Forbidden Love

di jennifer targaryen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** THIS IS ME ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** THIS IS ME ***


Capitolo 1
Forse i miei diciassette anni si stavano finalmente facendo sentire, sembravo più alta e la mia seconda abbondante stava per eccedere a una terza. Perché gli adulti vorrebbero tornare ad essere adolescenti, quando poi l’adolescenza è il periodo più complicato e difficile di tutta la nostra vita? Cosa siamo? Masochisti? O semplicemente stupidi? Tutto quello che so è che vorrei avere 30 anni e andarmene da questa casa piena di brutti ricordi, ma soprattutto non ritornare mai più per non rivedere mia madre, madre, un appellativo che non le si addice, in questi 4 anni mi è stato più vicino il mio cane che lei. Basta pensare, ho la casa libera stasera e di certo non penserò a quella stronza. Finisco di guardarmi allo specchio e mi rimetto il pigiama, che a chiamarlo così non sembrerebbe, una maglietta bianca corta fino all’ombelico e con una scollatura e dei pantaloncini corti rosa.
Jennifer davanti allo specchio.
Scendo giù e vado in cucina a prendere un bicchiere di aranciata. Per fortuna Kirsten (gwyneth paltrow) non si è ancora svegliata e Jody neanche. Accendo la televisione e in TV trasmettono un pezzo rock “Cherry Pie”, così mentre mastico una fetta di toast alla marmellata, inizio a ballare facendo finta di fare uno spettacolo sexy per John (John Mayer), e mentre mi giro mi trovo un uomo mezzo nudo, allora prendo la prima cosa che trovo avanti (il telecomando) e mi metto in posizione di difesa.
Michael
“Chi cazzo sei?” urlai sobbalzando.
“Mi aveva detto che eri un po’ matta, ma non pensavo fino a questo punto” disse avvicinandosi e sorridendo. Mi prese il telecomando da mano e mi porse la sua.
“Michael” disse sorridendo.
“Piombi in cucina mezzo nudo e sarei io la matta?” dissi irritata.
“Colpa di tua madre, mi aveva assicurato che stavi ancora dormendo perché eri sbronza” disse mentre si stava preparando un toast.
“Che stronza, lei è un ubriacona non io” dissi rossa per la rabbia.
“Ehi, calma.” Disse sorridendomi.
“Non sono affari tuoi, solo perché te la scopi non vuol dire che sei mio padre.” Dissi sbattendo la porta e tornandomene di sopra.
Si forse ero stata un po’ brusca, ma cavolo quella stronza riesce sempre a farmi incazzare. Così dopo qualche minuto mi calmai e ritornai giù, con la speranza di ritrovarlo, non sapevo perché, ma non volevo mostrarmi per quella che non ero. Così lo incontrai per le scale.
“L’hai già uccisa?” chiese sempre sorridendo.
“Ehi senti, volevo chiederti scusa per essere stata brusca, non c’entri niente. Comunque io sono Jennifer.” Gli dissi porgendogli la mano.
“Jennifer, balli anche come la Lopez.” Disse.
“Si, magari.” Gli sorrisi.
“Torno da tua madre, altrimenti ci uccide entrambi se non avrà il suo toast.” Mi sorrise per l’ennesima volta.
Io rimasi lì come un’idiota, e dopo qualche secondo ritornai nella stanza. Era domenica e dovevo andare da John a sentirlo suonare. Così riordinai la camera e provai i vestiti da indossare e dopo una scelta ardua misi un paio di short, una canotta bianca, un gilet di pelle e dei tacchi neri.
Jennifer
Presi la borsa e mi avviai verso la porta, ma sulle scale mi fermai, con la speranza che mia madre non mi avesse visto. Ma purtroppo sbagliavo.
“Jennifer, dove stai andando?” chiese Kirsten vicino la porta.
Scesi le scale e mi avvicinai a lei e a Michael che se ne stava per andare.
“Esco.” Dissi fredda.
Guardai Michael che sorrideva sotto i baffi, forse già si aspettava una mia battutina sarcastica o un litigio.
“Conciata così?” disse.
Io rimasi impassibile e avevo un’aria scocciata. Lei mi guardo rassegnata.
“Michael, andiamo non è volgare? Sembri una prostituta.” Disse.
Iniziai a irritarmi, e mentre stavo per risponderle Michael con la sua voce calma e matura rispose.
“Volgare no, penso sia provocante che è ben diverso da volgare. E poi Kirsten andiamo anche tu alla sua età ti vestivi così.” Disse Michael, mia madre lo fulminò con lo sguardo.
“Ma…Jennifer…ormai non ho neanche più voglia di sprecare fiato con te.”
Chiusi la porta e me ne andai. Mentre camminavo si spezzò un tacco, ma per fortuna avevo i miei anfibi. Così continuai a camminare. Bussò una macchina, ma non mi girai poiché erano i soliti pervertiti. Ma bussarono di nuovo il clacson, questa volta mi girai e c’era Michael.
“Già stanca dei tacchi?” chiese sorridendo.
“Ho avuto un piccolo incidente.” Risposi.
“Dai ti do un passaggio”. Accettai, perché mi ero presa una storta e non riuscivo a camminare.
“Sai mi sono meravigliata quando ti ho visto stamattina.” Dissi guardandolo.
“Beh l’ho notato. Perché?” chiese.
“Kirsten porta solo uomini orrendi e idioti, ma tu sembri apposto.” Dissi
“Ah beh grazie.” Disse sorridendomi.
“Dove devi andare di preciso?” chiese.
“Siamo quasi arrivati, ti avverto io quando devi fermarti.” Dissi.
“Posso lasciarti o avrò i sensi di colpa?” chiese.
“E’ il mio ragazzo.” Dissi.
“Bene, allora non devo preoccuparmi” disse.
“Non mi conosci neanche, di cosa devi preoccuparti.” Dissi.
“In effetti è la prima volta, ma tua madre ti menziona spesso.”
“Da quanto tempo vi frequentate?” chiesi.
“2 mesi” disse.”
Mentre cercavo di rispondere avvertii una fitta alla caviglia.
“Cazzo!” dissi dolorante, lui fermò la macchina e preoccupato si avvicinò a me.
“Che ti succede?” chiese preoccupato.
“Cavolo, sì sono caduta da quei trampoli. Non ridere” dissi puntandogli il dito avvertendolo, ma lui scoppiò a ridere e io sorrisi, poi ritornò serio.
“Devi metterci un po’ di ghiaccio, aspetta dimmi dove abita” disse.
Gli indicai la casa.
“Eccola lì.” Dissi.
“Ma che vialetto!” in effetti era abbastanza lungo.
Lui scese dalla macchina e mi aprì lo sportello.
“Grazie Michael.” Mi alzai dolorante e gemetti dal dolore, così lui mi prese in braccio.
“Davvero non devi, ce la posso fare.” Dissi.
Le sue mani mi toccavano quasi il sedere e la schiena, un brivido mi soccorse la schiena, ma cercai di reprimerlo.
Mi porto fino dinanzi la porta.
“La prossima volta dai ascolto a Kirsten” disse sarcastico.
Gli risposi con una faccina sarcastica.
Aprirono la porta e Michael se ne ritornò in macchina per poi andarsene. Era John.
“Ehi Jen, che succede?” chiese prendendomi tra le braccia.
“Sono caduta come un’idiota.” Dissi.
Mi portò nel salone e mi diede del ghiaccio
“Stai attenta la prossima volta.” Disse dandomi un bacio.
“Era la voglia di stare con te che mi ha fottuto” dissi.
Lui si avvicinò al divano.
“Sai anch’io ho una voglia, quella di fotterti” disse scherzando.
“John! Smettila non vedi che sono invalida” dissi.
“Beh potremmo inventarci qualcosa” disse.
Gli buttai una cuscinata.
Erano da 2 settimane che io e John non facevamo sesso. Lui era sempre impegnato con la band e io con la palestra. E poi l’amichetto di John non ci dava dentro più come una volta e dopo alcuni video sconci che delle mie amiche pervertite mi avevano fatto vedere, mi ero resa conto che il pene di John non era poi così grande come lui tanto si vantava. Iniziò a farmi sentire dei pezzi, ma nessuno mi piaceva. Così posò la chitarra e guardammo un film.
“John, stasera ho casa libera.” Dissi.
“Adesso si che mi piaci ragazza.” Disse sorridendo.
“Idiota, ma per le 11.30 mamma ritorna a casa, quindi devi sloggiare.” Dissi
Così verso le 10 andammo a casa mia e dopo aver fatto gli idioti mentre continuavamo a vedere quel film, John inizia a baciarmi e a sfiorarmi.
“Non sai quanta voglia avevo.” Disse spogliandomi.
“Non dirlo a me.” Risposi levandogli la maglietta.
John era ricoperto di tatuaggi, e questo lo rendeva irresistibile. Il tempo sembrava passare lentamente e dopo aver fatto l’amore ci continuammo a baciare sul divano. Improvvisamente entrò mamma, accompagnata da Michael, ridendo e parlando.
Cazzo. Si la mia vita ormai era ancora più incasinata.
Mia madre e Michael si fermarono sulla soglia del salotto, lei avanti inorridita e Michael dietro imbarazzato.
“Non è come credi.” Dissi portandomi il lenzuolo sul reggiseno.
John rotolò a terra e prese i pantaloni.
“Signora Morgan” disse educatamente.
“John è ora che te ne vai, e non provare a chiamare Jennifer almeno per 3 settimane perché sarà qui chiusa in casa.” Disse porgendogli i suoi vestiti.
Lo fermai e gli diedi un bacio. Poi sgattaiolò fuori.
Michael non sapeva cosa fare così tossì.
“Forse è meglio se vada.” Disse.
“No Michael, non mi farò rovinare la serata da una poco di buono, indisciplinata.”
Michael chiuse la porta e si fermò lì dov’era. Io ripresi i miei vestiti e mi ricomposi.
“Mi dispiace.” Dissi realmente dispiaciuta.
“Io ti do tutto, e tu come mi ripaghi? Facendoti trovare a scopare sul divano di casa mia, mentre tua sorella dorme?” disse.
Non sapevo cosa dire, ero così colpevole che non avevo neanche voglia di replicare.
“Cos’è adesso non parli?” chiese furiosa.
Me ne scappai nella mia stanza piangendo.
Odiavo tutto e tutti. Non sapevo più il significato della parola famiglia.
Mia madre mi ha abbandonata ormai da molto, da quando lei e papà hanno divorziato, portava un uomo diverso a casa ogni giorno. E mentre se li scopava, io soffrivo perché sentivo la spaccatura del divorzio e caddi nella bulimia e mi tagliavo, e lei se ne accorse quando ormai non ce n’era alcun bisogno. Mi buttai con la faccia sul cuscino e con gli occhi gonfi mi addormentai.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
Cercai di svegliarmi in orario, nonostante avessi un mal di testa spaventoso. Mi guardai allo specchio e mi accorsi che stranamente non ero poi così inguardabile, così misi la divisa da cheerleader e sgattaiolai fuori dalla mia stanza.
Jennifer
Per fortuna Kirsten era già andata a lavoro. Così presi l’autobus e arrivai a scuola.
“Ehi Jen, fai allenamento?” chiese Caroline.
“Si, ma non posso muovermi troppo, ieri ho preso una storta.” Dissi.
John non era venuto a scuola e quella mattinata fu noiosa. Non volevo ritornare subito a casa così mi vestii e andai a fare una passeggiata.
Jennifer
Neanche a farlo apposta, mi ritrovai davanti al palazzo dove lavora Kirsten, così cercai di muovermi a camminare. Mentre cercavo di ritornare a casa incontrai Michael.
“Ehi, chi si rivede.” Disse.
“Che ci fai qui?” chiesi.
“Lavoro nei dintorni e ho appena staccato.” Disse sollevato.
“Bene allora saresti così gentile da riaccompagnarmi a casa.” Dissi. Sorridendogli.
“Non era una domanda giusto?” chiese divertito.
Andammo al parcheggio e mi aprì lo sportello.
“Sai dovresti ringraziarmi se tua madre ieri si è calmata.” Disse sorridendo.
“Blah, che schifo non voglio immaginare voi due mentre lo fate” dissi disgustata. Almeno mi faceva schifo mia madre che faceva sesso, ma lui non mi sarebbe dispiaciuto.
“Che c’è di male scusa? Ieri non l’hai fatto anche tu?” chiese.
“Si, ma lei è mia madre. Non ti farebbe ribrezzo immaginare i tuoi genitori che scopano?” Chiesi.
“Beh ora che mi ci fai pensare…blah si!” disse ridendo, risi anch’io insieme a lui.
“Sei più bella quando ridi.” Disse guardandomi.
Rimasi stupita e incredula. Stavo per sciogliermi come un ghiacciolo.
Non risposi, perché francamente non avrei saputo cosa dire.
“Puoi anche lasciarmi qui.” Dissi imbarazzata.
“Non volevo metterti a disagio.” Disse girandosi verso di me.
Il suo sguardo era così familiare e confortevole. Mi dava un senso di protezione, non so perché ma volevo abbracciarlo e così feci quando scesi dalla macchina.
“Jennifer ci vediamo stasera.” Disse.
“Michael…” lo chiamai avvicinandomi a lui.
Lo abbracciai semplicemente, per poi staccarmi. Lui rimase spiazzato.
“Ah, perché ci rivediamo stasera?” chiesi.
“Tua madre ha organizzato una festa di natale a casa vostra. Mi raccomando sii una signora, così potrai contraddire tua madre.” Mi fece l’occhiolino.
Lo salutai e chiusi la porta. Okay erano solo due giorni che lo conoscevo e mi sembrava di saperlo da tutta una vita. Mi sentivo una cretina, che cavolo stavo pensando? Dovevo completamente distrarmi e così pensai a cosa mettere stasera. Ma dopo mezz’ora entrò mamma.
“Jennifer…stasera ho organizzato una festa. Se vuoi puoi scendere. Ma almeno per tre settimane scordati di uscire.” Disse fredda.
“Ho capito.” Dissi
“Ah spero che ti sia comportata bene con Michael, è gentile con te quindi dovresti ripagarlo allo stesso modo. Vestiti decentemente.” Disse
“Non preoccuparti non sei l’unica a potere essere elegante e affascinante qui.” Dissi.
“Cos’è? Una sfida? Jennifer ho 40 anni e sono una donna con una certa esperienza, non puoi metterti a confronto. So che a volte sembro cattiva nei tuoi confronti, ma lo faccio per te.” Disse.
“Cristo, ti prego smettila di  rimediare.”
Chiuse la porta rassegnata.
Andai vicino l’armadio e iniziai a buttare fuori tutti i vestiti che avevo, ma nessuno era quello giusto. Così chiamai la mia amica Caroline:
“Care, ho un urgente bisogno di un vestito elegante ma non troppo e soprattutto che si addice al natale.”
“Corro subito e porto qualcosa.”
Dopo molto tempo riuscì a decidere cosa mettere. Erano le 10, la festa era ormai iniziata, e la casa era piena. Scelsi un tubino bianco Armani con la spallina a destra, misi un bracciale argento e delle scarpe a decolté aperte, rossetto rosso e Caroline di fece lasciare i capelli sciolti.
Jennifer 
“Come sto?” chiesi.
“Mi fai invidia! Sembri una diva! Una 30enne di successo!” disse Caroline
“Grazie tesoro, sei la mia salvezza.”
“Dai, su! Fai fuori tutti!”.
Scesi le scale e avevo lo sguardo basso perché mi sentivo osservata.
Vidi mamma che parlava con una donna, mi fissava, ma io continuai a camminare, dovevo bere qualcosa.
Andai in cucina dove per fortuna non c’era nessuno. Mentre bevevo un bicchiere di vino, entrò Michael in giacca senza cravatta, davvero impeccabile.
Michael
“Woah, cioè cavolo!” era rimasto sbalordito.
“Non mi ci vedrai ancora per molto così elegante.” Dissi continuando a bere.
Lui si avvicinò e mi levò il bicchiere da mano.
“Sei bellissima ed elegante. Una vera donna di classe.” Disse
“Io ti salterei addosso con questo completo, vorrei sbottonarti la camicia e baciare ogni singola parte del tuo addome.” Dissi ubriaca.
“Calma, calma. Hai bevuto un po’ troppo signorina. Tua madre se ti vedesse non ti farebbe più uscire di casa.” Mi prese e mi fece sedere.
“Aspetta qui, vado ad inventarmi qualcosa.” Disse.
Quando ritornò avevo la nausea.
“Michael, devo vomitare.” Dissi.
“Ti deve succedere qualcosa sempre quando sei con me.” Mi prese il braccio e lo mise attorno al collo.
“Andiamo nello chalet.” Disse.
Mi portò lì e vomitai. Mi tenne i capelli anche quando gli ordinai di andarsene, ma non mi ascoltò. Uscì fuori dal bagno, così mi lavai i denti e mi ricomposi.
“Merda, spero di non puzzare di vomito”. Dissi triste.
“Non puzzi, sei solo un po’ attonita” disse sorridendo.
“Tra poco devo ritornare da Kirsten, altrimenti sospetterebbe.”
“Che potremmo aver fatto qualcosa o che ho combinato semplicemente un guaio?” chiesi.
“Sai penso che tu sia ancora ubriaca.” Disse toccandomi la guancia.
“Non devo essere ubriaca per dire certe cose.” Dissi toccandogli la guancia, riuscivo a sentire la sua barba.
“Forse hai frainteso. Jennifer hai un ragazzo e io sto con tua madre e tu sei ubriaca.” Disse prendendomi la testa tra le mani.
Mi ero addormentata. Non devo ubriacarmi più.
“Aspetta la sveglio.” Disse Kirsten.
“No lascia, la porto nella sua stanza.” Disse Michael.
Mi prese in braccio, non volevo più staccarmi. Mi poggiò delicatamente sul letto, mi levò le scarpe e mi mise la coperta addosso. Si avvicinò e mi diede un bacio sulla testa. Quanto avrei voluto avvicinarmi e baciarlo. Ma tutto era così ingiusto e proibito. Odiavo anche questo.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Mi svegliai nel bel mezzo della notte, verso le 4 di mattina. Dovevo vomitare ancora, così andai in bagno e mi svuotai completamente. Ritornai nella stanza, dopo aver fatto una doccia, e mi misi una canotta grigia e una coulotte bianca. Scesi in cucina per mangiare qualcosa, avevo lo stomaco vuoto. Presi un pezzo di torta, ma non finii di mangiarlo, poiché andai in salotto a vedere chi c’era. Era Michael che appisolato, guardava un film in bianco e nero. Mi avvicinai e non potetti fare a meno di non guardarlo: era così tenero con quegli occhi chiusi e la sua barbetta ramata incolta, e la sua maglietta lasciava ben poco all’immaginazione.
Gli levai il telecomando da mano e lo poggiai sul tavolino, cercai di posizionarmi vicino a lui, anche se lo spazio era ben poco. Non sapevo che intenzioni avevo, ma volevo solo stare tra le sue braccia in quel momento.
Misi la mia testa sul suo addome e il resto del mio corpo era allineato al suo. Era così caldo e robusto. Stavo provando una strana sensazione. Avevo il battito cardiaco rallentato e mi sentivo calda. Lui si svegliò lentamente dal sonno leggero, si girò verso di me e rimanemmo a guardarci senza fare o dire niente. Lui si rigirò in avanti e mi strinse a sé. Non sapevo cosa voleva dire e non mi interessava saperlo perché avrei potuto rovinare quel momento. Sembrava tutto così calmo e dolce. Ma dopo un po’ Michael si iniziò a muovere.
“Come ti senti?” chiese.
“Meglio.” Risposi stringendomi a lui.
“E’ meglio se salgo da tua madre.” Disse.
“Avrà preso i suoi sonniferi, per favore resta qui.” Lo implorai.
Mi guardò negli occhi e non disse nulla, rimase lì accanto a me.
“Perché ce l’hai tanto con Kirsten?”
“Diciamo che non è stata una mamma modello, in passato ho avuto problemi come la bulimia e mi tagliavo. Ero grassa e insicura. Mia madre non se ne accorse, ma si sbatteva uomini ogni sera quando tornava da lavoro invece di pensare a me.” Dissi.
“Beh, adesso ciò ti ha reso forte, e penso che tutti possiamo perdonare ed essere perdonati.” Disse girandosi verso di me. I nostri visi erano  molto vicini.
“Si, ma non posso far  finta di non provare un po’ di odio quando la guardo. La voglio bene, ma non quanto lei vorrebbe.” Feci una smorfia triste.
“Anche se ti conosco appena, sembra che ci conoscessimo da una vita. Ho avuto questa sensazione appena ti ho vista.” Mi accarezzò i capelli.
Non stavo capendo più niente, è come se le sue parole e il suo sguardo mi ipnotizzassero, mi avvicinai alla sua bocca.
“Non fermarmi.” Gli sussurrai all’orecchio.
Lui si immobilizzò. Mi accostai con il viso vicino al suo, lo guardai negli occhi e poi gli fissai la bocca, lui fece la stessa cosa ma improvvisamente mi baciò appassionatamente e mi stese sul divano. Mi baciava come se stesse per finire il mondo. Gli toccavo i capelli e lo stringevo verso di me, mi aprì le gambe e si strusciò contro di me.
“Ti voglio.” Sussurrò.
“Allora prendimi.” Dissi ansimando.
Ero già tutta bagnata, stavo gemendo dall’eccitazione. Mi continuava a baciare e contemporaneamente mi abbassò la mutandina, e mi toccò il clitoride.
“Sei tutta bagnata.” Mi disse eccitato.
“E’ l’effetto che mi fai.” Risposi.
Mi strusciai contro di lui, mi guardò come se volesse il mio consenso, e io lo spinsi dentro insieme a lui. Iniziammo ad ansimare ci spingevamo a vicenda mentre ci baciavamo.
“Scommetto che non è come lo fai con il tuo ragazzo.” Disse gemendo.
Ero sotto un effetto psichedelico, non riuscivo a connettere ma gli risposi muovendo la testa.
Continuava a spingere e io portai le mie mani dietro la sua schiena, graffiandolo. Era così eccitante e passionale.
“Il tuo ragazzo non ha un c**** così grande.” Disse.
Lo presi e lo baciai di nuovo, e poi ci fermammo ansimando ancora. Lo levò da dentro e si poggiò con la testa sul mio seno. Rimanemmo in silenzio per molto. Mi addormentai e quando mi risvegliai Michael non c’era, ero nella mia stanza. Era stato un sogno. La mia cazzo di immaginazione! Sembrava tutto così reale, avevo persino le mutandine ancora bagnate. Mi guardai allo specchio. Avevo realmente il pigiama, ma ricordo di essermene tornata sopra e non essere rimasta con lui più a lungo.
 

 

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