sì, mamma, è quello alto…”.

Lo stomaco di Sheldon si contrasse in uno spasmo più forte. Una nuova sensazione si impadronì di lui, ma questa volta era una sensazione che conosceva fin troppo bene. Sheldon era compiaciuto. Tuttavia il suo turbamento crebbe quando si rese conto di essere compiaciuto perché Penny provava qualcosa per lui. Lui era un uomo di scienza, un futuro premio Nobel, non aveva tempo per certe cose! Una serie di emozioni contrastanti si intrufolarono nella sua mente lasciandolo basito, ma non poté evitare di sorridere mentre faceva ritorno all’appartamento 4A. Improvvisamente il detersivo, il bucato, erano diventati pensieri lontani.

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Capitolo 2
*** Reaction and Awareness ***


Penny detestava il turno del sabato mattino. Questo principalmente perché le impediva di fare tardi il venerdì sera e la obbligava, il mattino dopo, ad alzarsi prima delle undici. Come se non bastasse ogni sabato mattina c’era un’alta probabilità che al Cheesecake Factory  fossero organizzate delle feste di compleanno, perlopiù per un branco di bambini urlanti e scalpitanti, che rovesciavano i bicchieri e impiastricciavano tutto con le loro manine sporche di glassa per torte. I genitori, seduti due tavoli più in là, avrebbero dovuto controllarli a vista, ma il più delle volte era Penny a doversene a occupare. Sì, il turno del sabato faceva davvero schifo.

L’unica vera consolazione per Penny era sapere che la serata sarebbe stata libera. Il sabato era il giorno del bucato, e quella, da un po’ di tempo, era diventato l’unico momento piacevole del suo fine settimana. Ma non era sempre stato così.

All’inizio, appena si era trasferita, trovarsi da sola con Sheldon in lavanderia non era poi così piacevole.  Lui la bacchettava per ogni cosa e con il suo tono saccente gli spiegava questo, quello. Era veramente irritante ritrovarsi da soli con lui soprattutto se di mezzo c’era pure una bacinella di panni da lavare. Poi venne il periodo in cui, invece, riusciva a trarre beneficio da quella situazione e dall’ossessione di Sheldon di rispettare i programmi e concludere le cose. Se Penny aveva un appuntamento o aveva in programma un’uscita con le amiche, iniziava a fare il suo bucato, poi aspettava Sheldon e infine gli chiedeva di finire il suo bucato per lei. All’inizio Sheldon era stato tassativo. Quando mai si può ottenere qualcosa da Sheldon con facilità e senza scendere a compromessi? Ma dopo che Penny, astutamente, gli aveva ricordato il loro status di amici e la convenzione sociale non opzionale di farsi favori a vicenda, Sheldon si era visto costretto a cedere. Così, quando Penny rientrava, a notte tarda con lo scemotto di turno o da sola, con le scarpe coi tacchi in mano e gli occhi appannati dall’alcool, poteva scommettere quello che voleva che la sua bacinella, coi panni puliti e piegati minuziosamente, era sempre là, sopra il tavolino da caffé.

Tuttavia  questa prassi durò pochi mesi ,perché Penny si rese presto conto di essere stata ingiusta con lui. La rivelazione l’ebbe uno di quei sabato sera quando Sheldon si presentò alla sua porta alle 19.15, un’ora prima di scendere in lavanderia. Era venuto a domandarle se quella sera aveva in programma  di partecipare alle sue solite attività sociali e quando gli ebbe confermato di sì, lui le aveva proposto di consegnargli subito i panni da lavare, così da permettergli di fare prima un giro dei panni bianchi e poi dei colorati. In quel momento Penny si era sentita molto in colpa e aveva rinunciato subito al privilegio di farsi fare il bucato da Sheldon.  Perciò la bionda ricominciò a fare il proprio bucato da sola e ad incontrarsi con lui in lavanderia, a meno che non avesse un turno di straordinario o, più avanti nel  tempo, un appuntamento con Leonard. Ma poi la relazione con il fisico occhialuto si era schiantata al suolo alla velocità della luce al quadrato sulla materia e perciò, ogni sabato alle 20.15, Penny era tornata a sedersi sull’asciugatrice e ad ascoltare gli irritanti sproloqui di Sheldon.

Tuttavia, da quel periodo in poi, prese coscienza di essere stata risucchiata in una routine che piano piano cominciava a piacerle. Si sentiva stranamente felice quando scopriva che era stata inserita nel turno del sabato mattina e se non era stata inserita, faceva richiesta esplicitamente per lavorare a quell’ora. Non era certo difficile cederle quel turno. Chi mai vorrebbe lavorare di sabato? Tutti sanno che gli appuntamenti migliori capitano il sabato sera. Ma il sabato sera era il giorno del bucato. E nonostante la catastrofe con Leonard fosse recente, il sabato divenne anche la sera del film a noleggio. Mentre Leonard, Howard e Raj uscivano per rimorchiare, Sheldon e Penny  si ritrovavano da soli al 4A, e anche se il noleggio del film era una vera e propria gara a chi indisponeva di più l’altro con la propria scelta, alla fine, riuscivano sempre a trovare un accordo. Certo, Sheldon non poteva sopportare le commedie romantiche e Penny non avrebbe mai apprezzato la fantascienza, ma la cosa funzionava ed era diventata un’altra piacevole routine.

Da allora ogni sabato, finito il turno del mattino, Penny tornava a casa, si trascinava su per le scale fino al suo appartamento, si faceva una doccia e poi si buttava sul letto a ripensare alla settimana che era appena trascorsa. In effetti, quell’ultimo passo era qualcosa che aveva sempre fatto. Ripercorreva con la mente giorno per giorno per poi, nel pomeriggio, chiamare casa e raccontare alla sua famiglia cosa le era successo durante  la settimana. Amava la sua famiglia, ma di solito non si tratteneva troppo lungo al telefono, c’erano cose che semplicemente preferiva tenersi per sé, ma la sua ultima telefonata a casa fu un pochino diversa.

Ed è lì che tutto ebbe inizio. L’unica cosa che stava continuando a fare da circa due mesi era ripercorrere mentalmente le settimane e a crogiolarsi in quei pensieri.  Ripensava al film che aveva visto con Sheldon la settimana prima, a come l’aveva massacrato giocando ad Halo il mercoledì sera, a quando il “giovedì del tutto può accadere” , Sheldon si era presentato alla sua porta chiedendole di preparargli gli spaghetti con i wurstel tagliati a pezzetti. E ancora, si ricordava di quel giorno quando le aveva raccontato quella complessa barzelletta scientifica, e che la cosa che l’aveva scioccata di più era il fatto di averla capita e persino trovata divertente. In quell’occasione era scoppiata a ridere dopo il suo “bazinga” e aveva cercato il suo sguardo. Vederlo sorridere le aveva provocato una strana vibrazione allo stomaco, una sensazione che non aveva più provato da moltissimo tempo.

Quando dopo quell’episodio era ritornata al suo appartamento, si era seduta sul divano in uno stato febbrile, incredula, con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata. Non poteva credere di aver provato una simile sensazione in quel determinato contesto.

Cazzo!

Provava davvero qualcosa per Sheldon? Per Sheldon?? L’uomo più irritante, arrogante, sociopatico, germofobico che avesse mai conosciuto? Sheldon che odiava il contatto fisico? Sheldon con tutte le sue stramberie? Un uomo con una personalità così ossessiva da lasciare basito praticamente chiunque? Se fosse esistita una versione “Sheldon light”, probabilmente sarebbe stato difficile interagire anche con quella.

Quando cavolo aveva iniziato a provare dei sentimenti per lui? Penny iniziò a rifletterci e alla fine dovette ammettere con se stessa che tutto era iniziato già dal primo giorno che l’aveva conosciuto. L’aveva notato subito. Lui così alto,( sì, aveva sempre avuto un debole per gli uomini alti!), gli occhi blu, i vestiti strambi. Poi aveva notato la sua lavagna con tutti quegli indecifrabili simboli scritti sopra e aveva arguito che fosse uno di quegli spaventosi/affascinanti ragazzi geniali. Poi Leonard l’aveva distratta, cercando di attirare tutta l’attenzione su di lui, ma Sheldon non aveva fatto una piega. Non si era comportato da tipico maschio alpha, era semplicemente ritornato ai suoi calcoli, indifferente. Con l’andare del tempo però, Penny era venuta a conoscenza di tutto il bagaglio di Sheldon, dalla sua genialità al suo folle modo di vivere  e la scintilla si era spenta. Estinta, pensò.

Ed è così che Penny aveva sempre pensato a Sheldon, come ad un ragazzo geniale ma altrettanto impossibile. Almeno fino ad allora. Ora si rendeva conto di piccole cose che prima le erano sfuggite. Nonostante le facesse notare, quasi quotidianamente, che aveva un intelletto inferiore, non lo faceva  mai con l’intenzione di ferirla. Penny si rese conto che si comportava così con chiunque e che riportava i fatti così com’erano. Senza  cattiveria o malizia.

Ripensò ai suoi occhi azzurri, di un azzurro quasi impossibile che le facevano tornare in mente gli ampi cieli tersi del Nebraska. Ripensò al suo accento del Texas e al suo modo di pronunciare le frasi quando si prendeva gioco di qualcuno o di qualcosa. Pensava alla sua voce che le faceva pensare a casa, anche se erano cresciuti a mille chilometri di distanza.

Ma come poteva pensare di cambiare le cose tra di loro? Lui litigava con lei continuamente. Normalmente le sarebbe bastato sbattere le ciglia, arricciarsi i capelli con un dito, impostare la voce in un tono civettuolo e sexy. Con gli altri uomini funzionava sempre.  Ma non avrebbe funzionato con Sheldon Cooper. Sheldon la spingeva a fare di più, a dare il meglio di se stessa. Lui non aveva bisogno che lei fosse sexy, lei doveva essere solo Penny. Non la cameriera, non la ragazza facile in discoteca, non la ragazza figa della porta accanto. Solo Penny.

Cazzo al quadrato!

Sì, aveva una cotta per lui. Ma non c’era modo di potersi avvicinare a lui in quel modo. Da quando l’aveva conosciuto, Sheldon non aveva mai espresso interesse nell’avere una relazione romantica con qualcuno. Era troppo coerente con se stesso, troppo socialmente fuori dal mondo ma al contempo leale, premuroso e divertente, (a modo suo).

Tre settimane prima, dopo la serata del bucato e del film a noleggio, Penny si era buttata a letto ed era scoppiata a piangere, consapevole del fatto che era innamorata di un ragazzo che probabilmente non l’avrebbe mai corrisposta.

E così, dopo tre sabati e dopo essersi tenuta dentro quei sentimenti così lungo, decise di parlarne con sua madre. Non contava di ricavarne qualche consiglio utile per far cambiare le cose, aveva solo bisogno di sfogarsi con qualcuno. Quello che non sapeva era che Sheldon aveva, senza volerlo, ascoltato la conversazione e che le cose da lì a poco sarebbero rapidamente cambiate.

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Capitolo 3
*** + or - ? ***


Sheldon era di nuovo al sicuro nell’appartamento 4A, ma la sua mente continuava a macchinare. Penny provava dei sentimenti nei suoi confronti e questo, inaspettatamente, non gli dispiaceva. Com’era possibile? Non se lo riusciva a spiegare. Era certo, comunque, che se in passato era riuscito a scrivere un algoritmo sull’amicizia, sarebbe venuto a capo anche di questa odiosa faccenda.  Dopo un’ora e mezza però, era ancora seduto alla sua scrivania, gli occhi vitrei che fissavano il laptop, senza una soluzione e senza aver trovato nulla, a parte qualche stomachevole sito internet che lo turbò ulteriormente. Sicuramente sua madre gli avrebbe ricordato che siti come quelli avrebbero fatto piangere Gesù e, per una volta, si trovò assolutamente d’accordo con lei.

In quel momento avrebbe dovuto occuparsi di questioni molto più importanti. Da sempre Sheldon era fermamente convinto che il mondo sarebbe stato un posto migliore se ognuno avesse speso più tempo a concentrarsi sulle cose importanti e meno tempo nel cercarsi un compagno al solo fine di avere rapporti sessuali . Ricordava fin troppo bene come gli istinti più bassi avessero mietuto vittime tra i suoi colleghi. Di sicuro Wolowitz avrebbe ottenuto il dottorato se non fosse stato alla perenne ricerca di un coito. Così aveva giurato a se stesso che nessuna urgenza  biologica si sarebbe messa in mezzo tra lui e la vittoria del premio Nobel.  Ed era proprio per questo motivo che aveva sempre  accuratamente evitato ogni tipo di relazione romantica. Non era interessato a niente che non fosse il suo lavoro o, al massimo, ai fumetti, i videogiochi e i film di fantascienza. Ma quel pomeriggio, quando aveva preso coscienza che Penny provava qualcosa per lui,  era scattato qualcosa.  Forse si trattava di curiosità scientifica, forse di un meccanismo primordiale, ma quello che lo irritava di più era il fatto di non riuscire a trovare una risposta.

Se non fosse riuscito a trovare un’equazione per spiegare le relazioni romantiche, come avrebbe potuto risolvere il problema? Aveva preso in considerazione di usare la sua lavagna per elencare gli elementi base che aveva a disposizione, ma non era sicuro di quando Leonard sarebbe rientrato a casa. Le convenzioni sociali suggerivano che Leonard non ne avrebbe dovuto sapere nulla, poiché era inaccettabile fare congetture sull’ex amante di un amico. Ma era di questo che si trattava? Stava facendo congetture su Penny?

No, fare congetture non era la parola corretta. Voleva studiare? Capire? Sì, capire!

Afferrò un quaderno per gli appunti e cominciò a scrivere febbrilmente.

  • Penny prova qualcosa per me
  • Sono soddisfatto all’idea che Penny provi qualcosa per me
  •  Penny è esteticamente molto gradevole
  • Il livello di istruzione di Penny si ferma alle scuole superiori

Sheldon continuava a riempire il quaderno con piccole annotazioni, poi aggiungeva ad ognuna di esse un simbolo positivo o negativo così da riuscire a qualificarle. Mise subito un più al fatto che si trovasse soddisfatto all’idea che Penny provasse qualcosa per lui, così come per il suo essere graziosa. Mise un meno per la sua istruzione, ma non riuscì in alcun modo a qualificare in maniera positiva o negativa il fatto che Penny provasse qualcosa per lui. Ignorò per un attimo quella questione e continuò a compilare la lista.

  • Penny è disordinata (-)
  • Penny è premurosa e gentile (+)
  • Penny tocca il mio cibo (-)
  • Penny prende sempre la giusta ordinazione quando andiamo a mangiare al Cheesecake Factory (+)

Il fisico si picchiettava la penna sulle labbra, la testa leggermente inclinata e gli occhi socchiusi. Era totalmente concentrato in quello che stava scrivendo. Notò che i fattori positivi stavano aumentando mentre quelli negativi avevano comunque un risvolto positivo:

  • Penny entra in camera mia (ma spesso per prendersi cura di me quando sono malato/triste) (- +)
  • Penny mi canta “soffice kitty” (+)
  • Penny cucina gli spaghetti proprio come li fa mia madre (+)
  • Penny mi batte spesso ai videogiochi (Il che la rende una degna avversaria) (- +)
  • Penny si siede al mio posto (ma è in grado di dire agli altri perché non dovrebbero farlo) (- +)
  • Penny è uno dei miei migliori amici (+)

Infine decise di scrivere e sottolineare le due annotazioni che gli sembravano più significative per giungere alla conclusione finale.

  • Penny è la ex di Leonard (-)
  • Penny non capirà mai il mio lavoro (ma di conseguenza non lo saboterà in alcun modo) (- +)

Sheldon continuava a tenere la penna in mano, concentrandosi più a fondo per venire a capo della questione. Ma all’improvviso le palpebre si fecero pesanti e perse del tutto la cognizione del tempo. Si addormentò sulla scrivania e qualche ora dopo fu svegliato da qualcuno che gli picchiettava sulla spalla.

 

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Capitolo 4
*** The Tenure Turbulence ***


Quando Penny finì la conversazione telefonica con la madre si sentì molto sollevata. Per quasi tre mesi si era tenuta dentro quello che provava per Sheldon e parlarne con qualcuno era già qualcosa, anche se non ne aveva ricavato alcun consiglio a riguardo. Penny pensava a come avrebbe potuto gestire la situazione.  L’unica cosa che avrebbe voluto fare era quella di attraversare il pianerottolo, bussare alla porta dell’appartamento 4A, gettarsi al collo di Sheldon e baciarlo. Così, senza dargli una spiegazione. Ma sicuramente Sheldon sarebbe corso in bagno e si sarebbe scolato una bottiglietta di collutorio. Avrebbe pensato a quel bacio come a un dispetto più che ad un’ avance. No, non era una scelta saggia. Penny allora pensò che avrebbe potuto aspettare che fosse lui a venire da lei. Avrebbe flirtato e fatto allusioni. Ma anche quell’idea le parve pessima, pensando che quasi certamente Sheldon non avrebbe afferrato neanche quei segnali. Aveva già i suoi bei problemi col sarcasmo, figuriamoci se avrebbe potuto intuire di essere corteggiato!  Infine Penny prese la decisione che le sembrava la più giusta, anche se era la più difficile da accettare. Non avrebbe fatto alcunché, avrebbe ignorato i suoi sentimenti, sperando che prima o poi si sarebbero esauriti da soli.

Così la sera stessa,  una rassegnata Penny scese le scale per arrivare in lavanderia. Nonostante ciò, la prospettiva che quella era la serata del bucato e che, subito dopo, sarebbe diventata la serata del film a noleggio, la rese meno triste. Ma Sheldon non arrivava. 20.15. 20.17. 20.20. Sheldon era in ritardo. Sheldon non era mai in ritardo. Penny pensò che nella vita c’erano solo tre certezze: la morte, le tasse e il fatto che Sheldon Cooper avrebbe rispettato il suo programma settimanale. Se era in ritardo forse era per una qualche causa maggiore. Penny, che iniziò seriamente a preoccuparsi, uscì dalla lavanderia e iniziò a correre su per le scale, maledicendo per l’ennesima volta il fatto che l’ascensore fosse ancora rotto. Bussò alla porta dell’appartamento 4A  e quando non avvertì nessuna voce provenire dall’interno, aprì cautamente la porta. Sheldon stava dormendo, completamente abbandonato sulla sua scrivania.

“Ehm, tesoro?” sussurrò Penny entrando.

Come risposta ci fu solo un mugolio da parte di Sheldon che però rimase assopito. Penny gli si avvicinò fino a che fu abbastanza vicina da toccarlo. Così iniziò a dargli dei blandi colpetti sulla spalla. Sheldon si svegliò di soprassalto, facendo  un balzo sulla sedia e facendo trasalire Penny che indietreggiò spaventata.

“Penny, cosa ci fai qui?” esclamò il fisico sorpreso.

Poi come se si fosse ricordato di qualcosa d’importante, lanciò lontano, sulla scrivania, il quaderno che aveva in mano, come se fosse stato di fuoco.

“Tesoro, sono le 20.25! Ero preoccupata che stessi risolvendo uno dei tuoi problemi con le stringhe-non-so-cosa e che poi il tuo naso avesse cominciato a sanguinare e fossi svenuto. Non sei mai arrivato in ritardo il sabato del bucato!”

“Ah. Per quello”. disse Sheldon pensieroso. “Per quanto sia difficile crederlo, Penny, pare che io sia stato negligente nell’approvvigionamento dei miei consueti detergenti, ergo non mi sarà possibile fare il bucato stasera.”

Penny, che rimase confusa dalle parole “negligente”, “approvvigionamento” e “consueti”, intuì che Sheldon volesse dire di essere rimasto a corto di detersivo.

“Tesoro, sei non hai più detersivo, posso prestarti il mio!” propose la cameriera.

“Penny…questo comprometterebbe ancora di più il mio programma settimanale!” asserì Sheldon con visibile disappunto.

“E aspettare un’altra settimana per fare il bucato non lo comprometterebbe? Dai, usa uno dei miei detersivi!” esclamò Penny, ma subito si pentì di averlo contraddetto. Ora si aspettava un interminabile sproloquio su quanto fossero scadenti i suoi prodotti  e su quanta faccia tosta avesse avuto nel suggerirgli di usarli per il suo bucato. Certo, amava quello stramboide, ma questo non significava che avesse voglia di subirsi una ramanzina di quindici minuti. Ma Sheldon non disse nulla di tutto ciò e rimase pensieroso ad osservarla, poi pacatamente disse:

“E va bene Penny. Penso che questa sia una soluzione accettabile”.

“Davvero?” disse Penny un po’ incredula, spiazzata dal comportamento insolito di Sheldon- “Oh, okay! Allora si va?”

Sheldon andò a prendere la sua bacinella coi panni sporchi, poi entrambi scesero in lavanderia dove Sheldon iniziò con pignoleria ad infilare a uno ad uno i vestiti dentro la sua lavatrice preferita, che Penny teneva sempre libera per lui. Intanto Penny faceva lo stesso in un’altra lavatrice, non dando troppa attenzione a  quello che faceva Sheldon, ma lasciandosi trasportare da una musica che solo lei poteva sentire. Quando Sheldon ebbe terminato e azionato il tipo di lavaggio di suo gradimento, si girò verso Penny e rimase rapito dalla sua immagine. Fu una sensazione decisamente nuova, ma non giustificabile, che lo fece vergognare di se stesso. Non poteva non smettere di osservare le lunghe, sinuose e abbronzate gambe di Penny, i suoi fianchi armoniosi e il suo striminzito e attillato top fucsia. In quel momento, la biologia e la chimica scoppiarono come un fuoco d’artificio alla parata del quattro Luglio, e la brillante mente del dottor Cooper ebbe un devastante black-out.

Prima che avesse la possibilità di accorgersi e rimproverarsi per quello che stava facendo, si ritrovò a chiederle:

“Penny, se qualcuno volesse cambiare il paradigma di un’amicizia aggiungendo ad esso un aspetto romantico-platonico…come dovrebbe procedere?”

Penny si voltò di scatto verso Sheldon con gli occhi sgranati. Era certa che Sheldon si riferisse alla sua amicizia con Amy e questa consapevolezza le attraversò il cuore come se fosse stata trafitta da un dardo. Stava per rispondere ma la voce le era morta in gola. Sheldon continuò:

“Mi è dato pensare che non si possa semplicemente dire, così su due piedi, di essere interessati a qualcuno, ma che piuttosto si debba, e scusami per il termine gergale, “provarci” e poi procedere al corteggiamento”. Sheldon pronunciò quella frase con titubanza, e non solo perché era sconvolto dalle sue stesse parole, ma anche perché era conscio che chiedere alla donna che si voleva corteggiare circa la maniera per corteggiarla non era il metodo appropriato. Ma a chi altri avrebbe potuto rivolgersi? Leonard di sicuro non gli avrebbe fornito alcun aiuto, dati i precedenti disastrosi con Penny. E anche gli altri suoi amici, Wolowitz e Koothrappali, erano sempre stati inutili, se non deleteri nelle relazioni con il sesso opposto.

Penny, che aveva finalmente ritrovato la voce, rispose cercando di trattenere un’esplosiva emotività.

“Tesoro, questa è davvero un’ottima domanda,  ma io… non posso…Non mi sento bene, forse è meglio che me ne vada a letto. Ne parliamo domani, d’accordo?”

La ragazza non lasciò a Sheldon il tempo di replicare. Uscì velocemente dalla lavanderia e mentre risaliva le scale più in fretta che poteva, sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime.

Sheldon prova qualcosa per qualcuno, ma non sono io.

Questo pensiero le riecheggiò per la testa facendola impazzire per il dolore. Si chiuse la porta alle spalle, corse in camera, si buttò sul letto e pianse fino ad addormentarsi.

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