Punk Angel

di RemusTonks98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Incontri fin troppo ravvicinati ***
Capitolo 3: *** Hyde Park ***
Capitolo 4: *** Sweeney Todd ***
Capitolo 5: *** Andare o non andare? ***
Capitolo 6: *** Una notte in bianco ***
Capitolo 7: *** Preoccupazioni e macchie di caffè ***
Capitolo 8: *** Harrods (Parte 1) ***
Capitolo 9: *** Harrods (Parte 2) ***
Capitolo 10: *** Jamie in persona ***
Capitolo 11: *** In December ***
Capitolo 12: *** Non sono disposta a sanguinare ancora ***
Capitolo 13: *** Samantha ***
Capitolo 14: *** E se fosse Natale? ***
Capitolo 15: *** Il Times ***
Capitolo 16: *** Christopher ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


“PROLOGO”


Se la mia vita fosse più facile di quello che realmente è, ora non sarei qui a raccontarvi di me e dei miei problemi. Ma purtroppo è uno schifo.
È davvero terribile.
Sono una ragazza normale… Beh, quasi normale.
Tralasciando il fatto che odio tatuaggi, piercing e orecchini, che non amo stare in compagnia di altre  ragazze e che lavoro come commessa in un negozio di abbigliamento per bambini, sono una ragazza ordinaria.
Vivo da quasi sei mesi  a Londra, in un appartamento in affitto nella zona di Camden Town.
Lo so, è strano… Immagino che vi stiate chiedendo perché io alloggi proprio lì se vi ho appena detto odio piercing, borchie e tatuaggi.
E la risposta è facile, visto che l’affitto di quell’appartamento nel quartiere servito dalla linea Nera della metropolitana è uno dei più bassi di tutta Londra.
Chiariamoci, non mi piace quella zona della città. Ma è l’unica possibilità che ho e quindi devo adattarmi.
Comunque, mi chiamo Sam e ho diciannove anni.
Sono del ’90, cifra tonda. Sono alta, anzi io direi bassa, poco più di un metro e sessanta. Amo vestirmi sportiva, con una maglietta colorata, un paio di jeans e delle scarpe da ginnastica. D’inverno tiro fuori dall’armadio la mia giacca preferita, di pelle marrone, che ormai si è un po’scolorita con il passare degli anni. Non ho abiti da sera, neanche uno.
Amici? Uno solo, Chris. Non lo vedo da quando mi sono trasferita qui perché lui vive a New York. Anche io sono nata nella Grande Mela, ma non ci metto più piede da un anno.
E penso che non ci tornerò mai più.
Famiglia? No, vivo sola. Mia madre si è fatta mettere incinta da uno stronzo che l’ha mollata al terzo mese e ha vissuto per un po’ di tempo in un convento, ed è lì che sono nata io. Le suore le avevano offerto protezione ma poi, quando ho compiuto tre anni, hanno deciso che eravamo solo d’intralcio e ci hanno gentilmente invitate ad andarcene. Forse è per questo motivo che non credo…
Dopo che mia mamma è morta in un incidente fatto con un’auto rubata quando avevo cinque anni, sono rimasta orfana e la polizia mi ha affidata ai Servizi Sociali.
Da quel giorno sono sempre stata accettata facilmente nelle mie famiglie adottive, che mi amavano come fossi una loro figlia.
Peccato che io non amassi loro.
È da quando ho sei anni che ogni due mesi sono fuori da casa, a dormire sulle panchine dei parchi. Regolarmente, però, due poliziotti mi trovavano addormentata alle sei del mattino e mi riconsegnavano ad una nuova famiglia, pensando che in quella precedente non mi fossi trovata bene.
La verità è che non ho mai avuto nulla contro quei poveri signori che mi adottavano. Sono solo una persona molto indecisa e con un pessimo carattere.
 Ma da quando sono diventata maggiorenne ho potuto andare a vivere da sola, finalmente.
Fidanzato? Nemmeno l’ombra. Sono stata solo con un ragazzo, in prima liceo, ma la nostra relazione è stata ridicola. Ci siamo lasciati dopo poco più di una settimana.
Lavoro? Come ho già detto, ho trovato impiego in un negozio per bambini nel centro della città. Si chiama “Kid’s Cot”. Ci metto quasi mezz’ora ad arrivare al lavoro, e devo farlo per forza in metropolitana visto che non ho un altro mezzo con cui muovermi. Il negozio è piccolo e buio, con un bancone di legno non tanto grande. Passo lì dentro otto ore al giorno, dalle 8.30 alle 12.30 e poi dalle 14.30 alle 18.30, per la cifra di mille sterline al mese, delle quali quattrocento vanno via regolarmente per pagare il monolocale e settanta per l’abbonamento dei mezzi pubblici.
E odio la proprietaria. È una vecchietta che è rimasta vedova da poco, ed è veramente scorbutica. Si chiama Cathy e io non ho mai conosciuto suo marito.
Di lui mi ha solo e sempre detto che prima di morire lavorava al posto mio.
Quando arrivo a casa dal lavoro ho sempre una fame blu, ma sono un disastro a cucinare, dato che nessuno si è mai preso la briga di insegnarmi qualche ricetta. Ordino spesso la pizza o il cibo giapponese, e lo faccio così frequentemente che oramai conosco a memoria i turni dei ragazzi che fanno le consegne, sia per quanto riguarda la pizzeria, sia per quanto riguarda il ristorante giapponese.
La sera non esco quasi mai di casa, e quando capita lo faccio per andare a prendere qualcosa di fresco nella gelateria all’angolo della via in cui abito.
Diciamo che non sono un tipo particolarmente festaiolo…
Hobby? Ecco, avete colto nel segno. Stranamente ho un hobby: leggo. Amo alla follia leggere. I miei generi preferiti sono sicuramente i Romanzi Gialli e quelli Rosa. Non mi piacciono particolarmente i Fantasy, ma ho letto tutti i libri di Harry Potter e li ho trovati decenti.  Sono sempre libri.
Da qualche tempo, però, la mia vita è cambiata e, se vi dicessi come possa essere successo, non ci credereste.
Beh, io ho comunque intenzione di raccontarvelo.


SPAZIO AUTRICE:

Salve a tutti! Eccomi con un'altra storia, la mia seconda per la precisione.

Continuerò comunque anche con l'altra, state tranquilli :)
Spero vi piaccia e RECENSITE! 

RemusTonks98

 

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Capitolo 2
*** Incontri fin troppo ravvicinati ***


“INCONTRI FIN TROPPO RAVVICINATI”


Qualche tempo fa ero seduta come tutti i giorni al mio tavolino preferito del bar “Blanco”, dove sono solita passare le mie pause pranzo rigorosamente in solitudine, magari giocando con il cellulare o leggendo un libro.
Il locale non è un granchè, ha un bancone di marmo bianco in fondo e, nel centro della sala, sono disposti tanti tavolini rotondi, anch’essi rigorosamente bianchi. A volte mi sembra di essere ad un matrimonio.
Il cibo, però, devo dire che è ottimo.
Il mio piatto preferito è di sicuro la pasta al ragù, accompagnata magari da una Sprite o, ancora meglio, da un bicchiere di vino bianco. Il cuoco John, che ormai mi conosce più che bene, ce la mette sempre tutta pur di soddisfarmi con i suoi spaghetti. E ci riesce!
In ogni caso, il tavolo in cui mi siedo sempre è situato in fondo al locale, in un angolino un po’ imboscato sulla sinistra.
Lunedì stavo sfogliando una rivista che avevo appena raccolto dallo scalino dell’ingresso del negozio. Ormai i postini lanciano pubblicità da tutte le parti pur di essere pagati.
Era una rivista di moda e, mano a mano che voltavo le pagine, riconoscevo volti famosi e marche di abbigliamento note già da tempo immemore. Armani, un’intervista fatta ad Angelina Jolie, Chanel, Burberry
L’occhio mi cade su una foto scattata per promuovere la collezione primavera/estate di quest’ultima marca. Inizialmente noto solo i capi che i modelli indossano e che mi piacciono molto, ma poi mi soffermo qualche secondo sul viso di alcuni ragazzi… Incomincio a pensare che sono davvero molto carini.
Ad un certo punto sento un rumore sordo, come di una seggiola che viene spostata sgarbatamente e mi rendo conto che qualcuno si è seduto al mio tavolo, proprio di fronte a me.
Sussulto quando alzo lo sguardo per vedere chi è e mi affretto a chiudere la rivista, senza però togliere il segno della foto.
Cavoli, ci assomiglia proprio! Il ragazzo che ho davanti è spiccicato a uno di modelli che hanno posato per Burberry
 << Posso? >> mi chiede il ragazzo alzando un sopracciglio e indicando la sedia su cui si è già sistemato.
Annuisco silenziosamente con un cenno del capo. Mia madre si sarà pur presa poca cura di me, ma una cosa me l’ha insegnata:  non si parla con gli sconosciuti.
Men che meno se sei una preda facile come una diciannovenne dai capelli neri e gli occhi verdi.
Il ragazzo mi guarda e io inizio a studiarlo. Ha i capelli biondi, lunghi fin sopra le spalle e gli occhi azzurri e penetranti come il ghiaccio. Porta un piercing al naso e un orecchino argentato all’orecchio sinistro. Indossa una maglietta grigia e una giacca di pelle nera e tiene le maniche di quest’ultima tirate su fino al gomito. Sul suo braccio destro è ben visibile un tatuaggio, ma non riesco bene a capire che cosa rappresenti. Non mi soffermo ad indagare sulla parte inferiore del suo corpo, dato che è coperta dal tavolo, ma posso facilmente immaginare il suo abbigliamento.
Di sicuro non è il mio genere. Ha tutto quello che io odio di un ragazzo. Eppure…
 << Che c’è? >> mi chiede incuriosito mentre io continuo a non guardarlo in faccia << Mi stai fissando… >>.
 << Beh, non è che mi capiti tutti i giorni che un ragazzo si sieda al mio tavolo mentre mangio. E senza nemmeno chiedere il permesso… >> rispondo al giovane con un tono seccato.
 << Scusami… Pensavo che ti avrei fatto un favore, di solito mi capita così con le ragazze. >>
Io lo guardo interrogativa, ma più i miei occhi si soffermano su di lui, e più noto che assomiglia al modello della foto. Solo che adesso ha i capelli più lunghi…
Il biondo schiocca le dita davanti ai miei occhi e sorride lievemente.
 << Ti incanti spesso? >> mi domanda e io sono sempre più tentata di sganciargli un ceffone in pieno viso.
Insomma, arriva in un bar, si siede al primo tavolo che trova quasi libero e pretende pure di fare la ramanzina alla ragazza che stava tranquillamente mangiando su di esso? Ma chi si crede di essere?
 << Cosa leggi? >> continua lui, togliendomi la rivista dalle mani e aprendola alla pagina che avevo segnato. Si mette a ridere e mi guarda negli occhi, poi rimette il giornale accanto a me.
Noto subito che al dito indice porta un anello argentato, che si abbina perfettamente alle sue dita affusolate e pallide. Inizio subito a rimproverarmi per aver fantasticato sulle sue mani. È uno sconosciuto, Sam!
 << Sono io. >> mi dice sorridendo << Quello nella foto sono io. >>
Sgrano i miei occhi verdi e lo guardo meglio, come per cercare ancora qualcosa che smentisse ciò che aveva appena detto.
 << Mi chiamo Jamie. >> mi sussurra il ragazzo. Ma a me che cosa interessa?
Mi alzo, lasciando accanto al piatto dieci sterline e mi avvio verso l’uscita, senza nemmeno curarmi di salutare John come sono solita fare. Inizio a dirigermi verso il negozio e quando arrivo Jamie è in piedi davanti alla saracinesca abbassata, con le gambe leggermente divaricate, le braccia conserte e un’aria di sfida sul viso. Non ho idea di come sia arrivato lì così velocemnte, ma adesso posso vedere che indossa dei jeans neri strappati all’altezza del ginocchio destro e degli anfibi neri lucidi. Dallo strappo nei pantaloni riesco a scorgere un altro tatuaggio multicolore.
 << Che cosa vuoi ancora? E come hai fatto a sapere che sarei venuta qui? >> gli domando sgarbatamente mentre cerco le chiavi per poter aprire la saracinesca grigia. Lui mi continua a fissare ma io lo ignoro, sta solo cercando di attirare l’attenzione.
 << Grazie per avermi regalato quella lunghissima conversazione prima. >> sussurra Jamie sarcastico << E comunque ti ho vista chiudere il negozio prima, mentre parlavo lì con il mio agente. Poi sono finito nel tuo stesso bar per caso e… il resto lo sai. >> dice allungando il braccio e puntando il dito verso l’angolo della strada.
Agente? Continuo a domandarmi chi sia. Da come si comporta è più che un semplice modello di Burberry.
Finalmente trovo le chiavi e riapro il negozio, saluto Jamie con la mano e mi sistemo dietro al bancone di legno. Spero solo che quel biondo ossigenato la smetta di pedinarmi.
E invece non è così. Attraversa la strada e si sistema ad un tavolino della gelateria davanti al “Kid’s Cot”, dopo aver ordinato un gelato.
Che ci crediate o no, è stato seduto lì, quasi immobile, a fissare la vetrina del negozio in cui lavoro per tutto il pomeriggio.
Solo quando esco per tornare a casa e la signora Cathy mi saluta, si decide ad alzarsi e ad attraversare la strada per venirmi incontro.
 << Quello ti fissa da tutto il pomeriggio, figlia mia. È carino, ma stai attenta >> mi avverte Cathy. Io la ringrazio e mi avvio verso la metropolitana, facendo finta di non aver notato Jamie.
 << Ehi, vuoi un passaggio? >> mi sussurra accostandosi a me e mettendomi una mano sulla spalla. Solo adesso che siamo più vicini noto veramente quanto sia alto, almeno una ventina di centimetri più di me, e faccio per sottrarmi alla sua presa. Però un passaggio mi farebbe comodo…
 << Dai, sali. >> mi dice indicandomi una grossa Harley Davidson nera e lucida e lanciandomi un casco ricoperto di ecopelle grigia scura.
Dovete sapere che sono sempre stata attratta dalle moto, soprattutto quelle grosse. Una volta ho provato a rubare una Honda di colore blu elettrico a New York, ma ho rinunciato non appena ho visto la larghezza del catenaccio che la legava al palo.
E adesso posso salire su una Harley…
Prendo il casco e me lo metto in testa, coprendo gran parte dei capelli scuri, mentre Jamie salta in sella e accende la moto. Io lo seguo a ruota e mi siedo sul morbido sellino di pelle.
 << Tieniti forte >> mi sussurra il biondo prendendomi le mani e appoggiandole alla sua vita.
E partiamo a tutta birra nel traffico delle strade londinesi, diretti verso il Quartiere Punk.

SPAZIO AUTRICE:

Sono tornata, ho fatto in fretta. :)
Ho deciso di arrivare subito al racconto dell'incontro con Jamie, che un passo troppo importante per essere lasciato in sospeso.

Spero che il capitolo sia di vostro gradimento e... RECENSITE!!! 
Auguro un buon weekend e un buon 2 giugno a tutti voi. ;)


RemusTonks98

 

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Capitolo 3
*** Hyde Park ***


“HYDE PARK”

Stanotte non ho praticamente dormito. Veramente, è quasi una settimana che non riesco a prendere sonno.
Continuo a fare sogni strani… Vedo ragazzi biondi che mi salutano, immagino tatuaggi e piercing sul mio corpo e cose del genere.
Questa situazione non è per niente divertente.
È da quando ho conosciuto quel Jamie che mi capita spesso di sognare di trovarmi in situazioni imbarazzanti.
Comunque, il modello non si è più fatto vedere né sentire da dopo che mi ha accompagnata a casa in moto. Eppure ora sa dove abito…
Me lo devo scordare, è solo uno sconosciuto!
Ma perché non riesco a levarmelo dalla testa? Perché ho iniziato a non dormire per causa sua?
Maledizione!
Oh, sono già le otto! Devo sbrigarmi ad uscire di casa se non voglio arrivare tardi al lavoro e rischiare di essere licenziata seduta stante.
 
Oh, merda! Mi sono addormentata! Ma come ho fatto ad essere così stupida!?!
Adesso come faccio a spiegare a Cathy perché non sono al lavoro? Porca vacca, che cretina!
Ok, devo calmarmi… Inizio con il prendere il telefono.
Sono le undici, magari posso andare al negozio e fare il turno del pomeriggio…
Ma è sabato, e nel weekend chiudiamo a mezzogiorno.
Lo schermo del mio IPhone recita “Cathy (4)”. Il che significa che il mio capo mi ha chiamata ben quattro volte questa mattina.
Devo farmi sentire…
 
 << Pronto? Cathy? >>
 << SAM GREY! DOVE SEI FINITA!?! >>
 << Oh, Cathy, mi scusi… Sto malissimo oggi. Ho una nausea da far paura, non sono riuscita a prendere il telefono in mano fino ad adesso… Mi dispiace tanto ma oggi resterò a casa. >>
 << Ok ragazza, ma che non succeda mai più. La prossima volta mi avverti prima. Sono stata chiara? >>
 << Cristallina. >>
 
È andata. Odio dire bugie alla gente ma questa era necessaria.
Beh, forse non proprio… Ma non importa.
Ho deciso che andrò a correre stasera.
È marzo e quindi non fa troppo caldo. Ed è nuvoloso ma non minaccia di piovere. La giornata perfetta, insomma.
E poi, correre è una delle cose che mi piace di più fare. Forse è l’unica cosa che mi piace davvero fare…
Inizio a prepararmi. Mi infilo i leggings neri che arrivano al polpaccio, una maglietta un po’ sformata del Chelsea e mi lego i capelli corvini in una coda.
Direi che mancano solo le scarpe e sono pronta per dirigermi ad Hyde Park.
È lì che vado sempre a fare jogging.
 
Ma ovviamente non mi bastano i sogni assurdi.
È poco più di mezz’ora che corro e vedo un ragazzo biondo seduto su una panchina, con le gambe incrociate.
Sta ascoltando la musica, ma il fatto inquietante è un altro: mi fissa.
Io lo passo facendo finta di non vederlo, ma dopo pochi minuti sento che qualcuno mi affianca correndo e mi appoggia una mano affusolata sulla spalla.
Riconosco quella mano…
 << Sam! >>
Cazzo. Perchè!?! Perché oggi devono capitare tutte a me!
 << Ciao biondo. >>
Rispondo non tanto convinta e Jamie mi guarda con aria interrogativa.
 << Non è possibile che non ti ricordi il mio nome… >>
 << No, è vero. Me lo ricordo eccome. Ciao Jamie. >>
Mi guarda sorridente. Caspita, che denti perfetti!
Ma perché sto pensando ai suoi denti? Insomma, settimana scorsa alle mani, oggi ai denti… e la prossima volta che ci rivedremo? A… oh, non voglio nemmeno pensarci! Da quando mi vengono in mente certe cose?
Ok, sto ufficialmente impazzendo. Qualcuno mi aiuti!
 << Vuoi interrompere la tua inutile corsa e venire a prendere un caffè con questo strafigo? >>
Rimango colpita da quella domanda e dacome Jamie me l'ha posta, ma faccio cenno di no con la testa.
Sono le sei del pomeriggio, se bevo caffè a quest’ora non dormo più. E già la faccenda del dormire è complicata in questi giorni…
 << Ah… Beh, se hai voglia di fare un salto qui a Hyde Park domani… Di domenica suono sempre seduto a suonare sulla panchina di prima. >>
Dice con un tono seccato, mi toglie la mano dalla spalla e smette di correre.
Jamie scompare dalla mia vista, ma sento che mi sta fissando.
Solo quando svolto l’angolo e scopaio dietro ad un tiglio, mi rendo conto che i suoi occhi non sono più puntati sul mio fondoschiena.
Che imbarazzo.
Decisamente, non riuscirò a dimenticarlo così facilmente come speravo stamattina.
Mi auguro solo che non si faccia più vivo per molto, molto tempo.
Io certamente non mi presenterò alla panchina domani.
A proposito, ha detto che suona?
Chissà quale strumento suonerà, ma soprattutto, chissà perché.
Un modello di Burberry punk che suona la domenica ad Hyde Park.
Non vi pare strano?
Beh, a me sì.


SPAZIO AUTRICE:

Eccomi finalmente!
é finita la scuola e sono riuscita a pubblicare il nuovo capitolo. 
Devo confessare che non mi convince per niente, sono un po' a corto di idee in questo periodo...
Ma spero vi piaccia lo stesso.
Buon inizio di vacanze a tutti gli studenti e, mi raccomando, RECENSITE!

RemusTonks98

 

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Capitolo 4
*** Sweeney Todd ***


“SWEENEY TODD”

Ovviamente anche stanotte non riesco a dormire.
Questa sera, però, non ho voglia di leggere o di rigirarmi nel letto senza ottenere nulla.
Mi alzo e mi avvio verso il salotto.
È grande, anzi piccolo, circa una ventina di metri quadrati.
Un divano di pelle bianca è piazzato in centro alla stanza, di fronte a un mobile di legno su cui è posato televisore poco più grande di un computer portatile. Tra la TV e il divano ho deciso di mettere un tavolino basso di vetro. Ho pensato che mi sarebbe servito ad appoggiare bibite e popcorn nel caso avessi voluto vedere un film con gli amici.
Ma come ho detto, io non ho amici, e il tavolino di vetro mi è completamente inutile.
Le uniche volte che lo uso è per sbattere gli stinchi contro il suo angolo sinistro quando mi alzo per prendere il telecomando.
Quindi, alla fine, diciamo che è un tavolo dannoso.
Mi avvicino al mobiletto di legno e prendo il telecomando della TV, stando ben attenta a non prendere un’altra botta contro l’angolo del tavolino.
Accendo l’apparecchio e mi ritrovo sul canale che trasmette il telegiornale ogni mezz’ora. Le notizie di oggi le ho già sentite una ventina di volte perciò cambio canale e inizio a fare zapping.
Come al solito, quando si cerca un bel film in televisione, non lo si trova mai.
È scientificamente testato… da me.
Faccio il giro dei trecento canali un paio di volte e sto per schiacciare il bottone rosso del telecomando quando vedo un viso conosciuto.
Jamie.
È più giovane di adesso ma è lui, ne sono sicura.
Penso che sia un’intervista che gli è stata fatta quando ha lavorato per Burberry ma non ne sono certa.
 
Va tutto bene, signor Todd” dice il biondo
“Imploro la tua indulgenza, Anthony. Tra queste strade una tempo familiari io avverto... ombre. Dappertutto.” risponde l’altro attore.
“Ombre, dite”
“Spettri”

 
Decisamente, non è un’intarvista.
Pigio il tasto OK per visualizzare le informazioni del programma e noto non senza stupore che è un film. Un film horror per la precisione.
Decido di guardarlo un momento e, dopo aver capito che Jamie recita nel ruolo di Anthony, spengo di fretta il televisore.
Già io non amo i film horror, poi se un personaggio è interpretato da Jamie ancora peggio!
Lancio il telecomando su un cuscino del divano e mi alzo, dirigendomi verso la mia camera da letto per cercare di dormire.
 

Non so con precisione cosa la mattina dopo mi abbia spinta ad alzarmi presto, farmi una doccia e prendere la metro in direzione Hyde Park.
Avevo deciso di non andare a sentire Jamie che cantava, ma, dopo averlo visto in TV, qualcosa dentro di me mi ha suggerito di presentarmi al parco. Ho anche capito ch non è qual genere di ragazzi semplici, che lasciano perdere facilmente.
Anzi, mi sembra un tipo tosto.
 
“Where did all my friends go, did I get lost along the way”

Sono appena entrata nel parco che sento il suono di una chitarra e una voce che provengono dalla mia sinistra.
Mi avvio verso quella direzione.
 
“Tried to keep my feet as best I could on this terrain”
 
Il suono si fa più forte e io inizio a camminare più velocemente.
Mi ritrovo in fretta nei pressi della panchina del giorno precedente, ma non riesco a vederla.
Attorno ad essa ci sono una trentina di persone intente a ascoltare, ballare e canticchiare.
 
“Hold my heart in your hands, is it so hard for me to blame”
 
Mi faccio largo tra la folla.
Dopo un paio di minuti di spintoni riesco a scorgere una testa bionda e lucente che si muove a tempo di musica.
Ma non sono ancora in prima fila.
Continuo a spingere e alla fine ci resco, arrivo a circa un metro da Jamie e inizio ad ascoltarlo cantare.
Ha cambiato brano intanto che io spingevo le persone per raggiungerlo.
 
“And every little step I take, and every single move I’ve ever made,
  And even thought my heart still aches,
  It makes me a better man.
  A better man.”
 
Finisce la canzone e lo guardo.
Solo dopo poco mi rendo conto che sto sorridendo e lui mi sta fissando con il sorriso sulle labbra.
Ricomincia a suonare appena distolgo lo sguardo e io inizio ad allontanarmi dalla panchina, cercando per la seconda volta di farmi spazio tra la calca di gente.
Sento le note di un’altra canzone nelle orecchie mentre mi allontano, fino a quando si affievoliscono per fare spazio al canto degli uccelli.
Certo che è proprio bravo!
Mi ritrovo subito a pensare a Jamie e a quante cose sappia fare.
Canta, suona la chitarra, recita, fa il modello…
È un ragazzo pieno di risorse.
Senza nemmeno rendermene conto mi ritrovo nei pressi della panchina, che però è finalmente visibile poiché la gente si sta allontanando.
Faccio per tornare da dove sono venuta ma Jamie mi sta chiamando a gran voce e mi sta anche correndo incontro..
 << SAM! Sam… >>
Sento che ha il respiro affannoso e mi metto a ridacchiare.
Lui mi guarda in tralice.
 << Ehi! Che c’è da ridere?!? Pensi che non faccia già abbastanza ginnastica? >>
Smetto di ridere e lo squadro per un po’.
Ha le braccia magre ma muscolose e, sotto la camicia di flanella bianca, posso intravedere gli addominali abbastanza scolpiti.
Faccio cenno di no con la testa e Jamie mi abbaraccia e mi prende per mano, trascinandomi verso la panchina.
Raccoglie le sue ultime cose e mi guarda.
 << Beh, oggi è mattina. Non hai scuse per non accettare di bere un caffè con me. Vieni. >>
Mi sorride, si mette in spalla la chitarra e mi prende di nuovo la mano, trasportandomi con una delicata forza dentro il primo bar.

SPAZIO AUTRICE:

Eccomi finalmente tornata!
Mi sono risvegliata da un lungo sonno, scusatemi.
Spero che per tutti sia finita bene la scuola e che stiate iniziando a rigenerarvi con le vacanze.
Vi faccio notare un paio di cose:
- il film che cito all'inizio è "Sweeney Todd - il diabolico barbiere di Fleet Street" (regia di Tim Burton, uscito nel 2007);
- la prima canzone al parco è "Where did all my friends go" dei Darling Buds (il gruppo di Jamie). è uscita sicuramente dopo il 2009, anno in cui è ambientata la storia, ma non sapevo quale mettere;
- la seconda canzone é "Better man" di Jamie Campbell Bower (è uscita nel 2013, ma anche questa fatemela passare).
Spero che la storia vi piaccia e RECENSITE!

RemusTonks98

 

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Capitolo 5
*** Andare o non andare? ***


“ANDARE O NON ANDARE?”

 << Ieri… Ieri ti ho visto. >> dico a Jamie imbarazzata, mentre la cameriera che ha preso il nostro ordine si allontana dal tavolino a cui siamo seduti.
Uno di fronte all’altra.
 << Lo so. Stavi correndo e io… >> mi sussurra il biondo, guardandomi negli occhi.
Mi metto a ridere e lui si interrompe quasi subito.
 << No, no, no! Non intendevo ieri al parco! Ti ho visto ieri notte. >> sbotto divertita, ma nei suoi profondi occhi azzurri vedo balenare qualcosa di scuro, un’espressione triste e preoccupata.
Lo osservo con aria interrogativa.
Un sorriso, però, compare sul volto di Jamie.
 
<< Ieri sera ero a casa. Magari mi hai sognato, visto che sono incredibilmente attraente. >> mi sussurra, sporgendosi verso il centro del tavolo per avvicinarsi a me, poi, scoppia in una fragorosa risata, e io lo seguo a ruota, ridacchiando di conseguenza.
Smettiamo di sbellicarci solo quando la cameriera ci raggiunge con un vassoio in mano e ci porge un caffè doppio e un cappuccino.
Allungo la mano verso l’ultimo e riempio la tazzina con tre bustine di zucchero.
Noto subito che Jamie rimane fermo, con le mani appoggiate sul suo doppio caffè e mi guarda.
 << E comunque, non ti ho sognato. Ti ho visto recitare. >> sussurro senza guardarlo, ma percepisco lo stesso il suo stupore, dopo aver pronunciato quelle parole.
 << Ah, Sweeney Todd… >> dice Jamie più a sé stesso che a me, abbassando quel suo sguardo glaciale.
Butta giù in un sorso il suo caffè amaro, ancora bollente e lascia sul tavolo una banconota da venti sterline. Poi si alza velocemente e mi guarda.
 << Ho da fare. Se vuoi passo stasera alle otto sotto casa tua. Ti porto in un posto fantastico. Lascia il resto. >> mi dice con aria seria, lanciando un’occhiata alla banconota sul tavolino, poi si volta subito senza aspettare una mia risposta.
 << Cosa devi fare? È domenica… >> gli chiedo con un tono di voce un po’ troppo alto, ma Jamie non mi sente.
Esce dal locale facendo chiudere la porta alle spalle.
L’ultima cosa che vedo scomparire di lui dietro di questa è la custodia nera della sua chitarra.
 
Stupida, stupida, stupida!
È l’unica cosa a cui riesco a pensare mentre guardo Jamie allontanarsi.
Non mi alzo nemmeno per seguirlo. Lui ha le gambe lunghe il doppio delle mie e non lo raggiungerei mai, neanche se corressi.
Finisco il mio cappuccino in solitudine, sperando che la cameriera arrivi in fretta per portare via la tazza ormai vuota del biondo.
Ho mille pensieri per la testa e nemmeno uno rivolto a me stessa.
Tutti parlano di lui, dei suoi capelli, dei suoi occhi, del suono della sua voce accompagnata dalla chitarra.
E come se non bastasse mi ritrovo davanti ad una scelta. Andare? Non andare?
Mi devo fidare di lui?
È la domanda che mi pongo.
Non ho nessun motivo per poterlo fare, ma nemmeno nessuna ragione per riuscire a non farlo.
In fondo, io non lo conosco.
 << Triste, eh? Essere piantati così dal proprio ragazzo. >> mi dice una voce alle mie spalle, che mi distrae dai miei pensieri.
Mi volto per vedere da dove proviene e scorgo una vecchia signora, sull’ottantina, che mi guarda sorridendo.
La squadro meglio e noto che è seduta ad un tavolo simile al mio, ma è sola.
Beh, anche io sono sola…
La vecchietta indossa un vecchio grembiule a fiori sopra la gonna lunga e bianca. È un po’ grassottella e, con quei suoi lunghi riccioli rossi e la carnagione chiara, mi ricorda tanto Molly Weasley di Harry Potter.
“Essere piantati così dal proprio ragazzo
 << Non è il mio ragazzo. >> sbotto scocciata.
Faccio per alzarmi dalla sedia e prendere il giubbotto di pelle
 << Hai ragione. Non più. >> sento che sussurra la donna.
Evidentemente non ha sentito quello che Jamie mi ha detto prima di andarsene.
A quel punto, infuriata, esco dal locale sbattendomi la porta alle spalle.
 
 << Ciao Chris! >>
Sono quasi le sette di sera e io sono da sola a casa, mentre chiacchiero su Skype con Chris, il mio migliore amico.
Lui, come ho già detto, vive a New York, motivo per cui non ci sentiamo quasi mai.
Gli racconto come vanno le cose qui a Londra e, in particolare, gli parlo delle ultime settimane, nominando Jamie più volte.
 << Chris, non so… tu dici che devo andare? >> gli chiedo, preoccupata e indecisa.
 << Beh, sì Sam. Se ti piace… >>
 << NON MI PIACE! Quante volte te lo devo dire? >>
Lui si mette a ridere.
 << Ok Sam. Vai a prepararti. >>
 << Prepararmi?!? >> domando sconvolta << Chris, non prendermi per il culo. Lo sai che non ho vestiti da sera! >>
 << Beh, allora sei fottuta. >> sbotta il ragazzo sarcastico.
Io lo adoro.
Ha anche lui gli occhi azzurri ma i suoi capelli sono l’esatto contrario di quelli di Jamie, neri come la pece. Inoltre, non è alto come il biondo e, soprattutto, è molto più modesto.
Si mette a ridere, vedendo che rimango in silenzio.
 << Ciao Sam. Ci si sente. >> dice con affetto, mandandomi un bacio. Poi lo schermo del mio computer diventa nero e capisco che ha chiuso la chiamata Skype.
Spengo il pc e mi alzo dal mio letto.
Corro in bagno per sciacquarmi la faccia e rimango impietrita davanti allo specchio, a fissarlo per alcuni lunghi minuti.
Oramai sono le 19.15.
Andare o non andare?

SPAZIO AUTRICE:

Eccomi tornata!!!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se io non ne sono pienamente soddisfatta...
RECENSITE!!!

RemusTonks98

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Capitolo 6
*** Una notte in bianco ***


“UNA NOTTE IN BIANCO”
 
Un palazzo interamente bianco si staglia davanti ai miei occhi, imponente.
Una massiccia scalinata di marmo candido si trova dirimpetto a me e alla mia figura esile.
Non ho messo scarpe col tacco perché non ne ho, ma sento male ai piedi anche con le ballerine nere che ho scelto per l’occasione.
Indosso l’unico vestito un po’ elegante che possiedo, che è un tubino blu notte e senza spalline, fin troppo corto per i miei gusti.
Lo avevo comprato insieme a Chris in un momento di follia. Forse avevo bevuto troppo…
Ma che dico! Erano le tre del pomeriggio! Ero solo impazzita.
Sento una mano calda e dal tocco leggero ma poco familiare sulla spalla.
So che è Jamie perché l’ho visto ad aspettarmi sotto casa mia, seduto al volante di una Jaguar nera.
Lo devo ammettere, la scelta è stata dura.
Ho fatto una doccia e mi sono preparata.
Poi, alle otto spaccate, ho guardato fuori dalla finestra, per assicurarmi che fosse venuto.
Era inutile scendere per illudermi che non mi avrebbe mai portata fuori a cena.
Non che mi interessasse uscire con lui, intendiamoci.
 << Sam? Stai bene? Andiamo? >>
Qui?!? È qui che mi porti stasera?
Non do voce ai miei pensieri  e inghiottisco tutta la saliva che mi si è accumulata in bocca.
 << Andiamo. >> sussurro quasi impercettibilmente.
Jamie mi prende il polso saldamente e mi sospinge verso le scale, iniziando a salirle lui stesso.
 
 << Buonasera, Signor Bower. >> dice una vecchia guardia in ghingheri posizionata subito all’entrata del locale, in cima alla gradinata.
 << Buonasera, Henry. Spero che il tavolo sia sempre al solito posto. >> gli sussurra il biondo con un sorriso.
Mentre sorpassiamo il Signor Henry mi accorgo che questi mi fissa.
Vorrei chiedergli che cosa significhi quella situazione, ma Jamie mi trascina sempre tenendomi per il polso e non ho tempo di spiccicare parola.
 
La sala che mi si staglia davanti è magnifica.
Le pareti sono completamente ricoperte di marmo, eccetto una che è costituita da una grande vetrata.
Al centro della stanza sono posizionati decine di tavoli rotondi, decorati con magnifici centrotavola alti almeno un metro.
Al centro di ognuno di essi si vedono cinque grosse candele, che costituiscono l’unica fonte di illuminazione della sala.
La grande finestra davanti ai miei occhi ci fornisce una bellissima visuale: Londra ancora illuminata dai bagliori del tramonto.
Non riesco a non guardare Jamie con un sorriso, mentre questi mi accompagna per mano verso un tavolo posizionato al centro della sala, il più vicino possibile alla vetrata.
 << Jamie… Io… >> inizio a balbettare mentre mi scosta la sedia per farmi accomodare.
 << Sta’ zitta e non dire niente. Stasera offro io. >> mi sussurra all’orecchio e nel frattempo spinge leggermente la mia seggiola sotto il tavolo.
Poi si siede e io rimango imbambolata a guardarlo.
 << Beh, non ordini? Non hai fame? >> mi chiede con un sorriso, guardandomi da sopra il menù.
Annuisco e inizio a leggere la lista.
La verità è che ho una fame da lupo, ma la mia mente è completamente nel pallone.
Non capisco proprio cosa stia accadendo.
 << Dove sei stato stamattina? Mi hai lasciata al bar da sola, dicendomi che avevi un impegno. >> gli dico più per distrarmi che per altri motivi.
 << Beh, ho pagato. Non ti basta? >> ribatte Jamie, sorridendo di nuovo.
Capisco subito che cerca di evitare l’argomento.
 << Una vecchietta mi ha presa in giro per mezz’ora perché tu mi hai piantata lì in quel modo. Esigo sapere dove sei stato. >> gli dico chiudendo il menù e lasciandolo sul tavolo.
Lui mi fissa, più serio che mai.
 << Credi che io esca con una ragazza, non è vero? >> mi domanda Jamie.
 Ma io ho già la risposta pronta.
 << No. Detto sinceramente, non me ne frega un cavolo delle persone con cui esci. >>
È lui quello nel torto.
 << Però vuoi sapere cosa ho fatto oggi… >> mi risponde il biondo con tono quasi strafottente.
Ok, forse non è proprio nel torto…
 << Non potrei dirtelo, ma sono stato fuori città. Per lavoro. Avevo un provino. >> sussurra, vedendo che non mi muovo dalla posizione in cui sono.
 << Due Ratatuille, grazie. E una bottiglia del vostro buon Champagne. >> sbotta Jamie al cameriere che si è avvicinato per prendere l’ordinazione.
Lo guardo con aria stralunata.
Come ha fatto a sapere che volevo la Ratatuille?!?
 << Hai leggermente sorriso quando hai letto quella parte del menù. >> mi sussurra, ridendo.
Non è per niente divertente. È inquietante!
Come fa a leggermi nel pensiero?
 << Co… Come fai? >> gli domando, sconvolta.
 << Non ti leggo nel pensiero, ti osservo. >> dice sempre sorridendomi.
 << Jamie, stai diventando inquietante. Basta. >> gli sussurro sempre più terrorizzata.
Il ragazzo abbassa lo sguardo, un po’ deluso.
 << Ok, tornando al discorso di prima… Per quale film hai fatto i provini? >> chiedo.
Dovevo rompere il ghiaccio in qualche modo.
 << Ti ho detto che erano provini per un film? >> mi chiede lui, serio.
No, effettivamente non l’aveva detto. Che figuraccia!
Jamie si mette a ridere.
<< Anche tu mi leggi nel pensiero! Se te lo dico non ci credi. E poi, tecnicamente, non potrei nemmeno farlo… >>
 << Ma io sono io quindi me lo dirai. Avanti… >> gli dico facendo gli occhi dolci, prima di scoppiare a ridere insieme a lui.
 << Harry Potter. >>
Lo guardo sbalordita.
Per la seicentesima volta in quella sera sono senza parole.
Harry Potter…
Cerco di farmi rivelare che ruolo potrebbe mai interpretare, ma Jamie rimane irremovibile.
Rincominciamo a chiacchierare del più e del meno e la serata passa velocemente e senza intoppi.
 
È stata la serata più bella che io abbia mai passato.
Penso, stesa sul mio letto, appena mi risveglio il mattino seguente.
Mi volto e vedo lui, sdraiato accanto a me, addormentato come un bambino. I suoi capelli biondi sono sparsi sul cuscino del mio letto.
Lascialo dormire, Sam. E chiama Cathy per dirle che oggi non andrai al lavoro.

SPAZIO AUTRICE:

Ecco che sono tornata.
Scusate, scusate, scusate se ci ho messo così tanto.
Mi merito tante belle bastonate, lo so.... :(
D'estate purtroppo passa tutto più in fretta e mi sono persa via con gli amici e tutto il resto...
Mi dispiace un sacco! 
Spero comunque che questo capitolo vi piaccia e... RECENSITE! :)

RemusTonks98

 

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Capitolo 7
*** Preoccupazioni e macchie di caffè ***


“PREOCCUPAZIONI E MACCHIE DI CAFFÈ”


<< Buongiorno bellezza… >> sento una voce suadente che mi chiama.
Sono in piedi davanti alla credenza, a cercare disperatamente una seconda tazza per la colazione, che quasi sicuramente non ho.
Sono sempre stata da sola nel mio appartamento a Londra e diciamo che la visita di Jamie non era stata proprio completamente progammata…
Riesco a capire che la voce mi giunge da dietro di me, ma continuo imperterrita la mia ricerca.
Sento dei passi felpati, poi due mani che mi cingono ai fianchi, e infine Jamie che si china un bel po’ per stamparmi un bacio sulla guancia da sopra la mia spalla.
Chiudo gli occhi per un secondo e mi ritrovo a ricordare gli avvenimenti della sera prima.
 
  << Ti accompagno a casa… >> mi sussurra Jamie.
Siamo appena usciti dal ristorante e una falce di luna brilla alta nel cielo.
Annuisco con un cenno impercettibile del capo, che però il biondo nota.
Molte persone definirebbero il suo modo di guidare sportivo, per me invece è piuttosto pazzo o movimentato.
Come lui, d’altro canto.
Arriviamo sotto casa mia in un batter d’occhio, visto che è quasi l’una, e Jamie si alza per aprirmi la portiera e accompagnarmi al cancello.
Che gentiluomo!
Mi saluta e mi guarda, e io ricambio il suo sguardo.
Non riesco a girarmi e salire le scale. Tutto quello che voglio è perdermi nei suoi immensi occhi azzurri.
La minuscola parte di me rimasta lucida dopo tutto l’alcool che il biondo mi ha fatto ingerire è ormai a letto e non svolge più le sue funzioni.
 << Vuoi salire? >> è l’unica cosa che riesco a dire.
In fondo, se io non riesco io a voltarmi per andare su, viene lui con me…
Jamie annuisce e mi porge la mano.
Accompagnami.
Sembra dire.
E io lo faccio…
 
I miei ricordi si fermano lì, non riesco più a farmi tornare in mente quello che è successo dopo.
La parte importante, insomma…
La porzione di serata che definisce la serata stessa.
Forse è per quel motivo che non riesco a voltarmi, e men che meno a guardarlo negli occhi.
È strano ammetterlo ma...
Ho paura…
 << Sam, sta uscendo il caffè. >> mi sussurra Jamie all’orecchio, dolcemente, ridestandomi dai miei pensieri.
Effettivamente un forte profumo di caffè si è innalzato dalla cucina e ha invaso tutto l’appartamento.
Finalmente, dopo diversi minuti di ricerca, vedo in fondo allo scaffale una vecchia coppa, un po’ sbeccata e impolverata e allungo la mano per afferrarla.
Ovviamente non ci riesco, sono troppo bassa.
Mi libero brutalmente della stretta del biondo e mi avvio verso il tavolo, intenta a prendere una sedia e usarla come scaletta.
Faccio finta che lui non ci sia, insomma.
Quando mi volto trascinando la sedia per lo schienale, scorgo Jamie che mi fissa con aria trionfale, la tazza sbeccata in una mano e l’altra che indica il fornello ormai spento sotto la Moka. 

È incredibilmente sexy in maglietta e calzini bianchi, appoggiato al piano cottura con i capelli scarmigliati.
Mi ritrovo a fissarlo affascinata e confusa. 
 << Se stavo ad aspettare te… >> mi dice con un ghigno beffardo.
L’unica cosa che ho voglia di fare, oltre a bere il mio primo caffè della mattina, sarebbe tirargli uno schiaffo per fargli scomparire quel sorriso dalla faccia.
Riesco comunque a controllarmi.
Perché non mi dice che diamine è successo?
Riavvicino al tavolo la sedia che stavo trascinando e mi ci getto sopra, con i gomiti appoggiati sul piano di legno e la testa fra le mani.
Sento che lui si posiziona di fronte a me e mi guarda.
Il peso del suo sguardo glaciale mi grava addosso e lo sento, come se portassi sulla nuca un grosso vaso di ceramica pieno d’acqua.
 << Allora, Sam… Vuoi dire qualcosa? >> mi domanda, ma vede che non mi muovo di un millimetro.
 << Oltre al fatto che hai mal di testa, ovviamente. >> aggiunge sarcastico, porgendomi un bicchier d’acqua e buttandoci dentro un’aspirina, che inizia a sciogliersi sfrigolando.
Lo osservo mentre mando giù la medicina.
Penso che questa sia la mattinata più intensa e carica di sguardi che io abbia mai passato.
Nemmeno quando da piccola venivo trasferita in una famiglia nuova, perchè da quella precedente ero sicuramente scappata, e passavo con questa la prima giornata, avevo mai studiato una persona così a fondo.
Ma, soprattutto, fino a qualche giorno prima nessuna persona mi era mai parsa interessante.
esistevo io, e poi il mondo che mi girava attorno, con le altre persone. 
Ma di queste ultime non mi ero mai particolarmente preoccupata...
 << Cos’è successo? >> è l’unica frase che riesco a pronunciare. Lui mi guarda stralunato.
 << Non mi ricordo… >> dico, a mo’ di scusa.
Jamie mi guarda comprensivo.
 << Ma certo, non reggi bene l’alcool vedo. È stata colpa mia, ti ho sopravvalutata da questo punto di vista. >> mi sussurra, appoggiando anche lui i gomiti sul tavolo e osservandomi ridendo con il mento sul dorso delle mani.
Mi accorgo che è sempre più vicino a me, per cui mi appoggio sullo schienale e sostengo il suo sguardo.
Meglio mantenere le distanze…
 << Sam, devi stare tranquilla. Non è successo niente, te l’assicuro. >> afferma.
E io rimango sconvolta.
Non me l’aspettavo, ero fuori di me quella sera e non mi aspettavo di ricevere una risposta del genere.
Pensavo che mi avrebbe detto: << Abbiamo fatto sesso per due ore di fila.>>
E invece no.
 << Da… Davvero?!? >> gli domando, ancora sconvolta.
Lui alza le braccia accanto al viso, mostrandomi i palmi, come se avesse una pistola puntata addosso.
 << Giuro su tutto quello che vuoi che è la verità. >> mi dice con sicurezza.
Capisco da come mi guarda che è sincero.
Non so come faccio a fidarmi di lui, visto che ci conosciamo da così poco tempo ma, in fondo, penso, lo scoprirò la prossima volta se mi ha raccontato una balla.
Fino a ieri sera ero vergine, dopo ieri sera…
 << Beh, vedremo. >> dico, dando voce a parte dei miei pensieri.
Lui mi guarda con aria interrogativa per un po’ e poi si alza, riempiendo due tazze di caffè fumante.
 << Quelle rotta la prendo io. >> gli dico con tranquillità.
 << No no e poi no. La prendo io. >>
 << Piantala e dammela! >> esclamo ridendo.
Sento tintinnare il cucchiaino nella zuccheriera e aspetto che Jamie torni nel mio campo visivo con i caffè.
 << Troppo tardi. Ho messo lo zucchero nella tazza più nuova. Tragicamente, io lo bevo amaro, il caffè. >> mi sussurra, beffardo, mentre mi porge la mia tazza preferita.
 << Sei uno stronzo, Jamie. >> gli dico mentre lo guardo in cagnesco.
Lui scoppia a ridere e inizia a sorseggiare il suo caffè nero.
Quella risata profonda, che tanto amo, mi impedisce di fare alcunché per un po’.
Dopo circa mezz’ora finiamo la colazione e ci alziamo, dirigendoci entrambi verso il bagno.
 << Adesso, però, te ne devo una, mio caro. Vai prima tu. >> gli sussurro guardandolo dal basso.
Lui fa cenno di no con la testa e allunga la mano per aprimi la porta.
 << Io abitualmente mi vesto prima di lavarmi. >>
Capisco da come ha pronunciato la seconda parola che non è vero, ma gli do ragione e mi chiudo la porta del bagno alle spalle.
Non voglio che venga fuori una questione di Stato per ogni cosa che facciamo.
 
Solo quando siamo entrambi pronti ci sediamo sul divano, sempre continuando ad osservarci.
Ci stiamo studiando, scoprendo in un certo senso.
 << Beh, Jamie, oggi ho tragicamente chiamato il mio capo e ho rinunciato al lavoro che abitualmente faccio… >> gli annuncio, ghignando come non mai.
Lui mi guarda, visibilmente fiero di me.
 << Che cosa facciamo? >> gli domando poi.
 << Harrods? >> mi risponde.
Davanti a quella prospettiva non posso che annuire con aria molto contenta.


SPAZIO AUTRICE:

Eccomi tornata! 
Diciamo che questa volta sono stata più brava e puntuale? ;)
Alla fine sono passate un paio di settimane...
Ringrazio coloro che seguono o recensiscono la storia. Mi fa piacere sentire cosa ne pensate! :D
Beh, spero che questo capitolo ricco di pensieri vi piaccia e... RECENSITE! :)

RemusTonks98

 

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Capitolo 8
*** Harrods (Parte 1) ***


“HARRODS” Parte 1

Harrods è un posto magnifico, come sempre.
Anche in primavera, quando le vetrine non sono allestite per una qualche occasione in particolare, a entrare in quel negozio si rimane a bocca aperta.
Se poi ad accompagnarti è un ragazzo come Jamie, la scena diventa ancora più interessante.
Arriviamo in Brompton Road in una ventina di minuti, a bordo della Jaguar nera luccicante con cui Jamie mi aveva riaccompagnata a casa la sera prima.
Mi sento a disagio.
La notte precedente non mi ero accorta degli sguardi dei passanti che si fissavano sull’automobile e poi su di noi.
Adesso, però, girando per Londra su quel costoso veicolo, mi sentivo importante ma allo stesso tempo impotente. In fin dei conti la macchina non è mia, bensì di Jamie.
E chi è quel ragazzo per me?
Il fatto è che non lo so più nemmeno io.
Non è un parente, ma non è neanche il mio ragazzo. E non posso definirlo un amico perché, in fondo, non lo conosco.
È un perfetto sconosciuto.
Cosa ci faceva allora a casa mia questa mattina? E cosa ci faccio io seduta su quest’auto accanto a lui in questo momento?
No, ok. Non è nemmeno uno sconosciuto.
Davvero, non lo so.
 << Sam? Tutto bene? >> mi chiede Jamie, un po’ preoccupato, ridestandomi dai miei pensieri.
Quando mi volto per rispondergli mi accorgo di avere la gola secca.
Devo essere rimata dieci minuti con la bocca spalancata a meditare sui miei problemi esistenziali.
Che vergogna!
Gli faccio cenno di si con la testa scendendo dall’auto, che ormai Jamie aveva parcheggiato in divieto di sosta, sballottandomi non poco.
Nel giro di un minuto siamo dentro al negozio. Un signore robusto che indossa un elegante vestito da lavoro ci apre la porta e mi viene da ridere a pensare che Jamie è ancora vestito come la sera precedente.
Ovviamente non è passato da casa.
La sala d’ingresso è luminosa, bianca e dorata, e tutta quella luce mi fa quasi lacrimare gli occhi.
Penso che in questo posto non si entri mai abbastanza spesso. Anche per una persona che è nata, vive e morirà a Londra è quasi impossibile fare il giro completo di Harrods più di un paio di volte.
Guardo Jamie chiedendomi quante volte lui sia stato lì, quanto bene conosca quel luogo, ma dall’espressione stupita che si trova stampata sul suo viso direi che non ha messo piede in quel posto più volte di me.
Ci avviamo verso le scale mobili che, di consueto mi colpiscono per la loro imponenza.
Anch’esse sono quasi interamente dorate, ma l’altro colore dominante è il blu. Un blu intenso, che abbaglia al primo sguardo.
Sollevo il capo al soffitto e rimango affascinata dalla fantasia con cui è decorata la volta. Tanti dei egizi interamente dorati fanno capolino su un cielo blu notte puntellato di stelle, mentre tre soli dividono la volta in tanti spicchi. Un motivo di luci azzurre e viola fa da cornice all’opera, sotto la quale, all’ultimo piano, si può notare una sfinge ricoperta d’oro che domina la situazione.
Riesco a fatica a tornare alla realtà e a sentire la mano di Jamie sulla mia spalla.
Quest’ultimo si sta guardando intorno, ma non è più colpito dall’atmosfera come lo sono stata io, bensì osserva un piccolo signore baffuto con una grande Canon tra le mani.
 << Stai al gioco. >> mi sussurra con le labbra strette, voltandosi rapidamente verso il mio viso.
Mi aggancia le mani dietro alla nuca e mi bacia.
Non voglio essere baciata. Non voglio essere toccata in pubblico. E per di più non voglio che tutto ciò venga fatto da uno sconosciuto.
Jamie ci prova, mette la lingua, ma io sono abbastanza decisa a non aprire la mia bocca.
Stai al gioco…
La sua voce rimbomba nella mia testa. Che voleva dire?
Dischiudo le labbra e appoggio le mie mani sui fianchi spigolosi del ragazzo.
Non so per quanto tempo rimaniamo in quella situazione. Percepisco solo il suo sapore, il suo odore e la sua passione.
Non ho avuto molti ragazzi nella mia vita, eppure so che nessuno mi ha mai baciata in quel modo, nessuno mi ha mai mandato amore in un bacio.
Sento la scala che ci trascina fino al secondo piano, ma mi sembra di stare per toccare il Paradiso.
 
Stai al gioco…
Improvvisamente quelle parole diventano amare e di conseguenza anche il sapore del bacio di Jamie.
Mi stacco da lui violentemente, leccandomi le labbra.
So che Bower non capisce il perché del mio gesto, e infatti sento che cerca la mia mano con il suo mignolo sinistro. Rispondo involontariamente al gesto e sento che il mio anello si scontra contro uno dei suoi emettendo un tintinnio.
Non oso guardarlo. Non oso vedere la sua espressione soddisfatta, dubbiosa, contrariata.
Ma ancora di più non posso vedere i suoi occhi che mi fissano, riflettendo l’amore che prova per me.
Certe cose non si dimenticano, e io volevo ricordarmi quel bacio per come era stato, magnifico e doloroso allo stesso tempo, senza sapere se lui fosse felice e soddisfatto o se si sentisse in colpa.
Non posso sopportare di ricordare quel gesto come un obbligo che lui aveva avuto verso di me.
Ma di che cosa sto parlando? Quale obbligo?
Ero stata io quella obbligata, non lui.
E con questo non voglio dire che io mi sia mai pentita di quel bacio, però…
 << Siamo al piano dell’abbigliamento da donna. Vuoi dare un’occhiata? >> mi chiede inaspettatamente.
Sempre senza guardarlo annuisco e inizio a studiare qualche capo che si trova appeso sulle grucce attorno a me.
Il mio sguardo cade su un vestito giallo a qualche metro da me.
Mollo la mano di Jamie e mi fiondo in quella direzione, afferrando l’appendiabiti.
È un abito di un colore giallo tenue, con la gonna formata da tre sottili strati di tessuto che termina appena sopra al ginocchio in un movimento ondulato. Una pezzo di raso di un giallo più intenso e lucido è situato sulla parte superiore, fasciando in maniera elegante il seno, mentre le spalline sono fatte dello stesso tessuto leggero della gonna e formano sulla schiena uno scollo quadrato.
 << È magnifico… >> sussurro.
 << Confermo. >> approva Jamie, facendomi fare un balzo all’indietro.
Non mi ero resa conto che fosse arrivato alle mie spalle. Guardo il cartellino e, come immaginavo, rimango delusa. Non posso permettermelo, costa troppo.
 << Vai a provarlo. >> mi suggerisce il biondo, ma io scuoto la testa e mi accingo a riappendere l’abito al suo posto.
 << Jamie, costa troppo. È firmato Dolce & Gabbana! >> gli dico, poi capisco le sue intenzioni.
 << No, no, no e poi no! Non permetterò che tu lo faccia! Non voglio che… >>
 << Sam, chiuditi quella cazzo di bocca una volta tanto e fila al camerino! >> mi ordina, rimettendomi l’abito tra le braccia.
E io mi volto, infuriata.


SPAZIO AUTRICE:

Scusatemi davvero per il ritardo! Con sta scuola è un casino aggiornare. 
Comunque anche questo capitolo è arrivato... Finalmente!
Questo è il link della foto da cui ho preso spunto per il vestito: 
http://abitivestitidasera.altervista.org/abiti-sera/dolce-e-gabbana-vestiti-da-sera-collezione-2014-abiti-da-sposa-vestiti-donna-cerimonia

Fatemi sapere che ne pensate e RECENSITE!

RemusTonks98

 

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Capitolo 9
*** Harrods (Parte 2) ***


“HARRODS”  Parte 2


Usciamo dal cento commerciale verso le diciotto, dopo aver passato una splendida giornata in compagnia ed esserci abbuffati nel costosissimo ristorante di Harrods.
Ho impedito a Jamie di comprarmi quel vestito.
C’è voluta un’oretta buona prima che arrivassimo ad un compromesso.
Lui non mi comprava il vestito solo se mi facevo offrire il pranzo al ristorante.
Alla fine ho accettato. Non penso che sia conveniente farlo arrabbiare troppo.
Purtroppo, orgogliosa come sono, mi sono limitata nel mangiare per fargli spendere poco, così adesso sto letteralmente morendo di fame.
 << Sam. >>
Jamie sta cercando di attirare la mia attenzione chiamandomi e poggiandomi una mano affusolata sulla spalla.
Non posso fare a meno di guardarlo, dal basso, e di notare quanto sia veramente bello.
Il suo viso candido e affusolato, con gli zigomi spigolosi e rosei che fanno capolino su di esso. Le labbra fini e rosee, leggermente screpolate dall’aria londinese.
E gli occhi… Maledizione, quei suoi splendidi occhi azzurri, talmente chiari che è difficile descriverne il colore.
 << Mi stai fissando? >> mi chiede ridendo e io non posso non scoppiare a ridere.
Lo stavo fissando, è vero.
 << No, mi stavo solo chiedendo… >> affermo prima di iniziare a balbettare, senza sapere come continuare la frase.
Perché mi hai baciata stamattina?
Era quello che avrei dovuto dirgli. Era la domanda a cui Jamie doveva rispondermi. Era una domanda lecita, visto che c’ero io di mezzo.
Jamie mi lascia la spalla e si piazza letteralmente di fronte a me, bloccandomi la strada. Un sorrisino spavaldo gli si stampa sulle labbra.
 << Tesoro, non dovevi farti tanti problemi se volevi chiedermi il numero. >> afferma, sarcastico, mente mi allunga un bigliettino da visita.
Veramente non era quello che intendevo…
Tesoro? Mi ha chiamata davvero tesoro?
Decido di lasciar perdere e prendere il biglietto, sorridendo.
Poi, ricominciamo a camminare in silenzio.
 
Il sole sta già calando dietro i grattacieli di Londra e la temperatura si sta lentamente abbassando.
Tuttavia, il tettuccio della Jaguar del biondo è abbassato e il rumore del vento e delle motociclette che ci passano accanto è assordante.
 << Dove stai andando? >> urlo a Jamie dopo un po’ che ci muoviamo nel traffico del centro.
Lui blatera qualcosa, ma non lo sento.
 << Come!?! >> esclamo.
<< Knightsbridge! >> mi risponde. E stavolta riesco ad udirlo.
Rimango un attimo perplessa.
 << E che diavolo stai andando a fare a Knightsbridge? >>
 << Abbi un po’ di fiducia. Vedrai. >>
Mi fa veramente incavolare quando fa così.
Insomma, è vero che non ho molto da fare ma non mi piace scoprire le cose all’ultimo momento.
E poi non sono una festaiola. E se mi porta in discoteca?
Che figura ci faccio a dirgli che non mi piace?
La macchina si ferma pochi minuti dopo e Jamie viene ad aprirmi la portiera.
 << Stai ferma qui. Torno subito. >> mi sussurra all’orecchio e io, dopo una breve esitazione, annuisco.
Voglio sapere che cavolo ha in mente…
Dopo aver attraversato la strada ed essere scomparso dietro l’angolo Jamie ritorna, sorridente, e mi piazza le mani sugli occhi.
Senza farmi sbirciare mi conduce lentamente verso il punto in cui era scomparso in precedenza.
Non mi fido di lui. Non mi fido per niente.
Eppure il calore del suo corpo alle mie spalle mi tranquillizza.
Ah, gli scherzi della vita!
Sento il rumore di un portone che si apre e poi l’ascensore che sale.
OK, Jamie non sa che soffro di vertigini. E se mi porta all’ultimo piano per regalarmi una vista panoramica di Londra? Non me la godrei per niente e lui ci rimarrebbe male.
 << Sta tranquilla, non ti porto all’ultimo piano a guardare giù. So che hai la fobia dell’altezza.  >> afferma.
COSA!?! Ma come diavolo fa???
Io sono sicurissima di non averne mai parlato con lui. Né con nessun altro, veramente.
Forse solo Chris lo sa… Ah, Chris! Lo sto maledicendo quel ragazzo. Se solo non l’avessi ascoltato l’altra sera io ora non sarei qui in questa agonia…
Sento il rumore di un’altra porta e poi di una luce che si accende.
Infine le dita affusolate di Jamie lasciano il mio viso, permettendomi di guardare.

 

( Leggete ascoltando questa: https://www.youtube.com/watch?v=qE-SjBcQ8xw )

So baby now
take me into your loving arms.
Kiss me under the light of a thousand stars.
Oh darling, place your head on my beating heart
I’m thinking out loud
that maybe we found love right where we are.
Oh, maybe we found love right where we are.
And we found love right where we are.



Dire che rimango meravigliata è un eufemismo.
Mi trovo in un salotto grande almeno quattro volte il mio con un grosso divano color crema al centro e un televisore al plasma da almeno cinquantadue pollici fissato alla parete. Tra lo schermo e il divano si trova un basso tavolino di vetro su cui ci potrebbero mangiare tranquillamente sei persone,  che è poggiato su un ampio e morbido tappeto candido. Sotto i miei piedi, infine, noto un bel parquet in rovere chiaro perfettamente liscio.
Tutto è al suo posto. I cuscini ben sistemati sul divano, il telecomando appoggiato esattamente al centro del tavolino…
Mi volto per guardare Jamie a bocca aperta. Lui sta ancora sorridendo e a quanto pare si sente realizzato.
 << Jamie, questa è… Questa è…? >> sono di nuovo senza parole.
 << Benvenuta a casa Bower, Sam. >> afferma il biondo, prendendomi la mano.
 << Ti faccio vedere il resto. >>
Inizia a trascinarmi.
Sulla sinistra del salotto si apre una grossa cucina, arredata con mobili in legno candido ma moderni, e un grosso tavolo alto di marmo di Carrara.
Sulla destra, invece, si apre un corridoio abbastanza largo, sul quale si affacciano un bagno piastrellato munito di una vasca quadrata con idromassaggio e di un doppio lavandino, una camera per gli ospiti con un letto anch’esso bianco e un armadio a muro entrambi rifiniti dello stesso legno della cucina, e infine, in fondo ad esso, una stanza quadrata e molto ampia.
Anche quest’ultima è interamente bianca con un letto da due piazze abbondanti e un armadio a cinque ante sullo stile della camera per gli ospiti. Si vedono però anche una scrivania e un comodino accanto al lato non addossato al muro del letto.
Quest’ultima camera deduco essere quella di Jamie.
 << Sam, vieni. Tutte le stanze da letto e il salotto danno su un balcone. >> mi sussurra il biondo all’orecchio trascinandomi verso le porte a vetri della stanza.
Il sole è ormai calato e sta facendo posto ad una bellissima luna quasi piena.
Il balcone, che a livello del salotto si allarga in un terrazzo,è, se possibile, ancora più affascinante dell’interno della casa. Pavimentato con un legno da esterni più scuro, è circondato da glicini che si arrampicano fino al muro del palazzo, formando un tetto verdeggiante.
Dove il balcone si allarga, la copertura naturale continua fino a diradarsi in un arco dal quale si possono scorgere la città e Hyde Park illuminati nella notte.
Una poltrona a dondolo e un tavolino sono posizionati sul terrazzo in modo da formare un secondo salotto, esterno.
Sono sempre più sconvolta. Non so cosa dire, e Jamie continua ridacchiare.
Chissà che faccia sto facendo!
 << È bellissima Jamie! >> esclamo quando mi sono un po’ ripresa.
Lui è di fronte a me, che mi guarda dall’alto, e io, illuminata dalla luna, posso specchiarmi perfettamente nelle sue iridi. Mi sta ancora tenendo la mano.
Abbassa lentamente la testa verso di me, e io involontariamente mi alzo sulle punte dei piedi.
Poi Jamie lascia la mia mano, appoggia la sua fronte sulla mia, e mi cinge la vita con le braccia.
Io non riesco a muovermi.
Infine, per la seconda volta in poche ore, Jamie mi bacia.


SPAZIO AUTRICE:

Eccomi tornata dopo una lunga assenza.
Non avevo abbastanza tempo per rendere bene ciò che volevo scrivere per cui ho potuto farlo solo adesso, che sono a casa ammalata.
Spero che il capitolo vi piaccia perchè, che ci crediate o no, ho fatto un sacco di fatica per scriverlo. 
E pensate che adesso sto piangendo, per come è finito. :,)
Ditemi anche come vi sembra l'idea di leggerlo con la musica sotto. A me piace.
Se volete da oggi vi sceglierò quasi sempre il sottofondo.
Davvero, mi auguro che sia di vostro gradimento. E RECENSITE! :)

RemusTonks98

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Capitolo 10
*** Jamie in persona ***


“JAMIE IN PERSONA”


Siamo entrambi piegati in due dalle risate sul terrazzo di Jamie.
In realtà non so nemmeno perché stiamo ridendo così tanto.
Cioè, a parte il fatto che ho pestato il piede a Jamie proprio nel momento più, ecco, passionale del bacio…
Devo avergli fatto male ma lui si è limitato a scoppiare in una fragorosa risata.
 << Bene. Allora, Sam, hai fame? >>  mi domanda il biondo, che si è appena ripreso.
 << Mi mangerei anche il tuo maxischermo. >> affermo facendo cenno di sì con la testa. Lui scoppia di nuovo  a ridere.
 << Lo fa ogni persona che entra nel mio salotto. >>
Lo guardo con aria interrogativa. A volte non capisco certe sue affermazioni. Sono così… strane.
 << Lo mangiano con gli occhi. Con gli occhi, Sam. >> cerca di spiegarmi Jamie, ma continuo a non capire.
 << Lascia stare. No sono quel tipo di persona che capisce le battute al volo. >> dico, sbrigativa.
Ci dirigiamo verso la cucina passando dalle porte a vetri della sala.
Sono aperte, anche se non mi ricordo che Jamie le abbia sbloccate dall’interno. Ciò significa che non e ha mai chiuse…
Inizio a domandarmi se non faccia così con tutte.
Mi chiedo se non abbia una tecnica.
Per quanto mi riguarda potrebbe essere un tipo da… “Mi faccio vedere e così scopre che sono un figo, la porto a casa, gliela mostro, la bacio e poi…”
Non voglio nemmeno pensarci.
 << Bene vediamo che cosa hai qui… >> gli dico, aprendo il frigo.
OK, non ha nulla. A parte una bottiglia di spumante e una mezza dozzina di birre.
Ah, c’è anche una scatola di Mc Donald’s con un hamburger mezzo ammuffito dentro.
A dire la verità, non sono nemmeno tanto stupita.
 << Forse è meglio se faccio uno squillo al giapponese di sotto, ti va? >> mi domanda  con un grande sorriso da bambino innocente.
<< Un Onigiri sake  e un Tofu. Mangio solo quelli, al giapponese. >> gli dico, chiudendo il frigorifero, un po’ disgustata.
Lui intanto prende il telefono e ordina la cena. Io afferro due birre e le stappo.
Dopo aver visto il suo frigo inizio a capire meglio che soggetto sia Jamie, per cui non tiro nemmeno fuori i bicchieri. So che sarebbe inutile.
In pochi minuti il corriere sta già suonando il campanello e ci mettiamo a mangiare.
Non so come faccia Jamie a mandare giù Tamagoyaki e Tendon praticamente contemporaneamente, ma penso che sia meglio non fare domande.
Con la velocità con cui la cena è arrivata, noi la facciamo fuori, per andare a spaparanzarci sul comodo divano candido a guardare un po’ di televisione.
Jamie si è cambiato, o meglio svestito, e ora indossa solo dei larghi pantaloncini da ginnastica corti e neri.
È seduto a gambe larghe col telecomando in mano,cercando qualcosa di decente da guardare insieme.
A me, in realtà, non interessa nulla della televisione.
Sono seduta a gambe incrociate e con la testa appoggiata alla spalla di Bower, ma sto pensando ad altro.
Che diavolo ci faccio qui? Perché mi ha baciata sulla scala mobile stamattina? Stai al gioco? Cosa significa, per lui, portarmi a casa sua? Gli piaccio? Gli servo per qualcosa? Devo alzarmi e andare a casa?
Sono tute domande che mi tormentano in questo momento. Ma la cosa che mi scoccia di più è che non ho delle risposte per nessuna di queste.
Solo l’ultima domanda pare un po’ più chiara.
So che domani è finalmente domenica e che posso andare avanti a dormire fino alle tre del pomeriggio, ma comunque non riesco a decidermi ad alzarmi e ad andarmene.
È stato carino oggi, dolce, ci siamo divertiti. Ma chi lo dice che non è stato nulla di più?
Chi mi assicura che non è stato solo divertimento?
Sono sempre stata la più sfortunata di tutti, la seconda scelta di tutti.
Perché ora dovrei piacere ad un attore giovane, bello e pure simpatico, a cui probabilmente vanno dietro milioni di ragazze di tutte le nazionalità?
Alla fine mi decido.
Mi alzo e mi dirigo verso la porta, prendendo la giacca dall’appendiabiti.
Jamie scatta in piedi, lasciando cadere violentemente il telecomando, che atterra fortunatamente sul divano.
 << Sam? Che stai facendo? >> mi domanda. Nella sua voce posso percepire una punta di paura. Ha esitato quando ha pronunciato il mio nome.
Ha intenzione di fermarmi?
Poi si ricompone e va ad aprirmi la porta.
Sto per mettere piede fuori di casa quando mi afferra dolcemente la mano e parla di nuovo.
 << Sam, nessuno ti costringe. Mi chiedevo, ecco, mi avrebbe fatto piacere… volevo sapere se ti andava di dormire qui stanotte. Sai, ho anche la camera degli ospiti, il divano… >> la sua voce è strana, più bassa del solito, quasi un sussurro…
 << Jamie, non ho nulla… il pigiama, lo spazzolino… >> inizio. Ma la verità è che sto cercando delle scuse per rifiutare.
Poi, però, vedo i suoi occhi. Così belli, così azzurri, così… tristi. Quegli occhi che fino a qualche minuto prima erano coperti di lacrime di gioia per le risate, e ora sono così malinconici.
Rimango di nuovo fregata. Per l’ennesima volta. Per un’altra volta i suoi occhi mi tradiscono.
Mi ritrovo a baciarlo di nuovo, con più foga della volta precedente.
Poi mi tolgo il cappotto, lo getto per terra e mi sbatto la porta alle spalle.
Jamie si stacca e mi sorride, finalmente di nuovo felice, prima di prendermi in braccio e ricominciare a baciarmi.
In pochi secondi mi ritrovo sul letto matrimoniale, con il biondo sopra di me.
Ora mi bacia ancora di più, mordicchiandomi la lingua e il collo, fino ad arrivare al mio petto.
 << Jamie… >> cerco di parlargli ma lui è troppo preso.
 << Jamie, io non l’ho mai fatto… >> gli sussurro all’orecchio mentre lui cerca la zip dei miei jeans.
Lui si ferma e mi fissa.
 << Lo so. >> mi dice col fiatone. Poi trova la lampo dei pantaloni e me li tira giù, mentre io mi sfilo la maglietta. Mi slaccia il reggiseno e io gli tiro via i pantaloncini, scoprendo che si era già levato i boxer.
Jamie ritorna a baciarmi, incalzandomi, sotto di lui, a seguire il suo ritmo lento. I nostri respiri e i nostri cuori adesso sono all’unisono.
Il dolore della prima volta si unisce al piacere, che lo rende più sopportabile.
Mi ritrovo i suoi capelli umidi sul viso quando cade addormentato accanto a me, con una gamba che circonda la mia vita.
Sento ancora il suo respiro affannato sul mio corpo finchè non mi addormento anche io.
Non mi rendo ancora conto che la prima volta che ho fatto l’amore con qualcuno, questo qualcuno è stato nientemeno che l’attore Jamie Campbell Bower in persona.
 
 
SPAZIO AUTRICE:

Eccomi di nuovo (per la vostra gioia)! :)
Eccovi spiegato il perchè del rating arancione. ;)
Questo nuovo capitolo  mi convince abbastanza, anche se sono rimasta un po' delusa dal fatto che quello precedente lo abbiano recensito solo in due...
Be', eccone un altro e mi auguro che lo gradiate.
RECENSITE in tanti stavolta!

RemusTonks98

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Capitolo 11
*** In December ***


Capitolo 11

“IN DECEMBER”

Cammino per le strade di Camden Town da sola, diretta verso la metropolitana per andare al lavoro.
Una fredda aria mi sferza il viso e sono costretta a tirare su il cappuccio della mia giacca di pelle perché sta iniziando a piovere. Odio dicembre con tutta me stessa. Soprattutto qui a Londra. Sarà perché ho passato la maggior parte dei Natale da sola, spesso svegliandomi su una panchina, senza mai ricevere mezzo regalo. Certo, è stata colpa mia. Non ho mai voluto ricevere nulla dalle mie famiglie adottive e perciò scappavo di casa sempre prima delle ricorrenze come il mio compleanno, Halloween, il Natale.
Mi chiedo perche Cathy mi abbia chiamata per fare questo maledetto photoshoot all’aperto in una giornata così umida. Anche se stiamo promuovendo la stagione invernale 2010/2011 non vedo perché dobbiamo tutti morire di freddo.
Ah, sì, ho detto promuovendo perché, a quanto pare, da dopo che è stata diffusa la foto di me e Jamie che ci baciamo da Harrods, il Kid’s Cot è diventato un negozio di alta moda per bambini.
Che culo!
Anche se Jamie non è molto famoso, pare che i giornali li leggano in molti.
Sembra quindi che Cathy stia iniziando a fare soldi e abbia addirittura cucito con le sue mani una nuova linea per la prossima estate. Intanto a me l’aumento non è ancora arrivato…
A proposito di Jamie, mi viene un brivido al solo pensiero di quel ragazzo.
Quando quella famosa mattina dopo essere stata a letto con lui mi sono svegliata e ho sentito che accanto a me non c’era nessuno, ho pensato di essere ancora a casa mia e che fosse stato solo un sogno. Purtroppo, quando ho aperto gli occhi, non ero nel mio piccolo monolocale.
Ho chiamato Jamie per un po’, pensando che fosse in bagno o a fare colazione, ma non mi ha risposto nessuno.
È stato in quel momento che la rabbia ha iniziato a montarmi nel petto. Dove diavolo si era cacciato?
Ma la risposta l’ho trovata subito. Non  c’era. Se ne era andato. E chissà dove.
Ho subito capito che tipo di ragazzo è. Fa parte di quella categoria di uomini che si fanno la prima che passa solo per divertimento, senza badare al fatto se sia carina o meno. Se poi è vergine, tanto meglio.
Da qualche mese ho iniziato a chiamare queste persone GDS che, detto tra noi, sta per “Gruppo Di Sverginamento”.
A Chris però non l’ho detto che sono andata a letto con un GDS. L’ho sentito poche volte dopo quella sera e lui non ha mai fatto domande su Jamie.
Continuo a camminare finche non salgo sulla metropolitana.
Ho l’impressione che la gente mi guardi male, come al solito, ma non capisco perché. Sono vestita normalmente! Indosso i jeans, la maglietta e la solita ed unica giacca che ho.
Finalmente arrivo al negozio. Cathy mi sta aspettando seduta dietro il bancone e sta già servendo una giovane donna.
Ultimamente siamo state costrette ad assumere un’altra commessa, ma devo dire che non mi dispiace. Il suo nome è Ginny ed è proprio una bella ragazza. Alta, slanciata, bionda e occhi chiari. Una me in negativo, insomma, tranne che per gli occhi. Sono convinta che se Jamie l’avesse vista ne sarebbe subito andato pazzo e se la sarebbe portata a letto la sera stessa. Magari lei non è vergine però. E allora il suo GDS come finirebbe?
 << Sam, dobbiamo andare.>> dice Cathy. La sua voce mi ridesta dai miei pensieri. Per fortuna! Stavo seriamente iniziando a farneticare.
 << Cathy, fa freddo fuori. E piove. Siamo sicuri di… >> non faccio a tempo a finire la frase che lei inzia a spiegarmi tutta la giornata.
È sempre sul pezzo questa vecchietta.
 << Partiamo tra quindici minuti da qui. Verso le dieci in punto dovremmo essere ad Hyde Park. Alle undici inizierà il photoshoot. Tu porti questo sacco con i cappotti e quest’altro con i pantaloni. Io penserò alle maglie e alle felpe. L’intimo lo tengo io… >> va avanti così per cinque minuti mentre mi porge sacchi e accessori, ma io non la sto più ascoltando da un pezzo. La mia mente si ferma a rimuginare su una parola.
Hyde Park.
È da quando ho sentito Jamie suonare che non ci metto più piede, e mi sono ripromessa di non farlo mai più.
E se lo dovessi rivedere? Come reagirei?
Probabilmente lo prenderei a pugni. Insomma, lui mi ha vista, mi ha baciata, mi ha usata
Non posso perdonarlo per quello che mi ha fatto.
Però è anche stato il primo ragazzo con cui io sia mai andata a letto. Mi chiedo sempre perche sono così stupida a star male per un ragazzo a cui non interesso.
Mi giro verso Cathy con aria decisa.
 << Andiamo. >> affermo.
Mentre camminiamo mi ritrovo a fare il conto effettivo delle possibilità che ho di incontrarlo. È un mercoledì di dicembre, piove e fa freddo. Lui di solito suona nelle domeniche primaverili, tiepide e soleggiate. Le probabilità sono praticamente nulle. Benissimo.
Arriviamo sul luogo del set prima del previsto. I bambini-modelli non sono ancora arrivati, così ho il tempo di lasciare Cathy con i vestiti e andare a prendermi un caffè lì vicino.
Tutto tranquillo.
Lungo il tragitto non ho avvistato nessun possibile Jamie e ne sono molto contenta. Non ho voglia di farmi dare delle spiegazioni. Non ne ho bisogno.
Bevo il mio caffè con calma, sperando che la vecchietta se la cavi con tutte quelle mamme in frenesia. Credo, in realtà, che si diverta, visto che non ha mai avuto figli e di conseguenza nipoti.
Tutti i clienti sono i suoi bambini.
Una volta pagato il caffè, torno sul set, pensando alla lunga, estenuante e umida giornata che mi aspetta.
Mi sto chinando per tirare fuori un cappotto dai sacchi, facendomi coraggio, che mi ritrovo davanti ad un biglietto stropicciato. Lo prendo in mano e faccio per buttarlo nel cestino più vicino, ma una parola scritta frettolosamente sulla carta sporca attira la mia attenzione.
Lo strotolo.
 
Buongiorno Sam!
Spero tu abbia dormito bene.
Mi dispiace salutarti così ma devo iniziare le riprese di un nuovo film.
Per ora non ti posso dire nulla di più.
Ti lascio il mio numero.
Chiamami.
J
 
Sul retro del biglietto era stato scarabocchiato un numero.
OK, le cose oggi stanno seriamente iniziando a mettersi male.
Ripiego il biglietto e lo infilo velocemente in tasca.


SPAZIO AUTRICE:

Sono tornata. E mi sto nascondendo. 
Ci ho messo troppo! 
Diciamo che questo capitolo è stato un parto troppo difficle per una serie di motivi che non vi sto ad elencare. 
Mi scuso tantissimo per il ritardo e spero di fare più in fretta con il prossimo.
spero che il capitolo vi piaccia. RECENSITE!

RemusTonks98

 

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Capitolo 12
*** Non sono disposta a sanguinare ancora ***


Capitolo 12

“NON SONO DISPOSTA A SANGUINARE ANCORA”


Sto svuotando sacchi di vestiti da più di due ore oramai. I bambini-modelli si lamentano per il freddo e le loro madri rompiscatole mi urlano di fare più in fretta.
 << Se mia figlia avrà la febbre sarà tutta colpa tua! >> strilla una di loro.
Posso tirarle un pugno? No, oggi non sono dell’umore giusto per certe cose.
Non ne posso davvero più. L’unica cosa che vorrei veramente in questo momento sarebbe una tazza di the bollente. Magari prima di andare a casa farò tappa da Starbucks
E va bene, magari vorrei anche cercare di capire da dove sia saltato fuori quel maledettissimo biglietto.
Ma perché tocca sempre a me essere così sfortunata?
Proprio ora che stavo quasi metabolizzando l’idea di cancellare Jamie dalla mia memoria, compare un pezzo di carta. E tutto il mio castello crolla.
Sento tutte le mura di fragile vetro che si stavano ricostruendo andare in mille pezzi.
Erano così precarie che è bastato un niente per distruggerle. E mi dispiace.
È come se un archeologo vedesse un monumento di tremila anni cadere a seguito di un terremoto. Non è stata colpa sua, ma tutto lo studio che c’era dietro a quelle pietre è andato perduto per sempre.
Bisogna ricominciare da capo.
 << SAM! COSA STAI FACENDO?!? Portami il cappotto di lana blu!>>
Cazzo. Cathy mi sta urlando contro. Mi sono distratta, lo sapevo.
Non vedo l’ora che questo servizio fotografico finisca.
E ho urgente bisogno di una doccia calda.
 
Libera! Finalmente.
Dopo tre estenuanti ore posso finalmente andarmene. Ma non prima di aver riposto in ordine tutti i capi di abbigliamento.
Come mi ero ripromessa, mi sto dirigendo da Starbucks per concedermi un meraviglioso the caldo alla cannella. Non ho il tempo ne la voglia di sedermi nel locale, così decido di berlo mentre cammino.
Non so perché, ma mi sono sentita osservata durante tutto il servizio. E Cathy continuava a sorridermi.
Ecco, diciamo che l’ultima cosa non mi sorprende più di tanto, visto che è completamente stordita quella vecchia… Chissà a che cosa stava pensando.
Mentre mi dirigo verso casa con l’aria gelida che mi colpisce il viso, mi sorprendo ogni tanto a infilare la mano nella tasca del piumino, come per sicurezza. Il biglietto è ancora lì.
Sono decisa ad esaminarlo per bene a casa, quando una mano mi afferra la spalla da dietro.
Faccio immediatamente cadere il bicchiere di the che ho in mano e tiro una manata al mio aggressore.
Mi sono presa un bello spavento, insomma. Inizio a correre, ma non mi muovo di un centimetro.
La stessa mano che era sulla mia spalla ora è avvinghiata al mio polso destro e non mi fa scappare. Ed è in quel momento che mi blocco. Non ho più la forza di fare nulla, di dire nulla.
Sto immobile aspettando la prima mossa del ladro, aspettando ciò che mi tocca subire.
Il the che si è versato sui pantaloni è ormai diventato gelido e io inizio a tremare. Non so se tremo per la paura, per il freddo o per la somma di entrambi, ma so solo che dopo un lungo silenzio qualcuno mi abbraccia da dietro, scaldandomi.
Non ho idea di chi sia questa persona e non ho il coraggio di voltarmi e guardarla negli occhi. Non voglio mostrarmi vulnerabile di fronte a nessuno. Meno che meno ad uno sconosciuto!
 << Sam… >> mi sento chiamare.
Non ho idea di chi possa cercarmi per venire in mio aiuto qui a Londra, dato che non ho amici, ma gli sono grata. Mi chiamano ancora una volta.
Solo al terzo richiamo mi rendo conto che la voce proviene dal mio aggressore e mi sciolgo da quel terribile e insensato abbraccio, voltandomi di scatto.
Occhi di ghiaccio.
Incontrano i miei, ancora più ghiacciati ma anche più grigi per via delle nuvole nel cielo.
Ma non sono occhi qualsiasi. Sono i suoi occhi.
Quelli che mi avevano chiesto di restare, quelli che mi avevano fissata nel buio.
Mi rendo subito conto che quell’abbraccio non era né terribile, né insensato.
Sono gli occhi di cui mi ero innamorata.
E mi guardano pieni di dolore.
 << Jamie.. >> mi viene da sussurrare, ma in realtà non emetto alcun suono. La mia gola è secca.
Sette mesi. Sette fottutissimi, lunghi mesi e lui mi fissa.
Lo squadro per qualche minuto. I jeans neri e gli anfibi gli calzano alla perfezione come al solito, ma sono sormontati da un cappotto rossiccio e da una sciarpa di gusto abbastanza discutibile. I capelli biondi gli ricadono attorno al viso come di consueto, ma non sono illuminati dalla luce del tramonto primaverile.
 L’unica differenza con il Jamie che ho conosciuto qualche mese fa, è data dall’assenza del piercing al naso e dalla sua aria corrucciata.
Capisco la sua espressione al volo.
È uno sguardo che parla da solo, il suo. Non c’è bisogno di parole e spiegazioni.
Jamie mi sta accusando di una cosa che non ho fatto. Mi sta affibbiando la colpa di non averlo mai chiamato, mai cercato.
Lui non sa che io non potevo sapere, eppure mi sta comunque incolpando senza lasciarmi spiegare. Mi sta pugnalando dentro.
Faccio due passi indietro sostenendo il suo sguardo, poi mi volto e corro in direzione della metropolitana.
Purtroppo, ho già ricevuto una pugnalata da lui.
Non sono disposta a sanguinare ancora.

SPAZIO AUTRICE:

Sono tornata! Eh sì, non vi sembrerà vero. 
Finalmente ho praticamente finito con interrogazioni e verifice e sono riuscita a ritagliarmi un po' di tempo per scrivere.
Sono sottisfatta di questo capitolo, pur essendo un po' cortino...
Vorrei ringraziare STRAWBERRY e la jamily (che pare stia ritornando) per avermi aiutata a superare il famoso "blocco dello scrittore".
Spero che vi piaccia e che continuiate a seguire la storia. 
A presto! :)

RemusTonks98

 

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Capitolo 13
*** Samantha ***


Capitolo 13

“SAMANTHA”

 
 << Tu non capisci… Io non lo sapevo nemmeno! Non avevo idea che tu mi avessi lasciato il tuo numero fino all’altro giorno! >> gli urlo. Mi sto iniziando a scaldare. Non ho voglia di discutere con Jamie, men che meno alle nove di mattina della vigilia di Natale.
Si, avete capito bene. Alle nove della vigilia Jamie ha suonato il citofono di casa mia, svegliandomi! Vi giuro che lo avrei ucciso… e vi giuro che anche ora lo sto per fare se non la smette di farneticare.
 << Per forza non lo sapevi! Hai lasciato il biglietto sotto il mio letto! O almeno, io l’ho trovato lì… >>  anche lui sta iniziando ad alzare la voce.
Mi ha tenuta quattro minuti al citofono per cercare di convincermi ad aprirgli. Quando è entrato ho visto la rabbia nei suoi occhi, ma anche la tristezza. Era deciso a raccontarmi cosa era successo.
Dopo aver divagato un po’ riguardo l’imbarazzante notte passata assieme senza lasciarsi sfuggire i dettagli sconci, ha centrato il discorso e mi ha raccontato di essere stato in Italia per le riprese di un film.
Grazie al cavolo! L’avevo già capito dal biglietto. ho pensato. Ma mi sono trattenuta dal dirlo.
Quale film fosse, non me lo voleva dire. Continuava a sostenere di dover mantenere il suo segreto professionale e di non poter rivelare nulla.
È stato dopo il racconto che si è interessato a me, o meglio, alla mia chiamata che non aveva mai ricevuto. E da quel momento aveva iniziato a
 << NON L’HO MAI LETTO IL TUO BIGLIETTO! >> gli sbraito contro.
Sembra ferito, molto più di quanto pensassi.
Quando mi ha raccontato della notte insieme senza tralasciare i dettagli più intimi ho pensato che stesse cercando di farmi arrabbiare.
E c’era anche riuscito!
Beh, la mattina sei piuttosto suscettibile, Sam. Dice la vocina nella mia mente.
Ma ora… l’aveva fatto davvero per irritarmi?
 << Beh, hai fatto molto male. Ti avrei riportata a letto volentieri, Samantha. Addio. >> me lo dice con cattiveria, e solo ora mi rendo conto qual è il suo modo per fare del male. Ed è esattamente quello che ha appena testato su di me.
Samantha…
Si volta con furia, dirigendosi verso la porta ma, prima che la mia mente possa anche solo pensare ciò che ho fatto, gli afferro il polso e lo strattono verso di me.
Samantha
Ci abbracciamo con foga, aggredendoci l’un l’altra in un bacio più freddo e distaccato rispetto a quelli dell’ultima volta.
Samantha, Sam, Samantha.
Sono ormai anni che non mi faccio chiamare con il mio vero nome. L’ho abbandonato da quando sono andata a vivere da sola.
C’è una sola persona nella mia vita che lo conosce, e questa persona non è Jamie. È Chris.
Sono sicura di non averne mai fatto parola con il biondino, qui.
 << Come fai…? >> gli chiedo staccandomi da lui e guardandolo di nuovo negli occhi.
Rare volte sono stata così vicina da potermici specchiare dentro, e altrettanto rare volte sono riuscita a capire davvero che cosa celassero.
 << Come faccio cosa? >> mi chiede, perplesso. Poi, sembra illuminarsi.  << Ah, continuavi a ripeterlo nel sonno, l’altra notte. >>.
Ma sei serio?!?
Vorrei tirargli un cazzotto, ma mi sembra troppo vulnerabile ora.
 << Sono molto serio, all’inizio pensavo stessi delirando. Poi l’hai accompagnato da una frase. Hai detto: Samantha, stai al gioco. E ho capito. Samantha è il tuo nome intero, giusto? >> mi chiede. Ormai non mi stupisco nemmeno più del fatto che mi legga nella mente e annuisco lentamente.
Sento i muscoli del suo torace rilassarsi e si china di nuovo a baciarmi.
Un bacio lento e intenso, pieno di emozioni.
Mi vuole o ha capito che pensare al passato mi fa stare male e prova a consolarmi?
 << Samantha… È un bellissimo nome. >> sussurra sulle mie labbra.
Io, in risposta, faccio un verso strano.
 << Vieni, ho una cosa da farti vedere. >>
E mi trascina via, fuori di casa senza nemmeno farmi prendere il cappotto e chiudere la porta a chiave.
Le nostre mani intrecciate sono appoggiate sul suo ginocchio mentre sfrecciamo a tutta velocità su un treno diretto nella campagna londinese.

SPAZIO AUTRICE:

Eccomi di nuovo! 
Mi scuso in anticipo per il capitolo corto e bruttino ma sto cercando di arrivare in fretta ad un momento importante della soria. Solo che non mi piace bruciare le tappe...
Spero lo gradirete lo stesso e che stiate passando delle buone vacanze.
Mi raccomando, RECENSITE! 
E buona serata :)

RemusTonks98


 

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Capitolo 14
*** E se fosse Natale? ***


“E SE FOSSE NATALE?”


(Samantha PDV)
Vi è mai capitato di trovarvi in situazioni in cui avete la consapevolezza che ciò che vi sta accadendo non vi appartiene? Questo è quello che mi era successo la vigilia del Natale 2009. Era stato bello raggiungere la casa di campagna di Jamie. Ma non era una giornata fatta per me. Non dovevo essere io lei. La ragazza che Jamie portava a fare gite. Quella che il biondo aveva più volte accompagnato a casa con la sua Jaguar. Non dovevo essere io.
Durante la durata del viaggio tutto mi sembrava sbagliato. Tutto mi sembrava troppo
I sedili del treno troppo scomodi, la mano di Jamie sul mio ginocchio troppo calda, i prati troppo verdi. Avevo solo la consapevolezza di essere la persona sbagliata nel posto sbagliato.
L’unica cosa che mi tornava di tutto questo, era la frase che il biondo stesso aveva pronunciato quella mattina. .
Ti avrei riportata a letto volentieri, Samantha. Addio.
Riportare a letto? Neanche fossi un giocattolo! Non era quello che volevo. Io volevo che Jamie dimostrasse di volermi bene, che accettasse i nostri errori, proprio come avevo fatto io. Io volevo l’amore.
Addio.
Sì, addio. Però intanto mi aveva baciata ancora una volta. Mi aveva colpita di nuovo con i tuoi occhi ghiacciati e mi aveva fatto ritrovare il mio Jamie. Intanto non se ne era andato. Era seduto sul mio stesso treno, accanto a me, diretto nella mia tessa direzione.
No, nulla mi aveva mai fatto più male di quella gita in campagna. Nessun Natale era stato più triste di quello del 2009, nemmeno quelli passati da sola. Nulla era stato più doloroso di sentire suonare il campanello, aprire la porta e trovare un pacco indirizzato a me. Era il vestito giallo che avevo provato da Harrods. Jamie l’aveva fatto davvero! Aveva comprato veramente per me quel vestito! L’avevo pregato di non farlo…
Maledetto ragazzo. La prima volta che l’avrei visto, l’avrei…
No, non avrei fatto nulla. Perché non l’avrei mai più rivisto.
Non ci siamo mai conosciuti. Ognuno libero, ognuno per la sua strada.
Questo era il patto.
Impacchettai di nuovo il vestito e lo infilai sotto il divano.
 
(Jamie PDV)
Non era stato come mi ero immaginato. Lei non aveva mai letto il biglietto e non mi aveva mai richiamato. Era venuta a casa mia nella Cumbria ma non era stata felice. L’avevo visto. Lo sapevo. Aveva a malapena bisbigliato due parole. Continuava a pensare a qualcosa… e io a mia volta meditavo sul cosa. Sapevo che avrei potuto e avrei dovuto aiutarla.
Ero vicinissimo alla conclusione, quando mi aveva guardato e finalmente aveva parlato. Ma ormai eravamo sulla via del ritorno.
Davvero mi avresti portata di nuovo a letto molto volentieri, Jamie? Non è così che funziona, e a ventun’anni dovresti saperlo. Io ne ho diciannove e lo so! Io non volevo l’amore della vita, desideravo solo avere qualcuno che mi stesse vicino. Questa storia è finita, Jamie. Sempre che per te sia mai iniziata. Non ci siamo mai conosciuti. Ognuno libero, ognuno per la sua strada.
Erano state queste parole a perseguitarmi tutta la giornata seguente e i giorni a venire.
Avevo passato il Natale con i miei, a casa loro. Avevo rivisto il mio fratellino Sam.
Sam.
Lui, anche se ovviamente non poteva saperlo, era la causa della mia tristezza. Anzi, non lui, ma il suo nome. Il nome di un quindicenne mi aveva fatto scordare il Natale e aveva permesso al fantasma delle parole di Samantha di riaffiorare.
Solo la mamma si era accorta che non stavo bene. Solo lei si era preoccupata per me. Mi aveva portato in terrazzo e mi aveva offerto una sigaretta.
Marlboro. Puah! Non fumavo quella roba dai tempi del liceo… era orribile!
Avevo liquidato velocemente mia madre lanciandole un’occhiataccia e avevo aspettato lì fuori che iniziasse a cadere la neve.
Sam mi aveva confidato il suo sogno più profondo per cercare di tirarmi su. Voleva trasferirsi a Copenaghen e passare lì la sua giovinezza. Aveva solo quindici anni ma era un ragazzino deciso. L’avrebbe fatto, lo sapevo.
Mentre iniziavano a cadere i primi fiocchi sapevo che c’era solo una cosa che potevo fare a questo punto.
Mi tolsi la giacca di pelle e la buttai sul divano. Attraversai il salotto a grandi passi, schivando mia madre che mi offriva una fetta di panettone, aprii la porta e mi diressi verso St. James Park.
Era il mio parco, lo sapevano tutti. Portavo il suo stesso nome.
Mi sedetti su una panchina gelata in T-Shirt e jeans e iniziai a fare su. Volevo farmi del male.
Solo alle otto di sera e alla seconda canna mi venne alla mente un’immagine. Una folta chioma di capelli rossi che incorniciava un grazioso viso lentigginoso.
Iniziai a comporre il numero. Le avrei fatto gli auguri di Natale.
Questa storia è finita, Jamie. Sempre che per te sia mai iniziata. Non ci siamo mai conosciuti. Ognuno libero, ognuno per la sua strada.

SPAZIO AUTRICE:

Eccomi tornata! lo so, è passata l'estate prima che riuscissi a pubblicare qualcosa... 
Sono davvero so sorry... :(
Avete passato delle buone vacanze?
Ho deciso di scrivere questo capitolo sotto entrambi i punti di vista per fare emergere meglio le personalità dei ragazzi... 
Spero di esserci riuscita e che il capitolo vi piaccia! :)
Ho intenzione di aggiornare presto ma... 
Preparatevi a grandi svolte nel corso della storia!
buona serata e... RECENSITE! :)

RemusTonks98

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Capitolo 15
*** Il Times ***


“IL TIMES

(Samantha PDV)

Erano passati ormai mesi a Natale, e la brutta e fredda stagione invernale stava iniziando a lasciare spazio ad un caratteristico venticello primaverile.
Come tutte le mattine avevo preso la metropolitana con le cuffie nelle orecchie e mi ero diretta al lavoro. Cathy, il mio capo, mi stava aspettando sull’uscio con tre grossi scatoloni colmi di capi d’abbigliamento accanto. Obbiettivo della giornata sarebbe infatti stato quello di vestire altri bambini per lo shooting fotografico per la nuova linea di abbigliamento Primavera/Estate 2011. Sarebbe stato il secondo servizio fotografico promozionale in sei mesi per il nostro negozio che, dopo il gran successo della linea invernale, potevamo affermare andasse veramente a gonfie vele.
Avevamo anche deciso di segnare tutti i capi che vendevamo, oltre che col marchio originale per i vestiti firmati, con le iniziali KC del punto vendita.
Ci stavamo facendo talmente tanta pubblicità, che avevamo deciso di offrire un aperitivo alle madri che sarebbero venute a comprare i nuovi capi entro la fine di aprile.
Caricammo così le scatole sul nuovo furgone pubblicitario azzurro e ci dirigemmo verso la Torre di Londra, dove avevamo l’incontro con fotografi e genitori per scattare le foto.
Il traffico di Londra non ebbe la meglio su di noi, e riuscimmo ad arrivare in orario nel mezzo di un’orda imbizzarrita di madri e bambini di tutte le età.
Sapevo che quella sera sarei arrivata a casa stravolta e non mi stupii quando mi risvegliai sul divano alle cinque del mattino dopo, ancora vestita e con il Times appoggiato sul petto.
La cosa che mi sconvolse fu, però, leggere il trafiletto di circa dieci righe dell’ultimo articolo, l’unico luogo del quotidiano dedicato agli scoop dei personaggi famosi.
Una foto ritraeva due ragazzi, uno biondo e l’altra con i cappelli rossi, con un cocktail in mano, che si divertivano ad un after party a quanto pare di alto livello.
L’articolo recitava:
 
Settimana della Moda di Londra:
Jamie Campbell Bower e la co-star Bonnie Wright fanno ingresso al
Parade Ground del Chelsea College of Art per assistere insieme al
Burberry Prorsum 2010, Autumn/Winter Womenswear.
“Ci frequentiamo da un paio di mesi” afferma l’attrice, che interpreta Ginny Weasley
Nella famosa saga di Harry Potter. “Ci siamo conosciuti sul set e c’è stato subito feeling.”
Purtroppo, l’attore non ha rilasciato alcuna dichiarazione, ma appare solare
a fianco della sua nuova compagna.
Che, dopo aver fatto tanto parlare di sè, abbia finalmente trovato la persona giusta?
 

(Jamie PDV)

Gettai l’articolo del Times del giorno prima per terra. Era la ventesima volta che lo rileggevo ma non riuscivo a capacitarmene. Avevo detto a Bonnie di non rilasciare interviste… ma lei non mi aveva ascoltato e per l’ennesima volta i giornalisti avevano avuto da parlar male di me. Da ciò che scrivevano sembrava che cambiassi ragazza ogni tre giorni! Beh, forse ogni tre giorni no, ma… insomma, non ero un così pessimo ragazzo in fondo.
 << Jamie, c’è qualche problema? >> mi chiese Bonnie che era seduta accanto a me. Era rimasta a dormire da me dopo l’after party e anche la notte seguente.
 << Mmh…? >> chiesi i interrogativo. Ero talmente assorto nei miei pensieri che non avevo sentito che cosa mi avesse chiesto.
 << Intendo dire… che se hai qualcosa di cui vuoi parlarmi, puoi farlo. >> affermò, paziente.
 << Bonnie, ti avevo detto di non dare nulla per certo ai giornalisti, lo sai come sono! Devono sempre commentare… >> le rinfacciai.
 << Jamie. Ragiona. Non potevo negarlo! Non avrei mai detto nulla se non me l’avessero chiesto esplicitamente! E visto che siamo andati al Prorsum insieme, non potevano non chiedermelo. >>.
 << Lo so che non lo fai apposta. Ma… uffa! Mi fanno proprio girare i coglioni! Perché si devono impicciare nei miei affari?!? >> urlai quasi, alzandomi dalla sedia. Bonnie rimase impassibile. Sapeva che odiavo i giornali, e nulla mi avrebbe mai fatto cambiare idea. Era sempre calma quella ragazza. Ma come faceva?!?! Era impossibile rimanere calmi davanti a queste situazioni!
 << Jamie, siediti. >> mi sussurrò. Ma le sue parole non ebbero l’effetto desiderato.
Presi a camminare avanti e indietro per la stanza, furente.
 << È il loro lavoro, fare i rompiballe. I giornalisti nascono e vivono per gli scoop. E più gli diamo retta, più sono contenti. >> cercava di spiegarmi Bonnie. Ma non volli sentire ragioni.
 << Non possono rovinarmi tutte le relazioni, porca puttana! >> strillai.
Bonnie mi guardò interrogativa, come se non capisse di cosa stessi parlando.
 << Vai a farti una doccia, Jamie ne riparliamo quando ti sarai calmato. >> mi suggerì la rossa e io accolsi il suo consiglio.
Mi diressi verso il bagno e accesi la vasca con l’idromassaggio. Gettai del bagnoschiuma al muschio bianco mentre si riempiva d’acqua e mi immersi. Mi ci vollero circa dieci minuti per calmarmi ma alla fine mi addormentai.
Mi risvegliai verso le dieci nel silenzio generale e nell’acqua gelata.
Trovai un biglietto di Bonnie sul tavolo della cucina.
 
Spero ti sia calmato, amore.
Oggi ho un incontro con il cast. E tu ricordati dei casting per Camelot!
Buona giornata.
xxx

 
SPAZIO AUTRICE:

Eccomi di nuovo tra voi. Come vedete gli eventi stanno avendo il loro corso. 
Jamie e Sam continueranno la loro vita lungo strade parallele o si ritroveranno ad un incrocio? 
Jamie manca a Sam? E Sam manca a Jamie?
Fatemi sapere cosa ne pensate e RECENSITE! :)


RemusTonk98

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Capitolo 16
*** Christopher ***


“CHRISTOPHER”


È stato difficile, per non dire impossibile, leggere le notizie di gossip che sono circolate negli ultimi due anni e mezzo. Non sono mai riuscita a levarmi dalla testa James Bower, il perfetto sconosciuto che mi ha rivolto la parola al bar Blanco, nell’ormai lontano 2009. Ho provato a scordarmi di quel ragazzo pieno di tatuaggi e piercing che tanto odio, ma non ho mai ottenuto risultati soddisfacenti.
Nonostante ciò, però, nulla è veramente cambiato nella mia vita. Sono sempre la stessa ragazza acida, che vive in un appartamento striminzito a Camden Town. Lavoro ancora per la vecchia Cathy, che per inciso è sempre più scorbutica, nel negozio di abbigliamento e devo dire che stiamo crescendo sul piano professionale.
Dopo i primi shooting, pare che il Kid’s Cot abbia riscosso veramente tanto successo tra le famiglie londinesi e così abbiamo dovuto prima ingrandire il negozio, poi addirittura trasferirci in una zona più centrale della città.
Comunque, Chris ha deciso di venire a vivere a Londra anche lui. È stata una grande svolta sia per lui che per me. È scappato da New York l’anno scorso perché sosteneva di non sopportare veramente più gli americani. Non ho mai capito il motivo di questo suo gesto improvviso dal momento che è anche lui americano e credo che mai lo capirò; lui non si è mai sbilanciato nei racconti oltreoceano e io nel raccontargli di Jamie. Siamo pari, no?
Detto ciò, io e Chris andiamo ancora d’amore e d’accordo e mi sembra di essere tornata al liceo quando passiamo del tempo insieme. Non fa mai domande e, nonostante questo, è l’unico che sa veramente in che verso prendermi quando sono giù. Beh, non che ci sia qualcuno oltre a Chris con cui ho a che fare in realtà…
È stato proprio con il mio migliore amico che sono andata alla premiere di “Harry Potter e i Doni della Morte, Parte 2” l’anno scorso. Mi ha provato a chiedere perché avessi voluto andare a tutti i costi, visto che odio i libri fantasy, ma ho eclissato elegantemente la domanda.
Non sapeva, non sa e non saprà mai di Jamie ma io avevo lo stesso un disperato bisogno di vederlo dal vivo. Sembro una ragazzina in delirio per il suo idolo, lo so, ma vi giuro che non è così. Cioè, voglio dire… io l’ho visto nudo quel ragazzo e… Ah! Non ci voglio nemmeno pensare!
Mi sono sentita veramente bene quando stamattina ho letto tra le notizie gossip che lui e Bonnie si sono lasciati. Jamie le aveva anche chiesto di sposarla l’anno scorso, erano fidanzati… e questa stronza pare che l’abbia mollato per un motivo non ben specificato. Un po’ mi sento in colpa per essere contenta di questa separazione.
Detto tra noi, io non l’avrei mai trattato così.
Spero non sia stato troppo male, non se lo merita.
Ricordo ancora quando mi guardò negli occhi, l’ultima volta che ci vedemmo realmente. Mi aveva seguita per aggredirmi alle spalle e avere delle spiegazioni per la chiamata che mai gli feci. Ricordo quello sguardo glaciale come se fosse ieri. Mi stava accusando del mio gesto che mai avevo compiuto. Mi stava accusando di non averlo chiamato. Eppure, mi girai e corsi verso la metropolitana, lontana da lui. Non mi voltai mai, non tornai mai sui miei passi. Avevo ceduto ai suoi occhi più di una volta in precedenza, ma non l’avevo fatto in quell’occasione. Era stato diverso, straziante. D’altra parte, anche lui nell’arco di pochi giorni si era avvicinato a me, mi aveva portata a letto e poi mi aveva fatta risvegliare sola, lasciandomi senza alcuna spiegazione. Che motivo aveva lui di farmi una colpa perché non l’avevo mai chiamato?
Ma io comunque ero scappata da quella situazione come avevo fatto con molti miei genitori adottivi. Lui però non era un mio genitore, non era un mio amico… era solo uno sconosciuto con cui avevo fatto casualmente sesso.
Ma allora perche mi porto nel cuore il vuoto, colmato soltanto dai miei passi veloci di quella sera? Perche sento ancora il ritmo del mio battito accelerare, riesco a percepire di nuovo la sua mano che mi afferra la  spalla, sento il suo sguardo fisso su di me mentre mi volto?
Non sono domande alle quali posso dare una risposta razionale. Forse perché sono una frana, o forse semplicemente perché una risposta non c’è.
Vorrei solo che Chris fosse qui con me adesso, pronto a tirarmi su con un piatto di lasagne o qualche battutina stupida.
 << Non pentirti troppo delle scelte che hai fatto in passato, Sam, anche se non so quali siano. Semplicemente, fai quelle giuste in futuro. Siamo sempre capaci di cambiare e di dare il meglio di noi stessi. >>
Sono queste le parole di Chris che mi ripeto sempre nei momenti di sconforto, ma ora non bastano. Ho bisogno della sua persona, qui, ora.
Mi alzo e prendo il mio solito giubbotto di pelle nero. Chiudo la porta e infilo le chiavi in tasca, pronta a camminare fino a sotto casa del mio amico. So che lui potrà aiutarmi. Scendo le scale, esco dal portone del mio palazzo. Sono assuefatta dai miei pensieri, ma noto lo stesso due ragazzi appostati sotto il citofono.
Uno indossa una larga felpa nera ed ha la testa incappucciata. Sembra stia dormendo o che sia ubriaco, appoggiato com’è al muro. L’altro ragazzo, invece, sente sbattere il portone e si volta verso di me. I suoi occhi blu mi fissano e i capelli neri come la pece svolazzano in una maniera familiare mentre ruota la testa. La sua bocca si spalanca,cosi come la mia. Riesco ad emettere un sibilo, solo poche parole: << Chris… ti stavo cercando… >>


SPAZIO AUTRICE:

Eccomi di nuovo tornata! Mi scuso tantissimo per l'attesa ma non riuscio proprio ad andare avanti!
Ringraziate Rory se mi ha fatto risvegliare da un lungo sonno e venire molte idee. :)

Questo è un capitolo un po' di transizione ma dovevo farlo, dato che il salto temporale era veramente gigantesco!
Spero che non ne siate delusi e che vogliate sapere il seguito... per cui, fatemi sapere e RECENSITE!

RemusTonks98

 

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