A Journey Through The Time And Space

di Jane Keller
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo/Volume 1:Capitolo 0 ***
Capitolo 2: *** Volume 1: Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Volume 1: Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Volume 1: Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Volume 1: Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Volume 1: Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Volume 1: Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Volume 2: Capitolo 0/Capitolo 1 ***
Capitolo 9: *** Volume 2: Capitolo 2 ***
Capitolo 10: *** Volume 2: Capitolo 3 ***
Capitolo 11: *** Volume 2: Capitolo 4 ***
Capitolo 12: *** Volume 2: Capitolo 5 ***
Capitolo 13: *** Volume 2: Capitolo 6 ***
Capitolo 14: *** Volume 3: Capitolo 0/Capitolo 1 ***
Capitolo 15: *** Volume 3: Capitolo 2 ***
Capitolo 16: *** Volume 3: Capitolo 3 ***
Capitolo 17: *** Volume 3: Capitolo 4 ***
Capitolo 18: *** Volume 3: Capitolo 5 ***
Capitolo 19: *** Volume 3: Capitolo 6 ***
Capitolo 20: *** Volume 3: Capitolo 7 ***
Capitolo 21: *** Volume 3: Capitolo 8 ***
Capitolo 22: *** Volume 3: Capitolo 9/Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo/Volume 1:Capitolo 0 ***


Prologo


15000 anni fa, in una lontana galassia
Due uomini sono davanti ad una consolle a discutere, alle loro spalle una serie di capsule di ibernazione.
-La decisione è stata presa. Non li distruggeremo. Noi stiamo per estinguerci e loro sono la nostra unica eredità -.
-Ma sono pericolosi!-.
-Lo so!-.

10000 anni fa, nella galassia di Pegaso
Due uomini vestiti di bianco sono davanti ad una consolle a discutere.
-Moros e gli altri membri del consiglio hanno preso una decisione. Dicono che al momento non sono una minaccia e che hanno preso i loro provvedimenti-.
-Speriamo siano sufficienti-.

Presente, in una galassia non ben definita
Due uomini vestiti di nero sono davanti al monitor di un computer: stanno analizzando dei grafici. Sul monitor vi sono raffigurate diverse curve di differente colore. La linea di colore verde, d’improvviso cambia forma e, insieme ad essa cambiano leggermente forma anche le linee adiacenti. Uno dei due uomini analizza subito i dati che hanno appena registrato.
-Sta per avvenire un grosso cambiamento. Qualcosa che può cambiare radicalmente il tempo-.
-Non esserne così sicuro subtenente. Il tempo può ripararsi da solo-.
-Come dobbiamo comportarci a riguardo signore-.
-Rafforzate gli scudi-.

 

Volume 1 : Un arrivo speciale


 

Capitolo 0


In una lontana galassia, molto lontana dalla via lattea e dalla galassia di Pegaso, alcuni scienziati, dotati di strane tute corazzate, stanno discutendo tra loro, seduti intorno ad un tavolo, riguardo una decisione che va presa, valutandone le possibili conseguenze.
-È troppo pericoloso!- aveva detto qualcuno.
-La ricerca è ad un punto morto!- aveva risposto il collega seduto alla sua destra.
Discussero a lungo, chi era a favore, chi era preoccupato dalle possibile conseguenze: analizzarono varie alternative e furono proposte misure di sicurezza adatte alla situazione. Alla fine uno degli alieni si alzò.
-Decisione presa. Risvegliatene uno, ma tenetelo in coma e vigilatelo costantemente. Al primo segno di pericolo, non esitate ad eliminare il soggetto-.
Alla fine della riunione, uno di loro si alzò ed andò in un laboratorio adiacente. Si fermò davanti ad un parete che sembrava fatta di ghiaccio: era una capsula al cui interno vi era un essere che somigliava ad un umano del pianeta Terra, sebbene avesse qualche piccola differenza. Lo scienziato si avvicinò a quella capsula e fissò per un breve momento quell’essere poi disse : - È ora di svegliarsi -








 



*°*°*°*°*
 
Nda: Questa è la mia prima long Story e ci ho messo davvero tanto a scriverla. È già tutta scritta la storia, quindi l'aggiornamento dei nuovi capitoli sarà abbastanza rapido.
Da questa introduzione ancora non si capisce molto ma dal prossimo capitolo la storia comincerà a prendere forma.
Come già detto nell'introduzione, la storia è ambientata circa tre anni dopo la fine di SGU e ci sono i personaggi di tutte e te le serie, e ci sono riferimenti alle tre serie e ai due film di SG1. Benchè la serie è stata cancella tempo fà, potrebbero esserci persone che non le hanno viste completamente e potrebbero trovarsi spoiler imprevisti, per questo ho preferito avvisare.
Buona lettura e fatemi sapere se la storia vi piace.

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Capitolo 2
*** Volume 1: Capitolo 1 ***


Capitolo 1


Galassia di Pegaso, Atlantide, Sala Stargate
Nella Galassia di Pegaso, le attività procedevano come al solito.
Non per la città di Atlantide e per coloro che vi abitavano. Quel giorno ad Atlantide era davvero importante.
Nella sala Stargate erano tutti in fermento: stavano aspettando un arrivo speciale. Finalmente sul monitor del computer apparve il segnale che tutti stavano aspettando con trepidante attesa: fu Chuck ad accorgersene e ad avvisare i presenti.
-Signor Woolsey è apparsa ora dall’iperspazio. Ricevo l’IFF. È la Hammond signore- si affrettò a dire Chuck.
Tutti nella stanza esultarono. La nave era arrivata ad Atlantide nei tempi previsti: ciò voleva dire che l’esperimento era riuscito.
-Atlantide, qui Hammond, chiediamo il permesso di attraccare-.
-Permesso accordato, Colonnello Carter- rispose prontamente il signor Woolsey.
Pochi istanti dopo, l’enorme nave spaziale iniziò le manovre di rientro, entrando lentamente nell’atmosfera del pianeta e attraccando al molo est della città.

Due ore dopo, Sala Riunioni
Dopo i brevi festeggiamenti dedicati alla Hammond, il personale della città riprese le normali attività. Una riunione, invece, attendeva i membri capi della spedizione e il comandante della Hammond.
Erano tutti nella sala riunioni per discutere i risultati dell’esperimento: il Colonnello Sheppard stava cercando di interpretare i discorsi del Colonnello Carter e del dottor Mckay, ma invano. Quando arrivò anche il signor Woolsey, la riunione poté iniziare.
-Bene, colonnello Carter, a quanto pare i nuovi motori Asgard funzionano bene!-
-Si, signor Woolsey. Abbiamo impiegato solo dodici ore, invece delle consuete tre settimane, ad arrivare qui dalla Terra-.
La Hammond, infatti, era stata equipaggiata con nuovi motori intergalattici costruiti grazie alle conoscenze avanzate lasciategli dagli Asgard: con questi nuovi motori l’esplorazione umana dell’universo poteva spingersi molto al di là di quanto non era stato fatto negli anni precedenti grazie al programma Stargate.
-Fantastico! Con questi nuovi motori avremo un ulteriore vantaggio sui Wraith- si affrettò a puntualizzare Sheppard.
-Avete incontrato problemi lungo il tragitto?-. Il signor Woolsey voleva avere più informazioni possibili, in modo da stilare un rapporto completo da poter inviare all’IOA.
-No signore. I motori hanno tenuto per tutto il tragitto e l’integrità dello scafo era nei livelli ottimali, ma prima di poter riavviare di nuovo i motori intergalattici devono passare almeno dieci ore, altrimenti c’è il rischio che si esplodano-.
-Meraviglioso! In questo modo potremmo arrivare alla Destiny in poco più di una settimana-. Fece notare il dottor Mckay. Infatti, erano ormai quasi tre anni che non avevano notizie della Destiny e, al risveglio dell’equipaggio, volevano dare loro una buona notizia.
D’improvviso una comunicazione alla radio interruppe i loro discorsi. -Signor Woolsey, venga subito nella sala Stargate, c’è un’attivazione non prevista -. Tutti scattarono in piedi e si diressero alla sala comando.
Nella sala Stargate erano tutti in allerta, le squadre di difesa erano pronte ad accogliere chiunque stesse arrivando. Chuck aveva provato ad alzare lo scudo intorno allo Stargate, ma era stato del tutto inutile. Mckay si sedette alla sua postazione per cercare di capire quale fosse il motivo per cui lo scudo non si alzasse. Digitò alcuni comandi sulla sua tastiera e rimase davvero sorpreso nello scoprire qual era il problema.
-Allora, Rodney, qual è il problema? Perché lo scudo non si attiva?- chiese in modo brusco il colonnello Sheppard.
-Qualcuno è entrato nei nostri computer è ha attivato un programma che ci impedisce di alzare lo scudo. Strano, è simile al programma che utilizzammo quando i Replicanti presero il controllo di Atlantide-.
-Disattivi lo Stargate!- ordinò il signor Woolsey. Ma ormai era troppo tardi. Qualcuno aveva appena attraversato lo Stargate, o per meglio dire, era stato scaraventato fuori dal portale. L’intruso rotolò fino alla base degli scalini della sala comando. Le squadre di difesa gli puntarono subito le armi contro. Sheppard scese rapido gli scalini per controllare chi fosse l’intruso e valutare la pericolosità del soggetto; lo seguirono Woolsey, Carter e Rodney. Tutti rimasero sorpresi nel costatare che l’intruso non era altro che una ragazzina che non poteva avere più di 20 anni. Indossava una divisa molto simile a quelle a quelle usate su Atlantide: una giacca nera con una fascia di colore viola che correva lungo il ventre della ragazza, dei badge sulle spalle, pantaloni militari sempre di colore nero e degli anfibi tipicamente militari. Inoltre aveva con sé uno zaino che dall’aspetto sembrava davvero pesare tanto. La ragazza cercò di alzarsi in piedi; aveva capelli castani lunghi fino alle spalle e degli stupendi occhi chiari. Il sangue sui vestiti e i graffi che aveva sul viso facevano intuire che era stata attaccata da qualcuno o qualcosa. La ragazza si guardò intorno e un sorriso apparve sul suo viso, poi il suo sguardo si posò sul colonnello Sheppard e successivamente sugli atri dietro di lui.
-Chi sei tu? Come hai fatto a disattivare lo scudo?- il tono di John era alquanto minaccioso.
Ma la ragazza lo ignorò completamente, era ancora un po’ frastornata dal volo che l’aveva scaraventata fuori dal portale; quando poi il suo sguardo incrociò quello di Rodney, il sorriso della ragazza divenne ancora più grande. -Papà! Oh papà sei un genio!- e fece per abbracciarlo, ma un’improvvisa fitta di dolore al fianco le fece perdere i sensi, facendola cadere letteralmente tra le braccia del colonnello Sheppard. Subito chiamarono la squadra medica. La dottoressa Keller arrivò di corsa nella sala Stargate, seguita dalla sua equipe medica; Sheppard mise la ragazza sulla barella. Jennifer notò che, oltre a numerose ustioni, provocate sicuramente da un’esplosione, aveva un’emorragia interna. Bisognava operarla immediatamente. La ragazza fu trasportata subito in sala operatoria e sottoposta ad un intervento chirurgico che durò diverse ore.

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Capitolo 3
*** Volume 1: Capitolo 2 ***


Capitolo 2


Infermeria
Durante l’operazione rimasero tutti in attesa sperando per il meglio e soprattutto chiedendosi chi potesse essere la ragazza. Intanto Woolsey aveva ordinato a Carter e Sheppard di ispezionare lo zaino che la ragazza aveva portato con se. Finita l’operazione si recarono tutti in infermeria; il signor Woolsey voleva essere informato riguardo la salute della nuova ospite. -Come sta la paziente?-.
-Si rimetterà presto. Anche grazie alle naniti- gli rispose la dottoressa Keller.
Un’espressione di terrore comparve sul volto dei presenti.
Teyla prese la parola . -Vuoi dire che è un Replicante?-.
-Ma non li avevamo distrutti tutti?- obbiettò immediatamente Ronon.
La dottoressa Keller cercò di tranquillizzarli. -No, la ragazza è umana, e le naniti che ha nel suo corpo sono diverse da quelle dei Replicanti. E a quanto sembra sono programmate solo per riparare gli organi danneggiati -.
-Novità sull’identità della ragazza e sul perché sia qui?-.
Sam prontamente rispose alla domanda. -Abbiamo controllato l’equipaggiamento nel suo zaino, c’erano un paio di computer, ma sono protetti e ancora non siamo riusciti a decifrare la password, un paio di pistole che non abbiamo capito come funzionano e una serie di piccoli strumenti che stiamo ancora catalogando ma che non sappiamo a cosa servono, ma finora non è stato ancora trovato nulla che ci possa indicare chi sia o perché sia qui-.
In un angolo dell’infermeria, stranamente silenzioso, sedeva Rodney, ancora un po’ scosso dopo aver sentito l’ultima affermazione della ragazza; poi, aspettò che gli altri finissero di parlare e si voltò verso Jennifer e le pose la domanda che temeva: -Perché prima, quando mi ha guardato, mi ha chiamato papà?-.
Tutti si voltarono verso la dottoressa, la quale si diresse verso un computer e lo girò verso gli altri per mostrare loro cosa aveva scoperto. Sul monitor vi erano due sequenze di DNA, una di Rodney e una della ragazza. Evidenziò una porzione del DNA di Rodney e fece notare a tutti che combaciava con quello della ragazza. E non era tutto, la dottoressa mostrò che il DNA della ragazza combaciava anche con quello di un altro membro della spedizione: quello di Jennifer stessa. La ragazza arrivata all’improvviso e in quel modo bizzarro era la figlia biologica di Rodney e Jennifer.
Ma come era possibile una cosa del genere?’ Si chiesero i presenti.
-È un esperimento genetico?- chiese preoccupato Woolsey.
-Forse viene dal futuro!-. Tutti si voltarono verso Carter e la guardarono in modo strano, perplessi. -Per quanto mi è stato possibile, ho analizzato la tecnologia che ha portato con sé, sembra terrestre ma è completamente differente da quella che usiamo noi-.
L’ipotesi del colonnello sembrava essere alquanto logica.
-Forse potremmo chiederlo a lei!-. Rodney fece notare a tutti che la ragazza si stava lentamente risvegliando dall’anestesia. Si avvicinarono a lei e si misero intorno al suo letto.
La ragazza aprì gli occhi cercando di mettere a fuoco ciò che aveva davanti; ancora intontita cercò di capire dove si trovasse. Si girò alla sua destra e vide un viso che le era familiare. -Mam… dottoressa Keller!-. Subito scattò e cercò di alzarsi ma la dottoressa Keller la trattene a letto; la ragazza aveva appena subito un intervento chirurgico e per riprendersi completamente doveva rimanere immobile a letto ancora per un po’.
Fu il signor Woolsey a porre le domande alla ragazza, la quale doveva dare molte spiegazioni ai presenti.
E la ragazza subito rispose. -Mi chiamo Helen, vengo dal futuro e sono stata mandata indietro per modificarlo-.
Tutti si guardarono, cercando di interpretare le parole di Helen.
Fu Rodney ad interrompere il silenzio. -La dottoressa Keller ha analizzato il tuo sangue e ha trovato delle naniti, come facciamo a sapere che non sei una creazione dei Replicanti? È già successo prima-.
Non sarebbe stata una cosa facile dimostrare che ciò che aveva detto era vero, Helen lo sapeva bene, ma lei ci provò lo stesso. -Posso dimostrarvi che vengo dal futuro. Quando un tunnel spaziale è deviato nel tempo, lascia un’impronta precisa nella memoria dello Stargate, una radiazione residua della tempesta solare che ha deviato il tunnel, se ricontrollate i dati del mio arrivo la troverete-. Helen si voltò verso Carter sperando che lei potesse confermare ciò che aveva detto.
-In effetti, nei precedenti viaggi nel tempo, sono state rilevate strane radiazioni, ma non siamo mai riusciti ad identificarle, ma possiamo confrontarle con quelle registrate al suo arrivo, sempre se ci sono-.
Woolsey ordinò, tramite radio, al dottor Zelenka di controllare i dati dello Stargate. Ma Rodney era più interessato a sapere un’altra cosa riguardo a quella ragazza che avevano di fronte. Helen stava guardando Rodney e dal suo sguardo capì subito cosa stava tormentando l’uomo, così decise che forse era meglio dirgli la verità e subito. Guardò Rodney negli occhi, aveva i suoi stessi occhi, e, con poche parole, mise fine ai suoi dubbi e alle sue domande: -Si papà, Rodney, … sono tua … tua figlia, e figlia della dottoressa Keller, il mio nome è Helen Mckay-. Rodney non sapeva come reagire a una tale affermazione: se essere contento o terrorizzato. Poi realizzò: Ho una figlia, Avrò una figlia, è fantastico. E sorrise alla figlia, la quale era sollevata nel vedere il padre contento; era molto legata a suo padre.
-Signori, è meglio continuare la conversazione più tardi, Helen deve riposare-. La dottoressa Keller era molto più interessata alla salute della sua paziente che a ciò che aveva da dire e chiese gentilmente agli atri di uscire. Woolsey uscì dall’infermeria, non prima però di richiedere la presenza di Helen nella sala riunioni appena si sarebbe rimessa. Lo seguirono anche gli altri, eccetto Mckay che voleva restare lì ancora un po’.
Durante le analisi, Jennifer aveva notato anche qualcos’altro di strano nel sangue della ragazza: -Ho trovato strani isotopi radioattivi nel tuo sangue, cosa sono?-
Helen vide la preoccupazione sul volto della madre e tentò subito di rassicurarla: -Oh quelli! Non ti preoccupare, sono particelle cronometriche, servono a mantenermi stabile qui, a non subire gli effetti temporali, altrimenti rischierei di svanire, prima del previsto-
Keller non aveva ben capito cosa aveva detto sua figlia e Mckay si affrettò a spiegare ciò che significava: cambiando la linea temporale, cambiava la sua stessa esistenza, ma lo fece usando una terminologia troppo tecnica che la dottoressa Keller alla fine era più confusa di prima.
-Beh, come Marty Mcfly in “Ritorno al futuro” che inizia a sparire dopo che ha cambiato il passato dei suoi genitori-. Questa spiegazione fornitale dalla figlia era molto più chiara e comprensibile per Jennifer. -Si, quegli isotopi, insieme all’orologio mi proteggono da … -. Helen si guardò il polso e notò che non aveva più l’orologio; subito cominciò a cercarlo e chiese alla madre dove fosse. Jennifer allora andò verso la scrivania dove era stato appoggiato tutto quello che aveva addosso la ragazza al momento in cui era stata portata in infermeria; prese quello che sembrava un orologio e lo porse ad Helen, che lo prese al volo e se lo infilò rapida al polso e subito premette dei pulsanti sui lati dello schermo sul quale apparvero alcune scritte. L’espressione di Helen sembrò sollevata. -Fiù, menomale- alzò lo sguardo e vide le espressioni perplesse dei suoi genitori che la fissavano -Questo orologio genera un campo cronosferico che, interagendo con le particelle cronometriche, mi protegge dai cambiamenti della linea temporale. Da sole le particelle mi proteggono ma solo per poco tempo-
-Abbiamo inventato una cosa del genere nel futuro?-
-No papà. Questa tecnologia ci è stata concessa da un popolo chiamato Chronosiani-. Helen cominciò a spiegare loro chi fossero:
Molti secoli fa i Chronosiani scoprirono come viaggiare nel tempo, ma usarono quella scoperta in modo sbagliato. Volevano usare quella tecnologia per cambiare il loro stesso passato, evitare i grandi disastri della loro storia, ma esagerarono e cambiarono troppe cose e ciò ebbe gravi conseguenze sulla loro stessa biologia rendendoli sensibili a qualsiasi intervento nel continuum spazio-temporale. Ogni volta che qualcuno viaggia nel tempo e cambia qualcosa, loro ne risentono, molti scompaiono, muoiono, come se non fossero mai esistiti. Per questo motivo la loro tecnologia è volta a proteggerli da tali cambiamenti.
-Ci hanno aiutato nell’organizzazione di questa missione-
-E se quel tuo congegno dovesse guastarsi?- Chiese preoccupato Rodney.
-Io cesserei di esistere, almeno questa versione di me. La nuova realtà dovrebbe creare una nuova me stessa, se non cambio troppo le cose-
Restarono tutti e tre in infermeria a parlare un po’, sembravano proprio una bella famiglia.

Sala mensa
Intanto in sala mensa Sheppard e gli altri erano seduti intorno ad un tavolo cercando di riorganizzare le idee su quanto era appena successo.
-Credete davvero che quella ragazzina venga dal futuro?- chiese perplesso Ronon.
-Il colonnello Carter e il dottor Zelenka lo stanno verificando in questo momento, ma è una cosa possibile. Non è così John?-
-Credo sia possibile. Dopotutto io ho viaggiato 48000 anni nel futuro. Tutto è possibile. -
John, Teyla e Ronon rimasero lì a chiacchierare ancora un po’ chiedendosi cosa ci fosse di talmente terribile nel futuro se hanno mandato indietro nel tempo una ragazzina a modificarlo. Di lì a poco lo avrebbero scoperto. Infatti stava per iniziare la riunione durante la quale avrebbero scoperto le risposte alle loro domande.








 
*°*°*°*°*
 
NdA:In questo capitolo si scopre l'identità del viaggiatore nel tempo? Voi cosa ne pensate di questa ragazza? Nel prossimo capitolo si scoprirà cosa c'è di tanto orribile nel futuro da averli spinti a mettere in atto una missione del genere per cercare di modificarlo a tutti costi.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di questa storia e quali teorie state formulando sul perchè la rgazza è stata mandata indietro nel tempo.

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Capitolo 4
*** Volume 1: Capitolo 3 ***


Capitolo 3


Sala Riunioni
Erano passate circa sei ore dall’arrivo di Helen ed erano tutti nella sala riunioni: avevano molte domande da rivolgere a quella ragazza. Si accomodarono tutti intorno al tavolo della sala e attendevano l’arrivo di Woolsey ed Helen. Quando finalmente arrivarono si poté procedere “all’interrogatorio”.
-Signorina Mckay, lei dice di venire dal futuro, come è stato possibile tale viaggio?-
-Nello stesso modo in cui è stato possibile viaggiare nel tempo finora !-
-Con uno stargate e una tempesta solare- puntualizzò Carter.
-Esatto. Uno degli Antichi costruì una macchina del tempo … -
-Janus! Ma la sua macchina non è andata persa?- chiese Teyla.
-Si, ma non mi riferivo a quella. Su un pianeta, Praxyon, è stata ritrovata questa macchina. Grazie a satelliti che si trovano in orbita a numerose stelle, un computer è in grado di analizzare le tempeste solari e scegliere quelle che più si avvicinano alle esigenze del viaggiatore, poi basta solo attivare lo Stargate e il gioco è fatto-
-Sembra plausibile- affermò Woolsey -Inoltre il dottor Zelenka ha verificato che al tuo arrivo lo stargate ha memorizzato nel suo buffer l’impronta radioattiva di cui ci hai parlato prima e l’abbiamo confrontata con quella dei precedenti viaggi e corrisponde. Quindi, a quanto sembra, questa parte della storia è vera-. Il comandante della spedizione era disposto a credere alla ragazza, anche se non si fidava completamente di lei.
Appurato il fatto che Helen venisse davvero dal futuro, ora bisognava stabilire il vero motivo del suo viaggio. La ragazza cominciò la lunga spiegazione. -Gli Asgard che avete incontrato qualche anno fa, stanno per risvegliare da uno stato di ibernazione una specie aliena molto pericolosa e ostile, che causerà la distruzione di migliaia di pianeti e la morte di miliardi di persone-. Tutti i presenti guardarono Helen ed erano alquanto spaventati da ciò che aveva appena detto la ragazza, ma avevano bisogno di più dettagli possibili. Helen iniziò a raccontare loro la storia di questo popolo alieno e pericoloso.
I Kyraniani - questo era il nome del popolo alieno - erano dei brillanti scienziati esperti soprattutto nell’ingegneria genetica. Loro cercavano la perfezione; ripulire il DNA da ogni “imperfezione”. Crearono in laboratorio degli esseri viventi utilizzando questo DNA ripulito. I soggetti dell’esperimento si ribellarono ai loro creatori e, sentendosi superiori agli altri, decisero che tutti quelli “imperfetti” dovevano morire. Così i Kyraniani iniziarono una guerra contro gli Ishaki - i soggetti dell’esperimento si diedero questo nome che nella loro lingua significa “essere superiore”. La guerra durò anni; i Kyraniani erano ormai sull’orlo dell’estinzione. Alcuni scienziati riuscirono a creare un virus che avrebbe dovuto uccidere gli Ishaki, ma, non si sa bene il perché, li mise soltanto in un stato di sonno profondo. Successivamente adattarono una stazione spaziale e vi rinchiusero tutti gli Ishaki, per tenerli in uno stato di ibernazione eterna. Inoltre, per impedire che qualcuno li trovasse, dotarono la sonda di motori in grado di superare grandissime distanze in pochissimi secondi e programmarono il computer di navigazione in modo che la sonda continuasse a viaggiare eternamente nell’universo, senza fermarsi troppo tempo in una galassia.
La storia che raccontò Helen non tranquillizzò per niente i presenti.
-Ma se questi Ishaki erano tanto pericolosi, perché non sono stati uccisi dai loro creatori?- chiese Ronon.
-Non si sa, non lo abbiamo mai scoperto. I Kyraniani si estinsero poco dopo la fine della guerra e non hanno lasciato ulteriori dettagli-
-E come hanno fatto gli Asgard a sapere dell’esistenza degli Ishaki?- . Tutti erano curiosi di sapere la risposta alla domanda posta da Rodney.
-Gli Antichi !- rispose semplicemente Helen.
Più di 10000 anni fa, quando gli Antichi occupavano ancora Atlantide, una loro squadra scoprì per caso la stazione spaziale che in quel periodo stazionava nella galassia di Pegaso. Analizzarono a fondo i dati presenti sulla stazione e capirono il pericolo che costituivano quegli alieni ma decisero di ignorarli.
-Un momento! Stai dicendo che, nonostante sapessero la pericolosità di questi alieni, gli Antichi li hanno lasciati andare senza fare niente?-. Il signor Woolsey non aveva tutti torti a porre quella domanda, e purtroppo gli Antichi erano restii a dare informazioni.
-Gli scienziati Antichi hanno preferito rispettare la decisione dei Kyraniani di non uccidere gli Ishaki, ma non erano del tutto stupidi. Hanno fatto in modo di poter rintracciare e raggiungere quella sonda, nel caso che ce ne fosse stato bisogno-
-In che modo?- chiese Carter.
-Hanno costruito un dispositivo particolare e lo hanno posizionato su l’unica nave che sarebbe dovuta sopravvivere per molto tempo. Una nave destinata ad un lungo viaggio-
-Sta dicendo che quel dispositivo è sulla Destiny?-
-Si signor Woolsey-
Helen notò che tutti erano sorpresi, oltre che perplessi. Raggiungere la Destiny era qualcosa che cercavano di fare da molto tempo e ancora non ci erano riusciti. Il colonnello Sheppard aveva proposto di usare la Hammond con i suoi nuovi motori, opzione scartata subito da Carter per il semplice fatto che quei motori erano un prototipo e non c’era energia sufficiente per un viaggio così lungo.
Ma Helen non era arrivata impreparata e aveva una soluzione. -Useremo lo Stargate!-
I presenti ancora non vedevano come potesse essere possibile una cosa del genere. Per creare un tunnel stabile con la Destiny bisogna usare molta energia e ogni volta che ci avevano provato il pianeta di partenza era saltato in aria. Non immaginavano che la soluzione a tale problema era davanti ai loro occhi, anzi sotto i loro piedi: Atlantide stessa.
-Gli Antichi hanno creato un programma in grado di digitare il nono blocco, senza conseguenze disastrose. È nella memoria del computer della città, basterà solo trovarlo e attivarlo. Sul mio computer ci sono dei dati a riguardo se volete controllarli-
-E una volta raggiunta la Destiny, come raggiungiamo gli Ishaki? E soprattutto come li fermiamo?-
Doveva raccontare molte cose ed Helen iniziava ad essere stanca, ma la sua missione era molto importante e nonostante la gola cominciasse a farle male, doveva continuare a raccontare la storia. Si sarebbe potuta riposare dopo.
Gli Antichi, oltre a creare un dispositivo in grado di localizzare la sonda, dotarono la Destiny di motori particolari in grado di trasportare la nave quasi istantaneamente in qualsiasi punto dell’universo in cui si trovasse la sonda in quel momento.
Ora restava solo da spiegare in che modo fermare gli Asgard e gli Ishaki. -Il piano A prevedeva di arrivare lì prima che gli Asgard li risveglino e di lasciar stare gli Ishaki dove sono-.Dal suo sguardo, Helen capì che Sheppard non era tanto convinto di tale soluzione. -Almeno questo doveva essere il piano A, ma il generale Carter sapeva che non vi avrebbe convinti, quindi è stato deciso per l’eliminazione completa degli Ishaki-. Questa idea invece sembrava piacere di più a Sheppard, ed anche a Ronon. -Purtroppo non è così facile ucciderli-. Helen spiegò loro che gli Ishaki non sono del tutto corporei. Essi sono, quello che si può definire come, la fase intermedia tra il nostro piano evolutivo e quello degli Antichi. Le comuni armi usate dagli umani possono solo ferirli, non mortalmente, ma non sono in grado di ucciderli. Però gli Antichi avevano previsto una tale evenienza ed avevano progettato un’arma in grado di interferire “con la loro parte ascesa”, riducendoli in atomi all’istante . Un’arma simile a quella creata da Merlino e usata contro gli Ori: probabilmente quest’arma era la prima versione di quella costruita da Merlino.
-E quest’arma si trova anch’essa sulla Destiny?- domandò Teyla.
-Si e no. Metà dell’arma è sulla Destiny, ma il dispositivo in grado di azionarla è stato nascosto altrove-
-E dove?- chiese Rodney.
-Beh, papà ci siamo sopra. È nascosto in un laboratorio segreto che si trova qui ad Atlantide-
Troppe informazioni avevano travolto i presenti. Era una storia incredibile, eppure probabile. Ma ancora non sembravano del tutto convinti. Allora Helen decise di raccontare loro cosa avevano fatto gli Ishaki dal momento del loro risveglio.
Grazie ai motori di cui è dotata la stazione, gli Ishaki potevano spostarsi velocemente da un mondo all’altro distruggendo interi pianeti ed intere specie; chiunque abbia cercato di fermarli era stato distrutto. Molti pianeti della galassia di Pegaso distrutti, perfino i Wraith erano stati sconfitti. E quando erano arrivati nella Via Lattea hanno continuato a distruggere tutti i mondi che si trovavano di fronte; perfino la Terra era esplosa, prima che potesse essere effettuata un’evacuazione della popolazione: ¾ della popolazione era morta insieme al pianeta.
Uno scenario tanto apocalittico aveva iniziato a convincere i presenti. Il signor Woolsey, per cercare di riordinare le idee, riassunse i punti salienti di quanto detto fino a quel momento. -Vediamo di riorganizzare le informazioni: lei è venuta dal futuro per impedire il risveglio degli Ishaki e, di conseguenza, impedire loro di distruggere tutto. Per farlo bisogna raggiungere, tramite Stargate, la Destiny, unica nave in grado di raggiungere la sonda e con l’unica arma a bordo in grado di uccidere gli Ishaki.-
-Giusto signor Woolsey-
-Ma c’è un problema, la Destiny è malridotta, non è in grado di affrontare una battaglia-
-Il dottor Rush ci ha fornito i dati necessari per aggiustare la nave. Bisognerà solo cambiare le parti danneggiate con quelle funzionanti-
-Cambiare? E con cosa? Sulla nave non ci sono pezzi di ricambio!-.Il signor Woolsey non aveva tutti i torti, se sulla nave ci fossero stati pezzi di ricambio, la squadra li avrebbe già usati da un pezzo.
-I pezzi sono nella Fabbrica!- ‘La Fabbrica?'. Nessuno dei presenti aveva compreso a cosa si riferisse Helen. Guardando i loro volti, Helen aveva intuito che, molto probabilmente, non avevano ancora visitato quel pianeta. -La Fabbrica degli Antichi. È lì che costruivano ZPM e tutti gli elementi base degli edifici e della tecnologia Alterana. Pezzi che poi venivano spediti ai vari avamposti. E ci sono anche alcune componenti della Destiny-
-E come mai non ne sappiamo niente?-
-Beh, papà immagino non abbiate ancora decifrato tutto il database degli Antichi. È lì dentro, ve lo posso mostrare-
Sembrava che dal futuro avessero programmato tutto, mancava solo l’approvazione dei capi e si sapeva che non sarebbe stato facile. -Devo contattare immediatamente la Terra e informare l’SGC. Abbiamo bisogno del consenso a procedere-
-Dica loro di non prenderla per le lunghe. Non abbiamo molto tempo. Secondo i dati che abbiamo raccolto gli Asgard dovrebbero essere in procinto di scongelare gli Ishaki-
-Quanto tempo abbiamo?-
-Non lo so di preciso, ma prima agiamo meglio è. Ah signore. Potrebbe spedire anche questa lettera sulla Terra- e dicendo ciò estrasse dalla tasca interna della sua giacca una piccola busta -È una lettera personale per il generale O’neill-
Carter notò la scritta sulla busta e rimase sorpresa -Ma quella è la mia scrittura?-
-Si, in effetti si. Me l’hai data tu. Quello che c’è scritto qui potrebbe accelerare il processo decisionale dell’IOA-
-E cosa c’è scritto?-
-Non lo so, è personale, ma so che è importante-
Woolsey prese la lettera dalle mani della ragazza. -Non c’è niente di pericoloso all’interno-
-Niente, a parte le parole di Sam-
Prima di informare l’SGC della situazione, Woolsey ordinò a Sheppard e alla sua squadra di investigare su questa “fabbrica”, e al colonnello Carter e al dottor Mckay di controllare i dati riportati da Helen; per quanto riguardava la ragazza, non le era permesso di allontanarsi dalla città, almeno fino alla verifica totale dei fatti. Dato ciò, Helen richiese al signor Woolsey il permesso di poter andare a riposarsi; Woolsey glielo concesse ed ordinò ad un sergente di accompagnarla ad un alloggio e di rimanere fuori dalla stanza di guardia. Ancora non si fidavano completamente di lei.







 
*°*°*°*
 
NdA: In questo capitolo vengono fornite molte spiegazione. Ma la ragazza avrà raccontato loro tutta la verità? Spero che il capitolo vi piaccia.

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Capitolo 5
*** Volume 1: Capitolo 4 ***


Capitolo 4


La squadra di Sheppard era pronta a partire; avevano già mandato una sonda per verificare la situazione: il pianeta era disabitato, pieno di vegetazione. La sonda, inoltre, aveva individuato un edificio che, a giudicare dall’architettura, sembrava essere degli Antichi. Il signor Woolsey diede, come al solito, le sue raccomandazioni alla squadra, che partì poco dopo.

Nel laboratorio, Mckay e Carter stavano controllando i dati sui tablet portati da Helen.
-Io sto controllando il programma di attivazione del nono Chevron. Potrebbe funzionare, secondo questi dati questo programma lo si può installare anche sulla Destiny e quindi, se viene riparata come si deve, si può effettuare anche il viaggio di ritorno. Tu cosa hai Rodney?-
Rodney sembrava essere alquanto distratto, ma il richiamo di Sam lo riportò alla realtà. -Io sto controllando i dati sulla Destiny. Se nella Fabbrica ci sono davvero tutti i pezzi di ricambio, la nave tornerà funzionante, almeno all’80-90% circa-
Sam notò che Rodney era distratto, ed aveva anche intuito che ciò dipendeva dalla nuova venuta. Prima di dirigersi al laboratorio, infatti, avevano visto quanto debilitata fosse la ragazza e Sam aveva notato che Rodney la fissava preoccupato. -Perché non vai a vedere come sta? Io posso cavarmela anche da sola qui-
-Sei brillante, ma hai bisogno di me, ci sono troppe cose da controllare-
-Rodney, Vai!-
Rodney guardò Sam, poi posò il tablet sulla scrivania e si allontanò dalla sua postazione. Prima di uscire ringraziò Sam con lo sguardo ed uscì dal suo laboratorio, diretto all’alloggio di Helen.

Nel frattempo Woolsey aveva contattato l’SGC per informare il generale Landry della situazione. Aveva raccontato tutta la storia di Helen e aveva spedito loro quanto scoperto fino al quel momento. Il generale Landry diede loro disposizione di aspettare la conferma dell’IOA e del presidente prima di iniziare la missione. Il prossimo contatto sarebbe avvenuto dopo cinque ore. -Dottor Zelenka, lei intanto vede se riesce a trovare nel database il programma di attivazione del nono Chevron. Meglio essere già pronti-

Helen entrò nell’alloggio che le era stato assegnato, mentre il sergente che l’aveva accompagnata restò di guardia fuori dalla porta della sua stanza. Lei girò per la stanza, poi si tolse la giacca e la posò su una sedia; poi si sedette sul bordo del letto e si tolse le scarpe, e infine si sdraiò. Era molto stanca, aveva avuto giornate pesanti e aveva avuto poco tempo per riposare. Prima della missione doveva riposare. Pensando a ciò che aveva appena passato, si addormentò, ma il suo sonno non fu tranquillo: iniziò a sognare, un incubo, un brutto ricordo.
Lontano nel tempo e nello spazio, stava per iniziare ciò che avrebbe cambiato per sempre il futuro di tutti nella galassia, nell’universo.
Sul pianeta Praxyon, nell’installazione degli Antichi costruita per i viaggi nel tempo, una squadra di terrestri era all’opera, ma erano sotto l’attacco di una potente minaccia. Il generale Carter dava istruzioni ai presenti. -Rodney sbrigati ad attivare lo stargate, non resisteremo a lungo. Tenente Jones difenda quella posizione-. Innumerevoli avversari arrivavano attraverso gli anelli della sala, ma per il momento le squadre SG riuscivano a tenerli a bada.
Nella postazione di comando, padre e figlia si stavano attivando per azionare in modo corretto lo stargate.
-Papà sbrigati, io sono già pronta. Ho appena finito di caricare il programma di disattivazione dello scudo. Dovrebbe avviarsi non appena il collegamento sarà aperto-
-Non avere fretta. Bisogna essere precisi con questo tipo di viaggi, potresti arrivare troppo presto o troppo tardi-
-Meglio che non arrivare affatto!-
-Sto analizzando le varie tempeste in cerca di quella migliore. … Ecco questa dovrebbe mandarti nel periodo giusto. Ma non avrai molto tempo per convincerli ed agire-
-Non preoccuparti, riuscirò a cavarmela-
Rodney attivò il programma di digitazione e il grosso anello in fondo alla sala iniziò a ruotare. Helen si voltò verso il generale Carter per informarla, ma in quel momento uno dei nemici appena arrivati sparò contro la consolle su cui stavano lavorando Helen e Rodney, facendola saltare in aria e scaraventando entrambi a terra. Helen, all’apparenza, aveva solo qualche leggera ustione, ma Rodney era in condizioni peggiori. La ragazza strisciò verso suo padre, prese dallo zaino una sonda ed iniziò ad analizzarlo: aveva gravi lesioni agli organi interni ed un’emorragia inarrestabile. La sorte del padre era segnata, ed Helen lo aveva capito. Prese il padre tra le braccia, aveva le lacrime agli occhi.
In quell’ istante lo Stargate si attivò.
Con un filo di voce, Rodney cercò di salutare la figlia. -Va’ tesoro, se la missione avrà successo tutto questo non accadrà. Sii forte figlia mia. Ti voglio bene … -
-Anch’io ti voglio bene papà-. Appena finito di pronunciare queste parole, la vita lasciò il corpo di Rodney, ed Helen rimase lì a piangere sul corpo, privo di vita, del padre, ignorando la battaglia che imperversava intorno a lei.
Carter si avvicinò ad Helen e con forza la tirò su. -Non abbiamo tempo, devi andare, solo così puoi salvarlo-. Helen fissò Sam, si guardò rapida intorno, poi si asciugò le lacrime, prese lo zaino e se lo mise sulle spalle; Carter, intanto, riprese a difendere la posizione. Mentre si avviava verso lo stargate, Helen vide un ibrido colpire Carter e precipitare nel vuoto sotto la sala. -Nooo, Sam!!-. Un attimo dopo vide cadere sotto il fuoco nemico anche il tenente Jones e un altro soldato. Non c’era davvero più tempo. Helen riprese la sua corsa verso lo stargate; un attimo prima di saltare nell’orizzonte degli eventi sentì una voce imprecare: era la voce del suo nemico.

Nel suo alloggio, preda dell’incubo, Helen si svegliò di colpo urlando. Un istante dopo entrò nella stanza Rodney, era molto preoccupato. -Cos’è successo? Ti ho sentito gridare-. Entrando nella stanza, Rodney vide la ragazza seduta sul letto che piangeva disperatamente. Non sapeva cosa fare; si sedette accanto alla ragazza e la abbracciò, sperando che in quel modo si potesse calmare almeno un po’,lei ricambiò il suo abbraccio.
Stando tra le braccia del padre, Helen iniziò a calmarsi. ‘Devo impedire che tutto ciò accada, pensò Helen. Si asciugò gli occhi, si infilò le scarpe, prese la giacca e invitò Rodney a seguirla. -Dobbiamo trovare il laboratorio degli Antichi. Ci vuole tempo per inizializzare l’arma-. Ed uscì di corsa dalla stanza, ma il sergente di guardia la bloccò. Poco ci mancava che lei gli desse un pugno in faccia, ma intervenne prontamente Rodney, chiedendo al sergente di andar via . -Resterò io con lei- affermò e seguì la figlia lungo il corridoio.

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Capitolo 6
*** Volume 1: Capitolo 5 ***


Capitolo 5


La squadra di Sheppard stava esplorando il pianeta indicatogli da Helen. Stavano percorrendo il sentiero che conduceva all’installazione degli Antichi e discutevano della strana situazione.
-Secondo voi dalla Terra daranno il consenso a questa missione?- chiese Ronon.
-Secondo me si. La ragazza ne sembrava convita- gli rispose Sheppard.
-Ma è davvero così orribile la situazione nel futuro o è soltanto una montatura- domandò preoccupata Teyla.
-Qualcosa di terribile deve essere successo se hanno deciso di intraprendere questa missione. Insomma non si manda indietro nel tempo una ragazza per qualcosa di stupido-. Mentre discutevano arrivarono all’edificio Antico.
-Sembra strano che i Wraith non abbiano mai trovato questo avamposto Antico- affermò Teyla.
-Helen dice che il pianeta è protetto. Lo si può raggiungere solo tramite Stargate-
-Ed è possibile ciò?- chiese Ronon.
-Gli Antichi hanno fatto una cosa del genere anche per un pianeta nella via Lattea dove era custodita una potente arma, quindi direi che è possibile, si-
Si erano fermati davanti a quella che sembrava una porta del piccolo edificio, che si trovava lungo il fianco di una montagna. La esaminarono ma non riuscivano ad aprirla.
-Accidenti, avremmo dovuto portare anche Rodney- ma non appena finì di dire questa frase, un raggio analizzò Sheppard e, rilevando in lui il gene degli Antichi, il computer sbloccò le porte. Entrarono all’interno dell’edificio, sempre allerta, non si poteva sapere quali minacce potevano nascondersi nell’ombra. Scesero per un lungo corridoio obliquo, l’installazione vera e propria era ad alcuni metri sotto terra; raggiunsero un’ulteriore porta e John posizionò la sua mano sul pannello accanto ad essa. I tre entrarono e rimasero bloccati sulla soglia. Rimasero esterrefatti quando videro l’interno: quell’edificio sembrava molto più grande all’interno. Erano affacciati ad una balconata, ai cui lati vi erano delle scalinate per scendere di sotto; di fronte a loro un enorme stanza con diverse postazioni di controllo, molti macchinari strani che non avevano mai visto e un’infinità di porte che portavano ad altrettanti enormi laboratori e magazzini pieni di roba. Si diressero verso quello che sembrava un magazzino. Lì vi trovarono depositati vari oggetti: c’erano ZPM, cristalli di controllo e vari altri macchinari che nessuno di loro riusciva bene ad identificare. Per portare via tutta quella roba ci sarebbe voluto un esercito di camion da trasloco. Sheppard ordinò a Ronon e Teyla di restare lì ad esplorare ancora l’edificio, mentre lui andava allo stargate a chiedere “rinforzi” al signor Woolsey.
Ronon e Teyla trovarono molti laboratori, e molti altri magazzini pieni di attrezzatura antica di ogni genere; alcune di quelle attrezzature sembravano danneggiate o usurate dal tempo, ma la maggior parte sembrava ancora intatta e funzionante.
Intanto, il colonnello Sheppard arrivò allo stargate e digitò Atlantide; diede subito la buona notizia a Woolsey. -Signore, la ragazza aveva ragione, c’è davvero una fabbrica, o almeno è quello che sembra. Ci sono magazzini pieni di roba. Servirebbero dei Jumper per portare tutto ad Atlantide-
-Prepariamo subito i Jumper. Manderò anche la squadra di Lorne e un gruppo di scienziati per analizzare la struttura-
-Non si dimentichi la “lista della spesa”, signore. Meglio riportare adesso tutto ciò che ci serve-
-Non si preoccupi, colonnello. La squadra sta arrivando-

Dopo che i due Jumper attraversarono lo stargate, il colonnello Carter arrivò nella sala per aggiornare il signor Woolsey . Andarono entrambi nell’ufficio di quest’ultimo.
-Cosa ha scoperto colonnello?-
-I computer erano pieni di dati tecnici, sulla Destiny, su Atlantide, sulla sonda, su tutto ciò che riguarda la missione. Ho controllato ogni dettaglio. C’erano persino dei rapporti redatti da me e da altri scienziati coinvolti nel progetto. La minaccia è reale e il piano che hanno escogitato può davvero funzionare-
-Che mi dice del programma di digitazione del nono simbolo? È sicuro?-. Richard non era ancora del tutto convinto. Ma Carter cercò di rassicurarlo. -Si signore, è sicuro. Il programma è stato creato dagli Antichi, i quali hanno anche dato una piccola mano nell’organizzazione della missione-. Woolsey rimase alquanto sorpreso da questa affermazione. -Si signore, sono stati guidati dagli Antichi. A quanto pare, vista la minaccia degli Ishaki, alcuni Antichi hanno deciso di dare una mano, ma senza “interferire troppo”, solo come supervisori-
Tra il ritrovamento della Fabbrica e la conferma dei dati da parte di Carter, Woolsey cominciò a dare più peso alle parole della ragazza. -Ha capito come funzionano le armi della ragazza?-
-Non esattamente. Sono armi ad energia, simile a quella di Ronon. Sono settate sul DNA di Helen, può usarle solo lei-
-Capisco. Tra i dati che ha rinvenuto, c’è qualcos’altro? Meglio avere un piano B, nel caso qualcosa andasse storto-
-In effetti si signore. C’erano dati relativi ai nuovi motori dell’Hammond. Ritengo che con le opportune modifiche e con l’ausilio di un paio di ZPM, la nave potrebbe raggiungere la Destiny. Ma non sono ancora del tutto sicura di quanto tempo ci impiegherebbe a raggiungerla-
Woolsey ordinò subito ad una squadra di scienziati di mettersi all’opera, meglio avere due navi armate, nel caso qualcosa andasse storto. -E che mi dice di quell’altro dispositivo, quello simile ad un mini computer, trovato nello zaino di Helen?-
-È una specie di diario digitale. Ci sono foto, video, e un diario segreto. Ho dato un’occhiata veloce , ho preferito non leggere troppo per evitare troppe anticipazioni-. Ma lo sguardo di Carter sembrava smentire ciò che aveva appena affermato.
-C’è qualche problema, colonnello?-
Inizialmente Sam era un po’ titubante nel dare la risposta, ma non poteva ignorare ciò che aveva letto. -In effetti si signore. Per la maggiore sono note innocue, insomma ciò che si ci aspetterebbe di leggere in un diario di una adolescente comune. Ma l’ultima nota ha qualcosa di inquietante. Non presenta una data ma solo un breve appunto, ma è bastato a spaventarmi-
-Di cosa si tratta?-



-Vieni papà, è da questa parte-
-Ma questo corridoio è un vicolo cieco!-. Mckay non aveva tutti i torti, il corridoio in cui lo stava portando Helen non aveva stanze o laboratori, ma lui continuò a seguire la ragazza e ad osservare i suoi movimenti. D’improvviso Helen si fermò nel bel mezzo del corridoio, si voltò verso una parete dove erano incisi alcuni caratteri antichi, schiacciò alcune lettere e si aprì, lì di fianco, un pannello, rivelando un passaggio segreto. Helen vi si infilò subito dentro, ignorando le proteste del padre. Rodney, vedendo che la ragazza non lo stava a sentire, la seguì a ruota, senza più proferire parola. Il passaggio era molto basso, tanto che entrambi dovevano gattonare. Percorsero alcuni metri, fino a raggiungere un pannello, Helen lo aprì ed entrò in un abitacolo un po’ più grande del cunicolo. Lì, sul pavimento vi era un pannello, Rodney aiutò la ragazza ad aprirlo. -Dobbiamo scendere- disse Helen e cominciò a scendere la scala a pioli, Rodney, senza dire una parola, la seguì.
Mckay, non riuscendo più a stare zitto, cercò di rompere il silenzio che c’era tra loro. -Allora, come avete trovato questo laboratorio?-
-Ehm, stavo giocando a nascondino!-. Rodney si fermò a fissare la figlia. Forse sta scherzando, pensò. -Sono nata e cresciuta qui, papà. Mentre tu e la mamma lavoravate, io andavo in giro per la città. E mi cacciavo spesso nei guai-. Helen gli raccontò che, col tempo, anche le famiglie dei membri della spedizione risiedevano nella città. Avevano creato scuole e altre attività sociali. E dopo la distruzione della Terra, la città fu quasi del tutto abitata. Finalmente arrivarono in una stanza molto ampia, davanti a loro c’era una porta chiusa. -Papà poggia la tua mano sul quel pannello- e mentre diceva ciò, Helen appoggiò la sua mano sul pannello dall’altro lato della porta. -Per aprire la porta servono due persone col gene ATA -. Non appena entrambi appoggiarono la mano sul pannello, la porte di fronte a loro si aprì e, contemporaneamente, il muro alle loro spalle scomparve rivelando uno dei tanti corridoi della città di Atlantide.
Mckay si affacciò fuori per verificare la loro posizione. -Non conosco questa parte della città!-
-È molto in basso. E per raggiungere questo corridoio bisogna attraversare un dedalo infinito di corridoi-
-E perché non siamo arrivati da questa parte, invece di strisciare in quel tubo?-
-Perché papà, per sbloccare quel passaggio bisogna prima attivare questo pannello. Ora per favore entriamo dentro, non abbiamo molto tempo-
-Ok!- rispose l’uomo ed entrarono nel laboratorio: all’interno c’erano un paio di postazioni scientifiche, monitor e attrezzature varie. Tutto il laboratorio si attivò non appena Helen toccò l’interfaccia più vicina alla porta. -E … Così anche tu hai il gene degli Antichi!-

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Capitolo 7
*** Volume 1: Capitolo 6 ***


Capitolo 6


La squadra di Sheppard stava appena rientrando dalla Fabbrica, portando con sé un bel po’ di materiale. -Ecco qui, signore, tutto ciò che è stato ordinato!-. Una dozzina di soldati erano intenti a svuotare i Jumper e a portare il materiale nella sala Stargate, dove preparavano tutto ciò che serviva alla missione. -Appena in tempo Sheppard. Tra poco c’è il collegamento con la Terra-
Infatti, pochi minuti dopo, lo Stargate si attivò; alla radio il generale Landry aveva acconsentito alla missione, inoltre l’informò che avrebbe mandato equipaggiamento e rinforzi: il signor Woolsey aveva richiesto l’assistenza del Dottor Daniel Jackson - un esperto degli Antichi sarebbe stato molto utile - ma al momento Jackson era impegnato con l’SG-1 in una missione segreta della massima importanza. Attraversarono lo Stargate un paio di sonde cariche di materiale ed un uomo, il colonnello Telford: lui era stato il collegamento con la squadra sulla Destiny. E portava buone notizie. Poco prima dell’ok alla missione, avevano avuto notizie dalla Destiny: il viaggio era riuscito, tutti stavano bene ed erano in attesa dell’arrivo della squadra.



Nel laboratorio, Rodney ed Helen erano a lavoro, dovevano inizializzare l’innesco dell’arma, prima di poterla utilizzare.
-Wow. È proprio un’impresa raggiungere questo laboratorio-. I due Mckay si voltarono a vedere chi avesse parlato; il colonnello Carter era appena arrivata per dare una mano.
-Menomale generale, ci aiuti con questi calcoli-
Sam si avvicinò alla postazione di controllo. -Sono qui per aiutare, ma … non sono ancora generale-
-Scusi … Colonnello. È … l’abitudine-
E tutti e tre si misero subito a lavoro. Helen prese un cristallo di controllo, lo inserì in uno slot di una postazione e vi scaricò un programma dal computer degli Antichi. Quando il download finì, Helen estrasse il cristallo e se lo infilò in tasca. Sam - a cui le era stato ordinato di tenere d’occhio la ragazza - notò tale gesto e le chiese subito il perché. -È per il piano C-. Rodney e Sam guardarono Helen con lo sguardo di chi aspetta delle spiegazioni. -Quando noi trovammo il laboratorio, abbiamo avuto mesi per analizzare i dati, per programmare e installare l’arma sulla Destiny prima di poterla usare, ora dobbiamo fare tutto in fretta e potrebbero esserci dei problemi-
-E in cosa consiste questo piano C?-. Rodney voleva sapere tutto il possibile.
-La sonda è dotata di un sistema di autodistruzione, che da sola, però, non basta a uccidere gli Ishaki. Gli Antichi hanno lasciato un loro computer sulla sonda, se inserisco il cristallo con il programma dell’arma e attivo l’autodistruzione è possibile disintegrare gli Ishaki-
-C’è qualcos’altro che hai dimenticato di dirci?-. Con tutte queste nuove informazioni – anche quelle non dette - Carter cominciava ad essere sospettosa e a fidarsi sempre meno della ragazza; stava cercando di inquadrarla. -Per quale motivo hanno scelto te per questa missione? Sei solo una ragazzina. Insomma, quanti anni puoi avere?-
-Ho 20 anni, e no, non avevano scelto me per questa missione, sono stati costretti. Io ero la meno adatta ad affrontare questa missione-
-Perché costretti?- Chiese Sam.
-Perché meno adatta?- aggiunse Rodney.
-Lo scienziato che doveva partire è stato ferito qualche giorno fa, e metà degli altri che erano coinvolti nel progetto erano feriti o morti, e non volevano mandare qualcuno che, in quest’epoca, era già coinvolto nel programma stargate, ed io ero l’unica scelta rimasta. Anche se non ero abile al lavoro-
-Perché cosa ti è successo?- chiese preoccupato Rodney.
-È … personale papà-. Questa risposta non era sufficiente per Sam ed Helen lo aveva capito. -Ho perso una persona cara-
Entrambi videro la tristezza negli occhi di Helen, le lacrime che minacciavano di uscire. Era meglio tornare ai calcoli. ‘Per il momento Helen poteva tenersi i suoi segreti, ma prima o poi avrebbe dovuto rivelare la verità’, pensò Sam



Prima della riunione finale, Woolsey informò Sheppard e la squadra di ciò che Carter aveva scoperto leggendo il diario di Helen. Ciò preoccupò la squadra molto di più del racconto di Helen.
-Colonnello Sheppard, lei deve restare qui ad indagare. Contatti i Genii, lei Teyla chieda al suo popolo se ha sentito qualcosa a riguardo-
-Certo signore, dobbiamo intervenire prima che sia troppo tardi-
-Per quanto riguarda lei, colonnello Telford, si unirà alla squadra che andrà sulla Destiny. Mentre io salirò sulla Hammond e cercherò di raggiungere la Destiny-. Woolsey parlò loro anche dell’altra scoperta di Carter e del piano B.

Un paio d’ore dopo
Nella sala Stargate erano pronti tre carrelli carichi di attrezzatura per la missione sulla Destiny; Rodney ed Helen stavano percorrendo la sala controllo per raggiungere gli altri nella sala riunioni per il briefing finale. Helen rimase scioccata nel vedere che, seduto intorno al tavolo, c’era anche il colonnello Telford. Appena lo vide gli si avventò contro e stava per sferrargli un pugno ma fu trattenuta, appena in tempo, da Ronon.
-Che ci fa lui qui?-
-È stato assegnato a questa missione, c’è qualche problema?-
Helen fece un profondo respiro e cercò di calmarsi. -No signor Woolsey. Non ci saranno problemi se lui mi starà lontano-
Calmatisi tutti, si riunirono intorno al tavolo e discussero di ogni dettaglio della missione imminente.

Un paio di ore dopo erano pronti a partire. Telford, Carter, Rodney, Helen e Carson erano pronti; Chuck, avuto l’ordine da Woolsey, digitò l’indirizzo della Destiny e tutti nella sala sperarono per il meglio. Illuminatosi anche il nono Chevron, lo stargate si attivò: i sensori non rilevarono alcun sovraccarico e tutti ripresero a respirare.
-Potete andare. Colonnello Carter lei è al comando della missione-
Detto ciò mandarono avanti i carrelli e, dopo pochi minuti, anche la squadra attraversò l’orizzonte.



 
*°*°*°*
 
NdA: E adesso si parte alla volta della Destiny. In che condizioni troveranno la nave antica? E il suo equipaggio? Cosa riguarda l'informazione che Helen non ha fornito e che sta facendo preoccupare tutti?

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Capitolo 8
*** Volume 2: Capitolo 0/Capitolo 1 ***


Volume 2: La missione della Destiny


 

Capitolo 0


In una galassia molto lontana, la nave degli Antichi uscì dalla modalità FTL per poi virare e dirigersi alla stella più vicina per ricaricare le riserve di energia. Intanto a bordo, un computer si era appena attivato ed aveva iniziato la sequenza di risveglio di tre membri dell’equipaggio: gli ultimi che erano entrati in stasi. Il colonnello Everett Young, il dottor Nicholas Rush ed Eli Wallace uscirono dalle loro camere, ancora un po’ intontiti dal lungo sonno. Non appena il colonnello vide che Eli era lì con loro gli andò incontro sorridendo -non era sicuro, infatti, di rivederlo “dall’altra parte” - e, stringendogli la mano, si congratulò con lui. Era infatti riuscito a riparare l’ultima capsula di stasi nei tempi previsti e si era ibernato insieme agli altri suoi compagni, non prima di disattivare i sistemi della nave non necessari e riprogrammare il computer affinché li risvegliasse al termine del viaggio. Il dottor Rush, invece, non si perse in chiacchiere e si diresse subito al più vicino monitor per controllare se avessero effettivamente raggiunto la destinazione desiderata; dopo aver premuto un paio di bottoni sulla consolle più vicina, andò da Eli per fargli le congratulazioni: - Bravo!!- fu tutto ciò che gli disse. Infatti il piano di ibernarsi e saltare la galassia che era ormai diventata pericolosa era stata del giovane ragazzo e lo scienziato più esperto non era del tutto sicuro della riuscita di tale impresa. Ma fu piacevolmente sorpreso di essersi sbagliato.
Dopo i controlli primari, era il arrivato momento di risvegliare gli altri e di contattare la Terra. Eli rimase lì a risvegliare gli altri membri dell’equipaggio; il dottor Rush andò sul ponte di comando da dove poteva controllare meglio lo stato della nave; il colonnello Young andò nella stanza delle pietre di comunicazione per contattare la Terra: lì fu informato della missione che a breve sarebbe partita sulla Destiny.





 

Capitolo 1


Dopo la comunicazione con la Terra, tutti sulla Destiny erano in fermento: la notizia che, molto probabilmente, presto sarebbero potuti tornare a casa aveva messo molta allegria nell’equipaggio, ed erano tutti in attesa della squadra che stava per arrivare.
Eli, Rush, Volker e Brody erano sul ponte di comando a controllare che tutti i sistemi della Destiny erano on-line. TJ era in infermeria a visitare e controllare che tutto l’equipaggio stesse bene dopo il lungo sonno; il tenente Scott e gli altri militari stavano controllando la nave, ponte per ponte, per essere sicuri che non fossero saliti a bordo clandestini mentre loro erano in ibernazione; il colonnello Young, insieme ad un paio di scienziati e a Camille Wray erano nella sala Stargate ad attendere la squadra: erano stati avvisati che la squadra era in procinto di arrivare.
E così fu. Lo stargate si attivò: attraversarono l’orizzonte degli eventi tre carrelli carichi e, pochi minuti dopo, cinque persone arrivarono sulla Destiny: grazie al programma utilizzato, nessuno di loro era stato scaraventato fuori dallo stargate, come era successo precedentemente.
-Bentornato sulla Destiny, David- disse Young, stringendo la mano al suo amico e collega. - Benvenuti a bordo -  disse poi, rivolgendosi agli altri.
-Se abbiamo finito di perderci in chiacchiere inutili. Abbiamo una missione da portare a termine- disse seccata la ragazza. -Colonnello, Camille, andiamo nella sala mensa per la riunione. E convocate il dottor Rush- disse prima di scomparire nel corridoio laterale diretta alla sala mensa.
-Alquanto impaziente la ragazza- disse Camille.
-Dice che non c’è molto tempo. Meglio iniziare subito-
Il colonnello Young ordinò a Rush di presentarsi in sala mensa per la riunione e poi vi condusse lì i nuovi arrivati.

Si erano tutti riuniti nella mensa - sulla Destiny non c’era una vera e propria sala riunioni ; il colonnello Carter stava spiegando ai presenti le fasi del piano: riparare la Destiny, raggiungere la sonda con i supermotori della nave, fermare gli Ishaki e gli Asgard e tornare al punto di partenza. Ma alcuni di loro non erano del tutto convinti da alcuni particolari.
-Ma perché, finita la missione, non possiamo usare questi motori per ritornare sulla Terra?-. Camille desiderava tanto tornare a casa, così come tutto l’equipaggio, d'altronde.
-I motori non sono programmati per fare ciò-. Carter cercò di spiegare ai presenti il funzionamento dei motori. -Questi motori creano un tunnel spaziale, come quello degli stargate, ma, non avendo una porta, non è facile calcolare la destinazione, si potrebbe finire ovunque nell’universo. Gli Antichi hanno lasciato un sistema di localizzazione sulla sonda e questi motori sono programmati per agganciarsi a quel segnale e creare un tunnel tra la Detsiny e la sonda, con un lieve margine d’errore. Questo tunnel resta stabile fino a quando la Destiny non lo riattraversa per tornare al punto di partenza-
-Gli Antichi non volevano che la Destiny si allontanasse troppo dalla sua rotta- Aggiunse Helen.
-Voglio ricontrollare i dati riguardanti la Destiny, potrebbero essere sbagliati-
-Beh, Nicholas, se i dati sono sbagliati, dovrai prendertela con te stesso. Sei stato tu a fornirci quei dati-
Rush fissò Helen, sconcertato. -Nicholas? Ci conosciamo noi due?-
-Ehm si! No! Non ancora. Comunque quei dati sono corretti, li abbiamo ricontrollati un milione di volte. Ma se proprio insisti posso mostrarteli-
-Insisto!-
-Come desideri- e gli porse il portatile contenente i dati di upgrade della Destiny.
Alla fine, aggiornati i presenti, chiariti i dubbi e assegnato ad ognuno i propri compiti, erano tutti pronti per dare inizio alla missione.



Pegasus Galaxy
Intanto su Atlantide stavano eseguendo gli ultimi controlli prima della partenza della Hammond alla volta della Destiny. Teyla era già partita per New Athos per chiedere informazioni al suo popolo. Sheppard e Ronon si stavano preparando per andare sul pianeta natale dei Genii: Ladon Radim aveva acconsentito ad incontrarli.
-Mi raccomando, colonnello Sheppard, stia attento. Ed occhi e orecchie aperte. Potremmo dover affrontare la più grande minaccia della Galassia-
-Non si preoccupi signor Woolsey, setacceremo l’intera galassia per scoprire la verità-
Erano tutti davvero molto spaventati da questa minaccia, ma bisognava affrontare un problema alla volta.
Poco dopo la partenza di John e Ronon, Woolsey salì a bordo della Hammond che partì in rotta verso la Destiny: tra l’attrezzatura spedita sulla Destiny vi era anche un segnalatore subspaziale - costruito grazie alle conoscenze degli Asgard - che li informava costantemente della attuale posizione che occupava la nave degli Antichi.

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Capitolo 9
*** Volume 2: Capitolo 2 ***


Capitolo 2


Sulla Destiny erano tutti impegnati a lavorare: chi a riparare la nave, chi era intento a sistemare le scorte che erano stata mandate dalla Terra, alcuni si stavano prendendo una pausa chiacchierando in sala mensa o sul ponte di osservazione. Ad Helen non fu assegnato un compito preciso e decise allora di fare un giro per la nave a vedere se c’era qualcuno a cui potesse servire il suo aiuto.
Andò prima sul ponte di comando, dove Eli e Chloe stavano setacciando il database della Destiny alla ricerca del programma di localizzazione della sonda.
-Come ve la cavate?- chiese Helen ai due.
-Fin qui abbastanza bene. Ma ci sono dei firewall veramente tosti, ma che Chloe riesce a superare facilmente-
-Sono sicura che ci riuscirete, dopotutto lo avete già fatto-
Vedendo che li non serviva il suo aiuto, salutò i presenti e andò via dalla plancia e si rimise a girovagare per la nave.
Decise, poi, di andare in infermeria a vedere se lì poteva essere di aiuto a TJ e a Carson.
Lì Beckett stava visitando la dottoressa Park, sperando di poter curare la sua cecità.
-Mi dispiace, ma qui non posso fare niente. Forse quando torniamo sulla Terra, con ulteriori esami e strumenti migliori, posso provare a fare qualcosa-
-Sulla Terra non è possibile curarla-. Helen era appena entrata nell’infermeria, ed aveva sentito ciò che Carson aveva appena detto.
-Vuoi dire che resterò cieca per sempre-. Park era alquanto turbata.
-Non ho detto questo-. Helen si mise a cercare qualcosa negli armadietti dell’infermeria. Finalmente lo trovò; tirò fuori da un cassetto un oggetto molto piccolo, simile ad una penna con un paio di bottoni sul lato e una luce sull’estremità. Si avvicinò alla dottoressa Park e la invitò a sdraiarsi sul letto e a restare immobile, ma TJ era preoccupata.
-Ferma! Non sappiamo cosa sia quell’oggetto!-
-È uno strumento medico in grado di rigenerare i tessuti e riparare danni minori, come quello della dottoressa Park. Vi prego fidatevi di me, sono qui per aiutare-
Park volle fidarsi della ragazza, e si sdraiò sul letto e cercò di restare immobile; Helen puntò lo strumento verso un occhio della dottoressa e lo attivò: un fascio di luce verde partì dalla punta dello strumento e colpì l’iride di Park; pochi istanti dopo Helen passò a curare anche l’altro occhio. In pochi minuti l’operazione era terminata, Park chiuse gli occhi e poco dopo li riaprì: ci vedeva di nuovo e ringraziò subito la ragazza.
-Beh, vedo che qui nessuno ha più bisogno di me. Vado a vedere se a papà serve aiuto. Dove si trova adesso?-
-Dovrebbe essere nella sala di attivazione dell’arma- la informò Carson.
-Grazie!- rispose la ragazza e scattò fuori dall’infermeria, ma ritornò subito indietro -Dimenticavo. Tenente dovrebbe dare un’occhiata alla sezione K-37 dell’archivio medico degli antichi. Credo ci sia qualcosa che le possa interessare-. Dicendo ciò sorrise alla dottoressa e poi scappò via.

Quando arrivò in prossimità della stanza dell’arma, Helen sentì discutere animatamente Carter e Mckay, ma non riuscì a capire l’argomento di tale discussione.
-Ehi!! Come va qui?-. Appena sentirono la voce della ragazza, Sam e Rodney si zittirono all’istante.
-Cosa ci fai qui?- chiese Rodney un po’ imbarazzato.
-Ero venuta a vedere se vi serviva una mano!-
-Qui ce la caviamo benissimo- rispose un po’ brusca Carter.
-O … ok. Allora vado a vedere se c’è qualcun altro che ha bisogno di me.-
-Perché non vai dal dottor Rush, stava ricontrollando i dati della Destiny e non sembrava molto convinto, magari tu riesci a fargli cambiare idea-
-Come vuoi papà. Dove lo trovo?-
-Nella sala di controllo-
Dal suo tono di voce, Helen capì che il colonnello Carter la voleva mandare via, ma non aveva capito il perché, e al momento a lei non interessava.
Appena uscita dalla stanza, Sam e Rodney ripresero a litigare; Helen, mentre si allontanava, riuscì a sentire solo suo padre che diceva “Non credo sia una minaccia”. Ma in quel momento Helen non era interessata alla loro conversazione: aveva qualcos’altro di importante da fare e il dottor Rush era l’unico che poteva aiutarla.



Pegasus Galaxy
Su New Athos, Teyla si era incontrata con la sua gente; era sempre una gioia per lei riunirsi al suo popolo. Appena arrivata, Teyla si era diretta subito da Canaan e da suo figlio Torren, le mancavano tanto: erano ritornati su Athos alcune settimane prima. Mentre erano nella tenda, si unì a loro anche Halling, lui viaggiava molto per motivi commerciali, e se c’era qualcuno che potesse sapere qualcosa della minaccia imminente questo era lui. Teyla tentò di spiegare loro quale era la situazione e ciò che avevano scoperto e gli chiese se sapessero qualcosa a riguardo. Halling non capì appieno ciò che Teyla aveva detto, ma aveva ben capito cosa stava cercando e la informò che aveva sentito delle voci a riguardo: delle persone erano scomparse da diversi pianeti, non si sapeva bene se erano stati presi dai Wraith o da qualcun altro. Ma una volta un bambino aveva assistito alla scena: lui e sua madre stavano scappando da qualcosa che era nel bosco, la donna riuscì a nascondere il bambino in una caverna lì vicino e si allontanò per cercare aiuto, ma non fece molti passi che fu colpita da un’arma stordente Wraith. Il bambino disse di aver visto un essere simile ad un Wraith portare via sua madre. Teyla rimase terrorizzata dal racconto di Halling, sembrava che la storia stesse per ripetersi. -Devo tornare subito ad Atlantide ad avvertire John. Gli chiederò se potete venire anche voi. Vi voglio al sicuro-



SGC, Terra
Lo stargate si attivò, Walter informò il generale Landry che l’SG-1 stava rientrando.
Attraversato lo Stargate, il colonnello Mitchell informò il generale che c’erano problemi in vista.
Si riunirono nella sala riunioni per discutere delle informazioni che l’SG-1 aveva riportato.
-Signore, il nostro informatore ci ha detto che l’alleanza Lucian sta preparando un nuovo attacco alla Terra-
-Ma non è tutto generale Landry-. Sul volto di Teal’c si vedeva la preoccupazione, per quanto ciò potesse essere possibile.
-Sappiamo che una nave è già partita- lo informò Vala.
-E sapete quando arriverà sulla Terra?-
I membri dell’SG-1 si guardarono, poi Daniel rispose alla domanda del generale. -Non sono diretti qui generale. Sono diretti ad Atlantide-
Il generale rimase allibito. ‘Come era possibile che l’alleanza Lucian conoscesse la posizione di Atlantide’.
-Non sappiamo con esattezza quando è partita, quindi non sappiamo quando ci sarà l’attacco, signore-
-Forse qualcuno che lo sa c’è-. Il generale si affrettò a d informare l’SG-1 di quanto era avvenuto su Atlantide e della missione che attualmente era in corso sulla Destiny.



Destiny
Helen camminava spedita lungo i corridoi della nave; fortunatamente non le avevano messo alle calcagna nessuna guardia, quindi poteva agire senza dover informare gli altri. Era intenzionata a risolvere da sola il suo problema - non era tornata indietro solo per fermare gli Ishaki. Era diretta alla sala di controllo dove sapeva di trovare Rush. Con suo grande sollievo, lo trovò solo. -Salve!!-
Rush si voltò di scattò, un po’ spaventato, verso la ragazza. -Posso fare qualcosa per te?- le chiese lo scienziato.
-Mi hanno detto che non sei molto convinto riguardo i dati della Destiny. Magari posso farti cambiare idea-
-Non credo proprio ragazzina- le rispose Rush.
La ragazza sollevo gli occhi al cielo. -Non sono più una ragazzina, Nicholas!-
Sorpreso per essere stato chiamato per nome per la seconda volta da quella ragazzina, si voltò di nuovo verso di lei e la fissò per qualche istante. -Ma tu chi sei?-
Helen si avvicinò a lui e appoggiò un braccio sulla consolle su cui lui stava lavorando. -Sono una tua amica, più o meno. Beh. Per me tu sei un po’ come un fratello maggiore. Quello che io sono per te … non lo so con precisione, sei sempre un po’ criptico in queste cose. Ma so che ci tieni molto a me-
Nicholas continuava a fissare quella ragazza cercando di realizzare nella sua mente ciò che lei aveva appena detto. Poi si voltò verso il suo computer e cercò di cambiare argomento. -Come avete ottenuto questi dati?-
-Li abbiamo elaborati insieme. Con gli anni tu hai imparato a conoscere al meglio questa nave ed io, come tua assistente, ho imparato molti trucchetti da te-
-Quindi questo rapporto lo redatto io-
-Si, la maggior parte. Sai devi imparare a fidarti un po’ di più delle persone che ti circondano e del loro lavoro. Non sono tutti degli idioti-
Rush si voltò di nuovo a guardare la ragazza e aveva l’espressione di uno che vuol dire “ questi non sono affari tuoi”. Helen conosceva bene quello sguardo e cambiò subito argomento. -Comunque non sono qui per questo. Ma per chiederti un favore-
Nicholas fissò la ragazza, la guardava con una espressione di curiosità sul volto. Vedendo quella luce brillare negli occhi dello scienziato, Helen iniziò a spiegare al dottore il suo problema: era in possesso di dati importanti che gli altri non dovevano conoscere, per questo li aveva caricati nella sua mente con l’ausilio di un dispositivo simile alla sedia che era sulla Destiny grazie all’aiuto del dottor Rush del futuro.
-E perché dovrei aiutarti?-. A Rush non interessava molto ciò che lei voleva e poi non era del tutto convinto delle intenzioni della ragazza. Restò in silenzio a fissarla soppesando la richiesta.
Helen non sopportava questo silenzio. -Ti prego aiutami. Tu sei l’unico che può farlo- La ragazza sembrava quasi disperata, ma Rush era ancora scettico. Helen intuiva cosa stava pensando lo scienziato, così decise di provare una tattica diversa per poter ottenere il suo aiuto. -Lei lo aveva detto che non sarebbe stato facile convincerti!-
-Lei?-. Chiese sorpreso Rush.
-Lui!- si corresse subito Helen -Volevo dire lui, cioè te, il te del futuro-. Ma l’espressione sul volto di Helen faceva capire che c’era qualcosa che non voleva rivelare al dottore, qualcosa che a lui poteva veramente interessare.
-C’è qualcosa che ancora non mi dici-
-Beh, Nick, se vuoi sapere altro, devi aiutarmi. Tra i dati che ho con me forse c’è qualcosa che ti può interessare. Inoltre se mi aiuti ti rivelo un segreto riguardo alla Destiny-. Sperava che queste parole lo avrebbero fatto incuriosire ancora di più. E così fu. Rush si convinse ed entrambi uscirono dalla sala diretti alla stanza della sedia.

Destiny, Stanza della sedia
Arrivati nella stanza della sedia si posizionarono davanti alla consolle, Helen cercò di spiegare a Rush cosa doveva fare, cercando di ricordarsi alla perfezione le parole che le aveva detto il ‘suo’ Rush. Seppur leggermente imprecise, Nicholas riuscì a capire le informazioni che gli erano state date.
-Non ti preoccupare. Ho familiarità con questo programma- cercò di rassicurarla Rush.
-Lo so-. Gli rispose Helen. Poi si diresse alla sedia, si fermò lì davanti e la fissò per qualche attimo, un po’ titubante. Alzò lo sguardo e guardò il dottore dritto negli occhi, ma prima che potesse sedervisi sopra, Rush gli pose una domanda: -Perché lo fai?-. La ragazza fissò di nuovo l’uomo negli occhi, indecisa se rispondergli o meno: -Per salvare una persona che amo-. Poi senza esitazione, e per evitare ulteriori domande, si sedette. La sedia subito si attivò: le furono bloccate le mani e i piedi e i due “elettrodi” gli si attaccarono alle tempie. Il dottor Rush dalla sua postazione iniziò le procedure di download e caricò le informazioni sul tablet fornitogli dalla ragazza.
Quando il download finì, si avvicinò alla ragazza, la quale era stata appena liberata. Cercò di alzarsi, ma era ancora intontita e finì col cadere tra le braccia di Rush.
-Stai bene ragazzina?-
-Si , Grazie- e cercò di mettersi in piedi e di reggersi da sola -Non mi avevi detto che dopo ci si sente da schifo-
A quell’affermazione Nicholas sorrise come a dire “scusa”.
-Bene! E questa era la parte facile. Ora bisogna decomprimere i dati. Potrei farlo anche io ma tu ci metteresti la metà del tempo-
-Perché sei convinto che io possa farlo?-
-Perché per comprimerli abbiamo usato un programma creato da te-
-Ok, riformulo la domanda. Perché pensi che io voglia farlo?-
-Non lo so, gentilezza, curiosità, scegli tu una motivazione!- e dicendo ciò diede in mano al dottore il tablet. -Ora è meglio se vado. Se non mi vedono in giro penseranno che sto facendo qualcosa di sospetto-
-Ma è quello che stai facendo!-
-Si ma gli altri non devono saperlo. Non ancora- e dicendo ciò gli diede un bacio sulla guancia -Grazie!-aggiunse poi ed uscì di corsa dalla stanza, lasciando Rush da solo con mille domande e mille pensieri.

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Capitolo 10
*** Volume 2: Capitolo 3 ***


Capitolo 3


Il colonnello Sheppard e Ronon, appena arrivati sul pianeta natale dei Genii, furono condotti da alcune guardie direttamente nell’ufficio di Ladon. I rapporti con i Genii non erano pessimi, ma non erano neanche buoni e Ronon non volle separarsi dalla sua fidata arma. Erano in attesa nell’ufficio da circa trenta minuti, quando finalmente Ladon entrò nella stanza e dalla sua espressione si poteva capire che era alquanto sorpreso di vederli.
-Era da molto tempo che non ci incontravamo colonnello Sheppard. Che cosa la porta a rischiare tanto?-
-È sempre una gioia rivederti. Abbiamo avuto informazioni riguardo una nuova minaccia e sappiamo che tu hai spie ovunque-. Sheppard rivelò al capo dei Genii le informazioni basilari per poter inquadrare il problema e, a quanto sembrava, lui aveva informazioni a riguardo che però non erano rassicuranti.
-Qualche giorno fa una mia squadra è caduta in un’imboscata. L’unico sopravvissuto ha riferito che sono stati attaccati da esseri che non erano né Wraith né umani-. Questa nuova informazione aveva allarmato ancor di più Sheppard. A quanto sembrava la minaccia di cui Helen non li aveva informati era più prossima di quanto immaginassero. Bisognava tornare subito ad Atlantide e proseguire con le indagini: lo dovevano fermare prima che possa diventare troppo pericoloso.



Destiny
Non avendo molto da fare, Helen decise di andare sul ponte di osservazione.
Era lì da sola a guardare le stelle, e a perdersi nei suoi pensieri, quando arrivò anche Rodney. -Ah ecco dov’eri! Ti ho cercata dappertutto. Volevo informarti che le riparazioni sono finite ed io e Carter abbiamo finito l’installazione dell’arma. Siamo pronti-. Mentre diceva ciò si avvicinava a sua figlia, e fu solo quando fu al suo fianco che si accorse che la ragazza stava piangendo. -Cos’è successo? Perché piangi?-
Helen prese un respiro profondo, poi rispose. -Mi manca la mia famiglia- a questa affermazione l’espressione sul volto di Rodney divenne di stupore, e di delusione. -Lo so che tu sei la mia famiglia, ma … non ancora. …- la frase venne interrotta da un profondo respiro della ragazza, che cercava di ricomporsi -Ho … ho perso tutta la mia famiglia-
Mckay, non capì bene cosa intendesse dire la ragazza con quest’ultima affermazione, ma vedendola così fragile cercò di confortare sua figlia, l’abbracciò forte e le diede un bacio sulla fronte. Restarono così vicini diversi minuti, finché Helen non riuscì a calmarsi un po’. Poi lui lentamente la allontanò e, mentre faceva ciò, notò qualcosa che luccicava vicino al collo della ragazza. Rodney si soffermò ad osservare quel luccichio nel tentativo di capire cosa fosse, poi notò che era un ciondolo, fatto di un materiale simile al metallo ma che Rodney non aveva mai visto, era spesso e sopra erano incise delle lettere “H.M.M.”. -Cosa sono queste lettere sul tuo ciondolo?-
-Sono le mie iniziali: Helen Mila Mckay. Me lo hai regalato tu per il mio compleanno, un mese fa circa-. Mentre erano lì a parlare, notarono che la nave virò di bordo e si diresse verso la stella lì vicino: ora che la nave era quasi completamente riparata, poteva riempire al massimo, o quasi, le riserve di energia, senza il timore di un sovraccarico. Videro entrare la nave nella stella, era uno spettacolo fantastico. Ma qualcuno interruppe quel momento magico.
-Signorina Mckay, deve andare nella stanza delle pietre-. Il colonnello Telford era appena arrivato ed era pronto a condurre la ragazza lì dove era desiderata.
-Grazie, vado da sola, conosco la strada-
-Non credo proprio ragazzina-
I due si guardarono in malo modo, Mckay intervenne per evitare il peggio. -La accompagno io, colonnello- ed entrambi si allontanarono dal ponte di osservazione. Quando furono fuori, Rodney chiese alcuni chiarimenti a sua figlia. -Perché odi tanto il colonnello Telford?-
Helen non sapeva se rispondere o meno, ma poi disse il minimo indispensabile per placare la sua curiosità. --Lui … ha lasciato morire … la mamma e John-
Rodney si fermò e guardò sua figlia. -Jennifer è …-
-Si papà, la mamma è morta sei anni fa, dal mio punto di vista-
-E chi è John? Intendi il colonnello Sheppard?-
-No papà. John è mio fratello. Mio fratello gemello-
Rodney continuava a fissare sua figlia. ‘Questa ragazza ne ha passate davvero tante’, pensò Rodney.
-Te l’ho detto che ho perso tutta la mia famiglia-. Detto questo si voltò diretta alla stanza delle pietre cercando di ricacciare indietro le lacrime; Rodney rimase fermo lì immobile ancora qualche istante, poi la seguì.

Young li attendeva nella stanza delle pietre, li informò che il generale Landry voleva porre alcune domande alla signorina Mckay e per questo doveva utilizzare una delle pietre. Helen si sedette e con riluttanza posizionò una delle pietre sul congegno - non le era mai piaciuto utilizzare quelle pietre, non le piaceva che qualcun altro potesse avere il controllo del suo corpo.
In un batter d’occhio si ritrovò nella sala briefing dell’SGC. Lì, oltre al generale Landry, era presente anche l’SG-1.



SGC
-Wow!! La leggendaria SG-1-
-Siamo diventati una leggenda nel futuro- disse in tono ironico il colonnello Mitchell.
Landry aggiornò la ragazza della scoperta dell’SG-1 riguardo l’Alleanza Lucian; Helen era visibilmente sorpresa.
-COSA?- gridò la ragazza scattando in piedi e battendo le mani sulla scrivania -La nave è già partita! Oh, questo è un grosso guaio!-
-Quindi è vero, l’Alleanza Lucian attaccherà Atlantide?- volle sapere Vala.
-No. Mi ricordo che quella nave non arrivò mai ad Atlantide-
-E allora perché hai detto che questo è un grosso guaio-
-Beh, dottor Jackson, dalla storia risulta che l’Alleanza Lucian, dopo aver perso i contatti con la nave, decise di passare ad attaccare direttamente la Terra-. Landry volle sapere tutto: quante navi avrebbero attaccato la Terra, i bersagli e tutto ciò che potesse essere utile ad evitare danni collaterali, ma la risposta non fu quella che il generale si aspettava. -L’alleanza Lucian è già qui, signore, e da parecchio tempo. Mio padre mi ha raccontato che durante la prima fase ci furono alcuni attacchi terroristici nelle più grandi città del pianeta, per destabilizzarci, e solo allora arrivarono tre o quattro navi, non ricordo bene. Alla fine riusciste a fermarli, ma il danno era già fatto. Il programma Stargate era stato reso pubblico e potete immaginare come ha reagito la popolazione-. Questa informazione rendeva la situazione ancora peggiore.
-Perché non ci hai informato anche di questa minaccia?-
-Perché non ero autorizzata. E poi non possono essere cambiate troppe cose, potrebbero esserci conseguenze disastrose-
-Non mi interessano queste conseguenze. Ora lei mi dirà tutto, a cominciare dai luoghi degli attentati- Landry cominciava ad essere davvero arrabbiato, ma Helen non era sicura di poter dare le risposte che desideravano. -Non ricordo le città-. Lo sguardo del generale iniziava ad essere minaccioso. -Ma ricordo che la loro base operativa è qui, negli Stati Uniti, ed hanno una nave occultata. Potete utilizzare i sensori della Odissey per rintracciarli. Credo ci sia ancora tempo prima degli attacchi-. Non era molto, ma almeno avevano qualcosa da cui cominciare. Landry ordinò a Walter di contattare la Odissey e di dire loro di iniziare le ricerche e ordinò a Mitchell di preparare le squadre SG-1,3,5 e 11 per la missione. Infine rimandò sulla Destiny la ragazza; anche lì c’era una missione che doveva essere portata a termine.

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Capitolo 11
*** Volume 2: Capitolo 4 ***


Capitolo 4


Appena ritornata sulla nave, Rodney condusse Helen subito sul ponte di comando dicendole che c’erano novità, ma senza specificare nient’altro. Arrivati lì, la ragazza rimase sorpresa nel vedere un nuovo ospite a bordo. -Signor Woolsey! Come è arrivato qui?-
-La ‘sua’ Carter ci ha fornito i dati per migliorare l’efficienza della Hammond-
-Certo! Si, il generale mi aveva detto che aveva inserito anche i dati dei motori intergalattici, ma non immaginavo foste già così avanti con i lavori, pensavo ci sarebbe voluto più tempo- ma, nonostante la sorpresa, non rimase delusa da tale imprevisto, tutt’altro. Una nave in più non era certo un problema. -Ok, ma dovete restare incollati alla Destiny o potreste perdervi … nel tunnel spaziale-
Tutto era pronto: la nave era stata riparata, l’arma inizializzata e le riserve di energia erano piene. Restava da organizzare solo la fase finale della missione.
-Per prima cosa bisogna sapere quanto lontano dalla sonda emergeremo-. Di certo l’effetto sorpresa era molto meglio dell’apparire ad un metro di distanza dagli Asgard.
-Non molto lontano, colonnello, ma abbastanza da non essere individuati. Gli Antichi non erano del tutto scemi-. Chiarita la posizione iniziale della Destiny, il colonnello Carter passò ad illustrare il piano
La nave degli Asgard era ben armata, come anche la sonda, ma la prima cosa da fare era mettere fuori uso i motori della sonda: se scappavano sarebbe stato molto più difficile riuscire a rintracciarli di nuovo. Il piano prevedeva che mentre la Hammond teneva occupata la nave Asgard, la Destiny doveva dirigersi il più vicino possibile alla sonda ed attivare l’arma, mentre una squadra, teletrasportata a bordo della sonda, doveva occuparsi degli Asgard rimasti sulla sonda.
-Chi sarà la squadra ad andare a bordo?- chiese Woolsey.
-Andremo io, Telford, Scott e Greer-. Rispose Carter.
-Verrò anch’io-. Tutti si voltarono verso Helen, Telford non era d’accordo con questa affermazione. -Se qualcosa va storto, c’è bisogno di mettere in atto il piano C. E io sono l’unica che può farlo-
-Credo che ti ritenga troppo importante … -
-In realtà, colonnello Telford, lei È quella più adatta al compito-. Rispose Carter -Chi attiva l’autodistruzione deve restare sulla sonda-
-E qui io sono la più sacrificabile- aggiunse Helen.
Mckay guardò la figlia scioccato. -Non puoi sacrificarti!-
-Papà, sono l’unica che può farlo. Non ti preoccupare, ne ho passate di peggio. E poi c’è sempre una possibilità di uscirne viva-.‘DEVO uscirne viva, ho ancora un compito da portare a termine’, pensò tra sé.
Messo a punto la fase finale, si poteva cominciare.
Carter attivò il programma di ricerca della sonda: la sfera era a molte galassie di distanza, indietro rispetto la rotta della Destiny. Individuata la sonda, il dottor Rush attivò i supermotori della nave: delle scariche elettriche corsero lungo tutto lo scafo della nave, accumulandosi sulla sua punta, dopo di che una grossa palla di luce azzurra partì da essa fermandosi poi a diversi chilometri davanti alla prua della nave e cominciò a girare vorticosamente e ad ingrandirsi sempre più. Quella grossa palla si trasformò nell’ingresso di un grosso tunnel spaziale. La Destiny vi entrò dentro, la Hammond era ancorata alla Destiny.

Terra
La Odissey, dopo diverse ore, era riuscita ad individuare la nave occultata dell’Alleanza Lucian. Si trovava non molto lontano dal comando Stargate; il gruppo dell’alleanza si nascondeva in un vecchio edificio abbandonato non molto grande. Tutte le squadre SG erano pronte; con loro c’era anche l’agente Barret e una squadra di suoi uomini. Vi erano quattro entrate all’edificio ed ogni squadra piantonava un’entrata, la Odissey controllava la situazione dallo spazio: aveva riferito alle squadre a Terra che all’interno dell’edificio vi erano meno di una ventina di uomini. Il colonnello Mitchell coordinava tutte le squadre; posizionarono del C4 sulle serrature delle porte ed al segnale del colonnello tutte le squadre lo fecero detonare, e, fatta saltare la porta, entrarono in azione. I membri dell’alleanza Lucian, vicino all’entrate furono colti di sorpresa e fu quindi facile metterli presto fuori gioco, ma gli altri, che si trovavano nella zone centrale dell’edificio, accortisi degli intrusi, iniziarono a difendersi e a sparare, ma a quel punto le forze dell’Alleanza erano state dimezzate e le squadre SG erano in numero superiore per cui non ebbero molte difficolta a neutralizzarle. Uno di quelli che era nella zona centrale, adibita come stanza di controllo, cercò di eliminare tutto ciò che potesse essere di rilevante importanza, ma Vala gli sparò facendogli perdere i sensi, poi, uno di quello più vicino alla postazione dove vi erano diversi computer, notando il compare a terra si avvicinò al computer e cercò di cancellare i dati che vi erano all’interno, ma il dottor Jackson se ne accorse subito e colpì l’uomo con un’arma Zat , il quale cadde a terra prima di poter fare veramente qualcosa. Alla fine tutte le squadre riuscirono a rendere inerti gli uomini dell’alleanza. E, mentre l’agente Barret, insieme ai suoi uomini, era intento a scortare i membri sopravvissuti dell’alleanza al comando stargate, Teal’c e Mitchell si diressero a disabilitare la nave madre goa’uld, e Daniel e Vala rimasero ad esaminare i computer dell’alleanza. A quanto sembrava, avevano raccolto molti dati riguardo l’SGC e la Terra, e per loro fortuna ancora non avevano dato inizio agli attacchi terroristici di cui aveva parlato Helen, anche se avevano appena ricevuto l’ordine di iniziare il tutto. E inoltre sembrava davvero che avessero perso i contatti con la nave diretta ad Atlantide. Considerando il tutto, erano stati fortunati, almeno per il momento.

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Capitolo 12
*** Volume 2: Capitolo 5 ***


Capitolo 5


La Destiny uscì dal tunnel seguita a ruota dalla Hammond. Appena arrivati dall’altro lato, Rush si affrettò a verificare la posizione della sonda. Non era molto lontano da loro, ma i sensori avevano individuato anche qualcos’altro: scariche di energia tra la sonda e la nave Asgard. Ad una prima analisi potevano dire che erano arrivati tardi; gli Ishaki erano già stati risvegliati e avevano preso il controllo della sonda e ora stavano attaccando la nave degli Asgard, che però non avrebbe resistito a lungo.
Si avvicinarono al luogo dove si svolgeva la battaglia: lei due navi erano così occupate a spararsi a vicenda che non si accorsero delle due nuove navi apparse all’improvviso. Carter, che era sul ponte di comando della Destiny, si affrettò a dare degli ordini. -Hammond occupatevi della nave Asgard. Tenente James dia energia alle armi e colpisca i motori della sonda-. Un attimo dopo alcuni colpi partirono dalla Destiny e colpirono in pieno i motori della sonda; avevano guadagnato almeno un po’ di tempo. La sonda, al quel punto, accortisi degli intrusi, lasciò perdere la nave Asgard e si concentrò sulla Destiny. Fortunatamente gli scudi della nave Antica resistevano, almeno per il momento, ma bisognava agire in fretta. Mentre la Hammond, comandata da Woolsey, teneva occupati gli Asgard, la Destiny si avvicinava sempre di più alla sonda.
Helen e Rodney erano nella stanza dell’arma pronti ad attivarla non appena fossero stati abbastanza vicini. -Ancora pochi minuti e potremo attivare l’arma- li informò Helen. Arrivati alla distanza giusta, Helen digitò alcuni comandi sulla consolle di fronte a lei e Rodney fece lo stesso sulla sua consolle. Un istante dopo una luce abbagliante si irradiò dalla nave e si propagò in tutte le direzioni; quando la luce colpì la sonda, tutte le attività a bordo della sfera cessarono, i sensori indicavano che non vi era vita a bordo. Nel frattempo la Hammond era riuscita a distruggere la nave Asgard. Sembrava fatta, ma una comunicazione alla radio spense l’entusiasmo di Helen. -A bordo della sonda sto rilevando dei nuovi segni vitali, e sono in aumento-. Helen non credeva alle parole di Eli. ‘Cosa poteva essere andato storto’, Helen era veramente confusa. Si mise a camminare avanti e indietro nella stanza, analizzando ogni possibile dato nella sua mente e cercando la risposta, poi gli venne in mente qualcosa. -Forse l’arma ha colpito solo gli Ishaki svegli, quelli ancora nelle capsule si sono salvati. E ora, con il programma di risveglio automatico, si stanno risvegliando anche tutti gli altri-. L’ipotesi di Helen era corretta; nessuno aveva previsto il fatto che le capsule avrebbero potuto proteggere gli Ishaki ibernati.
-C’è sempre qualcosa che va storto- disse Rodney.
-Attivate di nuovo l’arma!- ordinò il colonnello Telford.
-Non è possibile, ci vuole tempo perché l’arma si ricarichi. E tra un po’ gli Ishaki finiranno di riparare i motori e scapperanno via- rispose Helen. A questo punto c’era una sola cosa da fare, il piano C. Helen andò di corsa sul ponte di comando – non era molto lontano dalla stanza dell’arma - e richiese al colonnello Carter le sue armi. -So che le ha portate-. Sam con riluttanza gliele porse. -Dovete teletrasportarmi sulla sonda, attiverò l’autodistruzione-
-Non puoi andare!- Rodney era appena arrivato e non voleva lasciare andare sua figlia.
-Papà non discutere. Il laboratorio con l’autodistruzione è al centro della sonda, ma è protetto, Hammond potete teletrasportarmi il più vicino possibile al nucleo?-

Un attimo dopo Helen si ritrovò sulla sonda, in un corridoio su i cui lati vi erano numerose capsule che una dopo l’altra si stavano aprendo e da esse stavano uscendo gli Ishaki. Lei iniziò a sparare a chiunque le si parasse davanti; sapeva che quelle armi non avrebbero ucciso gli Ishaki, ma almeno li avrebbe rallentati. Si mise a correre velocemente lungo il corridoio che conduceva al laboratorio sparando agli Ishaki e qualche volta combattendo corpo a corpo – aveva studiato diversi tipi di arti marziali, quindi riusciva a cavarsela abbastanza bene. Raggiunto finalmente il laboratorio, Helen vi si sigillò all’internò. -Destiny, Hammond, tenetevi pronti ad allontanarvi, sto per attivare l’autodistruzione e l’esplosione sarà devastante-. Finita la comunicazione via radio, Helen inserì il cristallo di controllo nel computer degli Antichi e premette il bottone di avvio. -Ti prego papà non deludermi!-

A distanza di sicurezza la Destiny e la Hammond videro la sonda esplodere; l’esplosione fu veramente devastante, sembrava di vedere una stella esplodere. Mckay era sul ponte di comando, era scioccato e triste allo stesso momento, Carter gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla in segno di conforto.
-Presto, una squadra medica nella sala dello stargate-. La voce della dottoressa Park irruppe dalla radio; corsero tutti nella sala stargate per vedere cosa era successo. Lì videro Carson e TJ chini su una persona priva di sensi: era Helen. A vederla, Rodney quasi urlava dalla gioia.

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Capitolo 13
*** Volume 2: Capitolo 6 ***


Capitolo 6


Erano passati due giorni dalla fine della missione ed Helen era ancora nell’infermeria della Destiny, priva di sensi; Rodney le era sempre accanto.
-Pensi si risveglierà- chiese Rodney a Carson.
-Le sue ustioni sono completamente guarite. Presto si risveglierà. Credo le faccia bene questo riposo-
-Già, era alquanto stressata. Credo abbia passato giorni pesanti-
-Cosa te lo fa pensare-
-Non lo so. Qualcosa nel suo sguardo. Immagino … che un padre le senta queste cose-
-Sei un buon padre … o … sarai un buon padre. Che tempi si devono usare in questi casi?-
-Non ne ho idea- rispose lo scienziato ed entrambi risero.
-Quando torneremo ad Atlantide?- chiese poi il dottore.
-Il programma è quasi installato. Ci manca poco. Appena Helen si sveglia potremmo partire-
-Presto, allora- e si allontanò da loro.
Poche ore dopo la ragazza cominciò a riprendersi. -Carson vieni! Si sta svegliando- gridò subito Rodney. Lentamente Helen si stava risvegliando, Carson la visitò immediatamente e constatò che stava bene, le fece alcune domande per vedere se era ancora tutto ok.
-Cos’è successo?-. Chiese Helen con un filo di voce.
-Dovresti dircelo tu. Eri sulla sonda per farla esplodere ed un attimo dopo eri qui- si affrettò a rispondere Rodney.
-Avevi gravi ustioni sul tutto il corpo, ma le tue naniti ti hanno aiutato a guarire- la informò Carson.
Era riuscita a sopravvivere, Helen era veramente contenta.
-Ma come hai fatto a sopravvivere?-
-Grazie a te papà- mentre diceva ciò tirò fuori dal collo della maglietta la sua collana. -Hai inserito nel mio ciondolo un piccolo dispositivo di teletrasporto. L’ho attivato un secondo dopo aver innescato l’autodistruzione-. Helen si guardò intorno, notando che si trovavano ancora sulla Destiny; volle sapere subito come era andata la missione.
-La sonda è esplosa, sei qui da due giorni-. Rodney le raccontò quello che era successo negli ultimi due giorni. La Destiny, dopo diverse ore dalla fine della missione, aveva attivato un programma di autopilota e aveva riattraversato il tunnel, la Hammond era rimasta indietro, ma fortunatamente, la posizione della sonda era più o meno a metà strada tra la galassia di Pegaso e la galassia dove attualmente si trova la Destiny, quindi hanno potuto facilmente fare ritorno ad Atlantide. Carter e Woolsey erano a bordo della Hammond, ed ora sono di nuovo nella città degli Antichi. Erano rimasti sulla Destiny solo Carson e Rodney, il quale doveva installare sulla nave il programma in grado di attivare l’indirizzo della Terra, o di Atlantide senza problemi. -Beh, visto che stai bene possiamo ritornare ad Atlantide. Tra due ore dovremmo essere pronti. Preparati!- le ordinò Rodney.
-Ok papà. Mentre tu finisci l’installazione, io ho bisogno di fare due passi-. Helen, non aveva certo bisogno di sgranchirsi le gambe, ma voleva sapere se Rush era riuscito a decomprimere quei dati che erano molto importanti per lei. Fece per alzarsi poi si voltò verso Carson e con gli occhi gli chiese il permesso di poter uscire.
-Va bene esci, ma non fare sforzi, devi ancora riprenderti-. Ma non aspettò neanche che Carson finisse di parlare che Helen scappò via dall’infermeria.
-Wow! Quanta fretta!- commentò Rodney.
-Io ho quasi finito qui in infermeria. Ti raggiungo dopo nella sala Stargate- si affrettò a dire Carson, mentre Rodney usciva dall’infermeria.

Helen era diretta al ponte di comando, camminava a passo svelto. Aveva chiamato Rush via radio e lui le aveva detto di raggiungerlo lì, al momento era solo in plancia.

Nicholas era seduto sulla poltrona di comando e stava analizzando dei dati: con la nave riparata, adesso avevano accesso a molti più sistemi e Rush non vedeva l’ora di scoprire quante più cose possibili. Un rumore di passi attirò la sua attenzione, si girò e vide che Helen era appena entrata e che si avvicinava lentamente a lui.
-Ti prego dimmi che sei riuscito a decomprimere quei files-. Helen sperava davvero tanto che Rush ci fosse riuscito.
-Si, ci sono riuscito-. Tirò fuori dalla tasca una pen drive e la porse alla ragazza; Helen allungò la mano per prenderla, ma all’ultimo momento Rush ritirò il suo braccio. -Ho dato uno sguardo veloce ai files mentre li decomprimevo, sei sicura di quello che vuoi fare? È molto rischioso, avrai bisogno di aiuto-. Rush sembrava davvero preoccupato per la sorte della ragazza.
-Non preoccuparti, ci ho pensato molto e devo farlo. So quello che faccio-
A quel punto Rush diede la pen drive ad Helen, la quale la afferrò al volo; la teneva in mano e la guardava e pensava. Poi ringrazio di cuore il dottore, ma prima di andarsene voleva chiedere una cosa a Nicholas. -Allora hai visto il video?-
Rush la guardò come se ciò che avesse detto non aveva senso. -Non so di che video stai parlando-
Helen aveva capito che Rush voleva tenere per se il segreto. -Beh, spero che certe cose nel futuro non cambino- e fissò gli occhi del dottore e gli sorrise e lui ricambiò e dal suo sguardo era palese che avesse capito cosa intendeva dire la ragazza.
-A proposito, tu non dovevi dirmi un segreto sulla Destiny?-
-Oh! Si certo! Dimenticavo-. Si avvicinò alla consolle vicino alla poltrona di comando e digitò alcuni comandi. Sullo schermo apparve una mappa della nave ed Helen evidenziò una sezione e con un dito indicò la zona che stava lampeggiando. -Questo è un laboratorio degli Antichi. Ci sono dei dati che ti potrebbero interessare-
-Che tipo di dati?-
-Scoprilo tu!-.La ragazza gli sorrise e fece per uscire, ma quando arrivò vicino alla porta tornò indietro ed abbracciò forte Rush. -Non cambiare Nicholas! E abbi fede!-
-Wow che scena assurda!-. In quell’istante Young era arrivato in plancia e aveva visto la scena. -Non immaginavo che qualcuno potesse tenere tanto al dottor Rush-
-Beh evidentemente lei non lo conosce così bene-
-Forse sei tu quella che non lo conosce bene-
-So quello che mi basta per fidarmi di lui-
-Comunque, tu dovresti andare in sala Stargate. È tutto pronto per la vostra partenza-
-Subito colonnello- rispose Helen, e si diresse verso la porta, ma prima di uscire abbracciò anche Young. -Buona fortuna signore. Ci si vede nel futuro!- ed andò via.

Rodney e Carson erano nella stanza Stargate pronti e la stavano aspettando.
-Finalmente!- disse Rodney non appena la vide -Dove eri finita?-
-Stavo salutando alcune persone- disse solamente.
-Sergente attivi lo Stargate, chiami Atlantide- ordinò Young che raggiunse la sala subito dopo la ragazza. Lo Stargate cominciò a roteare e , arrivato al nono simbolo, si attivò. Il tunnel era stabile e non vi era segno di sovraccarico; questo rincuorò non soltanto i tre che stavano per partire, ma tutti quelli presenti in sala - era una possibilità concreta di tornare a casa.



Pegasus Galaxy
Su Atlantide Woolsey era in attesa del ritorno di Mckay e Beckett. Sheppard lo aveva informato di quanto scoperto fino al quel momento ed erano intenzionati a sapere tutto il possibile di questa minaccia imminente e soprattutto volevano sapere perché Helen non li avesse informati.
Il portale di Atlantide si attivò, Chuck informò Woolsey che era il codice del dottor Mckay, quindi abbassò lo scudo e i tre lo attraversarono. Subito Sheppard scese dalla sala comando ed ammanettò la ragazza ed ordinò ad alcuni soldati di condurla in cella. Rodney non capiva cosa stesse succedendo.
In seguito ci fu una riunione e Woolsey spiegò la situazione a Rodney. Mckay non riusciva a credere a quelle parole. -È impossibile. Voglio parlare con lei!-. Woolsey acconsentì all’incontro e Rodney andò di corsa dalla figlia.

Helen era rannicchiata nella sua cella, non sapeva perché l’avessero rinchiusa; ‘Forse Rush ha detto loro qualcosa’, pensò tra sé. Non aveva tempo, aveva una missione importante da compiere. Immersa nei suoi pensieri, non si accorse che Rodney era arrivato. -Helen!-
La ragazza alzò lo sguardo e si sollevò in piedi di corsa. -Papà! Perché mi avete rinchiusa?-
Rodney era un po’ imbarazzato ma doveva sapere la verità. -Perché sei qua?-
-Ve l’ho detto! Per fermare gli Ishaki-
-Già! Gli Ishaki. Ma ci hai nascosto qualcosa-
Helen cominciava ad essere davvero preoccupata, ma aveva deciso che era meglio negare. -Non so di cosa stai parlando-
-Helen, non mentirmi!- Rodney cominciò ad alzare il tono della sua voce.
Helen sapeva bene che quando suo padre cominciava ad alterarsi era molto meglio cominciare a dire la verità. -La missione ufficiale è quella di fermare gli Ishaki, ma … -
-Ma tu hai anche altri obiettivi-
-Si papà. Il mio obiettivo principale è quello di fermare lui-
-Lui chi? Dillo!-
Era ora di dire la verità, tutta la verità, anche se poteva essere davvero spaventosa. Helen esitò un attimo, prese un profondo respiro e poi rispose -Quell’ibrido di Michael!-

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Capitolo 14
*** Volume 3: Capitolo 0/Capitolo 1 ***


Volume 3. Un nemico dal passato e dal futuro


Capitolo 0


In una galassia lontana dalla via Lattea e dalla Galassia di Pegaso, dopo la partenza improvvisa della Destiny, la nave terrestre Hammond era stata lasciata indietro, ma fortunatamente la loro posizione non era molta lontana dalla galassia di Pegaso e la nave fece ritorno alla città degli Antichi in metà del tempo.
Arrivati alla base nella Galassia di Pegaso, il signor Woolsey richiese immediatamente una riunione con il colonnello Sheppard, la sua squadra e il colonnello Carter: voleva essere immediatamente aggiornato riguardo le loro indagini.
-Cosa avete scoperto, signori-
-Credo che potremmo avere a che fare di nuovo con Michael- rispose John e lo informò di quanto gli aveva detto il capo dei Genii, Ladon Radim, e Teyla gli raccontò della storia che aveva saputo da Halling.
-Se è così che stanno le cose, dovremmo intervenire immediatamente- affermò Woolsey.
-Bene andiamo a prenderlo- disse immediatamente Ronon.
-E dove pensi di cercarlo? Non abbiamo indizi … -
-Ce li ha la ragazza. Chiediamoli a lei-
-Ma perché Mckay jr non ce ne ha parlato? Insomma ci ha informato di quegli altri alieni, perché non anche di questo?- chiese John.
-Viaggiare nel tempo è pericoloso. Cambiare il futuro è pericoloso- rispose Carter -Ci potrebbero essere conseguenza imprevedibili, forse aveva l’ordine di non intervenire … -
-Credo che abbia già deciso di non obbedire agli ordini ricevuti-. Carter fu interrotta bruscamente da Sheppard. -Insomma … a giudicare da quanto è scritto sul suo diario. Quel ‘Devo fermare quell’ibrido di Michael’ fa intendere che abbia già un piano in mente e quindi credo che abbia ciò che le serve per trovarlo e fermarlo-
-È probabile- rispose Carter.
-Dovremmo aspettare il suo ritorno-
-Dal rapporto ricevuto dalla Destiny, la ragazza è ancora priva di conoscenza, ma secondo il dottor Beckett non ci vorrà molto perché si riprenda. Intanto procediamo con le indagini. Colonnello Carter le chiedo di restare qui con la Hammond. Se davvero Michael è ancora in libertà potremmo aver bisogno della nave-
-Si signor Woolsey- rispose Carter.
Due giorni dopo ricevettero la comunicazione che Rodney, Carson e Helen stavano per rientrare ad Atlantide. Nella città Antica erano in attesa, Chuck l’informò che lo stargate si stava attivando e poco dopo confermò il codice del dottor Mckay. Appena i tre uscirono dall’orizzonte degli eventi, Sheppard si avvicinò alla ragazza e la ammanettò, poi ordinò al maggiore Lorne di portare la ragazza in prigione.

Helen era confusa. -Perché mi fate questo? Cosa vi ho fatto?- ma il maggiore non si degnò di risponderle. Si limitò a spingere la ragazza nella cella, poi la richiuse e se ne andò. Rinchiusa da sola nella cella, nella mente di Helen cominciarono a vorticare numerosi pensieri. Pensò che forse Rush l’aveva tradita o che l’avessero imprigionata perché non li aveva informati riguardo l’attacco imminente dell’Alleanza Lucian. Mille pensieri diversi la confondevano e la facevano sentire stanca. Decise di riposarsi un po’: si sedette per terra, avvicinò le gambe al petto e poggiò la testa sulle ginocchia e cominciò a pensare, a ricordare l’ultimo giorno nel suo tempo, prima che la missione avesse inizio.

 

Capitolo 1


In un tempo lontano, nel futuro, in un luogo non ben definito, era in corso una riunione tra diversi membri di diverse società aliene. Erano sette persone in tutto: il generale Carter, il dottor Mckay e sua figlia Helen, una donna vestita di bianco che sembrava emanare una strana luce, due uomini vestiti di nero e un uomo ben vestito, con giacca e cravatta. Stavano discutendo degli ultimi dettagli da definire prima della missione che avrebbe potuto salvare le vite di milioni di esseri viventi nell’universo.
-La distruzione di Atlantide ci spinge ad anticipare la missione. Tutto inizierà tra due giorni- li stava informando il generale Carter.
-Ma chi partirà? Il Tenente Evans è rimasto gravemente ferito!- chiese la donna vestita di bianco.
-Andrà Helen- rispose il dottor Mckay. I presenti si guardarono perplessi, tutti conoscevano la situazione della ragazza e di certo non era la più adatta ad una missione del genere.
-Non abbiamo scelta . Il dottor Bering e il maggiore Lattimer sono morti e né io né il dottor Mckay o il dottor Zelenka siamo adatti a questo viaggio-
-Per quale motivo?- chiese il signor Blake, l’uomo ben vestito, che era a capo dell’ AUP - un alleanza che si era creata tra i pianeti sopravvissuti alla razzia degli Ishaki.
-Perché signor Blake- rispose uno degli uomini vestiti di nero -non si può mandare indietro qualcuno che era già presente a quell’epoca-
-Non possono coesistere due versione della stessa persona per un lungo periodo, si annullerebbero a vicenda- concluse l’altro uomo in nero.
-Ma basterà … questo … per evitare il disastro?-
Il generale Carter stava per rispondere ma fu interrotta dall’unica persona nella stanza che ancora non aveva parlato.
-No! Non basterà- la giovane ragazza quasi gridò la frase.
-Helen, tesoro, ne abbiamo già parlato … -
-E voi non avete ascoltato! Non basterà fermare gli Ishaki! Dobbiamo fermare l’Alleanza Lucian e soprattutto Michael …-
-Helen! Signorina Mckay!!- gridò il generale cercando di richiamare all’ordine la ragazza. -Abbiamo preso una decisione e tu devi eseguire gli ordini-
-Si signora!- rispose solamente la ragazza.
Poi Carter tentò di spiegare la situazione al presidente . -Gli scienziati Chronosiani – e dicendo ciò indicò i due uomini vestiti di nero – ci hanno aiutato con i calcoli e, secondo questi, con l’eliminazione degli Ishaki la situazione migliorerà notevolmente-. Helen stava per aggiungere qualcosa, ma Carter la fulminò con lo sguardo e la ragazza rimase in silenzio. -Inoltre – continuò Carter – fare troppi cambiamenti nel continuum spazio temporale potrebbe causare conseguenze devastanti-
-Come facciamo a sapere che questo viaggio temporale non abbia conseguenze non previste. Insomma la storia Chronosiana insegna che è pericoloso cambiare il passato-
A rispondere alla domanda del signor Blake fu lo scienziato Chronosiano più anziano. -I nostri avi cambiarono molte cose e gli effetti del cambiamento temporali erano circoscritti ad un unico pianeta, ad una unica popolazione. Studi successivi hanno dimostrato che cambiamenti che riguardano un maggior numero di persone o di pianeti, come in questo caso, hanno effetti negativi minori-
-Ma è proprio necessario un genocidio? - chiese la donna vestita bianca -I loro creatori si sono rifiutati di ucciderli. E neanche noi prendemmo un tale decisione-
-Si , ma avete costruito una macchina in grado di distruggerli. Sapevate allora che era necessario farlo, ma non volevate prendervi la responsabilità, e così facendo avete messo in pericolo intere galassie. Siete solo dei codardi.- Helen sputò con rabbia queste parole rivolte alla rappresentante degli Antichi.
-Noi stiamo cercando di rimediare a quell’errore. Vi abbiano detto la posizione della nostra macchina del tempo-
-Ah. Gran bell’aiuto, non avete fatto praticamente null..-
-Adesso basta Helen!- gridò d’improvviso Carter -se non ti calmi ti caccerò fuori. Sono stata abbastanza chiara?-
-Si signora!- rispose la ragazza. E tornò a sedersi e cercò di stare calma.
Calmatisi le acque la riunione continuò. Dopo un’infinità di informazioni, il presidente Blake convenne che il piano escogitato da quegli scienziati era abbastanza buono e diede il suo consenso per l’inizio anticipato della missione.
-Domani mattina ci incontreremo con la nave di Todd e andremo al pianeta Praxyon-
-Todd il Wraith? Ma è una cosa saggia?- chiese il signor Blake.
-Gli ibridi di Michael utilizzano navi Wraith. La nave di Todd darà meno nell’occhio delle nostre, almeno per un po’. E anche lui vuole fermare questa minaccia, quindi ha deciso di aiutarci anche per il suo bene- gli rispose Rodney.
A riunione finita, uscirono tutti dalla sala ad eccezione di Carter e Mckay.
-Credi sia saggio mandare lei, vista la sua situazione?- chiese la bionda.
-Helen farà il suo dovere- rispose Rodney.
-Non dubito di ciò. Ma credo che possa tentare di cambiare qualcos’altro-
-Non dubito che lo farà. È testarda e fa sempre ciò che le passa per la testa-
-Tu sei suo padre, la conosci meglio di tutti. Credi che possa mettere in pericolo la missione?-
-Assolutamente no!- rispose lo scienziato -Farà ciò che le è stato ordinato e poi … - Non finì la frase ma Carter capì ugualmente ciò che voleva dire l’uomo.

Intanto, Helen, uscita dalla sala riunioni, andò di corsa dall’unica persona che la poteva aiutare a realizzare il suo piano. Percorse di corsa i vari corridoi e si fermò davanti ad una porta, bussò e attese che il proprietario dell’alloggio aprisse la porta. Pochi istanti dopo una donna aprì la porta.
-Ciao Helen! Cosa fai qui?-
-Ciao Amanda. Nicholas è qui. Ho bisogno di chiedergli un favore-
La donna la fece entrare e chiamò l’uomo che era nella stanza accanto.
-Cosa c’è tesoro?- chiese l’uomo entrando nella stanza e notando poi la presenza della ragazza. -Helen che fai qui? Non dovevi essere ad una riunione oggi?-
-È finita poco fa. Ho bisogno del tuo aiuto Nicholas. Devo portare con me dei dati ma il generale Carter non deve saperlo-. Helen gli spiegò per filo e per segno il suo piano e attese la risposta dell’uomo.
-È troppo pericoloso. Non ti aiuterò in questo piano folle-
-Ti prego Nick, aiutami. Tu sai cosa vuol dire perdere una persona amata-
Lo scienziato scozzese rimase in silenzioso per diversi minuti, poi decise e acconsentì ad aiutare la ragazza -Per estrarre i dati dalla tua testa dovrai utilizzare la sedia che era sulla Destiny e dovrai farti aiutare dall’altro me-
-Non sarà affatto facile convincerlo!- aggiunse Amanda; lei due donne sorrisero nel ricordare lo scorbutico scienziato che un tempo era Nick.
-Penso di poterlo convincere-
-Allora vediamoci tra poco nel mio laboratorio-
Uscita dall’alloggio di Rush, Helen si diresse al suo laboratorio a raccogliere i dati relativi alla sua seconda missione. Fortunatamente non c’era nessuno all’interno. Si diresse immediatamente al suo computer e scaricò su un cristallo tutte le informazioni che avevano raccolto fino a quel momento riguardanti Michael e i suoi esperimenti. Non si accorse però che due occhi chiari la stavano osservando di nascosto. Uscì dal suo laboratorio e si diresse a quello del dottor Rush che si trova diversi piani più sotto. Lungo la strada incrociò il Generale Carter. -Buonasera Generale!- la salutò e cercò di superarla in più fretta possibile ma Sam la fermò. -Dove stai andando?-
-Da nessuna parte. Sto solo facendo una passeggiata prima che inizi la missione. Per rilassarmi un po’-
-So come ti senti ma non puoi …-
-No, tu non lo sai Sam. Tu non hai perso tua figlia per mano di un mostro- sbottò d’improvviso Helen.
-Non sapevo mi consideravi un mostro-
-Non ti considero un mostro. Non sei tu la responsabile della sua morte, ma lui. Tu … tu hai … hai fatto la cosa giusta. Non ti odio per questo …-
-No! Tu odi lui e questo ti rende cieca …-
-Vedo le cose più chiaramente di quanto credi. Non sono stupida so cosa va fatto e cosa no. Ho fatto i miei calcoli-
-So che li hai fatti. Ti conosco e so che non sei una stupida. Solo …-
-Non farò stupidaggini. Te lo prometto. Non metterò a rischio la missione-
-Non è solo della missione che mi preoccupo-
-Lo so- e restò lì a fissarla per qualche attimo.
-Ora devo andare. Tuo padre mi sta aspettando. Dobbiamo finire di sistemare il materiale che dovrai portare con te in missione- Le due donne si allontanarono dirigendosi in due direzioni opposte.
Sam raggiunse subito il laboratorio di Helen, dove vi trovò Rodney.
-Lo hai fatto?- chiese .
-Si!- rispose soltanto l’uomo.

Intanto Helen, stava scendendo rapida le scalinate che portavano al laboratorio di Rush. Lo trovò già lì insieme ad Amanda.
-Sei sicura di quello fai?- le chiese Rush.
-Si ne sono sicura-. Helen si sedette su una poltrona, molto simile a quelle che si trovano dai dentisti, e Rush le attaccò degli elettrodi sulla fronte e li collegò ad un computer. Intanto Helen prese dalla tasca dei suoi pantaloni il cristallo con i dati e lo diede ad Amanda che lo passò immediatamente a Nicholas. Rush prese il cristallo e lo inserì in uno slot e iniziò a scaricare i dati sul pc per poterli comprimere prima di trasferirli nella mente della ragazza.
-Abbiamo fatto un video che ti potrà aiutare a convincere l’altro Rush ad aiutarti-
-Grazie- rispose l a ragazza.
-Spero basti- aggiunse la dottoressa.
-Sei pronta?- chiese all’improvviso Rush.
-Si sono pronta- rispose la ragazza; Rush digitò una serie di comandi sulla tastiera ed iniziò a caricare i dati nella mente di Helen.
 

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Capitolo 15
*** Volume 3: Capitolo 2 ***


Capitolo 2


La ragazza fu riscossa dai suoi pensieri quando suo padre la chiamò. Scattò in piedi all’istante. La rabbia del padre la spaventava e così gli disse la verità.
-Perché non ci hai informato?- chiese, ancora un po’ arrabbiato Rodney.
-Perché non volevo coinvolgervi. E poi pensavo di poterlo fermare da sola- gli rispose la figlia.
-Pensavi di poterlo fermare da sola? Non hai idea di quanto sia pericoloso quell’individuo!-
-So benissimo quanto è pericoloso. Lo so meglio di quanto credi-
-E perché non hai chiesto aiuto a noi? A Me? Sono tuo padre!-
-Cambiare il futuro è pericoloso. E io vi ho già avvertito di molte cose. Dovevo coinvolgervi il meno possibile per evitare disastri catastrofici. Ma ho fallito. Ma voi come avete scoperto di Michael. È ancora troppo presto perché voi sappiate di lui-
-Un appunto sul tuo diario-
-Il mio diario? Io non ho por…tato …. Ma certo- e alzò gli occhi al cielo immaginando cosa poteva essere successo davvero. -Tu hai preparato il mio zaino, devi avercelo messo tu. Sapevi che avrei tentato di fare qualcosa e hai fatto in modo che venissi scoperta-
-Credo che lui volesse che tu non corressi rischi inutili. Facendoti scoprire, sapeva benissimo che noi saremmo intervenuti e quindi tu non saresti stata in pericolo. Voleva proteggerti-
Delle lacrime cominciarono a scendere lungo le guance della ragazza -Tu vuoi sempre proteggermi-
Mckay senza esitazione aprì la cella ed abbracciò la ragazza. Poi la ragazza si allontanò da l padre -Convoca una riunione. Vi racconterò tutto-

Mezz’ora dopo, si erano adunati nella sala riunioni.
-Raccontaci tutta la storia- disse Woolsey.
-Ma questa volta non omettere niente-
-Certo colonnello Sheppard- gli rispose la ragazza. -A mettere a repentaglio il futuro non erano soltanto gli Ishaki, ma anche altri fattori, tra cui Michael-
-È questa la cosa che non riusciamo a capire, noi sappiamo che è morto, Teyla lo ha … -
-È riuscito a sopravvivere alla caduta dalla torre, non sappiamo bene come. Era debole e ferito. Rimase nascosto per molto tempo nella città e scappò approfittando di un momento di confusione nella città.
E ritornò a lavoro, cercare di perfezionare i suoi amati ibridi. All’iniziò restò nascosto, cercò di mantenere un basso profilo. Ma spuntò fuori più forte di prima. Ma prima che potessimo fare qualcosa per fermarlo spuntarono fuori gli Ishaki e noi perdemmo le sue tracce. Pensammo che fosse stato eliminato da loro- Helen si fermò per prendere fiato e bere un bicchiere d’acqua. E continuò il racconto. -Ma non fu così. Dopo diversi anni dalla sconfitta degli Ishaki, lui risbucò fuori. I suoi ibridi erano diventato pressoché imbattibili: aveva utilizzato le ricerche genetiche degli Ishaki per potenziarli. Potete immaginare quindi quanto potenti erano diventati. Sfortunatamente però i popoli delle galassia non si erano ancora ripresi del tutto dalla razzia degli Ishaki, inoltre negli anni successivi alla grande guerra ci furono numerose battaglie tra i diversi popoli. La situazione non era delle migliori e Michael e ha avuto campo facile-. La ragazza si fermò, respirò profondamente cercando di ricacciare all’indietro le lacrime che minacciavano di uscire.
-Ma perché avete organizzato questa missione per fermare gli Ishaki e non Michael?- chiese Rodney.
-Il generale Carter, in accordo con gli scienziati Chronosiani, erano del parere che se non avessimo dovuto combattere contro di loro, saremmo stati abbastanza in forze per poterlo affrontare e fermare-
-Ma tu non eri d’accordo!-
-Le probabilità erano buone, ma anche io feci degli altri calcoli con l’aiuto di un Chronosiano. Ai loro calcoli aggiunsi alcune variabili a cui gli altri non avevano pensato o che ritenevano trascurabili. Il risultato di questi calcoli fu decisamente meno positivo di quello proposto dagli altri: secondo questi nuovi calcoli le probabilità di fermare Michael diminuivano di parecchio. Li feci analizzare al Generale Carter, a papà e agli altri ma ritenevano che le mie ipotesi iniziali erano fallaci o comunque molto meno probabili delle loro, e che quindi era più probabile la loro previsione della mia e lasciarono perdere-
-Ma tu no-
-No signor Woolsey. Meno probabile non vuol dire impossibile. E io dovevo evitare che lui diventasse forte e mettesse in atto i suoi piani-
-Quali erano i suoi piani?-chiese Teyla.
-A parte trasformare tutti in ibridi e conquistare l’universo? Direi uccidere chi gli metteva i bastoni tra le ruote. Ma più che dei suoi piani bisogna preoccuparsi dei suoi metodi-
-Che intendi dire?- Chiese Ronon.
-Quando perfezionò la tecnica di creazione degli ibridi, decise di … allargare il suo esercito e …-
-E immagino che abbia rapito e trasformato molte persone- continuò Teyla.
-Si. Ma non prendeva adulti, ma bambini-
-Bambini?- ripeterono all’unisono Woolsey e Rodney.
-Si bambini. Erano più facili da manipolare geneticamente, con loro il processo era più efficace-
-Michael ha creato un esercito di bambini?- Chiese Ronon.
-Non restavano bambini a lungo- cominciò a spiegare Helen -Una volta terminato il procedimento di ibridazione li metteva in delle camere di maturazione e diventavano adulti in pochissimo tempo-
I presenti inorridirono nel sentire questa storia; di certo non immaginavano che Michael potesse diventare più mostro di quanto non lo fosse già.
-Allora? Come avevi intenzione di fermarlo?-
-Non ho ancora un piano ben preciso, non ho avuto il tempo di …-
-Tu volevi buttarti allo sbaraglio in una battaglia pericolosa senza avere neanche un piano!!- la interruppe Rodney.
-Non è più o meno quello che facciamo tutti i giorni noi!- aggiunse John.
-Ma di certo noi siamo più preparati di una ragazzina- aggiunse Carter.
-Se mi date il tempo di finire la frase potrei spiegarvi cosa avevo intenzione di fare- gridò d’improvviso Helen zittendo gli altri e richiamando l’attenzione su di se. -Bene! Stavo dicendo, prima di partire non ho avuto il tempo di analizzare i dati riguardanti Michael che ho portato con me …-
-Sui computer che avevi con te non c’era niente riguardo a Michael- la interruppe di nuovo Sam.
-Se la smetteste di interrompere- disse con un tono di stizza nelle sua voce. -Nei computer non c’era niente perché a preparare il materiale siete stati tu e il papà, general … ehm colonnello, e voi non volevate che cambiassi questa cosa-
-Ma neanche nel tuo diario c’era niente- disse Carter.
-A quanto pare non è stata lei a mettere il diario nello zaino ma l’alt… - Rodney si interruppe vedendo lo sguardo assassino della figlia -Ehm … prego continua pure-
-Grazie papà! Ho portato le informazione nascoste nella mia mente, caricate nel mio cervello con una macchina simile alla sedia che vi è sulla Destiny, ed ho usato quella sedia per estrarle mentre ero a bordo della nave- e mentre diceva ciò estrasse dalla tasca la pen drive e la lanciò a Rodney. -Qui ci sono tutti i dati che sono riuscita a recuperare prima di partire. Spero ci aiutino a scovarlo-

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Capitolo 16
*** Volume 3: Capitolo 3 ***


Capitolo 3


Dopo la riunione si misero subito all’opera: Woolsey contattò il Comando Stargate; Sheppard, Ronon e Teyla erano andati in missione extra-planetaria per ulteriori indagini sul campo; Carter, Helen e Rodney andarono nel laboratorio di quest’ultimo ad analizzare i dati riportati dalla ragazza.

La squadra di Sheppard era stata inviata sul pianeta del racconto di Teyla per vedere se trovavano indizi utili, magari un laboratorio segreto come quelli trovati precedentemente su altri pianeti, nella speranza di trovarvi i dati delle sue ricerche o la sua attuale base operativa. Perlustrarono ogni centimetro di quel bosco, ma non vi trovarono niente, nessuna traccia della donna scomparsa o di chiunque l’avesse rapita.
Inoltre chiesero informazioni agli abitanti di quel villaggio e di quelli lì intorno per poter ottenere ulteriori indizi, ma nessuno di loro disse più di quanto già sapessero.

Intanto su Atlantide, nel laboratorio di Mckay, padre e figlia stavano litigando.
- … Papà sono molto più capace di quanto credi-
-Non ho dubbi a riguardo, visto che nel tuo sangue scorre il mio DNA, ma come pensavi di poter fermare da sola un essere pericoloso come Michael?-
-Ne ho vissute tante, sono cresciuta in periodo di guerra, me la sarei cavata-
-Signorina io non credo … -
-La volete smettere voi due?!- A gridare fu il colonnello Carter che, da quando erano arrivati al laboratorio, stava osservando i due litigare.-Litigherete più tardi. Abbiamo cose più importanti da fare!-
-Scusa Sam!- dissero i due Mckay all’unisono.
-Dammi quella chiavetta!- ordinò Carter a Rodney, il quale prese la pen drive dalla tasca a la porse alla donna che la collegò immediatamente al computer. Il computer, rilevando la penna, subito aprì automaticamente il file: lì vi erano le icone di una decina di cartelle diverse, ‘Ricerche sugli ibridi’, ‘Localizzazione Laboratori’, ‘Test sui soggetti’ e altro ancora. Sam cliccò sulla cartella che indicava ‘Localizzazione Laboratori’ e subito la schermata del computer divenne blu e una serie di comandi in codice macchina apparvero sulla schermo che poi divenne nero e successivamente partì un video: il protagonista di questo video era Rodney, un Rodney più vecchio, il Rodney del futuro. -Papà!- disse quasi bisbigliando Helen nel vedere il volto del padre.
-Ciao Helen. Se stai guardando questo video vuol dire che hai cercato di aprire i files relativi a Michael. So che lo vuoi fermare, soprattutto dopo quello che è successo a Clara, ma sai che è troppo pericoloso. Ma so anche che una volta partita non potrò più fermarti o proteggerti, ma a questo ci penserà il mio stesso più giovane- a queste parole Helen si voltò a guardare il Mckay che aveva affianco poi riprese a guardare il video. -Ma se vuoi davvero affrontarlo dovrai fare tutto da sola, ricominciare da capo. È l’unico modo che io e Sam abbiamo trovato per evitare disastri nel continuum temporale. Nel momento in cui questo video partirà tutti i dati che hai ‘rubato’ saranno cancellati. Sei una ragazza intelligente riuscirai a risolvere questo problema, ma non sarai sola. Sicuramente l’altro me stesso e il resto della spedizione di Atlantide ti aiuteranno. Ti chiedo solo una cosa: sta attenta tesoro mio. Ti voglio bene. Sempre!- 
Alla fine del video, il viso di Helen era rigato dalle lacrime, il braccio di Carter intorno alle sue spalle nel tentativo di consolarla. -A quanto pare avevano previsto ciò che avresti fatto- disse Carter.
-Già- rispose Helen -Papà mi conosce troppo bene, ed anche Sam-
-Quindi ora siamo punto e a capo- puntualizzò Carter.
-Lo so! Forse riesco a ricordare qualcosa. Datemi del tempo-
-Chi è Clara?- chiese Rodney all’improvviso interrompendo il flusso di pensieri nella mente di Helen.
-C-come?-
-L’altro me ha detto ‘soprattutto dopo quello che è successo a Clara’. Chi è? Una tua amica?-
-No … No lei è … era … - Helen non riusciva a finire di pronunciare la frase.
-Era sua figlia!- finì Carter. Entrambi la guardarono -L’ho letto nel tuo diario-
Lo sguardo di Mckay si spostava da Sam a Helen -Hai una figlia?-
-Avevo una figlia. Quel mostro l’ha presa e … e … e vi ho detto cosa faceva lui ai bambini- La ragazza cercava con tutte le forze di ricacciare all’indietro le lacrime. Cercò di cambiare immediatamente argomento. -Vediamo se riesco a ricordare qualcosa che ci possa aiutare a localizzarlo- Camminava avanti e indietro nel laboratorio poi, ad un tratto si ricordò di qualcosa. -L’Alleanza Lucian!-
-Cosa c’entra l’Alleanza con Michael?- chiese Carter.
-Ehm … Quando ero sulla Destiny il generale Landry mi ha convocato, voleva sapere dell’attacco imminente alla città… -
-Si Sheppard me ne ha parlato- la interruppe Rodney -ma hai detto che la nave è … andata per ..perduta. Stai dicendo che quella nave …-
- … È stata intercettata da Michael- continuò Carter.
-Precisamente. E se troviamo la nave troviamo Michael-
-E come possiamo farlo. Neanche l’alleanza sa dove si trova-
-Non è del tutto vero. C’è un modo per rintracciarla, bisognerà ‘chiedere aiuto ad un vecchio amico’-
-Chi?- chiesero Sam e Rodney .
-Ba’al-
 

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Capitolo 17
*** Volume 3: Capitolo 4 ***


Capitolo 4


Nella sala Stargate di Atlantide lo stargate si attivò. La squadra del colonnello Sheppard stava rientrando. Woolsey scese la scalinata ed andò loro incontro.
-Scoperto qualcosa colonnello?-
-Niente signore. Questa volta Michael sta nascondendo bene le sue tracce-
-Novità da Mckay?-
-Non ancora-
-Li vado a controllare io-


-Ba’al?- gridarono Sam e Rodney.
-Ma abbiamo eliminato tutti i cloni- disse Sam.
-Non dirmi che anche lui è tornato in vita?- aggiunse Rodney.
-No papà, fortunatamente no!- Entrambi tirarono un sospiro di sollievo -Lui no, ma la sua tecnologia si-
Carter e Mckay non riuscivano a capire cosa volesse dire, poi Carter realizzò -I segnalatori subsapziali. Quelli che usava per rintracciare i suoi cloni!-
-Esattamente quelli, colonnello- Sam la guardò stupita.
-I membri dell’alleanza l’hanno scoperta. Il capo attuale ha impiantato un segnalatore ad ogni suo ‘primo ufficiale’ ed uno di loro era a bordo di quella nave-
-Fantastico!- gridò Rodney -Basterà settare i sensori a lungo raggio della città sulla frequenza e il gioco è fatto-
-Non è così semplice papà-
-Perché? Tu sai qual è la frequenza?-
-Ehm … No!- a questa affermazione subito il viso di Rodney divenne più cupo. -Ma possiamo trovarla!-
-E come?- chiese Carter.
-Grazie alla migliore squadra dell’SGC-
-Scoperto qualcosa qui?- ad interrompere i loro discorsi fu Sheppard che in quell’istante era giunto al laboratorio di Mckay.
Sam e Rodney impiegarono quasi mezz’ora per spiegare la situazione a John. -Volete dire che siamo punto e a capo. E come faremo se l’SG-1 non riuscirà a trovare la frequenza?-
-Un modo lo troveremo. Intanto chiederò a Zelenka di ricalibrare i sensori a lungo raggio per veder se si trova qualcosa di anomalo- disse Rodney.
-Tu vieni dal futuro. Devi sapere per forza qualcosa-
-No, io non so niente. Vengo dal futuro ma non conosco mica ogni cosa. Questi avvenimenti sono accaduti prima della mia nascita e non ricordo mica tutto ciò che è avvenuto in passato- dicendo ciò, Helen si alzò e scappò vi a dalla stanza. John fece per seguirla, voleva assolutamente delle risposte, ma Rodney lo fermò -Aspetta John!! È un po’ scossa adesso. Lasciala un po’ da sola-
Helen corse via dal laboratorio del padre intenta a raggiungere il suo ‘posto segreto’ ad Atlantide, sorpassò, e quasi investì, Jennifer. La dottoressa vedendo la ragazza scappare via con un’espressione sconvolta sul viso andò da Rodney a chiedergli cosa fosse successo e l’uomo le raccontò sommariamente la storia. A sentir la triste storia della figlia, decise, allora, di seguirla.
La cercò a lungo in città e alla fine la trovò seduta su una banchina di uno dei moli della città: aveva le gambe strette al petto, lo sguardo perso nei suoi pensieri e il volto rigato dalle lacrime. -Ciao!!- Helen si spaventò nel sentire all’improvviso la sua voce e si voltò immediatamente verso la donna. -Mamma?! Che ci fai qui?-
-Ti ho visto sconvolta e volevo vedere se stavi bene-
-Sto bene!!-
-Davvero? Rodney mi ha raccontato un po’ di cose. Se vuoi parlarne con me. Dopotutto sono tua … madre- a Jennifer faceva ancora strano la cosa, ma come Rodney, si stava abituando alla nuova strana situazione.
-Cosa ti ha detto di preciso?-
-Beh … direi un po’ tutto. Mi ha detto perché sei così ossessionata da Michael, di Clara … mi ha detto che avevi un fratello gemello e che … è morto, come lo sono anche io-
-Ti ha detto proprio tutto, eh!!-
-Si …-
-Si, ho passato dei brutti momenti, ma adesso sto bene-
-Sicura? Dall’espressione che avevi sul viso mentre scappavi nei corridoi direi che non stai molto bene-
-No. Non sto bene, ma non c’è niente che tu possa fare-
-Posso ascoltare. Parlare fa bene!!-
-Sai, la cosa che più mi è mancata dopo la tua morte, era la possibilità di parlare con te, di qualunque problema, di qualunque stupidaggine. Certo c’erano zia Jeannie e Sam, ma non era la stessa cosa-
-Come è successo?-
Helen guardò il viso di sua madre indecisa se rispondere o meno poi pensò ‘Accidenti, ho cambiato già tante cose, non farò altri danni se gli dico la verità’. -Dopo che vincemmo la guerra contro gli Ishaki, ci furono diverse guerre tra i vari popoli sopravvissuti. Noi Terrestri allestimmo diverse basi- ospedali per accogliere numerosi rifugiati, compresi i sopravvissuti della Terra. Tu ti occupavi dei pazienti e John, il mio gemello, era venuto con te per aiutarti. Un giorno il pianeta fu attaccato da una delle fazioni nemiche; cercaste di evacuare il campo, ma non avevate sufficiente supporto militare, il colonnello Telford preferì salvare prima se stesso e pochi scelti che gli altri rifugiati. Ma tu non li avresti mai abbandonati, e così anche John, era identico a te. L’edifico in cui vi trovavate fu raso al suolo da un bombardamento e foste seppelliti vivi insieme a numerosi altri pazienti dell’ospedale-
-Sono morta facendo la cosa giusta, quello che cerco di fare sempre-
-Quando io e papà lo abbiamo saputo è stato orribile. Lui non si è mai ripreso completamente. Io … mi sono persa-
-Che intendi dire?-
-Cominciai a fare cose pericolose, a frequentare persone poco raccomandabili. È così che conobbi Mitch, il padre di Clara. Vedendo la strada che stavo prendendo, papà mi spedì sulla Destiny, al sicuro dalla guerra e soprattutto lontano da Mitch. E solo a quel punto scoprii di essere incinta, lo disse a lui ma non ne volle sapere niente, anzi si era già trovata un’altra. Quello è stato un altro momento in cui ti avrei voluto vicina- Jennifer si rattristò, seduta accanto alla figlia, le mise un braccio intorno alle spalle e la strinse forte a sé.


Intanto Rodney e Sheppard avevano informato Woolsey della situazione il quale provvide subito ad informare l’SGC e a richiedere l’aiuto dell’SG-1 per questa missione.
Dopo la riunione, Rodney ritornò nel suo laboratorio dove vi trovò Sam che stava cercando di recuperare i dati sul computer, ma con scarsi successi. Rodney si sedette alla sua scrivania e prese tra le mani il diario di Helen.
-Tu non dovresti leggerlo, ti riguarda molto da vicino-
-Lo so! Ma voglio conoscere meglio mia figlia- Premette un tasto al lato del congegno e lo accese. Vide che come sfondo vi era una foto: una foto che raffigurava Helen, Rodney con qualche capello grigio ed una bambina di non più di tre anni che assomigliava molto alla ragazza. ‘Questa deve essere Clara’, pensò Rodney. Sfoglio l’album di fotografie. Vi erano moltissime foto: alcune riprendevano la famiglia, altre gli altri membri del programma stargate, ma con molti capelli in meno, e altre invece quelli che dovevano essere amici della ragazza. Insieme alle foto vi erano anche numerosi video; l’ultimo citava ‘Il mio 20° compleanno’. Senza pensarci troppo Mckay avvio il video.
Una giovane ragazza dai capelli castani e gli occhi chiari era seduta su una sedia vicino ad un tavolo e teneva in braccio una bambina con altrettanti capelli castani e occhi chiari che stava giocando con una bambina bionda un po’ più grande di lei. Un uomo stava riprendendo la scena con una telecamera.
-Ecco qui Helen! C’è la torta che ha preparato Sam!- mentre diceva ciò una donna con i capelli biondi, con qualche ciocca bianca qua e là, stava entrando nella stanza con un torta al cioccolato in mano. Tutti e due, più le bambine, si misero a cantare ‘Happy Birthday’. La donna posò la torta su un tavolo.
-Mamma esprimi un desiderio!- disse la più piccola delle bambine alla ragazza che la teneva in braccio. La ragazza chiuse gli occhi e poco dopo li riaprì e soffiò sulle candeline spegnendole tutte e venti.
-Voglio la torta mamma! Una fetta grande grande!-
-Aspetta ancora un po’ tesoro. La mamma deve prima aprire i regali-
-Uffa nonno!-
-Non fare i capricci Clara- la rimproverò la madre. -Ci metterò poco te lo prometto e poi potrai mangiare una grande fetta di torta-. La bambina sorrise e corse a prendere uno dei regali.
-Apri prima questo del nonno-
-OK!-. La ragazza aprì la piccola scatoletta rivelando il contenuto: era un piccolo ciondolo legato ad una catenina; sul ciondolo erano incise tre lettere 'H.M.M.’. -Grazie papà!- disse la ragazza ed abbracciò immediatamente il padre, che, nel frattempo aveva passato la telecamera alla donna accanto che continuò a riprendere la scena. Rodeny prese il pendaglio dalle mani della figlia e glielo appuntò dietro al collo. -Non è un semplice ciondolo. All’interno vi è il dispositivo di teletrasporto che abbiamo ideato io e Sam. Sai come funzione vero?-
-Certo! Lo tocco e penso al luogo in cui voglio andare e mi materializzerò lì. Grazie ancora papà! E grazie anche te Sam-
-Adesso il mio regalo- gridò la piccola Clara e prese un foglio da un tavolinetto lì vicino. -Questo è per te mamma-. La bambina porse alla ragazza il foglio che si rivelò essere un disegno fatto dalla bambina stessa che raffigurava una donna che doveva rappresentare la madre.
-Oh! Ma che bello! Grazie tesoro!-
-Ora possiamo mangiare la torta?-
-Non ancora. Helen deve ancora aprire il regalo di Sam. È l’ultimo e poi potrai avere la torta!-
-Janet vai a prendere il regalo- disse Sam alla bambina più grande.
-Subito mamma!- rispose la piccola e andò al tavolinetto, da cui la più piccola aveva preso il disegno, ed afferrò il piccolo pacchetto e corse subito dalla festeggiata. -Lo ha scelto la mamma- disse la piccola e consegnò il regalo alla ragazza. Helen prese l’altro pacchetto e si apprestò ad aprirlo, ma un forte boato proveniente dall’esterno attirò l’attenzione dei presenti. -Cos’era quel rumore- gridò l’uomo. -Mamma cos’è ho paura- disse la più piccola. -Non preoccuparti tesoro. Non ti accadrà nulla, sei al sicuro qui- Sentirono di nuovo un forte boato, il rumore di un esplosione.

Al quel punto il video si interruppe.
Alla fine della visione Sam aveva gli occhi lucidi e una tempesta di sentimenti diversi stava attraversando il cuore di Rodney.

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Capitolo 18
*** Volume 3: Capitolo 5 ***


Capitolo 5


Nella via Lattea, sul pianeta Terra, nell’SGC, dopo la comunicazione con Atlantide, il generale Landry aveva convocato l’SG-1per discutere del piano per potersi infiltrare nell’Alleanza Lucian e scoprire la frequenza del segnalatore subspaziale.
-Perché non lo chiediamo ai nostri prigionieri?- aveva suggerito Mitchell.
-Sono dei pesci piccoli, non sanno niente di ciò- rispose il generale.
-Allora come facciamo a scoprire questa frequenza. Di certo quelli dell’Alleanza non ce la diranno di loro spontanea volontà-
-A tal proposito, ci aiuterà lei Vala-
-Io? Impossibile. Non sono ben voluta da quando Daniel li ha fregati-
-Stavi cercando di vendergli una nave non tua-
-Potevo farci molti soldi-
-Signori, Basta- gridò il generale -L’Sg-12 di ritorno da P5X-626 ha portato informazioni interessanti. Un uomo sta cercando di mettersi in affari con l’alleanza e a quanto pare tra due giorni incontrerà uno dei sottoufficiali del capo dell’Alleanza. Un uomo che lei, Vala, conosce benissimo e su cui ha un certo ascendente-
-Non me lo dica-
-Si-
-Jasec, mio padre-
-Esattamente lui, signorina Mal Doran-
-A quanto pare Vala dovrai partecipare ad una riunione di famiglia-



Pegasus Galaxy
Su Atlantide, la vita procedeva normalmente: le squadre andavano come sempre in missione ma tenevano sempre occhi e orecchie aperte per trovare nuovi indizi che li potessero portare da Michael.
Helen era sempre più nervosa, non riusciva a sopportare l’attesa, restare impotente senza poter far niente. Per cercare di calmarla Teyla le aveva proposto un allenamento in palestra.
La ragazza se la cavava abbastanza bene, riusciva a schivare molti dei colpi di Teyla e nello stesso tempo riusciva a mettere in difficoltà la donna.
-Sembra che tu abbia imparato il combattimento Banthos-
-Beh, si … me lo ha insegnato … Torren-
-Torren? Lui … Lui sta bene?-
-Stava bene al momento della mia partenza- le rispose la ragazza.
In quel istante Carter entrò in palestra. -Salve. Chiedo scusa, vorrei parlare un attimo con Helen-
-Qui abbiamo finito- disse subito Teyla. La ragazza salutò Teyla alla maniera Athosiana ed uscì dalla palestra.
-Cosa vuole chiedermi colonnello?-
-Andiamo in mensa, ne parleremo lì-
Arrivarono in mensa, presero entrambe una cioccolata calda e si sedettero ad un tavolo.
-Cosa ti turba Sam?-
-Come sai, io ho letto il tuo diario, non completamente, ovviamente-
-Ovviamente-
-E vorrei chiederti una cosa-
-Sai che non posso dirti molto, ho già rivelato abbastanza-
-Lo so! Lo so! Ma questa è una di quelle cose che tu speri di cambiare-
-Chiedi e poi deciderò cosa posso dirti-
-È un po’ difficile, si tratta di tua figlia-
Helen posò la tazza sul tavolo e fisso Carter negli occhi per qualche istante, cercando di non sprofondare di nuovo nella tristezza. -Va avanti prima che cambi idea-
-Si tratta di questo appunto- e le pose davanti il suo diario digitale e lo sfogliò fino a raggiungere la parte che le interessava e lesse ad alta voce ciò che vi era scritto. -Ha trasformato Clara in un ibrido. È cresciuta; è perfino più grande di me. Quando me la sono ritrovata davanti quasi non la riconoscevo. Di sicuro lei non riconosceva me, ha eliminato in lei tutto ciò che c’era di umano. Ha cercato di uccidermi, ma Sam mi ha salvata. Le ha sparato, l’ha uccisa, la mia bambina. So che ha fatto ciò che reputava giusto in quel momento, ma non so se riuscirò mai a perdonarla per questo.- E qui Carter smise di leggere. -Ho ucciso io tua figlia?-
-No, tu hai ucciso un esperimento, mia figlia l’ha uccisa quel mostro. Non sono più arrabbiata con te, beh forse un po’ si, ma so che tu hai agito per il meglio. Dopo la morte della mamma, tu sei stata come una seconda madre per me , e non riesco ad essere troppo arrabbiata con te per molto tempo. Dopo quel giorno te ne ho dette di tutti i colori, e tu non dicevi nulla, ma ho cominciato a perdonarti; io mi sfogavo con te perché … eri lì. Ma poi papà mi ha fatto capire che non potevo darti la colpa per quello che era successo. Eravamo tutte e due vittime delle circostanze. Così ho cominciato a riversare la mia rabbia e il mio odio verso quel mostro-
-Non ti fa bene tutta questa rabbia. E poi con tutto l’odio che ti porti dentro rischi di vedere la realtà in modo sbagliato. L’odio rende ciechi-
A sentir l’ultima frase Helen rise -Sai, mi hai già detto questa cosa-
-Ma a quanto pare non mi sei stata a sentire-
-No. Non proprio. Dopo aver perso tutte le persone a cui voglio bene, l’odio è l’unica cosa che mi rimane-
-Devi cercare di andare oltre o diventerai come il mostro che cerchi di combattere-
La ragazza sorrise -Sei sempre stata così saggia e io così …-
-Testarda- continuò Carter.
-Si in effetti, ma ho sempre cercato di seguire al meglio i tuoi consigli-. Poi si fermò, stringendo la tazza tra le mani e prese un profondo respiro. -Ho bisogno di chiederti un favore!-
-Quale?- chiese Sam con curiosità.
-Se, per qualche motivo, la storia dovesse ripetersi, promettimi che se io fallissi tenterai di salvare mia figlia-
-Pensi che non riuscirai a cambiare il futuro?-
-Il mio amico Chronosiano mi diceva sempre che ‘il tempo si ripara da solo’. Certi eventi accadono ugualmente anche se cambi il passato. Magari per cause diverse, in modi diversi ma l’effetto finale è lo stesso. Perciò per favore se dovesse ripetersi … Salva la mia bambina-
-Te lo prometto!- le rispose Sam e prese tra le sue mani le mani tremanti di Helen.
-Grazie!-
-Come va ragazze?- chiese il colonnello Sheppard che era appena giunto al tavolo dove erano sedute le due donne.
-Bene John. Facevamo solo due chiacchiere tra donne davanti una buona tazza di cioccolata-
Intanto al tavolo giunsero anche Rodney e Jennifer.
-Che fate?- chiese la dottoressa sedendosi al fianco della figlia.
-Cerco di rilassarmi un po’, ma mi riesce un po’ difficile-
-Potremmo fare qualcosa insieme- propose Jennifer.
-Una corsetta?-
-Ok, va bene-
-Vieni anche tu papà?-
-Ehm, meglio di no. Ho … molte cose da fare-
-Ceeeerto- disse la ragazza guardando il padre con un sorriso. -Sai papà dovresti fare un po’ più di ginnastica-
Detto ciò le due donne si alzarono, salutarono i presenti ed andarono via.
-Ci sono notizie dall’SGC?- chiese Carter, quando le due donne scomparvero alla loro vista.
-Ancora niente- rispose John.
-E niente neanche dalle squadre SG in missione- aggiunse Rodney.

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Capitolo 19
*** Volume 3: Capitolo 6 ***


Capitolo 6


All’SGC stavano ultimando gli ultimi preparativi della missione dell’Sg-1.
Il dottor Lee stava spiegando alla squadra come funzionava l’aggeggio che aveva in mano. -Quando si presenterà l’uomo dell’Alleanza dovete girare, no aspettate, dovete prima premere questo bottone verde e poi dovete girare questa levetta lentamente fino a trovare la frequenza del dispositivo. Quando l’ha trovato questa lucetta qui diventa gialla. Ma dovrete essere molto vicino a lui-
-Capito. Daniel prendi tu quell’affare- ordinò Mitchell.
Discussero di altri dettagli relativi alla missione poi il generale disse -Bene SG-1. Tra due ore partirete-

Due ore dopo, l’Sg-1 era nel villaggio indicato dall’sg-12. Daniel chiese informazioni ad un negoziante di vasellame se conoscesse un uomo di nome Jasec e dove potessero trovarlo: il padre di Vala, infatti, era il primo obiettivo della missione. Trovatolo, si diresse a quello che, fu indicato loro, essere il suo negozio
Daniel e Vala varcarono l’entrata principale del negozio di Jasec: era pieno di cianfrusaglie. Appena sentì la porta aprirsi, Jasec sbucò fuori da una porticina che dava sul retrobottega. Appena l’uomo vide la figlia si paralizzò.
-Vala, cosa fai qui. Hai deciso di entrare in affari con tuo padre?-
-No papà. Ti sei messo di nuovo nei guai!-
-Ma no figlia mia, cosa te lo fa credere?-
-Stai cercando di metterti in affari con l’Alleanza Lucian!- disse d’improvviso Daniel.
-Io, ma no …- disse Jasec, per poi scappare via nel retrobottega sperando in una via di fuga. Daniel e Vala partirono subito all’inseguimento.
Jasec attraversò di corsa l’ampio retrobottega, dove vi si trovavano una serie di tavoli da lavoro con vari utensili e oggetti vari poggiati sopra; si fiondò sulla porta in fondo la stanza, l’aprì ma la sua corsa fu fermata da due uomini che bloccavano l’uscita. -Da quanto tempo non ci si vede- disse un ironico colonnello Mitchell.
Riportato dentro l’uomo, i quattro dell’SG cominciarono a tempestare l’uomo di domande.
-Papà non cercare di imbrogliarci. Conosco bene le tue tattiche. Per una volta di la verità-
-Ok, lo ammetto. Volevo rifilare loro una vecchia nave goa’uld mezza danneggiata in cambio di una notevole quantità di naquadah che avrei utilizzato per la truffa dell’ospedale per i bambini orfani-.
-Sei sempre il solito papà-
-Avrebbe funzionato-
-Certo come no- intervenne Mitchell.
-Tra quanto tempo sarà qui il membro dell’Alleanza?- Chiese Daniel.
-Tra meno di un’ora- rispose Jasec.
Nei minuti successivi la squadra si organizzò: Teal’c e Mitchell si appostarono all’esterno dell’edificio, mentre Daniel e Vala si nascosero nel retrobottega del negozio tenendo il dispositivo pronto in mano. Circa trenta minuti dopo Mitchell comunicò a Daniel via radio che la delegazione dell’Alleanza era in arrivo: era composto dal sottoufficiale più due guardie del corpo e lì informò che erano armati, avevano un’arma a testa. Entrarono nel negozio dall’entrata posteriore della bottega.
Avvenne tutto molto velocemente: mentre Jasec teneva occupati i membri dell’Alleanza con inutili chiacchiere, Daniel cercava di sintonizzare il dispositivo che teneva in mano, ma con scarsi successi, quando, all’improvviso, una delle due guardie si accorse dei due intrusi ed iniziò a sparare. Jasec scappò via immediatamente rifugiandosi nella parte anteriore del negozio; Daniel e Vala, invece, si ripararono dietro un tavolo da lavoro e iniziarono a sparare a loro volta. Vala riuscì al colpire il comandante dell’alleanza con la sua arma Zat, in quell’istante irruppero nel negozio anche Cam e Teal’c che spararono e uccisero all’istante le due guardie che furono colti di sorpresa dall’arrivo dei due.
-Per una volta le cose potrebbero andare secondo i piani!- commentò Mitchell mentre aiutava Teal’c a caricarsi sulle spalle l’omone dell’alleanza. Vala andò a vedere come stava suo padre che era rimasto nascosto tutto il tempo.
Ritornarono sulla Terra, trascinando con loro il sottoufficiale dell’alleanza. Lì un medico estrasse il dispositivo e lo diede al dottor Lee affinché trovasse la frequenza giusta.

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Capitolo 20
*** Volume 3: Capitolo 7 ***


Capitolo 7


Su Atlantide, mentre la squadra di Sheppard era in missione extra-planetaria dopo aver ricevuto una soffiata dai Genii su una possibile localizzazione di un laboratorio di Michael, Helen impiegava il suo tempo in altro modo.
Era nel laboratorio del padre a riparare quello che sembrava un piccolo computer quando fu interrotta dal signor Woolsey.
-Cosa stai facendo?- le chiese appena entrato nel laboratorio.
-Sto riparando il mio computer da polso. È rimasto danneggiato durante l’esplosione avvenuta prima di arrivare qui e non ho ancora avuto il tempo di ripararlo. Se riusciamo a trovare Michael potrebbe esserci utile-. Poi si fermò ed alzò lo sguardo, interrompendo ciò che stava facendo e guardò Woolsey. -Le serve qualcosa, signore?- Chiese poi.
-Solo alcune informazioni-
-Ho già detto tutto ciò che so-
-Ma potresti aver omesso qualcosa-
-Non questa volta. Ho detto tutto ciò che so e che potevo rivelare. Notizie dall’SGC … o da mio padre-
-No, niente ancora-
-Le posso chiedere un favore signore-
-Quale?-
-Può togliermi la guardia del corpo?-
-No. Hai già dimostrato che non ci si può fidare di te-
-Ma le ho detto che non ho intenzione di fare niente di male-
-La fiducia va guadagnata, signorina Mckay-
-Si signor Woolsey-
Mentre parlavano, Woolsey si accorse che una lacrima di sangue scendeva dall’occhio destro della ragazza. Anche la ragazza se ne accorse e prese un fazzoletto dalla tasca e si pulì.
-Dovresti andare in infermeria- ordinò Woolsey.
-Non ce ne bisogno. È una cosa normale-
-Non era un consiglio, signorina- e detto ciò ordinò al sergente di guardia di accompagnarla in infermeria.


In infermeria la dottoressa Keller stava ricucendo il braccio di un soldato che era rimasto ferito in missione esplorativa. -La prossima volta stia attento a dove mette i piedi, tenente- e congedò il soldato. Si stava avviando verso il suo computer, quando vide entrare Helen seguita dalla sua guardia del corpo.
-Ciao mamma!-
-Hey! È successo qualcosa?-
-No, niente-
-Il signor Woolsey le ha ordinato di farsi visitare. Le è uscito del sangue dall’occhio destro- si intromise il soldato.
-Ma non è niente di grave!-
-Sdraiati sul lettino- le ordinò la dottoressa. La ragazza obbedì e Jennifer attivò lo scanner che rilevò qualcosa di anomalo. -Diversi capillari nel tuo corpo si stanno rompendo, ma le naniti le riparano in fretta-
-Visto non c’è nessun problema- e scattò in piedi per uscire in fretta dall’infermeria ma Jennifer la fermò immediatamente.
-Aspetta! Devo fare altre analisi. Devo capire cosa provoca la rottura dei vasi-
-So già cosa le provoca-. Jennifer la fissò aspettando una risposta. -È una normale, e possibile, conseguenza del viaggio nel tempo. Mi avevano detto che sarebbe potuto accadere-
-E come lo fermiamo … -
-Non si può fermare. Servirebbe una trasfusione di sangue da un donatore compatibile-
-Ci siamo io e tuo padre-
-La trasfusione ucciderebbe il soggetto e non ho intenzione di sacrificare te o papà per la mia sopravvivenza-
-C’è sicuramente qualcos’altro che possiamo fare. Per ora i danni sono limitati ai capillari, ma se si rompesse una vena importante potresti morire-
-Non preoccuparti mamma. Aumenterò la resistenza del campo cronosferico, in questo modo rallenterò il procrearsi di ulteriori danni- Jennifer stava per aggiungere altro ma Helen la fermò prima che potesse parlare. -In ogni caso non potrò restare in circolazione ancora per molto tempo-
-Che intendi dire?-
-Non possono coesistere due versioni della stessa persona nello stesso tempo, si annullerebbero a vicenda-
-Ma non ci sono due versioni di te-
-Non ancora. Ma presto, molto presto- e uscì di corsa dall’infermeria per non dare modo alla madre di replicare.
Mentre Helen scappava verso il suo alloggio, sempre seguita dalla guardia, incrociò il colonnello Carter. -Ti stavo cercando! Woolsey vuole parlarti. Ci sono novità dalla Terra-
Carter condusse la ragazza nell’ufficio di Woolsey dove furono informate degli sviluppi avvenuti sulla Terra.
-Hanno catturato un membro dell’alleanza e sono riusciti ad estrarre il dispositivo di localizzazione supspaziale e ci hanno inviato la frequenza. Il dottor Zelenka sta eseguendo una ricerca con i sensori a lungo raggio-. In quello stesso istante Radek bussò ed entrò nell’ufficio. -Trovato qualcosa dottore?-
-Si signore- e gli porse il tablet che aveva in mano dove era mostrata una mappa della galassia di Pegaso. -Abbiamo individuato il segnale. Proviene da M6R-452. Il pianeta è alla frontiera della Galassia. Sul pianeta non c’è uno stargate funzionante ed è a 4 ore di volo con la Hammond, utilizzando i motori itergalattici nuovi-
-Grazie dottor Zelenka-
-Dobrá práce, Radek-
Radek sorrise nel sentir parlare la ragazza nella sua lingua. -Grazie!- disse lo scienziato ed uscì dall’ufficio.
-Come avrà capito, colonnello avremmo bisogno della sua nave, si prepari-
-Si signore-
-Posso partecipare anche io alla missione-. Carter e Woolsey si fissarono un attimo.
-D’accordo- disse l’uomo.
-Grazie signore- e corse ad abbracciare Woolsey.
-Ok ora andate a preparavi. Appena Sheppard ritorna organizzeremo il tutto- e congedò le due donne.
Sam si stava preparando a tornare sulla Hammond, ma Helen la fermò. -Scusa Sam, mi puoi aiutare con una cosa, per favore-
Sam, lì per lì, rimase un po’ perplessa -Di cosa hai bisogno-
-Vieni con me nel laboratorio di papà e ti spiegherò meglio-. E le due si incamminarono lungo il corridoio.

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Capitolo 21
*** Volume 3: Capitolo 8 ***


Capitolo 8


Sei ore dopo che erano partiti per la missione, la squadra di Sheppard fece ritorno alla base e informarono Woolsey che non avevano trovato niente: lì vi era un laboratorio di Michael ma era abbandonato da anni, probabilmente era uno dei laboratori che usava prima di essere fermato dalla spedizione di Atlantide, la prima volta. Woolsey li informò che invece sulla Terra c’erano stati dei progressi e ora conoscevano la posizione di Michael. Indisse una riunione per organizzare al meglio anche quest’ultima missione.
Subito dopo la riunione partirono con la Hammond alla volta dell’avamposto di Michael.
Quattro ore dopo uscirono dall’iperspazio vicino al bordo esterno del sistema solare in cui si nascondeva l’ibrido. Il sistema solare era composto di tre pianeti e Michael si nascondeva sul secondo pianeta. La Hammond si nascose dietro al terzo pianeta. I sensori indicavano che sul pianeta vi era una sola nave – la nave goa’uld sottratta all’alleanza - e all’interno dell’istallazione non vi erano più di una ventina di persone, compreso Michael – ebbero la conferma della sua presenza grazie al computer da polso di Helen che, interfacciandosi ai sensori della nave, aveva individuato l’ibrido che si trovava nel nucleo centrale dell’installazione che era anche il più protetto.
La Hammond rimase nascosta dietro il pianeta pronta ad agire, mentre la squadra di Sheppard, Helen e una dozzina di Marines si imbarcarono su un Jumper occultato diretti al laboratorio.
Una volta a terra, Sheppard analizzò la struttura con i sensori della navetta ed individuò l’unica entrata dell’edificio che era sorvegliata da sole due guardie; inoltre verificò che vi erano quattro uomini a guardia della nave goa’uld, gli altri dovevano essere all’interno.
Sheppard ordinò a due uomini di restare a guardia del Jumper, ad altri tre di dirigersi alla nave e prenderne il controllo, gli altri, invece, lo avrebbero seguito all’interno dell’installazione.
Si liberarono facilmente degli uomini a guardia dell’entrata e Mckay riuscì facilmente ad aggirare i codici di protezione ed entrarono. Una volta dentro si separarono: Sheppard, Mckay e Teyla andarono a sinistra, Ronon e Helen a destra. Il team di Sheppard riuscì a liberarsi facilmente degli uomini che incontrarono ed entrarono in una stanza che, a una prima analisi, sembrava essere il luogo dove avveniva la conversione degli umani in ibridi.
-Guardate qua- disse Mckay accedendo ad una consolle nel laboratorio -I suoi esperimenti sono diventati più brutali di prima. Ci credo che Helen lo odi così tanto-
-Esaminerai dopo il computer dobbiamo ancora trovare Michael-. In quell’istante una comunicazione via radio informò i presenti che alla squadra di Ronon, invece, non stava andando troppo bene.

Ronon e gli altri, infatti, si erano imbattuti in notevole numero di ibridi che erano a guardia del nucleo; Helen verificò sul suo computer che all’interno di quella stanza vi era Michael e che era da solo. Analizzando la pianta dell’edificio, notò anche che vi era una seconda uscita da quel laboratorio e Michael stava approfittando della confusione creata all’entrata principale per fuggire di lì. Helen non voleva lasciarlo scappare e così abbandonò gli altri e, con una serie di capriole, oltrepassò la zona di battaglia e si infilò in un corridoio secondario che l’avrebbe portata dritta da quel mostro.
-Dove scappi?-. Le gridò dietro Ronon un attimo prima di vederla scomparire dietro un angolo.

Nel frattempo giunsero in aiuto anche John e gli altri.

-Dov’è Helen?- chiese immediatamente Rodney non vedendo lì la presenza della figlia.
-È scappata da quella parte- gli rispose Ronon indicando il corridoio non molto lontano da loro -Penso che stia inseguendo Michael-
-Dobbiamo andare ad aiutarla-. Ma non poteva proseguire oltre se prima non mettevano fuori gioco gli ibridi che gli stavano sparando contro.

Lontano dalla battaglia, Helen stava correndo lungo il corridoio quando vide, finalmente, Michael; lo chiamò con tutto il fiato che avevo in corpo e lui si girò.
-E tu chi sei?- chiese Michael che fu colto di sorpresa dalla presenza della ragazza.
-La persona che ti fermerà!- rispose la ragazza e cominciò a sparare all’ibrido, ma nessuno dei suoi spari lo colpì. Michael infatti era protetto da uno scudo – aveva imparato qualche trucchetto nuovo dalle conoscenze fornitogli dalla nave aliena e dalle conoscenze dei membri dell’alleanza che aveva catturato. Michael rise di fronte allo sgomento della ragazza e la colpì con un colpo di un’arma Zat – rubata alla squadra dell’alleanza. Si avvicinò alla ragazza, vi si inginocchiò per controllare se fosse ancora viva ma non fece in tempo a toccarla che fu distratto da un grido, alzò lo sguardo e vide in fondo al corridoio corrergli incontro Sheppard e la sua squadra.
-Ti ho detto di non toccarla- gridò di nuovo Mckay.
Michael fece un sorriso beffardo poi cliccò un bottone su una specie di bracciale che aveva al polso e fu teletrasportato via.

In orbita al pianeta, la nave Hammond uscì dal suo nascondiglio dietro al terzo pianeta quando i sensori rilevarono la presenza di una nave Wraith nascosta tra gli anelli del secondo pianeta che stava lentamente energizzando i motori. Carter agì prontamente. -Sparate immediatamente ai motori della nave-. L’addetto alle armi digitò subito i comandi e il raggio Asgard – di cui era dotata la nave – colpì i motori della nave Wraith mettendoli fuori uso. Mentre Carter era intenta a verificare i danni subiti dalla nave aliena, arrivò una comunicazione alla radio.
-Carter, qui Sheppard. Michael è scappato, si è … teletrasportato, forse ha una nave da qualche parte-.
-Infatti. Era nascosta tra gli anelli del pianeta che impedivano ai sensori di individuarla. Abbiamo disattivato i motori-
-Generale, per favore distrugga quel mostro- a parlare fu Helen che si era appena risvegliata.
Sam non esitò ulteriormente, diede l’ordine di distruggere la nave e un attimo dopo una serie di raggi colpirono la nave avversaria riducendola in milioni di pezzi.

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Capitolo 22
*** Volume 3: Capitolo 9/Epilogo ***


Capitolo 9


Sul pianeta, nell’istallazione, Mckay stava sgridando sua figlia. -Come ti è venuto in mente di venire qui da sola e cercare di affrontare Michael da sola. Poteva ucciderti-
-Lo so, ma non potevo lasciare che fuggisse-
-Sei stata un’incosciente. Ehi, ma sei ferita, c’è del sangue-
Helen notò che l’occhio destro aveva ripreso a sanguinare. -Sto bene- e si alzò da terra.
-Vieni, dobbiamo portarti subito nell’infermeria sulla Hammond-
-Non adesso. Ho ancora una cosa da fare-
-E cosa?- chiese Rodney.
-Michael è stato ucciso. La minaccia è stata eliminata- Aggiunse Teyla.
-Non ancora!- disse Helen e si diresse di corsa nel laboratorio nel nucleo dell’installazione. Lì vi erano numerosi computer e qualcosa che sconvolse i presenti: un enorme contenitore con uno strano liquido verde e all’interno vi era, in animazione sospesa, un essere, un bambino di circa cinque anni.
-Chi è?- chiese Teyla.
La ragazza fissò la donna. -Non è nessuno- rispose e si avvicinò al consolle alla base della camera.
-Cosa vuoi fare?- chiese Sheppard.
-Disattivare la camera-
-E il bambino?- chiese Ronon.
-Il bambino deve morire-
-Ma chi è?- chiese di nuovo Teyla.
-È Torren- rispose Rodney che nel frattempo era riuscito ad accedere ai computer.
-Questo non è Torren! Lui è su Atlantide. Questo è un mostro!- e intanto iniziò a premere dei tasti sul computer, ma Teyla la fermò.
-Non puoi ucciderlo-
-Teyla, lui non è tuo figlio. Michael ha prelevato del DNA dal tuo Torren e lo ha clonato-
-Ha clonato anche il dottor Beckett, ma non mi sembra tu abbia problemi con lui-
-Lui è Carson al 100%, più o meno. Ma con Torren non si è limitato a clonarlo, no. Ha manipolato così tanto il suo codice genetico che ormai non ci è rimasto più niente di umano in lui-
-Ma non puoi ucciderlo, è solo un bambino-
-Non è solo un bambino. È il mostro che ha ucciso mia figlia. Benché sia solo un bambino ha tutta la conoscenza e la malvagità del suo creatore. Anzi è peggio di lui-
-Che vuoi dire?- chiese Rodeny.
-All’inizio Torren era agli ordini di Michael, subiva la sua influenza come tutti i suoi ibridi, ma essendo diverso dalle altre sue creature, riuscì a liberarsi dal suo controllo mentale e gli si rivoltò contro. Lo uccise e prese il controllo del suo esercito. È stata sua l’idea di utilizzare bambini come esercito-
-Non posso lasciartelo uccidere è pur sempre il mio bambino-
-Il tuo bambino diventerà un uomo fantastico, lo so, l’ho conosciuto. Ma questo qui non sarà mai tuo figlio. È figlio di Michael e della sua ideologia-
Teyla restò a fissare la ragazza per qualche attimo analizzando le nuove informazione, poi, muovendo impercettibilmente la testa, acconsentì. Helen si concentrò sul monitor, digitò una sequenza di comandi e qualche istante dopo la camera di stasi si spense, i sensori sul computer indicavano che l’essere era morto.
-Finalmente è finita- disse Helen prima di perdere sensi.
Rodney si avvicinò immediatamente alla figlia e vide che sanguinava dagli occhi, dalle orecchie e dal naso. -Dobbiamo portarla subito ad Atlantide- disse Rodney.


Diverse ore dopo la fine della missione, e dopo essere ritornati nuovamente nella città degli Antichi, Rodney rimase in infermeria tutto il tempo a vegliare la figlia che, dal loro ritorno, non si era ancora ripresa. Jennifer aveva provato a fermare l’emorragia, ma riparava dei danni e subito se ne creavano altri; era una guerra persa, Helen glielo aveva detto, ma Rodney continuava a sperare.
-Dovresti riposarti- Ad interrompere i pensieri di Rondey fu Sam che era appena entrata in infermeria.
-Non prima che si risvegli-
-Rodney dovresti … Guarda si svegliando-
Rodney spostò subito l’attenzione dal colonnello alla figlia -Jennifer corri si sta svegliando-
La dottoressa subito accorse e visitò immediatamente la figlia, ma non c’era molto che potesse fare. -Helen, come ti senti-
-Uno schifo, cosa è successo?-
-Come temevo ti è scoppiata una vena. Le tue naniti l’hanno riparata, ma ci sono continue emorragie che non riusciamo a fermare, e non credo che le naniti ti aiuteranno a lungo-
-Dicci come possiamo aiutarti?- chiese Rodney.
-Non potete. L’ho già detto alla mamma-
-Ma…-
-No papà, questa è una cosa che non puoi aggiustare. Sto svanendo-
-Ma cosa?-
-Il suo dispositivo è rotto- disse Carter -Ha detto che si è guastato durante l’esplosione sulla sonda Ishaki. Mi ha chiesto di aiutarla a ripararla, ma è una tecnologia troppo oltre la nostra. Sono riuscita a farle guadagnare qualche ora-
-Ma perché non me lo avete detto-
-Perché dovevo … sistemare … questa faccenda- disse Helen -E poi non volevo farti preoccupare. Ma non essere triste, tra un po’ mi riavrai di nuovo tra le tue braccia-
-Che vuoi dire?-
-Te lo spiegherà la mamma-. Finito di parlare, prese il polso destro in mano – quello su cui aveva l’orologio Chrionosiano – e iniziò a slacciarlo.
-No ferma- gridò Rodney.
-Per favore papà. Questo congegno continua a produrre un basso campo che continua a tenermi qui, ma prolunga solo la mia agonia. Ti prego lasciami andare- poi si sfilò l’orologio e fissò i suoi genitori -Vi voglio bene- poi si rivolse a Sam -Per favore Sam, dopo la mia … scomparsa, distruggete tutte le tecnologie che ho portato con me, potrebbero alterare e danneggiare il futuro che ho cercato di salvare-
-Contaci!- rispose Sam e strinse la mano della ragazza.
Poco dopo la ragazza chiuse gli occhi e rimase immobile, poi il suo corpo iniziò a dematerializzarsi e svanì sotto gli occhi pieni di lacrime dei tre testimoni.

Quella sera stessa Sam e Rodney distrussero tutto ciò che aveva portato con se la ragazza, prima che l’IOA o qualcun altro potesse dare l’ordine di preservare e studiare quella tecnologia; prima di distruggere il diario della figlia, Rodney, però, salvò una foto che raffigurava Helen insieme a Rodney e alla figlioletta Clara – la stessa foto che Helen usava come sfondo sul suo diario.
Dopodiché andò da Jennifer, aveva bisogno di stare con una persona amata.
-Sai mi ero abituato all’idea di essere padre. Mi piaceva-
-Sono felice di sentirtelo dire, sai perché … stamattina … ho scoperto … di essere incinta-
Rodney rimase paralizzato, un po’ scioccato, poi realizzò la cosa -Tu .. tu sei … È Helen?-
-Stando alle analisi, sono due gemelli e Helen aveva detto di avere un gemello, quindi credo di si-
In quel momento a Rodney gli vennero in mente le parole della ragazza “tra un po’ mi riavrai di nuovo tra le tue braccia” -Non l’abbiamo persa dopotutto- disse Rodney e abbracciò subito la dottoressa.

 

Epilogo


Una settimana dopo la morte di Helen, Carter ritornò su Atlantide per la commemorazione della ragazza. Avevano partecipato tutti i membri delle spedizione. Alla fine della cerimonia organizzarono un banchetto nella sala mensa. Carter e Rodney erano seduti alla stesso tavolo e stavano parlando.
-Allora, come ti senti?-
-Bene, mi sto riprendendo. Dopotutto tra un po’ sarò padre-
-Oh si giusto, congratulazioni. Almeno già sai che ragazza fantastica diventerà tua figlia-
-Potrebbe essere diversa da quella che conosciamo. Con tutti i cambiamenti che ci sono stati-
-Non preoccuparti Rodney, sarai un padre fantastico-
-Grazie. A proposito. Congratulazioni Sam. Ti hanno fatto Generale!-
-Grazie. La settimana prossima prenderò ufficialmente il comando dell’SGC. È una gran bella responsabilità-
-Te la caverai perfettamente-
-Un brindisi alle nostre nuove responsabilità-
-Al futuro- replicò Rodney.


Intanto in una galassia lontano, non ben identificata, qualcosa stava cambiando. Un alieno in una tuta corazzata stava analizzando dei dati. -Non faremo gli stessi errori che hanno commesso i membri del consiglio- L’alieno si girò e fissò un capsula di stasi con all’interno un essere umanoide, poi uscì dalla stanza, non prima, però, di aver controllato lo stato di un’altra mezza dozzina di capsule identiche alla prima.


Ancora più lontano, altri alieni vestiti di nero stavano analizzando dei dati. Sulla schermo che stavano osservando la linea di colore verde cambiò di nuovo forma ritornando quasi nella stessa posizione di prima, seppur con qualche differenza in alcuni punti, ed insieme ad essa cambiarono leggermente alcune delle linee adiacenti a quella verde. -Visto subtenente. Il tempo si ripara da solo-







 
*°*°*°*
NdA: E questo è l'ultimo capitolo. Spero che vi sia piaciuto leggere la storia quanto a me è piaciuto scriverla. Spero che mi facciate sapere cosa ne pensate.

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