''Little Susie.''

di Humanature_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Susie. ***
Capitolo 2: *** ''Los Angeles.'' ***



Capitolo 1
*** Susie. ***


 

In realtà non la riconoscevo, quella figura riflessa in quel pezzo di vetro che a me feriva nel profondo del cuore. Si vedeva che quella persona aveva sofferto, forse più del Mondo in questi ultimi periodi. Altro che crisi, qui l'unica battaglia che ancora non era stata vinta era quella con se stessa. Aveva i demoni, negli occhi, che intanto bruciavano ancora di dolore, nonostante fosse passato. Le ferite interne sono quelle che durano sempre di più, a volte senza rimarginazione. Succedeva che qualcosa era andato storto in questa vita che era al dir poco malata di una malattia ineguagliabile senza cure. La salvezza era ancora lontana, troppo. Le sue gambe, nonostante la magrezza, nella sua mente erano sempre così diverse, così difficili da farsele piacere. Dalla coscia all'inizio del ginocchio si scorgevano alcuni segni profondi di uno scontro che era durato fin troppo tempo. Erano guariti si, ma il ricordo rimaneva lo stesso. Quei quattro anni sempre vittima di chi, non sapendolo, avrebbe distrutto un esistenza. Costretta a crescere troppo in fretta, e a vivere la vita come se la morte interiore possa arrendersi subito. Non era così. In realtà lo ricordo ancora. Ricordo ancora che spesso i miei compagni di scuola mi prendevano in giro per il mio aspetto fisico. Non pensavo di arrivare all'essere sfiorata da delle mani, e da alcuni bastoni. Troppo sangue su ciò. Qualcosa aveva cambiato la vita della gente che mi faceva questo come se la sofferenza per me fosse un optional. Troppi tormenti, per essere un'adolescente. Mi rifugiavo in me stessa, anche se non è che cisi abitava bene. I temperini, le lame, i coltelli, e tutte le cose che avrebbero potuto farmi del male erano miei amici fin dai tempi delle elementari. Quest'età, anche, gira troppo sui chili in più e i chili in meno. Non ero mai abbastanza per nessuno. C'era sempre qualcosa che non funzionava in me. Magari l'unico sbaglio qui, ero io. Ho visto troppe volte la luce abbagliante degli ospedali, e della gente con una maschera sulla bocca. La morte non era male, ma c'era qualcuno che mi salvava nonostante tutto. Ecco, mi sono guardata allo specchio. Si, queste sono tutte le cose che mi saltano in mente ogni volta che vedo la mia figura riflessa in quel vetro che odio dal profondo del cuore. 'Mh, sono cresciuta di un centimetro!' le mie realizzazioni alle sei del mattino. No, forse è solo un illusione. Sono troppo bassa, oppure sono gli altri che sono troppo alti. I miei amici (quei pochi che ho) mi hanno affibbiato un certo 'piccola' che non riescono a togliersi dalla bocca ogni volta che mi vedono. Vivo in una piccola cittadina in provincia di Napoli. Ho un idolo che mi ha letteralmente salvata; Michael Jackson. Oh, è meglio non parlarne, potrei descriverlo in milioni di parole fino a non mandarvi in una clinica per i malati di mente. Ah, dimenticavo, il mio nome è Susie. Little Susie.'
 
 
 

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Capitolo 2
*** ''Los Angeles.'' ***


Ero decisa a prendere in mano la mia vita. Molte volte rimanevo seduta davanti a questa finestra e mi chiedevo se avrei visto lo stesso paesaggio tutta la vita. Ma ora, ripensando a quei momenti mi ponevo un'altra domanda: perchè avrei dovuto? Non c'era motivo per rimanere qui. Nessun aggancio valido a questa terra, a questa città. Forse però dovrei rifletterci prima di fare una delle mie ennesime stupidaggini. Mi alzai e andai ad accendere un po' di musica. Feci partire 'The Lady in my life', una delle mie preferite. Mi distesi sul letto e iniziai a pensare, o anche solo fantasticare dove sarei potuta andare nel caso avessi deciso di trasferirmi. Se uno vuole trasferirsi dovrebbe come minimo avere le idee chiare su dove andare, cosa che io non avevo. Mi venivano in mente i nomi di molte città, ma nessuna mi convinceva fino in fondo. Mi misi seduta sbuffando. All'improvviso mi attraversò la mente un ricordo. Mi alzai di scatto e andai nella soffitta al piano di sopra. Odiavo andarci. Era un posto raccapricciante, tutto buio, pieno di polvere e ragnatele. L 'unica lampadina che c'era si era fulminata, entrava solo qualche raggio di sole dalla finestra semi rotta all'angolo. Avanzavo lentamente, quasi intimorita dalle ombre che mi circondavano, come se avessi paura che all'improvviso si tramutassero in delle mani che avide volevano portarmi via con loro. Scacciai dalla mente quegli stupidi pensieri e mi misi a cercare l'oggetto per cui ero venuta. Lo trovai dentro ad un vecchio scatolone impolverato. Era il mappamondo di quando ero bambina. Era un regalo di mio nonno. Di solito amavo immaginarmi in un altro posto, completamente diverso da quello in cui vivevo. Quindi lo facevo girare e puntavo il dito. Con la mia mente ero andata a Parigi, Las Vegas, Pechino, Sidney e tantissime altre città. Perchè non rifarlo? Solo che questa volta avrei potuto vedere realmente quei posti. Lo tirai fuori dallo scatolone e andai in camera mia. Presi uno straccio e lo passai sulla sua superficie. Tirai un profondo sospiro e lo feci girare, chiusi gli occhi e puntai il dito. Non avevo molto coraggio di aprire gli occhi. Solo dopo qualche istante mi feci forza e gli aprii, guardando il mio dito. Mi avvicinai, guardando la località più da vicino. Spalancai gli occhi, stupita, quando notai dove aveva puntato.

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