The Boy Next Door - (Knock Three Times) di Northern Girl (/viewuser.php?uid=653192)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Detersive Deficency ***
Capitolo 2: *** Reaction and Awareness ***
Capitolo 3: *** + or - ? ***
Capitolo 4: *** The Tenure Turbulence ***
Capitolo 1 *** The Detersive Deficency ***
Ciao a tutti i fans di TBBT,
So bene che la coppia Shenny non
è la più verosimile...Ma chi non si è chiesto, anche solo per una volta,
come sarebbe stato
vederli insieme? Amo la serie alla follia, perciò se volete
lasciarmi un
commento, (positivo, negativo, neutro) o semplicemente parlare della
sit-com, io
sono sempre disponibilissima.^-^
A
presto!
Claudia ♡
Era sabato pre-sera. Sheldon Cooper
camminava freneticamente
su e giù per il suo appartamento, torcendosi nervosamente le
mani e cercando di
venire a capo del problema che lo stava affliggendo. Il sabato sera
era sempre stato il giorno
destinato al bucato, ma in quella specifica occasione il meticoloso
Sheldon
Cooper aveva commesso un imperdonabile errore. Si era dimenticato di
comprare
il detersivo. La routine, le scadenze, erano estremamente importanti
per lui.
Quello era il giorno del bucato e doveva esserlo a tutti i costi. In
quel
preciso momento avrebbe dovuto pre-preparare i
vestiti per
pre-metterli in
ammollo e non poteva nemmeno immaginare di dover rimandare quella
faccenda.
Normalmente avrebbe chiesto a
Leonard, o meglio, gli avrebbe
imposto, di condurlo immediatamente al supermercato più
vicino per comprarne
una tanica, ma quella mattina Leonard era uscito presto
perché aveva un
importante esperimento col laser da portare a termine. Sheldon,
assalito da un
vero e proprio attacco di panico, si sedette al proprio posto sul
divano,
l’unica àncora in quell’inferno
d’incertezza che stava minando il suo rigido
programma. Accese la televisione per distrarsi e fu piacevolmente
sorpreso nel
vedere che la CBS stava trasmettendo la replica di una puntata della
serie
televisiva “Dottor Who”. Per un attimo si
dimenticò del bucato, ma quando la
pubblicità lo riportò al presente
scattò in piedi e rimase impalato davanti
allo schermo. L’istinto fu quello di afferrare il telefono e
chiamare Leonard,
ma subito si ricordò delle parole dell’amico che
era stato molto chiaro a tal
proposito. Non voleva in alcun modo essere disturbato a meno che non ci
fosse
stata una vera emergenza. Questo
per
Sheldon voleva dire solo due cose: un’imminente apocalisse o
un incendio. Per
un momento gli balenò in testa di appiccare un piccolo
fuoco, giusto quel poco
per far rincasare Leonard. Ma gli andava veramente di correre il
rischio? Per
quanto l’idea lo tentasse, l’immagine dei suoi
preziosi album a fumetti ridotti
in cenere lo fece desistere da quell’idea bislacca.
Alla fine giunse all’unica
soluzione logica possibile:
avrebbe chiesto a Penny di accompagnarlo al supermarket. Mentre
attraversava il
pianerottolo per raggiungere l’appartamento 4B non
poté far a meno di pensare
che Penny si sarebbe sicuramente presa gioco di lui. La poteva
già sentire col
suo tono beffardo rincalzarlo per essersi
“dimenticato” di comprare il
detersivo. Dimenticato! Che sciocchezze! Sheldon Cooper ha una memoria
eidetica,
non può dimenticarsi nulla. Il vero motivo della sua
deficienza di detersivo
era un’altra. Per tutta la settimana era stato meramente
distratto dal continuo
lagnarsi di Leonard circa la recente rottura con Penny, e questo dava a
Sheldon
tutto il diritto di addossare la colpa al coinquilino e di conseguenza
anche
alla cameriera, così da potersi svincolare preventivamente
da ogni accusa.
Si fermò di colpo quando
sentì una voce provenire
dall’interno 4B. Era semplicemente la voce squillante di
Penny che, a giudicare
dalle pause che intervallavano le sue frasi, stava parlando al telefono
con
qualcuno. Niente di speciale, solo la chiamata settimanale alla sua
famiglia in
Nebraska.
Sheldon rabbuiato, si girò
per tornare al suo appartamento.
Conoscendo Penny quella telefonata sarebbe potuta durare per molto
tempo e lui
non aveva alcuna intenzione di starsene lì ad aspettare, ma
prima che potesse
raggiungere il 4A, qualcosa attirò la sua attenzione.
“No, mamma! Te
l’ho detto! Vivere in California non mi ha
fatto diventare lesbica! Anche se sono nuovamente single, questo non
significa
che mi sono arresa con gli uomini…non ancora
almeno…”.
Sheldon non aveva avuto alcuna
intenzione di origliare. Il
suo udito era semplicemente molto sviluppato, quasi fuori dal comune.
Si era
affinato tantissimo durante il periodo pre-adolescenziale quando, a
scuola,
doveva scappare e nascondersi dai bulletti che comunque riuscivano a
pestarlo un
giorno sì e l’altro pure. Ci fu un’altra
pausa, poi si sentì nuovamente la voce
Penny.
“In effetti
c’è un ragazzo che mi piace. Ma è il
ragazzo
della porta accanto e sarebbe estremamente imbarazzante, soprattutto
dopo quello
che è successo!”.
Sheldon avvertì una strana
sensazione allo stomaco. Era una
sensazione che aveva sperimentato solo al lavoro o in ambito familiare,
ma
anche in quei contesti era capitato di provarla di rado. Di certo non
l’aveva mai
percepita così forte e distinta. La sua parte razionale
continuava a combattere
contro l’irrazionalità di
quell’emozione, ma alla fine, Sheldon si ritrovò a
dover
ammettere , suo malgrado, di essere geloso.
Perché mai dovrei
essere geloso di Penny? - si
chiese deglutendo e cercando di
rimanere calmo.
Quell’interrogativo gli
martellava la testa e non lasciava
spazio a nient’altro. Respinse quella deplorevole condizione
e si mise ad
analizzare i fatti in modo analitico. Giunse alla conclusione che Penny
era la
causa del perenne umore nero di Leonard e il fatto che il suo
coinquilino fosse
sempre depresso ricadeva anche su di lui, sul suo calendario e sulla
sua
routine. Penny aveva un’enorme influenza su Leonard e, per un
attimo, Sheldon
si sentì geloso nel doverlo condividere con lei. Certo,
Leonard era il suo
migliore amico e ci teneva a lui,
ma
teneva ancor di più alle proprie abitudini. Il giovane
fisico tirò un sospiro
di sollievo pensando di aver trovato una risposta plausibile alla
sensazione
provata inizialmente. Ma quello che sentì dopo
spazzò via anche quella
conclusione.
“No,
mamma! Non lui!
Mio dio, no, non ancora!”.
Lo stomaco di Sheldon si contrasse.
Seguendo la logica del
rasoio di Ockham, arrivò alla conclusione che Penny aveva
appena ammesso di
essere interessata a lui. Fece
nuovamente una rapida riflessione, mettendo insieme tutti gli indizi
che aveva
a disposizione. Lui era “il ragazzo della porta
accanto”. Il “no, non ancora
lui”, aveva inaspettatamente squalificato Leonard, e anche se
fossero stati
inclusi Wolowitz e Koothrappali nella categoria del “ragazzo
della porta
accanto”(cosa tra l’altro più che
verosimile dato che i due passavano tutto il
tempo libero nell’appartamento 4A), Sheldon si ricordava
benissimo che Penny
trovava disgustose le avances di Howard e che in alcun modo avrebbe
potuto
instaurare un rapporto con Raj, il quale riusciva a parlarle solo da
ubriaco.
“Sì, mamma,
è quello alto…”.
Lo stomaco di Sheldon si contrasse in
uno spasmo più forte.
Una nuova sensazione si impadronì di lui, ma questa volta
era una sensazione
che conosceva fin troppo bene. Sheldon era compiaciuto. Tuttavia il suo
turbamento crebbe quando si rese conto di essere compiaciuto
perché Penny
provava qualcosa per lui. Lui era un uomo di scienza, un futuro premio
Nobel,
non aveva tempo per certe cose! Una serie di emozioni contrastanti si
intrufolarono nella sua mente lasciandolo basito, ma non
poté evitare di
sorridere mentre faceva ritorno all’appartamento 4A.
Improvvisamente il
detersivo, il bucato, erano diventati pensieri lontani.
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Capitolo 2 *** Reaction and Awareness ***
Penny detestava il turno del sabato mattino. Questo
principalmente perché le impediva di fare tardi il
venerdì sera e la obbligava,
il mattino dopo, ad alzarsi prima delle undici. Come se non bastasse
ogni
sabato mattina c’era un’alta probabilità
che al Cheesecake Factory fossero
organizzate delle feste di compleanno,
perlopiù per un branco di bambini urlanti e scalpitanti, che
rovesciavano i
bicchieri e impiastricciavano tutto con le loro manine sporche di
glassa per
torte. I genitori, seduti due tavoli più in là,
avrebbero dovuto controllarli a
vista, ma il più delle volte era Penny a doversene a
occupare. Sì, il turno del
sabato faceva davvero schifo.
L’unica vera consolazione
per Penny era sapere che la serata
sarebbe stata libera. Il sabato era il giorno del bucato, e quella, da
un po’
di tempo, era diventato l’unico momento piacevole del suo
fine settimana. Ma
non era sempre stato così.
All’inizio, appena si era
trasferita, trovarsi da sola con
Sheldon in lavanderia non era poi così piacevole. Lui la bacchettava per ogni
cosa e con il suo
tono saccente gli spiegava questo, quello. Era veramente irritante
ritrovarsi
da soli con lui soprattutto se di mezzo c’era pure una
bacinella di panni da
lavare. Poi venne il periodo in cui, invece, riusciva a trarre
beneficio da
quella situazione e dall’ossessione di Sheldon di rispettare
i programmi e
concludere le cose. Se Penny aveva un appuntamento o aveva in programma
un’uscita con le amiche, iniziava a fare il suo bucato, poi
aspettava Sheldon e
infine gli chiedeva di finire il suo bucato per lei.
All’inizio Sheldon era
stato tassativo. Quando mai si può ottenere qualcosa da
Sheldon con facilità e
senza scendere a compromessi? Ma dopo che Penny, astutamente, gli aveva
ricordato il loro status di amici e la convenzione sociale non opzionale di
farsi
favori a vicenda, Sheldon si era visto costretto a cedere.
Così, quando Penny
rientrava, a notte tarda con lo scemotto di turno o da sola, con le
scarpe coi
tacchi in mano e gli occhi appannati dall’alcool, poteva
scommettere quello che voleva che la sua
bacinella, coi panni puliti e piegati minuziosamente, era sempre
là, sopra il
tavolino da caffé.
Tuttavia
questa
prassi durò pochi mesi ,perché Penny si rese
presto conto di essere stata
ingiusta con lui. La rivelazione l’ebbe uno di quei sabato
sera quando Sheldon
si presentò alla sua porta alle 19.15, un’ora
prima di scendere in lavanderia.
Era venuto a domandarle se quella sera aveva in programma di partecipare alle sue
solite attività
sociali e quando gli ebbe confermato di sì, lui le aveva
proposto di
consegnargli subito i panni da lavare, così da permettergli
di fare prima un
giro dei panni bianchi e poi dei colorati. In quel momento Penny si era
sentita
molto in colpa e aveva rinunciato subito al privilegio di farsi fare il
bucato
da Sheldon. Perciò
la bionda ricominciò a
fare il proprio bucato da sola e ad incontrarsi con lui in lavanderia,
a meno
che non avesse un turno di straordinario o, più avanti nel tempo, un appuntamento con
Leonard. Ma poi la
relazione con il fisico occhialuto si era schiantata al suolo alla
velocità della
luce al quadrato sulla materia e perciò, ogni sabato alle
20.15, Penny era
tornata a sedersi sull’asciugatrice e ad ascoltare gli
irritanti sproloqui di
Sheldon.
Tuttavia, da quel periodo in poi, prese coscienza di essere stata
risucchiata in una routine che piano piano cominciava a piacerle. Si
sentiva
stranamente felice quando scopriva che era stata inserita nel turno del
sabato
mattina e se non era stata inserita, faceva richiesta esplicitamente
per
lavorare a quell’ora. Non era certo difficile cederle quel
turno. Chi mai vorrebbe lavorare di sabato? Tutti
sanno che gli appuntamenti migliori capitano il sabato sera. Ma il
sabato sera
era il giorno del bucato. E nonostante la catastrofe con Leonard fosse
recente,
il sabato divenne anche la sera del film a noleggio. Mentre Leonard,
Howard e
Raj uscivano per rimorchiare, Sheldon e Penny si
ritrovavano da soli al 4A, e anche se il
noleggio del film era una vera e propria gara a chi indisponeva di
più l’altro
con la propria scelta, alla fine, riuscivano sempre a trovare un
accordo.
Certo, Sheldon non poteva sopportare le commedie romantiche e Penny non
avrebbe
mai apprezzato la fantascienza, ma la cosa funzionava ed era diventata
un’altra
piacevole routine.
Da allora ogni sabato, finito il
turno del mattino, Penny
tornava a casa, si trascinava su per le scale fino al suo appartamento,
si
faceva una doccia e poi si buttava sul letto a ripensare alla settimana
che era
appena trascorsa. In effetti, quell’ultimo passo era qualcosa
che aveva sempre
fatto. Ripercorreva con la mente giorno per giorno per poi, nel
pomeriggio,
chiamare casa e raccontare alla sua famiglia cosa le era successo
durante la
settimana. Amava la sua famiglia, ma di
solito non si tratteneva troppo lungo al telefono, c’erano
cose che
semplicemente preferiva tenersi per sé, ma la sua ultima
telefonata a casa fu
un pochino diversa.
Ed è lì che
tutto ebbe inizio. L’unica cosa che stava
continuando a fare da circa due mesi era ripercorrere mentalmente le
settimane
e a crogiolarsi in quei pensieri.
Ripensava al film che aveva visto con Sheldon la settimana
prima, a come
l’aveva massacrato giocando ad Halo il
mercoledì sera, a quando il
“giovedì del tutto può
accadere” , Sheldon si era presentato alla sua porta
chiedendole di preparargli gli spaghetti con i wurstel tagliati a
pezzetti. E
ancora, si ricordava di quel giorno quando le aveva raccontato quella
complessa
barzelletta scientifica, e che la cosa che l’aveva scioccata
di più era il
fatto di averla capita e persino trovata divertente. In
quell’occasione era
scoppiata a ridere dopo il suo “bazinga” e aveva
cercato il suo sguardo.
Vederlo sorridere le aveva provocato una strana vibrazione allo
stomaco, una
sensazione che non aveva più provato da moltissimo tempo.
Quando dopo quell’episodio
era ritornata al suo
appartamento, si era seduta sul divano in uno stato febbrile,
incredula, con
gli occhi sbarrati e la bocca spalancata. Non poteva credere di aver
provato
una simile sensazione in quel determinato contesto.
Cazzo!
Provava davvero qualcosa per Sheldon?
Per Sheldon?? L’uomo
più irritante, arrogante, sociopatico, germofobico che
avesse mai conosciuto?
Sheldon che odiava il contatto fisico? Sheldon con tutte le sue
stramberie? Un
uomo con una personalità così ossessiva da
lasciare basito praticamente
chiunque? Se fosse esistita una versione “Sheldon
light”, probabilmente sarebbe
stato difficile interagire anche con quella.
Quando cavolo aveva iniziato a
provare dei sentimenti per
lui? Penny iniziò a rifletterci e alla fine dovette
ammettere con se stessa che
tutto era iniziato già dal primo giorno che
l’aveva conosciuto. L’aveva notato
subito. Lui così alto,( sì, aveva sempre avuto un
debole per gli uomini alti!),
gli occhi blu, i vestiti strambi. Poi aveva notato la sua lavagna con
tutti
quegli indecifrabili simboli scritti sopra e aveva arguito che fosse
uno di
quegli spaventosi/affascinanti ragazzi geniali. Poi Leonard
l’aveva distratta, cercando
di attirare tutta l’attenzione su di lui, ma Sheldon non
aveva fatto una piega.
Non si era comportato da tipico maschio alpha, era semplicemente
ritornato ai
suoi calcoli, indifferente. Con l’andare del tempo
però, Penny era venuta a
conoscenza di tutto il bagaglio di Sheldon, dalla sua
genialità al suo folle
modo di vivere e la
scintilla si era
spenta. Estinta, pensò.
Ed è così che
Penny aveva sempre pensato a Sheldon, come ad
un ragazzo geniale ma altrettanto impossibile. Almeno fino ad allora.
Ora si
rendeva conto di piccole cose che prima le erano sfuggite. Nonostante
le
facesse notare, quasi quotidianamente, che aveva un intelletto
inferiore, non
lo faceva mai con
l’intenzione di
ferirla. Penny si rese conto che si comportava così con
chiunque e che
riportava i fatti così com’erano. Senza cattiveria
o malizia.
Ripensò ai suoi occhi
azzurri, di un azzurro quasi
impossibile che le facevano tornare in mente gli ampi cieli tersi del
Nebraska.
Ripensò al suo accento del Texas e al suo modo di
pronunciare le frasi quando
si prendeva gioco di qualcuno o di qualcosa. Pensava alla sua voce che
le
faceva pensare a casa, anche se erano cresciuti a mille chilometri di
distanza.
Ma come poteva pensare di cambiare le
cose tra di loro? Lui
litigava con lei continuamente. Normalmente le sarebbe bastato sbattere
le
ciglia, arricciarsi i capelli con un dito, impostare la voce in un tono
civettuolo e sexy. Con gli altri uomini funzionava sempre. Ma non avrebbe funzionato
con Sheldon Cooper.
Sheldon la spingeva a fare di più, a dare il meglio di se
stessa. Lui non aveva
bisogno che lei fosse sexy, lei doveva essere solo Penny. Non la
cameriera, non
la ragazza facile in discoteca, non la ragazza figa della porta
accanto. Solo
Penny.
Cazzo al
quadrato!
Sì, aveva una cotta per
lui. Ma non c’era modo di potersi
avvicinare a lui in quel modo. Da quando l’aveva conosciuto,
Sheldon non aveva
mai espresso interesse nell’avere una relazione romantica con
qualcuno. Era
troppo coerente con se stesso, troppo socialmente fuori dal mondo ma al
contempo leale, premuroso e divertente, (a modo suo).
Tre settimane prima, dopo la serata
del bucato e del film a
noleggio, Penny si era buttata a letto ed era scoppiata a piangere,
consapevole
del fatto che era innamorata di un ragazzo che probabilmente non
l’avrebbe mai
corrisposta.
E così, dopo tre sabati e
dopo essersi tenuta dentro quei
sentimenti così lungo, decise di parlarne con sua madre. Non
contava di
ricavarne qualche consiglio utile per far cambiare le cose, aveva solo
bisogno
di sfogarsi con qualcuno. Quello che non sapeva era che Sheldon aveva,
senza
volerlo, ascoltato la conversazione e che le cose da lì a
poco sarebbero
rapidamente cambiate.
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Capitolo 3 *** + or - ? ***
Sheldon
era di nuovo al sicuro nell’appartamento 4A, ma la sua mente
continuava a macchinare. Penny provava dei sentimenti nei suoi
confronti e questo, inaspettatamente, non gli dispiaceva.
Com’era possibile? Non se lo riusciva a spiegare. Era certo,
comunque, che se in passato era riuscito a scrivere un algoritmo
sull’amicizia, sarebbe venuto a capo anche di questa odiosa
faccenda. Dopo
un’ora e mezza però, era ancora seduto alla sua
scrivania, gli occhi vitrei che fissavano il laptop, senza una soluzione e senza aver trovato
nulla, a parte qualche stomachevole sito internet che lo
turbò ulteriormente. Sicuramente sua madre gli avrebbe
ricordato che siti come quelli avrebbero fatto piangere Gesù
e, per una volta, si trovò assolutamente d’accordo
con lei.
In
quel momento avrebbe dovuto occuparsi di questioni molto più
importanti. Da sempre Sheldon era fermamente convinto che il mondo
sarebbe stato un posto migliore se ognuno avesse speso più
tempo a concentrarsi sulle cose importanti e meno tempo nel cercarsi un
compagno al solo fine di avere rapporti sessuali . Ricordava fin troppo
bene come gli istinti più bassi avessero mietuto vittime tra
i suoi colleghi. Di sicuro Wolowitz avrebbe ottenuto il dottorato se
non fosse stato alla perenne ricerca di un coito. Così aveva
giurato a se stesso che nessuna urgenza biologica
si sarebbe messa in mezzo tra lui e la vittoria del premio Nobel. Ed
era proprio per questo motivo che aveva sempre accuratamente
evitato ogni tipo di relazione romantica. Non era interessato a niente
che non fosse il suo lavoro o, al massimo, ai fumetti, i videogiochi e
i film di fantascienza. Ma quel pomeriggio, quando aveva preso
coscienza che Penny provava qualcosa per lui, era
scattato qualcosa. Forse
si trattava di curiosità scientifica, forse di un meccanismo primordiale, ma quello che lo irritava di più
era il fatto di non riuscire a trovare una risposta.
Se
non fosse riuscito a trovare un’equazione per spiegare le
relazioni romantiche, come avrebbe potuto risolvere il problema? Aveva preso in
considerazione di usare la sua lavagna per elencare gli elementi base
che aveva a disposizione, ma non era sicuro di quando Leonard sarebbe
rientrato a casa. Le convenzioni sociali suggerivano che Leonard non ne
avrebbe dovuto sapere nulla, poiché era inaccettabile fare
congetture sull’ex amante di un amico. Ma era di questo che
si trattava? Stava facendo congetture su Penny?
No,
fare congetture non era la parola corretta. Voleva studiare? Capire?
Sì, capire!
Afferrò
un quaderno per gli appunti e cominciò a scrivere
febbrilmente.
- Penny prova
qualcosa per me
- Sono
soddisfatto all’idea che Penny provi qualcosa per me
- Penny
è esteticamente molto gradevole
- Il
livello di istruzione di Penny si ferma alle scuole superiori
Sheldon
continuava a riempire il quaderno con piccole annotazioni, poi
aggiungeva ad ognuna di esse un simbolo positivo o negativo
così da riuscire a qualificarle. Mise subito un
più al fatto che si trovasse soddisfatto all’idea
che Penny provasse qualcosa per lui, così come per il suo
essere graziosa. Mise un meno per la sua istruzione, ma non
riuscì in alcun modo a qualificare in maniera positiva o
negativa il fatto che Penny provasse qualcosa per lui.
Ignorò per un attimo quella questione e continuò
a compilare la lista.
- Penny
è premurosa e gentile (+)
- Penny
tocca il mio cibo (-)
- Penny
prende sempre la giusta ordinazione quando andiamo a mangiare al
Cheesecake Factory (+)
Il
fisico si picchiettava la penna sulle labbra, la testa leggermente
inclinata e gli occhi socchiusi. Era totalmente concentrato in quello
che stava scrivendo. Notò che i fattori positivi stavano
aumentando mentre quelli negativi avevano comunque un risvolto positivo:
- Penny
entra in camera mia (ma spesso per prendersi cura di me quando sono
malato/triste) (- +)
- Penny
mi canta “soffice kitty” (+)
- Penny
cucina gli spaghetti proprio come li fa mia madre (+)
- Penny
mi batte spesso ai videogiochi (Il che la rende una degna avversaria)
(- +)
- Penny
si siede al mio posto (ma è in grado di dire agli altri
perché non dovrebbero farlo) (- +)
- Penny
è uno dei miei migliori amici (+)
Infine
decise di scrivere e sottolineare le due annotazioni che gli sembravano più significative per giungere alla conclusione
finale.
- Penny
è la ex di Leonard (-)
- Penny
non capirà mai il mio lavoro (ma di conseguenza non lo
saboterà in alcun modo) (- +)
Sheldon
continuava a tenere la penna in mano, concentrandosi più a
fondo per venire a capo della questione. Ma all’improvviso le
palpebre si fecero pesanti e perse del tutto la cognizione del tempo.
Si addormentò sulla scrivania e qualche ora dopo fu
svegliato da qualcuno che gli picchiettava sulla spalla.
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Capitolo 4 *** The Tenure Turbulence ***
Quando Penny finì la
conversazione telefonica con la madre
si sentì molto sollevata. Per quasi tre mesi si era tenuta
dentro quello che
provava per Sheldon e parlarne con qualcuno era già
qualcosa, anche se non ne
aveva ricavato alcun consiglio a riguardo. Penny pensava a come avrebbe
potuto
gestire la situazione. L’unica
cosa che
avrebbe voluto fare era quella di attraversare il pianerottolo, bussare
alla
porta dell’appartamento 4A, gettarsi al collo di Sheldon e
baciarlo. Così,
senza dargli una spiegazione. Ma sicuramente Sheldon sarebbe corso in
bagno e
si sarebbe scolato una bottiglietta di collutorio. Avrebbe pensato a
quel bacio
come a un dispetto più che ad un’ avance. No, non
era una scelta saggia. Penny
allora pensò che avrebbe potuto aspettare che fosse lui a
venire da lei.
Avrebbe flirtato e fatto allusioni. Ma anche quell’idea le
parve pessima,
pensando che quasi certamente Sheldon non avrebbe afferrato neanche
quei segnali.
Aveva già i suoi bei problemi col sarcasmo, figuriamoci se
avrebbe potuto intuire
di essere corteggiato! Infine
Penny
prese la decisione che le sembrava la più giusta, anche se
era la più difficile
da accettare. Non avrebbe fatto alcunché, avrebbe ignorato i
suoi sentimenti,
sperando che prima o poi si sarebbero esauriti da soli.
Così la sera stessa, una rassegnata Penny scese
le scale per
arrivare in lavanderia. Nonostante ciò, la prospettiva che
quella era la serata
del bucato e che, subito dopo, sarebbe diventata la serata del film a
noleggio,
la rese meno triste. Ma Sheldon non arrivava. 20.15. 20.17. 20.20.
Sheldon era
in ritardo. Sheldon non era mai in ritardo. Penny pensò che
nella vita c’erano
solo tre certezze: la morte, le tasse e il fatto che Sheldon Cooper
avrebbe
rispettato il suo programma settimanale. Se era in ritardo forse era
per una
qualche causa maggiore. Penny, che iniziò seriamente a
preoccuparsi, uscì dalla
lavanderia e iniziò a correre su per le scale, maledicendo
per l’ennesima volta
il fatto che l’ascensore fosse ancora rotto. Bussò
alla porta dell’appartamento
4A e quando non
avvertì nessuna voce
provenire dall’interno, aprì cautamente la porta.
Sheldon stava dormendo,
completamente abbandonato sulla sua scrivania.
“Ehm, tesoro?”
sussurrò Penny entrando.
Come risposta ci fu solo un mugolio
da parte di Sheldon che
però rimase assopito. Penny gli si avvicinò fino
a che fu abbastanza vicina da
toccarlo. Così iniziò a dargli dei blandi
colpetti sulla spalla. Sheldon si
svegliò di soprassalto, facendo
un balzo
sulla sedia e facendo trasalire Penny che indietreggiò
spaventata.
“Penny, cosa ci fai
qui?” esclamò il fisico sorpreso.
Poi come se si fosse ricordato di
qualcosa d’importante,
lanciò lontano, sulla scrivania, il quaderno che aveva in
mano, come se fosse
stato di fuoco.
“Tesoro, sono le 20.25! Ero
preoccupata che stessi risolvendo
uno dei tuoi problemi con le stringhe-non-so-cosa e che poi il tuo naso
avesse
cominciato a sanguinare e fossi svenuto. Non sei mai arrivato in
ritardo il
sabato del bucato!”
“Ah. Per quello”.
disse Sheldon pensieroso. “Per quanto sia
difficile crederlo, Penny, pare che io sia stato negligente
nell’approvvigionamento dei miei consueti detergenti, ergo
non mi sarà
possibile fare il bucato stasera.”
Penny, che rimase confusa dalle
parole “negligente”,
“approvvigionamento” e
“consueti”, intuì che Sheldon volesse
dire di essere
rimasto a corto di detersivo.
“Tesoro, sei non hai
più detersivo, posso prestarti il mio!”
propose la cameriera.
“Penny…questo
comprometterebbe ancora di più il mio
programma settimanale!” asserì Sheldon con
visibile disappunto.
“E aspettare
un’altra settimana per fare il bucato non lo
comprometterebbe? Dai, usa uno dei miei detersivi!”
esclamò Penny, ma subito si
pentì di averlo contraddetto. Ora si aspettava un
interminabile sproloquio su
quanto fossero scadenti i suoi prodotti e
su quanta faccia tosta avesse avuto nel
suggerirgli di usarli per il suo bucato. Certo, amava quello
stramboide, ma
questo non significava che avesse voglia di subirsi una ramanzina di
quindici
minuti. Ma Sheldon non disse nulla di tutto ciò e rimase
pensieroso ad
osservarla, poi pacatamente disse:
“E va bene Penny. Penso che
questa sia una soluzione
accettabile”.
“Davvero?” disse
Penny un po’ incredula, spiazzata dal
comportamento insolito di Sheldon- “Oh, okay! Allora si
va?”
Sheldon andò a prendere la
sua bacinella coi panni sporchi,
poi entrambi scesero in lavanderia dove Sheldon iniziò con
pignoleria ad
infilare a uno ad uno i vestiti dentro la sua lavatrice preferita, che
Penny
teneva sempre libera per lui. Intanto Penny faceva lo stesso in
un’altra
lavatrice, non dando troppa attenzione a quello
che faceva Sheldon, ma lasciandosi
trasportare da una musica che solo lei poteva sentire. Quando Sheldon
ebbe
terminato e azionato il tipo di lavaggio di suo gradimento, si
girò verso Penny
e rimase rapito dalla sua immagine. Fu una sensazione decisamente
nuova, ma non
giustificabile, che lo fece vergognare di se stesso. Non poteva non
smettere di
osservare le lunghe, sinuose e abbronzate gambe di Penny, i suoi
fianchi
armoniosi e il suo striminzito e attillato top fucsia. In quel momento,
la
biologia e la chimica scoppiarono come un fuoco d’artificio
alla parata del
quattro Luglio, e la brillante mente del dottor Cooper ebbe un
devastante black-out.
Prima che avesse la
possibilità di accorgersi e
rimproverarsi per quello che stava facendo, si ritrovò a
chiederle:
“Penny, se qualcuno volesse
cambiare il paradigma di
un’amicizia aggiungendo ad esso un aspetto
romantico-platonico…come dovrebbe
procedere?”
Penny si voltò di scatto
verso Sheldon con gli occhi
sgranati. Era certa che Sheldon si riferisse alla sua amicizia con Amy
e questa
consapevolezza le attraversò il cuore come se fosse stata
trafitta da un dardo.
Stava per rispondere ma la voce le era morta in gola. Sheldon
continuò:
“Mi è dato
pensare che non si possa semplicemente dire, così
su due piedi, di essere interessati a qualcuno, ma che piuttosto si
debba, e
scusami per il termine gergale, “provarci” e poi
procedere al corteggiamento”.
Sheldon pronunciò quella frase con titubanza, e non solo
perché era sconvolto
dalle sue stesse parole, ma anche perché era conscio che
chiedere alla donna
che si voleva corteggiare circa la maniera per corteggiarla non era il
metodo appropriato.
Ma a chi altri avrebbe potuto rivolgersi? Leonard di sicuro non gli
avrebbe fornito
alcun aiuto, dati i precedenti disastrosi con Penny. E anche gli altri
suoi
amici, Wolowitz e Koothrappali, erano sempre stati inutili, se non
deleteri
nelle relazioni con il sesso opposto.
Penny, che aveva finalmente ritrovato
la voce, rispose
cercando di trattenere un’esplosiva emotività.
“Tesoro, questa
è davvero un’ottima domanda,
ma io… non posso…Non mi sento bene,
forse è
meglio che me ne vada a letto. Ne parliamo domani,
d’accordo?”
La ragazza non lasciò a Sheldon il
tempo di replicare. Uscì
velocemente dalla lavanderia e mentre risaliva le scale più
in fretta che
poteva, sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime.
Sheldon
prova qualcosa
per qualcuno, ma non sono io.
Questo pensiero le
riecheggiò per la testa facendola
impazzire per il dolore. Si chiuse la porta alle spalle, corse in
camera, si buttò
sul letto e pianse fino ad addormentarsi.
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