Once upon a time...

di Kim_Pil_Suk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** How it all began... ***
Capitolo 2: *** I want to meet you again. ***
Capitolo 3: *** It's not ever how it seems. ***
Capitolo 4: *** Yes, I changed. Pain does this to people. ***



Capitolo 1
*** How it all began... ***


 

Chapter 1: How it all began...

PERCY

 

Vi posso assicurare che le orecchie che si muovevano nervose del Bianconiglio erano molto più interessanti della riunione a cui presidiavo.

La riunione consisteva nel riunire tutte le favole, le fiabe, i racconti e libri per bambini e ragazzi in un unica sala e parlare. In realtà un unica sala non bastava. L'anno scorso abbiamo affittato un'intera Hall di un Hotel in Francia per poterci entrare tutti. Quest'anno avevamo preso un palazzo che mi ricordava molto la Casa Bianca. Ogni favola diversa aveva un tavolo a se. Il mio tavolo si trovava così vicino a quello di Alice nel Paese delle Meraviglie che potevo scorgere il Cappellaio Matto che beveva il thé a piccoli sorsi, ridacchiando fra se e se ogni tanto.

L'anno scorso il problema era lo scarso impegno dei personaggi secondari delle favole. Quest'anno il problema consisteva nella scarsa voglia e fantasia dei personaggi cattivi.

Dal tavolo accanto al mio la Regina di Cuori sbuffò.

- Voi la fate facile, Presidente. Voi siete uno dei buoni! - urlò sopra le parole sussurrate di tutti i presenti nella sala, con un gesto distratto e indignato della mano. Alzò gli occhi al cielo.

Il Presidente, che in realtà era soltanto un vecchietto tutto ingobbito dalla vecchiaia e smagrito dalla stanchezza. Si appoggiava al suo bastone tirandosi gli occhiali sul naso ogni 5 minuti. Nonostante sembrasse così debole era l'uomo più saggio che conoscevo. Sapeva molte cose e sapeva sempre aiutarti. Era Mago Merlino.

- Noi non la facciamo facile, Regina. Noi cerchiamo di essere equali. Affrontiamo i problemi di tutti, i problemi più importanti. - disse alzandosi dalla sua sedia.

Come dicevo, le orecchie del Bianconiglio erano molto più interessanti. Bianconiglio continuava a muoverle nervosamente, da una parte all'altra della sala. Come se avesse un tic nervoso. Sembrava così preso dalla discussione, ma allo stesso tempo così distratto.

Poi mi persi ad osservare il lento ondeggiare della coda dello Stregatto. Ritmica e dolce il suo muoversi era affascinante. Accanto a lui notai i due gemelli, Pinco Panco e Panco Pinco, che versarono una strana polvere, simile a zucchero, nel thé di Regina, che tutta presa dalla foga si era alzata in piedi e sventolava in aria il suo ventaglio gridando minacce. I due fratelli nemmeno si accorsero di me.

- Peter, lo trovi così interessante? - la voce trillante mi risvegliò dai miei pensieri. La guardai. Stava appoggiata allo schiena della sua sedia con aria annoiata mentre si sistemava il trucco.

Sbuffai sonoramente. - Per niente. Questa riunione è così inutile e per niente divertente. - dondolai le gambe sotto al tavolo.

Trilli rise sventolando le ali. Della leggera polverina dorata cadde sulla sedia e su un tovagliolo che uno dei Bambini Sperduti aveva lasciato cadere. Questo prese a volare.

- Vedila come un ritrovo, Peter. - disse con un sorriso smagliante. - Potremmo svignarcela da qua, però se insisti. - disse in un sussuro mentre appogiava la propria mano sulla mia gamba. Mi guardava negli occhi.

Ero sul punto di accettare. Volevo dirle di sì e scappare con lei. Andarmene via, lontano da quella noiosa riunione. Quando uno dei Bambini urtò contro la mia sedia. Come se mi fossi svegliato spalancai gli occhi e la guardai.

- Non ci provare, Drew! - la ammonii puntandole un dito contro. Immediatamente tolse la mano dalla mia gamba e assunse un aria fintamente imbronciata.

- Come vuoi, Percy. - disse arrabbiata tornando a guardarsi nello specchietto del portacipria.

Naturalmente la riunione continuava ad annoiarmi. Ormai i cattivi di tutti i tavoli si erano alzati. Stavano lì, ad inveire contro Merlino oppure gli uni contro gli altri. Il Lupo Cattivo gridava a Malefica di stare zitta mentre la donna si ritrovava a ricoprirlo di maledizioni. La Strega Cattiva di Biancaneve si ritrovava a gestire una Strega del Mare alquanto arrabbiata e un Tremotino piuttosto irritato.

E, ancora naturalmente, non fu il fatto che lo Stregatto scomparve improvvisamente, oppure il fatto che la Bella Addormentata nel bosco si era appisolata sulla sua sedia, oppure il fatto che Riccioli D'Oro stesse litigando con Mowgli su chi fosse più popolare. E non fu nemmeno Aladino che rubava del pane ad attirare l'attenzione.

Ciò che attirò la mia attenzione era la ragazza che sedeva pochi tavoli più in là. Sedeva composta, con il naso infilato in un vecchio libro. Sembrava così presa dalla lettura che non badò alla confusione che c'era sul suo tavolo. I suoi colleghi si trasformavano in oggetti e poi tornavano normali.

Tirai un ceffone al braccio della prima persona che mi era capitata. Wendy.

- Ahia! - gridò lei indignata. Mi tirò un ceffone al braccio.

- Cosa vuoi? - sbottai infastidito senza distogliere lo sguardo dalla ragazza che leggeva.

- Cosa vuoi tu! Hai iniziato tu! - disse arrabbiata incrociando le braccia al petto.

La ignorai. - Chi è? - chiesi con un gesto distratto della testa verso la ragazza.

- Come “chi è?”? - esclamò sorpresa. Le schioccai un occhiataccia. - E' Belle, che domande! Belle di La Bella e la Bestia!

Annuii distrattamente.

Guardai attentamente Belle. Aveva i lunghi capelli biondi legati in una coda alta. Portava un vestito che oserei dire semplice, blu e corto.

 

Un ora dopo ero praticamente morto. Giurai di essere invecchiato e di essere ricoperto di ragnatele.

In realtà mi ero solo addormentato.

- Peter! Peter! - sentivo qualcuno che mi strattonava e che mi chiamava con la voce sempre più arrabbiata.

Poi quel “qualcuno” mi tolse la mano da sotto la guancia e io caddi con la faccia sul tavolo. Era Wendy.

- Finalmente! - disse portandosi le mani sui fianchi. - Hai dormito durante tutta la riunione. - disse spazientita.

- E' finita? - chiesi speranzoso.

- Sì. - disse Wendy con un sospiro.

Mi alzai dal mio posto e vidi che pian piano tutti se ne andavano. Rivolsi uno sguardo al tavolo di La Bella e la Bestia. Lei era ancora lì, con la faccia immersa nel suo libro. Qualcuno le strattonò la spalla e lei alzò lo sguardo. Un ragazzo biondo, alto e affascinante la stava guardando con uno strano sorriso. Poi mi accorsi che quel sorriso non era strano a causa del significato, ma bensì perché una cicatrice che partiva dal sopracciglio lo deformava, rendendolo spaventoso.

Doveva essere la Bestia.

Lui disse qualcosa a lei e Belle, fra lo sconfortato e l'adirato, si alzò di malavoglia dalla sedia e lo seguì fuori dalla stanza. La osservai finché la sua figura non scomparve dietro la porta principale.

- Ora possiamo andare. - disse Wendy ai Bambini, come se avesse aspettato che io finissi di osservare la ragazza.



L'amore ci farà a pezzi.

Perché l'amore è letale come la lama avvelenata di un coltello.

Perché l'amore fa male e non esiste una medicina in grado di curarlo.

 

 

 

 

MANICOMIO DI BILLY JOE ARMSTRONG:

Hola, muchachos!

Piacere, sono Kim_

Ho già da scrivere altre millemila fanfiction, ma mi è venuta in mente questa cosa strana e ho voluto metterla in pratica visto che nessuno ha mai scritto niente del genere.

Non so proprio cosa scrivere... insomma, sono qui, alle 6:30 del mattino a scrivere le note di una storia venuta male mentre mio fratello parla nel sonno.

Comunque sia, grazie per aver letto!

 

Kim_

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Capitolo 2
*** I want to meet you again. ***


 

Chapter 2: I want to meet you again.

 

Percy

 

Per la prima volta in tutta la sua vita da personaggio di un racconto desiderava andare ad una di quelle stupide riunioni fra favole.

Gli succedeva già da una settimana di fermarsi a pensare alla ragazza che aveva visto alla riunione. Belle.

Spesso Trilli aveva richiamato la sua attenzione per farlo tornare alla realtà.

 

Annabeth

 

Naturalmente Annabeth odiava il suo lavoro. Doveva nascere povera figlia di un inventore maldestro, veniva rapita, poi un mostro si innamorava di lei e lei veniva stuprata da questo mostro.

Luke in realtà non era un mostro. La trattava bene e la ricopriva di regali. Era ricco ma non vanitoso. Annabeth però capiva che lui non amava lei. Sapeva perfettamente che il loro era solo un volersi bene reciproco. Per lei Luke era più un fratello maggiore molto affettuoso e iperprotettivo.

- Belle, dov'è quel libro che ho preso l'altro giorno? L'avevo appoggiato qua, sulla scrivania. - Annabeth fu riportata alla realtà dalla sua voce. Spostò lo sguardo dal suo libro e si girò a guardarlo.

- Se lo hai messo sulla scrivania è ancora sulla scrivania, no? - disse lei, naturalmente.

Luke le schioccò un occhiataccia di traverso.

- No, qui non c'è. - disse lui, continuando a spostare cose dalla sua scrivania disordinata.

Annabeth sospirò.

Ogni tanto pensava che poteva andarsene da lì. Lei non amava Luke e lui non amava lei. Ma poi le veniva in mente che non era giusto nei suoi confronti. Luke non era un ragazzo socievole, ma era apprezzato dalle ragazze. Lui non lo avrebbe mai ammesso, ma era timido, in un certo senso. Aveva avuto la più grande stregua di ragazze che Annabeth avesse mai visto o letto in uno dei suoi libri ma nessuna gli era mai piaciuta davvero così tanto. Spesso la cameriera diceva ad Annabeth che aspettava il famoso colpo di fulmine che veniva narrato nei libri. Ma Annabeth non credeva al colpo di fulmine. Credeva ai fatti concreti che si potevano spiegare con prove esistenti. “I colpi di fulmine esistono solo nei libri!” si diceva. Ma poi si ricordava che lei stessa era il personaggio di un libro e così si arrendeva. E poi tornava alla carica, più curiosa che mai di sapere come mai il ragazzo non si decidesse a scegliersi una compagna.

Molte erano le donne che avevano cercato di far breccia nel suo cuore, ma mai nessuna era stata davvero così importante. Alcune erano state quelle da una settimana e via e molte di più erano quelle che erano a malapena riuscite a ballare con lui durante uno di quei noiosi balli che Merlino indiceva per far conoscere i personaggi. Eppure mai nessuna l'aveva mai toccato.

 

 

Dieci minuti dopo Annabeth era finita nel suo emisfero completamente fatto di libri, personaggi immaginari e pagine che profumavano di inchiostro.

Leggeva per l'ennesima volta lo stesso libro. Non era un libro complesso, pieno di enigmi difficilissimi e intrighi. Nemmeno tanto incasinato. Era semplice, con draghi, principesse, principi azzurri e quant'altro. Banale, per così dire.

Perché era proprio questo che Annebeth cercava: banalità. Voleva qualcosa di semplice nella sua vita complicata. Voleva essere la principessa che avrebbe smesso di sognare invano una volta che il suo principe avrebbe ucciso il perfido drago.

Ma nello stesso momento sapeva non sarebbe successo. Lei era una principessa, sì, ma Luke non era un drago. E il principe non esisteva. Doveva essere Luke il suo principe. Allora il drago chi lo avrebbe fatto?

Proprio in quel momento bussarono alla sua porta e una donna, la cameriera, si sporse.

- Signorina, c'è una lettera per lei. - le disse quella ferma sulla soglia.

Annabeth si tolse gli occhiali che usava per leggere, si alzò dal divano che usava per la lettura e si diresse verso la cameriera. Prese la lettera e la congedò.

La lettera era della sua amica Thalia.

 

 

Cara Annabeth,

vi invio questa lettera per dirle che ho importanti notizie da darvi. Inizio col dire, però, che sono deliziata di avervi come amica e –

Ok, basta con gli scherzi. Annabeth, sai bene quanto me che questi atteggiamenti da prima donna, o da principessa, non fanno per me. Io e te potremmo anche essere delle reali, ma siamo pursempre amiche. Perché costringerci a parlare in questa maniera così poco amichevole. Mostra così poco quanto io provi affetto per te e per me.

Tornando a noi. Ho davvero una notizia da darti. Mi è stato detto da Mammolo, che gli è stato detto dallo Stregatto, che l'ha saputo dal Cappellaio Matto, che a sua volta l'ha scoperto da Sebastian, che ha sentito dire da Ariel che a quanto pare Raperonzolo si sposerà.

Il matrimonio, secondo l'invito – che dovrebbe arrivare anche a te, questo pomeriggio -, si terrà al Palazzo di Cristallo questo Natale. I dettagli ci saranno inviati un altro giorno, assieme alla lettera.

Non trovi che sia una bella notizia? Io sono molto contenta. E' da tempo che Raperonzolo era di buon umore, e adesso sappiamo anche perché.

Nonostante questa bella notizia volevo parlare, un po' con te, a quattr'occhi.

Converrai con me che sia il caso di incontrarci.

Non sono mai venuta alla tua residenza, e sono curiosa di sapere se la Bestia è davvero così noiosa come dici. Ma se volessi essere tu a venire da me, come sempre, io ti attenderò.

 

Osequi saluti,

la tua amica annoiata da tutte queste parole così rigide,

 

Biancaneve.

 

 

 

Annabeth in un primo momento sorrise. Poi si fiondò in biblioteca, sedette alla sua scrivania e cercò carta e inchiostro. Appena trovò tutto il necessario iniziò a scrivere, più contenta e determinata che mai.

- Che succede? - le chiese Luke.

- Biancaneve viene qui a palazzo. - rispose Annabeth senza nemmeno staccare gli occhi dalla sua lettera

Scrisse il più veloce possibile, inzuppando il pennino di inchiostro e strusciando la punta sulla carta.

Infine la rilesse.

 

 

Cara Thalia,

convengo con te che, nonostante questi termini siano così eleganti e raffinati siano anche così rigidi. Per cui, al diavolo la femminilità!

Ho letto la tua lettera tutta di un fiato. Sono davvero contenta del matrimonio di Raperonzolo e sono curiosa di sapere chi sia il marito.

L'invito non mi è ancora arrivato, ma sono felice che tu mi abbia avvisata.

E sono curiosa di sapere che cosa hai da dirmi di così urgente.

Sotto mia personale richiesta ti invito a palazzo. Potrai restare quanto desideri. E ti farò conoscere il mio noioso ma affascinante “marito”. E poi vedremo cosa ne penserai.

 

Ti aspetto alla villa,

la tua amica,

Belle.

 

 

Nonostante ci fosse qualche macchia di inchiostro la lettera le sembrava completa. E comunque, tutto ciò che non aveva scritto glielo avrebbe detto a voce l'indomani, quando sarebbe arrivata.

Consegnò la lettera ad una cameriera e si rilassò sulla sedia.

- La tua amica verrà qui? - chiese Luke passandole dietro.

- Sì. - sussurrò Annabeth.

- E non è mica una pazza scatenata che non vuole altro che sposarmi, spero. - disse lui, preoccupato.

Annabeth trattenne una risata e si voltò a guardarlo.

- Puoi stare tranquillo. Thalia è normale. - poi sorrise tra se e se. - O quasi.

Luke rabbrividì.

Tempo fa, Annabeth aveva portato una sua amica a palazzo, invitandola a dormire lì per la notte.

Dopo qualche ora però la ragazza si era rivelata per quello che era: una pazza che voleva solo rapire e sposare Luke. Di cui si era follemente innamorata.

Così era stata bandita dal castello e Luke era più che contento di non avere niente a che fare con lei.

Annabeth rabbrividì al pensiero, poi si diresse nella sua stanza per riposare.

L'indomani avrebbe dovuto essere pronta a tutto per l'arrivo di Biancaneve.

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Capitolo 3
*** It's not ever how it seems. ***


 

 

Capitolo 3: It's not ever how it seems.

 

 

Annabeth

 

Come annunciato nella lettera di Thalia il biglietto di invito al matrimonio di Raperonzolo arrivò nel tardo pomeriggio, qualche ora dopo che ebbi spedito la mia lettera alla mia amica.

Luke si agitava per la casa turbato, lanciandomi occhiate ogni tanto. Apriva la bocca per dire qualcosa, poi la richiudeva subito dopo e tornava a toccarsi il mento con fare pensieroso mentre camminava su e giù per la biblioteca.

Io invece stavo seduta impazientemente a leggere un libro che però non riusciva a prendermi più di tanto.

Luke, nelle ore che avevano seguito la spedizione della lettera, aveva dato di matto. Mi aveva chiesto centinaia di volte se Thalia fosse una pazza. Ad un certo punto lo avevo anche sentito ordinare al cameriere di mettere dei lucchetti di sicurezza e un fucile nella sua stanza ma appena mi aveva vista era corso via facendo finta di niente.

Avevo paura che stesse iniziando a diventare un fissato e che non avrebbe nemmeno permesso a Thalia di entrare in casa.

- Luke, tranquillo. Te lo ripeto: Thalia non è una stalker che cercherà di sposarti in ogni modo. - sospirai mentre Luke entrava per la medesima volta nella libreria. - Al massimo ti metterà delle rane nel letto prima di andare a dormire, ma niente di più. - conclusi tornando con lo sguardo sul mio libro.

- Annabeth, non so... - disse guardandomi, incerto.

Lo ignorai e ritornai con la mente sul libro.

Dopo qualche minuto fu Luke a rompere il silenzio, sorprendendomi.

- Annabeth, è tardi. Vai a dormire. - mi sorrise riponendo dei libri su uno scaffale. - Domani mattina devi essere abbastanza sveglia per accogliere la tua amica. - notai una piccola smorfia sul suo viso.

Mi ero alzata, tolta gli occhiali, riposto il libro sul tavolino subito dopo aver segnato la pagina con un foglio e me ne sono andata nella mia stanza. Mi sono messa il pigiama e appena ho appoggiato la testa sul cuscino mi sono addormentata.

 

 

L'indomani, quando mi ero già vestita, la carrozza di Thalia arrivò con un leggero anticipo.

Mi affrettai a raggiungerla, incespicando nel vestito. Uscii dalle porte di casa e notai la carrozza.

Thalia scese inciampando e lanciò qualche imprecazione contro nessuno di preciso. La solita femminilità, mi dissi.

- Thalia! - la chiamai. Lei alzò lo sguardo dalle sue scarpe pericolosamente alte e mi guardò. Le sue labbra si allargarono in un sorriso e i suoi occhi anche. Mi corse incontro mentre uno dei miei camerieri le prendeva le valigie.

Mi travolse con uno dei suoi abbracci da orso e per poco non cademmo entrambe a terra.

- Annie! - urlò lei nel mio orecchio.

Scoppiai a ridere e la invitai ad entrare.

- Casa tua è davvero grande! - esclamò mentre percorrevamo il corridoio. Fra le pareti rimbombavano solo il rumore dei tacchi e le nostre risate.

- Grande e così opprimente, però. - le dissi.

Thalia mi scrutò attentamente negli occhi per qualche secondo poi un angolo della sua bocca si incurvò in un sorriso furbo.

- Allora... - fece una pausa guardandosi attorno. - Dove è questa famosa “Bestia”? - chiese incurvando le spalle. Si guardò attorno con uno sguardo che non prometteva nulla di buono.

Risi e le feci segno di seguirmi. - Luke non è una bestia. E' buono e premuroso con me... - dissi mentre mi dirigevo verso il salone.

- Ma non lo ami. - precisò Thalia.

Annuii e entrammo nel salone.

- Dove si trova Luke? - chiesi al magiordomo.

- Il signore si trova in biblioteca. Dice che avrebbe preferito aspettarvi lì, al sicuro. - disse lui.

Io e Thalia uscimmo dalla stanza e con passo lento e paziente ci dirigemmo verso la biblioteca. Mi sorpresi di come Thalia sapesse camminare elegantemente su quei trampoli. Nemmeno io osavo mettere tacchi così alti.

- La biblioteca? - chiese lei mentre percorrevamo il corridoio.

- Luke adora andare lì. Ogni tanto passiamo il pomeriggio lì a leggere in silenzio.

Vedo Thalia alzare gli occhi al cielo. - Sarò sicuramente un topo da biblioteca. Un tizio con gli occhiali, i capelli unti e che annusa i libri come passatempo. - borbottò infastidita. - Non sono più tanto sicura di volerlo conoscere.

- Troppo tardi. - le dissi aprendo la porta della biblioteca.

Nella stanza regnava un silenzio impregnato di inchiostro e carta. C'era un leggero odore di chiuso, così mi affrettai ad aprire una finestra.

- Luke, sei qui? Thalia è venuta a trovarci. - dissi ad alta voce, consapevole che lui fosse a leggere dietro uno degli scaffali.

- Sono qui Annabeth. - la voce ferma di Luke proveniva dalla scrivania dietro una delle librerie.

Feci segno a Thalia di seguirmi mentre lei leggeva il mare di nomi che scorgeva sulle copertine rilegate dei libri.

- Thalia, questo è Luke. - le dissi appena girammo l'angolo, distraendola dallo storcere il naso alla vista di un grosso tomo poggiato sulla mia scrivania.

Quando si voltò dovette appoggiarsi a me per non rischiare di cadere. Guardò Luke con gli occhi spalancati, sorpresa che non fosse il gran nerd che si aspettava, e poi spostai il mio sguardo su di lui.

Luke se ne stava lì, teso e, per la prima volta in tutta la sua vita, in imbarazzo. Si alzò dalla sedia rischiando quasi di farla cadere a terra e fece qualche passo verso di noi. Poi con i muscoli della mascella saldi allungò una mano verso Thalia. - Piacere di conoscerla, io sono Luke. - disse riluttante.

Thalia in un primo momento inspirò aria dal naso come se avesse trattenuto il fiato per tutto il tempo, poi sorrise contenta e allungò la mano verso Luke. - Piacere mio. Io sono Biancaneve, ma puoi chiamarmi semplicemente Thalia. - gli strinse la mano in modo delicato e fece un piccolo inchino con la testa, mentre quel sorriso non le abbandonava la faccia.

Luke tirò un sospiro di sollievo e notai i suoi muscoli ammorbidirsi un poco. Eppure quello strano sguardo che le lanciava non gli abbandonava gli occhi.

- Hai già visto il salone? - le chiese.

Thalia annuì. - Sì, Annabeth me lo ha mostrato prima. - disse spostando nervosamente lo sguardo su di me e agitando le mani.

Alzai un sopracciglio, confusa.

Vedete, Thalia è il tipo di principessa che se non vuole presidiare ad una noiosa riunione di favole fa i capricci per un ora e poi ci va mandando a quel paese chiunque si trovi sulla sua strada. Thalia era anche la ragazza che se ti vedeva col cuore spezzato avrebbe fatto ingoiare volentieri un rotolo di carta vetrata al “fottuto ragazzo che ha osato farla piangere”. Avrebbe potuto consigliarvi di buttarvi sotto un ponte piuttosto che ammettere di avere torto. E, vedete, Thalia era anche il tipo che davanti ad un ragazzo non si fa tanti problemi. Gli parlerebbe tranquillamente da coetaneo e giocherebbe con lui a polo. E poi vi chiedete come fece a farsi accettare dai Sette Nani...

Per questo esatto motivo mi sorprese vederla incespicare nelle sue stesse parole e portarsi più volte una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

- Beh, ora io e Thalia dobbiamo andare a parlare di... cose da ragazze. Perdonaci Luke. - dissi trascinando via la mia amica. Thalia rivolse un sorriso di scuse a Luke e poi mi lanciò un occhiataccia.

Quando riuscii a portarla nel corridoio la guardai confusa. Lei mi ignorò completamente, lisciandosi il vestito e sistemandosi i capelli.

- Tutto ok, Thalia? - le chiesi mentre camminavamo senza meta.

- Certo. Perché me lo chiedi? - mi guardò confusa.

- Niente. - borbottai ancora più confusa.

Ci sedemmo in giardino, all'ombra di un albero. Tirava un leggero venticello e l'odore delle rose delle siepi nella serra mi solleticava il naso. I fili di erba mi solleticavano le caviglie e le fronde degli alberi frusciavano producendo quel suono simile alla pioggia.

Io e Thalia parlammo. Mi raccontò di come andava la sua vita al palazzo e di quanto rimpiangeva le serate passate a giocare a briscola con i Nani. Anche io, da buona lettrice che ero, avevo creduto che Biancaneve, la pura e generosa Biancaneve che puliva casa e cucinava la cena per suoi piccoli amici, non fosse capace di dire parolacce e giocare a briscola. E invece avevo dovuto ricredermi presto.

Ridemmo e pranzammo con panini e torta sotto l'ombra dell'albero al fresco. Parlammo di tutto e ad un certo punto ci ritrovammo a parlare di Luke.

- Non è così male da come avevo capito dalle tue lettere? Mi aspettavo un tizio pieno di peli, che si gratta la pancia e alza le mani ogni minuto. - disse agitando in modo teatrale le mani.

Risi. - No no, Luke è un bravo ragazzo e non ho niente contro di lui. Ci vogliamo bene e non mi rende mai triste, solo che io non amo lui, e lui sicuramente non ama me. Mi manca solo qualcosa... - dissi pensierosa.

Thalia mi sorrise. - Ma quel Luke mi sembra buono. - disse con un sorriso sbilenco.

- Sì sì. - ridacchiai appena per la sua buffa espressione. - Non assomiglia per niente alla Bestia dei libri, vero? L'unica cosa che potrebbe renderlo vagamente spaventoso è la cicatrice.

Thalia borbottò qualcosa che non capii, poi parlò ad alta voce. - Non lo rende poi così spaventoso.

- Giusto. - dissi ignorando la strana nota di imbarazzo che non avevo mai percepito nella sua voce.

Proprio in quel momento la nostra conversazione fu interrotta da un aquila. Sì, un aquila.

Si fermò vicino a noi, sistemandosi sulle zampe. Si avvicinò a noi e strusciò la sua testa piumata contro la mia mano. Staccai il biglietto che teneva legato alla zampa e gli accarezzai il collo con la mano libera.

- Cos'è? - mi chiese Thalia.

- Un messaggio. - srotolai il biglietto. - Da Alice.

Thalia si avvicinò a me, prendendo l'aquila fra le mani e portandosela in grembo.

Lessi il biglietto.

 

Belle, ho saputo che Biancaneve si trova da te.

Oggi vi vorrei invitare a prendere un thè alla mia pasticceria. Naturalmente, per voi mie amiche, sarà tutto gratis.

Vi aspetto.

Alice.

 

Lo feci leggere a Thalia mentre accarezzava l'aquila poggiata sulle sue gambe.

Insieme convenimmo che era meglio andare e non farla attendere, così scrivemmo un biglietto in cui le dicevamo che saremmo arrivate e mandammo l'aquila.

Mezz'ora dopo eravamo arrivate con la mia carrozza alla pasticceria.

Sulla porta d'entrata torreggiava un cartello rosso e nero con la scritta “Wonderland's Cakes”. Entrammo dentro e Alice, che stava servendo i tavoli, si girò al suono delle campanelle sulla porta.

- Ragazze, ben arrivate! Vi ho tenuto un posto.

 

 

 

Percy

 

 

Negli ultimi periodi avevo avuto la testa così tra le nuvole che Wendy mi avevo preso in disparte e mi aveva annunciato che mi aveva trovato un lavoro. Mi disse che così mi sarei occupato la mente, mentre ignorava le mie lamentele.

Così mi trovavo a fare da cameriere alla pasticceria della migliore amica di Wendy, Alice.

Mi aveva dato un paio di pantaloni scuri e una camicia e mi aveva detto di cambiarmi. Mi aveva legato un papillon attorno al collo e mi aveva spedito a servire i camerieri gridando “E' tardi! E' tardi!”. Secondo me passava troppo tempo con il Bianconiglio.

Mentre Alice stava dietro al bancone a servire le torte, andando ai tavoli di tanto in tanto, io servivo il thè ai clienti.

Il locale di Alice era, oserei dire, stravagante. Era pieno di colori. Dal rosso al nero, dal viola al verde. Dalla parte opposta del bancone si trovava una parete completamente ricoperta di ogni orologio di qualsiasi forma. Sotto ogni orologio c'era una scritta come “Biancaneve e i Sette Nani”, “Cenerentola”, “Pollicino” o “Aladin”. L'orologio con la scritta “Peter Pan” segnava le 14:55, solo un quarto d'ora in più del locale.

Servii al tavolo di Pocahontas e John, che mi salutarono allegramente, proprio mentre intravedevo Alice che lasciava il posto dietro al bancone a Jasmine – che oggi si era gentilmente offerta di aiutarci per mancanza di personale – e iniziò a servire ai tavoli. Vagò fra i tavoli lasciando un pezzo di torta qua e una tazza di thè là, ticchettando sulle sue scarpette nere.

Poi la porta si aprì, rivelando l'arrivo di un nuovo cliente. Sentii l'aria fresca di metà autunno spostarmi i capelli dalla fronte e quando alzai lo sguardo per accogliere i nuovi clienti mi bloccai, incapace di parlare.

Alice mi precedette, si avvicinò alle due clienti e le salutò calorosamente.

Impotente, fissai Belle e Biancaneve che si sedevano ad un tavolo vicino alla vetrata.

In quel momento stavo decidendo se chiedere alla Strega Cattiva di maledire Wendy, oppure di chiedere alla Fata Madrina di benedirla. Probabilmente avrei scelto di farla maledire perché proprio in quel momento non riuscivo a muovermi e nemmeno a fare un pensiero coerente che non fosse “E' qui... è qui...”. E come se la mia sfortuna non fosse già sufficiente Alice mi chiamò agitando la mano tutta sorridente verso di me.

Riluttante, cercando di non sembrare un mentecatto, mi avvicinai al loro tavolo, ritrovandomi dietro alla spalla di Belle, che stringeva un libricino di cuoio nella mano, senza nemmeno girarsi a guardarmi.

- Ragazze, io devo andare a servire gli altri. Oggi abbiamo pochi dipendenti. Vi lascio in compagnia di Peter, lui saprà sicuramente servirvi a dovere e vi terrà compagnia. - Alice rise e se ne andò via canticchiando, stranamente allegra.

Biancaneve si girò verso di me e appoggiò il mento sulla mano. Belle rimase immobile senza nemmeno girarsi a guardarmi, concentrata su qualcosa a me ignoto.

La osservai, perplesso e allo stesso tempo meravigliato. Da più di una settimana la faccia di Belle immersa nel suo libro con quell'espressione adorabilmente concentrata era impressa nella mente e questo era uno dei motivi per cui Wendy mi aveva mandato qui.

- Allora, ci servi o dobbiamo aspettare la carrozza? - chiese Biancaneve con un sorriso divertito sulla faccia.

Immediatamente mi venne il dubbio che lei fosse la dolce e pura Biancaneve delle favole, poi mi riscossi.

- Sì, vi servo subito. - mi spostai al lato di Belle e in quel modo potei vedere la sua faccia. Era con la testa tra le nuvole, un po' pensierosa, come se cercasse di ricordare qualcosa che aveva dimenticato. - Cosa posso servirvi? - chiesi stringendo al fianco il vassoio d'argento, vuoto.

Biancaneve sbuffò, annoiata e prese il menù appoggiato sul tavolino e lo sfogliò velocemente con lo sguardo. - Prendo un thè nero e una fetta di torta al cioccolato e lime. - disse passando distrattamente il menù a Belle.

Mi voltai verso di lei mentre controllava il menù. Lo guardò per qualche secondo poi, sempre con lo sguardo sul menù, ordinò un thè alla menta e una torta alla pesca.

Rimasi un attimo immobile ad ascoltare la sua voce, incapace di connettere il cervello.

- Torno fra poco con gli ordini. - dissi a bassa voce per poi filarmela via.

Mi infilai dietro porta del locale che dava nel magazzino. Mi appoggiai alla porta e respirai lentamente, incapace di capire cosa mi succedesse.

Alice, stava segnando diverse cose su un foglio mentre diversi scatoloni volavano a destra e a sinistra sistemandosi da soli. Mi guardò sorpresa e si avvicinò a me sorridendo.

- Tutto ok, Peter? - chiese lei guardandomi perplessa.

Respirai un ultima volta, annuendo. - Sì. Servono un thè nero e una torta al cioccolato e lime, un thè alla menta e una torta alla pesca per il tavolo 3.

Lei mi guardò perplessa poi sorrise e si diresse verso il bancone per prendere le ordinazioni.

- Passa a prenderle fra 3 minuti, eh. - mi disse subito prima di scomparire dietro la porta, verso la luce del locale.

Mi voltai verso gli scatoloni, che ancora continuavano a muoversi. Uno si bloccò e dietro di esso apparve un sorriso e poi apparve un muso blu. La faccia di un gatto che mi sorrideva.

- Tutto ok, Peter? Mi sembri piuttosto nervoso. - mi disse lo Stregatto con quel suo tono di voce che sembrava prenderti in giro ogni secondo.

Scossi la testa e uscii dalla stanza mentre lo vedevo scomparire per mettere via gli scatoloni.

Alice mi diede il thè, dicendo che dovevo stare attento a non farlo cadere e in quel momento mi accorsi che avevo le mani che tremavano.

Raggiunsi il tavolo 3 ostentando un passo fermo che nascondeva il mio nervosismo. Mi avvicinai lentamente al tavolo e stirai un sorriso cordiale sulle labbra.

- Ecco il vostro thè. - dissi mentre loro fermavano la loro discussione che sembrava molto divertente.

Biancaneve assunse di nuovo quell'aria da teppista e mi guardò socchiudendo gli occhi sulle iridi blu elettrico, come se mi stesse scannerizzando. Storse la bocca e le appoggiai il thè sul tavolino, subito prima di porgerle la sua fetta di torta.

Per preferenza avrei preferito di gran lunga servire prima Belle, ma lei mi fissava con uno sguardo penetrante come se anche lei cercasse di capire cosa pensavo.

Mi voltai verso di lei e le servii la sua fetta di torta tenendo lo sguardo costantemente puntato sul piattino. Poi presi il thé dal piattino e glielo porsi.

Per sbaglio, solo per un attimo, alzai lo sguardo e per la prima volta incontrai il suo. Fu solo un secondo, forse nemmeno, e la mia mano tremò e con la solita sbadataggine che mi caratterizza feci rovesciare la tazzina. Il thè uscì dal bordo e finì sul tavolo mentre io guardavo allarmato il thè che continuava ad andare verso il bordo, rischiando di cadere sul vestito di Belle.

Belle stessa fu più veloce di me. Prese il tovagliolo che si trovava al centro del tavolo e tamponò la scia di thè che era quasi arrivata al bordo.

Sentii Biancaneve tirare un sospiro di sollievo mentre io rilassavo le spalle che inconsciamente avevo tenuto tese.

Belle tamponò il liquido e sistemò la tazzina, senza dare segno di essersi minimamente impaurita.

- Cosa fai lì? Vai subito a prendere altro thè! - mi disse Biancaneve, sicuramente arrabbiata.

Mi riscossi appena in tempo per prendere la tazzina e volare via dietro al bancone mentre sentivo Belle sussurrare qualcosa, arrabbiata, a Biancaneve.

- Non essere così cattiva. Non lo ha fatto apposta! - sussurrò.

Presi un altro thè e aggiunsi una fetta di torta dalle fragole e le portai al tavolo, poggiandocele sopra.

- Noi non abbiamo ordinato questa torta. - disse Biancaneve, ostile.

- Offre la casa. - borbottai senza incontrare il loro sguardo.

Me ne andai via prima di sentire un altro commento, scusandomi per l'accaduto.

 

 

 

Annabeth

 

 

- Sei stata troppo cattiva con quel ragazzo. - dissi a Thalia mentre mi infilavo un pezzo di torta alla pesca in bocca.

- Non penso proprio. Aveva quasi rischiato di sporcarti. - disse con la sua solita aria di superiorità che la faceva apparire menefreghista.

Sorseggiai il mio thè senza risponderle. Le lanciai qualche sguardo, notando quanto fosse diversa di un ora fa. Era diventata la solita Biancaneve irrequieta e sempre ostile di sempre.

Mi guardò un attimo e alzò un sopracciglio.

- Cosa c'è? - chiese lei.

- Niente. - dissi tornando alla mia torta.

- Però è piuttosto carino. - disse lei, sorprendendomi.

Alzai lo sguardo e la vidi osservare poco più in là con un sorrisetto divertito. Seguendo il suo sguardo notai che al bancone, Peter, poggiava una fetta di torta in una scatola, sorridendo alla cliente.

Thalia fece un sorriso di apprezzamento infilandosi un pezzo di torta al lime in bocca.

Osservai di nuovo il ragazzo che si muoveva aggraziatamente servendo le clienti e parlando con Alice che gli dava ordini. Aveva la camicia sbottonata fino al secondo bottone e dei pantaloni neri perfettamente stirati che lo facevano sembrare più grandi dei suoi anni.

- Peter Pan. - borbottai senza rendermene conto.

- Eh? - mi chiese Thalia girandosi a guardarmi con la forchetta in bocca.

- Peter sta per Peter Pan. Me lo immaginavo più giovane, sinceramente. - dissi sorseggiando il mio thè alla menta. Dopo pochi secondi parlai di nuovo. - Mi piacerebbe sapere il suo vero nome. - dissi sovrappensiero, quasi per scherzo.

Thali mi guardò, poi alzò il braccio in quel modo che una principessa non farebbe mai e gridò in modo che la sentissero fino al bancone. - Cameriere!

Peter alzò lo sguardo, sorpreso dal chiasso e ci guardò. Si guardò attorno, rendendosi conto di essere l'unico cameriere disponibile e si avvicinò a noi con il vassoio stretto al fianco.

- Qualche problema? - chiese gentilmente. Più gentilmente di quanto mi aspettassi.

- Solo uno. - disse Thalia con un tono divertito.

Peter ci guardò perplesso. - Quale?

- Il tuo nome. - disse Thalia, misteriosamente.

- Eh? - chiese lui scioccamente.

- Vogliamo sapere il tuo nome. Il. Tuo. Nome. - disse Thalia, come se fosse rimbambito.

Peter ci guardò come se gli si fosse accesa una lampadina in testa e poi ci guardò come se avesse appena visto lo Stregatto fare il bagno. - Percy. Mi chiamo Percy Jackson, signorina. - disse lui, perplesso.

Thalia sorrise compiaciuta, raddrizzandosi sulla sua sedia. - Piacere Percy. Io sono Thalia Grace. E lei è Annabeth Chase. - disse indicandomi.

Percy si girò verso di me e mi guardò, inspirando all'improvviso.

Gli sorrisi, cordiale. - Piacere di conoscerti, Percy. - gli porsi la mano.

Lui la strinse e sentii la sua mano calda e sudata che stringeva gentilmente la mia, come se avesse paura di farmi male. Mi sorrise mostrando i denti bianchi che gli risaltavano gli occhi verde mare.

Quando staccai la mano dalla sua e la portai in grembo guardai Thalia e le sorrisi divertita. - Potreste benissimo essere cugini, avete gli stessi capelli. - dissi guardando Percy.

Thalia e Percy si guardarono e fecero una smorfia.

- Io non assomiglio a quel coso. - dissero all'unisono.

Si guardarono male e io mi misi a ridere, contenta di essermi fatta un nuovo amico che sembrava rendere felice Thalia.





Spazio d'autrice:
Annyongaseyo, plebaglia!
Anzitutto dico che ho fatto ritardo perché sì e perché non mi andava di continuare il terzo capitolo, durante il quale mi ero bloccata.
Questo capitolo non mi è venuto molto bene, ma l'ho scritto mentre mia sorella mi raccontava la sua vita da pg. E siccome non leggera mai questa fanfiction in quanto non-fan di PJ vi dico che la ucciderò se al mare mi farà perdere i capelli.
Allora, questo vi dico che sono felice e ringrazio tutte le persone che hanno commentato i precedenti capitoli. Vi ringrazio di cuore.
E vorrei dedicare questo capitolo alla mia amica Viola, di cui non ricordo il nickname. E vi dico che se non fosse per lei che mi ha minacciata in questo momento non stareste leggendo il capitolo. Per cui ringraziatela, ADESSO.
Spero tu legga questo messaggio e bla bla bla. Sappi che verrò presto a darti noia.
E darò noia a tutti voi, cari lettori. Muhahahaha
Ok, prima che io impazzisca: grazie a tutti!
Vorrei ringrazie in particolare le seguenti persone per aver messo la storia fra le seguite.

1 - Annabeth28 
2 - Anonima_14 
3 - ginnyforever 
4 - KokoroChuu 
5 - Lucrezia_2 
6 - LullabyTwenty 
7 - mrslightwood_ 
8 - Pegasusqueen 
9 - Poseidonson97 
10 - serena4869 
11 - sister_of_percy_jackson 
12 - wisegirl18 
13 - YOUSHOULDLETMEBE
14 - Yuki Cross 
15 - _MissLiz 
E questi per averla messa tra le preferite:
1 - adele_21 
2 - Gio_Lodovica01 
3 - hahahahaha 
4 - Hope_the_Dreamer 
5 - Itram_Elav 
6 - kiara00 
7 - Pegasusqueen 
8 - Treacherouss 


Kim_

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Capitolo 4
*** Yes, I changed. Pain does this to people. ***


 

 

Capitolo 4: Yes, I changed. Pain does this to people.

 

 

Percy

 

Percy aveva passato giorni cercando di non imbambolarsi a guardare un muro, in attesa di qualcosa. Eppure non sapeva cosa.

Aveva incontrato Belle ed era stato così felice, nonostante quella scorbutica di Biancaneve lo avesse messo in imbarazzo. Belle, gli era parsa così garbata e regale da farlo diventare improvvisamente uno zerbino sul quale pulirsi le scarpe. Era apparentemente altezzosa e distaccata. Eppure riusciva a percepire qualcosa dietro e aveva notato i suoi movimenti stanchi e annoiati, come se non avesse un buon motivo per essere lì, a perdere tempo con un ragazzo che si era preso inesorabilmente una cotta per lei.

Perché negarlo era inutile: lui si era preso una cotta per lei e probabilmente mezzo mondo fiabesco l'aveva capito.

Non aveva fatto discorsi idioti fra la propria mente e il proprio cuore. Non aveva iniziato a pensare cose come “Ma lei è sposata con la Bestia! E te fai parte di un'altra favola!” perché era inutile anche solo provare a domare uno dei due. Inutile dire che aveva provato in tutti i modi a non finire con la testa fra le nuvole, rischiando più volte di iniziare a svolazzare o di sbattere contro Trilli che, indignata, provava in tutti i modi ad evitarlo. E non aveva smesso di pensarla. Si era fermato più volte a chiedersi come fare per incontrarla e più volte aveva raggiunto la stessa conclusione: per loro, avere un qualche tipo di contatto era impossibile.

I due vivevano in mondi diversi. E parlo del fatto che vengono da due fiabe completamente diverse. Ma, intendiamoci, all'apparenza nessuno dei due aveva qualcosa in comune. Lei era così distaccata e piena di eleganza che avrebbe potuto benissimo disdegnarti con un gesto volgare ma sembrare sempre bella e regale. Mentre Peter era Peter. Come tutti sapete Peter è un ragazzo che non vuole mai crescere, che non vuole diventare adulto. Rifiuta le responsabilità, abbandona il sapere e tutto ciò che regala la maturità solo per rimanere giovane, per divertirsi e per non dover mai affrontare la realtà. Insomma, tutto il contrario di Belle, che anche se è una fangirl è comunque pragmatica e saggia.

Arrivato a questo punto Percy non sapeva davvero che farse del suo cuore e delle sue emozioni che non voleva controllare. Se avesse potuto l'avrebbe buttato assieme ai resti del pranzo. Ma non era possibile. Così gli toccava vivere con quel frenetico batticuore che doveva solo ignorare ogni volta che il solo pensiero di Annabeth lo sfiorava.

 

 

Annabeth

 

Annabeth si era impegnata a non impazzire in quegli ultimi giorni. Aveva cercato di non far svolazzare via i neuroni del suo cervello, ma sembrava piuttosto impossibile.

Annabeth, intendiamoci, è una ragazza organizzata, pragmatica, concreta ma con un buon cuore. Non aveva mai pensato di mischiare cuore e cervello – o almeno non dopo la sua storia – e nemmeno se lo sognava. Ma ultimamente il suo cervello aveva scelto di fare i capricci. La sua mente, che in qualsiasi momento era perfettamente organizzata, che le forniva spiegazioni per qualsiasi cosa, che la guidava per la strada più saggia, in quei giorni era completamente per i fatti suoi.

Quella mattina aveva usato un libro come sottobicchiere per la tazza – imperdonabile! Oppure durante il corso della giornata aveva più volte sbagliato stanza di lettura, finendo spesso comodamente seduta dentro la vasca a leggere. E diverse cose erano successe durante lo scorrere della giornata. E la preoccupavano non poco.

Il suo cervello viaggiava alla velocità di una tartaruga, spesso, e ogni tanto dimenticava informazioni basilari che lei sapeva dirti anche a testa in giù. Oppure finiva a fissare la pagina iniziale, bianca, di un libro pensando a diverse cose mentre sentiva il cervello farsi più leggero e il cuore più pesante.

- Chissà come fanno a conoscersi. - fu la voce pensierosa di Thalia a distrarla mentre controllavano gli scaffali della biblioteca.

- Eh? - chiese Annabeth, intelligentemente.

Thalia la guardò come se fosse pazza. - Come “eh”? Stavamo parlando del ragazzo della caffetteria. Percy, se non sbaglio. - disse lei prendendo in mano un vecchio volume polveroso.

Annabeth si riscosse subito dai suoi pensieri. Ora ricordava: si era messa a sognare ad occhi aperti mentre parlavano del ragazzo della pasticceria, Percy. Si era messa a rivivere il momento in cui si erano incontrati, per la terza volta in quella giornata.

- Mh. Ricordo. - disse lei mentre rimetteva a posto un libro. - Come fanno a conoscersi chi? - disse lei voltandosi a guardare l'amica.

- Alice e Peter. - disse lei soffiando sul volume che aveva in mano e alzando un polverone. Scosse la mano tossendo mentre Annabeth si fermava a pensarci per la prima volta. - Forse stanno insieme. - aggiunse distrattamente rimettendo via il libro e passando ad un altro.

Annabeth sussultò appena e si portò una mano al petto, constatando che il suo cuore aveva perso un battito, per poi accelerare. Si fermò a pensare, spaventata e arrivò ad una sola conclusione: “E' sicuramente aritmia.” si disse.

Thalia tacque mentre raggiungevano le due scrivanie, di Annabeth e Luke, sul fondo della biblioteca.

- Comunque sia, Percy è carino. Non mi stupirebbe se fosse già fidanzato. - disse lei sempre con quell'aria saccente mentre, con un accenno di insicurezza si avvicinava allo scaffale dei libri di Luke.

Annabeth si voltò verso la propria scrivania. - Sì. - acconsentì, cercando di nascondere il lieve imbarazzo. Sempre testarda, continuò a credere alla storia dell'aritmia che il suo cervello si era inventato.

Poi si voltò verso l'amica. La vide sfiorare con lo sguardo i libri sullo scaffale, come se fosse interessata ai libri di Luke. Ma Annabeth sapeva benissimo quanto Thalia odiasse leggere, se non qualche libro per sfizio qua e la. - Piuttosto... - disse attirando l'attenzione della ragazza, che però non si voltò. - Sembra che anche Luke sia un bel ragazzo. Te che ne pensi?

Thalia fece spallucce, come se non le interessasse, continuando a rivolgere l'attenzione ai libri. - E' vero, è bello. Ma ho visto di meglio a giro.

Annabeth corrucciò le sopracciglia e si appoggiò alla scrivania dietro di se. - Vero. Ma Luke ha molte pretendenti. - fece ruotare lo sguardo per aria per poi puntarlo verso la ragazza, che ora sfiorava i libri con la punta delle dita. - Penso che presto sceglierà una sposa, fra una delle pretendenti. Ci sono così tante ragazze venute da ogni fiaba. E sono tutte così belle! - disse con finta nonchalance.

Annabeth in un primo momento pensò che Thalia non avesse abboccato. Poi la vide irrigidire le spalle, come se ci fosse qualcosa di fastidioso che le dava noia. - Spero che trovi presto la sua anima gemella. - borbottò lei sottovoce, malcelando la nota aspra che le scaturì dalla bocca.

Annabeth la guardò storto mentre prendeva un libro fra le mani e le sfiorava la copertina. La guardò osservarlo con tristezza mentre la bionda apriva la bocca per ribattere, indignata che non avesse percepito le sue allusioni.

- Che ci fate qui? - a spaventarla fu la voce di Luke, spuntato improvvisamente da dietro lo scaffale. Le guardava con un faccia calma mentre faceva saltare lo sguardo da una all'altra, eretto nella sua posizione.

Thalia, per lo spavento, fece cadere il libro a terra con tonfo. Si spaventò del rumore, sotto lo sguardo perplesso di Annabeth, e arrossì abbastanza vistosamente.

Luke sussultò appena. - Aspetta ti aiuto.
- Non serve. - disse Thalia, così forte da far fermare Luke che si stava avvicinando a lei. Annabeth la guardò, sorpresa, mentre percepiva dell'imbarazzo nei suoi movimenti.
La vide chinarsi a raccogliere il libro tenendosi il vestito blu scuro corto fino alle ginocchia. Notò quanto fosse nervosa e tentennò nell'aiutarla mentre, cercando di non incontrare lo sguardo di nessuno, infilava il libro nella scaffale.
Luke se ne stava immobile, sorpreso e perplesso, ad osservarla mentre rimetteva via il libro.
Thalia mise il libro a posto e rimase immobile senza dire niente. Nessuno dei due parlò, mentre si guardavano negli occhi, con curiosità e imbarazzo.
​Fu Annabeth a rovinare il momento, lanciando un colpo di tosse.

- Luke si riscosse dai suoi pensieri e le guardò entrambe. - Di che parlavate? - chiese con la voce roca. Diede un colpo di tosse imbarazzato.

- Di te. - disse Annabeth con nonchalance.

- Di me? - chiese Luke, sorpreso.

Luke, nonostante non lo mostrasse, era un ragazzo dolce e timido. La prima impressione che avevi di lui era quella di un tipo pieno di se o per lo meno che si vantava del suo bell'aspetto. Invece era modesto e ogni volta che si sfiorava l'argomento “ragazze” o “pretendenti” diventava timido e insinuava che nessuna poteva innamorarsi di lui. E Annabeth sarebbe stata davvero contenta se avesse deciso di prendere moglie. Possibilmente una moglie che lo amasse davvero e non una scorbutica vecchiaccia che voleva solo vantarsi della sua bellezza.

Annabeth gli sorrise, celando il divertimento nel vederlo muoversi imbarazzato. - Sì. Parlavamo di te e delle tue pretendenti. Hai presente quelle ragazze che stanno in fila dietro alla porta con la scritta “per il principe modesto-Luke”? Bene, quelle. - disse Annabeth sfoderando un po' del suo sarcasmo.

Si appoggiò alla scrivania con il bacino e portò le braccia incrociate sul petto. Spostò lo sguardo di intesa su Thalia e la trovò immobile e silenziosa che guardava Luke, come in attesa di una risposta.

Luke, invece, fece un respiro profondo, evidentemente imbarazzato.

- Lo sai che non è per niente vero. - disse lui a bassa voce. - Piuttosto, perché voi due non andate alla pasticceria di Alice? - chiese, nervoso.

Annabeth alzò gli occhi al cielo. - Non cambiare discorso, Luke. Sappiamo entrambi che hai una fila enorme di pretendenti che vorrebbero solo rapirti e portarti verso l'infinito ed oltre. Devi solo smetterla di negarlo.

Luke non rispose, imbarazzato da quelle parole. Il suo sguardo vagò dal pavimento ad Annabeth, poi volò in direzione di Thalia e subito il suo sguardo si indurì.

- Non dire queste cose, Annabeth. - disse duramente, sorprendendo Annabeth. - Lo sai che io non sono intenzionato a sposarmi e ancora meno ho tempo da perdere a cercare moglie. Sicuramente ancora non ho intenzione di sposarmi. - disse raddrizzando le spalle e guardandola dritta negli occhi. Annabeth si staccò dalla scrivania, sorpresa da quell'atteggiamento. - E adesso, se non vi disturba, vorrei restare solo. Ho del lavoro da finire. - disse dirigendosi verso la propria scrivania. Non incontrò lo sguardo di Thalia nemmeno un attimo e lei si scostò, raggelata da quell'atteggiamento.

Annabeth, osservandola, notò che il solito cipiglio arrogante che caratterizzava la ragazza, ma che negli ultimi giorni vacillava, le aveva lasciato il posto e adesso, dipinta sulla faccia della corvina, c'era una espressione a dir poco ferita.

Thalia, sentendosi osservata, si voltò verso di lei e, immediatamente, tornò con il volto serio e impassibile.

Entrambe, con passo svelto e strascicato, si diressero fuori dalla biblioteca.

- Ma cosa gli prende! - chiese ad alta voce Annabeth quando raggiunsero il giardino. Thalia, seduta all'ombra dell'albero spostò lo sguardo verso l'orizzonte. Annabeth camminava avanti e indietro di fronte a lei, nervosa e adirata. Agitava le braccia in aria, agitata, mentre borbottava cose senza senso contro Luke, alzando la voce ogni tanto. - Ma che diavolo ha? Io proprio non riesco a capirlo! Ogni volta che ne parlavamo era sempre così timido mentre adesso si è arrabbiato! Dannazione! - disse tirando un calcio all'aria.

Thalia annuì immersa nei suoi pensieri mentre si accarezzava il bordo scuro di organza del vestito che le arrivava sopra le ginocchia.

- Anche a te! - gridò Annabeth, esasperata. - Anche te oggi sei strana! Non rispondi male, non guardi male nessuno e non fai battutine sarcastiche! - girandosi a guardarla. - Anche prima! Pensavo avresti risposto male. Avresti fatto battute sarcastiche sulle sue pretendenti! - disse lei con un gesto esasperato della mano. - Che ti prende? - disse abbassando la voce, fra l'adirato e lo stanco.

Thalia non la guardò nemmeno mentre si faceva cadere sul terreno davanti a lei, sospirando stanca ed esasperata.

- Non mi prende proprio niente. - disse lei a bassa voce, evitando il suo sguardo.

- Guardami negli occhi. - le disse Annabeth, esasperata.

Thalia alzò lo sguardo, prendendo un respiro profondo.

- Dimmi. Cosa ti prende? - disse Annabeth, con la voce sempre più bassa. Si avvicinò a lei e le poggiò la propria mano sulla sua.

Thalia la guardò, ma non disse niente. Si sentiva male. Non aveva niente in particolare, o almeno credeva, e far preoccupare così tanto la sua amica era imperdonabile.

Thalia si avvicinò a lei e le circondò le spalle con le braccia. La abbracciò, stringendo le labbra e sperando che quelle lacrime che teneva dentro non uscissero.

Perché diavolo piangeva? Non c'era nulla di cui piangere. Aveva una vita piuttosto bella, noiosa e monotona, ma comunque bella. Aveva tanti amici e una migliore amica intelligente e dolce come Annabeth. Forse le mancava qualcosa da quella vita così piatta, ma non riusciva a capire cosa. E improvvisamente si era sentita felice, quando era arrivata alla residenza di Annabeth, e tutto era cambiato, senza che lei se ne rendesse conto.

 

 

Percy

 

Percy aveva passato un intero pomeriggio a lavorare da Alice.

Lei gli aveva detto che le serviva una mano visti i tanti clienti. Così lui era stato più che contento di aiutarla visto che immaginava ci sarebbe stata anche Belle.

Se la immaginava di nuovo davanti a se, con i capelli d'oro sciolti che le accarezzavano le guance, gli occhi grigi che lo guardavano intensamente, il vestito color crema che le scendeva morbido sulle curve fino ai polpacci e la posa sempre regale. Così finì per incantarsi di nuovo mentre lavorava.

Si fermò a metà strada fra il tavolo e il bancone.

- Cosa fai fermo lì? Muoviti! - lo spronò Alice tirandogli una leggera spinta coi fianchi.

Percy scosse la testa e la abbassò, imbarazzato. Raggiunse il tavolo di Pocahontas e John Smith.

I due, teneramente per mano, stavano discutendo in paziente attesa del loro thè. Appena lo videro arrivare si voltarono a guardarlo e gli sorrisero.

- Ehi, Percy, amico! - lo salutò John. Percy gli sorrise mentre poggiava le tazzine sul tavolo. - Come stai?

- Bene, Jason. - disse lui, portandosi il vassoio sul fianco. - E vedo che anche voi due state bene. - disse loro guardando le loro mani unite.

John rise mentre Pocahontas arrossiva. Lo guardò e gli tirò una pacca sulla spalla. - Sì, tutto bene. Siamo fidanzati è normale che ci teniamo per mano! - disse con nonchalance.

Percy sorrise, facendo spallucce.

- E invece a te come va con le donne? - chiese lui con finta aria cospiratoria.

Percy immediatamente ripensò a Belle, e si sentì arrossire.

- Ah! Lo sapevo! - disse Jason tutto contento. - Allora, chi è?

Percy arrossì ancora di più. - Probabilmente non ci hai mai parlato.

Jason fece una smorfia. - Che tipo è?

- E'... è.... - indugiò. - bellissima. E' davvero bella. Bionda, con gli occhi grigi e intellingenti e un fisico da paura.

Jason lanciò un occhiata a Pocahontas e le disse, con aria complice: - Che dici, Piper? Questo secondo me è cotto.

Piper rise sotto i baffi e lo guardò. - Direi proprio di sì.

Percy li guardò, storcendo la bocca. Guardò le loro mani unite e sorrise appena, contento. Jason era un suo amico da quando ne aveva memoria e non avrebbe scelto una ragazza migliore di Piper: bella, intelligente, simpatica, modesta, piena di amici e fedele.

- Vi lascio parlare da soli, piccioncini! - li prese in giro lui, facendogli la linguaccia.

Jason gli rise dietro: - Fai la linguaccia anche alla ragazza e vedi che cadrà ai tuoi piedi!

Percy se la rise e riprese a lavorare, pensando che in qualche modo, qualsiasi modo doveva rincontrarla. E sperò vivamente che si sarebbe fatta viva al locale di Alice.

 

 

 

 

 

 

 

 

My Micro World in Blue of Percy:

Allora anzitutto sorry. Sì, ho fatto un certo ritardo.

Non c'è più la mia amica che mi minaccia di continuare perché anche lei vuole leggere il continuo. E sono molto contenta che un amica così cara per me stia dalla mia parte e mi sproni ad affrontare la mia pigrizia. Per cui ringraziate di nuovo Viola. Che per puro caso a il nome di un fiore, di un colore, e della maglietta del Campo Giove. Peccato che non sia il nome di una casa di Hogwarts...

Bene, siccome non sia qui per dare da mangiare i topi ad Edwige... volevo dire, non siamo qui a cercare Annabeth col cappello degli Yankee... cioè, avete capito!

Tornando a noi e ignorando i miei scleri delle 2 di notte, ( Sì, è tardi. No, non me ne frega un cazzo. E boh, ho visto Colpa delle Stelle e sto piangendo da più di 3 ore... ) il ritardo è dovuto a pigrizia, appuntamenti con amiche conosciute su internet, pigrizia, sonno, vacanze, il fatto che dormo dalle 7 di mattina alle 4 di pomeriggio, fame, nessuna ispirazione, impappinamento, ecc. Una mia amica mi ha anche aiutato con la trama e l'ha resa davvero davvero complicata. Più che complicata direi lunga e intricata ma la adoro e allora seguirò la sua trama.

Per cui da qui in avanti direi che sarà un po' più piena anche se sono a mezzo punto morto.

Questa mia amica è Amira, e ha detto che la leggerà quando sarà completa. Per cui ringraziate lei se la completo e siccome la leggerai più avanti, Amira, sappi che questa è dedicata a te che la vuoi leggere e mi supporti in qualsiasi cosa. Ti voglio bene e presto verrò da te! <3

E vorrei anche ringraziare Ester, una mia amica, che vuole leggere la mia fanfiction perché dice che non legge da un po' mie ff e le piacciono anche se lei non sa niente di Percy Jackson. Grazie <3

 

Per tutto il resto vi dico una cosa: in tanti mi hanno chiesto “Come mai i personaggi hanno due nomi? Ripo Percy e Peter, Annabeth e Belle, Thalia e Biancaneve?”

Vi rispondo: praticamente ognuno di loro è un personaggio di una favola ( non tutti i personaggi delle favole sono occupati, sarebbero esageratamente troppi; es. Alice ) ma ognuno di loro, fra amici, parenti e persone strette si chiamano col vero nome per cui ognuno di loro ha due nomi. Uno che usano con le persone che conoscono appena o in generale ( Peter, Belle, Biancaneve, ecc ) e uno che una con persone con cui sono in confidenza ( Percy, Annabeth, Thalia, ecc. ) questo mi rende anche tutto più facile per farvi capire l'aspetto e tutto.

E a questo proposito vi dico che gli aspetti non vengono minimamente alterati. Percy rimane un figo pazzesco con gli occhi color mare, Annabeth una gnocca bionda e sveglia, Thalia una punkettona che se potessi mi sposerei, Jason un giocatore di football con quel maledetto taglio sul labbro, ecc.

Vedrò anche di non farli troppo OC. Se succede ditemelo immediatamente in questo modo sarò capace di rendervi giustizia. ( Vi consiglio di stare attenti alle parole, ultimamente non è periodo, e mai far arrabbiare una figlia di Ares )

 

Altro punto: vorrei ringraziare percy_annie, Treacherouss e Myrenel Bebbe ART5 per avermi recensito lo scorso capitolo.

Mi rende triste vedere che meno persone recensiscono, guardano o quant'altro il capitolo ma ringrazio molto le persone che lo fanno e vorrei dire che aiutano la causa “Save a girl”. In questo modo aiutate una povera ragazza, scarsa d'autostima ad alzarla e sentirsi sempre più vicina al proprio sogno.

Per cui: MOLTE GRAZIE RAGAZZE. VI SONO DEBITRICE E NON POTRO' MAI RINGRAZIARVI ABBASTANZA.

Ringrazio anche:

Annie

Dandelion to dream

defechira

facciadivolpe_

gea_ ( stai attenta, qualcuno potrebbe scambiarti per madre terra )

Secretly_S

sissi_nox

 

Tutte le altre gli ho ringraziati nello scorso capitolo.

Ringrazio anche quelli che non recensiscono. Perché se non lo fanno c'è un motivo. Vorrà dire che non scrivo bene, che l'ADHD mi sta entrando nel cervello ( è già nel cervello ) e che mi sta rendendo incapace di scrivere bene, vorrà dire che scrivo in modo davvero davvero noioso. Boh, chi lo sa...

 

 

Scusate per le note, ma ci terrei se le leggeste.

C'ho messo davvero tanto a scrivere questa nota e questo capitolo, per poca ispirazione e errori continui. Ma non posso scusarmi per la mia dislessia visto che non è colpa mia e allora chiederò scusa per la lentezza, visto che effettivamente è colpa mia.

Saluti,

Kim_

 

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