CSI New York The Impossible Season 10

di alicew in wonderland
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** EPISODIO I: MERCURY TASTE ***
Capitolo 2: *** EPISODIO II: IT WAS A BEAUTIFUL DAY ***
Capitolo 3: *** EPISODIO III: OLD SECRETS ***
Capitolo 4: *** EPISODIO IV: THOUSAND TIMES ***
Capitolo 5: *** EPISODIO V: LA PRIMA MOGLIE ***
Capitolo 6: *** EPISODIO VI: I DON’T NEED TO FIGHT TO PROVE I’M RIGHT ***
Capitolo 7: *** EPISODIO VII: UN BRINDISI AI CURIOSI AMICI ***
Capitolo 8: *** EPISODIO VIII: THE SCARLET PIMPERNEL ***
Capitolo 9: *** EPISODIO IX: ONLY MISS THE SUN WHEN IT STARTS TO SNOW ***
Capitolo 10: *** EPISODIO X: I WANT TO PLAY A GAME WHITH YOU ***
Capitolo 11: *** EPISODIO XI: IF I SIT STILL, MAYBE I'LL GET OUT OF HERE ***
Capitolo 12: *** EPISODIO XII: BLOODY FRIDAY ***
Capitolo 13: *** EPISODIO XIII: OLD YOUTH OF AMERICA ***
Capitolo 14: *** EPISODIO XIV: DON’T YOU WORRY CHILD ***
Capitolo 15: *** EPISODIO XV: LIE TO ME ***
Capitolo 16: *** EPISODIO XVI: BLOOD & ROSES ***
Capitolo 17: *** EPISODIO XVII: PAURA IN CENTRO ***
Capitolo 18: *** EPISODIO XVIII: I'LL FIND YOU SOMEWHERE ***
Capitolo 19: *** EPISODIO XIX: YESTERDAY IS STORY, TOMORROW IS A MYSTERY ***
Capitolo 20: *** EPISODIO XX: THE SILENCE OF THE LAMBS ***
Capitolo 21: *** EPISODIO XXI: A MILANO AND NEW YORK’S TALE ***
Capitolo 22: *** EPISODIO XXII: I’ILL DRAG YOU TO HELL ***
Capitolo 23: *** EPISODIO XXIII: LE CADAVRE EXQUIS BOIRA LE VIN NOUVEAU ***
Capitolo 24: *** EPISODIO XXIV: DAL GIAPPONE CON FURORE ***
Capitolo 25: *** EPISODIO XXV: JARHEAD ***
Capitolo 26: *** EPISODIO XXVI: DIVIDE AND DEVOUR ***
Capitolo 27: *** EPISODIO XXVII: OF HIDEOUS CREATURES AND VALIANT MEN ***



Capitolo 1
*** EPISODIO I: MERCURY TASTE ***


27 SETTEMBRE 2013

EPISODIO I: MERCURY TASTE

 
Mac guardò lo smoking adagiato sul letto e sospirò. Si ricordò di essersi promesso che dopo Claire non sarebbe convolato di nuovo a nozze. Sorrise ricordando di aver pronunciato il suo “sì” a Marzo e questa volta, forse, per un periodo più lungo.
Guardò la foto che ritraeva lui e Christine abbracciati, la stessa che c’era sulla sua scrivania, e sorrise nuovamente.
Prese lo smoking e lo chiuse nell’armadio e gli venne in mente una mattina di quasi metà Marzo: il telefono cellulare aveva preso a suonare e Mac si era affrettato a guardare il display per visualizzare il numero e aveva risposto «Mamma?»
la voce dall’altro capo era di una donna sugli ottant’anni «Mac, sono appena arrivata in aeroporto! Prendo un taxi e ti raggiungo a casa!»
«Mamma, mi sposo tra tre giorni! Eravamo d’accordo che saresti arrivata il giorno prima del matrimonio!»  aveva protestato Mac , «Sono senza un letto pronto per gli ospiti e in più sto uscendo per andare al lavoro!»
«Non vedevo l’ora di conoscere Christine e così ho pensato di farvi una sorpresa!» disse eccitata la donna «Non preoccuparti, me la caverò! Vai a lavorare! Tanto so dove tieni la chiave di scorta!».
Mac aveva alzato gli occhi blu al cielo e poi aveva osservato l’orologio alla parete e infine quello al suo polso per maggiore sicurezza «Ti posso richiamare in un altro momento?» aveva detto rimettendo il vestito per il grande giorno nell’armadio «Sono davvero di fretta!»
«Va bene! Buon lavoro!»
A distrarlo da quel ricordo fu un messaggio di Danny «Un nuovo caso nel mio giorno libero! Evviva!» disse appuntando una nota a Christine che collocò sul tavolo e si precipitò fuori dalla porta di casa che chiuse con doppia mandata.
Raggiunto il suo ufficio si sedette alla scrivania e aspettò l’ingresso di Danny «Hey Mac! Scusa se ti ho rovinato il giorno libero» disse quest’ultimo entrando «Flack ti sta cercando! Dice che hanno trovato un cadavere nell’Hudson»
«Non puoi andarci tu? Fa parte anche del tuo lavoro mi sembra!» disse Mac in tono autoritario
«Sì, ci sarei andato io ma… Non posso… » disse Danny titubante
«Che intendi dire?» domandò Mac preoccupato
«Che hanno sotto tiro un uomo sui quarant’anni, bianco, armato fino ai denti che si è rifugiato in un magazzino abbandonato e urla che parlerà solo con il Detective Taylor della scientifica di New York» rispose Danny «Hanno anche detto che si era fatto un bagno mattutino nel fiume, prima di accorgersi della polizia!» aggiunse poi
Mac si tolse la giacca per infilare il giubbotto antiproiettile sopra la camicia «Avvisa Flack che sto arrivando!»
«Vado!» rispose Danny uscendo dalla porta a vetri.
 
Sulla macchina che lo potava sulla scena si creò un’atmosfera tesa «Danny ti ha già spiegato del pazzoide?» chiese Flack
«In parte…» rispose Mac
«Non sei di molte parole oggi!» commentò Flack
«Avevo appuntamento con mia moglie, Flack! Fai un po’ tu!» rispose Mac cercando di mantenere la calma «Sheldon è già sul posto?» si limitò a chiedere poco dopo Mac, quando l’auto si fermò nei pressi del ponte di Brooklyn
«Sì certo!» rispose Flack guardando Mac correre verso una vecchia costruzione presso cui le volanti erano già appostate.
Appena arrivato, il detective venne assaltato dai colleghi della polizia «Ci siamo messi in contatto con lui tramite un cellulare» disse un poliziotto di colore che lo scortava vicino a un furgone appostato per l’operazione
«Come avete fatto a tracciare il segnale?» chiese il Detective.
Il furgone si spalancò e fece capolino  Adam «Ehy Mac!» lo salutò facendolo entrare «Grazie al cielo sei qui!» disse in tono ansioso «Sai, quello, ha già ferito tre agenti e sembra che là dentro ci sia un fortino di armi e… e…»
«Basta così Adam! Mettimi in contatto con lui!» tagliò corto Mac
Adam eseguì l’ordine all’istante, digitando senza sosta sulla tastiera del computer mentre qualcuno bussava al furgone «Avanti!» disse distrattamente Adam
«Mac è qui?» disse Sheldon facendosi riconoscere all’istante dal suo timbro calmo e fermo
«Presente!» bisbigliò Mac «Hai novità?»
«La vittima si chiamava Kate Rails, 26 anni e non è morta annegata! Niente emorragia petecchiale!» concluse Hawkes accucciandosi in un angolo del furgone «Stai per parlare con il possibile assassino?»
«Appena Adam mi mette in contatto…» con il suo tono autoritario Mac faceva percepire la fretta di risolvere la situazione
«Ok, ci siamo!» concluse Adam soddisfatto.
Il telefono cominciò a squillare una, due, tre volte, alla quarta rispose un uomo con una voce rauca e inquietante «Pronto!»
Mac rimase scosso per un secondo riconoscendo quella voce, ma riprese immediatamente il controllo «Detective Taylor»
«Detective è un vero piacere risentirla dopo tredici anni!» sogghignò l’uomo dall’altra parte
«Reynolds! Sei uscito da neanche una settimana, da quello che so. Vuoi già ritornare dentro?» chiese Mac con voce decisa
«Spiritoso! Di sicuro mi starà anche per dire che ci sono abbastanza prove per accusarmi dell’omicidio di quella ragazza!»
«Sei bravo a leggermi nel pensiero Reynolds!» sorrise Mac «Dimostrami che non sei stato tu!»
«Venga qui da solo e le darò tutte le prove che mi chiede!»
«Aspetta un’istante! Ti richiamo io!» disse Mac chiudendo la chiamata
«Non vorrai andare là dentro da solo!» rabbrividì Adam
«Tu cosa proponi? Di rivolgerci all’FBI?» rispose Mac
«Non sarebbe una cattiva idea! Potremmo negoziare!» si intromise Sheldon
Mac rimase in silenzio per qualche istante «Sheldon, sporgiti fuori e fammi chiamare Flack da uno degli agenti!» fece un sorriso astuto «Ho un’idea!»
 
Mac scese dal furgone con un cellulare e si avviò da solo verso l’edificio dismesso «Mi vedi Reynolds?»
«Certo! Scendo all’ingresso» rispose l’ex galeotto
Mac si fermò a pochi passi dalla porta, ascoltando i rumori all’interno della struttura. Un rumore di passi che scendevano delle scale di metallo lo lasciavano intuire che presto sarebbe arrivato Reynolds ad aprire la pesante porta di acciaio.
La porta cominciò a cigolare lievemente e da uno spiraglio comparve il volto di un uomo quarantenne, coperto da una folta barba grigia, era chiaro che era finta per non farsi riconoscere dalla polizia.
«La pistola!» intimò Reynolds puntando la sua sul detective «Buttala!»
«Se sono qui davanti a te Reynolds ora è perché so che non sei un assassino!» disse Mac gettando l’arma a terra «Almeno non lo eri fino a questa mattina!»
«Dentro!» ordinò l’uomo.
Mac ubbidì «Spiegami cosa stavi facendo nel fiume!»
Reynolds prese un sacco di iuta vicino alla porta e lo lanciò ai piedi di Mac. Il detective si chinò per esaminarne il contenuto «Sei tornato dopo tredici anni a recuperare la refurtiva!»
«Già Detective!» concluse Reynolds «Quello che posso dire su quella ragazza è che stava vicino alla buca dove ho seppellito i soldi!»
«Non è tutto qui vero?» domandò Mac dubbioso
«No! C’era una macchina parcheggiata, una Berlina grigia, e il suo proprietario aveva una maschera! Ho dovuto dargli metà dei soldi per avere salva la pelle! Poi quel tizio l’ha gettata nel fiume e ha messo in moto l’auto. Ho cercato di salvare la ragazza, ma era tardi!» concluse Reynolds
«Ora hai davanti a te due alternative» disse il detective vedendo che non avrebbe più ottenuto informazioni «o vieni fuori con me, o questo posto diventa un inferno!» disse serio
«Non mi conviene ucciderla! Sarebbe un vero peccato per Claire!» Mac rimase scosso da quelle parole.
Inaspettatamente Reynolds porse le mani verso di lui e si lasciò ammanettare.
All’esterno Flack lo prese in custodia mentre Mac si voltava verso Danny che era appena giunto sulla scena «Mi hanno detto che eri entrato da solo! Come hai fatto a prenderlo!» gli chiese quello lanciando un’occhiata fulminea al malvivente
«Ha paura di rifinire dentro e questa volta a vita!» disse Mac beffardo dopo di che si ammutolì per un minuto cominciando a riflettere scuotendo la testa «Però mi è parso troppo facile… lo voglio nella stanza degli interrogatori e voglio anche che controlli quella telecamera di sicurezza se funziona!» disse indicando l’apparecchio sull’edificio a Danny
«C’è una buona visuale sul ponte!» esclamò questo «Potrebbe aver ripreso l’occultamento del cadavere!» notò Danny. Mac, soddisfatto, gli diede una pacca sulla spalla e fece per allontanarsi «Un’ultima cosa Mac!» lo richiamò Danny «Ha chiamato Christine! Ha detto che è dispiaciuta che tu non possa andare con lei a pranzo oggi e che cercherà di riparare con la cena!»
Mac sorrise mal volentieri, il mistero del collegamento tra Reynolds e Claire lo aveva profondamente turbato.
Lasciò Danny alle prese con il lavoro e si mise alla guida per raggiungere l’obitorio dove Sid lo attendeva per dargli le ultime informazioni sul caso.
 
«Mac, è un piacere vederti!» disse Sid senza guardalo in viso e osservando le mani della vittima «Vuoi sapere come è morta la nostra Kate?»
«Illuminami!» esclamò Mac
«Mercurio! Ce ne era in grande quantità nello stomaco e nel sangue!» disse Sid sfilandosi gli occhiali
«Idee su come possa esserci finito?» domandò Mac
«In genere sei tu quello che ha delle intuizioni lampanti! Comunque no! Ho solo rilevato delle tracce agli angoli della bocca che sembravano essere legno e vernice. Sono nelle mani del tuo team adesso!» 
Mac sospirò e guardò le unghie della giovane «Che mi dici del coagulo di sangue sotto l’anulare destro?»
«Non so davvero se possa o meno centrare con l’omicidio, di sicuro è ante mortem!» disse Sid picchiettando con l’indice il dito della vittima «Ti aggiornerò presto!» disse sbattendo gli occhi che parevano molto affaticati
«Sid, cosa ti succede?» domandò Mac inquisitore
Il patologo lo guardò con aria sorpresa «Nulla!»
«Non mentire!» disse tranquillo Mac «ti conosco da nove anni ormai!»
Sid spalancò la bocca per cominciare a parlare, ma le parole gli morivano in gola. Respirò a fondo «Va bene! Meglio che tu lo sappia da me e non dalla lettera che avresti ricevuto a breve!» Mac lo scrutò con i suoi occhi senza mettergli fretta «Io sono malato Mac! I medici hanno detto che tra sei mesi o un anno al massimo… » pronunciare per intero quella frase gli era stato impossibile.
Mac, già sconvolto dall’aver sentito pronunciare il nome della sua defunta moglie da Reynolds, rimase senza parole a quella scoperta «Sid, io… mi dispiace tanto!» sentì qualcosa di umido corrergli lungo una guancia e solo dopo si accorse che era una lacrima
«Mac Taylor che piange?» scherzò Sid «Questo sì che è un momento storico!»
«Perché? Non posso esprimere il mio dolore per uno dei miei più cari amici, nonché collega?» disse passandosi l’indice destro sotto gli occhi
«Ora però hai da fare!» disse il patologo giocando con i suoi occhiali «Dovrai interrogare un po’ di persone, avvertire la famiglia di Kate e poi… c’è Christine, a quanto si dice le hai dato di nuovo buca! Non si fa così con la propria moglie!» concluse ammiccando.
Mac sorrise «Chiamami appena scopri qualcos’altro!» disse voltandosi e congedandosi con un cenno della mano.
 
Flack stava finendo di registrare Reynolds quando Jamie Lovato comparve davanti a lui con un’aria sorridente, troppo felice per essere una giornata come le altre,  «Hey Don! Hai da fare?»
«Al momento sì, ma per te posso fare un’eccezione!» disse lui staccandosi dalla scrivania e accavallando una gamba
«I miei fratelli sono in città e vogliono conoscerti!» disse Jaime chinandosi «Quindi questa sera vieni a casa mia!»
Don deglutì pesantemente e un brivido gli percorse la schiena e la giovane Detective davanti a lui se ne accorse «Qualcosa non va?» domandò passandosi una mano nei lunghi e morbidi capelli neri
«Ecco… mi hai descritto i tuoi fratelli come persone poco tranquille e molto protettive!»
Jaime scoppiò in una grossa risata «Solo per questo hai paura?» Don la guardò con lo sguardo di chi non capisce che cosa c’è di così divertente.
«Stai tranquillo!» continuò lei poi «Nessuno ti ucciderà e butterà il tuo cadavere nell’Hudson!»
«Molto divertente!» concluse Flack con aria cinica.
Mac fece il suo ingresso nel distretto e si avvicinò a Flack che stava ancora parlando con Jaime «Don! Dov’è Reynolds?» chiese interrompendoli
«Nella sala degli interrogatori, aspettavo te per dare il via alle danze!» sorrise alzandosi dalla scrivania.
Mac e Jaime si salutarono con un cenno del capo, infine i tre si avviarono verso la sala degli interrogatori. Mac si arrestò poco prima della porta e guardò fisso i due detective «Interrogatelo voi, io subentrerò in un secondo momento!»
Jamie e Flack si guardarono per un istante «Qualcosa non va, Mac?» domandò lui avvicinandosi
«Non ne sono convinto… il modo in cui lo abbiamo preso, come lo abbiamo trovato… è tutto troppo semplice!» disse con un tono buio e malinconico
«C’è qualcos’altro vero?» disse Jamie incrociando le braccia «Qualcosa che non vuoi dirci!»
«È collegato, in qualche modo, alla mia prima moglie Claire e voglio sapere come!» esclamò Mac entrando nella saletta da dove poteva osservare l’interrogatorio da dietro lo specchio. Incrociò le braccia guardando  fisso Reynolds per poi rivolgere la sua attenzione su Flack e Jaime che entravano nella stanza.
«Allora, Reynolds…» esordì il Detective sedendosi e mettendosi a sfogliare un fascicolo «Furto con scasso, rapina a mano armata in una gioielleria, aggressione e lesione a pubblico ufficiale e, per chiudere in bellezza, spaccio di droga!» disse contando ogni singola cosa sulle dita della mano sinistra
«Ora però non basta più!» si intromise Jaime «Ora c’è anche un omicidio!»
Reynolds non disse nulla, si appiattì contro lo schienale guardando dritto nello specchio davanti a lui, sorrise in maniera maniacale e salutò con una mano «Ben ritrovato Detective Taylor!»
Mac nella saletta dietro strinse i denti e i pugni, la sua frenesia di saperne di più sul legame tra Reynolds e Claire lo stava invadendo sempre di più.
«Perché non c’è lei qui a interrogarmi?» continuò Reynolds con il suo sorriso. Gli occhi di Mac divennero due fessure di ghiaccio che brillavano nella penombra della stanza e pensò che Reynolds dovesse essere fortunato del fatto che lui non fosse fisicamente là dentro al momento.
«Il Detective Taylor non è venuto al tuo interrogatorio!» disse Flack stendendosi sullo schienale «Ha detto di interrogarti e di sbatterti dentro perché, nell’ipotesi che tu non abbia commesso anche l’omicidio, hai ferito tre agenti alle cinque di questa mattina»
«O vuoi negare anche questo?» disse Jamie appoggiata al muro
«No! È vero, ho sparato!» disse Reynolds passandosi le mani sul volto «ma, come ho già detto al Detective Taylor, io non ho ucciso nessuno!»
Danny aprì, senza preavviso, la porta alle spalle di Mac facendolo voltare di scatto «Non ci crederai Mac! La telecamera ha ripreso tutto ma della macchina non si vede nulla!» disse passandogli un fascicolo con delle foto «Come ha detto Reynolds, il nostro ricercato indossa un passamontagna, è alto un metro e sessanta circa ed è sicuramente mancino!»
Mac guardò distrattamente le foto «Tracce di pneumatici?»
«Adam sta provando a rilevarne ma… il vento ha cancellato le tracce!» disse Danny «Se vuoi qualche buona notizia devi sentire Lindsay. Pare che le tracce di vetro e legno che Sid ha trovato tra i denti della vittima li abbia ricollegati a un termometro particolare»
Mac sorrise «Abbiamo l’arma del delitto!»
«Non resta che trovarne i pezzi mancanti!» sorrise Danny osservando l’interno della sala dell’interrogatorio «Come faremo a prendere qualcuno che indossa una maschera del quale non abbiamo un DNA che lo ricolleghi alla scena?»
«Questa è una bella domanda!» concluse Mac vedendo Flack e Jaime uscire «È il mio turno!» disse scuro in viso a Danny uscendo dalla piccola stanza ed entrando nella saletta dell’interrogatorio.
Flack e Jaime presero posto accanto a Danny che riuscì ad esclamare «Sapete, non mi piace quando Mac ha quello sguardo!»
«Mette i brividi a me! Figuriamoci a chi deve essere interrogato!» sorrise Flack.
Mac camminava avanti e indietro per la stanza guardando torvo Reynolds «Come conosci Claire?»
«Niente domande sul caso?» sorrise Reynolds scoprendo i canini appuntiti e bianchi
«Le domande qui le faccio io! Rispondi avanti!» la voce profonda e fredda di Mac riempì la stanza facendo quasi vibrare il tavolo
«Prima di essere tua, Claire è stata mia!» sorrise beffardo Reynolds. Mac prese un profondo respiro con il naso e si appoggiò al muro accigliato «Eh sì Taylor! Inoltre io le ho dato qualcosa che tu ancora non sei riuscito a darle, ameno che tu non mi stia per dire che sei padre!»
«No, non sono padre e nemmeno posso stare più con Claire!» disse con una nota di malinconia nella voce «Lei è morta nell’attentato al World Trade Center!»
Reynolds ne rimase sorpreso «Cosa?!» scoppiò in lacrime
«Non fingere che ti dispiaccia!» ringhiò Mac a denti stretti
«Taylor, io non ho mai smesso di amarla!» disse tra le lacrime Reynolds «Anche se eravamo solo al Liceo!»
«Allora perché l’hai abbandonata?»
«Maledizione! Era incinta!» ringhiò alzandosi in piedi Reynolds «Non potevo prendermi cura di lei e del bambino! Non avevo nemmeno denaro per me! Dovevo occuparmi di tre fratelli e mio padre era morto in un incidente sul lavoro quell’anno!»
«Claire aveva quindici anni allora! Ha dovuto dare il bambino in adozione e solo io so quello che ha dovuto passare!» urlò Mac
Flack e gli altri nella saletta dietro erano allibiti e sconvolti «Che bastardo!» commentò Danny
«Più che bastardo direi proprio che è un figlio di puttana!» commentò Jamie lasciando doppiamente senza parole i colleghi per quell’espressione.
Jo fece il suo ingresso dalla porta «Mac è riuscito a cavare qualcosa da Reynolds?» il suo sguardo mutò all’istante nel vedere i volti sconvolti dei colleghi «Cosa succede?»
«Hai davanti a te il padre naturale del figliastro di Mac!» disse Danny indicando Reynolds.
Jo rimase a fissare l’uomo per qualche secondo con la stessa faccia dei suoi colleghi «Non ci posso credere!» riuscì a sussurrare alla fine.
Mac si staccò dal muro e fece qualche passo verso Reynolds «Non provo alcuna pietà per te! Starai in prigione per un bel po’ ora!»
«Come si chiama? Almeno questo me lo devi!» disse l’uomo crollando seduto
«Per ventinove anni non te ne è mai fregato nulla!» disse Mac alzandolo dalla sedia «Andiamo! Tuo figlio starà meglio senza sapere chi sei!». Lo trascinò fuori dalla sala dell’interrogatorio e lo consegnò a due poliziotti perché fosse portato in una cella.
Jo guardò i colleghi negli occhi e infine uscì dalla saletta per raggiungere Mac; lo vide con un mano tremante sulla fronte, non era il solito Mac Taylor: era sconvolto e a pezzi.
«Mac!» lo chiamò Jo ottenendo in risposta un breve contatto visivo. Lei si avvicinò a lui e gli strinse la mano «Non lasciare che il tuo passato ti condizioni!» gli disse facendo più pressione «Claire non lo vorrebbe!»
Mac annuì e sembrò ritornare lucido ma la sua voce lo tradiva «Sì, hai ragione!»
A distrarre entrambi ci pensò una donna non molto alta che indossava un tailleur crema «Scusatemi…» disse avvicinandosi «Cerco i Detective Taylor e Danville!»
«Siamo noi!» rispose Mac già sapendo chi era la donna
«Dobbiamo parlare di sua figlia Kate, signora Rails!» disse Jo invitandola a seguirli
«Cosa ha combinato? Guidava ancora dopo aver bevuto?» chiese la donna preoccupata
«No, signora» disse Mac facendo accomodare la donna in una sala riservata «Sua figlia… è stata uccisa oggi» disse rispettoso della situazione e notando la madre della ragazza con gli occhi umidi «Ci dispiace immensamente darle questa notizia!» concluse il Detective
«Avete già scoperto qualcosa?» disse la donna spostando una ciocca bruna dal suo viso e trattenendo a stento le lacrime
«Speravamo potesse dirci di più lei» disse Jo allungando verso di lei un fazzoletto «C’era qualcuno con cui aveva litigato di recente?»
«No! Che sappia io no! Aveva un sacco di amici e posso anche darvi i loro nomi!» disse la donna cercando di frenare le lacrime che ormai le rigavano il viso «Vi chiedo scusa, ma sono sconvolta!»
«Lo capiamo signora Rails!» disse Mac «Stiamo facendo il possibile per arrestare il colpevole!»
«Ora però sono sola al mondo!» sospirò la donna «Kate era tutto per me!»
«Scriva una lista di nomi degli amici di sua figlia e poi vada a casa! Se dovessimo scoprire qualcosa non esiteremo a contattarla!» concluse Mac
«Grazie Detective!» disse la donna uscendo.
Mac e Jo si fissarono con uno sguardo di intesa.
«Devi dire a Christine quello che hai scoperto oggi, Mac!» gli disse Jo  dandogli una pacca sulla spalla in corridoio
«Lo so e spero che non se la prenda! Lo sa che Claire per me rappresentava tutto!»
«Abbi fiducia in lei!» sorrise Jo
Mac sorrise e la abbracciò poi si avviò verso l’uscita mentre Jo si preparava per tornare in laboratorio «Jo!» la chiamò Mac prima di andarsene «Te l’ho detto che torna Stella?»
La detective sorrise all’amico «Davvero?» domandò sorpresa. Mac annuì e uscì dall’edificio.
 
Danny aveva raggiunto Lindsay al laboratorio «Come stai?» disse baciandola sulla guancia
«Bene! Sid è con la baby-sitter!» disse sorridendo
«Il mio campione!» rise Danny «Fa il bravo e lascia lavorare la mamma!»
«Tornando seri, ho scoperto che il nostro killer potrebbe non essere più anonimo!» sorrise trionfante Lindsay
«Sorprendimi!»
«C’era una traccia di sangue su una scheggia all’angolo della bocca di Kate e non è suo!»
«Sei riuscita a trovare di chi è però?» disse Danny osservando la moglie che però scosse il capo e sollevò le spalle «È maschile ma di più non so dirti! Non è nel CODIS!»
«E ti pareva?» replicò sbuffando Danny.
Danny prese l’elenco di nomi che la signora Rails aveva stilato «Comunque, scommetto che è qui dentro il donatore!» cominciò a leggere, uno dopo l’altro, i nomi e quelli dei ragazzi li trascrisse su un foglio bianco.
 
Mac ascoltava pazientemente Christine al telefono, dopo aver messo il vivavoce, seduto alla sua scrivania «Immagino che il nuovo caso debba essere complicato…»
«Ti devo parlare Christine…» disse il Detective interrompendola con voce seria, grave e profonda.
Christine si spaventò «È successo qualcosa Mac?» lui non rispose ma si passò una mano sul viso
«Da dove comincio?» disse dopo qualche secondo
«Mac, stai male? Conosco quella voce! È tipica di quando ti senti in colpa per qualcosa! Vuoi che…»
«No non è quello!» la interruppe «Ho paura che tu dopo mi fraintenda! Abbiamo deciso di costruire un rapporto sulla sincerità e io voglio essere sincero con te fino in fondo»
Christine emise un «Ah!», si mise a tacere e cominciò ad ascoltare.
 
Danny, mentre faceva ricerche sulla lista, si accorse che tutti i ragazzi che la vittima frequentava facevano parte del corso post laurea di giornalismo, dove lei era iscritta, e tra i nomi ne scorse uno molto familiare: Reed Garrett «Ti conosco già! Non ricordo chi tu sia però!» disse ad alta voce
«Trovato qualcosa?» chiese Sheldon avvicinandosi a Danny
«Guarda un po’!» disse passando il foglio al collega.
Sheldon rabbrividì sbattendo le palpebre più volte, Danny non capiva cosa stesse succedendo e quando  l’amico si decise a parlare incrociando il suo sguardo esclamò «Non voglio essere nei tuoi panni quando dirai a Mac che il suo figliastro è coinvolto nel caso!»
«Ecco perché mi sembrava di conoscerlo!»
Lindsay si avvicinò «Il figliastro di Mac è coinvolto?!»
 
Christine, dopo aver sentito tutta la storia, sospirò «Deve essere stato un duro colpo per te!»
«Non sai quanto! Per fortuna ci sei tu!» disse chiudendo gli occhi
«Fino a che entrambi avremo vita… o qualcosa del genere!» disse lei
Danny notò Mac al telefono ma dovette bussare ugualmente alla porta «Chiedo scusa, ma ho degli importanti aggiornamenti sul caso!»
Mac disse «Ti richiamo dopo Christine!» ma Danny lo bloccò «È meglio se senti anche tu Christine, visto che riguarda Mac in maniera diretta e potrebbe aver bisogno di sostegno morale!» Mac invitò Danny a parlare con un cenno del capo « Reed Garrett, il tuo figliastro, compare sulla lista degli amici di Kate» Mac rimase in silenzio fissando Danny negli occhi «Sono in venti i ragazzi su quella lista e Flack li sta andando a prendere per interrogarli, se il DNA di Reed dovesse combaciare con quello rinvenuto nella bocca di Kate…»
«Lo so da me quello che potrebbe succedere!» concluse Mac fissando il vuoto. Sospirando, infine, il Detective disse «Voglio interrogarlo io!»
«Ho conosciuto Reed e non è un assassino! Sarà senz’altro una coincidenza!» disse Christine al telefono «Mac! Si risolverà tutto!»
 
Il distretto di polizia era pieno di ragazzi di età compresa tra i venticinque e i trent’anni. Mac entrò cercando il figliastro senza successo.
Flack gli corse incontro «Mac! Reed non si trova! Ieri sera è andato a una festa e non è più tornato! I Garrett hanno fatto già fatto la denuncia di scomparsa, erano qui poco fa e hanno detto che hanno cercato di mettersi in contatto con te, ma eri già uscito dall’ufficio!»
«Li chiamerò io poi!» disse osservando i ragazzi « Anche loro erano a quella festa?»
«Sembrerebbe di sì!»
«Vado a fare un paio di telefonate!» disse Mac uscendo all’aperto.
Il telefono di Flack aveva cominciato a squillare senza preavviso e ne rimase sorpreso «Parla il Detective Flack della polizia di New York!» rispose stancamente «Dove sei? Ti veniamo a prendere!» disse con frenesia annotando l’indirizzo dettatogli su un pezzo di carta e corse fuori «Mac! So dov’è Reed! Andiamo!»
«Guido io!» urlò Mac salendo sulla sua auto.
 
Lindsay era tornata a casa per pranzo e con lei c’era anche Sid «Volevo conoscere tuo figlio e vedere quanto ti somiglia!»
«Sei stato gentile ad accompagnarmi! Danny deve verificare ancora che il DNA sul frammento non sia di uno dei ragazzi che sono adesso al distretto!» sorrise Lindsay posando le chiavi sul tavolino all’ingresso.
La baby-sitter si fece avanti sorridendo «Il bambino dorme! Ho lasciato qualcosa di caldo per il pranzo e ho già preparato il latte da dargli appena si sveglia!»
«Grazie Rosita! Ci vediamo domani!» rispose con gratitudine Lindsay
«Però! Complimenti per esserti attrezzata così bene!» sorrise Sid «Però non capisco come mai tu sia tornata a lavorare così presto!»
«Mi annoio a casa, anche se con Sid non ti puoi annoiare!» sorrise Lindsay a Sid.
Un pianto interruppe la quiete e Sid sorrise «Mi sa che si è svegliato…»
«Vado a vedere… anzi! Vieni con me!»
 
Mac era al Trinity General Hospital con Flack e Reed Garrett. Il ragazzo aveva ricevuto una botta in testa e il suo DNA combaciava con quello trovato nella bocca di Kate. Per quella notte sarebbe rimasto in osservazione.
Mac rovistò nei suoi vestiti e riuscì a ritrovare un termometro in legno con un angolo sbeccato e senza più neanche una goccia di mercurio, capì subito di trovarsi davanti l’arma del delitto e lo aveva fatto recapitare da un poliziotto al laboratorio della scientifica. Poi si avviò verso il letto dove Reed giaceva «Come ti senti?» chiese sottovoce 
«A parte il mal di testa, bene!» ma stava cominciando a piangere e a mordersi le labbra «Non sono stato capace di proteggerla! È colpa mia se Kate è morta!»
«Che stai dicendo?» disse Mac
«So chi l’ha uccisa!» disse voltando piano la testa nella direzione di Mac «Paul Steiner!» le lacrime sul suo viso non si arrestavano «Era ubriaco marcio e voleva violentarla! Sono intervenuto e poi sono caduto a terra…» scoppiò in un pianto intenso, liberatorio e tremendo.
Mac gli adagiò una mano sulla spalla «Lei era più di un’amica vero?»
Reed annuì senza smettere di stare male emotivamente «Era tutto per me! Le avevo promesso che dopo il master in giornalismo e l’avvio della carriera ci saremmo sposati!» si voltò verso la finestra «Ti volevo parlare di lei! Volevo presentarla anche a mamma e papà!» singhiozzò più forte «E ora l’ho persa per sempre!»
 
Nel pomeriggio Lindsay era tornata al lavoro e si occupò delle analisi sul termometro. Sorrise quando arrivarono i risultati «Danny le analisi rivelano che il DNA e le impronte sono di Paul Steiner. È nostro ormai!»
Danny sorrise «Grazie tesoro!» la baciò e uscì dal laboratorio «A proposito! Cosa ha detto Sid?»
«Che nostro figlio somiglia a me!»
Danny sbuffò «Un altro che non capisce nulla!» e si avviò verso l’appartamento dell’assassino nel Bronx. Il palazzo in cui Steiner viveva era sporco e putrido. Danny era sulle scale con due poliziotti e si fermò davanti a una porta con la vernice scrostata «Polizia di New York! Steiner apri subito la porta!» urlò Danny con la pistola in mano.
All’interno dell’appartamento si sentirono rumori di una sedia rovesciata e di una finestra che si apriva. Danny e i poliziotti non ci pensarono due volte a sfondare l’ingresso e a introdursi nell’appartamento «La scala antincendio! Prendetelo da fuori!» urlò Danny lanciandosi all’inseguimento a trenta metri di altezza.
Gli otto piani che dividevano Steiner dalla strada non erano molti, il poliziotto della scientifica poco più che trentacinquenne lo sapeva e doveva sbrigarsi. Digrignò i denti e cominciò a saltare diversi gradini per catturare prima l’assassino, ma Steiner, vedendo la situazione complicarsi quando gli mancava solo una rampa di scale, decise di lanciarsi dalla ringhiera, atterrando malamente su un’auto della polizia e ruzzolando a terra. Danny gli fu addosso in un momento «Hai fatto male i tuoi calcoli! Andrai in prigione per un bel po’ bello!»
 
Flack stava finendo una conversazione al telefono nel corridoio dell’ospedale, riagganciò e cominciò a camminare verso la stanza di Reed «Volevano incolparti dell’omicidio ma non ci sono riusciti! Il tuo DNA è finito casualmente sulla bocca della vittima!» sorrise entrando «Abbiamo appena arrestato Paul Steiner! Ci sono tutte le prove necessarie per spedirlo al fresco!»
Mac si tranquillizzò all’udire la notizia e fu felice nel vedere comparire i genitori adottivi di Reed  e la madre di Kate.
«Non sei solo Reed!» gli sussurrò all’orecchio prima di alzarsi dalla sedia accanto al letto «e io sarò tra i primi a starti vicino!». Si avviò verso la signora Rails che stava entrando accanto ai Garrett «Abbiamo preso il vero assassino di sua figlia signora Rails, ora è alla centrale»
La donna con le lacrime agli occhi strinse la mano del Detective «Grazie di tutto! Lo sapevo che non poteva essere stato Reed! Quando mi hanno telefonato per dirmi che era sospettato, non ci ho voluto credere! Amava mia figlia!»
«La ama ancora ora e per lui non sarà facile! Si sente solo e abbandonato proprio come lei! Mi prometta che vi starete vicini e che vi parlerete di Kate, lei non deve essere dimenticata!»
La signora Rails annuì e Mac si allontanò.
 
Camminando verso l’uscita a Mac tornò in mente un ricordo di sei mesi prima: aveva visto Christine che stava per uscire dall’ospedale con sua madre, Millie Taylor, «E voi cosa ci fate qui? Cosa è successo?» aveva domandato preoccupato
«La tua Christine ha avuto un problema di indigestione qualche ora fa, ma ora sta bene!» aveva sorrise Millie al figlio «Per fortuna in casa c’ero io!»
«Grazie mamma!» aveva detto il Detective abbracciandola, poi si era voltato verso Christine «Non mi spaventare mai più così!» aveva detto baciandola sulla fronte
«Tu cosa ci fai qui?» aveva chiesto lei incuriosita attraversando l’ingresso con Mac e sua madre
«Dopo aver risolto il caso, sono passato dal medico per una visita di controllo!» Mac aveva preso per mano le due e si era diretto verso la macchina «Il caso è chiuso e noi due ci sposiamo come previsto!» aveva sentenziato.
«Mac! Aspetta!» urlò Flack mentre lo rincorreva, distogliendolo dal suo ricordo «Hai guidato tu, quindi ho bisogno di un passaggio fino al distretto che tra venti minuti ho un appuntamento con Lovato!»
Mac sorrise «Vieni dai! Non voglio di certo sostituire la mia cena con Christine con il tuo funerale! Jaime mi ha parlato dei suoi fratelli ed è meglio se non li fai arrabbiare!»
Flack venne lasciato al distretto nei pressi della sua auto e salutò Mac «Buona fortuna!» gli aveva gridato Mac mettendo in moto la macchina in direzione del deposito al garage della scientifica.
 
Arrivato sotto casa della Detective Lovato, Flack scese dall’auto e prese a picchiettare le dita della mano destra sulla portiera dell’auto ancora aperta, esitando sul da farsi.
Nel frattempo Mac, appena arrivato a casa, era al telefono con Danny
«Ok Mac, ti va di scommettere su Don?» rise all’altro capo del telefono il Detective biondo
«Fai la tua offerta!» disse Mac chiudendo la porta a chiave
«Cento dollari che scappa appena li vede! Controlla Adam la situazione, si è appostato proprio davanti alla casa!»
«Andata! Fidiamoci di Adam e domani si riscuote!» disse Mac chiudendo la chiamata e stendendosi sul divano del salotto aspettando il ritorno di Christine. 

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Capitolo 2
*** EPISODIO II: IT WAS A BEAUTIFUL DAY ***


 Venerdì 4 Ottobre 2013                                

                                EPISODIO II: IT WAS A BEAUTIFUL DAY

 
Danny esitava a entrare nell’edificio della scientifica quella mattina «Mac è già in ufficio da quasi tre ore, in attesa di riscuotere il suo premio. L’ho evitato per una settimana, ma ora devo affrontarlo! Maledetto Adam e stramaledetto Flack!»
Stava lì fermo e immobile a fissare l’ingresso dell’edificio, seduto sulla sedia del bar del marciapiede opposto, quando una voce femminile lo chiamò «Danny!»
Immediatamente il detective si levò in piedi sorpreso e con un sorriso a trentasei denti esclamò «Stella!»
I due si abbracciarono, «Quanto tempo è passato!» commentò Danny
«Qualche mese, ma è comunque troppo!» disse Stella entusiasta «Mac come sta? Cosa mi dici di Christine?» chiese sorridente sistemandosi i ricci
«Wow, quante domande tutte insieme! Ehm… stanno bene! Sai com’è, quando ci si sposa il primo periodo è sempre bello!» rispose Danny «Tu cosa fai qui?» chiese poi
«Sono qui in vacanza! Pensavo di passare un po’ di tempo con voi!»
«Fantastico! Sarà bello averti qui! Mac lo sa?» chiese Danny sorpreso e felice dalla notizia appena ricevuta
«Sì l’ho chiamato personalmente!»
«Allora sai già tutta la storia, del fatto che ho avuto un figlio e che io e Lindsay lo abbiamo chiamato Sid in onore del nostro più caro amico, dato che…»
«Che avevi avuto un figlio lo sapevo! Non che lo avevi chiamato Sid! Che cosa sta succedendo a Sid?» disse mutando lo sguardo e sedendosi su una delle sedie del bar «Farai bene a raccontarmi tutto!»
«Ok! Solo se tu dopo mi dai una mano con Mac!» disse Danny difronte a lei
«Cos’è? Un ricatto?» disse lei guardandolo bieco
«No!» rise Danny di gusto per poi tornare improvvisamente serio «Ma un grosso favore!»
 
Jo guardava Sid immobile vicino a un cadavere che stava esaminando, con un’espressione triste sul viso, gli si avvicinò piano «Ehi!»
«Ehi!» rispose lui «Perché hai quello sguardo triste?»
«È lo stesso sguardo che hai tu ora!» sorrise brevemente lei con le lacrime che le correvano sulle guance
«No non piangere! Mi fai pentire di aver revocato anche le dimissioni!» disse abbracciandola
«Mi hai detto ieri al telefono di aver detto tutto a Mac. Come l’ha presa?»
«Ci sarebbe dovuto essere qualcuno che avesse ripreso la scena e la avesse messa su YouTube!» sorrise Sid
Jo lo guardò fisso senza capire «Non capita tutti i giorni di vedere piangere un uomo come lui!» rise rumorosamente il patologo
«Ne ha passate tante ieri! Troppe anche per uno come lui!»
«Sai, è bello quando non c’è lavoro nuovo da sbrigare! Raccontami un po’ cosa sta succedendo a Mac, ma soprattutto a te, mentre sistemo l’obitorio! Sono vere le voci che ho sentito?» disse mettendo il cadavere nella cella frigorifera
«Va bene! Cominciamo con i fatti di ieri cioè Mac, e poi passiamo agli aggiornamenti di oggi cioè io» sorrise Jo
 
Adam era seduto al computer picchiettandosi le labbra con il tappo di una penna e con digitata su Google la parola “regalo”. Indeciso se premere invio guardava lo schermo  e cominciò a mordicchiare la penna. Improvvisamente si ricordò di un episodio come quello avvenuto mesi prima: Sheldon lo aveva notato e si   era seduto accanto a lui facendolo sussultare sulla sedia «Ma allora ci tieni davvero ad avere un corpo da esaminare anche quando non ci sono omicidi Hawkes!» aveva detto Adam con il fiatone «Ho rischiato un infarto!»
«Scusa!» aveva sorriso l’amico «Non per farmi gli affari tuoi, per chi è il regalo?»
«Meno due giorni e io non ho ancora nulla!»
«Fammi capire, stai cercando su uno dei motori di ricerca più popolari un regalo per il matrimonio?» Adam  aveva annuito e Sheldon aveva sospirato «Esiste una cosa che si chiama “lista nozze”»
«Ma se non c’è mai stata perché Mac non la voleva!» aveva sentenziato Adam
«Christine è stata brava a fargli cambiare idea due settimane fa!» aveva sorriso Sheldon «Ti conviene sbrigarti a consultarla perché ho paura che i regali più belli siano già stati presi» si era alzato in piedi per tornare a lavorare «Tu  lo sai che gli amici, in genere, sono quelli che consultano la lista per primi per fare il regalo più bello, no?»
Adam aveva deglutito pesantemente immaginando Mac aprire il suo regalo: un apriscatole elettrico. Aveva poi scosso la testa per cancellare l’immagine dalla sua mente «Me la passeresti per favore?»
«Consideralo già fatto! Guarda vicino a te!» Adam  aveva sorriso vedendo la chiave dell’armadietto di Sheldon  
«Ti bacerei, ma non sono gay!»
Sheldon era rabbrividito «Fai in fretta, prima che cambi idea!»
Tornando alla presente, Adam rise attirando l’attenzione di vari tecnici del laboratorio.
 
Stella e Danny si stavano avvicinando all’ufficio di Mac e vennero avvistati da Lindsay «Stella! Quando sei arrivata?» la salutò calorosamente
«Oggi!» disse mentre si abbracciavano «Danny mi ha detto che avete chiamato piccolo Messer Sid!» disse guardandola
«È così!» disse sorridendo «Andavate da Mac?»
«Sì, pare che Danny abbia cento dollari di una scommessa da dargli, ma che, ovviamente, non ha!  sorrise
«Quindi tu sei chiamata a rimpiazzare il prezzo della scommessa!» concluse Lindsay
«Ma lei vale più di cento dollari, attenzione!»  sorrise Danny sottraendo Stella alla conversazione «Meglio affrettarsi!»
Danny si fermò a qualche metro dall’ufficio «Faccio voltare Mac da questa parte e appena ti vede entri»
«Se non mi ha già vista!» disse sorridendo la donna.
Danny si avvicinò lentamente all’ufficio, Mac reggeva il suo tablet e sembrava parecchio concentrato, si fece coraggio e bussò alla porta di vetro. Mac posò il tablet sulla scrivania e lo fece entrare «Guarda chi si fa vedere! Sbaglio o ci sono cento dollari in sospeso?»
«Sì sono qui per la scommessa ma…» guardò per un istante il touch-screen e un sorriso attraversò il suo viso «Non sapevo ti divertissi con i giochi per bambini nel tempo libero!»
Mac divenne cupo «Questi non sono giochi per bambini, Danny!»
«Io so solo che Lucy li fa per imparare termini nuovi ma non è più a questi livelli!» disse indicando l’oggetto sulla scrivania
«Il calcio nel didietro lo vuoi prima o dopo avermi dato i soldi?» disse Mac con uno sguardo gelido e un tono di voce calmo
«A proposito dei soldi! Dato che non li ho, ti ho portato un’altra cosa: guarda là fuori!» disse indicando oltre le pareti di vetro dell’ufficio.
Mac si illuminò vedendo il viso di Stella e il malumore passò «Danny scommessa sistemata, ma non devi dire una parola a nessuno di quello che hai visto qui oggi!» disse indicando il tablet
Danny annuì e uscì aprendo la porta e abbracciò Stella a metà del corridoio bisbigliandole all’orecchio «Grazie di cuore!»
«Figurati Danny!»
« Ho appena scoperto che Mac ha un problema con i nomi delle cose e non vuole che si sappia. Cerca di capire a cosa è dovuto!» disse l’uomo staccandosi e andando verso il laboratorio.
 
Stella abbracciò Mac che le era già venuto incontro nel corridoio «Sono passati solo pochi mesi, ma mi è sembrato molto di più!»
«Vero, Mac!» disse osservandolo e divenendo subito seria «Mac dobbiamo parlare, nel tuo ufficio!» lui non sapeva cosa rispondere, alzò le spalle con naturalezza e rispose «Ok!»
Entrarono nell’ufficio e si sedettero alla scrivania «Stai bene?» domandò lei
«Benissimo!» rispose lui annuendo
«Sei un po’ goffo nei movimenti, lo hai notato?»
«No!» disse lui guardandola negli occhi
«Non ti passa per la mente che potrebbe essere un disturbo collegato al fatto che ti hanno sparato?»
«Ancora con questa storia?» Mac si fece cupo
«Danny mi ha appena detto che fai esercizi per ricordare i nomi degli oggetti comuni.» Mac inclinò un sopracciglio senza staccare lo sguardo da Stella che sentenziò «Soffri di afasia da quando ti sei ripreso dalla sparatoria! Vero?»
«Sì, e sto migliorando! Rispetto a prima va molto meglio! Il medico dice che nel mio caso avrò un recupero totale!»
Stella lo guardò in segno sfida «Scrivimi come è avvenuto l’incidente!» Mac rimase interdetto e la guardò sorpreso «Cosa c’è? Non dirmi che non sai farlo?» Mac prese un foglio e una penna e scrisse poche righe che passò a Stella «Come pensavo! Niente articoli! E da quando si dice: “entrato sono in farmacia”? » disse lei critica «Cosa farai la prossima volta che ti chiederanno di stilare un rapporto? Non potrai sempre delegare agli altri!»
Mac la guardò  un po’ irritato «Sei venuta qui solo per farmi la ramanzina?»
«No Mac! Sono qui perché io tengo a te! Oltre a soffrire di afasia è evidente che soffri anche di una forma di aprassia ed è normale che tu non te ne accorga! Se dovesse peggiorare non potrai più fare il tuo lavoro capisci?» disse con tono deciso «Ti ricordi quando due giorni prima del matrimonio sono arrivata in città e ti ho chiesto di parlarmi del tuo incidente?»
«Sì. I toni della discussione sono divenuti molto simili a questi!» disse Mac ricordando quanto avvenuto: a sciogliere la tensione quella volta ci aveva pensato un medico che aveva bussato  alla porta dell’ufficio di Mac «Come da lei richiesto Detective. La prossima volta però aspetti i normali tempi dell’ospedale!» aveva detto porgendogli una busta e uscendo.
Stella aveva intravisto il nome  stampatovi sopra «Perché la tua futura moglie ha fatto delle analisi?» aveva chiesto calmandosi
«Ieri è stata in ospedale per un’intossicazione alimentare e per scrupolo hanno fatto altri test» aveva detto il Detective posando la busta sulla scrivania
«Non leggi il referto?» aveva domandato Stella
«Perché dovrei?»
«Se fossi Christine e ci fosse qualcosa che non va preferirei saperlo da te e non da un pezzo di carta!»   aveva commentato lei.
Mac aveva preso la busta tra le mani e l’aveva aperta spiegando i fogli delle analisi. Aveva passato i primi senza alcun segno di preoccupazione, all’ultimo aveva sgranato gli occhi ed era diventato pallido «Non era intossicazione alimentare!» aveva detto con il fiato corto e fissando il foglio come in uno stato di trance.
Stella si era mostrata subito preoccupata «Allora cos’è stato?»
 
Flack aveva arrestato quella mattina un paio di ladruncoli. Il suo turno era appena finito e insieme a Jaime si concedeva una meritata pausa pranzo
«È bello quando non uccidono nessuno!» disse sorseggiando la sua lattina di birra seduto sulla panchina nel parco
«C’è più tempo per noi!» concordò lei addentando l’hamburger che teneva in mano «Era tantissimo che non mangiavo più un panino di McDonald’s!»
«L’ho fatto solo perché era il posto più vicino! Non mi fanno impazzire quei cosi» bofonchiò Flack guardando con disgusto il pranzo della fidanzata
«È per questo che hai preso l’insalata?» disse lanciandogli contro un tovagliolo appallottolato
«Vuoi la guerra Lovato?» disse lui con un sorriso sghembo «E guerra avrai!» appallottolò un paio di tovaglioli e glieli lanciò contro.
 
Stella era uscita dal laboratorio ed era andata nel pomeriggio a salutare Sid «Sid! Il mio patologo preferito!» disse abbracciandolo
«Stella! Sono così contento di vederti!» sorrise lui abbracciandola «Potevi prendere le vacanze qualche giorno dopo! Non hai idea di che compleanno di Mac ti sei persa l’anno scorso! L’ho fatto ubriacare e l’ho convinto a giocare con me a golf sul tetto del nostro palazzo! Ha rotto un vetro e ci hanno urlato che ci avrebbero denunciati alla Polizia!» rise di gusto «E Mac ha urlato “Sono io la polizia!”. Persino Christine non la finiva più di ridere! Quest’anno volevo fargli fare qualcosa di doppiamente imbarazzante!»
«Perché non mi hai detto nulla della tua malattia? Ti sarei stata più vicina!» commentò Stellla
«Perché non volevo che qualcun altro soffrisse per me! Mac lo è venuto a sapere ufficialmente la settimana scorsa ed è stata dura da accettare anche per lui!» disse Sid guardando entrare Jo «Buongiorno! Stavamo giusto parlando del compleanno…»
«Oh mio Dio! Mac ubriaco è la scena più assurda che mi sia capitato di vedere!» aveva detto avvicinandosi a Stella «Mi fa piacere rivederti!» disse baciandola «Un caffè»
«Volentieri!»
«Sid, vieni con noi?» chiese Jo
«No devo finire qui…» disse sorridendo «Ci vediamo sta sera per una birra!»
Jo e Stella erano sedute al bar sorridendo «Ti ricordi di quando Mac ha anticipato il matrimonio al giorno prima?» chiese Jo
«Sì! Alcuni erano in crisi perché non sarebbero potuti venire, compresi i parenti di Christine!» commentò Stella
«Il prete e il suo impegno urgente che lo ha occupato per diversi giorni e quindi, piuttosto che sposarsi ad Aprile, Mac aveva detto che “domani è perfetto!”» Jo era piegata in due dalle risate «Dovevi vederlo! Organizzava il ricevimento e tutto il resto sbraitando ordini al cellulare ai cuochi di Christine!» disse ridendo appoggiata al tavolino del bar Stella rise con lei
«E ti ricordi la faccia di Mac? Sembrava su un altro pianeta!» disse Stella
«Ed è stato in quel momento che abbiamo cominciato a intuirne il motivo!» disse Jo smettendo di ridere.
 
Danny si lamentava con Lindsay mentre si preparavano per uscire dal laboratorio, era sera ormai.
«Passare la giornata a riordinare vecchi casi! Ma come si fa?»
«Niente azione, ma si può dire che oggi è stato un giorno diverso!» commentò la moglie infilandosi la giacca «Oggi sono davvero felice di tornare a casa!»
«Sai dove è andato Mac? Volevo parlagli!» disse Danny attraversando il corridoio accanto a lei
«Deve farsi perdonare un pranzo mancato da Christine!» rispose Lindsay chiamando l’ascensore «Quando è stata l’ultima volta che mi hai portata a cena fuori?»
«Ah… non ricordo!» disse entrando in ascensore «Forse tra due giorni potremmo dire a Rosita di occuparsi dei bambini oppure potremmo chiedere a mia madre!»
«Meglio se chiediamo a Rosita!» disse decisa Lindsay mentre l’ascensore si chiudeva.
 
Mac arrivò al ristorante di Christine, la vide sulla porta sorridente «Ciao Christine!» la salutò baciandola
«Erano mesi che non mi venivi a prendere dopo il lavoro»
«Ti ricordi l’ultima volta che sono venuto qui?»
«Come dimenticarla!» sorrise lei ricordandosela: Christine era  accigliata all’ingresso del ristorante «Adesso mi spieghi…» aveva detto a Mac tirandolo dentro per la manica della giacca «…cos’è tutto questo!» disse indicando gli chef alle prese con piatti di ogni tipo
«Il prete aveva un impegno e ci poteva sposare domani o tra un mese!» aveva detto Mac
«Beh un bell’imprevisto! Ma abbiamo una vita da passare insieme Mac! In più i nostri parenti non ci saranno mai tutti! Cosa cambia se ci sposiamo tra un mese?!» aveva domandato Christine appoggiandosi ad una sedia con le mani
«Tantissimo!» aveva detto Mac tirando fuori la busta delle analisi «Queste sarebbero arrivate da te tra tre settimane. Non sono tutti gli esami che ti hanno fatto, ma da qui è già chiara la situazione!»  gliele aveva porte gentilmente
«Le hai lette? Perché lo hai fatto?» aveva detto staccandosi dalla sedia
«Ero preoccupato e volevo capire cosa ti era successo» Mac aveva preso le mani di Christine prima che avesse potuto aprire la busta «e non è un’intossicazione alimentare!»
«Che cos’ho allora?» aveva ansimato preoccupata mentre Mac si sedeva
«Hai mai preso in considerazione la possibilità di essere più di noi due da dopo il matrimonio?» aveva detto facendola sedere sulle sue gambe
«Un po’ ci ho pensato ma…»  aveva risposto lei accomodandosi
«Ma?»
«Ma cosa stai cercando di dirmi?» gli aveva chiesto tremante
«Che da due settimane a questa parte siamo in tre!» aveva risposto Mac baciandola dolcemente sulla guancia «E non posso essere più felice di così!»
Christine aveva preso il viso di Mac e lo aveva baciato intensamente «Un bambino?» aveva detto staccandosi sorpresa, Mac aveva annuito, «Non ci credo!» gli aveva detto lei baciandolo di nuovo.  
Mac aveva baciato Christine tirandola sempre più vicino a sé «Avremo un bel da fare d’ora in poi!» le aveva sussurrato staccandosi
«Lo sapevamo già che la luna di miele non ci sarebbe stata!» aveva sorriso lei baciandolo di sfuggita e allontanandosi dal suo viso
«Stavo pensando di farmi dare un aumento!» aveva accennato Mac inseguendola «Così faremo meno fatica!» ed era riuscito a baciarla di nuovo
«I miei potrebbero comunque darci una mano, visto che sono di New York!» aveva bisbigliato Christine appoggiando la testa nell’incavo tra la spalla e il collo di Mac
«Non riesco a ragionare in questo momento! Nei miei pensieri continui ad esserci solo tu!» aveva detto lui chiudendo gli occhi e adagiando la sua guancia sulla testa di lei.
Nel ristorante era entrata Stella con Jo e dietro di loro c’erano tutti gli altri «Allora Mac, glielo hai detto?» aveva sorriso la donna con i riccioli.
Mac e Christine avevano sbarrato gli occhi e si erano ricomposti per quanto potesse essere loro possibile alla vista degli amici
«Sono tutti venuti qui a farti le congratulazioni appena appresa la notizia!» aveva aggiunto Jo
«Stella!» aveva detto Mac sorpreso «Non posso crederci! Lo hai detto a tutti!»
«È stato un passaparola generale…» aveva detto Danny avvicinandosi alla coppia con Lindsay ancora incinta «Congratulazioni! Noi lo abbiamo saputo da Sheldon, che lo ha saputo da Jo perché glielo ha detto Stella!»
«Poi Lindsay me lo ha detto mentre uscivano dal parcheggio! Ma non per questo lasceremo correre le tradizioni!» aveva detto Flack
«Preparati Mac! Adesso tu vieni con noi mentre le ragazze si occupano di Christine!» aveva esclamato Sid
Mac aveva sorriso e stretto a sé Christine abbracciandola dolcemente «Niente eccezioni?»  aveva domandato
«Falck prendi le manette!» aveva esclamato Sheldon in tono scherzoso
«Ce lo prendiamo con la forza!» aveva ghignato Adam
Mac aveva riso e baciando Christine le aveva bisbigliato «Ci vediamo domani sull’altare!»
«Ti ricordo che devi essere là prima di me!»
«Tu però non fare tardi!» le aveva detto con un ultimo bacio
lei aveva riso alzandosi in piedi «Ok ragazze, cosa pensavate di fare?»
Mac era stato trascinato via dai componenti maschili della sua squadra verso un bar mentre i suoi occhi avevano incrociato un’ultima volta quelli di Christine.
 
Christine rise «Ti rendi conto che siamo già all’inizio di Ottobre?»
«Sì? Quando è finita l’estate scusa?» chiese sorridendo e chiamando un taxi.
 
Millie Taylor entrò in casa e trovò un messaggio di Mac sul frigorifero: “We’re out for dinner ! Don’t worry we’ll be home at 10 p.m.”. Sorrise e staccò il biglietto «Cosa ti devi fare perdonare questa volta?» e si ricordò del giorno delle nozze del figlio: il 30 Marzo, Mac aveva aperto gli occhi con riluttanza scosso sulla spalla destra dalla madre «Mac sveglia!» in risposta lui aveva emesso un mugolio portandosi le mani al viso e accucciandosi contro lo schienale del divano.
«Mac! Due ore!» gli aveva gridato sua madre mentre si stava allontanando verso la cucina.
Il Detective si era messo a sedere e aveva fatto appello alle sue forze per trascinarsi fino al bagno e infilarsi sotto la doccia. L’acqua bollente era sembrata riuscire a rinvigorirlo un po’ e il caffè aveva fatto il resto.
Quando aveva aperto l’armadio e aveva preso il vestito, aveva sorriso al pensiero di doverlo indossare.
«Mac! A che punto sei?» aveva sbraitato Millie che si era già infilata un vestito di seta grigio e stava sostando sulla porta della stanza «Non ti sei ancora vestito?!» Mac aveva scosso il capo con imbarazzo «E non hai neppure asciugato i capelli!», aveva continuato imperterrita lei. Lui era decisamente a disagio con sua madre per casa, non era più abituato a quella presenza che gli faceva osservazioni per ogni minima cosa come prima che si arruolasse nei Marines.
«Sarò pronto tra quindici minuti!» aveva concluso sbrigativamente infilandosi la camicia.
A Millie non erano sfuggiti i singolari accessori del figlio: il distintivo sulla cintura e un revolver sotto i pantaloni assicurato allo stinco destro «Ti stai sposando o stai andando in guerra, Mac?»
«Ho imparato che è meglio essere pronti a tutto mamma!» aveva sorriso Mac passandosi con energia l’asciugamano nei capelli.
 
Mac guardò Christine sorridere divertita «Ti invidio sai? Quel bicchiere di vino vorrei berlo io e tu praticamente lo stai schifando!»
«L’idea del ristorante italiano è stata ottima! La prossima volta il vino però lo scelgo io!»
«Io ti ribadisco che uno dei vini migliori per l’arrosto di vitello con patate è il Chianti!» sorrise Christine
«Ti ricordi il nostro brindisi al matrimonio?» chiese Mac
«Che scena imbarazzante! Io con l’aranciata e tu con lo Champagne!» prese la forchetta alla sua sinistra e cominciò a mangiare i fagiolini «Ancora mi chiedo come hai fatto ad organizzare tutto!»
«Preferirei invece che tu sapessi come è cominciata quella giornata!» e si apprestò a raccontare: davanti alla Metropolitan Cathedral of St. Patrick c’era come un grande raduno composto da amici e parenti ben vestiti. Da un taxi appena arrivato, era sceso Mac seguito dalla madre
«Era ora che arrivassi Mac!» gli aveva urlato Danny con in braccio Lucy
«Mac!» aveva gridato la bambina dimenandosi e allungando le braccia verso il Detective in smoking
«Ciao Lucy!» l’aveva salutata Mac prendendola in braccio «Ma che bello il tuo vestito rosa!»
«Ti piace? L’ho preso con mamma!» aveva detto la piccola sorridendo
«Sembri proprio una principessa!» le aveva sussurrato Mac all’orecchio restituendola al padre, lei aveva fatto in tempo a sporgersi un’ultima volta verso di lui e per dargli un bacio sulla guancia
«Dove hai lasciato Lindsay?» aveva chiesto Mac a Danny guardandosi intorno
«Con le altre damigelle della sposa!» rispose Danny indicando Jo, Lindsay e una ragazza dai capelli rossi che Mac non conosceva. Lei lo stava fissando nello stesso modo in cui si fissa un ladro. Era davvero molto giovane, non poteva essere una semplice amica di Christine. Continuare a fissarsi in quel modo non era educato ma nessuno dei due voleva cedere per primo allo sguardo di sfida dell’altro.
Millie aveva posato una mano sulla spalla del figlio per richiamarne l’attenzione: stava arrivando anche Reed « È arrivato il figlio di Claire!»
Mac avrebbe avuto tempo più tardi per saperne di più su quella misteriosa ragazza, in quel momento aveva qualcosa di più importante da fare «Reed! Ciao!» aveva esordito posandogli una mano sulla spalla «Come stai?»
«Sto bene Mac! » aveva detto abbracciandolo «Come ci si sente prima del matrimonio?» aveva chiesto cambiando argomento
«Direi che sono nervoso, ma cerco di mantenere la calma!» aveva sospirato «Tu invece li hai vero? Non li hai persi lungo la strada?»
«Non mi perdonerei mai se perdessi gli anelli! Per quello che tu rappresenti per me, è stato un onore custodirli!» aveva riso il ventinovenne «Ti fidi o vuoi vederli?»
«Ti credo sulla parola!»
Tra le ultime persone che erano arrivate, Mac aveva visto Stella in un bellissimo vestito di seta blu che le arrivava fino a sotto le ginocchia, con uno spacco fino a metà della coscia destra, ornato da una fascia argento in vita, «Lo sai chi porta le fedi all’altare vero?»  aveva chiesto Mac al figliastro che aveva annuito in segno di riposta «Bene, vai!».
Stella si era avvicinata a Mac e lo aveva abbracciato «Quanto sei fortunato Mac!» gli aveva detto all’orecchio «Mi è bastato passare una serata sola con Christine per adorarla! Sarà una moglie e una madre perfetta e tu tornerai ad essere ufficialmente il Mac Taylor di una volta!»
«Mi stai augurando di tornare ad essere il Mac che ragionava anche un po’ con il cuore e non solo con il cervello?» aveva domandato con un sorriso «Entriamo dai!» esclamò salendo i gradini.
Gli invitati avevano preso posto in chiesa e Mac era con Flack e Stella davanti all’altare.
Sul sagrato erano rimaste Lindsay, la misteriosa ragazza dai capelli rossi, Jo e Jamie in attesa della macchina con Christine che era arrivata puntuale, era nera con i finestrini oscurati. Mentre la sposa stava scendendo si era messa a chiedere «Sono in ritardo?»
«Puntualissima!» aveva esclamato Jo
«Però adesso sali e preparati ad entrare!» l’aveva incitata Jamie «La chiesa è piena! È venuto quasi tutto il corpo di polizia!»
Christine aveva fatto un passo alla volta, impaurita, sui gradini
«Ciao!» la aveva salutata affettuosamente la ragazza dai capelli rossi in cima alla scalinata
«Sei anche tu un’amica di Mac?»
«Sì, una specie!» aveva detto porgendole la mano «Chi ti accompagna fino all’altare?»
«Io!» aveva esclamato una voce maschile alle sue spalle.
Christine si era voltata di colpo e sorrise «Zio Max! Sei riuscito a venire!» accanto a lui c’erano i genitori di Christine che le avevano sorriso «Tesoro sei bellissima!» le aveva detto la madre
«Non sai che fatica abbiamo fatto per fare arrivare tuo zio in tempo da Miami!» le aveva detto il padre
«Ero troppo elettrizzato dalla possibilità di fare di nuovo il terzo grado al famoso Detective che non ho resistito! In più, dato il resto della famiglia non è potuto venire a causa dell’anticipo all’ultimo minuto, era giusto che io ci fossi!» aveva spiegato l’enorme uomo con barba e capelli color perla e gli occhiali dorati porgendole il braccio «Pronta? Non è ancora tardi per tornare indietro e fuggire!»
«Smettila! Ho già paura di cadere!» aveva riso lei
«Non permetterò che accada! Ho da mantenere una promessa fatta ai tuoi genitori!» aveva ammiccato stringendole la mano del braccio allacciato al suo
«Allora noi entriamo!» aveva sorriso il padre di Christine prendendo la moglie sottobraccio e entrando nella cattedrale.
Mac aveva visto nella luce intensa infondo alla cattedrale il delinearsi delle figure dei genitori di Christine, che avevano preso posto vicino a Millie, a seguire, si erano cominciate a intravedere le damigelle che avanzavano «Ci siamo Mac!» gli aveva sussurrato Flack
«Don, sono agitato!»
«Dalla tua faccia non si direbbe! Le nascondi bene le emozioni!» lo aveva rimbeccato il testimone
«Fai silenzio Don!» lo aveva apostrofato Stella schiacciandogli con il tacco il piede.
La marcia nuziale partì e Christine aveva cominciato ad avanzare lentamente nella navata. I capelli biondi erano raccolti in un elegante chignon perfettamente intrecciato con il velo bianco, che le lasciava libera un’unica ciocca che ricadeva morbida sulla sua spalla destra. L’abito era di seta bianco con taglio semplice: un bustino aderente, con ampie maniche “appese” alle spalle e una gonna scivolata con poco volume. Il suo accompagnatore stava sorridendo e stava camminando sicuro accanto a lei tenendola dolcemente sottobraccio.
Mac non riusciva ancora a vederla e nemmeno i testimoni all’altare a causa degli invitati che, in piedi, la stavano ammirando togliendo loro la visuale. Appena Christine era arrivata abbastanza vicina per incrociare gli occhi di Mac, si era accorta che sul volto di lui era comparsa un’espressione di sorpresa, erano i suoi soliti occhi blu ma non li aveva mai visti così. Erano occhi immensamente felici che non si aspettavano nulla di quello che stava accadendo, che avevano immaginato quel momento più volte, ma che mai avrebbero pensato potesse essere così.
Il prete aveva fatto avvicinare Christine all’altare e lo zio aveva preso posto accanto ai genitori di Christine in prima fila «Carissimi, siamo qui riuniti oggi per unire quest’uomo e questa donna nel sacro vincolo del matrimonio» Mac stava stringendo le mani di Christine e continuava a guardarla negli occhi azzurri sempre sorridendo «Se qualcuno ha qualche obiezione parli ora o taccia per sempre» quello fu l’unico istante in cui Mac aveva staccato lo sguardo dalla sposa per scrutare se tra le panche della cattedrale ci fosse stato qualcuno pronto a rovinare quel momento perfetto.
Nessuno aveva risposto, il prete era proseguito nella cerimonia e alla fine era arrivato il momento finale: la piccola Lucy aveva percorso il breve tragitto che separava l’altare dalla panca in prima fila portando su un cuscino le fedi nuziali «McKenna Llewellyn Taylor Jr, vuoi tu prendere la qui presente Christine Whitney come tua sposa per amarla e onorarla, nella gioia e nel dolore, in ricchezza e in povertà finché entrambi avrete vita?»
Danny che aveva seguito Lucy vicino all’altare, trovandosi così accanto a Lindsay le aveva sussurrato all’orecchio «Tu lo sapevi che il suo nome completo era così lungo?»
«No» aveva risposto «Basta parlare o ci perdiamo il momento più importante!»
Mac aveva già in mano l’anello «Sì, lo voglio!» ora l’anulare sinistro di Christine portava anche il segno di quella promessa
«E tu, Christine Whitney, vuoi prendere il qui presente McKenna Llewellyn Taylor Jr come sposo per amarlo e onorarlo, nella gioia e nel dolore, in ricchezza e povertà, finché entrambi avrete vita?»
Anche lei aveva preso tra le mani l’anello, sorridendo alla piccola Lucy, «Sì, lo voglio!» aveva detto infilandolo al dito di Mac
«Con il potere conferitomi da Dio, io vi dichiaro marito e moglie!» Mac e Christine si stavano guardando negli occhi, sorridendo incapaci di muoversi. Tutti erano rimasti in silenzio, immobili «Mac! In genere a questo punto lo sposo bacia la sposa!» aveva urlato Danny.
Stella e Flack avevano iniziato a ridere e a loro si erano aggiunti le damigelle e le prime file.
Mac, inizialmente imbarazzato dalle risa, si era proteso dolcemente verso Christine baciandola sulle labbra e in quel momento era partito l’applauso dei presenti e qualche lacrima dello zio Max, di mamma Taylor e dei Whintney.
 
«Però!» sorrise Mac «Unendo i nostri ricordi si ottiene un quadro completo e nel complesso direi che è stato un bel matrimonio!»
«Il dopo cerimonia al Plaza Hotel è stato il finale perfetto!» disse Christine finendo la verdura «Passiamo un secondo al mio ristorante dopo?»
«Devi sistemare qualcosa?» chiese Mac «Va bene ci andiamo subito!» disse posando la forchetta.
 
Mac era rimasto solo con Christine nel suo ristorante, era tutto in ordine e pulito e anche gli addetti delle pulizie erano andati a casa. La sala era tutta per loro, la porta chiusa a chiave, le veneziane abbassate e il silenzio regnava sovrano tra i due sposi che restavano immobili, abbracciati su un divanetto.
«Dobbiamo cominciare a pensare anche a lui o lei…» bisbigliò Mac
«Non ci hanno ancora saputo dire il sesso perché si nasconde! Tu preferiresti un maschio o una femmina?» gli sussurrò lei in risposta
«A me piacerebbero tutti e due! Vorrei un maschio e una femmina!»
«Vorresti due gemelli?» domandò Christine sorpresa
«Perché no!» disse protendendosi verso di lei per baciarla, si fermò poco prima di stabilire un contatto con lei a causa del suo cellulare che suonava «Scusami»
«Lavoro?» chiese lei
«Sì è Jo!» sospirò rispondendo «Che succede Jo?» annuì ascoltando la voce della collega «Arrivo subito!»
Christine sbuffò  alzandosi «Ah Mac! Toglimi una curiosità, la ragazza con i capelli rossi e il vestito verde che era al nostro matrimonio, chi è?»
«Non l’ho mai vista prima!» disse avviandosi verso la porta «Credevo fosse tua parente! Evidentemente mi sbagliavo!»
«L’ho rivista al bagno questa sera e mi ha salutata!» disse Christine guardandolo negli occhi. Mac la guardò con un espressione severa «Non dirmi che devo stare attenta tornando a casa!» disse anticipandolo
«Farai molto di più: uscirai da qua insieme a me, ti porterò a casa da mia madre e ogni quarto d’ora ti fai sentire con un messaggio!»
 Salirono in macchina e, prima di avviare il motore, Mac si guardò in giro con aria sospetta.
 
A casa Mac posò la giacca e si tolse i pantaloni e la camicia per infilare una t-shirt e dei pantaloni più comodi, fu allora che Christine vide la pistola che teneva nascosta alla caviglia «L’hai avuta addosso per tutta la sera?»
«Non esco più di casa senza un’arma dal mio congedo dai Marines! » disse Mac togliendosela «Siccome siamo in tema, la avevo anche il giorno del matrimonio!» si mise la solita pistola da poliziotto alla vita «Questa preferisco la teniate voi!» disse passando il revolver nelle mani della moglie «Può sempre servire!» disse imboccando la via per  la porta «Abbiate cura l’una dell’altra e ogni quindici minuti fatevi sentire!» le due donne annuirono «Vi voglio bene!» disse Mac andandosene.
 
Sulla scena del crimine c’era un gran fermento, si trattava della casa di una sedicenne che aveva i genitori fuori città e nella cantina era stato ritrovato un cadavere con escoriazioni varie sul corpo.
Jo e Stella accolsero Mac e lo accompagnarono nella cantina dove, persino Hawkes, si copriva la bocca e il naso con un fazzoletto di stoffa. L’odore acre e intenso avvolgeva tutto il locale ma sembrava non centrare direttamente con il cadavere.
«Benzina, alcol, vaniglia… ma che cosa hanno fatto qui sotto?»
«Hai saltato due odori Stella: sangue e cadavere!» concluse Mac avvicinandosi a Hawkes «Cosa mi sai dire?»
«Questi sono sicuramente segni di morsi Mac e come vedi la nostra vittima è senza vestiti»
«Una cosa alquanto singolare!» commentò Jo
«Come è singolare il fatto che l’uomo che sia appena morto sia di New Orleans!» commentò Stella «Robert Lewis. Lo sto cercando da quasi due settimane! È il colpevole di un omicidio e ora è diventato lui la vittima!»
«Chi la fa la aspetti!» sentenziò Mac «Credo che collaboreremo insieme a te Stella, chiama qualcuno dei tuoi e dì loro di raggiungerci qui in città!»
Stella uscì con il cellulare tra le mani «Addio vacanza!».
«Immagino che Christine non fosse molto contenta di vederti sparire proprio quando le avevi offerto una serata romantica!» sorrise Hawkes
«No infatti!»
Il cellulare di Mac squillò in quel momento e sul display comparve un messaggio: “Hey! Come procede il lavoro? Qui non c’è nulla di strano. Non ti nascondo che sarei più tranquilla se tu fossi a casa con noi! Un bacio!”
Subito dopo arrivò un altro messaggio da un numero sconosciuto: “So cosa è successo a Beirut nel 1983! Ora voglio che qualcuno paghi e tu mi devi aiutare!”
«Tutto bene Mac?» chiese Hawkes
«Affatto!» sentenziò guardando i colleghi in ansia.

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Capitolo 3
*** EPISODIO III: OLD SECRETS ***


Venerdì 11 Ottobre 2013

EPISODIO III: OLD SECRETS

 
Mac messaggiava con Christine per la settima volta quella sera, stava abbandonando la scena con la sua macchina ma alla guida c’era Sheldon «Chiama Christine! Hai una voglia tremenda di sentirla! È una settimana che continuate a inviarvi messaggi!» disse notando che il cellulare di Mac suonava in continuazione
«Hai ragione, ma non me la sento di parlare con te che guidi»
«Allora permettimi di distrarti per gli ultimi tre minuti di viaggio! È da quando abbiamo cominciato a fare sopralluoghi in quella cantina puzzolente che devo confidarti una cosa»
«Che cosa?» domandò incuriosito Mac
«Ho un appuntamento che però è stato rimandato da domani sera a data da definire causa lavoro!» disse soddisfatto Sheldon inserendo l’indicatore di direzione per svoltare a destra in direzione dell’edificio della scientifica
«Se vuoi posso darti la serata libera, non hai mai chiesto permessi!»
«Anche a Jo dai la serata libera?» chiese Sheldon
«Hai un appuntamento con Jo?» disse Mac entusiasta «Facciamo così, ce la mettiamo tutta sta notte per scoprire qualcosa sull’omicidio e domani, se dobbiamo solo prendere il colpevole, tu e Jo avrete la serata libera!»
Sheldon posteggiò nel garage «Davvero ce lo permetti Mac?» domandò sorpreso
«Naturalmente!»
I due scesero dalla macchina e con i badge sbloccarono la porta di accesso all’ascensore dove Mac chiamò Christine «Ehi ciao!» la ascoltò parlare «No ,mi dispiace tanto! È colpa del lavoro! Tutto bene lì?» rimase in ascolto ancora per qualche istante «Hai fatto bene a chiamare anche tuo zio, starete più al sicuro!» l’ascensore si aprì «Ora ti devo lasciare! Ci vediamo domani mattina! Fate dei turni di guardia e cerca di dormire! Ti amo anche io!»
«Cosa succede Mac?» chiese Sheldon
«Problemi personali!» disse Mac            
Mac e Sheldon camminavano uno a fianco all’altro verso la sala riunioni dove li attendevano Stella, Jo, Danny, Adam e Sid
«Ben arrivati!» cominciò il patologo in tono affaticato dal lavoro e dall’ora «L’autopsia ha confermato ciò che già mi era parso chiaro appena visto il cadavere: è morto per dei morsi di cane. Almeno cinque esemplari di grossa taglia!» disse indicando le lesioni delle radiografie alle ossa della testa e delle gambe in particolare «I morsi hanno anche reciso importanti vasi sanguigni: l’arteria femorale e la carotide destra. La cosa interessante è che la vittima non ha cercato in alcun modo di difendersi»
«Strano!» si intromise Danny «Ti lasci volontariamente sbranare da quattro o cinque cani?»
Stella era perplessa «Non ci sono segni di lacci né sui polsi né sulle caviglie!»
«Io e Flack abbiamo guardato nel cassonetto dell’immondizia la sera in cui abbiamo scoperto il corpo » aggiunse Adam «Ho scoperto che si sono disfatti dei suoi vestiti e dei suoi oggetti personali prima di lasciarlo nella cantina e c’era anche un cellulare usa e getta. Ho provato ad analizzarlo e non ho ancora finito. Potremmo scoprire se ha incontrato qualcuno o se doveva farlo!»
«Benissimo Adam! Direi che tu e Stella potete esaminare i vestiti e il cellulare» disse Mac, ma prima che potesse andare oltre Sid lo interruppe
«L’esame tossicologico e le altre analisi del sangue arriveranno tra qualche ora. A causa di problemi tecnici non siamo riusciti a fare presto. Ti farò sapere che cosa dice il referto!» disse congedandosi
Mac guardò alzarsi dal tavolo Adam e Stella diretti al computer il primo e in laboratorio analisi la seconda
«Danny tu e io ci occupiamo della scena del crimine per l’ennesima volta, mentre tu Jo vai da Flack» concluse Mac «Ah Sheldon! Accompagnala! Servirà del supporto in caso di necessità!»
«Perché? Cosa succede Mac?» chiese Jo, in risposta Mac aprì il messaggio ricevuto dal numero sconosciuto «Dov’è Christine?» aggiunse la donna dopo aver visto l’SMS
«A casa con mia madre, suo zio e i suoi. Le ho detto di usare la pistola per difendersi!» rispose Mac
«Cosa è successo a Beirut, Mac?» chiese Danny
«Non ne sono sicuro, ma credo che qualcuno dei miei compagni abbia violentato delle locali nella tenda da campo dell’infermeria!»
Sheldon era perplesso «Come puoi non esserne sicuro?»
«Perché ero ferito» spiegò Mac «Mi era quasi esplosa addosso una bomba, ho ancora il segno della scheggia che mi è arrivata in pieno petto. Quella notte ero sotto antidolorifici e calmanti per il dolore»
«Chi è che può chiedere il tuo aiuto per risolvere questo crimine?» domandò Jo
«Chiunque! Nessuna ipotesi è da escludere!» commentò perplesso Mac « Prima di occuparci di me però risolviamo questo caso! Al lavoro!»
 
Danny era assonnato, ma non smetteva un istante di guardare le foto della scena, senza trovare un minimo indizio. Mac guardava al computer dove si riunivano gli scommettitori dei combattimenti fra cani fino al giorno prima intervallando con gli SMS al cellulare di Christine, a casa continuava ad essere tutto tranquillo.
Adam aveva finito di esaminare il cellulare, e bussò all’ufficio di Mac «La vittima aveva fissato un incontro con un uomo accanto a Central Park che poi non aveva avuto luogo e ora, se posso, vorrei riposarmi un attimo!»
«Fai pure Adam!» gli concesse Mac
«Grazie!» disse con gratitudine uscendo.
Stanco e provato, Adam, decise di farsi una doccia. Sotto l’acqua gli vennero in mente i ricordi della sua infanzia: suo padre che lo conduceva spesso nel garage di famiglia per picchiarlo e sua madre che piangeva disperata in cucina. Il sonno gli faceva sembrare quei ricordi tangibili, presenti e reali. Spense l’acqua e uscì dalla doccia più stanco di prima, si mise seduto sulla panca dello spogliatoio con solo l’intimo addosso. Stella lo vide entrando e gli si avvicinò «Stai bene Adam?»
«Benissimo Stella! Mi è passato per la mente un brutto ricordo e il fatto che non ho trovato nulla di concreto su quel cellulare mi fa impazzire!»
Stella si sedette accanto a lui «Ti va di parlarmi di questo tuo brutto ricordo? Magari può farti stare meglio!»
Un po’ titubante Adam rispose «Ok, preparati a sentire le cose peggiori sulla mia infanzia»
 
Mac aveva deciso di staccare un attimo dal lavoro e andare a prendere un caffè all’angolo della strada. Scese in spogliatoio a prendere la pistola che solitamente lasciava nel cassetto della scrivania. Arrivò silenziosamente all’ingresso dello spogliatoio e quando vi entrò si nascose dietro la porta, c’era qualcuno che parlava sottovoce, si sorprese quando vide chi c’era tra le due file di armadietti.
Stella baciò Adam un’ultima volta per poi staccarsi e infilarsi la sua t-shirt sopra il reggiseno «Tempo fa avevamo detto che era stato bello ma che non sarebbe mai più ricapitato!» disse in tono severo lei
«È vero!» commentò Adam infilandosi i pantaloni «Ma io non ho mai smesso di pensare a te e quella mattina in laboratorio ho mentito quando ho detto di essere d’accordo con te!» 
«Anche io ti ho mentito! Non pensavo fosse giusto fare il passo successivo, mi sembrava un atto da adolescente irresponsabile! Quando noi siamo adulti!» prese un respiro profondo appoggiandosi con la schiena a uno degli armadietti «La verità è che a New Orleans ho avuto un’altra storia che non si è conclusa bene perché continuavo a pensare a te!» lo guardò negli occhi come se con lo sguardo avesse voluto carpire i suoi pensieri più profondi oltre la sua espressione stupita
«Wow!» esclamò Adam «Anche io ho avuto un paio di storie e non sono finite proprio bene…» sorrise infilandosi la maglietta «Forse avremmo dovuto avere più coraggio allora!»
«Forse…» sorrise Stella «ci abbiamo messo troppo a capire che tra noi poteva funzionare!»
«Non è troppo tardi!» disse Adam avvicinandosi a lei
«Appena questo caso è risolto, io torno a New Orleans!» disse lei accarezzandolo dolcemente su uno zigomo «Abbiamo ripetuto lo stesso errore di quattro anni fa Adam!»
«Non è un errore! È la seconda volta che ci capita, quindi è qualcosa di più o non ci saremmo ricascati!» disse baciandola «Perché io ho capito di amarti e so che anche tu provi qualcosa per me!»
«Adam…» cercò di interromperlo lei
«Non farlo! Ti prego, non farti del male da sola!» Adam aveva degli occhi da bambino impaurito che voleva solo essere compreso e amato, Stella lo guardò e sorrise tirandolo a sé e baciandolo «E il tuo lavoro? Non permetterò che tu abbandoni Mac! Dove lo trova un altro come te?»
Mac sorrise osservando la scena dal suo nascondiglio, era veramente un’amica incorreggibile che amava mettere davanti ad ogni cosa il lavoro «Il tuo allora? È più importante del mio! A New Orleans ricopri lo stesso ruolo che ha Mac qui!» disse lui guardandola negli occhi «Hai una carriera promettente ben avviata! Offrimi un lavoro da te!»
«Ne parliamo in un altro momento! Sono trenta minuti che siamo qui sotto, la nostra pausa è appena scaduta!» disse Stella lasciando Adam solo nello spogliatoio.
 
Mac e Stella si incrociarono appena fuori dalla porta «Però Stella!» sorrise sorpreso «Tu e Adam! Davvero un assortimento bizzarro!»
«Mac?! Tu hai… da quanto sei qui fuori?» balbettò confusamente lei
«Non preoccuparti, ho solo assistito al discorso finale» la rassicurò Mac. Stella sospirò e fece per andarsene imbarazzata
«Comunque Adam ha ragione! Una volta è un errore due volte è qualcosa di più!» le disse Mac raggiungendola
«Sì però…» fece per obiettare, ma venne interrotta da Mac che le posò le mani sulle spalle
«Però cosa? Eri tu o no quella che diceva che sarei ritornato ad essere il Mac di una volta?» Stella gli sorrise «Parlo con Adam e vediamo cosa si può fare per un trasferimento a New Orleans! Però ora torniamo tutti a lavorare! C’è un caso da risolvere!» disse lasciandola tornare al piano di sopra.
Mac entrò nello spogliatoio, dove Adam stava ancora cercando di riprendersi  dall’ennesima delusione, «Adam!» lo salutò aprendo il suo armadietto
«Mac!» rispose l’altro
«Stavo pensando… e se ti trasferissi a New Orleans?» disse assicurandosi la pistola alla vita
«Cosa vuoi dire? Non vuoi licenziarmi e mi spedisci a New Orleans? Cosa ho combinato questa volta?! Non dirmi che è per il regalo di nozze!» rispose con frenesia e preoccupazione
«Adam chiudi la bocca!» lo intimò Mac con voce decisa «La motivazione per cui ti manderei a New Orleans si chiama Stella!»
«Come?  Tu hai… cioè tu eri…» balbettò confusamente Adam
«Ho visto Stella qua fuori, le ho parlato e ho detto che avrei parlato anche a te!» sorrise Mac
«Grazie Mac! Sia per l’offerta che per aver interceduto con Stella!»
«Figurati! Hai una seconda possibilità con lei, non sprecarla!» lo guardò serio
«Cambiando argomento, posso farti una domanda sul tuo passato di Marine?» chiese gentilmente Adam, il Detective annuì «Eri un personaggio tipo il sergente Hartman?»
«Io non ho mai fatto il sergente Hartman con nessuno dei miei uomini! C’è in ballo una scommessa per caso?» esclamò Mac abbastanza offeso
«No solo curiosità personale: ho avuto modo di parlare della tua infanzia e della tua giovinezza con tua madre al matrimonio e mi ha confermato che ti sei trasformato quando sei passato da semplice soldato al grado di Tenente!»
«Ora ti racconterò cosa mi accadde una volta! A diciotto anni, quando ero nei Marines con il grado di recluta: ho avuto il coraggio di fare una domanda personale, esattamente come la tua, a un mio superiore in privato, sai cosa mi fece fare?» chiese all’altro
«Non saprei…»
«Dovetti cantare l’inno dei Marines per intero facendo flessioni per ogni secondo della sua durata e poi pulire i bagni del campo per un mese!»
«Accidenti!» Esclamò Adam sbalordito
«Vai a lavorare ora! Ringrazia il fatto che sono in congedo dal ’92 e ti ricordo che all’epoca ero Maggiore!» disse dandogli una pacca sulla spalla in direzione dell’uscita «Ah e Hartman era un Sergente Maggiore!» aggiunse Mac voltandosi «Non togliere gradi ai grandi militari del cinema!»
 
Mac tornò in ufficio con una tazza da asporto di caffè nero bollente ad occuparsi delle foto della scena del crimine. Jo aveva lasciato un appunto dicendo che Flack sarebbe stato pronto a qualsiasi ora per intervenire e che i ragazzi alla festa erano per la maggior parte ubriachi.
«Credevo avessi smesso con il caffè!» disse Sid entrando nell’ufficio
«Ho ripreso e nemmeno da poco!» disse Mac sorseggiando il caffè
«Comunque sono qui per l’esame tossicologico» disse ottenendo piena attenzione da Mac «Il nostro trafficante omicida di New Orleans è rimasto indifeso a causa del tetano e non per una droga. So che può sembrare assurdo, ma è così!»
«Esiste il vaccino contro il tetano!» constatò Mac «Ogni dieci anni si fa un richiamo, chi sarebbe così incauto da non farlo?»
«Chi ha parecchi guai con la giustizia sicuramente!» sorrise Sid «Se i cani non lo avessero assaltato sarebbe morto per soffocamento o arresto cardiaco, a quanto pare era già molto avanzata la malattia!» disse indicando un punto preciso sulle analisi
«Vado ad informare Stella!» disse Mac alzandosi dalla scrivania «Dopotutto era il suo assassino in fuga!»
Sid sorrise «Ho incontrato Danny e Sheldon che uscivano mentre venivo da te!»
«Davvero?» chiese Mac perplesso
«Hanno detto che c’è un posto dove la lotta con i cani è legale ed è qui a New York! Per essere precisi è nel Queens! Un posto a quanto pare bizzarro e aperto solo da un mese»
«Perché Danny si è preso Sheldon?» domandò Mac
«Se scoprono che sui denti dei cani sono rimasti dei resti di sangue, prenderanno dei campioni e le impronte dentali da confrontare con i morsi sulla vittima!» concluse Sid andandosene
Mac uscì dall’ufficio e incontrò Stella all’ingresso del laboratorio «Il tetano stava uccidendo il tuo fuggitivo, quei cani gli hanno fatto un favore visto che non era in ospedale né mai ci sarebbe arrivato!»
Stella annuì continuando a camminare «Abbiamo qualche pista?»
«Danny e Sheldon la stanno già seguendo nel Queens!»
«Ottimo!» concluse Stella
«Volevo andare a vedere come era la situazione a casa mia, mi accompagni?» le chiese Mac dirigendosi verso gli ascensori
«Volentieri!» disse Stella pigiando il pulsante per aprire le porte
 
Danny e Sheldon entrarono nel locale dove si tenevano i combattimenti tra i cani, si sorpresero nel vedere l’intero edificio strutturato in maniera organizzata e con anche un tocco di classe.
Una ragazza vestita con un abito a rete nero che lasciava abbondantemente vedere l’intimo bianco indossato sotto, li bloccò all’ingresso «Voi non siete di queste parti vero?»
«No infatti!» disse sbrigativo Danny cercando di concentrarsi sul lavoro e non su altro
«Beh, qui si entra solo se si è soci, se si è ricchi e se si possiede un cane da lotta o un’intera squadra e voi…» disse guardandoli come fossero spazzatura «Mi sembrate proprio conciati da barboni! Tornate quando sarete diventati qualcuno!» disse schioccando le dita per richiamare l’attenzione dei bodyguard
«Cambia qualcosa se diciamo di essere della Polizia Scientifica?» domandò Sheldon irritato
«Voglio vedere i distintivi!» ordinò quella, Danny tirò fuori il suo mentre Sheldon riuscì a provare di essere un medico legale e con il distintivo provò di essere anche un Detective di terzo grado «Bene! Ora voglio vedere il mandato!»
«Non abbiamo un mandato perché non dobbiamo perquisire niente! Vogliamo solo fare due chiacchere con il responsabile!» le disse Danny
«Niente mandato? Niente incontro con il proprietario!» sorrise sorniona quella
Quattro braccia afferrarono Danny e Sheldon che vennero lanciati fuori sull’asfalto «Questa è aggressione a pubblico ufficiale!» urlò Danny alzandosi indolenzito
«Siamo anche noi poliziotti pulce!» sbraitò in risposta il bodyguard di carnagione bianca alto il doppio di lui
«Non metterti contro di noi nanetto!» urlò il compagno di carnagione scura.
Sheldon era ancora a terra e non riusciva ad alzarsi «Credo di essermi slogato la caviglia Danny!»
«Accidenti! Hawkes!» brontolò a denti stretti il Detective «Aggrappati al mio collo! Ti porto fino alla macchina e poi andiamo all’ospedale!»
 
Mac guidava tranquillo verso casa spiegando all’amica cosa stava succedendo quando il cellulare squillò e si accorse che non era Christine
«Accosta e rispondi!» suggerì Stella
«Taylor!» rispose come al solito lui
«Bene! Hai fatto presto a rispondere!» disse una voce di una giovane all’altro capo del telefono «Scusa per il messaggio! Immagino che sia suonato come una minaccia, ma voglio avere la tua attenzione!»
«Ti ascolto!»
«Sono qui dietro a te, accostata all’angolo della strada! Voglio parlare con te, faccia a faccia, da soli! Raggiungimi qui dietro!»
Mac guardò nello specchietto retrovisore e vide una macchina grigia con a bordo la ragazza dai capelli rossi
«Mi vuole parlare» disse a Stella «Intervieni solo se vedi che la situazione si fa critica»
La donna sul sedile del passeggiero annuì «Sii prudente Mac! Se questa ragazza ti manda dei messaggi, è evidente che non scherza!»
Mac scese dall’auto e raggiunse quella della misteriosa ragazza dai capelli rossi «A quanto pare tu mi conosci piuttosto bene! Sapevi anche il giorno in cui mi sposavo!» cominciò lui accostandosi al vetro
«Sali!» ordinò lei.
La ragazza aspettò che Mac si accomodasse e poi proseguì «Sei l’ultimo che mi rimane da controllare, quindi non puoi che essere quello giusto!»
«Puoi essere più chiara?» domandò lui guardandola torvo
«Mi chiamo Angela Meyers sono nata a Hope, Arkansas nel 1984. Mia madre è una giornalista americana che fino all’anno prima della mia nascita era inviata a Beirut dove mio padre, un Marine, l’ha violentata dopo che ha cercato di proteggere alcune locali»
Mac la guardò perplesso «Cosa c’entro io in tutto questo?»
«Eri anche tu là allora! In una tenda ospedale! Lo so perché mia madre mi ha raccontato che c’eri anche tu tra i feriti del bombardamento di quella mattina!»
«Appunto, ero ferito! Non posso aver violentato io tua madre!» disse Mac in tono calmo
La ragazza accanto a lui era sull’orlo di una crisi di nervi «Non hai nemmeno parlato però! Potevi fare punire gli aggressori! Eri un Tenente!»
«Non ero neanche sicuro che fosse accaduto tutto quello che mi stai raccontando, fino ad ora!» rispose lui
«Io ho fatto le prove del DNA con tutti quelli che erano nel tuo battaglione fino al suo rientro negli Stati Uniti, compresi i morti! Tu sei l’ultimo che mi rimane da controllare! Volevo essere sicura di fare il test di verifica anche con te e così ti ho scritto quel messaggio!»
Mac la guardò negli occhi «Mi hai mandato quel messaggio per avere la mia attenzione, ebbene l’hai avuta!» sospirò lievemente e poi disse «Se vuoi essere sicura che non sono io tuo padre facciamo il test! Non mi tiro indietro!»
«Grazie!» sospirò Angela «Meglio che vai a controllare come sta Christine! Potrebbe essere in ansia!» disse aprendo il suo sportello per scendere e raggiungere quello del passeggero. Quando la ragazza aprì lo sportello di Mac, egli notò che alla sua vita c’era il distintivo della città di New York «Ma guarda! Una collega!» disse soddisfatto
«Che ha ottenuto un posto alla Scientifica di recente!» Mac la scrutò con sospetto «Non pensare a miei secondi fini, ho solo una laurea in biologia e sono brava con i computer!» precisò lei «Adoro fare la festa agli hacker!» sorrise trionfante
Mac sorrise scrutandola negli occhi «Felice di averti nel team allora! Ci vediamo più tardi per il test in laboratorio!» disse stringendole la mano «Porta con te anche l’elenco delle persone che hai già controllato! Vediamo se ti è fuggito qualcuno!» disse avviandosi alla sua macchina e guardando Angela risalire in auto.
«Allora?» disse Stella appena Mac fu salito
«Si chiama Angela Meyers, è una mia nuova agente! Vuole essere sicura che io non sono suo padre e ha chiesto il mio aiuto per far luce sul suo passato!» disse mettendo in moto l’auto
Stella guardava la strada «Da non credere!» bofonchiò poi si voltò verso Mac «Tu sei certo di non essere suo padre?»
«Mai stato più sicuro!»
 
Sheldon usciva dall’ospedale con la caviglia fasciata e le stampelle. Danny lo aiutava con i gradini «Maledetta stronza con il vestitino a rete! La farò finire in prigione appena riusciamo ad ottenere il mandato!»
«Danny calmati! Quello che dovrebbe imprecare sono io! Ma ho imparato che è meglio lasciar perdere!» disse cercando di sedersi sulla macchina della quale Danny aveva appena aperto lo sportello «Ora torniamo al laboratorio!»
«Prima ti scarico a casa!» esclamò Danny
«No! Io voglio lavorare!» ribatté Sheldon
Danny scosse il capo e sbuffò «Lo hai sentito il medico! Non ti reggi in piedi e vuoi pure analizzare prove in laboratorio!»
«Se Stella ha trovato qualcosa sui vestiti, voglio analizzare io per primo le prove!»
«Sei principalmente un medico legale! Il tuo lavoro tra poco sarà sostituire in toto Sid!» disse Danny abbandonando il parcheggio
«Sid starà con noi per ancora molto tempo!» disse picchiettando l’indice su una delle stampelle. Danny accostò sotto casa di Sheldon «Ti ho detto che non vado a casa!» brontolò quello
«Non fare il bambino!» lo rimproverò Danny «Nelle tue condizioni non saresti di aiuto a nessuno!»
«D’accordo! Fammi prima parlare con Jo e poi salgo in casa» si arrese Sheldon componendo il numero sul cellulare.
Jo osservava le prove raccolte da Stella sui vestiti della vittima «Nulla che possa essere collegato ai morsi dei cani!» borbottò tra sé e sé «Però ha rilevato un DNA con un’impronta… vediamo se…» guardò sul computer i dati elaborati dalla collega «Lo ha già trovato! Michael Johnson, New Orleans, e ha anche chiesto ai suoi di rintraccialo!» sorrise soddisfatta «Brava Stella!». Il cellulare le suonò «Cos’è successo? Non dirmi che ti ha morso un cane!» rispose ironica vedendo che il numero era quello di Sheldon
«Diciamo che i due cani da guardia del locale ci hanno lanciati in strada e che io mi sono slogato una caviglia!»
«Lasciami indovinare, non abbiamo il DNA che ci servirebbe come prova che i cani di quel locale siano implicati nell’omicidio!» disse lei
«Brava! Non abbiamo nemmeno un’impronta da confrontare con i morsi!» si complimentò lui
«Adesso sei a casa?» domandò Jo preoccupata
«Sì Danny non vuole che lavori!» sbuffò Sheldon dall’altro capo del telefono
«Risolviamo io, Mac e Flack la questione con un mandato, riposati d’accordo?» disse lei sedendosi su uno sgabello del laboratorio
«Ok, buon lavoro!» rispose lui prima di riagganciare.
 
Mac era appena arrivato in casa con Stella «Possiamo stare tranquilli, non c’era alcun pericolo».
Stella si sedette con i parenti di Mac mentre lui entrava in camera da letto, Christine appena lo sentì entrare si girò verso di lui «Ciao!» lo salutò «Mi sei mancato»
«Anche tu mi sei mancata!» disse sedendosi accanto a lei «Non volevo svegliarti!»
«Devo lavorare anche io te lo ricordi?» disse stiracchiandosi «Hai poi scoperto chi ha mandato quel messaggio?»
«Una nuova collega di lavoro, la stessa che era presente al matrimonio. È alla ricerca del padre biologico che ha violentato sua madre nella spedizione di Beirut e credeva fossi io!» disse sorridendole e accarezzandole uno zigomo «Faremo lo stesso il test del DNA per provare che quello che dico è vero!»
Christine si sollevò e abbracciandolo lo baciò intensamente «Vado al lavoro dopo colazione allora!»
«E io vado al lavoro, dal medico per un controllo e poi di nuovo al lavoro!» disse Mac rispondendo al bacio di lei «Mi spiace tanto non fermarmi per colazione!» disse alzandosi e muovendo un paio di passi verso la porta chiusa
«Vado anche io dal medico pomeriggio per sapere come procede la gravidanza…»
«Dicembre è ancora lontano per fortuna!» esclamò Mac
«Non ci sei stato a tutti i controlli! Come puoi sapere che nascerà a Dicembre?»
«Serve la data di concepimento, no?» le domandò lui «Sei rimasta incinta l’8 Marzo! Ameno che tu non aspetti un figlio da qualcun altro» sorrise prendendola in giro  
«Non è divertente Mac!» disse lei alzandosi dal letto e raggiungendolo sulla porta «Il tuo pessimo senso dell’umorismo ti porterà a fare carriera nella polizia di New York, ma non nella tua nuova famiglia! Specialmente con lo zio Max e i cugini di Miami che fanno un mucchio di domande imbarazzanti!»
«Chi sta prendendo in giro chi adesso?» lo sguardo di lui si illuminò «Saremo una famiglia perfetta vedrai!»
«Dimmi solo che se sarà un maschio potrà giocare a football nel parco come tutti gli altri bambini e non prepararsi per una carriera militare!» disse lei abbracciandolo
«Non per forza!» la strinse Mac «Se un giorno però vorrà diventare come suo padre o suo nonno non vedo perché fermarlo!»
«In quel caso non mi opporrei!» disse guardando Mac negli occhi «Anzi sicuramente andrà così perché anche suo zio era un poliziotto coraggioso!»
«Il mio collega e amico Stan! Che mi ha fatto conoscere la mia seconda moglie!»
Marito e moglie tornarono ad abbracciarsi senza più parlare sulla porta alla quale Stella e parenti bussarono «Mac! Ha chiamato Jo! Nel pomeriggio dobbiamo andare in un posto!» disse quest’ultima fuori dalla porta
«Beh sembra che dobbiamo proprio andare!» sorrise Mac alla moglie
«Già!» disse lei aprendo la porta «Ciao Stella! Eccoti qui Mac! Assicurati che dal dottore ci arrivi!»
Stella sorrise «Ma certo! Tra cinque ore sarà dal dottore!»
«Buona giornata tesoro!» il Detective aggiunse al suo saluto un bacio e poi salutò la madre e gli altri parenti di Christine.
 
Qualche ora dopo, Jo era a casa di Sheldon «Non preoccuparti per il lavoro! Penso a tutto io!» sorrise lei appoggiando del ghiaccio sulla caviglia dolorante del medico
«Vorrei solo fare qualcosa di più!»
«Non pensarci! Devi prima guarire!» il cellulare di Jo suonò senza che lei se lo aspettasse «Lindsay che succede?»
«Jo…» cercò di rispondere Lindsay con la voce più calma possibile «Sid sta male! Lo hanno portato in ospedale! Io sono appena arrivata!»
«Aspetta! Come in ospedale?!» disse Jo con preoccupazione «Cosa gli è successo?!»
«Ha avuto un mancamento e secondo i paramedici…» Lindsay scoppiò in lacrime «Vieni qui subito! Potrebbe essere l’ultima volta che lo vediamo vivo!»
«Arrivo!»  disse chiudendo la chiamata sconvolta
«Cosa è successo?» domandò preoccupato Sheldon vedendola in quello stato
«Sid…» riuscì a dire prima di scoppiare a piangere
«Ti prego dimmi che non è vero!» disse alzandosi dal letto e prendendo le stampelle «Andiamo immediatamente all’ospedale!»
 
Mac era uscito dal medico, in sala d’attesa ad attenderlo c’era Stella «Cosa ha detto il medico, Mac?»
«Che si tratta di un disturbo lieve e che non c’è da preoccuparsi. L’aprassia sta già sparendo!» la guardò negli occhi intuendo che c’era qualcosa che non andava
«Mac, dobbiamo andare di corsa in oncologia. Sid…» si morse il labbro inferiore incapace di continuare e chinò lo sguardo
«No!» disse Mac scuotendo il capo «Non può essere vero!» si mise a correre verso l’ascensore seguito da Stella.
Scesero di sette piani e finalmente arrivarono davanti al reparto e trovarono con facilità la camera dove Sid giaceva respirando a fatica. Intorno al malato c’erano già Lindsay, Danny e Adam «Mac! Stella!» sussurrò Sid con un sorriso
«Ciao amico mio!» sorrise Mac
Sid allungò una mano verso di lui e Mac la afferrò con cautela per non toccare i tubicini delle flebo «Sai, Danny e Lindsay hanno deciso che racconteranno al loro figlio perché lo hanno chiamato Sid» sussurrò il malato stringendo la mano dell’amico Detective «Tu invece? Hai già pensato un nome per il tuo? Tra tre mesi è anche il tuo momento!»
«Non ancora! Christine e io decideremo più avanti!»
«Le mie figlie sono ciò che ho fatto di buono nella mia vita!» guardò Mac e poi Danny «Non trascurate mai i vostri figli! Saranno la vostra gioia più grande quando saranno adulti e li vedrete scegliere la loro strada!»
«Le tue figlie stanno arrivando qui in ospedale?» chiese Jo
«Sì, saranno qui tra qualche ora! Non abitano qui vicino e una deve anche uscire dal College!» prese un profondo respiro e porse l’altra mano a Jo che si era avvicinata al letto «Mi raccomando con Sheldon! Lui è diverso dal tuo ex marito: è dolce, gentile e prenderà presto il mio posto come capo dell’obitorio»
«Vuoi scherzare Sid?» domandò Sheldon avvicinandosi a fatica con le stampelle «Io come capo? Assolutamente no!»
Sid sorrise flebile «Perché no? Te lo meriti!»
L’infermiera di turno entrò dalla porta ed esaminò la situazione «Sua moglie sta arrivando! È stata appena avvertita!» e uscì senza dire nulla ai presenti.
Adam accompagnò Sheldon fuori dalla porta per parlare con il medico di Sid «Dottore, vorrei che lei fosse sincero» esordì Sheldon reggendosi alle stampelle «Quanto tempo resta a Sid Hammerback?»
«Dalle due alle tre ore dottor Hawkes! Nemmeno la moglie arriverà in tempo!» rispose freddo il medico.
Quelle tre ore furono interminabili. Sid respirava sempre meno, ma stringeva saldamente le mani di Jo e Mac e aveva lo sguardo fisso su tutti gli altri «In un momento come questo, c’è solo una cosa che posso dire» disse a fatica Sid strizzando gli occhi «Vi voglio bene ragazzi!»
«Anche noi te ne vogliamo!» disse Jo tra le lacrime
«Sei da sempre un amico prezioso!» aggiunse Mac
«Il migliore!» disse Sheldon
«Il laboratorio senza di te non sarà più lo stesso!» aggiunse Danny
«Ve la caverete bene anche senza di me!» sorrise a fatica Sid «Vorrei anche che la mia famiglia fosse qui!»
«Ma loro stanno arrivando!» disse Stella
«Però, se ti guardi attorno, buona parte della tua famiglia è qui!» Sorrise Lindsay
«Non smetterò mai di ricordarmi quando mi hai offerto di diventare tuo socio qualche tempo fa, Adam!» rise debolmente Sid «Ve la ricordate la storia dell’astronave?»
«Eccome!» rise Jo
«Vorrei poter dire anche io qualcosa!» balbettò e borbottò Adam
«È andata avanti per un bel po’!» sghignazzò Mac con un tono malinconico, sempre riferendosi a quella vecchia storia.
Dalla porta entrò una donna con due ragazze una sui venticinque anni e l’altra sui ventidue anni «Sid!» sussurrò quella tra le lacrime
«Ciao tesoro! Ce ne hai messo di tempo!» poi guardò le due ragazze «Ciao bambine mie!»
Tutti si spostarono sul fondo della stanza per lasciare posto alle figlie e alla moglie di Sid
«Ciao papà!» disse la più grande cercando di trattenere le lacrime e avvicinandosi al letto «Volevo dirti che mi sposo! Leonard mi ha fatto la proposta ieri e avrei tanto voluto che tu mi avessi accompagnata all’altare!»
Sid la guardò sorridendo e spostandole una ciocca bruna dietro all’orecchio «Sarò lì per te comunque!» poi si volse verso l’altra ragazza bionda «E tu cosa mi dici? Hai deciso dopo la laurea in medicina cosa fare?»
«È un po’ che ci penso e tutte le volte sono sempre più convinta! Voglio fare il patologo!» rispose convinta
«Sei sicura? Sarai a contatto costante con la morte ogni giorno della tua vita, vedrai le cose più macabre e raccapriccianti e dovrai stare attenta a non lasciarti sfuggire nulla!»
«Papà!» sorrise quella «È tutto inutile! Ormai ho deciso! Sarò un patologo!»
Sid sorrise «Mi prometti» disse volgendosi verso la moglie «Che starai sempre vicino alle ragazze, che le aiuterai tutte le volte che ne hanno bisogno?»
«Certo amore mio! Certo!» sorrise lei tra le lacrime
«Sai, hanno scelto tutte e due un cammino impegnativo!» il respiro di Sid si faceva sempre più corto a ogni parola pronunciata «Vi voglio bene ragazze!» prese un ultimo respiro e una lacrima gli disegnò un solco sulla guancia «Ti amo!» strinse gli occhi e si irrigidì per un secondo poi si rilassò, era stato il suo ultimo respiro.
Mac e gli altri uscirono dalla stanza tristi e sconsolati «I miei ragazzi sono arrivati! Devo andare in laboratorio» disse asciugandosi le lacrime Stella
«Vengo con te!» disse Sheldon zoppicando con le stampelle «Avrai bisogno del mio aiuto!» e prima di avviarsi abbracciò Jo che era decisamente la più scossa di tutti e non smetteva di piangere in silenzio.
Danny prese per mano Lindsay «Qualcuno deve dirlo a Flack!» esclamò cercando di soffocare il dolore che lo attanagliava
«Andiamo noi!» disse Lindsay stringendo la presa sulla mano e avviandosi verso l’ascensore.
Mac non piangeva, ma sembrava in trance, fu Adam a doverlo risollevare «Mac, so che adesso è difficile ma… devi venire in laboratorio anche tu per fare il test e poi tu Jo e Flack dovete andare in quel posto!»
«La risoluzione del caso è vicina!» disse Mac «Ti raggiungo subito, comincia ad andare con Jo!» 
Mac si avvicinò alle parenti di Sid «Mi dispiace tanto!»
«Papà parlava sempre di lei!» disse la figlia minore «Diceva che lei era una persona incredibile che non si arrendeva mai e che ci sarebbe stato in qualunque momento!» sorrise guardando il volto rilassato del padre defunto «E aveva ragione!» si asciugò le lacrime «Se farò domanda alla scientifica per un posto, è probabile che ci incontreremo più spesso!»
«Sicuramente!» sorrise il Detective posandole una mano sulla spalla.
Guardò la moglie e l’altra figlia di Sid «Mi dispiace davvero tanto!» e poi uscì dalla stanza con uno sguardo abbattuto.
 
Adam era seduto in laboratorio con Angela Meyers «Certo che il modo bizzarro con cui hai conosciuto Mac, è incredibile, tenendo presente che sarà da oggi ufficialmente il tuo nuovo capo...» disse strabuzzando gli occhi e preparando il necessario «Sei sicura di voler fare lo stesso il test di paternità?» domandò un po’ perplesso
«Assolutamente! Voglio sapere se mi sta mentendo o se dice il vero!»
«Guarda che lo conosco bene! Non mente mai perché persegue la giustizia! Te lo chiedo di nuovo: sei sicura?»
«E io rispondo nuovamente sì!» il tentativo di Adam di dissuaderla dalla sua idea era davvero risultato patetico e inutile.
Mac entrò nel laboratorio e si avvicinò ad Adam «Dimmi che hai già preparato tutto!»
«Lo so che devi andare con Flack e Jo in quel postaccio! Stai tranquillo è questione di un attimo!» disse prendendo il tampone monouso «A te l’onore!»
Mac si passò il tampone in bocca e lo chiuse nella provetta destinata al laboratorio analisi «Ora dobbiamo aspettare 48 ore!» disse guardando appena Angela e uscendo dalla stanza
«Non preoccuparti Angela!» sorrise Adam «Fa sempre così quando ha da fare! Non ce l’ha con te! Sei solo… nuova!»
La ragazza sospirò «Dobbiamo aspettare davvero così tanto?»
«Normale procedura delle analisi, dovresti saperlo!» disse Adam scrivendo sulla busta “To Detective Taylor, Urgent”  
«Se scrivi urgente, vuol dire che ci impiegano meno di 48 ore?»
«Veramente…» disse Adam sorridendo «Vuol dire che ci impiegano 48 ore e non 72!»
La donna sbuffò incrociando le braccia «Assurdo!»
 
Flack e Jaime raggiunsero Mac fuori dal dipartimento di polizia e il primo sventolava una busta «Ecco il nostro lasciapassare! Fresco, fresco da parte del Giudice!» sorrise soddisfatto
«Dov’è Jo?» chiese Jaime a Mac
Il SUV di Jo frenò sull’asfalto secco del pomeriggio producendo uno sfrigolio assordante «Volete fare notte qui oppure venite a fare la festa ai cani?»
Mac accennò a un sorriso, sapeva che Jo stava ancora male per Sid, come tutti del resto.
Flack e Jaime seguivano il SUV con la volante della polizia e arrivarono davanti al locale descritto loro da Danny.
«Aveva ragione!» esclamò alla fidanzata Flack «Sembra davvero il Moulin Rouge americano!»
«Azzardati a posare gli occhi su quella specie di segretaria con il vestito a rete che ti do una lezione!» lo apostrofò Jaime prima di farlo scendere dall’auto «Chiaro?»
«Naturale!» sorrise lui aprendo la portiera
Mac e Jo attendevano il loro arrivo fuori dalla porta «Stella sta tornando con i suoi al laboratorio, hanno detto che vogliono interrogare loro il proprietario dei cani qual ora trovassimo un riscontro! Il loro sospettato principale ha ammesso di aver comprato della droga dalla vittima ma non è l’assassino!» disse il Detective Taylor reggendo la valigetta per le analisi
«Dopotutto il caso è suo!» disse Flack impugnando la maniglia e abbassandola.
La musica a palla dell’ingresso li invase e si ritrovarono ad essere osservati da tutti i presenti nella sala, sorbendosi anche commenti poco piacevoli sui vestiti.
«Sono appena le cinque del pomeriggio e questi sono già vestiti da sera!» fece notare Jaime a Jo
«Sono tutti ricchi qui!» sollevò le spalle Jo «Nemmeno in un anno riuscirei a comprarmi un vestito come quello!» disse alludendo a una ragazza seduta con un tubino nero lungo ornato da diamanti in vita e guanti di seta lucidi.
Mac si avvicinò al tavolo dell’ingresso, dove la donna della sera prima era  seduta con al suo fianco i due bodyguards «Desiderate?» disse squadrandoli
«Detective Taylor, della Scientifica di New York!» disse mostrando il distintivo
«Immagino siate i colleghi di quelli di ieri!» notò lei masticando un chewingum «Quello che ho detto ieri sera ai vostri colleghi vale anche ora!»
«Si risparmi il fiato!» intervenne Flack sventolando il mandato
«Bene! Vado ad informare il capo!» disse quella alzandosi senza obiettare, ma ugualmente seccata
«Se non le dispiace vengo con lei!» disse Flack indicando a Mac la ricetrasmittente che in risposta gli annuì comprendendo il messaggio.
Passarono alcuni minuti e Mac fece per salire le scale, sentì Don bussare a una porta all’inizio del corridoio, senza ricevere risposte dall’interno, «Io sfondo la porta!»
«Ok, ma i danni li paga lei!» rispose la donna che lo aveva accompagnato
Don sfondò la porta e si introdusse nella stanza, ordinata e pulita con una scrivania al centro, le finestre erano chiuse, nulla era stato toccato
«Problemi, Don?» chiese Mac affiancandolo con la pistola in mano
«Sembra che il nostro amico se la sia data a gambe!»
«No!» ribatté la segretaria «Se non è qui vuol dire che è già sul ring!» fece loro strada attraverso il corridoio, scesero  una rampa di scale che dava su un altro edificio «Questo è l’ingresso riservato a Mr. Anderson e ai suoi ospiti d’onore nell’anfiteatro!» indicò poi un’altra scala che continuava verso il basso «Giù ci sono le gabbie»
Flack entrò con cautela nel palco «Libero!»
Mac lanciò un’occhiata repentina verso le scale di sotto e cominciò la discesa.
Vide due uomini che discutevano tra loro «I suoi pastori tedeschi sono una meraviglia Drew!» disse il primo osservando gli animali all’interno della gabbia
«Grazie per il complimento Mr. Anderson! Spero che riescano a battere i Pitbull di Jayden!» rispose l’altro ridendo
«Anderson!» urlò Mac avvicinandosi dopo aver riposto la pistola «Polizia di New York!»
«Oh cazzo!» esclamò l’uomo benvestito spingendo il padrone dei cani contro la gabbia che si aprì facendo agitare i pastori tedeschi al suo interno. Mac riuscì ad incominciare l’inseguimento nella galleria sotto l’anfiteatro e Flack lo raggiunse immediatamente sorpassandolo. Erano inseguiti dai tre cani che si erano liberati «Non voltarti Flack!» gli intimò Mac da dietro «Continua a correre e cerca di prendere quel bastardo!»
«Credo che tra poco cederò Mac!» disse Flack con la vista che già gli si appannava per lo sforzo
«Vuoi farti sbranare per caso?» domandò Mac facendo uno scatto per portarsi più vicino a lui.
Flack scosse la testa e riuscì ad accantonare la stanchezza per qualche secondo, grazie all’adrenalina che lo invadeva, arrivando ad atterrare il fuggitivo con uno sforzo disumano ed ammanettarlo.
Mac si voltò verso i cani con la pistola in mano ed esplose tre colpi, ma solo due andarono a segno. Il terzo cane non venne colpito neppure di striscio e gli piombò addosso, digrignando i denti aguzzi, costringendolo a lottare a mani nude per tenerlo lontano dalla sua gola. Era un cane addestrato ad uccidere e riuscì a mordere Mac al braccio. Soffocando un grido di dolore, Mac colse l’occasione per dare un pugno violento alla mandibola dell’animale fratturandogliela, il cane si ritrasse guaendo e Mac lo finì con un calcio violento nello stomaco.
Flack era rimasto impotente a guardare la scena sopra il fuggitivo che ancora si dimenava nel tentativo di scappare. Mac si alzò con l’avambraccio intriso di sangue e con il respiro affannoso «Chiamo Lovato e Jo per dire che siamo qui!»
 
Alla centrale Stella e i suoi interrogavano il signor Anderson «So bene chi è lei» disse facendo tirare fuori da una cartella a uno dei suoi uomini un plico di fogli «Il suo vero nome è Jason Moore! Di mestiere fa il trafficante di droga con Michael Johnson, il riciclatore di denaro sporco e, dal mese scorso, è riuscito ad aprire quel posto di gran lusso dove si tengono le dispute tra cani che tra l’altro ora chiuderà!»
«Non è colpa mia se il suo collega è stato morso!» ribatté sghignazzando quello «Per le altre accuse, è ancora tutto  da provare!»
Stella si sedette con i suoi agenti e lo stesso che aveva estratto il fascicolo esclamò «Abbiamo le prove! Un tecnico della scientifica ha confrontato la tua voce con quella di un messaggio nella segreteria di un cellulare usa e getta che apparteneva a Robert Lewis!»
«Dovevate incontrarvi, ma lei ha disdetto l’appuntamento!» continuò l’altro agente di New Orleans
«Questo non prova che l’ho ucciso io!» sogghignò Anderson
«Davvero?» sorrise Stella «Abbiamo controllato tutti i cani presenti nella tua arena e ne abbiamo trovati cinque con le impronte dentali identiche a quelle sul corpo della vittima!»
«Indovina di chi erano i cani!» disse Mac entrando e posando dei fogli sul tavolo con il braccio destro fasciato «Tutti e cinque tuoi!»
Stella guardò il braccio di Mac e poi Anderson «Si renda fortunato che il detective Taylor è vaccinato contro la rabbia per prassi!»
«Robert Lewis mi doveva un mucchio di soldi, così sono andato a prenderlo appena arrivato a New York sotto falso nome!» sorrise beffardo «Saranno stati anche i miei cani a farlo fuori ma… io non c’entro nulla!»
Gli agenti tirarono fuori un’altra prova «Abbiamo ritrovato nella gabbia dei tuoi cani tracce di sangue umano, non c’è bisogno che le diciamo di chi è vero? Inoltre c’era anche la sua impronta sul lucchetto della gabbia!»
«Avranno usato i guanti!» disse Anderson ridendo
«Basta con questa commedia!» tuonò Stella «Sappiamo dalla sua segretaria che c’è una sola chiave e che la tiene lei al collo!»
«La portavi anche al momento dell’arresto!» fece notare Mac «Tu hai preso Robert Lewis e lo hai lanciato dentro quella gabbia perché non aveva tutti soldi. Era già malato di tetano, aveva bisogno di un medico! Sarebbe stato comunque omicidio Anderson!»
L’uomo rimase in silenzio e venne portato via dagli agenti di Stella.
 
Adam sorrise appena vide uscire Stella e Mac dalla stanza dell’interrogatorio, i due stavano parlando del morso al braccio «Non preoccuparti, Christine farà solo qualche domanda sulla ferita! Mi ha visto in condizioni peggiori!» sorrise Mac «Quando torni a New Orleans?»
«Domani nel pomeriggio ho il volo Mac! È stato bello rivederti e lavorare di nuovo con te!» sorrise Stella
«La prossima volta che torni a New York cerca di non portarti via più nessuno dei tuoi ex colleghi!» disse indicando Adam con il capo che veniva verso di loro
«Evviva lo abbiamo preso!» esultò Adam posando gli occhi sul braccio di Mac «Beh sì, insomma, poteva andare peggio!» disse imbarazzato
Mac sorrise con una strana luce negli occhi «Credo proprio che mi mancherai, Adam!»
«Te ne è arrivata una al mio posto che nemmeno io sopporto e che vuole avere la certezza di non essere tua figlia!» fece constatare Adam «Per il test, avrai i risultati sulla tua scrivania dopodomani mattina!»
«Con tuo padre come farai Adam?» chiese Mac
«Verrò a New York una volta al mese per vedere come sta!» sospirò Adam «Non posso abbandonarlo, è pur sempre mio padre!»
«Non mi hai parlato del problema di tuo padre Adam!» commentò Stella sorpresa
«Vi consiglio di uscire a cena questa sera!» suggerì amichevolmente Mac «Sono sicuro che Adam ti dirà tutto!»
«Grazie di tutto Mac!» sorrise Adam porgendogli la mano e poi arrivare ad abbracciarlo «Davvero Mac! Sei più di un capo, sei un amico!»
Mac lo lasciò andare dandogli una pacca sulla spalla «Adam Ross: il migliore tecnico di laboratorio e hacker che io abbia mai incontrato e un grande amico!» guardò lui e Stella prendersi per mano e con un sorriso amichevole disse «Ogni tanto fatevi sentire!»
«Dopo che tuo figlio sarà nato passaci a trovare!» sorrise Stella
«Ci vediamo presto allora!» disse salutandoli
«Attento a non uscire di testa con quella pazza!» sorrise Adam uscendo con Stella
«Sì Adam, sentirò parecchio la tua mancanza!» si disse Mac tra sé e sé 

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Capitolo 4
*** EPISODIO IV: THOUSAND TIMES ***


Venerdì 18 Ottobre 2013

EPISODIO IV: THOUSAND TIMES

 
Un gruppo di pescatori era riunito nel porto la mattina presto a svolgere la normale routine: chi ormeggiava barche, chi usciva in mare e chi invece riparava le reti per la pesca, la radio annunciava «Il secondo venerdì di Ottobre si apre con un dibattito sul traffico di droga tra New York e Jersey City, la polizia e la DEA hanno unito le forze per fermare l’esodo della droga. Se volete parlare in diretta con noi sull’argomento non esitate a chiamare!» partì poi un pezzo dei Nirvana “Smell like teen spirit”.
Il mare era parecchio agitato quella mattina e pescare non sarebbe stato facile. C’era anche un leggera nebbia che impediva di distinguere distintamente gli scogli lontani e vicini, ma per i pescatori quello era un rischio che valeva la pena correre.
Una nave uscì dal porto con a bordo pochi uomini, si ritrovarono così al largo della Lower New York Bay e quello che videro li sconvolse: una vecchia barca a vela stava affiorando dal mare e sullo scafo c’era qualcosa coperto dalle alghe. I marinai si affrettarono ad avvertire la guardia costiera che recuperarono lo scafo e trovarono sotto le alghe un cadavere  «Chiamate quelli della Scientifica!»
Mac e la sua squadra si precipitarono sul luogo con al seguito Angela, che ufficialmente aveva preso il posto occupato prima da Adam.
Flack aveva cominciato a domandare ai cinque pescatori come era andata la vicenda mentre Danny esaminava lo scafo e raccoglieva campioni di alghe. Sheldon esaminava con attenzione il cadavere aiutato da Angela, Mac osservava tutto dall’alto senza fiatare, per lui lei era ancora in prova.
«La vittima non è in buone condizioni, ha i segni delle corde che l’hanno tenuta legata allo scafo della nave, ma sono post mortem.»
Angela alzò le braccia della vittima «Ma guarda un foro di proiettile! Ora sappiamo come è morta!»
«Non così in fretta!» la  apostrofò Sheldon togliendo dalla testa le alghe «Trauma da corpo contundente!»
Angela sbuffò «Questo vuol dire che dovrai esaminarla più a fondo?» Sheldon annuì.
«La barca è stata affondata di proposito le schegge hanno un orientamento verso il basso» disse Danny avanzando nella loro direzione «È  stata un bel po’ che là sotto, ma sono riuscito a trovare il nome ben conservato dalle alghe!» sorrise trionfante «Questa barca appartiene ad Maximilian Sandovall, anzi alla moglie!»
Sheldon guardò Danny dalla sua posizione china sul cadavere «Non è l’uomo che possiede una villa così grande da sembrare un castello e che è apparso su tutti i giornali dieci anni fa con la moglie perché questa aveva destinato due miliardi di dollari a un orfanotrofio?»
Danny annuì «Proprio lui! All’epoca aveva vent’anni!»
«Cavolo!» esclamò Angela «Direi che hanno preso un pesce grosso oggi!»
«Un pesce che però sarà la specialità del giorno all’obitorio!» concluse Mac.
 
Mac era sommerso dalle scartoffie quel giorno e attendeva che Hawkes lo contattasse per i risultati dell’autopsia, si sorprese quando bussò invece una ragazza bionda che riconobbe all’istante «Isabella Hammerback! Mi fa piacere che tu sia finalmente arrivata!» sorrise alzandosi in piedi
«Grazie!» disse imbarazzata avanzando «Sheldon è stato così gentile a darmi la possibilità di lavorare sul campo e già al primo giorno mi manda da te con il referto di un’autopsia!» disse adagiando il plico di fogli sulla scrivania «Grazie per avermi aiutata ad ottenere il posto! Significa tanto per me poter seguire le orme di mio padre!»
Mac sorrise «Spero che il fatto che ti sia laureata con parecchi anni di anticipo, possa essere un buon inizio!» si alzò dalla scrivania «Comincia con il dirmi quello che Hawkes ti ha fatto vedere!»
«Sì!» disse aprendo il fascicolo «Il colpo mortale è stato quello alla nuca, il proiettile ha solo ferito la vittima senza intaccare alcun organo vitale!» disse facendo scivolare verso Mac le due radiografie «La donna era là sotto direi da quasi un anno e mezzo, a giudicare da com’è conservato il cadavere, e quindi più di così non si è riusciti a scoprire, a parte il nome!» sorrise intrecciando le dita emozionata, Mac la guardò fisso negli occhi «Tieniti forte, perché si tratta di Rebecca Ward Sandovall!»
Mac la guardò sorpreso «Ma dalle ricerche che abbiamo fatto risulta…»
«Morta e sepolta lo so!» 
«Un caso archiviato come suicidio…» disse Mac guardando fuori dalla finestra «Abbiamo probabilmente a che fare con un doppio omicidio!» disse voltandosi verso la ragazza
«Non mi sorprenderebbe! È comune che accada con gente così ricca! Senza contare che lei era popolare in varie associazioni qui in città!» sorrise riordinando i fogli «La palla è tua adesso Mac! Segna il punto che ci fa vincere la partita!» disse andandosene.
 
Jo venne accolta da Maximilian Sandovall all’ingresso dell’enorme villa quasi fuori New York che si trovava nel quartiere più esclusivo a picco sul mare «Sono il Detective Danville, della scientifica di New York. Mi occupo del caso di sua moglie» esordì lei quando il proprietario aprì la porta di casa
«Mia moglie è morta da quasi due anni ormai, si è suicidata!» esclamò lui facendola entrare e accompagnandola nel salone in stile gotico dal soffitto alto con una libreria d’ebano colma di tomi, anche antichi, e un divano al centro di pelle nera morbida «Sarò a sua completa disposizione per qualsiasi domanda voglia pormi!» disse invitandola a sedersi con un cenno della mano
«Lei ha riconosciuto il cadavere di sua moglie quando è stato ritrovato?» chiese la Detective accavallando le gambe
«Naturalmente!» asserì quello
«Deve sapere che quello non era il cadavere di sua moglie, era quello di un’altra donna!»
Il volto di Maximilian Sandovall mutò all’istante «Avete riscontrato che il corpo, che avete trovato questa mattina, si tratta per davvero di mia moglie?» la Detective annuì «Assurdo! Allora chi è sepolto al cimitero?»
«È quello che vogliamo scoprire!» disse incrociando le braccia «Il corpo che lei ha riconosciuto come quello di sua moglie era coperto da alghe giusto?»
«Era anche sfigurato a causa delle rocce che aveva urtato!» aggiunse l’uomo rimanendo con uno sguardo sconvolto
«Allora lei come sapeva che era veramente sua moglie?» domandò Jo guardandolo con attenzione
«Dalla fede!» esclamò lui «Sì, aveva l’anello di mia moglie al dito! Ce l’ho in cassaforte Detective!»
«Dovrebbe darmelo signor Sandovall!»
 
Lindsay era al cimitero con Danny ad effettuare il recupero del secondo cadavere
«Perché Mac ha mandato anche te a recuperare questo corpo?» chiese il marito alla moglie dalla profonda buca dove stava scavando
«Solo perché ho avuto un figlio, non significa che non possa lavorare!» disse lanciandogli della terra nei capelli «Tu continua a scavare che Sheldon non vede l’ora di esaminare il corpo!»
«Scusa se te lo chiedo, ma dopo Lucy non eri meno attiva?» disse lanciando fuori dalla buca una palata di terra
«Ogni gravidanza è diversa Danny!» disse finendo di sistemare la reflex e il kit delle indagini «Hai finito? Voglio divertirmi un po’ anch’io!»
«Certo! Il lavoro pesante però lo devo sempre fare io!» sbuffò Danny intravedendo il legno della bara «Ci siamo!» sorrise trionfante pulendo la parte superiore della cassa dalla terra «Ecco qui la nostra sconosciuta!»
«Che ne dici di lasciarmi immortalare il momento?» disse Lindsay sorridendo con la macchina fotografica in mano.
 
Mac era seduto al ristorante di Christine su un tavolo abbastanza riservato e vicino alla porta della cucina. Il locale era pieno anche se l’ora di punta era passata da un pezzo. Dopo un’attesa che sembrava interminabile, la porta si aprì e comparve Christine accaldata «C’è l’inferno di là! Ti prego di scusarmi!» ansimò sedendosi difronte a lui
«Non è grave!» sorrise Mac «Tu sei pronta?»
«Prontissima e tu?» sorrise euforica
«Nervoso…» ammise stringendole le mani
«Vuoi sapere una cosa?» disse Christine sporgendosi verso di lui «Ti ho appena mentito!» disse sussurrando «In realtà ho paura!»
Mac sorrise «Vedrai che andrà bene!» disse alzandosi e compiendo i pochi passi che li dividevano. Fece alzare Christine e le tolse il grembiule dopo di che le sciolse i capelli biondi che ricaddero dolcemente sulle sue spalle.
«Ma tu sei sicuro di poterti assentare dal lavoro per qualche ora?» disse lei voltandosi verso di lui
«Finalmente scopro il sesso di mio figlio! Non voglio perdermi nemmeno un secondo della nostra famiglia!» disse tirando fuori il cellulare che suonava «Che c’è Angela?»
«Ho trovato una cosa interessantissima!» strillò euforica la ragazza
«Spero per te che sia importante, non so cosa mi trattenga ancora dal licenziarti!» disse uscendo con Christine dal ristorante
«Un vecchio appunto che si è conservato benissimo in una cartellina di plastica sulla barca quanto è importante per te?» sogghignò Angela
«Dipende dal contenuto!» commentò sbrigativo Mac dirigendosi con la moglie alla fermata del taxi
«Dr. Lionel Lars, ore 15.00 Venerdì 16 Dicembre!»
«Dimmi dove lo hai trovato» disse camminando prendendo Christine per mano
«In un cassetto nella cabina con altri oggetti tra cui un’agenda, da cui non caveremo molto, e una penna!» spiegò sbrigativamente
«Fai delle ricerche su questo Dr. Lars!» disse Mac fermando un taxi
«Già fatte! È un ginecologo e lavora al Trinity General! Flack sta andando a fargli qualche domanda!»
Mac salì sul taxi con la moglie «A quanto pare lo incontrerò! Sto andando con Christine!»
«Oh giusto! È oggi il giorno delle faccende da padre!» disse maliziosamente «Già che siamo in tema, come procedono le ricerche sul mio? Hai poi trovato nient’altro?»
«Un’intera lista di nomi di Marine in congedo e non che sono stati nel mio battaglione nell’83 anche solo per pochi mesi. Alcuni li hai già controllati tu, ne restano sette o otto ancora da verificare!» Christine guardò Mac preoccupata dal fatto che forse avevano bisogno di lui «Ti lascio ora, spero tu riesca a trovare qualcosa di utile su Rebecca Sandovall al più presto! Ne va del tuo lavoro!»
«Felici ore di libertà Mac! Riparleremo del mio lavoro quando avrò superato l’esame di secondo livello! Sai che ce la farò!» rispose acida lei.
Christine guardò Mac sbuffare «Questi sono i momenti in cui mi pento di aver lasciato andare Adam!»
«Non ho potuto fare ameno di ascoltare, indaghi sulla morte di una delle donne che fino a due anni fa era nota in tutto il no-profit di New York?»
«A quanto pare non si è suicidata!» disse stringendola a sé «Ho pure il cadavere della tomba dei Sandovall  su cui indagare!» disse guardando fuori dal finestrino.
 
Jaime si avvicinò furtiva a Flack, piombandogli addosso da dietro «Buongiorno!» lo salutò guardando il suo viso sorpreso
«Accidenti! Ti diverti proprio a spaventarmi!» disse tirandola verso di sé e baciandola dolcemente
«Pensavo» disse lei mettendosi in ginocchio davanti a lui «che potevamo uscire a pranzo…»
«Vorrei tanto Jaime!» disse sconsolato
«Ma hai da fare…» sbuffò lei
«Devo andare all’ospedale da un certo Dr. Lars… per il caso!» sbuffò Flack prendendo le chiavi della volante
«Allora questa sera cena a casa mia e non puoi dirmi di no!» disse lei alzandosi da terra
«Ok!» sorrise dolcemente Flack alzandosi dalla sedia «Da te alle otto?»
«Bravo!» disse baciandolo dolcemente Jaime «Porta il vino!» gli sfiorò con l’indice la punta del naso e poi si allontanò in direzione della sua scrivania.
 
All’ospedale Mac e Christine si sedettero fuori dalla porta del medico in attesa del loro turno.
C’erano circa sei o sette coppie in attesa. Una donna dai lunghi capelli neri e occhi nocciola scuro riconobbe all’istante Christine e la salutò con un cenno della mano, accanto a lei stava seduto un uomo sulla cinquantina con indosso l’uniforme dei Marines in servizio. Aveva le braccia conserte e i baffi, sotto ai quali si vedeva un sorriso orgoglioso ed anche egoista.
Christine si alzò, seguita da Mac, e fermandosi davanti a lei bisbigliò «Non pensavo che ti avrei incontrata qui  Erika!»
«Che vuoi farci? Ormai io sono qui un anno sì e due no!» sorrise alzandosi in piedi per abbracciarla «Tu invece sei al numero uno e scommetto che lui è il fortunato papà!» disse indicando Mac che era rimasto rispettosamente al fianco della moglie sorridendo alla donna
«Già! Hai indovinato!» sorrise Christine prendendo Mac sottobraccio.
Il Marine si alzò in piedi e affiancò la moglie cingendola per le spalle «Sono il Sergente Russell!» disse squadrando Mac con fare superiore «Al momento ho un permesso di qualche settimana dall’Iraq!»
«Non solo Sergente ma anche Capo-Istruttore e c’è pure una Stella d’Argento!» disse Mac osservando la ribbon bar al suo petto
«Sì, esatto!» disse guardando Mac dall’alto. Era decisamente enorme e Mac gli arrivava giusto al torace «Ma non ci conosciamo già io e te?» Mac strinse i pugni guardando l’altro riflettere qualche istante e alla fine ghignare in maniera malvagia «Sì ora mi ricordo chi sei! Tu sei Ugola D’Oro! Canti ancora come una campana stonata?» disse facendosi una grossa risata
«Vi conoscete?» chiesero le rispettive mogli all’unisono un po’ sorprese
«Eccome!» esclamò senza smettere di ridere il Sergente Russell «Il nanetto era a fare l’addestramento con me!»
«È vero, eravamo a fare insieme i tre mesi di addestramento militare, poi siamo partiti per Beirut!» disse Mac tenendo i nervi saldi
«Il poveretto ha fatto una domanda al Sergente Capo Istruttore il primo giorno e ha dovuto cantare l’intero inno dei Marines facendo le flessioni!» disse ridendo fragorosamente attirando l’attenzione di tutti i presenti
«Non sei cambiato per niente! Hai ancora la capacità di attirare l’attenzione su di te!» esclamò Mac squadrandolo con severità
«Sai tesoro,» disse alla moglie il Sergente «dicono che gli anni peggiori si vivono al liceo, ma lui li ha vissuti subito dopo condensati in tre mesi!»
«Abbassa la voce! Vuoi che ti cacci fuori dall’ospedale?» lo minacciò Mac
«Ti infilavo la testa nel cesso tutte le mattine! Speri davvero di riuscire a spaventarmi?» rise sarcastico il Sergente Russell
«Sarò anche in congedo dal ’92, sappi che però me lo ricordo ancora come atterrare un uomo!» ringhio Mac a denti stretti
«Adesso basta James! Stai esagerando!» si intromise Erika
«Mac, calmati! Non è da te arrabbiarti così! Andiamo a sederci!» lo invitò Christine tirandogli la manica della camicia
«È stato bello rivederti Ugola D’oro!» incalzò il Marine
«Sono il Detective Taylor della scientifica di New York, comunque!» rispose quello
«A presto Ugola D’Oro Di Laboratorio!» rispose un’ultima volta con perfidia il Sergente Russell.
Christine strinse la presa su Mac che stava per voltarsi indietro per affrontare il vecchio compagno d’armi e per fortuna si aprì la porta del medico che uscì reggendo la lista dei nomi «La prossima è la signora Taylor!»
«Grazie al cielo!» bisbigliò tra se e se  Christine «Eccoci!» disse trascinando Mac che lanciò un’ultima occhiata gelida al Sergente seduto con la moglie, imbarazzata dalla scena.
 
Flack era seduto nello studio del Dr. Lars a fargli delle domande «Si sbaglia io non avevo in cura la signora Sandovall, avevo in cura la loro domestica! La signora Stewart!» disse scuotendo il capo il medico anziano con la barba e gli occhiali neri
«La signora Stewart, per caso, assomiglia  a questa donna?» disse Flack estraendo una foto dalla tasca interna della giacca
«Non solo le somiglia, ma è proprio lei!» 
«Questa in realtà è la signora Sandovall! Come me lo spiega il fatto che abbia falsificato il suo nome per venire da lei a fare delle visite?»
«Probabilmente non voleva che il marito sapesse delle sue visite!» replicò il Dr. Lars
«Mi sembra un po’ scontato… Com’era lo stato di salute della signora Sandovall?» chiese Flack mantenendo una postura composta.
Il medico si alzò «Ho qui la sua cartella! Gliela mostro!» prese dal cassetto la cartella e la mostrò al Detective «È venuta da me credendo di essere incinta quella povera ragazza!»
Flack aprì la cartella leggendo il referto di alcune analisi «Aveva un tumore all’utero!» disse scioccato «Quanto le restava da vivere?»
«All’incirca un mese… ricordo che quando glielo dissi lei mi sorrise dicendo “No dottore! Sarà molto prima la mia fine!”»
Flack annuì «La ringrazio dottore! La cartella la porto via con me!» si alzò ed uscì dallo studio.
Fuori in corridoio guardò avanzare verso di lui Mac e Christine «A giudicare dalle facce che avete l’ecografia è andata bene!»
«Benissimo Don!» sorrise Mac abbracciando la moglie «Sappiamo per certo che è un maschio! Quella che sembra essere una ciste, ha finalmente smesso di crescere!»
«Wow!» sorrise prima di farsi cupo e serio «Immagino che adesso sarai immensamente felice e, credimi, mi dispiace rovinare il momento!»
Mac si rassegnò sospirando «Novità sul caso?»
«Sì! La vittima aveva un tumore all’utero e, stando a quello che ha detto il dottore, credo che si sia fatta uccidere!»
Mac annuì «Credo che parlerò con Jo e le chiederò di interrogare nuovamente Sandovall!»
«E la loro domestica!» aggiunse Flack «Le ho fatto poche domande ma, a quanto sembra, in questa storia è dentro fino al collo!»
Accanto a Mac passarono in quel momento il sergente Russell e la moglie «Ciao Ugola D’Oro da Laboratorio! Sei ancora qui? Oggi non giochi al piccolo chimico?»
«Ho intenzione di giocarci proprio con te oggi visto che sei in patria!» disse voltandosi «Mi serve un campione del tuo DNA!»
«Ti serve un mandato per quello nanetto!»
Mac sorrise «No se ti arresto!»
«Con quale accusa?» rise tra i baffi
«Oltraggio a pubblico ufficiale!» rise Mac con sorriso più perfido di Russell «Ho anche il mio collega come testimone!»
«Sappi che, anche se non sembra, so correre veloce!» disse Flack serio «Quindi fai il bravo e non scappare!»
Christine e Erika osservarono la scena colpite e scioccate dal comportamento dei rispettivi mariti
«Va bene!» concluse il Sergente «Mi consegno volontariamente per la prova del DNA! Perché proprio io scusa?»
«Semplicemente perché compari su una lista di probabili stupratori!» disse Mac incrociando le braccia «Stupro che nemmeno io ero sicuro fosse avvenuto!»
«Parli di Angela, Mac?» chiese Flack
«Voglio lasciare a lei il compito di scoprire la verità!» disse con lo sguardo serio
Erika era terrorizzata «Mi potete spiegare cosa sta succedendo?» si volse verso il marito «Dimmi che non sei implicato in questa faccenda!»
«Beirut 1983?» chiese Russell
«Beirut 1983!» confermò Mac
«James? Cosa vuol dire?» chiese la moglie.
Mac era imbarazzato dalla scena con le mani impegnate a serrare le manette intorno ai polsi di Russell
«Mac! Penso io a Erika!» disse Christine
«Sei sicura?» domandò Mac preoccupato
«Non temere! Ci vediamo a casa!»
Mac prese il Sergente per un braccio e Flack lo prese per l’altro e si avviarono verso l’ascensore.
 
Danny e Lindsay osservavano il referto dell’autopsia
«Faccio fatica a crederci!» disse battendo un pugno sul tavolo Danny «Tutto fa pensare che questa donna si sia suicidata!»
«Forse perché questa donna si è suicidata!» disse Lindsay guardando lo schermo «Ora sappiamo anche il nome! Lara Jones!»
«Era nel CODIS?» le chiese il marito avvicinandosi
«No, nel database delle persone scomparse! È stata denunciata proprio un anno e mezzo fa dalla madre!»
«Qui leggo che però non è più in vita!» disse mostrando un allegato al file «Povera donna! Non ha potuto neppure piangere la figlia!»
«Questo caso è risolto a parte l’anello al dito che è ancora da spiegare. Ora abbiamo solo l’omicidio: ci sono una scena e una pistola da cercare!» disse Lindsay prendendo quello che restava dei vestiti della vittima da un armadio e posandoli sul tavolo del laboratorio «Qui troveremo senz’altro qualcosa!»
«Al lavoro!» sorrise Danny aprendo la busta di plastica e passando il tutto sotto una lampada da laboratorio a raggi ultravioletti, a un tratto qualcosa attirò la sua attenzione «Bum! Ci siamo!» disse prendendo le pinze e mostrare a Lindsay la sua scoperta
«Cos’è? Sembra una fibra di tessuto rosso!» esclamò osservandola
«Vediamo se quello che dici è vero!» disse Danny posando la traccia su un vetrino e mettendola sotto un microscopio «Non andiamo molto lontano… è pile! È un tessuto usato in tappeti, velluto a coste, velluto e peluche!»
«Direi che siamo a un punto morto!» disse Lindsay sedendosi sulla sedia massaggiandosi le tempie
«Tutto bene?» chiese Danny vedendola in quello stato, lei annuì sorridendo «Nemmeno tu sai più dove sbattere la testa vero?»
«Già!» ammise lei
 
Sheldon era con Jo al piano di sotto nell’obitorio. La loro era una discussione lavorativa che sembrava non avere fine «Come te lo devo dire che non c’è il proiettile?» domandò lui per l’ennesima volta
«Quindi non abbiamo nulla per accusare Sandovall dell’omicidio della moglie!»
«Potrebbe anche essere stata la governante!» disse Sheldon «Rifletti, la barca non è il luogo del delitto ed è passato troppo tempo dal fatto!»
«Quando Mac mi ha chiamata ieri, dicendomi che mi dovevo occupare io del caso, credevo che stesse parlando solo dell’interrogatorio di Sandovall e del personale della villa! Non pensavo certo che avrei dovuto dirigere io tutte le operazioni!» disse sorpresa
Sheldon asserì «Ti capisco. Credevi di avere comunque Mac come punto di riferimento! Ora però il caso di Angela potrebbe avere un riscontro e lei avrà finalmente giustizia!»
Jo guardò Sheldon negli occhi «Abbiamo ancora quell’appuntamento ricordi?»
«Eccome, ma credo che per ora non se ne possa fare nulla!» disse lui chiudendo il cadavere nella cella frigorifera «Oltre a alle faccende di medico legale, ci sono quelle da Detective da sbrigare! C’è l’esame di secondo livello che si avvicina!»
«Ti sei iscritto all’esame?» domandò Jo sorpresa «Credevo che siccome Sid ti aveva dato la direzione dell’obitorio…»
«No,» disse Sheldon «Non me la sento di fare solo il medico legale!» disse togliendosi i guanti e gettandoli nella spazzatura «Io voglio fare di più!» disse avvicinandosi a lei «Non sono fatto per  restare chiuso qui dentro o uscire solo a dichiarare le morti!»
Jo si ritrovò molto vicina a lui tanto da percepirne il calore «È tardi, credo che tu sia stanco e che hai bisogno di dormire un po’!»
«Se per questo anche tu hai bisogno di riposare!» disse baciandola dolcemente
«Mia figlia mi aspetta!» disse sottraendosi al bacio «Ci vediamo domani!» disse accarezzandogli il viso.
 
Nel primo pomeriggio del giorno seguente, Angela guardava il Marine seduto nella sala dell’interrogatorio dietro al vetro con Mac «Stento a crederci!» riuscì a dire «Mia madre sta arrivando qui! Ha detto che voleva vederlo in faccia!»
«Non credo che sia una buona idea!» suggerì Mac
«Io e mia madre siamo stufe! L’unico motivo per cui volevo sapere chi era mio padre era per dirgli che ero felice che sarebbe marcito dietro le sbarre!»
«Tu volevi solo dare un nome e un volto alla fonte del tuo odio!» esclamò Mac «Ecco perché quando hai creduto che fossi io tuo padre mi hai minacciato!»
«Tu non hai idea di cosa voglia dire essere soli con una madre reporter, a casa da sola o dai vicini per intere settimane perché il solo modo grazie al quale puoi vivere dignitosamente è il suo lavoro! Sperare e pregare perché ritorni viva dopo i tre mesi di lavoro in Africa in mezzo alle guerre e alle rivolte!» disse con le lacrime agli occhi «Sapere che per colpa sua mia madre non ha più avuto una carriera e che per colpa sua io sono cresciuta da sola, mi fa stare male. Mi dà la nausea il solo pensiero che lui sia mio padre!»
Mac le si avvicinò e le posò una mano sul viso asciugandole le lacrime «Hai ragione! Posso solo immaginare come tu ti possa sentire! Però se tua madre ti vedesse piangere, non credi che le faresti ancora più male?»
«Adesso sei tu ad avere ragione Mac!» disse cercando di contenersi.
Dalla porta entrò una donna della stessa età di Mac dai capelli corti castani e sorrise ad Angela «Ciao piccola!»
«Mamma! Avremo giustizia!» disse Angela prendendola per mano «Ti presento il Detective Taylor»
La donna alzò lo sguardo verso Mac «Lo avevo visto mentre lo portavano via coperto di sangue tra le macerie di Beirut e poi quella dannata sera in cui…» si fermò per soffocare un brutto pensiero «Sono felice di vedere che si sia rimesso e che stia ancora proteggendo il nostro paese!»
«Stimo molto Angela, signora Meyers!» sorrise Mac «Faccio quello che posso nei limiti del mio lavoro!»
Le lasciò sole per entrare nella sala con Flack «Dunque sergente Russell,» esordì Mac  sedendosi difronte a lui «l’esame del DNA ha rivelato che sei il padre biologico della mia collega Angela Meyers!»
«E allora?» chiese quello
«Sei nei guai grossi!» disse Flack
«Non quanto Ugola D’Oro!  Anche lui era lì quella notte e se io faccio il suo nome la sua carriera sarà irrimediabilmente rovinata!» sorrise beffardo il Marine
«Il mio nome è  Mac Taylor! La donna che hai violentato trenta anni fa è qua fuori! Mi ha visto ferito e di quella notte ricorda ogni minimo particolare!» gli rispose con tranquillità Mac
«Un bravo avvocato riuscirà a dimostrare che soffre per quel brutto ricordo e che la sua testimonianza è inattendibile!» replicò senza battere ciglio il Sergente
«Puoi ancora salvare la tua carriera militare e la tua reputazione davanti a tua moglie e ai tuoi figli» disse Flack porgendogli un blocco e una penna «Scrivi i nomi di chi quella notte ha violentato quella donna insieme a te!»
Il Sergente Russell sorrise e scosse il capo «Siamo fuori dal corpo dei Marines Russell! Qui la logica del gruppo al di sopra dell’individuo non vale! Qui se sei il solo a pagare hai la sorte peggiore!» disse Mac guardandolo torvo «Per il tuo bene Russell, comincia a scrivere!» in risposta Mac ricevette uno sputo in faccia. Flack gli passò un fazzoletto con uno sguardo che lo pregava di stare calmo, Mac lo rassicurò con uno sguardo calmo e rilassato, non gliela avrebbe data vinta tanto facilmente al suo ex compagno d’armi.
«Portalo via Flack!» disse Mac alzandosi per uscire dalla stanza «Ha deciso da solo la sua condanna!»
 
Jo era seduta con Danny nel salone della casa di Sandovall, di fronte a loro c’erano seduti Maximilian Sandovall e la governante, la signora Mary Stewart, quando nella stanza immensa entrò una ragazza «Max hai visto…» rimase colpita dalla presenza dei Detective «Non pensavo avessimo ospiti!»
«Certo!» bofonchiò la signora Stewart «Lei non pensa mai a differenza della signora Sandovall! Lei è una bambina che ama giocare e scherzare!»
La ragazza chinò lo sguardo imbarazzata e intimorita. Jo la guardava perplessa, non aveva più di venticinque anni e sembrava avere qualche collegamento con il signor Sandovall «Lei chi è?» chiese infine al proprietario della casa
«Mia moglie! Mi sono risposato da un mese!» disse sorridendo «È stata una cerimonia intima e non c’era la stampa!»
«Signora Sandovall, vuole accomodarsi anche lei?» chiese Danny gentilmente
La ragazza, visibilmente agitata si sedette accanto al signor Sandovall
«Lei ha mai conosciuto la signora Rebecca Ward Sandovall?» domandò Jo
«No, io so solo quello che sanno tutti e quello che mi ha detto Max: Rebecca si è suicidata»
«Dove vi siete conosciuti?» chiese Danny
«A Montecarlo! Lui era in vacanza, mentre io ero la badante di una facoltosa signora inglese! Ci siamo innamorati e lui mi ha chiesto subito di sposarlo» disse la signora Sandovall
«Direi che, siccome siete tutti e tre da interrogare separatamente, è meglio spostarci al Dipartimento di polizia!» concluse Danny invitandoli a seguirli.
 
Mac sbuffò aprendo la porta di casa e quando la richiuse a doppia mandata dietro di sé si appoggiò ad essa e scivolò fino a sedersi a terra.
Millie arrivò all’istante con Christine
«Mac che succede? Stai male?» chiese Christine agitata
«No sta bene! È solo scosso!» disse Millie osservando lo sguardo di Mac perso nel vuoto «Questo sguardo non lo vedo nei suoi occhi dal primo anno del liceo!» disse Millie abbassandosi e posando la sua mano sulla spalla di Mac «Che ne dici di raccontarci quello che è successo?»
«È successo ciò che già sapevamo sarebbe successo!» disse Mac alzandosi e aiutando la madre a fare lo stesso «Il problema è che non so come dirlo alla moglie di Russell!»
«Erika è una mia amica da qualche anno, le parlo io!» disse Christine prendendo la giacca
«Dimentichi che è incinta e hanno quattro figli!» esclamò Mac
«Di me si fida!» ribadì Christine
«Cerca di convincerla allora a far parlare Russell!» disse Mac preparandosi a uscire di nuovo.
 
Jo era ad ascoltare la signora Sandovall  nella stanza degli interrogatori mentre Danny era impegnato con la governante nella stanza vicina e Lindsay parlava con il signor Sandovall.
«Quando conobbi Max, mi fu subito detto dalla signora che avevo sotto tutela che era vedovo e che lui era rimasto completamente distrutto dalla fine del suo matrimonio» tamburellò le dita sul tavolo «Quella villa enorme è la sua casa di famiglia da generazioni ormai. Posso andare ovunque, ma non alla casetta sulla spiaggia dove un tempo era ormeggiata la barca di Rebecca. In quel posto Max ha chiuso tutte le cose della sua defunta moglie per non vederle mai più, per non ricordarsela!»
«In che rapporti è con la governante invece?» chiese Jo
«Non andiamo molto d’accordo, lei è ancora legata alla vecchia signora Sandovall. Mi considera una specie di soprammobile, un rimpiazzo che Max ha trovato per non vivere da solo!» disse scoppiando a piangere
«Per questo lei ne è spaventata!» la signora Sandovall annuì a Jo
Danny ascoltava ciò che la governante aveva da dire «Per me Rebecca non si è mai suicidata! L’ho sempre detto che era stato il signor Sandovall ad ucciderla!»
«Ma come può esserne certa?»
«Quei due si amavano alla follia! Ma il signor Sandovall era da qualche tempo instabile! Il fatto che si sia risposato dopo un anno e mezzo dalla vicenda testimonia quanto questo fatto dell’omicidio voglia essere occultato!» rispose fiera la donna
«Quindi per lei è stato il signor Sandovall?»
«Io farei un controllino nella vecchia capanna di Rebecca se fossi in voi!» suggerì la governante «Laggiù è successo qualcosa!»
 
«Christine?!» disse sorpresa Erika appena la vide sulla porta del suo appartamento «Cosa fai qui?» poi guardò Mac «E lui? Perché è con te?!»
«Dobbiamo parlarti di James, di quello che la polizia ha scoperto!» disse Christine entrando con il marito nel modesto appartamento. Un ragazzino di tredici anni scrutò i nuovi arrivati con paura e diffidenza, vicino a lui c’erano tre bambine di otto, cinque e tre anni «Ciao!» li salutò Mac mostrandosi subito gentile.
«Ciao!» rispose la più piccola seguita poi dalle altre due. Il maschio continuava a guardare Mac come se ne avesse paura
«Arthur, porta di là le tue sorelle!» intervenne Erika
«Che cos’ha Arthur?» chiese Mac
«Paura, ha paura di tutti gli adulti di sesso maschile. Suo padre segue con lui una linea di educazione ferrea e rigida, troppo. Non si rende conto che non è una sua recluta!» disse sistemando il divano «Per fortuna non è quasi mai a casa! Quando James non c’è Arthur è solare, vivace, è come ogni preadolescente deve essere! Ma quando suo padre torna… si trasforma!»
«James è sempre stato così, voleva la perfezione, non tollerava gli elementi deboli e li puniva duramente, anche sul campo di battaglia!» disse Mac accomodandosi con Christine
«Cosa sapete dirmi su James?» chiese Erika
«È risultato essere il padre di un membro della mia squadra, è implicato in prima persona nei fatti di Beirut.» disse Mac
«Chi sono gli altri?» chiese con voce ferma Erika
«Si rifiuta di parlare, usa il codice d’onore dei Marines, un codice che non è scritto su carta ma che tutti i membri riconoscono!» spiegò Mac
«Sei l’unica che può fare qualcosa Erika!» disse Christine guardando l’amica «Puoi evitare che finisca in carcere a vita!»
«Se parla, potrà davvero scontare la pena in un tempo ragionevole?» domandò guardando Mac
«Verrà condannato per stupro, ma gli conviene farlo prima che intervengano i Marines!» le disse quest’ultimo.
 
Quella sera Jo era con Flack e Danny ad esaminare la capanna dei Sandovall alla ricerca di ulteriori prove
«Bum!» esclamò Danny con un sorriso a trentasei denti «Tappeto di pile, della stessa tonalità presente sui vestiti di Rebecca!» disse esaminando la moquette messa come passatoia in anticamera «Un particolare tipo di moquette! Direi che abbiamo la nostra scena del crimine!»
Jo osservò attentamente il tavolino ornamentale appoggiato al muro sotto uno specchio «Date un occhiata qui! L’angolo è sbeccato!»
Flack notò un buco nel muro  nella camera da letto, era abbastanza in basso «C’è qualcosa qui!»
Danny si affrettò ad avanzare nella stanza e osservando il buco esclamò «Bravo Don! Abbiamo il foro del proiettile!» Vi infilò le pinze «Jo abbiamo fortuna! È ancora qui!» disse imbustando il proiettile «Sono sicuro che sia di un revolver!»
«Bene allora, cerchiamo il revolver!»
Rivoltarono la capanna da cima a fondo ma non c’era traccia dell’arma.
 
Christine arrivò a casa stanca e stressata con Mac al suo fianco «Non lavori sta sera?» chiese chiudendo la porta
«No, passo la sera con te!» sorrise arrotolandosi le maniche della camicia «La metropolitana ti ha stancata!» notò vedendola sbadigliare «Siediti sul divano! Penso io a preparare qualcosa per cena!»
In cucina Mac venne sorpreso dalla madre ai fornelli e dai genitori di Christine «Buonasera!» disse Mac
«Buonasera!» rispose il padre di Christine con uno sguardo indagatore
«Perché quello sguardo signor Whitney?»
«Leggevo un articolo appena uscito su internet che sarà la prima pagina di domani! È vero che a Beirut nell’83 dei Marines hanno violentato una reporter americana?» chiese in tono accusatorio
«Non si sbaglia è così, sto ancora indagando per scoprire i responsabili! So che presto però interverrà il Corpo dei Marines e spero che accada presto!»
«Mac, noi ti conosciamo da tanti anni, eri anche amico e collega di nostro figlio. Devo saperlo, eri lì quella notte e hai partecipato alla cosa?»
Millie ebbe uno scatto improvviso «Lei come si permette di accusare mio figlio?!»
«Mamma!» la frenò Mac «Ti prego! Calmati!» si volse verso il padre di Christine «Sì ero lì, ma ero ferito e non ho fatto nulla!»
«Quindi hai visto chi è stato?» chiese la madre di Christine
«No» sospirò Mac «Non ho molto su cui lavorare, ma ho preso uno dei responsabili!»
Mac si mise a rovistare nella dispensa e nella credenza alla ricerca di attrezzi da cucina
«Vai a cambiarti Mac se vuoi cucinare! Questa è una delle camicie più belle che hai!» lo apostrofò la madre.
Mac aveva già in mano un mestolo e un barattolo di sugo e dovette posarli sbuffando «Ma quand’è che torni a Chicago?»
«Quando sarà nato il mio nipotino!» disse la donna prendendo il mestolo e il barattolo lasciati dal figlio sul ripiano della cucina e cominciando a preparare la salsa.
Il padre di Christine si alzò dalla sedia su cui era seduto e seguì Mac in camera gettando uno sguardo rapido alla figlia chi si era appisolata sul divano. Mac era a torso nudo e cercava una maglietta a maniche corte da poter indossare nel cassettone antico che arredava con eleganza la stanza. Nello specchio era riflessa la sua immagine indaffarata e fu in quel momento che il padre di Christine vide le due cicatrici di Mac: una sulla schiena, più recente e delineata, e una in pieno petto, più vecchia e frastagliata oltre che grande. Rimase a fissare quei segni sorpreso.
«Signor Whitney cosa fa sulla porta della mia stanza?»
«Controllavo Christine!» rispose sbrigativamente
«Ma lei è di là in sala!» disse Mac infilandosi alla fine una t-shirt purpurea «Non menta! Voleva verificare in qualche modo che io non stessi mentendo!» disse sorridendo calmo «Entri e chiuda la porta! Le dirò nei particolari come è successo» disse alzandosi la maglietta per mostrare la vecchia ferita sul lato sinistro del petto «A patto che rimanga tra noi! Mia madre non lo sa che sono stato ferito in maniera così grave!» disse rivestendosi e sedendosi sul letto matrimoniale.
 
Danny era a casa con Lindsay che stava servendo verdure cotte al vapore e pollo arrosto per cena
«Non mi piacciono le verdure!» esclamò Lucy gettando la forchetta nel piatto
«Lucy, le verdure fanno bene! Le mangio anche io per il tuo fratellino e presto le mangerà anche lui!» disse Lindsay accarezzandole la guancia «Fai la brava!» la bambina scosse energicamente la testa in segno di disapprovazione
«Allora facciamo così» disse Danny prendendosi una porzione di verdure «Chi finisce per primo tra me e te è il campione e potrà guardare la televisione!»
«Si può guardare quello che si vuole?» chiese la bambina eccitata
«Naturalmente e fino alle nove e non alle otto e mezza!» disse Danny impugnando la forchetta
«Ci sto!» esclamò la piccola
«Tre, due, uno… via!» disse Danny infilandosi in bocca le carote e le patate seguito a ruota dalla figlia che finì per prima il piatto
«Ho vinto! Papà hai perso!» esultò la piccola Lucy
«Brava!» disse alzandosi e baciandola «Vi chiedo scusa ma ora papà deve tornare al lavoro!»
Lindsay rimase sorpresa «Ma stasera non avevi il turno!»
«Jo è riuscita ad avere un mandato per la casa di Sandovall! Appena avremo trovato qualcosa prometto che torno!» disse baciandola «Non fare disperare la mamma, Sid!» disse accarezzando la guancia del figlio nella culla e, data un’altra carezza sulla testa Lucy, uscì di casa.
In metropolitana, Danny notò un uomo seduto accanto alla porta che gli sembrava di conoscere. Si avvicinò e rimase sorpreso nel vedere che era un parente della vittima su cui stava indagando «Ludwig Ward! Cosa fa a quest’ora sulla metropolitana?»
«Non mi dica che è anche lei un giornalista! Nessun commento sul ritrovamento di mia cugina!» sbuffò quello. Danny in risposta scostò la camicia mostrandogli il distintivo «Direi che allora mi conviene rispondere alla domanda» sospirò appoggiandosi allo schienale del sedile «Vado a trovare la signora Stewart! Vuole parlarmi di Rebecca!»
«Bene! Ne approfitto per farle qualche domanda allora!» disse Danny sedendosi accanto a lui «Lei è da poco tornato in città, cosa ha fatto lontano da New York fino ad oggi?»
«Affari, ero in Italia a Roma per discutere per l’apertura di una potenziale filiale della mia impresa!» disse con tranquillità.
La metropolitana si fermò parecchie volte ma alla fine i due uomini scesero alla stessa fermata e insieme si diressero verso l’enorme villa.
Jo e Flack avevano già cominciato a perseguire le stanze, Danny si unì a loro e fu lui a trovare una cassaforte nella biblioteca «Signor Sandovall, apra la cassaforte!» Maximilian Sandovall rimase interdetto ma acconsentì alla richiesta di Danny «Cosa abbiamo qui? Un revolver!» lo esaminò e lo passò nelle mani di Jo che lo esaminò con più attenzione
«Il calibro è lo stesso del proiettile!» concluse la Detective guardando Flack
«A quanto pare la frase di rito spetta a me!» disse poco sorpreso «Maximilian Sandovall, è in arresto per l’omicidio di sua moglie!»
«Ma non sono stato io! Io non ho fatto nulla!»
 
Mac guardò sua madre dirigersi verso la sua stanza e spegnere la luce, il padre di Christine non era già più in casa e rimaneva solo la suocera seduta con la figlia sul divano «Non hai ancora nessuna voglia particolare?»
«A dire la verità una ce l’ho, ma devo aspettare domani mattina al lavoro per soddisfarla!» sorrise sedendosi a gambe incrociata sulla pelle del divano
«Perché devi aspettare domani?»
«Perché ho voglia di mirtilli…» disse imbronciata «E non posso chiedere a Mac di uscire a comprarli!»
«Perché scusa?» chiese la madre già notando Mac avanzare nella loro direzione
«Sono allergico ai mirtilli!» esclamò sedendosi sulla poltrona disponibile in salotto accanto alla finestra e guardò fuori. Sorrise un attimo, si alzò e salì per i quattro gradini che dividevano il salone dall’area del piccolo soppalco in cui lui si dedicava al lavoro. Sul tavolo in legno d’ebano cercò una cartellina gialla e dalla libreria alle sue spalle prese un volume di anatomia. Ritornò, poi, alla poltrona.
«Posso farvi una domanda personale?» chiese alle donne sedute che annuirono «Se doveste uccidere un uomo nell’appartamento difronte con una pistola, che tattica usereste?»
«Prego?» chiese la suocera
«È un caso irrisolto vero?» chiese Christine alzandosi in piedi e affacciandosi alla finestra «Se dovessi uccidere il nostro dirimpettaio mi assicurerei che stia immobile alla finestra per avere più probabilità di ucciderlo con un colpo solo…» corrugò per un secondo la fronte «Magari mi metterei ad urlargli che ho bisogno d’aiuto… lui si affaccerebbe e io potrei sparare!»
Il cellulare della madre di Christine squillò «La compagnia è bella ma mio marito ha appena posteggiato qui sotto e mi dice di raggiungerlo!» si alzò e abbracciò la figlia «Comunque per me, non basterebbe tenerlo fermo alla finestra, bisognerebbe avere qualcuno di veloce pronto a intervenire nel caso io fallisca! Magari dall’interno dell’appartamento del mio dirimpettaio!» disse a Mac
«Sareste ottime serial killer voi due!» scherzò lui aprendo la porta di casa
«Buonanotte cari!» sorrise la madre di Christine uscendo.
Mac si volse verso la moglie dopo aver chiuso la porta ed incrociò le braccia «Quello sguardo non te lo vedo da un po’ sul viso… cos’è che ti preoccupa?» chiese Christine
«Mirtilli eh?» domandò lui «Da quanto tempo li mangi?»
«Tutte le mattine da tre settimane!» esclamò rivelando il suo segreto «Se sei ancora vivo vuol dire che sono molto prudente!»
Mac la prese in braccio «Non dirmi che ne hai voglia anche adesso!» disse dirigendosi verso la camera da letto
«Ora no! Perché voglio qualcos’altro…» disse baciandogli la guancia «Chiudi la porta!» gli bisbigliò a fior di labbra «Voglio essere coccolata senza sentire tua madre russare!»
Mac si stese sul letto e prese la moglie tra le braccia «Proprio a Dicembre doveva nascere nostro figlio!» disse Christine sbuffando e staccatasi si mise a sedere lanciando le scarpe a terra
«Dovremo cavarcela con il freddo di New York molto presto!» le disse Mac sfilandosi la maglia.
«Sono così stanca che non ho nemmeno la forza di mettermi la camicia da notte!»
«Ti aiuto!» disse sfilandole il copri-spalle da dietro e abbassando la zip del vestito. Christine alzò le braccia e si ritrovò in reggiseno davanti a Mac che sorrideva «Incredibile! Senti che si muove?»
«Tu ancora non ci credi! Vedrai che appena te lo metteranno in braccio realizzerai di essere padre!» disse Christine facendosi infilare la camicia da notte
«Spero di riuscire a realizzarlo prima, anche perché ho un paio di idee su come arredare la stanza!»
«Sì certo, appena ci diranno che la casa nuova è pronta!» sbuffò Christine cadendo sul guanciale
«Cambiare casa era quello che ci voleva!» disse Mac alzandosi in piedi e prendendo un paio di pantaloni di una tuta. Si mise sdraiato sul letto e Christine gli posò la testa sul torace e chiuse gli occhi. Mac le massaggiava dolcemente la schiena e ascoltava il suo respiro «A cosa pensi?» le chiese guardandola sorridere
«A tutte le volte in cui ho ascoltato il tuo cuore battere! Questa è di sicuro la volta migliore! Non sei in pericolo di vita, non sei agitato, non sei in ansia per me e le tue preoccupazioni di lavoro sono ridotte al minimo!» alzò lo sguardo verso di lui poggiandogli un gomito sul torace «E tu cosa pensi?»
«A tutte le volte in cui ho visto la morte in faccia! Da quando so che diventerò padre ho deciso di correre meno rischi possibili e per ora funziona!» sorrise
«Farti quasi sbranare da un cane è il minor rischio possibile che tu possa correre?» gli disse prendendogli il braccio destro «Per fortuna il segno sta andando via! Almeno di quest’avventura non avrai un ricordo indelebile!»
Mac  cambiò argomento «L’idea coraggiosa di comprare quella casa in stile coloniale a Staten Island è stata geniale, ma senza i soldi necessari ad acquistarla del tutto non sarà mai completamente nostra!»
Christine si rimise con la testa sul torace di Mac «Ho ancora il ristorante che dà profitti! Parte dei soldi sono in arrivo! »
Si stavano per addormentare quando Mac si dovette alzare per rispondere al telefono «Taylor, che succede?»
«Detective! La villa dei Sandovall va a fuoco! La sua collega Jo Danville ha bisogno di lei! La situazione è critica!» urlò il poliziotto all’altro capo del telefono
«Arrivo subito!»
Mac si rivestì in fretta, prese la pistola e baciò sulla fronte la moglie «Mi dispiace!» disse prima di uscire «Riprenderemo da qui la prossima volta!»
 
Jo era riuscita a scorgere la signora Sandovall tra i sopravvissuti all’incendio «Devo parlarle di una cosa che era tenuta da mio marito nel suo studio Detective!» sussurrò la donna agitata mentre i paramedici le prendevano la pressione «C’era una lettera di Rebecca nel cassetto della scrivania che lui non riusciva a buttare, lui è in carcere ingiustamente.»
«Aspetti, cosa sta cercando di dirmi? Ha delle prove?» chiese Jo
«Ora non più dato che sono bruciate!» disse la signora Sandovall alzandosi «Era una lettera di Rebecca che comunicava a Max la sua intenzione di suicidarsi con la pistola della cassaforte! Lui andò alla casetta sul fiume per dissuaderla ma nella colluttazione partì un colpo, Max andò poi in cerca di aiuto ma quando tornò Rebecca non c’era più e nemmeno la barca!»
Mac arrivò vicino a Jo e si presentò alla signora Sandovall «Detective Taylor, mi hanno appena avvisato dell’incendio, mi dispiace che abbia perso la casa!»
«Fosse solo quello il problema Detective! Ho perso la prova che poteva scagionare mio marito là dentro e per me è mille volte più importante di quella casa!»
Mac si chinò verso di lei «Se dice la verità e riusciremo a trovare qualche prova pertinente, suo marito sarà scagionato. Lei però mi deve raccontare tutto quello che è successo a cominciare da quando suo marito è stato arrestato fino ad ora!»
La signora Sandovall annuì «Pensavo che il mondo mi stesse cadendo addosso, la governante poi ha deciso di licenziarsi questa sera dopo cena e io non l’ho fermata. Ha detto che avrebbe traslocato subito e così io sono andata a dormire, poi è scattato l’allarme antincendio e ora… beh, conosce il resto della storia!»
Mac fu raggiunto dal capitano dei vigili del fuoco che gli comunicò una tragica notizia «L’incendio è doloso! Un candelabro antico è stato usato per incendiare le tende e i tappeti della sala. Abbiamo anche una vittima: la signora Stewart, reggeva lei il candelabro!»
«Grazie!» rispose cordialmente Mac e si voltò verso Jo «La governante ha distrutto la casa e ci ha rimesso la vita!» concluse Mac «Ma da quello che ci risulta era molto legata a Rebecca… non è stata lei ad ucciderla!»
La signora Sandovall si alzò in piedi «Sono disposta a venire alla centrale per farmi interrogare Detective!»
Danny comparve da dietro avvolto dal fumo rimasto dopo l’intervento dei pompieri «Io invece vorrei fare qualche domanda in più a Ludwig Ward!»
«Era il cugino preferito di Rebecca! È tutto ciò che so!» commentò la signora Sandovall
«In che rapporti era con lui?» domandò Danny affiancando Mac
«Lo avevo visto una volta per caso… era venuto a fare visita alla governante per parlare di Rebecca e di una lettera che diceva avrebbe distrutto Maximilian per sempre accusandolo dell’omicidio della moglie!»
Mac guardava gli occhi innocenti della donna e si convinse che diceva il vero «Danny, vai dal giudice e chiedi un mandato di perquisizione per la casa di Ludwig Ward e poi portalo al dipartimento. Credo che io e Jo non dormiremo questa notte!»
 
Al dipartimento di polizia Ludwig Ward teneva a stento gli occhi aperti «Oh coraggio Detective! Vi ho detto tutto quello che c’era da dirvi! Voglio solo dormire un po’!» brontolava il sospettato
«Non credo sia abbastanza! Non ci ha ancora detto in che rapporti era con la signora Stewart!» sentenziò Jo
«Eravamo amanti, ok? Rebecca ne era a conoscenza e le stava bene così, finché non è capitato che diventassi anche il suo amante e la lettera che vi è stata menzionata dalla nuova signora Sandovall è una lettera nella quale mi diceva di essere incinta!»
Mac e Jo si guardarono negli occhi con intesa per un tempo brevissimo «I nostri agenti hanno ritrovato la lettera e ora stanno confrontando la calligrafia con quella di Rebecca, presto sapremo che cosa c’è di vero in tutta questa storia!» disse Mac avvicinandosi con passo minaccioso al sospettato «Le assicuro, che se quello che ci ha raccontato è una colossale balla, le farò passare la notte peggiore della sua vita!»
Jo aprì la porta facendo entrare i poliziotti di turno per portare Ludwig Ward in una cella.
Quando il sospettato venne portato fuori, i due detective rimasero soli con parecchie domande e pochissime risposte «Danny ha fatto svegliare Sandovall, adesso bisogna aspettare quello che ci viene detto da lui!» disse Jo per rompere il silenzio
«Io voglio le prove Jo! Capisci che se non troviamo nulla per incriminare il cugino lo dobbiamo lasciare andare? Non mi sembra che il signor Sandovall sia così abile da poter uccidere qualcuno, eppure tutti gli indizi portano a lui!» la domanda retorica di Mac e la sua conseguente affermazione fecero ricordare a Jo un particolare
«L’angolo sbeccato del mobile nella capanna! Se il corpo contundente dove la vittima ha picchiato la testa è quello, vuol dire che qualcuno deve averla spinta con forza, ma deve essere qualcuno che sia abbastanza forte da far saltare un intero angolo di un mobile!»
«Questo scagiona Sandovall e ci riporta al cugino, ma purtroppo non basta dato che non c’è DNA!»
La porta si aprì e Hawkes fece il suo ingresso con una notizia sconvolgente e i due detective tacquero all’istante «Flack mi ha detto che eravate rimasti qui! Avete presente la ragazza scomparsa riconosciuta come la moglie di Sandovall a causa dell’anello?»
«Certo, Lara Jones» disse Jo
«Era la fidanzata del nostro Ludwig Ward e si dovevano sposare! Guardate un po’ questo articolo!» disse il medico legale passando un tablet a Mac e Jo ancora seduti attorno al tavolo «“Misteriosa futura sposa di un milionario scompare” un titolo che si è meritato la prima pagina davvero!» sorrise furbo Mac.
Danny arrivò con il resoconto del suo interrogatorio senza bussare «Non sapevo che ora le riunioni si facessero qui! Comunque, Sandovall ha raccontato una cosa che la sua mogliettina questa notte aveva omesso: lui ha saputo da Rebecca che lei aspettava un figlio dal cugino, una trovata geniale per fargli premere un grilletto! A quanto dice lui, è stato incastrato in un gioco squallido dalla moglie e dal cugino di lei. Ha confessato che il suo matrimonio è avvenuto solo per salvare il buon nome dei Ward, pieni di debiti fino al collo!»
«Se non hai altro Danny, non è abbastanza!» lo criticò Mac
«La confessione che odiava la moglie, ma non abbastanza da vederla morta, non basta?!» Danny era a di poco scioccato «Mac domani nel pomeriggio lui esce da qui perché il suo avvocato proverà che il colpo di pistola è un incidente e che lui non può aver ucciso la moglie per mancanza di prove!» disse gettando il fascicolo dell’interrogatorio sul tavolo «Tu ti sei concentrato per qualche giorno sulle faccende di Angela senza trovare nulla di pertinente per incastrare gli altri colpevoli. Ne hai fatto un affare personale, dato che eri presente!» mosse qualche passo verso di lui «Questo caso su cui noi invece stiamo indagando, è il caso che può farci giocare la reputazione e al momento tu sei quello che ha fatto meno di tutti per assicurare l’assassino alla giustizia!» sentenziò infuriato
«Però ora sei tu a farne un affare personale Danny!» disse Mac alzandosi in piedi «Ricorda che il Detective a capo del laboratorio della Scientifica sono io! Se io ho ritenuto che potevate cavarvela mentre io risolvevo un altro caso, è perché mi fido di voi e so che ne siete in grado!»
Gli altri guardavano la scena senza dire nulla e Danny continuò la sua arringa «Hai chiamato Jo, le hai detto che era lei ad occuparsi del caso e ci hai lasciati in balia di prove nascoste impossibili da rintracciare!» la rabbia aveva raggiunto il suo apice «Io e Lindsay abbiamo passato una giornata intera su dei vestiti ridotti a brandelli e cosa abbiamo trovato? Una fibra che ci ha ricondotti a una scena del crimine che però non presenta altre tracce se non il proiettile del revolver che ha usato solo il signor Sandovall e non è stato quello ad uccidere la vittima!» 
«Mac, perché non provi ad analizzare tu i vestiti?» intervenne Sheldon per mitigare la situazione «Magari a Danny e Lindsay è sfuggito qualcosa…»
«Non osare dire che io e Lindsay non sappiamo fare bene il nostro lavoro Hawkes!» ringhiò Danny.
Jo gli posò una mano sulla spalla e lo condusse alla porta
«Lascia Jo! Ci parlo io con Danny!» concluse Sheldon sostituendosi a lei e uscendo con Danny
Jo si avvicinò a Mac «Questo caso sta creando parecchia tensione e non solo a livello mediatico! L’ansia è così palpabile che io non credo reggerò ancora a lungo! Quindi, fai qualcosa!» si voltò e lasciò Mac in piedi senza dargli la possibilità di ribattere.
Tante volte si erano ritrovati in situazioni critiche, forse un migliaio volte se non di più, eppure erano sempre rimasti una squadra solida e unita. Quella volta qualcosa si era spezzato e Mac percepiva, per la prima volta da quando faceva quel lavoro, una sensazione di rifiuto nei suoi confronti. https://www.youtube.com/watch?v=CgLDj-6hT_g

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Capitolo 5
*** EPISODIO V: LA PRIMA MOGLIE ***


Venerdì 25 Ottobre 2013

EPISODIO V: LA PRIMA MOGLIE

 
Lindsay osservava Mac nel laboratorio alle prese con i vestiti della vittima «Buongiorno capo!»
Mac sollevò lo sguardo dalla stoffa e vide il sorriso sincero sul viso di lei «Sei la prima che mi saluta oggi! Sei la prima che lo fa dopo una settimana!» disse posando le prove sul banco del laboratorio «Devo dedurre che tu non sappia…»
«Del colossale rimprovero che ti ha fatto Danny davanti a tutti?» lo anticipò lei «Non preoccuparti!» proseguì «Danny quando si arrabbia è intrattabile. Io cerco di affrontare la cosa in maniera diversa: ammetto la possibilità di cadere in errore!»
«Si tratta di prove complicate da analizzare persino per me…» disse riprendendo in mano il vestito «Come avete catalogato questa macchia?» disse indicando un alone color verde chiaro
«Come DNA vegetale!»
«Ovviamente non avete trovato riscontri…» sbuffò Mac sbattendo energicamente gli occhi per restare lucido
«No, in nessun parco si trova quella pianta anche perché è difficile che venga piantata dato che si tratta della Ailanthus altissima!»
Mac trasalì «Detto comunemente anche come “L’albero del Paradiso”!» picchiettò l’indice e sorrise «L’ho vista quella pianta dai Sandovall! Vicino alla spiaggia proprio dietro alla capanna!»
«Dietro alla capanna c’è un pontile! Credevo che Danny avesse esaminato l’albero!» Lindsay era stupita
«Allora penso proprio che tornerò laggiù per dare un’occhiata di persona. Mi chiami Angela?»
«Sta lavorando al caso di Beirut! Posso venire io?» disse sicura di sé Lindsay
«Te la senti davvero?» chiese Mac  avvicinandosi a lei
«Ma certo!» prese i vestiti sul tavolo e li imbustò di nuovo «Comincia a prendere l’occorrente per le analisi! Finisco io di sistemare!»
«Grazie per essermi ancora amica e collega nonostante tutto!» le sorrise Mac
«Sei andato nel tuo ufficio questa mattina?» lo fermò Lindsay prima che uscisse
«No perché?»
«Ti ho messo una lettera sulla scrivania per quanto riguarda la…» prese un respiro «…la valutazione del laboratorio! Siamo sottoposti al giudizio della commissione un’altra volta!»
«Non dirmelo! È per i casi che abbiamo in corso!» Lindsay si limitò ad annuire «Daremo alla commissione la loro risoluzione allora! Quando arriva l’esaminatore?» chiese a Lindsay mentre chiudeva la porta del laboratorio
«Stavate parlando di me?» disse una donna dai capelli corti rossi che incrociò uno sguardo di sfida con quello poco sorpreso di Mac
«Quinn Shelby! Chissà perché mandano sempre te!» rispose Mac con un sorriso forzato
«Dai che in fondo sei contento di vedermi!» ammiccò quella
«Mac dobbiamo andare e lei detective Shelby, se vuole seguirci è ben accetta!» disse Lindsay notando che con Mac quella donna si comportava in maniera strana
«Voglio prima vedere l’ufficio di Mac. Ditemi dove state andando, così posso raggiungervi!» disse con un volto perfido
«A ciò che resta della casa di Sandovall!» disse sbrigativo Mac andandosene con Lindsay «Normalmente non me ne andrei, ma dobbiamo fare in fretta perché forse la risoluzione del caso è vicina!» sussurrò a Lindsay.
 
Lindsay si avvicinò alla capanna con Mac e videro il guardiano dei Sandovall sul pontile fissare il mare
«Lei era lì, lei non tornerà più!» mormorò quello vedendoli arrivare «Mi ha portato con sé dalla sua vecchia casa, tutti gli altri camerieri e maggiordomi finirono da Ludwig Ward. Solo io e la signora Stewart la abbiamo seguita!»  continuava a mormorare da solo «Ora non ho più neanche la casa del signor Sandovall da servire!»
«Ci scusi, so che i nostri colleghi l’hanno già interrogata, ma abbiamo bisogno che lei ci risponda con sincerità» disse Lindsay notando lo stato confusionario dell’uomo «Ha sempre tenuto in ordine la capanna, durante tutti questi anni?»
«Sì, è stato il mio lavoro! Siete anche voi della polizia?» chiese un po’ colpito
«Sì!» confermò Mac fissando l’albero dietro la casetta «Di quello che cosa mi dice? Se ne occupava?»
«“L’albero del Paradiso”? Abbiamo provato più volte a convincere la signora Rebecca a sradicarlo e che le avrebbe distrutto la casetta, ma lei non volle. Dopo la sua morte, il marito lo lasciò di proposito proprio perché la demolisse poco a poco con tutte le cose di lei!»
Mac si avvicinò all’albero e scorse un ramo spezzato e una giacca insanguinata all’interno di una cavità «Lindsay, sembra proprio che qui abbiamo qualcosa!» disse sollevando la giacca e il ramo.
Lindsay andò verso di lui con prudenza e osservò con un sorriso la giacca scorgendo due iniziali in corsivo sui bottoni “L.W” «Sappiamo già di chi è la giacca e scommetto che se analizziamo le striature del ramo noteremo che sono compatibili con quelle dello scafo della barca!»
«Cosa stiamo aspettando?» sorrise Mac
«La mia valutazione!» tuonò Quinn arrivando sul posto «Sembra proprio che per risolvere questo caso ci abbiate messo un bel po’!» sorrise maligna «Da te Mac, una cosa del genere, non me la sarei mai aspettata!»
«Abbiamo due casi importanti da gestire! Se uno va avanti l’altro resta quasi fermo!» la liquidò Mac avviandosi verso la macchina portando con sé le prove imbustate.
Lindsay ringraziò per la disponibilità il guardiano e seguì il suo capo.
Quinn prese la sua macchina per stargli dietro «Non ci mollerà troppo facilmente oggi!» disse Mac mettendo in moto «Gli altri cosa stanno facendo?»
«Stanno risolvendo un omicidio di questa mattina! Danny è uscito con Flack per prendere il colpevole!» disse Lindsay guardando nello specchietto laterale la volante di Quinn seguirli «Se fossi io alla guida, sarei tentata a inchiodare senza preavvisi!» Mac rise di gusto «Non dirmi che sei già stato sul punto di farlo!» ribatté lei ridendo
«Per un momento l’ho pensato! Poi mi sono ricordato che in macchina avevo te!»
 
Christine era seduta su una panchina di Central Park con Erika. Bevevano entrambe un latte macchiato e avevano con loro due cornetti caldi
«Mi fa piacere poter fare colazione con te! Sei l’unica amica che mi è rimasta da quando si è saputo dello scandalo di mio marito!» disse Erika prendendo la mano di Christine
«Ci tengo alla nostra amicizia e vorrei tanto fare di più!» rispose l’altra
«Stai già davvero facendo molto per me! Aiutandomi ad accompagnare i bambini a scuola questa mattina e passando del tempo insieme! Ho capito che mi posso fidare e non solo di te ma anche di tuo marito che mi ha salutata con un sorriso senza giudicarmi quando sono andata in prigione a trovare James!»
Christine sorrise «Mac mi ha dato la sua parola che, nonostante tuo marito sia condannato, cercherà di far avere a livello pubblico il minor impatto possibile su di te e sui tuoi figli!»
«La Stampa di oggi è anche troppo crudele!» sospirò con le lacrime agli occhi «James  non potrà più servire i Marines» aggiunse dopo una breve pausa «Ieri è arrivato il congedo con disonore e quando sarà uscito di prigione ho paura di quello che potrebbe fare!»
«Ci sono io con te!» disse Christine abbracciandola «Non sei sola! La porta della mia casa è sempre pronta ad accoglierti!»
 
Mac e Lindsay avevano finito con le analisi «Dunque, il corpo che si pensava fosse di Rebecca a causa dell’anello in realtà è di Lara Jones, fidanzata del cugino di Rebecca. Sembrava davvero un caso di suicidio ma in realtà è stata uccisa anche lei!» esordì Mac aprendo una cartella sul touch-screen «Possiamo provarlo dalla presenza del suo DNA sulla giacca di Ward e dal sangue ritrovato sul ramo della pianta che è compatibile anche con i segni sul ponte della barca e sullo scafo!» concluse chiudendo le prove «Tu cosa hai trovato?»
«Ho calcolato da Staten Island le possibili correnti di un anno e mezzo fa!» disse aprendo una mappa di New York «La casa dei Sandovall si affaccia proprio sul mare e la barca, anche se danneggiata, non è affondata subito e inoltre doveva essere certamente buio perché nessuno si accorse di nulla!» concluse Lindsay «Caso risolto! Un doppio omicidio per motivi passionali…»
«Un solo assassino!» concluse Mac «Andiamo a fargli visita!»
Quinn li seguì come un ombra verso il dipartimento di polizia, quel percorso breve fu insopportabile per i due Detective, svoltare l’angolo senza allarmare il resto del dipartimento fu impossibile. I poliziotti in divisa si voltarono in direzione della collega mandata dalla commissione e alcuni agenti della Scientifica in borghese sussultarono terrorizzati.
Flack accolse Mac con un sorriso insieme a Jaime «Hai deciso di concentrarti anche tu su questo caso allora!» Mac lo congelò con uno sguardo torvo e da dietro comparve Quinn che con un sorriso furbo cominciò a trafiggere con la penna un foglio di carta «Jaime, porteresti tu Ward nella stanza degli interrogatori?» disse Flack fingendo la calma più assoluta
«Nessun problema!» rispose quella
«Vengo anche io!» tuonò Quinn «La valutazione del nuovo personale è mia competenza!» e si avviò con lei verso le celle
«Ancora quella?! Dimmi che è uno scherzo!» implorò Flack
«Ti sembra uno scherzo? Come minimo ora avrà messo anche un paio di note negative, Don!» tuonò Mac
«Non la sopporto! Vorrei che sparisse!» ringhiò Lindsay a denti stretti «Una valutazione di quella donna mette l’ansia di un parto!»
«Detto da te mi fido Lindsay!» sorrise Flack «Senza contare che guarda Mac in modo strano… sembra quasi che tu le piaccia!»
«Che dici Flack?!» si difese immediatamente Mac «Sono sposato e il lavoro lo tengo separato dalla mia vita privata!»
Flack vide Jaime tornare con Quinn e il sospettato «Buon lavoro Mac!»
 
Mac aspettò che Jaime lasciasse il sospettato seduto sulla sedia prima di entrare. Lindsay lo seguì subito dopo ed entrambi si sedettero al tavolo.
«Scoprire la verità non è stato facile, ma sappiamo che è stato lei ad uccidere Rebecca  Ward, sua cugina, e Lara Jones, all’epoca sua fidanzata.» Mac sventolò il fascicolo che aveva in mano con serietà e professionalità «Le prove non mentono!»
Ludwig Ward sospirò e si passò una mano nei capelli sorridendo «Ero stato rilasciato le settimana scorsa! Ora sono di nuovo accusato! Non ho fatto proprio nulla! Ho trovato il cadavere di mia cugina nella capanna! Ci dovevamo incontrare perché dovevamo parlare del bambino che aspettava  e dovevo riconsegnarle la fede che ha lasciato nel mio appartamento. Quando sono arrivato lei era morta e sono uscito in cerca di aiuto!» sorrise e continuò «Per l’agitazione lasciai la giacca imbrattata di sangue vicino all’albero. Quando tornai a casa misi l’anello di Rebecca sul comodino, Lara lo vide, si infuriò, lo prese e uscì! Non so chi ha ucciso Rebecca e non avevo idea che Lara si sarebbe suicidata!»
Lindsay scosse la testa «C’era del sangue sulla sua giacca, ma non era solo di Rebecca: quello di Lara era presente in minore quantità. Il ramo dell’albero poi aveva tracce si sangue essiccato, appartenente a Rebecca, ed è compatibile con i segni ritrovati sulla barca!» concluse
«Come vede, la sua storia non regge poi così bene!» disse Mac alzandosi in piedi «Ci risparmi del tempo prezioso, se confessa, forse, il procuratore sarà più comprensivo!»
Ludwig Ward guardò Mac avvicinarglisi e incrociando gli occhi con i suoi esclamò «Va bene! Avete vinto voi!» accavallò le gambe e cominciò a raccontare «Dieci anni fa Maximilian Sandovall si presentò a casa nostra dopo la morte di mio zio. Ci offrì un accordo: lui ci avrebbe pagato i debiti di gioco fatti dal padre di Rebecca in cambio della sua mano! Sperava davvero che lei si innamorasse di lui!» rise «Lei lo ha sempre detestato, lei amava me!» guardò verso Mac che si stava risedendo accanto a Lindsay «Io ero già l’amante della governante, lei non lo sapeva e quando lo ha saputo, dopo il matrimonio, ne è diventata gelosa. La storia tra noi prosegue per anni senza che Maximilian se ne fosse mai accorto. Una sera mi confida di essere incinta, che io avrei potuto vedere il bambino crescere nel lusso lontano da New York con i soldi di Maximilian! Mi disse di liberarmi di Lara e mi diede la sua fede nuziale per far credere a tutti che si fosse suicidata. Gettai Lara da una scogliera di Staten Island e quella notte mi recai da Rebecca alla capanna. La trovai a terra sanguinante e  lei mi disse di non essere mai stata incinta, che il suo piano era di arricchirsi alle spalle di Maximilian e che non avrebbe avuto successo a causa della mia stupidità e mi invitò a riflettere sul fatto che in quel pomeriggio io avessi ucciso la mia fidanzata solo perché me lo aveva detto lei!» respirò a fondo «Ero arrabbiato e anche se ferita si alzò in piedi e mi colpì con un pugno. Io risposi spingendola a terra e batté la testa contro lo spigolo di un mobile! Respirava ancora quando l’ho trascinata fuori e l’ho colpita con il ramo! Non sapevo più cosa fare… allora la presi, la caricai sulla sua barca, che manomisi sempre con il ramo dell’albero, e la spinsi in mare sperando che non venisse mai ritrovata!»
«Ha ucciso due donne perché si è fatto influenzare da sua cugina e dai soldi di suo marito!» disse con serietà e rabbia Mac
«Ringrazi il fatto che lo stato di New York non considera incestuoso un rapporto tra cugini di primo grado!» concluse Lindsay alzandosi con Mac e avviandosi alla porta .
Quinn sorrise «Complimenti per aver risolto il caso!» guardò Mac arricciare il naso, sapeva già che gli sarebbe stata addosso finché non avrebbe risolto anche il caso di Beirut «Sì Mac! Ti seguirò ovunque e annoterò ogni tua minima mossa!»
 
Jo finì il suo caffè seduta alla scrivania davanti al fascicolo del caso di Beirut poi lanciò il bicchiere vuoto nel cestino difronte alla parete opposta a lei «Canestro!» esclamò una voce femminile fuori dalla porta
«Ciao Christine! Cosa fai qui?» disse Jo alzandosi e abbracciando la moglie di Mac
«Sono venuta perché sono due giorni che non vedo Mac e quasi non ci sentiamo… volevo capire se era successo qualcosa o se era solo sommerso dal lavoro!»
Jo invitò Christine ad accomodarsi su una sedia e poi cominciò a parlare «C’è stata una “divergenza” tra Mac  e un po’ tutti i membri della squadra a causa del caso di Rebecca Sandovall e spero che la situazione possa in qualche modo calmarsi un po’, ecco!»
«Mi accompagni da lui?» chiese gentilmente
«Non sei andata direttamente da lui perché il suo comportamento ti è sembrato strano?» chiese Jo alzandosi 
«Non si è mai comportato così! Non sapevo da chi altro andare! Tu lo conosci meglio di tutti e passi più tempo con lui di chiunque!» disse Christine uscendo dall’ufficio con lei
«Stai tranquilla!» la rassicurò Jo camminando al suo fianco nel corridoio «Mac si sarà sentito responsabile del suo comportamento e avrà fatto del suo meglio per andare avanti con il caso!»
Si arrestarono entrambe all’inizio del corridoio che portava all’ufficio di Mac, avevano solo voltato l’angolo, dalle pareti a vetri lo si vedeva discutere con Quinn. Lei ammiccava e sorrideva, lui restava scostato e rigido «Chi è quella?» chiese Christine
«Non ne ho idea!» rispose Jo «Ma di sicuro conosce Mac!»
«Perché Mac si sta alzando in piedi?» disse timorosa Christine nel vedere il marito avvicinarsi alla donna. Vide negli occhi di lui uno sguardo serio e quando lei si alzò Mac le indicò la porta. Lei fece per andarsene, ma si voltò di scatto spingendo Mac contro il muro e baciandolo con prepotenza, lui la respinse e le indicò con rabbia la porta dicendole qualcosa. Christine era con le lacrime agli occhi e si appoggiò all'incredula Jo per non cadere mentre quella donna usciva e si apprestava a percorrere il corridoio in direzione dell’uscita. Mac si mise le mani tra i capelli e si sedette alla scrivania, fissava il vuoto con uno sguardo smarrito.
Christine lo guardava con Jo «Voglio sapere chi è quella donna Jo! Adesso!» disse cercando di riprendersi «Voglio sapere perché ha baciato Mac!»
«A giudicare da come ha reagito lui, direi che il sentimento non è reciproco! Sono sicura che Mac non ti tradirebbe mai!» disse tenendole saldamente una mano «Andiamo a chiedergli spiegazioni!»
Jo bussò alla porta di Mac e al suo fianco c’era Christine, ancora con gli occhi lucidi, il Detective si precipitò immediatamente ad aprire «Jo, cos’ha Christine?!» chiese impaurito.
Prese la mano della moglie e posò la mano libera sulla spalla di Jo facendo entrare anche lei
«Amore cos’hai?» chiese direttamente a Christine, lei singhiozzò forte in risposta, le parole le morivano in gola, «Jo, chiudi la porta e le tende!»
Le tende, che venivano di rado usate in quell’ufficio, oscurarono la vista di eventuali curiosi all’esterno mentre Mac faceva sedere sua moglie sulla sedia e, inginocchiatosi davanti a lei, le asciugava le lacrime che le impedivano di esprimersi. Mac cercava di mantenere un viso calmo, ma i suoi grandi occhi blu mostravano una preoccupazione che non era possibile mascherare «Ti prego dimmi qualcosa, ti supplico!»
«Abbiamo visto te e quella donna mentre…» nemmeno Jo riusciva a finire la frase «Chi è quella, Mac?»
Mac rimase inginocchio davanti a Christine, accarezzando dolcemente i suoi capelli biondi si volse verso Jo «Non c’è nulla tra me e lei, su questo voglio essere chiaro!»
«Avrà un nome questa “lei”!» incalzò Jo
«Quinn Shelby! È qui come membro della commissione per valutare il laboratorio per l’ennesima volta, la prima volta che ci siamo visti è stato nel 2000 e c’è stato un bacio!» Jo lo guardò torva «Ma è finita lì perché io ero sposato e amavo mia moglie!»
«A quanto pare lei però non lo ha capito!» rispose Jo
«L’ho messo in chiaro la seconda volta che è stata qui! Aveva riscontrato dei problemi con Danny e Lindsay e mi sono fatto in quattro per proteggere loro e il nostro lavoro! Mi ha comunicato che il caso di Russell è diventato di pertinenza della corte marziale» disse Mac guardando la moglie «Mi è venuta addosso, mi ha baciato e io l’ho respinta!»
Christine alzò gli occhi verso di lui «Ho avuto paura, Mac! Ho avuto paura che tu non mi volessi più!»
«Non devi neanche pensarle certe cose!» le disse asciugandole gli occhi «Per me ci sei solo tu! Tu e nessun altra!» Christine gli mise le braccia al collo e appoggiò la testa sul suo petto, piangendo. Erano seduti sul pavimento scuro e Mac sorrise abbracciandola «Dimmi che a farti piangere ora sono gli ormoni della gravidanza!» scherzò lui alzandola in piedi
«Visto che avevo ragione Christine?» disse Jo accarezzandole una spalla «E tu, presentami alla rossa! Ci terrei a mettere in chiaro un paio di cose!» disse a Mac che sorrise, ma cambiò improvvisamente espressione appena vide Quinn che apriva la porta senza bussare «Ho interrotto qualcosa?»
«La famosa Quinn Shelby immagino!» disse Jo acida
«La famosa Jo Danville, il rimpiazzo di Stella Bonasera!» Jo lottò con tutte le sue forze per non ribattere «E lei chi è?!» continuò con fare impertinente
«Lei è Christine, mia moglie!» disse Mac stringendola stretta a sé
«Ecco perché è ricomparsa la fede!» ghignò Quinn «Mi chiedo se avrai mai un momento di debolezza con un’altra donna mentre sarai sposato con lei!»
«Quinn! Stai oltrepassando il limite!» l’avvertì Mac
«L’ho visto bene il tuo limite!» rise «Ciò che è accaduto una volta può anche ricapitare!»
«Quinn, se non vuoi trovarti nei guai, smettila! Finisci di fare il tuo lavoro e torna a Jersey City!»
«Mac, ho io il coltello dalla parte del manico!» disse sventolando la relazione «C’è dissenso nei tuoi confronti! Sai com’è, non vorrei che tu venissi…» disse guardando con un ghigno perfido verso l’alto «Come dirlo in maniera carina? “Sollevato dall’incarico”!»
«Cosa vuoi?»
«Un favore!» esclamò vedendo in lui una resa «A Jersey City, stanno per nominare un nuovo supervisore al laboratorio della scientifica! Tu occupi il posto che doveva essere mio quindi…»
«Vuoi che metta una buona parola per te!»
«Indovinato! Fai presto o io occuperò quel posto!» disse indicando la sedia e la scrivania «Adoro il panorama che si vede da questa finestra! Quasi quanto quello di Jersey City!» disse uscendo
«Credo che ti convenga telefonare Mac! Quell’arpia qui dentro non la voglio!» disse Jo irata.
Mac prese il telefono staccandosi da Christine e compose un numero «Buongiorno, sono il detective Mac Taylor!»
 
Danny si massaggiava le tempie in laboratorio, quella mattina aveva cominciato a indagare su un nuovo caso, gli si avvicinò Lindsay radiosa «Ciao Danny!»
«Ciao! Sei di buon umore oggi!» sorrise lui baciandola
«Se si risolvono i casi, per forza!»
«E che caso avresti risolto?» chiese abbracciandola
«Io e Mac abbiamo risolto il caso di Rebecca!» Danny si rabbuiò un attimo e Lindsay ne fu allarmata «Qualcosa non va?»
«Non fa nulla per tutte le indagini e risolve il caso! Ecco cosa mi fa arrabbiare di più!»
«Ha ricontrollato tutte le prove, le ha rianalizzate daccapo in tempi record e ha visto una cosa che noi avevamo catalogato come poco importante!» sorrise Lindsay «Non perdetela! Tutti possono sbagliare! Mac ha capito di aver sbagliato a lasciarci da soli su un caso come questo e ha voluto riparare all’errore!»
Danny sorrise «Forse io sono stato troppo duro e impulsivo con lui, ero davvero arrabbiato ed erano giorni che non dormivo o dormivo giusto un paio d’ore…»
«Lo ha capito! Stai tranquillo!» gli disse Lindsay «Io l’ho aiutato… ora però penso che tu ti debba scusare con lui!»
In quel momento Sheldon arrivò vicino alla coppia «Mac ci vuole in ufficio ora! Ha una cosa importante da dirci!»
 
Nell’ufficio di Mac si era radunata tutta la squadra, compresi Flack e Jaime, in attesa di ascoltare ciò che aveva da dire «Vi ringrazio per essere venuti!» esordì con il suo solito sguardo professionale
«Christine è qui per qualche ragione?» chiese Danny preoccupato
«Non c’è nessuna ragione! Mi voleva solo vedere! Il discorso che sto per fare è per tutti voi presenti!» Danny annuì e rimase in silenzio «Volevo porgervi le mie scuse più sincere, per essere stato lontano dal caso e avervi lasciato in balia di situazioni difficili da affrontare. Vi ho causato un mucchio di guai e ho fatto arrivare la commissione in laboratorio un’altra volta!»
«Aspetta, aspetta, aspetta!» lo interruppe Danny «Siamo sotto esame e non ce lo dici?»
«È arrivata sta mattina a sorpresa Danny!» rispose Lindsay «Anche volendo, Mac non poteva avvertirci tutti subito!»
«Grazie Lindsay, continuo io!» disse Mac «Quello che per primo è finito sotto il giudizio della commissione sono io. Rischio di perdere il posto, lo ammetto! Voglio avvertirvi che se ciò dovesse accadere al mio posto verrebbe nominata Quinn Shelby!»
«No! Non la megera di Jersey City!» si lamentò Danny
«Mac, dicci che hai scoperto il senso dell’umorismo dentro di te e che ci stai prendendo in giro!» esclamò Flack
«Niente senso dell’umorismo, Don! Solo la nuda e cruda verità!»
«Eravamo presenti io e Christine quando lo ha minacciato!» disse Jo
«Beh, allora perché non farlo presente ai capi?» domandò Flack
«Ha lei il coltello dalla parte del manico! Non abbiamo prove!» fece notare Mac
«Perché la testimonianza di tua moglie e della Detective vice supervisore del laboratorio non vale?» obiettò Flack
«Lo hai detto tu stesso, Don! Mia moglie e il vice responsabile del laboratorio: due persone che hanno entrambe interesse a proteggermi!»
Jaime sospirò «Ok, come ti aiutiamo per tirarti fuori da questa spiacevole situazione?»
«Facendo al massimo il vostro lavoro e se qualcuno dei capi ve lo chiede, dite che Quinn Shelby si merita di dirigere il laboratorio di Jersey City!»
I componenti del team annuirono e uscirono dalla stanza, rimase solo Danny «Mac, io volevo chiederti scusa per come ti ho risposto. Ero fuori di me e non capivo più nulla!»
«Lo avevo capito!» disse Mac intravedendo un sorriso sul volto di Christine che osservava la scena seduta sulla sedia dietro Danny «Cerca però di non scoraggiarti più così tanto! Sei un valido Detective!» disse dandogli una pacca sulla spalla
«Ora però, è meglio che vada! Ho uno stupro, devo arrestare il colpevole e le prove mi hanno già detto chi è!» sorrise uscendo «Buon pranzo ragazzi!»
Mac volse le sue attenzioni a Christine «Dove vogliamo andare?»
«Lontano da quella!» disse abbracciandolo «Non voglio più vederla vicino a te!»
«Mi hai anche ascoltato fare la telefonata! Non la rivedremo mai più, se tutto va come previsto!» si baciarono «Adesso pranzo!»
 
«Mac! Mac, aspetta!» urlò Angela bloccando l’ascensore «Russell è finito nelle mani del tribunale militare, tu questo già lo sai, quello che non sai è questo!» disse passandogli una lettera «Ti hanno messo tra gli indiziati!»
«C’è scritto che mi devo presentare a Washington e che sono sospeso dal lavoro per tutta la durata dell’inchiesta!» Christine prese la lettera incredula e osservò gli occhi di Mac  incupirsi «Devo dirlo a Jo!»
«Detective Taylor!» tuonò una voce proveniente dalle scale «Consegnami immediatamente pistola e distintivo!»
«Sinclair! Si è scomodato di persona!» disse prendendo con la mano sinistra il distintivo alla vita e con la destra la pistola
«Normale procedura!» disse prendendo gli oggetti «Non potrai più entrare qui dentro o seguire qualsiasi caso, fino a nuovo ordine da parte del tribunale militare!»
«So che lui non c’entra niente, signore! Mi deve credere!» intervenne Angela «Ha un segno sul suo corpo che dimostra la sua innocenza! Il detective Taylor non è coinvolto in questa faccenda!»
«Non spetta a me crederlo, ma al tribunale!» commentò Sinclair prima di andarsene.
«Mac, avviso io Jo!» disse Angela «Tu vai! Ti sono vicina!»
«La verità verrà a galla! Non temere!» disse Mac premendo il numero del pian terreno «Ora usciamo a pranzo!» disse rivolto a Christine
«Con tutto quello che ti è successo oggi?» chiese sbalordita
«Non ho nulla da temere perché so di essere innocente!» sorrise Mac «Guardiamo il lato positivo: con la sospensione posso passare più tempo insieme a te!»
 
Angela si morse le labbra all’udire le urla di Jo «Sospeso?! Per un crimine che non ha commesso!»
«Non so come sia potuto accadere! Mia madre non è stata di certo!»
«No! Stai tranquilla!» disse prendendola per le spalle «Ora bisogna dirlo agli altri! Cerca di mantenere la calma e soprattutto non devi farti sentire dalla rossa della commissione!» Angela annuì «Spero ti sia chiaro a sufficienza che Mac rischia di finire in mezzo alla strada!»
«Ho capito!» annuì di nuovo Angela.
Senza farsi vedere passò nel laboratorio della scientifica e comunicò a Danny la notizia all’orecchio che le rispose «Vado da Sheldon che lo riferirà a Flack e poi lo dico anche a Lindsay!»
«Bene! Non farti sorprendere da quella della commissione!»   
 
Mac era in uno dei ristoranti italiani di Manhattan con Christine «Spaghetti al ragù! Devono essere buoni!» commentò osservando il menu
«Ti invidio sai?» disse seria Christine «Riesci a tenere la calma anche nei momenti difficili!» alle spalle di Mac c’era un televisore, casualmente sintonizzato su un notiziario, e Christine era la sola dei due che poteva vederlo «Mantieni la calma e voltati verso lo schermo!» suggerì preoccupata vedendo comparire il titolo della notizia.
Mac guardò lo schermo, senza farsi notare troppo, con la coda dell’occhio e qualcuno dei clienti aveva già chiesto di alzare il volume per poter sentire meglio la notizia «Continua ad alzarsi il polverone intorno a quello che da ventiquattro ore è stato chiamato pubblicamente “Lo scandalo Marine di Beirut”! Ora nel mirino della corte marziale dell’esercito americano rientrano tutti i componenti del battaglione dei Marines che prestarono servizio a Beirut nell’83! Tra i nomi degli indiziati, più o meno noti, dai miliardari ai semplici venditori ambulanti, spicca senza dubbio quello di Mac Taylor» sullo schermo comparve una foto del Detective che in quel momento fissava lo schermo con uno sguardo gelido «Detective della Scientifica di New York, ex Maggiore dei Marines, classe 1964 che, all’epoca dei fatti, era Tenente! Se volete saperne di più, sintonizzatevi questa sera per lo speciale delle 21.00!»
Mac sussurrò «Credo che sia meglio andare, Christine!»
 
Si dileguarono dal ristorante senza essere visti e arrivarono alla più vicina stazione dei taxi
«Gli occhiali da sole non ti proteggeranno a lungo lo sai?»
«Lo so! Infatti non credo uscirò più di casa per un po’!» disse  Mac agitando la mano e fermando un taxi, fece salire Christine per prima, poi chiuse lo sportello dietro di sé e la macchina si avviò. Sospirò, sentendosi al sicuro da sguardi indiscreti.
La coppia scese dal taxi, fu Christine a pagare mentre Mac si apprestava ad aprire la soglia del palazzo senza togliersi gli occhiali da sole.
La via si riempì improvvisamente delle sirene delle volanti della polizia «Christine, entra in casa!» ordinò Mac
«Cosa ti fa pensare che siano qui per te?» disse prendendogli le mani
«Fai come ti dico, entra in casa!» ordinò imperativo Mac
«Ma Mac!» cercò di obiettare
«Ti prego Christine! Non voglio che tu assista!»
Christine scosse il capo «No! Io resto con te!» Mac cercò di spingerla nell’atrio prendendola per un braccio «“Nella gioia e nel dolore finché entrambi avrete vita” non ti ricorda nulla?» Mac la lasciò andare e la abbracciò stretto a sé sussurrandole all’orecchio «Ti prometto che quando torno ci trasferiremo alla casa nuova, penseremo a un nome per il bambino e passeremo del tempo insieme!»
La prima volante arrivò inchiodando vicino al portone «Christine!» disse Mac prendendole il viso tra le mani «Sii forte! Ricordati che ti amo!» altre volanti irruppero nella via «Andrà tutto bene, vedrai!» arrivarono anche due auto dell’esercito e da una esse scese un generale dei Marines, l’ultima volante che arrivò fece scendere Flack.
Christine tremò nel vedere gli uomini avanzare verso Mac che restava immobile al suo fianco, senza dare alcun segno di nervosismo, stringendole la mano.
«Sono il Generale Marshall!» disse l’uomo bianco e giovane in uniforme, salendo le scale fino al portone. Dietro di lui c’era Flack che si sforzava di attenersi al regolamento e alla normale procedura
«È lei il Detective Mac Taylor?» continuò il Marine
Mac lasciò la mano di Christine e fece un passo avanti «Sì sono io!»
«Abbiamo l’ordine di prenderla in custodia per evitarle di lasciare gli Stati Uniti d’America. Comparirà poi davanti alla giuria militare per il caso di Beirut!» disse spingendolo contro il muro e immobilizzandogli le braccia dietro la schiena per ammanettarlo
«Ehy! Cosa fate? Quelle non sono necessarie!» urlò Flack in difesa dell’amico
«Detective Flack, ci siete stati mandati come supporto! Ora il soggetto in questione è sotto la responsabilità dell’esercito!» il Generale staccò il viso di Mac dal muro, dal naso scendevano lente alcune gocce di sangue «Andiamo Detective!» ringhiò il generale spingendolo da dietro
«Mac, mi dispiace! Sono stato costretto a farlo!» disse Flack incrociando gli occhi con i suoi
«Non preoccuparti!» disse Mac mentre veniva preso in consegna da due militari «Tu e gli altri ora dovete prendervi cura di Christine e di mia madre!» stava per salire sulla vettura militare, ma fece in tempo a voltarsi un’ultima volta «Andrà tutto bene!» disse rivolto alla moglie e all’amico.
«All’aeroporto!» disse il Generale Marshall al militare alla guida, poi si voltò verso Mac «Al Naval Consolidated Brig avvertirai che la prigione dove sbattevi i delinquenti di strada è il paradiso!» disse sbattendo la porta del fuoristrada il generale Marshall.
 
Le auto militari partirono e lasciarono Christine sull’ingresso di casa appoggiata al muro con lo sguardo assente.
«Rientrate in centrale!» disse Flack ai colleghi sulle volanti, salendo i gradini fino alla soglia del palazzo «Coraggio Christine! Dobbiamo entrare in casa!» disse cercando di alzarla in piedi «Parlo io con la madre di Mac! Tu hai bisogno di riposare!» la prese in braccio e la portò verso l’ascensore, al settimo piano percorse l’intero corridoio fino ad arrivare alla porta in legno scuro in fondo. Bussò un paio di volte e venne Millie ad aprire «Buongiorno signora Taylor!» la salutò Flack sforzandosi di sorridere
«Lei è il detective Flack! Buongiorno!» esclamò contenta la donna «Mi ricordo di quando ha aiutato Mac a varcare la soglia la sera prima del matrimonio!»
Christine comparve con uno sguardo assente dietro di lui e senza salutare la suocera, che conviveva con lei e Mac da sette mesi, si chiuse in camera a chiave «Che le succede? Sta male?» chiese preoccupata «È successo qualcosa al bambino? Dov’è Mac e cos’era quel baccano che si è sentito poco fa qua fuori?»
Flack varcò la soglia «Sediamoci, è una storia lunga!» e andarono in cucina
«Ho visto i notiziari e dicono che Mac è implicato nella faccenda di Beirut! Mi dica che mio figlio sta tornando a casa dopo aver fatto gli straordinari, Detective!» continuò Millie sedendosi su una sedia
«Vorrei poterlo fare!» esitò per un po’ incerto sulle parole da usare «Mac è stato arrestato e ora lo stanno portando in un carcere militare in California, poi verrà trasferito a Washington il giorno dell’udienza!»
Il telefono di Flack squillò e dovette rispondere «Ciao Jaime! Non è un bel momento!»
«Perché che succede?» chiese con voce squillante la ragazza dall’altro lato
«Hanno arrestato Mac!»
«Co-cosa? Come arrestato? Perché?» domando spiazzata dalla notizia
«Senti, avverti gli altri! Se ti chiedono dov’è dì loro che è in volo per il carcere militare in California!»
«Ti prego, dimmi che non lo portano a Miramar!» esclamò la ragazza
«Ti vorrei dire di no!» rispose Flack con una nota di malinconia nella voce e chiuse la telefonata.
 
Lindsay tremante riagganciò il telefono del suo appartamento mentre Danny giocava con Lucy sul pavimento del salotto «Aspettami qui un secondo tesoro! Guardo la mamma cos’ha e poi continuiamo a giocare!» disse Danny alzandosi «Che succede Lindsay? Stai male?»
«Hanno arrestato Mac!» disse sconvolta
«Chi te lo ha detto?» chiese Danny
«Jaime, ha detto che Flack è intervenuto come supporto ai Marines!»
Danny era scioccato e non riuscì a parlare fino a quando qualcuno bussò la porta «Vado a vedere chi è!» aprì e Flack entrò con uno sguardo abbattuto
«Jaime dovrebbe già a avervi chiamati, sono qui per raccontarvi cosa è successo di persona!»
Danny lo fece accomodare sul divano e Lucy venne mandata in camera «Quando mi è stato dato l’indirizzo non mi ricordavo fosse quello di Mac, l’ho capito mentre ci andavo. Quattro pattuglie nostre e due dei Marines, come se fosse un criminale qualunque!» Danny  e Lindsay ascoltavano colpiti «Lui era sulla porta con Christine, le teneva la mano per tranquillizzarla e poi il Generale lo ha arrestato sbattendolo contro il muro e ammanettandolo! Non riesco a levarmi dalla testa il suo sguardo volto verso di me che passava poi su Christine e quel “Andrà tutto bene!” rivolto ad entrambi. Ha detto che adesso tocca a noi occuparci di Christine e di sua madre» disse stringendo i pugni
«Non può essere così terribile il posto dove lo hanno mandato!» commentò Lindsay
«Lo stanno portando al Naval Consolidated Brig a Miramar, San Diego, in California! Il penitenziario di New York in confronto è una crociera alle Hawaii!»
«Un carcere militare suddiviso in tre livelli e guarda caso da qualche giorno anche il sergente James Russell è stato trasferito lì!» all’improvviso Danny ebbe un’intuizione «Due piccioni con una fava! Il colpevole certo e il potenziale colpevole che ha fatto più clamore di tutti gli altri sospettati! Non vogliono fare solo un maxi processo militare!»
Flack completò con una frase «Vogliono farsi giustizia da soli!»
«Perché dovrebbero farlo se ci sarà un maxi processo che deciderà delle loro sorti?» chiese Lindsay
«Perché l’onore del corpo dei Marines è stato macchiato!» spiegò Danny «Probabilmente mi sbaglio, ma Mac potrebbe essere trattato per quello che non è!»
«Ci conviene partire ora!» fece notare Flack «Ma chi lo spiega a Christine perché io e te partiamo tra qualche ora per il carcere militare?» chiese
«Risolvo io quella faccenda!» intervenne Lindsay «Quanto tempo è passato dal decollo di Mac?» chiese a Flack
«Circa cinque ore… perché?»
«Don dovete sbrigarvi! È quasi a destinazione!» disse prendendo uno zaino e infilando un paio di vestiti di ricambio per Danny e porgendogli i documenti, il distintivo e il portafogli. Danny si assicurò la pistola alla vita, baciò la moglie e uscì di corsa con Flack
«Dimenticavo!» disse tornando indietro «Sid, fai il bravo fino al mio ritorno!» si chinò e diede un bacio a Lucy  che era uscita dalla stanza «Bada alla mamma, tesoro!» e uscì di casa.
 
L’elicottero atterrò alla base militare e Mac venne trascinato, senza troppa gentilezza, fuori dal mezzo e fatto camminare fino alla costruzione
«Il sospettato è arrivato! Lo mettiamo con Russell!» sorrise il generale strattonando Mac che aveva ancora il sangue che gli colava dal naso
«Fatemi indovinare: ha fatto resistenza all’arresto!» disse la guardia carceraria facendo l’occhiolino
«Come hai fatto a indovinarlo?»  domandò il Generale Marshall
«Ti conosco bene!» rise di scherno la guardia.
Il secondo livello era proprio dentro alla base aeronautica dei Marines.
Mac barcollava lungo il corridoio e quando arrivò davanti alla cella dove avrebbe “alloggiato” gli vennero tolte le manette. Con un calcio allo stomaco venne chiuso nello spazio angusto con le pareti che odoravano di umido. Cercò di sollevarsi, ma fu tutto inutile e con un rantolo svenne sul pavimento.

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Capitolo 6
*** EPISODIO VI: I DON’T NEED TO FIGHT TO PROVE I’M RIGHT ***


Venerdì 1 Novembre 2013

EPISODIO VI: I DON’T NEED TO FIGHT TO PROVE I’M RIGHT

 
Jo, appresa la notizia dell’arresto di Mac, si ritrovò con l’intero laboratorio da gestire.
Tra prove da analizzare e nuovi casi da seguire, trovò il tempo di entrare nell’ufficio vuoto di Mac e di guardare la pila dei casi irrisolti fino ad allora: ne restava uno, uno solo. Se lo immaginava lì seduto a lavorare con lo sguardo indagatore fisso sulle prove.
Sbatté le palpebre e si rimise a fissare la stanza vuota. Aveva già vissuto una volta l’esperienza del laboratorio senza di Mac e altri ricordi si fecero strada nella sua mente «Non voglio che questa volta tu venga sostituito per davvero!» disse chiudendo gli occhi per un secondo.
Sheldon la vide guardare le vecchie foto di Mac alle pareti ed entrò nell’ufficio «Con tutte le volte che sono stato qui dentro, non mi sono mai fermato abbastanza per riuscire a vedere una foto!» distolse così Jo dai suoi pensieri «Quanto caspita era magro!» esclamò avvicinandosi all’unica parete che non fosse di vetro
«Vuoi dire che adesso non lo è più?» disse Jo ridendo
«No però… » Sheldon si fermò un secondo su una foto a colori visibilmente vecchia «Guardalo bene! È l’unico che si appoggia a un fucile e sembra che abbia un rigonfiamento sotto la camicia mimetica…» fece notare a Jo indicando «Come se facesse fatica a stare in piedi! Guardiamo di che anno è!» disse a Jo che la stava staccando dalla parete.
Jo, girandola, notò la scritta in basso “Beirut, 1983”. La rigirò e, presa una lente di ingrandimento, osservò più da vicino Mac «Quello che ha sotto la camicia sono bende!»
«Ci ha raccontato della bomba e del segno che gli è rimasto!» si ricordò Sheldon «Questa foto, se ho ragione, è stata scattata pochi giorni dopo la sconfitta dei Marines ai sopravvissuti. Mac poteva camminare ma non ancora combattere!»
«È la prova che lo può scagionare!» sorrise Jo, ma Sheldon sembrava aver visto qualcosa fuori dall’ufficio che lo preoccupava «Qualcosa non va?»
«Perché ci sono dei Marines nel nostro edificio?» domandò vedendo arrivare i militari vestiti con la divisa di servizio.
Uno entrò nell’ufficio e scrutò i due «Siete colleghi del Detective Taylor?»
«Sì! È successo qualcosa?» chiese Jo
«Sono il Generale McNamara, mi occupo della protezione di alcuni testimoni del maxiprocesso che si terrà tra una settimana.» disse tendendo la mano ai due che la strinsero «Sono venuto a prelevare il Detective Taylor per garantirgli protezione!»Jo e Sheldon sobbalzarono «Avete le facce molto confuse! Dov’è il vostro collega?»
«Lo avete arrestato come sospettato e portato a Naval Consolidated Brig!» disse Jo
«Accidenti!» ringhiò il generale «Andrò laggiù di persona e spero di arrivare in tempo!»
«Che vuol dire?» chiese Jo
«Vuol dire alcuni Marines non amano i tribunali militari, specialmente in questi casi, e preferiscono farsi giustizia da soli!»
«Generale!» urlò uno dei soldati avvicinandosi «A casa sua Taylor non c’è e la moglie dice che lo abbiamo già arrestato!»
«L’avete tranquillizzata?» chiese il generale McNamara in tono severo
«Sì signore!» rispose quello fermo sull’attenti
«Andate all’aeroporto! Si parte immediatamente!»
«Signore un’ultima cosa! Ci è stato comunicato che è stato il Generale Marshall a effettuare l’arresto!»
«Non perdiamo tempo!» urlò il Generale McNamara
«Aspetti!» urlò Sheldon inseguendo il generale «Due dei nostri si uniranno a voi, sono già partiti da una settimana e si trovano sul posto! Ancora non hanno ottenuto alcun permesso per incontrare il Detective Taylor!»
«I nomi?»
«Detective Danny Messer e Don Flack!» disse Sheldon osservando il generale avviarsi verso le scale «Aspetti! Mi prometta che Mac Taylor tornerà a casa!» disse Jo
«Faremo del nostro meglio!»
 
Danny era lì in piedi con Flack sulla pista di atterraggio, avevano ricevuto la telefonata del generale McNamara e attendevano l’arrivo dei Marines «Dove sono? Perché ci mettono così tanto?» bisbigliò tra l’ansia il primo
«Danny! Li vedo stanno arrivando!»  lo rassicurò Flack
Da un aereo appena atterrato scese una jeep. Il Generale McNamara scese dalla vettura e si presentò «Sono il Generale McNamara e sono qui per portare il Detective Taylor in un luogo sicuro fino al processo!»
«E noi siamo qui per aiutarvi!» disse Danny.
 
Mac era di nuovo a terra, ma non per colpa dei militari, «Bastardo infame! Mi hai rovinato la vita!» urlò Russell colpendolo con un calcio allo stomaco «Spero tu abbia salutato tua moglie come si deve!» gli disse prendendogli la testa con il palmo della mano e tirandogliela su da terra «Non la rivedrai mai più!»
Prima che Mac potesse toccare terra con il viso tirò una gomitata alla caviglia di Russell facendolo cadere in avanti. Mac sbatté comunque il viso al suolo, ma più delicatamente di come avrebbe fatto se il suo compagno di cella lo avesse sbattuto con una spinta verso il basso. Con un movimento rapido, si mise seduto sopra di lui e cominciò a stringere sul suo collo con la pressione di un braccio. Sotto di lui Russell cercava di liberarsi, ma dopo tredici secondi esatti svenne. Mac sospirò, esausto, fece appello alle sue energie un’ultima volta e, dopo aver trascinato Russell per meno di un metro, lo sollevo e lo adagiò sulla branda. Prese i lacci delle sue scarpe e quelli di Russell e gli legò i polsi e le caviglie alle sbarre del letto.
A fatica, Mac, strisciò fino alla sua branda e si aprì la camicia, aveva un livido violaceo sulle coste e faceva fatica a respirare, si sdraiò sulla branda in preda dal dolore. Il naso cominciò a pulsare e sentì la testa girare accompagnata da un senso di nausea, chiuse gli occhi e cercò di mantenere la calma.
Tossì, sentì il sangue colargli da un lato della bocca e si sentì lievemente meglio. Il senso di nausea era svanito e poté chiudere gli occhi per riposare.
 
Jo e Sheldon erano ancora nell’ufficio di Mac, erano le due del mattino «Il generale McNamara sarà arrivato e risolverà la situazione!» disse Sheldon
«Speriamo che Mac stia bene!» disse Jo trattenendo le lacrime
«Se così non fosse ne risponderà il Generale che lo ha arrestato! Ricordati poi che stiamo parlando di Mac!»
Lindsay chiamò Jo  al telefono «Non si sa ancora nulla?» chiese preoccupata
«No nulla! Stai bene?» rispose Jo camminando avanti e indietro per l’ufficio di Mac
«Sì non preoccuparti! Angela ha pensato di passare da me! C’è anche Reed e hanno un piano per dare importanza alla storia di Mac e ottenere l’appoggio dell’opinione pubblica!» disse inserendo il vivavoce
«Speriamo funzioni!» rispose Jo
«Fidati! Reed è un bravo giornalista e un mago del computer!» intervenne Angela «Penso che dovremmo uscire a cena un giorno di questi!»
«Perché no! Sei una ragazza brillante!» rispose lui «Ora però direi di concentrarci su Mac!»
«Giusto» disse Angela tornando seria «Jo, il generale Marshall è figlio di uno dei membri più illustri dei Marines, indovina dov’era suo padre nel 1983!»
«Non dirmi che era a Beirut!»
«Non solo! Sono entrata illegalmente in possesso di un documento che fa comparire i nomi dei ricoverati nell’ospedale da campo il 23 Ottobre 1983, subito dopo il bombardamento, e il suo nome non è tra i sessanta che ho qui, ma c’è quello di Mac!»
 Jo sospirò contenta «Un’altra prova per scagionarlo!» vide Quinn Shelby arrivare verso di lei e chiuse la comunicazione.
Sheldon rabbrividì nel vederla entrare nell’ufficio di Mac «Ho sentito bene, o anche i notiziari sono impazziti?»
«Dipende da cosa hai sentito!» rispose Jo
«Mac arrestato per stupro di massa a Beirut!» disse la donna dai capelli rossi incrociando le braccia «Immagino sia una bufala o non se la sarebbe cavata con una sospensione!»
«Era tra i feriti!» disse Sheldon mantenendo la calma
«È grazie a lui che sono a capo della Scientifica di Jersey City! Non voglio che le ultime parole che ci siamo detti siano quelle di quel litigio assurdo!»
«Era tutta una scena quella mezza minaccia che gli avevi fatto?» disse scioccata Jo
«A Mac ogni tanto serve una spintarella!» sorrise Quinn «Tu che lavori con lui al posto di Stella Bonasera dovresti saperlo com’è fatto!»
«Nutro un profondo rispetto per Stella» rispose Jo «E il mio rapporto lavorativo con Mac è basato sulla reciproca fiducia!»
«Lo vedo!» prese il rapporto che aveva stilato in quella giornata e sorrise «L’ho messo anche nero su bianco! Voglio che Mac torni presto al suo lavoro!» si avviò verso la porta a vetri scrutando anche Sheldon «È fortunato ad avere una squadra come la vostra! In futuro, se avremo il piacere di lavorare insieme, spero che potremo farlo in armonia!» se ne andò lasciando Jo e Sheldon senza parole.  
 
Mac si svegliò scosso per un braccio «Ehy! Ehy! Ti prego Taylor, dimmi che sei vivo!» si voltò verso quella voce e vide davanti a sé un uomo in giacca e cravatta «Per fortuna! Forse non ti ricordi di me, ero amico del caporale Stan Whitney!»
Mac si mise a sedere senza parlare e scrutò il nuovo arrivato nella cella «Mi ricordo perfettamente di te! Sei Rupert Grey! Come mai sei qui in una cella per due persone?»
«Dicono che ci vogliono tenere tutti insieme, ci sono altre sette persone che aspettano di poter entrare in questa cella là fuori!» disse preoccupato
Mac si massaggiò le tempie con la mano destra «Che ore sono?»
«Le otto del mattino!»
«Quindi tra poco avremo l’ora d’aria e non saremo costretti a stare tutti ammassati fin da subito!» sorrise Mac «Questo vuol dire che saremo in dieci!» osservò il generale Russell dimenarsi ancora legato al letto «Più tardi ti slego non preoccuparti!»
«Tu lo sai che sono innocente!» ribatté Rupert Grey «Ero accanto a te con ferite simili alle tue!»
«Lo so, ma dobbiamo convincere la corte!» rispose Mac sconsolato «Ce la faremo!» disse dando una pacca sulla spalla dell’ex compagno Marine.
Una guardia si avvicinò alle sbarre «Taylor! Ti portiamo a fare un giro ai piani alti! Hai una visita!»
Mac si alzò dalla branda barcollando «Se vuoi ora puoi slegare Russell!» disse mentre gli venivano passati degli abiti puliti. Venne accompagnato nel bagno per potersi lavare al lavandino.
Finito di sistemarsi, venne scortato al livello uno e fatto accomodare su una sedia di una grande sala. Per quanto si fosse lavato i residui del sangue, i segni delle percosse sul suo viso erano ben evidenti.
Vide entrare Flack e Danny che appena lo videro si mostrarono preoccupati «Mio Dio! Che ti hanno fatto Mac?» disse il primo avvicinandosi all’amico
«Qualche graffio tra me e Russell… non ti preoccupare!» disse cercando di non far vedere che nascondeva altre ferite sotto i vestiti puliti
«Mac, stai tremando! Cos’hai?» chiese Danny vedendolo pallido
«Non è nulla Danny, non ti devi preoccupare!» concluse Mac «Perché siete qui?»
«Perché non ti dovevano arrestare ma prendere in custodia per proteggerti! Il generale McNamara è qua fuori e sta tentando di risolvere la situazione! »
«Sono comunque condannato, Don! Un mio ex compagno mi ha rivelato che in totale gli imputati del processo sono dieci, contando anche me e Russell, e li stanno tutti mettendo nella mia stessa cella!» li informò Mac
«Quindi è consigliabile intervenire subito!» disse Danny «Don diamoci da fare e lasciamo Mac con il Generale!» disse all’amico in segno di intesa
«Vi lasciamo da soli!» sorrise Flack lasciando il posto al Generale, appena entrato, e poi uscendo con Danny.
Il Generale guardò Mac «Lei sa perché è qui?»
«Sì!» sussurrò «Sono contento che qualcuno si stia adoperando per aiutarmi!» sorrise
«Non mi sembra che lei abbia un bell’aspetto!» disse il Generale allungando una mano verso la fronte di Mac «Lei ha la febbre! Sicuramente è dovuto a qualche infezione in corso!»
Un dolore colpì Mac al fianco all’improvviso, come se volesse ricordargli la sua presenza, ed egli non poté che stringere i denti e cominciare a tremare davanti al Generale «Ho delle coste incrinate, almeno credo, e penso che peggiorerà se non verrò visitato!»
«Non si deve arrendere! Ha sempre combattuto! Deve solo continuare a farlo!» gli bisbigliò piano il Generale «Intanto cercherò di tirarla fuori da qui! Il giudice potrebbe essere comprensivo in qualunque caso!»
«Non ho bisogno di combattere per dimostrare che sono nel giusto e ho la certezza che sono innocente!» disse Mac sforzandosi di sorridere «Vorrei poter scrivere un messaggio a mia moglie!»
«Scriva qualcosa su questo foglio! Provvederò a farglielo avere!»
Mac prese in mano la penna e cominciò a scrivere con mano tremante
“Dear Christine,
This night I wasn’t able to sleep, so I started to think a name for the kid. I think that Stanton is a perfect middle name. You already know the first name since we discovered we were waiting a boy: McKenna III sounds good! Isn’t it?
It will be strange to call him Mac… Maybe it’s better to use Stan as a nickname!
I’ll be fine! Don’t worry for me! I’ll be with you soon!
Lovely,
Mac”
La guardia di turno si avvicinò «Tempo scaduto, mi dispiace!»
«Caporale, la prego! Mi conceda altri cinque minuti!» supplicò Mac
«Mi dispiace, ho degli ordini da eseguire» disse afferrandolo per un braccio
«Mi riporta in cella?» chiese Mac
«No, nel cortile sul retro con gli altri nove! C’è l’arena che vi attende!»
Mac guardò il Generale allarmato «Lo sa bene cosa accadrà ora! La prego di fare qualcosa!» sibilò mentre veniva trascinato via « Faccia avere quel messaggio a mia moglie!»
 
Flack e Danny erano fuori «Andiamo in cortile a fermare i Marine!» disse il Generale «Il vostro collega combatterà nell’arena con gli altri nove! Non è in grado di farlo! È troppo debole!» disse cominciando a correre verso il cortile «Vado avanti io!» disse il generale McNamara «Il generale Marshall sta oltrepassando il limite consentito!»
«Non c’è bisogno che tu vada da nessuna parte! Ho già detto ai miei uomini di portarli in cortile solo per l’ora d’aria!» disse il Generale Marshall comparendo da dietro l’angolo e McNamara si fermò a guardarlo con aria gelida
«Da che parte andiamo per il cortile?» chiese Danny agitato
«In fondo al corridoio a destra! Vi troverete proprio dietro la recinzione del cortile, a voi non è concesso l’accesso!» disse il Generale McNamara sparendo con il Generale Marshall nella direzione opposta.
Flack corse verso il cortile, lasciando indietro Danny, aprì la porta di scatto e vide uno spettacolo raccapricciante prendere forma davanti a lui: i Marines maltrattavano i prigionieri all’interno dell’arena umana. Il prigioniero doveva affrontare due soldati, quello che stava combattendo in quel momento era lucido e concentrato, Mac era il prossimo della fila.
Flack guardò l’amico: lo sguardo perso, gli occhi, lucidi e spenti, e il suo tremore gli comunicavano che stava parecchio male e che forse non avrebbe avuto le forze per difendersi.
«Chi è il prossimo figlio di puttana?» gridò uno dei carnefici sputando a terra dopo aver messo al tappeto il prigioniero che stava combattendo e lasciatolo agonizzante ricoperto di sangue.
Danny comparve alle spalle di Flack in tempo per vedere che Mac veniva spinto al centro dell’arena «Ecco il nostro fortunato “testimone chiave”!» disse il primo carnefice «Lo sai che sei stato tu a mettere in piedi questo casino e a rovinarti da solo?»
«Ho fatto la cosa giusta dicendo la verità!» disse Mac sollevando lo sguardo «Non ho nessuna intenzione di combattere contro di voi!» il primo dei due tentò di colpirlo allo stomaco, ma Mac schivò il colpo e lo afferrò per il braccio ruotandoglielo all’indietro «Ma se sarò attaccato e sarò costretto a difendermi, lo farò!» gli sibilò all’orecchio.
L’altro Marine intervenne cercando di liberare il compagno e riuscì a colpire Mac alle coste con un calcio. Mac ansimava riverso a terra, per fortuna rimase abbastanza vigile per poter ruotare sull’altro fianco ed evitare un calcio diretto allo stomaco. Riuscì a far cadere con un calcio dal basso il suo primo aggressore girandosi supino, esponendosi così a un attacco del secondo Marine: un poderoso pugno dritto contro la sua cassa toracica, un colpo che Mac non poteva permettersi di incassare e fu così che con le mani afferrò il pugno e lo spinse lontano da lui e involontariamente riuscì a rompere il braccio del Marine facendogli uscire l’osso dalla carne.  
Danny e Flack cercavano di intravedere dietro i soldati disposti in cerchio attorno al combattimento se Mac stesse bene, ma la loro visuale era quasi del tutto oscurata.
Il primo Marine tornò all’attacco con un calcio alle parti basse, Mac non riuscì ad evitarlo e lanciò un grido lancinante che riempì il cortile. Era paralizzato dal dolore mentre l’avversario si apprestava a infierire su di lui «Non fai più lo sbruffone, eh!» gli altri Marines che osservavano la scena ridevano ed esultavano.
Flack aveva il sangue che ribolliva e picchiava contro la rete metallica per attirare l’attenzione dei Marines che continuavano a non accorgersi della sua presenza.
«Fermi!» urlò il generale McNamara comparendo da una porta con il generale Marshall «Soldato, ti ordino di lasciare immediatamente il prigioniero!»
Il Marine si tirò indietrò «Signor sì, Signore!»
«Portatelo immediatamente in infermeria e assicuratevi che riceva le cure necessarie come tutti gli altri che avete ridotto nel suo stato!» si volse a tutti i Marines presenti «Comprendo che la situazione sia delicata! Mi complimento con voi per aver trasgredito ai comandi del generale Marshall e per aver dato spettacolo davanti a due membri della polizia di New York!» disse indicando i Detective aldilà della recinzione.
I Marines rimasero sorpresi dalla presenza di due persone oltre la rete di sicurezza «Siete fortunati se non faccio rapporto per spedirvi davanti alla corte militare al posto di queste dieci persone!» terminò il Generale «Rompete le righe!» ordinò e si avvicinò alla rete rivolgendosi a Flack «Venite dentro! Vi porto dal vostro amico!»
 
Mac giaceva nella branda dell’infermeria e sorrise nel vedere i due membri della sua squadra, cercò di dire qualcosa, ma era troppo scosso dai brividi e debole.
«Si reputi fortunato Detective!» disse il dottore «Un altro calcio e ora avrebbe le costole a sinistra rotte e un polmone perforato! Un’altra buona notizia è che il naso non è rotto! C’è un leggero trauma all’altezza dello stomaco, ma si riassorbirà del tutto nel giro di qualche settimana!»
«Mi riprenderò completamente?» chiese Mac passando al nocciolo della questione
«Sì, domani dovrebbe già poter camminare normalmente! La sua temperatura corporea sta già tornando nella norma! La febbre è comparsa solo come meccanismo di difesa contro le possibili infezioni!»
«Non la passeranno liscia Mac!» ringhiò Danny
«Quando torniamo a New York mi occuperò personalmente del Generale Marshall!» disse con voce flebile Mac.
Flack guardava l’amico ferito «Ora capisco perché i Marine sono visti come personaggi malvagi! Arrivano quasi ad uccidersi tra loro! A proposito Mac, felice quarantanovesimo Compleanno! Questo di sicuro te lo ricorderai tutta la vita!» lo sguardo raggelante di Mac fece sparire dal volto di Flack il sorrisino che gli si era appena formato
«Dire che questo compleanno è buono mi sembra eccessivo! Chiamo a casa per sapere se ci sono novità!» disse Danny prima di uscire.
Appena fuori compose un numero e si portò il telefono all’orecchio «Ehy Lindsay! Come stai? Mac è salvo! Non ha nulla di rotto, anche se lo hanno portato in infermeria! Dimmi cosa avete trovato!» chiese gentilmente alla moglie sorridendo e appoggiandosi con la schiena al muro «Il padre del Generale Marshall? Ne sei certa? Capisco! Mac sarà felice di sapere che aprirete un’indagine!» sorrise cambiando argomento «I bambini?!» vide Flack venirgli incontro mentre terminava di ascoltare la risposta «Devo andare! Devi dire a Christine di stare tranquilla! Ti amo!»
Danny sorrise ed esclamò al collega «Preparati a interrogare il Generale Marshall! Il suo adorato paparino era con Mac nel 1983!»
«Uh! Qualcosa mi dice che nell’armadio c’è più di uno scheletro!» sogghigno malizioso Flack.
 
Jo sospirò di sollievo sapendo da Lindsay che Mac stava bene e si stava riprendendo «Sul padre del Generale Marshall hai scoperto altro?»
«Solo che è stato congedato nel Febbraio 1994 e, per nostra sfortuna, con onore!» disse sbattendo sul tavolo di Jo il curriculum militare dettagliato «Ho recuperato anche quello di Mac! Se dopo vuoi darci un’occhiata per trovare altre prove della sua innocenza! Io devo andare a casa di Mac per dare la notizia a Christine!» e se ne andò
«Coraggio Mac! Cinque giorni e undici ore e sarà finita!» sorrise Jo spulciando nel curriculum di Mac e ritrovandovi il secondo nome che aveva sentito da Christine in ospedale il giorno in cui gli avevano sparato «Cosa è passato nella testa dei tuoi genitori quarantanove anni fa quando ti hanno dato questo nome? Se non altro ora so come si scrive!»
 
«Sono passate dieci ore da quando ci siamo sentiti l’ultima volta! Inventati una scusa migliore di “i cellulari non prendono”!» disse irritata Lindsay al telefono reggendo in braccio Sid
«Ma è così te lo assicuro!» cercò di convincerla Danny «Ascolta, il processo è tra meno di una settimana  e abbiamo bisogno di prove per inchiodare il padre del generale Marshall che non è tra i dieci che saranno davanti alla giuria militare!»
«Jo sta indagando e noi la stiamo aiutando! Angela dovrebbe avere dell’altro materiale su cui fare ricerche… vado da lei ora!» disse camminando verso la cucina «Ti chiamo appena ho qualcosa! C’è da fidarsi del generale McNamara?» chiese dubbiosa
«Nemmeno Mac si fida troppo… lui non sbaglia sulle persone!» sospirò «Però dice che bisogna correre il rischio per scagionare anche altri due imputati che giacevano vicino a Mac quella notte!»
«Capisco! Ci sentiamo dopo e tieni acceso il cellulare!» ordinò Lindsay posando Sid nella culla
«Va bene Montana! Dimmi solo una cosa: come state tu e i bambini?»
«Bene! Loro fanno un po’ i capricci e Lucy chiede quando torni, ma ho la situazione sotto controllo! Ora torno al lavoro! È appena arrivata Rosita!» disse salutandola con un cenno della mano
«Lucy come va all’asilo?»
«Bene! La va a prendere più tardi tua madre!» sospirò «Mi manchi!» disse con un tono triste
«Mi manchi anche tu!» sospirò Danny «Non dovevi andare da Angela?» intervenne dopo una breve pausa
«Giusto!» disse uscendo di casa «Ti chiamo più tardi!»
«Ti amo!» disse Danny in tono sincero
«Ti amo anch’io!» sorrise Lindsay riattaccando.
 
Angela stava stampando dei documenti e quando vide Lindsay entrare esclamò «Ah! Sei arrivata finalmente!» sorrise e proseguì «Lì c’è tutto quello che ti serve per continuare qui da New York, io vado a lavorare sul campo!» sorrise
«Cosa dovrei fare io con tutta questa carta?»
«Passarla a Jo quando avrai trovato qualcosa! Lì dentro sono sicura di averti lasciato tutto!» disse infilando un portatile in una borsa per computer
«Non ho ancora capito dove vai…» intervenne Lindsay prendendo il malloppo di fogli
«Al carcere militare con Reed!» sorrise orgogliosa del piano elaborato poche ore prima «È il momento di dare una spinta all’opinione pubblica nella strada che vogliamo noi!»
 
Mac era appena stato dimesso dall’infermeria quando gli si pararono difronte Reed e Angela
«Sono arrivati i soccorsi!» esordì il figliastro di Mac «Sono felice di vederti ancora tutto intero!»
«E soprattutto potrai raccontarci tutto nei dettagli!» concluse Angela
«Non dovresti essere a New York a condurre delle indagini su Albert Marshall?» domandò a Angela «E tu non dovresti occuparti del trasloco nell’appartamento che hai trovato?»
«Per quanto sia importante per me andare via di casa e avere una vita mia, ho pensato che il lavoro e la famiglia vengono prima di tutto!»
Mac sorrise «C’è qualcos’altro… qualcosa che non mi volete dire…» li scrutò per un attimo «Tra di voi che rapporto c’è?»
«Un rapporto che potremmo definire “colleghi occasionali”!» rispose sbrigativamente Angela.
Lo sguardo di Mac era poco convinto.
«Hai dei lividi abbastanza evidenti in faccia!» continuò lei per cambiare argomento
«Sono in un carcere militare! Che vi aspettate? Che mi offrano lo zucchero filato?» domandò ironico Mac
«Ma non dovevi finire qui! Dovevi essere a Washington in attesa del processo sotto protezione!» intervenne Reed
«Così mi hanno detto, ma è andata diversamente!» disse Mac vedendo arrivare Danny e Flack, sorrise e li salutò con un cenno della mano.
Poco dopo arrivò anche il Generale McNamara «Si parte Detective Taylor! Ci aspetta un viaggio lungo!»
«Noi torniamo tutti a New York e spediremo la documentazione sul Generale Albert Marshall!» concluse Flack
«Sarai in diretta alla tv il giorno del processo!» disse Danny stringendo la mano di Mac «Io e Lindsay siamo con te, come tutti gli altri!»
«Ehy Mac! Al telefono c’è qualcuno che vuole parlarti!» disse Angela passandole il cellulare
«Pronto!»
«Mac! Finalmente riesco a parlare con te!»
Mac sorrise euforico «Jo! Come procedono le cose in laboratorio?»
«Vedrai tu stesso tra quattro giorni!» sorrise felice di sentire la voce di Mac «Ti vogliamo bene! Non vediamo l’ora di rivederti nel tuo ufficio!»
«Anche io non vedo l’ora di tornare da voi!» ammise Mac «Che mi dici di Quinn? Ha creato qualche problema?»
«Affatto! Anzi, ti ringrazia per averle garantito il posto!» sorrise Jo «Ci siamo liberati delle sue valutazioni per sempre!»
«Mac!» urlò Christine felice «Ci sono anche io e ho ricevuto il tuo messaggio!»
«Christine! Amore mio! Tra poco sarà tutto finito!»
«Jo è venuta da me e mi ha detto che stavi meglio! Cosa ti è successo?» domandò lei
Mac guardò il generale McNamara intimargli di sbrigarsi indicando l’orologio «Ora devo andare, ma spero di risentirti presto Christine! Salutami Jo!»
«Quando torni ci prendiamo un caffè! Tanto lo so perfettamente come ti piace: nero con due zollette di zucchero!» sorrise asciugandosi una lacrima Jo
«Aspettami!» disse Mac riattaccando e riporgendo ad Angela il cellulare «Direi che possiamo andare!»
«Buona fortuna Mac!» lo salutò Reed «Hai deciso poi che nome dare al bambino?» Mac sorrise e glielo sussurrò all’orecchio «Preparati ad essere odiato!» ribatté il giovane.
Mac si avviò verso la pista di atterraggio «Anche gli altri prigionieri verranno trasferiti?» chiese al Generale McNamara
«Solo lei e altri due! Gli altri resteranno qui fino a due giorni prima del processo!» rispose quello.
 
Qualche ora dopo, la squadra della Scientifica di New York era di nuovo al completo in città.
Angela guardava nervosamente il suo cellulare picchiettando le unghie sulla scrivania del laboratorio «Finalmente ti sei deciso a scrivermi!» disse visualizzando il numero di Reed
“L’articolo è OnLine! Ora bisogna solo aspettare! Sei sicura che fare la poliziotta sia la tua strada? Mi piacerebbe averti come collega!”
Si affrettò a rispondere “Scemo! Faccio il mio lavoro per aiutare gli altri e per servire il mio paese! Non è escluso che tra me e te potrebbe nascere una buona cooperazione, ma più di questo non ci sarà mai niente!” premette il tasto di invio e visualizzò sul computer il blog di Reed «Niente male davvero! Tra qualche ora sarà l’opinione pubblica a mostrare un parere!»
Jo, vedendo Angela sorridere, entrò nel laboratorio e vide l’articolo sul monitor “Mac Taylor il capro espiatorio de –Lo scandalo di Beirut-”
«Reed ci ha dato dentro!» esclamò facendo sobbalzare Angela «E scommetto che tu lo hai aiutato!»
La giovane si voltò verso di lei «Bisognava fare qualcosa! Era ingiusto che lo dipingessero come uno stupratore dopo che era apparso come “L’eroe di New York”!»
Jo si sedette e cominciò a leggere l’articolo «Ha davvero scelto McKenna Stanton III come nome per suo figlio?!»
Angela si protese verso il computer e si mise a leggere tra le righe “…a dargli la forza per andare avanti sono la moglie, gli amici e il piccolo McKenna Stanton III, non ancora nato. …”
«Come è convincente!» spostò lo sguardo su Jo «Ti giuro che io non ne sapevo nulla!»
In fondo alla pagina comparvero le foto scattate con il cellulare e Jo sorrise vedendo anche la registrazione audio della telefonata «Il prossimo link è una foto, non so quanto ti convenga guardarla! Io sono stata male a vederlo dal vivo, ma ho mascherato bene le mie emozioni!»
Jo cliccò sulla foto e vide il volto di Mac «Accidenti! Il naso, lo zigomo, il labbro! Non è possibile che possa essere stato ridotto così!»
 
Mac era arrivato a una base militare vicino a Washington  «Generale McNamara!» disse porgendogli la mano «Grazie per avermi aiutato!»
«Si figuri Detective!» sorrise il Generale stringendo vigorosamente la mano di Mac «Il fascicolo sul Generale Albert Marshall è arrivato senza intoppi! Lei deve solo testimoniare! È appena stato scagionato e non compare tra gli imputati accusati!» chiamò con un cenno i Marines «L’ho salvata in tempo a quanto pare!»
«Grazie ancora!» concluse Mac avviandosi verso una camera piccola e stretta.
Vide il telefono sul tavolo e compose il numero di casa «Pronto? Christine, sono io! Sono arrivato e sono stato scagionato! Tutte le prove sono arrivate!»
«Potrai tornare a casa allora?»
«Prima devo testimoniare!» sorrise lui
«Ho avuto tanta paura di non vederti più! Cosa ti hanno fatto? Hai la faccia piena di lividi! Ho visto l’articolo online!»
Mac sorrise «Non temere! Passeranno presto!»
«Buon Compleanno, anche se in ritardo!»
«Il più bel regalo che potessi ricevere questo Compleanno è stato avere la certezza che sarei tornato da te!»
Christine si mise ad arrotolare il filo del telefono «Dimmi che non sarà sempre così!»
«Così come?»
«Tutti costretti a combattere come se fossimo in una giungla!»
Mac rise «Ma noi siamo in una giungla fatta di grattacieli e asfalto!» la ascoltò piangere «Non piangere!»
Christine si toccò la pancia «Lo sai che il bambino si è messo a scalciare!»
«Gli mancherò di sicuro!» Mac guardò  il muro «Per questo piangi?»
«Sì e no! Un giorno forse ti spiegherò meglio! È una cosa che ho detto da poco a tua madre e anche lei deve ancora elaborarla!»
«Riguarda il bambino?»
«No il mio lavoro! Capirai Mac! Quando potrò dirtelo te lo dirò!»
Christine riattaccò, senza lasciare a Mac la possibilità di ribattere o aggiungere un saluto.
Alla porta bussò il Generale McNamara «La sua collega, Angela Meyers, sarà presente al processo!»
Mac rispose garbatamente «Grazie per avermi comunicato la notizia!»
Il Generale lasciò la stanza e Mac si sdraiò sul letto fissando il soffitto «Cosa mi vuoi dire Christine? Perché sei così misteriosa?»

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Capitolo 7
*** EPISODIO VII: UN BRINDISI AI CURIOSI AMICI ***


Venerdì 8 Novembre 2013

EPISODIO VII: UN BRINDISI AI CURIOSI AMICI

 
Mac era in aeroporto in attesa dell’aereo che lo avrebbe riportato a casa. Accanto a lui c’erano Angela e sua madre.
Angela continuava a leggere il giornale soddisfatta «“La corte ha dichiarato il Generale Russell, il Maggiore Raven, il Colonnello Miller, l’ex Soldato Semplice Lorenz, l’ex Colonnello Danver, il Caporale Silver  e l’ex Generale Marshall colpevoli del reato commesso. In più il Generale Marshall è stato dichiarato colpevole di occultamento di prove e maltrattamento di prigionieri. La corte ha dichiarato l’ex Maggiore Taylor, il Generale Brown, l’ex Caporale Grey e il Sergente Black innocenti”»
«Credo sia meglio salire sull’aereo però ora!» sorrise Mac.
Dopo quasi un’ora e mezza di volo, Mac, Angela e sua madre atterrarono all’aeroporto JFK.
Mac respirò a fondo l’odore della città che aveva imparato a chiamare “casa”. L’odore del ferro, della ferrovia, della metro, del fritto e del caffè lo invadevano in una miscela tipica solo di New York City e gli sembrava di essere stato via per molto tempo.
Da poco tornato in possesso del suo cellulare ricevette una chiamata dal capo dei Detective: Brigham Sinclair.
«Sì capo?» rispose Mac sotto lo sguardo vigile delle due donne che sedevano con lui sul taxi
«Volevo incontrarti Taylor per restituirti di persona la pistola e il distintivo e per parlarti con urgenza!» gracchiò dall’altra parte l’uomo
«Passerò domani nel suo ufficio, ora mi sento molto stanco e credo che riposerò!» rispose Mac dicendo la verità
«Ho letto l’articolo di Reed Garrett,» continuò l’altro «Tra poco dovrà scriverne un altro su di te!»
«Non capisco…» disse Mac confuso
«Capirai domani!» rise Sinclair «Alle otto, puntuale nel mio ufficio al trentasettesimo piano!» rise nuovamente «Salire di due piani non deve un’impresa come il caso Sandovall o questo processo!» ironizzò il Capo dei Detective
«Non mancherò!» rispose Mac con un mezzo sorriso
«Mi raccomando Taylor!» lo ammonì Sinclair «È una questione della massima urgenza! A proposito, ho saputo che settimana scorsa era il suo Compleanno! Quindi, buon Compleanno anche se in ritardo!» e chiuse la comunicazione.
Mac sorrise alle donne sedute accanto che lo guardavano con sguardo indagatore «Vuole parlarmi!»
«Vorrà scusarsi per come l’ha trattata!» disse la madre di Angela
«Al suo posto, io non solo ti chiederei scusa, ti darei anche un aumento!» disse Angela «Per come ti ha fatto apparire a tutto il dipartimento…» alluse la ragazza
Mac sorrise e «Io sono arrivato!» sorrise aprendo lo sportello del taxi «Ci vediamo in ufficio domani!» disse ad Angela «A presto signora Meyers!»
«A presto Detective Taylor!» sorrise la donna «Grazie per tutto quello che ha fatto e mi dispiace che ne sia stato coinvolto!»
«Ho solo fatto la cosa giusta!» disse richiudendo lo sportello.
Il taxi ripartì e Mac si ritrovò davanti alle scale che conducevano all’ingresso del palazzo di casa e vide la moglie in cima alle scale
«Bentornato a casa!» gli sorrise Christine.
 
In città si stava tenendo un incontro di beneficenza in una villa che ospitava l’alta società di New York e le ragazze madri che erano state aiutate dalla fondazione omonima.
Reed era all’evento in qualità di giornalista e teneva d’occhio una ragazza bruna seduta su un’elegante poltrona di velluto rosso dell’Ottocento, accanto a lei la sua amica sorrideva e scherzava con uno dei presenti alla festa.
Reed avanzò verso la ragazza «Stai bene Charlot?»
«Benissimo! Starei meglio se tu la smettessi di comportarti come se fossi il mio protettore!» rispose stizzita lei
«Scusami!» disse Reed chinando lo sguardo «Vedo che Marnie fa il possibile per superare quello che le è successo! Tu invece ti stai chiudendo in te stessa! Mi ha anche detto che alla festa non ci volevi venire! Che segreto nascondi?»
Charlot si voltò verso di lui restando seduta sulla poltrona «Tu invece? Ho chiesto di te ai tuoi, mi hanno detto che eri partito per soccorrere il tuo patrigno! Per lui il tempo lo hai trovato subito!»
«È una storia lunga e complicata, ti prego non farne un dramma!» la pregò Reed
«Piantala di farmi da babysitter! Torna dal tuo mancato padre!» replicò Charlot con rabbia.
Reed si allontanò e tornò in fondo alla stanza ad appoggiarsi al muro.
Il figlio della proprietaria della villa, Edward Stanford, le si avvicinò e offrì una coppa di Champagne a Charlot che la accettò di buon grado.
Reed fece per avvicinarsi di nuovo, ma Charlot lo guardò con disprezzo e, presa la borsa e il bicchiere, si avviò in bagno.
La ragazza chiuse la porta a chiave mettendosi frontalmente al piano bagno e aprì la piccola pochette che aveva a tracolla ed estrasse una fiala contenente dei granuli blu, tolse il piccolo tappo di sugherò che la chiudeva ed inspirò a fondo l’odore che ne usciva. Si portò la fiala alle labbra, ma con disgusto la ritrasse dalla sua bocca senza ingoiare nulla del contenuto. Ruotò la manovella del lavandino e gettò tutto nello scarico, poi richiuse sia l’acqua che la fiala, riponendola in borsa, si sistemò i capelli e si sforzò di sorridere prima di tornare in sala con la coppa in mano e, bevuto un sorso enorme, si risedette sulla poltrona.
Reed era preoccupato per lei e glielo dava a intendere con uno sguardo che Charlot prontamente ignorò.
«Dove sei stata?» le chiese Marnie avvicinandosi a lei
«In bagno!» rispose secca Charlot
«Dimmi che non l’hai usata!» le sussurrò
«Non ho fatto proprio nulla! L’ho buttata nel lavandino!» ribatté offesa Charlot
«Menomale! Sarò più tranquilla ora!» disse sospirando Marnie «Però Edward è stato gentile stasera con te! Ti ha pure portato lo Champagne! Secondo me potrebbe provare qualcosa per te!»
«Cosa dici! È solo un bicchiere!» disse guardando il ragazzo «Se solo si interessasse a me saprei esattamente il motivo! Per lui sono solo una sgualdrina!»
«Dai smettila di pensare così! Solo perché sei una ragazza madre non significa che tu sia una prostituta!» le sorrise Marnie
Charlot si bloccò sentendo un senso di oppressione sul torace, Marnie si preoccupò all’istante e Reed, vedendola cadere a terra da lontano, mise mano al telefono per chiamare il 911. L’intera sala stava volgendo la sua attenzione alla scena.
 
Flack arrivò con Angela e Jo sulla scena  «Ragazze, io comincio a interrogare i presenti per portarmi avanti! Buon lavoro!»
«Appena scesa da un aereo e neanche il tempo di riprendersi che ti chiamano al lavoro!» sbuffò Angela aprendo la borsetta di Charlot «E come se non bastasse chi chiama il 911? È possibile che ovunque andiamo lui c’è?!» disse indicando Reed con lo sguardo
«Possiamo parlarne dopo e occuparci della ragazza?» disse Jo
Isabella fece il suo ingresso con Sheldon che sorrise a Jo e chiese «Cosa abbiamo qui?»
«Charlot Vermont, sedici anni, era una delle ragazze madri aiutate dalla fondazione quest’anno!» disse Angela «Ha bevuto da quel bicchiere!» finì di esaminare il contenuto della pochette «E qualcosa mi dice che la risoluzione del caso è già vicina!» disse stappando la fiala e odorando «Mandorle… ovvero cianuro!»
«Basta dimostrare che era contenuto anche nel bicchiere e il caso può essere archiviato come suicidio!» disse Flack avvicinandosi «Ho parlato con la migliore amica e un po’ di ragazze qui fuori, mi hanno detto che portava quella fiala con sé da un po’ e che parlava spesso di morte!»
Reed si avvicinò alla squadra «Aspettate! Non l’ho persa di vista per un secondo! Posso confermarvi che non aveva intenzione di suicidarsi!»
«Reed, questo me lo hai già detto! Peccato che tu l’hai persa mentre andava in bagno con il bicchiere e il fatto che tu la conosca da anni non prova nulla! Le persone cambiano!» obiettò Flack
«Nemmeno quello che ha detto Marnie conta qualcosa?» chiese Reed
«Anche se avesse buttato il contenuto della fiala nello scarico per davvero, non vuol dire che non l’abbia messo anche nel bicchiere!» gli disse Flack
«Faremo un controllo al bagno delle donne per sapere se è vero quanto ci dice Marnie!» disse Jo prendendo il bicchiere e versando il contenuto restante al suo interno in un contenitore di plastica rotondo e prelevando dei campioni dalla macchia sul parquet.
 
In laboratorio, Jo e Danny si misero ad analizzare il contenuto della fiala e il contenuto del bicchiere «Entrambi contengono cianuro!»
«Già, vuol dire che si è suicidata?» chiese Danny
«La tua è una domanda!» esclamò Jo «C’è qualcosa che non ti convince!»
«Perché menti alla tua migliore amica sul fatto che non stai per morire se in pochi minuti sarai morta?» chiese Danny «La risposta è semplice: non sai che stai per morire!» guardò il volto della ragazza e le righe del rapporto lasciato da Flack «Più guardo la foto e più leggo questi fogli, c’è sempre qualcosa di più che non mi convince! Non capisco cosa sia però…»
«Specialmente, se i vecchi casi si rifanno vivi!» disse Lindsay entrando nel laboratorio «La precedente proprietaria della fondazione sapete chi era? Rebecca Sandovall!»
Danny sbuffò «Credevo che tu e Mac aveste già risolto quel caso!»
«Il caso è risolto Danny!» esclamò la moglie «Si tratta solo di una coincidenza! Quello che conta veramente è la nuova proprietaria: la cinquantenne Rina McLeod, vedova Stanford »
Jo osservò la foto «Credo che a Mac farà piacere tornare al lavoro domani per indagare su questa donna!»
«Anche sulla vita della vittima! Sembra che anche lei nascondesse parecchi segreti!»  disse Lindsay osservando lo sguardo assente di Jo «Stai bene?»
«Benissimo, ma tanto ne vale che ve ne parli!» disse mettendosi a sedere su uno sgabello «Mac potrebbe essere promosso, Sinclair ha chiesto il prepensionamento!»
«Questo significa che Mac ci lascerà!» disse Danny
«Non è ancora detto ma… c’è una grossa probabilità che accada!» spiegò Jo.
 
Isabella guardò Sheldon pensieroso chino sul referto dell’autopsia «Qualcosa mi dice che quello sguardo è dovuto alla promozione di Mac e non a quello che abbiamo appena scoperto!»
«Già!» ammise Sheldon «Mi farà strano non vederlo più qui sotto e sulle scene con noi!»
«Guarda che non lo devono portare in galera! Gli danno solo un lavoro con qualche responsabilità in più e qualche piano più in alto!» scherzò Isabella
«Lo so che dovrei essere contento! Sono solo preoccupato! Lo sai che Mac è più di un capo!»  
«Sì lo so bene!» annuì Isabella «Ma se davvero è nostro amico lo lasceremo andare!» prese il referto dell’autopsia e lo chiuse «Gli offrono un’occasione unica! Sarebbe stupido per lui sprecarla!»
«Quando Jo me lo ha detto non potevo crederci!»
«Mac non sta morendo!» gli disse dandogli una pacca sulla spalla «Vai a cercare la differenza tra “morte” e “promozione” sul vocabolario!» e detto questo salì ai piani del laboratorio.
 
«Angela, dimmi che hai qualcosa!» chiese Lindsay entrando nel laboratorio informatico
«Mia cara, ti ho già passato il periodo in cui Charlot è stata alla clinica della fondazione e tutto il suo curriculum scolastico! Come credi che possa aver trovato dell’altro?» disse ruotando sulla sedia girevole e passandosi una mano nei capelli rossi
«So che sei brava e che senz’altro avrai qualcosa per me!» sorrise Lindsay
«Infatti ho trovato la madre! Abita qui a Manhattan!» disse Angela dandole un altro pezzo per il fascicolo «Non l’ho contattata, vista l’ora!»
«Hai fatto bene! Come madre ti posso confermare che mi spaventerei se mi dovessero chiamare all’una di notte!» disse Lindsay guardando il viso della donna quarantenne
«Senti,» la interruppe Angela «cosa c’è di vero sul fatto che Mac se ne va?»
«Potrebbe farlo come potrebbe non farlo! Non si sa!» rispose Lindsay sbrigativamente «Come lo hai saputo?»
«Isabella è salita con il referto dell’autopsia e l’ho ritirato io al posto di Jo… lei ha un approccio completamente diverso da me!»
«Mac è diventato qualcosa anche per te vero?» domandò Lindsay sedendosi
«È il padre che non ho mai avuto!»
«Allora domani dovresti ricordarti di fargli gli auguri di Buon Compleanno! È una settimana che dovresti farlo!» rise Lindsay
«Cosa?!Cavolo! Che stupida! Sono pure tornata in aereo con lui!» disse Angela sbattendosi una mano in faccia.
 
Jaime e Flack erano in un ristorante messicano a mangiare
«Che bello questo anniversario, Don!» disse Jaime «Ti sei superato! Come facevi a sapere che adoro il cibo messicano?»
«Beh, sono entrato segretamente in MySpace dal profilo inutilizzato di Mac oggi pomeriggio!» sorrise «A proposito come l’ho impersonato?»
«Eri tu?!» disse allibita
«Diciamo che c’era Mac presente che mi diceva come lui avrebbe detto a te quello che ti ho detto! Christine rideva e si divertiva!» ammise «Però il profilo non è del tutto inutilizzato! Già che era aperta la discussione, ho consigliato a Mac di passare a Face Book!»
«Ti odio!» grugnì Jaime interrompendolo
«Io ti amo!» rispose Flack baciandola «Anche se ci tocca cenare ad orari improponibili!»
 
La mattina seguente Mac uscì di casa alle sette, sul treno sentì lo sguardo di alcuni pendolari puntato su di lui, ma non se ne curò e raggiunse l’edificio della scientifica.
Salì in ascensore e percorse il corridoio fino all’ufficio di Sinclair. Bussò e sentì la voce profonda del Capo dei Detective concedergli il permesso di entrare «Detective Taylor! Ti stavo aspettando!» sorrise «Accomodati!»
Mac si sedette «Perché sono qui, capo?»
«Per ricevere le mie personali scuse» disse indicandogli distintivo e pistola adagiati sul piano del tavolo «E per una promozione che ti sei meritato» disse sedendosi alla scrivania «È da quando hai lasciato i Marines che sei nel dipartimento, ti ho visto fare carriera in fretta e sei dal 1998 a capo della Scientifica» gli fece un sorriso in un momento di silenzio, un sorriso che Mac non riuscì a decifrare, «Ti sto chiedendo di prendere il mio posto!»
Mac rimase colpito e scioccato «Io, veramente… non so cosa dire! Ci sono altri gradi tra il mio e il suo! Perché dovrei sostituire proprio lei?»
«Accetta il posto! Hai tutte le capacità e prerequisiti che ti servono!» sorrise Sinclair
«E il laboratorio?» domandò Mac perplesso
«Dipende da te! Puoi fare entrambe le cose oppure nominare un nuovo responsabile!» gli spiegò Sinclair «Se tu non fossi tornato nella Polizia tempo fa avrei preso il tuo posto!» gli confessò
«Non c’era nessuno abbastanza qualificato per sostituirmi?» chiese Mac con tono innocente
«No! Nessuno così qualificato! Vedi, la conoscenza degli esplosivi, di ogni tipo di arma costruita dall’uomo e  la laurea in Biologia sono qualità uniche! Non le posso trovare in uno scienziato comune!» gli fece notare «Ora vorrei sapere come te la cavi con le scartoffie ordinarie!»
«Per esempio?» chiese Mac
«Redigere un rapporto!»
Mac deglutì e ci rifletté un attimo «Penso di riuscire a cavarmela piuttosto bene!»
«Appena ho nominato “rapporto” ti sei innervosito… c’è qualcosa che non va Taylor?»
«Sì» ammise Mac «Ho un problema: soffro di afasia. Dopo che mi hanno sparato mi sono accorto che non ricordavo i nomi degli oggetti più comuni! Ora ho qualche problema nello scrivere, ma il medico dice che avrò un recupero totale o quasi nei prossimi due mesi!»
«Ho letto qualche articolo e non c’è una cura specifica! Spero che il tuo medico abbia ragione, ma tu non sei uno sprovveduto!» lo rassicurò Sinclair «Però ora devo chiederti cosa pensi di fare: accetti la promozione?»  
«Sì!» esclamò Mac
«Cominci tra una settimana in questo ufficio!» chiuse un fascicolo che aveva davanti a sé «Io me ne vado in pensione contento: ho lasciato il posto al migliore!» sorrise alzandosi e stringendo la mano di Mac che ancora non credeva a quello che stava accadendo «Ora mi sembra di aver capito che la tua squadra ti aspetta!» sorrise «Assicurati di prendere anche questo criminale!»
«Lo farò! Senz’altro!» sorrise Mac stringendo la mano a Sinclair.
 
Jo vide Mac avanzare sorridendo verso il suo ufficio «Però! Qualcuno si è svegliato bene oggi!»
«Hai davanti a te il futuro Capo dei Detective!» disse guardando il volto poco sorpreso della donna
«Beh, congratulazioni! Un fantastico regalo di Compleanno» disse Jo sorridendo «Significa che non lavorerai più con noi!» aggiunse poi con un tono triste
«Beh la scelta spetta a me…» disse entrando nel suo ufficio e guardandosi intorno «La verità è che mi piace il mio lavoro e non voglio che qualcuno mi sostituisca…» accarezzò il bordo della scrivania «Ho deciso che mi organizzerò e farò entrambe le cose!»
Jo sbatté le palpebre «Vuoi dire gestire la burocrazia ai piani alti, le udienze più altre questioni e contemporaneamente indagare e gestire il laboratorio?»
Mac guardò Jo con un sorriso sincero «Non mi reputi in grado?»
«Al contrario!» ribatté Jo «Penso però al fatto che tu stia diventando padre, avrai tempo per la tua famiglia?»
«Non passerò la vita in ufficio! Mi prenderò questa settimana per sistemare la burocrazia del laboratorio e per essere pronto ad assumermi tutte le responsabilità!»
«Deduco quindi che non aiuterai me e gli altri in un caso in cui è implicato Reed come testimone chiave!»
Mac ispezionò il volto di Jo «Mi tenti! Non giocare sporco con me!»
«Così potrai dire anche agli altri della tua decisione!» suggerì Jo
«Tutti sapevano della mia promozione tranne me?!» chiese sorpreso Mac
«Sinclair me lo ha detto appena ti ha sospeso. È stato complicato tenere il segreto fino a ieri a tutti!» disse la donna con uno sguardo triste «Specialmente quando il Generale McNamara ti è venuto a cercare qui in ufficio! Sinclair si è preoccupato molto!»
«Wow! Sopravvivendo alla prigione ho fatto più  di un favore!» disse massaggiandosi lo zigomo ancora segnato dai pugni
«L’occhio nero non ti dona per niente, ma per fortuna ti sparirà presto!» rise Jo «Dobbiamo informare una donna che sua figlia ieri sera è morta e credo sia meglio tu ti aggiorni sul caso!» si voltò per uscire ma poi si bloccò sulla soglia «Vai da Danny e chiedigli di aggiornarti! Mentre io parlo con la madre della vittima!» Mac annuì lasciando uscire Jo dall’ufficio.
 
Mac osservava le foto di quando era Marine appese alle pareti
«Capo? Mac? Detective Taylor?!»  una voce lo riportò bruscamente alla realtà «Houston, qui New York. Abbiamo un problema! Il Detective Taylor resta immerso nel suo mondo di ricordi! Chiedo istruzioni, passo!»
«Non mi diverte il tuo umorismo Angela!» replicò Mac smettendo di guardare la parete
«Perché non rispondi allora?» disse la ragazza incrociando le braccia
«Perché stavo pensando!» disse Mac sedendosi alla scrivania
«Rifletti mentre vai con Flack su una nuova scena del crimine! Hanno ucciso un ragazzino in un locale!»
«Al caso dove Reed è implicato come testimone ci pensate voi?» chiese Mac prendendo la giacca
«Tanto tra una settimana tu non dovrai più preoccuparti di queste cose, no? Nuovo ufficio, nuovo incarico, nuova vita!» disse sorridendo Angela
«Di cosa parli?» domandò Mac confuso «Sono stato promosso è vero, ma chi vi ha detto che vi lascio?»
«In genere si fa così, si lascia il vecchio lavoro e se ne incomincia uno nuovo! Lo hai fatto anche tu quando da poliziotto sei passato ad essere il Supervisore del Laboratorio e quindi ho dedotto che ora che tu diventerai…»
Mac si alzò e le posò le mani sulle spalle «La parte migliore del mio nuovo lavoro, che comincia tra una settimana, è che posso scegliere se promuovere qualcuno al mio posto o continuare a ricoprire l’incarico!» le asciugò una lacrima «Indovina cosa ho scelto!»
Angela lo abbracciò «Grazie! Grazie! Grazie, Mac!» lo vide contorcere il sorriso in una smorfia di dolore «Scusa! È vero che hai le costole… ehm lasciamo perdere! Sono contentissima che non te ne vai! Dove lo avresti trovato un altro come te?»
«Angela! Da brava, vai a lavorare!»  sorrise indicandole la postazione del computer nell’ufficio difronte al suo «Vado da Flack allora? Sicuri di riuscire a gestire il caso da soli?» chiese prima che uscisse
«Sì! Vai da Flack!» disse Angela «Se si crea la “situazione Sandovall” ti chiamo io! Ah a proposito! Buon compleanno con giorni di ritardo!»
 
Mac arrivò con il kit per le indagini nella valigetta e un paio d’occhiali da sole sul viso «Ehy Flack!»
«Ehy Mac!» sorrise Flack vedendolo arrivare con gli occhiali aggiunse «Qui non c’è molto sole! Dimmi la verità, vorresti essere alle Hawaii?»
«No, non vorrei un occhio nero da coprire!» disse guardando l’ingresso del posto «La vittima?»
«Dentro!» disse indicando con il capo l’edificio «Quando ci hanno chiamati era appena successo il fatto e il nostro sequestratore se l’è data a gambe!»
«Sequestratore?»
«La vittima è Robert Joy, un milionario sedicenne!» disse Flack estraendo una foto «I suoi genitori avevano fatto venire un amico di famiglia a pagare il riscatto qui!»
«Entriamo?» chiese Mac «Non voglio fare notte qui!»
«Ok che sei appena tornato in servizio e forse devi finire di riprenderti» disse Flack osservando lo sguardo indagatore di Mac celato dietro agli occhiali «Stiamo per entrare in un Ice-Bar! L’unico di New York, lo hanno aperto questo Luglio!»
«Un Ice-Bar? Per farsi consegnare dei soldi il sequestratore sceglie un Ice-Bar?!» esclamò sorpreso «Da dove escono certi personaggi?»
«Forse dalla più fredda delle topaie e per una volta voleva sentirsi a casa!» suggerì Flack ironico. 
 
Lindsay sorrise trionfante «Ehy Danny! Ho un lavoro per te e Jaime!»
«Cioè? La tua faccia non mi dice nulla di buono!» disse incrociando le braccia nel laboratorio informatico
«Sono riuscita ad ottenere un appuntamento alla fondazione! Vi farete dire un po’ di cose riguardanti le loro attività e la loro mission direttamente dalla responsabile della clinica!»
«Odio gli ospedali! Non può andarci Sheldon?» sbuffò Danny afflosciandosi su una delle sedie girevoli
«No! Non può! Il compito spetta a te perché devi andare fino a Chicago alla sede centrale!»
«No! Non puoi farmi questo!» Lindsay sorrise maligna
«Vai e torni in giornata! Dov’è il problema? Non sai nemmeno che fatica ho fatto per farti ottenere i permessi dal dipartimento di Chicago!»
Danny represse la rabbia poggiando la mano al muro «Un giorno qualcuno romperà un muro di questo corridoio per soffocare la rabbia che lo assale! Sembrano troppo fatti per essere presi a pugni!» sorrise «Montana, è l’ultima volta che decidi cosa devo fare senza prepararmi psicologicamente!»
«Va bene!» gli rispose lei baciandolo.
 
Mac scattava le foto battendo i denti dal freddo «Ciao Hawkes!» disse sentendo dei passi alle sue spalle e riconoscendoli «Sei venuto a darmi una mano?»
«Veramente volevo chiederti se ti andava di bere un bicchiere di Vodka per scaldarci!» sorrise notando la bottiglia nella mano del giovane «Chissà se ha bevuto anche lui da quella bottiglia!»
«Non lo so, direi però di scoprirlo!» disse Mac alzandosi in piedi «Dovresti estrargli il proiettile e passarlo a Angela o a Lindsay per un confronto… chi ho io per il mio caso?»
«A parte me, Angela fa da jolly e passa da un caso all’altro, hai Flack e basta!»
«Tutti gli altri sono con Jo?»
«Sì, ma tu non hai idea di che caso si tratta!» disse Sheldon «Direi che se non abbiamo altro da fare qui, lo imbustiamo e andiamo! Il freddo non ci è di aiuto per stabilire l’ora della morte!»
«Sono d’accordo! Vedremo se Angela riesce a ricostruire qualcosa di quello che è accaduto a computer!» Mac sospirò guardando la nuvoletta di vapore  comparire davanti a lui.
 
Flack guardò Mac entrare nel dipartimento mascherato dagli occhiali da sole «Quell’occhio nero è così tanto grave?»
«Nel giro di un paio di settimane dovrebbe diventare meno evidente! Novità dai testimoni del bar fatto di ghiaccio?»
«Dato che il rapitore indossava un cappuccio e una sciarpa, no! Però tutti hanno confermato di aver sentito il colpo verso le sei del mattino!»
«Abbiamo l’ora del delitto! A questo punto spero di riuscire a identificare il rapitore!»
Angela corse incontro a Mac «Mac, hanno sparato con un revolver e ho una corrispondenza! Ti piacerà sapere che il nostro proprietario è già noto come sequestratore e che ha bevuto dalla bottiglia di Vodka come anche la vittima!» 
«Andrei Gorbaciov! Russo!» disse prendendo il tablet «Non essendo cittadino americano potrebbe rifugiarsi all’ambasciata!»
«Sì, ma ho parlato con Isabella e, secondo quello che mi dice lei, il proiettile è passato da Gorbaciov a Joy!» gli fece vedere la foto «Guarda un po’ la punta quanto è rovinata!»
«La domanda allora è: chi ha sparato?» disse Mac
«E la conseguente è: perché? E dov’è l’amico di famiglia con i soldi?» chiese Angela
«Trovato Gorbaciov e trovata l’arma! Angela mi devi un favore!» disse Lindsay arrivando «Ho trovato il nostro sospettato in un ospedale e Flack lo ha già preso!»
«Grazie! Ricordati che domani guido io!» disse Mac uscendo.
 
«Mi dispiace averle dovuto dare questa notizia signora!» disse Jo con Jaime seduti nella cucina di una donna di quarant’anni
«Alla fine l’ha fatta finita!» disse la donna bruna asciugandosi gli occhi
«Signora Vermont, sappiamo che anche lei ha avuto sua figlia quando era molto giovane! Sappiamo che lei non ha mai dichiarato chi fosse il padre!»
«Cosa vuole dirmi Detective?» chiese la donna asciugandosi gli occhi «Ho rifiutato l’eredità di Stanford apposta per non inimicarmi l’intera famiglia!»
«Ci sta dicendo che lei ha avuto Charlot dal il milionario Robert Stanford?» domandò Jaime «Lo sa che Rina Stanford adesso si occupa dell’associazione che gestiva il marito con Rebecca Sandovall?»
«Sì lo so! Charlot però era già scappata di casa ed era andata a Chicago quando l’ho saputo!» si asciugò ancora le lacrime «Avevamo litigato per il bambino e così lei se ne è andata! Quando è tornata, lei e una sua amica sono andate a vivere insieme e credevo che andasse tutto nuovamente bene!»
«Charlot non ha mai più acconsentito a vederla vero? Abbiamo parlato con Marnie e ci ha detto di averle dato lei tutte le informazioni su Charlot!» disse Jo «Credo che sua figlia non si sia suicidata e le prometto che scoprirò la verità!»
Jaime guardò Jo prendere le chiavi dell’auto  una volta giunte fuori dal palazzo «Cosa intendi fare?»
«Semplice controllare il conto in banca di Charlot! La madre dice di aver rifiutato l’eredità, ma se Charlot non lo avesse fatto? Se avesse accettato i soldi di Stanford come risarcimento?»
«Un buon movente per vederla morta!» concluse Jaime «Ma non per riavere i soldi!»
«Se fossi milionaria, io vorrei solo la vendetta!» disse Jo con il sorriso sulle labbra «Loro ragionano così!»
 
«Detective Taylor, io ha già detto tutto! Finirò in prigione per rapimento! Quell’uomo è sbucato dal nulla, non ha lasciato lo zaino con soldi e dopo avermi preso la pistola ha mirato al ragazzino!» disse Gorbaciov seduto davanti a Mac e Flack nella sala degli interrogatori
«Da quanto tempo sei in America?» chiese Flack
«Venticinque anni Detective!»
«E ancora non parli bene la nostra lingua?» disse sbalordito
«Galera con spagnoli non aiuta!» rise quello
«Ricordi un particolare dell’uomo che si è avvicinato a voi?» chiese Mac
«Sì, non indossava guanto destro e c’era un cobra disegnato su sua mano!»
«Un tatuaggio?»  chiese Mac
«Potrebbe essere! Sì!» disse Andrei Gorbaciov «Io avevo stretto amicizia con ragazzo e si è offerto di inscenare rapimento! Non doveva farsi male! Mi servivano solo dei soldi! Robert voleva offrirmi lavoro, ma suo padre cacciato me e così…»
«Così avete elaborato un piano e lui ha promesso di coprirti per un milione di dollari!» l’uomo annuì a Flack
«Mi passate una matita e un foglio?» chiese poi
Mac gli passò gli oggetti e osservò il delinearsi di un complesso ed elaborato serpente intrecciato «Questo era il tatuaggio?» domandò indicandolo
«Sì! È tatuaggio dell’uomo che ha sparato!»
«Per curiosità personale, che lavoro dovevi fare per il piccolo Joy?» chiese Flack
«Un murales nel garage! Mi avrebbe pagato 500.000,00 dollari per il lavoro!»
Mac fece chiamare due agenti che presero in custodia Gorbaciov
«Un trentacinquenne e un sedicenne amici… chi l’avrebbe mai detto?»  sorrise Flack «Un po’ mi dispiace che finisca dentro di nuovo!»
«Ci ha dato una descrizione precisa del tatuaggio! Fai chiamare i Joy!»
 
«Come pensavo! I conti non sono in regola!» disse Jo ad Angela «Voglio qui il notaio che si è occupato del testamento! Adesso!»
«Ok capo!» le disse Angela mentre la guardava uscire
«Ehy Mac!» sorrise Jo affiancandolo in corridoio
«Come va il tuo caso Jo?»
«Non c’è male e il tuo?»
«Avrò presto l’assassino, ma manca il movente!» sbuffò entrando in ufficio
«Io ho il movente, non l’assassino, ma ho tre serie di impronte sul bicchiere!» guardò l’orologio «Dov’è Christine?»
«Mi ha detto che oggi lavorava tutto il giorno!»
«Potremmo andare da lei a farle una sorpresa! Lasciamo i ragazzi trovare delle prove e interrogare le persone implicate nei casi!»
Mac sorrise «Andiamo!»
 
Christine stava pulendo il bancone «Maledetta giornata no!» sbuffò
«Dai Chris! Non disperare! Qualcuno arriverà!» disse il suo capocuoco
«Lo spero!» e in quel momento Mac e Jo entrarono nel locale «Qualcuno lassù ce l’ha con me!»
«Qualcosa mi dice, che non sei contenta di vedere tuo marito e la sua collega in pausa per cena!» disse Mac avvicinandosi e baciandola
«Non è quello! Non ho avuto un cliente in tutta la serata!» sorrise tristemente
«Hai già mangiato?» le chiese Jo
«No e sono esausta!» disse lanciando lo straccio a uno dei camerieri «E se mangiassimo in tre?»
«Buona idea tesoro!» disse Mac baciandola «Dove ci mettiamo?»
«Dove preferite! Io intanto vado a prendere da mangiare, cosa volete?»
«Quello che c’è di pronto dato che abbiamo due casi da risolvere e poco tempo!» disse Jo
«Vai a sederti Chris, ci penso io!» la fermò il capocuoco
«Grazie Stephane!» disse accomodandosi tra Jo e Mac «Chi di voi due è messo peggio?»
«Credo lui!» disse Jo mentre gli venivano serviti gli spaghetti della casa, lo stesso piatto comparve anche davanti a Mac
«E per te Chris…» disse posandole davanti un piatto coperto «Voilà! Verdure cotte al vapore senza sale e bistecca di pollo ai ferri ben cotta!»
«Stai scherzando vero?» disse lei un po’ schifata dalla sua cena «Io piuttosto non mangio!»
«Si può sapere Mac come fa a sopportarti? Da quando sei incinta sei diventata più capricciosa! Non fare la bambina e mangia!»
«Stephane, almeno un po’ di sale!» cercò di convincerlo lei
«L’ho memorizzata la dieta standard di una donna incinta e tu oggi hai già infranto le regole due volte con il cioccolato! Ti preferivo quando eri in cucina a ingozzarti di mirtilli! Quelli sì che sono salutari!» disse lui entrando in cucina
«Perché invece di ridere come un’idiota non mi aiuti, Mac?» gli chiese la moglie 
«Perché ha ragione!» disse Mac prendendo il cellulare e leggendo il messaggio ad alta voce «Ehi Mac! Ho rinterrogato i genitori di Robert Joy e ci hanno dato il nome di Elijah Sun come portantino! Vai al…» sbuffò e guardò Jo «Io devo andare! Ti lascio la macchina!» si volse verso la moglie che ancora non aveva toccato nulla del piatto davanti sé «Dai Christine! Mangia qualcosa! Jo, assicurati che finisca tutto!» disse alzandosi e baciando sulla fronte Christine «Ci vediamo a casa!»
 
Mac uscì dal locale e si avviò a piedi verso l’indirizzo che gli aveva spedito Flack e vide i signori Joy camminare verso di lui che, non conoscendolo, non sospettavano di nulla
«Però devi dirmi la verità Ben! Tu lo sai perché Rob è morto vero?» domandò la signora Joy
«Ha scelto l’amico sbagliato!» disse sbrigativamente l’uomo in giacca e cravatta «Tu volevi pure mandarlo in un centro di recupero!»
«Perché fumava Marjuana e non volevo si rovinasse la vita!» obiettò la donna «A te non piace il russo che ti aveva presentato! Ammettilo!»
«Sì, lo odio! È colpa sua se nostro figlio non c’è più! Ho mandato Elijah a dargli una lezione l’altra notte!»
Mac si nascose in un vicolo e attivò la registrazione con il cellulare e riuscì a carpire la frase chiave della madre di Robert «E tu reputi che mandare il tuo figliastro a portare i soldi sia stata una buona idea? Chi non mi dice che sia stato proprio lui a premere il grilletto?»
«Mi ha detto che non ha fatto nulla! Era disarmato! Non è neanche entrato nell’Ice-Bar! Sapevo che era tutta una tattica di nostro figlio per rubarmi dei soldi da dare al russo ed è per questo che non ho avvisato la polizia!» urlò il signor Joy
«Se scopro che mio figlio è morto per colpa del tuo figlio illegittimo, puoi anche dirmi addio!» sbraitò la donna con ira al marito e precedendolo lungo la strada.
Mac chiuse la registrazione, la inviò a Flack e la inoltrò ad Angela come prova.
 
All’indirizzo che Flack gli aveva lasciato, Mac trovò una volante posteggiata e si accostò al finestrino: vuota. Si accostò all’ingresso del palazzo estraendo la pistola «Senza giubbotto antiproiettile non azzardarti a salire!» gli sibilò Flack nell’oscurità
«Tu perché non sei ancora intervenuto?» chiese Mac vedendosi allungare il giubbotto dall’amico
«Aspettavo rinforzi, ma la centrale mi ha detto che arriveranno tra venti minuti!» disse osservando Mac lasciare la giacca in un angolo buio
«Se aspettiamo rischiamo che si allerti e tenti di fuggire!» disse Mac caricando la pistola «Non mi lascio scappare il principale sospettato dell’omicidio!»
«Non ho potuto ascoltare la nota audio che mi hai inviato!»
«Se lo avessi fatto capiresti a cosa mi riferisco!» disse avviandosi verso la scala «Interno C terzo piano?»
«Esatto! Ti guardo le spalle!» disse Flack seguendolo
«Elijah Sun! Polizia di New York! Apri la porta!» tuonò Mac bussando
Non si sentivano rumori all’interno dell’appartamento e Flack butto giù la porta entrando nel locale buio «Non senti anche tu uno strano odore?»
«Flack!» urlò allarmato Mac «Flack esci subito! Dobbiamo evacuare l’edificio! Questo odore è gas!»
«Ma che…!» disse Flack urtando qualcosa che lo afferrò per un piede «Bastardo lasciami!» urlò puntandogli contro la pistola
«Sparami e saltiamo tutti in aria!» disse la voce del giovane celato dall’oscurità.
La porta alle spalle di Mac si chiuse violentemente grazie a una cordicella legata  alla maniglia che si staccò e il giovane la lanciò fuori dalla finestra aperta «Nessuno può andarsene da qui!» rise il giovane «So che siete qui per arrestarmi perché ho ammazzato Robert Joy! Il mio caro fratellino fortunato!» rise amaramente di nuovo «Ma io non finirò in prigione! Questa sarà la mia e la vostra tomba!» Mac cercò di aprire la porta con una leva «Sapevo che ci avreste provato! Ho organizzato tutto bene! La porta può essere aperta solo dall’esterno! Ora è chiusa a chiave e aprendola, chiunque arrivi in vostro soccorso, farà scattare un meccanismo che ho posizionato nella serratura che accenderà la luce!»
Mac sentì le volanti avvicinarsi e diresse verso la finestra scostandone leggermente una tenda «Flack, preparati!»
«A fare cosa?» chiese senza capire.
Mac si avvicinò correndo al sospettato dandogli un potente calcio nello stomaco e facendolo svenire
«Solleviamolo!» si avvicinarono con il corpo del sospettato alla finestra «Non è la strada principale! Vai alla porta e fermali prima che la sfondino!» ordinò Mac
«Non sfondate la porta! Abbiamo il sospettato! Chiamate i pompieri c’è una fuga di gas! Evacuate l’edificio e fateci uscire dalla finestra!» urlò Flack ai poliziotti «Che serata!» disse a Mac che teneva sollevato da terra il corpo del giovane sospettato.
 
La città di New York, che non va mai a dormire, aveva ripreso le attività della mattina. Mac era sveglio e fuori casa da almeno due ore. Guardava distrattamente l’ora e le carte sulla scrivania
«Mac!» lo chiamò Lindsay bussando sulla porta aperta «Hai già preso la macchina?»
Senza alzare gli occhi dall’ultimo foglio lui le mostrò le chiavi «Cinque minuti e andiamo! Devo finire queste cose burocratiche!»
Lindsay si avvicinò e diede un occhiata ai fogli, notò che Mac era fermo e non riusciva a proseguire «Se li devi mettere in ordine alfabetico dopo la “Q” c’è la “R”!» disse indicandogliela su uno dei fogli
Mac trasalì «Giusto grazie!»
«Te ne eri dimenticato?» chiese Lindsay
«È che a volte non mi ricordo come si scrivono le lettere ed è imbarazzante!» ammise Mac portandosi una mano alla fronte
«Non preoccuparti! Danny me lo ha detto! Mi sono informata e so che ne puoi uscire!» disse poggiandogli le mani sulle spalle «Però adesso dobbiamo andare!»
«Sì! Dobbiamo passare a prendere Christine!» disse Mac alzandosi, abbandonando anche l’ultimo documento che aveva in mano, lanciandolo senza grazia sul piano della scrivania pieno zeppo di fogli simili
«Ho saputo anche della tua discussione con Christine per quello che è successo stanotte e mi dispiace! Io sono sicura che Danny non farà assolutamente nulla oggi!»
 
Danny e Jaime erano arrivati al cancello della clinica e un paio di ragazzine incinte, appena li videro oltrepassare la soglia, si misero a sorridere ai nuovi arrivati «Cavolo! Lo hai visto che carino!»
«Assomiglia molto al mio ex fidanzato!» le rispose un’altra
«Volate basso ragazze! Quel tipo a ha la fede al dito!»
Danny chinò lo sguardo con Jaime che al suo fianco «Sei in imbarazzo Danny?»
«Non è che sono in imbarazzo! Non ho mai avuto tante ragazze che mi facevano la corte tutte insieme! In genere al liceo erano due o tre alla volta!» commentò entrando nella hall «Cerchiamo il primario! Voglio tornare a New York alla svelta!» le confidò Danny
Jaime si avvicinò alla ragazza dai lineamenti ispanici che si occupava del ricevimento «Mi scusi, avevamo appuntamento con il primario per quest’ora! Veniamo dal Dipartimento di Polizia di New York!» disse gentilmente
«Il Dr. Dale vi aspetta in cima alle scale!» disse indicando la scalinata bianca in stile inizio Novecento
«Grazie» dissero in coro i due.
In cima alle scale li attendeva un donna piccola e minuta con due occhi piccoli e scuri e dei lunghi capelli neri raccolti in una treccia «Sono il Dr. Gwendolyn Dale, primario di questo ospedale. Voi siete?» disse volgendo uno sguardo austero ai due
«I Detective Messer e Lovato di New York!» esordì Danny «Vorremmo sapere qualcosa sulla clinica e su una delle vostre ultime ospiti!»
«Non sono autorizzata a dare informazioni sulle vecchie pazienti!» rispose sbrigativamente
«La ragazza è morta! L’hanno uccisa! Siamo vicini a prendere l’assassino! Perché la signora Stanford si occupa di questo posto pur essendo emerso che non gliene importa nulla?» disse Jaime
«A lei non importa come vanno le cose qui! Anzi lei sta aspettando che noi falliamo per rilevare la struttura e farne un centro benessere di lusso, esattamente come con il centro di ricerca!» disse facendo loro segno di seguirla «Il mio ufficio è qui dietro! Dopo il corridoio e le camere delle ragazze!» Danny guardò rabbrividendo le stanze in cui dormivano le ragazze «Devo dedurre che lei non ama gli ospedali!» lo apostrofò il Dr. Dale
«Non molto!» disse oltrepassando l’ultima camera
«Cosa succede ai bambini che nascono qui?» chiese Jaime
«Le madri perdono qualsiasi diritto su di loro e vengono dati in adozione!» disse entrando in un ufficio chiuso da una porta bianca con una maniglia d’oro «Entrate! Sul tavolo c’è il registro di tutte le ragazze che sono state qui e potete controllarlo!» disse sedendosi alla scrivania.
Danny controllò tra gli ultimi nomi e vide quello di Charlot «Potremmo prenderlo come prova? Le assicuro che appena l’assassino sarà consegnato alla giustizia le verrà restituito!»
«D’accordo Detective!»
«Di Charlot Vermont cosa sa dirci di preciso? La conosceva?» chiese Danny
«Ho imparato a conoscere ogni ragazza che veniva qua per partorire e Charlot era senz’altro una ragazza dolce anche se molto spaventata! Aveva stretto amicizia con una certa Marnie Parker! Hanno partorito lo stesso giorno!»
«Del figlio Charlot cosa sa dirci?» chiese Jaime
«Purtroppo è morto poco dopo la nascita!»
Danny annuì e Jaime divenne cupa «Capisco!»
«Ora gradirei cominciare il mio lavoro, se non avete altre domande… » disse sbrigativamente prendendo delle carte
«Grazie per la disponibilità!» disse Danny
«Arrivederci!» disse Jaime uscendo con Danny.
 
Jo, con l’aiuto di Danny , Jaime e Flack, aveva riunito Reed, Marnie, Edward Stanford e sua madre nella sala della villa dove si era consumato l’omicidio.
«Oggi ricreeremo l’intera vicenda, prendete le posizioni che avevate al momento dell’accaduto!»
Reed si posizionò in fondo alla sala, Edward si mise davanti al tavolo, Marnie si sedette sul divanetto accanto alla poltrona dove Jo era seduta e la signora Stanford si posizionò dietro il tavolo con in mano i bicchieri.
«Bene! Ho notato, fin da subito, che Edward non è mancino. Quella sera aveva in mano due coppe di Champagne, saresti così gentile da offrendomene una?» domandò Jo
Il ragazzo si avvicinò recando in mano due coppe e offrendo quella nella sua mano destra a Jo «Cosa vuole di mostrare con tutto questo Detective?»
«Voglio dimostrare che lei era del tutto ignaro di offrire la morte a Charlot! Visto che mi ha offerto da bere con la mano destra!»
Edward reclinò un sopracciglio «Non capisco! Io ho offerto coppe di Champagne tutta la sera!»
«Sul bicchiere c’erano tre serie di impronte. Escludendo le sue e quelle della vittima, restano quelle di sua madre!» spiegò Danny
«Ci pensi bene!» intervenne Flack «Sua madre le ha detto qualcosa, prima di consegnarle il bicchiere?»
«Questa sceneggiata è ridicola!» sbraitò la signora Stanford «Lo sanno tutti che Charlot si è suicidata!»
«Edward! La prego, ci pensi bene!» lo invitò Jaime
«Ora che mi ci fate pensare mia madre mi aveva detto: “Charlot non lo ha ancora preso!”»
Marnie e Reed guardarono con uno sguardo d’ira la donna
«Traditore! Lo sai benissimo che lei è figlia di tuo padre e che si è presa parte dei tuoi soldi!»
«E tu? C’era proprio bisogno di ucciderla per questo?!» sbraitò Edward «Volevo provare a vederla come una sorella, ma tu non hai voluto! Tu hai detto che era diversa!» si mosse con un passo veloce verso di lei «Hai fatto offrire la coppa a me per incastrarmi!»
«Direi che può bastare così!» disse Flack prendendo in custodia la donna «Spero che aver tolto la vita a quella povera ragazza la faccia pentire ogni giorno che passerà in galera e per il resto della vita!»
Jo annuì e si alzò dalla poltrona.
 
Mac guardò Christine sdraiata al suo fianco «Sei ancora arrabbiata?»
«Sì!»
«Perché non puoi più lavorare fino a dopo la nascita del bambino o…»
Christine si voltò per guardarlo in viso «Non so se essere orgogliosa, perché sei mio marito e un eroe, oppure se chiedere il divorzio perché tutte le volte che esci di casa potresti tornare morto!»
«La prossima volta farò più attenzione!» disse Mac abbracciandola
«Questa frase l’ho già sentita!»
«Allora lo sai già che è vera!» le disse Mac «Non rischio la vita di proposito! Andiamo di là in soggiorno! Danny e Lindsay si chiederanno che fine abbiamo fatto!»
«Giusto! Avevo promesso di cucinare con Lindsay per ringraziarla di essere venuta con noi dal ginecologo oggi!»
 
Quella sera Jo si recò dalla madre di Charlot
«La ringrazio Detective!» sospirò asciugandosi le lacrime «Mi dica, lei ha figli?»
«Sì, due!»
«E suo marito che tipo è?»
«Io e mio marito abbiamo divorziato nel 2006. Forse oggi ho trovato qualcuno che potrebbe diventare un perfetto compagno!»
«Se avrà altri figli da questo compagno e dovesse essere una bambina, la potrebbe chiamare Charlot?»
Jo sorrise «Glielo prometto!»
 

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Capitolo 8
*** EPISODIO VIII: THE SCARLET PIMPERNEL ***


Venerdì 15 Novembre 2013

EPISODIO VIII: THE SCARLET PIMPERNEL

 
Flack parlava al telefono con Jo che lo ascoltava pazientemente
«L’idea di festeggiare, in ritardo, il compleanno di Mac questo week-end è stata ottima! A proposito a casa sua cosa porti? Lo spumante, il bianco o il rosso?» senza attendere una risposta Flack esclamò all’improvviso «Rimandiamo la nostra visita a Mac di qualche ora, hanno ucciso un uomo poche ore fa! Vieni a Central Park!» sbuffò il Detective
«Considerami già lì!» esclamò Jo chiudendo la comunicazione e andando a sbattere su Sheldon «Telefona a Mac e digli che mancherò all’aperitivo!»
«Che succede?» chiese seguendola a passo sostenuto
«Omicidio a Central Park!» rispose sbrigativa infilandosi nell’ascensore guardando sbigottita Sheldon seguirla
«È un problema se mi unisco a te?» domandò sorridendo
«No, ma preferirei che tu me lo chiedessi prima di farlo!» rispose seccata Jo
«Lo sto facendo ora!» sorrise Sheldon
«Hai notato una cosa?» gli chiese Jo quando le porte dell’ascensore ripartito dal primo piano verso il garage si chiusero «Sei sempre molto impulsivo!»
«E tu ci hai fatto caso che siamo rimasti da soli in ascensore?» disse Shaldon
«Ricordati che…» ma Jo non ebbe il tempo di finire la frase che Sheldon la baciò appassionatamente
«Il lavoro è prima di tutto!» concluse lui appena l’ascensore si aprì «Non è solo la tua priorità!» prese le chiavi della macchina dalla mano di Jo e le fece tintinnare «La sua carrozza la attende!»
«Spiritoso! C’è Flack che ci aspetta con un morto!» ribatté lei
«Isabella ne sarà felice!» sorrise Sheldon
«Tu sei sicuro di voler dare l’esame di Detective di secondo livello?» chiese Jo sedendosi sul sedile passeggiero della Chevrolet Captiva nera
«Mai stato più sicuro! Ti ripeto che voglio poter fare più cose in questo dipartimento!» spiegò pazientemente Sheldon mettendo in moto l’auto.
 
Flack osservava la vittima, notando che non c’erano segni né di lotta né di trascinamento. Alzò lo sguardo e vide arrivare Jo e Sheldon «Era ora! Credevo non sareste più arrivati!»
«Lascia perdere! Non sono neanche le tre e già c’è un traffico infernale!» disse Jo estraendo i guanti «Certo che se non fossimo andati sulla 5thAvenue…»
«Ho sbagliato strada! Dobbiamo discuterne ancora a lungo?» chiese Sheldon infilandosi i guanti e chinandosi sul corpo
«La neo coppia che non è ancora riuscita ad avere un appuntamento serio è già in crisi?»
«Flack, invece fare dell’ironia perché non ci aiuti?» domandò Jo spazientita «Prima chiudiamo questa storia, prima andiamo da Mac!»
«Sai che secondo me fa prima Mac a tornare al lavoro dal suo giorno libero, che noi a risolvere il caso?» disse Sheldon esaminando il corpo «Questa macchia sui vestiti, in corrispondenza della ferita, è acqua» disse spostando la giacca e rivelando un alone identico sulla camicia «E stando alla temperatura corporea è morto da circa tre ore» gli scosse leggermente il braccio «Il rigor non è fissato!»
«Laurent Jacque Saussure, agente immobiliare, nato il 12 Febbraio 1961» Jo aveva letto nelle informazioni riportate sul tesserino dell’azienda «Portiamo tutto a Isabella e a Lindsay e andiamo a fare dei controlli a questa azienda! Non prima di aver fatto le foto della scena!»
«Io resto con Isabella in obitorio mentre tu e Flack potreste andare all’azienda!» disse Sheldon infilando la mano nella tasca interna della giacca del cadavere «Che strano» disse estraendo la mano «Una primula rossa perfettamente incartata in una busta trasparente!» la esaminò con attenzione ma non vi trovò nulla che potesse aiutarlo «Perché una persona dovrebbe portare una primula rossa all’interno della giacca e non appuntata sul risvolto?»
«Probabilmente è la firma dell’assassino…» teorizzò Flack
«Spero non sia così!» disse Jo «In casi del genere, nove volte su dieci è un serial killer!»
«Dobbiamo aspettarci che colpisca ancora?» chiede Sheldon
«Tutto è possibile, Sheldon!» rispose Jo guardandosi intorno.
 
Lindsay esaminava il tesserino con i raggi ultravioletti mentre Danny guardava al microscopio la primula «Come va con il tesserino?»
«Non c’è male» disse Lindsay prelevando le impronte e mostrandole a Danny «Ce ne sono due serie e poi un segno lasciato da un guanto in lattice!»
«Potrebbe essere di Jo?»
«Lo escludo» disse smanettando al pc «È ricoperta da una sostanza verde ed è…» appena arrivò il risultato rimase sorpresa «Linfa!»
«Capirai!» sorrise Danny «Central Park è pieno di alberi!»
«Sì, ma quante Primula Anisodora ci sono?» chiese mostrandogli il risultato
«Facciamo un test del DNA per vedere se c’è un riscontro con la primula che sto esaminando io?» chiese serio
«Forse è il caso…» disse Lindsay annuendo
«Io il test e tu le impronte nell’AFIS?» domandò Danny
«Affare fatto!» sorrise
«Ragazzi!» chiamò Angela entrando «Controllavo nel registro dei dipendenti dell’agenzia immobiliare e non c’è nessun Laurent Jacque Saussure!»
«Fantastico! Allora non siamo neanche sicuri che quello sia il suo vero nome!» si lamentò Danny
«Per essere il suo nome, è il suo nome!» disse un uomo entrando nel laboratorio «Solo che l’azienda è quella di Miami!»
Danny sorrise «Da quanto tempo Tenente Caine! A quanto pare lavoreremo di nuovo insieme!»
L’uomo si tolse gli occhiali da sole e sorrise «Danny Messer, giusto?» disse in tono rispettoso
«Sì, esatto!» rispose levandosi i guanti da laboratorio
«Non credo invece di ricordarmi di lei…» disse dirigendosi verso la Lindsay
«Lindsay Messer!» sorrise la donna presentandosi
«Molto lieto! Sono il Tenente Horatio Caine!» si girò poi verso l’ultima agente rimasta «Anche tu non c’eri l’ultima volta, ma ti conosco dai giornali Angela Meyers!»
La ragazza si rabbuiò «Saprà allora che ho fatto di tutto per difendere il mio capo!»
«A proposito, dov’è Mac?» chiese in generale ai presenti
«Ha il giorno libero! Volevamo andare da lui appena risolto il caso…» disse Danny guardando Lindsay riordinare le prove e gli ultimi risultati
«Con “La Primula Rossa” non è così semplice! Miete vittime a Miami da sei mesi e ancora prima a New Orleans…» sospirò Horatio «Ora saremo in tre ad indagare sulla Primula e speriamo di prenderla presto!»
«Stella, Mac e lei sarete una squadra perfetta, Tenente!» concluse soddisfatta Lindsay «Vado ad avvisare Jo che il Tenente Caine è dei nostri!»
«Dunque, la Detective che ha preso il posto di Stella si chiama Jo!» sorrise Horatio «Vorrei vedere Mac però, mi potreste dare il suo indirizzo?»
«Io credo che Mac…» cercò di intromettersi Angela
«Eccolo qui!» disse Danny passandogli un post-it
«Grazie Danny!» disse infilandoselo in tasca «A domani colleghi!»
«Messer, che ti è saltato in mente?!» sbraitò Angela «Mac ha preso due giorni liberi per riprendersi e tu gli spedisci il lavoro a casa?!»
«Dai Angela! È un vecchio amico prima di essere un collega! Cerca di non fare troppo la protettiva con Mac! Ha già una moglie e una madre!»
«Danny ha ragione! Horatio non è un collega qualunque! Conosco l’intera storia!» sorrise Lindsay accompagnata da Jo.
 
Horatio scese dal taxi e, infilandosi gli occhiali da sole, si diresse in direzione del palazzo indicatogli da Danny e andò a sbattere contro Christine che stava rientrando in casa «Mi scusi signora, non le ho fatto male vero?» disse notando che era incinta
Christine sorrise «Non si preoccupi! Non ci siamo scontrati così forte!»
«Ero passato a trovare un amico, mi hanno detto che abita qui…» disse sistemandosi la giacca e rivelando il distintivo alla cintura senza farci caso
«È in casa!»  esclamò Christine aprendo la porta
«Come fa a sapere chi sto cercando?»
«Ho visto il distintivo!» sorrise lei
«Wow! Che occhio! Complimenti! Lei è la signora?»
«Taylor! Christine Taylor!» disse entrando nell’atrio
«Devo dedurre che lei è in qualche modo una parente di Mac… è forse la sorella?» chiese Horatio seguendola
«Veramente io sono la moglie! Lei invece è?»
«Il Tenente Horatio Caine di Miami! Dovrò lavorare con Mac nei prossimi giorni o magari settimane!» sottolineò con rammarico «Per ora sono qui per fargli visita da amico!» disse salendo con Christine in ascensore e togliendosi gli occhiali rivelando gli occhi azzurro ghiaccio.
Arrivati a destinazione, camminarono nel corridoio fino alla porta infondo e Christine infilò la chiave nella toppa, ma prima che potesse girare la chiave Mac aprì la porta
«Christine, ti ho sentita arrivare!» disse abbracciandola e notò subito la presenza di un uomo dietro di lei «Horatio Caine! Quanto tempo!» disse stringendogli la mano
«Mac Taylor! Sono contento di ritrovarti… intero…» disse guardandolo negli occhi
«Hai letto i giornali?» disse facendolo entrare
«Sì, ma non sapevo ti fossi sposato e in attesa di un figlio!» disse guardando Christine sistemare la cucina
Mac sorrise «Si è presa cura di me durante le ultime convalescenze!»
«Quale disavventura hai vissuto prima del caso Beirut?»
«Mi hanno sparato alla schiena!» prese tra le mani una lista di parole sul tavolino in salotto e le impilò per riordinarle
«Benvenuto nel club!» scherzò Horatio «Lavoro?» chiese poco dopo indicando le parole
«Magari!» sospirò Mac «Sono le parole che non riesco più a scrivere da quando mi sono ripreso!» gliele mostrò «In genere ne cancello una, due al mese…»
«Vuol dire che tra qualche mese sarai a posto!» sorrise Horatio «Sono stato più fortunato di te allora! Quando mi hanno sparato ho creduto che sarei morto! Mi hanno salvato per un pelo!»
La porta di casa si spalancò nuovamente «Sono a casa!»
«Ciao mamma!» la salutò Mac dal salone con voce pacata e quasi sofferente
«Che allegria! Non dirmi che sei già alle prese con il lavoro!»
«Non ancora signora, ma lo sarà presto!» disse Horatio alzandosi dalla poltrona «Sono il Tenente Caine, un collega di Miami!»
«Perché non mi dici il motivo del tuo viaggio a New York?» chiese Mac alzandosi
«“La Primula Rossa”! Il serial killer di Miami partito da New Orleans quasi un anno fa!» spiegò Horatio
«Ha colpito qui a New York?»
«Oggi alle 13.15 circa… ma mi hanno detto che la tua collega Jo deve ancora passare in obitorio per il referto! Il corpo lo hanno trovato solo due ore fa!» disse spiegando la situazione «Ho incontrato quasi tutta la tua squadra al lavoro: hai una nuova esperta di computer e Messer si è sposato con una collega! Ne sono cambiate di cose da quando ci siamo visti l’ultima volta!»
«Sì! Tu poi non conosci i figli di Danny e Lindsay!» sorrise Mac alzandosi per andare ad aprire la porta alla quale avevano bussato
«Mac!» urlò contenta la piccola Lucy saltandogli al collo, dietro di lei c’erano Lindsay e Danny con in braccio Sid
«Jo arriva più tardi con Hawkes! Hanno problemi con l’arma del delitto, ma vedrai domani!» spiegò Danny guardando la figlia stringersi al petto di Mac
«Dunque lei è la prima figlia!» disse Horatio osservando la bambina che spaventata si strinse doppiamente contro Mac «E lui il secondo!»
«Chi è questo signore, Mac?» chiese in un sussurro Lucy
«Lui è il Horatio e viene da Miami!» sorrise convincendola a girarsi verso il Tenente «Horatio lei è Lucy!»
«Che bel nome!» disse sorridendo «Sei davvero molto carina Lucy!»
«Anche tu metti in prigione i cattivi come Mac e il mio papà?» chiese la piccola
«Sì lo faccio anche io!»
«Assomigli molto a Mac! Parli solo un po’ di più!» sorrise la piccola mentre veniva poggiata a terra da Mac.
Lindsay rise e guardò Lucy sedersi sulla poltrona e guardarsi curiosa intorno.
Christine arrivò in salone e affiancò Mac con il telefono in mano «Jo è qua fuori e dice che ha con sé delle pizze!»
«Buona la pizza!» esultò Lucy dalla poltrona
«Andiamo a prendere noi tre le pizze allora!» sorrise Mac a Danny e Horatio
«Godiamoci la quiete prima della tempesta!» ammise Horatio «Da domani saremo alle prese con un caso davvero pesante!»
In casa entrarono anche Angela e Reed con una bottiglia di Champagne «È qui la festa?» chiese il ragazzo
«Voi due non me la raccontate giusta!» disse Mac uscendo
«Mac te lo abbiamo già spiegato!» sbuffò Angela
«Sapete perché vi dico così? Perché mi ricordate me e Claire ai nostri primi appuntamenti!»
«Sei come un padre per entrambi!» sorrise Reed «Hai avuto modo di leggerlo l’articolo?»
«Sì, ma ne parliamo più tardi da soli! Ne scriverai un altro presto!» sorrise Mac
Reed sorrise «Tengo pronto il computer!»                                           
Christine prese la mano di Mac «Reed va a prendere le pizze al tuo posto!» gli toccò con l’indice il livido sulle coste facendolo sussultare «Non sono d’accordo sul fatto che tu torni a lavorare domani, ma almeno per stasera delega i compiti agli altri!»
«Come vuoi!» lanciò un’occhiata a Reed che si mosse in direzione della porta con Horatio e Danny.
Lucy si alzò e si mise ad abbracciare Christine «Ma è vero che avrai un bambino dell’età del mio fratellino?» le chiese
«Sì piccola!» sorrise di rimando
«Hai anche tu il pancione come quello che a avuto la mia mamma!»
«Lucy!» la rimproverò Lindsay con in braccio Sid
Christine rise «Sì e sarà più grande di così!»
«La mamma non vuole dirmi come si fanno i bambini e nemmeno il papà! Me lo spiegate voi?» disse rivolta a Christine e Mac
«Lindsay, nemmeno la storia dell’ape e del fiore le hai raccontato?» domandò Mac
«Non ha mai visto le api impollinare dei fiori! Come le spiego quella parte?!»
Christine sospirò «Domani allora ti passo a prendere io a scuola e andiamo nel parco a vedere le api e i fiori!» guardò Lindsay sorridendo «Se alla mamma va bene!»
«Benissimo! Sia io che Danny dobbiamo lavorare!» sorrise «Poi quando Mac III chiederà spiegazioni simili a questa, sarò lieta di dargliele!»
Mac fece un mezzo sorriso e andò ad aprire la porta a Jo e agli altri
«Ehy Mac!» sorrise la donna abbracciandolo «Mi sei mancato oggi! Soprattutto sul lavoro!» scherzò guardando gli ultimi segni delle percosse sul viso. Gli appoggiò una mano sulle coste e vide il labbro di lui incresparsi trasformandosi in una smorfia di dolore «Ti ho toccato proprio un livido in via di guarigione, vero?»
«Anche se è passato del tempo, se toccati, possono fare parecchio male!» sorrise facendola accomodare nel salone
«Christine!» esultò Jo «Che bello vederti! Come stai?»
«Ora che siamo tutti pronti per festeggiare, meglio!» sorrise vedendo arrivare Sheldon affaticato con Flack e Jaime che si precipitarono da Christine e Mac.
Mac abbracciò Sheldon e gli bisbigliò «Comincia a introdurmi il caso a cui stiamo lavorando!»
«Mac! Eravamo d’accordo!» sbuffò Christine
«Lo so, ma se anche Horatio è qui significa che è una cosa seria e complicata!»
«Ti basta sapere che avremo a che fare con “La Primula Rossa”» gli disse Horatio «E il suo subdolo modus operandi! Il resto domani! Stappa quella bottiglia sul tavolo e festeggiamo!»
 
Il giorno dopo, Jo vide Mac avanzare verso la stanza cui si tenevano le riunioni e lo bloccò «È arrivata anche Stella e si è portata Adam! Mentre Horatio ha chiamato qualcuno dei suoi da Miami! So che hai già studiato l’intero caso, Christine mi ha chiamata per dirmelo ieri notte! Ti ricordo che sei sposato con Christine e non con il tuo lavoro!»
«Cosa ti ha detto per essere precisi?»
«Di tenerti d’occhio!» disse Jo facendo entrare Mac nella stanza a vetri dove tutti erano già seduti pronti a cominciare la riunione.
Adam si ritrovò seduto accanto a Mac e sorrise «Ciao Mac!»
«Ciao Adam!» lo salutò Mac dandogli una pacca sulla spalla e si alzò in piedi. Prese il plico di fogli della riunione e scorrendo il referto dell’autopsia cominciò a parlare «”La Primula Rossa” ha colpito prima a New Orleans, quindi Stella devi cominciare tu! Sei quella che lo conosce meglio di tutti!»
Mac si sedette e lasciò che Stella si alzasse in piedi e si dirigesse verso lo schermo tattile che si illuminò al tocco leggero delle sue dita «Si fa chiamare “La Primula Rossa”, non sappiamo nulla di lui, non lascia indizi, niente testimoni e soprattutto è operativo da quasi un anno» fece apparire uno schedario con i nomi delle vittime «Le vittime sembrano apparentemente scelte a caso, sono di diverse età, facevano diverse professioni, abitavano in tre luoghi diversi…» mostrò una mappa «Sembra che gli piaccia girare le nostre tre città mietendo vite, ma ieri era la prima volta che uccideva qualcuno a New York!»
Horatio si alzò in piedi «Abbiamo notizie dei suoi spostamenti grazie a quelli dei suoi morti» fece apparire la scheda di Laurent Jacque Saussure «L’ultimo a cadere lavorava a Miami, ma questa impresa ha aperto da poco anche a New York e da quello che sappiamo aveva chiesto un trasferimento!»
Mac osservò i nomi delle varie imprese «Che legame c’è tra tutte queste aziende?»
«Il cognome del primo proprietario e i proprietari non sono imparentati tra loro!» disse Stella
«Ho fatto ricerche approfondite e posso confermarvelo!» disse Adam smanettando con un palmare «Ve lo sto inviando sullo schermo…  arrivato!»
Mac scrutò i nomi dei proprietari «Dodici vittime, dodici imprese, dodici proprietari…»
Flack arrivò trafelato alla riunione «Scusatemi per il ritardo, ma penso che dobbiate tutti vedere questa!» disse tirando fuori una busta di plastica trasparente contenete una lettera «Siete voi il suo obiettivo! Non quelli che sono stati uccisi!»
Mac prese il foglio tra le mani
“I fight the injustice.
I am at the service of my country.
The victims are 12 like the Apostles and you are the Trinity that I need to destroy.
To combine forces against me won’t  help you.
While you're talking about me around a table, I'm preparing my game.
You will soon receive my other news!
I've already moved, now it's up to you!
The Scarlet Pimpernel”
Come allegato c’era una primula rossa, identica a quella ritrovata sulla vittima al parco
«Abbiamo a che fare con un giustiziere!» concluse scannerizzando la lettera per mostrarla a tutti «Flack ha ragione! Gli obiettivi siamo io, Horatio e Stella!»
 
La caccia a potenziali assassini che conoscevano tutti e tre condusse ad un solo nome: Henry Darius, giustiziato a Miami.
Horatio staccò per primo quel pomeriggio «Vado in albergo ad aspettare Calleigh. Sono esausto e ho bisogno di dormire!»
Stella continuò ad indagare con Mac fino a tarda notte «Mac vai a casa da Christine! Lei non sa nulla della Primula ed è meglio che le cominci a introdurre qualcosa»
Mac la guardò stropicciandosi gli occhi «E tu cosa farai? Non ti lascio a esaminare vecchi fascicoli di quando lavoravi qui da sola!»
Sella gli prese le mani «Abbiamo spedito a casa tutti! Compresi Angela e Adam che non hanno fatto altro che litigare tutto il giorno! Tra parentesi lui mi bombardava di messaggi fino a qualche minuto fa per pregarmi di raggiungerlo!»
«Non tutti sono andati a casa: Isabella e Hawkes stanno ancora tentando di rintracciare l’arma del delitto in obitorio!» disse Mac alzandosi dalla sedia per dirigersi alla parete di vetro che dava sullo stretto corridoio tra il suo ufficio e la finestra del grattacielo «Qualcuno ci vuole morti e noi dobbiamo fermarlo!» guardò la strada di sotto con il via vai delle auto anche se era quasi la una.
«Andiamo a dire a Sheldon e Isabella di staccare!» sorrise Stella avvicinandosi a lui «Domani, magari, il nostro killer misterioso si rifarà vivo!»
«Ho paura Stella, ma non per me!» disse abbracciandola «Ho paura di quello che potrebbe succedere a Christine, a te o a qualcuno della squadra!»
Stella strinse le braccia attorno al collo dell’amico e lo rassicurò «Lo prenderemo prima che succeda qualsiasi cosa!» si staccò e guardò gli occhi blu di Mac «Sei troppo stanco e preoccupato per continuare a lavorare! Lo siamo tutti!»
Mac annuì «Andiamo di sotto!» ma fece in tempo a vedere negli occhi di Stella un velo di ansia e preoccupazione «Cosa ti succede?»
«Ho paura anche io!» ammise «Perché è sicuramente qualcosa collegato con quello che abbiamo fatto qui noi insieme ad Horatio!» prese un foglio «Henry Darius non ha parenti in vita e tutti quelli che lo conoscevano o sono morti o sono dietro le sbarre!»
«Controllerò anche io ulteriori affiliazioni criminali qui a New York che sono entrate in contatto con Henry Darius» la rassicurò Mac
«Lo hai fatto per tutto il pomeriggio!» gli ricordò lei
«Ricomincerò finché non ne verremo a capo!» disse Mac riponendo il foglio di Stella in cima alla sua pila dei documenti «Domani, con calma, riprenderemo da qui!»
 
In obitorio Sheldon e Isabella avevano appeso dei maiali «Questi cosi puzzano più dei cadaveri che esaminiamo!» si lagnò la ragazza «Quello che si avvicina di più alla nostra arma del delitto è questo coltello…»
«Però il taglio non è lo stesso!» si lamentò Sheldon «Dobbiamo cercare di trovare l’arma precisa!» sbuffò
«Domani mattina!» disse Mac entrando «Siete qui sotto da otto ore! Andate a riposare!»
«Voi avete trovato qualcosa?» chiese Isabella guardando Mac sbattere con energia gli occhi per restare sveglio
«Niente!» disse Stella con rammarico «Spero solo che Horatio stia meglio e che domani possa aiutarci di più!»
Sheldon richiuse il cadavere nella cella frigorifera «Andiamo insieme alla metro, Isabella?»
«Sì, ma poi ci dovremo separare!»
«No, vado a fare visita a Jo!» sorrise Sheldon «Le ho promesso che le avrei riferito tutto e che avrei passato con lei la notte!»
Mac si staccò dai colleghi ed esaminò le ferite sui maiali «Perché c’era acqua sui vestiti in corrispondenza della ferita?»
«Danny ha esaminato la composizione chimica e c’erano tracce di azoto liquido, significa che prima l’acqua era fredda e conservata in un refrigeratore!» spiegò Hawkes «Perciò ho ipotizzato un coltello da cucina o qualcosa che potesse avere un collegamento con l’alimentare o il biologico come arma del delitto»
Stella esaminò la foto della ferita «È come quelle che ho visto io fino ad oggi: ben definita!» guardò Mac e aggiunse «Ciò che mi è nuovo è l’azoto liquido!» disse sbuffando «Credo che l’arma possa essere un coltello di ghiaccio!» concluse dopo averci riflettuto
«Danny avrà da fare domani!» disse Mac «Costruirà un coltello di ghiaccio per provarne la compatibilità!»
«Con quali valori di riferimento?» chiese Sheldon
«Sembra che dovremo fare un calco della ferita sulla vittima!» disse Isabella «Ora però tutti fuori, se vogliamo eseguire gli ordini di Mac!»
 
Stella entrò nella camera d’albergo che aveva prenotato con Adam prima di partire e trovò una lettera sul letto sigillata con un laccio sulla quale stava una primula rossa.
Tremante, Stella prese la lettera tra le mani e la spiegò, rivelandone una carta da lettera raffinata su cui a inchiostro vi era scritto:
“Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
 
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
 
If you want to see him alive again, come at Central Park now! If I were you, I wouldn’t tell anything to your colleagues. You would not to see him in a bag shredded into pieces right?
The Scarlet Pimpernel”

Stella scivolò contro la parete fino ad arrivare al pavimento, scattò delle foto con il cellulare alla lettera e lo nascose nel fondo dell’armadio, mentre la lettera finì nella sua borsa.
Chiuse la porta della camera e si diresse veloce verso il parco, il luogo meno raccomandabile dove dirigersi nel cuore della notte.
 
Mac entrò in casa facendo meno rumore possibile. Nel buio vide una figura nera seduta sul divano. Mise la mano destra sull’impugnatura della pistola, indietreggiò fino alla parete e con la mano sinistra accese la luce della sala ed estrasse la pistola.
Christine si voltò verso di lui avvolta nella sua camicia da notte e si spaventò nel vederlo con l’arma in mano «Mac che cosa stai facendo?!» sussurrò terrorizzata
Mac abbassò la pistola e la ripose nel cinturone, sospirò «Cosa fai ancora sveglia alle due di notte?! Mi hai fatto prendere un colpo!»
«Non rispondevi al telefono così ho chiamato Jo» gli disse terrorizzata Christine «Mi aveva detto che stavi ancora lavorando e che con te c’era Stella, ma mi ha detto anche di stare attenta e di chiudere bene la porta di casa!»
Mac si passò una mano sulla fronte «Perdonami per tutti questi misteri! Non deve essere una cosa facile sopportare tutto questo!»
«Credimi, è facile se sai cosa aspettarti!» Christine si alzò e gli si avvicinò «Devi solo dirmi cosa sta succedendo!»
«Tutti gli omicidi del criminale che devo prendere con Horatio e Stella erano attuati con lo scopo di riunirci tutti e tre a New York! Crediamo sia una faccenda legata a un caso di un assassino a cui abbiamo lavorato insieme anni fa!»
Christine si strinse a Mac «Non può essere che l’assassino sia evaso e vi stia dando la caccia?»
«Lo escludo visto che in Florida c’è la pena di morte in casi come il suo!» disse stringendola «Tu non preoccuparti! Non permetterò che qualcuno ti faccia del male!» le baciò la fronte e sollevandola da terra la portò nella loro camera e la adagiò sul letto «L’inverno sta per arrivare!» disse togliendosi la camicia e infilandosi una t-shirt e dei calzoncini corti
«Già! Questo Novembre è davvero strano!» disse stendendosi  Christine «Per fortuna lui sta bene!» disse indicandogli la pancia.
Mac si stese accanto a lei e le sfiorò la pancia con la punta delle dita «Pensare al suo arrivo mi rende sempre felice!» sorrise e baciò Christine «Sicuramente, è la cosa più bella che ci potesse capitare!»
Christine sorrise «Diventi un altro quando parli di lui!» Mac rise e posò un orecchio sulla pancia di Christine «Cosa fai? È perfettamente immobile!»
«Lo so, ma volevo fargli sapere che il suo papà c’è ancora anche se è impegnato con il lavoro!»
Christine si voltò su un fianco sorridendo «Lui lo sa che tu ci sei!»
«Domani vieni con me in laboratorio, sono più tranquillo se ti posso proteggere di persona!» disse massaggiandole la schiena «E dovrai alzarti presto! Perché portiamo mia madre in aeroporto prima! Perciò è meglio se riposi un po’» disse spegnendo la luce.
 
Flack era seduto alla sua scrivania con Jaime al suo fianco
«Don, è una cosa seria! Non è stata una semplice rapina!» ribatteva al fidanzato e superiore «Sei tu che mi hai detto che Mac è a caccia della Primula Rossa!»
«Come fai a dire che è stata la Primula?» sbuffò
Jaime sbatté sul tavolo una busta trasparente contenente una primula rossa «Soddisfatto? Mandala al laboratorio adesso!»
Mac e Christine si ritrovarono ad assistere alla scena e Flack saltò subito in piedi «Detective Capo Taylor!»
Jaime lo affiancò «Capo!»
Mac sorrise «Sarò promosso ufficialmente tra una settimana! Ricordatevi che tra noi il rapporto non deve cambiare, quindi io sono ancora Mac!»
Christine lo guardò di sottecchi «Questo non me lo avevi detto!»
«Ora lo sai, ma continuerò a fare comunque il mio lavoro di prima, solo con più responsabilità e devo rendere conto a tutti gli altri Bureau!» disse Mac incrociando le braccia
«E quando pensavi di dirmelo?» domandò Christine posando le mani sui fianchi
«Te ne volevo parlare, ma non c’è stata l’occasione giusta!» si difese lui
Flack vide Adam all’ingresso del dipartimento e si scostò lievemente per farsi notare.
Adam avanzò scosso dai brividi nella sala e scivolò ai piedi di Flack accorso in suo soccorso appena vistolo poco saldo sulle gambe «Don! Stella! Stella è scomparsa! Credo sia stata la Primula!»
Flack lo prese per le spalle nel tentativo di farlo stare meglio.
Mac corse in aiuto  di Flack e alzò la testa di Adam «Resta sveglio! Adam resisti, non mollare!»
Jaime stava già chiamando il 911 «Detective Lovato! Mi serve subito un’ambulanza al distretto 12!»
Adam continuò a tremare «La Primula ha preso Stella, Mac! Ti prego, salvala!»
Mac annuì «Stai tranquillo, Adam! La troverò!» gli prese la mano e sentì che era quasi congelata. Gli toccò gli abiti e scoprì che erano umidi «Don dobbiamo scaldarlo! Rischia un’ipotermia!»
«Io mi svesto! Tu togligli i vestiti a lui!» gli disse Don sfilandosi la giacca.
Christine si chinò con Jaime su Adam per aiutare Mac
«L’ambulanza sta arrivando, tieni duro!» gli sussurrò Jaime.
Flack si chinò sul corpo di Adam  «Spero che funzioni!»
«Sta già funzionando! Adam ha un respiro più regolare!» disse Mac coprendoli con la sua giacca e poi prendendo quella di Flack «Dovrebbe essere già più caldo!»
I paramedici entrarono con una barella e Mac si calmò «Grazie a Dio!»
Adam venne caricato sulla barella e avvolto in una coperta termica «È colpa mia se Stella è stata rapita! Le avevo promesso che non mi sarei cacciato nei guai!» singhiozzò
«Adam! Non pensare neanche per scherzo una cosa del genere!» lo zittì Mac «Tu pensa a guarire mentre io cerco Stella!» Mac lo seguì fino a fuori, dove venne caricato sull’ambulanza «Verrò in ospedale a chiederti aiuto quando starai meglio!» guardò l’ambulanza partire con uno sguardo triste «Ti prometto che Stella vivrà Adam!»
Christine vide Mac rientrare ed appoggiarsi allo stipite della porta pensieroso
«Vado io!» la rassicurò Flack.
«Don» disse Mac appena Flack gli fu abbastanza vicino «Prendi con te Danny e Jaime e andate a fare un sopralluogo alla camera d’albergo di Stella!»
Flack annuì e si avvicinò a Jaime «Andiamo a prendere Danny! Ci aspetta un lavoro duro e lungo!»
Mac si avvicinò a Christine e la prese per mano «Andiamo in laboratorio» disse «Tu resterai nel mio ufficio»
 
Jo era con Angela e Lindsay a controllare gli spostamenti della Primula nel laboratorio informatico quando vide Mac e Christine, con dei volti preoccupati, passare in corridoio «Continuate da sole?»
«Sì, vai pure da Mac! Se ha portato con sé Christine c’è un motivo!» disse Lindsay preoccupata.
Jo uscì dal laboratorio e bussò all’ufficio di Mac che la fece entrare «Mi sono preoccupata quando non ti ho visto puntuale questa mattina in ufficio! Credevo ti fosse successo qualcosa!» disse rivolta a Mac sedendosi accanto a Christine e posandole una mano sulla spalla in segno di affetto
«Stella è scomparsa, almeno questo è quello che ha farfugliato Adam prima di essere trasportato in ospedale con una temperatura corporea inferiore alla media!»
Jo rimase sorpresa e scossa «Adam stava andando in ipotermia?»
«Più tardi io e Horatio analizzeremo i suoi vestiti, speriamo di scoprire qualcosa che ci porti alla Primula!» disse cercando di mantenere la calma
«Come mai hai portato in ufficio Christine?»
«Perché ho paura per lei!» disse in tono freddo «Non me la sentivo di farla seguire da una scorta ovunque andasse!»
«E tua madre?» chiese Jo
«Partita per Chicago questa mattina alle sei!» disse Mac «A casa sarà al sicuro!»
«Anche io sarò presto lontano da Mac» intervenne Christine «La casa nuova non è finita del tutto, ma è il luogo più sicuro dove posso stare!»
Jo guardò Mac negli occhi sforzandosi di capire
«Ce la porto oggi pomeriggio e sarà protetta da una scorta!» le disse sbrigativo lui «Non fare quella faccia per favore! Lo sai anche tu che è la cosa più giusta da fare!»
«Quello lo so, ma mi sembra assurda tutta questa storia!» commentò Jo «Avete smesso di vivere da quando la Primula ha dichiarato che voi eravate i suoi bersagli e in più Stella è scomparsa!»
Horatio entrò nell’ufficio senza nemmeno bussare «Ho preparato tutto per le analisi!» al suo fianco c’era Calleigh Duquesne
«Mi è arrivata una mail firmata dalla Primula, diceva semplicemente “La Rosa Bianca”. Ho fato delle ricerche e…» disse Angela entrando nell’ufficio
«Avete perso tutti l’abitudine di bussare?!» ringhiò Mac
«Stai tranquillo! È una situazione già abbastanza delicata quella in cui ci troviamo!» disse Horatio «Continua Angela!»
La ragazza ringraziò il Tenente con un cenno del capo e continuò «Penso si tratti di una vendetta contro i vostri predecessori che negli anni ’80 arrestarono una serial killer chiamata con il nome in codice “La Rosa Bianca”. Era una killer su commissione per il governo che uccise più criminali di qualunque altro sicario sotto copertura. Ha avuto due anni di attività. Quando è diventata troppo pericolosa, è stata arrestata in Florida e condannata alla pena di morte! Nessuna notizia ufficiale sui giornali, solo un fascicolo segreto conservato in tre copie negli archivi da noi, a New Orleans e a Miami» prese la cartellina gialla «Questo è il nostro!» e lo porse a Mac
«Arma dei delitti commessi: coltelli di ghiaccio!» disse aprendolo «Dei nostri tre predecessori cosa sappiamo?» le chiese
«Due su tre sono morti, ma il tuo Mac è ancora vivo!» disse porgendogli la scheda «Tu te lo ricordi?»
«Il giorno in cui lui andò in pensione io ne presi il posto,  non lo conobbi e fu il Vice Supervisore di allora a mostrarmi il laboratorio, prima che andasse in pensione anche lui!»
Jo lo scrutò «Credo sia ora di conoscerlo Mac!»
«Prima voglio esaminare i vestiti di Adam!» disse Mac «Voglio scoprire dove è stato!»
Horatio si fece avanti con Calleigh «A quello ci pensiamo noi! Abbiamo indagato brevemente anche su un furto che ci ha segnalato Jaime: dodici congelatori in un negozio alla periferia sud di Manhattan. Sembra che la Primula abbia lasciato la sua firma!»
«Lindsay ricostruirà la potenziale arma del delitto con Hawkes e Isabella al posto di Danny che è andato all’albergo dove alloggiavano Adam e Stella» disse Jo a Mac «Io mi occupo delle carte alle quali lavoravi ieri sera!»
«Io andrò da Adam in ospedale appena loro avranno finito con le analisi e avrò scoperto qualcosa sull’indirizzo IP della mail!» disse Angela «Gli devo ancora chiedere scusa per il mio comportamento di ieri!»
Christine guardò Mac «Sembra che tu possa andare a fare visita al tuo predecessore senza problemi!»
«Sì, ma…»
«Io me la caverò! Non muoio se resto sola qua dentro per qualche ora!» disse Christine «Ci sono poliziotti ovunque!»
«Non intendevo questo, lo so che ti ritroverei tutta intera! Mi riferivo alla conferenza stampa per la promozione a Capo dei Detective!»
Christine divenne pensierosa «A che ora è?»
«A mezzogiorno!» rispose
«Non si può rimandare?» chiese Angela
«Conosci un modo?» le chiese Mac
«Reed può tenerli impegnati per un po’!» disse sorridendo «Devi solo chiamarlo e rilasciare un paio di dichiarazioni mentre ti rechi all’ospizio!»
 
Mac stava ancora parlando al telefono quando scese dall’auto posteggiata proprio fuori il centro per anziani «Inventati qualcosa Reed, ti devo lasciare!»
«Non è che tu mi abbia detto molto Mac! Li posso tenere a bada per un massimo di trenta minuti!» gli comunicò Reed «Cerca di tornare per le 12.30! Prevedo un gran casino!»
Mac riattaccò il telefono e si accostò all’infermiera di turno alla reception «Sono il detective Taylor, avevo telefonato per incontrare il signor Maxwell»
L’infermiera annuì «Vada nella stanza comune e chieda all’infermiera!» disse indicando una porticina «Dovrebbe essere già lì ad attenderla!»
«Grazie!» disse prima di andarsene.
Entrato nella sala Mac vide un paio di anziani parlare seduti al divano e due seduti su due tavoli diversi
«Mi scusi» disse Mac rivolto all’infermiera che accompagnava una donna anziana verso il cortile «Sa dirmi chi di loro è Jason Maxwell?»
L’infermiera indicò uno dei due uomini seduto al tavolo «La sta aspettando Detective! Non riceve una visita da almeno tre mesi!»
Mac annuì e lasciò andare l’infermiera
«Buongiorno signor Maxwell!» disse sedendosi davanti a lui
«Detective!» sorrise l’uomo «Sono sorpreso di vedere che sia arrivato uno della sua età, mi aspettavo un ragazzo sui trenta con un sorrisetto strafottente tipico dei giovani d’oggi!»
«Lieto di aver superato le sue aspettative!» rispose Mac mettendosi a suo agio
«Che grado ha nel Dipartimento?» chiese l’anziano
«Sono da poco stato promosso alla posizione di Capo dei Detective, ma continuo ad essere il Supervisore del Laboratorio della Scientifica!»
Maxwell rise «Il mio ultimo incarico prima della pensione! Quando ancora si parlava solo di impronte, di residui di sparo e, qualche volta, di DNA!» guardò Mac sorridere «Non mi ha detto però il suo nome!» puntualizzò
«Mac Taylor!»
«Mac…» bisbigliò pensieroso Maxwell «È il diminutivo di quale nome?»
«McKenna!» 
«Un nome piuttosto e inusuale per un Detective della sua età!» si chinò in avanti «Cosa la porta da me, Mac?»
Mac si avvicinò a lui e bisbigliò «La Rosa Bianca»
«Perché mi chiede di parlarne?»
«Sono alle prese con un killer che si fa chiamare “La Primula Rossa”!»
Maxwell si rabbuiò «È già sparito qualcuno dei suoi colleghi di Miami o New Orleans?»
Mac annuì «Una mia cara amica, lavoravamo insieme prima che si trasferisse a New Orleans quattro anni fa!»
Maxwell si appoggiò allo schienale «Non sarà lei a morire, ma il secondo che verrà preso!» prese un foglio e una matita «Quello che posso illustrarle è il modus operandi classico della Rosa che potrebbe aver adottato la Primula Rossa!» disegnò tre linee «Il primo obiettivo viene rapito, il secondo viene ucciso e il terzo, spingendosi alla ricerca del secondo, viene condotto in un luogo isolato dove viene ucciso insieme al primo» disse tracciando le linee sulla carta «Questo presuppone che le vittime si conoscano tra loro. Le relazioni sono in genere di parentela o amicizia stretta! Le trappole in cui la Rosa attirava le sue vittime erano ben organizzate e poco lasciate al caso!»
«Non ha mai cambiato tattica?» chiese umilmente Mac
«Sì, l’ha cambiata con me e i miei colleghi! Quando ci hanno dato l’ordine di arrestarla!» disse lasciando scorrere le lacrime lungo le guance «Ha rapito i nostri cari! La figlia dell’ispettore di New Orleans, mia moglie e il fratello del Supervisore di Miami!»
Mac intuì dallo sguardo dell’uomo cos’era successo «Mi dispiace!»
«Lei è stata la seconda!» disse singhiozzando «Sapevo che sarebbe morta nel giro di qualche ora dal rapimento e così rivoltai New York come un calzino!» posò lo sguardo sull’anulare sinistro di Mac  e lo indicò «Spero la stia proteggendo in questo momento!»
«L’ho lasciata nel mio ufficio e le ho detto di non muoversi!»
«Mia figlia ha incolpato me della morte della madre e, appena andato in pensione, mi ha spedito qui! Lei ha figli?» chiese Maxwell «Sempre se non sono indiscreto!»
Mac rise «Nessun problema! Comunque diventerò padre tra un mese!»
Maxwell si girò verso  l’altro tavolo dove c’era l’altro uomo seduto «Quanto mi fa pena quel Ross! Aspetta la sua visita! Mi sa che il figlio oggi non verrà!»
«Ha detto Ross?» chiese Mac
«Le poche volte che è lucido e lo riconosce lo riesce anche a chiamare per nome!» sospirò «L’Alzheimer è una malattia orribile!»
«Come si chiama il figlio?» chiese Mac
«Aspettavo che me lo chiedesse!» sorrise l’anziano «Si chiama Adam! Un ragazzo un po’ particolare!»
«Lo so! Lavorava per me fino poco fa!» sorrise Mac alzandosi in piedi
«Si guardi bene da chiunque e stia attento agli amici! Saranno solo un’arma contro di lei per l’emulatore della Rosa!» disse salutandolo Maxwell
«Grazie per l’aiuto!» si congedò Mac
«Le auguro di prenderlo prima che distrugga tutto ciò per cui ha lottato fino ad oggi!» disse Maxwell come ultima cosa prima che Mac salisse in auto.
 
Mac, quando arrivò con la macchina nel garage della Scientifica, mandò un SMS a Reed: “I’m arriving!”.
Reed sospirò e rispose al messaggio “Where r u?”
La porta della sala conferenze si aprì «Qui Reed!» disse Mac avanzando tra i giornalisti «Grazie per averli tenuti a bada!» si rivolse ai giornalisti «Vi concedo tre domande, ho parecchio lavoro da fare!»
«Quando tra una settimana inizierà il suo nuovo incarico, cosa farà con il laboratorio?» chiese il primo
«Manterrò la direzione del laboratorio della Scientifica!» rispose Mac brevemente
«Il fatto che la promozione sia arrivata poco dopo la sua assoluzione dallo “scandalo di Beirut” suona sospetto, anche perché lei è passato a un ruolo importante! Da Detective a capo del Bureau è un bel salto! Cosa ci può dire a tale proposito?» disse una giornalista
«Non so dirvi perché la promozione sia arrivata subito dopo i recenti avvenimenti, so per certo che il mio predecessore si fidava delle mie capacità! Per quanto riguarda al “salto” spero di meritarmelo!»
Mac scrutò la folla dei media in attesa di un’ultima domanda, si fece avanti un ragazzo di vent’anni «Cosa sa dirci della sparizione della sua collega di New Orleans?»
Mac si affrettò a rispondere «Non ho nessun commento da fare a tale proposito, se non dirvi che sono addolorato e che sto indagando per trovarla!» si aggiustò la giacca «Buona giornata a tutti!» e se ne andò uscendo dalla stanza in direzione dell’ascensore per il trentacinquesimo piano.
 
Horatio e Calleigh lo accolsero portandogli il risultato della sostanza rinvenuta sui vestiti di Adam «Ti comunico che il nostro amico è stato detenuto in un refrigeratore di grosse dimensioni, ma non siamo ancora riusciti ad identificare l’azienda in cui potrebbe essere stato…»
«È già qualcosa!» commentò Mac e si diresse verso il suo ufficio dove abbracciò Christine «Stai sempre attenta a tutto quello che fai!»
«Cosa hai scoperto?» gli chiese accarezzandogli la guancia
«Che il numero due è il primo a morire!» disse «Non devi essere la seconda per nessuna ragione al mondo!»
Horatio entrò nell’ufficio «Cos’è la storia del numero due? Hai parlato con il tuo predecessore?» chiese scuro in volto
«Sì, la Rosa Bianca uccideva tre obiettivi alla volta e sono sicuro che ha usato questa tecnica anche la Primula fino ad oggi!» Mac disse mostrando lo schema disegnato da Maxwell «Chiamo Jo e le dico di riunirsi immediatamente con tutti gli altri in riunione!» disse prendendo il telefono interno «Voglio un resoconto dettagliato di tutti gli aggiornamenti!»
Horatio osservò Christine preoccuparsi «Lo prenderemo prima che il prossimo di noi due sparisca!»
Flack entrò nell’ufficio dopo aver bussato leggermente sulla porta a vetri «Torniamo adesso dalla camera di Adam e Stella, c’era un messaggio per te nel suo cellulare e ho chiesto a Danny di stampartelo» strinse i pugni e chinò lo sguardo mostrando un impeto di rabbia
«Cos’altro avete scoperto?» chiese Mac notando lo sguardo e i pugni serrati
«La stanza è stata completamente pulita e abbiamo trovato anche la borsa di Stella!» disse passandosi una mano sulla fronte «Nel cellulare c’erano le foto di una lettera che le era stata spedita dalla Primula, era allegata al messaggio per te, ma non ce ne è traccia da nessuna parte!»
«La Primula non si sarebbe lasciata sfuggire il cellulare!» disse Horatio «Dove l’avete trovato?»
«Nascosto nelle assi dell’armadio!» disse Flack «Se non lo avessimo trovato non avremmo la copia della lettera!»
Jaime entrò nell’ufficio recando con sé un messaggio «Mac! Hanno trovato un cadavere carbonizzato nel parco e hanno trovato accanto i documenti di Stella!»
Mac sobbalzò tremando.

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Capitolo 9
*** EPISODIO IX: ONLY MISS THE SUN WHEN IT STARTS TO SNOW ***


Venerdì 22 Novembre 2013

EPISODIO IX: ONLY MISS THE SUN WHEN IT STARTS TO SNOW

 
Mac era in piedi davanti ad Angela  presa a identificare impronte sui documenti di Stella
«Come sta Adam?» le chiese Mac
«Ha chiesto di Stella e di te tutto il tempo!» rispose Angela chinandosi sulla tastiera del computer «Per fortuna il corpo carbonizzato non era Stella!» prese la primula rossa accanto ai documenti di Stella «Hai guardato bene questa primula Mac?»
«Speravo mi dicessi qualcosa tu!» rispose osservando Angela guardare con attenzione il fiore
«Questa primula è di stoffa!» gli disse porgendogliela «Non abbiamo neanche parlato del caso alla stampa e già abbiamo un emulatore!»
Mac osservò la primula «Secondo me, qui abbiamo qualcuno che ci vuole dare degli indizi! Partiamo dal cadavere» si volse verso le foto ed esaminò tutti i particolari «Se riusciremo ad ottenere l’identità di questa persona, avremo informazioni su Stella»
 
Adam era seduto nel suo letto d’ospedale guardando fuori dalla finestra.
Mac entrò nella stanza e lo osservò sospirare con espressione preoccupata e ansiosa «Ciao Adam!»
«Mac!» esclamò voltandosi «Dimmi che tu hai delle buone notizie!»
«No Adam, non sono ancora riuscito a trovare Stella!» disse sedendosi accanto a lui su una sedia
«Cosa mi è successo?» chiese Adam con le lacrime agli occhi «Io mi ricordo che ero in camera e poi mi sono svegliato a due isolati dal dipartimento!»
«Stai tranquillo!» gli sorrise Mac «Scopriremo chi ti ha infilato in un congelatore per attirare in trappola Stella!»
Adam si rabbuiò «Io ero l’esca?!» strinse i pugni «Lo voglio morto! Trovalo prima che mi dimettano dall’ospedale, Mac, o potrei non rispondere delle mie azioni!»
«Adam, ho parlato con i medici. Ti dimetteranno domani!» gli disse Mac «Potrai darci una mano con il caso» gli disse guardandolo negli occhi «Ma devi promettermi che farai esattamente quello che ti dirò di fare, quando te lo ordinerò! Stella non vorrebbe che tu facessi gesti impulsivi!»
Adam annuì «Va bene, d’accordo!» sospirò guardando Mac «Ho i sensi di colpa! Io l’ho portata a rischiare la vita!»
«Stella è ancora viva, Adam. Il prossimo che verrà preso però non sarà così fortunato!»
«Il prossimo che prende, muore?!»  rabbrividì Adam «Quando ha intenzione di uccidere Stella?»
«Stando a quello che so, quando sia io che Horatio saremo morti!» disse rabbuiandosi Mac «È una vendetta che prevede un gioco di ruoli subdolo e per il momento stiamo ancora giocando secondo le regole della Primula!»
Adam ebbe un’idea «Giocheremo con le “regole di Adam” appena sarò fuori da qui!» Mac lo scrutò «Facciamo una riunione appena esco di qui!» continuò Adam con un sorriso cinico «La Primula avrà grandi sorprese!»
 
In laboratorio Jo continuava a ricevere mail sospette che prontamente provvedeva ad eliminare.
Hawkes entrò con la foto dell’arma del delitto «Ecco il nostro coltello di ghiaccio!» guardò lo schermo e rimase interdetto da quello che vide «Credevo che solo i computer del laboratorio e della sala autopsie dessero i numeri!»
«Ma cosa diavolo sta succedendo?» domandò Jo osservando il computer non rispondere più ai suoi comandi.
Angela entrò preoccupata «Qualcuno di abile si è infilato nella rete e non riesco a bloccarlo!» sbuffò «Si può sapere poi chi vigila sulla moglie del capo?»
Jo si alzò in piedi e corse nell’ufficio di Mac «Oh no!» esclamò trovando l’ufficio deserto «Non usate le linee interne e non toccate i computer!»
Horatio comparve con Christine dalle scale «Che succede?» chiese allarmato
«Horatio! Christine!» li chiamò Jo tranquillizzandosi un po’ «Cominciavo a temere il peggio!» disse abbracciando la moglie di Mac «Un hacker sta mandando in tilt l’intera rete informatica e telefonica dell’edificio!»
«Jo! Vieni a vedere!» urlò Sheldon dal fondo del corridoio.
Su ogni monitor stava apparendo lo stesso messaggio scritto in bianco su un fondo rosso scarlatto:
“If you want any information about The Scarlet Pimpernel or Stella Bonasera, bring me 1.000.000 $ in a bag where you found the first dead! You’ve got two hours!”
«Chiamo Mac deve saperlo!» disse Jo prendendo il cellulare
«Cosa devo sapere?» disse comparendo dietro di loro e vedendo i monitor «Il nostro informatore non è un buon samaritano!» meditò fissando quel “avete due ore!” «Quanto ci vuole per mettere insieme quella somma?»
Danny strabuzzò gli occhi «Vuoi cedere al ricatto?»
«Ci ha bloccato l’intero sistema, lo voglio prendere e per farlo voglio usare questa occasione!» esclamò Mac indicando lo schermo «Lo spremerò con più tranquillità se è qui in dipartimento!» si volse verso Jo «La riunione è rimandata a domani! Adam ci darà una mano con il caso e voglio che sia informato adeguatamente!» prese da parte Jo e le sussurrò «Vado a mettere al sicuro Christine!»
«Quanto ti ci vorrà?» chiese lei
«Non più di due ore…» rispose «Mettete insieme la somma, io avverto Flack perché lui e i suoi siano pronti! Voglio l’informatore vivo!»
 
Christine e Mac scesero dal treno che li aveva portati a Staten Island, lei non parlava e restava ad osservare lo sguardo sospettoso di Mac su chiunque li fissasse per un tempo troppo lungo.
Camminarono per qualche isolato, fino a raggiungere la casetta coloniale che avevano acquistato
«Tra poco arriverà anche una scorta!» disse Mac guardando lo sguardo di Christine un po’ preoccupato
«Mac!» sussurrò Christine indicando una lettera appesa con una corda di velluto rosso alla maniglia della porta, lui la prese dopo essersi infilato i guanti in lattice e cominciò a leggerla condividendo le informazioni con la moglie
“Welcome home!
I know everything about you! You can’t run away!
No place will be safe! I will find you wherever you go!
The Scarlet Pimpernel”

Mac rabbrividì «Ci sta anticipando!»
«Cosa facciamo adesso?» domandò Christine «Siamo noi i prossimi nel suo piano?»
Si udì uno sparo, Mac protesse Christine costringendola con una manovra ad accucciarsi a terra.
Non sentendo altri colpi, Mac si alzò in pedi e, sempre restando davanti a Christine, osservo il buco lasciato dal proiettile nel muro della casa. Si guardò intorno, ma tutto era tranquillo. Prese delle pinze ed estrasse il proiettile dal muro, era di grosso calibro. Si accorse che si poteva aprire ed estrasse una capsula di metallo nella quale era contenuto un messaggio scritto su una strisciolina di carta: “You'll find out it soon!”.
Mac divenne pallido e cercò con lo sguardo il punto esatto da cui la Primula li stava osservando «Christine, stammi vicino!» le disse prendendole la mano «Stai dietro di me e chiama Jo!» le disse passandole il telefono .
Dopo un paio di squilli cominciò a parlare «Jo, ci hanno appena sparato!» le bisbigliò al telefono
«Cosa?! Come sta Mac? È ferito?» urlò Jo terrorizzata
«Stiamo bene! Il problema è che la Primula è qui e ci osserva!» disse osservando Mac scrutare ogni singola casa coloniale nel raggio di cinquanta metri e i pochi grattacieli «Sicuramente altri hanno sentito lo sparo, ma rimangono tutti chiusi in casa!» continuò Christine
«Flack si sta già muovendo! Sarà da voi tra trenta minuti nel frattempo continua a parlare con me!» le disse Jo per tranquillizarla
Mac fece cenno a Christine di passargli il telefono «Jo, cosa avete lì?» disse dopo essersi portato il telefono all’orecchio
«Qui al parco abbiamo trovato un cadavere firmato dalla Primula! Si tratta del nostro ricattatore/informatore è morto da quattro ore!» disse Jo  «Un hacker che la Primula chiama “L’impostore” nel suo messaggio!» gli disse con rammarico «Ho anche notizie sul corpo trovato la settimana scorsa: si tratta di un’altra vittima della Primula di cui però era stata denunciata la scomparsa il mese scorso e di recente ne sono scomparsi i genitori!»
«Quindi siamo di nuovo al punto di partenza!» disse tenendo d’occhio i tetti.
Le sirene della polizia cominciarono a sentirsi in lontananza «Hanno fatto presto!» disse tranquillizzandosi Christine
«Conosco la prassi quando qualche criminale si intrufola nella tua abitazione o ne scopre l’indirizzo! Metterai la casa in vendita?» chiese Jo a Mac al telefono
«Direi che la tua è una domanda inutile visto che ne conosci la risposta!» rispose osservando le volanti della polizia posizionarsi davanti a loro «Ti richiamo più tardi!»
Flack scese e puntò la pistola verso i tetti intorno «Da dov’è che ha sparato questo brutto bastardo?!»
«Giuro che lo scoprirò!» disse Mac mettendo mano anche lui alla pistola «Sali in auto Christine, ti guardo le spalle!»
 
I successivi sopralluoghi negli edifici circostanti rilevarono la presenza di polvere da sparo sulla terrazza di uno dei grattacieli e Mac riuscì ad identificare una potenziale arma e con il palmare verificò nel database
«Qualcuno ha rubato un M40 per sparare!» disse ad Horatio mostrando il risultato della ricerca «Poteva uccidermi con un colpo solo!»
«Non lo ha fatto perché voleva spaventarti e mandarti un messaggio!» rispose Horatio osservando i residui dello sparo «Niente bossolo?»
Mac scosse il capo «È davvero bravo a far sparire le sue tracce!»
«Volevo dirti che devo tornare a Miami per un po’» disse sospirando Horatio «Torna mio figlio in licenza e volevo passare del tempo con lui visto che la mia ora sembra vicina!» Mac ne rimase scosso «Non sei stupido! Hai capito tutto benissimo!» ribatté Horatio «L’evento di oggi ha messo sufficientemente in chiaro che vuole tenerti per ultimo!»
«Non mi hai mai detto di avere un figlio!» disse Mac alzandosi in piedi e togliendosi i guanti
«Ci sono tante cose che non conosciamo l’uno dell’altro!» puntualizzò Horatio
«Quando parti?»
«Questa notte! Tornerò a New York tra qualche giorno!» sorrise Horatio avviandosi verso le scale
«E Calleigh? Lei non torna con te?» chiese Mac fermando il collega di Miami
«No, vi serve di più qui!»
Mac annuì «Stai attento e non farti prendere!»
«Farò del mio meglio!» disse andandosene.
 
Adam fece il suo ingresso nell’edificio della scientifica e si recò subito nell’ufficio di Mac, lo trovò impegnato a guardare Christine seduta sul divanetto nel suo ufficio.
«Capo!» lo salutò Adam entrando «Ora ci sono anche io!» Mac annuì e Christine sorrise nel vedere Adam ristabilito.
«Avrei mandato qualcuno a prenderti se mi avessi comunicato l’ora delle tue dimissioni!» gli disse Mac
«Ieri sul tardi è passato Danny, mi ha detto che il suo turno cominciava alle 10.30 e così è passato a prendermi!» divenne serio «Come posso esserti utile per prendere quello stronzo?»
«Comincia a trovare gli indirizzi IP dell’hacker di ieri! Angela ti darà tutte le istruzioni!» disse indicandogli la collega che smanettava al pc nell’ufficio attiguo.
«Niente notizie di Stella?» gli chiese sulla soglia della porta
Mac scosse la testa sospirando «Quello che mi preoccupa adesso è Horatio!»
«Danny mi ha detto che è tornato a Miami! Non è sicuro per lui! Se la Primula lo dovesse prendere…»
«Se la Primula lo dovesse prende sarà il primo a morire!» Mac gli porse lo schema di Maxwell «Piccola anticipazione prima della riunione delle 15.00!»
Adam guardò lo schema «Se penso che sarei potuto morire se Stella non… se non si fosse… » strinse i denti in preda dalla rabbia.
«Puoi fare una cosa adesso Adam!» disse Mac avvicinandoglisi «Puoi andare di là su quel computer e ricavare informazioni» Adam corrugò le sopracciglia e Mac continuò «Stella ci sta aspettando! Lei lo sa che arriveremo!»
 
Isabella sbuffò chiudendo l’ultima cella frigorifera con l’ultimo cadavere «Sheldon!» chiamò poi con in mano una cartella «So che tu e Angela avete passato l’esame per diventare Detective di secondo livello, congratulazioni!»
Sheldon sorrise «Grazie! Vedo che qui stai tentando di scoprire qualcosa sul nostro hacker! A proposito: del tossicologico hai notizie?»
«No purtroppo! Quel pazzo fa prima a colpire ancora!» sbuffò Isabella appoggiandosi alla parete «Tu e Jo come andate? Con tutto quello che sta succedendo avete poco tempo per voi!»
«Sto stringendo amicizia con Ellie! Sembra apprezzarmi!» sorrise Sheldon «Tu invece? Non c’è nessuno?»
«Al momento… no!» ammise lei con imbarazzo «O la carriera o la vita privata! Io ho già fatto la mia scelta!»
 
Lindsay stava esaminando i vestiti dell’hacker «Questo ragazzo è stato in un refrigeratore!» concluse guardando Danny che cercava notizie sui parenti del ragazzo carbonizzato «Mi hai sentito?» gli chiese
«Sì tesoro! Sai dove dovresti essere adesso invece che a esaminare prove?»
«Dove dovrei essere?» chiese lei mettendosi le mani sui fianchi
«A casa a riposare!» le disse protettivo
«Mio padre non si preoccupa per me e lo fai tu?» rise Lindsay
Danny alzò lo sguardo dal file che stava leggendo «Lui non si preoccupa perché non è qui, ma nel Montana  e non sa quello che stai facendo!»
Lindsay stava per rispondere quando vide Reed camminare a grandi falcate dall’ufficio di Mac agli ascensori «Ma cosa…?»
Dietro di lui comparve Mac e a quel punto anche Danny cominciò a prestare attenzione alla scena
«Reed! Fermati! Lasciami spiegare!» urlava Mac
«Mi hai mentito! Cos’altro dovrei sapere? La verità è scritta nero su bianco su quel fascicolo che mi ha consegnato il tuo pericoloso serial killer!» ribatté a squarcia gola il giovane «Mio padre è vivo ed è in carcere perché ce lo hai messo tu!»
«Lo conosco bene tuo padre! Reynolds è un ladro, uno spacciatore e un criminale!» gli spiego Mac
«Però non me lo hai detto! Potevi dirmelo che avevi scoperto che era mio padre!»
«Ho pensato che fosse la cosa giusta da fare!» ribatté Mac
Reed si morse il labbro e prima di voltarsi esclamò «Sai una cosa Mac? Fottiti!»
Lindsay ancora non credeva a quello che aveva visto e sentito.
Appena Reed se ne andò, Mac tirò un pugno sul muro lasciandovi il segno e un rivolo di sangue gli uscì dalle nocche della mano destra.
«Accidenti! Mac si è davvero arrabbiato!» commentò Lindsay
«Non sapevo che avesse tenuto la bocca chiusa con Reed su quella storia!» disse Danny.
Jo aveva visto la scena e raggiunse Mac nel corridoio «Capisco la tua posizione Mac, ma non dirgli nulla è stato stupido! Ora la Primula userà la tua reazione come arma!»
Mac sospirò «Perdona il mio comportamento, è come se il mondo intero mi stesse crollando addosso!»
Jo lo abbracciò «Ci siamo noi tutti ad aiutarti e poi hai Christine e tuo figlio!»
Mac la strinse «Non voglio perdere Reed!»
«Ti capisco! Vedrai che gli passerà! Deve solo metabolizzare l’accaduto!» sorrise Jo
«Spero tanto tu abbia ragione!» commentò e si diresse verso il laboratorio da dove Danny e Lindsay osservavano la scena.
 
Mac entrò togliendosi la giacca e infilò il camice bianco «Novità?» chiese come se nulla fosse successo tamponandosi la mano con un fazzoletto di carta
«Sui parenti della vittima carbonizzata, no!» disse Danny mostrandogli i file di due normalissimi cittadini americani con tanto di fedina penale pulita
«L’hacker invece è stato nello stesso posto di Adam! Ho trovato le stesse componenti chimiche sui vestiti a parte il DNA della vittima! Per quel poco che ne resta dei vestiti…» concluse Lindsay mostrandogli i resti di una maglia rossa.
Mac sospirò «Preparati a parlarne al resto della squadra e poi vai a casa a riposare!»
«Ti ci metti anche tu adesso?» sbuffò in tono sarcastico la donna «Sono presa con i bambini! Non sono affetta da un misterioso virus!»
Mac fece un mezzo sorriso e scosse la testa.
 
Flack e Jaime erano usciti insieme quel pomeriggio ed incontrarono Angela seduta al bar a sorseggiare una tazza di caffè con aria impaziente
«Hey! Non dovresti essere davanti a un computer in laboratorio?» chiese Jaime avvicinandosi con il compagno
«Adam mi sostituisce degnamente! Ha già trovato un indirizzo IP da comunicare a Mac!» rispose spingendo via la tazza vuota
«Ad ogni modo cosa combini qui?» chiese Flack sedendosi al tavolo
«Ho un appuntamento!» ammise «A questo punto credo che però non verrà!»
«Chi non verrà?» chiese Jaime sedendosi sull’altra sedia libera
«Promettetemi che manterrete il segreto con Mac specialmente!» disse abbassando la voce
«Non dirmi che esci con Reed!» sorrise malizioso Flack, la ragazza si morse il labbro
«No! Con il figlioccio del grande capo!» rise Jaime
«Begli amici! Grazie per avermi presa in giro!» sbuffò Angela incrociando le braccia e voltando lo sguardo verso la strada
«Coraggio! Magari viene!» disse Flack guardando la strada «Eccolo là! Guarda!» lo osservò attraversare la strada «Non sembra affatto tranquillo!» concluse.
Angela si alzò in piedi e gli corse incontro «Si può sapere dov’eri finito?!»
In risposta lui le mise in mano una cartella «Ecco dov’ero! A litigare con Mac sul fatto che mi avesse mentito su mio padre!»
Angela sfogliò la cartella mentre si dirigeva verso il tavolino del bar con Reed «Questo sarebbe tuo padre?» disse indicando la foto «Tu Flack sai nulla sul padre di Reed?»
«Lo abbiamo messo dentro a Marzo io e Mac perché ha sparato a un poliziotto!» disse ad Angela «Di comune accordo avevamo deciso di non dire nulla a Reed!»
«Beh, io voglio conoscerlo! Portami da lui!»
 
Mac ascoltava pazientemente Adam alla riunione «Non posso fare altro e mi dispiace tanto! Oltre all’indirizzo IP che ha portato a un punto morto non c’è altro!»
Isabella si alzò in piedi «Il nostro hacker  non ci ha potuto dire molto sull’identità della Primula e nemmeno so esattamente dire se sia morto dissanguato o per ipotermia!» guardò Mac con viso sconsolato «Non posso davvero fare di più!»
«Va bene d’accordo!» sbuffò Mac chinandosi sulla sedia  «Si rifarà vivo, dobbiamo solo attendere una sua mossa!»
«Avvertirò Horatio del fatto che non abbiamo scoperto nulla!» commentò Calleigh alzandosi
«Credo che sia tu che Christine necessitiate di un periodo di riposo!» si intromise Lindsay mentre tutti si preparavano ad uscire «Venite da noi per qualche giorno?»
«Non saremo di disturbo?»
«Mac! Non sono cose da dire!» ribatté Danny offeso
«D’accordo allora! Passeremo la notte da voi!» disse Mac guardando il cellulare «Horatio torna a New York domani, con lui ci sarà Eric Delko in sostituzione di Calleigh!»
«A parte i loro scambi sul lavoro, hanno altro da comunicare inerente al caso?» chiese Jo pensierosa
«Solo questo!» sentenziò Mac riponendo il cellulare nella giacca
«Andrò da Angela per sapere del potente virus che ha infettato i computer grazie all’hacker morto!» disse uscendo Jo per una porta secondaria
«Siamo tutti sotto pressione! La Primula si è più fatta viva?» chiese in generale Mac
«No, stiamo aspettando un suo messaggio!» disse Danny  «Con Horatio a Miami sono sempre più convinto che il prossimo sulla lista sia tu!»
Un fattorino bussò alla porta di vetro portando con sé un pacco rettangolare lungo  ed entrò nella stanza «Ho una consegna per il Detective Mac Taylor!»
Mac rimase colpito «Sono io! Chi è il mittente?» disse notando che non c’era nessun nome sulla carta
«Detective, io faccio solo le consegne! Non so davvero cosa risponderle!» disse sconsolato il fattorino.
Mac fissò il pacco sul tavolo per qualche secondo finché non si decise ad aprirlo scartando la carta e poi aprendo la scatola di cartone «Oh mio Dio!» disse tremando «Ha preso anche Horatio!»
«Cosa?» chiese sorpreso Danny «Cosa c’è in quel pacco?» Mac passò il pacco a Danny e andò fuori in corridoio.
Danny e Lindsay scostarono la carta velina che ricopriva un sacco di plastica «Oh cazzo!» esclamò Danny
«Quello è veramente un braccio?» chiese Lindsay rabbrividendo.
 
Mac e Christine fissavano il vuoto seduti sul divanetto dell’ufficio
«Cosa succederà ora?»
«Non lo so Christine! Davvero! Più mi sforzo per prendere la Primula e più mi sfugge!» disse Mac in tono triste «Ho perso un collega e amico che poteva aiutarmi e quel che è peggio è che dovrò dirlo a  Calleigh!»
Jo entrò senza bussare «Il braccio non è di Horatio, ma l’orologio sì e probabilmente i messaggi che ti sono arrivati non li ha spediti Horatio!»
Christine tremò «Vuol dire che è ancora vivo?»
«Non si sa!» spiegò Jo «Guarda cosa c’era sotto la pellicola, Mac!»
«Una primula rossa!» constatò Mac, guardò negli occhi di Christine e disse voltandosi «Jo, ho bisogno che tu mi faccia un favore con l’FBI»
«Cosa devo fare?» chiese
«Devi far entrare Christine nel programma di protezione dei testimoni!» disse chinando lo sguardo «Non mi interessa come farai, basta che tu lo faccia! Prima di domani!»
«Lo farò!» disse andandosene
Mac guardò Christine rabbrividire e mettersi a piangere «Voglio restare con te! Non mandarmi via!»
«Non piangere! Voglio proteggerti! Starai bene con il bambino! Ce la farai anche senza di me!»
«Ma è anche tuo figlio! Io non voglio che tu… che noi…» singhiozzò forte e Mac la prese tra le braccia «Non mi lasciare Mac! Non voglio!»
«Ti amo Christine!» pianse Mac stringendola «Non volevo che finisse così! Non c’è altra soluzione! Io voglio il tuo bene!»
 
Jo stava ritornando con Hawkes all’ufficio e vedendo la scena strinse la mano del Detective al suo fianco «Le sta dicendo addio! Ancora non posso crederci che abbia preso questa decisione!»
«Sta dicendo addio anche a suo figlio!» le ricordò Sheldon « Tempo fa mi ha detto che desiderava poter diventare padre! Quando poi ha confessato a me e Flack che provava qualcosa per Christine ho pensato che sarebbe potuto essere finalmente felice anche lui!»
Jo guardava le lacrime di Mac scendere inesorabili e la sua incapacità di staccarsi da Christine e disse «Insceneremo la sua morte in un incidente stradale stanotte! Ho parlato con l’FBI e devo dirlo a Mac!»
«Non farlo ora! Sono le loro ultime ore insieme!» disse Sheldon guardando Mac piangere
«Che succede qui?» domandò  Calleigh avvicinandosi «Perché gli sposini sono in crisi?»
«Perché Horatio è stato preso dalla Primula e perché Mac ha deciso di proteggere sua moglie tenendola lontano da lui, ricomincerà a vivere lontano da qui!»
Calleigh rimase sorpresa e scioccata «Come sarebbe che Horatio è stato preso? Era a Miami con il resto della squadra e suo figlio!»
«Mac ha ricevuto un braccio con l’orologio di Horatio e a Miami non si trova da nessuna parte da questa mattina e nemmeno in tutta la Florida!» spiegò Jo
«Chiamo Miami per avere altre notizie!» disse Calleigh dirigendosi di corsa alle scale.
 
Jo entrò con Sheldon e Mac la guardò in attesa di spiegazioni «Christine verrà portata nel New Jersey e assumerà un’altra identità! Hanno programmato tutto e agiremo stanotte» si voltò verso Christine «I tuoi genitori non faranno domande!» guardò entrambi «Questo vuol dire che voi due non vi vedrete mai più! Sei sicuro Mac di quello che fai?»
«Sì sono sicuro!» disse guardando Christine
«Io non ne sono sicura!» obiettò Christine «Non puoi chiedermi di vivere con nostro figlio lontano da te sapendoti in pericolo!»
«Non voglio che in pericolo ci sia anche tu, amore mio!» le spiegò Mac «Ti proteggerò a qualsiasi costo!»
«Ci andiamo di mezzo entrambi, Mac!» disse singhiozzando Christine «Io voglio dividere ogni giorno della mia vita con te!»
«Anche io vorrei farlo!» sospirò Mac
«Christine» si intromise Jo «È l’unico modo che avete perché Mac sia sicuro che tu e il bambino siate salvi! Quando la Primula sarà assicurata alla giustizia, forse, tornerete insieme!»
Sheldon si avvicinò a Christine «Andrà tutto bene! Mac starà bene e anche tu!»
«Passeranno qui sotto alle undici. Questa mezzanotte sarai su un aereo verso la tua nuova vita!» disse Jo.
Christine sospirò e annuì tristemente, Mac le prese la mano «Passeremo il tempo che ci resta insieme!»
«Vi lasciamo soli!» sorrise malinconico Sheldon uscendo con Jo.
 
Reed era seduto con Angela su una panchina nel parco «Mi dispiace per aver aggredito Mac! Ora dovrò scusarmi anche con lui!»
«Ce ne hai messo di tempo per capire che la Primula lo vuole rendere una preda facile!» obiettò lei «Non solo ti dovrai scusare con lui, dovrai dirgli che hai parlato con il tuo padre biologico e spiegargli l’intera storia!»
«Giusto! Sono pronto ad assumermi il compito di sostenerlo in questo difficile momento!» sorrise guardando i grattacieli «Il sole tramontando! Hai visto che spettacolo meraviglioso? Non lo trovi fantastico!»
Angela sorrise «Per una volta siamo d’accordo!» gli picchiettò l’indice sulla spalla «Andiamo a cena insieme?»
«Sì, se mi dici se i Detective Flack e Lovato sanno qualcosa di noi!»
«Lo sanno! Hanno promesso che terranno il segreto!»
«Lo spero! Mac ha già intuito qualcosa ma non intendo dirgli la verità!» disse Reed alzandosi in piedi «Mi imbarazza!»
Angela rise e lo prese per mano.
 
Mac guardava il buio fare capolino dai vetri del suo ufficio, tenendo stretta Christine e guardandola negli occhi «È ora di andare!»
«Allora dovresti sciogliere l’abbraccio!» disse lei accarezzandogli la spalla
«Non voglio! Lo so che è stata mia l’idea, ma ora…» disse stringendola doppiamente «Non voglio che tu te ne vada!»
«Sei un po’ contradditorio Mac!» gli fece notare lei «Prima eri così sicuro del tuo piano!»
«Lo so ed eri tu quella che non voleva andarsene!»
«Mac!» disse Lindsay bussando alla porta «Posso entrare?»
«Vieni pure!» disse assorto nei suoi pensieri «Mi stanno venendo un mucchio di dubbi!»
«Hai fatto la cosa giusta!» disse Lindsay «Non puoi prendere la Primula e contemporaneamente proteggere lei e tuo figlio!»
Danny arrivò sulla porta «Mac, Flack ha chiamato! C’è un messaggio della Primula per te in formato audio, lo ha già visionato e sembra che sia Stella che Horatio siano vivi!» si rivolse poi ha Christine «Ho l’ordine di accompagnarti di sotto quando sei pronta!»
«Tra poco arrivo!» disse Christine passandosi una mano nei capelli e vedendo Danny andarsene. Si voltò verso Mac che la guardava «Ci dobbiamo salutare!»
«Non sono bravo in queste cose!» le prese una mano e la abbracciò «Questo non è un addio!»
«No! È un ci vediamo presto!» sorrise Christine con le lacrime agli occhi «Sono pronta!» disse volgendosi verso Lindsay
«Bene! Ti accompagno da Danny!» disse uscendo seguita da Christine
«Aspetta!» disse Mac prendendole la mano «Quando lui nascerà, promettimi che in qualche modo me lo farai sapere!»
«E tu occupati dei miei genitori e di’ loro che gli voglio bene!»
«Scoprirti morta in un incidente d’auto sarà uno shock per loro!» le disse Mac «Starò vicino ai tuoi! Te lo prometto!» e la baciò dolcemente sulle labbra «Ora vai!»
Christine si voltò un’ultima volta appena oltrepassata la porta, guardando il marito sorriderle.
 
Christine era con Lindsay sulle scale
«Promettimi che avrai cura di Mac!» disse Christine intravedendo l’uscita del palazzo «Mi farò viva solo quando nascerà il bambino! Mac me lo ha fatto promettere!»
Lindsay annuì «Userai il famoso codice che usa già con Reed immagino!»
«Quel poco che ho imparato spero mi basti!» sorrise.
Jo la attendeva accanto alla macchina, una Volvo V40 nera, accanto a Danny «Sei pronta?»
«Sì!»
Danny aprì lo sportello «Fai buon viaggio!»
«Coraggio sali!» la invitò Jo «Non abbiamo molto tempo!»
Christine si voltò verso le finestre dove Mac aveva l’ufficio, lui era affacciato a guardarla anche se lei non poteva vederlo. Christine sospirò e salì in macchina.
Jo si chinò verso il finestrino dell’autista «Sembri un’agente ingamba! Cerca di arrivare per tempo al JFK! Quel volo è stato anticipato a mezzanotte meno un quarto e non aspetterà a lungo!»
La ragazza alla guida annuì senza dire nulla e mise in moto l’auto.
«A presto Christine!» disse Jo alla donna seduta sul sedile posteriore
«Tu e Lindsay dovete occuparvi di Mac! Avrà un periodo complicato!» spiegò «Sei un’amica!» disse mentre l’auto partiva.
 
Flack e Adam guardavano un videomessaggio «Lo abbiamo visto almeno sei volte, Adam! Cosa speri di trovare? Piuttosto concentrati sull’indirizzo… come si chiama?»
«IP! Quello lo trovo dopo!» disse fermando e riavvolgendo il filmato all’inizio «Guarda il cartello all’inizio: “I wanna do bad things with you!”» disse mettendo in pausa «È decisamente la calligrafia di una donna!» 
«E da cosa lo capisci?» chiese Flack dubbioso
«È ornamentale e tende a premere sul cartone: significa sicurezza! Non lascia margini a sinistra: è legata al passato!» disse gesticolando con la penna che teneva in mano «Guarda come tendono verso l’alto le lettere e come sono angolose! È un altro segno: crede in quello che fa ed è egoista! Ha anche un’inclinazione rovesciata: è un brutto segno perché è sintomo di chiusura affettiva e di resistenza intellettiva nei confronti degli altri e degli stimoli che la circondano»
«Da quel poco che ho capito, mi stai parlando di una pazza complessata!» constatò Flack «Aspettiamo Mac e quella di Miami! Però la storia della scrittura la spieghi tu!»
Adam fece ripartire il video e fermò l’immagine nel momento in cui veniva ripresa Stella che cercava di aprire la catena con le lacrime agli occhi, l’immagine era girata con gli infrarossi e di pessima qualità, ma Adam non poteva fare a meno di fissarla «Ti troverò! Qualunque cosa costi, ti troverò!»
Mac comparve improvvisamente dietro di lui «Ti ho promesso che l’avremmo trovata e lo faremo!» Adam sobbalzò «Fammi sentire l’audio registrazione!»  proseguì Mac
«Veramente è un video! Danny deve essersi confuso!» spiegò Adam «Ti parlo dopo della personalità del nostro soggetto! Ora sappiamo con certezza che è una donna!» disse riportando il video all’inizio.
Mac guardò il fotogramma iniziale e successivamente la registrazione degli infrarossi:
Horatio?”
Il volto di Mac si fece scuro e pensieroso nel sentire la voce di Stella rauca e più bassa del normale
“Stella?! Grazie al cielo stai bene!”
Adam strinse i denti
“Come ti senti? Sei ferito?”
Flack fissò lo schermo con uno sguardo arrabbiato
“Io sto bene! Tu da quanto sei legata lì?”
“Da oggi! Prima ero in uno sgabuzzino stretto! Avevo giusto l’aria per respirare! Non riesco a liberarmi!”
“Non ti agitare così! Di sicuro ci troveranno!”
“Conviene che rimani in silenzio su quello che avete scoperto Horatio!”
“Si sta godendo lo spettacolo!”
“Come sta Mac?”
Mac si sollevò leggermente dalla sedia su cui era seduto
“In ansia per la moglie e in costante allerta per qualunque cosa! Tu però non sai che Adam si sta impegnando per cercarti!”
“Mi stai dicendo che Adam è vivo?”
“Sì!”
Il video si interrompeva bruscamente e Mac vide una scritta piccola bianca sullo sfondo «Torna leggermente indietro Adam!» la scritta era un altro messaggio:
“Twinkle, twinkle little star, how I wonder what you are?”
«Si diverte a ironizzare su Stella!»
Adam ebbe uno scatto d’ira «Se quella puttana la tocca, giuro che le spacco la faccia!»
«Non ne saresti capace!» ribatté Flack ridendo «Ti ha messo in un congelatore! Lo hai dimenticato?»
Adam si voltò con la sedia verso Flack che era in piedi appoggiato alla porta «Cosa non sarei capace di fare io?»
«Adam calmati!» intimò Mac
«Stronzo Detective di primo grado!» ringhiò a denti stretti
«Cosa?!» ribatté Flack «Ora ti sistemo Ross!»
Adam si scagliò come una furia addosso a Flack, colpendolo ripetutamente con calci e pugni che non andavano a segno
«Smettetela subito!» ordinò Mac alzandosi in piedi e cercando di mettersi in mezzo «Il primo di voi che mi tira un pugno è sospeso dal caso!»
«So che non sospenderai nessuno di noi due perché ti serviamo, chi credi di ingannare stupido?!» sbraitò Flack tirando un pugno che Mac schivò e che finì dritto sul naso di Adam
«Mi hai fatto proprio incazzare Flack!» disse Adam cercando di arrivare a mettere le mani al collo del Detective della Omicidi senza curarsi di Mac tra loro.
Hawkes, vedendo la scena da fuori, irruppe nell’ufficio e prese Adam da dietro, permettendo così a Mac di concentrarsi sul fermare Flack.
«Smettetela subito!» ordinò imperativo Mac
«Ha cominciato lui!» tuonò Adam
«Io ti prendevo in giro! Sei tu quello che mi ha insultato!» rimbeccò Flack
«Vi sembra il modo migliore per risolvere le cose?» domandò Hawkes  «Sembrate due bambini all’asilo!»
«Ritenetevi fortunati che non scriverò nulla su quello che è appena successo e che non posso allontanarvi dal caso!» disse Mac mollando la presa su Flack «Ora cerchiamo di lavorare!»
Flack vide il volto di Mac farsi serio e chiedere «Avete notato la citazione nel video?»
«Io sì Mac!» disse una voce familiare alle sue spalle « “Saw, l’enigmista”»
Mac si voltò e sorrise «Reed!»
«Volevo scusarmi per come ti ho trattato, ma credimi ero davvero fuori di testa!» disse guardandolo negli occhi
«No, avrei dovuto dirti tutto fin dall’inizio!» Mac venne interrotto dal telefono che suonava e rispose con il vivavoce «Detective Taylor!»
«Detective Bowen! Devo informarla di un fatto che riguarda sua moglie avvenuto meno di mezz’ora fa!» rispose l’uomo dall’altra parte del telefono
«La ascolto! Di che si tratta?» chiese Mac
«Un brutto incidente d’auto e dovrei chiederle di identificare il corpo!» disse l’uomo con un tono di imbarazzo nella voce «La porteranno all’obitorio tra poco!»
«Va bene! Ci sarò!» rispose Mac con voce tremante
«Mi dispiace, davvero!» disse il Detective chiudendo.
Reed e tutti guardarono Mac tremare e appoggiarsi alla scrivania.
 
Sheldon scrutava Jo intenta a guardare il computer dall’altra parte della scrivania dell’ufficio di lei
«Sì!» esultò lei sollevando un pugno verso l’alto con un sorriso
«Cosa è successo?» chiese Reed avvicinandosi
«E tu da dove sbuchi?» chiese Sheldon
«Mac mi ha mollato qui appena  è sceso in obitorio! Che succede?»
«Arriva un nuovo attrezzo per le indagini!» si affrettò a dire Jo
«Prenderete la Primula adesso?» chiese
«Vedremo Reed!» disse Sheldon guardando lo schermo e riconoscendo il messaggio in codice dell’FBI. Un sorriso soddisfatto gli sfuggì leggendo il messaggio per intero.
Jaime si avvicinò ai tre «Allora?»
«Il pacco è arrivato ed è stato appena ritirato!» disse Jo chiudendo la schermata
«Davvero? Purtroppo Mac dovrà aspettare a sentire la bella notizia! Un certo Andrew Davis è fuggito dal carcere e ha lasciato un messaggio in cella!»
«Non bastava la Primula! Ci voleva anche il ritorno dello stalker!» sbuffò Sheldon «Hai provato a contattare Mac?»
Jo aveva uno sguardo stupito «Chi è Andrew Davis?»
«Già fatto! Sta venendo qui!» disse Jaime per rispondere a Sheldon «Ora anche io voglio sapere chi è Andrew Davis!»
«Visto che sei il solo qui a conoscere la storia, Sheldon, perché non ce la racconti?» chiese Reed.
 
Mac era uscito subito dopo aver identificato il corpo ed era arrivato al bar a dieci minuti d’auto dal laboratorio. Vide un uomo con la barba fissarlo e gli si avvicinò «Andy?»
«Ci si rivede Mac!» sorrise l’uomo «Condoglianze per tua moglie! Deve essere terribile essere rimasti soli per la seconda volta!»
«Dovresti essere in prigione!»
«Spiacente Mac! Non intendo tornarci più!» sorrise maligno cercando di sistemarsi la maglietta
«Cosa nascondi sotto la maglia?»
«Portami al laboratorio della scientifica o non ti dirò nulla sulla Primula!» ribatté
«Tu prima dimmi cos’hai lì sotto!»
«Una bomba, il timer si è attivato appena quella mi ha scaricato dalla macchina. L’unico modo che ho per sbloccarla e salvarmi il culo è andare al 5885 Broadway!»
«Vieni in macchina! Vediamo quanto ci resta!» disse Mac.
Aprì lo sportello del Suv nero e fece salire Andrew e gli alzò la maglia «Mezz’ora! Dobbiamo sbrigarci!» e sedendosi alla guida premette l’acceleratore e accese la sirena «Lo sai che quella cosa che hai sul petto poteva far esplodere metà del quartiere?»
«Mi ha detto di dirti che un certo Horatio è un morto che cammina! Che nel giro di un mese o poco più sarà definitivamente morto!»
Mac lo guardò con uno sguardo gelido passando un incrocio e inchiodò davanti al palazzo della Scientifica e mise mano alla pistola «Ora la bomba è disattivata, ma, se vuoi essere sicuro di sopravvivere, scendi ed entra con me! Dobbiamo fare due chiacchere!»
Andrew lo seguì all’interno dell’edificio «Mi ricordo bene dov’è il tuo ufficio: 35° piano! Chi lo avrebbe detto che saresti arrivato così in alto?»
«Falla finita!» disse Mac a denti stretti.
 
Flack si mise a guardare la bomba sul torace di Andrew con interesse «Cosa pensi di fare Mac?»
«Facciamo rilevare a Danny e Lindsay qualche impronta!»
«Ha usato i guanti! Come ve lo devo dire?» sbuffò Andrew
«Caro Andy, mi dispiace ma ora devi lasciarci fare il nostro lavoro!» sorrise Flack
«Una bomba sottile e ben fatta!» commentò Mac
Danny entrò nell’ufficio «Se non sapessi che cerchiamo una donna, lo ipotizzerei adesso!» disse estraendo un pennello dalla tasca interna del camice «Stai fermo!» passò il pennello sull’intera superfice «Niente impronte e niente residui!»
«Cosa vi avevo detto? Ora per favore disarmatela del tutto!»
«Intanto dicci del tuo fantastico “messaggio di addio”!» disse Flack mentre Mac si avvicinava per staccare il detonatore
«Leggete in verticale!» disse Andrew guardando il volto di Mac «Il messaggio è rivolto a te!»
«Sapeva che avresti fallito!» disse Mac quando Flack gli mostrò la lettera su un foglio A4 mentre continuava ad armeggiare con la bomba.
“See you on the Statue of Liberty” era il messaggio ricavato dal testo originale
 
“Stairs leading to the exit? I've just used  them to leave ...
Everything I’m telling you now, it will be used against me!
Everything I’m doing is the result of revenge!
You know you'll get from you, and I will conclude what I started!
Our last meeting was before you throw me in here!
Until you're dead I will not rest!
Our next meeting you will die!
Now that you're reading begins to shudder!
There was a time in which you could save Will, but you didn’t done it!
Hey! you'd just pull a trigger!
Even  the
solitude has abandoned you!
Time to go!
an ancient tunnel will lead me in
town!
Use the mind, it is not difficult!
Even though I already know that I can complete my mission!
One thing to remember is that: it is better I do not find you
first!
Let me tell you goodbye!
In a city like this, you must be on guard!
Be brave and face me,
even we know that you are a coward!
Remember that night!
Tik tok! Time up!
Youth stained with sin adulthood still owns, Detective Mac!”

 
«Lei davvero non l’hai vista in faccia?» chiese Mac
«Portava una maschera che le copriva interamente il volto! Un maiale in lattice!»

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Capitolo 10
*** EPISODIO X: I WANT TO PLAY A GAME WHITH YOU ***


Venerdì 6 Dicembre 2013

EPISODIO X: I WANT TO PLAY A GAME WHITH YOU

 
Jo guardava la posta ricevuta quel giorno e vi trovò una lettera di Sinclair, la aprì con le mani tremanti e ne lesse il contenuto
 
“Ho sentito delle voci sulla Primula e sul fatto che stia cercando di uccidere Taylor.
Mi hanno offerto di tornare al lavoro ad occupare il mio vecchio posto e io ho accettato! Taylor d’ora in avanti sarà sotto il mio comando e quindi sarò io a gestire il caso!
A presto!
Det. Brigham Sinclair”
Mac entrò proprio in quel momento nell’ufficio di Jo «Disturbo?»
«Affatto! C’è una cosa che ti devo dire!» esordì alzandosi in piedi «Christine ora è al sicuro!»
«Grazie al cielo!» disse sospirando «C’è altro però… lo vedo dal tuo sguardo!  Di che si tratta?»
«Torna Sinclair! Ha saputo della Primula e vuole prendere le redini della situazione, nonché il suo vecchio incarico!» gli porse la lettera gentilmente «Nero su bianco!»
Mac sollevò lo sguardo dal foglio «Ha capito che tutto ciò che passa per email o telefono è rintracciabile! Sarò felice di poter lavorare di nuovo con lui come capo!»
«Non ti dispiace perdere la posizione che ti sei guadagnato?» chiese Jo vedendo Mac avviarsi alla porta
«No!» disse Mac aprendo la porta
«E ora dove vai?»
«Che giorno è oggi?»
«Il 22!» rispose Jo
«Che giorno della settimana è?»
«Venerdì!» rispose nuovamente Jo
«Dove vado eccezionalmente questo Venerdì sera?» chiese con sguardo tranquillo
«Ti prego, no! Non puoi andare al Cozy! Potrebbe succederti di tutto!»
«Ho bisogno di staccare e di sfogarmi! Lo faccio anche per quella band iraniana, quel caso che hanno risolto qualche settimana fa!»
«Capisco che si tratti di una cosa già programmata, ma devi fingere che Christine sia morta e che il funerale ti abbia sconvolto!» gli ricordò Jo
«Farò anche quello!» disse uscendo.
 
Mac entrò nel Cozy's night club prendendo un grosso respiro e tenendo sul viso gli occhiali da sole
«Ehy Mac! Non pensavo venissi!» disse il batterista accogliendolo dietro il palco
«Ciao Noah! All’inizio non pensavo di venire ma non ho né le energie per lavorare né la capacità di restare a casa!»
«David questa sera non c’è!»
«Quindi niente chitarrista e voce principale! Saremmo stati tutti nei guai se non fossi venuto io!» sorrise forzatamente Mac
«Sì ma non completamente!» disse Noah «Ti ricordi di Jill? La tua ex compagna di università che lavora come ricercatrice per il cancro ai polmoni?»
«Perché mi chiedi se mi ricordo di lei? L’ho invitata io a vedere alcuni dei nostri concerti!» disse Mac pensieroso
«Perché questa sera è qui per parlare con te: vorrebbe entrare nella band!»
«Questa sera non ho voglia!» spiegò Mac
«Cogli l’occasione e diglielo direttamente!» disse Noah indicando la donna entrare
«Ehy Mac! Sono mesi che non ci vediamo con la nostra vecchia compagnia!» disse Jill, una donna con occhi neri e i capelli mori lunghi
«Sono mancato a parecchie riunioni dei vecchi compagni dell’università!»
«Mi dispiace per il momento che stai passando!» gli disse guardandolo in viso «Promettimi che questa sera suonerai senza quegli occhiali!»
Mac sorrise e si preparò per salire sul palco.
 
Danny guardò un’ultima volta un fascicolo sulla Primula dopodiché prese il cellulare e compose un numero «Come stai?»
«Bene!» rispose Lindsay all’altro capo «Comincio ad avere sonno, ma Lucy è ancora iperattiva esattamente come Sid! A che ora torni?»
«Tra poco devo solo chiudere un fascicolo!» rispose guardando alcuni tecnici uscire dal laboratorio
«A dopo allora e grazie per avermi chiamata! Mi sarei addormentata!»
«Non usare Sid come cuscino! Tieni duro che arrivo a darti il cambio! Per le 22.30 sono lì!» riagganciò il telefono e depositò il camice da CSI su una gruccia, rimettendosi la sua giacca sopra la maglia verde a maniche corte.
Uscì in strada e venne fermato da una ragazza spaventata «Lei è un poliziotto?» chiese spaventata
«Sì, sono un Detective! Cosa succede?»
«Ho il cellulare scarico e non ho potuto chiamare il 911! Ho visto qualcuno al cimitero di Trinity Church che rovistava in una delle tombe!» disse terrorizzata
«Ok adesso risolviamo la situazione!» disse mettendo mano al telefono «Sono il Detective Messer! Ho bisogno di rinforzi immediati al cimitero di Trinity Church al 50 Fulton St!»
 
Flack e Jaime guardavano Danny fermo su una tomba
«Guardate qua!» disse
«Franklin Wharton!» sorrise Flack «E c’è pure una primula!»
«Perché la cosa non mi sorprende?» domandò Jaime
«Tenente Colonello del Corpo dei Marines! Terzo comandante del Corpo dei Marines!» lesse Danny
«Non si stuferà mai di perseguitare Mac?» sbuffò Flack
«Finché non sarà morto, non si fermerà!» disse Jo portando il kit «Danny, non rispondi al cellulare e Lindsay si è preoccupata!»
«L’ho avvertita che mi occupavo del caso!» rispose
Flack mise il cellulare all’orecchio «Voglio che sorvegliate il Detective Mac Taylor! Non fatevi vedere! Non deve sapere che una scorta lo sta proteggendo! Al momento è al Cozy»
«Ha profanato la tomba senza lasciare impronte e si è presa qualcosa!» sbottò Jo
«Il nostro Marine defunto ha decisamente perso la testa per la nostra killer!» esclamò Danny.
 
Mac aiutava Jill a tenersi in piedi
«Ti chiedo scusa!» sorrise la donna
«Di certo non posso lasciarti tornare a casa da sola! Ti fa ancora male la caviglia?» domandò premuroso Mac
«Un po’! Certo che il medico poteva fare qualcosa di più oltre a dirmi di mettere il ghiaccio!» disse sorridendo «Il Cozy è sempre stato un posto tranquillo! Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe scoppiata una rissa? Per fortuna oltre a te c’erano altri poliziotti!»
«Direi che abbiamo evitato il peggio!» disse Mac alzando la mano per fermare un taxi «Dai prima il tuo indirizzo!» disse aprendole la portiera per poi richiuderla.
Mise il basso nel bagagliaio, fece il giro dell’auto e si sedette accanto a lei
«Allora come sono andata?» gli chiese appena la macchina partì
«Hai una bella voce! Direi che ti sei guadagnata un posto nella band!» sorrise in risposta
«Perfetto! Ora spero che mio figlio non mi faccia impazzire nei prossimi giorni!» disse contenta del suo risultato
«Hai un figlio? Di quanti anni?»
«Cinque! Si chiama Alan Gary! Io e suo padre abbiamo divorziato e ora è da lui per qualche giorno!» disse vedendo il palazzo di casa sua «Sono arrivata! Non vedo l’ora di mettermi a letto e dormire!»
«Che caso! Sono arrivato anche io! Il prossimo palazzo è casa mia!»
«Davvero? Siamo vicini e nemmeno lo sappiamo!» rise Jill
«Tipico delle grandi città!» disse Mac pagando il taxista e scendendo dall’auto per primo per aiutarla a scendere.
Mac prese il basso dal bagagliaio e guardò il taxi allontanarsi «Jill, tu aspettami qui! Lascio il basso in portineria nel mio palazzo e poi ti aiuto a salire le scale!»
Jill rimase sola e il suo telefono squillò «Pronto?» nessuno rispose «Chi parla?» e dall’altro capo riattaccarono.
Mac tornò di corsa, pochi minuti dopo, con il cellulare all’orecchio «Pronto? So benissimo chi sei! Perché non rispondi?» si avvicinò a Jill riagganciando il telefono «Appena la prendo, giuro che le faccio passare la voglia di fare questi scherzi!»
«Ho ricevuto una telefonata simile alla tua prima!»
«Saliamo in casa tua e chiamiamo i miei colleghi! Se è chi penso che sia non scherza! Mi dà la caccia per uccidermi!»
 
Mac e Jill presero le scale «A che piano?»
«Quinto!» rispose la donna «Non ce la faccio da sola ad arrivare fino a lassù!»
Mac però si era già voltato e l’aveva presa in braccio «Così non avrai problemi!» e cominciò a salire.
Mac posò Jill davanti alla porta di casa che aprì e richiuse dietro di sé appena furono dentro
«Finalmente possiamo chiamare!» disse Mac  «Accidenti non c’è campo!»
«Mac c’è un pacco qui!» disse Jill indicando il tavolino di vetro in salotto «È per te!»
Mac si avvicinò e lo toccò con un ombrello che aveva preso vicino alla porta «Usciamo di qui!»
«Non si apre! È bloccata!» urlò Jill cercando di far scattare la serratura anche Mac cercò di sfondare la pesante porta senza successo «Direi che conviene aprire il pacco!» suggerì Jill
Mac aprì il pacco e vi trovò un DVD «Dove possiamo guardarlo?»
«Nel mio Laptop! L’ho lasciato acceso prima di uscire!» disse andando nella stanza accanto.
Appena Jill tornò con il portatile, Mac inserì il DVD e cliccando su play vide una figura nera con un passamontagna e un paio di occhiali da sole con lenti a specchio seduta su una sedia «Detective Taylor! Ho pensato di divertirmi un po’ prima del nostro incontro! Ho cambiato la serratura interna della casa, siete ufficialmente chiusi dentro!» Mac osservava il monitor senza scomporsi «C’è una bomba in cucina, è collegata al gas e il timer si è azionato appena avete chiuso la porta dietro di voi! C’è un solo modo per fermarlo: prendere la chiave che apre il lucchetto per raggiungere i comandi della bomba e disarmarla!» Jill cominciò a preoccuparsi continuando ad ascoltare quello che la misteriosa donna diceva «Ci sono tre chiavi nascoste nell’appartamento e ci sono parecchi indizi per trovarle. Sta a voi scegliere con quale aprire il lucchetto e con quale la porta! Se userete la chiave sbagliata per aprire il lucchetto la bomba esploderà!» Mac corrugò la fronte ascoltando le ultime parole della Primula «Il timer all’inizio era di due ore, quindi fate un rapido calcolo del tempo che avete! Se siete fortunati arriverete in ospedale e vi salverete dopo aver inalato una buona dose di gas! A proposito Detective: suona bene!» il video si interruppe e il computer cominciò a emettere scintille. Mac si mise con Jill al riparo dietro il divano.
«Addio prove!» disse serrando i denti Mac «Cerchiamo le chiavi! Abbiamo circa un ora e un quarto!»
Jill annuì e zoppicando andò verso il bagno e aprì lievemente la porta «Mac! Ne ho trovata una!» esclamò.
Mac si avvicinò alla porta del bagno e vide il pavimento pieno di trappole per topi, tutte pronte a scattare. La chiave era al centro della stanza ed era appoggiata su una delle trappole
«Non c’è spazio dove mettere i piedi! Se facciamo scattare una trappola ci sarà una reazione a catena!» disse accovacciandosi a terra esaminando meglio le trappole
«Sì, ma se le facessimo saltare tutte con qualcosa? Potremmo entrare tranquillamente e prendere la chiave!»
«L’idea non è male! C’è solo una cosa che non sappiamo: dove finirà la chiave?» chiese Mac «Hai la tazza del gabinetto aperta! Ci toccherebbe sperare che non finisca nello scarico!» disse mettendosi ad osservare le trappole «Io entro! Stai pronta a chiudere la porta appena esco!»
«Quante trappole farai saltare?! Sei completamente pazzo!»
«Vuoi salvarti senza finire all’ospedale?»  chiese serio Mac, Jill annuì «Allora dobbiamo fare come dico io!»
Mac si alzò in piedi e prese un profondo respiro, fu un lampo fulmineo a entrare ed afferrare la chiave tra il rumore delle prime trappole che scattavano. Uscì dalla stanza con un paio di trappole sul braccio «Per fortuna ho la giacca!» disse mostrando a Jill la chiave  e le trappole appese alla manica «Cerchiamo le altre! Abbiamo un’ora!»
Jill si mise a cercare in sala ma Mac trovò un secondo indizio sulla porta della cucina:
“Do not open the door before you got two keys!”
Era intagliato nella porta
«Jill ce ne è una in cucina, ma dobbiamo prima trovare l’altra!»
«Perché?»
«Credo sia una trappola!» rispose Mac
«So dov’è la chiave!» esclamò Jill raggiungendo Mac zoppicando «Nel ripostiglio! La porta ha un disegno sopra!»
La porta si apriva verso l’esterno e quando Mac  guardò all’interno rabbrividì coprendosi il volto con la mano «Merda! Scusa, ma è quello che c’è nel tuo ripostiglio! Hai dei guanti?»
«Sì! Sotto il lavandino della cucina!»
«Trova qualcosa per proteggere le mani: uno straccio, un vestito…»
Jill andò in camera «Ha sigillato tutti gli armadi!»
«Fantastico!» disse Mac notando dal suo orologio che era passato un altro quarto d’ora «A questo punto non vedo altre soluzioni!»  ma Jill aveva già le mani nel letame alla ricerca della chiave
«Presa!» disse trionfante la donna e cercò di pulirla il più possibile «Ne resta una!»
Mac prese anche la seconda chiave e si avvicinò alla porta della cucina «Quale delle due aprirà la porta?»
Mancava quasi mezz’ora allo scadere del tempo e Mac osservò le incisioni sulle chiavi: una “S” e una “H”
«Ora è chiaro!» disse Mac prendendo quella con la “S” e aprì la porta.
Jill gli si avvicinò e osservarono il filo spinato tirato per tutta la cucina. Sopra al tavolo c’era la terza chiave «Devo arrivare al tavolo e poi muovermi in direzione del lavandino!»
«Riuscirai ad evitare il filo spinato?» chiese Jill
«Senza un fucile in mano e procedendo con calma, sì!» disse Mac mettendosi le due chiavi in tasca.
Jill lo osservava chinarsi e cercare di fare lo slalom tra i fili «Quindici minuti, Mac!» gli disse quando arrivò a prendere la chiave e lo osservò muoversi velocemente verso il lavandino.
Quando Mac arrivò a destinazione si trovò stretto il un corridoio di fili e gli era impossibile avvicinarsi completamente alle antine sotto il lavabo. Davanti a lui c’era un reticolato nel quale passavano a malapena le mani. Si tagliò le dita aprendo le antine e il suo sangue cominciò a colare, goccia a goccia, sulle piastrelle nere. Cercò di trovare la serratura che bloccasse il timer e aprisse una scatolina per ottenere l’ultima chiave.
Quando arrivò a dover scegliere la chiave da usare impallidì «Jill, come te la cavi con i ragionamenti?»
«Abbastanza bene!»
«Ho bisogno che tu mi dica quale delle due chiavi rimaste usare: “H” o “lucchetto aperto”? Sapendo che il lucchetto aperto non significa nulla per me e che invece la “H” è l’iniziale di un mio collega rapito» precisò Mac
«Ehm…» cominciò a riflettere Jill «Io userei la “H”! Prima, quando hai usato la “S”, sembrava che avesse un significato per te!»
«Perfetto! Abbiamo cinque minuti!» disse Mac osservando il timer «Qualsiasi cosa accada, mi dispiace che tu sia stata coinvolta in questa faccenda!» disse inserendo la chiave e ruotandola.
 
Flack e i suoi uomini videro Mac bloccato in cucina con una gamba impigliata nel filo spinato «Come facevate a sapere dov’ero?»
«Semplice: ti ho fatto seguire da una scorta dopo che la Primula ha trafugato la testa di un Marine morto dal 1818!»
«Parli per caso di Franklin Wharton?» chiese Mac vedendo arrivare Danny con la reflex
«Flack parla proprio di lui, Mac!» disse Danny facendo delle foto alla stanza «Non vedo però il collegamento con te a parte il fatto che ricopriva un ruolo importate nel corpo dei Marines!»
«L’età!» disse Mac guardando Danny fotografare nella sua direzione «Franklin Wharton è morto a cinquantuno anni, io sono nato il 1 Novembre 1963!»
«Tu hai compiuto cinquanta anni questo Novembre...» fece un rapido calcolo Flack «Ha preso qualcuno che ha circa la tua età!»
«E che è morto in servizio! Lei vuole che io faccia quella fine!» concluse Mac mentre arrivava Adam «Tu cosa ci fai qui? Non dovresti essere in laboratorio?»
«In realtà dovrei essere nel mio letto  da almeno dieci minuti a piangere e a ricordarmi che il mio mondo fa schifo senza Stella! Invece ho preferito assicurarmi che tu stessi bene!» disse prendendo le tronchesi «Ora cercherò di liberarti e di raccogliere prove allo stesso tempo!»
Flack aprì la porta dello sgabuzzino «Che puzza! Sei stato tu Mac?» disse coprendosi il naso con un fazzoletto di tela bianco
«È decisamente una battuta fuori luogo, Flack!» sentenziò Mac dalla cucina
«Cercavo di risollevarti il morale! Non sono io che ho del metallo conficcato nella gamba!»
«Piuttosto, come sta Jill Andrews?» chiese Mac
Danny si avvicinò a Flack per fotografare il ripostiglio e sorrise «Chi è questa Jill? Sembra carina!»
«Danny!» lo zittì Mac «Dovrei fare il mio lavoro adesso ed aiutarvi!» si lamentò sempre seduto a terra con Adam che tagliava un filo per volta
«In questo momento, Mac, tu sei la vittima e noi facciamo il nostro lavoro: ti portiamo in ospedale per un controllo, ti interroghiamo, ti portiamo a casa, ti infiliamo a letto con una camomilla e dormi con una scorta fuori dalla porta!» concluse Flack
«Ci diamo una mossa, Adam? Sono già le tre e se non vuoi che Mac compia cinquantuno anni in quella posizione, devi liberarlo!» scherzò Danny
«Mac ha ragione ragazzi! Smettetela!» ringhiò Adam
«Mantieni la calma, Adam!» disse con un tono basso Mac «Rispondete alle mie domande: Jill Andrews come sta? Le avete trovato un posto sicuro? Avete avvisato l’ex marito e i familiari?»
«Stai tranquillo! È qui sotto a farsi controllare! La porteranno i ragazzi di Flack da sua madre che è già stata avvisata!» spiegò Danny guardando il volto di Mac con naturalezza «Non c’è assolutamente nulla da temere! È tutto sotto controllo!» e proprio appena finì di dire quella frase fuori dalla finestra ci fu un’esplosione.
Flack si affacciò alla finestra «È appena esplosa l’ambulanza!» urlò a uno dei suoi «Chiama il 911! Sbrigati!»
Mac guardò i presenti con aria minacciosa «Questo è il vostro concetto di “Tutto sotto controllo!”?!» urlò «Chi ha fatto i sopralluoghi fuori?» nessuno rispose.
 
Sinclair comparve la mattina dopo in ufficio da Mac «Taylor, il capo dei Bureau mi ha fatto ulteriori pressioni questa mattina per riprendermi il mio vecchio posto ora!» guardò l’espressione allibita di Mac «Strano che non ti abbia fatto sapere nulla!»
Mac cambiò espressione e fu sull’orlo della collera «Il Capo dei Detective sono io adesso! Quelli più in alto dovrebbero contattare prima me! Vorrei capire perché sono sempre l’ultimo a sapere le cose!»
«Non lo fanno se sanno che il caso su cui indaghi ti riguarda da vicino!» disse Sinclair «In realtà il mio prepensionamento è già stato stato revocato! Quindi io torno alla mia vecchia posizione e tu alla tua!»
«Significa che per fare qualunque cosa dovrei chiedere prima un’autorizzazione a lei?» chiese scuro in volto
«Sì e accetterò solo richieste scritte di tuo pugno!» e dicendo questo se ne andò.
Jo guardò Mac da fuori e sospirò scuotendo il capo.
 
Danny guardò Lindsay sdraiata sul divano con Sid «Non ha una bella cera oggi! È meglio se resti a casa!»
«Dunque, facciamo un secondo il punto della situazione: ti sei ritrovato a dover indagare sulla sparizione della testa di un morto che se fosse vivo oggi avrebbe duecentoquarantasei anni. Io che sono alle prese con Sid che ha una febbre strana e non mangia, devo occuparmi anche di Lucy che è diventata iperattiva!»
«Stai tranquilla» la rassicurò Danny «Tornerò a casa prima!»
«Non è quello! È che…» si mise ad osservare il figlio «Danny!»
«Lindsay! Cosa succede?» domandò spavento
«Sid ha qualcosa che non va! Portami in ospedale!» urlò Lindsay.
 
Flack ricevette una telefonata mentre era con Jaime a sistemare delle faccende burocratiche
«Dimmi Danny!»
«Flack! Puoi venire in ospedale? Sid sta male! Io e Lindsay non sappiamo cosa fare! Ho paura perché hanno detto che forse è meningite e non mi hanno lasciato entrare!» disse con una voce bassa e tremante
«D’accordo arrivo! Cercate di stare tranquilli!» disse e guardando Jaime aggiunse «Vieni anche tu?»
«Dove?» disse lasciando sulla scrivania la pratica a cui stava lavorando
«Te lo spiego mentre andiamo!» rispose Flack prendendo le chiavi della macchina.
Jo vide i due Detective uscire di fretta «Dove state andando?»
«Danny e Lindsay sono in ospedale! Sid sta male!» rispose Flack
«Vengo con voi!» disse lasciando le pratiche che aveva in mano a un poliziotto «Vanno inserite nel fascicolo di Jill Andrews e poi portatelo alla Scientifica al Detective Taylor!»
 
Flack e Jaime non riuscivano più a tenere calmi Danny e Lindsay.
Mac vide la situazione precipitare all’improvviso e Jo lo affiancò
«Finalmente sei qui anche tu! Magari tu li fai ragionare!»
«Che succede?»
« A Sid hanno diagnosticato la Meningite causata dal Neisseria meningitidis! Lindsay e Danny sono disperati!» disse Jo «Sheldon e Adam, sono bloccati in laboratorio con Sinclair a spiegargli il caso!»
Danny  sollevò lo sguardo spaventato e preoccupato insieme a Lindsay «Mac! Sei venuto!»
«Come potevo non esserci?» disse Mac abbracciandoli
«Non so cos’è successo! Stavamo parlando! Io ero sul divano e poi…» disse tra i singhiozzi Lindsay
«Stai tranquilla!» la rassicurò Mac guardandola negli occhi
«Ciao Danny, ciao Lindsay!» disse una voce familiare che fece gelare il sangue a Mac «Ciao a tutti!»
«Peyton?» chiese Mac girandosi per guardarla
«Sono proprio io!» disse lei restando seria
«Cosa fai qui? Sapevo che eri tornata a insegnare!» disse Mac
«In realtà ora faccio il chirurgo e il pediatra qui in ospedale! Mi sono occupata di Sid con i miei colleghi pediatri e gli altri medici e abbiamo già iniziato la terapia antibiotica che adesso dovrete seguire anche voi! Sid si riprenderà!»
«Grazie Peyton!» disse Danny abbracciandola
«Se volete potete vedere Sid, però da soli!» spiegò Peyton «Non sopporta i rumori e la luce!»
«Ci vediamo dopo!» disse Danny abbracciando uno per uno gli amici riuniti per lui e avviandosi con Lindsay verso la camera del figlio
«Quanto tempo, vero Mac?» ammise Peyton
«Parecchio! Ne sono successe di cose in tre anni!» sorrise Mac
«Non credo di conoscere però il nuovo membro della tua squadra! Lei deve essere il “nuovo” Vice Supervisore del Laboratorio!» disse guardando Jo che si stava incuriosendo sempre di più «Peyton Driscoll!» disse allungando la mano
«Jo Danville!» rispose presentandosi e stringendo la mano «Lavoravi nell’obitorio della Scientifica?»
«Sì e sono stata una grande amica di Sid! Ho saputo che è venuto a mancare da Isabella! Io e lei ci teniamo sempre in contatto!» disse con una luce di tristezza negli occhi
«Peyton!» disse una dottoressa «Tua figlia è stata male all’asilo! Hanno appena chiamato!»
«Perché deve succedere sempre qualcosa? Mi sostituisci tu?»
«Vai pure non ti preoccupare! Te l’ho detto apposta!» rispose gentilmente l’altra
«Ora, se volete scusarmi, mi devo cambiare!» disse Peyton sciogliendosi i capelli scuri
Mac la seguì nel corridoio, lasciando Jo con un’espressione al quanto stupita,«Peyton, hai un compagno?»
«No, sono sola!» rispose lei camminando veloce
«Allora come puoi avere una figlia?»
«Non credo siano affari che ti riguardano!» disse Peyton aprendo la porta dello spogliatoio
«Sì che mi interessa!» sibilò Mac prendendo in mano la porta e guardando Peyton negli occhi chiese «È mia figlia?» Peyton lo squadrò per capire la sua espressione senza parlare «Rispondi!»
«E anche se fosse? Cosa cambierebbe?» disse dandogli uno schiaffo sulla mano che teneva la porta «Sono stata io che non ti ho più voluto nella mia vita!»
«Mi hai escluso in automatico dalla vita di nostra figlia!» disse in tono arrabbiato
«Una figlia che ora sta male!» gli ricordò Peyton
«D’accordo! Vai da lei! Ne riparliamo in un altro momento!» rispose Mac calmandosi
«Grazie!» Peyton rispose chiudendo la porta.
Mac tornò da Jo con la rabbia repressa sul volto
«Allora Mac? Cosa dovevi dire di così importante a Peyton?» gli chiese Jo
«Ho una figlia!» disse tutto d’un fiato Mac
«Scusami, ma non riesco a capire come sia possibile! Ti va di raccontarmi tutto dal principio?» domandò Jo.
 
Flack parlava con Jaime seduto non troppo distante da Jo e Mac
«Secondo te cosa si staranno dicendo Mac e Jo?»
«Jaime, al momento non mi interessa!» sorrise Flack baciandola
«Interessa a me!» sorrise lei «Quella Peyton sembrava essere troppo in confidenza con Mac!»
Flack si ritrasse «Ma perché riesci sempre a vedere tutto?»
«Fa parte del nostro lavoro vedere le cose! Ora dimmi di Peyton e Mac!»
«Ovvero: come tutto finì con una lettera partita da Londra dopo un anno di storia d’amore!» sorrise Flack apprestandosi a proseguire, ma dovette interrompersi per via di un messaggio di Angela «Scoprirai il tutto nella prossima puntata! Dobbiamo andare! Avvisiamo Jo e Mac!»
Si avvicinarono e sentirono Mac concludere il discorso «Credevo che sarebbe rimasta dopo quella notte, invece…»
«Invece ti ha lasciato di nuovo!» disse Jo
«Peccato che sia nata una bambina!» disse Mac diventando pensieroso e cupo
Flack ebbe un sussulto «Aspetta! Sei già padre?!»
«A quanto pare!»
«Non lo sapevi?» chiese Jaime sorpresa
«Se lo avessi saputo, probabilmente l’avrei convinta a darci un’altra possibilità! È stata Peyton a non volermi dire nulla!» spiegò Mac con l’aria da cane bastonato
«Almeno il nome che le ha dato te lo avrà detto!» esclamò Flack
«No, non so nemmeno quello!» Mac sembrava sul punto di esplodere
«Comunque sia, il lavoro ci attende!» disse Flack «Angela e Adam hanno trovato un indirizzo IP che potrebbe essere quello del video messaggio! Noi andiamo a controllare! Tu Jo porta Mac al laboratorio e cerca di farlo riprendere perché  Sinclair lo vuole incontrare! A quanto pare ha ricevuto altre pressioni!» sottolineò Flack.
 
Mac era nell’ufficio di Sinclair con Jo
«Dato che sei appena stato retrocesso, Taylor, e io sono di nuovo a capo dei Detective ti dichiaro ufficialmente fuori dal caso de “la Primula Rossa” e sarai protetto da una scorta ventiquattro ore al giorno!»
«Capo io…» cercò di ribattere Mac
«Niente da fare! Ti ho dato un’occasione con l’appoggio degli altri Capi di Bureau e del Capo del Dipartimento e tu l’hai sprecata!» disse duro «Mi hanno detto che non hai nemmeno una volta contattato l’Assistente Capo Gerrard!»
«Le posso assicurare, Capo, che il Detective Taylor ha fatto di tutto perché il caso volgesse al termine il più rapidamente possibile!» intervenne Jo
«Ciò non toglie che è comunque venuto meno ai suoi doveri! È già tanto se non gli ho tolto il distintivo!» disse aprendo la porta «Questi due poliziotti sono la scorta interna all’edificio e negli altri luoghi chiusi! Con loro ci saranno sempre due volanti quando ti sposterai per lavoro e altre faccende, Taylor!»
«Che cosa posso dire per convincere il Dipartimento che ho fatto il mio dovere?» domandò Mac
«Nulla! Devi solo attenerti ai miei ordini!» sibilò Sinclair. Si volse poi verso gli agenti «Voglio che ogni suo spostamento mi sia comunicato! Niente errori o vi licenzio!» tuonò.
 
 «E poi dicono che a New York è diminuito il tasso degli omicidi? Si vede che non sanno nemmeno dove prendono i numeri!» sentenziò Flack guardando il corpo di una donna nel lago di Central Park «Con questa poverina siamo a due casi nello stesso lago!»
«Già, mi ricordo quando Mac ci aveva dato ordine di prosciugare il lago per recuperare la pistola di un omicidio! Adam aveva trovato la seconda pistola!»
«“Un’altra pistola un altro omicidio!” Mi sembra ancora di sentirlo!» sorrise Flack
«Quante armi del delitto?» chiese Adam avvicinandosi alla scena con Angela
«Tu sei sicuro che il tuo computer non sia fuso?» chiese Jaime
«Vi giuro che l’indirizzo IP portava qui! Ho subito riconosciuto il castello e tutto il resto e non ci volevo credere!» si difese Adam
«Ad ogni modo, ora siamo qui e dobbiamo indagare!» disse Jaime
«Che cosa succederà ora con il ritorno di Sinclair?» chiese Angela
«Mac torna ad avere un’occupazione sola e viene estromesso dal caso! Questo almeno è quello che Jo mi ha scritto!» disse Flack sventolando il cellulare
«Per la gioia di tutti quelli che avevano guardato male la sua promozione!» disse Adam e gli altri lo guardarono straniti «Le voci all’interno del laboratorio tra i tecnici e gli altri Detective che passavano per avere notizie sui casi erano tutto tranne che stima per Mac!»
«A pensarci bene si è saltato esattamente sette gradi all’interno del dipartimento! Se non fossi stato suo amico probabilmente mi sarei arrabbiato anche io!» disse Flack
«Che bello sentire la sconcertante verità sul mio conto!» disse Mac comparendo alle loro spalle con Jo «Voi eravate qui per il castello e l’indirizzo IP! A me invece hanno assegnato il caso della donna morta nel lago!» disse posando la valigetta con il kit per le indagini «Sarete sotto la supervisione di Jo e Sinclair d’ora in poi!» disse osservando il corpo della donna «Dov’è Hawkes?»
«Bloccato nel traffico della 5th Avenue!» disse Flack
«Ad ogni modo nessuno sa o ha visto niente! Abbiamo un solo testimone: il suo ragazzo che si è addormentato con lei sotto all’albero!» disse Jaime
«Immagino fossero entrambi ubriachi!» ipotizzò Mac
«Lui sicuramente! Lei chissà…» disse Jaime
«Chi va con Jo e chi con Mac?» chiese Flack
«Prendo io il caso di Mac! Voglio sapere cos’è successo alla ragazza!» disse Jaime guardando Mac e il cadavere davanti a lui.
 
Danny accarezzava il braccio destro del figlio mentre Lindsay il sinistro «La tua mamma e il tuo papà sono qui con te! Tieni duro!»
«Piccolo! Sid Anthony Messer!» sorrise Lindsay «So che ce la puoi fare!»
Peyton entrò nella stanza sforzandosi di sorridere «Allora famiglia Messer?»
«Peyton!» esclamo contenta Lindsay «Come stai?»
«Bene! Ma per il momento preferisco parlare di lavoro: dunque, la terapia antibiotica è cominciata bene. Nella mattinata di domani passa un pediatra per completare la diagnosi! Voi siete sottoposti a cure antibiotiche per ridurre il rischio di contagio. Meglio sottoporvi anche Lucy!»
Un’infermiera entrò senza bussare «Sua figlia sta meglio e la cerca!»
«Grazie! Dille che arrivo subito!» sorrise Peyton
«Hai una bambina anche tu?» chiese Lindsay
«Sì! Aubrey Mackenzie! Ha due anni e mezzo!» sorrise Peyton
«Che bel nome!» disse Danny «Mackenzie però mi ricorda un altro nome a me familiare…»
«Sì, mia figlia è anche figlia di Mac, almeno credo!» confessò Peyton
«Mac ha una figlia?!» disse sorpresa Lindsay curandosi di non spaventare Sid «Lui lo sa?»
«Lo ha scoperto per caso oggi! L’unica ragione per cui non gli ho detto nulla è che lo volevo fuori dalla mia vita e da quella di Aubrey!» spiegò Peyton «Il fatto che ora lo sa non cambia le cose!» sorrise e concluse dicendo «Ora vado da mia figlia!»
Appena la porta si fu chiusa Danny disse «Non so davvero cosa voglia dire con: “è anche figlia di Mac, almeno credo!”!»
«Io non voglio dire nulla di cattivo, ma penso che Peyton abbia fatto la mossa sbagliata nascondendo a Mac l’esistenza della bambina e per fortuna Christine non è qui ad attutire anche questo colpo!» disse Lindsay.
 
Mac e Sheldon esaminavano con Isabella il corpo della vittima «Una donna di età compresa tra i venticinque e i trent’anni e, stando ai dati che mi avete fornito, è morta questa mattina alle tre! Ah e c’è un’altra cosa!» aggiunse con enfasi Isabella «Non è chi pensavate che fosse!»
Mac la scrutò «Cioè?»
«Abbiamo davanti a noi una sconosciuta e non Romilda Bownes!» disse la ragazza «Però non mi sorprende che il fidanzato l’abbia riconosciuta! Sono identiche!»
«Identiche nel senso che sono due sosia perfette!» notò Mac «Ti sei dimenticata di dirmi una cosa: come è morta!»
«Certo! Non c’è traccia di emorragia petecchiale e questo è quello che ho trovato nello stomaco!» disse passando un frammento di vetro a Mac
Sheldon fissò il frammento «Bel lavoro! Cosa succede se ingerisci il vetro?»
«Ti tagli l’esofago e lo stomaco provocandoti emorragie e finendo così! Piccolo problema: lei non lo ha ingerito, almeno non così come lo vedi!»
«C’erano altre tracce nello stomaco?» chiese Sheldon
«Ho trovato tracce di plastica nello stomaco, quello che resta insomma…» sorrise Isabella imbarazzata.
Mac guardò Sheldon e sorrise «Il frammento è entrato grazie all’involucro che lo proteggeva!»
«Visto che non è molto grande, si può ipotizzare che si tratti di uno scambio con qualcos’altro, ad esempio una pasticca o una caramella!» dedusse Sheldon
«Sono sicura che si tratti di qualcosa come una pasticca! Visto che i residui sono blu!» spiegò Isabella «Andate dal fidanzato di Romilda e chiarite la situazione! Lui è la chiave per capire che fine ha fatto la vera Romilda e chi abbiamo davanti a noi!» disse Isabella
«Vuoi diventare una Detective anche tu?» chiese Sheldon ironicamente
«No! Mi basta essermi laureata in anticipo e avere fin da piccola un Q.I. sopra la media!» sorrise lei allegramente.
 
Jo guardava Mac all’esterno della parete vetro del laboratorio, prese un grosso respiro ed entrò
«Ciao Mac!» disse posando la giacca e infilando un camice bianco
«Buonasera a te Jo!» disse Mac senza sollevare gli occhi dal microscopio «Niente di niente sulla sconosciuta che abbiamo di sotto! In compenso ho iscritto Romilda Bownes nel registro delle persone scomparse!»
«Un bel premio!» ironizzò Jo «Ho un paio di cose di dirti in privato…» disse indicando i poliziotti di guardia con gli occhi
«Certamente! Sistemo le prove e andiamo nel mio ufficio!»
 
Sheldon e Isabella stavano sistemando dei referti
«Mi sono perso un po’ di cose ultimamente!» disse l’uomo mentre sollevava uno scatolone con pesanti cartelle all’interno
«Cosa?» chiese la ragazza asciugandosi il sudore sulla fronte con la manica della felpa
«Quando ti sei laureata? Ero convinto tu fossi qui per un tirocinio e che ti saresti laureata tra due anni!»
«Bugia!» disse mordendosi il labbro inferiore «Io ho mandato una lettera a Mac la settimana dopo che mio padre è morto e stata accettata qui!»
«Lasciami indovinare, Mac ha convinto i responsabili dell’obitorio a darti fiducia!» disse Sheldon
«Infatti!» sorrise «Hai da fare?»
«No, volevo vedere come stava Jo e se potevo aiutarla!»
«Che romanticone!» disse Isabella con voce smielata «Volevo chiederti se venivi con me a trovare Sid!»
 
Mac guardava Jo «Nient’altro? Solo che mi devo presentare all’appuntamento liberandomi della scorta la settimana prossima?»
«Nient’altro Mac!» disse Jo sconsolata «Vorrei poterti essere stata più d’aiuto ma…»
«No! Hai fatto del tuo meglio!» disse Mac sedendosi alla scrivania
«Già che sei seduto, vorrei dirti anche che ho intravisto la tua possibile figlia mentre andavo in ospedale da Danny! Peyton la stava portando a casa! Si chiama Aubrey!»
Mac trasalì «Davvero l’hai vista? Com’è?»
«Sui tre anni quasi… mora e non ti assomiglia per niente!» concluse Jo
Sheldon entrò in quel momento nel quale Mac disse «Mi stai dicendo che mia figlia non mi somiglia in nulla?!»
«Figlia?!» disse Sheldon sorpreso «Cosa sta succedendo?»
«La ex fidanzata di Mac ha avuto una figlia e non glielo ha mai detto! Ora lui però è venuto a sapere della sua esistenza e vuole conoscerla!» si affrettò a spiegare Jo
«Ex fidanzata? Non starai parlando di Peyton!» ipotizzò Sheldon «È stata l’ultima che hai visto perché Aubrey Hunter ti ha mollato il giorno dopo che Peyton ha lasciato casa tua!»
«Sta parlando proprio Peyton!» mormorò Mac «Ho bisogno di uscire da qui! Vado a casa! Non ho voglia di vedere Peyton e mia figlia ora! Sono troppo stanco e non voglio rischiare un litigio!»
«I due tizi qua fuori cosa fanno?» chiese Sheldon
«Verranno con me!» sbuffò Mac alzandosi
«Il caso su cui stai lavorando ti sta stancando non la possibilità di essere già padre! Riposati e vedrai che andrà meglio!» lo incoraggiò Jo
«Non sopporto essere sotto stretta sorveglianza!» disse indicando i poliziotti sulla porta «Tra qualche giorno avrò bisogno di voi per levarmeli dai piedi!»
«Farò del mio meglio per aiutarti!» disse Sheldon
Mac sorrise e uscì dalla stanza.
 
Il giorno seguente Mac prese il fascicolo della vittima del lago di Central Park dalla scrivania e confrontò tutte le foto, la somiglianza con Romilda Bownes era davvero sorprendente. Mac non staccava gli occhi da nessuno dei segni che aveva il corpo al momento dell’autopsia  prima e dopo essere stato pulito e ricucito a lavoro ultimato
«Noi avevamo in archivio il DNA di Romilda Bownes!» esclamò Angela entrando «Peccato che non sapevamo il motivo della sua presenza! Con un po’ di ricerche e bravura, ecco il motivo!» e piazzò il foglio sotto il naso di Mac che lo prese senza alzare gli occhi verso di lei «In questi casi di solito si dice “Bel lavoro Angela! Sono fiero di te!”» ma Mac rimase inespressivo «Capo?»
«Sto bene! È solo che “atti osceni in luogo pubblico” non è nulla che può esserci utile!» prese il foglio e lo inserì nel fascicolo che mise al bordo della scrivania
«Non farai sul serio?» domandò Angela sorpresa «Ci dev’essere qualcosa che ci sfugge! Insomma, non puoi mettere il fascicolo nei casi non risolti!»
«Vado a parlare con il fidanzato di Romilda Bownes. Lo informo del fatto che la sua ragazza è iscritta nel registro delle persone scomparse!» disse Mac uscendo dal suo ufficio.
Angela fissò il fascicolo al bordo della scrivania e allungò una mano per prenderlo, ma la ritrasse immediatamente «Accidenti!»
«Dov’è Mac? È appena arrivata Peyton!» chiese Jaime entrando «Che succede Angela?»
«La pila dei casi irrisolti di Mac ha da oggi un fascicolo in più!» disse rabbiosa uscendo «Ah! Se lo cerchi vai alla centrale è andato a dire al signor Evans che non abbiamo ancora trovato la sua fidanzata!»
Jaime guardò la scrivania di Mac e con sguardo risoluto si fece avanti decisa prendendo in mano il fascicolo e uscì.

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Capitolo 11
*** EPISODIO XI: IF I SIT STILL, MAYBE I'LL GET OUT OF HERE ***


Venerdì 13 Dicembre 2013

EPISODIO XI: IF I SIT STILL, MAYBE I'LL GET OUT OF HERE

Jo e Sheldon camminavano a passo risoluto verso una villetta
«Adam ha identificato un indirizzo IP che portava qui!» disse Jo «Spero solo non sia una trappola!» disse guardando la villetta
«Scopriamolo!» disse Sheldon estraendo la pistola «Flack ci copre con Jaime sul lato opposto!»
Jo e Sheldon salirono i quattro gradini che li separavano dalla porta, fu Jo a bussare
«Polizia di New York! Aprite la porta!»
«Entriamo!» disse Sheldon nella ricetrasmittente sfondando la porta e trovandosi faccia a faccia con Flack e Jaime.
L’interno della casa era deserto e non c’era nemmeno un mobile
«Merda!» urlò Flack dando un calcio alla porta «Appena prendo questa puttana le faccio passare le pene dell’inferno!»
Jaime sbuffò rinfoderando la pistola «Io, a questo punto, interrogherei Andrew Davis!»
«Non ci sono altre soluzioni!» disse Sheldon
«Chi lo dice a Sinclair dell’ennesimo buco nell’acqua?» disse Flack in tono pacato
«Glielo spiego io!» disse Jo «Sarà la nostra scusa per distrarlo da Mac quando sarà a Liberty Island oggi alle 10.30!»
 
Mac e Danny erano insieme nella folla alle 10.30 sotto la Statua della Libertà
«Devo arrivare alla corona!» disse Mac indicandola con lo sguardo
«Come fai ad essere così sicuro che la Primula ti attende là in cima?» chiese Danny
«Istinto!» disse Mac
«Cercherò di tenere la tua scorta il più lontano che posso mentre tu ti dilegui» disse Danny a bassa voce «Vedi di uscirne vivo!»
Mac si avviò verso la statua mostrando il suo distintivo e arrivando così a salire fino alla corona.
Trovò un sacco di iuta in un angolo e, indossati i guanti, vide al suo interno una lettera e un cranio integro «Un altro morto?» aprì la busta e trovò un messaggio della Primula ad attenderlo:
“Twinkle, twinkle torch there above!
It’s where you should go!
If you want to find the next clue,
You’ll need to delve more!
Twinkle, twinkle torch there above!
Perhaps Horatio is no longer in this world”

Mac chiuse il messaggio di nuovo nella busta  e lo mise nel sacco di iuta «Mi divertirò io appena ti avrò presa!» e si avviò per scendere.
Mac riusciva a intravedere Danny che stava cercando di tenere calmi gli agenti della scorta
«Vi giuro che è qui in giro!»
«Detective Messer, ci sta intralciando nel nostro lavoro!» disse il primo degli agenti
«Qual è il problema?» disse Mac avvicinandosi con tranquillità
«Dov’era finito Detective? Lo sa che non può andare a spasso da solo!» sbraitò il secondo agente
«Sono semplicemente andato in bagno!» si affrettò a dire Mac in tono pacato e tranquillo
«Ci ha impiegato troppo per essere andato in bagno!» disse un poliziotto delle volanti
«Ci dica la verità Detective! Dove è andato?» urlò quasi uno dei poliziotti «È stato via quindici minuti!»
«Sappiamo benissimo che tutto questo tempo non può averlo passato in bagno!»
«E va bene! Volevo qualche minuto senza il vostro fiato sul collo! Sono salito sulla Statua!» sbuffò Mac
«Avremmo potuto accompagnarcela senza problemi!»
«Allora non capite! Avevo bisogno di restare solo!» Mac si volse poi verso Danny «Sei pronto per tornare a casa? Ti avviso che però dobbiamo prima passare in un posto, se devi andare in bagno fallo ora!»
Danny annuì e si diresse verso il bagno e da dietro sbucò un bambino che stringeva in mano una foto e un sacco di plastica contenente un sacco di iuta che cominciò a rincorrerlo
«Signore! Devo consegnarle questo!»
«Ehi! Chi te lo ha dato?» domandò Danny avvicinandosi e chinandosi per afferrare il sacco
«Un uomo bianco! Capelli corti, occhi azzurri, più o meno sui cinquant’anni!» disse il bambino
«Grazie!» disse alzandosi in piedi
«Si figuri! Mi ha dato cento dollari perché lo avesse!» disse il bambino «Arrivederci!»
 
Jo e Flack erano in laboratorio a discutere dell’ennesimo buco nell’acqua con Adam e Angela
«Per lei è un divertimento unico! Non so davvero come capire se l’indirizzo IP è vero o falso!» cercò di spiegare Angela
«Da quanto è che non usa più la rete per spedirci messaggi?» chiese Flack
«Ah, ehm…» borbottò Adam «Non ricordo!»
«Da quando ci ha mandato il video di Horatio e Stella!» esclamò Jo passandosi una mano tra i capelli
«Vorrei sapere quanto ci vuole in media per trovare un indirizzo IP!» disse Flack lamentandosi
«Vuoi venire qui a fare il mio lavoro?!» disse Angela alzandosi dalla sedia e indicandola a Flack «Facci vedere quanto sei bravo!»
«Sì, dai Flack! Mostra a tutti le tue capacità informatiche!» urlò Adam
«Ok adesso diamoci tutti una calmata! Se vi sente Sinclair siete fuori dal caso! Lui non è come Mac!» disse Jo cercando di calmare gli animi anche troppo agitati.
Danny entrò nel laboratorio con il sacco in mano «Ragazzi, Mac ha recuperato la testa del nostro Marine! Ora dobbiamo recuperare il prossimo indizio sulla torcia! La Primula ci invita a sbrigarci con un messaggio al quanto subdolo!» lo passò a Jo.
Adam riconobbe il gioco «Ironizza ancora su Stella!»
«C’era anche nel video mi ricordo!» disse Flack «Mac ora dov’è?»
«Dovrebbe entrare in ufficio tra poco…» disse Danny «Io vado a vedere come sta Sid in ospedale!»
«Bene! Allora, mettiamoci al lavoro! Sinclair vuole degli aggiornamenti per oggi pomeriggio!» disse Jo  correndo incontro a Mac che si avviava al suo ufficio
«Ehi! Ciao Mac!»
«Ciao Jo!» disse Mac aprendo la porta dell’ufficio «Hai già visto che cosa ha portato Danny?»
«Dov’è la tua guardia del corpo?» chiese Jo sedendosi sui divanetti
«Devo ammettere che ho sbagliato a sottovalutare i poliziotti scelti da Sinclair!» disse prendendo posto accanto a lei e, sollevando la caviglia, rivelò un braccialetto elettronico «Sinclair dice che così non posso più sfuggire al suo controllo!»
«Sembra quello dei carcerati ai domiciliari!» constatò Jo
«Non sembra! È quello dei carcerati ai domiciliari!» disse Mac coprendolo «Posso muovermi liberamente negli spazi chiusi e all’esterno non posso andare da nessuna parte oltre il limite di cento metri da chi ha il trasmettitore!»
«Pena: scossa elettrica!» disse Jo «Mi sembra che Sinclair stia esagerando!»
«Ho bisogno di un favore!»
«Qualunque cosa!» disse Jo sorridendo
«Vorrei che tu mi ascoltassi perché vorrei parlarti di Peyton e Aubrey!» disse prendendo un grosso respiro
«Hai visto la bambina?» chiese Jo interessata
«Abbiamo fatto il test e abbiamo scoperto che non è mia figlia!» disse Mac intristendosi
«Non riesco a capire la tua reazione!» disse Jo guardandolo e facendolo voltare nella sua direzione «Dovrebbe essere meglio così perché vuol dire che tu non hai responsabilità dirette sulla bambina!»
«Sì, ma un po’ ti confesso che avevo sperato fosse mia!» disse Mac «Sarei potuto essere un padre per lei e aiutare Peyton!»
«Tu lo sai di essere come un padre per molte persone, vero?» gli ricordò Jo «Reed ha visto in te una figura paterna dopo averti conosciuto meglio! Sei il padrino di Lucy e Angela ha visto in te il padre che non ha mai avuto! Quindi, anche se Aubrey non è biologicamente tua figlia, potrai essere il padre di cui lei ha bisogno!» Jo rise «Per fortuna Christine non ha assistito a tutta questa storia!»
«Gia! Christine è una donna forte e indipendente, so che in questo periodo non lo sembrava. Sarebbe stata una sfida spiegarle le cose! Avrei rischiato il divorzio!»
«Non riesco ad immaginarti a passare gli alimenti a tuo figlio e litigare con Christine davanti a un giudice per dividervi i piatti del servizio buono!» sorrise Jo «Vi amate troppo!»
Mac sorrise «Ho fame! Andiamo a vedere cosa c’è nel frigorifero oggi?»
 
Jamie aveva preso in mano, da sotto la scrivania, il fascicolo sottratto alla pila dei casi irrisolti di Mac.
Flack tornò con Andrew Davis dalla sala degli interrogatori
«Portalo al Laboratorio della Scientifica davanti all’ufficio della Detective Danville» disse a uno dei poliziotti in divisa «E non lasciarlo mai solo!»
Guardò verso Jaime da lontano e la raggiunse di soppiatto «Cosa stai facendo?» disse guardando il fascicolo e rendendosi conto della situazione «Quello dovrebbe essere sulla scrivania di Mac!» disse cercando di strapparglielo di mano.
Jamie si alzò in piedi e sfuggì alle grinfie del fidanzato «Mentre tu e la squadra cercate prove per trovare la Primula, ci sono altre persone che rischiano la vita o che non hanno giustizia perché diventano casi irrisolti a bordo scrivania!»
Flack annuì «Ho capito! Vuoi prenderti la responsabilità di un caso! Quello però è l’unico caso recente su cui può lavorare Mac e io non credo che lui resterà a guardare…»
«Invece sì perché è troppo in ansia per Stella e Horatio! Angela e io siamo d’accordo!» disse Jaime puntando i piedi a terra
«Allora non sei sola! Ti auguro solo che Mac non si accorga che il fascicolo è sparito!» disse Flack sedendosi alla sua scrivania scuro in volto.
 
Adam era sulla torcia della Statua della Libertà saldamente legato a un cavo di sicurezza
«Tutto bene lassù?» gli urlò Angela da sotto nel microfono della trasmittente
«Sì!» gridò in risposta Adam premendo il ricevitore al suo orecchio «“Realizzo il tuo desiderio di lavorare in prima linea!” mi ha detto Mac tempo fa!» bisbigliò tra sé e sé «“Vedrai che ti troverai al centro dell’azione!” mi ha assicurato Mac!» guardò di sotto «Così però è anche troppo! Non scalo una parete di roccia da otto anni e sono legato a un elicottero che sorvola questa maledettissima statua! Voglio scendere!» si lamentò
«Ti dai una mossa, Adam? Non abbiamo tutto il pomeriggio! I turisti si insospettiranno presto!»
«Tu potevi dirlo a Sinclair che dovevamo fare questa operazione!» sbraitò Adam con le lacrime agli occhi
«Quello ci avrebbe messo i bastoni tra le ruote e, con ogni probabilità, sospesi! Hai visto la cavigliera elettronica di Mac, no? Vuoi causargli altri problemi?» continuò a parlare Angela nel microfono «Vuoi vederlo murato in casa sua?»
«Perché dobbiamo parlare di queste cose?»
«Perché sono venti minuti che sei lì e non hai ancora trovato niente per la tua stramaledetta paura! Cerca l’indizio, avanti!» gli urlò Angela. Aspettò qualche minuto, ma non ottenne risposte «Vuoi che Stella torni a casa prima? Allora cerca!»
Adam si issò con le braccia fino ad arrivare a prendere una busta ornata da una primula rossa «Ho preso una busta!»
«Ok adesso ti tirano su! Stai fermo!» disse Angela sorridendo «Grazie a Dio, l’ha trovata!»
 
Danny era appena uscito dal palazzo della Scientifica e vide Mac seduto sui gradini dell’ingresso
«Ehi!» lo chiamò avvicinandosi «Cosa fai qui tutto solo seduto su questi gradini sporchi?»
«Però anche tu ti sei appena seduto!» sorrise Mac «Ciò vuol dire, che non li reputi così sporchi!»
«Forse hai ragione!» ammise Danny «La mia domanda non cambia»
«Sono sceso con Jo a prendere una boccata d’aria e poi è arrivato Sheldon!» disse Mac
«Chiaro!» annuì Danny e prendendo un respiro disse «Sinclair sta dando giornata libera a tutti, che ne dici di bere qualcosa io te Flack e gli altri? A me e Lindsay farebbe molto piacere riuscire ad uscire per distrarci un attimo! Tra qualche giorno dimetteranno anche Sid!»
«Accetto l’invito volentieri Danny! Devi solo farti dare il trasmettitore della mia nuova guardia del corpo!» disse indicando il segnale luminoso alla caviglia «Sinclair ha concesso giornata libera a tutti, ma non alla tecnologia!»
«Bene! Vado a prendere il trasmettitore!» disse Danny alzandosi «Manderemo a riposare anche la tua ultima guardia del corpo! So come craccare il suo sistema!»
Mac sorrise e guardò l’amico rientrare nel palazzo.
 
Adam sull’elicottero leggeva la lettera della Primula
“Look inside your hart
there’s some you’re missing much!
I kidnapped her one day,
She wasn’t able to run away!
Two for one!
I’ll keep them alive until the next sun!”

Guardò dentro nel biglietto e vide una foto di Christine «Oh no! L’ha presa! Come è possibile che sapesse dov’era?! È impossibile solo… no! No, devo stare calmo! Devo stare… lo devo dire a Jo!» disse prendendo il telefono e digitando il numero «Rispondi, ti prego! Rispondi!»
«Pronto? Adam che succede?»
«Jo, chi sapeva, oltre a noi della squadra, che Christine era ancora viva?» chiese tremante
«Nessuno! Perché?»
Adam cercò di articolare una frase «Perché… la… la…»
«La? Adam dimmi cosa succede!» urlò Jo al limite della pazienza
«La Primula è arrivata a lei!» disse Adam tutto d’un fiato scoppiando a piangere «Vuole anche Mac! Abbiamo fino a domani! Questo significa che moriranno anche Horatio e…» si mise a singhiozzare più forte «Stella!»
Jo sentì una mano posarglisi sulla spalla «Cosa succede Jo?» chiese Sheldon
«Adam, non dire nulla a Mac! Cercherò di contattarlo io!» disse mordendosi il labbro «Tu mantieni la calma! Se per caso Mac è ancora al Laboratorio e ti vede così intuirà qualcosa!»
«Va bene!» disse Adam.
Jo riattaccò il telefono portandosi una mano alla fronte e si strinse a Sheldon e scoppiò a piangere, lui la abbracciò e sussurrò «Cosa c’è? Cosa devi dire a Mac?»
«Credevo di aver messo al riparo Christine, invece…» disse Jo singhiozzando «Devo dire a Mac che Christine è stata rapita dalla Primula!»
Sheldon rabbrividì «Oh no!» disse con amarezza «La data del parto è in questi giorni! Ti aiuto io a dirlo a Mac! Dobbiamo fare in fretta!»
 
Jaime e Angela indagavano sulla ragazza trovata morta nel lago in una cantina «Qui sotto c’è una puzza di umido pazzesca!» tossì Angela arricciando il naso
«Non ho trovato un posto migliore! Mi scuso con la principessina dell’informatica e della scienza!» rispose seccata Jaime «A proposito: Flack sa che stiamo scavalcando Mac, ma non glielo dirà a una condizione!»
«Quale?» chiese Angela, in risposta Jaime indicò le scale dell’entrata
«Felice serata libera a entrambe!» disse Flack entrando con una cassa di birra «Ho pensato che, siccome dovremo lavorare fino a tardi, avremmo bevuto volentieri qualcosa!» posò la cassa in un angolo e la aprì «C’è anche il caffè istantaneo e un panino a testa!»
«Abbiamo tutto l’occorrente per la sopravvivenza, evviva!» ironizzò Angela collegando un paio di Computer alla presa vicino al muro «Prendi il fascicolo Jaime! Cominciamo!»
Jaime posò il fascicolo sul tavolo «Sappiamo poco su questa persona, ma direi che possiamo ricostruire qualcosa controllando di nuovo il registro delle persone scomparse!»
Angela digitò velocemente l’indirizzo «Ecco infatti che è apparsa una nuova denuncia!»
Flack si avvicinò al pc «Luna Trevor! L’ha denunciata il marito!»
«Già! Almeno sappiamo che potrebbe non essere più una sconosciuta!» disse Jaime
«Abbiamo un numero di telefono Don! Vuoi contattarlo?» chiese Angela.
 
Mac era nel suo ufficio, guardò il suo cellulare vibrare e vide un MMS contenente un video e senza esitazioni lo aprì.
Vedere il volto di Christine rigato dalle lacrime lo sconvolse
“Mac… Mi dispiace!” Christine era in uno scantinato buio “Ho paura! Vorrei dirti di venire ma… preferisco che tu non lo faccia!” tremò sobbalzando “Non voglio che tu muoia! Ti prego Mac, non venire!” Christine sollevò lo sguardo mordendosi un labbro “Ti prego salvati almeno tu! Non c’è più speranza né per me né per Horatio e Stella! Ti amo Mac e vorrei potertelo dire di persona, ma so che non sarà possibile!”
Comparve un indirizzo su uno sfondo nero. Il video terminava così.
Mac guardò nella direzione di Danny che aveva appena terminato di armeggiare con il trasmettitore e stava entrando «Devo andare a fare una cosa prima di venire al bar stasera!»
«Va bene! Puoi andare dove vuoi! Il bracciale invierà un segnale fasullo a Sinclair! Puoi stare tranquillo!»
Mac si alzò in piedi e si diresse verso gli ascensori, scese le scale fino al garage e salì in macchina.
 
Jo era in macchina con Sheldon e ricevette una telefonata da Adam
«Mi è arrivato un video in cui Horatio e Stella sono in una cella e… Horatio sta male! Stella non sa cosa fare e… io comincio a temere il peggio!» disse Adam singhiozzando
«Anche io sono seriamente preoccupata Adam!» disse Jo «Mac non risponde al cellulare e non è in laboratorio! Danny dice che è uscito dopo che hanno reso irrintracciabile il segnale della cavigliera elettronica!»
«Sono diventati matti?! Ora come lo troviamo Mac?!»
 
Angela guardava fuori dall’angusta finestrella dello scantinato «Al nostro lavoro nel giorno libero!» disse levando in alto la birra che teneva in mano
«Non mi ricordo di aver mai lavorato in uno dei miei giorni liberi, specialmente in una cantina!» sorrise Flack picchiettando il collo della sua bottiglia contro quello della bottiglia di Angela
«Renditi fortunato ad averlo passato con me!» sorrise Jaime
«A proposito di lavoro!» disse Angela staccandosi dalla finestrella e si diresse al computer «Vediamo se abbiamo novità!» guardò lo schermo «E Jonathan Trevor è un santarellino! Non si è voluto liberare della moglie! Proprio come ho detto io!»
«Come mai allora ne denuncia la scomparsa dopo giorni? Prima al telefono mi sembrava parecchio sicuro sé! Comunque domani mattina sapremo per certo qualcosa!» disse Flack guardando il monitor «Romilda Bowns invece? A quanto pare lei e Luna non erano amiche!»
«Vero, ma potrebbero esserlo diventato alla festa!» sorrise Jaime
«Quindi voi ipotizzate uno scambio di persona?» domandò Flack perplesso «Il fidanzato di Romilda, vi ricordo, era già svenuto a causa dell’alcol al momento dell’omicidio!»
«Spiegami come il pezzo di vetro allora ha potuto uccidere Luna!» sbuffò Jaime
«Io ho una teoria: e se Romilda avesse voluto inscenare la sua morte?» disse Angela «Insomma, se Romilda non fosse la vittima, ma il carnefice?» disse Angela cercando su Google delle informazioni utili «Era il classico esempio di “Principessa del ballo”!»
«Era una delle ragazze più in vista al liceo. Non possiamo dire che è capace di uccidere vedendo un paio di foto!» sorrise Jaime guardando il profilo FaceBook di Romilda «No aspetta! Torna indietro! C’è una foto di lei bambina con una donna!» lesse il commento della foto “mommy I miss you!”
«Come si chiamava la madre di Romilda?»
Angela guardò nel fascicolo della ragazza «Rose Marie Stewart Bowns!»
Flack sobbalzò «Io l’ho già sentito quel nome!»
Jaime guardò i dati di Romilda nel fascicolo e notò l’iniziale del secondo nome “Romilda S. Bowns”
«Il secondo nome lo sappiamo?»
«Se siamo fortunati…» disse Angela ricercando le informazioni sul profilo della ragazza «Romilda Scarlett Bownes!»
«E io so chi è Rose Marie Stewart!» disse Flack mostrando il palmare che aveva in mano alle due «Qui le cose si complicano!»
«Oh mio Dio!» esclamò Angela guardando il palmare
«Accidenti!» disse Jaime mordendosi le labbra e guardando la foto di Romilda su Face Book «Piccola bugiarda! Ora sappiamo chi sei e ti troveremo!»
Angela prese il telefono e chiamò Adam «Ciao! Cosa combini?»
«Angela?! Non dovresti essere a casa? Jo sta venendo a prenderti vuole tutti di corsa in laboratorio!» urlò Adam
«Invece sono con Flack e Jaime a lavorare di nascosto e abbiamo appena scoperto una cosa! Ti va di raggiungerci?»
«Non puoi dirmela al telefono?»
«No! Se non puoi muoverti, ti raggiungiamo! Cosa succede?» sbottò Angela
«La Primula ha alzato la posta in gioco: ha preso Christine e abbiamo fino a domani per trovarla! Mac è sparito e qui si sta scatenando il panico!»
«Allora ti mando per email delle informazioni utili per calmare un po’ le acque!» disse chiudendo la chiamata.
Angela guardò negli occhi i colleghi «Benissimo! Questa non ci voleva!»
«Dobbiamo chiamare Mac per informarlo delle nostre scoperte!» disse Flack
«No! Dobbiamo trovarlo! La Primula ha deciso di chiudere la partita!» disse Angela chiudendo tutti i fascicoli e mettendoli in una borsa a tracolla nera «Andiamo subito in laboratorio!»
 
Mac scese dalla macchina e guardò l’architettura che si trovava davanti: lo Smallpox Hospital di Roosvelt Island. Prese un profondo respiro e vi entrò mettendo mano alla pistola.
Scese delle scale ed entrò in un bagno dismesso. In un angolo vide Horatio che ansimava e notò che aveva una caviglia legata. Si avvicinò accendendo la torcia che portava con sé «Horatio! Riesci a sentirmi?»
«Mac?» domandò  una voce femminile, rauca e flebile, dall’altro capo del bagno «Non sono impazzita! Sei davvero tu!»
«Stella!» disse Mac raggiungendola «Hai le mani coperte di sangue! Fammi vedere!»
«Lei è qui! Cerca Christine, prendila con te e vattene di corsa!»
«Non lascerò nessuno qui! Dove è imprigionata Christine?» domandò Mac
«Mac dietro di te!» esclamò Stella, ma Mac non fece in tempo a voltarsi perché venne colpito alla testa e cadde a terra  tramortito.
 
«Non mi interessa! Sveglierò anche Sinclair se necessario!» ringhiava Jo al telefono «Mobilita ogni poliziotto di New York! Di’ che cerchiamo il Detective Taylor!» riattaccò il telefono facendo avanti e indietro nel suo ufficio «Maledizione Flack!» fu allora che vide sul suo computer un messaggio di Mac, vi cliccò sopra, ma visualizzarne il contenuto fu impossibile «Adam! Chiamatemi Adam!»
Adam si precipitò con Angela da Jo «Eccomi! Eccomi! Angela mi ha spiegato tutto! Romilda Bownes è la Primula! Ho già spedito il suo identikit a tutti i distretti!»
«Perfetto e Mac ci ha detto dove stava andando! Devi solo riuscire a visualizzare il testo del messaggio!» gli spiegò Jo
«Maledetta Primula!»  sbottò Angela «Non l’avrà vinta!» disse sedendosi al computer
«Adam aiutala! Io vado a fare una telefonata a Sinclair!» spiegò Jo lasciandoli lavorare
«Jo aspetta!» la rincorse Danny «Ti devo dire una cosa importante!»
«Ti ascolto!»
«Ho manomesso il bracciale elettronico di Mac!» Jo lo guardò con uno sguardo minaccioso «Lo so di aver fatto un disastro perché a quest’ora lo avremmo già trovato!»
«Quel che è fatto è fatto, Danny!» disse lei «Ora devo chiamare Sinclair!»
 
Mac aprì gli occhi, scoprendo di avere la vista leggermente offuscata e la testa pesante, si guardò intorno cercando di alzarsi e in quel momento si accorse di essere legato a qualcosa con le braccia
«Ti prego Mac stai fermo!» disse una voce a lui familiare
«Christine?!» disse cercando di voltarsi
«Abbiamo le manette incastrate, Mac! Mi fai male!» disse lei stringendo i denti
«Come stai?»
«Ci vuole uccidere Mac! Ha detto che tornava con l’occorrente! Ti ha pure iniettato della morfina nel collo! Ho paura che sia la fine!»
Mac sbatté gli occhi per un po’ e la vista sembrò tornare normale «Va bene, adesso ascoltami! Ce la caveremo! Ho mandato un messaggio a Jo e agli altri prima di venire qui! Abbi fede!» si guardò i piedi e vide che erano saldamente incatenati a terra «Anche tu hai i piedi immobilizzati, Christine?» si sentì improvvisamente tirare all’indietro e udì un grido acuto di Christine «Cosa ti succede?»
«Non ora! Perché ora?!» disse piangendo lei
«Cosa non ora?» volle sapere Mac
«Mi si sono rotte le acque!»  
«Non ci voleva davvero!» disse Mac
«Ho freddo!»
«Ho freddo anche io!» disse Mac «Vedrai che ci troveranno!»
«Sì! Vi troveranno! Morti entrambi!» disse una ragazza entrando.
Mac la guardò sorpreso «Romilda Bowns?»
«Hai buona memoria Detective Taylor! Come vanno i postumi della morfina? Sei ancora in botta?»
«Lascia andare mia moglie! È me che vuoi!»
Romilda si fece avanti tenendo in mano un coltello e puntandoglielo sotto la gola «Voi della polizia avete contribuito ad uccidere mia madre! Vi farò soffrire più che posso, fino a mezzanotte!» si fece indietro «Però se c’è una cosa che non sopporto sono le grida!» disse prendendo due bende «Spero vi piacciano i fucili! A mezzanotte il Detective si prende un colpo in mezzo alla fronte» disse posizionando l’arma davanti a Mac e spostandosi con un secondo fucile dalla parte di Christine «Mentre la nostra adorata Christine si prende un colpo in pieno petto!» si mise davanti ad entrambi con le bende in mano «La cosa bella sarà che nessuno vi sentirà gridare!»
 
«Funziona! Avanti forza! Dai messaggio rivelati!» pregò Adam guardando il monitor
«Sta funzionando?» chiese Angela
«Sì!»
«Perché io non ci riuscivo?»
«Perché tu sbagliavi i parametri!» sorrise Adam vedendo comparire il messaggio «Avverti Jo e Danny e segnala a Flack la posizione di Mac! Andiamo in missione!»
Flack vide il messaggio sul cellulare e prese di corsa la trasmittente «A tutte le unità! Dirigetevi allo Smallpox Hospital di Roosvelt Island! Possibile sequestro di un agente! Ripeto, possibile sequestro di un agente!» mise in moto l’auto e accese la sirena «Arriviamo, Mac!»
Jaime accanto a lui si preparò raccogliendosi i capelli «Non vedo l’ora di mettere le mani su Romilda Bowns!»
 
Jo si era diretta con Sheldon Danny e Adam al vecchi manicomio
«Manca solo Flack con Jaime!»
«Sei tu che dirigi il caso Jo!» disse Danny «Lo sai che più aspettiamo più rischiamo!»
«Allora entriamo!» sentenziò Jo
«Tu no!» disse Sheldon in tono fermo «Tu ci servi qui in caso succeda qualcosa!»
«Io entro da dietro con un paio di uomini! Tu Sheldon entra da qua davanti! Se qualcosa si muove aspettate a fare fuoco! Potrebbe trattarsi di Mac o di qualcun’altro!» detto questo Danny avanzò e cominciò la discesa.
Il corridoio era deserto finché non videro una donna comparire nell’ombra
«Non sparate! Vi prego non sparate! »
«Chi sei?» domandò Danny puntandole la torcia addosso
«Romilda Bowns! Quella donna pazza è appena andata via!» disse avanzando coperta di sangue su un braccio
«Prendetela e portatela fuori! È una vittima! Fatela visitare e portatela in un luogo sicuro per la notte!» disse Danny a due dei poliziotti che lo seguivano e proseguì nel corridoio scendendo lungo una stretta scala a chiocciola ed entrò in un bagno sporco. In un angolo intravide la figura di Stella e in quello opposto Horatio
«Agenti Bonasera e Caine trovati! Sono feriti! Ripeto, sono feriti!» si avvicinò a Stella incosciente e, dopo aver controllato che fosse viva, le sussurrò «Coraggio Stella non mollare!»
«Ehi Messer!» disse sottovoce Horatio «Cerca Mac e Christine!»
Danny lasciò Stella con un agente e andò da Horatio «Sono qui anche loro?»
«Sì!» annuì «Mi sono accorto troppo tardi che c’era del veleno nell’acqua che bevevo!»
«Non affaticarti! Stai calmo presto l’ambulanza sarà qui e ti salverai!»
 
Sheldon camminava con passo sicuro facendosi luce con la torcia, ispezionando una per una le stanze che si trovava davanti «Anche questa è libera!» poi intravide qualcosa infondo al corridoio «Polizia di New York! Alza le mani!»
«Sheldon calmati! Sono Flack e con me c’è anche Jaime!»
Sheldon abbassò l’arma e sospirò «Guarda nelle stanze dove passi!»
«Danny ha detto che Mac e Christine sono certamente qui!» disse Flack
«Che ore sono?» chiese Sheldon
«Le 23.50!» disse Jaime aprendo una porta di un vecchio laboratorio medico «Sono qui! venite!»
Flack si precipitò all’interno con Jaime e Sheldon si mise a correre per raggiungerlo
«Stai tranquillo Mac! Non ti agitare così!» disse Flack liberandolo dalle catene ai piedi per poi passare alle manette aiutato da Jaime che stava liberando Christine.
Appena Mac ebbe le mani libere cercò di togliersi la benda alla bocca, scoprendo che era legata a quella di Christine. Cercò di agitare le braccia inutilmente, Flack non capiva a cosa si riferisse.
Jaime esaminò a fondo Christine «Don! Christine sta per partorendo! Chiama Hawkes!»
Flack liberò Mac e Christine dai bavagli «Adesso puoi dirmi cosa c’è?!»
«Togliti da davanti Flack!» urlò Mac
«Cosa?»
Mac spostò Flack alzandosi e parandosi davanti a lui e poche frazioni di secondo dopo si avvertirono due spari
«Mac!» urlò Christine terrorizzata
«Oh no Mac! Fammi vedere!» disse Flack guardando la spalla di Mac  trascinandolo via e facendolo sedere sull’unica sedia nella stanza «Hai ancora dentro il proiettile!»
«Che male la schiena!» disse Jaime «Per fortuna avevo il giubbotto! Mac come sta?»
«Bene! Sono ancora intero!» disse alzandosi e guardando Sheldon entrare «Che tempismo, Dr. Hawkes!» e ricadde seduto sulla sedia.
Sheldon si chinò su Mac mentre Flack chiamava Jo con la ricetrasmittente «Jo, li abbiamo trovati! Dov’è  l’ambulanza?»
«Sono feriti?»
«Mac sì, alla spalla destra, e Christine sta partorendo!»
«Però ora dobbiamo uscire da qui!» sentenziò Mac
Sheldon si strappò un lembo della camicia e lo adagiò piegato in quattro sulla ferita di Mac «Flack tieni premuto e, se riesci, togligli la giacca!» li lasciò nell’angolo della stanza ed esaminò le condizioni di Christine «Christine non si sposta da qui! Vedo la testa del bambino! La scala dalla quale siamo scesi è stretta e a chiocciola! Non possiamo portarla in braccio in queste condizioni!»
«Quindi il bambino nascerà qui, stai cercando di dirmi questo?» chiese Mac
«Esatto!»
Flack guardava il sangue uscire dalla spalla di Mac e lo aiutò a togliersi la giacca per poi tornare a premere sulla ferita «Tu hai bisogno di un medico Mac! Devi uscire!»
«No non la lascio qui da sola!» disse indicando con il capo Christine che ansimava
«Mac dove sei?!» gridò Christine
«Sono qui! Tranquilla! Non ti lascio da sola!» Mac si alzò dalla sedia e, fatto velocemente qualche passo, si chinò al fianco di Christine «Andrà tutto bene! Abbi fede!»
Lei gli annuì e aggiunse «Mac ho paura!»
«Come sarebbe a dire che hai paura?» le disse Mac incredulo «C’è qualcosa che ti preoccupa?»
«Non voglio perdere McKenna!» gli confessò Christine
Sheldon si tolse la giacca «Meglio se ti sdrai! Stai tranquilla e andrà tutto bene!» la rassicurò «La testa si intravede!» si volse verso Jaime «Hai mai aiutato una donna a partorire o hai mai assistito?»
«No mai!» ammise Jaime
«Devi solo contare i secondi di distanza fra le contrazioni! Fidati di me!» poi si volse verso di Mac «Sollevale la testa e falla stare comoda!»
Christine gridò appoggiandosi con la testa alle gambe di Mac
«Questa era forte! Alla prossima Christine devi spingere, ok?» spiegò Sheldon
«Sì! Ho capito!» rispose lei guardando gli occhi di Mac
«La testa è quasi fuori! Tieni duro!» le disse Mac dopo essersi spostato leggermente per guardare «Stai andando benissimo!»
Christine prese un profondo respiro e spinse
«Non fermarti! Non fermarti!» disse Sheldon levandosi la giacca «Ancora un po’, manca poco!» Christine gridò forte stringendo una mano di Mac «Bravissima! La testa è fuori!» disse Sheldon con entusiasmo
«Oh santo cielo!» ansimò Flack «Ricordatemi di non assistere mai più a una cosa del genere!»
Christine guardò Mac dritto negli occhi «Non ci riesco Mac!» disse piangendo
«Sì invece! tieni duro e non mollare!»
«Il bambino non può più tornare indietro! Vedrai che adesso nasce! Spingi!» la incoraggiò Sheldon.
Christine strinse i denti prendendo fiato e spinse gridando
«È nato!» disse Sheldon avvolgendo il bambino nella giacca e un vagito riempì la stanza.
Mac sollevò lo sguardo per vedere il bambino che finì nelle braccia di Jaime «Ma io non so tenere in braccio i bambini!»
«Lo stai appena facendo!» le disse Sheldon tornando da Christine e annunciando «C’è un’altra testa! Tra un minuto nasce anche il secondo!»
Christine guardò Mac, sorpresa quanto lui, ed ansimò «Sul serio sono due?»
Mac strinse la mano di Christine «Sono due Christine! Coraggio! È quasi finita!»
«Sono stanca Mac!»
«Lo vedo! Dopo li potrai tenere in braccio! Non arrenderti!» le baciò la fronte madida «Io sono qui con te!»
Christine sentì una contrazione e con un grido spinse più forte che poté, dovette fermarsi un attimo scossa dai brividi. Con un’ultima spinta nacque anche il secondo inaspettato bambino e il secondo vagito non tardò ad arrivare.
Mac sorrise e baciò Christine sulla fronte «Brava! Sono orgoglioso di te!»
Flack si sfilò immediatamente la giacca e la porse a Sheldon che adagiò il fagottino nel braccio di Mac «Guarda qui!»
Mac scostò leggermente la giacca «Christine! È una bambina!»
Christine sorrise «Posso vedere lei e McKenna?»
Jaime si avvicinò «Prendilo coraggio! Penso che voglia la mamma!»
Christine guardò il bambino prendendolo in braccio «Ciao piccolino!» Mac le mostrò la bambina che reggeva saldamente con il braccio sinistro.
Flack si abbassò e guardò i bambini con uno sguardo intenerito «Congratulazioni Mac e Christine! Sono davvero splendidi!»
Danny arrivò trafelato «L’ambulanza è qui!» si fermò sulla porta a guardare Mac reggere con una mano sola un neonato e Christine un altro «Sono due!» sorrise «Wow! È incredibile! Congratulazioni!»
«Facciamo presto! Mac deve essere operato e i cordoni ombelicali sono ancora attaccati a Christine!» disse Sheldon
«I paramedici arriveranno qui come possono a causa di quelle scale strette!» disse Danny mettendo mano alla ricetrasmittente «Jo sono io! I paramedici stanno scendendo?»
«Non ci riescono Danny! Non possiamo demolire il posto perché la struttura è pericolante! Dovete uscire in qualche modo! Potete portare in braccio Christine? Il bambino è nato?»
«Jo, abbiamo due bambini! Dovremmo farcela ad uscire!»
«Due bambini! È incredibile!» disse Jo emozionata
Danny rise «Stiamo arrivando!»
 
Stella stava per essere caricata sull’ambulanza e Adam stava andando con lei quando Jo le si avvicinò
«Mac è ufficialmente papà!»
«Davvero?» sorrise lei
«Sì! Due gemelli!» le spiegò Jo sorridendo
Adam commosso disse «Wow! Mac deve esserne fiero!»
«Ora però andate!» disse Jo «Presto vi raggiungeremo tutti!»
Nel frattempo Mac e gli altri erano usciti ed erano stati assistiti dai paramedici
«Eccoli! Anche questa brutta avventura è finita!» sospirò Jo «Resta solo una cosa da capire: dov’è la Primula?»
«Trovatela vi prego! Horatio è stato trasportato in ospedale in pessime condizioni e ora ci sono due nuove vite da proteggere!» esclamò Stella.
 
Sinclair si avvicinò a Mac con uno sguardo minaccioso «Taylor! Perché questo aggeggio non funziona?!»
Mac si guardò la caviglia «Cosa le fa pensare che c’entri io?»
«Non fare il finto tonto con me!» lo attaccò l’altro
«Ne possiamo parlare in un altro momento? Quando avrete preso Romilda Bowns magari?» disse Mac mentre un medico gli fermava l’emorragia alla spalla «Io metterei anche una scorta all’ospedale, se fossi in lei!» Sinclair annuì e lascio Mac salire in ambulanza con la moglie e lo guardò facendogli capire che sapeva che la situazione era grave.
Christine guardò Mac «Stai bene?»
«Ora che McKenna e la piccola sono nati e stiamo per andare all’ospedale, sì!» guardò i neonati adagiati sul petto della loro madre, il maschio aprì un pochino gli occhi e sembrò quasi fissare suo padre con curiosità «Ehi, numero tre! Cosa c’è?»
«Come hai appena chiamato il bambino?» chiese Jo avvicinandosi all’ambulanza sorprendendo Mac «Vengo in ospedale con voi! Sarò la vostra “scorta”!» disse salendo «Andiamo!» ordinò a uno dei paramedici.
 
Danny si precipitò con Flack e un gruppo di colleghi al Trinity General
«Abbiamo a che fare con un soggetto pericoloso e potenzialmente armato! Prestate la massima attenzione!» spiegò Flack prendendo in mano la sua pistola ed entrando nell’ospedale
«Don, andiamo dentro nelle sale di pronto intervento! Di sicuro le avranno fatto una visita di controllo! Non era ferita gravemente!» suggerì Danny
Flack si mise a correre seguito da Danny mentre i poliziotti facevano sgomberare quella zona dell’ospedale.
Flack e Danny entrarono nella stanza e trovarono i medici legati e imbavagliati. Danny levò il bavaglio ad uno di essi e questo esclamò «È scappata! Non abbiamo potuto fare nulla! Era armata!»
«Flack! Dirama un allarme generale! Comincia la caccia!» disse Danny «Sono stato uno stupido a lasciarla andare! È tutta colpa mia!» ringhiò.
 
Mac e Christine erano insieme in una stanza dell’ospedale con i bambini e lui aveva il braccio immobilizzato
«Faith Trinity!» sorrise Mac
«Abbiamo raggiunto un accordo! Non vedo l’ora di vedere le facce dei miei genitori! Per loro io sono ancora morta, adesso li sconvolgeremo ancora di più con due gemelli!» sorrise Christine in rimando
«Mac, vai in camera tua a riposare! So bene che per te dormire è una parola sconosciuta, ma devi farlo! Ti abbiamo fatto l’anestesia per levarti quel proiettile dalla spalla!» disse Peyton entrando
«Cinque minuti?» chiese supplicandola Mac
«Se mi dici di cosa discutevate!» sorrise Peyton
«Abbiamo deciso di chiamare la bambina Faith Trinity!» disse Mac
«Non eravamo consapevoli di avere due gemelli!»
«L’importante è che abbiate scelto un nome insieme e in tempo record! Per scegliere Aubrey io ci ho messo tantissimo: due giorni!» sorrise Peyton «Cinque minuti passati Mac! A letto!»
«Agli ordini dottore!» disse salutando Christine con un bacio e guardando Jo entrare. La salutò con un cenno del capo «Occupati di Christine mentre non ci sono!»
«Tu riposati!» disse Jo guardandolo uscire poi prese posto accanto a Christine e osservò i bambini nelle culle «Avete avuto fortuna!»
«Davvero molta fortuna! Sia tu che i bambini potevate rischiare molto!» Peyton aveva sottolineato con enfasi quelle parole
«Ancora non ho capito come tu sia legata a Mac…» disse Christine
«Vedi, io e Mac siamo stati insieme per quasi un anno! Io ho deciso di lasciarlo e quando ci siamo rincontrati a Maggio tre anni fa… sembrava che avremmo potuto ricominciare, ma io me ne sono andata, di nuovo!»
«Hai detto di avere una figlia…» disse Christine
«Ti confesso che, fino a poco tempo fa, non sapevo non fosse figlia di Mac!» disse Peyton «Però io non volevo che Mac si occupasse di lei in ogni caso!»
Jo sorrise divertita «Sei stata brava a farlo soffrire!»
Peyton la fulminò con lo sguardo e decise di cambiare argomento «Posso farti una domanda privata, Christine?» chiese e Christine le annuì «Mac ti ha mai chiamata Claire?»
«No! Mai!»
«Allora la vostra è davvero una storia che durerà a lungo!»
 
Mac ascoltò i medici in corridoio dal suo letto
«Dobbiamo informare i parenti e gli amici che il Tenente Horatio Caine è deceduto!»
Mac cominciò a piangere in silenzio «Ti prenderò Primula! Non farai mai più del male a nessuno! Aspetta che esca da qui!»
Erano le sei del mattino e le volanti della polizia giravano in tutta New York City cercando Romilda Bowns: “La Primula Rossa”.
Nessuno riusciva, tuttavia, a rintracciarla finché una volante non trovò il suo corpo impalato su una staccionata «Qui Sergente Randall! Abbiamo il soggetto! Chiamate quelli della Scientifica! Sembra che qualcuno sia arrivato prima di noi!»
«Ricevuto Sergente! A tutte le unità! Sospendere l’operazione! Ripeto sospendere l’operazione!»

COMMENTO AUTORE

Questo è l'ultimo episodio prima della lunga pausa natalizia (torno il 17 Gennaio quindi non mancate!)
Per il momento vi ringrazio di avermi seguita fino a qui! Avere finito di scrivere e pubblicare poco per volta un episodio è una cosa fanastica perché continuo a vivere il sogno con voi!
Le vostre recensioni mi fanno davvero piacere, a questo proposito ringrazio in ordine sparso: Drakyannaking_23 e xX__Eli_Sev__Xx.
Ringrazio chi ha inserito la storia nelle preferite: Avah e ancora king_23.
Grazie a chi l'ha inserita nelle ricordate: Achamo.
Grazie a chi l'ha messa nelle seguite: CCSerena89Jollyna e ancora xX__Eli_Sev__Xx.

Desidero dedicare questo episodio alla memoria di mio padre che è mancato l'anno scorso la notte tra il 13 e il 14 Dicembre!
Mi ha insegnato un sacco di cose tra cui l'importanza di essere creativa e originale!
Gli voglio bene e, anche se non è più qui, continuo a sentirlo vicino! Dire che mi manca è davvero dire molto poco!
Ovunque tu sia ricordati: ti voglio bene papà!

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Capitolo 12
*** EPISODIO XII: BLOODY FRIDAY ***


Venerdì 17 Gennaio 2014

EPISODIO XII: BLOODY FRIDAY

Era una mattina come un’altra, Mac aveva sulla sua scrivania numerose lettere e si mise a leggerle senza troppa attenzione, si trattava per lo più di biglietti di congratulazioni per la nascita dei gemelli, quando si imbatté quasi casualmente in una lettera diversa da parte di Adam e Stella
«Siete tornati a New Orleans da un mese e già scrivete una lettera?» Mac sorrise.
La aprì e si mise a leggere
“Adam and Stella are pleased to announce their wedding which will be held March 22”
Sotto c’era un’aggiunta a penna prima delle firme:
“We are waiting for you with Christine and the kids!
Adam Stella”

Mac sorrise posando il biglietto sulla scrivania, guardò distrattamente il cellulare appena suonò e, preso il cappotto, uscì.
«Di cosa si tratta?» domandò Mac scendendo dalla macchina e incrociando Flack
«Qualcuno ha legato un uomo a un binario questa notte!» sorrise Flack «Danny lavora a questo caso, ma gli serve un supervisore!»
Mac si chinò accanto a Danny, tenendo la torcia in mano, per esaminare il corpo proprio sul binario che accedeva alla stazione «Cosa vedi Danny?»
«Che questo tizio non è caduto sul binario?»
 
Mac era in laboratorio e Lindsay lo stava aiutando con Danny ad esaminare le prove
«Più tardi devo andare da Isabella per l’autopsia! Sta impazzendo a rimettere insieme i pezzi!» disse Mac chinandosi sul microscopio per osservare un mozzicone di sigaretta «Ci sono delle striature qui! Voglio sapere che cosa sono!» si staccò dal microscopio e si diresse verso la porta guardando il volto pallido di Lindsay e quello divertito di Danny «C’è qualcosa che non va?»
«No! Niente Mac!» disse Danny trattenendo le risa.
Mac si voltò e uscì dal laboratorio entrando nel suo ufficio e venne raggiunto da Jo che notò il biglietto sulla scrivania «Vedo che lo hai ricevuto anche tu! Non è incredibile? Alla fine anche loro riescono a sposarsi!»
«Sì è davvero fantastico!» esclamò Mac
Jo lo guardò in modo strano, ma non poté aggiungere nulla perché vide un messaggio sul cellulare «C’è una manifestazione in centro contro la crisi! A quanto pare qualcuno ha trovato un cadavere!» e lasciò Mac alle prese con il suo lavoro.
Danny entrò con un foglio in mano «Guarda che cosa c’era sul mozzicone!»
«Grafite! Quindi qualcuno ci ha scritto sopra con una matita!» dedusse «Cosa c’era oltre al tabacco?»
«Non ce ne era di tabacco! Qui arriva il bello!»
«Quindi?»
«Vieni a sballarti un po’ con Marijuana e Cocaina?» chiese Danny divertito «Tanto gli occhi da fattone li hai già!»
«Cosa vuoi dire?» domandò Mac senza capire
«Che mi hai salvato dallo scherzo di Lindsay! Vatti a specchiare!» rise malvagiamente Danny
Mac entrò nel bagno degli uomini e si guardò allo specchio «Accidenti!»
 
Jo e Jaime guardavano il corpo dentro il cassonetto
«Mi piacerebbe dire che sarà facile questo caso!»
Jaime la guardò negli occhi «Ce la faremo!»
«Questo odore mi nausea!» disse Jo portandosi una mano alla bocca e spostandosi «Scusami Jaime!» disse mettendosi a correre lontano nel vicolo.
 Jaime sollevò lo sguardo verso i colleghi e intravide Angela avvicinarsi
«Cosa abbiamo?»
«Donna bianca! Sheldon ha detto di finire con le foto e Jo vuole che cerchiamo delle prove!»
«Adesso Jo dov’è?» chiese Angela
«Credo stia vomitando in fondo al vicolo!» suppose Jaime
«A dir poco strana come cosa!» disse Angela sollevando il corpo ed esaminando intorno con una torcia a raggi ultravioletti «Niente di niente! Anche il telo di plastica opaca in cui è avvolta è pulito! Questi sono dei super professionisti!»
«A Jo questo non piacerà!» commentò Jaime
«Pensa che passerò la giornata con le mani nella spazzatura!» si lamentò Angela «Almeno non penserò al fatto che Reed mi ha scaricata dopo aver baciato Isabella!»
«Pensa che dovrò interrogare tutti i manifestanti! Come la mettiamo?»
«Tu il fidanzato ce l’hai ancora!» la aggredì Angela
«Vedi di dirmi se posso chiamare quelli del Coroner al posto di lamentarti! Così diamo da lavorare anche a Isabella!»
«Chiamali! Io intanto porto le foto in laboratorio!» disse Angela uscendo dal cassonetto e levandosi i guanti.
Jaime vide avanzare un volto noto tra quelli dei medici legali «Peyton!»
«Mi ricordo di te! Sei la fidanzata di Flack!»
«Credevo avessi smesso con i cadaveri!»
«Sono ritornata alla mia vecchia occupazione per via di Abbey! Occuparmi di lei e lavorare in ospedale era troppo faticoso!»
Jaime annuì «Ti occuperai tu del corpo? Nel senso, farai tu l’autopsia?»
«Molto probabilmente sì! O prenderò il caso di Isabella e lei si concentrerà su questo!»
Le due si guardarono per un po’
«Il corpo non si sposta da solo!» sorrise Peyton e lasciò Jaime.
Jo comparve traballando dal fondo del vicolo e Angela si precipitò da lei «Jo! Cosa ti succede?»
«Non è niente di grave!» sorrise Jo sedendosi a terra «Hai trovato qualcosa?»
«No! Controllerò l’intero cassonetto nel pomeriggio!» Angela guardò Jo ansimare «Sicura che non sia nulla?»
«Mai stata più sicura! Ora torno in laboratorio!»
 
Mac entrò nell’obitorio e fu sorpreso nel vedere Peyton davanti alla vittima del suo caso
«Ciao Mac!» lo salutò lei «Sembri sorpreso!»
«Non dovrei? Credevo che il tuo sogno fosse il tuo futuro come chirurgo!»
«Abbey viene prima di tutto! Perché porti gli occhiali da sole? Siamo al chiuso!»
«Sono la vittima innocente di uno scherzo non destinato a me! Credevo che fosse Isabella ad occuparsi di questo caso!»
«Troppo complicato per lei! Così la sostituisco io!» disse Peyton prendendo gli appunti di Isabella
«Ti ricordi ancora come si fa?»
«Sei parecchio umoristico oggi! Comunque sì! So ancora come si fa!»
Mac la guardò con un sorriso strano togliendosi gli occhiali «Non vedo nulla! Mi sa che mi toccherà farmi prendere in giro!»
«Posso cercare di ricostruirti il cranio e poi mandartelo in laboratorio per una ricostruzione del volto! Il DNA non era nei database!» disse Peyton illustrandogli le condizioni della testa della vittima «Le corde sono appena state inviate al tuo laboratorio e, forse, Danny troverà qualche riscontro!» Peyton concluse togliendosi i guanti in lattice «Il nostro sconosciuto è stato percosso, prima di essere legato, e ti conviene cercare il posto dove è cominciato lo scontro! Una traccia di DNA su cui basarti ce l’hai!»
«Grazie mille Peyton!» disse Mac rimettendosi gli occhiali
«Buon lavoro!» sorrise lei.
Mentre si allontanava, Mac vide uscire dal bagno delle donne Jo, tremante
«Jo! Stai bene?»
«No Mac! Ti prego possiamo andare da un’altra parte?»
«Ti accompagno a casa!» le disse lui
«No! Non posso andare a casa! Devo prima risolvere il caso e ho bisogno che tu mi aiuti!»
 
Danny guardò Lindsay prepararsi per uscire
«Vai a prendere Lucy all’asilo?»
«Sì! Trovato niente su quelle corde?»
«Quanto vorrei avere qualcosa!» si lamentò Danny «Come facciamo?»
«Qualcosa ci verrà in mente! Non preoccuparti!» disse Lindsay baciando Danny sulla fronte e uscendo.
Danny tornò a concentrarsi e riuscì a trovare una traccia di DNA diversa sulla corda e la inserì nel CODIS «Boom! Beccato bello!» gioì mettendosi a saltare per tutto il laboratorio.
Jo e Mac lo guardarono da fuori sconcertati e Danny dovette calmarsi.
Mac e Jo se ne andarono.
Peyton entrò nel laboratorio ridendo «Complimenti per la performance!»
«Peyton!»
«Il tuo sguardo sorpreso è ispiratore, mi sa che ci lavoro io alla ricostruzione del viso della vittima!» sorrise furba
«Sei qui per quello?» disse Danny andandole incontro osservando il cranio che teneva in mano «Sei stata brava a rimetterlo insieme!»
«Diciamo che abbiamo avuto fortuna a trovare tutti i pezzi importanti!»
«Ti aiuto volentieri!»
 
Mac era rimasto solo con Jo «Ora possiamo parlare!»
«Non è facile per me da dire Mac!» esordì Jo «Credo di essere incinta!»
«Come sarebbe a dire che credi?» chiese Mac
«Non ne sono sicura! Non ho ritardi e ho solo la nausea come sintomo!» Jo lo guardò sorridere «Perché hai quel sorrisino bambinesco sulla faccia?!»
Mac si tolse gli occhiali da sole «Perché tu dovresti essere felice e non dirlo come se si trattasse dell’Apocalisse!»
«È passato un po’ di tempo da quando è nato Tyler! Mi concedi di essere spaventata e preoccupata perché non sono più giovane?»
«Hai l’età di Christine! Lei è riuscita a partorire senza problemi, per di più erano due!» cercò di rassicurarla lui.
Jo scosse la testa «Io però in passato ho già avuto un figlio mentre lei no! Quando avrai un altro figlio lo capirai!»
«Credo di aver completato la famiglia!» disse Mac sorridendo «Fai un test e togliti ogni dubbio!»
«Vorrei poterlo fare a casa! C’è un problema: Ellie!»
Mac scosse la testa «Fallo qui in laboratorio!»
Jo sorrise «Grazie!» ma tornò subito a intristirsi «E se poi fossi sul serio incinta? Sheldon non è pronto a diventare padre!»
«Come puoi esserne sicura? Fidati e credi nella parte migliore di lui!»
Jo guardò la pila dei casi irrisolti di Mac a bordo scrivania «Tu, invece, non hai ancora capito chi ha ucciso Romilda Bowns! È il tuo unico chiodo fisso! Ti disturba sapere che non si sa come sia avvenuto il fatto!» disse prendendo in mano l’intera pila «La prova è il fatto che sia in cima a tutti gli altri!»
Mac prese i suoi casi irrisolti dalle mani di Jo «Colpito e affondato! Ora vai a comprare il test! Io devo tornare a lavorare! Se dopo, invece, vuoi un aiuto sul lavoro chiamami!»
 
Danny osservava con Peyton il volto del ragazzo ricostruito
«Pensavamo fosse più grande! Se arriva a quindici anni è un miracolo!»
«Mio Dio! Da quando diventi genitore le cose di questo genere ti colpiscono di più!» sottolineò Peyton.
Mac entrò nel laboratorio
«Arrivi proprio nel momento giusto Mac!» gli disse Danny «Questo è il volto della nostra vittima»
Mac lo osservò e scosse il capo «Diramiamo l’identikit e vediamo se qualcuno lo riconosce!»
«Io intanto vado a fare due chiacchere con Gabriel Lars! Uno degli amici della vittima, oppure quello che l’ha legata! Dipende dai punti di vista!» sorrise Danny passando le corde a Mac.
 
Jo era rientrata con la borsa della farmacia in mano, cercando di non dare nell’occhio
«Ehy Jo! Abbiamo il nome della vittima: Mary Wendice!» le disse Sheldon affiancandola nel corridoio
«Splendido! Ha parenti?» chiese Jo tenendo con naturalezza in mano il pacchetto
«Cos’hai? Stai male per caso?»
«Cosa te lo fa pensare che io stia male?» chiese ingenuamente Jo
«Il pacchetto della farmacia!»
Jo guardò il pacchetto che aveva in mano «Sì! Ho mal di testa e sono uscita a prendere una confezione di Aspirina!»
Sheldon annuì e intravide Mac uscire dal laboratorio e guardare nella loro direzione, con la giacca in mano.
«Se chiedo a Mac cosa succede, mi dirà la verità?»
Jo si voltò verso Mac e lo pregò con gli occhi di stare in silenzio «Mac non sa nulla! Si preoccupa perché intuisce dove sono stata e vuole sapere cosa succede!» diede una pacca sulla spalla di Sheldon e se ne andò dicendo «Interroga i parenti di Mary Wendice, ok?»  
Sheldon si voltò verso Mac «Tu lo sai cosa sta succedendo! Dimmelo!»
«Non so assolutamente nulla! Smetti di pensare che io sappia tutto della vita di Jo solo perché siamo amici!» si difese Mac e poi guardando l’orologio disse «Vado a casa da Christine a portarle qualcosa da mangiare e a vedere come stanno i bambini! Dopo devo incontrarmi con Flack per interrogare tutti quelli che hanno visto l’identikit! Tu hai scoperto qualcosa sulla tua morta?»
«Sappiamo il nome e la causa della morte: una classica accoltellata»
Mac  scosse la testa «Nulla può essere definito Classico in un delitto, caro Sheldon!»
«Parliamo un po’ di altro mentre ti accompagno all’ascensore! Per esempio i tuoi figli come stanno?»
«Bene! Faith è sicuramente la più irrequieta dei due! Vuole stare sempre in braccio e ha bisogno del contatto fisico per dormire! Christine me la rifila tutte le notti! Le rare volte in cui dormo, dormo sul divano con lei sdraiata sul petto!»
Sheldon sorrise «Te l’ho chiesto perché io mi sento pronto a fare il passo successivo con Jo!» si fermò nel corridoio e guardò Mac «Vorrei chiederle il fidanzamento ufficiale!»
«Questa sì che è una bella notizia! Già che ci siete, potreste sposarvi lo stesso giorno di Adam e Stella!»
«Calma con la parola matrimonio! Non sono pronto per prendermi una responsabilità del genere! Significherebbe prendermi anche responsabilità da padre e non sono ancora pronto!»
Mac annuì «Beh! Io devo andare! Se avete  bisogno di una consulenza, sapete come contattarmi!»
Sheldon sorrise e lo lasciò andare.
 
Flack era al distretto con Jaime
«Dimmi che almeno il tuo caso è più semplice del mio!»
«Neanche un po’! Siamo in alto mare! Isabella ha pensato bene di passare al mio caso e di lasciare a Peyton il tuo! Spero solo che Jo arrivi presto! Non vedo l’ora di interrogare il marito di Mary Wendice e fare una pausa!» disse Jaime massaggiandosi letempie
«Mac invece doveva passare da casa per vedere come stava Christine!» sbuffò Flack
«Almeno lui si occupa della sua famiglia! Tu da quanto non fai una telefonata a tua sorella?»
«Non fare la spiritosa! C’eri all’Antivigilia di Natale quando l’ho chiamata!»
«Io mi ricordo solo della pacca che hai dato alla spalla di Mac! Hai fatto preoccupare Christine e costretto Peyton a intervenire!»
Flack sorrise «Se non aveva il tutore era perché non gli serviva più! Io non ho una buona memoria per le ferite degli altri!»
«Grazie a te, Lucy, Sid e Aubrey hanno assistito al peggior evento di sempre!» urlò Jaime
«La prossima volta faremo una festa vietata ai minori! Per fortuna i gemelli non si ricorderanno nulla!»
«Ci sono le foto a documentare il tutto!» disse Jaime «Ti ricordi di quando hai stappato la bottiglia per il brindisi e che il tappo dello Champagne era finito dritto in faccia a Mac?»
«Quello l’ho rimosso!» sorrise Flack
«Arriva Sheldon! Spero che sia qui al posto di Jo!» disse Jaime alzandosi.
Sheldon si avvicinò ai due «Ehy! Sono qui per interrogare il marito di Mary Wendice! Jo non poteva venire!»
«Andiamo Sheldon!» lo invitò Jaime «A più tardi Flack!»
«A più tardi!» sorrise Flack.
Mac entrò nel dipartimento e si diresse verso Flack
«Dove sono quelli che hanno riconosciuto l’identikit?»
«Buon pomeriggio anche a te Mac! Sono tutti di là! Aspettano in fila! Vuoi cominciare?»
«Con immenso piacere! Almeno non sono a casa a tenermi Faith in braccio!»
«Qualcuno qui si sta lamentando! La bambina l’hai fatta tu e siccome è la seconda ad essere nata vuol dire che è stata concepita per prima! McKenna possiamo definirlo un caso!»
«Non farmi pentire di averti nominato suo padrino!» disse Mac guardando Flack alzarsi dalla scrivania
«Ah, l’idea è stata tua! Potevi chiedere a Sheldon!» gli fece notare Flack
«Sheldon non è ancora fidanzato con Jo, lo sarà presto! Tu e Jaime invece state per concludere qualcosa! A quando la proposta?»
«Mac non correre!» lo pregò Flack «Jaime non lo sa cosa ho in mente!»
«Perché? Non lo ha intuito quando vi ho chiesto di diventare il padrino di Fath e la madrina del numero tre?»
«Non ho soldi per sposarmi!»
«Nemmeno io li avevo!» disse Mac guardando la fila delle persone pronta a rilasciare una dichiarazione «Dieci persone?»
«Sì! Finisci il discorso!»
«Comincia a non andare più in birreria! Lo so che per le tue radici irlandesi è un grande sacrificio, ma fidati che qualcosa lo metti via!»
«Io ho sentito invece della tua sorpresa a Christine! Quando le dirai cosa stai pianificando?»
«Questo week end!» sorrise Mac
«Tu dove li hai trovati i soldi?» chiese Flack
«Promozione a Tenente! Fa parte della sorpresa finale anche quello!»
«Questa volta riuscirai a tenerti l’incarico senza essere degradato?»
«Non dobbiamo interrogare quelle persone?»
«Giusto! Non voglio restare qui fino alle due di notte! Io prendo i primi cinque e tu gli altri!»
 
Danny guardò Jo uscire dal bagno delle donne con un’espressione abbattuta e la rincorse nel corridoio
«Jo! Ho bisogno di parlare con te! Andiamo nel tuo ufficio?»
Jo lo seguì senza dire nulla e quando furono chiusi nell’ufficio cominciò a piangere
«Scusami! Non dovrei essere così davanti a te! Sono anche il tuo capo!»
«Sbaglio, o sei sempre stata più di questo?» domandò Danny abbracciandola «Dai! Qualunque cosa sia, non sarà mai così tanto brutta!»
«È brutta invece se sai che non si è pronti entrambi!»
«Cosa vuoi dire? Tu e Sheldon avete litigato?»
«No!» Jo scosse il capo «Non si tratta di quello!» prese le mani di Danny «Non ce la faccio ad affrontare tutto questo da sola! Mac mi ha detto di credere in Sheldon, ma io so che è impreparato!»
«Dimmi che cosa succede!» esclamò Danny
«Aspetto un figlio!»
«Wow! Metodi contraccettivi ne avete mai usati?»
«Secondo te sono così incauta?!» disse Jo con un po’ di rabbia nella voce «Credo sia successo nel lasso di tempo in cui sono passata da una pillola a un’altra!»
«Non oso chiederti oltre! Una cosa però la vorrei sapere: cosa pensi di fare?» chiese Danny
«Se terrò il bambino?» domandò Jo e Danny annuì «Lo terrò. Spero solo che suo padre possa prepararsi nei prossimi mesi!»
 
«Signor Wendice, la prego! Mi dica di nuovo dell’ultima volta che ha visto sua moglie» Jaime era esasperata
«Ve l’ho già detto! L’ho lasciata a casa ieri sera, sono uscito con degli amici e le ho telefonato verso le 23.00! L’ho ripetuto almeno tre volte! Voglio che l’assassino di mia moglie sia assicurato alla giustizia, andate a fare il vostro lavoro invece di perdere il vostro tempo con me!»
Il signor Wndice era giovane, sulla trentina, con capelli corti neri e occhi verde smeraldo che si intonavano alla pelle bruna. Il suo sguardo restava tuttavia enigmatico.
«Visto che questo è tutto quello che ci vuole dire, forse il suo DNA e le sue impronte parleranno più di lei!» disse Sheldon
«Prendete quello che vi serve e venite pure a perquisire casa mia! Qualunque cosa, per prendere quel bastardo!»
 
Flack era davanti a una ragazza vestita in abiti dark
«Timothy Lars! È questo il suo vero nome! Per molti era noto come Kuckunniwi, nella lingua di suo padre significa “Piccolo Lupo”. È arrivato qui a New York dopo essere rimasto orfano, la tribù dei Cheyenne non lo ha accettato come membro perché era per metà bianco!»
Nell’altra stanza Mac stava ascoltando una storia simile
«Sua zia ha pensato bene di metterlo in orfanotrofio appena arrivato qui! È lì che l’ho conosciuto!» disse un ragazzo di colore «Io essendo più grande di lui me ne sono andato l’anno scorso! Ho studiato al liceo e vorrei continuare con l’università appena avrò messo da parte dei soldi! Volevo che Kuckunniwi venisse con me appena diventato maggiorenne! Ne abbiamo passate tante insieme!»
Flack era passato ad un altro ragazzo
«Era un tipo abbastanza tranquillo! Secondo me è cambiato dopo l’adozione l’anno scorso!»
«In che senso era cambiato?»
«Andava a cercare rogne! Sfidava sempre i ragazzi più grandi e il più delle volte le prendeva!»
Mac interrogava una ragazza dai tratti orientali
«Io so che l’ultima volta che ha fatto a botte c’era di mezzo una ragazza di tredici anni! Un ragazzo più grande la stava importunando e lui è intervenuto! Ovviamente quello ha usato le corde che aveva in mano e Kuckunniwi è scappato!»
«Non l’hai più rivisto?» chiese Mac
«No! Sapeva correre veloce! Io pensavo che se la sarebbe cavata!»
Mac le passò una foto «È questo il ragazzo che l’ha picchiato fuori dal locale?»
«Sì è lui!»
«Grazie per l’aiuto! Ora puoi andare!» le disse accompagnandola alla porta.
Flack guardò Mac con aria indagatoria
«Gabriel Lars! Ti dice niente?»
«Sì! Mi dice che Danny non è ancora andato a prenderlo!» disse Mac a Flack «Chiamalo e digli di raggiungerci!»
 
Sheldon, con l’aiuto di Angela e Jaime, aveva cominciato a perlustrare la casa dei Wendice
«Interprete all’ONU!»
«Cosa hai detto Angela?» chiese Sheldon
«Ho trovato un badge e c’è scritto che faceva l’interprete!» disse Angela «Il marito invece è un magnate della finanza!»
«Qui ci sono dei segni di lotta e macchie di sangue!» Sheldon sorrise chino sul parquet con la sua torcia in mano «Abbiamo la scena primaria del crimine!»
«Abbiamo usato il Luminol vedo!» sorrise Angela «Lo sai che potremmo aver inquinato una grande quantità di prove?»
«Non ci sono impronte e il Luminol era l’ultima carta che potevo giocare!»
Angela guardò il cellulare vibrare «Ragazzi! Jo ci informa che il marito è pulito, anche in banca!»
Jaime le si avvicinò «Continua!»
«Mary Wendice, non avendo figli, per la sua eredità aveva un unico erede: il marito, Steven Wendice! Inoltre, Jo ci informa che il nostro finanziere è in bancarotta!»
Sheldon guardò Angela negli occhi «Continuiamo a cercare! Deve esserci dell’altro qui intorno!»
«Non pensi che sia lui l’assassino?»
«No! Penso che sia il mandante e il suo alibi è l’uscita con gli amici!» Sheldon cominciò a cercare nei cassetti del comò della vittima «Voleva ingannarci con la sua sceneggiata! Incastreremo lui e il sicario con le loro stesse armi!»
«Dovreste vedere cosa ho trovato nel cassonetto con la spazzatura allora!» sorrise Angela «Dobbiamo cercare un certo Klaus Klain!»
Jaime sorrise «Vado a fargli una visitina con Lindsay! Tanto qui voi ve la cavate benissimo!»
 
Mac, Danny e Flack erano fuori dal palazzo dove Gabriel Lars viveva
«Pronti ad entrare?» chiese Mac guardando gli altri
«Quando vuoi! I miei ragazzi sono appostati nella via qui accanto e sono pronti a intervenire!»
«Dopo, io e te, Mac, dobbiamo parlare!» disse Danny tranquillamente «Vorrei tanto sapere se davvero è stato Gabriel Lars ad uccidere il ragazzo!»
«Scopriamolo allora!» disse Mac entrando nel palazzo e salendo le scale. Si fermò al terzo piano e busso alla porta «Gabriel Lars! Polizia di New York! Apri la porta!»
Dall’interno si udì il rumore di una finestra aperta e Flack sfondò la porta con un calcio.
Danny fu il primo ad entrare e a guardare in una stanza sulla destra «Libero!»
Mac guardò a sinistra «Libero!»
Flack guardò fuori dalla finestra «Non è scappato!» disse attirando l’attenzione dei colleghi che si affacciarono alla finestra «L’ha fatta finita!»
Mac rientrò e cercò delle tracce che potessero provare il suicidio e vide un biglietto
“I didn’t want do it!”
«Chiamate i Coroner! Era l’assassino e i sensi di colpa lo hanno ucciso!»
 
«Ben ritrovato signor Steven Wendice! La prego di sedersi!» lo invitò Jo «Abbiamo trovato un po’ di cose interessanti sul suo conto e su Mary!»
«Lo avete preso quel maledetto?» chiese il signor Wendice
«Per metà! Abbiamo il mandante, ma non l’esecutore!»
«Cosa vuole dire Detective?»
«Non faccia finta di non capire! Lei ha commissionato l’omicidio di sua moglie perché ha scoperto che la tradiva con un pittore: James Grey. Peccato che il suo vero nome è Jonathan Kane, un truffatore di donne anziane, e lei lo aveva scoperto!»
«Assurdo!» commentò il signor Wendice
«Non troppo! Perché, esaminando nel cassonetto dove abbiamo rinvenuto sua moglie, abbiamo trovato un mazzo di chiavi. Ce ne era una che ha attirato la mia attenzione. Vede, quella chiave non era di sua moglie, ma dell’assassino! L’assassino è un certo Klaus Klain, un ex galeotto che era in cella con Kane!»
«Come colleghereste me alla chiave?»
«L’imprudente errore di toccarla senza guanti si è rivelato fatale!» sorrise Jo «I problemi sono cominciati per lei subito dopo il colloquio con i miei colleghi: lei ha contattato Kane e gli ha rifiutato il saldo dell’incarico! Così lui ha deciso di partire per il Messico con i 100 000 dollari di acconto, ma lo abbiamo fermato appena in tempo!» Jo sorrise «Facendo due conti, lei resta in prigione per venti anni, se non di più! Le conviene fare una confessione!»
«Va bene!» si arrese il signor Wendice «Tutto è cominciato quando mi sono ritrovato senza soldi e, frugando in camera da letto, ho trovato il diario di Mary e ho scoperto del tradimento. Ho fatto ricerche su Grey e ho scoperto la sua vera identità. Gli ho proposto un accordo per non rimandarlo in prigione con una scusa futile e lui ha accettato» guardò negli occhi la Detective «Tutto qui!»
 
Mac entrò nell’ufficio di Jo e la abbracciò
«Tu e Sheldon sarete pronti!»
«Dici? Io non credo! Conoscendolo, so che sarà pronto tra qualche anno!»
«Dagli un’occasione! Fidati!»
«Sai che sono stata la prima a consolarlo quando Camille lo ha lasciato?» gli confesso Jo
«Allora, quello che devi fare ora è farti risollevare il morale da lui! Non importa cosa accadrà! Guarda me!» disse Mac allargando le braccia
«Vedo!» rise Jo «Il ciuccio che hai nella tasca interna della giacca! Se Christine è alle prese con Faith immagino debba mancarle molto!»
Mac guardò all’interno della giacca «Che vista acuta!»
«Parlerò con Sheldon!» disse tornando seria «Tu non avevi una sorpresa per Christine, Tenente Taylor?»
«La voce è girata allora!»
«Sinclair ti ha dato una nuova occasione! Sei di nuovo qualche grado superiore a me e a tutti gli altri!»
«Meglio che vada! Mia suocera sostituisce Christine fino alle 22.00! Congratulazioni per aver gestito alla grande anche questo caso! Quanti persone erano implicate?» sorrise Mac abbracciando Jo un’ultima volta
«Caro superiore, non è stato facile!»
«Smettila di pensare a me come un tuo superiore!» le diede un bacio sulla guancia e uscì.
 
Jo si ritrovò in casa da sola con Sheldon seduta a tavola per la cena quella sera
«Perché hai mandato Ellie a casa della sua amica? Lo sai che non mi dà fastidio se ha amici in casa!»
«Sheldon, noi dobbiamo parlare!» disse Jo lasciando la forchetta nel piatto
«Aspetta prima voglio dirti una cosa: mi piacerebbe che quello che c’è tra noi diventi qualcosa di più! Adoro Ellie, adoro te e parlando con Mac del tuo stato di salute oggi… mi sono accorto che mi preoccupo seriamente quando c’è qualcosa che non va!»
Jo lo guardò per un attimo e poi sospirò «Mi sono illusa per un momento! Scusa!»
«Dai! Che ti prende?»
«Se ti dicessi che potrei essere incinta?»
«È un’ipotesi o una certezza?» chiese Sheldon stringendo con la mano destra il bordo del tavolo
«È una certezza! Il test dice tre settimane!»
Sheldon deglutì pesantemente «Non è di certo una notizia a cui potevo essere preparato!»
«Lo so e ti capisco se…»
«Ce la faremo! Insieme ce la faremo! Non ti nascondo che la cosa mi emoziona!»
«Forse ho fatto un errore a cominciare ad uscire con un uomo più giovane di me! Non avevo previsto che ti saresti entusiasmato tanto!»
«Abbiamo pochi anni di differenza!» sorrise Sheldon prendendo il vino dal tavolo e alzandosi «Se non puoi bere tu, non bevo nemmeno io!»
 
Mac entrò in casa e vide Christine esausta con tra le braccia la piccola Faith
«Guarda chi è arrivato! Il ladro di ciucci!» sorrise dandogli in braccio la bambina che urlava «Non so davvero cosa ci sia in te che la calmi!»
Mac sorrise nel vedere la piccola calmarsi «Qualcosa che secondo me tu sai, ma che ancora non hai scoperto!»
«Cioè?» chiese Christine
«Il trucco con Faith è farle ascoltare il battito del cuore, non basta l’eccessiva presenza fisica!» spiegò Mac «Questo è il vero segreto!»
«Io è quasi un mese che ci provo a capire cosa vuole! Tu come hai fatto a capirlo?» chiese Christine
«A questo rispondo io, tesoro!» disse la madre di Christine dalla cucina «Tuo marito ha semplicemente capito che vostra figlia somiglia a qualcuno! Avevo lo stesso problema con te e mi ha sorpreso vedere Mac cavarsela così egregiamente!»
Christine guardò Mac che le sorrideva «Sbaglio, o tutte le sere mi ritrovo con la tua testa sul torace?»
«Ma voi due non dovreste già essere fuori?» chiese la madre di Christine «Tra due ore io vado a casa e i bambini ritornano ad essere vostri!»
Mac prese per mano Christine e lasciò Faith nelle mani della suocera.
Prese un taxi con Christine e arrivarono in centro Manhattan
«Cosa facciamo qui?» chiese Christine scendendo dalla vettura
«Tu cammina lungo il marciapiede e lo scoprirai!»
Christine camminò per qualche metro finché Mac non le prese le spalle e la voltò nella direzione di un vecchio negozio di abbigliamento «Cosa devo fare?»
«Entrare!» esclamò Mac.
Christine entrò con Mac dietro di lei e rimase colpita nel vedere che in realtà non si trattava di un negozio di abbigliamento, ma di un ristorante e tutti i suoi collaboratori erano lì
«Mac! Ragazzi!» riuscì a dire appena si riprese un po’ «È fantastico! È bellissimo!»
«Ti ricordi la chiave che ti ho regalato a Natale? Ora sai a cosa serve!» sorrise Mac «Ho parlato con tutti loro ed erano d’accordo con me sul fatto che potevi espanderti!»
«Chissà quanto ti deve essere costato!»
«Qui c’è una seconda sorpresa! Sono stato promosso a Tenente!»
Il vice Chef di Christine, Stephane, prese una bottiglia di spumante italiano e la stappò
«La settimana prossima si inaugura il locale! Per il momento, possiamo festeggiare la promozione di Mac e la riuscita sorpresa per Christine»
«Sì, ma lei non beve!» sorrise Mac «Chi la calma più Faith se la mamma le dà il latte allo spumante?»
«Te l’ho già detto che il tuo pessimo senso dell’umorismo ti farà fare carriera nella Polizia, ma non in famiglia!» gli sorrise Christine dandogli un bacio sulla guancia «Grazie comunque!»
«Dai ai tuoi collaboratori qualcosa da guardare! Sei la star di questa sera!» Mac la tirò a sé e la baciò.
Il telefono di Mac suonò e dovette rispondere
«Taylor!» sorrise, riagganciò e guardò il volto preoccupato di Christine «Il corpo dei Vigili del Fuoco di New York farà meglio a prepararsi! Quest’anno vinciamo noi!»

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Capitolo 13
*** EPISODIO XIII: OLD YOUTH OF AMERICA ***


Venerdì 24 Gennaio 2014

EPISODIO XIII: OLD YOUTH OF AMERICA

Mac era nel suo ufficio, l’orologio segnava le 9.00, la lavagna di vetro era coperta da un foglio bianco e davanti a lui c’era radunata tutta la sua squadra
«Siete stati chiamati qui oggi perché questo caso richiede la vostra completa attenzione questa sera! Si tratta di una cosa della massima importanza e segna un punto di svolta!» tutti lo guardarono alzare il foglio bianco «Il contropiede!» e indicò sulla lavagna il campo da Calcio disegnato nei dettagli «Solo così possiamo battere il Corpo dei vigili del fuoco!» scrutò negli occhi i componenti della squadra «Se non vinciamo la partita, io vi dimezzo gli stipendi! È chiaro?» la squadra annuì «Dunque, il nuovo regolamento prevede squadre miste. Sheldon a centro campo, Jaime sulla fascia destra e Angela sulla sinistra. Flack tu rimani come unica punta centrale, dato che io non gioco, ti prego segna!» si volse verso Danny «Se tu giochi con gli occhiali legateli! Non fare come nel 2004, che sei andato a parare negli spogliatoi!» si volse verso i sei poliziotti di Flack «Voi altri fate muro in difesa!» scrutò i visi dei colleghi e sorrise «Tutti pronti?»
«Sì!» fu il grido unanime che si levo nell’ufficio.
Mac cominciò a picchiare le mani sul tavolo e tutti lo seguirono picchiando il tacco della scarpa destra a terra.
 
La sera Mac era seduto in panchina a dare consigli «Passala a Flack! Jaime passala a Flack!» e la palla venne rubata da uno dei vigili del fuoco che riuscì a smarcare tutti gli avversari, avvicinandosi pericolosamente alla porta della Polizia di New York e poi tirare. Danny si lanciò in aria e riuscì a parare.
«Bravo Danny!» urlò Lindsay dalla tribuna alzandosi in piedi e accanto a lei Christine e Jo esultavano battendo le mani.
La partita proseguiva con un uno a zero della Polizia di New York, grazie a un grandioso goal di Flack, che purtroppo divenne, nella prima parte del secondo tempo, un uno a uno e a quindici minuti dalla fine un uno a due per il Corpo dei Vigili del Fuoco di New York.
Mac si era già messo le mani nei capelli. A pochi minuti dalla fine, Flack venne atterrato e l’arbitro annunciò il rigore per la Polizia di New York.
Mac si risollevò «Pareggiamo e poi spacchiamoli ai rigori!»
Sheldon venne scelto per battere il rigore e si avvicinò a Flack con un sorriso «Ora gli faccio il cucchiaio!» 
«No Hawkes! Ti prego!» lo implorò Flack senza risultato per poi voltarsi verso Mac che fece un gesto con la mano per chiedere spiegazioni di quello che stava accadendo. Flack allargò le braccia e indicò Sheldon con aria preoccupata che stava posizionando la palla sul dischetto.
Mac si voltò dall’altra parte, per non vedere, e chiuse gli occhi mentre dietro di lui Sheldon tirava in porta.
Il portiere del Corpo dei pompieri prese la palla al volo.
«No!» fu il grido che si levò dalla tribuna della Polizia di New York, Mac si portò entrambe le mani sul viso e cominciò a scuotere il capo.
Due fischi dell’arbitro annunciarono la fine della partita.
Flack si avvicinò a Sheldon con le mani protese verso il suo collo, ma le ritirò subito.
Il nuovo capo dei vigili del fuoco si avvicinò a Mac e sorrise «Anche quest’anno, la vittoria è nostra! Vi andrà meglio l’anno prossimo!»
 
Mac entrò nello spogliatoio scuro in volto «Complimenti! Sapete da quanto tempo è che non vinciamo una sfida a calcio? Quattordici anni! Ho vinto per puro caso una partita di Baseball nel 1998 e una di Football nel 2000! Quest’estate niente scuse! Chi non lavora si allena!»
Sinclair entrò battendo le mani «Complimenti! Per colpa vostra, i capi dei Bureau vogliono che io paghi la cena! A proposito! C’è un omicidio che aspetta di essere risolto! Tenente, buon lavoro!»
 
Jo e Mac guardavano la vittima e stentavano a credere ai loro occhi
«Hanno ucciso Spider-Man?» disse Jo guardando Mac infilarsi i guanti e accendere la torcia per chinarsi sul cadavere «Coraggio che l’anno prossimo li battiamo di sicuro!»
«Veramente alla partita non ci stavo già più pensando!» disse Mac prendendo dei campioni di sangue attorno alla vittima con un tampone «Grazie per avermi ricordato che abbiamo perso per colpa di Sheldon!»
«Mac! È una partita amichevole!» disse Jo cercando altre tracce «Sembra che sia caduto dall’Empire!»
«Resta da stabilire da quale altezza!» disse Mac alzandosi in piedi e guardando verso l’alto «Abbiamo dei testimoni?»
«Flack e Jaime li stanno già interrogando! Più tardi sapremo qualcosa!» disse Jo «A cosa pensi Mac?»
«Che abbiamo a che fare con qualcosa di più di un semplice omicidio!» disse osservando venire verso di loro un uomo dallo sguardo gelido con una giacca lunga, i capelli castani perfettamente pettinati all’indietro e la barba bianca accennata sul viso.
Jo lo studiò da lontano «Non sembra americano!»
Appena l’uomo si avvicinò, sorrise ai due e tirò fuori il suo distintivo
«Sono il Commissario  Marc Andrea Mancini della polizia Italiana! Quel ragazzo è la ragione per cui sono qui!» disse indicandolo.
Mac si mise a guardarlo «Come è collegato lei al ragazzo?»
«Sto indagando su suo padre! È un noto malavitoso di queste parti: Roger Parker! Fa avanti e indietro Milano, New York una settimana sì e due no!»
Mac lo scrutò «Perché lei è qui?»
«Perché ha saltato una settimana! Ero curioso di vedere se aveva affari in corso qui e così ho chiesto una marea di permessi per indagare!»
Jo annuì «A questo punto è meglio se ci presentiamo anche noi! Detective Josephine Danville!» disse porgendo la mano
«Tenente Mac Taylor!» la imitò il collega
«Spero che la nostra possa essere un’ottima collaborazione!» sorrise il Commissario.
Jo ricevette un SMS sul cellulare «Hanno trovato una bambina di sette anni e un adulto morti sul George Washington Bridge! Mi scusate?»
«Vai tranquilla Jo! Penso io a questo caso con il collega italiano!»
 
Danny passò sotto il nastro giallo che delimitava in autostrada la scena del crimine. Scattò un paio di foto a delle macchie di sangue e Lindsay, che lo seguiva, si chinò a raccogliere dei campioni.
Danny proseguì e vide Jo china sul corpo della bambina con Isabella e Sheldon su quello dell’uomo
«Bella nottata per indagare su un caso!»
«Sei stato assegnato a questo caso, Danny?» chiese Sheldon
«Sì! Perché?»
«Perché Mac è alle prese con un collega italiano e magari gli fa comodo qualcuno che parla un po’ la lingua…» rispose Jo
Danny sorrise «Anche Mac ha lontanissime origini italiane da parte di madre! Se volete vi racconto come l’ho scoperto!»
Jo si alzò in piedi «Possiamo parlare dopo dei vari DNA generazionali e concentrarci ora su quelli delle vittime?»
«La causa del decesso è chiara! Non ho bisogno di fare un’autopsia per dirti come sono morti! Mi serve solo per estrarre i proiettili!» sbuffò Isabella
«Delle strisciate degli pneumatici invece? Cosa sappiamo?» chiese Lindsay avvicinandosi al team indicandole
«Nulla!» disse Jo «Direi di tornare in laboratorio e cominciare con quelle!»
«Grandioso! Io mi occupo dei proiettili!» sorrise Sheldon
«Io mi prendo il confronto dei proiettili! Quelli della balistica saranno contenti di sentir sparare a mezzanotte!» sorrise Danny
«Io mi occupo di identificare le vittime e di analizzare i campioni di DNA!» sorrise Lindsay.
Jo sorrise e si tolse i guanti «Siamo proprio una squadra coi fiocchi!»
 
Mac aprì la porta di casa, facendo meno rumore possibile, e fece accomodare l’ospite
«La prego, credo che i miei figli si siano appena addormentati!»
«Ho tre figli piccoli! Capisco la situazione!» disse il Commissario Mancini avanzando e guardando la luce accesa della sala «Ho idea che però si sbagli sul fatto che dormono!»
Mac avanzò e vide Christine seduta sul divano con in braccio McKenna.
Sorrise e si inginocchiò davanti a lei «Cosa gli prende a quest’ora?»
«Insonnia Mac! Lo devo pure cambiare!»
«Faccio io!» sorrise
«Ti prego! Non svegliare Faith!» lo implorò Christine per poi volgere la sua attenzione all’ospite «Buonasera!»
«Buonasera!» la salutò con cordialità il Commissario Mancini «A quanto pare, il Tenente Taylor è un genitore responsabile! Il coraggio di cambiare uno dei miei figli io non l’ho mai avuto!»
«Quando lavora, vede cose peggiori!» sorrise Christine alzandosi in piedi «Mi chiamo Christine!»
«Commissario Marc Andrea Mancini!» disse stringendo la mano di Christine
«Avevo intuito dalla pronuncia che lei non era americano!»
«Sono di Milano! Beh, veramente sono nato a Roma!» sorrise raccontando «Milano è diventata la mia casa quando sono stato trasferito per motivi di lavoro! Mi occupo di Criminalità Organizzata!»
Mac tornò senza il bambino «Si è addormentato!»
«Bambini piccoli, problemi piccoli! Il fatto che quando diventano grandi crescono anche i problemi però non deve spaventarvi!» sorrise il Commissario «Finiamo di discutere di Peter Parker e poi andiamo a dormire!»
«Oltre al fatto che il padre era collegato con una famiglia mafiosa italiana, c’è altro?» chiese Mac
«Se con altro intendi dire traffico di eroina e cocaina nella Columbia University, sì! C’è dell’altro!» disse il Commissario sedendosi «Peter Parker smerciava per conto del padre!»
«Sono attività illecite americane, perché l’Italia ne è coinvolta?»
«La merce è italiana!» spiegò Mancini «Ho fatto arrestare il responsabile della vendita, ma era un pesce piccolo ed è stato rilasciato perché il reato è caduto in Prescrizione!»
«Quindi ora…»
«Ora il nostro amico è venuto in America a cercare Roger Parker per avere un “risarcimento danni”, ma ha trovato Peter… so per certo che è stato lui a farlo cadere dall’Empire State Building!»
 
Peyton osservò il ragazzo steso sul suo tavolo e sospirò cominciando a togliergli il costume da Spider-Man. Osservò ogni dettaglio della pelle con la torcia, si accorse di un ematoma dietro il collo e scattò delle foto.
Qualche istante dopo entrarono Mac e il Commissario Mancini
«Buongiorno Mac! Non mi aspettavo di vederti arrivare con qualcuno!» lo salutò lei
«Peyton, questo è un nostro collega italiano! Lavora al caso con noi!»
«Commissario Marc Andrea Mancini!»
«Lieta di fare la sua conoscenza!» sorrise Peyton «La vostra vittima non è morta in seguito alla caduta! Qualcuno lo ha prima colpito al collo con un oggetto pesante che ha lasciato una forma precisa: una linea retta! Il collo era rotto prima di toccare terra! Il naso, i denti, le braccia e le gambe si sono fratturati e rotti dopo la morte!» disse mostrando i segni sul corpo «Quello che colpisce, è la sostanza polverosa bianca che ho trovato nel colletto del costume: gesso!»
«Il piedistallo di una statua di gesso è l’arma del delitto?» chiese esterrefatto il Commissario Mancini
«Ottima deduzione! Mi sorprende che non l’abbia avuta tu Mac!»
«Si chiama “cortesia verso l’ospite”, mi conosci da un bel po’ Peyton!» sorrise Mac «Abbiamo il perché, abbiamo il come e il quando… mancano il cosa e il soggetto!»
«Tanto so già che con l’ultima informazione che ti do avrai già la scena primaria!» sorrise Peyton «Dati i danni, l’altezza da cui è caduto Spider-Man è di 373,5 metri! Ti semplifico la vita per dicendoti che è intorno al centesimo piano!»
«Grazie per l’aiuto Peyton!»
«Figurati Mac!» sorrise Peyton «Avrai presto anche il tossicologico! Arrivederci Commissario!»
Flack era già lì sulla porta pronto  a fermare Mac e il collega italiano
«Chi ha dato ieri sera una festa all’Empire State Building?»
«Illuminami!» disse Mac camminando con il Commissario Mancini al suo fianco.
Flack non chiese di meglio «Il Greater New York Councils!»
«Il piano dove Parker è stato ucciso è troppo in alto! Non poteva essere lì per l’evento!»
«Invece, era lì per quel motivo! Tutti i partecipanti alla festa erano travestiti da supereroi, rigorosamente della Marvel!» spiegò Flack «Nessuno di loro però ha visto nulla!» disse imboccando una strada diversa
«Non vieni di sopra?»
«Devo raggiungere Jaime e darle una brutta notizia sul caso a cui sta lavorando con Jo! Se ci sono aggiornamenti contattatemi!»
 
Jo guardò Angela al computer «Allora? Ci sei riuscita?»
«Sì! Ho calcolato tutte le combinazioni possibili, ma non so cosa potrebbero aver fatto da ieri sera ad oggi! Potrebbero essersi disfatti della macchina e averne presa un’altra!»
Jo camminò avanti e indietro per il laboratorio «Se solo non fossero dei fuggitivi! Cosa è venuto in mente a quelli del carcere di trasferirli entrambi!»
«Quando abbiamo scoperto i due corpi sul ponte, non pensavo avremmo avuto a che fare con una scia di sangue così lunga!»
Lindsay entrò nel laboratorio con Danny «Flack ci ha detto di aver comunicato a Jaime che abbiamo a che abbiamo a che fare con due prigionieri in fuga!»
«Esatto e abbiamo appena trovato i corpi dei due poliziotti che erano in auto con loro e altri quattro della volante di scorta» spiegò Jo
«Che auto cerchiamo?» chiese Danny
«Bmw X6!» disse Jo «Appena qualcuno ci farà sapere qualcosa, seguiremo la traccia!»
«Le pistole usate per uccidere Larry Porter e la figlia sono dei poliziotti morti!» disse Danny
«I campioni di DNA sono solo delle vittime!» disse Lindsay  
«Sappiamo i loro nomi. I fratelli Servillo senza documenti non possono andare da nessuna parte! Spero che commettano l’errore di farsi individuare!» disse Angela guardando il computer «Una carta di credito rubata è stata appena usata al confine con il New Jersey in un negozio di abbigliamento da uomo! Mi connetto alla telecamera di sicurezza!» e sul monitor apparvero i due uomini ricercati
«Siamo fortunati!» sorrise Jo
«Prendo la macchina!» si affrettò a dire Danny «Lindsay vai in elicottero con Jo!»
«Avvisa Flack!» gli urlò Lindsay «Non andare da solo!»        
«Io ho già mandato la segnalazione! Fate in fretta!» disse Angela.
 
Mac e il commissario Mancini raggiunsero il laboratorio e osservarono Angela dare istruzioni al microfono «Jo! Mi hanno informato che avevano da quelle parti un loro covo! State attenti! Potrebbero avere delle armi!»
«Che sta succedendo?» chiese il commissario Mancini
«Lo scopriremo presto!» disse Mac .
Angela continuava a guardare il computer «Danny attento! Hanno un bazuca! Toglietevi da lì!»
La macchina sterzò appena il missile venne lanciato e dietro di essa, dopo l’esplosione, si levarono alte le fiamme.
Danny si sporse fuori dal finestrino e mirò alle ruote della macchina e riuscì a colpire quella di destra.
La macchina con i due malviventi finì fuori strada e la polizia poté circondarla. I fratelli Servillo uscirono alzando le mani e vennero ammanettati.
Angela dal laboratorio guardava la scena e sorrise «Bravi ragazzi!»
Mac batté le mani osservando l’operato della sua squadra «Angela! Quando Danny torna, mandalo nel mio ufficio!»
«Sarà fatto grande capo!» sorrise Angela.
 
Mac prese da parte il Commissario Mancini «Lo sa come si svolgono le indagini alla Scientifica?»
«Veramente no! Ho la laurea in biologia, ma non ho mai analizzato nulla in tutta la mia carriera! O fai il commissario o fai lo scienziato!»
«Mettiamoci i camici da laboratorio e analizziamo i vestiti della vittima!» sorrise Mac lanciandone uno al Commissario
«Con sommo piacere! Spero di ricordarmi ancora come si fa!»
I due entrarono nel laboratorio e sparsero sul tavolo i vestiti della vittima.
Mac prese la parte del costume più grande, mentre al commissario toccarono i guanti, le scarpe e la maschera.
Entrambi trovarono delle tracce e si misero ad inserirle nello spettroscopio. Quando la stampante stampò i risultati di Mac, sullo schermo apparve uno spettro analizzato dal Commissario
«Trovato qualcosa?» domandò Mac avvicinandosi con il suo risultato
«La polvere di gesso e la resina di una pianta sul guanto destro… ancora non ho capito a che specie appartenga…»
Mac sorrise «Fai lavorare il programma al posto tuo!» disse premendo i tasti
«Gran bella cosa la tecnologia!» commentò il Commissario Mancini guardando apparire il risultato «Oleandro!» si fermò pensieroso «Non ha senso!»
«Perché?» chiese Mac
«Roger Parker possiede degli oleandri sul terrazzo della sua villa! Carlo Salieri, l’uomo che avevo fatto arrestare, non è mai stato a casa di Parker! Ho sbagliato a pensare a priori che fosse lui ad aver commesso l’omicidio! Dobbiamo analizzare assolutamente la scena del crimine!»
«Allora andiamo a scoprire la verità!»
 
Jo entrò felice in laboratorio
«Ehy Jo!» la fermò Sheldon nel corridoio «Perché non mi hai avvisato che andavi a inseguire i due colpevoli?»
«Perché sono stata costretta ad agire di fretta e vorrei farti notare che sono stata attenta!»
«Non siamo ancora sicuri al cento per cento che tu sia incinta e ti vuoi già mettere nei guai, rischiando di perdere il bambino?» le domandò seguendola nel corridoio.
Jo si voltò verso di lui e sorrise «Non devi preoccuparti di nulla!» e chiuse la porta del suo ufficio.
Danny e Lindsay comparvero da dietro l’angolo con un sorriso divertito
«Ti ha chiuso fuori, eh?» sorrise lui stringendo la moglie «Noi andiamo a casa dai nostri figli, dato che Mac non c’è. Se dovesse tornare digli di chiamarmi!»
«Non preoccuparti per Jo, Sheldon! Sa badare a se stessa!» sorrise amichevolmente Lindsay.
 
Mac guardava fuori dalla finestra dell’Empire State Building
«Sono sicuro che sia qui la nostra scena del crimine!»
Il Commissario Mancini scorse un frammento di gesso con la torcia e si affrettò a prenderlo con le pinze «Qualcosa mi dice che non sbagli!»
Mac passò la polvere nera, con un pennello, sul davanzale della finestra
«Due serie di impronte: una corrisponde ai guanti, mentre l’altra è nuova» prelevò le impronte e cominciò ad imbustare le varie prove «Questo posto è davvero troppo in ordine!»
«Tenente non abbiamo testimoni! Se vogliamo arrestare il colpevole, dobbiamo dedicarci a questo posto!»
«Questo posto non ha più nulla da offrirci!» disse Mac «Dobbiamo lavorare con quello che abbiamo!» disse prendendo una fibra impigliata nella maniglia della finestra «Questa è l’ultima cosa che ci resta!»
Usciti dall’Empire, Mac e il Commissario si guardarono intorno
«Credevo che la macchina fosse qui!» esclamò il Commissario Mancini esterrefatto
«Infatti era qui!» disse Mac camminando verso un senzatetto seduto su una panchina
«E ora cosa vorrà fare?» si chiese il Commissario.
Mac si avvicinò al senzatetto
«Ehy! La macchina che era parcheggiata lì, sai che fine ha fatto?»
«L’hanno presa due con un carro attrezzi! Se è fortunato la può trovare al deposito!» rispose l’uomo
«Questa cosa in Italia non sarebbe mai successa!» sorrise il Commissario Mancini
«Qui siamo in America! Mi beccherò una ramanzina dal mio capo… andiamo a prendere la metropolitana! Al 5885 Broadway, Manhattan, non ci arriviamo a piedi!»
 
Flack e Jaime guardarono Mac avanzare da solo nella loro direzione
«Ciao Mac!» lo salutò Flack «Hai la faccia di uno che ha bisogno un favore!»
«È così!» ammise Mac «Mi hanno preso la macchina! Potresti recuperarla al mio posto, prima che Sinclair ne faccia un caso disciplinare?»
«La tua abilità nel combinare casini cresce in misura uguale alla tua salita di grado, Mac!» scherzò Jaime «Flack si è offerto di aiutare te e il tuo collega italiano, appena avrà finito in laboratorio! Ci vado io!»
«Grazie mille Jaime!»
«Figurati! Mi devi una birra e una pizza!»
Mac uscì e si diresse a piedi verso il laboratorio con Flack.
 
Il Commissario Mancini aveva appena fatto analizzare le tracce trovate
«Tenente, vuole prima la notizia buona o quella cattiva?»
«Quella buona!»
«Peter Parker non aveva indosso i guanti quando è stato ucciso! Le impronte sul davanzale erano le sue! Quella cattiva è che sappiamo chi aveva indosso i guanti da Spider-Man, ma non possiamo arrestarlo per l’omicidio!»
«Cominci con il darmi un nome!»  Mac si fece serio
«Tony Costantino!» disse passandogli una foto «È un italoamericano con collegamenti sia con i Parker che con la famiglia su cui sto indagando io!»
Mac annuì «Non vedo dove sia il problema allora! Abbiamo le prove, abbiamo il colpevole e Costantino ci chiarirà il movente!»
«Non può capire! Quello è completamente fuori di testa! È uno dei più importanti smercianti di droga tra USA e Europa! Se lo arrestiamo ora, non potrò mai completare la cattura di tutta la banda in Italia e Roger Parker la farebbe franca!»
Mac si sforzò di capire «Mancini, è contro i miei principi lasciare un criminale in libertà! Non posso assolutamente farlo!»
«Taylor, sono cinque anni che questo caso mi assilla! Cinque anni che aspetto una svolta e ora ci sono vicino!»
Mac scosse il capo «No! Escogiterete un altro modo! Non posso permettermi di mettere in pericolo altre vite!» disse premendo un tasto sul cellulare «Era così distratto da non accorgersi che avevo già chiamato i miei colleghi! Stanno andando a prendere Costantino, adesso!»
Il commissario Mancini estrasse la pistola
«Li richiami subito!» disse puntandogliela contro.
Qualcuno dei tecnici del laboratorio si era già messo al riparo sotto ai tavoli e altri si erano messi a correre nel corridoio.
Mac rimase immobile, quasi divertito dalla scena, con la pistola puntata sulla fronte
«Non lo farà! Lo sappiamo benissimo entrambi!»
«Vogliamo scommettere?» disse abbassando il grilletto
«Commissario, lei è in una tana di lupi!» disse guardando fuori e vedendo Jo e Danny accorrere «Le assicuro che ha inconsapevolmente tre pistole puntate contro! Due sono dietro il vetro, non ancora pronte a sparare, e una ce l’ha puntata in un posto che non posso nominare, in rispetto dei miei colleghi, da quando ha estratto la sua! Cosa vuole fare?»
Il Commissario Mancini abbassò la pistola e sospirò «Va bene! Faremo come vuole lei!»
«E nessuno saprà di questa storia!» sorrise Mac mostrandogli la sua pistola per poi rimettersela alla vita
«Ora, se vuole venire al distretto a interrogare il sospettato…»
«Naturalmente!»
 
Flack era appostato fuori dalla villa con la sua volante e Jaime stava tornando verso di lui con il sospettato
«Stavo per venire a cercarti! Mi hai fatto preoccupare!»
«Don! Sono ancora capace di badare a me stessa!» disse Jaime mettendo in macchina il sospettato che non parlava e guardava in cagnesco tutti gli sbirri presenti.
 
Il Commissario Mancini e Mac erano pronti a interrogare il sospettato.
Mac avanzò a passo sicuro verso la porta del distretto e salutò Flack con un cenno della mano
«Ciao Mac!» rispose quello «Jaime ti sta aspettando!»
«Grazie Don!» disse proseguendo guardandosi indietro per capire se il Commissario Mancini lo stava seguendo o se era rimasto indietro.
Il Commissario Mancini aveva uno sguardo scuro e seguiva Mac con risoluzione tra le varie scrivanie «Vogliamo interrogare questo farabutto?»
Mac annuì e lo fece accomodare nella sala dell’interrogatorio.
Il sospettato si alzò in piedi e guardò i due poliziotti
«Non sapevo che adesso anche i miei connazionali lavorassero per gli americani!»
«E io non sapevo che nella mafia ci entrassero pile di merda così alte!» sorrise il Commissario Mancini
«Stia attento a come si esprime Commissario! Potrei fare presenti i suoi toni al giudice! Sappiamo già come finirà: io uscirò da qui sorridente e me ne tornerò alla mia bella vita, lei tornerà in Italia incazzato nero senza aver concluso nulla! L’ennesimo fallimento del Commissario Marc Andrea Mancini!»
Mac guardò Mancini stringere i pugni e le nocche divenirgli bianche ed intervenne
«Non sei qui in quanto malavitoso, ma come sospettato di omicidio!»
«Ah! Ho letto un sacco di articoli su di lei! Come che si chiama… Ah sì! Ora ricordo Detective Mac Taylor!»
«Ora, veramente, sono diventato Tenente! Tra gli articoli letti su di me manca all’appello quello di questa mattina!» sorrise beffardo Mac «Comincio io con le domande!»
«Si accomodi Tenente!» sorrise Mancini
«Cominciamo da qualcosa di semplice: sei tu Tonino Costantino  detto “Tony”?» disse Mac sedendosi davanti al sospettato mentre Mancini si appoggiava al muro
«Sono io!»
«Sai chi è questo ragazzo?» chiese mostrando la foto del giovane Peter Parker
«Perché lo dovrei sapere?»
«Così non andiamo bene! Devi essere sincero con noi, se davvero vuoi uscire!»
«Lei pensa che sono nato ieri?! Mi avvalgo della facoltà di non rispondere Tenente!»
«Bene, allora io ti incrimino per omicidio!» concluse Mac «Passerai in carcere la tua intera vita! Se parli ora, invece… il procuratore potrebbe essere meno crudele!»
«E lei?»
«Io non cambierò il mio comportamento! Tu hai spezzato una vita che poteva ancora redimersi! Renditi conto di questo!»
«Io non ho fatto proprio nulla! Col giovane Parker si scherzava! C’eravamo io e Ciccio D’Ambrosio quando ho ridato i guanti a Peter! Io me ne sono andato, da solo!»
«E questo Ciccio D’Ambrosio?»
«Mi ha raggiunto fuori dall’Empire poco dopo! È uno nuovo a casa Parker! Quelli tirano in casa solo gente affidabile ed era anche abbastanza legato al pischello!»
Mancini a quel punto si fece avanti «Ti terremo d’occhio!»
«Fate pure con comodo!» sorrise.
 
Lindsay raggiunse Mac nel suo ufficio
«Ho quello che mi hai chiesto: Francesco “Ciccio” D’Ambrosio. Narcotrafficante, ricettatore e un paio di denunce per aggressione!»
Mac e Mancini sorrisero
«Sai anche dov’è?» chiese Mac
«Potrei mai lasciare le cose a metà?»
Mac conosceva bene la risposta.
 
Il commissario Mancini e Mac erano nuovamente fuori alla ricerca del vero colpevole. A loro si unirono Flack, Jaime e Danny.
Penetrarono, senza troppe difficoltà nell’appartamento di Ciccio D’Ambrosio e lo trovarono riverso in una pozza di sangue
«Tardi!» sbottò il Commissario Mancini
«Sì!» disse Mac guardando un putto in gesso sporco di sangue sul piedistallo e accanto ad esso un biglietto recava il messaggio: “Justice has been done!” «Spero solo di non arrivare tardi la prossima volta!»
«Qualcosa mi dice che ci sarà solo per me una prossima volta!» sbottò Mancini
«No! Questo caso è un omicidio! Ci siamo dentro anche noi!» sorrise Danny
«Torniamo da Costantino?» suggerì Jaime.
L’abitazione di Tony Costantino era stata raggiunta velocemente e i la squadra era pronta a entrare  nell’appartamento.
Con sorpresa di tutti, ad aprire fu lo stesso Tony Costantino «Qual buon vento?»
 
Alla centrale della polizia Costantino era nuovamente interrogato
«Morto?!»
«Sì, Costantino! Ciccio D’Ambrosio è morto!» disse Mac avvicinandosi con passo minaccioso
«Sono contento che non sia finito dentro! Avete trovato qualcosa?»
«Un bigliettino! Abbiamo controllato la tua calligrafia e non corrisponde! Non ci sono tue impronte sull’arma del delitto!» ammise Flack
«Quindi io cosa sono qui a fare?»
«Ti proponiamo un accordo!» disse Mac con fare amichevole, ma allo stesso tempo determinato e duro «Tu ci aiuti a trovare Parker e a incriminarlo dell’omicidio di D’Ambrosio e tu hai una pena ridotta!»
«Tenente, pensa che io sia così stupido da crederle?»
«Non accetti la proposta? Indovina cosa mi è appena arrivato dall’Italia e cosa sto per fare io!» disse mettendo mano al cellulare
«Cosa ha trovato su di me?»
«Ricettazione… droga… Insomma un po’ di cose! Sarai processato per i tuoi crimini qui e poi sarai estradato in Italia!»
«Che paura! Della giustizia italiana non mi preoccupo! Sarò fuori prima che possano fare qualunque cosa contro di me!»
«Di quella americana invece?»
«Vi basate su cose che vi sono arrivate dall’Italia! Il vostro governo le giudicherà inattendibili! Mi creda, so già come vanno queste cose!»
Mac sorrise «Non calcoli gli imprevisti!» disse mostrandogli il cellulare «Ho appena registrato tutto!»
«Anche questa registrazione è tutta una supposizione! Di concreto non c’è nulla!»
Mac sorrise «Un paio di affermazioni sono vere!»
Mancini entrò con un fascicolo «Non parla? Ora lo facciamo cantare! Finisci dentro per omicidio! Ho appena trovato una cosa sui vestiti di Peter Parker!» prese un mozzicone di sigaretta «Era dentro una scarpa, c’è il tuo DNA e so come c’è finito! Abbiamo un po’ di prove!» camminò nella sua direzione «Hai dato una mano a Ciccio a sbarazzarsi del corpo e, visto che ora lui è morto, tu finisci dentro per una ventina d’anni!»
«Weah! Stai calmo e ascolta bene! Quello, il pischello, ha causato un fottio di problemi anche al padre! Io non volevo fare nulla solo spaventarlo! È questo che ho fatto! Gli ho ricordato che il capo è uno solo: suo padre!»
«Per questo lo hai fatto penzolare dalle finestra dell’Empire?» chiese Mancini
«E per cosa altrimenti?» Mac e Mancini si guardarono e scoppiarono a ridere «Per cosa state ridendo?»
«Per l’assurdità della tua storia!» sorrise il Commissario Mancini
«Io ho tutto il tempo che voglio e fino a quando non parli io resto qui ad aspettare!» disse Mac «Commissario Mancini, mi porta un caffè?»
«Come lo vuole Tenente?»
«Nero con due zollette!»
«Niente da mangiare?» chiese prima di uscire «Ho visto una pasticceria italiana qua vicino, pensavo di andare a prendermi qualcosa!»
«Allora lascio scegliere a lei!» sorrise Mac guardando il Commissario Mancini sulla porta.
 
Jo guardava i casi di Mac e fece per mettere mano a quello in cima: “Romilda Bownes”.
Una telefonata la fermò e rispose preoccupata
«Cosa succede Christine?»
«Mac ha il cellulare staccato! Volevo ricordargli che toccava a lui badare ai bambini! Me lo aveva promesso! Mia madre è in ospedale e volevo andare a vedere come stava!»
«Vengo io ad occuparmi dei bambini! Io ho risolto il caso, non era così complicato!»
«È già Domenica! L’ultima volta che l’ho visto è stato giovedì notte!»
«Non preoccuparti! Il suo caso con Mancini è…» si fermò per trovare la parola adatta «Di difficile comprensione! Si stavano per sparare a vicenda qui in ufficio!»
«Quando è successo?» chiese Christine in ansia
«Ieri! Mancini ha tirato fuori la pistola e si è messo a fare il matto! Mac ha dovuto calmarlo!»
 
Mac uscì con un sorriso sulle labbra dalla stanza degli interrogatori al fianco di Mancini
«Chi lo avrebbe detto che bastava mangiare e bere davanti a lui per due ore?»
«Ora però ho il mal di stomaco!» si lamentò Mancini
«Anche io non sono in formissima! Credo che all’indirizzo di Parker ci manderò Danny e Flack!»
Flack comparve da dietro «Non ho potuto fare a meno di ascoltare!» sorrise «Quanti cannoli ti sei mangiato?»
«Meglio che non te lo dico! L’importante è che Costantino ha parlato!»
«Ne hai avanzato qualcuno per Jo?»
«Perché?» chiese Mac
«Ti sta curando I bambini! Christine è in ospedale da tua suocera!»
«Mi scusate allora? Voglio assicurarmi che non sia nulla di grave!» chiese preoccupato Mac
«Penso io a Parker con il Detective Flack e il Detective Messer!» sorrise per rassicurarlo il Commissario Mancini.
 
In breve tempo Mac raggiunse l’ospedale e la camera in cui Christine affiancava la madre nel letto e abbracciava il padre
«Ciao Christine! Buonasera, signore!»
«Si può sapere dove sei stato? Dovevi andare a casa dai bambini!» Christine piangeva
«Parliamone dopo!» disse Mac sedendosi vicino a lei e al padre di Christine «Mi dispiace tanto!»
«Grazie per essere qui!» disse Christine prendendogli la mano
«Grazie davvero!» disse il padre di Christine dandogli una pacca sulla spalla «Lei ti ammirava! Quando ha saputo che Christine si sarebbe sposata con te ha detto “Nostra figlia ha fatto la scelta giusta!”. Quando ti hanno accusato, durante la faccenda di Beirut, e io ho parlato male di te, lei mi ha detto “Non è da Mac!” Non si è mai sbagliata!»
«Mi dispiace solo di non averla potuto fare nulla per lei!» Mac si strinse nelle spalle strinse la mano di Christine «Come è successo?»
«Un infarto! Così almeno dicono i medici!» rispose il padre di Christine.
 
Falck, Danny, Jaime e il Commissario Mancini erano nel bel mezzo di uno scontro a fuoco
«Porca puttana!» urlò Danny riparandosi dietro a una delle macchine posteggiate nel giardino «Flack, ce li ho tutti intorno! Sono nella merda fino al collo! Chiama i tuoi!» urlò nella ricetrasmittente
«Danny! I ragazzi sono l’ultima carta da giocare! Resisti!»
«Vaffanculo! Vuoi trovarmi trivellato dai proiettili di questi stronzi?!»
«E se Parker fugge da uno dei lati che decido di lasciare scoperto?! Non mi prendo la responsabilità di una scelta sbagliata!»
«Diremo che è stata colpa mia! Fai come ti dico!»
In poco tempo un gruppo di poliziotti entrò dal cancello principale e Flack si fece largo tra gli uomini dei Parker, facendosi sempre più vicino all’ingresso della villa. Jaime lo seguì ed entrò per prima dalla porta.
La casa era semi deserta e abbattere i pochi uomini al suo interno fu quasi un gioco finché Flack non sentì puntata la canna di una pistola sulla sua nuca
«Fermo dove sei! Una mossa e sei morto!» Jaime alzò la pistola contro l’uomo «Dolcezza, abbassala! Non vorrai che qualcuno si faccia male?» Jaime seguì le istruzioni dell’uomo «Nessun poliziotto era mai entrato così in casa mia! Mi devo complimentare con voi!» continuò l’uomo «Buttate a terra le pistole!»
«Butta tu la tua Parker!» urlò il Commissario Mancini comparendo da una finestra rotta con altri poliziotti e Danny «È finita!»
 
Mac tornò in ufficio con Jo e Christine. Aveva in braccio McKenna che lo guardava con i suoi grandi occhioni azzurri
«Mi hanno detto che hanno risolto il caso di Parker!»
«Sì è così! Mancini ci teneva a salutarti prima di tornare in Italia! Lo trovi nel tuo ufficio!» gli disse Jo prima di congedarsi.
Mac guardò Christine e Faith ed esclamò «Mi assomiglia ogni giorno di più!» poi guardò McKenna «Mentre lui è molto simile a te!»
«Lui ha qualcosa che mi ricorda mia madre! Faith invece non assomiglia per niente alla tua!»
«Tu non conoscevi mio padre!» sorrise Mac «Vuoi chiamare tuo padre e dirgli di venire a cena da noi questa sera? Conosco lo sguardo che aveva! Ha bisogno di qualcuno vicino!»
«Sì Mac, gli farebbe piacere!» disse Christine scorgendo la porta dell’ufficio di Mac e il Commissario Mancini «Vuoi darmi il bambino?»
«No! Vieni dentro anche tu! Numero tre si è addormentato e mi dispiace svegliarlo!»
Christine scosse il capo «Sulla tua carta di identità ti ricordo che c’è scritto Mac Llewellyn Taylor! Solo per la Chiesa sei McKenna Llewellyn Taylor Jr.»
«Ciò non toglie che comunque lui sia il terzo McKenna!» sorrise Mac entrando con lei nell’ufficio
«Buona sera! Si è perso tutta l’azione Tenente!» lo salutò il Commissario «Per me è giunto il momento di rientrare! Sono stato bene qui!»
«Spero avremo ancora occasione di lavorare insieme! Perché non in Italia?»
«Non voli troppo con la fantasia, Tenente! Purtroppo, è più facile che io torni qui in futuro!» si volse verso Christine «Ho saputo solo pochi minuti fa dell’accaduto! Condoglianze!»
«Grazie!»
«Quando è scomparso mio padre, l’anno scorso, è stato il periodo peggiore che ho dovuto affrontare, per fortuna avevo il più piccolo dei miei tre figli a cui badare!» sorrise alla coppia «Alla prossima allora!» e uscì dalla stanza.
Mac si sedette alla scrivania con il figlio in braccio e accanto a lui si sedette Christine
«Sistemo un attimo qui e poi andiamo!»
«Fai con calma!» sorrise Christine per poi volgere la sua attenzione al telefono che suonava «Parli del diavolo!»
Mac alzò il ricevitore
«Taylor!» si mise ad ascoltare e il suo sguardo si fece serio «Come? Certo! Capisco! Farò del mio meglio per essere lì il prima possibile! Prendo il primo volo per Chicago domani mattina!» abbassò la cornetta e fissò per un attimo il bambino tra le sue braccia, notando che dormiva ancora tranquillo.
Christine lo guardò in attesa che parlasse «Mac?»
«Mia madre è in ospedale! Ha avuto un attacco respiratorio e hanno detto che per ora è cosciente e stabile, ma hanno detto che le condizioni sono gravi e…»
«Vai da lei! Stalle vicino! Ai bambini ci penso io!»
«C’è anche il funerale di tua madre e…»
Christine gli posò l’indice sulle labbra «Ci penso io! Non ti preoccupare se non puoi essere presente! Gli altri capiranno!»
«Grazie!»
 
Quella sera New York aveva improvvisamente perso tutti i suoi colori e le sue luci. Perfino il tempo sembrò voler rendere più tetra quella serata con una pioggia sottile che cadeva lenta nelle strade e lungo le finestre dei grattacieli.  
 

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Capitolo 14
*** EPISODIO XIV: DON’T YOU WORRY CHILD ***


Venerdì 31 Gennaio 2014

EPISODIO XIV: DON’T YOU WORRY CHILD

 
Jo guardava il telefono dell’ufficio, muto. Si mordicchiava le unghie, appoggiata in piedi al muro, aspettava e aspettava, finché a un tratto, finalmente, il telefono suonò
«Detective Danville!»
«Ciao Jo!» rispose Mac con voce assente
«Speravo tanto chiamassi! Come sta tua madre?»
«Non bene! I medici dicono che questi sono i suoi ultimi giorni!» disse sospirando
«Mi dispiace tanto per te! Fatti forza!»
«Ti devo ancora ringraziare per avermi fatto da babysitter con i bambini!»
Jo sorrise «Era il minimo! Non ti preoccupare!» Jo sentì un singhiozzo di Mac «Mac! Coraggio! Se tua madre ti vede piangere intuirà qualcosa! Cerca di tenerle su il morale!»
«Hai ragione!»
Jo sorrise un’ultima volta, prima che sul suo volto comparisse un’espressione cupa vedendo un notiziario nel laboratorio «Tu non puoi capire cosa è appena successo!»
«Cosa è successo?» chiese Mac allarmato
«Un autista di scuolabus è appena stato trovato morto!»
 
Jo arrivò con Angela e Lindsay sul luogo dell’omicidio raggiungendo Sheldon
«Un colpo a bruciapelo!» disse Sheldon
«Qui vicino c’è l’asilo di Lucy e oggi la sua classe andava in gita allo zoo di Central Park!» disse ad un tratto Lindsay preoccupata
«Ho portato il necessario per identificare sul posto la vittima!» disse Angela prendendo un tablet «Ci sono i documenti?» chiese a Sheldon
«Sì! Carl Dugan!» disse mostrandoglieli e imbustandoli nel sacchetto di plastica «Il proiettile non è più all’interno del corpo!»
«Come fai a dirlo?» chiese Jo chinandosi «A me sembra che non possa essere uscito! Non c’è una grande presenza di sangue qui dietro!»
«Mi deludi Jo! Questo però è il lavoro che preferisce Danny e non ti biasimo se…» Sheldon voltò il corpo mentre Lindsay scattava delle foto «…non vedi che ci sono una dozzina di fori d’uscita!»
Lindsay era allibita «Come è possibile?»
«Non è un proiettile convenzionale! Questo è fabbricato in casa unendo vari pezzi! Se lo analizziamo, scommetto che troveremo dell’Antimonio!»
«Quindi non è semplice piombo!» dedusse Jo
«No! Questi proiettili rimangono intatti se impattano con un corpo freddo e si rompono se impattano con una superficie calda!»
«Sono proiettili pericolosi allora! Potrebbero oltrepassare un giubbotto antiproiettile!» esclamò Lindsay posando la reflex.
Angela terminò con il tablet «Il nostro autista doveva portare la classe dell’asilo a Central Park! Direi di spostare le nostre ricerche sullo scuolabus prima che succeda qualcosa ai bambini!»
Lindsay rabbrividì «Lucy!»
 
Mac si accostò al letto della madre
«Perché continui a restare qui? Christine ha sicuramente bisogno di te a casa!»
«Ne abbiamo parlato, mamma! Lei è d’accordo sul fatto che io stia qui con te!» sorrise prendendole la mano
«Sai che sta per finire tutto? Te lo leggo negli occhi!» Mac chinò lo sguardo «Ci sono due cose che devi sapere! Però, perché possa raccontartele, devi andare a casa, prendere in un vecchio scatolone in cantina un album di foto color lavanda e portarlo qui!» Mac le annuì e uscì.
All’esterno Mac prese la macchina che aveva posteggiato e si mise alla guida per raggiungere la villetta di famiglia.
La cantina era sporca, ma vi era un unico scatolone, lo aprì e trovò l’album color lavanda chiuso con un lucchetto. Tornò in ospedale con l’album e lo porse a sua madre.
Millie prese una chiave da un vecchio medaglione che portava al collo e fece scattare la serratura
«Credevo che lì dentro ci fosse solo una vecchia foto di famiglia!»
«Sono anni che non ti vedo sorpreso per qualcosa!» disse la donna debolmente «Aprilo!»
«Questo sono io?» disse Mac indicando un bambino di almeno un anno con gli occhi azzurri. Sfogliò altre due pagine, in quelle foto aveva circa tre anni, «Chi è questo altro bambino? Non mi ricordo di averlo mai visto!»
«Lui è tuo fratello!»
 
 Danny cercò di mantenere la calma
«Non si sono ancora fatti sentire?»
«No! Non sappiamo nulla di loro!» disse Jo
Danny guardò Lindsay preoccupata appoggiata a un muro
«Ce la faremo! Ritroveremo Lucy e gli altri bambini!»
Lindsay annuì «Ho chiamato gli altri genitori e adesso stanno arrivando! Spero solo che i rapitori si facciano sentire!»
Angela stava aspettando istruzioni accanto a un computer. Quando sollevò lo sguardo, rimase molto sorpresa dal vedere Christine avviarsi furtivamente verso l’ufficio di Mac
«Mi scusate? Dovrei andare in bagno!» disse costruendosi un alibi convincente
«Vai, ma torna presto!» la ammonì Jo.
Angela seguì Christine e la vide mettere dei guanti in lattice alle mani per prendere il caso di Romilda Bownes sulla scrivania
«Ciao Christine!»
«Angela!» disse Christine voltandosi verso la porta «Mi hai spaventata! Per quale motivo sei qui?»
«Veramente dovresti dirmelo tu!» disse Angela chiudendo la porta «Andiamo sotto la scrivania! Non ho detto a nessuno di averti vista!»
Christine spostò la sedia e si mise a sedere sotto il tavolo «Cosa vorresti sapere?»
«La verità!»
 
«Bambini, adesso facciamo un gioco!» disse uno dei rapitori con il passamontagna facendo scendere dallo scuolabus i bambini «Vi mettete tutti qui e facciamo una bella foto con anche la maestra!»
Lucy teneva per mano una sua amichetta e le sussurrò all’orecchio «Non ti preoccupare! I miei genitori ci troveranno!»
«Come fai a dirlo?» chiese la bambina dalle trecce nere
«Sono poliziotti! Poi c’è il mio padrino che è il grande capo! Ma mio papà basta per trovarci! Una volta ha risolto un qualcosa in pochissimo tempo!»
«Se è così, perché non siamo a casa dalla mamma?»
«Aline devi avere pazienza!»
I due uomini si avvicinarono alle bambine «Andate con gli altri forza!»
Le bambine camminarono verso i compagni e si allinearono in fila per poter fare la foto di gruppo .
La foto istantanea venne messa in una busta insieme a un foglio e su di essa venne messo l’indirizzo del dipartimento di polizia di New York.
 
Mac guardò la madre con uno sguardo scuro e torvo «Perché tu e papà non me lo avete mai detto?»
«Cosa potevo dirti?» sussurrò Millie
«Almeno informarmi della sua esistenza! Anche se non c’era più era un mio diritto sapere che una volta avevo un fratello! Perché avete scelto di salvare me e non lui?»
«Perché quando ci siamo ritrovati a scegliere tra te e Boyd, lui era quello con più danni dei due! Avevate tre anni!» sospirò «Io vi volevo salvi entrambi, ma i medici ci hanno detto che c’era poco tempo e una sola sala operatoria! Dopo l’incidente che avevamo subito le vostre condizioni si erano aggravate! I medici ci hanno consigliato di salvare te, il tuo trauma cranico era meno grave! Hai perso ugualmente la memoria e di quell’incidente non ricordi nulla di tutto quello che è successo prima! Non riuscivi a riconoscere nemmeno me e tuo padre!»
«Mac e Boyd! Immagino che, quando sono nato, tu non sapessi fossimo in due!» disse Mac
«No non lo sapevo! È stata una bella sorpresa!» fece una pausa soffocando le lacrime «Tutti i giorni sono andata su quella tomba con tuo padre e poi da sola! Perdonami se non te l’ho mai detto!»
Mac le prese la mano «Ti perdono!» sorrise «Hai detto che c’erano due cose che dovevo sapere. Qual è l’altra?»
«L’altra riguarda tua moglie…»
Un medico entrò nella stanza interrompendo Millie
«Tenente Taylor, dovrebbe venire un minuto di là a firmare delle carte!»
«Torno subito! Riordina i pensieri e parleremo di Christine!» disse Mac alzandosi.
 
Angela dovette tornare al computer. Si voltò a guardare Christine uscire con una chiavetta USB in mano «Spero solo di non aver fatto una stronzata!»
«Come Angela?» disse Jo guardando il monitor «Che cosa hai combinato?»
«Niente Jo! Non pensare subito male! Sai quando torna Mac?»
«Appena avrà risolto a Chicago la storia di sua madre! Perché?»
«Perché credo che debba parlare con Christine! Lei mi ha chiamata sul cellulare!»  
Jo si mostrò preoccupata «Ha problemi con i bambini?»
«No con il lavoro!»
In quel momento Flack arrivò con una lettera «Chi vuole possibili impronte digitali e DNA?»
Jo sorrise mettendosi i guanti in lattice e prendendo la lettera sparì nel laboratorio.
Lindsay intanto cercava di tranquillizzare gli altri genitori
«Ascoltatemi! Stanno già analizzando la lettera presto sarò in grado di mostrarvela!»
«Dove sono i nostri figli? Vado io a fare a pezzi quegli stronzi!»
Danny entrò nella stanza «Ho qui la lettera! Vogliono 20 000 $ a bambino! Sono trenta, fatevi due calcoli!» si sporse verso Lindsay «Niente impronte o tracce di DNA! La lettera è stata consegnata a mano e adesso stanno ricercando la calligrafia!»
«Tra qualche ora avremo qualcosa!» disse seria Lindsay ai genitori.
 
Mac rientrò nella camera della madre e la vide immobile nel letto. Si mise con la schiena contro la parete cercando di soffocare le lacrime chiudendo gli occhi e mantenere un respiro regolare.
«Permesso?» chiese una voce maschile dalla porta.
Mac aprì gli occhi e si staccò dal muro «Prego!»
L’uomo che entrò guardò per un secondo Mac negli occhi. L’uomo aveva gli occhi marrone scuro e i capelli bianchi, era alto e portava il collarino ecclesiastico
«Tu devi essere Mac!» esclamò
«Sì! Non ricordo chi sia lei!»
«Mattew Kane, il prete che ha fatto visita a tua madre una volta alla settimana da quando è morto Boyd! L’ultima volta che ti ho visto eri un bambino di sei anni!»
Mac fissò per un attimo l’uomo e indagò il suo volto dietro gli occhiali spessi
«Scusi, ma davvero non mi ricordo! Non ricordo molto di quegli anni!»
«Era Agosto! Dovevi cominciare la scuola a Settembre!»
«Allora i sei anni dovevo ancora compierli!»
L’uomo sorrise «Sentite condoglianze Mac!»
Mac inclinò verso l’alto l’angolo sinistro della bocca, in segno di gratitudine
«Voleva dirmi un sacco di cose! Voleva parlarmi di mia moglie e accennare qualcos’altro di mio fratello!»
«Di Boyd posso parlarne io!»
Mac si asciugò una lacrima «Mi piacerebbe poter parlare con lei!»
«Ti aiuto a organizzare il rito funebre. Lo potrei celebrare io, se per te va bene!»
«Certo!»
 
«E tu come ti chiami?» Lucy era immobile davanti al primo rapitore e lo fissava senza parlare «Hanno detto tutti il loro nome e cognome piccina!» Lucy restava immobile respirando a fondo «Tesorino, ti conviene parlare!» disse l’uomo indicandole il socio «Lui non è così buono con i bambini!»
Lucy prese un profondo respiro «Mi chiamo Lucy Messer!»
«Bene, Lucy! Mamma e papà che lavoro fanno?»
«Sono…» si morse il labbro «Sono Detective!»
«Cavolo! Sono bravi?»
«Sì!»
«Scommetto che questa volta non ti troveranno cara mia! Non hai paura?»
Lucy rise «Non ho paura! Voi non conoscete i miei genitori e il mio padrino! Se non mi trovano mamma e papà ci penserà lui! Sarete voi a dover avere paura!»
«Piccola impertinente!» disse il socio del primo alzando una mano per colpirla
«Tranquillo!» lo calmò il primo «Sono sicuro che questa bambina ha solo la lingua un po’ troppo lunga e che d’ora in avanti farà la brava! Non vuoi certo che il mio amico ti renda irriconoscibile agli occhi di mamma e papà?»
 
Christine era divisa tra i gemelli e il suo computer
«Chissà come sta Mac!» prese il cellulare e compose il suo numero «Pronto?»
«Christine! È bello sentire la tua voce!» disse Mac singhiozzando
«Mac, è successo… mi dispiace!» rispose lei corrugando le sopracciglia
«Dobbiamo farci forza a vicenda!»
«Sì Mac!» sorrise Christine «Le nostre madri non vorrebbero vederci così abbattuti! Quando c’è il funerale? Voglio esserci!»
«No Christine! Ci sono i gemelli a cui badare! È meglio se resti con loro!»
«Ho bisogno di tenere impegnato mio padre e i gemelli sono l’ideale! Dimmi tra quanto c’è il funerale!»
Mac sospirò «Domani in chiesa! Vengono i miei parenti più stretti!»
«Prenoto un volo e arrivo! Ti scrivo quando sono in aeroporto!»
Mac singhiozzò un’altra volta «Ok! Ci sentiamo dopo!»
«Non piangere più! Lei ti sarà sempre accanto!»
«Vale anche per te!» disse Mac notando un cambiamento nella voce di Christine «Aspetto un tuo messaggio!»
«Ok! Ti amo!»
«Anche io!»
Christine chiuse la telefonata e guardò la posta elettronica. C’era un nuovo messaggio e si affrettò a leggerlo:
“Time up! It’s time to restart to work!”
Christine sbuffò e si affrettò a rispondere “Not now! I’ve got some family affairs to do!”
La risposta arrivò quasi istantanea “You’re supposed to be available on Sunday!”
“I can make it!” rispose un’ultima volta Christine.
 
Lindsay cercò di capire dove si trovava il posto per lasciare i soldi
«Jo, non credi che dovremmo chiamare Mac?»
«Ho appena parlato con Christine! È morta sua madre ed è meglio non farlo preoccupare!»
Danny sobbalzò «Trovato! È un vecchio magazzino!»
«Abbiamo ventinove coppie di là che non si accontenteranno del luogo dei soldi e vorranno sapere altro!» disse Lindsay.
Flack arrivò con un foglio «Ragazzi la situazione comincia a precipitare!» mise il foglio in mano a Jo
«Cos’è?» chiese Danny
«L’FBI interviene! Manderà un suo agente speciale!» rispose sbrigativa Jo «Devono controllare che siano effettivamente i soggetti che stanno cercando!»
«Ci metteranno in contatto con questo agente?» chiese Lindsay
«No! Verrà il responsabile degli agenti speciali qui da noi! Ci darà informazioni su chi sono i rapitori! Hanno riconosciuto il loro modus operandi e soprattutto le pallottole usate!»
«Dovremo cooperare con l’FBI?» chiese Flack
«Ho paura di sì!» sospirò Jo
Angela, rimasta a fissare Jo per tutto quel tempo, disse «Sai qualcos’altro, vero?»
«Sì! Avendo lavorato con loro per anni potrebbero fidarsi ciecamente di noi e, visto che Mac non c’è, potrebbero chiederci più collaborazione di quella che ci aspettiamo!»
 
L’aereo atterrò e Christine scese con il cellulare in mano, pronta per scrivere a Mac, quando qualcuno la chiamò. Riconoscendo il numero, dovette rispondere
«Si può sapere cosa vuoi?!»
«Stai andando da lui, vero? Ancora non capisco come tu abbia potuto sposarlo!» quella voce maschile scoppiò in una fragorosa risata
«J.J. non cambierai mai! Tu non credi che io possa provare emozioni come qualsiasi donna!»
«Tu non sei una donna qualsiasi Chris!» rispose  l’uomo «Lui non ti ha dato nessun diminutivo e crede che tu sia una povera fanciulla da proteggere! Come ci si sente a recitare un ruolo più spesso?»
«Non sto recitando! Con lui non ho mai finto! Non ho bisogno di apparire diversa!»
«Perché non gli hai detto del tuo segreto?»
«Perché sto cercando di uscirne! Ho due figli, sono innamorata e ho un lavoro che mi garantisce un reddito sicuro!» urlò Christine entrando nel bus che doveva portarla all’aeroporto «Un giorno gli parlerò del mio passato! Questa è l’ultima volta che ti faccio questo favore! Sia chiaro J.J., io mollo tutto!»
L’uomo dall’altra parte rise «Non finisce così Christine! Noi sappiamo chi sei e come trovarti! Quindi fai la brava e fai ancora qualche lavoretto per noi! Ce ne è uno lì a Chicago! Potresti risolvere tu la faccenda al posto mio! Ce la fai ad allontanarti?»
«Veramente devo chiamare Mac per farmi venire a prendere!»
«Capisco! Risolvi il funerale! Stanotte accendi il cellulare e tieniti pronta a seguire le mie istruzioni!» Christine fece per riattaccare il cellulare
«Ah, Christine! Mi dispiace immensamente per tua madre! Sono lieto di aver potuto partecipare al funerale! Una cerimonia semplice, ma carica di sentimento! Ultimissima cosa! Il viola non ti dona! Torna ad usare il blu!»
Christine si guardò intorno e lo vide all’ingresso del terminal «Bastardo!» mise nuovamente mano al telefono e compose il numero di Mac «Guarda cosa mi tocca fare per non parlare con J.J.!»
 
Jo strinse la mano di un uomo nel corridoio e guardò Angela arricciare il naso dal laboratorio
«Detective Danville, spero potremo avere una proficua collaborazione!»
«Detective Glasgow! Me lo auguro anch’io!» disse mentre Jo lo faceva accomodare nel suo ufficio
«Vado a prendere tutta la documentazione sul caso!»
Jo uscì passando davanti all’ufficio di Mac e notò che i casi irrisolti non erano impilati come al solito: erano troppo perfetti.
Si ricordò in quel momento una scena avvenuta tempo fa all’interno di quell’ufficio: Christine era tenuta d’occhio da Mac e da tutta la squadra a causa della Primula. Lei non aveva nulla da fare e così si era messa ad impilare alla precisione tutti i casi irrisolti sulla scrivania di Mac, rispettandone l’ordine.
Jo trasalì e si diresse verso il laboratorio
«Angela! Cosa è successo nell’ufficio di Mac?»
«Assolutamente nulla! Perché?»
«Perché lui non impila in quel modo i casi irrisolti! Sappiamo bene che c’è una persona sola che li impila così! È per caso venuta Christine?»
«Cosa dici? No! certo che no!»
Jo era poco convinta, ma lasciò Angela alle prese con una ricerca di indirizzi da cui poteva provenire la lettera, prima di prendere i fascicoli e andarsene.
«Di chi è l’ufficio difronte al suo?» chiese il Detective Glasgow dell’FBI
«Del mio superiore: il Tenente Mac Taylor!»
«Ho dato un’occhiata alle foto… conosco la donna che è al suo fianco in quella sulla scrivania! Che rapporti hanno?»
«Sono sposati!»
«Dica al suo collega di stare attento! Quella donna non è chi dice di essere!»
«Cosa intende dire?» chiese Jo
«È pericolosa! Capace di uccidere!»
«Credo che lei si stia confondendo con qualcun altro!»
«Christine Whitney! Questo è il suo vero nome! Lei con quale la conosce?»
«Con quello!»
Il detective dell’FBI si irrigidì «Santo cielo! Allora è vero quello che mi aveva scritto!»
 
Mac guardò la bara della madre un’ultima volta, prese un pugno di terra e lo gettò sopra di essa. Tutti gli altri parenti e amici intervenuti alla funzione lo imitarono e anche Christine, che lamentò un dolore alla spalla quando Mac la abbracciò.
«Stai bene?» le chiese Mac
«Sì! Non preoccuparti! Ho solo dormito male!» rispose lei prendendogli una mano e guardando la tomba del padre di Mac accanto a quella di Millie «Non sapevo avessi un fratello!»
«Io l’ho scoperto da mia madre poco prima che…»
Alcuni parenti si avvicinarono per abbracciare Mac
«Verremo a trovarti a New York! È una promessa!» dissero due ragazze di trent’anni.
Altri parenti si fecero avanti tutti con le stesse parole e con gli stessi volti intristiti. Mac salutò e ringraziò tutti.
Quando lui e Christine rimasero soli, davanti alla tomba, la prese per mano
«Andiamo! Voglio sistemare casa prima di tornare a New York!»
 
Danny terminò di mettere insieme la cifra necessaria per il riscatto quando il telefono suonò
«Messer!»
«Ciao Danny, sono Christine! Sono con Mac a Chicago e non riesco a rintracciare Jo! Avrei bisogno di un favore!»
Danny si alzò dalla scrivania «Dimmi tutto!»
«Potresti andare a casa mia e controllare che mio padre e i bambini stiano bene?»
«Nessun problema!» disse Danny preoccupato
«Il caso che state tentando di risolvere non va nella giusta direzione?»
«No! Hanno preso lo scuolabus di Lucy e siamo tutti agitati! Per fortuna è arrivata l’FBI! Forse loro possono aiutarci!»
Mac prese il telefono dalle mani di Christine
«Aggiornami sul caso! Tra qualche ora sono di ritorno e ho bisogno di non pensare a determinate cose!»
«Hanno rapito i bambini dell’asilo e c’è anche Lucy tra di loro! L’FBI ci aiuta, ma non conoscono l’identità dei rapitori e dicono che manderanno un agente speciale a risolvere la situazione! A grandi linee, la situazione è questa!»
«Perfetto! Sto arrivando!» disse Mac chiudendo la telefonata.
Danny rimase sorpreso e poi uscì dall’ufficio «Angela vai a casa di Mac e controlla il padre di Christine e i bambini!»
«Sistemi tu qui?» chiese Angela indicando il computer «È un rapporto da inviare a Sinclair! Vuole i dettagli dell’operazione, ti aiuta Sheldon!»
 
Jo era ancora a parlare con il Detective dell’FBI
«Non sapevo che Christine…»
«Quello che le chiedo è semplice: fare in modo che Mac Taylor e Christine partecipino a quel ballo separatamente! Che ci vadano senza aspettarsi di incontrarsi! Risolveranno la situazione, per certo, con un divorzio!»
«E dopo?»
«Bisognerà vedere! In genere i capi del mio programma optano per l’eliminazione!»
«Ci sono due bambini di mezzo! Non potete…»
«Non mi riferivo alla madre! Lo sa che il Sergente Russell è stato trovato morto nella sua cella?»
Jo rabbrividì «Mi sta dicendo che dovrei aiutarla ad uccidere il mio capo?!»
Il Detective Glasgow annuì «Christine Whitney non farà la fine del topo! Posso assicurarlo!»
 
Mac e Christine atterrarono a New York
«Io vado a casa!»
«Va bene Christine! Ci vediamo appena il caso verrà risolto!» disse Mac baciandola
Salirono su due taxi e si salutarono con un cenno della mano appena le due vetture si prepararono a percorrere due percorsi diversi.
Mac in ufficio vide Danny alle prese con un rapporto a computer insieme a Sheldon
«Credevo fossi a casa mia!»
«Mac!» lo abbracciò Danny «Mi dispiace tanto! Ci è andata Angela dai bambini!»
«Dispiace a me che abbiano rapito Lucy!» anche Sheldon si avvicinò a Mac «Come stai Sheldon?»
«Potrei stare meglio se non ci fosse questa terribile sensazione di pericolo incombente!»
«Non parlarmi di brutte sensazioni! Io ho appena scoperto che avevo un fratello gemello!» disse Mac mettendosi a leggere il rapporto «Direi che posso andare a fare un sopralluogo veloce sulla scena!» disse «Sheldon, vieni con me?»
«Perché io?»
«Se i rapitori chiamano per l’ultimo accordo da prendere, ovvero l’ora, preferisco che sia Danny a rispondere!»
Sheldon annuì e uscì con Mac.
Jo li vide e senza dire nulla abbracciò Mac che rimase parecchio sorpreso tanto da esclamare
«Jo, sono ancora vivo!»
«Lo so è solo che… mi sei mancato!»
«Voglio aiutarvi e sto andando sulla scena del crimine! Hai qualcosa da fare qui?»
«No il Detective Glasgow è appena andato via!» disse staccandosi da Mac «Vengo con voi!»
«Con questa siamo a cinque!» sorrise Sheldon «Cinque volte in due giorni che andiamo sulla scena del crimine!»
«Spero solo di farmi abbastanza chiare le idee per non tornarci più dopo!» sospirò Mac.
 
Danny ricevette un messaggio sul computer
«Lindsay! Lindsay! Vieni qui!»
Lindsay lesse il messaggio
“I’m the special agent of FBI! I know were the kids are kept! I need support in Staten Island!”
Lindsay chiamò Mac
«Andate a Staten Island! L’agente dell’FBI si è appena messo in contatto con noi!»
«Ci andiamo subito!» disse Mac facendo una pericolosissima inversione a U nel traffico di Manhattan.
«Mac!» urlò Sheldon «Jo è incinta! Te lo devo forse ricordare?»
«No! Però siamo di fretta! Chiama Flack!»
 
Flack prese con sé sulla sua macchina un paio di uomini e Jaime e altre due vetture lo seguirono per fargli da scorta
«A tutte le unità! Stiamo per intervenire in un rapimento in cui sono coinvolti dei minori! Prestare la massima attenzione! Ripeto prestare la massima attenzione! Sono armati con proiettili fabbricati in casa non fatevi colpire!»
A Staten Island le macchine si fermarono davanti a una vecchia casa coloniale e Flack diede il permesso di entrare.
Mac fece restare Jo in macchina e si unì, insieme a Sheldon, a Flack e alla sua squadra.
Jaime a un tratto scoppiò in una fragorosa risata «Venite qui a vedere!»
Mac e gli altri si avvicinarono e videro i due rapitori legati insieme con i bambini intorno che lanciavano contro loro della vernice contenuta in alcuni barattoli mentre la maestra cercava di tranquillizzare i più spaventati.
Lucy si voltò e incrociò lo sguardo stupito di Mac
«Mac!» urlò correndogli incontro «È stata una signora a mettere K.O. i cattivi!»
Mac la abbracciò «Come sono contento di vedere che stai bene!»
«Dove sono la mamma e il papà?»
«In ufficio! Sono stati loro a trovarvi!»
La bambina sbadigliò «Ho sonno e ho fame!»
«Adesso andiamo a mangiare!» sorrise Mac prendendola in braccio e portandola fuori. La fece sedere sul sedile posteriore dell’auto e le mise la cintura «Infrangiamo qualche regola!»
Jo sorrise «Se agiamo per una buona causa, non è infrangere le regole!»
Mac guardò gli altri bambini che salivano sulle auto della polizia
«Aline!» chiamò Lucy.
La bambina si voltò nella sua direzione «Avevi ragione Lulu! Sono venuti a prenderci!»
Mac andò a prendere per man la bambina
«Ti va di provare la macchina grossa e stare con Lucy?»
«Se anche lì c’è la sirena, ok!»
«Certo che c’è la sirena! La mia macchina è più bella di quelle dove stanno salendo i tuoi compagni!»
La bambina sorrise «Come si fa a salire?»
 
Danny abbracciò Lucy e con lei in braccio corse da Lindsay
«Guarda chi c’è!» rise Danny
Lindsay smise di mangiucchiarsi le unghie e distolse lo sguardo dalla finestra
«Lucy!»
«Mamma! I cattivi hanno perso! La signora bionda ci ha salvati!»
«Non sono stati Mac, Flack e gli altri?» domandò sorpresa Lindsay
«No!»
Lindsay strinse Lucy e lanciò uno sguardo preoccupato a Danny
«E se si trattasse di qualcuno come “La Rosa Bianca”?»
«Lindsay, non tutti gli agenti segreti sono futuri serial killer!»
Lindsay sorrise «È vero! Dimenticavo che per il nostro lavoro non possiamo partire con dei pregiudizi!»
Lucy sbadigliò «Ho sonno! Possiamo andare a casa?»
Lindsay la strinse forte a sé «Certo tesoro!»
 
Christine stava preparando la cena, quando sentì la maniglia della porta d’ingresso abbassarsi
«Ciao Mac!» salutò riconoscendo i passi
«Ciao Christine!» rispose lui a sua volta. Fece un paio di passi e andò in sala dove vide i gemelli dormire sul divano accanto al padre di Christine.
Entrò in cucina e abbracciò Christine da dietro
«In questa casa dormono tutti!»
«Tu sei arrivato nel momento di calma! Non sai che disastro questo pomeriggio!»
«Ma se sei uscita verso le quattro lasciando tutto da gestire a me?!» esclamò il padre entrando in cucina «Come fa a cucinare con te che la abbracci da dietro?» Mac si staccò da Christine e rivolse la sua attenzione all’uomo che continuava a riprenderlo «Lo sai che hai il frigorifero vuoto e che Christine ha pensato bene di non prendere nulla da mangiare?» poi si volse alla figlia «Ancora mi domando perché tu sia uscita!»
«Avevo bisogno di una boccata d’aria!»
«Sei tornata neanche un’ora e mezza fa e ti sei messa ai fornelli dopo aver dato il latte ai bambini! Faith era impossibile da mettere nella culla, l’ho dovuta tenere in braccio tutto il tempo!» la rimproverò il padre
«Ero certa che te la saresti cavata benissimo senza di me!»
«Avete bisogno che qualcuno stabilisca per voi delle regole! Io non ci sarò per sempre a pararvi il fondoschiena!» disse l’uomo sentendo un pianto
«Questa è Faith!» confermo Christine
«Tale madre tale figlia! Per fortuna non ci sarò quando sarai alle prese con le sue crisi adolescenziali!»
Mac sorrise «Se davvero Faith è uguale a te, spero lo rimanga anche da adulta!» disse prendendole una ciocca di capelli e giocandoci
«Più tardi, accompagni tu mio padre a casa? Almeno scendi anche in garage a vuotare la spazzatura!»
«Hai sempre un secondo fine tu!»
Christine guardò l’espressione di Mac e smise di ridere.
Quel viso era lo stesso della madre di lui, il primo giorno che l’aveva conosciuta a Marzo.
Come dimenticare il suo rientro a casa dopo aver terminato di lavorare e deciso di tornare a casa prima quella sera per cucinare qualcosa a Mac che era bloccato con Reed in ufficio?
 
Christine era appena rientrata in casa quando si era trovata davanti quella donna
«Tu devi essere Christine!»
«Lei invece chi è?» disse Christine sulla difensiva
«Millie Taylor!»
Christine l’aveva osservata a lungo, notando che Mac non aveva molti tratti somatici identici ai suoi, lo stesso non si poteva dire delle espressioni facciali.
La donna aveva aggiunto con un sorriso «In tanti mi dicono che Mac non mi somiglia molto! Però sono davvero sua madre!»
«Non ne dubito!» aveva detto Christine
«Vieni! Sediamoci sul divano! Approfittiamo del tempo che abbiamo per conoscerci meglio!»
Quello sembrava più un ordine che un invito.
Christine l’aveva seguita sul divano di pelle nera sbattendo più volte le palpebre
«Quando è arrivata in città?»
«Questa mattina! Mac doveva andare a lavorare, così gli ho chiesto di lasciare la chiave sotto lo zerbino!» guardò Christine diventare pallida e il sudore scenderle dalla fronte «Non hai un bell’aspetto! Cosa ti succede?»
«Penso che il pranzo mi sia rimasto sullo stomaco!»
«Credo sia qualcosa di più! Stai anche tremando! Ti gira la testa?»
«Sì! È cominciato tutto a un tratto! Di sicuro non è nulla di grave!»
«Non credo!» disse mettendo mano al telefono e componendo il 911
«911, qual è l’emergenza?»
«Ho qui con me una donna che mostra i primi sintomi di un’intossicazione alimentare!»
«Abbiamo appena rintracciato la sua chiamata! L’ambulanza sta già arrivando!»
 
Quel ricordo la aveva tenuta distaccata per tutta la cena
«Allora? Cosa ne pensi Christine?» la voce di Mac sembrò un eco lontano
«Cosa?»
«Del progetto di trasferirci a Chicago quando saremo in pensione…» disse Mac
«Sì! È una buona idea! New York quel giorno non avrà altro da offrirci!»
Il padre di Christine la guardò farsi sempre più seria
«Come fai a dire che una città come New York non avrà più niente da darti?»
«Credimi papà! Ci sono delle cose che conosco anche troppo bene di New York e che a Chicago non ci sono!»
Il padre di Christine la guardò capendo a cosa si riferisse, diversamente da Mac.
Finita la cena, Mac scese in garage con il padre di Christine convinto di trovare posteggiata l’auto del suocero. Gettò i sacchetti della spazzatura nel bidone ed aprì la saracinesca. Rimase sorpreso nel trovare posteggiata una Mercedes-Benz CLS63 AMG grigio metallizzato.
Vi trovò un biglietto da parte di Christine
“I Thought that when you don’t drive the police car you can drive a special one! It’s a gift of a friend of mine! It’s for the Marriage (he was travelling that day and he arrives always late)
Maybe you can pass at the restaurant and check the situation while I am at home! First take my father to his place!”

Mac rise e fece accomodare il suocero in macchina
«Dirò a Christine della tua fantastica reazione!» disse l’uomo
«Volevate farmi una sorpresa?»
«Christine ha trovato le chiavi nella cassetta delle lettere e la macchina nel viale qui dietro! La sorpresa l’hanno fatta prima a lei che a te!»
Mac mise in moto e ascoltò il rombo del motore
«Pronto?»
«Falla decollare!»
Mac mise la prima e sgommò fuori dal garage.
 
Jo abbracciò Sheldon uscendo dall’edificio della Scientifica tornando verso casa
«Angela ha ragione! Christine e Mac devono parlare! Hanno dei problemi seri!»
«È successo qualcosa con i gemelli?» chiese Sheldon vedendo il bus che doveva riportarli a casa passare prima di raggiungere la fermata.
«No! Hanno problemi di lavoro!» disse Jo guardando un messaggio del Detective Glasgow
“One week Det. Danville! One week!”
Jo divenne nervosa
«Cosa c’è?» chiese Sheldon
«Posso farti una domanda?»
«Sicuro!»
«Se ti dicessero che devi aiutare qualcuno ad uccidere il tuo capo, e questo qualcuno ha un ruolo importante essendo più in alto del tuo capo, lo faresti?»
«Non dirmi che ti hanno chiesto di uccidere Mac! Sarebbe il colmo!» disse Sheldon ridendo.
Jo invece rimase seria.

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Capitolo 15
*** EPISODIO XV: LIE TO ME ***


Venerdì 7 Febbraio 2014

EPISODIO XV: LIE TO ME

 
Mac era uscito di casa dal garage alla guida della sua nuova auto.
In casa Christine aveva appena riagganciato il telefono e guardava i gemelli dormire tranquilli nelle loro culle. Si diresse verso l’armadio alla ricerca di un abito da sera
«Sarà l’ultima volta J.J.! Poi dovrai lasciarmi vivere la mia vita!»
Scartò un abito nero e uno bianco, ne restavano uno viola e uno rosso. Guardò il cartellino appeso sul vestito rosso, scritto dalla sua stessa mano:
“Do not open until February 14”.
«È inutile mettermi l’altro! J.J. ha detto che è un ballo di gala! Non posso assolutamente indossare un normale abito!»
Lo indossò e si guardò allo specchio «Forse lo spacco è troppo eccessivo… Questo abito lo avevo comprato per una serata speciale con Mac non per J.J.!» scosse la testa e si diresse verso il bagno «È tardi per trovare un altro abito! Dovrò uscire così!»
Il rumore del citofono invase la casa.
Christine si mise di fretta qualcosa per coprire lo spacco che dal ginocchio le arrivava quasi alla fine della coscia
«Bambina mia! La prossima volta avvisami prima che ti devo tenere i bambini!» disse l’uomo entrando dalla porta
«Hai ragione papà! Però devo andare in un posto che Mac non doveva sapere e…»
«Non glielo hai ancora detto!»
«No!»
«Lo hai detto a sua madre! Pensi che se lo sia portato nella tomba?»
«So per certo che è così! Mac non mi ha dato cenni di sapere qualcosa! Io gli ho detto che avrei dovuto parlagli di una cosa importante già quando lo hanno scagionato dalla faccenda di Beirut, ma il lavoro e i vari accadimenti non ce lo hanno permesso!»
L’uomo sospirò «J.J. lo sa che questa è l’ultima volta? Prima non eri sposata e non avevi figli. Potevi permetterti di fare certe cose, ma ora…» sbuffò «Maledetto il giorno in cui hai cominciato!»
«Avevo diciotto anni! Cosa potevo saperne che la cosa sarebbe durata così a lungo?»
«Come ti sei vestita?»
«Con un vestito!»
«Quanto è lungo lo spacco?»
«Fai il poliziotto anche tu adesso?» domandò Christine irritata.
Il citofono suonò di nuovo.
Christine guardò chi era dalla telecamera
«È J.J.! Devo andare!»
 
Mac cercava Jo e Sheldon nella grande sala.
I due erano appartati in un angolo
«Non sono convinto di quello che stiamo per fare!» disse Sheldon
«Ci riusciremo vedrai! Li faremo incontrare!» sussurrò Jo «Christine si ritroverà a dover ballare con Mac!»
Si avvicinarono a Mac che li salutò «Vi ho cercati ovunque! Siete davvero eleganti ragazzi!»
«Grazie Mac! Anche tu però sei molto affascinante!» gli fece notare Jo
«Ti prego! Mi dispiace aver lasciato a casa Christine da sola!»
«Non sentirti in colpa! Sono sicuro che riuscirai a divertirti!» sorrise Sheldon
«Come mai al ballo di gala dell’FBI hanno invitato anche noi due?» chiese Mac a Jo
«Per la nostra ultima collaborazione! Ho insistito perché venisse invitata tutta la nostra squadra, ma non è servito!»
Da una porta secondaria entrò J.J. con Christine, lei si tolse l’impermeabile invernale rivelando lo spacco e la bellezza del vestito
«Sei davvero affascinante Whitney! O forse dovrei dire Whitney Taylor!»
«Sono qui per dire addio a questa vita J.J.! Non per fiondarmici dentro un’altra volta!»
«Perché non balliamo?» la invitò J.J.
Dall’altra parte della stanza anche Jo e Mac avevano cominciato a ballare
«Quando hai imparato a ballare il valzer?» chiese lei
«Al liceo! Dovevo portare fuori la mia prima ragazza!»
«Il ballo del liceo! Quanti ricordi sulla mia prima volta!» sussurrò Jo
«La prima volta che hai ballato?»
«Se vogliamo metterla in questi termini, sì!»
«Ah quella prima volta! Sì, anche per me quel ballo è stata la prima esperienza… non era programmato e quindi eravamo parecchio imbarazzati!»
Jo rise «Pensa che la mia prima volta è diventato, dopo qualche anno, mio marito!»
Mac rise con lei.
Jo intravide Christine ballare con un uomo biondo vestito con un abito grigio chiaro
«Il tango davvero non lo so ballare!» disse sentendo partire il brano «Perché non balli con tua moglie!» disse affiancando perfettamente Christine e il suo accompagnatore «Intanto potreste finalmente parlare!»
«Cosa ti dicevo Chris? Hai trovato qualcuno con cui ballare il tango!» sorrise J.J.
Mac e Christine si guardarono sorpresi, per la prima volta da quando si conoscevano si erano mentiti a vicenda.
«Vi stanno spiando da quando siete usciti di casa! La canzone è già iniziata! Se volete parlare, vi conviene farlo ora!» disse Jo «Io vado da Sheldon!»
«Coraggio Chris! È la tua occasione!» sorrise J.J. «Complimenti nei gusti per le donne, Tenente!»
«Stronzo!» gli sibilò Christine non abbastanza piano da non farsi sentire da Jo e Mac.
 
Mac guardò la moglie e per primo ebbe il coraggio di parlare
«Si può sapere cosa ci è successo?»
«Devi sapere la verità che tua madre ti ha tenuto nascosta e che, se la morte non le avesse cucito la bocca, tu già conosceresti!» gli prese le mani e cominciò a volteggiare con lui sulle note di una canzone vivace e allegra.
 
I took the perfect avenue, down the road to both of you
Did I go dutch?
This is too much!..
 
«Raccontami la verità allora!» disse Mac assecondando la musica con i suoi movimenti e arrivando a stringere di più a sé Christine, senza guardarla in viso
«Ho sempre avuto una doppia vita! Sono anni che va avanti così e speravo di uscirne una volta sposati!» gli si avvicinò a un orecchio «Non sono come “La rosa Bianca”!»
Mac trasalì e Christine sentì il suo cuore sobbalzare
«Sei un sicario del Governo degli Stati Uniti!»
«No! Un’agente sotto copertura dell’FBI! Ti posso dire le mie ultime missioni se vuoi! Così puoi farti un’idea di cosa faccio fuori dalla nostra relazione!» si staccò da lui «Potrai capire perché ti ho taciuto tutto per tre anni!»
«Non mi serve che tu me lo dica! Hai ucciso un malavitoso mentre eravamo a Chicago!» si mise dietro a lei e la guardò fissa negli occhi «Ti faceva male un braccio al funerale!»
«Quello è stato un incidente dato che è finito sotto un’auto! Poi ho salvato i bambini dello scuolabus con Erika!»
Mac trasalì un’altra volta «La moglie di Russell!?»
«Tu ancora non sai che Russell è morto! Il motivo per cui ci hanno fatto incontrare è semplice: se ci separiamo questa notte, tu non vedrai sorgere il sole e io tornerò a lavorare come prima! È da quando ti ho detto “sì” che sto cercando di assicurarmi che con te ci sia sempre qualcuno!»
Mac la fece piroettare sul posto e per un po’ continuarono a ballare senza dirsi altro.
In sottofondo avevano ancora quella canzone.
 
…I can’t separate your sins,
To me you’re acting like you’re twins…
 
Christine gli posò le labbra sul collo, un paio di volte, baciandolo. Mac inarcò la schiena arrivando a sollevarla da terra e facendola atterrare davanti a lui la baciò dolcemente sulla guancia.
 
..This is a mess,
Is this a test?...
 
Le coppie rimaste in pista erano davvero poche.
Christine allacciò la gamba sinistra a quella destra di Mac, scoprendo la sua coscia per intero.
 
…How many guesses do I get?
Till only one of you is left
You’re quite the same, …
 
Mac corse con la sua mano a coprire come poteva la vista agli occhi dei presenti.
 
If love’s the gain…
 
Christine si risollevò e si avvicinò con il viso al volto di Mac
«Qual è il tuo piano agente?» le chiese Mac a fior di labbra
«Perché ansimi? È la stanchezza oppure…»
«La seconda che stavi per dire! Come ci salviamo?» chiese Mac
«Semplice!» disse Christine abbassando la gamba ed eseguendo un'altra piroetta «In parte asseconderemo i miei capi!»
«Non mi va che tu rischi la vita! Non mi piace!»
«Guarda caso, ora sai come sto io tutte le volte che tu esci di casa! Ammetti di non averci mai pensato?»
Mac non seppe cosa rispondere e decise di continuare a ballare guidando con armonia Christine, lasciandosi pervadere dalle emozioni e decise di seguire le regole: non guardarla negli occhi.
 
Treating girls like a yo-yo is a no no of monumental kind
If playing with your string had lanced to be your thing
It’s easy to say to both, oh nevermind…
 
Sequenze interminabili con passi da otto o da sei: Camminata, Baldosa, Ocho, Giro, Molinete, Sacada avanti oppure indietro…
 
And get me wicked up
Shake it up
Tangled up
You could be breaking up, making up
Tangled up
You can’t be faking it,
Making it from my love
With all this tragedy, don’t get me tangled up…
 
Mac, intuendo che la conclusione del brano era vicina, fece scivolare Christine in avanti.
 
…Tangled up…
 
Lei allungò la gamba sinistra dietro e inarcò la schiena.
 
…Tangled up…
 
Lui dovette semplicemente spostare il piede destro, mantenere la gamba sinistra salda e sorreggere Christine con la mano destra chinandosi su di lei.
 
…Tangled up
 
Rimasero a guadarsi negli occhi per poco tempo perché Mac si chinò sulle labbra di lei velocemente.
 
Jo sorrise a Sheldon
«Ce la abbiamo fatta! Forse i capi di Christine si convinceranno che Mac non costituisce alcuna minaccia!»
«Hanno solo perso una loro agente!» disse Sheldon
J.J. sospiro «Accidenti Chris! Quelli un giorno, quando non ci saranno i vostri figli, vi faranno fuori!»
Jo sorrise guardandolo «Agente Harris, le posso assicurare che, al di fuori delle mura domestiche, non saranno mai soli!»
«Se vogliono possono farli fuori anche ora davanti a tutti! Basta un sicario del Governo! Secondo voi chi ha ucciso “La Primula Rossa”?»
Jo lo guardò «Stavate cercando di recuperare Christine!»
«Poi abbiamo saputo che i CSI, che inusualmente sono anche Detective, ci avevano preceduti! Mac Taylor ha veramente una faccia tosta! Si è messo nei casini in prima persona per salvare Chris!»
«Voi l’avete abbandonata a sé stessa una volta datale l’identità segreta!» sibilò Jo
«Era al sicuro!»
«E come mai la Primula l’ha catturata?»
Sheldon distolse la loro attenzione
«Cosa c’è al piano di sopra?»
J.J. sobbalzò «Se lo porta in camera da letto?»
«Agente Harris, sono marito e moglie! Cosa le fa pensare che sia una situazione anormale?» chiese Sheldon
«Se ci fosse un sicario nella stanza di Chris? Dove sono finite le mie chiavi?!» disse J.J. rovistando nella tasca della giacca e vi trovò un bigliettino:
“Sorry!
Chris”
 
Mac abbracciò Christine sotto le lenzuola
«Come vedi tra noi le cose non sono cambiate! Forse, ora che non ti devi più nascondere, puoi spiegarmi meglio la ragione per cui non mi hai detto nulla!»
«Non te l’ho detto per proteggerti!» disse lei con la testa poggiata sul suo petto
«Fino a poco fa, credevo fossi tu a necessitare protezione!» sorrise Mac «È qui che dormi dopo le missioni?»
«Veramente la mia camera è al piano di sopra! Questa è la stanza di J.J., quello che ballava con me prima che arrivassi tu!»
«Perché siamo qui?» disse coprendole le spalle con le lenzuola
«Perché ho un sicario o una trappola in camera!» Christine baciò le labbra di Mac «Siamo al sicuro ancora per un po’!»
Mac stava per baciarla a sua volta, ma il cellulare suonò e anche quello di Christine fece lo stesso.
Si separarono per raggiungere i cellulari sui comodini, uno opposto all’altro, e si misero a sedere
«È uno scherzo?» domandò Christine leggendo il messaggio
«Vogliono che lavoriamo insieme!» disse Mac guardando il suo display «Ci vogliono proprio separare!»
«D’accordo! Combattiamoli!»
«Vado ad esaminare la scena! Dove hai lanciato i miei boxer?» disse Mac nel buio
«Cercali! Sono fin troppo impegnata a trovare le mie cose!»
Christine scrisse poche righe su un pezzo di carta a J.J. e, aperto l’armadio accanto alla porta, passò dei vestiti a Mac
«Non intendo dover far fatica a lavare i vestiti di stasera!»
«Ti metti anche tu i vestiti di J.J.?»
«No guarda! Esco così in corridoio!» disse Christine ironica
«Ho sposato la versione femminile di Flack?»
 
Flack era appena arrivato sulla scena con Jaime e Danny
«Qualcuno dice “TGIF! Grazie a Dio è Venerdì!” io tutte le volte che vedo qualcosa del genere mi ripeto “TGINM! Grazie a Dio non sono io!”»
«Abbi rispetto, Flack! Anche questo poveraccio avrà una famiglia!» lo apostrofò Danny
«Lavoriamo con un agente sotto copertura dell’FBI! A quanto pare è parecchio brava a risolvere i casi in cui sono implicati animali come arma del delitto!» disse Jaime
«Una donna?!» chiese Flack
«Cos’hai contro le donne?» disse Peyton arrivando per esaminare il corpo
«Pensavo che di esperto per gli animali avrebbero chiamato un uomo! Avete presente gli scienziati pazzi che passano tutte le ore in laboratorio?»
«Cos’hai contro gli scienziati che passano le ore in laboratorio e perché dovrebbero essere pazzi?» domandò Danny
«Non si può proprio dire nulla!» si lamentò Flack
«Si possono dire cose che non offendono i  presenti, Don!» disse Jaime.
Mac e Christine scesero con Jo e Sheldon da un SUV nero Chevrolet della polizia
«Perché Christine è qui? Dov’è l’esperta?» chiese Flack
«Sono qui!» disse Christine
«State scherzando? Insomma, Christine è dell’FBI?» domandò sorpreso Danny al posto di Flack che era rimasto senza parole
«Io stesso l’ho scoperto questa sera! Cercate di non farci litigare! Ne va delle nostre vite!» spiegò Mac per sommi capi «Dov’è la vittima?»
«Ciao Mac!» salutò Peyton «Vieni con Christine a dare un’occhiata al nostro amico: Alexis Stanford!»
«Peyton! Non sembri molto sorpresa del fatto che Christine…» disse Mac camminando e chinandosi sul corpo
«Non sono sorpresa perché tu hai avuto sempre fidanzate particolari! L’unica donna comune, dopo Claire, era Aubrey Hunter!»
Christine aveva i guanti in lattice già infilati e spostava i lembi di pelle che si staccavano dal corpo della vittima «Tigre! Sono morsi di Tigre!» Mac la guardò affascinato lei se ne accorse e rise «Perché mi guardi così Mac?»
«Perché è subentrata un’altra te! Sento che non sei più uguale a prima! Soprattutto prima quando…»
«Questo omicidio vi ha proprio rovinato la serata!» sorrise Peyton divertita «A proposito, bei vestiti! Dovreste lanciare una nuova moda!» si alzò in piedi e diede un segnale ai Coroner «Se non c’è altro, io vado a fare l’autopsia!»
Danny sorrise a Christine «Felici di averti tra i nostri!»
 
Jo e Christine erano insieme a fissare Angela davanti al computer, che per ingannare il tempo parlava con entrambe
«Sono felice che Mac sia venuto a sapere la verità! Io non so per quanto avrei tenuto la bocca chiusa!» la ragazza premette invio e sullo schermo comparve un articolo di giornale di pochi giorni prima «Effettivamente, hanno rubato una tigre! Dicono anche che non riescono più a trovare un’aquila reale!»
«Chi ha rubato la tigre, è probabile che la userà ancora per un omicidio! Mi è capitata la stessa cosa in Egitto con un leone!» spiegò Christine «Avevano ucciso un milionario americano e io ho dovuto indagare! Alla fine ho dovuto sparare al leone!»
Jo rimase a fissare il computer «Come ci muoviamo?»
«Semplice! Io torno sulla scena per altri sopralluoghi per conto dell’FBI, tu e Mac andate a sentire i risultati dell’autopsia alle 15.00, Angela cerca analogie con casi simili a questo mentre Danny, Sheldon e Lindsay esaminano le prove raccolte stanotte! Volevo anche andare a casa dai bambini! Devo dare loro da mangiare e poi c’è anche il ristorante e…» sbuffò «Lo capite ora perché non voglio più questa vita?»
«Ora capisco io perché mi dicevi di capire Mac!» affermò Jo
«Chiamerò J.J. e gli chiederò di affiancarmi!»
«Prendi anche Flack e Jaime! Non si sono ancora abituati a vederti come agente sotto copertura!»
«Non durerà ancora a lungo, Jo! Cercherò di parlare con i miei capi! Ci terrei a precisare che non ho mai ucciso nessuno almeno non direttamente! Ho dovuto fare delle cose orribili: specialmente a Chicago e durante il mio primo incarico!»
Angela si voltò interessata «Hai sparato a qualcuno la prima volta? No aspetta! Lo hai accoltellato?»
«No! Era un bacio al veleno! Il mio primo bacio!» sorrise amaramente Christine andandosene
«Altro che Christine la proprietaria del ristorante! Se Horatio fosse ancora vivo cercherebbe in ogni modo di rubare la moglie a Mac!» sorrise Angela
«Se D.B. Russell sapesse che Christine è un agente dell’FBI…»
«Chi è D.B. Russell?» chiese Angela
«È ora che ti racconti del primo rapimento di Christine! Tutto è cominciato un anno fa…»
 
Lindsay passava al microscopio la sostanza oleosa trovata
«Danny! Vieni un po’ qui!»
Danny si avvicinò «Eccomi! Cosa succede?»
«C’è un DNA parziale che non ha riscontri nel CODIS e questa sostanza strana è miele e zucchero!»
«Ecco perché è così appiccicoso!» commentò Danny osservando lo spettrometro «Questo è morto perché lo ha ucciso una tigre, ma ha del miele zuccherato addosso… Voglio vedere cosa avrà da dirci Christine a tale proposito!»
Lindsay si voltò verso Danny «Io non potevo immaginare che Christine fosse… Come ha fatto a non togliersi dai guai da sola tutte le volte che c’è finita? Quella volta che è stata rapita l’anno scorso... e poi con la Primula per lei doveva essere uno scherzo!»
«Tra l’ottavo e il nono mese di gravidanza?» le ricordò Danny «A quanto pare la prima volta che l’hanno rapita era senza protezione dell’FBI! Mi domando di che razza di programma si tratti!» indicò l’ufficio di Mac difronte a loro «Ora che lei è fuori a indagare, Mac è irrequieto perché ha paura che possa succederle qualcosa!»
«Jo mi ha detto che Russell è morto e che Erika Russell è la partner di Christine!»
«Mac non ha paura di morire, ma ha paura di vedere morire le persone a lui care! In poche ore Christine lo ha messo davanti a un mucchio di problemi e sono troppi anche per uno come lui!»
 
Mac e Jo ascoltavano attentamente Peyton
«Sarò breve e coincisa! Alexis Stanford era sotto l’effetto di stupefacenti, era ubriaco e non ha sentito nulla! La causa della morte è un taglio netto della carotide in tre punti!»
«Tutto qui?» chiese Mac
«Senti, hai Christine che deve spiegarti le tracce che ha trovato Lindsay! Non so come il miele possa essere finito sui suoi vestiti! Se non mi credi, puoi sempre chiedere ad Isabella di tornare dal convegno in anticipo e dirle di ripetere tutti gli esami!»
«Sei piuttosto aggressiva!» le fece notare Mac
«Grazie di tutto Peyton! Sono sicura che Mac non intendeva offenderti in alcun modo! Ho ragione, Mac?» chiese Jo.
Mac in risposta uscì dalla sala delle autopsie.
 
Christine sentì lo sguardo di Flack sul collo
«Non ti fidi perché sto guidando io, o perché i miei rilevamenti sulla scena ti hanno sconvolto?»
«Hai solo sorpreso un po’ tutti con la notizia che, in un certo senso, sei nostra collega!»
«Me lo avrete detto chissà quante volte!» sbuffò Christine
«Perdona Don!» sorrise Jaime «In testa ha ancora un concetto archetipo della figura femminile!»
«Mac non sembra dispiaciuto! Appena vedrà che c’è una traccia in più da seguire sarà contento!»
Mac guardava la macchina fermarsi in garage e aprì lo sportello della moglie
«Dimmi che hai qualcosa!»
«Sì! Andiamo a parlarne nel tuo ufficio!» sorrise Christine «Voi potreste andare a comunicare tutto a Danny, Lindsay e Sheldon? Giusto per dimezzare i tempi!» e sparì con Mac dietro la porta antipanico
«Sai una cosa Jaime? Non mi dispiace la nuova Christine!»
 
«C’è una traccia di miele contaminato da un DNA umano! Ho mandato tutto a Lindsay che è risalita a un altro componente contenuto nel miele: succo di limone. Probabilmente c’è anche dell’acqua!»
La coppia entrò nell’ufficio di Mac
«Quindi a qualcuno piacciono salse particolari?»
Christine rise guardando Mac sedersi e guardare il computer. Gli accarezzò dolcemente i capelli e lo baciò sulla guancia
«Cosa combini?» chiese Mac sconcertato «Dovremmo lavorare e passare poi da casa a guardare come stanno i bambini e più tar…»
Christine gli aveva posato le labbra sulla bocca per farlo tacere
«J.J. si sta occupando di tutto il resto! Mi deve un po’ di favori è giusto che me li restituisca con gli interessi! L’unica cosa di cui non gli permetterò mai di occuparsi sono i bambini!» prese dalla borsa che aveva con sé un accendino e uno strano pacchettino e li posò sulla scrivania «Vuoi capire a cosa servono quegli ingredienti o no?»
«Christine! Siamo nel mio ufficio! Abbiamo un laboratorio per fare gli esperimenti!»
«Gli esperimenti su di te sono un altro discorso! Chiudiamo le tende!» sorrise mettendo l’azione in atto
«C’è anche una porta a vetri che non può essere oscurata!»
«Sotto la tua scrivania c’è tanto spazio! Facciamo tutto lì!»
Mac la guardò «Non conosco quello sguardo!»
«Lasciati guidare da me!»
 
Sheldon guardò Jo seduta nel suo ufficio e decise di entrare
«Come stanno la mia adorata fidanzata e il nostro bambino?»
«Bene! Vorrei sapere che fine ha fatto Mac…»  
«Vorrei saperlo anche io! Ho trovato una cosa interessante!» disse mettendo sul tavolo di Jo un fascicolo «Sembra che in questo posto usino parecchio miele zuccherato! Legalmente è un ristorante orientale…»
Jo si alzò in piedi e, prendendo il fascicolo, si mise a camminare per la stanza
«Sospetti che si tratti di una facciata?»
«Sicuramente è così!»
Jo annuì «Vado da Mac! Di sicuro deve essere nel suo ufficio!» e uscì lasciando Sheldon
«Aspettami!» la rincorse lui.
Jo, notando le tende chiuse, entrò nell’ufficio di Mac  di corsa e vide la sua testa fare capolino dal bordo della scrivania
«Mac, cosa fai sotto al tavolo?» domandò sorpresa avvicinandosi.
Mac si alzò in piedi con la camicia fuori dai pantaloni e spinse la sedia vicino alla scrivania
«Nulla, era caduto il portapenne!»
«La camicia mi suggerisce altro!» disse Jo prendendo la sedia con le mani «Se la sposto non troverò Christine, oppure sì?»
«Sì ci sono io!» sbuffò Christine uscendo e portando con sé un bicchiere di plastica con dentro qualcosa che Jo non riuscì a identificare e l’accendino «Questa roba è da buttare! L’esperimento ha funzionato!»
«A mie spese, sappiamo a cosa serve il miele zuccherato!» sbuffò Mac
«Era un’ipotesi la mia!» sorrise Christine «Tu mi hai lasciato fare! Sono sorpresa!»
«Non ha fatto poi tanto male… Ci vediamo a casa, come stabilito nel patto!» disse Mac accompagnandola alla porta.
Sheldon guardò Christine uscire e notò la camicia di Mac «Posso entrare?»
Mac lo fece passare
«C’è uno strano odore qui?»
«Sì! Abbiamo preparato una cera io e Christine con il miele e lo zucchero! Si usa per le cerette con il metodo Sugaring: mescolando acqua, zucchero e succo di limone al miele si ottiene questa cera con ingredienti naturali!» si sollevò un lembo della camicia «Non puoi capire che male faccia avere del tessuto che sfrega contro la pancia in questo momento!»
«Dì a Christine di non aprire un centro estetico per accrescere il reddito!» disse Sheldon guardando l’area arrossata
«Scusami per prima, Mac!» sorrise Jo
«Accetto le scuse! Non serve che vi dica che questo tipo di cerette sono tipicamente orientali e che le usavano già gli antichi egizi nel 1900 a.C.!»
«Noi abbiamo un posto dove usano parecchio questi ingredienti!» disse Sheldon indicando il fascicolo che aveva in mano Jo.
 
Danny, Lindsay e Angela ascoltavano Flack raccontare le ultime novità su Christine
«In conclusione, è peggio di Mac quando si tratta di indagare!»
Danny alzò entrambi i sopraccigli «Un peccato che voglia ritirarsi dalle scene!»
«Lo farei anche io, se il mio lavoro fosse rischioso quanto il suo!» confessò Lindsay
«State in silenzio! Sta camminando adesso in corridoio!» li ammonì Angela
Christine sorrise entrando in laboratorio «Sono passata a salutarvi! L’FBI ha detto che mi devo tirare indietro! Buon lavoro a tutti!» fece per andarsene «Ah! Fatevi spiegare da Mac come funziona la ceretta con il miele!»
 
Mac era in macchina con Jaime diretto verso il locale indicatogli da Sheldon
«Christine lo sa che abbiamo una pista?» domandò Jaime
«No!» rispose Mac senza distogliere l’attenzione dalla guida «Ti ricordo che gioca con un’altra squadra!»
«Ti voleva aiutare!»
«Ha detto lei che non voleva essere più coinvolta! Rispetto le sue volontà!»
Jaime guardò Mac posteggiare l’auto «Ha detto che non voleva più avere nulla a che fare con l’FBI, non con te!»
«Vogliamo entrare?» chiese Mac con insistenza.
Mac e Jaime scesero dall’auto ed entrarono in quello che era ufficialmente un ristorante arabo
«Desiderate?» chiese una signora con il velo al bancone all’ingresso
«Polizia di New York, stiamo cercando il proprietario. Abbiamo qualche domanda da fare!» disse Jaime mostrando il distintivo
«In merito a cosa siete qui?»
«Omicidio!» disse Mac esaminando uno dei tavoli con l’ultravioletto  e notando delle tracce «In genere non si usa la candeggina per pulire un tavolo in legno: lo rovina!»
«Cosa fa?» chiese irritata la donna
«Stia calma, abbiamo un mandato!» disse Jaime passando la busta alla donna «Ci può chiamare il proprietario?»
«Mio fratello è sul retro, ma è impegnato!»
Mac si mise a camminare nella direzione indicatagli dalla testa della donna. Jaime era rimasta nel ristorante.
Mac camminava in un corridoio stretto pieno di porte su ambo i lati, da dentro si sentivano voci femminili parlare in arabo e odore di miele speziato.
Aprì la porta che dava sul retro e si trovò davanti a una tigre legata con una catena e un uomo che la nutriva con dei pezzi di carne
«Polizia di New York!»
«Sapevo che sarebbe finita così!» urlò qualcosa in arabo e delle ragazze comparvero alle spalle di Mac assalendolo e legandolo.
L’uomo prese Mac e lo mise davanti alla tigre
«Lei ha fame e credo proprio che la carne fresca sia meglio della carne già macellata!»
«Devo dedurre che lei ha ucciso Alexis Stanford!» disse Mac sentendo qualcosa di appiccicoso sulle mani «Scommetto che quello che ho sulle mani è miele! Mi basta come campione per confrontarlo con quello ritrovato sulla scena! Per ultimo un suo campione di DNA e avrò la prova che lei si è ferito e ha usato la cera al miele come cauterizzante per il taglio!»
«Interessante!» esclamò l’uomo «Peccato che lei sarà morto! A mai più rivederci!»
Mac guardò l’uomo scomparire e poi guardò la tigre che lo stava studiando per attaccarlo.
L’animale spiccò un balzo, ma un’aquila, con sorpresa di Mac, comparve dal nulla avventandosi sul felino. L’aquila con gli artigli e con il becco riuscì a strappare un occhio dell’animale, si appollaiò su un cassonetto lì vicino e cominciò a mangiare.
La tigre continuava ad agitarsi e puntò di nuovo verso Mac. L’aquila ritornò ad avventarsi sul felino strappando anche il secondo occhio.
Mac guardò la scena stupito e l’aquila sembrò quasi ricambiare il suo sguardo. A un tratto, l’aquila si alzò in volo e scomparve.
Un colpo di pistola raggiunse la tigre che si stava per scagliare di nuovo su Mac
«“Ci vediamo a casa!” come no!»
Mac sorrise «Come hai fatto a sapere dov’ero?»
Christine si chinò su di lui liberandolo
«Grazie ad Angela, che mi ha detto che uscivi da solo con Jaime, e a J.J., che da quando lavoriamo insieme mi ha insegnato a dubitare di chiunque!»
Mac si alzò in piedi «L’hai vista l’aquila?»
«No! Perché c’era un’aquila?» si guardò in torno e poi sorrise a Mac «Vuoi arrestare tu il sospettato prima che lo faccia l’FBI?»
«Lo avete preso?»
«Flack e Jaime lo hanno preso!» disse Christine aiutandolo ad alzarsi «A proposito! Jo e Sheldon hanno finalmente fissato una data per il matrimonio! Lo sai che volevano una cerimonia semplice no?»
«Dunque qual è il giorno?»
«San Valentino!»
Mac rise «Potevano scegliere un giorno più tranquillo!»
«Tu cosa ne pensi di Flack e Jaime?» chiese Christine aprendo la porta che portava al corridoio
«Che concluderanno presto anche loro!» si fermò nel corridoio, stringendo la mano di lei «Tu cosa pensi di noi? Cambierà qualcosa ora?»
«Qualcosa, inevitabilmente, è già cambiato! Però da domani posso assicurarti una cosa: sarò semplicemente Christine Whitney Taylor! Moglie del Tenente Mac Taylor della polizia di New York, madre di due gemelli e gestore e proprietaria di un ristorante! I capi hanno capito! Sono libera! Beh, quasi!»
Mac sorrise «La più bella notizia che potessi ricevere oggi!»
«A parte arrestare il responsabile di un omicidio e far chiudere uno dei bordelli di New York! La vittima è per questo che è morta! J.J. è stato a casa sua e ha trovato un video che documenta tutto!»
«Anche Jo è stata a casa della vittima!» obiettò Mac
«All’FBI hanno più informazioni, specialmente sulle case non registrate!»
 
Jo aiutava Sheldon a riordinare le prove del caso in laboratorio
«Mac sta interrogando l’assassino!» Jo ruppe il silenzio tombale della stanza.
Sheldon la guardò e sorrise «Devo ammettere che Christine ci è stata di aiuto, anche se non abbiamo ancora capito se ci sia oppure no un’aquila a New York!»
«Mac dice di averla vista e che gli ha salvato la vita! Ha aggiunto anche che ci sarà al matrimonio!»
«Flack mi ha detto che finalmente farà la proposta a Jaime!» Sheldon prese in mano un paio di buste e le chiuse in uno scatolone «Era ora! Dopo un anno e mezzo passato insieme a rincorrersi!»
«Non ti sembra che invece Flack corra un po’ troppo? La conosce da meno di un anno!»
«L’amore non si può fermare Jo! Anche noi siamo un controsenso, se guardi bene le nostre origini!»
«Io del Sud e tu Afroamericano?  Sono una persona di larghe vedute! Avrei accettato di sposarti altrimenti?»
«No!» Sheldon le si avvicinò e la baciò dolcemente.
 
J.J. guardava il computer con Erika nella base dell’FBI di New York
«Chris è ufficialmente fuori dalle missioni pericolose! Sono contenta per lei!» sorrise Erika «Qualcosa non va?» aggiunse guardando J.J.
«Ricordati che non ci si libera mai completamente del passato! Chris un giorno dovrà farci ancora i conti! Spero solo che non si faccia male per colpa di Taylor!»
«Mac è un uomo d’oro! Tra me e James le cose non andavano più tanto bene!»
«A proposito, con chi lasci i figli mentre lavori?» domandò J.J.
«Con la mia vicina di casa!» sorrise scrutando l’amico e collega «Dimmi la verità: tu continui ad amare Chris come la prima volta che l’hai vista?»
«Sì! Quando avevamo diciotto anni, prima che tu ti unissi a noi, lei era spaventata e timorosa all’idea del suo primo incarico! Io le ho dato coraggio, io le ho detto cosa fare e come farlo!»
«È stata l’unica volta che Christine ha ucciso qualcuno volontariamente! Come mai tra voi non ha funzionato?»
«Dopo sei mesi lei ha voluto rompere perché, a suo dire, era meglio un’amicizia certa che una relazione incerta!»
Erika si mise a ridere «Sai, ripensavo al giorno in cui sono venuti da me Christine e Mac: nei loro occhi c’era qualcosa che non ho mai visto! Mac per lei non è un poliziotto o un ex Marine! È un uomo che sa essere presente e che la comprende! Sono certa che se anche tu fossi stato così anni fa, lei ti avrebbe dato un’opportunità!»
«Forse…» disse J.J. chiudendo il file di Christine «Però Christine mi ha detto una cosa, una cosa che ha senso: “Pensa al futuro!” ed è quello che voglio fare!»
 

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Capitolo 16
*** EPISODIO XVI: BLOOD & ROSES ***


Venerdì 14 Febbraio 2014

EPISODIO XVI: BLOOD & ROSES


Mac era in auto da solo quella mattina e per non sentire più quel fastidioso silenzio aveva pensato di accendere una radio portatile su qualche stazione radio con solo musica. Il risultato fu eccellente, anche se non si trattava di una stazione che incontrava completamente i suoi gusti. Quella canzone però riuscì a ricordargli un evento accaduto realmente nella sua vita
 
It was February 14 Valentine's Day
The roses came but they took you away
Tattooed on my arm is a charm to disarm all the harm
Gotta keep myself calm but the truth is you're gone
 
And I'll never get to show you these songs
Dad you should see the tours that I'm on
I see you standing there next to Mom
Both singing along, yeah on and on
 
And there are days when I'm losing my faith
Because the man wasn't good he was great
He'd say -Music was the home for your pain-
And explained I was young, he would say
 
Take that rage, put it on a page
Take that page to the stage
Blow the roof off the place
I'm trying to make you proud
Do everything you did
I hope you're up there with God saying -That's my kid!-
 
Suo padre, e da poco anche sua madre, non c’erano più. Continuò a guidare, ascoltando la canzone,  sul ponte Brooklyn.
Le lacrime arrivarono ai suoi occhi inaspettate. Era sul punto di allungare la mano e spegnere la radio, la ritrasse in un gesto automatico e prese un respiro profondo «Devo stare calmo!» si disse.
La canzone continuava e alla fine arrivò la strofa che fece esplodere Mac in tutti i sensi
 
You used to say I won't know a wind until it crossed me
Like I won't know real love 'til I've loved and I've lost it
So if you lost a sister, someone's lost a mom
And if you lost a dad then someone's lost a son
And they're all missing out, yeah they're all missing out
So if you get a second to look down on me now
 
Mom, Dad I'm just missing you now
 
I still look for your face in the crowd
Oh if you could see me now
(Oh if you could see me now)
Would you stand in disgrace or take a bow
Oh if you could see me now
(Oh if you could see me now)
 
Mac si ricordò di quella volta che a diciassette anni era scappato di casa con il suo basso per andare a suonare in un locale. Suo padre lo aveva scoperto ed era venuto per riportarlo a casa.
Mac aveva già cominciato a suonare e suo padre si era messo tra i presenti a sentire il figlio e i ragazzi della band suonare
«Grazie per essere venuti qui questa sera! Siamo davvero felici di vedere il nostro pubblico crescere ogni Venerdì sera! Noi siamo gli “American Patriots” e, se vi siamo piaciuti, ci troverete qui per tutta l’estate!» aveva detto Mac lanciando a un gruppo di ragazze che lo acclamavano il suo cappello dei Chicago Bulls
«Portami a casa Mac! Non ho la macchina!»   
«Non darle retta! Porta me!»
«No me!»
Il sorriso di Mac era scomparso appena aveva visto il padre squadrarlo con uno sguardo gelido
«Magari un’altra volta ragazze!» aveva sorriso lasciando il palco.
Mac si era avvicinato a suo padre che subito lo aveva trascinato fuori dal locale e fatto salire in macchina. L’uomo aveva sollevato una mano e Mac aveva chiuso istintivamente gli occhi, con sua sorpresa non era stato colpito da uno schiaffo: suo padre gli aveva dato un’affettuosa pacca sulla spalla
«Penso di aver capito! So che cosa vuoi dire ora quando non puoi fare a meno di suonare! La prossima volta chiedimi il permesso di uscire! È chiaro?»
«Sì, Signore!»
«L’anno prossimo vuoi sul serio entrare nei Marines? Non vuoi andare al College?»
«No Signore! Ho scelto la mia strada, Signore!»
«Ti chiedo tre anni Mac!» gli disse suo padre spegnendo la macchina «Non sono poi così tanti! Laureati e poi comincia la carriera militare! Promettimi che andrai al College!»
Mac annuì «Sì, Signore!»

Mac venne scosso prepotentemente dal cellulare che suonava e spense la radio prima di rispondere
«Jo! Cosa c’è? Non riesci a stare tranquilla prima del grande passo?»
«Magari fosse per quello Mac!» sbuffò Jo in auto «Due morti il giorno di San Valentino!»
«Fantastico!»
«Ti ho davanti! Seguimi!» disse Jo riattaccando e affiancando Mac con la macchina abbassando il finestrino gridò «Felice San Valentino!»
 
Jo guardò Sheldon e Isabella arrivare
«Non ti vedo, non ti vedo! Non sei realmente qui!» disse lui passandole accanto
«Smettila! Non sono superstiziosa!» sorrise Jo
«A proposito, a che ora è con esattezza il matrimonio?» chiese Isabella
«Alle sei di questa sera!» sorrise Jo «Non metterti nessun vestito! Siamo in Comune!»
«Giusto! Tu sei divorziata!» sbuffò Isabella «Odio le feste, quando c’è da lavorare!»
Mac le posò una mano sulla spalla «Coraggio! Ti capiamo tutti! Christine deve fare gli straordinari per recuperare il tempo perso!» sul viso di Jo apparve un’espressione preoccupata «Lo sai che ci sarà comunque!» la rassicurò Mac «È bello vedere che siete così legate!»
«Christine è semplicemente adorabile! Scoprire che era anche lei nell’FBI ha rafforzato la nostra amicizia!» sorrise Jo.
Flack arrivò con Jaime, entrambi avevano un viso contento
«Vogliamo cominciare a lavorare?» domandò Jaime
«Che ti è successo? Non ti ho mai vista così felice!» disse Isabella.
Jaime le mostrò l’anello che portava al dito «È ufficiale!»
Mac guardò Flack «Quando le hai fatto la proposta di matrimonio?»
«Ieri sera! Mia nonna mi ha dato l’anello, era di mia madre!» Mac si rabbuiò mentre entravano nel palazzo «Mac? Ehi, stai bene?»
«Sì, Don! Non preoccuparti è tutto a posto!»
«Non è vero! Mi chiami Don solo quando sei giù, preoccupato per un caso o ti devi far perdonare qualcosa e non hai il coraggio di ammetterlo!» disse affiancandolo sulle scale mentre dietro di loro tutti ascoltavano la storia di Jaime «Dimmi cosa c’è!»
Mac mise un piede sul pianerottolo e abbassò la voce «Credo di sentire la mancanza dei miei genitori! Il 14 Febbraio 1992 è morto mio padre e quindi…»
«Non so se può farti stare meglio, ma anche io penso spesso al mio! Da quando dovevo chiedere a Jaime di sposarmi, mi sono chiesto cosa avrebbe detto mio padre se fosse stato qui!»
«Probabilmente ti avrebbe detto che è la cosa giusta!» disse Mac prima di aprire la porta della casa.
Danny e Lindsay li guardarono stupiti «Cosa ci fate qui?»
«Ci hanno chiamati!» spiegò Flack.
Oltre a Mac e Flack, la coppia vide comparire tutto il resto della squadra
«Qui stiamo veramente esagerando!» sbuffò Danny «Spero che non abbiate mangiato nulla questa mattina!»
«Se ci dici così ci fai scappare tutti, Danny!» rise Flack entrando con uno sguardo spavaldo, ma osservando la scena impallidì «Non stavi scherzando!»
Mac e tutti gli altri seguirono Flack all’interno e si trovarono davanti a una coppia senza vestiti infilzati al lampadario antico della sala per le spalle. Sui loro petti erano incisi, rispettivamente su quello di lui e su quello di lei, “Tweedledum” e “Tweedledee”.  Ai loro piedi, su un antico tavolo in legno d’ebano, risaltava una pozza di sangue che si era allargata e, da alcune crepe del legno, le gocce cadevano sotto al tavolo, macchiando un prezioso tappeto persiano.
Isabella guardò la scena «Non pensavo di vedere una cosa del genere oggi!»
Il cellulare di Mac suonò «Vi lamentavate perché eravamo in troppi su un caso solo? Visto che Danny e Lindsay lavorano a questo caso, direi di decidere chi deve fare supervisore tra me e Jo!» prese un penny dalla sua tasca «Chi vince prende questo caso, chi perde deve rimmergersi nel traffico! A te l’onore di scegliere!»
«Testa!» disse convinta Jo.
 Mac lanciò in aria la moneta e la lasciò cadere a terra. Lui e Jo rimasero a guardarla roteare finché non ricadde su una delle due facce
«A quanto pare ti tocca affrontare gli automobilisti, Mac!»
 
Mac guardò la donna morta con un taglio al centro del petto da lontano
«Speravo di non lavorare oggi! Invece vengo chiamata proprio nel mio giorno libero!» sbuffò Peyton sentendo i passi dell’uomo dietro di lei
«Capita spesso anche a me!» la rassicurò Mac «Per te cosa è successo?»
«So che ti sei già fatto un’idea, ma vuoi una conferma. È evidente che non ha lottato! Non ha ferite da difesa né sugli avambracci né in nessun’altra parte del corpo!» Peyton toccò il torace della vittima «E manca pure qualcosa!»
«Cosa vuoi dire?»
«Tocca il torace della vittima! Voglio sapere se è solo una mia impressione!»
Mac posò la mano sul torace e rimase di stucco «Non c’è il cuore!»
«Abbiamo un collezionatore di trofei!» disse Peyton misurando la temperatura del fegato «Non ci crederai, ma è morta due ore fa!»
Flack entrò nella stanza posando gli occhi sulla vittima «Lana Steel era ben conosciuta nel palazzo! Tutti ne parlano bene e non sanno chi possa essere stato!»
«Magari è un movente passionale!»
«No Mac! Lana è vedova da due giorni! Il marito è morto di un tumore al cervello e lei era disperata! In tanti si sono preoccupati del suo stato di salute e questa mattina sono scesi a controllare due dei suoi vicini! Lei ha aperto la porta e stava bene! Mentre i vicini della porta accanto hanno chiamato il 911 circa mezz’ora fa dopo aver sentito strani rumori!»
Peyton sospirò «Davvero interessante, ma io rimanderei la discussione a un altro momento! Devo aggiornarvi dopo l’autopsia!» detto questo chiamò qualcuno del coroner per imbustare il corpo.
Flack guardò Mac «A chi chiederai aiuto per cercare delle prove?»
«Pensavo di chiedere ad Angela!»
 
Jo era seduta al dipartimento con Sarh, la figlia dodicenne della coppia
«Tu eri a scuola, vero?»
«Sì!» rispose l’adolescente asciugandosi gli occhi «Ieri sera non sono tornata a casa! Avevo chiesto di dormire da un’amica!»
Jo la guardò passandole un fazzoletto «La possiamo chiamare la tua amica?»
«Sì! Stephanie Hall! Vive sulla settima! Non ricordo il numero di telefono!» 
«Non preoccuparti! Ci pensiamo noi a chiamarla!» prese il fazzoletto che la ragazza stringeva in mano e lo mise nel cestino in fondo alla stanza
«Voglio sapere cosa è successo ai miei genitori!»
«Hai qualcuno da cui puoi stare?» chiese Jo
«Mia sorella abita a Coney Island! Credo che le chiederò di trasferirmi da lei!»
Jo accompagnò la ragazzina alla porta e un poliziotto la accompagnò fino all’uscita del distretto.
Jo rientrò nella stanza e prese con i guanti il fazzoletto dal cestino, imbustandolo in un sacchetto di plastica «Cosa avrai da nascondere?»
 
Mac e Angela stavano spostando alcuni mobili della casa e trovarono delle impronte digitali di una mano
«Guarda che strano Mac! Non ci sono né Creste ne Valli!»
«Possiamo solo dire che non è una donna, vista la grandezza! Dobbiamo fare in fretta a trovare il colpevole! L’epidermide si riformerà e noi non potremo più arrestarlo!»
«Dimentichi che qui c’è comunque il suo DNA!» gli sorrise Angela prelevando le impronte.
Mac fece passare la torcia sul pavimento, in cerca di altre tracce «Il resto della casa è in ordine! Tutto è cominciato e finito qui: in anticamera!»
 
Jo analizzava il fazzoletto e prelevava i campioni di DNA da mandare ad analizzare.
Danny entrò con Lindsay portandole una notizia
«Abbiamo l’orma della scarpa di chi ha appeso i due Vale! Un 36! È una donna!»
«Non solo!» si affrettò ad aggiungere Lindsay «Si tratta di una Converse All Star!»
«Sarah Vale portava delle Converse oggi, quando l’ho interrogata!» disse Jo.
Danny si affrettò a prendere i campioni e a portarli via.
Lindsay guardò Jo «Sbaglio, o Danny ha intuito qualcosa?»
«Lindsay, credo che Danny sospetti della giovane Vale!»
 
Mac era di ritorno con Angela e le prove del caso
«Analizza questi elementi! Io ti raggiungo subito!»
«Va bene Mac!» disse Angela prendendo la via per il laboratorio mentre Mac si dirigeva verso il suo ufficio.
Prese in mano il telefono e chiamò Christine «Ciao!»
«Ciao Mac!»
«Puoi parlare?»
Christine si spostò in un angolo della cucina del suo ristorante con meno rumore «Adesso sì!»
«Siamo impegnati con due casi! Ho bisogno che tu mi dia delle credenziali per usare l’AFIS dell’FBI!»
Christine si sedette a terra «Cos’hanno di così particolare queste impronte?»
«Non hanno le Creste e le Valli! Identificarle con il database a mia disposizione è impossibile!»
«E vuoi il mio aiuto!» sospirò «Faccio una telefonata a Erika! Le dico di venire lì da te senza dire nulla ai capi!»
«Grazie! Ci sentiamo dopo!» sorrise Mac sul punto di riagganciare
«Non dimentichi nulla?» gli domandò Christine
«Ti amo!»
«Buon San Valentino anche a te!» rise Christine chiudendo la chiamata.
 
«Indovinate chi era schedato per aver appiccato un incendio a Central Park l’anno scorso?» disse Danny tornando da Jo e Lindsay
«La nostra giovane Sarah Vale!» disse Lindsay guardando la scheda
«Boom!» disse Danny contento «È raro che io sbagli in qualcosa!»
«Hai trovato quindi riscontro con il DNA della scena! Complimenti!» sorrise Jo
«C’è anche quello di una seconda ragazza: Stephanie Hall. Queste due hanno acceso un fuocherello a Central Park per bruciare dei loro ricordi!» disse Danny indicando un punto nel verbale redatto sei mesi prima
«Quindi Sarah e Stephanie stanno mentendo!» disse Jo
«Ci metterei la mano sul fuoco!» concluse Danny.
 
Mac guardò Erika e Angela concentrate sul computer
«Qualche riscontro?»
«Devi avere pazienza! Il nostro database AFIS è dieci volte il vostro!» gli disse Erika
Mac guardò i nomi scorrere a velocità sorprendente sul monitor. Il sistema si fermò su un nome: Ruben Moore
«Abbiamo il nostro uomo?»
«Sembra di sì e Peyton ci vuole giù per gli esiti dell’autopsia!» concluse Angela.
Erika fermò Mac e lo abbracciò «Invidio te e Christine! Almeno voi ora siete liberi! Io invece sono ancora condannata a restare in quell’ambiente!»
«Troverai anche tu il modo per uscirne!» la rassicurò Mac
«Vorrei tanto! J.J. non me lo permette! Dal punto di vista psicologico, diventa instabile se le persone intorno a lui lo abbandonano! Tu non sai cosa è stato in grado di fare quando Christine lo ha scaricato!» disse Erika guardando Mac negli occhi
«Stavano insieme?»
«Sono durati sei mesi! Christine mi ha detto che non si fidava ad andare avanti!»
«Perché non voleva?»
«Perché lui era, ed è, troppo impulsivo e irascibile! Tu in confronto sei un angioletto!» Erika gli lasciò un bigliettino in mano «Se ti serve il DNA che troverete sulle impronte e sulla donna, chiamami! Chris lo sa che ora hai il mio numero!»
 
Jo soddisfatta teneva in mano il Luminol e Sheldon le sorrise
«La mia adorata moglie ha appena scoperto qualcosa?»
«Fino a prova contraria, ci sposiamo tra qualche ora! Per la precisione quattro! Capiamo di chi è il sangue sotto le scarpe della nostra Sarah Vale!»
«Nell’orma che Danny ha rilevato sulla scena, c’erano tracce di sangue! Confrontiamo il profilo e la forma! Richiama qui la sospettata, così sei sicura!»
«Danny e Lindsay stanno andando a casa dell’amica di Sarah!» Jo impallidì «Devo andare in bagno scusa!»
Ellie vide la madre uscire e chiudersi nel bagno e dietro di lei vide Sheldon preoccupato
«Cosa le hai fatto?»
«Veramente, io non ho fatto nulla! Ci tengo a tua madre!» sbottò Sheldon
«Allora sarà un’altra volta la nausea!» commentò la sedicenne
«Cosa eri venuta a fare?»
«È una cosa che tu non puoi sapere!»
 
Mac scosse la testa «Peyton, siamo nella vita reale, non in un film di fantascienza!»
«E io ti dico che sul corpo della vittima c’erano i feromoni del marito!»
Angela sembrava non capirci nulla «Ma i morti non camminano!»
«Lana Steel è certamente vedova e il nostro sospettato l’ha uccisa nel modo più barbaro possibile! A livello chimico, era il signor Steel!»
«E i feromoni possono davvero alterare la percezione di una donna fino a questo punto?» domandò Mac dubbioso
«Tutto ciò spiega anche l’assenza delle ferite da difesa! Se vuoi possiamo sperimentare su di te! Funziona qualsiasi tipo di feromone femminile, ma immagino che in questo momento quelli di Christine siano i più efficaci!»
«D’accordo! Voglio proprio vedere come farai!» sorrise beffardo Mac
«Vuoi vedere che cadrai ai miei piedi come se fossi tua moglie? Ti ricorderai del nostro primo bacio!» disse Peyton aprendo una boccetta «Perché a livello chimico stai per provare qualcosa per me!»
«Mi ricordo di tutta la nostra relazione! Se non ha funzionato, alla fine, è stato perché tu mi hai lasciato e..!» Mac si dovette bloccare e si mise a sbattere gli occhi «Che mi succede?»
Angela guardò Peyton avvicinarsi a Mac e prendere in mano, con molta naturalezza, un bisturi
«Potrei tagliarti la gola con una facilità estrema!»
«Non pensavo avessi già tutto pronto Peyton!» esclamò Angela
«Conosco bene i miei ex fidanzati!» guardò Mac completamente immobile e rilassato davanti a lei «Guardalo! Sembra una mummia!» rise finché non vide Mac avvicinarglisi «Ora esageri!» disse spingendolo lontano
«Forse avevi ragione Peyton!» sorrise Mac
«Sì! Però io mi ricordo che sei sposato!» gli diede un’altra spinta e per poco non lo fece cadere nel mezzo della sala delle autopsie.
Mac scoppiò in una fragorosa risata, riprendendosi completamente da quello che era appena successo «Non dubiterò mai più!»
 
Danny e Lindsay bussarono alla porta e si guardarono l’un l’altra.
Una donna di colore aprì la porta «Chi cercate?»
«Buongiorno, siamo i detective Messer della polizia di New York. Stephanie Hall, è in casa?» domandò Lindsay
«Signorina Hall fuori con fidanzato oggi! Torna a cena!» rispose sbrigativamente la donna
«Beh, sarebbe una cosa urgente la nostra! Non è una multa per eccesso di velocità, si parla di omicidio!» puntualizzò Danny
«So che doveva andare a Central Park! Magari è trovate lì!»
«Molto gentile!» sorrise Lindsay.
 
Mac guardò l’uomo che aveva commesso l’omicidio  della sua vittima, tenuto a freno dai poliziotti
«Io so chi è lei, Tenente Taylor! So che è sposato e che ha figli! Mi vendicherò!»
«Complimenti per aver confessato l’omicidio in tempo record! Non le ho fatto neppure una domanda!»
«Cominci a preoccuparsi per i suoi due marmocchi! Credo che i suoi geni non arriveranno ad avere un’altra generazione!»
«Sai, quando ho letto chi eri grazie ai dati fornitimi dall’FBI, stentavo a credere che potesse esistere una persona come te, Edward Finch!»
Flack guardava la scena da fuori e notò qualcosa nella mano del loro sospettato. Come una furia si precipitò all’interno della stanza e fece in tempo a dare una spinta a Mac, facendolo rovinare a terra, mentre l’acido investiva la sua camicia.
Mac si rialzò e notò Flack con le lacrime agli occhi che cercava di tenere il controllo
«Portatelo via e chiamate il 911!» sibilò Mac avvicinandosi a Flack «Fammi vedere il braccio, Don!»
«Mac, non cercare di scusarti! Tu avresti fatto lo stesso per me!» disse Flack cercando di protendere il braccio destro verso l’amico nella maniera più naturale possibile.
Mac si era infilato i guanti «Questo è acido! Ti ha lasciato un’ustione abbastanza grave! Ti porteranno in ospedale! Andrà tutto bene!»
«Come faccio a fare da testimone a Sheldon stasera?»
«Ehi! Ci sarai!» lo riprese Mac
«Guardiamo il lato positivo: caso risolto!»
 
Danny e Lindsay erano in casa di Stephanie Hall con anche Sarah Vale
«Ci volete dire cosa è successo?» chiese Lindsay
«Non è successo nulla!» sbraitò Sarah in sua difesa
«Abbiamo trovato le impronte della tua scarpa Sarah, erano intrise del sangue dei tuoi genitori! Hai lasciato le tracce anche quando sei stata interrogata dalla nostra collega al dipartimento!» puntualizzò Danny
«Tu non eri a casa di Stephanie! Nessuno di voi due era a casa!» disse Lindsay facendosi seria «Ragazze, possiamo andare avanti quanto volete, ma vi conviene parlare!»
La madre di Stephanie ascoltava incredula.
«D’accordo!» esordì Stephanie «Sarah mi ha chiamata, era terrorizzata e non sapeva che fare!»
«I miei genitori mi avevano minacciato di chiudermi in collegio, anzi, mio padre aveva organizzato quella cena a due per festeggiare il fatto che io non sarei stata più in casa! Ero stufa! Mia madre che gli dava retta e io che non sapevo più cosa fare!» fece una pausa «So dell’esistenza di due killer che la polizia non è ancora riuscita a prendere e che agiscono solo durante le feste e così ho scritto sui corpi dei miei genitori i nomi di due personaggi di “Alice nel paese delle meraviglie”. Speravo così di depistare le indagini!»
«Io l’ho aiutata a spogliare i suoi e ho portato via i vestiti! L’ho anche aiutata a prendere i corpi e appenderli al lampadario!»
Lindsay annuì «Con cosa hai colpito i tuoi alla testa, Sarah?»
«Con un candelabro che c’era vicino alla mensola del camino!»
 
Jaime camminava preoccupata nel corridoio del Comune con al suo fianco Flack
«Sicuro di stare bene?»
«Benissimo Jaime! Siamo anche in ritardo! Allunga il passo!» la esortò Flack tirandola per un braccio
«Aspetta un minuto!» lo bloccò lei «Perché ci sono i nostri nomi accanto a quelli di Sheldon e Jo?»
Flack la guardò sorridendo «Perché è un doppio matrimonio!»
«Cosa?!» esclamò lei impallidendo
«Io ti amo Jaime! Credimi se ti dico che non posso passare la mia vita senza di te! Hai già accettato la proposta!»
«Ma non sono nemmeno vestita bene! Sono venuta direttamente con i vestiti che avevo al lavoro oggi perché Jo aveva detto di no agli abiti eleganti!»
«Sei perfetta!» le sussurrò Flack «Ti prego ancora una volta di dirmi di sì!»
Jaime lo guardò negli occhi «Dovrai sopportarmi ogni giorno della tua vita!»
«Non lo faccio già?»
«Dovrai svegliarti tutti i giorni con me vicino e se avremo un figlio avrà in più il mio cognome!»
«E tu credi che io mi tiri indietro per paura di queste condizioni?»
«Ti sposerò Don! Ora! Con Jo e Sheldon! So che sei tu quello giusto!»
«Sono veramente lusingato!»
 
Jo e Sheldon guardarono con tutti gli invitati l’ingresso di Flack e Jaime
«Accidenti! Temevamo non sareste più arrivati!» sorrise Sheldon
«Convincerla a sposarmi oggi è stato più complicato del previsto!» sorrise Flack.
Mac teneva tra le braccia Faith che sonnecchiava mentre Christine aveva McKenna
«I nostri paggetti se la dormono alla grande!» sorrise Flack avvicinandosi con Jaime a Jo e Sheldon
«Per il momento più importante saranno svegli!» sorrise Mac «Di certo non potevano mancare al matrimonio dei loro padrini e madrine!»
«Posso prendere in braccio Faith?» chiese Jo «Visto che il vicesindaco non si è ancora fatto vivo, voglio approfittarne per coccolarla!»
Flack si avvicinò alla piccola, appena Mac la mise nelle braccia di Jo
«Ehi piccolina! Non pensare che il tuo padrino ti abbia dimenticata» guardò la bambina sorridere.
Mac osservava la scena divertito e Christine accanto a lui esclamò «Sarai un buon padre Don!»
«Ok al matrimonio! Corriamo poco con i bambini!» rise Jaime.
Christine rise «Non è che mi terresti Kenny per un attimo?» Jaime prese il bambino e guardò Christine voltarsi verso Mac e baciarlo stringendolo a sé
«Avevi promesso di prestare più attenzione! Se Flack non fosse intervenuto, tu non avresti più una faccia!»
Mac stava per ribattere quando il vicesindaco entrò e i bambini tornarono nelle braccia dei genitori in ordine invertito
«Scusate il ritardo!» disse aprendo i registri «Inconvenienti di San Valentino!»
Tutti risero
«Se avete gli anelli possiamo cominciare!» e la cerimonia entrò subito nel vivo
«Io, Sheldon Hawkes, desidero prendere te, Josephine Danville, come mia sposa per amarti e onorarti, ora e per sempre!»
Mac guardò McKenna agitarsi «Fai il bravo, numero tre!»
Sheldon mise l’anello al dito di Jo
«Io, Josephine Danville, desidero prendere te, Sheldon Hawkes, come mio sposo per amarti e onorarti, ora e per sempre!»
Il vicesindaco guardo Flack e Jaime
«Io, Donald Flack Jr., desidero prendere te, Jaime Lovato, come mia sposa per amarti e onorarti, ora e per sempre!»
Jaime sorrise vedendo l’anello da fidanzamento rimosso e subito sostituito con la fede nuziale
«E io, Jaime Lovato, desidero prendere te, Donald Flack Jr., come mio sposo per amarti e onorarti, ora e per sempre!»
Il vicesindaco sorrise «Con il potere conferitomi dallo stato di New York, io vi dichiaro marito e moglie!»
Le coppie si baciarono e i presenti applaudirono.
Mac guardò Ellie e Tyler, i figli di Jo, abbracciarsi
«Sei contenta di avere un papà finalmente?»
«E tu sei contento che non ti chiamerò più per pregare la mamma di farmi uscire la sera?»
«Sì e i pannolini del fratellino sono tutti tuoi!» ribatté il ragazzo
«Veramente, sono di Sheldon!»
 
La festa si spostò al ristorante di Christine.
I bambini vennero messi a dormire nelle culle e ogni tanto Lucy e Ellie percorrevano il breve tragitto che separava la sala con i tavoli dall’ufficio di Christine per controllare la situazione.
Mac guardava Stephane, il capocuoco di Christine, dare ordini precisi a ogni membro dello staff
«Per curiosità, quanto ti ci è voluto per organizzare tutto?»
«Guarda tu stesso!» gli rispose Christine mettendo mano al cellulare
“Ehi Chris! Come here for the wedding party! We’ve planned it all!”
Mac rimase senza fiato «Nel giro di un’ora?»
«Tutto è possibile, quando hai una buona squadra!»
Mac la portò in un angolo e da sotto un tavolo sganciò un pacchetto regalo
«Il regalo si compone di due parti! Questa è la prima!»
Christine aprì e sorrise «I Baci Perugina! Chi ti ha detto che si regalano a San Valentino?»
«Un certo commissario Mancini dall’Italia…»
Christine si mise ad aprire la scatola ed estrasse un cioccolatino
«Si divide!» esclamò aprendolo «Ma guarda! C’è pure una frase! “Amore non è guardarsi a vicenda; è guardare insieme nella stessa direzione.”»
«Antoine de Saint Exupery!»  Mac prese un altro cioccolatino «Voglio aprirne uno io! Dividiamo anche questo!» disse mentre mordeva quello che Christine gli aveva portato alle labbra « Dubita che le stelle siano fuoco; Dubita che il sole si muova; Dubita che la verità sia mentitrice; Ma non dubitare mai del mio amore.”»
 «“Amleto” di Shakespeare!» sorrise Christine ritrovandosi a mordere per prima il cioccolatino.
Mac la baciò «Avevi tutta la bocca sporca di cioccolato! Visto che una parte della sala ci fissa, non potevo dirtelo direttamente!» disse dandole una busta in mano «Regalo parte due!»
«Un viaggio in Europa?» sorrise Christine vedendo i biglietti.
 
Jo e Sheldon danzavano nel mezzo della sala con Flack e Jaime
«I nostri figliocci dormono?»
«Perché lo chiedi, Flack?» domandò Jo
«Perché i genitori tubano allegramente!»
Jaime rise «È San Valentino!»
Sheldon rise doppiamente «Guardate Angela! Secondo me tra poco stacca la testa a Reed!»
Jo guardò Reed baciare dolcemente Isabella «Non è possibile che non l’abbia ancora superata!»
Angela prese un bicchiere di champagne
«Oh,oh,! Guai in vista!» fu il commento di Flack
La ragazza si avvicinò a Reed, che si era appena alzato dal tavolo per andare a prendere da bere, e gli lanciò addosso tutto il contenuto del bicchiere.
Jaime rise a crepapelle «Meglio che Mac non abbia visto la scena!» ma lui stava già attraversando a falcate la sala «Come non detto!»
«Prendiamo posto in prima fila! Comincia lo spettacolo!» sorrise Flack.
Ellie si avvicinò alla madre e a Sheldon «Che succede?»
«Ora capirai cosa vuol dire avere una grande famiglia!»
«Cosa vuol fare Mac? Cosa ha fatto quella ragazza?»
«Vedi Ellie, quella ragazza è per Mac come una figlia e quel ragazzo è il figlio della sua defunta moglie. Fino a poco fa stavano insieme!»
Ellie osservò Reed cercare di tranquillizzare Mac «Ti hanno rovinato il matrimonio!»
«Al contrario! Non mi sono mai divertita tanto a vedere Mac urlare!»
Sheldon la abbracciò «Tu sei sadica!»
«Non è vero! Dai colpa agli ormoni della gravidanza!»
Ellie sorrise a Sheldon «Magari con il tempo migliora!»
 
Flack e Jaime si allontanarono e uscirono sulla terrazza coperta
«Qui non ci disturberà nessuno!»
«Flack! Questo posto è già occupato!» sorrise Jaime guardando Danny e Lindsay parlare appoggiati al parapetto
«Non vedo dove sia il problema! Sono solo Danny e Lindsay!» si avvicinarono alla coppia «Ciao ragazzi! Da quanto tempo siete qui fuori?»
«Mezz’ora!» sorrise Danny «Perché avete mollato la festa?»
«Umiliazione pubblica di Reed e Angela! Mac sta dando spettacolo e tra poco Christine caccerà fuori tutti e tre!»
«Cavolo Flack! Non pensavo fosse tanto grave!» Lindsay era visibilmente preoccupata
«Credimi! Il bicchiere di champagne in testa a Reed lo hanno visto tutti!»
«Quello che mi ha sorpreso più di tutto è stata l’espressione divertita di Jo!» obiettò Jaime
«La gravidanza fa fare di tutto,  Jaime! Presto lo capirai anche tu!» sorrise Lindsay
«C’è un cielo fantastico stanotte!» sorrise Danny
«Davvero! Anche il panorama da qui è splendido!» commentò Jaime
«Questa è New York! Dobbiamo considerarci fortunati a vivere qui!» sorrise Flack abbracciando Jaime
«Anche se il nostro lavoro ci ricorda quale sia il rovescio della medaglia!» disse Lindsay.
Christine uscì sul balcone e si mise a guardare il cielo, Mac la raggiunse e la abbracciò da dietro. Poco dopo comparvero anche Jo e Sheldon.

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Capitolo 17
*** EPISODIO XVII: PAURA IN CENTRO ***


Venerdì 21 Febbraio 2014

EPISODIO XVII: PAURA IN CENTRO

 
Era Martedì sera e il centro città era invaso dai motociclisti. Tutti avevano dai venti ai venticinque anni e pompavano musica alta nelle casse che portavano assicurate sui sedili posteriori.
Una Harley-Davidson FLSTC/FLSTCI Heritage Softail Classic rossa del 2002 affiancò una Harley Davidson FLS Softail Slim Chopper Bike near del 2012
«Scommetto che riesco a batterti qui e ora!» disse il primo motociclista
«Quella moto ha dieci anni in più della mia! È una moto da museo! Non è fatta per correre pivellino!» ribatté il compagno
«Voglio batterti Stew! Non sento storie! Voglio essere il re di quest’anno!»
«Rischi di non arrivare vivo al Rave Party, Darren!» rise l’altro «Se davvero vuoi giocare pesante, giochiamo!»
I due accostarono e scaricarono le casse sul marciapiede, gli altri motociclisti li imitarono.
«Oh Darren! Se Stew ti fa il culo, evita di andare a piangere dalla mamma dopo!» disse un motociclista seduto sulla sua CVO Softail Deluxe
«Cara sorellina, che con il tuo ultimo stipendio ti sei comprata una moto da oltre 28 mila dollari, falla finita!» il ragazzo salì in sella alla sua moto e sgasò «Pronto Stew?»
«E tu Darren?» gli fece sentire il rombo del suo motore «Puoi sempre ritirare la sfida!»
Darren affiancò Stew e si prepararono a partire.
Al via sfrecciarono veloci tra le auto della 5th Avenue. Gli amici avevano sollevato le visiere dei caschi per osservare meglio la scena
«Cazzo! Darren ha imparato a correre!» esultò la sorella
«Oh! Cazzo fa Stew?!» urlò uno degli amici.
Un rumore di una frenata e carrozzerie accartocciate venne presto sostituito da quello delle sirene della polizia
«Cazzo andiamocene! Qui ci portano via tutti!» urlò uno
«Voglio sapere come sta Darren!» urlò la ragazza
«Tuo fratello, con ogni probabilità è morto! Vai a casa Maddie e restaci! Ricorda: tu non sei mai stata qui!» urlò uno dei ragazzi.
 
Mac guardò il fascicolo ancora una volta
«Ciao Mac!» lo salutò una voce dalla porta «Sono tornata! Anzi, siamo tornati!»
«Jo?! Pensavo che tu e Sheldon sareste stati in Canada ancora un po’!»
«Hai presente quando il cibo ti nausea e determinati odori ti infastidiscono?»
«No! Però l’ho visto con Christine!»
Jo avanzò verso la scrivania e abbracciò Mac da dietro, non facendolo alzare dalla sedia
«Ti sono mancato così tanto?»
Jo lo baciò sulla guancia «Non hai idea! Sheldon, poverino, cercava di non farmela pesare più di tanto, ma il Canada è meglio andare a visitarlo senza bimbi in arrivo!» posò lo sguardo sul fascicolo di Mac «Guarda un po’! Ho letto la notizia sui giornali! Davvero hai trovato una lesina nel collo del motociclista?»
«Sì!» estrasse il dossier su una ragazza «Madeleine Porter, la sorella della vittima! Non ci crederai, ma nel garage abbiamo trovato una moto di quest’anno mentre la moto di Darren Porter è del 2002!»
«Devono costare un sacco entrambe! Come si può risolvere il caso?»
«La cosa curiosa, è che c’erano parecchi motociclisti Martedì sera, secondo i testimoni, e abbiamo rilevato parecchie impronte di pneumatici!»
«Hai quindi dei sospettati?»
«No!» disse con rammarico Mac «Ma la moto della sorella di Darren era tra quelle! Il battistrada è identico!»
 
Sheldon sorrise a Danny entrando in laboratorio «Ehi!»
«Ehi! Non dovresti essere in Canada?» disse Danny abbracciando l’amico
«Dovevo! Jo non stava bene e così siamo dovuti tornare!» guardò la cartella nelle mani di Danny «Cos’hai in mano?»
«I risultati del DNA del caso a cui sto lavorando e delle prove! Già che sei qui aiutami!»
«Volentieri! Spero che Jo adesso sia da Mac! Magari con anche il suo aiuto risolviamo il caso prima del previsto!»
Danny aprì la busta con i risultati del DNA «Stewart Miller! L’altro motociclista coinvolto nell’incidente! Vorrei tanto approfondire la conoscenza con lui!»
Sheldon prese nota del nome e lo inserì nel sistema di ricerca
«Non ha precedenti! Sappiamo però che lavora per le scuderie di Central Park! Andiamo a trovarlo?»
 
Christine e Erika camminavano per le vie di New York spingendo le carrozzine
«Se ci fermiamo al solito bar per un caffè?» suggerì Christine «Dopo devo andare al lavoro! Ho promesso a Stephane che mi sarei occupata dei pranzi e delle cene!»
«Che donna impegnata! I bambini dove li lasci?» disse Erika dando uno sguardo al suo che dormiva tranquillo
«Da mio padre!»
«Se non ci fosse lui!»
«Già!» ammise Christine spingendo la porta del bar e si sedettero a uno dei tavolini.
Una cameriera di vent’anni si avvicinò subito a loro
«Ciao ragazze! Cominciavo a pensare che non sareste più venute!»
«Ciao Dalia! Come al solito riusciamo a sorprenderti!» esclamò Erika avvicinandosi a lei «Come va con la copertura?»
«Alla grande! Gli insegnamenti tuoi e di Christine sono stati utilissimi!» si sollevò ed esclamò a voce alta «Vi porto il solito e lo speciale!»
«Grazie!» Erika guardò Christine «Perché quella faccia?»
«Lavavo una delle camicie di Mac, questa mattina presto, e ho trovato una macchia di rossetto corallo! Il tuo rossetto!»
«Devo ricordarmi di non truccarmi quando abbraccio i mariti delle mie amiche!»
«Sono seria!» le fece notare Christine «Non devo più nascondergli una parte di me! Fai in maniera tale che mi tradisca e io ti spacco la faccia!»
Dalia tornò con il vassoio carico di pasticcini e due cappuccini
«Che belli che sono questi bambini! Sbaglio, o il maschio sta diventando sempre più simile al papà?»
«Però ha i miei occhi ed è biondo!» sorrise Christine
«Anche Mac ha gli occhi azzurri come lei! Ti invidio! Sai, Chris?» disse Dalia notando che Faith aveva aperto gli occhi.
Erika rise di gusto, bevendosi il cappuccino e addentando un dolcetto
«Direi che possiamo tranquillamente tornare a casa!»
«Tu forse! Io devo andare a lavorare!» disse Christine alzandosi dal tavolo e salutando con un abbraccio Dalia «La prossima lezione a casa mia!» 
«Non vedo l’ora Chris!»
Le due uscirono dal bar e si sorrisero
«Lo sai che con Mac non farei mai niente! Smettiamola di litigare come due bambine!»
«D’accordo! Sei avvisata però!» disse Christine notando con la coda dell’occhio del movimento dietro di lei. Si voltò di scatto e vide due uomini in passamontagna entrare nel bar «Chiama J.J.! Io avverto Mac! Dalia non è pronta per una rapina! Si farà ammazzare se tirano fuori la pistola!»
 
Stewart Miller vide avvicinarsi Danny e Sheldon
«Porca Puttana! Sono qui per pignorarmi la moto!»
Danny alzò gli occhi al cielo e cominciò a rincorrerlo, mentre Sheldon prendeva un altro percorso.
I due si ritrovarono a circondarlo e Sheldon gli fu addosso in un lampo
«Ora so cosa ti è mancato di più durante le ferie!»
«Dici? È da un po’ che non rincorro più un sospettato per omicidio!»
«Omicidio? No aspettate! Non siete qui per pignorarmi la moto?» domandò sorpreso
«Mi sa che bisogna rinfrescargli un po’ le idee Sheldon!»
 
Mac arrivò immediatamente con Flack e Jaime
«Christine!» la abbracciò e guardò immediatamente che entrambi i figli stessero bene «Grazie al cielo non sei là dentro!»
Jaime intanto si occupava di Erika
«Mac, là dentro c’è l’agente che deve prendere il mio posto tra qualche anno! Se muore io devo tornare a svolgere incarichi pericolosi!» Mac la guardò preoccupato e sorpreso «Non mi hanno lasciata completamente libera! Ora sai che incarico svolgo all’FBI!»
«Quindi ora tu occupi dell’addestramento del tuo rimpiazzo?»
«Sì e credimi se ti dico che non è pronta per questo genere di cose! Una rapina non è uno spionaggio!»
«Potrebbe anche essersi nascosta allora!»
«Spero per lei che non l’abbia fatto o la ammazzano!» disse Christine mettendo una mano nella culla di Faith che si agitava
«Porta i bambini a casa! Ci penso io a questa situazione!» Mac notò che Christine aveva uno sguardo duro posato su Erika che si stava preparando ad entrare e lui esclamò quello che probabilmente la moglie stava pensando «Cos’ha in mente di fare?! Vuole farsi ammazzare?!»
«Sia chiaro! Se lei entra là dentro ci entro anche io!»
«Non fare la stupida Christine!» la riprese Mac
«La mia migliore amica entra là dentro e io dovrei starmene qui fuori tranquilla?» Mac la guardò annuendo «Stronzo! Io entro con lei!»
«E i bambini?»
«Voltati e vedrai che staranno bene!»
Mac si voltò e vide comparire il padre di Christine
«Ci ho fatto l’abitudine ormai! Il più delle volte dovevo trascinare via sua madre!»
Mac posò una mano sulla spalla del suocero «La proteggerò! Può starne certo!»
«Più che per te stesso, fallo per loro!» disse il padre di Christine indicando con il capo i gemelli.
 
Jo sorrise a Sheldon e Danny affiancandoli nel corridoio del dipartimento
«Mi fa piacere vedere che stai bene Jo!» disse Sheldon
«Essere tornata è fantastico! In più Mac decide di lasciarmi un caso già avviato con tutte le prove sistemate! Sono davvero felice!»
«Credi di avere già in mano l’assassino?» domandò Danny vedendo entrare Sheldon nella stanza da dove poteva vedere che cosa succedeva dietro lo specchio
«No! Lo scopriremo ora!» ed entrò con Danny nella saletta dell’interrogatorio
«Dov’è il suo collega di colore? Chi è lei?» disse il ragazzo visibilmente spaventato
«Stewart Miller calmati! Non siamo qui per ucciderti!» lo apostrofò Danny
«Sono la Detective Hawkes e sono qui per fare alcune domande, nient’altro!» osservò lo sguardo del ragazzo pieno di paura «Sappiamo che al maneggio ti occupi di riparare le selle dei cavallerizzi. Che attrezzi usi?»
Stewart si staccò dallo schienale «Uso martelli e vari strumenti come la lesina per far passare lo spago nella pelle delle selle…»
«Hai detto che usi la lesina! Se andiamo a cercare tra i tuoi attrezzi la troveremo?»
«Detective Hawkes, la cercavo anche io fino a poco prima di essere arrestato!»
Danny estrasse una foto «Questa bella moto è tua?»
«Sì! Di recente sono andato un po’ troppo veloce! Credevo foste lì per prendermela!»
Danny rise «Beh, le cose per te si mettono maluccio! Le impronte degli pneumatici sono compatibili a quelle trovate sulla 5th Avenue!»
Il ragazzo impallidì «Ok! Sentite, ero là per divertirmi con gli amici e uno dei miei amici mi ha sfidato con una moto del 2002! Avevo la vittoria facile, finché non ha cominciato a correre più veloce!»
Jo tamburellò le mani sul tavolo «Visto che il tuo amico stava vincendo gli hai lanciato  nel collo la lesina e ora fingi di non sapere che il tuo amico Darren Porter è morto!»
«Ascoltatemi, c’erano cinque testimoni! Chiedete ad Madeleine Porter, la sorella di Darren, lei lo sa cosa è successo! Era presente!»
Jo guardò Danny negli occhi
«Ho capito cosa vuoi dirmi!» disse lui uscendo
Jo rimase sola con il sospettato «Ora ascoltami, adesso voglio che tu dica la verità!»
Il ragazzo si mise a piangere «Sono il leader del mio gruppo di amici, ci divertiamo un sacco con le nostre  Harley-Davidson e ogni tanto facciamo qualche gara per divertirci. Quella sera non era programmata una corsa, avevamo una festa con un gruppo a Central Park, Darren mi ha sfidato e io ho accettato di corre sulla 5th Avenue in mezzo al traffico. Stava vincendo! A un certo punto ha sbandato ed è caduto e un’auto gli è andata addosso! Giuro che è la verità! Qualcuno mi vuole incastrare!»
Jo guardò il ragazzo annuendo «Vediamo cosa può dirci di più Madeleine!»
 
Mac guardava Christine al suo fianco caricare la pistola
«Mac, piantala di fissarmi!»
«Sembra che tu abbia più dimestichezza di me con le armi! A che età hai iniziato a usarle?»
«A diciotto anni sapevo montare e smontare perfettamente una Beretta e poi sono passata ai fucili a diciannove. Ti basta? Possiamo pensare alla mia recluta adesso?»
Mac annuì «Certamente!»
Mac osservò l’edificio. Qualcosa attirò la sua attenzione sul tetto «Ancora quell’aquila!»
Christine sollevò immediatamente lo sguardo «Ma è enorme! Sei sicuro che sia la stessa?»
«Sicurissimo!» prese la mano di Christine e andò da Flack «Voglio sapere cosa c’è sul tetto! Procurami una pianta dell’edificio!»
«Va bene! Ma con questo tizio ci parli tu!» gli disse passandogli il telefono.
 Mac prese il telefono «Sono il Tenente Mac Taylor»
«Buon giorno Tenente! Sarebbe così gentile da spostare tutti i suoi uomini da qui?» rispose l’uomo all’altro capo del telefono «Sa, dovrei uscire con il mio collega ferito!»
«È fuori discussione! Fai uscire il tuo amico perché riceva le cure mediche e arrenditi!»
Christine guardò il marito e si mosse verso le scale antincendio in direzione del tetto
«Io non aspetto Mac! Tu tienilo occupato! Io provo ad entrare!»
«Tenente, non sono un idiota! So bene che sta cercando di trattenermi perché l’edificio venga circondato!» sogghignò il rapinatore «Se non vi levate dalle palle entro dieci minuti uccido uno dei clienti e quando finiscono quelli passo ai camerieri!»
«No non farlo! Ci sposteremo! Hai la mia parola che ti lasceremo uscire senza problemi!»
«Lo spero per tutti gli ostaggi presenti!»
Mac osservò Erika seguire Christine sulla scala antincendio
«Vado a gestire le operazioni per sgomberare la via! Lascio il telefono a una collega, parla con lei se pensi ci sia qualcosa che non va!» passò il telefono a Jaime
«Detective Flack!»
«Un altro Flack? Cosa c’è la famiglia al completo?»
«Ehi! Hai qualcosa contro mio marito e me?»
Mac la guardò torvo prima di salire per le scale antincendio «Jaime, nessuno deve morire!»
Jaime alzò il pollice verso l’alto «Come sarebbe a dire come sono vestita? Tu piuttosto come sei vestito?»
Mac scosse la testa e si sbrigò a salire le scale antincendio «Dove credete di andare?» disse ad Erika e Christine una volta raggiunte.
Erika fece cenno a Christine di occuparsi della faccenda
«Mac non è qui per interferire, ma per aiutarci! Giusto?»
Mac sospirò e in quel momento l’aquila riprese a volare maestosa sopra le loro testa.
L’animale si posò su uno dei palazzi vicini e scrutò i tre sul tetto del bar
«Mi chiedo se quell’aquila significhi qualcosa!» domandò Christine.
Erika rise «È un animale Chris! Salviamo Dalia e facciamola finita! Tu vieni Mac?»
«Sì!» si avvicinò a Christine «Volevo chiamare la protezione animali, ma credo che la soluzione migliore sia lasciarla libera!»
Christine si diresse verso Erika «Apriamo questa porta!»
 
Danny e Lindsay si sedettero davanti a Madeline Porter che li fissava con uno sguardo assente
«Maddie! Ci devi dire cosa hai visto martedì!» disse Lindsay in tono calmo
«Non ero là!»
Danny si mostrò comprensivo «So com’è correre su una moto! È una sensazione unica: il vento sulla pelle, gli amici intorno a te, la velocità, il rombo del motore… A tuo fratello piacevano queste cose e tu condividi le sue passioni e il suo gruppo di amici» con piacere notò che Madeline lo guardava con curiosità «Fallo per tuo fratello, dicci cosa hai visto!»
Madeline si asciugò le lacrime «Io voglio bene a mio fratello e sono fidanzata con Stew! Vorrei che Darren non avesse mai lanciato quella sfida! Stewart Miller non c’entra nulla!»
«Ti ascoltiamo!» disse Danny
«Ero con loro quella sera! Abbiamo fatto una sosta per guardarci la sfida! Alla fine ha vinto Stew perché Darren è caduto… è passata una macchina che si è messa tra le moto di Stew e Darren!» fece una pausa prendendo fiato «Credo che sia stato per quello che Darren è caduto!»
«Lo hanno ucciso Madeline!» le spiegò Danny «Stiamo facendo il possibile per capire se possa essere stato Stewart!»
«No! Non è vero! Darren non può essere stato ucciso! Non è stato Stew! È una testa calda, ok, ma non è stato lui! Sono sicura!»
«Abbiamo trovato una lesina ed è di Stewart!» spiegò Lindsay «Darren aveva nemici?»
«Aveva litigato una volta sul lavoro con il proprietario del maneggio! Si chiama… Charles Malloy!»
Lindsay annuì «Vuoi fare una pausa Madeline?»
«Sì! Grazie Detective!» disse piangendo «Devo andare in bagno! Non mi sento tanto bene…»
«Vai! Non preoccuparti!» disse Lindsay.
 
Mac era con Christine e Erika nella cantina del bar
«Avrei voluto dare un’occhiata alla pianta dell’edificio!»
«Quanto si vede sei stato nei Marines! Hai sempre bisogno di pianificare tutto e di agire secondo schemi precisi! Mai sentito parlare di missioni segrete da bollino nero?» domandò Erika
«Cosa?!»
«Mac, tesoro, il nostro programma dà i colori alle missioni in base alla loro difficoltà: bianco, verde, blu, giallo, rosso e nero!» disse Christine affiancandolo sulle scale che portavano a una botola sotto il bancone
«E tu con quale colore hai iniziato?»
«Nero! Mi servivano soldi! Stan era malato e con la retribuzione ho potuto pagargli le medicine! È morto senza neanche sapere cosa ho fatto per lui!»
«Adesso ci vuole una strategia per essere sicuri di non avere intoppi!» disse Mac prendendo la pistola
«Noi ce l’abbiamo già una strategia! Vero, Chris?» disse con entusiasmo Erika
«E funziona?»
«Amore, sono vent’anni che funziona! Fidati di tua moglie!» Christine si fece vicina e gli sfiorò appena le labbra con le sue «Quando usciamo devi tornare subito al lavoro?»
«Sì!» sussurrò lui «Me lo chiedo da un po’ sai… come hai fatto a nascondere tutto questo a me?»
«Non è stato facile! Ho aperto il ristorante nel momento in cui avevo progettato di abbandonare la mia vita da agente segreto! Quando ti ho baciato quella sera all’anniversario dei miei genitori ho capito che dovevo rendermi indipendente e proteggere le persone che amo con altri mezzi! Fino all’ultimo non credevo mi sarei innamorata di te!»
«Ti penti dei tuoi sentimenti? Perché io non lo faccio! Mi fa piacere che tu possa capire la realtà che devo affrontare ogni giorno! Ti ammiro per aver cercato di proteggermi e non ti ho ancora ringraziato abbastanza per avermi salvato la vita!» disse lui facendo scattare la pistola
«Non mi pento dei miei sentimenti per te! Tu sei rimasto accanto a me mentre nascevano i nostri figli nei sotterranei di un ospedale psichiatrico dismesso!» disse Christine allontanandosi da Mac con un sorriso «Senza l’epidurale ho sofferto come un cane! Ero in ansia per te che eri ferito e perdevi sangue! Ho avuto davvero paura che per noi fosse finita!»
Mac si preparò a salire i pochi gradini che lo dividevano dalla botola «Vado avanti io!»
«Fermo Mac! O si trasforma in una missione da bollino nero con una testa da morto sopra!» lo trattenne Erika
«Che nella lingua comune vuol dire?»
«Missione suicida!»
Erika fece cenno a Christine di seguirla e aprirono leggermente la botola vedendo l’uomo con il passamontagna camminare avanti e indietro tenendo fermamente in mano un revolver
«Passami il Tenente Taylor!» camminò puntando la pistola contro ogni ostaggio sul suo cammino «Come sarebbe a dire che non è più lì?! Dove è andato?!» Mac osservava da dietro Christine la situazione con aria preoccupata e udì l’uomo urlare «Ora mi sono rotto le palle! Vi faccio vedere che non scherzo! Tu donna alzati!» 
Erika entrò in azione puntando contro l’uomo la pistola «FBI! Getta l’arma!»
«Ma che?!» l’uomo si voltò e Christine colse l’occasione per sgattaiolare, non vista, verso le spalle dell’uomo
«Gettala tu la pistola se non vuoi che sia questa donna a rimetterci la pelle!» continuò lui.
A un cenno di Christine, Mac si mosse verso la porta
«Sono anch’io dell’FBI! Come la mettiamo ora? Noi siamo due e tu solo uno!» disse Christine esponendosi e facendolo voltare
«Però! All’FBI lavorano un sacco di gnocche! Quasi, quasi mi converto ai buoni!»
Mac aprì la porta del locale «Non oggi!»
Il rapinatore si voltò in direzione della voce e vide entrare una lunga serie di poliziotti.
Mac sorrise «Polizia di New York! Ora che hai venti pistole addosso, lascia la donna che tieni in ostaggio!»
 
Jo e Stewart Miller raggiunsero Madeleine Porter, Danny e Lindsay
«Devo fare un interrogatorio con la mia fidanzata?»
«Sì Stewart! È di vitale importanza sapere cosa è successo! Vuoi anche tu che l’assassino di Darren sia assicurato alla giustizia?»
«Sì Detective Hawkes!»
I tre Detective sedettero difronte ai due ragazzi
«Dunque, domanda per Stew! Conosci Charles Malloy?» disse Lindsay
Il ragazzo annuì «Sì lo conosco!»
«Che ruolo ricopre dove lavori?» domandò Danny
«Si tratta del figlio del capo! Avrà un ruolo quando il suo vecchio non ci sarà più!»
Jo si sporse in avanti «Domanda per Madeline! Perché hai mentito sulla tua presenza martedì sera?»
«Ero spaventata! Gli amici mi hanno detto che era meglio se dicevo di non essere mai andata con loro e così…»
Jo si fece scura «Lo sai vero che avremmo potuto avere già l’assassino di Darren se tu avessi collaborato fin da subito?»
«Lo capisco solo ora!»
Jo scosse il capo «Speriamo di riuscire a prenderlo comunque!»
«Posso andare in bagno?» chiese Madeline «Sto davvero male!»
Stewart si mostrò preoccupato «Hai mangiato qualcosa prima di venire qui?»
«Sono giorni che non mangio, imbecille!» sbraitò lei alzandosi
«Accidenti! Meglio controllare come sta!» disse Lindsay alzandosi e andando verso il bagno
«Tu hai visto la macchina che divideva te e Darren?» chiese Danny
«Sì che l’ho vista e mi ricordo anche la targa!»
«Vedi che sei proprio un idiota!» esclamò Danny
«Ehi! Non mi fido della polizia! È contento ora che l’ho detto?»
Jo gli passò carta e matita «Il numero di targa! Ora!»
 
Mac fece scendere dall’auto Christine
«Spero che tu ora andrai a lavorare e a fare la mamma!» le disse lui
«Sono stanchissima! Non sono più allenata a fare certe cose!» sorrise lei tenendo aperta la portiera con la mano destra
«Infatti quel genere di lavoro non lo fai più!»
«Ti suona il cellulare! Rispondi!» sorrise Christine
«Angela?»
«Avete risolto la faccenda del bar?» chiese la voce trillante della ragazza
«Sì! Perché?»
Angela sospirò «Vieni qui in ufficio! C’è una persona che ti vuole vedere!»
«Hai una voce strana! Cosa succede non stai bene?»
«Vieni in ufficio e capirai!» disse lei sospirando di nuovo.
Mac riattaccò e guardò Christine «Sali dai! So che vuoi venire!»
«Grazie!»
 
Sheldon aveva appena trovato il proprietario dell’automobile
«Jo! Malloy è il proprietario dell’auto! Ci serve solo confrontare i suoi pneumatici con le tracce sulla 5th Avenue!»
Jo era distratta, guardava Angela asciugarsi le lacrime mentre fissava lo schermo del computer.
Sheldon alzò lo sguardo e guardò nella sua stessa direzione.
Entrambi avevano dei volti preoccupati e decisero di andare da Angela
«Angela! Cosa ti succede?» domandò Jo
Lei non rispose e la abbracciò.
Sheldon si ritrovò ad abbracciare anche lui Angela insieme a Jo, senza sapere cosa turbava la ragazza.
Danny vide la scena da lontano, non si preoccupò di nulla e prese i risultati
«A noi due stronzo!» disse guardando la foto del proprietario dell’auto.
 
Flack e Jaime sorrisero
«Pronta per dare supporto a Danny, signora Flack?»
«Con te al mio fianco sono sempre pronto signor Flack!» sorrise Jaime.
Danny aspettava con Mac e Christine fuori dalla porta di un palazzo di lusso
«Guarda un po’! Sembra che i Taylor oggi vogliano fare il bis!» sorrise Flack
«La faccia di Mac non comunica entusiasmo! Credo che non voglia che Christine entri con lui in quel palazzo!»
I due Detective posteggiarono la macchina e guardarono Mac
«Sei preoccupato?» domandò Flack
«No, voglio andare in uffcio! Danny mi ha confermato che sta succedendo qualcosa!» spiegò Mac «Questa volta Christine, resta qui fuori!»
«Come vuoi!» disse appoggiandosi al cofano della Chevrolet Avalanche nera.
Flack sorrise e guardò Jaime «Coppia Flack 2, coppia Taylor 1!»
«Don! Evita di fare queste battute!» lo apostrofò la moglie «Scusalo Christine! Non capisce niente!»
Mac e Danny entrarono e salirono per primi verso l’attico
«Polizia di new York! Apri la porta Malloy!» gridò Mac battendo una mano sulla porta
«Non risponde!» disse Danny
«Entriamo!» disse Mac tirando un calcio alla porta.
Flack e Jaime raggiunsero Mac e Danny nell’attico
«Libero!» disse Jaime entrando in cucina
Danny entrò nella stanza da letto «Libero!»
«Libero!» confermò Flack aprendo il ripostiglio.
Mac guardò fuori dalla finestra e notò l’aquila di poco prima posata sul balcone. L’animale reclinò lo sguardo verso il basso e Mac vide il sospettato correre nella strada sottostante seguito da Christine
«FBI! Fermati!» urlava puntandogli contro la pistola
«Oh no!» urlò Mac preoccupato imboccando le scale antincendio.
Flack, Danny e Jaime lo guardarono preoccupati raggiungere il marciapiede e correre a perdifiato nella direzione dove poco prima erano scomparsi Malloy e Christine.
 
Christine aveva l’arma puntata su Malloy, lui però non ne era intimorito.
Il vicolo era stretto e umido, puzzava di fogna e non c’erano vie di fuga.
Malloy si avvicinò a Christine tenendo in mano un coltello.
Mac stava per raggiungere il vicolo quando sentì uno sparo. Allarmato, scattò e si precipitò a vedere estraendo la pistola.
Christine era appoggiata al muro e teneva la pistola nella mano destra, dalla mano sinistra scendevano lente delle gocce di sangue.
A terra, Charles Malloy si reggeva un braccio mugolando «Brutta puttana!»
«La prossima volta ci penserai due volte, prima di usare un coltello!» disse Christine staccandosi dal muro.
Mac vide nella spalla sinistra di lei il manico di un coltellino che sporgeva
«Christine! Vieni qui, fammi vedere!»
Christine si lasciò cadere in ginocchio sull’asfalto sporco di fango.  
Mac le sfiorò la spalla e la guardò sussultare lievemente «Stai tranquilla!»
Danny fece capolino e bloccò Charles Malloy a terra
«Dove scappi?» volse poi l’attenzione a Mac e Christine «State bene?»
«Io sì e anche lei starà presto bene! Il coltello non è andato troppo in profondità» disse chiamando il 911 «Sono il Tenente Taylor, ho bisogno di un’ambulanza a Hell's Kitchen…»
 
Poco dopo, Charles Malloy era davanti a Lindsay e Danny nella sala degli interrogatori
«Perché uccidere Darren Porter?» chiese Lindsay
«Perché? Era un figlio di puttana ecco perché!» sbuffò Malloy
«Perché continui a dire di essere innocente?» si intromise Danny
«Perché non sono stato io! Lo odiavo, ma non sono capace di uccidere! Uccidere è un’arte e io quel tipo di arte non ce l’ho!»
«Il tuo battistrada coincide con quello trovato sulla scena e avevi accesso alla lesina!»
«Non basta a dire che sono stato io!»
Lindsay guardò Mac entrare e domandare «Lo sai di essere un povero idiota?»
«Come scusi?» sbraitò Malloy «Voglio il mio avvocato!»
«Beh, non so te, ma se dovessero mettere un coltello nella spalla di mia moglie reagirei esattamente come lui!» disse Danny.
Lindsay lo guardò con approvazione «Ad ogni modo il Tenente Taylor sembra aver portato qualcosa per noi!»
Mac si sedette vicino a Danny
«Sulla lesina abbiamo trovato la traccia di un gel per capelli, stesso gel che abbiamo rinvenuto su un capello che si trovava nel bagno di casa tua! Sai cosa mi basta? Un tuo campione di DNA!»
«Manca anche il gel, Tenente! Mi dispiace aver ferito sua moglie, però non mi sembra che lei sia qui per scusarsi, dato che la sua adorata consorte mi ha sparato!» disse con ironia
«Lei non è qui, ma è qui fuori! Se ti va di raccontare a lei la storia va bene comunque!» prese una foto dal dossier «E credo che questo sia tuo, visto che era in casa tua, nel tuo bagno, nel cassetto del mobile sotto il lavandino, sotto alle salviette! Sono stato sufficientemente esaudiente?»
Malloy rise «Non avrà mai il mio DNA!»
«Ti conviene parlare! Dato che un’innocente rischiava di finire in galera!» disse Lindsay
«Non un’altra parola!» disse un uomo in giacca e cravatta entrando «Il mio assistito non aggiungerà altro!»
«Avvocato Connery! È un po’ che non ci vediamo!»
«Tenente Taylor! Complimenti per la promozione! Questa volta durerà?»
Mac rise beffardo «Lo sai benissimo che è colpa di una pazza Serial Killer e non mia! Sinclair è più adatto a ricoprire l’incarico di Capo dei Detective, non vedo perché mandarlo in pensione in anticipo!»
 
Jo continuava a camminare avanti e indietro per il laboratorio
«Non so se andare nell’ufficio di Mac!»
Sheldon le si avvicinò «Tesoro, è meglio aspettare che Mac arrivi! Il caso è quasi risolto!»
«Mi sento in colpa per il fatto che non lo sto nemmeno aiutando!»
«Tranquilla!» la abbracciò Sheldon « Lo so che tu ora vorresti andare nell’ufficio di Mac, come me e Angela, ma non puoi! Lo faresti soffrire ancora di più e lui non ha bisogno!»
«Hai ragione! Mac è il solo che può capirlo! Io, per quanto sia dispiaciuta e triste, posso solo dirgli che mi dispiace!» Jo abbassò lo sguardo e pianse in silenzio
«Coraggio Jo! Dobbiamo essere forti!»
 
Mac sorrise trionfante all’avvocato Connery
«Cosa c’è di così divertente, Taylor?»
In risposta Mac gli diede in mano una busta «Leggilo attentamente Connery!»
Danny e Lindsay sorrisero beffardi, Flack e Jaime guardarono Christine alzarsi dalla sedia e dirigersi verso Mac
«Posso entrare con te?»
«Mi fa piacere che tu me lo chieda!» le sorrise Mac scostandole una ciocca di capelli «Come va la spalla?»
«Molto meglio! Non è nulla di grave e sono contenta! Dov’è il tampone per prendere il DNA di quel bastardo?»
Mac sorrise mostrandoglielo «Queste belle parole le insegnerai anche ai nostri figli?»
«Spiritoso!» disse entrando nella sala degli interrogatori.
Danny si avvicinò con Lindsay a Flack «Coppia Taylor 3, coppia Flack 1!»
«Che gioco è scusate?» chiese Lindsay
«L’ultima trovata di Don!» esclamò Jaime «Dice che Mac e Christine, se lavorassero insieme, sarebbero efficientissimi! Quindi si diverte a paragonarli con noi!»
«Il bello è che loro nemmeno giocano!» spiegò Danny
«Al prossimo turno giochiamo Danny e io!» sorrise Lindsay vedendo tornare Mac e Christine con il campione
«Fai presto Lindsay!» disse Mac «Dobbiamo andare anche nel mio ufficio!» disse poi rivolto a Christine «Faith e numero 3?»
«Stanno bene! Ho sentito mio padre prima! Kenny è particolarmente vivace oggi!»
«Credo che comincerò anche io a chiamarlo Kenny!»
«Sicuramente è meglio di numero 3!» lo apostrofò Christine.
 
Lindsay guardò il volto cupo di Angela
«Mi dici cosa c’è?» chiese Lindsay
«Non posso dirtelo! Tu lo diresti a Mac! Lui si precipiterebbe qui e non risolverebbe il caso!»
Lindsay posò una mano sulla spalla di Angela mentre aspettava trepidante il risultato del DNA.
Un foglio uscì dalla stampante e Lindsay lo lesse velocemente
«Abbiamo tutte le prove per accusare Malloy! Il DNA è suo!»
Angela venne presa per la mano da Lindsay e fu costretta a seguirla fino al garage
«Il caso è chiuso!» esultò  Lindsay aprendo la portiera del passeggero.
Angela non sorrise «Evviva!»
In meno di dieci minuti, le due arrivarono al distretto e mostrarono il risultato a Mac.
Mac guardò Angela negli occhi «Cosa succede?»
«Mac! Non preoccuparti per me!»
Mac la scrutò a fondo e fu Flack a picchiettarlo sulla schiena
«Diamo al nostro amico Malloy la notizia che passerà un lungo soggiorno in prigione!»
Mac si diresse verso la sala degli interrogatori e Angela scoppiò a piangere accanto a Lindsay
«Angela! Cosa succede?»
«Lindsay, c’è una persona nell’ufficio di Mac! Non ho ancora avuto il coraggio di andare da lui e dirgli che mi dispiace! Non ce l’ho fatta io e non ce l’hanno fatta nemmeno Jo e Sheldon!»
Danny si ricordò di aver visto quell’abbraccio di Sheldon e Jo ad Angela quel pomeriggio
«È successo qualcosa a Reed?»
 
Mac e Christine arrivarono in ufficio.
Mac vide seduto sulla sedia una persona che non si aspettava davvero di vedere
«Aspetta qui!» disse a Christine
Mac varcò la soglia dell’ufficio «Ciao Adam! Cosa ci fai qui a New York?»
«Mac…» disse Adam sollevando lo sguardo  rivelando gli occhi gonfi di lacrime «Scusa se non ti ho chiamato! Non avevo la forza di dirtelo per telefono! Mi sento solo e spaventato! Tu sei la persona che può capirmi di più!»
«Stella!» esclamò Mac preoccupato «Adam, cosa è successo a Stella?» disse chinandosi davanti a lui
«Stella… è… le hanno… Stella…»
Christine da fuori osservava la scena e vedeva il volto ansioso di Mac e il corpo tremante di Adam. Si avvicinò alla porta per poter sentire anche qualcosa.
Adam cercò di pronunciare un frase con le lacrime che gli impedivano quasi di parlare
«Le hanno sparato! Mac!»
Mac tremò e le lacrime cominciarono a scendergli lungo le guance «Lo avete preso?»
«Sì! Stella è in coma e i medici dicono che non si sveglierà più!»
Adam cadde in avanti e Mac lo abbracciò.
Christine fuori veniva raggiunta da tutto il resto della squadra
«Allora è vero!» esclamò Lindsay «Stella è sul serio in coma vegetativo!» le lacrime le rigarono il volto e Danny la abbracciò piangendo
«Nemmeno io riesco ancora a crederci!» Jo si appoggiò alla spalla di Sheldon.
Flack e Jaime erano lì immobili con Christine cercando di trattenere le lacrime inutilmente.
Adam guardò fuori dal vetro e vide tutti riuniti lì e, sciogliendosi dall’abbraccio di Mac, aprì la porta
«Ciao ragazzi! Sono a pezzi e vedendovi qui io… non so cosa dire…»
«Non dire niente Adam!» disse Jo abbracciandolo
«Ehi bello! Siamo tutti qui per te!» gli disse Flack
Adam si volse verso Mac
«Le ultime volontà di Stella sono di staccare le macchine! Non voglio lasciarla andare!»
Mac si asciugò le lacrime «Se i medici hanno detto che non c’è più speranza, tu non puoi opporti!»
«Io la amo Mac!» singhiozzò Adam
«Lo so Adam! Lo so che la ami!» disse Mac «Verrò a New Orleans con te e ti starò accanto!»
Adam annuì in segno di gratitudine.

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Capitolo 18
*** EPISODIO XVIII: I'LL FIND YOU SOMEWHERE ***


Venerdì 28 Febbraio 2014

EPISODIO XVIII: I'LL FIND YOU SOMEWHERE

 
Christine guardava Adam fissare i gemelli dormire nelle culle e si avvicinò a lui sorridendo
«Sei sicuro di stare bene?»
«Sì Christine! Ti ringrazio per avermelo chiesto!» guardò Faith agitarsi «Tra poco si sveglia!»
Christine si chinò nella culla per sfiorarle il viso con la mano «Dormi! O devo svegliare papà!»
«Tra otto mesi avrei avuto anche io un figlio!»
«Stella era incinta?»
Adam annuì «Avrebbe dovuto chiamarsi Cleo Daphne, se fosse stata una bimba, e Ares, se fosse stato un maschio!»
Christine gli prese la mano «Perché non sei rimasto a New Orleans?»
«Non potevo!» disse Adam «Tutto quello che c’è a New Orleans mi parla di Stella e non riesco a sopportarlo! Lei non c’è più e tutto questo mi fa male!»
Christine guardò Faith agitarsi e aprire gli occhi «La prenderesti in braccio?»
«Cosa?!»
«Ti prego! È la prima volta che vedo dormire Mac da quando siete tornati da New Orleans!»
 
Non molto lontano, per le strade del centro di Manhattan, una coppia di ragazzi vagava tenendo in mano un giornale
«Sei sicuro del rischio che stiamo per correre?» disse il primo
Il secondo rise beffardo nascosto nell’ombra «Un nostro fratello mi ha informato che sono gemelli! Lui è finito in prigione per colpa del loro padre!»
«Per il rito ci vogliono solo tre coppie di gemelli! Perché non ne scegliamo altri?»
«Perché il nostro migliore chimico, Edward Finch, è in carcere e noi lo vendicheremo!»
«Cosa succederà di preciso ai bambini?»
«Lo vedrai con i tuoi occhi!»
 
Jo guardava le culle di due neonati, vuote, cercando di rilevare delle impronte
«Ancora nulla?» le chiese Sheldon scattando delle foto
«A parte l’odore di candeggina, non abbiamo altro! Passami il Luminol!»
Lindsay e Danny erano ad interrogare i genitori in salotto
«Signori Robinson, è molto importante!» puntualizzò Danny «Cosa vi ricordate di ieri notte?»
«Valerie si è alzata due volte!» disse l’uomo
«I bambini si sono svegliati solo due volte ieri e ho pensato che si stessero abituando a dormire per tutta la notte!» la donna tremò «Poi Ben si è alzato questa mattina e mi ha detto che non c’erano più!»
Lindsay chinò lo sguardo e la signora Robinson la fissò negli occhi «Lei ha figli vero?»
Danny rispose per lei «Ne abbiamo due!»
«Siete sposati e lavorate insieme?» domandò il signor Robinson e all’annuire dei due aggiunse «Sappiamo che farete del vostro meglio per trovarli! Vi prego fate presto!»
«La sola cosa che possiamo dirvi è che chi li ha rapiti non lo ha fatto per un riscatto. Si sarebbero già fatti sentire e probabilmente non avreste chiamato la polizia!»
Jo guardò Danny e Lindsay e con Sheldon uscì in strada
«Andiamo! Probabilmente troveremo qualcosa di più se analizziamo le foto!»
 
Mac aveva gli occhi gonfi e le braccia pesanti e faticava a reggersi in piedi. Si sporse sul lavandino del bagno e si sciacquò il viso con dell’acqua fredda. Tornò a fissarsi, vedeva appannato, eppure aveva dormito per ore, cercò di raccogliere la cravatta che gli era finita a terra, ma al solo farlo gli venne un capogiro.  
Nella stanza accanto, Christine aveva il suo stesso problema: faceva fatica a stare in piedi e cominciò a sentirsi debole e stanca. Si appoggiò al muro e cominciò a respirare a fatica.
Adam arrivò in casa dopo essere uscito e vide Christine a terra, arricciò il naso e si sbrigò ad aprire le finestre
«Christine! Ti prego svegliati! Svegliati!»
Vide Mac che cercava di alzarsi dal bagno e lo sentì dire con un filo di voce «I bambini, Adam!»
Adam si precipitò nella cameretta e vide le culle vuote e la finestra aperta «Oh merda!» si sporse verso l’esterno, ma non vide nessuno «Merda!» esclamò una seconda volta prendendo il telefono in mano «Ho bisogno di un’ambulanza e della squadra della Scientifica all’appartamento del Tenente Mac Taylor! Fate presto!»
Mac si teneva in piedi a fatica appoggiato al muro «Adam!» lo chiamò debolmente «Spostati!»
Adam si fece da parte e lo sguardo di Mac divenne terrore puro
«No! Non può essere successo davvero!»
 
Jo guardava Mac spaventato camminare avanti e indietro per la stanza d’ospedale
«Mac! Calmati! Dovresti riposare! Sei stato appena intossicato dal Cloroformio!»
«Come faccio a calmarmi, quando i miei figli sono stati rapiti?»
Adam entrò nella stanza «Dovresti essere a letto!»
Mac notò la cartella che aveva in mano Adam «Quello cos’è?»
«I risultati di un campione d’aria a casa tua! Non ti dico altro se non ti metti a letto!» Mac si stese sul letto e Adam proseguì «Dunque, nell’aria del tuo appartamento c’erano fino a 900 ppm di Cloroformio! Grazie al cielo sono arrivato al momento giusto! Con il tuo caso siamo arrivati alla terza coppia di gemelli scomparsa a Manhattan in due giorni e il caso di oggi è quello che ha fatto più notizia a livello mediatico! I giornali di domani parleranno di questa storia tra le prime pagine!» guardò Mac e si accorse che aveva uno sguardo assente «A cosa pensi?»
«Che devo andare a fare visita all’omicida che ho messo in carcere a San Valentino!»
Jo si ricordò in quel momento «Edward Finch! Credi davvero che c’entri qualcosa?»
«Sì! Mi ha minacciato! Voglio interrogarlo con Flack!»
 
Christine nella stanza difronte teneva la mano di Lindsay
«Non riesco ad alzarmi! Voglio trovare i miei figli!»
«Ora però hai bisogno di riposare! Non preoccuparti! Ci pensiamo noi a cercarli!»
Christine cominciò a piangere «E se è successo qualcosa? Mac dov’è? Lo sa cosa è successo?»
«Mac è nella stanza qui accanto con Jo! Sa tutto! Cerca di riposarti!»
«Voglio andare a cercare Kenny e Faith! Ogni minuto che passo qui dentro rischio di perderli!»
Danny si affacciò «Stessa testa dura di Mac! Per rimetterlo a letto e non farlo uscire dall’ospedale ci sono voluti mille ricatti! Dovreste ringraziare Adam! Se non vi avesse trovati in tempo, staremmo cercando due gemelli orfani!»
Lindsay asciugò le lacrime di Christine «Agitarti peggiora il tuo stato di salute!»
«Mi sento una stupida! Non li ho protetti!»
Danny scosse la testa «Tanto per cominciare, questi bastardi hanno usato l’impianto di areazione per rendere possibile al cloroformio spandersi in casa. Secondo, mentre voi eravate semi incoscienti hanno scassinato la finestra e portato via i bambini. Terzo, sono così furbi e abili da non aver lasciato neanche un’impronta digitale!»
«Questo potevi comunicarglielo anche in un altro momento, Danny!» esclamò Lindsay vedendo Christine ricominciare a piangere.
Danny sospirò «Mac ha già una pista! A quanto pare a San Valentino lo hanno minacciato di rapirgli i figli! Vado ad interrogare Edward Finch!» si avvicinò a Christine e le accarezzò la testa «Appena scopro qualcosa, vengo in ospedale e lo riferisco a te e Mac! Riposati e stasera starai meglio!»
 
Fack e Jaime si guardarono sconvolti
«Danny, sul serio i figli di Mac sono scomparsi?» domandò lei
Danny si passò una mano sul viso «Sì e Adam ci aiuterà!»
Flack portò i fascicoli di altri due casi e li mise sulla scrivania, mostrandoli a Danny
«Questa mattina presto hai indagato su una sparizione di gemelli, ora anche quelli di Mac sono scomparsi e questo è il fascicolo di altri gemelli spariti due giorni fa!» Flack si diresse verso il computer e aprì una mail «Leggi cosa mi ha spedito la Detective Quinn Shelby da Jersey City!»
Danny si sporse vero il monitor «L’anno scorso è successo anche da loro e il caso è irrisolto! Il messaggio non finisce qui! Puoi scorrere?»
Flack si rabbuiò e fece leggere a Danny il resto: “We found six dead bodies of infants near the river!”
Jaime sbiancò «Don, dobbiamo muoverci!»
Danny prese il suo iPhone e  cominciò a scrivere un messaggio a Jo «Meglio avvisarla!»
 
Jo guardava fuori dalla finestra del suo ufficio quando il telefono suonò
«Detective Hawkes!»
«Sono Flack! abbiamo problemi con Finch: non parla!»
Jo sbatté con energia le palpebre «Come non parla?! Da quanto lo state interrogando?»
«Due ore e mezza! Danny è esausto e Jaime non sa più che minaccia usare!»
Jo si preoccupò all’istante «Beh, a questo punto, meglio aspettare Mac! Spero che, quando lo dimetteranno, possa aiutarci!»
Flack sospirò «Io ho paura, se devo essere sincero! Gli hanno appena rapito i figli e ha in cella il possibile mandante! Se fossi Mac userei qualsiasi mezzo per arrivare alla verità!»
 
Mac sentì qualcosa di caldo e morbido che gli si posava sullo stomaco accarezzandolo dolcemente. Aprì gli occhi e di scatto si sollevò seduto
«Christine! Stai bene?»
«Sono in ansia e voglio andarmene da qui! Nemmeno tu sei tranquillo! Avevi un sonno agitato e dicevi: “La pagherai! Non la passerai liscia!”. A chi lo dicevi?»
Mac si appoggiò al cuscino e guardo il braccio sinistro di Christine, dove nella pelle penetrava l’ago della flebo
«Mi hanno minacciato il 14 di Febbraio! Edward Finch, quello che abbiamo scoperto essere il collezionatore di cuori di vedove, mi ha detto che avrebbe preso i bambini! L’ho tenuto sotto controllo da quando è in carcere, gli ho proibito qualunque contatto con l’esterno! Come ha fatto ha mettere in atto la sua minaccia?»
Christine gli baciò la fronte «Forse avevano già programmato di farlo prima!»
Due medici entrarono nella stanza
«Cosa ci fa qui signora Taylor? Dovrebbe essere nella sua stanza a riposare!» disse il primo.
Mac osservò il secondo dottore e sussurrò a Christine «Ha una siringa nella mano destra con un ago troppo grande! Scappa!»
Christine si sollevò dal letto e fece per andarsene. Il medico che era entrato per secondo stava per seguirla quando lei, prima di oltrepassare la porta, lo colpì con un rovescio all’altezza del collo, facendolo cadere a terra svenuto. La siringa era finita lontano da lui.
L’altro medico tirò fuori un coltello e si avventò su Mac che lo fece cadere dall’altra parte del letto con un calcio.
Mac e Christine sospirarono insieme
«Chiamo Flack!»
«Sì Mac! Direi che è il caso di uscire da qui! Il mal di testa mi passerà a casa di mio padre!»
Mac compose il numero e guardò Christine portarsi una mano alla fronte.
L’uomo che Christine aveva atterrato si alzò in piedi e, dopo aver estratto una seconda siringa, si avventò su di lei, facendola cadere a terra, e si mise sopra di lei a cavalcioni, bloccandola.
Mac balzò all’istante in piedi, lasciando il telefono che squillava sul letto con il vivavoce
«Fai un passo Tenente e lei è morta!» lo ammonì l’uomo con la mascherina sul viso
«Mac! Che succede Mac?»
Il falso medico si spaventò all’udire la voce di Flack e Christine cercò di approfittarne dimenandosi
«Ferma puttana! Giuro che questa te la inietto sul serio!» disse stringendo le gambe attorno al ventre e ai fianchi di Christine.
Mac si avvicinò di qualche passo sfruttando l’occasione e vide il camice di Christine macchiarsi di rosso all’altezza della spalla a causa della vecchia ferita in via di guarigione
«Mac stiamo arrivando!» disse Flack al telefono
«Lasciala andare! Che cosa vuoi?» disse Mac
«Vuoi che i tuoi adorati gemelli vivano?» chiese l’uomo sollevando il camice di Christine e sfiorandole la coscia destra.
Christine si era allarmata a quel gesto e la sua respirazione era accelerata
«Non osare toccarla!» lo minacciò Mac
«Sarò anche rimasto da solo in questa stanza, ma non fuori!» sogghignò pesando sul corpo di Christine, che cercava di liberarsi. Lui continuava a toccarla sulla coscia destra prima all’esterno e poi all’interno, guardandola sussultare e ansimare preoccupata
«Ti è rimasto poco tempo per salvare i tuoi figli! Ora mi diverto un po’ con lei e dopo ti faccio la mia proposta!» stava per slacciarsi la cintura con la mano sinistra, tenendo puntata alla gola di Christine la siringa.
Mac prese una decisione azzardata: si lanciò contro l’uomo, prima che potesse fare del male a Christine, si mise sopra di lei per farle scudo con il suo corpo dalla siringa che le stava per finire nel petto.
Un grido soffocato di Mac allarmò Christine e in quel momento si udirono anche le sirene della polizia
«Puoi ancora salvare i tuoi figli Taylor! Anzi ora sarai costretto a cercarci se ti vuoi salvare anche tu!» disse l’uomo scappando
Mac si sollevò da Christine «Stai bene?»
«Sì! Tu sei ferito?»
«Ho solo questa siringa nella schiena! Ti prego toglimela!» disse scivolando sul pavimento a pancia in giù «Fallo decisa!»
Christine si sollevò, prese la siringa con una mano mentre con l’altra premette sulla schiena di Mac e gliela tolse.
Mac urlò strizzando gli occhi e stringendo i pugni «Qualunque cosa ci sia lì dentro, brucia!»
«Credo che con quello che è rimasto nella siringa, si possa cercare di analizzare il contenuto!»
«Ora però, fammi vedere la spalla!»
 
Flack aprì la porta della stanza «Mio Dio! Che è successo qui?»
Danny, Jaime e Sheldon erano dietro di lui e guardavano Christine con la siringa in mano e Mac che le controllava la spalla sanguinante.
Mac si alzò in piedi confuso «Voglio sapere con cosa sono stato infettato Sheldon! Ti prego, devi aiutarmi! Non possiamo restare qui! Abbiamo bisogno di protezione e io devo interrogare Edward Finch!»
Christine lo aiutò a tenersi in piedi «Ora devi stare calmo!»
Jaime uscì di corsa e tornò con il medico di turno
«Cosa è successo qui dentro?!»
Mac indicò l’uomo svenuto vicino al letto «Una domanda perfetta da fare a lui quando si sveglia!»
Christine guardò Mac e poi Flack «L’altro aveva i guanti e la mascherina, ma potrebbe avermi lasciato addosso delle tracce!»
Sheldon guardò Mac annuirgli «Vieni con me nell’altra stanza Christine! Cerchiamo di vedere se troviamo qualcosa!»
Christine accarezzò Mac sulla guancia «Starai bene! Faremo tutto quello che possiamo per curarti! Qualunque cosa tu abbia! Grazie per avermi salvata!»
«Sei mia moglie Christine! “Finché entrambi avrete vita!” non intendo mancare a questa promessa!»
 
Jo e Angela ascoltavano la voce di Sheldon dall’ufficio
«È una cosa che non riesco ancora a spiegarmi! Abbiamo solo il DNA che era sotto le unghie di Christine!»
«Ti prego, dimmi che Danny potrà trovare qualcosa!»
«Farà le analisi sulla siringa, ma è tutto da vedere! Forse capiremo di cosa dovrà preoccuparsi Mac!»
Angela fissò per un po’ lo schermo, appena diventato nero
«Gli rapiscono i figli e poi cercano di ucciderli!» si voltò verso Jo «Cosa vogliono da Mac e Christine?»
«Cerchiamo di scoprirlo! Andiamo da Danny e aiutiamolo con le analisi sulla siringa!» disse indicandolo al lavoro.
Danny esaminava con Lindsay il contenuto della siringa
«Quanti componenti abbiamo?» chiese lui preoccupato
«Tre! Adam li sta analizzando uno per uno!» gli fece vedere Lindsay.
Jo e Angela li affiancarono
«Come procede la ricerca?» chiese Jo
«Penso che tra poco necessiteremo dell’aiuto di Isabella!» aggiunse Danny guardando il risultato del virus.
Adam comparve da dietro il computer «Abbiamo tutti i componenti! Quello che vedo non mi piace!»
Angela si precipitò a guardare lo schermo «Oh Mac! Cosa ti hanno iniettato?»
Jo guardò la lista sullo schermo con le relative caratteristiche accanto di ciascun virus: Cytomegalovirus, Simian virus 40 (SV40), Poliomavirus BK.
«Ho letto un articolo» disse Adam interrompendo il silenzio «Mac ha momentaneamente le difese immunitarie più basse del normale, fumava quando era nei Marines e il fatto che abbia anche una predisposizione genetica, da parte di suo padre, rende il suo caso ancora più a rischio!»
gli altri erano già pallidi
«Carcinoma Polmonare!» sibilò Lindsay «Se Mac si ammala…»
«Non voglio neanche pensarci!» sbottò Danny.
«Il difficile sarà dirgli che potrebbe finire come suo padre!» concluse Adam.
 
Mac e Christine erano nell’ambulatorio dell’ospedale con Flack e Jaime
«Ti proibisco di venire al distretto con me, Mac!» disse Flack «Adesso tu vai a fare ulteriori test, mentre noi ci assicuriamo che Christine arrivi sicura in un altro ospedale per far fare anche lei dei test! Potresti averla contagiata!»
«Ti prego! Fammi interrogare quel parassita e Edward Finch! I miei figli sono in pericolo!»
Flack sospirò «Va bene, Mac! A condizione che tu prima vada a fare i test!»
Jaime cercava di convincere Christine a stare tranquilla «Coraggio Christine! Troveremo Faith e McKenna!»
«Ho paura! Non so cos’ha Mac e non so dove siano i miei figli ora!»
«Però devi stare tranquilla! Poco fa hai vissuto un brutto momento e hai bisogno di riposare! Metteremo una scorta sotto all’ospedale e fuori dalla tua stanza!»
«Non vado da nessuna parte senza Mac!» disse Christine con un tono che non ammetteva repliche.
Mac guardò Christine e le si avvicinò «Ti prego, vai a fare i test! Domani mattina, al tuo risveglio sarò al tuo fianco e spero di poter dirti anche dove sono i gemelli!»
Christine gli strinse la mano «Non deludermi!»
«Nei due anni e mezzo che stiamo insieme ad oggi, l’ho mai fatto?» fece per ridurre la distanza tra loro, ma subito si ritirò indietro «Spero di non avere nulla di infettivo, amore mio! L’ultima cosa che voglio è che i nostri figli perdano anche te!»
Adam arrivò con i risultati del liquido della siringa
«Ti dovranno bucare un po’ Mac! Rischi grosso, ma tu no, Christine!»
«Voi che mi state così vicino, cosa rischiate?» chiese lui preoccupato
«Noi nulla di che! Alcuni virus che ti hanno iniettato, normalmente, li contrae l’ottanta percento della popolazione senza conseguenze!»
«Ma io ho le difese immunitarie basse, giusto?»
Adam si rabbuiò «In più tutti insieme… mi hai raccontato di tuo padre Mac quando indagavamo sul caso del Becchino e poi tu…»
Mac era sorpreso «Cosa?! Mio padre?! Il Becchino?!»
Adam sospirò e fece appello al suo coraggio «È stato provato che tutti i virus che ti sono stati iniettati possono avere un’influenza nello sviluppo del… Senti, non riesco a dirtelo! Leggiti i virus! Capirai da solo!»
Mac prese i fogli e lesse i nomi dei virus «Carcinoma polmonare!» disse sbiancando in un sussurro quasi impercettibile
«Cosa succede Mac?» domandò Christine
«Niente di grave!» si limitò a dire lui.
Christine esclamò «Mac, voglio la verità!»
Mac cominciò a tremare «Non ci riesco! Non posso dirtelo!»
«Passami quei fogli!» ordinò lei. Flack glieli porse e Christine li lesse «No! Non può essere vero!»
 
«Poveri bambini!» disse un uomo sulla settantina con un camice da laboratorio guardando quattro  piccoli neonati «Scommetto che i vostri genitori saranno in pensiero per voi! Così piccoli che ancora non sapete parlare!»
«Capo!» disse un uomo giovane entrando «Siamo riusciti a portarteli! Tommy vieni dentro!»
Un ragazzo avanzò portando in braccio due bambini che non smettevano di piangere
«Ti presento i gemelli Taylor!»
L’uomo sorrise «Eccellente! Saranno cavie perfette! Mettili con gli altri!» quando i bambini vennero posati in una culla l’uomo si volse verso di lui «Come ti senti a essere quasi entrato nella nostra grande famiglia, Tommy?»
«Bene! Cosa succederà ai bambini?»
«Sto facendo delle scoperte sui gemelli! Li userò come cavie e poi verranno usati per il rito di Venerdì! Tu entrerai così, insieme ad altri due novizi, nell’ordine!»
«Ne sono onorato Maestro!»
 
Danny e Lindsay osservavano il DNA raccolto dalle unghie di Christine
«Danny, guarda!» disse Lindsay
«Hahaha! Boom! Sono sicuro che adesso Mac, se fosse qui, ci ringrazierebbe e non vedrebbe l’ora di interrogarlo!» esultò Danny
«Vai a prenderlo allora!» disse Lindsay «Questo caso va risolto prima di Venerdì!»
Danny sorrise «È una parola! Siamo a Martedì!»
«Vado a casa dai bambini e a vedere come sta Christine!»
Lindsay camminava nel corridoio e venne affiancata da Jo «Ciao!»
«Lindsay, volevo andare da Christine per vedere come stava! Tu cosa stai facendo?»
«Veramente stavo andando da lei! Mi fa piacere se ci andiamo insieme!»
Le due arrivarono da Christine e la trovarono intenta a fissare il vuoto
«Christine! Ciao!» la salutò Jo sedendosi accanto a lei
«Ciao Jo! Ciao Lindsay!» disse cercando di stare rilassata «Lo sto perdendo! Sto perdendo Mac! Mi è appena arrivato un suo messaggio! Seguirà una cura antibiotica, ma potrebbe sviluppare il tumore a causa della predisposizione genetica!»
Jo chinò lo sguardo «La possibilità che non succeda c’è! Non fasciarti la testa prima di romperla!» la accarezzò dolcemente
«Abbiamo trovato l’uomo che voleva violentarti! Danny lo sta andando a prendere!» le disse Lindsay «Troveremo anche i gemelli!»
«Lindsay! Mac è al distretto! Flack dice che non vuole restare in ospedale e che vuole interrogare Finch, Brown e Hardy!» disse Jo guardando il cellulare.
Christine guardò Jo sorpresa «Quell’uomo ha detto che se voleva salvarsi la sola possibilità era trovarli!»
«Sono un’organizzazione!» esclamò Lindsay
«Già e a quanto pare hanno un modo preciso di agire! I bambini che sono stati ritrovati a Jersey City non avevano più sangue nelle vene!» disse Jo «Capisco il fatto che Mac voglia indagare ad ogni costo!»
 
Mac camminava avanti e indietro davanti a Edward Finch
«Diventiamo nervosi, Tenente?» rise beffardo l’uomo seduto sulla sedia
«Parla! O ti giuro che mando fuori il mio collega e restiamo qui dentro da soli!» Mac gridò e una vena del collo divenne piuttosto evidente
«Che paura! Cosa potrà mai farmi? Ho bruciato la mano del suo collega con l’acido l’ultima volta!» sorrise guardando Flack
«Senti un po’, bastardo! Potrei davvero lasciarti solo con il Tenente Taylor! Di sicuro sarai sorpreso di vedere la sua collera!»
«Vedo davanti a me un uomo con la febbre che se si arrabbia rischia di perdere tutte le energie e cadere a terra!» rispose Finch a Flack «Le è piaciuta la sorpresa della puntura Tenente? Sua moglie come sta? Non rischia di ammalarsi?»
Mac serrò i pugni «Flack, esci! Lasciami solo con lui!»
«Con piacere! Sono qui fuori!»
«Goditi lo spettacolo!» ringhiò Mac mentre Flack apriva la porta.
Mac osservò Finch dondolarsi sulla sedia, precisamente sulle due gambe davanti, gli si avvicinò lentamente e con calma
«Attento a dondolarti sulla sedia!» diede un calcio a una delle due gambe e Finch cadde a terra urtando con il viso il bordo del freddo tavolo di metallo «Altrimenti cadi e ti fai male!»
Finch si rimise in piedi con un labbro rotto «Divertente Tenente! Il mio avvocato si divertirà un mondo!»
«Non ne dubito! Si divertirà un sacco anche il personale dell’obitorio a rimettere insieme i tuoi pezzi!» si avvicinò un altro po’ «Alzandoti, potresti prendere una storta e cadere!» gli fece uno sgambetto e Finch finì a terra.
Finch sorrise e si rialzò «Non ha idea in che guai si sta cacciando!»
«Tu invece?» ribatté Mac guardando Finch aggrapparsi al tavolo e muovendosi nella direzione opposta. Mac esclamò «Potresti fare troppo peso sul tavolo e questo potrebbe ribaltarsi!» sollevò il tavolo che finì addosso a Finch «Ops! Che serie sfortunata di eventi! Sai, potrebbero capitarne altri…»
Finch si rialzò «E va bene Tenente! Le parlerò della setta dei “Dark Scientists” e di quello che faranno ai suoi pargoli!»
Mac si mise a sedere «Così cominciamo a ragionare!»
«Sa chi era Josef Mengele?»
«Il medico delle SS che faceva esperimenti sui gemelli!» disse Mac osservando Finch sedersi sulla sedia
«Studiava la moltiplicazione della razza! La mia setta si ispira a lui in parte! Noi crediamo che esista un mondo parallelo al nostro dove il nostro doppio nasce una volta finito il nostro percorso qui! Noi vogliamo congiungere i due universi per poter raddoppiare lo spazio e creare nuove forme di vita e i gemelli di sesso opposto sono la chiave! Mi creda se le dico di aver visto l’altro universo e quanto sia anni luce avanti al nostro! Ho viaggiato nei due universi e anche loro sono interessati a collegarsi a noi!»
Mac alzò una mano per interromperlo «Ho avuto a che fare con cose di questo genere una volta! Non esiste una chiave per viaggiare nel tempo o in possibili universi paralleli!»
«Dovrebbe interessarle! È per questa ragione che uccidevo vedove! Dove credete che siano tutti i loro cuori? Essi sono la chiave che permettono a loro di comunicare con me e collegarsi a noi! Andiamo! Come potevo sapere che i suoi figli sarebbero spariti? Come posso sapere che lei, in questo momento, ha una combinazione letale di virus che sta modificando il sistema di riproduzione delle cellule dei suoi polmoni e che svilupperà un Carcinoma Polmonare a piccole cellule?»
Mac rabbrividì «Cos’altro sa?»
«Che sua moglie è stata quasi violentata, che al momento si sente inutile e rivuole i suoi figli con sé! È come se lei stessa fosse una povera bimba indifesa!»
«Ottima strategia di studio psicologico! Non attacca con me!»
Finch sorrise «Sapevo che sarebbe finita così! L’unico modo che ha per salvarsi di sicuro è un siero dove sono contenuti gli stessi virus modificati per produrre l’effetto inverso!» Mac lo guardò scuro in volto senza dire nulla «Non posso dirle dove sono i gemelli! Questo non lo so! In più io sono solo il chimico! Dovrebbe parlare con il futuro iniziato mancato e il suo capo! So per certo che loro sanno chi sono i rapitori!»
Mac uscì dalla stanza e raggiunse Flack «Voglio Brown e Hardy là dentro!»
«Mac, sei esausto! Non puoi continuare a indagare! Ti è andata bene con Finch! Fammi chiamare Danny! Tu puoi assistere, ma giurami che ti siederai! Stai sudando! I risultati dei test confermano che hai delle infezioni in corso non contagiose!»
Mac annuì «Dimmi che hai sentito anche tu cosa ha detto Finch!»
«Puoi scommetterci! Giuro che se toccano il mio figlioccio e sua sorella li appendo esattamente come quei due che abbiamo trovato a San Valentino!»
 
Jo e Lindsay lasciarono l’ospedale e raggiunsero il distretto e videro Mac alzarsi da una sedia per venire loro incontro
«Ho interrogato Finch e Flack ha interrogato Brown e Hardy! Abbiamo un luogo: il Freedom Tunnel nell’Upper West Side! Esiste un siero che può evitarmi di sviluppare la malattia!»
«Veniamo con te!» disse Jo
Mac le posò una mano sulla spalla «No Jo! Tu sei incinta e Lindsay ha due figli! Non permetterò che veniate coinvolte in un probabile scontro a fuoco!»
«Tu sei debole Mac! Hai la febbre e non riesci a stare in piedi a lungo!» gli fece notare Lindsay «In ospedale, Christine è preoccupata per te!»
«Devo andare per recuperare la sola cura sicura che esiste!»
«Credi davvero che quel siero esista?» gli chiese Jo
«Non so più a cosa credere! I Dark Scientists credono che esista un universo parallelo e la metà di loro sono scienziati alla ricerca di cure per tumori, ricerche sui gemelli e altre cose folli! Se però hanno davvero una cura, io devo averla! Devo andare a prendere i miei figli laggiù prima che venga compiuto il rito d’ammissione alla setta!»
Flack arrivò trafelato «Jaime, Danny e cinque volanti sono pronte a seguirci, Mac!»
Jo li seguì fino alla porta «Vado ad informare Christine! Promettimi che non entrerai da solo Mac!»
«Non chiedermi di fare promesse, Jo!»
 
Flack guardò l’ingresso del tunnel «Mette i brividi!»
«Io entrerò lì dentro e li troverò! Qualunque cosa mi costi!»
«Mac, non fare mosse azzardate e sappi che io sarò sempre al tuo fianco!» gli disse Danny.
Mac gli diede una pacca sulla spalla e si avviò «Non starmi troppo vicino! Ti ricordo che i tuoi figli non sono immuni ai virus, specialmente Sid!»
La galleria era larga e le rotaie in alcuni punti erano arrugginite. Mac prese in mano la pistola e cominciò a camminare vicino a un muro e accese la torcia. Dietro a lui altre luci illuminavano la galleria.
«Come è possibile che i Writers e tutti i senzatetto che vivono qui non abbiano notato nulla?» chiese Jaime
«Perché è tutto nascosto sotto terra!» le rispose Flack
Mac osservò la prima scala di legno che scendeva verso il basso «Dividiamoci! Io e Danny scendiamo qui!»
«Bene!» disse Flack passando oltre «Se succede qualcosa usate le ricetrasmittenti!»
Danny annuì e si precipitò dietro a Mac che era già scomparso al piano di sotto.
Flack a ogni nuova galleria mandava qualcuno dei suoi e alla fine lui e Jaime rimasero soli a controllare l’ultima rimasta
«Aspetta! Segnalo alla centrale che necessitiamo di rinforzi!» disse Flack prendendo la mano di Jaime che si stava avventurando oltre.
Nella galleria che odorava di muffa, Mac vide due uomini armati e li fece notare a Danny.
Danny strisciò contro il muro fino alla prima insenatura, osservò da vicino uno degli uomini e, quando questo fu di spalle, uscì allo scoperto puntandogli la pistola alla nuca
«Polizia di New York! Getta il fucile a terra!»
L’uomo obbedì e il compagno alzò il suo e lo puntò alla testa di Danny.
«Non pensarci nemmeno!» tuonò Mac da dietro l’altro muro «Chi siete?»
«Siamo due discepoli che devono giurare fedeltà questa notte!» disse quello che era sotto il tiro di Danny
«Dove sono i bambini che avete rapito?» chiese Danny
«Sono tutti e sei di là! In laboratorio con il capo!» disse quello con la pistola di Mac puntata contro
«Siete stati voi a intrufolarvi in casa mia!» si avvicinò a quello che teneva il fucile e che era sotto il suo tiro «Girati e getta l’arma!»
«Il nostro Maestro non vi lascerà andare via tanto facilmente! Subirete la collera della nostra setta!»
Mac rise «Come no! E adesso metti le mani dietro la schiena!»
«Anche tu!» ordinò Danny.
Una volta ammanettati i due, Mac guardò Danny
«Tienili d’occhio mentre io recupero i bambini e chiama Flack! Ci servono rinforzi!»
Mac entrò nel laboratorio e, dietro a una tenda fatta con un telo di plastica su un tavolo in metallo, vide tre neonati, maschi
«Accidenti! Sono quasi congelati!» disse sfiorando la pelle di McKenna con la mano. Non c’era nessuno lì dentro e decise di togliersi la giacca per poter coprirli e tenerli al caldo «Adesso cerco le vostre sorelle!»
Un debole pianto lo attirò verso un'altra tenda e vide tre bambine e quella che piangeva era Faith
«Piccola! Non piangere! Sono venuto a prenderti!» Mac le sorrise accarezzandole la mano.
La bambina sollevò la testa per un paio di secondi e sorrise.
Mac guardò anche le altre bambine, era evidente che erano spaventate anche loro
«Bene! Cosa abbiamo qui?» disse una voce raggelante alle spalle di Mac che si voltò di scatto «Il Tenente Taylor! È commovente che tu sia arrivato fino a qui! Quasi non ci speravo più! Credevo che il Cloroformio e un cocktail di virus fossero sufficienti! Evidentemente mi sbagliavo! Del resto, un genitore farebbe qualsiasi cosa per i figli, compreso sfidare la morte!»
«Sono trentuno anni che sfido la morte ogni giorno! Per ora, ho sempre vinto io!»
«Questa volta però non sta andando così! Sbaglio o la tua aspettativa di vita ha una data di scadenza? Se i tuoi figli sopravvivono a oggi li potrai vedere finire l’asilo e iniziare le elementari!»
Mac avanzò verso lo scienziato «Lei ha qualcosa che può aiutarmi! Oltre che per salvare i bambini che ha fatto rapire, sono qui per prendere quella cosa!»
«Non esiste ancora quel siero, Tenente! Ho solo scoperto una formula! Nient’altro!» sorrise lo scienziato «C’è una cosa che però so per certo! Tu e i sei bambini non ve ne andrete da questo tunnel! Loro saranno usati per il rito e tu morirai qui sotto!»
«Io non ci giurerei!» commentò Mac
«Allora guarda sopra la tua testa!»
Mac scrutò verso l’alto e vide trenta uomini con il fucile puntato su di lui «Hai fatto bene i tuoi calcoli!»
«Ma non abbastanza!» disse Danny arrivando da dietro con Flack, Jaime e dei poliziotti comparvero anche dietro agli uomini del Maestro della setta
«La formula!» ordinò Mac estraendo la pistola
«Cercatela se volete! Io non vi dirò dov’è! Per me tu, Tenente, sei già un morto che cammina!»
Mac si avvicinò all’uomo e gli prese le mani ammanettandogliele dietro la schiena
«Da questa sera non ucciderai più nessun bambino!»
 
Lost in the darkness
Hoping for a sign
Instead there's only silence
Can't you hear my screams?
 
Il Maestro veniva portato via e Mac si riavvicinò alla figlia che aveva cominciato a piangere di nuovo
«Calma piccola mia! È tutto finito!»
Jaime prese in braccio McKenna e, avvoltolo nella sua giacca, cominciò ad avviarsi verso l’uscita dando l’ordine con un cenno del capo di prendere anche gli altri.
 
Never stop hoping
Need to know where you are
But one thing's for sure
You're always in my heart
 
Danny prese con sé uno dei restanti due maschi e Flack prese Faith
«Ciao principessa! Non sai quanto il tuo papà e il tuo padrino hanno penato per trovarti! Ora sei al sicuro!»
Mac guardò Flack togliersi la giacca e sentì lo sguardo di Faith fisso su di lui. Mac sollevò gli occhi verso la figlia, prestando attenzione a non avvicinarsi troppo, e lei gli sorrise
«Fai la brava con Flack! Papà non può prenderti tra le braccia per un po’!»
 
I'll find you somewhere
I'll keep on trying
Until my dying day
I just need to know
Whatever has happened
The truth will free my soul
 
Lost in the darkness
Tried to find your way home
I want to embrace you
And never let you go.
 
All’ospedale erano riunite le due coppie di genitori dei bambini e Christine, seduta in disparte con la flebo nel braccio e lo sguardo perso nel vuoto.
I medici entrarono con le varie culle e i vari genitori si precipitarono dai figli.
Adam arrivò con il caffè e si sedette al fianco di Christine
«Non vai a vedere se ci sono anche Faith e Kenny?»
«Ho paura! Loro possono tenere i loro figli tra le braccia, mentre io no!»
«Sei solo sotto osservazione! È Mac che deve stare lontano da loro perché infetto!»
Jo e Lindsay affiancarono Adam e Christine
«Ho parlato con Flack!» disse Jo «I bambini stanno arrivando! Presto li rivedrai!»
«Speriamo che stiano bene!» disse preoccupata Christine
«Di sicuro sarà così!»
Christine vide arrivare la seconda coppia di gemelli con Danny 
 
Almost hope you're in heaven
So no one can hurt your soul
Living in agony
Cause I just do not know
Where you are
 
I'll find you somewhere
I'll keep on trying
Until my dying day
I just need to know
Whatever has happened
The truth will free my soul
 
Poco dopo la porta si aprì di nuovo ed entrarono Mac, Flack e Jaime con i medici.
Christine si sollevò in piedi. Mac la vide e le sorrise.
Christine si avvicinò alle culle e le lacrime cominciarono a scenderle lungo le guance
«Stanno bene?»
«Benissimo!» le rispose Mac «Ma passeranno anche loro la notte in ospedale!»
A debita distanza l’uno dall’altro e dai bambini si sorrisero.
Christine allungò una mano verso Mac e lui la raggiunse con la sua
«E tu come stai?»
«Solo un po’ di febbre! E tu, Christine?»
«Solo un po’ di febbre!»
Jo e Adam sorrisero mentre Lindsay correva da Danny e lo baciava.
Mac e Christine accarezzarono dolcemente con gli indici le guance dei bambini per poi fissarsi negli occhi
«Potrei restare qui a fissare te e i bambini per ore!» le disse Mac «Ma ora dobbiamo lasciare loro ai dottori e noi ci dobbiamo separare! Vogliono farmi altri test e Sheldon è già impegnato a sviluppare una formula in laboratorio! Speriamo funzioni!»
 
Wherever you are
I won't stop searching
Whatever it takes me to know
 
I'll find you somewhere
I'll keep on trying
Until my dying day
I just need to know
Whatever has happened
The truth will free my soul
 
Nulla era più come prima.
Danny e Lindsay si abbracciavano e scrutavano Mac e Christine tenersi per mano, sempre a distanza, mentre i gemelli venivano portati via. Flack e Jaime si sorrisero e lei sussurrò qualcosa all’orecchio di lui che si mise a ridere. Jo scrisse a Sheldon, appoggiandosi alla spalla di Adam, un messaggio all’apparenza banale, ma ricco di tutti i significati esistenti: “I love you!”
Fuori dal Trinity General, New York viveva il suo venerdì sera e si tingeva dei suoi colori notturni. 

https://www.youtube.com/watch?v=IFBU3tIL2Qo

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Capitolo 19
*** EPISODIO XIX: YESTERDAY IS STORY, TOMORROW IS A MYSTERY ***


Venerdì 7 Marzo 2014

EPISODIO XIX: YESTERDAY IS STORY, TOMORROW IS A MYSTERY

 
Flack guardò Jaime seduta sui gradini della Cathedral Church of Saint John the Divine di Amsterdam Avenue,  112th street  nel quartiere di Morningside Heights
«Spero per te che ci sia una buona ragione Jaime! Lo sai che oggi è il mio giorno libero e sto facendo i salti mortali per noi!»
«Sei credente, Don?»
«Per te è una domanda pertinente questa?»
«In questo caso sì! Io sono Cattolica e non Anglicana, ma quello che c’è là dentro fa accapponare la pelle a chiunque!» disse alzandosi in piedi «Angela sta facendo fatica a raccogliere prove!»
«Vuoi dirmi che è morto qualcuno in chiesa?»
«No! Ce lo hanno portato!» disse Jaime «Per me non può essere un semplice party finito male!»
Flack salì i gradini della chiesa e percorse l’intera navata guardando in alto il grande divario tra lui e la volta. Davanti all’altare vide una croce e legata su di essa stava il corpo di una ragazza di all’incirca venticinque anni. Sembrava dormisse: il volto rilassato e quasi sorridente, se non fosse per la macchia rossa di sangue ai suoi piedi e il fianco aperto.
Flack rimase a guardarla con gli occhi sbarrati e Angela si voltò di scatto con Isabella nella sua direzione
«Flack! Flack! Stai bene?» Angela lo chiamò insistentemente, ma Flack non si mosse.
Isabella gli venne vicino e gli prese il polso sinistro
«Vieni un momento con me! Andiamo a sederci di fuori!»
Angela lo guardò «A questo punto è meglio chiamare Mac…»
«Perché tu credi che con tutti i problemi che ha questo non lo scandalizzerà?» le domandò Isabella facendo scendere Flack dall’altare «Solo perché con qualche antibiotico si è riusciti a contenere le infezioni non cambia nulla! La situazione in cui si trova lo rende comunque depresso! L’aver eliminato le principali cause non significa aver eliminato anche la malattia!»
«Senti un po’, saputella! È colpa mia se non è rimasto in ospedale? Per fortuna uno dei virus che ha in corpo è quello che causa della varicella! Pensa se era quello della mononucleosi!»
Isabella si voltò di scatto verso Angela «Io sarei una saputella?! Sembra che tu invece non abbia una coscienza! Mac è lontano da Christine e dai suoi figli e non entra in ufficio da quando è uscito ufficialmente dall’ospedale! Questa situazione persisterà per altre due settimane!»
Jaime aveva sentito le grida e si era avvicinata «Flack!»
Isabella e Angela ritornarono a volgere la loro attenzione al Detective che era come assente in piedi
«Credo sia scioccato da quello che ha visto!» le disse Isabella «Stavo per portarlo fuori quando…»
«L’ho sentito, Isabella!» la interruppe Jaime «Ancora non avete chiamato Mac?»
«Anche tu vuoi chiamare Mac?!» disse Isabella sbalordita  
«Preferisci Jo che è incinta? Non abbiamo alternative! Mac è il solo che può riuscire ad indagare su un caso del genere!»
 
Angela e Isabella guardavano Mac, con una mascherina sul volto, avvicinarsi al corpo e osservarlo con attenzione, compresa la pozza di sangue a terra
«Cosa ne pensi?» domandò Isabella
«Che questa ragazza non ha sofferto!» disse alzandosi «È così giovane!» disse osservandola «Mi sembra evidente che ha tra i venticinque e i trenta anni!» Mac la continuava a guardare «Eppure mi sembra di conoscerla!»
Angela lo guardò «Abbiamo trovato una patente nella tasca dei pantaloni! Ti dice niente Ella McBride?»
Mac trasalì «Sì! Quando ancora lavoravo con Stella al mio fianco, abbiamo indagato sulla morte di suo padre e diciamo che lei… si è presa una cotta per me!»
«Dovunque vai, fai strage di donne! Mi spieghi cosa hai tu in più rispetto agli altri uomini?» domandò Angela
«Vorrei tanto saperlo anche io!» guardò la ragazza «Siamo anche usciti insieme un paio di volte! Solo un caffè, ma credo che lei provasse seriamente qualcosa per me!»
Isabella si avvicinò a Mac «Il medico cosa ti ha detto?» disse cambiando l’argomento
«Che non ho sviluppato i virus e che nel mio organismo non ce ne è traccia!»
Isabella guardò il cadavere della ragazza «Posso portarla in obitorio e dirti perché è morta con il sorriso sulle labbra?»
Mac annuì «Sì prendila!»
 
Angela accompagnò Mac a fare un giro completo della chiesa alla ricerca di tracce e trovarono un frammento di plastica sporco di sangue
«Angela, prendi un campione e portalo ad analizzare! Questa non è la scena primaria! È semplicemente il luogo dell’esposizione al pubblico!»
Angela guardava Mac puntare la torcia contro le pareti e cercare tracce
«Non hanno lasciato tracce a terra e il fatto che abbiano perso il frammento di plastica è solo una coincidenza!»
Angela scosse il capo a quelle parole «Io non ho trovato altro! Direi che ci conviene cercare la scena primaria!»
 
Jo si era appena svegliata e al suo fianco Sheldon le aveva appena posato il vassoio con la colazione
«Colazione a letto! Potrei abituarmici!» sorrise lei
«Finché sei incinta avrai solo il meglio! Non garantisco per quando il bimbo sarà nato! A proposito, quando hai il prossimo controllo?»
«Secondo te perché non ho puntato la sveglia per le sei di questa mattina? Ti va di accompagnarmi?»
«Non devi neppure chiedermelo!» sorrise Sheldon
 
Mac guardava Isabella alle prese con l’autopsia
«Non hai mai assistito ad una delle mie autopsie! Cosa c’è di diverso questa volta?»
Mac sospirò «Sul tuo tavolo c’è lei!»
Isabella ricucì la ferita «Cosa hai capito da quello che hai visto?»
«Che cerco una lama di media lunghezza, liscia e che taglia in maniera netta e precisa!»
 Isabella guardò gli occhi di Mac dietro alla mascherina
«Giusto! Solo l’ora del delitto ti manca e il tossicologico! Ella McBride è morta a mezzanotte!»
Mac si passò una mano sulla mascherina «A questo punto è meglio che mi sbrighi a trovare il colpevole!»
Isabella lo guardò «Quella mascherina ti nasconde metà faccia e faccio fatica a capire le tue espressioni! È stato provato che i virus che hai avuto in corpo non sono contagiosi se non per contatto ravvicinato! Perché continui a nasconderti dietro ad essa?»
«Perché non posso tornare a casa e nemmeno in ufficio visto che non ho finestre che danno all’esterno!»
Isabella si sfilò i guanti e il camice sporco di sangue «Mi dispiace per questa situazione!»
Mac sospirò «Immagino che non sia facile dover svolgere indagini senza di me!»
«Peyton di recente è sempre sul campo, io invece sono bloccata qui!» si avvicinò a Mac con le lacrime agli occhi «Ti voglio bene, Mac! Sei il solo che mi abbia protetta da Angela e che abbia capito cosa è successo tra me e Reed!»
«Ti voglio bene anche io Isabella! Ogni giorno che passi qui dentro diventi simile a tuo padre! È successo qualcosa con Reed?»
«Non so cosa fare! Credeva che io dormissi e si era messo a parlare con un suo amico al telefono e ha detto che mi vuole sposare! Però…» Isablella corrugò la fronte
«Tu lo ami?»
«Sì! Cioè, credo… Non lo so! Insomma… sono solo pochi mesi che usciamo insieme… Secondo me, sta correndo troppo! Però non posso dirgli nulla! Insomma… come faccio a dirgli di no adesso e dirgli di aspettare?»
Mac rise «Beh, spero ti possa far piacere sapere che parlava con me e che ho già risolto la situazione! Gli ho consigliato di aspettare e di assicurarsi che tra voi funzioni!»
Isabella si strinse a Mac «Grazie di tutto!»
«Ora occupiamoci di Ella Mc Bride!»
«Appena arriva il tossicologico ti vengo a chiamare in albergo! Resterai a lungo in quella stanza?»
Mac, dietro alla mascherina, sorrise «Mi fa piacere che vi preoccupiate per me e Christine, ma comunque non durerà a lungo ancora! Settimana prossima torno a casa!»
 
Lindsay guardò curiosa una serie di fascicoli sulla scrivania di Mac e ritrovò il caso de “La Primula Rossa”. Vide sopra un post-it con la calligrafia di Mac: “Ask to Christine”
«È troppo che questo caso è qui! È il momento di chiudere la faccenda una volta per tutte!»
Lindsay prese il fascicolo e uscì dall’ufficio.
Danny la guardò uscire dal laboratorio e la raggiunse «Cosa hai preso nell’ufficio di Mac?»
Lindsay gli mostrò il fascicolo «Ho pensato fosse il caso di mettere la parola fine a tutto questo!»
«Hai intenzione di chiedere a Christine come è andata? Ti ricordo che lei a Dicembre aveva appena partorito!»
«Sì! Io le chiederò come è andata! Voglio sapere cosa è successo negli attimi in cui la Primula l’ha rapita!»
«Quando è così…» disse Danny togliendosi il camice «Vengo con te!»
«Vuoi andare da Christine adesso?»
«Sì certo!»
 
Jo e Sheldon entrarono in ufficio e si sedettero accanto ad Angela
«Se volevate spaventarmi, non ci siete riusciti! Vi ho visti arrivare!» sorrise la ragazza mostrando alla coppia le telecamere di sicurezza
«Ti sei collegata al sistema di sorveglianza?!» esclamò Jo
«Le ho detto io di farlo!» disse Adam comparendo accanto a lei «Ah! Sheldon, non immagini sulla morte di chi dobbiamo indagare!»
«Dimmi che non è qualcuno che appartiene a un vecchio caso!»
«Sì invece! Si tratta di un caso vecchio… vecchissimo!»
Jo si mostrò curiosa «Immagino che non tirerai matto Sheldon! Coraggio! Dicci di cosa si tratta!»
«Ella McBride!» sbuffò Angela
Sheldon venne scosso dai brividi «Quella che si era infatuata per Mac! È morta per davvero?»
Jo rimase sorpresa «Ora voglio sapere qualcosa di più anche io!»
«Mac quando ha visto il corpo non l’ha neppure riconosciuta!» cominciò Angela
«Mac ha visto il corpo di Ella McBride?!» sussultò Adam «Tu piccola… Non me lo hai detto questo!»
«Questa storia mi intriga sempre di più devo sapere i dettagli!» disse Jo in tono risoluto.
 
Christine guardava Lindsay sorpresa «J.J. ha tutte le risposte! Io non lo sento da settimane! È ancora arrabbiato perché io e Mac abbiamo usato il suo letto alla festa!»
Danny fece un mezzo sorriso «Jo mi ha riferito che eravate molto… carini da vedere! Non pensavo avreste colto l’occasione per…»
«Danny!» lo bloccò Lindsay con uno sguardo raggelante, poi si volse verso Christine «Lo so che non è facile, ma vorrei chiederti di aiutarci! Questo caso ci ha segnati tutti ed è il caso di chiudere per sempre con questa storia!»
Christine sentì uno dei gemelli piangere e si alzò in piedi
«Vi posso dire solo che è stato terribile sapere di non avere l’aiuto dall’FBI! Sono stata peggio di quando mi avevano rapito l’anno scorso, forse perché avevo paura per il figlio che sapevo di aspettare, ed è stato terrificante dover partorire là sotto!»
Lindsay la guardò tornare indietro con Faith «Loro come stanno adesso?»
«A parte al piangere di notte, stanno bene!»
Danny riportò l’attenzione sul caso «Tu credi quindi sia stato J.J. ad uccidere Romilda Bowns?»
«Io non ho detto nulla, Danny! È solo quello che mi è parso di capire prima della festa!»
 
Mac usciva dall’obitorio e trovò Peyton sulla porta
«Buongiorno!» la salutò.
Peyton sollevò appena lo sguardo «Buongiorno!» rispose automaticamente con una voce distaccata
«Si può sapere perché continui a trattarmi così?»
«Così come?»
«Lo sai benissimo come!» ribatté Mac
«Sai com’è… In genere con i miei ex sono più gentile, tu rappresenti l’eccezione!»
«Perché?» chiese Mac
«Non ti sei mai chiesto perché Aubrey Hunter ti ha lasciato?»
«Tu come la conosci?»
Peyton si staccò dalla parete di vetro
«Secondo te perché mia figlia ha come nome completo Aubrey Mackenzie?»
«Aubrey Hunter è tua amica?»
«Lo è diventata in circostanze insolite!» gli spiegò «Ti ricordi quando sono tornata e avevi il braccio bloccato e la fasciatura per le costole fratturate? Ti ricordi che mi hai salvata dall’uomo che per poco non commetteva una strage? Ti ricordi quel bacio e quella notte?»
«Sì che mi ricordo!» disse Mac «Quando ho scoperto che Aubrey poteva essere mia figlia ho ripensato a quella notte!»
«Sai che il giorno dopo ho conosciuto Aubrey Hunter in ospedale?»
Mac rimase interdetto «No! Perché non me lo hai mai detto?»
«Ora te lo sto dicendo!» disse Peyton «Siamo diventate amiche! Mi ha parlato del ragazzo con cui usciva e io gli ho parlato di te! C’è rimasta male! Io pure! Nessuna delle due ti ha più rivisto per non fare torto all’altra! Ho cominciato a uscire con un ragazzo senza  che tra noi ci fosse nulla di serio, inutile dire che mi ha scaricata alla prima occasione durante quell’estate. Quando ho saputo che ero incinta, Aubrey mi ha concesso di trasferirmi da lei! I miei genitori non sanno neppure che Aubrey esiste!»
«Non hai mai avuto il dubbio che Aubrey fosse mia figlia?»
«L’ho pensato!» ammise Peyton «Il test del DNA  a dicembre ha confermato che invece è figlia di quel…»
Mac le prese la mano «Senti, probabilmente io non vivrò ancora a lungo, tu questo lo sai, ma se ti serve aiuto con la bambina…»
«Ci pensa Aubrey quando lavoro io! Abbiamo fatto in modo di incastrare i turni alla perfezione!»
Mac rimase sorpreso «Vivi ancora con Aubrey?»
«Sì e sa che ti sei sposato, che hai avuto due gemelli e dell’aggressione di una settimana e mezzo fa!» sorrise Peyton «Li leggiamo i giornali!»
«Meglio che torniamo al lavoro!» concluse Mac
«Ah, dimenticavo! Circolano voci ai piani di sopra sul fatto che l’ultima vittima ha avuto un legame sentimentale con te! Solo per fartelo sapere!» sorrise Peyton entrando nell’obitorio
Mac la guardò con uno sguardo sorpreso, ancora una volta, e se ne andò verso le scale.
 
Angela vide Mac all’ingresso delle scale e lo raggiunse con un sorriso
«Il frammento di plastica che abbiamo trovato! Ci sono buone notizie!»
«Vai dritta al punto!»
«Non è una carta di imballo comune! È senza polivinilcloruro e la produce un’azienda italiana leader mondiale della bioplastica!»
Mac sorrise «Dimmi che sai chi l’ha importata!»
«Sicuro! Ci ho mandato Flack! Abbiamo un nome! È uno degli ex-pazienti della casa di cura in cui stava Ella e secondo i medici i due erano uniti da un solido legame di amicizia!»
«Mi fa piacere sapere che Flack si sia ripreso dallo shock! Come si chiama il sospettato?»
Angela si mise a ridere «Tim Burton! È assurdo che abbia il nome di uno dei miei registi preferiti!»
«Tra poco finirà in galera!» si affrettò a dire Mac «Voglio un mandato per perquisirgli la casa! Probabilmente abbiamo la scena primaria!»
«Se ti dicessi che la scena primaria è il porto?» disse Angela mostrandogli un messaggio di Flack «E che Ella è solo una delle tante?»
Mac guardò il messaggio: “Tell Mac to come here! There are about 20 dead girls!”
 
Jaime e Flack erano in piedi davanti ai corpi delle ragazze, sorridenti, ma morte appesi alle croci
«È terribile! Vorrei tanto sapere chi ha stabilito che potesse uscire dalla casa di cura!» disse Jaime guardando i corpi.
Peyton e Isabella arrivarono insieme
«Però! Ecco perché mi hai chiesto di venire!» esclamò Peyton
«Mi fa impressione vedere che sorridono!» commentò Isabella «Hanno tutte sofferto molto!»
«Apparentemente, direi che sono tutte morte nello stesso modo di Ella!» concluse Peyton guardando arrivare Mac con Angela «Lo dici tu a loro? Io preferisco cominciare a esaminare i corpi!»
«Lo sai che con Angela non sono in buoni rapporti!»
«E tu sai che non sono in buoni rapporti con Mac!»
Isabella si arrese e andò da Mac e Angela «Questa è la situazione!»
«Il sospettato?» chiese Mac
«Devi chiedere a Flack! Io a questo non posso risponderti!» disse indicandolo in fondo al deposito «Quando abbiamo finito con le autopsie te lo faremo sapere! Spero che Sheldon si renda conto che abbiamo bisogno anche di lui senza doverglielo chiedere direttamente…» concluse Isabella
«Buon lavoro!» le disse Mac e si avviò verso Flack con Angela che aveva squadrato Isabella con l’aria di chi si sente superiore.
«Mac, mi dispiace di non averlo preso! A quest’ora poteva essere tutto finito!»
«Non disperare, Flack! Sono certo che ci porterà dai suoi complici!» lo rassicurò Mac «Dove sono Jo, Danny e Lindsay?»
«Jo è con Sheldon in ufficio a sistemare il fascicolo sul caso, mentre Danny e Lindsay non saprei…» disse Angela sollevando le spalle
«Volevo chiedere a loro di analizzare le prove che avremmo trovato qui…»
«A quello pensiamo io e Adam!» si affrettò a dire Angela «Da quanto tempo è che non vedi Christine e i tuoi figli?»
«Quasi due settimane… perché?» chiese Mac
«Perché potresti andare da loro mentre io risolvo le cose qui! Magari senza quella mascherina! Non sei infettivo! I test lo hanno confermato!»
Mac sospirò ad Angela «Te la caverai senza di me?»
«Quando Flack avrà informazioni sul nostro sospettato e io avrò trovato qualcosa ti chiamo!»
 
Lindsay e Danny videro Mac scendere dall’auto
«Cosa pensi di dirgli? Che sei venuta a fare una visita di cortesia a Christine?» domandò Danny
«Qualcosa del genere…»
«Digli la verità! È più semplice!» le disse Danny vedendo Mac avvicinarsi a loro
«Non mi aspettavo di trovarvi qui! cosa fate a casa mia?»
«Diglielo Lindsay! Non abbiamo alternative!» le disse Danny.
Lindsay prese un respiro profondo «Romilda Bowns! Pensavo di chiudere il caso…»
«Cosa vi ha detto Christine?» si limitò a chiedere Mac
«Pensa sia stato J.J.! Non lo sa nemmeno lei in verità! Pensavamo di andare a fargli un paio di domande… se è stato veramente lui, potrebbe anche averci fatto un favore, dopotutto…»
«Danny, credo che sia meglio che di questa faccenda me ne preoccupi io! Potreste andare in laboratorio, mettere il caso aggiornato dove era prima e aiutare gli altri con il caso che abbiamo in corso?»
Lindsay annuì «Io capisco quello che vuoi dire! Va bene!»
«Ma…» cercò di obiettare Danny
«Danny! Andiamo! Hanno bisogno di noi!» gli disse Lindsay tirandolo per la manica della giacca «A più tardi Mac!»
 
Mac salì in casa e si tenne a distanza da Christine
«Non voglio che i bambini prendano la varicella! Sono ancora troppo piccoli!»
«Per questo rimani lì sulla porta?» 
Mac sorrise e chiuse la porta dietro di sé «Ho visto Danny e Lindsay qui fuori!»
«Sai perché erano qui?»
Mac annuì e fece qualche passo in avanti
«Vorrei poterti dire che avrei dovuto farti qualche domanda! Sono due mesi che me lo ripeto! Non ho mai avuto il coraggio di chiederti nulla per paura! Avevo il terrore che se ti avessi chiesto qualcosa ti saresti ricordata di quello che hai dovuto passare là dentro!»
«Per tre settimane ero sola con la Primula che mi puntava contro una pistola e per tre giorni sono stata una vittima secondo la versione ufficiale! La Primula mi ha rapita appena partita dal Laboratorio della Scientifica! Né l’FBI né la polizia sono stati capaci di proteggermi! Ero sola e spaventata!»
Mac la guardò negli occhi «Perché non mi hai mai detto la verità?»
«Perché J.J. mi ha chiesto di mentire! Ho già detto a Lindsay e Danny che secondo me è stato lui ad uccidere Romilda Bownes!» Mac si avvicinò e Christine prese posto tra le sue braccia «Non sarò mai completamente libera dall’FBI! Ho cercato di costruirmi una vita normale nei lunghi mesi dove non ho avuto missioni, ma è stato inutile!»
«No!» ribatté Mac «Hai incontrato me!» la guardò in viso «Ho imparato a conoscerti in questi tre anni! So cosa ti piace e cosa no! So che la mattina vuoi scegliere i vestiti da mettere appena alzata e che prepararli la sera prima è una cosa inammissibile per te! So anche che quando ti arrabbi arricci il naso, corrughi la fronte e se hai in mano qualcosa lo sbatti sul tavolo!» le accarezzò la guancia «Il fatto che tu abbia rischiato la vita in varie missioni? Non mi interessa! Per me tu non sei un’ex agente segreto, ma mia moglie! Io ti amo e mi basta!»
«A me e ai bambini manchi molto!» disse Christine «Quando torni a casa?»
«Settimana prossima! Almeno, se ti arrabbi per quello che sto per dirti, hai il tempo per calmarti!»
«Cosa mi devi dire?» chiese Christine
Mac le disse staccandosi da lei «Ella McBride, il caso a cui sto lavorando, è una ragazza che ho conosciuto durante un vecchi caso, si era presa una cotta per me e le ho salvato la vita. Ci siamo incontrati un paio di volte mentre era in una clinica per riprendersi dai suoi problemi psicologici…» si fermò per guardare l’espressione di Christine, era tranquilla e allora continuò «Tra noi non è successo nulla! Posso assicurartelo!»
«Io ti credo, Mac!» gli disse Christine «Avete già trovato l’assassino?»
«Sappiamo chi è, ma è riuscito a fuggire!»
«Sono sicura che, se ti metti alla sua ricerca con Danny e Flack, lo prendete prima di sera!» poi lo guardò con un’aria interrogativa «Chi è Aubrey Hunter?»
«Come scusa?»
«Era un nome che c’era nel tuo fascicolo nel database dell’FBI! È una delle donne che hai incontrato durante la tua carriera nella polizia dopo il 2001!»
«La mia vita privata è un database dell’FBI?!» chiese stupefatto Mac
«Come pensi che faccia a sapere chi è Ella McBride e che non c’è stato nulla tra voi? J.J. mi ha passato tutti i dossier su di te e sulla tua squadra appena ha saputo che uscivamo insieme! Non gli stai per niente simpatico! È ancora fissato con l’idea che io sia la compagna ideale per lui!»
Mac le cinse i fianchi con le braccia «Non so se lo sei per lui, ma per me lo sei di sicuro!»
«Quanto vorrei baciarti ora che non hai più quella mascherina!» disse lei sentendo le mani di lui sulle guance
«Ci vediamo tra una settimana!» disse Mac ritraendosi e togliendo le mani di Christine dal viso «Quando torno voglio uno dei tuoi baci!»
 
Mac uscì di casa e ricevette una telefonata da Danny
«Scusa se ti disturbo! Ho trovato delle notizie sul caso della Primula e su dove sia finito Burton! Cosa vuoi per primo?»
«Burton! Così lo prendiamo e lo sbattiamo in una cella!» disse Mac
«Speravo tu dicessi qualcosa del genere! Raggiungi me e Flack a Washington Square!»
«Arrivo! Della Primula cosa mi dici?» disse Mac salendo in macchina
«Abbiamo una lettera di J.J. destinata a te che dice di aver ucciso la Primula come favore a…»
Mac mise in moto la macchina «A?»
«Christine!» concluse Danny.
Mac strinse il volante con le mani per calmarsi «Arrivo!»
 
Sheldon osservò Jo sorridere con tra le mani una tutina per bambini
«Ehi, sembri davvero una mamma perfetta!»
«Questo era di Tyler!» sorrise mostrando il capo che aveva in mano
«Se fosse una bambina? Non hai niente di Ellie?»
«L’ho adottata quando aveva un anno!» gli spiegò Jo «Se fosse femmina, per i primi 11 mesi ci sarà da comprare tutti i vestitini!»
Sheldon guardò con interesse la tutina azzurra «Ho il sentore che dovrò mettere da parte un po’ di soldi!»
 
 Mac aveva il fiatone e si lasciò scivolare contro la parete di un vecchio magazzino.
Flack lo raggiunse con un sorriso «Non ti ho mai visto correre così veloce! Cosa hai mangiato?» chiese porgendogli una mano per alzarsi.
Mac la afferrò e si sollevò da terra «Volevo risolvere questa faccenda di Ella e andare in albergo a racimolare le mie cose! So per certo che sarò parecchio impegnato nei prossimi giorni!»
Danny sorrise arrivando nel vicolo «Wooooh! Mac dovresti iscriverti alla maratona l’anno prossimo!»
«Chi interroga Burton con me?» chiese Mac
«Tutti e due, se ti fa piacere!» disse Danny.
 
J.J. osservava Christine nel ristorante e i due gemelli accanto a lei. Decise di entrare e si fece avanti
«È possibile sedersi in terrazza?»
Christine per un attimo non disse nulla sorpresa e guardò J.J. per poi domandare «Cosa fai qui?!»
«Sono venuto a controllare che tu stessi bene!» le posò una mano su una guancia «Lo faccio da quando ti conosco!»
Christine si tolse la sua mano dal suo viso «Credevo avessimo chiarito anni fa!»
J.J. rise «Sì, ma non ho mai smesso di pensare a come sarebbe potuto essere!»
«Erika sa che sei qui?»
«No!» guardò McKenna aprire gli occhi e scrutarlo «Lui è già sulla strada giusta! Diventerà come suo padre!»
«J.J. vattene! Potrei sempre decidere di chiamare suo padre!»
«Che paura Chris!»
Christine sorrise «Non lo chiamo per proteggere me! Lo chiamo per proteggere loro! Sono capace di farti il culo a strisce anche da sola!»
J.J. si spostò dal bancone «Non sei nata per fare la vita da persona normale! Prima o poi rimpiangerai la scelta che hai fatto!»
«Io ne dubito!»
«Ti assicuro che lo farai!» e prima di andarsene le lasciò un biglietto.
Christine lo aprì e lesse:
“You have invented the most useful weapon! If you don’t ask for a divorce to your former Marine, I’ll use it on him! How does it sounds?”
Christine piegò il biglietto e lo mise in borsa «Ti odio J.J.! Me la pagherai!»
 
Mac guardò con soddisfazione i poliziotti che portavano via Tim Burton
«Tu credi che tra lui e Ella fosse nato qualcosa!» gli disse Flack mettendosi al suo fianco
«Non lo so! È probabile!»
Danny si unì a loro «Credo che quello che abbiamo visto in questo caso ci ricordi quanto i nostri avvenimenti futuri siano legati al nostro passato!»
«Ieri è storia! Domani è un mistero! L’unica cosa di cui sono certo è il potere della Scienza! Finché saremo sicuri che funziona, nulla potrà impedirci di arrestare un criminale!»
«Bel discorso poetico Mac! Dillo al figlio di Ella! Che non conoscerà mai sua madre!» disse Flack allontanandosi e poi fermandosi nel corridoio «Prima hai accennato qualcosa sul fatto che Christine avesse dei nostri dossier segreti presi dall’FBI! Ne vuoi parlare ora, magari davanti a una birra?»
Mac sorrise «E le nostre mogli?»
«Non piangono se ci leviamo dai piedi per qualche ora, anzi!» sorrise Danny raggiungendo Flack «Allora che fai, Mac?» chiese voltandosi «Vieni o no?»
Mac sorrise e guardò il fascicolo che aveva in mano «Prima devo sistemare questo!»
«Sei incorreggibile!» gli urlò Flack «La parolina magica è “delega”!»
«Ma lui è il responsabile del laboratorio, Don!» scherzò Danny «Deve dimostrare di essere un uomo tutto d’un pezzo anche se sono dieci anni che lavoriamo insieme!»
«Ok! Danny, se succede qualcosa a questo fascicolo la responsabilità è solo tua!» disse Mac fermando un poliziotto
«Come hai fatto Danny?» chiese stupefatto Flack
«E io cosa ne so! Starà invecchiando!» ipotizzò Danny.
 
Adam suonò al campanello di Jo ed Ellie gli aprì la porta
«Ciao Ellie! Tua madre e Sheldon sono in casa?»
«Sì!» rispose la ragazzina «E per fortuna è arrivato qualcuno: stavo per impazzire! Non fanno altro che dire “E se fosse maschio? E se fosse femmina?” Io non riesco più nemmeno a studiare per il test di Scienze!»
Adam varcò la soglia «Ti aiuto io! A quanto pare sono venuto nel momento sbagliato per parlare con Jo!»
«Davvero sei capace di aiutarmi con Scienze? Non ti occupi di computer?»
«Ecco… quella è la mia passione, ma sono anche un ottimo tecnico di laboratorio!»
Qualcuno bussò alla porta e Ellie si precipitò ad aprire «Ciao!»
«Ciao Ellie!» disse Angela entrando «Adam?! Eravamo d’accordo che sarei passata io dopo il lavoro!»
«Invece io non ho resistito!» sorrise lui
«Ok! Ehm, io vado a chiamare mia madre! Posso portarvi qualcosa da bere? Un bicchiere di vino, una birra… Sheldon praticamente beve di tutto, di nascosto!» disse Ellie sollevando gli occhi al cielo
«Una birra la bevo volentieri!» sorrise Angela
«Una birra anche per me! Almeno ti tengo compagnia!» le disse Adam
«Arrivano due birre fresche!»
 
Mac guardava i Detective davanti a lui sospirare davanti alle loro birre
«Che batosta! Quindi l’FBI sa tutto sulle nostre vite!» esclamò Flack
«Da come ne parli, sembra che la cosa ti irriti!» ipotizzò Danny rivolto a Mac
«Non solo mi irrita, ma vorrei cancellare almeno il mio file dai loro computer!» disse bevendo un lungo sorso dal suo boccale
«Adam ci darà una mano! Ho un’idea! Perché non andiamo a giocare a golf sul tetto del laboratorio?» propose Flack
«L’ultima volta che ci siamo andati era l’anno scorso! Era il mio compleanno ed ero ubriaco!» rispose Mac
«Andiamo! Muori dalla voglia di sfogare la tua rabbia repressa!» incalzò Danny
«Dal tuo sguardo, vedo che anche tu muori dalla voglia di fare una cosa Danny!» disse Mac osservandolo «Vai da Lindsay! Sei qui solo fisicamente!»
«Messer, non osare piantarci in asso!» lo minacciò Flack «Le racconto che hai cercato di baciare mia sorella!»
«Don! Ti prego! Lo sa mezzo dipartimento che io e tua sorella non ci stiamo simpatici!» si volse verso Mac «Grazie per averlo convinto a lasciarmi andare in anticipo!» si alzò e avvicinò la sedia al tavolo
«Non hai lasciato i dollari della birra!» gli disse Mac
«Offri tu, Mac! Non glielo hai detto, Don?»
Flack sorrise e guardò Mac scrutarlo con aria minacciosa.
 
Ellie guardava Angela e Adam conversare seduti sul divano
«Non sentirti in colpa per Stella!»
Adam sospirò «Non mi ricordo nemmeno come siamo arrivati a parlarne! A volte mi spavento! Mi dimentico alcune sue cose, suoi modi di essere: il suono della sua voce, come mi guardava la mattina appena sveglia e come sul lavoro cercasse di far capire che in quei momenti eravamo semplici colleghi!»
Angela gli si avvicinò e gli accarezzò la guancia «Stella è sempre con te!»
Adam la abbracciò e scoppiò a piangere
«Addio ripetizioni di Scienze!» si rammaricò Ellie. Non fece in tempo a voltarsi, che Angela baciò Adam sulla fronte «Però questo è più interessante delle leggi di Mendel!» e si sedette in cucina ad osservare i due ospiti.
 
Mac camminava con Don sulle scale verso la sommità del tetto della Scientifica
«Bene! Abbiamo ancora tutto!» esclamò Flack aprendo la porta di uno stanzino sul tetto
«Non avevi portato via le mazze e le palle?» domandò Mac
«Che vuoi farci? Pensavo mi sarebbero state più utili qui! Non ho più nemmeno lo spazio in casa! La mia cagnolona occupa metà casa e Jaime occupa il 70% dello spazio totale che rimane, lamentandosi perché la casa è piccola!»
«Ha ragione! Dove pensi di mettere un bambino?» chiese Mac in tono ironico
«Forse nel forno o nel frigorifero! Magari lo servo al posto del tacchino il prossimo Ringraziamento!»
Mac posizionò una palina e si preparò a lanciare «Scommetto che arrivo a quella finestra aperta!»
«Dici?» sorrise Don «Per me becchi la finestra di quello che voleva denunciarti l’anno scorso!»
Mac sorrise e si preparò a lanciare. La pallina bianca sfrecciò in aria e infranse il vetro di una finestra chiusa
«Che ti avevo detto Mac?» rise Flack.
La finestra si aprì di scatto e un uomo di circa cinquanta anni si sporse fuori e si mise a gridare contro il palazzo sul quale Mac e Flack stavano abilmente nascosti
«Brutti teppisti! Fatevi vedere in faccia che vi denuncio alla polizia! Venite fuori!»
Mac e Flack ridevano accucciati sotto il cornicione
«Siamo noi la polizia!» urlò Mac
«Allora siete un branco di stronzi! Lo dirò ai vostri superiori!»
Flack continuò a ridere all’impazzata «Bravissimo Mac! Non ci posso credere che tu abbia colpito un’altra volta lo stesso appartamento!»
Mac sorrise «Secondo te, cos’è il presente, Don?»
«Se ieri è storia e domani è un mistero, il presente è la vita!»
New York splendeva nel suo scintillio sfrenato di colori, un altro sabato stava per cominciare.

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Capitolo 20
*** EPISODIO XX: THE SILENCE OF THE LAMBS ***


Venerdì 14 Marzo 2014

EPISODIO XX: THE SILENCE OF THE LAMBS

 
Mac, con indosso una maglia a maniche corte, si avvicinò con cautela alla culla dove sua figlia si rigirava, incapace di prendere sonno
«Dovresti dormire! Non dimenarti e giocare!»
La bambina in risposta sorrise e prese ad agitarsi ancora di più
«Ha tre mesi Mac! Ancora non è in grado di capire quello che diciamo!» sorrise Christine entrando nella stanza «Prendila in braccio! Magari con il tuo potere magico la tranquillizzi!»
Mac la prese tra le braccia «Credevo di non ricordarmi più come fare!»
Faith allungò una mano verso il viso di Mac sorridendo
«Non potranno parlare, ma ci riconoscono! Avresti dovuto vedere lo sguardo di Kenny rivolto a J.J.! Era il tuo stesso sguardo di quando indagavi sulla Primula!»
Mac smise di guardare Faith «J.J. è venuto da te, perché?»
«Vuole che ti chieda il divorzio e sono tentata di farlo!»
«Cosa?! Lui ti dice di fare una cosa e tu la fai?!» disse Mac allibito
«Non è come credi! Lui può ucciderti!» gli confessò Christine «Ho creato un’arma!  Un’arma potente che è l’incrocio tra una pistola e una bomba!»
«Potresti essere più precisa?» chiese Mac
«Appena Faith si addormenta ti spiego meglio!»
 
Jo venne svegliata di soprassalto da Sheldon «Jo! Svegliati Jo! Devi assolutamente vedere una cosa!»
Jo si sollevò con la testa dal cuscino «Sono le due del mattino! Cosa è successo?»
«Sei stata appena assegnata a un caso!» le disse Sheldon «Ti avverto che però si tratta di un caso complicato!»
Jo prese tra le mani il fascicolo che gli porgeva Sheldon «Hai fatto tu i rilevamenti sulla scena?»
«No! Sono stati Danny, Angela, Isabella e Adam!»
Jo cambiò espressione «Lo conoscevo!»
«Conoscevi la vittima?!»
«Sì! Eravamo andati insieme a un processo come testimoni una volta! Accidenti! Si era appena sposato!»
Sheldon la guardò «Forse è meglio se passi il caso a Mac…»
«Vuoi scherzare? Con Mac ha partecipato a molti più processi!» gli disse Jo «Risolverò io il caso! La morte del nostro collega non resterà impunita!»
 
Mac ascoltò Christine, seduta a gambe incrociate sul divano, parlare di quella strana arma che aveva affermato di aver creato
«Mi stai dicendo che quella pistola è stata progettata per sparare micro-bombe nel cervello?» domandò Mac stupito
«Sì! L’ho creata io! Uccide in modo semplice e pulito: non lascia tracce e l’esplosione resta contenuta solo nell’area in cui la bomba esplode! L’involucro che la protegge si scioglie al momento dell’esplosione, dando l’impressione a qualsiasi patologo di trovarsi davanti a un aneurisma! Non è proprio perfetta, c’è un modo per mandare in cortocircuito il meccanismo…»
Mac la fissò per un attimo «Non hai intenzione di dirmi qual è?»
Christine scosse il capo «Te lo dirò solo se mi ritroverò nella situazione di doverti salvare la vita!»
«Quanto sei protettiva!»
«Sei tornato a casa da meno di ventiquattro ore e già fai queste battutine? Cosa ti ha detto il dottore a proposito del…»
«Di continuare a fare esami! Io ho intenzione di continuare a vivere! Spero che i soldi che arriveranno bastino per coprire l’assicurazione sanitaria!»
Christine lo guardò «Per il momento sei vivo e stai bene!»
«Ma vedrò Kenny e Faith cominciare la scuola?»
 
Jo si era trascinata lungo la parete dell’anticamera per raggiungere la cucina
«Buongiorno mamma!»
«Cosa fai alzata?» chiese Jo alla figlia che armeggiava in casa con in bocca un muffin
«Mi preparo per andare a scuola! Per una volta voglio essere puntuale!»
Jo la guardò maliziosa «Ha un nome questa tua voglia di essere puntuale?»
«Si chiama Adam! È un tuo collega che mentre guida mi intorta il cervello per l’interrogazione di recupero di Scienze! Me lo deve dopo quella E!»
Jo sorrise «Ricordati di dirgli grazie!»
«Certo mamma! Non sono la maleducata che credi tu!»
Jo prese il latte dal frigorifero e lo posò sul tavolo con forza «Ellie! Quante volte ti ho detto che il latte non si beve direttamente dalla bottiglia?!»
«Scusa mamma! Ero di fretta!»
Jo prese un bicchiere e si sedette al tavolo a bere il latte «Buongiorno Sheldon!»
«Buongiorno Jo!»
«Andiamo a vedere cosa è successo ieri! Danny e Lindsay ci aspettano!» gli sorrise lei alzandosi dal tavolo.
 
Mac era con Jaime e Flack alla fermata della metropolitana “West Fourth Street – Washington Square”
«Questa è l’ultima volta che mi chiamate per un dirottamento di uno dei treni della metropolitana!» esclamò Mac
«Credimi! È stata Christine a insistere perché tu fossi presente! Ha detto che ha a che fare con una cosa di cui ti ha parlato!» disse Flack
«La prossima volta non chiamare più sul telefono di casa! Lo sai bene che per il lavoro esiste solo il mio cellulare!» sbraitò Mac arrivando alla fermata circondata dai poliziotti.
I tre scesero le scale e si trovarono sulla piattaforma del binario della metropolitana della linea B
«Il treno è nella galleria!» disse Jaime «Posso solo dirti una cosa in difesa di Don, Mac: Christine la settimana scorsa ci ha chiamati e ha detto di tenere d’occhio casa tua e te in particolare modo! Tutto il reparto segreto con cui collabora Christine si sta preparando a qualcosa!»
«Non me ne ha parlato!»
«Ha incaricato noi per dirtelo!» disse Jaime «Ora dicci di che arma ti ha parlato Christine! Dobbiamo sapere cosa aspettarci!»
 
Jo si stava facendo raccontare da Danny e Lindsay cosa era successo
«Isabella ha detto fin da subito che Tobey Brown è morto per un colpo alla testa!» cominciò Lindsay «Lo ha trovato la moglie tornata a casa dopo la spesa intorno alle 21.00! Si ricorda solo che le aveva telefonato per dirle che sarebbe rincasato tardi! Quindi lei è uscita per comprare delle verdure nel negozio all’angolo!»
«Testimoni?» chiese Jo
«Un paio! Dicono entrambi di averla vista entrare, comprare e uscire!» si intromise Danny
«L’arma del delitto?» chiese Jo
«Qualcosa di pesante come… un candelabro o una mazza da baseball!» spiegò Lindsay
«Ci spiace non poter essere più precisi!» si scusò Danny
Jo sorrise «Isabella non ha altro da dirci?»
 «Solo che la dinamica non è completamente chiara!» disse Danny vedendo arrivare Adam in laboratorio «Devi parlare con Adam! Quello che è successo con Angela probabilmente non lo sai…»
«Hai cambiato argomento per parlarmi di Adam?» domandò Jo
«È un fatto che è successo in casa tua!» si intromise Lindsay «Adam ha bisogno di un supporto psicologico per elaborare la morte di Stella! Ci fa credere di stare bene! Per lui Stella è un chiodo fisso!»
«Per quanto mi stia a cuore Adam, io non sono esperta in questo genere di cose! Quello che ha vissuto un dramma simile al suo è Mac!»
«Effettivamente, nel tempo che è stato a casa di Mac era psicologicamente equilibrato!» disse Danny
«Per me fingeva! Mac, alla fine, ha quello che Adam non ha più!» disse Lindsay
Jo la guardò interrogativa «Spiegati meglio!»
«Stella aveva appena detto ad Adam di essere incinta e subito dopo le hanno sparato! L’unico con cui non si sia chiuso a riccio è Mac! Mac non può fare tutto da solo!»
Danny la guardò sorpreso «Tu lo hai sentito da Mac il racconto?»
«Sì! Credo che Adam stia sviluppando una reazione alla mancanza di Stella e che noi dobbiamo aiutarlo! A casa di Jo, Adam si è messo a piangere abbracciato ad Angela dicendo cose senza senso!»
Jo guardò Adam sedersi al computer e cominciare a lavorare «Oggi ha aiutato Ellie con la scuola! Secondo me possiamo riferire la cosa a Mac, ma assicurandogli che ce ne occuperemo noi!»
 
Mac osservava il treno avvicinarsi al binario
«Adam ci ha salvato un’altra volta!» sorrise trionfante Flack
«Ha controllato il sistema della metropolitana a distanza con tempismo!» fece notare Jaime «Cosa c’è Mac?»
«Guardate il treno! Non vi sembra che stia succedendo qualcosa?»
Flack e Jaime osservarono con attenzione
«Sembra che sia scoppiata una rivolta!»
«Quella non è una rivolta, Flack! Le persone si stanno ammassando sul fondo del treno per scappare da qualcosa!» fece notare Mac.
Le porte del treno si aprirono e le persone si misero a correre verso l’uscita più vicina
«Bloccate tutte le uscite non deve scappare nessuno!» urlò Flack ai poliziotti.
Mac notò un uomo accasciarsi a terra e, reggendosi la testa con le mani, lasciò cadere una pistola a terra «Flack! vieni con me!»
I due si avvicinarono al corpo dell’uomo scosso dagli spasmi
«Per te cos’ha?» chiese Flack
«Credo di aver capito a cosa si riferiva Christine! Mi ha detto che c’è un solo modo per salvarsi!»
Flack guardò Mac restare immobile «Non sai qual è?»
«No! Devo assolutamente telefonare a Christine!» sollevò lo sguardo e tra la folla impazzita vide J.J. allontanarsi con la giovane che era rimasta coinvolta nel sequestro del bar.
 
Christine vide entrare Dalia e J.J. nel suo locale, lei era sconvolta e lui era impassibile
«Dalia! Vieni con me!» disse Christine prendendola per mano «Hai bisogno di riposare!» le disse conducendola sul retro senza neppure degnare di uno sguardo J.J. «Stephan! Bada al locale!» disse al suo capocuoco.
Christine fece sedere Dalia su un divanetto «Bevi un po’ d’acqua!» le disse porgendole un bicchiere «Ti va di raccontarmi cosa è successo?»
«Non mi avevi detto che era così! Non mi sono mai sentita peggio!»
«Hai fermato un dirottatore! Pensa a questo!»
«Non riesco a pensare che ho salvato decine di vite! Penso solo al grilletto e alla bomba che a quest’ora…»
Christine annuì «Mac mi ha appena chiamato! L’ho pregato di non immischiarsi e che si trattava della tua prima missione!»
Dalia sollevò lo sguardo «Ma ci ha riconosciuti!»
Christine si sedette accanto a lei «L’unica volta in cui ho dovuto uccidere intenzionalmente, è stato durante la mia prima missione! Avevo diciotto anni ed ero terrorizzata! Tu almeno hai ucciso sparando! Io ho ucciso il mio primo obiettivo con un bacio!» Christine guardò J.J. sbuffare e lasciare la stanza e poi proseguì «Prima che morisse ti posso garantire che è passato parecchio tempo! Ho abbandonato quella camera di albergo con le lacrime agli occhi!»
Dalia rimase turbata «Vuol dire che tu hai dovuto…»
«Sì! Non l’ho mai raccontato a nessuno! Nemmeno a J.J.! Tutti erano convinti che dopo il bacio me ne fossi andata, ma quell’essere me lo ha impedito!»
«Immagino che anche tuo marito di questa storia non sappia nulla!»
«No!» ammise Christine
«Christine!» una voce tuonò alle sue spalle e lei rabbrividì riconoscendola
«Mac! Cosa ci fai qui?! Come sei entrato?!»
«Dalla porta sul retro!» lei percepì nella sua voce del disappunto e lo sentì fare qualche passo in avanti «Ho sentito tutto! Ti prego di guardarmi negli occhi!» Christine si voltò in direzione di Mac terrorizzata «Non sono arrabbiato con te! Capisco perché tu non abbia voluto dirmi della tua prima missione!» disse lui comprensivo «Sono arrabbiato per il fatto che tu sapevi! Sapevi della missione della tua protetta di oggi e non mi hai avvertito!»
«Mi è stato comunicato appena dieci minuti prima che accadesse il tutto e io ho inviato un messaggio a Flack!» sbottò Christine
«È vero! Nemmeno io sapevo che oggi avrei avuto la mia prima missione ufficiale!» si intromise Dalia «Le “iniziazioni” sono così!»
Mac guardò la ragazza spaventata e scossa «Tu stai bene?»
«Non proprio! Non riesco a capire più nulla!»
«Quantomeno non hai assistito!» disse Mac per poi volgersi alla moglie «Isabella sta eseguendo l’autopsia sul cadavere, può trovare qualcosa?»
«Non troverà nulla!» lo rassicurò Christine.
Lo sguardo di Dalia divenne più spaventato, gli occhi di Christine divennero due fessure azzurro ghiaccio e Mac si voltò verso la porta che dava sulla sala del ristorante
«Lui cosa ci fa qui?» tuonò J.J.
«Ti ho semplicemente seguito!» rispose Mac «Hai scelto di nasconderti in un vicolo fino a quando le acque non si fossero calmate! Ho immaginato che saresti venuto qui!»
J.J. si volse verso Dalia «Datti una svegliata la prossima volta! O non sarai mai un’agente perfetto!» guardò Christine negli occhi «E tu dovresti insegnarle a difendersi nei combattimenti corpo a corpo! Per un pelo non si faceva ammazzare!»
«Ti ho detto tante volte che non era pronta, ma tu non ci senti!» ringhiò Christine
«Se almeno Dalia fosse stata all’altezza della sua prima missione, a quest’ora saresti più lontana dall’FBI! Tu hai ucciso il tuo obiettivo e te ne sei andata senza destare sospetti!» prese Dalia per un braccio e la trascinò verso la porta «Ti abbiamo portato via anche troppo tempo! Nel pomeriggio tu darai delle lezioni a Dalia!»
Christine si sedette sul divano e chiuse gli occhi, Mac le si sedette accanto e la cinse con un braccio dietro le spalle e la sentì singhiozzare
«Ehi! Non piangere! Ci sono qui io con te!»
«Non credo riuscirò a reggere ancora a lungo!» esclamò Christine nascondendosi con il viso sul suo torace
«Andrà tutto bene! Mi dispiace che tu abbia dovuto soffrire così tanto per così tanti anni! Promettiamoci che, d’ora in avanti, ci racconteremo sempre tutto! Siamo una coppia! Dobbiamo proteggerci a vicenda!»
 
Jo, Lindsay e Danny erano sulla scena del crimine
«Qui era sdraiato Brown!» disse Danny
«La dinamica è chiara! Direi che adesso abbiamo un bel problema!» disse Jo.
Lindsay guardò il piano della cucina estraendo una pila «Ragazzi! Non vi ho detto del cibo!»
Danny si avvicinò «Cosa non ci hai detto?»
«Che abbiamo da analizzare quello che sarebbe dovuto essere la cena!»
«Potete farlo mentre io interrogo la moglie di Brown!» disse Jo «Cosa aveva preparato Margaret per cena?»
«Coscia di Agnello al forno e verdure al vapore!» disse Lindsay alzandosi da terra «Diciamo che è tutto così strano! Secondo me, Margaret non voleva preparare delle verdure per contorno! Ha chiamato l’ortolano alle 20.30! Tobey doveva rientrare alle 21.00!»
«Cosa vuoi dire con questo?» chiese Danny
«Quante volte ti ho preparato la cena dopo il tuo arrivo a casa, specialmente se ero incinta?» chiese Lindsay
«Mai!» esclamò Danny «Dicevi sempre di essere stanca!»
«Appunto! Non ti sembra strano che Margaret Brown, al settimo mese, esca di casa per comprare la verdura da cucinare alle 20.30?»
«Il ragionamento di Lindsay è corretto!» disse Jo «Al laboratorio voi due! Vado con Angela a parlare a Margaret Brown! Magari ci può dire qualcosa di più!»
 
Jo era con Angela al Dipartimento e guardava Margaret Brown davanti a lei piangere
«Chi può aver fatto una cosa del genere?»
Angela prese un fazzoletto di carta e glielo porse «Coraggio! Siamo qui per scoprire il colpevole!»
«Non sa dirci perché Tobey tornava più tardi?» chiese Jo «Come ha fatto ad avvertire?»
«Con un messaggio! Poi mi sono ricordata che non avevo nulla con cui cucinare l’agnello e sono andata dall’ortolano! Gli avevo telefonato poco prima di recarmici e mi ha tenuto da parte la verdura! Come al solito mi ha fatto credito! Sono tornata a casa subito!»
Jo la rassicurò «Se scopriamo qualcosa la informiamo!»
 
Danny e Lindsay avevano analizzato il cibo
«Una normalissima coscia di agnello!» sbuffò Lindsay
«Cosa pensavi fosse? L’arma del delitto?» ironizzò Danny «Ne hai di fantasie e pretese!»
Adam entrò in laboratorio «Ok, Jo mi ha comunicato che Margaret Brown afferma di aver ricevuto alle 20.30 circa un messaggio sul cellulare dal marito…»
«C’è qualcosa che non va?» chiese Danny
«Sì! I cellulari si sono agganciati alla stessa cella!» fece vedere Adam per mezzo di un touchpad «A record di logica è impossibile che ciò avvenga! A meno che i cellulari non si trovassero nello stesso identico luogo o zona!»
«Vuoi dire nell’appartamento della vittima?» chiese Lindsay
«Esatto! A quell’ora, Margaret Brown era in casa?»
Sheldon entrò nel laboratorio «Adam vi ha informati della scoperta?»
«Ci stava giusto raccontando!» disse Danny
«Bene perché sono appena emersi dei particolari interessanti parlando con dei nostri colleghi: sembrerebbe che Brown tradisse la moglie! Ha raccontato dell’intenzione di volerla lasciare anche se incinta ad uno di loro!»
Jo era appena entrata con Angela ed esclamò «Bene! Cade l’alibi, abbiamo il movente e non abbiamo l’arma!»
Lindsay guardò di nuovo la coscia d’agnello «Non ne sono sicura… andiamo a comprare una coscia d’agnello e prepariamo un manichino! Mi è venuta un’idea!»
«Oh andiamo Lindsay! Ci riprovi con l’agnello? Come ti può venire in mente che possa funzionare?» si lamentò Danny
«Tentare non nuoce! Hai idee migliori? Basta dirlo!»
«Sheldon, tu aiuti Lindsay con l’agnello!» disse Jo «Danny, visto che tu non le credi, assisterai all’esperimento! Adam, io e te dobbiamo parlare!»
 
Mac entrò nell’ufficio e vide Jo e Adam parlare, lui piangeva e tremava. Senza farsi sentire si avvicinò alla porta e si mise ad ascoltare per un attimo Adam che finiva di pronunciare una frase
«Non ci riesco Jo! Continuo a pensare che sia un sogno! Delle volte sembra che Stella sia ancora viva!»
Mac entrò nell’ufficio «Mi sembrava di saperlo, solo guardandoti da là in fondo ho capito esattamente cosa stava succedendo e l’argomento!» si sedette accanto a Jo «Jo non c’era nel 2001, ma Stella sì e Danny si è aggiunto al team nel 2002! Loro sanno quanto io abbia sofferto! Dopo l’attentato alle Torri, mi sono sentito perso! Ti ricordi cosa avevano detto i genitori del bambino che abbiamo ritrovato dopo vent’anni?»
«Che non potevamo capire cosa volesse dire seppellire una bara vuota!» esclamò Adam
«Io conosco perfettamente quella sensazione e credimi! Fa male anche adesso! Io non ho mai più trovato Claire! Non ho trovato nemmeno il suo DNA! Guardare avanti non è stato facile! Voglio che tu sappia che Claire è sempre stata un chiodo fisso! Con Peyton mi sono sentito in colpa, mi sembrava di tradire Claire! È finita tra noi anche per questo!»
«Lei sapeva che tu pensavi a Claire?» chiese Adam
«L’ho chiamata Claire un po’ di volte!»
Jo rimase in silenzio fu Adam a guardarla e a sorriderle «Grazie per avermi spinto a parlare Jo! Sei davvero un’amica preziosa!»
«Prego! Però adesso promettimi che parlerai sia con Mac che con me dei tuoi problemi!»
«Lo farò!» sorrise a Mac «Grazie! Però adesso tocca a te parlare! Qual è il problema?»
«Il passato di Christine! È una cosa privata e…»
«Mac! Dimmi esattamente cosa è successo! Lo sai che con me Christine ha legato parecchio! Se c’è qualcosa che la fa stare male voglio saperlo!» disse Jo
«Christine ha un problema con il primo obiettivo che ha ucciso: oggi ha rivissuto quell’incubo con Dalia che ha affrontato la sua prima missione!» sia Adam che Jo rivolgevano a Mac la loro completa attenzione «Christine è dovuta andare a letto con il suo primo obiettivo e, a quanto mi ha raccontato, è stata anche la sua prima volta! Il veleno che aveva sulle labbra, per il quale aveva ingerito l’antidoto. non era un veleno rapido e lui l’ha violentata! Ora capisco perché era così spaventata quando era in ospedale con me e il pazzo con la siringa l’ha toccata! È come se fosse caduta in una spirale che l’ha riportata indietro di ventisei anni!»
Jo guardò Mac negli occhi «Ora ci sei tu con lei! Sei suo marito e avete due figli meravigliosi!»
«All’epoca uscivo con Claire! Non conoscevo Christine!» Mac si appoggiò allo schienale della sedia «Mi sento quasi in colpa! Quando ho saputo cosa faceva prima di conoscermi, non immaginavo che fosse mai stata costretta ad arrivare a tanto!»
Adam guardò Mac «Ma come ha detto Jo, ora ci sei tu! Se vogliamo mettere tutto sotto un determinato punto di vista, sia tu che Christine siete due sopravvissuti alle varie vicissitudini delle vostre vite! State provando a vivere una vita normale! Quando vedevo te e Stella pensavo che prima o poi da quell’amicizia sarebbe nato qualcosa! Ancora oggi non riesco a spiegarmi perché non sia successo nulla!»
«La regola dell’amico! Consideravo Stella come una buona amica! Non ho mai visto nient’altro in lei! Esattamente come con Jo! È un’amica!» disse Mac sollevando le spalle.
Adam guardò nel corridoio «Mentre noi parlavamo, i ragazzi si sono dati da fare! Ora saremo testimoni della vecchia tecnica di seduzione degli uomini della preistoria: una bella clavata in testa alla donna che si vuole conquistare ed è tua!»
«Mi fa piacere vedere che il tuo senso dell’umorismo sia riapparso!» sorrise Jo.
 
Lindsay prese il manichino e lo posizionò davanti a Danny «A te l’onore! Fracassagli la testa!»
Danny prese i guanti in lattice e se li infilò. Prese tra le mani la coscia d’agnello e la sbatté con violenza sulla testa del manichino «Come vedi, non funziona! La ferita è decisamente lieve! L’impatto non uccide sul colpo!»
«Sono sicura che l’arma sia l’agnello!» Lindsay si mise a riflettere «E se la coscia fosse congelata?»
«Se fosse congelata…» rifletté Danny «Potrebbe uccidere!» esclamò «Facciamo subito una prova!» andò a mettere l’agnello nel congelatore «Amo il mio lavoro quando è rapido nelle procedure!»
Lindsay a quell’affermazione rise.
In poco meno di dieci minuti, Danny recuperò la coscia d’agnello «Andiamo a fracassare la testa al manichino!»
Lindsay seguì Danny fino alla vecchia postazione e nel momento in cui la coscia d’agnello colpì il manichino della gelatina schizzò sul camice di Lindsay che si trovava difronte a Danny
«Oltre a funzionare, combacia esattamente con la situazione della nostra scena del crimine! Sullo specchio di Tobey Brown c’era una traccia di sangue!»
«Uno schizzo a media velocità! Quindi vuol dire che hai ragione! Abbiamo tutti i pezzi! Vogliamo arrestare il colpevole?»
 
Danny si recò con Lindsay e Jo da Margaret Brown
«Margaret Brown, è in arresto per l’omicidio di suo marito!»
Alle parole di Jo la donna non disse nulla, uscì di casa salutando la madre con un cenno del capo e seguì i Detective fino all’esterno, dove salì su una macchina che partì a sirene spiegate verso il distretto.
Arrivati a destinazione, la donna venne portata nella sala degli interrogatori dove la attendeva Mac con Flack
«Si ricorda di me, Margaret?»
«Sì, Tenente Taylor!»
«Non sono qui per interrogarla, questo voglio che lo facciano i miei colleghi che hanno indagato. Volevo solo dirle una cosa: la morte non è mai una soluzione! Uccidere Tobey non è stata una soluzione! Cosa racconterà a suo figlio quando tra vent’anni uscirà di prigione?»
«Gli dirò chi era in realtà suo padre e cosa ci ha fatto!»
 
 Mac e Jo uscirono insieme dall’ufficio e si recarono alla stazione della metropolitana
«Mi stai seguendo?» domandò Mac
«Vorrei vedere come sta Christine e passare un po’ di tempo con lei!»
Mac sorrise «Non facciamola aspettare!» le prese una mano e la trascinò per le scale
«Mac non correre! Non posso andare troppo veloce!»
«Christine correva più veloce di te quando aspettava i bambini!» rise euforico Mac salendo con Jo sul treno proprio nell’attimo in cui le porte si chiudevano
«Prima o poi morirò a stando vicino a te!»
«Ma cosa dici Jo?» rise Mac
«Adam cosa faceva questa sera?»
«L’ho invitato a mangiare da me!» sorrise Mac «Ovviamente accetta solo se cucina Christine!»
Le fermate scorsero una dopo l’altra fino a quando Mac non riprese la mano di Jo per scendere
«Non vedo l’ora di vedere la faccia di Christine quando arriveremo in casa tua!»
Mac e Jo percorsero alcuni isolati a piedi e poi entrarono nel palazzo dove viveva Mac.
Aprirono la porta di casa e Mac, non sentendo alcun rumore, entrò da solo in camera da letto
«Christine?!» urlò sorpreso vedendola sul letto che cercava di tenere ferma un’altra persona sotto di lei
«Arrivi al momento giusto Mac! Mi serve un aiuto!» disse spostandosi e rivelando la presenza di Dalia
«Buonasera Tenente!» lo salutò cercando di sistemarsi i capelli
«Cosa state combinando?» domandò Mac che aprì la porta rivelando la presenza di Jo
«Mi sono spaventata! Credevo stesse succedendo qualcosa di grave!»
«Tutto sotto controllo Jo!» disse Christine andando ad abbracciarla «Ho bisogno dell’aiuto di Mac per completare la lezione di oggi!»
«Ti prego Chris! Sono stanca!» la implorò Dalia
«Quando sarai stanca durante una missione e un uomo tenterà di ucciderti ti assicuro che lotterai con tutte le tue forze per vivere! Una base fondamentale è l’allenamento costante!»
Mac rimase sorpreso «Parli come un Generale!»
«Devi fare esattamente quello che facevo io! Tienila bloccata sul letto, non devi permetterle di liberarsi!»
Jo guardò Christine appoggiarsi al muro «I bambini?»
«Dormono in camera loro!»
Mac si stese su Dalia che si lamentò subito «Uffa! Quanto pesi!»
«Non lamentarti e cerca di togliertelo di dosso!» la riprese Christine
Dalia spingeva con tutte le sue forze, ma non riusciva a spostare Mac nemmeno di un centimetro.
Christine scosse la testa «Ti faccio vedere!»
Mac si spostò da Dalia e lasciò che Christine si stendesse sul letto «Devo fare esattamente come facevo con lei?»
«Sì!»
Mac si mise sopra Christine
«Credo tu sia dimagrito Mac!» si volse verso Jo «Mangia a pranzo?»
«Quando capita!» rispose Jo
Christine sospirò «Peccato! Mi rendi le cose parecchio facili!» cercò di divincolarsi un paio di volte senza successo, a un tratto gli tirò una testata sul naso e Mac si ritrasse leggermente. Christine approfittò di quel momento per sollevare le gambe e portare i piedi all’altezza dello stomaco di Mac e lo spinse via facendolo cadere con la schiena sul pavimento
«Ma sei impazzita?!» esclamò Mac tenendosi il naso dolorante «Oltre ad avermi quasi rotto il naso, mi hai quasi ammazzato! Se picchiavo la testa contro il comò non c’era più nulla da fare!»
«Non ti ho spinto forte per questo Mac!» sorrise Christine scendendo dal letto e raggiungendolo «Fammi vedere il naso!» Christine esaminò la situazione «Non ti esce neanche sangue!» si volse poi verso Jo e Dalia «Spero tu abbia imparato!»
Mac si alzò in piedi «Spero tu abbia visto bene perché col cavolo che lo rifaccio!»
Jo rise «Hai la camicia strappata!»
Mac si guardò e notò una lacerazione nel tessuto lungo la parte destra che dalla spalla scendeva lungo tutto il braccio «Credo sia meglio toglierla!»
«Bene Dalia! È meglio se vai a casa!» disse Christine spingendola fuori dalla stanza «Riferisci a J.J. i dettagli della lezione! Se ha qualcosa da dirmi, gli dici di venire al ristorante!»
Dalia era semi imbambolata a guardare Mac a torso nudo nella stanza e Jo rise guardando quella ragazza così giovane e timida, ma allo stesso tempo determinata e testarda.
 
Flack e Jaime stavano tornando a casa mano nella mano
«Credi che Margaret Brown sia una persona immorale?»
Flack guardò la moglie «Non è questo il punto! Tu mi hai chiesto se reputo immorale o no che qualcuno uccida anche per una giusta causa! Secondo me, lo è!»
«Quindi tutti sono colpevoli! A questo punto non dovremmo ammettere la legittima difesa! Uccido per una giusta causa, ma è immorale farlo!»
«Può anche essere un incidente! Quello è un caso completamente diverso!»       
«Invece no! Se la mettiamo sul tuo piano di ragionamento, tutti dovremmo essere in carcere: io, te, Mac, Danny, Jo e, già che siamo in tema, anche Christine!» concluse Jaime
«Mac prima di andare a casa si è confidato con me! Christine ha agito così per salvare il fratello maggiore che stava morendo!»
Jaime guardò Flack «Cosa? Vuoi dirmi che Christine ha sacrificato la sua vita per salvare suo fratello?»
«Il bello è che Mac se l’è visto morire accanto! Erano colleghi appena lui era entrato in polizia!»
 
Adam si era addormentato sul divano di Mac con in braccio McKenna
«Potremmo ingaggiare Adam come babysitter!» ipotizzò Christine «Ci sa fare con i bambini!»
«Sì!» sorrise Mac «Vorrei raccontarti una cosa!» divenne improvvisamente serio «Andiamo in cucina?» chiese Mac prendendo la mano di Christine
«Cosa mi devi dire?» chiese Christine sedendosi al tavolo con Mac
«In Libano, nel 1983, ero con un ragazzo a combattere. Il suo nome era Stan Whitney, esattamente come tuo fratello. Era un Caporale… Oggi nel 1993 tuo fratello mi moriva tra le braccia mi pregava di ringraziarti per avergli salvato la vita! Solo ora capisco a cosa si riferisse!»
«Stan sapeva? Come poteva? Non l’ho mai raccontato a lui!»
«Tu no! Tuo padre sì!» Mac sospirò «Mi ha confessato che Stan voleva uccidere il medico che aveva rifiutato di curarlo per la mancanza dei soldi e tuo padre gli ha raccontato tutto!»
Christine appoggiò i gomiti sul tavolo «Il mio fratellone!» prese la mano di Mac «Grazie per essere qui! Non so come farei adesso senza di te!»
«Veramente, sono io che devo ringraziarti! Mi stai aiutando a tenere insieme tutti i pezzi della mia vita!»
Christine sorrise «Usciremo dai nostri guai! I medici continuano a tenerti sotto controllo, questo vuol dire che sarai curato appena uno dei sintomi diventerà evidente!»
«Quando avrai completato l’addestramento di Dalia, tu sarai libera dal giogo dell’FBI e la vita normale che avevi cominciato a costruire diventerà reale!»
Adam entrò in cucina sbadigliando e aprendo il frigorifero «Non fate caso a me! Continuate a parlare!» tirò fuori dal frigo una bottiglia di latte e si versò un bicchiere «Ha un sapore strano questo latte!» disse dopo averlo assaggiato
«Adam, quale hai preso?» chiese Mac
«Quello sulla porta!»
Christine sollevò un sopracciglio «Dimmi che non è vero!»
«Perché?»
«Perché è il latte che avevamo preparato per i bambini! Ecco perché dici che ha un sapore strano! Viene dal seno destro di Christine!» rise Mac e Adam impallidì.

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Capitolo 21
*** EPISODIO XXI: A MILANO AND NEW YORK’S TALE ***


Vederdì21 Marzo 2014

EPISODIO XXI: A MILANO AND NEW YORK’S TALE

 
A Mac ciondolò la testa. Cercò in tutti i modi di tenersi sveglio. Accanto a lui, il Commissario Mancini era messo peggio: era già sprofondato in un sonno profondo e russava leggermente.
Mac guardò il suo orologio che segnava le 11.00, ma quello alla parete gli rivelava che erano le 7.00
«E questo è quello che si chiama avanzamento tecnologico!» disse un uomo dai capelli bianchi che parlava alla platea «Noto con piacere che a seguire siete in pochi! Sono le sette di mattina signori! Il caffè dovreste averlo preso un’ora fa!»
«Marc Andrea! Svegliati! Questo ce l’ha anche con te!» disse Mac scuotendo il collega al suo fianco
«Ha finito?» chiese il Commissario stiracchiandosi la schiena
«Veramente, ha appena cominciato!» disse Adam che era tra i pochi a prendere appunti «Usare i Google glasses per indagare è sicuramente un passo avanti!»
«Esiste la Scienza per indagare!» disse D.B. Russell guardando Mac ciondolare «Da quanto tempo non ti sottoponi agli effetti del jet lag, Mac?»  
«Troppi anni!» sbadigliò Mac.
Il Commissario Mancini ricadde sul tavolo davanti a lui «Non mi serve internet! Perché ci obbligano a corsi di formazione come questi?»
Il relatore si avvicinò al Commissario e cominciò a parlargli in italiano
«Cosa ha fatto ieri sera?»
«Stavo indagando sulla scomparse di prove dal magazzino della Scientifica di Milano!» rispose il Commissario «Questo corso non prevede un’esercitazione pratica della nostra professione? Credevo che tenere un corso di formazione internazionale avrebbe avuto come scopo lo sviluppare la capacità di collaborare con agenti stranieri!»
«Potrebbe essere un’idea per un prossimo corso! Complimenti Commissario! Peccato che nessuno abbia capito!» il relatore tornò a rivolgersi in inglese ai presenti
«Cosa vi siete detti?» chiese D.B.
«Ho chiesto se ci fossero esercitazioni pratiche in cui collaborare tra noi e ha risposto che potrebbe essere un’idea per il prossimo corso!»
«E prima?» chiese Adam
«Cosa avevo fatto ieri notte!» rispose il Commissario
«Senti, pensavo di visitare Milano, già che sono in Italia! Quanto dista da Roma?» chiese Mac
«Tre ore di treno circa!» disse il Commissario vedendo Mac stropicciarsi gli occhi «Jet lag: la cosa più brutta che esista!»
«Non solo!» esclamò Adam «Mac non dorme da almeno tre giorni!»
«Cosa combini?» rise D.B. prestando attenzione a non farsi sentire
«Tra i bambini e un caso di stupro non è stato facile riposarmi! Avrò dormito due o tre ore…»
«Mac si è barricato nella sala dell’interrogatorio finché il colpevole non ha confessato!» rise Adam.
 
Finito il Seminario Internazionale di Criminologia, Mac, Adam, D.B. e Mancini entrarono nella stazione Roma Termini
«Vado a prendere i biglietti! Il treno dovrebbe partire intorno alle 10.00… Guardate i tabelloni!» disse il Commissario Mancini.
Mac osservava un gruppo di ragazzi sui dieci anni che era appena arrivato e uno tirò fuori una sigaretta
«Ma quanti anni avrà quel bambino?» domandò Adam
«Non lo so! Potrebbe averne dieci!»
«Che occhio, Mac!» commentò D.B.
Il Commissario Mancini ritornò «Tutto sistemato! Possiamo andare!»
«Quei ragazzi non li hai neppure notati?»
«Sì, Mac! Fidati se ti dico che è meglio lasciar perdere! Anche se il mio distintivo qui vale, qualcuno potrebbe offendersi! Non voglio che qualcuno si arrabbi!» rispose con calma Mancini.
 
Mac sul treno guardava qualche volta il paesaggio dell’Italia, Adam invece aveva la faccia attaccata al vetro e D.B. ammirava l’esterno senza enfasi.
«Sei mai stato in Italia, Mac?» chiese il Commissario con in mano il suo iPhone 5S
«No! Ho visitato le capitali europee, ma l’Italia non l’ho mai visitata!»
Mancini sorrise riponendo il telefono nella tasca interna della giacca
«Quanto tempo è passato dalla tua visita?»
Macci rifletté «Millenovecento novanta…tre!»
«Ventidue anni?!»
«Per festeggiare il mio primo anno di matrimonio!»
«Ma tu e Christine vi siete sposati un anno fa!» Mancini lo guardò negli occhi e gli chiese «È la tua seconda moglie?»
«Sì! Claire è morta l’11 Settembre!»
Mancini chinò lo sguardo «Mi dispiace!»
«So che è una cosa di cui non ti va mai di parlare! Lo sapevo, ma per rispetto nei tuoi confronti non ti ho mai chiesto nulla!» aggiunse D.B.
Per il resto del viaggio rimasero tutti in silenzio.
Arrivati alla stazione Milano Centrale, i quattro si diressero verso la metropolitana. Una folla di curiosi stava intorno a qualcosa che si trovava a terra in un angolo.
Mancini si avvicinò e sorrise «Neanche il tempo di tornare a casa!» guardò Mac e D.B. «Potete aiutarmi?»
Mac annuì «Volevi la collaborazione o sbaglio?»
«Ci dovrai istruire!» aggiunse D.B.
 
Jo guardò il computer e vide un messaggio di Mac  e lo aprì
«Mac, sei semplicemente incredibile: ovunque vai riesci a trovare qualcosa su cui indagare!»
Sheldon entrò nell’ufficio «Che si dice in Italia?»
«Che abbiamo due Detective e un tecnico di laboratorio Americani che indagano a Milano!» sorrise Jo facendo vedere il messaggio a Sheldon
«Che furbo! Un caso a Milano e poi ci promette di tornare!»
«Questa volta Mancini gioca in casa! Riusciranno a non spararsi a vicenda?»
Sheldon sorrise e baciò Jo «Scopritelo nella prossima puntata!»
 
Danny uscì di casa per cominciare il turno di notte, mise le chiavi in tasca e alzò lo sguardo verso l’appartamento buio dal quale Lindsay guardava la strada con in braccio Sid.
Si incamminò verso la fermata della metropolitana stringendosi nella giacca.
Uscito dalla stazione della metropolitana vide nel bar vicino al laboratorio una rissa in corso. Senza pensarci, chiamò il 911 e mettendosi il telefono all’orecchio entrò nel bar.
All’esterno si radunarono in breve un paio di pattuglie e tre ambulanze. I poliziotti fecero irruzione guidati da Flack e in breve la situazione si calmò
«Chissà dov’è Danny! Conoscendolo, non si sarà tirato indietro!» disse guardando un paio di uomini finire in manette e altri che venivano trasportati via dai paramedici.
Flack uscì all’esterno, nessuna delle ambulanze era partita per l’ospedale più vicino, le contò indicandole e arrivò a due «Che strano! Ne avevamo richieste due, ma sono sicuro che prima erano tre! Dov’è finita la terza?»
 
Danny aprì gli occhi e si alzò dal tavolo su cui era appoggiato con il busto, sentì l’odore dell’alcol e dei detersivi pizzicargli il naso. Da seduto si guardava intorno e si accorse che era lo stesso bar dove era entrato la sera quasi verso le undici per calmare la rissa
«Che succede? Ricordo solo che ero uscito ieri notte!»
«Nottataccia? Sei l’unico che è rimasto dopo l’arrivo della polizia! Io sono rientrato da poco e ti ho trovato sul tavolo! Non sapevo chi fossi e così ho dato un’occhiata ai tuoi documenti, figliolo!»
Danny guadò il proprietario del bar sorpreso «Come mi chiamo?» chiese sospettoso
«Danny Messer e sei un Detective!»
Danny si accorse di avere la nausea «Vorrei sapere cosa mi è successo dopo essere intervenuto ieri sera!»
«Buio totale? Non mi sembra che ti sia sbronzato! I sintomi sono simili, ma non uguali! Stai cercando in tutti i modi di ricostruire l’accaduto, vuol dire che davvero ti è successo qualcosa!»
Danny annuì «Già! ma cosa?»
 
Mac sorrise guardando Adam davanti al computer del laboratorio della Scientifica di Milano
«Non sforzarti Adam! Tanto di italiano non capirai mai nulla!»
D.B. guardò Mac sostenere una breve conversazione con una giovane agente della polizia entrambi parlavano in italiano
«Cosa sappiamo di Salvatore Greco?» chiese Mac
«Ha precedenti per spaccio e aggressione! Si pensa che sia anche implicato nei giri di Cosa Nostra e Camorra! Se faceva il doppio gioco, è chiaro il perché lo abbiano eliminato! Senza contare che aveva contatti anche con i Boss di Little Italy nel Bronx!»
«Grazie per le informazioni!»
«Prego Tenente! Posso invitarla a pranzo per aggiornarla su Salvatore Greco? Stavo per cercare altre informazioni su di lui!»
Mac sorrise «Volentieri! Le dispiace se a noi si uniscono il Commissario Mancini e i miei colleghi?»
«No! Assolutamente!» rispose la giovane con un pizzico di disappunto nella voce.
Mac le porse la mano e lei la strinse in segno di saluto.
Adam non aveva capito nulla e chiese a Mac «Novità?»
D.B. accanto a lui appariva perplesso «Spiegaci nel dettaglio cosa ti ha detto l’agente!»
«Salvatore Greco ha precedenti per spaccio e aggressione, potrebbe essere implicato nella Mafia Siciliana e in quella di una regione chiamata Campania! Forse era un doppiogiochista e aveva contatti a New York con qualcuno dei boss mafiosi!»
«Solo questo?»
«No Adam! Siamo invitati a pranzo!» sorrise Mac
«Di’ la verità! Stava invitando solo te e tu hai coinvolto anche noi e Mancini!» disse D.B. e Adam strizzò un occhio
«Cominciate a capire l’Italiano!»
Adam sorrise all’affermazione di Mac «Bisogna dirlo a Marc Andrea che si va a pranzo fuori!»  e si recò da Mancini con lui e D.B.
 
Jo aveva guardato Danny farsi prelevare del sangue da Peyton
«Ti ha fatto un grosso favore!» gli disse Jo vedendolo uscire «Davvero non ricordi nulla di ieri notte?»
«No! Non mi ricordo nulla!» disse Danny «Se ricordassi qualcosa non sarei qui a cercare un modo per farlo!»
Jo lo guardò con attenzione «Questi sono i vestiti che avevi indosso?»
«No quelli li ho già dati a Sheldon! Li sta analizzando! Spero trovi qualcosa!»
Il cellulare di Jo squillò «Mac ci chiama dall’Italia!» sorrise rispondendo «Ehi Mac?»
«Jo! Sono così contento di sentirti! Come stai?»
«Bene! Come procedono le indagini a Milano?» rispose incuriosita
«Qui abbiamo scoperto delle cose interessanti! Salvatore Greco sembrerebbe essere l’autore di tre casi irrisolti sulla mia scrivania! Ti spiacerebbe controllare? Ti mando tutti i dati necessari!»
Jo sorrise «Non mi dispiace affatto Mac!»
«Lì da voi, c’è qualche nuovo caso?» chiese Mac
«No! Nessun nuovo caso! Solo una rissa nel bar qui sotto e Danny che doveva fare il turno ieri sera in laboratorio, ma non si è presentato per fermare la rissa! Ora dice di non ricordare nulla di ieri notte! Spero sia una cosa temporanea!»
Mac sospirò «Se è lì con te, puoi passarmelo?»
Jo porse il telefono a Danny
«Ehi Mac!»
«Cosa combini, Danny?»
«Non lo so! Spero di non aver fatto nulla di grave! Non ricordo nulla di quello che ho fatto ieri sera! Non ho bevuto, non ho fatto nulla di tutto questo! Quello che so è che il barista che mi ha trovato dormiente sul tavolo dice il vero!» Danny si appoggiò al muro
«Hai una voce strana! Sembri assonnato!»
«Sono lento nei movimenti e non riesco a stare a lungo in piedi!»
Mac sentì delle voci chiamarlo «Senti, quando torno ti do una mano con tutto!»
«Devi andare?»
«Sì! Ripassami Jo!»
Danny diede il telefono a Jo «Credo ti voglia salutare!»
Jo prese il telefono «Mac?»
«Devo andare, ma prima vorrei chiederti un favore: prendi la macchina che c’è nel garage di casa mia e sbarazzatene! Ho trovato delle trasmittenti attaccate! L’FBI controlla me e Christine!»
Jo annuì «Sarà fatto! C’è altro?»
«Il non ancora nato Hawkes come sta?»
«Lui sta bene! L’ultimo controllo che ho fatto mi ha rivelato che cresce! È nella norma! Mi ricordo la prima ecografia di Christine! Ti avevo dato un sacchetto di carta in cui respirare, quello delle ciambelle che avevamo preso da Starbucks per colazione! Non riuscivi a stare calmo! Non sei andato sulla scena del crimine! Mi sono divertita tantissimo a vederti in quello stato! Il tuo è stato davvero un caso eccezionale!»
«Perché ho detto io a Christine che stava per diventare madre o per il fatto che lei non sapesse che cinque ore prima dell’ecografia ero in ansia?»
«Entrambe le cose, Mac!»
Danny rise accanto a lei «Lascialo andare! Lui ha un caso da mandare avanti!»
Jo sospirò «Triste verità Danny! Ti lascio andare a lavorare Mac!»
«A presto Jo e per favore ricorda cosa ti ho chiesto!»
«Metto un annuncio su e-bay!» sorrise lei riagganciando. Jo si volse verso Danny «Ti interessa una macchina nuova?»
 
Lindsay arrivò con Jaime in obitorio da Peyton
«Cosa è successo a Danny?» chiese Lindsay.
Peyton rispose guardandola con calma «Tra poco ho i risultati delle analisi! Dal suo stato confusionario, io gli suggerisco di andare in ospedale!»
Isabella arrivò con le analisi «Guai in vista Peyton! Guarda cosa aveva Danny nel sangue!»
Peyton guardò il foglio «Dov’è Danny? Dobbiamo andare all’ospedale! Gli è successo qualcosa di grave!»
«Quali sono le sostanze che aveva in circolo?» chiese Lindsay
«Morfina, un farmaco per dormire, alcuni sedativi…» osservò meglio «Sono medicinali usati spesso negli ospedali e dai prontosoccorsisti! Voglio visitarlo io! Chiamo Aubrey per farmi aiutare!»
Jaime guardò Peyton «Vuoi dire che è successo qualcosa a Danny, che lui non ricorda, e che sono stati dei medici?»
Peyton annuì «Avvisa Flack e cerca dei casi simili! Portate qui Danny! Più aspettiamo e più probabilità abbiamo di non trovare nulla!»
 
Mac era seduto vicino alla giovane agente che traduceva per lui alcuni rapporti su Greco e sui suoi collegamenti a New York
«Qui dice che Greco è una specie di portantino e che ha avuto connessioni anche con la Mafia Russa… secondo me le Mafie di tutto il mondo si stanno organizzando per qualcosa! Stanno diventando più solidali tra loro…»
Mac guardò la giovane «Lui faceva i suoi giochi! Ecco perché è stato eliminato! Ci resta da scoprire chi è stato!»
«Sì! Posso trovare qualcosa in merito, ma mi ci vorrà tutto il pomeriggio! Che ne dice di una pizza? È il modo più sicuro per non farci scoprire dalla Mafia che ci sta spiando!»
«Mi affido a te per il posto! Avvisiamo gli altri?» chiese Mac cercando con lo sguardo Adam, D.B. e il Commissario Mancini
«Veramente il Commissario sarà impegnato a controllare con i tuoi colleghi tutte le telefonate! Parecchie sono in Americano e qui in Italia non tutti sono bravi con le lingue straniere…»
Mac la guardò e sorrise «Va bene! Ci andremo da soli!»
«Alle 20.00 qui fuori?»
«Va bene!»
 
Danny si sedette sul lettino dell’obitorio
«Spero di poter scoprire quello che non ricordi!» disse Peyton «Ti ricorderai senza dubbio della dottoressa Aubrey Hunter!»
«Sì! Sei stata una delle ex fidanzate di Mac!»
Aubrey sorrise «Sapevo che qui dentro mi avrebbero ricordata solo per questo!»
Lindsay si avvicinò a Danny «Ci vediamo dopo!»
«Tesoro! Credo di avere paura!»
«Andrà tutto bene!» disse Lindsay dandogli un bacio sulla fronte «Sono qui con te!»
«Grazie!»
Lindsay uscì dall’obitorio e Flack si sedette accanto a lei
«Danny non è il primo a non arrivare in ospedale dopo una rissa! Ci sono altri tre casi simili al suo e nessuno di loro si ricorda cosa sia successo la notte prima! In ospedale hanno detto loro di non preoccuparsi e che forse avevano bevuto un po’ troppo!»
«Sappiamo entrambi però che nel caso di Danny non è così! Era in servizio! Lui non beve mai in servizio! Prende il suo lavoro sul serio!»
«Questo è vero Lindsay!» disse Flack.
Peyton uscì
«Sembra che l’effetto dei vari farmaci stia svanendo: Danny dice di essere salito sull’ambulanza con un ferito!»
«Non ricorda altro?» chiese Lindsay
«Purtroppo no!» disse Peyton «Torno dentro da Aubrey!»
 
Jo aveva dato le chiavi dell’auto di Mac nelle mani del fortunato acquirente e se ne andò in direzione della metropolitana
«Anche questa è fatta! Non mi rimane che telefonare a Mac!»
Mentre camminava, vide il ristorante di Christine e decise di entrare.
Christine era impegnata con i figli seduta al tavolo vicino alla porta della cucina
«Ciao Christine!» la salutò Jo avvicinandosi
«Jo! Che bello vederti! Cosa fai qui?»
«Passavo per caso…» sorrise
«Non ti ha chiesto Mac di controllarmi, vero?» chiese sospettosa Christine
«No!» disse Jo sedendosi difronte a lei «Mac mi ha solo chiesto di fare del lavoro per lui da qui!»
«Mi ha detto del boss mafioso ucciso a Milano! Non ne va mai una giusta! Speravo che sarebbe tornato presto! L’altro giorno J.J. mi ha portato una cosa e… mi sono preoccupata!»
«Cosa ti ha portato?» chiese Jo.
Christine posò Faith nella carrozzina «Torno subito!»
Jo guardò i figli di Mac dormire tranquilli e Christine tornò con un piccolo microchip
«Che cos’è?» chiese osservando l’oggettino
«La bomba che ho creato! Se in allegato non ci fosse stata la foto di Mac, non sarei preoccupata!»
Jo osservò Christine tremare e le disse «Capisco che tu abbia paura per Mac, ma non gli accadrà nulla!»
«Io non voglio perderlo! Non voglio chiedere il divorzio!» disse con voce bassa
«Mac di sicuro sa difendersi!» disse Jo a Christine «Hai da fare per ora, a parte badare ai bambini?»
«No! Perché?»
«Pensavo che saresti potuta venire da me in laboratorio! Ho bisogno di un… consulto! Visto che ti intendi anche tu di fisica e chimica, sei brava nelle ricerche e avresti l’ufficio di Mac a disposizione…»
Christine sorrise per un secondo «Cosa succede?»
«Danny è nei guai e io devo ricercare delle informazioni su Greco da spedire a Mac!»
«Conta su di me! Cosa è successo a Danny?»
 
Lindsay guardava Danny disperarsi seduto su una sedia del laboratorio
«Mi dispiace doverti dare questa notizia!» disse Peyton davanti a lui «Non hai davvero idea di come tu sia stato…»
«Se sapessi come mi hanno violentato, probabilmente avrebbero già il culo in cella!» ringhiò Danny
«Stai tranquillo! Non è il caso di agitarsi!» proseguì Peyton
«Come?!» esclamò Danny «Mi hai appena detto che cosa mi è successo realmente ieri e io dovrei stare calmo?! Non ho neanche tracce di DNA sotto le unghie! Finirà esattamente come i casi che abbiamo già in archivio!»
Lindsay si sedette accanto a Danny «Danny, non è colpa tua!»
«Non mi sento in colpa di nulla! Mi sento solo…» sospirò «Umiliato!»
«Danny, tu hai bisogno di tempo! Devi accettare la realtà per quello che è e… Li prenderemo!» disse risoluta Lindsay «Io e te insieme! Insieme con la nostra squadra!»
 
Mac era a cena con la giovane poliziotta
«Si era detto pizza, mi sembra!» obiettò Mac.
La giovane rise «Tutto pieno! Così ho pensato di portarti a mangiare a “Il Maggiolino”!»
A un certo punto si sentì un botto e una fontana di spumante uscì da una bottiglia bagnando un ragazzo
«Oh gente! Domani questo coglione fa la più grande cazzata della sua vita: si sposa!» urlò un ragazzo di trent’anni  con indosso una camicia bianca semiaperta salendo in piedi sul tavolo «Quindi stasera vi invitiamo a festeggiare con noi! Dimenticati gli anni felici Saverio! Con quella gnocca della tua Silvia ci passi insieme decentemente solo dieci anni!»
«Finché è buona da scopare!» urlò un altro ragazzo «Se non avrai marmocchi in giro, la saluti dicendo: “È stato bello topolina!”!»
Il festeggiato si portò una mano al viso ridendo «La sposo perché la amo! Non perché è figa!»
L’intera sala esplose ridendo, fischiando e qualcuno degli amici urlò «Figuriamoci!» «Adesso si dice così!» «Se, se, se! Come no!»
Mac guardò la ragazza davanti a lui «Tu lo sapevi che c’era un addio al celibato qui?»
«Rilassiamoci e godiamoci la cena! Qui è normale che ci siano feste ovunque! Credevo che anche a New York fosse così!»
«Già!» disse Mac guardando le costolette che aveva nel piatto
«Oh! Non dimentichiamoci che il nostro futuro sposo la settimana scorsa si è pure laureato!» urlò il ragazzo in piedi sul tavolo «Facciamogli le nostre congratulazioni!»
Tutti gli amici del festeggiato si alzarono in piedi e cominciarono a cantare a cappella una canzone stupida per celebrare anche la sua laurea «Dottore! Dottore! Dottore del buco del cul! Vaffancul! Vaffancul! Vffancul!»
Mac rimase senza parole «Credevo che voi italiani non foste così volgari!»
«Credevi male!»
Mac sentì il cellulare vibrare e sorrise «Scusami! Devo assolutamente rispondere!» disse portandosi all’orecchio il telefono «Ciao Christine! Ti avrei chiamata domani mattina!»
«Scusami se ti ho disturbato, tesoro! Cos’è tutto quel rumore?» chiese Christine sentendo le grida
«Una festa in un ristorante! A quanto pare non era previsto ci fosse! Novità su Danny e sulla rissa?»
«Abbiamo preso alcune persone, ma non sono stati loro a dare il via! Danny invece… è a pezzi!» disse Christine
«Cosa gli è successo?» disse Mac andando dritto al punto
«Sembra lo abbiano violentato! Stiamo cercando i possibili responsabili!»
«Violentato? Da chi? E come sarebbe a dire “Stiamo”?» chiese Mac sbattendo gli occhi sorpreso «Tu dovresti essere fuori da tutto questo!»
«Jo mi ha chiesto una mano! Ti arriveranno a breve i documenti necessari su Greco! Io invece sto finendo di controllare un vecchio sistema informatico degli ospedali! Ti sarei grata se non dicessi ad Angela che ti ho appena istallato un sistema segreto che ti permette di entrare nel database dell’FBI senza lasciare tracce! Non posso craccare tutti i computer del laboratorio!»
Mac sorrise «Chiaro! Ti capisco benissimo! Hai già spedito i documenti?»
«Sì! Arriveranno tra un paio di minuti!» Christine si alzò dalla scrivania «Ai bambini piace il tuo ufficio! Soprattutto a Kenny! Sembra guardare con interesse la parete con le fotografie!»
«Immagino siano quelle a colori!»
«La tua in uniforme da Marine! Kenny non ci pensare nemmeno! Tu nei Marines non ci entri!»
«Christine!» disse Mac scherzoso «Vietato influenzare il futuro Generale Taylor!»
«Fino a poco tempo fa lo chiamavi “numero tre”, te ne sei forse dimenticato?» sorrise Christine guardando entrare Jo «Devo tornare a lavorare! Sembrano essere arrivati i risultati che ho chiesto sui farmaci che erano nel corpo di Danny! Mi richiami tra qualche ora?»
«D’accordo! Salutami i bambini! Ti amo!» disse Mac con dolcezza
«Io ti amo di più!» rispose lei riagganciando.
La giovane poliziotta era rimasta in silenzio «Chi era?»
«Mia moglie! Si è messa a lavorare nel mio ufficio! È una quasi ex agente dell’FBI!  Io l’ho scoperto da un mese che svolgeva quel lavoro!» disse ridendo
«Qualche figlio?»
«Due gemelli! McKenna Stanton III e Faith Trinity!»
«Quanti anni hanno?» chiese la ragazza
«Hanno tre mesi!» disse Mac «Perché tutte queste domande?»
«Volevo essere gentile! So di una amica di famiglia che era fidanzata con uno della polizia di New York, ma poi non ha funzionato! Mi ha raccontato che non sapeva nemmeno se la figlia che aveva appena avuto fosse sua figlia oppure no!»
«Immagino che si chiami Peyton!» ipotizzò Mac
«Proprio così! Peyton Discroll!»
 
Jo guardò Christine sobbalzare
«Qualcosa non va?»
«Una cosa simile è già accaduta ad un nostro agente!» le disse Christine «Credevamo di averli presi tutti perché lui riuscì a fornirci degli identikit! Credo proprio che qualcuno ci sia sfuggito!» Christine mostrò a Jo la scheda dell’agente dell’FBI
«Malcom Fry? Sul serio lui è stato una vittima?» chiese Jo
«Tu lo conosci?»
«Lavoravamo insieme! Non so nulla di tutta questa storia! Lui sembra così fiero di sé e impenetrabile che…»
«La maschera che si è costruito funziona! In realtà Malcom è a pezzi! Esattamente come lo ero io!»
Jo annuì «Mac me lo ha detto! Come hanno potuto affidarti un compito del genere come prima missione?»
«Non sono io ai piani alti dell’FBI! Domandalo a loro!»
«Tu come hai conosciuto Fry?» chiese Jo
«Un pomeriggio, nel gruppo di sostegno dell’FBI per superare i traumi, lui è comparso dal nulla e ha raccontato la sua storia! Non ricordava nulla all’inizio, esattamente come Danny, poi ha cominciato a mettere insieme i tasselli e si è ricordato i volti degli aggressori: erano finti poliziotti! Uno di loro aveva finto di essere un criminale e fece cominciare una rissa in un pub a Las Vegas!»
«Vuol dire che anche Danny ricorderà?»
Christine si strinse nelle spalle «Probabilmente sì!»
 
Danny era con Flack davanti al computer
«Sei sicuro di non voler fare una pausa, Danny?» domandò Flack «Hai una faccia!»
«Sto bene, Don! Continuiamo! Li voglio prendere tutti e subito!»
«Ok, ma stai calmo! Sei sicuro di ricordare bene i loro volti?» domandò Flack costruendo con Danny gli identikit al computer
«Sicurissimo!»
«Con questo siamo a quattro uomini! C’è ancora qualcuno?»
«Sì!» disse Danny «Ma non mi ricordo il suo viso! È il ferito che stavo accompagnando all’ambulanza!»
«Intanto faccio controllare questi identikit! Magari facciamo cantare uno di questi canarini!»  
Danny si sforzò di sorridere, ma, appena Flack lo lasciò solo, si nascose il volto tra le mani cominciando a piangere. Una mano gli si posò sulla spalla e lui alzò lo sguardo cercando di nascondere le lacrime
«Danny! Coraggio, non fare così!» disse Christine sedendosi accanto a lui «Lo so che è difficile! Ti va di parlare?»
«Di cosa dovrei parlarti? Non serve a nulla parlare!»
Christine scosse il capo «Ti sbagli Danny! Credimi lo so! Sono una delle persone che può capirti!»
«Non puoi! Mac ti ha salvata in tempo!»
«Mac non c’era quando avevo diciotto anni!» disse Christine
«Cosa?» Danny rimase sorpreso
«La mia prima missione era una missione di colore nero: dovevo uccidere il mio obiettivo! Mi era stato imposto di usare un veleno e l’ho usato! Baciando il mio obiettivo credevo di potermene andare!»
«Non è stato così?»
«No, è stato terribile! È morto il giorno dopo e solo allora sono finalmente riuscita a scappare! Bel modo per ricordare la mia prima volta! Da allora ho sempre avuto paura che potesse ricapitare! J.J. all’inizio sembrava riuscire ad essere sensibile, ma poi ha anteposto i suoi bisogni di maschio Alpha! Mac è stato il solo che fino ad oggi mi ha fatto sentire al sicuro davvero!»
«Non sapevo questa storia! Mi dispiace!» disse Danny
«Mi vergognavo a tal punto che ho modificato tutti i rapporti per cancellare ogni traccia: l’ex responsabile del mio programma dell’FBI era il solo a conoscere la verità e mi ha inserita in un programma di recupero! In parte mi è servito e grazie a quel programma sono vicina a prendere chi ti ha fatto quella cosa spiacevole!»
Danny guardò il rapporto «Questi due!» esclamò guardando gli identikit «Questi due c’erano! Ne sono sicuro!»
«Lorence Martin e Ben Stain!» Christine mosse il mouse per illuminare lo schermo del computer «Cerchiamoli!» disse impostando la ricerca «Guarda un po’! Martin è fuori per buona condotta, mentre Stain è fuori perché qualcuno gli ha pagato la cauzione! Vuoi scommettere insieme a me su chi è stato?»
Danny si alzò di scatto «Io vado a prenderli! Voglio portarli qui e trattarli come meritano!»
«Calmati! Prima bisogna avvisare Flack e Jaime!»
 
Mac guardò Adam con i documenti inviatigli da Christine
«C’era anche un messaggio privato per te! Tranquillo, Mancini non lo ha visto!» gli passò il foglio con scritto il messaggio «Sii prudente Mac! Non voglio dare brutte notizie a Christine!»
Mac prese il messaggio e lo aprì «Puoi andare Adam! Se ci sono problemi ti richiamo!» cominciò a leggere
“Dear Mac,
I hope you won’t be frightened hearing this: J..J. came to our place when I was out and he left a letter with the micro-bomb that I’ve created and a picture of you!
He wants me to ask you to get divorce, I’ve not the intention to do it because I love you! You and the kids are all my life! I won’t let you go!
Sorry for asking you to fight another battle!
Hope you’re enjoying solving your case in Italy!
Lovely,
Christine
P.S. We have two of the  rapists! We are going to leave Danny with them! Flack, Jaime, Jo and I will be with Lindsay behind the mirror ready to set  in if something goes wrong”

 Mac chiamò «Adam! D.B.! Venite qui!»
Adam e D.B. comparvero accanto a Mac «Eccoci!»
«A che punto siamo con il caso?» chiese Mac
«Siamo al punto che dobbiamo andare con Mancini a prendere un certo Capone in piazza… ehm non ricordo il nome!» sbuffò Adam
«Mancini ha detto quando?»
«Domani mattina! Ci invita da lui a passare la notte!» tagliò corto D.B.
Mac sorrise «Eccolo che arriva!» e indicò il Commissario Mancini avanzare nel corridoio «Ciao!» lo salutò
«Allora Mac? La cena con Anastasia come è andata?»
«Né bene né male!» disse Mac
«Povera ragazza! In Inghilterra ne ha passate tante! Il suo ex fidanzato l’ha tradita e poi l’ha picchiata! Diciamo che ora crede che solo gli uomini della nostra età possono darle sicurezza!»
«Persone di quel genere dovrebbero passare la vita chiusi in galera e i carcerieri dovrebbero buttare via la chiave!» disse D.B. risoluto
«Che drastica soluzione! Io li farei lavorare per la società! Li costringerei ad ascoltare storie simili a quelle che hanno causato loro!» disse Mancini «Però mi piace il tuo modo di pensare!»
Mac disse preoccupato «Avete riconosciuto la pistola usata nell’omicidio di Greco?»
«La Balistica ci ha fornito il modello! Le striature sono diverse, ovviamente, ma è la firma del clan di Capone, anzi il modello corrisponde alla sua pistola!»
«Hanno modi strani per identificare la gerarchia! Che arma è?» chiese D.B.
«Una semiautomatica!» rispose Mancini
«Il luogo?» chiese Mac
«Piazza San Babila!»
Mac sorrise «Complimenti per esserti ricordato almeno che era una piazza, Adam!»
Adam sbuffò «Non capisco nulla di questi posti Mac! Non vedo l’ora di tornare a New York!»
 
Lindsay guardò Danny parlare con Christine
«Perché si confida con lei? Sono io sua moglie!»
Jo la guardò sorridendo «Lei sa cosa sta passando Danny meglio di tutti noi!»
«Cosa vuoi dire?»
«Non posso parlartene io! Deve essere lei a farlo oppure Danny! Quello che posso dirti, Lindsay, è che Christine ha sofferto esattamente come sta soffrendo lui ora!»
«Voglio andare da quei due là dentro e spaccare loro la testa!» disse Lindsay serrando i pugni
«Eravamo d’accordo che avremmo lasciato fare a Danny! Lui vuole fare chiarezza in quello che gli è successo e ha i mezzi per farlo!»
«Sinclair mi ha contattata!» disse Lindsay con aria triste «Ha detto di essermi vicino e che vuole parlare con Christine!»
«Non ti ha detto anche su cosa?» chiese Jo
«No! Credo però che voglia sapere da lei quanto l’FBI sa dei nostri affari! Ha aggiunto che sarebbe venuto qui oggi!»
Jo lo guardò entrare dalla porta del distretto «Quello è lui! Vado ad accoglierlo! Interrompi Danny e Christine, non è necessario che sappia anche gli affari personali di un’agente dell’FBI!»
Jo si incamminò verso Sinclair sfoderando uno dei più radiosi sorrisi «Detective Capo Sinclair!»
«Detective Danville! Che piacere vederla! Vorrei sapere dov’è la moglie di Taylor! Ho una faccenda da sbrigare con lei!»
Jo sorrise «Mi piacerebbe dirle che può parlarle liberamente, ma al momento siamo impegnati con due dei possibili colpevoli e…»
«Credo che Christine Taylor non la pensi come lei, Detective!» disse Sinclair vedendo arrivare Christine «Buongiorno agente Whitney!»
«Buongiorno Detective Capo Sinclair!» disse Christine «A cosa devo il piacere della sua visita?»
«Christine, vuoi che resti qui con te?» chiese Jo
«Danny e gli altri hanno bisogno di te! Senza contare che tra poco devo tornare dai bambini! Ho fatto la mia parte! Ora è tutto nelle vostre mani!»
«D’accordo allora! Arrivederci Capo!»
«Arrivederci Detective! E ora veniamo a lei, agente Whitney!» disse Sinclair sospirando «Come va la sua relazione con il Tenente Taylor?»
«Non potrebbe andare meglio: siamo felici e i bambini crescono! Perché questa domanda?» chiese Christine
«Perché so dall’FBI che la sua vera identità gli è stata rivelata di recente! Mi risulta anche che lei sia stata qui e in laboratorio parecchie volte! Le sue visite avevano un secondo fine?» Christine corrugò la fronte «Le rifaccio la domanda in maniera più diretta! Ha per caso indagato su qualcosa o qualcuno in queste stanze?»
«No non l’ho fatto! Di recente l’FBI non mi stava più assegnando missioni, avevo chiesto di potermi ritirare a vita privata!»
Sinclair scrutò Christine a fondo e lei si lasciò guardare senza dire nulla.
 
Danny era alle spalle dei due sospettati, seduti al tavolo, e aveva un’aria minacciosa
«Cari ragazzi, se non volete che vi fracassi la faccia con i miei colleghi che guardano, vi conviene parlare!» si mise appoggiato al muro davanti a loro «Cominciamo con te Martin! Cosa hai da raccontare?» l’uomo davanti a lui stava in silenzio «Lo so di non essere il solo che avete ridotto in quello stato! Tutti quanti sono pronti a testimoniare!» Danny davanti al sorrisino strafottente dell’uomo cominciò a perdere il controllo «Vuoi che ti spacchi la faccia a suon di cazzotti?»
«A me sembra che noi abbiamo spaccato qualcosa a te! Mi sa che ti è pure piaciuto Detective!» ammiccò
«Brutto stronzo! Io ti ammazzo!»
Flack da dietro il vetro sobbalzò e Jo lo spinse fuori dallo stanzino
«Fermalo o lo fa fuori sul serio!»
Flack entrò nella stanza e prese Danny alle spalle «Calmo Danny! Non ne vale la pena!»
«Ha cercato di uccidermi! Vogliamo entrambi un avvocato!» urlò Martin.
 
Mac venne svegliato di soprassalto dal Commissario Mancini
«Spero non ti dispiaccia se effettuiamo l’operazione adesso!»
«Ma che ore sono?» chiese Mac stropicciandosi gli occhi
«Le due!» disse D.B.
Adam arrivò con una tazza in mano «Teoricamente è mattina!»
Mac si alzò in piedi «È per me il caffè?»
«Veramente era mio e l’ho appena finito! Aspetterai dopo l’arresto per bere il tuo!»
Mac era accanto al commissario Mancini che guidava in direzione di Piazza San Babila e sul sedile posteriore c’era D.B.
«Perché Adam non è venuto con noi?» chiese Mancini
«Perché Adam non è un poliziotto! È un tecnico di laboratorio!» disse Mac guardando fuori dal finestrino
«Manca ancora molto?» chiese D.B.
«No! Siamo arrivati!» disse il Commissario prendendo in mano la ricetrasmittente «A tutte le unità dirette in piazza San Babila! Non fate rumore!»
«Abbiamo tutto il necessario per arrestarlo?» chiese Mac.
Il Commissario Mancini gli mise davanti il mandato «Basta come risposta?»
I tre scesero dalla macchina e notarono altre macchine della polizia italiana avvicinarsi
«Ora che abbiamo i rinforzi, possiamo intervenire!» D.B disse osservando i poliziotti.
I tre entrarono nell’edificio e Mac guardò Mancini sfondare la porta senza neanche bussare
«Fine dei giochi Capone!» disse il Commissario Mancini puntando l’arma sull’uomo che teneva in mano la sua
«Sbirro di merda!»
Mac si fece avanti «Ehi! Metti giù la pistola!»
«Oh Cristo! Pure il collega Americano!» si lamentò Capone vedendo entrare anche il resto dei poliziotti «Stronzi! La pagherete cara! Non sapete cosa state facendo!»
«Cosa ha detto?» chiese D.B. a Mancini
«Che non sappiamo cosa facciamo!» disse Mancini sospirando «E ci ha pure dato degli stronzi!»
«Dovrebbe essere una minaccia?» domandò Mac ridendo
«Per il momento non va da nessuna parte!» concluse D.B.
 
Danny era sdraiato sul letto a fissare il soffitto quando Lindsay gli si avvicinò
«Come ti senti?»
«Dove sono i bambini?» chiese lui
«Da tua madre!» Lindsay si sedette accanto a lui «Tra sei ore Mac sarà qui! Ha detto che sa come fare per prendere gli ultimi colpevoli rimasti liberi!»
Danny non disse nulla e non distolse nemmeno lo sguardo dal soffitto
«Prima» proseguì Lindsay «Temevo che avresti preso sul serio quei due a pugni!» Danny continuava a fissare il vuoto e Lindsay sospirò «Ti prego Danny! Dimmi qualcosa! Parla con me! Sono ancora tua moglie!»
«Lo so! Ti ringrazio per essermi vicina in questo momento, ma davvero non riesco a parlare!» le rispose lui guardandola negli occhi e prendendole una mano
«Con Christine hai parlato però!»
«Lei mi può capire!» rispose Danny «Forse a lei è andata peggio!»
«Cosa le è capitato?»
«Durante la sua prima missione è stata violentata dal suo bersaglio! Jo mi ha detto che ora è in ansia per Mac e ci ha lasciato l’arma che ha ucciso quel tizio sulla metropolitana! A quanto pare c’è un altro folle che vuole uccidere Mac!»
«Non c’è mai fine al peggio!» commentò Lindsay.
 
Mancini sorrise a Mac, vedendo che lo guardava mettere a letto il più piccolo dei suoi  figli
«Qui non avete l’usanza di  portare i biscotti con il latte e cantare una ninnananna?»
D.B. rise «Sono strani gli italiani!» poi guardò Mac «Immagino che i tuoi figli ti manchino! Come sta Christine? Ho saputo che in realtà lavora per l’FBI!» Mac arricciò il naso e D.B. ne approfittò «Allora non la conoscevi così a fondo!»
«Mia moglie sta bene! Cos’altro si dice a Los Angeles dei miei affari personali?» Mac si mostrò calmo
«Nulla! L’ultima volta che vi ho visti insieme è stato poco dopo il matrimonio, quando siete venuti a passare una settimana in “Luna di Miele”» D.B. mimò le virgolette con le dita e Mac si accigliò «Lo sappiamo benissimo che un convegno di cucina e uno forense non possono essere considerati un viaggio romantico di due novelli sposi!»
Mac sospirò «Promettimi che mi verrai a trovare a New York! Non hai ancora visto i miei figli!»
«In compenso le tue ultime imprese le ho sentite!» commentò D.B. «Dalla Primula Rossa alla morte di Horatio, compreso il secondo rapimento di Christine! Che dire poi del rapimento di tre coppie di gemelli tra i quali c’erano anche i tuoi e la malattia che tenti di nascondere?»
«D.B. stai entrando troppo nei dettagli e non capisco come tu possa sapere tutte queste cose!» disse Mac mettendosi sulla difensiva
«Sono un Detective! So dove pescare le informazioni e so che tu fai sempre di tutto per nascondere l’evidenza!»
«Dobbiamo andare in aeroporto Mac!» disse Adam interrompendoli «A casa c’è bisogno di noi!»
D.B. rise «Anche io devo rientrare!»
Mancini si avvicinò «Vi ho chiamato un taxi per arrivare all’aeroporto di Malpensa! Ѐ stato un piacere poter lavorare con voi!» si volse verso Mac «Con te in particolare! Spero che tu possa tornare ad essere presto il Capo dei Detective a New York! La prossima volta che ci vedremo sarà quando otterrò il mio trasferimento in America!»
Mac strinse la mano di Mancini «Un poliziotto italiano in America? Dove ti stabilirai?»
«Volevano mandarmi a Washington! Un giro a New York lo farei volentieri…»
«Non provare a convincermi ad assumerti al Laboratorio! Con me non funzionano questi giochini!»
Adam rise «Ѐ bello vedere che avete stretto amicizia, ma ci stanno aspettando e dobbiamo restare su un aereo per sei ore…»
«Certo! Il taxi dovrebbe essere qui fuori!» Mancini accompagnò tutti loro alla porta «Buon volo!»
«A presto Marc Andrea!» lo salutò Mac.
 
In aeroporto D.B. sorrise ad Adam e Mac «Qui le nostre strade si separano!»
«Vieni a New York una delle prossime settimane! Tutti saranno entusiasti nel vederti!» sorrise Mac
«Ci farò un pensierino!» D.B. rimase in silenzio «Non sono un mago in italiano, ma credo il vostro volo stia per partire! Fatemi sapere poi cosa è successo con la situazione di Danny!» diede una pacca alla spalla di Adam «Ti sono vicino Adam! Sappi che puoi contare anche su di me!»
«Grazie!» annuì Adam «Lo apprezzo molto!»
D.B. si separò da loro e li guardò andare oltre il gate e gridò «Sei un grande poliziotto Mac! Di sicuro il migliore che si sia mai visto a New York! Combatti sempre per quello in cui credi!»
Mac sentì e rispose gridando «Semper Fidelis!»
 
Mac e Adam erano atterrati al JFK di New York
«Che piano hai in mente Mac? Prima ti ho sentito parlare con Jo e gli hai detto di tenere pronti Flack, Jaime e Hawkes!» disse Adam ritirando la valigia
«Farò da esca!» disse Mac «E tu mi aiuterai in caso qualcosa vada storto!»
«Dovrei farti da spalla?!»
«Bravo Adam! Hai capito tutto!» disse Mac dandogli una pacca sulla spalla e avviandosi verso l’uscita.
Adam rimase a fissare il vuoto «La spalla!» rise malinconico e stupito con lo sguardo perso nel vuoto, alzando gli occhi non vide più Mac «Capo aspettami!»
 
Jo baciò Sheldon «Sii prudente!»
«Tu gestisci l’operazione!» sorrise Sheldon allontanandosi e infilandosi il giubbotto antiproiettile «Contiamo tutti su di te!»
«Spero di non sbagliare! Non sarò fisicamente lì con voi!»
Sheldon indicò con lo sguardo Angela nell’ufficio difronte a quello di Jo «Hai lei! Sfruttala!»
Jo guardò Sheldon allontanarsi e poi si infilò un auricolare all’orecchio destro ed entrò nel laboratorio da Angela «Mettimi in contatto con Mac!»
«Subito Jo!»
«Dimmi Jo!» rispose Mac
«Hai ricevuto l’indirizzo?» chiese Jo rapidamente
«Sì, ci siamo quasi!» rispose Mac «Tra quanto comincia la festa?»
«Dieci minuti! Hai una voce strana… stai bene?»
«Jet lag! Non ti preoccupare! Li prenderemo tutti!»
 
Flack e Jaime erano fuori da un bar e attendevano l’arrivo di Hawkes
«Arrivano Adam e Mac!» disse Jaime indicando un taxi avvicinarsi.
Mac raggiunse il marciapiede su cui sostavano i due Detective
«Detective Flack! Come state?»
Adam gli si avvicinò «Sei sicuro che verranno?»
«Verranno stanne certo!» disse Mac «Farò esattamente quello che ha fatto Danny! Fermerò una rissa!» disse Mac preparandosi «Cadranno nella trappola! In genere nei bar sono in pochi ad essere sobri!»
«Potrei farlo io!» si intromise Flack
«No Don! È qualcosa che io in qualche modo devo a Danny e poi…» lo guardò ammiccando «Tu hai troppo l’aria da piantagrane!»
«Scusa, perché non possiamo farlo io o Adam?» chiese Sheldon
«Il Jet lag ha dei brutti effetti su Adam e mi serve un medico di cui fidarmi!» spiegò Mac «Se mi dovesse succedere qualcosa so che mi puoi salvare la vita!»
Jaime guardò Mac «Christine sa che sei tornato e che stai per fare questa cosa?»
«No e non lo scoprirà, perché noi non glielo diremo!»
Jaime annuì e guardò Flack scrocchiarsi le nocche delle mani con aria da duro ed esclamare «Facciamo casino!» ed entrò nel bar.
In breve si sentirono urla e schiamazzi e uno sgabello sfondò la vetrata dall’interno
«Era il segnale Mac!» urlò Flack dall’interno.
Mac compose il 911 «Sono il Tenente Taylor c’è una risse in corso a Park Avenue! Mandate i rinforzi e l’ambulanza io entro con alcuni colleghi!»
La rissa stava per essere calmata e sembrava tutto tornare nella norma fino a quando due paramedici non si avvicinarono a Mac e gli infilarono un ago nel collo. Lui si ritrasse e la siringa si spezzò in due.
Sheldon atterrò uno dei due mentre Flack e Jaime si gettarono sul secondo
«Fine della corsa!» disse Mac uscendo e vedendo gli uomini che venivano portati via.
Mac cercò di togliersi l’ago conficcato nel collo
«Lascia Mac! Ci penso io!» disse Adam avvicinandoglisi e spostandogli il colletto della camicia «Cavolo! È entrato in profondità!»
Mac sentì il cellulare squillare e guardò il numero «Christine!» rispose con entusiasmo «Ciao Christine! Sono in taxi! Sto tornando a casa!» la ascoltò parlare «Dieci minuti e sono da te! Ti amo anche io!» Mac riagganciò sbuffando «Adam, toglimi in fretta questo ago dal collo!»
«Ci sto provando!»
Sheldon sospirò «Vai a casa e toglitelo da solo con una pinzetta davanti allo specchio!»
 
Danny ascoltò il telefono di casa squillare, senza alzarsi dal letto per rispondere. Lindsay rispose al terzo squillo
«Jo? Dimmi pure!» Lindsay la ascoltò per qualche secondo «Glielo dico! Ne sarà felice!» Lindsay sorrise sollevata «Buonanotte anche a te!»
Danny si sedette sul letto in attesa che la porta della camera si spalancasse lasciando entrare la luce del soggiorno
«Ci sono novità! È tutto finito Danny! Hanno confessato!» disse Lindsay entrando nella stanza.
Danny annuì e si sdraiò nuovamente «Bene!»    
 
Mac entrò in casa e vide Christine addormentata sul divano, sospirò e si diresse verso il bagno. Da un cassetto prese del cotone, del disinfettante e una pinzetta per sopracciglia. Dall’armadio tirò fuori un specchietto e si voltò con le spalle a quello sopra il lavandino. Riusciva a vedere la punta dell’ago uscire dalla pelle ma non riusciva a tirarlo fuori.
Christine arrivò senza farsi sentire e riuscì a spaventarlo  dicendo «Cosa hai fatto?»
«Christine!» sobbalzò lui «Non ho fatto niente è solo che…»
«Hai un ago nel collo!»
«Ho aiutato Flack e gli altri ad arrestare gli stupratori di Danny!» disse cercando di riprendere l’ago con gli estremi della pinzetta
«Prima di combinare un disastro, siediti! Ti aiuto io!» disse Christine lavandosi le mani e prendendo la pinzetta dalle mani di Mac «Cercherò di fare più in fretta che posso!»
«Basta che lo togli!»
«Tranquillo! Non essere così teso!» lo invitò Christine.
Mac fece in tempo a reprimere un grido «Ti prego, dimmi che hai finito!»
«Ho appena cominciato!» sorrise perfida Christine tenendo fermo Mac «Non azzardarti a muoverti! Ora da tutta questa storia imparerai che è meglio non prendermi in giro! Pensavo che J.J. ti avesse trovato per ucciderti!»
«Sorpresa! Sono ancora vivo! Ahia!» si lamentò Mac e si alzò in piedi mentre Christine gli mostrava l’ago che gli aveva appena estratto.
Christine lo guardò sorriderle, scrutò nei suoi occhi blu con i suoi azzurri e alla fine lo abbracciò «Risolveremo la faccenda con J.J?»
«Puoi contarci!» rispose lui sentendo un pianto «Questa è Faith!»
 

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Capitolo 22
*** EPISODIO XXII: I’ILL DRAG YOU TO HELL ***


Venerdì 28 Marzo 2014

EPISODIO XXII: I’ILL DRAG YOU TO HELL

«Dean! Sei ancora in tempo per ripensarci!» disse una ragazza bionda a un ragazzo alto e bruno con occhi di ghiaccio
«Vuoi scherzare?» ribatté lui «Ci sono in ballo diecimila sterline! Quando torniamo a Londra voglio che tutti sappiano della mia impresa!»
«È una cosa stupida!» sentenziò la ragazza «Andiamo! Passare la notte nel museo delle cere!»
«Il museo di Madame Tussauds qui New York è il museo delle cere per eccellenza!»
«Ti ricordo che lo abbiamo anche nella nostra immortale Londra!»
«Sbrigati ad uscire! Tra poco il museo chiude!» tagliò corto lui
«Speravo almeno di riuscire a portarti qualcosa per cena!»
«Domani mattina mi offri la colazione!» gli sorrise lui baciandola «Dieci minuti alle otto, tesoro!»
La ragazza gli toccò con l’indice la punta del naso «Ci vediamo domani mattina alle dieci!» e se ne andò.
 
Jo sorrise dentro la vasca da bagno mentre Sheldon le massaggiava la schiena con la spugna
«È ancora calda l’acqua?»
Jo annuì soffiando la schiuma davanti a sé «Mi ero dimenticata quanto è bello farsi fare il bagno!»
«Io sono qui al tuo servizio!» disse Sheldon tirando indietro le maniche della camicia «Se fossi tornato prima dal lavoro, avremmo potuto fare il bagno insieme!»
«Scordatelo! Il bagno è sacro e lo faccio da sola oppure, come in questo caso, me lo faccio fare!»
Ellie entrò in bagno sbuffando «Non l’hai ancora fatta uscire dalla vasca? Vorrei fare anche io un bagno caldo!»
«Ancora dieci minuti Ellie! Ti prometto che esco!»
«Mamma, hai detto quella frase circa mezz’ora fa! Se in più Sheldon non la pianta di coccolarti, giuro che impazzisco!» sbraitò uscendo dal bagno sbattendo la porta.
 
Jaime rise appoggiando il suo gomito sul petto di Flack  che cercava di sollevarsi dal letto
«Ti odio!»
«Ti amo!» le rispose lui
Jaime scoppiò in un’altra risata «Potrei decidere di fare qualsiasi cosa adesso, per esempio… ucciderti!»
«Non ne saresti capace! Ti ricordo che anche tu sei stanca!»
«Abbiamo appena finito il nostro turno! Non ho assolutamente voglia di cucinare!»
«E chi ha voglia di mangiare?» domandò Flack guardando la sua adorata cagnolona sulla porta «Non credo che però lei ci lascerà in pace se non le diamo la cena!» disse indicandola con lo sguardo.
Il telefono di Flack suonò
«Questo è un incubo!» disse leggendo il messaggio
«Che succede Don?»
«Devo tornare al lavoro! Indovina chi è diventato una statua di cera!» sbuffò prendendo le chiavi sul comodino e la giacca da una sedia nella stanza.
 
Isabella guardava Mac «Apparentemente, le statue di cera meccaniche lo hanno spaventato!»
«Tu quindi diresti che si tratta di un infarto?» domandò Mac
Isabella abbassò il colletto della camicia della vittima «Tu questo come lo spieghi?»
«Immagino che dovrò esaminare la scena e tu il nostro ragazzo più a lungo!»
Flack comparve un po’ scocciato «Cosa voleva fare questo ragazzo? Lanciare una nuova moda? La gente di solito si fa chiudere nei cimiteri ad Halloween! Ha sbagliato di qualche mese!»
«Immagino che il caso ti abbia appena rovinato la serata!» ipotizzò Mac
«Sì!» rispose secco Flack «Come si chiama la vittima?»
«Dean Berry! Secondo me si tratta di omicidio! Ti va di aiutarmi a scoprirlo?»
«Da dove cominciamo?» chiese Flack
«Interrogando l’addetto del laboratorio di restauro e manutenzione delle statue! Era il solo presente!»
Flack rispose al telefono  e appena riagganciò guardò Mac negli occhi
«C’è bisogno di te! Jo ha un problema con un omicidio!»
«Dove?» chiese Mac
«Park Avenue!» rispose Flack.
 
Peyton stava guardando un cadavere steso nel letto e Sheldon un altro in bagno
«Quanto sangue!» esclamò Jo «Cosa può essere successo?»
«Abbiamo l’arma del delitto!» esclamò un poliziotto richiamando l’attenzione di Jo verso il pavimento dell’anticamera «Guardi qui Detective!»
Jo fissò per un po’ il coltello da cucina «Bel lavoro!» disse fotografandolo «Per fare questo scempio però un coltello da cucina non basta!»
Mac entrò nell’appartamento «Jo?» chiamò
«Mac! Finalmente sei arrivato! Abbiamo bisogno di un tuo consulto!» disse Sheldon vedendolo entrare dal bagno che era alla destra della porta d’ingresso
«È lei la vittima?» chiese infilandosi i guanti e chinandosi accendendo la torcia per esaminare la donna
«Una delle due! L’altra è il marito, in camera da letto!»
Jo arrivò in bagno «Abbiamo un coltello!»
«Non basta come arma del delitto! L’assassino si è portato qualcosa!» disse esaminando il corpo nella vasca «Alla vittima manca un piede!»
«Il destro!» precisò Sheldon
«Al marito manca la mano destra!» disse Peyton entrando nel bagno «Bella serata vero?»
«Sappiamo qualcosa su di loro?» chiese Mac
«Michele e Anna Martini! Sono italiani, ma sono qui a New York da dieci anni!» disse Jo
Mac uscì dal bagno ed entrò in cucina. Sentì un singhiozzo provenire da sotto la credenza «Ehi!» esclamò chinandosi. Incrociò gli occhi con quelli di una bambina visibilmente spaventata «Non avere paura!» disse Mac allungandole una mano «Vieni fuori! È tutto finito!»
La bambina pianse «Non c’è più l’uomo con la mano d’acciaio?» chiese la bambina «Dove sono la mia mamma e il mio papà?»
«Vieni fuori! È tutto passato! La tua mamma e il tuo papa non ci sono! Ci sono io qui con te!»
La bambina prese la mano di Mac e uscì
«Tu chi sei?»
«Sono il Tenente Mac Taylor!» gli sorrise sistemandole la camicia da notte «Tu invece come ti chiami?»
«Cristina!» disse guardandosi intorno
«Quanti anni hai?» le chiese Mac
«Cinque!» rispose la bambina cominciando a tremare «L’uomo con la mano d’acciaio voleva farci male!»
«Ci sono io con te adesso! Non ti succederà nulla!» Mac abbracciò la bambina e la prese in braccio.
Jo entrò in cucina «Lei da dove salta fuori?»
«Non lo so! Ora ha bisogno di qualcuno che le stia vicino! Sveglia Danny e Lindsay, io mi occupo di svegliare Adam!» disse cullando la bambina «È la sola testimone che abbiamo!» prese in mano il telefono e vide un messaggio di Flack
“Problems! The guardian cannot find the keys and the manufacturer of the statues doesn’t make us enter the lab!
I need a warrant!”
 
Peyton guardava Isabella terminare la sua autopsia
«Devi fare ancora qualcosa?»
«Solo spedire il sangue al laboratorio per avere il tossicologico… non hai ancora cominciato Peyton?» chiese vedendo i due corpi sulle superfici metalliche
«No! Volevo sapere se per caso Hawkes ha trovato qualcosa che possa spiegare i tagli che non corrispondono al coltello che abbiamo trovato!»
«Speriamo!» esclamò Isabella avvicinandosi con il corpo a uno dei frigoriferi e aprendolo.
Hawkes entrò nell’obitorio «Brutte notizie! Non abbiamo l’arma che ha causato quelle ferite!» si infilò uno dei camici «Già che ci sono ti do una mano! Quale dei due vuoi?»
«Mi prendo lui!»
«Bene!» disse Sheldon cominciando il lavoro «Tu Isabella a che punto sei?»
«Non è l’infarto la causa della morte! Qualcosa però lo ha mandato in arresto cardiaco e ancora prima in insufficienza respiratoria!» cominciò a stilare il rapporto dell’autopsia «Dove posso trovare Mac?»
«Credo dovrai aspettare domani, la figlia delle vittime non vuole lasciarlo! Gli assistenti sociali hanno detto che è meglio se si occupa di lei!»
«Detto brevemente?» chiese Isabella
«L’ha portata a casa!»
 
Christine guardò la bambina bere con calma la cioccolata calda davanti a sé sul tavolo della cucina
«Tu come ti chiami?» chiese la bambina «Non voglio chiamarti signora Taylor!»
«Mi chiamo Christine!» le sorrise lei
«Il mio nome è identico al tuo!» sorrise la bambina osservando una foto «Cos’è quella foto?»
«Siamo Mac, io, i nostri figli, la mamma di Mac e i miei genitori a Natale!»
«Posso vederla?»
Christine prese la foto dalla mensola e la appoggiò sul tavolo
«Dove sono adesso i bambini?» chiese Cristina «Mi piacerebbe vederli!»
«Ora dormono! Domani mattina te li faccio conoscere! Finisci la tua cioccolata e poi andiamo a dormire!»
Cristina terminò la cioccolata e poi prese la mano di Christine
«Dormirò da sola?»
«No! Dormirai nel lettone vicino a me!»
«Ci sarà anche Mac?» chiese Cristina
«No, lui deve lavorare!» disse Christine aprendo la porta della camera «Che ne dici se ci togliamo questa camicia da notte e mettiamo qualcos’altro?»
«Va bene!» disse la bambina e si fece togliere la camicia da notte sporca «Cosa metto?»
Christine le diede un maglione di lana «Non è della tua misura… ma per questa notte può bastare!» andò verso la porta «Aspettami qui! torno subito!»
Mac attendeva Christine in bagno «Ci sei riuscita?»
«Sì! Ecco la camicia da notte della piccola!» gli disse mettendola nel sacchetto «Non ti sorprendere se c’è anche il mio DNA sopra!»
«Stupida! Lo so che non li hai uccisi tu! Non riesco a capire perché si sia così attaccata a me! Jo per esempio la vede come un nemico!»
«Semplice! Tutti ti vorrebbero come papà!» disse Christine baciandolo «Lascia tutto qui in bagno e vai a darle la buonanotte!»
Mac uscì dal bagno ed entrò in camera
«È comodo il letto?» chiese avvicinandosi «Domani ti devo chiedere di aiutarmi! Ora però hai bisogno di dormire!»
La bimba annuì «A che ora torni?»
«Non lo so, dipende se riesco a finire oppure no!»
«Mamma e papà vengono a prendermi domani?» chiese la piccola
«No, la tua mamma e il tuo papà non vengono a prenderti domani!»
«Allora, posso restare con te e Christine?» chiese timidamente la piccola
«Naturale che resti con noi! Dove vorresti andare?» domandò Mac accarezzandole la guancia «Ora dormi!» e la baciò sulla guancia.
Christine lo vide uscire e sospirò «Non si ricorda nulla?»
«No! Sembra che abbia voluto rimuovere il ricordo!» la baciò e le prese la mano entrando nella camera dei bambini «Dormono! Faith prima si è svegliata mentre mi stavo cambiando la camicia! Non ha ancora capito che io non ho il latte!»
«Dimmi che non è vero! Quante altre volte è capitato?» chiese Christine
«Una! L’ho staccata subito appena ha provato a succhiare! Fa male!» si lamentò lui
«Cosa dovrei dire io?» ribatté Christine «Vai a lavorare!» disse facendolo rientrare in bagno per prendere la borsa con la camicia da notte «Scambia il tuo caso con quello di Jo! Non ha senso che lei lavori al caso dei Martini se tu hai la loro figlia in casa!»
Mac si fermò sulla porta «Falla dormire!»
«Lo sai che adoro i bambini Mac!»
Christine chiuse la porta mentre Mac se ne andava e, voltandosi, vide la foto rimasta sul tavolo.
 
Il 16 Dicembre Christine stava per essere dimessa dall’ospedale e Mac la stava aiutando a prendere le ultime cose
«Abbiamo preso tutto?» aveva chiesto Christine notando Mac alle prese con i bottoni della camicia a causa del braccio destro immobilizzato «Vieni qui!» aveva detto Christine sedendosi sul letto «Speravo potessi aiutarmi a portare i bambini, ma credo che messo così farai fatica a tenere chiuso il cappotto! Perché ti sei messo questa camicia per venirmi a prendere? È la più elegante che hai!»
«Lo scoprirai presto!»
«Non mi piace quando fai così il misterioso!» lo aveva ripreso lei.
Peyton era entrata con i gemelli «Sono entrambi pronti! Vuoi che ti medichi adesso la ferita Mac? Almeno non torni qui nel pomeriggio!»
«Ti ringrazio Peyton!» aveva sorriso Mac e poi si volse verso Christine «Tesoro potresti…» aveva detto indicando i bottoni
«Certo Mac!» aveva detto Christine cominciando a slacciare la camicia.
Peyton aveva preso le garze e il disinfettante e appena Mac si era mostrato pronto gli aveva staccato il cerotto e gli aveva disinfettato la ferita.
Lui aveva arricciato il naso e stretto i denti «Ho sempre odiato questo odore!»
«Mi sa che non è solo quello!» aveva detto Peyton rimettendo il cerotto sulla ferita e aiutando Mac con il tutore «Si sta rimarginando bene! Novità sulla psicopatica che vi ha quasi uccisi? Sapete chi è stato a farla fuori?»
«No non sappiamo nulla!» aveva detto Mac guardando Christine che stava terminando di riallacciargli la camicia.
Peyton aveva visto Jo arrivare nella stanza
«Scusate l’intrusione! La porta era aperta e così…»
Mac aveva sorriso «Sono qui?»
«Sì!» aveva annuito Jo «Li faccio entrare?»
Mac aveva annuito a sua volta
«Cosa sta succedendo?» aveva chiesto Christine mentre la porta si stava per aprire.
Erano entrati i genitori di Christine e Millie con le lacrime agli occhi
«Christine!» aveva esclamato con le lacrime agli occhi la signora Whitney
«Piccola mia!» le aveva fatto eco il signor Whitney
«Grazie al cielo stai bene!» aveva detto Millie sospirando «Tu cosa hai fatto al braccio?»
«Solo un graffio!» aveva sorriso Mac «Volevo farvi conoscere anche qualcun altro!» si era spostato a lato per rivelare che dietro a lui c’erano le culle con i gemelli «Loro sono McKenna Stanton III e Faith Trinity!»
I tre erano rimasti allibiti
«Sono tutti e due vostri?» aveva chiesto il padre di Christine
«Hai dubbi per caso? La piccola ha il viso del padre mentre il maschietto è il mix perfetto di entrambi!» aveva chiosato la madre di Christine.
Millie si era avvicinata a Christine «Mac è rimasto con te tutto il tempo?»
«In uno scantinato buio e sudicio con un proiettile in una spalla! Non mi ha lasciata un secondo nemmeno quando McKenna era nato e io continuavo a stare male! Non sapevamo che sarebbe nata Faith! Lo abbiamo scoperto al momento!»
Millie aveva baciato la fronte di Christine e poi aveva guardato Mac con rabbia «Un graffio, eh?»
I genitori di Christine erano intervenuti
«Vi aiutiamo con i bambini finché Mac non si sarà ristabilito del tutto!» aveva detto la madre di Christine
«Organizziamo anche il pranzo di Natale!» aveva aggiunto il padre.
Millie aveva sorriso «Non dimentichiamoci dei colleghi di Mac! In particolare la Detective Danville! Senza di loro non saremmo qui oggi!»
Jo che era rimasta a guardare con Pyton si era messa a sorridere.
Millie aveva guardato Peyton «Lei si è occupata di Mac o di Christine?»
«Principalmente di Christine e dei bambini! Diciamo che le medicazioni a Mac sono un favore da amica!»
Sia Mac che Christine avevano arricciato il naso
«Mac, non mi hai mai detto di avere amicizie all’interno dell’ospedale!» aveva detto Millie
«Amicizia, non è il termine giusto, signora Taylor! Ex è più appropriato!» aveva puntualizzato Peyton guardando il cercapersone «Ma guarda! Una mia amica nonché vecchia fiamma di Mac, dopo di me, mi informa che c’è un’emergenza! Buon rientro a casa!»
Christine e Mac l’avevano fulminata con un’occhiata e i genitori di lei avevano puntato uno sguardo accusatore su Mac
«Non posso aver avuto qualche relazione in questi anni?»
«Qualche?» lo aveva apostrofato il padre di Christine «In questo momento voglio il numero esatto!»
Jo aveva sorriso «Vi posso assicurare che Mac è fedele a Christine!»
«Io, in difesa di Mac, posso elencare le mie storie passeggere con Louis, Tobey, Laurent, Nate e Igor!» aveva ribattuto Christine «E ora andiamo a casa! Odio l’odore che c’è qui dentro!»
 
Christine prese la foto e la rimise sulla mensola e guardò l’orologio. Andò in camera da Cristina e si sdraiò accanto a lei
«Scusa se ti ho fatta aspettare! Ora sono qui con te e possiamo dormire!»
 
Adam sbadigliò guardando il coltello e Danny gli si avvicinò
«Sveglia Adam! Sveglia!»
Adam si sollevò dal tavolo «Danny boy! Mac ha buttato giù dal letto anche te?» chiese
«Sì! L’ho visto prima in obitorio! Lui e Jo si stanno scambiando i casi! Mac ci sa davvero fare con i bambini! Non credi Adam?»
«Sono sicuro di sì!» disse tornando al coltello «Mi spieghi come della cera sia finita sulla lama di un coltello da cucina?»
Danny guardò i campioni prelevati da Adam «Quante tracce di DNA c’erano?»
«Due! Erano dei Martini!»
«E in più hai trovato la cera?» chiese Danny «Vado a recuperare le foto che ha scattato Jo sulla scena!»
«Comunque, tu stai bene? Voglio dire… quello che ti è successo…»
«Sto bene Adam!» lo rassicurò Danny.
 
Lindsay guardò i risultati del tossicologico con Isabella
«Niente di niente!» sbuffò Lindsay
«Come vedi, qualsiasi cosa avesse nel sangue non ha lasciato traccia! Abbiamo un range di veleni abbastanza ampio! Quello è Danny?» chiese indicando fuori dal vetro del laboratorio
«Sì! Si sente meglio e, piano, piano, sta recuperando fiducia in se stesso! È bello vederlo di nuovo sorridere e uscire da quella stanza buia!»
«Tu lo hai aiutato parecchio!»
Danny si avvicinò al laboratorio analisi dove Lindsay e Isabella stavano discutendo
«Posso chiedervi un favore ragazze?»
«Se possiamo…» disse Isabella
«Abbiamo trovato dei residui di cera sul coltello usato come arma del delitto!» spiegò Danny «Solo che sulla scena non c’erano candele di cera e quindi mi chiedo: da dove viene?»
«L’autopsia sui corpi l’ha fatta Peyton! Io non so davvero come aiutarti!»
«Mi servirebbe un campione di cera dalle unghie del ragazzo! Per confrontare le composizioni perché c’erano anche delle tracce di sapone e olii vegetali…»
Isabella intuì «Si usano per rendere la cera malleabile!»
«Boom!» esclamò Danny «Forse Mac e Jo dovranno lavorare insieme!»
«Stai ammettendo, senza averlo prima verificato, che chi ha ucciso i Martini è collegato al museo delle cere!?» esclamò Lindsay «Da te non me lo sarei mai aspettato!»
 
Adam venne sconvolto dall’arrivo di Flack nel laboratorio
«Dov’è Mac?» chiese
«In obitorio!» si affrettò a rispondere Adam «È successo qualcosa?»
Flack annuì «Abbiamo la fidanzata dell’infartato al distretto! Credo che Mac le debba qualche spiegazione!»
Adam guardò l’orologio «Sono le tre del mattino! Come può essere già al distretto?»
Flack sollevò le spalle in un’espressione di dubbio «E chi lo sa? Lei dice di averlo chiamato sul cellulare e che lui non rispondeva!»
Adam vide Mac entrare nel laboratorio «Ho sentito che Flack mi cercava! Cosa succede?»
«Il morto al museo, è ancora un tuo caso?»
Mac sospirò «Potrei doverci lavorare con Jo collegandolo al caso dei Martini!»
«E questa da dove salta fuori?» chiese Adam perplesso
«Da una traccia che hai trovato! Danny ipotizza che la cera possa essere la stessa delle statue al museo!»
Flack sobbalzò «Quando sono morti i Martini?»
«Secondo l’autopsia di Peyton, intorno alle nove di sera! Mentre il ragazzo alle dieci!»
Flack scosse il capo «Un po’ strano che possa trattarsi della stessa persona!»
«Per questo ho chiesto a Jo di tracciare tutti i percorsi che conducono al museo dalla casa dei Martini! Tu per cosa eri qui, Flack?»
«Devi venire al distretto! C’è una ragazza di nome Samantha Stanford che dice di essere la ragazza di Dean!» spiegò «Mi sembra sincera! Preferirei che la interrogassi tu!»
«Ok! La interrogherò adesso! Andiamo!» Mac si volse verso Adam «Quando torno andiamo a casa mia a prendere la piccolo Cristina, nel mentre analizza la sua camicia da notte!»
«Sarà fatto!» rispose Adam
«Coraggio Adam! È una dura notte per tutti!» lo schernì Flack vedendo lo sguardo del tecnico di laboratorio assonnato.
 
Jo e Sheldon correvano nel corridoio del laboratorio verso gli ascensori
«Jo rallenta! Nel tuo stato devi andare con calma! Vuoi che la bambina nasca in anticipo?»
«No ma dobbiamo muoverci!» disse Jo rallentando un po’ «Jaime mi ha detto che il signor Simmons non era al museo dalle sette e mezza alle otto e mezza! È il solo oltre al custode ad avere le chiavi d’accesso! Alle nove sono morti i Martini, ma il tutto è cominciato almeno un’ora prima! Voglio interrogarlo e subito!»
Sheldon sbuffò «Perché non lo lasci fare a Mac?»
«Perché è impegnato con la ragazza di Dean!»
 
 Mac guardava la ragazza sorpreso
«Mi stai dicendo che lo ha fatto per scommessa?»
«Sì e posso assicurarvi che non soffriva di malattie cardiache! Perciò, quando il suo collega mi ha detto che era stato un infarto, mi sono insospettita! Secondo gli accordi, ci saremmo dovuti chiamare all’una per sapere se era tutto a posto e la mattina alle dieci sarei dovuta recarmi al museo!»
Flack sospirò «Qui a New York non avevate rivali o…»
«No! La scommessa era tra amici! Due sono partiti ieri per Londra mentre uno vive qui e…»
«E?» disse Flack perplesso
«E lavora al museo!»
«Come si chiama?» chiese Mac
«George Simmons!» rispose la ragazza.
Mac e Flack si guardarono con uno sguardo di intesa
«Guarda caso mancava al museo!» disse Mac
«George è sospettato?!» chiese esterrefatta la ragazza.
 
Jo e Sheldon erano con Simmons nella sala degli interrogatori vicino a quella dove c’erano Mac e Flack. Jaime si era unita a loro e ascoltava pazientemente le risposte dell’interrogato
«Sono sicuro che troverete il vero responsabile!» disse Simmons terminando la sua risposta
«Lei dovrebbe essere al museo a lavorare dalla mattina presto alla sera tardi… si occupa dei calchi di gesso, è esatto?» chiese Jo
«Sì! Sono convinto che il vero responsabile verrà trovato! Io ero uscito a mangiare un boccone! Ho lasciato tutto nelle mani del mio assistente Frank Miller!»
Jaime vide Mac entrare con Flack
«Parliamo di scommesse Simmons!» esclamò Mac «Abbiamo appena lasciato andare la fidanzata di Dean, uno dei tuoi migliori amici. Come pensavi di pagare in caso avesse vinto la scommessa?»
Simmons sbatté gli occhi «Non credo di aver capito dove voglia arrivare!»
Mac guardò Jo chiedergli spiegazioni con lo sguardo e disse «Hai un problema economico! Stai per essere licenziato e c’è il mutuo della casa da pagare! La Sterlina è una moneta più forte del Dollaro!» Simmons lo guardò «Tu e due dei tuoi amici inglesi avete scommesso che Dean non sarebbe rimasto nel museo per la notte! Come pensavi di pagare la tua quota?»
«3334 Sterline!» esclamò Simmons «Io dovevo pagare 3334 Sterline!» si portò le mani al viso «Sono semplicemente costernato dal fatto che tutto sia accaduto nel museo! Sono consapevole che i sospetti portino a me e io non mi stancherò di ripetervi che sono innocente!»
 
Adam guardava l’orologio «Dove sei Mac?»
Mac entrò in laboratorio «Trovato nulla sulla camicia da notte della piccola?»
«Solo il DNA dei genitori e tracce di cera… Sono le dieci! Non pensi che Christine abbia già abbastanza da fare con i tuoi figli? Per quanto vuoi lasciarle la responsabilità di quella bambina?!»
Mac disse «Infilati la giacca! Andiamo a prendere la bambina!»
Mac posteggiò sotto casa «Pronto ad entrare e a vederla per la prima volta?»
«Cosa vuoi dire?» chiese Adam
«Ma come?!» esclamò Mac «Hai detto che ti sarebbe piaciuto adottare un bambino!»
«Credevo che l’assistente sociale volesse che la adottaste tu e Christine!»
Mac scese dall’auto e Adam lo seguì «Non posso adottarla io! Ci sono due bambini piccoli in casa e sono figli miei! Non voglio che né lei né loro siano gelosi!»
Adam annuì «L’assistente sociale cosa ha detto?»
«Che potevo o adottarla o aiutarlo a trovare qualcuno di affidabile che potesse farlo! Stella mi ha detto che avevate intenzione di adottare un bambino! Anche se lei non c’è più, puoi farlo tu!»
Adam seguì Mac per le scale «Ma lei si è affezionata a te!»
«Mi vede come il suo protettore attuale! Hai conquistato due bambine al distretto una volta! Se hanno smesso di giocare con la PSP e ti hanno ascoltato, vuol dire che ci sai fare!» disse Mac aprendo la porta di casa
«Buongiorno Mac!» esclamò Christine «Ciao Adam!»
Adam sorrise mentre Mac baciava delicatamente Christine
«È sveglia la bambina?» chiese Mac
«Sì e ha già fatto colazione!»
Adam entrò timidamente nell’appartamento.
Cristina era seduta al tavolo e sorrise vedendo entrare Mac «Ciao!»
Mac si avvicinò alla bambina «Ciao piccola!»
Adam lo seguì «Ciao Cristina! Io sono Adam, un amico di Mac!» disse sedendosi a tavola con lei.
La bambina rise «Assomigli tanto al mio papà!»
Mac guardò Adam scoppiare a ridere imbarazzato.
«Cosa ho detto?» chiese Cristina «Sei diventato tutto rosso!»
 
Flack entrò con Jaime nel laboratorio dove lavorava Simmons
«Questa puzza di cera è insopportabile!» disse Jaime
«A saperlo mi portavo Danny!» esclamò Flack «Di recente ti lamenti troppo dei posti dove andiamo: “E questo mi dà fastidio!” “E che puzza!” “Ma perché non c’è mai una scena del crimine meno incasinata?!” Si può sapere che ti prende? Non sei mai stata così!»
Jaime guardò un calco di gesso appoggiato sul tavolo e ricercò il modello originale tra quelli disponibili.
Flack fece accidentalmente cadere un barattolo vi vetro contenete una mano, il liquido si rovesciò a terra e si chinò per raccogliere la mano caduta «Jaime! Chiama Lindsay che sta controllando con altri due poliziotti il piano di sopra! Questa non è una mano di cera!»
 
Adam e Cristina stavano ridendo seduti nell’ufficio di Mac
«Davvero tu non sei un poliziotto?» chiese la bambina
«Davvero! La mia fidanzata lo era!»
«Come si chiamava?» chiese la bambina
«Stella!»
«Era italiana?» chiese la piccola giocando con una barchetta di carta
«Per metà!» sorrise Adam
«Lo sai che io lo parlo l’Italiano?» sorrise Cristina «A scuola e con tutti parlo Americano, ma con mamma e papà parlo solo Italiano! Mamma mi sta insegnando anche a scrivere!»
Mac sospirò «Tu non ricordi nulla di quello che è successo quando ti ho trovata?»
«Mi ricordo solo che mamma mi ha svegliata e mi ha nascosta sotto la cucina! Ho sentito delle grida! Credo fosse il mio papà! Qualcuno gli stava facendo male! Mamma aveva il telefono in mano e cercava di chiamare qualcuno! Un uomo la fatta cadere a terra e l’ha trascinata in bagno!» la bambina cominciò a tremare «C’è stato silenzio poi ho sentito qualcosa cigolare e uno strano rumore! Non cos’era!»
Adam guardò la bambina «Perché non andiamo a fare una passeggiata nel parco? Ti compro lo zucchero filato e diamo da mangiare alle anatre!»
Mac annuì «Vai con Adam! Continuiamo a parlare dopo!»
«Non mi piace parlare di queste cose!» tremò la bambina «Ho paura a parlarne! Non voglio che l’uomo con la mano di ferro venga a prendermi!»
«Mano di ferro?» chiese Mac
«Sì! Ha preso la mia mamma per un piede e…» Cristina cominciò a piangere «Poi il coltello e…»
Mac si alzò dalla scrivania e si inginocchiò davanti a lei e Adam la abbracciava da dietro
«Andrà tutto bene!» le sorrise Adam «Nessuno ti farà del male! Mac e io non lo permetteremo!»
La bambina abbracciò Mac e Adam singhiozzando «Ho tanta paura! Se poi viene a prendermi?»
«Lo riempiremo di calci nel popò!» disse Adam.
 
Lindsay si sentì mancare «Non sto scherzando! Questa statua in realtà è…»
Danny le arrivò alle spalle e le prese una mano «Come fai a dirlo?»
«Guarda la mano Danny! Le ho preso un pezzo di un unghia ed è risultato che si tratta veramente di cheratina! Ci sono pure le impronte digitali e hanno un riscontro!»
Jaime comparve trafelata nella stanza
«Finalmente vi ho trovati! Flack nel laboratorio ha trovato una mano in un barattolo!»
«Noi un corpo intero!» disse Danny indicando la statua
«State scherzando?  La statua in realtà è…» Jaime rabbrividì «Vado ad informare Jo!»
Jo era con Sheldon in ufficio quando ricevette la telefonata
«Mio Dio!» esclamò sconcertata «Arrivo subito! Cosa mi dite dell’assistente di Simmons? Lo avete trovato?»
«No, Jo!» disse Jaime con rammarico «Flack continuerà a cercare!»
 
Adam teneva per mano Cristina «Com’è lo zucchero filato?»
«Buono! Grazie Adam!» sorrise Cristina «Ora che i miei genitori non ci sono più, io dove andrò a vivere?»
«Credo che un assistente sociale si prenderà cura di te!»
Cristina guardò Adam «Ma non posso restare con Mac oppure con te?»
«Beh, non dipende né da me né da Mac! Bisogna vedere cosa sceglie l’assistente sociale!»
«Ma tu sei simpatico e Mac è forte! Io voglio restare con uno di voi!» si lamentò la bambina
«Vorrei tanto anche io che tu potessi restare con me! Prima che Stella se ne andasse e prima di scoprire che sarei diventato padre, ci avevano ritenuti idonei per un’adozione!»
«Non voglio andare in un orfanotrofio! Ti prego!» disse la bambina fermandosi in mezzo al vialetto del parco.
Qualcosa attirò l’attenzione della bambina che cominciò ad ansimare e Adam si voltò verso il punto in cui Cristina stava guardando «Cosa succede?»
«È lui è qui! L’uomo dalla mano d’acciaio!» disse la piccola stringendosi ad Adam
«Sei sicura che non sia la tua immaginazione?» Adam notò che nel vialetto non c’era nessuno e guardò l’uomo che Cristina fissava «Solo perché quel signore è vestito di nero e ha un’aria minacciosa non vuol dire che sia l’uomo che ha fatto del male ai tuoi genitori!»
«È venuto per me!» la bambina era pietrificata.
L’uomo vestito di nero fece qualche passo veloce in avanti e scoprì una mano e Adam notò che brillava alla luce del sole
«Aggrappati a me!» disse sollevando da terra la bambina e cominciando a correre.
L’uomo che li seguiva ed era molto veloce, Adam raggiunse il cellulare e compose il 911
«Sono Adam Ross! Mi sta inseguendo un uomo vestito di scuro a Central Park! Vuole uccidere me e la testimone del caso Martini!»
Adam tagliò per un prato e si nascose tra le piante
«Ho paura Adam!»
«Tranquilla! Rastrelleranno tutto il parco per trovarci! Siamo al sicuro!»
L’uomo vestito di nero fece qualche passo nella loro direzione e Cristina cominciò a piangere stringendosi ad Adam. L’uomo spostò uno dei rami e trovò il nascondiglio di Adam e Cristina.
Adam spinse la bambina verso la vegetazione più fitta «Corri Cristina!»
La bambina cominciò ad addentrarsi nei cespugli e raggiunse un vialetto pieno di persone
«Aiuto!» si mise a gridare «Vogliono ucciderci! Chiamate la polizia!»
Mac e Sheldon stavano passando in quel momento
«Cristina! Cosa è successo? Dov’è Adam?» chiese Mac
La bambina indicò loro il vialetto ombroso
«Fate presto! L’uomo con la mano d’acciaio ci aveva appena trovati!»
Mac e Flack lasciarono la bambina con uno degli agenti e corsero nel vialetto.
Adam si era arrampicato su un albero e sotto di lui c’era l’uomo vestito di nero con la mano destra d’acciaio.
Flack puntò la pistola «Polizia di New York! Voltati e tieni le mani bene in vista!»
L’uomo si voltò e rivelò il suo volto sfigurato ridendo
«Frank Miller! Sei in arresto per l’omicidio dei Martini, per il tentato omicidio di Cristina Martini e Adam Ross!» sentenziò Mac.
Frank Miller sorrise «Non avete niente! Niente!»
«Qualunque cosa dirai potrà essere usata in tribunale contro di te!» disse Flack avvicinandosi.
Frank Miller sorrise «Non andrò in prigione!» e si lanciò su Flack.
Mac lo prese da dietro e gli saltò addosso, ma Flack non si alzò da terra.
«Flack!» strillò Adam scendendo dall’albero e voltandosi verso Mac alle prese con Miller «Lo hai ammanettato Mac?»
«Sì! Ora lo alzo in piedi!» disse spostando Frank Miller e schiacciandolo contro l’albero «Brutto Stronzo!» Mac era pallido e si contorse con una smorfia di dolore.
Adam esaminò Flack «Don stai tranquillo! Ora arriva l’ambulanza!» si volse verso Mac «Quell’orrenda cosa ha colpito Don nello stomaco! Chiama i rinforzi Mac!» solo allora si accorse che Mac piangeva dal dolore e teneva fermo Miller contro il tronco a fatica «Mac stai sanguinando sul fianco!»
«Prendi la trasmittente Adam!» singhiozzò Mac.
 Adam si avvicinò a Mac e gli sfilò la trasmittente dalla cintura
«Abbiamo bisogno di rinforzi e due ambulanze!»
 
Mac camminava nel corridoio del distretto
«Mac cosa fai qui?» domandò Jo «Dovresti essere a casa a riposare!»
«La ferita è meno grave di quello che sembra! Era parecchio che qualcuno non mi accoltellava!» disse Mac.
Jo ispezionò il fianco di Mac «Cosa mi dici di Flack?»
«Sta meglio! Jaime si è preoccupata molto!»
«Tra quanto lo dimetteranno?» chiese Jo guardando Mac che cercava di sistemarsi la camicia
«Penso che mercoledì dovrebbe già essere a casa!» disse Mac sobbalzando appena Jo gli prese la mano per fermarlo
«Cosa mi dici di quel pazzo?»
«Ha confessato gli omicidi! Ora si svela il mistero di perché alcune statue non potevano essere fotografate! Peyton e Angela sono impegnate a sistemare il tutto e Sheldon le aiuta, è di buon cuore!»
Mac osservò le mani veloci di Jo infilargli la camicia nei pantaloni.
«La piccola Cristina?»
Mac sorrise «Resta con Adam! Gli assistenti sociali hanno dato il via alle pratiche! Come sono andate le tue ultime analisi?»
«Bene! È tutto nella norma!» sorrise Jo «Sheldon è costantemente preoccupato che possa succedermi qualcosa e mi prega tutti i giorni di smettere di lavorare!»
Mac sorrise «Ci parlo io! Con Christine è stato difficile all’inizio, anche se non lo davo a vedere, ma da quando abbiamo lavorato insieme so che è in gamba e che non si caccerà nei guai!»
«Sheldon sa come lavoro! Sono quattro anni che lo sa! Parlaci per favore!»
«Lo farò!» sorrise Mac abbracciando Jo «Grazie per la camicia!»
«Vai da Christine! Hai un nuovo segno sulla pelle da spiegare!» scherzò Jo.
 
Adam aprì la porta di casa «Eccoci arrivati! Mettiti a tuo agio!»
Cristina entrò nella casa e sorrise «È bello qui! Mi piace! Saremo solo io e te?»
«Sì! Solo noi due!» sorrise Adam «Vuoi vedere la tua camera?»
«Sì!» sorrise Cristina
«Adesso è un po’ bruttina, ma presto sarà la cameretta dei tuoi sogni!» disse Adam guidandola nell’anticamera «A te l’onore di aprire la porta!»
Cristina abbassò la maniglia e si ritrovò nella stanza con più finestre nella casa con un letto singolo nell’angolo a destra
«Mi piace! Però voglio dei giocattoli e un tavolo per disegnare!»
«Principessa, tutto quello che vuoi sarà realizzato!» disse Adam prendendola in braccio «E adesso mi aiuti a preparare la cena?»
 
Christine guardava Mac seduto con lei a tavola a cena
«Sei silenzioso sta sera! Qualcosa non va?»
«Abbiamo arrestato l’assassino dei genitori di Cristina e del ragazzo al museo! Flack è in ospedale e sarà dimesso tra qualche giorno e io sono un po’ preoccupato, tutto qui!»
Christine osservò il fianco di Mac «Sotto la camicia cos’hai?»
«Un graffio!»
«Quanti punti ti hanno dato?» chiese Christine
«Sei! Non potrò farmi la doccia stasera il che significa che starò in bagno per diverso tempo!»
Christine corrugò la fronte «Puoi anche scordartelo! Ho bisogno anche io del bagno! Dove vado a cambiare i bambini?»
Mac sorrise «Ci organizzeremo!»
«Tu farai la doccia! Che ti piaccia o no!» disse Christine alzandosi da tavola e prendendo la pellicola da cucina «Ecco come farai!»
«Da solo non riuscirò mai a mettermela!»
«Ti aiuto io! Andiamo in camera!» Christine prese la mano di Mac e lo accompagnò per tutto il percorso fino alla camera da letto «Siediti e togliti la camicia!»
Mac guardò Christine fissare la pellicola sulla garza con del nastro isolante per poi alzarsi ed esclamare «Vado dai bambini! Quando hai finito bussa alla porta della loro camera!»
Mac si avvicinò al cassettone antico e prese l’occorrente per cambiarsi e andò ad accendere l’acqua della doccia. Ritornò in camera con l’asciugamano e terminò di spogliarsi per poi tornare in bagno con l’asciugamano in vita ed entrò nella doccia.
Due mani gli si posarono sulle spalle
«Sorpresa!»
«Christine?! Cosa fai qui dentro? I bambini?» chiese Mac sorpreso
«Dormono!»
«E se si svegliano?» domandò voltandosi verso di lei
«Staranno per dieci minuti da soli!» sorrise Christine «Girati o non ti lavo la schiena!»
Mac sorrise «Signora Taylor, ti sei appena cacciata nei guai!» si avvicinò a lei e la baciò
«Ti ricordo che anche io ho il potere di arrestarti, Tenente!» disse lei staccandosi e tirandolo con sé sotto il getto d’acqua «Hai il diritto di rimanere in silenzio!» Christine lo baciò e lo abbracciò «Cosa facciamo adesso? Doccia oppure…»
Mac le stava già baciando il collo «Secondo te?» le sussurrò.
Christine sorrise «Ho capito!»
La porta del bagno si aprì di scatto ed entrambi sobbalzarono
«Papà!» urlò Christine «Cosa ci fai qui?!»
«Non rispondi al telefono, non rispondi al citofono, lui non risponde e io mi preoccupo!» urlò l’uomo.
Mac era visibilmente imbarazzato «Christine, potresti uscire?»
Il padre di Christine osservò Mac negli occhi
«Vi conviene stare più attenti tra qualche anno! La porta potrebbe aprirla uno dei gemelli!»
Mac guardò il vetro trasparente della doccia aprirsi e Christine gli sussurrò «Mi dispiace!»
 
Flack e Jaime erano insieme all’ospedale
«Vai a casa a riposare! Non c’è bisogno che resti qui! Sono al sicuro!» cercò di convincerla Flack
«Don, non vado da nessuna parte! Tu sei la cosa più importante per me! Non passerai la notte da solo in questa camera!»
«Non voglio che tu la passi su quella sedia!» disse Flack
«Ma è ridicolo! Ti preoccupi per come dormirò io su questa sedia? Ti ricordo che ti hanno accoltellato! E io…»
«Lo so che hai avuto paura! Ne ho avuta anche io! Credevo per un momento che non ti avrei più rivisto! Se Mac non fosse intervenuto a quest’ora…»
Jaime gli posò l’indice sulle labbra
«Non pensare neanche una cosa del genere! Sei vivo! Questo è quello che conta!»
Flack sorrise e guardò Jaime alzarsi dal bordo del letto, per prendere la sedia accanto alla porta, sospirò arrendendosi e Jaime si sedette sulla sedia.  
 

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Capitolo 23
*** EPISODIO XXIII: LE CADAVRE EXQUIS BOIRA LE VIN NOUVEAU ***


Venerdì 4 Aprile 2014

EPISODIO XXIII: LE CADAVRE EXQUIS BOIRA LE VIN NOUVEAU

Jo era seduta davanti alla televisione, faceva noiosamente zapping tra i vari canali
«Perché Mac mi fa discorsi strani, Jo?» chiese Sheldon un po’ nervoso arrivando in casa
«Cosa ti ha detto di preciso?» chiese Jo spegnendo il televisore
«Che puoi svolgere il tuo lavoro senza problemi e di non preoccuparmi!»
Jo incrociò le gambe e appoggiò i gomiti sulle ginocchia
«Tu non ti fidi delle mie capacità! Ti ho ripetuto non so quante volte che sto bene! Non ho più nausee o fastidi strani! Le caviglie gonfie la sera sono assolutamente normali!»
Sheldon sospirò «Lo so che sei un’ottima Detective! Mi preoccupo solo per te!»
«Ti sto chiedendo di non farlo ora! Come sarai quando dovrà nascere il bambino?»
«Peccato che tu a Dicembre non eri in quello scantinato buio e freddo a veder nascere i figli di Mac! Probabilmente io avrò la stessa faccia!»
Jo rise «Lasciami indovinare, terrore puro?»
«Terrore?» le rispose Sheldon «Magari si potesse catalogare quel volto! Era un misto di emozioni: gioia, paura, terrore, dolore, sgomento, preoccupazione, confusione…»
«Sembra quasi che Mac fosse sul punto di morire, da come ne parli!»
«Mamma!» la voce di Ellie interruppe i due «Vado a cena fuori!»
«Ok! Per le undici a casa!» ordinò Jo
«Mamma, ho quasi diciassette anni! Dopo andiamo in un bar a bere! Fammi tornare per l’una!»
«Undici e mezza!»
«Mezzanotte!»
«Andata!» concluse Jo «E non bere troppo! Un solo cocktail, massimo due!»
«Mamma!» si lamentò Ellie
«Non usare quel tono con me! I neuroni non si rigenerano una volta distrutti!»
Ellie sbuffò «Ma che figura faccio se non bevo come gli altri!»
«La figura di quella che tiene alla propria salute!» sentenziò Sheldon «Ti porterò un bel libro da leggere!»
Ellie prese la borsa accanto al tavolo del salotto e diede un bacio sulla fronte di Jo
«Tu vai a letto presto!»
«Sono incinta, Ellie! Non sono diventata una vecchia carriola tutto ad un tratto!»
Ellie abbracciò Sheldon
«Falla riposare! È da quando il vostro collega è all’ospedale che non dorme bene!»
«Tranquilla Ellie! Passa una bella serata!»
Ellie uscì di casa salutando con la mano.
 
Mac guardò Christine alle prese con i clienti del ristorante da dietro la tenda dell’ufficio controllando i gemelli. Lei era in ansia e non riusciva a concentrarsi, Mac lo notò e il sorriso divertito che aveva sul viso lasciò spazio alla preoccupazione.
Christine afferrò la manica di Stephane e gli sussurrò qualcosa all’orecchio e si allontanò in direzione dell’ufficio.
Mac la abbracciò «Cosa succede?»
«J.J. mi ha scritto che Dalia fa fatica ad inserirsi nel nuovo programma! Mi vuole a Toronto Venerdì!»
«Tu gli hai detto che non puoi andare?»
«Sì e no,  voglio dire: ho tentato di convincerlo a chiamare Erika! Il suo nuovo compagno poteva tenerle i bambini e…»
«E non è servito!» Mac concluse la frase «Vai a Toronto! A patto che non ti cacci nei guai!»
«Grazie Mac!» disse Christine lasciandosi cullare nelle braccia di lui.
Faith cominciò ad agitarsi
«Abbiamo  un attacco di gelosia da fronteggiare!» sorrise Christine.
Mac si staccò da Christine e prese in braccio Faith
«Secondo me c’è un altro motivo: pannolino pieno!»
Christine scostò la tenda e guardò fuori dal vetro
«Altri clienti! Stephane non può farcela da solo! Cambi tu il pannolino a Faith!» e si dileguò sorridendo.
Mac guardò Faith negli occhi
«Con questa mossa ti sei giocata la patente a sedici anni!» guardò fuori e notò un gruppo di ragazze «Ellie?»
 
Ellie si guardava in giro
«Ditemi che non avete davvero prenotato qui!»
«Perché?» chiese una ragazza bionda davanti a lei «Tutti parlano bene di questo posto!»
«Il fatto è che conosco la proprietaria…» mormorò Ellie.
Un'altra ragazza mora esclamò «Davvero! Magari ci fanno lo sconto!»
«È come se mia madre mi stesse tenendo d’occhio con gli occhi di un’altra persona!» sbuffò Ellie.
Mac si parò davanti a Ellie con i due neonati nella carrozzina
«Chi si vede! Ciao Ellie!»
«Ciao Mac…» rispose la ragazza imbarazzata
«Wow! Conosci il Detective Taylor!?» chiese la ragazza bionda
«Sì, lavora con mia madre! A quanto so, lo hanno promosso a Tenente da un po’!» spiegò Ellie molto sbrigativamente
«Non ci credo! Questi nella carrozzina sono figli suoi?» chiese la ragazza mora a Mac
«Sì e Ellie ha fatto loro da babysitter una volta!» sorrise Mac voltandosi verso l’imbarazzata Ellie «Appena Christine ti vede, dille che sono andato a casa» 
«Certo! Ci si vede Mac!» lo salutò Ellie.
Mac fece l’occhiolino alle amiche di Ellie e uscì dal ristorante.
«Dovrebbe andare in giro con un cartello sulla schiena!» scherzò la ragazza bionda «Qualcosa del tipo: “Attenzione! Poliziotto cinquantenne sexy!”»
«Megan smettila!» la zittì Ellie «Ora dobbiamo cercare pure sua moglie Christine!»
Stephane si avvicinò alle tre ragazze «Ehi! Io ti conosco! Sei la figlia di Jo Danville!»
«Sì! Ciao Stephane!»
«Ellie, giusto?» chiese il cameriere e chef non troppo sicuro «Devi perdonarmi, sia tua madre che Mac mi hanno ripetuto il tuo nome mille volte, ma ancora non sono sicuro!»
«Non sbagli!»
«Vado a chiamarti Christine! Di sicuro ti vuole salutare!» sorrise andandosene.
Le amiche volsero verso Ellie con uno sguardo interessato
«Quello ce l’ha la ragazza?» chiesero all’unisono
«Vi prego, basta!»
 
Danny guardò Lucy sui gradini dell’asilo voltarsi indietro
«Ciao papà!»
«Ci vediamo dopo Lucy!»
Danny salì in macchina e ricevette un messaggio sul cellulare. Mise in moto l’auto e si immerse nel traffico.
Flack lo guardò scendere dall’auto accigliato
«Non guardare male me! Mac deve starsene chiuso in casa con i gemelli! Non chiedermi cosa è successo tra lui e Christine perché non lo so!» cominciarono ad entrare nel vecchio capannone e Flack proseguì «Non chiedermi nemmeno cos’ha Jo! So solo che il caso è completamente tuo! Chi lo sa, al posto di Mac un giorno ci potresti essere tu!»
«E lui? Dove sarà lui?»
«Magari in pensione, se non viene ucciso dal cancro che potrebbe esplodergli in qualsiasi momento!»
Danny raggelò Flack con lo sguardo prima di aggiungere «Cosa è successo?»
«La vittima è di là! Dimmi che a colazione non hai mangiato!»
«Prima la battutina su Mac e ora questa?» chiese Danny sull’orlo di una crisi di nervi «Ti hanno appena dimesso dall’ospedale! Fossi in te sarei a casa a riposare!»
«Io passavo di qui per caso mentre andavo a casa! Non voglio trattenermi! Jaime sarà una partner perfetta e lo sarà anche Adam!» disse indicandolo curvo con la faccia dentro un sacchetto «Appena smette di vomitare!» rise «A colazione ha mangiato bacon e uova! Ora mi credi sul fatto che la vista è impressionante?»
Danny annuì «Sei di pessimo umore oggi, Don! Vai a casa!»
«Felicissimo di farlo! Vado  a prendere il taxi!»
Danny si avvicinò ad Adam
«Quello era un sacchetto per le prove vero? Lo sai che il contenuto del tuo stomaco sarà meticolosamente analizzato?»
«Ehi Danny! Ehm è che non posso non fare colazione la mattina! Ora che Cristina vive con me ho cominciato a mangiare con regolarità!»
«Ti sei veramente affezionato a quella bambina!» sorrise Danny
«Chissà Stella cosa ne avrebbe pensato!»
«L’avrebbe adorata!» sorrise Danny «Ci concentriamo sul lavoro?»
«Jaime è di là con Angela e Isabella! Tra poco arriva anche Peyton!» precisò Adam «Quello che stai per vedere fa un certo effetto!»
Danny entrò nella stanza vicino e vide Isabella alle prese con dei campioni di sangue
«Che piacere vederti Danny!» lo salutò Jaime comparendo con una ragazza bruna «Stanno scattando le foto alla scena! Se vuoi andare tu stesso a vedere, il corpo è vicino alle scale!»
Danny si avvicinò alle scale e vide il corpo di un giovane sfigurato e tagliato a pezzi
«Allora è questo che Adam voleva dire!» esclamò.
Peyton comparve con Sheldon al suo fianco
«Starai così tutto il tempo o pensi di cominciare a fare dei rilevamenti?» chiese Sheldon.
Peyton si avvicinò al corpo
«Isabella ha scritto che questi sono segni di morsi…» disse osservando le lesioni sul collo «Mentre questi sono stati causati da una lama…» disse osservando la mano mancante e un pezzo di gamba compromesso «In alcuni punti la carne è del tutto assente! Mi piacerebbe sapere cosa è successo!»
Sheldon guardò un mucchio di stracci e vi trovò una maglietta con il simbolo di una scuola e gli altri vestiti della vittima «In questa scuola ci va anche Ellie!» esclamò facendo notare il particolare a Danny «Probabilmente siamo davanti a uno studente!»
 
Jo aprì gli occhi e si alzò dal letto molto lentamente. Sbadigliò e si diresse verso la cucina infilandosi la vestaglia e trovò una nota di Ellie appesa al frigorifero
“I’ll be back for dinner! I’ve to study hard for my test! I’m staying at Jennifer’s place
Lovely,
Ellie”

Jo aprì il frigorifero e prese il succo di frutta
«Ah, Ellie! Stai diventando ogni giorno più grande!»
Il telefono di casa prese a squillare e Jo rispose inserendo nel tostapane una fetta di pane bianco
«Credevo che te la saresti cavata bene senza di me!»
«Come facevi a sapere che ero io?» chiese Sheldon
«Ti conosco!» sorrise lei.
Sheldon sospirò «La vittima andava nella scuola di Ellie! Si chiama Malcom Jordan! Crediamo che chi lo ha ucciso lo abbia fatto per cibarsene! Sulle ossa abbiamo trovato delle impronte dentali, ma non sono in archivio!»
Jo sorrise «Durante il mio giorno libero tu speri che possa aiutarti!»
«Potresti semplicemente andare nella scuola di Ellie a fare domande!»
«Non lo so… non me la sento di andare in giro!» sbuffò Jo «Figurati se poi Ellie mi vede!»
«Allora potresti mandarci Mac! Chiamalo e offriti come babysitter!» propose Sheldon
«Non è una cattiva idea! Ah Ellie torna per cena!»
Sheldon mugolò qualcosa che Jo non riuscì a capire e poi aggiunse «Chiamo anche Lindsay adesso perché vada ad aiutare Mac! Ti amo!»
«Ti amo anche io!» disse Jo riattaccando.
 
Lindsay era in macchina e decise di posteggiare non lontano dalla scuola, scese sbattendo la porta e si avviò verso l’ingresso dove vide Mac seduto sui gradini
«Buongiorno!» lo salutò
«Ciao!» rispose Mac alzandosi in piedi «Pronta per interrogare gli studenti?»
«Prontissima!» disse Lindsay con entusiasmo «Con chi era in classe Malcom Jordan?»
«Non ci crederai, ma era in classe con Ellie!»
Lindsay sorrise ed entrò nell’edificio al fianco di Mac.
I due si ritrovarono in un corridoio pieno di armadietti e un ragazzo stava rientrando in classe fischiettando
«Scusate!» li chiamò una voce dall’alto.
Mac sollevò lo sguardo e vide un ragazzo con una maglietta larga appeso per le mutande alla bacheca
«Mi aiutate a scendere?»
Mac sospirò «Credevo che questi giochini non fossero più di moda!»
«Le smutandate sono di moda solo su quelli del primo anno, piedipiatti! Le possono fare solo quelli dell’ultimo anno!»
«Come fai a sapere che siamo poliziotti?» chiese Lindsay
«Non scherzate per favore! Della morte di Malcom Jordan hanno scritto quelli del quarto anno sul blog più letto dalla scuola! Direi che era più che altro una presunzione… Mi tirate giù? Tra poco smetterò di essere maschio!»
Mac lo prese e lo posò a terra
«Lindsay, accompagnalo in classe e comincia a interrogare tutti quelli che sono presenti!»
«Bene Mac!»
Mac si avviò fino alla classe di Ellie e la vide esporre una ricerca fatta con altre tre ragazze, due erano le stesse con cui lei era in compagnia al ristorante la sera prima.
Il gruppo stava cantando una canzone, Ellie suonava la chitarra mentre le altre la accompagnavano con il basso e la chitarra elettrica
«…Born in the heartland, raised up a family
of king James and uncle Sam!
He’s got the red, white, and blue flyin' high on the farm
semper fi tattooed on his left arm
spends a little more at the store for a tag in the back that says USA
won't buy nothin' that he can't fix,
with wd40 and a craftsman wrench
he ain't prejudice he's just, made in America!
Made in America!
Made in America!
My old man's that old man,
he's made in America»
Mac rimase sulla porta a sentire le ragazze terminare il pezzo e la classe si scatenò in un applauso
«Grazie!» sorrise Ellie «Questa canzone ha per noi tutte un significato particolare!»
«La nostra amica Ellie sta dicendo che dedichiamo questo brano a tutti gli americani che hanno servito e stanno servendo il nostro paese!» disse una ragazza bionda
«Questo giorno, è da ricordare anche per il fatto che nel 1973 è stato inaugurato il World Trade Center! Vorremmo dedicare questo brano anche a coloro che hanno perso la vita nell’attentato dell’11 Settembre!» concluse una ragazza bruna.
Mac entrò battendo le mani
«Io non c’ero prima, durante l’esposizione, ma solo per le parole che hanno detto ora metterei A+ a tutte!»
Ellie impallidì «Mac?!»
«Ciao Ellie!»
Le amiche di Ellie sorrisero
«Vederlo due giorni di seguito dal vivo, immagino sia un evento più unico che raro!» le disse la bionda in un orecchio
«Potrei ucciderti!» bofonchiò Ellie.
La professoressa si alzò dalla cattedra «Lei è della polizia?»
«Sì! Sono il Tenente Mac Taylor!» disse presentandosi a lei e alla classe «Sono qui per parlare di Malcom Jordan! È stato assassinato! Avrei bisogno della collaborazione di tutti!»
Un ragazzo si alzò in piedi «Cosa succede adesso? Siamo tutti sospettati?»
«Non è detto!» lo tranquillizzò Mac «Dobbiamo interrogare tutta la scuola quindi avvisate casa che resterete qui durante il pomeriggio!»
«E chi studia gli eventi degli anni Ottanta al posto nostro per l’interrogazione di storia?» chiese un ragazzo dal fondo dell’aula
«Credo che i professori potranno giustificarvi!» disse Mac «Ora chiederemo un posto dove potervi interrogare senza costringervi a venire tutti in centrale!» si volse verso Ellie «Ora chiamo tua madre per avvisarla!»
«Chi sta curando i tuoi figli?» chiese Ellie
«Lei!»
La professoressa raccolse in una coda i lunghi ricci neri ed accompagnò Mac alla porta
«Mi sa dire come è morto Jordan?» chiese una volta usciti
«Per ora non posso dirle nulla! Devo interrogare anche lei!»
«Capisco! Come conosce Ellie Danville?»
«Sua madre è una mia collega!» spiegò Mac «Può chiedere al Preside una stanza non troppo grande per permettere ai ragazzi di entrare uno per volta?»
«Naturalmente!» disse la professoressa dileguandosi.
Lindsay raggiunse Mac «Tra poco potrò cominciare ad interrogare gli alunni della prima classe! Come ha reagito Ellie?»
«L’ho sorpresa!»
  
Danny si alzò dalla sedia e uscì dalla porta dell’aula «Jo!» la chiamò vedendola in corridoio appoggiata al muro. Si avvicinò rapidamente «Stai bene?»
«Sì! Non ti preoccupare! Sono solo stanca!» Danny la scrutò con i suoi occhi verdi «A dire la verità, Mac e Lindsay stanno interrogando Ellie e sono preoccupata!» confessò lei
«Se sa qualcosa parlerà! Non mi sembra il tipo di ragazza che non è disposta ad aiutarci! In più tu sei sua madre!»
Angela arrivò con in mano dei fascicoli
«Ecco qui!» diede i fascicoli in mano a Jo «Se ti dicessi che alcuni studenti di questa scuola sono scomparsi in circostanze misteriose?»
Danny osservò i nomi «Sono tutti di anni diversi!»
«Le sparizioni sono avvenute tutte dalla fine dello scorso anno! I genitori credevano che fossero semplicemente scappati di casa! Ora che si è saputo di Jordan, parecchi di loro hanno chiesto di trovare i figli con maggiore urgenza!» spiegò Angela «Il telefono di Jaime sembra un call center  e alla sua scrivania è come se ci fosse un assalto agli sportelli!»
«Prospettiva rassicurante!» concluse Danny «Sembra che Ellie abbia finito!» disse a Jo indicando la porta aprirsi.
Ellie uscì con un viso stanco
«Non una parola mamma! Se vuoi sapere cosa ho detto, leggiti il verbale dei tuoi colleghi!»
«Ellie, mi dispiace per quello che è successo! Lo sai che non è colpa nostra!»
Ellie si scostò «Vado a casa a studiare! Ci vediamo più tardi! Tutti i professori ci hanno riempiti di compiti “per distrarvi dai brutti pensieri”!»
Jo guardò Mac e Lindsay uscire «Si può sapere perché è così scossa?»
«Perché lei e Jordan uscivano insieme e perché lei aveva una cosa da dirgli!» disse Mac «Non vuole parlartene!»
«Ellie è quasi adulta! Può scegliere lei cosa comunicarti in questo caso!» disse Lindsay «Tu però le devi parlare Jo!» disse tenendo in mano il verbale
«Dammelo Lindsay!»
«Prometti di restare calma!» aggiunse Mac
«Starò calma!» concluse Jo prendendo il verbale e cominciando a leggere «Cosa? Mia figlia conduceva un’inchiesta sulla sparizione di alcuni compagni di scuola ed è una dei ragazzi che gestiscono il blog?»
«Ce lo ha detto di sua spontanea volontà!» disse Mac «Lei, Jordan e altre due ragazze hanno aperto il blog e, oltre a pubblicare cose relative alle iniziative scolastiche, c’è una sezione segreta in cui scrivono delle sparizioni dei compagni!»
«Lo avevano detto alla polizia, ma non gli avevano creduto!» intervenne Lindsay «Con te Ellie non ha mai parlato?»
«In maniera vaga! Diceva che alcuni compagni di scuola sparivano e non tornavano più, ma non pensavo…»
Lindsay guardò Jo sospirando «Dagli interrogatori che abbiamo fatto nella classe di Ellie, in molti ci hanno confermato questo fatto!» Jo cambiò espressione e divenne ancora più seria «Qualcuno del terzo anno diceva di sapere delle cose sconcertanti in merito di sparizioni di studenti e dicevano che Jordan poteva essere uno di loro! Ellie ha scoperto che la mensa non ordina la carne da tempo! Doveva comunicare questo a Malcom Jordan!»
«Flack e Sheldon stanno finendo di interrogare il primo e il secondo anno?» chiese Mac
«Sì! Tra poco dovrebbero finire anche loro e dovremmo avere da interrogare solo gli insegnanti!» spiegò Danny
«Io e Adam abbiamo fatto i compiti!» disse Angela dando a Mac dei fascicoli «Eccoti vita, morte e miracoli dei professori!»
Mac sfogliò i fascicoli e riconobbe la foto della professoressa che aveva visto la mattina
«Luciana Honey, responsabile del servizio mensa!»
«Conosco quello sguardo!» disse Angela «Senza prove non puoi provare niente!»
Mac guardò Angela negli occhi «Ma io non ho detto nulla!»
 
Jo camminava nel corridoio del laboratorio della Scientifica e vide Mac seduto al tavolo del suo ufficio con un biberon nella mano destra e McKenna appoggiato sul braccio sinistro. Senza pensarci entrò nell’ufficio
«Tuo suocero ti ha dato forfait?» chiese avvicinandosi al passeggino in cui Faith dormiva «Spero che Sinclair non ti veda! O ti fa retrocedere!»
«Novità sul caso Jordan?» chiese Mac.
Jo si illuminò «A dire il vero, sì!» si sedette «Ho la lista degli ultimi ordini di carne, la cuoca dice che a procurare tutto è la professoressa Honey! La abbiamo interrogata e dice che ha una macelleria di famiglia! Danny è andato a controllare!»
«Flack è riuscito a tornare a casa? Lo hanno dimesso da poco e farebbe meglio a riposare!»
Jo alzò le spalle «Che dire, domani gli daranno il giorno libero!»
«Gli interrogatori degli insegnanti?» chiese Mac vedendo McKenna staccarsi dal biberon e sbadigliare «Mi passi i fazzoletti di carta? Di sicuro vomita!»
Jo gli passò un paio di fazzoletti, che Mac posizionò sulla sua spalla sinistra, e continuò a parlare con lui del caso «I professori sembrano tutti puliti! Nessuno di loro ha atteggiamenti sospetti!»
Mac cominciò a tamburellare la schiena del figlio «Abbiamo un pazzo che soffre di antropofagia là fuori! Non voglio che ci siano altre vittime!» guardò il figlio negli occhi «Mi prendi in giro Kenny?»
«Forse questa volta non doveva vomitare!» disse Jo alzandosi in piedi «Controllo se per caso ci sono possibilità di collegare il caso Jordan agli altri studenti scomparsi!» e lasciò l’ufficio.
Adam arrivò con in mano dei fogli
«Danny non ha trovato nessuna macelleria! Abbiamo problemi con la professoressa Honey!» guardò di sfuggita nel corridoio «E ora anche con Sinclair! Nascondi i bambini!»
Mac mise il figlio nel passeggino «L’unico giorno in cui trasgredisco le regole, arriva Sinclair!»
Quando Sinclair entrò nell’ufficio di Mac rimase sorpreso
«Non mi aspettavo di vederti alle prese con i tuoi figli, Taylor!»
«Buongiorno capo, come posso esserle utile?» domandò rispettoso Mac
«Hai svolto parecchie faccende per il Dipartimento di recente e in Italia non si fa che parlare di te, Ross e D.B. Russell!» si fermò per un secondo «Sono qui per offrirti una promozione!»
«Sono già stato promosso da Detective a Tenente!» sorrise umilmente Mac
«Quella è una storia vecchia, Vice Ispettore Taylor!»
Mac impallidì «Cosa? Ispettore?»
«Ti aspettavi Ispettore Supervisore! Di’ la verità!» ironizzò Sinclair
«Veramente… no! Mi aspettavo una retrocessione!» disse Mac alludendo ai bambini
«Ma io adoro i bambini! Quando i miei erano così piangevano tutto il tempo!» guardò McKenna sorridere e allungare le mani verso di lui
«Lo incuriosiscono molto le persone nuove!» ammise Mac «Sa essere molto insistente!»
«Lo vedo!»
«Lo prenda in braccio o si mette a piangere!» precisò Mac
«Accetti di continuare con il tuo lavoro qui in laboratorio nonostante la promozione, Taylor?» disse prendendo in braccio il bambino
«Sì accetto!»
Adam guardò Sinclair sollevare in aria il bambino «Io non lo farei! Il bambino ha…» un rigurgito finì sulla faccia di Sinclair «… appena mangiato!» concluse Adam.
Sinclair rise pulendosi con uno dei fazzoletti di carta sulla scrivania
«Il futuro Detective Taylor ama scherzare!»
«Come fa a dire che diventerà un Detective?» chiese Adam
«Di sicuro non lo incoraggio a entrare nell’FBI! Tra l’agente segreto e il poliziotto, è meglio il poliziotto!»
Mac rise «Mia moglie non è più un agente attivo! Quando sarà completamente fuori da quel mondo, potrò dire di essere felice e tranquillo!»
«Però adesso è a Toronto a svolgere una missione al posto della sua recluta! Immagino che tu lo sappia già!» disse Sinclair mettendo il bambino nel passeggino.
Mac dovette controllarsi e annuire
«Si è fatto tardi! Devo andare! Ci vediamo presto Ispettore!» disse Sinclair uscendo
«Io vado a prendere Christine!» disse Mac ad Adam
«No Mac! Non farlo! Ai bambini chi ci pensa? Christine è indipendente sa cavarsela!»
Mac si accigliò «Adam, se l’è cavata da sola quando è stata rapita ed io ero convinto fosse a Las Vegas al sicuro? Si è arrangiata quando l’ha rapita la Primula? Non ho mai saputo che di recente l’FBI le avesse dato appoggio e copertura! Sono in ansia per lei perché il suo collega J.J. è fissato con le missioni pericolose e odia fallire! Lei a Toronto doveva andarci come supporto morale per Dalia che doveva compiere la missione!» prese la giacca e le la infilò «Senza contare che le minacce contro di me crescono a vista d’occhio! Giuro che se le succede qualcosa, lo faccio a pezzi!»
Adam rimase scosso «Questo non lo sapevo! Non pensavo che J.J. si intromettesse anche tra te e Christine!»
Mac sospirò «So che Cristina è un grosso impegno, ma ti occuperesti anche di loro?»
«Va bene Mac!» si arrese Adam.
 
Ellie stava uscendo di casa quando una figura nera la assalì da dietro e la attirò in un vicolo buio, in quel momento stava arrivando anche Mac e, riconoscendo la ragazza, inseguì la figura che la trascinava dentro il vicolo.
La pistola era ancora nella fondina e lui cercò disperatamente di vedere qualcosa nell’oscurità
«Polizia di New York! So che sei qui! Lascia andare la ragazza!»
Qualcuno gli piombò alle spalle e gli premette sul viso un fazzoletto imbevuto di cloroformio
«Bastardo!» esclamò Mac a voce bassa prima di cadere a terra incosciente.
La figura lo trascinò per le braccia e lo caricò su un furgone «Questa sera il cenone!» esclamò ai compagni che badavano a Ellie.
 
Quando Mac poté tornare a percepire il mondo intorno a sé, si accorse di non poter aprire gli occhi e accanto a lui sentì una voce che lo chiamava
«Mac!»
«Ellie! Ellie dove sei?» chiese Mac
«Sono seduta a terra! Hanno detto che vogliono invitare altre persone!» esclamò «Non hai freddo?»
«Un po’ e non riesco a capire perché!»
«Sei sopra un letto Mac! Sei svestito per metà e hai manette alle braccia e hai piedi!» disse Ellie piangendo
«D’accordo! Ora ti spiego cosa facciamo! Puoi arrivare a prendere qualcosa con i piedi?»
«No! Però vicino a te c’è un’asta di ferro! Probabilmente ci arrivi a prenderla tra i denti!»
«Non ci è molto utile!» commentò Mac «Devo prima liberare le mani!»
«Mac sento dei rumori! Stanno tornando!» esclamò Ellie.
Mac tese tutti i muscoli pronto a reagire.
«Polizia  di New York! Mac? Ellie?» la voce di Sheldon risuonò acuta e Mac tirò un sospiro di sollievo
«Sheldon! Sei qui da solo?» chiese Ellie
«No c’è anche Danny e altri poliziotti! È tutto finito Ellie!» disse entrando nella stanza e liberandola dalle manette.
Appena Ellie fu in piedi, Sheldon liberò Mac
«Grazie al cielo sei arrivato! Come hai saputo dove eravamo?» chiese Mac sbattendo le palpebre per abituarsi alla luce
«Semplice!» disse Sheldon «Non lo sapevamo! Eravamo qui per arrestare il colpevole dell’omicidio di Jordan!»
«Avete risolto il caso! Come?» chiese Mac
«Abbiamo le impronte e abbiamo trovato dei resti umani conservati nel congelatore della scuola: la professoressa Honey ha ucciso un buon numero di ragazzi e serviva la carne alla mensa! Jordan l’aveva scoperta e ha fatto la fine che ha fatto!»
Mac si guardò i polsi lividi «Per fortuna che ho seguito Ellie!»
«Gli altri chi sono allora?»
«Ellie, gli altri sono il personale della scuola!» disse Sheldon «Un bidello era nel posto sbagliato ed è sotto shock! È riuscito a dirci poco di quello che ricordava, ma un paio di nomi è riuscito a pronunciarli!»
Mac si alzò in piedi «Mi presti qualcosa con cui coprirmi?»
«Hai la fibbia della cintura slacciata!» disse Sheldon fermandolo ed esaminando l’orlo dei pantaloni «In corrispondenza del muscolo piramidale, sotto l’orlo dei boxer, c’è scritto qualcosa Mac! Devo abbassarti i pantaloni!»
Mac sospirò e Ellie si girò con la faccia al muro e Sheldon usò la pila per leggere meglio la scritta: “Personal Use Only”
«Qualcuno pensava di mangiarti tutto da solo! L’area intorno alla scritta è arrossata! È un tatuaggio realizzato da un tatuatore improvvisato! La scritta è irregolare!»
«Puoi riconoscere la calligrafia?»
Sheldon sorrise «Ho guardato tutti i campioni che ci sono stati lasciati! Questo è quello della Professoressa Honey!»
Mac vide arrivare Danny con alcuni poliziotti
«Mac?!»
«Boom, Danny!» ironizzò Mac.
 
Jo camminava avanti e indietro per la sala degli interrogatori
«Professoressa Honey, le conviene confessare!»
«Detective!» ribatté quella con calma «Non ho proprio nulla da dire!» si sistemò sulla sedia «Eccetto che ho una gran fame! Che mi sarei fatta una bella cena questa sera e un’ottima colazione domani!»
«Lei mi disgusta! La sua è una malattia!»
«Ho fatto in tempo ad assaggiare il sangue del suo collega! Dal sangue delle persone si capiscono molte cose! Il suo collega si sta ammalando! Nel giro di pochi anni la malattia sarà evidente! Gli consiglio di cominciare a scrivere un testamento!»
Jo si irrigidì e guardò il poliziotto sulla porta «Levamela di torno e portala con i suoi complici in galera!»
La donna scoppiò in una risata malvagia.
Jo uscì provata dalla stanza dell’interrogatorio e si accarezzò la pancia
«Per fortuna, tu non puoi ancora sentire!»
Mac le venne incontro con Ellie
«Ciao Jo!»
«Ciao Mac!» disse e subito abbracciò Ellie «Tesoro, mi dispiace!»
«Non è colpa tua mamma! Come stai?»
«Stanca!» ammise guardando Mac negli occhi «Grazie per averla seguita nel vicolo! Sei stato coraggioso ad intervenire!»
«Ho fatto solo il mio lavoro!» disse Mac modestamente «Ora vado a farmi disinfettare la prova che ho sulla parte finale dell’addome! Ho passato le ultime ore a farmi fotografare!»
«Stai bene, Mac?»
«Potrei rischiare un’infezione, ma sto bene!»
«Per sicurezza, fai ulteriori esami!»
Mac guardò Jo sorpreso «C’è qualcosa che non so?»
«Tu controlla che il cancro non si sia sviluppato! Promettimelo!»
Mac aveva un volto preoccupato «Non ho avuto nessun riscontro dalle ultime analisi che ho fatto! Da dove viene il dubbio che la malattia possa essersi sviluppata?»
«Dalla tua predisposizione genetica» abbassò la voce «E dalla Professoressa Honey!» gli prese il braccio destro e gli sollevò la manica della camicia «Ti ha prelevato del sangue!»
Mac rise «E allora? Jo, mi meraviglio che tu possa crederci!»
Nel distretto entrò Christine che si avvicinò a Mac sospirando «Mac! Come è possibile che parto per una giornata e tu riesci a combinare qualcosa mentre io non ci sono?»
«Stavo per venire a prenderti! Non mi avevi detto che era una missione in cui tu saresti dovuta intervenire! Cosa hai fatto alla mano?»
Christine si guardò la fasciatura alla mano sinistra «È solo un graffio! Tu invece? Lasci i bambini ad Adam per venirmi a prendere e poi, per un contrattempo, giochi a fare l’eroe?!»
Mac le accarezzò una guancia «Non ti arrabbiare così e non piangere! Dobbiamo stabilire delle nuove regole!»
Christine sull’orlo delle lacrime si fermò e sospirò
«Credo che ci serva del tempo per calmarci! Vado a prendere i bambini e ci vediamo a casa! Fatti medicare al Pronto Soccorso!» e lo lasciò salutando Jo e Ellie con un sorriso
«Mac, non mi piace che vi mentiate e che capitino degli imprevisti nella vostra relazione! Avete due figli!» disse Jo
«Lo so! Per il loro bene dobbiamo trovare un accordo! Farò quelle analisi, così sarò anche io tranquillo quando vedrò che non è successo proprio niente!»
«Lo spero per te, Mac!» disse Jo «E ora vai!»
 
Danny guardò Lindsay sistemare le prove del caso
«Per i nostri figli voglio il maestro privato!» sorrise Lindsay preparandosi ad uscire.
Nel corridoio Danny si fermò davanti l’ufficio di Mac  «Ispettore Mac Taylor?!» lesse sulla nuova targa «Questa sì che è bella! Lo promuovono e nemmeno ce lo dice!»
Lindsay sorrise appoggiando la testa sulla spalla di Danny
«Sono contenta! La vita non gli sta dando tregua! La promozione è lo zucchero che serve per mandare giù la pillola amara!»
Danny ci rifletté su «Hai ragione! Mi dispiace per tutto quello che gli è accaduto!»
 
Mac rientrò in casa e accarezzò la guancia di Christine «Ero in ansia per te!» le disse amorevolmente «Non voglio che ti succeda nulla!»
«Lo so!» si strinse a lui «Chi ti ha detto che ero in missione e non a dare lezioni a Dalia?»
«Sinclair! Poco dopo avermi promosso mi dice che sei in missione in Canada!» le accarezzò uno zigomo
«Ti hanno promosso?!» disse lei entusiasta
«Sì! Sono diventato Ispettore!» sorrise per un attimo prima di tornare serio «Devi sapere un’altra cosa: ne ho approfittato per fare degli esami e tra qualche settimana avrò delle risposte!»
«Ma gli ultimi esami che hai fatto confermavano che stavi bene! Cosa è cambiato?»
«Non ti preoccupare! È solo per precauzione e per stare tranquillo!»
Christine lo fece sedere con lei sul divano «Quanto abbiamo?»
«Cosa intendi dire? Tempo? Soldi? Possibilità che io mi ammali?»
Christine sospirò «Soldi per assicurarci che tu guarisca in caso ti ammali!»
Mac sospirò «Non molti! Io non posso farti promesse o dirti che starò bene perché non è vero!»
Christine si strinse a Mac «Non voglio restare sola!»
«Farò del mio meglio perché non capiti!»
 
Jaime si sedette sul letto accanto a Flack
«Giornataccia! Voglio solo dormire!»
«Promettimi che se dovrai andare per conto della Narcotici in missione, me lo dirai senza farti problemi!» disse Flack baciandole la guancia e guardandola sorridere
«Christine agli occhi di Mac è sempre stata diversa! Rivelare la tua vera identità, dopo che la persona più importante della tua vita ti ha conosciuta per quello che vorresti essere, non è facile!» si voltò verso di lui «Ti prometto che ti dirò tutto e che tu potrai farmi qualsiasi domanda!»
Flack la baciò e spense la luce «Buona notte, tesoro!»

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Capitolo 24
*** EPISODIO XXIV: DAL GIAPPONE CON FURORE ***


Venerdì 11 Aprile 2014

EPISODIO XXIV: DAL GIAPPONE CON FURORE

 
Flack correva alle spalle di un uomo alto con un cappellino blu e baffi appena accennati, rallentato e affaticato lanciò delle occhiate al vicolo parallelo dove tra un palazzo e l’altro si intravedeva una Chevrolet Avalanche nera che correva veloce e che stava per sorpassarlo.
Una volante della polizia comparve nel vicolo, bloccandone l’uscita, ma il criminale saltò sul cofano prima che Jaime potesse mettere piede fuori dalla macchina «Maledizione!» urlò.
Flack imitò il salto e continuò l’inseguimento trafelato mentre l’auto nera continuava a seguire Flack e il fuggiasco. Il marciapiede su cui l’inseguito correva era semi deserto, la macchina si mise parallela a lui e da essa, una volta aperto il finestrino del passeggero, si lanciò Mac che atterrò con precisione addosso al fuggitivo.
A terra l’uomo si dimenava e cercava di levarsi di dosso Mac
«Smettila di agitarti! Sei in arresto!»
«Non mi avrete mai vivo!» disse sputando una capsula
Flack sopraggiunse proprio in quel momento «Bel salto Mac!»
«Chiama il 911 Flack, o addio Tobey Rowland!» lo intimò Mac
«Accidenti! Non c’è campo!» si lamentò Flack allarmato
«Cosa?!» esclamò scioccato Mac
«C’è un guasto a un ripetitore! Ho chiamato la centrale con la radio! Adesso arriva l’ambulanza!» disse Danny scendendo dall’auto
«Slacciagli la felpa! Sta andando in arresto cardiaco!» disse Mac a Flack «Se non arriva in ospedale e non gli danno un antidoto è morto!»
 
Di ritorno in Laboratorio Mac venne assalto da Angela
«Ispettore! Non si fa che parlare della tua ultima impresa! È ancora vivo?»
«Ancora con la storia della promozione?! Comunque è andata bene!» disse Mac entrando in ufficio «Non hai nulla da fare vero?»
«Veramente sì, ma preferisco aiutare te con le ultime scartoffie!» sorrise Angela
«Tu ti metteresti mai in bocca una pasticca di veleno di vipera europea, prima di cominciare a correre inseguita dalla polizia?»
«Direi di no! È così che si stava ammazzando quel pazzo?» Mac le annuì  e Angela proseguì «Wow! Credevo di averle sentite tutte!»
«C’è sempre qualcosa da imparare Angela!» disse Mac
«I media ti hanno fissato una conferenza stampa o qualcosa del genere?» domandò Angela per cambiare argomento
«Sì, ma non ho tempo e quindi ho rimandato di un mese!»
«Ovviamente hai usato parole differenti!» sorrise Angela maliziosamente
«Ho detto qualcosa come: “Perché non rimandiamo a quando avrò già svolto il mio compito per un po’ di tempo? Almeno avrete qualcosa in più da scrivere!” Diciamo che hai ragione! Ho davvero usato parole diverse!»
Angela rise guardando Danny avvicinarsi all’ingresso
«Abbiamo un problema!»
«Che genere di problema?» chiese Mac abbandonando le scartoffie sulla scrivania
«Siamo tutti chiusi nell’edificio! Non possiamo uscire!» sbottò Danny
«Le cause quali sono?» chiese Mac perplesso
«Dicono che ci sono delle radiazioni ai livelli inferiori, nell’obitorio e nei caveaux che usiamo per custodire le droghe. Sheldon, Isabella e gli altri sono stati trasferiti ai piani alti. Nessuno di loro presenta sintomi o ha contratto radiazioni!» terminò di spiegare Danny
«Magari il sistema è andato in palla, posso controllare!» si offrì Angela
«Grazie e facci sapere appena hai qualcosa!» disse Mac licenziandola «Tu Danny, invece, avvisa subito Jo e chiama Flack! Voglio sapere da loro com’è la situazione!»
Danny annuì e si avviò ai telefoni interni del laboratorio, ne alzò uno, poi un altro, un altro e un altro ancora, osservò un tecnico imprecare a bassa voce e sbattere la cornetta con energia sul tavolo. Vide Jo che cercava di aprire le porte dell’ascensore senza successo e le corse incontro
«Jo, Mac ti vuole da lui! Qui sta succedendo qualcosa: le linee telefoniche sono tutte interrotte!»
Jo guardò Angela imprecare contro il computer «Non solo quelle a quanto pare!»
 
Christine era nel retro del ristorante con J.J. e Erika
«Questa è l’ultima volta che intervengo per salvarvi il culo! Non azzardatevi più a chiamarmi per missioni di qualsiasi livello!»
Erika sollevò lo sguardo verso l’amica «Io non volevo chiamarti! È stato questo deficiente!»
«Che linguaggio scurrile in presenza dei bambini! Senza contare che la tua recluta ci ha dato problemi, Christine! Sono stufo di sentirmi dire da te che è giovane e che devo darle tempo!» disse J.J. arrabbiato
«Ti dà fastidio che io stia cercando di vivere normalmente?»
«Sì e mi dà fastidio che tu non sappia tenere a freno tuo marito! Quando si fissa con le indagini diventa una minaccia anche per l’FBI! Ricordati che se è ancora vivo è grazie a me!»
«Dovrei interpretare il fatto di quando sono stata costretta a rivelargli la verità come un favore nei miei confronti?» domandò Christine alterata
«Avresti fatto la fine della Rosa Bianca! Ti hanno descritta alla Detective, “amica” del tuo Mac, come una spietata serial killer su commissione!»
Erika lo squadrò «Perché nessuno me lo ha mai detto?! Lo sanno tutti che in realtà Christine è un’agente da quando ha diciotto anni! Avrei testimoniato!»
«Erika!» la interruppe Christine «Quindi, l’incontro con Mac quella sera era semplicemente una strategia per ucciderci! Avete messo in mezzo Jo per uccidere me e Mac e dopo mi avete offerto una via d’uscita dalla quale gli unici ad avere vantaggi siete voi!»
J.J. la guardò ridendo «Cosa ti aspettavi, tesoro?»
«Esci da qui prima che sbatta fuori a calci!» lo minacciò Christine «Anche tu Erika!» aggiunse subito dopo «Ho bisogno di restare da sola!»
Erika chinò lo sguardo e uscì dalla porta sul retro.
Christine si sedette accanto ai figli, che dormivano tranquilli, quando sentì bussare alla porta
«Chris! C’è un tizio di là che vuole vederti! Dice di essere un amico di Mac!»
Christine si alzò in piedi «Chi è?»
«Un certo… D.B. qualcosa…»
Christine si illuminò «Fallo venire qui, Stephane!» 
 
Mac e Jo erano seduti nella sala riunioni con Angela
«Tenendo presente che prima che ci togliessero la corrente ci hanno disabilitato l’allarme esterno e chiuso le comunicazioni telefoniche e internet, anche sui cellulari, direi che abbiamo a che fare con dei professionisti!»
«Quanto è grave la situazione?» chiese Mac
«Sheldon dice che ci sono almeno venti corpi di sotto e che con il generatore d’emergenza i frigoriferi possono restare accesi per altre due ore, due ore e mezza se siamo fortunati! Il 75% degli strumenti che abbiamo in laboratorio non funzionano. Non avremo più la luce del sole e saremo al buio! Nel laboratorio ci sono venti tecnici, altri trenta al DNA più tutta la squadra e i tecnici informatici!»
«Siamo qui dentro in più di cento e contando anche i segretari dei piani alti arriviamo sui centocinquanta, duecento circa!» fece un rapido calcolo Jo
«Mac! Non abbiamo più acqua!» esclamò Danny entrando
«Non c’è più acqua?!» esclamò sorpreso Mac
«In nessun bagno dove sono stato!» esclamò Danny «Abbiamo anche un altro problema: cosa diciamo a tutti quelli che sono bloccati qui dentro con noi e come gestiamo le famiglie che non sanno nulla di quello che sta succedendo? Io conosco Lindsay, se ha trovato il cellulare spento sarà agitata!»
«Anche io avevo detto a Ellie che sarei tornata per cena!» sospirò Jo «Tu cosa hai detto a Christine?»
«Di aspettarmi per le nove e mezza!» disse Mac serrando i pugni «In questo momento è ancora tranquilla!»
«Ti aspetta tra quattro ore! Sarei tranquilla anche io!» gli fece notare Angela.
Mac guardò una folla di curiosi radunarsi all’esterno del suo ufficio e Jo si precipitò subito fuori per tornare indietro immediatamente «Il telefono nel tuo ufficio suona!»
Mac uscì e percorse a grandi falcate il tragitto che lo divideva dal suo ufficio. Alzò il ricevitore e se lo portò all’orecchio «Ispettore Mac Taylor, con chi parlo?»
«Salve Ispettore! So che ha arrestato un uomo ieri mattina! Era in ospedale fino a poco fa e ora lo stanno portando al penitenziario!» disse un uomo con un accento orientale al telefono «Tobey Rowland era un nostro socio in affari e so che voi ci avete già inquadrati! Saprà che noi riserviamo un particolare trattamento ai traditori, Ispettore! Amiamo farci giustizia con i nostri mezzi!»
Mac corrugò un sopracciglio «Questo Stato ha già la sua Giustizia! Farà il suo corso esattamente come per qualunque altro criminale! È questione di tempo e prenderemo anche voi!»
«Noi abbiamo una nostra legge! La rispetteremo applicandola a voi, dato che voi avete Tobey Rowland!» sibilò l’uomo nel suo accento all’altro capo del telefono.
Sui monitor comparve la ripresa diretta della sala dove erano stati trasferiti i membri dell’obitorio. Si sentì uno scoppio seguito poi da un grido, una parte della stanza era inondata dal fumo e qualcuno tossiva
«Raggiungete la porta, presto!» ordinò Sheldon.
Mac osservava dal suo computer reggendo il telefono
«Avete ancora del tempo per decidere di consegnarci Tobey Rowland! Non ci sono solo bombe nel vostro edificio! C’è molto di peggio! Continui a guardare!»
Mac non staccò gli occhi dallo schermo, Sheldon aveva fatto uscire quasi tutti dalla stanza e i medici stavano salendo ai piani superiori e presto si unirono ai tecnici di laboratorio
«Isabella! Vieni!» ordinò Sheldon alla ragazza bionda immobile con lo sguardo a terra «Che succede Isabella?» chiese Sheldon avvicinandosi. Mac continuò a guardare e sentì Sheldon esclamare «Non ti muovere! Cerco qualcosa per ucciderlo!»
Mac guardò nel punto in cui Sheldon aveva posato lo sguardo. Cercò di vedere di cosa si trattasse, ma il punto in cui la telecamera era collocata glielo impediva.
Sheldon si riavvicinò con un tubo metallico che si era staccato dal soffitto e colpì con energia «Lo abbiamo sistemato!» disse soddisfatto.
Isabella già guardava in alto tremando «Sheldon! Alzati molto lentamente e, dopo che lo hai fatto, cominciamo a correre!»
Mac ancora non riusciva a vedere cosa ci fosse nel buco creato dall’esplosione
«Oh mio Dio!» riuscì a sussurrare Sheldon «Andiamo via da qui!» scattò verso l’uscita tirando per la mano Isabella e fu allora che Mac riuscì a vedere un’ombra lunga sottile e nera appendersi al braccio della ragazza sentendo un suo grido di dolore.
«Ha visto bene, Ispettore? Il tempo stringe: la sua Patologa ha dai cinque minuti alle due ore per salvarsi! Decida lei cosa fare! Ci rifaremo vivi appena lei verrà a una delle telecamere e ci dirà che farà la consegna!» sibilò la voce al telefono prima di riagganciare.
Mac si precipitò al piano di sotto con Danny
«Hawkes siamo qui!»
«Isabella non muoverti! Acceleri l’effetto del veleno così!» le sussurrò Sheldon legandole la sua cintura attorno al braccio «Mac, Danny! Aiutatemi! Non so che serpente l’abbia morsa!»
«Lo so che serpente era!» disse Isabella cercando di mettersi a sedere «Crotalo Tigre! L’unico modo per salvarmi è un antidoto!»
«Sei un’esperta di serpenti?» chiese Danny
«Una piccola passione che abbiamo io e mia sorella fin da bambine!» sorrise «Il serpente che mi ha morso è tra i dieci più letali al mondo! Che fortuna, eh?»
«Quali altri serpenti ci sono là dentro?» chiese Mac prendendola in braccio e cominciando a salire le scale
«Mamba Nero, Vipera Europea, Cobra Africano e poi non mi ricordo più! Erano troppi e tutti insieme mi hanno messo paura!»
Danny e Sheldon avevano dei volti sorpresi
«Hai una forza incredibile Mac! La stai tenendo perfettamente immobile!» disse Danny camminando veloce avanti a loro
«Immagino che quando eri nei Marines un morso di serpente fosse una routine quotidiana!» ipotizzò Sheldon
«Quasi!» si limitò a rispondere Mac.
Erano arrivati al trentacinquesimo piano e Isabella era ancora cosciente. 
Angela e Jo guadarono Mac posare Isabella su un tavolo del laboratorio
«Ok, adesso cerca di stare tranquilla! Presto avvertiremo il centro antiveleni e tu potrai salvarti!» le disse Mac tenendole la mano
«Non arriveranno mai in tempo, Mac! Devi produrre l’antidoto qui!» disse la ragazza
«Come si fa? Non abbiamo nessuno strumento che funzioni!»
«Comincia a prelevarmi un campione di sangue e a isolare la tossina!» sussurrò Isabella allungandogli il braccio ferito
«Sheldon pensaci tu! Ho preso la mia decisione! Non voglio che qualcuno muoia!» disse Mac avviandosi al suo ufficio.
Danny gli si parò davanti come una furia e lo bloccò a metà strada «Cosa pensi di fare? Non abbiamo noi la custodia di Rowland!»
«Intendo contattare Flack! Il distretto non dovrebbe essere isolato!» uscì e si diresse verso una delle telecamere di sicurezza con un cartello “Call me!”.
Il telefono cominciò subito a suonare e Mac sollevò il ricevitore
«Mi sembra di aver capito che avete riempito tutte le nostre stanze di bombe lacrimogene e teche con serpenti velenosi!»
«Non solo! Posso garantirlo di persona!» sogghignò lo stesso uomo di prima «Se ha chiamato vuol dire che ha preso una decisione! Avremo Tobey Rowland?»
«Sì! Però devo parlare con un mio collega del 12° distretto, ha lui in custodia Rowland!» spiegò Mac
«Bene! Le concedo di andare a fagli visita! Niente passi falsi e non provi ad accennare nulla di quello che sta succedendo nel suo laboratorio! Non vorrà avere altre persone sulla coscienza oltre alla giovane Isabella Hammerback!» minacciò l’uomo «Lei potrà anche essere salvata, ma non credo voi abbiate sufficienti materiali per tutti gli antidoti ai veleni dei serpenti!»
Mac alzò lo sguardo alla telecamera «Farò come vuoi! Andrò da solo, prenderò il prigioniero, lo porterò qui e poi ci accorderemo per la consegna!»
«Bene! Dai suoi occhi so che non hai intenzione di mentirmi e tradirmi, ma se lo farai sarà peggio per voi!» e l’uomo riagganciò.
 
Jo osservò Mac da una telecamera avvicinarsi a Flack
«Don capirà che c’è qualcosa che non va!»
«Siamo bloccati qui dentro con serpenti nei condotti dell’aria, bombe lacrimogene e senza beni di prima necessità! Se Don intuisce qualcosa, noi siamo morti!» le ricordò Angela
«Hai fatto un calcolo di quanto possiamo sopravvivere qui dentro?» chiese Jo
«Non a lungo… possiamo usare quello che abbiamo nei distributori per al massimo due giorni! Lo sapevi che non li riempiono da due settimane? La mia merendina preferita è finita!»
Jo si concentrò sullo schermo e vide Mac discutere animatamente con Flack e Jaime si mise in mezzo
«Che stanno combinando? Proprio oggi Don doveva fare domande a Mac e ribattere agli ordini! Cosa darei per sentire cosa si stanno dicendo!»
 
«Don, ti prego! Mi devi ascoltare!» sbottò Mac «Lo devo portare con me in laboratorio!»
«Perché?» urlò Flack
«Mac, rispondi alla domanda!» lo esortò Jaime
«Non posso, tu consegnamelo e basta!»
«Non è una risposta! Sei il mio capo, ma non ti darò il prigioniero!» disse Flack alzandosi «Che succede alla Scientifica? Non riusciamo a contattarvi per nessun aggiornamento su nessun caso da tutto il pomeriggio!»
«Te lo direi, ma non posso!» disse Mac guardandosi intorno «Se avere il prigioniero non fosse la mia unica possibilità avrei trovato un altro modo! Fidati di me!»
Jaime scrutò l’espressione di Mac «Mi sembra che sia questione di vita o di morte! Vado a prendere Tobey Rowland!»
Flack guardò la moglie avviarsi alle celle «Ora mi spieghi!»
«No, Don! Non voglio! Non posso! Gli altri sono in pericolo ed è meglio chiuderla qui!» concluse sbrigativo Mac.
Jaime gli portò il prigioniero che guardò Mac negli occhi
«Sono stati loro vero? Mi vogliono morto e stanno uccidendo tutti voi per avere me!» disse chinando lo sguardo
«Mac di cosa sta parlando?» domandò Jaime
«Lascia perdere! Ho da fare con lui!» disse prendendolo in custodia e trascinandolo verso l’uscita.
 
Christine si mise a leggere dei casi su cui stava lavorando
«Questi gangster orientali! Spero che Mac non stia indagando proprio su di loro!»
«Mac è determinato e non è uno sprovveduto! Io non mi preoccuperei!» disse D.B. guardando le foto appese nell’ufficio di Christine «Avete davvero una bella casa! Perché volete trasferirvi?»
«Mac dice che non si sente più protetto! Anche se chi è entrato in casa nostra è in galera, teme che qualcuno possa farlo ancora!» D.B. si voltò sorpreso verso Christine che precisò «Questioni di protezione!»
«In questo caso sono d’accordo!»
Il cellulare le squillò e Christine rispose riconoscendo il numero
«Lindsay! Credevo avessi il giorno libero oggi!»
«Sì! Mi farebbe piacere  vederti! È un sacco che non chiacchieriamo più solo noi due! Mi andrebbe di farlo!»
«Passa al ristorante da me! Porta anche Lucy e Sid! Io sono qui con i miei due, adesso stanno dormendo, ma credo si sveglieranno presto! Non saremo solo noi due perché abbiamo visite!»
«Chi è?» chiese Lindsay emozionata
«Non te lo dico!» rise beffardamente Christine «Dovrai venire qui per scoprirlo!»
«Ok arrivo subito! Aspettami!» 
 
«Che succede?» domandò Mac guardando Danny fare uscire con cautela alcuni tecnici dalla sala della balistica
«Hanno messo i serpenti nelle vasche della balistica! Tutti velenosi e sembra che qualcuno sia stato morso!»
Mac portò Rowland nel suo ufficio
«Doveva lasciarmi morire ieri mattina alle cinque!»
«Lascia perdere le mie azioni di ieri mattina!» rispose Mac avvicinandosi al telefono. Aspettò che il telefono suonasse per rispondere
«Salve Ispettore! Diciamo che il suo collega le sta causando un bel problema!» l’uomo gli mostrò sul suo computer una ripresa di Flack e Jaime che discutevano  animatamente nella hall dall’edificio della Scientifica e il primo salì per le scale che portavano al laboratorio e poi prese l’ascensore
«Ora anche lui verrà bloccato qua con lei mentre la sua collega riuscirà ad uscire! Non ci saranno più intoppi!»
Mac guardò Flack avvicinarglisi con uno sguardo indagatore
«Visto? È già da lei, Ispettore! Ora accordiamoci per la consegna!» sibilò l’orientale al telefono
«Fuori dall’edificio, tra un’ora?» suggerì Mac
«No! Facciamo a mezzanotte!» si impose l’orientale
«Va bene! Fateci avvertire le famiglie per evitare un mucchio di sospetti!»
«Va bene! Vi riattiviamo Internet!»
«Voglio anche la linea telefonica e non solo internet!» disse Mac
«Non se ne parla! O usate Internet con i nostri blocchi e alle nostre condizioni, o niente dialogo con le famiglie e apriamo altre teche!»
«Va bene! Quanto tempo ci è concesso?»
«Due ore!»
Mac picchiettò l’indice sulla scrivania «Bene!»
«A mezzanotte allora!»
Flack  guardò Mac sospirare e senza che dicesse nulla gli venne subito spiegata la situazione
«Abbiamo una gang di giapponesi  che ci sta addosso! Vogliono che gli consegniamo il loro ex socio in affari e ora abbiamo due ore per avvisare tutte le famiglie che ognuno di noi oggi farà inspiegabilmente tardi!»
Flack non disse nulla, annuì e si precipitò fuori dall’ufficio «Jo! Abbiamo Internet per comunicare con l’esterno per due ore! L’unica cosa che possiamo dire è che faremo tardi!»
«Ma tu cosa fai qui, Flack?» chiese lei sbrigativa
«A quanto pare sono appena diventato dei vostri!» sorrise e guardò Danny spedire un messaggio a Lindsay «Cosa le hai scritto?»
«La più colossale balla che potessi inventarmi “Tutto bene, abbiamo un problema con un caso e sarò a casa per questa sera tardi. Ti amo”»
«L’ultima parte è vera però!» disse Flack spedendo un messaggio a Jaime «Io dirò che c’è un problema con l’interrogatorio del prigioniero e che non posso scendere! WhatsApp è davvero comodo in queste situazioni!»
Mac mise mano al cellulare e spedì un messaggio a Reed
“I hope you’ll have fun in Tokyo! I am glad that you have chosen the overnight flight to save time! Forget about the oriental weapons! Open your mind to new experiences! Find the time for some pictures and watch by yourself the broken windows theory!”
Poi passò ad avvertire Christine
“Don’t wait me awake! I’m coming home late cause of problems at work! I love you!”
La risposta arrivò immediatamente: “I hope it's nothing serious! I was hoping would have passed at least twenty years after the first-Dinner is in the oven! -”  Mac rise amaramente quando vide la conclusione del messaggio “I love you too!”  ma lei inviò in aggiunta poco dopo “I’m with a special guest and Lindsay at our place, she’s telling me that also Danny will be late… is it a so complicated case?”
Mac si afflosciò sulla sedia guardando Rowland seduto sulla sedia con le gambe incrociate e i polsi ammanettati
“Yeah, it’s a really complected case!” le scrisse in risposta “We took a minute of brake, one moment to recover, I hope to resolve the situation soon!”
Il cellulare vibrò, Reed aveva risposto I’ll do it for sure! Don’t worry! I’ll leave at Midnight! I thank you and wish you all the best in your work!”
Mac rise «Grazie Reed!» e tornò a scambiare un ultimo messaggio con Christine
“Did you rest today? Who is our guest?”
“Yes, let’s say that I rested a bit, but I’ve got lots of work! If I think at what I’ve passed last week I become crazy! You’ll see who our guest is! I’d like you to be here with us!”
“Don’t break down! In a few hours I’ll be back home!”
scrisse Mac come ultimo messaggio.
 
Danny e Angela parlavano con Isabella che stava già meglio
«Guardate!» disse Isabella indicando la porta del laboratorio che si apriva facendo entrare Mac e il prigioniero.
Tutti si alzarono in piedi e guardarono Mac per ricevere istruzioni
«Andate sotto al tavolo!»
Danny e Angela si chinarono e si misero a sedere sotto il tavolo del laboratorio
«Cosa vuoi fare?» domandò Angela
«Voglio salvare noi, Rowland e prendere la banda al completo!» esordì Mac «Quello che dovremo fare sarà giocare in casa con le migliori strategie che abbiamo!» i due annuirono «Danny, io, te e Flack porteremo Rowland giù. Angela, ti occupi di sigillare tutti i condotti dell’aria con l’aiuto dei tecnici, scovi le ultime telecamere nascoste e ne cripti il segnale, poi dirai a Jo di rompere un vetro, è il segnale per dire all’FBI di entrare in azione!»
«Non voglio neanche sapere come hai fatto ad avvertire l’FBI! Abbiamo meno di due ore per preparare il tuo piano, sicuro che funzionerà?» chiese Angela
«Renderà sicuro questo piano su cui si trovano la maggior parte delle persone!» disse Mac sicuro di sé
«Questo vuol dire che io, te e Flack saremo gli unici ad essere esposti ad attacchi?» chiese Danny a Mac
«Abbiamo alcuni agenti chimici in grado di produrre esplosioni! Li porteremo tutti con noi! Li useremo per difenderci!» gli rispose
«Vuoi usarli tutti? Se dovessero servire a chi si trova qui per difendersi? Non sappiamo nemmeno che cos’altro ci hanno messo dentro nei condotti dell’aria, non sappiamo quando sono venuti qui dentro e non sappiamo cosa aspettarci con precisione!»
«Scoprendo quando sono venuti e come hanno fatto a entrare» disse Mac «Potremo farci un’idea di chi abbiamo davanti!» guardò Angela
«Ho già capito tutto! Faccio un controllo rapido con le telecamere di sorveglianza!» sgusciò fuori dal tavolo e si avviò al computer.
«Danny conto su di te per le bombe!» gli disse Mac uscendo da sotto il tavolo e indicandogli Rowland seduto in un angolo della stanza ammanettato aggiunse «Tienilo d’occhio!»
«Hai lasciato fuori me!» disse Isabella
«Affatto! Tu e Sheldon dovete occuparvi del centro antiveleni e contattare la disinfestazione appena riavremo tutte le linee!»
«Dopo attuiamo il piano di evacuazione standard?» chiese Isabella
«Sì! Buona fortuna a tutti!» disse Mac avviandosi nell’ufficio vicino dove Jo e Sheldon guardavano la situazione prendere una brutta piega.
«Cosa succederà nelle prossime ore?» chiese Jo a Mac
«Tra poco farò la consegna, state pronti! Angela vi spiegherà tutto! Ho avvertito l’FBI! Non ho potuto essere diretto con Christine! Presto riceverà un messaggio da Reed!»
 
Lindsay si stava agitando «Se vi lascio Lucy e Sid mentre io vado a vedere cosa sta succedendo in Laboratorio?»
«Vuoi scherzare?! C’è anche Mac in Laboratorio! Io vengo con te!» sbraitò Christine chiudendo il portatile e abbandonandolo sul divano di pelle nera
«Credo ti sia arrivato un messaggio!» disse D.B. indicando il cellulare «Magari è ancora Mac!»
Christine guardò il display «No, non è Mac! È Reed!»
«Cosa vuole? È successo qualcosa?» domandò Lindsay
«Tra un’ora è mezzanotte! Devo avvertire i miei superiori! È un caso a cui sto lavorando! Mac ci ha messo le mani sopra anche se io non ero d’accordo!»
«Di cosa si tratta?» aggiunse D.B.
«La gang giapponese di cui stavo parlando prima che arrivasse Lindsay!» rispose Christine per poi rivolgersi a Lindsay «Potresti telefonare a Reed e chiedergli quando ha ricevuto il messaggio di Mac?»
«Va bene!» disse Lindsay componendo il numero al cellulare «Ehi Reed! Sono Lindsay! Sono con Christine e D.B. Russell da Los Angeles! Abbiamo ricevuto il messaggio! Che succede?» rimase in ascolto per qualche minuto «Avevano la linea controllata anche sui cellulari?» ascoltò l’interlocutore ancora per un po’ «Come sarebbe a dire? Sì stiamo chiamando l’FBI! No aspetta! Parla piano! Ti è parso che Mac avesse un piano? Andiamo anche noi!» e riagganciò
«Allora?» chiese Christine preoccupata dopo aver mandato un messaggio a Erika
«Allora?! Sono bloccati dentro al laboratorio, sequestro di massa da parte della gang giapponese sulla quale abbiamo cominciato a indagare a Gennaio. L’arresto di ieri mattina di un loro affarista americano doveva servire ad avere informazioni, ma è servito solo a farci diventare un bersaglio della banda!» spiegò brevemente Lindsay
«Cosa vogliono?» chiesero Christine e D.B. all’unisono
«Farsi giustizia da soli uccidendo il loro vecchio affarista! Il “Loto Bianco” non si ferma davanti a nulla! Mac è quello che li ha studiati meno di tutti e loro lo sanno! Spero solo che Danny possa metterlo al corrente dei rischi che corre!»
«Mac mi aveva parlato del “Loto Bianco” e quando gli ho detto che io seguivo il caso per l’FBI si è interessato ancora di più! Aveva studiato segretamente quel caso anche se ci lavoravate tu e Danny. Si è documentato su tutto!»
Lindsay la guardò stupita «E Danny lo ha aiutato! Quando gli chiedevo dov’erano i fascicoli sul caso mi rispondeva che li aveva riposti sulla scrivania di Mac per dei controlli sulla metodologie applicate alle prove! Pensavo volesse ritardare le indagini invece…»
«Ha passato le informazioni a Mac perché aveva previsto che qualcosa sarebbe andato nel verso sbagliato!» concluse D.B. «Andiamo ad aiutarli!»
«Io chiamo mio padre per i bambini!»
 
«Mancano trenta minuti, Mac!» disse Danny guardando Rowland
«Lo so tra poco scendiamo! Avverti Flack e guarda Angela a che punto è con i video della sorveglianza e i condotti dell’aria!»
«Per fare quello che mi chiedi ci vogliono venti minuti!» si lamentò Danny
«Io te ne do dieci!» disse Mac guardando Rowland «Stai cominciando ad avere paura vero?»
«Decisamente! Quelli ci uccideranno tutti nei modi più barbari che conoscono!»
«Ti posso assicurare che ho visto cose che quelli neanche possono immaginare!» disse Mac prendendolo per un braccio «Ora farò una cosa di cui non voglio pentirmi!» gli aprì le manette «Hai confessato di aver trafficato droga per il “Loto Bianco” e che hai stuprato una delle tue clienti. Hai accettato di aiutarci a conoscere meglio l’intera banda e ci hai fornito i nomi! Non credo che anzi che dieci anni tu voglia fartene una ventina!» Rowland scosse la testa «Bravo! Mi servirà anche il tuo aiuto più tardi! Hai sentito cosa faremo vero?»
«Sono pronto!» disse Flack entrando nell’ufficio «Le pistole sono cariche! Abbiamo sei caricatori e sette bombe a idrogeno!»
Mac prese la pistola e controllò il suo caricatore, completamente carico «Pronto anche io!»
«Angela ha scoperto quando sono entrati!» disse Danny entrando «La settimana scorsa hanno piazzato i lacrimogeni fingendosi tecnici degli ascensori e ieri sono venuti gli idraulici e i tecnici dell’aria condizionata!»
«Hanno bloccato i condotti dell’aria?» chiese Mac
«Quasi sistemati e, appena ci sarà campo, Sheldon chiamerà il centro antiveleni! Jo voleva scendere con noi, ma glielo ho impedito ricordandole di rompere il vetro!» concluse Danny
«Direi che possiamo andare!» concluse Mac  abbandonando la giacca sulla scrivania.
 
I tre attraversarono il corridoio con le pistole in mano, Danny portava anche un sacco di iuta.
Tobey Rowland camminava in mezzo a loro con lo sguardo basso mormorando qualcosa che assomigliava a una preghiera
«Non ti facevo così religioso Rowland!» sogghignò Flack
«Se posso permettermi di fare un paragone, è come se stessimo andando a combattere i fucili e i cannoni con gli archi e le frecce!» sussurrò Rowland impaurito
«Questo lo dici tu! Sbaglio o ti ho chiesto di fidarti di me?» domandò Mac guardando gli occhi dei tecnici e degli amici pieni di paura per loro che stavano per scendere di sotto, prima che per se stessi.
«Scendo io per primo!» disse Flack camminando avanti «Se succede qualcosa di brutto, portate immediatamente il prigioniero di sopra e chiudetevi tutte le porte alle spalle!»
«Non scherzare Flack!» commentò Danny «Mac ha calcolato tutto nei dettagli!»
«Veramente spero di aver fatto le scelte giuste! Non ho calcolato proprio nulla!» ammise Mac avvicinandosi all’inizio delle scale con il prigioniero dietro a sé «Tu rifugiati in cima alle scale se, dovesse succedere qualcosa!» intimò al prigioniero «Siamo senza giubbotti antiproiettile, sapete già cosa vuol dire!»
La discesa cominciò senza particolari difficoltà e a mezzanotte precisa arrivarono al piano terra.
Oltre la porta a vetri, videro sei figure vestite di nero.
«Pronti? Appena Jo rompe il vetro, Rowland fa marcia indietro e noi interveniamo con l’FBI!» spiegò Mac.
La porta si sbloccò, emettendo un rumore metallico e sordo
«Buonasera, Ispettore Taylor! Finalmente ci incontriamo di persona!» sorrise beffardo l’uomo orientale con una lunga cicatrice lungo la guancia destra che brillava al chiarore delle luci dei lampioni della strada.
Mac avanzò portando dietro di sé Rowland che cercò di porre resistenza e ciò lo costrinse a fermarsi a pochi passi dall’ingresso
«Se Maometto non va alla montagna, è la montagna che va da Maometto!» sibilò l’orientale a uno dei suoi uomini che cominciò ad avanzare.
Delle schegge di vetro piovvero dall’alto, il segnale era stato dato.
Mac puntò la sua pistola contro l’uomo che stava avanzando, seguito da Danny e Flack.
L’uomo orientale tirò fuori una pistola e i suoi uomini lo imitarono, Mac scagliò Rowland in un angolo dell’atrio, dietro ad una pianta, ed esplose alcuni colpi riparandosi dietro al bancone della reception
«Flack, Danny! Portate via Rowland!»
Danny si avvicinò al prigioniero e corse verso un locale senza porte a vetri e sbarrò l’ingresso.
Mac e Flack si ritrovarono da soli contro quattro uomini e il capo della banda
«Mi avete fatto incazzare poliziotti! Il primo che si muove di voi due è morto!» sibilò il capo mettendosi dietro a Mac e prendendogli la pistola «Mi occuperò di te personalmente con An-tuong!» sorrise beffardo afferrandogli un polso e premendogli la canna della pistola contro la nuca «Ka-lung e Wai-can! Occupatevi dell’altro nostro amico! Zhen-bang fai il palo! Appena vedi quelli dell’FBI, togliamo le tende!»
«Prima che riescano a prenderci saremo in Messico!» rise An-tuong
«E loro tutti morti!» concluse il capo.
 
«Dov’è l’FBI? Dovrebbero già essere qui!» disse Jo camminando su e giù per il laboratorio
«Per i nostri non si mette bene!» disse Angela dal computer mentre fissava lo schermo «Danny è con il prigioniero e il locale è stato appena invaso dai serpenti, Flack è legato a un lato del bancone mentre Mac è dall’altra parte e… Oh merda!»
«Che succede, Angela?» chiese Sheldon avvicinandosi al computer e vedendo lui stesso aggiunse «Funziona solo il circuito interno delle telecamere, giusto?» prese una pistola
«Sì, ma cosa intendi fare?» domandò Angela «Non possiamo aiutarli da soli! Ci vuole l’FBI!»
«Prima che del loro arrivo, i nostri amici orientali si saranno dati alla fuga lasciando tre agenti più il prigioniero morti e qualcosa mi dice che i sigilli non terranno a lungo!» prese la chiave della macchina di Jo e si preparò a scendere «Ho bisogno di arrivare fino ai garage Angela! Creami un diversivo!»
Jo prese la pistola «Sarò io il tuo diversivo! Cerco di liberare Mac o Flack!»
«Così ti farai uccidere e basta! Sei anche incinta! Se vuoi aiutarmi, scendi con me nel garage, prendi un’altra auto e vai all’FBI mentre io vado al centro antiveleni! Se Mac e Flack vengono morsi dagli scorpioni che gli sono stati appena gettati addosso, moriranno in un modo lento e doloroso!»  
 
Mac sentì un pizzicotto alla mano destra e qualcosa scendergli lungo il colletto della camicia
«Se fossi in voi due starei particolarmente fermo e attento a come respirare! Avrete tante punture di questi simpatici esserini sul corpo!»
Mac ne vide avanzare uno sulla sua gamba e rabbrividì «Scorpione giallo!»
«Quanto è pericoloso Mac?» disse Flack
«Rispondo io!» disse il capo della banda «Dosi massicce: letale. Dosi minime: letale se si va in shock anafilattico!» Mac cominciò a sbattere gli occhi «Cominci ad avere sonno, Ispettore?»
«L’FBI! Ragazzi andiamocene!» urlò  Zhen-bang agli altri, ma era troppo tardi per loro e l’FBI fece irruzione nell’atrio.
«Mac resta sveglio!» gli urlò Flack «Hanno punto anche me! Resisti!»
«Non abbiamo il siero antiveleno per questo scorpione in America, Flack!» sussurrò Mac.
Dalla porta entrarono anche D.B., Lindsay e Christine che si diresse subito verso di loro
«Christine! Stai attenta! Ci sono gli scorpioni!» la avvisò Mac sbattendo le palpebre per restare sveglio
«Penso a dare istruzioni per attivare le linee telefoniche!» disse Lindsay.
D.B. prese il capo della banda e gli mise le manette «Noi due faremo presto i conti!»
Sheldon e Jo comparvero dalla scala e bussarono alla porta dove Danny era barricato con Rowland
«Aprite! È tutto sistemato! Li hanno presi!» disse Jo
«Danny? Rowland?» chiamò Sheldon avvicinandosi alla porta.
Sheldon diede un calcio e la porta si aprì rivelando Danny riverso a terra con Rowland che cercava disperatamente di tenergli lontani i serpenti con dei colpi di pistola
«Aiutatemi! Lo hanno morso!» urlò con le lacrime agli occhi.
Sheldon e Jo presero Danny per le braccia e lo portarono fuori
«Danny, se puoi sentirmi dammi un cenno!» esclamò Sheldon preoccupato.
Danny aprì gli occhi e sussurrò «Portami in ospedale!»
Flack e Mac erano liberi dalle loro stesse manette e si scrollarono i restanti scorpioni di dosso
«Sheldon, dobbiamo andare tutti in ospedale!» disse Mac appoggiandosi con la testa sulla spalla di Christine. Lei lo sosteneva saldamente con l’aiuto di D.B. e cercò di farlo appoggiare con la schiena al muro.
Jo guardò Mac, aiutando Flack che era poco saldo sulle gambe «Che vi succede?»
«Effetto collaterale del veleno! Sono già stato punto una volta, durante la guerra del Golfo e un mese dopo avevo ancora mal di testa!» spiegò Mac cercando di restare sveglio
Flack scuoteva la testa «Cosa succede se mi addormento, Mac?»
«Ti risvegli in ospedale!»
Jaime arrivò con un gruppo di poliziotti e Adam per soccorrere Flack
«Sono qui!»
«Ce ne hai messo di tempo per arrivare, tesoro!» commentò lui.
«Mi assento un giorno e vi cacciate nei guai in questo modo? Angela doveva avvisarmi prima!»
Mac si appoggiò con la schiena al muro e cercò di respirare con calma mentre Christine gli controllava i battiti con l’aiuto di D.B. che cercò di rassicurarlo «Va tutto bene Mac! Cerca di restare sveglio! A quanto pare è un bene che sia venuto a farti visita!»
«Mi esplode la testa! Mi fa male tutto!» si lamentò Flack mentre Jaime lo sorreggeva «Ero uscito da poco dall’ospedale!»
«L’ambulanza sarà qui tra poco! Temo per le condizioni di Danny!» disse Sheldon guardando Jo avvicinarsi a Mac per appoggiargli una mano sulla fronte madida
«Scottano Sheldon! Dobbiamo portarli in ospedale ora!» esclamò lei preoccupata
«È contro il regolamento e lo sai!» disse Jaime
«Forse Flack e Mac non moriranno! Cosa mi dici di Danny? Senza un antidoto quanto può resistere?» le fece notare Adam.
Lindsay rientrò nell’edificio «L’ambulanza è qui fuori!» disse entrando nella hall e appena vide Danny a terra, terrorizzata, si chinò su di lui «No Danny! Perché respira così veloce Sheldon?»
«Lindsay stai tranquilla! Non si deve agitare!»
Danny schiuse gli occhi e allungò una mano verso il viso di Lindsay «Ti amo!» sussurrò
«Anche io!» gli rispose lei.
I paramedici entrarono con due barelle e il primo che venne portato via fu Danny, con Lindsay al suo fianco, poi fu il turno di Flack e per ultimo Mac, che si addormentò appoggiato a Christine ancora prima di essere steso sulla barella che entrò poco dopo le prime due.
 
Mac era sdraiato in un letto che puzzava di disinfettante, sbatte gli occhi un paio di volte e si guardò intorno.
Nel letto accanto al suo c’era Flack, che continuava a dormire, fuori dalla stanza c’erano Jaime e Christine che discutevano animatamente con un uomo, non poteva essere un dottore, dato che non indossava il camice.
Christine guardò nella sua direzione e, vedendolo sveglio, entrò
«Finalmente anche tu ti sei svegliato! Ho avuto paura quando ti sei lasciato andare! Il battito era accelerato! Non stai mantenendo la promessa dello stare più attento!» lo rimproverò
«Quanto ho dormito?» chiese portandosi una mano alla testa
«Quasi tre giorni!» disse Adam comparendo da sotto il letto di Flack «Vi siete portati in ospedale qualche scorpione! Mi sono messo a cercarli!» spiegò brevemente
«Come sta Danny? L’FBI ha preso tutti i componenti della banda?» domandò Mac preoccupato
«Qui fuori adesso c’è Jo con D.B., per le cose di lavoro è meglio che chiedi a loro! Hanno stilato un verbale di quindici pagine e avevo voglia di fare tutto, tranne che leggerle!»
«Sì, ma Danny?» insisté Mac
«Lo hanno salvato! È quasi del tutto ristabilito e tra qualche settimana verrà dimesso!» disse Adam
«Noi invece?» chiese
«Don tra due giorni è fuori! Tu invece tra quattro!» gli disse Christine prendendogli la mano che aveva sulla testa e posandogliela sul materasso
«Mi esplode la testa!» si lamentò Mac riportandosi la mano sulla testa «Hanno trovato il siero antiveleno?»
«Sì, i Marines hanno messo a disposizione il siero!» sorrise Christine alzandosi e spegnendo la luce della camera «Va meglio così?»
«Sì, ti ringrazio!» disse Mac «Ho una forte nausea!»
«Lo so! Flack ha rimesso tre volte di seguito dopo il risveglio!» disse Christine prendendo un catino
«Che spettacolo raccapricciante! Per fortuna dormivi!» commentò Adam guardando Mac strizzare gli occhi
«Arrivano Jo e D.B.! Ora puoi chiedere a loro quello che vuoi sapere!» disse Christine baciandogli una guancia
«Mac!» sorrise Jo entrando poi si voltò verso Flack «Lo so che sei sveglio Flack!»
«Sei sprecata come semplice Detective, Jo!» disse Flack voltandosi verso Mac «Buonasera “Bell’ Addormentato”!»
Mac respirò a fondo «Non urlare Flack!»
«Reprimere la nausea non ti servirà nulla! Prima o poi vomiterai!» rise cinico Flack
«Appena Jo esce… vedrai!» lo minacciò Mac «Pregherai di cambiare camera!»
«Non sembrate messi tanto male, per essere stati punzecchiati dagli scorpioni!» scherzò D.B.
«Accenderesti la luce, D.B.? Mi dà fastidio il buio!»  disse Flack
«Tieni spento! Ho mal di testa! In che condizioni è il laboratorio?» chiese Mac precipitosamente
«Non possiamo lavorare per le prossime tre settimane! Vanno ripuliti tutti i condotti dell’aria e la disinfestazione non è ancora finita!» spiegò Jo
«Vacanze forzate per tutti e intanto i casi si accumulano!» sbuffò Mac «Il mio lavoro quadruplica!» disse mettendosi entrambe le mani sul volto.
Jo guardò Christine pronta al peggio con il catino in mano
«Credo che mi farò un’altra dormita, sapendo che Danny sta bene!» Mac scostò le mani dal viso e cercò di aprire gli occhi per incrociare quelli delle due donne e dei due uomini davanti a lui.
«Buona idea! Tuo suocero è appena arrivato con i tuoi gemelli! Pensa che cosa si scatenerà qui dentro tra poco!» disse Flack indicando il padre di Christine.
«Flack! Perché devi essere così?!» sbottò Adam.
Mac si portò le mani sul viso «Non gridare ti prego!» disse respirando a fondo
«Stai tranquillo! Non agitarti!» disse Christine a bassa voce massaggiandogli la spalla destra
«Come fai a sapere che mi fa male lì?» chiese Mac
«Sei qui in una posizione innaturale tesoro e non ti appoggi completamente sul lato destro!» si inginocchiò vicino al letto e sorrise appoggiando la testa accanto alla sua sul cuscino «Dormi e non pensare a nulla!»
Mac riuscì a ignorare per un po’ le lagne di Flack e bisbigliò «Grazie per essere qui!»
«Ringrazia Reed che mi ha avvisata e quella strana aquila apparsa chi sa come nell’edificio mentre ti portavano via! Ci ha salvati da un serpente!»
D.B. posò una mano sulla spalla sinistra di Mac «Sarò a New York tutto il weekend! C’è qualcosa che posso fare?»
«Aiuta Christine con i bambini e Jo a rimettere in ordine il laboratorio!»
D.B. rise «La famiglia e il lavoro al di sopra di ogni cosa! Guarisci presto, Ispettore!» si chinò vicino a lui e anche Christine poté udire la frase che bisbigliò «Semper Fidelis!»
Adam aveva sentito quella frase di sfuggita e aggiunse «Marine una volta, Marine per sempre!»

COMMENTO AUTORE
Ebbene sì, esattamente come a Natale, metto un commento per segnalarvi che vado in vacanza esattamente come accadrebbe se la serie fosse trasmessa in America!
 
Al termine della nostra avventura mancano tre episodi e vi prometto che posterò un trailer su YouTube per gli ultimi due che saranno pubblicati, rispettivamente il 9 e 16 Maggio.
Le mie vacanze dureranno fino al 2 Maggio, in quella data pubblicherò il terzultimo episodio e spero di ritrovarvi numerosi!
 
Una delle pecche di EFP è, secondo me, il fatto che chi legge non può vedere le visite alle storie, ma solo le recensioni. Mi sembra giusto pubblicare invece il numero di visualizzazioni ottenute sino ad oggi
 
1. EPISODIO I: MERCURY TASTE                                                                  863
                               
2. EPISODIO II: IT WAS A BEAUTIFUL DAY                                                    304
               
3. EPISODIO III: OLD SECRETS                                                                     200        
               
4. EPISODIO IV: THOUSAND TIMES                                                               243        
 
5. EPISODIO V: LA PRIMA MOGLIE                                                               240        
 
6. EPISODIO VI: I DON’T NEED TO FIGHT TO PROVE I’M RIGHT                     161        
 
7. EPISODIO VII: UN BRINDISI AI CURIOSI AMICI                                            140        
 
8. EPISODIO VIII: THE SCARLET PIMPERNEL                                                150        
 
9. EPISODIO IX: ONLY MISS THE SUN WHEN IT STARTS TO SNOW               130
 
10. EPISODIO X: I WANT TO PLAY A GAME WHITH YOU                                127
 
11. EPISODIO XI: IF I SIT STILL, MAYBE I'LL GET OUT OF HERE                     168        
 
12. EPISODIO XII: BLOODY FRIDAY                                                               112
                               
13. EPISODIO XIII: OLD YOUTH OF AMERICA                                                 117        
 
14. EPISODIO XIV: DON’T YOU WORRY CHILD                                               103        
 
15. EPISODIO XV: LIE TO ME                                                                         123        
 
16. EPISODIO XVI: BLOOD & ROSES                                                              114        
 
17. EPISODIO XVII: PAURA IN CENTRO                                                             98
 
18. EPISODIO XVIII: I'LL FIND YOU SOMEWHERE                                            102        
 
19. EPISODIO XIX: YESTERDAY IS STORY, TOMORROW IS A MYSTERY          88
 
20. EPISODIO XX: THE SILENCE OF THE LAMBS                                              82          
 
21. EPISODIO XXI: A MILANO AND NEW YORK’S TALE                                     91          
 
22. EPISODIO XXII: I’ILL DRAG YOU TO HELL                                                    69          
 
23. EPISODIO XXIII: LE CADAVRE EXQUIS BOIRA LE VIN NOUVEAU                 70
 
 
Tutto questo è merito vostro che seguite, che mettete i +1 di Google e i “like” di Face Book.
Passo a ringraziare uno per uno  
Grazie di cuore e spero di ritrovarvi tutti qui pronti per sapere come va a finire, dopo questa storia direte davvero “CSI:NY è finito!”.
A presto
Aly
 
P.S. per chi volesse sono sia su facebook  https://www.facebook.com/CSINewYorkStagione10
un account Twitter https://twitter.com/CSINY10alicew93
e il blog che curo in Inglese http://csinewyorkseason10.blogspot.it/
 

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Capitolo 25
*** EPISODIO XXV: JARHEAD ***


Venerdì 2 Maggio 2014

EPISODIO XXV: JARHEAD

 
Mac guardò Christine negli occhi e aprì la busta delle analisi che aveva in mano e prese tra le dita il responso finale
«Qualunque cosa ci sia scritta lì sopra, sappi che io sarò al tuo fianco!» disse Christine fermandolo.
Mac sospirò e trattenne il fiato, Christine aspettò ed indagò il volto di suo marito: una piccola ruga in mezzo alla fronte, le sopracciglia ad arco e il tremolio del labbro le indicavano che aveva paura.
Mac tirò un sospiro di sollievo e mostrò il foglio a Christine
«La nostra vita può continuare ad essere com’è!»
Christine guardò il foglio e notò una lunga lista di “Negative”. Sorrise e abbracciò Mac che si ritrovò con la schiena appoggiata al frigorifero della cucina.
Lui la strinse e si mise a piangere
«Ho avuto paura!» ammise «Ti devo confessare che, prima che a mio padre scoprissero il cancro, fumavo parecchio!»
Christine sobbalzò «Cosa?!» si staccò da lui e lo guardò negli occhi «Non pensavo davvero che tu…»
«A cosa credi sia dovuta la mia voce?»
«Credevo fosse sempre stata così, fino a qualche secondo fa!»
Mac sospirò «Apri quel cassetto sotto la credenza!»
Christine guardò all’interno «C’è solo una vecchia scatola di fiammiferi!»
«È quello che sembra! Aprila!» la invitò Mac.
Christine prese nelle dita i due lembi della scatola e li fece scorrere. All’interno c’erano mezzo sigaro e una sigaretta
«Ti trattavi bene! Questo è un Montecristo!»
«Risale a quando  ero nei Marines! Non ci crederai, ma quello è il solo Montecristo che io abbia mai fumato! L’ho vinto giocando a Poker con un Generale! Mi sorprende che tu non faccia commenti sulla sigaretta di quasi ventiquattro anni fa!»
Christine rise «La sigaretta del Cowboy! Che originalità!» frugò meglio nella scatolina e trovò delle cartine «E queste?»
«Se cerchi in camera trovi anche il tabacco!» disse Mac «Quando non vincevo a Poker le sigarette le facevo da solo!»
«Quando hai smesso?»
«26 Maggio 1990» disse Mac «C’è una ragione se ho conservato tutto: non cominciare mai più!»
«È da più di vent’anni che hai smesso! Hai ancora paura di ricadere nel vizio?»
«Ti confesso che vedere Danny che fuma di nascosto dopo il lavoro mi fa venire voglia, a volte, di chiedergli un tiro! Una volta, quando lavoravo con Stella, ho dovuto fumare diverse sigarette per un caso!» Mac stava per aggiungere qualcos’altro quando un pianto lo bloccò «Vado io!» concluse uscendo dalla cucina.
Christine ripose il tutto nel cassetto della credenza e osservò Mac entrare con Faith in braccio
«Buon pomeriggio!» la salutò Christine
«Ma!» disse la bambina con un gridolino
«È uno scherzo! L’ho sentito solo io?» chiese Christine a Mac
«Credo che, invece, abbia proprio provato a dire quella parola!» confermò Mac per poi guardare Faith «Chissà se adesso la ripete…» indicò Christine con un dito «Chi è lei?»
Faith guardò Mac ridendo e si mise a giocare con la cravatta blu che portava al collo, emettendo gridolini di gioia
«Dilettante!» rise Christine «Sei quello che tiene Faith di più tra le braccia e non riesci ad ottenere quello che vuoi!» si nascose sotto il tavolo.
Faith sollevò gli occhi dalla cravatta di Mac e guardò dove prima c’era Christine
«Ma!» esclamò spalancando gli occhi.
Christine comparve da sotto il tavolo «Bubusettete!»
La bambina rise e cominciò a dimenarsi nelle braccia di Mac
«Dirai mai papà?»
«A!» ribatté la piccola.
Christine rise «Apprezza lo sforzo!» e accese la televisione
«Come mai accendi la televisione?»
«Ci sono le Breaking News!» disse indicando lo schermo «Che in genere significano lavoro…»
Mac fece sedere Faith sul tavolo, tenendole una mano sulla schiena per sorreggerla, e cominciò a farla giocare con la cravatta
«Ho analizzato la tua invenzione per la sesta volta» disse rompendo il silenzio.
Christine si voltò a guardarlo mentre, togliendo l’audio al televisore, veniva annunciato un omicidio-suicidio già risolto.
Mac continuò, sapendo di aver attirato la sua attenzione «Non ho trovato nessun difetto. È ben costruita come bomba e ho avuto il permesso di provarla su un cane che volevano sopprimere»
Christine lo osservò «Quello è un prototipo del nuovo modello a cui sto segretamente lavorando e se qualcuno all’FBI dovesse venirne a conoscenza passerei un sacco di guai! La versione che usano è rudimentale e causa la morte che hai visto quel giorno in metropolitana in tre minuti. Con il modello nuovo il tempo raddoppia, ma è davvero più ingegnoso! Ho eliminato uno dei difetti di fondo: la disattivazione tramite una minima scarica elettrica! Strano che tu non lo abbia trovato…»
«Nel senso che?»
«Se prima bastava che mancasse un pezzo di plastica sul filo dell’aspirapolvere e appoggiarci il dito per errore perché la bomba si disattivasse, ora, se si vuole sopravvivere, bisogna correre il rischio con una potente scarica elettrica. Ora sai finalmente come avresti potuto salvare quell’uomo» spiegò Christine guardando il notiziario «Mac hai del lavoro da sbrigare!»
«Che vuoi dire?» disse continuando a giocare con Faith
«Maxwell ha fracassato la testa del giudice in tribunale e si è dato alla fuga! Evidentemente il professore, la fidanzata e metà dei suoi compagni di classe non sono bastati!»
Mac guardò il notiziario e vide la foto di un ragazzo dagli occhi neri e i capelli biondi mentre Christine rimetteva l’audio.
L’aria da duro e incompreso avrebbero potuto renderlo affascinante se sotto quella foto non vi fosse stato scritto: “Killer of the silver hammer” e la giornalista non avesse continuato a definirlo “Psicopatico”, “Depresso”, “Fuori controllo”.
La descrizione del soggetto continuò mentre Mac tornò a prestare attenzione alla figlia
«Piccola mia, sembra proprio che i cattivi abbiano voglia di giocare esattamente come te!»
Mac e Christine si scambiarono uno sguardo di intesa quando il telefono di Mac, appoggiato sul tavolo, vibrò.
 
Lindsay scattava le foto della scena mentre Sheldon e Angela rilevavano le impronte
«Di chi è stata l’idea di portare il martello in aula?» chiese Flack entrando.
Angela si sollevò in piedi «Non mia di sicuro!»
«Il caso lo avete seguito tu e Mac?» chiese Sheldon
«Sì! Abbiamo passato una fantastica Pasqua!»
Flack rise «Sarebbe stato un caso di Danny. Non lamentarti così!»
«Se penso che Danny sta uscendo adesso dall’ospedale mi fa venire rabbia!» disse Lindsay posando la Reflex «Qualcuno ha avvertito Mac?»
«Ci ha pensato Jo!» rispose Sheldon «Abbiamo i testimoni oculari, le prove… manca il fuggitivo!»
«Adam mi ha detto che ha fatto perdere le sue tracce» disse Mac alle sue spalle «Scusate il ritardo!»
«Per fortuna sei qui! Ben Maxwell ha fatto un macello e…» Angela si bloccò a guardare il viso di Mac perso sul corpo del giudice «Tutto bene, Mac?»
«Sì certo!» si chinò sul corpo e domandò «Isabella lo ha già visto?»
«Sì e ha detto che tra poco arriverà Peyton per portarlo via!»
Mac si alzò da terra ed osservò lo sguardo indagatore dei colleghi
«Credo che ci servirà allertare anche gli stati vicini… È abile a scappare spacciandosi per un normale cittadino! Un documento falso ed è fuori dallo stato di New York!»
 
Danny stava per essere dimesso quando Sheldon bussò alla sua porta
«Pronti i bagagli?»
«Ehi, Sheldon!» sorrise Danny lasciando sul letto una borsa sportiva con alcuni vestiti «Dov’è Lindsay?»
«Alle prese con un caso! Ci sono io al suo posto!»
Danny annuì «Immagino sia Maxwell. Dovevo esserci io a lavorare a quel caso!»
Sheldon scosse il capo ridendo «Ti stanno per dimettere! Hai appena passato delle vacanze orribili e già vuoi tornare al lavoro?»
Danny sentì delle voci in corridoio e andò a vedere.
In fondo al corridoio c’era Ben Maxwell con una pistola e il martello argentato in mano che minacciava uno dei medici «Fai qualcosa di strano e sei morto!»
«Maxwell?» lo chiamò Danny
«Fermo dove sei! Come sai il mio nome?» disse puntandogli contro la pistola
«Calmati!» disse Danny fermandosi nel mezzo del corridoio «Ho visto la tua foto al telegiornale e voglio capire perché ti danno la caccia. Sono anche io in fuga come te!»
«Chi sei tu?»
«Tom Walker! Ero uno spacciatore e poi ho ammazzato uno! Sono finito in ospedale per un overdose!»
«Ti hanno salvato il culo per un soffio, fratello!» rise Maxwell
«Tu che hai combinato?» chiese Danny
«Ho fatto un po’ di stragi… prima a scuola, poi la mia ragazza e per ultimo il giudice al processo! La mia analista mi aveva avvertito di non smettere di curarmi! Peccato che in prigione mi hanno negato le medicine perché mi hanno ritenuto perfettamente sano!» rise e si appiattì contro la parete a guardare il medico «Ancora non sanno cosa ho fatto prima di finire nei casini! La polizia di New York dovrà andare a testimoniare a Washington a un fantastico processo!»
«Cosa stai dicendo?» domandò Danny
«Ho dato un po’ di soldi a un amico! Credo che abbia già messo in atto il suo piano!» sorrise Ben Maxwell «A quest’ora i telegiornali dovrebbero annunciarlo!» si staccò dal muro «Sono qui per prendere le mie medicine! Ti va di unirti a me, Walker?»
Danny sorrise «Con piacere!»
 
Al numero 26 di Federal Plaza, un incendio divorava il palazzo del Federal Building.
Christine era uscita appena in tempo con Dalia ed Erika
«Stanno arrivando i pompieri!» esclamò Erika «L’unico giorno in cui arrivi tu in ufficio pensano che farci uno scherzetto del genere sia divertente!»
«Dalia dammi la lettera!» ordinò Christine
«Tuo marito sa chi sono Ben Maxwell e Tobey Stone?» chiese porgendole una busta mezza spiegazzata
«Sa chi è Maxwell!» Christine prese la lettera e la infilò nella borsa «J.J. dov’è?»
«In giro… Penso sia andato da uno degli informatori del caso a cui stavamo lavorando!» rispose meccanicamente Erika.
Christine compose il numero di cellulare di Mac «Sono io!»
«Sono già in macchina. Appena ho visto il telegiornale ho temuto il peggio! Cosa è successo?» domandò Mac
«Un pacco bomba, proveniva da Washington! Era indirizzato a J.J.! Siamo in piazza e vorrei che tu indagassi per scoprire chi ci ha compiuto l’attentato!»
L’Avalanche di Mac inchiodò davanti all’edificio e lui scese riagganciando
«State tutte bene? Dove sono i vostri colleghi?»
«Alcuni sono ancora dentro, altri sono andati a cercare aiuto!» spiegò Erika «Porta via Christine! Non è sicuro per lei restare qui! In Canada non abbiamo ucciso il nostro obiettivo! Se si scopre la sua identità segreta è la fine!»
Mac annuì e Christine guardò Dalia negli occhi per poi abbracciarla
«Vai Christine! Ti ricordo che io e Dalia dobbiamo andare in Canada a finire quello che abbiamo iniziato!»
Christine prese Mac per mano e si fece accompagnare alla macchina.
I due fissarono per un attimo il palazzo in fiamme prima di salire sulla vettura e allontanarsi da lì.
 
Danny e Sheldon erano entusiasti mentre entravano nel distretto di polizia
«Ma guarda chi c’è! Bel lavoro ragazzi!» li salutò Flack
«Direttamente dall’ospedale a qui!» sorrise Sheldon «Avresti dovuto vedere la grande recita di Danny! Meriterebbe un Oscar!»
Danny arrossì consegnando Maxwell a uno dei poliziotti
«Bastardo di un poliziotto! Andrai a quel cazzo di processo a Washington! La pagherai! Puoi giurarci!» urlò il malvivente
«Sì certo! Come no!» rise Danny
«Allora? Dopo che il serpente ti ha morso, come stai?» chiese Jaime affiancando Flack
«Alla grande e non vedo l’ora di rivedere Lucy e Sid!»
 
Jo vide Mac entrare con Christine in ufficio e lo raggiunse
«Ci hanno chiamati da Washington! Maxwell è coinvolto con un agente dell’FBI di New York in un attentato contro il nostro paese!»
Mac e Christine la guardarono sorpresi
«Immagino che per te, Christine, sia uno shock, ma abbiamo bisogno di te per sapere chi è!» concluse Jo
«Sono senza parole!» esclamò Christine «Nell’FBI di New York c’è una talpa!? Perché non me ne sono mai accorta?»
«Non è colpa tua! Non sei stata quasi mai presente e poi tu sei fuori dal giro delle missioni e in quell’ufficio ci entri pochissimo!» le disse Mac con fare protettivo «Anche quello che è successo oggi non è colpa tua!»
Jo si sedette accanto a loro «Non addossarti colpe che non hai!»
«E se la spia fosse Dalia?»
«Christine, come puoi pensare che una ragazza completamente inesperta sia una spia?» le chiese Jo «Ho letto il suo fascicolo e l’ho cercata in più database. È onesta! Non è stata lei!»
«Adam sta andando sulla scena con Angela. Presto sapremo qualcosa di più!» disse Mac abbracciando Christine «Vuoi che andiamo a casa?»
«Ma tu devi lavorare! Hanno bisogno di te!» gli disse Christine.
Mac la guardò negli occhi «Possono cavarsela senza di me! Danny sta diventando bravo nel risolvere i casi!»
«Non vi dovete preoccupare! Ci sono anche io per il caso! Il processo è l’occasione ideale per provare quanto Danny sia migliorato e se merita davvero la promozione che Mac vuole dargli!» sorrise Jo.
Christine guardò Mac e lui le spiegò «Volevo promuoverlo a Capo del Laboratorio! Jo tra poco sarà in maternità e qui c’è bisogno di una figura stabile e di riferimento! Il mio nuovo incarico mi impegna anche nelle sfere alte!»
Christine annuì «Io ti prometto che scoprirò chi è stato a fare il doppio gioco! Scoprirò chi sta cospirando per distruggere gli Stati Uniti!»
 
Lindsay abbracciò Danny camminando verso casa
«Sei stato molto coraggioso!»
Danny sorrise «Sono diventato il nuovo eroe di nostra figlia?»
«Lo sei sempre stato!» Lindsay aprì la porta  d’ingresso al palazzo «Dovesti vedere quanto è cresciuto Sid!» disse salendo le scale e aprendo la porta di casa «Bambini! Guardate chi è tornato!»
Lucy si precipitò correndo alla porta «Papà! Sei a casa!»
«Ciao splendore! Mi sei mancata moltissimo! Cosa hai fatto senza di me?» Danny la prese tra le braccia e la fece volteggiare
«Sono andata a scuola!» disse Lucy ridendo «Sid gattona per casa!»
Danny si guardò intorno «Dov’è il mio ometto?»
Lucy rise e lo indicò con il dito «Sbava ovunque!»
 
Adam e Angela si guardarono in giro
«Non lo sopporto questo fetore!» si lagnò lei «Cosa pensi possa essere?»
«Monossido di carbonio!» Adam era preso a cercare tracce inerenti all’esplosione «Ascolta, credo sia meglio se avvisiamo Jo del fatto che io non posso andare a Washington»
«L’FBI si aspetta la nostra massima collaborazione! Posso badare io a Cristina»
Adam si sollevò in piedi «Perché non va Mac?»
«Perché Christine è una delle vittime! Ci andrebbe Jo, ma è incinta!»
Adam mise mano al telefono «Non me la sento di andare! Devo parlare con Jo!»
 
Mac vide Jo entrare nel suo ufficio mentre stava parlando con Sheldon
«Credevo fossi a casa con Christine!»
«Sì! Sheldon però ha trovato una cosa sul mittente della lettera allegata al pacco e mi sono precipitato qui!»
Sheldon si alzò dalla sedia e si mise a spiegare «Tobey Stone è un nome fittizio. Christine sta controllando quali agenti hanno usato quel nome nel database dell’FBI e, se siamo fortunati, arriveremo ad associare un volto al nome»
«Non possiamo contare sui residui lasciati sulla carta: ci sono le mie impronte, quelle di Christine e quelle di Dalia!»
Jo interruppe Mac «Adam non vuole andare a Washington!»
Mac impallidì «Cosa ha detto di preciso?»
«Che non vuole! Che la bomba deve essere ricostruita alla perfezione e che Angela non può farcela da sola!»
«Ci vado io!» disse Sheldon sorprendendo sia Mac che Jo «Mac è meglio se resta vicino a Christine e tu sei incinta!»
«Non è una valida scusa, Sheldon! Io posso andare a Washington senza problemi!» disse Mac
«Fino a poco tempo fa non eri neppure sicuro del tuo stato di salute! Non ti stressare! Farò io la guardia a Danny!»
 
Christine cullava Faith in attesa dei risultati della ricerca. Si mordicchiava le unghie della mano sinistra e sembrava che la bambina potesse percepire il suo stato d’animo.
Il nome comparso sullo schermo fu quello di “Jonathan Jason Harris”
«J.J.!» esclamò Christine terrorizzata «No! Non è vero!»
Prese il telefono e si mise a chiamare
«Pronto?» rispose J.J.
«Ciao, sono Christine!»
J.J. sospirò «Oh, Christine! Grazie al cielo stai bene!»
«Dove sei?»
«A Washington» rispose con un tono preoccupato «Sto tornando ora a New York per via di quello che è successo!»
«Cosa sai di Maxwell?»
«Che è il criminale su cui ha indagato tuo marito il giorno di Pasqua» rispose J.J. «È successo qualcosa?»
«Ha detto qualcosa riferito a un processo a Washington. Tu ne sei al corrente?»
«Sì! Un criminale di New York è in affari con uno dei nostri agenti! Alcuni poliziotti che hanno indagato su di lui stanno per venire in città!» J.J. si fermò per qualche secondo «Dovresti farmi un favore: credo che qualcuno voglia incastrarmi! Ho ricevuto un messaggio in codice sul cellulare, se te lo detto, lo darai a Mac?»
«Da quando Mac ti sta così simpatico?» scherzò Christine
«Da quando ho capito che ti ama davvero!» sospirò «Ci sei?»
«Sì! Comincia pure!»   
Christine si mise a scrivere su uno dei fogli sul tavolo e quando terminò si mise a leggere il testo:
“The follower of Christ will sunk with the White Island!
The Judgment of God won’t help his favored!
On the ledge of hawks and from the hill the tragedy it will come!
To cut short, you lose the Child of the handsome one who is no more strong like a lion!”

«Non ha senso, J.J.! Cosa vuol dire?»
«Speravo me lo dicessi tu! Tuo marito potrebbe capirci qualcosa in più…» obiettò J.J. «Se ci vedessimo tra qualche giorno? Riesci ad organizzarti?»
«Nessun problema! Avviso mio padre per tenermi i bambini domani e poi ti raggiungo al solito posto!»
«Ti aspetto!» disse J.J. in tono calmo riattaccando.
 
Mac guardava Jo seduta sulla sedia che sospirava
«Ti senti bene?»
«Sono preoccupata! Adam non ha mai contestato un ordine!»
Mac la osservò «Non c’è nient’altro?»
«Io e Sheldon volevamo che la bambina avesse più nomi! Che nome mi consigli tu?»
«Che nomi sono stati scelti?» chiese Mac
«Charlot Stella. Adam si è espresso così!»
Mac sorrise «Glielo hai chiesto oggi mentre ti diceva che non sarebbe andato a Washington?»
«Sì! Tu che nome mi dici?»
Mac si mise a riflettere e un ricordo si fece largo nella sua mente.
 
Era alla base Marine in California, durante il periodo di Natale, era in piedi sull’attenti nella camerata mentre il Generale stava parlando
«Avete a disposizione dieci minuti di telefonate ciascuno e il tempo aumenta se avete raggiunto un qualche grado quest’anno! Chi ha servito di più il paese parla di più con la mamma o viene lodato di più dal papà o si spupazza telefonicamente la fidanzata! Chiaro “signorine”?!»
«Signorsì, Signore!» avevano detto i Marines.
Mac era entrato nella cabina telefonica e aveva composto il numero di casa
«Ciao papà!»
«Mac! Che bello sentirti! Buon Natale!» aveva risposto dall’altro capo del telefono il padre «Abbiamo riunito tutta la famiglia, c’è anche lo zio Todd con le bambine! Ti salutano tutti!»
«Mi ha fatto piacere sentirti papà, ora devo andare… saluta e abbraccia tutti da parte mia, specialmente la mamma! Va bene?» aveva detto Mac arrotolando il filo del telefono
«Ho capito, sei ancora Tenente e hai poco tempo! L’anno prossimo cerca di salire di grado!» aveva riso il padre riattaccando.
Mac si era sbrigato a comporre un secondo numero ed era rimasto in attesa poi aveva sentito partire la segreteria
“Risponde la segreteria telefonica di Claire Conrad, i miei mi hanno trascinata da loro a New York per le feste! Lasciate un messaggio e sarete richiamati molto prima del nuovo anno! Ah giusto! Buon Natale!”
«Ciao… Claire!» aveva balbettato confusamente Mac «Non so se… se ti ricordi di me… sono Mac Taylor! Il Marine che hai conosciuto al bar del College…» aveva farfugliato «Io sarò di nuovo a Chicago per Capodanno e pensavo che, se non avevi nulla in contrario, potevamo festeggiare insieme! Fammi sapere con un messaggio scritto, dato che non potrò avvicinarmi a un telefono se non per motivi di lavoro. Buon Natale!»
«Maggiore Taylor! Tempo scaduto!» aveva sbraitato il Generale da fuori.
Mac era uscito dalla cabina telefonica e si era avviato alla sua camerata.
Una volta salito sulla sua branda, stando attento a non pestare il giaciglio del compagno di sotto, aveva sentito il Generale sbraitare «Luci spente tra un minuto! Muovete i culi e vedete di dormire!»
Le luci si erano spente e Mac era rimasto avvolto nell’oscurità a fissare il soffitto
«Spss Mac! L’hai chiamata? Le hai chiesto per Capodanno?» aveva sussurrato il compagno di sotto
«Passerò l’inizio del 1988 con Claire forse. Nel messaggio che le ho lasciato in segreteria le ho detto di scrivermi!» aveva sorriso Mac guardando il soffitto
«Le hai lasciato l’indirizzo?»
«Oh no! Sono un deficiente! Non le ho detto dove scrivere!» aveva esclamato pestando la testa contro il guanciale
«Questo Natale non è stato buono con te! Credo anche che passerai il primo Gennaio 1988 da solo ad ubriacarti!» aveva detto ridendo il suo compagno
«Chi è che fa tutto questo casino?» aveva urlato il Generale avvicinandosi nell’oscurità con una torcia «Maggiore Newman, cuciti quella cazzo di bocca e dormi o oltre al degradarti ti faccio pulire il pavimento della mensa per tutto il periodo di congedo!»
«Signore! Non sono l’unico a parlare! Signore!» aveva replicato quello
«Non me ne fotte una beata sega! Io ho beccato te! Io punisco te!» si era alzato a fissare il letto di sopra «E tu, Maggiore Taylor, abbassa il lenzuolo!» Mac aveva cercato di controllarsi per tornare serio, con scarsi risultati, mentre portava il lenzuolo da metà volto a sotto il mento
«Togliti subito quel ghigno strafottente dalla faccia o ti giuro su mia madre che gli fai compagnia!»
  
Mac tornò alla realtà e sorrise a Jo
«Claire!» disse sedendosi accanto a lei «Tua figlia si chiamerà Charlot Stella Claire!»
«Veramente manca ancora il nome scelto da Isabella…» precisò Jo vedendo il telefono di Mac vibrare «Credo che qualcuno voglia parlare con te!»
Mac si alzò e rispose «Dimmi Christine!»
«Mac mi sono dimenticata che l’appuntamento per la vaccinazione dei bambini era oggi! Sto venendo lì da te!»
«Fantastico! Tobey Stone chi è?» domandò
«Vogliono incastrare J.J.! ho un messaggio senza senso da farti leggere!»
«Jo se ne occuperà!»
 
Sheldon e Danny erano pronti a salire sull’aereo diretti a Washington
«Ho idea che questo processo sarà un vero inferno!» commentò Danny
«Coraggio! Flack ci ha detto di stare tranquilli! Noi dobbiamo semplicemente dire in che modo è avvenuta la cattura di Maxwell e cosa abbiamo trovato sul luogo dell’esplosione»
Danny non aveva un viso convinto e Sheldon sospirò
«E se Maxwell dovesse farla franca perché lo giudicano instabile mentalmente?» disse Danny tutto a un tratto
«Non lo farà! Lo hai arrestato tu! Non prendeva psicofarmaci, ma farmaci per attenuare gli effetti della droga!»
Danny e Sheldon si misero in fila davanti al gate
«Non dovevamo prendere un jet privato?» domandò Danny
«Al ritorno. Hai la memoria breve!» lo derise Sheldon.
 
Mac aveva in braccio Faith e Christine McKenna
«Quanto è passato?» chiese Mac a Christine mantenendo lo sguardo su Faith che era in procinto di piangere «Non piangere piccola! È tutto passato!» cercò di tranquillizzarla lui.
Faith cominciò a piangere e Mac la abbracciò ridendo.
«Ancora un quarto d’ora e poi possiamo portarli a casa!» McKenna, infastidito dalle urla della sorella, si agitò tra le braccia di Christine che gli sorrise «Stai tranquillo, Kenny! Era solo una puntura!» ma il bambino cominciò a piangere «Ti supplico Mac! Canta qualcosa!»
«Ora?» Mac si guardò intorno e notò che alcune mamme con i rispettivi figli li stavano fissando
«Con la mia voce Faith non si calma più! Quando ti sei messo a cantare l’ultima volta ha funzionato!»
«Lo sai che mi chiamavano “Ugola d’Oro”!» le ricordò Mac.
Christine lo guardò esterrefatta «Ma se hai una voce che mette quasi paura, dal tanto che canti bene! Fammi sentire cosa cantavi all’epoca di “Ugola d’Oro”!»
«L’hai voluto tu! Non mi prendo nessuna responsabilità!» Mac sollevò lo sguardo e prese un respiro «Da brava Faith! Adesso basta piangere!»
«Canta!» lo intimò Christine
« From the Halls of Montezuma
To the Shores of Tripoli;
We will fight our country's battles
In the air, on land and sea;
First to fight for right and freedom
And to keep our honor clean;
We are proud to claim the title
of United States Marine»
Mac si guardò intorno e parecchi bambini rivolsero a lui l’attenzione
«Our flag's unfurled to every breeze
From dawn to setting sun;
We have fought in ev'ry clime and place
Where we could take a gun;
In the snow of far-off Northern lands
And in sunny tropic scenes;
You will find us always on the job
The United States Marines.»
Un uomo si alzò in piedi e cominciò a cantare mettendosi sull’attenti
«Here's health to you and to our Corps
Which we are proud to serve
In many a strife we've fought for life
And never lost our nerve;
If the Army and the Navy
Ever look on Heaven's scenes;
They will find the streets are guarded
By United States Marines»
In quel momento altri uomini che erano lì con mogli e figli si alzarono in piedi e cominciarono a cantare con Mac e l’altro uomo
« From the Halls of Montezuma
To the Shores of Tripoli;
We will fight our country's battles
In the air, on land and sea;
First to fight for right and freedom
And to keep our honor clean;
We are proud to claim the title
of United States Marine!»
Per un momento tutti i medici si erano messi ad ascoltare con interesse e i bambini avevano smesso di piangere
«Ora possiamo andare a casa!» concluse Mac.
Christine annuì sconvolta e si alzò in piedi «Altro che “Ugola d’Oro”!»
 
Jo aveva tra le mani il messaggio lasciatole da Christine e una busta che conteneva una lettera da parte sua. Si sentiva indecisa sul da farsi e quando vide Adam e Angela li fermò
«Avrei bisogno che mi cercaste un significato in questa lettera! L’FBI non vuole il nostro aiuto, ma Christine ne ha bisogno!»
«Come vuoi Jo!» disse Adam
«Quella lettera invece?» chiese Angela
«È per me! Devo andare a leggerla!» disse Jo lasciandoli e chiudendosi in ufficio.
Si mise a leggere le prime righe della lettera
“Dear Jo,
I’m writing you because there are things that I can’t explain to Mac!
I must tell you about my first mission!”

 
Christine era ferma davanti a una porta e un uomo dall’interno annunciò «Avanti il prossimo!»
Christine aveva sospirato «Devo entrare là dentro!» si era alzata in piedi ed era entrata nell’ufficio
«Un volto nuovo! Credevo sarebbe comparso uno dei miei agenti! Che posso fare per te ragazzina?»
Christine aveva aperto la bocca per parlare ed uscì un suono simile a un mugolio «Ho saputo che cercate agenti…»
«È così, ma tu non mi sembri il tipo di ragazza per…»
«Signore, mi conceda una possibilità! Imparerò!» lo aveva interrotto Christine.
L’uomo si era acceso un sigaro «Bene! Dimmi perché lo fai!»
«Ho bisogno di tanti soldi subito per una persona!» aveva spiegato Christine
«Chi è questa persona?»
«Mio fratello! È malato e per poterlo guarire serve un’operazione!» aveva continuato Christine
«Va bene! Seguirai un mini addestramento, farai la tua prima missione e poi sarai inserita in una squadra!» Christine aveva sorriso e l’uomo aveva aggiunto «Sei consapevole del fatto che non si può più tornare indietro?»
«Sì! Sono disposta a impegnarmi per difendere il mio paese!»
«Questo è l’atteggiamento che mi piace in una giovane donna americana! Nome, cognome ed età sono le sole cose di cui necessito ora!»
«Christine Whitney, 18 anni!»
L’uomo aveva annotato tutto su un foglio di carta «Perfetto! Vieni qui domani mattina e comincerai il tuo addestramento!»
 
Jo continuò a leggere pensando a voce alta «Perché queste cose non le dici anche a Mac? Lui ti capirebbe!»
“I still remember the  fragrance of the lounge where the party took place…”
 
Christine era vestita con un abito aderente viola, lungo fino a terra, decorato con dei nastri argento in vita. La sua acconciatura consisteva in uno chignon avvolto alla base in un nastro color lavanda. Il rossetto rosso dava risalto alle sue labbra, poco più che adolescenziali, e la matita nera con mascara nero e ombretto lavanda le risaltavano gli occhi azzurro ghiaccio.
In mezzo alla folle c’era un milionario. Era facile intuirlo che lo fosse dalla postura, mani dietro la schiena e petto in fuori, dal Valentino gessato che indossava e dal sigaro Montecristo Millennium Reserve Robusto acceso. L’età avanzata era la sola cosa che lo rendeva un pessimo partito.
Christine gli si era avvicinata e lui aveva sorriso
«Signori, vi presento la giovane Maybelle Newton! Questa ragazza ha una voce meravigliosa e un giorno sarà una grande stella della musica lirica!»
«Non esageri, Mr. Burns!» aveva minimizzato Christine
«Ma mia cara, è vero! Non siete d’accordo anche voi Conte De la Montagne?» aveva chiesto a un uomo della sua età affiancato da una donna alta e bruna sui trent’anni
«Assolutamente! La prossima volta dovete assolutamente cantare per noi! Miss. Newton!»
La donna accanto a lui aveva aggiunto «Sono le due! Per noi è giunta l’ora di rincasare!»
Poco dopo anche altri invitati avevano lasciato il salone.
Christine aveva ripassato mentalmente quello che J.J. le aveva detto: “Prudenza, rapidità e non destare sospetti durante la fuga”
Si era ripassata mentalmente il ruolo che Mr. Burns ricopriva dietro al suo viso da milionario: riciclatore di denaro sporco.
«Maybelle! Dovresti sorridere di più! Ti ho portata via da quell’orrendo teatrino! La prossima volta che qualcuno ti vedrà sarà a Broadway!» si era avvicinato pericolosamente mentre lei si rimetteva il rossetto «Però ora dobbiamo discutere la modalità di pagamento!»
«Credevo che il 20% dei guadagni futuri fosse…»
Lui la aveva presa per un braccio «No! Non mi basta! Il mio vero pagamento sei tu!»
Christine aveva sgranato gli occhi quando quello aveva posato le labbra contro le sue
«Non posso! Non voglio!»
«Io dico invece di sì!» aveva sogghignato l’uomo
«Mr. Burns! No!»
Uno schiaffo la aveva colpita sulla guancia destra e del sangue le uscì dal naso
«Puttanella del cazzo!» aveva sbraitato l’uomo sollevandola di peso e portandola su per le scale
«No! Aiuto!»
«Grida quanto ti pare! Tanto nessuno può sentirti!»
Mr. Burns aveva aperto l’uscio della camera da letto con un calcio e aveva scaraventato Christine sul letto.
 
“I’ve never forgotten that feeling of being in trap!”
Jo fece una pausa e riprese fiato «Mio Dio!» 
Riprese a leggere con calma
“I remember the pain and the bruises on my skin…”
 
Christine si stava reggendo in piedi a fatica. Varcando la soglia della villa con le lacrime agli occhi, si era diretta verso un magazzino lì vicino dove i senzatetto passavano la notte.
Aveva aperto con una chiave una porta scorrevole e si era ritrovata in una stanza che ricordava quelle delle prigioni: un letto di ferro in un angolo e un gabinetto e un lavandino nell’altro.
Sul letto c’erano dei vestiti puliti, pantaloni di una tuta color fango, t-shirt azzurra e giubbetto di jeans,  e un biglietto
“I’ll come to pick you up tomorrow in the afternoon!”
«Per fortuna non vieni qui domani mattina!» sospirò Christine.
Si era guardata allo specchio: la massa informe di capelli arruffati doveva essere sistemata esattamente come i lividi sulle braccia e sul viso.
Si era tolta il vestito mezzo strappato e aveva fatto scorrere l’acqua gelida del lavandino.
Non era più sporca di sangue, ma continuava a lavarsi. Si era asciugata con un intero rotolo di carta igienica e si era infilata gli abiti puliti infine si era sdraiata sul letto che aveva emesso un cigolio sordo. Aveva chiuso gli occhi e aveva cominciato a piangere.
 
“The next day J.J. announced me that Mr. Burns was dead.
Mac doesn’t know the whole story!
I hope you will understand why I’ve never told him it! I am ashamed of myself!”

Jo terminò di leggere la lettera ed uscì in corridoio
«Isabella! Cosa ci fai qui?»
«Scusa se sono piombata qui senza preavviso Jo! Volevo vederti e dirti che ho scelto il nome!» sorrise Isabella sciogliendosi  capelli biondi
«Vuoi venire a parlarne nel mio ufficio?»
«No! Devo tornare giù…» guardò Adam e Angela in laboratorio guardare la lettera insieme «Per la storia della bomba all’FBI avete scoperto qualcosa?»
«No!» sorrise Jo
«Sidney!» sorrise Isabella guardando la pancia di Jo «Papà ne sarebbe felice!»
Jo rise e abbracciò Isabella «Sì tesoro! Lui ne sarebbe onorato!»
 
Christine aveva in mano disinfettante e garze
«La prossima volta che ti fanno un tatuaggio lo togli con il laser! Non vieni da me con una lametta e mi chiedi di raschiartelo via! Hai rischiato un’infezione e quel che è peggio siamo in ballo da Pasqua!»
Si chinò e cominciò a medicare la ferita con un batuffolo di cotone
«Mi sarebbe rimasta comunque una cicatrice! Era superficiale e sapevo che tu avresti avuto la mano ferma!» disse Mac cercando di rimanere più immobile possibile
«Mi sei piaciuto oggi pomeriggio, quando hai cantato l’inno dei Marines!» prese l’orlo dei boxer di Mac e cercò di abbassarglieli e lui la bloccò «È colpa mia se ti devo medicare poco più in alto del pube? Non mi dirai che ti vergogni di tua moglie!»
Mac si arrese e la lasciò fare
«Kenny sta piangendo!» disse Mac sentendo il bambino e osservando le dita di Christine fissare la garza
«Rivestiti!» disse Christine alzandosi da terra e uscendo dal bagno.
Mac si mise a sistemare il kit di proto soccorso e quando Christine rientrò la sentì esclamare
«Domani incontro J.J. per risolvere la faccenda della talpa! Non ci impiegherò molto! Mi a detto di avere delle informazioni!»
Mac la guardò contrariato «Voglio venire con te!»
«No Mac! Tu mi servi in laboratorio! Devi analizzare personalmente le informazioni che ti invierò!»
Mac si lavò le mani e, dopo essersele asciugate, accarezzò la guancia di Christine
«Ho solo paura che ti possa succedere qualcosa! Gli scherzetti di J.J. sul fatto che volesse vedermi morto non li ho dimenticati!»
«Voleva metterti alla prova!» gli sorrise Christine facendogli prendere in braccio McKenna «Potresti uscire con lui? Devo fare pipì!»
 
Sheldon e Danny erano arrivati a Washington da un paio d’ore
«Mi scoccia che dobbiamo aspettare domani per testimoniare! Non vedo l’ora di tornare a casa da mia moglie!» sbuffò Danny
«Anche io voglio tornare da Jo! La nostra presenza qui serve per incriminare un attentatore e aiutare l’FBI a scoprire la loro talpa! Saremo presto a casa!»
Danny guardò il cielo «Grazie a Dio è Venerdì!»
 

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Capitolo 26
*** EPISODIO XXVI: DIVIDE AND DEVOUR ***


Venerdì 9 Maggio 2014

EPISODIO XXVI: DIVIDE AND DEVOUR

New York, Venerdì 2 Maggio 2014, ore 23.50
Un ragazzo ben vestito ritornò a casa barcollando, con le auricolari nelle orecchie.
I suoi occhi erano gonfi e lucidi, le mani tremanti erano incapaci di tenere le chiavi che scivolarono sui gradini dell’ingresso
«Porca puttana!» esclamò chinandosi a raccoglierle.
Aperto il portone, entrò in ascensore e si appoggiò alla parete aspettando di arrivare a destinazione.
La musica pompava nelle sue orecchie una melodia violenta.
Al pianerottolo le chiavi scivolarono sullo zerbino di casa
«Ma porca merda!»  imprecò nuovamente.
Un rumore proveniente dalle scale attirò la sua attenzione. Si tolse gli auricolari e si avvicinò con cautela. Tutto sembrava tranquillo e tornò verso la porta di casa e la aprì. Prima di entrare sentì di nuovo quel rumore e questa volta vide qualcosa pararsi davanti a lui, non ebbe nemmeno il tempo di gridare aiuto che una mannaia calò su di lui.
 
Washington D.C., Sabato 3 Maggio 2014, ore 9.00
Sheldon e Danny uscirono dalla loro camera di albergo e presero un taxi per raggiungere il tribunale.
Le strade non erano molto trafficate e i due ingannarono il tempo leggendo gli appunti per il processo.
Quando entrarono in tribunale, vennero accompagnati in un’aula dove il processo stava per cominciare.
Danny deglutì pesantemente e serrò i pugni guardando Ben Maxwell seduto davanti.
«Chi si rivede! Detective Messer! Credevo non sarebbe venuto!»
Danny non rispose e si sedette con Sheldon in attesa che il processo cominciasse.
Il cancelliere avanzò «Tutti in piedi! Entra la Corte! Il Giudice Vander presiede l’udienza!» annunciò.
Il Giudice Vander si sedette al suo posto «Comodi!» disse, la sala si sedette e lui proseguì «L’accusato Ben Maxwell è qui per essere giudicato per i delitti commessi e per la possibile cospirazione contro gli Stati Uniti d’America!»
 
New York ore 9.30
Una donna vestita con la divisa da cameriera di un bar, uscì dal suo appartamento e vide il pianerottolo sporco di sangue. Lanciato un grido di terrore cominciò a chiedere aiuto e altri vicini si affacciarono sul pianerottolo.
Poco dopo, Flack e Jamie erano sul pianerottolo ad osservare la scia di sangue
«Hai sentito qualcuno?» chiese Jamie
«Jo sta arrivando! Mac si occupa del caso della talpa nell’FBI con Christine!» rispose Flack
«Pensi che qualcuno possa essere stato ucciso?»
Flack si accigliò «Il tutto è molto sospetto, ma se così fosse, dov’è il corpo?»
Adam si accostò a loro «Buongiorno ragazzi! Sono il solo ad avere la sensazione che da qui sia passato un macellaio?»
Flack sospirò «Non dovresti aspettare Jo per analizzare la scena?»
«Jo è di sotto con la cameriera che ha chiamato il 911! Ne avrà per un po’ a giudicare da quanto la giovane fosse scossa!» Adam prese un tampone e lo passò sulla macchia di sangue «Ho come l’impressione che avremo a che fare con l’ennesimo assassino seriale!» si alzò in piedi «E sembra che gli piaccia conservare i corpi delle vittime! Ci sono tracce di qualcosa che potrebbe essere una sacca da coroner!»
Jamie prese la reflex accanto al kit di Adam «Penso che questa ti serva adesso!»
«Jo non mi perdona se non le porto tutti i dettagli!» sorrise Adam prendendo la macchina foto e iniziò a scattare.
 
New York, ore 12.30
Christine baciò Mac e uscì dal suo ufficio
«Guarda il computer e tieni il cellulare a portata di mano!» gli disse camminando nel corridoio «Quando torno ti devo dire una cosa!»
«Non puoi dirmela ora?» sorrise Mac accompagnandola
«No! Posso solo dirti che è una cosa bella! Almeno, credo che possa farti piacere e renderci felici!» sorrise Christine.
Mac sorrise «È un po’ che hai fatto le analisi di controllo per quello che ci è successo a febbraio! Non sono ancora arrivati i risultati? Quando mi hai detto di uscire dal bagno con Kenny ieri sera, mi è sembrato tutto molto sospetto… credevo avessimo superato la fase di imbarazzo reciproco…»
Christine sorrise e si voltò per baciarlo di nuovo «A dopo!» e lo lasciò sui gradini che portavano agli ascensori sorridendo.
 
Washington D.C., ore 13.30
Danny e Sheldon uscirono dal tribunale
«È andata bene!» esclamò Danny
«Non vedo l’ora di vedere la faccia di Jo quando saprà che Maxwell ha confessato di voler distruggere gli Stati Uniti!»
«La faccia che ha fatto il suo avvocato penso me la ricorderò per tutta la vita!» commentò Danny salendo sul taxi «Ora che saremo da soli sull’aereo potremo comunicare senza problemi con Jo!»
«Puoi contarci!»
 
New York, ore 14.00
Mac ricevette un messaggio da Christine “I’m going to call you in a minute” e in seguito una telefonata
«Dimmi pure!» rispose Mac
«Hai guardato la lettera con Angela?»
«Sì amore! So solo che è qualcosa di strano! Pensa che nella seconda riga ho visto il significato del nome e cognome d Danny! Non ha un senso! Per fortuna lui e Sheldon stanno tornando! Come è andato il tuo incontro con J.J.?»
Christine rise «Sono ancora tutta intera! Non temere! Mi ha chiesto se lo puoi incontrare a Brooklyn, sull’East River! Io comincio a sospettare anche di lui… mi è sembrato molto enigmatico…»
«Tu lo conosci da anni, ti ha mai fatto pensare di essere in grado di atti di terrorismo?»
«Non ne sarebbe in grado perché ama il suo paese più della sua vita! Il suo comportamento aggressivo è normale…» commentò Christine «È sempre stato violento!»
Mac guardò Angela fuori dall’ufficio indicargli una copia della lettera
«Sembra che Angela abbia scoperto qualcosa! Più tardi raggiungo J.J., potrebbe non essere lui la talpa!»
«A più tardi!»
Angela avanzò oltre la porta dicendo «Tobey Stone è il nome in codice usato da J.J. e anche da Maxwell durante la sua breve fuga! E non è finita! Un altro Tobey Stone è un terrorista arabo che si è finto per metà americano per far esplodere un parcheggio di un minimarket in Texas ed è tutt’ora libero!»
«C’è un modo per collegare tutti e tre?» chiese Mac
«Una mail che intercettata pochi secondi fa da Christine! Prova che tutti e tre si conoscono!»
Mac sorrise e si alzò dalla sedia «Ecco cosa la spinge a sospettare anche di lui!» prese in mano la giacca e la indossò sopra la camicia bianca «Vado da J.J. Harris! Se sono fortunato riesco a portarlo qui ed arrestarlo!»
«Vuoi che chiami Flack o Jaime?»
«No! Di’ loro che sono a Brooklyn, se non dovessi tornare tra al massimo tre ore!»
«La lettera si sta rivelando interessante! Sto seguendo la tua teoria dei nomi e nell’ultima riga c’è il tuo!»
«Come finisce la lettera?»
«Per tagliare corto, hai perso il figlio dell’uomo bello che non è più forte come un leone!»
Mac ci pensò su «Sarebbe la prima volta che una lettera non è indirizzata a me!»
«Già, ma chi è il destinatario?» chiese Angela
«Scoprilo mentre sono via!»
 
New York, ore 14.10
La pila a raggi ultravioletti di Jo illuminava il pianerottolo
«Guarda qui Adam!» disse indicando «Nel sangue rappreso è rimasto intrappolato qualcosa!»
Adam guardò nella direzione indicatagli e con le pinzette prese la fibra. La osservò per qualche istante, poi la mise in un involucro di plastica e la sigillò «Arriverà presto sul tavolo di Lindsay!»
Flack raggiunse Jo dicendo «Ho finito di interrogare tutti gli inquilini! L’unico che manca, escludendo i una coppia che è in Canada per lavoro, è Pierre Leroux!»
«Scommetto che quello socchiuso alle mie spalle è il suo appartamento!»
Flack rise «Boom!»
«Ti manca Danny, vero?» ironizzò Jo
«E a te non manca Sheldon?» rimbeccò Flack
«Lui e Danny tornano questa sera! Posso resistere!»
«Avete deciso come chiamare la bambina?»
«Charlot Stella Claire Sidney Hawkes!»
Flack sbatté gli occhi «Che nome lungo e importante! Sono il primo a sapere che la chiamerete così?»
«No è un nome che è stato costruito! Adam, Mac e Isabella hanno dato volentieri il loro contributo!» guardò l’appartamento della vittima e sorrise «Andiamo a dare una controllata lì dentro! Avvisa Adam!»
«La nostra mamma fa fatica a muoversi?»
«Voglio aiutare Mac a risolvere il suo caso e non posso farlo se sono impegnata qui!»
 
Washington D.C., ore 16.00
«Alla prossima Washington D.C.!» esultò Danny sedendosi sul jet privato con al suo fianco Sheldon
«Mac ti sta chiamando!»
Danny si affrettò a rispondere «Ehi Mac! Stiamo per partire! Come procede lì a casa?»
«Ti ricordi di J.J.?»
«Il simpaticone che ti ha mandato più di una lettera per buttarti all’aria il matrimonio?» chiese Danny
«C’è lui dietro a tutto! Tobey Stone è un nome in codice che si connette con un terrorista mediorientale e Maxwell! Sto andando a parlargli! Sono nel traffico!»
«Non ad arrestarlo?»
«Vedrò se riesco a fare anche quello!» rise Mac «Quando torni, vieni nel mio ufficio! Stiamo rimandando questo incontro da tempo!»
«Ci sarò Mac!» sorrise Danny
«Buon volo di ritorno e salutami Sheldon!» disse Mac riattaccando.
 
New York, ore 16.10
Jo guardò Lindsay mostrargli i risultati
«In archivio avevamo il DNA di Pierre Leroux! Il sangue trovato sul pianerottolo è suo e Adam mi ha fatto vedere una cosa interessante che avete trovato all’interno dell’appartamento!»
«La lettera che ci invitava a raggiungere la Freedom Tower!» esclamò Jo vedendola comparire sul tavolo «Hai scoperto qualcosa?»
«Sì! È un messaggio chiaro su dove si trova il corpo e forse è stato lo stesso assassino a lasciarcelo! Sto analizzando la traccia di DNA trovata sotto una delle lettere attaccate al foglio!» un rumore richiamo la loro attenzione
«Siamo fortunati! Il CODIS aveva anche questa traccia!» esultò Jo
«Diamo la caccia a una nana! Ecco perché abbiamo trovato il suo DNA è in cura per vari problemi!»
«L’unico disturbo per cui non è in cura è la smania di uccidere!» disse Jo «Mi accompagni?»
«Chiamo anche Flack e Jamie!»
 
New York, ore 16.30
Mac era davanti alla Domingo Sugar Factory quando gli si parò davanti J.J.
«Ciao Mac!»
Mac si staccò dalla macchina «J.J.! Sono sorpreso che tu mi abbia voluto incontrare!»
«Sono io ad essere sorpreso che tu sia venuto qui da solo! Christine dov’è?» chiese J.J. muovendo qualche passo nella sua direzione
«Con i miei figli!»
«Ti consideri un padre e un marito responsabile?» J.J. ghignò malignamente «Sei semplicemente patetico! Sei pure venuto qui tutto solo!» J.J. guardò Mac innervosirsi «Come credi reagirà Christine, quando vedrà le vere analisi che ti hanno fatto?»
Mac sobbalzò «Di cosa stai parlando!»
«Ho falsificato i risultati delle tue analisi!» J.J. guardò il volto sorpreso d Mac «So anche perché sei qui: per arrestarmi! Lo so che sai che io sono quel pazzo che ha spedito il pacco bomba al quartiere generale dell’FBI! Lo so che sai che io sono alleato con un terrorista per distruggere il paese! So anche che la fonte principale delle informazioni è Christine!» J.J. estrasse una pistola «E siccome ti ama tanto, sono sicuro che verrà qui a cercarti! Così potrò uccidervi entrambi!»
Mac estrasse la sua pistola «Non così in fretta!»
«Mi vuoi arrestare per salvare questo paese? Quand’è che la smetterai di prendere ordini dall’alto, dalle istituzioni, dalla legge? Sei proprio una testa di tolla, Mac! Dovevi imparare a vedere il mondo da un’altra prospettiva! Questo paese è corrotto e malvagio! Io voglio mettere le cose a posto!» J.J. guardò il volto accigliato di Mac «I tuoi colleghi questa volta non verranno a salvarti! Il caso a cui Jo Danville-Hawkes sta lavorando l’ho architettato io per dividervi! Entro questa notte la tua intera squadra cesserà di esistere!»
Mac scosse il capo «No! Lo impedirò!»
«I primi che faranno una brutta fine saranno il Dr. Hawkes e il Detective Messer! Il loro aereo ha appena subito una piccola deviazione! Un piano facile da attuare se ho dalla mia parte terroristi islamici!»
Mac non abbassò la pistola «Sono io che ho in pugno te!» cominciò a sbattere le palpebre e J.J. sorrise beffardo
«Mi chiedevo quando avrebbe cominciato a farti effetto l’idrato di cloralio! È da quando siamo qui che sei sopra quel tombino! Non è stato facile renderlo inodore!»
Mac sbatteva sempre più energicamente gli occhi «Non ti permetterò di attuare il tuo piano!» cadde supino lasciano la presa sulla pistola
«È già cominciato!» disse J.J. avvicinandosi a lui «Fossi in te non mi agiterei troppo! Sei anche malato! Lo sai per chi mi dispiace di più? Per il tuo terzo figlio che non vedrà mai questo mondo e per i tuoi gemelli che non ricorderanno mai di avere avuto dei genitori!»
Mac sobbalzò chiudendo gli occhi «Christine non verrà da sola! Farai una brutta fine J.J.!»
«Io la costringerò a venire sola! Erika e Dalia non possono aiutarla e se non sono morte, lo saranno presto! Mi divertirò a vedere soffrire te e Christine!»
 
New York, ore 16.45
«Dov’è Lindsay? Perché Flack mi ha detto al telefono di non muovermi?» chiese Jo vedendo ritornare Jamie da sola
«È successa una cosa!» esclamò Jamie mentre la via si riempì dei rumori delle autoambulanze e delle macchine della polizia
«Cosa?»
«Lindsay è rimasta ferita! La killer era là dentro! Flack ha sparato, ma il mannarino ha colpito Lindsay in pieno petto! Flack è con lei adesso!»
Jo rabbrividì «No! Non è vero!»
I paramedici salirono le scale della Freedom Tower .
Lindsay era a terra con Flack al suo fianco che le stringeva una mano e cercava di impedire al mannarino di affondare di più nella carne
«Respira Lindsay! Respira con calma!» Lindsay cercò di dire qualcosa «Non parlare! Andrà tutto bene! Ci sono io qui con te!»
«Danny!» cominciò a dire Lindsay «Sta per succedergli qualcosa, Don!»
«No! Danny sta bene! Sta tornando a casa! Per il suo bene e per quello dei tuoi figli devi vivere! Mi hai capito?» domandò Flack «Combatti Lindsay! Non ti arrendere!» la incitò.
I paramedici entrarono nell’ufficio e caricarono Lindsay sulla barella.
Jo appena vide il corpo di Lindsay salire sull’autoambulanza cominciò a piangere
«Jaime, Jo!» le chiamò Flack arrivando con le mani sporche di sangue «Ho fatto il possibile perché si salvasse! Ora possiamo solo pregare…»
 
Cieli della Costa Ovest, ore 17.00
«Danny! Stai sanguinando, Danny!» disse Sheldon guardando la camicia bianca inzupparsi di sangue sotto l’ascella
«Cazzo!» imprecò Danny «Siamo rimasti quasi senza carburante!»
Sheldon lo affiancò nella cabina di pilotaggio «Arriveremo a New York?»
«Non credo proprio, Sheldon! Abbiamo anche la radio rotta!» Danny scansò il corpo del pilota «Non ho mai pilotato sul serio un jet e spero che il simulatore di volo mi basti!»
Sheldon si sedette al posto del copilota «Sarò al tuo fianco anche se non ho la minima idea di cosa bisogni fare!»
Danny sorrise «Sei sicuro che mi abbiano colpito? Io non sento niente!»
«Dovrei dare un’occhiata per capire quanto è seria la cosa! Sai dove possiamo atterrare?»
«In pieno oceano, Sheldon! Questi hanno piazzato una bomba su tutti e due i serbatoi di carburante!»
Sheldon guardò fuori e vide un’ala esplodere «Ora che facciamo?»
«Tieniti forte Sheldon!» Danny cominciò a sbattere le palpebre «Ora sento dolore!»
«Danny» disse Sheldon vedendo il blu dell’oceano «Voglio che tu sappia che sei il migliore amico che io abbia mai avuto e volevo dirti che è stato bello poter lavorare con te!»
«Sheldon, torneremo a New York! Tu vedrai nascere tua figlia e io vedrò i miei figli crescere! Arriveremo ad ottant’anni a camminare nel parco lamentandoci delle nostre mogli e di quanto la gioventù sia immatura e senza valori!»
«E tu avrai lasciato il lavoro di Capo del Laboratorio!»
Danny lo guardò ridendo «Cosa?»
«Mac ti vuole promuovere!» gli sorrise Sheldon «Sempre se torniamo a casa interi!»
«Possiamo restare in aria ancora un po’!» lo rassicurò Danny.
 
New York, ore 17.10
Christine premette invio sul suo cellulare a un messaggio dando un bacio a ciascuno dei gemelli
«Vado ad aiutare papà!» sussurrò «Se non dovessimo tornare più, sappiate che vi vogliamo bene!»
Si precipitò fuori casa guardando il volto enigmatico di suo padre
«Aspetta!» la fermò all’ultimo «Quello sguardo non te lo vedo sul viso da un sacco di tempo! È lo sguardo che hai quando vai in missioni rischiose!»
Christine tornò dentro dopo aver chiuso la porta
«J.J. vuole uccidere Mac! Ha falsificato anche le sue analisi per farci credere che stesse bene!»
Suo padre la abbracciò «Bambina mia, so che non servirà a nulla dirti di non andare!»
«Sono la sola che può salvarlo! Io non lo lascerò morire!»
L’uomo la guardò «So che non lo farai! Cosa ne sarà del bambino che aspetti? Mac nemmeno lo sa che sei incinta!»
Christine si staccò dall’abbraccio «Spero di riuscire a proteggerlo!»
 
Angela guardò Adam
«Christine mi ha mandato un messaggio!» sbatté un pugno sul tavolo «J.J. ha imprigionato lei e Mac e noi non li possiamo aiutare!»
«Io ho saputo che Lindsay è in ospedale. La serial killer l’ha ferita! Ti confesso che sono preoccupato anche per Sheldon e Danny! Il loro aereo è scomparso nel nulla e non riescono ad avere nessun contatto!» Adam si rabbuiò «Cosa sta succedendo?»
Isabella arrivò trafelata «È vero quello che avete appena detto?»
«Sì! È tutto vero!» rispose Adam
«In che guaio si è cacciato questa volta Mac?» domandò Peyton
«Il messaggio che J.J. aveva fatto scrivere a Christine era per lei e non per Mac!» spiegò Angela «Il messaggio dice che Christine morirà, che Danny e Sheldon moriranno e che lei ha perso Mac!»
«Perso?» chiese Adam
«Mac è malato ed è come se fosse già morto per J.J.! Christine ha trovato le vere analisi!» spiegò Angela «Quello stronzo!»
Peyton sobbalzò «Mac ha sviluppato il tumore? Dovete intervenire!» disse sconvolta «Cosa vi prende? Sono nostri amici!»
«J.J. è pericoloso! Non esiterà ad uccidere anche noi! Ha infiltrati ovunque!» disse Angela.
«Ma così Mac e Christine moriranno! Io dico che Peyton ha ragione!» esclamò Adam.
 
Al largo delle coste dello stato di New York, ore 17.45
 
Troubled spirits on my chest
Where they laid to rest.
The birds all left, my tall friend,
As your body hit the sand.
 
Danny tremò cercando di reggere Sheldon su una lastra di metallo
«Resisti! Sheldon ti prego resisti!»
Sheldon aprì lievemente gli occhi «Danny…»
«Sono qui Sheldon!» cercò di restare con gli occhi aperti ma dopo aver visto un peschereccio si lasciò andare
«Danny…» lo chiamò Sheldon.
 
Million stars up in the sky
Formed a tiger's eye
That looked down on my face,
Out of time and out of place.
 
Qualcuno dal peschereccio li avvistò «Ci sono due uomini in mare!»
«Presto tiriamoli a bordo!»
Danny sospirò e sul suo volto apparve un sorriso misto a dolore. Sheldon fece esattamente come lui, cercando di aprire gli occhi.
 
Awaken by the sound
Of a screaming owl.
Chasing leaves in the wind,
Going where we've never been.
 
Il capitano della nave li osservò e notò il distintivo di Danny e la ferita sotto la camicia
«Facciamo porto immediatamente!»
Danny si mise a guadare nella direzione di Sheldon e allungò un braccio verso di lui notando la ferita alla testa e il sangue che fuoriusciva «Sheldon! Amico mio!»  
 
Said goodbye to you, my friend,
As the fire spread.
All that's left are your bones
That will soon sink like stones.
 
New York, ore 18.30
Christine camminò all’interno della fabbrica dismessa
«J.J.?» chiamò lei senza ricevere risposte.
Qualcuno la assalì da dietro e lei non fece in tempo a ribellarsi che un fazzoletto le venne premuto sul viso facendola sprofondare in uno stato di incoscienza.
Christine, quando rinvenne, storse il naso sentendo uscire del sangue. Lei aprì gli occhi e si vide legata con delle catene a una sedia con braccioli, sollevò lo sguardo e vide davanti a se qualcuno con un cappuccio, legato come lei
«Mac?» lo chiamò preoccupata.
L’uomo cominciò ad agitarsi e cercò di capire da dove provenisse la voce
«Stai tranquillo Mac! J.J. non è qui adesso! Sono davanti a te! Sono stata una stupida! Avrei potuto accorgermene tante volte di chi era veramente e invece…»
«Avresti potuto Chris, ma non lo hai fatto!» disse J.J. avanzando «Ho scelto un posto grande per poter fuggire indisturbato appena i colleghi del tuo Mac arriveranno! Non c’è pericolo che  ti sentano urlare e ti assicuro che questa volta non sarete così fortunati come è successo con la Primula!»
J.J. tolse il cappuccio a Mac che guardò Christine negli occhi senza poterle parlare per via del bavaglio alla bocca
«Mac mi dispiace tanto!» gli disse Christine scuotendo il capo
«Ti dispiacerà di più tra poco!» disse J.J. «So che per certo hai inviato qualcosa alla Polizia e alle alte cerchie dell’FBI! Dimmi il contenuto dei messaggi perché io cancelli ogni traccia e ti prometto che Mac vivrà!»
Christine guardò Mac che scosse leggermente il capo
«Perché dovrei farlo? Non ho garanzie sul fatto che lui vivrà!» disse lei con rabbia.
J.J. si avvicinò a Mac «Ti garantisco una cosa: che se non parli lui soffrirà parecchio!» gli tirò indietro la testa con la mano e ghignò «Conterò fino a dieci, mia cara! Io mi divertirò un sacco con il tuo Mac! Lo stesso non si potrà dire per lui!»
Christine vide J.J. prendere una spranga di metallo «J.J. ti prego! Non farlo!»
«Uno!» esclamò colpendo Mac sul naso.
Mac si piegò in avanti con la testa, non potendo chinarsi in avanti con l’intero corpo per via delle catene, serrò i denti e quando sollevò lo sguardo verso Christine lei vide che gli colava il sangue da un taglio lasciato in mezzo al naso e dalle narici
«Ti supplico J.J.! smettila!» lo implorò Christine
«Due!» Mac venne colpito sulla spalla destra.
Christine cominciò a dibattersi
«Tre!» Mac gemette quando la spranga di metallo lo colpì sul collo «Non distogliere lo sguardo, Chris!» disse J.J. colpendo di nuovo Mac nello stesso punto.
Christine sentì il grido di Mac soffocato dal bavaglio e gli guardò il viso, ormai interamente sporco di sangue
«Quattro!» J.J. colpì il ginocchio di Mac all’altezza della rotula «Cinque!» la spranga di metallo produsse un rumore sordo contro l’addome di Mac «Sei!» contro il torace «Sette!» contro un braccio «Otto!» contemporaneamente su braccio e gamba
«Smetti subito J.J.!» urlò straziante Christine
«Sei rimasta in silenzio per un bel po’!» disse togliendo il bavaglio a Mac «Tu cos’hai da dire?» gli domandò J.J.
«La pagherai!» disse Mac sputando sangue «Non dirgli niente Christine!»
«Nove!»
Mac venne colpito in mezzo alle gambe e il suo grido lacerante riempì lo spazio circostante
«No Mac!» urlò Christine.
 J.J. prese la pistola e la puntò alla tempia di Mac raddrizzandogli la testa perché i suoi occhi lucidi incrociassero quelli di Christine «Siamo arrivati a dieci, Chris!» disse abbassando il cane «Vuoi veramente che lo faccia?»
«Fermo!» urlò Christine «Ti dirò tutto! Te lo prometto!»
«Così mi piaci!» disse J.J. togliendo la canna della pistola dalla testa di Mac e allontanandosi «Mentre vado a prendere il PC potreste parlare un po’. Avete tante cose da dirvi!»
Mac guardò Christine «Perché lo hai fatto?»
«Non posso lasciarti morire!» singhiozzò Christine «Non riesco a sopportarlo!»
Mac pianse più di lei «Così facendo sarò io a vedere te morire!»
«Cosa vuoi dire?»
«Ti ha sparato la bomba che hai costruito nel cervello!»  disse Mac cercando di calmarsi «È vero che sei incinta?»
«Sì! Chi te lo ha detto?»
«Indovina!» disse Mac sentendo il sangue colargli dal naso «Era ciò che avresti voluto dirmi questa sera a casa?»
«Sì!» Christine continuò a guardarlo negli occhi «Tu invece hai sviluppato il tumore!»
«J.J. mi ha messo al corrente anche di quello! Sono in ansia per Sheldon e Danny! J.J. forse li ha già uccisi!»
Christine rabbrividì realizzando completamente il piano di J.J. «Vuole ucciderci tutti!»
 
New York, ore 19.35
Jo tenne stretta la mano di Jamie quando vide uscire il chirurgo
«La Detective Messer è stata operata con successo, ma saranno le prossime ore a decidere se vivrà o no!»
Jo annuì «Grazie Dottore!»
«Nel suo stato le conviene riposare, Detective! Vada a casa! Per qualsiasi aggiornamento verrà contattata!» disse il chirurgo andandosene.
Jaime accarezzò Jo «Non hanno ancora trovato Mac e Christine! Sanno solo che sono da qualche parte a Brooklyn vicino all’East River!»
«Perché Sheldon e Danny non chiamano?» chiese Jo
Jamie sospirò tra le lacrime «Il loro aereo è scomparso e non si sa più nulla di loro da almeno tre ore!»
Jo singhiozzò più forte «Non può essere successo qualcosa anche a loro, vero?»
 
New Rochelle, ore 20.00
«Dottore, siamo riusciti a metterci in contatto con la Detective Hawkes!» esclamò un’infermiera
«Bene! Sono pronto a parlare!» disse alzando il ricevitore «Detective, sono il Dr. Andrew Warren!»
«Buonasera!»
«Due dei suoi uomini sono stati soccorsi e portati qui durante in serata! I nomi sono Danny Messer e Sheldon Hawkes!»
Jo sobbalzò «E… come stanno?»
«Il Detective Messer è critico e le prossime ore sono decisive! Mentre il Dr. Sheldon Hawkes è ancora in sala operatoria!»
Jo prese un respiro profondo «Mi dica la verità sul Dr. Hawkes!»
«Non posso davvero dirle altro!»
«Sono sua moglie!»
 
New York, ore 20.01
Mac aveva di nuovo la benda sulla bocca e guardava Christine mentre digitava al computer
«Sono tutte le password Chris?» chiese J.J.
«Sì!»
J.J. puntò una pistola contro Mac «Proprio tutte, tutte?»
Christine riprese a digitare «Lo sai che rischi che la bomba si disattivi se mi lasci vicino al computer?»
«Sei stato tu a dirle della bomba? Che bravo marito!» sorrise J.J. «Mi credi uno sprovveduto? Lo sapevo che stavi lavorando a qualcosa di grosso! Ti ho rubato i progetti e ho costruito la tua bomba perfezionata!»
«Cosa?»
«Sorpresa! Ho aggiunto anche un telecomando a distanza per assicurarmi che tu mi dessi tutto ciò di cui avessi avuto bisogno! Lo hai fatto e ora posso lasciarti morire davanti a Mac!» disse J.J. avvicinandosi a lei e premendo un pulsante su un telecomando.
Christine prese il computer e lo lanciò in faccia a J.J. e riuscì a rubargli la pistola
«Non ti muovere!» intimò lei
«Bastarda! Troverò un modo per nascondermi! I tuoi figli non saranno mai al sicuro!» J.J. si alzò e cominciò a correre verso l’uscita.
Christine si liberò delle catene ai piedi con l’aiuto della pistola e poi andò a liberare Mac con le chiavi che trovò su un altro tavolo nella stanza
«Vado a prenderlo!» le disse Mac afferrando la pistola che lei gli porse «Trova qualcosa che possa darti una scossa!»
Mac si mise a correre nel corridoio dove J.J. era sparito
«J.J., ti sono alle costole! Non ti lascerò mai scappare! Dovesse essere l’ultima cosa che faccio!» urlò Mac nell’oscurità
«Io non scappo!» disse J.J. afferrandolo al collo da dietro e la pistola di Mac cadde a terra «Come ci si sente a sapere che la propria moglie sta per morire?»
Mac lo fece scivolare in avanti e lo fece atterrare di schiena davanti a lui
«Non sei diverso dai criminali che hai assassinato fino ad oggi, J.J.! Hai commesso l’errore di provocarmi e di minacciare la vita delle persone a cui tengo!» Mac gli diede un calcio «La pagherai per quello che hai fatto!»
J.J. prese una pistola che aveva alla caviglia e gliela puntò sul viso «Fregato!»
Mac riuscì ad evitare il colpo e a nascondersi dietro a un muro
«Giochiamo a nascondino ora?!» urlò J.J. all’oscurità «Dov’è finito il tuo coraggio?!»
Mac comparve dal nulla usando una lastra di metallo come scudo «È finita J.J.!»
«Tu credi?» sorrise «Ne verranno altri come me! La corruzione non durerà ancora a lungo!» 
Mac si lanciò su J.J. e riuscì a disarmarlo «Come ti ho detto, è finita!»
«Per te è finita!» sorrise J.J. mostrando l’anello di una granata.
Mac guardò con orrore l’oggetto prima di alzarsi in piedi e venire scaraventato a terra dall’esplosione che fece cadere uno dei muri.
Poco dopo, Mac tossì cercando di capire dove fosse il suo rivale, d’istinto allungò la mano per prendere la pistola accanto a lui e la puntò contro J.J. che era rimasto schiacciato dal muro. Mac si guardò la gamba sinistra intrappolata sotto il muro caduto, contrasse il viso in un’espressione di dolore cercando di girarsi per liberarsi
«Che male!» gemette.
Con la gamba destra cercò di fare leva per liberarsi e riuscì a sollevare un pezzo di muro per sfilare la gamba intrappolata verso l’esterno.
Quando la gamba sinistra fu fuori dalle macerie, Mac notò che la caviglia era mal messa. Trovò la forza di alzarsi in piedi e appoggiandosi al muro tornò da Christine.
 
Christine era a terra e si reggeva la testa con le mani
«Christine!» la chiamò Mac con enfasi  «Sono qui!»
«Mac prendi quei cavi elettrici dal muro e passameli!» il respiro di lei era affannoso e lo sguardo era perso nel vuoto mentre cercava di restare seduta con la schiena al muro
«Tu perdi sangue dal naso, Christine!» le disse dandole due cavi vedendo che lei aveva qualcosa in mano
«Appena mi metto la matita in bocca accendi la corrente!» Christine si stava per mettere la matita in bocca e guardò Mac serrare gli occhi «Aspetta!» lo bloccò togliendosi la matita dalla bocca «Ti amo!» disse per poi mettendosi la matita tra i denti e chiuse gli occhi.
Mac accese la corrente e appena Christine cadde a terra la spense. La matita si era rotta a metà e le due parti erano cadute accanto a lei.
La caviglia di Mac cedette e lui dovette faticare a raggiungere Christine, le tagliò la maglia con i denti dopo averla posizionata perfettamente supina e cominciò a praticare le prime trenta compressioni e le prime due insufflazioni
«Ti prego Christine svegliati!»
Alle sue spalle si sentirono dei rumori e cercò di prestare attenzione, pur sapendo che non si sarebbe mai potuto fermare
«Polizia di New York!»
«Flack!» urlò Mac per attirare la sua attenzione.
Appena Flack vide il sangue a terra, proveniente dalla caviglia di Mac, e Christine incosciente si chinò a terra
«Chiamate il 911!» urlò ai colleghi e mentre Mac praticava due insufflazioni si posizionò con le mani sul torace di Christine
«A quante sequenze sei arrivato?»
«Con questa completo la prima serie!» rispose Mac accostando il suo viso a quello di Christine «Svegliati! Ti prego, svegliati!»
«Ventisette, ventotto, ventinove, trenta!» contò ad alta voce Flack.
Mac praticò le due insufflazioni e si fermò per ascoltare il respiro di Christine «Niente!»
«Tranquillo Mac! Mantieni la calma! Non la lasceremo andare!»
Mac le tenne la testa all’indietro «Torna da me! Ti prego Christine!»
«Capo…» disse uno dei poliziotti avvicinandosi
«Dov’è l’ambulanza?!» urlò Flack
«Stanno arrivando! C’era qualcuno di là, esattamente dove è avvenuta l’esplosione, ma è scappato! Era solo per farglielo sapere! Vado a chiamare qualcuno che sostituisca l’Ispettore!» disse andandosene
«Christine! Ho bisogno di te e non solo per fermare J.J.! Svegliati!» la pregò Mac.
 
New York, ore 22.35
Jo guardò fuori dalla finestra del suo salotto in attesa che il telefono squillasse.
Ellie e Tyler erano lì con lei e le avevano preparato un tè caldo
«Mamma, non cambia nulla se resti lì alla finestra! Devi riposare!» la invitò Tyler
«Sono così in pensiero…» disse sedendosi sul divano «Quanto desidero poter riprendere a bere caffè!»
In quel momento il telefono suonò
 
I believe in nothing
Not the end and not the start
I believe in nothing
Not the earth and not the stars
I believe in nothing
Not the day and not the dark
I believe in nothing
But the beating of our hearts
I believe in nothing
One hundred suns until we part
 
«Detective Hawkes!» rispose Jo. Si portò una mano sulla bocca e cominciò a piangere «Dimmi che non è vero, Flack!»
«Purtroppo sì! Mac è con lei adesso! Non vuole lasciarla! Temo che se presto non arriverà l’ambulanza anche lui…»
«Quanto sangue ha perso Mac?» chiese Jo
«Troppo!» rispose Flack con tristezza «J.J. è riuscito nel suo intento: ci ha distrutti ed è scappato! Ti richiamo più tardi quando saremo in ospedale devo aiutare Mac!»
Jo si staccò il telefono dall’orecchio e si rannicchiò sul divano piangendo
«Mamma? Mamma, cosa è successo a Mac?» domandò Ellie
«Mamma ti prego! Rispondi!» la esortò Tyler.
 
I believe in nothing
Not in Satan, not in God
I believe in nothing
Not in peace and not in war
I believe in nothing
But the truth of who we are
 
Mac, con gli occhi pieni di lacrime, guardò ancora il volto di Christine
«Non lasciarmi! Svegliati! Ti supplico, Christine!»  si alzò a fatica in ginocchio. 
Il poliziotto che lo stava sostituendo si spostò, stanco
«Devi vivere! Abbiamo due figli che ci aspettano!» Mac cominciò a comprimere nuovamente sul torace di lei con quanta forza avesse «Se non per me, fallo per loro! Respira!»  

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Capitolo 27
*** EPISODIO XXVII: OF HIDEOUS CREATURES AND VALIANT MEN ***


Venerdì 16 Maggio 2014

EPISODIO XXVII: OF HIDEOUS CREATURES AND VALIANT MEN

  
Nel precedente episodio di CSI: NY
 
«Chi si rivede! Detective Messer! Credevo non sarebbe venuto!»
Danny non rispose e si sedette con Sheldon in attesa che il processo cominciasse.
Il cancelliere avanzò «Tutti in piedi! Entra la corte! Il Giudice Vander presiede l’udienza!» annunciò.
Il Giudice Vander si sedette al suo posto
«Comodi!» la sala si sedette «L’accusato Ben Maxwell è qui per essere giudicato per i delitti commessi e per la possibile cospirazione contro gli Stai Uniti d’America!»…
 
Taking over this town, they should worry,
But these problems aside I think I taught you well.
 
«Guarda il computer e tieni il cellulare a portata di mano!» gli disse camminando nel corridoio «Quando torno ti devo dire una cosa!»
«Non puoi dirmela ora?» sorrise Mac accompagnandola
«No! Posso solo dirti che è una cosa bella! Almeno, credo che possa farti piacere e renderci felici!» sorrise Christine…
 
That we won't run, and we won't run, and we won't run.
That we won't run, and we won't run, and we won't run.
 
And in the winter night sky ships are sailing,
Looking down on these bright blue city lights.
 
 
«La lettera si sta rivelando interessante! Sto seguendo la tua teoria dei nomi e nell’ultima riga c’è il tuo!»
«Come finisce la lettera?»
«Per tagliare corto, hai perso il figlio dell’uomo bello che non è più forte come un leone!»
Mac ci pensò su «Sarebbe la prima volta che una lettera non è indirizzata a me!»
«Già, ma chi è il destinatario?» chiese Angela
«Scoprilo mentre sono via!»…
 
And they won't wait, and they won't wait, and they won't wait.
We're here to stay, we're here to stay, we're here to stay.
 
«Hai scoperto qualcosa?»
«Sì! È un messaggio chiaro su dove si trova il corpo e forse è stato lo stesso assassino a lasciarcelo! Sto analizzando la traccia di DNA trovata sotto una delle lettere attaccate al foglio!» un rumore richiamo la loro attenzione
«Siamo fortunati! Il CODIS aveva anche questa traccia!» esultò Jo…
 
Howling ghosts they reappear
In mountains that are stacked with fear
But you're a king and I'm a lionheart.
A lionheart.
 
«Mi chiedevo quando avrebbe cominciato a farti effetto l’idrato di cloralio! È da quando siamo qui che sei sopra quel tombino! Non è stato facile renderlo inodore!»
Mac sbatteva sempre più energicamente gli occhi «Non ti permetterò di attuare il tuo piano!» cadde supino lasciano la presa sulla pistola
«È già cominciato!» disse J.J. avvicinandosi a lui…
 
«Dov’è Lidsay? Perché Flack mi ha detto al telefono di non muovermi?» chiese Jo vedendo ritornare Jamie da sola
«È successa una cosa!» esclamò Jamie mentre la via si riempiva dei rumori delle autoambulanze e delle macchine della polizia
«Cosa?»
«Lindsay è rimasta ferita! La killer era là dentro! Flack ha sparato, ma il mannarino ha colpito Lindsay in pieno petto! Flack è con lei adesso!»…
 
His crown lid up the way as we moved slowly
Pass the wondering eyes of the ones that were left behind.
Though far away, though far away, though far away
We're still the same, we're still the same, we're still the same.
 
«Sheldon, torneremo a New York! Tu vedrai nascere tua figlia e io vedrò i miei figli crescere! Arriveremo ad ottant’anni a camminare nel parco lamentandoci delle nostre mogli e di quanto la gioventù sia immatura e senza valori!»…
 
«Il messaggio che J.J. aveva fatto scrivere a Christine era per lei e non per Mac!» spiegò Angela «Il messaggio dice che Christine morirà, che Danny e Sheldon moriranno e che lei ha perso Mac!»…
 
«La pagherai!» disse Mac sputando sangue «Non dirgli niente Christine!»
«Nove!»
Mac venne colpito in mezzo in mezzo alle gambe e il suo grido lacerante riempì lo spazio circostante
«No Mac!» urlò Christine.
 J.J. prese la pistola e la puntò alla tempia di Mac raddrizzandogli la testa perché i suoi occhi lucidi incrociassero quelli di Christine
«Siamo arrivati a dieci Chris!» disse abbassando il cane «Vuoi veramente che lo faccia?»
«Fermo!» urlò Christine «Ti dirò tutto! Te lo prometto!»…
 
Howling ghost they reappear
In mountains that are stacked with fear
But you're a king and I'm a lionheart.
 
«Ti ha sparato la bomba che hai costruito nel cervello!»  disse Mac cercando di calmarsi «È vero che sei incinta?»
«Sì! Chi te lo ha detto?»
«Indovina!» disse Mac sentendo il sangue colargli dal naso «Era ciò che avresti voluto dirmi questa sera a casa?»…
 
And in the sea that's painted black,
Creatures lurk below the deck
But you're the king and I'm a lionheart.
 
«Il Detective Messer è critico e le prossime ore sono decisive! Mentre il Dr. Sheldon Hawkes è ancora in sala operatoria!»
Jo prese un respiro profondo «Mi dica la verità sul Dr. Hawkes!»
«Non posso davvero dirle altro!»
«Sono sua moglie!»…
 
And as the world comes to an end
I'll be here to hold your hand
Cause you're my king and I'm your lionheart.
A lionheart.
 
Mac si lanciò su J.J. e riuscì a disarmarlo «Come ti ho detto, è finita!»
«Per te è finita!» sorrise J.J. mostrando l’anello di una granata.
Mac guardò con orrore l’oggetto prima di alzarsi in piedi e venire scaraventato a terra dall’esplosione che fece cadere uno dei muri.
Poco dopo, Mac tossì cercando di capire dove fosse il suo rivale, d’istinto allungò la mano per prendere la pistola accanto a lui e la puntò contro J.J. che era rimasto schiacciato dal muro…
 
A lionheart
A lionheart
A lionheart
A lionheart
A lionheart
A lionheart
A lionheart
 
In quel momento il telefono suonò
«Detective Hawkes!» rispose Jo. Si portò una mano sulla bocca e cominciò a piangere «Dimmi che non è vero, Flack!»
«Purtroppo sì! Mac è con lei adesso! Non vuole lasciarla! Temo che se presto non arriverà l’ambulanza anche lui…»
«Quanto sangue ha perso Mac?» chiese Jo
«Troppo!» rispose Flack con tristezza «J.J. è riuscito nel suo intento: ci ha distrutti ed è scappato! Ti richiamo più tardi quando saremo in ospedale, devo aiutare Mac!»…
 
Howling ghost they reappear
In mountains that are stacked with fear
But you're a king and I'm a lionheart.
And in the sea that's painted black,
Creatures lurk below the deck
But you're the king and I'm a lionheart.
A lionheart. [x8]
 
 
Mac con gli occhi pieni di lacrime, guardò ancora il volto di Christine
«Non lasciarmi! Svegliati! Ti supplico, Christine!»  si alzò a fatica in ginocchio. 
Il poliziotto che lo stava sostituendo si spostò, stanco
«Devi vivere! Abbiamo due figli che ci aspettano!» Mac cominciò a comprimere nuovamente sul torace di lei con quanta forza avesse «Se non per me, fallo per loro! Respira!» 
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Christine aprì gli occhi e si ritrovò in piedi nella camera che le era stata assegnata da quando lavorava all’FBI.
Si guardò intorno e vide che il letto era perfettamente in ordine
«Christine!» la chiamò una voce dietro di lei
«Cosa fai qui in camera? Dovresti essere pronta per scendere ormai!» aggiunse una seconda voce.
Christine si voltò «Mamma? Millie? Cosa ci fate qui?»
«Non ti ricordi niente?» le chiese Millie
«Cosa dovrei ricordare?»
Sua madre le si avvicinò «Non ti agitare, ma stai morendo!»
«No! Non è possibile! Mac mi sta… lui…»
Millie le si avvicinò «Mac ce la sta mettendo tutta! Sia lui che il Detective Flack ci stanno provando! Tra poco Mac esaurirà le forze e sarà in pericolo di vita!» le prese una mano
«Dove stiamo andando?» chiese Christine
«Devi seguirci! Vogliamo che tu torni da Mac!» le spiegò sua madre.
Il terzetto scese per le scale e si mise ad osservare il salone, nel quale Mac e Christine avevano danzato, vuoto e inondato da una luce che ricordava l’alba
«Dove sono tutte le persone?» chiese Christine
«Qui ci siamo solo noi!» esclamò Millie «Andiamo in giardino!»
Le tre ripresero a camminare e Christine fu abbagliata dalla luce intensa del sole sul viso appena la porta si aprì
«Anche qui è Maggio?»
«Piccola mia, qui il tempo non esiste!» le disse sua madre
«Non c’è mai stata una fontana qui!» esclamò Christine
«Perché non ci guardi dentro?» le propose Millie «Potresti scoprire qualcosa che non sai!»
Chrisrine si sedette al bordo della vasca e ci guardò dentro
«Chi sono quei bambini? Di chi sono le voci che sento?»
«Tranquilla Christine!» la rassicurò sua madre «Va tutto bene! Continua a guardare!»
Christine fissò l’acqua.
Due bambini ridevano lanciandosi fogli appallottolati in una cameretta con un letto a castello in un angolo
«Trinity adesso ti faccio vedere io!» urlò il maschio con gli occhi azzurri salendo sul tavolo e appallottolando un altro foglio «Bomba in arrivo!»
«Vincerò io la guerra Kenny!» urlò la bambina dagli enormi occhi blu.
La porta si spalancò senza preavviso
«Cosa state combinando qui dentro?» tuonò Mac
«Oh-oh!» disse la bambina mordendosi il labbro «Sei già a casa papà?»
«Spero per voi che abbiate finito i compiti!»
«Li abbiamo fatti!» rispose il bambino
«Tutto questo disastro in camera che cos’è?» domandò Mac in tono severo
«Giocavamo!» rispose la bambina «Io e Kenny siamo in guerra! Sto vincendo io!»
«Bugiarda! Stavi battendo in ritirata!»
Mac sorrise «Serve davvero che qualcuno vi parli di strategie militari! Questo posto è un inferno! Non un campo di battaglia!»
I due bambini lo guardarono sorpresi «Non sei arrabbiato?!»
«Perché dovrei?» rispose Mac prendendo una palla di carta e lanciandola contro la bambina «Io ho colpito Faith!» rise.
Il bambino raccolse una palla di carta «Non posso perdonarti per aver colpito la mia sorellina! Prendi questo!»
«Due contro uno non è leale!» ribatté Mac lanciando palle di carta contro i bambini «Ora vi faccio vedere come combatte un Marine!»
La porta si aprì e Christine entrò incrociando le braccia
«Bene, bene, bene! Chi è l’artefice di questo disordine, mio caro ex-Marine?»
Mac rise «Sei già a casa?»
«Potrei farti la stessa domanda!» disse Christine entrando «Voi due avete finito con i compiti?»
«Sì mamma!» risposero in coro
«Posso giocare anche io?» domandò dolcemente Christine
«Con me mamma!» esultò il bambino
«No con me!» ribatté la bambina.
Christine distolse gli occhi dalla fontana «Quelli sono davvero Faith e McKenna? Mac è ancora insieme a noi?»
La madre di Christine le si avvicinò «Continua a guardare, non distogliere lo sguardo!»
Christine si chinò in avanti.
Mac era chinato accanto a Faith nel letto di sotto, mentre Christine sistemava le coperte a McKenna nel letto di sopra
«Papà! Ci racconti di quando eri Marine?» chiese Faith
«Vi ho già raccontato tutto!» sorrise Mac
«Bugiardo! Quando ti abbiamo chiesto della cicatrice sul petto oggi al mare non ci hai voluto dire nulla!»
«Kenny!» lo riprese Christine «Non parlare così a tuo padre!»
«Un giorno vi racconterò! Adesso siete troppo piccoli!» spiegò Mac
«Come ti sei fatto male alla gamba?» chiese Faith
«Non è accaduto mentre ero nei Marines! È una storia che un giorno è bene per voi sappiate, ma…»
«Non oggi!» sbuffò McKenna «C’è qualcosa che ci puoi raccontare? Chi è il Danny di cui parlavi ieri con la mamma?»
«È il papà di Sid e Lucy!» spiegò Mac
«Sid non parla mai di suo papa!» disse McKenna «Nemmeno Lucy lo fa! Non dicono nulla anche della mamma!»
«Ora che vi abbiamo detto chi è Danny, volete dormire?» chiese Christine «Domani vengono Jo e Charlot a farci visita!»
«Va bene!» sorrise McKenna «Buonanotte!»
«Buonanotte!» fece eco Faith
«Dormite bene!» disse Mac baciando sulla fronte entrambi.
Christine si fermò davanti alla finestra del salotto e Mac la abbracciò
«Grazie per avermi aiutato a curarmi!» le sussurrò Mac «Poterli crescere insieme a te è stato il più grande regalo che potessi ricevere!»
«Nella buona e nella cattiva sorte!» sussurrò Christine «Tu pensavi sarebbe finita come con tuo padre?»
Mac la baciò «Sembri stanca!»
«Pensa che oggi poteva esserci anche un altro terremoto in casa!»
«Ce l’avremmo fatta! Insieme siamo stati capaci di fare tante cose!»
Christine distolse lo sguardo dalla fontana
«Accadrà sul serio?»
«Solo se lo vorrai!» le disse sua madre
«Se ti sveglierai!» le disse Millie. 
Christine si posò una mano sul petto e sgranò gli occhi «Che bisogno c’è di picchiare così forte?!»
«Mac, con l’aiuto del Detective Flack, sta tentando di far battere il tuo cuore e farti respirare da sola! Stanno cercando in tutti i modi di allontanare Mac da te! Si sta accanendo! Flack gli ha immobilizzato la caviglia ma non può fare nulla per il sangue che ha perso!» Millie guardò Christine cadere a terra
«Ti stai per svegliare! Vai da lui! Sii felice!» la salutò sua madre.
 
Christine scattò seduta tossendo.
Mac la guardò per un attimo incredulo «Christine?»
«Mio Dio! Christine riesci a sentire la mia voce?» domandò Flack
«Cosa è successo?» chiese Christine con un filo di voce «Di chi è questo sangue?»
Mac era pallido e piangeva «Sei viva!» esclamò aiutandola a sdraiarsi «Per un secondo ho temuto che…»
«Non è successo, Mac!» gli sorrise lei.
«Vado a vedere se ci sono i paramedici e a dare istruzioni per raggiungervi qui!» disse Flack «Tra poco sarà tutto finito!» disse andandosene seguito dagli agenti.
Christine guardò il volto coperto di sangue di Mac, sdraiato accanto a lei, e contrasse il volto in un’espressione di dolore
«Cos’hai Christine?»
«Una fitta tremenda!» si voltò verso di lui piangendo «Abbiamo perso il bambino mentre ricevevo la scossa, Mac!»
Prima che Mac potesse dire qualcosa, un sogghigno si intromise e sia Mac che Christine rabbrividirono
«J.J.!» esclamò Mac sentendo la canna di una pistola contro le tempia
«Non sono fuggito dopo l’esplosione. Non ti avevo spiegato completamente come avevo fatto a dividerti dalla tua squadra, mi sembrava giusto dirtelo prima di spararti! Avevo commissionato una serial killer nana di uccidere un povero innocente!» rise e armò la pistola «Dopo è il tuo turno Chris!»
Mac notò che Christine aveva qualcosa nella mano sinistra appoggiata contro il suo braccio e gli stava riferendo con lo sguardo un chiaro messaggio
«Non credo che tu sia messo bene J.J.: sei ferito!» esclamò Mac dando una gomitata nello stinco di J.J. che rovinò addosso a loro.
Christine guardò negli occhi J.J. con disprezzo «Questo era per mio figlio!» estrasse la lama del coltello dal suo addome e gliela mostrò intrisa di sangue prima di affondargliela nella spalla «Questo era per la mia famiglia e i miei amici!» e dopo aver estratto il coltello dalla spalla glielo piantò in mezzo al petto «Ci vediamo all’inferno J.J.!»
J.J. si lasciò andare e Mac aiutò Christine a levarselo di dosso. Entrambi rimasero immobili a guardarlo, mentre esalava l’ultimo respiro.
Mac vide arrivare i paramedici e Flack, sospirò, grato che tutto fosse finito.
Flack era sorpreso al vedere J.J. a terra e si avvicinò per verificare se fosse vivo
«Non dovete spiegarmi nulla ora!» disse posando l’indice e il medio della mano destra sulla giugulare di J.J. «Siete salvi ancora una volta!»
«Cosa mi dici di Sheldon e Danny?» domandò Mac mentre i paramedici abbassavano la barella
«Jamie ha detto che Danny è grave e Sheldon non ho idea di come stia!» Flack divenne cupo.
Christine sbatté la palpebre per un attimo e sospirò, Mac la guardò e chiuse gli occhi
«Mac?» lo chiamò Flack.
I paramedici lo caricarono sulla barella
«Bisogna portarlo immediatamente in ospedale!» disse il primo
«Serve una trasfusione!» precisò il secondo «Credo che sia svenuto perché l’adrenalina ha finito di fargli effetto! La gamba è in pessime condizioni!»
Christine guardò il volto cereo di Mac mentre veniva assicurata alla barella
«Stai tranquilla Christine! Mac è un osso duro! Lo hai visto in condizioni peggiori! Se la caverà!» le disse Flack «Su quello che è successo mentre nessuno di noi c’era devo sapere una cosa: chi ha ucciso J.J.?»
Christine lo guardò negli occhi «Entrambi, anche se l’ho accoltellato io!»
Le ambulanze si misero a correre veloci, nel cuore della notte, verso ospedale.
 
Adam era con Peyton, Isabella e Angela nel corridoio dell’ingresso del pronto soccorso
«Non credo sia una buona idea Peyton!» insistette Angela
«I migliori chirurghi sono impegnati con Lindsay!» disse infilandosi un camice «Aubrey non ce la farà da sola!»
«Ma non sei più un chirurgo dell’ospedale!» le ricordò Adam
«Voglio essere utile!» ribatté lei «Ho le capacità per esserlo!»
«Significa che dovrai salvare le vite di Mac e Christine!» disse Isabella «Voglio poterti aiutare anche io!»
«Va bene!» sorrise Peyton «Preparati Isabella!»
Adam vide la porta del pronto soccorso spalancarsi «Mio Dio!» esclamò impallidendo.
Angela vide Christine con un volto stravolto e Mac subito dietro di lei. Vedendoli in quelle condizioni sibilò ribollendo di rabbia «Cosa gli ha fatto quel bastardo?!»
Mac si guardò intorno come poté e scorse i visi di Aubrey e di Peyton
«Come sono i valori?» chiese Aubrey ai paramedici
«La pressione sta tornando nella norma! Abbiamo cominciato a dargli 550 millilitri di sangue!»
«Perfetto! In radiologia per le lastre alla gamba e poi di corsa in sala operatoria!» sentenziò Peyton
«Non c’è tempo da perdere!» gridò Aubrey toccando lievemente la gamba di Mac
«Ahia!» gridò Mac riempiendo con la sua voce il corridoio
«Non pensavo ti facesse così male!» esclamò Peyton «Credo che la tibia si sia fratturata e i tendini si siano lacerati!»
«La radiografia ci dirà quali ossa sono coinvolte!» disse Aubrey entrando in radiologia.
 
Jo riagganciò il telefono e cominciò a piangere
«Mamma! Cosa succede?» disse Ellie avvicinandosi
«Danny non… Danny non ce l’ha fatta!»
Tyler sentì la madre piangere ed uscì dalla camera da letto «Cosa è successo?»
«Danny!» sussurrò Ellie «Ti ricordi che mi sei venuto a prendere a casa sua due settimane fa?»
«Oh no! Sua moglie non è ricoverata al Trinity General?»
Qualcuno bussò alla porta dell’appartamento.
Ellie si staccò dalla madre ed andò ad aprire «Adam!»
«Ciao Ellie! Porto notizie dall’ospedale!»
«Entra e siediti!» poi a bassa voce aggiunse «Dimmi che hai solo buone notizie!»
«Vorrei!» sospirò Adam sedendosi accanto a Jo «Ma cosa è successo? Sembra che sia morto  qualcuno!»
«Adam…»  disse Jo alzando lo sguardo «Danny è morto!»
Adam rabbrividì «Da-Danny? Danny! Danny è morto?!» si prese la testa fra le mani «No amico mio! Chi crescerà Lucy e Sid?!»
Ellie rabbrividì «È successo qualcosa a Lindsay?»
Adam annuì «È nuovamente in sala operatoria! Mentre Christine è in una stanza adesso e Mac è in sala operatoria per la gamba! Ha dei tendini lacerati e qualche osso fratturato! Peyton ha detto che è un miracolo se non devono amputare da metà tibia in giù!»
«Almeno lui è salvo!» disse Jo «Spero che anche Sheldon se la cavi!»
«Hanno disposto l’autopsia per Danny?» chiese Adam con un filo di voce
«Sì! La faranno qui a New York!» Jo non riusciva a smettere di piangere
«Non credo Peyton ne sarà felice e nemmeno Isabella!» commentò Adam «Dio, Danny! Perché?»
 
Mac camminò nella sua vecchia casa di Chicago e poté sentire degli schiamazzi provenire dalla strada
«Papà?» chiese guardando fuori
«Però Mac! Sei davvero cambiato!» gli disse l’uomo avvicinandosi al portico dell’ingresso «Sei più vecchio di quando me ne sono andato! Mi dispiace per tutto quello che ti è successo in questi anni!» gli sorrise osservandolo e aggiunse «Ho incontrato Claire, mi ha raccontato dell’11 settembre! Adesso è andata a cercare i suoi genitori!»
«La mamma non l’hai vista?»
«Tua madre se ne è andata?» domandò sorpreso «Non sono venuto a saperlo!»
Mac sospirò «Mi ha raccontato, in punto di morte, di mio fratello!»
McKenna Boyd Taylor indicò un bambino che tornava con un pallone da football e Sid «Lui è tuo fratello! Il tuo amico e patologo Sid l’ho incontrato poco dopo che se ne è andato! Da allora l’ho invitato a restare con noi finché non avremmo trovato qualche suo parente! Parlando di parenti, credo che tu debba aggiornarmi sul mio nipotino! Sid mi ha detto che Christine era al settimo mese!»
«In realtà sono due gemelli: McKenna Stanton e Faith Trinity!»
«So tante cose sulla tua nuova moglie grazie a Sid! Da questa parte puoi documentarti sul passato di chi è ancora in vita da chi arriva e poi osservare le persone di cui ti hanno parlato nel mondo dei vivi, ora riesco a vedere anche i tuoi figli: Faith ti assomiglia più di McKenna!» McKenna Boyd Taylor guardò Mac arrossire «Con te Christine è sempre stata sincera! Si è sempre mostrata per quella che è in realtà! Dille che può anche abbandonare la maschera di agente coraggioso e impavido che si è costruita in questi anni! Con la morte di Jonathan Jason Harris è ufficialmente fuori da ogni impiccio!»
«Era per via di J.J. se lei non poteva lasciare l’FBI?» chiese Mac notando Sid e il bambino che portava sulle spalle raggiungere i gradini dell’ingresso
«Mac! Che bello rivederti dopo tanto tempo! Ho conosciuto tuo padre e tuo fratello!» disse facendo scendere a terra il bambino «So che sei qui solo in via provvisoria e per fortuna! Nel mondo dei vivi ne stanno succedendo di cose! Devo andare a prendere Danny e spero di non dover fermarmi anche per Lindsay!»
Mac rabbrividì mentre Boyd lo osservava
«Mac! Non ti ricordi niente di noi due?»
Mac guardò il bambino « Non mi ricordo nulla! Mi dispiace!» lo osservò «Sei identico a me quando avevo la tua età!»
«Qui non si può crescere fisicamente! Boyd fa gli stessi ragionamenti di un adulto e si esprime come tale, ma per via del corpo da bambino non può camminare veloce!» spiegò McKenna Boyd Taylor
«Ditemi di Danny!» esclamò Mac «È davvero morto?»
«Perché non gli parli direttamente tu!» disse Sid indicando Danny avanzare «Sembra che non dovrò andare a cercarlo…»
«Mac?! Sid?!» esclamò Danny «Dove sono?»
«Sei appena morto!» disse secco Sid
«Cosa?!» Danny era sconvolto «No! Non è vero! Vi prego ditemi che è uno scherzo! Sei morto anche tu, Mac?»
«No! Io sono in sala operatoria!»
«Voglio tornare indietro!» Danny si mise a piangere «Lindsay e i miei figli hanno bisogno di me!»
«Non si può Danny! Saremmo ritornati tutti!» esclamò Sid «Vogliamo far vedere a Mac ciò per cui è qui?»
McKenna Boyd Taylor guardò Mac «So che la stessa mia malattia rischia di ucciderti! Al momento non puoi ancora essere operato! Ti aspetta un periodo difficile!»
Boyd prese la mano di Mac «Da questa parte fratello!» disse tirandolo verso la strada e portandolo davanti a una strana aurora boreale
«Devi sapere che non è finita! La talpa dell’FBI sarà anche morta, ma il terrorista islamico troverà altri americani disposti a tradire il loro paese se non lo fermate!» spiegò McKenna Boyd Taylor al figlio
«Non è per questa ragione che però ora tu devi guardare là dentro! È la famiglia che hai costruito con Christine il vero motivo e il fatto che presto dovrai aiutare Lucy e il piccolo Sid!» spiegò Sid.
Mac si mise a guardare dentro i colori dell’aurora e delle sagome presero vita all’interno di essa, fino a diventare delle visioni ben distinte.
 
Angela era seduta accanto a Christine
«Come ti senti?»
«A pezzi! Come stanno Kenny e Faith?»
Angela le accarezzò una mano «Bene! Tuo padre dice che non danno alcun tipo di problema!»
«Mac?»
«È uscito dalla sala operatoria! Tra poco si sveglierà dall’anestesia!» si rabbuiò «Adam mi ha detto che Danny non ce l’ha fatta! Sheldon è uscito adesso dalla sala operatoria e non si sa se arriverà a domani!»
«Oh mio Dio!» sospirò Christine chiudendo gli occhi
«Ero legata a Danny e Sheldon è un amico fidato! Se anche lui dovesse…»
«Danny è morto e Sheldon… Non riesco a sopportare che tutte queste vite siano state spezzate a causa mia! Se solo avessi scoperto che J.J. era… A quest’ora nessuno si sarebbe fatto male e nessuno sarebbe morto! Io e Mac abbiamo perso nostro figlio e lui per poco non perdeva me! Sono io l’unica vera responsabile!»
«Non addossarti colpe non tue! Conoscevi J.J. meglio di chiunque, ma non la sua vera natura! Non mi sorprende che tu non ti sia accorta di nulla!»
 
Mac vide nell’aurora McKenna attorniato da alcuni bambini a scuola e Faith rannicchiata in un angolo del cortile
«Taylor ha voluto fare l’eroe!»
«Taylor ha voluto aiutare la sorellina!»
«Taylor adesso avrà una bella lezione!»
I bambini cominciarono ad afferrare McKenna da tutte le direzioni e lo fecero scivolare a terra. Uno di loro cominciò a prenderlo a calci e gli altri lo imitarono. Prima che uno dei maestri potesse arrivare i bambini presero McKenna e Faith di peso e li scaraventarono ai piedi della scala antincendio
«I gemelli hanno fatto un bel ruzzolone!» rise uno di quelli «È chiaro pidocchi?»
Un bambino corse verso i gemelli «Aiutatemi! Due miei amici si sono fatti male!» si chinò accanto a McKenna «Kenny! Sono Sid! Rispondi!»
«Sid…» rispose Faith con il fiato corto «Aiutaci!»
«Non preoccuparti Trinity! Tuo padre sistemerà ogni cosa!»
Sid sorrise a Faith e le prese la mano, lei strinse quella di Sid e rimasero in silenzio a guardarsi negli occhi.
La visione si annebbiò per qualche istante e lo scenario cambiò: Mac era in una camera di ospedale a guardare il figlio steso in un letto incosciente
«So bene che non sei caduto dalle scale sotto le quali ti hanno trovato! Tua sorella continua a dire che è così e anche tu quando ti sveglierai lo dirai! È inutile perché so qual è la verità e so anche i nomi di chi vi ha fatto questo!» gli diede un buffetto affettuoso su una guancia «Vi insegnerò come ci si difende, ma scordati di mettere le mani sulle armi orientali, specialmente sulla mia Katana!»
«Ho sempre preferito l’ Hamidashi che tieni sopra il mobile della nonna alla Katana!» bisbigliò McKenna aprendo gli occhi e allungando una mano verso suo padre.
Mac strinse delicatamente la mano del figlio «Sono contento che ti sei svegliato!»
Lo scenario cambiò di nuovo: Mac era nel corridoio di un ospedale che teneva per mano una ragazza di colore incinta.
«Allora, Charlot? Come stai?» chiese Mac
«Male! Dimmi che Ken sta arrivando!»
«È con Christine, Faith e tua madre!» la rassicurò Mac
«Faith è in licenza?» chiese Charlot fermandosi.
Mac si fermò con lei guardandola negli occhi «Ha detto che vedere nascere suo nipote è importante!»
«Pensare che volevo laurearmi in Biologia! Ho fatto giusto in tempo a finire gli esami!» sospirò Charlot
«Vedrai che riuscirai a fare anche quello! Hai una famiglia intera disposta ad aiutarti! Ancora niente?»
«No!» sospirò Charlot e sollevò lo sguardo «Finalmente sono arrivati!» esclamò vedendo arrivare Mckenna di corsa «Eri in Accademia vero?» gli chiese vedendolo in uniforme da cadetto
«Sì, ma ora sono qui!» rispose voltandosi verso il padre per  salutarlo «Detective Capo Taylor, grazie per aver aiutato Charlot!»
«Ciao papà!» salutò avanzando Faith «Prendere una licenza non è stato facile! Alcune volte invece basta usare il tuo nome! Sei ancora una figura rispettabile!» sorrise sistemandosi i capelli biondi e mossi.
Mac abbracciò la figlia «L’uniforme ti sta d’incanto!»
«Papà! Ci stanno guardando tutti!» disse Faith scherzando «Non farmi pentire di essere entrata nei Marines!»
Christine si accostò alla figlia e prese la mano di Charlot «Tua madre si è fermata dal medico! Come stai?»
«Male! Per fortuna c’era Mac in casa! Non so come avrei fatto altrimenti!» sorrise forzatamente la ragazza e prese un profondo respiro «Per quanto andrà avanti così?!»
Jo si avvicinò alla figlia prendendole la mano «Tesoro!»
«Mamma! Credevo ti fossi fermata a parlare con il medico!»
«Infatti! Ha detto che tra poco dovresti essere pronta!» si volse verso McKenna che si era sostituito a Mac al fianco di Charlot «Sai che adesso tu dovrai prenderti ufficialmente la responsabilità di tuo figlio?»
«Sì, Jo!» annuì McKenna
«Avete deciso come chiamare il bambino?» chiese Christine.
McKenna e Charlot si guardarono negli occhi, lei ansimava ma non smetteva di sorridere, ed insieme esclamarono «Sheldon Mac Taylor!»
La visione scomparve e Mac guardò chi lo aveva accompagnato lì con sorpresa
«Cosa significa tutto questo?»
«Sono le ombre del tuo futuro!» spiegò Boyd «E credo che ora tu debba andare!»
Danny si avvicinò a Mac e piangendo lo abbracciò «Ti voglio bene! Prenditi cura di Lucy e Sid!»
«Li tratterò come se fossero figli miei Danny!» lo strinse a sé piangendo «Ci rivedremo!»  
Sid strinse la mano di Mac «Grazie per mia figlia!»
«Te lo dovevo e poi è davvero una ragazza brillante! Non mi avevi detto che si era laureata con cinque anni di anticipo!»
Sid incrociò le braccia «Beh, lei non si è mai voluta vantare! Si considera una ragazza comune ed è meglio così!» gli posò una mano sulla spalla «Fai in maniera tale che il tuo figlioccio non la faccia soffrire!» lo ammonì.
McKenna Boyd Taylor abbracciò il figlio «Guarda a casa nostra! Ci sono un mucchio di cose tue e di Boyd! Devi recuperare i tuoi ricordi!»
Mac annuì «Lo farò! Appena andrò in pensione mi trasferirò lì!» guardò tutti un’ultima volta «Ci rivedremo?»
«Speriamo il più tardi possibile!» commentò Sid.
 
Quando Mac riaprì gli occhi vide Jo accanto al suo letto
«Jo!» la chiamò con un filo di voce
«Mac!» disse lei con le lacrime agli occhi «Come ti senti?»
«Intontito!» rispose «Cosa è successo mentre non ero cosciente?»
«Danny e Lindsay…» Jo si mise a piangere «Non ce l’hanno fatta!»
«Allora ho sul serio parlato con Danny!» sussurrò Mac senza farsi sentire.
Jo guardava il telefono «Voglio sapere come sta Sheldon! Perché non mi chiamano?!»
«Christine!» esclamò Mac vedendola entrare «Dovresti essere a riposare! Cosa fai in piedi?»
«Mac, sto bene!» lo rassicurò lei sedendosi accanto a lui «Sei tu adesso quello che sta peggio dei due!»
«Che giorno è?» chiese Mac
«È il 3 Maggio! Sono le 23.50! Flack oggi pomeriggio ha scoperto dove si rifugia il terrorista! Sta andando con Jamie a prenderlo!»
Mac si guardò la gamba «Voglio andare da Lindsay!»
«Con quella stecca non vai da nessuna parte!» disse la dottoressa Aubrey Hunter entrando «Vorrei sapere come pretendi alzarti! Hai quasi rischiato di perdere la gamba, Mac!»
«Voglio solo vedere Lindsay prima che le facciano l’autopsia!» protestò Mac «Ti prego!»
«Vado a chiamare Peyton!» Aubrey stava per uscire dalla stanza «Vuole seguirmi, signora Taylor? Le dovrei parlare…» 
 
Flack e Jamie scesero dall’auto e si guardarono attorno
«Bel posto dove venire a rifugiarsi! È abbandonato da anni!» disse lei
«Ancora non posso credere che chi ha programmato tutto questo era a quattro ore e mezza da New York!» disse Flack guardano i suoi uomini «Avete avvertito le autorità della città di Willard?»
«Sì e ci hanno mandato alcuni dei loro uomini!» rispose il poliziotto
«Entriamo!» annunciò Flack in tono sicuro.
Jamie e Flack entrarono da uno degli ingressi mentre altri poliziotti coprirono le altre entrate preparandosi a sparare.
«Guarda!» esclamò Jamie «È lui!»
Flack alzò lo sguardo verso le scale dove Jamie indicava
«Aspetta a intervenire!» sussurrò Flack «Se c’è una bomba pronta ad esplodere noi non lo sapremo mai!»
«Sta andando ai piani inferiori!»
«Da quella parte c’è l’obitorio!» spiegò Flack
«Tu come lo sai?»
«Da bambino ero ossessionato per questo posto!»
Jamie e Flack seguirono l’uomo e quando videro che aveva aperto un armadio per prendere un fucile M-17 gli puntarono contro le pistole
«Abdul al Scherif! Sei in arresto! Posa il fucile a terra!» urlò Flack
L’uomo sorrise beffardo «Sapevo che sareste arrivati! Ora cosa farete? Mi porterete a New York?»
«Sì! L’FBI e il governo degli Stati Uniti penseranno a te!» disse Flack avvicinandosi per ammanettarlo
«Detective Lovato-Flack! Abbiamo il soggetto! Partiamo per New York immediatamente!»
 
All around me are familiar faces
Worn out places, worn out faces
Bright and early for the daily races
Going nowhere, going nowhere
 
Mac era davanti a Lindsay seduto su una sedia a rotelle
«Mi dispiace tanto Lindsay! Non riesco ancora a spiegarmi come tutto questo sia possibile! Sei una delle colleghe più in gamba che io abbia mai avuto e un’amica insostituibile!» le lacrime gli correvano lungo le guance e le prese una mano «Ti prometto che avrò cura di Sid e Lucy, esattamente come mi ha chiesto Danny!»
 
Their tears are filling up their glasses
No expression, no expression
Hide my head I wanna drown my sorrow
No tomorrow, no tomorrow
 
«Mac…» lo chiamò Christine avvicinandosi «Devono portarla da Isabella…»
Mac strinse la presa sulla mano di Lindsay e sollevò lo sguardo verso Christine, anche lei piangeva.
Christine gli si avvicinò, si strinse a Mac chinandosi su di lui e singhiozzò «Non è giusto!»
Mac appoggiò la testa sulla spalla di Christine e lasciò la mano di Lindsay «No! Non lo è!» si voltò verso Christine e poi guardò Lindsay un’ultima volta «Ci manchi già!» disse coprendole il viso con il lenzuolo.
 
Mad world
Mad world
 
Flack fece salire Abdul al Scherif in auto e mise in moto
«Lo sai? Credevo che perquisendoti avremmo trovato esplosivi e bombe pronte ad esplodere! Mi sorprende che non sia così!»
«Anche a me è parso strano!» commentò Jamie accanto a lui mentre la macchina lasciava il Willard Asylum.
Abdul al Scherif rise appena la macchina entrò a tutta velocità sulla NY-96A N/North St «Potete anche dirvi addio!» sibilò da dietro il terrorista «Ho una bomba nello stomaco che non potevate trovare e tra pochi secondi esploderà!»
«Cosa?!» Flack cercò di rallentare «Esci subito Jamie!»
La macchina su cui si trovavano esplose e le fiamme si levarono alte nel cielo.
 
Jo era nella camera di Mac con gli occhi gonfi e il cellulare all’orecchio.
Mac, nel letto, aspettava impaziente che riagganciasse.
Jo non aveva ancora aperto bocca e ascoltava con le lacrime che le impedivano quasi di respirare
«La ringrazio per avermi informata!» singhiozzò e riagganciò. Volse lo sguardo verso Mac, lo vide preoccupato «La macchina di Flack e Jamie è esplosa appena entrata sulla NY-96A N/North St!» 
Mac rabbrividì «Dimmi che sono ancora vivi!»
Jo scosse la testa e Mac cominciò a piangere in silenzio.
 
Adam strinse Angela fuori dall’obitorio
«Perché sta succedendo tutto questo?»
Adam non rispose alla domanda di Angela e la strinse ancora di più.
Peyton comparve dal corridoio e si sedette accanto a loro «Abbiamo finito con Lindsay! Mi informeranno appena arriverà il corpo di Danny!»
Adam sospirò «Jo ci ha chiamati e ha detto che anche Flack e Jamie…»
Peyton guardò Adam, ma dall’espressione che aveva si capiva che non scherzava
«Come è successo?»
«La macchina su cui viaggiavano è esplosa!»
Isabella uscì dall’edificio della Scientifica e si diresse verso la stazione dei taxi
«Isabella!» la fermò una voce che conosceva bene
«Reed!»
Il ragazzo la abbracciò «Sono tornato a casa da poco e appena ho potuto ti ho chiamata, ma non rispondevi! Mi hanno detto in redazione che Mac è in ospedale, non hanno voluto dirmi altro!»
«Mentre tu eri a Londra, sono successe tante cose! Sto andando in ospedale dagli altri prima dell’arrivo del corpo di Danny!»
«Danny Messer?» chiese sorpreso Reed
«Sono successe delle cose terribili!» disse Isabella singhiozzando tra le braccia di Reed
«Ho la macchina posteggiata qui dietro! Andiamo in ospedale insieme!»
 
Venerdì 16 Maggio, New York, ore 8.50
«Mac sei pronto?» chiese Christine appoggiandosi allo stipite della porta della camera da letto e vedendolo seduto sul letto chino in avanti entrò «Mac…» lo chiamò con dolcezza avanzando e inginocchiandosi davanti a lui «Dobbiamo andare lo sai!»
«Ancora non ci credo!» disse con lo sguardo perso nel vuoto «Ho passato tanti anni in quel laboratorio! La forza che mi spingeva a risolvere i casi non era solo il mio senso di integrità e giustizia, era la mia squadra!»
Christine gli prese le mani «Ti ricordi l’estate scorsa quando siamo andati al lago tutti insieme che siamo dovuti ritornare nel pomeriggio perché avevano assegnato un caso a te e Danny?»
«Sì!» annuì Mac
«Ricorda quel momento oggi! Perché è quello che ti darà la forza di pronunciare il discorso!»
Christine prese con la mano destra le stampelle di Mac dal muro e lo fissò negli occhi
«Sono pronto!» rispose lui accarezzandole una guancia per asciugarle una lacrima «Non piangere! Non è stata colpa tua!»
«Potevo fare in modo che la metà di quello che è accaduto non succedesse! Sono stata un’idiota!»
Mac posò le stampelle sul letto e la abbracciò «Non sei un’idiota! Sei la persona che mi sta dando la forza di affrontare tutto questo!»  
 
No one knows what it's like
To be the bad man
To be the sad man
Behind blue eyes
 
Jo abbracciò Mac mentre si avvicinava con le stampelle
«Grazie per aver deciso di tenere tu il discorso, io non ce la faccio sul serio!»
Mac guardò il resto delle persone intorno a lui nel prato: Christine era con suo padre in prima fila e avevano tra le braccia i gemelli. Due posti vuoti dopo c’erano  Adam, la piccola Cristina, Angela e Isabella, seduti accanto a loro il padre di Lindsay che stringeva la mano di Lucy mentre Sid era in braccio alla madre di Danny. C’erano anche Samantha Flack con sua nonna e i fratelli di Jamie, appena arrivati, si sedettero accanto a loro.
Le lacrime erano abbondanti e nessuno poteva arrestarle.
Jo guardò le cinque bare sul prato, ognuna avvolta in una bandiera americana, e accarezzò quella più vicina con affetto
«Mi manca Mac!»
Mac si lasciò abbracciare e chiuse gli occhi, dando libero sfogo silenzioso alle lacrime.
Era impossibile contenersi e restare semplicemente seri, perfino Sinclair, qualche fila più indietro, piangeva. 
 
No one knows what it's like
To be hated
To be fated
To telling only lies
 
Mac arrivò a sedersi accanto a Christine e si sforzò di sorridere a Lucy, che lo guardava con i suoi occhi lucidi, e le strinse una mano per darle coraggio, pur avendo un volto abbattuto quanto il suo.
Jo si sedette, in piedi dietro di lei c’erano Tyler ed Ellie, entrambi scossi e provati.
Il prete cominciò a celebrare il rito funebre, a tutti quelle parole parvero mute. Nessuno riuscì a restare concentrato sul volto del prete, le bare davanti a loro erano una calamita forte.
Era impossibile per Jo staccare gli occhi, specialmente da una. Lucy era stata tenuta ferma dal nonno, aveva provato più volte a raggiungere le bare dei genitori. Christine teneva tra le braccia McKenna che guardava la scena in silenzio mentre il padre di lei teneva Faith, più incuriosita del fratello.
 
But my dreams
They aren't as empty
As my conscience seems to be
 
I have hours, only lonely
My love is vengeance
That's never free
 
Il prete pronunciò una frase «Ora lascerò che voi rendiate omaggio ai defunti!»
Mac prese un respiro e si alzò in piedi, si portò al centro dello spazio verde, a fatica con le stampelle, per un po’ rimase a fissare in silenzio i feretri, cercando di contenere le lacrime, e quando fu pronto si voltò,  lasciando le bare alle sue spalle.  
 
No one knows what it's like
To feel these feelings
Like I do
And I blame you!
 
No one bites back as hard
On their anger
None of my pain and woe
Can show through
 
Mac guardò i presenti, tutti gli avevano rivolto la loro attenzione, prese un profondo respiro, sollevando lo sguardo e ricacciando indietro le lacrime. La sua voce fu l’unico suono che riempì l’aria in quel momento
«Sapete tutti cosa significa fare parte della polizia di New York, ma voglio ricordarvelo: significa essere un protettore della città, delle persone che in essa vivono e essere al servizio del proprio paese per onorarlo!
Tutta la vita ho seguito un codice con tre cose che proteggerò ad ogni costo: l’onore di questo paese, la sicurezza di questa città e l’integrità del laboratorio della Scientifica.
Oggi questo paese piange la scomparsa di poliziotti coraggiosi e onorabili.
Scandirò i loro nomi perché non verranno mai dimenticati: Det. Donald Flack, Dr. Sheldon Hawkes, Det. Jamie Lovato Flack, Det. Danny Messer e Det. Lindsay Monroe Messer!
Mi hanno ricordato che noi, come scienziati, abbiamo un grande potere, l’abilità di dichiarare colpevole o innocente una persona. Loro padroneggiavano questo potere in maniera impeccabile!
Mi hanno insegnato il valore dell’amicizia ed è grazie a loro se la nostra squadra ha fatto quello che ha fatto in tutti questi anni!» guardò tutti quanti fissarlo con le lacrime agli occhi «Vediamo la morte in faccia ogni giorno! Danny una volta aveva fatto una riflessione riguardo alla morte, mi disse: “Non posso fare a meno di pensarci, Mac! Tu ti alzi… vai al lavoro… vedi persone che conosci… parli, ridi… vivi la tua vita. E poi all’improvviso, boom! È tutto finito! Proprio così! E non l’hai nemmeno visto arrivare!”» fece un’altra pausa per soffocare le lacrime e mantenere un tono serio e solenne «Il loro coraggio e la loro forza saranno sempre con noi! Ricordate quello che loro hanno fatto per noi! Solo così non saranno morti invano e avranno sempre un posto speciale nei nostri cuori!»
Mac tornò a sedere e le cornamuse cominciarono a suonare, ma per lui tutto era silenzio.
 
But my dreams
They aren't as empty
As my conscience seems to be
 
I have hours, only lonely
My love is vengeance
That's never free
 
I colpi che vennero sparati per commemorare i defunti non sembravano essere uditi da nessuno e Mac si lasciò andare a un pianto liberatorio come tutti quelli più vicini alle vittime.
 
 No one knows what it's like
To be the bad man
To be the sad man
Behind blue eyes
 
Alla fine della cerimonia, Mac vide Isabella sostare su un’altra tomba
«Tuo padre manca anche a me!» le disse Mac alle spalle facendola voltare di sobbalzo
«Non ti ho sentito arrivare! Scusa!» disse lei «Come va la gamba?»
«Meglio! Mi infastidisce in qualunque momento, ma penso al fatto che alla fine sono ancora vivo!»
Isabella posò la sua mano sopra la sua «Promettimi di non lasciarci anche tu!»
«È una promessa che non posso fare, Isabella! Tu sei laureata in medicina, dovresti saperlo!» la guardò negli occhi «Posso prometterti un’altra cosa: che non mi arrenderò e combatterò il cancro!»
«Io e gli altri saremo lì per aiutarti!»
«Dobbiamo prima aiutare Jo! A Settembre nasce la bambina e lei ha bisogno della nostra presenza!» guardò nella direzione delle bare e vide un’aquila posarsi davanti ad esse «Credevo non avrei mai più rivisto quell’aquila!»
Il rapace si sollevò in aria e si posò al fianco di Mac. L’aquila e Mac si guardarono negli occhi: gli occhi blu di Mac riflettevano quelli gialli del rapace che non si mosse.
Isabella osservò la scena sgranando gli occhi.
 
Da lontano Christine e Jo osservarono l’aquila alzarsi in volo e sparire tra i grattacieli di Manhattan
«Grazie per essere qui!» disse Jo guardando il punto in cui l’aquila era sparita
«Se solo avessi fermato J.J. quando potevo farlo!»
«Non è stata colpa tua! Anche tu hai rischiato di morire e hai perso la tua squadra senza contare che Mac ti deve la vita!» Jo guardò Mac e Isabella salutarsi.
Christine prese la mano di Jo «Io e Mac ci saremo sempre! Non ti lasceremo sola!»
«Io ti prometto che vi aiuterò! Mac guarirà!»
«Tutti abbiamo bisogno di Mac!» asserì Christine.
 
Adam si avvicinò con Cristina alle bare e Angela li raggiunse
«Il discorso di Mac è stato toccante!» commentò Angela
«Già!» rispose Adam «Lo sguardo di Jo era uno sguardo così pieno di dolore! Farò del mio meglio per aiutarla!»
«Lo farò anche io! Che ne sarà di Lucy e Sid?»
«Andranno a vivere a casa della madre di Danny e passeranno l’estate in Montana dal padre di Lindsay!»
Angela strinse la mano di Adam e guardò Cristina guardare le bare senza dire nulla
«Anche tu hai bisogno di aiuto Adam! Voglio esserti amica! Qualsiasi cosa tu abbia bisogno, voglio che tu sappia che su di me puoi contare!»
Adam ricambiò la stretta «Ti ringrazio!»
 
Quella sera Mac, Jo e ciò che restava della squadra si ritrovarono al bar
«Mi mancheranno quegli odiosi scherzi di Danny in laboratorio!» disse Adam.
Mac sospirò «Mi mancherà l’umorismo sadico di Flack e come Jamie lo zittiva!»
«Mi mancherà non vedere più il viso sorridente di Lindsay tutte le volte che riusciva a portare una prova utile al caso e, ovviamente, il “Boom!” di Danny!» disse Angela
«Mi mancheranno le chiacchierate con Sheldon di quando sistemavamo le scartoffie! Da quelle filosofiche a quelle sulla vita di tutti i giorni!» sentenziò Isabella.
Jo sollevò il suo bicchiere d’acqua
«Mi mancherà non poter più vivere delle esperienze insieme a loro, i loro sorrisi, le loro battute…» sorrise amaramente «Vorrei ricordare a noi qui presenti oggi che rimaniamo sempre una squadra e un gruppo di amici! Troveremo la forza di rialzarci e, ricordando cosa ha detto Mac oggi al cimitero, loro avranno un sempre un posto speciale nel nostro cuore! Non dobbiamo dimenticare!»
Dopo il brindisi uscirono nel buio delle strade di Manhattan e si diressero verso il laboratorio.
Appena giunti lì sotto si affrettarono a entrare e ad andare nell’ufficio di Mac dove ognuno estrasse una lettera da borse o giacche e Adam prese una scatola di cartone con la scritta “Evidence” da sotto il tavolo
«Se sanno che abbiamo preso una scatola per le prove dal laboratorio ci licenziano!» sorrise Mac
«Sarà il nostro segreto! Nessun altro a parte noi e le nostre famiglie saprà di questa scatola!» spiegò Jo «Comincio io!» disse adagiando la sua lettera aperta all’interno della scatola
“Dear all,
When all this happened I felt the Earth slipping off by my feet!
I used to think that anything would have divided us, I thought that we would arrived to our retirement and enjoy our time together! It didn’t happened and it won’t!
I hope that, wherever you are now, you can be happy!
Lovely,
Jo”
Adam si fece avanti ed adagiò la sua lettera nella scatola
“Guys,
What I want to say you is: thank you!
Thank you for the moments that we spent in and outside the lab!
Thank you for your words and for the laughs!
Thank you to have been close to me in the hardest period of my life!
Sincerely yours,
Adam”
«Sembra che tocchi a noi!» disse Isabella ad Angela
“Dear Guys,
When we joined the team we felt immediately that you were more than simples colleagues!
It was a moment where everything was changing in our lives and you welcomed us in the best way possible!
We wished to spend more time with you! We hope to be back together one day!
Best wishes,
Isabella
Angela”
Mac sorrise «Sono l’ultimo!»
“Friends of mine,
What happened is so hard to face!
I never considered you like simple friends but like members of my family!
I remember every moment spent with you: when for the first time I worked with Danny, when Lindsay arrived in New York and she had to manage with a tiger, when Flack was upgraded, when Sheldon used to work only at the morgue and when Jamie came to our district!
To lose you is like to have lost a part of my heart! This wound will never recover!
But I promise you that I would never surrender!
I’ll keep doing my job remembering you!
I’ll take care of Lucy, Sid and Charlot every day of my life!
This is not a farewell! It’s a see you soon!
With all my love,
Mac”
 
Nella scatola venne messa anche una foto scattata alla festa di Natale a casa di Isabella.
La squadra salì sul terrazzo del laboratorio della Scientifica di New York a nascondere la scatola, al riparo dalle intemperie.
Un’aquila passò di lì e si fermò a fissarli dal cornicione prima di riprendere il volo.
Jo guardò Mac spostarsi con le stampelle verso il cornicione e seguire il rapace con lo sguardo
«Cosa stai facendo?»
Mac staccò gli occhi dall’aquila che volava in tondo sopra di loro e si volse verso Jo
«Penso di aver capito!»
«Cosa?» chiese Adam
«Una leggenda dei Nativi Americani dice che le aquile vivono fino a settant’anni, ma per poterlo fare intorno ai quaranta devono affrontare centocinquanta giorni di sofferenze a causa del becco e degli artigli lunghi e delle penne ingrossate! Dopo quei centocinquanta giorni passati ad accorciarsi il becco, strapparsi penne e artigli e aspettare che ricrescano nuovi, l’aquila riprende a volare. Dopo il dolore e la fatica il cielo è ancora suo!»
L’aquila si posò accanto a Mac e lo guardò negli occhi
«C’è qualcosa di magico dentro quello sguardo» commentò Jo.
L’aquila si avvicinò a dov’era nascosta la scatola e lasciò cadere una viola sul coperchio chiuso per poi alzarsi in volo e lanciare il suo grido nella notte, tra i grattacieli di New York City. Il gruppo la guardò scomparire.
I membri della squadra volsero un ultimo sguardo alla scatola prima di abbandonare il tetto e tornare in strada
«Ci vediamo domani» assicurò Mac
«Aspettaci a casa tua» sorrise Adam «Stai vicino a Christine, è una brava donna!»
Angela e Isabella si avviarono con Adam, mentre Jo si mise al fianco di Mac e raggiunsero una fermata dei taxi
«Ellie mi ha chiesto di andare a dormire da un’amica per non restare sola in casa!» disse ad un tratto Jo
«Allora vieni a casa mia! Non passerai la notte da sola!» Mac la abbracciò
«Avrò l’occasione di vedere Kenny e Faith per una notte intera!» Jo appoggiò l’orecchio al cuore di Mac «Ora capisco perché a Christine piace!» chiuse gli occhi «Avrei una richiesta per quando nascerà mia figlia!»
«Dimmi pure!» sussurrò Mac
«Vorrei che tu e Christine foste presenti! Pensavo che i padrini poteste essere voi! Vorrei che, dopo di me, a prenderla in braccio sia tu con Christine!»
«Sarebbe un onore per me essere il padrino della figlia di Sheldon!» disse Mac scendendo dal taxi con Jo.
 
Quando entrarono nell’appartamento di Mac, vennero accolti da Christine, che abbracciò Jo e baciò Mac dolcemente sulle labbra.
Mac si sedette sul divano e Christine gli mise immediatamente in braccio Faith che piangeva.
Jo sorrise e si mise ad accarezzare Faith mentre Mac cercava di calmarla. Poco dopo anche McKenna si svegliò e Christine venne aiutata da Jo per cambiargli il pannolino.
I tre guardarono i bambini addormentarsi e Christine li mise nei loro lettini.
Jo guardò Mac e poi Christine «Grazie per avermi permesso di restare qui con voi!»
«Non scherzare, Jo!» Christine cercò di trattenere le lacrime «Ci fa piacere che tu sia qui!»
«Sarete voi allora i padrini di Charlot Stella Claire Sidney?»
«Credo che un figlioccio in più per Mac non faccia nessuna differenza, per quanto riguarda me è: sì! Sì, voglio essere la madrina di tua figlia! Della figlia di Sheldon…»
Christine si sedette alla destra di Mac mentre Jo alla sua sinistra, lui allargò le braccia e i tre si abbracciarono. Rimasero così per diversi minuti finché non si addormentarono anche loro, stanchi e affranti.
Nel frattempo Peyton era appena atterrata a Londra con la piccola Aubrey
«Vedrai che qui ti piacerà tantissimo!» esclamò Peyton guardando verso un uomo «C’è anche il nonno!»
Si fermò un secondo e inviò un messaggio al cellulare di Mac
“I arrived in London with Abbey. It's all right. I'm sorry had to cross the ocean and leave you alone. I'll come back when my mother gets better. Say hello to everyone from me.”
Il cellulare vibrò, ma Mac continuò a dormire con Christine e Jo sul divano.
Dall’altra parte di New York, nel suo letto Adam strinse Cristina a sé cercando inutilmente di prendere sonno quando il cellulare vibrò
«Angela? Non riesci a dormire?» domandò banalmente
«Nemmeno tu a quanto sembra!» ribatté lei «Ti posso raggiungere? Casa mia è troppo vuota!»
Adam si asciugò le lacrime «Ti aspetto!»
A qualche isolato di distanza, Lucy guardava la bandiera piegata sopra la scrivania della sua cameretta dal suo lettino, si alzò e la prese come se fosse un orsacchiotto
«Mamma, mamma! C’è un vampiro sotto al mio letto!» esclamò a bassa voce piangendo «Verrà papà a cacciarlo via?»
 
Anche questo Venerdì sera volge al termine con la consapevolezza che la vita non sarà mai più la stessa.
Il dolore per la perdita è un dolore che non svanirà mai.
La scatola dei ricordi rappresenta ciò che è stato e ciò che non verrà mai dimenticato.
Solo Mac, Jo, Adam, Isabella e Angela possono accedere al contenuto e rileggere le lettere.
Quella scatola continuerà ad essere lì al Laboratorio della Scientifica, lo sarà fino a quando l’ultimo di loro non andrà in pensione, e ricorderà ad ognuno di loro cosa vuol dire essere un poliziotto e CSI della città di New York, cosa vuol dire fare parte di quella famiglia.
 
Fine
 

COMMENTO FINALE

Non ho un discorso pronto e non ho nemmeno intenzione di dilungarmi molto. 
Quello che vogliodire è semplicemente grazie a tutti (recensitori, lettori e tutti quelli che hanno aggiunto la storia nelle varie sezioni di EFP)
Ci terrei a spiegare il perché della decisione di far morire quasi tutta la squadra. Inizialmente doveva morire solo Mac e il tutto si sarebbe risolto nel calssico strppalacrime degli altri membri del Team. Mi è parso tutto banale e scontato!
Mac doveva vivere, doveva vivere con la consapevolezza che il suo mondo era cambiato. Ecco perché sono morti tutti gli altri. Ho decostruito il mondo di Mac lasciandolo solo ad affrontare la più grande delle perdite, quella della famiglia.
L'unico motivo per cui Jo e Adam non sono morti era per non lasciare Mac completamente solo. (CSI:NY ruota tutto intorno a Mac Taylor dalla prima puntata se lo avessero tolto lo show finiva a differenza di CSI dove il testimone di capo del laboratorio è passato in diverse mani).
Non prendetvela con me se è finita così. Il "vissero per sempre felici e contenti" non è tipico dei Noir e del Crime, qualcuno soffre cominque e sempre...
Spero di avervi entusiasmati e divertiti.
Con stima e affetto,
Alicew in Wonderland

 

 

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