Ciò che siamo

di Lila_88
(/viewuser.php?uid=36821)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


CIO’ CHE SIAMO




PROLOGO



Addison era letteralmente fuori di sé. Si sentiva tremendamente in colpa per essere stata così cieca da non accorgersi in tempo che Amelia stava per ricadere nel tunnel della droga. Si sentiva in colpa per essersi arresa dopo una sola chiacchierata, senza riuscire a risolvere la situazione prima che fosse troppo tardi. Ed era troppo tardi. Amelia aveva lasciato casa sua e nessuno riusciva a rintracciarla. Era là fuori, con il suo ricettario a drogarsi, chissà dove. Pensò a Derek. Era inevitabile. Era con lui quando, anni prima, aveva lottato per strappare alla morte quella sorella così giovane, così fragile. Era morta per tre minuti, prima che Derek la rianimasse. Ricordava ancora quanto lui era stato sotto shock, dopo. Aveva trasformato la paura di perdere Amelia in una rabbia crescente nei suoi confronti. Addison non l'aveva mai visto tanto sconvolto. Come avrebbe potuto chiamarlo e dirgli che sua sorella aveva ripreso a farsi e lei non sapeva neanche dove fosse? Era anche colpa sua. Quando Amelia aveva deciso di fermarsi a Los Angeles, Addison era stata pronta a prenderla sotto la sua ala protettiva. Erano sempre state come sorelle, loro due. Quando Derek era stato ferito gravemente durante la sparatoria al Seattle Grace, Addison aveva cercato in tutti i modi di convincere Amelia ad andare da lui. Sapeva che Derek non voleva parlare con la sorella per proteggerla, ma li conosceva abbastanza per sapere che entrambi avevano bisogno di quell'incontro. Non poteva fare a meno di pensare alle ultime parole che Amelia le aveva rivolto: 'Abbiamo smesso di essere una famiglia quando sei andata a letto con il migliore amico di mio fratello!'. Non era così. Erano ancora una famiglia e, in quel momento, malgrado si sentisse impotente, Addison sapeva che una cosa la doveva fare. Si chiuse nel suo ufficio e compose il numero di Derek.
 
*****
 
Qualche ora dopo, Addison era all'aeroporto. Derek aveva deciso di partire non appena Addison gli aveva spiegato a grandi linee la situazione. Lo vide avanzare a passo veloce fra gli altri passeggeri, con il volto teso. Quando la raggiunse, sospirò.
 
"Sapevo che non potevo fidarmi di lei."

"No, Derek, non dire così, per favore. E' colpa mia. Amelia stava attraversando un periodo difficile e io non le sono stata vicina come avrei dovuto."


"E' una tossicodipendente. Era solo questione di tempo prima che ci ricadesse. Tu non hai colpe, non sei la sua balia."


"Lei è mia sorella. Anche se tu ed io abbiamo divorziato, Amelia rimane mia sorella. Rimane la ragazzina a cui pettinavo i capelli, che truccavo per il ballo scolastico. Era un mio compito proteggerla, prendermi cura di lei. Era bello averla qui con me."

 

Addison cercò di trattenere le lacrime. Si supponeva che fosse lei a dover confortare Derek, non il contrario. Lui la prese comunque fra le braccia e a lei ricordò tanto l'abbraccio con cui l'aveva accolta quando era andata a Seattle con Archer morente. Quell'abbraccio che la faceva sentire in qualche modo a casa. Il cellulare di Addison prese a suonare e lei scattò.
 

"Sam! Che cosa? Arriviamo."


 
Il sollievo aveva invaso il viso di Addison.
 

"L'hanno trovata. E' tornata allo studio, andiamo."






Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1
 

 
Le ore che seguirono, non furono affatto facili. Amelia era tornata come se niente fosse, dopo dodici giorni di assenza ingiustificata e con una novità. Lei e Ryan avevano intenzione di sposarsi. La presenza di Derek fu giudicata eccessiva da Amelia, che cercava di dimostrarsi sicura di sé. Charlotte, tuttavia, non si fece ingannare e scoprì che Amelia era ancora sotto l'effetto di droghe. Riuscirono a convincerla a ad ascoltare quello che avevano da dirle, ma non fu facile. Amelia voleva ancora droga, in cambio dell'ascolto. Nonostante il momento difficile, Sam non poté fare a meno di notare quanto Addison e Derek erano uniti. Amelia aveva inveito pesantemente contro di loro, ma, insieme, le avevano tenuto testa, cercando di farla ragionare. C'erano quasi riusciti, se Ryan non li avesse interrotti. E poi era successo. Addison aveva notato l'orologio al polso di Ryan e aveva guardato, con aria preoccupata, Derek. Quando anche lui aveva visto la stessa cosa, si era avventato contro sua sorella e l'aveva aggredita verbalmente. Aveva cercato di trattenersi, ma di fronte a quello, smise di farlo. Furono Sam e Pete a bloccarlo. Subito dopo, Derek si era allontanato, perché non riusciva a restare nella stessa stanza con sua sorella. Allora Violet aveva fatto la domanda cruciale: che significato aveva quell'orologio. Addison aveva provato a spiegarlo, ma Amelia si era scagliata contro di lei, insultandola per l'ennesima volta. Poi Ryan l'aveva portata via e il silenzio era calato sullo studio.
Sam si avvicinò ad Addison e le chiese se stava bene, ma lei aveva lo sguardo fisso verso la direzione che aveva preso Derek. Fece un sorriso tirato a Sam, poi andò dal suo ex marito. Mentre la guardava allontanarsi, Sam ebbe una strana sensazione. Come se, per la sua relazione con Addison, quello fosse l'inizio della fine.
Addison entrò nella stanza dove si era rifugiato Derek. Probabilmente non l'aveva scelto a caso, era lo studio di Amelia. Lui non alzò neanche lo sguardo, anche se sapeva che lei era lì.
 

"Pensavo di essere preparato a tutto. Dopo averla vista morta per tre minuti, pensavo che, questa volta, niente avrebbe potuto sconvolgermi. Ma l'orologio di papà… non so se questo riuscirò mai a perdonarglielo. Come potrò mai fidarmi ancora di lei? E' stato già difficile tornare a farlo una volta. E mia madre? Le ha rubato quell'orologio, come se non sapesse il significato che ha per lei, per noi tutti. Penso che, a questo punto, tornerò a Seattle, tanto non cambierà mai. Non serve a niente che io rimanga qui."

"Derek, so che per te è difficile tutto questo, ma credo che dovresti ascoltare quello che ho da dirti."


"Non ti ascolterò se hai intenzione di giustificarla! Ho sentito come ti ha trattata!"


"Non voglio giustificarla, voglio solo farti capire come è arrivata a questo punto. Avevamo un collega, si chiamava Dell. E' morto in un incidente stradale, mentre stava portando Maya a partorire. Aveva una figlia che si chiamava Betsy, che aveva già perso la madre. Dopo la morte di Dell, Betsy è stata data in affidamento e, tempo fa, è stata portata al St. Ambrose. Le eravamo tutti molto affezionati. Amelia ha dovuto operarla d'urgenza e, dopo, Betsy era in coma. Non era colpa di Amelia, ma lei ha ceduto all'alcool. Nonostante questo, è riuscita a salvare la vita a Pete. E poi…"

 
 
Derek ascoltava in silenzio, ma dopo quella pausa, alzò la testa per guardarla negli occhi.
 

"Una sua amica, con la malattia di Huntington, è tornata da Amelia, pronta a lasciarsi morire. Per evitare che si suicidasse alla scoperta della malattia, Amelia le aveva promesso l'eutanasia una volta che i sintomi avessero iniziato a manifestarsi."


"Oh, Amy…"


"In questo siete uguali, arrivate al limite dell'impossibile, pur di mantenere la parola data. Amelia non è riuscita, tuttavia, a completare la procedura, così ha portato l'amica in ospedale. Si è salvata, ma, una volta a casa, si è suicidata. Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Amelia ha ripreso a farsi e da lì in poi c'è stato il declino."

 

Derek sospirò, mentre i pensieri di Addison , per un momento, andarono al suicidio della madre, una ferita ancora fresca dentro di lei.
 

"Tu hai sempre voluto proteggerla perché era la più piccola e vedevi la sua fragilità. Lei ha percepito le tue paure e si è creata la sua maschera di spavalderia. E' diventata sfrontata, estroversa, per dimostrarti che non dovevi preoccuparti per lei, per farti capire che si poteva difendere da sola. Adesso la maschera è crollata, Derek. E ci sarà un momento in cui lei avrà bisogno di te. Puoi andartene, tornare a Seattle e voltarle le spalle. Oppure puoi restare e aiutarla a venirne fuori."


"E come? Non mi sembra che abbia intenzione di ascoltarci."

 

Addison lesse nello sguardo di Derek la volontà di rimanere. Le faceva un po’ di effetto il pensiero, ma sapeva che, insieme, avrebbero potuto superare tutto.

 
"Troveremo un modo. Non lasceremo che si distrugga un'altra volta. Vieni, andiamo a casa mia. Stasera dormi da me."

"Vivi in una roulotte?"


 

Addison sorrise e fu felice di constatare che Derek, malgrado tutto, non aveva perso il senso dell'umorismo.

 
"No, in una casa sulla spiaggia."

"Molto più adatta a Addison Montgomery Forbes."




Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2


 
Derek stava ammirando le onde che si frangevano calme sulla riva. Ormai era sera e i suoi pensieri andarono a Meredith. Aveva creduto nel matrimonio con il post-it, tanto da renderlo ufficiale in municipio. Aveva creduto che lei era quella giusta, ma dopo quello che era successo, gli sembrava di non conoscerla poi così bene. Non l'avrebbe mai pensata capace di manomettere il suo trial sull'Alzheimer. Non solo gli aveva rovinato la ricerca, ma, oltre ad aver anche perso il lavoro, Meredith aveva fatto perdere loro la possibilità di adottare Zola. Sembrava difficile, in quel momento, pensare ad un modo per risolvere le cose fra di loro. Dalla sdraio di legno, si voltò a guardare Addison avvicinarsi, con due bicchieri di vino rosso nelle mani. Gliene porse uno, poi si sedette di fronte a lui, sull'altra sdraio.
 

"A cosa stavi pensando?"

"Al fatto che hai avuto veramente tanto gusto nello scegliere questa casa. La vista è magnifica."


 
Si persero l'uno negli occhi dell'altro e solo Sam che, dietro Addison si schiarì la voce riuscì ad interromperli.
 

"Per non parlare poi del vicino migliore del mondo!"

 

Era evidente, almeno per Addison, che Sam non aveva gradito molto che avesse deciso di dormire in casa sua e non da lui per stare con il suo ex marito. Tuttavia Addison sapeva che Sam era troppo educato per fare una scenata in un momento del genere. Avrebbero rimandato ad un futuro non troppo lontano la lunga discussione a riguardo. Restò con loro per un po’ a parlare, mantenendo comunque un atteggiamento di distacco nei confronti di Addison. In fondo, entrambi sapevano che la loro relazione era al capolinea, dato che nessuno dei due aveva intenzione di cedere dalle loro convinzioni. Addison voleva un figlio a tutti i costi, Sam non era disposto ad averne altri. Quando Addison e Derek rimasero nuovamente da soli, Derek la guardò per qualche momento, scrutandola con i suoi occhi azzurri. Accortasi dello sguardo indagatore, Addison gli sorrise.
 

"Che cosa c'è?"


"Così, tu e Sam…"


 
All'allusione, il sorriso svanì dalla faccia della donna.
 

"Ho detto qualcosa di sbagliato?"


"No. E' vero, io e Sam abbiamo una relazione, ma ancora per poco."


"Che vuol dire, scusa?"


"Vuol dire che non vogliamo le stesse cose e nessuno dei due ha intenzione di scendere a un compromesso. Quindi verrà un momento in cui le nostre strade si separeranno e, questo momento, potrebbe arrivare molto presto."


"Ok, potrei fare finta di aver capito e chiudere il discorso educatamente, ma vorrei davvero capire a che cosa ti riferisci."


"Voglio un bambino, Derek. Non sono più disposta ad aspettare per averne uno e mi sono rivolta a uno specialista della fertilità. Sam, invece, non ne vuole neanche sentir parlare. Lui ha già Maya, non vuole altri bambini ed è irremovibile su questo punto. Così facciamo finta che questa divergenza non sia un problema. Fingiamo di non sapere che, una volta che ci sarà un bambino, e ci sarà, saremo costretti ad affrontare la realtà e a separarci."

 

Derek la guardò, senza sapere veramente che cosa dire. Poi decise di aprirsi, così come lei aveva fatto con lui.
 

"Meredith e io avevamo deciso di adottare una bambina del Malawi, Zola."


"Che cosa? Oh, Derek, è una cosa molto bella! Aspetta, perché ne parli al passato? Qualcosa è andato storto?"


"No, la pratica dell'adozione è filata liscia, senza intoppi. Solo che… Meredith ha manomesso la mia sperimentazione sull'Alzheimer ed è stata licenziata. Mi ha deluso molto, così ci siamo lasciati. L'assistente sociale l'ha scoperto e ci ha tolto la bambina."

 

Aveva parlato tutto d'un fiato, e adesso era Addison quella senza parole. Gli mise una mano sulla gamba.

 
"Mi dispiace! Ma come… Perché ha manomesso la sperimentazione?"

"L'ha fatto per Adele."


"Adele ha l'Alzheimer?"


"Si. E' stata inserita nella sperimentazione, ma solo per l'uso del placebo. Meredith ha scambiato la sua busta con quella di un altro paziente per farle avere il farmaco sperimentale. La cosa è venuta fuori, così la sperimentazione è saltata e lei è stata licenziata."


"Dio, Derek, non sapevo che stessi passando un periodo del genere, altrimenti non ti avrei chiamato! Avrei potuto gestire la faccenda di Amelia da sola e non metterti anche questo pensiero in testa."


"No, hai fatto benissimo a chiamarmi. So quanto bene vuoi a mia sorella, ma non è giusto che tutte le responsabilità ricadano su di te. E poi, nonostante la situazione di Amelia, cambiare aria per qualche giorno male non può farmi."

 

Restarono sulle sdraio ancora un po’ a parlare, poi arrivò il momento di andare a dormire. Nessuno dei due avrebbe saputo dire, in un secondo momento, chi avesse preso l'iniziativa o come si erano avvicinati tanto da sentire l'uno il respiro dell'altro, eppure, dopo uno sguardo fugace, le loro labbra si erano scontrate ed erano finiti nello stesso letto.




Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


 CAPITOLO 3



La mattina dopo, il telefono di Addison prese a squillare, svegliandola. Prima di rispondere, si voltò a guardare Derek, che mugugnava infastidito.
 

"Pronto? Si sono io, chi parla?"
 

Mentre ascoltava l'interlocutore all'altro capo del filo, la mano di Addison cadde sulla spalla di Derek, prendendo a scuoterla sempre più energicamente. L'uomo si alzò a sedere, guardandola accigliato.
 

"Certo, arrivo subito. Grazie per avermi informato."

 

La donna riattaccò, guardando Derek pallida in volto.

 
"E' successo qualcosa ad Amelia?"

"No, lei sta bene, ma… Ryan è morto. A quanto pare si è svegliata e lui era  morto accanto a lei. Era un poliziotto al telefono. Amelia gli ha chiesto di contattarmi, vuole che la portiamo a disintossicarsi."


"Andiamo."

 

I loro gesti, nel vestirsi e prepararsi per uscire erano concitati, frettolosi. Entrambi erano scossi; entrambi pensavano alla stessa cosa: al posto di Ryan poteva esserci Amelia. Si facevano insieme, era solo un puro caso che fosse morto lui e non lei, o tutti e due. Non c'era spazio per parlare di quello che era successo tra di loro. Non c'era spazio per eventuali imbarazzi o rimorsi. L'unica cosa a cui riuscivano a pensare era Amelia, in una stanza d'albergo con il fidanzato morto accanto nel letto, che aveva chiesto finalmente aiuto. L'andarono a prendere. Era sotto shock e stringeva fra le mani l'orologio del padre. Derek dimenticò tutta la rabbia accumulata nei suoi confronti. Non c'era spazio nemmeno per quella. Si sentiva solo sollevato a vederla respirare ancora. Stretta fra Addison e Derek, Amelia si lasciò portare fuori dall'albergo, poi in macchina, poi alla clinica di disintossicazione. Ebbe qualche tentennamento una volta lì, ma Derek la strinse più forte e Addison le fece coraggio. Alla fine si decise a rivolgersi alla donna della reception.
 

"Sono Amelia Shepherd e sono qui per ricoverarmi."

 
*****
 
Dopo, in macchina, Addison e Derek sospirarono di sollievo. Amelia stava bene. Era viva, si sarebbe disintossicata e tutto
sarebbe tornato come prima. Sarebbe stato difficile per lei, dato che aveva perso l'uomo che amava, ma, con il tempo, sarebbe stata più forte, abbastanza da continuare a vivere.
 

"Pensavo che avresti ripreso l'orologio, per riportarlo a tua madre."

"Credo che, in questo momento, ne abbia più bisogno Amelia. Grazie, Addison."


"Grazie?"


"Si, tu per Amelia sei sempre stata molto importante. Probabilmente più delle sue stesse sorelle. E ne ho avuto la conferma oggi. Lei ha chiamato te, voleva avere te vicino."


"C'eri anche tu. Penso che per lei sia stato fondamentale averti lì."


"Forse, ma senza di te non sarebbe stata la stessa cosa. Non è un caso che abbia scelto di stabilirsi a Los Angeles e costruirsi una vita qui dove sei tu. Ho sempre sperato che questo legame che c'è fra di voi non si spezzasse mai. Mi ha detto che sei stata tu ad insistere perché venisse a Seattle, dopo la sparatoria. Devo ringraziarti anche per quello. Ho cercato in tutti i modi di tenerla lontana, ma, alla fine, ero felice di averla lì."


"Però, se io non l'avessi trascurata negli ultimi tempi, magari non saremmo arrivati fino a questo punto."


"Non voglio che ti incolpi per questa cosa. Ha passato un periodo difficile e ha ceduto ad una tentazione. Tutto qui. L'importante è che adesso si disintossichi. E che sia viva."


"Certo."

 

Addison avrebbe tanto voluto chiedergli che cosa avrebbe fatto. Di sicuro, prima o poi, doveva tornare a Seattle. Con il problema di Amelia risolto, riuscì a pensare alla notte trascorsa. Era come se gli anni trascorsi non fossero mai esistiti. Come se Seattle e Mark Sloan non ci fossero stati. Era stato come tornare ai loro anni felici, al loro essere Addison e Derek di un tempo. Eppure, dovevano tornare alla realtà. Lei stava con Sam e la sua priorità era avere un figlio. Derek, per quanto si fossero lasciati, amava sicuramente Meredith. Sapeva che quello che era successo non poteva essere che una salto nel passato dettato dal momento e che entrambi dovevano andare avanti con le loro vite. Ogni tanto, mentre guidava, si voltava a guardare Derek, cercando di capire a cosa stesse pensando, ma lui non staccò mai gli occhi da un punto non ben definito, al di là del finestrino. Molto probabilmente, si era pentito per quello che era successo fra di loro. Il resto del tragitto lo passarono in silenzio. Una volta arrivati allo studio, Sam e gli altri vollero sapere come stava Amelia. Addison li aveva avvisati prima di recarsi alla clinica. Tutti, in particolar modo Violet, sembrarono notare la complicità fra Derek ed Addison. L'unico che non sembrava sorpreso del tutto era Sam, che li conosceva entrambi. Ad un certo punto, Derek si alzò, schiarendosi la voce. Il suo telefono stava suonando .
 

"Pronto, Owen, dimmi."

 
Quando riattaccò, guardò per un momento Addison.

 
"Devo tornare a Seattle per un intervento importante."

"Ti accompagno all'aeroporto."

 

Derek stava per rifiutare, ma vide lo sguardo di Addison e annuì. Era evidente che lei aveva bisogno di parlare di quello che era successo la notte precedente. Neanche lui, si rese conto, poteva andarsene senza dirle una parola. Sam finse di ignorare quegli sguardi, anche se gli sembrava di aver fatto un salto indietro nel tempo ed essere tornato ai tempi in cui Derek e Addison erano ancora una coppia felice.
 

 
Non parlarono fino a che, già all'aeroporto, il volo di Derek era vicino alla partenza. Fu Addison ad aprire bocca per prima.
 

"Anche se problematiche, noi abbiamo delle relazioni. Io amo Sam e tu ami Meredith. Però lascia che ti dica che non riesco a sentirmi in colpa per quello che è successo. Mi sono sentita viva, dopo parecchi giorni di grigiore."

"Anche per me è la stessa cosa.”



Si guardarono negli occhi, sorridendo. Nonostante tutto, si conoscevano ancora tanto bene da capirsi al volo. Entrambi sapevano che quella fra di loro era stata solo una parentesi all’interno delle loro vite, ora nettamente separate. Si salutarono con un ultimo abbraccio, che durò a lungo.




Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 


I cinquanta giorni di ricovero nella clinica di disintossicazione stavano terminando per Amelia. C'era voluto quasi un mese affinché Amelia accettasse la visita di Sheldon. Si sentiva tremendamente in colpa per le cose orribili che aveva detto ai suoi colleghi e a suo fratello, ma l'amico la rassicurò. Nessuno di loro ce l'aveva con lei. Volevano solo che si riprendesse e tornasse a lavorare. Addison aveva chiesto a Derek se voleva essere presente per la riunione che Amelia doveva avere con i familiari prima della dimissione. Lui ovviamente aveva accettato. Ci teneva ad esserci per sua sorella. In più non gli dispiaceva allontanarsi qualche altro giorno da Seattle. Alla fine, Richard si era preso la colpa per la manomissione della sperimentazione, facendo così reintegrare Meredith, la quale aveva abbandonato la specializzazione in neurochirurgia per passare a quella in chirurgia generale. Adesso che lavoravano separati, le cose fra di loro sembravano andare leggermente meglio, anche se Derek era tornato ad abitare nella roulotte e lei a casa sua.
 
 
Ad aspettarlo all'aeroporto questa volta non c'era Addison, ma Sheldon. Derek cercò di ricordarsi il suo nome mentre lo raggiungeva e si chiedeva il motivo di quella presenza.
 

"Ciao Derek, sono Sheldon, un collega di Addison e Amelia. Probabilmente ti stai chiedendo come mai ci sono io e non Addison, ma lei aveva un'urgenza in ospedale."

"Non c'è problema. Allora, a che ore è l'incontro?"

"Oggi pomeriggio alle 17. Vieni, andiamo allo studio."
 

Ebbe la sensazione che qualcosa doveva essere successo dall'ultima volta che era stato lì. Si respirava un'aria tesa. Quando entrarono in cucina, uno dei dottori - se ricordava bene lo specialista in fertilità che seguiva Addison, alzò lo sguardo imbarazzato su di lui. Violet e Pete si ignoravano deliberatamente, anche se a lui era sembrato di capire che erano sposati e avevano anche un figlio insieme. Charlotte e Cooper entrarono ridendo fra di loro e salutarono Derek, cercando di darsi un contegno.
 

"Bentornato."

"Grazie. Sam non c'è? Anche lui un'emergenza in ospedale?"
 

Tutti si guardarono non sapendo che cosa dire. Derek li guardò stupito, poi finalmente Violet si schiarì la voce.
 

"Sam ha lasciato lo studio da due settimane."

"Che cosa? Come mai?"

"Beh, credo che lui e Addison si siano lasciati."

"Credi? Non ne siete sicuri?"
 

Violet stava per aprire nuovamente bocca, ma Jake si intromise.
 

"Credo che siano affari loro e noi non dovremmo parlarne. Sam se n'è andato, punto e basta."
 

Jake si alzò ed uscì dalla stanza, lasciando tutti senza parole. Quasi si scontrò con Addison, che stava arrivando a passo svelto, un po’ nervosa per la presenza di Derek. Si abbracciarono, tenendosi stretti per qualche secondo in più, attirandosi addosso gli sguardi curiosi degli altri dottori.
 

"Sono felice che tu sia riuscito a venire."

"Non potevo mancare. Me la sono presa così tanto con mia sorella, ma sono stato il primo ad allontanarla da me. Non ci sono mai stato per lei, negli ultimi anni. Dovrei essere più presente nella sua vita."

 

Ad uno ad uno, i presenti, con una scusa o con un'altra, lasciarono la cucina e i due rimasero da soli.
 

"Come stai?"
 

Addison sospirò.
 

"Ti hanno detto di Sam, non è vero?"

"Mi hanno detto che ha lasciato lo studio perché voi due vi siete lasciati. E' così?"


"Diciamo di si. E' successo l'inevitabile. Io ho ottenuto quello che volevo, ma al prezzo di perdere Sam."


"Cosa? Vuoi dire che…?"


"Sono incinta!"


"E' meraviglioso! Sono contento per te!"

 

Derek l'abbracciò, ma Addison mostrò un entusiasmo tirato. Accortosene, Derek ritirò il sorriso.
 

"Qualcosa non va?"

"Oh, no. Sono felice. Incinta e felice. Esattamente quello che volevo."

 

Addison faticava a non dirgli la verità, ma si era preparata a quel momento. Aveva deciso di mantenere il segreto. Lei era rimasta incinta e Sam aveva deciso di andarsene. Non aveva detto bugie, in fondo. Era tuttavia difficile non ripensare al giorno in cui aveva scoperto della sua gravidanza.



Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
 

/***/ FLASHBACK /***/
 

Il suo sogno stava per realizzarsi. Il gran giorno era arrivato. Avrebbe fatto l'impianto e, incrociando le dita, sarebbe rimasta incinta. Nove mesi di attesa per vedere, finalmente, il suo bambino. O bambina. Già si era sentita diversa, probabilmente per l'emozione. Bussò impaziente all'ufficio di Jake Reilly, colui che aveva ridato una speranza al suo bisogno di diventare madre. Lui la fece entrare, sorridendole e cercando di metterla a suo agio.
 

"Accomodati pure sul lettino. Ho pensato che sia meglio fare prima un'ecografia, così per vedere se è tutto ok."

"Oh, va bene."
 

Quando fu pronto, Jake si sedette per fare l'ecografia. Non riuscì a nascondere la sua sorpresa quando vide l'inatteso. Addison, non vedendo lo schermo, si preoccupò.
 

"Jake!  Che succede? Qualcosa non va?"

"No, no, al contrario!"


"Che vuol dire al contrario?!"


"Beh, avevo capito che Sam non voleva altri figli e che, quindi, prendevate delle precauzioni."


"Cosa? Che stai dicendo?"


"Sto dicendo che non c'è bisogno di alcun impianto. Addison, sei incinta."


"Oh mio Dio..."

 

Mentre sul viso di Jake si formava un'espressione eloquente, su quello di Addison la consapevolezza stava sostituendo la sorpresa. Quello che era successo dopo, era stato solo la conseguenza di un equivoco. Troppo scioccata per aggiungere altro, ma al contempo felice per la buona notizia, Addison aveva lasciato lo studio di Jake ed era andata via. Aveva bisogno di riflettere. Nei giorni seguenti, Jake era stato assente per seguire un caso in un'altra città, mentre Addison aveva trovato il coraggio di dire a Sam che era incinta, ma non era riuscita a dirle la verità. Quando Jake era tornato, aveva incrociato Sam nella cucina.

 

"Ciao Jake, bentornato."


"Ciao Sam, come va?"


"Insomma. Sto cercando di abituarmi alla novità. Sai, Addison… Cioè, so che non era una novità e che prima o poi sarebbe accaduto, comunque è più difficile di quanto pensassi."

 

Jake annuì.
 

"Capisco che tu abbia ancora qualche dubbio, però mi hai stupito molto. Non credevo che avresti cambiato idea. Devo ammettere che, il giorno dell'impianto, sono rimasto veramente senza parole. Certo, avrei preferito essere avvertito prima della vostra scelta di provare ad avere un figlio 'naturalmente', ma l'importante è che Addison sia finalmente incinta, no? A questo punto, le congratulazioni pare siano d'obbligo."

 

Sam lo guardò senza battere ciglio, cercando di assorbire le parole del collega. Era molto più che sicuro che il bambino che aspettava Addison non era suo. Lei non aveva voluto neanche che le si avvicinasse senza un preservativo e lui era stato molto attento. Non gli ci volle molto per arrivare alla conclusione più ovvia. Intanto, Jake avrebbe voluto rimangiarsi ogni parola che gli era uscita di bocca. Ora si spiegava anche la strana reazione di Addison. Proprio in quel momento, la dottoressa entrò nella cucina, facendo un sorriso nervoso ad entrambi.


"Buongiorno. Ciao Jake, com'è andata la tua trasferta?"
 

Mentre Sam non aveva mosso lo sguardo dal punto indefinito sul quale si era fissato, Jake si alzò, pronto ad andarsene.
 

"Vi lascio soli."
 

Addison lo guardò allontanarsi, poi si voltò verso Sam che alzò lo sguardo su di lei. Uno sguardo arrabbiato e ferito.
 

"Me l'avresti mai detto?"

"Che cosa?"


"Che il bambino è di Derek!!"


"Sam, lascia che ti spieghi…"


"Non c'è bisogno di nessuna spiegazione. Sei stata a letto con lui, questo è abbastanza evidente!"


"Sam, era una situazione talmente particolare… Non voglio scusarmi, perché un tradimento è un tradimento, però…"


"Per te è normale, no? Stai con Derek e vai a letto con Mark… Adesso stai con me e vai a letto con Derek. Devo aspettare che tu ti metta con Mark per essere il tuo amante? Perché, a quanto pare, è un posto molto ambito!!"


"Sam, mi stai dando della puttana?"


"Perché vuoi anche ribattere? Scusa se te lo dico, ma hai pochi argomenti a tuo favore! Sai una cosa, non voglio più vederti! MAI PIU'!!"

 

Sam uscì a passo spedito. Nel corridoio si erano affacciati tutti i loro colleghi, attirati dal tono alto con cui si era conclusa la discussione. Addison lo seguì, cercando di fermarlo.

 

"Sam, aspetta ti prego! Sam! Non puoi andartene senza ascoltare quello che ho da dirti! Sam!"

 

Lui non l'ascoltò e neanche si voltò. Era l'ultima volta che l'aveva visto. Aveva chiesto a Cooper di portargli le sue cose e aveva fatto recapitare le sue dimissioni. Sempre Cooper li aveva informati che era partito per raggiungere Maya e Olivia.

 

/***/ FINE FLASHBACK /***/





Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 


Amelia era alla clinica e doveva superare l'ultima prova prima delle dimissioni. Era leggermente nervosa, ma la dottoressa che la seguiva da quando si era ricoverata, cercò di tranquillizzarla.
 

"Loro sono la tua famiglia. Non importa cosa hai detto o fatto prima, ti vogliono bene. Altrimenti non avrebbero accettato di venire qui oggi."

"Che cosa si aspettano da me? Cosa posso dirgli?"

"A dire la verità, quello che dirai dipende solo da te. Puoi dirgli quello che senti, quello che hai fatto in questi cinquanta giorni. Puoi raccontargli quanto è stata dura, oppure puoi solo ringraziarli di essere venuti e andare via con loro. Non devi fare niente contro la tua volontà."

 
Il momento fatidico arrivò. Gli amici di Amelia e suo fratello entrarono e si misero a sedere. Amelia li scrutò, ma sui loro volti non lesse né rabbia, né delusione, come aveva immaginato di vedere. Avrebbe voluto abbracciare ognuno di loro, ma si rese conto che prima avrebbe dovuto dire qualcosa, per rompere il ghiaccio.
 

"Prima di tutto, voglio ringraziarvi per essere qui. Per me è molto importante che voi abbiate accettato  di venire. Voi siete la mia famiglia. Io ho una mia famiglia, una splendida famiglia, formata da mia madre, le mie sorelle e mio fratello. Voi, tuttavia, siete diventati la mia famiglia quando ho deciso di farmi una vita qui. Mi siete sempre stati vicini e io non ho saputo contraccambiare il vostro affetto. Mi dispiace per tutto quello che ho detto e fatto. Stare in questa clinica mi ha cambiata, mi ha fatto vedere le cose da un altro punto di vista. Non posso tornare indietro e riparare agli errori commessi in passato. Non posso riportare in vita Ryan, l'uomo che amavo. Posso però riprendermi in mano la mia vita e crearmi un nuovo futuro. Vorrei tornare a lavorare con voi, ma sono pronta a capire, se non mi vorrete. Vorrei tornare ad avere un rapporto più stretto con mio fratello, perché è l'unica figura maschile che spero non mi abbandonerà mai nella mia vita. Vorrei un sacco di cose buone per il mio futuro, che mi permettano di andare avanti, senza dimenticare il passato e gli sbagli che ho fatto. Per farlo, avrò sicuramente bisogno del vostro aiuto, ma capirò se non sarete disposti a darmelo. Vi ho fatto del male, ho tradito la vostra fiducia e non posso aspettarmi che voi mi perdoniate come se niente fosse. Sappiate, però, che sono disposta a tutto per farmi perdonare."
 

Amelia non sapeva cos'altro dire, così abbassò gli occhi sulle proprie mani, che non aveva smesso di contorcere da quando aveva iniziato il suo discorso.
 

Derek fu il primo ad alzarsi. Si avvicinò a lei, che alzò lo sguardo su di lui, non sapendo che reazione attendersi.

 
"Sei mia sorella, Amy. Non ti abbandonerò mai."

 
Addison si scoprì commossa, vedendo i due abbracciarsi stretti. Seguì l'esempio del suo ex marito e andò anche lei ad abbracciare Amelia.

 
"Puoi tornare a lavoro quando vuoi, noi ti aspettiamo."
 

Amelia non poté impedirsi di piangere. Erano lacrime di felicità, ma anche di sollievo. Adesso, che aveva ottenuto il perdono di tutti, poteva sentirsi veramente guarita. Si ripromise di non commettere più gli stessi sbagli e, stretta fra Derek e Addison, lasciò quella clinica, sentendosi un'altra persona.





Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
 


Derek stava mettendo le ultime cose nella sua borsa, pronto a ripartire per Seattle. Amelia stava bene e voleva rimanere a Los Angeles. Lui le aveva detto di chiamarlo ogni volta che ne avesse avuto bisogno o di presentarsi direttamente alla sua porta. Addison lo stava fissando, appoggiata al bancone che divideva la cucina dal salotto. Aveva in mano una tazza di tè fumante e sembrava sempre sul punto di dirgli qualcosa. Alla fine, lui smise di fare quello che stava facendo e la osservò, in attesa. Ormai la conosceva bene.

 
"Sono rimasta incinta senza fare l'impianto."

 
Addison vide la sorpresa sul volto di Derek, ma non gli lasciò il tempo di aprire bocca. Doveva dirgli la verità subito, altrimenti non avrebbe più trovato il coraggio di farlo.
 

"Avevo scelto un musicista come donatore. Mi piaceva l'idea che, un giorno, mio figlio sarebbe potuto diventare un artista. Invece, se prenderà da suo padre, sarà uno dei neurochirurghi più bravi del paese. Sam l'ha scoperto e mi ha lasciata."

"Mi stai dicendo che il figlio che aspetti è mio?"

"Si, Derek. E prima che tu dica qualcosa, lascia che parli io. So che dieci anni fa questa notizia, probabilmente, ti avrebbe reso l'uomo più felice del mondo. Eravamo sposati, ci amavamo. Mark era ancora solo il tuo migliore amico e Seattle non esisteva. Sarebbe stato perfetto, ma la vita non è sempre perfetta. Non mi aspetto niente da te. Ero pronta a usare lo sperma di uno sconosciuto per avere un figlio e non posso negare che questo risvolto imprevisto mi dispiaccia del tutto. Ero pronta a fare un salto nel buio, non sapendo cosa mio figlio avrebbe potuto essere, se avesse preso dal padre. Invece, adesso, so che sarà un uomo fantastico, leale e intelligente. Te l'ho detto perché volevo che tu sapessi, ma non cambierà niente fra di noi. Tu mi hai fatto un dono, il più bello che mi potessi aspettare dalla vita. Grazie Derek."
 

Addison posò la tazza sul bancone dietro di sé, poi scomparve nel corridoio. Derek era rimasto senza parole. Aveva ragione lei, la stessa notizia, con dieci anni di anticipo, sarebbe stata la notizia migliore del mondo. Aveva sempre voluto un figlio, quando era sposato con Addison, ma lei aveva messo la carriera davanti a tutto. Così l'aveva fatto anche lui e quello li aveva portati ad allontanarsi sempre di più. Aveva portato a Mark, a Seattle, a Meredith, fino al divorzio. Adesso lui era sposato con Meredith. Anche se le cose fra loro non andavano a gonfie vele, era con lei che voleva un figlio, anzi, voleva Zola. Addison, tuttavia, non gli stava chiedendo niente. Era solo stata sincera con lui. Si chiese se sarebbe stato in grado di convivere con quella cosa. Sapere che a Los Angeles, Addison avrebbe cresciuto suo figlio, tutta da sola. Anche se era quello che lei voleva, anche se non l'avevano cercato, né, tantomeno, desiderato. Guardando la borsa che stava preparando, sospirò. cosa avrebbe fatto una volta tornato a Seattle, da Meredith?




Si, ci ho messo tanto ad aggiornare, scusate! Mi scuso anche per la brevità dei capitoli! Ringrazio chi mi segue e spero di aggiornare al più presto! Il nuovo capitolo è già a metà, quindi non dovrei metterci molto! Grazie! :)



Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8



Derek era tornato a Seattle da una settimana, ormai. Le cose fra lui e Meredith non erano cambiate per niente, ma sicuramente lei si era accorta che lui aveva qualcosa per la testa. Le parole di Addison lo tormentavano. Sapere che lei aspettava un bambino da lui lo confondeva. Fin dal giorno in cui avevano firmato i documenti del divorzio, Derek sapeva che quella donna sarebbe rimasta una costante nella sua vita. Non avrebbe mai potuto dimenticarla completamente, o accattonarla in un angolo della sua mente, come un qualcosa di archiviato per sempre. Era stata la sua famiglia per ben undici anni, avevano condiviso molte cose. Un figlio poi, come poteva andare avanti con la sua vita, sapendo una cosa del genere? Come fare finta di niente? Sapeva per certo che non avrebbe potuto, anche se non sapeva cosa avrebbe potuto fare, in alternativa. Addison era stata molto chiara: voleva crescere quel bambino da sola, non lo voleva più nella sua vita. In quel momento, c'era una sola cosa che l'avrebbe fatto stare meglio. Essere sincero. Aveva bisogno di dire la verità a Meredith, anche se ciò avrebbe forse peggiorato le cose fra di loro. La cercò per tutto l'ospedale e, quando la trovò, la prese per un braccio, trascinandola nella prima stanza libera che incontrarono.

"Sono stato a letto con Addison."

Meredith lo guardò come se lui le avesse appena rivelato che la luna non esiste. Di tutte le cose che poteva ipotizzare avessero spinto suo marito a rivolgerle un minimo di attenzione dal suo rientro da Los Angeles, sicuramente non si sarebbe mai aspettata che lui fosse per rivelare di averla tradita. Per di più, proprio con la sua ex moglie. Sentiva un vuoto dentro a quella confessione.

"Quando?"
"La prima volta che sono andato a Los Angeles."
"Perché non me l'hai detto quando sei tornato?"

La calma con la quale si rivolgeva a lui lo intimoriva. Avrebbe preferito vederla urlare, o a limite piangere. La calma sembrava rassegnazione.

"Perché avevamo già abbastanza problemi da risolvere."
"Perché me lo dici adesso, allora? Noi non abbiamo risolto i nostri problemi. Me lo dici perché ci sei stato di nuovo?"
"No, è successo una volta sola, due mesi fa."
"E allora me l'hai detto per dovere di onestà?"

Invece di rispondere, Derek abbassò la testa. Solo a quel punto, la calma di Meredith svanì. Lei si avvicinò a lui e gli mise le mani sulle spalle.

"Derek, guardami. Derek!"

Lui alzò la testa e la fissò.

"Quando tu hai scelto Addison, mi hai spezzato il cuore. Però era tua moglie e, col senno di poi, hai solo cercato di salvare il tuo matrimonio, perché sei una brava persona e sei leale. Per cui se mi stai dicendo che, per la seconda volta nella vita, ti trovi davanti alla stessa scelta, o lei o me, ricordati che adesso sono io tua moglie. Quindi devi scegliere me. Possiamo risolvere i problemi che abbiamo! Ti ricordi il post-it? Abbiamo promesso di amarci anche quando non ci sopportavamo!"
"Non te l'ho detto perché devo scegliere. Te l'ho detto perché Addison è incinta e il bambino è mio."

Ecco, l'aveva detto.



A Los Angeles, intanto, Addison era davanti allo specchio. Sapeva che era inutile continuare a osservare l'immagine riflessa del suo addome ancora piatto. Il suo bambino era lì, ma era ancora decisamente presto per vedere il suo ventre gonfiarsi. Finalmente era riuscita a realizzare il suo più grande desiderio. Era al settimo cielo. Eppure… La consapevolezza che era il bambino di Derek le suscitava un po’ di malinconia. Avrebbe potuto succedere con qualche anno di anticipo e sarebbero stati una famiglia felice insieme. Con i "se" non si andava da nessuna parte e Addison si sforzò di non pensare a quello che avrebbe potuto essere. Doveva concentrarsi solo su quello che era certo. Stava per avere un bambino. Finalmente.





Ciao, scusatemi, purtroppo mi rendo conto che aggiorno con una lentezza esasperante! Spero di fare meglio, da qui in avanti. Mi scuso anche per la brevità del capitolo. Cercherò di migliorarmi anche in quello! Grazie a chi leggerà! :)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9



Uno schiaffo in piena faccia le avrebbe fatto meno male. Addison incinta di Derek. Quello che non era successo in quasi dodici anni di matrimonio doveva accadere proprio quando lei e Derek stavano passando il periodo più cupo della loro relazione. Avrebbe potuto passare sopra al tradimento. Dopotutto, per come si era comportata, non poteva biasimarlo del tutto. Ma un figlio... Un figlio cambiava totalmente le carte in tavola. Non riusciva ad articolare neanche una parola, perché era troppo sconcertata per parlare. Derek la stava osservando. Si passò una mano fra i capelli, un gesto che compieva molto spesso, soprattutto quando qualcosa lo tormentava.

“Lei stava cercando di avere un figlio e aveva già programmato l’inseminazione artificiale, quando ha scoperto di essere incinta. Così ha deciso di portare avanti la gravidanza.”
“E tu tornerai da lei, immagino.”
“No, non esattamente.”

Meredith alzò lo sguardo per incontrare i suoi occhi, confusa.

“Che cosa?”
“Lei ha ottenuto quello che voleva, un figlio. Mi ha fatto chiaramente capire che questo non cambierà niente fra di noi. Ognuno andrà avanti con la sua vita come se niente fosse.”

Era una situazione assurda, incomprensibile per lei. Se non aveva intenzione di tornare con Addison, allora perché le stava dicendo tutte quelle cose? Avrebbe preferito che le nascondesse tutto, almeno finché non risolvevano le cose fra di loro. Poi capì che, dietro quelle parole, c’era qualcosa sotto. Qualcosa di cui forse il primo a non rendersene conto era proprio lui.

“Sta bene a lei, ma non a te. E’ per questo che me lo stai dicendo, vero?”
“Che cosa dici, Meredith? Te lo dico perché voglio che tu sappia la verità. Sei mia moglie, ti ho tradito, ho sbagliato ma sono stato sincero con te.”
“Davvero credi di riuscire ad andare avanti con la tua vita come se niente fosse, mentre a Los Angeles la tua ex moglie crescerà un bambino che è anche tuo? Mi vuoi dire che è quello che vuoi veramente? Perché tu, Derek, non sei esattamente quel tipo di persona che abbandona le persone che ama!”
“Io non amo Addison!”
“Lei no, ma il bambino, Derek? Non amerai nemmeno lui? Non penserai a lui neanche un giorno della tua vita?”

Tutte le sue paure, tutto quello che lo aveva assillato da quando Addison gli aveva parlato, era venuto a galla. Sentirlo dire ad alta voce da Meredith lo aveva reso ancora più reale. Non sapeva come sarebbe potuto uscire da quel groviglio.
Meredith sapeva di aver colpito nel segno, così come sapeva che quello era, quasi sicuramente, il loro capolinea. Da quando Addison aveva lasciato Seattle, credeva che niente avrebbe potuto impedire a lei e Derek di amarsi. Pensava che fossero invincibili e che, insieme, avrebbero potuto superare qualsiasi cosa. Fino a quel momento, era convinta che avrebbero superato anche quella crisi, in un modo o nell’altro. Tuttavia, se il loro ostacolo, ancora una volta, si chiamava Addison Forbes Montgomery, beh, tanto valeva gettare la spugna.

“Avrei dovuto sapere che non sarei mai stata come lei, per te.”
“Meredith...”
“Quando è venuta qui, nonostante ti avesse tradito con il tuo migliore amico, sei stato disposto a provare a perdonarla. A me non hai dato la stessa opportunità, quando ho fatto il casino con la sperimentazione. Ti sei allontanato e basta.”
“Ti ho già detto che non la amo, ok?”
“Non importa quello che dici adesso. Tu tornerai da lei, un giorno. E io non starò qui ad aspettare che succeda.”

Meredith lo aggirò, uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.


Amelia si stava guardando allo specchio. Si trovava nel bagno a casa di Addison, dove era tornata ad abitare dopo essere stata dimessa dalla clinica di disintossicazione. Negli ultimi giorni si era sentita poco bene. Inoltre, dopo aver fatto dei calcoli, si era resa conto che aveva saltato due cicli. Con tutto quello che era successo negli ultimi mesi, il ciclo le era passato completamente di mente. Ecco come si era ritrovata, quella mattina, con un test di gravidanza positivo in mano. Non sapeva neanche come avrebbe dovuto sentirsi. Felice? Poteva essere felice di un aspettare un bambino il cui padre era morto per droga? Era in grado di prendersene cura, dato che avrebbe potuto fare la stessa fine di Ryan? Non era il momento giusto, per una cosa del genere. Si sentiva ancora troppo fragile per poter affrontare una cosa di quella portata. Doveva assolutamente vestirsi e andare allo studio per vedere Addison. Doveva parlarne con qualcuno.


Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Addison trasalì quando la porta del suo studio si spalancò. Amelia comparve sulla soglia con un’aria particolarmente felice.

“Buongiorno!!”
“Amelia, credo che tua madre ti abbia insegnato a bussare.”
“Tranquilla, ho controllato che tu non avessi pazienti, prima di entrare.”
“Ah, allora irrompere dal niente è sicuramente più accettabile.”

La giovane Shepherd si sedette sulla sedia, davanti alla scrivania. Continuava a fissarla, sorridendo. Alla fine, Addison sbuffò. Non era una buona mattinata per lei. Le nausee non le davano tregua, per fortuna non aveva molti appuntamenti per la giornata.

“Pensi di dirmi da cosa viene il tuo buonumore? Perché non sono molto in vena di tirare ad indovinare!”
“Che succede, stai bene?”
“Si, sono solo queste maledette nausee! Scusami se sono brusca, ma vedi, ho sognato da così tanto tempo di rimanere incinta, che non avevo tenuto in conto degli aspetti meno positivi!”
“A proposito di questo, c’è una cosa di cui devo parlarti.”

Addison la guardò, senza capire. Dovevano parlare della sua gravidanza? Ne avevano già discusso ampiamente pochi giorni dopo che Derek era tornato a Seattle e lei era tornata ad abitare a casa sua. Le fece segno di andare avanti.

“Ebbene, a quanto pare, il tuo non è l’unico piccolo Shepherd in arrivo!”

Addison ci mise qualche secondo ad assimilare la notizia. Se fosse stato possibile, la sua mascella avrebbe toccato il pavimento.

“Oh mio Dio, Amelia! Vuoi dire che...?”
“Sono incintaaaaa!”

Addison si alzò e le due donne si abbracciarono. Mentre la stringeva a sé, Addison cercò di non farsi prendere dall’ansia. Era evidente che Amelia, in quel momento, era entusiasta all’idea di aspettare un bambino. Tuttavia, Addison non poté fare a meno di chiedersi se non fosse troppo presto per lei, dato che era uscita da poco dalla riabilitazione. Non sarebbe stato un buon momento, per nessuna delle due, se Amelia fosse di nuovo crollata. Quando sciolsero l’abbraccio, tornarono a sedersi, anche se questa volta Addison si sedette vicino a lei, invece di tornare dall’altra parte della scrivania. Amelia si schiarì la voce.

“Senti, vorrei chiederti una cosa.”
“Dimmi tutto.”
“Verresti con me a Seattle, per parlare con Derek?”

Addison sospirò. Di tutte le cose che poteva chiederle, proprio quella. Si sentiva sempre più confusa, all’idea di portare in grembo il bambino di Derek. A lui aveva detto che non avrebbe cambiato niente, nelle loro vite. Era solo un bel dono che lui le aveva fatto. Tutte belle parole che erano svanite quando era venuta a patti con la realtà. Un figlio dall’ex marito, quello che considerava ancora come il più grande amore della sua vita? Pessima idea! Mille pensieri affollavano sempre la sua mente, a tal proposito. Ad Amelia, ovviamente, non era sfuggito il turbamento di Addison. La conosceva veramente bene e non le avrebbe mai chiesto una cosa del genere se per lei non fosse stato tanto importante.

“So che ti chiedo molto. Solo che non so come la prenderà Derek. Sicuramente si preoccuperà in maniera esagerata e tu sei l’unica persona che conosco che riesce a dargli ogni tipo di notizia nel modo giusto e...”
“Aspetta, questa da dove ti è venuta?”
“E’ vero! Pensi fosse un caso che tutte noi sorelle quando combinavamo un guaio, ne parlavamo prima con te? Eri la nostra ancora di salvataggio!”

Addison annuì, massaggiandosi le tempie.  Amelia la osservava, sperando di averla convinta. Dopo qualche momento di riflessione, Addison si arrese.

“E va bene! Verrò con te, ma mi dovrai un favore!”
“Tutto quello che vuoi!!”
“Allora, quando hai intenzione di partire?”
“Abbiamo l’aereo prenotato per domani mattina alle 9.”
“Amelia!!”
“Che cosa c’è?! L’ho prenotato mentre venivo qui in taxi!”
“Come sapevi che ti avrei detto di si?”
“Quando mai mi hai detto no?”

Addison alzò gli occhi al cielo, mentre Amelia si alzò, molto felice di aver ottenuto quello che voleva e la lasciò da sola. Sbuffò. Una sola giornata per prepararsi a rivederlo. Forse le sarebbe servito a chiarirsi le idee una volta per tutte. Chissà se Amelia aveva almeno avvertito Derek del loro arrivo? Sicuramente no, lei amava fare quel genere di sorprese. Per un attimo rifletté se fosse il caso o meno di dargli un colpo di telefono, poi rinunciò. Non voleva rovinare la sorpresa di Amelia.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Derek si era concentrato al massimo nel suo lavoro. Le cose fra lui e Meredith erano ancora stagnanti. Lui era tornato a stare nella roulotte, che Owen aveva lasciato per un più comodo appartamento vicino all’ospedale.  Dal giorno in cui le aveva detto che Addison era incinta del suo bambino, Meredith non gli aveva più parlato, cercando di evitarlo in tutti modi. Le uniche volte che avevano dovuto comunicare erano state strettamente legate al lavoro, anche se Meredith continuava a scambiare i suoi turni in modo da non essere assegnata a lui. Derek, non sapendo nemmeno lui cosa voleva, aveva lasciato che le cose andassero così. Mark, l’unica persona a cui avesse raccontato tutto, oltre Meredith, continuava a ripetergli che, se era così confuso, era perché, evidentemente, provava ancora qualcosa per Addison. Lui negava e diceva che era confuso per via del bambino. Non sapeva come continuare la sua vita ignorando che, a chilometri di distanza, suo figlio sarebbe cresciuto senza di lui. Quella mattina, entrando in ospedale, aveva visto un uomo con una bambina. Avevano un mazzo di fiori e l’uomo stava dicendo alla piccola che li stavano portando alla mamma, per la nascita del fratellino. Chi avrebbe portato i fiori ad Addison? Chi l’avrebbe aiutata a crescere il bambino? Immerso nei suoi pensieri, Derek entrò in caffetteria, per prendere un caffè con Mark prima del prossimo intervento.

“Ciao amico.”
“Mark, hai l’aria stravolta.”
“Sofia non dorme, così Callie, Arizona ed io facciamo dei turni durante la notte, con il risultato che non dorme nessuno di noi. Mi sembra di essere tornato ai tempi in cui ero uno specializzando!”

Derek ridacchiò. Era ancora strano pensare Mark nei panni di un padre premuroso. Se non lo avesse visto coi suoi occhi, non ci avrebbe mai creduto. Il sorriso svanì quando vide entrare Meredith. Mark lo guardò.

“Ancora niente?”
“Calma piatta”
“Però si sta dirigendo qui!”

In effetti Meredith andò dritta verso il loro tavolo e si lanciò in un monologo, senza dare l’opportunità ai due uomini di aprir bocca.

“Derek! Ho riflettuto molto in queste settimane. Accettare l’idea che Addison sia incinta di te non è facile. Lei è sempre stata come un’ombra sulla nostra storia. Ogni volta che viene a Seattle, ogni volta che rientra nelle nostre vite, ho come l’impressione che una parte di te appartenga sempre a lei. Io non sono perfetta com’è lei. Io sono sempre la solita cupa e triste Meredith e non sono riuscita a darti un figlio. Per causa mia abbiamo perso Zola e tu hai dovuto rinunciare alla tua sperimentazione. Tutti questi elementi giocano a mio sfavore, lo so. Ma io ti amo. Io ti amo e questo periodo lontano da te mi ha fatto capire che non sono pronta a rinunciare a te. Mi sono fatta da parte già una volta, stavolta voglio combattere. Addison crescerà il bambino da sola e noi cercheremo un modo per ottenere di nuovo la custodia di Zola. Possiamo farcela. Io e te, insieme, possiamo superare anche questo. So che ci ho messo un po’ per capirlo, ma adesso sono pronta.”

Derek fu molto colpito dalle sue parole, ma non sapeva cosa dire. Mark gli diede un colpo sul braccio, indicandogli la porta della caffetteria e facendogli distogliere l’attenzione da Meredith. Addison e Amelia erano appena entrate in caffetteria. Per un attimo, Derek si sentì fra due fuochi, per l’ennesima volta nella sua vita. Meredith si aspettava che lui dicesse qualcosa, dopo quella dichiarazione. Dall’altra parte, tuttavia, aveva bisogno di sapere cosa avesse spinto Addison e Amelia a presentarsi senza preavviso a Seattle. Meredith non capiva cosa stesse succedendo, almeno finché non si voltò e vide chi aveva attirato l’attenzione di Derek e Mark. Derek continuava a spostare lo sguardo fra lei e loro, così Meredith mise in chiaro la sua posizione.

“Se vai da loro senza prima parlare con me, sappi che è finita. Stavolta senza ripensamenti da parte mia. Se vai da loro adesso, per noi non ci sarà più niente da fare, sappilo.”

Derek la guardò accigliato, gli stava chiedendo di scegliere? Questo la rendeva una bambina capricciosa ai suoi occhi e gli fece capire la sostanziale differenza fra lei e Addison. Meredith non era ancora matura e lui non voleva continuare in quel modo.  

“Sai una cosa, Meredith? Credo che tu abbia ragione. Fra noi è finita.”

Derek si alzò e lasciò Meredith attonita. Mark seguì l’amico. Non sarebbe rimasto lì a raccattare i cocci. Addison e Amelia sorrisero ai due, vedendoli avvicinarsi. Amelia e Derek si abbracciarono così come fecero Mark e Addison. Poi Mark sorrise ad Amelia. Dopo l’ultima volta che si erano visti, per lui non era decisamente più la sorellina dodicenne di Derek. Addison abbracciò Derek, non sentendo l’imbarazzo che aveva immaginato di provare in quel momento. Derek sciolse l’abbraccio e vide che ancora la gravidanza non si vedeva.

“Che cosa ci fate voi due qui? Stai bene?”

Derek guardava Addison un po’ preoccupato.

“Si, io sto benissimo. Siamo qui perché Amelia aveva bisogno di parlare con te.”

Nessuno si accorse di Meredith che passò loro accanto per lasciare la caffetteria. I quattro si andarono a sedere ad un tavolo appartato. Derek era curioso di sapere cosa Amelia avesse da dirgli. La trovava in forma, sembrava rinata.

“Ok, eccoci qua.”
“Su, Amelia. Che succede? Hai ripreso a lavorare?”
“Si, ma non si tratta di questo.”
“Allora di cosa si tratta?”

Amelia cercò un po’ di coraggio da parte di Addison, che le prese una mano fra le sue, sorridendole. Derek continuava a guardarla, aspettando che lei si decidesse a parlare.

“E va bene. Inutile girarci intorno, no? Così adesso te lo dico. Aspetto un bambino, di Ryan!”

Derek non ebbe alcuna reazione, subito dopo che le parole ebbero lasciato la bocca di Amelia. Mark e Addison cercarono di capire se questo potesse significare una reazione positiva o meno, mentre Amelia continuava a fissarlo, speranzosa. Mark, seduto vicino all’amico, gli mise una mano sulla spalla.

“Credo che, a questo punto, dovresti dire qualcosa.”

Derek sembrò riscuotersi e lanciò uno sguardo fulminante a Mark.



Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12


“Fammi capire. Quindi tu sei incinta e il padre del bambino è quello...”
“Si, Derek, Ryan, il mio fidanzato morto di overdose.”

Che non sarebbe stato facile, Amelia se lo era immaginato, ma sentiva comunque che sarebbe finita in un casino. Conosceva lo sguardo del fratello. Era lo stesso sguardo che le rivolgeva quando era deluso dai suoi comportamenti. Quello che l’aveva fatta sempre sentire come la pecora nera della famiglia.

“E cosa farai, adesso?”
“Come cosa farò? Sono incinta, non è come se avessi molte scelte, no?”
“Invece hai la possibilità di scegliere e credo che dovresti pensarci bene. Anzi, penso che in effetti sia l’unica soluzione ragionevole. Non penso che tu sia pronta per avere un figlio.”

Amelia rimase senza parole. Non aveva immaginato che lui le avrebbe consigliato in modo così indelicato di interrompere la gravidanza. Anche Addison era rimasta colpita dalle parole di Derek. Mark, intanto, iniziava a sentirsi di troppo. Per lui la famiglia di Derek era la sua famiglia, ma, in quel caso, non si sentiva di aprir bocca, pur non condividendo la durezza di Derek.

“Tu vorresti che io...?”
“Si, Amelia. Credimi, è meglio così.”

Sconvolta, Amelia si alzò, scuotendo la testa. Addison provò a prenderle un braccio, ma la giovane Shepherd si divincolò e si allontanò. Addison guardò Mark, che capì al volo, alzandosi e seguendo Amelia. Derek aveva lo sguardo puntato sul tavolo. Addison sospirò.

“Derek...”
“Addison, lo sai anche tu che non è pronta. Non è in grado di occuparsi di se stessa, come potrebbe prendersi cura di qualcun altro?”
“Derek, lo so che sei preoccupato per lei, ma ti assicuro che ha fatto molti passi avanti, ultimamente. Da quando è uscita dalla clinica, sembra un’altra persona. Io credo che questa gravidanza sia un’opportunità, per lei.”

Derek alzò lo sguardo accigliato per incontrare quello della sua ex moglie.

“Un’opportunità? E che opportunità sarebbe crescere un figlio da sola?”
“Anche io crescerò un figlio da sola e non ci vedo niente di male.”

La risposta piccata di Addison provocò uno sguardo di scuse da parte di Derek. Inoltre, portò Derek a lasciare un attimo da parte la questione di sua sorella per parlare con lei del bambino.

“Addison, a proposito di questo, credo che dovremmo parlarne un attimo.”
“No.”

Lui la guardò, sorpreso.

“Non sono qui per parlare di me e del mio bambino. Sono venuta a Seattle per essere un sostegno per Amelia. Io sarò al suo fianco, per tutta la durata della gravidanza. Abitiamo insieme, ricordi? Quindi non sarà da sola.”
“E che succederà se, a un certo punto, si renderà conto di non essere forte abbastanza? Cosa le impedirà di ripetere i suoi errori? Capisci che, se porta avanti la gravidanza, dopo non sarà responsabile solo di se stessa? Semmai in futuro dovesse avere una ricaduta e riprendere a farsi, che ne sarà del bambino?”

Addison comprendeva le perplessità di Derek, perché erano le stesse che avevano affollato anche la sua mente da quando Amelia le aveva detto del bambino.

“Ci sarò io con lei, Derek. Andrà tutto bene.”
“Tu avrai nostro... Tuo figlio da crescere. Non puoi accollarti anche la responsabilità di Amelia!”
“Credi che non ne sarei in grado?”
“Non ho detto questo!”

I toni della conversazione si stavano alzando. Sembrava fossero tornati al periodo in cui cercavano di far andare avanti il loro matrimonio fallito in quello stesso ospedale. Quell’improvvisa consapevolezza fece breccia nella mente di Addison, che si alzò.

“Ho bisogno di una boccata d’aria. E di stare da sola.”

Come Addison si allontanò, Mark si riavvicinò al tavolo da solo. Anche Amelia aveva lasciato la caffetteria.

“Giornata interessante, eh?”
“Mark, non è il momento per fare del sarcasmo.”
“Hai ragione, scusa.”
“Credi anche tu che io sia esagerato?”
“Diciamo che credo che tu abbia sbagliato approccio, indipendentemente da quello che è giusto o sbagliato.”
“E’ troppo presto, per Amelia. Non è che io non sia per niente felice di sapere che è incinta. Ho solo paura che non riesca a gestire la cosa. Lei non se ne rende conto, ma se non dovesse farcela, se in futuro facesse qualcosa di sbagliato per lei e per il bambino, sarebbe la prima a pentirsene.”

Mark guardò l’amico per qualche secondo, prima di parlare.

“Credo che dovresti parlarle e dirle queste cose. Per lei, in questo momento, sei solo il fratello maggiore che non ha alcuna fiducia in lei e che crede che, qualsiasi cosa faccia, lei sbagli. Tu sbagli approccio. Invece di darle contro e respingerla, tutte le volte, dovresti parlare con lei e dirle come ti senti veramente.”

Derek annuì, era la stessa cosa che era successa quando Amelia, dopo la sparatoria, era andata a Seattle per vederlo. Lui l’aveva trattata male per tutto il tempo e solo alla fine, si era deciso a parlare con lei.

“Sai una cosa, Mark? Diventare padre ti ha fatto diventare più saggio. Chi l’avrebbe mai detto!”

Senza dare il tempo all’amico di replicare, Derek si alzò e andò alla ricerca della sorella.  


Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13


Addison si era ritrovata a vagare per i corridoi del Seattle Grace / Mercy West con la mente pesante. Scorgendo la Bailey ad un bancone intenta a scrivere su alcune cartelle mediche, le si avvicinò.

“Miranda!”

La dottoressa si voltò, incredula.

“Addison, non sapevo che fossi da queste parti!”
“Diciamo che non è stata una decisione non programmata!”

Meredith vide Addison e la Bailey parlare amichevolmente e sbuffò. Doveva trovarsela davanti ogni volta che svoltava un angolo? La osservò e notò che il suo ventre era ancora piatto. A quanto pare, stava dicendo alla Bailey che aspettava un bambino, perché Meredith poté vedere Miranda posare dolcemente una mano sulla pancia di Addison. Il cercapersone della Bailey suonò, così la dottoressa si allontanò. Addison si girò e si trovò davanti Meredith, che aveva colto al balzo l’opportunità di affrontarla.

“Che ci fai tu qui?”
“Dottoressa Grey, anche per me è un piacere vederti.”

Meredith non gradì la battuta e la guardò ancora più accigliata. Addison non riusciva a capire in pieno l’astio. Forse Derek l’aveva messa al corrente di tutto, ma non pensava di rappresentare un problema, visto la sua intenzione di tenere fuori Derek dalla sua vita.

“Sai una cosa? Non ho bisogno che tu mi dica perché sei qui, lo so benissimo.”
“Ah, davvero?”
“Sei qui per riprendertelo, vero? Sei stata molto astuta, questa volta. Devo ammetterlo.”

Addison la guardò stupefatta.


Derek trovò Amelia seduta sulla panchina appena fuori l’ospedale. Le si sedette vicino. Lei non alzò lo sguardo, ma sapeva che si era accorta della sua presenza.

“So che sei arrabbiata con me. Ho esagerato, lo ammetto. Vorrei solo che tu capissi che tutto questo mi spaventa. So che potrai essere una buona madre, mi chiedo solo se non sia troppo presto.”
“E credi che io non abbia paura? E’ per questo che sono qui. Ho bisogno di sapere che tu sarai al mio fianco. Se tu, però, mi urli contro e mi respingi, allora davvero potrei non farcela.”
“Io sono sempre al tuo fianco. Magari non nel modo giusto, ma non sono contro di te. Ho avuto paura per te, sono stato arrabbiato con te, ma non ti sono mai stato contro.”
“Allora lascia che io decida per la mia vita. Lascia che io abbia una possibilità di fare qualcosa di buono nella mia vita. Qualcosa che mi ricordi sempre che sono indispensabile per qualcuno.”
“Tu sei indispensabile anche per me, per Addison, per le nostre sorelle e per nostra madre.”
“Mi sono sempre sentita un po’ fuori da tutto, invece. Ero la più piccola, quella che doveva stare fuori dalle faccende dei grandi, quella che non aveva voce in capitolo e mi sono sentita spesso smarrita.”

Derek la prese fra le braccia.

“Faremo in modo che non capiti più.”


Addison non aveva intenzione di farsi insultare, tantomeno da Meredith Grey.

“Ascolta, Meredith, non so cosa passi per la tua testa in questo momento, ma ti consiglio di moderare i toni. Malgrado la cosa non ti riguardi minimamente, sono qui per Amelia, non per mio interesse personale.”
“Ah, certo, Amelia! Altra bella mossa! Ma sappi che non mi incanti! Sei rimasta volutamente incinta di Derek per potertelo riprendere! Non ti è mai andato a genio il fatto che lui alla fine abbia scelto me! Sii sincera, perlomeno!”
“Adesso mi stai veramente stancando, non sono qui per Derek! Hai idea di quello che ho passato, prima di riuscire a rimanere incinta? No che non ce l’hai, perché tu non sai niente di me e della mia vita! Non ti permetto di giudicarmi. Mi dispiace se la mia gravidanza ha portato scompiglio fra te e Derek, ma lasciatemi fuori da questa storia!”

Meredith stava per ribattere, quando si rese conto che Addison era diventata pallida e sembrava non stare troppo bene. Infatti, pochi attimi dopo, la dottoressa dai capelli rossi, svenne e Meredith fece appena in tempo a cercare di sorreggerla per evitare che cadesse di colpo. Entrambe si trovarono comunque sul pavimento e Meredith gridò a un’infermiera di portare una barella e avvertire il dottor Shepherd.


Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14


Derek era ancora fuori dall’ospedale con Amelia, quando fu avvertito del malore di Addison. Si precipitò nella stanza in cui era stata portata. La donna era sdraiata sul letto e aveva ripreso conoscenza. Derek si avvicinò a lei.

“Come stai?”
“Adesso meglio, ma sto aspettando che qualcuno mi venga a fare un’ecografia.”
“Che cosa è successo di preciso?”

A Derek divenne subito evidente che Addison era restia a dire qualcosa a riguardo, così fece due più due.

“C’entra per caso Meredith?”

Addison sospirò, poi annuì. Prima che Derek potesse dire altro, però, ci tenne a mettere in chiaro alcune cose.

“Non mi ha fatto niente, sia chiaro. Stavamo solo parlando, beh, discutendo forse è il termine più giusto. Comunque, all’improvviso la testa ha preso a girarmi e mi sono sentita debole. Dopo mi sono risvegliata su questo letto. Credo che si tratti di un po’ di stress, niente di grave.”
“Ti fai l’autodiagnosi?”
“Dopotutto sono uno dei migliori chirurghi neonatali del Paese, quindi penso di averne il diritto.”

Addison gli sorrise, sperando di aver allontanato l’argomento Meredith dalla loro conversazione. Il medico che doveva farle l’ecografia entrò e Derek non fu molto contento di vedere che era un semplice specializzando. Addison gli lanciò uno sguardo che conosceva bene, quello che lo pregava di non mettersi a creare questioni futili nei momenti sbagliati. Quando l’ecografia mostrò il piccolo feto, Derek sentì un’emozione nuova crescergli nel petto, cosa che non si era aspettato. Addison, invece, era concentrata sulle immagini per capire se andasse tutto bene e non si rese conto del turbamento dell’ex marito.


Amelia era fuori dalla stanza nella quale si trovavano Addison e Derek, quando Mark la raggiunse.

“Che succede? Hai parlato con Derek?”
“Si, ci ho parlato. Addison ha avuto un malore, nel frattempo.”
“Che cosa? E come sta?”
“Non ne ho idea. Sto aspettando che qualcuno si ricordi di me, e de fatto che sono incinta e preoccupata, ed esca ad aggiornarmi.”
“Ho capito, se nessuno esce, entro io.”

Mark entrò nella stanza e Amelia sbuffò. Avrebbe voluto anche lei infilarsi in quella stanza, ma, oltre a non lavorare in quell’ospedale, non era una parente. Almeno per la legge. Addison era sua sorella in tutto e per tutto, per lei.


Lo specializzando aveva portato a termine il suo compito, quando Mark entrò senza bussare.

“Come stai, Addie?”

Derek alzò la testa. Negli anni passati era stato perlopiù lui a chiamarla con quel diminutivo.

“Bene, e il bambino anche.”
“Scusate.”

Derek lasciò la stanza, sotto gli occhi attenti di Mark, al quale non era sfuggito l’umore teso dell’amico.

“Tutto bene?”
“Si, posso chiederti che succede fra Meredith e Derek?”
“Dopo un periodo di crisi, penso che ora si possa dire che hanno troncato.”
“Sapevo della crisi, ma pensavo che avessero risolto i loro problemi.”
“No, per niente. Derek ha detto a Meredith di voi e del fatto che tu aspetti un bambino da lui. Meredith, da allora, si è sentita minacciata da te.”
“Si, quest’ultima parte me l’ha messa in chiaro poco prima che finissi su questo letto. Pensa che io abbia architettato tutto per riprendermi Derek!”
“Assurdo, no? Fra te e Derek è tutto finito!”

Il sorriso di Mark svanì vedendo Addison abbassare gli occhi e sospirare.

“C’è qualcosa che non so?”


Derek uscì dalla stanza ed ebbe subito la sorella addosso.

“Come sta Addison? Che cosa è successo? Posso vederla?”
“Amy, per favore, calmati. Addison ha avuto solo un piccolo malore, dovuto probabilmente allo stress. Sta bene e tu cerca di calmarti, se non vuoi che capiti pure a te, ok? Adesso scusami, ho una faccenda da chiarire.”

Amelia fu lasciata nuovamente nel corridoio da sola, mentre Derek si allontanava a passo svelto per cercare Meredith e mettere in chiaro alcune cose.


Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15


Meredith non si accorse neanche dell’arrivo, dietro di lei, di Derek. Si sentì solo afferrare per un braccio e trascinare nel primo stanzino che trovarono.

“Che cosa è successo con Addison?”
“Assolutamente niente. Stavamo parlando, poi lei è svenuta.”
“Lei ha parlato più di un litigio, che di un’amichevole conversazione.”
“Diciamo allora che stavamo discutendo. Comunque, col suo svenimento non c’entro niente! Era già pallida prima che mi avvicinassi a lei!”

Derek la guardò in cagnesco e lei ricambiò lo sguardo, arrabbiata per essere stata accusata e, allo stesso tempo, scocciata nel vederlo stare sempre dalla parte di Addison. Non si sentiva in colpa per averle detto quelle cose e non le interessava neanche se lei le aveva riferite a Derek. Era convinta di quello che aveva detto.

“Beh, in ogni caso, vedi di starle lontano.”
“Perché, si ferma qui a Seattle?”
“Non credo, ma non sono affari tuoi!”
“Sai una cosa, Derek? Sono contenta che fra noi sia finita. E’ evidente che lei non sarà mai fuori dalla tua vita e io non voglio dividere il mio uomo con nessuna.”
“Allora non abbiamo altro da dirci.”

Derek lasciò la stanza. Era stanco di dover discutere di cosa e quanto Addison significasse per lui. Era abbastanza combattuto per conto suo riguardo a ciò che provava per la sua ex moglie. Meredith, tuttavia, aveva ragione. Anche senza quel bambino, Addison non sarebbe mai stata un’estranea per lui. Avrebbe sempre contato molto, perché undici anni di matrimonio non si possono cancellare con un colpo di spugna.


Mark continuava a fissare Addison, in attesa di una sua risposta.

“Addison?”

La donna lisciava le lenzuola attorno a lei e, alla fine, si decise ad alzare la testa.

“Credo di essere un po’ confusa, riguardo a ciò che provo per Derek.”
“Lo ami ancora?”
“Non lo so. Non so cosa provo, ed è questo il problema. E’ l’incertezza. Non so se mi sento così solo perché sono incinta di suo figlio, oppure se ancora lo amo come un tempo perché è ancora l’amore della mia vita. Non so cosa fare, sta diventando tutto così difficile. Se almeno fossi venuta qui e lo avessi trovato felice al fianco di Meredith, mi sarei messa il cuore in pace. Invece questa situazione... Mi da un filo di speranza, anche se non so per cosa. Inizio a pensare che tutto questo sia uno sbaglio e questo pensiero mi tormenta. Ho tanto desiderato un figlio, ma il prezzo emotivo da pagare inizia a sembrarmi troppo alto. Mi sento tremendamente in colpa, per fare questo tipo di ragionamenti, credimi.”

Mark aveva ascoltato il suo sfogo in silenzio. Conosceva Addison e Derek da una vita e aveva sempre creduto che fossero nati per stare insieme. Anche se aveva amato con tutto il suo cuore Addison, non aveva mai creduto fino in fondo che insieme avrebbero potuto avere un futuro, proprio a causa di Derek. Sapeva che il modo in cui si erano amati quei due li avrebbe legati per sempre. Negli ultimi due anni quel pensiero era diventato più fragile, perché Derek e Meredith sembravano sempre più stabili insieme, ma alla fine quello che stava succedendo non faceva altro che confermare tutte le sue teorie. Era solo questione di tempo prima che finissero di nuovo insieme. Mark, tuttavia, sapeva che non poteva dire quello che pensava veramente, così si limitò ad abbracciarla. In quel momento, la porta si aprì e Amelia fece capolino.

“Ops, scusate! Disturbo?”

I due si staccarono e Addison sorrise ad Amelia.

“Ma no, figurati”
“Come va?”
“Molto meglio.”

Mark si scusò e le lasciò da sole. Amelia si avvicinò al letto.

“Mi hai rubato la scena, eh?”

Ovviamente stava scherzando, così Addison alzò gli occhi al cielo, sorridendo.

“Potrai mai perdonarmi?”

Amelia parve pensarci per qualche secondo, prima di risponderle.

“Diciamo che potrei tener conto del fatto che tu hai agito dopo che il mio testardo fratello ha smesso di comportarsi come un cavernicolo e ha iniziato a ragionare civilmente. Questa attenuante potrebbe essere un ottimo motivo per perdonarti, in effetti.”
“Bene, e cosa ti ha detto Derek a proposito?”
“Ha detto che ha paura per me, ma pare che abbia accettato la situazione.”
“Un comportamento molto ragionevole, da parte sua. Ed in un così breve lasso di tempo. Direi che sta migliorando in fretta.”

Le due donne scoppiarono a ridere. Riguardo a Derek e ai suoi comportamenti iperprotettivi nei suoi confronti, ben giustificabili in passato, Amelia aveva trovato in Addison la sua più grande confidente. Il soggetto della loro conversazione fece il loro ingresso nella stanze e le guardò con sospetto.

“Cosa avete da ridere, voi due?”
“Niente, cose da ragazze.”

Derek annuì, poco convinto. Quella era la loro tipica risposta ogni qual volta non lo volevano rendere partecipe dei loro complotti. Aveva assistito a molte scene di quel tipo, in passato.


Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** capitolo 16 ***


Capitolo 16


Addison e Amelia avevano fatto ritorno a Los Angeles e Derek si sentiva irrequieto. Aveva sperato di riuscisse a parlare con Addison riguardo a ciò che provava nei confronti di tutta quella storia, ma lei era stata molto brava a eludere i suoi tentativi di dialogo. Con Meredith le cose erano ormai chiare. Fra loro era tutto finito e la cosa stava bene ad entrambi. Semmai Meredith aveva sperato che, una volta partita Addison, Derek facesse un passo verso di lei, non lo diede mai a vedere. I due continuarono a evitarsi, a meno che non fossero costretti a collaborare per lavoro. Almeno ora, con Amelia incinta, Derek aveva una scusa per sentire spesso Addison. Chiamava lei con la scusa che la sorella avrebbe potuto scambiare il suo interessamento come un tentativo di controllarla e ne approfittava per informarsi anche sulla gravidanza di Addison. Malgrado tentasse di fare quelle telefonate nel modo più discreto possibile, Mark riusciva sempre a beccarlo e insinuava che, dietro tutta quella premura ci fosse qualcos’altro. Aveva giusto appena terminato una lunga conversazione con Addison mentre stava entrando in ospedale, quando fu raggiunto da Mark, che aveva un sorriso sornione stampato in faccia. Derek sbuffò, preparandosi ad ascoltare le allusioni del suo migliore amico.

“Come sta Addison?”
“Cosa ti fa pensare che fossi al telefono con lei?”
“Oh, andiamo! Ti ho osservato dal parcheggio e avevi quello sguardo...”
“Mi stavi pedinando?! Di che sguardo parli?”
“Di quello che hai sempre riservato solo ed esclusivamente a Addison!”
“Non so di cosa stai parlando!”
“Certo che lo sai! Ormai queste telefonate stanno diventando sempre più frequenti, eh!”

Derek sbuffò un’altra volta. Non l’avrebbe lasciato in pace tanto presto.

“Sono solo preoccupato per mia sorella, ma sai com’è fatta Amy, potrebbe pensare che io voglia tenerla sotto controllo.”
“E’ quello che fai da una vita!”

Lo sguardo che gli lanciò Derek fece capire a Mark che si stava avventurando in un argomento che era meglio non affrontare, così riportò il discorso su Addison.

“Comunque hai ammesso che stavi parlando con Addison. Come sta?”
“Bene. Stanno entrambe bene.”

Mark conosceva bene l’amico e sapeva che quel tono piatto nascondeva qualcosa, così continuò a stuzzicarlo.

“Trattieni l’entusiasmo, mi raccomando!”

Un altro sguardo inceneritore, ma stavolta Mark non si fece intimorire.

“Dì la verità, con me puoi parlare. Il fatto che riescano a cavarsela alla perfezione anche senza di te, quasi ti dispiace. Certo, ti fa piacere che non abbiano problemi di alcun tipo, ma questo ti fa sentire escluso.”

Mark sapeva essere snervante, ma colpiva sempre, o quasi, il punto giusto. Stavolta dalle labbra di Derek sfuggì un sospiro.

“Vorrei solo essere utile. Ultimamente mi sembra di non avere nessuno scopo, nessun obiettivo. La mia vita si è ridotta a fare avanti e indietro tra l’ospedale e la roulotte.”

Mark lo osservò in silenzio per qualche momento. Sapeva che il pensiero più grande di Derek era il bambino che Addison portava in grembo. Probabilmente il suo stato d’animo era lo stesso di Addison. Non poteva fare a meno di pensare a quello che l’amica gli aveva confidato. Eh si, quei due erano veramente testardi. Erano destinati a stare insieme, ma preferivano stare male divisi. Forse lui poteva dare una piccola spintarella per far si che, almeno uno dei due, aprisse finalmente gli occhi.

“Perché non vai qualche giorno a Los Angeles? Vai a trovare Addison e Amelia. Sono sicuro che sarebbero felici di trascorrere un po’ di tempo con te. Potranno cavarsela egregiamente anche senza di te, ma non credo che disdegneranno la tua compagnia.”

Derek ci pensò un po’ su, mentre insieme erano ormai arrivati agli ascensori. Ci aveva pensato, ma aveva paura che presentarsi a Los Angeles lo facesse sembrare un po’ invadente. In effetti, però, non c’era niente di male. In fondo, Amelia era sua sorella, aveva tutto il diritto di andarla a trovare. Derek si fermò e mise una mano sulla spalla dell’amico, che fece altrettanto.

“Sai una cosa? Non è una cattiva idea. Potrei andare questo weekend!”

Mark sorrise, vedendo finalmente che Derek sembrava essersi d’un tratto riscosso dalla sua onnipresente malinconia che lo aveva assalito negli ultimi tempi.


Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17



Addison era in piedi, davanti al bancone della cucina, con le mani sul ventre arrotondato, che osservava la scena davanti a sé con aria perplessa. Amelia, Naomi e Derek erano seduti al tavolo che parlavano del più e del meno. Derek si era presentato quella mattina in clinica senza alcun preavviso e questa cosa l’aveva presa in contropiede. Naomi, dando un’occhiata all’espressione assorta dell’amica, si alzò dal tavolo e si avvicinò a lei.

“Tutto bene?”
“Sto solo cercando di convincermi che sia qui solo per Amelia...”

Naomi sospirò, guardandola con’aria di chi vuole dire ‘te l’avevo detto ’, ma cerca di trattenersi.


/***/FLASHBACK/***/

Addison era nella cucina della clinica per bere un bicchiere d’acqua, quando vide entrare Naomi.

“Sorpre...”

Naomi non terminò la frase, quando si rese conto che la grande sorpresa non era la sua improvvisata, ma bensì il pancino arrotondato di Addison, la quale era rimasta senza parole trovandosela davanti.

“Naomi!!”
“Tu sei... Sei...”
“Incinta, la parola che stai cercando, è incinta!”
“Allora hai veramente fatto l’inseminazione con Jake!”

Naomi sapeva da quanto tempo Addison cercasse di rimanere incinta ed era contenta di vedere che finalmente ci era riuscita. Addison sospirò e Naomi ridimensionò il proprio entusiasmo, non sapendo se aveva detto qualcosa di male.

“Diciamo che non è andata esattamente così.”
“Cioè?”
“Sono rimasta incinta senza l’inseminazione.”

Naomi annuì lentamente. Se Addison era rimasta incinta in modo naturale, voleva dire che il bambino era di Sam, dato che, quando era andata via, i due stavano felicemente insieme. Capendo cosa stesse passando per la testa dell’amica, Addison scosse la testa vigorosamente.

“Non è di Sam, se è quello che stai pensando!! Anzi, non stiamo neanche più insieme.”
“Ah. E... Allora di chi è?”

La faccia di Addison era quasi colpevole, sapendo che stava per sganciare una bomba sull’amica.

“Di Derek.”

Se la mascella di Naomi avesse potuto toccare terra, l’avrebbe sicuramente fatto. Sarebbe rimasta meno sconvolta se il bambino fosse stato veramente di Sam.

“Derek? Dimmi che si tratta di un caso di omonimia!”
“No, Derek Christopher Shepherd, proprio lui.”
“E come è possibile? Adesso quindi lui è qui? State insieme?”
“E’ una storia molto lunga, ma è successo. Comunque no, lui è a Seattle a fare la sua vita e non stiamo insieme. Diciamo che ero pronta per fare l’inseminazione e... beh, posso dire che almeno conosco il padre!”

Addison sapeva cosa Naomi stava per dirle, ancor prima che aprisse bocca.

“Solo che non è una persona qualunque! Stiamo parlando di Derek, il tuo ex marito! So che hai avuto altre relazioni dopo e che ti sei innamorata di altri, ma entrambe sappiamo che Derek è l’amore della tua vita! Sei sicura di non aver sottovalutato la situazione?”
“Ti assicuro che all’inizio non è stato facile, ma so di potercela fare. Non è come se mi avesse abbandonata dopo avermi messo incinta! Ero già preparata a crescere un figlio da sola e il fatto che Derek sia il padre non cambierà niente!”

Lo sguardo di Naomi faceva trasparire tutta la sua preoccupazione a riguardo.

“Spero che tu abbia ragione, ma io sarò al tuo fianco, d’ora in poi, nel caso tu abbia dei ripensamenti!”
“Grazie.”

Le due amiche si abbracciarono e Addison sperò di essere apparsa convincente, perché nemmeno lei credeva alle sue stesse parole.

/***/ FINE FLASHBACK/***/


“Ehi, che cosa fate laggiù? Due fratelli Shepherd insieme sono troppi da sopportare, per voi?”

Menomale che c’era sempre Amelia che faceva dell’ironia per risollevare il morale. Le due tornarono a sedere al tavolo e Addison si massaggiò la pancia, un gesto che ormai stava diventando una abitudine. Derek le posò una mano sul braccio e lei si voltò.

“Stai bene?”
“Si, certo.”

Era difficile per lei cercare di restare indifferente di fronte al suo ex marito, quando la guardava con quella dolcezza, ma riuscì a rispondergli con un timido sorriso.



Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18


La seconda mattina di Derek a Los Angeles si aprì con una richiesta da parte di Amelia. Era l’ora di colazione e Derek fu il primo ad alzarsi. Essendo ospite in casa di Addison, aveva pensato che preparare la colazione alle due donne incinte fosse un gesto carino e, sperava, ben apprezzato. Amelia lo raggiunse prima di Addison e si sedette vicino a lui.

“Buongiorno fratellone!”
“Buongiorno. Dormito bene?”
“Si e trovare la colazione pronta è un buon risveglio. Grazie.”

Derek sorrise e Amelia si schiarì la voce.

“Il tuo volo è stasera?”
“Si, perché?”
“Mi stavo chiedendo se non potevi prolungare il tuo weekend, almeno fino a domani.”
“Come mai?”
“Ho l’ecografia di controllo con Jake e mi farebbe piacere se ci fossi anche tu.”
“Va bene, certo. Rimango volentieri, sempre che per Addison vada bene.”
“Vada bene cosa? Buongiorno.”

Addison entrò in cucina e si sedette al tavolo, guardando interrogativamente i due fratelli Shepherd.

“Amelia mi ha chiesto di rimanere fino a domani per essere presente durante il suo controllo dal ginecologo. Per te va bene se rimango un giorno in più?”
“Certo, nessun problema!”
“Potresti anche andare al controllo di Addison, così! Ha l’appuntamento dopo di me!”

Di fronte alla proposta entusiastica della giovane Shepherd, Derek e Addison sembrarono presi in contropiede e nessuno dei due sapeva cosa rispondere. Amelia finse di non rendersi conto di averli messi in imbarazzo. Aveva uno scopo ben specifico, che condivideva con Mark. I due si erano sentiti per telefono e Mark l’aveva pregata di spingere i due ex coniugi a riavvicinarsi. Purtroppo, data la cocciutaggine di entrambi, non sarebbe stata un’impresa facile.

/***/

Mark era in caffetteria a rilassarsi dopo un intervento delicato, quando il suo telefono suonò.

“Dottor Sloan, chi parla?”
“Che cosa stai architettando?”
“Derek! Di che stai parlando?”
“Lo sai benissimo! Hai trascinato Amelia nei tuoi assurdi vaneggiamenti riguardo me e Addison!”
“Ah, accidenti! Tua sorella esagera sempre e rovina i miei piani! Che cosa è successo?”
“E’ riuscita a mettere in imbarazzo sia me che Addison suggerendo di andare insieme al controllo per il bambino.”
“Mi sembra un’ottima idea.”
“E’ una fortuna che ci siano tutti questi chilometri a separarci in questo momento, Mark. Anche se su di te potrei sfogarmi, invece con Amelia non posso accanirmi, dato che è incinta.”
“Oh, andiamo! Tu e Addison vi fate troppi problemi, dovreste iniziare ad aprire gli occhi.”
“Mark, si tratta della vita di Addison. Anche se biologicamente il figlio che aspetta è mio, lei è stata molto chiara: questa è la sua gravidanza e io non ho voce in capitolo.”
“Si, questo è sicuramente quello che voleva all’inizio di tutta questa faccenda.”
“Mi stai dicendo che tu sai qualcosa che io ignoro?”
“No, dico solo che tu e lei dovreste parlare. Credo che entrambi siate confusi da questa situazione.”
“Sai Mark, sono sempre più preoccupato per te. Con l’età stai dimostrando una saggezza che non hai mai avuto.”
“Spiritoso. Quando torni?”
“Credo domani. Amelia mi ha chiesto di andare da lei al controllo.”

/***/

“Ti rendi conto? Ad Amelia manca un filtro fra quello che pensa e quello che dice!”

Naomi, che aveva deciso di sfruttare quella domenica per mettere in ordine qualche scartoffia, era stata raggiunta in ufficio da Addison, in piena crisi isterica.

“Perché non ti calmi? In fondo non è successo niente di grave! Stai ingigantendo la cosa. Amelia ha sbagliato a intromettersi, ma forse voleva solo suggerire un chiarimento di ruoli fra te e Derek!”
“Non ci sono ruoli da chiarire. Io cercavo una gravidanza, sono finita a letto con Derek e ho ottenuto quello che volevo. Io e Derek conduciamo due vite separate, abitiamo in due stati diversi. Abbiamo divorziato da anni e quello che è capitato è stato un puro caso che non ci lega in nessun modo.”

Naomi la guardò senza parlare per qualche momento. Attese che l’amica si calmasse e si sedette sul divanetto.

“Se tu avessi fatto questo discorso ad un’altra, tipo Violet, sarebbe anche potuto essere convincente. Io, tuttavia, conosco entrambi troppo bene e so che tra voi non finirà mai in modo definitivo. Tu provi ancora qualcosa per lui e se io aspettassi un figlio da Sam e se lui mi guardasse come Derek guarda te... Beh, mi sentirei molto fortunata.”

Mentre Addison rifletteva sulle parole dell’amica, Naomi uscì per un attimo dall’ufficio per andare a farsi un caffè. Mentre si avvicinava alla piccola cucina che avevano nello studio, l’ascensore si aprì e ne uscì Derek.

“Ciao Naomi.”
“Derek! Che giri da queste parti?”
“Amelia mi ha detto che Addison dovrebbe essere qui.”
“Si, infatti.”
“Derek!”

Addison camminò verso di loro.

“Ehi, ciao. Sono qui perché vorrei scambiare due parole con te.”
“Si, anche io stavo per chiamarti. Andiamo nel mio ufficio, va bene?”

Derek annuì e Addison gli indicò la direzione. Prima di seguirlo, Addison si voltò verso Naomi, che le fece un sorriso incoraggiante.



Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19


Addison chiuse la porta del suo ufficio dietro di sé e si chiese se sarebbe stata in grado di affrontare quella conversazione, non sapendo a cosa avrebbe portato. Probabilmente Derek era lì solo per dirle che non intendeva accompagnarla al controllo, perciò sarebbe stato ancora più difficile parlare di quello che sentiva. Attese che fosse lui a parlare, anche se, invece di farlo, si guardava intorno.

“Derek…”
“Pensavo che, se non ti dispiace, per me va bene.”
“Che cosa?”
“Venire al tuo controllo. Per me va bene.”
“Derek, non devi farlo per forza. Non so perché Amelia sia venuta fuori con questa proposta, ma non devi sentirti in obbligo.”
“Ma io voglio farlo. Voglio accompagnarti.”

Addison cercò di scrutare il suo sguardo. Lui sembrava calmo e determinato, mentre a lei batteva forte il cuore. Tuttavia, non poteva permettersi fraintendimenti, ora che c’era di mezzo un figlio. Aveva bisogno di sapere.

“Perché?”

Derek la guardò, pensieroso. Si era aspettato quella domanda, ma non sapeva come affrontare l’argomento. Sapeva che anche lei doveva essere confusa. Avrebbero dovuto sapere entrambi fin dal primo momento che quella gravidanza avrebbe cambiato le cose fra di loro. Derek avrebbe potuto fare marcia indietro. Quello era l’ultimo momento per farlo. Avrebbe potuto dirle che lo faceva perché lei era ancora la sua migliore amica, perché ci teneva che avesse qualcuno accanto in quel momento, ma decise di essere sincero.

“Perché è mio figlio. So che tu hai detto che si trattava della tua vita, che un figlio era tutto quello che desideravi e che io ero libero da qualsiasi responsabilità, ma quello che aspetti è figlio mio quanto tuo. Nessuno dei due, dopo il divorzio, avrebbe potuto immaginare che saremmo finiti con l’avere un figlio insieme, ma eccoci qua. So che non è quello che avevi previsto e io non voglio portarti via il bambino. Ti chiedo solo di poter essere partecipe, in qualche modo. Non escludermi come se io non avessi niente a che fare con questo, Addison.”

Addison adesso aveva lo sguardo basso ed era difficile capire cosa stesse pensando. Derek sospirò, in attesa di una qualche reazione.

“Mi sono illusa che questo non avrebbe cambiato le cose fra di noi. Se non ti avessi detto nulla, se ti avessi detto che avevo fatto l’inseminazione come era previsto, adesso non saremmo qui. Tu saresti tornato a Seattle da Meredith e io avrei portato avanti la mia gravidanza. Tuttavia, ho pensato che non avrei potuto mentirti su una cosa del genere. Tu mi avevi reso possibile il mio desiderio più grande ed era giusto che lo sapessi. Ma sapevo che non era per quello che sentivo il bisogno di dirtelo. Ho sempre pensato che, semmai avessi avuto un figlio, doveva essere da te. Ho sempre pensato che saresti stato un padre eccezionale e non ti negherò questo diritto. Se vorrai essere partecipe della vita di tuo figlio, io non posso che esserne felice.”

In realtà, dentro di sé, Addison stava cercando di assorbire il colpo. Il suo cuore aveva sperato che lui dicesse che l’amava ancora, ma sembrava evidente che lui fosse lì per il bambino che aspettava. Non sapeva come sarebbe stato possibile per lui essere presente, dato che stava a Seattle e lei avrebbe cresciuto il bambino a Los Angeles, ma questo sarebbe stato un problema che avrebbero affrontato in seguito. Da parte sua, Derek aveva paura di spingersi oltre. Lei sembrava disposta a lasciarlo entrare di nuovo nella sua vita come padre di suo figlio, ma lui non voleva solo questo. Non si era sbilanciato finora, ma capì che valeva la pena rischiare un rifiuto, piuttosto che starle vicino nascondendole i suoi sentimenti. Si avvicinò a lei, che si era appoggiata alla scrivania e le prese una mano. Lei alzò la testa, un po' sorpresa da quel gesto.

“Non voglio solo essere il padre di mio figlio, Addison. Io voglio il pacchetto completo. Fin da quando sono venuto a Los Angeles la prima volta ho capito che quello che c’è fra di noi non si è esaurito con il divorzio. CI ho riflettuto a lungo e finalmente ho aperto gli occhi. Sei ancora l’amore della mia vita, Addison. Lo sei sempre stata e, se lo vorrai, non ti lascerò più andare.”

Complici gli ormoni della gravidanza e il sollievo per essersi sentita dire quello che desiderava, Addison gli si buttò addosso, baciandolo con passione. Questo passo fra di loro, non segnava il lieto fine. Avrebbero avuto molto di cui discutere, per il loro futuro, ma entrambi non volevano rovinare quel momento. Erano talmente presi l’uno dall’altra che non si resero conto che la porta dell’ufficio si aprì e che una testa mora aveva fatto capolino per spiarli. Amelia aveva seguito il fratello, sperando in una riconciliazione fra lui e Addison e adesso poteva dichiararsi soddisfatta. Un colpo di tosse dietro di lei la fece sobbalzare, così richiuse la porta senza fare rumore e, voltandosi, si trovò faccia a faccia con Naomi.

“Che stai facendo, Amelia?”
“Niente. Controllavo solo che i miei sforzi fossero andati a buon fine. Buona domenica, Naomi!”

Amelia si allontanò verso gli ascensori, mentre Naomi sorrise, immaginando cosa intendesse la giovane Shepherd.



Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Epilogo ***


Epilogo


_._ Un anno dopo _._


Derek entrò in casa e fu accolto dal rumore delle persone che già si erano accomodate sulla terrazza di Naomi, dove, di lì a poco, avrebbero cenato per festeggiare la visita di Mark a Los Angeles. L’uomo non era venuto da solo in città, ma accompagnato da quella che era, a tutti gli effetti, l’unica femmina della quale non si sarebbe mai potuto disinnamorare: sua figlia Sofia. Prima di avvicinarsi a salutare il suo migliore amico, Derek salutò Addison con un bacio, prendendo dalle sue braccia Daniel Anthony Montgomery Shepherd, suo figlio. Una pacca sulla spalla a Mark e un buffetto sulla guancia a Sofia e Derek si girò a guardare sua sorella con un sorriso sodisfatto sulla faccia. La sua nipotina Adrienne Shepherd, che portava non a caso il secondo nome di Addison, era una fotocopia della madre. Amelia era in splendida forma... e non più sola. Al suo fianco, da un paio di mesi, c’era il nuovo dottore del St. Ambrose, James Peterson e Derek era felice che sua sorella avesse finalmente trovato la serenità. Distogliendo lo sguardo dalla sorella, Derek incontrò quello di Addison che gli stava sorridendo.

C’era voluto del tempo e tanti ostacoli sul percorso, ma anche Addison e Derek avevano trovato la loro serenità. Los Angeles aveva regalato loro un nuovo equilibrio. Avevano vissuto gli ultimi mesi della gravidanza a fasi alterne. Alla felicità e alla trepidazione per l’attesa della nascita si erano spesso contrapposti sentimenti di incertezza e di insicurezza. Si erano ritrovati da poco e in circostanze particolari e non era stato facile ricostruire il loro rapporto. Il loro amore era più forte di tutte le paure e alla fine, una volta nato Daniel, tutti i timori erano svaniti. Derek aveva sostituito Amelia al St Ambrose e in clinica. La sorella era ben felice di prendersi una pausa e non sembrava ancora intenzionata a voler ritornare al suo lavoro. Con l’arrivo della figlia, sembrava aver scoperto un’altra vocazione: la madre a tempo pieno. A Derek interessava solo che la sorella fosse felice e gli piaceva poter esserle così vicino. La vicinanza certo non mancava, soprattutto da quando Amelia si era trasferita nella casa che un tempo era stata di Sam. Erano così a tutti gli effetti una grande famiglia felice alla quale, naturalmente, si aggiungevano tutti i loro amici, vicini e lontani.





Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2609115