O Fortuna - ...and a bottle of rum di MaryMatrix (/viewuser.php?uid=34293)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Nightmare ***
Capitolo 2: *** 2. Rudoph, the red-nosed reindeer ***
Capitolo 3: *** 3. What about a declaration? ***
Capitolo 4: *** 4. Geremia since 1720 ***
Capitolo 5: *** 5. Fight and Fire ***
Capitolo 6: *** 6. Maybe there's a spy ***
Capitolo 7: *** 7. What a strange dream for Mr. Raspini! ***
Capitolo 8: *** 8. Mary's in the house ***
Capitolo 9: *** 9. Panic at the disco ***
Capitolo 10: *** 10. Welcome in New Providence! ***
Capitolo 11: *** 11. La ballata del Capitano Kidd ***
Capitolo 12: *** 12. A.A.A.: Attenzione Arriva Allison ***
Capitolo 13: *** 13. Fast and Furious ***
Capitolo 14: *** 14. La scelta di Antonella ***
Capitolo 15: *** 15. Once Upon a Time ***
Capitolo 16: *** 16. Leggenda ***
Capitolo 17: *** 17. Back to the future ***
Capitolo 18: *** 18. The best damn thing that her eyes have ever seen ***
Capitolo 1 *** 1. Nightmare ***
Capitolo 1
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo
1:
Nightmare
Era una notte buia e tempestosa. I fulmini
lampeggiavano furiosamente, il rombo dei tuoni sovrastava ogni rumore, la
pioggia scrosciava incessante. Tempo da lupi, quel tempo in cui si può ammirare
la magnificenza di una tempesta, quel tempo in cui tutto può accadere e in cui
si farebbe molto meglio a restarsene a letto, senza curiosare in giro, perché
è in queste notti che di solito si scoprono particolari che avremmo preferito
rimanessero nelle ombre della beata ignoranza.
Ma non tutti temono le intemperie: una figura incappucciata si dirigeva verso
una casa, una grande villa, forse in cerca di un riparo o forse in cerca di
qualcosa di molto più importante. Forse non sapeva neppure lei quello che
cercava, o forse sì. Forse... tanti dubbi e nessuna certezza, e intanto,
nonostante la pioggia, aveva un passo sicuro e lento, non affrettato.
Poi un fulmine illuminò il suo riflesso, che non sfuggì agli occhi di una
ragazza dai capelli rossi perennemente ribelli e gli occhi neri, non magra, né
grassa, non bella, né brutta, una ragazza normalissima. La ragazza in questione
osservava il lento avvicinarsi della figura, volendola aiutare da un lato, ma
dall'altro sapeva che per lei avrebbe costituito un pericolo.
Per un momento sperò che quella strana figura accelerasse il passo, che si
levasse da quel sentiero, perché aveva paura, sentiva il battito del suo cuore
andare a tempo con i passi di quella strana figura.
Un altro fulmine illuminò l'incappucciata, la ragazza alla finestra vide
perfettamente che l'acqua passava attraverso il corpo della figura misteriosa,
sempre che di corpo si potesse parlare in quel caso: era solo un'ombra nera, che
quasi si mimetizzava con le tenebre della notte. Poi alzò il suo viso, nero
anch'esso, e sorrise in direzione della ragazza alla finestra, mostrando denti
bianchi, un sorriso minaccioso, solo un'incurvatura della bocca malvagia che
risplendeva nella notte, e sebbene non le avesse visto gli occhi la ragazza alla
finestra aveva la sensazione che l'incappucciata fosse lì per lei.
Spaventata arretrò e chiuse le tende, rimanendo nel buio più completo,
decidendosi finalmente ad andare a dormire, cosa che avrebbe dovuto fare già da
tanto tempo.
Ma poi sentì dei passi avvicinarsi e il terrore l'assalì. Non osava aprire né
porta né finestre per paura di trovarsi davanti quell'orribile sorriso. Quindi
attendeva, immobile, col respiro affannoso, mentre i passi erano vicini, sempre
più vicini. Sentì la maniglia della porta muoversi, voleva urlare, chiamare
aiuto, ma le urla le morirono in gola.
La porta cominciò ad aprirsi lentamente con uno scricchiolio inquietante.
SKREEEK
faceva la porta.
BUM-BUM, BUM-BUM
faceva il cuore della ragazza. Lo scricchiolio
continuò finché la porta non fu completamente aperta e la luce di un fulmine
rivelò la figura di un ragazzo. La sua mano scivolò dalla parete fino
all'interruttore, accendendolo.
E la ragazza fu immensamente sollevata di vedere di chi si trattava.
- Geremia hai intenzione di rimanere sulla
porta per tutto il giorno? - fece una voce acida dietro di lui.
Il ragazzo chiamato Geremia entrò, seguito dal
proprietario della voce. Geremia era una ragazzo alto, biondo, con gli occhi
azzurri e la pelle chiara, era il messaggero di una nobile famiglia ormai
estinta che aveva lasciato tutti i suoi averi ad Anna.
Il ragazzo dietro di lui invece era il killer più famoso del mondo. O meglio
l'ex-killer più famoso del mondo. Il suo nome era Stub. Era alto, aveva gli
occhi marroni, uno sguardo che infondeva sicurezza, i capelli castani folti e
morbidi.
- Come mai siete qui? - domandò Anna, la
ragazza dai capelli rossi, che sembrava essersi appena svegliata da un brutto
sonno.
- Come sarebbe "perché siamo qui"? -
chiese Geremia di rimando. - Hai urlato come una forsennata! - si stava agitando
per la salute della giovane. - Pensavamo che ti fosse successo qualcosa e ora
arriviamo qui e... -.
- Biondo. - fu interrotto dalla voce perentoria
di Stub. - Non ti sembra di notare dalla sua espressione che non ha più pallida
idea di quello che stai blaterando? -.
Geremia la guardò meglio e fu costretto a
concordare con Stub.
- Io non ho urlato. - specificò Anna.
A quel punto Stub alzò le sopracciglia,
dubbioso. Geremia lanciò ad Anna uno sguardo un po' apprensivo. E lei li
guardò, con la paura negli occhi, uno che protendeva le braccia verso di lei, e
l'altro con le braccia incrociate appoggiato comodamente ad un mobile. Fu
proprio quest'ultimo a parlare.
- E' successo di nuovo. - constatò Stub.
Anna sembrava turbata, nonostante si sforzasse
di nasconderlo. Aveva fatto di nuovo quell'incubo, aveva di nuovo sognato quella
figura, aveva davvero urlato per poi svegliarsi e non ricordarsi di aver
urlato... non si rendeva nemmeno conto di quando il sogno cominciasse e di
quando il sogno finisse. Nessuno conosceva il perché di questi disturbi di cui
Anna soffriva da un po' di tempo.
I suoi genitori minimizzavano la cosa: attribuivano la colpa al cambiamento a
cui era stata sottoposta Anna dall'estate a quell'inverno, a quei 5 mesi; certo
la vita di Anna era molto cambiata quando aveva ricevuto l'eredità, Stub, Masky
(il fratellino di lui), Thomas e Antonella (cugina di Stub) avevano cercato di
ucciderla in quanto facevano parte di un'agenzia per killer professionisti, con
basi sparpagliate in tutto il mondo. Era fuggita in Brasile, poi era tornata in
Italia, per poi scappare nuovamente in India. Ma questo risaliva a 5 mesi fa.
Adesso vivono tutti nella nuova villa di Anna, che in cambio però ha preteso
che lasciassero l'agenzia.
Federico, il cugino di Anna, aveva superato il trauma della perdita della
sorella, Lavinia, colei che aveva messo Stub sulle traccie di Anna. Anche Sveva,
la migliore amica di Anna, viveva in quella specie di villa-castello.
Geremia la invitò a scendere per fare
colazione, ma Stub si mise tra loro e la porta.
- Togliti di mezzo. - lo intimò Geremia. -
Anna ha bisogno di mangiare. -.
- Anna ha bisogno di parlare con qualcuno che
non abbia peli sulla lingua. - replicò Stub con calma glaciale. Non era nel suo
stile agitarsi. - Esci per favore. -.
- Sì. - lei appoggiò Stub.
Geremia la guardò e uscì controvoglia,
comunque solamente perché lei glielo aveva chiesto. Non si fidava ancora di
Stub, temeva che il suo spirito di assassino prima o poi sarebbe tornato a
galla.
Anna però non aveva paura di lui. Non ne aveva
mai avuta. Si mise seduta sul letto, Stub tornò ad appoggiarsi al mobile. Aveva
ancora qualche difficoltà a stare in piedi senza reggersi dopo l'incidente che
aveva avuto quell'estate, precipitando da un elicottero. Non stava più sulla
sedia a rotelle, ma a volte sentiva il bisogno improvviso di tornarci. Faceva
riabilitazione e i medici dicevano che nel giro di poco meno di un anno sarebbe
tornato a posto.
- Senti... - cominciò Stub con aria seccata. -
... io te l'ho sempre detto che sarebbe giunto il momento di andare da uno
psichiatra. -.
- Stub... -.
- Fammi finire. - la interruppe. - Per te e per
platinato, di là, non è mai il momento di parlarne. Per me il momento è
giunto. Credo che continuare con questi sogni non ti faccia affatto bene, anzi.
E' evidente che negli ultimi mesi sei stata sottoposta ad una situazione di
stress non indifferente... lo so l'effetto che fa essere inseguiti da me. - e a
quel punto non poté evitare di sorridere malizioso. - Secondo me se vai da un
medico può darti delle medicine che potranno farti dormire meglio. E inoltre
magari potrà cercare qual'è la causa di questi tuoi sogni. -.
- Non sono malata! - sbottò Anna.
- Beh io sì! - sbottò Stub. - Non mi reggo in
piedi per colpa di quello stupido incidente, tu mi costringi a fare una vita che
non è la mia, e non sai quanto mi manca quella vecchia. Quindi se qui c'è
qualcuno che deve lamentarsi sono io. - tornò in posizione eretta, un po' a
fatica. - O tu ti decidi a fare qualcosa per quei sogni oppure io tornerò ad
essere quello che ero. -.
Anna rimase zitta a quelle parole. Un ricatto,
ecco quello che Stub le stava proponendo. La credeva malata, quella era la
verità, acconsentiva a stare in quella casa solamente per tenerla
sottocontrollo, forse aveva paura che potesse nuocere a qualcuno. Non c'era
bisogno che lo dicesse, Anna lo aveva capito dal suo sguardo in quel momento.
- Sono forte Stub. Posso riuscire a controllare
quei sogni. -.
- Benedetta ragazzina! - si infuriò lui. -
Come puoi pretendere di controllare un qualcosa che non conosci? -.
- Come ho fatto con te. - replicò Anna,
sorridendo con aria di sfida e uno sguardo trionfante.
Stub le avvicinò minaccioso. - Attenta a come
parli, ragazzina. -.
- Perché se no che fai, killer? -.
Si alzò dal letto e si diresse verso la porta
senza dare possibilità a Stub di rispondere in alcun modo. Sembrava che ogni
loro conversazione finisse in quel modo, con una minaccia anche solo velata.
Sembrava che le loro più che conversazioni fossero sfide in piena regola.
Quella l'aveva vinta Anna.
Stub la seguì per le scale in marmo di
Carrara, scotendo la testa, mentre Anna guardava il sole fuori dalla finestra,
il giardino innevato, rincuorata. Non era buio, non c'erano tempeste. Non c'era
niente di minaccioso.
Poi vide qualcosa che la fece irrigidire sulle scale. Stub si fermò appena
dietro di lei.
- E adesso che ti prende? -.
- Guarda. - per risposta lei indicò un manto
nero che spiccava sul bianco della neve.
- Un pezzo di stoffa nero. - commentò Stub. -
Che cosa c'è di così terrificante? -.
- Non ne sono ancora sicura... - Anna si
slanciò giù dalle scale per raggiungere il giardino.
Stub non provò nemmeno a dirle che non poteva
andare nella neve con la camicia da notte e la vestaglia, in quei casi l'unica
cosa da fare era seguire la ragazza. Quando tra un dolore e l'altro riuscì a
raggiungerla la vide chinata sul mantello.
- Spero per te che ci sia stato un buon motivo
per cui mi hai fatto correre fin qui. -.
- E' questo. - spiegò Anna. - E' questo il
mantello della figura dei miei incubi. -.
Stub non nascose neppure il suo sguardo che
parlava da solo: e diceva che lei era completamente uscita di senno. - Sei
sicura? -.
- Sì. - sembrava davvero convinta.
- Ti rendi conto, vero, che stai affermando che
un incubo è reale? -.
Anche ad Anna sembrava una cosa stupida. Fuori
dal normale. Ma dopo quello che le era successo 5 mesi prima come faceva a dire
con certezza che cosa era normale e cosa invece non lo era?
Mentre si sentiva stupida per quello che aveva detto, vide che Stub si
inginocchiava accanto a lei e prendeva il mantello tra le mani. Per lui quel
mantello aveva qualcosa di stranamente familiare. Lo aveva preso in mano e aveva
cominciato a frugare nelle tasche, in cerca di qualcosa. Non sapeva bene nemmeno
lui quello che stava cercando.
Qualcosa trovò. Un ciondolo. Un ciondolo che anticamente poteva essere stato
d'oro, ma adesso era tutto rovinato e sporco. Era ovale e sopra c'erano incise
due lettere intrecciate tra loro: una I e una S. Era grosso quanto bastava per
poterlo aprire.
- Non è possibile. - sussurrò lui.
Anna non ci capiva più niente, le sembrava che
per lui quel ciondolo significasse molto. Lui lo aprì: c'era una foto in bianco
e nero e raffigurava una donna bellissima, elegante, che teneva in braccio un
bambino di 5 anni circa, sorridendo.
Stub chiuse il ciondolo. - NELL! - chiamò a
gran voce, mentre si affrettava verso la sala della colazione. - NELL! -.
Nell era la cugina di Stub. Anche lei era una
killer, e il suo vero nome era Antonella. Anna non capiva che cose c'entrasse
Antonella con quella faccenda. Arrivarono nella sala e Antonella stava mangiando
con gli altri. Stub le mostrò il medaglione.
- Antonella guarda! -.
Antonella guardò prima il medaglione, poi Stub
con gli occhi marroni che sembravano la fotocopia di quelli del cugino. Poi
scosse i capelli neri, ondulati. - E' il tuo ciondolo Stub. - Antonella non
sapeva dove il cugino volesse andare a parare.
- No. - replicò Stub, mostrandogliene un
altro. - Questo è il mio! -.
Antonella spalancò gli occhi, ma nessuno a
parte lei sembrava capire come stavano le cose. Stub guardava il secondo
ciondolo raffigurante lui e sua madre. La sua vera madre. - Mamma... -.
Sveva, altra, magra, lunghi capelli lisci
biondi, guardò la foto. - Non ci assomiglia per niente a tua madre, lo sai? -.
- Perché quella che conoscete voi non è sua
madre. - replicò Antonella. - E' la sua matrigna. La madre di Masky. -.
- Siete fratellastri? - domandò Federico. Lui
era il cugino di Anna, appassionato di sport: snowboard e basket... non a caso
era alto 2 metri precisi precisi. Era due anni più grande di Anna.
- Sì. - rispose Masky. - Solo che non ci
teniamo a farlo sapere in giro. -.
- La madre di Stub era un membro del G.A.S.P. -
ricominciò la sua spiegazione Antonella, con l'evidente aria di chi si annoia a
morte.
- Il cosa? - Geremia la guardò stupito.
Antonella gli rivolse uno sguardo scocciato. -
Meglio che tu non lo sappia. Ad ogni modo lavorava lì. Un brutto giorno fu
mandata sul fondo dell'Atlantico perché stavano studiando un mistero che
riguardava la William, una nave. Non fece mai ritorno dagli abissi. -.
Stub si rese conto che la spiegazione di
Antonella non riguardava i medaglioni, quindi prese in mano il discorso. - Prima
di partire aveva in mano 2 medaglioni. - spiegò con voce grave. - "Ora io
sto per partire Stub" mi disse dandomene uno "e non so quando
tornerò. Ogni volta che sentirai la mia mancanza aprilo e guarda dentro. Io
farò lo stesso., lo guarderò sempre. Voglio che tu ricordi una cosa: la mamma
sarà sempre orgogliosa di te". Dopodiché si allontanò in una notte buia
e tempestosa. - finì il suo racconto.
Thomas, un ragazzo con un gran cesto di capelli
mori ricci in testa, abbronzato e mulatto. - Fammi capire amico. Mi stai dicendo
che tua madre è tornata? -.
- E che la creatura dei sogni di Anna è vera.
- aggiunse Stub. - Abbiamo trovato il ciondolo nel suo mantello. -.
Sveva lo guardò come se fosse impazzito. - Sei
uscito di senno anche tu? -.
Prima che il cugino potesse rispondere
Antonella si intromise. - C'è solamente una cosa da fare a questo punto Stub.
-.
Si lanciarono uno sguardo complice. Stub
riprese i due medaglioni. - Andiamo da Maurice. -.
L'angolo della Matrix
Salve a tutti!!! Eccomi tornata prima di quanto
io stessa pensassi col seguito di O Fortuna - Anna.
Ho cercato in questo capitolo di introdurre
brevemente i personaggi che si conoscono già e i fatti avvenuti, quindi
probabilmente lo avrete trovato pesante. Comunque sempre per coloro che hanno
già seguito l'altra storia voglio dire che questa sarà un po' diversa... ci
sarà sempre azione, ovviamente, se no non sarebbe più una mia storia e sarà
sempre piena di idee un po' fuori dal normale... ok, molto fuori dal normale.
Nonostante questo credo che la troverete un po' diversa dalla prima, con più
avventura e meno azione (per esempio qui non ci saranno inseguimenti stradali
con sparatorie, per fare un esempio).
Spero di avervi almeno un po' incuriositi con
questo capitolo... e sono curiosa di sapere che cosa ne pensate, quindi non
siate timidi e usate quella tastiera che avete davanti per dirmi che ne
pensate!!!
Il titolo O Fortuna è preso dall'omonimo canto
dei Carmina Burana, invece "... and a bottle of rum" significa
"...e una bottiglia di rum" è tratta dalla celebre canzone di pirati
dell'"Isola del Tesoro" di Stevenson... e se non è un indizio questo
di che cosa parlerà in seguito la storia ditemi cosa lo è...
L'impostazione del titolo della storia che trovate in altro l'ho copiato alla
mia amica myki, col suo consenso, dalla sua storia "Passion and Patience".
Inoltre leggendo le ultime recensioni che mi
sono state lasciate al primo capitolo della saga ho pensato che non fosse giusto
non rispondere solamente perché questa è una storia diversa... quindi i
ringraziamenti!!!
- DamaArwen88: grazie mille!!! Sono
contenta che la fine ti sia piaciuta anche perché di solito a scrivere i
finali sono una frana... quanto al seguito, beh, se stai leggendo queste
righe significa che hai letto perlomeno il primo capitolo... e spero davvero
che ti sia piaciuto!!! Tranquilla... tratterò benissimo il piccolo Masky!...
ok... Draco è tuo... io mi prendo Stub... xD Bacione!
- Lallix: il tuo entusiasmo riesce
sempre a farmi sorridere :). Sono felice che ti sia piaciuta questa storia.
Davvero. Quanto a Geremia e Antonella, come hai detto tu, c'è sempre il
seguito. E poi chi lo sa... Mi fa piacere non sai quanto che ti abbia tenuto
compagnia come "In the Summertime"... quindi chiedo perdono se mi
ci è voluto un po' per postare il seguito... ma niente punture!!! Tra
parentesi, sai che il termine "patagnocco" mi piace? Te lo posso
fregare per inserirlo in questa storia? Please *_*. Spero che ti sia
piaciuto questo primo capitolo! Bacione!
- Shia: non puoi sapere quanto mi ha
fatto felice leggere la tua recensione... perché mi hai fatto un grande
complimento, mi hai detto che la ff ti ha emozionata e soprattutto che ti
sei sentita parte integrante della storia... è così che vorrei che si
sentissero tutti i lettori quando leggono una mia storia. Sapere che ci sono
riuscita almeno con te per me è un grande risultato. Quindi grazie. E
ovviamente spero che ti sia piaciuto questo primo capitolo! Bacione!
- BabyzQueeny: grazie! Beh, che dire...
ho cercato di scriverla il prima possibile ;)
- myki: accidenti quante recensioni!!!
Va beh, mi metto e rispondo a tutte e 7: allora sì, la malattia del
romanticismo mi è del tutto passata. Sono guarita, non sai che sollievo.
Poi vorrei che mi spiegassi perché non ti fidi di me e quando scrivo le
cose devi sempre avere dei dubbi: quando ho scritto che è licenziato
intendevo sul serio... in fondo Anna mica gli ha fatto nulla a lui. Beh
Sveva non è strano... è che quando la scrivevo mi era venuta in mente
l'antagonista di Prisca in "Ascolta il mio cuore", Sveva Lopez del
Rio... Sveva era un nome che mi piaceva... e quindi l'ho usato. Stub invece
è il nome che aveva lui nel sogno che ho fatto e che ha ispirato la storia.
Quanto al fatto che Anna rappresenta normale è vero. E' una ragazza
normalissima e l'ho voluta fare normale perché sono stanca delle ragazzine
che devono aver qualcuno che le protegga, oppure quelle ragazzine tutte
belle perfette che però dentro sono deboli e hanno bisogno del principe o
robaccia simile. No. Anna è il modello di ragazza normale, di ragazza forte
che non ha bisogno di nessuno, ma non perché ha la scorza dura perché è
così, punto e basta. Il suo non è un atteggiamento, è davvero in quel
modo.
Davvero riesco a far sembrar vere le mirabolanti avventure della mia mente,
come le chiami tu? Grazie! Sono molto soddisfatta... ad ogni modo sconsiglio
vivamente a chiunque di provare, a meno che non sia stato addestrato dai
servizi segreti... xD
Ah, non sai chi ti piace di più tra Stub e Geremia? Non so perché ma per
te vedo meglio Geremia. Più romantico, più tranquillo, più dolce e meno
brusco di Stub. Geremia è il biondo cavaliere, il classico principe
azzurro. Stub è un killer. E questa è la differenza di fondo.
Sono contenta che ti sia piaciuto l'idea di ambientare un po' di storia a
Firenze. E comunque non è vero che non riesci a unire le due cose, è
solamente che non ci provi e non hai l'occasione di farlo... Lily e James
sono in Inghilterra, non puoi catapultarli a Firenze... però sarebbe
un'idea...
Trovi romantico un pezzo della mia storia? Va beh, un po' di romanticismo ci
vuole... ma romanticismo alternativo, romanticismo nascosto, sempre
sottoforma di qualcos'altro. Sono contenta che ti piaccia... detto da una
romanticona come te è un gran complimento! E mi è piaciuta la sequenza di
aggettivi immediata, visibile, elettrica. Era quello che volevo trasmettere.
Per concludere sì... la mitraglietta è il marchio di fabbrica :)
Un bacio a tutti!!!
@matrix@
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Capitolo 2 *** 2. Rudoph, the red-nosed reindeer ***
Capitolo 2
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 2:
Rudolph, the red-nosed reindeer
Anna stava allestendo tutto quanto per la
partenza. Sapeva che dovevano partire il prima possibile, in primo luogo perché
le settimane di vacanza erano solamente 2 e in secondo perché Stub sembrava
avere piuttosto fretta.
Non stava mai fermo, stava sempre fuori in giardino, nella neve, seduto sulla
sua sedia guardando sempre dritto davanti a lui, perso nei suoi pensieri, o
forse nei suoi ricordi. Anna non lo sapeva e non poteva saperlo.
L'unica persona che andava ogni tanto a disturbarlo era Antonella, che paziente,
si sedeva nella neve con lui e stavano ore a chiacchierare. Che cosa di
dicessero in quelle conversazioni era ignoto a tutti.
Non tutti però erano nello spirito serio di
Stub. Ad esempio Sveva era in spirito molto natalizio.
- Verde e rosso è l'agrifoglio, fa la la la la
la la la la - cantava a squarciagola scotendo i capelli che ormai erano
diventati biondi. - Quanta gioia in un germoglio fa la la la la la la la. Questo
giorno è speciale, fa la la la la la la la la. Su cantiamo, è Natale! Fa la la
la la la la la laaaaaaaaaaaaaa! -.
Stava addobbando l'albero, su una scala, con
delle stelle filanti avvolte intorno al collo come tante sciarpe, ed erano di
tutti i colori, blu, rosse, oro, bordeaux. Le piaceva sentire il solletico che
quelle strane sciarpe alternative le procuravano. Stava cercando di appendere
una grande stella colorata in cima all'albero mentre cantava. Quando finì la
sua performance sentì una risata e un applauso.
Si sorprese molto: dicevano tutti che non era molto intonata, ma in tutta
franchezza se ne infischiava; era Natale e dannazione cantare era un obbligo.
Nessuno aveva ancora pensato agli addobbi, e il grande salone le sembrava vuoto
senza nemmeno un albero. Aveva già sistemato tutte le lucine che la
illuminavano.
Adesso era rossa, gialla, verde, blu, arancione, oro, argento. Amava fare le
decorazioni natalizie, soprattutto se l'albero misurava la rispettabile altezza
di 2 metri e mezzo.
- Stub! - tra tutti quelli che potevano
applaudirle lui era l'ultimo che si aspettava. E poi rideva... era da quando
aveva trovato quel ciondolo che non rideva. - Cosa ci trovi di così esilarante
nel mio canto? -.
- Nulla. - rispose lui, tornando serio. - E'
che sei buffa. -.
Sveva non sapeva se prenderla come una cosa
buona o una cattiva, ma decise di non indagare: preferiva restare nel dubbio.
Stub le si avvicinò facendo avanzare la sedia. Sveva lo guardò con sguardo
preoccupato. - Non ce la fai a camminare? -.
- No, ce la faccio. - rispose lui. - Ma ho la
sedia perché voglio risparmiare tutte le energie in attesa del viaggio che ci
si prospetta. -.
Sveva annuì, ancora in cima sulla scala,
intenta a sistemare per bene a stella. - Sai - biascicò mettendosi in bocca una
pallina che altrimenti le sarebbe caduta non avendo mani disponibili per
tenerla. - non 'edo 'e 'eò. -.
- Cosa? - domandò lui accennando un sorriso.
Sveva risistemò la pallina e poi si concentrò
di nuovo su Stub. - Ho detto che non credo che verrò. -.
- Come mai no? -.
Sveva scosse la testa. - Sono un coniglio Stub.
- rispose. - Sono il tipo che canta canzoncine natalizie, non che fa
inseguimenti. - rispose lei. Poi mostrò a Stub i suoi capelli. - Mi sono
diventati biondi quest'estate dalla paura che mi avete fatto prendere! - non
celò il tono accusatorio.
A quelle parole Stub esplose di nuovo a ridere.
- Sei buffa. - ripeté.
- Forse. - borbottò lei.
- Che ti fa pensare che sarà una cosa
pericolosa? -.
- Il fatto che ci sei tu di mezzo. E poi il
fatto che abbiamo a che fare con qualcosa che si chiama G.A.S.P. ... un nome una
garanzia, non c'è che dire... -.
Stub non poté dar torto alle parole della
bionda che nel frattempo aveva ricominciato a cantare e sorrise.
- La renna al Polo Nord scampanellando va e i
doni porterà a tutti i bimbi buon. E dalle Alpi al mar i bimbi di quaggiù
riceveranno i doni che regala il buon Gesù, ehy, Jingle Bells! Jingle Bells!
Che felicitààààà! -
ma si interruppe perché qualcun altro fece irruzione nella stanza.
Anna stava guardando Sveva con furia omicida
negli occhi. - Sveva! Vuoi una buona volta piantarla di cantare? -.
- No, perché? - la difese Stub.
Anna lo guardò sorpresa. - Ah, sei qui? -.
- Sì. - rispose Sveva. - E mi stava
ascoltando, lui! - voltò sdegnata le spalle all'amica, facendo ruotare l'ampia
gonna a campana che indossava. Era incredibile come Sveva fosse a suo agio in cima alla
scala.
- Tu l'ascoltavi cantare? -.
- Sì. - rispose Stub. - Quando ero piccolo con
mia madre cantavamo sempre... e non ci importava di essere intonati. Io suonavo
e insieme cantavamo. -.
Anna si sentì mortificata in qualche modo.
Calò il silenzio che fu rotto da Sveva, che si era lasciata scivolare giù
dalla scala, per prendere delle palline.
- E' STUPENDO! - esclamò lei. - E perché non
cantate? Ora. Adesso. -.
- Che cosa? - Anna alzò scettica un
sopracciglio.
- Stub sa suonare no? Il pianoforte è lì. -.
Stub e Anna si guardarono, poi si voltarono
verso Sveva. - Sei fuori. - dissero in coro.
- Vedete! - fece un occhiolino malizioso. - Vi
leggete nel pensiero. Che carini che siete! - esclamò lei lanciando una stella
filante all'amica, che nel frattempo era diventata rossa come i suoi capelli.
- Sta' zitta. -.
Stub vedendo l'imbarazzo di Anna non poté fare
a meno che continuare quella specie di sfida che tra loro due andava avanti da
ormai 5 mesi. Quindi si alzò dalla sua sedia e si sedette sul pianoforte. - Che
cosa c'è, ragazzina, hai paura di non essere all'altezza? -.
Anna poteva forse rifiutare quella sfida?
Quindi si avvicinò al pianoforte. - Che cosa suoniamo, maestro? - la sua voce
era carica di sarcasmo.
- La conosci "Rudolph the red-nosed
reindeer"? - domandò lui, suonando
qualche tasto a caso.
- Certo che la conosco. - sbottò Anna. Era
fatta così... prendeva tutto un po' troppo sul personale.
Stub cominciò a suonare mentre Sveva faceva
una specie di coretto mugolando dall'alto della scala, mentre sistemava palline
di qua e di là. Fu Stub a cominciare a cantare per dare il ritmo e le note ad
Anna.
Stub
You know Dasher and Dancer
And Prancer and Vixen,
Comet and Cupid
And Donner and Blitzen.
But do you recall
The most famous reindeer of all?
Anna
Rudolph the red-nosed reindeer
Had a very shiny nose
And if you ever saw it
You would even say it glows
All of the other reindeer
Used to laugh and call him names
They never let poor Rudolph
Join in any reindeer games
Then one foggy Christmas Eve
Santa came to say
Stub
Rudolph with your nose so bright
Won't you guide my sleigh tonight?
Anna&Stub
Then all the
reindeer loved him
And they shouted out with glee
Rudolph the red-nosed reindeer
You'll go down in history!
Stub finì di
suonare le ultime note. Sveva applaudì.
- Sì!!! - esclamò
gioiosa. - Siete stati fantastici! -.
Stub guardò Anna
ammirato, sorridendo strafottente. - Non male ragazzina. -.
- Potrei dire lo
stesso di te killer. - replicò quella.
Quella piccola mite
discussione avrebbe potuto sfociare in qualcosa di più grosso se Antonella non
avesse fatto irruzione proprio in quel momento nella stanza.
- Mi dispiace dover
interrompere il vostro momento canterino. - li interruppe. - Maurice ci ha
risposto. Ci aspetta. -.
- Per quando? -
domandò Anna.
- Domani. -.
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
Sveva davvero non
riusciva a capire come fosse potuto accadere. Si era fatta incastrare ancora una
volta e ancora una volta era in un'avventura che lei non desiderava. Non era
come l'amica Anna che aveva continuo bisogno di adrenalina. Lei era pacifica.
Tranquilla. Viveva una vita un po' noiosa forse, ma non le importava. Intanto
viveva.
Era chiaro a tutti ormai che Stub e Nell nelle loro conversazioni non facevano
altro che mettere a punto il loro incontro con questo misterioso Maurice.
Antonella stava
guidando il jet che li avrebbe portati alla base del G.A.S.P. da cui era partita
la madre di Stub. Geremia le si avvicinò.
- Stai ammirando il
panorama? - domandò lei accennando alla visuale dall'alto di cui godevano. Lei
aveva raffreddato i rapporti con lui dopo lo schiaffo che gli aveva tirato presa
da un impeto di rabbia e gelosia. A lei piaceva tanto Geremia, ma non voleva
darlo a vedere.
- Veramente stavo
cercando di capire come funziona questo affare. - replicò lui. Aveva avuto in
passato una piccola esperienza come pilota di jet ed era finita con lui che
precipitava con un paracadute e il jet esploso contro una parete rocciosa.
Antonella lo guardò
scettica. - Tu i comandi del mio jet non li tocchi. Ci tengo a lui. -.
- Da quant'è che lo
guidi? -.
- Da poco più di un
anno a dire la verità. - ammise lei. - Ma praticamente ho sempre viaggiato su
jet. -.
Non si spiegava il
motivo per cui lui le si era avvicinato. A lui piaceva Anna, non era un segreto
per nessuno. - Se vuoi posso darti delle lezioni quando tutto sarà finito. - si
offrì lei.
- Stavo per
chiedertelo io. - sorrise Geremia, che tolse il disturbo e tornò a sedersi con
gli altri.
Finalmente
arrivarono da Maurice. O almeno arrivarono ad atterrare davanti ad un palazzo
alto, grande, con le vetrate a specchio e in cima troneggiava una grande
scritta: G.A.S.P.
La portiera appena
vide Stub lo riconobbe e fece passare quella massa di ragazzi senza particolari
problemi. Salutò cordialmente Masky, Stub e Antonella, mentre studiava gli
altri, cercando di capire chi fossero... colleghi di Stub, forse?
Loro salirono con l'ascensore fino al 13esimo piano. Quello che si mostrò ai
ragazzi all'apertura delle porte era una specie di laboratorio, molto
confusionario a dire la verità.
- Maurice! -
esclamò Stub. - Maurice! -.
- Stub! - l'uomo
corrispondente al nome di Maurice uscì fuori. Indossava un camice bianco, i
capelli grigi, elettrizzati e spettinati, il viso rotondo sporco di cenere e gli
occhiali dalla montatura esagerata erano mezzi rotti. Quando cercava di
sistemarseli i due grandi baffoni bianchi ondeggiavano. Il classico scienziato
pazzo insomma. - E cosa vedono i miei vecchi occhi, Antonella! -.
- Ciao Maurice! -.
- E il piccolo Masky!
- gli scombinò i capelli.
Gli altri si
presentarono. Poi Maurice tornò a guardare Stub. - Cosa posso fare questa volta
per te Stub? Altri congegni? -.
Stub scosse la testa
e tirò fuori il ciondolo. - Non questa volta. - rispose, porgendoglielo.
Maurice lo prese e
lo guardò. - Isabella! - esclamò. - Era davvero bella tua madre. - fece una
pausa. - Perché mi hai fatto vedere il tuo ciondolo? -.
- Perché non è il
mio. - rispose semplicemente Stub. - E' l'altro. -.
Maurice lo guardò
incredulo. - Suo? - Stub annuì e poi i 2 annuirono complici. - L'Ottavius II. -
Stub annuì di nuovo.
Attraversarono quel
vecchio laboratorio pieno di invenzioni strambe almeno quanto il loro inventore
fino ad arrivare davanti ad un sottomarino, piuttosto vecchio.
Tutti meno Stub e Antonella lo guardarono con aria preoccupata.
- Amico, non
crederai davvero che quel coso funzioni vero? - domandò Thomas, preoccupato.
- E' il clone del
sottomarino su cui si imbarcò mia madre, Tom. - spiegò Stub. - Il clone dell'Ottavius
I. E' esattamente identico. Io dico che se c'è un modo per ritrovarla questo è
scendere nelle profondità marine dove è andata lei con lo stesso sottomarino.
Basterà farci dare l'autorizzazione, e a me non rifiutano mai niente. Chi è
con me? - dalla voce trapelava tutto il suo entusiasmo. Non condiviso da
nessuno.
Nessuno disse una
parola. Persino Maurice sembrava titubante. Nessuno aveva il coraggio di dire
nulla. Antonella era seduta accanto a lui e sembrava decisa a seguirlo. Ma era
la sola. Stub guardò tutti con sguardo gelido. Poi sorrise, spavaldo. - Che
rammolliti che siete. - e li mollò lì in quel modo. Non aggiunse altro.
Antonella non fece
nulla per seguirlo. Anna invece si alzò e Sveva la seguì.
Lo trovarono al quinto piano, al bar. Si sedettero.
- Che volete? - domandò Stub, freddo, bevendo il suo Bacardi. Per essere
arrabbiato sapeva nasconderlo bene. Era freddo, di ghiaccio, imperscrutabile.
- Te ne sei andato
via in quel modo prima... - esordì Sveva, visibilmente mortificata. - Lo sai
che mi dispiace Stub e... -.
Stub le sorrise. -
Lo so Sveva. Tu me lo avevi detto che non te la sentivi di seguirmi. Ma dagli
altri mi aspettavo qualcosa di più. -.
- Per te è normale
Stub. - ribatté Anna acidamente. - Tu sei un killer! Noi siamo gente normale!
Che cosa ti aspettavi? Che accettassimo di scendere nell'Oceano con quel
catorcio? -.
- Non è un
catorcio. -.
- No? Mi fiderei di
più ad andarci a nuoto sul fondo dell'Oceano, piuttosto che con quello! -.
- Accomodati. -
dette un altro sorso.
Sentirono dei passi.
Thomas. - Amico, la rossa ha ragione. -.
- Volevo solamente
ritrovare mia madre. -.
- Tua madre è...
morta, Stub. - Sveva ci andò molto cauta.
- E non faccio
fatica a capirne il motivo visto quel sottomarino. -.
A quelle parole la
bottiglia di Bacardi esplose in mano a Stub. L'aveva stretta troppo. Sveva si
allontanò dal tavolo. Anna si era resa conto troppo tardi della cattiveria che
aveva detto. Ma non poteva dirgli che le dispiaceva... era troppo orgogliosa per
farlo.
Lui si era graffiato il braccio. Si alzò, lo sguardo che aveva avuto anche
prima, impenetrabile. - Andrò da Antonella. - disse solamente. - Sveva puoi
accompagnarmi per favore? Mi fanno male un po' le gambe. -.
Sveva annuì e si
alzò per aiutarlo. Anna rimase seduta, imbronciata senza parole, senza sapere
che dire.
- Bella mossa amica.
- commentò Thomas, sedendosi accanto a lei.
Anna si lasciò
andare ad un sospiro infuriato. - Maledizione! -.
L'angolo della
Matrix
Eccomi qui con un
nuovo capitolo!!! Ma non vi ci abituate non so se potrò continuare ad
aggiornare ogni giorno.
Spero che questo
capitolo un po' tranquillo vi sia piaciuto. Mi piaceva rendere un po' di
atmosfera natalizia, perché ricordo che è la storia è ambientata a Natale. E
questo riguarda la prima parte.
Per la seconda parte dico solamente che mi sembrava irreale che prendessero un
sottomarino mezzo scassato subito senza nemmeno provare a far riflettere Stub e
senza nemmeno un briciolo di paura o di indecisione... sono tutte persone come
noi, insomma, e sfido chiunque ad avventurarsi nei fondali dell'Atlantico con
quel coso.
Ad ogni modo prevedo che la storia entrerà nel vivo dell'avventura nel quarto
capitolo.
Inoltre volevo
aggiungere che la canzone che trovate è Rudolph la renna col naso rosso: la
storia di Rudolph è abbastanza famosa, ma per chi non conoscesse la storia
della renna più famosa di Babbo Natale sarà sufficiente leggere il testo con
attenzione: è tutta lì.
E adesso senza più
esitazione passo a ringraziare le stelle che hanno lasciato un segno del loro
passaggio!!!
-
DamaArwen88: la
mia consigliera in fatto di introduzioni!!! Vuoi sapere che cosa ha ideato
la mia mente questa volta? Eheheheh... leggi e lo saprai!!! A parte gli
scherzi, ho intenzione di far punzecchiare tra loro Stub e Anna ancora per
mooooooolto tempo... se no dov'è il divertimento? Comunque come hai visto
non mancheranno anche i momenti più romantici come quello che si trova in
questo capitolo.
Quanto all'ultima cosa... il fatto che l'abbiano abbandonato non significa
che in un futuro non lo riprendano... xD Spero che ti sia piaciuto questo
capitolo! Bacione!!!
-
Lallix: grazie
per il tuo entusiasmo che mostri ogni volta! Niente punture??? Grazie!!! *_*
Allora dunque, di avventura ancora non ce n'è, ma vedrai che arriverà
presto... dal prossimo capitolo penso, e dal quarto entreremo nel vivo della
storia. Quando userò "patagnocco" certo che dirò che me lo hai
suggerito tu!!!
Mi sposi? Sìììì, dai, convoliamo a nozze!! XD :P Va bene, a parte fare
l'idiota, sono curiosa di sapere che ne pensi di questo capitolo. Bacione!!!
-
miky: ma
brava Marty... da cosa hai capito che tra poco entreranno in scena i pirati?
Dall'oceano Atlantico, perché ti ricordavi la storia, perché ti sei
ricollegata al titolo oppure perché, beh, la scrittrice sono io? Non temere
cara Martina... arriveranno presto i pirati.. o dovrei dire pirate!
Buahahahahah!!
Perché non devo dirlo a nessuno che è più il tuo tipo?
Beh, è ovvio che è un castello... Anna è ricchissima, ricordi?
Davvero trovi che le frasi di Stub siano dirette ed efficaci? Mi fa molto
piacere che lo pensi!! Che ne pensi di questo nuovo capitolo? Bacione!!!
-
Shia: tu
sei davvero troppo gentile. Mi ha reso veramente felice leggere il tuo
commento!!
Inoltre sono veramente soddisfatta che tu abbia notato quella particolarità
di quel pezzo di storia, quando non si capisce quello che è sogno e quello
che è realtà: ti svelo un segreto... è una cosa voluta. Un po'
confusionaria, su quello ti do ragione, ma volevo far capire bene il punto
di vista di Anna, che è proprio quello: confusione. Anche lei, come il
lettore, non riesce bene a capire la differenza fra sogno e realtà... è
lei che si immedesima nel lettore, o il lettore che si immedesima in lei,
come preferisci. E se tu hai provato confusione leggendolo vuol dire che
sono riuscita a ricreare quello che immaginavo per Anna. Anna e Stub insieme
dici? Uhm... vedremo xD Quanto alla mamma di Stub, non faccio
anticipazioni... Non vedo l'ora di leggere quello che pensi di questo
capitolo!! Bacione!!!
Grazie anche a coloro che mi hanno
aggiunta tra i preferiti!!
Un abbraccio a tutti!!!
@matrix@
|
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Capitolo 3 *** 3. What about a declaration? ***
Capitolo 3
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 3:
What about a declaration?
Antonella stava cercando di capire come fare
per condurre quel pezzo di antiquariato. Era sicura che giù sarebbero scesi
solamente lei e Stub, e glielo aveva sempre detto. L'unica persona che lo aveva
delusa era stata Thomas: lui non era come gli altri. Decise di lasciar perdere
quei pensieri e di dedicarsi unicamente al sottomarino.
Stava appunto verificando che tutti i comandi
funzionassero quando sentì dei passi. Quindi si alzò dalla postazione di
comando e salendo la scaletta mise la testa fuori dal finestrino. Vide Anna e
Thomas. Loro videro lei.
- Stub! - chiamò Anna.
- Non è qui. - rispose Antonella, visibilmente
seccata.
- E dov'è? -.
- Non l'ho visto! - rispose lei.
- Aveva detto che sarebbe venuto da te... -.
Antonella cominciava a seccarsi. - Senti, io
non so dove sia da prima quando nessuno ha acconsentito alla sua proposta. -.
Thomas e Anna si guardarono. Anna sbuffò
scocciata. - Maledetto ragazzo. - imprecò riferendosi a Stub. - Vado a
cercarlo. -.
- Vuoi che venga con te, amica? -.
- No, tu resti qui. - lo fermò Antonella, con
un tono così perentorio e imperativo che nessuno dei due osò contraddirla. -
Vai Anna. -.
Anna andò: lasciava Thomas nelle mani di
un'Antonella piuttosto arrabbiata. - Io e te dobbiamo parlare. - saltò giù dal
sottomarino. - Che ti è saltato in testa di voltare le spalle a Stub in quel
modo? Di unirti a quel silenzio patetico? -.
Thomas si mise sulle difensive. - Calmati Nell.
Che cosa avremmo dovuto dire? Che è un folle? Che sua madre è morta è che non
c'è nessuna speranza come ha fatto poco fa Anna? -.
- Che ha fatto? - sillabò lei.
- Può aver sbagliato a diglielo in quel modo.
Ma secondo me la rossa ha ragione. -.
- Tu non credi alla prova di Stub? -.
- Prova? E' un medaglione! Tu credi davvero che
la madre di Stub si sia presentata sottoforma di sogno e abbia lasciato il suo
medaglione? E' impossibile. - sorrise.
- Sì, Tom, io ci credo, perché Stub ci crede.
E io mi fido di Stub. E' mio cugino e gli voglio bene, e crede di poter
ritrovare sua madre. - Antonella gli diede uno spintone. - Non sarò io a
togliergli la speranza. -.
Tom rialzò le sopracciglia scure, incredulo.
Antonella non poteva parlare sul serio. - Nelly, capisco che sia tuo cugino...
però, anche se credessimo alle sue prove... devi ammettere che è impossibile
scendere giù con quel sottomarino. -.
Antonella gli lanciò uno sguardo stupito
accennando ad un sorriso canzonatorio. - Impossibile Tom? - ripeté lei,
scotendo la testa disgustata. - Ma guardati! Ti sono bastati nemmeno 5 mesi di
vita normale per ricominciare a credere nell'impossibile! Prima non ci era
permesso di pronunciare quella parola, nemmeno di pensarla, ci avrebbero
licenziati subito. Noi siamo fatti di quella pasta Tom. - fece una pausa. -
Siamo assassini professionisti Tom. Siamo professionisti. Per quanto ci sforziamo di non esserlo lo
siamo e la nostra essenza sarà sempre quella. Siamo abituati a fare quello che
è vantaggioso per noi, a pensare in fretta per salvarci la vita nelle situazioni più
estreme che per qualsiasi persona sarebbero state impossibili. Se 6 mesi fa il
nostro capo ce lo avesse ordinato avremmo trovato il modo di raggiungere Marte
con questo sottomarino, non il fondo dell'Atlantico. Tu dici che è impossibile.
Io dico che l'impossibile è il nostro mestiere. Il mio e il tuo, ti piaccia o
no. Quindi smettila di fare la piattola e torna il Thomas che lavorava alla base
nella Gola del Diavolo! - non aggiunse altro, tornò indietro e rientrò nel
sottomarino.
Thomas rimase lì impalato per qualche secondo
a riflettere su quelle parole che a lui erano sembrate dure. Poi fece capolino
proprio davanti ad Antonella. - Allora? - domandò lei.
- Hai ragione, amica. - annuì lui. Poi
sorrise. - Dai, adesso vediamo di mandare questo affare su Marte. -.
Antonella sorrise soddisfatta. Erano di nuovo
una squadra.
_-°-_
Anna invece aveva raggiunto Stub e Sveva,
seduti su una panchina di una terrazza che dava sull'oceano. Non avevano aperto
bocca. Se ne erano stati in silenzio tutto il tempo a fissare il mare e nel
frattempo Sveva si era presa un gelato. - Finalmente vi ho
trovati. - disse, raggiungendoli.
Sveva scattò in piedi non appena vide l'amica
capendo che voleva restare sola con Stub.
- Mi sa che Federico mi sta aspettando... - accampò come scusa e prima che uno
di loro potesse dire qualcosa lei li aveva già lasciati soli. Stub guardava
Anna, gelido.
Lei si sedette. Non aveva ancora pensato a che parole usare per dirgli che non
voleva dire quello che aveva detto. O meglio... voleva dirglielo ma non voleva
ferirlo.
- Io... - cominciò. - Io... ecco in verità
non so bene come spiegartelo... non volevo dire quello che ti ho detto. Cioè...
non volevo che tu ce l'avessi con me per questo... insomma forse sono stata un
tantino... brutale... -.
Stub la guardò con la tristezza negli occhi a quelle
parole. - Insomma, stai cercando
di dirmi che ti dispiace? -.
- No! - esclamò lei, saltando subito in piedi.
- No, non mi dispiace per niente. Mi dispiace che tu stia così adesso, ma non
mi dispiace di averti detto quello che pensavo! - e si tappò la bocca a quelle
parole che le erano uscite non volendo.
- Non dovresti. Mi hai detto solamente la
verità. - continuò a fissare il mare.
- Sì. - rispose Anna automaticamente, presa in
contropiede. - Cioè no! Non era quello che volevo dire, non era quello che
intendevo e... ma perché tutta questa confusione? - ricadde seduta. - Che
cavolo volevo dirti? - domandò a se stessa a voce alta.
A quelle parole Stub accennò un sorriso. Era una vittoria su tutta la linea quella. - Anna, Anna. - disse il suo
nome, ancora guardando il mare, con voce profonda. - Non vuoi dirmi che ti dispiace perché sei troppo
orgogliosa per farlo. Inoltre ti senti in pace con te stessa perché non mi hai
mentito e mi hai detto quello che pensi. Sei semplicemente diversa dalle altre.
-.
- Attento killer. - Anna aveva deciso che
quella conversazione stava prendendo una piega che non le piaceva. Si alzò. -
Se continui a ripetere quella frase arriverò a pensare che sia un complimento.
-.
- E' un complimento. - confermò lui.
- E se continui a farmi complimenti penserò
che sia una specie di dichiarazione criptica. - lei voleva essere sarcastica.
Lui invece le si avvicinò pericolosamente,
serio. - E
se lo fosse? - le domandò. - Tu che faresti ragazzina? -.
Si stava divertendo nonostante la sua serietà, Anna lo vedeva. - Ti direi
che è tardi e che si staranno chiedendo quello che stiamo facendo. E che i tuoi
giochetti non funzionano con me. -.
- Lo immaginavo. - scosse la testa Stub, con un
sorriso un po' amaro a dire il vero. - Sei
diversa da tutte le altre. - si alzò e guardò l'orologio. - Però hai ragione.
E' tardi. -.
- Già. - approvò Anna. - Andiamo. - e fece
per avviarsi, ma Stub la riprese.
- Non stai scordando di dirmi due parole? -.
Anna lo guardò come se fosse impazzito. - Tu
sogni killer. Non ti dirò mai "mi dispiace". E ora datti una mossa,
razza di bradipo. -.
Stub rimase un po' a guardare quella ragazzina
dai capelli rossi che si allontanava prima di raggiungerla.
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
Nessuno di loro poteva credere di aver davvero
acconsentito al piano folle di Stub. Non sapevano come avevano fatto a lasciarsi
convincere: sarà stata la pietà che in un certo senso provavano per lui in
quel momento, sarà stata l'amicizia che nutrivano nei suoi confronti, sarà
stato il fatto che lui rimaneva sempre l'assassino più bravo del mondo anche se
al momento non esercitava la professione.
Non importa il motivo, quello che importa è che ormai erano 3 giorni che si
trovavano nelle profondità marine senza aver trovato ancora nulla. Anna
guardava fuori dall'oblò, sbuffando: l'unica cosa che avrebbe voluto fare era
andare in un lago ancora non ghiacciato a praticare kite surf (per cui guarda
caso, era stato trovato un posto nella stiva). Odiava tutto ciò che si
frapponeva fra lei e il suo kite e stare chiusa lì dentro era una cosa che si
frapponeva... quindi la odiava. Inoltre continuava a sognare quella strana
figura con sorriso malefico che le indicava una grotta.
Stub si manteneva freddo, aveva un autocontrollo eccezionale. Stavano andando a
cercare sua madre, eppure era il più rilassato lì dentro.
Maurice passava il tempo a studiare manoscritti su manoscritti, sempre in cerca
di qualcosa che però non riusciva mai a trovare.
Thomas era impegnato a controllare che nulla si rompesse all'interno. Lui e
Antonella avevano aggiunto dei vari componenti al sottomarino 3 giorni prima:
strumenti per il monitoraggio, una radio per comunicare con la base, missili le
attrezzature per scendere e cosa non meno importante avevano rinforzato le
strutture. Insomma, quel sottomarino cominciava ad essere abbastanza sicuro.
Sveva invece se ne stava rannicchiata in un angolo, parlando solamente con
Federico. Di questo passo i capelli le sarebbero diventati bianchi. Stub non
mancava mai di tranquillizzarla... sarebbe stato eternamente grato a quella
allegra ragazzina che non si era tirata indietro nonostante tutte le paure.
Antonella era alla guida. Geremia la osservava attentamente.
- C'è qualcosa che non sai guidare Nell? - le
domandò.
Antonella era molto concentrata, i suoi occhi
non perdevano un movimento che avveniva in quelle profondità.
- La volontà umana ho il dubbio. - rispose,
senza guardare Geremia. Lui forse non comprese il doppio significato che quella
sua frase conteneva, o se lo fece non ne diede segno, e continuò a guardare i
comandi.
- Sembri interessato ai comandi. -.
- Sì. - confermò lui. - Vorrei imparare.
Speravo che tu potessi insegnarmi. -.
- Perché vuoi imparare? - la voce di Antonella
suonava fredda e lei poteva sembrare benissimo completamente disinteressata.
- Sono del parere che nella vita più cose sai
meglio è. - rispose Geremia, mantenendosi sul vago.
- Non sono nata ieri Gemia. - Antonella si
volse a guardarlo e abbassò la voce. - Si vede lontano un miglio che lo fai per
una ragazza. - poi tornò con gli occhi sul monitor. - E io so per quale
ragazza. - sibilò a bassa voce. Ma lui la sentì ugualmente. Tuttavia decise di
non rispondere.
Thomas fece irruzione. - Allora lo hai chiesto
alla persona giusta. - esclamò. - La nostra Nelly qui è un genio! -.
- Non sono un genio. - si schernì lei,
indifferente. - Sono solo una professionista. -.
Nel frattempo Stub si era avvicinato a Sveva. -
Non ti fa bene stare sempre qui, sai? - in un certo senso si era affezionato a
quella ragazza. Lei alzò gli occhi su di lui.
- Io non mi sento sicura. - ammise lei.
- Il mare è una cosa bella. -.
- Ci sono gli squali. - balbettò lei.
Maurice intervenne in quel momento. - Non è da
escludere che Isabella non sia nemmeno arrivata al relitto e sia morta prima.
Esiste questa possibilità. -.
Stub si voltò per gelarlo con lo sguardo. -
No. Non esiste questa possibilità. E non ci sono squali in questa zona
dell'Atlantico, non spaventarla inutilmente. -.
Masky si era avvicinato in uno dei tanti
monitor sparsi per tutto il sottomarino. Antonella voleva che chiunque potesse
controllare la situazione fuori. - Sai fratellone, sarei curioso di sapere come
chiami quello? Pesciolino rosso? -.
Stub si precipitò al monitor. Uno squalo
bianco di medie dimensioni stava nuotando nei dintorni del sottomarino.
Antonella aveva fatto rallentare i motori: non era sicura che quel sottomarino
fosse a prova di squalo ed era meglio non dargli motivo di attaccare. Masky le
disse la posizione dello squalo e lei lentamente cominciò ad allontanarsi. Lo
squalo però sembrava seguirli, lentamente, cauto, curioso. Sveva lanciò un gridolino.
- Calmati. - le disse Federico. - Tu sei
dentro. Lo squalo è fuori. Dentro. Fuori. C'è una bella differenza. Vero Anna?
- chiamò la cugina per farsi aiutare.
Ma Anna non rispose. Era incantata davanti ad
un monitor che illustrava una grotta dalla parte opposta rispetto a quella dove
si trovava lo squalo e con lei c'era Geremia.
- La grotta. - disse lui.
- Quella dei miei sogni. - confermò Anna. Poi
si voltò verso Geremia. - Tu come facevi a saperlo? -.
Ma Geremia non rispose alla domanda, e si
rivolse a Stub. - Stub, Anna ha sognato quella grotta. Vieni e guardala bene:
potrebbe benissimo essere un relitto. -.
Stub li raggiunse, mentre Antonella aveva
fermato quasi completamente i motori, non perdendo nemmeno una delle mosse di
quello che per lei era il problema principale, lo squalo.
- Lo William. - la voce di Maurice era sorpresa
e incantata allo stesso tempo.
Ma Stub non stava più guardando quel monitor,
era tornato a quello dello squalo. - Tom! Tu hai già avuto a che fare con gli
squali. Dimmi tutto quello che sai. -.
- Che devo dirti amico? - domandò Tom in tutta
risposta. - E' un piccolo. Sai che cosa vuol dire questo? -.
Stub lanciò delle maledizioni fra sé e sé. -
Che se è un piccolo vuol dire che arriverà anche la madre, sempre che non sia
nei paraggi. -.
- L'ultima volta che ho avuto a che fare con
uno squalo piccolo sono arrivati anche il padre e i fratelli maggiori. - lo
avvisò Tom, battendogli una pacca sulla schiena. - Buona fortuna, amico. -.
Stub sentiva di essere vicinissimo alla
soluzione, perché doveva venire proprio uno stupido squalo a rovinare tutto?
Poi prese la sua decisione, indossando con sorpresa di tutti la muta. - Quello
squalo va allontanato. Chi è con me? -.
Sveva lo guardò. - Stub, le tue gambe, non sei
nelle condizioni ideali per... -.
- Chi è con me? - ripeté lui.
- Io. - fu una voce femminile a rispondere.
Tutti si voltarono contemporaneamente verso
Anna. Si sentiva ancora in colpa per quello che gli aveva detto, non riusciva a
scordarsi i suoi sguardi tristi di quel pomeriggio: ma la grotta
del suo sogno esisteva davvero e diamine, non era altro che il vascello dove
anni prima si erano perse le notizie della madre di Stub. A quel punto lei gli
credeva. - Vengo con te, killer. -.
- Che non ti salti in mente di fare qualcosa di
avventato, ragazzina. - si raccomandò lui.
Poi entrambi uscirono in mare, nelle
profondità oceaniche. Nuotarono, avvicinandosi al relitto, cercando di attirare
l'attenzione dello squalo ma rimanendone a debita distanza. Ma Anna fu colta da
un'irresistibile curiosità per quello strano relitto. Decise così di entrare,
senza però avvertire Stub.
Si aggirava piano tra quelle assi di legno ormai marce, non riuscendo ad
allontanare da sé l'orribile sensazione di essere osservata. Arrivò in un
vicolo cieco. Si voltò.
Stub si era accorto della sua assenza e aveva
capito subito che la folle non gli aveva obbedito, che si era avventurata da
sola nel relitto. Non perse un secondo e
la raggiunse, sicuro che l'amica fosse in pericolo.
Non a torto. Dietro Anna troneggiava la madre
del piccolo squalettino che avevano visto prima. Vide tanti denti aguzzi, e poi
più nulla, aveva preferito chiudere gli occhi. Ma nulla accadde. Aveva già
vissuto questa scena una volta e la paura di vedere Stub di nuovo sanguinante al
suo posto le fece spalancare gli occhi. Stub era sì nel mezzo, ma lo squalo era
stato arpionato. Quindi spinse via Anna, la fece scivolare sotto lo squalo e
cominciarono a nuotare velocissimamente verso il sottomarino. La strada fu loro
sbarrata dal piccolo. Anna capì che dovevano trovare un riparo al più presto
se non volevano fare una brutta fine, e notò una piccola grotta che faceva al
caso loro, dove nessuno squalo avrebbe mai potuto entrare.
La indicò a Stub e cominciarono a nuotare. Ma Sveva purtroppo aveva ragione: le
gambe di Stub non erano ancora pronte per quello sforzo. Fu costretto a
rallentare e a fermarsi. Anna si fermò accanto a lui. Le fece cenno di andare
via. Anna guardò entrambi gli squali che stavano arrivando e Antonella che
stava facendo avvicinare il sottomarino, con i motori al massimo. Afferrò Stub,
contro le sue proteste, e ricominciò a nuotare. Non ce l'avrebbe fatta, lo
sapeva. Strinse Stub a sé. Sentì i denti dello squalo addosso. Poi con un
movimento veloce si portò in salvo, ma l'animale le aveva portato via le
bombole, e lei aveva respirato. Era svenuta. Stub se ne accorse e a sua volta la
prese. Adesso toccava a lui.
Poi quello che accadde ha dell'incredibile. Due grossi massi raggiunsero gli
squali facendo fare loro una deviazione. Colei che aveva lanciato quei massi non
era altri che la figura misteriosa dei sogni di Anna, con quel suo ghigno
malefico. E poi scomparve nel nulla insieme alle 2 bestie.
Stub raggiunse il sottomarino e distese Anna su
una brandina. - Anna... respira... - aveva il fiatone anche lui.
- Stenditi. - gli ordinò Geremia. - A lei
penso io. - si sedette accanto a lei e cominciò a curarla.
Tutti avevano visto quello che era successo.
Tutti avevano visto la creatura misteriosa. Tutti in quel momento credevano a
Stub, e lui credeva di non capire più niente: chi era quella strana figura che
prima perseguita Anna e poi li salva?
Non chiuse occhio quella notte, un po' perché
questo dilemma lo assillava, un po' perché controllava spesso che Geremia non
lasciasse Anna nemmeno un secondo.
Il giorno dopo non c'era traccia né di squali
né di altri pesci potenzialmente perisolosi, fu quindi deciso di andare a fare
una nuotata di ricognizione nel vascello. Antonella riuscì a condurre il
sottomarino fino all'interno, e poi indossarono tutti le mute. Anna e Stub non
vollero sentire ragioni, non vedevano nessun motivo plausibile per cui non
avrebbero dovuto seguire gli altri. In realtà i motivi c'erano: Stub riusciva a
malapena a camminare e Anna non ri era ancora del tutto ripresa dal rischio che
avevano corso il giorno prima. Ma erano entrambi troppo orgogliosi per ammettere
che non potevano fare una cosa che tutti gli altri avrebbero fatto.
Convincere Sveva fu tutta un'altra storia: l'episodio della sera prima non aveva
fatto altro che accrescere la sua paura e temeva che continuando in quel modo i
capelli le sarebbero diventati bianchi. Si convinse solamente quando Thomas e
Federico le dissero che non l'avrebbero lasciata sola nemmeno un secondo. A
quelle parole si sentì terribilmente in colpa, perché sarebbe stata solo un
peso per loro. Antonella si stufò ben presto di quell'inutile discussione e la
buttò fuori dal sottomarino prima ancora che Sveva se ne rendesse conto.
Cominciarono quindi il loro giro di ispezione.
Geremia e Masky erano finiti nella stiva della nave, dove trovarono un relitto.
Impossibile non riconoscerlo. L'Ottavius I. Geremia notò con la coda
dell'occhio qualcosa che assomigliava ad un simbolo, ma per vederlo bene
avrebbero dovuto spostare il sottomarino. Geremia lasciò Masky lì e andò a
chiamare gli altri: in due solamente non ce l'avrebbero mai fatta.
Quindi tutti insieme riuscirono a spostarlo. Geremia non aveva sbagliato nelle
sue ipotesi. C'era davvero un simbolo, lo stesso che si trovava sui medaglioni
di Stub: una I e una S intrecciati.
Gli occhi di Stub mandarono un lampo a quella visione. Quindi tutti in cerchio
si avvicinarono a quell'incisione.
Lo toccarono.
Prima fu luce.
Poi fu buio.
L'angolo della Matrix
Finalmente stiamo per arrivare alla parte bella
della storia!! Devo ammettere che anch'io credo di divertirmi di più a scrivere
quella parte. Che credo mi prenderà più tempo, anche perché... beh, ve lo
spiegherò nel prossimo capitolo.
Per adesso posso domandarvi se questo capitolo
vi è piaciuto. Spero di sì ^^
E visto che ci sono vi chiedo scusa se ieri non
ho postato, ma come ho scritto nello scorso capitolo non so se riuscirò a
scrivere e ad aggiornare tutti i giorni... :(
Passo adesso a ringraziare tutti quelli che mi
hanno aggiunta ai preferiti e quelli che hanno recensito lo scorso capitolo:
- DamaArwen88: ok, la prossima volta il
verde e l'argento trionferanno!!! Spero che le scene con Anna e Stub ti
siano piaciute, quanto a Geremia, direi che ha le idee piuttosto chiare su
come mai va da Antonella... che è un genio. Praticamente ha reso sicuro
quel sottomarino scassato!!! Bacione!
- Shia: i miei non sono aggiornamenti
lampo... comunque meglio di come aggiornavo durante l'anno scolastico, una
volta al mese (chiedere a Lallix per conferma u.u). Sulla mamma di Stub
scoprirai presto qualcosa... eheheh. Ho riflettuto su quello che hai scritto
riguardo Stub e Sveva... beh Sveva è debole, in un certo qual modo Stub le
si è affezionato. Proprio perché lei nella sua paura ha coraggio, e anche
se si tira indietro, poi è sempre disposta ad aiutarlo. E inoltre è buffa,
lo fa divertire con le sue trovate da bambina. Però in effetti ci ho
pensato anch'io quando ho scritto lo scorso capitolo: Sveva doveva ricordare
a Stub cosa significava avere una famiglia.
Per quanto riguarda Antonella ci hai preso, come hai visto. E' lei che guida
tutto, perché è una professionista u.u.
Quanto al silenzio ho cercato di motivare all'inizio del capitolo. Era il
silenzio di chi non ha il coraggio di dire che lo crede un pazzo. Perché in
quel momento Stub aveva suscitato pietà negli animi di tutti (meno che in
quello di Nell, si intende)... è stato più significativo secondo me.
Le tue recensioni non sono affatto stupide, anzi, sono molto interessanti!!!
Quindi vedi di lasciarmene una anche a questo, che sono curiosa!! Bacione!!
- myki: scusa!! Ti avevo detto che
avrei aggiornato ieri sera... ma poi... ehm... ecco... il fatto è che c'era
Robin Hood... :D
Secondo te comunque non sono troppo stereotipati, vero? (ps: ho riso un
sacco leggendo la tua recensione xD)
E grazie ancora per quello che mi hai detto ieri sulle storie!!! Fammi
sapere se questo ti è piaciuto. Bacione!!!
- BabyzQueeny: grazie mille!! Allora..
per Nell e Geremia dovrai aspettare ancora un po' ho il dubbio... per i
misteri, beh... la risposta si avvicina... aspetto un tuo parere. Bacione!!
- Lallix: grazie!! Davvero il tuo
entusiasmo mi dà la carica!! Per Nell e Geremia dovrai aspettare ancora un
po' temo. Per Anna e Stub... beh, giudica tu... e stai tranquilla. Sveva è
come una sorella minore per Stub, e lei non ci pensa nemmeno a lui. Alla
prossima recensione decidiamo la data delle nozze ok? xD
Mi raccomando dimmi che ne pensi di questo chap!!! Bacione!!!
A presto!!!
@matrix@
|
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Capitolo 4 *** 4. Geremia since 1720 ***
Capitolo 4
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 4:
Geremia since 1720
Si trovavano in un luogo buio... e
che per di più si muoveva. Anna fu la prima a riprendere conoscenza, seguita a
ruota dagli altri. Si guardarono intorno tutti con la stessa espressione
interrogativa.
- Sottospecie di killer! -
esclamò Anna alzandosi in piedi e abbandonando tutti i suoi buoni propositi nei
confronti di Stub. -
Dove maledizione ci hai portati? -.
- Nello William. - rispose lui,
senza fare una piega. - Mi sembra evidente. -.
Federico afferrò per le braccia
la cugina che si stava per scagliare su Stub. - Quello che Anna sta cercando di
comunicarti - spiegò. - è che dovrebbe essere sott'acqua in questo momento. Un
relitto. Non dovrebbe funzionare, come sembra che stia facendo adesso. -.
Geremia si alzò e fece per
dirigersi verso l'uscita. - Dove vai? - gli domandò Antonella. - E' una nave
pirata. - gli ricordò. Mai come in quel momento pensò che Geremia fosse uno
sciocco. - Ci sono pirati, non devono vederci! -.
Geremia si voltò verso di lei,
incredibilmente tranquillo. - So quel che faccio. Non temere. -.
"Certo" pensò Antonella
"Come se lo sapesse davvero".
In quel momento sentirono dei
passi. Qualcuno stava scendendo le scale. Probabilmente un pirata.
- Che facciamo? - domandò Masky.
Geremia aprì appena la porta per
controllare. Vide il pirata che stava scendendo le scale. O meglio, la pirata.
- Nulla Masky. - rispose Stub al
fratellino. "Come mai il biondino sembra così sicuro? Che nasconde?"
lo guardava con sospetto. - Gemia, allora? -.
Ma lui non rispose. Si limitò ad
aprire la porta alla donna che stava entrando, fingendo un inchino. - Madame, i
miei omaggi. -.
La donna era alta, in forma,
dotata di abbastanza muscoli. I suoi capelli erano liscissimi, del colore del
petrolio, sciolti. Era a dir poco bellissima. I suoi occhi azzurri li scrutavano
incuriositi per le loro mute da sub.
Gli altri ricambiarono i suoi sguardi, incuriositi per i suoi pantaloni in tela,
grezzi, che arrivavano fino alle caviglie, la sua camicia di lino e soprattutto
la tracolla a cui era fissata una sciabola, pronta all'uso come indicato dal
codice dei pirati.
- Signori. - Geremia fece le
presentazioni. - Sono lieto di presentarvi Anne Bonny. Detta Bonn. -.
- Ed è proprio bon non c'è che
dire. - fu l'unica commento di Tom che se lo lasciò sfuggire a voce alta.
La donna chiamata Anne a quelle
parole scoppiò a ridere con una risata molto acuta. - Non sei il primo che fa
questo tipo di battute. - gli confessò.
Thomas sorrise. - Stub amico. - lo
chiamò.
Stub lo guardò sorridendo,
pensando . - Sì? -.
- Se è un sogno guai a te se mi
svegli. -.
Anne si avvicinò a Thomas sinuosa
e sensuale e Thomas avvampò, ingoiando saliva. Sarà stata una pirata, sempre
sotto il sole, abituata a lavori pesanti, però Thomas non aveva mai visto una
figura più bella.
- Che sta succedendo qui? - si
fece sentire un'altra voce di donna. Una voce autoritaria, forte, sonora.
- E lei è Mary Read. - fece le
presentazioni Geremia, quando la donna varcò la soglia.
Sarà stata una pirata, sempre
sotto il sole, abituata a lavori pesanti, però Thomas non aveva mai visto una
figura più maestosa. Aveva il portamento di una regina, il passo da generale
dell'esercito. Alta, slanciata, muscolosa, con il fuoco che brillava nei suoi
occhi color mandorla, aveva i lineamenti marcati, i capelli biondo molto scuro,
che le ricadevano fino a metà schiena come boccoli spettinati. L'abbigliamento
era molto simile, per non dire identico, a quello di Anne, ma lei era armata
anche con un moschetto. Non aveva la bellezza leggiadra di Anne, ma era dotata
di un'imponenza maestosa.
Quella pirata lanciò una veloce occhiata tutto intorno a lei ma sufficiente
perché scendesse il silenzio. Solo l'altra pirata manteneva un
sorriso sinceramente divertito sul viso. La donna chiamata Mary la vide accanto
a Thomas e scosse la testa, sospirando esasperata. - Sei sempre la solita Anne.
-.
Anne in tutta scusa ampliò ancora
il suo sorriso. Anche Mary stava sorridendo. Era incredibile la differenza tra
le due donne. Avevano tutte e due più o meno la stessa età eppure Anne aveva
ancora la freschezza della giovinezza, Mary era segnata come una donna vissuta.
Capirono subito che le esperienze vissute da quelle due prima di fare le pirate
erano state ben diverse. Proprio per questo forse non riuscivano a dar loro
un'età precisa. Sui 30 anni, comunque.
Le riflessioni di tutti furono
interrotte però da Geremia. - Ciao Mary. -.
Mary lo guardò. - Ce ne hai messo
di tempo ragazzo. - il suo tono era di rimprovero.
Anne invece lo abbracciò
calorosamente. Anche troppo, pensò Thomas, sbuffando sonoramente.
- Sei tornato finalmente! -
esclamò Anne.
Gli occhi di tutti alquanto
perplessi erano puntati su di loro. Stranamente fu Sveva la prima a parlare,
alzandosi. - Ehm... Geremia? -.
- Sì? - domandò lui, gentilmente
come al solito.
- Che significa? - il suo sguardo
era quello di una persona stupita che si aspetta una risposta.
Mary rispose per Geremia,
estraendo la spada. - Vediamo di stare calmi ragazzina. -.
- Ok. - si sbrigò a tornare
seduta. "Mamma mia che carattere..." pensò tra sé e sé.
Dopodiché gli occhi di Mary si
soffermarono su quelli di Stub. - Tu devi essere Stub. - non era una domanda.
Non era un'usanza di Mary fare domande.
Anna guardò lo sguardo di Stub.
"Che falso che è" pensò lei. "Con un'espressione così
orgogliosa, fredda e fiera, quando in realtà non vede l'ora di far domande su
sua madre." poi lo sguardo le cadde su Geremia "Poi Geremia mi deve
spiegare due cosette...".
La sua mente stava creando pensieri che si susseguivano velocissimi nel suo
cervello che tra poco, ne era sicura, avrebbe cominciato a fumare.
- Sì, sono io. - confermò Stub.
Mary sorrise. - Il figlio di
Isabella. - poi si rivolse a Maurice. - E tu devi essere Maurice, lo scienziato
del G.A.S.P. -.
- E a proposito qualcuno vuole
dirmi che cos'è il G.A.S.P.? - domandò Thomas, interrompendo bruscamente Mary,
che si voltò verso di lui, lenta e minacciosa.
- Il G.A.S.P. Il Gruppo Associato
per lo Studio della Pirateria. - lo disse sibilando, lentamente, scandendo ogni
parola come una velata minaccia. - Thomas. - e piano piano disse i nomi di
tutti. Di quello nessuno si stupì. Se conosceva Geremia era probabile che
conoscesse anche loro.
Stub parlò ancora. - Hai nominato
mia madre prima. - le ricordò. - Tu la conosci? -.
Lo sguardo della donna sembrò
raddolcirsi un po'. Forse non era così dura come sembrava, pensò Anna. -
Isabella ci parlava spesso di te. -.
- Parlava? - Stub mantenne il tono
di voce freddo e distaccato.
Anna abbassò la testa,
scotendola, non riuscendo a trattenere un sorriso. "Ma guardalo... non
vuole nemmeno lasciar trasparire la sua preoccupazione per il verbo al passato
che ha usato quella pirata...".
- Lei adesso non è qui. - fu Anne
Bonny a rispondere.
- E' in carcere. - Mary non sapeva
il significato della parola "tatto". - In attesa di ballare il ballo
della forca. -.
Non ci voleva un genio per capire
che quello a cui si riferiva Mary altro non era che l'impiccagione. - Stai
tranquillo. - cercò di rassicurarlo Bonn. - Stiamo andando proprio adesso a New
Providence per liberarla. -.
Stub annuì, e tornò seduto. Non
ce la faceva più a stare in piedi. Bonn se ne accorse. - Sei ferito. -.
Lei fece per andare in suo aiuto,
ma Mary stese la spada col braccio sinistro, impedendole di passare. - Come ho
già detto, Bonn, vediamo di stare calmi. Avranno tutti bisogno di spiegazioni.
Tu! Ce la fai a camminare? - domandò a Stub.
Lui annuì. Ma lei non si fidava,
quindi lo prese e lo aiutò. Uscirono dalla stanza, per dirigersi nelle stanze
dotate di amache e letti in legno, un po' scadente a dire la verità, mentre la
voce di Bonn li accompagnava. - Io non c'ero ancora quando è arrivata Isabella,
anni fa. Quando decisi di seguire Calico per amore Isabella era già nel suo
equipaggio. Aveva accettato l'amnistia, ma quando seppe che Calico si sarebbe
rimesso in mare, decise di seguirlo. Con lei c'ero anch'io. Poi è arrivata
Mary, qualche tempo fa. Pochi giorni fa siamo tornati a New Providence per
rubare questa nave su cui siete sopra. Lo William. Ma Woodes Rogers non ha
gradito la cosa. - aveva dato per scontato che tutti sapessero chi fossero
Calico e Woodes Rogers, quindi continuò nel suo racconto. - Sono riusciti a
catturare tua madre. - concluse.
Stub era preoccupato, per quanto
tentasse di nasconderlo. Maurice invece non nascose per niente la sua paura.
Sapere dello William gli aveva fatto indovinare l'anno. Era il 1720. - In che
mese siamo? - domandò temendo di sapere la risposta.
- Agosto. - rispose Mary Read.
Lo stomaco di Maurice si contorse.
Di lì a 3 mesi secondo gli studi svolti sulla pirateria sarebbero stati tutti
catturati e impiccati. A novembre. Meno Mary ed Anne. La prima aveva davanti
fino all'aprile del 1721, o fino all'8 o fino al 28 giorno in cui fu sepolta a
St. Catherine, in Giamaica, quando morì di febbre, in prigione. Di Anne invece non conosceva
la fine.
- Ma non dovrebbe essere Natale? -
domandò ingenuamente Sveva.
- Natale... non vedo l'ora che sia
Natale! - esclamò Bonn. - Un motivo in più di festa per me e per Calico! -.
Maurice non seppe trattenere un
sospiro al pensiero che l'ultimo Natale di Calico Jack Rackam era già passato.
Quindi entrarono in una stanza,
dove c'erano due letti: la stanza di Mary e Bonn. - Calico mi conosceva da
tempo. - continuò il racconto Geremia. - E decise di mandarmi nel futuro quando
arrivò Isabella. Voleva che la tenessi informato su Stub. Per andare avanti nel
tempo avevo usato il medaglione. Quello di tua madre, Stub, con la I di Isabella
e la S di Stub intrecciate, come a dire che non vi sareste mai separati. Ho cercato per anni
di mettermi in contatto con te, mentre a Parigi mi facevo una vita in quel mondo
per me così diverso. Per uno come me, nato agli inizi del 1700 non è stato
facile adeguarsi ai metodi che usate voi nel 2000. Conobbi Sveva nel tempo.
L'unica persona che mi si dimostrava amica. Fu lei che mi trovò un posto dove
stare presso una delle famiglie più ricche del mondo. - guardò Sveva. - E te
ne sarò per sempre grato di questo. Poi la famiglia si estinse. Conobbi Anna. E
Anna mi portò direttamente da te. Intanto Isabella voleva vederti. Era Bonn che
faceva da tramite tra me e tua madre, e un giorno mi chiese di portarti qui. Fu
il giorno in cui Anna cominciò ad avere gli incubi. -.
A quelle parole tutti spalancarono
gli occhi, stupiti. - Tu conoscevi mia madre. - sillabò Stub, arrabbiato. - Tu sapevi
dov'era e cosa faceva e non mi hai mai detto nulla, razza di...! - non finì la
frase, perché stava per slanciarsi contro di lui, ma Stub era debole e la presa
di Mary forte. - Non farlo. Non ancora. Aspetta di sentire la fine della storia.
-.
Anna lo stava guardando con aria
tradita. - Tu mi hai fatto fare quegli incubi. E' stata tutta colpa tua se ho
avuto paura di dormire, se ho avuto paura del buio, se ho avuto paura di essere
pazza! - anche lei aveva le mani che fremevano. Fu Federico ad afferrarla. -
Calmati Anna. Non ne vale la pena. -.
- Mi ha mentito! - Anna stava
praticamente urlando. - IO MI FIDAVO DI TE! E TU MI HAI MENTITO! -.
- Anna, ferma! - non era un
problema per quel ragazzo di 2 metri trattenere la cugina. - Lo picchierai dopo
quando avrai saputo come faceva a procurarti quei sogni. - poi si rivolse a
Geremia. - E se vengo a sapere che l'hai drogata hai finito i tuoi giorni. -.
Era strano vederli in quel modo.
Federico e Geremia erano sempre andati d'accordo. Gli occhi di Geremia erano
tristi. - Non ero io a procurarle i sogni. Era Bonn. Con questo. - tirò fuori
uno strano oggetto: un pentolino decorato con fantasie floreali. Sospeso sopra
il pentolino c'era un cerchio con altrettante decorazioni floreali, sorretto da
4 pezzi di ferro che andavano a fondersi col pentolino stesso.
- E' un acchiappa-sogni. - spiegò
Bonn. - Con questo sceglievo le notti in cui far visita in sogno a Geremia, per
informarmi su Stub. Prima lo faceva Calico. Ero io la figura misteriosa. Nei
sogni il tempo si annulla quindi potevo raggiungere la vostra epoca. Non era mio
scopo spaventare la ragazza, solo cercare di avvertirla. Ma arrivava sempre
qualcuno a interrompere il sogno ed ero costretta ad andarmene. Quando Isabella
è stata catturata ho deciso che non importava la pioggia nel sogno di Anna,
doveva metterla al corrente di tutto. Ma ancora una volta ero stata interrotta.
Avevamo un piano B. Geremia avrebbe dovuto prendere un mantello simile al mio e
metterci dentro il medaglione di Isabella che lui aveva da quando era arrivato
nel vostro secolo. Pensavamo che Stub avrebbe capito, come è successo. E che
avrebbe trovato il modo di raggiungerci. -.
Anna a quel punto stava guardando
Bonn con puro astio. - Potevi sorridermi in modo meno terrificante! - la
accusò. - E perché proprio nei miei sogni? E non direttamente in quelli di
Stub, o in quelli di Thomas, o in quelli di Antonella... -.
- Non riuscivo ad entrare in
quelli di Stub. Sembra che la notte non sogni. -.
Stub abbassò gli occhi, e Bonn
continuò. - E Geremia mi aveva detto che il modo più sicuro per fargli sapere
tutto era contattare te, Anna. Diceva che a te avrebbe creduto. E che
sicuramente sarebbe stato con te quando avresti trovato il mantello, col
medaglione che io avevo dato a Geremia quella stessa notte. -.
- Non stavamo dormendo con lo
squalo. - intervenne Antonella dopo qualche secondo di silenzio, a cui tutta quella faccenda puzzava. - E non
avevi il medaglione per spostarti nel tempo. -.
Anne e Mary si lanciarono
un'occhiata preoccupata. - Uno squalo hai detto? - domandò Mary.
- Sì. Anne ha salvato Anna e Stub
dall'attacco di uno squalo. - rispose Antonella, decisa a tenere il tono di voce
di Mary.
- Io non ho fatto nulla. - disse
Bonn. - Ma se non sono stata io... -.
- Mi sto chiedendo appunto questo.
- pensarono a voce alta contemporaneamente Mary e Antonella.
Mary si zittì all'istante e fece
cenno alla ragazza di continuare. - Chi altro c'è qui che ci conosce e può
spostarsi nel tempo? -.
Bel dubbio quello di Antonella.
Dubbio a cui nessuno sapeva dare una risposta.
Anna aveva ancora una domanda. -
Posso sapere come mai non potevo distinguere tra sogno e realtà? -.
- Perché anche quella del sogno
in teoria era realtà. Realtà spazio-temporale. Tu ti spostavi da una realtà
all'altra, quindi è come se tu rimanessi nella realtà. -.
- I miei sogni erano reali. -.
- Sì. - confermò Mary.
- E' una specie di magia indiana.
- confidò Bonn. - Un indiano ha donato questo a Calico, spiegandogli il
funzionamento. -.
A quel punto tutto aveva più
senso. Ma Antonella restava pensierosa.
Mary fece stendere Stub nel suo
letto, mentre gli altri salirono sul ponte per conoscere l'equipaggio.
Inutile dire che tutti quegli
omoni rimasero a dir poco perplessi nel vedere tutti quei ragazzini a bordo.
Soprattutto Masky. - Bonn! - un omone grande e grosso, abbronzato, con gli occhi
e i capelli neri. - Se non mi sembra di ricordar male c'è una regola nel codice
che vieta assolutamente di portare ragazzini e soprattutto... bambini, a bordo.
- pronunciò la parola "bambini" come se fosse stata una parolaccia.
- Ah, quanto sei scorbutico. -
replicò Bonn facendo una smorfia. - Devo forse ricordarti che secondo quella
stessa regola non dovrebbero esserci donne a bordo? -.
- Pensavamo che tu e Mary foste
uomini quando vi abbiamo prese. -.
- E non è meglio che siamo donne?
- gli fece l'occhiolino.
- Donne inutili! Appena scende la
notte se non siete di turno vi chiudete in camera e guai ad entrare! E se siete
di turno guai a non mantenere la distanza di 10 passi da voi. -.
Bonn sorrise, stando allo scherzo.
- Dovresti provare a dirlo a Mary che vorresti entrare nella sua camera una
notte. - lo provocò.
- Così ci perdo la testa... -
commentò lui, riferendosi ad una vecchia storia che riguardava Mary.
Ma Bonn non gli badava più. -
Ragazzi questo scorbutico che vedete qui è il nostro quastiermastro, Richard
Corner. - e così fecero le presentazioni con tutti i membri dell'equipaggio:
George Fetherston, John Davis, John Howell, Noah Harwood, James
Dobbins, Patrick Carty, Thomas Earl e John Fenwick, detto Fenis.
In particolare quello che si interessò fu un giovane dalle maniere attraenti.
Noah. - Bonn, dov'è Mary. -.
- La tua bella è dal figlio di
Isabella, Noah. - rispose lei. - Nella sua stanza. Staranno parlando della
madre, suppongo. -.
Sveva trovò il modo di
descriverlo in due parole: Vin Diesel. Incredibile quanto Noah gli
assomigliasse, forte, muscoloso, sembrava uscito da The Fast and the Furious.
- Lui è il marito di Mary? -
domandò Sveva, rassicurata da un po' di sano pettegolezzo.
- No. - rispose Bonn, deludendola.
- Sono fidanzati, ma non sposati. -.
Il cuore di Maurice continuava a
stringersi: come dire a quei pirati che di lì a poco sarebbero morti. Ma
soprattutto... avrebbe dovuto dirglielo?
Non ebbe tempo di pensarlo.
Perché arrivarono sul casseretto, un ponte con qualche cannone, in presenza dell'amante di Anne Bonny, nonché capitano della
nave. Capitan John Rackam, detto Calico Jack.
- Bonn, tesoro. Chi è tutta
questa gente? -.
- Amici del figlio di Isabella. -
poi indicò Antonella e Masky. - La ragazza è la nipote di Isabella e Masky il
fratellastro di Stub. -.
Tutti guardarono quel capitano. Il
tipo aveva dei pantaloni fatti in calicò, e da quello derivava il suo
soprannome di Calico. Sopra indossava una giacca di velluto molto decorata,
tanto che a Sveva venne spontaneo di paragonarlo ad un albero di Natale... e
questo forse la fece sentire più nel suo secolo. La parrucca incipriata che
indossava stava per cadere quando si sporse per salutare Geremia. Quella
parrucca era spesso oggetto di scherno da parte di Mary e dei suoi uomini.
- Geremia! - esclamò. - Quanto
tempo! Allora, com'è il futuro? -.
- Illuminante. - rispose Geremia.
- Nel vero senso della parola, capitano. -.
Calico sorrise.
Dal canto suo, Anna guardava
quella nave molto incuriosita. Gli uomini lavoravano frenetici.
"Non sono poi così male
questi pirati" pensò, mentre fissava il Jolly Roger sventolare:
raffigurava un teschio con due sciabole che si intrecciavano appena sotto.
- Io preferivo quella di Teach. -
sentì dietro di lei la voce di Bonn. - Raffigurava uno scheletro a forma di
diavolo che teneva una clessidra in mano, segno del tempo che scorre, e quindi
la morte. -.
Anna si voltò a guardarla. -
Teach? - ripeté.
- Edward Teach. - precisò lei. -
Era detto Barbanera. -.
Anna assentì. Sì, lo conosceva
come Barbanera.
E poi sentirono rombare il vocione
di Noah. - Woodes Rogers ci manda visite! - esclamò indicando una nave.
- Chi è Woodes Rogers? - domandò
Anna, mentre Bonn osservava la nave avvicinarsi.
- Il governatore di New Providence.
- rispose sinteticamente. - Noah! - chiamò. - Va' ad avvertire Mary, subito. -
poi sorrise, divertita. - Qualcosa mi dice che ci sarà un arrembaggio. -.
L'angolo della Matrix
Allora ho poco tempo quindi mi
perdonerete se comincio a dire a diritto quello che devo dire senza perdermi nei
soliti saluti.
Volevo dirvi che Mary Read ed
Anne Bonny sono realmente esistite, così come tutti i membri della ciurma (anche
perché se li avessi inventati io certo non avrei ripetuto tutte quelle volte
gli stessi nomi, tipo "John") e la nave stessa. Tuttavia mi
sento in dovere di fare delle precisazioni.
La descrizione fisica di Mary ed
Anne è inventata da me, in quanto non sono riuscita a trovarne in nessun libro
sulla pirateria che ho letto, così come saranno inventate le descrizioni
fisiche degli altri personaggi della storia. Le storie di Mary e di Anne
verranno raccontate in un altro capitolo, comunque se volete saperlo prima
perché siete curiosi basterà digitare il loro nome su internet, oppure leggere
qualche libro sulla storia della pirateria. "Storia Generali dei
Pirati" del Capitano Johnson per esempio.
Di Calico Jack mi basta dirvi che
è l'amante di Anne Bonny, e che lui e i membri del suo equipaggio furono
processati per pirateria il 16 novembre 1720 (3 mesi dopo lo svolgimento di
questa ff; furono però catturati circa 2 settimane prima di questa data dal
Capitano Barnet) e condannati dal presidente del tribunale Sir Nicholas Laws,
mentre il processo di Mary ed Anne si svolse solamente il 28 novembre. Comunque
Calico Jack (il cui vero nome è John Rackam, di Cuba. Il soprannome di Calico
driva dalla stoffa dei suoi pantaloni, il calicò.), George Fetherson, Richard
Corner, John Davis e John Howell furono giustiziati il 17 novembre a Gallows
Point, un promontorio sulla strada che conduce a Port Royal. Patrick Carty,
Thomas Earl, James Dobbing e Noah Harwood furono giustiziati il 18 novembre a
Kingston; ovviamente l'anno che correva era sempre il 1720.
Successivamente il corpo di Rackam fu chiuso in una gabbia di ferro e appeso ad
una forca a Deadman's Cay, una piccola isola che oggi viene chiamata Rackam's
Cay.
Poi voglio mettere in chiaro che cercherò
di essere il più coerente possibile con i caratteri storici di Anne, Mary e
Rackam (soprattutto di Mary, che è la mia eroina, ma sappiate che mi
prenderò delle libertà in materia, pertanto alcuni tratti della Anne e della
Mary della mia storia potranno essere diversi da come erano in realtà. Poiché
non sono rimaste informazioni sugli membri della ciurma sappiate che essi a
parte il nome sono puramente inventati.
Un'altra cosa importante: si sa
per certo che Mary si era innamorata di un uomo sulla nave, ma di questo uomo io
non sono riuscita a trovare il nome. Potrebbe essere Noah come probabilmente
potrebbe non esserlo, ho scelto lui ma senza alcun criterio storico. Pertanto se
qualcuno sa il nome me lo segnali e provvederò a correggere all'istante.
Ignoro anche la struttura dello
William: sappiate quindi che la descrizione della nave è frutto della mia
fantasia, ispirandomi alla Queen Anne's Revenge di Barbanera. La bandiera
descritta in questo capitolo invece è la bandiera autentica di Calico Jack.
Ci tengo a precisare che Woodes
Rogers è realmente esistito ed era realmente il governatore di New Providence
di quei tempi, che mirava a catturare Jack Rackam, dal momento che, pur avendo
accettato l'amnistia per coloro che si fossero consegnati e pentiti dei propri
atti di pirateria proclamata da un decreto del re, era tornato a dedicarsi alle
attività piratesche.
Ancora, Edward Teach era veramente
il nome di Barbanera, e la bandiera descritta nel capitolo è veritiera.
Credo di avervi illustrato tutto
quello che volevo su questi pirati, comunque per qualsiasi domanda o dubbio
specifico non siate timidi e contattatemi: sono sempre felice di parlare un po'
di pirateria!!!
Per quanto riguarda la storia,
beh, la mia amica Martina, alias myki, mi ha fatto notare che io non metto
abbastanza i pensieri dei personaggi... beh... in questo capitolo un po' ci ho
provato, anche se mi sa che ho fatto un pasticcio... vi chiedo solamente una
cosa... mi interessa che ci diate dentro con le critiche, e che mi facciate
sapere quello che pensate: sulla trama, sui personaggi, sul modo di scrivere...
grazie.
Quindi adesso passiamo a
ringraziare tutti coloro che mi hanno messa tra i preferiti e alle mie
recensitrici!!!
-
myki: come vedi cara
myki ho provato a cimentarmi nei pensieri dei personaggi... che dici, ci
sono riuscita? Aspetto un tuo parere quando torni!!! Divertiti!! Bacione!
-
Shia: come ti ho già
detto trovo che le tue recensioni siano interessanti... quindi dimmi sempre
tutto, e soprattutto CRITICA! XD. Alla tua prima domanda... beh la verità
è che... nemmeno Stub lo sa. Se è vero quello che prova o se lo fa solo
per infastidire Anna: non si è mai trovato prima in compagnia di una
ragazza "diversa da tutte le altre" (ma io domando e dico,
Antonella gli sembra come tutte le altre??? Io boh...). Su Geremia ci hai
visto giusto... hai visto che sorpresa nascondeva il biondino?
Quanto alla magia beh... non so se consideri magia l'acchiappa-sogni... ma
non dimenticare: chi è che ha salvato Anna e Stub dagli squali? Bacione!
-
BabyzQueeny: beh, credo
che anche la fine di questo lasci abbastanza in sospeso... XD. Sono contenta
che il chap ti sia piaciuto, spero che ti piaccia anche questo. Bacione!
-
DamaArwen88: sono
contenta che ti sia piaciuta la scena tra Anna e Stub. Quanto a Nell, avrà
presto l'occasione di dimostrare la sua professionalità, e Geremia mi
sembra che abbia le idee fin troppo chiare. Avrai presto le notizie che vuoi
sulla madre di Stub. Beh per metà si è scoperta chi era la figura, ma
manca sempre quella degli squali... Divertiti in vacanza!!! Bacione!
-
Lallix: vai in vacanza
anche tu? Mi abbandoni??? La tua mogliettina adorata??? E io piango!! No,
scherzo xD Piuttosto vedi di divertirti! Come vedi ho aggiornato in modo che
tu potessi leggere. Fammi sapere che ne pensi, lo sai che il tuo entusiasmo
mi... entusiasma!! E soprattutto... che ne pensi di Geremia? Bacione!
Una abbraccio a tutti!!!
@matrix@
|
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Capitolo 5 *** 5. Fight and Fire ***
Capitolo 5
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 5:
Fight and Fire
Stub era steso nel letto di Mary e ormai aveva
gettato la maschera. Non aveva senso fingere di non avere dolore. Il suo obbiettivo
era quello di salvare sua madre: per farlo avrebbe dovuto essere ben in forza.
Quindi avrebbe dovuto riposarsi... aveva deciso che per salvare sua madre poteva
fare a meno del suo orgoglio una volta tanto e accettare l'aiuto che gli veniva
offerto.
Mary sedeva sul letto di Bonn, osservando
quanto i lineamenti del ragazzo fossero simili a quelli di Isabella.
- Io non ricordo mia madre. - Stub decise di
rompere quel silenzio. - Non ricordo com'era. Non ricordo il suo carattere. -.
Si stavano fissando seri. Mary cercava di
capire i pensieri di Stub, ma i suoi occhi erano troppo inespressivi... o meglio
erano enigmatici. Rispose a quello sguardo con uno sguardo altrettanto criptico.
Anche lei aveva i suoi fantasmi del passato. E Stub si stava appunto chiedendo
che cosa avesse forgiato quella donna. Alla fine decise di parlare.
- Ricordo solo che ci volevamo molto bene. Puoi raccontarmi qualcosa di lei? -.
Mary annuì. - Che vuoi sapere? -.
Lui scrollò le spalle. Qualsiasi cosa gli
andava bene.
- E' una donna buona. - cominciò a raccontare
Mary. - Non era portata per fare la pirata. Non uccideva mai, nemmeno per
salvarsi la vita. - fece una pausa. - Andava sempre blaterando qualcosa su dei
fantomatici diritti umani. -.
Stub non poté trattenere un sorriso. A
quell'epoca non c'erano i diritti umani. La prima dichiarazione dei diritti
umani dell'epoca moderna scritta da George Mson sarebbe stata adottata dalla
Convenzione della Virginia nel 1776. - Mia madre studiava solamente le opere
di voi pirati. - si sentì in dovere di difenderla.
- Sì. Il G.A.S.P. - annuì Mary. - Ma domani
la impiccheranno è perché non ha avuto il coraggio di uccidere colei che l'ha
catturata. -.
- E' stata una donna? -.
- Sì. Molto amica di Rogers a quanto pare. -
non riuscì a non mettere in quelle parole una punta allusiva.
- Dimmi il nome. - quello di Stub suonava come
un ordine.
Mary lo osservava. E vedeva negli occhi di lui
lo stesso fuoco che aveva lei. - Lavinia. - rispose.
Gli occhi di Stub diventarono delle schegge ma
Mary non poté domandargli il perché di tale cambiamento. Noah infatti aveva
fatto irruzione nella camera quasi sfondando la porta. Mary balzò in piedi. -
Noah! - poi sorrise. - Ti presento Stub. -.
Noah non lo degnò di uno sguardo.
- Mary devi venire. Rogers ci ha mandato contro
una nave. -.
A quelle parole Mary spalancò gli occhi,
avvicinandosi al suo letto per prendere due sciabole e una pistola. Aveva in
totale 3 sciabole, una pistola e un moschetto. Dopodiché guardo Stub. -
Ascoltami bene Stub. Voglio che tu resti qui. Non salire sul ponte, non
muoverti. -.
Per lui era umiliante restare steso su un letto
mentre appena sopra di lui si svolgeva una battaglia. Ma doveva salvare sua
madre. Quindi accettò.
Mary prese per mano Noah. - Andiamo. -.
Lui annuì, ma la trattenne. - Mary. - la
guardò. Ancora una volta avrebbero rischiato la vita.
Lei sorrise, dolcemente. - Non ci prenderanno
Noah. - quindi Noah la tirò a sé e la baciò.
Quando si staccarono sorridevano tutti e due e
corsero sul ponte, chiudendo la porta della camera.
Mary non era ancora arrivata sul ponte che
cominciò a sbraitare, come si addiceva ad una vera pirata come lei. - Fenis! -
esclamò ad un uomo con i capelli biondi e i lineamenti appuntiti, ben rasato:
John Fenwick, detto appunto Fenis. - Ce la fai a seminarli? - si sporse dal
parapetto per poter vedere meglio la nave col vessillo inglese che si stava
avvicinando verso di loro.
- No. - rispose Fenis, rivelando una voce roca.
Mary guardò Calico che osservava la nave. Lei avrebbe già ordinato qualcosa, ma il capitano era Calico. Lui la guardò e le
fece un segno di assenso con la testa.
- ATTACCHIAMO! - urlò Mary. - Fenis non ti
muovere da quel timone finché non abbiamo abbordato! George, Davis, Howell,
Bonn ai cannoni. Gli altri pronti con i rampini! MUOVERSI BRANCO DI SFATICATI!!!
VOLETE ESSERE TUTTI APPESI PER UNA CORDA?! HOWELL DICO A TE, MUOVITI CON QUEI
DANNATI CANNONI, PER DAVY JONES!!! - a quelle parole tutti lasciarono le loro
occupazioni per dedicarsi a ciò che Mary aveva dato loro ordine di fare. Poi
lei si rivolse ai ragazzi. Sveva aveva l'aria di una che stava per mettersi a
vomitare. Mary la guardò. - Quella gente - indicò la nave. - non scherza. Ci
vuole morta. Ora voglio che chiunque di voi sappia usare bene un'arma resti qui
sul ponte e ci aiuti. Che gli altri raggiungano Stub nella mia stanza e si
barrichino dentro. -.
Antonella guardò la nave pensierosa. - Mi stai
dicendo che abbiamo davanti la scelta o noi o loro? - la sua voce era seria ma
calma e tranquilla.
Mary annuì. Antonella sfoderò le sue due
pistole facendole roteare velocemente tra le sue mani. - Come supponevo. -
guardò Mary. - Io scelgo loro. -.
Thomas seguì il suo esempio, ma lui aveva un
fucile, un MP5 SD3 della Heckler&Koch, un calibro 9 che aveva 3 modalità
diverse per far fuoco. Mary fu molto colpita da quell'oggetto. - Nel futuro combattete con
questi bestioni? - domandò.
- Sì. - rispose Thomas.
- Uhm... dopo dovresti farlo vedere a Bonn.
Sono sicuro che ne resterà entusiasta. -.
- Davvero? -.
- Già. - confermò lei, sorridendogli. - Raggiungi gli altri.
-.
Anna e Federico si guardavano. Entrambi
avrebbero potuto farcela. Anna prese la pistola che Antonella le aveva dato
molto tempo prima e decise di usare quella e una sciabola. Federico invece
chiese due sciabole: si sentiva abbastanza sicuro con quelle in mano.
Sveva al contrario in quel momento si sentiva un
verme. Non voleva abbandonare i suoi amici, ma non aveva abbastanza coraggio per
affrontare un attacco. Mary poteva facilmente intuire il suo stato d'animo.
Quindi guardò lei e Masky e fece loro cenno di scendere. - Andate da Stub.
Sarà meglio che non sia solo. - pensava che dandole l'ordine di scendere giù
Sveva si sarebbe sentita meglio, in quanto tecnicamente non aveva preso parte al
combattimento per un ordine e non per paura. Quanto a Masky aveva deciso di
mandarlo dal fratellastro perché le sembrava troppo piccolo per affrontare una
cosa del genere.
Sveva annuì, visibilmente sollevata, quindi
prese Masky per mano, e nonostante le sue proteste, secondo le quali lui era
bravo ad usare le armi e guai a lei se avesse osato condurlo via, riuscì a portarlo fino alla
camera. Quindi barricò la porta.
Stub la guardava preoccupato per il colore
bianco-verde che aveva assunto la sua faccia.
- Tutto bene, Sve? -.
- Tu come stai? -.
- Ho avuto momenti migliori. -.
Sveva si sedette sul letto di Bonn accanto a
Masky: lo trovò terribilmente scomodo ma non fece proteste. Continuava a
fissare preoccupata la porta.
- Sveva, mi dispiace. Non ti avrei mai chiesto
di seguirmi se avessi saputo che ti avrei condotta qui. - si scusò Stub. Si
sentiva colpevole di aver trascinato quella ragazza così fragile in
quell'avventura decisamente più grande di lei.
Lei scoteva la testa. - Non fa niente. Sono
qui. E andrà tutto bene. - fece una pausa.
Proprio in quel mentre Masky decise di uscire.
- Sto solamente nella stanza qui accanto. Controllo che non scendano le scale.
-.
Stub annuì e gli fece cenno di uscire. In quel
mentre una lacrima solcò la guancia di Sveva. Stub se ne accorse.
- Sve, stai piangendo. -.
Lei scosse la testa.
- Vuoi parlarne? -.
- E'... - cominciò lei, cercando di non
piangere. - E' solo che... che mi sento un verme. Gli altri sono su, che stanno
per combattere e io invece sono qui che ho troppa paura per andare ad aiutarli.
-.
- Tu non sei abituata... -.
- Anna non è abituata! Federico non è
abituato! - sbottò Sveva di rimando, passandosi una mano tra i lunghi capelli.
- Io non sono giustificabile. Ho solo paura... e Federico... - non riuscì a
finire la frase.
Stub si mise seduto sul letto. - Appunto
perché hai paura hai coraggio. - le disse, anche se detto in quel modo sembrava
un controsenso pure a lui. Per questo motivo cominciò a spiegare la sua strana
affermazione. - Di tutti noi tu sei quella che ha
più paura è vero. Sei quella che non se la sentiva ma che ha deciso comunque
di seguirci. - fece una pausa. - Io non ho sempre lavorato da solo. Quando ero
piccolo lavoravo in coppia. Il suo nome era Josh. Josh Petterson. E nelle prime
missioni quando arrivava lo scontro aperto lui mi diceva sempre di starmene in
disparte, perché altrimenti non sapendo usare le armi lo avrei costretto a
proteggermi. Sarei stato d'impiccio insomma. - la guardava. - Quindi adesso
anche tu li stai aiutando, perché sei stata onesta e non hai voluto fare
l'eroina che combatte sempre e comunque. Hai usato l'astuzia... - era
incredibile quanto le parole che diceva in quel momento a Sveva si adattassero
perfettamente anche alla sua attuale condizione di ferito. - ... e per questo
né i tuoi amici né tu morirete per causa tua. Quando sarai pronta, quando ti
si presenterà il giusto motivo per farlo, allora tirerai fuori tutto il tuo
coraggio. -.
Sveva lo guardava un po' più rincuorata. - Sei
un grande amico Stub. -.
- Anche tu. - rispose lui. E lo pensava sul
serio. - Federico tornerà sano e salvo. - aggiunse dopo. "E speriamo che
lo faccia anche Anna" pensò dentro di sé.
Le due persone in questione stavano per
slanciarsi all'arrembaggio. Erano stati però mandati entrambi ai cannoni: era
da Bonn che dovevano prendere ordini.
Antonella e Thomas invece stavano aspettando
sul ponte.
- Secondo te sarà più difficile del solito? -
domandò Antonella, guardando la nave avvicinarsi.
- Naaa. - rispose Tom. - Solo diverso secondo me.
- si mise quindi seduto appoggiando le spalle al parapetto. - Qui non mi
prenderanno, e comunque ho il giubbotto antiproiettile. Con questo gioiello -
accarezzò il fucile. - penso di stenderne parecchi. - poi guardo Antonella. -
Tu non hai il giubbotto. -.
- No. - scosse la testa lei. - Me la dovrò
cavare senza. - sospirò fintamente rassegnata e prese un fazzoletto ponendoselo
sul cuore. Tom la guardo ammirato.
- Complimenti Nell. Un fazzoletto
anti-proiettile. -.
Antonella sorrise. - Chissà... se mi
colpiranno al cuore penseranno che sono un fantasma nel vedere che non morirò.
-.
Ma non tutti avevano il buon umore di Nell e di
Tom.
Calico aveva raggiunto Mary. La nave ormai li
aveva affiancati.
Per Mary non fu una sorpresa vedere da chi era
capitanata. Antonella per poco non lasciò cadere i due revolver per la
sorpresa.
Ma il capitano dell'altra nave sorrideva con
pura pazzia, la sua attenzione cadde subito su Antonella.
- Come si dice - cominciò a parlare il
capitano. - rapisci la madre del killer e il killer con i suoi scagnozzi verrà
da te. -.
L'equipaggio dello William che non era ai
cannoni si voltò verso Antonella e Tom, che riconosciuta la voce balzò in
piedi.
- Lavinia. - Antonella era troppo sorpresa.
- Tu dovresti essere morta. - rincarò la dose
Tom.
La follia troneggiava negli occhi di Lavinia. -
Esattamente. Dovrei. Ma non lo sono. - scoppiò in una risata. - Ma se può
aiutarti, Thomas, tra poco lo sarete voi. - cercò con gli occhi Calico. -
Capitano! - si rivolse a lui con finta riverenza. - Ci manda il vostro amico
Woodes Rogers. Sapete che non ha gradito nemmeno un pochetto il vostro
tradimento, se così vogliamo chiamarlo. Com'è che ha detto? Ah, sì. Torna con
Calico o non tornare affatto. -.
Antonella non diede il tempo a Calico di
rispondere. - Non tornerai affatto. -.
Quindi sparò su di lei una raffica di colpi
che l'altra scansò prontamente. Ma ormai l'attacco era cominciato.
- BONN!!! - urlò Mary. - BONN!!! -.
Anne fece segno ai cannonieri di caricare e far
fuoco. Riuscirono ad aprire diverse brecce nella nave di Lavinia.
Noah, Mary e Nell erano riusciti ad abbordare
la nave e svolgevano il loro combattimento a bordo dell'altra nave. Mentre
sparava colpi di qua e di là Nell si chiedeva come diavolo avesse fatto Lavinia
a sopravvivere. Non si capacitava nemmeno di come non avesse potuto pensarci
prima: Stub in fondo era ancora vivo. Ma come aveva fatto Lavinia a raggiungere
il passato?
- Attenta! - sentì una voce dietro di lei.
Nell si voltò appena in tempo per vedere che
il suo aggressore stramazzava la suolo. E dietro di lui il suo salvatore.
- Geremia! - esclamò.
- Devi fare attenzione Nelly. - la mise in
guardia lui, porgendole una spada. - Potrebbe sempre servirti. -.
Lui sparì e Antonella si rigettò nella
mischia. Non voleva credere che Lavinia fosse tornata indietro nel tempo per
opera di Geremia.
Tom aveva fatto saltare qualche uomo con la sua
arma che nessuno lì aveva mai visto. Salvò anche la vita a Calico, troppo
distratto a dare ordini.
Sullo William erano saliti dei soldati della
Marina, che affrontavano in combattimenti corpo a corpo i vari membri della
ciurma. Ormai anche gli addetti ai cannoni erano risaliti. Anna e Federico lo
raggiunsero.
In particolare Federico rimase troppo
sbalordito nel vedere Lavinia. - Lav! - esclamò. Dentro di sé era combattuto.
Avrebbe dovuto provare gioia o no? Nell'indecisione causata dal dubbio decise di
provare stupore.
- Fede! - lo salutò lei. - Guarda un po', il mio caro fratello che mi ha
voltato le spalle. - scosse la testa. - Quanto sei stupido! Avremmo potuto
essere ricchissimi a quest'ora e soprattutto non su queste navi fatiscenti! -.
Anna si fece avanti, roteando minacciosamente
la sciabola. - Lui non c'entra niente. -.
- Vuoi betterti contro di me, Anna? -.
- In guardia. - la sfidò lei.
Quindi Lavinia sfoderò la sua spada e si
lanciò contro Anna, che piegandosi un po' a destra riuscì ad evitare il colpo.
Ma Lavinia non aveva ancora finito il suo attacco, menava fendenti a destra e a
sinistra: Anna era troppo impegnata a parare per passare al contrattacco.
Arrivò poi un fendete più forte e Anna si sbilanciò all'indietro, cadendo.
Lavinia tenendo la sciabola con tutte e due le mani cercò di colpirla in pieno
petto. Anna però rotolò di lato e si rimise in piedi.
Secondo round: Anna attaccava. Fece una finta a destra, per poi colpire a
sinistra; Lavinia non pensava che la cugina fosse così abile. Le stava uscendo
del sangue dalla ferita che le era stata appena inferta.
Gli occhi di quasi tutti i membri di entrambi
gli equipaggi erano puntati sulle due ragazze che avevano deciso di passare alle
mani. Anna tirò un pugno in faccia a Lavinia con l'elsa della sua sciabola e
Lavinia ricambiò con un calcio negli stinchi ben assestato, quindi passò un
braccio intorno alla gola di Anna. Quest'ultima non aveva altra scelta che usare
le mani per tirare i lunghi capelli di Lavinia, che a sua volta contrattaccò
con un graffio in piena faccia.
Antonella però non prestava attenzione alla
riunione familiare che stava avendo luogo sullo William.
- Tom! - chiamò a gran voce. - L'ALBERO
MAESTRO! -.
Mary la sentì. - FENIS! TORNA AL TIMONE! - poi
fece cenno a Noah e a Geremia di tornare sullo William.
Thomas aveva capito quello che Antonella voleva
da lui. - Coprimi! - disse ad Anna.
Questa afferrò una pistola roteandola
minacciosamente e sparando su qualsiasi uniforme si avvicinasse troppo. Thomas
prese una granata. Si era portato anche un po' di quelle, Antonella lo sapeva.
Quindi la lanciò contro l'albero maestro.
Antonella afferrò una cima e si lanciò sullo William, in quella che sarebbe
stata una perfetta imitazione di Tarzan. L'albero maestro della nave mandata da
Rogers esplose e mille schegge volarono ovunque. La nave prese fuoco, e i
militari rimasti a bordo non poterono far altro che gettarsi in mare.
Quelli che erano rimasti vivi sullo William
seguirono l'esempio dei compagni.
Lavinia ed Anna furono divise, e la prima fu
trascinata in acqua da uno dei suoi uomini.
Fenis prese il largo.
Il combattimento era finito.
Per il momento.
L'angolo della Matrix
Ciao a tutti!! Eccomi tornata.
Come avete letto in questo capitolo c'è una
sorpresa: è tornata Lavinia. In un certo senso c'era da aspettarselo... in
fondo Stub è ancora vivo. Ma come ha fatto Lavinia a tornare indietro nel
tempo?
Adesso passo a fare i ringraziamenti a coloro
che mi hanno lasciato una recensione nello scorso capitolo:
- Shia: ma lo sai che sei la seconda
persona che mi paragona a Manfredi? xD In un certo senso mi onora: convinta
da un mio amico ho letto la trilogia su Alessandro Magno e devo dire che mi
è piaciuta. Quindi grazie mille!!!
Beh, il capitolo in effetti era un po' confusionario, in un certo senso sono
andata anch'io un po' in crisi scrivendolo. Comunque lo scopo di Geremia era
quello di tenere sottocontrollo Stub per riferire tutto ad Isabella.
Antonella non lo ha picchiato semplicemente per il fatto che pensa che
adesso che sono in questa situazione nuova e sconosciuta un uomo in più
faccia comodo... e poi non dimentichiamoci che è Geremia. Per l'azione di
Stub dovrai aspettare ancora qualche capitolo, perché deve riprendersi:
teoricamente lui dovrebbe essere in una casa stracomoda su una sedia a
rotelle, non su una nave del 1700. Sul personaggio misterioso dello squalo
non anticipo nulla. Spero di sapere che ne pensi di questo chappy!!! Bacione!!!
- Lallix: :). Anche la tua ultima
recensione mi ha riempita di gioia... ma se quel capitolo ti ha lasciata di
stucco, che mi dici di questo?
Comunque sì, studio la storia dei pirati dalla seconda metà del '500 fino
al 1724 da 2 anni e mezzo. Il mondo dei pirati mi affascina.
Divertiti in vacanza!!! Bacione!!!
- BabyzQueeny: ciaooo!! Ho cercato di
aggiornare il prima possibile... sono contenta che tu abbia apprezzato il
cambio di tempo!!! Mi auguro che ti sia piaciuto anche questo chappy!!
Bacione!!!
- DamaArwen88: vedi? Abbi fiducia nella
matrix e questa risolverà i tuoi dubbi... finalmente sai che vuol dire
G.A.S.P.
E' vero, aveva qualche segreto ma proprio piccolo xD. Per i pirati... sono
wow. Più conosci riguardo a loro più ti appassionano e pensi
"dannazione ho sbagliato a nascere di 3 secoli"...
Divertiti in vacanza!! Bacione!!!
Un abbraccio a tutti.
@matrix@
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Capitolo 6 *** 6. Maybe there's a spy ***
Cap.6
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 6:
Maybe there's a spy
Sveva e Stub stavano attendendo la
fine della battaglia dentro la nave, quando sentirono improvvisamente dei passi
arrabbiati dirigersi nella direzione della stanza. Sveva pensò che fose
qualcuno dei nemici, quindi, su ordine di Stub, prese la sua pistola.
- Mi raccomando, dietro la porta e
se vedi che è un nemico aspetta che siano entrati tutti prima di sparare a
raffica. -.
Sveva aveva annuito, ma
fortunatamente non fu costretta a fare del male ad una mosca. Anna stava tirando
sonori pugni sulla porta. - APRITE QUESTA PORTA! -.
Allora la bionda, un po' allarmata
dal tono dell'amica spalancò velocemente la porta per consentirle di entrare.
Dietro Anna, furiosa e ferita sul volto - una cicatrice le attraversava la
guancia sinistra - c'era Antonella. Anna perdeva sangue.
- Sei ferita! - esclamò Sveva.
Anna non la considerò nemmeno e
si rivolse a Stub. - Non indovinerai mai chi era il capitano della nave che ci
ha attaccati. -.
- Lavinia. - indovinò Stub.
Quando Mary gli aveva detto che una donna chiamata Lavinia aveva preso sua madre
aveva intuito che si trattava di lei. Anna lo guardò stupita.
- E tu come diavolo fai a saperlo,
killer? -.
- Mary mi ha detto che è stata
una donna di nome Lavinia a catturare mia madre. -.
Antonella era entrata dietro Anna.
Non aveva neppure un graffio: quello che per tutti era stato motivo di
scompiglio per lei era stata poco più di semplice routine. Si teneva le mani
nelle tasche dei jeans. - Com'è che ha detto? - si lanciò in un'imitazione di
Lavinia. - Rapisci la madre del killer e il killer con i suoi scagnozzi verrà
da te. Stub, io credo che voglia Anna e la sua eredità. Vendicarsi. -.
Stub sospirò. - Siamo caduti
nella sua trappola. -.
Bonn fece irruzione. - Su,
ragazzi, credete di essere in un'osteria? - domandò con fare imperativo. - C'è
una nave da ripulire! -.
Antonella seguì Bonn sempre con
le mani in tasca, Sveva e Masky fecero lo stesso. Sveva era entusiasta:
finalmente poteva risultare utile. Bonn notò il graffio di Anna. - Quello deve
essere ricucito. -.
- Faccio io. - si offrì Stub. La
guardò. - Ci siamo già passati. Non ti posso lasciare mai sola che tu trovi il
modo di farti male. -.
Anna gli lanciò uno sguardo di
fuoco e Bonn sghignazzando se ne andò. Anna si sedette accanto a Stub, che
prese ago e filo.
- Pronta? - domandò.
Lei annuì. - Quella strega di
Lavinia. Mi ha graffiata lei. Parola, quella non ha delle unghie normali sembra
Wolverine! -.
- Mi fa piacere sapere che
paragoni tua cugina a un X-men, ma adesso taci. Ogni tuo movimento della bocca
mi complica il lavoro e ti fa sentire più male. -.
Stub ci mise poco a finire. Quindi
lui tornò a stendersi. Anna rimase lì a sedere come una beota. Poi si stese
anche lei accanto a lui.
Che rimase letteralmente
pietrificato.
- Beh? - domandò Anna. - Credi di
essere l'unico stanco? -.
- No. - rispose lui, cercando di
essere credibile. In realtà pensava che, maledizione, dentro di sé si
sentiva... strano. Come... emozionato in qualche modo. E mentre pensava queste
cose si accorse di star sorridendo benevolmente.
Anna nel frattempo era caduta con
la testa su una specie di cuscino, molto scomodo, ma sempre meglio di niente.
Poi si voltò verso Stub. - Perché non siete morti? -.
- Come scusa? - Stub fu preso in
contropiede.
- Tu e Lavinia. Dopo quel volo...
avreste dovuto essere morti. -.
Stub la guardò, preoccupato. - La
verità? - domandò.
Anna annuì. Non voleva bugie.
Voleva solamente sapere quello che era successo.
- Avevo con me un paracadute.
Sotto di noi c'era il mare, è per questo che non siamo morti con l'impatto. Lei
è andata giù. Pensavo fosse morta, visto che lei non aveva nessun paracadute.
Evidentemente mi sbagliavo. -.
Anna annuì, tornando a fissare il
soffitto. - Non ha senso. -.
- Che cosa? - domandò Stub.
- Lavinia sapeva che quella che ha
preso era tua madre. Ma come faceva a sapere che tu stavi per arrivare? Come
faceva a sapere che ti saresti messo a cercarla dopo tanti anni? -.
Entrambi in quel momento fissavano
il soffitto. - Interessanti domande. Un'altra sarebbe come ha fatto ad arrivare
fin qui... - si interruppe. - ... il messo. -.
Anna lo guardò interrogativa,
voltandosi dalla sua parte. Stub fece altrettanto. Si stavano guardando negli
occhi. - Geremia. Lei sapeva che Geremia era quello che doveva portarti la
lettera dell'eredità. Può aver fatto ricerche su di lui, e sulla sua famiglia.
Non avrà trovato nessuna notizia su di lui. - cominciò Stub.
-... e secondo te lei è andata a
pensare che lui era collegato ad una donna che tutti credevano morta... - lo
interruppe Anna, come se lui stesse dicendo delle sciocchezze.
-... dispersa. - la corresse Stub.
-... come ti pare, ma che comunque
in realtà era tornata indietro nel tempo, e che volesse tener d'occhio suo
figlio incaricando un ragazzo settecentesco di farlo? -.
Stub sembrò rifletterci. - No.
Hai ragione. Non può averlo intuito. Lei sapeva esattamente che sarei arrivato
e quando sarei arrivato. Questo non può che significare una cosa. -.
Anna lo capì al volo. - C'è una
spia. -.
Lei però non aveva voglia di
continuare con i ragionamenti. Era stanca, la guancia le pulsava, non era
abituata a quel tipo di combattimenti. Quindi si voltò dall'altro lato e si
assopì. Stub la guardò mentre dormiva, sentendosi in colpa per averla
trascinata in quella situazione. Quindi l'abbracciò.
- Che stai facendo? - mormorò
lei, in quel dormiveglia.
- Lo spazio è stretto. - si
giustificò lui. E come dargli torto?
- Stub... io pensavo una cosa. -.
- Dimmi. -.
- Nell ha ragione. Lavinia fa tutto questo perché
in realtà vuole me e la mia eredità. - cominciò a parlare Anna. - Non ha
niente contro tua madre... -.
Stub sembrava capire. - Stai
tentando di propormi uno scambio? -.
Anna assentì, con un cenno della
testa. Stub rafforzò la stretta del suo abbraccio. - Non te lo permetterò mai.
Fosse l'ultima cosa che faccio libererò mia madre. E tu non ne andrai di mezzo.
Te lo prometto. -.
Anna strinse le mani di lui
intorno a sé. Aveva deciso che quell'abbraccio le piaceva... era l'abbraccio o
Stub a piacerle? A quello non volle dare una risposta. Quindi richiuse gli
occhi. - Killer. -.
- Sì? - domandò lui, sorpreso
sia per il gesto di lei sia per il suo tono di voce.
- E' l'unica soluzione pacifica. -.
- Chi ti ha detto che volevo una
soluzione pacifica? -.
- Non avrebbe senso se tu cadessi.
- intendendo cadere nel senso di morire.
- Lo Stub non muore mai. - le
ricordò lui, sorridendo.
Anna sembrò pensarci su. -
Killer. - chiamò di nuovo.
- Che c'è? -.
- Grazie. -.
- Di cosa? -.
- Di tutto. -.
E con un sorriso angelico sulle
labbra lei si addormentò. Stub rimase a guardarla, senza parole. E la trovò bella.
Sul ponte della nave invece erano
tutti impegnati a pulire e a riaggiustare. Sveva era inginocchiata per terra a
pulire il pavimento della nave. - E' il colmo! - disse a Geremia, inginocchiato
accanto a lei, impegnato nelle pulizie. - Siamo in mare e non abbiamo acqua
sufficiente per pulire tutti i ponti. -.
Geremia sorrise. - La vita del
pirata non è tutta rose e fiori. -.
- Me ne sto accorgendo. Bah...
credo che canterò un po'... Verde e rosso è l'agrifoglio, fa la la la la
la la la la. Quanta gioia in un germoglio fa la la la la la la la. Questo giorno
è speciale, fa la la la la la la la la. Su cantiamo, è Natale! Fa la la la la
la la la laaaaaaaaaaaaaa! -.
Antonella e Thomas erano dietro di
lei, stavano aggiustando le falle fatte alla nave dai cannoni dei nemici. - E'
estate. - le ricordò Nell. - E siamo su una nave pirata. Non cantare. -.
Thomas le tirò una gomitata. -
Antonella dovresti scioglierti un po'. Ho capito che sei una professionista ma
continuando così diventerai burbera e zitella come Mary. -.
- Zitella burbera a chi? - fece una voce dietro
di loro. Thomas si voltò per vedere l'immagine maestosa di Mary proprio dietro
di lui, che lo fissava sorridendo beffarda. - Chi sa cosa direbbe di te Bonn se
sapesse quello che pensi della sua migliore amica. -.
- No! - esclamò lui. - Non dirlo
a Bonn! -.
Mary scoppiò a ridere. Poi si
rivolse ad Antonella. - Non è vietato cantare sulla nave. Solo magari sarebbe
meglio cantare qualcosa di più piratesco. -.
- Nessun problema. - sorrise
raggiante Sveva, tornando a concentrarsi sul suo straccio. - Bianca e nera è la
bandiera fa la la la la la la la la. La nave noi puliam stasera fa la la la la
la la la la. Il ponte qui è da riaggiustare fa la la la la la la la la. Su
cantiam per lavorare fa la la la la la la la la. - e lanciò un sorriso ad
Antonella, che scotendo la testa, si dedicò al suo lavoro. Mary e Thomas la
raggiunsero, mentre Geremia sorrideva.
Bonn invece la raggiunse subito. -
WOW!!! - esclamò, con gli occhi che le brillavano. - Sai che dovremmo cantarle
più spesso queste canzoni??? -.
Sveva sorrise, contenta che
qualcuno sulla nave apprezzasse il suo genio incompreso.
Antonella osservava la scena
pensando di essere finita in una gabbia di matti. - Bonn non è sempre così. -
la giustificò Mary. - Non ha mai avuto una vita facile. E tutta la sua forza
torna nei momenti di pericolo. Negli altri le piace comportarsi un po' a
civetta. E' un divertimento per lei. -.
Nell annuì. - Quando studieremo
un piano per liberare la madre di Stub? -.
Mary la guardò con un'espressione
misteriosa e contrariata. - Tua zia verrà impiccata dopo domani mattina. Calico
vorrebbe attaccare domani notte... ma io e Bonn non siamo d'accordo. Pensiamo
che sia più semplice portarla via nel percorso dalla prigione alla forca. -.
Antonella pensò alle due
alternative. - Le tenebre potrebbero facilitarci il compito. -.
- Tu hai un piano per entrare
dentro la prigione? - domandò Mary.
Nelly fu costretta a scuotere la
testa. - No... - fermò a pensarci. - Mary, che cosa potrebbe spingere un uomo
del tuo tempo a portar fuori una condannata a morte la notte prima della
condanna a morte? -.
- Vorresti far anticipare la
condanna? -.
Antonella scosse la testa. - Non
è necessario. Basta che la conducano fuori... - ad Antonella venne un'idea in
mente. - La confessione. -.
Tom la guardò interrogativo. -
Cosa hai intenzione di fare? -.
- Un travestimento Tom. - disse
lei in modo semplice. - Da prete. Qualcuno bravo a recitare che sappia fingersi
prete e che entri dentro la cella con la scusa di fare la confessione. A quel
punto avremo un uomo all'interno. -.
- Geremia. - propose Mary. - Un
ottimo attore. -.
- Ci sarà Tom con lui. Il suo
schiavo. - aggiunse Nelly.
- Io schiavo di chi? - Tom fece un
balzo in piedi gettando via il martello con cui stava lavorando. - Io non sono
schiavo, io sono libero, io sono... -.
- Nel 1720. - gli ricordò Mary. -
Quelli come te qui sono vittime di pregiudizi razziali. Il piano di Antonella è
buono. Una volta che tu e Geremia sarete dentro spetterà a voi trascinarla
fuori. -.
Thomas ci pensò qualche secondo.
- Si può fare. - si rassegnò. - Ma in due, ce la faremo? -.
- Ce la farete. - assicurò
Antonella. - Perché sarete ben armati. -.
- Non abbiamo le nostre armi. - le
fece notare lui.
- No. - confermò Antonella. - Noi
no. Ma alla base a Firenze sì. - fece una pausa. - Stanotte andrò a far visita
ai sogni di Raspini con l'acchiappa-sogni, mi sposterò in quel modo fino al
luogo in cui dorme e una volta lì mi farò dare delle armi. - Raspini era il
loro vecchio capo.
Intorno a loro ormai si erano
radunati tutti, Calico compreso, per ascoltare il piano di quella ragazzina
venuta dal futuro. - Non puoi andare da sola. - le disse Bonn.
- Come mai no? - domandò Nell.
- Perché non è detto che si
becchi sempre il sogno giusto. Ci sono interferenze. -.
- Andremo io e Anna allora. -
concluse Nell.
Thomas si offrì volontario, ma
Antonella rifiutò categoricamente.
- Tu e Geremia dovete prepararvi
per la notte dopo. - spiegò Bonn.
Tom rimase incantata. - Certo Bonn
cara. Come vuoi tu. -.
- Anna è ferita. - osservò
Federico. - Vengo io. -.
"Quando sarai pronta, quando
ti si presenterà il giusto motivo per farlo, allora tirerai fuori tutto il tuo
coraggio." Sveva ripensava alle parole di Stub. Quello era il modo in cui
poteva in parte aiutare. L'avrebbe fatto. - Tu sei stanco per la battaglia.
Verrò io con te Antonella. -.
- Tu? - Antonella sembrava
sorpresa.
- Io... - prese fiato. - Io non ho
paura. -.
Mary la guardava attentamente.
Sveva resse il suo sguardo. - Molto bene. - concluse Mary. - La ragazza verrà
con te. - poi si alzò. - Uomini! Grazie ad Antonella qui, abbiamo un piano! -
annunciò. - DOMANI NOTTE ISABELLA SARA' DI NUOVO CON NOI! E ROGERS... -
abbassò la voce. - Rogers avrà quello che merita. -.
L'angolo della Matrix
Ecco, un capitolo un po' più
tranquillo. Scusate per il ritardo nell'aggiornamento, non ho davvero potuto
prima. Vorrei inoltre avvertirvi che non potrò aggiornare fino a domenica, in
quanto parto domani.
Vorrei ringraziare coloro che
hanno aggiunto questa storia tra i preferiti e BabyzQueeny: no
tranquilla... Lavinia non è un gatto, ha una sola vita. E ha saputo tenersela
ben stretta come hai visto. Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!!!
Bacione!!!
Un abbraccio a tutti,
@matrix@
|
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Capitolo 7 *** 7. What a strange dream for Mr. Raspini! ***
Capitolo 7
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 7:
What a strange dream for Mr. Raspini!
Stub era rimasto come impietrito quando
Antonella gli aveva spiegato il suo piano. Si alzò dal letto, sicuro che le sue
gambe avrebbero retto.
Il suo sguardo era di ghiaccio, la sua voce
aveva il suono delle stalagmiti. - Nell chi ti ha dato il diritto di tenermi
fuori dal piano in quel modo? E' di mia madre che stiamo parlando e voglio
partecipare al suo salvataggio. -.
Antonella lo guardava altrettanto
freddamente... era difficile che i due cugini si guardassero in quel modo
freddo: di solito Antonella era l'unica persona con cui Stub si apriva e
Antonella lo adorava. Ma in quel momento da nessuno dei due traspariva
quell'affetto reciproco.
- No. - rispose Nell, calma. - Perché è
pericoloso per te, date le tue attuali condizioni. Posso capire lo stato di
umiliazione in cui puoi sentirti in questo momento... -.
- Umiliazione? - ripeté Stub incredulo. Poi si
agitò parecchio. - Umiliazione?? E' mia madre Nell! Mia madre che credevo morta
e adesso tu vieni a dirmi che non la posso salvare? L'unica cosa che mi
interessa è che lei sia salva, il fatto che potrebbero prendermi per me è un
fatto secondario! -.
- Per te. - Nell non stava urlando come il
cugino. Era abituata a fronteggiare questo genere di scenate, nel suo lavoro le
capitavano spesso. - Ma io non posso per il tuo onore mettere a repentaglio la
vita di tutte quelle persone. Se ti prendono cercheremo di salvarti e questo lo
sai, e nelle tue condizioni sarà difficile farlo. Starai qui, su questa nave,
per il bene di tutti. -.
- E da quando tu hai preso il controllo? - le
domandò. - Da quando hai la responsabilità di tutti? -.
- Da quando io ho proposto un piano fattibile
che è stato accettato. -.
- Io non lo accetto. -.
Antonella sospirò. - Non sono venuta qui per
chiederti un parere. Sono venuta qui per riferirti lo stato delle cose. Che
resterà questo. Ti piaccia o no. -.
Quindi uscì, sbattendo la porta.
Dalla sua espressione capirono che Stub non
l'aveva presa bene.
Mary, Calico e Bonn erano nella cabina di
Calico, per discutere su come farla pagare a Woodes Rogers. Rapire Isabella non
era sufficiente per loro... quel traditore meritava qualcosa di più. Pensavano
di fare esplodere un po' del forte. Supponevano che quello avrebbe facilitato la
fuga: un'esplosione dalla parte opposta era proprio quello di cui avevano
bisogno Geremia e Thomas per portare in salvo Isabella.
- Ci penseremo io e Noah. - si offrì Mary.
- Scatterà un putiferio. - osservò Calico. -
Potrebbero insospettirsi con il prete. Ci vuole un modo per far giungere alla
nave Isabella senza destare sospetti. -.
- A questo penserò io. - Bonn stava giocando
con i lacci del suo corpetto. - Prima di mettere in atto il piano ci fermeremo
ad una locanda: lì prenderemo una carrozza e io nelle mie vesti femminili mi
avvicinerò al forte all'interno della carrozza. Voglio Patrick a condurre la
carrozza... è l'unico che si tiene abbastanza bene da non sembrare un pirata.
-.
Calico la guardò. - Voglio che tu prenda un
altro uomo. Un'altra persona. - le disse. - In modo che tu sia più sicura. -.
Bonn ci pensò qualche secondo. - Voglio Sveva.
- disse infine. - Primo perché non l'hanno mai vista e secondo perché lei non
sembra assolutamente una di noi. E' perfetta. -.
Mary guardò l'amica, sorpresa. - Attenta Bonn.
Sveva ha molta paura. -.
Bonn annuì. - Lo so. Ma non deve fare niente.
Solo condurre Isabella in un luogo sicuro se qualcosa si mette male. Alle armi
se necessario ci pensiamo io e Patrick. -.
Mary e Calico annuirono, poi Mary tornò a
rivolgersi a lui. - Lo William dovrà essere pronto a partire a vele spiegate e
possibilmente pronto per una battaglia. Tutto il resto dell'equipaggio dovrà
prepararsi per questo. E voglio che quando arriviamo Fenis sia già con le mani
sul timone. - guardò Bonn. - E provvederò a raccomandare agli uomini di non
toccare nemmeno un bicchiere di rum domani sera. -.
Calico la guardò scandalizzato. - Niente rum?
Ma non puoi chiedere di andare ad una locanda... -.
- Posso. - lo interruppe lei. - Perché siamo
in missione e dobbiamo avere la mente lucida. Domani sera andiamo a rubare il
formaggio nella cuccia del gatto... quindi dobbiamo essere un topo
particolarmente veloce e pronto a qualsiasi cosa. Dì questo ai tuoi uomini e se
qualcuno dice qualcosa mandalo da me... vedrai che nessuno rifiuterà questa
piccola condizione. - sorrise soddisfatta.
Nessuno infatti aveva il coraggio di
contraddire Mary. - Bonn vai ad avvertire Patrick e Sveva... soprattutto Sveva.
-.
La notte era ormai scesa. Antonella era sul
ponte che si stava preparando a viaggiare nel tempo e a non sbagliare. C'era
solamente Fenis ancora sveglio. E un'altra figura un po' più in là, che la
stava guardando.
Lei gli si avvicinò. - Ciao. - salutò
Geremia.
- Ciao. - rispose lui. - Allora, pronta per il
tuo viaggio nel futuro? -.
Antonella fece spallucce. - Io almeno so cosa
aspettarmi. -.
Geremia sorrise. - Sai, un po' mi spaventava
l'idea di venire nel futuro. Tua zia me ne parlava spesso... ma quando ci sono
arrivato ho capito che non l'avevo mai inquadrato bene dai suoi racconti. -.
- Dev'essere stato difficile. -.
- Un po'. - ammise Geremia. Poi sospirò. -
Credevo che mi avresti ucciso. -.
Nell si voltò a guardarlo interrogativa.
- Quando hai scoperto la verità. Credevo mi
avresti ucciso. -.
Lei scosse la testa. - Non sarebbe servito a
nulla e io non uccido così, per sport. -.
- Per lavoro. - la corresse lui.
Antonella si limitò ad annuire. Poi comparve
Sveva. - Antonella andiamo? -.
- Sì. - rispose lei. - Andiamo. -.
Rientrarono nella cabina di Bonn e Mary, dove
erano aspettate. Mary le scrutava severamente, mentre Bonn guardava Sveva. - Vai
a dormire Sveva. Stanotte non farai nulla. -.
Antonella la guardò interrogativa, ma neppure
Sveva sapeva spiegarsi un tale comportamento. Bonn liquidò la faccenda in due
parole spiegando semplicemente che Sveva doveva essere pronta per la notte
successiva, e che Bonn le avrebbe spiegato tutto dopo.
- Allora andrò da sola? - domandò Antonella.
Stub stava per offrirsi volontario, voleva
partecipare almeno a quello ma Mary lo fulminò con lo sguardo. - Verrò io. -
disse.
- Tu non sei mai stata nel futuro. - protestò
Stub.
- C'è sempre una prima volta. - commentò lei,
ergendosi in tutta la sua maestosità.
Nell la guardò un po' dubbiosa, poi si
accoccolò per terra accanto allo strano oggetto che avrebbe dovuto riportarli
nel futuro. Mary seguì il suo esempio e prese la mano di Antonella, quindi mise
l'altra sull'Acchiappa-Sogni e aspettarono che il sonno sopraggiungesse. Non
dovettero aspettare molto.
Mary e Antonella si svegliarono in una grande
stanza chiusa e illuminata. Su tutte le pareti scorrevano milioni di immagini
cos velocemente che quasi non si vedevano. Antonella scattò in piedi, mentre
Mary rimase seduta. Facevano fatica a tenere gli occhi aperti tanta era la luce.
- Dove siamo? - domandò Antonella.
- Siamo nella sala dei sogni. - rispose Mary. -
O almeno così ha detto Bonn. Sulle pareti stanno passando i sogni di tutti gli
abitanti del mondo. Di tutte le epoche. -.
Nell guardava le immagini sfrecciare. - Come
speri di trovare l'immagine che ci interessa. -.
- Devi prendermi per mano. - le spiegò Mary. -
E concentrarti sulla persona di cui vuoi vedere il sogno. -.
Antonella fece come Mary le aveva ordinato. Ed
entrambe sentirono una specie di strappo ai piedi, poi il loro corpo si sollevò
leggero in aria. La luce scompare, ci fu un lampo di buio.
E poi un tonfo fece capire loro capire che erano arrivate.
A differenza di Antonella che aveva chiuso gli
occhi per concentrarsi meglio, Mary li aveva tenuti aperti per controllare che
tutto andasse bene. Fu sorpresa quando vide che si trovarono in un giardino.
- E' Boboli! - esclamò Antonella sorridendo. -
Non ci credo, Raspini anche di notte pensa al lavoro. -.
Mary non ci capiva molto. - Boboli? -.
- Siamo in un giardino di Firenze. Immagino che
tu la conosca come città. -.
Mary annuì. - E questo Raspini dov'è? -.
Antonella scosse la testa. Non lo sapeva. Il
giardino era pieno di turisti che si voltavano al passaggio di Mary. Lei
osservava quello che era il futuro. Vedeva l'abbigliamento degli uomini, delle
donne, dei bambini. Li guardava curiosa.
Nelly la stava conducendo verso un grande palazzo. - Non sono qui per Raspini,
ma per le armi. E so dove trovarle. -.
- Va bene. - assentì l'altra. - Ma devi fare
attenzione a non provocare rumori perché... - si bloccò all'improvviso.
- Che c'è Mary? -.
Mary portò una mano alla pistola. - Mi è
sembrato di vedere la cara Lavinia con la coda dell'occhio. -.
- Che significa? -.
- Che dobbiamo sbrigarci. -.
Affrettarono il passo ed entrarono nel palazzo,
dirette verso l'armeria. Non incontrarono difficoltà, ma Mary si sentiva
osservata. E Antonella si stava chiedendo cosa sarebbe successo nel caso Raspini
si fosse svegliato. Decise di domandarlo alla compagna.
- Se non lo tocchiamo ritorniamo direttamente
sulla nave. - si sbrigò a spiegare lei.
- Allora speriamo che non lo faccia. -.
Finalmente Antonella aprì la porta
dell'armeria. La luce era spenta. L'accese. Raspini era lì, davanti a lei,
legato e imbavagliato. Quando la vide entrare tentò di chiedere aiuto.
- Raspini! - esclamò Antonella precipitandosi
da lui. Lo slegò e gli tolse il bavaglio. Lui sembrò più rassicurato.
- Antonella... non mi sarei mai aspettato di
vederti. -.
- E' un sogno, capo. - replicò Antonella. -
Veniamo direttamente dal 1720. Ma non faccia domande, io e Mary non abbiamo
tempo. -.
- Mary? - ripeté quell'uomo all'apparenza (e
non) sbadato, con la lunga barba bianca e gli occhiali spessi e rotondi.
Indossava come suo solito un lungo camicione senza i pantaloni. Quello che
indossava era blu notte ed era tempestato di stelline argentate. - Mary Read? -
guardò Antonella.
- C'entra qualcosa Stub vero? -.
- Sua madre. - precisò Antonella. - Domani
notte andremo a salvarla per riportarla qui. Ma ci servono delle armi. Delle
armi valide. Ma a lei che cosa è successo? -.
- E' stata una ragazza a ridurmi così. Il suo
nome è... -.
- Lo conoscono il mio nome. - fece una voce
alle spalle delle due donne.
Antonella e Mary si voltarono verso la porta.
Lavinia aveva la pistola puntata contro di loro. Mary sparò a Lavinia,
colpendola. Ma Lavinia non morì... aveva il giubbotto anti proiettile. Mary non
poteva saperlo, non ne aveva mai visto uno. Per questo motivo fece la sola cosa
logica che potesse fare prima che la rivale sparasse: sparò contro una vecchia
armatura che si trovava lì. Quella cadde, provocando un grande rumore, mentre
Mary continuava a sparare per aumentare ancora di più il rumore. Antonella
aveva ancora la sua mano sulla spalla di Raspini. Mary afferrò Antonella.
A causa del rumore Raspini si svegliò.
Lavinia tornò nel passato.
Antonella nel futuro.
L'angolo della Matrix
Eccomi qua tornata ad aggiornare prima di
quanto mi ero prefissa... ma meglio prima che dopo, no? xD
Ad ogni modo questo capitolo è mooooolto di
passaggio: io stessa l'ho trovato abbastanza noioso.
Ringrazio BabyzQueeny per la sua
recensione e le smacko un bacione!!!
Non ho molto altro da dire e soprattutto non ne
ho il tempo.
A presto.
@matrix@
|
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Capitolo 8 *** 8. Mary's in the house ***
Capitolo 8
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 8:
Mary's in the house
Avvertenza: nella canzone
che troverete in questo capitolo le parti dove cantano tutti o sono scritte in blu
oppure accanto trovate scritto "tutti"
Raspini si svegliò
all'improvviso, nel suo letto. Per terra davanti al letto si trovavano una
ragazza e una donna. La prima si alzò imprecando. La seconda invece si guardò
intorno curiosa. Era a tutti gli effetti nel futuro.
Raspini le stava guardando
interrogativo. Antonella non sapendo che altro fare gli raccontò tutto.
- E tu smettila di giocare con
l'interruttore della luce! - sbottò a Mary quando ebbe finito il racconto.
- Ah, perché è così che si
chiama? - domandò Mary, lasciando la luce definitivamente accesa.
Raspini sorrise, bonario. - Nelly
devi avere pazienza. Questo non è il mondo di Mary, è normale che sia curiosa.
-.
- Sì, ma non siamo qui per fare
del turismo. - replicò Antonella. - Ci servono armi. E ci servono subito. -.
Raspini annuì. - Non sono però
nella vecchia sede. -.
- No? -.
- No. Non da quando è stata
scoperta. Il deposito armi è in un altro posto. -.
- Nascosto suppongo. - si
intromise Mary.
- Ma certo. In un luogo sotto gli
occhi di tutti. - sorrise. - Ma non è certo questo il modo di andarci vestiti.
Credo che sveglierò una delle ragazze che ha la tua stessa taglia Mary, ad
occhio e croce. Quanto a me credo che tirerò fuori i miei vecchi vestiti! - lo
disse come se la cosa lo entusiasmasse.
Antonella scosse la testa e uscì
fuori dalla camera con Mary. Mentre Raspini si cambiava loro due parlavano.
- Ancora una volta ha previsto le
nostre mosse. - Nelly era seria. - Spie. -.
- Non è possibile. - commentò
Mary. - Tutti i membri del nostro equipaggio hanno fatto un giuramento e sono
uomini d'onore. Ma se questo non bastasse già, come potevano avvertirla? Sono
stati sempre sulla nave tutti. -.
Pur scocciata Nell dovette
ammettere che Mary aveva ragione. - Ad ogni modo adesso sa che tramiamo
qualcosa. Geremia e Thomas rischieranno il doppio. -.
Gli occhi di Antonella ebbero un
guizzo di preoccupazione. - Dici? -.
- Garantito. - confermò Mary. -
Mi dispiace per il tuo bello. -.
- Cosa? - Antonella si mise sulle
difensive. - Guarda che io e Tom... -.
- Non mi sto riferendo a Tom. -.
Antonella abbassò lo sguardo. -
Geremia. -.
Mary accennò un sorriso. - Sei
giovane Antonella. Non comportarti come una burbera zitella. - ampliò il
sorriso a quelle parole. - C'è tutta la vita per star male per amore. - si
rabbuiò. - Va' da lui e buttati, rischia. -.
Antonella non poteva credere che
una come Mary potesse dare consigli sullo stile della posta del cuore. Ma in
quel momento si sentì come una sorellina minore davanti ad una sorella
maggiore. - Dici? - domandò in tutta la sua ingenuità. - E se poi finisce
male? -.
- Perlomeno non avrai rimpianti.
-.
Ma la loro conversazione fu
interrotta da un urlo entusiastico.
- WAAAAAAAAA!!! - davanti a loro
c'era una ragazza alta dai capelli biondo platino con i boccoli. Dei suoi occhi
in quel momento Mary poté solamente notare che erano a stella dall'entusiasmo.
- TUSEIMARYREADTUSEIMARYREADTUSEIMARYREAD!!! - poi la tipa sospirò. - Sono la
ragazza più felice della terra. -.
Mary la guardò interrogativa. -
Beh... mi fa piacere essere accolta con tutto questo entusiasmo. - commentò.
- Devi scusare la nostra piccola
Allison. - Raspini comparve dalla porta. - Sai, Mary tu sei la sua eroina.
Appena ho detto che avevi bisogno di aiuto Allie è venuta subito. -.
Antonella e Mary lo stavano
fissando stupite, e in quel momento il loro pensiero era il medesimo: "ma
come si è conciato?".
Raspini indossava una grande
parrucca nera e riccia, un paio di occhiali da sole con le lenti rosa e dei
pantaloni a zampa di elefante rossi fosforescenti come la camicia, rossa
sgargiante di paillettes. - Che avete da guardare? -.
- Nulla se è così che vi vestite
nel futuro. - rispose Mary, alzando le sopracciglia.
Allie lo guardava. - Sa Raspini,
forse è meglio che accompagni io le ragazze a prendere le armi. -.
- Ma io... - protestò lui.
- Si fidi. Quello che indossa
darebbe nell'occhio persino in una discoteca. - poi si rivolse a Mary. - Vedo
che hai la mia taglia. Posso prestarti qualcosa. -.
Allison era molto sviluppata per
la sua età. Aveva all'incirca 18 anni ma ne dimostrava almeno 25. A parte il
viso. Quello aveva ancora le fattezze di bambina. Mary percorse i corridoi non
lasciandosi sfuggire nulla del futuro. Quindi arrivarono in camera e fu Mary ad
accendere la luce. Vide un comodo letto, un pouf, vari oggetti cartacei appesi
al muro rappresentanti dei ragazzi. - Cosa sono? - domandò.
- Poster. - rispose Allie. -
Raffigurano i miti di tante ragazze e ragazzi, che appendono le loro immagini
più grandi sui muri per sentirli più vicini. I miei sono loro. Si chiamano
Aerosmith. -.
Antonella la guardò strana. -
Ascolti gli Aerosmith? -.
- Certo. - rispose Allison.
Poi andò verso l'armadio per
prendere dei vestiti. L'attenzione di Mary fu catturata da una grande scatola
metallica con sopra un'altra, più piccola. - E questi cosa sono? -.
Allison si precipitò da lei. -
Questa è una televisione. E' così che a volte passiamo il tempo. - la accese.
- Perché ci sono degli uomini
dentro la scatola? -.
- No, è solo La Vita Secondo Jim.
- Allison dette quella spiegazione come se fosse sufficiente.
Antonella allora si mise a
spiegare insieme a lei il funzionamento della TV col lettore DVD. Persero un
quarto d'ora buono anche per spiegare il funzionamento dell'I-pod: le fecero
ascoltare Aaron's Party. Antonella troncò bruscamente le spiegazioni, mentre
Mary canticchiava quella canzone.
- Adesso dobbiamo muoverci, il
tempo stringe. Come funziona un computer te lo spiegherò un'altra volta. -.
- Va bene. - Mary decise di
mettere un freno alla sua curiosità.
D'altronde Allison le stava
porgendo un paio di jeans con la zampa d'elefante ("perché fanno così
fashion" era la sua motivazione) blu, e un top forse un po' troppo stretto
in paillettes giallo. Antonella non sapeva con che coraggio prima Allison aveva
detto che l'abbigliamento del signor Raspini dava nell'occhio.
Mary si cambiò e si guardò allo
specchio. - E' così che vi vestite di solito? - domandò.
- No. - rispose Antonella. -
Guarda me se vuoi sapere come si veste la gente normale. - e sottolineò
quell'ultima parola.
Mary guardò la sua maglietta
bianca, a maniche corte, un po' attillata ma nel complesso sportiva. Indossava
dei jeans blu piuttosto stretti, ma non erano né a sigaretta né a zampa
d'elefante. Perfettamente normali.
Allison invece si era messa una gonna plissettata, beige e sopra un top
arancione con dei brillantini raffiguranti un coniglietto che sorrideva (ma non
di Playboy).
Nell la guardò spazientita. -
Andiamo Allison! Non stiamo mica andando in discoteca! -.
Allison la guardò enigmatica. -
Tu dici? -.
- Non ci credo. - urlò Nell per
farsi sentire nella confusione della disco. - Raspini ha nascosto qui le armi?
-.
- Le migliori. - sottolineò
Allison, urlando a sua volta.
- Per la barba di Teach, dove mi
avete portata? - Mary aveva le mani sulle orecchie. Non era abituata a vedere
ragazzi e ragazze ballare in quel modo, mezzi nudi. E in un certo senso lo
trovò sconveniente. Disdicevole. Alcune di quelle ragazzine erano disgustose.
Le davano il voltastomaco.
Le passò davanti una con una mini
striminzita attillata, nera, che prima si stava baciando con un ragazzo. Adesso
si strusciava contro un altro. E non si trattenne. - Ehy tu! Non ti vergogni? -
urlò, e la sua voce rimbombò talmente forte che tutti la sentirono. Il DJ
abbassò la musica e quelli della sicurezza si tennero pronti ad intervenire.
La ragazza, che avrà avuto 15
anni al massimo la guardò con aria di strafottenza. - Che cazzo vuoi dalla mia
vita? - urlò di rimando.
Mary non si aspettava che una
ragazza a quell'età fosse così sboccata: lei non lo era stata. Allison e
Antonella tentarono invano di portarla via, ma Mary non si smosse di un
millimetro. - E tu ragazzo... lo sai che questa maleducata si stava baciando con
un altro prima, che diamine! -.
Il ragazzo la guardò come se
fosse appena scesa dalla luna. - Ma come parli? E poi che me frega di quello che
faceva lei prima? Quello che mi interessa è che baci me adesso. -.
Mary lo guardò disgustata e lui
rabbrividì sotto quel suo sguardo. - Sono tutti così qui? - domandò.
- Beh vedi - cercò di spiegare
Allison. - le cose adesso sfortunatamente sono un po' diverse rispetto a
com'erano ai tuoi tempi. -.
- Vedo. - commentò Mary
duramente. - Dignità qui è solo una parola. -.
- Ti credi tanto superiore solo
perché sei invidiosa. - replicò la ragazza. - Non hai un briciolo del mio
stile e decisamente sei più vecchia. -.
Mary scoppiò in una risata che
fece tremare la sala. - Io invidiosa? Di te? -.
- Provalo allora. - la sfidò la
ragazzina. - Ti sfido in una gara. -.
Mary sorrise. - Molto bene,
poppante. -.
- Ho un nome. - specificò quella.
- Sì? - domandò Mary. - Buon per
te. Allora quando cominciamo? -.
Allison la tirò da una parte. -
Mary, tu non sai ballare questo tipo di musica. -.
Ma Mary ormai aveva accettato la
sfida. - Chi ha detto che devo ballare? -.
La ragazzina dalla gonna nera
cominciò a fare il suo pezzo, ancheggiando in modo sensuale, passandosi le mani
tra i capelli, sul cubo, sotto gli occhi di tutti i ragazzi che per quei pochi
minuti la desiderarono. Quando finì ci fu un applauso, soprattutto dalla parte
maschile giovanissima. Ma nel locale c'erano anche trentenni che tenevano
d'occhio quella donna che sembrava d'altri tempi. Lei afferrò il microfono.
- Bene... - cominciò con suo
solito tono imperativo. - Credo che questa canzone vi trascinerà. -.
- Ehy! - la ragazza con la gonna
nera protestò. - Cantare non vale! Io ho ballato. -.
Mary perse la pazienza e ruggì. -
Punto primo. Quello che hai fatto tu non è ballare, è dire al mondo che sei
solamente una ragazza facile. Punto secondo: non hai mai parlato di ballare.
Punto terzo: tu ragazzo laggiù, che metti la musica, smetti di fare quelle
smorfie da imbecille e metti la traccia che la mia amica ti ha passato. -.
Il DJ rimase sorpreso. Era dietro
alle sue spalle, come aveva fatto a vederlo? Non voleva vedere fino a che punto
sarebbe arrivata quella sconosciuta quindi mise senza fiatare la traccia.
Parlando
Here's a little bit of old school for ya,
That goes a little something like this...
Mary prese il microfono e
cominciò a cantare
I always tried to be the fliest kid in the block
The popular one with the rising stock
So that's when I had this bright idea
Throw the party of the month
Nah, the party of the year
All the fine girls couldn't turn it down
Now all I gotta do is get my parents out
Should I send them to a movie
Nah, send'em to a show
Let me think, hmmmmmm
It's gotta be long though
I said Mom, Dad, yo why ya sittin' home
It's a Friday night have you seen Aunt Joan
And don't worry about stayin' out too long
Don't fuss over me, I'll be fine alone
(Beep Beep)
Have a good time...
The door bell rings cuz the party's here
I'm crankin up the stereo like it's New Year
Walkin' 'round the house like who's Da Man
(Allison: Can't nobody do it like Mary can)
First one on the floor, you know that's me
Bustin' out the moves like it's MTV
I guess somewhere along I lost my head
Then I jumped on table, this is what I said,
People all around you gotta
(Antonella e Allison: Come get it)
Everyone together sing it loud
(Antonella e Allison: Come get it)
Jump all around come on
(Antonella e Allison: Come get it)
What...
(Antonella e Allison: Come get it)
Say it again
(Antonella e Allison: Come get it)
People all around you gotta
(Tutta la sala: Come get it)
From the left to the right, make noise (mosse le mani da sinistra a
destra per coinvolgere tutti)
(Tutta la sala: Come get it)
Here we go now, come on
Uh uh what what
Tutti:
Na na na na, Na na na na, Na na na na, Hey hey hey hey
Mary scendendo dal cubo, andando per il locale:
Things are goin' great
Then to my surprise
Some people walked in, I didn't recognize
I said fellows yo, ya gotta get out
(Hey man I heard this was an open house)
Open house?
(Yeah that's what the flyers said)
I didn't put out flyers!
(Well somebody did)
Later walked in
The girl I'm crushin'
And the kid spilled juice
On my Mom's new cushion
I turned around
Another kid broke a lamp
(I hope they weren't expensive)
They got them from France
But now I won't sweat it
I'll clean it up later
'Cause there's a honey over there
And I really wanna meet her
People all around you gotta
(come get it)
Everyone together sing it loud
(come get it)
Jump all around come on
(come get it)
What?
(come get it)
Say it again here we go, uh
(come get it)
People all around you gotta
(come get it)
From the left to the right, make noise
(come get it)
Here we go now, come on
Uh uh what what
Mary R's in the house, here we go
Come with it
Break it down
(go go go go go...)
Is that a car door
Oh dang I'm in trouble
Everybody get out now
On the double
I'm dead (your done) that's it for me
I'm gonna be picked off my family tree
Once Mom finds out 'bout this party I had
I don't wanna even start thinkin' about dad
I'm hustlin' around the house
Tryin' to clean up the mess
I sure put my new white Nikes to the test
The car door slammed
And they're walking up the steps
I guess life was good with 10 seconds left
(AARON!!!???!!!)
Grounded. . .
People all around you gotta
(come get it)
Everyone together sing it loud
(come get it)
Jump all around come on
(come get it)
What?
(come get it)
Say it again here we go, uh
(come get it)
People all around you gotta
(come get it)
Mary R's in the house, come on
(come get it)
Uh uh what what
La musica andò sempre più a
scemare. E quando smise non fu un applauso quello che si levò, bensì un boato,
uno scroscio di applausi che non finiva più. Una vittoria su tutta la linea. La
ragazza dalla gonna nera abbassò lo sguardo umiliata.
Chiunque in quel momento di grande
delusione sarebbe stato gentile. Ma Mary le disse esattamente quello che
pensava. - Mi fai pena ragazzina. Spero che questo ti sia servito di lezione.
Non basta mostrare i seni e ancheggiare un po' per vincere. Bisogna usare la
testa. Sempre che la si abbia. -.
In quel momento fu raggiunta da un
giovane sui 25 anni. - Ciao. - la salutò.
Mary guardò Antonella. - Come mai
questo sconosciuto mi sta parlando? -.
- Questo è un luogo dove si viene
per fare nuove amicizie. - spiegò brevemente Antonella.
Mary squadrò il giovane
venticinquenne, che sotto quel suo sguardo si sentì piccolo piccolo. Tuttavia
non voleva demordere, e allungò una mano sul fianco di Mary. Qualunque altra
ragazza probabilmente avrebbe accettato le dolci advances di quel ragazzo. Ma
non Mary. Tutt'altro.
- Togli immediatamente il tuo
braccio dal mio fianco. -.
Il ragazzo sorrise provocante. -
Sai che sei ancora più carina quando ti arrabbi? -.
- Io ti avevo avvertito. - si
voltò verso di lui e gli mollò un destro dritto sul naso che cominciò a
sanguinare.
- MA SEI PAZZA? - urlò il
ragazzo.
- No. Tu sei pazzo a voler
insistere con me. Adesso se non ti dispiace ho una missione da compiere. -.
Fece per voltarsi ma il ragazzo la
prese per i capelli. - Eh, no! Nessuna mi dice di no. -.
Mary sospirò, gli afferrò il
braccio che teneva allungato verso di lei e lo fece ribaltare in avanti. La
schiena del ragazzo emise un sonoro tonfo nello sbattere contro il pavimento.
Quindi oltrepassò con un lungo passo il corpo del ragazzo dolorante sotto gli
occhi ammirati di Allison e quelli sbrigativi di Antonella. - Muoviti. -.
Allison le stava guidando.
- Ma nel futuro si comportano
tutti così? -.
- La maggior parte... - risposero
in coro Antonella e Allison.
Mary sospirò. - Allora sono
contenta di essere nata nel passato. -.
Allison e Antonella la guardarono
annuendo. C'era poco da fare: quelle ragazzine che ancheggiavano in quel modo,
quei ragazzi che ci provavano in un modo indecente avendo la pretesa di essere
"fighi", quei cretini che dopo aver passato la loro serata in quel
modo prendevano le loro auto e le mandavano al massimo da ubriachi per
dimostrare al mondo di essere invincibili... per tutte e tre le ragazze erano
solamente patetici, persino per Allison, che pur era una ragazza di mondo.
Allison aprì una porta in fondo
alla discoteca, Mary entrò dietro di lei. Antonella si guardò intorno e le
persone che vide entrare in quel momento nel locale la indussero a chiudere la
porta il più velocemente possibile.
Da quel momento ogni secondo sciupato per loro poteva rappresentare la fine.
L'angolo della Matrix
Me voilà!!
Allora prima di tutto come avrete
notato il musical torna di nuovo su questi schermi... e devo dirvi che da ora in
questa ff ci saranno spesso canzoni varie... muahahah!!!
La canzone in questo capitolo è Aaron's Party di Aaron Carter... nel testo dove
trovate scritto "Mary" in quello originale è "Aaron"
ovviamente.
Poi volevo spiegare un po' il
chappy: secondo me era necessario scriverlo perché mi sembrava troppo strano
che Mary nel futuro non facesse nessuna domanda, non si stupisse di niente,
allora ho voluto rileggere una parte del futuro di oggi alla luce degli occhi di
una pirata del 1720... secondo me sono più o meno queste le impressioni che
avrebbe avuto.
Ma passiamo adesso ai
ringraziamenti:
-
BabyzQueeny: come vedi
ho aggiornato presto xD... comunque il vero casotto deve ancora
arrivare..... eheheh... un bacione!!!
-
myki: sì... finalmente
Antonella ha l'occasione di dimostrare quanto vale. E chissà... forse
adesso che Mary le ha dato una smossa... Sono orgogliosa di quello che mi
hai scritto sulla scena di Anna e Stub e anche sulla mia capacità di
apprendimento!!! Comunque tranquilla: Noah è il Vin Diesel di the Fast and
the Furious, non è assolutamente un figlio dei fiori con le treccine... è
un pirata!! E ancora, sì... se un giorno diventiamo pirati voi fate quello
che volete... ma "all'arrembaggio!!!" voglio urlarlo io!!! Bacione!!!
Spero che questo chap vi sia
piaciuto.
@matrix@
|
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Capitolo 9 *** 9. Panic at the disco ***
Capitolo 9
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 9:
Panic at the Disco
Allison si voltò sorpresa dalla
fretta di Antonella. Anche Mary si era insospettita dalla strana fretta che
aveva improvvisamente la sua giovane compagna.
- Che succede Nell? - le domandò
la pirata.
Antonella guardò Allison. -
Branzetti e i suoi scagnozzi sono qui. -.
Allison incrinò leggermente le
sopracciglia in un'espressione preoccupata. Poi sorrise. - Bene. E' arrivato un
po' il momento di scuotere queste mura. -.
Branzetti era il direttore
dell'organizzazione di killer rivale di quella per cui lavoravano una volta Stub,
Masky, Antonella e Thomas. Il rivale numero uno di Raspini. Alleato di Lavinia,
prima che tutti la credessero morta. A meno che lui l'avesse creduta morta.
Antonella a quel punto cominciava a pensare che fosse lui la spia che
controllava i loro movimenti nel futuro.
Dopo aver camminato per lunghi
corridoi sotterranei entrarono nel deposito delle armi. Allie non fece le
presentazioni delle armi e Mary non fece domande. Dall'atteggiamento di
Antonella comprese che non ve n'era il tempo.
Nelly ed Allie cacciavano le armi più adeguate in un grosso sacco.
- Prendimi almeno 15 pistole e 10
fucili, gli ultimi modelli di entrambi. - ordinò Antonella.
- Immagino che vi serviranno delle
granate. - aggiunse Allison, maneggiandole con cura. - Ecco anche alcuni
bastoni. -.
- Bastoni? - domandò Mary non
potendosi trattenere quella volta. - Siamo venute fin qui per dei bastoni? -.
- Questi sono dei bastoni
particolari. - spiegò Allison, entusiasta. Ne afferrò uno, alto quanto lei e
lo sbatté 3 volte per terra: si attivarono dei propulsori che la sollevarono
per aria mentre lei lo divideva in tre parti, volteggiando per aria. Ne lanciò
uno mentre unendo gli altri due premette un bottone da cui uscirono delle lame
affilate dalle estremità. Riafferrò al volo l'altro premette un altro bottone
e si levarono dei fumogeni. Li fece rotare intorno a lei che venne coperta dal
fumo. Le permetteva così di attaccare in questo modo perfettamente non vista.
Mary rimase senza parole alla
vista di quel che poteva fare un semplice bastone. Antonella ne aveva già visti
alcuni, ma a quelli preferiva le pistole, le trovava più semplici e pratiche da
usare... Allison invece era proprio il tipo di persona che rimaneva entusiasmata
da queste armi strane che le permettevano di lanciarsi in specie di balletti
aerei.
Quando la bionda atterrò
sorrideva vistosamente. - Visto? - domandò a Mary.
- Sì. - rispose la pirata,
stupita.
Antonella che aveva visto usare
quel tipo di bastoni circa un centinaio di volte aveva finito di mettere qualche
granata e qualche bomba a mano nel suo zaino. Sfortunatamente il deposito non
aveva ancora nessuna uscita di sicurezza quindi avrebbero dovuto scontrarsi di
forza con Branzetti e i suoi uomini.
Con questo pensiero in mente si
avviarono verso l'uscita che riportava alla discoteca. - E' possibile che questo
Branzetti abbia trovato notizie su me e Anne e in qualche modo sia riuscito a
comunicarle a Lavinia. Per esempio il giorno in cui avremmo attaccato New
Providence. -.
Antonella si fermò. Quella di
Mary non era per niente un'idea sbagliata. Branzetti avrebbe comunicato in
qualche modo a Lavinia dove e quando avrebbe potuto trovare Calico e i suoi
uomini. Branzetti sapeva perfettamente di Isabella... tutti nel loro ambiente ne
erano a conoscenza. Il che non spiegava come mai si fossero rivolti a Stub. Ma a
quello avrebbe pensato un'altra volta.
- Nelly. - Mary interruppe i suoi
pensieri. - Se così fosse significherebbe che ci sono dei libri su di me qui
nel futuro. -.
Antonella annuì.
- Potrei vederli? - domandò lei.
- Faremo delle ricerche quando
torneremo alla base. - acconsentì Nell.
- Voi cercate di scappare. - disse
loro Allison quando arrivarono in prossimità della porta. - A Branzetti e ai
suoi penso io. -.
Antonella la guardò dubbiosa:
faticava a pensare come mai una ragazza così frivola potesse far parte di
un'associazione di assassini. - Non hai nemmeno un'arma con te. - le fece
notare.
- Sì invece. - replicò Allie,
sorridendo, scotendo la borsetta dorata, ovviamente di marca.
- In quella borsa ci sono
solamente trucchi. -.
- Esatto! - Allie fece
l'occhiolino - E i trucchi sono o non sono i migliori amici delle donne? -.
Aprì la porta, sempre sorridendo.
Mary non era abituata a tutto quel
caos, non le sembrava vero di uscire. Antonella si guardava intorno inquieta.
Allison invece sembrava dividere mentalmente i ragazzi carini da quelli brutti.
- Ehy, che ve ne pare di quello laggiù? - indicò un moretto dallo sguardo
sveglio in fondo alla sala.
Antonella si voltò verso di lei.
- Siamo in servizio. - manteneva un'aria seria.
- Anche noi. - replicò una voce.
Branzetti era davanti a loro. I
suoi uomini le avevano circondate. Antonella fece scattare la sua mano sulla
pistola, Mary fece altrettanto. Allison invece continuava a sorridere. Nel
frattempo intorno a loro si erano radunati i ragazzi della discoteca,
probabilmente pensando che di lì a poco si sarebbe scatenata una rissa.
- Branzetti, questo è un luogo
pubblico. Non vorrai metterti a lottare qui? - domandò Allison, non
abbandonando il tono di voce leggero che la contraddistingueva. Sembrava che non
prendesse nulla sul serio, tranne i ragazzi.
- Non vi lascerò tornare nel
passato. - replicò Branzetti. - Oltretutto tu lavori per un'associazione
nemica. Lo sai Allison quello che succede quando ci si mette contro dei killer.
-.
Allison si scosse i capelli. -
Certo che lo so, soprattutto se la killer in questione è particolarmente
carina. - quindi ancheggiò verso l'uomo che le stava più vicino. - Ragazzi.
Tra un po' questo locale sarà un po'... bollente. Vi consiglio di mantenere la
calma e uscire. -.
Ma nessuno dei giovani presenti in
discoteca sembrò voler smettere di vedere quello spettacolo. A quel punto
Allison si sentiva la coscienza a posto: lei aveva avvertito. Quindi si
avvicinò sculettando ancora di più all'uomo di Branzetti che aveva adocchiato.
Aveva il bastone con sé. Gli prese il mento fra le dita. - Ti va di vedermi
ballare? - domandò, atteggiandosi a ragazzina ingenua. L'uomo annuì, ingoiando
della saliva.
Allie rispose. Quindi sbatté il
suo bastone per terra tre volte e si sollevò in aria, sorprendendo tutti, e
quindi nessuno reagì. Lei roteò improvvisando un balletto in aria come suo
solito, ispirandosi alle trasformazioni nei cartoni animati giapponesi. Quindi i
fumogeni partirono. E fu il caos.
Si sentirono sparì, ovunque,
gente che urlava, luci che coloravano il fumo. Antonella prese velocemente Mary
per mano. - ANDIAMO VIA! - urlò per farsi sentire. Mary si lasciò condurre da
Antonella, dal momento che per lei quella situazione era perfettamente
sconosciuta. Sentirono Branzetti che ruggiva di inseguirle. I fumogeni però non
durarono abbastanza per permettere loro di raggiungere l'uscita. Erano ancora
dentro quando tutto tornò visibile.
Antonella senza fare una piega
tirò fuori la pistola e sparò sugli agenti che si avvicinavano. Quindi si
gettò insieme a Mary dietro un divanetto che le avrebbe protette. "Questo
non ci voleva" pensò Nell, mentre caricava l'ennesima cartuccia, stendendo
l'ennesimo nemico.
E se Antonella si atteneva ad un
classico stile di combattimento Allison sperimentava nuove armi fatte apposta
per lei: si accorse che alle spalle aveva il muro, davanti a lei 5 uomini
armati. Lei mise le mani nella sua borsetta e ne estrasse un rossetto. - Sapete
perché io adoro i rossetti? - domandò aprendolo. - Perché sono il posto
perfetto dove nascondere i laser. - quindi col suo laser rossetto bruciò
l'impianto di illuminazione di quella zona della discoteca. Le luci caddero
addosso agli uomini, sfracellandoli. - Nulla di personale. - si scusò lei,
scavalcandoli.
Antonella aveva guardato la scena
quasi disgustata. - Armi moderne. - in quel momento fu ferita alla spalla. - Ah!
-.
- Tutto bene? - domandò Mary,
mentre sparava.
- Sì. - rispose l'altra. - Solo
un colpo al braccio. -.
Quella che invece aveva tutta
l'aria di divertirsi era Allison, che aveva cominciato a fare le
giravolte, sollevando la gonna. Peccato che nessuno avesse il tempo di guardarle
la biancheria, perché nascoste nelle piegoline della gonna stavano delle
micro-granate che si autoattivavano ad una certa velocità: quella appunto di
una serie di giravolte. Esplose tutto attorno a lei. Osservò soddisfatta il
risultato. - Quando si dice fare "terra bruciata" - commentò a voce
alta.
Quindi prese quello che sembrava
un deodorante spray. Cominciò a correre verso Mary e Antonella. - Yu-uh! -
civettò agli uomini che facevano fuoco sul divano. Loro si voltarono. E lei era
pronta col suo spray iperpuzzolente.
Aveva come odore un miscuglio tra escrementi di vari animali: cavallo, uomo,
mucca, cane... la reazione immediata provocata da quell'odore come si può ben
immaginare era il vomito.
- Sì, ma non addosso a me. - disse lei.
Antonella li finì con qualche calcio ben assestato e qualche colpo di pistola
per i più duri.
Ormai era rimasto solamente
Branzetti con un altro scagnozzo. Che la stava per aggredire alle spalle. Ma
Antonella fu più veloce di lui e lo prese in pieno petto. Dopodiché puntò la
pistola su Branzetti stesso. Che da bravo vigliacco se la diede a gambe.
Le tre ragazze si voltarono per
vedere i danni. La maggior parte delle persone erano corse fuori durante
l'effetto dei fumogeni. Alcuni ragazzi però erano per terra. Nessuno morto, ma
tutti feriti. Antonella si precipitò su di loro, lanciando il suo cellulare a
Allison. - Chiama il 118. -.
Quindi si chinò su quelli che
erano messi peggio. La ragazza dalla gonna nera era stata presa molto vicina al
cuore.
- Mi senti? - domandò Antonella.
La ragazza annuì appena. - Io...
vi... denuncio... -.
Antonella la lasciò stare. Quella
piccola ingrata non meritava il suo aiuto. Nel giro di 5 minuti erano già
arrivate una decina di ambulanze. E Raspini. I medici non fecero domande
vedendolo: erano abituati a lavorare per operazioni svolte da lui. Quando
seppero che di mezzo a quell'operazione c'erano Stub e il G.A.S.P. assicurarono
che non avrebbero fatto nemmeno denuncia, che l'assicurazione avrebbe pensato a
tutto. Gli avvocati di Raspini si sarebbero comunque fatti avanti.
Quindi tornarono alla base. Da
Raspini. L'alba stava per sorgere. Mary non aveva tempo per indagare sulla sua
vita. - Mi dispiace. - si scusò Antonella.
- Non fa niente. - scosse la testa
Mary. - Forse è meglio così. Non mi tolgo la sorpresa. -.
Allison la guardò apprensiva. -
Comunque tu sarai sempre la mia eroina! - le assicurò.
Mary le sorrise. - E io non
dimenticherò mai né il tuo modo poco ortodosso di combattere, né le tue armi,
né questa sera. -.
Allison sorrise, quindi si
slanciò su Mary, abbracciandola... che non sapendo cosa fare al momento decise
di riabbracciarla.
Antonella stava salutando Mr.
Raspini. - Ci rincontreremo. -.
- Siate prudenti. - si raccomandò
lui.
Lui si addormentò. E così fecero
anche Antonella e Mary, tutti e tre mano nella mano.
Direzione passato.
L'angolo della Matrix
Allora eccomi di nuovo qui ad
aggiornare.
Prima di tutto voglio precisare
che quello che trovate scritto in questo capitolo è frutto della mia
fantasia... non credo che esistano rossetti laser, né gonne con micro -granate
xD
Poi chiedo scusa per la mia visione negativa della gioventù di oggi che ho
usato nello scorso capitolo. So benissimo che non siamo tutti così: il fatto è
che l'ultima volta che sono andata in discoteca e stavo ballando sento uno alle
mie spalle che dice "Sai ganzo se adesso le tolgo il reggiseno?"...
questo mi ha a dir poco disgustata (non a caso è stata l'ultima volta che ci
sono stata xD). Quanto al fatto dei "patetici" mi riferivo alle
ragazzine di 13 anni che la danno a tutti, come quella dalla gonna nera (e
confermo: siete patetiche) e a coloro che si mettono alla guida ubriachi,
facendo incidenti... così poi sono la causa delle leggi che i neo patentati per
3 anni possono guidare solo macchine che sono al di sotto di una certa
cilindrata... oltre ad essere patetici siete anche poco furbi, perché vi fate
del male da soli, e dannosi alla società, per le leggi insulse che emanano a
causa vostra.
Questo era solamente per
specificare il mio pensiero al riguardo. Gli altri che vanno in discoteca...
beh, divertitevi e ballate!!! XD
Purtroppo non ce la faccio a fare
i ringraziamenti ad personam, ma ringrazio BabyzQueeny, myki e Lallix
(che bello sei tornata!!!).
Spero che vi sia piaciuto questo
capitolo.
Bacione!!!
@matrix@
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Capitolo 10 *** 10. Welcome in New Providence! ***
Capitolo 10
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 10:
Welcome in New Providence!
Quella mattina, quando Antonella
si svegliò, finalmente di ritorno da quell'incredibile avventura notturna non
aveva più la ferita alla spalla. Mary no stava più dormendo si era già
alzata. Antonella notò che anche nemmeno Stub era più nella stanza e questo la
innervosì: gli aveva detto di stare a letto, dove era andato suo cugino?
Con quei pensieri in testa aprì
la porta della camera e si trovò davanti Geremia. Lui le sorrise. - Stavo
venendo a svegliarti Nelly. - le confessò.
- Che ore sono? -.
- Le 9. - rispose lui. - Ma non è
per quello. E' perché stiamo attraccando a New Providence. Scendiamo dalla
nave. - quindi si voltò per andare via, ma Antonella lo prese per un braccio. -
Dov'è Stub? - domandò.
- Sul ponte. -.
Antonella sospirò. Ripensò alle
parole di Mary quella notte e osservò meglio Geremia davanti a sé. - Vado a
darmi un aspetto migliore. - concluse, richiudendogli la porta in faccia. Non
era ancora arrivato il momento giusto, voleva che ci fosse l'atmosfera per
dirglielo... per dirgli cosa? Nelly non era uno spirito romantico, non sapeva
come ci si comportava in certe occasioni: la verità era che lei non aveva mai
avuto un ragazzo. Gli unici ragazzi con cui parlava a parte Stub e Thomas erano
i suoi compagni di missione, ma al massimo li vedeva come colleghi, raramente
come amici.
Sfortunatamente né Mary né Anne avevano la sua taglia... decise che avrebbe
comprato un vestito a New Providence. Quindi uscì.
Sveva stava parlando con Federico,
come al solito, mentre Mary urlava ordini di qua e di là, per niente stravolta
dall'esperienza di quella notte. Anna invece era al timone: Fenis l'aveva
mollato a lei. Non se la cavava male, anzi sembrava sentirsi a suo agio.
La sensazione che Anna provava in quel momento era di libertà, come quando si
trovava sul suo kite... avrebbe potuto anche scordarsi di essere su una nave
pirata se non fosse stato per il fatto che un killer di nostra conoscenza doveva
andare a ricordarglielo. Stub di trascinò a fatica fino al timone.
- Buongiorno timoniera. -.
- Che vuoi killer? - Anna non lo
degnò di uno sguardo. Era scocciata perché ancora una volta le aveva rovinato
tutto.
- Come siamo suscettibili
stamattina. - commentò lui. - Cos'è che ti dà fastidio? -.
Anna si voltò a guardarlo,
tenendo il broncio. - Tu. -.
Sorrise. - Tutto a posto allora.
-.
Quelle parole stupirono Anna. - E
questo che significa? -.
- Temevo che dopo ieri fosse
cambiato qualcosa fra di noi. -.
- Non illuderti killer. - replicò
Anna. - Il mio è stata solamente una reazione post-shock da arrembaggio. -.
Stub annuì. - Meglio così
allora. - poi guardò la città di New Providence che si avvicinava. Sorrise. -
Stanotte potrò riabbracciare mia madre! -.
Anna annuì.
- Poi torneremo nel futuro. -.
Anna sorrise. - E sai cosa
significa questo? - domandò.
- Che farai kite? - provò ad
indovinare.
- Esatto. - esultò Anna.
- Ma è inverno. -.
- E allora? - domandò lei,
stupita. - Non sapevo che le passioni avessero una stagione. -.
- No, ma... -.
- Quindi non c'è problema. Farò
kite! -.
Stub la guardò dubbioso per
qualche istante. - Ok. - si arrese infine. Tanto non c'era nulla da fare con
quella ragazza dai capelli rossi.
- Smettila di fissarmi. - sbottò
lei ad un certo punto.
- Ti dà fastidio? -.
- Molto. -.
Stub sorrise. - Allora continuerò
a farlo. -.
Anna gli lanciò un'occhiata
talmente fulminante che Stub scoppiò a ridere. - E' troppo semplice farti
arrabbiare. -.
- Chissà... forse anche questo
aiuta a rendermi diversa dalle altre. -.
Stub sorrise. - Sicuramente. -.
Anna si sentì tremendamente
imbarazzata... non pensava che Stub le rispondesse in quel modo. O forse lo
voleva... non lo sapeva bene nemmeno lei. Quello che sapeva è che voleva
cambiare argomento e tirò in ballo la prima persona che le venne in mente.
- Dov'è Sveva? - domandò.
La ragazza in questione era
chinata insieme a Thomas, a Masky e ad Anne sui sacchi che Antonella e Mary
avevano portato dal futuro. C'erano diverse armi, e Thomas doveva fare molta
attenzione alle due che sembrava non sapessero utilizzarle.
- Dovrete imparare ad usarle entro
stasera. - disse loro Tom. - E anche Patrick e Noah... e a proposito...
dovrebbero essere qui in questo momento. -.
- Vado a chiamarli. - Anne si
alzò velocemente per tornare poco dopo con Noah e Patrick. Quest'ultimo non
sembrava affatto un pirata: aveva i lineamenti appuntiti e lo sguardo altezzoso
di un nobile, dei baffi alla francese castani ed era mingherlino. Agile senza
dubbio.
- Dovete imparare ad usare queste.
- ripeté Thomas.
- Perché? - domandò Patrick con
voce acuta. - Noi abbiamo le nostre armi. -.
- Amico, queste funzionano meglio.
Sono troppo avanti. -.
Masky lo guardò scotendo la
testa: non si sarebbe mai abituato troppo al modo di parlare di Tom.
- Cosa sono questi Tom? - domandò
Sveva indicando due bracciali dorati: il più grande aveva incastonata una
pietra rossa, un rubino; il più piccolo invece una pietra blu. Legato a quello
grande c'era un biglietto.
Queste sono 2 delle mie
preferite xD
Allison
Thomas lesse il biglietto e si
lasciò andare in un sospiro... persino in Brasile le armi usate da Allison
erano leggenda... completamente fuori dagli schemi. Il problema è che non aveva
idea di come funzionassero quelle armi.
Sveva glieli prese di mano e li
indossò: scoprì che il bracciale grande arrivava fin appena sotto la spalla
del braccio destro, quello piccolo al gomito del braccio sinistro. Non accadde
nulla.
Allora Sveva incuriosita provò a pigiare la pietra azzurra. Dalla pietra partì
del titanio che prese la forma del braccio di Sveva ricoprendoglielo
completamente.
- AAAH! - urlò lei. - Ho un
braccio di titanio!!! -.
Stava urlando in cerca di aiuto
per farselo togliere di dosso, voleva il suo in pelle, non in titanio. Tom la
afferrò e premette anche la pietra rossa: così Sveva si ritrovò tutto il
braccio destro dall'attaccatura alla spalla fino alla punta delle dita
completamente di titanio.
Non poteva muoversi perché Tom la teneva stretta, quindi tentò di liberarsi e
osservò meglio quella specie di arma.
- Immaginavo una cosa del genere.
- disse Masky, che conosceva Allison di persona. - E se la conosco bene questa
non è l'unica sorpresa che riservano i due bracciali. -.
- Provali Sveva. - la incoraggiò
Anne, entusiasta per quelle armi moderne.
Sveva aveva capito che il trucco
di quei bracciali stava nelle pietre, quindi provò a girare leggermente quella
blu. Sentì che qualcosa si stava mettendo in funzione nello strato di titanio
che ricopriva la sua pelle, ma non riusciva a capire che cosa fosse. Provò a
fare altrettanto con quella rossa, ruotandola di un quarto. Accadde la stessa
cosa. Fu Anne che le si avvicinò e le prese il braccio destro. Ritrasse la sua
mano lanciando un "Ah" non molto forte. - E' bollente! -.
- E quello sinistro è gelido. -
aggiunse Masky, toccandolo. - Potrebbe rivelarsi molto utile. -.
Aveva provò ancora a girare
entrambe le pietre di un altro quarto: scattarono delle lame aguzze, a punta su
ogni centimetro di superficie del titanio, e per poco Masky non si fece male. -
Puoi uccidere con quest'affare. - commentò lui. - E' pericoloso. -.
Sveva stava cominciando a
prenderci confidenza. Quindi girò ancora di un quarto le pietre. Gli spunzoni
si ritirarono e al loro posto sul braccio destro del titanio si aprì,
sollevandosi e andando all'indietro. Quindi venne fuori come uno spioncino per
prendere la mira e infine una specie di razzo molto piccolo pronto per partire.
- Questo è meglio se non lo usi
adesso. - commentò Tom.
Sveva quindi ruotò ancora quelle
pietre di un quarto: avevano così fatto un giro completo, e il titanio era
tornato normale. Quindi Sveva premette le due pietre: il titanio tornò tutto
nei braccialetti, che Sveva si tolse. - Non male. - commentò.
- Usala. - le propose Bonn.
- Che cosa? - ripeté Sveva.
- Per domani dovrai avere un'arma.
Questa sai come si usa e ti piace. -.
Sveva non aveva minimamente
pensato che quel giorno avrebbe potuto trovarsi nella condizione di usare delle
armi. La cosa la spaventava non poco. Bonn sembrò capire quello che la ragazza
stava pensando. - Stai tranquilla Sveva. Ci sarò io con te. -.
A quelle parole lei sembrò
rincuorarsi almeno un po'.
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
Dopo circa un'ora da quegli
avvenimenti stavano già sbarcando nel grande porto di Nassau, capitale
dell'isola di New Providence. Era popolato, e dai moli si stendevano vie di
locande e bordelli, ma anche di quelli che all'epoca erano negozi.
I nostri eroi del futuro avevano appunto deciso di andare a comprare un po' di
vestiti dell'epoca, giusto per non dare troppo nell'occhio.
- E' tutto molto attivo qui. -
commentò Anna.
- New Providence è un'isola molto
importante. - spiegò Bonn.
Mary si limitò ad annuire come
conferma, mentre camminava per la lunga strada principale. Anna riuscì a vedere
quello che le sembrò essere un forte. - E' lì che si trova la madre di Stub? -
domandò.
- Sì. - fu ancora Bonn a
rispondere. - E quello è anche il luogo da dove Woodes Rogers controlla la
situazione. -.
Mary stava osservando il forte
molto attentamente, poi rivolse un'occhiata a Bonn. - Prendi gli uomini che
dovranno agire con te stanotte e andate a fare un giro di ricognizione. Dobbiamo
conoscere perfettamente il territorio. -.
Anna non riusciva a capire fino in
fondo la preoccupazione di Mary: le sembrava tutto tranquillo.
Era proprio per quello che Mary voleva che tutto fosse controllato
minuziosamente: sapeva benissimo che Lavinia avrebbe detto a Rogers che i pirati
di Calico Jack avevano intenzione di liberare la loro compagna. Temeva che
potessero esserci trappole. E soprattutto temeva che Isabella fosse portata via
dal carcere. Doveva informarsi, altrimenti l'imboscata di quella notte sarebbe
stata completamente inutile.
Anna si sentiva stranamente osservata. Si voltò e vide Mary che la stava
fissando. Le lanciò un'occhiata inquisitoria.
- Vieni con me. - le disse Mary.
Anna non sapeva dove Mary la
stesse portando, ma la seguì senza dire una parola: voleva rendersi utile anche
lei per quanto possibile. Con suo grande stupore vide che Mary si era avvicinata
al forte. Poteva vedere le guardie che immobili scrutavano l'orizzonte in cerca
di pericoli. Mary guardò Anna. - Vedi quella guardia laggiù? -.
Indicò una guardia che non aveva
l'aspetto particolarmente sveglio. - Quella con lo sguardo da ebete? - domandò
Anna.
- Quella. - confermò Mary. - Ti
aspetto in quella via. - indicò una via alla destra di Anna. - Portala lì. -.
- E come? - domandò ingenuamente
Anna.
- Prova ad usare la tua
immaginazione. - Mary la spinse fuori dal loro nascondiglio.
Il problema di Anna è che lei non
aveva immaginazione... Sveva era decisamente più portata per l'immaginazione.
Senza nessuna fantasia andò dalla guardia e le chiese di fare quello che la
guardia era preposta a fare: aiutarla. si scombinò un po' i capelli. - Aiuto. -
le chiese.
La guardia la guardò. - Signorina... che cosa le è successo? -.
- Sono stata aggredita. - spiegò
Anna.
Come aveva previsto la guardia
domandò dove era avvenuto il fatto. Quindi Anna gli indicò la stradina. La
guardia corse per quella strada e Anna lo seguì. Quando arrivarono nella
stradina, Mary, nascosta dietro un angolo fermò la corsa del soldato con la
spada. Gliela puntò alla gola sempre restando nascosta nell'ombra, coperta dal
muro: era infatti di vitale importanza per lei che l'uomo non la vedesse,
affinché non capisse chi aveva davanti.
Fortunatamente l'uomo chiese solamente se era stata lei ad aggredire quella
ragazza dai capelli rossi.
Mary decise di reggere il gioco ad Anna. - Esatto. - confermò. - E aggredirò
anche te. - stava parlando imitando una voce maschile... anche Anna l'avrebbe
scambiata per un uomo se non avesse saputo che si trattava di lei.
Vide che la guardia sussultò. - Fatti avanti. - la sfidò con voce tremante.
- Dimmi se la prigioniera Isabella
è ancora nel forte. - ordinò la pirata.
L'uomo balbettò un "no"
poco convinto; Mary lo ferì leggermente sulla gola, e il suo sangue cominciò a
calare.
- Non vale la pena di morire in
questo modo. - disse Mary. - Dimmi la verità e non ti accadrà nulla. -.
L'uomo ripeté la sua prima
risposta. Mary lasciò la spada in quel modo. - Molto bene. Adesso vattene! -.
Lui non se lo fece ripetere due
volte e corse via, tornando al forte. Mary uscì dal nascondiglio. Anna la
guardò con fare di rimprovero. - E' ovvio che non ha detto la verità. -.
- Come è ovvio che adesso andrà
ad avvertire Rogers che qualcuno cerca Isabella. E lui darà ordine di scortarla
da qualche altra parte. -.
- Ma non sappiamo dove. -.
Mary tirò fuori delle funi dalla
sua borsa e indicò la finestra dell'ufficio di Rogers. - Non ancora. -.
L'angolo della Matrix
Ciao a tutti!!!
Eccomi qui, tornata ieri da
Berlino... ne approfitto per consigliarvi vivamente di andarci, è una città
meravigliosa!!
Spero che questo capitolo vi sia
piaciuto... lo so che avevo detto che questo capitolo l'avrei postato domani, ma
domani sarò a trovare i miei amati cuginetti americani che sono venuti qui in
Italia. Quindi ho aggiornato oggi... meglio prima che dopo, no?
Ah, vi faccio notare che la
descrizione di Nassau in questo capitolo è puramente inventata, dal momento che
non sono riuscita a trovare come diavolo fosse nel 1700.
Avevo promesso inoltre anche i
ringraziamenti... e quindi... voilà:
-
myki: ma sai che
l'aggettivo "giulioso" mi piace davvero un sacco???? XD Beh, via i
rossetti laser sono abbastanza comuni come idea, no? Magari mi avessero dato
armi tecnologiche, così magari a quest'ora sarei un grande agente
segreto... o forse lo sono... se tu lo sapessi che segreto sarebbe?
Quanto ad Allison... è la mia caricatura xD... No, in fondo il proprietario
lo sapeva che sarebbe potuto accadere quando ha ceduto la discoteca come
deposito... Bacione!!
PS: per le coppie leggi il ringraziamento a Lallix ;)
-
BabyzQueeny: sono
contenta che apprezzi le armi di Allison... come vedi lei è un po'
particolare per questo tipo di cose... non può essere normale come tutti
gli altri xD Bacione!!
-
Lallix: sono contenta
che la mia caricatura sia la tua eroina xD In effetti ho provato ad
immaginare come avrei agito io in delle situazioni del genere e ho pensato
che essere come Antonella sarebbe stato troppo banale. Come usare armi
banali... e allora ho creato il personaggio di Allison... che non è detto
che non tornerà ;). E adesso spoiler: per Anna e Stub devi portare ancora
un po' di pazienza (è la vita u.u).. per Geremia e Nelly invece ormai siamo
alle porte... basta così però, ho già detto anche troppo. Bacione!!
-
DamaArwen88: ehm... se
te lo avevo garantito avevo sbagliato ^^'. Allora per sapere della spia devi
aspettare un poco, invece per la liberazione ormai ci siamo. Quando torni
probabilmente l'avrò già postata. Spero che i braccialetti ti siano
piaciuti, ma credo di sì xD. Allora aspetto un tuo parere!!! Bacione!!
Un abbraccio a tutti,
sempre vostra,
@matrix@
|
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Capitolo 11 *** 11. La ballata del Capitano Kidd ***
Capitolo 11
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 11:
La ballata del capitano Kidd
Anna forse non aveva capito bene
quello che Mary intendeva. Le pareva infatti che la pirata le avesse appena
detto che avrebbero dovuto scalare con una corda tutto il forte fino alla
finestra di Woodes Rogers, per sentire qual'era la destinazione prevista.
Guardava sconsolata il muro di pietra davanti a lei, pensando che mai ce
l'avrebbe fatta a scalarlo... e poi erano al centro della città, qualcuno
avrebbe potuto vederle. Anzi, sicuramente qualcuno le avrebbe viste.
Lo fece notare a Mary.
Questa prese in considerazione
l'osservazione della rossa. Forse lei stessa era stata un po' troppo precipitosa
a tirare fuori quelle corde. Guardò la finestra di Rogers e pensò che stavano
solamente perdendo tempo. Poi sentirono dei passi leggeri alle loro spalle,
accompagnati da una risata che per Mary era conosciuta. Si voltarono entrambe
per vedere la snella figura di Allison dietro di loro.
Mary alzò gli occhi al cielo. -
Oh, mio Dio. - commentò acida. - Allison come mai sei qui? -.
- Beh... in realtà ho seguito te
e Antonella. - ammise Allison. - Mi sono addormentata tenendoti per mano e mi
sono ritrovata a dormire sotto un ponte di questa città. Adesso finalmente ti
ho trovata. - si presentò ad Anna, poi rivolse uno sguardo alla finestra che le
altre stavano guardando qualche minuto prima. - Suppongo che dobbiate sapere
quello che si sta svolgendo al suo interno. -.
Mary rimase colpita dalla sua
perspicacia. Forse era un po' svitata quella ragazza, ma aveva le carte in
regola. Quindi confermò quello che la bionda aveva appena detto. Allison
sorrise, aprendo la borsetta che si portava sempre dietro. - Ho quello che fa
per voi. - e tirò fuori il pupazzetto di un maialino.
- Un maialino? - domandò Anna.
- Perdono Mary che non è vissuta
nel futuro, Anna. - Allison di rivolse a lei con sguardo severo. - Ma non tu che
dovresti saperlo. Questo non è
un maiale qualunque. Questo è l'unico, l'inimitabile Spiderpork spia! - quindi
al tocco di Allison scattarono due piccole ali che fecero sollevare in aria il
maialino. - Alla quinta finestra sopra di te. - poi guardò Anna, rimasta senza
parole nel vedere il maialino volare. - Comando vocale. - spiegò Allie.
Infine afferrò una specie di
walkie talkie e con sorpresa delle due cominciò a cantare. - Spiderpork,
Spiderpork, il soffitto tu mi spork, tu cammini sulle finestr, e registri tutto il
rest. Tu là... registra Spiderpork. -.
Anna cominciava a capire. - E' un
microfono? -.
Allie annuì. - Sai, nessuno si
stupisce nel futuro se hai il portachiavi di Spiderpork. Un posto perfetto per
nascondere un microfono. -.
Cosa assurda. Allison riusciva a
giustificare cose insensate ricorrendo ad argomenti sensati. Mary dovette
riconoscere questa capacità a quella strana ragazza appariscente, che sembrava
sapere perfettamente quello che faceva. In un certo senso era una professionista
come Antonella... ma Allie era decisamente fuori dagli schemi. Quanto ad Anna
pensava che Allison fosse fuori e basta.
- E adesso? - domandò Mary.
- Aspettiamo. - fu Anna a
rispondere.
Quindi le due ragazze e la pirata
si sistemarono in un angolo nel più assoluto silenzio. Mary non doveva farsi
riconoscere. Anna sperò vivamente che Lavinia non fosse con Woodes Rogers
altrimenti avrebbe quasi sicuramente riconosciuto Spiderpork. Dopo circa un
quarto d'ora Spiderpork fece ritorno nelle mani della sua padrona. Allie quindi
premette un altro bottoncino e il maialino cominciò a parlare movendo la
bocca, come se fosse lui a dire le cose che riportava.
- Governatore! - esclamò la
voce dell'uomo che Mary aveva aggredito.
Si sentì il rumore di una
sedia, come se Rogers si fosse alzato. Subito dopo udirono la sua voce. - Avevo
chiesto di non essere disturbato! -.
- Mi dispiace signore. Ma sono
stato aggredito da una figura misteriosa che prima aveva minacciato una ragazza.
-.
- Quello che ti succede durante
il servizio non è affar mio. -.
- La figura voleva sapere della
prigioniera chiamata Isabella. Voleva sapere se era ancora nelle prigioni. -.
Silenzio. Poi Woodes Rogers
trasse un respiro. - Certo che è ancora nelle prigioni. Dove starà fino a
quando non sarà impiccata. - fece un'altra pausa per poi ricominciare a parlare
più a sé stesso che alla guardia. - Se Mary pensa che un trucchetto del genere
possa bastare per convincermi a spostare Isabella si sbaglia di grosso. Che
vengano pure lei e i suoi a liberarla: troveranno una bella sorpresa stanotte.
-.
- Ma non sarebbe più prudente
spostarla? - domandò la guardia.
- No. - rispose Rogers. - In un
modo o nell'altro quella dannata pirata e la sua amica Bonn verrebbero a
conoscenza del nuovo luogo dove si nasconde, o proverebbero a salvarla durante
lo spostamento. Pertanto preferisco tenerla qui
dove posso controllare le cose di persona.Un mio spostamento adesso sarebbe
troppo sospetto. -.
Sembrò che l'uomo davanti al
governatore stesse indugiando a dire qualcosa. - Signore... che ne direste di
anticipare l'esecuzione di quella pirata per oggi? -.
- Vuoi che faccia uccidere
l'esca? - domandò Rogers incredulo. - Isabella mi serve per attirare come
mosche tutti i suoi compagni in nome dei quali ha deciso di morire. Non la farò
uccidere prima: la notizia si diffonderebbe di sicuro e Mary e gli altri
andrebbero via in attesa di un'occasione più propizia per farcela pagare. E io
non ho intenzione di dar loro questa possibilità. Stanotte li prenderemo tutti.
-.
Dopo queste pochi scambi di
battute si sentì la porta sbattere: era evidente che l'uomo era uscito. Nel
resto della registrazione non era stato detto niente di interessante... sembrava
proprio che il governatore non volesse apportare alcuna modifica ai suoi piani,
e questo per le nostre tre eroine era un problema, perché erano all'oscuro dei
piani e lo rimanevano.
- E adesso che si fa? - domandò
Anna.
Mary guardò il sole che stava per
tramontare. - Tra un po' è ora. - disse solamente. - Raggiungiamo gli altri. -.
Anna pensò che Mary avesse
ragione: il tempo stringeva, non ne avevano abbastanza per scoprire i piani
completi di Rogers. Dovevano solamente avere fortuna.
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
Ad Allison non sembrava vero di
essere veramente in mezzo ai pirati: si trovava in una locanda piena di omoni
mezzi ubriachi (alcuni già completamenti andati) che cantavano canzoni
minacciose e raccontavano di avventure sugli oceani bevendo rum.
Mary trovava tutto nella norma.
Anna lo trovava disgustoso. Allison lotrovava mitico!!
Le tre ragazze presero posto alla
tavolata dei loro compagni. C'erano tutti tranne Calico e Anne che avevano
deciso di appartarsi davanti al camino della locanda e al momento sembravano
troppo impegnati per prestare attenzione alla nuova arrivata. Allie non se la
prese per questo... Fenis le offrì addirittura da bere un boccale di birra.
Allison sorrise nella sua direzione.
- Grazie John. -.
- Chiamami Fenis. - le disse lui.
In quel momento Anne si accorse
della nuova arrivata e si risistemò sulle ginocchia di Calico, interrompendo il
loro bacio che durava ormai da troppo tempo. - Ehy, pirati! - urlò lei a gran
voce. Tutta la locanda si voltò verso di lei, che si alzò in piedi e salì su
un tavolo, strappando di mano un boccale di rum ad un uomo che nemmeno
conosceva, ma che era rimasto incantato dai suoi capelli. - Ehy bellezza... -
provò ad afferrarle la lunga gonna che aveva indossato, ma Anne lo allontanò
con un calcio in testa, l'uomo cadde e il tutto suscitò l'ilarità generale.
- Ehy amico. Sembra proprio che la
nostra Bonn ti abbia rifiutato. - fece uno.
- Già. - fece un altro. -
D'altronde lei è solo di Calico. -.
Si levarono delle urla. - DI CHI
E' LEI? -.
- DI CALICO! -.
- DI CHI E' LEI? -.
- DI CALICO! -.
- Va bene, va bene. - la voce di
Mary risuonò, e tutti si zittirono come se avesse ordinato di fare silenzio.
Anna si stupì... perché tutti pendevani dalle labbra di Mary? - Credo che lui abbia capito il concetto. -
continuò Mary; poi si rivolse all'uomo che si sentiva umiliato. - La cara Bonn voleva da te
solo della birra con abbastanza schiuma che tu, sfortunato amico, non
riusciresti a produrre in una notte nemmeno con la donna più bella di tutti i
Caraibi. -.
Mary accompagnò la sua cattiveria
con un sorriso maligno, e tutti scoppiarono volgarmente a ridere. Anna guardò
Stub come per dire che erano pazzi. Che quelle erano battutacce da non fare. Ma
erano pirati. E Mary sapeva perfettamente che ai pirati piacevano le battute
sconce: più o erano meglio era. Quindi Calico si alzò.
- E io invece ne sono capace,
Mary! - esclamò orgoglioso.
Mary non lo guardò nemmeno. -
Beh... non so se i 2 centimetri fanno miracoli... - commentò, per poi bere il
rum.
Calico arrossì violentemente a
quelle parole e di nuovo tutti scoppiarono a ridere. Bonn riprese la parola,
levando in aria il suo boccale. - Uomini! Pirati! Compagni! - urlò. - Volevo
fare un brindisi questa sera. Un brindisi a noi, che governiamo i mari! A noi
che siamo invincibili! A noi che siamo indomabili come il mare che amiamo!
UOMINI! PIRATI! COMPAGNI! A NOI! - urlò a squarciagola.
Poi uno bravo col pianoforte cominciò a suonare un motivetto tetro. Le luci
delle candele furono oscurate. E Bonn fece del tavolo il suo palcoscenico.
Vi racconto la storia di uno
di noi.
Di uno che ormai non c'è
più.
- Perché? - fece uno.
- Chi è? -.
- E' Teach? Oppur no? -.
- Lo so, mi sa che è Misson. -.
No no, sentite un po' me.
Ora vi narro lui chi è.
E' un pirata dei numeri uno
come lui non ne fanno più.
Il suo nome è alla storia
passato ormai .
- Insomma, Bonn, dicci lui chi è
mai! -.
Ah beh, se volete il nome io
ve lo dirò
e la sua ballata canterò.
A quelle parole tutti sembrarono
capire di chi stava parlando. Infatti Bonn potette cantare da sola solamente i
primi due versi della ballata.
Il mio nome era William Kidd
quando navigavo, quando navigavo,
il mio nome era William Kidd, quando navigavo,
il mio nome era William Kidd.
Le leggi di Dio proibii,
e malvagiamente agii, quando navigavo
Avevo una Bibbia in mano
quando navigavo, quando navigavo,
avevo una Bibbia in mano, quando navigavo,
avevo una Bibbia in mano.
Secondo il grande comandamento di mio padre,
e la affondai nella sabbia quando navigavo.
Spiavo le navi di Francia
quando navigavo, quando navigavo,
spiavo le navi di Francia, quando navigavo,
spiavo le navi di Francia.
Ad esse mi avvicinai
e tutte per caso le catturai quando navigavo.
Avevo 90 lingotti d'oro,
quando navigavo, quando navigavo,
avevo 90 lingotti d'oro, quando navigavo,
avevo 90 lingotti d'oro.
E molti dollari,
e ricchezze senza pari quando navigavo.
Bonn finì di cantare la ballata
del Capitano Kidd con un inchino, dopodiché esplosero gli applausi.
E se Allison addirittura conosceva le parole della ballata e si era unita al
coro insieme a Fenis, che sembrava non volerla lasciare un attimo, per Anna
l'atmosfera della locanda non era l'ideale: troppi uomini che la guardavano con
fare troppo ardito.
Decise quindi di prendere una
boccata d'aria. Uscì dalla locanda prima che la canzone fosse finita per
ritrovarsi in una strada illuminata solamente da qualche lanterna appesa fuori
dalle abitazioni.
Le faceva caldo... decise di avvicinarsi un po' al mare, di andare alla nave.
Lei quella sera in fondo non doveva far nulla. Poi all'improvviso si sentì
poggiare una mano unticcia sulla spalla. Fu percorsa da un brivido di paura e si
voltò verso il suo aggressore. Un pirata ubriaco fradicio che evidentemente non
aveva trovato di suo gusto il bordello e aveva preferito vagare per strada in
cerca di ragazze più interessante.
- Non dovresti andartene in giro
da sola. - le disse con una vociona e un alito che avrebbero ucciso un morto. -
Non di notte. Non al porto. -.
Anna cercò di liberarsi dalla
presa, ma non ce la poteva fare. - MI LASCI! - urlò.
- No... non credo proprio. - il
farabutto tentò di avvicinare il brutto muso al suo e avrebbe baciato Anna,
mentre con una mano aveva già cominciato a scenderle sul braccio, se non fosse
stato per il fatto che aveva appena sentito sul suo collo la canna di una
pistola.
- Non hai sentito la ragazza? -
domandò una voce maschile. - Non gradisce la tua compagnia. -.
L'uomo si voltò. - E tu chi sei?
- squadrò quel ragazzo che aveva davanti. Stub ricambiò con il suo sguardo
più gelido.
- Non importa chi sono io. -
rispose. - Se vuoi vivere vattene. -.
- E se non volessi farlo? -.
- Addio. - concluse Stub.
L'uomo si avventò su di lui
tirandogli un pugno che fece barcollare Stub, debole. Quindi lui senza più
esitazione sparò. Un colpo solo. Secco. Sparato da mano esperta. L'uomo
concluse in quel modo i suoi giorni.
Anna guardava Stub spaventata, a
metà tra la voglia di vomitare e lo svenimento. Forse in quel momento quella
che prevaleva era la prima.
Stub andò da lei per sorreggerla. Lei si aggrappò a lui come se fosse stato una boa.
- Ma che ti è
saltato in mente di uscire da sola, eh? -.
Anna non sapeva cosa rispondere.
Sapeva solamente di essere contenta che lui fosse lì. Per la prima volta Stub
vide Anna piangere. L'abbracciò a sé.
- Ci sono io adesso. - la
rassicurò. - Andrà tutto bene, ragazzina. -.
- Grazie killer. - Anna si riprese
subito e si diede della sciocca per aver ceduto in quel modo... per non essere
stata abbastanza forte da cavarsela da sola. Fu più per quello che per altro
che si scusò. - Mi dispiace... -.
Stub la prese per le spalle e la
guardò negli occhi. - E' tutto a posto ora. Anche il mio naso ha smesso di
sanguinare. - sorrise.
- Pensavo che avrei potuto farcela
da sola. E invece ho avuto paura. -.
Stub le sorrise. - E' normale. Tu
non sei come Antonella, o Mary, o Bonn... o Allison... beh, nessuna credo sia
come lei, ma questo è un altro discorso... sto cercando di dirti che sei una
ragazza normale... - non sapeva bene come esprimere quello che pensava.
Anna lo guardò malissimo. - E
tutte le volte che hai detto che sono diversa? -.
- Lo sei. Nessuna delle altre
avrebbe avuto altrettanta incoscienza da avventurarsi da sola. - confermò lui.
- E cosa vorresti dire con questo?
Che sono più stupida? - Anna si infervorò.
Stub non fece una piega. - In
questo caso? Sì. -.
- Beh, guarda come sei ridotto
adesso. - indicò il suo modo di camminare claudicante. - Come definiresti uno
che è voluto tornare nel passato passando per degli squali? -.
- Come definiresti una ragazza che
lo ha seguito? Io almeno sapevo quello che facevo. -.
- Ah, quindi adesso mi stai anche
dando della pazza? -.
- Non puoi fraintendere tutto
quello che ti dico... -.
Nel frattempo si erano avvicinati
al porto, ed erano su una banchina. - Non sono io che fraintendo, è il tuo
cervello che non ce la fa a mettere insieme le parole per formare un pensiero.
-.
- E adesso chi è che mi sta dando
dello stupido, ragazzina? - domandò Stub, divertendosi.
Anna capì che in quel modo lo
stava solo facendo divertire. Pensava che per lui fosse serio quello di cui
stavano parlando. Del fatto che lei fosse diversa.Per lui invece era sempre la
solita sfida. Anna ne aveva abbastanza. Scosse la testa, delusa,
improvvisamente. - Per te non è mai stato niente di importante, killer. -.
- Che cosa? - Stub tornò serio.
Anna non rispose. Quindi si voltò
troppo velocemente per tornare alla locanda e perse l'equilibrio. Sarebbe caduta in mare, invece cadde
tra le braccia di Stub che furono pronte a riprenderla. Di nuovo abbracciati.
"Che cos'è? Una maledizione?" pensò Anna.
- Che cosa non è mai stato niente
di importante? - ripeté lui la domanda, sapendo che quella volta lei non poteva
sfuggire.
Anna alzò fiera il suo sguardo
verso di lui. - Non sono affari tuoi killer. -.
- Quello che tu pensi di me è affar
mio, ragazzina. - replicò lui, tagliente.
- Lasciami andare. -.
- E se non lo facessi? -.
Anna lo guardà male, quindi si liberò
dalla presa, accennando un sorriso di sfida. Si alzò in
punta di piedi. Posando le sue labbra su quelle di lui.
Stub rimase come impietrito. Lei tornò alla sua altezza naturale. -
Vedi che ce l'ho fatta a far sì che tu mi lasciassi? - il tono era ancora
quello di sfida che usava sempre, ma la voce era bassa, come se fosse reduce da una grande fatica. A
Stub venne spontaneo di abbracciarla. Abbracciare quella ragazza diversa dalle
altre che lo aveva mandato in confusione fin dal primo momento. Non si era mai
saputo spiegare il perché.
Anna quella volta non gli chiese di lasciarla. Era esattamente dove doveva
essere in quel momento.
Li illuminava la luce della luna, sentivano il rollio delle onde del mare,
sentivano che sbattevano contro la banchina dove si trovavano.
Stub le regalò un bacio. Lungo. Dolce.
Perché lei se lo meritava.
Perché lei era diversa.
Perché ora lui aveva finalmente riconosciuto di amarla.
E questo era l'importante.
Al diavolo il resto... anzi per dirla come i pirati, al capitano Kidd.
L'angolo della Matrix
Scommetto che vi ho sorprese vero?
Beh... in realtà avrei voluto che accadesse nell'ultimo capitolo... ma poi ho
pensato che non fosse giusto. Quindi ho deciso di anticipare un po' xD.
Devo ammettere che l'ultima parte del capitolo non mi soddisfa del tutto... ho
fatto molta fatica a scriverla, perché io non sono il tipo che di solito
scrive queste cose... quindi per favore fatemi sapere che cosa ne pensate.
Spero anche che vi sia piaciuta la
ballata del Capitano Kidd... l'ho trovata qualche tempo fa in un vecchio libro
abbandonato sulla storia della pirateria... non lo voleva nessuno poverino... :(
Ah, mi scuso per le "battute" pesanti... ma sono pirati... insomma
dovette immaginarvi omini abbronzati e mutilati ubriachi che cantano e ridono in
coro, ognuno con una o più prostitute... pesantezze del genere erano comuni in
quegli ambienti.
Ma adesso passiamo ai
ringraziamenti.
-
myki: felice che ti
senti con la Puffe xD. Va beh.. gli errori sono un dato secondario.. lo sai
che mi fa fatica rileggere quello che ho scritto per correggere!! Se ci sono
andata per una missione non lo saprai mai... quanto a Stub e Anna...
piaciuto questo capitolo? *__* Bacione!
-
DamaArwen88: allora il
mitico Spiderpork non può mancare alla tua collezione xD. E a proposito dei
colori... verde e argento vanno bene? ;) Bacione!
-
BabyzQueeny: che aveva
in mente Mary lo hai appena letto... come si evolvono le cose tra Anna e
Stub ti piacciono??? Bacione!
-
Lallix: punture no, ma
mal di piedi sì. E di ginocchio. Se la cosa può consolarti. Spero comunque
che con questo chappy tu mi perdoni per il ritardo :) Però non piangere...
e come al solito sei troppo buona... grazie :):)!! Bacione!
Ciao a tutti,
@matrix@
|
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Capitolo 12 *** 12. A.A.A.: Attenzione Arriva Allison ***
Capitolo 12
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 12:
A.A.A.: Attenzione Arriva Allison
Anna e Stub rientrarono subito
nella taverna. L'ambiente non era cambiato né loro due sembravano mostrare che
tra loro due fosse successo qualcosa: Stub era imperscrutabile come al solito.
Anna aveva sempre la solita aria corrucciata... insomma sembrava che avessero
avuto uno dei loro soliti litigi. A nessuno sarebbe mai venuto in mente quello
che era successo.
Ad un certo punto dopo poco il loro arrivo Mary si alzò in piedi, facendo
rumore con la sedia. Quel rumore accompagnato al suo sguardo fecero capire agli
uomini di Calico che era un segnale per entrare in azione.
Mary fece cenno a Noah di andare
con lei. Sveva aveva indossato i bracciali e si apprestava a seguire Bonn e
Patrick. Geremia e Thomas erano già andati dal prete.
E se di Allison non c'era traccia, Masky si fece avanti per unirsi al gruppo.
Antonella lo fermò.
- Dove credi di andare? - gli domandò.
- Rogers ha un piano in mente. -
spiegò brevemente Masky. - Credo che spetti a noi buttarlo all'aria... non
credo basti della dinamite. -.
Antonella dovette ammettere che il
bambino aveva avuto
un'idea sensata. Nemmeno Maurice sembrava voler restare con le mani in mano.
Si fece avanti anche Stub.
- Io... -.
- No. - fu l'interruzione secca di
Nelly. - Tu nulla, Stub. Tu andrai ad aspettarci sulla nave insieme agli altri.
-.
- Ma... -.
Lo sguardo di Nelly era
perforante. - Ne abbiamo già parlato. E' troppo pericoloso. Non sei nelle tue
migliori condizioni. -.
- Potrei venire al posto di Sveva...
-.
I due cugini cominciarono a
litigare e continuarono finché Calico non li separò portando via Stub di
forza. Adesso erano rimasti solamente coloro che dovevano prendere parte
all'operazione. Mancavano solamente due persone.
- Dove diavolo sono finiti Tom e
Geremia? - sbottò Antonella.
- Li ho mandati dal prete. -
intervenne Bonn. - Sicuramente le guardie lo conoscono. Quindi è meglio che lui
si presenti con loro. -.
- Sono andati dal prete? -.
- E come hanno intenzione di
convincerlo? -.
Bonn sorrise. - Con la forza,
probabilmente. -.
- Vi prego signor parroco... -
Geremia si era buttato in ginocchio fingendo di piangere. - Domani condanneranno
a morte ingiustamente mia madre e io mi sentirò tanto tanto solo. Non potete non
confessarla. Permettetemi di vederla un'ultima volta. - recitava con voce
lamentevole. - Lei è una donna buona, una brava madre... - tirò su col naso
per rendere tutto più credibile. - Per favore non potete lasciarla morire dannata
senza vedere il suo unico figlio, colui che avrebbe dovuto assisterla nei giorni
della sua vecchiaia. -.
Tom lo guardava cercando di velare
il disprezzo. Si era opposto e lo avrebbe sempre fatto a questo tipo di
sceneggiate. "Ma guarda un po' quanto in basso mi tocca cadere..."
commentò.
Il prete era un uomo anziano,
vecchio abbastanza per cedere alle suppliche di Geremia.
- Va bene, va bene, figliolo.
Capisco che le vostre intenzioni sono buone. Ho dunque deciso di accontentare la
vostra richiesta. Andiamo. -.
Thomas guardò il prete in modo
sospetto e poi si avvicinò a Geremia. - Complimenti fratello lo hai convinto.
Non ci avrei scommesso un centesimo. - gli disse sottovoce.
Geremia sorrise. - Tutta questione
di recitazione. -.
Quindi si diressero al
forte, cercando di passare più in mezzo possibile, in modo che gli altri
vedessero che erano arrivati.
Patrick infatti li vide, dalla
carrozza che stava conducendo. Quindi scese e aprì le porte della carrozza. Era
ora che Mary, Noah, Masky, Nell e Maurice entrassero in azione.
Geremia, Thomas e il prete furono
fermate da delle guardie prima di entrare nel forte. - Chi siete? -.
Fu il prete a parlare. - Sono il
prete, non si vede? Vengo per confessare la povera condannata per pirateria
Isabella. -.
- Abbiamo l'ordine di non far
passare nessuno! -.
- Signore! In quanto investito
dalla piena autorità divina ho il dovere di adempiere ai miei compiti e
pertanto non posso assolutamente permettere che una donna muoia senza
confessione. -.
- Non posso far entrare nessuno.
-.
Il prete sospirò. - Signore! -
esclamò al cielo. - Perdona questa guardia perché non è colpa sua se esegue il
tremendo ordine di non permettere che i peccati di un'umile tua fedele siano
rimessi. Perdonala perché non sa quello che sta facendo. - il prete estrasse
una lunga croce e la mise davanti alla faccia dell'uomo. - E perdona me invece
perché so esattamente quello che sto facendo. -.
Sembrò premere un pulsante nascosto in quel crocifisso. Si levarono dei
fumogeni. La guardia cominciò a tossire.
- Muovetevi! - esclamò il prete a
Geremia e a Thomas, rimasti impalati per la sorpresa. Quindi entrarono nel
forte. - Adesso dobbiamo trovare la cella di Isabella. -.
Tom e Geremia erano sempre più
sospettosi e guardarono il prete malissimo.
- Che avete da fissare? -.
- Chi sei tu? - domandò Tom.
- Ah, giusto. Non ho avvertito
nessuno della mia idea dell'ultimo minuto. - il prete si tolse la maschera e la
parrucca. Scosse i lunghi capelli biondi, sorridendo radiosa.
- Allison?! - rimasero allibiti
gli altri.
Lei sorrise. - Io. Mi sono
mascherata dal prete usando una speciale maschera facciale che assume la forma
del viso su cui è posta. E ho fatto bene avendo visto in che modo avreste cercato
di convincerlo. Ma per favore, Geremia. Non avrebbe mai funzionato. -.
- Perché non ce lo hai detto
prima? - domandò Tom.
- Perché così è stato più
divertente, no? -.
Stavano correndo verso le
prigioni, cercando di non fare rumore e stando attenti. - Il vero prete? -
domandò Geremia.
- Al momento è impegnato a
togliersi il bavaglio e poi credo che dovrà sganciarsi le manette. - rispose
Allison con noncuranza. Non si trovava bene a correre vestita in quel modo.
Decise quindi di strapparsi di dosso i vestiti clericali, rimanendo con un top
verde limone e dei pantaloni alla pescatora neri, tenuti su da una cintura dello
stesso colore del top-canottiera. - Molto meglio così. - commentò.
Si accorsero che i loro passi
all'interno del forte rimbombavano troppo, rallentarono la loro andatura.
Allison e Thomas all'improvviso si fermarono. Geremia seguì il loro esempio
senza tuttavia riuscire a capirne il perché.
Tom gli fece cenno di fare silenzio. Non erano soli in quel corridoio. Allison
fece cenno a Geremia di mettersi dietro di lei, che Tom si curasse della
retroguardia. I due sapevano bene che in ogni missione arrivava un momento in
cui bisognava agire cautamente. Questo era uno di quelli.
Rogers aveva fatto proteggere bene la cella, di questo Allison ne era sicura...
ma non avevano trovato ostacoli fino a quel momento... e cosa peggiore non
avevano un piano.
Sia lei che Tom erano tipi più da
improvvisazione che da piano, eppure sapevano che in quell'occasione un piano
avrebbe fatto loro molto comodo. Mentre pensavano queste cose furono circondati
dai soldati. Ce n'erano una ventina davanti e una ventina dietro. Allison si
voltò verso Thomas. - Le prigioni secondo te saranno sotto o sopra? -.
- Al piano di sotto. - rispose
Tom.
- Eccellente. - Allison tirò
fuori velocemente il rossetto-laser e lo passò sul pavimento disegnando un
cerchio intorno a loro. I soldati rimasero impalati senza fare niente. La
porzione del pavimento su cui erano i tre nostri eroi cadde e sfondò anche il
pavimento della stanza di sotto.
Quindi continuarono a correre. Erano nei sotterranei.
Presto furono raggiunti da altre
guardie. E mentre Thomas correndo all'indietro cercava di tenere lontane le
guardie col suo fucile, Allison aveva in mano due pistole con le quali sparava a
tutto spiano, non dando tempo ai soldati di contrattaccare. I proiettili si
succedevano uno dopo l'altro dalle armi di entrambi gli schieramenti.
Allison fu colpita ad un braccio e perse la pistola. Veloce si levò una delle
sue scarpe con i tacchi e la tirò come se fosse stata un boomerang addosso alle
guardie.
Dopo averle stese tutte se la
rimise al piede. Continuavano ad essere inseguiti: il fucile di Thomas non ce la
faceva a tenere a bada tutti. Notò che una parte del muro era più debole
rispetto alle altre. Sparò un colpo lì. Il muro crollò, e i nostri tre eroi
ce la fecero a seminare le guardie.
- Bel lavoro Tom. - si congratulò
Allison.
- Anche a te. - rispose il ragazzo
riferendosi alla scarpa.
E mentre loro due ricaricavano le
armi Geremia si stava domandando dove fosse il governatore. Dubitava che non ci
fosse... e se non ci fosse stato con tutta la confusione che avevano fatto non
avrebbe tardato ad arrivare. Dopo meno di 5 minuti erano entrati nelle prigioni.
Allison tirò fuori il suo rossetto e cominciò a fondere una porta dopo
l'altra, liberando tutti i carcerati.
- Ma che fai? - domandò Thomas.
- Mi prendo qualche rivincita su
Rogers. - spiegò Allison. - E preparo un piano di fuga. - aggiunse. Quindi si
rivolse agli ex carcerati che stavano per uscire. - VOI! FERMI! -.
E lo disse tirando fuori una voce
talmente imperativa da far invidia a Mary e a Bonn. - DOVE CREDETE DI ANDARE,
VIGLIACCHI? -.
Gli uomini la guardarono, un po'
riconoscenti, un po' ammirati per quella bella ragazza, un po' perché non
vedevano l'ora di andar via. Ma rimasero a sentire quello che la ragazza aveva
da dire. - Scommetto che la maggior parte di voi sono stati chiusi qui dentro a
marcire ingiustamente. VERO PIRATI? - molti di loro annuirono. - Siete pirati!
Siete criticati e disprezzati! Ma loro non sanno quello che voi provate! Loro
non sanno che significa vivere su una nave per mesi senza vedere la terra! Loro
non sanno cosa comporta vivere questa vita. Quanti di voi hanno famiglia e sono
stati costretti a fare questa vita per mantenerla? Quanti di voi si sono uniti
alle navi pirata durante un viaggio verso l'America alla ricerca di una vita
migliore? Quanti di voi hanno combattuto coraggiosamente rispettando il codice?
- Thomas e Geremia la stavano guardando cercando di comprendere il motivo di
tutta quella sceneggiata. - Ma l'autorità non si cura di are i vostri
interessi. Voi cittadini costretti per le durezze della vita a fare la vita da
pirata. Loro non lo capiscono. Loro non sanno che significa soffrire. Loro non
sanno cosa sia la libertà e soprattutto non sanno cosa significa toglierla a
voi, lupi di mare. Adesso sapranno cosa si prova. ADESSO VOI RIAVRETE LA
LIBERTA' E VI PRENDERETE LA LORO! -.
Un boato si levò a quelle parole.
Allison calmò i toni. - Fate urlare queste prigioni. Liberate tutti. Bruciate
tutto. - disse solamente. - Fate pagare a quello sporco traditore di Rogers,
corsaro passato dalla parte del nemico, quello che si prova a perdere tutto. -.
Ma non c'era bisogno di quelle
parole. Tutti l'avevano già capito. Si sentiva il rumore delle sbarre delle
prigioni che si aprivano brutalmente rimosse dalle braccia dei pirati e dei
malviventi, le urla dei prigionieri liberati. Le guardie e Woodes Rogers furono
costretti ad abbandonare il loro piano e ad uscire allo scoperto.
Allison ce l'aveva fatta. Aveva scatenato l'inferno.
In tutto quel putiferio nessuno avrebbe fatto caso a loro tre, che trovarono a
quel punto Isabella senza difficoltà.
Infatti arrivati davanti alla sua
cella Geremia la riconobbe senza difficoltà. - Isabella! - esclamò.
- Geremia! - Isabella era seduta
in una angolo nella prigione, con la testa appoggiata sulle sue ginocchia. Era
triste. Non riusciva a dormire. Aveva pensato che fosse improbabile che Calico
tornasse indietro a salvarla. O comunque che riuscisse nell'eventualità ci
provasse. Ma non aveva contato un
particolare. Se Geremia era lì allora significava che c'era anche...
- Stub? - domandò Isabella,
saltando in piedi.
- Sta bene. - si affrettò a dire
Allison. - E non vede l'ora di rivederti. -.
- Sì, sì... - l'interruzione di
Thomas fu brusca. - Diamoci una mossa prima che qui vada a fuoco tutto. -.
Proprio in quel momento sentirono
un'esplosione. Capirono che Noah e Mary avevano fatto quello che dovevano.
Velocemente Allison tirò fuori il rossetto e fuse le sbarre. Isabella non
riusciva a crederci: tutti gli uomini che avevano condiviso quei lunghi giorni
di prigionia con lei erano liberi che combattevano contro le guardie. Sapeva che
chiunque li avesse liberati lo aveva fatto con l'intento di prepararsi una fuga
sicura. Allison le porse una pistola.
- Per difenderti. - le disse. - Io
sono Allison. Una collega di Stub. -.
- E io sono Thomas. Il suo
migliore amico. - sorrise il ragazzo nero. - Come usciamo adesso? - domandò
poi.
- E' un seminterrato questo. -
spiegò velocemente Isabella, cercando di rendersi utile. - La finestra della
mia cella dà sulla città. -.
Allison aveva ancora una volta
l'asso nella manica... o per meglio dire, nelle scarpe. - Thomas puoi buttare
giù quella parete? -.
Per tutta risposta lui prese una
granata urlando "A TERRA!!!". Tutti si misero giù, coprendosi la
testa con le mani, mentre la parete della prigione esplodeva. Allison stava
tenendo per mano Isabella. Con l'altra mano prese Geremia. - Thomas aggrappati a
me. -.
- Che cosa? -.
- Fallo e basta! - ordinò lei.
Quindi batté due volte i suoi tacchi fra di loro: come per magia si sollevarono
da terra. Allison sorrise. - Era da anni che volevo provare questi micro-razzi.
E adesso... si vola!!! - quindi saltò fuori dalla finestra.
Isabella la guardava preoccupata.
- Significa che non l'hai mai fatto altre volte? -.
- E' la prima. - confermò Allison
come se volare sorretti da tacchi fosse la cosa più normale del mondo.
- E sei sicuro che ci reggano? -
domandò Geremia.
- Affatto. - rispose lei.
I 3 a parte lei urlarono a quelle
parole e proprio in quel momento i razzi smisero di funzionare. Sarebbero
precipitati. Come se non bastasse i soldati si erano affacciati dal forte e
stavano sparando addosso a loro.
- WO-OH! - urlò Allison come se
fosse la cosa più divertente del mondo.
- Tu sei completamente pazza! -
urlò Geremia cadendo.
- Esatto! - confermò lei,
entusiasta. - E' per questo che sono pericolosa per i miei nemici! -.
Thomas non perdeva tempo a
chiacchierare: aveva caricato il fucile e precipitando, ruotando su se stesso
riuscì a sparare qualche colpo eliminando qualche soldato rimasto troppo
stupito per pensare di mettersi al riparo.
E poi ci fu il contatto
con la dura terra. - Nemmeno Chuck Norris... - commentò Thomas.
Non sapevano come nessuno si era fatto nulla.
- Visto? E' andato tutto a
meraviglia. - Allison stava ancora sorridendo.
Proprio in quel momento furono
circondati. Di nuovo. Ancora. Thomas decise che la situazione doveva essere
presa in mano da qualcuno che sapeva quello che faceva.
- Geremia porta via Isabella! - gli ordinò. - Da Bonn. Qui ci pensiamo noi. -.
Cominciò a sparare per far posto
a Geremia e ad Isabella, che corsero fino a sparire nell'ombra. Adesso erano
solamente in 2 contro... parecchi. Che immediatamente fecero fuoco.
Sapevano entrambi cosa fare in quel momento: dovevano separare il gruppo di
soldati. Quindi si slanciarono contro di loro, cercando di non essere colpiti in
luoghi che non fossero coperti dall'antiproiettile.
Fu una trovata molto furba. I proiettili che non colpivano loro colpivano altri
soldati... in pratica si stavano uccidendo da soli. Ovviamente era un'azione
pianificata: sapevano perfettamente le conseguenze che comportava.
Allison stava correndo
all'indietro facendo fuoco su chiunque le capitasse a tiro. Sentì che qualcuno
da dietro la prendeva per i capelli... gli afferrò la mano da dietro e lo
sbatté con la schiena davanti a lei. - Voi della Marina mi avete veramente
rotto le scatole. -.
Afferrò quello che all'apparenza
era un profumo di Valentino. In realtà era una sostanza velenosa: cominciò a
spruzzarla intorno a sé correndo senza respirare; sapeva perfettamente i rischi
che correva compiendo quell'azione che poteva sembrare scriteriata. Ma era
abituata all'impossibile e quindi poteva farcela. Passò dalla parte opposta e
afferrò Thomas per portarlo via.
Quest'ultimo era rimasto ferito ad
una spalla. Allison lo portò al sicuro nascondendosi in una via buia della
città. Thomas si era seduto, mentre gemeva.
- Che è successo? - domandò lei.
- Ho un proiettile nella spalla. -
rispose lui. - Cavolo, Allie, fa male. -.
Allison si chinò su di lui
prendendo una torcia elettrica. Non aveva con sé gli strumenti. - Ce la fai a
tornare alla nave? - domandò lei.
- Non è quello il problema. -.
Qual'era allora?
- Non sono vaccinato. Non ho fatto
l'antitetanica. - gemette lui.
Lo sguardo di Allison si fece
grave. - Come no? E' obbligatoria. -.
- Devi togliermi questo
proiettile, amica. Non è profondo. Ci sono delle pinze nella mia tasca. -.
Allison le prese e le guardò. -
Sono sterilizzate. -.
Thomas non rispose ma ripeté di
togliere il proiettile.
- Tom, non posso... -.
- Toglilo e basta, bionda! - quasi
lo urlò.
Lei si rassegnò. - Se urli siamo
morti, Tom. - gli ricordò. - Ci troveranno. -.
- Non emetterò un rumore. -.
Si accinse a curarlo, ma non ce la
fece. - Antonella... - cominciò.
- Antonella adesso non c'è! - le
ricordò Thomas. - Sorella, vuoi togliermi questo proiettile sì o...? -.
Non finì la frase e si morse le
labbra, strabuzzando gli occhi. Allison l'aveva distratto e aveva tirato via il
proiettile. Lo lanciò via. - Non sperare che ti ricucia. Devi essere
disinfettato e bene. Ci penseranno Nell e Maurice. - lo disse con un tono di chi
pensava che l'argomento fosse concluso. Quindi lo aiutò a rialzarsi, per
tornare insieme alla nave.
Loro avevano fatto la loro parte.
Per quanto li riguardava il piano era concluso.
L'angolo della Matrix
Hi everybody!
Come vedete in questo capitolo si
è svolta la prima parte del piano... la liberazione della madre di Stub è
quasi completa. Ho preferito spezzare la liberazione in più capitoli perché
altrimenti sarebbe venuto un unico capitolo stralungo.
Mentre aspettiamo di sapere se
Isabella ce la farà a rivedere Stub, se Sveva dovrà usare le armi, come
entreranno in azione Antonella e gli altri e soprattutto che stanno combinando
Mary e Noah passo velocemente ai ringraziamenti!!
-
myki: beh Spiderpork è
stato semplice... è bastato pensare "da me" all'ennesima potenza
xD. Grazie per i complimenti (e anche Bonn ti ringrazia :)). Ti ho
sorpreso??? Me onorata *__*. E sono felice di rassicurarti... la tua
anti-zucchero Giulia è tornata, come hai potuto vedere da questo
capitolo... che è decisamente più "da me" non trovi. Ma come ti
ho già detto... un po' di romanticismo non uccide. ;) Bacione!
-
Lallix: grazie mille
per i complimenti!! Sono contenta di averti resa contenta con la scena
finale. E come puoi vedere in questo capitolo la tua Allison c'è parecchio
xD Quanto a Stub e ad Anna hai visto bene..... non ho nessuna intenzione di
far cessare la sfida fra di loro.
Mi sembra di aver detto tutto
quello che volevo... non mi resta che salutarvi... a presto!!
|
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Capitolo 13 *** 13. Fast and Furious ***
Capitolo 13
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 13:
Fast and Furious
Stub era appoggiato sul ponte
della nave, con gli occhi puntati verso il forte. Lo vedeva bruciare, sentiva
gli spari. Si chiese quanti di quelli erano contro sua madre, quanti contro i
suoi amici e quanti contro i soldati di Rogers. Automaticamente fece andare la
sua mano sulla pistola, e si sarebbe buttato in acqua dalla nave per raggiungere
il forte se non fosse stato per due parole che lo raggiunsero in quel momento.
- Stub no. - era la voce di Anna.
Stub non si voltò nemmeno verso
di lei. - Come potete chiedermi di stare qui fermo a non far nulla? -.
- Sei ancora debole. - gli
ricordò Anna. - Moriresti. Lo so che non è una cosa che ti spaventa. Ma tua
madre vuole rivederti. Non avrebbe senso che tu morissi. -.
- Questo è quello che pensa
Antonella. -.
- E ha ragione. - confermò lei. -
Tua cugina non è una stupida Stub. -.
Stub finalmente si voltò a
guardarla. - Secondo te dovrei restare qui con le mani in mano? -.
- Secondo me dovresti farla meno
drammatica killer. Hai sempre fatto tutto di testa tua. Da quando chiedi il mio
parere? -.
E fu una frazione di secondo. Stub
si gettò in acqua. Anna ci rimase di sasso. Non era quello che si aspettava.
Perché quel dannato killer doveva sempre complicare le cose? Perché doveva
sempre fare di testa sua? E sopratutto perché lei si sentiva sempre in dovere
di seguirlo?
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
Isabella nel frattempo stava
correndo verso la carrozza che la aspettava. Non si era stupita di conoscere Tom
ed Allison... Geremia le aveva detto che Stub era diventato un killer.
All'inizio Isabella non poteva credere che il suo bambino fosse diventato un
killer. Il migliore oltretutto. Di conseguenza il peggiore in senso umanitario.
Poi si era detta che lui era un killer... però lei era una pirata... insomma,
da che pulpito arrivava la predica? Una pirata che considera amorale esercitare
la professione di killer.
Geremia la condusse sana e salva
fino alla carrozza. Patrick la salutò con un gesto della mano, prima che
Geremia la spingesse dentro. Isabella si ritrovò accanto a Bonn.
- Bonn! - esclamò gioiosa.
- Isabella! - Bonn l'abbracciò
calorosamente. - Non sai che piacere rivederti sana e salva. -.
Patrick nel frattempo aveva
rimesso in moto la carrozza. Geremia era seduto accanto a lui, il suo compito
era quello di controllare che nessuno si avvicinasse. Si sporse un po'
all'indietro per assicurarsi che nessuno li stesse inseguendo. Magra speranza
purtroppo. Un reggimento era dietro di loro. Quegli uomini in uniforme erano
sempre più vicini. Rogers aveva mobilitato un bel po' di truppe quella notte
per non far fuggire la prigioniera... supponeva che glielo avesse suggerito
Lavinia, sapendo bene che sarebbero arrivati rinforzi dal futuro.
Disse a Patrick quello che aveva visto. Patrick lo guardò. - Secondo te ce la
facciamo ad arrivare alla nave? -.
- No. - rispose il biondo. - Anche
perché non sappiamo dove siano gli altri. Anche se riuscissimo ad arrivare alla
nave dovremmo partire subito lasciando degli uomini a terra. -.
Patrick sapeva che quello che
diceva il ragazzo non era un discorso stupido. - Sai condurre questi cavalli? -.
- Sì. - rispose Geremia. Patrick
saltò giù, sfoderando spada e pistola. Bonn lo vide attraverso il finestrino.
A quel punto sapeva che quasi tutto era nelle mani di Sveva.
- Sveva! Aspetta che la carrozza si sia allontanata un po' e poi tu e Isabella saltate
giù. I soldati seguiranno la carrozza, Geremia sa già quello che deve fare. Io e Patrick adesso cercheremo di
trattenerli. -.
Sveva si sentì gelare il sangue
nelle vene a quelle parole. In quel caso forse lei avrebbe dovuto combattere...
Bonn saltò fuori prima che lei
potesse dire qualcosa, seguendo l'esempio di Patrick. Sorrise beffardamente non
appena vide il reggimento.
- Gliela facciamo vedere noi, eh
Rick? -.
- Certamente. - Patrick fece
roteare la spada elegantemente. Era proprio un damerino.
Furono raggiunti dal reggimento.
Non ci fu il tempo di discutere. Di sapere se la donna e l'uomo davanti a loro
erano pirati o ignari passanti che si trovavano nel luogo sbagliato al momento
sbagliato. Gli uomini
attaccarono. E i nostri due eroi fecero altrettanto.
Bonn sparava con la mano sinistra su chiunque le capitasse a tiro, si serviva
invece della mano destra per brandire la spada contro coloro che le si
avvicinavano troppo. Movendosi velocemente riusciva ad evitare i colpi di
pistola, ma sapeva che per quanto forte potessero essere lei e Rick non
avrebbero mai vinto.
Dicono che quando si sta per morire tutta la vita passi davanti agli occhi.
Bonn mentre combatteva ripassava mentalmente tutta la sua vita, rendendosi conto
che non si pentiva di quello che aveva fatto fino a quel momento, pensando che
la sua vita era esattamente la vita che almeno una volta sognano tutti. Nel suo
caso era realtà.
Guardò Rick, che stava
dimostrando di essere un vero pirata a discapito del suo aspetto da gentiluomo.
Si chiese se anche lui stava pensando le stesse cose. Se anche lui sapeva che
quella sarebbe stata la loro ultima impresa. Forse sì.
Più probabilmente no. Infatti
Bonn non aveva fatto i conti con i suoi nuovi amici venuti dal futuro. Ci furono
dei colpi di pistola, velocissimi, a ripetizione, che non sbagliarono mai
bersaglio. Provenienti da una pistola maneggiata da mano cosciente di quel che
faceva. Da una mano da professionisti.
Le pistole di Antonella fumavano
ancora quando tutti si voltarono verso di lei. Fu proprio a quel punto che Masky
e Maurice cominciarono a lanciare granate dall'altro lato. Ci fu il putiferio.
Il combattimento ricominciò più furioso di prima, più veloce di prima. Armi
antiche si alternavano ad armi moderne, troppo moderne per ricevere un
contrattacco. Antonella e Bonn sembravano due furie: si abbattevano sui loro
nemici con la forza di un ciclone: Bonn ci metteva tutta la passione che una
pirata poteva mettere per salvarsi la vita, un furioso disperato tentativo di
sopravvivere. Antonella invece agiva freddamente, calcolatrice, andando a
ricercare le posizioni da cui avrebbe potuto colpire più uomini in meno tempo.
In quel momento Antonella non era una persona, ma una macchina micidiale da cui
conveniva stare lontani.
E se Maurice si difendeva
nervosamente e di malavoglia, in quanto non era nella sua mentalità uccidere,
nemmeno per difendersi, Masky era tranquillo e guardava tutto lo spettacolo come
se fosse stato un telefilm noioso alla tv. Stava pensando a quanto erano
sprovveduti quei soldati... grandi e grossi si facevano battere da 5 persone: 2
donne, 1 bambino, 1 damerino e 1 scienziato pazzo... roba dell'altro mondo...
Qualcuno dei nemici riuscì a inseguire la carrozza, non visto. Alcuni morirono.
Gli altri si diedero alla fuga.
- Che codardi. - commentò Masky
alla fine.
Rick li guardava riconoscente. -
Come mai siete qui? -.
- Volevamo fare un po' di
confusione al forte in realtà. - rispose Maurice. - Ma poi abbiamo pensato che
forse avevate bisogno d'aiuto. -.
- Ottima intuizione. - confermò
Bonn.
Antonella stava guardando verso il
mare. - Torniamo alla nave. -.
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
Sveva e Isabella avevano fatto
quello che Bonn aveva detto loro e si erano rifugiate in una via un po'
nascosta, in attesa che le acque si calmassero prima di tornare alla nave. Sveva
sperava in quel modo di evitare qualsiasi tipo di combattimento... aveva con sé
i bracciali ma non la voglia di usarli.
Isabella nel frattempo si stava
chiedendo quale tipo di rapporto avesse Stub con quella ragazza che sembrava
avere molta paura. Di sicuro non era una killer. Sapeva solamente che il suo
nome era Sveva, poi la ragazza non le aveva rivolto più la parola... sembrava
che temesse che il minimo respiro avrebbe fatto notare ai soldati la loro
presenza. Se ne stavano quindi in silenzio, avvolte nell'ombra.
Ma non bastò quello a
proteggerle... evidentemente Rogers aveva previsto che la prigioniera riuscisse
a fuggire, quindi aveva ordinato alle guardie di controllare in qualsiasi via
della città. Sfortunatamente per le due fuggiasche i soldati non avevano
abboccato all'inganno della carrozza... quindi si erano messe a cercarle per
bene. Isabella riusciva chiaramente a sentire i passi di almeno 10 persone che
si avvicinavano.
- Oh, no. - gemette Sveva,
sentendoli. - Oddio... e adesso che facciamo? -.
Isabella la guardò sorpresa. - Tu
non sai che fare? -.
- Io ho solo paura. -.
- Non hai delle armi? - domandò
la madre di Stub.
Sveva improvvisamente si ricordò
dei bracciali. Li mise in funzione. Isabella nel frattempo sembrava aver deciso
che se fossero rimaste in quel vicolo cieco per loro sarebbe stata la fine.
Quindi uscirono allo scoperto.
Le guardie le videro. Sveva fu percossa da dei brividi di paura quando vide che
stavano per far fuoco su di loro. Guardò immediatamente le sue braccia al
titanio mentre la sua testa pensava senza mai smettere "Sveva devi fare
qualcosa, Sveva devi fare qualcosa, Sveva devi fare qualcosa". Ma
cosa?
Ci mise troppo a pensare, i soldati cominciarono a far fuoco su di loro.
Fortunatamente Isabella era pronta di riflessi, afferrò Sveva per la vita e si
buttò di lato, rotolando per terra, trascinando con sé la ragazza. Rotolarono
per qualche metro.
Quell'azione fece calmare i
battiti nel cuore di Sveva che aveva preso a pulsare troppo velocemente. Il
tempo di pensare era finito. Quello di agire era giunto.
Stese il braccio destro e col sinistro attivò il razzo. Cercò di concentrarsi
prendendo la mira e quando lo ritenne opportuno lo sparò. Il razzo finì in
mezzo a 6 di loro e li fece esplodere.
Sveva non poteva e non voleva
credere a quello che aveva appena fatto. Aveva ucciso un uomo... anzi a dire la
verità 6. Si sentì sporca, vile, indegna. Spaventata. Persa. Eppure sapeva che
non era finita. Ne rimanevano 4 e Isabella era disarmata. Forse fu il pensiero
che quella donna era la madre di Stub, forse fu il pensiero che era costretta a
farlo per salvarsi la vita, forse fu il puro e semplice pensiero di Stub che la
spinse a gettarsi contro gli altri uomini rimanenti.
Cominciò tirando un cazzotto in faccia al primo che le capitò sottomano.
Quello provò a spararle, ma aveva il giubbotto antiproiettile. Indietreggiò,
perché il pugno di titanio gli aveva fatto saltare qualche dente.
Poi Sveva fece ricoprire le braccia con gli spunzoni. Tirò qualche pugno con
quelli, sfigurando la faccia dei malcapitati. Era veloce nei movimenti ed era
accecata dalla furia di salvarsi la vita. Uno di loro provò ad affrontarla con
la spada. Riuscì a ferirla su una guancia. Sveva lanciò un urlo allucinante,
facendo indietreggiare l'uomo, l'unico rimasto vivo. Isabella decise di
intervenire e prima gli pestò il piede, poi lo infilzò con la stessa spada
dell'uomo.
La bionda Sveva però non faceva
altro che passarsi la mano sulla guancia, continuando a urlare. Le bruciava da
morire. Ma più di quello era la paura. Avrebbe potuto farle più male. Avrebbe
potuto tagliarle la gola. Avrebbe potuto ucciderla. Scoppiò a piangere come una
bambina.
Lei non voleva rischiare la vita in quel modo. Ci teneva troppo.
Inoltre non riusciva a credere a quello che aveva fatto. Aveva ucciso. Quella
notte ci sarebbero stati delle vedove e degli orfani per causa sua. Solamente
perché lei era stata così egoista dal non voler morire al posto dei mariti.
Aveva sempre sentito dire che l'istinto di sopravvivenza era molto forte
nell'uomo... ma non immaginava che lei avrebbe potuto arrivare a quei livelli.
Isabella provò a dirle qualcosa
per consolarla, ma non ebbe molto successo. Sveva non voleva parlare con lei.
Non voleva parlare non nessuno. Si guardò le punte dei capelli... erano
diventate bianche.
Fu in quelle condizioni che tornò
alla nave. Federico la stava aspettando. - Sveva! - esclamò non appena la vide.
Lei ancora in lacrime gli si gettò tra le braccia. - Ho ucciso, Fede! Ho
ucciso! - era una fontana a ruota libera. Era sconvolta.
- Non piangere Sveva. - cercava di
rassicurarla lui. - Lo hai fatto solo per difenderti. -.
- Non è giusto! Non è giusto. -
tirò su col naso, mentre le lacrime si mischiavano al sangue che usciva dalla
sua guancia.
Lui la scostò un po' da sé per
guardarla. - Io invece lo trovo giustissimo. - sorrise con aria da mascalzone. -
In fondo cosa me ne può importare di loro? Preferisco mille volte avere te. -.
Fu un attimo: Federico le stampò
un bacio su quella bocca rossa, un po' per il colore naturale, un po' per il
sangue. Sveva era rimasta senza parole... e senza più lacrime, con
un'espressione talmente interrogativa in fronte che Federico non poté far altro
che scoppiare a ridere.
Le sue risate echeggiarono nella
notte. Ma furono improvvisamente interrotte da Isabella che era appena tornata
sul ponte dopo essere stata nella stanza di Mary e Bonn.
- Dov'è mio figlio? -.
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
- Non so se sei più idiota tu che
sei saltato di sotto o io che ti ho seguito. - stava protestando Anna, mentre
col killer si dirigeva verso il forte.
- Tu. - rispose Stub, senza
nessuna incertezza.
Anna non rispose nulla...
probabilmente sapeva che il killer per una volta aveva ragione. Si stava
pentendo si averlo seguito. Non aveva senso quello che stavano facendo. Poi lei
ripensò quando mai aveva avuto un senso quello che avevano fatto fino a quel
momento.
Che fosse il loro destino fare cose senza senso?
Silenziosi come ombre nella
confusione causata dall'esplosione provocata da Noah e Mary riuscirono ad
entrare nel forte.
- Dove vuoi arrivare? - domandò a
Stub, mentre salivano per le scale.
- All'ufficio di Rogers. - le
disse lui.
- Che cosa? -.
Stub non si fermava nemmeno per
parlare, saliva le scale di corsa, mentre Anna continuava a protestare. - Si
può sapere cosa ti sei messo in testa? Vuoi farti prendere? Vuoi che tua madre
non ti riveda? -.
- Voglio vederci chiaro nella
faccenda di Lavinia. Se c'è qualcosa sono sicuro che si nasconde nel suo
ufficio. -.
- Lascia perdere mia cugina. -
sbottò lei. - Tua madre probabilmente a quest'ora è già sulla nave. -.
- Non ne sono sicuro. Per questo
dopo aver trovato quello che cerco voglio fare un po' di rumore... per creare un
diversivo. -.
Anna scosse la testa contrariata.
Era completamente inutile parlare ragionevolmente con Stub quando si metteva in
testa una cosa. Non c'era riuscita Antonella figurarsi se poteva riuscirci lei.
Si diede dell'idiota perché non solo non l'aveva fermato ma si era anche
lasciata coinvolgere. Al diavolo il bacio che si erano dati, quell'essere
rimaneva il solito, inutile, irragionevole, stupido killer!
La cosa incredibile è che era Anna a guidarlo... lei sapeva dove si trovava
l'ufficio: l'aveva visto solamente dall'esterno, era vero, ma il suo senso
dell'orientamento non era niente male.
Poco dopo lo raggiunsero. E furono
sorpresi di trovare Noah. Forse non quanto Noah si sorprese di vedere lì loro
due. - Che ci fate voi qui? - domandò.
- Lui. - Anna indicò Stub.
Il Lui in questione spiegò quello
che aveva intenzione di fare. - La stessa cosa che sta facendo Mary. - replicò
Noah. Stub se lo aspettava. Era normale che una donna come lei pensasse a cose
del genere.
In fondo la cosa non stupì nemmeno Anna.
Stub fece per proseguire, ma Noah
lo bloccò. - No. Lascia fare a Mary. - gli stava stringendo il braccio. -
Aiutami a fare la guardia. -.
Proprio in quel momento sentirono
dei passi. Tutti e tre sfoderarono le spade, pronti all'ennesimo combattimento.
Comparvero i soldati. Con loro
c'era Rogers.
- Fatelo passare. - ordinò Noah a
voce bassa. - E quando vedrete prendere fuoco la porta dell'ufficio potremo
andar via. E' il segnale. -.
Infatti Mary era stata chiara con
lui. Rogers era suo.
In quel corridoio si abbatté la
furia dei soldati che si erano lasciati sfuggire la prigioniera e in quel
momento reclamavano vendetta, per loro, per i loro compagni morti, per il loro
governatore. Era un loro dovere proteggere la città da quei pirati e lo
sentivano tantissimo. Senza contare che avrebbero ricevuto onori che non osavano
nemmeno immaginare se ci fossero riusciti... ognuno di loro sognava di essere il
nuovo Maynard.
Ma forse il sogno dei tre che gli si pararono davanti era più forte del loro:
restare in vita.
Noah non poteva morire perché doveva proteggere Mary.
Stub non poteva morire perché doveva riabbracciare sua madre.
Anna non poteva morire perché doveva tornare nel futuro a fare kite almeno
un'ultima volta.
Nella confusione che ne seguì,
tra rumori di spade e urla di uomini, Rogers riuscì a passare. Lui non voleva
quelle che ai suoi occhi erano 3 mezzecartucce. Lui voleva lei. Lui voleva Mary.
La nostra pirata intanto stava
frugando tra la roba di Rogers. Nei cassetti della scrivania, in alcuni
doppifondi aveva trovato delle lettere indirizzate a Lavinia. Le aveva prese
velocemente e le aveva messe al sicuro, tra la camicia e la sua pelle. Aveva
buttato all'aria anche una buona parte della libreria, nel tentativo di scoprire
altro. Il suo piano era quello di prendere e di dar fuoco a tutto. Era da molto
tempo che voleva fare una sorpresa del genere al caro Rogers.
Proprio in quel momento sentì la porta dell'ufficio aprirsi. Non fu affatto
sorpresa di vedere Woodes richiudere la porta dietro di sé.
- Ah, sei tu. - disse solamente.
- Sì. Sono io. -.
Il governatore delle Bahamas aveva
i capelli neri e gli occhi dello stesso colore... non molto alto, con l'aria a
signorotto. Tuttavia, nella sua eleganza, Mary non faticava a vedere in lui
l'ombra del pirata che era stato.
- Sei in trappola Mary. Che cosa
hai intenzione di fare? -.
Mary sfoderò la spada. -
Ucciderti a dire la verità. -.
Rogers sfoderò la sua.
Le loro lame si incrociarono più
di una volta. - Avevo sentito parlare della tua bravura Mary. D'altronde
cos'altro potevo aspettarmi da una donna che ha combattuto nella battaglia delle
Fiandre? -.
Gli occhi di Mary a quelle parole
si ridussero a fessure. - Il mio passato non è cosa che ti riguarda. -.
Ancora una volta con le lame
incrociate. - Eppure tu hai avuto un passato così emozionante. -.
- Anche tu a quanto mi ricordo. -
Mary lo spinse via. - Corsaro intorno al mondo. Poi ti sei venduto e sei
diventato un governatore. - lo attaccò.
Lui indietreggiò di ben 5 passi.
- Io ho sempre lavorato... -.
- ... per altri. - concluse lei. -
Uno sporco corsaro, solo questo sei stato. -.
- Io almeno non ho tradito. Non
sono mai stato un fuori legge. -.
Mary scoppiò a ridere. - Il mio
passato, Rogers, è stato glorioso, come il tuo non potrà mai esserlo. Io prima
combattevo per la mia patria e ne vado fiera tutt'ora. Tu invece eri solo un
aspirante pirata troppo codardo per fare i tuoi arrembaggi non protetto da
qualche altro governatore. Adesso tu sei qui solamente per la tua codardia. Io
sono qui per quello che valgo: sono riuscita a fare quello che tu mai hai osato
fare. Unirmi ad un vero pirata. -.
Quella volta fu il turno del
governatore di ridere. - Calico Jack non è mai stato un vero pirata. E' solo un
incosciente che presto pagherà per non aver accettato l'amnistia. -.
Mary posò la spada, sorridendo
con lo sguardo di chi vuol far arrabbiare qualcuno e si diverte nel farlo. -
Ammettilo Rogers. Dai la caccia ai pirati solamente perché fanno quello che tu
non hai mai avuto le palle per fare. In particolare insegui noi perché te la
facciamo sempre e perché hai paura che qualcuno possa prenderci prima di te. E'
già successo in fondo no? 2 anni fa se non ricordo male Barbanera ha rifiutato
l'amnistia... ma non sei stato tu a prenderlo... te lo sei fatto soffiare da
quel vigliacco di Maynard e da Alexander Spotwood... un governatore molto
migliore di te da questo punto di vista a quanto si dice. - ammiccò. - Ha
compiuto la cattura del secolo. -.
A quelle parole Rogers si fece
più feroce che mai... non gli piaceva la storia dell'amnistia che Edward Teach
aveva rifiutato. Avrebbe voluto essere lui a prenderlo.
Mary sapeva perfettamente che quella storia gli bruciava parecchio.
Ormai sapevano entrambi che non
c'era nulla da dire: Mary sapeva di averlo fatto infuriare abbastanza. Rogers
sapeva che qualsiasi cosa avesse detto con lei non avrebbe attaccato.
Furono le spade a parlare per loro. Rogers si difendeva bene e attaccava con
maestria, ma lui era stato solamente un corsaro. Mary aveva militato
nell'esercito e la sua bravura era pressoché imbattibile.
Lei prese una fiaccola e appiccò
il fuoco nella catasta di libri che aveva consultato alla ricerca di qualcosa.
Lui tentò un affondo, accecato
dall'ira, cercando di colpire le gambe di lei, ma Mary fu più veloce e saltò
sulla scrivania, ormai in fiamme. Il fuoco era divampato velocemente e li
abbracciava ballando la danza mistica dell'odio.
Mary saltò giù dalla scrivania e ricominciò il corpo a corpo: le spade
cozzavano fra loro con forte impeto, scontrandosi sempre più selvaggiamente. I
loro passi si susseguivano senza mai fermarsi, avanti e indietro, avanti e
indietro.
Mary fece una giravolta, ma la spada di Rogers fu pronta ad attenderla. Lei si
abbassò, evitando che con un colpo lui le tagliasse la testa e
contemporaneamente lo ferì ad una gamba. La pirata sapeva perfettamente che non
era sufficiente... Codardo o no, era pur sempre stato un corsaro.
Rogers non emise un solo gemito e tornò a combattere ancora più arrabbiato di
prima, mentre le fiamme li circondavano.
Per Mary la faccenda si stava facendo troppo calda... aveva trovato quello che
voleva, aveva bruciato il resto. Non era riuscita ad uccidere l'origine dei loro
mali, ma poco importava.
Velocissima salì sulla finestra e
di lì saltò addosso a Rogers conficcandogli la spada appena sotto la spalla
sinistra. Estrasse la spada e lui cadde in ginocchio davanti a lei, ansimante. -
Questo è quello che meriti. - caricò la sua voce di disprezzo. - Addio Rogers.
-.
Risalì sulla finestra e saltò
giù. Atterrò senza farsi male. E poi corse via, nella notte, di ritorno alla
nave.
L'angolo della Matrix
Hello!!
Mi dispiace un sacco per il ritardo ma questo è un periodo un po' così
così... spero in ogni modo che questo capitolo vi sia piaciuto. In questo modo
si conclude la missione per liberare Isabella. Ma non la fan fiction, non
temete.
Vorrei ripetere inoltre che le
storie di Mary ed Anne saranno raccontate in uno dei prossimi capitoli. In
quanto alla faccenda di Barbanera e di Maynard, beh, mi piace pensare che Rogers
non abbia mai digerito il fatto che Teach non solo non abbia accettato
l'amnistia ma sia anche riuscito a sfuggirgli. Probabilmente in realtà a Rogers
non importava un bel nulla di Barbanera.
Adesso passiamo ai ringraziamenti
-
myki: hai appena visto
Sveva all'opera... in ogni senso xD. Ho cercato di renderla meno eroina
possibile... in fondo è la natura del suo carattere quella di avere paura.
Sono contenta che ti sia piaciuta la scena di Geremia xD. Quanto a Stub,
come hai visto, riesce sempre a fare quello che vuole... come si può
pretendere che se ne stia con le mani in mano? E' un po' come te... Bacione!!
-
BabyzQueeny: sono
davvero contenta che ti siano piaciuti i due scorsi capitoli. Spero che ti
sia piaciuto anche questo :) Bacione!!
-
DamaArwen88: ok,
tranquilla... alla fine ti mando tutte le armi xD. Sono inoltre contenta che
ti sia piaciuta la scena tra Anna e Stub, come sai, ho fatto fatica a
scriverla. Quanto a Geremia non credo che lo dica a Nelly... Allison, si è
una pazza... e come te proprio per questo l'adoro. Per Tom dovrai aspettare
un po'... spero che tu abbia gradito anche questo chap... Bacione!!
-
Lallix: sì, è
matta... ricordiamoci che è una caricatura... e non scordiamoci di chi è
la caricatura xD. Quanto al fatto dell'essere improbabile... non se l'hai
notato ma la maggior parte delle cose che accadono in questa storia sono,
come dire, improbabili xD E sopratutto loro sono professionisti... abituati
a cose ben peggiori. Isabella finalmente è libera. Aspetto di sapere che ne
pensi di questo. Bacione!!
A presto (spero)
@matrix@
|
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Capitolo 14 *** 14. La scelta di Antonella ***
Capitolo 14
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 14:
La scelta di Antonella
Stub correva in direzione della
nave. Noah e Anna erano dietro di lui, ma non faceva caso a loro. La sola cosa a cui
pensava in quel momento è che probabilmente sua madre a quell'ora era già
sulla nave. Che dopo anni e anni finalmente avrebbe potuto riabbracciarla.
Era entusiasta. Finalmente avvistò lo William, la nave dove sarebbe avvenuto
l'incontro da lui tanto atteso. Gli sembrò che brillasse di luce propria. Anche
perché, notò, di altre luci non ce n'erano.
Si fermò all'istante. Per quale
motivo non ce n'erano? Anna e Noah si fermarono accanto a lui. Lo sguardo di
Noah si fece preoccupato. - Come mai non c'è nessuno a bordo? -.
I tre indietreggiarono. Quella
cosa puzzava loro di trappola. - Qualcuno deve andare a vedere. - Anna disse la
sua opinione. - Uno solo. In modo che gli altri sappiano se c'è qualcosa che
non va. -.
- Vado io. - si offrì Stub.
- No. - si oppose Noah. - Tu eri
già debole prima. Adesso hai combattuto e lo sei ancora di più. Se davvero è
successo qualcosa non sarai in grado di difenderti. -.
Non diede tempo ai due di
replicare, si avvicinò alla nave e infine salì a bordo.
La prima cosa che Noah
vide furono delle armi sparse sul ponte, qualche vetro rotto, l'albero maestro
rovinato. Provò ad entrare dentro e vide che quasi tutto era distrutto. Come un
fulmine spalancò quella che era la camera di Anne e Mary. Semi-distrutta pure
quella, con ancora qualche traccia ancora fresca di sangue.
"Che il diavolo
mi porti se non è successo qualcosa qui dentro" pensò.
Quindi uscì di nuovo. E vide una donna legata e imbavagliata in un angolo del
ponte che lo guardava scotendo la testa, come se avesse voluto dirgli di andar
via.
Noah fece l'opposto. - Isabella! -
esclamò mentre si precipitava a liberarla. Le tolse il bavaglio.
- NO, NOAH! - urlò anche se ce lo
aveva vicino. - NOAH VA' VIA!! E' UNA TRAPPOLA!!! -.
- Va tutto bene. - tentò di
rassicurarla lui.
- VATTENE VIA! - urlò.
Le sue grida si sentivano anche
dal luogo dove si erano appostati Anna e Stub. Quest'ultimo non faticò a
riconoscere la voce di sua madre.
Dopo ciò un rumore di uno sparo
echeggiò nell'aria. Accompagnato da un urlo di donna. - AAAAAAH! -.
Stub non ci vide più e cominciò
a correre verso la nave. - MAMMA! - stava urlando. - MAMMA! -. Anna gli correva
dietro e riuscì a raggiungerlo, spingendolo per terra. Rotolarono per un po',
mentre Anna gli tappava la bocca. Stub in tutta risposta le morse la mano. Anna
riuscì a ribaltarlo. Era sopra di lui e gli mollò un cazzotto in faccia e una
ginocchiata nello stomaco. Quest'ultima mossa di Anna gli aveva mozzato il
fiato.
- Mi dispiace. - gli sussurrò
all'orecchio. - Ma era l'unico modo per farti stare in silenzio. - si alzò,
dando così la possibilità al ragazzo di respirare. Fu in quel momento che si
accorse della lunga ferita da arma bianca che gli aveva squarciato la camicia e
buona parte della carne sotto di essa. Perdeva ancora sangue.
Durante la corsa nel buio non l'aveva vista. Lui era troppo avanti.
- Sei ferito! - esclamò.
- Questo? - Stub rialzandosi
indicò la ferita. - Non è niente. - aveva un tono di voce neutro. - Sono
abituato a ferite peggiori. -.
- Lo spero per te. - fece una voce
alle spalle di Anna. Mary era arrivata.
Aveva sentito gli spari e aveva
visto Anna e Stub dileguarsi... li aveva seguiti, per capire quello che stava
succedendo. - Dov'è Noah? - la sua voce si incrinò appena.
Stub la guardò negli occhi,
mentre Anna abbassò lo sguardo. La notizia arrivò a Mary dritta come un colpo
di pistola. Spalancò gli occhi come se fosse stata colpita in pieno cuore. E lo
era stata. Il suo respiro si fece più affrettato che mai. - Che... cosa... è
successo? - sillabò.
- Hanno attaccato la nave. -
spiegò Stub, mantenendo un tono di voce freddo e distaccato. - C'era silenzio
quando siamo arrivati e Noah è andato a controllare. Ho sentito uno sparo e la
voce di mia madre gridare... - fece una pausa. - Non so chi sia stato colpito.
- non sapeva chi fosse ma dal tono di voce si capiva che sperava fosse Noah.
A quelle parole Mary sembrò
ricominciare a respirare regolarmente, avendo finto di non accorgersi della
speranza di lui. Stub si alzò, lasciando dietro di sé
una scia di sangue. - Appunto per questo adesso vado a vedere chi è il
vigliacco che ha fatto una cosa simile. -.
- Davvero non ci arrivi da solo? -
domandò Anna sarcastica.
Mary guardò Anna, capendo a chi
si stava riferendo la ragazza. - Probabilmente hai ragione, è stata Lavinia. Ma
tu. - e indicò Stub. - Non andrai da nessuna parte adesso, se non nella
locanda. -.
Stub scosse la testa. Non se ne
sarebbe stato fermo in quella situazione. Voleva vendicare il brutto tiro che
gli avevano giocato. Superò Mary diretto alla nave, quando la voce di lei lo
raggiunse. - Ti avevo detto anche questa sera di stare sulla nave. Tu hai voluto
fare come più ti importava e adesso tu sei ferito e non hai rivisto tua madre. Sulla nave
la tua pistola avrebbe potuto essere utile al momento dell'attacco. - Stub si
voltò per guardare il suo sguardo severo. - Non mi interessa se tu nel tuo
mondo sei un famoso killer. Questo non è il tuo mondo. Quindi smettila di fare
l'eroe e una buona volta fai quello che ti dico. Perché altrimenti non ne
uscirai vivo. E come te neppure tua madre. -.
Anna guardò Mary ammirata. Di
solito le persone non si rivolgevano con quel tono a Stub, perché pensavano che
fosse pronto a ucciderli. Solo Anna aveva fatto un'eccezione e infatti tutti si
chiedevano come mai fosse ancora in vita. Ma neppure quella volta lui sembrava
intenzionato a far del male alla pirata. Anna conosceva fin troppo bene lo
sguardo che aveva sulla faccia in quel momento: lo sguardo di chi decide di
passar sopra un'offesa ma non la dimentica.
Dal canto suo l'espressione di Mary era indecifrabile. Si avvicinò a Stub e
l'aiutò a sorreggersi. Quindi cominciarono a dirigersi verso la locanda che
avevano lasciato.
Mary non salutò nemmeno. Appena
entrò lei si diffuse il silenzio. - 1 camera! - esclamò. - Per 3 persone. E un
medico. Subito. -.
Le parole di Mary erano come
ordini per loro. Scattarono tutti, chi per darle le chiavi della camera, chi per
chiederle cosa era successo, chi per andare a chiamare un dottore.
Anna aprì la porta della camera. C'erano tre letti, uno matrimoniale e uno
singolo, non molto grandi in realtà. Proprio sotto la finestra che dava sul
cortile interno c'era un piccolo scrittoio e accanto ad un armadio in legno
trovavano posto 3 sedie. Era semplice, un po' spartana forse, ma c'era
l'essenziale. Mary aiutò Stub a stendersi sul letto singolo tamponando il
sangue con un asciugamano. Dopo nemmeno 10 minuti era arrivato il medico.
Nella stanza c'erano solamente
loro 3 più il medico. Anna sedeva accanto a Stub, aiutando il medico.
Stub aveva la testa appoggiata sul cuscino, con gli occhi vitrei, persi nel
vuoto. Anna non poteva percepire i suoi pensieri: il suo sguardo era freddo,
distaccato. Mentre il dottore ricuciva la ferita non emise un solo gemito. Non
fu percorso da brividi di dolore. Anna avrebbe giurato che fosse morto se non
fosse per il fatto che le stava stringendo la mano.
Come faceva ad essere così
impassibile? Forse era sua madre quella a cui avevano sparato... e lui era
immobile, respirando addirittura in modo impercettibile. Calmo. Che fosse la
calma della rassegnazione? Anna ne dubitava... gli occhi di lui erano troppo
inespressivi per essere rassegnati. Anna pensò che stesse guardando Mary.
Provò a sollevare lo sguardo da lui alla pirata.
Mary era accanto alla finestra,
appoggiata al muro con la spalla destra, che guardava in direzione del forte. I
suoi occhi invece erano colmi di una malinconia che Anna non pensava Mary
potesse provare... evidentemente la donna poteva.
"Perché?" si stava
chiedendo Mary "Perché di nuovo? E' una maledizione la mia. Una
maledizione che mi insegue da prima che nascessi. Noah... non ti accadrà
niente... te lo prometto". Ma per la prima volta nella sua vita Mary non
sapeva come mantenere una promessa fatta.
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
Plic. Ploc. Plic. Ploc.
Era una delle tante gocce d'acqua che cadeva nella prigione e che Sveva stava
osservando. Non era mai stata dietro a delle sbarre: aveva paura, ancora una
volta nella sua vita. Si odiava per questo.
Cercava di non sentire Isabella
che piangeva perché ancora non aveva rivisto sua figlia. Anne cercava di
consolarla, ma non poteva capirla fino in fondo: lei non aveva figli.
E se Allison non faceva altro che urlare minacce dalle sbarre, privata di ogni
sua arma, propria e non, Antonella sedeva
accanto a queste persa nei suoi pensieri... non era difficile intuire a chi
stesse pensando in quel momento. Poteva capirla... anche lei era in ansia per
Federico.
Nell era persa nei suoi ricordi... Mary le aveva consigliato di dirlo subito a
Geremia. Mary aveva ragione e Nelly si diede della stupida per non averlo fatto
prima, per non averle dato retta. Il suo cervello in quel momento era una nave
che affondava in sentimenti contrastanti: da una parte la rabbia contro sé
stessa per non aver previsto il fatto che avrebbero tentato un agguato
prendendoli tutti in gruppi separati com'era successo; era in ansia per Geremia;
e come se non bastasse cercava il modo per uscire di lì.
E che ne era di suo cugino? Avevano preso anche Stub infine?
Pensava che tutto quello stava succedendo per Anna. Per colpa sua. E odiò lei
per questo.
Proprio in quel momento qualcuno scese le scale fino alle prigioni. Era una
guardia. - Chi di voi è Antonella? - domandò.
Nessuna di loro rispose. Nessuna di loro voleva tradire Antonella, e lei non
aveva nessuna voglia di andare con la guardia, in qualunque posto avrebbe voluto
portarla. Solo quando prese il fucile e minacciò di sparare su Allison, lei si
decise ad alzarsi.
- Finiresti per farti male con
quello. - disse alla guardia, indicando il fucile. - Rimettilo a posto. -.
La guardia aprì la cella giusto
per farla passare. Nemmeno Allison fu più veloce di lui a tentare di liberarsi.
Dopodiché l'uomo tirò uno schiaffo ad Antonella.
- Nessuno mi dice quello che devo
fare, ragazzina. -.
Ma quelle parole gli costarono un
pugno nel costato, che giunse da Antonella con precisione. Peccato che la
guardia indossasse quella che poteva definirsi una cotta di maglia in piena
regola. Antonella si massaggiò le nocche e si pentì di quell'azione azzardata,
perché la guardia, arrabbiata l'afferrò per i capelli.
Antonella dovette ammettere che era bravo: presa in quel modo nemmeno lei poteva
fare qualcosa. Quindi si lasciò condurre su per le scale, sospirando.
La guardia la stava
conducendo per i corridoi del forte, e lei stava memorizzando ogni singolo
corridoio: credeva di aver addirittura individuato l'uscita.
Quindi arrivarono in una specie di salotto. La guardia le disse di sedersi sul
divano e di restare lì, quindi la lasciò sola.
Antonella a quel punto avrebbe
potuto scappare, ma non era nuova del mestiere e poteva dire quasi con certezza
che in quel momento c'era almeno una persona ad osservarla tenendola d'occhio.
Infatti poco dopo la porta si aprì. Antonella non si voltò per vedere chi
fosse ma aspettò che la persona si mostrasse. Lavinia.
La ragazza si sedette sul divano accanto a lei. Poi sorrise.
- Ciao. - la salutò.
Antonella non ricambiò il suo
sguardo, quindi Lavinia continuò. - Tu lo sai perché sei qui? - non si
aspettava davvero una risposta. - Sei qui perché io voglio Anna e con lei la
mia eredità. -.
Antonella non avrebbe voluto
farlo, ma pensò che Lavinia avesse ragione: era tutta colpa della rossa.
- A me non interessano quei pirati
e soprattutto non mi interessa Woodes Rogers. Sono solamente dei mezzi per
arrivare a quello che davvero mi interessa. Purtroppo però questi due mezzi si
sono rivelati inutili. -.
Antonella cominciava a capire dove
voleva andare a parare. - Vuoi che uccida Anna? -.
Lavinia scosse la testa. -
Assolutamente no. - rispose. - Vedi Antonella, sto preparando da mesi la mia
vendetta su di lei... non permetterei mai che morisse prima di essermi
vendicata. - sorrise selvaggiamente. - Voglio che tu me la porti viva. -.
Antonella sostenne il suo sguardo:
mai come in quel momento era stata seria e professionale. - Che succederebbe se
non accettassi? -.
- Io vi ho in pugno. Rogers non
vuole altro che uccidervi tutti, pirata. -.
- Ci ucciderai lo stesso, Lavinia.
Lo sappiamo bene tutte e due. -.
Lavinia scoppiò a ridere. - No.
Non lo farò. Ma se tu non lo farai non solo finirete impiccati ma ci sarà
anche qualcuno che la pagherà cara prima di morire. Due certi ragazzi... uno di
loro è biondo, l'altro invece fa il killer... li conosci? -.
Nelly scattò in piedi a quelle
parole. - Non torcerai un solo capello né a mio cugino né a Geremia. -.
- GUARDIA! - chiamò Lavinia. La
guardia entrò subito.
- Agli ordini. -.
- Il prigioniero Geremia nella
camera delle torture... -.
Antonella si rimise seduta. - Hai
vinto. - si arrese alla fine, guardando Lavinia con puro odio. - Che devo fare?
-.
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
Anna si era infine addormentata.
Stub invece era rimasto sveglio e alle prime luci dell'alba decise di alzarsi:
non aveva senso per lui continuare a stare sveglio. Osservò Anna, che persino
mentre dormiva manteneva la sua aria imbronciata. La luce rosata del sole
illuminava i suoi capelli rossi, sparsi sul cuscino.
Stub non poté far altro che sorridere a quella vista: sapeva perfettamente che
Anna odiava essere svegliata dal sole in quel modo. Tra poco si sarebbe
svegliata, sarebbe stata di pessimo umore. Era proprio in una lontana giornata
in cui lei era di pessimo umore che l'aveva incontrata per la prima volta.
Ancora non sapeva chi fosse.
Proprio in quel momento vide che Mary aveva gli occhi aperti.
- Buon giorno. - la salutò.
Mary lo guardò senza ricambiare
il saluto. Si alzò e afferrò le lettere che aveva preso dall'ufficio di Rogers
dalla tasca dei pantaloni, poi fece spallucce. - Io vado ad ordinare un po' di
colazione. - lo informò. Aprì la porta e si voltò verso di lui. - Leggi la
lettera. -.
Dopodiché lo lasciò solo, con
Anna che cominciava seriamente ad agitarsi nel sonno. Stub si sedette accanto a
lei, fissando le lettere. Sapeva dove Mary le aveva prese. Ne aprì una e
cominciò a leggerla.
Grazie per avermi avvertita che
mia cugina e Stub stanno per raggiungere il passato.
Come sai, Branzetti, essendo del futuro posso fare ritorno quando voglio nel
luogo che usato come porta nel passato... quindi sonderò un po' il relitto
dello William per fare in modo che arrivino qui nel passato. Metterò un
mantello, nessuno mi riconoscerà.
Avremo la nostra vendetta.
Lavinia.
Quella lettera spiegava molte
cose. Stub provò una strana sensazione nello scoprire che era stata Lavinia a
salvarli dagli squali quel giorno, anche se sapeva che lo aveva fatto perché
aveva in serbo per loro qualcosa di molto peggiore.
Era inoltre era evidente che Rogers faceva controllare Lavinia molto bene se
addirittura faceva copiare le lettere che lei scriveva. Probabilmente c'erano
anche quelle che aveva scritto Branzetti in risposta, ma non ebbe il tempo di
leggerle.
- Sole... - gemette la voce di
Anna.
Stub sorrise. - Svegliati. -.
Lei si voltò dall'altro lato, per
poi strofinarsi gli occhi con le mani. Ma il sole era più forte di lei...
sospirando aprì gli occhi, voltandosi di nuovo verso Stub e la finestra.
- Ciao. -.
- Ciao. -.
- Che cosa sono quelle lettere? -.
- Dopo le leggerai. -.
In quel momento la porta si aprì.
Era Mary. Con la colazione.
L'angolo della Matrix
Mi dispiace immensamente per il ritardo... è stato a causa del rientro
a scuola e dei compiti delle vacanze da terminare. :(
Comunque spero che questo capitolo
vi sia piaciuto, anche se lascia abbastanza in sospeso... tra poco comunque
tornerà nuovamente l'azione.
Comunque vorrei porvi una
domanda... ma di Sveva e Federico ve lo aspettavate o no? Perché alcune di voi
se lo aspettavano, altre no... *me confusa*
Per adesso mi limito a fare i
ringraziamenti :)
-
BabyzQueeny: sono contenta
che ti siano piaciute quelle parti. Mi sono divertita molto a scriverle. xD
Eh, sì, Federico è uno che sa come consolare. xP. Spero che ti sia
piaciuto anche questo capitolo. Bacione!!
-
myki: eroina no. Troppe
eroine altrimenti... Riunirsi con Stub hai detto? Povera, piccola, ingenua
Martina... credevi davvero che avrei reso le cose così semplici? xD Guarda
che avere una cosa in comune con Stub è una bella bellissima cosa!! Sei una
tosta!! Spero che questo capitolo ti piaccia. Bacione!!
-
DamaArwen88: beh, il kite
è uno dei tratti che contraddistingue Anna, un po' come la mitragliatrice
tascabile per Stub. Quanto a Rogers mi dispiace deluderti ma non muore...
non posso cambiare i fatti storici in questo modo. Allison e Tom avranno
modo di farsi valere più avanti... ma tu li vedresti bene insieme? Bacione!!
-
Lallix: la storia di Mary e
Bonn ci sarà nel prossimo capitolo. Spero che ti sia piaciuto anche questo
capitolo. Bacione!!
A presto, spero...
@matrix@
|
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Capitolo 15 *** 15. Once Upon a Time ***
Capitolo 15
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 15:
Once Upon a Time
(dedicato a Mary, perché sappia
che per me lei è sempre la migliore)
PRIMA DI LEGGERE IL CAPITOLO
ANDARE IN FONDO APPENA PRIMA DEI RINGRAZIAMENTI E LEGGERE GLI AVVERTIMENTI IN ROSSO
Antonella non era rientrata nelle
prigioni.
Sveva si stava seriamente preoccupando: la sua mente non riusciva a pensare ad
altro che al peggio. La vedeva morta durante le peggiori torture, morta e basta,
velocemente, nella migliore delle ipotesi. E il terrore che dopo Antonella
sarebbe toccato a loro la colse. Era il sole rosa dell'alba che le illuminava le
lacrime, gocce di disperazione che le solcavano il viso.
Isabella ed Anne si erano
addormentate infine e sembrava che non si sarebbero svegliate troppo presto.
Per un momento Sveva temette che Isabella sarebbe stata comunque condannata,
quella mattina. Chissà, forse una bella impiccagione di gruppo.
Rabbrividì al pensiero: sapeva che per morire per mezzo dell'impiccagione
occorrevano almeno 8 minuti... 8 minuti durante cui ogni singola costola doveva
staccarsi dalla colonna vertebrale. 8 minuti di dolore assoluto. Ma forse lei
sarebbe stata fortunata. A lei forse l'osso del collo si sarebbe rotto subito,
nel momento in cui veniva azionata la forca.
- Tranquilla Sveva. - Allison era
sveglia. Sembrava perfettamente rilassata. - Non ci uccideranno. - lo disse come
se la sua non fosse stata una speranza ma una semplice constatazione della
verità.
Sveva però la guardò impaurita,
per niente convinta. - Come fai a dirlo con certezza? Antonella non è tornata.
-.
Allison sorrise. - Non è noi che
Lavinia vuole. Noi siamo solo l'esca che attirerà qui i tre pesci: Anna, Mary e
Stub. E nella pesca l'esca resta in vita finché il pesce non abbocca. -.
Sveva si fermò a riflettere. -
Allie... nella pesca c'è anche un pescatore... -.
- Lavinia e Rogers. - spiegò
Allison. - Quello che ti sfugge è un altro elemento fondamentale della pesca.
-.
- La canna. - esclamò Sveva
automaticamente.
- Hai fatto centro tesoro. -
Allison le fece il segno dell'ok. - La canna è quell'oggetto che è nelle mani
del pescatore, ma ha in mano sua sia l'esca che il pesce. In gergo la canna è
un doppiogiochista: può portare il pesce nelle mani del pescatore. In quel caso
muoiono sia il pesce sia l'esca. Ma può anche non portare il pesce al
pescatore: l'esca e il pesce si salvano ma la canna non ha chances. -.
La bionda-quasi-bianca cominciava
a capire. - Stai cercando di dirmi che Antonella... -.
- Sì. - rispose Allison. -
Probabilmente Lavinia le ha detto di portare qui Anna, Mary e Stub, ricattandola
con una di noi esche. -.
Allison sembrava una vera esperta,
Sveva la guardava ammirata: era stata brava a spiegarle la faccenda. Ciò però
non toglieva il fatto che il rumore dei battiti del suo cuore proveniva dalla
gola, e che questa non era una cosa normale.
- Cosa credi che faccia Antonella?
-.
- Quello che di solito fanno
tutti. - rispose Allison. - Il doppio gioco. -.
- Ma così lei... lei... -.
- Antonella si getterebbe nel
fuoco per Stub. - rispose Allison, seriamente. - Non credo voglia bene a
qualcuno tanto quanto ne vuole a lui. In ogni modo non devi preoccuparti per
lei: quelli che fanno il nostro mestiere hanno sempre un piano B, e un asso
nella manica. -.
E come a voler confermare le sue
parole in quel momento si tirò su la manica sinistra della camicia. Sul braccio
vi era, invisibile, una piccola cicatrice.
Sveva la guardò orripilata. - Che
hai fatto? -.
Allison ampliò il suo sorriso. -
Ho preparato il piano B. -.
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oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
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oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
Anna era nella camera da letto e
stava leggendo le lettere. Come Stub, nemmeno lei poteva credere al salvataggio.
Era inoltre emerso che era stata Lavinia ad avvertire Branzetti dell'arrivo di
Mary e Nelly nel futuro.
Mary e Stub stavano mangiando: di
solito l'oste non permetteva a nessuno di portare la colazione in camera, ma per
Mary aveva fatto un'eccezione. Questa aveva inoltre notato che la taverna si era
riempita e ne aveva attribuita la causa all'azione di liberatrice di massa di
Allison, la sera prima.
- Dobbiamo andarcene. - decise
infine.
- Dove? - domandò Anna.
- Sulla nave. - rispose Mary. -
Dobbiamo prendere il largo e tornare quando avremo un piano. -.
- Cosa? - Stub la gelò con lo
sguardo.
Ma lei non fece una piega: uno
sguardo, per quanto terribile che fosse, non era sufficiente e fermare Mary Read.
- Hai capito benissimo. Allison ieri sera ha svuotato le prigioni. I pirati sono
qui nella zona del porto e Rogers ha già cominciato
le ricerche se non è stupido. E non lo è. -.
- I nostri compagni... - provò ad
obiettare Anna.
- Sono perfettamente al sicuro. -
fu Stub a rispondere in modo concentrato. - Sono le esche e non li uccideranno.
-.
- Vero. - confermò Mary. - E
dovete tener conto che prima di condannarli a morte occorre svolgere un
processo. Un processo non si fa in una notte. -.
A quelle parole Stub sembrò
decisamente sollevato. Anna invece non lo era per niente. Era una tipa da cose
veloci lei: avrebbero dovuto colpire in quel momento in cui il nemico era più
debole., non temporeggiare. Provò ad esporre quella sua teoria ma Stub la
interruppe.
- Il punto è - replicò Stub. -
che in questo momento siamo noi i più deboli. Tutti i nostri uomini sono
rinchiusi. Dentro. -.
- Appunto. - insistette Anna. -
Dovrebbero cercare di colpire da dentro. Dall'interno. -.
Ma anche lei sapeva che era
impossibile. Dovette infine rassegnarsi.
Mary pagò il conto e tornarono sullo William. Ad attenderli sul ponte c'era una
sorpresa. Antonella.
Stub non se l'aspettava. Rimase
come pietrificato. Antonella aveva uno sguardo duro negli occhi. Uno sguardo che
diceva più di mille parole. O che perlomeno ne diceva una: "canna".
Stub si avvicinò a lei con dei passi lunghi e svelti e la afferrò per un
braccio. - Dobbiamo parlare, non ti sembra? -.
Lei annuì.
Anna fece per raggiungerli ma Mary la fermò, mettendole la spada davanti. Anna
la guardò malissimo. - Che fai? -.
- Lascia che parlino. - Mary
rinfoderò la spada. - Intanto vieni che ti mostro come si usa un timone. -.
E mentre le nostre due eroine
erano sul ponte, Stub aveva trascinato Nell fino alla stanza di Mary e Anne.
Chiuse la porta e si appoggiò sopra. - E così Lavinia ha scelto te come canna.
-.
- Avevi qualche dubbio? -.
- Avevi qualche piano? -.
Antonella scosse la testa. Non
aveva nessun piano. Stub si fermò a guardarla, seduta sul letto a testa bassa.
Era bella sua cugina. Era giovane. Era pur sempre una ragazza, per quanto
facesse la dura. E Stub le voleva bene perché Antonella quando lui aveva avuto
bisogno di aiuto c'era sempre stata. lo aveva sempre appoggiato. Avevano
combinato tante sciocchezze insieme. Erano cresciuti insieme.
Si ricordò della tristezza che aveva provato quando Antonella gli aveva detto a
13 anni che avrebbe dovuto trasferirsi in Brasile. Si ricordò della prima
lettera di Antonella, che sosteneva che le mail erano prive di personalità: gli
parlava della sua nuova sistemazione e del nuovo amico che aveva trovato: Thomas.
Che era sempre uguale.
E poi era cominciata la loro carriera... e così si ricordò anche che quella
era la prima volta che Antonella faceva la canna.
Le si avvicinò e si chinò sulle ginocchia, come una rana. Prese le mani della
cugina fra le sue. - Stai tranquilla Antonella. - cercò di rassicurarla. - Ci
sono io con te adesso. -.
Antonella alzò lo sguardo per
guardarlo negli occhi. - Non puoi pensare a tutti. Occupati di tua madre e di lei.
- pronunciò con odio quell'ultima parola, alzandosi.
- Non devi avercela con lei. -.
- Ah no? E' colpa sua se adesso
siamo in questa situazione! -.
- Questo non è vero! -.
- Sì, invece! Tutto questo non
sarebbe mai successo se tu l'avessi uccisa quando ti era stato detto di farlo!
-.
Si stavano scaldando. Poche volte
era successo ai due cugini di litigare... però in quel periodo accadeva spesso.
- Io non potevo ucciderla! Tu non
capisci! -.
- No hai ragione non capisco! Non
posso capire perché adesso Thomas, tua madre e tuo fratello, tuo fratello!,
siano chiusi in delle squallide prigioni!! Io so soltanto che in questo momento
tutte le persone a cui voglio bene rischiano molto e che io sono una canna! Non
chiedermi di capire perché tu permetta che accada tutto questo. -.
- Perché io la amo! - stavano
urlando. - Non ne ho mai trovata una come lei! -.
- Tu mi parli di amore? -
Antonella lo spinse piuttosto violentemente. - Tu hai il coraggio di parlare di
amore? E l'amore per tua madre, per me, per tuo fratello, per la tua famiglia?
Che mi dici di quello? Lo stai calpestando Stub! Dai a Lavinia quello che vuole
e fatti ridare indietro tutti quelli a cui vogliamo bene e torniamo a vivere la
vita di prima. Consegna Anna. -.
- Consegna me allora. - concluse
Stub, abbassando il tono della voce. - Dai tu a Lavinia quello che vuole,
prendimi e portami da lei. Sono qui Antonella e non opporrò resistenza. -.
- Non dire sciocchezze. - replicò
Antonella, tornando lucida. - Sai che non ti consegnerei mai. -.
- Perché no? In fondo sono in
prigione Thomas e tua zia. E' come hai detto tu. -.
- Sei ingiusto adesso. Non è la
stessa cosa. Tu sei come il fratello che non ho mai avuto Stub. Non ti
consegnerò. E soprattutto non risolverei nulla facendolo: non è te che Lavinia
vuole e non è te che Rogers vuole. Ma resta comunque il fatto che scendere a
dei compromessi non è una cosa stupida: ti ricordo che non abbiamo un piano. -.
L'espressione di Stub si contrasse
come se si fosse appena reso conto di una cosa ovvia. - Per forza, sprechiamo il
nostro tempo a litigare. - estrasse fuori un coltellaccio da un cassetto. - E
comunque non è vero che non c'è un piano. Un piano c'è sempre. - e col
coltello in mano andò contro Antonella.
oO0Oo oO0Oo
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Nella prigione non c'era nulla di
appuntito e Allie doveva assolutamente aprire quella cicatrice. In un ultimo
disperato tentativo guardò le unghie di Sveva: appuntite e perfettamente
curate. In effetti Sveva era una di quelle ragazze che alle unghie ci teneva
particolarmente: per lei era manicure obbligatoria una volta a settimana. Il
fatto era che ormai era passata ben più di una settimana dall'ultima manicure e
le unghie ormai erano diventate molto lunghe e molto taglienti.
- Puoi darmi una mano? - domandò
Allison.
- Certo. - rispose Sveva. - Che
cosa devo fare? -.
- Darmi una mano. - ripeté la
prima.
Sveva si rese conto che il senso
di quella frase era letterale, quindi le porse la mano. Allison la prese: odiava
tagliarsi le cicatrici da sola, tuttavia allineò le 5 dita di Sveva e con un
colpo secco di quelle lunghe armi improprie la cicatrice cominciò a sanguinare.
Sveva rabbrividì, ritraendo la
mano, sporca di sangue. - Perché l'hai fatto? -.
Allie non rispose e si tirò fuori
dalla cicatrice quello che sembrava un piccolo microfono di 5 cm. Sveva
strabuzzò gli occhi: poteva essere possibile?
Allison scoppiò a ridere sotto lo sguardo di lei. - Sì, è un microfono.
L'agenzia ne cuce dentro almeno uno ad ognuno di noi. Servono per essere usati
in casi come questi, in cui non hai altre armi a disposizione. - spiegò. - Il
brutto è che non possono essere utilizzati più di una volta: il loro materiale
e i loro circuiti sono piuttosto leggeri dal momento che devono cucirceli
addosso. Senza contare che sarebbe piuttosto antigenico ricucirli dopo averli
esposti all'aria aperta e alla polvere. -.
- Sono usa e getta. - constatò
Sveva.
- Esatto. - confermò Allie. - E la
parte divertente è quella del getta. - sorrise.
- Che vuoi dire? - Sveva si
insospettì.
- Ti sarà chiaro non appena mi
sarò messa in contatto con Thomas. -.
Dopodiché cominciò a sistemare
quei circuiti in modo da mettersi in contatto con Thomas. - Tom... Tom... Tom,
vuoi rispondermi una buona volta? Tom! -.
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Qualche minuto prima, nella cella
dei ragazzi...
I pirati avevano dormito quella
notte. Masky era crollato addormentato, troppo stanco per resistere. Tom credeva
di avere la febbre... doveva tornare nel futuro, subito, per essere sicuro che
non si trattasse di tetano. L'unico che era rimasto sveglio era Federico. Per
qualche strano motivo non riusciva a dormire. Aveva vegliato su Tom tutta la
notte, non era riuscito a chiudere un occhio. Si chiedeva dove fosse Sveva in
quel momento e dove fosse Anna. Si tranquillizzava un po' nel sapere che
probabilmente c'era Stub con lei in quel momento dovunque lei fosse.
Era un assassino ma era pur sempre un ragazzo in gamba, questo doveva
ammetterlo.
Quanto a Federico voleva solamente
tornare nel futuro... pensò che in quel momento che i suoi amici in quei giorni
si vedevano ogni giorno per gli allenamenti di basket... la stagione si sarebbe
aperta subito dopo le vacanze di Natale e lui aveva saltato molti allenamenti.
Pensare alla sua squadra lo fece sentire incredibilmente a casa e giurò a se
stesso che mai più di sarebbe lamentato di un allenamento troppo duro.
Geremia fu il primo a svegliarsi.
- Federico! - si stupì di trovarlo sveglio. - Hai delle occhiaie terribili. -.
- Non ho dormito. -.
Il biondo annuì e sbadigliò,
stiracchiandosi. - E adesso possiamo anche pensare ad un modo per uscire di qui.
- notò che Thomas aveva i brividi.
- Che ha? -.
- Ha la febbre. - spiegò
Federico. - Deve tornare nel futuro il prima possibile. Credo che si sia preso
il tetano. -.
- Non credo. - replicò Geremia. -
Il tetano colpisce i muscoli... poi causa una distorsione della faccia, il Riso
Sardonico, se non ricordo male... in pratica... -.
- So cos'è il Riso Sardonico. -
Federico si stava seccando. - Significa che la faccia assume un aspetto simile a
quello della iena. Il fatto che abbia la febbre comunque non significa che non
abbia problemi ai muscoli. -.
Thomas col tetano sarebbe stato un
bel problema. Era l'unico che aveva praticità con le armi moderne e soprattutto
con i fucili. Non ce l'avrebbero mai fatta senza di lui, lo sapevano bene
entrambi.
Il sole che penetrava dalle sbarre andò a posare i suoi raggi proprio sul volto
di Thomas che si svegliò, mugolando.
- Come ti senti? - domandò
Federico.
Lui non ce la fece a rispondere.
Tremava. Aveva freddo. Aveva un gran febbrone. - I...i... i miei... -.
"Non dire muscoli, non dire
muscoli, non dire muscoli..." stava pensando Federico.
- ... muscoli... non ri... ri...
esco a muovere i... i... mu-muscoli... -.
Geremia velocemente si tolse la
sua maglia e la posò sul corpo di Thomas rimanendo a petto nudo e Federico fece
lo stesso: non era molto come coperta ma forse riusciva a fare un po' più di
caldo. - Stai tranquillo. - cercò di rassicurarlo Federico. - Non è nulla.
Solo stanchezza probabilmente. Tu pensa solamente a dormire, a trovare un modo
per uscire ci pensiamo noi. -.
- I-io... ho... il mo-modo. - Tom
prese un coltellino svizzero che era riuscito a nascondere alle guardie
nascondendoselo tra i capelli. Quindi senza pensarci troppo di tagliò il
braccio. Uscì del sangue e insieme a quello uscì anche un microfono. E dal
microfono si sentiva la voce di Allison che chiamava Tom.
Thomas però non ce la faceva a
parlare e Geremia velocemente prese il microfono, che si utilizzava più o meno
come un telefono. - Allison. -.
- Geremia? - la voce di Allison
era incerta.
- Sì, sono io Allie. - confermò.
- Si può sapere cosa sono questi cosi? -.
- Non sono la tua tutor.
Passami Tom. -.
- Tom ha la febbre alta. E gli
fanno male i muscoli. -.
- Dimmi che non è tetano. -.
- Come possiamo esserne sicuri? -.
- Ci mancava solamente questa.
Lui lo sa? -.
- Con che cuore dovremo dirglielo?
-.
- Intanto pensiamo ad uscire di
qui. Voi come state? -.
- Qui tutto bene. Dormono tutti.
-.
- Ieri sera hanno preso
Antonella. - lo informò Allison. - Credo che l'abbiano mandata da Stub per
portarlo qui con Anna, ma ancora nessuno si è visto. -.
- Anche loro hanno un microfono?
-.
- Certo... anzi non mi
stupirebbe se proprio in questo momento Antonella stia cercando di mettersi in
comunicazione con noi. -.
- Beh... in un certo senso. -
era la voce di Stub che aveva fatto irruzione nella conversazione.
- Questo pazzo mi ha fatto
prendere un colpo! - protestò Antonella. - Mi si è praticamente slanciato
addosso col coltellaccio per fare un piccolo taglio sul braccio. -.
- Non è questo l'importante. -
replicò Stub. - Come state? -.
- Qui nella cella di noi donne
tutto bene. - rispose Allie.
- Thomas ha la febbre. - Geremia
informò Stub sugli aggiornamenti.
- Forse il tetano. - precisò
Allie.
- Che cosa? - la voce di
Antonella era incredula.
- Tu come stai Antonella? Tutto
bene? - le domandò Geremia.
Antonella raccontò della
conversazione che aveva avuto con Lavinia e Geremia l'ascoltò molto
attentamente. Dovevano fare veloce a inventarsi un piano.
- Io ne ho uno. - disse Stub. -
Attaccheremo stanotte. Antonella mi porterà da Lavinia. Antonella sicuramente
sarà sbattuta in cella di nuovo. A quel punto, Allison, tu userai la funzione
"getta" del microfono. Il microfono che adesso hai in mano Geremia si
illuminerà di rosso. A quel punto lancialo sulla porta. Io farò altrettanto. E
ci ritroveremo alla nave. -.
- Per me va bene. - accettò
Allison. - Così salviamo anche la canna. -.
- Non credo di avere niente
in contrario. - il piano sembrava piacere anche a Geremia. - E con Thomas come
facciamo? Non riesce a muoversi. -.
- Dì a Fenis di portarlo, è
forte. Una volta fuori di qui torneremo nel futuro, subito e lo faremo curare. -
spiegò Allison. - Vero Stub? -.
- Vero. -.
Rimasero d'accordo in quel modo e
tutti chiusero la conversazione. Non avevano più nulla da dirsi.
Stub si mise in tasca il microfono e guardò il braccio della cugina che ancora
stava sanguinando. Prese un ago e cominciò l'opera di ricucitura. Antonella lo
guardava mentre era concentrato.
- Stub... -.
- Sì? -.
- Mi dispiace per prima. - si
scusò. - Non so che mi sia preso. -.
Stub scosse la testa. - Non è
colpa tua. Non è colpa di nessuno Nelly. -.
- Sono stata insensibile. Ti ho
detto delle cose orribili. -.
- Mi hai detto quello che pensavi.
Se c'è qualcuno che deve chiedere scusa sono io. Chi sono io per criticare
quello che pensi? -.
Stub ripose l'ago e si staccò un
pezzo della manica della camicia per bendare il tutto. Antonella lo aiutò. -
Grazie. -.
Lui sorrise scompigliandole i
capelli. - Dai, adesso dobbiamo fare delle prove... stasera da Lavinia dovremo
essere degli attori impeccabili. -.
E mentre all'interno della nave si
facevano piani di evacuazione sul ponte Anna aveva appena imparato come usare un
timone: Mary era molto soddisfatta. - Dai Anna adesso aiutami a issare le vele.
-.
Dalla nave la vita al porto
sembrava scorrere frenetica. Era come se il tempo si fosse fermato, stare su
quella nave, fare la pirata, era per Anna come stare sul suo surf, sul suo mare,
e al diavolo il resto. Si scordò di tutto, di Stub, del fatto che era nel
passato, di suo cugino e della sua migliore amica rinchiusi in una prigione. Si
scordò persino di Mary che le lanciava ordini e cominciò a camminare come
rapita verso l'estrema poppa della nave, parte della nave che dava verso il
mare.
Mary la raggiunse visibilmente contrariata da quella sua iniziativa, ma subito
il suo cipiglio severo si placò non appena vide l'espressione rapita di Anna.
- E' meraviglioso, vero? - le domandò.
Anna annuì. - Sei davvero
fortunata Mary. Vivi in una casa galleggiante, sei in una grande famiglia, sei
completamente libera come il mare che è sotto di noi in questo momento. -.
- Già. - ammise Mary. - Sono una
donna fortunata. E soprattutto libera. - fece una pausa. - Ma non è stato
sempre così. -.
Anna la guardò curiosa. - No? -.
- No. - rispose lei. - Ma la mia
è una storia lunga. -.
- Abbiamo molto tempo. - Anna si
mise a sedere sul parapetto in legno del vecchio William e invitò Mary a fare
altrettanto. La pirata si mise a seduta accanto a lei e cominciò la sua storia.
Una donna si aggirava preoccupata per una
stanza, mentre si portava le mani al ventre. Guardava quella stanza e si sentiva
rinchiudere: quella non era casa sua e il frutto del suo ventre non era del
proprietario della casa. La mente della donna si fermò a immaginare suo
marito... partito per un viaggio in mare non era ancora tornato, non si avevano
sue notizie. Probabilmente era morto.
E lei era lì in casa dei genitori di suo marito col figlioletto che non aveva
nemmeno un anno e con un'altra creatura che stava per nascere. Ma che non era
del marito. Non sapeva di chi fosse. O se lo sapeva non ne fece mai parola con
nessuno.
"Devo trovare una soluzione" pensava la donna. E una soluzione fu
quella che le venne in mente in quel momento: decise che sarebbe andata via da
quella casa, che sarebbe andata con degli amici in campagna.
Non perse tempo e si congedò ufficialmente dalla famiglia che però avrebbe
dovuto continuare a mandare una somma per provvedere al piccolo.
Purtroppo però anche il figlioletto morì. E la bambina nacque. Era il 1690. Il
luogo era Plymouth.
Per tre-quattro anni madre e figlia vissero in campagna, finché il denaro della
donna non fu quasi del tutto esaurito.
La donna decise così di tornare a Londra in cerca di fortuna: era convinta
infatti che la madre del defunto marito, sua suocera, avrebbe provveduto ben
volentieri alle spese per mantenere il nipote.
"Se solo tu fossi un maschio..." pensava la donna quando guardava
Mary.
Doveva almeno provarci. Doveva provare a spacciare Mary per un maschio agli
occhi di tutti, in particolare della suocera.
E fu proprio sotto le mentite spoglie del figlio morto che la donna presentò
Mary alla suocera; questa era un'esperta, ma nonostante questo cadde
nell'inganno ordito dalla donna.
- Provvederò io a lui. - concluse l'anziana signora puntando il dito contro
Mary. - Vivrà con me e non gli mancherà nulla, gli garantirò un'educazione di
cui possa andare orgoglioso. -.
- No! - esclamò la donna. Vivendo insieme a Mary avrebbe capito subito
l'inganno, quindi si inventò una scusa. Abbracciò Mary. - Non potete
portarmelo via. E' mio figlio. Mi si spezzerebbe il cuore, sicuramente non
vivrei. - provò a simulare anche qualche lacrima per rendere il tutto più
credibile.
La suocera la fissò molto attentamente e poi guardò Mary. - Come vuoi. -
concluse. - Ma io vi passerò una corona la settimana per il suo mantenimento.
E questi furono i patti.
Mary crebbe, ricevendo un'educazione da maschio, adottando gli usi da maschio...
si può dire che di femminile nella sua infanzia Mary avesse ben poco. Quando
raggiunse un'età ragionevole per poter avere del giudizio sua madre le
raccontò il segreto della sua nascita e le spiegò il perché dovesse mantenere
segreto il suo vero sesso.
Un brutto giorno la suocera della donna morì, pertanto Mary e sua madre non
avevano più una corona alla settimana: le difficoltà aumentarono e la donna fu
costretta a mandare la figlia a prestare servizio come valletto da una signora
francese. Mary aveva 13 anni a quel tempo.
Non prestò servizio a lungo lì: la sua indole era coraggiosa e audace, il
temperamento vagabondo...
- Mark!!! - chiamò la vecchia signora con fare
imperativo. - Mark! Il tè! -.
Quel giorno la signora francese aveva delle ospiti e odiava aspettare che fosse
servito del té: soprattutto odiava la lentezza e la svogliatezza con cui il suo
valletto Mark adempiva agli ordini.
Il valletto in questione stava per entrare nella stanza con il servizio per 6
d'argento, entrando non poté evitare di sbuffare: che cosa ci faceva lui lì?
Quello non era il suo posto. Posò il té senza dire una parola, in modo da non
poter far dire da nessuno che non sapeva stare al suo posto.
Uscì dalla sala, sbattendo la porta.
- Possibile che sia questo quello che dovrò
fare nel futuro? - di rivolse al domestico che stava sistemando la cucina.
Il domestico guardò quel ragazzino scotendo la
testa. - Sei troppo svogliato Mark! - lo rimproverò. - Non sarà un grande
lavoro però ci permette di vivere. -.
- E' noioso. Io non sono nato per obbedire agli
ordini degli altri! -.
- E per cosa saresti nato Mark? -.
- Io... non lo so. - fu infine costretta ad
ammettere Mary. - Ma sicuramente non per portare il té alle signore. Io non
riesco a credere come tu abbia potuto rassegnarti a questa vita. -.
- Io ho una famiglia da mantenere. -.
Mary sospirò. Si sentiva incompresa. - Sentì
mai la sensazione come se ti mancasse qualcosa? Qualcosa come l'avventura?
Qualcosa che possa farti sentire davvero importante e che ti permetta di
dimostrare davvero quello che vali? -.
- Tu puoi farlo Mark. Sei giovane ed è giusto
che tu sogni. -.
Mary fu così costretta a continuare a
lavorare come valletto finché le sue aspirazioni non presero una forma più
determinata, finché un'idea non si insinuò nella sua mente...
- Cosa vuoi fare figlia mia? - sua madre era
trasalita alla notizia.
- Avete compreso perfettamente madre. Mi sono
arruolata su una nave da guerra. -.
- Mary come farai col tuo segreto? -.
- Come ho sempre fatto madre. Continuerò ad
essere Mark... posso essere Mark ma non posso essere un valletto. -.
Irremovibile, Mary aveva preso la sua
decisione. Prestò servizio sulla nave da guerra per qualche tempo e poi decise
che era tempo per lei di ritirarsi. Aveva bisogno di aria nuova e quindi andò
nelle Fiandre come cadetto in un reggimento di fanteria. Qui si distinse per
valore e audacia nei combattimenti, ma questo non le fu sufficiente per ottenere
un grado, che in genere a quell'epoca venivano venduti. Abbandonò dunque il
servizio e passò alla cavalleria: e si comportò talmente bene nelle battaglie
da guadagnarsi la stima di tutti gli ufficiali. Ma si innamorò di un suo
camerata, un Fiammingo: Mary cominciò a trascurare le armi, ad affrontare
pericoli che non le sarebbero toccati solo per stare vicino a lui, andava di
pattuglia quando non era il suo turno. Si credette che Mark fosse
impazzito, e lo stesso Fiammingo era dello stesso parere. Ma vivendo entrambi
nella stessa tenda non fu difficile per Mary fargli scoprire il suo vero sesso
facendo sembrare la cosa casuale.
Inutile dire che lui apprese la novella con non poco compiacimento, credendo che
avrebbe avuto un'amante tutta per sé. Si sbagliava di grosso: Mary si mostrò
riservata e modesta e resistette ad ogni suo attacco. Si insinuò a tal punto
nell'animo dell'uomo che questo cambiò completamente idea: la voleva come
sposa. E lei lo voleva come sposo.
La campagna finì e il reggimento si ritirò infine nei quartieri d'inverno: con
il denaro che erano riusciti a mettere insieme comprarono degli abiti da donna
per Mary e si sposarono pubblicamente. Il loro matrimonio suscitò molto
scalpore e diversi ufficiali spinti dalla curiosità assisterono alla cerimonia
e convennero di fare ciascuno un piccolo dono alla sposa per le necessità
domestiche, dal momento che era stata loro commilitone.
Dopo il loro matrimonio l'unica cosa che volevano era ritirarsi dall'esercito e
tentare la fortuna nel mondo: ottennero il congedo facilmente dal momento che la
loro storia li aveva resi popolari, e aprirono una locanda a Breda, all'insegna
dei Three Trade Horses...
Mary ammirava soddisfatta l'insegna della
taverna-ristorante che lei e suo marito erano riusciti a mettere insieme. Suo
marito era dietro di lei che le cingeva la vita e lei non si era mai sentita
così felice in vita sua.
- Ti rendi conto di quello che abbiamo appena
fatto? - domandò gioiosa all'uomo. - Questo che è davanti a noi è il nostro
futuro. -.
L'uomo stava sorridendo. - Già... e chi
l'avrebbe mai detto? Sono partito per una guerra e mi sono ritrovato con una
bellissima moglie e addirittura un futuro. -.
Mary scoppiò a ridere. - E poi chissà...
presto la nostra famiglia potrebbe ampliarsi. -.
- Mi stai dicendo che sei in dolce attesa? -.
- No. - rispose Mary. - Ti sto dicendo che
forse un giorno potrò esserlo. - sospirò. - E' così strano. Per tutta la mia
vita ho finto di esser un maschio, mi sono comportata da maschio, ho combattuto
in tutti i sensi e adesso invece sono sposata, indosso abiti femminili e
comincerò una vita tranquilla, quella di ogni donna. -.
- E sei felice di questo? -.
Mary sorrise. - Perché non dovrei? -.
Ma la felicità durò poco. Passato poco
tempo il marito morì e Mary si trovò ad essere nuovamente come era sempre
stata. Sola.
Lo scenario mondiale stava cambiando, la pace di Ryswick era stata firmata e gli
ufficiali non affluivano più alla sua locanda...
Mary non si era ancora ripresa del tutto dalla morte del marito: le faceva
male stare in quei luoghi dove aveva vissuto felice. Non sapeva cosa fare. Non
sapeva dove andare. Non sapeva più chi era. Capiva che come Mary non avrebbe
fatto molta strada.
Capì che Mary era morta insieme al marito.
Capì che era l'ora del ritorno di Mark.
Andò dunque in Olanda e si arruolò nuovamente in un reggimento di fanteria
acquartierato in una città di frontiera. Ma poiché era tempo di pace non vi
erano possibilità di avanzamento, dunque decise di congedarsi e di partire per
le Indie Occidentali in cerca di maggior fortuna.
La nave su cui si era imbarcata fu però catturata da una nave di pirati inglesi
che decisero di prendere Mark a bordo, essendo anche lui inglese. Per qualche
tempo Mary visse come una pirata, finché non fu reso pubblico nelle Indie
Occidentali il proclama del re con cui si concedeva il perdono a quei pirati che
si fossero volontariamente arresi entro un certo giorno.
Da parte
del Re
Proclama per la soppressione dei pirati
RE GIORGIO
Poiché abbiamo ricevuto notizia che diverse persone, sudditi della Gran
Bretagna, a partire dal ventiquattresimo giorno di giugno dell'anno di Nostro
Signore 1715, hanno commesso ripetuti atti di pirateria e di rapina in alto mare
nelle Indie occidentali o nelle acque vicine alle nostre piantagioni, la qual
cosa ha procurato e può ancora procurare gran danno ai mercanti della Gran
Bretagna e ad altri trafficanti in quelle parti; e pur avendo raccolto il
contingente militare che ritenevamo sufficiente per sopprimere le dette
piraterie, tuttavia, per porre più efficacemente termine alle stesse, abbiamo
ritenuto opportuno, per e con il parere del nostro consigliere segreto, emanare
questo proclama reale, con il quale promettiamo e dichiariamo che, ove si
trovino di questi pirati che il giorno 5 settembre dell'anno di Nostro Signore
1718, o prima di questa data, si arrendano a uno dei nostri primi segretari si
Stato in Gran Bretagna o in Irlanda, o a un governatore o vicegovernatore di
qualunque nostra piantagione oltremare, ogni tale pirata o pirati che si arrenda
o si arrendano in questo modo riceverà il nostro grazioso perdono di e per
quell'atto di pirateria da lui o da loro commesso prima del 5 gennaio prossimo
venturo. Con questo proclama ingiungiamo severamente a tutti i nostri ammiragli,
capitani e altri ufficiali in mare, e a tutti i nostri governatori e comandanti
dei nostri forti, castelli o altri luoghi delle nostre piantagioni, e a tutti
gli altri funzionari civili e militari, di catturare tutti quei pirati che
rifiuteranno o non si cureranno di arrendersi in conformità. Con questo
proclama dichiariamo inoltre che, nel caso che una o più persone, il 6
settembre 1718, o in data successiva, scopriranno o cattureranno o faranno sì
che siano scoperti o catturati uno o più detti pirati che ricusino si
arrendersi come sopra detto, in modo che possano essere giudicati e convinti del
detto reato, tale persona o persone, che facciano tale scoperta o cattura, o
procurino che sia fatta, avranno e riceveranno come ricompensa, per ogni
comandante di nave o vascello pirata, la somma di cento sterline; per ogni primo
ufficiale, ufficiale in seconda, nostromo, carpentiere e capo cannoniere, la
somma di quaranta sterline; per ogni ufficiale subalterno, la somma di trenta
sterline, e per ogni marinaio semplice la somma di venti sterline. E se una
persona o più persone facente parte dell'equipaggio di qualunque nave o
vascello pirata, il detto giorno 5 di settembre 1718 prima di questa data,
catturerà o consegnerà o farà sì che sia catturato o consegnato, qualunque
comandante o comandanti di dette navi o vascelli pirati, in modo che possa
essere giudicato e convinto di detto reato, tale persona o persone riceverà in
compenso di ciò la somma di duecento sterline per ogni detto comandante, somme
che il Lord Tesoriere, o i Commissari del nostro Tesoro attualmente in carica,
sono pregati e invitati a pagare in conformità.
Dato nella
nostra Corte, a Hampton Court,
il quinto giorno di settembre 1717,
nel quarto anno del nostro regno.
DIO SALVI
IL RE
La ciurma in cui si trovava
Mary decise di beneficiare del proclama, così Mary si trovò nuovamente a
vivere a terra, tranquillamente. Il denaro però ricominciò a scarseggiare:
fortunatamente si venne a sapere che Woodes Rogers, già allora governatore
dell'isola di Providence, stava preparando dei vascelli per corseggiare contro
gli Spagnoli. Mary decise di darsi alla guerra di corsa, animata dal desiderio
di far fortuna in un modo o nell'altro.
Queste navi avevano appena preso il mare che gli equipaggi di alcune, composti
da vecchi pirati graziati, si ribellarono: la pirateria scorreva nel loro
sangue. Mary era tra loro.
La nave su cui si trovava si imbatté presto in quella di Calico Jack Rackam che
decise di prendere Mark a bordo. Conobbe subito Anne Bonny. Anne trovava Mark
davvero un bel giovane e quindi decise di rivelargli il suo sesso. A quel punto
Mary si sentì in dovere di rivelare anche lei la sua vera identità a Bonn,
perché questa non si creasse delle vane aspettative. Da quel momento Mary ed
Anne cominciarono ad essere amiche e a passare sempre più tempo insieme. Questo
fece ingelosire non poco il povero Calico, ancora convinto che Mary fosse Mark:
arrivò al punto di minacciare di uccidere entrambi. Loro volevano però
chiarire il malinteso, pertanto Mary rivelò la sua vera identità a Calico, con
la promessa di non parlarne con nessuno.
Però su una nave spesso si sa tutto di tutti e così il segreto di Mary
diventò di dominio pubblico.
Lei però non aveva lasciato che questo intaccasse il suo buon nome: una volta
il timoniere della nave provò a toccarla. Lei gli tirò uno schiaffo e chiese a
Calico Jack di risolvere la controversia a terra, come sancito dal Codice.
Calico non aveva l'autorità di opporsi al codice e quindi fu costretto a cedere
alle richieste della donna. Il duello si svolse a terra e si dice che Mary usò
un piccolo trucco per vincere: in pieno duello si scoprì il seno e il suo
avversario perse la concentrazione dal combattimento quel po' che bastava per
permettere alla donna di ucciderlo.
- Questo è quello che accadrà a chiunque di voi cani oserà toccarmi un'altra
volta! - esclamò uccidendolo.
E quel giorno Mary diventò intoccabile.
Per tutti tranne che per un uomo: Noah. Lo trovarono su una nave abbordata da
loro, un buon marinaio, quindi decisero di farlo unire all'equipaggio. Mark e
Noah andarono subito d'accordo e diventarono ben presto amici. Mary si stava
innamorando di lui... fece in modo che lui scoprisse la sua identità
inavvertitamente. Dopodiché gli confessò la sua identità.
Che lei lo amava venne fuori del tutto il giorno in cui lui litigò con uno dei
membri dell'equipaggio: sempre secondo il Codice si decise di risolvere anche
quella lite a terra. Mary era inquieta per le sorti dell'amante: se da una parte
non voleva che rifiutasse la sfida per non essere tacciato di codardia,
dall'altra aveva paura per la sua sorte. Attaccò dunque lite con quello stesso
pirata e fissò l'ora del duello due ore prima di quella convenuta con Noah.
Duellando con sciabola e pistola uccise lo sfidante.
- E quindi eccomi qui. - concluse
la sua storia Mary.
Anna era rimasta senza parole.
Mary aveva avuto quella che si poteva definire una vita intensa in piena regola.
Con un veloce conto mentale scoprì che la vita di Mary era durata 31 anni, dal
1690 al 1721... ne aveva fatte di cose in 31 anni... Inoltre adesso capiva
perché tutti la rispettavano.
- E' stata davvero fantastica la
tua vita. -.
- In un certo senso... - ammise
Mary. - Dolorosa per altri. -.
- Mi dispiace per tuo marito. -
Anna abbassò lo sguardo.
Mary sorrise amaramente. - Ormai
è morto e non posso più farci nulla. Adesso è Noah mio marito di fatto. -.
Anna la guardò incuriosita. - Ti
sei risposata? -.
- Fidanzata. - specificò Mary. -
E per me quella promessa vale come un matrimonio in piena regola. -.
La ragazza dai capelli rossi
sembrava capire perfettamente la situazione. - Dev'essere stata dura per te
fingerti un maschio. -.
Mary fece spallucce. - Sono un
maschio da quando avevo 3 anni, ormai ci ho fatto talmente l'abitudine che a
volte mantengo atteggiamenti maschili. Avrai probabilmente notato che io e Anne
siamo spesso diverse nell'atteggiamento. -.
Anna annuì. Era un po' difficile
non notare la differenza fra le due pirate.
- Vuoi conoscere anche la storia
di Anne? - le domandò Mary.
- Mi piacerebbe. - ammise Anna.
L'angolo della Matrix
Scusate per il ritardo è un periodo un po' no per me questo, ma
passerà presto...
Per farmi perdonare del ritardo ho
fatto questo capitolo un po' più lungo degli altri e spero che vi piaccia.
Allora per la lettura del capitolo
credo che ci siano alcune cose da spiegare:
-
Non so
minimamente se in gergo davvero si usino i nomi come "esche",
"pescatori" o "canna"... probabilmente no, ma nel caso
lo fosse sappiate comunque che l'ho inventato.
-
Le parti in corsivo
raccontano la vita di Mary vera. Se volete approfondire posso darvi
la bibliografia: Wikipedia, "Storia Generale dei Pirati" del
Capitano Johnson, "Storie di Pirati" di Daniel Defoe, "Storia
della Pirateria" di David Cordingly, più un documentario di SuperQuark
di qualche anno fa. Le parti in grigio
sono mie aggiunte
personali inventate per dare più realismo al personaggio. Il
proclama in verde è
il testo vero del proclama originale (lo trovate sul libro di Defoe
segnalato prima).
Penso di aver detto tutto. Passo
adesso ai ringraziamenti!!
-
DamaArwen88: Rogers...
come ti ho già detto su msn può darsi che nel prossimo capitolo infili un
po' della sua storia... è un personaggio molto interessante. Quanto ad
Antonella... come vedi anche se fa il doppio gioco è pienamente convinta
della colpevolezza di Anna. Spero che la storia di Mary ti sia piaciuta ho
cercato di renderla al meglio, ma non ne sono molto soddisfatta. Bacione!
-
myki: se non leggi la
parte su Mary ti perdono, lo so che la sai perfettamente con tutte le volte
che l'avrò raccontata xD. Sono felice che ti sia piaciuto lo scorso
capitolo, soprattutto il risveglio di Anna: hai centrato in pieno la cosa
che volevo evidenziare, il fatto che lei è una ragazza normale, in un mondo
di killer e pirati (Marty mi porti in quel mondo??). Quanto a Sveva e
Federico, vedi, io sono una che sorprende sempre... Bacione!
-
BabyzQueeny: sono
contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo e concordo con quello che
volevi dire nella censura xD Spero che ti sia piaciuto anche questo
capitolo!! Bacione!
-
Lallix: grazie per le
segnalazioni provvederò quanto prima!!^^ Comunque sì... moriranno tutti
entro quel Natale tranne Mary e Bonn che invece moriranno nell'aprile del
1721... sei mesi dopo lo svolgimento della nostra storia. Leggere le tue
recensioni mi fa sempre molto piacere, il tuo entusiasmo è contagioso xD.
Bacione!
Un grazie speciale anche a coloro
che mi hanno aggiunta tra i preferiti!!!
A presto,
@matrix@
|
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Capitolo 16 *** 16. Leggenda ***
Capitolo 16
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 16:
Leggenda
Nei pressi di Cork, Irlanda.
Il sole penetrava tramite delle finestre in una sala di una ricca casa borghese,
di proprietà di un noto avvocato e della sua signora, dove una giovane
domestica stava lucidando con cura l'argenteria. Canticchiava serena la
cameriera, felice per quello che le stava accadendo in quei giorni. Mentre era
persa nei suoi pensieri sentì ad un certo punto bussare alla porta. Era il
conciapelli, un suo coetaneo che aveva un debole per lei.
- Buongiorno Mary! - esclamò
gioviale.
- Buongiorno! - cinguettò lei.
- Di che cosa si occupa oggi la
mia amata? - domandò lui.
Lei gli sventolò un cucchiaio
sotto il naso. - Faccio splendere l'argenteria, così almeno quando la mia
signora tornerà fra qualche giorno troverà tutto splendente ad attenderla. Tu
come va in bottega? -.
- Tempi un po' bui, ma tiro
avanti. In fondo ho te, no? - la prese abbracciandola e la baciò. Quando il
bacio finì lei si liberò anche dall'abbraccio per andare a sistemare i piatti
d'argento. Lasciò i cucchiai d'argento sul tavolo, e l'uomo se ne mise in tasca
tre. Quando lei tornò al tavolo si accorse subito della mancanza di questi 3
cucchiai.
- Dove sono? -.
- Cosa, mia diletta? -.
La domestica si allontanò da
lui. - C'erano 3 cucchiai qui. Adesso non ci sono più. Qui ci siamo solo io e
te. Io non li ho presi. - allungò la mano verso di lui. - Rendimeli
immediatamente. -.
Lui tentò di nuovo di
abbracciarla, ma questa volta lei si scansò. - Non osare toccarmi, ladro! -.
- Ma come puoi pensare che io
sia capace di fare una cosa del genere? Di certo devi aver bevuto. Di certo sei
uscita di senno -.
- Posso eccome! Ti avverto, se
non mi ridarai quei cucchiai prima di subito ti trascinerò davanti al Giudice
di Pace, e allora vedremo chi è uscito di senno! -.
Si spaventò molto a quelle
parole il giovane. Negare non era la strada per farla franca. - Perché invece
di lanciare minacce a vuoto non controlli per bene di non averli lasciati in
qualche angolo della casa, magari in qualche cassetto? Facciamo così: tu
ispezionerai di là, e io mi occuperò di queste altre stanze. -.
Mary era troppo spaventata per
rendersi conto dell'inganno e fece quello che le fu suggerito. Dal canto suo il
conciapelli andò nella camera da letto di Mary e infilò i cucchiai tra le
lenzuola del suo letto in modo da farglieli ritrovare. Il giorno dopo avrebbe
detto che si era trattato di uno scherzo innocente e tutto si sarebbe risolto in
una risata. Quindi uscì, senza farsi vedere.
Quando lei non lo trovò
concluse che era fuggito con i cucchiai. - Adesso mi sente, quello! - sbottò.
Si recò così da una guardia per farlo arrestare, ma il conciapelli aveva fatto
bene i suoi conti, e non si fece trovare da nessuna parte, sapendo che il giorno
dopo tutto si sarebbe risolto. La guardia però continuò a cercarlo per altri
3-4 giorni, al che pensò che Mary avesse deciso di prendere i cucchiai per sé
e di far attribuire il furto a lui.
Tornò la signora di quella
casa insieme alla suocera, e venne ovviamente subito informata di quello che era
accaduto: Mary non le tenne nascosto nulla della storia, di come il conciapelli
avesse rubato i cucchiai e fosse fuggito. Questo, saputo del rientro della
signora, decise che la faccenda andava chiarita una volta per tutte: andò dalla
signora e le spiegò come aveva agito, sottolineando che era stato tutto uno
scherzo.
- Non prendetemi in giro. - la
signora era incredula.
- Allora andate a controllare
in camera sua. -.
- Non credete che non lo farò.
Ci andremo subito. -.
Quindi andarono insieme in
camera di Mary, scostarono le lenzuola e trovarono i cucchiai. - Mi credete
adesso? - domandò il conciapelli.
La signora stava osservando con
orrore i cucchiai. - Tornatevene a casa, non avrete altre noie. - disse
solamente. Il mistero dei cucchiai per lei era davvero un bel dilemma.
"Mary non ha mai rubato nulla, nemmeno un granello di polvere. Come mai
tutt'a un tratto si è resa colpevole di questo furto? No, non può essersi
ricoperta di tale infamia. Ma allora come ha fatto a non accorgersi di dove
fossero i cucchiai. Non c'è che una spiegazione: non ha dormito qui in queste
notti."
Erano questi i pensieri che assillavano la signora che subito pensò di essere
stata tradita dal marito con la domestica. Ne era certa: le gentilezze di lui
nei confronti della domestica, il fatto che la mattina del suo arrivo il marito
non era lì ad attenderla.
Voleva smascherare il tutto, quindi ordinò a Mary di rifare il letto di quella
stanza, perché lì avrebbe dormito lei quella notte e col marito avrebbe
dormito la suocera. Quanto alla domestica, si sarebbe coricata da un'altra
parte.
A Mary non restò altro da fare che obbedire e si stupì molto nel vedere i
cucchiai nel suo letto: quindi li mise in un baule, con l'intenzione di
lasciarli da qualche parte dove chiunque avrebbe potuto trovarli per caso.
Scese la notte e la signora si coricò nel letto della domestica, pensando a
ciò che era successo. Ad un tratto si rese conto che qualcuno era entrato nella
stanza. All'inizio pensò che si trattasse di ladri. Poi sentì la voce
dell'intruso. - Mary sei sveglia? -.
Era il marito. Rimase in silenzio e aspettò per vedere che cosa sarebbe
seguito: seguì che il marito si infilò nel letto e il resto si può immaginare
benissimo.
Prima dell'alba lei si alzò e
andò dalla suocera a raccontarle tutto. Successivamente si recò da una guardia
per accusare la domestica del furto dei cucchiai, che furono ritrovati nel baule
della domestica; questa fu portata davanti ad un Giudice di Pace e rinchiusa in
prigione.
Quando il marito venne a sapere quello che era successo si infuriò con la
moglie. La suocera si alleò con la nuora, ed entrambe lasciarono quella casa.
Mary trascorse in prigione 6
mesi prima che la corte d'assise si riunisse, e nel frattempo si scoprì che era
incinta. Fu assolta per mancanza di prove: la signora non si era presentata a
testimoniare contro di lei perché non la credeva colpevole di nessun furto,
solo di quello del marito.
Mary partorì così la sua bambina. Non fu questo però ciò che sconcertò
l'uomo di più, quanto il fatto che la moglie fosse a sua volta incinta: spendo
però di non aver avuto da tempo rapporti con lei usò la nascita dei due
gemelli della moglie come pretesto per giustificare il suo comportamento.
La suocera si ammalò e chiese al figlio di riappacificarsi con la moglie, ma
lui non la stette nemmeno a sentire. Quindi la vecchia nel suo testamento
lasciò tutto a degli amministratori perché servissero alla moglie e ai due
gemelli appena nati.
Il marito dipendeva quasi esclusivamente dalla madre e questo fu un brutto colpo
per lui, ma la moglie generosamente decise di assegnargli una rendita annuale.
Passarono così 9 anni.
L'uomo si era affezionato alla bambina della domestica. Il suo nome era Anne.
Decise così di portarsela a casa, spacciandola per il figlio di un parente che
doveva educare per farne il suo scrivano.
La moglie però non si fidava: non sapeva di nessun parente di lui che avesse un
figlio, quindi assunse un amico perché investigasse la cosa più a fondo,
scoprendo così che il giovane non era altri che la figlia della domestica.
Interruppe immediatamente l'assegno.
Il marito si infuriò e si portò a casa la domestica, cominciando a vivere
pubblicamente con lei. Per questo perse tutti i suoi clienti, decidendo quindi
di trasferirsi.
- Dove andremo?
- domandò Anne, eccitata per il viaggio che le si prospettava.
- Andremo nel
Nuovo Mondo Anne. - le spiegò il padre per l'ennesima volta.
- Ed è un bel
posto? -.
- Bellissimo.
Lì la gente può diventare ricca come re, potrai conoscere un sacco di persone
nuove provenienti anche da altri paesi. -.
Gli occhi di
Anne brillarono: per lei, bambinella di 9 anni, si apriva una grande avventura.
Si imbarcarono a Cork, diretti
in Carolina.
L'uomo continuò ad esercitare la professione di avvocato, successivamente si
dedicò al commercio col quale si arricchì a tal punto da comprare una ricca
piantagione.
Tutto filava a gonfie vele almeno finché Mary non si ammalò. E morì.
Anne piangeva
per la morte della madre. Ormai era cresciuta e avrebbe dovuto essere forte. Suo
padre le si avvicinò.
- Non piangere,
Anne. - cercò di consolarla. - Adesso sei tu la donna di casa. -.
- Non sono
così sicura di volerlo essere. Preferivo quando lo era lei. Lei era una brava
madre, una brava donna di casa, come io non sarò mai. -.
Il padre rimase
colpito da quelle parole. - Cosa te lo fa pensare questo? -.
- Guardatemi
padre. Ho un'indole troppo diversa da quella di mia madre. -.
Il padre
sospirò. Era vero, ma non poteva ammetterlo. - Non dire questo, figlia. Io vedo
solamente una bella ragazza che sarò un'ottima moglie, un'ottima madre. -.
Anne non ne era del tutto
convinta. Aveva un'indole troppo coraggiosa e ardente, aveva un carattere troppo
forte per potersi far valere in quelle 4 mura che la opprimevano. Cominciarono a
girare voci sulla sua condotta, la più eclatante e falsa delle quali la voleva
essersi macchiata del sangue di una domestica inglese per un accesso d'ira.
A volerla mettere ancora di più sottopressione era il padre che si spettava da
lei un buon matrimonio: quest'aspettativa fu mandata all'aria perché lei sposò
senza il suo consenso un giovane che lavorava sul mare e che non possedeva un
centesimo.
Il padre si arrabbiò a tal punto da cacciarla di casa.
- Sciagura! -
la apostrofò il padre. - Proprio a me dovevi capitare! Tutti ti guardavano e ti
ammiravano e tu sei andata a prendere proprio il più insignificante di tutti!
-.
- Ma io lo amo!
- protestò Anne.
- Amore, amore,
amore! - l'uomo tirò un pugno sul tavolo. - E all'amore per me non ci pensi? Mi
sono trasferito fin qui per permettere a te di condurre una vita giata lontana
dai pettegolezzi della gente che altrimenti ti avrebbero chiamata
"Bastarda". -.
- Tu non sei
venuto fin qui per me. Sei venuto fin qui perché dipendevi da tua moglie e lei
si è rifiutata di passarti il denaro per vivere. Hai preso me e mia madre con
te solamente per una tua personale vendetta contro tua moglie. -.
- BASTA! - un
ceffone, forte raggiunse la guancia di Anne. - Vattene figlia! Non voglio più
vederti. -.
Anne si
massaggiò la guancia, e lo gelò con lo sguardo. - Ti prendo in parola. -.
Si imbarcò quindi col suo
nuovo marito, deluso nelle sue aspettative economiche, per l'isola di Providence,
nella speranza di trovare un lavoro.
Fu lì che Anne incontrò Calico Jack Rackam, che cominciò a farle la corte e
riuscì a strapparla all'amore del marito. Quindi decisero di fuggire insieme, e
lei prese il mare con lui vestendosi da uomo.
Rimase incinta di Calico, che vedendo che si stava ingrossando la fece scendere
a Cuba, lasciandola da alcuni suoi amici, che si presero cura di lei.
Quando lei fu nuovamente in salute Calico la mandò a prendere perché stesse
con lui.
Si arrivò così allo stesso
proclama di Re Giorgio (nota dell'autrice: vedi capitolo precedente) e
Calico decise di giovare dell'amnistia. Si diede alla guerra di corsa per il
governo, per poi tornare alla sua vecchia vita.
- E poi hanno incontrato me. -
concluse Mary il suo racconto. - Il resto lo sai. -.
Anna era rimasta veramente colpita
dai due racconti, anche se continuava a credere che la vita di Mary fosse stata
10 volte più avvincente di quella di Anne. La storia di Anne più che altro le
era sembrata Beautiful.
Il sole era ormai calato. Il buio
era sceso. Mary scese dal parapetto. - Direi che potremo anche mangiare adesso.
-.
Proprio in quel momento Stub e
Antonella tornarono sul ponte. - Come va? - domandò Mary.
- Abbiamo elaborato un piano. - le
informò Stub. Fu lui ad illustrarlo.
Mary ed Anna non si persero una
parola di quel piano. Anna non era del tutto convinta. - Siete sicuri che
funzionerà? -.
- Hai idee migliori? - domandò
Antonella, con tono di sfida.
Anna la fulminò con lo sguardo.
Non erano mai andate troppo d'accordo, ma la loro rivalità non si era mai
manifestata così chiaramente come in quel momento. Stub appoggiò una mano
sulla spalla di Antonella. - Calmati. - le disse, guardando Anna in modo che i
suoi occhi dicessero la stessa cosa. - Non mi sembra il caso di lasciarsi andare
a stupidi litigi. -.
Antonella tolse la mano di Stub
con un movimento della spalla. - Hai ragione. Vado a preparare la cena. Avremo
bisogno di tutte le nostre forze. -.
- Vengo con te. - Mary la condusse
fin nelle cucine.
Anna e Stub rimasero soli sul
ponte, lui così fermo da sembrare una statua, lei ancora seduta sul parapetto.
- Sei davvero sicuro del piano? -.
Lui annuì. Doveva ammettere che
quell'atteggiamento diffidente di Anna dava fastidio anche a lui: era tutta la
vita che faceva piani del genere, pensava di saperne un po' in più di lei
sull'argomento.
Anna sembrò essersene resa conto perché non pensò più al piano.
E il silenzio calò tra loro. Lui non aveva niente da dirle e lei nemmeno:
probabilmente qualche giorno prima si sarebbero messi a litigare per qualcosa,
anche se futile. Ma dal bacio, beh, dal bacio, erano cambiate un po' di cose tra
loro. Ma non avevano avuto tempo di discuterne e soprattutto nessuno dei due ne
aveva voglia: era come un argomento fastidioso che volevano evitare.
Non potevano continuare così a lungo però.Sono
- Riguardo all'altra sera... -
cominciò lei.
- Ti amo Anna. - le disse lui,
interrompendola. Non era minimamente imbarazzato, manteneva la sua maschera di
freddezza come lei lo aveva sempre visto. Si avvicinò al parapetto.
- Lo sospettavo. - replicò Anna,
così spontaneamente che Stub non poté fare a meno di sorridere. - E per quanto
mi scocci ammetterlo, dannato killer, anch'io. - sospirò, falsamente esasperata. - E chi lo dice ora
ai miei genitori che sono la ragazza di un killer? - e quell'ultima parola
rimbombò nella mente di entrambi.
- Vuoi che smetta, ragazzina? - la
domanda a bruciapelo che Anna si era sempre aspettata. Adesso Stub gliela stava
ponendo.
Anna non voleva rispondere. Non
voleva decidere della vita di Stub. Abbassò lo sguardo. Stub le prese il volto
fra le mani e glielo alzò, in modo da poterla fissare negli occhi.
- Vuoi che smetta di fare quello
che faccio? Vuoi che smetta di essere un killer? -.
- N... no. -il monosillabo morì
in gola ad Anna.
Stub la lasciò. - E invece lo
vuoi. Ti si legge negli occhi. -.
- Io non posso decidere per te,
killer. Ciò non toglie che l'uccidere persone a pagamento non era uno dei
requisiti fondamentali del mio ragazzo ideale. -.
- Smetterò. - concluse Stub.
Anna stava per ribattere ma furono
interrotti da Antonella, che li chiamò per la cena. Anna andò subito. Stub
rimasse un po' sul ponte: tirò fuori quella sua mitraglietta tascabile che
tante volte lo aveva accompagnato per le sue avventure. Avrebbe voluto
sbarazzarsene, pensava di essere forte abbastanza. Eppure non riusciva a
gettarla in mare.
Era combattuto Stub. Combattuto dal desiderio di cominciare una vita normale a
fianco di una ragazza che amava e dalla vecchia vita che aveva sempre
abbracciato. Provò a pensare a chi sarebbe stato lui senza quella mitraglietta,
senza l'organizzazione: sarebbe stato esattamente uguale agli altri, avrebbe
dovuto ricominciare ad usare il suo vero nome... il suo vero nome. Qual'era il
suo vero nome? Ormai quasi non lo ricordava più.
Lui era Stub, il killer professionista più bravo del mondo.
Era una leggenda.
E non era pronto per smettere di esserlo.
Rimise la mitraglietta tascabile al suo posto.
Prima o poi se ne sarebbe
sbarazzato.
Ma in quel momento non era pronto.
Non voleva farlo.
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
Erano in 4 davanti al forte:
Antonella con le lacrime agli occhi puntava la pistola contro Mary, Anna e Stub
avevano le mani legate dietro la schiena e se Stub aveva nello sguardo un
disprezzo per sua cugina tale da essere incredibile, Anna era furiosa e ogni
tanto lanciava qualche insulto ad Antonella. Lo ammetteva: la faccenda della
finzione la divertiva molto.
Fu solo dopo un'occhiataccia di Stub che smise di approfittarsi della
situazione.
Lavinia li fece entrare nel suo
salottino. Di Woodes Rogers non c'era traccia.
- Antonella! - esclamò Lavinia
andandole incontro. - Davvero, non credevo che alla fine avresti ceduto. -.
Antonella aveva le lacrime agli
occhi e non rispose. Distolse lo sguardo. - Hai quello che hai voluto. Adesso
lasciaci andare. -.
- Non così in fretta. - sorrise
Lavinia, invitandola a sedersi. Si avvicinò ad Anna. - Cugina! -.
- Lavinia. -.
- Sai, non immagini che voglia che
ho in questo momento di ucciderti adesso con le mie mani. - sfoderò la spada e
la puntò contro Anna.
Stub provò a liberarsi dalla
stretta di ferro che aveva su di lui una delle guardie di Lavinia. La sua
attenzione quindi passò dalla cugina a lui. - Eccolo qui, invece, il traditore.
Il killer professionista è nelle mie mani. -.
Stub non si degnò di risponderle.
A lui andava bene finché stava lontana da Anna.
- E Mary. - continuò Lavinia. -
Hai fatto molto male a Woodes ieri. Non ti perdonerà mai per questo. -.
- Mai detto di volere il suo
perdono. - replicò Mary senza fare una piega. - Quello che io non perdono a lui
è di nascondersi dietro di te, adesso. -.
- Vorresti essere portata da lui?
-.
- Per porre fine alle sue
sofferenze. - specificò Mary, sorridendo.
- Oppure per porre fine alle tue.
- fu la risposta pronta di Lavinia. Schioccò le dita. - Che la nostra pirata
sia accontentata. Che sia portata dal governatore! -.
Stub osservò impassibile Mary che
veniva portata via: sapeva che quella era la sua battaglia, e lui gliel'avrebbe
lasciata combattere: anche per quel motivo non l'aveva inclusa nel suo piano.
Anzi, avere Mary alle prese con Rogers forse avrebbe tenuto occupata buona parte
delle guardie. Tornò quindi a concentrarsi sulla situazione che aveva davanti:
doveva trovare il modo di far rinchiudere Antonella nelle prigioni.
Anche Nell sembrava aver compreso che il tempo stringeva e che doveva trovare un
modo di raggiungere le prigioni.
- Hai avuto quello che volevi.
Adesso puoi lasciarci. - ripeté.
- Lasciarvi? - ripeté Lavinia. -
Non ci penso nemmeno. - fece cenno alle guardie di uscire.
Erano rimasti soli in quella
stanza. Anna si stava chiedendo cosa facesse mai sentire Lavinia così sicura di
sé. Antonella era libera e avrebbe potuto attaccare in qualsiasi momento, ma
stava ferma, e per un attimo Anna pensò che davvero li avesse traditi.
Si voltò verso Stub, ma ovviamente lui non lasciava trasparire nessuna
emozione: nei suoi occhi si riflettevano solamente gli ingranaggi di un cervello
che lavora.
Poi finalmente quel silenzio che
stava diventando pesante si ruppe: Lavinia stava caricando la sua pistola.
Quindi la puntò contro Antonella. - Non mi sei più di nessun aiuto ragazzina.
-.
- Nemmeno tu. - Antonella fu più
veloce. Aveva capito che stava per succedere qualcosa del genere. Prese il
microfono usa-e-getta e lo lanciò il più vicino possibile a Lavinia. Appena
toccò terra esplose.
Antonella si chinò per terra,
Stub si lanciò su Anna e la gettò sul pavimento, quindi approfittarono del
fumo per sgattaiolare fuori. Ma fuori c'era il putiferio. Guardie ovunque pronti
ad attaccarli.
Stub si era liberato e aveva afferrato la sua mitraglietta tascabile, che ancora
una volta era con lui pronta a salvarlo. Quindi sparava colpi precisi e ben
assestati. Dietro di loro veniva Antonella, con la sua Magnum. Entrambi si
ripararono dietro un vecchio mobile posto in corridoio.
- Che facciamo? - domandò
Antonella a Stub.
- Tu vai alla prigioni. - le disse
Stub, anche se suonava di più come un ordine. - Io e Anna li teniamo occupati.
-.
Antonella guardò Anna dubbiosa. -
Sei sicura di potercela fare? -.
- Per chi mi hai presa? - domandò
Anna.
A quel punto Antonella fece una
cosa che mai Stub si sarebbe aspettato. Antonella allungò la sua Magnum ad
Anna. - Io posso fare anche senza. - spiegò. - Sono una professionista. Quasi
una leggenda in questo lavoro. - quindi senza aggiungere altro si alzò e
cominciò a scendere le scale in direzione delle prigioni, silenziosa e
invisibile come un'ombra. Si nascondeva ogni qualvolta sentiva dei passi,
pensando che ogni guardia che saliva su a vedere che cosa era successo sarebbe
stata una guardia in meno da affrontare per uscire dalle prigioni.
Inoltre doveva risolvere il problema di non avere a disposizione un'arma. Si
diede della stupida per aver lasciato la sua ad Anna: come se quella dilettante
avesse saputo usarla.
Il peso sullo stomaco sembrò abbandonarla non appena raggiunse le prigioni.
Si nascose dietro un angolo e vide
che davanti alla cella delle ragazze c'erano 5 guardie.
"Ok, Anto, rifletti. Loro
sono in 5 e tu sei una sola, disarmata. Devi farti vedere dalle altre
possibilmente senza farti uccidere. La cosa si prospetta più incasinata del
previsto, ma è ok." pensava mentre studiava la situazione. Fu in quel
momento che vide che i mattoni non erano proprio impilati uno sull'altro.
C'era un margine di arrampicata.
Fare l'uomo ragno le sembrò un'idea improbabile, ma come aveva detto lei a
Thomas qualche tempo prima, l'impossibile per i professionisti non esiste,
figurarsi l'improbabile.
Cominciò quindi ad arrampicarsi silenziosamente fino a raggiungere il soffitto.
Quindi provò a fare qualche passo a testa in giù, tenendo le gambe sul
soffitto e le mani sul muro, sulle sporgenze che aveva usato per arrampicarsi.
L'avrebbero vista, lo sapeva ma quello che doveva fare era solamente arrivare
sopra la prima guardia, cadergli addosso e prendergli il fucile, poi se la
sarebbe vista con le altre. E così fece.
Arrivò sopra la prima guardia e si lasciò andare, cadendogli addosso. L'uomo
non fece in tempo nemmeno a rendersene conto. Quindi velocissima prese il fucile
e sparò sulla seconda. Non riuscì ad evitare la terza che la colpì sulla
spalla sinistra.
- Antonella! - esclamò Allison.
Sveva si era spaventata. Mai aveva
visto fare una cosa del genere. Nel frattempo Allison altrettanto velocemente
aveva preso il microfono e lo lanciò sulla porta delle sbarre. Questa esplose.
Le ragazze si erano liberate e
volevano vendetta.
Dopo aver sistemato le guardie si
lanciarono verso l'uscita delle prigioni. Sveva apriva il corteo col suo pugno
di ferro, grazie ai bracciali. Allison e le altre erano dietro che aprivano la
strada, sparando.
- Merdamerdamerdamerda! - urlava
Sveva ogni volta che colpiva.
- LA VUOI SMETTERE DI IMPRECARE? -
le urlò Antonella.
- Ragazze voltatevi. - era stata
Anne ad urlare.
C'erano cinque guardie armate fino
ai denti dietro di loro.
- Merda! - imprecò ancora Sveva.
- A loro penso io. - Isabella
aveva preso un pugnale da lancio e troncò la testa a tutti di netto facendolo
ruotare come un freesbee.
Sveva fu colta da un attacco di
nausea, ma cercò di reprimerlo. Non c'era più nessun nemico.
Allison prese la testa del corteo
e cominciò a camminare con uno sguardo spavaldo che incuteva timore. Tutte le
altre dietro, come se formassero un corteo, che procedeva implacabile, a tempo,
a ritmo. All'uscita delle prigioni c'erano i ragazzi ad attenderle.
Allison ammiccò nella loro
direzione. - Stiamo bene. - annunciò, scompigliando i capelli a Masky, un modo
come un altro per dimostrare come non fosse nuova a quel tipo di avventure. - Abbiamo solamente un ferito. -.
Anne corse incontro a Calico,
abbracciandolo.
Fenis aveva in braccio Thomas. Antonella non si curò della sua spalla e si
informò sulle condizioni di salute dell'amico.
- Non ti preoccupare Tom. - gli
disse, imbracciando il suo fucile. - Usciremo di qui e torneremo nel futuro e
lì ti cureremo. -.
- E' t... te... ta... no. -.
Antonella scosse la testa. - Fa'
silenzio Tom. - era un suggerimento che non prevedeva repliche. - Devi solo
riposarti, per quanto ti è possibile. -.
- Anche tu dovresti. - era stato
Geremia a parlare. - Sei ferita. -.
Nell abbassò lo sguardo. - Non è
niente. - non era vero, la spalla le faceva male.
- E' un peccato interrompere
questo momento romantico. - fece osservare Noah, additando Calico e Anne. - Ma
direi che sia arrivato il momento di tornare alla nave, non credete? -.
Tutti convennero.
Tutti tranne Isabella che si guardava intorno preoccupata.
- Puoi rilassarti. - le disse
Geremia. - Non c'è nessuno. -.
- Appunto. - fu la risposta della
madre di Stub. - Perché non c'è nessuno? -.
La sua domanda non rimase senza
risposta per molto tempo. Fecero appena in tempo a raggiungere il piano
dell'uscita che proprio dove era collocata la porta che li avrebbe finalmente
restituiti alla libertà ci fu una grande esplosione:
dinamite.
Sentirono un botto.
Videro davanti a loro una massa di fuoco, una grande bocca di fiamme che
sembrava volesse inghiottirli. Una vampata di fuoco.
Il loro primo riflesso fu quello di chiudere gli occhi e di gettarsi per terra,
per rotolare di lato. Di lato c'erano le scale, quindi caddero rovinosamente per
tutta la rampa.
Il fuoco bruciava l'ossigeno ad
una velocità impressionante, e mentre Antonella si assicurava che Thomas e
Geremia fossero ancora vivi, Sveva fu colta da attacchi di tosse.
Noah le porse il suo fazzoletto e
Sveva se lo mise al naso. Solo che non era impregnato di acqua. Sveva lo
allontanò velocemente dal naso.
- E' rum! - esclamò
scandalizzata.
- Non avevo altro. - si
giustificò Noah.
Rum.
Isabella e Anne si guardarono. E
alzarono le mani dal pavimento: le avevano bagnate. Di rum. Una delle sostanze
più infiammabili che conoscessero.
- Via di qui! - esclamò Bonn,
aiutando Calico ad alzarsi. - Tutti fuori! -.
Ricominciarono la loro corsa
frenetica, per accorgersi che ormai di passare dall'entrata non se ne parlava:
rischiavano di morire bruciati in quel regno di fuoco, sempre se non fossero
morti prima soffocati.
L'aria era irrespirabile, quindi in mancanza di idee migliori Anne cominciò a
salire le scale verso i piani superiori in cerca, ma anche lì tutto era in
fiamme. E il pavimento era bagnato di rum.
- Maledetti. - imprecò a bassa
voce.
- Anne! - esclamò Isabella, che
chiudeva il gruppo. - Che vuoi fare? -.
Tutti guardarono Calico, Anne
compresa. Lui era il capitano, da lui ci si aspettavano delle risposte. - Le
finestre. - furono le sue uniche parole.
Ma in quel piano tutto andava
troppo a fuoco perché qualcuno potesse raggiungere una qualsiasi finestra.
Continuava la loro corsa, di nuovo
verso la salvezza e verso l'aria. Non incontrarono nemmeno una guardia: erano
tutte uscite. Era tutto programmato. Isabella aveva intuito che quella fosse
stata solamente una trappola.
Davvero Woodes Rogers teneva così tanto alle loro teste da decidere di dar
fuoco al suo forte?
Non poteva credere che ci fosse lui dietro a tutto questo.
Ma non aveva nemmeno il tempo di porsi domande inutili. Dopo essere saliti per
altri 2 piani finalmente raggiunsero una finestra.
Anne si affacciò. Sotto ad
attenderli c'erano solamente guardie.
Calico però non si perse d'animo.
- C'è una torretta qui davanti. - la indicò. - Dobbiamo solamente
raggiungerla, usciremo di lì. -.
L'equipaggio sembrava crederci
davvero, e Calico per la prima volta nella sua vita sperò davvero che quella
fiducia fosse ben riposta, pur non essendone sicuro. Aveva con sé una corda con
rampino, che aveva preso dalle prigioni, quindi chiamò Noah.
Era quello che aveva più forza di tutti, era quello che meglio poteva riuscire
a fare arrivare la corda fino ad arpionarla ad una finestra della torre davanti
al forte. Quindi tutti, uno dopo l'altro cominciarono a camminare in equilibrio
sospesi nel vuoto: se fossero caduti ci sarebbero stati i fucili delle guardie
ad attenderli.
L'equipaggio maschile se la cavò
abbastanza bene: tutti passarono senza nemmeno un graffio fino alla torre, dove
cominciarono a liberare il campo dai nemici. Isabella non ebbe problemi e come
lei nemmeno Anne, che si muoveva leggera come se non avesse avuto peso.
Allison aveva preferito ricorrere
ad un metodo un po' meno ortodosso: procedeva reggendosi con le mani alla corda,
facendo muovere i piedi nel vuoto esattamente come se stesse camminando.
Maurice decise di adottare lo
stesso metodo di Allison: non aveva molto equilibrio e inoltre era pesante. Lo
stesso fece Masky, che piccolo e agile com'era sembrava una scimmia.
Toccava a Sveva. Si allontanò
dalla finestra terrorizzata.
- No! - scosse la testa. - Voi non
avete proprio capito con chi avete a che fare. Io non ce la faccio. -.
Geremia le si avvicinò. - E' più
semplice di quello che sembra. -.
Sveva lo guardò incredula.
- Va bene, non lo è. - si
corresse lui. - Però puoi sempre provare. -.
Dall'altro lato c'era Federico a
incoraggiarla. - Dai, Sve'. Mostra a quella corda chi è che comanda! -.
Sveva si fece forza. Avevano
ragione. Quindi liberando la mente da qualsiasi tipo di dubbio, paura e problema
mise i piedi sulla corda e cercò l'equilibrio. Quindi cominciò a fare qualche
passo indecisa, diventando mano a mano che procedeva sempre più sicura.
Però qualcuno delle guardie di sotto decise di spararle contro. Bastò il botto
a farla cadere. Perse l'equilibrio e con una mano tentò disperatamente di
aggrapparsi alla fune. Lo strattone che gli diede nel prenderla fu così forte
che la corda si slegò dall'armadio dove l'aveva legata Fenis, nel forte, quindi Sveva si
ritrovò a precipitare, senza però mai lasciata la corda.
Sbatté contro la parete della torre, urlando.
- SVEVA! - urlò Federico.
I soldati cominciarono a spararle contro.
Le sembrava di vivere un incubo.
- ARRAMPICATI! - le urlavano i
suoi compagni, e il suo corpo obbediva quasi meccanicamente a quello che le
orecchie sentivano: arrampicarsi.
Sentì che non le sparavano più.
Qualcun altro infatti aveva cominciato a sparare sulle guardie. Sveva alzò lo
sguardo, e vide che dal forte Antonella stava sparando su chiunque vedesse stesse
alzando il fucile contro di lei. E raggiungendo la finestra della finestra le
rivolse un pensiero riconoscente.
Quando entrò nella torretta, scavalcando la finestra non le sembrò vero.
Nel forte erano rimasti Geremia,
Antonella e Thomas. La stanza aveva cominciato a prendere fuoco anch'essa, e non
avevano più una corda. Si guardarono. - Che facciamo? - domandò Geremia.
Antonella scosse la testa. - Non
lo so. -.
- Come non lo sai? Sei una
professionista! -.
- Senti non mettermi fretta, ok? -
sbottò lei, nervosa.
Stress. Ecco qual'era la
sensazione che l'attanagliava in quel momento. Antonella si sentiva pervasa
dallo stress: non riusciva a pensare in quella situazione di panico. non vedeva
soluzioni evidenti, e a meno che non fossero spuntate loro una paio d'ali, e ne
dubitava, per quello che sapeva lei erano perduti. Thomas, poi, come diamine
avrebbero fatto a portarlo dall'altro lato?
Guardò dalla finestra: erano al quarto piano. Saltare più o meno corrispondeva
ad un suicidio. Significava rompersi almeno un arto, e comunque sarebbero
saltati nel bel mezzo dei soldati. Saltare decisamente non era una buona idea.
- Dobbiamo trovare un'altra
uscita. - concluse.
Ma ormai tutto alle loro spalle
era avvolto dalle fiamme. Erano in trappola.
- Moriremo. - Geremia prospettò
in quel modo il loro destino.
Come a conferma di quelle parole
fu Tom a tossire. Una tosse che non gli dava pace muoveva la testa in cerca di
aria, e non riusciva a muoversi. Antonella non avrebbe mai voluto vederlo in
quelle condizioni: mai come in quel momento si era sentita vicina alla morte.
Mai come in quel momento non aveva visto vie d'uscita.
E poi la sua attenzione cadde sul rum che era stato sparso per la stanza. Senza
dire una parola prese il fucile di Thomas.
- Che fai? - domandò Geremia.
- Leggi della fisica. - spiegò
brevemente Antonella. - Possiamo raggiungere la torre con rinculo sufficiente.
-.
Geremia la guardava ancora
interrogativo. - La quantità di moto è data dal prodotto tra la massa e la
velocità.
Questo fucile spara molto velocemente, vero Tom? -.
Thomas si limitò ad annuire e
Antonella proseguì con lo spiegare il suo piano apparentemente folle. - Bene,
allora quello che ci manca è la massa. E' un fucile con una canna non molto
grande, però credo che ci sarà molto rinculo se spariamo insieme al proiettile
rum e polvere da sparo: il rum è infiammabile, la polvere da sparo anche, così
quando i proiettili raggiungeranno le fiamme dell'incendio dovrebbero riuscire a
causare un'esplosione che ci catapulterà fuori. -.
Thomas sembrava non aver seguito
una sola parola di quello che aveva detto la ragazza, invece Geremia aveva
sentito anche troppo bene: proprio per questo la guardava come se fosse
impazzita.
- Se funziona come una bomba c'è
il rischio di saltare in aria. - le fece notare.
Antonella abbassò il fucile e lo
guardò negli occhi. - Abbiamo altra scelta? - domandò.
Geremia non seppe cosa rispondere:
ma certamente non avrebbe passato quelli che si prospettavano essere gli ultimi
attimi della sua vita litigando o rendendosi inutile. Quindi cominciò anche lui
a raccogliere il rum da terra e a buttarlo nella canna del fucile.
Il fucile era carico. Geremia
prese Thomas con una mano e Antonella con l'altra. I due salirono sulla finestra
e aiutarono Thomas a seguirli. Antonella provò a guardare il precipizio di
fucili appena sotto di loro.
Trasse un sospiro profondo.
Stava per sparare, ma Geremia la
fermò. - Vuoi proprio farlo? -.
- No. - ammise lei.
- Allora se moriremo quello che
sto per dirti non avrà alcuna importanza. Tu... io... insomma... - il bel
biondo cominciò a farfugliare.
Antonella sbuffò scocciata. -
Ascoltami. Non ho tempo per i tuoi farfugliamenti. Baciami e basta. -.
Geremia la guardò sorpreso. -
Ma... -.
- Vuoi discutere? - domandò lei,
inarcando un sopracciglio.
Il biondo non se lo fece ripetere
e si abbassò fino a baciare Antonella, di un bacio passionale avvolto dalle
fiamme. Che durò finché Thomas non si fece forza.
- Maledizione siete disgustosi!
Vuoi muoverti a sparare, donna? -.
Sarebbe stato anche minaccioso se
non fosse stato pronunciato da un moribondo. I due si staccarono sorridendo.
- Sei pronta? - le domandò
Geremia.
- Sono nata pronta. -.
Sparò. Il rum dentro il fucile e
la polvere da sparo presero fuoco non appena giunsero a contatto con le fiamme
dell'incendio. Ci fu un botto. Antonella lasciò andare il
fucile, e ci fu l'esplosione. Sentirono caldo, tanto che per un momento temettero
di star andando a fuoco. E poi furono catapultati fuori, e mentre erano sospesi
in aria, sparati come proiettili videro esplodere completamente la stanza dove
si trovavano fino a poco prima.
Allison velocemente lanciò loro una corda, che fu prontamente afferrata da
Antonella.
Si schiantarono tutti e tre contro
il muro della torre. Antonella prese fiato.
- Tutto bene? - domandò a
Geremia.
- Niente di rotto credo. - rispose
lui.
- Tom? -.
- Uhm... - fu la risposta di
Thomas.
- TIRATE! - erano le voci di Anne
e Allison che ordinavano alla ciurma di tirare la corda.
E finalmente furono tratti in
salvo.
Fenisandò subito a riprendere Thomas, e Bonn gli strinse la mano: Thomas
sorrise non appena si accorse di tenere per mano Anne Bonny. Masky lo guardò
scotendo la testa. - Sta per morire e a chi pensa... alle donne. Disgustoso. -.
Sveva abbracciò Geremia. - Ho avuto paura. - gli confessò.
- Antonella tu come va? - fu
Allison a porle la domanda. - Sei stata geniale. Non so se a me sarebbe venuto
in mente. -.
- Tu avresti sicuramente avuto uno
dei tuoi congegni strani per salvarti la vita. -.
- Ho mandato Maurice con degli uomini avanti.
- la informò Allie. - Per liberarci la strada. Probabilmente a quest'ora
staranno già tornando alla nave. -.
- Grazie per prima - i
ringraziamenti le vennero da Sveva. - Non ce l'avrei fatta senza il tuo aiuto.
Mi avrebbero sparato. -.
Antonella sembrò accorgersi per
la prima volta della sua presenza. - Figurati. -.
Cominciarono a scendere dentro la torre, senza incontrare nessuna guardia, ma
per precauzione decisero che sarebbe stato meglio calarsi da una finestra
dall'altro lato rispetto alla porta.
E col pensiero che finalmente era finita saltarono dalla finestra, diretti verso
la nave e verso nuovi orizzonti.
L'angolo della Matrix
...
...
...
...
lo so, probabilmente conoscerete moviole più veloci di me.
Sono in ritardo di più di 2 mesi, e mi dispiace moltissimo, ma sono stata
sommersa di roba da fare, e non ho trovato uno straccio di secondo per mettermi
a scrivere. Mi scusate?
Spero comunque che il mio ritardo
non vi abbia fatto apprezzare di meno il capitolo. Devo ammettere che nello
scriverlo ho avuto parecchi blocchi: il primo nel raccontare la storia di Bonn:
non sapevo quale fosse il modo migliore per farlo, anche perché più che la sua
storia quella che interessa è la storia della sua nascita contorta. A mio
parere la sua vita non ha niente a che vedere con quella di Mary. Ad ogni modo
le scritte in verde sono mie aggiunte personali alla storia per renderla un po'
più dialogata e vera. I dialoghi scritti in nero sono sì, inventati da me,
però spiegano parte della storia che secondo me sarebbe stata noiosa scrivere
tramite discorso indiretto.
Il secondo blocco mi è venuto per scrivere l'incontro con Lavinia: l'avrò
riscritto 10 volte e ancora non ne sono del tutto soddisfatta, ma in mancanza di
meglio pubblico questa versione che mi sembra la più congeniale.
Poi c'è stato il problema del forte: ero come Antonella, mi ci è voluto un
giorno per trovare una soluzione plausibile adatta a farli fuggire. Non so se
sia possibile causare una reazione del genere grazie ad un esplosione, diciamo
che ho preso qualche nozione di fisica e poi ho aggiunto qualche elemento
fantastico. E' una scena di "fantafisica" se volete. Ad ogni modo che
non vi salti in mente di fare una prova per vedere se è vero, e comunque mai
mettere insieme rum, fuoco e polvere da sparo: anche se non si causerà
un'esplosione state tranquille che non ne verrà niente di buono.
E infine il bacio tra Geremia e Antonella: tipo 3 ore perse davanti al computer
a cercare di capire in quale cavolo di punto sarebbe stato meglio... vorrei
appunto per questo la vostra opinione al riguardo.
Sicuramente penserete ch'io sia
banale: qualunque cosa accada ci infilo sempre un incendio. Beh, la verità è
che non riesco a capire quale altra calamità causata da umani potesse accadere
nel 1700 e una pioggia improvvisa di meteoriti mi sembrava troppo anche per
questa storia...
Quanto al fatto che non tutti i
personaggi parlano o agiscono quanto dovrebbero, tipo Masky, Noah o Maurice,
posso dire solamente che dispiace anche me dar loro poco spazio, però se
mettessi tutti a far qualcosa verrebbero fuori dei capitoli veramente troppo
lunghi.
Vorrei inoltre aggiungere qualcosa
sul pezzo riguardante Anna e Stub, nella seconda metà della prima parte del
capitolo: potrebbe sembrare un pezzo scritto e messo lì, in realtà è come se
introducesse qualcosa che avverrà più avanti.
Ho detto tutto, o almeno credo...
comunque sia mi sono dilungata anche troppo nelle spiegazioni, nemmeno stessi
facendo un'analisi del testo.
Passo quindi senza altre interruzioni a ringraziarvi una per una, mie adorate
lettrici:
-
DamaArwen88: ciao
Dama!! Hai notato la somiglianza, eh? Beh in realtà non è il personaggio
di Mary che assomiglia a me, sono io che assomiglio a lei: essendo la mia
eroina avrò pur preso qualcosa da lei, no?
Quanto a Nelly, in realtà devo dire che dal suo punto di vista è
comprensibile: viveva una vita tutto sommato normale per i suoi standard e
si ritrova ad affrontare tutto questo per colpa di una semplice discussione
per un'eredità: è vero che la colpa è di Lavinia, ma non dimentichiamoci
anche che adesso Antonella non è più l'unica ragazza nel cuore di Stub e
lo sa. Ed è un po' gelosa di non essere più la pupilla del cugino. In
compenso è diventata la pupilla di un'altra persona xD
Dici che il metodo dei microfoni è un po' doloroso: beh, in effetti sì,
infatti sono da utilizzare solo in casi di estrema necessità, come questo.
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto, e sopratutto buon Natale!!
-
myki: non
ti preoccupare: lo sai che mi piacciono i tuoi commenti alle armi. Proprio
per questo non oso nemmeno pensare come commenterai la mia trovata di questo
capitolo xD
Mi piacerebbe pensare anche come hai trovato il bacio tra Geremia e
Antonella: lo sai che sono persino arrivata a pensare di non metterlo per
niente? Fai conto i dubbi che avevo a scuola l'altro giorno non sono nulla
in confronto a quelli che mi sono venuti scrivendo questo capitolo... non so
perché ma tutt'ad un tratto non li vedevo più bene insieme Geremia e
Antonella.
Comunque sia sono contenta che la storia di Mary ti sia piaciuta, e spero
che quella di Anne sia all'altezza ma so già che non è così.
Un bacione e auguri!!!
-
Lallix:
ovviamente il tuo entusiasmo è contagioso!! xD
Sono davvero contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto e anche la
storia di Mary. Emozionante, vero? Eh, certe persone hanno veramente tutte
le fortune... o quasi, dipende da che punto di vista la vedi.
Spero che possa piacerti anche questo capitolo.
Ti auguro davvero di passare un buon Natale.
PS: lo sai che ultimamente anch'io ho partecipato ad un musical... solo che,
beh, magari tu potresti darmi qualche suggerimento, qualche trucchetto del
mestiere, dal momento che i musical sono la tua specialità, per favore *__*
-
BabyzQueeny:
felice che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, e spero che questo ti piaccia
e tu non mi uccida per il ritardo *__*
Ti auguro buone feste! Bacione!!
-
Levsky:
una new entry!! Che gioia!! Sono felicissima che la mia storia ti piaccia :)
Allora come spiegavo a DamaArwen88 Antonella ritiene Anna colpevole del
casino che sta accadendo alla sua vita esattamente come Lavinia... inoltre
non sopporta il fatto di non essere più l'unica ragazza nel cuore di Stub,
e quindi è gelosa delle attenzioni che il cugino rivolge alla rossa. Ma in
questo capitolo le ha pur sempre prestato la sua pistola... è già un
inizio, no?
Quanto alle nostre coppie, intanto tra Geremia e Antonella si sono evolute
un po' le cose.
Noah... beh... Noah muore, non in questa storia, ma purtroppo nella realtà
Noah non si è salvato dall'impiccagione che causò la morte di Calico e
della sua ciurma nel 1720, fatta eccezione per Anne e Mary, come già detto.
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto e mentre aspetto una tua nuova
recensione ti faccio i miei auguri di buon Natale!!!
AUGURI A TUTTI!!!
@matrix@
|
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Capitolo 17 *** 17. Back to the future ***
Capitolo 17
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 17:
Back to the future
Mary si stava facendo portare da
Rogers, in un altro salottino come quello dove era stata ricevuta da Lavinia.
La prima cosa che notò di Rogers fu che era ferito. Lo guardò con noncuranza:
Rogers non era il tipo da farsi abbattere da una semplice ferita: poteva essersi
rammollito in quegli anni da governatore è vero, ma negli prima era stato un
valido corsaro, questo lo ammetteva anche lei.
- Siediti. - il suo più che un
invito suonava come un ordine.
Lei scosse la testa. Non si fidava
di quella falsa gentilezza, avrebbe mille volte preferito risolvere la questione
con la spada, una volta per tutte. Tuttavia non la sfoderò, voleva prima vedere
dove sarebbe andato a parare.
Infatti lui cominciò a parlare. - Sei una vigliacca. - la accusò.
- Mai. - fu la secca e fredda
replica sua.
- Ne sei sicura? - domandò lui. -
Eppure a me sembra di sì. L'altro giorno potevi uccidermi e invece non l'hai
fatto: mi hai lasciato ferito. Paura di uccidere? -.
Mary non fece una piega. - Tu non
hai la minima idea di quante persone ho ucciso io tra la guerra e la pirateria.
Tu mi accusi di essere vigliacca. Ebbene, sappi che non
sono vigliacca ed è un bene per te ch'io non lo sia, perché se lo fossi adesso
tu non staresti qui a mettere in dubbio il mio onore Rogers. Siamo soli, in una
stanza, e tu sei ferito. Se fossi vigliacca ti ucciderei adesso, senza nessun
tipo di problema. - sorrise. - Ma mi hai presa in un giorno in cui mi sento
particolarmente generosa quindi credo che ti lascerò vivere. -.
- Molto generoso da parte tua. -.
- C'è altro? - Mary cominciava a
stancarsi.
- Chi ti dice che però io mi
senta generoso con te? -.
Mary sorrise. - Pensavo che ti
fossi rammollito. - portò la mano sull'elsa della spada. - Risolviamo questa
cosa alla vecchia maniera? -.
- Io non posso combattere. -.
- Chi è il codardo adesso? -
domandò lei.
Si divertivano entrambi. Quelli
erano solamente i preliminari, avrebbero finito per combattere, lo sapevano
entrambi. Solamente che avevano opinioni discordanti su chi sarebbe stato il
vincitore del loro duello imminente.
Rogers si alzò e prese la sua spada. - A noi due quindi. -.
E ricominciarono a duellare.
Rovesciarono i tavolini, il servizio da tea andò completamente distrutto, i
divani furono graffiati. Le loro spade si colpivano ripetutamente in una danza
di affondi e parate, ma Mary era in netto vantaggio, infatti con poco più di 3
passi e una giravolta riuscì a puntare la sua spada alla gola di Rogers.
Lui si immobilizzò. Lei lo guardò.
Era ferito.
Che cosa ne sarebbe stato del suo onore se l'avesse ucciso in quel momento?
Uccidere un uomo ferito era un'azione degna solamente dei vili e dei codardi.
Abbassò quindi la sua spada, pur non abbassando la guardia: dubitava del codice
d'onore di Rogers e si aspettava un suo attacco. Che non arrivò.
- Abbiamo una pirata leale. -
commentò sarcastico lui.
- Prova a dire che sono codarda
adesso. - le sue parole uscirono dalla sua bocca come se fossero un sibilo.
No. Non lo era e Rogers non lo
avrebbe detto: era in gamba quanto bastava per rendersi conto che il nemico che
aveva davanti non era un codardo né un vigliacco. E forse avrebbe anche provato
ammirazione nei confronti di quel nemico, ma la verità era che non sopportava
che fosse donna. Aveva impiegato anni in cui aveva messo le sue capacità a
servizio della corona, anni in cui aveva rischiato la vita per mare, anni in cui
aveva fatto il corsaro. Quel posto da governatore se l'era guadagnato con fatica
e non avrebbe permesso che una donna glielo portasse via. Una donna che era
incapace di battere: o meglio i loro duelli finivano sempre in parità, mai una
volta che fosse possibile decretare chi dei due fosse il migliore. E forse lui
nemmeno voleva sapere la risposta a quella domanda.
Per quel motivo più che per altri decise che contrattare con quella furia fosse
l'unica via che potesse portare ad un risultato soddisfacente per entrambi.
- Un accordo. - disse solamente.
- Accordo. - ripeté Mary come se
volesse soppesare quella parola. - Sentiamo cosa proponi. -.
Rogers trasse un respiro: era una
grande concessione quella che stava per fare. - Ti lascio andare. - le disse. -
Con i tuoi uomini che probabilmente ce la faranno a fuggire in tempo. Prendete
la vostra nave e salpate: la prossima volta che vi vedrò nelle mie acque vi
prenderò e allora non ci sarà pietà, per nessuno. -.
- Chi mi assicura che manterrai il
patto? - domandò lei.
- Lo giuro sul mio onore. -.
Mary sorrise: si poteva fidare.
L'onore era una cosa che persino Rogers tirava in ballo solo quando si trattava
di cose importanti.
Si strinsero la mano.
Mary era convinta di poter onorare quel loro accordo: le sarebbe stato
sufficiente convincere Anne e poi a Calico ci avrebbe pensato lei, che aveva
delle arti persuasive più efficienti di quelle di Mary.
E poi nel silenzio sentirono il
rumore di una serie di esplosioni. Mary si voltò verso la porta. - Ma che
diavolo... - non trovò le parole per finire la frase.
Rogers le rispose velocemente, dicendole che sarebbe esploso tutto, quindi uscì
dalla porta: conosceva dei passaggi segreti che gli avrebbero resa possibile la
salvezza. Quanto a Mary si trovò a correre tra le fiamme in cerca dei suoi
compagni.
Durante l'esplosione del primo
microfono, mentre Mary veniva portata da Rogers e Antonella raggiungeva le
prigioni Stub aveva gettato Anna per terra e poi era scivolato fuori dalla
stanza tirandosela dietro. Quello era esattamente il momento buono per uscire.
Ma l'allarme della loro fuga era stato dato, quindi tutti i soldati li stavano
cercando.
Stub si era appiattito nell'ombra di un corridoio secondario, con tutti i sensi
all'erta.
Anna non faceva domande, come se
sapesse che gli occorreva il silenzio. Tuttavia quella non era più una sua
protetta, né tanto meno una sua vittima, era la sua ragazza, quindi pensò che
dovesse essere messa al corrente del piano d'azione.
- Dobbiamo muoverci molto
cautamente. Nell'ombra. - le disse a voce bassissima, tanto che Anna dovette
avvicinarsi a lui per sentirlo. - Per fortuna abbiamo deciso di agire di sera,
le tenebre ci saranno favorevoli. Ci saranno soldati fuori, scendere scalando la
rocca non sarebbe prudente: dobbiamo raggiungere l'uscita. -.
I corridoi non erano un problema,
lo sapevano entrambi: se le cose si fossero messe male sarebbe bastato scivolare
all'ombra di un mobile o in un corridoio non illuminato da fiaccole. Il problema
vero erano le scale, lì se avessero incontrato delle guardie non avrebbero
potuto nascondersi in alcun modo.
Rischio.
Era quello che Anna avrebbe dovuto affrontare in quel momento, un rischio che
molto probabilmente avrebbe portato ad uno scontro. Anna si rigirò nelle mani
la Magnum di Antonella e la guardò un po' ammirata, un po' preoccupata. Avrebbe
dovuto usarla, quella volta non poteva scampare, avrebbe dovuto uccidere
utilizzando un'arma da fuoco. Non sapeva cosa le sarebbe riuscito meno:
avere la forza di uccidere un uomo oppure avere la capacità prettamente pratica
di utilizzarla. Ignorava quasi del tutto come dovesse fare per ricaricarla,
senza contare che non sapeva come fosse la sua mira. Se a queste sue incapacità
pratiche si fossero aggiunti anche la paura e il senso di colpa alla fine
l'unica che ci avrebbe rimesso le penne sarebbe stata lei.
"Oh, andiamo" pensò tra sé e sé. "Non potrà essere più
difficile che uscire da una casa in fiamme sul surf o fuggire da una prigione di
un centro di assassini." ripensò alle imprese che aveva compiuto
quell'estate. A quando aveva provato a fuggire.
Aveva una pistola in mano anche in quell'occasione.
E acquistò sicurezza: fece
ruotare la pistola usando il dito come pernio.
Fu lei a dire a Stub quando
andare.
Stub la seguì, senza darle contro.
Anna si muoveva velocemente e attenta a non far rumore: in quel campo un po' di
addestramento lo aveva fatto, ammise con sé stessa, per tutte le volte che doveva
scivolare in silenzio fuori di casa per andare a fare kite senza che sua madre
venisse a saperlo. Sorrise tra sé a quei ricordi. D'altronde aveva sempre
sentito che prima o poi l'arte dello sgattaiolare le sarebbe tornata utile.
Stub aveva più stile, su quello non c'era dubbio, ma era o non era l'assassino
più bravo del mondo?
Arrivarono alla prima rampa di
scale senza essere scoperti. Scesero correndo di un piano. Non c'era nessuno. Si
fermarono. Nemmeno nelle loro più rosee previsioni avevano considerato la
possibilità che il corridoio sarebbe stato completamente privo di guardie.
Per un attimo entrambi pensarono che si fossero nascoste pronte a scattare.
Poi Stub abbassò la guardia. Non c'era nessuno per davvero.
- Non promette bene. - commentò
Anna.
E come a conferma delle sue parole
sentirono delle esplosioni provenire dall'uscita. - Cerchiamo di raggiungere il
piano più basso possibile e saltiamo dalla finestra. - suggerì Stub. La rossa
non aveva soluzioni alternative, quindi abbandonarono ogni prudenza, coscienti
del fatto che ormai tutte le guardie erano fuori.
Mai come in quel momento ad Anna sembrò che una rampa di scale fosse così
infinita.
Ancora il fuoco non li aveva raggiunti.
Stub si stava stancando. Risentiva ancora della ferita alla gamba. Anna si rese
conto di questa sua difficoltà e lo costrinse a fermarsi.
- Non possiamo perdere tempo. -
protestò lui.
- No, quello che non possiamo è
permettere che tu ti faccia male seriamente. - obiettò lei. - Killer, santo
cielo, sei tu la mente, e una mente che pensa "accidenti quanto mi fa male
la gamba" è una mente che elabora piani dell'ultimo minuto a metà. A me
non serve la tua mente a metà. Quindi adesso ti riprendi per un minuto e poi
pensi a qualcosa che non preveda la nostra trasformazione in arrosto, ok? -.
Era una domanda retorica, e la
voce di Anna suonava come se stesse rasentando l'isteria. Respirò
profondamente. Non potevano più scendere nemmeno di un piano, lo sapeva bene e
inoltre stavano cominciando a respirare fumo. Non proprio un toccasana per la
salute.
Si sporse dal corridoio sulle scale per vedere in che condizioni di non
agibilità fosse il piano di sotto. La gamba gli fece più male del previsto, e
perse la concentrazione. Con essa l'equilibrio.
Fortunatamente Anna era pronta di riflessi e riuscì ad afferrarlo per una mano.
Strinse la presa e lo afferrò anche con l'altra mano, inginocchiata sul
margine. Sotto di loro il fuoco.
- Maledizione killer! E'
possibile che tu non ne faccia mai una giusta? - era arrabbiata. Provò a
tirarlo su ma la massa muscolare del ragazzo pesava troppo e Anna non ce la
faceva. Sarebbe caduto tra le fiamme. Sarebbe morto. Era talmente furiosa con
lui per aver rischiato la vita inutilmente in quel modo che non riuscì a trattenere le
lacrime. Le si inumidirono gli occhi e presto le sue guance diventarono il letto
di un fiume in piena.
Stub a quella vista sorrise amaramente.
- Piangi per me ragazzina? - le
domandò. Incredibile quanto riuscisse a mantenere la calma anche in quella
situazione.
- Per te, brutto assassino che non
sei altro. Non dovevi. -.
Stub le sorrise, senza amarezza,
sereno, come se con quel
sorriso potesse calmarla. Era quel sorriso. Lo stesso sorriso di quel
giorno di quell'estate.
- Adesso lasciami. -.
Quelle parole.
Anna ebbe il flash di lui che si
metteva davanti e prendeva un proiettile in petto al posto suo. Di lei che lo
abbracciava, di lui che le diceva di lasciarlo con le stesse parole e lo stesso
sorriso di serenità in volto. Lei che lo lasciava. Lui che precipitava
dall'aereo.
Tirò su col naso.
- Non stavolta. - scosse la testa
lei. - Stavolta non ti lascio, puoi starne certo. -.
Anna richiamò a sé tutte le sue
forze e fece finta che invece di tirar su lui dovesse far virare il kite col
vento contrario. Chiuse gli occhi immaginando la scena, richiamando a sé tutte
le forze necessarie. Quindi aprì gli occhi e cominciò a tirarlo su.
Lui rimase colpito da quel gesto.
- Non ce la puoi fare. - le disse.
- E' inutile lo sforzo che fai. -.
- Sta' zitto. - lo zittì lei. -
Aiutami piuttosto. -.
Stub si arrese e la aiutò e alla fine riuscì a risalire. Era salvo. Era seduto proprio sul
ciglio del pianerottolo e quasi rischiò di cadere di nuovo dallo slancio che la
rossa aveva preso per abbracciarlo. Stava ancora piangendo.
- E' finita. - le disse lui. -
Stavolta è finita davvero. Sono qui con te. Sono vivo. Non ti lascerò. -.
Questa volta non lo aveva lasciato
precipitare. Questa volta aveva trovato la forza in tutti i sensi di tenerlo
stretto a sé. Prima poteva immaginare che senza di lui la vita forse non
sarebbe stata più la stessa. In quel momento, nel passato, seppe che avventure
del genere avrebbero potuto capitarle solo con lui, e che quindi decisamente la
vita di Anna non sarebbe stata più la stessa senza di lui.
Smise di piangere, nell'idillio di quell'abbraccio.
L'idillio fu però rotto nel
peggiore dei modi. Stub le fu letteralmente strappato via dalle braccia.
Opera di Lavinia.
La ragazza lo aveva allontanato da
Anna e gli teneva le mani dietro la schiena, puntandogli una pistola alla
tempia.
Il gesto di Anna di puntare la pistola contro Lavinia fu involontario. Fu un
riflesso.
- Quasi mi è dispiaciuto
interrompervi. - sorrise Lavinia. - Ma era necessario. Adesso non ho intenzione
di perdere tempo perché devo mettermi in salvo e se me lo farete perdere vi
ucciderò tutti e due. Invece non è mia intenzione uccidere il killer,
nonostante tutto. Quindi facciamo le cose velocemente: Anna tu sai quello che
voglio. Abbassa la pistola, consegnati e lascerò liberò lui. Altrimenti... - e
poggiò il suo dito sul grilletto.
Non sarebbe successo.
Stub non si sarebbe preso un proiettile al posto suo anche quella volta. Non
l'avrebbe permesso. Appoggiò la Magnum per terra.
- Non farlo. - quello di Stub non
era la richiesta di un innamorato che preferiva sacrificarsi per la ragazza che
amava. Era semplicemente un ordine detto con il distacco e la freddezza con cui
un generale dà un comando ad un suo sottoposto. - Riprendi la Magnum. Adesso. -.
- Se lo farai, lui morirà. -.
Quello che era stato a sorprendere
Anna era stato appunto il tono di comando usato da Stub. Lo guardò
interrogativa senza osare obbedirgli.
- Anna ascoltami. Tu prenderai la
Magnum, lei mi sparerà e contemporaneamente tu sparerai a lei. Sarà la fine di
tutto. - era un ragionamento logico, Stub aveva la mente lucida. Se si fossero
trovati in quella situazione degli assassini sarebbe stato esattamente quello lo
schema che avrebbero adottato.
Anna rimase immobile piegata verso
la pistola con gli occhi puntati su sua cugina. - Lui non c'entra. - riuscì a
dire. - Lui non ti ha fatto nulla. La questione è tra me e te. - lasciò
perdere la pistola e la guardò dritta negli occhi. - Adesso tu lo lascerai e
metteremo fine a questa storia una volta per tutte. -.
Lavinia però non mollò la presa
sul killer, anzi, sembrò rafforzarla: Stub stava respirando sempre più
velocemente, sempre più faticosamente: oltre al braccio si Lavinia intorno al
collo, che sembrava volerlo strozzare più che impedirgli di muoversi, il fumo
aveva cominciato a diffondersi anche in quel piano. Cominciò a tossire, anche
se tossire con quel braccio intorno al collo significava non respirare.
Avrebbe dovuto fare qualcosa, avrebbe dovuto liberarsi, ma la presa di Lavinia
era salda e nessun movimento che avrebbe potuto fare lui sarebbe potuto essere
più veloce del dito di Lavinia sul grilletto.
Era calato il silenzio sulle due
cugine.
Lavinia non aveva nessuna intenzione di accettare la proposta di Anna.
- No. - scosse la testa
follemente, scoppiando a ridere. - Ho aspettato troppo tempo per compiere la mia
vendetta. -.
Anna a quelle parole decise di
rischiare tutto. Decise di dare ascolto al killer una volta tanto. Di fare come
lui diceva. Velocissima si allungò verso la Magnum di Antonella.
Fece appena in tempo a sentire uno sparo.
BANG!
Alzò lo sguardo, impaurita. Stub
aveva abbassato la testa.
Dietro di lui Lavinia aveva gli occhi spalancati, e
aveva lasciato la presa sul collo di Stub.
Lo sparo era venuto da un punto non ben precisato in mezzo al fumo.
Entrambi guardarono in quella
direzione.
Si stagliava l'immagine di una
figura. Imponente. Maestosa. Come un demone infernale.
Che quando si stagliò ben visibile stava soffiando ancora sopra la sua pistola.
- Anch'io ho aspettato troppo
tempo per la mia. - disse solamente la figura emersa dalle fiamme.
Anna era rimasta senza parole.
Stub si spostò da Lavinia, che
cadde in ginocchio, senza più traccia di follia negli occhi, solo di dolore e
paura. Respirava a fatica.
- Che tu... sia maledetta... Mary
Read. - queste furono le sue ultime parole, l'ultimo rumore prima di quello del
suo corpo che si schiantava sul pavimento.
Lavinia era morta e quella volta per davvero.
Mary fece roteare una volta la
pistola tra le mani prima di rinfoderarla. - Non c'è di che. - disse senza
spettare nemmeno i ringraziamenti dei due.
Anna e Stub si guardarono
increduli: e infine era così che doveva andare. La loro battaglia era stata
vinta da una pirata che con i loro affari non c'entrava nulla. Nessuno dei due
sapeva come sarebbe finita se non fosse intervenuta Mary.
Ma Stub avrebbe tanto voluto saperlo: quasi rimpiangeva l'intervento di Mary,
che invece Anna aveva accolto con entusiasmo. Il fatto era che non sapeva come
funzionavano lui e Anna come coppia, come squadra; intuiva però che come
squadra non avrebbero funzionato, che il suo mondo era diverso da quello di lei.
Lui era un killer, lui rischiava la vita continuamente, e con lui la rischiavano
tutti quelli che gli volevano bene. Forse era per questo, si ritrovò a pensare,
che non aveva amici al di fuori dell'agenzia.
Anna invece era una ragazza normale, cresciuta in una famiglia normale, senza
nessun tipo di problema, una buona media a scuola, una passione per uno sport,
aveva i suoi amici, aveva una vita completamente diversa dalla sua.
Sapeva che l'avrebbero spesso pensata diversamente, forse troppo diversamente,
su troppe cose.
Intuiva questo perché tutte le volte che si trovavano insieme davanti ad un
ostacolo qualcosa finiva sempre per andare storto: le cose si raddrizzavano
solamente quando venivano separati, come nel caso dell'aereo, o quando avevano
un intervento esterno, come quello di Mary in quel modo.
Erano due caratteri forti e contrastanti: lui non avrebbe potuto rinunciare alla
sua vita, e lei non avrebbe potuto né voluto rinunciare alla sua, e quella
verità la sapevano entrambi. L'unica via di uscita era accettarsi per come si
era, ma poteva Anna accettare il fatto che lui fosse un killer? Poteva lui
accettare che Anna fosse normale?
Anna aveva esitato quando lui le aveva detto di prendere la pistola. Era stata
una fortuna in quel caso, ma per una coincidenza, nulla di più: poteva lui
accettare una ragazza che esitava davanti a scelte rapide da prendere e davanti
a situazioni pericolose come quella?
E tutti quei pensieri semplicemente perché si era affezionato ad una delle sue
vittime. E poi ne era rimasto affascinato. E alla fine si era trovato
addirittura tra la vittima e il proiettile. Ah, l'amore.
Quando smise di dedicarsi a quei
pensieri Anna e Mary si erano già calate dalla finestra grazie alla corda che Mary aveva rubato in una delle stanze del forte quando Rogers era fuggito
lasciandola sola. Afferrò la corda e cominciò a calarsi giù, con la
leggiadria di chi non vuol farsi notare: sembrava quasi mimetizzarsi con le
pareti. ci impiegò pochissimo tempo per arrivare a terra.
- Sei pronto Stub? - gli domandò
Mary.
- A fare che? - domandò lui senza
nemmeno pensarci.
Mary sorrise. - A rivedere tua
madre finalmente. -.
Non trovarono nessun tipo di
difficoltà per tornare alla nave, che era pronta a partire. Mary e gli atri
furono gli ultimi a salire.
Stub si guardò intorno alla ricerca di sua madre. E la vide, sul castello, che
lo stava aspettando. Stub si immobilizzò per qualche secondo. Poi a passi
lenti, sicuri e decisi cominciò a dirigersi verso di lei.
Sentì che la nave stava partendo. Nessuno stava facendo caso a lui.
Le arrivò davanti: si accorse di
essere più alto di lei ma comunque le sembrava bellissima, illuminata dalla
luna, le stelle erano corone sulla sua testa, il cielo il suo manto.
Si guardarono.
Isabella stava piangendo. Poi
allargò le braccia verso di lui.
A lui occorse qualche secondo
prima di rendersi conto che sua madre era davvero viva, era davvero davanti a
lui. Erano di nuovo insieme.
- Stub... - lei non fece in tempo
a dire nulla.
Stub l'abbracciò, stringendola a
sé forte forte, come se con quell'abbraccio avesse potuto recuperare tutti gli
anni che erano stati rubati ad entrambi.
- Mamma. - fu l'unica cosa che
disse.
Aveva appoggiato la testa sulla
sua spalla, quindi si lasciò sfuggire una lacrima di commozione che gli
illuminò il viso. Ma nessuno lo vide. E quando l'abbraccio fu sciolto non
sembrava che si fosse commosso. Sarebbe stato il suo segreto. Il segreto suo e
delle stelle brillanti nel cielo.
Nel frattempo Tom era stato
portato nella stanza di Mary ed Anne, e con lui c'erano Allison e Antonella.
- Stai tranquillo Tom. - cercò di
rassicurarlo Allison. - Partirete presto e vedrai che nel futuro tutto si
rimetterà a posto. -.
- Ne... ne sono convinto. -.
Antonella guardò Allison
interrogativa. - Che significa "partirete" Allie? -.
- Quello che ho detto Nell. -
rispose Allie sorridendo. - Io resto qui. -.
- Co... cosa? - Thomas era
stupito.
- Io resto qui. - ripeté Allison.
- Ma lo capite o no l'inglese? -.
Antonella scacciò la domanda con
un gesto della mano. - Come mai hai deciso di restare? -.
- Perché quest'epoca è stupenda,
perché potrò rimanere con le mie eroine... -.
Nell sbuffò. - Ti rendi conto che
tra pochi mesi sarete presi e uccisi tutti? Ti rendi conto che a novembre
morirai a meno di non rimanere incinta? -.
- E tu ti rendi conto che non è
detto? - Allison sorrideva radiosa. - Andiamo Anto, ti devi rilassare. Adesso ci
sono io qui, che vuoi ci succeda? Ne sono una in più del Diavolo figuriamoci se
non ne so una in più di Rogers. No, io resto qui, con le mie eroine e
cambieremo la storia! - per enfatizzare il discorso aveva sollevato il braccio
destro indicando una cosa non bene precisata verso l'alto. - Sono nata per
questo. - aggiunse abbassando il braccio.
- Per sparare sciocchezze? -
domandò Antonella sarcastica.
Allison scosse la testa, sempre
sorridendo. - Pensala come la vuoi Antonella. Questa è la mia scelta e la
seguirò. Ecco. - le porse dei fogli, scritti a mano. - Li affido a te. -.
- Cosa sono? -.
- Una lettera per i miei genitori
dove spiego loro quello che è successo e le mie motivazioni in un foglio.
Nell'altro c'è il mio testamento: lascio ad ognuno di voi qualcosa delle mie
cose, armi comprese... soprattutto abbiate cura di quelle, sono tutta la mia
vita. -.
Antonella annuì solennemente. Era
sempre un triste giorno quello in cui un killer abbandonava le sue armi. Era uno
strano rapporto quello che avevano loro con le armi: le armi di un killer lo
accompagnavano in ogni momento della sua carriera, erano le uniche cose su cui
si poteva veramente contare, che non tradivano, che tiravano fuori dai guai.
Ognuno aveva le proprie, ognuno aveva le sue preferite e non potevano essere
riciclate: molto spesso alla morte di un killer si usava sotterrarle con lui. Ma
Allison non avrebbe avuto una tomba dove sotterrare tutte le sue armi
mascherate. Probabilmente quindi sarebbero state messe in una teca alla base
dove Allie lavorava.
Proprio in quel momento la porta
si aprì. Dentro la stanza entrò tutto l'equipaggio, compresi Anna e gli altri
del nostro secolo. Tra loro c'era anche Geremia. Aveva deciso di seguire
Antonella: si rendeva conto che lei non sarebbe mai rimasta in quel secolo e lui
non si trovava troppo male nel futuro: aveva degli amici, adesso aveva anche una
ragazza, frequentava l'Università ed era felice. No, non avrebbe lasciato tutto
per riprendere una vita che aveva lasciato molto tempo prima.
Ognuno dei presenti provava tristezza al pensiero di abbandonare quella nave che
aveva portato un po' di gioia nel cuore di tutti. Dal canto loro invece i pirati
avevano cominciato a considerare quegli strano ragazzi come dei compagni che
avevano deciso di darsi all'impresa e non avevano mai pensato al fatto che un
giorno sarebbero tornati da dove erano venuti.
Il modo di fare dei pirati non era così brusco come si erano aspettati tutti e
i saluti furono molto malinconici.
A Isabella fu consegnato il Jolly
Roger con la firma di tutti i membri dell'equipaggio, o almeno di tutti quelli
che sapevano scrivere. Thomas ricevette un bacio da Anne, e fu al settimo cielo.
Allison sarebbe mancata a tutti, e lei abbracciò i suoi amici uno per uno, con
stampato in volto un tale sorriso da trasmettere allegria a tutti, per quanta ne
potessero provare in quel momento.
Anne fu la più affettuosa, Calico strinse la mano a tutti atteggiandosi a vero
signore, Noah si congedò con delle sonore pacche sulla schiena e battiti di
mani, Mary non lasciò trapelare nessuna emozione: abbracciò tutti piuttosto
freddamente e solamente alla fine concesse qualcosa che assomigliava molto ad un
sorriso a Anna e Antonella.
Quindi tutti misero le mani sull'Acchiappa-Sogni
e aspettarono di addormentarsi. I pirati attesero pazientemente che tutti si
addormentassero, e videro i loro corpi evaporare nel nulla: ebbero la certezza
che quei ragazzi e la loro Isabella ormai erano lontani anni da loro.
Il minuto di silenzio che seguì
fu interrotto da Calico Jack, che si guardò intorno. - CHE CI FATE ANCORA QUI!
AL LAVORO SIGNORI! - sbraitò, mentre tutti correvano ai propri posti. - Voglio
aver messo mezzo oceano tra noi e Rogers entro l'alba. - e mentre usciva per
raggiungere i suoi uomini fece un cenno a Mary e Anne, che capirono al volo.
Le due donne infatti si girarono contemporaneamente verso Allison. Anne le si
avvicinò sorridendo.
- Benvenuta a bordo, compagna! -
le batté una mano sulla spalla.
Mary la guardava appoggiata allo
stipite della porta e le rivolse un sorriso, quasi di sfida. - E adesso è
arrivato il momento di mostrarti come si lavora nell'impresa... - le si
avvicinò, tendendole la mano. - compagna. -.
L'angolo della Matrix
Di nuovo in ritardo. Di nuovo più di un mese. Di nuovo mi scuso.
Questa volta la colpa non è solamente della scuola. Questa volta devo ammettere
che la colpa è anche un po' mia in quanto mi è presa l'ispirazione per
un'altra storia. E poi c'è il problema del computer: il mio è rotto e sto
provando la brutta esperienza di avere un computer condiviso, e siccome il
computer condiviso in questione è quello di mio padre su cui lui lavora quasi
ogni sera scrivere è diventata pressoché un'impresa.
Ma stasera, col torcicollo, i
tendini del gomito infiammati e un'infiammazione ad entrambe le ginocchia, ho
preso il computer e ho deciso di aggiungere un capitolo. Il penultimo, dal
momento che il prossimo sarà la conclusione. Mary sarebbe fiera di me, che
dite?
Credo che vi siate accorte che ad
un certo punto lo scambio di battute tra Anna e Stub è uguale a quello che si
scambiano nel penultimo capitolo del primo episodio della saga: l'effetto voluto
era un qualcosa che si avvicinasse al romantico, l'effetto ottenuto non so quale
sia.
Quanto al duello tra Mary e Rogers, non so se duellavano veramente e non so se i
loro duelli finivano sempre in parità, ma ho preferito adottare questa
soluzione per rispetto a entrambi: infatti nonostante tutto sto rivalutando
molto Woodes Rogers. E' vero, sta dall'altra parte rispetto alla mia, però è
stato un uomo valido e questo bisogna riconoscerglielo.
Per quello che riguarda Allison ho trovato giusto nei miei confronti farla
restare lì con loro: in fondo Allison è la mia caricatura e io sarei rimasta
con loro, alla facciaccia dell'impiccagione... in fondo quando la storia non è
ancora stata scritta si può sempre cambiare, no?
Credo di aver detto tutto, quindi
passo senza ulteriori esitazioni a ringraziarvi una per una (e per la
spiegazione sul nome di Stub leggere la fine della recensione a DamaArwen88)
-
DamaArwen88: ciao!!!
Sì, concordo pienamente, la storia di Anne è contorta. Molto contorta. E
concordo anche sul fatto che non sia avventurosa come quella di Mary...
però penso che come storie siano diverse proprio perché Mary e Anne sono
diverse. Mary è diventata pirata perché era alla ricerca di qualcosa, Anne
lo è diventata per seguire il suo amore.
Follia allo stato puro, dici? Può essere. Diciamo che ho preso ispirazione
da un pomeriggio passato a studiare fisica ^^
Per quello che riguarda il romanticismo tra Anna e Stub, forse ce n'è un
po' di questo capitolo, non so perché ma rileggendolo mi sembra quasi
stucchevole. Per il vero nome di Stub... beh, è ovvio che Stub ha un vero
nome, ma lui non lo ricorda. E probabilmente nemmeno sua madre. Dietro
questo c'è una semplice spiegazione, è il fatto che per me Stub si chiama
Stub... dargli un nome vero gli toglierebbe la sua identità.
Spero che questo penultimo capitolo ti sia piaciuto, fammi sapere che ne
pensi. Bacione!
-
Lallix: ti giuro che
quando ho letto lo spelling di "mitica" sono quasi caduta dalla
sedia per le risate xD Sei fantastica, davvero.
Sono davvero contenta di averti fatto venire i brividi... mi dai sempre
grandi soddisfazioni Lallix!!
Spero che questo capitolo ti sia piaciuto. Bacione!
-
Levsky: ciaooo!! Allora
rispondo subito alla tua domanda su Antonella... il prestare la pistola ad
Anna era il suo modo di dire che finalmente ha deciso di buttare giù il
muro tra loro due. Nel capitolo è spiegata l'importanza delle armi per un
killer, quindi beh, interpreta quel prestito come un segno d'amicizia.
Quanto ad Anna e Stub: beh alla fine la reazione di Anna mi è sembrata la
più spontanea e banale che alla fine sarebbe venuta a chiunque. E' vero,
l'essere killer è ciò che rende speciale Stub... però ha le mani
macchiate di sangue, ha sulla coscienza decine e decine di omicidi e questo
Anna non può ignorarlo... credo che uccidere qualcuno a sangue freddo non
sia fico come può apparire nelle storie; è anche per questo che lei non è
pronta a diventare una killer... la tua osservazione mi ha dato comunque
modo di riflettere su come sia buffo il fatto che a volte può capitare che
ti chiedano se sei disposto a morire per una persona, mai se sei disposto ad
uccidere per quella persona...
Spero comunque che ti sia piaciuto anche questo capitolo e ti mando un
bacione!
-
myki: sono contenta che
non trovi le mie trovate banali nonostante il loro ripetersi. In particolare
in questo capitolo avevo dei dubbi sulla ripresa del penultimo capitolo del
primo episodio della saga... che te ne pare? Mi sembrava un espediente un
po' romantico... solo che ho paura che stucchi... comunque per quello che
riguarda le armi forse da questo capitolo avrai capito perché perdo tempo a
descriverle e a cercare di renderle meno banali possibili.
Per quello che riguarda il bacio ti ho già risposto a voce, quindi spero
che non ti arrabbierai se non riscrivo tutto (il mio gomito e il mio collo
ti stanno implorando, fallo per loro *__*): mi raccomando però voglio
critiche anche per questo capitolo.
Per quello che riguarda il lavoro di Stub puoi leggere la parte finale della
risposta a Levsky... devo dire però che mi ha colpita la tua ultima
frase... "non lo faresti neanche tu"... e hai ragione. Non lo
farei neanch'io.
Buonanotte a tutte!!!
@matrix@
|
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Capitolo 18 *** 18. The best damn thing that her eyes have ever seen ***
Capitolo 18
O Fortuna
...
and a bottle of rum!
Capitolo 18:
The Best Damn Thing that her Eyes Have Ever Seen
Soffiava il vento su quella scogliera a
Rackam's Cay, vecchia Deadman's Cay, dove dopo essere stato ucciso a Gallows
Point Calico Jack fu portato chiuso in una gabbia e appeso ad una forca. O
almeno nella storia prima dell'entrata di Allison nella ciurma.
Anna si portò un ciuffo dietro l'orecchio. Non riusciva veramente a credere che
i gentiluomini di ventura che aveva conosciuto fossero davvero tutti morti. Le
sembrò molto macabro trascorrere lì il giorno della Vigilia di Natale. Ripensò alla prima
volta che Richard Corner il quartiesrmastro li aveva incontrati brontolando,
ripensò a Noah e a Fenis, a Calico, a Bonn e soprattutto a Mary e si sentì
immensamente triste. Non pensava che avrebbe provato tanta malinconia per un
branco di pirati.
Sveva d'altronde aveva avuto l'idea di andare lì per celebrare la memoria degli
amici morti ormai da secoli. Avevano portato e interrato una croce per ognuno
di loro, li avevano ornati con dei fiori, dalle rose ai crisantemi: Sveva non
aveva voluto sentire storie diceva che anche se erano morti avevano diritto
anche loro ad avere un po' di colore.
Antonella stava finendo di sotterrare le armi
di Allison, Sveva che gliele passava come se fossero stati dei cimeli sacri.
- Mi sembra di aver sotterrato una profumeria.
- confessò Nelly, anche se quella volta il suo tono non era velato di disprezzo
come di solito avveniva quando parlava delle armi della collega. Allison aveva
indicato lei nel testamento come nuova proprietaria delle sue armi: Antonella
però non le aveva volute. Erano le armi personali di Allison, mai avrebbe
potuto usarle. Le armi erano prettamente personali e solo una persona poteva
utilizzarle.
Anna si ricordava di Allison: l'aveva
conosciuta poco, ma in quel poco doveva ammettere che non le era parsa male:
inoltre l'aveva molto ammirata quando aveva deciso di lasciare tutto per
inseguire i suoi sogni.
Sapevano che era morta in un combattimento, che Calico Jack aveva preferito
affondare la sua nave piuttosto che essere preso. Erano morti tutti mentre
combattevano.
Antonella era del parere che alla fine Allie ce l'avesse fatta a cambiare la
storia, che fosse riuscita a dare a tutti loro una morte da eroe, con la
sciabola in mano e non con la corda intorno al collo; a dirla tutta pensava
anche che Allison non li avesse salvati di proposito: la ragazza infatti sapeva
che perché le loro gesta fossero sulla bocca di tutti e sugli scritti di Defoe
dovevano morire, possibilmente nel modo più plateale possibile. Certo però era riuscita
a
rimandare la loro morte di un bel po', fino al 1727. Sette anni di vita in più,
con loro si chiudeva l'epoca d'oro della pirateria e non più con Black Bart
Roberts. Complimenti a Allie che aveva cambiato la storia.
Sulla croce di Allison avevano messo anche una
sua foto, dove sorrideva, facendo l'occhiolino calandosi un cappello di paglia
sul volto: non era mai seria, in nessuna foto.
Antonella finalmente gettò via la pala. - Buon
Natale, ragazze. - disse. - Andiamo. -.
Quindi cominciò a dirigersi verso il centro
della città, verso la base giamaicana dove Thomas era sotto le cure di tutti i
medici che erano a disposizione per gli assassini di quella base. Le altre la
seguirono, indugiando un po' a osservare quel luogo ricco di memoria, che per
qualche motivo non era solamente la memoria della storia del mondo ma anche la
loro memoria personale.
Arrivarono alla base, in fermento perché stava per essere servita la cena di
Vigilia, c'erano persone che andavano, persone che venivano, si sistemavano gli
alberi di Natale e si cucinava un enorme cenone. E tutti cercavano l'aiuto della
regina delle decorazioni natalizie.
- Sveva! Dove sistemiamo l'albero? -.
- Sveva mancano le sedie come facciamo! -.
- Sveva si è bruciato il dolce! -.
- Sveva... -.
- Sve...-.
- SVEVA! -.
Proprio così. Sveva era la ragazza che aveva
conquistato tutti con i suoi modi così poco da killer. Appena era entrata nella
base aveva osservato che era molto poco natalizia. Non aveva saputo trattenersi
dal domandare come mai fosse così triste. Nessuno aveva fatto caso alla
mancanza di decorazioni fino ad allora: inoltre Sveva aveva scoperto che pochi
tra loro avevano la famiglia e che gli altri avrebbero passato il giorno di
Natale alla base svolgendo lavori d'ufficio, oppure soli soletti a casa.
Non aveva potuto tollerarlo: aveva diviso tutti in comitati e in tre giorni
aveva messo su cori natalizi, aveva fatto il menù del cenone, steso la lista
degli invitati, aveva fatto mettere almeno due alberi per stanza, aveva mandato
spedizioni a comprare regali, aveva pensato che un presepe vivente sarebbe stato
il top. E quindi da grigia e computerizzata che era la base si era trasfornmata
in un trionfo di lustrini e brillantini, di colori e calore natalizio, di buoni
profumi e di vestiti di scena, nonché di cori che cantavano. Risplendevano le
palline sugli alberi nonché i festoni colorati e le scritte luminose di
"Buon Natale" in tutte le lingue del mondo. Ed era quindi diventata il
punto di riferimento di quella grande festa.
Quel giorno sarebbe arrivata una rappresentanza della base fiorentina e quella
brasiliana delle cascate dell'Iguaçu e doveva ancora decidere chi avrebbe fatto
gli onori di casa e chi sarebbe andato a prenderle all'areoporto.
Sorrise quindi ad Anna e ad Antonella.
- Scusate ragazze. - si congedò. - Il dovere
mi chiama. -.
Si allontanò saltellando. Antonella sorrise
scotendo la testa. - Fidati Anna. - le disse. - Domani le chiederanno di entrare
a far parte dell'agenzia. -.
Anche Anna stava sorridendo. - Non mi
sorprenderebbe. -.
Nelly si voltò verso di lei. - E tu che farai?
-.
- Non lo so. - rispose Anna. - Non ho ancora
deciso. -.
Antonella si riferiva alla situazione di Anna
con Stub: lui non era l'unico che capiva la difficoltà di quella relazione.
Anche Anna aveva cominciato a rendersi conto che in quel modo non poteva
funzionare, che ci sarebbe sempre stato un abisso di sangue tra lui e lei, un
abisso che uno dei due doveva affrontare.
Anna non sapeva come comportarsi.
Arrivarono finalmente da Thomas che sorrideva, nel letto. Intorno a lui c'erano
Geremia, Federico, Stub e Masky. era stato tutto sommato contento di tornare nel
futuro, solo che non lasciava mai un attimo il fratellastro. La scusa ufficiale
era che se non fosse stato per lui chissà in quali altri guai si sarebbe
cacciato Stub, ma la verità era che col ritorno di Isabella non sapeva se il
padre di Stub avrebbe ancora voluto stare con sua madre e quindi aveva paura che
lui e Stub non sarebbero più stati una famiglia. Proprio per questo Isabella
aveva preso il primo volo per l'Italia, insieme a Maurice, per sistemare le
faccende legali legate al matrimonio col padre di Masky e Stub.
- Ciao! - le salutò Thomas. - Avete finito da
Allie? -.
- Sì. - rispose Nell. - Come stai? -.
- Meglio di ieri e spero peggio di domani. -
rispose Tom. - L'unica cosa che mi dispiace è di non poter partecipare alla
cena stasera. -.
- Non ti preoccupare per quello. - rispose
Geremia. - Ti abbiamo già detto che non ti lasceremo mai solo, faremo a turno,
e il dolce lo mangeremo qui, tutti insieme. -.
Tom sorrise. - Siete i migliori ragazzi. -.
Tutti si aspettarono il "proprio
così" di Allison, col suo sorriso e l'occhiolino, ma il silenzio calò.
Allison non era con loro, non più. E nessuno poteva prendere il suo posto,
quella ne era la prova.
- Non sono sicuro che questo viaggio nel passato sia
stato buono. - disse Geremia alludendo a Allison.
- Stai scherzando? - si alterò Thomas. - Ho
avuto il bacio dalla donna più bella della storia! - esclamò riferendosi al
bacio di Anne. Sogghignarono tutti: era inutile, quel ragazzo era ancora cotto
della pirata.
- E tu hai trovato me. - gli ricordò
Antonella, abbracciandolo. Geremia ricambiò quell'abbraccio stringendola forte:
non l'avrebbe mai lasciata.
Capirono tutti in quel momento quanto quel
viaggio fosse stato importante per loro, quanto fossero riusciti a trovare e
alla fine quella che avevano perso se l'era goduta in quei 7 anni di vita che le
erano rimasti, insieme ai pirati e probabilmente insieme a Fenis, più di quello
che avrebbero goduto loro in una vita lunga.
E fu l'ultima volta quella che il nome di Allison fu pronunciato con malinconia.
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
oO0Oo oO0Oo
La festa era cominciata da poco quando Anna
decise di lasciare Thomas per andare al cenone. Non c'era che dire, Sveva aveva
fatto davvero un ottimo lavoro: persone di tutto il mondo si erano riuniti
intorno al tavolo a gustare le portate su cui si stava lavorando da giorni, tra
menù e presentazione. La tavola era raffinatamente apparecchiata con calici in
cristallo, una grande tovaglia rossa e un servizio di porcellana.
Stelle di Natale erano disseminate per tutto il tavolo a decorazione, insieme a
vari tipio di secondi e contorni, nonché di vini.
I killer discutevano tra loro, quasi fino a sembrare persone normali, amici che
non si vedevano da tempo e che chiedevano a loro volta di amici e famiglia.
Quasi come se fossero tutti una grande famiglia allargata.
Anna stava riflettendo proprio su questo quando la voce di Sveva la sorprese.
- Questa sì che si chiama globalizzazione,
vero tesoro? - domandò.
- Sì. - rispose Anna.
- E togliti quel muso lungo, è Natale! -.
Anna si guardò intorno. - Dov'è Stub? -
domandò.
- Da Tom, penso. -.
Anna si alzò dalla sedia. Aveva bisogno di
parlare al killer. Scese le scale fino ad arrivare nella stanza dove era
ricoverato Tom. Si era addomentato, nel sonno farfugliava qualcosa che
somigliava molto a "Anne" e a "Bonn". Anna scosse la testa.
Fu sorpresa di non trovare Stub accanto all'amico. C'era Antonella che vegliava
su di lui.
- Come va di sopra? - domandò Nell.
- Bene. - rispose Anna. - Si stanno divertendo
tutti. Sveva ha dato il meglio di sé. -.
- Sì. - confermò Antonella. - E' riuscita a
riportare la speranza e il calore di una famiglia in questo covo di killer. -
fece una pausa. - Ma tu non sei venuta qui per parlare di Sveva. Lui è da Mary.
-.
Aveva capito subito che la rossa era scesa per
parlare con Stub.
Anna infatti annuì e la salutò velocemente, poi percorse la grande sala dove
tutti brindavano felici in onore di Sveva, che si stava baciando con Federico. Erano una
bella coppia. Federico in quei giorni era stato semplicemente fantastico,
l'aveva aiutata in tutto. E cosa più importante si amavano.
Almeno quanto lei amava Stub.
Corse fuori e non smise di dar fiato ai polmoni
e forza alle gambe finché non ebbe raggiunto Stub, davanti alla tomba di Mary.
Si piegò sulle ginocchia per ricominciare a respirare normalmente. Stub si
voltò verso di lei e aspettò lì davanti alla tomba che lo raggiungesse.
- Ciao ragazzina. - la salutò.
- Ciao killer. - poi indicò la tomba. - Cosa
fai? -.
- Chiedevo consiglio a Mary. Riflettevo. -
rispose lui. - Tu? -.
- Cercavo te. -.
Calò il silenzio. Poi Stub cominciò.
- Ho deciso di dare le mie dimissioni. -.
Anna però lo zittì con un gesto della mano e
gli porse un pacco. -
Prendi. Il mio regalo di Natale per te. -.
Stub sorrise nel prendere quella lunga scatola
verde con un enorme fiocco rosso. Made in Sveva, ovviamente. - Che cos'è? -.
- Aprilo. - lo incoraggiò lei.
Stub lo scartò accuratamente, e ne tirò fuori
una piccola mitraglietta tascabile, della stessa marca della sua, il modello
successivo. Stub alzò gli occhi su Anna. - Che significa? -.
- Hai bisogno che te lo spieghi killer? -
domandò Anna, fintamente scocciata. - A me sembra che parli da solo. -.
- Hai deciso di accettarmi... -.
- Ti ho accettato quando ti ho baciato la prima
volta. - tagliò corto lei. - Tu hai salvato la mia vita e io conosco la tua, e
so che non potresti vivere senza l'agenzia. Ho visto gli agenti stasera, ho
visto il legame tra te e gli altri: siete come una grande famiglia e non ho
intenzione di portartela via. -.
Stub annuì. - E io non voglio che tu rinunci
alla vita normale che hai sempre condotto. -.
- Non smetterò. Il fatto di avere un ragazzo
killer non mi impedirà di vedere i miei amici, né di andare a scuola e nemmeno
di fare kite. -.
- Già... - concordò Stub, sorridendo. -...
anche perché se provassi a mettermi tra te e il tuo kite allora saresti tu a
diventare la killer. - le attorcigliò velocemente un braccio dietro i fianchi e
la trasse a sé.
Anna sorrise. - Vedo che ci intendiamo. -.
- Nel senso del fatto che potresti diventare
una killer, o perché in realtà non riesci a stare lontana da me? - domandò
Stub.
- Possibile che tu sia sempre così tardo da
dover far domande? -.
- Mettimi alla prova. - la sfidò.
- Dimmi quello che sto pensando. -.
Stub avvicinò il suo volto a quello di lei. -
Ne ho una vaga idea. - le disse a fior di labbra.
E poi, sotto la luce della luna, accanto alla
tomba di Mary, Stub la tirò a sé ancora di più e la baciò mentre Anna gli
gettava le braccia intorno al collo, mentre la luce della luna li illuminava a
mezzanotte di quella notte di Natale.
Poi l'incanto finì. Anna sorrise a Stub. -
Dai, torniamo alla base. -.
- Comincia ad andare. - le rispose. - C'è
un'ultima cosa che devo fare. -.
Anna annuì e cominciò ad allontanarsi
lentamente, mentre lo guardava tornare di nuovo a rivolgersi alle tombe di Mary
e Allison. Trovò che la luce soffusa lunare gli donasse molto in quella sua
solitudine interiore dalla quale Anna capiva che non sarebbe mai uscito. Forse
era per questo motivo che era andato da Mary, perché l'aveva sentita simile a
lui. In un certo senso entrambi erano dannati. Ma Stub era certamente la cosa
dannata più bella che i suoi occhi avessero mai visto.
Stub sorrise, guardando la tomba di Mary. - Tu
ci hai salvati entrambi. - mormorò. - Mi hai fatto ritrovare mia madre. Grazie
a te per me è cominciata una nuova vita. - quindi prese la sua vecchia
mitraglietta tascabile e si diresse verso il promontorio.
Sentiva il rumore delle onde che si infrangevano sotto di lui.
Allentò la presa, fino a lasciarla del tutto.
Vide la sua cara amata mitraglietta precipitare in mare, tingersi di azzurro e
sprofondare nell'abisso.
E insieme a quella mitraglietta nell'abisso sprofondò la sua vecchia vita.
Stub si voltò e sorrise nella direzione di
Anna, andando verso di lei, stringendo da una parte la sua mano e dall'altra la
sua nuova mitraglietta.
La sua solita nuova vita era cominciata.
L'angolo della Matrix
Game over.
La storia è giunta al suo termine. Piaciuto questo ultimo capitolo? Lo sapete
che sono il mio punto debole gli ultimi capitoli.
Devo dire che è stato interessante scriverlo,
mi è piaciuto molto, e non è stato nemmeno semplice farlo.
E questa volta non è stato nemmeno doloroso scrivere la parola fine a questa
storia. Strano, vero? Non so perché, ma è come se non le stessi dicendo addio:
forse dipende dal fatto che ormai i personaggi sono entrati talmente dentro di
me che la sola idea di non pensare più a loro mi sembra assurda. O forse
perché in ognuno di noi esiste almeno uno di questi personaggi. O forse tutti
insieme.
Alla fine ho deciso che il compromesso era
l'unico modo per far stare insieme Anna e Stub: Stub non avrebbe mai potuto
rinunciare alla sua vecchia vita, e questo è un dato di fatto, quanto ad Anna
anche solo pensare di farla entrare nell'agenzia era un'idea assurda. Perché?
Per il semplice motivo che lei è l'unico personaggio normale della storia.
L'unica che non si è macchiata le mani, mai.
E ho pensato che Anna avrebbe potuto accettare il lavoro di Stub: ho creato il
personaggio di Stub come un killer, l'ho reso dannato, ho cercato di ergere come
una cortina di fumo intorno a lui di renderlo chiaro e sfuggente allo stesso
tempo. Un bello e dannato. Ma la sua dannazione si sarebbe persa se avesse
smesso di fare il killer, quindi a quel punto lui avrebbe perso la sua essenza e
non avrebbe più avuto senso che Anna stesse con lui.
Ho creato quindi lo stretagemma delle mitragliette: la sua vecchia vita finisce
nei fondali marini, insieme a Mary, che li ha salvati. La vecchia vita di Stub
finiscve quindi con un gesto simbolico alla memoria della pirata.
E la sua nuova vita? E' come quella vecchia. Solo che adesso al suo fianco ha
Anna e il segno che lei ha accettato il suo stile di vita.
Quanto agli altri personaggi, ho cercato di
spiegare al meglio l'evoluzione delle cose. Gli unici due che sono rimasti
incerti sono due: Masky e Sveva. Volutamente, è ovvio. Per Masky posso
assicurare che rimarrà sempre il fratellino di Stub, su questo c'è poco da
fare.
Per quello che riguarda Sveva... è stata considerata nel corso della storia un
personaggio normale, ma io non me la sento di definirla così: Sveva ha qualcosa
di speciale rispetto agli altri, ai lettori decidere il suo tratto speciale. Non
ho messo se poi si unirà davvero all'agenzia. Anche questo preferisco lasciarlo
ai lettori: che ognuno risponda come vuole a questo interrogativo, a seconda di
come ha interpretato il personaggio di Sveva.
Prima di passare ai ringraziamenti, dico
solamente che il titolo di questa canzone è stato tratto da "The Best Damn
Thing" di Avril Lavigne, canzone che ha fatto da colonna sonora ad alcune
parti di questa ff.
Ma ora i ringraziamenti:
- Levsky: ciao!! Ma grazie!!! Una
droga? Lo interpreto in senso positivo xD Comunque sono contenta che tu
abbia capito il motivo per cui ho deciso che il nome di Stub è
semplicemente Stub, e spero che questo ultimo capitolo ti sia piaciuto come
gli altri XD Aspetto un tuo parere, e nel frattempo ti ringrazio anche per
la recensione di "In the Summertime": sono contenta di averti
fatto sentire il respiro degli eroi, perché è il respiro che io sento ogni
giorno. E comunque non sai quanto ho sognato io la scena di Achille che mi
abbraccia come Aurora xD E complimenti anche per l'arguzia: avevi capito
subito che era Era... diventerai una detective!! Bacione!!
- DamaArwen88: sono contenta che ti sia
piaciuta la scena di Anna e Stub nello scorso capitolo, e spero che tu non
abbia trovato stucchevole nemmeno questa scena. Ad ogni modo ti rassicuro
sul fatto che stavolta è morta stecchita, almeno quanto lo sono Allison e
Mary. Quanto ai pirati il problema è che la gente non li conosce
abbastanza: loro si definivano "gentiluomini di ventura" mica per
hobby. Certo, erano canaglie, ma alcuni di loro sono stati grandi. Basta
conoscere un po' la loro storia. Spero che ti sia piaciuto questo capitolo!!
Bacione!!
- myki: ci credi se ti dico che quando
stavo scrivendo la parte romantica di questo capitolo mi venivano delle
frasi che più che mie sembravano tue. Mi stai influenzando un po' troppo.
Quindi ho cancellato e ho riscritto e spero che troverai il risultato
soddisfacente. Ti è piaciuto il capitolo?
Quanto a Rogers... Woodes non è cattivo: mai come in questo caso bene e
male è una questione di punti di vista. Io ho raccontato la storia dal
punto di vista dei pirati, quindi Rogers era il cattivo, ma se l'avessi
scritto dal punto di vista degli abitanti di New Provindence Calico e i suoi
sarebbero stati i cattivi e Rogers il buono. Inoltre credo che sia stato un
uomo d'onore. Come mai? In effetti non ho le prove per dimostrarlo, ma non
riesco a immaginarmelo diversamente.
Mi aspetto il tuo commento riguardo a Sveva. Per le armi hai ragione: sono
l'estensione delle braccia. Bacione!!
- Lallix: devo dire che un po'
mancherà anche a me questa storia, nonché il tuo entusiasmo nelle
recensioni :(. Ogni storia però giunge alla fine: la cosa bella è che dopo
ogni storia ce n'è sempre un'altra. Sono molto soddisfatta del fatto che ti
sia piaciuto l'incontro tra Stub e Isabella. E soprattutto del fatto che hai
detto che poteva essere un film... in realtà io mi sono immaginata un po'
tutta la storia come un film, le immagini nella mia mente scorrevano come se
fossero film, ho scritto le battute dei personaggi quasi come se dovessi
scrivere delle battute dei film... non so com'è stato il risultato, ma io
mi sono divertita. Dimmi che ne pensi di questo chap. Bacione!!
Oltre alle mie recensitrici, ringrazio anche le
persone che recensivano e poi hanno smesso. Un grazie quindi a BabyzQueeny e
a Shia!!
Inoltre 1000 grazie a chi ha aggiunto la mia storia tra i preferiti: BabyzQueeny,
Bella4, cupidina 4ever, DamaArwen88, Lallix, Levsky, marilyn92, myki,
Ransie88219, sasamy e Shia.
Buonanotte a tutti, ragazzi.
Alla prossima storia.
@matrix@
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