Unconditionally

di Sherlokette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Confusione e chiarezza ***
Capitolo 3: *** Il dio degli inganni ***
Capitolo 4: *** Cominciamo bene ***
Capitolo 5: *** Il primo giorno ***
Capitolo 6: *** Stranezze ***
Capitolo 7: *** Tracce, indizi e scaramucce ***
Capitolo 8: *** Lavoro ingrato ***
Capitolo 9: *** Amici? ***
Capitolo 10: *** Domani è un altro giorno ***
Capitolo 11: *** Il signor Wednesday ***
Capitolo 12: *** Si solleva la nebbia ***
Capitolo 13: *** La vera storia ***
Capitolo 14: *** Farsi guidare ***
Capitolo 15: *** Compleanno in libreria ***
Capitolo 16: *** Vendetta ***
Capitolo 17: *** Giù la maschera ***
Capitolo 18: *** Sempre più uniti ***
Capitolo 19: *** Magia ambigua ***
Capitolo 20: *** Trappola ***
Capitolo 21: *** Start spreading the new ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Erano mesi che scavavano senza sosta, e fino a quel momento il sito archeologico aveva fruttato strumenti eccezionalmente ben conservati, vasi, addirittura delle bellissime spille in oro.

Ma i membri della spedizione di stanza in Inghilterra non si aspettavano di trovare, due metri sottoterra, uno strano ingresso di pietra sigillato da una spessa lastra di granito. Era largo due metri per due, quadrato, incorniciato da pietre scolpite in modo tozzo.

-Cosa ne pensa, professore? - domandò uno dei giovani studenti di archeologia al capo della spedizione, il professor Lysle.

-E' molto antico. Direi... che potrebbe risalire all'870, al massimo all'880. -

-Ci sono delle rune incise, sull'arco superiore del portale - notò una ragazza, che come altri si era avvicinata alla nuova scoperta.

-E' vero. - Il professore inforcò gli occhiali da vista per controllare, ma le rune erano comunque troppo sbiadite.

-Mhmm. Sono rovinate, ma non irrecuperabili. Con la giusta procedura potremmo... -

Ma il suo discorso venne interrotto da un rombo di tuono lontano.

Stava per mettersi a piovere.

-Prendete un telo cerato e dei picchetti, dobbiamo proteggere il portale dall'acqua! - ordinò uno degli archeologi ai colleghi.

Una volta che fu tutto pronto e al riparo, i membri della spedizione corsero nelle tende (fortunatamente ben solide); per tutta la notte il vento ululò forte, scuotendo i loro modesti rifugi con violenza, e la pioggia cadde copiosa e pesante.

Il giorno dopo, valutando la presenza di danni, gli archeologi constatarono con sollievo che era ancora tutto al suo posto, e cosa più importante il portale non era stato raggiunto dall'acqua.

Dato che il tempo era di nuovo soleggiato tutti tornarono al lavoro, e il professor Lysle, assieme a due assistenti, si dedicò alle rune: ripulendole accuratamente, scattarono due o tre foto, poi passarono alla fase successiva del recupero, utilizzando strumenti più precisi.

Dopo una buona mezz'ora, le rune furono completamente leggibili, e il professore lesse ad alta voce: - “Qui giace il caduto da Asgard, imprigionato per le ere a venire nel suo eterno tormento”. -
Una strana tensione avvolse allora i tre archeologi, che si guardarono un momento.

Uno degli assistenti domandò: - Chi è il “caduto da Asgard”? -

-Secondo la mitologia norrena - spiegò in breve il professore, togliendosi gli occhiali, - ci fu un dio, Loki, che compì varie malefatte e bricconerie, ma la sua colpa più grave fu anche l'ultima: uccise ed impedì la resurrezione di un altro dio, Baldr. Venne relegato in una grotta, incatenato e con un serpente a colare perennemente il suo veleno sul volto del dio. E sempre secondo i miti, se si liberasse... -

-Cosa? Che accadrebbe? - insisté ancora lo studente, preso dal racconto.

-Si scatenerebbe il Ragnarok, cioè la fine del mondo. -

-Caspita, è terrificante... - mormorò l'altro archeologo.

Il professore sorrise: - Beh, fortunatamente si tratta solo di antiche credenze pagane, no? Ah, ma tu guarda... -

Toccando la lastra di granito, il professor Lysle si rese conto che si muoveva. Evidentemente il tempo e le irregolarità del terreno avevano fatto sì che non bloccasse più l'ingresso a... qualunque cosa vi fosse là sotto.

-Chiamate qualcuno con dei piedi di porco, dobbiamo sollevare la lastra! - esclamò l'uomo, emozionato.

Trovati i ragazzi più robusti, si diede il via alle operazioni di apertura della “Tomba”, chiamata così dal professore.

La lastra era davvero pesante, ma fra sbuffi, sforzi ed incitamenti da parte del professore e delle studentesse finalmente venne sollevata, cadendo sul terreno con un tonfo e un sonoro “sciak!”, schizzando fango ovunque.

Rischiando di scivolare sul terreno, il professore si avvicinò all'ingresso: un odore di chiuso e di umido gli investì le narici, ed ancora più emozionato chiese che gli venisse portata una torcia elettrica, e con questa poi illuminò l'interno. Non c'erano scale di nessun tipo.

-Procuratemi una scala a pioli e- voi due! venite con me - concluse l'uomo rivolgendosi ai due studenti di prima.

La scala così ottenuta venne fatta scendere nel cunicolo, e anche se piuttosto lunga questa andò avanti per un bel pezzo prima di toccare qualcosa di solido.

Sporgendosi dall'apertura, uno degli assistenti mormorò: - Saranno almeno 5 metri... -

-Vado prima io, se soffri di vertigini! - scherzò l'altro.

-Dacci un taglio, non era per quello che... -

-Signori, vi pregherei di smetterla di litigare e seguirmi! - li richiamò il professor Lysle, già entrato nel cunicolo fino all'altezza del collo.

Raggiunto il fondo, l'aria si fece ancora più pesante. Illuminando i dintorni con le torce, i tre videro un lungo corridoio in pietra di fronte a loro.

-Mai vista una tomba così, professore... -

-Nemmeno io. Non è la tipica tomba vichinga, poco ma sicuro. -

Proseguendo lungo il corridoio, il gruppetto avvertì un altro odore oltre a quello di chiuso: l'inconfondibile odore di morte.

-C'è un cadavere qui sotto... - mormorò ancora una volta uno dei due ragazzi; l'altro lo ringraziò sarcasticamente per aver sottolineato l'ovvio.

Il professore, ignorandoli, si era accorto nel frattempo che tutto il loro percorso era leggermente in discesa.

Ripensò a tutte le tombe vichinghe che aveva visitato: Jelling in Danimarca, Gokstad in Norvegia, Tune in Svezia... Ma una cosa del genere gli era del tutto nuova.

Non sembrava neanche una tomba. Sembrava...

I suoi pensieri si interruppero quando, dopo almeno 50 metri di corridoio, giunsero in una stanzetta quadrata, di tre metri per tre, con al centro un piccolo altare.

-Di che si tratta, professore? - domandò emozionato uno degli studenti.

-Sembra che qui abbiano svolto un qualche tipo di rituale... - mormorò l'uomo in risposta, rapito nell'osservazione dell'altare, costellato di rune, - ma la domanda è: perché? -

-Perché cosa? -

-Perché compiere un rito all'interno di una tomba? Venivano solitamente svolti prima della sepoltura, o dopo all'esterno. E' molto strano. -

-Professor Lysle, guardi! Qui c'è un altro corridoio! - esclamò l'altro archeologo, che si era portato avanti.

Gli altri due lo raggiunsero, e constatarono che sì, c'era un altro passaggio. Ma una volta fatto qualche passo al suo interno, furono costretti a tapparsi naso e bocca: l'odore di cadavere era adesso insopportabile.

-Dobbiamo... andare avanti! - esclamò, per quanto possibile, il professore, incoraggiando se stesso e i giovani con lui.

Dopo altri dieci metri in discesa, i tre trovarono la fonte di quell'orribile tanfo: in una specie di ampia caverna sotterranea, umida e fredda, si parò di fronte a loro la visione terribile di un corpo decomposto, ormai ridotto all'osso, col volto scheletrico rivolto verso l'alto.

Con grande autocontrollo, il professore si avvicinò al corpo e lo osservò: - Una... donna, difficile dire di che età, per stabilirlo dovremo far venire qui il nostro collega antropologo. Però è strano... -

-Cosa, professore? -

-I suoi abiti sono indubbiamente di foggia norvegese e risalenti all'epoca vichinga, ma il corpo non sarà qui da più di... vent'anni, ecco. -

-Vent'anni? Non l'avrei mai detto... Mi sembra ieri che è morta sotto ai miei occhi... -

Una voce stanca e amareggiata risuonò nella grotta, lasciando atterriti i tre archeologi, che allora puntarono assieme le torce, con lentezza dettata dalla paura, verso un angolo buio.

Ciò che videro fece cadere in ginocchio il professor Lysle, sgomento e stupito, e tutto ciò che riuscì a dire fu un sommesso “Signore onnipotente...”



Era il 2002 quando mio nonno finì in manicomio. Avevo 10 anni.

Oggi di anni ne ho 21, e per tutto questo tempo non mi è stato mai permesso di andarlo a trovare. Come se la follia fosse contagiosa.

Solo adesso mi rendo conto che non è pazzo.

Perché la fonte della sua follia è comparsa nella mia vita nel modo più inaspettato possibile.

 

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Capitolo 2
*** Confusione e chiarezza ***


Il mio nome è Mystery Endless Sky. So che suona un po' strano, ma cercate di capire, una Wiccan non può usare il suo nome di battesimo.
Anche perché il mio vero nome non è un granché, quindi sorvoliamo.
Ho detto di essere una Wiccan.
Bene, è un dato importante.
Più specificatamente sono una seguace dell'Asatru, la moderna cultura pagana basata sui miti norreni.
Scommetto che la prima parola che vi è venuta in mente è “strega”, ma non è un termine corretto.
Le streghe sono quelle che volano a cavalcioni di una scopa nei libri per bambini e sono sempre cattive, fanno incantesimi dall'infinito potenziale e hanno un aspetto orribile e sono spesso, se non sempre, vecchie.
Se invece vedete la sottoscritta, ecco la cruda realtà: secondo i miei amici sono la persona più buona di questo mondo, i miei incantesimi sono semplici e fatti con le migliori intenzioni e ho un aspetto ordinario, con i capelli castano scuro medio-lunghi e lisci, occhi marroni, pelle pallida e per leggere porto gli occhiali, oltre ad essere bassina e di soli 21 anni.
Perché fate quelle facce? Oh, certo. Mi sto dilungando troppo.
Ma vedete, ogni storia ha i suoi personaggi, ed è meglio conoscerli un po' prima di vedere che cosa accade loro, no?
Cominciamo allora dal principio...


Attesi a lungo nella sala d'aspetto del manicomio.
Non vedevo mio nonno da 11 anni, e non ho mai capito perché i miei genitori mi proibivano di fargli visita.
Ma quando vidi l'infermiera tornare indietro e chiamarmi, mi prese l'emozione: mi avrebbe riconosciuta? In fondo era passato così tanto tempo...
La seguii fino al sala comune dove tenevano i pazienti più pacifici. -Se ha bisogno di me, mi chiami signorina - disse la donna cortesemente indicandomi con un cenno del capo mio nonno, Charles Lysle.
Un moto di affetto mi montò nel cuore, quando lo vidi ad osservare seduto ad un tavolo il mondo esterno dalla finestra della sala che dava sul giardino: i suoi capelli erano più bianchi di come me li ricordavo, ma per il resto non era cambiato affatto. Mi avvicinai, e pronunciai sommessamente: - Nonno? -
Lui si voltò, e mi lanciò un grandissimo sorriso: - Mildred! Mia piccola Milly, non sai quanto mi fa piacere vederti! Sembra un secolo che non ci vediamo! -
Si alzò per venirmi incontro con passo traballante, e mi abbracciò con calore.
Ricambiai, felice che mi avesse riconosciuto, ma sentir pronunciare il mio vero nome fu strano.
Ma il mio soprannome aveva un suono dolcissimo detto da lui.
-Ah, nonno, ora ho... cambiato nome... -
-Come, tesoro? -
Si sciolse dall'abbraccio e lo guardai: - Ecco... è un po' complicato da spiegare... -
-Credo tu abbia tutto il pomeriggio per spiegarmi, cara. Ma prego, siediti! Quanto sei cresciuta... -
Parlammo a lungo del più e del meno, e pensai che era davvero molto lucido, ma quando arrivammo alla ragione del mio cambio di nome, ovvero la mia conversione all'Asatru, si incupì di colpo.
-Milly... No, adesso sei Mystery... -
Gli poggiai una mano sulla sua, che era sopra il tavolo: - Per te Milly, nonno, se vuoi... -
-Sai perché mi hanno rinchiuso qui dentro? -
-Non me l'hanno mai detto. So solo che fu dopo una delle tue spedizioni archeologiche. -
-Sì, esatto. Fu quello che trovammo in quella spedizione a farmi finire quaggiù; mi hanno dato del pazzo ma... Oh, no, non posso, non mi crederesti... -
-Che cosa? -
Mi guardò a lungo coi suoi occhi così simili ai miei per forma e colore, prima di dire sottovoce: - Quanto sto per dirti... Devi giurarmi che non lo dirai ai tuoi genitori né a nessun altro. -
Aveva un tono così serio che non potei non giurare, spinta anche dalla curiosità.
-In poche parole, trovammo quella che pensavamo fosse una tomba. Ma non lo era. Era una prigione. -
-Una prigione? -
-Tu credi agli dei norreni, mia cara, perciò dimmi: chi di loro fu rinchiuso in una grotta, lontano dagli occhi del mondo? -
Sussultai: - Io... Ecco... Loki, il dio degli inganni... -
L'infermiera passò vicino a noi, e il nonno si interruppe. Quando fu lontana, ricominciò:
-Mystery, noi trovammo Loki quel giorno, sotto terra, e che il Cielo mi perdoni, fummo tanto sciocchi da liberarlo! -
-Cosa? -
Non potevo credere alle mie orecchie.
-Milly, ascolta: sii di mente aperta, non come chi mi crede folle! Quello che ti ho detto è la pura verità! -
-Ma nonno... non... -
-Signorina Lysle? La sua visita è terminata! - Un infermiere richiamò la mia attenzione, ma fui pronta a ribattere: - Sono appena arrivata... -
Prima di potermi voltare, venni presa per le spalle con forza dal suddetto infermiere: - Mi dispiace, ma chi fa agitare i pazienti deve essere allontanato! -
Mio nonno mi lanciò un'ultima raccomandazione prima di essere portata fuori: - Ricorda Milly: mente aperta! -
Più che la supplica di un malato mentale sembrava uno di quei saluti che mi rivolgeva quando ancora viveva in città con noi e io dovevo uscire per andare a scuola. Quel genere di saluti dal tono “fai la brava!” e cose del genere.
Fuori dalla sala comune, puntai i piedi e mi liberai dalla stretta dell'infermiere: - So camminare da sola! -
Gli voltai le spalle e stavo per andarmene, quando disse: - Dunque lei crede alle parole di un povero vecchio arteriosclerotico? -
Il suo tono era beffardo.
Mi fermai, senza guardarlo: - Ha origliato la nostra conversazione? -
-Non è origliare, è assicurarsi che i pazienti non diventino molesti. -
-Comunque sia, non sta a lei giudicare. -
-Ma gli crede? -
Presi un respiro profondo, cercando di trattenermi dal dargli un pugno dritto in faccia, e risposi: - Sì, gli credo. E anzi, farò tutto il possibile per dimostrare che non è pazzo. -
L'infermiere cambiò improvvisamente voce: - Attenta a ciò che desidera, signorina Lysle, perché non si sa mai come certe faccende possano finire... -
A quel punto mi voltai: - Ma che sta... -
L'uomo non c'era più.
-... dicendo? -



Turbata da quello che era successo, tornai a casa mia (per la cronaca vivo in un appartamento a Londra) e telefonai a mia madre.
-Pronto? -
-Ciao, mamma. -
-Mystery! Allora, com'è andata dal nonno? -
Ringraziai mentalmente gli dei perché si era ricordata di usare il mio nuovo nome.
-Bene, benissimo, anzi. -
-Come ti è sembrato? -
-Lucido. Coerente. Tranquillo, aggiungerei. E in forma, per quanto possibile. -
Ci fu un momento di silenzio.
-Ti ha detto qualcosa? -
-In che senso? -
Sapevo dove voleva andare a parare, ma ero pronta a mentire se necessario.
-Nel senso... Non ha mai... vaneggiato? -
-Oh no, assolutamente no! Perché? -
-No, niente, volevo solo chiedere... Ah, cielo! Mi si sta bruciando il dolce in forno! Ci sentiamo dopo tesoro! -
Non feci in tempo a salutarla che aveva già buttato giù.
“Che tipo” pensai.
Misi al suo posto il telefono, e iniziai a pensare alle parole di mio nonno.
“Se fosse vero, se le leggende fossero reali e Loki è veramente a piede libero nel mondo... Ah, ma che dico!”
Mente aperta aveva detto...
Difficile.
Mi lasciai andare sulla poltrona di fronte al divano, massaggiandomi le tempie.
Fu in quel momento che sentii scorrere l'acqua in bagno.
Mi paralizzai: non mi sembrava di aver lasciato rubinetti aperti. In punta di piedi, presi la prima cosa che mi capitò a tiro, cioè il mattarello sul tavolo della cucina, e sempre in silenzio mi avvicinai al bagno. La porta era socchiusa. Provai a sbirciare; ci fu un movimento nel bagno.
Preparandomi ad affrontare l'intruso, alzai il mattarello sopra la mia testa e spalancai la porta: - Fermo dove... -
Le parole mi morirono in gola: l'intruso era un uomo, molto alto, dai lunghi capelli neri e la pelle chiarissima. Mi guardò sorpreso con due grandi occhi azzurri tendenti al verde.
Avvolto in un accappatoio bianco, si stava guardando davanti allo specchio.
-Ma chi... E tu chi sei? - mormorai, tenendomi comunque pronta con la mia arma improvvisata.
Lui diventò serio, direi quasi scocciato: - A meno che l'educazione non sia morta, esiste ancora una cosa chiamata privacy su Midgard, o sbaglio? -
“Midgard?”
Un nome del genere lo avevo trovato solo in poche occasioni.
Mi ripresi subito: - Guarda che questa è casa mia! -
-E' anche mia adesso. -
-Cosa? -
-Ho bisogno di un posto dove stare. Chi lo sapeva che quel vecchio archeologo aveva una nipote? -
-Non mi hai ancora risposto: chi sei? -
Ebbene, non esagero quando dico che per la sorpresa mi cadde il mattarello di mano e caddi in ginocchio alla sua risposta: - Io sono Loki, sciocca ragazza! -

 

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Capitolo 3
*** Il dio degli inganni ***


Mi ripresi dallo shock iniziale con una calma della quale non mi credevo capace. Dopo avermi svelato la sua identità, Loki si lasciò scappare una risata, commentando che anche mio nonno aveva avuto una reazione simile.

Poi mi chiuse la porta in faccia, intimandomi di non disturbarlo.

Mi alzai, tornai con passo lento in cucina e fissai a lungo la teiera per preparare il the.

“E' un sogno... Sì, deve essere così. Ma non ricordo di essermi addormentata. Forse sono svenuta?” rimuginavo fra me e me; nel frattempo, con gesti automatici, riempii la suddetta teiera di acqua, la poggiai su uno dei fornelli a gas, la chiusi con il suo coperchio e accesi il fuoco.

“Beh, sogno o realtà niente mi vieta di prepararmi qualcosa di caldo per calmarmi.”

Andai lentamente verso la credenza dove tenevo le tazze per la colazione, aprii lo sportello e presi il mio mug preferito, quello con stampata sopra la famosa immagine de “Le Chat Noir”. Nel frattempo, sentivo i movimenti del mio “ospite” nel bagno.

Strinsi la tazza fra le mani. In fondo... perché no? Ne presi un'altra, e le poggiai entrambe sul tavolo della cucina.

Ora, per chiarire, il mio appartamento è strutturato in sequenza con ingresso, salotto e cucina direttamente collegati, poi dalla cucina parte un breve corridoio che porta sul lato sinistro al bagno, sul lato destro alla mia camera da letto e in fondo, sempre dritto, un piccolo sgabuzzino (che avevo precedentemente trasformato in armadio per i miei cappotti e le mie scarpe). Perciò, mi fu facile seguire ciò che stava facendo Loki semplicemente appoggiandomi allo stipite della porta che dava sul corridoio.

Sentii l'acqua che scorreva ancora. Da quanto caspita era lì dentro?

Tremai al pensiero della prossima bolletta.

Aspettai, finché il fischio della teiera non mi scosse dai miei pensieri. Versai l'acqua bollente nelle due tazze e cercai fra le varie qualità di the quella che, ero certa, piaceva a tutti.

Con una piccola esclamazione soddisfatta, trovai la confezione di bustine di Earl Grey.

Presi anche la zuccheriera, la poggiai sul tavolo e misi in infusione il the.

Non mi accorsi della figura silenziosa che mi era comparsa alle spalle, e feci un salto quando udii: - Che stai facendo? -

Mi voltai di scatto: Loki era lì, che mi sovrastava in tutta la sua altezza (chiunque è più alto di me, a pensarci bene), a guardarmi incuriosito, e vestito di tutto punto in un completo nero con camicia bianca, senza cravatta.

-Ah, ecco... Ho preparato un po' di the e pensavo... Che ne avresti gradito un po' anche tu. -

Trascorse un momento di silenzio, nella quale venni squadrata da quegli occhi grandi ma gelidi, con la sensazione di panico crescente.

-Beh... Hai fatto bene. -

Senza aggiungere altro, prese la mia tazza (e sottolineo mia) e si andò ad accomodare in salotto.

Sospirai, presi la tazza rimasta e la zuccheriera e lo raggiunsi. Lo vidi seduto sul divano, in attesa, e con calma mi sedetti sulla poltrona di fronte a lui.

Passò ancora un minuto di silenzio, prima che lui sbottasse, più per impazienza che per nervosismo: - Allora, non hai domande da farmi o il gatto ti ha mangiato la lingua? -

-Di domande ne ho tante, in effetti... - risposi, apparentemente calma, - Ma direi di cominciare dal principio. -

-Ovvio. -

-Bene, uhm... Mio nonno mi ha accennato al fatto di averti trovato in una... tomba, una prigione, ecco. Possiamo... approfondire da qui, magari? -

-Non c'è molto da dire, in realtà. Il mito lo conosci, no? -

-Certo, ma... -

-Bene. Charles e i suoi assistenti si impietosirono per la mia condizione e mi liberarono. Da quel che ne so, i due ragazzi sono all'estero da allora, tenendosi bene alla larga da tuo nonno. Potevano dimostrare che non era pazzo ma hanno preferito abbandonarlo lì dentro. Patetici. -

-Non è facile, se permetti, trovarsi di fronte un dio che... -

-Passiamo alla prossima domanda, se non ti spiace, il mio tempo è prezioso. - Sorseggiò il suo the con aria di superiorità, e dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo, sviluppato in anni di meditazione, per non perdere la pazienza di fronte al suo atteggiamento.

Poi un dubbio mi assalì: - Come fai a sapere che conosco i miti nordici? -

-Diciamo che per una fortunata coincidenza oggi non sei stata l'unica a far visita a tuo nonno. -

Sbarrai gli occhi, realizzando a cosa alludeva: -L'infermiere... -

-Sei sveglia. Come ho detto non è origliare: volevo solo vedere come se la passava il vecchio Charles. Non mi aspettavo di trovarti lì. -

-Ok... E come sei arrivato qui? -

-E' stato facile, travestito da infermiere: ho controllato i registri riguardo tuo nonno, e per mia fortuna c'era un elenco di contatti con i nomi dei familiari, l'indirizzo del tuo appartamento compreso, ed eccomi qui. Ma non ero in condizioni dignitose, e per questo ho sfruttato il tuo bagno. A proposito, dovresti cambiare lo specchio, ha una crepa piuttosto evidente nell'angolo in alto a destra. -

-Mi piace così - risposi, più stizzita stavolta, - E adesso dimmi: quali sono le tue intenzioni, Loki? -

Bevve ancora, stavolta con una lentezza esasperante. La classica pausa ad effetto.

Mi preparai al peggio.

-Come ben sai, una volta libero avrei dovuto scatenare il Ragnarok eccetera eccetera, ma ci sono stati degli sviluppi imprevisti che mi hanno fatto desistere. -

-Sviluppi? - Mi venne da ridere.

-Che c'è di buffo? -

-No, solo... Immagino che non si tratti di una redenzione da parte tua o qualcosa tipo “Il genere umano si è dimostrato degno di vivere” e così via, giusto? -

-Infatti, è ridicolo. -

-Beh, allora spiegati: cosa ti ha trattenuto? -

-Per dieci anni sono stato costretto a nascondermi, tutto qui. Di sicuro Heimdall ha visto che sono fuggito dalla mia prigione, e ovviamente l'avrà riferito ad Odino, il quale, di conseguenza, avrà sguinzagliato i suoi guerrieri per darmi la caccia. O, almeno, dovrebbe essere così, ma fino ad ora non hanno dato cenni di vita. -

-Quindi non sai se ti stanno cercando o no. -

-Già, e quest'incertezza è davvero stressante. Per maggior sicurezza non mi sono mai fermato in un posto per più di una settimana. Il lato positivo è che ho fatto il giro del mondo almeno per due volte. -

-In dieci anni? Non hai usato qualche magia per spostarti più in fretta? -

-No, rischiavo di essere scoperto. Che domande fai? -

Sembrava parecchio seccato.

-Scusa.-

-Comunque, in questi dieci anni avevo troppo da fare per pensare a come distruggere il mondo. -

-Immagino. Spostarsi in continuazione deve essere difficile, e devi sopravvivere da solo. -

-E qui entri in gioco tu: ho deciso di trasferirmi qui! -

-Che?!? -

Quasi mi cadde la tazza per terra.

-Credevi che scherzassi quando ho detto che mi serviva un posto dove stare? Ne ho assoluto bisogno. -

-Non puoi andare in albergo? -

-Ci ho provato, ma sai com'è, quando sei in fuga non puoi permetterti un cinque stelle, e non mi va di dormire in un'altra bettola. -

-E quanto vorresti stare qui, scusa? -

-Oh, diciamo... finché ne avrò voglia? -

Mi alzai di scatto: - Io non sono d'accordo! Non puoi piombare qui all'improvviso e pensare di accasarti come se niente fosse! -

Loki si limitò a sghignazzare: - Sei così buffa quando ti arrabbi! -

Mi salì la pressione alle stelle; la tentazione di prenderlo a sberle era davvero forte.

-Dammi un solo valido motivo per cui dovrei permetterti di stare qui!-

-Uhm. Una questione non da poco. Vediamo... - Assunse un'espressione a metà fra il pensieroso e il “ti sto prendendo in giro”. - Sono uno degli dei che fa parte del tuo credo? -

-Non provarci. Non funziona così. -

-Se invece ti dico che se non mi tieni qui potrei fare del male a qualcuno? Avresti degli innocenti sulla coscienza. -

Incrociai le braccia: - Attireresti l'attenzione, non ti conviene. Ultima possibilità. -

-Se mi fai restare... Potrei anche pensare di insegnarti qualche magia. -

-Non mi interessa la magia nera. -

-Certamente. Ma ho anche della magia bianca nel mio repertorio, se può interessarti. -

-Mi prendi per scema? Era l'ultima occasione. Fuori di qui. Ora. -

Rimasi ferma nella mia posizione quando lui si alzò, con aria offesa, e anzi quasi teatrale.

-Chi ti dice che un volta fuori di qui non ridurrò questa città ad un cumulo di macerie? -

-Come ho già detto, ti faresti notare. F-u-o-r-i. -

Sulla soglia di casa, esclamò: - Sappi comunque che dovrò dormire al freddo e al gelo, stasera, non ho denaro e nessuno su Midgard che abbia a cuore la mia sorte... -

-Hey, Actor Studio, dacci un taglio... - borbottai, stufa.

-Allora... addio, Mystery. - Chiuse lentamente la porta alle sue spalle.

Una volta certa che si fosse allontanato, tirai un sospiro di sollievo. Mi lasciai andare sul divano, passandomi una mano sul viso.

“Che serata del cavolo...”

Udii un rombo piuttosto vicino: stava per mettersi a piovere.

“Questa non ci voleva... E se Loki...?”

Fissai a lungo l'ombrello nero sull'appendiabiti, e pensai che almeno la cortesia di portarglielo per camminare sotto la pioggia non mi sarebbe costata troppo.

Accidenti al mio buon cuore.

Mi rialzai, afferrai l'ombrello e uscii di corsa, scendendo poi le scale due gradini alla volta. Speravo di trovarlo all'ingresso principale, ma non c'era nessuno.

“Se n'è andato...” pensai, sentendomi montare un lieve senso di colpa, non tanto per averlo mandato via, ma perché senza ombrello rischiava di bagnarsi e magari ammalarsi.

-Oh, Mystery, mi stavi cercando? - scherzò una voce alle mie spalle.

Mi voltai di scatto: Loki si era nascosto nel sottoscala, dove non potevo vederlo.

Mi imbronciai, porgendogli l'oggetto fra le mie mani: - Ho solo pensato che ti servisse un ombrello, ecco... -

-Allora un pochino ti preoccupi per me. -

-Solo perché sono gentile. -

Lo scroscio dell'acqua arrivò forte dall'esterno.

Lui sorrise: - Non penso che basti un ombrellino del genere a ripararmi da questo acquazzone. -

Restammo a lungo a fissarci, lui con fare beffardo e io rassegnata all'evidenza.

Sospirai: - Va bene, sali. A quanto pare per stanotte puoi restare. -

-Solo stanotte? -

Alzai gli occhi al cielo: - Non farmici ripensare. -

Iniziammo a salire le scale, ma poi mi voltai verso il dio, sibilando: - Fammi arrabbiare e giuro che ti caccio fuori a pedate anche se si è scatenata la Terza Guerra Mondiale, mi sono spiegata? -

-Trasparente, Mystery. -

Quel sorrisetto sul suo volto era inquietante e divertito allo stesso tempo.

“Ma tu guarda che mi tocca fare... Dare asilo ad un dio che potrebbe distruggere il mondo!”

 

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Capitolo 4
*** Cominciamo bene ***


-Aspettavo l'occasione di usarlo da un bel pezzo, sai? - dissi al mio ospite, togliendo i cuscini del divano in salotto e tirando fuori la rete pieghevole del letto al suo interno, - Il materasso è di là assieme alle lenzuola, dammi un secondo. -

-E io dovrei dormire su questo... aggeggio? - Loki alzò un sopracciglio, seccato: - Pretendo un vero letto. -

-Tu non puoi pretendere niente. Non ho una camera per gli ospiti, quindi dobbiamo arrangiarci così. - Mi avviai a prendere l'occorrente, voltando le spalle al dio che sembrava offeso a morte. Ma dato che sentivo i suoi occhi freddi su di me, sospirai e mi voltai un attimo indietro: - Di sicuro hai dormito in posti peggiori. Hai parlato di bettole, no? -

-Praticamente in mezzo ad una strada. Una condizione indegna per me. -

-Allora ringrazia che non ti abbia fatto dormire sul pianerottolo. -

-Non l'avresti mai fatto, mia cara. -

-Lasciamo stare. Comunque sia, piantala di fare i capricci come una principessina, posso assicurarti che è più comodo di quanto sembri. -

Tornai sui miei passi, o almeno ci provai, perché mi sentii afferrare per un braccio: - A chi hai detto “principessina”? -

-Ti offendi per così poco? Allora devo aggiungere “suscettibile”. -

A quel punto Loki mi prese per entrambi gli avambracci, e mi ritrovai a guardarlo negli occhi mentre sibilava: -Tu stai giocando col fuoco, lo sai? -

-Non prendertela, ti stavo solo stuzzicando un po'. -

-Mi hai insultato. -

-Oh, per favore, “principessina” non mi sembra poi un così grave insulto. Ho trovato un altro termine: “permaloso”. -

Lui sogghignò: - Vuoi farmi arrabbiare? -

-Non troppo. Vuoi lasciarmi andare, adesso? -

Rimase a fissarmi ancora per un po', prima di accontentare la mia richiesta: - Sarà divertente vivere qui. -

Di nuovo libera, andai a prendere materasso e lenzuola, piazzai il primo sulla rete del letto e poi domandai all'altro se poteva darmi una mano.

-Come? -

-Aiutami a sistemare le lenzuola. Lo sai come si fa, vero? -

-Sono lavori da servitù, o come dite voi, da cameriera. -

Mi passai una mano sul viso: - Che pazienza... Va beh, fai quello che faccio io e in qualche modo ce la caveremo. -

Presi il lenzuolo con gli angoli e gliene lanciai un lato sulla parte opposta del materasso, indicandogli di spostarsi lì.

-Perchè dovrei aiutarti? -

-Perchè sono ancora in tempo a cacciarti. -

-Ah, d'accordo. - concluse, stizzito. Riluttante, seguì passo passo le mie indicazioni: - Prendi l'angolo in alto, e infilalo sull'angolo del materasso, così... Bene, ora anche l'altro... Perfetto, vedi che è facile? -

-Mh-mh... - Non sembrava affatto convinto.

Terminato il lavoro anche con le altre lenzuola e un copriletto abbastanza pesante, lui provò a sedersi sul letto, ma si accigliò: - E' troppo basso. -

-Ma di sicuro più comodo di un marciapiede, dove potevo lasciarti. -

-Non puoi dormire tu qui e io nel tuo letto? -

-Scordatelo! La mia camera è il mio Sancta Sanctorum, non ci puoi entrare. -

-Chi ti dice che non ci sia già entrato? - Il suo sorrisetto malizioso mi allarmò non poco.

Mi precipitai a controllare: spalancai la porta e diedi un'occhiata generale lungo tutta la stanza, ma non notai niente di diverso da come lo avevo lasciato, persino il mio piccolo altare per eseguire i rituali era a posto.

Sentii Loki che rideva alle mie spalle: - Voi midgardiani siete così paranoici! -

-E tu sei un gran dispettoso. -

-E' il mio ruolo, piccola Wiccan. -

-Va bene, adesso basta, prepariamoci per andare a dormire. -

-Così presto? -

-Domani mattina devo lavorare... - Dopo averlo detto, mi resi conto di cosa avrebbe comportato una cosa del genere.

Lasciare Loki da solo.

-Che guaio!! Se io domani vado al lavoro, tu rimarrai senza sorveglianza! -

-E allora? -

-Non mi sento tranquilla a saperti da solo in giro a combinare chissà quali danni, e non provare a darmi la tua parola che ti comporterai bene, tanto sarebbe una bugia. -

-Hai davvero così poca fiducia in me? -

-Sì. -

-E avresti ragione. Però se mi spieghi che lavoro fai, potrei offrirti una soluzione. -

-Beh, non è niente di eccezionale, faccio la cameriera di giorno in un club, occasionalmente di notte, perchè? -

-Perchè con il travestimento adeguato potrei venire con te. -

-Saresti davvero disposto a fare una cosa del genere? -

-Vedi, la verità è che non ho niente di meglio da fare, e mi annoierei. E se mi annoio inizio a combinare guai, e tu non vuoi che questo accada, vero? -

Non ebbi nulla da obiettare: - Promettimi solo di stare tranquillo. -

-Ci proverò. -

 

 

 

Uscii dal bagno, che avevo trovato incredibilmente in ordine, pronta a coricarmi, assaporando la morbidezza e la comodità del mio pigiama di plaid azzurro, quando tornata in camera vidi qualcosa che mi fece sospirare, nel tentativo di mantenere la calma, e incrociare le braccia sul petto: - Cosa ti avevo detto? -

Loki era di nuovo lì, sdraiato sul mio letto, con indosso un pigiama più leggero del mio e color acquamarina, con le mani poggiate all'altezza dello stomaco, che mi guardava.

-Stavo troppo scomodo. -

-Fila di là. -

-Sembrava un ordine, perciò lo ignorerò. -

-Loki, smettila di fare il bambino. -

-Altrimenti? -

-Altrimenti ti trascino di là per le caviglie. -

Si mise a ridere: - Dovresti solo provarci! -

Colsi la sfida: - Se è così che vuoi giocare, allora giochiamo! - Riuscii ad afferrarlo per una gamba e a tirare; lui oppose resistenza aggrappandosi con entrambe le mani alla struttura del letto e provando a respingermi con l'altra gamba.

-Senti, ho fatto da baby sitter a bambini anche peggiori di te, quindi smettila e vai di là!! -

Continuammo il tira-e-molla per un po', finchè alla fine lui non mollò la presa di proposito, e ci ritrovammo a rotolare per terra, avvinghiati.

Sembravamo due gatti che facevano la lotta.

Alla fine riuscii ad averla vinta io, e lo placcai a terra, col fiatone.

Loki ricominciò a ridere: - E adesso che cosa vuoi fare, sentiamo? -

-Cacciarti di là in salotto! - Lo costrinsi ad alzarsi, lo buttai fuori dalla camera e chiusi la porta sbattendola alle sue spalle.

Ignorando le confuse lamentele che mi lanciava dall'esterno, andai a buttarmi sul letto con la voglia di non alzarmi più almeno per il prossimo secolo.

Mio malgrado, mi soffermai sull'odore rimasto sul cuscino: vaniglia.

Quel disgraziato aveva persino usato il mio shampoo.

“Lo ammazzo, giuro che lo ammazzo...”

 

 

Venni svegliata prima dalla radiosveglia, poi da un inconfondibile aroma di caffè appena fatto.

“Non è possibile...”

Corsi fuori dalla mia stanza verso la cucina, ancora in pigiama, per trovarvi un Loki già vestito e pronto ad affrontare la giornata. Stava versando del latte in una di due tazze grandi.

-Ma che... -

-Buongiorno. - Il suo saluto era neutro.

-Hai... Preparato la colazione? -

-Più o meno. Diciamo che per essere un bambino un caffè sono in grado di prepararlo. -

Il sentirmi rinfacciare quel termine mi infastidì, ma poi lui sospirò: - So che siamo partiti col piede sbagliato, va bene? Ammetto che ho invaso casa tua e che sono stato un po' autoritario, ma cerca di capire, ero abituato a vivere in un certo modo, e la prigionia ha indurito il mio carattere. -

-Aspetta... - Mi sfuggì un piccolo sorriso: - Stai cercando di chiedermi scusa? -

-Io non faccio scuse a nessuno. Ma se ti va, considerale tali. -

Mi accomodai al tavolo, e lui fece altrettanto, posando la caffettiera ancora fumante su una presina, per non rovinare il legno.

Il sorriso si allargò sul mio volto: - Allora diciamo che accetto le tue scuse. Credo che dovrò abituarmici. -

-Vuol dire che non mi manderai più via? -

-Solo se raggiungeremo un accordo pacifico. -

-Sappi comunque che ti ho lasciata vincere. Non sono così debole da farmi battere da una donna. -

-Oh, lo immagino. -

Presi la caffettiera e ne versai il contenuto nel latte: - Ma adesso ragioniamo: come faccio a portarti in incognito con me al lavoro? -

-E' un club raffinato? -

-Abbastanza. Diciamo che i clienti fanno parte della classe agiata. -

-Bene. Credo di avere il travestimento perfetto. -

 

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Capitolo 5
*** Il primo giorno ***


Era sempre bello, per me, uscire di casa per andare al lavoro. Non perchè il mio impiego fosse prestigioso, ma era il percorso che dovevo fare per arrivare al club a piacermi.

Scesa in strada, la prima accoglienza era data dal rumore del traffico che iniziava a snodarsi per le strade della città, seguito poi dal suono sferragliante delle saracinesche dei negozi che aprivano al pubblico. In particolare il negozio di fiori all'angolo a destra del mio condominio; poiché apriva sempre prima degli altri, era fra i miei preferiti: il profumo dei fiori che aleggiava nell'aria intorno ad esso mi riempiva sempre di allegria. Ogni giorno erano esposti mazzi di rose, tulipani in vaso, orchidee...

Quella mattina non fece eccezione, ma non avevo nemmeno finito di trarre un profondo respiro di quell'aroma così dolce e leggero che l'incanto venne rotto da una voce alle mie spalle: - Mystery, aspettami! Dove corri? -

Sospirai: - Sei stato tu a dirmi di andare in avanscoperta per assicurarmi che la via fosse libera. -

-Sì, ma cerca di capire, non è facile camminare con... queste!! -

-Dovevi sceglierti un altro travestimento. -

Mi voltai verso Loki, adesso trasformato in una vecchia signora dall'aria ricca ma sobria, un po' curva sulla schiena e rugosa come una tartaruga, dalla voce un po' gracchiante. Indossava un delizioso completo rosa confetto, e ammetto che nel vederlo prima di uscire dall'appartamento stavo morendo dalle risate! Portava una borsetta di un rosa leggermente più scuro fra le mani, in guanti bianchi, e camminava a stento a causa delle scarpe, in tono con l'abito, fornite di tacchi. Questi ultimi erano il problema, a quanto sembrava: vedevo l'altro muovere incertamente i suoi passi, forse per il semplice fatto di non aver mai indossato prima scarpe da donna.

-Anche se devo ammettere - continuai, - che così combinato ti mescolerai perfettamente alla nostra abituale clientela. Una vecchia e distinta signora inglese piena di soldi. -

-Prendimi a braccetto, però. -

-Perchè? -

-Perchè rischio di cadere e perchè sono un'anziana. Hai il dovere di assistermi. -

-Già. Una innocua vecchietta. - Gli offrii un braccio: - Andiamo? -

Guidandolo lungo il percorso, lo vedevo lanciare occhiate curiose tutto attorno. Quando arrivammo al successivo punto di rifermento, una panetteria dalla quale proveniva un profumino di pane appena sfornato, mi venne un'idea, ed entrammo nel negozio, per poi uscirne con un sacchetto pieno di focaccine, a testa, fra le mani.

-Giusto per fare uno spuntino nella pausa caffè - ammiccai al mio compagno, che squadrava indeciso il contenuto del suo pacchetto.

-Che c'è? -

-Niente. Solo non le ho mai assaggiate. Non così piccole almeno. -

-Scommetto che ci sono un sacco di cose che non hai mai assaggiato. Che mi dici degli spaghetti? -

-No. Mai provati. -

-Ok, risolveremo questa mancanza. -

Continuammo a parlare del più e del meno, fino al terzo punto del mio itinerario, l'ultimo prima della nostra destinazione. Suggerii al mio accompagnatore di tapparsi il naso, poiché l'odore proveniente dal vicolo accanto al ristorante thailandese non era dei più piacevoli.

-E osano chiamare quel posto ristorante? -

-Lo so, è piuttosto disgustoso, ma non è sempre così. Dipende tutto dalla raccolta dei rifiuti, ma sono in sciopero. -

-Sciopero? -

-Non lavorano. A meno che i loro capi non concedano loro quello che vogliono, che sia un aumento di stipendio o altro. -

-Che stranezza. Devo ricordarmene. -

-Tutti quelli che hanno un impiego hanno il diritto di... Oh, aspetta! Siamo arrivati. -

Riconobbi da lontano l'insegna luminosa del club “The Old Teacup”, un posto dove solo i gentiluomini e le gentildonne con un cospicuo conto in banca avevano accesso.

-Mi raccomando, comportati da signora inglese ben educata, chiaro? Dirò che sei mia zia Henrietta venuta in visita dalla Cornovaglia, tu reggimi il gioco. -

-Chiaro. E quanto dovrei essere ricca? -

Lo presi più saldamente a braccetto per attraversare la strada: - Abbastanza da permetterti tre cottage in campagna e una villa in centro. -

-Bene. -

All'ingresso fummo accolti dall'alto e robusto Andrew, il portiere, impettito nella sua divisa verde smeraldo e che ci squadrava incuriosito. Lo salutai con un cenno del capo e un sorriso prima di passare oltre.

-Quello era Andrew, e non farci caso se non ti da il buongiorno, il poveretto è muto, ma è il figlio di un nostro cliente a cui il padrone doveva un favore, e fa bene il suo lavoro. - Sussurrai tutta d'un fiato la nuova informazione al dio, che commentò: - Farebbe paura a qualunque malintenzionato. -

-Oh, è vero. Una volta ci fu una rapina alla cassa, di sera, e mi hanno detto che è bastato che Andrew acchiappasse per il collo della giacca il ladro perchè questo si mettesse ad urlare come una donnicciola! -

Attraversammo il modesto ma ampio salone interno, superando la reception vuota e due signore che stavano parlottando allegramente fra loro, e colsi la parola “pettegolezzo”. Non mi stupii più di tanto, dato che l'attività principale della nostra clientela femminile era scambiarsi i gossip più recenti.

Giungemmo nella sala da the, dove già alcuni clienti erano ai tavoli a leggere il giornale o a fare colazione e dove due mie colleghe si stavano dando da fare nel prendere le ordinazioni.

-Mildred! Vieni subito qui! - mi chiamò una voce di donna.

-Lei è Catherine - continuai a spiegare sottovoce a Loki, volgendo lo sguardo verso il bancone in fondo alla sala, - è la nostra barista. -

-Barista? -

-E' quella che si preoccupa che i bicchieri dei clienti siano sempre pieni. Almeno se sono seduti di fronte a lei. -

-Come un'ancella durante i banchetti? -

-Più o meno, ma lei è pagata. -

-Era ora che arrivassi! - sbottò Catherine.

-Scusami, ma ho avuto da fare, lei è mia zia Henrietta, e sono andata a prenderla alla stazione. Poi il taxi ci ha lasciato a piedi e... Non potevo certo caricarla in spalla! - conclusi in un sussurro.

-Capisco. Beh, falla accomodare e vai a cambiarti, e inizia a darti da fare. -

-Sissignora. -

Scortai il dio fino ad un tavolo libero, per poi rendermi conto che stava guardando le altre cameriere: - Che ti prende? -

-Cercavo di immaginarti in quella divisa striminzita. -

-Prego? -

-La gonna è così corta... Capita mai che vi molestino? -

-Meno di quel che credi, a meno che non ci sia una festa per soli uomini in corso, e da gentleman diventano irrequieti ragazzini fuori controllo. Adesso devo andare, fai il bravo mi raccomando. -

-Me lo hai già detto, Mystery. -

-Sì, ma è meglio ribadire certi concetti alle volte. -

Filai nel camerino del personale, e in men che non si dica avevo indosso la mia divisa nera e bianca con tanto di targhetta sul nome. Anche se non mi piaceva. Mildred! Ma che roba avevano dato a mia madre all'ospedale alla mia nascita?

Indossai le scarpe nere col tacchetto e avvolsi il grembiule bianco attorno alla vita, legandolo dietro la schiena. Uscii, trovando con mio sollievo il dio dove lo avevo lasciato.

Mi avvicinai con un sorriso: - Vuoi che ti porti qualcosa nel frattempo? -

Ma quando toccai la figura su una spalla, mi accorsi con orrore che la mia mano gli passava attraverso.

Poi svanì.

Era solo un'illusione.

Sbiancai e mi voltai verso Catherine: - Hey! Dov'è mia zia? -

-Tua zia? Non lo so. -

Corsi a domandare alle mie colleghe se avevano visto una signora anziana con un completo rosa, ma la loro risposta fu che era seduta al suo posto fino a qualche momento fa.

Mi sentii morire. Era scappato.

“Come ho potuto fidarmi? Ingenua! Sarà a combinare qualche scherzo, o peggio!”

-Tutto bene, mia cara? -

La vocetta gracchiante alle mie spalle mi fece voltare lentamente, e quando vidi Loki, ancora trasformato, fissarmi confuso, al panico si sostituì il sollievo.

-Ma dov'eri...? -

-Ero alla toilette, perchè? -

-E... - Mi abbassai vicino al suo viso per sussurrare: - E l'illusione? Credevo fossi scappato via! -

-Oh, quella era solo per divertirmi un po' nel caso non fossi tornato prima di te! -

-Mi hai fatto spaventare, sai? -

-Per così poco? Sei una sciocchina! - Lo disse con un tono da chioccia che mi ricordò veramente una signora anziana.

-Ecco, io questo non lo chiamo fare i bravi. Ma adesso basta, devo lavorare; torna a sederti. Ti porto un the? -

-No, preferirei una bella tisana rilassante. -

-Arriva subito. -

 

 

 

Il resto della mattinata fu un continuo avanti e indietro fra i tavoli, ma tenevo sempre gli occhi puntati su Loki. Non mi sarei fatta fregare di nuovo da qualche illusione, ma sembrava aver capito, e si era limitato a sorseggiare la sua bevanda e a leggere un paio di riviste.

Venne l'ora di pranzo, e decisi di consumare le focaccine assieme al mio “amico”. Mi accomodai accanto a lui, e gli ricordai dei sacchetti che avevamo comprato, quando il nostro direttore, il più che snob Mr. White, da noi inservienti soprannominato “il Francese” per via del suo buffo naso all'insù, mi intimò: - No no no no no, signorina Lysle, non può sedersi con la clientela! -

-Va tutto bene signore, è mia zia Henrietta. -

A quell'affermazione, il direttore divenne rosso per l'imbarazzo, bofonchiò qualcosa che sapeva di scuse e girando sui tacchi se ne andò, veloce come era arrivato.

Io e Loki ci guardammo un attimo, e lui commentò: - Che uomo strano. -

-Non dirlo a me, io devo lavorare per lui. -

Ci venne da ridere, e aprendo i nostri sacchetti e consumandone il contenuto continuai il discorso: - Ho notato una cosa. C'è un cliente che ti guarda da un pezzo, ormai. -

-Davvero? -

-Sì, nell'ultima fila. E... - Diedi un'occhiata oltre la sua spalla cercando di non farmi vedere, -e devo dire che è davvero un distinto gentiluomo, zietta. -

-Chi? - Provò a voltarsi ma lo bloccai, sibilando: - Sei matto? Non girarti! -

-Ma perchè, mi sta ancora guardando? -

-Fa finta di niente, legge il giornale ma non mi sembra che vi presti molta attenzione. Non mi stupirebbe se dopo la pausa venisse qui e cercasse di attaccare bottone con te! -

-L'ultima cosa che mi ci vuole è un midgardiano che prova a farmi la corte! -

-Oh no. -

-Cosa? -

-Si sta alzando. -

-Cosa?? -

-Sta venendo qui. -

-No, mandalo via. -

-Neanche per sogno, vi lascio soli. -

-Non puoi farlo! -

-Questo è per avermi fatto prendere un colpo! - Mi alzai.

-No! Mystery, aspetta, non-salve, signore... - salutò il dio stampandosi velocemente un sorriso in faccia, rivolto al gentiluomo.

Ridacchiai fra me e me, e continuando a mangiare le focaccine andai a chiacchierare con le mie colleghe.

 

 

 

Il primo pomeriggio continuai ad osservare il dio degli inganni e l'altro gentiluomo, impegnati in una lunga conversazione. Vedevo ogni tanto Loki ridere di gusto, oppure ascoltare rapito le parole dell'altro, ma capii che stava fingendo quando nei suoi occhi lesi la voglia di scappare.

Alla fine del mio turno, Catherine mi informò che la prossima settimana dovevo sostituire Sabrina, una delle cameriere, che si era presa una breve vacanza col suo fidanzato.

-Ma lei fa il turno di notte, e io devo badare a mia zia. -

-Oh, avanti! Non credo che morirà se per una sera la lasci da sola davanti al televisore! -

Stavo per replicare che non era di lei che mi preoccupavo, ma lasciai perdere e dissi che ci sarei stata. Recuperai Loki, che salutò calorosamente quello che appresi essere il signor Baxter, ma incamminandoci verso l'uscita mi sussurrò: - Lasciami di nuovo con un uomo del genere che sa solo parlare di petrolio e ti strozzo! -

Mi venne da ridere, ma poi presa da un lieve senso di colpa risposi: - Va bene, scusami, ma volevo fartela pagare. Mi sono davvero spaventata, e non mi fido ancora abbastanza di te da lasciarti in giro da solo. -

-Ma presto dovrai farlo. Sbaglio o ti hanno dato un turno di notte? -

-Verrai comunque con me, solo non in questa forma. Penso che tu possa tranquillamente usare le tue vere sembianze. -

-Magari. Queste scarpe mi stanno uccidendo. -

Ripercorrendo la strada nel senso opposto, decisi di porre qualche altra domanda al dio:

-Dimmi un po': è vero quello che si legge nei racconti? -

-Dipende da cosa intendi con “quello”. -

-Non saprei. Un po' tutto immagino. Una volta mi dissero di non credere a tutto quello che leggo, e visto che ho una fonte diretta come te a saziare la mia curiosità... -

-Bene, allora, potrei partire dal principio. -

Partì allora col descrivermi il mondo del ghiaccio Niflheimr e il mondo del fuoco Muspellsheimr, di come i due elementi si unirono nel vuoto Ginnungagap dando vita al gigante primordiale Ymir, padre dei giganti, e ad Audhomula la mucca cosmica; di come questa leccò il ghiaccio dando vita a Buri, padre di Borr, padre di Odino e dei suoi fratelli, Vili e Vé. Continuò, narrandomi della nascita del mondo, creato dal corpo di Ymir, ucciso da Odino e i suoi fratelli.

-Vuoi dire che in questo momento il genere umano sta camminando sui resti di un antico gigante e non lo sa? - esclamai, mentre infilavo la chiave nella toppa del portone per tornare nel mio, anzi nostro, appartamento.

-Infatti. Mio padre non ne parlava molto spesso, ma fra di noi queste non sono solo leggende, sono la verità. -

-Tuo padre? -

-Odino, e chi altri? -

Mi bloccai: - Tu... figlio di Odino? -

Entrati in casa, Loki riassunse le sue vere sembianze: - Lasciami indovinare: nei tuoi libri la storia è un po' diversa, vero? -

-So di un patto di sangue con Odino, e che tu hai contribuito a fare del bene all'umanità dando loro calore e arguzia. -

Sogghignò: - Non è proprio così. Sediamoci e ti racconterò. -

Una volta che fummo comodi ognuno su una poltrona, Loki si schiarì la voce: - Dimmi innanzitutto cosa sai delle mie origini. -

-Ho letto che sei figlio di un gigante, Farbauti, e della dea Laufey. -

Quasi non riuscii a credere ai miei occhi quando lo vidi scoppiare a ridere: - Dea? Oh no. Che sono figlio di un gigante è vero, ma la storia è molto diversa. -

-Raccontami, allora. -

-Di sicuro hai letto delle molte guerre che hanno visto protagonisti i Nove Regni. La guerra contro gli Jotunn, sono certo, non ti è ignota. -

-No, continua. -

-Laufey non era una dea: era il sovrano dei Giganti di Ghiaccio. -

-Cosa? -

-Non mi sorprende la tua reazione. Questa storia non era mai stata raccontata, almeno fino ad ora, ad anima mortale. Vedi, quando Odino invase Jotunheim, Laufey fuggì, lasciando dietro di sé un bambino. Gracile, che non sembrava un Gigante nonostante la pelle blu e gli occhi rossi tipici della sua stirpe. Odino lo prese e lo portò con sé, tramutandolo con la sua magia in un asgardiano, crescendolo come suo, e credo tu abbia capito chi fosse questo bambino. -

Iniziai a tormentarmi le mani, nervosa: - Vai avanti. -

-La scoperta mi sconvolse, tanto che decisi di ribellarmi: scatenai la mia furia sul regno dei Giganti di Ghiaccio, ma il mio caro fratello Thor riuscì a fermarmi. Da allora il mio percorso è stato costellato di malefatte e inganni, fino alla conclusione di venir rinchiuso in quella grotta. -

-Caspita... E' completamente diverso da tutto ciò che so. -

-Vuoi che torni all'inizio? La mia forse è stata una divagazione. -

-Niente affatto, mi ha interessata moltissimo. Ma sì, riprendiamo da dove avevi lasciato. -

Andammo avanti fino all'ora di cena; Loki continuò a raccontarmi della nascita dei primi umani, Askr ed Embla, fino ad arrivare ad Yggdrasil e a come i suoi rami collegano i Nove Regni (confessandomi di conoscere anche dei passaggi segreti fra Asgard e Midgard al di fuori della portata della vista di Heimdall).

Rimasi ad ascoltarlo, rapita, e se non fosse stato per il crescente languorino che partiva dal mio stomaco non l'avrei mai fermato.

-E' incredibile che tutto ciò che ritenevo appartenente al mito si riveli ora reale - commentai, iniziando ad apparecchiare la tavola.

-Oh, se non ti basta posso raccontarti tanti piccoli aneddoti della vita ad Asgard, o continuare a rispondere alle tue domande. -

-Parlami di te, Loki: è vero quello che dicono i racconti? -

-Per esempio? -

-Non lo so... Sleipnir, ecco. -

-Il cavalo a otto zampe, sì. -

-E' veramente figlio tuo? -

Mi guardò fisso per un attimo: - Hanno scritto anche di questo? -

-Ebbene sì. -

Lui si passò una mano sul viso: - Errori di gioventù. Anche se adoro Sleipnir, ancora brucio di vergogna per quell'episodio. Ma è stato prima di incontrare Sigyn, perciò... -

Mi illuminai: - Giusto, Sigyn! Che mi dici di- -

-Sai una cosa? Non ho molta fame. Me ne vado a dormire subito. -

-Oh... D'accordo, Loki, come vuoi. -

Mi voltò le spalle, senza darmi neanche la buonanotte (anche se non mi aspettavo lo facesse), lasciandomi lì in cucina con mille interrogativi.

 

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Capitolo 6
*** Stranezze ***


Tre giorni trascorsero dalla nostra prima uscita al club. Il mio ospite si comportò in modo impeccabile per tutto il tempo che vi passammo, ogni volta però con diversi travestimenti, dato che non voleva rivedere il suo “corteggiatore”, che per un paio di volte mi domandò che fine avesse fatto (e cito testualmente) quella deliziosa signora dalla risata cristallina.

Da quel momento utilizzò camuffamenti maschili, sempre anziani, e Catherine era perplessa ogni volta che ci vedeva apparire. Mi inventavo che fossero tutti miei parenti: “E' mio zio Lucas” dissi, oppure “Si tratta del fratello di mia nonna”.

In casa Loki non mi creava troppi problemi, anche se nelle faccende domestiche si rifiutava di darmi una mano. Provai almeno a convincerlo a rifarsi il letto, ma a quanto pare era una causa persa. Tuttavia si dimostrò abbastanza di compagnia.

Notai che gli piaceva parecchio leggere, così presi alcuni dei miei volumi più interessanti e glieli prestai. All'inizio era piuttosto scettico, ma piano piano si appassionò ai romanzi dell'orrore, incredibile a dirsi.

Fu con sorpresa che il terzo giorno, cioè sabato, mi disse, comparendo in cucina mentre lavavo i piatti: - Ho finito l'ultimo libro. -

-Di già? Ci hai messo solo due ore! - osservai.

-Sono abituato a leggere. Ne hai altri? -

-Non di quel genere. Ho dei romanzi rosa se vuoi. -

-Come se mi interessassero certe sdolcinatezze. E se li andassimo a comprare? -

-Vorresti andare in libreria? Con quali soldi? -

-I tuoi, a meno che tu non voglia costringermi ad usare soldi falsi per pagare, ma sarebbe contraffazione. Non credo che tu voglia farti accusare di essere una falsaria. -

Mi voltai a guardarlo: - Perchè, puoi farlo? -

-Creare soldi? Certo. -

-Tu puoi creare soldi dal nulla? -

Loki si limitò a voltarmi le spalle e a fischiettare con non chalanche. Gettai la spugna nel lavello e insistei, con le mani ancora insaponate: - Vorresti dire che fino ad ora ho speso i miei soldi per mantenerti in questi tre giorni e tu potevi benissimo- -

-Prometto che te li restituirò presto, Mystery. -

-Bugiardo. Hai un debito di almeno trenta sterline da saldare. Potresti trovarti un lavoro a questo punto; che ne dici di venire a fare il cameriere assieme a me? -

-Io non lavoro. Sono un dio, oltre che un principe, ricordi? -

-Potresti anche essere il re dell'universo per quel che mi riguarda, ma se non lavori non mangi! -

Fece per allontanarsi, senza darmi risposta, e fu allora che persi il controllo, mandai al diavolo la mia pazienza e recuperai la spugna, tirandola nella sua direzione e prendendolo dritto sulla nuca, urlando: - E smettila di fare il superiore con me!! -

In quel momento il tempo si congelò, io col braccio ancora teso, e lui bloccato nell'atto di camminare.

Quando si voltò, vidi quelle iridi cristalline lanciarmi uno sguardo che tradiva la sua rabbia, mentre invece la sua voce era di una calma quasi inquietante: - Cosa hai appena fatto? -

Realizzai il mio errore, ma non mi scomposi: - Sì, ti ho tirato una spugna. -

-Hai osato lanciare un oggetto disgustosamente viscido e bagnato contro di me? -

-Ripeto che sì, l'ho fatto. - Assunsi una posizione il più possibile eretta, per sembrare sicura di me, ma in realtà ero terrorizzata

Loki si passò una mano dietro il collo, per osservare poi le bollicine di schiuma residua sulla punta delle dita: - Se proprio ci tenevi tanto ad usare una spugna su di me... -

Avvampai quando assunse un tono e un'espressione più maliziosi: - Potevi aspettare che ti chiedessi di lavarmi la schiena nella vasca da bagno, no? -

Volevo morire, notando una scintilla compiaciuta nei suoi occhi. Non replicai, limitandomi a riprendere la spugna ai suoi piedi e a tornare ai miei piatti, paonazza.

In silenzio, lui proseguì, tornando nell'altra stanza, lasciandomi sola a ribollire per la rabbia e l'imbarazzo.

“Non posso credere che abbia detto una cosa del genere...” Quando nella mia mente si delineò l'immagine da lui suggerita, scossi la testa e mi gettai dell'acqua fredda in faccia, per poi asciugarmi con uno straccio.

Decisa a dargli una lezione, mi preparai ad affrontarlo di nuovo, e a passo veloce mi diressi in salotto, ma mi bloccai sulla soglia.

“Però se insisto gli darò soddisfazione.”

Tolsi la mano dalla maniglia della porta, lasciandomi sfuggire un sospiro. No, non l'avrebbe avuta vinta lui.

Aprii la porta. Stava lì, seduto nella poltrona che ormai lui preferiva, e alzò la testa dalla rivista che aveva fra le mani per guardarmi in modo interrogativo.

-Loki, senti... io... - cominciai, indecisa su cosa dire.

-Cosa? -

-Volevo... Scusarmi per prima. Ho perso il controllo. Non dovevo tirarti quella spugna. E' stato un gesto immaturo e lo riconosco. Con questo però non ti do ragione. -

Restammo in silenzio per un po'. Lui chiuse la rivista, accavallò le gambe e continuò a guardarmi. Mi stava mettendo ansia, così lo spronai: - Cosa c'è? Che ho detto? -

-Niente. Solo è strano che tu mi chieda scusa per una sciocchezza simile. -

-Sono fatta così. -

-Allora... accetto le tue scuse. - Riaprì la rivista per rivolgerle nuovamente attenzione, lasciandomi in sospeso.

-E? - Incrociai le braccia sul petto.

-Come? -

-Dovresti scusarti anche tu. Per quello che hai detto. -

Rialzò lo sguardo: - Oh, certo. Mi scuso. Ma stavo solo scherzando. Assistere un principe a quel modo è compito di un'ancella, ma non mi risulta che tu lo sia. -

-E cosa sono? -

Capii di aver colpito nel punto giusto. Loki non sapeva cosa dire, rimanendo a fissarmi per un attimo, quasi che cercasse di leggere nei miei pensieri la risposta giusta da darmi, o nei movimenti del mio viso, per questo mantenni un'espressione più corrucciata possibile.

-Sei... Una persona per bene? Generosa? Gentile? -

-Non mi compri con i complimenti, ma sei fortunato che sono di buonumore. -

-Bene a sapersi. A proposito, devo confessarti che ti ho detto una bugia. -

-Niente di meno dal dio degli inganni. Quale bugia? -

-Ho dovuto lavorare, ad un certo punto. Mi sono dato da fare molto spesso in lavori come giardiniere e, lo ammetto, il cameriere. -

Rimasi sorpresa: - Il giardiniere? -

-Niente di speciale, solo potatura e cura delle siepi. In una deliziosa cittadina americana, per essere precisi. -

- E il denaro che puoi far comparire? -

-Svanisce dopo qualche giorno. E' utile per toglierti dai pasticci sul momento, ma se ti scoprono, beh, inizia a correre. -

Mi avvicinai: - Potresti trovare un lavoretto part time, così, senza impegno. Niente che rechi danno al tuo lignaggio. -

-Questo si chiama parlare. - Mi sorrise in un modo tale che non potei non arrossire: - Hai qualche suggerimento? -

-Il turno di notte. -

-Al club? -

-Sì. Non c'è quasi mai personale per le ore notturne, e almeno il nostro capo non si lamenterebbe più. Sarebbe un inizio. -

Lui sembrò rifletterci un attimo: - Potrebbe andare. Spero solo che le tue colleghe non si distraggano nell'osservare il nuovo arrivato. -

-Hai un'alta opinione di te stesso, vero? -

-Dammi pure del vanitoso se vuoi, ma non puoi negare che io abbia un certo fascino, no? -

Mi misi a ridere: - Sei uno schianto! -

-Un cosa? -

-Uno schianto. Sei affascinante. Bello. Uno “schianto” insomma. -

Loki scosse la testa: - Non mi abituerò mai al gergo midgardiano. -

-Non è detto. -

-Aspetta, mi hai definito “bello”? -

Cambiai subito argomento, arrossendo: - Andiamo in libreria, dopotutto è una bella giornata e sarebbe un peccato non uscire, no? -

 

 

Raggiungemmo la libreria più vicina, ma era chiusa per malattia, così ci ritrovammo a vagabondare per le vie della città senza una meta precisa.

-C'è così tanto movimento qui a Londra. Ti piace stare qui? - mi domandò il dio ad un certo punto.

-Molto. Una volta afferrato il ritmo è un posto fantastico. -

-Afferrare il ritmo? -

-E' un modo di dire. Significa adeguarsi alla vita che si conduce in una città, di solito una vita frenetica. -

-Oh. Credo di aver capito. -

Camminando fianco a fianco, ad un certo punto sfiorai il dorso della mano destra dell'altro, che con mia sorpresa scattò e ritirò l'arto come se avesse ricevuto la scossa: - Non farlo mai più!! -

-Cosa? Ti ho solo... -

-Non toccarmi mai più! -

Accelerò il passo, lasciandomi momentaneamente indietro, ma dopo una corsetta lo raggiunsi, fronteggiandolo: - Loki, che ti prende, si può sapere?!? -

Lui si fermò: - Non insistere, Mystery! -

Ma ignorando le sue parole, lo afferrai per una mano: - Ora ti ho toccato! Voglio vedere che... -

La voce mi morì in gola.

Aveva la pelle gelida. Sembrava morto, se non fosse stato per il leggero pulsare della vena che avvertivo sotto le dita.

Lui non si sottrasse al contatto,e mormorò: - Il mio aspetto è asgardiano, ma il mio sangue è gelido come quello di uno Jotunn. Per questo non voglio essere toccato. Qualcuno potrebbe accorgersi della temperatura innaturale della mia pelle. -

-Ma... Io lo so, Loki. So chi sei. Credevi che mi spaventassi? -

Non mi rispose. Sembrava arrabbiato.

-Loki... -

Spostai il mio sguardo sulla sua mano, che tenevo ancora, meno saldamente, nella mia. Mi sorpresi di quanto la pelle fosse pallida e liscia al tatto.

La presi anche con l'altra mano, e allora lui provò a scappare: - Basta, lasciami... -

-Non è per via della temperatura. Vero? Scommetto che tutti ad Asgard lo sapevano. Qual'è la verità, Loki? -

Lui si liberò, per darmi le spalle: - La verità... Dovrei volgere lo sguardo al passato, ma è troppo doloroso. Ti prego di non insistere sull'argomento. -

-Perchè mi respingi? Anche quella sera, dopo la nostra prima uscita al club... Avevi questo sguardo. -

-Quale sguardo? -

-Triste e arrabbiato insieme. -

Ci fu un lunghissimo silenzio fra noi, interrotto dal rumore del traffico. Aspettavo una risposta, ma più il tempo passava più mi sembrava di essere stata invadente ed eccessiva.

Sospirai: - Va bene. Scusami. Non volevo intromettermi nei tuoi affari. Puoi non dirmi niente, se preferisci. -

-Infatti. Non voglio. Sai cosa potremmo fare? -

-Cosa? -

Mi rivolse un sorriso il più possibile credibile, ma che avvertii nascondere i suoi reali sentimenti: - Andare a prendere un gelato. Ti va? -

 

 

Tornammo a casa senza dirci più niente. Per tutto il giorno il dio non aveva spiccicato parola, e io non volevo insistere per paura di farlo arrabbiare. E anche all'ora di cena non parlammo affatto. Sembrava come scivolato nell'apatia più totale.

Quando arrivò l'ora di andare a dormire, occupò il bagno per più di un'ora, e mi toccò aspettare in salotto, seduta sul divano-letto, con niente di meglio da fare che girarmi i pollici.

Tornò nella stanza con aria assente, e quando si accorse della mia presenza domandò: - Vuoi dormire tu qui stasera? -

-No, stavo solo aspettando che ti muovessi. Cosa hai fatto fino ad ora in bagno? -

-Non sono in vena di scherzarci su, quindi non ti risponderò. - Un tuono scosse l'aria: si era scatenato un nuovo temporale.

Volevo andare a guardare dalla finestra, ma Loki si sedette accanto a me e disse: - Mystery, ascolta bene: non domandarmi del mio passato, mai più. Devi prometterlo. Hai capito? -

-Perchè? -

-Lo so io perchè. Tu promettimi solo questo. Intesi? -

Ci riflettei un attimo: - Posso... Posso provarci. -

-Grandioso. - Si buttò sotto le coperte, augurandomi in fretta la buonanotte.

Io me ne andai in camera mia, ma elaborai un piano: quello che lui non mi diceva l'avrei scoperto in un altro modo.

Mio nonno.

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Capitolo 7
*** Tracce, indizi e scaramucce ***


Il giorno dopo mi recai di nuovo al manicomio dove era ricoverato mio nonno. Quella volta lo trovai a giocare a scacchi con un altro paziente, e quando mi vide quasi si trascinò dietro il tavolo alla quale era seduto pur di venirmi incontro.

-Milly! Cosa ci fai qui? -

-Oh, nonno, devo parlarti, è successa una cosa pazzesca! -

-Andiamo in giardino, mia cara, staremo più tranquilli. -

Seduti su una panchina, gli raccontai di Loki, di come si fosse accasato nel mio appartamento, e di quello che mi aveva raccontato. All'inizio era scioccato, ma poi mio nonno ascoltò tutto molto attentamente, annuendo di tanto in tanto e interrompendomi se per caso alcuni dettagli non gli erano chiari.

-Ma quello che mi preoccupa - continuai, - è questo: ieri l'ho appena toccato, e ha avuto uno scatto d'umore che mi ha spaventata. Ma non capisco cosa gli sia preso, non ha voluto parlarne e mi ha liquidata con una scusa. Tu hai qualche idea? -

Lui sembrò pensarci su un momento: - Temo di no, purtroppo, ma (ed è un'idea azzardata) forse puoi trovare una risposta nei miei appunti, risalenti a quando abbiamo scoperto la sua prigione. -

-I tuoi appunti? -

-Sì. Mi ricordo che c'erano altre cose nella grotta assieme a Loki, ma ormai la mia memoria vacilla, e l'unica cosa di cui ho chiara memoria erano lui, ancora incatenato alle rocce, e lo scheletro di un serpente senza testa. -

-Un serpente? Quello che colava il suo veleno sul volto di Loki? -

-Esatto. -

-Ma dove sono i tuoi appunti? -

-A casa dei tuoi genitori, in soffitta. Sono chiusi in una scatola di latta, e anche la chiave è lì, in un cassetto del mio vecchio scrittoio. Sapevo che prima o poi mi avrebbero rinchiuso qui dentro per le mie dichiarazioni, così li ho nascosti in un posto sicuro. Lì c'è tutto quello che è successo prima e dopo la liberazione del tuo nuovo coinquilino. In più dovrebbero esserci delle foto su quello che trovammo. -

-Perchè, cosa c'era oltre al serpente? - provai a insistere.

-E' quello che manca nella mia memoria, Milly. -

Passò un'infermiera, e il discorso si interruppe, poi sussurrai a mio nonno: - I miei genitori non sanno niente, sei la prima persona in questi giorni alla quale ne abbia parlato. Pensaci: potrei dimostrare che non sei pazzo, nonno. Potresti uscire di qui. -

-Non che la libertà da queste quattro mura non sia allettante, ma in fondo qui c'è una grande tranquillità, adatta alle mie ricerche, e i dottori sono gentili con me. Non c'è fretta. -

-Ne sei sicuro? -

-Risolvi un problema alla volta. Scopri cosa ti nasconde Loki, innanzitutto, e se le cose si sistemeranno, allora potrai tornare a prendermi. Ma adesso vai, non lasciarlo solo troppo a lungo. -

 

 

-Sono tornata!! - annunciai, aprendo la porta di casa.

Non ottenendo risposta, continuai a chiamare: - Loki? Ci sei? - Lasciai le chiavi sul tavolino del salotto. Il divano-letto era stranamente a posto.

Addentrandomi nell'appartamento, provai a controllare in cucina, in bagno, in camera mia... Ma con orrore mi accorsi che lui non c'era.

Cercando di non farmi prendere dal panico, iniziai a ragionare su dove fosse andato, quando udii la porta d'ingresso aprirsi. Mi precipitai a vedere, e con mio sollievo era lui, con un pacchetto avvolto in carta marrone scuro tenuta insieme con uno spago fra le mani.

-Ciao, Mystery. -

-Ma dov'eri finito? -

-Forse dovevo lasciarti un biglietto. Ero solo andato a fare alcune spese, tutto qui. -

-Tu sarai la mia morte. Credevo che... -

-Credevi che me ne fossi andato? Ancora non ti fidi di me? -

-Non è questo... E' solo che vedi... - Mi passai una mano fra i capelli: - Temo che tu possa andartene da un momento all'altro, per fuggire o che altro. Tutto qui. -

Loki sogghignò: - Avevo ragione allora, un po' di me ti importa. -

-Finiscila. Che c'è nel pacchetto? -

Lui mi voltò le spalle: - Non so se voglio che tu lo sappia... - Il suo tono non era serio, e capii che voleva solo stuzzicarmi.

-Provo ad indovinare? -

-Hai tre tentativi. -

-Cioccolatini. -

-No. -

-Ci speravo. Un cellulare? -

-Non ne vedo l'utilità. Hai un'ultima possibilità. -

-Allora vado con l'idea che ci sia un qualche artefatto magico lì dentro. -

-Sbagliato! -

-Va bene, mi arrendo. Cosa c'è nel pacchetto? -

Strappando la carta marrone, il dio rivelò che in realtà avevo dato la risposta giusta quando avevo detto che si trattava di cioccolatini.

-Ecco perchè non mi fido di te! - scherzai.

-Una piccola, dolce bugia, Mystery, che non ha danneggiato nessuno. Li dividiamo comunque, sai? -

Mi bloccai: - Come mai sei tanto gentile, adesso? -

-Devo avere un motivo per esserlo? -

Guardai la marca sulla scatola: - Okay, ammettilo: come facevi a sapere che mi piace la cioccolata fondente? -

-Intuizione. Come è andata col nonno? -

-Bene. Ma dovrò andare a trovare i miei genitori, presto, per parlare con loro. Vivono poco fuori città. -

-E con questo mi stai dicendo che rimarrò di nuovo solo in casa? -

-Vedremo. -

Aprì la confezione e me la porse: - Serviti pure. -

-Avanti, cosa vuoi? -

-Non sempre una gentilezza nasconde un secondo fine. -

-Detto da te mi rende ancora più sospettosa... - Presi un cioccolatino e lo scartai: - Sputa il rospo. -

Loki sospirò, e con un sorriso rassegnato si diresse verso la “sua” poltrona: - Ebbene sì, mi hai scoperto! - scherzò, alzando le mani in gesto di resa, - Ho bisogno che tu mi faccia un favore. -

-Di che tipo? -

Lui si sedette e prese a sua volta un cioccolatino: - E' semplice: sono stufo di passare le mie giornate in quel club pieno di vecchi raggrinziti, voglio andare da qualche altra parte! -

-Ma io devo lavorare, e presto dovrai farlo anche tu; vorresti andare in giro da solo? - obiettai, gustando il dolcetto.

-Perchè no? Mi annoio a morte. Prometto che mi comporterò bene. -

Sospirai: - Avrei preferito che in quel pacchetto ci fosse davvero un cellulare, almeno potevo chiamarti per sapere dov'eri. -

-Inutili strumenti. E con dei suoni orrendi. Tuttavia, se vuoi sentirti più tranquilla, qualcosa posso inventarmi. -

-Dici sul serio? -

Posò il pacchetto sul tavolo e mi guardò: - Certo, e sai una cosa? Ho già una soluzione. -

Si alzò e mi venne incontro, e quasi mi andò la cioccolata di traverso quando mi prese il viso fra le mani, ma mi resi conto che mi stava solo osservando.

-Vediamo... Sì, penso che si possa fare. Stai ferma. - Portò la punta delle dita sulle mie tempie, e sentii come uno strano calore partire da lì e diffondersi per tutta la mia testa.

-Che stai facendo? - domandai, curiosa e un po' spaventata, - Mi stai leggendo la mente? -

-Qualcosa del genere. Ah, ma cosa abbiamo qui? Uno scheletro nell'armadio... -

-Hey! Qualunque cosa sia, è privata! -

-Stavo scherzando. Ora concentrati e guardami negli occhi. -

Obbedii, e devo ammettere che non fu difficile per me restare come ipnotizzata da quelle iridi che, in quel momento, avevano una intensa sfumatura di verde.

Ebbi un sussulto quando udii la sua voce senza che lui muovesse le labbra: “Mystery, riesci a sentirmi?”

-Ma... come hai... -

-Bene, funziona. - Mi lasciò andare, visibilmente soddisfatto: - Connessione telepatica. Meglio di qualsiasi telefono. Sappi che è complicato da realizzare, ci vuole parecchia pratica e soprattutto deve esserci sintonia. -

-Aspetta, vuoi dire che adesso possiamo comunicare fra di noi soltanto col pensiero? -

-Se non mi credi, fai una prova. -

Pensai la prima frase che mi venne da dire: “Odio le persone stupide!”

E lui rispose: “Anch'io. Incredibile quanto abbiamo in comune.”

Sorrisi: - E' straordinario. -

-Una volta padroneggiato questo collegamento, potrai sapere dove sono in qualsiasi momento. -

-Mi viene in mente la fusione mentale. -

-Prego? -

-Ah, lascia stare, troppi film di fantascienza. Comunque è una cosa reciproca? Voglio dire, io leggo nella tua mente e tu nella mia? -

Gli sfuggì un sorriso: - Proprio così. Ma tu non puoi leggere nella mia se non voglio, e posso bloccarti. -

-E io posso? -

-Se farai esercizio sì. E proprio per questo adesso so il vero motivo per cui vuoi andare dai tuoi genitori. -

Rimasi a guardarlo, e inorridii nel vedere il suo sorriso assumere una piega più inquietante, fino quasi a diventare un ghigno: - Vuoi scoprire cosa ti nascondo? Fa' pure. Non credo che arriverai a mettere insieme i pezzi, mia cara. -

Indietreggiai fino ad incontrare una parete: - Piantala, Loki, non è divertente. -

-Sai cosa non è divertente? - Mi raggiunse, col passo lento di un felino predatore, e mi sentii piccolissima quando mi bloccò ogni via di fuga appoggiandosi al muro con un braccio e costringendomi a guardarlo dal basso: - Insistere. Mi avevi fatto una promessa o sbaglio? -

Lì mi impuntai: - Parli tu, il dio degli inganni? Chissà quante promesse hai infranto! -

Mi resi conto di aver detto le ultime parole quasi urlando. Notai di nuovo il suo cambio d'espressione mentre si allontanava, senza dire niente, diretto in salotto. Sbatté la porta della cucina dietro di sé, e capii di averlo offeso.

“La verità fa male...” pensai, senza aspettarmi una risposta, che invece arrivò, quasi un grido nella mia testa: “Sta' zitta!!”

“E tu non leggermi nel pensiero.”

“Ho detto stai zitta!”

“E va bene, come vuoi. Sei un po' lunatico, lo sai?”

A questo pensiero non seguì una risposta, ma non lasciai perdere. Andai ad aprire la porta e lo vidi seduto, a braccia conserte e con espressione corrucciata, di nuovo sulla solita poltrona.

-Ricordati che non puoi restare arrabbiato con me tanto a lungo. -

-E perchè? -

-Perchè se vuoi uscire senza di me ti conviene fare il bravo, e piantarla con gli sbalzi d'umore. -

-Faccio come mi pare. - Dopo un momento di silenzio, aggiunse: - E non ho gli sbalzi d'umore. -

-La negazione è una gran brutta bestia, vero? - scherzai, aspettando l'arrivo al volo di un qualsiasi corpo contundente nella mia direzione, ad esempio una scarpa, ma ciò non avvenne. Lui si limitò a voltarsi dall'altra parte, sbuffando e imbronciandosi.

Mi venne da sorridere perchè lo trovavo stranamente buffo. Lo raggiunsi e mi sedetti su un bracciolo della suddetta poltrona: - E va bene, non fare così. Lascia che ti spieghi. -

-Sarà meglio che utilizzi degli argomenti validi. -

-Va bene. So che ti ho promesso di non farti più domande, ma così facendo... Mi fai impensierire. -

Lasciai trascorrere una breve pausa, nella quale lui tornò a guardarmi, sempre imbronciato ma meno offeso di prima.

-Io non lo faccio per impicciarmi. Voglio solo capire. Ma se tu non mi dici niente... -

Mi tappò la bocca con una mano, intimandomi di fare silenzio con lo sguardo. Si mise ad ascoltare qualcosa, serio, e io con lui. Si sentirono dei passi sulle scale all'esterno dell'appartamento, e mi liberai per sibilare: - Ma sei impazzito? E' la mia vicina del piano di sopra, la signora Carter! Riconoscerei il suo passo zoppicante ovunque! -

-Sei sicura? -

-Sì, perchè me lo chiedi? -

-No, niente. Ma da qualche giorno avverto qualcosa di strano. -

-Sarà la paranoia. E comunque, stavamo dicendo... -

Si alzò, diretto in cucina: - Vuoi sapere qualcosa? Va bene. Ma arrivaci da sola. E forse ne parleremo. -

 

 

 

Il resto della giornata trascorse tranquillo, ed io elaborai un piano da proporre al mio coinquilino. Uscendo di corsa dalla mia stanza, esordii: - Loki, devo dirti una cosa! -

Udii l'acqua scorrere nel bagno, così andai a bussare alla porta: - Sei lì dentro? -

-Mystery? Che vuoi? -

Appoggiandomi alla porta con la schiena, iniziai il mio discorso: - Senti, non mi va di fare le cose alle tue spalle, perciò mi è venuta un'idea: quando andrò a trovare i miei genitori, mi piacerebbe portarti con me, così recupererei gli appunti di mio nonno in tua presenza. Che ne dici? -

-Non ti sembra un po' troppo presto farmi conoscere la tua famiglia? -

-Spiritoso, dico davvero. Ma si può sapere che fai? -

-La doccia. Perchè? -

-Ma quante ne fai?!? -

-Sono attento all'igiene della mia persona, se permetti. -

-La prossima bolletta la paghi tu. Allora, che ne pensi della mia idea? -

-E come mi presenterai? -

-Qualcosa ci inventeremo. Abbiamo tempo fino al prossimo venerdì. -

L'acqua si fermò. - Lo sai? E' davvero... Onesto da parte tua. -

-Cosa? -

-Il tuo piano. Sei... -

Non riuscii a sentire il resto della frase, perchè la voce gli si ridusse ad un sussurro, e poco dopo Loki aprì la porta, ovviamente con me ancora appoggiata contro, facendomi finire all'indietro. Caddi col fondo schiena sul pavimento, ma fortunatamente riuscii ad aggrapparmi al porta asciugamani vicino al lavandino e a non battere la testa.

Lo vidi, avvolto in un accappatoio, osservarmi dall'alto: - E sei anche un po' imbranata, mia cara. -

Mi rialzai, imbarazzata: - Sei stato tu ad aprire la porta! -

-Come potevo sapere che tu eri lì? -

Con la tentazione di prenderlo a pugni, uscii a passo deciso dal bagno: - Sarà meglio che prepari al cena. Anzi, la preparerai tu stasera! -

-Perchè io? -

-Per questo scherzetto e per avermi dato dell'imbranata! Fila a vestirti! -

-Non prendo ordini da te! -

-E invece sì! E ti dirò di più... -

Andammo avanti per un po' a discutere, ma gli animi si placarono poco a poco, e finimmo col discutere tranquillamente, prima di andare a dormire, come presentarlo al club per il posto vacante del turno di notte.

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Capitolo 8
*** Lavoro ingrato ***


Il lunedì ci salutò con una bella giornata di sole, calda e luminosa. Mentre io e Loki facevamo colazione, discutemmo un'ultima volta i dettagli della sua presentazione.

-Allora, dimmi un po' il tuo nome e cognome. -

-Lawrence Laufeyson. -

-Età? -

-Avevamo stabilito di escluderla. -

-Sì, ma metti caso il mio capo te lo chieda. -

-Trentacinque anni va bene? -

-Mi sembra troppo. Non sembri tanto vecchio. -

-Lo prendo come un complimento. -

Presi un piccolo sorso del mio caffè, sorridendo, e continuai: - Va bene, per ora lasciamo perdere questo dettaglio. Luogo di nascita? -

-Brighton. -

-Bene. Mi sono presa la libertà di prepararti un curriculum da portare in caso di bisogno, il nostro Mr White è un tipo preciso e non assume dei perfetti sconosciuti se non hanno almeno qualche referenza. - Gli porsi un fascicolo di fogli con su stampati vari, e ovviamente fasulli, lavori da lui svolti.

Loki diede un'occhiata, e dopo un po' espresse il suo giudizio: - Non credi di aver esagerato? Tutti questi impieghi... Mi fai sembrare un tuttofare. -

-Credimi, è il tipo di persona che stanno cercando; e poi non preoccuparti, se ti assumono ci sarò io a darti una mano. -

-Questo mi conforta. -

-Ricominciamo, adesso: hai studiato presso? -

 

 

Poco dopo eravamo già sulla strada che portava al club, quando ad un certo punto lui mi domandò: - Ora che ci penso, perchè Lawrence? -

-Prego? -

-Lawrence. Non che non mi piaccia, vorrei solo sapere il perchè tu abbia scelto questo nome per darmi un'altra identità. -

-Non lo so. Mi piaceva come suonava. Un po' ce l'hai la faccia da Lawrence. -

Il mio cellulare squillò, e quando andai a rispondere vidi il nome di mia madre sullo schermo touch-screen.

-Pronto, mamma? -

-Mystery! Tesoro, dove sei? - La sua voce era allegra.

-Sto andando al lavoro, adesso. -

-Ho ricevuto il tuo messaggio stamattina. Sono così contenta che tu venga a trovarci! Tuo padre non vede l'ora! -

-Sì, ecco, c'è una cosa che volevo dirti però. -

-Che cosa? -

-Vedi, io... Non verrò da sola. Porterò un amico. -

Seguì un momento di silenzio, poi mia madre esclamò: - Oh, mio Dio, Mystery! Verrai con un ragazzo? -

-Non proprio. Ecco, diciamo che si tratta del mio coinquilino, Lawrence. Si è trasferito da poco a Londra, l'ho incontrato al club e gli ho detto che cercavo qualcuno con cui dividere l'affitto. - Dissi la mia menzogna tutta d'un fiato, e la risposta non tardò ad arrivare: - Ma è fantastico! E com'è, com'è? -

-Alto... Capelli neri lunghi, occhi verde-azzurro... -

-E' carino? -

-Mamma, ti prego, è qui accanto a me! - sibilai, notando l'espressione divertita di Loki che era rimasto vicino a me in ascolto tutto il tempo.

-Dimmi solo sì o no! -

-Sì, mamma, direi di sì... - sospirai, - Ora però avverti papà, ti spiace? Non vorrei che gli prendesse un colpo. -

-Oh, stai tranquilla cara, ormai ha accettato da tempo che la sua principessa è grande abbastanza da frequentare i ragazzi, vedrai che capirà! -

Volevo scomparire: - Non ci frequentiamo, siamo coinquilini! Adesso devo lasciarti, sto per entrare al club. Ti richiamo io, ciao! - e riagganciai, esasperata.

Sentii qualcuno ridacchiare alle mie spalle, e voltandomi ringhiai: - Che hai da ridere? -

-Devo dire che tua madre è piuttosto divertente. Ed è divertente vederti così in imbarazzo! -

-Piantala, non dire altro! - Involontariamente misi il broncio e gli voltai le spalle.

-Va bene, va bene. Non ti scaldare. Metteremo le cose in chiaro quando li andremo a trovare. -

Tornai a guardarlo: - Sei stranamente comprensivo. -

-I parenti sono imbarazzanti. -

-I tuoi lo erano? -

Lui si passò una mano fra i capelli: - Non proprio. Ma in certi momenti risultavano parecchio invadenti. -

Sorrisi: mi venne difficile immaginare un Loki ragazzino alle prese coi classici conflitti fra genitori e figli.

-Hey, guarda che vedo quello che pensi! - mi ricordò.

-Devi insegnarmi a schermare i miei pensieri, allora. Ma più tardi. Siamo arrivati. -

Appena fuori dall'ingresso del “The Old Teacup”, fermai l'altro: - Vuoi ripassare un'ultima volta le tue generalità? -

Lui mi allontanò, seccato: - Finiscila, andrà tutto bene. Non è la prima volta che mi muovo sotto falso nome, non dimenticarti chi sono. -

-Come potrei? - ribattei, complice, con un sorriso.

Alla reception Mr White stava parlando animatamente al telefono, e sul momento sembrò ignorarci, ma quando salutò secco la persona all'altro capo dell'apparecchio per poi riagganciare violentemente, la sua attenzione si rivolse a noi con tono alterato: - Che cosa vuole, miss Lysle? -

-Mr White, signore, vorrei presentarle una persona, è qui per il lavoro del turno di notte. -

Il mio capo squadrò subito Loki, e disse: - Sai preparare dei cocktail come si deve? -

“Accidenti, questo non l'avevo calcolato!” pensai, ma l'altro fu subito pronto a rispondere con un sorriso: - Mr White, io posso fare qualunque cosa mi si chieda. -

Questo sembrò colpire l'altro: - Come si chiama il suo amico, miss? -

Prima che potessi rispondere, Loki mi anticipò porgendo una mano avanti: - Lawrence Laufeyson, signore, al vostro servizio. -

-Però, la presenza c'è, la voglia di fare pure... - Gli strinse la mano di rimando: - Rimani per oggi, alle colleghe di miss Lysle serve una mano, e alla fine del turno ti dirò se hai il lavoro oppure no. -

Entusiasta, lo accompagnai in uno stanzino dove avrebbe potuto cambiarsi per indossare la divisa da lavoro.

-Devi cambiarti anche tu, no? - domandò lui, da dietro la porta.

-Ti aspetto, non ho alcuna fretta. Davvero sai preparare i cocktail? -

-Con un piccolo aiuto magico, ovvio. -

-Mi sembrava strano... - ironizzai.

Non dovetti attendere più di dieci minuti per vederlo riapparire. Mi lasciai scappare un fischio di approvazione: - Caspita, devo ammettere che stai alla grande! -

Gli girai intorno per guardarlo meglio: scarpe e pantaloni neri, camicia bianca, un gilet e una cravatta sempre neri e un grembiule immacolato.

-Non prendermi in giro, Mystery. Mi sento ridicolo. -

-Pensa che la devi indossare solo per lavorare. -

-Meglio che faccia una cosa, però... - Prese da una tasca un elastico per capelli, e tirandoli su fece un codino, con le ciocche che andavano un po' per conto proprio. - Va meglio così? -

Dovetti ammettere che sì, coi capelli tirati su stava benissimo.

-Allora mettiamoci al lavoro! - esclamò, - Cosa devo fare? -

 

 

 

Loki venne spedito allo scarico merci dietro il club da Catherine, con la scusa che era un lavoro pesante inadatto alle ragazze. Lo vedevo fare avanti e indietro con una faccia che tradiva la sua disapprovazione. Sorridevo fra me e me, pensando quanto dovesse essere umiliante dal suo punto di vista.

Quello che mi dava un po' fastidio era il fatto che le altre ragazze lo guardassero come se non avessero mai visto un uomo in vita loro. Per darvi un'idea, sembrava volessero spogliarlo con gli occhi.

Una di loro ad un certo punto si fece avanti per parlargli. La riconobbi: era la più giovane di noi, Cassie Lapster. Una specie di bambolina dai lunghi ricci castano chiaro e lo sguardo ammaliatore.

E capii che presto il caro dio si sarebbe trovato in una delle situazioni più imbarazzanti della sua vita. Perchè anche se non era cattiva era quel tipo di ragazza a cui piaceva divertirsi con gli uomini.

Li osservai, cercando di capire di cosa stessero parlando, quando vidi Loki assumere un'espressione strana, per poi dirigersi verso di me a passo veloce. Quando mi fu vicino, mi sussurrò, il più piano possibile: - Le tue colleghe sono delle ninfomani o che cosa? -

Si allontanò prima che potessi rispondergli. Guardai sorpresa Cassie, che in risposta mimò un “Che c'è?”. Cercando di non ridere, andai a cercare il dio, di nuovo sul retro a scaricare degli scatoloni, e dissi: - Cassie è fatta così, non prendertela. -

-Non prendermela? Non puoi dirmi di non prendermela. -

-Ma che ti ha detto? -

-Che sono il tipo di uomo dal quale si farebbe punire ancora e ancora, ti lascio intuire in che senso! -

Rimasi a bocca aperta, per poi scoppiare a ridere: - Non può averlo detto! -

-Ma l'ha pensato. Non sei la sola a cui posso leggere la mente, sai? -

-E ti sconvolgi per così poco? -

Mi guardò, imbronciato: - Mi sconvolge che una tale proposta sia partita da una midgardiana lasciva e con in mente un solo chiodo fisso. -

-Loki, calmati. E' perfettamente normale, sei di un fascino irresistibile, le ragazze sbavano per te. Qual'è il problema? -

Abbassò lo sguardo. Tirai ad indovinare: - Non mi verrai a dire che da quando sei uscito dalla tua prigione non ti sei divertito anche tu? -

Si alzò, senza rispondermi, e riprese il suo lavoro. Ma ad un certo punto, più tardi, mentre stavo pulendo i tavoli con uno straccio, mi si avvicinò e mi sussurrò: - Non mi sono divertito solo perchè non mi piacciono le donne facili, chiaro? - Si allontanò, e sperai che non si fosse accorto del mio sorrisetto.

Improvvisamente Mr White mi chiamò alla reception, e io accorsi, incuriosita: - C'è qualche problema, signore? -

-No, no, volevo solo sapere se il vostro amico, il signor Laufeyson, si sia già integrato nel personale. E' a suo agio? -

-Oh, sì, signore, perfettamente. -

-Bene. Gli comunichi allora che il posto è suo. Che si ripresenti domani sera all'orario prestabilito, e mi raccomando: niente problemi. -

 

 

 

Decidemmo di passare il pomeriggio fuori, dato che la giornata si era mantenuta serena e la temperatura invogliava a fare una bella passeggiata.

-Contento di aver ottenuto il posto? -

-Così così. -

Ci accomodammo su una panchina nei pressi di Hyde Park.

-Perchè dici “così così”? -

-Non so, ho la sensazione di dovermi guardare le spalle dalla tua amica Cassie. Ha continuato a fissarmi in un modo da farmi rabbrividire. E non è da tutti. -

-Non è proprio mia amica... Comunque non temere, è meno insistente di quanto appaia. Tra un paio di giorni si sarà già stancata di darti la caccia. -

-Tzé. Ho già i miei problemi, ci mancava solo lei. -

Rimanemmo in silenzio per un po', osservando le persone che ci passavano davanti senza interesse apparente. Ad un certo punto notai qualcuno in mezzo alla folla, una donna che mi stava fissando, vestita con dei jeans attillati e una felpa grigia col cappuccio tirato su. Portava gli occhiali da sole e non seppi darle un'età precisa. Ma scomparve in pochissimi secondi.

-Che succede? - domandò Loki, allarmato.

-Credevo di aver visto... No, niente, lascia perdere. -

-Mystery, sul serio, che succede? -

-C'era una donna che mi fissava, ma adesso è sparita. Strano, ma non mi sembra il caso di... Dove vai? -

Non riuscii a terminare la frase che subito il dio si era precipitato fra la gente, scomparendo ben presto dalla mia vista. Preoccupata, provai ad inseguirlo, ma inutilmente. Domandai a dei passanti se avessero visto un uomo che corrispondeva alla sua descrizione correre da quelle parti, senza successo. Alla fine lo incrociai due isolati dopo, con aria amareggiata.

-Era lì davanti a me, ma è scomparsa! - esclamò, deluso.

-Forse non era nessuno, Loki, e si è spaventata quando ti ha visto correrle dietro. Non pensarci più, torniamo al parco. -

-No. Torniamo a casa. Ne ho avuto abbastanza per oggi. -

 

 

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Capitolo 9
*** Amici? ***


Non parlammo più della donna misteriosa, anche se all'inizio Loki mi parve molto turbato. Ma già il mattino seguente sembrava più sereno, e mi sorpresi di sentirlo canticchiare un motivetto allegro mentre, dopo tutto il mio tempo passato ad insistere, stava sistemando le lenzuola del suo letto, non perfettamente ma era già qualcosa.

-Vedo che siamo in forma oggi! - esclamai, infilandomi una scarpa da ginnastica saltellando su un piede solo.

-Ma come ti sei vestita? - domandò il dio, accigliato. Ritrovato il mio equilibrio, mi chinai e iniziai ad allacciare le stringhe: - Maglietta, jeans e scarpe comode, perchè? Non è molto diverso da ciò che ho messo in questi ultimi giorni. -

-Non è quello, ma... I jeans sono strappati sulle ginocchia. Sicura di volerli mettere? -

-E' così che vanno certi modelli. -

-Sembri una stracciona. -

-Ah, ma che ne discuto a fare con te? Piuttosto muoviamoci, dobbiamo uscire a fare la spesa. -

-Non vai al lavoro? -

-No, vengo con te stasera e basta. Spero solo di non fare troppo tardi, o domani mattina non mi alzerò per il mio turno. -

-Cosa succede la sera al club? -

-Diciamo che si presentano i ragazzi più giovani - risposi, infilando l'altra scarpa, - e quindi si fa festa grande. I rampolli dell'alta società londinese si riuniscono e fanno un po' di chiasso. Fino a tardi. Qualche drink, chiamiamo i taxi che li riportino sani e salvi a casa, buttiamo fuori i combina guai, niente di speciale. Ah, se però ti da fastidio la musica alta ti conviene portarti un po' di cotone da mettere nelle orecchie, almeno a fine serata non ti fischiano. -

-Sei una vera esperta tu. -

Mi sfuggì un sorriso, chinata ad allacciare la seconda scarpa: - Ho dovuto fare spesso delle sostituzioni, ormai qualche cosa l'ho imparata. Un ultimo suggerimento: stai lontano dalle belle ragazze. Sono peggio di Cassie, poiché non ti avvisano prima di quello che vogliono farti, te lo fanno e basta. Sai quante coppiette mi è toccato separare nei bagni? Almeno una decina, non scherzo! -

-Dovresti dirigerlo tu quel posto. -

-Ah, preferisco lasciarlo a Mr White. Troppo stress, secondo me. -

-Ma non credo tu voglia restare una cameriera per sempre, giusto? -

Mi tirai su: - In effetti no. Ma vedi, è un lavoro che faccio solo in attesa di trovare la mia strada. Quando capirò che cosa voglio fare davvero allora farò armi e bagagli e me ne andrò ad inseguire quel qualcosa. -

Loki si sedette sul letto maldestramente rifatto per guardarmi: - In conclusione, vivi alla giornata aspettando che cambi il vento. -

-Non avrei saputo dirlo meglio. -

Il campanello suonò due volte, e capii che si trattava del postino. Andai ad aprire, ma con mia sorpresa al posto del solito, paffuto Mr Barrell, c'era un uomo più giovane, alto e dall'aspetto prestante, con dei curiosi baffetti e un pizzetto a fare mostra di sé sul viso leggermente abbronzato. Aveva i capelli castano chiaro tendenti al biondo, un po' ricci, e indosso aveva la divisa da postino.

-Signorina Lysle? -

-Buongiorno, sì, sono io. -

-Ha una raccomandata urgente. - Mi consegnò una busta di carta giallo ocra, e mi salutò con un allegro “buongiorno”.

Chiusi la porta alle mie spalle e gettai la busta sul tavolo della cucina.

-Non la leggi? - domandò Loki, infilandosi un lungo cappotto nero sul suo completo del medesimo colore.

-La leggerò con calma, ora dobbiamo andare a fare la spesa. -

-E se fosse davvero urgente? -

-Va bene, la leggerò stasera, contento? Usciamo adesso. -

 

 

 

Al supermarket doveva esserci una qualche offerta speciale su tutta la merce, perchè raramente l'avevo visto così pieno come quel giorno. A me e a Loki toccò fare parecchie volte a spintoni con altre persone per raggiungere un settore o uno scaffale in alto, e la parte peggiore fu riuscire a raggiungere la cassa una volta finito.

Ma lì mi resi conto di una cosa, rileggendo la lista, così dissi al dio: - Ho dimenticato di prendere il caffè, tu continua a scorrere nella fila col carrello, io torno subito. -

Lo lasciai in coda e mi diressi con parecchia difficoltà verso il reparto dove tenevano il caffè macinato. Proprio mentre stavo raggiungendo lo scaffale più in alto, il mio sguardo fu attratto da qualcuno di familiare: la donna con la felpa grigia. La vidi lontana, vicino ai surgelati, che mi stava fissando di nuovo. Ma dopo un battito di ciglia era già sparita.

Un po' spaventata, tornai indietro, ma aspettai di essere fuori dal supermarket per dire tutto a Loki, proprio per evitare la scenata che immancabilmente arrivò non appena riferii del mio avvistamento.

Alterato, il dio esclamò: -Una volta può anche essere una coincidenza, al massimo due, ma giuro che se si rifà viva una terza volta... -

Lo fermai prima che potesse aggiungere altro: - Non dire cose di cui poi potresti pentirti. Torniamo a casa, adesso. Cerca di non pensarci, va bene? -

Lungo il tragitto di ritorno, incontrammo vari venditori ambulanti, ognuno col proprio banchetto pieno di cianfrusaglie e bigiotteria. Loki, un po' più tranquillo, si soffermò spesso ad osservare la merce in esposizione, ma ogni volta scuoteva la testa in segno di disapprovazione.

-C'era un tempo in cui i gioielli venivano fatti a mano ed erano unici nel loro genere, adesso sembra che gli esseri umani abbiano perso il senso del buon gusto. -

-Non farti sentire, per favore. Comunque sono d'accordo, ma il fatto è che i gioielli veri li trovi solo in negozi qualificati, e costano un sacco di soldi. Non tutti possono permetterseli, e ripiegano su questi, carini e poco costosi. -

-Puoi star certa che ad Asgard non troveresti neanche una catenina che non sia in vero oro. -

-Sul serio? Ma allora sono tutti ricchi. -

-Non proprio, ma almeno anche il più umile dei cittadini possiede almeno un bracciale in oro, magari ereditato. -

-Ho capito. -

Proseguendo fra le bancarelle, fummo fermati da un venditore di pentole parecchio vecchie. Aveva i tratti asiatici, e portava sul viso degli occhialetti da sole con le lenti blu e tonde dalla montatura dorata. Era vestito in modo tipicamente cinese, tutto in blu, e con un inglese strascicato cercò di venderci un set di pentole e padelle ad un prezzo stracciato.

-No, guardi, non ci interessa... - cercai di dire, educatamente, ma l'uomo insisteva: - Prego, prego, queste pentole sono vecchie ma resistenti! -

Loki mi prese per un braccio e mi trascinò via, lasciando l'altro dietro di noi molto in fretta.

-Certa gente è insopportabile! - esclamò, una volta lontani dalla zona degli ambulanti.

-Sono d'accordo. -

Un uomo corpulento mi venne addosso dal nulla. Fortunatamente Loki mi stava ancora tenendo per il braccio, e mi impedì di cadere. Subito lo sconosciuto iniziò a scusarsi: - Mi perdoni, signorina, non l'avevo vista! Sta bene? -

-Sì, grazie, non si preoccupi... -

Di nuovo mi sentii trascinare via dal dio, e una volta lontani borbottai: - Ma cos'è oggi, la giornata degli incontri strani? -

-Chi lo sa... Basta che riusciamo a tornare a casa, adesso. -

 

 

 

 

La musica era davvero alta. La festa non era il solito party qualunque, ma una festa di compleanno. Una ragazza compiva 18 anni, e quindi era logico che si dovesse far casino fino a tarda notte.

Insieme alle mie colleghe e a Loki facevo avanti e indietro dal bancone, dove Catherine preparava i drink, ai tavoli, anche se con tutti i ragazzi che c'erano era difficile trovarli.

Il dio degli inganni mi venne incontro un paio di volte; alla seconda mi disse: - Come fai a sopportarlo? -

-Sopravvivo, mio caro! -

-Giuro che se quelle assatanate mi palpano di nuovo il sedere le trasformo in capre! Non sto scherzando! - e si allontanò di nuovo, con i vassoi pericolanti in mano.

Mi venne da ridere.

Poco dopo però Catherine mi disse che potevamo fare una pausa, così portai Loki sul retro del club. Lo vidi tirare una boccata d'aria fresca con evidente sollievo, poi si appoggiò al muro di confine fra il club e un condominio.

Notando quest'ultimo, il dio domandò: - Ma sono tutti sordi lì dentro? -

-Probabile. Io ho sempre pensato fosse abbandonato. - Mi affiancai a lui, portando il mio sguardo in alto: - Non si vede neanche una stella. Peccato. -

-Almeno la Luna è visibile. -

-Già, ma c'è un posto dove si possono vedere le stelle anche quando c'è il plenilunio. Mi ci portava sempre mio nonno. Diceva che non era solo un velo attorno a noi, il cielo, ma un luogo vivo tutto da scoprire. E guardandoti capisco che aveva ragione. -

-Davvero? -

-Dopo quello che mi hai raccontato... -

Fummo interrotti da un gran baccano proveniente dalla porta sul retro. Ne uscirono quattro ragazzi, più o meno della mia età, vestiti bene ma visibilmente ubriachi, che ridevano come matti. Ad un certo punto uno di loro si accorse della nostra presenza ed esclamò: - Hey, ragazzi, guardate! Abbiamo interrotto la coppietta di inservienti! -

Gli altri tre ricominciarono a ridere. Guardai Loki, che guardò me, e pensai: “Cercano guai. Sarà meglio tornare dentro.”

“Concordo. Non mi va di sporcarmi le mani con questi stolti.”

Provammo ad andarcene, ma il solito ragazzo continuò: - Ma dove andate, belle? Restate un po' con noi! -

Mantenendo il self control, Loki rispose: - Io sono un uomo, se permetti. -

-Oh, scusa, bella moretta, non me ne ero accorto visti i bei capelli da femminuccia che ti ritrovi!! -

Un nuovo attacco di risa si scatenò nel gruppetto, ma impassibile il dio replicò: - Mi piace tenerli lunghi, non vedo perchè tu debba comportarti così. -

Sperai che la sua calma servisse ad allontanarli, ma purtroppo mi sbagliavo.

-Hey, dì un po', l'altra invece è una vera ragazza? -

-Perchè? -

Il ragazzo assunse un'espressione più maliziosa: - Perchè nel caso potremmo neutralizzarti e spassarcela con lei, che ne dite ragazzi? - I tre restanti si avvicinarono, con la stessa espressione, e un brivido di orrore e paura mi corse lungo la spina dorsale.

-Io non lo farei se fossi in voi. - Loki aveva un tono più minaccioso, e si frappose fra me e il gruppetto.

-Ma cosa credi di fare, mingherlino? Sistemiamolo, forza! -

Io indietreggiai, a occhi sbarrati; il primo ragazzo si fece avanti per colpire Loki con un pugno, che venne abilmente schivato dal dio. Questo assestò un poderosa ginocchiata nello stomaco al ragazzo, mozzandogli il fiato, e lo lasciò a terra. Il secondo del gruppo tentò con un gancio destro, ma venne scansato anche lui; il dio degli inganni lo afferrò per il braccio destro e lo fece roteare a terra, facendogli colpire il suolo con la schiena. Il terzo tirò fuori dalla tasca un coltellino, e sfiorò, almeno a prima vista, il braccio sinistro del dio, che reagì piantandogli un pugno nell'occhio e disarmandolo. Il quarto ragazzo, quello che aveva proposto di aggredirmi, si lanciò nella mischia per ultimo, provando a dare un calcio verso l'alto e diretto alla mascella del dio, che riuscì a schivare di nuovo e ad assestare un gancio sinistro al ragazzo. Rimasero tutti a terra, e Loki, con il fiato un po' corto, li sovrastava vincitore. Ammetto che in quel momento mi sembrò un vero eroe.

-Finché ve la prendete con me non importa... Ma se malauguratamente ve la prendete con lei... - e mi indicò con un cenno della testa, - potete star certi che vi attende una fine dolorosa. Per stavolta vi è andate bene perchè sono di buon umore, ma se vi rivedo... -

Non terminò la frase che subito i quattro, terrorizzati, si rialzarono e se la diedero a gambe, diretti verso la strada.

Corsi verso Loki: - Sei stato incredibile! -

-Modestia a parte, me la cavo bene con l'autodifesa. Credevi che la mia forza fosse solo nel cervello? -

Solo allora mi accorsi della macchia scura che si allargava sul suo braccio, e con orrore mi resi conto che, per quanto scuro, era sangue.

-Ma sei ferito! -

-Oh, questo? Non è niente... -

-Andiamo al bagno, c'è un kit di pronto soccorso! -

Prendendolo per mano, ci addentrammo di nuovo nel locale, e scansando i ragazzi che continuavano a ballare, ignari dell'accaduto sul retro, arrivammo finalmente alle toilette. Incurante delle proteste di Loki, entrai nel bagno delle signore, e mi affretti a prendere il necessario per medicarlo dall'armadietto in metallo sulla parete dove tenevamo bende e quant'altro.

-Tira su la manica, devo disinfettarti la ferita. -

-Mystery, ti assicuro che non è niente. -

-Obbedisci, per favore. -

Fece come gli avevo detto. Bagnai col disinfettante alcuni pezzi di carta assorbente che normalmente sarebbero serviti ad asciugarsi le mani; osservai poi la ferita sul suo braccio: era un taglio, lungo ma poco profondo, che continuava a perdere una lunga linea gocciolante di sangue scuro, leggermente bluastro. Prima di cominciare annunciai: - Brucerà un po', scusami. -

Poggiai l'impacco sulla ferita, cominciando a ripulirla, e al dio scappò un ringhio di dolore.

-L'avevo detto che bruciava. -

Continuai per un po', rifornendomi di tanto in tanto di fogli di carta, acqua e ancora disinfettante, finché il flusso sanguigno smise di scorrere quasi del tutto.

-Credo ci voglia qualche punto... - borbottai, constatando che il taglio era comunque troppo largo perchè si rimarginasse da solo. Andai a prendere la confezione di aghi sterilizzati e il filo chirurgico, quando qualcuno entrò nella toilette: era Catherine.

-Mystery, dov'eri finita... Lawrence? Che è successo? -

Mentre ricucivo e poi bendavo la ferita del dio, che mandava ogni tanto smorfie sofferenti, spiegai alla barista l'accaduto; quest'ultima esclamò: - Dovresti sporgere denuncia, lo sai? -

-A che scopo? E' la mia parola contro la loro, Cat, sono solo una cameriera. -

-Ma sei matta? Non siamo mica nell'Ottocento! -

-Sinceramente chi credi che vincerebbe in un'aula di tribunale fra una ragazza sola che può a malapena permettersi un avvocato e quattro figli di papà ricchi sfondati capaci di comprarsi una giuria? -

-Hai poca fiducia nel genere umano, mia cara... - borbottò Loki.

Iniziai a bendare la ferita con le garze: - Dico solo che sarebbe tanto rumore per nulla. Dopo la lezione che gli ha dato Lawrence non penso che si rifaranno vivi tanto presto. -

Catherine sospirò, incrociando le braccia: - Andate a casa, tutti e due. Per stasera basta avventure. Dirò qualcosa io al Francese, tranquilli. -

Ringraziammo Catherine, che se ne andò di nuovo al bancone, e terminai la fasciatura.

-Così dovrebbe andare. -

-Grazie, Mystery. -

-No, Loki, grazie a te. - Gli sorrisi: - Se fossi stata da sola chissà come sarebbe andata a finire. Sei stato grande. -

Rimanemmo a guardarci per un po', e fui quasi sicura di vederlo un po' in imbarazzo.

-Cambiamoci e andiamo a casa, dai... - borbottò, uscendo dai bagni.

 

 

Lungo la strada del ritorno, camminando fianco a fianco, non ci scambiammo quasi una parola.

Ma il silenzio era opprimente, per cui provai a dire qualcosa: - Non mi era mai capitato, lo sai? -

-Che cosa? -

-Che qualcuno prendesse le mie difese. Non in quel modo, almeno. E proprio per questo... Grazie. Grazie ancora. -

-Figurati, non c'è bisogno di ringraziarmi. -

Sorrisi, amara: - Già, è vero. In fondo io ti servo ancora. -

-Prego? -

-No, niente. -

-Niente? Mystery, a cosa alludevi? -

Sospirai: - Intendevo dire che in fondo ti servo ancora perchè ti offro rifugio, ecco. -

Lui si accigliò: - Guarda che non è solo quello. -

Mi mancò un battito al cuore; il mio sguardo si spostò velocemente su di lui: - Come? -

-Sai, non è facile per me dirlo, ma... sei la prima midgardiana che mi sia mai risultata simpatica. Sarebbe un peccato se ti succedesse qualcosa. -

-Vuoi dire... che siamo amici? - Sperai che il buio della notte stesse nascondendo l'improvviso rossore delle mie guance.

-Diciamo che sì, siamo amici. Ma non dirlo troppo in giro, ho una reputazione da difendere, io. -

Risi, sinceramente contenta: - L'hai detto, finalmente! -

-Uh? -

Lo presi a braccetto, e sorridendo continuai: - Da parte mia noi eravamo già amici dalla nostra prima gita al club, sai? Solo non ero sicura se valesse lo stesso per te! Ora lo so! -

Continuammo a camminare verso casa, senza che lui protestasse per il nostro contatto, e solo quando rientrammo e fummo pronti per metterci a dormire mi ricordai della raccomandata che avevo lasciato sul tavolo quella mattina.

Aprii la busta, ma quando andai a leggere la lettera al suo interno mi si presentò una pagina bianca, neanche una riga.

-Questo è strano... - borbottai, ma tentai un diverso approccio: entrai in camera mia, accesi una delle candele sul mio altare per i rituali, e avvicinai il foglio alla fiamma, nella speranza che ci fosse un messaggio segreto scritto col succo di limone, come avevo visto nei polizieschi, ma non comparve nulla.

-Che scherzo del cavolo. - Lanciai il foglio sulla mia scrivania, meditando di riutilizzarlo per prenderci appunti o disegnarci sopra, spensi la candela con due dita e andai ad infilarmi sotto le coperte.

 

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Capitolo 10
*** Domani è un altro giorno ***


Fu qualcuno che, pungolandomi sul viso con un dito, riuscì a svegliarmi dal mio pesante sonno: - Mystery? Sei sveglia? Mystery. Sorgi e splendi... - mi canzonò una voce.

-Loki, piantala, sono stanca... - borbottai, girandomi dall'altra parte.

-Ma non dovresti andare a lavorare? -

-E' presto... -

-Veramente sono le sette e mezza, a quest'ora dovresti essere già vestita e... -

Non lo feci finire. Ero già schizzata verso il bagno, e sbattendomi la porta dietro le spalle mi spogliai e mi lavai in tutta fretta. - Vai in cucina per favore, e preparami qualcosa! - dissi al dio.

-Ho già provveduto. Ti aspetto di là. -

Corsi di nuovo in camera e infilai i primi vestiti che mi capitarono a tiro, ovvero quelli di ieri, e mi pettinai velocemente. Infilandomi le scarpe, notai l'orologio sul mio comodino.

Mi bloccai: segnava le sette e cinque.

Lentamente, terminai di allacciarmi le stringhe, e una volta in cucina borbottai: - Ti detesto. E tanto. -

-Ce ne hai messo di tempo per accorgertene! - sorrise Loki, sornione, da dietro la sua tazza di caffè fumante.

Mi sedetti di fronte a lui, fulminandolo con lo sguardo: - Mi hai fatto battere tutti i record mondiali, lo sai? -

-In effetti ci hai impiegato solo cinque minuti. -

-Perchè mi hai svegliata così presto e mi hai detto che ero in ritardo? -

-Volevo parlarti di questa. - Mi porse il foglio bianco ripiegato a mo' di lettera che era all'interno della busta spacciata per raccomandata.

-Si è trattato di uno scherzo, niente di più... -

-Sei sicura? -

Mi incupii: - Credi che... Sia stata lei? -

-Non lo so. Non ho trovato nulla di strano in questo foglio. -

-Allora non possiamo saperlo. - Presi il mio caffè e continuai: - Senti, finché si limita a guardarci da lontano non facciamoci problemi, ma se si avvicina troppo allora chiameremo la polizia. Non preoccuparti, ok? -

-Odio questa situazione... -

Lo vidi sfiorare la benda sul braccio. - Ti fa male? -

-I punti tirano un po', ma passerà presto. Hai fatto un buon lavoro; dove hai imparato? -

-Corso avanzato al St Bart. E tanto cucito dalla nonna. -

Ci mettemmo a ridere entrambi, poi presi un sorso di caffè: - Oggi hai intenzione di farti un'altra passeggiatina? -

-Perchè? -

-Tanto per non farmi venire un altro attacco di cuore nel notare la tua assenza, e per sapere se devo usare il nostro contatto telepatico o no. -

-Allora puoi stare tranquilla, non ho intenzione di andare da nessuna parte oggi. -

Mi alzai, sempre con la tazza di caffè in mano, e mi avvicinai alla finestra. Mormorai, guardando fuori: - E' già mercoledì... Il tempo vola davvero. -

-Noi dobbiamo andare dai tuoi genitori... -

-Venerdì. Ci aspettano per pranzo. E ti prego, chiariamo subito la faccenda del nostro rapporto, perchè mia madre ci farà una testa così con un sacco di domande tutto il tempo, lo so già. -

-E tuo padre? -

-E' il classico padre che “prima-lo-scannerizzo-e-poi-vediamo-se-va-bene”, per questo non ho mai avuto un ragazzo. -

-Mai stata fidanzata? -

Sorrisi: - Fidanzata no. Ho avuto i miei flirt, ma... Innamorata seriamente di qualcuno? Non che mi ricordi. - Presi un altro sorso di caffè.

-Deve essere per questo che sei ancora una innocente fanciulla. -

Quasi mi andò di traverso quello che avevo appena bevuto: - Come, scusa? -

-Ho detto innocente fanciulla, ma se preferisci altri termini posso dirti che sei illibata, immacolata... Vergine? -

-Ma come... Ah, certo. Hai spiato nella mia mente, vero? -

-Un po'. Ma di certo non ci vuole un genio ad intuire l'ovvio. Di sicuro, se non sei mai stata fidanzata, non credo tu ti sia lasciata andare a certi divertimenti. -

-Oh, adoro quando usi queste frasi per spiegare le cose più semplici. Ti danno quel modo di fare così raffinato! - scherzai, terminando il caffè e lasciando la tazza nel lavello.

Loki mi guardò, sorpreso: - Io parlo così normalmente. -

Gli passai accanto, ridendo, e andai ad infilarmi il cappotto: - Mi raccomando, per qualsiasi emergenza... - Mi picchiettai un dito sulla tempia.

-Non ce ne sarà bisogno mia cara. -

 

 

 

Catherine mi disse che Mr White era stato messo al corrente dell'accaduto di ieri notte, ma che voleva aspettare il mio consenso prima di sporgere denuncia.

-Cat, ti avevo detto... -

-Lo so, ok? Solo ha visto Lawrence ferito e mi ha fatto delle domande alle quali ho dovuto rispondere. Vai a cambiarti, adesso, il tuo turno inizia fra poco. - Dato che era impegnata a lavare alcuni bicchieri mi prestò poca attenzione, così non potei far altro che obbedire.

Ma ben presto la mattinata si rivelò monotona, così provai a mandare un pensiero a Loki:

“Ci sei?”

“Mystery? Che succede?”

“Niente, volevo solo parlare un po'. Qui c'è troppa calma.”

“Ti capisco. Anche qui è tutto stranamente tranquillo.”

Sorrisi fra me e me: “Facciamo un gioco. Uno di noi dice una parola, l'altro risponde con la prima cosa che associa a quella parola e così via. Ti andrebbe?”

La risposta tardò ad arrivare, ma fu positiva: “Perchè no?”

“Però ti avverto, chi non risponde entro dieci secondi dovrà far ripartire il gioco.”

“Ci sto. Comincia tu.”

“Allora... Se dico... Chiocciola.”

“Scala.”

“Bambola?”

“Bambina.”

“Barile.”

“Vino.”

Andammo avanti così per un bel po', e un paio di volte le risposte del dio rischiarono di farmi scoppiare a ridere, ma riuscii a trattenermi, e a Catherine che mi domandava se stessi bene rispondevo che avevo starnutito.

La mattinata fu segnata da questo gioco fino alla fine del mio turno, ma quando mi avviai al portone principale Mr White mi fermò: - Signorina Lysle? -

-Sì? -

Con il bancone della reception fra di noi, il mio capo mi guardò, con un'espressione fra il dispiaciuto e il severo: - Devo dirle una cosa. -

 

 

 

 

Entrai in casa sbattendo violentemente la porta, facendo sobbalzare il dio degli inganni che si era accomodato sul divano, sdraiato, a leggere un libro, e al suo sguardo sorpreso risposi con un rabbioso: - Mi hanno fatta licenziare, quei bastardi!! - Corsi in camera mia, gettando la mia borsa e il mio cappotto sul pavimento, lasciandoli indietro, entrai e mi sbattei la porta alle spalle. Mi passai una mano fra i capelli e mi appoggiai alla porta, scivolando lentamente verso il parquet, fino a sedermi e a raggomitolarmi su me stessa. Appoggiai la fronte sulle ginocchia, feci due o tre respiri profondi e provai a calmarmi.

-Mystery? - Loki mi chiamò dall'esterno, bussando.

-Lasciami in pace, per favore. -

-Mystery, vuoi spiegarmi cosa è successo esattamente? -

Mi alzai in piedi, aprii di scatto la porta ed esclamai: - Quei quattro che avevi sistemato sono corsi a piangere dai loro genitori, che hanno pensato bene di formare una specie di alleanza, e con una dannata telefonata hanno intimato al mio caro ex capo di buttarmi fuori, o avrebbero fatto in modo di rovinarlo! E cosa ha fatto lui?!? -

-Beh... -

-Ha dato retta a loro!! Ho provato a spiegargli cosa era davvero successo, ma figurati se quel cretino mi ha dato ascolto! Tu sei fortunato, evidentemente hanno avuto troppa paura di te per farti licenziare, ma io dovevo andarmene! Ah, ma mi sono sfogata, gli ho fatto una scenata che si ricorderà per un bel pezzo!! -

Calde e pesanti lacrime di rabbia iniziarono a scendermi dagli occhi, e cercai di asciugarle in fretta.

-Mystery... -

-Sono così furiosa... Lo sapevo che finiva così. Non che mi sia mai importato di quel lavoro, ma è una questione di principio. Mi hanno cacciata con una sola, stupida, maledetta telefonata. Dov'è la giustizia in tutto questo?!? -

-Mystery! - Loki mi costrinse a guardarlo negli occhi, prendendomi per le braccia: - Adesso devi fermarti, sei arrabbiata, e si vede, ma... Hey! -

Lo abbracciai. Non ci pensai su due volte. Sentivo che avevo bisogno di sfogarmi, e lasciai che la mia frustrazione si trasformasse in un pianto silenzioso, lì, contro il suo petto.

-Loki... Tutto questo non è giusto... - mormorai ad un certo punto.

Lui non rispose all'abbraccio, si limitò a parlarmi: - Lo so. Ma piangere non serve a nulla. Troverai un altro impiego, che ti importa? Adesso lasciami, per favore. -

Metabolizzai l'accaduto, e in imbarazzo mi separai dal dio: - Scusa, io... -

-Capisco le tue ragioni. Ma non cercare conforto da me, non saprei dartene. Quando si cade, bisogna subito rialzarsi, perciò ti suggerisco di prenderti una giornata di riposo e valutare un nuovo impiego domani al più presto. -

Rimasi a guardarlo un attimo, poi incrociai le braccia: - Mpf. Sei così razionale... Come ci riesci? -

-Questione di autocontrollo, credo. -

Scossi la testa: - Scusa se ti ho abbracciato, ma... Eri l'unico essere vivente nel raggio di un metro. -

-Sei emotiva. Capisco il tuo slancio. Ma non farlo mai più. -

Alzai le mani: - Sì, lo so, non ti piace essere toccato, vedrò di ricordamelo. -

Mi diressi in salotto, per poi accasciarmi scompostamente su una poltrona: - Lavoravo lì da sei mesi. Credevo che avessero un po' più di riguardo per me. -

-Forse non era destino che tu continuassi a lavorare in quel club. Magari adesso hai l'occasione di trovare di meglio. - Loki si accomodò sul divano, per rimettersi sdraiato a leggere.

Sorrisi: - Suonava come un tentativo di consolarmi. -

-Sono realista. -

-E ottimista. Ma sì... Seguirò il tuo consiglio: oggi pausa, domani a caccia di un lavoro. -

-Domani sera allora sarò al club tutto solo. E se ci fosse un'altra festa come quella di ieri? Tremo al solo pensiero di quelle mani lunghe! -

Mi misi a ridere: - Come ho già detto, sei uno schianto. Le ragazze non possono farne a meno! -

-Tu ne fai a meno. -

-Che c'entra, noi siamo amici. Anche se ti trovo attraente ciò non significa che ti debba mettere le mani addosso, ti pare? -

-Attraente, eh? -

Gli puntai l'indice contro: - Non cominciare. -

 

 

 

Per dare un senso alla giornata, decisi di dare una bella ripulita alla casa. Non che fosse disordinata o polverosa, ma volevo tenermi occupata. Lavai i piatti, feci il bucato, spostai le poltrone e il divano per vedere cosa stava meglio dove... In tutto questo Loki non intervenì, si limitò ad osservarmi a fare avanti e indietro come un'ape operaia. Ma non mi lamentavo, anzi, il suo stare in disparte mi dava più spazio per fare come volevo.

Ad un certo punto, nel tardo pomeriggio, andai in camera mia a prendere un mazzo di carte da poker, e proposi al dio di fare una partita.

-Poker? -

-E' un gioco che si fa con le carte... Mai provato? -

-Una volta. E ho anche vinto. Ma mi accusarono di imbrogliare, così si è scatenata una rissa e ci ho quasi rimesso la pelle. -

-Ma dai, sul serio? -

-Ma riuscii a portarmi via abbastanza soldi da poter mangiare bene quella sera. Era la seconda settimana dalla mia liberazione. Brutto periodo. -

Ci accomodammo sul tappeto del salotto, libero dal tavolino, e a gambe incrociate iniziai a dare le carte. - Cosa puntiamo? - domandò ancora lui.

-Possiamo usare le noci, lo facevo sempre con mia madre. Vado a prenderle in cucina. E aggiungerei due stuzzichini, che non ci stanno mai male. -

All'inizio fu divertente, perchè quando io vincevo Loki si arrabbiava e faceva quella buffa espressione imbronciata, ma poi iniziò a vincere lui, e quella ad arrabbiarsi fui io perchè mi resi conto che alcune carte erano state rese riconoscibili.

-Hai usato la magia! -

-Un trucchetto facile. -

-Allora è vero che bari! - Con le gambe un po' addormentate, provai a raggiungerlo per strangolarlo, ma lui fu più svelto di me e si dileguò dietro al divano letto, finito per mio capriccio vicino al muro di confine con la cucina.

-Non scappare! -

Buttai all'aria le carte nel gettarmi all'inseguimento del dio, che ignorando il mio avvertimento andò a rifugiarsi nella mia stanza. Quando provai ad aprire la porta, mi accorsi che l'aveva chiusa a chiave.

-Apri! -

-Scordatelo! -

Provai a smuovere l'uscio, ma non ottenni niente. Accostai l'orecchio alla serratura, per capire cosa stesse combinando l'altro, ma non sentivo nulla.

-Loki, vuoi uscire? -

-No. -

-Va bene... - Mi allontanai dalla porta: - Allora non ti dispiacerà se io dormo nel tuo letto, stanotte. -

-Fai pure, io mi sono stancato di quel trabiccolo! -

Sbuffai: - Almeno potrei avere il mio pigiama? -

-Fammici pensare... no. -

-Ah, lasciamo perdere! Sono troppo stanca adesso per discuterne. -

Andai in salotto, aprii il divano letto e mi preparai per la notte. Con mia sorpresa, vidi Loki apparire sulla soglia della cucina, e buttai lì: - Che c'è? -

-So di essere dispettoso, ma è un mio diletto stuzzicarti. Sei ancora arrabbiata con me? -

-No. Ma devi ridarmi la mia camera. -

Si avvicinò:- Certo che sì. Buonanotte. -

Gli passai accanto: - Buonanotte. E spero che domani sia una giornata più gradevole di questa, o giuro che mi butto nel Tamigi. -

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Capitolo 11
*** Il signor Wednesday ***


Mi procurai più giornali di annunci possibili, e il salotto fu presto invaso da fogli, pagine selezionate e/o scartate e appunti di indirizzi. Inizialmente Loki provò a darmi una mano, ma ben presto si annoiò e mi lasciò da sola in mezzo alle pile di quotidiani che erano aumentate intorno a me nell'arco di poche ore. Dopo un po' anch'io iniziai a stancarmi, e decisi di fare una pausa, ma il mio cellulare squillò. Anche se si trattava di un numero sconosciuto, risposi prontamente, curiosa: - Sì? -

-Mildred? Sono Catherine. -

-Ciao, che succede? Ti sento strana. -

-Ho preso il raffreddore. -

-Ah, capisco. - In effetti la sua voce era un po' alterata.

-Ho saputo di quel che ha combinato Mr White. Mi dispiace tanto. -

-Non è colpa tua, Cat, sono stati i genitori dei ragazzi. Sarebbe successo comunque. -

-Ho parlato a lungo con mio zio, che vive nel West End. Gestisce una biblioteca privata per bambini e avrebbe proprio bisogno di un'assistente, perchè non vai a farci un salto? Ti mando l'indirizzo per sms. -

Sorrisi: - Sarebbe fantastico! Grazie infinite!! -

-Figurati, per me è un piacere. Ci sentiamo presto, devo tornare al lavoro. Ciao! -

-Ciao, Catherine! -

Raggiante, andai in cucina da Loki: - Forse non tutto è perduto! - e gli spiegai brevemente.

-Una biblioteca, eh? -

-Sì. Ci vado subito, questo pomeriggio, vieni con me? -

-Devo lavorare, stasera, ricordi? A proposito, vuoi che combini qualche scherzetto al tuo vecchio capo? -

-No, almeno per ora. La vendetta è un piatto che va consumato freddo; lasciamo passare un po' di tempo. Adesso voglio riuscire a rimettermi in pista. -

Mi arrivò un messaggio sul cellulare, e lessi l'indirizzo promesso da Catherine.

-Bene, vale la pena tentare. E poi mi piacciono i bambini. -

 

 

 

Era un bel quartiere quello dove mi portò il taxi nero che avevo chiamato a prendermi sotto casa alle tre. Dopo una mezz'oretta di viaggio mi lasciò di fronte all'indirizzo fornito dalla mia ex collega, e mi ritrovai all'ingresso della suddetta biblioteca. Era costituito da un portoncino in legno scuro, arricchito con vari intagli in stile vittoriano sulla parte inferiore, e una vetrina incorniciata nel medesimo legno dalla quale facevano mostra di sé vari volumi dall'aspetto antiquato, fra cui un'edizione di “Oliver Twist” dalla copertina un po' malconcia ma integra, accanto ad un altro libro dal titolo cancellato.

Afferrai la maniglia dorata e spinsi la porta avanti a me. Un campanello sullo stipite suonò, segnalando la mia presenza. Chiusi l'uscio dietro di me e presi un profondo respiro: vecchi scaffali in noce e quercia accoglievano libri su libri, di varia fattura e dimensione, e andando avanti con passo lento fra quei tesori letterari, ordinati meticolosamente per titolo e data, mi resi conto che l'altezza dei suddetti scaffali giungeva al soffitto. Mi sentii in mezzo a dei giganteschi guardiani silenziosi, che emanavano il profumo del legno e della vecchia carta stampata.

-C'è nessuno? - domandai timidamente. Non ottenendo risposta, riprovai, prendendo un po' più di coraggio: - Sono Mystery Endless Sky, cioè... Mildred Lysle, mi ha mandato Catherine per il lavoro da assistente. -

Un rumore dal fondo della corsia dove mi trovavo mi dette la conferma che non ero sola. Mi feci avanti, ma quando udii dei passi mi bloccai. Comparve di fronte a me un uomo anziano, alto e robusto, dall'aria solenne ma che ispirava anche fiducia, vestito sobriamente e dagli occhi chiari, difficile dire nella semi-oscurità se grigi o azzurri. Aveva i capelli bianchi, di lunghezza media, e una folta barba anch'essa bianca contribuiva a dargli un aspetto saggio. Fra le braccia portava dei grandi volumi, probabilmente di un'enciclopedia.

-Ah, signorina Lysle! - mi salutò in tono cortese, con voce roca, - Sì, ero stato avvertito del suo arrivo, prego, mi aspetti al bancone, devo solo collocare questi al loro posto. -

Obbedii, e feci dietrofront; dopo dieci minuti lo zio di Catherine tornò, e mi tese una mano:

-Sono il signor Wednesday, orgoglioso proprietario di questa libreria. -

-Oh, molto piacere... - Gli strinsi la mano, sorpresa del suo cognome; sarebbe stato come chiamarlo “signor Mercoledì”.

-Mi hanno detto del suo licenziamento, davvero una gran brutta faccenda. Ma non si preoccupi: qui i soli clienti che incontrerà sono i bambini e i loro genitori desiderosi di fargli conoscere il piacere della lettura. -

-Bene, ammetto che ne sono felice. -

L'uomo si diresse verso uno degli scaffali, e cominciò ad accarezzarne il legno: - Me ne rallegro. Qui è racchiuso un autentico patrimonio in volumi raccolti da me personalmente nel corso degli anni. Alcuni sono pezzi d'antiquariato, altri comuni forniture degli editori, ma ognuno a modo suo è prezioso. Ed è mio privilegio poter far conoscere ai più giovani le bellezze in essi contenuti. - Sentii tutto il sentimento delle sue parole, e capii che era un argomento a lui particolarmente caro.

Mi venne spontaneo aggiungere: - Lo diceva sempre mio nonno. Niente batte una buona lettura. -

-Esattamente. Per questo ogni domenica pomeriggio organizzo un incontro con i bambini e i loro genitori in una stanza qui, sul retro. Ma io sono anziano, e mi occorre qualcuno che possa aiutarmi non solo quotidianamente, ma anche durante questi incontri. - Si voltò verso di me: -Crede di poter accettare? -

Sorrisi: - Senza il minimo dubbio. -

 

 

 

 

Tornata a casa, non trovai Loki ad attendermi, e dando uno sguardo all'orologio mi resi conto che era già uscito per andare a lavorare. Provai a mandargli un messaggio telepatico, ma ci fu solo silenzio. Allora mi dedicai alla cena, consistente in un'insalata leggera e un po' di frutta, e poco dopo mi accomodai sulla poltrona a guardare la televisione in attesa del ritorno del mio coinquilino.

Ma dovetti aspettare a lungo. Fu solo verso l'una di notte che sentii la serratura della porta d'ingresso scattare. Non mi spaventai, visto che avevo dato una copia delle chiavi al dio, ma ebbi un sussulto nel vederlo apparire con gli abiti sgualciti, i capelli solitamente pettinati all'indietro arruffati e l'aria di chi aveva passato proprio una nottataccia.

-Ma che... -

-Ciao. - Si tolse il cappotto, e vidi sul suo collo un piccolo livido scuro.

-Che è successo? -

-Niente. Ma sono stato vicino a commettere un triplice omicidio stasera. -

Mi passò accanto, e avvertii un profumo molto femminile provenire dai suoi abiti.

-Loki? Ma... Ti hanno... -

Mi lanciò un ghigno malefico: - E' meglio che tu non lo sappia, Mystery. Ma ti giuro, appena ti sarai decisa a vendicarti, lascio quel posto di represse una volta per tutte! Vado a farmi una doccia adesso, devo togliermi questo schifo di dosso. -

Rimasi impietrita per qualche secondo, per poi realizzare l'accaduto e scoppiare a ridere, rotolando per terra e tenendomi lo stomaco.

 

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Capitolo 12
*** Si solleva la nebbia ***


Mi preparai per la visita ai miei genitori indossando uno dei pochi abiti acquistati per me da mia madre che mi piaceva, un vestito blu notte lungo fino al ginocchio dalla gonna comoda, le maniche lunghe e strette ai polsi e con lo scollo a U, con a sinistra una spilla a forma di fiore in perline azzurre trasparenti. Infilai un paio di calze auto reggenti color grigio fumo e iniziai a cercare in lungo e in largo le mie scarpe con il tacco più comode che possedevo.

Ero giusto chinata per vedere se fossero sotto il mio letto, quando una voce alle mie spalle mi raggiunse: - Che eleganza! Andiamo dai tuoi genitori o ad un matrimonio? -

-Perchè, tu come ti sei vestito? - scherzai, rialzandomi per guardarlo. Oltre al completo nero e la camicia bianca, indossava una cravatta verde smeraldo con un fermaglio dorato, il cappotto nero lungo e una sciarpa, lunga fino alle ginocchia, verde con i bordi dorati e decorazioni sempre dorate.

-Sembra tu debba andare all'opera vestito così! - esclamai.

-Non ti piaccio? -

-Oh, no, al contrario, ma... - Presi la sciarpa e gliela tolsi: - E' meglio se riduciamo gli accessori all'essenziale. Ecco fatto. Ben vestito ma senza esagerare. -

Una volta pronti e usciti di casa, ci dirigemmo verso la fermata della metro più vicina.

-Dove vivono i tuoi genitori di preciso? -

-Nell'East End, in Victoria Park Road. Un bel posticino, poco fuori città, anche se per i primi dieci anni abbiamo vissuto in campagna a dire il vero. -

-Mi sono dimenticato di chiedertelo: hai fratelli? Sorelle? -

-Figlia unica. Ma sono piena zeppa di cugini. Mio padre ha due fratelli e mia madre una sorella, siamo un bel clan che si riunisce per le feste e i compleanni. -

-Mh. Che carini. -

-Anche se mia cugina Liz mi ha fregato un ragazzo una volta, ma è una faccenda sepolta ormai. -

Salimmo sulla carrozza e ci accomodammo su due sedili vicini, in mezzo ad un'anziana signora con un cane al guinzaglio e un signore di mezza età che leggeva il giornale.

Guardai l'animale vicino a me: era un bel cane pastore dal pelo nero e lucido, il muso affilato e le orecchie dritte. Sorrisi quando voltò la testa verso di me e cominciò ad annusarmi.

-Oh, stia tranquilla, non morde! - disse cortese la padrona.

-Adoro gli animali - risposi, carezzando il cane sulla testa.

-E' un regalo dei miei nipoti, sa, per tenermi compagnia e difendermi dai ladri. -

-E' così bello, come si chiama? -

-Si chiama Thor. -

Anche senza vederlo, potei avvertire il sobbalzo di Loki nell'udire quel nome.

-Come, scusi? - dissi.

-Mia nipote è una grande fan di Harry Potter, e gli ha dato lo stesso nome del cane del guardiano Hagrid, anche se non è della stessa razza. -

-Ah, capisco... - sorrisi, sollevata.

La signora si accorse che era la sua fermata, e ci salutò allegramente diretta alle porte scorrevoli che si stavano aprendo.

-Loki...? - dissi, voltandomi lentamente verso il mio compagno di viaggio.

Il dio non aveva espressione, e rimase come imbambolato fino alla nostra destinazione.

-Troviamo un angolino tranquillo... - mi sussurrò, salendo i gradini che ci avrebbero riportati all'esterno.

Lì imboccammo un vicolo, e lo vidi appoggiarsi con una mano al muro di una casa, tenendo bassa la testa.

-Loki? -

Non mi dette risposta, e iniziai a preoccuparmi: - Ti senti male? Loki? -

Fu quando cominciai a sentirlo sghignazzare che alla preoccupazione si sostituì la confusione, ma poi scoppiò a ridere di gusto, appoggiandosi al muro con la schiena, e capii cosa gli fosse preso: - Il nome di un cane!! Un cane!! -

-Loki? -

-Oh, se solo lui fosse qui si vergognerebbe da morire!! -

Allora mi misi a ridere anch'io, e andammo avanti così per un bel pezzo, finché rimanemmo senza fiato. Fra un respiro e l'altro, riuscii a dire: - La giornata... comincia... bene! -

-Già... -

-Andiamo dai miei... genitori, adesso? -

-Sì... Ah, non ridevo così da una vita!! -

Il dio riprese ben presto la sua solita compostezza, anche se ogni tanto ci scambiavamo delle occhiate divertite e ci scappava un sorriso.

Trovammo facilmente la casa dei miei genitori: era una bella villetta di mattoni rossi e bianchi, dal tetto in tegole di ardesia e completa di un bel giardino fiorito, circondato da un muretto con un'inferriata; le finestre in legno bianco lasciavano intravedere le tendine rosa pastello al loro interno, tenute su da dei nastri di tono leggermente più scuro.

Aprii il cancello in ferro battuto, e percorremmo il breve vialetto in ghiaia fino alla porta d'ingresso, anch'essa bianca con su il numero civico in lettere dorate.

Suonai il campanello, e nel frattempo ricordai al dio di comportarsi bene.

-Sarò un pezzo di pane, promesso - mi rispose ammiccando.

Fu mia madre ad aprirci: aveva indosso una delle sue camicette preferite, e notai che era stata dalla parrucchiera, poiché i suoi riccioli castani adesso avevano una vaga sfumatura di rosso scuro. A proteggere i suoi abiti c'era un grembiule bianco che andava dal petto alle ginocchia, e ci accolse con un ampio sorriso.

-Mystery! Eccoti qua! -

-Ciao, mamma! -

Mi abbracciò, mi baciò sulle guance e mi domandò se fosse tutto a posto.

-Tutto bene, tiriamo avanti. -

-E lui è il tuo amico Lawrence, giusto? - continuò, rivolgendo l'attenzione al dio accanto a me.

-Esatto. Lawrence, ti presento mia madre, Lucy Lysle; mamma, lui è Lawrence Laufeyson. -

-Piacere di conoscerti! - esclamò lei, allegra, tendendogli la mano perchè la stringesse, ma Loki invece eseguì un perfetto baciamano, inchinandosi, e aggiungendo: - Il piacere è mio, signora Lysle. -

-Oh, è così galante! Ma prego, entrate, il pranzo è quasi pronto! Tuo padre ti aspetta in salotto, Mystery! -

A denti stretti, sussurrai all'altro: - Perchè l'hai fatto? -

-E' buona educazione salutare una signora come si deve. -

-Ma il baciamano non usa più! Vuoi farti scoprire? -

-E' decaduta così tanto la galanteria dei midgardiani? -

-Lasciamo perdere. Spero solo tu non abbia intenzione di fare gesti “educati” anche con mio padre! -

-Posso stringergli la mano? - Colsi l'ironia nella sua voce.

-Finiscila. -

Giungemmo in salotto, dove mio padre, un uomo ormai di cinquant'anni dai capelli neri brizzolati qua e là e profondi occhi marroni come quelli di mio nonno e me, ci accolse sorridendo: - Mildred! Piccola mia! -

-Ciao, papà! -

Lo abbracciai, contenta, chiedendogli come stava.

-Accuso qualche piccolo acciacco, ma sai... E tu? Tutto bene? -

-Tutto bene. Ah, vorrei presentarti... -

-Lawrence, giusto? - Mio padre tese la mano: - Gawain Lysle, molto piacere. - Notai, come sempre quando portavo un ragazzo a casa, quel suo modo di guardare le persone, che trovavo odioso: stava studiando il nostro ospite. Alzai gli occhi al cielo, senza farmi vedere.

Loki gli strinse la mano: - Lawrence Laufeyson, molto piacere, signor Lysle. Mystery mi ha parlato molto di voi. -

-Spero bene. E quando la finirai di farti chiamare così? - aggiunse, rivolto a me.

-Papà, ne abbiamo già discusso, una Wiccan si sceglie il nome da sola. -

-Lo so, lo so... Devo ancora abituarmici. -

-E' pronto! Tutti a tavola! - disse mia madre dalla cucina.

 

 

 

Fu un pranzo divertente e piacevole, più di quanto avessi previsto. Loki conquistò subito i miei genitori, dimostrandosi un bravissimo intrattenitore, anche se sapevo che le storie che raccontava sui suoi anni passati a studiare a Brighton e sulla sua famiglia non erano vere.

Ma era talmente bravo con le parole che ad un certo punto mi domandai quanto di ciò che aveva detto fosse vero e quanto falso. Era davvero abile.

Terminato il pranzo, il mio amico suggerì di continuare la conversazione coi miei genitori in salotto, e con mia grande sorpresa mio padre annunciò che gli avrebbe offerto un po' di sherry. Non perchè mio padre non ne bevesse mai, anzi, era il suo piccolo rituale dopo i pasti farsi un goccetto tanto per digerire, ma la sua proposta mi giunse nuova: non aveva mai offerto da bere a qualcuno che avevo portato a casa.

Vidi la mia occasione: - Io devo cercare una cosa, su in soffitta, ma vi raggiungo presto, va bene? -

-Non preoccuparti, Mystery, li terrò d'occhio io! - rispose allegro Loki, proseguendo la nuova storia che i miei genitori, più che altro mia madre, lo avevano pregato di raccontare.

Pensai: “Hai fatto colpo, non l'avrei mai detto!”

“Mai sottovalutare il fascino di un grande oratore come me.”

“Ma se hai sparato balle una dietro l'altra!”

“Il trucco è credere nelle proprie bugie. Se tu ci credi, anche gli altri ci crederanno.”

“Io vado. Intrattienili più che puoi.”

Mi diressi verso il corridoio che portava alle camere da letto al piano terra, e osservai la botola che indicava la posizione della soffitta. Era rettangolare e bianca, stagliata sulla carta da parati giallo pastello. Mi guardai attorno: avrei avuto bisogno di un bastone col gancio per poterla aprire e far calare la scaletta pieghevole che mi avrebbe portata su. Con mia grande fortuna lo trovai subito, appoggiato in un angolo della cucina, e con un paio di strattoni riuscii ad aprire. Calai la scaletta, sempre aiutandomi col bastone, e mi resi conto di quanto fosse buio lassù. Tornai in cucina, e trovai una torcia dove mia madre la teneva sempre per le emergenze, cioè in un cassetto della credenza assieme ad alcune candele. Capitava spesso infatti che saltasse la luce da quelle parti, specie durante i temporali violenti.

Accesi la torcia e iniziai la mia scalata, stando attenta a come mi appoggiavo con i tacchi, e quando riuscii a fare capolino e a portare la torcia su con me, mi resi conto che non sarebbe stata un'impresa facile. La soffitta era infatti piena di mobili coperti da teloni bianchi, che davano alla stanza un'aria lugubre. Il forte odore di chiuso mi diede la conferma che lì non ci metteva piede nessuno da anni, e in questo senso fui sollevata, perchè c'erano più possibilità che gli appunti di mio nonno non fossero stati toccati.

-Allora... Intanto troviamo la cassetta. -

Spostai i teli da ogni mobile, e riconobbi il vecchio scrittoio di mio nonno. Me lo ricordavo perchè mi divertivo sempre a nascondermici sotto quando giocavo a nascondino coi miei cuginetti. Mi prese un po' di nostalgia, rivedendo nella mia mente quei momenti, nei quali era presente anche mia madre, che premurosa ci preparava la merenda.

-Sembra passato così tanto tempo... -

Sospirai, mi scrollai per cacciare la tristezza e iniziai a cercare una scatola di latta in ogni cassetto, ma trovai solo, sotto una manciata di foglietti scribacchiati, la chiave che l'avrebbe aperta. Così proseguii la mia ricerca negli altri mobili, ma l'insuccesso mi portò a guardare dappertutto. Dal piano terra potevo udire le risate dei miei genitori, e mi domandai cosa stesse succedendo. Poi, rovistando in un vecchio scatolone, finalmente la trovai: una cassetta di latta, larga quanto un foglio formato A4 e alta almeno tre pollici.

Inserii la chiave nella serratura, e con gioia vidi che combaciava. Ma non la aprii, perchè l'avevo promesso.

Invece lasciai la scatola vicino alle scale, sistemai tutto come era prima e recuperando la torcia e il mio tesoro cominciai a scendere, stando sempre attenta a dove mettevo i piedi. Ripiegai la scala e chiusi di nuovo la botola, rendendomi conto dell'innaturale silenzio nella casa.

-Mamma? Papà? - chiamai.

A rispondermi fu Loki: - Sono qui. Vieni a vedere. -

Andai in salotto, e rimasi basita: i miei genitori erano sul divano, l'uno accanto all'altra, addormentati, mentre il dio se ne stava comodamente su una poltrona con un bel bicchiere di liquore in mano, mezzo pieno.

-Cosa è successo? -

-Hanno bevuto troppo sherry. -

-Li hai fatti ubriacare? -

-Mi avevi detto di intrattenerli il più possibile. -

-Ma non così! Sei diventato matto? -

-Si stavano divertendo molto. E poi io non ho insistito affinché continuassero a bere, hanno fatto tutto da soli. -

Provai a scuotere mio padre, ma ottenni solo un sommesso russare.

-Non posso lasciarli così... -

-Scrivi loro un biglietto e torniamo a Londra. Lasciali riposare. -

-E tu? Quanto hai bevuto? -

-Non molto. Ma su di me l'alcol non ha tanto effetto, sarà una questione di metabolismo. -

-Sei un dio. Altro che metabolismo. - Scossi la testa: - E va bene, lascio un biglietto e andiamo. Non abbiamo più niente da fare qui. -

-E' quella? - mi domandò lui, indicando la scatola di latta nelle mie mani.

-Sì. Non l'ho aperta. -

Loki si lasciò scappare un sorriso enigmatico: - Sei così onesta... Non le fanno più le persone come te. -

-Lo considero un complimento. -

 

 

Sulla metro non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla scatola.

“Dentro c'è tutto il materiale raccolto da mio nonno su quella spedizione... Spero solo che ci sia anche una risposta al suo problema...”

“Ti sento, Mystery...”

“Lo so. Ma non mi importa. Voglio aiutare mio nonno, ora che so che non è pazzo, ora che so la verità.”

“Sicura di voler andare fino in fondo?”

Lanciai uno sguardo più che eloquente al dio, e aggiunsi: “Tu vuoi che vada fino in fondo?”

“A questo punto... Voglio solo dirti che non sarà una bella scoperta.”

Rimanemmo in silenzio, da quel momento in poi, sia con la mente che con la voce, fino al ritorno a casa.

Lì tolsi i tacchi e le calze, presi il tavolino del salotto, lo misi al centro del tappeto e invitai Loki ad accomodarsi di fronte a me, seduti per terra. Infilai di nuovo la chiave nella serratura, e mi fermai: - Sei pronto? -

-Quando lo sei tu. - La sua calma apparente si contrapponeva alla mia emozione. Girai la chiave e sollevai il coperchio. La prima cosa che trovammo furono un quaderno, alcuni fogli con degli schizzi fatti a penna sopra e un album di fotografie. Sotto ancora c'erano un campione di terra in un vetrino da microscopio, una collana di perline di fattura antica e una lente di ingrandimento.

-E' tutto qui... - mormorai, - Direi che forse dovrei dare un'occhiata al quaderno, che ne pensi? -

Ma Loki non mi ascoltava. Aveva preso la collana e la stava osservando. Lo lasciai momentaneamente perdere e iniziai a sfogliare gli appunti di mio nonno. Trovai presto ciò che mi interessava: la lista completa di ciò che c'era nella prigione sotterranea.

Scorsi l'elenco con l'indice, tremando: - Qui riporta il ritrovamento di uno scheletro di serpente con relativa testa mozzata, un pugnale, una bacinella in pietra, e... un cadavere? -

Guardai interrogativa l'altro, ancora preso dalla collana, che semplicemente mi suggerì di guardare le fotografie.

Immediatamente presi l'album e iniziai a sfogliarlo, e dopo qualche scatto di natura amatoriale finalmente giunsi alle immagini relative ai ritrovamenti.

-Ecco il serpente... E poi... Oh miei dei!!! -

Mi portai una mano alla bocca, scossa dalla vista del cosiddetto cadavere. Ripresi coraggio e lo guardai meglio: aveva degli abiti femminili, ma non sembrava antico.

-Ma... Non può essere... Non è così malridotto da far pensare... -

-Vent'anni. -

La voce di Loki suonava triste.

-Come? -

-Ormai sono trenta. Ma quando tuo nonno mi trovò, era morta da vent'anni. -

Lo guardai: aveva ancora la collana fra le mani, e i suoi occhi erano lucidi.

-Chi era? - domandai.

-Pensa, Mystery. Io non ero del tutto solo là sotto. -

In quel momento collegai tutto. Una donna. Un serpente. Una bacinella.

Riuscii a pronunciare solo una parola, a occhi sbarrati, che però racchiudeva tutto ciò che avevo finalmente inteso: - Sygin... -

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Capitolo 13
*** La vera storia ***


-Tutto quello che è scritto nei libri... Dimenticatelo. Perchè non è la verità, non la mia verità, e vorrei che tu ascoltassi adesso. - Loki pronunciò queste parole con tono grave, posando la collana sul tavolo.

-Certo che ti ascolterò. - Mi accomodai, incrociando le gambe, e attesi.

-Conosci quel passo che recita: “Legato lei vede giacere sotto il bosco di Hveralund l'infausta figura simile a Loki. Là siede Sygin presso il suo sposo per nulla entusiasta”? -

-Sì. -

-Non andò così. Oh no. Dimmi Mystery: cosa vuol dire Sygin? -

-Fedeltà. -

-Lei mantenne fede al suo nome. Fino alla fine. Non volle abbandonarmi, nessuno la costrinse a finire prigioniera con me. -

-Vuoi dire... - Mi venne un nodo alla gola: - Vuoi dire che si offrì volontaria? -

-Uno dei nostri figli era stato ucciso a causa mia. Credevo che mi avrebbe odiato per il resto dei suoi giorni per quanto era successo, invece, dopo qualche giorno, eccola lì, davanti a me. Temetti di avere le allucinazioni, ma così non era. La mia sposa aveva implorato Odino di potermi raggiungere, per darmi un minimo di conforto e di sollievo dalla tortura del serpente. Lui alla fine aveva acconsentito. Passarono i secoli, e noi rimanemmo lì, praticamente isolati. Ma lei... -

Si fermò, bloccato da un improvviso sospiro più simile ad un singhiozzo, per poi riprendere: -Ma lei era sempre più debole. La guardavo deperire, giorno dopo giorno, anno dopo anno, incrollabile nella sua devozione. Provai a dirle di andarsene, ma non mi ascoltò. Alla fine compì un ultimo gesto disperato: provò ad uccidere il serpente. -

-Quindi lo scheletro... e la testa... -

-Ci riuscì. Mi liberò dal mio tormento. Ma ad un prezzo altissimo. -

Mi preparai psicologicamente a quanto stava per arrivare, mi morsi un labbro e con un cenno del capo lo invitai a continuare.

-Lottando col serpente aveva esaurito le sue ultime forze. Inoltre era rimasta ferita da quei denti intrisi di veleno. Urlai il suo nome, me lo ricordo bene. Era a terra, sofferente, e respirava a malapena. Mi guardò con i suoi begli occhi neri un'ultima volta, sussurrando semplicemente “Mi dispiace”. Ebbe giusto il momento di sorridermi ancora, prima di accasciarsi a terra, finendo col volto rivolto in alto, così come l'hanno ritrovata. Non potei nemmeno stringerla fra le braccia in quel momento... -

Sospirò di nuovo, stavolta più a fondo. Proseguì, buttando fuori tutto quello che si era tenuto dentro fino a quel momento: - Mi sono arrabbiato con te, quando mi hai sfiorato la mano, perchè quel contatto mi aveva riportato alla mente lei, durante uno dei nostri primi incontri. Era così timida, arrossiva ad ogni complimento che le facevo. Mi ha fatto male ricordare, ma non volevo dirtelo. -

-Perchè no, Loki? Perchè non dirmi subito che si trattava della morte di Sigyn? -

-... Guardami. -

In quel momento non vidi un dio dal potenziale negativo, capace di distruggere il mondo e portare il caos, ma una persona distrutta emotivamente che nonostante avesse bisogno di aiuto lo rifiutava, perchè convinto che fosse una debolezza mostrarsi anche solo per un attimo così fragile.

-Ho represso il mio dolore a lungo, e questo è diventato rabbia e rancore, alimentato dalla vista del corpo della mia sposa che andava via via distruggendosi sotto i miei occhi, e poi ho imparato a non sentire più niente. -

-Loki... Se non provi più niente... Perchè piangi? -

Era vero. Grosse lacrime scendevano dai suoi occhi, impietose. Sembrava non se ne fosse accorto.

Tentò di asciugarle, rabbiosamente, ma lo fermai, raggiungendolo dall'altra parte del tavolo e prendendolo per le mani.

-Lasciami! -

-No, adesso ascolta me, Loki! - Lo trattenni, sperai non troppo saldamente, e lo guardai dritto negli occhi: - Voglio che tu sappia che se vuoi sfogarti puoi farlo! Temi di sembrare patetico? Non è così. -

Cercai di sorridere, ma fui incerta nonostante le mie parole: - Per me non lo sei. Perdere qualcuno che ci è caro fa troppo male per trattenersi. Andiamo. Con me puoi stare tranquillo, siamo amici adesso! -

Mi guardò, studiandomi a lungo, come se stesse decidendo se fidarsi o meno di ciò che avevo detto.

-Mystery? -

-Sì? -

-Ti prego, quello che sto per fare è imbarazzante per me quanto per te, volevo solo dirtelo. -

-Che cosa? -

Rimasi paralizzata nel constatare, dopo due o tre secondi, che mi stava abbracciando. Non potevo crederci. Non mandò lamenti, neanche una parola, ma lo sentivo piangere sulla mia spalla. Ricambiai incerta l'abbraccio, avvertendo che anche a me veniva da piangere, e mi domandai se si sarebbe arrabbiato se avessi provato a confortarlo in qualche modo. Restammo a lungo lì, in silenzio, finché Loki non si calmò, mi lasciò e dopo due o tre respiri profondi disse: - Sto... meglio. -

-Sicuro? -

-Quello che è accaduto ormai non si può cambiare. Adesso che mi sono confidato con te però... sto davvero meglio. Come hai fatto? -

-Non mi stancherò mai di ripetertelo: siamo amici. E gli amici stanno vicini nel bene e nel male. -

Gli lanciai il mio sorriso migliore, ma lui tornò a guardare la collana.

-Apparteneva a lei, sai? -

-Credo tu possa tenerla. -

Lui allungò un mano per prendere l'oggetto e poi metterlo in una tasca.

-Ora che lo sai... -

-Riesco a capirti un po' di più. - Ci rialzammo, incerti, e aggiunsi: - Starò più attenta ai tuoi comportamenti d'ora in poi. Quando ti vedrò giù di morale, saprò il perchè. -

Loki scrollò le spalle, e riprese il suo solito atteggiamento: - Muoio di fame. Prepariamo la cena? -

 

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Capitolo 14
*** Farsi guidare ***


Nascosi accuratamente la scatola di latta in camera mia, nel mio armadio con dentro le lenzuola di stagione, ancora scossa per gli eventi della sera precedente. Quella mattina fui io a preparare la colazione, poiché Loki non si era ancora alzato. Motivai la cosa dando la colpa al tempo, di nuovo brutto, e andai a svegliarlo.

-Hey? Loki? - Lo trovai avvolto nel lenzuolo, come un baco da seta, che mi dava le spalle. Mugugnò qualcosa in risposta, così riprovai, pungolandolo su una spalla con la mano: - Non vieni a... fare colazione? -

-Arrivo. - Non suonò convinto, ma si girò comunque verso di me, e lì mi spaventai: aveva delle profonde occhiaie.

-Non hai dormito, vero? -

-Neanche un po'. -

-E il motivo è ciò che penso io? -

-No, il motivo è questo temporale maledetto. Ma quanto piove qui, si può sapere? -

-Ultimamente piove spesso, penso sia colpa del clima impazzito o qualcosa di simile. Non hai dormito per via dei tuoni? - scherzai.

-Ogni volta che chiudevo gli occhi sentivo un botto spaventoso: come hai fatto a dormire? -

-Sono quel tipo di persona dal sonno pesante. Vuoi restare a casa oggi? -

-Sì, non ho il turno stasera. Mh. Ma tu senti, parlo come un comune essere umano ormai. -

-Non è vero. Stai solo imparando ad esprimerti come noi. -

Si alzò in piedi, e a passo lento andò in cucina, si accomodò su una sedia e io gli misi una brioche calda davanti, in un piatto, e una tazza di caffè. Quando mi resi conto che non stava mangiando, domandai: - Sicuro che sia solo il temporale? -

-Sto bene. Solo... Ti ricordi della lettera? -

-Sì. -

-Ho provato a cercare ancora. E forse ho trovato qualcosa di interessante. -

-Sul serio? -

-Dopo ti faccio vedere. -

Rimase in silenzio, fissando la sua colazione, così provai ad insistere: - Vuoi che ti prepari qualcos'altro? -

-No, va bene così. -

-C'è qualcosa che vuoi dirmi allora? -

Lui sospirò, portando lo sguardo in basso. Ero quasi sicura che fosse tristezza quella nei suoi occhi.

-Ieri sera... Sapevo che avrei dovuto affrontare il mio passato, non appena hai aperto quella cassetta. Ma non ero preparato a... piangere. -

-Se qualcuno reprime le proprie emozioni per tanto tempo, alla fine queste esplodono con maggior potenza al momento di affrontarle. E' normale. Umano, direi. -

-Scherzi, vero? Io non sono neanche del tutto asgardiano! -

-Volevo solo dire... -

-Sì, lo so. - Si passò una mano sul viso, visibilmente stanco.

In quel momento ebbi l'impulso di andare lì e abbracciarlo, per compassione, ma sapevo che non avrebbe gradito.

-E' il pensiero che conta, non preoccuparti. -

-Come? -

-L'abbraccio. - Il suo sogghigno mi fece intendere che aveva di nuovo letto i miei pensieri.

Lo guardai male: - Devi smetterla di fare così, non ti rendi simpatico. -

-Non posso farci niente, hai una mente piena di cosette interessanti! -

-Per esempio? -

Prese un sorso del suo caffè: - Per esempio... So cosa hai fatto la sera che hai perso il lavoro. Non credevo che quello fosse il tuo modo di consolarti. -

Rimasi a bocca aperta: - Quello che faccio col mio computer sono affari miei! -

-Non dico il contrario, ma almeno trova dei passatempi più costruttivi. -

Volevo prenderlo a schiaffi, al diavolo la compassione, ma pensai che in fondo me l'ero cercata, così lasciai perdere. Terminai la mia colazione e andai in salotto: - Ho ancora un po' di tempo prima di andare alla biblioteca, diamo un'occhiata alla lettera, vuoi? -

Loki mi raggiunse, e prese la lettera da sotto il suo cuscino. Mi invitò a sedermi vicino a lui sul divano-letto, e una volta comoda rimasi in attesa, ascoltando la sua spiegazione.

-Ci è voluto un po', ma alla fine ho trovato il modo di scoprire il messaggio su questo foglio. Per renderti la cosa più semplice posso dirti che tu credi di vedere il foglio bianco, ma in realtà è un'illusione. -

-Un'illusione? -

-Già. Una magia asgardiana, di livello medio. La conosco abbastanza da dirti che è piuttosto comune, tuttavia viene utilizzata solo per le missive segrete. -

-E quindi? Qual'è il messaggio? -

Passando la mano destra sul foglio, il dio scoprì alcune righe, scritte con le rune, a caratteri piuttosto grandi.

-Vuoi che lo traduca? - mi domandò.

-Sì, per favore. Non sono ancora così brava da leggerle. -

Questo era ciò che c'era scritto:

“Lasciati guidare dal tuo sapere e arriverai alla verità.”

-Tutto qui? - domandai.

-Sarebbe più complicato nella mia lingua madre. Ma in sostanza sì, è tutto qui. -

-Fammi capire, mi sono preoccupata per una frase poetica? -

-Dobbiamo preoccuparci che si tratta di magia asgardiana, piuttosto. -

Sogghignai: - Se è un messaggio rivolto a me, vuol dire che hai ancora qualche scheletro nell'armadio? -

Loki mi guardò malissimo, come se volesse buttarmi fuori dalla finestra: - Ne ho molti, ma non ti riguardano. Dobbiamo cercare di capire cosa significhi, se è un codice o qualcosa di simile. -

Gli detti una pacca sulla spalla: - Avrai tutto il giorno per lavorarci su, io devo scappare. Teniamoci in contatto in caso di bisogno. - Afferrai il mio ombrello, poggiato vicino all'ingresso, e lo salutai un'ultima volta.

 

 

 

La biblioteca del signor Wednesday era più frequentata di quanto mi aspettassi. Non mi ero neanche accomodata dietro al bancone che dopo dieci minuti cominciarono ad entrare genitori che cercavano un regalo per il compleanno del proprio figlio, oppure bambini che incuriositi dalla vetrina trascinavano i parenti all'interno. Per tutto il giorno fui impegnata nel prendere i prezzi sull'antiquata cassa di metallo accanto a me, sapete, di quelle che sembrano macchine da scrivere e alle quali scatta una campanella ad ogni articolo venduto.

Il mio nuovo capo era molto cortese coi suoi piccoli clienti, e si fermava a parlare con chi era già suo cliente abituale fra gli adulti. Mi fermai ad osservarlo, e mi resi conto che nella sua figura c'era non solo un'aria gentile, ma qualcosa che ispirava importanza, quasi un atteggiamento veramente da saggio.

Il tempo volò, e all'orario di chiusura, precisamente le otto, mi resi conto che Mr Wednesday si era inoltrato sul fondo del locale, a riordinare alcuni volumi. Mi avvicinai, con lui voltato di spalle rispetto alla porta, e annunciai che stavo andando via.

-Aspetta, mia cara! Voglio farti una domanda. -

Si voltò verso di me, e quel che mi disse mi lasciò un po' perplessa: - Ho notato che ti piacciono i bambini: perchè? -

-Beh... Un perchè non ce l'ho. Mi piacciono. Gli unici che non sopporto sono quelli molto viziati e capricciosi, ne ho affrontati parecchi, mi creda! -

-Davvero? -

-Già. Facevo la baby sitter qualche tempo fa. -

-Capisco. Ma la mia domanda reale è: ti andrebbe di venire anche domani? -

-Per il pomeriggio di lettura? - Mi passai una mano fra i capelli: - Non penso ci siano problemi, ma devo consultarmi col mio coinquilino. Le farò sapere. -

-Nessun problema. Sono sicuro che ci sarai. -

Salutai il mio capo e uscii dalla biblioteca.

Pensai che in fondo sarebbe stato divertente: “Potrei leggere delle storie ai pargoli, sarebbe carino!”

Mi accorsi con orrore che i miei non erano gli unici passi sull'asfalto umido. Alle mie spalle, ne risuonavano altri. Non accelerai, perchè seguivano la mia andatura.

Cercai di non farmi prendere dal panico, e continuai, sperando fosse solo un passante, m quando mi resi conto dell'insistenza del mio inseguitore, mi decisi ad affrontarlo: mi voltai di scatto e gli dissi, più minacciosa possibile: - Insomma, che vuoi da me? -

Rimasi bloccata: di nuovo la donna con la felpa grigia, che mi fissava da dietro le lenti degli occhiali da sole con le mani nelle tasche dei pantaloni.

Lì sbottai: - Senti, non so se tu sia una stalker o una specie di matta, ma mi stai davvero dando sui nervi con questa storia, a me e al mio amico, perciò dimmi che vuoi e facciamola finita! -

-Amico? - Sembrava davvero sorpresa.

-Sì, il mio amico. -

Mi guardò, come se stesse metabolizzando la cosa con grande difficoltà.

-Devo andare. - Mi diede le spalle e corse via in un vicolo secondario. Provai ad inseguirla, ma quando svoltai anch'io era di nuovo sparita.

-Oh, ma per l'amor degli dei, che cavolo sta succedendo qui? - dissi, rivolta a me stessa.

 

 

 

Tornata a casa avevo voglia solo di fare un pasto leggero e un lungo sonno. Entrai, trovando la luce accesa in salotto, ma nessun segno di vita.

-Loki? -

Il suo letto era ancora disfatto, con mio grande disappunto; poggiai il cappotto sull'attaccapanni e iniziai a cercarlo, partendo dal bagno.

Fu solo quando notai la porta della mia stanza, socchiusa, che capii dove si fosse nascosto. Raggiunsi la maniglia e aprii lentamente la porta, lasciando che la luce del corridoio si proiettasse all'interno.

-Loki? - tentai di nuovo, sottovoce. La prima cosa che notai erano fogli e fogli sparsi per terra; ne presi uno e vidi che era fittamente ricoperto di appunti scritti in rune, dalla calligrafia a dir poco raffinata ma rovinata da cancellature e tentativi di correzione.

“Ha tentato di decodificare la frase della lettera?” ipotizzai.

Un rumore sommesso mi fece voltare la testa verso il mio letto, anch'esso ricoperto di fogli. Notai una figura rannicchiata, nella semioscurità, e quando mi avvicinai, mi sfuggì un sorriso intenerito: Loki era lì, sopra ad alcuni fogli, che dormiva profondamente su un fianco. Non aveva toccato le coperte, segno che si era solo accomodato per scrivere. In mano aveva ancora la penna.

La sue era un'espressione così tranquilla che non sembrava nemmeno gli appartenesse.

Non potei fare a meno di pensare: “E' così carino quando dorme!”

In punta di piedi, andai a prendere una coperta dal mio armadio, la distesi e gliela misi addosso.

“Non gli dirò del mio incontro con quella donna. Tanto sono sicura che si rifarà viva prima o poi.”

In un moto di tenerezza, carezzai la testa del dio addormentato, stando attenta a non svegliarlo.

“Mi sto affezionando troppo a te. Domani mattina te ne dirò di tutti i colori per aver dormito sul mio letto, ma adesso è meglio se ti lascio stare.”

Mangiai un sandwich, mi preparai e andai a dormire nel divano-letto, considerando che non era così scomodo come sosteneva il mio coinquilino.

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Capitolo 15
*** Compleanno in libreria ***


Il mattino seguente mi preparai ad accogliere degnamente il risveglio del mio coinquilino. Mi sedetti su una sedia in cucina, accavallai le gambe e incrociai le braccia, in attesa.

Loki arrivò dopo un quarto d'ora, stropicciandosi gli occhi e dandomi il buongiorno.

-Buongiorno a te. Hai dormito bene? - domandai, cercando di non dare a vedere il mio disappunto.

-Sì, abbastanza. - Poi lui recepì la mia allusione: - Oh, giusto. -

Il sorriso che avevo messo su divenne una riga piatta di serietà: - Perchè eri andato nella mia camera a cercare una risposta a quel messaggio? -

-Volevo stare più comodo, ma devo essermi appisolato. -

-Appisolato? Dormivi di gusto, altroché! -

-Non prendertela per tutto quel che faccio... E non urlare, ho mal di testa. - Si massaggiò le tempie come a sottolineare la sua condizione.

-Fantastico. Guarda che se ti senti male io non ti faccio da infermiera! -

-E' solo un mal di testa. Passerà. -

-Piuttosto... Hai scoperto qualcosa? -

-No. Le ho provate tutte, sono ricorso persino agli anagrammi, ma a quanto pare la frase del messaggio è quel che appare. -

-Ma cosa può significare? -

-E' rivolta a te, quindi adesso sarai tu a spremerti le meningi, perchè io ho già dato – concluse, alzando le mani in segno di resa.

-Va bene, dammi un secondo: sappiamo che è asgardiana, il che mi fa pensare che ci sia un collegamento con te e col fatto che tu sia qui. Supponendo che il mittente sia la nostra stalker misteriosa, come abbiamo già ipotizzato, penso che lei sia collegata a te di conseguenza. -

Loki sembrò rabbuiarsi: - E se fosse una spia venuta da Asgard? Avrebbe tutto più senso. -

Mi morsi un labbro: - Devo confessarti una cosa. -

Gli raccontai del mio breve incontro con la donna dalla felpa grigia, e vidi i suoi occhi spalancarsi dallo stupore, subito sostituito da quel che sembrava rabbia: - Non posso credere che sia arrivata a seguirti! -

-Non solo, quando le ho detto che siamo amici sembrava aver subito uno shock. E poi è scappata, svanendo nel nulla, come al solito. -

Il dio scattò in piedi: - Non ho più dubbi! Una spia! Ma perchè quel messaggio allora? -

-Siediti, torniamo a ragionare. -

Lui ubbidì, riaccomodandosi, e ripresi da dove avevamo interrotto: - La frase suggerisce che io possieda un sapere che dovrebbe guidarmi verso la verità. -

-Cosa sai esattamente? Quali sono le tue conoscenze? -

-In realtà, con tutto quello che leggo, sono abbastanza ferrata su vari argomenti. -

-Capisco. Ma se basiamo le nostre supposizioni sul semplice fatto che tutto si ricollega al sottoscritto... -

-Che egocentrico... - scherzai.

-Mystery, seriamente. -

-Va bene. Diciamo che su ciò che riguarda te e il mondo dal quale provieni, ne so molto. Ma la vera domanda è: a quale verità dovrei arrivare? -

Seguì un pesante silenzio dopo questa mia ultima frase, nel quale ci perdemmo entrambi nelle nostre idee, silenzio rotto poi dalla suoneria del mio cellulare, rimasto nella mia borsa all'ingresso.

Corsi a rispondere: era il signor Wednesday.

-Pronto? -

-Cara Mystery, buongiorno. -

-Buongiorno a lei. Che succede? -

-Si tratta dell'incontro di oggi con i bambini. Temo di doverti chiedere i venire qui in anticipo, perchè oggi è un giorno particolare: è il compleanno di uno dei piccoli, e la madre mi ha chiesto di poter far coincidere il nostro appuntamento settimanale con la sua festa, per fargli una sorpresa assieme ai suoi amici. Ho acconsentito a patto che si svolgesse tutto sul retro, per non danneggiare il negozio. A me e ai genitori servirebbe una mano in più per organizzare tutto, e ti chiedo scusa se ti ho dato così poco preavviso, ma è stata una questione che si è ridotta all'ultimo momento. Potresti venire qui verso le undici? -

Sorrisi: - Nessun problema, ci sarò. Posso venire anche subito, se serve. -

-Sei una salvezza, mia cara. Ci vediamo più tardi allora. -

-Conti pure su di me; a più tardi. -

Buttai giù e andai a cercare le mie scarpe in tutta fretta. Loki mi domandò se ci fosse qualche problema, e gli risposi semplicemente: - Emergenza compleanno. Il signor Wednesday ha bisogno di aiuto alla biblioteca, devo andare! - prima di scappare verso la porta, afferrando il cappotto, e salutarlo velocemente, chiudendomi la porta alle spalle. Non gli chiesi neanche se sarebbe uscito: mi fidai a lasciarlo solo, per la prima volta da quando si era stabilito da me.

 

 

 

Trovai parecchi genitori nella biblioteca, indaffarati ad appendere festoni sul soffitto della stanza sul retro, che era stata arredata con sedie e tavoli lunghi. Qui venni subito messa all'opera dal signor Wednesday, che mi accolse calorosamente e mi dette disposizione di aiutare la madre del festeggiato. Feci così la conoscenza della signora Amelia Carlisle, e poi di suo marito John. Piano piano mi vennero presentati anche i signori Folks, i signori Chapman e altri ancora. Il tempo volò, e presto tutti dovettero andare via per recuperare i figli a casa, pronti per la festa. Mi resi conto così che eravamo andati ben oltre l'ora di pranzo, e lo feci notare al mio capo, che disse: - Direi allora che è il caso di fare una pausa in attesa dei nostri piccoli ospiti. Puoi andare, Mystery, ma ricorda di essere qui per le tre meno un quarto. -

Calcolai i miei tempi, così optai per un panino al volo prima di tornare indietro. Non avvisai Loki del mio mancato rientro, pensai che avrebbe potuto cavarsela da solo per quel giorno.

Fui contenta quando, poco dopo il mio ritorno alla biblioteca, cominciarono ad arrivare i bambini: conobbi così le gemelle Alice e Agatha Folks, il piccolo Thomas Chapman, Barbara Saltlake e altri ancora, tutti di un'età compresa tra i sette e i nove anni.

In tutto contai quindici bambini, e mi meravigliai di quanto fossero giocherelloni ma anche molto rispettosi della biblioteca, così mi rivolsi ad una madre: - Sono davvero molto bravi. -

-Oh, sì. Da quando hanno cominciato a frequentare questa biblioteca, hanno sviluppato una sorta di adorazione per questa. Sono ovviamente chiassosi come tutti i bambini, ma ad esempio non si sognerebbero mai di rovinare un libro o fare uno sgarbo al signor Wednesday. Oserei dire che è diventato come un nonno per la mia Lindsay! -

Rivolsi allora il mio sguardo verso il mio capo, che in mezzo ai piccoli parlava loro con gentilezza, e quando una bambina dalle trecce bionde gli portò un libro chiedendo se poteva essere letto durante l'ora della loro “bella riunione”, lui rise e le rispose che l'avrebbe proposto all'ospite che avrebbe letto per loro quel giorno (e lì mi lanciò uno sguardo indicativo). Sorrisi: sembrava davvero un nonno coi propri nipoti.

Il festeggiato si fece presto vivo: Anthony Carlisle, che compiva otto anni, entrato nella stanza venne accolto da tutti con un allegro “Sorpresa!!”, che lo lasciò piacevolmente stupito.

Il resto della giornata si svolse come una qualunque altra festa di compleanno: giochi, canzoni, spegnere le candeline...

Venne poi l'ora tanto attesa dai nostri piccoli ospiti: si accomodarono tutti e sedici in cerchio, su dei grandi cuscini colorati, attorno ad una sedia di legno, semplice e decorata sullo schienale da un motivo floreale. Il mio capo mi offrì quest'ultima dicendomi di accomodarmi, affidandomi il libro che la bambina dalle trecce bionde gli aveva portato. Lasciai trascorrere un calcolato minuto di silenzio, in modo che i bambini avessero modo di studiarmi un po' prima di posare il mio sguardo sul titolo del libro: - “Favole della tradizione inglese”. Un'ottima scelta, direi. Le conoscete? -

Di fronte al loro silenzio mi sentii un po' a disagio, e sperai che non fossero troppo esigenti in fatto di racconti.

-Bene... Che ne dite della favola della palla d'oro? -

-La palla d'oro? - domandò una delle gemelle, incuriosita.

Con un sorriso, continuai: - Parla di due sorelle, chissà se anche loro non erano gemelle? -

Mi assicurai così l'attenzione delle due bimbe e degli altri, che si posizionarono per ascoltare.

-Dunque... “C'erano due ragazze...” -

Erano favole molto brevi, così ne lessi parecchie, fra le quali “Jack e i giganti”, “Il re della magia nera” e “L'uomo che non voleva uscire di sera”. Venne poi l'ora di chiusura, così i genitori ci aiutarono a riordinare (anche se non era necessario, dato che i figli avevano avuto un comportamento impeccabile) e a malincuore poi i bambini salutarono me e il signor Wednesday. Mi rivolsi a quest'ultimo per sapere se aveva ancora bisogno del mio aiuto, più per forma che per reale necessità, poiché non sembrava neanche che lì si fosse tenuta un festa.

-Certamente, Mystery, puoi andare. -

Mentre mi avviavo all'uscita, adocchiai per caso un libro su uno scaffale: era piccolo, dalla copertina verde decorata in argento, e quando lo presi fra le mani ne lessi il titolo inciso a grossi caratteri, che occupavano tutta la copertina: “Origine dei nomi dei giorni”.

-Signore, che libro è questo? -

-Ah, quello! Un piccolo manuale che ho trovato nei miei viaggi. E' parecchio interessante, se lo vuoi in prestito basta chiedere. -

-In effetti mi incuriosisce... Posso prenderlo in prestito, davvero? -

-Certo, e prenditi tutto il tempo di leggerlo. Vai, adesso, è buio ormai. -

 

 

 

 

Loki mi accolse con espressione accigliata, accomodato sul divano, e gli domandai cosa non andasse.

-Oh, niente, sono rimasto solo tutto il giorno, non c'è niente che non va! -

Sospirai: - Senti, ho dovuto badare a sedici bambini, non ti ci mettere anche tu! -

-Un minimo di considerazione, Mystery! -

-Santa pazienza, quanto la fai lunga! Ti ho lasciato campo libero per tutto il giorno, credevo fosse quello che volevi! -

-Un conto è la libertà, un conto è l'essere deliberatamente ignorato! -

I toni si stavano alzando fra di noi.

-Non ti ho ignorato! - replicai, togliendomi il cappotto, - Sono stata occupata, chiaro? -

-Oh, certo, a leggere le favole ai bambini chissà quanto avrai faticato!! -

-Ma si può sapere che ti prende?!? -

-Mi hai lasciato solo!! -

Rimasi ferma a guardarlo, mentre cercava di ritirare l'ultima frase da lui pronunciata: - No, ecco... Quello che intendevo... -

-Ti sono mancata? -

Non lo dissi con scherno, ma mi venne spontaneo sorridere.

Lui mi voltò le spalle: - Non ho detto questo. -

-Ti sono mancata! -

Loki se ne andò in cucina, senza dirmi altro. Scossi la testa, pensando che non aveva tutti i torti: era rimasto solo per così tanto tempo che adesso che aveva qualcuno con cui parlare gli era difficile ammettere di non sopportare più la solitudine.

-Dai, Loki, ti prometto che la prossima volta cercherò di farmi sentire! - dissi, cercando di calmarlo, raggiungendolo in cucina.

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Capitolo 16
*** Vendetta ***


Per i due giorni seguenti Loki mi fece giurare a più riprese che se fosse rimasto di nuovo in casa da solo avrei dovuto contattarlo almeno due o tre volte tramite il nostro collegamento telepatico. Solo il mercoledì mattina sembrava aver superato la “fase d'abbandono”, come l'avevo definita io, e chiacchierando seduti al tavolo della cucina mi propose un'idea interessante: - Ricordi quando ti ho suggerito di vendicarti del tuo ex capo? -

-Me lo ricordo, sì. -

-Direi che la vendetta è fredda al punto giusto. Ti va di uscire con me stasera? -

-Cosa hai in mente? - Mi alzai e incrociai le braccia dietro la schiena, camminandogli intorno mentre lui sorseggiava un bicchiere di succo d'arancia.

-Niente, solo qualche tiro mancino per rovinare la festa di stasera. Ci saranno ospiti molto importanti, e fonti sicure mi dicono che sarà presente uno dei maggiori finanziatori del locale. Fargli fare una figuraccia mi sembra il minimo, non credi? -

Poggiai le mani sullo schienale della sua sedia e mi avvicinai lentamente col volto accanto al suo: - Qual'è il piano? -

-E' presto detto: dovrai solo travestirti, ma a quello ci penserò io. Avvertimi quando esci dalla biblioteca, stasera, io ti aspetterò sul retro. Ti trasformerò e poi rientreremo insieme; a quel punto posso garantirti che ci divertiremo. -

-Come funziona, io ti indico la vittima e ti dico quale scherzetto fargli? -

-In parte. - Si alzò, ponendosi di fronte a me: -Tu decidi prima, io agisco di conseguenza dopo. -

-Niente di troppo eclatante, però. Voglio tenere il meglio per ultimo, qualcosa che coroni il tutto come in un'opera teatrale. -

-Mi piace il tuo lato vendicativo. Dovresti tirarlo fuori un po' più spesso. -

-Non si chiama vendetta, ma soddisfazione personale. Voglio vedere Mr White impallidire dalla vergogna! -

-Mi sembra che tu ti esalti un po' troppo per questa “soddisfazione”. -

-Mh... Forse è vero. - Ripensai poi ad una delle informazioni che mi aveva dato: - Hai accennato a delle fonti sicure. Quali sarebbero? -

Con un sorrisetto strano, Loki mi diede le spalle: - Ho solo capito che mi conveniva tenermi buone le mie colleghe. -

Spalancai la bocca, cercando di non ridere: - Hai... flirtato con le mie ex colleghe? -

-Non direi flirtato, ho solo... fatto il carino con loro. Mi sono mostrato gentile, con cose tipo lavare i piatti e eseguire compiti faticosi che loro non potevano fare. Anche se Cassie insiste nel volermi presentare la sua compagna di stanza, e temo che non si limiterebbero ad offrirmi the e biscotti. -

A quel punto cominciai a ridere in modo incontrollabile, e alla domanda del dio su che cosa mi fosse preso riuscii solo a rispondere: - Devo... Andare!... -

 

 

 

La giornata trascorse tranquilla, e ne approfittai per provare a leggere il libro che mi aveva prestato il signor Wednesday. Era in inglese, ma partiva dal lunedì, il che mi sembrò strano, considerando che per noi anglosassoni è il secondo giorno della settimana.

Ne dava prima una breve introduzione sull'origine latina (Lunae dies), poi ne forniva un traduzione in varie lingue, fra le quali il tedesco, l'italiano e lo svedese. Non mi accorsi così che il tempo fra un cliente e l'altro passava, fino ad arrivare all'ora di chiusura.

Il mio capo domandò: - Ti ricordi delle gemelle? -

-Alice e Agatha Folks? -

-Sì, mi hanno chiesto se tornerai anche questa domenica. A quanto pare gli sei piaciuta. -

-Sono tutti dei bravi bambini; sono loro che piacciono a me! - risposi sorridendo.

Il signor Wednesday spostò lo sguardo sugli scaffali, e iniziò a parlare più per se stesso che rivolto a me: - Ho sempre pensato che i bambini sono la risorsa più importante per il futuro. A noi spetta il compito di educarli, farli crescere consapevoli della vastità del mondo e dare loro saggezza e forza necessaria ad affrontare l'avvenire. Lo so, sono padre anch'io, e ho sempre fatto del mio meglio per guidare i miei figli. -

Mi soffermai, incuriosita dall'ultima frase: - Siete padre? -

-Sì, Mystery. Anche se ultimamente i rapporti non sono dei migliori. Ma ora vai, penso che tu abbia da fare adesso. -

-Sì, beh... Allora buonasera, signore. -

-Anche a te. Ci vediamo domani. -

Lasciai la biblioteca, orgogliosa delle parole del mio capo ma anche interrogandomi sulla nuova informazione sul suo essere padre. Ma poi, concentrandomi sul mio nuovo obiettivo, lasciai perdere, e mi diressi a passo veloce verso l' “Old Tea Cup”, mandando un semplice messaggio a Loki: “Arriva la tempesta.”

 

 

 

Lo trovai ad aspettarmi dove avevamo pattuito, e con fare solenne mi posizionò di fronte ad una superficie riflettente, in quel caso la nuova caldaia per la cucina in acciaio rinforzato.

-Ora lascia lavorare l'artista... - Agitò le mani con gesti rapidi e precisi tutt'intorno a me, dalla testa ai piedi, e osservai il cambiamento che stava avvenendo su di me: guardai la mia figura slanciarsi su dei tacchi abbastanza alti, neri, il mio fisico assumere le fattezze di quello di una diciottenne, in un abitino nero dalla gonna corta, i capelli mi diventarono biondi, lunghi e mossi e gli occhi diventarono blu, dalle ciglia lunghe. L'ovale del mio viso cambiò, diventando più magro, e mi ritrovai truccata in toni che mai avrei indossato.

-Che te ne pare? -

Mi toccai la faccia, sbalordita: - Quanto durerà la trasformazione? -

-Per tutto il tempo che vorrò. Non stai affatto male, sai? -

Lo guardai storto.

-Va bene, è solo per questa notte. Entriamo adesso. -

La festa era meno chiassosa di quanto mi aspettassi, anche se la musica era alta e gli ospiti non superavano i trent'anni. Vedevo le mie ex colleghe passarmi accanto con i vassoi carichi di bicchieri pieni o vuoti, e tutta la sala principale era stata rivoluzionata per fare spazio ad un enorme tavolo imbandito di ogni ben di... déi, nel mio caso.

Accanto a me, Loki mi sussurrò di individuare la prima vittima, e di comunicargliela appena fosse ripassato vicino a me, poiché doveva comunque lavorare.

Feci un cenno d'assenso, iniziando a guardarmi intorno, e presto individuai una donna che stava facendo la civetta con alcuni uomini. Quando il dio degli inganni mi passò accanto, sussurrai: - Quella. Fai del tuo meglio. -

Nessuno a parte me notò il lesto movimento della mano del mio amico, e dopo due o tre secondi vidi la donna che rideva iniziare a starnazzare come un'oca. Confusa, fra le risate generali lei iniziò a toccarsi la gola, e a dire che forse le era andato il drink di traverso, ma quando ricominciò con quel verso tutti coloro che le stavano attorno iniziarono a preoccuparsi. Fra le risate generali, la donna scappò via, e quando Loki passò di nuovo vicino a me, dissi: - Ottimo lavoro. -

-E siamo solo agli inizi... - rispose, malizioso.

Gli scherzetti si susseguirono in un crescendo sempre più spassoso: un uomo grasso seduto vicino al buffet si ritrovò con le ali di pollo nel suo piatto che volavano via, una ragazza si mise ad urlare quando una piccola biscia le sbucò dal bicchiere di champagne, e quasi non mi misi a ridere come una matta quando dieci uomini inciamparono sui loro piedi perchè qualcuno gli aveva annodato assieme le stringhe delle scarpe.

Un tizio tentò un approccio con me, e i miei tentativi di allontanarlo servirono a poco, così Loki intervenne facendogli fare una figuraccia: fece in modo che il suo drink gli si rovesciasse addosso senza sosta.

“Grazie, era davvero appiccicoso!” pensai, sorridendo al dio.

“Non c'è di che. Stai all'erta, sei troppo carina stasera.”

Verso la fine della serata Mr White era sull'orlo di una crisi di nervi: lo vedevo, in mezzo agli ospiti, pallido come un cencio cercare di capire la natura di tutti quegli incidenti strani, e rivolgersi a quello che capii essere il suo maggior finanziatore con inchini goffi e rassicurazioni biascicate.

-L'ultima vittima sarà lui - dissi a Loki, indicando con un cenno del capo l'uomo.

-Cosa vuoi fargli? -

-Il gran finale... - conclusi con un sorrisetto sul volto che non mi apparteneva.

-Allora mi darò da fare... -

Per concludere la serata in bellezza (nonostante il numero degli ospiti fosse diminuito di un buon terzo) vennero portate varie bottiglie di spumanti e champagne dall'aspetto costosissimo.

Fu allora che sussurrai all'orecchio del mio “partner” l'idea che mi era venuta in mente, e lui si limitò a sorridere e a dirmi: - Avevo detto che mi piaceva il tuo lato vendicativo, ora posso dire che lo adoro. Mi metto all'opera. -

Osservai ad una distanza di sicurezza le varie cameriere e Loki disporre le bottiglie sul lungo tavolo del buffet, ormai ridotto all'osso, in una formazione piramidale che puntava verso l'alto, e Mr White annunciò che la serata sarebbe finita con la degustazione di pregiati champagne francesi di ottima annata, stando di fronte ad esse come un presentatore di qualche concorso famoso.

Fu allora che Loki mi raggiunse al posto che avevo preso, abbastanza in alto da gustarci la scena, e gli mormorai: - Adesso. -

A braccia larghe e con un sorriso che cercava di essere spontaneo in volto, il mio ex capo non si accorse subito che il tavolo dietro di lui stava tremando. Fra gli ospiti corse un “oh” preoccupato, e quando iniziarono a tremare anche le bottiglie Mr White si voltò, col sorriso sempre più ridotto ad una smorfia grottesca.

Partirono i primi tappi di sughero dalle bottiglie, che schizzarono come proiettili sul soffitto per poi ricadere sulla testa di qualche malcapitato; si infranse un lampadario; preziose gocce di champagne gocciolarono sempre più copiosamente, finché la piramide di bottiglie non esplose con un fragoroso “crash”, spargendo il contenuto sulle persone più vicine, ma cosa ancora più importante inzuppò per bene Mr White e il suo finanziatore. La gente prese a correre a destra e a manca nel panico, mentre il mio ex capo rimase lì, imbambolato, come se non riuscisse a capacitarsi di cosa fosse appena successo.

Presi Loki per un braccio e lo spronai ad uscire dal retro, e una volta fuori iniziammo a correre, diretti verso casa, senza voltarci indietro.

 

 

Giunti sul pianerottolo, il dio mi restituì il mio vero aspetto, e riprendendo fiato ci lasciammo andare ad una soddisfatta risata.

-E'... stato... pazzesco!! - esclamai.

-Sono capace di molto peggio, ma ho voluto trattenermi per evitare guai. -

-Sei stato fantastico! Li hai stesi! -

Mi appoggiai alla parete con la schiena, e Loki accanto a me.

-Sei contenta, adesso? Gliel'hai fatta pagare a quel bellimbusto! -

-Contenta? Non rende l'idea! - D'istinto, con un saltello gli schioccai un bacio sulla guancia: - Grazie mille, Loki, grazie di cuore! -

Lui rimase immobile, e io poi mi resi conto di cosa avevo fatto. Il mio sorriso svanì. Subito provai a giustificarmi: - Scusa, mi sono... fatta trasportare dall'euforia... -

-No, no, non scusarti, io... Caspita. Per la prima volta non so cosa dire. -

-Mi dispiace, credimi, di solito non faccio così. -

-Non mi hai mica dato un pugno; non preoccuparti. Entriamo, adesso? -

-Oh, certo, sì. -

Cercai le chiavi nella mia borsa, e dietro di me sentii ancora la voce di Loki mormorare un sommesso e indefinito: - Prego. -

Sorrisi.

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Capitolo 17
*** Giù la maschera ***


Due giorni dopo il disastro al locale, camminando mi ritrovai di fronte a quest'ultimo. Le porte erano chiuse, e sulla soglia era stato affisso un cartello con su scritto “Chiuso per rinnovo locali fino a data da definirsi”. Sogghignai soddisfatta, convinta che Mr White avesse avuto una crisi isterica e un conseguente esaurimento nervoso.

Ripresi la mia strada, leggera, prendendomela con calma. Avevo solo il turno di pomeriggio alla biblioteca, perchè il signor Wednesday aveva avuto un contrattempo e mi aveva comunicato che avrebbe aperto verso le tre.

Così, girovagando per le strade, incappai in una graziosa pasticceria, e colta dall'ispirazione entrai a comprare dei bignè ripieni. Trasportai il mio pacchetto di leccornie con aria allegra fino a casa, ma quando andai ad aprire la porta del mio appartamento la chiave non voleva entrare.

-Ma che succede? - Tentai più e più volte, ma non ci fu niente da fare. Provai a cambiare chiave, e anche lì fu un insuccesso. Controllai se per caso non avessi sbagliato piano per distrazione, ma a quel punto la porta si aprì, e Loki mi squadrò: - Che stai facendo? -

-Ho provato ad aprire con la chiave, ma... -

-Ecco chi stava armeggiando la nuova serratura! -

-Cosa? Hai cambiato la serratura? -

-Per un valido motivo. Oggi la nostra amica dalla felpa grigia si è rifatta viva. - Mi fece entrare e chiuse la porta con forza: - Ho incantato la serratura in modo che solo una chiave possa aprirla, perciò te ne darò una copia al più presto. Quella donna è ricomparsa sotto la finestra del salotto che dà sulla strada, e ho preso questa precauzione. -

-Non posso crederci... - Lasciai la mia spesa in cucina, tolsi il cappotto emi accomodai su una poltrona. - Dobbiamo fare qualcosa, perchè se come temiamo viene da Asgard, chi ci dice che non tenterà di portarti via? -

-Dovrebbe solo provarci. Ma se hai qualche idea sono disposto a sentirla. -

-Per il momento no. - Spostai lo sguardo sulla confezione di bignè: - Hey, Loki? -

-Sì? -

-Non pensiamo a lei, adesso. Ti va una dolce distrazione? -

-Di che tipo? -

Mi rialzai e lo invitai a seguirmi. Aprii la confezione e andai a prendere un vino abbinabile ai dolci.

-Cosa festeggiamo? - domandò il dio.

-Un po' di cose. Non c'è un motivo particolare. -

Stappai la bottiglia e versai un po' di vino in due bicchieri.

-Attenta, ricordati che il vino su di me non ha effetto. -

-Rilassati, io non vado matta per gli alcolici, non mi vedrai mai ubriaca. Cin cin! -

 

 

 

Con la nuova chiave appesa nel mazzo assieme alle altre dentro la mia borsa, raggiunsi la biblioteca alle tre precise. Trovando le saracinesche ancora abbassate mi misi lì in piedi ad aspettare. Ma quando mi resi conto che il Big Ben suonava le quattro in lontananza, pensai subito che fosse successo qualcosa di grave. Volevo chiamare il signor Wednesday, ma il numero a mia disposizione era solo quello del negozio.

Con una brutta sensazione crescente nel cuore, feci dietrofront per tornare a casa, quando mi ritrovai la strada bloccata da niente di meno che dalla donna dalla felpa grigia.

Senza andare nel panico, stavo per domandarle che cosa voleva, ma mi anticipò: - Oggi la biblioteca resterà chiusa. -

-Come fai a dirlo? Cosa hai fatto al signor Wednesday? -

-Assolutamente niente. Ha avuto un impegno improrogabile ed è dovuto andare via per qualche giorno. -

-Stai spiando anche lui oltre a me, vero? Perchè? -

-La domanda che vuoi pormi non è questa. -

-No, lo ammetto. Voglio sapere chi sei e che cosa vuoi da me e da Lawrence. -

-Non usare il suo nome falso con me, conosco benissimo la sua reale identità. -

Indietreggiai: -Davvero? -

-Loki, il dio degli inganni. Deve averti fatto qualche incantesimo per far sì che ti fidassi di lui. -

-Nessun incantesimo, io mi fido di lui e basta. -

-Non riesco a crederci... - Lei sembrava di nuovo sorpresa.

Insistei: - Ma a parte questo voglio che tu mi risponda: sei una spia venuta da Asgard? -

-Non una spia, ma una specie di guardia. Ho il compito di tenere d'occhio Loki. -

-Perchè? -

-Perchè è pericoloso, e se non stai in guardia prima o poi ti ucciderà! -

-Non lo farà mai. Siamo amici. -

Lei si lasciò sfuggire una risata amara: - Non è la prima volta che lo fa. Appena sente di essere in pericolo, elimina i testimoni a lui più vicini e svanisce senza lasciare traccia. Ha fatto così fin da quando è fuggito dalla sua prigione. -

-Sei una bugiarda, non ti credo! - Mi arrabbiai: come poteva dire certe cose?

-Va bene, non credermi se non vuoi, io ti ho avvertita. - Mi voltò le spalle, pronta ad andarsene, ma io la raggiunsi di corsa e le strappai il cappuccio dalla testa, urlando: - Ti ordino di dirmi chi sei!!! -

Una fluente chioma corvina le scese sulle spalle quando la portai allo scoperto, e senza rendermene conto la strattonai, facendole cadere gli occhiali da sole. Due splendidi e grandi occhi azzurro cielo mi fissarono, confusi, e mi ritrovai a terra con una spinta da parte della sconosciuta, dotata di una forza della quale non la credevo capace.

Sdraiata sull'asfalto, la vidi troneggiare su di me, mentre si infilava nuovamente gli occhiali: -Mystery Endless Sky, ricordati le mie parole: Loki si serve delle persone finché gli fa comodo, ma poi le getta via come carta straccia. -

Rialzandomi, anche se a fatica, replicai: - Ma lui mi ha... salvata... -

-Solo perchè voleva conquistare la tua fiducia. - Si voltò di nuovo, per lanciarmi un ultimo avvertimento: - Prega che sia rimasto un briciolo di umanità in quel cuore di ghiaccio, altrimenti non garantisco per il tuo futuro. - Corse via, e non mi impegnai neanche a tentare di inseguirla. Sapevo che sarebbe sparita nel nulla, e in quel momento le sue parole mi risuonavano in testa come un'eco inquietante. Guarda i palmi delle mie mani: erano tutti graffiati e mi facevano male.

-Merda... -

 

 

 

Tornata a casa, notai che Loki era uscito. Ancora turbata da ciò che avevo appreso, decisi che non dovevo girarci intorno quando lui fosse rientrato. Andai in bagno a medicarmi le mani, coprendo i graffi più profondi con dei cerotti.

Aspettai almeno un paio d'ore, rannicchiata sul divano, prima che il dio si rifacesse vivo, ed entrando esclamò: - Mystery? Devo dirti una cosa che... - Il sorriso che aveva in volto gli svanì all'improvviso quando mi vide. Dovevo avere un aspetto terribile, perchè lasciò di corsa il cappotto che aveva poggiato sul braccio sul pavimento per venirmi vicino.

-Ma che hai fatto? Cosa sono questi? - domandò, indicando i cerotti.

-L'ho vista in faccia... -

-Chi? -

-La donna con la felpa grigia... L'ho vista. -

Gli spiegai l'accaduto, tralasciando per un istante ciò che lei mi aveva detto, e quando arrivai a descrivergliela Loki si lasciò sfuggire un ghigno amareggiato: - Ma certo. Dovevo capirlo subito. -

-Sai chi è? -

Lui si alzò, con aria grave: - Mia cara, hai conosciuto la più forte fanciulla di tutta Asgard. La guerriera più valorosa di tutte! - Il suo tono era beffardo, ma lo vidi stranamente preoccupato.

-Loki... Chi è? -

-Sif. Non posso credere che mi abbiano messo alle calcagna proprio lei. E di solito non è da sola. -

-Sif?!? - Mi alzai: - Quella Sif? -

-Proprio lei. -

Abbassai lo sguardo: - Mi ha detto delle cose... su di te... -

-Come? -

A voce bassa, mi ritrovai a ripetere le esatte parole pronunciate dalla dea, per poi riportare gli occhi, che sentivo umidi, verso di lui: - Quanto di questo è vero, Loki? -

Lui non rispose subito: si sedette sul divano e mi fece cenno di accomodarmi accanto a lui.

Io obbedii, preparandomi al peggio, con un nodo in gola.

-Mystery... Sif ti ha mentito: io non ti torcerei neanche un capello. -

-Ma... Quel che ha detto... -

-E' vero. Ho ucciso in passato. Ma non da quando sono fuggito dalla mia prigione. -

Lasciai vagare lo sguardo davanti a me, per poi alzarmi: - Devo prendermi un momento per stare da sola. - Andai in camera mia, senza aggiungere altro. Mi lasciai andare sul letto, e iniziai a rimuginare nella mia testa per decidere a chi dare ascolto. Fissai la mia attenzione sul libro dei giorni, con un segnalibro ad indicare che ero arrivata al martedì, poggiato sul mio comodino, e piano piano mi addormentai.

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Capitolo 18
*** Sempre più uniti ***


Mi svegliai di soprassalto. Col respiro un po' affannoso, guardai l'orologio: segnava le nove meno un quarto.

“Alla faccia della dormita...” Mi stiracchiai, ricordandomi perchè mi fossi rifugiata nella mia stanza.

D'impulso, guardai la porta: “Chissà se lui è ancora lì...” Mi misi seduta sul bordo del letto, e strofinandomi gli occhi presi coscienza dell'innaturale ed inquietante silenzio che aleggiava nell'appartamento.

A piccoli passi, andai ad aprire l'uscio. Le luci erano tutte spente, e mi strinsi nelle braccia. Pensai che Loki fosse già andato a dormire, finché non arrivai in salotto, dove il divano-letto non era neanche stato aperto.

-Loki? -

Iniziai a cercarlo dappertutto, sempre più consapevole che era inutile.

Se ne era andato.

E mi mancò un battito al cuore pensando che forse non l'avrei più rivisto.

Ma non mi lasciai prendere dallo sgomento: infilai il cappotto, mi armai di ombrello nel caso si fosse di nuovo messo a piovere (e anche come eventuale arma di difesa) ed uscii, decisa a ritrovarlo.

“Non può farmi una cosa del genere!!”

Scesi in volata le scale, spalancai il portone e mi gettai nella notte, ancora giovane, a caccia del dio. Non sapevo dove cercarlo, ma il mio istinto mi suggeriva la strada che poteva aver percorso, e il mio istinto non mi aveva mai tradito.

Camminai, camminai, senza avvertire la benché minima stanchezza.

Le uniche persone che incontrai furono quelle che andavano e venivano dai locali notturni. Li ignoravo, proseguendo imperterrita lungo le vie principali di Londra, quando ad un certo punto ebbi una sensazione, che mi fece fermare e voltare: Hyde Park. In quel momento una pioggia copiosa iniziò a cadere, e a differenza di tutti coloro attorno a me, che correvano in cerca di un riparo, aprii l'ombrello e mi addentrai nel parco.

I mie passi risuonavano nelle pozzanghere, schizzando acqua in ogni direzione. Gli alberi si muovevano sotto le gocce pesanti, creando figure spettrali contro la luce dei lampioni. I viali erano scivolosi, e più di una volta rischiai di cadere. Decisi di provare a chiamare il dio: - Loki!! Sei qui? Loki!! -

Un tuono fragoroso percorse l'aria, facendomi sobbalzare, ma ripresi subito coraggio e proseguii, nonostante le gambe dei pantaloni fradici e una sensazione di freddo sempre più pungente che mi arrivava fin dentro le ossa.

Fu allora che notai una figura vestita di nero seduta a testa china su una panchina, i gomiti poggiati sulle ginocchia. Sembrava assorta in qualche pensiero, incurante dell'acquazzone, così mi avvicinai. Con sollievo, mi resi conto che era Loki, e con un sorriso portai l'ombrello sopra la sua testa, commentando: - La pioggia è un elemento ricorrente nei nostri incontri, vero? -

Lui sollevò lo sguardo, sorpreso: - Che ci fai qui? -

-Potrei farti la stessa domanda. -

Il dio degli inganni abbassò la testa: - Tu volevi stare da sola. -

-Sì, ma solo per un po'. Cosa credevi, che fosse un invito ad andartene? -

-No, ho solo pensato che starti lontana ti avrebbe aiutato a decidere di chi fidarti, tutto qui. Sarei tornato, prima o poi. -

Mi sedetti al suo fianco, senza badare alla panchina bagnata: - Io mi fido di te, Loki. Ma le parole di Sif mi hanno... scossa. -

-Hai avuto paura? -

-No. Perchè se tu fossi un assassino come lei ti ha descritto, allora non saremmo qui a parlare adesso. -

Trascorse un minuto di silenzio fra noi due, mentre lo guardavo riportare la sua attenzione su di me.

Poi gli poggiai una mano sul braccio, sorridendo: - Noi siamo amici, adesso. Chi se ne importa di Sif, io non ho conosciuto un criminale. E adesso andiamo a casa, con un tempo del genere ci vuole una bella tazza di cioccolata calda. -

 

 

 

Dopo un bel bagno caldo a testa e avvolti in morbidi pigiami freschi di bucato, io e Loki ci ritrovammo sul divano, l'una accanto all'altro, come più ci sembrava comodo (io rannicchiata e lui a gambe incrociate) a bere la promessa cioccolata calda.

-Giurami che non lo farai mai più - mormorai ad un certo punto.

-Che cosa? -

-Scappare. -

-Non ero scappato. -

-Sembrava di sì. -

-Sif non mi fa paura, se è ciò che stai insinuando. -

-Io non l'ho detto. -

Lui sospirò: - E' ciò che segue alla sua comparsa che mi preoccupa. Come ho già detto, raramente si muove da sola. -

-Davvero? -

-Lei è la guerriera più forte, ma Asgard conta anche altri tre valorosi combattenti: Hogun, Fandral e Volstagg. Questi quattro insieme sono fortissimi, e se aggiungi Thor allora sono guai seri per qualsiasi nemico incroci la loro strada. -

-Vorresti dire che tuo fratello... -

-Fratellastro. -

-... Potrebbe farsi vivo presto? -

-Spero di no, altrimenti non ci sarà forza né in cielo né in terra che potrà impedire loro di rinchiudermi di nuovo. -

Poggiai con rabbia la mia tazza sul tavolino davanti a noi: - Non è giusto! -

-Sì, lo so. -

-Ci deve essere una soluzione! Una... alternativa alla prigione! -

Loki scosse la testa sorridendo tristemente: - Non per la legge asgardiana. -

-E allora impedirò loro di portarti via! -

Lui mi guardò: - Seriamente, Mystery: una midgardiana, senza poteri e senza il minimo addestramento; quali speranze potresti avere contro il dio del tuono e il suo allegro gruppetto? -

-Non sarò forte fisicamente, ma ho un'ottima dote diplomatica. Potrei convincerli a lasciarti stare. -

-Quanto ottimismo. -

-Loki... - Mi avvicinai un po' di più a lui: - Hai già pagato abbastanza per le tue colpe. Non gli permetterò di farti ancora del male, chiaro? -

Vidi i suoi occhi spalancarsi per la sorpresa, e mi resi conto di aver detto una cosa piuttosto melensa.

Arrossii e mi allontanai, tenendomi vicina al bracciolo del divano: - Quello che voglio dire è che... Non lascerò che tu li affronti da solo. -

-Vuoi dire che se si dovesse presentare l'occasione di una battaglia, nonostante le tue scarse abilità di combattimento, resterai al mio fianco? -

-Esatto, sì. Una specie di spalla, ecco. Assistente, o come ti pare. -

-Amica suona meglio. -

Sbarrai gli occhi, per poi voltarmi verso di lui e incontrare un'espressione inusuale sul suo volto: un sorriso. Non di scherno o finto, ma un semplice sorriso, che svanì dopo un secondo sostituito dalla solita aria annoiata: - Che facciamo? Andiamo a dormire? -

-Io non ho sonno. -

-Allora... Restiamo a chiacchierare un po' finché non è tardi? -

-Mi va benissimo. -

Riuscimmo a fare le tre di notte, con le nostre chiacchiere. Non vi dico bugie quando ammetto che non appena toccai il mio letto crollai di nuovo addormentata, ma con la consapevolezza che al mio risveglio avrei ritrovato il dio degli inganni ad aspettarmi.

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Capitolo 19
*** Magia ambigua ***


Fu una settimana di studio intensivo per me, che cominciò con una sveglia alquanto sconvolgente: tranquillamente addormentata e avvolta nelle coperte calde del mio letto, ero ignara di ciò che stava per accadere. Un suono penetrante e acuto, come quello di una tromba, mi fece saltare con un urlo e finire di sotto dal materasso, e combattendo contro le lenzuola cercai di districarmi per capire cosa stesse succedendo. Con la testa finalmente libera, vidi Loki accanto al letto, con in mano un oggetto che non so come era riuscito a trovare in casa mia e che risaliva al tempo in cui andavo a guardare le partite di football con mio padre quando avevo 14 anni: una trombetta da stadio.

-Accidenti, non immaginavo fosse così potente! - esclamò lui, massaggiandosi un orecchio col palmo della mano.

-Ma sei completamente scemo!?! - gli urlai, inviperita, - Ti pare il modo di svegliare la gente?!? -

-Piano con gli insulti; non ero sicuro che chiamarti normalmente sarebbe bastato a svegliarti, tutto qui. -

Mi passai una mano sul viso e guardai l'orologio: - Per tutti i fulmini, sono le otto del mattino... - ringhiai, - Giuro che se non sta andando a fuoco la cucina io ti strozzo... -

Incurante della mia minaccia, il dio continuò: - Hai avuto le minime cinque ore di sonno di cui un essere umano ha bisogno, e credimi se ti dico che Heimdall dorme molto meno ed è più vispo di te. -

-Devo mandarti a quel paese o mi spieghi perchè mi hai svegliata? - ribadii, rialzandomi.

-Giusto: ho preso una decisione, Mystery. Dato che non dobbiamo lavorare per chissà quanto tempo, approfitteremo di queste giornate per delle lezioni speciali. -

Lo guardai, incuriosita: - Lezioni speciali? -

-E' difficile insegnare la magia ad un mortale, ma non impossibile. Ho sentito parlare di un certo dottore con dei poteri che... -

Lo fermai con una mano: - Vuoi insegnarmi la magia? Scherzi? -

-Niente affatto. Niente di troppo elaborato, non credo ne avremo il tempo, ma lo faccio solo per evitarti qualcosa di peggio dei graffi che ti ha procurato Sif sulle mani. -

Guardai i suddetti graffi sui miei palmi, ormai in via di guarigione, per poi tornare su di lui: - Ma io non sono... una dea o una creatura del tuo mondo. Come pensi di fare? -

-A questo penseremo dopo colazione, se non ti spiace. Ma devo farti una domanda. -

-Certo. -

-Ci vuole un posto isolato e spazioso per lasciarti esercitare in santa pace e senza combinare danni. Ti viene in mente qualcosa che possa fare al caso nostro? -

Ragionai: - Ci vorrebbe un capannone, un luogo abbandonato; dovrei cercare. -

-Bene. Ma adesso basta, devi mangiare qualcosa; non si comincia niente a stomaco vuoto. -

-Lasciami indovinare: lo diceva sempre tua madre? -

-Frigga, sì, quando ero piccolo. E' stata proprio lei ad insegnarmi i rudimenti della magia. -

Immaginai la povera regina alle prese con un pestifero Loki bambino, e lui intercettò i miei pensieri, e mi ammonì con uno sguardo truce che più che spaventarmi mi fece sorridere divertita.

 

 

 

Dopo una breve ricerca su internet tramite il mio computer, trovai un vecchio casale abbandonato nella zona dei Docks, che nonostante il rinnovo radicale in occasione dei Giochi Olimpici del 2012 avevano ancora delle zone di margine di questo tipo. Ci dirigemmo immediatamente là con un taxi, e una volta sul posto mi resi conto che la porta del casale, costruita principalmente in legno ma col tetto in lamiera, non era neanche chiusa a chiave. Entrammo, investiti da un forte odore di chiuso e facendo svolazzare via qualche uccello che aveva trovato un rifugio sulle assi in metallo al di sotto del tetto pieno di buchi causati dall'usura del tempo, nell'ampio spazio rettangolare interno, al cui pavimento mancavano delle assi lasciando così scoperto lo sterrato sotto di esso.

-E' perfetto, un po' puzzolente ma penso basterà non farci caso - commentò Loki guardandosi attorno.

-Bene, professore, che facciamo adesso? -

Lui si voltò verso di me: - Rispondi a questo, mia cara: credi che la magia sia un privilegio divino? -

-Ecco... -

-Sì o no? -

-Credo... che almeno quella più potente... -

-La risposta è no! - L'ultima parola risuonò per qualche secondo nel casale. Loki mi diede nuovamente le spalle: - L'uso della magia non è proibito agli uomini, ma in quest'epoca frenetica e piena di distrazioni essi hanno smesso di crederci, e si meravigliano di semplici buffoni che fanno giochi di prestigio da quattro soldi. Abili, forse, ma falsi. La vera magia, Mystery... -

Agitò le mani, roteandole per un po' fino a creare una piccola sfera blu luminosa, che poi lanciò in aria verso di me ed esplose in una nuvola di piccoli cristalli azzurri, riflettenti la luce che entrava dall'alto.

-... è controllare un'energia e trasformarla in quello che vogliamo... -

Con un altro movimento delle mani, fece ingrandire i cristalli fino a trasformarli in delle meravigliose farfalle azzurre, che iniziarono a svolazzarmi intorno dalla testa ai piedi. Sorrisi.

-... e tu, che sei una Wiccan, più di tutti dovresti essere in grado di capirlo. -

Loki si mosse un'ultima volta e fece scomparire le farfalle. Lo guardai: - Lo capisco benissimo. -

-Allora siamo già a buon punto. Ma dovrai impegnarti per realizzare qualche incantesimo decente. Sei pronta? -

-Cosa devo fare? - confermai, eccitata.

Lui mi consegnò un libro fra le mani: - Inizia a studiare le basi. -

Feci una smorfia, ma aprii comunque alla prima pagina. Iniziai a leggere: - “La magia ha un carattere attivo; è una pratica mediante la quale si cerca di entrare in contatto diretto con la forza misteriosa che governa la vita del cosmo tentando di manipolarla a proprio vantaggio...” -

Dopo un'ora, Loki mi fermò, e mi consigliò di provare a concentrarmi: - Chiudi gli occhi, rilassati facendo dei respiri profondi e prova a sentire. -

-Sentire cosa? -

-Lo capirai. Avanti. -

Chiusi un occhio alla volta, borbottando: - Non fare scherzi, ok? -

Nel più completo silenzio, intervallato dal tubare di alcuni piccioni sopra di noi, ad un certo punto udii la voce del dio, e non capii se mi stava parlando o se stava trasmettendomi un messaggio telepatico: - La magia che esercitano gli Asir è detta seiðr. Essa è fonte di grande potere, ma ahimè sugli uomini ha lo sgradevole effetto di scatenare inverecondia. Il lato positivo è che tu sei una donna, quindi non corri rischi. -

-Inverecondia? -

-Mancanza di pudore. Concentrati adesso. -

-No, scusa... - Ignorando il suo ultimo ordine, aprii gli occhi e continuai: - Anche tu pratichi questo tipo di magia o sbaglio? -

-Oh, non vuoi cominciare questo discorso, vero? -

-In che senso mancanza di pudore? Spiegati! -

Lui mi guardò un attimo, valutando bene le parole: - Diciamo che un uomo è... portato a giacere come una donna. -

Mi bloccai: - Loki? -

-Sì? -

-Ma tu... prediligi la compagnia femminile o... -

-Vogliamo tornare alla tua lezione? -

-Voglio solo sapere... -

-Prediligo entrambe. Ora basta e torna a concentrarti. -

-Un'ultima domanda: è per colpa della magia che tu rimani inci- -

-E basta con questa storia sul mio orientamento sessuale!! Finiscila e impegnati, per cortesia! -

Il suo tono alterato bastò a farmi tornare al silenzio. Ma la giornata fu comunque infruttuosa, dato che nonostante i miei sforzi proprio non riuscivo a sentire altro che una debole traccia di quella che doveva essere la magia che Loki voleva insegnarmi.

-Ci riproveremo domani... Non mi aspettavo un risultato immediato - commentò lui. Tornando indietro alla ricerca di un nuovo taxi, con il sole che stava ormai tramontando, tornai a fare domande: - Loki? -

-Che c'è adesso? -

-Mi spieghi come hai fatto a rimanere incinto con un cuore arrosto? -

Lui accelerò il passo, tentando di seminarmi.

-Sono solo curiosa!! - esclamai, correndogli dietro.

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Capitolo 20
*** Trappola ***


Piano piano riuscii finalmente a sentire quell'energia magica della quale parlava Loki, ma al momento di provare ad utilizzarla poco ci mancò che lo prendessi in pieno con una specie di raggio che sfuggì dalle mie mani. Così lui decise che era arrivato per me il momento di imparare a controllarla, e rimasi stupita dei progressi che avvennero in pochi giorni. Capii infatti che non dovevo temere quell'energia, al contrario dovevo sentirla mia per poterla governare.

Eravamo nel bel mezzo di un esercizio semplice (creare una sfera da scagliare lontano contro un bersaglio) quando il mio cellulare squillò: era il signor Wednesday.

-Signore, che piacere sentirla! Dov'era finito? -

-Cara Mystery! Purtroppo impegni più grandi di me mi hanno portato fuori città, ma volevo avvisarti che da lunedì riapriremo i battenti. -

-Fantastico! -

-Però avrei bisogno di te, oggi pomeriggio. Vedi, si è verificato un piccolo inconveniente, in negozio, e una mano non mi dispiacerebbe. -

-Ah, bene, vediamo... Se mi faccio viva verso le quattro va bene? Sono un po' impegnata al momento. -

-Mi basta sapere che verrai. -

Salutai il mio capo e riferii a Loki.

Scocciato, scosse la testa: - E' un peccato, dovremo interrompere le nostre lezioni. E non stavi andando male. -

-Sì, lo so, e non sai quanto mi dispiaccia. Ma il mio capo ha bisogno di me, cosa vuoi che ti dica. -

Tornando indietro col taxi, discutemmo a lungo su come risolvere quest'ultimo problema, stando ben attenti a non insospettire l'autista. Concordammo infine di ritrovarci la sera nell'appartamento e farmi esercitare durante la notte.

Fu davanti al portone del condominio che Loki pensò ad un evento strano: - E' da una settimana che Sif non si fa vedere. -

-Ora che mi ci fai pensare è vero. Avrà rinunciato? -

-Che sciocchezza, Mystery, una come lei porta avanti una missione fino in fondo. Non si fermerà finché non avrà raggiunto il suo obiettivo, qualunque esso sia. -

-Sarò pronta ad affrontarla, stavolta - dissi, sicura di me, stringendo il pugno in segno di forza.

Lui rise: - Vacci piano, aspirante valchiria, il tuo nuovo potere ti aiuterà a tenerle testa, ma non a batterla. -

-Aspirante valchiria? Io? - Venne da ridere anche a me, allora: - Scusa, ma non credo che l'armatura mi doni! -

 

 

 

Di nuovo alla biblioteca, salutai cordialmente il signor Wednesday: lo trovai impegnato, in cima ad una scala di legno, a sistemare alcuni volumi in uno scaffale in alto. Mi rispose allegro: - Bentornata, mia cara! Grazie al cielo sei qui. Ho trovato una bellissima enciclopedia durante il mio breve viaggio, oltre a qualche altro volume molto interessante. Ti spiacerebbe accogliere momentaneamente i clienti al posto mio? Giusto il tempo di mettere tutto al suo posto. -

-Nessun problema. -

Durante tutta la prima parte della giornata, però, furono in pochi a presentarsi. Così riuscii a portare avanti il libro prestatomi in precedenza dal mio capo, e che fra una lezione e l'altra di magia non avevo avuto il tempo di proseguire.

Giunsi così al terzo giorno, il mercoledì. Fui sorpresa di quanto quel capitolo occupasse più pagine dei due precedenti. Ma ad un certo punto i clienti aumentarono in frequenza, e fui occupata fino ad un'ora dalla chiusura. Solo allora potei continuare.

E fu un particolare a catturare la mia attenzione. Qui riporto le testuali parole: “La radice della parola inglese per indicare questo giorno (wednesday, appunto), può essere fatta risalire all'antico Wodan's day, dove Wodan (o Wotan) indicava uno dei tanti appellativi del dio nordico...” Lì mi bloccai.

Risi fra me e me, pensando ad una strana coincidenza, finché non mi ricordai una seconda frase: “... sono padre anch'io, e ho sempre fatto del mio meglio per guidare i miei figli.”

Rimasi sbigottita.

Chiusi il libro.

Mi voltai lentamente verso il mio capo, ancora in alto sulla scala, ma non stava mettendo a posto i libri, no, era come se si fosse accorto di come lo stavo guardando.

Come se avesse sentito il mio cuore fermarsi nell'attimo stesso della realizzazione.

-Non posso crederci... - riuscii a mormorare.

Lui scese dalla scala, rispondendomi: - Il mio messaggio era abbastanza chiaro: la tua conoscenza ti avrebbe portato alla verità. Anche se ci è voluto un po' più di tempo del previsto. -

Il suo tono era calmo. Continuando a darmi le spalle, aggiunse: - Non aver paura. Se collaborerai con noi, finirà tutto entro stanotte. -

-Noi? Stanotte? - Cercando di non farmi sentire, mi avvicinai alla porta, pronta a scappare verso casa, verso Loki.

Assistetti così alla trasformazione del signor Wednesday: un lungo mantello rosso scuro ricadde sulle sue spalle , e sulla testa comparve un elmo dorato ornato di ali metalliche. Avevo già la mano sulla maniglia della porta, quando si voltò verso di me: un'armatura aveva sostituito il sobrio completo che indossava in precedenza, e a coprirgli l'occhio sinistro c'era una placca dorata modellata sulla forma dell'orbita.

-Noi, sì: stanotte ci siamo tutti riuniti per catturare Loki. -

Aprii velocemente la porta, ma una figura all'esterno, anch'essa in armatura, mi bloccava la strada. Riconobbi Sif, fiera, coi capelli legati in una coda alta.

-Temo, però, che dovremo coinvolgerti nel nostro piano. -

 

 

 

-Non posso credere che vi siate preso la briga di venire fin qui su Midgard a cercare Loki di persona... - borbottai, rivolta ad Odino. Sif mi teneva d'occhio, bloccandomi ogni via di fuga e tenendomi al centro della stanzetta sul retro della biblioteca. Non mi stava minacciando con armi o altro, non ne aveva bisogno.

-Dovevo. Appena abbiamo scoperto della sua fuga ci siamo messi subito a cercarlo ovunque, ma ogni volta che riuscivamo a rintracciarlo lui svaniva. - Il padre degli dei fece una pausa nella sua spiegazione, per poi riprendere: - Anche mio figlio Thor si era unito alla ricerca. E' stato lui a dirci che Loki si trovava qui a Londra e che sembrava essersi fermato. -

-Thor? Qui? E perchè non si è mai fatto vedere? -

Il re sorrise, divertito: - Che mi dici di tutti i temporali di questi ultimi giorni? -

Sussultai: - Era lui? -

-Sì. E dovrebbe arrivare qui a momenti, assieme ai tre guerrieri. -

Poco dopo udimmo un bussare energico alla porta sul retro. Odino andò ad aprire, e sorpresa riconobbi il nuovo venuto: - Ma tu sei il venditore di pentole!! -

Lo sconosciuto, con abiti color blu petrolio in parte coperti da un'armatura scura, fece un profondo inchino, lasciando intravedere sulla sua schiena una faretra piena di frecce e un arco di insolita fattura: - Hogun, Lady Lysle. -

Dietro di lui entrò allegro un altro uomo: - Fandral, milady! Lieto di rivedervi! -

Rimasi basita: - Il... Il postino? Quello della raccomandata? -

Un terzo uomo, piuttosto in carne e dalla folta barba rossa, si presentò a sua volta, alzando una mano in segno di saluto: - Volstagg, al vostro servizio! -

-Il tizio che mi aveva urtata in strada!! - esclamai.

-Già, il nostro amico non è molto bravo a fare la spia! - scherzò Fandral, aggiustandosi uno dei baffetti biondi. L'altro lo guardò male, ma non rispose. Hogun domandò a Sif dove fosse Thor, ma lei scosse la testa: - Non lo so. Si diverte a farci aspettare. -

La porta venne chiusa dalla guerriera, ma di nuovo si sentì bussare dopo pochi secondi. Entrò allora un ultimo uomo, alto, muscoloso, dai capelli biondi medio-lunghi, il volto arricchito da una barba ben curata, e due begli occhi azzurro cielo completavano il viso dai lineamenti marcati. Quando l'occhio mi cadde sul martello che reggeva con una mano, capii.

-Padre, sono venuto appena ho potuto - mormorò al re, con un sorriso.

Odino gli poggiò affettuosamente una mano su una spalla: - Thor, figlio mio, l'importante è che tu sia arrivato in tempo. -

Il dio del tuono portò la sua attenzione su di me: - Siete voi, la giovane che si è presa cura di mio fratello in questi ultimi tempi. -

Era più un'affermazione che una domanda, ma risposi comunque: - Esatto, sono io. -

Lui chinò appena il capo: - Vi sono grato per l'ospitalità che gli avete riservato, ma da stasera in poi ci prenderemo noi la responsabilità di Loki. -

Scossi la testa: - Che volete dire? -

Tutti mi guardarono. Intuii dai loro sguardi quello che stavano pianificando: - Ma certo... Una trappola... - mormorai, sorridendo amaramente, - Non vedendomi tornare a casa, Loki si preoccuperà, mi verrà a cercare qui e voi lo catturerete, mentre è disarmato e distratto, dico bene? -

-E' più sveglia di quanto credessi... - borbottò Fandral, rivolto a Sif, incurante del fatto che stessi ascoltando o meno.

Ridacchiai: - Beh, siete matti se pensate che lui ci cascherà così facilmente. L'odore di trappola si sente lontano un miglio, e francamente: vi aspettate che si arrenderà solo perchè sono vostro ostaggio? -

Incrociai le braccia sul petto, spavalda: - Non è stupido. E voi non potete tenermi qui all'infinito. Cosa farete se lui decidesse di aspettare invece di agire? -

-Ti dispiacerebbe? -

La domanda di Odino mi colse impreparata: - Come? -

-Ti dispiacerebbe se lui non venisse a cercarti? -

Maledizione.

Sospirai: - Un pochino sì. Vorrebbe dire che non gliene importa niente di me. -

-E non hai avuto modo di mandargli un messaggio telepatico, vero? -

Sobbalzai: - Come sa che... -

-Come ben sai, vi tenevamo d'occhio. Tranne che durante questa settimana. Avevamo altri problemi, purtroppo. -

Abbassai lo sguardo: - No. Non ci avevo proprio pensato, lo ammetto. Non l'avrei fatto comunque, per non gettarlo in pasto ai lupi. -

Lì mi venne un dubbio: - E Katherine? Non poteva essere lei al telefono, dicendo che eravate suo zio. - Guardai Sif, intuendo la verità, e lei mi rispose: - E' facile imitare la voce di qualcun altro al telefono. -

In quel momento tutti i tasselli erano al loro posto. Ci avevano spiati praticamente da subito, aspettando l'occasione giusta. Ero stata licenziata. Sif ha provveduto al mio nuovo impiego, portandomi lì dove mi volevano. Ma dovevo comunque sapere, oh sì, quindi Odino mi aveva lasciato degli indizi per farmi arrivare alla verità.

E adesso ero lì, bloccata in una stanza piena di dei norreni, esca di una trappola pronta per il dio degli inganni.

Mi sedetti su una sedia in legno, borbottando: - Loki non verrà. Non può. Avvertirà il pericolo e si terrà alla larga, lo so. -

-Hai poca fiducia in mio fratello - mi rispose Thor.

-Non è mancanza di fiducia. E' ragionamento logico. Non ti butti spontaneamente verso una nuova prigionia se sai che l'ostaggio non è realmente in pericolo. Non sono in pericolo, vero? - aggiunsi, senza sgomento.

Sif rise: - Certo che no! Una volta preso Loki, sarai libera di andare! -

Portai lo sguardo sul pavimento, e con malcelata cattiveria risposi: - Strano, non sembrate così gentili nei miti, dato che avete ucciso uno dei suoi figli. -

Nella stanza calò un gelo totale. Qualcuno si schiarì la voce; era Odino: - In quell'occasione l'ira accecava le nostre menti... -

-Certo, bella scusa. Massì... - Mi alzai di scatto: - Perchè non vendichiamo il figlio perduto di Odino? Trasformiamo Vàli in lupo, così sbranerà Narfi, suo fratello!!! - Allargai le braccia in modo teatrale: - Non solo, usiamo le sue interiora per legare Loki!!! Conosco la storia a memoria! So cosa gli avete fatto! Era necessario? Anche Sigyn è morta! -

Odino si impettì: - Sigyn scelse da sola il suo destino. -

-Non sarebbe successo se voi... -

Le luci si spensero di colpo, mozzando la mia frase a metà. La luce proveniente dalla strada e che filtrava attraverso una finestrella alla mia sinistra non era sufficiente a farmi vedere gli altri occupanti della stanza. A tentoni cercai una parete. Toccai invece un braccio.

-Thor? -

-Mystery? -

-Che succede? -

-Non saprei dirlo. -

Ma subito la luce tornò. Sembrava tutto come prima, tranne che per un particolare; Fandral esclamò: - Dov'è Sif? -

-E' qui... - mormorò una voce a me familiare alle mie spalle. Con un sorriso, mi voltai di scatto: - Loki! Sei qui! -

Tenendo saldamente la guerriera per le braccia, il dio degli inganni sogghignava malignamente. Indosso aveva un'armatura dorata su abiti verdi, un lungo mantello del medesimo colore gli copriva le spalle, e sul capo aveva un elmo, sempre dorato, sormontato da lunghe corna ricurve verso l'alto.

Mi sentii afferrare a mia volta; era Hogun: - Lascia andare Sif. -

-Oppure? - Loki puntò alla gola della sua prigioniera un corto coltello di ferro.

Inorridii: - Loki, che fai? -

-Mi assicuro la libertà di entrambi, Mystery. - Colsi nei suoi occhi una scintilla malvagia, come non vi avevo mai visto. Deglutii: - Loki, per favore, lasciala. -

-Solo se Hogun lascia andare te, e mio padre acconsente a smettere di darmi la caccia. -

Puntò un po' più vicino a Sif il coltello: - Allora? -

La dea mi guardò: - Vedi? Lui è così. Crudele. Mi ucciderà comunque, non manterrà la parola! -

Sentii la presa di Hogun farsi più salda sulle mie braccia.

Rimanemmo in quella situazione di stallo per qualche secondo, finché Odino non sospirò, dicendo: - E va bene. Hogun, lascia andare Mystery. -

Una volta libera, feci qualche passo verso il dio degli inganni, ma lì mi bloccai: - Sai, credevo... Speravo... Che tu venissi ad aiutarmi... Ma non volevo che succedesse questo. -

-Cosa vuoi dire? -

Avvertii un groppo in gola: - Non pretendevo un salvataggio eroico, tipo il cavaliere dall'armatura scintillante che soccorre la damigella in pericolo, però non credevo avresti agito a questo modo. -

-Ti avevo detto di non fidarti di lui... - sibilò ancora Sif, prontamente zittita da Loki che la strattonò con rabbia.

-Volevo rivedere il momento in cui mi avevi protetta la prima volta. Rivedere un amico. Non una specie di assassino pronto ad uccidere per ottenere ciò che vuole. -

Mi avvicinai ulteriormente: - Per favore, Loki: lasciala andare. Possiamo risolvere tutto in modo meno violento. -

Vidi la sua espressione mutare: la luce feroce nei suoi occhi si attenuò, e i suoi lineamenti si rilassarono piano piano. Gettò Sif a terra, e lei si rialzò subito, correndo verso i suoi compagni.

Solo allora mi avvicinai al dio, e con lentezza gli tolsi il coltello dalla mano, stando ben attenta a mantenere il contatto visivo dei nostri sguardi: - Ti ho promesso che non ti avrei fatto imprigionare di nuovo, e quando io faccio una promessa la mantengo. -

-Allontanati da lui! - mi gridò Fandral. Lo ignorai.

Rimasi a fissare il volto di Loki, che aveva messo su una maschera di impassibilità quasi totale. Smise poi di osservarmi e portò la sua attenzione su Odino: - Non posso credere che abbiate fatto tutto questo, spiarmi e prendere in ostaggio Mystery, solo per catturarmi. Dovrei commuovermi, ma non ci riesco. -

Thor si fece avanti per dire qualcosa, ma il dio degli inganni replicò, affiancandosi a me con aria di nuovo rabbiosa: - Ho perso molto a causa vostra! -

-I tuoi insulti e le tue azioni ci hanno costretti a prendere provvedimenti! - rispose Odino, facendosi avanti per fronteggiare il figliastro.

-Davvero? E' questa la scusa con il quale vi siete ripuliti la coscienza dal sangue di Narfi? -

Avevo il cuore a mille. Avvertivo l'elettricità nell'aria, quella sensazione di lotta imminente nella quale solo una delle due parti avrebbe vinto. E non era la parte di Loki.

Durante la discussione fra i due dei, vidi Sif fare il gesto di poggiare la mano sull'impugnatura della spada per estrarla dal fodero sul suo fianco. Fu allora che decisi di intervenire, anche perchè nel frattempo Odino aveva preso Loki per i bordi del mantello sulle sue spalle.

Li separai, gridando loro di fermarsi, senza accorgermi di aver involontariamente rilasciato la mia magia. Ci fu un lampo giallo, un botto spaventoso, e l'onda d'urto del mio colpo scaraventò a terra i due dei e fece incespicare il resto dei guerrieri, che si tirò indietro.

Mi sembrò che la scena si svolgesse al rallentatore, ma non durò che pochi attimi.

In mezzo a quella confusione, rimasi io, a braccia tese da entrambi i lati, ansante. Subito andai da Loki: - Come stai? -

Inginocchiandomi vicino a lui, lo sentii mugugnare qualcosa. Quando si tirò su, puntellandosi sui gomiti, mi guardò sorpreso: - Cosa... Cosa hai fatto? -

-Non ne ho idea... -

-Hai insegnato la magia ad una mortale?!? - esclamò Volstagg.

-Solo per difendermi! - replicai.

Odino, a sua volta sorpreso, si rialzò, aiutato da Thor.

Intervenni nuovamente: - Padre degli dei, mi ascolti: da quando Loki è qui, intendo su Midgard, libero dalle sue catene, non ha fatto del male a nessuno. E poteva benissimo scatenare il Ragnarok in qualunque momento, ma così non è stato. Perchè? Certamente è sempre il dio degli inganni, ma se fosse davvero malvagio come credete... Io non sarei qui. -

Strinsi a me Loki, ritrovandomi con la sua testa sulla mia spalla, e proseguii incurante delle sue proteste: - Siamo amici. So che non è esattamente un esempio di virtù, ma tengo a lui come a pochi altri a questo mondo. E non voglio che venga rinchiuso di nuovo da qualche parte. - Misi fermezza nelle mie parole, cercando tuttavia di non nascondere la mia sincerità.

Passò un lungo momento di silenzio. Odino mi aveva ascoltata con attenzione, fissandomi con l'unico occhio buono che aveva, serio. Alla fine, si rivolse a Thor: - Cosa ne pensi, figlio mio? -

-Penso che dica la verità. C'è forza e dolcezza nei suoi occhi. -

-Allora... Poniamo per un istante che io conceda a Loki una maggiore libertà; maggiore: non totale. Puoi garantirmi, Mystery Endless Sky, che rimarrai al suo fianco per assicurarti che non ricada in azioni malvagie e atti crudeli come un tempo? -

Presi fiato prima di rispondere sorridendo: - Ci può scommettere. -

-Allora... Credo di non avere scelta che affidarvi a Thor, da oggi in poi. -

-Padre? - Il dio del tuono sembrava perplesso, ma poi Odino gli sussurrò qualcosa all'orecchio che io non capii, ma che fece svanire la confusione dal volto del biondo e lo fece sorridere: - Va bene, è tutto chiaro. -

 

 

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Capitolo 21
*** Start spreading the new ***


Soddisfatta del risultato ottenuto dal breve scontro alla biblioteca, camminavo orgogliosa e con un sorriso in volto lungo la strada verso casa, tenendo per mano Loki, il quale, al contrario, aveva l'aria molto arrabbiata. Tutto perchè Thor si era offerto di scortarci fino a casa mia, e camminava tranquillo accanto al fratellastro. Nessuno dei due dei si era preoccupato di cambiarsi d'abito, anche perchè l'ora era piuttosto tarda e difficilmente avremmo incontrato qualcuno sul nostro percorso.

Inoltre nessuno dei due diceva niente.

Pensai fra me e me che era prevedibile che non sarebbe stata una rimpatriata tutta baci e abbracci, ma cercai comunque di far parlare il dio del tuono, nella speranza che anche Loki volesse dire la sua: - Allora... Odino a quanto pare ci ha affidati a te. Qual'è il piano? -

-Prima torniamo a casa vostra, è meglio. Discuteremo i dettagli con calma. -

-Magari davanti a un bel caffè. Ti piace il caffè? -

-L'ho bevuto, una volta. Mi piace. -

-Bene. Una tazza bella piena di caffè fumante per tutti allora! -

-Come fai ad essere così allegra? - borbottò Loki, imbronciato.

-Suvvia, qual'è il problema? -

Con il pollice, lui indicò l'altro.

Mi misi a ridere: - Ma dai! Sempre meglio che la scorta di guerrieri dietro ogni angolo. -

-Tranquillo, fratellino, ho solo una proposta interessante per te. -

-Non chiamarmi fratellino. E le tue proposte puoi mettertele... -

Gli tappai la bocca con la mano: - Buono, Loki! Niente parolacce. Non rovinare il tuo fascino principesco con le volgarità. -

Mi allontanò, seccato: - E va bene! -

 

 

 

Con i due accomodati in salotto, uno sulla poltrona e uno sul divano, li lasciai momentaneamente soli, e scherzosamente li avvisai: - Non cominciate a litigare in mia assenza, ragazzi! Torno presto. -

In cucina, iniziai a preparare il caffè che avevo promesso. Allungai l'orecchio per sentire cosa si dicevano, ma per un paio di minuti buoni non sentii volare una mosca.

Fu Thor, schiarendosi la voce, a provare ad avviare la conversazione: - Dunque... Mi sembra che... Te la sia cavate bene fino ad ora. -

-Non certo grazie all'aiuto divino. - Loki diede una risposta talmente gelida che vennero i brividi persino a me.

-Capisco... - Seguì una breve pausa, poi Thor continuò: - Però vedo che ti trovi bene... con Mystery. -

-E' una brava ragazza. Anche se ha un bel caratterino. -

Non c'era malizia nelle sue parole, e mi sfuggì un sorriso.

-Sono contento tu l'abbia incontrata, Loki. Mi sembra abbia un'ottima influenza su di te. -

-Bada a come parli. Mi stai dando del rammollito? -

Ecco, a quel punto intervenni prontamente, e mi pronunciai dall'interno della stanza a voce alta: - Abbiate pazienza, ragazzi! I fornelli non vogliono collaborare! -

A quanto pare ero riuscita a troncare la litigata sul nascere, perchè passò un altro minuto prima che Thor continuasse: - Loki, senti... Vorrei parlarti della mia proposta. -

-Non voglio sentirla. -

-Non implica una prigionia, è un compromesso. -

Altro attimo di silenzio. Poi udii Loki sospirare: - Ti ascolto. -

-Tempo fa mi sono imbattuto in una specie di esercito segreto che opera qui, su Midgard. Si fanno chiamare S.H.I.E.L.D.. Essi perseguono la giustizia e l'ordine nel mondo. Ma non sono da soli. E qui arriviamo al punto... -

Mi misi in ascolto con molta più attenzione.

-Questi agenti non lavorano da soli. Ci sono degli uomini, dalle doti straordinarie, che proteggono a loro volta il mondo dalle minacce più svariate. -

-E chi sono? Amici tuoi? -

-Sì, Loki. Si chiamano i Vendicatori. -

-E cosa vendicano? -

-Qualsiasi torto subisca la giustizia di questo regno. Non solo: sono sempre ben disposti ad accogliere chiunque voglia diventare uno di loro. -

-Spero tu non voglia che accolgano anche me, perchè non riesco ad immaginarmi nel ruolo di giustiziere a tempo pieno. - Avvertii chiaramente la presa in giro di Loki.

-No, fratello. Voglio proporti un patto: vieni con me a New York, dove hanno la loro base. -

-Cosa?!? -

L'esclamazione del dio degli inganni mi fece sobbalzare.

-Pensaci: potrò tenerti d'occhio, senza tuttavia negarti la libertà che tanto desideri. Potremmo vivere insieme a loro, e prometto di non essere soffocante. -

-Te lo scordi! - Anche senza vederlo, immaginai che Loki fosse scattato in piedi: - La tua proposta è assurda! Mi rifiuto categoricamente di dividere un tetto con te, e per quanto riguarda questi amici puoi tenerteli!! -

-Cosa ti costa? -

-L'averti intorno, ecco cosa! -

Sentii il divano muoversi: anche Thor si era alzato. - Padre mi ha solo chiesto di sorvegliarti, non di imprigionarti! Si può sapere qual'è il problema? -

Calò di nuovo ed improvviso il silenzio. Rimasi in attesa. Poi il dio del tuono borbottò: - Ma certo. E' lei, non è vero? -

-Come? -

-Mystery. -

Sobbalzai. Poi lui continuò: - Lei ti ha aiutato. Ti protegge. E si è affezionata a te, come tu a lei. -

-Smettila. -

-Ammettilo, Loki: il tuo cuore si è intenerito. Non vuoi lasciarla. E posso capirlo, io... -

-Ti ho detto di smetterla! -

Rientrai in salotto, a passo deciso: - Se è questo il problema, verrò anch'io con voi! -

Mi guardarono, meravigliati.

-Loki, ti ricordi quando abbiamo parlato di “aspettare che il vento cambiasse”? Eccolo, il vento: andiamo a New York. Diremo la verità ai miei genitori, metteremo le cose a posto e ce ne andremo da qui tutti e due. -

Al suo sguardo interrogativo, sorrisi: - E poi che razza di amica sarei se ti abbandonassi al tuo destino in una città grande come quella? -

-Mystery... -

-No, Loki, ormai ho deciso: vengo anch'io. -

-Ne sei sicura? - domandò Thor.

-Assolutamente sì. Suvvia, ragazzi, cosa potrebbe mai andare storto? -

 

 

 

Andò storto il dover dire la verità ai miei genitori a proposito di Loki. Dapprima furono scettici, ridevano, poi alla manifestazione dei poteri reali del dio furono scioccati; si arrabbiarono, diedero la colpa a tutte quelle “idiozie” sui miei libri, poi si infuriarono ancora di più alla notizia della mia partenza per New York. La situazione si calmò quando intervenne anche Thor, che diede ulteriori spiegazioni, quale fosse lo scopo del nostro viaggio e che io non me ne sarei andata per sempre.

Così, passati i tre giorni seguenti a preparare i bagagli, decisi che dovevo salutare un'ultima persona.

Andai con Loki al manicomio dove mio nonno era ancora rinchiuso. Vedendo Loki non si scompose più di tanto, credo per il fatto che si aspettasse la sua apparizione, prima o poi.

Esordii spiegando anche a lui gli eventi dell'ultima settimana.

Alla fine, lui rise: - New York! Ah, la città che tua nonna amava tanto! Fu lì che la incontrai, sai? -

Intenerita, risposi: - Sì, alla facoltà di archeologia. Lei ti domandò dove portare a datare delle ossa umane! -

-Le chiesi di uscire assieme quel giorno stesso. Mi diede del briccone, ma accettò. Sono passati tanti anni... Spero solo che la città non sia cambiata troppo da allora. Sarebbe bello se tu potessi visitare gli stessi luoghi che abbiamo visitato noi. -

Sospirai: adoravo come al nonno si illuminasse lo sguardo ogni volta che ricordava sua moglie, ovvero mia nonna Virginia.

-Penso di dover sottolineare il fatto che il nostro non sarà un viaggio di piacere... - mormorò Loki. Gli diedi mentalmente del guastafeste.

-Giusto, giusto... - Mio nonno si rivolse allora al mio accompagnatore: - Voglio solo che tu mi prometta che non la metterai mai in pericolo. Che sarà al sicuro. -

Loki sorrise, cercando di sembrare sincero: - Anche se venisse giù un intero regno, Charles Lysle, Mystery sarà perfettamente al sicuro. -

 

 

 

Di fronte all'aeroporto internazionale di Londra, io col mio trolley blu e Loki con un paio di valigie, ci soffermammo a lungo di fronte ai pannelli delle partenze. Individuai facilmente il nome di New York.

Dopo qualche minuto di silenzio, udii l'altro mormorare: - Hai salutato tutti? -

-Sì. -

-Sicura? -

-Al cento per cento. -

-Nessun ripensamento? -

Lo presi per mano: - Nessun ripensamento. Ho tutto ciò che mi serve. -

 

 

 

Sherlokette:

Fine...................... Prima parte. Non crediate che l'avventura di questi due finisca qui! Anzi.

 

E' appena cominciata.

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