Dos hermanas

di ScarletQuinjet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Il ritorno ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Il matrimonio ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Scoperta ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Il ritorno ***


Capitolo1-Il ritorno

Capitolo 1 - Il ritorno.

Un grande specchio brillò nell’oscurità della piccola stanza dove era alloggiato. Una delle due fedeli guardie che lo sorvegliavano giorno e notte si alzò e corse a riferire la notizia alla sua signora. Le istruzioni erano chiare: informarla di qualunque mutamento dello specchio, a qualunque ora, in qualunque giorno.

La guardia arrivò alla sua meta e bussò piano all’imponente porta di legno chiaro: aspettò diversi minuti, non giunse nessuno e fece per andarsene, ma giusto quando stava per togliere il disturbo una esile figura scura sgusciò fuori dalla porta e lo squadra da capo a piedi.

L’uomo abbassò imbarazzato lo sguardo di fronte a quello pungente della sua signora: lei indossava una lunga veste bianca, appena ricamata, e la guardia la vedeva per la prima volta con i capelli sciolti e privi del velo violaceo che li ricopriva con grazia.

“Ebbene?”

La guardia fissò un po’ imbarazzata la sua signora, poi parlò con voce appena tremante ma risoluta “Come da ordine,sono venuto ad avvisarvi dei mutamenti dello specchio”

La donna ricambiò lo sguardo del soldato,poi tornò rapidamente all’interno della camera; l’uomo non resistette alla tentazione e sbirciò dentro; la sua signora si era chinata in avanti e stava dicendo qualcosa all’altro occupante del letto a bassa voce, parlando con tranquillità e naturalezza. Sparì dalla vista della guardia e tornò indietro qualche istante dopo, avvolta in un mantello scuro come la notte, indossando un paio di scarpette nere, simili a quelle rosa della figlia. Gli fece un cenno brusco e partirono in silenzio, scivolando senza un rumore lungo i corridoi deserti: l’uomo faceva parte di una squadra segreta agli ordini della signora e nessuno sapeva della sua esistenza; la guardia la condusse all’alta torre in fretta, s’inchinò all’inizio della lunga scala a chiocciola e indietreggiò umilmente.

La donna cominciò la sua salita, calpestando senza un rumore i gradini di pietra vecchia e consunta; la seconda guardia s’inchinò a sua volta una volta che lei giunse alla fine della scalinata e si ritirò come la sua compagna, scendendo rapidamente i gradini.

Lei aspettò che sparisse completamente, poi entrò nello minuscola sala dove l’aspettava lo specchio; richiuse la porta, abbassò il cappuccio e fissò truce la superficie argentina di fronte a lei, il volto verdastro e bello che le ricambiava lo sguardo.

“Malefica”

“Beatrice”

Il silenzio calò tra le due donne, la strega e la regina.

La prima, ferita e sofferente, guardò la seconda, bella e furiosa, che le ricambiava lo sguardo. La maga nera risentiva ancora delle conseguenze della battaglia con il principe Filippo giusto qualche settimana prima: sangue le sporcava le labbra rosse e il mento aguzzo e profondi tagli e bruciature le rovinavano la fronte alta e spaziosa, il suo lungo abito nero, un tempo elegante e austero, era ridotto un mucchio di brandelli sanguinanti.

“Sapevo che mi avresti ricevuta”

“Taci”

Rispose la regina, fissandola con un odio, un odio così grande che raramente aveva provato. S’avvicinò di qualche passo e fissò la strega, le labbra tirate in una linea sottile e tagliante e gli occhi ridotti a due fessure furiose.

“Cosa vuoi, Malefica? Tormentare ancora la mia famiglia? Distruggere la vita di Stefano?!

Tentare di uccidere la nostra unica bambina?!”

La sua voce si fece sempre più acuta e isterica, i suoi capelli biondo scuro schioccarono attorno al viso pallido e delicato, magia risplendeva sul pavimento pietroso in un circolo dai decori complessi. Il mantello nero, che improvvisamente si era alzato attorno a lei, svolazzò nell’aria e la camicia da notte bianca s’incollò alla sua esile figura. Gli occhi blu scuro brillarono con minuscole pagliuzze d’argento, le pupille diventarono due profondi buchi neri.

La strega tentò una risata sarcastica, che risuonò come uno stridulo gracchio.

“Non sarebbe una cattiva idea, effettivamente, mi toglierei una… fastidiosa…”

Prese fiato, portandosi una mano al petto, sempre ben decisa a non distogliere lo sguardo dagli occhi della regina.

“Una fastidiosa… spina… Rosaspina… dal fianco”

“Ancora, Malefica, ancora?! Non sei soddisfatta di ciò che hai già fatto?! Basta, basta!

Lascia stare la mia famiglia!!”

“Calma, sorella”

La regina tacque, stringendosi addosso il pesante mantello scuro.

“Non chiamarmi così. Ho smesso di considerarmi tale troppo tempo fa”

“Piantala di fare l’attrice”

Sbottò la strega, riuscendo a mettersi in piedi, pesantemente appoggiata ad una colonna gotica.

“Siamo sorelle e nulla può cambiare questo fatto”

“Malefica cosa vuoi?!”

“Calma, Bea. O sveglierai l’intero castello, compreso il tuo caro marito.

Ma non credo che tu voglia che Stefano venga qui vero?”

La regina si zittì di colpo per qualche istante, poi s’avvicinò al vetro dello specchio fino a quasi sfiorarlo con la punta del piccolo naso.

“Malefica”

Sibilò furiosa, la voce solitamente calma e dolce ridotta ad un suono stridente e acuto: ricordava fin troppo bene la maledizione che la sorella aveva scagliato su sua figlia, e la odiava profondamente per questo

“Cosa diavolo vuoi da me?”

“Aiutami, sorella”

“Come, scusa?”

Chiese sbalordita la regina Beatrice, fissando con astio e sorpresa la strega.

“Non fingerti idiota, sorella!”

Le rispose Malefica, ugualmente scocciata, ricambiando lo sguardo della sovrana.

“Aiutami, Beatrice!”

“Mai!”

“Sapevo… che mi avresti… risposto così…”

Malefica scivolò un po’ lungo la colonna, sentiva le forze che l’abbandonavano, ma non staccava gli occhi da quelli blu scuro della sorella al di là dello specchio. S’artigliò con la mano ferita ad una decorazione e la squadrò con disprezzo.

“Vuoi difendere la tua nuova famiglia, rinnegando tua sorella, Beatrice…?”

Perse l’appiglio e cadde a terra in un mucchio informe di stoffa; la regina scattò in avanti quasi inconsapevolmente per aiutarla e Malefica rialzò giusto in tempo lo sguardo per cogliere il movimento preoccupato dell’altra: Beatrice si fermò subito, imbarazzata e seccata che l’avesse vista in quell’attimo di debolezza.

“Oh, piccola, piccola Beatrice, che vuole aiutare la sua cara sorella…”

“Non puoi chiedermi d’aiutarti dopo ciò che hai fatto a Stefano ed Aurora”

“Stefano s’è l’è cercata!”

“Solo perché non t’ha invitata ad uno stupido battesimo?!”

“Il battesimo di mia nipote!”

“Ti sei mai chiesta perché non t’ha invitata?! Forse a cause della tua pessima fama!”

“E tu non ti ricordi perché l’hai sposato?! La vera ragione?!”

La regina si strinse nel suo mantello nero e indietreggiò, abbassando lo sguardo, e quando parlò la sua voce era bassa e triste, malinconica e in qualche modo colpevole, appena un sussurro.

“Io amo Stefano”

“Forse lo ami ora”

Ribatté con veemenza la strega, avvicinandosi a sua volta allo specchio.

“Forse ti sei davvero innamorata di quello sciocco, ma--”

“Non chiamarlo sciocco, non offendere mio marito!”

“Sei stata così stupida da innamorartene davvero?! Il potere, Beatrice, il potere, per questo hai sposato Stefano!”

“Non è vero!”

“Sai che è vero!”

“Smettila!”

Urlò la regina, andando a sbattere con il palmo della mano sullo specchio, con violenza, e fissò la sorella negli occhi ancora una volta, le labbra delicate stirate in una smorfia quasi felina. Nuovamente la magia la circondò e tracciò complicati segni sul pavimento e Malefica indietreggiò appena dall’altra parte dello specchio quando vide che la furia della sorella stava trapassando la magia della lastra che le collegava.

“Smettila, Malefica! Non venirmi a dire se amo o meno mio marito!

Tu sai cos’è l’amore, cos’è la gioia di avere un uomo che ti ama?

La sensazione di amare qualcuno più di te stessa?!

Ma no, come potresti, sei troppo egoista!”

Stavolta fu Malefica ad infuriarsi: si risollevò da terra con un unico fluido movimento a pianto il palmo là dove anche sua sorella l’aveva appoggiato trasmettendole una sensazione di gelo assoluto: i suoi occhi brillarono di rosso e si fecero furiosi, era offesa dalle parole della sorella. La regina cercò d’indietreggiare, ma s’accorse con orrore che la sua mano non si staccava dallo specchio,era come se la mano della strega tenesse incollata anche la sua: la guardò terrorizzata e soffocò l’urlo spaventato che le salì alle labbra quando vide l’espressione furibonda di Malefica; tentò di utilizzare la magia, ma la bontà e la gentilezza del suo cuore poco potevano contro la rabbia e la crudeltà nel cuore nero della sorella maggiore.

“Ora ascoltami, Beatrice. Tu mi aiuterai.”

La regina non rispose, ma si morse le labbra, cercando inutilmente di ricacciare indietro le lacrime spaventate che le colmavano gli occhi. Malefica storse la bocca sottile e fissò la sorella, cercando di farle capire che non scherzava, riuscendoci perfettamente.

“Tu mi aiuterai. O Stefano scoprirà qualcosa di poco carino su sua moglie e sul perché si sono sposati”

--Accidenti, quanto mi piace Malefica! E' fantastica, veramente perfida, però è anche bella e intelligente. La migliore cattiva mai creata dalla Walt Disney insomma, Jafar, Ursula & Co. sono nulla al confronto! Il nome della regina, sebbene mai comparso nei film, l'ho preso o dall'edizione francese o americana del libro della Disney per bambini, se non sbaglio (morirei per quel libro!). Spero vi piaccia! Recensite, se volete!--

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Il matrimonio ***


Capitolo 2 - Il matrimonio

 

Capitolo 2 - Il matrimonio

 

"Così va bene?"

Lei sorrise. Suo marito tendeva leggermente all’isterico quella mattina.

"Si, Stefano"

"Ma sei sicura?"

"Si, Stefano"

"Non trovi forse che-"

Beatrice sorrise, divertita dal suo nervosismo.

"No, Stefano"

Gli sistemò il mantello scuro sulle spalle, guardando il loro riflesso sullo specchio e sorridendo acondiscente.

"Stai benissimo così" alzò una mano per impedirgli di parlare "Il mantello non è troppo scuro e la tunica è del blu adatto; Uberto si vestirà in rosso, lo sai, e Filippo in oro. Quindi non corri alcun rischio di sbagliare vestito.

Piantala di essere nervoso, non ne vale la pena."

 

Il re si sedette pesantemente su uno scranno di duro legno decorato a rombi e morbidi cuscini rossi cupo, massaggiandosi le tempie con aria esausta.

"Non capisco proprio come tu faccia a stare così tranquilla, Beatrice.

Nostra figlia sta per sposarsi, santo cielo!"

Lei sospirò, a mezza via tra il divertito e l’esasperato: era vero che suo marito era il re, ma era anche un padre ansioso per la sua unica figlia, un padre estremamente ansioso per la sua unica figlia. Ma come dargli torto, con tutto quello che avevano passato?

"Sono tranquilla perchè Aurora preferisce che lo sia. » già abbastanza nervosa lei per tutt’e due.

Anzi…" aggiunse, pizzicandogli una spalla imbottita "Per tutti e tre"

Stefano le sorrise e le prese la mano.

"Per fortuna che ci sei tu, Bea" le baciò il dorso, facendole il solletico con i lunghi baffi

"Ti amo."

Beatrice restituì il sorriso a suo marito, felice e sorridente, ma qualcosa di orrendamente simile al senso di colpa si agitava da qualche parte in fondo al suo animo.

***

La regina si stava commuovendo; il suo delicato fazzoletto di pizzo era già ben umido, nonostante mancasse ancora buona parte della cerimonia. Dall’altra parte della navata, anche l’altra regina era profondamente commossa.

Beatrice guardò Amanda e le due sovrane si scambiarono un piccolo sorriso tremulo e felice: se i loro rispettivi mariti vedevano nelle nozze dei due principi anche un’alleanza politica, le due regine vedevano solo i rispettivi figli pronti per una loro vita lontani da loro.

Amanda guardò compiaciuta Aurora: la figlia di Stefano e Beatrice era estremamente bella nel suo abito bianco e oro, vaporoso, era lucente di gioia e bellezza; la regina annuì appena, la principessa era proprio la sposa ideale per il suo Filippo, meglio di cosÏ non poteva andare. Strinse il braccio del marito Uberto e continuò a seguire la cerimonia, cercando di ignorare i calci nel ventre gonfio.

Beatrice lanciò un’occhiata ad Amanda, sinceramente ammirata e colpita: l’amica era incinta per l’ennesima volta, eppure riusciva a stare dignitosamente in piedi; quando lei aspettava Aurora era rimasta confinata a letto per sette dei nove mesi.

Dietro la regina e il re stavano in fila, in rigoroso silenzio, gli altri principini: lei ed Uberto, dopo Filippo, erano stati benedetti dalla nascita di altri quattro figli ed un altro era in arrivo; a volte Beatrice li invidiava, altre volte per niente: a lei bastava la sua bella Aurora.

Spostò lo sguardo su Filippo e si compiacque del fascino del futuro marito di suo figlia, erano proprio la coppia perfetta e, soprattutto, erano innamorati: se si escludeva il fatto che sua sorella Malefica aveva tentato di ucciderle la figlia, Beatrice si rallegrava del fatto che il fidanzamento di Aurora fosse filato relativamente liscio. Il suo non era stato così.

***

"E' una straniera, Stefano"

"Io la amo, padre"

"Non sappiamo neppure se è nobile!"

"Madre, voi stessa mi diceste un tempo che è la nobiltà d’animo che conta"

Beatrice sentì tacere la regina dall’altra parte del pesante portone di legno, poi il re riprese a parlare.

"Molto bene, allora. La incontreremo domani, Stefano, per vedere se è così come la descrivi"

"Grazie, padre, buonanotte. Buonanotte, madre"

Lei sussultò e si ritrasse di scatto dalla porta quando sentì dei passi avvicinarsi e indietreggiò nell’ombra, cercando riparo: in quella reggia tutti la guardavano male, sembrava che sapessero del piano che Malefica aveva architettato, servendosi di lei. Sposare il principe per diventare regina ed avere il potere. Ma a lei Stefano piaceva davvero tanto.

"Perdonami, mia cara. Ti ho fatta attendere"

La ragazza sorrise debolmente, stropicciandosi il polsino ricamato, ma liso, della camicetta.

"Non importa, Stefano"

Lui le sorrise a sua volta, facendogli segno di precederlo e offrendole il braccio "Vieni, ti mostro i tuoi alloggi. Domani incontrerai mio padre e mia madre. Non preoccuparti" le aveva sorriso quando l’aveva sentita trasalire "Non sono poi così terribili, sai?"

 

"Secondo te, Adelaide, quella ragazza…"

La voce del re si perse in lontananza mentre i sovrani si allontanavano nell’opposta direzione, ma lei si sentÏ stringere il cuore comunque, era preoccupata: non era nobile, non era ricca, era orfana. Non era la moglie degna per un principe.

"Sono nervosa comunque" bisbigliò lei.

Stefano le strinse appena la mano, poi si rivolse seriamente ad una guardia li vicino, socchiudendo gli occhi.

"Notizie della strega? Quella che è stata avvistata nel nord?"

"No, Altezza. Ma gli ordini del re sono di catturarla e giustiziarla".

Beatrice si sentì mancare e si appoggiò pesantemente al braccio del principe Stefano: sua sorella; quella guardia e l’uomo che amava stavano parlando di catturare e probabilmente giustiziare sua sorella. Quello non rientrava nei piani di Malefica, quello era preoccupante.

Stefano la sorresse quando sentÏ che stava scivolando e interpretò nel modo più sbagliato lo sguardo vacuo nei grandi occhi blu di lei.

"Non devi preoccuparti, Beatrice. Ti difenderò da quel mostro"

Lei sorrise debole e triste: sua sorella era in pericolo e, per quanto ne temesse la magia e l’animo inquieto, doveva avvisarla ad ogni costo.

"Non ne dubito, Stefano…" prese fiato e si raddrizzò la schiena "Dov’è il mio specchio?"

***

Aurora abbracciò sua madre con forza, entrambe tremanti, entrambe in lacrime, entrambe felici; Beatrice baciò la guancia candida della figlia e le sorrise.

"Scrivimi, tesoro mio. E divertiti"

La principessa annuì, incapace di parlare per la commozione; poi corse da suo padre e lo abbracciò con ancora più forza, come se non volesse lasciarlo andare mai più.

"Ciao, papà"

"Caio, bambina" Stefano le baciò la fronte e la strinse le mani "Filippo è quanto di meglio potessi desiderare. Sarà un ottimo marito. Divertitevi."

Aurora annuì a sua madre e si diresse verso la carrozza: Filippo aveva già salutato i suoi genitori ed i suoi quattro fratellini e la stava aspettando pazientemente per partire per la loro lunghissima luna di miele; aspettava senza fretta, capiva che per lei era difficile abbandonare di nuovo i genitori che aveva appena conosciuto.

"E scrivi a tua madre!"

La principessa rise alle parole del padre e, con un ultimo bacio lanciato alle sue tre fate madrine, salÏ in carrozza seguita del suo novello sposo; quattro cavalli bianchi si mossero con crescente velocità e nel giro di qualche istante la vettura scomparve oltre il cancello merlato del castello, lasciando come uniche traccia della sua partenza il rumore fastidioso del ghiaino smosso e due coppie di genitori rattristati.

"Flora. Fauna. Serenella"

"Si, Maestà?" Flora si fece avanti, sorridendo consapevole della richiesta "Desiderate?"

"Seguiteli"

"Stefano!"

Beatrice guardò in tralice suo marito "Come puoi? E' la loro luna di miele! Si meritano un po’ di privacy!"

"Non ho detto che devono star loro appiccicati, Beatrice" rispose tranquillo lui, indicando le tre fatine che si allontanavano pronte per il loro incarico "Solo che controllino che non si mettano nei pasticci!"

"Ma---!"

"Concordo con Stefano" Uberto si diede un pacca sulla pancia "Vanno controllati!"

"Uberto!"

Stavolta era Amanda a parlare, ma non per lamentarsi riguardo la mancanza di discrezione dei sovrani: stava invece indicando con la mano la grande fontana nel giardino del palazzo, con un espressione a metà tra il divertito e il preoccupato.

"Cosa, mia cara?" Uberto le sorrise: con quel grosso pancione in aggiunta alla sua minuta

statura, sua moglie gli faceva ancora più tenerezza.

"I bambini!"

Tutti si girarono a guardare la fontana: chi arrampicato sul bordo, chi gig in acqua, quattro bambini di etg compresa tra i dodici e i quattro anni sguazzavano allegramente nell’acqua cristallina e profumante di gelsomino con ancora addosso i loro costosi abiti da cerimonia.

"Guglielmo! Caterina! Cecilia! Piercosimo!" urlò Uberto, avvicinandosi a grandi passi alla fontana, agitando un dito in aria

"Uscite immediatamente da quella fontana!"

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

--Chiedo scusa per aver aggiornato così in ritardo... in compenso ho già il terzo capitolo pronto! Probabilmente saranno sei capitoli, massimo sette, una cosa semplice... mah, vedremo come va avanti! Nel frattempo, qualcuno mi dice come potrei disegnare un fante di cuori?--

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Scoperta ***


Capitolo 3 - Scoperta

 

Capitolo 3 - Scoperta

 

Beatrice si sedette al fianco di suo marito, appoggiata all’alto schienale del suo trono dorato: gli sorrise e gli strinse la mano, guardandolo negli occhi scuri, felice; erano mesi che lo specchio non si illuminava la notte, mesi che non doveva più preparare di nascosto le provviste, tre splendidi mesi in cui sua figlia si era sposata con il ragazzo che amava, tre mesi in cui aveva trascorso moltissimo tempo con suo marito, a chiacchierare o a trascorrere i pomeriggi in silenzio nel loro salotto.

Quel giorno Aurora e Filippo sarebbero tornati dalla loro lunga luna di miele, e i loro genitori, accettuata la madre del ragazzo, a casa alle prese con i fratellini del giovane principe e con l’ultimo nato, erano impazienti di rivederli e li stavano aspettando nella sala del trono del castello di re Stefano.

"I ragazzi stanno tornando, eh, Stefano?"

"Si, Uberto"

"E avranno tante cose da raccontarci!"

"SI, Uberto"

La regina Beatrice sorrise divertita, cercando di non farsi vedere: Uberto era un loro carissimo amico, il migliore amico di Stefano, ma a volte era troppo espansivo e gioviale e portava all’esaurimento la mente tranquilla e riservata del re, come stava accadendo in quegli istanti: colto dalla gioia irrefrenabile per il ritorno dei figli, il piccolo sovrano paffuto imperversava per il castello dall’alba, schizzando qua e là come una trottola impazzita, mentre un disperato re Stefano cercava di calmarlo, inutilmente.

Guardò fuori della finestra, una giornata bellissima e soleggiata: desiderava ardentemente che la moglie di Uberto, Amanda, potesse essere lì con lei, ma i suoi bambini erano ancora troppo piccoli per affrontare un viaggio così lungo in così poco tempo, sebbene i due regni confinassero; cosa poteva andare storto?

Un paggio entrò di corsa, senza fiato, ansimando pesantemente e reggendo una pergamena arrotolata: fece per porla al suo re, ma stramazzò rantolante sullo scalino che rialzava i troni; Stefano si alzò di scatto, allungando un braccio alla sua sinistra come a difendere la moglie da un pericolo che sentiva tangibile e presente. Uberto si chinò sul ragazzetto, gli prese il rotolo e spaccò il sigillo di ceralacca della guarnigione reale dopo aver ricevuto il permesso da un’occhiata di Stefano.

"E' della guardia esterna, Stefano"

Uberto lo guardò un po’ perplesso

"Pare abbiano una prigioniera"

Stefano lo guardò a mezzavia tra il crucciato e il sorpreso: una prigioniera? Cosa era successo? Una ladra, qualcuno aveva cercato di introdursi nel loro castello? Avevano fatto del male ad Aurora?

"Fatela entrare"

Passarono alcuni istanti, tesi e nervosi, mentre tutti si domandavano cosa stesse per accadere; Beatrice era inquieta: chiamò piano suo marito, stringendogli la mano, voleva parlargli, dirgli della sua inquietudine, ma lui si limitò a sorriderle dolcemente, non voleva farla preoccupare inutilmente, era chiaro.

Entrò una squadriglia di guardie, trascinando qualcosa che somigliava ad un fagotto nero, una persona accucciata che cercava di proteggersi dei raggi del sole e dagli sguardi, che nascondeva il volto non per vergogna, ma per puro terrore. Lo gettarono per terra e il mucchio di stracci si mosse, alzando il viso e gli occhi neri e profondi cercandone un paio di blu scuro, in cerca di aiuto.

Il re s’irrigidì e si mise di fronte alla moglie, deciso a difenderla fino in fondo, oscurandole la visuale; lei vide però Uberto indietreggiare di scatto e le guardie mettersi in assetto da battaglia, qualcosa non andava: una sensazione di gelo le attenagliò il cuore e provò a spostarsi, invano.

"Malefica"

Alle parole del marito, il cuore di Beatrice sprofondò nel terrore: avevano arrestato sua sorella, e se lei aveva parlato, Beatrice era finita, sarebbe stata trattata come una traditrice, l’avrebbero messa a morte, il suo Stefano l’avrebbe odiata. S’alzò barcollando e spostò il re di lato, guardando terrorizzata negli occhi della sorella, cercando disperata una conferma del fatto che non l’aveva tradita, una muta supplica negli occhi blu spaventati.

Malefica le restituì lo sguardo, il più fieramente possibile, e Beatrice ebbe la conferma: non aveva parlato, nessuno sapeva nulla. Ora doveva solo trovare un modo perchè non venisse uccisa senza esporsi troppo.

Il capo della squadra armata stava parlando, ma lei non lo udiva.

Guardava invece il volto della sorella trasformarsi pian piano in una maschera d’orrore, ma non ne capiva il motivo: Malefica sillabò qualcosa, ma Beatrice non capiva; uomo? Che uomo? Un uomo che parlava? Una missiva?

Un uomo che leggeva una missiva reale!

La regina boccheggiò per qualche istante, capendo troppo tardi il pericolo che stavano correndo, il disastro che stava accadendo davanti a loro.

"Abbiamo le prove che qualcuno ha aiutato la strega, Maestà"

Lei guardò il soldato che stava parlando e lui ricambiò lo sguardo, per qualche istante beffardo e superiore a lei, lo conosceva, quell’uomo la odiava, non l’aveva mai ritenuta la sua regina, lei era una straniera, era persino di famiglia poco nobile, quella guardia faceva parte di quella buona parte di popolo che non l’aveva mai ritenuta la loro sovrana.

"Qualcuno all’interno del castello, Maestà"

Stefano impallidì appena e si spostò di fronte alla moglie, come per difenderla da un’accusa tanto grave e pericolosa; Beatrice gemette piano e cercò lo sguardo della sorella, sperando in un aiuto, ma incontrò solamente uno sguardo sconfitto.

"Chi è il traditore?"

"La regina, Maestà"

 

***

"Cosa?"

"E' stata la regina ad aiutare la strega Malefica, Vostra Maestà. Ne abbiamo le prove"

Stefano si girò a guardarla, stupefatto: sua moglie, la sua bella e dolce moglie, aiutare Malefica? Non era possibile! La strega aveva tentato di uccidere la loro unica bambina! Non poteva essere stata Beatrice ad aiutarla!

"Non è possibile"

Re Stefano fulminò il capo delle guardie di fronte a lui.

"Mia moglie non farebbe mai una cosa simile"

"Ci sono le prove, Maestà"

L’uomo, untuoso e servile, si chinò al sovrano, porgendogli un fascio di fogli, e su alcuni di essi sia Beatrice che Stefano riconobbero la delicata calligrafia della regina: il re li prese, li scorse rapidamente, l’espressione del volto seria ed immutabile, li lesse di fretta, sfogliandoli rapidamente e di malagrazia. Sua moglie tratteneva il fiato, spaventata. Uberto fece un segno brusco con la mano, invitando i presenti ad andarsene: la guardia scelta fece per lamentarsi, ma il re paffuto la fulminò con lo sguardo e il gruppo di soldati, insieme agli altri, fortunatamente pochi, funzionari presenti nella stanza, si affrettò a lasciare la stanza, trascinando fuori una reticente Malefica che, per la prima volta dopo anni, temeva per la vita della giovane sorella. Uberto andò con loro, chiudendo silenziosamente la porta e lanciando uno sguardo preoccupato alla coppia di amici.

Stefano rimaneva in silenzio, continuando a leggere le carte che teneva tra le lunghe mani, come a cercare un appiglio riguardo l’innocenza dalle moglie; i minuti passavano, ma il re non parlava.

"Stefano, ti prego, dì qualcosa"

Lui la guardò, grave.

"Perchè?"

Beatrice impallidì: era deluso, ferito, quasi disgustato, sapeva di averlo perso per sempre. Allungò una mano verso di lui, ma si ritrasse, non voleva toccarla. La regina abbassò gli occhi, colpevole e in lacrime.

"E' mia sorella, Stefano"

Lui annuì, sorridendo sarcastico, e il cuore di sua moglie sprofondò ancora di più: dunque era quella la vera natura di sua moglie, aveva sposato la sorella di una strega, della strega che aveva cercato di uccidere Aurora, una donna che allora lo aveva sposato solo per il suo potere.

"Non mi hai mai amato"

Non era una domanda, era una mera affermazione, piatta, amara e sofferta.

"Stefano, non-"

"Taci. Mi ero anche fidato di quella bella fanciulla straniera. Mi ero innamorato. Ci sono cascato, eh?

Come un imbecille. Quanto ve la siete risa tu e tua sorella in tutti questi anni? Le hai detto tu dov’era Aurora? Vi siete divertite?"

Beatrice lo guardò sconvolta, balbettando in silenzio: lui pensava davvero tutto questo di lei? Quanto più temeva si era realizzato, e lei non sapeva come far fronte alla delusione e al dolore di suo marito, gli sembravano cosÏ grandi e terribili!

"Stefano, ti prego…"

Ammutolì di fronte allo sguardo cupo di lui, ma si fece coraggio, c’era una cosa che doveva dirgli assolutamente, qualcosa che forse l’avrebbe aiutato a perdonarla.

"Devo dirti una cosa importante, Stefano, per favore-"

"Vattene"

La regina barcollò all’indietro, colta alla sprovvista, ferita nel profondo.

"Cosa?"

"Vattene"

 

 

 

 

 

- Ci sono. Ci sono. Chiedo umilmente scusa per il ritardo, mi faccio schifo da sola -.-" comunque, eccomi!! Terzo capitolo, spero di scrivere presto gli altri. Una piccola delucidazione... questa storia è dedicata a Re Stefano (con la "e" stretta, come lo pronuncia Malefica, prego) e la Regina Beatrice; Aurora comparirà spesso e volentieri più avanti, e capirete perchè. Ora, spero solo di fare in fretta. Un bacio!-

 

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