Un Piano Geniale di The Galway Girl (/viewuser.php?uid=641858)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** capitolo undici ***
Capitolo 12: *** capitolo dodici ***
Capitolo 13: *** capitolo tredici ***
Capitolo 14: *** capitolo quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo quindici ***
Capitolo 16: *** capitolo sedici ***
Capitolo 17: *** Capitolo diciassette ***
Capitolo 18: *** capitolo diciotto ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo Uno ***
Capitolo Uno.
Mi chiamo Anais, ho 19 anni, ho appena finito il liceo e non ho voglia di fare niente.
Dico sul serio, proprio niente.
Le mie amiche appena letti i quadri della maturità, sono subito corse ad iscriversi all'università, hanno prenotato viaggi per festeggiare la libertà, hanno fatto progetti per il futuro coi fidanzati.
Io invece, ho incassato con fairplay il mio misero 77, ho preso l'autobus linea 6, mi sono fiondata in camera mia, ho acceso il pc e mi son sparata di fila dieci episodi di Supernatural.
E' passata una settimana e non ho fatto altro che starmene in camera a guardare una serie tivù dopo l'altra. Ho deliberatamente ignorato le richieste di mia nonna di "farle compagnia" nei lavori domestici, dato che so per certo che "farle compagnia" per lei significa sedersi e delegare tutto a me, e ho ancor più deliberatamente ignorato gli squilli insistenti del cellulare che mi annunciavano questa o quella festa, aperitivo ,grigliata, o pizza di fine anno, spacciandomi per malata, molto malata, del tipo polmonite, mononucleosi, super contagiosa quindi "grazie ma è meglio se mi riposo".
Si aspettano veramente che mi presenti ad una delle loro ridicole feste? Ho sopportato le loro facce per cinque anni e pensano che andrò a festeggiare con loro per esserci tolti di torno i professori e i compiti in classe? Personalmente, l'unica cosa di cui mi sento di festeggiare è di essermi tolta LORO di torno. Per farvi un'idea ero in una classe con solo tre ragazzi, il resto era composto da un mucchio di primedonne isteriche che facevano a gara a chi era vestita meglio, a chi aveva rimorchiato di più il sabato in discoteca e a chi aveva studiato meno. Io facevo parte della ristrettissima e super selettiva cerchia dei disadattati, gli emarginati, insomma gli sfigati per intenderci. Oltre a me c'era Ambra, la secchiona della classe, Valentina, perennemente depressa perchè veniva perennemente scaricata dai fidanzati, e sebbene non sia dipeso dalla nostra volontà averla nel nostro gruppo, Gilda, la ragazza più amorfa che abbia mai conosciuto. Eravamo in 4, hei ve l'ho detto che era una cerchia ristretta, anche se Gilda ci avrà rivolto la parola si e no tre volte, penso che volesse darla a bere alle altre oche di essersi ritrovata in banco con noi per puro caso, e ci ignorava deliberatamente sperando di non essere etichettata anche lei come "sfigata".
Io non ero nè secchiona, la mia media vagava tra il 6 e il 7 ma solo perchè ero bravissima in inglese, nè tantomeno venivo mollata dai fidanzati, sapete mi hanno detto che per essere mollate prima bisogna avercelo un fidanzato. Sono capitata in quel liceo solo perchè volevo seguire la mia migliore amica Cristina. Non facevo un passo senza di lei, ero la sua fotocopia, sbiadita e rimpicciolita, dove andava lei andavo anch'io, così quando lei scelse l'altisonante "Liceo Magistrale Pedagogico Sociale" io la seguì anche se non avevo idea di che cavolo si trattasse. Lei resistette un anno lì dentro, cioè circa un anno, se si contano tutti i giorni di marina ci sarà rimasta si e no 6 mesi. Per fortuna ho avuto l'intelligenza di non seguirla anche in quello (più che altro me la facevo sotto all'idea che mi beccassero), ma purtroppo, per la prima volta dall'asilo, mi sono ritrovata senza Cristina. Ero quasi tentata di affrontare i quattro anni restanti in religiosa solitudine, ma nessuno sopravvive al liceo da solo, così mi costrinsi a fare nuove amicizie e, dato che, come vi ho già detto la maggior parte delle ragazze erano delle sceme totali, non mi rimase che accontentarmi di Ambra-la- studiosa e Valentina-la-lagna. Devo ammettere che poteva andarmi peggio, col tempo ho scoperto che erano molto più simpatiche di quanto avrei immaginato, Ambra non si è rivelata la solita secchiona antipatica so-tutto-io che non ti aiuta, anzi i miei 8 in psicologia li devo tutti a lei, e Valentina era molto gentile e ogni volta che preparava dei dolci per il boyfirend di turno ne portava sempre uno anche a me.
Negli ultimi cinque giorni ho messo il muso fuori dalla mia stanza solo per andare in bagno, ahimè non sono una di quelle fortunatissime adolescenti da film americani col bagno in camera, o per mangiare, ma solo dopo che mia nonna mi ha chiamata almeno venti volte. Penso che la mia detenzione forzata sia dovuta al fatto che andando in giro potrei incappare in persone che mi rivolgerebbero la fatidica domanda "E adesso cosa farai" costringendomi a defilarmi o a cambiare discorso parlando del tempo o del finale di Lost. Non fraintendete, non è che non saprei cosa rispondere, anzi io SO esattamente cosa rispondere, ma dubito che qualcuno si rivelerebbe comprensivo di fronte ad una risposta del tipo "Un bel niente di niente". Se proprio c'è qualcuno che insiste mi limito ad un neutro "Sono ancora indecisa".
Credetemi, ci ho pensato a lungo, ho ipotizzato varie mie professioni, mi sono immaginata nei panni di maestra, veterinaria, medico, ma odio i bambini, sono allergica ai gatti, non sopporto la vista del sangue e le persone malate mi deprimono.
Lo so, vi starete sicuramente chiedendo perchè io abbia scelto un liceo Pedagogico Sociale se detesto i bambini, ma ribadisco che la scelta non è dipesa da me, inoltre alle medie ero veramente convinta che fossero tutti simpatici e paffuti, ma uno stage in asilo alla fine delle superiori mi ha fatto capire non solo che sono perfidi, meschini e petulanti, ma anche che io sono VERAMENTE negata con loro. Ho scoperto che non capiscono il sarcasmo (è la mia seconda lingua), devi ascoltare tutte le loro lamentele (ho una pazienza che rasenta lo zero) e devi costantemente farli giocare, correre e divertire (non sono esattamente un tipo sportivo).
Il fatto è che non ho nessuna attitudine particolare, nessun talento speciale.
Ambra, ad esempio ha SEMPRE saputo che sarebbe diventata avvocato, ne parla da quando eravamo in seconda superiore.
Valentina SA che ama le persone e che fare l'infermiera è il mestiere adatto a lei. Io, invece, non lo so.
Ho svariate passioni, mi piace il cinema, la natura e i cartoni animati, ma nessuna si è ancora rivelata abbastanza allettante da distogliermi dalla convinzione che la mia vita sarà dedicata a non fare un cavolo. In fondo non riuscirei mai a trovare un mestiere che includa una delle cose che amo, a meno che non diventi attrice, Madre Natura o Walt Disney, ma temo che sarebbe un pelo impossibile. So per certo che studiare non fa per me, non riuscirei mai a cavarmela da sola, senza Ambra che mi passa le risposte delle verifiche e Valentina che mi rifocilla coi biscotti, quindi è inutile perdere tempo andando all'università. Potrei cercarmi un lavoro, cameriera, barista, commessa, ma non sono esattamente la persona più socievole dell'universo, senza contare che col mio umorismo molto ma molto sottile finirei con l'essere licenziata dopo cinque minuti per aver insultato un cliente o per avergli detto che è grasso. Ho la ferma intenzione di restarmene chiusa qua dentro fino alla fine dell'estate, o almeno finchè non finisco Supernatural.
Note dell'autrice:
Ecco qua,il primo capitolo del mio primo racconto. Sarà un pò lughetto, ho già pronti praticamente tutti i capitoli quindi dovrei riuscire ad aggiornare la storia abbastanza spesso! |
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Capitolo 2 *** Capitolo Due ***
Capitolo
due.
E' lunedì mattina, la sveglia non ha suonato, l'ultima volta
che l'ho spenta è stato due settimane fa, un raggio di sole
entrato a prepotenza dalla finestra mi costringe ad aprire gli occhi,
così mi sveglio, mi stiracchio e sbadiglio come se avessi
dormito per giorni. Rifaccio il letto con la precisione di un cadetto
all'accademia militare, ci impiego una buona decina di minuti. Sono una
persona abbastanza disordinata ma sul letto non transigo, non sopporto
lasciarlo sfatto, con pieghe sulla coperta o coi cuscini in disordine.
Il resto della mia stanza invece è un accozzaglia di mobili
acquistati a caso, poster di film e concerti e souvenir dei viaggi
fatti con mamma e papà, il boomerang di Cordoba, la statua
della Torre Eiffel, la cabina telefonica di Londra e il panama di Pisa.
I vestiti sono ficcati nell'armadio che sembra sul punto di esplodere
da un momento all'altro e la scrivania non ricordo neanche di che
colore è tanta è la roba che c'è
sopra. I libri di scuola che sono riuscita a vendere ad un ragazzetto
spaurito di prima hanno lasciato un varco nella libreria, e i miei dvd
sono disposti in due torri traballanti talmente sinistre che temo
vederci apparire in mezzo l'occhio di Sauron. Sulle mensole fanno
capolino quadretti colorati con le foto della gita in Francia, la festa
per i miei 18 anni in spiaggia, le nozze dei miei nonni 50 anni fa, e
qualche action figure tanto per ribadire il mio status di sfigata.
Nel week end ho esaurito le serie tivù arretrate
così mi convinco a scendere a basso per controllare se in
casa c' è qualche altra forma di vita oltre a me.
Come immaginavo sono sola, la nonna dev'essere andata a camminare o a
trovare quella sua amica che a me sembra tanto la madre di Norman Bates
in Psycho tanto è vecchia.
Mia nonna Elvira ha 65 anni, insegnava italiano alle elementari prima
di andare in pensione ed è venuta a vivere con noi dopo che
mio nonno è morto d'infarto quattro anni fa. Prima viveva in
un casolare a mezz'ora da qui, in piena campagna, lei si occupava del
giardino e mio nonno allevava galline, conigli e piccioni. Ci andavo
ogni estate, passavo i pomeriggi a correre a perdifiato nei prati
sconfinati, mi sentivo come la protagonista de la casa nella prateria,
ma senza sorella cieca. Ho imparato a riconoscere i pulcini maschi da
quelli femmina e non mi sono mai scandalizzata alla vista di mia nonna
che tirava il collo alle galline, anzi, l'aiutavo anche a togliere le
piume, lo trovavo rilassante.
Ho la fortuna di avere una di quelle nonne col grembiule che preparano
torte di mele e marmellate. Passa quasi tutto il giorno fuori, dopo che
è venuta a vivere qui e ha dovuto rinunciare al suo ridente
casolare, si è ritagliata un pezzetto di giardino che ha
trasformato in orto, ci coltiva un sacco di verdure diverse, pomodori
verdi, rossi e gialli, cetrioli, melanzane e, per mia grande gioia,
fragole. Quando non è in giardino sfaccenda sempre in casa,
cucina, stira e lava le tende (prima che si trasferisse da noi neanche
lo sapevo che si lavassero le tende). Penso sempre che facendola venire
a vivere qua la mamma ci abbia guadagnato una domestica. Io, invece, ci
ho guadagnato una complice. Insegnare l'ha resa una persona con molto
polso e pazienza, andiamo molto d'accordo, è una delle poche
persone che non alzano mai gli occhi al cielo esasperati quando parlano
con me. Per questo passiamo ore a parlare, si è sempre
interessata ai miei studi, alle mie amiche e ai miei passatempi, cerca
di tenersi aggiornata sulla mia vita, e mi da sempre un sacco di
consigli. Mi dice sempre che sono un pò stramba, ma lo fa
con tenerezza, i miei invece mi accusano sempre di essere troppo
stravagante e " non come gli altri adolescenti".
Sento sbattere la porta d'ingresso e capisco che è rientrata.
< < Hei Anais, sei sveglia? > > la sento
chiamare.
Per un secondo considero l'idea di far finta di niente e ritirarmi
nuovamente nei miei appartamenti, ma decido di risponderle. <
< Si, nonna sono in cucina! > >
< < Bene, allora vestiti che mi aiuti un pò
nell'orto! > >
Biascico un ok molto poco convinto e torno in camera "a vestirmi" con
l'intenzione invece di perdere più tempo possibile
scegliendo accuratamente una mise adatta.
Avvicinandomi all'armadio però ricordo che aprendolo potrei
generare un nuovo Big Bang così sono costretta ad infilarmi
i soliti pantaloncini di jeans e la maglietta di Angry Birds e scendo
con molta calma le scale per poi approdare in giardino.
La luce del sole su di me ha lo stesso effetto che potrebbe avere su
Nosferatu o sul conte Dracula, temo che gli ultimi giorni di reclusione
mi abbiano fatto dimenticare che il sole esiste.
< < Ancora quella maglietta Ana? Dico, non sarebbe il
caso di metterla a lavare? > > mi chiede la nonna, a cui
non sfugge niente e che deve aver senz'altro notato che sono vestita
allo stesso identico modo da circa dieci giorni.
< < Si, l'ho rimessa così almeno se mi sporco
non fa niente > > invento sapendo che non ho la minima
intenzione di sporcarmi.
< < Ma non hai altri vestiti nell'armadio? >
>
Alla parola "armadio" sento un brivido freddo lungo la schiena.
< < Si, ma è un tale casino che non ho il
coraggio di aprirlo > >, inutile mentirle su questo, mia
nonna conosce benissimo la mia avversione verso l'ordine.
< < Bè ma adesso che sei in vacanza puoi
metterlo un pò in ordine no? > > mi chiede
passandomi il cesto pieno di pomodori che brillano al sole.
Sinceramente riordinare l'armadio non rientra nelle mie
priorità ma decido di accontentarla < < Si,
infatti ci stavo pensando, magari dopo pranzo mi ci metto. >
>
< < Ecco brava, così se trovi qualcosa che non
ti sta più lo portiamo a Magda che ha una nipote che ha
circa la tua età > >.
Ho la brutta sensazione che Magda sia la sua amica incartapecorita e
quel "portiamo" al plurale mi fa rabbrividire.
< < Ok ma mi ci vorrà almeno un mese,
c'è talmente tanto casino in quell'armadio che non mi
stupirei di finire a Narnia! > > dico con una risatina.
Mia nonna mi guarda con la solita aria interrogativa che sfodera ogni
volta che faccio una citazione in sua presenza e si limita a sorridermi.
Passiamo una buona ora fuori in giardino, si sta molto bene, lei come
suo solito mi racconta vita, morte e miracoli di tutte le sue amiche di
ramino, che la figlia della Ines si è sposata e che la
Adelina è diventata nonna per la sesta volta,
tutti aneddoti che a lei paiono super interessanti, ma che su di me
hanno lo stesso effetto di una lezione di biologia.
Al suono delle campane che annunciano mezzogiorno la nonna sancisce che
abbiamo lavorato abbastanza, aggiungendo un "per adesso" che non lascia
presagire nulla di buono, e che è ora di mettere qualcosa
sotto i denti.
Quando qualcuno dice "mettere qualcosa sotto i denti", intende fare uno
spuntino veloce, mia nonna, invece, intende una versione ridotta del
Cenone di Capodanno. Mi ha cacciata dalla cucina quando le ho offerto
una mano, così me ne sto seduta sulle scale e sento pentole
che sbattono, coltelli che tranciano e acqua che bolle. Dopo una buona
mezz'ora la sento chiamare e quando entro il risultato è una
tavola che ricorda un pò la mia scrivania talmente
è imbandita.
< < Ehm, nonna, lo sai che siamo solo io e te a pranzo,
vero? > > le chiedo assicurandomi che non abbia
organizzato una rimpatriata del ramino nella nostra cucina per l'ora di
pranzo.
< < Certo che lo so che siamo solo tu ed io >
> sottolinea correggendomi la grammatica (il lupo
perde il pelo ma non il vizio).
< < E allora tutta questa roba da mangiare? Ce
n'è abbastanza per tutto il vicinato! > >
< < Si, forse è un pò tanta
> > ammette < < E' che a me piace passare
il tempo a cucinare e, spesso mi lascio prendere un pò la
mano. > > mi risponde con un aria colpevole.
A queste parole mi rendo conto che la nonna deve veramente annoiarsi a
morte per trovare divertimento nel cucinare per ore e mi riprometto di
passare un pò più di tempo con lei.
Nota
dell'autrice:
Ecco il secondo capitolo MODIFICATO! Non mi ero accorta
che mancassero tutti i dialoghi!
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Capitolo 3 *** Capitolo Tre ***
Capitolo
tre.
Dopo pranzo ricevo un messaggio di Ambra che mi chiede di vederci per
un caffè. Sebbene io abbia fatto voto di reclusione e mi sia
rifiutata di vedere chicchessia devo ammettere che l'invito
è più che ben accetto. La prospettiva del mio
armadio che straripa o di mia nonna che mi recluta per un tour de force
nell'orto o in giro a far visita alle amiche non erano poi
così allettanti.
Decido quindi di prepararmi con cura per l'incontro con la mia amica.
Mi lavo i capelli, combatto un buon quarto d'ora col pettine per
districarli a dovere, li asciugo col phon e creo una pettinatura molto
articolata, ma che alla fine risulta come uno chignon scomposto un
pò spettinato, che dà l'impressione di essere
un'acconciatura fatta in due minuti nella fretta.
Voglio che Ambra pensi che ho un milione di cose da fare e che non ho
neanche il tempo per pettinarmi, non che ho impiegato più di
un'ora a prepararmi. Rubo un vestito a mia mamma, un semplice vestitino
nero con dei fiorellini bianchi, metto le converse, agguanto la borsa
ed esco.
Mi incammino sotto il sole fino alla fermata dell'autobus,
fortunatamente il mio abbonamento è ancora valido, e aspetto
in compagnia di una signora carica di borse. Questa comincia a parlarmi
del più e del meno, mi racconta dov'è stata, fa
osservazioni sul caldo e sul ritardo del bus.
Odio le conversazioni da fermata dell'autobus. Sembra che la gente si
senta costretta a parlare con dei perfetti sconosciuti di cose del
tutto prive di senso. Lo so benissimo che fa caldo, un autobus che
arriva in orario non si vede dagli anni '70 e dov'è andata
è l'ultima delle mie preoccupazioni. Perchè uno
non può starsene in pace seduto sotto la pensilina senza
essere assalito da mille discorsi inutili?
E poi eccola, la domanda che tanto temevo. < < E lei
signorina che cosa fa? > >
Penso che la signora mi abbia appena detto che il figlio studia
medicina e ha ritenuto opportuno farsi gli affari miei.
Cerco di far finta di niente, magari penserà che sono sorda,
o straniera, magari sarà la volta buona che l'autobus arriva
in orario, ma, ahimè, temo che stavolta mi
toccherà rispondere.
Opto per la verità, dopotutto questa signora non la conosco
e non la rivedrò mai più.
< < Ehm, niente, non faccio niente >
>. Spero con tutta me stessa di averle chiuso il becco
una volta per tutte, o di averla lasciata abbastanza interdetta da
indurla a non fare altre domande, invece con mio grande disappunto vedo
che ha un'espressione dubbiosa dipinta in faccia e fa per dire
qualcosa, ma fortunatamente entrambe sentiamo il rumore dell'autobus
che si avvicina e capisco di essere salva.
Salgo con tutta velocità e scelgo un posto il più
lontano possibile da quell'impicciona.
Ma insomma, cosa voleva da me? Ok tuo figlio diventerà un
eminente medico, salverà vite e troverà una cura
contro la malaria, ma è il caso di andare in giro a vantarsi
e a mettere a disagio ragazze innocenti che aspettano l'autobus?
E' la cosa che odio di più, i genitori che se ne vanno in
giro ad urlare ai quattro venti dei successi dei figli. Credetemi, ne
so qualcosa.
Mia madre ha sempre avuto questo brutto vizio. Lei e le sue amiche
fanno a gara a chi ha la figlia più bella, più
alta, più intelligente. Inutile dirvi che mia mamma perde
SEMPRE, così ha preso la cattiva abitudine di inventarsi le
cose. Una volta ha raccontato che ho vinto un concorso di scrittura
creativa, una volta che avevo passato l'estate in un cottage nel Surrey
per perfezionare l'inglese, un'altra ancora che ero diventata
rappresentante d'istituto. Ora, tutte queste cose potrebbero anche
essere vere, salvo forse l'ultima, ma purtroppo si da il caso che io
non abbia mai partecipato a nessun concorso e che non abbia mai visto
nemmeno un filo d'erba del Surrey.
Tutte cose assolutamente false ma che nessuno ha mai messo in dubbio,
anzi le sue amiche le davano pure corda dicendo cose tipo "Si, Anais mi
è sempre sembrata molto fantasiosa", "Si, l'ho sentita
parlare inglese, sembra una vera lady", "Certo, è una leader
nata".
Il mio inglese perfetto lo devo tutto alle serie tivù che
guardo. Preferisco guardarle in lingua originale con i sottotitoli, ma
mia madre si guarda bene dal raccontarlo in giro. Non vuole che le sue
amiche sappiano che sua figlia è una pigrona che trascorre i
pomeriggi incollata davanti al computer, preferisce dipingermi come una
studentessa modello che passa le giornate a studiare e a cercare sempre
nuovi modi per rendere i suoi genitori orgogliosi.
E' così preoccupata di cosa la gente può pensare
di lei che mi spaventa. E' una di quelle persone che non escono mai di
casa con un capello fuori posto o la maglia stropicciata. A vederla non
si direbbe che è cresciuta in campagna, sembra una vera
ragazza di città, sempre vestita impeccabile, con la dizione
perfetta e le amiche alla moda. Ogni tanto sorprendo la nonna a
guardarla con disappunto, penso che non riesca a capire come abbia
fatto sua figlia a trasformarsi da Heidi-ti sorridono i monti ad Heidi
Klum. Pensate al mio nome ad esempio, Anais. Quante altre diciannovenni
conoscete che si chiamano così? Avrebbe potuto scegliere un
nome normale come Anna o Giulia, ma no, lei ha dovuto chiamarmi come la
scrittrice Anais Nin, perchè era così alla moda.
Per carità, adoro il mio nome, lo trovo molto particolare, e
sinceramente sarebbe potuta andarmi molto peggio, avrebbe potuto
chiamarmi Banana Yoshimoto o Saffo, ma se penso al tipo di letteratura
di cui si occupava la Nin, bè non è proprio il
caso di urlare ai quattro venti a chi si è ispirata mia
madre per scegliermi il nome.
Certo il suo lavoro non aiuta, fare la segretaria in uno studio
notarile non ti lascia molta libertà nel guardaroba, o nel
modo di parlare, ma purtroppo è una di quelle persone che
una volta tornate a casa non riescono a scrollarsi di dosso il ruolo
che interpretano nella società.
Sono talmente assorta a maledire la signora impicciona che quasi salto
la mia fermata. Scendo in extremis dall'autobus e mi dirigo
"Alle Cantine", il bar che frequentavamo sempre alle
superiori. Ci ritrovavamo sempre qua per un caffè prima
dell'inizio della scuola, giusto il tempo perchè Valentina
ci aggiornasse sulle sue ultime peripezie in amore o perchè
Ambra vaneggiasse sul "non aver studiato un cavolo", sapendo benissimo
che avrebbe preso 10. Spingo la porta e saluto Veronica, la
proprietaria e mi guardo in giro alla ricerca della mia amica. Come
previsto non è ancora arrivata, odio arrivare in anticipo,
così occupo il nostro solito posto nell'angolo vicino alla
porta e ammazzo il tempo leggendo gli oroscopi dei quotidiani. Alzo gli
occhi ogni volta che sento qualcuno entrare e finalmente, dopo quasi
dieci minuti di attesa, vedo entrare Ambra insieme ad, orrore, Alberto.
Mi sento in dovere di aprire una parentesi speciale per Alberto. E' il
ragazzo di Ambra da circa sei mesi, si sono conosciuti ad una festa di
Capodanno, e da allora sono diventati orribilmente inseparabili. E'
più grande di noi, è al terzo anno di ingegneria
ed è uno di quei tizi che se ne vanno in giro con
la camicia inamidata infilata nei pantaloni e che quando parlano con te
ti fanno sentire irrimediabilmente stupida.
Da quando lo conosco non l'ho mai sentito fare una battuta o dire
qualcosa di lontanamente divertente, non faccio altro che chiedermi
cosa ci trova Ambra in lui. Lei è una persona
così solare, ci facevamo sempre un sacco di risate a scuola,
lui invece crede che crescere significhi buttare via tutti i fumetti e
le t-shirt idiote e dire solo cose intelligenti.
Ringrazio il cielo di non essermi presentata con la maglietta di Angry
Birds, ma realizzo che con Alberto tra i piedi dovrò
recitare la commedia di quella che è occupatissima.
Una delle cose che mi piacciono di più di Ambra e che non
giudica mai nessuno. Posso parlarle di qualsiasi cosa sapendo che non
mi dirà mai che sono matta o che cercherà di
farmi cambiare idea.
E' una persona molto cerebrale, riflette sempre molto sulle
cose, prima di prendere una qualsiasi decisione considera
tutti i pro e i contro, ha fatto proprio così prima di
accettare di fidanzarsi con Alberto, e sinceramente non riesco proprio
a capire quali pro abbia mai potuto trovare. Per questo sapevo che
quando le avrei dichiarato la mia decisione di non fare niente non
l'avrebbe trovato strano, ma avrebbe detto qualcosa tipo "se hai preso
questa decisione avevi le tue motivazioni e le rispetto".
Aberto, invece, mi guarderebbe di traverso affermando che sono una
cretina, o troverebbe un insulto più da adulti tipo "stolta"
o "citrulla".
Faccio un segno nella loro direzione e Ambra mi saluta tutta
sorridente. < < Ciao Ana!!Come va? > >
< < Bene, bene, non c'è male, ciao Alberto.
> >
Lui in tutta risposta mi rivolge un sorriso tirato e si limita a dire
< < Dov'è il Corriere della sera? Devo leggere
l'articolo sul... > > e si allontana alla
ricerca del quotidiano, lasciandomi sola con la mia migliore amica.
Ci sediamo e finalmente possiamo parlare come si deve.
< < Allora, da dove venite voi due? > > le
chiedo, cercando di capire perchè diavolo si sia portata
dietro il fidanzato.
< < Siamo andati in facoltà ad informarci
sugli esami di ammissione all' università, Alberto mi ha
dato qualche dritta, sai lui studia già da un pò.
Mi ha consigliato di trovarmi anche un piano B nel caso in cui a
giurisprudenza non andasse, così ho scelto anche scienze
politiche e letteratura. > >
Grandioso, questo significa che la mia amica passerà il
resto dell'estate chiusa in casa a studiare per esami di ammissione
solo perchè quello scorbutico del suo ragazzo non crede
abbastanza nelle sue capacità.
Decido di fare buon viso a cattivo gioco così le rispondo
< < Wow, è grandioso! Si, in effetti fai bene
ad avere un piano di riserva, sai quell'ambiente è pieno di
figli di papà, ma vedrai che ce la farai! > >
< < Speriamo! Lo sai che fare l'avvocato è il
mio sogno, ma Alberto continua a ripetermi che non mi ci vede, che
secondo lui non sarei abbastanza convincente, ma dai, vedremo, magari
provo un anno poi se non funziona cambio! > >
mi dice tutta allegra.
Non credo alle mie orecchie. Come osa dirle che avvocato non
è il mestiere giusto per lei? La conosce da 5 minuti e
Mister Impettito ha sancito che Ambra non ne sarebbe capace? Io la
conosco da cinque anni, e non ho mai visto nessuno così
convinto su qualcosa, e ora per colpa di un gibbone in camicia bianca
che non ha alcuna fiducia nella sua ragazza, dovrà spaccarsi
la schiena a preparare esami che non dovrà mai affrontare,
perchè sono sicura che riuscirà ad entrare a
giurisprudenza ad occhi chiusi.
I miei insulti mentali vengono interrotti dalla mia amica che mi
chiede < < E tu cosa hai fatto in queste ultime
settimane? > >
Sono pronta a dirle la verità, e cioè che ho
passato tutto il tempo a guardare la tivù, ma vedo che
Alberto si sta avvicinando così tiro fuori una palla.
< < Oh, sai, mi sono riposata un pò, ho fatto
un pò di giardinaggio con mia nonna per rilassarmi e ho
letto qualche libro. > >
La mia amica mi sorride compiaciuta ma il suo ragazzo non ci casca.
< < Giardinaggio? Rilassarsi? Che cavolo, ti pare il
caso? Non è il momento di dormire, devi rimboccarti le
maniche, la fatica deve ancora arrivare! > >
Quando parla così mi sembra uno di quei santoni vestiti come
cantanti gospel che si vedono alla tivù agitarsi di fronte a
una platea di spettatori adulanti che annuiscono ad ogni sua parola.
Magari questa solfa funziona con Ambra, ma su di me non ha nessun
effetto.
Dato che però si tratta di Alberto, uno che reputa un'offesa
mortale qualsiasi cosa gli si dica, e che è pur sempre il
ragazzo della mia migliore amica mi limito ad urlargli un "TACI"
mentale e a dirgli < < Si hai ragione. >
>
Pensavo che assecondandolo sarei stata salva, invece scopro che ha
deciso di accanirsi su di me perchè comincia a farmi domande
a raffica.
< < Hai già in mente qualche
facoltà? > >
< < Ti sei già iscritta da qualche parte?
> >
< < Stai già studiando per i test di
ammissione? > >
Mi mitraglia di quesiti che cerco di schivare come palle infuocate a
cui rispondo limitandomi a deboli < < si, no,
ancora non lo so > >.
Quando mi sembra che abbia finito azzardo un timido < <
Sai, potrei anche trovarmi un lavoro, non bisogna per forza andare
all'università, studiare non è da tutti. >
>
Lui mi guarda come se avessi appena detto che la terra è
piatta e sbotta dicendo < < Cosa? Un lavoro? Ma
sai che con il vostro diploma da due soldi non ti prendono neanche da
Mc Donald's? > >
Caspita, è veramente sul piede di guerra oggi. Non so
proprio più cosa rispondergli, per fortuna Ambra corre in
mio aiuto. < < Vabbè diceva così,
cosa credi, anch'io ogni tanto vorrei mollare tutto e mettermi a fare
panini! > >
Questo sembra calmarlo un pò e rilassato dice
< < Bè meno male che studi allora, in cucina
non sei esattamente una cima! > >
Ridono, io mi aggrego per educazione ma in realtà vorrei
staccargli la testa.
Brutto deficente borioso pieno di sè, penso, immaginandomi
101 modi per ucciderlo senza lasciare tracce.
Vengo strappata via dai miei pensieri omicidi quando sento Ambra dire
< < Mi dispiace, ma dobbiamo veramente scappare, Alberto
ha un incontro col suo tutor per la tesi. > >
Mi accorgo che Mister Simpatia è già fuori
così mi sfogo con la mia amica e le dico <
< Caspita, te ne vai già? Pensavo che avremmo bevuto
almeno un caffè! Comunque oggi il tuo ragazzo era veramente
accanito! > >
< < Guarda, non dirlo a me! E' un mese che mi assilla con
discorsi sull'università, ma che ci vuoi fare, è
fatto così! Mi dispiace dover scappare, appena ho un attimo
di tempo usciamo come si deve! > >
< < Ok ci conto, magari chiamiamo anche Valentina,
è una vita che non la sento! > >
La prospettiva di rivedere entrambe le mie amiche, noi tre sole mi
risolleva il morale dopo questo fantastico pomeriggio.
< < Si, decisamente! Adesso è in Croazia con
sua cugina, aveva bisogna di cambiare aria dopo che tu-sai-chi ha fatto
tu-sai-cosa! Appena torna assolutamente! > >
Ci salutiamo e mi avvio nuovamente verso la fermata dell'autobus
sperando di non incappare in altre signore ficcanaso.
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Capitolo 4 *** Capitolo Quattro ***
Capitolo
quattro.
Tu-sai-chi è Nicola, l'ex numero sessantacinque o
giù di lì di Valentina.
Lo abbiamo sorpreso a pomiciare con una ragazza alla festa di
maturità.
Non mi dilungherò a farvi un ritratto, vi basti sapere che
era abbastanza stupido da non essersi reso conto che le feste di
entrambi i nostri licei si tenevano nello stesso ristorante e che
quindi sarebbe stato beccato di sicuro. Il risultato è stato
che Valentina ha passato tutta la sera chiusa in bagno a piangere con
me che tentavo invano di consolarla.
Ambra non è stata molto utile dato che si era portata dietro
Alberto, anzi lui aveva preteso di venire a controllarla, passando
tutta la sera a criticare le "feste cretine del liceo".
Dovendo scegliere tra un'amica depressa e l'altra col fidanzato
ventiquattrenne con la calvizie incipiente, ho deciso di optare per
nessuna delle due, ritrovandomi a ballare con il professore di fisica.
Il compleanno peggiore della mia vita, perchè si, mi sono
dimenticata di dirvi che il giorno della festa di maturità
era lo stesso del mio compleanno.
Avevo passato mesi a scegliere un vestito adatto, mia mamma mi aveva
fatta diventare matta facendomene provare un migliaio. Era stato
stranamente divertente, era da tanto che non passavamo del tempo
insieme, ancora ricordo come le si illuminò il viso quando
le chiesi di darmi una mano a scegliere un abito. Ai suoi tempi non
esistevano feste di maturità, inoltre al liceo lei era
già fidanzata con mio padre, ma io ero single e lei si
convinse che trovando un vestito mozzafiato e affidandomi alle mani
esperte di estetista e parrucchiera, mi sarei trasformata in una bomba
degna di qualsiasi ragazzo, senza contare che avrebbe potuto vantarsi
con le sue amiche di quanto io fossi stupenda per la mia festa.
Inutile dirvi che ogni suo tentativo fu vano, penso che Gilda quella
sera abbia rimorchiato più di me e, per farvi un'idea, era
vestita come un albero di Natale.
Valentina passò il resto dell'anno scolastico a maledire
Nicola e decise di concentrarsi sugli studi e sul finire la tesina, il
che mi fece rendere conto che io dovevo ancora cominciare la mia. Avevo
più o meno un'idea sull'argomento, era sullo svolgimento che
avevo più di un dubbio. Scelsi una tesina sul cinema, trovai
dei collegamenti che più tirati per i capelli non si
può e mi ridussi a fare copia-incolla due giorni prima
dell'inizio degli esami. Sapevo di essere comunque spacciata, in
commissione ci sarebbe stata l'insegnante di italiano, che mi odiava
è dire poco, la prof di arte, una svampita che non si
decideva ad andare in pensione e che era convinta che io mi chiamassi
Anastasia, e quello di biologia, che non era esattamente la materia in
cui andavo meglio. A loro si aggiungevano tre tizi di altri licei, la
cosiddetta "commissione esterna", e io, diciamo che non sono una che
scatena l'amore a prima vista.
In Arte sono stata interrogata sui Macchiaioli, a mio parere il
movimento artistico più brutto di sempre e in Biologia mi ha
chiesto una formula chimica che io durante l'anno non avevo ritenuto
utile studiare, che ha portato ad un'epica scena muta, da qui il mio
sensazionale 77.
Ora capite perchè mi rifiuto di andare
all'università, la scuola è piena di inside, prof
che ti odiano, domande a trabocchetto e compagni fastidiosi.
Ancora non riesco a credere che Ambra passerà i prossimi
mesi a studiare. Prima del termine delle lezioni avevamo evocato l'idea
di andarcene una settimana al mare per festeggiare il suo compleanno ad
agosto, solo lei, Valentina ed io.
Ora invece capisco che questo progetto è andato a farsi
benedire dato che il suo mentore di fidanzato le ha organizzato un
planning di studio neanche dovesse laurearsi a Cambridge.
Il modo in cui lo difende sempre mi da sui nervi. Com'è
possibile che dica sempre "E' fatto così, che ci vuoi fare"?
Prima di uscire con lui era così indipendente e determinata,
ora farebbe carte false per piacergli. Quando si confida con me mi dice
che è opprimente, che non è divertente e che
spesso si annoia con lui, ma poi comunque lo asseconda in tutto.
Che senso ha stare con qualcuno se poi ti lamenti di lui con le tue
amiche?
Una volta mi ha detto "Perchè dovrei lasciarlo? Se lo
facessi sarei di nuovo single".
E' poi così male? Guardate me. Io non ce l'ho un ragazzo
eppure vivo lo stesso. Vado dove voglio, mi vesto come voglio, posso
starmene a casa a guardare la tivù senza che
nessuno mi assilli.
Pensate a Valentina invece. Da quando la conosco sarà
rimasta single si e no un mese. Appena viene scaricata se ne trova
subito un altro che comunque la tratta ancora peggio del precedente. Ne
vale veramente la pena? Ho passato ore a consolarla, ho perso il conto
di tutte le volte che le ho detto "non è colpa tua, era uno
stronzo" ma ogni tanto avrei voluto dirle che se l'era cercata.
So di avere un approccio un pò cinico all'amore, mia nonna
me lo dice sempre, ma sono convinta che spesso il motto "meglio soli
che mal accompagnati" sia davvero la verità.
Certo alcune persone hanno la fortuna di capitare sull'uomo giusto al
primo tentativo, senza dover affrontare una sfilza di fidanzati
fastidiosi e traditori. Prendete mia mamma ad esempio. Lei e mio padre
si sono conosciuti alle medie, si sono fidanzati alle superiori, hanno
condiviso un appartamento all'università e si sono sposati
subito dopo la laurea. Da manuale. Se penso a tutto quello che stanno
affrontando le mie amiche, invece, bè, non biasimatemi se
penso "No grazie".
"E' che sei troppo esigente, guarda che i ragazzi migliori sono quelli
su cui non ci scommetteresti una lira!", mi dice sempre mia nonna.
So che ha ragione, e in effetti devo ammettere che se incontrassi
qualcuno di interessante potrei anche fare un'eccezione, ma solo se si
trattasse del sosia di Dean Winchester o di Doctor Who (si, forse sono
un pelo esigente...)
Non che non ci abbia provato, anzi. All'asilo ce l'avevo un fidanzato.
Si chiamava Cristian e ogni giorno in pulmino mi chiedeva all'orecchio
"Chi sposi tu?" e io gli rispondevo sempre "Tu!".
Poi alle superiori accettai di mettermi insieme ad Enrico, un ragazzo
che frequentava un'altra scuola ma che viveva nel mio paese. Mi fece
una corte spietata, mi bersagliava di messaggini e chiedeva sempre a
mia mamma se potevo uscire con lui.
Lei ogni volta tutta gasata trillava "Oh Siiii, certo che Anais
può uscire con te Enrico!" e praticamente mi spingeva fuori
dalla porta di casa. Ogni volta che ci vedevamo mi faceva un sacco di
complimenti e trenta secondi dopo avermi riaccompagnata mi
tempestava di atri messaggi.
Un vero rompi scatole. Il giorno in cui mi chiese tutto emozionato "Hei
Anais, che ne diresti se provassimo a farlo? Tutti i miei amici lo
hanno già fatto, dicono che è una figata!" non
ebbi altra scelta se non rispondergli "Ehm, si, perchè no".
Inutile dirvi che non ero per niente convinta, ma Cristina lo aveva
già fatto e io decisi di buttarmi. La "figata" come l'aveva
definita lui in realtà furono cinque minuti di atroce dolore
con lui tutto soddisfatto che mi guardava come se mi avesse appena
fatto scoprire l'America.
Alla fine, dopo aver resistito con lui la bellezza di tre anni, lo
lasciai dicendo che mi piaceva un altro. Si mise a piangere e mi disse
che ero una stronza. Mia madre non mi parlò per due giorni,
mio padre penso che non si fosse neanche accorto che avevo un ragazzo e
mia nonna mi disse "Se non eri felice hai fatto la cosa giusta".
Da allora calma piatta. L'idea di rimettermi con qualcuno che mi chiede
ogni secondo "dove vai? cosa fai? mi pensi?", o peggio che mi sminuisce
come fa Alberto o mi tradisce come ha fatto Nicola, mi fa venire il mal
di pancia.
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Capitolo 5 *** Capitolo Cinque ***
Capitolo
cinque.
Quando arrivo a casa non c'è nessuno. Mia nonna dev'essere
ancora dalle sue amiche e i miei non torneranno prima di un paio d'ore.
Non riuscendo proprio a trovare nient'altro di meglio da fare decido di
cominciare a riordinare l'armadio.
Salgo in camera mia, supero con un balzo una pila di vestiti
abbandonati sul pavimento, inspiro profondamente e piano, con molta
calma apro un'anta.
Lo spettacolo che mi si apre di fronte è raccapricciante.
Quasi tutti i vestiti sono ammassati sul fondo a creare un'unica massa
informe multicolore, alcuni coraggiosi e ostinati resistono sulle
stampelle, altri stanno pericolosamente rischiando di andare a fare
compagnia a quelli caduti. La mensola sopra è gremita di
scatole di scarpe, scatoloni coi vestiti invernali, album di foto e
vecchi libri.
Decido che per prima cosa devo riuscire a districare la massa
di vestiti ammassati sul fondo, così entro nell'armadio e la
spingo coi piedi fino al centro della stanza.
Alcuni capi si lasciano afferrare facilmente, altri devo tirarli
neanche stessi cercando di estrarre la spada nella roccia. Ritrovo
vestiti che neanche ricordavo di avere e altri "presi in prestito" a
mia madre a cui avevo candidamente detto "mica l'ho preso io".
Riappendo ordinatamente alle stampelle i vestiti che mi servono, gli
altri filano insieme a quelli ammucchiati sul pavimento.
Sul fondo dell'armadio noto una cosa nera, quando la prendo in mano
capisco che si tratta della maglietta della maturità. Una
semplice t-shirt con un 5^B in oro davanti e dietro il mio "soprannome".
Ognuno di noi aveva fatto scrivere qualcosa di personale dietro. Chi
semplicemente il nome, chi il nomignolo, altri il numero della maglia
di basket o di calcio.
Io mi sarei limitata a scivere Anais, ma i miei compagni di classe mi
costrinsero a scrivere il mio soprannome.
Per soprannome si intende un nome che ti viene affidato dai genitori,
dagli amici, un nomignolo affettuoso, che ti fa sorridere.
Il mio non era un soprannome.
Il primo giorno di scuola la prof di inglese si presentò e
chiese ad ognuno di noi il nostro nome. Era una signora un
pò allampanata, con un forte accento del sud, i capelli
cespugliosi e portava sempre gli occhiali da sole.
Quando toccò a me dire come mi chiamavo mi presentai dicendo
"Hello, my name is Anais."
Lei, mi guardò e mi chiese "Che hai detto?? Ananas?"
Gli altri esplosero in una sonora risata e qualcuno sancì
che quello sarebbe stato il mio nomignolo ufficiale. Tutti mi
chiamavano così in classe, tranne Valentina e Ambra, e
quando fu il momento di decidere cosa scrivere sulle magliette e io
dissi di voler semplicemente mettere Anais qualcuno se ne
uscì dicendo "Ma no, tutti devi far scrivere Ananas!"
Odiavo quel soprannome e odio questa t-shirt. Dopo la disastrosa festa
di maturità tornai a casa, me la sfilai e la lanciai dritta
nell'armadio con la furia di un giocatore dei Red Sox e lì
è rimasta fino ad oggi.
Porto tutti i vestiti "sporchi" nella cesta in bagno, mi guardo allo
specchio e mi rendo conto di avere ancora addosso quello di mia madre
così me lo tolgo, vado in camera sua in mutande e lo rimetto
con cura nel suo armadio, che a differenza del mio è
ordinatissimo, con i capi disposti per colore e i pantaloni piegati
perfettamente.
Lo sguardo mi cade su degli opuscoli abbandonati vicino alle cinture.
Ne prendo uno e leggo di che si tratta.
"Università degli studi, facoltà di ragioneria".
Guardo gli altri, tutti riguardano facoltà diverse, alcuni
hanno delle parti sottolineate e in certi ci sono dei segni nelle
pagine più interessanti.
Non riuscendo a capire come mai mia madre tenga degli opuscoli per
l'università nell'armadio, li rimetto dove li ho trovati e
me ne torno in camera mia.
Mi metto qualcosa addosso e intanto mi chiedo cosa significhino quei
depliant che ho trovato.
Mia madre vuole tornare all'università? Vuole
riprendere gli studi? Già ora col suo lavoro non
è mai a casa, figuriamoci se dovesse ricominciare anche a
studiare.
Per quale motivo poi? Mi è sempre sembrato che le piacesse
il suo lavoro, e non è che ci servano soldi, lei guadagna
bene e anche papà.
Mio padre fa il geometra e lavora all'ufficio tecnico del Comune. Si
chiama Gianluca, e quando ero piccola andavo in giro a dire a tutti che
una volta cresciuta lo avrei sposato.
E' molto bello, ha sempre un sorriso stampato in faccia ed è
sempre amichevole con tutti.
Andiamo d'accordo, non è opprimente come mia mamma, ma
diciamo che è un pò distratto.
E' sempre preso da mille questioni comunali, permessi, riunioni.
Come vi dicevo non sono sicura che si fosse accorto dell'esistenza di
Enrico e sono pronta a mettere la mano sul fuoco che se gli chiedeste
che Liceo ho frequentato non saprebbe rispondervi.
Non riesce mai a ricordare in che mese compio gli anni, e ogni volta
che invito le mie amiche a casa devo presentargliele perchè
lui non si ricorda minimamente di loro.
Non posso certo chiedere chiarimenti a mia mamma riguardo gli opuscoli,
capirebbe che ho aperto il suo armadio e lei ODIA quando lo faccio,
quindi decido di buttarla lì alla nonna appena rientra.
Nel momento stesso in cui prendo questa decisione sento la porta di
casa aprirsi.
Scendo e trovo la nonna tutta trafelata che mi saluta.
< < Ciao Ana, mi sono fatta una lunga camminata con la
mia amica Ines che è stata operata al ginocchio e deve fare
un pò di esercizio > >.
Adoro mia nonna, passa tutti i giorni a fare compagnia alle sue amiche
piene di acciacchi invece di starsene sul divano in pace.
< < Come sta Ambra? > >
Sospiro.
< < Diciamo bene, sta studiando un sacco per gli esami di
ammissione, inoltre il suo ragazzo l'ha convinta ad iscriversi ad altre
facoltà perchè è convinto che non
entrerà mai a giurisprudenza > >
< < Ma no, è così intelligente, ce
la farà di sicuro > >.
Altro motivo per cui adoro mia nonna. Non solo fa sempre il tifo per
me, ma anche per le mie amiche.
A un tratto mi torna in mente la questione di mia mamma così
le chiedo < < Senti nonna, parlando di
università, sai per caso se la mamma ha intenzione di
tornarci? > >
Lei mi guarda tutta perplessa e mi chiede < < Cosa?
Perchè mai tua madre dovrebbe tornare
all'università? Come ti è venuta questa idea?
> >
Non posso mentire a mia nonna così le dico la
verità.
< < Beh, stavo rimettendo a posto un vestito che le ho
preso in prestito e nell'armadio ho trovato degli opuscoli su varie
facoltà. Sembra che li abbia letti a fondo, certi erano
anche sottolineati. > >
< < Oh, cielo Ana, lo sai che tua madre odia quando
ficchi il naso nel suo armadio! > > mi rimprovera.
< < Lo so, ma non ti sembra strano? > >
< < Certo che no > > mi risponde lei.
< < Ma come no? > >
Come fa a non sembrarle strano?
< < Insomma, Ana, non ti sei detta che forse tua mamma
sta leggendo quegli opuscoli per TE? > >
< < Per ME? > >
Il panico comincia a farsi strada in me. Sul serio i miei vogliono
spedirmi all'università?
< < Si, per te, magari tua mamma sta già
selezionando qualche facoltà che potrebbe interessarti per
facilitarti un pò le cose. > >
< < Facilitarmi le cose sarebbe non mandarmici proprio
all'università! > >
< < E dai Ana, non sminuirti sempre, sei una ragazza
così intelligente. > >
Le voglio bene quando mi dice così, ma è ora che
conosca la verità.
< < Nonna, io non sono intelligente. Per niente. Lo so
che siete convinti che io passassi tutti i pomeriggi a studiare, ma in
realtà disegnavo, ascoltavo musica, giravo su me stessa con
la sedia e mi pettinavo. Tutte le risposte ai compiti in classe me le
passavano Ambra e Valentina. > >
< < Ma no, non ti credo neanche se mi paghi! >
> mia nonna sembra veramente divertita.
< < Ok, forse non tutte le risposte, studiavo un pochino,
ma credimi, io non sono fatta per andare all'università, non
resisterei dieci minuti! > >
< < Allora, ti basterà dirlo alla mamma, che
problema c'è? > >
A queste parole mi sento un pò sollevata. E' vero, che
problema c'è?
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Capitolo 6 *** Capitolo Sei ***
Capitolo
sei.
Il problema si presenta puntuale a cena.
Neanche mi avesse letto nel pensiero mia madre tira fuori il discorso
università subito dopo il secondo.
< < Anais, ti volevo parlare del tuo futuro, ho
selezionato alcune facoltà che secondo me sarebbero l'ideale
per te. > >
Mi coglie del tutto di sorpresa e devo bere un lungo sorso d'acqua per
mandare giù il pane che mi è andato di traverso.
< < Già, a questo proposito, volevo proprio
parlartene. Sai, non penso che l'università faccia al caso
mio, forse è meglio se concentro le mie energie in
qualcos'altro. > >
Mia madre mi guarda come se le avessi annunciato che ho intenzione di
fare il giro del mondo in monopattino.
< < Qualcos'altro? Tipo cosa? E' ovvio che andrai
all'università Anais, il discorso è chiuso.
> >
< < Sentite, volete veramente buttare i soldi per farmi
studiare quando so già per certo che non è il mio
forte? > >
< < Non dire assurdità, certo che è
il tuo forte!! Te ne stavi sempre chiusa in camera sui libri! >
>
A queste parole guardo mia nonna di sottecchi e noto che sta sorridendo.
< < Mamma, devo ricordarti com'è andato il mio
esame di maturità? > >
< < E' ovvio che hai toppato, hai scelto una tesina
ridicola! > >
Touchè.
< < Guarda che ci ho lavorato un sacco! Comunque credimi,
è stato un incubo a scuola, studiare non fa per me! >
>
< < E' stato un incubo perchè sei andata a
sotterrarti in quella scuola solo perchè ci andava Cristina,
non credere che non lo sappia! > >
Di nuovo touchè.
< < Si e adesso vorresti che ripetessi lo stesso errore
frequentando un'università che TU hai scelto?
>>
Beccati questa.
< < Ma certo, dato che tu prendi solo decisioni stupide!
> >
Cavoli, mi sembra Alberto.
Non so cosa risponderle, guardo la nonna in cerca di aiuto, ma
è qualcun'altro a salvarmi.
< < Senti Monica, se Anais non ha voglia di andare
all'università è intile obbligarla. >
>
Guardo mio padre e mi viene voglia di abbracciarlo.
< < Se proprio non vuole studiare vorrà dire
che si cercherà un lavoro. > >
Lo dice come se fosse la cosa più ovvia del mondo che mi
lascia spiazzata. Un lavoro?
Tutto quello che mi esce dalla bocca è un rantolo che i miei
interpretano come un "OK".
Passo il resto della cena muta come un pesce e, dopo aver aiutato mia
nonna a sparecchiare e aver caricato la lavastoviglie vado in camera
mia.
Mi butto sul letto e fisso la locandina di King Kong.
Sul serio mio padre vuole che mi cerchi un lavoro?
Insomma, sapevo che non avrei potuto passarla liscia per sempre e che
prima o poi avrei dovuto rivelare ai miei la mia intenzione di non fare
niente, ma non sapevo che quel momento sarebbe arrivato così
presto.
Mi sono diplomata meno di un mese fa, ero convinta che i miei avrebbero
lasciato passare almeno le vacanze estive prima di tirare fuori la
questione "futuro". Io, nel frattempo, avrei trascorso tutta l'estate a
dare una mano a mia nonna, il minimo indispensabile perchè
lei dicesse ai miei quanto prezioso fosse il mio aiuto, e loro si
sarebbero convinti che le cose andavano benissimo così e che
non c'era nessun motivo perchè io andassi a lavorare. Avrei
continuato a non fare assolutamente niente e saremmo stati tutti felici.
Questo era il piano che avevo organizzato.
Ora mi rendo conto che per me ormai non c'è più
nessuna vacanza estiva. Ora sono una diplomata, e i diplomati o vanno
all'università, o vanno a lavorare.
Se solo mia mamma non avesse tirato fuori il discorso sarei riuscita a
guadagnare un altro pò di tempo, magari per mettere a punto
un piano ancora più infallibile, ma no, lei mi ha dovuta
costringere solo perchè sicuramente tutte le sue amiche
hanno figlie già laureate e lei non può certo
essere da meno.
Forse avrei dovuto accontentarla. Farle credere di essermi iscritta a
svariati esami di ammissione e poi rivelarle in lacrime che non ne
avevo superato nessuno. In quel caso però avrei dovuto
almeno far finta di studiare, acquistare libri di preparazione ai test
e mi avrebbe sicuramente tempestata di mille domande e il mio piano non
avrebbe retto più di cinque minuti. Senza contare che
avrebbe sicuramente reclutato Alberto per farmi da mentore e allora io
mi sarei di certo sparata, o sarei finita in prigione per aver sparato
a lui.
Il che tutto sommato non sarebbe stato poi così male,
perchè in prigione nessuno ti costringe a trovarti un
lavoro, e il mio piano, anche se non nel modo in cui avrei immaginato,
si sarebbe realizzato.
In prigione però non c'è il computer e mi
perderei tutti i miei telefilm preferiti, inoltre nessuno mi verrebbe
mai a trovare e nessuno vorrebbe stare in cella con me, così
finirei con l'impazzire e parlare da sola, o comincerei ad allevare
canarini come L'uomo di Alcatraz.
Devo trovare un altro piano. Nel frattempo spero che i miei si
dimentichino della conversazione di poco fa, in fondo è
stato mio padre a tirare fuori il discorso lavoro, sono sicura che da
qui a domani mattina se ne sarà già dimenticato.
Vado a dormire un pò più fiduciosa ma passo una
notte d'inferno.
Ho un incubo in cui sono chiusa in una gabbia appesa ad un soffitto
altissimo con delle fiamme sotto di me. La gabbia comincia a scendere
inesorabile verso il fuoco e noto che è Alberto che girando
una manovella, mi sta facendo calare piano con un ghigno sul viso. Io
gli urlo di farmi uscire, ma lui si limita a fissarmi e sghignazzare.
Quando sento le fiamme ustionarmi le gambe mi sveglio di soprassalto.
E' mattina e io sono madida di sudore.
Scendo timidamente le scale. So per certo che i miei a quest'ora sono
già al lavoro ma non si sa mai.
Mia nonna non si vede da nessuna parte, mi prendo un succo alla pesca,
di quelli nelle bottigliette di vetro, ed esco.
Percorro il vialetto che porta al giardino e mi siedo nel dondolo in
mezzo al prato.
Lafayette, il nostro vecchio labrador mi si avvicina e mette il muso
sulle mie ginocchia. Gli accarezzo pigramente la testa e mi accorgo che
mia nonna sta canticchiando nell'orto.
Non so cosa pensi di tutto il discorso di ieri a cena, le ho parlato
della mia decisione riguardo l'università ma dubito che
conosca anche la mia avversione verso il lavoro. Non so
perchè ma stranamente la sua opinione è l'unica
di cui mi importa, salvo forse quella delle mie amiche, e sapere che
potrei deluderla mi preoccupa.
La vedo incamminarsi verso casa e quando si accorge di me mi si viene a
sedere vicino.
Tiene il cesto con i pomodori in grembo e Lafayette li fiuta
incuriosito.
E' la prima a parlare.
< < Ieri sera è stata tosta. > >
Sospiro.
< < Già. Se poi pensi che Alberto mi aveva
riservato lo stesso trattamento solo poco prima, devo ammettere che la
giornata di ieri è stata piuttosto stressante. >
>
< < Sai, tua madre lo fa per il tuo bene, ormai oggi
senza studi non si va da nessuna parte. > >
< < Lo so, ma ogni tanto vorrei che le persone la
smettessero di credere di sapere meglio di me cosa voglio. >
>
E' vero. Da sempre ho fatto quello che gli altri si aspettano da me.
Cristina voleva che io la seguissi al liceo e così ho fatto.
Mia mamma voleva che io uscissi con Enrico e l'ho accontentata. Ora
vorrebbe che io frequentassi l'università che lei ha scelto
e si aspetta che io dica di si senza pensarci due volte, ma stavolta
non andrà così.
< < Dai, andiamo dentro che mi dai una mano a piegare le
lenzuola > > la voce di mia nonna mi strappa via dai miei
pensieri.
Trascorriamo la solita mattinata all'insegna dei lavori domestici e
devo ammettere che mi aiutano a non pensare a tutta la discussione di
ieri.
Pieghiamo lenzuola, puliamo i vetri, spolveriamo il salotto e infine ci
facciamo un toast veloce e ce lo mangiamo davanti alla tivù
guardando Beautiful.
Mentre Brooke sta rivelando a Ridge di essere incinta del loro
sedicesimo figlio dico alla nonna < < Hei, sai che ieri
ho messo in ordine l'armadio? Ho trovato un sacco di cose che non
voglio più! > >
A queste parole il suo viso si illumina.
< < Ah bene! Vorrà dire che dopo facciamo un
salto fino a casa di Magda così glie le portiamo! >
>
Dopo pranzo corro in camera mia, afferro una borsa e ci metto dentro un
paio di maglie e qualche paio di jeans. Al diavolo, ci ficco dentro
anche la maglietta della maturità ed esco.
Aspetto mia nonna sulla porta, ogni volta che deve uscire per far
visita alle amiche si veste sempre bene, mette i pantaloni, di solito
indossa la gonna col grembiule, il profumo e usa la borsa di paglia che
ha comprato in Spagna.
Usciamo e ci incamminiamo per il paese, a passo di lumaca direi, ma
è piacevole farsi una camminata con calma senza pensare a
niente.
Lei si ferma ogni due minuti a salutare qualcuno e ogni volta chiede
notizie dei figli, nipoti, generi.
E' strano, mia nonna vive qui da quattro anni e conosce tutti, ha un
sacco di amiche, io invece da tutta una vita e non conosco quasi
nessuno.
Giungiamo a una villetta con un muretto pieno di muschio e un
portoncino di legno che cigola quando lo apro. Ci ritroviamo in un
vialetto che porta ad una casa bellissima. Il giardino è
talmente colorato e ben curato che tutto l'insieme sembra una cartolina.
La nonna bussa alla porta e la signora che ci apre, tiro un sospiro di
sollievo, non è la madre di Norman Bates.
Anzi, è una signora molto curata con un vestito con una
fantasia floreale e i capelli biondi visibilmente tinti.
Ci saluta calorosamente e ci invita ad entrare.
La casa all'interno è impeccabile, non un soprammobile fuori
posto e neanche un pelucco sui tappeti. Vedendo l'opulenza di questo
posto mi chiedo seriamente cosa mai se ne farà la nipote di
questa signora dei miei vestiti. Magari li useranno per ricavarci dei
panni per spolverare i mobili costosi.
La signora, Magda a quanto pare, ci invita a sederci in un salottino
con un'ampia finestra che da sul giardino, dove un'altalena penzola
abbandonata da un ramo.
Ci offre un thè (caldo!) e lei e la nonna danno il via ai
pettegolezzi.
Io cerco di seguire, almeno all'inizio, poi non conoscendo nessuna
delle persone citate comincio a guardarmi intorno.
Sul pavimento, sotto al tavolino e fin sotto al divano si estende un
tappeto dall'aria costosa che copre le piastrelle così
lucide da specchiarsi dentro. Sui muri sono appesi dei quadri dalle
cornici lavorate rappresentanti dei paesaggi rurali. Alla mia destra si
erge maestoso un caminetto e sopra ad esso torreggia la testa di un
cinghiale.
Alla finestra sono appese delle morbide tende bianco avorio che
arrivano fino al pavimento, e accanto al divano c'è un
portariviste che contiene "Tutto uncinetto", "Stile Casa" e "Viver sani
e belli".
< < Allora, Elvira mi ha detto che hai finito il liceo da
poco. > >
Ci metto un attimo a capire che la domanda è rivolta a me,
mi ridesto e rispondo.
< < Si, circa due settimane fa, a metà luglio.
> >
< < Congratulazioni allora. > >
All'improvviso mi rendo conto che questa signora sconosciuta
è la prima persona in assoluto a farmi i complimenti per
essermi diplomata.
Nessuno si è congratulato con me, mia nonna era alle terme
il giorno del' orale e mia mamma si è limitata a chiedermi
com'era andata, non che le interessasse la risposta, alle sue amiche
avrebbe comunque detto che "ho spaccato". Mio padre, bè come
potete immaginare mi ha guardata perplesso chiedendomi "Ma non avevi
dato l'orale la settimana scorsa?". Impossibile dato che sono stata la
penultima di tutto il liceo, ma vabbè.
Non che io abbia realizzato chissà quale exploit, migliaia
di ragazzi si diplomano ogni anno, ma fa comunque piacere,
così le rispondo sincera < < Grazie mille,
è stata un pò dura ma ce l'ho fatta. >
>
< < Sai, anche mia nipote Martina ha la
maturità l'anno prossimo ed è già
preoccupatissima. Sta già pensando all'argomento della
tesina ed ha cominciato a leggere qualche libro. > >
Wow, questa ragazza è completamente pazza. Prepararsi alla
tesina un anno prima? Ok, il mio metodo dell'ultimo minuto non
sarà forse il più efficace, ma questa
è suonata.
Dato che si tratta di un'amica di mia nonna però, mento.
< < Accidenti, che brava! > >
< < Magari ogni tanto potresti venire a darle qualche
consiglio, tua nonna mi ha detto che sei tanto brava. > >
Mmm, quindi non è solo mia madre che mente spudoratamente
alle sue amiche quando si tratta di me.
< < Oh, sa non credo che avrei molto da consigliarle, sua
nipote mi sembra abbia già le idee chiare! > >
Che cosa mai potrei dirle? Io l'estate scorsa ero in montagna con Ambra
e le nostre uniche letture sono state "Cosmopolitan" e "Tu Style".
Mia nonna parla ancora per un pò con la sua amica e io mi
convinco a bere il thè, che nel frattempo è
diventato freddo, quindi ancora più imbevibile.
Prima di salutarla, la nonna le consegna la borsa con i miei vestiti e
Magda sembra veramente contenta.
< < Grazie mille Elvira, Martina sarà
felicissima! Grazie anche a te Anais, sarà stata dura per te
separarti da questi vestiti! > >
Ehm, vediamo...schiaffare nella borsa la mia maglietta della
maturità non direi che è stata così
dura.
< < Ma no, io sono piena di vestiti! > >
< < Allora grazie ancora e in bocca al lupo per il
futuro! > >.
Ci congediamo e ci avviamo di nuovo verso casa.
Mentre camminiamo mi tornano in mente le parole di Magda "tua nonna mi
ha detto che sei tanto brava" . Se penso al mio percorso scolastico
direi che me la sono cavata, ma da qui a dire che ero "tanto brava" ce
ne vuole.
< < Hei nonna, sul serio dici a tutte le tua amiche che
io sono brava? > >
Sembra sorpresa ma mi risponde.
< < Certo, Anais. Vedi, che tu voglia ammetterlo o no,
sei davvero brava. > >
< < Dai non esagerare. La nipote di Magda si sta
già preparando per la maturità, io ho buttato
giù la mia tesina in una settimana! > >
< < Bè, appunto! Non è mica facile!
> >
< < Nonna...la mia tesina faceva PE-NA! > >
< < Ma nooo! A me è piaciuta! > >
Mia nonna è l'unica persona al mondo che si è
mostrata interessata a leggere la mia tesina.
Dico interessata perchè i professori della commissione sono
stati costretti a leggerla, tranne la prof. di italiano, mi odiava,
secondo me la sua copia l'ha usata per avvolgerci il pesce.
Mia mamma si è rifiutata, mi aveva proposto due argomenti,
l'angoscia e la morte, che scartai.
Certo, penso che la mia tesina sarebbe risultata assai più
convincente se avessi scelto uno di quei due temi, in fondo ero
diventata un'esperta in angoscia e mi è capitato di pensare
spesso alla morte.
Marianna, una mia compagna di classe mi chiese di darle un occhio prima
che la consegnassi ma il risultato fu che criticò ogni cosa.
Avevo usato dei caratteri troppo grandi, messo troppe foto per niente
centrate ed era troppo corta.
In quel momento devo ammettere di aver pensato soprattutto alla sua di
morte.
Rientriamo in casa e io come sempre mi ritiro in camera mia.
Mi siedo sul davanzale della finestra con un pensiero fisso in testa.
Mia nonna dice a tutte le sue amiche che sono tanto brava. So che lei
fa sempre il tifo per me, e che è veramente convinta che io
sia brava, è quel "tanto" che stona.
E' come quando un ragazzo non ti piace e gli dici "però sei
tanto simpatico", o quando tua madre cucina qualcosa che fa schifo ma
le dici "è così buono". E' un'esagerazione per
coprire una bugia.
A un tratto un pensiero mi colpisce.
E se mia nonna si vergognasse di me?
E se andasse in giro a dire a tutti che sono tanto brava
perchè in realtà sono una fannullona?
E se quando la sua best friend Magda le ha raccontato della sua
studiosissima nipote lei non abbia avuto il coraggio di dirle che la
sua invece ha passato due settimane a guardare la tivù?
Mia madre lo fa sempre, e mi va bene, ma se si parla di mia nonna,
l'idea di deluderla non mi piace.
So di aver un piano ben preciso per il mio futuro, e sono convinta di
seguirlo, ma per la prima volta mi rendo conto che se venisse scoperto
mia nonna potrebbe esserne delusa.
Mia madre mentirebbe a tutti dicendo che ho preso tre lauree in sei
mesi, mio padre sarebbe convinto che frequento ancora le medie, ma mia
nonna potrebbe essere l'unica persona ad avere il coraggio di dirmi in
faccia che il mio piano è completamente stupido.
E se lo facesse? Cambierei idea e mi deciderei a fare qualcosa di utile?
Ci metto,vediamo, 26 secondi a trovare la risposta.
NO. Non cambierei idea.
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Capitolo 7 *** Capitolo Sette ***
Capitolo
sette.
Scendo per la cena e apparecchio la tavola come ogni sera.
I miei sono seduti sul divano e discutono di un argomento sicuramente
interessantissimo e mi rivolgono un saluto distratto.
Mentre dispongo le posate perfettamente allineate (non sono fissata
solo col letto), mio padre mi chiama.
Dovrà sicuramente chiedermi come vanno le lezioni di
pianoforte, che non seguo più dalla seconda media.
< < Ana, ho parlato con Claudio dell'Ufficio Tributi, mi
ha detto che nel bar di fronte al Duomo cercano personale.
Perchè domani non fai un salto, magari ti fanno fare un
colloquio. > >
Colloquio?!?
Ok, panico. Cosa gli dico? Che è pazzo? Che non se ne parla?
Cavolo, ma non doveva dimenticarsene?
Mi fissa così gli rispondo.
< < Si, perchè no! Ci vado domani mattina!
> >
Cosa? Ma da dove mi è uscita questa? "Perchè No?".
Mi guarda compiaciuto e riprende la conversazione con mia mamma.
Per mia fortuna la cena scorre tranquilla senza ulteriori colpi di
scena e, dopo il solito rituale dello sparecchiare e del caricare la
lavastoviglie me ne vado in camera.
Decido di farmi un bagno e quando mia madre protesta le dico <
< E dai, voglio essere presentabile per il colloquio di domani
(bugia), ho passato tutto il giorno a pulire con la nonna (altra
bugia), ci metto al massimo mezz'ora (bugia al cubo). > >
Resto un'ora e mezza nella vasca, fino a quando la schiuma non si
è completamente diradata e mi si sono create le pieghette
sui polpastrelli.
Alle bussate insistenti di mia mamma mi decido ad uscire dal bagno, mi
infilo il pigiama e avvolgo i capelli bagnati nell'asciugamano, non ho
intenzione di asciugarli col phon.
Mi ficco nel letto e mi preparo a dormire.
Guardo la sveglia: 21.30, era dalle elementari che non andavo a letto
così presto.
Chiudo gli occhi e mi concentro sul dormire.
Li riapro e guardo di nuovo la sveglia. 22.05
Sarà una luuuuuuuuunga notte.
Mi sveglio al suono del gallo spelacchiato del vicino e non mi sento
per niente riposata. Devo essermi addormentata intorno alle 2.00 e sono
le 7.45, maledetto pennuto.
Mi metto i tappi nelle orecchie e cerco di dormire ancora un
pò.
Riapro gli occhi convinta che siano almeno le 9.00 e invece sono le
8.15. Dannazione. Che cavolo faccio tutta la mattina?
A un tratto mi torna in mente il Colloquio.
Non sono ancora sicura di andarci. In fondo mio padre mi ha detto di
"farci un salto", quindi nessuno mi aspetta, non è come se
lui mi avesse fissato un appuntamento di persona.
Mi alzo e mi guardo allo specchio.
Aver dormito coi capelli avvolti nell'asciugamano mi fa assomigliare ad
Edward Mani di Forbice. Con le occhiaie poi sembro la sua versione
zombie.
Non avendo nient'altro da fare, mi siedo davanti al mobile con lo
specchio e comincio a truccarmi con cura. Passare le mattine nell'orto
con la nonna ha dato i suoi frutti, sono abbronzata come se fossi
appena tornata dalle vacanze, quindi non avrò bisogno di
quintali di fondotinta come al solito. Mi metto un pò di
correttore per tentare almeno di coprire le occhiaie e
applico con cura un ombretto oro che sta perfettamente sulla mia pelle
abbronzata. Per finire mi passo un velo di lucidalabbra. Il risultato
non è niente male, anzi sono piuttosto carina.
Cerco di trovare un modo per tenere a bada i capelli dato che sembra
che ci abbia infilato dentro un petardo, così opto per il
chignon finto scomposto che avevo creato per il mio incontro con Ambra.
Aver riordinato il mio armadio si è rivelato utile
perchè trovo subito quello che cercavo, un vestitino blu con
dei cavalli che mi sta piuttosto bene e mette in mostra le gambe,
anch'esse abbronzate e un pò più toniche grazie
alle camminate con la nonna. Metto un paio di ballerine e guardo
l'orologio: 9.05. Ok direi che posso scendere per la colazione.
In cucina trovo la nonna indaffarata ad impastare con vigore. Il
mercoledì fa sempre la pizza per pranzo. Mi prendo un succo
dal frigo e mi siedo con noncuranza al tavolo. Lei non mi degna di uno
sguardo così mi alzo e faccio finta di prendere qualcosa
dallo scaffale proprio davanti a lei. Quando le passo di fronte
è costretta a girarsi verso di me ed esclama <
< Accipicchia Anais, stai benissimo! Ti sei messa in ghingheri
per il colloquio? > >
Ah già il Colloquio. A dire il vero io mi sono truccata per
ammazzare il tempo, ma è un ottimo alibi per i miei
genitori, stasera la nonna potrà dir loro che mi sono
svegliata all'alba e che ero bellissima per il mio "colloquio".
Colloquio al quale non ho NESSUNA intenzione di andare per la cronaca.
< < Si infatti, come sto? Dici che mi assumono? >
>
< < Ma certo! Sarebbero dei pazzi a non farlo! >
>
Ora sarò costretta ad uscire di casa per farle credere di
esserci andata per davvero al "colloquio". Vorrà dire che mi
infilerò in un bar e chiederò ad Ambra di
raggiungermi.
< < Ok, allora io vado! > >
< < In bocca al lupo! > >
Esco e decido di andare lo stesso fino alla scena del crimine,
cioè il bar, solo per vedere in che razza di posto mio padre
vorrebbe farmi lavorare.
Potrei arrivarci in due minuti se prendessi l'autobus, ma dato che ho
un sacco di tempo, e che devo far credere a mia nonna di averlo
sostenuto sul serio il Colloquio, mi incammino a piedi.
Arrivo al Duomo e do un'occhiata al bar. "Il Rigoletto".
Ma che nome è?
Mi ci vedete sul serio dire alla gente che lavoro in un posto che si
chiama "Rigoletto"?
Tanto per farmi del male decido di entrare. Come mi aspettavo
è un posto "da fighetti". Scommetto che un caffè
qua dentro costa 5€ e che le cameriere portano la camicia nera
con la cravatta e il grembiule lungo fino ai piedi.
Mi siedo al bancone e una ragazza magrissima con una canottiera nera
con il nome del bar impresso sopra mi rivolge un sorriso che
più finto non si può e mi chiede:
< < Prego? > >
La fisso. Di fronte a me si aprono varie possibilità.
Opzione numero uno: mi presento, le dico che ho saputo che cercano
personale, le chiedo se è possibile parlare con un
responsabile e affronto il colloquio con serietà correndo il
rischio di essere assunta per davvero. Chiamo eccitata mia madre e le
annuncio di aver trovato un lavoro.
Opzione numero due: mi presento, le dico che ho saputo che cercano
personale, le chiedo se è possibile parlare con un
responsabile e faccio un colloquio pessimo apposta. Mi sento rispondere
"Grazie le faremo sapere", chiamo delusa mia madre e le dico che
sarà per la prossima volta.
Opzione numero tre: ordino un thè al limone ignorando il
cartello "cercasi personale" che torreggia proprio di fronte ai miei
occhi. Chiamo Ambra e le chiedo di raggiungermi.
Nella mia testa risuona il tic tac che si sente nei giochi a premi alla
tivù, mentre la cameriera anoressica mi fissa come se fossi
scema.
tic...tac...
tic...tac...
< < Un thè al limone per favore! >
>
Ehi...vi aspettavate sul serio che io facessi un colloquio in questo
posto? Potrei al massimo lavare i piatti qua dentro, e quello lo faccio
già a casa gratis.
La simpaticissima cameriera si allontana e ci impiega quasi cinque
minuti per servirmi. Scommetto che ha sputato nel mio thè.
Mentre aspettavo ho mandato un sms ad Ambra per vedere se è
libera e ora attendo la risposta. Sorseggio il mio thè e do
un'occhiata alla clientela tipo di questo posto. Tizi in giacca e
cravatta, universitari con portatili costosi, signore ingioiellate fino
ai denti e casalinghe annoiate con borse che costano come casa mia.
E pensare che avrei dovuto servire caffè e pasticcini a
questa manica di presuntuosi.
Il mio cellulare squilla e leggo la prevedibile risposta.
Mi
disp! Matt incasinata! Stud e poi test!
La mia amica è talmente occupata che non ha neanche il tempo
di terminare le parole.
Faccio uno squillo a Valentina, anche se so che sarà
sicuramente impegnata a farsi scaricare da qualche turista in Croazia.
Finisco il mio thè, pago, assicurandomi di non lasciare
neanche un centesimo di mancia a questa arpia ed esco.
Guardo l'orologio. Sono riuscita a perdere 45 minuti, direi
che sono sufficienti. Mi incammino di nuovo verso casa quando il mio
cellulare suona di nuovo. Altro messaggio, di Valentina stavolta.
Hei
ciao! Qui è tutto bellissimo, torno fra pochi giorni,
dobbiamo ax vederci, ho news fresche fresche!
"News" nel linguaggio di Valentina può voler dire solo una
cosa: ha già un nuovo ragazzo.
Cammino distrattamente mentre rispondo al messaggio e mi rendo conto di
aver sbagliato strada.
Mi guardo in giro per capire dove sono e il mio cuore ha un tonfo.
Dall'altra parte della strada c'è Lorenzo.
So di avervi detto che dopo Enrico per me è stata calma
piatta, ma ho passato tutti i cinque anni delle superiori a sbavare
dietro a Lorenzo. Non corrisposta, of course.
Praticamente tutte in classe, salvo alcune imperterrite (Ambra e
Valentina), erano perdutamente innamorate di lui.
Alto, moro, occhi blu, sorriso smagliante e battuta sempre pronta. Ah
si, e stronzo patentato.
Provava un sadico piacere a farti credere di essere disponibile e
interessato e alla fine ti mandava a quel paese. Più di una
ha tentato di farsi avanti con lui, io per fortuna ho avuto un
pò di amor proprio, un pò perchè stavo
già con Enrico, un pò perchè non avrei
più avuto il coraggio di guardarlo in faccia. Mi limitavo a
fissarlo sospirando.
Mi rendo conto di non aver nessuna voglia di incontrarlo. So di essere
piuttosto carina stamattina, ma so anche che lui se ne frega, inoltre
è ricco sfondato, scommetto che dalla fine del liceo non
avrà fatto altro che viaggiare e che partirà
all'università a studiare qualcosa di fighissimo,
condividendo un loft super fighissimo coi suoi amici fighissimi. Io,
invece, faccio le pulizie con mia nonna e resto fedele al mio piano di
non fare niente.
Per evitare che si accorga di me mi spalmo contro la vetrina di un
negozio rendendomi conto con orrore che è gremito di
clienti, alcuni dei quali tra l'altro mi stanno già fissando
perplessi. Proseguo dando la schiena al marciapiede opposto per qualche
metro finchè non raggiungo l'angolo della strada e posso
finalmente tirare un sospiro di sollievo.
E' stato orribile. Mi ha ricordato quando ho lasciato Enrico. Abitando
nello stesso paese lo incontravo ovunque e ogni volta tentavo senza
successo di evitarlo. Lui mi rivolgeva sempre uno sguardo da cane
bastonato e io mi sentivo una schifezza.
Ho dovuto sorbirmi i suoi sguardi tristi e torvi per anni,
finchè non si è trasferito a Venezia con sua
mamma. E' stato bellissimo poter passeggiare tranquilla per il paese
senza correre il rischio di incontrarlo.
Alle 10.00 sono di fronte al portone di casa. Lafayette mi sta correndo
incontro, alla velocità che i suoi sedici anni gli
consentono e io intanto sto pensando a cosa dire a mia nonna.
E' ovvio che non avendo sostenuto nessun colloquio non posso darle
nessuna falsa speranza, ma non voglio neanche sembrare troppo
pessimista, in fondo deve risultare che io mi sia impegnata per
ottenere questo lavoro.
Non posso dire che hanno già trovato una cameriera, il
cartello "cercasi personale" era ben evidente, il collega di mio padre
potrebbe spifferargli che non hanno ancora assunto nessuno e a lui
sorgerebbe qualche dubbio, è distratto non scemo.
Alla fine decido che dirò che ho parlato con il
responsabile, che mi sembra di essermela cavata, e che attendo notizie.
L'attesa di una chiamata che non arriverà mai mi
farà guadagnare qualche giorno di pace.
Spingo il portone e mi imbatto nella nonna che traballa sotto il peso
di un cesto pieno di panni asciutti.
Le corro incontro e le tolgo dalle braccia quel pesantissimo fardello.
Lei tutta trafelata mi dice:
< < Oh grazie tesoro, pesa un quintale! Attenta a non
farti male! > >
La seguo dentro casa e lascio cadere il cesto con un tonfo accanto alla
porta.
Mi accascio su una sedia in cucina e lei mi versa un bicchiere d'acqua.
Si siede accanto a me e mi fissa.
< < Allora, come è andata? > >
azzarda.
Ok, diamo inizio alle danze.
< < Ho parlato con un responsabile, mi ha chiesto se ho
già esperienza nel campo e mi è sembrato un
pò deluso dato che non ne ho, ma penso di aver fatto
comunque una buona impressione, mi ha detto che entro la settimana
prossima mi farà sapere perchè deve vedere ancora
altre candidate. > >
Lo dico quasi tutto d'un fiato.
Lei mi rivolge un'espressione speranzosa e dice < < Ma
si! Chi se ne importa se non hai esperienza! Sei così
simpatica che compensi! E poi nessuno nasce cameriera, imparerai col
tempo! > > Mi da un bacio sulla fronte ed esce.
Ok.
Mi sento una schifezza.
Peggio di quando ho lasciato Enrico, peggio di quando ho detto ai miei
che andavo a pattinare sul ghiaccio invece sono andata in discoteca.
Odio dover mentire a mia nonna, e odio ancora di più la sua
espressione speranzosa.
Sono negata nel dire bugie.
Una volta in quinta elementare scrissi un finto avviso sul diario in
cui si diceva che dovevo portare a scuola 2000 lire per acquistare dei
fogli da disegno, invece volevo spenderli per comprarmi caramelle. Feci
leggere l'avviso a mio padre che mi diede i soldi senza battere ciglio.
Me ne andai in camera col mio gruzzoletto e scoppiai a piangere.
Era la prima volta che mentivo a mio padre e mi sentivo malissimo.
Confessai e gli ridetti indietro i soldi. Lui non si
arrabbiò neanche, anzi, fece una risatina e il giorno dopo
mi portò un tubo gigante di Smarties.
Da allora mi sento sempre in colpa a raccontare bugie, al massimo mi
limito ad omettere, o a raccontare false verità.
Se io avessi sostenuto il colloquio e fosse andato di merda, ma invece
dicessi che è andato da Dio forse mi sentirei meno in colpa.
Il fatto è che io il colloquio non l'ho sostenuto affatto e
ora dovrò sparare una bugia dietro l'altra.
La nonna mi propone di condire la pizza con lei e l'idea mi consola un
pò, adoro disporre la mozzarella con precisione e adagiare i
funghi perfettamente equidistanti tra di loro. Adoro ancora di
più far cadere a pioggia l'origano e fiutare l'odore
delizioso della pizza che cuoce nel forno.
Mentre aspettiamo che le nostre creazioni siano cotte cominciamo a
stirare.
Cioè, io le passo i vestiti e lei li stira, poi mi limito a
disporli di nuovo nella cesta prima di portarli in camera dei miei.
L'unica cosa che dovrà fare mia madre sarà
riporli con cura nell'armadio seguendo il suo assurdo schema cromatico.
Quando sentiamo il campanello del forno suonare ci fiondiamo in cucina
e addentiamo le pizze ancora bollenti.
Finito il pranzo stiriamo i vestiti rimasti, e scopro con orrore che si
tratta di tutti quelli che ho messo a lavare l'altro ieri.
Li avevo sotterrati nel cesto dei panni sporci perchè non
sapevo cosa farmene o dove metterli e ora me li ritrovo puliti e
profumati.
Li porto in camera mia e il desiderio di rilanciarli sul pavimento
è forte ma resisto, così li appendo con cura alle
stampelle. Il mio armadio non è mai stato così
pieno e così vuoto allo stesso tempo.
Di solito i miei vestiti o erano tutti accasciati sulla sedia e sul
pavimento, o erano tutti ammassati nell'armadio. Ora invece sono tutti
appesi felici a mia disposizione e c'è un sacco di spazio
vuoto dove prima c'era la massa informe multicolore.
Decido di metterci gli scatoloni che si trovano sulla mensola in modo
da guadagnare spazio e mi metto a riordinare la scrivania per
sgombrarla un pò e riporre le cose che non mi servono
nell'armadio dove prima c'erano gli scatoloni.
Direi che l'astuccio e il diario possono sparire, cosìccome
la calcolatrice, la squadra, il block notes e il blocco da disegno.
Butto via almeno una cinquantina di fogli scarabocchiati pieni di
appunti per la tesina e ripongo alcuni libri nella libreria.
Ora tutto quello che rimane sulla scrivania oltre al computer
è il porta penne e la cornicetta di Maiorca che mi ha
regalato Valentina con la foto di noi tre scattata a Pasquetta
quest'anno.
Tutte queste pulizie mi hanno fatto venire un gran sonno, e per la
prima volta dall'asilo decido di farmi un pisolino.
Mi distendo sul letto e chiudo gli occhi.
Quando li riapro realizzo che il pisolino si è trasformato
in una vera e propria dormita dato che sono passate tre ore.
I miei rientreranno da un momento all'altro così mi preparo
psicologicamente, verrò assalita di domande che
dovrò evitare con cura in modo da non darmi la zappa sui
piedi da sola.
Mi limiterò a ripetere le stesse identiche parole che ho
detto alla nonna sperando che bastino per tenerli a bada.
Sento la porta d'ingresso aprirsi, faccio un gran respiro e scendo le
scale, con calma, non voglio che pensino che mi affanno
perchè ho grandi notizie.
Mia mamma mi saluta, mio padre anche e se ne vanno in salotto. Niente
domande. Niente di niente. Mi sono passati davanti senza rivolgermi una
parola.
Avete presente in Hunger Games quando vengono scelti i tributi e i
ragazzi i cui nomi non sono stati estratti capiscono di essere salvi e
di essersi tolti un peso?
Mi sento così. Sono salva.
Forse se ne saranno dimenticati, o probabilmente mio padre ha
buttato lì l'idea del colloquio senza crederci veramente, o
forse senza volere veramente che io ci andassi. Magari lui non vuole
che io lavori, mi ha parlato del bar solo per tenere a bada mia mamma.
Forse in fondo anche lui ha capito che è meglio che io
continui a non fare niente. Realizzare di aver forse trovato un alleato
mi fa quasi ridere.
Mi avvio saltellando verso la cucina superando i miei seduti sul divano
che discutono come al solito quando sento mio padre chiedermi <
< A proposito Anais, hai fatto un salto nel bar di cui ti
parlavo ieri sera? > >
Mi arresto talmente all'improvviso che quasi prendo in pieno la
credenza.
Ok, non sono salva. Mio padre non è dalla mia parte, anzi
è colui che estrae i nomi dei tributi da sacrificare.
Respiro, mi giro verso di loro e gli rispondo < < Ho
parlato con un responsabile, mi ha chiesto se ho già
esperienza nel campo e mi è sembrato un pò deluso
dato che non ne ho, ma penso di aver fatto comunque una buona
impressione, mi ha detto che entro la settimana prossima mi
farà sapere perchè deve vedere ancora altre
candidate. > >
Lo dico ancora più in fretta di prima.
< < Pff, che assurdità! Come se bisognasse
essere super esperti per servire due caffè messi in croce!
> > mia madre dice alzando gli occhi al cielo.
Dalla sua reazione mi sembra che se la siano bevuta.
Per sicurezza attendo anche la risposta di mio padre.
< < Beh dai, aspettiamo almeno di vedere cosa le dicono.
Fanno sempre tutti i difficili e poi assumono il primo che passa.
> >
Direi che sono definitivamente salva e prima che possano farmi altre
domande rivolgo loro un sorriso speranzoso e dico < < Si,
infatti non si può mai sapere. Dubito che le altre candidate
fossero tutte dei maitre o dei sommelier esperti! > >
< < Anais, è un bar mica un ristorante!
> >
Cazzo.
< < Si, vabbè era per dire! > >
Ok, meglio che chiudo il becco e mi ritiro in zona neutra, quindi filo
in cucina da mia nonna.
Il resto della cena trascorre tranquillo senza argomenti che riguardano
lavoro, colloqui o futuro.
Quando mi alzo per sparecchiare mia mamma si accorge finalmente di come
sono vestita, non mi sono cambiata quindi ho ancora addosso il vestito
coi cavalli.
< < Ana, ci sei andata vestita così al
colloquio? > > mi scruta da testa a piedi col suo sguardo
laser.
< < Si, perchè? > >
< < Almeno non ti sei presentata lì con quella
maglietta idiota con gli uccelli che metti sempre. > >
Questo è quanto di più vicino ad un complimento
io potrò mai ricevere da mia madre. Non mi ha detto che sono
carina, ma che non faccio del tutto schifo.
< < Non mi sarei mai presentata ad un colloquio con una
t-shirt, per chi mi hai preso? > > faccio la
faccia finta offesa.
< < Anais, devo ricordarti che alla prima prova di
maturità ti sei presentata con la maglietta di Spongebob?
> >
< < Vabbè, la prima prova non conta mica!
All'orale ero impeccabile! > >
Ed è vero. Per sopperire alla mia tesina assurda e alla
convinzione delle svariate scene mute mi ero presentata con un
vestitino bianco molto bon ton comprato da H&M, le ballerine
marroni coi brillantini e una bellissima treccia a spiga.
Avevo guardato il tutorial su youtube la sera prima invece di ripassare.
< < Si, e abbiamo visto tutti il risultato! >
> mi sfotte lei.
< < Ahah...mi sto squassando dalle risate!>
>
< < Oh ma insomma, la smettete voi due? >
> ci rimprovera la nonna. < < Sempre a
litigare! Monica ti posso assicurare che stamattina Anais era
bellissima, si era truccata e pettinata benissimo. > >
Ti voglio bene nonna.
Mia mamma alza gli occhi al cielo come fa ogni volta che mia nonna la
rimbecca e si ritira in salotto a guardare il telegiornale con mio
papà che si è defilato già dieci
minuti fa.
Quando torno in camera mia trovo un messaggio sul cellulare. E' di
Valentina.
Ciao
ragazze! Sono tornata quindi vi propongo un'uscita venerdì!
Non ammetto un no come risposta, devo dirvi una cosa bellissima!
Leggendo mi chiedo quanto tempo passerà prima che io riceva
un altro messaggio da parte sua che recita "Tizio è uno
stronzo, mi ha mollata, dobbiamo uscire così mi sbronzo!"
Sono un'amica stronzissima lo so, ma sono felice di uscire finalmente
così le rispondo.
Certo
che esco con voi! A venerdì baci
|
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Capitolo 8 *** Capitolo otto ***
Capitolo otto.
Il resto della settimana passa in un baleno. Come previsto i miei
sperano ancora che il bar mi richiami quindi per ora non mi hanno
fissato altri colloqui a cui (non) andare. Trascorro le giornate in
compagnia della nonna, sto tenendo fede alla mia promessa di stare di
più con lei, e si vedono i risultati, non si affanna
più in cucina per ore come faceva prima.
Dall'inizio delle vacanze ho imparato a stirare le camicie, a togliere
gli aloni dalle posate e a evitare che le lumache mangino l'insalata.
Venerdì mattina mi sveglio felice all'idea di rivedere le
mie amiche e curiosa della bellissima notizia di Valentina. Sono sicura
che ci sia di mezzo un ragazzo, è sempre tutta esaltata
all'inizio, ma mi chiedo dove cavolo l'abbia tirato fuori un fidanzato
in Croazia.
Magari è un ragazzo del posto, lei ci annuncerà
che si sono innamorati e che si trasferirà lì,
che lui è il proprietario di un resort di lusso e che ci
potremo andare in vacanza gratis ogni volta che vogliamo.
Almeno finchè non si farà mollare.
A quel punto Ambra ed io dovremo guidare fino a là per
consolarla e dormire in una capanna fatiscente perchè lui
l'avrà senz'altro già sbattuta fuori.
Probabilmente si sarà innamorata del suo istruttore di
snorkeling, terranno una relazione epistolare per mesi vedendosi una
volta ogni morte di papa finchè lui non la
mollerà, sempre via lettera, con la scusa di essersi
innamorato di una sirena o di voler unirsi ad un galeone di pirati.
Oggi sono sola, mia nonna doveva accompagnare una sua amica ad una
visita medica, è praticamente l'unica della sua ghenga ad
avere la patente così scorrazza sempre tutte in giro.
Vago per la casa da sola, per abitudine do una spolverata alle mensole
e alla credenza.
A pranzo mi preparo un panino veloce, mi siedo sul divano e accendo la
tivù.
Faccio un pò di zapping finchè capito su un film
francese con Charlotte Gainsbourg, Prestami la tua mano.
Mi sono persa l'inizio, ma non ci metto molto per capire la trama. Uno
scapolo impenitente è costantemente incoraggiato dalle sue
cinque sorelle e la madre a sposarsi. Per tenerle a bada paga la
sorella del suo migliore amico per recitare la parte della sua
fidanzata e mollarlo all'altare. A quel punto lui si fingerà
talmente disperato che nè le sue sorelle nè sua
madre avranno il coraggio di chiedergli di trovarsi un'altra fidanzata
per molto tempo.
Alla fine ovviamente i due si innamorano e vivono felici e contenti.
Quando finisce il film guardo l'ora e scopro con disappunto che sono
solo le 13.10, mi annoio veramente da morire, fisso l'orologio contando
il tempo che rimane prima che rientri la nonna.
Non trovando niente di meglio da fare vado in giardino a stendere i
panni bagnati, mi sto trasformando in una vera e propria regina della
casa, tolgo un pò di erbacce dall'orto e infine do una
spazzata al cortile per togliere le foglie del salice del vicino che il
vento trasporta sempre dalla nostra parte. Il suo giardino è
immacolato, il nostro invece sembra sempre scampato da una bufera.
Sono sfinita così vado a distendermi nel prato. Lafayette si
viene ad appoggiare contro di me e ce ne stiamo sotto il sole con il
solo rumore delle macchine in lontananza.
Non saprei dire quanto tempo rimango distesa, è la voce
della nonna che mi chiama che mi fa riaprire gli occhi.
< < Hei Anais, come va? Scusa se ti ho lasciata sola
oggi. Ines per ringraziarmi del passaggio mi ha fatto una torta, vieni
dentro che ce ne mangiamo un pezzo! > >
Mi alzo, mi stiracchio e rientro.
Sul tavolo della cucina c'è una torta dall'aria buonissima.
< < Mmm...ha l'aria deliziosa! > >
< < E lo è! Ines è bravissima, sai
faceva la pasticcera! > >
Mentre prendo due piattini dalla credenza mia nonna guarda fuori dalla
finestra della cucina che dà sul giardino.
< < Oh Ana, hai messo a stendere al mio posto! Ti
ringrazio così tanto! Sai da quando sei in vacanza e mi dai
una mano coi lavori sono molto meno stanca! Sono così felice
di averti con me! > >
Ottimo. Il mio piano sta prendendo forma. Basterà che la
nonna ripeta queste stesse identiche parole a mio padre
perchè in lui cominci ad annidarsi il dubbio che forse
è meglio che io me ne stia a casa con lei. In fondo ha la
sua età, e la mamma pretende che la casa sia uno specchio
senza alzare un dito, la nonna non è Wonder Woman, ha
bisogno di un aiuto.
< < Figurati, mi fa piacere! > >
Addentiamo la torta e quasi mi commuovo da quanto è buona.
< < Sai, ho già dato una spolverata in salotto
e curato un pò l'orto, così domani avremo meno
lavoro > > dico con la bocca piena.
La nonna per poco non scoppia a piangere.
< < Cara, non so che dire! Il tuo aiuto è
così prezioso! > >
Eccellente.
Dato che ceno con le mie amiche apparecchio per tre e mentre i miei
sono impegnati a mangiare ne approfitto per estendere il mio dominio
sul bagno.
Non resto ammollo molto, devo asciugarmi i capelli stavolta. Uso un
sapone che mi ha regalato mia mamma per Natale, "Splendido Splendente"
a forma di cuore, l'etichetta dice che mi donerà una
brillantezza irresistibile.
Ho aspettato l'estate per usarlo perchè spero che la
"brillantezza irresistibile" unita alla mia abbronzatura e alla luce
del sole rendano me irresistibile.
Abbondo col sapone, mi sciacquo, mi lavo i capelli usando anche il
balsamo districante che non si sa mai (Edward Mani di Forbice vi dice
niente?) ed esco dalla vasca.
Mi asciugo e mi guardo allo specchio appannato. O cavolo. Sono
completamente ricoperta di brillantini.
Grandioso, sembro Edward Cullen.
Non ho una brillantezza irresistibile, sembro un'idiota.
Me ne vado in camera lasciando una scia di brillantini dietro di me e
mi chiudo dentro.
Avevo previsto di rubare un vestito a mia madre e rimetterlo al suo
posto di soppiatto domani mattina, ma adesso realizzo che sarebbe
ricoperto di brillantini e mi beccherebbe di sicuro.
Apro il mio ordinatissimo armadio e opto per il vestito bianco che ho
messo alla maturità.
Mi asciugo i capelli con calma con la spazzola e quando ho finito
realizzo di aver sudato talmente tanto che avrei bisogno di un altro
bagno.
Mi faccio una coda di cavallo e arriccio qualche ciocca col ferro,
sapendo già che appena metterò un piede fuori
casa i miei capelli saranno di nuovo dritti come spaghetti.
Mi trucco come per il colloquio chiedendomi se dovrò
raccontarlo alle miei amiche.
Voglio veramente dover cominciare a mentire anche a loro?
Mi ricordo come mi sono sentita dopo averlo fatto con la nonna, quindi
decido che non dirò niente.
Saremo sicuramente impegnate a discutere del nuovo fidanzato di
Valentina, non ci sarà tempo per parlare di me.
Aspetto lo squillo che annuncia che Ambra è arrivata a
prendermi e intanto scendo per chiedere l'opinione sulla mia mise a mia
mamma.
< < Hei, come sto? > >
< < Wow, stai benissimo! > > mi dice la
nonna.
Realizzo che lei non c'era il giorno dell'esame orale quindi non mi ha
mai vista con questo vestito addosso.
Ne approfitto.
< < Sai nonna, questo è il vestito che ho
indossato per la maturità, sai quello che la mamma criticava
l'altro giorno? > >
Sento mia madre sbuffare.
< < Ma no! E cos'ha che non va questo vestito, Monica?
Anais sta benissimo! > >
Beccati questo.
Mi squilla il cellulare così saluto tutti, cioè
solo mia nonna perchè mia mamma è offesa a morte
e mio papà è già in salotto che guarda
la tivù.
Esco e salgo in macchina di Ambra.
< < Ciao! Come va? Sei viva o Alberto ti sta massacrando
di test e quiz? > >
< < Non parlarmene guarda, non ne posso più.
Adesso se n'è venuto fuori che dovrei provare ad entrare
anche ad ingegneria con lui così mi da una mano e mi passa
gli appunti vecchi. > >
La mia amica sembra veramente esausta.
< < Cosa? > > sbotto. < < Ma
tu non hai bisogno dei suoi appunti per passare gli esami! Non hai
bisogno del suo aiuto! > > Non ne posso proprio
più di lui.
< < Gli hai detto che vuoi fare giurisprudenza? Sono anni
che ne parli Ambra, non lasciare che lui ti faccia cambiare idea!
> >
Oh, che sollievo, finalmente glie l'ho detto.
< < Lo so > > la mia amica mi guarda con
aria colpevole < < Ci sto provando a dirglielo ma sai lui
è un pò testardo. > >
Testardo, certo. Io direi piuttosto stronzo.
< < Ambra, se Alberto ti rende la vita impossibile
diglielo. Eri così contenta di iniziare
l'università, lui invece ti sta rendendo tutto un inferno.
> >
< < Già. Sai, non fa altro che tirarmi fuori
una facoltà dopo l'altra. Se andassi dietro di lui dovrei
sostenere cinquanta esami di ammissione e sai, non mi va di chiedere ai
miei di pagare per degli esami inutili che non vorrei neanche fare.
> >
Realizzo che la mia amica si stava tenendo dentro questi pensieri da
molto e non vedeva l'ora di parlarne con qualcuno.
Questo è troppo.
< < Bè se proprio Alberto vuole che tu faccia
mille esami perchè non te li paga lui? Ambra fidati, prova
con giurisprudenza e basta, è quella la tua strada! >
>
E se rompe le scatole mollalo, vorrei aggiungere.
La mia amica sembra un pò rincuorata.
< < Si, hai ragione. Non voglio studiare ingegneria,
nè scienze politiche, nè tantomeno letteratura!
> >
Oh era ora.
Parcheggiamo di fronte al bar dove ci siamo date appuntamento con
Valentina e aspettiamo.
< < Senti, non parliamo con Vale dei miei casini con
l'università e Alberto, vuoi? > > mi chiede
Ambra.
A quanto pare non sono l'unica che vuole tenere nascosto qualcosa alle
amiche.
< < E' che vedi, lei è convinta che io e lui
siamo la coppia perfetta, non mi va che perda speranza, soprattutto
adesso che ha un nuovo ragazzo. > >
< < Ah ma allora anche tu sei convinta che si sia
già fidanzata di nuovo? Comunque, certo rimarrà
tra noi due! > >
< < Che altra bellissima notizia potrebbe comunicarci? Lo
sai che lei è sempre tutta emozionata appena qualcuno le fa
gli occhi dolci! > >
< < E' vero! Senti Ambra, detto tra noi, anche tu credi
che sia completamente pazza? > >
< < Beh, vediamo...Nicola l'ha mollata esattamente due
mesi fa quindi direi che...si! E' completamente pazza! > >
Ridiamo contente di pensarla allo stesso modo quando qualcuno ci bussa
al finestrino.
E' Valentina.
Sembra appena tornata da una vacanza sul Sole perchè
è nerissima. I capelli, di solito biondo scuro si sono
schiariti e tra le ciocche fa capolino una treccina con le perline.
< < Hola!!Como state amighe? > > esclama.
< < Vale, sei stata in Croazia mica in Spagna! >
> le dico mentre la abbraccio.
< < Lo so ma mi sento molto esotica oggi! >
>
O completamente fusa.
Entriamo nel bar e occupiamo un tavolino fuori sotto il gazebo.
Ci sono delle lanterne sul tavolo che gettano un ombra sul viso della
mia amica che la fanno sembrare ancora più abbronzata.
< < Allora! Cosa mi raccontate voi due? Come state?
> >
Io e Ambra ci scambiamo un'occhiata.
Io porto avanti un piano che consiste nel vivere a scrocco dei miei e
lei è ai ferri corti col suo ragazzo.
< < Tutto bene! > > diciamo quasi
all'unisono e forse con un pò troppo entusiasmo.
< < Tu piuttosto! Qual è questa notiziona?
> > non resisto.
< < Mamma che curiose! Almeno beviamo qualcosa prima!
> >
Ordiniamo due spritz aperol e un mojito e mentre aspettiamo Valentina
ci rivolge un largo sorriso e ci dice:
< < Ho un regalino per voi! > >
Tira fuori due braccialetti di corda tutti intrecciati, uno viola per
me e uno blu per Ambra. I nostri colori preferiti.
< < Bellissimo! Grazie! > >
So che tempo di tornare a casa l'avrò già perso
ma me lo annodo al polso lo stesso.
Ci servono i nostri drink e Valentina sorseggia il suo spritz con
nonchalanche come se niente fosse.
Noi continuamo a fissarla e lei si limita a rivolgerci dei sorrisini.
< < Ok, abbiamo bevuto, spara! > >
< < Oh e va bene. Vedete, i braccialetti che avete ai
polsi li ho comprati da una ragazza in Croazia. > >
O cavolo. Che il fidanzato sia in realtà una fidanzata?
< < Mi ha detto che li ha fatti lei ad un laboratorio e
di farci un salto se volevo. Ho scoperto che fa parte di
un'associazione benefica che gira l'Europa dell'est a organizzare
animazioni per i bambini più disagiati. > >
Molto molto interessante, ma che me ne frega?
< < Ok. Bello, complimenti a lei. Quindi? >
> vi ricordo che la mia pazienza rasenta lo zero.
< < Beh, mi ha proposto di unirmi a loro così
ho trascorso i restanti giorni di vacanza a fare animazioni e giochi
coi bambini del posto! > >
Bambini...Brrr...
Ambra sembra un pò perplessa.
< < E' questa la notiziona? > >
< < Ma no! > >
Ah ecco. Adesso ci racconterà che tra gli animatori c'era un
mega figo e che si sono innamorati.
< < La notiziona è che ho deciso di unirmi a
quest'associazione e che passerò i prossimi dieci mesi in
giro per l'Europa con loro! > >
Sono senza parole. Le avranno messo qualcosa nel drink. Essenza di
idiozia o qualcosa del genere.
< < Vale, hai intenzione di vagare per l'Europa per dieci
mesi a far giocare dei bambini? > > le chiedo scandendo
bene le parole sperando di aver capito male.
Mi rivolge uno sguardo divertito e precisa < <
Intanto non "vagherò", abbiamo un itinerario ben preciso. E
poi mica li faccio giocare! Organizziamo laboratori! Ci sono anche dei
clown nel gruppo! > >
Alla parola "clown" mi viene voglia di nascondermi sotto il tavolo e
piangere.
Io. Odio. I. Clown.
In quinta elementare durante la sua festa di compleanno a Cristina
è venuta la malsana idea di farci guardare "It".
Ho resistito dieci minuti prima di scappare fuori in giardino a gambe
levate.
Ho dormito con la luce accesa durante tutte le scuole medie.
Ancora adesso quando vedo qualcuno con un naso rosso ho paura che mi
mangi.
< < Ma perchè? > > chiede Ambra.
< < Cosa vuol dire perchè? Perchè
si! > >
< < Ma come, e infermieristica? Non volevi andare
all'università? > >
E' la prima volta che la vedo perdere le staffe in questo modo.
< < Si, lo volevo. Ma ho scoperto che ci sono cose
più importanti! Voglio vedere un pò il mondo e
cavarmela da sola! > > risponde Valentina.
< < E lascerai tua madre da sola? > >
< < Mia madre è d'accordo! Mi ha detto che
devo scoprire me stessa e non dipendere più dai ragazzi.
> >
Su questo ha ragione.
< < Ha aggiunto che se lei avesse vissuto un'esperienza
del genere forse non avrebbe sposato mio padre così giovane
e non avrebbe avuto il cuore spezzato. > >
< < E tu non saresti mai nata > > scherzo.
< < Ragazze, credetemi. Quest'esperienza mi
cambierà la vita! Poi quando entrerò ad
infermieristica mi darà un sacco i crediti! > >
Non so cosa dire.
< < Se è quello che vuoi non posso che essere
felice per te > > Ambra si arrende.
< < Già, suppongo che anch'io sono felice per
te > > aggiungo io molto meno convinta.
< < Quando parti? > >
< < Ecco, è proprio per questo che vi ho
chiesto di vederci così di fretta. Parto lunedì.
> >
Il mojito mi va di traverso.
< < Lunedì?!? Ma quindi ci hai chiesto di
uscire per salutarci? > >
Sto per scoppiare a piangere.
< < Già... > >
< < E non ti vedremo proprio per niente per dieci mesi?
Non tornerai a casa per Natale? > >
< < No. E' proprio quello il momento in cui i bambini
hanno più bisogno di ridere! > >
Ora piango sul serio.
Da cinque anni ogni Natale io, Ambra e Valentina ci troviamo a casa sua
per un pigiama party e scambiarci i regali. Mangiamo pizza da asporto,
guardiamo film strappalacrime e spettegoliamo.
Quest'anno sarà la prima volta da quando siamo amiche che
non ci vedremo.
Il Natale è la festa che attendo con più
impazienza, molto più del compleanno. L'idea di ricevere
regali e di doverne fare a mia volta mi piace. Passo giorni a
scervellarmi su cosa regalare e a chiedermi cosa contengono i pacchetti
sotto l'albero.
I miei genitori da un pò di tempo a questa parte sono soliti
regalarmi un buono regalo su Amazon o di qualche negozio di
abbigliamento. Mia nonna mi da "la busta", quindi i regali delle mie
amiche sono gli unici che ho da scartare.
All'inizio ce li scambiavamo a scuola prima delle vacanze ma poi
Valentina, figlia unica con la madre divorziata, si lamentò
di non avere mai niente sotto l'albero da aprire, così
inaugurammo la tradizione del pigiama party in cui ci scambiamo i
regali ma nessuna delle tre può aprire quello delle altre.
La mattina di Natale scartiamo i pacchetti e ci mandiamo dei messaggi
di ringraziamento.
Quest'anno non ci sarà nessun regalo e nessun messaggio. So
già che Ambra ed io ce li scambieremo di persona e li
apriremo sul momento, il pigiama party non sarebbe la stessa cosa senza
Valentina, anche perchè di solito è lei che
fornisce la location dato che Ambra ha quattro fratelli e mia mamma mi
ha sempre proibito di invitare amiche a dormire da me (ha
sempre paura che sgattaioliamo fuori di nascosto nel cuore della notte).
< < Ma vi manderò un sacco di mail, di
cartoline e di foto! Vi terrò sempre aggiornate! >
> ci consola Valentina.
< < Si ma non sarà la stessa cosa >
> metto un pò il broncio.
< < E dai! E' una bellissima occasione per me! Non siate
così tristi! > >
Io e Ambra trascorriamo il resto della serata con delle facce da
funerale e Valentina che cerca di consolarci.
La salutiamo commosse e ci avviamo di nuovo verso casa mia.
< < Cavolo. Chi l'avrebbe mai detto? > > mi
chiede.
< < E noi che pensavamo che fosse innamorata. >
>
< < Bè, detto tra noi, avrei preferito
quell'opzione! > >
< < Decisamente! Mi ero già immaginata anni di
vacanze gratis nel resort Croato del suo nuovo boyfriend! >
>
Ambra ride. < < Cosa? Oddio io avevo pensato al bagnino!
> >
< < Io all'istruttore di snorkeling! > >
< < Ahah! Era venuto in mente anche a me! >
>
Ferma la macchina davanti a casa mia.
< < Allora a quanto pare per un pò saremo solo
io e te... > >
< < Sempre che Alberto non ti succhi via l'anima!
> >
Ambra fa una faccia funerea.
< < Sempre che io resista ancora a lungo! >
>
La notizia che la mia amica sta prendendo in considerazione l'idea di
scaricare quel deficiente del suo ragazzo è la migliore
della serata.
< < Ma si! Vedrai che a giurisprudenza conoscerai un
sacco di fighi e Alberto sarà solo un brutto, ehm lontano
ricordo! > >
< < Speriamo! > >
Ci salutiamo con un abbraccio e noto con orrore di aver depositato una
coltre di brillantini sul sedile della sua macchina.
I suoi crederanno che ha dato un passaggio a campanellino.
Come immaginavo non chiudo occhio.
Valentina se ne andrà con un branco di sconosciuti, tra cui
anche dei clown, in giro per l'Europa.
Ambra passerà tutti i giorni a studiare.
Io...
Se riuscirò ad attuare il mio piano non dovrò
fare niente, ma per la prima volta realizzo che sarò
completamente sola.
Non vedrò più le mie amiche tutti i giorni,
niente più risate con Ambra, e niente più dolci
da parte di Valentina.
Ecco, questo sarebbe un ottimo motivo per farmi cambiare idea ma decido
comunque di rimanere fedele al mio piano.
Insomma, pensate alla vita che dovranno affrontare le mie amiche.
Ambra sputerà sangue studiando otto ore al giorno e in
più dovrà trovarsi un lavoretto part-time e
occuparsi dei suoi fratelli, tutti più piccoli di lei.
Valentina sputerà sangue perchè si
beccherà qualche malattia in uno dei paesi disagiati che
visiterà. O verrà sgozzata da un clown. O
sparirà nel nulla e non avremo mai più sue
notizie.
Io invece me ne starò a casa con mia nonna, farò
amicizia con tutte le sue amiche del ramino, mi troverò un
passatempo come la pasticceria o il bricolage e la mia vita
sarà tranquilla e del tutto priva di fatica e sangue.
Dovrei brevettarla questa idea. Sono un genio.
Angolo
dell'autrice:
Ecco a voi un nuovo capitolo, vi posso già dire
che in tutto i capitoli saranno 17, più un piccolo epilogo,
quindi siete liberi di arrendervi, ma se vorrete continuare a leggere
questa mia storia sarò felicissima!!
|
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Capitolo 9 *** Capitolo nove ***
Capitolo
nove.
Mi sveglio di nuovo presto, scendo e trovo la nonna già in
cucina che beve il caffè.
< < Già in piedi? > >
< < Si, non ho dormito molto bene >
> mi prendo il solito succo di frutta e per una volta
decido di mangiare qualcosa, di solito non mangio mai a colazione.
< < Cosa c'è? Non ti sei divertita ieri sera
con le tue amiche? > >
< < Si si, ci siamo divertite, ma Valentina ci ha dato
una notizia che mi ha lasciata del tutto spiazzata > >
dico mentre spalmo pigramente un pò di marmellata, fatta da
mia nonna, sopra una fetta biscottata.
< < Oh cielo, cosa le è successo? >
> sembra preoccupata.
< < Niente di grave, se ne va dieci mesi con
un'associazione umanitaria in giro per l'Europa. > >
Mia nonna appare un pò sconcertata. < < Un'
associazione umanitaria? Di che cosa si tratta? > >
< < Farà animazioni per i bambini disagiati
,ci sono anche dei clown > > sbaglio o fa freddo qua
dentro?
< < Wow, questa si che è una notizia. Ma
è una cosa sicura? Insomma, partire così con
degli sconosciuti, bisogna avere un bel coraggio. > >
O mio Dio, ma allora non sono solo io a credere che Valentina
finirà ammazzata in un vicolo in Serbia.
< < E' così contenta! Era al settimo cielo.
Per me è pazza. > >
< < Dici così perchè ti
mancherà. Ma vedrai che anche tu ti farai delle nuove
amcizie e non ci penserai più. > >
Sgranocchio la mia fetta biscottata chiedendomi a cosa si riferisce.
Nuove amicizie? Parla forse delle sue amiche del ramino?
Poi capisco.
Ma certo, il mio cosìddetto lavoro. E' convinta che
verrò assunta da qualche parte e che farò
amicizia con tutti i colleghi. Si certo, come no.
Non sa che non ho alcuna intenzione di farmi assumere da nessuna parte.
< < Però Ambra mi ha detto che vuole lasciare
Alberto! > > dico con un gran sorriso stampato in faccia.
< < Oh Anais! Non dovresti gufare così contro
la loro relazione! Non è che dato che tu sei single devi
costringere anche le tue amiche ad esserlo! > >
Cosa? Ma di che diavolo sta parlando? Ok si, forse un paio di volte le
ho accennato al fatto che muoio dalla voglia che Ambra scarichi
Alberto, ma sarei felicissima anche se restassero insieme.
Scherzo ovviamente. Non vedo l'ora che molli quel pirla.
< < Non so di cosa tu stia parlando! Guarda che io ADORO
Alberto! E' così simpatico! > >
Mia nonna mi guarda con l'espressione di chi non se l'è
bevuta affatto.
< < Si certo, come no! > >
< < Guarda che io non voglio che Ambra sia single! Solo
che non stia più con quel deficiente! > >
Prima che possa dire altro aggiungo < < E comunque tu
parli così perchè non lo conosci! Se lo
incontrassi la penseresti come me! > >
In quel momento entra in cucina mia mamma assonnata con la sua
vestaglia La Perla pagata un sacco mentre io compro la biancheria
intima da Tezenis.
< < Buongiorno Monica! > > esclama mia
nonna. E' l'unica persona mattutina in casa, noi altri siamo
più del tipo che è meglio lasciarci stare se non
vuoi rimetterci una mano.
Mia mamma le molla un'occhiataccia, riempie due tazzine di
caffè, mette alcune fette biscottate in un piatto, sistema
tutto in un vassoio insieme al vasetto di marmellata e se ne torna in
camera senza aprire bocca.
Wow, tua mamma porta la colazione a letto a tuo padre, è
così romantico! Starete pensando voi.
Fidatevi, non c'è assolutamente niente di romantico.
Circa due anni fa i miei fecero una scommessa idiota, aveva a che fare
con le elezioni politiche, chi perdeva doveva portare la colazione a
letto all'altro ogni week end. Per sempre.
Mia mamma perse. Per quello ha sempre quell'aria assassina il sabato
mattina.
Questa vicenda mi ha insegnato due cose: mai fare scommesse e tenermi
alla larga dalla politica.
La mattina io e mia nonna ce ne andiamo a fare una passeggiata
portandoci dietro Lafayette, per cui il nostro passo è
ancora più lento del solito.
La nonna è sempre convinta di dover levare le tende quando i
miei sono a casa, è convinta che vogliono essere lasciati
soli nei loro giorni di riposo, così ce ne andiamo sempre a
fare camminate o gite in bicicletta. Pensa sempre di essere un peso, la
mamma dovette insistere a lungo per convincerla a trasferirsi da noi
dopo la morte del nonno, io e mio padre ci unimmo a lei insistendo e
alla fine cedette. Io ero felicissima, mia mamma anche, potè
accettare il lavoro full time che aveva sempre voluto dato che non
doveva più pensare a me.
Attraversiamo tutto il paese, io le descrivo per filo e per segno il
carattere adorabile di Alberto, le racconto di come tratta Ambra e
delle storie che fa ogni volta che lei esce la sera senza di lui.
Dopo il mio quadretto poco lusinghiero ma molto accurato, e vero, mia
nonna sembra aver cambiato idea.
< < Si, forse mi sa che hai ragione. E' meglio se Ambra
si trova un ragazzo un pò più gentile. >
>
Adoro aver ragione.
Torniamo a casa per pranzo, mentre la nonna cucina io insisto per darle
una mano, apparecchio la tavola sul terrazzo, sistemo un vasetto di
fiori nel mezzo e piego con cura i tovaglioli di stoffa e ne sistemo
uno in ogni piatto.
Mia mamma, che è seduta sulla panchina, mi fissa.
< < Dio Anais, cos'hai mangiato stamattina? >
>
< < Cioè? > >
< < Non ti avevo mai vista affannarti così,
non ti sei fermata un attimo da quando siete tornate! > >
Forse perchè non sono come te che se ne sta seduta tutto il
giorno a guardare gli altri sgobbare.
< < Ero convinta che ti saresti chiusa in camera tua come
fai di solito. > >
< < Guarda che da quando è in vacanza Anais
non è mai stata in camera sua! > > mia nonna
esce in terrazza portando l'insalatiera. < < E' sempre in
giardino con me a darmi una mano e mi aiuta nelle faccende domestiche.
> >
Si! Proprio quello che volevo! Mia nonna che tesse le mie lodi con i
miei dicendo loro quanto il mio aiuto sia INDISPENSABILE.
Mia mamma ci fissa, scommetto che non crede alle sue orecchie.
< < Bè, questa è bella! Anais che
si dà da fare invece di guardare telefilm e cavolate varie!
> >
< < Guarda che non passo più tutto il tempo a
guardare serie tivù! Preferisco trascorrerlo
facendo qualcosa di più utile! > >
Non posso mica dirle che i miei telefilm preferiti sono in pausa estiva
e che comunque non avrei niente da guardare...
< < Secondo me è molto bello che Anais aiuti
Elvira. > > dice mio padre mettendo giù il
giornale. < < Dopotutto tua madre comincia ad essere
stanca, è un bene che Ana le dia una mano dato che non ha
nient'altro di meglio da fare. > >
NIENT'ALTRO. Sta forse dicendo che è meglio che io mi
dedichi esclusivamente ad aiutare mia nonna? Io ci sto.
Il mio piano sta facendo passi da gigante.
Ci sediamo a tavola, mangiamo in silenzio come sempre e alla fine mia
mamma dice < < A proposito, stasera noi saremo a cena da
amici quindi sarete solo voi due. > >
< < Chi ci sarà alla vostra cena? >
> chiedo.
< < Non che siano affari tuoi ma, i soliti amici. Ettore,
Marta, Virginia. > >
E' vero, che ti frega? Vi starete chiedendo voi.
Assolutamente niente ma, ricordate quando vi ho detto che mia mamma fa
sempre a gara con le sue amiche sulle figlie e i loro successi?
Se ce n'è una che non sopporto è proprio
Virginia. E' praticamente la migliore amica di mia mamma.
Si vedono sempre per bere l'aperitivo, fare compere, vanno a cene e
vernissage.
Virginia ha una figlia, Lavinia, si avete sentito bene, mamma e figlia
hanno il nome che fa rima, ha un anno più di me quindi si
può dire che siamo cresciute insieme, veniva sempre da me a
giocare in estate e sono andata a tutte le sue feste di compleanno, e
lei alle mie.
Se dovessi scegliere un'antagonista in questa storia, la mia nemesi,
sarebbe Lavinia, perchè il fatto è che io e lei
non ci possiamo vedere.
Quando è invitata qua con sua mamma siamo costrette a
mettere su il teatrino delle amiche del cuore, ma se ci incontriamo per
strada lei non mi degna di uno sguardo (meno male, potrei trasformarmi
in una statua di pietra.)
Inutile dirvi che Lavinia è bellissima.
Alta, magra come un grissino, i capelli biondi lunghi e lisci
e i vestiti sempre all'ultimo grido.
Ah si, è anche una delle ex di Lorenzo.
Virginia si vanta sempre con mia mamma di quanto sua figlia sia
intelligente e coltivata, ma tutti sappiamo che ha terminato le
superiori solo grazie al recupero anni.
La mia tesina sarà anche stata ridicola, il mio voto finale
ben al di sotto delle aspettative, ma io almeno non ho dovuto pagare
per averlo.
Questa è l'unica soddisfazione che mi sono presa nei suoi
confronti, perchè per il resto mi batte su tutta la linea.
So già che domani mia mamma mi farà una testa
così sugli exploit di Lavinia, sui suoi voti altissimi e
sulle sue conquiste.
Decido di fare qualcosa di carino per la nonna, così le dico
di andare a far visita alle sue amiche e intanto le cucino
qualcosa per cena.
Sfoglio i libri di ricette di mia mamma, non che lei ne abbia mai
aperto uno, sono un regalo di nozze, e ne trovo una che mi sembra
invitante.
Galletto ruspante con patate al forno.
Si, lo so, siamo all'inizio di agosto e fuori ci sono 30 gradi, ma mia
nonna adora il pollo, e io anche.
Inforco la bicicletta e vado a comprare gli ingredienti che mi servono.
Quando esco con la borsa che pesa circa mezzo quintale mi rendo conto
che rischio di spaccarmi la faccia se torno in bici, così
sono costretta a sistemare la spesa alla meno peggio sul sellino e
portare la bicicletta a mano fino a casa. Vi giuro che se
incrocio di nuovo Lorenzo mi sparo.
Ci impiego circa quaranta minuti a tornare indietro, ho le gocce di
sudore che mi corrono lungo la schiena e i capelli appiccicati alla
fronte. Quando entro mio padre mi guarda e mi dice <
< Anais, sei andata al supermercato in bici per comprare un
pollo e un kilo di patate? > >
< < Già. Sul momento mi era sembrata una buona
idea, ma non sapevo che un kilo di patate pesasse
così tanto! > >
Mio padre mi guarda perplesso < < Avresti potuto
chiamarmi, sarei venuto a prenderti. > >
< < Ci ho pensato, ma avrei dovuto lasciare lì
la bici e andare a riprenderla, sarebbe stato poco pratico. >
>
Farmi due volte la strada? No grazie.
< < Se lo dici tu. Senti, prima che te ne vai, volevo
dirti che sono contento che aiuti così tanto la nonna. Non
è più tanto giovane e sappiamo entrambi che tua
madre tende a trattarla come una governante, quindi sono felice che tu
le dia una mano. > >
Detto questo se ne va su per le scale e sparisce fuori dal mio campo
visivo.
Io abbozzo un balletto, sono felice che il mio piano cominci finalmente
a mettere radici.
Vado in cucina, mi annodo il grembiule stretto e mi metto all'opera.
Preparo nel mixer un trito di aglio, alloro, rosmarino, sale grosso e
origano, le erbe aromatiche arrivano direttamente dall'orto della nonna.
Ungo una teglia, ci dispongo il galletto, che in realtà
è un pollo, al supermercato c'era solo quello, ci spalmo
sopra dell'olio e distribuisco bene il trito, sperando che appaia
abbastanza "ruspante".
Inforno, imposto il timer a forma di fragola che ho regalato alla nonna
per la festa della mamma e aspetto.
Passata un'ora spelo le patate, le taglio a cubetti e le distribuisco
nella teglia insieme al pollo, quando apro lo sportello del forno un
odore buonissimo si diffonde in tutta la cucina.
La nonna rientra in casa proprio ora, quando entra in cucina mi dice
< < Mmm Anais, c'è un odore buonissimo! Non
dovevi darti tanto disturbo! > >
< < Ma no! Non è niente! E ora, get the fuck
out of my kitchen! > > esclamo imitando Gordon Ramsey.
Mia nonna non parla una parola d'inglese ma ha capito lo stesso.
Intanto che aspetto che la cena finisca di cuocere preparo un semplice
aperitivo, mescolo in una caraffa del gingerino e del vino bianco, ci
aggiungo qualche fetta di arancia e lo porto fuori in terrazzo.
Ne verso un pò in un bicchiere e lo servo alla nonna che mi
aspetta seduta sulla panchina insieme a Lafayette.
< < Wow, grazie! Anche l'aperitivo! Oggi mi sento proprio
viziata! > >
< < Te lo meriti! > > facciamo un brindisi
e io vado a recuperare il pollo nel forno.
Apparecchio per due e ci prepariamo a mangiare.
E' buonissimo. Sono proprio fiera di me.
< < Che odorino. Mamma perchè hai cucinato il
pollo oggi che non ceno a casa? > > mia madre
è risorta dalla sua camera dove ha passato tutto il
pomeriggio a farsi la piega e truccarsi neanche dovesse andare alla
cerimonia degli Oscar.
< < Guarda che io non ho fatto proprio niente. E' stata
Anais a cucinare, mi ha fatto una sorpresa! > >
Mia madre, che nel frattempo si è messa a piluccare un
pò di pollo dalla teglia, rimane col boccone sospeso a
mezz'aria e mi fissa.
< < Ok, chi sei tu? Che ne hai fatto della mia sfaticata
di figlia? > >
< < Guarda che ho imparato un sacco di cose stando con la
nonna! > > A differenza tua.
< < Bè almeno non hai dato fuoco alla cucina!
> >
< < Ahah molto divertente. > >
< < Ok, allora noi andiamo! > > interviene
il papà trascinando via la mamma.
< < Divertitevi! > > augura loro la nonna.
Inutile che io le dica di divertirsi, so già che
passerà la sera a inventarsi storie su di me.
Il giorno dopo mi concedo uno strappo alla regola, dopotutto
è domenica, va bene far credere ai miei che sgobbo come una
matta ma, un conto è farlo solo credere, un conto
è farlo sul serio e io non sono stata ferma un attimo negli
ultimi giorni.
Di solito la domenica dormiamo tutti fino a tardi, tranne mia nonna che
va a messa, pranziamo con quello che capita e non facciamo
assolutamente niente.
I miei si preparano un panino col pollo rimasto e mia nonna ed io ci
prepariamo un'insalata veloce.
Nel pomeriggio mando un sms a Valentina per salutarla, domani
partirà e non la rivedrò per un sacco di tempo.
Mi piazzo sul letto, accendo la televisione e mi guardo I Goonies. E'
il mio film preferito e lo guardo ogni volta che voglio tirarmi un
pò su di morale.
Scendo per la cena e trovo i miei già seduti a tavola che
parlano fisso.
< < Allora, com'è andata ieri sera? >
> non che mi interessi, è tanto per fare
conversazione.
< < Bene, la mia amica Virginia mi ha detto che Lavinia
è al secondo anno di università. > >
Ecco, ci risiamo.
< < Studia pubbliche relazioni e condivide un
appartamento con altre tre studentesse. Ha ottimi voti. >
>
Si certo come no.
< < Wow, buon per lei > > dico in tono
piatto.
< < Mi ha detto che ogni tanto il sabato sera fa la
ragazza immagine nelle discoteche per guadagnare qualche soldo.
> >
< < Bene. Interessante > > ma che me ne
frega di Lavinia?
< < Anais, senti, è ora che anche tu cominci a
far qualcosa! > > dice secca.
< < Qualcosa? Ma se non faccio altro che sgobbare! Lo hai
visto con i tuoi occhi! > > esclamo.
< < Non intendo in casa, nessuno ti ha chiesto di
trasformarti nella donna delle pulizie, intendo un lavoro vero. Se non
vuoi andare all'università va bene, ma almeno mettiti a fare
qualcosa di utile! > >
< < Si, qualcosa di cui puoi vantarti coi tuoi amici con
la puzza sotto al naso! > > sbotto.
Ogni volta è la stessa solfa. Esce a cena con Virginia e il
giorno dopo attacca con "Ma perchè non sei più
alta, Lavinia è una stangona!", "Ma perchè non
sei più simpatica, Lavinia fa scompisciare dalle risate!",
"Ma perchè non esci con qualcuno? Lavinia ha un fidanzato
bellissimo!".
< < Non parlarmi con questo tono! Io non mi vanto coi
miei amici! > >
< < Ma se non fate altro che darvi arie tra di voi! Sai
che c'è? Non me ne importa un fico secco di quella smorfiosa
di Lavinia, io la odio! E' così, io e lei non ci
sopportiamo, quindi smettila di fare confronti tra di noi, non
sarò mai come lei! > >
< < E chi ti chiede di essere come lei! Devi darti una
mossa Anais, organizza altri colloqui di lavoro e cercane uno sul serio
invece di perdere tempo! > >
Esco dal salotto sbattendo la porta e me ne vado in camera mia
chiudendomi a chiave.
Maledetta Lavinia. Per colpa di quella smorfiosa il mio piano ha subito
una battuta d'arresto, eppure ieri mi sembrava a buon punto.
Mia madre sarà difficile da convincere, mio padre
è già praticamente dalla mia parte, ma lei
è troppo preoccupata di cosa penserebbero i suoi amici.
Scommetto che Lavinia neanche ci va all'università.
Mi sveglio il lunedì mattina felice di non vedere mia mamma,
quando entro in cucina non c' è nessuno e sul tavolo trovo
"La Bancarella" un giornale di annunci di ogni tipo.
Lo sfoglio distrattamente e noto che alcuni sono stati cerchiati a
penna.
Sono tutte offerte di lavoro.
Mia madre deve averlo comprato stamattina e spulciato a fondo prima di
andare a lavorare.
Leggo attentamente gli annunci che ha selezionato.
"Ditta seleziona ambosessi motivati per facile lavoro d'ufficio"
"Ristorante Al Cavallino Bianco cerca cameriera anche prima esperienza"
"Ufficio cerca personale per lavoro telefonico"
"Bar in centro cerca banconiera bella presenza, massimo 25 anni" ,
questo dev'essere Il Rigoletto.
"Azienda leader nel settore cerca giovani motivati, no porta a porta" ,
quindi porta a porta.
In ogni annuncio c' è scritto "astenersi perditempo", quindi
tecnicamente io dovrei astenermi ma decido lo stesso di andare a
navigare in internet per trovare informazioni su questi lavori.
Comincio con la prima offerta. Digito il numero telefonico fornito
nell'annuncio per scoprire a che ditta appartiene e mi escono fuori
vari forum in cui gli utenti raccontano le loro disavventure con questa
"ditta". Si tratta di un ufficio che si occupa di energia elettrica e
gli "ambosessi motivati" dovevano andare in giro da azienda in azienda
a proporre un contratto con loro. Un incubo, senza parlare che non
c'è nessun ufficio.
Il secondo annuncio riguarda un ristorante veramente carino, potrei
anche farci un salto.
Il lavoro telefonico non se ne parla e al Rigoletto ci sono
già stata.
L'Azienda leader nel settore è come temevo, porta a porta,
quindi molto simile al primo annuncio.
Wow. Mia madre vorrebbe che io mi riducessi a svolgere uno di questi
lavori?
Non ho parole. Lei se ne starebbe tutto il giorno nel suo bell'ufficio
e io dovrei andare in giro a fare porta a porta? No Way.
Devo almeno farle credere che mi sto impegnando, così butto
giù un curriculum vitae che è lungo la bellezza
di una facciata e mezza, ne stampo un pò di copie e le
lascio sulla scrivania.
Quando tornerà le dirò di aver fissato un paio di
appuntamenti e che ho intenzione di distribuire un pò di
curriculum nei negozi del centro.
Il resto della settimana trascorre tranquillo tra la solita routine e i
miei colloqui di lavoro falsi.
Passo un sacco di tempo fuori casa, devo far credere a mia nonna di
cercare un impiego con tutte le mie forze, ma in realtà vado
al parco, mi porto dietro un libro e leggo seduta ai piedi di un albero.
Un giorno sono anche andata a trovare Ambra, l'ho strappata via dai
libri e l'ho convinta a mangiarci un gelato.
< < Sto pensando di lasciare Alberto >
> ha detto all'improvviso.
Lo avevo intuito già da un pò ma sentirglielo
dire mi ha rincuorata.
< < Sei sicura? > > non vedo l'ora, ma
ripenso a quello che mi ha detto mia nonna, che dovrei essere un
pò più felice per la mia amica e non sempre
remarle contro.
< < Si, ho deciso. Non lo sopporto più.
All'inizio mi affascinava, più grande, più
maturo, pensavo che io e lui saremmo stati sulla stessa lunghezza
d'onda, invece non fa altro che credersi superiore e farmi sentire
stupida. > >
< < Mi sento sempre così anch'io con lui! Ha
questo modo di parlarti, come se volesse a tutti i costi convincerti
che quello che pensa lui è giusto e quello che dici tu sono
cavolate! > > , è stato liberatorio
poterglielo dire finalmente.
< < Si! E' proprio così che mi sento! Ana, non
mi avevi mai detto di pensarla così! > >
< < Bè, non è che potevo venire da
te e dirti "Hei, sai che c'è? Il tuo ragazzo è
insopportabile!", sei la mia migliore amica, finchè ti ho
vista felice con lui non ho detto niente, ma ora che vedo che sei
triste ti dico quello che penso di lui. > >
< < Grazie della tua onestà, ero convinta di
essere matta a pensare di lasciarlo. > >
< < Perchè mai dovresti essere pazza? Se non
lo ami più non lo ami e basta. > >
< < Lo so ma sai, lui è il mio primo vero
fidanzato, è un ragazzo responsabile, serio. I miei genitori
stravedono per lui, è di buona famiglia, sempre educato con
mia mamma. > >
< < Si ma ci devi stare tu con lui non loro >
> non voglio che i suoi la spingano a cambiare idea.
< < Lo so, ma ti dico, ci sto pensando. Non voglio che
lui pensi che l'ho usato solo per aiutarmi ad entrare
all'università, non so se riesci a capire. > >
Capisco benissimo. Alberto è proprio il tipo che se mollato
se ne uscirebbe accusando Ambra di averlo frequentato solo per un suo
tornaconto.
< < Ma certo! Devi fare quello che ti fa stare meglio!
> >
L'ho lasciata forse con più dubbi di prima, ma se l'ho
aiutata a far chiarezza sulla sua relazione sono felice.
Ogni sera quando torna a casa mia madre ancora prima di
salutarmi mi chiede < < Trovato qualcosa? >
>
All'inizio non ci davo peso, ma ora comincia veramente a darmi sui
nervi. Pensa forse che un lavoro si trova così su due piedi?
Ok, forse sì, se mi stessi impegnando veramente forse avrei
già trovato qualcosa, ma è la scusa che tiro
fuori sempre.
< < Cosa credi, che sia così facile trovare un
lavoro? > >
< < Secondo me non ti impegni abbastanza! Domani
vedrò di fare qualche telefona e farti avere qualche
colloquio! > >
O cacchio no. Non posso permettere che mia madre mi fissi degli
appuntamenti, sarei costretta ad andarci per davvero, e verrebbe a
sapere se mi sono comportata bene o se li ho sabotati di proposito.
< < Non ho bisogno del tuo aiuto grazie tante!
Me la cavo benissimo da sola! > >
< < Si, abbiamo notato! > > risponde
sarcastica.
Passo il resto della settimana al parco e faccio credere a mia mamma di
aver sostenuto dei colloqui in un paio di negozi. Questo sembra
calmarla un pò, infatti mi da un pò di tregua.
Sabato pomeriggio con i miei a casa, mi vesto bene, pantaloni stretti e
camicetta, prendo una cartellina in cui ho infilato un pò di
curriculum e annuncio che torno alla ricerca di un lavoro.
In realtà mi metto a cercare un regalo per Ambra. Il suo
compleanno è a ferragosto, quindi ho ancora un pò
di tempo ma non ho comunque niente di meglio da fare.
Lei è andata a trovare sua nonna e Valentina è
partita già da una settimana.
Vago per i negozi del centro ed entro in una libreria. Mi scelgo un
libro, a forza di passare i pomeriggi al parco ne leggo quasi uno al
giorno, e mi dirigo alla cassa. Sul bancone vedo un cartello con
scritto "Cercasi Apprendista". Do la tessera fedeltà alla
commessa e le chiedo senza pensarci < < Posso
lasciarti il mio curriculum? > >
Non mi sembra vero di averlo detto ad alta voce. Lei acconsente
così le consegno il documento e lei mi da la busta col mio
libro.
O mio Dio. Ho consegnato un curriculum per davvero. La buona notizia
è che stasera quando rincaserò dicendo ai miei di
aver cercato un lavoro per una volta non sarà una bugia, il
lato negativo è che potrebbero anche richiamarmi.
Cosa faccio se mi richiamano? Rispondo? Lascio squillare il telefono
facendo finta di niente? Ma che dico, io non so quale sia il numero
della libreria, dovrei non rispondere a tutti i numeri sconosciuti?
Ok. Niente panico. Le probabilità di essere convocata per un
colloquio sono infinitesimali.
Scommetto che il mio curriculum è andato dritto a far
compagnia a un sacco di altri che non verranno mai letti.
Non riesco a trovare niente di bello per Ambra, a parte un block notes
con la copertina elaborata con una cornice dorata e delle farfalle in
rilievo, lei adora le farfalle.
Torno a casa e trovo mia madre pronta sulla porta che mi rivolge la
solita domanda < < Allora, hai combinato
qualcosa? > >
Sbuffo. < < No mamma, ho consegnato qualche curriculum.
> >
< < Dove? > > insiste.
< < In un paio di posti, anche in libreria. Sanno che
sono una cliente abituale magari giocherà in mio favore.
> > O cielo, spero di no.
< < Mah, speriamo > > mi risponde scettica.
E' l'unica ad insistere così tanto.
Mio padre non mi ha mai più parlato di colloqui dopo la
storia del bar, ma lui so già che è dalla mia
parte.
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Capitolo 10 *** Capitolo dieci ***
Capitolo
dieci.
Dalla mia parte un cavolo.
Esattamente martedì sera alle 19.08 mio padre molla la bomba.
Me ne sto seduta pacifica a tavola quando lui si gira verso di me e mi
dice < < Anais, oggi in pausa sono andato a bere un
caffè nel bar davanti al Duomo. Ho incontrato il
proprietario, sai è un amico di Claudio, e mi ha detto di
non averti mai vista > >, comincia a fissarmi con aria
interrogativa.
Inizio a sudare freddo. Sono nel panico più totale. La mia
mente schizza da una scusa all'altra, cerco disperatamente qualcosa da
dire.
< < Dai? Strano. Eppure ci sono andata. Ma è
stato più di due settimane fa, magari non si ricorda
> > dico con voce tremante.
< < E' quello che ho pensato anch'io, ma lui mi ha
assicurato che si sarebbe ricordato di qualcuno con un nome
così particolare. > >
Dannato nome, mia mamma non poteva chiamarmi Maria?
< < Magari non è con lui che ho parlato,
avrò incontrato qualcun altro. > >
< < Ho pensato anche a quello ma mi ha detto che
è lui che si occupa dei colloqui e delle assunzioni.
> > Ancora quello sguardo penetrante.
Noto che anche mia mamma mi fissa e mia nonna è immobile.
Mi sento come un accusato alla sbarra, so di essere stata beccata in
pieno e realizzo che non la passerò liscia stavolta.
< < Ok. Va bene lo ammetto! Non l'ho fatto il colloquio
lì dentro! > >
< < Cosa? > > sbotta mia madre.
< < Oh, Anais > > dice sconsolato mio
padre, mia nonna è ancora immobile.
< < Ma non capite, quel posto è orribile! E'
da presuntuosi, non sarei mai stata assunta lì dentro, e non
sarei mai stata felice di lavorarci! > >
< < Non è da presuntuosi, è un
posto molto alla moda! > > dice mia mamma, che rientra
esattamente nella clientela tipo di quel posto.
< < Invece è orribile. La cameriera che mi ha
accolta era antipaticissima, non voglio diventare così!
> >
< < Anais, fammi capire una cosa: se hai mentito su
questo, su quanti altri colloqui hai mentito? >
> mia madre mi fissa con uno sguardo accusatorio.
O cazzo.
< < Hai almeno sostenuto la metà dei colloqui
che pretendi di aver fatto? Hai almeno consegnato un curriculum?
> >
Ah ah. Si UN curriculum l'ho consegnato. Si, so di essere nella merda
fino al collo.
< < Ma certo! Ne ho consegnati un sacco! Sei tu che sei
convinta che un lavoro si trovi così su due piedi! Guarda
che con il mio diploma da due soldi non mi prendono neanche da Mc
Donald's! > > o cazzo, sto citando Alberto, devo essere
veramente disperata.
< < Appunto! Lo vedi che devi andare
all'università? > >
< < Uffa ancora con questa storia? Non ci vado, punto e
basta! > > dico esasperata.
Sono passati tre giorni da quella fantastica sera.
Mia mamma ogni volta che mi guarda scuote la testa, mio padre non mi
calcola minimamente, ma per lui è normale.
Mia nonna mi è sembrata un pò delusa.
< < Cielo Anais, ma che ti è saltato in mente
di mentire così ai tuoi genitori? > >
< < Lo so nonna, ma credimi io ci sono andata veramente
in quel bar, ma alla fine non ce l'ho fatta. Sarei impazzita a lavorare
lì dentro, non voglio trasformarmi in una frustrata che
risponde male a tutti solo perchè ha un lavoro orribile.
> >
E' la verità. Scommetto che quella cameriera prima di
iniziare a lavorare lì dentro era la persona più
spassosa del mondo, ma dopo mesi di clienti maleducati che non ti
dicono ne "ciao" nè "grazie" si è trasformata in
un'antipatica.
< < Si ma avresti dovuto dirlo subito. > >
Forse è vero. < < Nonna, e come avrei fatto? A
volte la mamma si aspetta così tanto da me. Non capisce che
non sono come lei, o come Lavinia. Ti giuro che ne ho consegnati tanti
di curriculum. > >
< < Ti credo. > >
E' sabato mattina, il che significa che dovrò di nuovo
passare tutto il giorno a zonzo per far credere ai miei di cercare un
lavoro disperatamente.
E' già tanto che mia mamma non abbia insistito per
accompagnarmi, così vago di nuovo senza meta per il centro.
Ho afferrato la cartellina vuota prima di uscire, non mi sono neanche
presa la briga di stampare altri curriculum, quelli che avevo li ho
buttati nel cestino del parco.
Passo di fronte ad una gioielleria e vedo il regalo perfetto per Ambra,
giusto in tempo, manca una settimana al suo compleanno.
Entro ed esco con un'elegante scatolina con un fiocchetto di
raso, contenente un semplice braccialetto d'argento con dei ciondoli a
forma di farfalla.
Sono costretta a ficcare il bellissimo pacchetto nella mia borsa, non
posso rischiare che mia madre lo veda, ci manca solo che scopra che
sono andata a fare compere invece di portare a termine la mia "
missione".
Per abitudine faccio uno squillo a Valentina, chiedendomi dove sia in
questo momento.
Sono passate due settimane e ne io nè Ambra abbiamo ancora
avuto sue notizie.
Ho telefonato a casa sua ma non ha risposto nessuno, probabilmente sua
madre era a lavoro, e ho provato a mandarle una e mail ma non ho
ricevuto risposta.
Spero almeno che sia ancora viva.
Cammino ancora un pò per il centro quando, o Dio ti prego
no, becco Lavinia.
E' in giro con la sua clicca di squinzie, tutte vestite uguali.
Pantaloni super skinny, canottiera super attillata e scarpe coi tacchi
super alti. Capelli super biondi, trucco super impeccabile e denti
super bianchi.
Io invece indosso la gonna con i fiori e la maglietta di Iron Man,
converse, coda da cavallo e lucidalabbra preso all' Oviesse a 2,59
€.
Noto che mi guarda e sono sicura che per un nano secondo ha considerato
l'idea di far finta di niente, ma la voglia di sfottermi è
troppo forte così sento che esclama
< < ANA! O mio Dio, ciao tesoro! > >
Si avvicina a me con la sua ghenga al seguito e mi da due baci sulla
guancia. Una zaffata di profumo costoso mi colpisce e la saluto
controvoglia.
< < Ciao Lavinia, ehm, come va? > >
< < Oh sai, ho sempre mille cose da fare! >
> risponde in tono melodrammatico. < < Tu, invece
che fai da queste parti da sola? > > sottolinea bene
l'ultima parola.
< < Mah, niente di che, ho comprato un regalo per la mia
migliore amica, adesso me ne torno a casa. > > Non ci
credo che me ne sto qua a parlare del più e del meno con lei.
< < Ah, benissimo. Sai io mi stavo facendo un giro con le
mie migliori amiche, poi ci beviamo un aperitivo, vero ragazze?
> > le altre beote annuiscono come delle oche.
< < Wow, sembra un programma divertente! >
> vi prego, qualcuno mi uccida.
< < Si, ci vediamo praticamente ogni sabato, vero
ragazze? > > altri versi di consenso, < <
Stasera poi ci raggiunge un mio amico, LORENZO, lo conosci, vero?
> > mi guarda con un'aria maliziosa da finta tonta.
All'inizio delle superiori ero ancora convinta che mia madre
ed io fossimo migliori amiche e le confidavo ogni cosa.
Le raccontavo di Enrico, delle mie amiche e le rivelai la mia mega
cotta per Lorenzo. Allora non sapevo che frequentasse Lavinia, fu
quando mia mamma lo raccontò a Virginia che lo
scoprì.
Da quel momento Lavinia non fa altro che prendermi in giro e
punzecchiarmi su questa storia.
< < Si, lo conosco, sai che eravamo in classe insieme,
comunque sono anni che non lo vedo! > > non ho intenzione
di raccontarle della disavventura dell'altro giorno.
< < Ah già, e' vero! > > dice
con aria innocente.
Fisso l'orologio con aria distratta e dico < < Cavoli
è proprio tardissimo! Devo assolutamente correre a casa!
> >
< < Perchè, hai il coprifuoco? >
> e ridacchia con le sue amichette.
< < No, ma devo andare a prepararmi per una festa a cui
mi hanno invitata > > invento.
Mi sembra di averle chiuso il becco perchè si limita a dire
< < Oh, ok, bè allora noi andiamo, vero
ragazze? > > e mi ridà due baci sulla guancia
prima di allontanarsi.
Prima di tornare a casa devo passare in farmacia a comprare un
disinfettante potentissimo.
Rientro in casa, corro in camera prima che mia mamma mi mitragli di
domande e metto il regalo per Ambra nel cassetto del comodino.
Scendo le scale e becco proprio mia mamma che mi dice < <
Ana, per favore, vieni in salotto, io e tuo padre dobbiamo dirti una
cosa. > >
Che c'è? Lavinia l'ha chiamata per chiederle se è
vero che devo andare ad una festa e ora mi sgrideranno per aver
inventato anche questo?
Arrivo in salotto e li trovo seduti sul divano.
Mio padre ha l'aria di uno che vorrebbe essere in qualsiasi altro posto
e mia mamma ha un' espressione trionfante.
< < Anais, io e tuo padre abbiamo parlato e abbiamo preso
una decisione. Dato che sembra che tu non ti stia impegnando affatto a
cercare un lavoro, e ti rifiuti di andare all'università
abbiamo deciso di darti un piccolo incentivo. > >
Uh-oh. Un incentivo? Cioè se mi trovo un lavoro mi danno un
premio? Chissà di che premio si tratta. Una macchina? Un
viaggio?
< < OK. Vi ascolto. > >
< < Bene. Se non trovi un lavoro entro due settimane,
andrai all'università. > >
COSA?
Fermi tutti, a me questo non sembra affatto un incentivo, mi suona
più come un ricatto.
< < Cosa?!? Due settimane? Come diavolo faccio a trovare
un lavoro in così poco tempo? E poi scusate, che razza di
incentivo sarebbe? > >
< < Bè, dato che non vuoi assolutamente andare
all'università, magari ti convinci a trovarti un lavoro. E,
perchè sia chiaro, sarò IO a decidere la
facoltà. > >
< < Voi due siete pazzi, anzi TU sei pazza, dato che so
che ci sei solo tu dietro a questa storia! > >
Me ne torno in camera e non scendo neanche per la cena.
Meno male che ho un twix nella borsa.
Passo una notte d'inferno, mi capita troppo spesso ultimamente.
Che razza di piano è, ricattarmi per trovare un lavoro?
Il mio si che è un piano, anche se la sua realizzazione
è lontana anni luce.
Mia madre non si convincerà mai e poi mai, quindi forse
dovrei solo darle ragione e trovarmi un lavoro.
Magari non sarebbe poi così male.
Chiederò consiglio ad Ambra, mercoledì ci vediamo
per il suo compleanno.
Lunedì mattina esco presto e mi dirigo dove mai avrei
creduto: l'ufficio di collocamento.
Odio quei posti. C'è n'è uno vicino alla fermata
dell'autobus che prendevo per tornare a casa da scuola, quindi ci
passavo davanti ogni giorno.
Era sempre pieno di gente in attesa su delle sedioline di plastica nera
dall'aria scomodissima, tutti con un'espressione disperata dipinta in
volto. Mai avrei creduto che sarei stata una di loro, ma devo ammettere
che adesso anch'io sono disperata, e forse più di loro.
Dubito che qualcuno di quei tizi abbia una madre che li ricatta.
Entro in uno degli uffici e mi avvicino timidamente al bancone.
< < Si, prego? > > una ragazza gentile con
degli occhialoni mi sorride.
< < Ehm, si, salve, buongiorno, io sto cercando un lavoro
> > mi sento come durante un'interrogazione.
< < Sei già iscritta? > > mi
chiede sempre con quel tono gentile.
< < Ehm, no è la prima volta che vengo qua.
> >
< < Ok, allora ti faccio compilare qualche foglio, puoi
accomodarti lì > > e mi indica le famigerate
sedioline.
Mi porge dei fogli in cui devo indicare i miei dati e le mie esperienze
lavorative.
Era dai tempi dei compiti in classe di matematica che non lasciavo un
foglio così in bianco.
A parte i dati personali non ho scritto nient'altro. Nei curriculum che
mi ero scritta a casa avevo inventato un sacco di baggianate, ma qua
non posso mentire.
Le riconsegno i fogli, lei ci dà una letta e mi chiede
< < Ok, allora hai appena preso il diploma? Che tipo di
lavoro stai cercando? > >
Nessuno a dire il vero.
< < Non saprei, qualsiasi. > > Mia madre mi
sta ricattando, vorrei aggiungere.
< < Potresti considerare anche un lavoro come commessa o
cameriera? > >
Neanche per sogno.
< < Si, perchè no! > >
< < OK. Guarda per adesso la situazione è un
pò ferma, le aziende non cercano personale, abbiamo poche
offerte, ma per qualsiasi cosa ti chiamo! > > dice
ottimista.
< < Senta, non è che ci sarebbe qualcosina
già adesso? Anche poche ore? > > O cielo, sono
disperata per davvero.
< < Mmm, no, niente che rientri nelle tua
abilità. Potresti rivolgerti al Centro per l'impiego del tuo
Comune, lì hanno anche informazioni sui corsi post diploma,
potresti farci un pensierino > > mi dice.
< < Ok, grazie, ci penserò. > >
Esco con una gran voglia di piangere.
Sapevo benissimo di non aver alcuna chance di trovare un lavoro in due
settimane, spero solo che mia mamma batta la testa, abbia una forte
amnesia e si dimentichi del ricatto.
Passo tutte le mattine in giro per uffici di collocamento, il
pomeriggio invece lo passo con mia nonna, non l'ho più
aiutata dal fattaccio e non mi sembra giusto abbandonarla alla mole di
lavoro che le rifila mia mamma.
Siamo nell'orto a sistemare gli steli di bambù intorno alle
melanzane quando noto che mi guarda preoccupata.
< < Come va Anais? Sei fiduciosa per il lavoro? >
>
< < Macchè! Non riuscirò mai a
trovarne uno in due settimane e la mamma lo sa benissimo! Che razza di
ricatto è? > > dico sconsolata.
< < Bè, penso che voglia rispettare il termine
delle iscrizioni all'università. Se ti avesse concesso
più giorni non riuscirebbe ad iscriverti in tempo. >
>
Allora è proprio sicura che vincerà.
Passiamo il resto del pomeriggio all'aperto e io immagino di conficcare
i paletti in testa a mia madre piuttosto che nel terriccio. Ok, forse
sono un pò violenta ma credetemi, mi sta esasperando.
E' mercoledì, ho passato un'altra mattinata inutile in giro
e ora mi preparo per andare da Ambra.
Saremo solo io e lei, di solito ce ne andiamo con Valentina
nell'appartamento al mare di mia zia e passiamo lì tutto il
week end, ma quest'anno nessuna delle due è dell'umore
adatto per feste sulla spiaggia.
Andrò a casa sua, mangeremo la pizza fatta da sua mamma e
guarderemo film da ragazze.
Le ho preparato una torta insieme alla nonna questo pomeriggio,
recupero il suo regalo dal comodino, prendo il block notes che non ho
nemmeno incartato ed esco urlando solo un < < Allora io
vado! > >
Carico tutto nella macchina di mia madre, posiziono la torta sul sedile
del passeggero e mi avvio.
Odio guidare.
Di solito mi faccio venire a prendere da Ambra ma, trattandosi della
sua festa non potevo farla venire fino a casa mia per poi tornare
indietro a casa sua (non che non ci abbia pensato).
La mia guida fa concorrenza a quella dei vecchietti di 90 anni, vado
circa a 60 all'ora, mi faccio superare anche dai Sulki.
Arrivo a casa di Ambra, faccio una manovra degna di un pilota di
formula uno, recupero tutte mie cose e suono il campanello.
< < E' qui la festa delle super fighissime?? >
> esclamo quando si apre la porta, per scoprire che è
sua madre che mi ha aperto.
Eccolo, lo guardo che mi è fin troppo familiare, quello di
chi pensa che io sia completamente pazza.
< < Ehm, salve Romana, si, ehm io sono qui
perchè, Ambra, sa, il compleanno, festa, torta! >
> e le indico la tortiera.
Lei prosegue imperterrita a rivolgermi quello sguardo e si limita a
dirmi < < Ambra è in camera sua. >
>
< < Oh, ok, ehm, grazie, allora, io vado! >
> e schizzo su per le scale.
Non mi sento di dire che la mamma di Ambra mi odia, ma si, diciamo che
non le piaccio affatto.
Mi trova troppo esuberante, mentre Ambra è sempre
così posata, faccio un sacco di battute e parlo sempre a
vanvera.
Mi succede solo con lei e Valentina, con le altre persone sono un vero
orso, a malapena saluto, ma con loro mi sento sempre libera di essere
me stessa.
Con Cristina non mi sentivo così. Ci conoscevamo dall'asilo
e io stravedevo per lei, era la tipica ragazza carina che aveva un
sacco di successo coi ragazzi, era spontanea con loro e ne frequentava
sempre un sacco.
Ogni volta che mi chiedeva di uscire con lei prima dovevo andare a casa
sua e passava almeno un'ora a truccarmi, pettinarmi e prestarmi i suoi
vestiti affinchè io fossi presentabile come lei.
Le ho sempre dato corda, perchè ero convinta che
trasformandomi in lei avrei avuto più successo e che sarei
piaciuta di più. Non funzionava mai, era sempre lei quella
che attirava l'attenzione, io non piacevo lo stesso.
Dopo aver conosciuto Ambra e Valentina ho capito che se proprio non
dovevo piacere a nessuno, tanto valeva rimanere me stessa. Due mesi
dopo incontrai Enrico.
Busso alla porta di Ambra e lei mi apre con un gran sorriso.
< < Ciao! Oddio, dalla tua faccia mi sa che ti ha aperto
mia madre! > > fa una risatina.
< < Si! Cavolo, mi odia proprio! Ma che le ho fatto? Hei,
non le avrai mica detto che ti ho consigliato di mollare Alberto vero?
> > ci mancherebbe solo questa.
< < Ma no!>> fa un'altra risatina <
< E' che non le vai a genio, chissà
perchè, ma lasciala stare, è isterica! >
>
Le mostro la torta che ho fatto per lei ed è molto colpita,
di solito a scuola era lei a farmi le torte per il compleanno.
< < Cavoli Ana, è fighissima! Hai anche
scritto "auguri", wow non sapevo che fossi diventata così
brava! > > e scatta una foto alla torta col cellulare.
< < Mi ha aiutata mia nonna, non credere che sia tutta
farina del mio sacco! > > dico modesta.
Passiamo la serata mangiando la pizza sdraiate sul pavimento guardando
"Ragazze a Beverly Hills", poi le do i miei regali.
< < Oooh, ma è bellissimo, cavoli Ana, non
avresti dovuto! > > dice provandosi il braccialetto.
Passiamo a parlare di Valentina, neanche Ambra l'ha più
sentita, ma lei non è convinta come me che finirà
ammazzata e che ritroveranno il cadavere mesi dopo nel Danubio.
Passo tutta la sera a chiedermi se sia il caso o meno di dirle cosa mi
sta succedendo col lavoro, alla fine scelgo di si.
< < Ambra adesso ti racconto una cosa che ti
farà senz'altro ridere! > > annuncio a un
tratto.
< < Ok, spara. > >
< < Allora, come sai io non sono mai voluta andare
all'università, non fa per me. > >
La mia amica è attenta e annuisce con la testa.
< < Mia madre mi ha detto di trovarmi un lavoro. Devo
ammettere che io non mi sono spaccata la schiena a trovarne uno,
così lei ha trovato un modo per darmi una spintarella.
> >
Ambra aggrotta le sopracciglia < < Spintarella?
Cioè, tipo un incentivo? > >
< < Esatto. Praticamente mi ha detto che se non mi trovo
un lavoro entro due settimane, cioè adesso me ne rimane una
e mezza, mi spedisce dritta dritta all'università nella
facoltà di sua scelta. > >
< < Cioè, tipo un ricatto? > >
mi fissa perplessa.
Ah ah. Lo sapevo.
< < Sii! Allora lo vedi che è un ricatto? Non
è un incentivo! > > dico trionfante.
< < Bè, da un lato tua madre ha ragione a
pensare che dovresti trovarti qualcosa da fare, ma da lì a
costringerti a studiare se non vuoi, mi sembra un pò
ingiusto. Dopotutto sarebbero soldi sprecati. > >
Sono felice di avere qualcuno dalla mia parte.
< < Ah, grazie Ambra. Sapevo che l'avresti pensata come
me! > >
< < Quindi adesso stai cercando un lavoro? >
>
< < Già. E credimi, odio doverlo ammettere, ma
Alberto aveva ragione, è proprio dura! > >
Non le chiederò come va col suo ragazzo. Ambra è
una persona che quando vuole un consiglio te lo chiede, altrimenti non
è il caso di farle domande.
Finiamo la serata rievocando ricordi divertenti delle superiori, gli
scherzi fatti a Valentina e le mie disavventure durante le lezioni di
matematica.
La saluto e mi riavvio a passo di lumaca verso casa.
Il resto della settimana lo trascorro nello sconforto più
totale. Sono stufa di farmi chiudere le porte in faccia.
Il lato positivo di questa storia è che mia madre, essendo
convinta che ce l'avrà vinta, non mi tormenta più
chiedendomi dove sono stata o se ho trovato qualcosa.
Più di una volta ho sorpreso mio padre con un'espressione
combattuta, come se stesse valutando se dire qualcosa o meno. Secondo
me ha una gran voglia di dire a mia madre di chiudere il becco.
Sabato siamo tutti davanti alla tivù, sono riuscita ad
impossessarmi del telecomando quindi scelgo io cosa guardare. Faccio un
pò di zapping finchè trovo un programma
interessante che si chiama "Lavori Sporchi".
C'è questo tizio che percorre l' America alla scoperta dei
lavori più disgustosi del mondo. Nella puntata di oggi sta
facendo compagnia a degli sterminatori di scarafaggi e dopo la
pubblicità infilerà un braccio guantato nel
didietro di una mucca per controllare la posizione del vitello.
< < Guarda un pò cosa non fa la gente per
soldi > > dice mio padre che però non riesce a
staccare gli occhi dalla tivù.
< < Dannazione Anais, cambia questa schifezza! >
> esclama mia mamma con un'espressione disgustata.
< < No! E' divertente! E' un lavoro come un altro!
> > la punzecchio.
< < No invece! E' un lavoro disgustoso! > >
< < E dai! Scusa, cosa diresti se io mi trovassi un
lavoro così? > > insisto alzando il volume.
< < Ti prego! Morirei se tu facessi un lavoro del genere!
> > mi sfila il telecomando dalle mani e mette "Abito da
sposa cercasi" .
< < Hei, non vale! > > esclamo.
< < E dai, stavo guardando! > > protesta
debolmente mio padre.
Ho una strana sensazione. Qualcosa si sta facendo strada dentro di me,
sento che sto per avere un'idea.
< < Non importa, io vado in camera. > >
Mi chiudo dentro e comincio a pensare.
Mia madre vuole che mi trovi un lavoro a tutti i costi.
Morirebbe se io ne trovassi uno veramente orribile.
BINGO! TOMBOLA! EUREKA!
Ho un nuovo piano.
Mi troverò un lavoro orribile e mia madre morirà,
a quel punto non dovrò più lavorare.
Mmm. Non mi sembra un gran piano.
A un tratto mi torna in mente il film che guardai quando ero sola,
quello dello scapolo che paga la ragazza per farsi mollare.
Ma certo.
E' ovvio.
ORA ho un nuovo piano.
Mi troverò un lavoro.
Mia madre dovrà arrendersi e ammettere di aver perso e
sarà troppo tardi per iscrivermi
all'università.
Il lavoro che troverò sarà veramente orribile, il
peggiore di tutti, schifoso, disgustoso, ripugnante.
Mia madre morirà all'idea di cosa faccio per vivere e si
vergognerà a morte.
Prima o poi, non ci vorrà molto, lei mi
costringerà a licenziarmi.
Io nel frattempo avrò fatto credere a tutti che quello era
il lavoro dei miei sogni così, quando mi esorterà
a lasciarlo, si sentirà così in colpa che non mi
darà più fastidio e non mi chiederà di
trovarmene un altro per un bel pò.
E' UN PIANO GENIALE.
Nota
dell'autrice
Ecco un nuovo capitolo! Dal prossimo (finalmente) si entra
nel vivo della storia! Grazie ancora di cuore a tutti i lettori e tutti
per le bellissime recensioni!
|
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Capitolo 11 *** capitolo undici ***
note: in questo capitolo ci sono un
paio di scene un pò forti, spero di non urtare la
sensibilità di nessuno!
Capitolo undici.
Passo tutta la giornata di domenica
a navigare in internet per trovare i lavori più brutti del
mondo.
Mi basta digitare "lavori
orribili" su google e mi appare una moltitudine di
risultati.
Apro una pagina intitolata "Top
Ten dei lavori orribili" e ne cerco uno che possa fare al
caso mio.
Tra gli impieghi figurano "Promoter" , "Operatrice telemarketing" ,
"Impiegata in assicurazioni" , ma io non sto cercando un lavoro di quel
tipo. Il mio dev'essere DAVVERO orribile. Sottopagato certo,
ma proprio orripilante.
Questa pagina non fa al caso mio così ne apro un'altra: "I 10 lavori peggiori al mondo"**,
di sicuro mi darà qualche idea.
La classifica è la seguente:
10. Masturbatore di animali. Vi ricordo che sono allergica ai gatti.
9. Ispettore di letami. Ho un olfatto molto acuto, potrei morire, e non
è quello il mio scopo.
8. Controllore qualità del cibo per gatti. Vedere punto 10.
7. Pulitore di fogne. Vedere punto 9.
6. Poliziotti sommozzatori. Non so nuotare.
5. Ricercatori di mosquito. Bisogna essere degli scienziati.
4. Imbalsamatore. No thanks.
3. Pulitore di bagni chimici. Vedere punto 9 e 7.
2. Pulitori della scena del crimine. Vi ricordo che odio la vista del
sangue.
1. Minatore di carbone. Ahime non ci sono miniere nei paraggi.
Leggo qualche altro articolo sui lavori orribili, ma ben presto mi
faccio distrarre da una finestra "calcola il tuo Q.I." così
passo tutto il resto della sera a fare quiz e test, scoprendo che sono
molto più intelligente di quanto pensassi (ok, forse ho
imbrogliato giusto un pò).
Esco di casa carica di entusiasmo, per la prima volta ho un obiettivo.
La ricerca di ieri non è stata molto proficua, ma sono
sicura che qua nei dintorni almeno un lavoro orribile alla mia portata
ci dev'essere.
Decido di seguire il consiglio dell'impiegata simpatica del primo
ufficio di collocamento che ho visitato, così mi avvio verso
il Centro per l'Impiego, sperando che sapranno "consigliarmi" al meglio.
Suono il campanello, spingo la pesante porta ed entro. E' deserto, mi
avvicino ad una delle scrivanie e una signora tarchiata coi capelli
biondi e la ricrescita mi dice
< < Si? Posso aiutarti? > >
< < Buongiorno, io sto cercando un lavoro >
> le rispondo con un sorriso che si vuole ottimista.
< < Dovrai prendere un appuntamento > > mi
risponde secca.
Cosa? Io non ho tempo per queste cavolate, un appuntamento per trovare
un lavoro? Non siamo mica dal parrucchiere!
< < Oh, ok, ma vorrei solo un'informazione >
> le dico senza più sorridere, questa tizia mi da sui
nervi.
< < Che tipo di informazione? > > mi chiede
sempre con quel tono secco.
< < Ecco, mi stavo chiedendo se per caso non ci sia qui
in zona un lavoro orribile. > > dico con naturalezza.
Lei mi guarda da sopra gli occhiali < < Lavoro
orribile? Cioè? > >
< < Si, insomma, un lavoro che nessuno vuole, in cui la
gente si licenzia subito. > > Ho
un'idea < < E' per una ricerca, sto scrivendo
la tesi. > >
< < Mmm, vediamo. > > Ci pensa per alcuni
minuti. < < Bè, ci sarebbe la fabbrica qua
appena fuori dal paese. > >
Uh-Oh, potrebbe interessarmi.
< < Una fabbrica, che tipo di fabbrica? >
> chiedo con tono professionale fingendo di prendere
appunti sull'agenda.
< < E' una fabbrica in cui ammazzano il pollame, di
solito la gente non ci lavora per più di un paio di mesi.
> >
< < E come mai? E' troppo duro? La paga troppo bassa?
> > chiedo realmente interessata.
< < Mah, un pò tutto. Non è facile
uccidere animali innocenti per guadagnarsi lo stipendio. >
>
< < Ok, bè la ringrazio, è stata
molto utile. > > saluto ed esco dall'ufficio.
Bene, abbiamo un candidato.
Potrei benissimo far fuori tacchini e polli per vivere, da
piccola guardavo mia nonna tirare il collo alle galline, questo non
dev'essere molto diverso.
Ci farò un salto, prima però devo scoprire
dov'è questa fabbrica degli orrori.
Torno a casa, pranzo veloce con la nonna e consulto la pagine gialle
per trovare l'indirizzo della fabbrica.
Non trovo niente, così mi affido nuovamente all'onniscienza
di internet.
Trovato quello che cercavo, mi avvio alla fermata dell'autobus,
dovrò fare un cambio per arrivarci. Potrei benissimo andarci
con la macchina della nonna ma preferisco la sicurezza del bus.
Dopo 35 minuti di tragitto arrivo a destinazione, fortunatamente
c'è una fermata proprio dall'altra parte della strada,
suppongo che l'abbiano stabilita perchè i dipendenti non
possono permettersi una macchina e devono recarsi al lavoro coi
trasporti in comune.
Attraverso la strada deserta ed entro dalla porta sopra la quale
è affisso il cartello "Ufficio".
E' deserto. In lontananza sento i rumori della fabbrica in
attività per cui decido di aspettare che qualcuno si
manifesti.
Dopo almeno cinque minuti mi accorgo di un campanello sul bancone
così lo suono e poco dopo arriva una ragazzo sulla trentina,
non molto alto, coi capelli biondo cenere e dei bellissimi occhi verdi.
Sembra stupito di vedermi < < Ciao, posso
aiutarti? > >
< < Ciao, mi chiamo Anais, sto cercando un lavoro e mi
hanno detto che qui assumete spesso > > gli rispondo.
< < Un lavoro? > > sembra ancora
più stupito.
Dannazione, se quella racchia del Centro per l'impiego mi ha dato
un'informazione falsa mi avrà fatto buttare via
un'intera giornata.
< < Si, così mi hanno detto. E' abbastanza
urgente. > >
< < Bè, si in effetti qui assumiamo di
frequente, ma tu non mi sembri proprio il tipo che potrebbe lavorare
qua dentro > > dannazione avrei dovuto mettermi
i vestiti più brutti che ho.
< < Oh, no, io potrei farcela di sicuro! >
> dico cercando di apparire sicura di me.
< < Sai almeno cosa facciamo qua dentro? >
> mi chiede.
< < Mi hanno detto che vi occupate di polli >
>, mio Dio che risposta stupida.
< < Esatto, noi sopprimiamo il pollame in generale
> > mi guarda come se si aspettasse che io svenga o
scappi.
< < Benissimo! Io sono cresciuta in campagna, per me era
normale uccidere galline e polli! > > dico entusiasta.
< < Oh, davvero? > > sembra stupito.
< < Si, per me non c'è nessun problema!
> > ribadisco sempre entusiasta.
< < Ok, bè allora se sei convinta, direi che
posso farti fare un giro. Sto proprio cercando qualcuno nel settore
tre. > >
Settore tre, wow fa così tanto fantascienza.
< < A proposito, io mi chiamo Antonio. > >
mi stringe la mano.
Prima di farmi "fare un giro" mi fa indossare una tuta bianca che mi
ricopre da testa a piedi, infilare dei copri scarpe e dei guanti.
< < Qua dentro l'igiene è fondamentale!
> > mi spiega mentre oltrepassiamo la porta con quelle
strisce di plastica che si vedono anche nei supermercati.
Arriviamo in una stanza con dei binari appesi al soffitto con dei ganci.
< < Questo è il settore uno > >
mi spiega < < Qua danno una leggera scossa ai polli per
stordirli > > dice indicando i poveri pennuti appesi a
testa in giù ai ganci.
Nella stanza ci sono circa una decina di persone, tutte con tuta,
guanti, mascherina e occhiali, intente a "neutralizzare" i polli con un
aggeggio simile a un teser.
Antonio mi fa strada oltre la porta e mi guida nel settore due.
< < Qua invece gli operai tagliano la gola ai polli per
dissanguarli > > mi dice indicando un uomo credo, dalla
tuta non si capisce, proprio intento ad incidere la carotide del pollo.
< < Ottimo! > > dico facendo il segno dei
pollici in alto, ma in realtà vorrei vomitare, grazie a Dio
non dovrò lavorare nel settore due.
Il tour si conclude nel settore tre e prima di entrare Antonio mi porge
un paio di cuffie.
< < Queste sono indispensabili. > >
Mi fa entrare in una stanza con un rumore assordante.
Una decina di operai stanno di fronte a dei macchinari e quando mi
avvicino noto che ognuno dispone di una ruota che gira velocissima.
Facendo passare il pollo sopra di essa le piume vengono strappate via
con delicatezza e precisione.
Antonio mi fa segno di seguirlo e torniamo nel suo ufficio.
< < Allora, che ne te pare? > > mi chiede.
< < Mi sembra ok. Penso di potercela fare >
> dico, cercando di sembrare il più convinta
possibile.
< < Ottimo > > mi dice rivolgendomi un
sorriso.
< < Quindi tu sei il capo qua dentro? > >
gli chiedo curiosa, non pensavo che ad un capo si potesse dare del tu e
che fosse così disponibile.
< < Non esattamente, diciamo che io sono una specie di
responsabile, gestisco i settori dall'uno al quattro, per gli atri
settori ci sono altri responsabili, facciamo tutti capo al dirigente e
infine al proprietario > > mi spiega con chiarezza.
< < E quindi io starei sotto di te? > >
oddio mi è uscita male, < < Si, insomma nella
scala del personale > > rettifico.
< < Si, diciamo che sei sotto di me > > fa
una risatina. < < Allora se sei decisa, ti posso assumere
per un periodo di prova di un mese, ti servirà un
pò di tempo per padroneggiare bene il macchinario. >
>
Evviva!
< < Oh, in prova? Cioè vuoi assicurarti che io
vada bene per il posto? > > non ero a conoscenza di
questa cosa.
< < Bè, tecnicamente il periodo di prova serve
a quello, ma qua dentro il più delle volte serve alla gente
per capire che questo lavoro non fa per loro e spesso alla fine se ne
vanno a gambe levate > > ammette.
< < Oh, bè, con me non succederà.
Voglio veramente questo lavoro! > > dico positiva.
< < Ok, allora ti aspetto qua domani alle 8.00 se per te
va bene. > >
< < Ottimo, allora a domani! > > esclamo
stringendogli la mano.
Esco in balia di mille emozioni. Ho un lavoro! Un lavoro orribile,
probabilmente sottopagato, per cui dovrò spaccarmi la
schiena otto ore al giorno infilata a forza dentro una tuta
antiestetica!
Non avrei mai pensato che ci avrei messo così poco tempo. Mi
rimaneva ancora una settimana prima dello scadere del tempo, non so
cosa avrei fatto se non avessi avuto questo nuovo piano geniale.
Ho il lavoro più brutto del mondo, non vedo l'ora di dirlo a
mia mamma!
Per festeggiare decido che stasera sarò io a cucinare la
cena per tutti, ho già in mente qualcosa di adatto,
così appena arrivata a casa cerco la ricetta.
< < Dove sei stata? > > mi chiede la nonna.
Non voglio darle già la buona notizia così mento.
< < Da Ambra, suo fratello aveva bisogno di una mano con
i compiti di inglese > > mi stupisce la
velocità con cui invento bugie ultimamente.
< < E riguardo al lavoro, notizie? > > mi
chiede con tono cauto.
< < Può darsi, ma per adesso non mi sbilancio.
Senti, stasera cucino io, tu riposati. > >
Stavolta prendo la macchina per andare a fare la spesa.
Compro tutto il necessario e mi avvio alla cassa a testa alta, stavolta
non mi importa di incontrare Lorenzo, Lavinia o qualsiasi altra persona
che detesto, perchè oggi potrei annunciare orgogliosa di
avere un lavoro.
Per strada sono talmente distratta dai miei pensieri che non mi ricordo
neanche di odiare la guida così procedo spedita ad una
velocità normale.
Mi chiedo come farò ad annunciarlo a mia mamma. La cena che
preparerò sarà la ciliegina sulla torta, ma devo
trovare un modo adatto per dirglielo. Mi limiterò a dirlo
con noncuranza come se niente fosse? Lo esclamerò nel
bel mezzo della cena cogliendo tutti di sorpresa? Lo
annuncerò solennemente con tono trionfante? Ancora
non lo so.
La cena che ho previsto è molto semplice così
posso passare il pomeriggio con la nonna nell'orto.
Ne approfitto per cogliere un pò di pomodori.
< < Come mai sei tutta sorridente? > > mi
chiede la nonna asciugandosi il sudore con la mano guantata.
< < Non sto sorridendo! > > non mi sono
accorta di avere un sorriso ebete stampato in faccia. < <
Sono solo felice di stare qua all'aria aperta con te! > >
bugia numero 194.
I miei sono rincasati da poco e io muoio dalla voglia di dar loro la
notizia, ma aspetto.
Sono tutti seduti a tavola e io entro in sala da pranzo col piatto con
la cena che ho preparato.
< < Che roba è? > > chiede mia
mamma arricciando il naso < < Quando non ci siamo fai il
pollo arrosto e oggi che ci siamo tutti ci rifili questo? >
>
< < Ma dai, per me sarà buonissimo >
> mi difende la nonna.
Servo ad ognuno di loro una semplice cotoletta impanata, non
è il pasto più regale del mondo, ma il suo scopo
è un altro.
Mio padre attacca a mangiare senza dire una parola e dopo un
pò di riluttanza anche mia madre si decide.
Io mastico con calma, considerando le varie modalità che mi
si offrono per dare la notizia.
< < Complimenti Anais, è molto buono >
> si congratula con me la nonna.
< < Grazie. A dire il vero, ho cucinato per voi
perchè ho una cosa da dirvi. > >
I miei mi guardano curiosi.
Faccio un bel respiro e annuncio < < Oggi ho trovato un
lavoro! > >
Mia nonna esplode in un'esclamazione di felicità, mio padre
sembra sollevato e mia madre ha un'espressione scettica.
< < Che tipo di lavoro? > > mi chiede.
< < Oh, è un lavoro FIGHISSIMO >
> il mio piano di farlo sembrare il lavoro dei miei sogni inizia
da ora < < Si svolge in una fabbrica poco
lontano da qui! > >
Mia madre per poco non cade dalla sedia.
< < Fabbrica? > > boccheggia <
< Che tipo di fabbrica? > >
< < Oh, è una fabbrica in cui sopprimono il
pollame, io in particolare mi occuperò dei polli! >
> esclamo.
< < In che senso "ti occuperai"? > > mi
chiede mio padre.
< < Bè non sarò io a farli fuori,
io dovrò solo farli passare su un macchinario che strappa
via le piume! > > dico con più entusiasmo
possibile.
Mia madre è bianca come un lenzuolo < <
Lavorerai in una fabbrica dove ammazzano galline e tacchini? >
> mi chiede per assicurarsi di aver capito bene.
< < Esatto! > > esclamo <
< Nonna, ti ricordi, da piccola ti guardavo sempre tirare il
collo alle galline, per me era così divertente! >
> ok, forse sto esagerando un pochino.
< < Bè, se è questo che ti piace
fare sono felice per te! > > sapevo che lei avrebbe
capito < < Ahimè, sono un pò triste
perchè non mi farai più compagnia! >
> dice.
< < Lo so, anche a me dispiace, ma avremo tutti i week
end! > >
Mia madre non si è ancora ripresa.
< < Anais, quando ti ho chiesto di trovarti un lavoro non
intendevo uno del genere. > >
< < Lo so, tu vorresti che io lavorassi in ufficio o in
un bar, ma non fa per me! Io non voglio star seduta tutto il giorno e
neanche affannarmi per un branco di scorbutici clienti! Sapete che io
faccio fatica con le persone, questo è il lavoro adatto a
me! > >
Mio padre sembra convinto, mia nonna ha sempre quell'espressione
felice, mia madre ancora non si da pace.
< < Si, ma ci sono un sacco di altri lavori in cui non
devi per forza relazionarti con le persone! E poi Cristo, Anais,
potresti anche fare uno sforzo per sembrare normale e piacere agli
altri! > >
Ottimo, sono passati cinque minuti e mia madre odia già a
morte il mio lavoro.
< < Mamma, senti, tu mi hai chiesto, anzi mi hai
costretta a trovarmi un lavoro, qualsiasi tipo, non hai specificato
quale, e così ho fatto. Ne ho trovato uno che mi piace, ho
vinto, arrenditi! > >
Non sembra per niente convinta, ma ho ancora un colpo da sparare.
< < Ah, a proposito, non mi avete chiesto di cosa erano
le cotolette > > dico innocente.
< < E questo che c'entra? > > mi chiede
scontrosa mia madre.
< < Bè, erano un piccolo indizio! >
> mi guardano tutti curiosi < < E' carne di pollo!
> > esclamo felice < < Avete capito no?
Dato che da domani sarò io a "produrla" > >
faccio il segno delle virgolette con le dita ridendo.
Mia madre scappa via piagnucolando, mio padre sorride e mia nonna ha
un'espressione del tipo "tu sei completamente pazza".
Missione compiuta.
Mi sveglio all'alba, non è traumatico come pensavo, mi sento
abbastanza riposata.
Per la prima volta da anni faccio colazione insieme ai miei genitori,
mia madre continua a lanciarmi delle occhiate di traverso, sa di aver
perso, e a caro prezzo.
Mi avvio alla fermata dell'autobus e quando arrivo alla fabbrica faccio
il voto solenne di non risalirci mai più.
A quest'ora del mattino è gremito di persone, tutte con aria
afflitta, non voglio deprimermi ancora prima di cominciare a lavorare.
Da domani verrò in macchina.
Entro nella fabbrica e mi avvio agli spogliatoi, Antonio è
lì che mi aspetta.
< < Hei, ciao! > > mi saluta <
< Sai, a dire il vero ero convinto che non ti saresti
presentata! > >
< < Perchè? > > chiedo stupita.
< < Bè, non lo so, è stato tutto un
pò surreale, tu che ti presenti qui chiedendo di un lavoro
che tutti odiano, pensavo si trattasse di uno scherzo! >
> mi dice con un sorriso.
< < Certo che no, io voglio veramente lavorare
qui! > > dico col tono entusiasta che ormai mi riesce
piuttosto bene.
< < Ok, allora questo è il tuo armadietto,
entro la fine del giorno ti farò avere il cartellino col tuo
nome da metterci sopra > > mi dice indicandomi un
semplice armadietto di metallo in mezzo a tanti altri.
Non avevo mai avuto un armadietto, fa così College
americano, mi sento come in Bayside School.
< < Wow, posso metterci dentro qualsiasi cosa? >
> chiedo con aria sognante. Già immagino di
attaccarci dentro la foto delle mie amiche o uno specchietto per
sistemarmi i capelli.
< < Bè, è fatto per metterci la
borsa e la giacca, ma si, ci puoi mettere quello che vuoi >
> mi guarda, avrei scommesso con lo sguardo "Questa è
pazza" e invece no, il suo è normale.
< < Ottimo! > > esclamo lasciandoci dentro
la borsetta.
< < Allora, dalle 12.00 alle 13.00 c'è la
pausa pranzo, la mensa è indicata, i macchinari smettono di
girare alle 17.00 > > mi spiega con quel suo tono pratico.
< < La mensa? Devo portarmi il pranzo da casa? >
> o cavolo, nella borsa ho solo il solito twix.
< < No, il pranzo è fornito da noi, ti viene
scontato dalla paga, ma se vuoi, se abiti vicino puoi andare a mangiare
a casa. > >
Casa mia in macchina dista una decina di minuti, per i comuni mortali,
per me 45.
< < No, penso che pranzerò qui.
Sarà un'occasione per conoscere i colleghi dato che durante
il lavoro sarò più concentrata sui polli!
> > dico sapendo che non ho nessuna intenzione di fare
amicizia.
< < Benissimo > > mi dice sorpreso, mi
consegna un paio di scarpe dall'aria pesantissima < <
Anti infortunistiche, sono obbligatorie > > mi
spiega < < Ti lascio prepararti, ti aspetto
fuori così ti indico dove andare e come muoverti >
> ed esce.
Mi infilo la tuta bianca scomodissima, tolgo le converse e infilo
quelle che, o mio Dio, sono le scarpe più comode che io
abbia mai indossato, la cuffia in testa e i guanti.
Tengo la mascherina in mano, la indosserò all'ultimo momento.
Raggiungo Antonio che mi fa strada verso il settore che mi ha fatto
visitare ieri.
I macchinari rumorosi non sono ancora stati azionati così
Antonio ne approfitta per presentarmi ai colleghi.
< < Ragazzi, questa è Anais,
lavorerà qua da oggi! > >
I "colleghi" mi fissano senza dire niente.
< < Ciao! Potete chiamarmi Anais, o per i più
audaci di voi "O capitano, mio capitano"! > > dico
facendo una risatina.
Silenzio di tomba.
< < Vabbè, allora ti mostro la tua postazione
> > Antonio mi guida verso il macchinario a me dedicato.
< < Lui è Luigi, se hai qualche dubbio chiedi
pure a lui. > >
Luigi, di cui riesco a scorgere solo le folte sopracciglia nere, mi
rivolge un cenno con la testa.
< < Non è difficile, devi solo farti un
pò la mano. > > mi dice con voce roca, ma
forse è la mascherina.
< < Ok! > > dico speranzosa.
< < Allora io ti lascio, per stasera ti
farò avere un cartellino, dovrai passarlo nel lettore che
c'è nello spogliatoio ogni giorno, quando arrivi e quando
vai via > > mi spiega Antonio.
Wow, ho un armadietto e un cartellino, questo lavoro è
fighissimo.
Antonio mi saluta e sparisce oltre la porta e io mi ritrovo da sola, in
mezzo ad altri dieci tizi incappucciati e dei polli sciagurati.
I macchinari vengono azionati, io afferro un pollo e osservo bene Luigi
per capire come muovermi.
Lui fa sembrare l'operazione molto facile, fa girare un pò
l'animale in modo che tutte le piume vengano afferrate, in neanche
cinque minuti è già passato a un altro.
Mi decido a mettermi all'opera, la ruota gira talmente veloce che ho
paura che il mio pollo venga risucchiato nel macchinario.
Con cautela appoggio il futuro non più pennuto alla ruota e
con stupore noto che le piume cominciano a staccarsi, così
un pò più sicura, comincio anch'io a far ruotare
il pollo in modo che la ruota raggiunga anche la più piccola
piuma.
In mezz'ora ho già padroneggiato la tecnica.
Sono stanca morta, non pensavo che fosse così faticoso.
Guardo l'orologio appeso sopra alla porta, indica le 8.45.
Mancano 3 ore e 15 minuti a mezzogiorno.
Non mi sento più le braccia, l'unica cosa che mi fa
resistere è ripensare all'espressione che aveva mia mamma
ieri. Mi torna in mente anche il sorriso che ha fatto mio padre quando
ho detto loro che la carne era pollo, come se anche lui pensasse "Ti
sta bene". Un rumore sordo mi fa sussultare e noto che i macchinari si
sono fermati.
Guardo nuovamente l'orologio e mi accorgo che è cominciata
la pausa pranzo.
Seguo l'orda di persone fino a una grande stanza molto semplice con
delle tavolate. Su una parete ci sono dei tavoli con delle
vaschette sottovuoto con dei nomi sopra.
Noto che ogni dipendente ne afferra svariate, alcune vengono infilate
nei microonde, altre aperte e il contenuto riversato in piatti di
plastica.
Sul tavolo ci sono bottigliette di acqua in abbondanza e un cesto pieno
di frutta di ogni tipo.
Mi avvicino al tavolo, sicura che non ci sia nessuna vaschetta col mio
nome, invece ce ne sono due.
Antonio mi raggiunge e mi spiega il sistema del pranzo.
< < I pasti ci vengono consegnati da una
società di catering. Su quella tabella >
> mi mostra un foglio appeso nella bacheca sopra il
tavolo < < vicino al tuo nome indichi quello che vuoi
mangiare per tutta la settimana. Dopo lo aggiungerò, per
oggi ho scelto io per te, ma per i prossimi giorni lo farai tu.
> >
< < Wow, c'è un sacco di scelta! >
> esclamo leggendo di fretta tutti le pietanze proposte dal
catering.
< < Se per caso un giorno non mangi qualcosa sei libera
di portarti via il pasto, in molti lo fanno > > e mi
indica due tizie che infilano le vaschette dentro a borse di plastica.
< < Ok, ho capito, grazie. > >
Antonio prende le sue vaschette e se ne va, suppongo che i responsabili
pranzino tra di loro.
Il mio pranzo di oggi si compone di una semplice pasta col sugo e un'
insalata mista.
Scaldo la prima vaschetta nel microonde e mi cerco un posto nelle
tavolate.
Mangio da sola, nessuno mi saluta o si presenta e dopo dieci minuti ho
già finito.
Vagabondo un pò per la fabbrica, spero solo di non perdermi,
noto una porta anti incendio aperta sul cortile.
Esco e vedo che la maggior parte degli operai discutono animatamente
tra di loro fumando sigarette mentre altri parlano al telefono.
Una ragazza bionda che ha circa la mia età se ne sta seduta
da sola con una sigaretta in mano. Decido di andare a scambiare quattro
chiacchiere con lei quando due donnoni mi si parano davanti sbarrandomi
la strada.
< < Hei, novellina, vai da qualche parte? >
> mi chiede una, forse il capo banda.
< < Ehm, no, stavo facendo un giro, oggi
è il mio primo giorno, mi chiamo Anais! > >
aggiungo in tono conviviale.
< < Che ha detto? > > chiede l'altra.
La prima, una ragazza king size con i capelli mossi neri e una trentina
di anni le dice < < La principessina qui, dev'essersi
persa > > poi rivolta a me < < Senti
carina, perchè non vai a rifarti il trucco o a pettinarti?
> > e mi da una spinta che per poco non mi
lussa una spalla.
Decido di girare i tacchi e torno in mensa ad aspettare la fine della
pausa.
Il turno pomeridiano scorre monotono e lento come quello del mattino.
La campana che indica la fine della giornata è il suono
più bello che abbia mai sentito.
Mi avvio seguendo i colleghi verso lo spogliatoio, dove noto che
Antonio ha appeso il cartellino col mio nome sul mio armadietto e
dentro ci trovo il mio tesserino.
Mi svesto ignorando le occhiate che mi lanciano le due ragazze in cui
sono incappata a pranzo, striscio il mio tesserino ed esco.
Mi incammino verso la fermata dell'autobus gremita di operai che
tornano a casa come me.
C'è anche la ragazza bionda di prima con le cuffie dell'mp3
ficcate nelle orecchie.
Alle 17.45 arrivo finalmente a casa.
Spingo la porta, lancio la borsa per terra e vado a buttarmi sul letto.
Sento bussare alla porta, mia nonna fa capolino chiedendomi
< < Hei, com'è andata al lavoro? >
>
Sono troppo stanca per recitare la commedia del "il mio lavoro
è fantastico" ma riesco comunque a tirare fuori un tono
entusiasta quando le rispondo < < Bene, ho già
conosciuto due ragazze, sembrano simpatiche! > >
< < Wow, vedi che hai già cominciato a fare
amicizia? > > dice contenta.
< < Già! Sai quando si è tutti
nella stessa barca ci si stringe i gomiti! > > o, visti
certi elementi, ci si tira gomitate nei denti.
< < Sono felice per te, riposati e fatti una doccia prima
di scendere per la cena. > >
In effetti sono sudatissima, la tuta in estate è micidiale,
mi avvio con passo pesante verso il bagno e ci rimango solo un quarto
d'ora, non avevo mai impiegato così poco tempo per lavarmi.
A cena aggiorno i miei genitori su quanto sia bello il mio lavoro,
simpatici i miei colleghi e ottimo il servizio catering.
< < E c'è questa griglia piena di piatti
diversi tra cui scegliere e loro il giorno dopo te lo portano! Come al
ristorante! > > dico gesticolando e ignorando
l'espressione afflitta di mia madre.
< < E pensare che io invece devo andare ogni giorno a
mangiare a mie spese in quella bettola di fronte al Comune >
> dice mio padre.
< < No, io invece ho questa grande mensa piena di tavoli
dove mangiamo tutti insieme e si parla e si ride. E abbiamo la frutta a
volontà, quanta ne vogliamo! > >
< < Cavolo, e ti scalano solo un euro al giorno dalla
busta paga? > > chiede affascinato.
< < Si! E' praticamente gratis! Ed è pure
buonissimo! > > e questa è la
verità, la pasta che ho mangiato a pranzo era uguale a
quella di mia nonna.
< < Fantastico! In effetti devono tenervi in forze per il
lavoro che fate! > >
Questa è la conversazione più lunga che ho con
mio padre da quando ero alle elementari, lui era il mio eroe e io lo
amavo.
Alle nove sono già nel letto e mi addormento nel
giro di qualche minuto.
I giorni trascorrono tutti uguali nella fabbrica, sono terrorizzata di
incappare nuovamente nelle due ragazze dell'altro giorno
così passo tutta la pausa pranzo in mensa dove comincio a
parlare con due signore del settore sei (non oso immaginare
così ci facciano e infatti non chiedo) sulla
quarantina che a quanto pare sono amiche del cuore e lavorano qua da
anni.
< < Tanti non resistono nel tuo settore, dicono che
è troppo faticoso e rumoroso. Altri non resistono nel nostro
perchè è troppo disgustoso, mah, per me
è un lavoro come un altro > > dice quella che
ho scoperto chiamarsi Barbara.
< < Bè Antonio mi sembra un capo efficiente,
è molto disponibile, il capo di mia mamma invece, mi dice
sempre che è uno stronzo! > >
< < Ah, hai Antonio tu? > > dice quella che
si chiama Elena scambiando uno sguardo eloquente con l'amica.
< < Perchè, cos'ha? > > chiedo
curiosa.
< < Mah, niente, è un bravo ragazzo, ma
è un pò ruffiano, per così dire
> > mi risponde Barbara.
< < Cioè? E' diventato responsabile facendo il
lecchino? > > dico ricordando esattamente il tipo.
In classe c'era una ragazza, Rosa, aveva voti altissimi
perchè si arruffianava sempre tutti i professori.
< < No no, la promozione se la meritava, è
molto competente, ma diciamo che con i superiori tende un pò
a strafare, si mette sempre in mostra e si vanta dell'efficacia dei
suoi reparti > > dice Elena.
< < Efficacia? > > dico < <
Dobbiamo solo far fuori dei polli indifesi, sai che roba! >
> esclamo.
Loro due ridono mentre Ivan il Terribile e Attila Flagello di Dio ci
passano accanto.
< < E quelle due? Le conoscete? > > chiedo
sperando di raccogliere un pò di informazioni sul nemico.
< < Mmm no, sono nel tuo settore, no? > >
mi chiede Elena < < Perchè? > >
< < Oh, così, è solo che mi
terrorizzano > > dico con una risatina.
< < Mah, non lasciarle fare. Qua dentro siamo tutti
uguali > > mi dice Barbara facendomi l'occhiolino.
Il giorno dopo decido di avventurarmi nuovamente nel cortile, e con
movimenti lenti e agili riesco ad evitare lo sguardo di Malefica e
Medusa.
Mi avvicino alla ragazza bionda.
< < Hei, ciao! > > azzardo.
Lei non mi risponde.
Tento un nuovo approccio.
< < Tu non fumi vero? > > le dico.
Lei mi guarda con le sopracciglia alzate < < Ho una
sigaretta in mano se non l'hai notato > > mi dice secca.
< < Lo so, ma non ti ho mai vista fare un tiro. >
>
< < Cos è, mi spii? > > mi
chiede sospettosa.
< < No, è solo che ti ho osservata
più volte e ho notato che stai qui fuori con una sigaretta
in mano ma non fumi e mi è sembrato strano, tutto qua
> > dico con tono di scusa.
Lei sembra rilassarsi un pò.
< < Il fatto è che in teoria qua fuori ci
può stare solo chi fuma > > mi confida
< < Io non sono fumatrice, ma voglio prendermi una
boccata d'aria lo stesso così faccio finta> >
mi guarda come se si aspettasse che io le rida in faccia.
< < Cosa? Antonio non me l'ha detto! > >
dico contrariata.
< < Antonio non lo sa. Sono state Simona e Paola >
> dice indicandomi Snorlax e Slowpoke < < a
deciderlo. Per stare qua fuori devi essere loro amico o fumatore.
> >
< < Ma è assurdo! E' un'ingiustizia! Quindi se
voglio uscire devono darmi loro il permesso? > > protesto
sottovoce.
< < Già. Qua funziona così.
> >
< < Che schifo. E' come a scuola con i bulli >
> lei mi annuisce < < A proposito, io sono Anais.
> >
< < Io sono Angelica. > >
Non riesco a crederci. Ho sopportato le prese in giro a scuola e ora
che credevo di essere salva mi ritrovo questi due gibboni che regnano
nella fabbrica.
In spogliatoio come sempre mi affretto a togliermi la tuta e cambiarmi
e a strisciare il cartellino.
Simona, o Paola, mi si para davanti e mi dice < < Senti
Campanellino, se vuoi uscire in cortile mi chiedi, intesi? >
>
Sono a due dita dal mettermi a piangere, questa tizia incute paura, ma
qualcosa dentro di me esplode.
< < Senti, COSA, io non mi chiamo ne Novellina,
nè Principessa, nè Campanellino, ok? Mi chiamo
Anais! A-NA-IS! Lo so che è un nome difficile per la tua
mente bacata, ma mi chiamo così! OK? > > detto
questo scappo via più veloce della luce.
Fuori vengo raggiunta da Angelica.
< < Ma sei completamente pazza? > > mi
chiede < < Lo sai che quelle ti fanno a pezzi? >
>
< < Oddio, cosa ho fatto? > > dico
piagnucolando < < Quelle due domani è me che
spellano! Sono spacciata! > > già mi immagino
tornare a casa con un occhio nero e frugare nel frigo per trovare una
bistecca cruda da metterci sopra come in Karate Kid.
< < Bè > > comincia a ridere
< < Siamo tutti vestiti uguali, magari ti mimetizzi!
> >
< < Si, e magari spelano te al mio posto! >
> faccio una risata sarcastica.
< < O cacchio > > cambia subito
espressione. < < Bè, io vado altrimenti perdo
l'autobus! > >
< < Vuoi un passaggio? > > mi sento
chiedere. Non avevo mai offerto un passaggio a nessuno, di solito sono
quella che si fa portare non quella che porta.
< < Sei sicura? > > mi chiede con un
sorriso.
< < Ma si! L'autobus è un forno a quest'ora!
> >
Ci mettiamo in moto e cominciamo a fare conoscenza.
Le racconto che vivo con i miei genitori e con mia nonna e mi limito a
dirle che mia mamma mi ha costretta a lavorare.
< < Già, anch'io sono stata costretta. Vivevo
con mia nonna, quando ero alle superiori lei si è ammalata
gravemente così tutti i nostri risparmi sono andati in
medicine e cure, anche i soldi che i miei avevano messo da parte per i
miei studi. E' guarita ma ha bisogno di essere seguita così
io e mio fratello siamo stati costretti a metterla in un centro apposta
che costa un sacco di soldi. Lui sta finendo l'università e
lavora e io mi sono trovata questo posto in fabbrica per pagare una
parte della retta mensile di mia nonna e ricominciare a mettere da
parte un pò di soldi per gli studi > > mi
confida.
Wow. Mia madre voleva costringermi ad andare all'università
e io ci ho sputato sopra, mentre Angelica non desidera altro.
< < Mi dispiace molto per tua nonna. Sai la mia ha un
sacco di amiche malaticce, se vuoi le dico di venire a farle un
pò compagnia se ti va, a lei farebbe piacere. >
>
< < Magari, sai io devo passare tutte le sere con lei in
quell'ospizio deprimente, ma durante il giorno non c' è mai
nessuno con lei, ogni tanto mio fratello ci va la mattina, ma
sennò è sempre sola. > >
Mi faccio dire l'ospedale e il nome di sua nonna assicurandole che li
trasmetterò alla mia.
La lascio di fronte a casa sua, un condominio con un bel giardino e mi
dirigo verso casa, rendendomi conto che non ho alba di dove cavolo mi
trovi.
Note dell'autrice:
** la classifica esiste veramente, la trovate qua:
http://www.studenti.it/lavoro/orientamento/non-ti-piace-il-tuo-lavoro-consolati-con-questi-i-10-lavori-peggiori-al-mondo.php
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Capitolo 12 *** capitolo dodici ***
Capitolo
dodici.
Ci
metto un'ora e mezza a girare e arrivo a casa dopo i miei genitori.
< < Ma dove cavolo eri? Mica farai gli straordinari vero?
Guarda che li denuncio! > > sbotta mia madre.
< < Macchè! Ho riaccompagnato a casa una
ragazza cha lavora con me e mi sono persa! > > dico
rendendomi conto dell'assurdità della situazione.
< < Dì, non è che mi hai finito la
benzina vero? > > mi chiede mia nonna < <
Domani devo accompagnare Ines all'ospedale! > > ma non
può fare a meno di sorridere.
< < Cristo Santo mamma, ma la finisci di scorrazzare in
giro tutte le tue amiche sfigate? > > abbaia mia madre.
< < Ehi Monica, non parlarle così >
> interviene mio padre.
< < A proposito nonna, questa ragazza mi ha detto che sua
nonna alberga nello stesso ospizio di quella tua amica vecchissima
> > dico per cambiare discorso < < Sai,
quella che assomiglia alla madre mummificata di Psycho? >
>
Mio padre soffoca una risata.
< < Chi, Mercedes? > > mi chiede.
< < Cosa? Si chiama così? > >
esclamo < < Ma è proprio lei! E' la nonna di
Angelica! > >
O cavolo. Ora mi sento così in colpa ad averla presa in giro
per il suo aspetto. Non sapevo che fosse stata malata gravemente, la
nonna mi portò con lei a farle visita solo un paio di volte
l'anno scorso, non mi aveva raccontato la sua storia.
< < Oh, lavori con Angelica? Mercy mi parla sempre tanto
di lei, dice che è molto gentile! > > mia
nonna è felicissima, anche lei potrà parlare con
una sua amica di me come fa mia mamma con Virginia, ma gli argomenti
saranno ben altri.
Mia mamma passa tutta la sera muta come un pesce, non capita spesso che
mio padre la "redarguisca" come ha fatto poco fa. E' sempre
di umore pessimo da quando ho cominciato il lavoro in fabbrica, spero
che non ci vorrà molto a farle perdere la pazienza e
chiedermi di licenziarmi.
E' passato più di un mese e per ora si limita a guardarmi di
traverso e rispondere male a tutti. Il mio periodo di prova si
è trasformato in un'assunzione a tutti gli effetti,
scommetto che sperava che venissi licenziata o che gettassi la spugna e
invece sto resistendo.
Nel frattempo continuo con la mia tiritera su quanto il mio lavoro sia
divertente, soddisfacente e figo.
Sabato mattina sono in piedi scattante all'alba, mi offro di
accompagnare mia nonna a prendere la sua amica e guido io, dopo quasi
due mesi di pratica per andare al lavoro sono diventata un'autista
provetta.
Mia nonna è seduta nel sedile del passeggero e mi lancia
delle occhiate di sottecchi.
< < Che c'è? > > me ne accorgo.
< < Niente > > comincia a guardare fuori
dal finestrino.
< < Nonna, cos'hai? > > insisto.
< < E' che, parlando con Mercedes mi ha detto
spesso che la nipote si lamenta sempre del suo lavoro, dice
che è orribile. > >
Cavoli, non avevo considerato che Angelica potesse essere un ostacolo.
< < Ma tu invece continui a dire che è
fighissimo, non capisco. > >
Devo escogitare qualcosa.
< < Sai nonna ,il fatto è che io ho legato
subito con tutti, in mensa parlo anche con quelli degli altri reparti
> > bugia solo in parte < < Angelica
invece, non parla mai con nessuno, solo con me ogni tanto, è
dura lavorare così quando non conosci nessuno. >
>
Mia nonna sembra convinta.
< < Si, in effetti Mercedes mi dice sempre che la nipote
è molto timida. Ma dai, adesso che ci sei tu magari il
lavoro le piacerà come a te! > > dice
ottimista.
Bene, pallottola schivata.
Pensavo che questo piano geniale mi avrebbe evitato di dire bugie a
raffica, salvo quelle sulla bellezza del mio lavoro, e invece non
faccio altro.
< < Ah, si, non ti ho mai raccontato delle due bulle!
> > le dico sorridendo.
< < Le bulle? Oddio chi sono? > > mi chiede
curiosa.
< < Si chiamano Simona e Paola, hanno il monopolio del
cortile, se vuoi uscire devi avere il loro permesso! > >
dico fingendomi oltraggiata.
< < Cosa? > > mia nonna comincia a ridere
< < Non avevo mai sentito una cosa del genere! >
>
< < Si, te lo giuro! Ogni tanto mi sembra di stare in un
carcere piuttosto che in una fabbrica! Sono spaventose! >
>
Trascorriamo il resto del tragitto ridendo a crepapelle
finchè arriviamo a casa di Ines.
Le lascio di fronte all'ospedale e mi dirigo a casa di Ambra che dista
pochi minuti.
Suono il campanello tranquilla, sua mamma il sabato mattina fa la
catechista, quindi non è in casa.
Mi apre Riccardo, il fratello più piccolo di circa otto anni.
< < Hello, Ricky! > > gli dico dandogli il
cinque.
Lui risponde al saluto sorridendo, mi adora a differenza della madre.
Salgo le scale fino alla camera della mia amica ed entro senza bussare.
< < Tah- Dah > > esclamo esibendole un
foglio.
< < Wow, fa' vedere! > > mi dice
guardandolo con attenzione.
< < Ci crederesti? Guadagno un sacco di soldi! La prima
volta che l'ho vista non ci credevo! > >
Mercoledì, il 10 ottobre, ho ricevuto la mia prima busta
paga.
Antonio me l'ha consegnata dicendomi che mi avrebbe chiarito qualsiasi
eventuale dubbio.
Non avevo idea di cosa significassero tutti quei numeri, ma avrei
chiesto a mio padre, l'unica cifra che mi interessava era quella
accanto alla voce "Netto Busta".
Leggendolo per poco non cadevo per terra < < 1069 euro
> > ho detto con voce strozzata.
< < Già, una miseria no? > > mi
ha detto in modo mesto un tizio del mio reparto che si chiama Luca, o
Giulio.
Io gli ho rivolto uno sguardo complice come per dire "Si, che
bastardi", ma in realtà stavo già pensando a come
avrei potuto spendere tutti quei soldi.
Arrivata a casa ho esibito la mia busta paga a mia nonna e per
festeggiare siamo andate a mangiare un gelato.
Mia mamma ha fatto una risata beffarda aggiungendo < <
Sai che roba, ti spacchi la schiena per due spiccioli >
>, mio papà invece ha analizzato con cura tutti i
numeri e le voci riportate sul foglio.
< < Congratulazioni. Come ci si sente ad essersi sudati
lo stipendio? > > mi ha chiesto.
< < Benissimo! > > ho risposto con un gran
sorriso.
Mio padre ha ragione, me li sono proprio sudati. La sera torno a casa
stanca morta, le braccia e la schiena mi fanno un male cane e vado a
dormire come le galline.
< < Wow Anais, sono un sacco di soldi! > >
esclama Ambra.
< < Si! Non pensavo che avrei guadagnato così
tanto! > > ammetto. Da quando ho messo in pratica il mio
piano geniale non avevo mai pensato al fatto che avrei ricevuto uno
stipendio, ero troppo concentrata sul convincere i miei che il mio
lavoro è il migliore del mondo.
< < Cosa ci farai? > > mi chiede curiosa.
< < Ancora non lo so! Li terrò in banca, ti
offrirò una pizza e comprerò un regalo a mia
nonna! > > elenco sulle dita.
< < Mi sembra ottimo! > > dice soddisfatta.
< < Stasera sei libera? > > le chiedo. Da
quando io ho cominciato a lavorare e lei l'università non ci
siamo viste neanche una volta.
Alla fine, a discapito di tutto quello che diceva Alberto, Ambra
è riuscita ad entrare a giurisprudenza e si sta impegnando
un sacco per dimostrare al suo ragazzo che non è stata
ammessa "per culo" come ha asserito lui.
< < Mmm...avevo previsto di vedermi con Alberto, ma sai
che ti dico? Preferisco una bella pizza con la mia migliore amica!
> > mi dice con un sorriso.
< < Eccellente! Allora preparati perchè ti
porterò nella pizzeria più figa del mondo e,
tieniti forte, ti passo a prendere io! > > esclamo
soddisfatta.
< < Nooo! > > dice stupita
< < Bè questa poi! Tu che non hai paura di
guidare! Ma chi sei tu? > > dice sorridendo.
La saluto e torno a casa.
Il pomeriggio mi godo un pò di meritato relax e mi preparo
per la cena con Ambra.
Decido di finire il sapone che usai questa estate, lo "Splendido
Splendente" e il risultato è ancora più ridicolo
di allora. Poco importa, durante la settimana sono così
sciatta e trascurata che non mi interessa se sembro un addobbo
natalizio.
Mi vesto bene, mi pettino con cura e mi trucco, ci impiego
così tanto che sembro mia madre.
Passo a prendere Ambra spaccando il secondo, di solito arrivavo sempre
tardi dato che ci impiegavo un'eternità.
Andiamo nella pizzeria in cui andiamo sempre nelle nostre serate a tre
con Valentina, ci sediamo ed ordiniamo.
< < Allora, l'hai sentita? > > mi chiede
Ambra. Non c'è bisogno che specifichi chi, ormai ogni volta
che ci vediamo mi chiede sempre la stessa cosa.
Ed è sempre la stessa risposta < < No, io no.
Tu? > > le chiedo speranzosa.
< < No, neanch'io > > mi risponde avvilita.
Valentina non ci ha mandato ne messaggi, nè mail,
nè cartoline. Solo un breve sms il lunedì sera
dopo la sua partenza.
A essere sinceri mi ero ripromessa, e anche Ambra, che le avrei scritto
delle mail, ma con il mio piano geniale in atto me ne sono
completamente dimenticata. Forse la nonna aveva ragione a dire che una
volta trovato un lavoro non avrei sempre pensato alle mie amiche come
prima.
Ci portano le pizze fumanti e a un certo punto Ambra mi chiede <
< Senti ma, ricordami un pò, in cosa consiste il tuo
lavoro? > >
< < Faccio passare dei polli morti sgozzati su un rullo
che ne strappa via le piume > > dico come se stessi
annunciando la meteo.
La mia amica comincia a ridere < < Oddio, ma è
ORRIBILE! > >
< < Ma no! E' la catena alimentare! I più
grandi si cibano di quelli più piccoli! > >
rispondo agitando la forchetta.
< < Lo so ma, finchè li uccide qualcun altro
ok, ma sei tu che li fai fuori! > > dice continuando a
ridere.
< < Ma no! Sono quelli del settore due ti dico! Io li
spoglio solo! > > le spiego ridendo a mia volta.
La mia amica si ricompone un pò < < Senti, ma
parlando seriamente, chi cavolo te lo fa fare? > >
< < In che senso? > > le chiedo seria
anch'io.
< < Bè, mi avevi raccontato che tua madre ti
aveva ricattato per andare all'università. Non è
che hai preso il primo lavoro che ti hanno offerto solo
perchè non volevi dargliela vinta? > >
Sapevo che la mia amica è intelligente e ho quasi voglia di
spiegarle il mio piano geniale, ma mi trattengo.
< < A dire il vero non me l'hanno offerto. Sono stata io
a postulare per quel lavoro. > >
< < Cosa? > > mi chiede incredula.
< < Si! Ho dato uno sguardo agli annunci e quello mi
è sembrato il più adatto a me! Ho chiesto io di
essere assunta > > ribadisco.
< < Cavoli Ana, tu sei fuori! Ma chi mai vorrebbe fare un
lavoro del genere? > >
Nessuno. Ecco il punto.
< < Bè, a me piace > > le dico
con tutta la convinzione possibile.
Tornata a casa mi rendo conto che mi sono completamente dimenticata di
raccontare ad Ambra la storia delle bulle del cortile, e mi torna in
mente Valentina così decido di scriverle un messaggio.
Hei, come va? Sei viva? Io lavoro e due bulle mi terrorizzano! Baci
Non mi illudo di ricevere una risposta così spengo il
cellulare e mi metto a dormire.
Ormai sono quasi due mesi che lavoro, ho fatto amicizia con Angelica,
la accompagno a casa praticamente ogni giorno, e mi capita spesso di
parlare con i colleghi durante la pausa pranzo.
Sono costretta a rimanere in mensa per evitare le due bulle,
così rimango con quelli ritenuti da loro troppo sfigati per
frequentare il cortile, mi sembra di essere tornata al liceo.
Oltre a Barbara ed Elena c'è un signore che si chiama
Roberto che lavora qui praticamente da quando hanno aperto la fabbrica
e ci racconta sempre un sacco di aneddoti.
Un giorno ci ha raccontato che un ragazzo era stato assunto nel mio
settore ed è scappato a gambe levate dopo quarantacinque
minuti. E' corso fuori in strada con ancora addosso la tuta e la cuffia.
Il giorno dopo è tornato con la coda tra le gambe a
restituire le scarpe anti infortunistiche e nessuno lo ha
più visto.
Un giorno tra una risata e l'altra Roberto mi ha detto <
< Ma sai che penso che tu sia la nuova assunta che finora ha
resistito di più? > >
< < Davvero? > > gli ho risposto.
< < Si! Di solito i novellini resistono si e no due
settimane! Caspita, devi essere proprio disperata! > >
Lo ero, pensai.
Ormai mi sono quasi abituata al ritmo frenetico della fabbrica. Non
avrei mai pensato di essere una persona così "fisica", mi
sono sempre immaginata sul letto a guardare centinaia di serie
tivù, mai avrei pensato che sarei stata in grado di
maneggiare decine di polli al giorno e avere ancora la forza
di farmi due risate in pausa pranzo.
Le due bulle ancora mi terrorizzano, dopo la sfuriata in spogliatoio
quella coi capelli neri, ancora non ho capito se sia Simona o Paola,
continua a lanciarmi delle occhiatacce ogni volta che incrocio il suo
sguardo.
Angelica non finge più di fumare in cortile, preferisce
farmi compagnia in mensa e ascoltare tutti gli aneddoti di Roberto.
Non posso dire con certezza che siamo amiche, non ci frequentiamo al di
fuori del lavoro e quando la riaccompagno non parliamo molto, o
comunque solo della vita in fabbrica, ma devo dire che la sua presenza
rende la realizzazione del mio piano un pò meno pesante.
Mia madre ancora non molla, forse dovrei fare qualcosa di eclatante,
dirle che un pollo mi ha trasmesso l'influenza aviaria, potrebbe essere
la goccia che farebbe traboccare il vaso. Non so quanto ancora
resisterò, la schiena mi fa veramente un male cane, senza
contare che tutti i miei telefilm preferiti sono ricominciati ma io la
sera sono talmente stanca che crollo neanche finita di guardare la
sigla.
Ogni mattina mi sveglio, scendo in cucina e rivolgo ai miei un largo
sorriso, dico cose come "Non è una mattina splendida?"
oppure "Oggi mamma sei proprio bella", tanto per ribadire quanto io ami
la mia vita e non veda l'ora di andare a lavorare.
Oggi è il compleanno di Antonio, compie 26 anni, a me
sembravano molti di più, sarà per quella sua aria
professionale, quindi in mensa ci sarà torta per tutti.
L'idea del dolce mi fa trovare la forza per lavorare, ogni pollo che
sollevo sembra pesare il doppio del precedente.
Ogni tanto io e Angelica ci lanciamo delle occhiate cariche di
disperazione, sapere di non essere la sola a contare i minuti che
restano prima della pausa mi rincuora.
In mensa troviamo la famigerata torta, una specie di plum cake tagliato
in tanti cubetti e noto che le due bulle fanno scorta nascondendone
svariati nelle borse di plastica insieme alle vaschette del pranzo.
< < Ma non possono fare la spesa come tutti? >
> chiedo ad Angelica con la bocca piena di torta.
< < Chi? Simona e Paola? Rubano sempre da mangiare, si
portano a casa un sacco di roba, ogni tanto recuperano anche le
vaschette di quelli malati o assenti > > mi spiega.
< < Bè, ci manca solo che ci pestino per
rubarci il pranzo! > > esclamo proprio mentre le due
bulle mi passano accanto.
Tremo talmente all'idea che mi abbiano sentito che un pezzo di torta mi
va di traverso, comincio a tossire e devo bere un'intera bottiglietta
d'acqua prima di tornare in me.
< < Hei, non mangiare troppa torta ANAIS, che poi ti
soffochi > > mi deride quella coi capelli neri.
L'altra, stessa corporatura da Uruk- hai ma con i capelli lunghi
rossicci ride.
< < Mangio la torta prima che voi due ve la rubiate tutta
> > dico mestamente sottovoce.
< < Sshhhtt!! > > mi fa Angelica con una
risatina.
Il resto del pomeriggio passa un pò più
velocemente, il dolce mi ha rifocillato, proprio come succedeva a
scuola con i biscotti di Valentina.
Ho trovato un modo per ammazzare il tempo (oltre ai polli) mentre
lavoro. Conto quanti ne spello ogni quarto d'ora e ad ogni
pennuto che spiumo do un nome.
La scorsa ora il mio record è stato di sette polli, tra i
fortunati c'erano Meriadoc, Artù, Sam, Rory, Ronald, Mike e
Sigfrid.
La campana che rimbomba alle 17.00 spaccate sancisce la fine di
un'altra giornata e percorro l'ormai familiare tragitto fino agli
spogliatoi.
Ci impiego di più a cambiarmi, adesso che fa più
freddo indosso una maglia sopra la t-shirt che però tolgo
prima di infilare la tuta, così ogni giorno mi devo
praticamente rivestire.
Odio stare in spogliatoio alla mercè delle due bulle, ho
sempre paura che comincino a piantare grane. La nonna mi ha consigliato
di parlarne con Antonio, ma non voglio essere quella che si lamenta,
senza contare che lui è così efficiente che
sicuramente farebbe loro la predica e il risultato sarebbe quello di
farmi odiare ancora di più.
Fra una settimana è Halloween, non ho mai frequentato feste
in maschera, odio le feste, di solito vado a casa di Ambra e cuciniamo
biscotti a forma di fantasma e zucca insieme ai suoi fratelli, poi
guardiamo tutti insieme un cartone animato.
Sono sicura che quest'anno lei avrà ricevuto un sacco di
inviti a party super fighi tra universitari, oppure verrà
sequestrata da Alberto, quindi mi sono già arresa
all'idea che passerò la sera a casa con i miei a guardare un
insulso programma tivù scelto da mia mamma.
Oggi Angelica non si è presentata al lavoro, non ho neanche
il suo numero di telefono per chiederle come sta, dovrò
affrontare una lunga giornata senza di lei, non mi ero resa conto di
quanto fosse rassicurante la sua presenza per me.
A pranzo Antonio viene a sedersi vicino a me e mi chiede <
< Allora, come sta andando? > >
Noto che le due bulle ci stanno fissando e sono quasi decisa a dire al
mio capo di quanto mi terrorizzino, ma mi rifiuto, quindi mi limito a
rispondergli < < Bene, mi trovo molto bene >
>.
< < Ottimo > > sembra soddisfatto <
< Sai, non l'avrei mai detto che avresti resistito
così a lungo! > >
< < Bè, meno male che non hai fatto scommesse,
a quest' ora saresti rovinato! > > gli dico con un
sorriso.
Ci mettiamo a ridere, è un ragazzo piacevole, non mi sembra
così ruffiano come dicono Barbara ed Elena.
< < Comunque, se c'è qualcosa che non va non
esitare a venire da me, voglio assicurarmi che i miei reparti
funzionino alla perfezione, non voglio sfigurare di fronte ai capi!
> >
Ah no, ecco.
< < Certo, contaci! > > gli rispondo
facendogli l'ok con le dita.
Antonio si allontana e in una frazione di secondo le due bulle si
piazzano vicino a me, una per lato.
< < Allora, ANAIS, facciamo comunella col capo, eh?
> > mi dice la nera.
< < No, mi ha solo chiesto come va > > dico
tremando come una foglia.
< < E tu che gli hai detto? > > mi chiede
la rossa con aria intimidatoria.
< < Niente, che va tutto bene. > >
< < Meglio per te, perchè sennò...
> > la nera fa schioccare le nocche.
Oddio, va a finire che queste due mi picchiano sul serio.
Si allontanano e io vorrei solo rannicchiarmi in un angolo a piangere,
invece la campana ci avvisa della fine della pausa pranzo.
Di pomeriggio sono così avvilita che il massimo che riesco a
spellare in quindici minuti sono quattro polli, mi sono fissata per
obiettivo di battere il mio record entro natale. Almeno un pollo ogni
minuto. Voglio diventare come Terminator, anzi Chickenator.
Certo, non ho intenzione di stare qua fino a Natale, spero che mia
madre si arrenda prima.
Alla fine della giornata sono così sollevata che
sarò quasi felice di vederla.
Nello spogliatoio evito accuratamente di incrociare lo sguardo delle
due bulle e noto che ho un sms non letto.
E' di Ambra.
Hei Ciao!! Allora il 31, solito programma? Porti tu qualcosa da
guardare? Io penso al cibo!
Ottimo, vuol dire che la mia amica non ha ne feste fighe, nè
programmi col fidanzato. Finalmente una buona notizia.
Arrivo a casa con l'aria così abbattuta che mia nonna se ne
accorge < < Tutto ok? Sembri triste. > >
Vorrei scoppiare a piangere e farmi consolare da lei come faceva quand'
ero piccola, ma il mio piano geniale prevede che io debba mentire anche
con lei.
< < No, è solo che oggi Angelica non c'era
così è stata una giornata un pò lunga.
> >
< < Ma è andata bene lo stesso! >
> mi affretto ad aggiungere.
A cena mia mamma ci informa che anche loro ad Halloween saranno
assenti, la solita cena con i soliti amici, mio padre sprizza
felicità da tutti i pori.
< < Oh, significa che sarò da sola? >
> chiede mia nonna avvilita < < Bè,
vorrà dire che me ne starò in pace a guardare il
concerto di Gigi D'Alessio. > >
Mio padre non sembra più così triste all'idea di
passare la serata fuori.
< < Elvira, pensavo di avertelo bruciato quel dvd!
> > le dice con un sorriso.
< < Si, ma Anais me ne ha masterizzato un altro! >
> risponde lei soddisfatta.
Grandi Rimpianti della mia vita:
1. Non aver mandato al diavolo quell' ignorante della prof. di Italiano
delle superiori.
2. Non aver fatto danza classica, ora almeno avrei un pò di
grazia.
3. Non aver confessato ad Andrea in seconda media che ero perdutamente
innamorata di lui, ora probabilmente staremmo ancora insieme.
4. Aver scaricato il concerto di Gigi D'Alessio per mia nonna.
Da allora non fa altro che guardarlo mentre fa le pulizie, quest'estate
per fortuna mi ha risparmiato, ma ho il dubbio che da quando non le sto
più tra i piedi lo faccia andare a tutto volume.
< < Grazie tante, Anais! > > dice mio padre.
< < Oh, prego, se vuoi ti faccio un cd da ascoltare in
macchina! > > gli rispondo ridendo.
< < Ma no, gli presto il mio! > > aggiunge
mia nonna.
< < Nonna, quello l'ho lanciato dal finestrino la prima
volta che ho usato la tua macchina! > > dico io.
< < Ma! > > esclama lei fingendosi
oltraggiata.
Ci mettiamo tutti e tre a ridere, mentre mia mamma assiste alla scena
col fumo che le esce dalle orecchie.
< < A saperlo lo avrei tenuto, mi bastava farlo partire
in fabbrica e i polli si sarebbero suicidati da soli! > >
dico io tanto per rincarare la dose.
Gli altri due ridono ancora di più mentre mia mamma sembra
ancora più incazzata.
Da quando lavoro le serate in casa sono molto più piacevoli.
Per la prima volta mio padre si interessa a quello che faccio, ogni
giorno mi chiede com' è andata, ed è l'occasione
perfetta per me per esclamare quanto il mio lavoro mi piaccia.
**
La sera del 31 ottobre arrivo a casa di Ambra, suono il campanello e mi
aspetto di veder arrivare sua madre con la sua solita espressione
contrariata, invece mi apre Leonardo, il fratello più grande.
< < Ciao Leo! > > gli sorrido ed entro in
casa.
Tutti i fratelli di Ambra mi adorano, anche suo padre mi trova
simpatica, solo sua madre è convinta che io sia pazza.
Leonardo mi fa strada in cucina e intanto mi racconta come sta andando
a scuola, dei voti altissimi che prende e del record di
velocità che ha battuto nella corsa ad ostacoli.
I genitori di Ambra hanno cinque figli e sono tutti intelligentissimi.
I miei ne hanno una e, bè, sono venuta fuori io.
Oltre a Leonardo, che ha circa 12 anni se non ricordo male,
c'è il più piccolo, Riccardo e i due gemelli di
10 anni Samuele ed Emanuele. Non chiedetemi cosa si erano fumati i
genitori quando hanno deciso di chiamare i loro gemelli con nomi che
fanno rima.
Sua mamma insegna storia alle medie e suo padre fa il dentista. Hanno
una bellissima casetta su tre piani, la camera di Ambra occupa
praticamente tutto l'ultimo, le hanno trasformato la mansarda in camera
da letto, ha il tetto spiovente e una finestrella rotonda che da sul
loro giardino.
Con cinque figli ti immagineresti giocattoli ovunque, invece non vola
una piuma. Hanno pareti intere ricoperte di libri, enciclopedie e
pesanti tomi di odontoiatria e non hanno la televisione.
Si, avete sentito bene. L'unica presente in casa è quella in
camera di Ambra.
Arrivo in cucina e trovo la mia amica già pronta col
grembiule che impasta.
Samuele, o Emanuele, non chiedetemi di distinguerli, la sta aiutando
facendo cadere la farina a pioggia sulle sue mani.
< < Ciao! > > dico entrando.
< < Hei ciao! > > mi saluta lei.
< < Ciao Anais! > > mi dicono i gemelli in
coro, sono sincronizzati anche quando parlano.
< < Mmm, cosa preparate di buono? > >
chiedo fiutando odore di dolci.
< < Biscotti al cacao e poi quelli con le gocce di
cioccolato > > mi spiega Emanuele, o Samuele.
Mi rimbocco le maniche e comincio ad impastare anch'io con l'altro dei
gemelli mentre Leonardo tira fuori gli stampini per intagliare i
biscotti.
< < E Ricky? > > chiedo, il fratellino
più piccolo è il mio preferito. Magrolino, con i
capelli a spazzola e gli occhialini di plastica blu, gli compro un
regalo di compleanno ogni anno da quando conosco Ambra.
< < Mamma lo ha messo in castigo perchè non ha
finito i compiti > > mi spiega Leo.
Castigo. Non ho mai capito il senso di questa parola. I miei non mi
hanno mai messa in punizione, ne per un brutto voto nè per
una risposta sgarbata.
Mettere in castigo un bambino perchè non ha finito di fare i
compiti è assurdo. Chi stabilisce in quanto tempo vanno
svolti? Non è mica una gara.
< < Uffa, quindi niente biscotti? > >
chiedo facendo la faccia triste.
< < Si, però prima deve finire gli esercizi di
matematica > > mi dice il gemello n° 1.
Decido di andare a vedere come se la cava il mio fratello preferito,
così mi lavo le mani e vado nel salotto.
Il povero bambino è seduto al tavolo con la testa appoggiata
sullo schienale della sedia e guarda in aria.
< < Hei, Ricky, cosa fai? > > gli chiedo
cogliendolo di sorpresa.
< < Anais! > > esclama felice di vedermi
< < La mamma mi ha messo in castigo perchè non
ho finito i compiti! > > mi dice triste.
Decido di dargli una mano, non ci capisco un accidenti, ma sua madre
vuole che i compiti siano svolti, non ha specificato come, quindi anche
se dovessero essere tutti sbagliati poco importa.
In una decina di minuti abbiamo finito così raggiungiamo gli
altri in cucina in tempo per infornare i biscotti.
Pronti i dolci ci dirigiamo in camera di Ambra, dobbiamo stiparci tutti
sul pavimento, accendiamo la tivù e inserisco nel lettore
dvd "Up", il cartone che ho scelto.
Mentre i bambini guardano rapiti e sgranocchiano i biscotti, io ne
approfitto per aggiornarmi su come sta Ambra.
< < Hei, allora cosa racconti? > > le
chiedo sottovoce.
< < Tutto ok, sto impazzendo in vista dei primi esami, ma
adesso che sono libera, ho più tempo per studiare >
> mi risponde.
Non capisco a cosa si riferisce quindi le chiedo chiarimenti.
< < Cioè? In che senso sei libera? >
>
< < Ho mollato Alberto > > mi risponde.
Nel momento preciso in cui la casetta del signor Fredricksen si libra
in aria sorretta dai palloncini io mi sento leggera come la casa.
< < Cosa? Quando? Perchè? > > le
chiedo tutto d'un fiato.
< < La settimana scorsa. Non lo sopportavo
più! Era diventato pesante, non parlava che di
università ed esami, ma se io mi lamentavo mi diceva che non
dovevo perchè sono solo al primo anno e che per me
è tutto facile. > >
Che ragazzo adorabile.
< < Bè, wow, finalmente lo hai scaricato quel
coglione > > l'ultima parola la dico a voce bassissima ma
è comunque una liberazione poterlo dire.
< < Mia mamma non mi parla più, è
incazzata nera! > >
Non mi stupisce, adorabile lui, adorabile lei.
< < Bè, se ti può consolare,
neanche la mia! > >
Finiamo il film e i biscotti, aiuto Ambra a mettere a dormire
i gemelli che sono crollati e la saluto.
Esco da casa sua che piove e io mi sento come Sinatra in "Singing in
the rain", avrei voglia di ballare, finalmente Ambra si è
sbarazzata di quel deficiente.
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Capitolo 13 *** capitolo tredici ***
Capitolo
tredici.
Dopo
due giorni di meritata vacanza trascorsi a tentare invano di recuperare
tutte le serie tivù arretrate torno al lavoro.
Ormai sono abituata alla routine, ho anche imparato ad evitare le bulle
mimetizzandomi alla perfezione, l'altro giorno mi sono "travestita" da
macchinetta del caffè.
Sono ancora convinte che io sia in combutta con Antonio così
continuano a rivolgermi sguardi fulminei, io mi consolo immaginando che
ogni pollo che spello siano loro due.
Angelica ha fatto cambio di postazione con Luigi, così ora,
anche se non ci sentiamo per via delle cuffie, e non possiamo parlare
per via delle mascherine, possiamo scambiarci sguardi di sostegno.
All'uscita come sempre mi aspetto che mi segua, invece rimane sulla
porta e mi dice < < Oggi passa a prendermi mio fratello,
aspetta qua con me cinque minuti che te lo presento! > >
< < Oh, ok > > le rispondo poco convinta,
sembrerebbe maleducato dirle di no, ancora più maleducato
dirle che non mi importa di conoscere suo fratello, vorrei solo correre
a casa a farmi una doccia.
Una Punto grigia parcheggia poco lontano e Angelica fa segno col
braccio al conducente di avvicinarsi.
Dalla macchina scende un ragazzo.
IL RAGAZZO PIU' BELLO CHE ABBIA MAI VISTO.
Avete presente nei film quando il protagonista dice di aver sentito le
campane o l'Halleluja di Haendel? A me è successa la stessa
cosa, solo che io sento "Wake Up" degli Arcade Fire.
Alto, occhi scuri, capelli castani, il tipo di capelli che io chiamo
"da principe", mossi, di quelli che si agitano col vento mentre
va a cavallo, ok sto dilagando, e un sorriso che da solo
basterebbe a far svenire tutti i polli della fabbrica.
E me.
< < Ciao, io sono Federico > > dice
tendendomi la mano < < Allora sei tu che accompagni a
casa ogni giorno la mia sorellina? > > mi chiede.
Io non riesco a fare altro che fissarlo con il coro che mi risuona in
testa.
< < Allora, com'è lavorare nella fabbrica
degli orrori? > > mi chiede col suo sorriso mozzafiato.
< < Bellissimo > > farfuglio, pensando a
lui, non alla fabbrica. < < Cioè, no
è orribile, si, orribile > > mi correggo
facendo una figura da deficiente.
< < Ah, ecco > > fa una risatina <
< Bè, è stato un piacere ...? >
> e aspetta che io gli dica il mio nome.
< < Federico > > dico non riuscendo a
togliergli gli occhi dosso.
Noto che sia lui che Angelica mi guardano con aria strana
così lei mi corregge < < Si chiama Anais.
> >
< < Si! Anais! > > dico io con le gambe che
mi tremano.
Federico fa un'altra risatina < < Sei buffa, Anais.
> >
Io per tutta risposta gli rivolgo un altro sorriso ebete.
< < Bè allora noi andiamo, ci vediamo domani?
> > sento una voce in lontananza.
< < Si, a domani Angelica > > torno in me e
saluto la mia collega.
I due fratelli si allontanano e io li fisso finchè la Punto
non è fuori dal parcheggio.
Dannazione, sono sembrata un' idiota.
Salgo in macchina e mi dirigo verso casa mia, sono talmente distratta
che per poco non prendo sotto una vecchietta e attraverso col rosso.
Buffa? Odio quella parola.
Forse per qualcuno è un complimento, ma io detesto la parola
buffa. E' come dire a una persona che fa ridere ma in modo negativo,
non per niente da essa deriva "buffone", e non è
affatto un complimento.
Se mi avesse detto "sei carina" o "sei divertente" sarebbe stato meglio.
Entro in casa con aria sognante, saluto mia nonna e vado a darmi una
sistemata.
Scendo per la cena con un' esressione ebete dipinta in faccia
quando mia madre mi chiede < < Cos è quel
sorriso cretino? > >
Torno in me e, decisa a non raccontare assolutamente niente di Federico
rispondo < < Oggi mi hanno fatto provare il teser per
stordire i polli, è stato divertente, mi hanno detto che se
voglio potrò anche provare a sgozzarne uno. > >
Mia mamma scappa via in cucina livida e mio padre mi rivolge un sorriso
complice < < Non pensi di essere un pò troppo
dura con lei? Sai che odia il tuo lavoro. > >
< < E' stata lei a chiedere! > > mi difendo.
Sono tre mesi che mi spacco la schiena in una fabbrica pidocchiosa
e non posso neanche consolarmi rendendo la vita di mia madre
un inferno?
****
Oggi le bulle sono proprio accanite. La rossa mi ha spinta contro il
macchinario entrando e la nera a pranzo mi ha rubato la vaschetta con
il primo, quindi tutto ciò che mi resta da mangiare
è l'insalata mista. Mi sento un coniglio, in tutti i sensi,
per la verdura e per non avere il coraggio di difendermi.
< < Anais, devi trovare una soluzione! Quelle due ti
hanno preso di mira! > > mi dice Angelica preoccupata.
< < Lo so, ma non voglio fare la spia! Ti immagini come
reagirebbero? > > rispondo impaurita.
< < Potrebbe mai essere peggio di così?
> >
Ha ragione. Sono stufa di farmi prendere in giro da quelle due
così decidiamo di andare nell' ufficio di Antonio per
raccontare tutto.
Entriamo e non troviamo nessuno.
< < Sarà a pranzo > > dice
Angelica.
< < No, ho chiesto al responsabile del settore sette, mi
ha detto che era qua > > dico guardandomi in giro.
< < Uh-oh, guarda qua! Buste paga! > >
esclamo indicando la pila di fogli impilati con cura sulla scrivania.
< < Dai Anais, andiamo fuori di qua! Se Antonio ci becca
sono guai! > > dice preoccupata.
< < Ok, ma prima voglio vedere quanto guadagna
più di noi! > > dò una scorsa
veloce al foglio col suo nome, cavolo è pagato un casino, ma
la mia attenzione è catturata da un altro particolare.
< < O mio Dio Angelica, leggi qua! > > dico
trattenendo una risata < < Guarda il nome! >
> dico mentre la mia amica esamina il foglio.
< < Il suo vero nome è Antonmarco! Ma in che
anno è nato, 1802? > > dico ridacchiando.
< < Dai Anais, usciamo! > > dice Angelica
tirandomi per il braccio.
< < Ma che razza di nome è? E poi scusa, io
tra Antonio e Marco avrei scelto Marco! > > dico sempre
sghignazzando.
< < Si, ok però adesso andiamocene fuori di
qui! > > dice lei praticamente spingendomi fuori dalla
porta.
Non riesco a credere che il mio capo abbia un nome così
ridicolo, ora ogni volta che lo guarderò avrò una
gran voglia di ridere.
Tutta la faccenda del nome mi ha fatto completamente dimenticare di
voler denunciare le bulle, ma mi riprometto di parlarne con Antonio la
prossima volta che lo vedrò. Sempre che non gli scoppi a
ridere in faccia.
Come ogni giorno accompagno Angelica a casa e ho una gran voglia di
chiederle tutto di Federico, ma opto per un approccio più
soft.
< < Allora, fra un pò è Natale,
cosa fai di solito? > > le chiedo.
< < Di solito vado da mia nonna con qualche regalo e
mangio un pò di panettone con lei > > mi
dice guardando fuori dal finestrino.
Che programma entusiasmante penso, ma il mio interesse è un
altro.
< < Viene anche tuo fratello? Non passerai mica tutta la
sera da sola con tua nonna? > > chissà che
incubo.
< < Si, c'è anche lui, se non lavora. >
>
< < Che lavoro fa? > > chiedo attenta.
< < Lavora in un ristorante la sera, di giorno studia
ingegneria all' università. > >
Ingegneria. E' un compagno di Alberto. Ottimo soggetto di conversazione.
< < E come mai tu non fai come lui, perchè non
studi mentre lavori? > > le chiedo, io non lo farei mai,
ma certi pazzi, tipo Ambra, si.
< < Non ci riuscirei. Il lavoro in fabbrica è
diurno, non fanno fare turni, non ce la farei mai a seguire le lezioni,
lavorare e occuparmi di mia nonna contemporaneamente > >
mi dice avvilita.
< < Ma perchè lavori lì dentro?
> > io ho un buonissimo motivo per farlo, ma lei proprio
non capisco.
< < Dopo che mia nonna si è ammalata non ho
avuto scelta. Mio fratello aveva già cominciato
l'università e non voleva mollare gli studi. Io ho dovuto
mettere le mie ambizioni da parte e mio zio, che all'epoca lavorava
lì nel settore otto, mi ha fatta assumere. La paga
è molto buona, basta per coprire la retta dell' affitto di
mia nonna, ma purtroppo non sono ancora riuscita a
mettere da parte abbastanza soldi per gli studi. Lo stipendio di mio
fratello serve per pagarsi l'università e le spese della
casa. > > mi racconta con uno sguardo triste.
Per la prima volta da quando la conosco mi dispiace per lei. Spesso a
pranzo quando parliamo con gli altri operai scherziamo dicendo che
"siamo tutti nella stessa barca", ma dubito che molti di loro vivano
una situazione come la sua. Io no di certo.
Provo a cambiare discorso per ravvivare un pò
l'atmosfera.
< < E tuo fratello come si trova
all'università? La mia migliore amica dice che è
un incubo! > >
Ok, cambiare discorso era solo una scusa per parlare di Federico.
< < Bene, è sempre stato un tipo studioso
> > mi risponde senza sospettare niente.
Studioso, non esattamente come me, ma poco importa.
< < Quindi, passa tutto il giorno a studiare, se non
lavora? > > chiedo sperando di carpire informazioni sui
suoi passatempi.
< < No, non proprio, va a correre un sacco. >
>
Mmm, devo cominciare a fare jogging, magari potrei "accidentalmente"
incontrarlo mentre corre al parco, fingere una distorsone alla caviglia
e farmi soccorrere da lui.
I nostri figli saranno bellissimi. Avranno capelli pazzeschi e un
ottimo gusto in fatto di film.
< < Certo, quando non è impegnato con la sua
ragazza > > mi dice Angelica.
Per poco non inchiodo dallo stupore.
Ok, i nostri figli saranno solo immaginari.
< < Ah, ha la ragazza? > > chiedo con finta
nonchalance.
< < Si. Si chiama La > > se dice Lavinia mi
butto giù dal ponte della tangenziale < <
Lara. > >
Fiu, siamo salve.
< < E com'è? Ti sta simpatica? >
> scommetto che è stra bella e tutti la adorano.
< < La odio > > mi dice lei senza tanti
giri di parole.
Bene, la sua ragazza è odiosa, un punto in mio favore.
< < E come mai? > >
< < E' una noia mortale, non fa mai una battuta, lui
invece è così divertente. > >
Ottimo. Mi ha detto che sono buffa, che è praticamente come
dire simpatica, quindi sarei il suo tipo.
< < Stanno insieme da tanto? > >
sarà dura far separare una coppia storica.
< < Da un anno e mezzo, si sono conosciuti all'
università. > >
Lascio Angelica di fronte a casa e mentre percorro la strada di ritorno
penso.
Devo trovare un nuovo piano.
Comincerò col diventare la migliore amica di Angelica
così potrò passare sempre più tempo
con Federico.
Poco a poco lui si renderà conto che io sono un vero spasso
e mollerà la sua ragazza noiosa.
Ottimo, Piano Geniale numero due: attivo.
Si sta avvicinando il Natale, in giro è già pieno
di addobbi e luci, sabato mia madre mi propone di andare alla ricerca
dei regali per la nonna e il papà.
Mi chiedo cosa mai verrà fuori da questo pomeriggio, mia
madre non mi parla praticamente più, sono più di
quattro mesi che lavoro nella fabbrica ma lei non ha ancora mai
lotanamente evocato il desiderio che io mi licenzi.
Vaghiamo un pò per le vie del centro, guardiamo le vetrine,
lei ogni tanto mi lancia delle occhiate sottecchi, alla fine per mio
padre optiamo per un maglioncino di pelle di girino costosissimo.
< < Adesso che hai uno stipendio possiamo permetterci dei
regali un pò più belli > > mi dice
con tono piatto.
< < Già, è il bello di guadagnare
soldi, poter far piacere agli altri > > le dico per
accontentarla anche se, a mio avviso, avremmo potuto trovare qualcosa
di molto più bello e molto meno costoso, considerando che
mio padre è felice sia che riceva un pregiato maglione di
cashmere che una maglietta comprata al mercato.
Quando ero piccola gli regalavo sempre un pacco di rasoi e dei calzini
e lui era sempre felicissimo e mi ringraziava con abbracci e baci.
Per la nonna la scelta si rivela molto più difficile, dalle
proposte di mia madre capisco che non conosce affatto i suoi gusti, mia
nonna non indosserebbe mai e poi mai un filo di perle, e odia
l'arancione.
< < Perchè non le prendiamo un foulard?
> > azzardo < < Indossa sempre lo stesso da
anni, potremmo prenderle uno nuovo da usare per andare a messa o per
uscire. > >
< < Se lo dici tu > > risponde mia madre
secca.
Questo pomeriggio è un vero spasso, penso che mi sarei
divertita di più a farmi pestare dalle due bulle.
Usciamo dalla pelletteria in cui abbiamo trovato il regalo per la
nonna, un bellissimo foulard di seta con una fantasia floreale, quando
noto che sul volto di mia madre si è dipinta un'espressione
di puro panico.
Seguo il suo sguardo e capisco il perchè.
Dall'altra parte del viale ci sono Virginia e Lavinia.
Poteva andare peggio di così? Ebbene si.
Stranamente mia madre non corre incontro alla sua migliore amica come
fa sempre, anzi se ne sta impalata sulla porta del negozio bloccando
l'accesso ai clienti.
< < O cielo, Monica! > > sento esclamare.
Virginia si avvicina a noi. E' la copia sputata di sua figlia, magra,
bionda con la messa in piega alla Sandy Marton.
< < Ciao Vinginia, come va? > > chiede mia
madre dandole due baci sulle guance.
< < Oh, cara è un incubo! > >
risponde lei con tono melodrammatico < < Stiamo cercando
i regali di Natale ma non riusciamo a trovare niente, vero Lav?
> > chiede rivolgendosi a sua figlia.
< < Già, la roba sembra così
cheap > > risponde Lavinia con espressione
contrariata.
< < Noi siamo riuscite a trovare qualcosa, vero mamma?
> > chiedo per mettere fine al silenzio di tomba che si
è creato.
< < Già > > dice mia mamma, ho
come l'impressione che non muoia dalla voglia di parlare con la sua
migliore amica, di solito si abbracciano e si aggiornano su tutti gli
ultimi gossip, ora invece l'atmosfera è glaciale.
< < Allora, Ananas, Monica mi ha detto che lavori!
> >
Motivo 394 per cui odio il mio soprannome: Virginia mi chiama
così.
< < Come va? > >
< < Benissimo, adoro il mio lavoro, è il
più bello del mondo! > > rispondo entusiasta.
< < Sei nella ristorazione, giusto? > > si
aggiunge Lav.
Noto che mia madre mi guarda con orrore e capisco perchè non
volesse incontrare Virginia.
Perchè è insieme a me.
Ha raccontato a tutti i suoi amici che sono nella ristorazione, e ora
teme che io dica la verità.
Opzione numero uno: smaschero il suo bluff annunciando a Virginia e
Lavinia che io spello polli e osservo mia madre impiccarsi con le luci
natalizie.
Opzione numero due: reggo il gioco e mento.
Sono indecisa, ma se c'è una persona che detesto
più di mia mamma è Lavinia.
Se rivelassi loro cosa faccio veramente per vivere non si prenderebbero
gioco solo di mia madre per aver mentito, ma anche di me per il mio
lavoro assurdo.
< < Si, è così, in un posto molto
chic! > > dico con un sorriso lanciando uno sguardo a mia
madre.
< < Ora però dobbiamo andare, Gianluca ci
aspetta!! > > mia madre si affretta a dire.
Ci congediamo dalle due galline coi soliti bacini e moine e ci avviamo
verso casa.
Durante il tragitto siamo entrambe mute.
Sapevo che mia madre non avrebbe mai avuto il coraggio di rivelare ai
suoi amici spocchiosi cosa faccio per vivere, e oggi ne ho avuto la
conferma.
Odio incappare così in Virginia e Lavinia, ma per una volta
sono felice di averle incontrate.
Mia madre ha sudato freddo, se l'è letteralmente fatta sotto
all'idea che io potessi dire la verità, non vorrà
ripetere l'esperienza quindi confido che tra non molto si arrenda e mi
costringa a licenziarmi.
Il week end successivo decido di andare a fare compere con la nonna,
dobbiamo trovare un regalo per la mamma e io per Ambra.
Ho una mezza idea di prendere un pensierino anche per Angelica, ma non
conosco affatto i suoi gusti.
Per mia mamma abbiamo trovato dei bellissimi guanti con un
filo di raso in un elegante scatola, per Ambra ho comprato una
morbidissima sciarpa blu notte.
< < Cosa potrei regalare ad Angelica, nonna? >
> le chiedo consiglio.
La accompagno a casa tutti i giorni ma non ho proprio idea di cosa
potrebbe piacerle.
< < Non lo so, vuoi farle un regalo? E' carino da parte
tua. > >
< < Bè, lei è la mia migliore amica
nella fabbrica, grazie a lei il mio lavoro è meno pesante
> > mi affretto a correggermi < <
Cioè, molto più divertente. > >
< < Perchè dici così? >
> mi chiede preoccupata, accidenti a me.
< < No, niente, è sempre per quella storia
delle bulle, se non fosse per loro il mio lavoro sarebbe veramente il
migliore del mondo! > >
< < Scusa, ma hai mai provato a fare amicizia con loro?
> > mia nonna deve avre bevuto troppo vin
brulè.
< < Amicizia? Nonna, non puoi fare amicizia con King Kong
e Godzilla, finisci spiaccicato. > >
< < Ma no! > > ride < <
Secondo me se le conosci magari scopri che sono simpatiche! >
>
Si, simpatiche come la malaria.
< < Se lo dici tu > > dico avvistando il
regalo perfetto per Angelica.
In macchina mia nonna torna alla carica con la missione "facciamo
amicizia con le bulle".
< < Senti, perchè non le prendi per la gola
quelle due? > > mi chiede.
< < Nonna, ci ho già pensato, credimi, ma sono
alte due metri non ci arrivo lassù e mi ammazzarrebbero dopo
due secondi! > >
< < Ma no! Non in quel senso! > > si mette
a ridere < < Mi hai detto che sgraffignano sempre un
sacco di roba dalla mensa, giusto? > > mi guarda
attraverso le spesse lenti degli occhiali.
< < Giusto, sembrano al mercato. > >
< < E allora perchè non prepari un dolce per
tutti, sei diventata così brava! > >
L'idea non è del tutto stupida, così una volta
arrivata a casa mi metto all'opera e sforno decine di biscotti
dall'aria natalizia.
Il lunedì arrivo in fabbrica, striscio il cartellino e vado
a depositare il cesto pieno di biscotti sul tavolo del pranzo, dentro
ci ho messo un cartellino dove ho scritto "Servitevi pure e Buon Natale
-Anais settore 3-."
All'ora del pranzo noto con stupore che tutti, ma proprio tutti, anche
gli operai degli atri settori sono seduti ai tavoli con le loro
vaschette e qualche biscotto accanto.
Alcuni di loro ne stanno già mangiando e si scambiano
sguardi di assenso.
Soddisfatta mi siedo con il mio pranzo e Angelica si posiziona accanto
a me.
< < Come mai hai cucinato biscotti per tutti? >
> mi chiede, anche lei ne ha presi un paio.
< < Così, ieri avevo un pò di tempo
libero > > le rispondo osservando attentamente le due
bulle.
Girano intorno al cesto circospette come due sciacalli con una carcassa
e alla fine agguantano entrambe manciate di biscotti e si vanno a
sedere.
Ottimo. Ora c'è solo da sperare che siano buoni.
Al termine del pranzo svariati operai vengono a ringraziarmi e a
congratularsi con me, anche Elena e Barbara.
< < Magari avessimo dolci ogni giorno! > >
mi dice la prima.
< < Si, di solito solo Antonio porta qualcosa quando
compie gli anni, ma lui lo fa per fare bella figura, non per gentilezza
come te! > > mi dice Barbara facendomi l'occhiolino.
Gentilezza, circa. Il mio obiettivo è di ottenere un
pò di tregua dalle due bulle.
Purtroppo loro due non mi dicono niente, si limitano a prendere i
biscotti rimasti e metterli nelle borse di plastica.
Avvilita mi avvio al mio settore e attacco i miei polli con poca
convinzione.
Antonio ci ha spronato a farne uscire molti di più dato il
periodo, ma io oggi non sono in vena.
Nello spogliatoio mi tolgo la tuta ringraziando gli ulteriori
complimenti che ricevo quando le due bulle si avvicinano a me.
Comincio a tremare.
Quella con i capelli neri mi dice < < Hei, Anais, i
biscotti erano buoni. > >
Non credo alle mie orecchie. Non solo ha pronunciato il mio nome
normalmente e non con la solita nota di disprezzo, ma ha apprezzato i
miei dolci.
< < Sono contenta che ti siano piaciuti... >
> e attendo che mi dica finalmente come si chiama.
< < Simona. Ne ho presi un pò per portare a
mio figlio, gli piaceranno. > >
< < Wow, hai un bambino! > > mai avrei
immaginato che il capo dei Jets avesse un figlio.
A queste parole Simona sembra sciogliersi come neve al sole, tira fuori
il portafogli e mi mostra la foto di un bambino paffuto.
< < Lui è Kevin, il mio ometto. Ha tre anni
> > mi dice orgogliosa.
< < Oddio, ma è > > sembra Diddy
Kong < < Bellissimo! > >
< < Anch'io ne ho presi un pò >
> mi dice quella che allora si chiama Paola < <
Mio marito si lamenta sempre che non so fare i dolci! > >
Una mamma e l'altra sposata, che l'avrebbe mai detto?
Ok, devo ammettere che le avevo immaginate come gli orchi de Lo Hobbit
che si cibano di ronzini e contadini, ma queste info sono del tutto
inaspettate.
< < Sei sposata! Non lo sapevo! > >
< < Si, da quattro anni! > > dice e per la
prima volta noto la fede.
< < Bè, prendetene pure quanti ne volete, ne
rifarò sicuramente, posso darvi la ricetta se vi son
piaciuti! > > dico felice.
< < Mah, magari, così provo a farli pure io
> > dice Paola.
< < Senz' altro! > > esclamo felice.
Mi salutano e io mi avvio all'uscita con un'incredula Angelica.
Sulla porta siamo bloccate da Antonio.
< < Hei, ragazze, vi ricordate che sabato c'è
la cena del lavoro, vero? > >
Eh?
< < Cena? > > gli chiedo.
< < Si, alla fine sarà una semplice pizza, ma
ogni anno i settori che gestisco io si ritrovano per mangiare insieme e
per scambiarsi gli auguri di Natale, l'idea è piaciuta molto
al dirigente. > >
Elena e Barbara avevano ragione, è un vero ruffiano.
< < Venite vero? > > insiste.
Io e Angelica ci scambiamo un'occhiata e rispondo < < Si,
perchè no? > >
< < Eccellente, sabato alle 21 alla trattoria Il Riviera.
> >
Mentre esce ho un'idea. < < Hei, Antonio, senti, posso
venire accompagnata? > >
< < Si, certo, molti dipendenti vengono con le mogli e i
mariti, se vuoi portare il tuo ragazzo fai pure. > >
Ah ah si certo.
< < No, stavo pensando di chiederlo alla mia migliore
amica, è single da poco. > > gli spiego,
chissà perchè ho voluto precisare che Ambra
è single.
< < Ah, ok, bè, porta pure chi vuoi, anche tu
Angelica. > > ci risponde salutandoci.
Si Angelica, porta pure chi vuoi. Tipo un certo fratello bellissimo.
Sabato mi presento a casa di Angelica, non c'è la Punto
grigia fuori quindi capisco che Federico non c'è, aspetto la
mia amica e controllo il suo regalo sul sedile posteriore, glie lo
darò al ritorno.
Angelica sale in macchina e mi saluta < < Ciao! Non viene
la tua amica? > >
< < Ci raggiunge lì, ha avuto un problema con
i suoi fratelli. > >
Scommetto che sta ancora cercando di convincere sua madre a lasciarla
uscire con me e la mia banda di sterminatori di polli.
Arriviamo in pizzeria e ci sono praticamente tutti quelli dei settori
uno, due, tre e quattro, forse Antonio li ha pagati perchè
venissero.
Ci sono anche Simona e Paola con due gorilla che suppongo siano i
mariti.
Ambra ci raggiunge e io la presento ad Angelica e Antonio.
< < Ciao! Voi siete i colleghi di Anais? Io sono la sua
migliore amica! > > dice stringendo loro la mano.
Ci sediamo, io in mezzo ad Angelica ed Ambra e Antonio di fronte a me e
passiamo una serata veramente piacevole.
Finalmente scopro cosa accade nel settore quattro. Veronica, un'operaia
che ho incrociato solo qualche volta nello spogliatoio me lo spiega.
< < In pratica noi avvolgiamo i polli che voi spiumate in
dei panni che li tengono al caldo in modo che il grasso poi sia
più succulento. > >
Quasi rido. Io mi spacco la schiena a spiumare polli e questi passano
le giornate a ficcarli nelle coperte?
Ambra fa un sacco di domande ad Antonio, da dove provengono i polli,
dove vengono mandati, e lui risponde con la soilta efficienza.
Io faccio amicizia con i mariti di Simona e Paola, sono
proprio simpatici, e anche loro due si rivelano molto più
divertenti del previsto.
Gioele, il marito di Simona, mi chiede < < Ammettilo,
quanto ti ha perseguitato Simo? > >
< < Hei! > > protesta lei.
< < Ma no! > > minimizzo < <
Non più di tanto! > >
< < Strano, perchè di solito con quelli nuovi
è un mostro! > > dice ridendo.
Ah si? Non l'avevo assollutamente notato.
< < E' che il lavoro in fabbrica non è per le
schiappe, io li aiuto a forgiarsi il carattere! > >
spiega la mia collega.
Forgiare il carattere? Non siamo mica in Vietnam!
< < Quando Anais ha sbottato rispondendomi per le rime,
ho capito che aveva la stoffa per fare il nostro mestiere. >
>
Quindi mi stava mettendo alla prova con tutte quelle provocazioni?
< < Sarà. Ma tranquilla Anais, se vuoi
mandarla a quel paese, fai pure! > > mi dice il marito
ridendo mentre Simona gli tira un pugno sul braccio.
< < Ok! > > rispondo levando il mio
bicchiere per un brindisi.
Con un pò di disappunto la serata volge al termine,
salutiamo tutti, abbraccio Ambra e riaccompagno Angelica a casa.
Parcheggio di fronte al portone e prima che scenda le porgo il mio
regalo.
< < E' un pensierino. > >
< < Anais, non ce n'era bisogno! > > dice
scartando un salvadanaio di ceramica a forma di porcellino rosa.
< < E' per i tuoi risparmi per l'università.
Mi ha fatto pensare a te quando l'ho visto. > >
< < E' bellissimo, e spero che sarà presto
pieno. > > mi dice commossa.
note dell'autrice:
Voilà un altro capitolo! So che magari aggiorno un
pò troppo spesso, ma ho già pronta tutta la
storia, e personalmente odio quando uno scrittore fa aspettare mesi tra
un capitolo e l'altro!
|
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Capitolo 14 *** capitolo quattordici ***
Capitolo
quattordici.
Arriva
la vigilia di Natale, come previsto io e Ambra abbiamo deciso di
scambiarci i regali di persona, stranamente è venuta lei da
me, ho il sospetto che sua madre mi abbia bandita da casa loro.
Scarto un bellissimo borsellino con un cane di stoffa cucito sul
davanti < < E' per tenerci il cellulare mentre
lavori! Mi ha fatto pensare a Lafayette! > > mi spiega.
< < Che idea geniale,grazie! > > le
rispondo porgendole il mio regalo.
< < Cavoli Ana, è bellissima! >
> dice lei tastando la mordiba sciarpa.
Passiamo il pomeriggio in camera mia a sfogliare gli album delle foto
che ho riordinato l'estate scorsa, e siamo colpite da un'onda di
malinconia pensando a Valentina.
< < Dici che ci pensa ogni tanto? > >
chiedo avvilita.
< < Non lo so, secondo me è molto impegnata
> > noto che Ambra ha un'espressione colpevole <
< Sai, mi ero ripromessa di scriverle e madarle e-mail, ma con
l'università, il mio baby sitting e i miei fratelli, non ne
ho proprio avuto il tempo. > >
< < Già, anch'io > > rispondo
< < La sera quando torno dal lavoro sono
così stanca che non ho neanche la forza di fare le scale.
Nella letterina a Babbo Natale ho chiesto una di quelle poltrone
elettriche che usano gli anziani per salire di sopra! > >
dico sperando di rimontarle un pò il morale.
Ambra fa una risatina < < Dici che ce l'ha con noi?
Magari si aspetta che siamo noi a chiederle come va. > >
Non ci avevo mai pensato.
< < Bè, è stata lei a dirci che ci
avrebbe scritto sempre e mandato un sacco di foto, magari è
solo occupata > > rispondo poco convinta.
Accendo il computer < >
Per un pò attendiamo un qualche segno di vita da Valentina,
ma alla fine, dopo mezz'ora gettiamo la spugna.
< < Bè, io vado, mia madre è
irascibile da quando ho mollato Alberto, mi conviene tornare a casa!
> > mi dice avvilita.
La accompagno alla porta, ci salutiamo con un abbraccio e torno a
distendermi sul letto.
Mi accorgo di essermi appisolata perchè vengo svegliata da
un bip proveniete dal computer, un e-mail.
E' di Valentina, dice:
Ciao Anais! Oddio, mi
sento così in colpa per non avervi scritto prima! Riesco a
malapena a sentire mia madre, sono così indaffarata!
Allora, che bello
lavori! Ma cos è questa storia delle due bulle? Guarda che
vengo lì e le spiezzo in due se ti danno fastidio!
Adesso sono in Romania,
stiamo allestendo uno spettacolo con artisti di strada, sputafuoco e
clown, vedessi che bello!
Prometto di scrivervi
più spesso, intanto ti mando un bacione e ti faccio tanti
auguri di buon Natale!
xoxo Vale
Leggo la mail tre volte, è così bello ritrovare
la mia amica, anche se solo attraverso un computer.
Noto che il messaggio contiene un allegato, una cartella compressa col
nome "foto".
Scarico il contenuto e rimango basita.
Sono almeno una ventina di immagini che ritraggono
l'attività di Valentina, la vedo circonadata di bambini
felici e sorridenti, e per poco non mi commuovo.
Non ho mai visto la mia amica così felice, forse aveva
ragione, quest' esperienza le ha fatto proprio bene.
Puntuale arriva l'sms di Ambra che mi informa di aver ricevuto un
e-mail e le rispondo.
Mando un messaggio anche ad Angelica per farle gli auguri quando mia
nonna fa capolino in camera mia.
< < Hei, pensavo di andare a far visita a Mercedes,
vieni? > >
Non ho assolutamente voglia di deprimermi passando il pomeriggio in un
ospizio, ma chi dice Mercedes dice Angelica, e chi dice Angelica dice
Federico.
Entriamo nell'edificio spingendo una pesante porta e ci ritroviamo
nella hall d'ingresso.
Mia nonna mi fa strada tra i corridoi, superiamo la sala ricreativa
popolata da pochi anziani che giocano a carte ed arriviamo alla camera
16.
E' una stanza semplice, due letti, due comodini, un tavolino
nell'angolo e al muro una mensola con un piccolo televisore.
Il letto accanto a quello di Mercedes è vuoto e
perfettamente rifatto.
< < Ciao, Merci, sei sola? > > le chiede
mia nonna dandole un bacio.
< < Si, la signora che era con me è morta ieri
mattina. > > le risponde l'amica.
Yuppi!
< < Lei è mia nipote, Anais, sai quella che
lavora con Angelica? > > mi presenta la nonna.
Mi avvicino e le tendo la mano. Lei me la stringe e la sua presa
è molto debole.
Ribadisco quello che vi ho sempre detto di Mercedes, sembra uno zombie.
Non uno zombie simpatico come quelli di Giovani Diavoli, uno zombie
vero e proprio, alla The Walking Dead, di quelli che uccidi
sparando loro in testa. Cerco di non pensare a me che la decapito con
una katana e mi soffermo ad osservare i particolari del suo volto.
La sua pelle è piena di rughe e ha un colorito molto
pallido, la pelle del collo è tesa, le guance incavate e ha
dei cerchi neri intorno agli occhi azzurro ghiaccio. I capelli sono
bianchissimi e sottili, acconciati in una treccia che le ricade sulla
spalla. Ora sembra un morto vivente, ma doveva essere una donna molto
bella.
< < Angelica mi parla sempre di te, dice che da quando
lavori con lei è molto più divertente >
> mi dice con la sua voce flebile.
< < Bè, è molto più
semplice lavorare con persone che apprezzi, e Angelica è
veramente un' amica > > le rispondo con un sorriso.
Ok, nonna possiamo andare ora?
Le due amiche si mettono a parlare e io non posso fare altro che
guardare fuori dalla finestra e pregare di andarmene via al
più presto.
< < Ho conosciuto anche vostro nipote > >
le dico, chissà perchè le ho dato del "voi". Non
lo so, come ci si rivolge ad un morto vivente? Si da del "lei"?
< < Ah,Federico. Si è un bravo ragazzo.
> >
< < Non viene spesso a trovarla, vero? Angelica mi ha
detto che è impegnato con gli studi e con la fidanzata
> > butto lì.
< < Ah, Lara. Si è una brava ragazza. >
>
Ok, ho il dubbio che se le parlassi del cannibale di Milwaukee mi
direbbe che è "un bravo ragazzo", non otterrò
nessuna informazione da lei. Senza contare che molto probabilmente si
dimenticherà della mia visita.
L'unico motivo per cui ho accettato di accompagnare mia nonna era per
guadagnare punti con Federico. Scommetto che la sua fidanzata barbosa
non viene mai a far visita a Mercedes con lui, io invece sarei stata la
brava ragazza che passa del tempo con la sua nonna malata.
Con mia grandissima gioia mia nonna si congeda dalla sua amica, io le
rivolgo un saluto frettoloso e mi fiondo fuori.
Questo posto è orribile, e dire che lavoro in un mattatoio.
< < Quando hai conosciuto il nipote di Mercedes? >
> mi chiede mia nonna una volta in macchina.
< < Qualche mese fa, all'uscita dalla fabbrica. Ci siamo
appena parlati. > > Non ho intenzione di rivelare a mia
nonna, nè ad altra anima viva, della mia cotta da
adolescente.
< < Io non l'ho mai incontrato, non va spesso a far
visita a sua nonna > > continua lei < <
Com' è? > >
Vediamo. Bello, alto, bello, capelli pazzeschi, bello, sorriso
smagliante, bello.
< < Mah, normale. > > dico distratta.
< < Da quello che so la sua ragazza è
antipatica, hai conosciuto anche lei? > > mi chiede.
Fermi tutti.
< < Come fai a sapere della sua ragazza se non lo hai
conosciuto? > > la storia si fa interessante.
< < Bè, parlo molto con Mercedes, mi ha
raccontato che il nipote non fa altro che lamentarsi di lei >
> mi spiega mia nonna.
< < Ma se a me ha detto che è una brava
ragazza! > > insisto.
< < Diciamo che oggi Merci non era al massimo della sua
forma, ogni tanto si perde > > mi risponde con aria
triste.
Bingo. Ho la prova che Federico odia la sua ragazza.
Trascorro il resto del tragitto verso casa ad escogitare un piano per
levarmi Lara dai piedi.
Devo assolutamente avvicinarmi a Federico e l'unico modo che ho
è Angelica.
Dovrò portare la nostra amicizia ad un livello
più alto, d'ora in poi non saremo più solo
colleghe, saremo migliori amiche.
Il rientro al lavoro dopo le vacanze natalizie è molto
più duro di quanto avrei immaginato. Peggio ancora di quella
volta in quarta superiore in cui la professoressa di filosofia ci aveva
fissato il compito in classe proprio il giorno dopo le vacanze. Ero
andata a trovare mia nonna, l'altra nonna, quella che devo chiamare per
nome perchè "Oh cielo, Nonna mi fa sentire così
vecchia!" in Spagna e avevo pregato con tutte le mie forze che l'aereo
si schiantasse.
Oggi non è molto diverso, sono così poco motivata
che guido a 30 all'ora e per poco non timbro il cartellino in ritardo.
In spogliatoio saluto con un cenno Simona e Paola e cerco con lo
sguardo Angelica, la trovo seduta su una panchina con ancora le cuffie
nelle orecchie.
< < BUU! > > esclamo.
< < Accidenti! Per poco non mi veniva un infarto!
> > mi dice però sorridendo.
Ci avviamo verso il nostro settore parlando con Simona che ci racconta
che suo marito è caduto dalle scale travestito da Babbo
Natale e che suo figlio è rimasto talmente traumatizzato che
ha pianto tutto il giorno.
Io e Angelica le rispondiamo solidali che siamo dispiaciutissime e ci
assicuriamo che il marito stia bene, ma quando la nostra collega si
allontana scoppiamo a ridere. Veramente esistono ancora persone nel
mondo che si infilano quegli orribili costumi rossi con la barba finta?
Per rendere il rientro dalle vacanze un pò meno pesante ho
cucinato nuovamente dei biscotti, mia nonna per Natale mi ha regalato
degli stampini a forma di animali, tra i quali ce n'è uno
proprio a forma di gallina, così a pranzo tutti addentano
felici i loro polli di frolla.
< < No vabbè, questi sò troppo
buoni > > dice Paola, che ormai insieme a Simona e
Angelica siede al mio stesso tavolo.
< < Ne porto un paio al mio uomo, magari fanno il
miracolo e ricomincia a camminare, sono stanca di avercelo tra i piedi
> > aggiunge Simona.
Il resto del pomeriggio trascorre stranamente veloce, e finito il
lavoro come da tradizione riaccompagno Angelica a casa.
< < Sai, mia nonna e io siamo andate a far visita alla
tua dopo Natale > > le dico omettendo volotariamente
l'impressione che quella donna mi ha fatto.
< < Si, me l'ha detto, stranamente se lo ricordava, ormai
dimentica sempre più cose > > dice con aria
triste.
< < Bè non era proprio lucida, ha detto che
Lara è una brava ragazza, ma mia nonna invece mi ha detto
che non lo pensa per davvero > > non distolgo il pensiero
dal mio obiettivo.
< < Si infatti, mia nonna la odia, anche per questo
Federico l'ha scaricata > > mi risponde Angelica con
tranquillità.
< < Ah ecco > > rispondo distratta.
No fermi tutti. Cosa ha appena detto?
Ho sentito bene? Federico ha mollato Lara?
Adesso si che anch' io sento l'Alleluja.
< < Ah, si sono lasciati? > > chiedo con
nonchalance per assicurarmi di aver sentito bene.
< < Si, Federico non ne poteva più, quella
ragazza era una vera palla al piede. E poi penso che abbia conosciuto
un'altra. > >
< < Un'altra? Chi? > > chiedo cercando di
non sembrare troppo insistente.
Anais, Anais, Anais.
< < Non lo so, mi ha solo detto che gli interessa
un'altra > > mi risponde ignara che dentro di me tanti
folletti stanno ballando la Cucaracha.
La lascio davanti a casa sua e prima che scenda butto lì un
< < Salutami Federico! > >
Non riesco a crederci.
Questo è il più bel regalo di Natale di sempre.
Ancora più bello di quella volta in cui mio padre
seguì alla lettera la mia letterina a Babbo Natale in cui
avevo chiesto una collana, un ciondolo e un braccialetto e sotto
l'albero trovai esattamente quello che avevo chiesto.
Meglio ancora di quella volta in cui Enrico mi regalò il
taglia pizza a forma di Enterprise, o di quando mia nonna mi
confezionò a mano un maglione con la mia iniziale come
quelli che la Signora Weasley crea per Ron e Harry Potter.
Il Piano Geniale # 1 ha fatto dei passi avanti dopo l'episodio con
Virginia e Lav e ora anche quello # 2 sta finalmente prendendo forma,
eccome. Non dovrò più trovare un modo per far
lasciare Federico e Lara, ci ha già pensato lui.
Per festeggiare decido di invitare Ambra a mangiare una pizza, torniamo
nel ristorante dove si è svolta la cena di lavoro.
Ovviamente non le ho spiegato i veri motivi della nostra uscita, Ambra
non sa assolutamente niente di Federico, del Piano # 2 nè
tantomeno di quello # 1.
Durante la cena la mia amica è distratta, controlla il
cellulare ogni dieci secondi.
< < Tutto ok? > > le chiedo a un certo
punto.
< < Mmm? Si, tutto bene > > mi risponde con
poca convinzione.
Di solito quando usciamo Ambra mi rivolge tutta la sua attenzione, non
è mai stata il tipo dipendente dal cellulare, anche con
Alberto, era tanto se si mandavano un sms ogni tanto.
Oggi invece, sembra che la sua vita dipenda da quell'aggeggio, non lo
molla un attimo, scrive un messaggio, appoggia il cellulare sul tavolo
e immediatamente lo riprende per controllare se ha ricevuto una
risposta.
< < Come va all'università? > >
le chiedo tanto per parlare di qualcosa, e se io tiro fuori l'argomento
studi significa che sono proprio disperata.
< < Mmm? Si, tutto bene, sempre esami, relazioni, tesine,
sai, il solito > > risponde vaga.
Fa un sorrisino leggendo lo schermo del cellulare e io lotto con tutta
me stessa per non chiederle con chi si sta scrivendo, se
fosse qualcuno di importante me l'avrebbe sicuramente detto, lei non mi
nasconde mai niente, di solito mi racconta tutto, ma non posso
pretendere che sia completamente sincera con me, in fondo anche io le
sto nascondendo un sacco di cose ultimamente.
Decidiamo di comune accordo di non ordinare il dessert e ci avviamo
alla cassa. Insisto per pagare il conto, e diamo il via a una scenetta
tutta "Dai, faccio io", "Ma no dai, dividiamo", "Dai insisto", per
niente naturale.
Ci salutiamo all'uscita con un abbraccio e mi avvio verso casa.
Ormai siamo a febbraio, il che significa marzo, che significa
primavera, eppure fa un freddo polare. Ogni mattina devo alzarmi almeno
mezz'ora prima per togliere tutto il ghiaccio dai vetri della macchina
e dagli specchietti, mi sveglio che fa ancora buio, è
desolante. Non c'era posto per l'auto della nonna nel garage
così rimane parcheggiata sul marciapiede appena fuori dal
portone, quindi ogni giorno mi infilo il giaccone, la cuffia pelosa che
mi fa assomigliare alla moglie di Big Foot, esco in strada e mi metto a
grattare via il ghiaccio con quelle ridicole palette di plastica, per
fortuna posteggio sempre sotto un lampione, altrimenti non vedrei a un
palmo da naso.
Dopo tutto il rituale dello sbrinamento, torno in casa, attenta a non
far rumore, mia nonna si sveglia più tardi, e i miei, con le
loro macchine moderne super accessoriate beatamente parcheggiate in
garage al caldo, possono prendersela comoda.
Sono le 6.25, mi sono lavata i capelli e li ho asciugati col phon e con
la spazzola, non succedeva da ferragosto.
Scendo in cucina, metto a scaldare dell'acqua per bermi un
thè caldo, e intanto infilo nel microonde due cornetti al
cioccolato surgelati.
Stanotte non ho dormito molto bene, continuavo a pensare a quanto
distante fosse Ambra a cena sabato. Non ho fatto altro che chiedermi
con chi mai potesse messaggiare alle nove di sera.
Forse qualche amica spassosa e cervellona incontrata
all'università, o forse si sta rivedendo di nascosto con
Alberto, questa idea mi fa rabbrividire peggio del ghiaccio sulla
macchina.
Sono contenta di andare in fabbrica, almeno Angelica saprà
tirarmi sul il morale.
Qual è quel detto? Quando le cose vanno male, possono sempre
andare peggio?
Ecco, oggi il mio oroscopo probabilmente doveva riportare qualcosa del
genere.
Appena metto piede in spogliatoio scopro con disappunto che Angelica
oggi non c'è, di solito quando arrivo la trovo sempre seduta
sulla panchina.
Oggi, invece, è deserta, c'è solo Paola che si
lamenta del clima.
Freddo polare + mancanza di Angelica = Zero voglia di lavorare.
Non sono riuscita a battere il mio record di polli per Natale, ma oggi
ne ho vinto uno molto più speciale, il minor numero di
volatili spiumati in quindici minuti, solo quattro, Tony, Elvis, Rufus
e Donnie.
Durante la pausa pranzo decido di chiedere ad Antonio dove sia
Angelica, noto che sta parlando fitto al cellulare e quando si accorge
che mi sto avvicinando al suo tavolo riattacca all'improvviso.
< < Hei, Anais, come va, c'è qualche problema?
> > mi chiede con aria strana.
< < No, tutto bene, mi chiedevo solo dov' è
Angelica > > gli rispondo perplessa.
< < Ah, si Angelica è ammalata, non stava
bene, torna mercoledì > > mi risponde in modo
frettoloso.
Cosa gli è successo? Non c'è più
neanche l'ombra dell'Antonio di prima.
L'Antonio di prima mi avrebbe fatta accomodare nel suo ufficio, avrebbe
incrociato le dita e mi avrebbe esposto tutta la situazione clinica di
Angelica con tanto di diapositive e diagrammi di Eulero-Venn.
Adesso invece mi ha liquidata in trenta secondi. Mentre mi allontano
noto che ha ricominciato a parlare al cellulare, non sono neanche
sicura che si possa utilizzare il telefono sul luogo di lavoro, ma in
fondo lui è il capo, forse lui può.
Finito il lavoro decido di andare a trovare Angelica, devo
assolutamente raccontarle del cambio improvviso di Antonio.
Purtroppo niente Punto grigia fuori, suono il citofono e per
la prima volta in sei mesi entro in casa di Angelica.
Niente ascensore, devo farmi cinque rampe di scale, il suo appartamento
è all'ultimo piano.
Mi apre in pigiama, con i capelli spettinati e il naso rosso.
< < Ciao! Come va? > > le chiedo tenendomi
a distanza di sicurezza.
< < Bede. Sodo un po' raffreddata. > > mi
risponde soffiandosi il naso.
L'appartamento è molto carino, c'è un salotto
spazioso molto luminoso con un divano, un televisore gigante e un
tavolo. Sul muro c'è un disegno di Lupin, odio quel cartone.
< < Chi l'ha fatto quello? > > chiedo
indicandolo.
< < Oh, l'ha fatto Federico. Adora quel cartone
> > mi risponde tirando sù col naso.
Bene, dovrò guardarmi tutti gli episodi.
Andiamo in cucina, piccola ma funzionale, dove Angelica mi prepara un
thè caldo con del limone e del miele.
< < Sai che prima ho chiesto ad Antonio dov'eri e a
momenti neanche mi rispondeva? > > le racconto.
< < E allora? > > mi chiede lei.
< < Stava parlando fitto al cellulare, non vedeva l'ora
di sbarazzarsi di me > > continuo.
Lei mi guarda perplessa e decido di lasciar perdere l'argomento,
probabilmente solo io lo trovo strano.
< < Dod sai quanto sia beddo stare a casa >
> mi dice lei soffiando nel thè bollente.
< < A chi lo dici. Non sai cosa darei per tornare in
vacanza. > >
< < Ma dod ami il tuo lavoro? Tua dodda ha detto alla mia
che dod fai altro che dire quanto sia beddo > > mi fissa
lei.
Già, le nostre nonne. Una bella spina nel fianco.
E' già da un pò di tempo che ci stavo pensando, e
forse ora è giunto il momento.
Dato che il mio piano per conquistare Federico prevede che Angelica
diventi la mia migliore amica forse è il caso che io le
racconti tutta la verità.
Sarà la prima, e unica, persona al mondo a conoscere il
Piano Geniale.
< < Sai Angelica, volevo raccontarti una cosa >
> dico bevendo un sorso di thè per schiarirmi la gola.
Lei mi guarda in attesa.
< < C'è un motivo per cui ho cominciato a
lavorare in quella fabbrica. > >
< < Vedi, un pò di tempo fa, l'estate scorsa
per essere precisi, mia madre era decisa a mandarmi
all'università a tutti i costi. Io non avevo la
benchè minima intenzione di andarci così i miei
convennero che mi trovassi un lavoro > > faccio una pausa
per assicurarmi che mi segua.
Lei mi fa un cenno col capo così proseguo.
< < Il fatto è che io non avevo nemmeno
intenzione di lavorare, il mio piano era quello di stare a casa con mia
nonna a non fare niente, così cominciai a raccontare ai mei
di aver sostenuto colloqui ai quali invece non mi presentavo. >
>
< < Purtroppo venni scoperta, e mia madre mi pose un
ultimatum. Se non trovavo un lavoro nel giro di due settimane lei mi
iscriveva all'università. Così decisi di trovarmi
un lavoro.
Non doveva essere un impiego qualsiasi, vedi mia mamma è
molto attenta a quello che la gente pensa di lei, così
decisi di trovarmi il lavoro più pidocchioso del mondo,
così che lei per paura di fare figuracce con gli amici, mi
costringesse a licenziarmi. E' così che ho trovato il lavoro
nella fabbrica. > >
Concludo soffisfatta e attendo la sua reazione.
Lei sembra confusa.
< < Cioè tu mi stai diceddo che lavori nella
fabbrica perchè dod volevi addare all'università
e neanche lavorare? > > mi chiede.
< < Si, esatto. > >
< < Adais, è la cosa più stupida
che abbia mai sentito > > mi dice in tono aspro, forse ha
messo troppo limone nel suo thè.
La guardo aggrottando le sopracciglia < < Ma no,
è un piano geniale! > > rispondo con
convinzione.
< < Da quanto è che lavori della fabbrica?
> >
< < Mmm, vediamo, da più di sei mesi ormai.
> >
< < E id sei mesi tua madre ti ha mai chiesto di lasciare
il tuo lavoro? > >
< < Mmm, no, non ancora, ma vedi poco prima di Natale,
abbiamo incontrato la sua migliore amica > > comincio ma
lei mi interrompe < < Adais, lo sai cosa darei io per
poter andare all'udiversità? Io sodo costretta a lavorare
lì dedtro, e tu ti sei fatta assumere per gioco? >
> mi chiede guardandomi con uno sguardo truce.
< < Ma non capisci, studiare non fa per me, è
molto furbo come piano, forse non te l'ho spiegato bene >
> forse dovrei ricominciare da capo.
< < Do, sei tu che dod capisci Adais. Sei sodo una
viziata che fa piani stupidi invece di affrontare la realtà
> > mi accusa.
< < Hei, io non sono una viziata, e se tu sei stata
sfortunata, non devi prendertela con me! > > mi difendo.
Ok, la tua vita fa schifo, ma non giudicare il mio Piano Geniale.
< < Pensavo tu fossi diversa, dod ti voglio
più parlare > > detto questo si ritira in
camera sua.
Rimango alcuni minuti immobile dove sono, sulla sedia della cucina di
plastica bianca dell' Ikea. Non credo che Angelica abbia intenzione di
tornare a scusarsi, quindi non mi resta che andarmene.
Accidenti, ma cos' hanno le persone che non va?
Ecco perchè lavoro con i polli.
Entro in macchina sbattendo la portiera con forza.
Il mio piano è geniale e funzionerà.
Ho visto il panico negli occhi di mia madre quel giorno con Virginia,
tremava all'idea che mi scoprisse.
Certo è vero che sono passati quasi due mesi dalla Vigilia
di Natale e mia madre non solo non ha mai più rievocato
l'episodio, ma non ha mai neanche evocato il desiderio che io mi
licenzi.
Non ha vacillato neanche una volta, eppure sono sicura che odia il mio
lavoro, altrimenti perchè andrebbe in giro a dire a tutti
che mi occupo di ristorazione?
Contavo molto anche sul fatto che mia nonna si lamentasse del troppo
lavoro da fare da sola e rimpiangesse il mio aiuto, ma stranamente
sembra quasi contenta di essersi liberata di me.
Ho una brutta sensazione alla bocca dello stomaco, una vocina nella mia
testa mi sussurra che il mio piano è completamente stupido.
E se Angelica avesse ragione? Ormai saranno sette mesi che spello
polli, e se mia madre non si arrendesse mai?
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Capitolo 15 *** Capitolo quindici ***
Capitolo
quindici.
Il
resto della settimana trascorre in modo infernale. Dopo le accuse di
Angelica ho deciso di rincarare la dose così a casa non
faccio altro che urlare ai quattro venti di quanto il mio lavoro sia
meraviglioso, e sinceramente questo teatrino sta iniziando a stancarmi.
Mia nonna ha cominciato a guardarmi con aria perlpessa, mi chiedo se la
sua amica Mercedes le abbia spiato qualcosa. Non ho idea se Angelica
abbia raccontato del mio piano a sua nonna, ma se mai dovesse succedere
e la notizia giungesse alle orecchie della mia posso sempre giocarmi la
carta del "A Mercedes manca qualche rotella", non è molto
gentile, ma poco importa.
La mia amica, o ex dovrei dire, non mi ha più rivolto la
parola, io non ho tentato di riappacificarmi con lei, dopotutto
è stata lei a darmi della stupida e della viziata, io ho
solo risposto alle sue accuse, non vedo di cosa dovrei scusarmi.
Al lavoro nessuno sa della nostra lite, Angelica trascorre tutti i
pranzi in cortile e io mi sto concentrando sulle altre colleghe, non ho
bisogno di lei, sto benissimo anche senza.
< < Allora Simona, tuo marito è guarito, la
sua schiena come va? > > le chiedo.
< < Si, la schiena va meglio, almeno adesso
può ricominciare a cercarsi un lavoro > > mi
dice con un sorrisino.
< < Cosa? Tuo marito non lavora? > > chiedo
sbalordita. Alla cena di Natale non ne avevano fatto parola, ma
immagino non sia una cosa da urlare ai quattro venti.
< < Si, dove lavorava hanno ridotto il personale,
è a casa dall'estate scorsa > > mi dice
facendo spallucce.
< < Per questo freghiamo sempre i pasti degli assenti
> > mi spiega Paola.
Avete presente quel momento in cui sentite di essere una schifezza?
Ecco, io per un nano secondo mi sono sentita così.
Per mesi ho pensato che fossero due bulle che rubavano il pranzo agli
altri, ora scopro che Simona è sola a dover mantenere un
marito e un figlio piccolo. Queste due non smetteranno mai di stupirmi.
Quello che mi fa stare peggio di tutto però, è
che per un secondo muoio dalla voglia di correre da Angelica per dirle
cosa ho scoperto, quando mi rendo conto che lei non mi parla
più, e che non ha nessuna voglia di ascoltarmi.
Torno a casa col morale sotto le scarpe, lancio la borsa all'ingresso e
mi trascino su per le scale fino al mio letto, dove mi rannicchio
stringendo il cuscino.
Sento mia nonna alle spalle < < Hei, giornataccia?
> >
Mi giro a guardarla, sono combattuta su cosa dirle, non posso
raccontarle della lite, vorrebbe sapere tutti i dettagli e non sono
pronta ad affrontare la sua reazione, non dopo aver visto quella di
Angelica.
< < La mia collega bulla ha un bambino piccolo e un
marito disoccupato, per questo sgraffigna sempre i pasti >
> dico, cercando di convincerla che il mio malumore sia dovuto
esclusivamente alla situazione di Simona.
Mia nonna appare sconcertata per un secondo < < Ehm,
bè, mi dispiace molto per lei. Tra poco ceniamo, datti una
rinfrescata > > dice uscendo.
"Ho litigato con Angelica perchè pensa che il mio
piano, il mio piano di cui non ti ho parlato, che prevede di
trovarmi un lavoro orribile in modo che la mamma mi spinga a mollarlo,
sia stupido, che io sia stupida e viziata, e ora preferisce passare il
tempo in cortile a respirare il fumo dei sigari di Roberto
piuttosto che passare trenta secondi con me, ho perso l'unica amica che
avevo nella fabbrica, Ambra non si fa viva da una settimana e quando ci
vediamo passa tutto il tempo aggrappata al cellulare a scriversi con
chissachi. "
Ecco cosa avrei voluto dire alla nonna.
Vado in bagno a lavarmi la faccia, l'acqua del rubinetto si mescola
alle mie lacrime, mi fisso allo specchio e mi ripeto "Il mio piano
funzionerà, il mio piano è geniale".
Scendo per la cena e trovo i miei già seduti a tavola.
< < Cristo Anais, hai un aspetto orribile >
> mi sbeffeggia mia madre.
< < Scusa sai, io non sto seduta tutto il giorno >
> mi faccio scappare in tono arrogante. Cazzo, e il "amo il mio
lavoro" è andato a farsi benedire.
Noto che mio padre mi fissa con le sopracciglia alzate <
< Giornataccia, Anais? > > mi chiede.
Ecco, che cavolo dico adesso?
I miei non abboccheranno alla storia della povera collega sfigata, devo
inventarmi qualcos altro.
< < Ho litigato con A... Ambra > > butto
lì. Non so dove questa storia andrà a parare, ma
almeno ha un fondo di verità.
< < Sapevo che c'era qualcos'altro > > dice
mia nonna.
< < E perchè? > > mi chiede mio
papà. Mia mamma, come ogni volta, se ne frega.
< < Mah niente, da quando è
all'università sembra che il mondo giri intorno a lei, non
fa che parlarmi di lezioni e insegnanti, e compagni di corso, non mi
chiede mai come va con il lavoro, come se non valesse nulla >
> dico tutto d'un fiato.
Aspettate un attimo. Da dove mi è uscita questa? E' tutta
una palla inventata ad hoc per depistare i miei, vero?
Mia nonna sembra allibita e mio padre mi guarda con un' espressione che
non gli vedevo da quando ero in seconda media.
Di ritorno dalla settimana bianca gli raccontai di quanto fossi stata
una frana nello sci e di come tutti i miei compagni mi avessero preso
in giro e riso dietro. Lui mi guardò con un'espressione
così comprensiva e solidale che non gli ho più
rivisto, fino ad ora.
< < Mi dispiace, Ana, hai cercato di farle capire quanto
in realtà ti piacca il tuo lavoro? Se ti fa stare
così bene non è nulla come credi >
> mi dice.
Ok, non posso più reggere questa situazione, quanto ancora
dovrò andare avanti con questa farsa?
< < Oh andiamo > > mia mamma risorge dal
suo totale disinteresse per la situazione < <
E' ovvio che Ambra non ti chiede mai del tuo lavoro! > >
Tutti e tre la guardiamo perplessi.
< < Spelli polli! A chi frega? > > continua
< < Stai litigando con la tua migliore amica, l'unica che
hai, perchè se ne infischia del tuo lavoro ridicolo?
> >
Eccola.
Ecco la reazione che aspetto da mesi. Mia mamma sta dando di matto.
< < Monica > > mio padre tenta di calmarla.
< < Senti Gianluca, nostra figlia spella polli! E tu stai
lì a fare il papà comprensivo! > >
< < Monica non mi sembra il caso di agitarsi
così > > interviene anche la nonna.
< < Vabbè, fate quello che volete >
> dice mia mamma alzandosi < < Domani sera
verranno dei nostri amici a cena quindi mamma, Anais, fuori dai
piedi. > >
Detto questo si congeda ritirandosi in salotto.
Mio papà la segue a ruota e io rimango con la nonna che mi
guarda con un'espressione strana. Io, nel profondo sto esultando.
< < Anais, non dar retta a tua madre > >
dice lei timidamente.
< < Nonna, stai tranquilla. So com'è fatta la
mamma, le passerà. E comunque ha ragione, devo far pace con
Ambra > > dico ritirandomi a mia volta in camera.
Una volta chiusa la porta sono indecisa se mettermi a saltare sul letto
o fare la ruota. Tutta la tristezza di prima è stata
spazzata via dalla reazione della mamma. Sta cedendo, non mi vuole tra
i piedi per la sua cena chic coi suoi amici fighi, si
vergogna a morte del mio lavoro e stasera me l'ha provato.
Sono così entusiasta della sua reazione che per un attimo
dimentico quello che ho detto su Ambra.
Penso davvero quelle cose? So di essere diventata un'ottima bugiarda
negli ultimi mesi, e i miei hanno veramente creduto che il mio malumore
fosse dovuto alla fantomatica lite con Ambra, ma le cose che ho detto,
seppur inventate, suonavano vere perfino a me.
Non ci vediamo spesso da quando lei ha cominciato
l'università, io la sera sono troppo stanca e lei ogni volta
che le propongo un'uscita ha da fare, tra lo studio e il baby sitting.
Quando eravamo alle superiori non passava un giorno senza che ci
mandassimo almeno un sms, anche se ci vedevamo ogni mattina a scuola,
passavamo i pomeriggi a scriverci. L'ultimo messaggio che ricevuto da
lei risale a dieci giorni fa, e solo perchè io le ho chiesto
come stava.
Su una cosa però mia madre ha ragione, Ambra è la
mia unica amica, data la situazione con Angelica, quindi non posso
permettermi di perdere anche lei. Domani mattina farò un
salto a casa sua.
Mi sveglio stranamente di buon umore, scendo e trovo mia mamma intenta
a sbraitare al telefono e papà che alza gli occhi al cielo.
La nonna mi si avvicina e mi da un bacio sulla tempia < <
Come va stamattina, meglio? > > mi chiede.
< < Si, dopo passo un attimo da Ambra > >
le rispondo con un sorrisino < < Senti ma, chi
è lo sciagurato che si sta sorbendo le filippiche della
mamma? > > chiedo.
< < La società di catering, hanno
sbagliato la comanda per la cena di stasera, tua madre sta cercando di
rimediare > > mi spiega la nonna.
Sbuffo e mi verso una tazza di thè. Mia madre è
una di quelle persone che se organizzano la cena non si prende neanche
il disturbo di comprare il pane, fa fare tutto agli altri. Scommetto
che domattina mia nonna ed io troveremo tutta la tavola da pranzo
ancora imbandita e dovremo riordinare tutto.
Mia madre il motto "chi fa da se fa per tre" proprio non lo conosce.
Salgo in camera a prepararmi, sono felice di poter indossare qualcosa
che non sia la solita tuta che metto al lavoro, tiro fuori dal mio
sempre impeccabile armadio, e mi congratulo con me stessa per questo,
un paio di jeans e il maglione con la zebra che ho comprato in Spagna.
Mi pettino per bene, faccio una bella treccia, e non il solito chignon
frettoloso, e per la prima volta dopo settimane, mi trucco.
Prendo la giacca, la borsa e decido di avviarmi a piedi a casa di
Ambra, che dista solo una decina di minuti dalla mia.
Non è un caso se ho deciso di andare proprio ora da lei. So
per certo che il sabato mattina suo padre lavora e sua madre fa la
catechista, così non dovrò sorbirmi l'
espressione di disappunto che sfodera ogni volta che mi apre la porta.
Arrivata al suo vialetto, spingo il portoncino e suono alla porta.
Passano alcuni minuti e io non ottengo risposta. Suono di nuovo.
Dopo alcuni istanti sento scattare la serratuta e ad aprire
è Leonardo.
Sorpresa lo saluto < < Hei, ciao Leo! > >
gli porgo la mano per farmi battere il cinque come facciamo sempre
< < Sono passata a salutare Ambra! > >
Stranamente, lui se ne sta impalato sulla porta e mi fissa in modo
strano.
Si morde il labbro inferiore e guarda in basso.
< < Tutto ok? > > gli chiedo preoccupata.
Lui mi guarda e mi risponde < < Vado a vedere
se c'è > > schizzando dentro.
Cosa significa che va a vedre se c'è? Saprà se
sua sorella è in casa.
Dopo alcuni minuti lo sento correre giù per le scale e torna
da me.
< < Ehm, mi ha detto che... sta studiando e che... non
può venire alla porta perchè è...
occupata > > mi risponde senza mai guardarmi.
< < Oh, ok > > rispondo sorpresa <
< Vabbè, allora, ci si vede > > gli
rispondo rivolgendogli un saluto con la mano e avviandomi di nuovo
verso la strada.
Che strano, Ambra non mi aveva mai liquidata così. Decido di
mandarle un messaggio.
Hei! Non hai neanche
più tempo per salutare la tua amica! Guarda che ti spello!XD
Quando sono in fondo alla strada sento il cellulare vibrare in tasca,
lo estraggo e leggo la risposta.
Hei! Scusa ma sono a
letto con la febbre! Guarda non ti dico che male sto! Ci sentiamo
appena guarisco!
Leggo il messaggio almeno dieci volte.
Malata? Leo mi ha detto che studiava.
C'è solo una spiegazione logica a questa storia.
Ambra ha chiesto al fratello di mentire, di inventarsi una scusa per
mandarmi via.
Livida di rabbia torno a casa sbattendo la porta, lancio la borsa e la
giacca all'ingresso e salgo le scale con furia.
Come previsto non passa molto prima che la nonna faccia capolino.
< < Sei già di ritorno? Ambra non c'era?
> > mi chiede.
< < Si! > > sbraito < < Si
che c'era! Ma Leo mi ha detto che stava studiando e che non poteva
vedermi! Peccato che poi io le ho mandato un messaggio e lei
mi ha risposto che è MALATA > > praticamente
urlo l'ultima parola.
Un'espressione di terrore si dipinge sul volto della nonna.
< < Sai cosa significa? > > continuo col
mio tono soave < < Che è una bugia! Avrebbe
almeno potuto far combaciare la sua palla con quella del fratello!
> >
Mi sento offesa a morte, essere mandata via così dalla mia
migliore amica con non uno, ma bensì due pretesti, uno
più falso dell'altro.
< < Anais > > azzarda la nonna prendendomi
la mano.
< < Nonna, non è vero che ho litigato con
Ambra > > mi sento dire.
Lei mi guarda stranita < < Come no? Se ti ha mandata via
significa che... > >
< < No, non lo so perchè mi ha mandata via
> > la interrompo < < E' proprio questo il
punto, io e lei non abbiamo litigato, in realtà è
Angelica che non mi parla più > > continuo.
< < Perchè? > > mi chiede la
nonna preoccupata.
Sono indecisa. Vorrei potermi fidare di lei, confessarle tutto il mio
piano, so che capirebbe, ma mi sento così vicina alla sua
realizzazione che sarebbe stupido svelarlo ora.
< < Per un motivo stupido, non è importante.
Lei non mi parla più, e ora neanche Ambra vuole vedermi!
> > piagnucolo accasciandomi sulla sua spalla.
Lei mi stringe un pò più forte a sè e
mi dice in tono dolce < < Vedrai che si
sistemerà tutto, farai pace con le tue amiche >
> mi da un bacetto sulla tempia ed esce.
Mi butto sul letto e fisso il soffitto.
Ok, facciamo il punto della situazione.
Angelica non mi parla più perchè pensa che il mio
Piano Geniale sia stupido e che io sia stupida.
Ambra non mi vuole vedere, motivo ignoto.
Scavo nei miei pensieri per trovare una giustificazione al
comportamento della mia amica, a qualcosa che potrei aver detto che
l'abbia offesa, ma non mi viene in mente niente, non ci vediamo da
così tanto tempo che è impossibile che il suo
comportamento sia dovuto a qualcosa che io ho fatto.
Le faccio uno squillo sul cellulare, e tanto per farmi del male, ne
faccio uno anche ad Angelica.
Continuo a fissare il soffitto e non mi accorgo di essermi addormentata
finchè non sento bussare alla porta.
Mi trascino giù dalle scale per il pranzo, mi chiedo come
sarà l'umore della mamma oggi.
< < Mi raccomando alle sette fuori dai piedi >
> la sento ringhiare neanche entrata in cucina.
< < Si si, vado a trovare Mercedes e poi mi mangio una
pizza con Ines > > dice la nonna < < Ah,
Anais, mi servirà la macchina > > mi guarda
con espressione colpevole.
Perfetto, sono sola, sono incazzata, sono bandita da casa, e sono a
piedi.
< < Anais, tu cosa pensi di fare stasera? >
> mi chiede il papà < < Ti vedi con le
amiche? > > a questa domanda vedo dipingersi sul suo
volto un'espressione di panico.
< < Non lo so ancora, Ambra è malata >
> noto che la nonna mi guarda di sottecchi < <
Magari mi vedo con le colleghe. > >
In effetti non è un'idea così stupida. Potrei
anche radunare un pò di colleghe e andare a mangiare
qualcosa tutte insieme.
Agguanto il cellulare e mando messaggi a raffica.
Ho reclutato Simona, Paola, Elena e Barbara.
< < Basta che sei fuori dai piedi per le sette >
> mi dice la mamma con sguardo truce.
Passo il pomeriggio stesa sul letto con Lafayette spalmato su di me a
farmi da coperta.
Ogni tanto controllo pigramente il cellulare per controllare i
messaggi, per ora ho ricevuto solo un rifiuto da parte di Barbara, il
week end lo passa in montagna ad accudire i suoi genitori anziani.
Verso le quattro un bip mi avvisa di un altro secco rifiuto, Elena
festeggia il compleanno del marito.
Trascorro la seguente mezz'ora a pensare a qualcosa da fare nel caso in
cui anche le altre due mi tirino il bidone, e mentre sto decidendo se
andare a morire in un vicolo o fare compagnia ai senzatetto, un
messagio mi salva.
Ciaoooo!!! Come no!
Conta su di noi! Ti passo a prendere io alle sette e mezza, viene anche
Paola!
Simona è la mia ancora di salvezza, trascorrerò
la serata con le due bulle-non più bulle.
La cosa più bella è che nel messagio specifica
che verranno a prendermi alle sette e mezza, trenta minuti dopo
l'orario stabilito dalla mamma, il che mi darà la
possibilità di farla sudare freddo.
Vado in bagno a farmi un bagno prima che mia mamma lo occupi e rimango
ammollo per un bel pò, finchè non mi si formano
le rughe sui polpastrelli.
Quando esco la becco sulla porta di camera sua e butto
lì < < Ah si, io esco con le colleghe, ma dato
che sono a piedi mi vengono a prendere loro. > >
< < Wow, grazie dell'informazione > > mi
dice lei sbattendosi la porta alle spalle.
Non mi ha dato tempo di specificare l'ora in cui me ne
andrò, tanto meglio, mi darà l'occasione per
divertirmi un pò.
Mi preparo con la solita cura, mi pettino per bene e sento un gran
trambusto al piano di sotto, la ditta di catering sarà
sicuramente arrivata. Butto un occhio all'orologio: 18.35, ho ancora
un bel pò di tempo.
La nonna sbuca d alla porta, anche lei sul suo 31 <
< Wow, ma che bene che stai, esci con le amiche allora? >
> mi chiede.
< < Si, mi vedo con le due bulle! > > le
rispondo sorridendo.
< < Divertitevi allora! > > mi saluta
uscendo dalla stanza.
Apro l'armadio, sempre in ordine, e fisso i vestiti per un
pò. Fa ancora freddo la sera quindi opto per un paio di
jeans beige e un maglioncino grigio con una tigre.
Prendo il giacchetto di pelle, una borsa da sera e scendo le scale.
< < Allora, hai trovato qualcosa da fare? Esci? >
> mi chiede il papà bello pronto nel suo completo.
< < Si, mi vedo con le colleghe, ma fra un pò
> > dico guardando l'orologio.
< < Fra un pò? Oh > > mi guarda
lui stupito. Ha capito che non sarò fuori dai piedi per
quando gli ospiti arriveranno.
< < Che diamine ci fai ancora qua? > >
sbraita mia madre alle nostre spalle.
< < Non preoccuparti, me ne vado fra poco >
> rispondo con un sorrisino.
18.55 puntuali suonano alla porta.
Ettore e Claudia, due tizi simpatici come il vaiolo.
Lui, alto, occhialini da intellettuale, il viso cosparso di nei, lavora
con mia mamma, o meglio con i superiori di mia mamma, dato che, per
quanto lei possa vantarsi, è solo la segretaria.
Lei, bassa, caschetto severo e sorriso finto, credo insegni storia
dell'arte.
Li saluto con un bacio sulla guancia anche se li avrò visti
al massimo un paio di volte.
Dopo i soliti convenevoli si dirigono in salotto e fanno conversazione
con mio papà, mentre mia mamma mi lancia occhiate impazienti.
< < Quand'è che ti vengono a prendere?
> >
So dove vuole andare a parare. Passino Ettore e Claudia, mia madre li
invita solo per fare bella figura, ma fra non molto arriverà
Virginia con Manlio, e sono certa che non vuole replicare l'episodio di
Natale.
< < Fra poco > > rispondo con aria
innocente.
< < Si, ma poco quanto? > > mi chiede non
una nota di panico nella voce.
< < Poco > > ripeto mentre, din don,
un'espressione di puro panico si dipinge sul volto di mia madre.
Sperando che non sia Simona, la seguo alla porta.
< < Tesooooroooo!!! > > sento, di certo non
è la bulla.
< < Ciao Virginia, Manlio, come state? > >
chiede mia mamma dando baci.
< < Oh, tesoro guarda, un disastro! > >
risponde l'amica con tono melodrammatico.
Entra in casa senza degnarmi di uno sguardo seguita dal marito.
Tacchi vertiginosi, abbronzatura finta, i capelli fermi immobili in una
messa in piega che sfida la gravità.
< < Anais, cara, ciao! > > finalmente si
accorge della mia presenza < < Ti unisci a noi? >
> mi chiede dandomi un bacio sulla guancia inondandomi di
profumo.
< < Ehm NO! > > esclama mia mamma <
< Anais fra poco esce con delle amiche! > >
< < Oh, che peccato! > > risponde Virginia
con un finto broncio.
< < Si, mi vedo con delle colleghe > >
butto lì solo per far dispetto a mia mamma, che per tutta
risposta impallidisce.
< < Ah si, dov'è che lavori già?
> > mi chiede Manlio.
Capelli neri, mascella alla Ridge Forrester, giacca e sciarpina anche
con 40 gradi e mocassini, sembra un perfetto stronzo. E lo è.
Con la coda dell'occhio vedo mia madre che saltella da un piede
all'altro e prima che possa rispondere dice < < In un
posto molto carino, ma molto, molto lontano, non penso lo abbiate mai
sentito! > >
< < Chi lo dice? Sai io viaggio molto, frequento molti
posti chic > > dice lo stron, ehm, Manlio.
< < Sempre che il posto dove lavora Anais sia tra quelli
> > aggiunge rivolgendomi un sorriso che mi fa venire
voglia di spellarlo.
< < Siii! E' molto alla moda! Vero Anais? >
> mia madre mi guarda con uno sguardo implorevole.
Opzione numero uno: le do corda, invento qualche panzana sul posto dove
lavoro e mi defilo dall'interrogatorio di Mr. Frequento solo posti chic.
Opzione numero due: dico la verità e guardo mia madre mentre
si impicca col cordone delle tende.
So di aspettare questo momento da molto, so che questa sarebbe
l'occasione perfetta per farle fare una figuraccia tale da indurla a
spingermi a licenziarmi, ma realizzo una cosa: innanzitutto il mio
piano non ha mai previsto di umiliare mia madre di fronte ai suoi
amici, e soprattutto se io dichiarassi a tutti cosa faccio, che motivo
avrebbe poi lei di farmi licenziare? Ormai la figuraccia
l'avrebbe già fatta, il mio lavoro non sarebbe
più un problema per lei.
< < E' un agriturismo appena fuori città, ha
aperto da poco, ma ha avuto ottime recensioni > >
rispondo, sperando che la paura che io potessi dire la
verità basti a far avanzare il mio piano.
Mia madre sembra tirare un sospiro di sollievo e coglie l'occasione per
cambiare discorso < < Allora Claudia, insegni sempre
all'università? > > la sento chiedere mentre
mi vibra il cellulare.
Simona e Paola son qua fuori, saluto tutti con un rapido <
< Ciao! > > ed esco.
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Capitolo 16 *** capitolo sedici ***
Capitolo
sedici.
Con
le bulle, anche se ormai non dovrei più chiamarle
così, andiamo in una trattoria molto bella, non molto
lontano dalla fabbrica.
< < Ci vengo sempre con Gioele, il proprietario
è un amico > > mi spiega Simona.
Ci accomodiamo al tavolo e do un'occhiata al menù.
63 tipi diversi di pizza, voglio vivere qua.
Ordino la "8 gusti", ci ho fatto mettere sopra di tutto, ho bisogno di
tirarmi su il morale.
< < Però, non ti facevo così
ingorda > > mi dice Paola con un sorrisino.
Ci portano le pizze fumanti, le pinte di birra (al diavolo, non sono io
che guido) e parliamo del più e del meno.
Le bulle mi chiedono della mia famiglia, e trovo un punto d'incontro
con Simona.
< < Guarda, non me ne parlare, anche mia mamma
è vera rompi palle! > > mi dice <
< Dopo che ho partorito era sempre a casa mia, non se ne andava
più! > >
Io faccio una risatina e ingollo un'altro sorso di birra.
< < Macchè, le mamme so' sempre le mamme
> > dice Paola < < Non sapete cosa pagherei
per avere la mia tra i piedi. > >
La guardo con aria furtiva < < Vuoi dire che tua mamma...
> > lascio la frase in sospeso.
< < E' rimasta giù, in Sicilia . >
> spiega Paola.
Tiro un sospiro di sollievo, "Mia mamma è morta" non era tra
i miei soggetti di conversazione per stasera.
< < Oh, qui ci siete solo tu e tuo marito? >
> chiedo.
< < Si, solo soletti > > dice con una
risatina nostalgica.
Finiamo le pizze e mentre sto dando una letta al menù per
selezionare il dessert, squilla il cellulare di Simona.
Lei si allontana a rispondere e io cerco di agguantare un cameriere.
La bulla torna al tavolo tutta trafelata.
< < Era Gioele, Kevin ha la febbre alta e piange da
mezz'ora ,devo tornare a casa! > > dice raccogliendo
giacca e borsa.
< < Allora vengo con te perchè
sennò so' a piedi > > dice Paola.
< < Eh si, scusate ragazze. Anais, riaccompagno anche te?
> > mi chiede Simona.
Sto per dire di si, ma guardo l'orologio.
20:45. A casa non avranno neanche servito il primo.
< < Ehm, no dai, corri a casa, io mi faccio una
passeggiata! > > rispondo.
< < Sicura? Ok, allora paghiamo. > >
Dividiamo il conto in tre ed usciamo.
Saluto le bulle e le ringrazio per la serata, che è stata
bella nonostante tutto e mi avvio verso casa.
So all'incirca dove mi trovo, mi ci vorrà almeno una
mezz'ora per tornare a casa, ma serebbe comunque troppo presto.
Decido di mandare un messaggio ad Ambra, magari è "guarita"
e può venire a raccattarmi.
Hei ciao!! Senti non ho
niente da fare e sono in giro! Mi raggiungi?
Dopo circa cinque minuti un bip mi avvisa del messaggio.
Ciauuuuuu!! Scusa ma
sono a far baby sitting!! Scusa!!!!!!!
Ottimo.
L'unica opzione che mi rimane è di tornare a casa,
sgattaiolare dentro e strisciare in camera mia sperando che nessuno si
accorga di me, con un pò di fortuna
riuscirò anche a sgraffignare un pò di dolce.
Cammino spedita, taglio per la piazza, la strada è
più lunga, ma almeno sono sicura di non trovare nessuno.
Mi ritrovo nella via dove abita Ambra, adesso so con certezza che mi
restano sedici minuti per arrivare a casa.
Passo davanti a casa sua e un dettaglio attira la mia attenzione.
Le luci in camera sua sono accese.
Magari i suoi fratelli stanno guardando un film mentre lei non
c'è.
Guardo nel cortile e la Volvo di sua madre, la macchina che Ambra
utilizza, c'è.
Una sensazione si fa strada dentro di me.
Percorro tutta la strada che resta ripetendomi < < Erano
i suoi fratelli in camera sua, sarà andata a lavorare in un
altro modo, erano i suoi fratelli in camera sua, sarà andata
a lavorare in un altro modo, erano i suoi fratelli in camera
sua, sarà andata a lavorare in un altro modo >
> mille volte per convincermi che sia la verità.
Giungo davanti al portone di casa e capisco.
Non erano i suoi fratelli in camera sua, la mia migliore amica mi ha di
nuovo evitato di proposito.
Vorrei entrare sbattendo la porta, ma mi noterebbero, quindi con tutto
l'autocontrollo di cui sono capace, apro la porta, e la richiudo
cercando di fare meno rumore possibile.
Salgo le scale in punta di piedi, entro in camera e mi butto sul letto.
Questo è troppo.
Domani mattina andrò da lei.
Piomberò in casa sua e se sua madre si azzarderà
a dirmi qualcosa o ad alzare gli occhi al cielo le mollo un ceffone.
I suoi saranno a messa domani, tranquilli.
****
Avevo previsto di svegliarmi molto prima, ma sono già le 10
passate.
Mi fiondo in bagno, mi lavo la faccia cercando di togliere i segni
lasciati dal mascara (ieri non mi sono presa la briga di struccarmi) e
mi pettino.
Torno in camera, infilo i primi jeans che mi capitano a tiro e il
maglione che avevo ieri ed esco.
Vado in macchina, non ho intenzione di camminare fino a lì,
dopo la "passeggiata" di ieri i polpacci mi fanno un male cane.
Parcheggio, scendo sbattendo la portiera e la vedo.
Una punto grigia posteggiata proprio di fronte al suo portone.
Non è dei suoi genitori, loro parcheggiano nel cortile, e
non è di Ambra.
Il cuore mi sprofonda nelle scarpe quando realizzo che Federico ha una
punto grigia, la stessa che è di fronte a me adesso.
Indecisa se piangere o rompergli gli specchietti entro nel vialetto,
apro l'armadietto del contatore dell'elettricità e prendo la
chiave di riserva.
Entro senza fare rumore, salgo le scale ancora indecisa su cosa fare e
cosa dire.
Davanti alla porta della camera di Ambra resto in ascolto.
Nessun suono.
Al diavolo, spalanco la porta ed esclamo < < COME HAI
OSATO???? > >
< < Anais, cosa, ma che cazzo! > > Ambra ha
l'espressione di una che ha appena visto un fantasma, ma mai quanto me.
La scena che mi si para davanti è così
inverosimile che mi fiondo giù per le scale e vado a
rintanarmi nel bagno, chiudendo a chiave la porta.
Sento qualcuno correre giù per le scale e sbattere la porta
d'ingresso.
Qualche minuto dopo Ambra bussa alla porta.
< < Anais! Esci! Adesso! > >
Sono in trappola, quindi metto su l'espressione più
colpevole che riesco ed apro.
< < Si può sapere che cavolo ti è
preso?!? > > mi grida lei.
< < Scusa, è che ho visto la Punto fuori dal
portone e non ci ho più visto! Pensavo fosse Federico!
> > dico con tono di scusa.
L'espressione di lei si trasforma da ira a puro sgomento.
< < Anais. Chi cavolo è Federico? >
>
Aspettate un attimo.
Ambra non ha MAI incontrato Federico. Ha conosciuto Angelica,
ma non mi sembra che lei abbia menzionato il
fratello. Ok, credo di sentirmi veramente stupida.
La mia amica mi guarda aspettando una spiegazione.
< < E', ehm, il fratello di Angelica. Ho tipo una cotta
madornale per lui, e dato che anche lui ha una Punto grigia, pensavo ci
fosse lui qui > > dico realizzando di essere veramente
un' idiota.
< < Anais > > dice lei, trattenendo a
stento una risata < < Tu sai che io questo Federico non
l'ho mai visto, vero? > >
< < Si, bè, me ne sono resa conto adesso!
> > rispondo < < E comunque è
tutta colpa tua, sei tu che mi eviti da settimane! > >
continuo sulla difensiva.
< < Lo so, mi dispiace, è solo che lui non
voleva che tu lo sapessi > > mi spiega con aria colpevole.
< < Ecco, appunto, LUI. Ambra, come diavolo ti
è saltato in mente di uscire con Antonio? > >
le chiedo allibita.
< < E' successo > > mi dice lei guardando
per terra.
< < No, il Big Bang è successo, gli tsunami
succedono, tu che vai a letto col mio capo, non è successo.
> >
< < Abbiamo parlato un sacco alla cena di Natale >
> mi spiega lei.
< < Ma se non ha fatto altro che parlarti di lavoro!
> > esclamo < < Quando lo faccio io
è rivoltante ma se è lui allora diventa
affascinante? > >
< < E' il modo in cui ne parla, così
appassionato > > dice lei sognante.
< < Ma è ovvio! E' un ruffiano! >
> dico io.
< < Non è vero, è una persona molto
interessante! > > lo difende lei.
< < Ma è vecchio > > insisto io.
< < Mi hai sempre detto che è figo! >
> mi accusa lei.
< < Ho usato la parola "cool" > >
rettifico. Non ho mai pensato che Antonio fosse figo, il suo vero nome
è Antonmarco per la miseria.
< < Cosa penserà tua madre quando
saprà che il tuo ragazzo lavora in un mattatoio? >
> chiedo io.
< < La stessa cosa che pensa di te, cioè che
è pazzo > > scherza lei.
< < Di me lo pensava già prima >
> rispondo io seria.
< < Non riesco a credere che tu me l'abbia tenuto
nascosto > > dico offesa < < Io ti ho
sempre raccontato tutto, anche di quella volta in cui me la sono fatta
addosso allo zoo in terza media! > >
Lei fa una risatina < < Lo so, e mi dispiace,
ma è il tuo capo, sarebbe stato strano, e poi vogliamo
tenere la relazione segreta ancora un pò. > >
< < Mai io sono capacissima di tenere un segreto!
> >
Non è vero.
Lei mi guarda scettica. < < Anais, se te l'avessi detto
saresti scoppiata a ridergli in faccia o l'avresti detto a tutta la
fabbrica. > >
Apro la bocca per ribattere, ma ha ragione.
Se lei me l'avesse detto probabilmente avrei cucinato ad Antonio una
torta con scritto "Congratulazioni" o "Benvenuto in famiglia".
Beviamo un caffè mentre lei mi racconta della loro
relazione, dei gesti carini di lui, e di quanto sia diverso da Alberto.
Mi sembra veramente felice.
Io le spiego tutta la faccenda di Federico, anche se c'è ben
poco da dire, l'ho visto due volte e mi sono invaghita di lui avendoci
parlato una volta sola, e da allora fantastico su di lui, poco ci manca
che scriva il suo nome sul diario come una scema.
< < Sei un'ipocrita!> > mi sgrida lei
< < Mi prendevi sempre in giro quando non facevo altro
che parlare di Alberto, e adesso anche tu ti sei rincretinita dietro a
un ragazzo!> > mi schernisce.
< < Si, bè, è la prima volta che mi
succede, cosa vuoi che ti dica! Se lo vedessi rimarresti folgorata
anche tu! > > cerco di difendermi.
Non vorrà mica paragonare Alberto a Federico? Sarebbe come
paragonare un leone marino con un unicorno.
La saluto con un abbraccio e la promessa da parte sua di non liquidarmi
mai più con scuse fasulle.
Torno a casa di ottimo umore e trovo tutti seduti a tavola che pranzano.
< < Allora, com' è andata la cena di ieri?
> > chiedo.
< < Bene > > comincia mio padre.
< < Lavinia lavora in una boutique di abiti da sposa
> > lo interrompe mia mamma < < E IN PIU'
studia all'università. > >
La scoperta di poco fa mi ha messo abbastanza di buon umore da
fregarmene completamente di Lavinia.
< < E tu nonna, cosa raccontano le tue amiche? >
> chiedo ignorando deliberatamente la mamma.
Mia nonna fa per rispondere ma viene interrotta anche lei.
< < Visto Anais? Esistono lavori NORMALI nel mondo, di
quelli che non ti fanno vergognare > > dice lei isterica.
< < Io e le mie colleghe siamo andate in una trattoria
molto bella, pensa papà, hanno 63 tipi diversi di pizza!
> > dico allegra.
Mio padre sembra non sapere se rispondere o meno, visto lo stato
d'animo di mia mamma, ma anche lui non resiste alla parola "pizza"
< < Cosa, 63?? E tu cosa hai preso? > > mi
chiede interessato.
< < 8 gusti, ci ho fatto mettere sopra di tutto, una vera
bomba! > >
Lui sembra molto impressionato quando mia madre torna all'attacco.
< < Ho capito sai, quello che stai facendo. Ieri Manlio
non mi ha mollata un attimo, voleva sapere a tutti i costi il nome
dell'agriturismo dove lavori. L'hai fatto apposta a dirgli che lavoravi
lì > > dice lei, ormai è fuori di
testa.
Increbidile. Mi sono inventata la palla dell'agriturismo per evitarle
una figuraccia e ora me lo rinfaccia.
< < Ah si, e tu cosa gli hai risposto? Il Paradiso del
Pollo? > > dico con un sorriso.
Lei mi guarda con espressione assassina e si alza da tavola uscendo.
< < Quindi... suppongo che la cena di ieri non sia stata
uno spasso > > dico rivolta a mio padre.
< < Uno spasso?? E' stato un incubo. Lavinia di qua,
Lavinia di là. Scommetto che lavora in un discount e che non
ci va neanche più all'università >
> dice mio padre tranquillo.
Mi fa l'occhiolino e si alza anche lui.
Lo guardo uscire dalla stanza. Lui è veramente sempre stato
dalla mia parte.
nota
dell'autrice:
Ecco, come potete intuire da questo capitolo si cominciano a
"districare i nodi", fino ad arrivare alla fine della storia...
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Capitolo 17 *** Capitolo diciassette ***
Capitolo
diciassette.
Inizio
la settimana felice come una Pasqua. Mia mamma è stata di
umore nero ieri, sono sicura che fra non molto esploderà e
mi dirà finalmente di licenziarmi.
Ambra mi ha mandato sms tutto il pomeriggio e mia nonna ed io siamo
andate a fare una passeggiata con Lafayette come non succedeva da tempo.
L'unico neo è che Angelica continua a non parlarmi,
è ancora arrabbiata con me.
Ho tentato svariati approcci, ma appena mi vede arrivare se ne va via
spedita.
Avevo preparato dei biscotti per Pasqua, lei è stata l'unica
di tutta la fabbrica a non prenderne neanche uno.
Va sempre a casa con l'autobus, e ogni tanto la viene a prendere
Federico. Mi chiedo se lei gli abbia raccontato del mio piano.
< < Ma che avete litigato? > > mi chiede
Paola in mensa, ormai pranzano sempre con me, mi si siedono una per
lato, sembriamo un hamburger, due grosse fette di pane con in mezzo una
sottile fettina di carne.
< < Si, non mi parla più > >
spiego mangiando un pezzo di pane.
< < Perchè? > > mi chiede Simona.
Mmm, perchè?
< < Boh, ha smesso di parlarmi, forse perchè
non la accompagno più a casa > > dico con aria
innocente.
< < Ammazza, mica eri costretta > > mi dice
Paola alzandosi per andare a prendersi un caffè.
Si, ok, lo so che sono una persona orribile e che se Angelica non mi
parla più è colpa mia, ma non posso mica dire
alle bulle il vero motivo della nostra lite.
< < Eri la prima persona che le rivolgeva la parola da
quando lavora qua, e non ti parla più? Mah > >
dice Simona.
< < Non parlava con nessuno prima che io arrivassi?
> > chiedo curiosa.
< < No, se ne stava sempre in cortile ad ascoltare musica
e far finta di fumare. > >
Su questo mi sento in dovere di difenderla.
< < Bè, grazie, voi non lasciavate uscire
nessuno, a meno che non fumassero! > > esclamo.
< < Eh? > > la bulla eslpode in una risata
< < Oddio, non ci avrà mica creduto? >
> dice continuando a ridere.
< < Cosa? Mi ha detto lei che tu e Paola davate il
permesso di stare fuori solo a chi fumava o ai vostri amici! >
> dico.
< < E' una cosa che le ho detto per scherzare il suo
primo giorno! Chi pensava che ci avrebbe creduto? > >
dice divertita.
< < Ma, anche a me dicesti che dovevo chiederti il
permesso! > > rispondo confusa.
< < Si, è vero. Lo faccio sempre con i
novellini, ricordi? E tu, a differenza sua, mi rispondesti per le rime!
> >
< < Quindi in sintesi, io ho superato il tuo test e lei
no? > > chiedo.
< < Bè, guarda un pò con chi parlo
e con chi no e tira tu le somme > > mi dice avviandosi
anche lei alla macchinetta del caffè.
Ero la sua unica amica. Che non fosse popolare lo avevo intuito, ma
chissà che inferno avrà passato, da sola contro
le due bulle senza nessuno a difenderla.
Devo fare pace con lei.
Nello spogliatoio all'uscita mi avvicino a lei per tentare un approccio.
< < Hei, ehm, Angelica, vuoi che ti dia un passaggio? Ho
sentito che c'è sciopero degli autobus > > le
chiedo fissando il pavimento.
< < No, grazie, viene Federico. Ciao. > >
mi risponde secca sbattendo la porta del suo armadietto e avviandosi
all'uscita.
La seguo e nel parcheggio noto subito la Punto grigia, Federico
è appoggiato alla portiera con lo sguardo fisso sul
cellulare.
Quando mi nota mi fa un cenno con la testa e un sorriso.
Dio, devo assolutamente fare pace con Angelica.
Una volta a casa, sdraiata sul letto penso a un modo per farmi
perdonare.
Lei mi ha dato della stupida e della viziata, ha criticato il mio
piano, e vorrei tanto che potesse vedere la faccia che ha mia mamma in
questi giorni così capirebbe che non è affatto
stupido, ma mi manca la complicità che avevamo in
fabbrica, e se voglio che torniamo ad essere amiche, dovrò
essere io a fare il primo passo.
A cena l'atmosfera è pesante come sempre, mia nonna cerca di
fare conversazione, mio padre risponde pigramente e mia mamma ha lo
sguardo assassino.
A un certo punto noto che sta lanciando delle occhiate a mio padre e
lui continua a fare di no con la testa.
Le occhiate si fanno più insistenti, lui cede e con un
sbuffo mi dice < < Anais, nel negozio di vestiti in
centro cercano commesse, potresti farci un salto. > >
< < Ma, io ce l'ho già un lavoro >
> rispondo aggrottando la fronte.
< < Si, infatti è quello che pensavo anch'io
> > dice lui sollevato.
< < NO che non ce l'hai un lavoro > >
sbotta mia madre < < Non è un lavoro,
è...è... un crimine contro l'umanità!
> > dice con un'espressione spiritata.
< < Un crimine? Addirittura? > > rispondo
con una risatina < < Non definirei un crimine guadagnarsi
da vivere onestamente. > >
< < Onestamente? > > dice < <
Tu lo definisci essere onesti? > >
Non capisco dove voglia andare a parare.
< < Essere costretti a mentire, non avere il coraggio di
dire dove lavori, pensi che sia onesto? > > mi chiede
brandendo la forchetta.
< < Mamma, guarda che sei tu che non hai il coraggio di
dire dove lavoro perchè ti vergogni, io non ho nessun
problema! > > dico esultando.
< < Ah si? E a Manlio che cosa hai risposto, allora?
> >
E dai con questa storia di Manlio.
< < Cosa? Scusa, chi è che ha cominciato
raccontando a tutti che lavoro nella ristorazione? Avresti forse
preferito che io dicessi a tutti i tuoi amici che sei una
bugiarda? > >
< < Ehm, ragazze... > > tenta debolmente
mio padre.
< < Ok, magari riprenderemo questa conversazione quando
la mamma sarà un pò meno isterica >
> dico alzandomi.
Saltello su per le scale e mi chiudo in camera.
Non ci credo.
Dopo otto mesi passati a lavorare in quella fabbrica degli orrori mia
mamma sta finalmente cedendo.
A essere sinceri quando ho formulato il mio piano geniale non credevo
che ci avrei messo così tanto a realizzarlo, ma non importa.
Mia madre mi chiederà di licenziarmi, io
l'accontenterò "a malincuore" e dopo nessuno avrà
più il coraggio di nominare la parola "lavoro",
trascorrerò l'estate in spiaggia mangiando gelato e non
facendo assolutamente niente.
Con la sicurezza di affrontare gli ultimi giorni di lavoro arrivo in
fabbrica tutta gasata.
Appena esco dallo spogliatoio Antonio mi si avvicina e mi dice <
< Anais, durante la pausa pranzo puoi passare nel mio ufficio?
Devo parlarti di una cosa. > >
Noto che Angelica mi lancia uno strano sguardo. Che mi abbia denunciato?
Accidenti, non posso essere licenziata, tutto il mio piano andrebbe a
monte. Realizzo con orrore che avrebbe più di un motivo
valido per farlo. Scoprire che ho postulato per questo lavoro per
realizzare un piano assurdo, io che piombo in camera di Ambra con lui
in mutande, io che frugo nel suo ufficio e scopro il suo vero nome,
anche se questo non lo sa, ma magari Angelica potrebbe avergli
spifferato anche questo.
< < Ehm, ok > > gli rispondo preoccupata.
Le ore che mi separano dal pranzo sembrano interminabili.
Ho appena finito di spellare Magnus quando la campana suona.
Mi fiondo nello spogliatoio, lancio cuffie e mascherina nell'armadietto
e mi dirigo nell'uficio di Antonio.
Busso e sento subito < < Avanti. > >
Entro titubante e mi siedo nella stessa sedia sulla quale ero seduta
otto mesi fa.
Lui incrocia le mani sulla scrivania e mi dice < < Anais,
sono stato promosso. > >
Non avevo notato il sorriso compiaciuto quando sono entrata, forse
perchè ero troppo preoccupata che lui volesse recidermi la
carotide con l'attrezzo che usano nel settore due.
< < Wow, è... fantastico > >
rispondo, ci metto un pò a trovare la parola adatta, la
prima che mi è venuta in mente è "irrilevante".
< < E io cosa c'entro? > > chiedo curiosa.
< < Bè, se io vengo promosso, qualcun' altro
deve prendere il mio posto qui > > mi dice fissandomi.
< < E quindi? > > continuo a non capire.
Lui fa una risatina < < E quindi io avrei pensato a te.
> >
Fermi tutti.
Cosa sta succedendo?
< < Cosa? Non capisco > > chiedo.
< < Anais, ti sto dando una promozione > >
mi spiega. < < Sarai tu a gestire i settori dall'uno al
quattro, non è difficile, solo un sacco di scartoffie da
compilare, ordini da spedire, ma tranquilla ti spiegherò
tutto prima di essere trasferito > > mi dice entusiasta.
Ho avuto una promozione. E io che pensavo di essere licenziata.
< < Perchè io? > > chiedo.
Decine di operai là fuori meriterebbero questa promozione
più di me, io lavoro qui per far incazzare mia madre per la
miseria.
Tutt'a un tratto un pensiero mi colpisce.
< < E' per via di Ambra, vero? > > chiedo.
< < Cosa? > > mi risponde imbarazzato.
< < E' perchè frequenti la mia migliore amica?
Antonio, non voglio favoritismi! > >
Lui ci pensa un pò su, poi mi risponde < < Sai
che ti dico? E' esattamente per via di Ambra > >
Lo guardo perplessa.
< < Non fa altro che dirmi quanto tu adori questo lavoro
> > mi spiega lui < < Sei stata tu a venire
da me per chiedere di lavorare qua, e lo ammetto, all'inizio ho pensato
che tu fossi pazza, nessuno vuole fare questo lavoro, ma poi ti ho
osservata, lavori il doppio degli altri, vai d'accordo con tutti, sei
stata la prima persona che ha rivolto la parola ad Angelica e sei pure
diventata amica di Simona e Paola, senza contare i biscotti che
prepari. > >
Wow. Sono senza parole. Non mi ero resa conto che il mio rendimento
nella fabbrica fosse così buono, e non mi ero accorta di
essere così popolare.
< < Sei la persona adatta, credimi. Tu hai a cuore le
altre persone, proprio come me > > dice guardandomi.
< < So che voi tutti pensate che sono un ruffiano e un
perfettino, ma è proprio perchè tengo molto a voi
che cerco di far funzionare le cose al meglio. > >
Ora capisco perchè Ambra si è interessata a lui,
lei è la persona più gentile che conosco, e con
questo discorso anche lui ha scalato la classifica.
< < Antonio, sono felice che tu apprezzi il mio lavoro,
ma vorrei pensarci un pò, ti dispiace? > >
chiedo.
< < Oh, ma certo, è ovvio, è una
grande responsabilità, pensaci pure! > > mi
risponde.
Mi avvio di nuovo verso lo spogliatoio per recuperare le cuffie e la
mascherina.
Questo pomeriggio ho decisamente smentito Antonio, avrò
spellato si e no sei polli in cinque ore, ho la testa piena di pensieri.
Torno a casa e trovo i miei seduti sul divano, mia madre ha
un'espressione trionfa.
< < Anais, siediti, tuo padre ed io dobbiamo parlarti.
> >
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Capitolo 18 *** capitolo diciotto ***
Capitolo
diciotto.
Prendo
posto sulla poltrona e prima che loro aprano bocca dico <
< A dire il vero anch'io ho un annuncio da fare!
> >
< < Si, bè aspetterà dopo, quello
che dobbiamo dirti noi è più importante >
> dice lei infischiandosene.
Mio padre ha l'espressione di uno che ha perso la porsche al poker e
fissa il pavimento.
< < Anais, tuo padre ed io vogliamo che tu lasci il tuo
lavoro > > dice mia mamma con un sorriso compiaciuto.
Avete presente nei film quando si sente solo il rumore delle cicale, e
le balle di fieno che rotolano all'orizzonte?
E' la sensazione che provo io ora.
Per quasi nove mesi ho aspettato questo momento, pensavo che una volta
arrivato avrei esultato, sentito le campane o il rumore del tappo dello
champagne che esplode, e invece niente.
Mi torna in mente l'annuncio che dovevo fare io così dico
< < A dire il vero oggi mi hanno offerto una promozione.
> >
Il viso di mio padre si illumina, e dal rumore che sento provenire
dalla cucina capisco che la nonna sta origliando tutto.
< < Anais, non hai sentito quello che ho detto? >
> insiste mia madre < < Noi vogliamo che tu molli
quel lavoro! > >
< < Non voglio > > mi sento rispondere.
< < Anais... > > mia madre cerca di non
esplodere < < Ho capito. Hai cominciato a lavorare
lì perchè ti ci ho costretta io ricattandoti, e
tu me l'hai fatta pagare. Ok, hai vinto tu, ora molla quel lavoro
assurdo, poi potrai anche tornare a guardare le tue serie
tivù o a cucinare polli arrosto. > >
Ecco quello che volevo sentire, ma la prospettiva di ritornare alla mia
vita di prima non è allettante come credevo.
Ho degli amici ora, le bulle, Angelica (circa), Antonio, ho uno
stipendio che posso spendere come voglio, mi è stata offerta
una promozione perchè sono brava.
Non voglio rinunciare a tutto questo.
< < E' vero, ho trovato lavoro nel posto più
orribile del mondo per romperti le scatole, ma avevi ragione >
> mio padre mi guarda stupito < < Dovevo fare
qualcosa della mia vita, e l'ho fatto, e ora non mi interessa se a te
non va bene dove lavoro, perchè è il
mio lavoro, e a me piace così! > >
< < Bè > > mio padre si
inserisce nella conversazione < < Con la promozione che
ha avuto magari non dovrà più spellare i polli
> > dice rivolto a mia madre.
< < Non mi importa! Anais, ti prego, molla il tuo lavoro!
> > mia madre per poco non si mette in ginocchio.
< < Mamma, no. > > dico ferma <
< Non mi interessa se i tuoi amici ti prenderanno in giro,
faccio un lavoro molto più onesto della maggior parte di
loro! E per la miseria, smettila di dire a tutti che sono nella
ristorazione! > >
Detto questo esco sperando di aver fatto un'uscita abbastanza ad
effetto.
**
Sono di fronte alla porta di Ambra, suono il campanello consapevole che
a quest'ora mi aprirà sua mamma.
Come non detto la familiare espressione di disappunto mi si para
davanti agli occhi e io chiedo < < Buonasera, Ambra
può venire a giocare? > >
Senza dire una parola la vedo sparire dentro e dopo qualche istante la
mia amica esce.
< < Ciao! Antonio mi ha detto! Congratulazioni!! >
> esclama abbracciandomi.
< < Grazie, ma a dire il vero non so ancora se
accetterò la promozione > > dico seria.
< < Perchè? Cavoli, Ana, hai la
possibilità di non spellare mai più un solo
pollo! > >
< < Lo so, ma prima devo raccontarti una cosa >
> dico sedendomi sugli scalini di ingresso mentre lei mi si
siede accanto.
Le spiego il mio Piano Geniale, per filo e per segno, senza dimenticare
nessun particolare.
Finito il racconto aspetto la sua reazione.
Lei sembra confusa.
< < Anais, è la cosa più stupida
che abbia mai sentito! > > dice lei e io ho un orribile
sensazione di deja-vù.
Con mio grande stupore però, lei scoppia a ridere.
< < Che c'è da ridere? > >
< < Cioè tu mi stai dicendo che sei andata a
seppellirti in una fabbrica che ammazza polli perchè non
volevi fare niente? > > mi chiede tenendosi la pancia.
< < Bè, si > > dico
vergognandomi un pò.
< < Voglio dire, sono quanti? Otto mesi e mezzo >
> dice contando sulle dita < < Che lavori
lì dentro. Ti spacchi la schiena tutti i giorni,
però in realtà non vorresti lavorare? E' assurdo,
non potevi trovarti un lavoro meno faticoso? Tu sei pazza! >
>
< < Si, ma lo scopo era che il lavoro fosse orribile!
> > cerco di spiegare, ma è inutile,
più cerco di trovare una giustificazione al mio piano,
più mi sembra ridicolo.
< < E comunque ha funzionato! > > dico
< < Prima mia mamma mi ha implorato di licenziarmi.
> >
< < Sul serio? > > mi chiede a un tratto
seria < < E lo mollerai? > >
< < Certo che no > > noto che mi guarda
perplessa così le spiego < < Vedi, mi piace
lavorare lì. Lo so, è cominciato tutto
perchè volevo farla pagare a mia mamma, ma la
verità è che a me piace il mio lavoro, sul serio.
Ho capito che desideravo a tutti i costi che lei cedesse solo per avere
la soddisfazione di aver vinto, volevo provare a me stessa che il mio
Piano era geniale, ma non cambierei niente della mia vita ora. Ho
dimostrato a mia madre che sono capace di decidere con la mia testa, e
mio padre erano anni che non si interessava a me come ha fatto in
questi ultimi mesi. > >
< < Anais, sono fiera di te. Avresti potuto mollarlo il
lavoro, ma non lo hai fatto, hai trovato qualcosa a cui tieni, che ti
rende felice e in cui sei brava, per questo Antonio ti ha
dato la promozione > > dice Ambra <
< E, per la cronaca, mi ha detto quanto guadagna,
d'ora in poi paghi sempre tu! > > aggiunge scherzando.
A un tratto mi torna in mente la busta paga di Antonio e la cifra che
lessi quel giorno nel suo ufficio.
So cosa devo fare.
Saluto Ambra di corsa lasciandola sgomenta e mi avvio verso casa,
digitando il numero di Antonio sulla tastiera del cellulare.
**
Il mio compleanno si avvicina.
Ho organizzato una festa, invitando tutti i colleghi con cui ho fatto
amicizia, Simona, Paola, Antonio, Barbara, Elena.
Ho preparato degli inviti con dei cartoncini e con un nastro ci ho
legato un biscotto con l'iniziale dell'invitato.
Ci sarà anche Ambra ovviamente, mi ha aiutata a preparare
tutto.
Sua mamma ha scoperto di Antonio, e del suo mestiere, ora
più che mai lei ed io potremmo fondare il club "Mia mamma mi
odia".
Mio padre è fiero di me per come le ho tenuto testa, qualche
sera fa è venuto in camera mia e me l'ha detto.
La mattina del mio compleanno mia nonna mi sveglia irrompendo in camera
mia, portandomi un pasticcino con sopra una candelina.
< < Esprimi un desiderio! > > mi dice
contenta.
Ci penso un pò su, non aspettatevi che io vi dica cosa ho
espresso , altrimenti non si avvera, e soffio sulla fiamma.
In cucina trovo mio padre allegro che mi abbraccia per farmi gli auguri
e mi porge una scatoletta.
< < Questo è da parte mia e della mamma, anche
se non lo ammetterà mai > > mi dice facendomi
l'occhiolino.
Apro la scatola e ci trovo dentro una chiave.
E' la chiave di una macchina.
Guardo mio papà e riesco a chiedere < < E'
quello che penso? Ma voi siete pazzi! > >
Esco nel viale e trovo la macchina più bella che abbia mai
visto.
< < Era di tuo nonno, di quando era giovane >
> mi spiega la nonna < < Non la usava da tanto
perchè non era la macchina adatta ad una famiglia, tuo padre
l'ha fatta restaurare. > >
Giro intorno alla mia macchina, rosso fuoco, la targhetta dietro dice
"fiat 128 sport", sembra uscita da un telefilm poliziesco degli anni
'70.
Compiacendomi di quanto sembrerò fighissima alla guida mi
siedo sul sedile del conducente.
Mia nonna mi siede accanto e vedo un velo di tristezza negli occhi
< < Tuo nonno mi portava a bere il gingerino quando
eravamo giovani e innamorati con questa macchina. > >
< < Dì un pò, non è che
la mamma è stata concepita lì dietro, vero?
> > dico per sdrammatizzare, e funziona, lei scoppia a
ridere.
Ricevo un messaggio di Ambra che avvisa del suo arrivo, così
la aspetto nel viale per mostrarle il mio regalo.
< < Cavoli, Ana, è fighissima! >
> dice lei porgendomi una scatola con un fiocco.
La apro e dentro ci trovo una gallina di peluche.
Scoppio a ridere e posiziono il mio nuovo amico sul sedile del
passeggero.
< < Ragazze, ho un altro regalo per voi! >
> sento la nonna esclamare.
Ci giriamo e davanti a noi c'è Valentina.
< < O mio Dio, Vale! > > esclamiamo
all'unisono abbracciando la nostra amica.
Scoppio a piangere, sono così contenta che non sia finita
strangolata in un vicolo in Serbia.
Le mie amiche mi aiutano a preparare la mia festa, alla fine mi sono
limitata ad appendere qualche palloncino e ho posizionato dei tavoli
nel giardino con il cibo e le bavande.
Valentina ci racconta tutto della sua esperienza.
< < Mi sono ritrovata in questa piazza bombardata, tutti
gli edifici erano crollati, abbiamo improvvisato un teatrino per i
bambini, dovevate vedere quanto erano felici! > >
Ambra ed io annuiamo affascinate, nessuna delle due avrebbe mai fatto
una cosa del genere.
Valentina si siede sulla panca e accarezza Lafayette sulla testa.
< < Non andrò all'università
> > dice a un tratto. < < So che dissi che
si sarebbe trattato di un anno di pausa, ma non riesco ad immaginare di
fare qualcos'altro, i miei obiettivi sono stati letteralmente
stravolti. > >
Noto che Ambra mi guarda, sappiamo entrambe che io capisco benissimo di
cosa sta parlando la nostra amica.
< < Ma, noi saremo amiche lo stesso, vero? >
> dico con un finto broncio.
< < Ma certo! Perchè non dovremmo? >
> mi chiede Vallentina curiosa.
< < Bè, tu salvi il mondo, io ammazzo polli!
> > dico scherzando.
Le mie amiche scoppiano a ridere mentre il campanello mi avvisa
dell'arrivo dei primi invitati.
La festa va a gonfie vele, sono venuti tutti, una volta superato lo
stupore nel vedere Ambra e Antonio abbracciati, mi sono goduta tutti i
pettegolezzi di Barbara ed Elena, e ho conosciuto Kevin, "l'ometto" di
Simona, che in dieci minuti ha fatto fuori un intero pacco di patatine,
strappato tutti i fiori della nonna e strangolato Lafayette.
Mia mamma si è anche azzardata ad uscire a conoscere i miei
colleghi, ma all'ennesimo racconto di Simona sui polli ha spostato la
sua attenzione su Valentina, ma è pur sempre un inizio.
La festa di compleanno migliore del mondo.
Al tramonto gli invitati cominciano a tornare a casa, Ambra si
offre di rimanere per darmi una mano a ripulire ma rifiuto
< < Vai a divertirti col tuo fidanzato! > >
le dico abbracciandola.
Saluto anche Valentina e comincio a riordinare con la nonna.
< < E' troppo tardi per la festa? > > sento
chiedere alle mie spalle.
Mi giro e vedo Angelica, lo sguardo fisso per terra.
Mia nonna si dilegua e io rispondo < < Ehm, no, dovrebbe
esserci ancora qualcosa da mangiare, sempre che il figlio di Simona non
si sia sbafato tutto > > dico con una risatina,
so che la mia amica non è qui per mangiare.
< < Mi ha chiamato Antonio ieri > > dice
lei < < Anais, non dovevi. > >
< < Si invece. Tu avevi bisogno di quella promozione
molto più di me, senza offesa ma, non sei molto tagliata per
lo spellamento polli! > >
< < Lo so. Nessuno ha mai fatto una cosa del genere per
me, non eri costretta! > > dice con aria triste.
< < Senti, a te servono i soldi per andare
all'università, perchè tu ci vuoi davvero andare.
Io sto bene tra i miei polli! > > dico cercando di
tirarla su di morale.
< < Ma è un lavoro orribile, lo hai detto tu
stessa! Hai scelto il lavoro più brutto del mondo apposta!
> >
< < Bè, diciamo che ultimamente l'ho
rivalutato. E poi quando avrai finalmente racimolato i soldi che ti
servono potrai licenziarti e darai a me il tuo lavoro. E' solo una
questione di tempo, mi farà bene spellare polli ancora per
un pò! > > dico pratica.
< < Sei
sicura? Io che comando tutte quelle persone? > > dice
incerta.
< < Ma si! Ti farò fare un corso accelerato di
intimidazione da Paola e Simona! > > dico scherzando.
< < Non so proprio come ringraziarti! > >
< < Puoi sempre aiutarmi a riordinare tutto! >
>
nota
dell'autrice:
Ecco qua, l'ultimo capitolo della mia storia. Non allarmatevi, non
finisce così, fra qualche giorno pubblicherò un
breve epilogo. Vorrei approfittarne per ringraziare tutti quelli che mi
hanno seguita, i lettori fedeli e tutte le bellissime recensioni. Non
avrei mai immaginato che questa storia potesse piacere così
tanto.
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Capitolo 19 *** Epilogo ***
Epilogo.
Mi
chiamo Anais, ho 20 anni e lavoro in una fabbrica dove spello polli.
Angelica è subentrata ad Antonio nel ruolo di responsabile
ed è bravissima.
Le ci è voluto un pò di tempo per avere il
coraggio di rivolgersi agli operai senza tremare come una foglia, ma
è molto gentile e disponibile, un pò come Antonio.
Valentina è rimasta con noi un mese, poi è
ripartita in Bielorussia con un'associazione no profit che si occupa
dei bambini orfani.
Ambra e Antonio sono felici come non mai, lei ha superato alla grande
tutti gli esami, alla faccia di Alberto, e Antonio ora è un
pezzo grosso alla fabbrica, quindi la mamma di lei si è un
pò ammorbidita.
Angelica, Ambra ed io abbiamo trascorso una settimana di ferie insieme
al mare, Valentina ci aveva proposto di raggiungerla a Minsk, ma
accidenti, non siamo riuscite a trovare dei biglietti di aereo in tempo
(nessuna di noi aveva la minima intenzione di andarci, sappiamo di
essere delle persone orribli.)
Mia nonna ha cominciato a dare ripetizioni di italiano ad una bambina
molto dolce, quindi trascorre alcuni pomeriggi fuori casa, mia mamma
qualche volta si è anche trovata costretta a cucinare.
Si è definitivamente arresa, non nomina più il
mio lavoro, frequenta sempre meno Lavinia e Manlio e una sera
è addirittura uscita per una pizza con Elena e Barbara.
Hanno fatto amicizia alla mia festa di compleanno, è uscito
fuori che mia mamma e Barbara frequentavano lo stesso liceo, a volte il
mondo è davvero piccolo.
La nonna di Angelica è morta poco dopo il mio
compleanno, non dovendo più sostenere le spese mediche ha
già cominciato a frequentare corsi di recupero per superare
gli esami di ammissione all'università.
Nonostante ora siamo grandi amiche, ho rivisto solo poche volte
Federico, l'ultima al funerale della loro nonna. Si teneva a braccetto
con una stangona coi capelli rossi.
< < Hai scelto la facoltà? > >
le chiedo mentre scegliamo il gusto del gelato.
< < Non lo so, facendo la responsabile in fabbrica mi
sono appassionata molto a voi operai, pensavo di scegliere qualcosa che
abbia a che fare con la sicurezza sul lavoro. > >
< < Che ne dici, dopo ci guardiamo un film a casa tua?
> > le chiedo.
< < Mmm non saprei > > risponde perplessa
< < A casa c' è Federico, ha occupato il
divano negli ultimi giorni. > >
< < Cos' ha? E' malato? > > le chiedo.
< < Ma no, è depresso, la sua ultima fiamma lo
ha mollato > > dice tranquilla.
< < Oh, è di nuovo single? > >
chiedo cercando di non risultare troppo entusiasta.
< < Si. Quella cretina lo ha scaricato per un suo
compagno di corso, un altro aspirante ingegnere, un certo Alberto.
> >
O mio Dio. Federico è stato mollato per Alberto,
perchè è ovvio che si tratti di QUEL Alberto,
quindi lo odierà a morte e anch'io lo odio a morte.
Questo è il mio momento, la mia occasione di conquistare
Federico, farlo finalmente cadere tra la mie braccia.
Si, ma certo che gli piaccio, cosa andate a pensare?
Tranquilli, comunque.
Ho un piano.
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