I 3 sentieri di Musselburgh

di firstlost_nowfound
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** 1 capitolo ***
Capitolo 3: *** 2 capitolo ***
Capitolo 4: *** 3 capitolo ***
Capitolo 5: *** 4 capitolo ***
Capitolo 6: *** 5 capitolo ***
Capitolo 7: *** 6 capitolo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Sally Broughton volgeva lo sguardo all'orizzonte in cerca di qualcosa che le richiamasse alle mente i ricordi- un lago, una vecchia ed imponente struttura, un rudere, un albero particolarmente alto- qualcosa che le assicurasse che lasciare il suo caro Hampshire per conseguire la laurea in economia non era stata affatto una scelta sbagliata.
Da tempo non metteva piede in Scozia. In un certo senso quei castelli diroccati, quelle abitazioni nella brughiera e le lunghe distese di erica le erano mancate. Eppure non era casa sua. Non le apparteneva in nessun modo. Non tanto quanto sarebbe potuta appartenere a sua nonna, almeno, considerato che era nata e cresciuta in quelle radure malinconiche.
Si trovava su un taxi, diretta a Musselburgh, precisamente al campus della Queen Margaret University, una delle più importanti università del paese.
Non rammentava quando avesse iniziato ad interessarsi alla finanza ,forse lo era sempre stata, di una cosa era certa eppure : niente si sarebbe frapposto fra lei ed il raggiungimento della vetta, le priorità prima di ogni altra cosa.
Sebbene tutto intorno avesse assunto un'aria alquanto spettrale, il sole debole, di tanto in tanto, tentava di emanare il suo calore attravero fasci di luce poco intensi.
Ragion per cui Sally aveva preferito tenere i suoi costosi occhiali da sole in borsa piuttosto che sfoggiarli, svelando così i suoi teneri occhi tanto grigi quanto quel cielo ottobrino.
Si dovette però ricredere. Un raggio di sole era riuscito, infatti, ad entrare dal finestrino e ciò l'aveva indotta a rovistare nella sua Gucci in cerca dei Ray-Ban a forma di goccia nascosti un'intera giornata al suo interno.
Se c'era qualcosa che Sally non amava era vantare della propria ricchezza. Non che fosse difficile notarlo dato il suo modo di vestire piuttosto sofisticato che le dava una nota di eleganza ed un tocco di classe.
La sua famiglia possedeva numerose proprietà in Inghilterra, Scozia, Irlanda e Galles e qualche attico nelle più ambite località americane.
Non si sarebbe mai potuto dire che la ragazza avesse sofferto la fame. Sin da piccola le era stato concesso il lusso più sfrenato.
Naturalmente l'essere ricchi non comporta solo il ricevere 10 regali dispendiosi per il compleanno ma anche il dover mantenere una certa reputazione nella ristretta cerchia di amici facoltosi.
Jake Broughton era, infatti, un affarista di certa fama e possedeva 2 o 3 alberghi nella regione dell' Hampshire. Sin dalla nascita di Sally aveva voluto per lei i migliori educatori sulla piazza in maniera tale che taluni potessero impartirle valori forti e duraturi.
Sally non era mai stata una bimba turbolenta o dispettosa ed aveva appreso gli insegnamenti dei suoi tutori con gioia ed ammirazione divenendo così una ragazza aggraziata e di garbo.
Jake aveva sempre avuto una grande stima della figlia e le avrebbe dato qualunque cosa se questo fosse servito a comprare la sua felicità.
Ma Sally in realtà non era mai stata felice. Era abituata a pretendere di esserlo. Perchè non bisogna mai smarrire l'apparenza per strada. Se non altro era quello che le avevano inculcato sin da quando aveva iniziato a camminare a gattoni.
Eppure nessuno conosceva l' amarezza della piccola Sally nello svegliarsi la mattina di natale, scendere in salotto con la speranza d'imbattersi nel padre intento alla lettura mattutina del Sun e nella madre con una teglia di biscotti appena sfornati per lei,e di trovarci solo giocattoli e lettere piene di frivole scuse sotto un misero albero verde.
Sally non aveva mai tentato di lamentarsi per quello. Aveva in ogni situazione sfoggiato il suo sorriso migliore e voltato pagina. Dopotutto sapeva quanto il padre e la madre fossero occupati a causa del loro lavoro per cui aveva sempre cercato di dargli meno noie possibili e di eccellere negli studi in modo da trovare un senso nella sua bizzarra vita.
Quando finalmente il taxi arrivando ad un bivio svoltò a destra, dopo un'interminabile corsa, Sally capì che mancava poco per giungere a destinazione.
Stava per congratularsi con il tassista per la magnifica abilità dimostrata nella guida del taxi quando la macchina cominciò a muoversi in una maniera talmente rovinosa che dovette aggrapparsi al poggiatesta del sedile accanto.
-Dio-bofonchiò tentando inutilmente di mantenersi in una posizione stabile- potrebbe cercare di rallentare, per piacere? Persino su un elefante si starebbe più comodi.
ll tassista rimase in silenzio completamente in imbarazzo.
Perfino Sally riusciva a compatirlo. Non era di certo colpa sua se in una cittadina grande come Musselburgh esistevano ancora strade sterrate. Per cui tenette duro per rendere gli ultimi cinque minuti del tragitto rimasti meno stressanti a tutte e due.
Viaggiava da quasi tutta la mattinata e le serviva assolutamente una bella doccia calda ed un bel riposino.
Avrebbe pensato ad avvertire la nonna del suo arrivo l'indomani. Le lezioni non sarebbero ripartite prima del 15 comunque. Per cui aveva a disposizione si e no 9 giorni per potersi dedicare anche un pò a se stessa, organizzando magari un piano di studi o andando a trovare la cara nonnina Marge che cucinava i biscotti più buoni di tutta Wallyford.
Marge, ben conosciuta come Mrs Margaret Elizabeth Fletcher era figlia del duca di Scozia Sir Edward Jeffery Maria Fletcher ed era proprietaria di diversi possedimenti sparsi nella Gran Bretagna.
Viveva in una piccola cittadina scozzese dello Lothian dell'est, Wallyford, distante circa 7 miglia est da Edimburgo sin dalla nascita e non aveva mai avvertito alcuna necessità di trasferirsi altrove poiché troppo affezionata a quei prati così verdi da volertici mimetizzare dentro, all'odore dell'erba e dell'erica ed agli immensi laghi che ispiravano quiete e pace.
Questo ovviamente a discapito della nipotina che raramente aveva potuto godere di una completa presenza di questa nella sua intera esistenza.
Per un certo periodo i genitori di Sally l'avevano mandata a trascorrere l'estati a Wallyford. Dunque non si poteva dire che Sally non avesse avuto alcun contatto con la nonna ma un mese era tuttavia poco per una bambina come Sally che desiderava avere accanto sua nonna maggiormente.
Improvvisamente il meraviglioso paesaggio della brughiera scomparve per dar posto ad un viale che si apriva in una successione di abeti imponenti i cui aghi avevano ricoperto l'asfalto rendendolo di un colore verde scuro che rammentava l'oscurità del cielo.
Ed eccollo lì, il moderno quanto autorevole edificio ad osservarla dall'alto. Sally tolse gli occhiali per ammirarlo meglio.
Certo, non si trattava sicuramente della tipica struttura universitaria ottocentesca che tanto le piaceva ma questo non le importava molto.
Non appena il taxi accostò, Sally, terribilmente stanca per il l'incessante e tortuoso viaggio, tirò un sospiro di sollievo, uscì dall'auto ringraziando il tassista per il buon servizio e per averle tolto i bagagli dal cofano.
Rimase per cui immobile a fissare quella che sarebbe stata la sua abitazione per un bel po' di anni finché il tassista non scomparì insieme al suo taxi nel nulla. Poi, presa la sua valigia e cominciò a tirarla a fatica fino al dormitorio.
Ad aspettarla era senza alcun dubbio un futuro pieno di soprese.


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Capitolo 2
*** 1 capitolo ***


Giunta all'ultimo piano, Sally si reggeva a stento. Mai e poi mai si sarebbe sognata di non riuscire a trovare un solo ascensore funzionante in un palazzo di tale possenza.
Sebbene si presentasse in apparenza come un edificio all'avanguardia non aveva nulla di moderno.
All'interno assomigliava alla brutta copia di un vecchio hotel. Vi era una sala informazioni più piccola del sottoscala della villa dei genitori di Sally , una sala consulenza, un'aula magna che non avrebbe potuto contenere neppure 1000 persone ma che rendeva per qualche strano motivo l'intero complesso austero, numerosi ascensori rotti e delle scintillanti scale dalla forma bizzarra.
Tutto intorno era caos. Gente di ogni tipo che passava e spassava senza curarsi della presenza altrui.
Se qualcuno fosse stato colpito da un malore improvviso nessuno l'avrebbe sicuramente notato.
Certo, c'era da dire che non vi fosse neppure l'ombra di orologi a pendolo del 1800 ma qualsiasi struttura futuristica che si fosse rispettata necessitava di almeno 3 o 4 ascensori di servizio attivi.
Quelle condizioni di degrado generale erano un qualcosa d'inconcepibile.
Per tale ragione, dunque, Sally era stata costretta, con una nota di disappunto, a prendere le interminabili scale che davano sì al dormitorio un timbro esotico, dato l' ingegnoso utilizzo dei gradini in vetro, ma che a modesto parere di Sally servivano a poco.
Non che fosse un parere da prendere seriamente in considerazione. In realtà le scale erano di notevole rilevanza. Eppure, indubbiamente, una qualsiasi donzella dell'età di Sally, che aveva preteso di portare con se una valigia di tali enormità, avrebbe avuto un'opinione simile alla sua.
Sally, infatti, non aveva assolutamente messo in conto che la situazione sarebbe degenerata in maniera così grave. Il giorno prima, come presa da un attacco di follia sovrumana, aveva scagliato quanti più vestiti aveva potuto nel povero bagaglio a rotelle, che aveva assunto vagamente la forma di un panino ben imbottito, volteggiando leggiadra per tutta la camera, senza preoccuparsi minimamente su come avrebbe fatto successivamente a trasportarlo fino al dormitorio.
Abbracciando il corrimano come fosse stato il suo orsacchiotto preferito cercava di misurare attraverso gli occhi la distanza che la separava dall'entrata della camera che le era stata affidata.
Non che fosse qualcosa di possibile considerando che aveva dimenticato di avere indosso ancora gli occhiali a goccia.
Troppo stanca, così, per liberarsi di quegli aggeggi infernali dagli occhi aveva poggiato il viso sul corrimano in segno di sconfitta e si era messa a fissare la porta della stanza 106 come se questo l'avrebbe aiutata in qualche modo a teletrasportarsi al suo interno.
La fissò per alcuni minuti finché non si rese conto che qualcuno le avesse coperto la visuale della porta.
Portò a malincuore quindi gli occhiali alla testa ed alzò lo sguardo per esaminare meglio il soggetto.
Un paio di occhi verdi come la giada la folgorarono.
Il David di Michelangelo doveva aver preso di sicuro vita dal momento che non aveva mai incontrato un ragazzo dalla bellezza tanto disarmante.
Il tale aveva un corpo statuario ed un viso d'angelo. I capelli leggermente scompigliati di un colore che andava dal castano rossiccio al biondino. Indossava una camicia di flanella blu molto casual, le maniche leggermente piegate, che gli dava un'aria alquanto trasandata.
Sally era rimasta a dir poco senza parole e mancava poco che la bocca le finisse sul pavimento.
-Hello?! Sto parlando con te. E' tutto okay?- Chiese la visione angelica a Sally.
Sul momento Sally, che stava più nell'aldilà che nell'aldiquà, non sapeva su che specchio arrampicarsi per trovare sul serio qualcosa da dire.
Non si era mai trovata in una situazione del genere. Sin dall'età di 2 anni aveva avuto uno spiccato talento per l'oratoria.
Era una di quelle persone da cui ti ci potevi sempre aspettare un discorso coerente o una risposta intelligente. Niente l'aveva mai intimorita al punto da farla retrocedere o gettare la spugna all'ultimo secondo.
-I..I..Io..- Sillabò lei inconsapevolmente divenendo rossa in viso.
Il ragazzo chinò di poco il capo perplesso dato che aveva iniziato a capirci poco anche lui e poi aggiunse guardando l'enorme valigia di Sally con un espressione divertita:
-Senti, mi sembri piuttosto confusa ed hai una brutta cera in volto. Se mi dici dov'è la tua camera ti accompagno- e puntando con l'indice il fagotto, trattenendosi nel contempo dallo scompisciarsi, continuò -così ti aiuto con quella sottospecie di bomba a mano che ti ritrovi a fianco.-
Sally che sembrava più un burattino che un essere umano accennò ad un si con il capo e con la mano tremante indicò la stanza che stava guardando un minuto prima. In cuor suo sperava che lo sconosciuto non la giudicasse più del dovuto per quel suo atteggiamento da bimba viziata.
Il che poteva sembrare totalmente assurdo. Sally non si era mai preoccupata di queste cose.
Dopo tutto era abituata a sentirne di tutti i colori. Nell'ambiente in cui viveva i pettegolezzi e le critiche erano all'ordine del giorno eppure in quella particolare circostanza non riusciva a calmarsi.
Era talmente nervosa che avrebbe voluto mordersi le unghie, tanto per trovare un passatempo.
Si trovava ancora assorta nei suoi pensieri quando il ragazzo la riportò alla realtà.
-Credo che dovresti liberarla se vuoi che ti aiuti a portarla nella tua camera- disse indicando la sua mano arpionata al manico della valigia.
Sally la stringeva talmente tanto che la mano aveva assunto un colore tendente al viola.
Guarda la tua mano- continuò- se non vedi di mollarla ne perderai la sensibilità. Dai su – e le spostò delicatamente il braccio- lascia fare a me.
Pertanto afferrò la valigia, l'alzò di poco e si avvicinò cautamente alla porta.
Con lo sguardo trasognato, Sally lo segui ma quando tentò di inserire le chiavi nella serratura queste le caddero sul pavimento.
Sally che si sentiva sempre più intontita le fissò per un minuto buono lì per terra e quando fu sul punto di abbassarsi per prenderle andò a sbattere contro la testa del ragazzo che sicuramente aveva avuto la stessa idea.
Piombarono tutti e due a terra. Il ragazzo fece per toccarsi il cranio assumendo un espressione dolorante.
-Scusa, scusa, scusa.- esordì Sally avvicinandosi per assicurarsi che stesse bene- Io non credevo che ti saresti abbassato a prenderle. Scusa.
Questo, alzò lo sguardo puntandolo prima su Sally e poi sulle chiavi ed infine non riuscendo più a trattenersi cominciò a ridere di gusto ed a contorcersi in tutti i modi.
Sally dal canto suo lo guardava stranita. Non capiva cosa potesse trovarci di così divertente in quel disastro.
-Forza su. Alziamoci-disse il ragazzo facendosi serio in volto- Non avrai mica intenzione di restare qui sdraiata sul pavimento per sembre?
E così dicendo si alzò offrendo una mano a Sally per aiutarla.
-Se qualcuno ci avesse visto non oso pensare fino a che punto avrebbe potuto reputarci normali.- aggiunse infine azzardando una risatina.
Sally che era ormai aveva dimenticato come si facesse a parlare abbozzò un sorriso.
La camera era senza dubbio dotata di un certo stile.
Era costituita da un letto a castello in legno munito di trapunte blu e rosa con cuscini celesti. Due modeste scrivanie in mogano, una piccola finestra ed un bagnetto.
La presunta compagna di Sally non doveva essere ancora arrivata dal momento che la camera era fin troppo in ordine per pensare che qualcuno ci avesse messo già piede dentro.
Per tale motivo Sally aveva deciso di aspettarla in maniera tale che avessero potuto suddividere gli spazi insieme.
Alla fine non la infastidiva molto condividere la camera con qualcuno anzi essendo la prima volta ne era in qualche modo entusiasta.
Certo, non faceva i salti di gioia all'idea della presenza di un'altra persona nel suo spazio privato ma non era poi molto importante. Avrebbe di sicuro trascorso meno tempo di quanto pensasse lì dentro.
-La poso qui?- chiese il ragazzo indicando un angolino vuoto vicino al letto.
Sally portando una mano al capo a disagio rispose: - Si...grazie- ed avvicinandoglisi gli lasciò un bacio sulla guancia in segno di riconoscenza.
Lui la guardò tra il confuso ed il dolce e sorridendogli le carezzò il viso.
-Okay, sarà meglio che vada- le disse infine.-Ci vediamo in giro- aggiunse e poi sparì totalmente dalla vista di Sally chiudendosi la porta alle spalle.
Sally l'osservò sfuggire dalla sua vista e non appena appurò che se ne fosse davvero andato si sedette sul letto sospirando tristemente.
Non poteva proprio ora lasciare che l'amore la distraesse. Non doveva. Le priorità prima di tutto.
Se solo si sarebbe potuto avere tutto in un solo colpo, non vi sarebbero di certo stati problemi nella vita della povera Sally.
Si rendeva conto però che ogni cosa viene per gradi e che se non si fa un po' d'ordine non si può concludere la giornata al meglio.
Decise per cui di smetterla di pensare al ragazzo dagli occhi di giada che era stato tanto gentile con lei e di andare a fare una doccia nella speranza che la sua compagna di stanza si fosse fatta vedere in serata.

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Capitolo 3
*** 2 capitolo ***


Erano le 9 di sera ma della compagna di stanza di Sally neanche l'ombra.
Sally si ritrovava rannicchiata in una delle brande del letto a castello in legno a ripensare all'intera giornata spesa interamente a viaggiare.
Sebbene per chiunque si sarebbe trattata di una banalissima giornata di estenuanti corse in treno per Sally quella, senza dubbio, non aveva neppure avuto le sembianze di una banalissima giornata di estenuanti corse in treno.
Sally, che non era solita fare ritardi, quella mattina, non avendo stranamente udito la sveglia era stata costretta a saltare la colazione.
Aveva per cui avuto solo il tempo di fare una doccia veloce.
Doccia che per poco non gli era costata una bronchite.
Quella mattina, infatti, per qualche assurdo gioco del destino, un guasto nella caldaia aveva provocato un lieve danno alle tubature della doccia che ora fornivano solamente acqua congelata.
La povera Sally non potendosi in nessun modo lamentare, dato che non ne aveva minimamente il tempo, aveva dovuto fare la doccia più fredda della storia.
Uscita da quella specie d'igloo era fin troppo sbadata per pensare a dove stesse poggiando i piedi;ragion per cui essendosi scoperta troppo tardi con il piede destro nel secchio delle pulizie per poco non si era ritrovata spiaccicata alla porta del bagno a causa del brutto ruzzolone che aveva preso con quella specie di arnese mortale.
Fortunatamente, poteva vantare ancora di buoni riflessi e questo l'aveva salvata da quel piccolo inconveniente.
Per un breve tratto di tempo era riuscita a mantenersi in equilibrio aggrappandosi alla tenda della doccia ma nel momento in cui , questa,non era più riuscita a sostenere la tensione esercitata dalla stretta di Sally si era sfilata e le era rimasta fra le mani.
Sally con un'espressione basita si era seduta accanto al vano doccia e si era messa ad osservare distrattamente la tenda nelle sue mani chiedendosi se fosse il caso o no di partire.
Infine, alzandosi da terra, aveva deciso che fosse poco opportuno fare modifiche ai piani precedenti poiché avrebbe potuto unicamente peggiorare le cose.
Motivo per la quale avrebbe quantomeno cercato di raggiungere Musselburgh senza cacciarsi troppo nei guai.
Dopo essersi vestita a fatica, ricordando troppo tardi di aver messo i vestiti da indossare per il viaggio in valigia il giorno prima, aveva chiamato Jeffery, l'autista di famiglia, che l'aveva per così dire portata alla stazione.Sapendo, infatti, che la ragazza fosse già in grande ritardo, Jeffery, aveva premuto più del dovuto il piede sull'acceleratore come solo un grande pilota di formula 1 sapeva fare .
Sally più volte era finita all' altro capo del sedile, rotolando come un grasso criceto sulla ruota.
Perlomeno aveva fatto in tempo a non perdere il treno che era partito con 10 minuti di ritardo. Aveva, dunque, preso posto sul suo sedile e togliendo un magazine dallo zainetto aveva cominciato a sfogliarlo controvoglia.
Non si aspettava di certo, però, che un vecchio bisbetico amante dei classici le si sedesse accanto. 
Tale Dottor Jefferson, che era stato a suo tempo un dottore di fama, aveva cominciato a sputare cattiverie sui giornalisti che stavano dietro i tabloid facendo trasparire tutto il disprezzo che provava nei loro confronti dall'inizio del viaggio.
Aveva definito per più di un'ora la gioventù moderna una gioventù bruciata facendo un interminabile panegirico sull'argomento.
Sally che, a dirla tutta, non aveva molta voglia di discutere era rimasta ad ascoltarlo annoiata ed allo stesso tempo intimorita da quei discorsi che ruotavano nello stesso verso incondizionatamente. Sopratutto perché non amava apparire sgarbata o poco rispettosa nei confronti di un uomo più anziano. Inoltre quel genere di letture in fondo non facevano neppure per lei.
Aveva comprato la rivista per il semplice motivo che non avesse altri libri con se dato che non aveva avuto neanche il tempo di afferrarne uno a caso dalla libreria. Si era dovuta in un certo senso adeguare. Il viaggio sarebbe durato moltissimo pertanto doveva trovare pure il modo d'intrattenersi per non finire coll' addormentarsi sul treno.
Certo, non doveva essere stato molto piacevole dover sopportare quell'eccentrico dottore per 7 ore buone ma Sally era abituata a situazioni ben peggiori.
Giunta alla Waverly Station di Edimburgo più intontita che mai dapprima era andata a sbattere ad un palo, troppo confusa per notarlo, ed infine, come se ciò non fosse potuto bastare, era finita con una delle vans bianche in una pozzanghera. Capendo che non fosse proprio la sua giornata fortunata aveva preso il primo taxi che le era capitato a tiro e si era fatta accompagnare fino all'università che si trovava in una cittadina poco distante da Edimburgo di nome Musselburgh.
Musselburgh era un borgo molto tranquillo e vantava di svariati spazi verdi dove era possibile leggere un libro in tutta serenità.
Era conosciuta come 'The Honest Toun' (La città Onesta) appellativo datogli per la grandissima devozione nutrita da uno dei primi reggenti scozzesi, Thomas Randolph (1st Earl of Moray), per gli abitanti. Il motto di Randolph era appunto 'Honestas' e dal 1332, anno della sua morte, era divenuto il motto dell'intero quartiere.
L'idea di abitare a Musselburgh non era mai dispiaciuta a Sally dunque non aveva mai avuto qualcosa da ridire a tale proposito né si era interessata più del dovuto nel conoscere la cittadina nei minimi dettagli . Non aveva sentito il bisogno di comprare né cartine geografiche né depliant.
Niente era più importante dello studio in quel momento Inoltre avrebbe imparato a poco a poco sulla città senza dover ricorrere ad insulse informazioni.
Era sul punto di addormentarsi quando sentì la porta della camera aprirsi. Balzò dritta sul letto come colta alla sprovvista.
Chi avrebbe mai potuto fare capitolino in una delle camere universitarie a quell'ora di notte? Di certo non la sua compagna di stanza. Almeno era quello che credeva, Sally.
Sotto sua grande aspettativa, eppure ,una ragazza dai lunghi capelli mossi e dai grandi occhi blu le apparse davanti. 
Portava un paio di jeans neri stretti e calzava delle semplici ballerine che presentavano un enorme fiocco decorato con paillettes di colore grigio chiaro sul davanti. Indossava un impermeabile corto color caramello ancora umido.
Dopo un breve attimo di esitazione, questi, le si avvicino, e tendendole la mano le disse:-Io sono Jesy. Piacere di conoscerti.
-Piacere mio. Io sono Sally, la tua compagna di camera.- rispose Sally stringendogliela.
Finite le presentazioni la ragazza si sposto di qualche millimetro e dando una leggera scorsa alla stanza, portò le mani alla vita come se stesse cercando di mettere insieme i pezzi di un puzzle impossibile ed infine con un'espressione dispiaciuta si lasciò cadere sulla valigia di dimensione spropositate, che Sally aveva solo in quel momento potuto notare.
-In questa specie di sgabuzzino non ci entrerà neppure la metà dei miei capi.- esordì ad un certo punto questi,sospirando- Gli spazi sono troppo limitati. Anche il mio cane soffrirebbe di stress qui dentro.-continuò oscurandosi sempre di più in volto.
Sally non sapeva cosa risponderle. D'altro canto a lei non importava affatto dello spazio e di tutto il resto. Aveva solo bisogno di un posto dove recarsi a fine lezione, dove poter dormire quando si sentiva stordita, dove poter isolarsi dal mondo quando era stanca di tutto.
-Se ti è proprio indispensabile posso cederti una parte del mio spazio.-intervenne, dunque, Sally sorridendo debolmente -Dopotutto non ho portato moltissimo con me. Solo lo stretto necessario.
Gli occhi di Jesy s' illuminarono improvvisamente non appena Sally completò la frase. Scattò, per cui, in piedi ed afferrando le mani di Sally per stringerle alle sue disse:- Te ne sono immensamente grata! Davvero. Se non fosse stato per te sarei rimasta qui tutta la serata a scervellarmi per riuscire a capire come avrei potuto far entrare la marea di vestiti nella valigia in metà armadio.- dopodiché l'abbracciò.
Sally era contenta. Jesy sembrava simpatica ed anche alla mano. Si sarebbe trovata di certo bene.
Tra chiacchiere e risate Sally e Jesy erano riuscite a trovare un'ottima sistemazione per le proprie cose.
Avevano appena terminato di togliere tutti gli accessori ed i vestiti dalla valigia e si stavano apprestando a riordinarli negli appositi spazi.
- Quindi tu sei dello Hampshire, Sally? -chiese Jesy rivolgendosi a Sally mentre trafficava con l'armadio.
-Si. Vivo con la mia famiglia in una piccola parrocchia del distretto di Winchester, Hambledon.- rispose Sally continuando a sorridere.
Jesy che non si aspettava di certo quella risposta si girò verso Sally e strabuzzando gli occhi disse:-
Scherzi, vero?!- ed aggiunse- Mia nonna abita a 6 km da Hambledon in una piccola cittadina di nome Waterlooville. Passo sempre da Hambledon dopo aver fatto visita alla nonna. Mi sembra strano non averti mai incontrato in giro.
Sally che non voleva dare troppe spiegazioni si limitò a fare spallucce ed a ritornare alle sue faccende.
La lancetta aveva segnato le 10 e mezza quando a Sally parse di sentire qualcuno bussare alla porta.
Jesy si era recata in bagno per concedersi una doccia calda dunque sarebbe toccato a lei aprire la porta sebbene fosse con solo il pigiama indosso.
In un primo momento, Sally, si convinse di aver solamente immaginato il rumore proveniente dall'esterno della porta. Ma quando i colpi si fecero più forti balzò in piedi e con un'insolita insofferenza addosso si trascinò verso di essa.
Non appena l'aprì si pentì amaramente di averlo fatto.
Non credeva, infatti, che proprio quella sera avrebbe rivisto il ragazzo dal viso angelico che l'aveva aiutata nel pomeriggio.Ed invece eccolo lì in tutto il suo splendore a squadrarla da capo a piedi cercando di soffocare una risata.
-Possibile che in qualunque circostanza mi ritrovi imbarazzante o no che sia appari sempre tu?- Chiese Sally più a se stessa che al ragazzo.
Lui in tutta risposta disse:- Ciao anche a te!- e sfoggiando un sorriso mozzafiato a trentadue denti aggiunse – Hanno organizzato una festa per le matricole qui sotto quindi mi chiedevo se ti andava di parteciparvi dato che pomeriggio mi sei sembrata piuttosto spaesata e non c'era traccia di vita umana nella tua stanza.
-No, guarda..-stava cercando di scusarsi Sally, quando Jesy uscì dal bagno con solo l'asciugamano addosso.
Sally restò a fissarla vagare per la stanza in cerca di qualcosa da mettere incredula.
Il ragazzo assumendo un espressione indecifrabile in volto non riuscì più a controllarsi e scoppiò a ridere.
Sally lo guardò nello stesso modo in cui si guarderebbe un pazzo. Cosa ci trovava di tanto spiritoso?
Non fece nemmeno in tempo a voltarsi nuovamente che Jesy avanzava come una furia verso di lei puntando il dito contro il ragazzo. Giunta a destinazione con aria inquisitoria gli domandò:- Cosa ci fai qui, Harry? Credevo di aver detto a zio Jerry di non voler sorveglianti intorno.- e sbruffando voltò le spalle a tutti e due per andare a sedersi sul letto.
In seguito incrociò le mani al petto e mise su un broncio grande quanto una casa.
- Jesy, conosciamo tutti e due zio Jerry. Non arriverebbe mai a tanto.-Esordì Harry. 
Le andò, successivamente, accanto e guardandola rassegnato aggiunse- Sono qui con una borsa di studio. Mi dispiace deluderti ma non tutto il mondo ti ruota attorno, cara cuginetta.
-Borsa di studio?!- Chiese quasi urlando Jesy.-Da quando sei così intelligente, Harry?- continuò ridacchiando e nello stesso contempo strattonandogli il braccio.
Sally gustava la scena divertita e cercava di trattenersi dal ridere.
- Da sempre, cara cuginetta.- e pronunciando queste parole, Harry si alzò dal letto stiracchiandosi. Dopodiché si avviò verso la porta come per andarsene.
Sally rimase a fissarlo sparire come aveva imparato a fare fino a quel momento ormai. Ma inaspettatamente, questo, prima di chiudere la porta si girò verso di lei e facendole un occhiolino le disse: -Se vuoi venire alla festa scendi giu' nell'aula magna. Metti un vestito carino e porta con te anche quell'acida di mia cugina.
E così dicendo lasciò la stanza con quel sorriso che faceva tanto impazzire Sally.
Sally rimase imbambolata davanti alla porta per un bel po' ; poi la chiuse. Ad Harry non si poteva dire mai di no e questo Sally l'aveva compreso fin dal primo momento che i suoi occhi avevano incontrato il suo sguardo in corridoio.


 

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Capitolo 4
*** 3 capitolo ***


-Sally, non ti sarai mica presa un cotta per mio cugino?- Esordì, improvvisamente, Jesy dopo aver scaraventato il suo quinto vestito nero sul letto.
Sally trasalì. Si sentiva confusa; si sentiva confusa come un bambino sorpreso con le mani nella marmellata.
-No, ma che ti salta in mente?!- Farfugliò, dunque,cercando di apparire tranquilla.
In realtà era nervosa a tal punto che le si era persino impastata la bocca.
Non credeva che i suoi sentimenti fossero tanto evidenti, infatti. Nel senso, alla fine, non conosceva quel ragazzo che da poche ore.
Eppure, ora, si trovava in un vicolo cieco. Non c'era modo di uscirne fuori.
Per quanto fosse restia ad accettare la bizzarra situazione, la verità prima o poi sarebbe venuta a galla senza alcun preavviso e le avrebbe fatto molto più male di quanto avesse mai potuto immaginare.
Il nesso nell'intera faccenda era che c'era qualcosa in Harry, qualcosa che la spingeva a non ignorarlo. E ciò la spaventava profondamente. Tanto profondamente che non capiva se darla vinta alla ragione oppure al sentimento.
Adesso poi, che era stata smascherata non sapeva più come gestire la cosa.
Jesy dal canto suo la guardava con aria incuriosita ed allo stesso tempo speranzosa. Come tutte le persone che necessitano di avere sempre la ragione dalla propria parte, Jesy, la guardava cercando di carpire le informazioni desiderate. Informazioni che di certo non l'avrebbero resa immensamente felice.
Conosceva fin troppo bene il suo caro cuginetto e la sua irrefrenabile indole da Don Giovanni. Avrebbe preferito sentire una menzogna piuttosto che appurare che le sue deduzioni fossero corrette.

Sally sembrava così ignara del passato, del presente e del futuro di Harry ,così ignara del carattere ambiguo di Harry (che in realtà conosceva relativamente poco sull'amore e sulle relazioni stabili) che, in qualche modo, Jesy ne provava compassione.
-Ne sei proprio sicura?-continuò, quindi, Jesy imperterrita assumendo uno sguardo inquisitorio e poco convinto.
Sally si sentiva prigioniera di se stessa. Non aveva neppure il coraggio di guardare più Jesy in faccia per l'imbarazzo.
Doveva mentire, doveva farlo. L'infatuazione sarebbe passata prima o poi.
-Lo trovo simpatico, ma niente di più.- rispose, dunque, gelidamente, precipitandosi verso la finestra per non lasciare alcuna opportunità a Jesy di replicare.
In seguito, aggiunse, con una nota di meraviglia nella voce -Toh! Ha smesso di piovere.
-Già- confermò Jesy afflitta concludendo, così, la conversazione.
E prendendo uno dei cinque vestiti sparsi sul letto si voltò verso lo specchio per rimirarsi.
Sally, sospirando, si concesse un ultimo sguardo verso l'orizzonte , poi chiudendo la finestra si avvio verso l'armadio e ne estrasse il primo vestito a tiro.
Era un Armani non molto corto e di colore blu scuro. Non mostrava nulla di particolarmente sontuoso o minuzioso se non alcune rifiniture in pizzo. Sally l'aveva indossato un'unica volta in occasione di una beneficenza a cui vi aveva partecipato insieme ai suoi genitori.
Ricordava come fosse ieri quel terribile giorno di tedio. I suoi l'avevano scaricata come d'usuale davanti alla sala per discutere di affari con amici e conoscenti e lei frustata aveva trascorso l' intera serata ad ingozzarsi di antipasti e bere champagne.
Quella vita da ricca viziata, non le piaceva per niente. Forse era stato proprio questo il motivo principale che l'aveva indotta a spostarsi tanto lontano da casa. Aveva bisogno di cambiare aria. Di vivere la sua vita indipendentemente e smettere di soffrire invano.
D'un tratto, una sottospecie di gridolino sembrò richiamare Sally alla realtà, interrompendo, in tal modo, il flusso di pensieri bizzarri che le si erano insediati nella mente.
Si trattava di Jesy che tutta eccitata le si era praticamente lanciata addosso togliendole, per così dire, il vestito blu dalle mani.
-Oddio!- trillò –Ma questo è un Armani!- e lo sventolava qua e là, sotto e sopra facendo le feste come un cagnolino-Chissà quanto ti sarà costato. E' stupendo.
-Veramente è un regalo di mio padre.- si giustificò Sally accennando un sorriso e spulciando nell'armadio in cerca della trousse.
-Oh davvero?! Che fortuna. -replicò Jesy con aria sconsolata.-Darei la mia stessa vita per un Armani.
E continuò a sventolarlo qua e là, sotto e sopra guardandolo con ammirazione.
Sally, che sicuramente aveva scorto negli occhi di Jesy un che qualche desiderio di indossarlo, allora seguitò- Beh dato che ti piace tanto te lo cedo volentieri. E' indifferente per me. Ho portato così tanti vestiti che non mi creerebbe tanti problemi sceglierne un altro.
Ed afferrando un completo camicia rosa a quadri/salopette bianca s'incamminò in direzione del bagno per prepararsi.
-Oddio!Io ti adoro, Sally! - tuonò salterellando Jesy in quel mentre -Te ne sarò immensamente grata.
La lancetta aveva da poco segnato le 12 e Sally si trovava ancora in bagno intenta a truccarsi.
Aveva appena finito di applicare il mascara quando avvertì dei rumori pressoché insoliti provenire dalla sua stanza.
Non poteva eppure uscire senza prima completare l'opera. Ragion per cui decise di non aprire e continuò a truccarsi, incurante di quel che succedeva fuori.
Pochi minuti dopo il vociare cessò magicamente ed un silenzio assordante cinse l'intero circondario.
Sally cominciò a preoccuparsi. Non si sentiva neppure una mosca volare. Era tutto molto strano.
-Jesy?- chiamò.
Ma nessuno rispose. Con il cuore in gola, Sally, afferrò la maniglia aprendo cautamente la porta.
Avanzò di pochi passi e si voltò istintivamente verso la finestra.
Una figura alta e magra vi stava di fronte in piedi.
Il cuore di Sally aveva preso a battere all'impazzata. Il terrore la invase repentinamente ed esplose, urlando con tutta la voce che aveva in gola.
Harry, che evidentemente non si aspettava una simile reazione, si slanciò verso Sally e le coprì la bocca con la mano.
-Sono io! Calma. Non intendevo spaventarti.- si scusò il ragazzo. -Sono venuto poco fa ad assicurarmi che tu e Jesy steste bene. Mia cugina però fremeva dalla voglia di andare alla festa così ho acconsentito a restare io qui ad aspettarti.
Poi afferrandola per la vita l'accompagnò vicino al letto e l'aiutò a sedersi.
Sally era ancora troppo scossa per riuscire a capirci qualcosa.
Harry intanto cercava di calmarla come meglio poteva. Ma era tutto inutile.
La ragazza faticava a respirare ed era anche piuttosto pallida.
-Hai per caso una bottiglia d'acqua da qualche parte?!- esordì infine.
Sally alzò meglio il viso per guardare il suo eroe.
Gli occhi grigio/verde neve di Harry fissarono quelli di Sally per un istante che sembrò interminabile.
-Si- rispose, inaspettatamente, Sally flebilmente distogliendo lo sguardo da Harry e toccandosi le tempie.-Dovrebbe..Essere..nella mia borsa.
Harry afferrò dunque la borsa e vi frugo dentro in cerca dell'acqua. Poi porse la bottiglia a Sally.
-Ecco a te. - Disse. -Bevi. Ne hai bisogno.
Sally ne bevve un sorso, si portò una ciocca di capelli all'orecchio ed infine alzando nuovamente lo sguardo verso Harry disse-Grazie. Mi sento già meglio ora. La prossima volta però ti prego avvertimi quando mi vieni a trovare.
Harry sorrise.
-Contaci.-garantì, in seguito.
Sally lo guardò amorevolmente. Accortasi dell'errore commesso però cercò di rimediare al danno.
Che dici?! Andiamo?- chiese, dunque.
-Sicuro- Rispose Harry e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi.
Sally accettò volentieri l'aiuto ma, nel momento in cui le sue dita sfiorarono quelle di Harry, fu come colpita da un fulmine che la portò a ritrarre la mano.
Harry, che probabilmente, aveva provato un qualcosa di simile dapprima si esaminò turbato le mani, poi afferrando ancora una volta quella di Sally la trascinò con se sino all'aula magna.
L'aula magna era senza dubbio una delle sale più belle dell'università. Certo,sebbene fosse di bella presenza era alquanto strettina. Vi erano enormi finestre decorate con immense tende verdi ed una sorta di piccolo palco in legno. Benché affollata, piena di palloncini e tavolini colmi di antipasti e bibite, essa, manteneva comunque il suo bell'aspetto.
Sally era in uno stato di così pura contemplazione da non realizzare di star ancora tenendo la mano di Harry.
Ciò non durò a lungo però, avvistando infatti Jesy, come pervasa da scossa elettrica Sally lasciò impetuosamente la mano del ragazzo, che confuso non sapeva più da che parte guardare.
-Sally, Harry! Siete qui finalmente. Stavo cominciando a preoccuparmi.- urlò Jesy.
Poi afferrando il braccio di Sally la tirò vicino la finestra dove c'era un gruppo di ragazzi che parevano conoscere Jesy.
Erano talmente belli da assomigliare ai modelli di Calvin Klein ma nessuno di loro così come nessuno dei loro discorsi interessava a Sally.
Nessuno di loro reggeva al confronto con Harry, davano tutti l'impressione di cercare divertimento e nient'altro.
Dopo neanche mezz'ora, Sally, pertanto, con la scusa di voler bere un cocktail si congedò dal gruppo. Facendosi spazio tra la folla alzò leggermente lo sguardo in cerca dell'uscita e soprattutto di Harry che sembrava essere scomparso nel nulla. Ma dove poteva essere andato?
Si guardò un po' intorno per scorgervi, infine, un piccolo stanzino sulla destra del palco che non aveva notato fino ad allora.
Colta da un attacco di curiosità, Sally, vi si avviò a passo svelto e non appena fu lì non si fece molti scrupoli a portare la mano verso la maniglia per aprire la porticina, sentendosi in un certo senso una seconda Alice nel paese delle meraviglie.
A differenza di Alice però lo spettacolo che le si presentò davanti non fu poi tanto piacevole.
Harry spalmato su una bionda la baciava appassionatamente. Era talmente preso da non accorgersi che Sally li stesse osservando.
Sally sbattendo impulsivamente la porta, e portandosi la mano alla bocca corse via, corse via nella sua camera per darsi ad un pianto inconsapevole e disperato. 

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Capitolo 5
*** 4 capitolo ***


Sally correva, correva senza meta, correva come una ragazza i cui ideali erano improvvisamente crollati. Correva senza alzare lo sguardo, senza preoccuparsi degli ostacoli che sarebbero potuti incombere, indebolita sia nell'animo che nel corpo.
Di quale stregoneria assurda poteva mai essere prigioniera?
Lei, che sin dall'infanzia aveva imparato a catalogare tutti coloro che le stavano attorno era stata abbindolata dalle sue insulse emozioni.
Il fato l'aveva indotta a cambiare abitudini e ciò le si era riversato contro, poiché la sua scelta l'aveva condotta in un labirinto privo di uscita.
Probabilmente, la sua inesperienza in materia aveva influito a complicare maggiormente la situazione.
Eppure, Sally, riteneva che la vera ragione al dramma risiedesse in se stessa ed in nessun'altra cosa.
Camminava poggiando i piedi al suolo distrattamente, quando, a causa della sua sventatezza, inciampò su un sasso finendo col muso per terra.
Rimase lì, immobile per un paio di minuti, infine, aiutandosi con le braccia si mise a sedere.
Preoccupata, iniziò a girarsi a destra e a manca per capire dove si trovasse.
Davanti e dietro alberi di dimensioni enormi si ergevano in tutta la loro maestosità.
Ovunque volgesse lo sguardo non le si presentava altro se non questi. La luce soffusa dei lampioni, inoltre, non le era di alcun ausilio. Per quanto rendesse l'atmosfera incantevole non le permetteva di vedere oltre quelle distese verdi per localizzarne la zona.
Da considerare, inoltre, che essendosi stabilita nel quartiere da poche ore non lo conoscesse affatto.
Sally decise, allora, di lasciare la sorte in mano al destino e portandosi le gambe al petto vi si adagiò dolcemente sopra.
Per quanto tempo aveva camminato? Si sentiva così spaventata e spaesata.
Una lacrima le rigò il viso. Non era sicuramente il momento più indicato per piagnucolare ma, Sally, avvertiva un assoluto bisogno di sfogare la propria rabbia.
Da quando aveva messo piede a Musselburgh nulla era andato per il verso giusto. Sally, trovava il tutto così soffocante.
Alla marea di sventure,da aggiungersi anche il fatto che ne suo padre ne sua madre si fossero degnati di telefonarle.
Sapeva bene quanto il lavoro impegnasse entrambi ma benché si sforzasse a capirli non ci riusciva.
L'essere occupati non suonava come un'ottima scusa per comportarsi da genitori incompetenti.
A Sally non era mai piaciuto vivere a quel modo. Avrebbe preferito una vita normale ai soldi ma i genitori sembravano tardi a comprendere le sue esigenze, a comprendere che nella vita ci fosse ben altro del solo lavoro e delle feste lussuose.
Era come se la loro vista fosse offuscata da ben altri piaceri.
Tuttavia, anche il più semplice gesto d'affetto avrebbe reso felice, Sally.
Sospirando,distese comodamente la testa sulle gambe e chiuse gli occhi lasciando che le lacrime le bagnassero il volto.
Era talmente agitata, talmente fuori di se da non riuscire a dare neppure una definizione reale di spazio.
Si strofinò gli occhi con entrambe le mani ed in seguito cercò di pensare ad un modo che le consentisse di tornare al campus.
In quel buio totale, tuttavia, Sally non riusciva a far altro se non vagare con la mente. Era una mina pronta ad esplodere da un minuto all'altro.
Le cicale dal canto loro continuavano a frinire assiduamente, incuranti delle sue vicissitudini.
Di colpo un fruscio richiamò la sua attenzione. Sally incominciò inconsapevolmente a tremare.
Era sola, in chissà quale sentiero sperduto di Musselburgh e per di più quella particolare area non sembrava affatto essere popolata.
Si portò le mani agli occhi come una bambina in preda al terrore. Non voleva guardare, non voleva assistere alla sua fine in quella maniera.
La figura scura le si avvicinò sempre più ed infine le si fermò proprio di fronte.
Sally era sempre più restia a guardare, eppure, ed il suo cuore non smetteva di palpitare.
Inaspettatamente a quanto si potesse credere, però, la figura le tocco delicatamente il viso e fece per scansarle le mani. Infine l'avvolse in un abbraccio.
-Mi hai fatto preoccupare. Ma dov'eri finita? Saranno ore che io e Jesy ti cerchiamo.
-
Sally non ne potette più e si lasciò andare ad un pianto fragoroso fra le braccia del diavolo. Troppe emozioni da reggere. Non avrebbe potuto sopportare altro.
Harry, vedendola in quello stato, la strinse più forte che potette sussurrandole parole sommesse.
Probabilmente, non aveva compreso quanto male le stesse procurando ma voleva sentirla quanto più vicina a lui quanto possibile.
Sally non rispose. E dapprincipio rimase quieta nella sua stretta.
Ma ciò non durò a lungo. Di scatto Sally, come invasa da un raptus repentino, si ritrasse furiosamente spingendo via il povero harry che cadde col sedere sull'asfalto.
-Ed ora cosa ti è preso? Stavo solo cercando di consolarti, forse?!- si giustificò Harry, contrariato.
Sally lo guardò perplessa e confusa. No, i suoi occhi non trasudavano di sola perplessità e confusione. Essi erano infuocati di disperazione pura.
-Non ho bisogno della tua compassione. Io non ho bisogno di nessuno.- Urlò, dunque, Sally in tutta risposta.
In quel silenzio le sue parole echeggiarono con solennità.
-Ma si può sapere cosa stai farfugliando?- continuò Harry portandosi le braccia intorno al petto ed alzando di poco il sopracciglio.
Sally non parlò. Restò lì imbambolata a chiedersi come avesse fatto a perdere la ragione in così poco tempo.
Harry, allora, sbuffando, si alzò da terra e portando verso di lei le mani la sollevò per caricarsela in braccio.
Sally più scioccata che mai provò a dimenarsi.
-Ma che stai facendo? Mettimi giù. Mettimi giù, ti ho detto.- tuonò scalpitando.
Ma a Harry sembrava importare poco e procedette imperterrito verso il campus.
Durante il tragitto nessuno dei due proferì parola. Sally in preda alla più completa rassegnazione, osservava il viso di Harry che la teneva ancora gentilmente tra le sue braccia.
Il ragazzo era un qualcosa d'innaturale. Così affascinante ed i suoi occhi si presentavano tanto espressivi quanto misteriosi.
Sally non riusciva a smettere di fissarli, era come ipnotizzata da essi.
D'un tratto Harry si arrestò.
-Ho qualcosa sul viso, per caso?- le chiese.
Sally, che era stata nuovamente colta in flagrante da uno dei diabolici cugini, detrasse subitaneamente gli occhi ed arrossì violentemente.
-No! Nulla. Proprio nulla.- Si scusò.
Harry, guardandola confuso sorrise divertito.
-Lo sai, sei una persona davvero.. hmm.. interessante.- asserì concludendo la conversazione.
Sally, imbarazzata si sistemò ad agio sul petto di Harry ed iniziò a mirare il vuoto.
Una brezza leggera s'intromise successivamente nella scena. Harry e Sally chiuserò gli occhi come a volersi farsi trasportare dal vento ed assaporarono tutto ciò che in quel momento stava regalando loro.
Non c'era nulla di più piacevole di quel soffio a solleticarli dolcemente.
Riaprendo gli occhi i ragazzi si ritrovarono al campus.
Harry adagiò cautamente Sally per terra. Poi fece per andarsene ma ella lo afferrò di scatto per la camicia.
-Che succede?- bisbigliò Harry.
Sally avvampò per l'ennesima volta poi cercando di recuperare quel po' di coraggio che le era rimasto avvinò il suo viso all'orecchio destro di Harry.
-Grazie- sussurrò titubante.
Harry, guardandola affettuosamente, sorrise per scomparire poi in completo silenzio nel buio della notte.

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Capitolo 6
*** 5 capitolo ***


Entrata in camera, Sally, chiuse cautamente la porta. Dopotutto, Jesy avrebbe anche potuto essere rincasata prima.
Poi, vi si poggio sopra scivolandovi leggiadramente.
Era in piena crisi emotiva, sul punto di un crollo. Si coprì il volto con le mani ed iniziò a singhiozzare.
Si sentiva fragile. Si sentiva fragile come un vaso di coccio in mezzo a grandi vasi di metallo.
Non riusciva a capire quale crimine avesse mai potuto commettere per cacciarsi in un casino simile ma doveva, assolutamente, scovare un modo per rimettere le cose a posto, per quanto difficile, questo, si sarebbe potuto presentare.
Scrutando l'orizzonte con fare alquanto distratto, Sally, cominciò a domandarsi quante notti avrebbe trascorso in quello stato d'automa.
Si passo di riflesso la mano intrisa di lacrime sui capelli.
Per quanto si ripetesse che fosse ora di voltare pagina, lei non riusciva proprio a togliersi Harry dalla testa.
Presa dal più totale senso di sconforto si buttò letteralmente sul pavimento. Sarebbe sicuramente tornata utile alle ditte di pulizie locale se avesse continuato a finire col muso per terra.
-Jesy aveva ragione, maledizione! Mi piace suo cugino. - esclamò dando pugni al vuoto e ricominciando a piangere come una bambina.
-E' un bel guaio.- Esordì questi, che evidentemente era stata sempre lì, sistemandosi vicino a lei e porgendole un fazzoletto-Che cos'hai intenzione di fare, ora?
Sally, palesemente sconvolta si alzò improvvisamente da terra. Non si aspettava certo di trovare Jesy sveglia a quell'ora.
-Come, cosa ho intenzione di fare?- S'informò, quindi, ancora attonita, accettando il fazzoletto che Jesy le aveva gentilmente porto e asciugandosi il viso.
Jesy, roteò gli occhi. Si poteva essere tanto tonti?
Poi rispose -Voglio dire, cosa hai intenzione di fare con Harry? C'hai già pensato?
Sally ci aveva pensato, probabilmente, anche troppo. Il suo unico problema era di non sapere perfettamente come agire.
-Non ne ho la benché minima idea.-Rispose, dunque, in tutta onestà mordendosi il labbro inferiore.
-Capisco.- ribattette Jesy -Io credo, eppure, che lo stare qui, a piangersi addosso, non migliori di molto le cose. Perché non provi a raggirare mio cugino sfoggiando qualche utile arma di seduzione? Dai, ti do una mano io.
L'offerta di Jesy era alquanto invitante. Tuttavia, Sally non era mai stata quel tipo di ragazza. Avrebbe finito per combinare un macello.
Così, rimase in silenzio guardandosi entrambe le mani.
Jesy sospirò. D'altronde neanche lei sapeva bene cosa fare per aiutare la sua nuova amica. Suggerì, allora, a Sally di andare a riposare.
- Possiamo continuare la conversazione anche domani.- comunicò, guardandola dolcemente.
Sally si limitò ad annuire ed a gettarsi sul letto senza preoccuparsi minimamente di cambiare i vestiti, addormentandosi prima ancora di avere la possibilità di sprecare altre lacrime.
L'indomani Sally si alzò di buon mattino e relativamente più rilassata.
Dopo essersi concessa una distensiva e lunga doccia decise di scendere giù nel piccolo parco del campus per godere di quella immensa distesa verde.
A Sally piaceva molto confondercisi dentro. Molto probabilmente perché quegli spazi raccolti le ricordavano parecchio il suo paese, Hambledon.
Cominciò così a dar calci ai vari ciottoli di quel sentiero stretto gremito di alberi fin quando la visione di un ragazzo seduto sotto ad un imponente faggio non la costrinse ad immobilizzarsi.
Chi si sarebbe mai aspettato, difatti, di trovare il buon vecchio Harry in abiti sportivi alle 7 del mattino proprio lì sotto a quell'enorme faggio?
Doveva sicuramente trattarsi di qualche assurdo scherzo del destino poiché Sally non riusciva a spiegarselo in altri modi.
Stava per battersela a gambe levate quando si sentì afferrare per il braccio.
- Early bird?- chiese fissandola con quei suoi occhi ipnotizzanti.
Sally si sentiva come un ghiacciolo sciolto al sole.
- L'idea di sprecare la mia giornata poltrendo come un orso in letargo non sembrava allettarmi molto.- rispose freddamente lei evitando di guardarlo a lungo, 'come si fa col sole'.
Harry, indubbiamente accortosi del comportamento insolito di Sally, l'afferrò per entrambi i polsi imponendo la stretta e costringendola a guardarlo in faccia.
- Cosa ti succede? Perché continui a sottrarti al mio sguardo?- chiese, dunque, con tono alquanto alterato.
Sally era a dir poco basita. Ma chi si credeva di essere il signorino per trattarla in quel modo?
-Ti sbagli. Io non sto affatto sfuggendo ai tuoi occhi -replicò Sally, chiaramente irritata- Inoltre perché diavolo non mi liberi? E cos'è quest'atteggiamento da padre ansioso che assumi, ogni volta, nei miei confronti? Neppure ci conosciamo.- Scoppiò infine lasciando Harry totalmente perplesso.
Cosicché il povero ragazzo ritrasse la presa.
Rimasero entrambi lì, fermi in mezzo al verde ed a quella montagna di faggi per qualche secondo.
In seguito Harry, con lo sguardo perso nel vuoto, confessò – Non riesco a lasciarti andare. Non riesco a starti lontano. E' tutto così completamente senza senso.
-Ma non m'importa- concluse, poi, in un sussurro.
Sally alzò il viso di scatto. Guardava Harry sbattendo le palpebre confusa. Si era appena dichiarato o cosa?
Ma non fece in tempo a replicare che si ritrovò inaspettatamente nella stretta del diavolo.
Niente sembrava reale attorno, in quell'istante. Le braccia di Harry avvolgevano il corpo di Sally delicatamente. La testa di lei appoggiata sul suo torace, quella di lui tra i suoi capelli.
Sally poteva sentire il battito del suo cuore, alterato come il suo. Non era più un segreto.
Come se fosse stato preso per mano e ricondotto alla realtà, Harry scansò inaspettatamente Sally gettandola per terra senza rendersene neppure conto. Poi, senza dir nulla l'abbandonò lì, su quel pavimento gelido, e scomparve come era solito fare ormai.
Sally non si mosse, restò per terra inerme. Non aveva neppure più forza per piangere.

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Capitolo 7
*** 6 capitolo ***


Su un taxi diretto a Wallyford, Sally ripensava a quei due giorni vissuti appena. Ripensava al momento in cui, per la prima volta, i suoi occhi si erano posati delicatamente su Harry provocando quel sentimento infantile.
Come aveva potuto lasciare che uno sconosciuto la rendesse così vulnerabile?
L'ennesima lacrima le rigò il viso. Ultimamente non faceva altro che piangere. La situazione era divenuta a dir poco insostenibile.
Niente, eppure, sarebbe servito a placare quell'insofferenza che le attanagliava lo stomaco.
Il cuore ha le sue ragioni che la ragione stessa non conosce.
Sally, oramai, poteva solamente rassegnarsi. Il tempo avrebbe, certamente, sistemato le cose.
Osservando di essere quasi giunta a Wallyford, Sally, frugò nella sua borsa in cerca dello specchio.
Non avrebbe mai potuto presentarsi alla nonna in condizioni tanto pietose. Si sistemò, dunque, il trucco cercando di coprire le borse sotto gli occhi con un filo di correttore.
Arrivata in paese, Sally, fu molto felice di constatare quanto nulla di quel luogo, legato ai suoi ricordi di bambina, fosse cambiato.
L'insegna che invitava il conducente dell'auto a guidare con prudenza, il piccolo parco giochi al centro di Wallace Avenue, la Livingroom Church.
Niente mancava all'appello. Tutto era rimasto il medesimo.
Quanto le era mancato trascorrere le estati a Wallyford?
Tuttavia, quella di allontanarsi dalla nonna non era stata una sua scelta. Era stato il padre stesso ad imporle di separarsi dall'unica donna che non le avesse mai negato affetto.
Sally, non aveva mai compreso la ragione dietro quel gesto né mai tentato di opporsi a tale ingiustizia. Aveva sofferto in silenzio.
Ad aspettarla sul davanzale della finestra di casa Broughton-Fletcher vi era la cara Marge, che impaziente d'incontrare la nipotina, dopo così tanti anni, non la smetteva di guardare in tutte le direzioni con la speranza di scorgere il taxi.
Aveva da poco tolto una teglia calda di biscotti dal forno e messo dell'acqua a bollire sulla stufa per prepararne un buon thè caldo.
- Non sarà mica successo qualcosa?- ripeteva Marge gesticolando nervosamente.
Quando eccoti entrare il taxi nero nell'immenso vialetto del giardino.
Senza perdere altro tempo, Sally aprì lesta la portiera e corse ad abbracciare la nonna, dimenticandosi sia del taxista che dei bagagli.
-Sae! Tesoro! Come sei cresciuta.- asserì Marge commossa. - ma fatti vedere da nonna tua. - e la girava e rigirava – sei diventata proprio una bella signorina.
- Nonna! Sei sempre così dolce, tu. Mi sei mancata tanto.- rispose Sally abbracciandola di nuovo.
-Ma dimmi. Come stanno mamma e papà?- s'informò Marge aiutando Sally con i bagagli.
-Bene Nonna. A dire la verità non li sento da due giorni.- confessò Sally assumendo un'aria mesta.
-Ha! I soliti cinici. Dai, orsù. Fammi un sorriso.- disse Marge cercando di tirarla su.- La facciamo noi una chiamata a loro due, stasera. E vedrai se non mi sentono.
Sally ridacchiò. Decidere di ritornare a Wallyford non era stata affatto una cattiva idea.
Dopo 2 tazze di thé ed una ventina di biscotti, Sally, si sentiva talmente sazia da credere di star esplodendo.
-A quanto pare i biscotti erano buoni – appurò Marge sogghignando elegantemente.
Sally, sfoggiando il suo miglior sorriso, rispose – Certo! Sei o non sei la miglior cuoca di Wallyford?
E tutte e due scoppiarono in una pazza risata.
Quando ebbe finito di aiutare la nonna a lavare le stoviglie ed a pulire la cucina Sally si mise a sedere sul comodo divano rosso azzardando un sospiro.
Sebbene lo stare li con la nonna la rendesse felice la sua testa era in tutt'altro posto.
Proprio non ci riusciva ad annullare Harry dalla sua mente. Era come se il suo cuore si rifiutasse categoricamente di chiuderlo fuori.
-Che cosa ti preoccupa, tesoro?- domandò Marge, sedendole accanto e prendendole la mano.
-Niente, nonna.- mentì Sally, accennando un sorriso.
- Tesoro, io ti ho vista crescere fin quando mi è stato concesso. Non cercare d'ingannarmi. Confidati con me.- la esortò Marge.
Sally guardò la nonna combattuta. Forse, parlarne con lei l'avrebbe aiutata. Eppure, non sapeva se fosse proprio il caso di importunarla con i suoi problemi.
Ma a chi altro avrebbe potuto chiedere consigli se non a lei?
-Nonna, ti è mai capitato di innamorarti di uno sconosciuto?- chiese, quindi, esitando.
Marge la guardò meravigliata. Non che la cosa la sorprendesse più del dovuto. Era stata giovane anche lei. Solo, faceva fatica ad accettare che quella bambina con i codini che era solita supplicarla d'insegnarle a cucinare fosse cresciuta tanto in fretta.
- Beh, mentirei se ti dicessi che il nonno è stato l'unico uomo della mia vita. - rivelò Marge. - Sai, ai miei tempi, eppure, le cose non funzionavano esattamente come oggi. Il compito di corteggiare spettava ai gentiluomini.
Sally rimase in silenzio aspettando che la nonna continuasse il discorso che aveva appena cominciato.
-Il giorno del debutto in società conobbi questo ragazzo. -ridacchiò, Marge- Si chiamava George. Era davvero bello ed avvenente. Era stato sufficiente un solo ballo perché perdessi completamente la testa per lui. La sua voce, il blu dei suoi occhi. Tutto di quell'uomo mi faceva impazzire.
Per mesi interi aspettai un suo messaggio. Una sua lettera. Un qualcosa che mi facesse intendere che quell'emozione tormentata era stata condivisa da entrambi. Ma non si fece mai sentire.
Anni dopo venni a sapere che era morto poiché malato di tubercolosi. Malgrado ciò, mai il suo ricordo mi ha abbandonato, cara. E sarà per sempre conservato nel mio cuore.

Sally era rimasta senza parole. Il breve racconto che ripercorreva luoghi e persone che erano appartenuti al passato di sua nonna era una vera fonte d'ispirazione. E quell'amore puro, così diverso dal suo, le faceva rallegrare il cuore.
-Grazie Nonna! Mi sento molto meglio ora.- tuonò soddisfatta, scoccandole un bacio sulla guancia.- Ora, però, devi scusarmi ma mi sento un po' stanca. Sarà meglio che mi stenda sul letto per riposare.
-Ne sono lieta di sentirtelo dire, tesoro.-replico Marge, dando un buffetto sul viso di Sally- Ricordati che domani mattina viene il parrucchiere, dunque, ti sveglierò presto per fare colazione insieme.
-Si, nonna. Mi avvio, ora. L'amore della mia vita, mi aspetta.- salutò Sally la nonna, augurandole la buonanotte.
-Buonanotte, tesoro. E lascia che Morfeo ti accolga amorevolmente fra le sue braccia.- suggerì Marge.
Sally sorrise. Sì, si sentiva relativamente meglio.  

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