Double life

di Bruschii
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New life ***
Capitolo 2: *** Friends? ***
Capitolo 3: *** Harry. ***
Capitolo 4: *** Zoey. ***
Capitolo 5: *** Devil ***
Capitolo 6: *** Perfect Storm ***
Capitolo 7: *** The return ***
Capitolo 8: *** Helena's house. ***



Capitolo 1
*** New life ***


Double life

New life



 

Il rumore assordante della sveglia mi fece tornare dal mondo dei sogni.
Levai un braccio da sotto le coperte e, tastando il pavimento in parquet,feci smettere a quell'oggetto di produrre un rumore così assordante.
Spostai la mano leggermente a destra,affermando i grandi occhiali e li infilai,posizionandoli per bene sopra al naso.
Se non li mettevo ero praticamente cieco.
Senza occhiali non riuscivo a vedere niente,apparte alcune figure sfocate.
Scostai le coperte dal mio corpo esile e mi alzai lentamente.
Sbattei più volte le palpebre,finché i miei occhi non si abituarono alla fioca luce che si intrufolava tra i buchi delle persiane.
Mi avvicinai alla porta della mia nuova stanza e accesi la luce.
Mi avvicinai,successivamente,al nuovo bagno della mia nuova casa.
Mi guardai allo specchio.
Il mio riflesso era a dir poco spaventoso.
La camicia che usavo la notte era sbottonata,facendo intravedere gli uccelli che avevo tutuati nel petto.
I capelli erano in condizioni persino peggiori dell'abbigliamento.
Erano tutti alzati,formando una specie di ciuffo disordinato.
Mi tolsi gli occhiali e mi lavai per bene la faccia.
Una volta asciugata con un'asciugamano di cotone mi rimisi gli occhiali sul naso.
Frugai dentro una scatola vicino al lavandino,tirandone fuori il barattolo giá avviato di gel.
Ne presi una quantità elevata e la spalmai su tutti i capelli,tirandoli all'indietro.

"Almeno l'aspetto è decente.Ora l'abbigliamento."

Mi dissi tra me e me mentre mi riflettevo allo specchio.
Tornai in camera mia.
Frugai dentro alcune scatole,poi finalmente trovai dei pantaloni marroni,abbinati con una camicia bianca e un gilè a rombi marroni,beige e color panna.
Una volta pronto afferrai il mio zaino con delicatezza,e scesi le scale nuove di zecca.
Mi ritrovai in cucina,dove mia madre e mia sorella stavano giá facendo colazione.

"Mamma,mi puoi accompagnare,per piacere,a scuola?"

Le chiesi con il massimo rispetto.
Solo una volta le avevo chiesto qualcosa con un tono sfrontato e mi aveva punito seriamente.

"Oh,oggi è il tuo primo giorno nella nuova scuola"

Mia sorella,Gemma,sedeva davanti a me.
Lei andava al college.
Era stata accettata in un college prestigioso,di cui non ho mai imparato il nome.
Vestiva con un vestito semplice,a collo alto.
Nero con alcuni bordi bianchi.

"Mamma,lo accompagno io,se a te non reca alcun disturbo"

Gemma si offrì di accompagnarmi.
La guardai e vidi che aspettava una risposta da nostra madre.
Lei si limitò ad annuire,facendo un piccolo sorriso.
Dopo aver mangiato un uovo strapazzato mi alzai e diedi un bacio sulla guancia a mia madre.
Lei mi risalutò.
Afferrai lo zaino e mi avvicinai all'ingresso.
I piccoli tacchetti dei miei mocassini rimbombavano sul pavimento,provocando un rumore insopportabile.
Mia sorella mi raggiunse poco dopo e ci allontanammo verso la macchina di mia madre.
Lei non sopportava che noi avessimo una macchina,anche se a me mancava poco e avrei dato l'esame per la patente di guida e mia sorella aveva la patente da 4 anni,ormai.
Diceva sempre che comprare tre macchine sarebbe solo uno spreco di denaro,quando ce ne abbiamo già una a disposizione.
Il viaggio in macchina fu silezioso.
Non potevamo neanche ascoltare la musica proveniente dalle casse dell'auto,visto che non avevamo nemmeno una radio.
Mia madre diceva che la radio è solo un apparecchio inutile,serve solo per distrarre dallo studio.
Presi il mio telefono cellullare dalla tasca dei pantaloni,per guardare l'orario.
Possedevo un telefono a tasti,comprato a sole trenta sterline,che oltre a fornire l'orario,a chiamare e a inviare messaggi non faceva.
Mia madre diceva che la tecnologia distrae solo dallo studio.
Potremmo vivere anche senza,ma lei mi controllava sempre.
Per questo possedevo un telefono cellulare,per essere controllato dalla donna che mi ha messo al mondo e che mi ha cresciuto secondo le sue regole.
In pochi minuti arrivammo davanti alla scuola,con 40 minuti di anticipo.
Il grande cortile era pressappoco deserto,solo un paio di ragazzi come me erano presenti.
Avrei potuto fare amicizia.
La struttura mi ha a dir poco impressionato.
Mi aspettavo un abitacolo decadente,sporco.
Invece era tutt'altro.
Era una bellissima scuola,pareti impeccabili e bianche,tavoli rossi all'esterno,nel cortile.
Una grande tigre rossa sulla facciata principale.
Doveva essere la mascotte della squadra di basket,o di football,o di qualsiasi sport.

"Grazie,Gemma,per avermi accompagnato."

Ringraziai mia sorella sfoderando il mio miglior sorriso.

"Buona giornata,Marcel"

Mi urlò da dentro la macchina,una volta che chiusi lo sportello,partendo subito dopo.
Rimasi fermo un attimo a guardare l'immenso edificio.
Sarebbe stata una lunga giornata.

Helena's pov.

Il rumore assordante della sveglia mi fece svegliare.
Dopo otto ore di sonno dovrei avere un'aspetto decente.
Sollevo il tessuto rosa leopardato della maschera da notte dai miei occhi,aprendo le palpebre.
La sveglia si spense da sola,come al solito,dopo 2 minuti da quando si é azionata.
Cavai un braccio da sotto al piumone rosa e lo allungai verso il comodino posizionato accanto all'enorme letto.
Spinsi l'interruttore e le serrande si aprirono automaticamente.
Battei due volte le mani,facendo accendere la luce.
Scostai le coperte dal mio corpo e mi alzai lentamente.
Infilai ai piedi le ciabatte costose e mi posizionai ai piedi del letto,davanti al gigantesco specchio.
Passai le dita sul tessuto di seta rosa con cui era fabbricato il mio pigiama.
Mi avvicino alla porta bianca scorrevole,aprendola ed entrando nel mio fantastico bagmo personale.
Le piastrelle azzurre e bianche risaltano con il pavimento nero laccato.
Un grande specchio occupa tutta la parete sopra ai due lavandini sulla destra.
Molti cosmetici e creme erano sparse sul bancone che li divideva.
Guardando a sinistra,ammirai,come tutte le mattine,la mia vasca idomassaggio,posizionata accanto alla sauna.
Mi posizionai davanti allo specchio e iniziai a passare della crema per la pelle sul viso e sul collo.
Passai poi,poco fondotinta liquido sulla superficie del viso,arrivando fino al collo,spargendolo con un pennello piatto.
Applicai,successivamente,l'ombretto e il rossetto.
Misi la matita e il mascara.
Come tutte le mattine,una volta finito di truccarmi,guardai attentamente tutti i miei trucchi,firmati Chanel,Dior,Mac e Givenchy naturalmente, cercando di risistemarli nel miglior dei modi.
Mi spostai poi verso il muro di fondo del bagno,passando attraverso il corridoio.
Feci pochi passi lungo il largo corridoio,aprendo la porta a vetri che mi trovai davanti.
Sorrisi vedendo la grande stanza.
Ci saranno stati milioni di vestiti,accessori e scarpe firmati Gucci,Armani,Prada,Alexander McQueen,Fendi,Chanel,Dolce e Gabbana,Louis Vuitton,Valentino,Versace ,Guess e Moschino.
Poi c'erano,naturalmente,capi d'abbigliamento di marche inferiori,che non utilizzavo quasi mai,per esempio,Hollister,Abercrombie,Dr.Martens,Nike,Converse,Toms,Vans e Superga.
Mi avvicinai ad una delle tante relle a muro.
Schiacciai il pulsante che mise in moto il meccanismo.
I vestiti presenti in quella rella mi scorrevano davanti,in attesa di essere scelti.
Di solito ordinavo i vestiti prima in base alla marca e poi in ordine cromatico.
Fermai la macchina appena vidi dei jeans aderenti neri.
Li presi afferrando la gruccia su cui erano riposti.
Alzai gli occhi sopra la rella,leggendo in nero 'ARMANI' scritto in grande.
Recuperai anche delle scarpe di Prada,nere,chiuse sul davanti e tacco di dieci centimentri.
Per le scarpe preferivo ordinarle prima per marca,poi per cromatura,successivamente per stile e infine per altezza del tacco.
Una borsa di Louis Vuitton grande.
E,infine,ma non per importanza,una maglia abbastanza larga,bianca,con le maniche a metà braccio e con una spallina che scendeva,di Gucci.
Mi guardai un'ultima volta allo specchio dell'armadio.

"Bellissima come sempre,Helena."

Osservai per bene il contesto generale prima di esprimermi.
Rifeci la strada al contrario,passando sotto la gigantesca 'H' in rilievo appesa sul muro del corridoio,uscendo poi dal bagno chiudendo la porta.
Uscii da camera mia e mi avvicinai alle scale scendendo l'infiniti scalini che portavano al piano inferiore.
In cucina trovai Hannah,la nostra cameriera.
Aveva 6 anni in più di me e andavamo molto d'accordo.

"Ancora di mamma e papà nessuna traccia?"

Chiesi mettendomi a sedere davanti a lei,all'immenso tavolo.

"Hanno chiamato prima,avvertendo che nemmeno per questa settimana riusciranno a tornare."

Finì di bere il suo latte e mi passò le chiavi della macchina.
Le afferrai e la salutai con un gesto della mano,prima di scendere in garage.
Ero abituata a vivere praticamente da sola.
Avevo pochi amici,dei quali nessuno era mio vero amico,e mi consideravano solo perché ero la più ricca e la più popolare della scuola.
I miei genitori erano dei grandi imprenditori e la maggior parte del loro tempo lo passavano girovagando per imprese e controllando nuovi progetti.
Il lato positivo erano i miliardi e miliardi di soldi che portavano a casa.
Avevo minimo 20 carte di credito e in ognuna di loro erano contenuti minimo 3 mila sterline.
Almeno potevo sempre fare shopping.
Non mi lamentavo più di tanto.
Ci ero cresciuta,quindi,era la mi vita.
Arrivai in poco tempo davanti alla scuola.
Il cortile era strapieno.
Tra 10 minuti sarebbe suonata la campanella che annunciava l'inizio della prima lezione.
Parcheggiai il range rover nel posto riservato al capitano delle cheerleader.
Mi guardai un'ultima volta nello specchietto.

"Perfetta.Che lo show abbia inzio"

Mi dissi tra me e me.
Scesi dalla macchina,trovando giá davanti all'automobile il gruppo dei popolari.
Caroline Forbs,ragazza bionda con i capelli lunghi e lisci,come tutte d'altronde, con gli occhi piccoli e azzurri.
Emily Stewars,ragazza castana e con i capelli lunghi,con gli occhi grandi e azzurri.
Amy Smith,ragazza con i capelli rossi e lunghi e dei grandi occhi marroni.
Violet Evans,ragazza con i capelli lunghi e castani sul biondo e dei grandi occhi neri.
Poi,metá della squadra di basket.
Peter Evans,fratello di Violet,ragazzo con i capelli arricciati e biondi,con gli occhi neri come la sorella.
Zayn Malik,pakistano,pelle ambrata,capelli perfetti con un fantastico ciuffo sempre curato color corvino e degli occhi color nocciola.
Josh Devine,ciuffo ribelle e castano,con dei bellissimi occhi scuri.
Niall Horan,irlandese,pelle chiara tendente al bianco,con delle guancie sempre arrossate,capelli tirati all'insù come Zayn,del color del grano,con dei bellissimi occhi color oceano.

"Ho saputo che è arrivato un nuovo alunno.Dicono che sia un vero nerd.Veramente un perdente.Potremmo prenderlo in giro.Sempre se tu vuoi,Helena"

Amy era quella che aveva piú informazioni,in poche parole,la più pettegola del gruppo.
Ma nessuno muoveva un dito senza il mio permesso.
E questo rispetto me lo sono meritato.

"Prima vediamo.Voglio provare se le voci sono vere."

Chiusi la macchina a chiave e mi avviai verso l'ingresso,sotto gli occhi di tutti,con il mio gruppo che mi circondava.

"Io ho chimica alla prima"

Annunciai una volta che la campanella suonó.
Mi guardarono tutti mentre mi allontanavo e mi avvicinavo sempre di più al mio solito armadietto.
Ma vicino non c'era Caroline,come d'abitudine...

Helena (Nina Dobrev):

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Marcel Styles (Harry Styles):


 

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Capitolo 2
*** Friends? ***


            Friends?

Mi avvicinai lentamente all'armadietto.
Il ragazzo stava cercando di aprire il suo armadietto. 
Indossava dei pantaloni marroni, una camicia bianca sotto ad un gilet dalla fantasia a quadri, colorati di bianco, marrone e color panna.Ai piedi aveva fei mocassini, anch'essi marroni.
I capelli tirati indietro con una strana piega e tanto gel.
Davanti agli occhi due occhiali abbastanza spessi, dalla montatura marrone.
Sulle spalle aveva uno zaino nuovo di zecca, bianco.
Mi appoggiai al mio armadietto, aspettando che si girasse.
Infatti, si girò dopo pochi secondi, accorgendosi della mia presenza e dei miei occhi su di lui.
Mascella marcata, grandi mani.
Due occhi a dir poco bellissimi.
Erano verdi,ma non quel verde normale,no.Erano di un verde smeraldo,quasi del colore di un prato durante la pioggia d'estate.
"Ciao"
Sembrava quasi spaventato da me.
La voce era acuta e parlava molto velocemente.
Lo osseravai ancora meglio.
Sotto a quegli occhiali e quei vestiti da nerd c'era un bel ragazzo.
"Ciao.Come ti chiami, matricola?"
Lo squadrai dall'alto in basso.
O dovrei dire dal basso all'alto, visto che in altezza mi superava di 5 o 8 centimetri, benchè avessi dieci centimetri regalati dalle scarpe firmate.
"Mi chiamo Marcel, signorina.Marcel Styles, e non sono una matricola, signorina."
Abbassó lo sguardo, chiaramente in imbarazzo.
Diedi una botta al suo armadietto, che di aprì di scatto, facendogli arrivare una bella botta un faccia.
Gli caddero gli occhiali,ma non disse niente. 
Iniziò a tastare atterra alla ricerca dell'oggetto, che si trovava davanti alle mie scarpe.
Mi abbassai e recuperai i suoi occhiali, porgendoglieli.
Mi rialzai e aprii il mio armadietto.
"Grazie tante.È davvero molto gentile, signorina. "
Si affrettó a mettere i libri nell'armadietto dipinto di rosso.
"Allora.Il 'signorina' lo puoi anche buttare nel cestino.Seguito naturalmente dal 'lei'.
E si, sei una matricola, perchè qualsiasi nuovo studente qui viene trattato come uno del primo anno, se sei fortunato.E te lo sei, visto e considerato che ti sto parlando.Dopo questi chiarimenti, mi presento.
Helena Gilbert.Molto sicuramente avrai giá sentito parlare di me.
E sei fortunato perchè guardandoti ho capito che hai del potenziale, Styles.
Che hai alla prim'ora?"
Mi guardò con la bocca aperta, sicuramente per il complimento che gli ho fatto.
Si aggiustò bene gli occhiali sopra al naso e recuperò il foglio dell'orario.
Io intanto guardavo il mio riflesso nello specchio che avevo posizionato nel mio armadietto.
Estrassi,da uno dei tanti barattolini che avevo attaccato accanto e sotto allo specchio,la stessa tonalità di rossetto che avevo steso sulle labbra e lo sistemai ulteriormente. 
"Devo seguire la lezione di chimica. "
Chiuse l'armadietto e fece per allontanarsi.
"Matricola!"
Lo richiamai prima che se ne andasse. 
Tornó indietro e si riposizionò davanti al suo armadietto.
"Anch'io ho chimica."
Chiusi il mio armadietto e mi avviai verso l'aula di chimica.
Mi girai non sentendo dei passi dietro alla mia figura.
"Styles"
Lo richiamai vedendo che stava andando dall'altra parte dell'edificio.
"Segui me, forse é meglio."
Gli feci segno con la testa di seguire me.
Si avvicinò velocemente e mi seguì lungo il corridoio strapieno di studenti che si spostava per farmi passare.
"Sai, Marcel, potremmo diventare amici"
Mi guardó aggrottando le sopracciglia.
Alzai gli occhi al cielo,continuando il tragitto verso l'aula di chimica.
"Intendo.Tu sei uno sfigato, si.
Ma, come ho giá detto hai del potenziale.
Se ti faccio entrare nel gruppo, tutti ti accetteranno perchè lo dico io.
Ma non ti vorranno per sempre. 
Un giorno dovrai cambiare.
Rinunciare a tutto quello che hai ora, per fare una vita migliore.
O questo, o la testa dentro al cesso quasi ogni giorno.
È una tua scelta."
Entrai nell'aula, sedendomi all'ultimo banco.
Appoggiai la borsa su una sedia che avevo recuperato dal banco accanto al mio e che avevo posato dietro alla mia sedia.
Non potevo nemmeno immaginare di appoggiare la mia borsa di Louis Vuitton atterra, dove milioni di studenti avevano passato la suola delle loro scarpe non firmate.
Vidi Marcel che si stava per sedere in prima fila.
La situazione era peggio di quanto mi aspettassi.
"Marcel" 
Lo richiamai.
Appena si girò indicai,con un cenno della testa,il posto vuoto accanto alla mia figura.
Si avvicinó cautamente.
"Ma non c'é la sedia..."
Iniziò a tirarsi la cravatta, forse per il nervosismo.
Ok, era uno sfigato e su questo non poteva pioverci.
Ma era così tenero e carino.

Marcel's pov.
Helena indicò, sempre con la testa,una sedia vuota di un'altro banco.
"Non sarebbe giusto prendere un'altra sedia.E poi il ragazzo o la ragazza che si posizionerá in quel banco senza sedia mi picchierá..."
Avevo iniziato a pensare i peggior modi per essere picchiato, il primo giorno di scuola.
"Ti devo ricordare che ci sono io?"
Mi fece un piccolo sorriso a labbra chiuse, chiudendo leggermente le palpebre.
Era popolare,vanitosa e anche abbastanza cattiva, per quanto avevo capito.
Ma, vedendo come si vestiva era normale che fosse popolare.
La migliori marche del mondo erano state combinate insieme e attribuite tutte a quella ragazza.
E, pensandoci, faceva bene ad essere vanitosa. 
Era bella e lo sapeva.
I tratti del viso erano perfetti, senza neanche un aspetto negativo.
Ma poi, non era tanto cattiva.
Aveva un carattere particolare.
Era una brava ragazza, sennò non si sarebbe neanche avvicinata ad uno come me.
Molto probabilmente era la popolaritá che la faceva comportare in quel modo.
Si sistemò minimo 10 volte i lunghi capelli ondulati, durante la lezione di chimica.
E io che non smettevo un attimo di guardarla.
Quei grandi occhi color nocciola stavano fissi sulle punte dei suoi capelli, cercando un capello con qualche difetto, cosa impossibile da trovare.
Dopo cinquanta minuti suonò la campanella della seconda ora, e io non aveve seguito niente di quello che aveva detto il professore di chimica.Non avevo nemmeno capito il suo nome.
Non avevo preso appunti.
Era la prima volta che non stavo attento.
Ma tutto quello era determinato dalla presenza di una certa Helena Gilbert.

Helena's pov.
Mi avviai nella classe di storia, seguita da Marcel.
Era abbastanza simpatico.
Non credevo che i perdenti potessero essere anche simpatici, oltre che intelligenti.
Aveva passato la lezione di chimica  a fissarmi.
Non che io non l'avrei fatto, fossi stata in lui,ma almeno poteva cercare di nasconderlo e non essere così ovvio.
Visto che avevamo anche storia in comune,sperai vivamente che avrebbe accutato un po di più questo. 
                          ***
Nell'aula di storia entrò un nuovo professore,mai visto prima.
Avrà avuto una trentina d'anni, forse di più.
Mi sedetti in prima fila, visto che storia era una delle mie materie preferite.
Il signor Fitch,l'insegnante degli anni passati mi aveva fatto amare quella materia.
Forse la spiegava così bene perchè aveva vissuto tutti gli avvenimenti presenti sul libro, infatti era andato in pensione.

"Io sono il professore Alarich Salzman.
Ma potete tranquillamente chiamarmi Alarich e darmi del 'tu'.
Allora, iniziamo subito con il programma, prima finiamo, prima facciamo la gita di fine anno."
Ci fu una grande esultanza da parte della classe, incluso Marcel.
L'unica a non essersi mossa di un millimetro ero io.
"Signorina, mi può dire il suo cognome?"
Alarich mi indicò, sfoderando un sorriso finto.
"Helena Gibert.Se vuole sapere perchè non ho esultato, si risparmi del fiato prezioso.Non rispondo a domande inutili."
Accennai un piccolo sorriso socchiudendo gli occhi.
"Visto che non devo sprecare fiato prezioso, come hai detto,iniziamo subito la lezione.Allora, a che punto siete arrivati l'anno scorso, Helena?"
Credeva non lo sapessi? Che ingenuo.
"Siamo arrivati alla guerra di secessione degli stati uniti, Alarich.Ma visto e considerato che sei il nuovo professore, non te lo dovrebbe aver detto il signor Fitch?"
Passò un'ora cosí.
Salzman mi faceva le domande e io rispondevo con una provocazione.
Marcel mi guardava sempre, e non cercava nemmeno di nasconderlo, pensando che io non lo notassi.
Il punto è che mi faceva piacere. 
                               ***
Marcel's pov.

Era suonata l'ora di pranzo.
Ci stavamo avvicinando alla mensa, quando Helena mi si parò davanti,fermandomi.
"Allora.Io non ti possi chiamare. 
Io sono al tavolo dei popolari e intorno a me ci sono i miei amici.Tu prendi la tua roba da mangiare.
Ti avvicini al mio tavolo e chiedi se ti puoi sedere.Mi raccomando.
Niente 'perfavore','per piacere' e cose del genere.
Inizia subito col dare del 'tu' a tutti.
Loro non sono come me, se trovano anche solo un difetto ti riducono in polvere.
Quindi, te devi solo dire 'È libero il posto?'.
C'è sempee un posto libero, quindi io ti dirò di si.
Appena ti dico si, te ti siedi e ti comporti come me.
Chiaro?Io entro, te entra dopo 2 minuti."
Aprì la porta e metá mensa si girò verso di lei, squadrandola da capo a piedi.
Si avvicinò subito ad un tavolo, occupato giá da alcune persone.
Aspettai due minuti ed entrai.
                 
Helena's pov.

Marcel entrò dopo 2 minuti esatti dal mio ingresso.
Distolsi subito lo sguardo dall'entrata e lo riportai su Emily.
"Allora Helena, conosciuto qualcuno di nuovo?"
Spostai lo sguardo su Peter.
Quel ragazzo mi stava dietro dalla 4 elementare, cioè dall'inizio della nostra amicizia. 
Non mi è mai piaciuto, però.
"Apparte il nuovo professore di storia? Si.
Si chiama Marcel.
É molto simpatico e..."
Non riuscii a finire la frase perchè Marcel era arrivato.
Con il suo arrivo le voci si erano affievolite pian piano, fino a scomparire.
Il silezio piombò nella mensa.
"Questo posto é libero?"
Chiese con la sua vocina acuta, probabilmente nervoso.
"Si."
Acconsentii come da copione e da allora il silenzio fu colmaro da centinaia di voci.
"Perché l'hai fatto sedere?Non so se te ne sei accorta, ma è un nerd."
Sentii Caroline, la vipera del gruppo, sussurrare a tutte le ragazze, anche se indirizzata a me.
"Per prima cosa è un tipo simpatico. 
E poi guardatelo bene.
Ha del potenziale. 
Immaginatevelo senza quei fondi di bottiglia.
Ha dei bellissimi occhi verdi e con del correttore copriamo le occhiaie.
I capelli li facciamo a ciuffo sbarazzino e riccioli.
Lo iscriverò alla mia palestra, così lo faró allenare da Allan.
Un paio di tatuaggi sulle mani ce li ha, e se suppongo bene, ne ha quasi più di Zayn.
E per il fatto dello studio, non importa, anche io ho tutte A e sono bellissima e popolare comunque. 
Per i vestiti ci penso io, gli rifaccio l'intero guardaroba.
Prada, Gucci, Armani e Hollister.
Per iniziare.
Un iphone, un'orologio della rolex e una collana bella.
Allora, lo vedete come lo vedo io, ora?"
Esposi tutti i propositi che avevo per lui.
"E per il carattere? Non é semplice, Helena.O ci nasci o..."
Non la feci finire.
"O ci nasci o ci diventi.E con la mia amicizia è giá a buon punto.Per il carattere ci penso io, lo formerò a dovere.Non dovete preoccuparvi.Ho giá fatto una magia con Niall in passato.
É soltanto un livello maggiore questo. 
Ve lo ricordate Niall? Con lui farò di meglio."
"Ok, ma Marcel non é un nome che rimane impresso nella mente di tutti"
Ci pensai un attimo.
Amy aveva ragione. 
Lo guardai mentre parlava con Peter e con Niall.
Sembrava uno del gruppo, se non si  contava l'aspetto.
"Dalla trasformazione in poi, chiamatelo pure Harry.Harry Styles"

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Capitolo 3
*** Harry. ***


              Harry.

Marcel's pov.

"Ciao.Te dovresti essere il nuovo alunno, non è così?"

Appena mi sedetti un ragazzo biondo con i capelli arricciati, mi identificò.

Per caso conoscevano qualsiasi persona in quella scuola?

Ero lì dentro da sole 4 ore e sapevano giá chi ero?

Molto sicuramente, se non fosse stato per Helena, mi avrebbero giá preso a pugni.

"Si, mi chiamo Marcel."

La mia voce era sempre più acuta del solito.

Di solito era la conseguenza dello stress o dell'agitazione.

O, più semplicemente, era dovuta alla paura.

"Peter Evans.Loro sono Zayn Malik, Niall Horan e Josh Devine.

Poi ci sono le ragazze.

Helena Gilbert, quella al centro, con i capelli castani ondulati e la ciocca rossa.

Occhi grandi e color nocciola, belli quasi quanto lei.Sai, è molto ricca.Certo, si vede anche da come si veste, da come cammina, da come parla e da come mangia.

Siamo amici dalla terza elementare.

Fai un po il conto.

Le sto dietro da quando l'ho incontrata, e di solito facciamo anche qualcosina, se hai capito cosa intendo.

Anche se te dovresti già conoscerla.

È il capo delle cheerleader, quindi ha un bel corpo ed è anche atletica.

I genitori sono imprenditori o qualcosa del genere.Lo sa solo la famiglia, visto che lei non ne parla mai con nessuno, neanche con le sue amiche.

Parlando delle sue amiche, alla sua destra si trovano Violet Evans, mia carissima sorella, capelli neri e lunghi, ora raccolti sotto un cappello.

Occhi grandi e neri.

Ti posso dire che ha portato l'apparecchio per anni, quindi ora ha un bellissimo sorriso.

Ti sembra tanto timida ed indifesa ma,se vuole, diventa una vera stronza.

E te lo assicuro, visto che me la devo sorbire 24 ore al giorno.

É carina ma,se provi anche solo a pensare di poterla toccare, ti spezzo le gambe.

Poi...proseguendo a destra troviamo Caroline Forbs.

Che dire su di lei?

È stronza, si, ma è anche parecchio gentile se vuole davvero bene a qualcuno.

É la figlia dello sceriffo Forbs, il che non le fa avere problemi particolari con la giustizia.

Ha avuto un paio di denunce per atti osceni in luogo pubblico, ma io non ti ho detto niente.

É bionda naturale, occhi azzurri e un bel corpo.

Poi ci sono Amy e Emily.

Sono entrate nel gruppo all'inizio dell'estate, grazie a Caroline.

Non so molto su di loro.

Dovrebbero essere sorellastre...ma non ne sono sicuro.So solo che sono delle belle ragazze."

Presentò tutto il gruppo, fermandosi soprattutto su Helena.

Pensai che volesse marcare il fatto che, da come ho capito, erano amici un po 'intimi'.

E non so perché, ma questo non mi fece piacere.

Ma forse perchè Helena era una ragazza così bella...

Il punto era che mi ero illuso.

Mi ero illuso con la sua gentilezza.

Forse cercava solo qualcuno da prendere in giro.

                             ***

Erano passati sei giorni.

Venni svegliato dalla sveglia, come tutte le mattine, anche quella domenica.

Mia madre voleva portarci in chiesa.

Mi ero un po adeguato allo stile di vita dei popolari, ma preferivano non farsi vedere in giro con me, ma li capisco.

Loro erano tutti tirati a lucido e perfetti nella loro perfezione e nel loro lusso.

Io invece, non avevo nemmeno i soldi per comprarmi un paio di srcerpe nuove.

Cercavo di far bene a scuola per trovarmi un buon lavoro e aiutare mamma con i soldi.

E poi mia madre diceva che l'aspetto esteriore non conta.

E io le davo ragione. Se una persona ti ama, ti ama per quello che sei dentro, non per quello che sei fuori.

Con questi pensieri, arrivai alla chiesetta del paese, dove giá mi aspettavano mia madre e Gemma.

                               ***

Stavamo uscendo dalla chiesa, quando la intravidi.

Vidi di sfuggita una ciocca rossa e un cappello di Chanel dentro ad una Porche rossa.

Dovevo parlare con lei.

Iniziai a correre dietro all'automobile.

Visto che il paese era veramente piccolo, non dovetti correre per molto, prima che la macchina si fermasse davanti ad un'immensa villa munita di piscina e diversi campi da gioco.

Si voltó verso di me, e con i capelli mossi dal vento,si accorse di me.

Mi guardò un attimo, molto sicuramente, non riconoscendomi.

Avevo accuratamente messo delle lenti a contatto negli occhi, rinunciando ai miei amati occhiali per un giorno.

La camicia aveva i primi bottoni sganciati,non per mia scelta.

I pantaloni neri, che potevo indossare solo la domenica, per andare in chiesa.

Invece ai piedi avevo le solite scarpe, i mocassini neri.

Mi passai una mano tra i capelli, tirandoli verso l'alto.

Vedi le sue labbra schiudersi, per poi mormorare qualcosa.

Da quello che capii Helena mi aveva appena chiamato 'Harry'.

                               ***

Helena's pov.

"Harry" sussurrai appena lo vidi.

Sembrava Marcel, ma non lo era di sicuro.

La camicia abbastanza sbottonata, per far intravedere due teste di uccello.

I capelli tirati all'insù naturalmente, senza utilizzo di gel.

I suoi bellissimi occhi verdi smeraldo, che potevano illuminare anche una giornata buia, invece di essere bloccati da due fondi di bottiglia, erano esposti alla luce del sole, facendoli diventare ancora più belli.

I pantaloni neri, diversi dai soliti calzoni marroni o beige, stavano attillati sulle caviglie, slanciando la sua figura.

No, quello non poteva essere Marcel.

Sembrava ma non era.

Almeno credevo.

"Helena"

Si riprese, avvicinandosi alla mia nuova Porche rossa.

"Marcel?"

Chiesi, rimanendo esterrefatta davanti ad una tale bellezza.

"Si, sono io.Mi scuso per il mio aspetto grezzo e malandato, ma ho corso dalla chiesa fino a qui, appena ti ho vista."

Aveva rovinato il tutto con il suo linguaggio.

"Si, sei Marcel..."

Ragionai un attimo.

Avevo ragione, il ragazzo aveva del potenziale.

"Vuoi rimanere a pranzo? I miei non ci sono."

Hannah non si sarebbe scomodata più di tanto per cucinare una porzione in più.

"Questa é casa tua?"

Dopo averci ragionato per due o tre secondi, si affacciò al finestrino, mostrandomi il suo stupore.

"No, sto entrando, con le chiavi, dal cancello del vicino."

Aprii l'occhi il più possibile, muovendo la testa a destra e a sinistra.

Lo vidi abbassare lo sguardo.

"Certo che è casa mia.Muoviti, entra in macchina."

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Capitolo 4
*** Zoey. ***



 

Zoey.





Helena's pov.

Entrammo nel grande salone dipinto interamente di bianco.

Avevo deciso io di fare dipingere così quell'enorme stanza.

C'erano 2 rampe di scale, una a destra e una a sinistra delle grande porta che si trovava davanti a noi, e tutte e due portavano ad una specie di balconcino, dove si trovava un'altra porta, più grande e nera.

Un grande tavolo nero occupava il centro della stanza, sopra di esso si trovava un vaso abbastanza grande e parecchio decorato, contenente un grande mazzo di rose e tulipani rosa.

Al fianco della porta bassa, quella che portava ad un salotto immenso, erano disposte due sedie moderne, una bianca e una nera, quella bianca aveva un cuscino nero, invece l'altra era il contrario.

Mi cavai, cautamente,dalla testa il grande cappello di Chanel,appoggiandolo poi sul grande tavolo.

Lo avrei portato al piano di sopra più tardi.

Feci segno a Marcel di seguirmi mentre mi incamminavo verso la porta.

Usai entrambi le mani per aprire le due ante che componevano la porta.

Presi un grande respiro ed entrai.

La solita grande stanza, con il solito grande divano nero, posizionato sopra ad un tappeto bianco e di fronte ad una televisione a schermo piatto.

Un grande camino, dipinto in bianco, si trovava sotto al grande televisore.

Un bel tavolino in vetro era posizionato tra il televisore e il divano.

La casa presentava tutte le mie idee:i toni sul bianco e il nero con degli accenni di rosso o rosa, arredamento moderno, tutto fortemente tecnologico, delle stanze nelle quali divertirmi coi miei amici.

Ma non era quello che veramente volevo.

Io volevo amici.Amici veri.

E forse è proprio grazie a Marcel che mi sono accorta di questo mio bisogno.

Marcel's pov.

Mi trovavo nell'immensa camera di Helena, mentre l'aspettavo.

Era scesa a parlare con Hannah, la cameriera.

Era una bella ragazza.

Capelli lunghi, mossi e dal color rosso.Occhi grandi e scuri, con un accenno di eye-liner proprio sulla palpabra.

Guardai meglio l'arredamento della stanza.

Sulle pareti c'era una carta da parati bianca ricoperta da peli.

Ne avevo vista una simile in una puntata dei Maghi di Waverly, solo che quella di Alex era rosa.

Davanti a me, che ero appoggiato alla porta d'entrata, si trovavano 3 scalini, poi si estendeva la grande stanza.

Era grande quanto casa mia.

Mi ero sconvolto solo a vedere la stanza che si presentava appena entrati, che era il doppio della mia casetta.

Il gigantesco letto a baldacchino, nero con delle tendine bianche ricamate in nero,era ricoperto da un lenzuolo rosa con dei dettagli neri.

Una grande porta finestra, coperta da delle tende rosa, si trovava proprio davanti a me.

Guardai a destra e vidi una grande poltrona bianca con il cuscino nero, simile a quelle due sedie che si trovavano accanto alle sue rampe di scale.

Una porta nera spiccava tra le pareti bianche e morbide.

Mi stavo avvicinando a quella porta, quando sentii una porta aprirsi.

Mi buttai subito sulla poltrona accanto alla porta finestra, proprio nello stesso momento in cui Helena aprii la porta della sua stanza.

"Allora...hai pranzato, ti sei sfamato e ti sei messo comodo.Perchè mi hai rincorso? Potevi sempre dirmelo domani e nessuno si sarebbe ucciso."

Non mi guardava neanche, aveva lo sguardo sul suo cappotto e il suo cappello di Chanel.

La guardai un attimo in tutta la sua bellezza.

"Helena, io credo di potermi fidare di te.Sei una specie di amica, un'amica che non ho mai avuto.Ti conosco da poco, ma mi hai aiutato, mi hai dimostrato la tua lealtá e io mi fido.Sai, negli ultimi due giorni non ci sei stata..."

Non mi fece neanche finire la frase, che mi interruppe.

"Non sono venuta a scuola perché ero a fare shopping a Parigi."

Pensandoci, la porta nera dovrebbe essere il suo armadio.

"Comunque. Non ti sei presentata a scuola, e io ho preferito non andare con i tuoi amici. Allora sono andato per conto mio quando ad un certo punto mi sono scontrato con una ragazza bellissima.."

Flashback

Mi stavo avviando verso il mio armadietto, quando sentii una persona venirmi addosso.

"Oggi verrò pestato..."

Iniziai a pensare alle peggio torture mentre aspettavo il primo calcio o il primo pugno e raccoglievo i miei libri.

Una mano si avvicinò al mio libro di fisica e me lo passò.

Alzai lo sguardp verso la persona così gentile da aiutarmi, ed incontrai dei bellissimi occhi azzurri.

I capelli lunghi, ondulati e biondi della ragazza che si trovava di fronte a me si stavano muovendo grazie al leggero vento che entrava dalle porte aperte dell'istituto.

Ci alzammo e gli chiesi scusa.

"Scusa? Ti dovrei chiedere io scusa, ti sono venuta addosso . Comunque, piacere io sono Zoey.Ti ho visto in giro con Helena Gilbert.È il mio capo, visto che sono una cheerleader e ti posso assicurare che è una vera stronza.Oh, sto parlando un po troppo, ma sono fatta così, parlo tanto quando...bhè, parlo sempre tanto.Che maleducata, non ti ho neanche chiesto il nome.Come ti chiami?"

Non smetteva un'attimo di parlare, ma l'avrei ascoltata all'infinito la sua voce bassa e femminile allo stesso tempo.

"Io...sono...Marcel.Ma puoi chiamarmi come ti pare."

Risposi sfrontato e con una faccia da innamorato cotto, ma lei non ci fece neanche caso...

Fine flashback

"Ho trascorso il giovedì e il venerdì con questa bellissima ragazza di nome Zoey Brooks..."

Ancora una volta, mi interruppe, non facendomi concludere il discorso.

"Te hai fraternizzato con una persona che mi ha dato della stronza? E dove finisce il 'sei stata leale e quindi ti do la mia fiducia'?"

Helena arrabbiata mancava alla mia collezione.

Ora l'avevo vista in quasi tutti i modi.

"Helena, a me piace Zoey.Quindi ti volevo chiedere se mi potevi far diventare bello."

Restò un'attimo spiazzata.Molto probabilmente non se lo aspettava una richiesa del genere, almeno non adesso.

Sembrò pensarci per diversi secondi, minuti, ore, forse secoli.

Poi alla fine mi guardò.

"Vuoi diventare bello? Non posso fare tutto in uno.Per prima cosa devo formare il tuo fisico.

Ho giá fatto una piccola tabella, aspettando che tu me lo chiedessi.

Per prima cosa il fisico.

Poi il carattere.

Dopo l'abbigliamento e l'acconciatura.

Se vuoi dopo possiamo andare a iscriverti in palestra.

Ma dovrai lavorare duro, sodamente e soprattutto seriamente.

Non lavoro per niente.

Io mi metto in gioco e cerco di migliorarti, ma voglio essere ricompensata con un buon risultato.

Ma partiamo dai fondamentali.

Ti ricordi cosa ti ho detto appena ci siamo incontrati?"

La seguii in ogni parola, mentre si muoveva passando dalla porta nera, arrivando in un corridoio.

"Che ho del potenziale?"

La guardai con uno sguardo incuriosito.

"Anche quello.Cioé ti sei visto in questo momento? Ti verrebbe dietro anche un mammut.Comunque intendevo l'altra cosa.

Ti ho detto che saresti dovuto cambiare.Allora, iniziamo il cambiamento, per te e per Zoey."

Aprì la porta a vetri opaca, lasciandomi senza parole davanti ai milioni di vestiti.

Sistemò accuratamente il cappello e il cappotto, per poi tornare vicino a me.

"Se vuoi far parte di questo mondo, devi decidere se ne vale davvero la pena."

Si avvicinó al tavolino nero al centro della stanza.

"Si, ne vale la pena"

"Allora iniziamo."

Si avvicinò a me e tornò indietro, uscendo dal bagno.

La seguii giù per le scale e poi in garage.

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Capitolo 5
*** Devil ***


Devil.

Helena's pov.

Parcheggiai la ferrari gialla davanti alla palestra più lussiosa di Liverpool, la palestra che freguentavo io.
Avevamo trascorso pressapoco quindici minuti in macchina.
Marcel si teneva stretto al sedile, mentre io sfrecciavo per l'autostrada che ci portava da Holmes Chapel a Liverpool.

Flashback

"Dove stiamo andando?"
Mi chiese Marcel appena entrammo in una delle mie numerose e costose macchine.
Si guardò attorno, guardando attentamente ogni angolo dell'automobile. 
"Ti ho detto della palestra."
Intanto misi in moto il motore e aprii la porta automatica del garage.
"Ma c'é solo una palestra ad Holmes Chapel, e non è tanto lontana da qui"
La sua espressione si trasformò da stupita a curiosa.
"Io intendo una vera palestra."

Fine flashback.

Marcel's pov.
Entrammo nella palestra più lussuosa di tutta Liverpool.
Mi avvicinai a Helena per far sentire quello che volevo dire solo a lei.
"Non posso permettimi di frequentare questa palestra"
Le sussurrai all'orecchio, accorgendomi di alcune persone che mi guardavano con l'aria da superficiali.
E mentre io mi girai verso Helena, lei assottigliò lo sguardo, facendole smettere di guardarci.
Si avvicinò al bancone, dietro al quale si trovava un ragazzo giovane, bello e muscoloso.
Molto più bello di quanto io non potessi mai diventare.
"Ehy Helena"
La salutò con un sorriso a 7191016 denti stampato in faccia.
"Ciao John.Volevo iscrivere il mio amico, Marcel, al corso di Allan.A proposito, posso parlare con lui?"
Chiese con tutta la calma possibile.
"No, Allan ora ha da fare.Sono le 3.30 e tu sai cosa succede alle 3.30..."
Helena non lo fece finire di parlare.
Forse é una sua abitudine.
Lo prese per il colletto della camicia firmata che stava indossando e se lo avvicinò al viso.
Nessuna persona fece niente.
Forse era un lato di Helena che ancora non conoscevo.
"Te l'ho chiesto con la calma, ora ho perso la pazienza.Non me ne frega di niente se ho disturbato la scopata giornaliera di Allan, ma ora lo chiami perchè ci devo parlare.Tutto chiaro?"
Lui la guardó spaventato e poi mandò giù la saliva.
"Capito."
Appena Helena lasciò il colletto, John si ricompose e diede delle chiavi ad Helena.
"Io non lo disturberei"
Appena ci allontannammo sentimmo John gridare da lontano.
"Io non mi sfiderei fossi in te.Non mi sfiderei nemmeno fossi in Allan."
Rispose a tono, la bellissima mora al mio finco, mentre i suoi passi rimbombavano sul pavimento in marmo nero.
Arrivammo davanti ad una porta, che trovammo mezz'aperta.
"Io non entrerei."
Dall'interno provenivano diversi gemiti e io avvertii Helena.
Lei, in risposta, spalancò la porta.
"Oh, Allan.Che sorpresa!"
Urlò entrando dentro alla stanza.
Io restai fuori sentendo diverse bestemmie ed imprecazioni.
"Porca puttana.Helena, che cazzo vuoi?"
Sentii una voce bassa, rauca, maschile.
"Mi dispiace di averti disturbato.Aspetta, quale è questa? Non mi sembra di averla mai vista...hai riiniziato a cambiarne una ogni due giorni?"
Stava diventando davvero stronza.O forse stava emergendo la vera Helena Gilbert.
"Andiamo a parlare fuori.Mi dispiace se per oggi non ti ha soddisfatto."
Dopo pochi secondi vidi la figura di Helena uscire dalla porta spalancata.
Dopo neanche un minuto uscii una ragazza con una gonna corta e una camicia corta mezza sbottonata, in mano teneva una pochette da sera, le mutandine in pizzo rosse e un reggiseno correlato alle mutandine.
Mi sorrise facendomi l'occhiolino.
La continuai a guardare da dietro, vedendo che la gonna copriva fin poco sotto il sedere e faceva vedere metá sedere appena faceva un passo.
Si rigirò verso di me e si passò la lingua sul labbto superiore, dicendomi di chiamarla.
Sbarrai gli occhi girandomi verso Helena che scoppiò a ridere.
La guardai bene mentre con gli occhi giudicava qualsiasi persona che passasse da li con uno sguardo superiore, maligno e pronto a giudicare.
In quel momento capii tutto.
Aveva ragione la gente, tutti avevano ragione, perfino Zoey.
Il diavolo esisteva.
E non era un omone grande e rosso con le corna e la faccia spaventosa.
Poteva essere bello, come nel caso di Helena.
Perchè era pur sempre un angelo caduto.
Ed era solito essere il preferito di Dio.
E se Helena era Satana, come tutti dicevano e come io avevo capito, sarei stato felice di essere un satanista fino alla morte.

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Capitolo 6
*** Perfect Storm ***


Perfect storm...

Helena's pov.

Scoppiai a ridere quando quella poco di buono si girò per provocare Marcel, sventolando la gonnella che indossava, mostrando per bene il suo sedere.

Lui si girò verso di me, beandomi della sua espressione scioccata.

Lo lasciai perdere e gli feci segno di entrare nella stanza.

Appena varcai la soglia, mi avvicinai ad un divano rosso e mi ci sedetti, posando la borsa accanto a me.

Allan mi si avvicinò, spostando una sedia davanti a lui e sedendosi su di essa.

Marcel entró titubante, avvicinandosi a noi, ma restando in piedi ed a debita distanza da Allan.

"Allora...per quale ragione hai interrotto una cosa di vitale importanza?"

Chiese Allan, mentre le vene del suo collo si gonfiavano.

"Devi farmi un favore."

Gli risposi piegando la testa leggermente verso destra, spostando lo sguardo su Marcel.

Allan si giró allarmato e si alzó, dopo aver ragionato per pochi secondi.

Si avvicinò a Marcel e gli diede un pugno nello stomaco.

Il ragazzo si accasciò a terra, mentre Allan tornava a sedersi sulla sedia.

"Non posso farlo.Non posso allenarlo."

Restai sbalordita.Per la prima volta qualcuno mi aveva sorpreso.

Pensai velocemente a qualcosa, mentre sul volto del mio allenatore si dipingeva un sorriso malefico.

"Ti ho sorpresa?L'hai visto? Nessuno l' allenerebbe"

"Bene.Dovrò attuare il piano B."

Esclamai alzandomi dal divano.

Appena mi avvicinai ad Allan, il suo sguardo diventò in pochi secondi preoccupato.

Lo afferrai per il collo, trascinandolo fino al muro, alzandolo di poco da terra.

"Forse non hai capito bene come funziona il mondo. Te lo devo rispiegare perchè al tuo cervellino sottosviluppato non è arrivato il messaggio. È come se io fossi una regina e tu il mio servitore. Io ti do un ordine e te lo esegui. Ora, se non vuoi che la tua testa faccia un piccolo viaggio lontano dal tuo corpo, ti conviene obbedire.Non ci metto neanche cinque secondi a togliermi una scarpa e infilarti il tacco su per il naso."

Vedendo la paura nei suoi occhi lasciai la presa, facendolo finire atterra.

Mi avvicinai a Marcel, il quale si trovava ancora sul pavimento, e lo aiutai ad alzarsi.

Lo guardai negli occhi, assicurandomi che stesse bene.

Anche se lo conoscevo da poco, era l'unico amico sincero che avevo.

Mi preoccupavo per lui.

Lo lasciai e mi riavvicinai ad Allan.

"Ok.Hai vinto.L'allenerò."

Si arrese mentre si rialzava, tenendosi il collo.

"Oh, vedi che io e te arriviamo sempre ad un'accordo?"

Mi avvicinai al divano e presi la mia borsa.

"Allora...iniziamo domani?"

Chiesi, prendendo Marcel per un braccio e trascinandolo fuori da quella stanza.

"Domani ho il tuo allenamento..."

Cercò di finire la frase, ma lo interruppi alzando una mano.

Mi rigirai per un'altra volta verso di lui.

"Dici sempre di essere il miglior allenatore del regno unito.Puoi fare benissimo due allenamenti in uno."

Mi rigirai velocemente e mi diressi verso l'ingresso dell'edificio.

"Ho due domande"

Sentii la voce spezzata di Marcel accanto a me.

Non mi girai neanche verso di lui, ma feci semplicemente un movimento con la testa, per fargli capire che poteva pormele.

"La prima è...secondo te perchè quella ragazza con abiti succinti e  la faccia ricoperta da del trucco spavaldo, mi ha fatto l'occhiolino e mi ha fatto un segno come di chiamarla al telefono cellulare?"

Scoppiai a ridere per la domanda che mi aveva posto, girandomi verso di lui.

"Sei serio?"

Gli chiesi mentre continuavo a ridere.

Lui annuí ed allora la mia risata cessó, lasciando posto ad un sorriso divertito.

"Secondo te? Vedendoti cosí vorrá fare con te quello che stava facendo con Allan."

Vidi un'espressione disgustata dipingersi su quel viso angelico.

Scoppiai a ridere.

Continuammo a camminare, arrivando alla porta principale.

Passai davanti a John non degnandolo di uni sguardo.

"Allora com'è andata?Ho visto quella biondina andar via, quindi scommetto che sei riuscita a parlarci, almeno. Ma dubito che allenerá il ragazzino, se è quello che gli dovevi chiedere"

Sentii la sua voce dalla portineria.

Mi girai, avvicinandomi velocemente alla bancone  e sporgendomi verso di lui, mentre John si tirava indietro.

"Dovresti aver capito che io ottengo sempre quello che voglio.Posso minacciare, spaventare a morte, picchiare, perfino uccidere...ma quello che voglio lo ottengo sempre. Che questo sia chiaro."

Uscii velocemente da quel posto immenso prima che potesse dire qualsiasi cosa.

Al mio fianco, anche se impaurito, si trovava Marcel.

"La seconda domanda è...come hai fatto a far paura ad un ragazzo cosí grande e grosso? Te sei così esile, non pensavo tu avessi tanta forza.Sei riuscita perfino ad alzarlo da terra.Dovevi essere al mio posto, solo per ammirare uno spettacolo del genere.Sei stata fantastica, anche se non credo che fosse necessario."

Intanto salimmo in macchina e io azionai il motore.

"Si vede che non mi conosci bene.E comunque, lui é il mio allenatore, mi ha insegnato a capire il punto debole di qualsiasi persona.

Facendo un esempio, ogni volta che faccio esercizi e mi allena, ha una fascia al collo e ogni tanto si massaggia la gola.

Ho semplicemente intuito che avesse qualche malanno alle vie respiratorie o comunque alla gola.Sarebbe bastata un po più di forza, e avrebbe smesso di respirare.

Sono cose che non si imparano dalla mattina alla sera.Devi avere occhio."

Spiegai, mentre imboccavo la strada che ci avrebbe riportati a Holmes Chapel.

"Allora, maga Helena, qual'è il mio punto debole?"

Chiese spavaldamente, credendo di sorprendermi.

Mantenni la mia espressione fredda, mentre lo guardavo con la coda dell'occhio.

Aveva estratto dalla sua tasca un telefono e iniziò a premere velocemente i tasti della tastiera, scrivendo un messaggio.

Mi fermai ad un semaforo rosso, continuando ad osservare ogni singola lettera che scriveva.

'Mamma, mi dispiace se sono scappato oggi, ma avevo intravisto una mia nuova amica.Ti spiego tutto appena torno.Mi dispiace per averti lasciata sola a casa senza preavviso.Baci, ti voglio bene. -M'

Ripartii appena sul semaforo si accese il colore verde.

Diedi un'ultima occhiata a Marcel, il quale stava aspettando in attesa di una risposta da parte mia.

"Credi che non ti abbia osservato? Nel tuo armadietto non hai neanche una foto con degli amici, e a mensa non parli mai con nessuno, se non con me.

Hai sempre l'aria triste, e appena parli con me il tuo morale si solleva.

Ho letto il messaggio che hai appena inviato a tua madre, e ho benissimo capito che attualmente tuo padre non è a casa.

Quindi, o i tuoi genitori sono separati, o tuo padre viaggia molto per lavoro.

Ma, se viaggiasse per lavoro avresti molti soldi.

Ho notato il tuo abbigliamento e il modo in cui cammini, mangi e parli.

Cerchi di essere bravo a scuola, di essere un figlio modello solo per far felice tua madre e guadagnarti un lavoro ben pagato, visto che quello della donna che ti ha messo al mondo, molto probabilmente, non fa guadagnare molto.

Hai paura di essere lasciato solo.

Non hai amici e non hai un padre, credi che io possa stancarmi della nostra amicizia più velocemente di un cambio di scarpe.

Ma sai, piccolo nerd sfigato...mi sto affezionando a te.Tengo molto più a te di quanto tengo a Caroline o a Peter.

Tu non vuoi essere mio amico solo per i soldi o per essere popolare.

Tu vuoi essere sinceramente mio amico.

Non so cosa hai visto in me, oltre alla bellezza ed alla stronzaggine, ma sono contenta di averti come amico.

Se fossi credente ringrazierei il signore per questo.

Non ti lascerei mai da solo.

Ho legato piú con te in 6 giorni che con qualsiasi altra persona in 19 anni di vita."

Lui mi guardó commosso, mentre i suoi occhi si facevano lucidi.

"Ma non piangere."

Aggiunsi in fine, mentre lui tirava su con il naso.

Mi indicó la strada da prendere per arrivare a casa sua, e lo riaccompagnai.

Mi fermai una volta arrivati di fronte ad una piccola, minuscola casa.

Spensi il motore e fermai Marcel per un braccio, prima che potesse uscire dall'abitacolo.

"Mi dispiace se ti ho spaventato oggi.Mi arrabbio facilemente e se fallisce il piano A devo sempre avere un piano B...e un piano C nel caso fallisse il piano B e poi un piano D...vabbè, sappiamo entrambi come funziona l'alfabeto.

Il piano B oggi erano le minaccie.

Sai, molti mi paragonano ad Afrodite.

La dea della bellezza e dell'amore, visto che dicono che appena qualcuno mi vede si innamora di me.

Ma non sono così.

Voglio solo essere me stessa.Ma senza la violenza o la stronzaggine non si arriva da nessuna parte."

Mi scusai e lasciai il suo braccio, aspettando che la portiera sbattesse.

"Si, tu sei come Afrodite.Sei bellissima e molti sono innamorati di te.Sei una dea e comandi su tutto e tutti.Puoi fare quello che vuoi, senza pensarci due volte.Puoi essere tutto quello che vuoi, ma la societá non te lo permette.

Sei una dea e dovresti stare sull'olimpo.

Quella di oggi è stata solo una tempesta.

Ma, visto che l'hai scatenata te...è stata una tempesta perfetta."

Concluse prima di chiudere la portiera ed avvicinarsi alla porta della piccola casa, non lasciandomi il tempo di contrabbattere.

Per lui ho creato una tempesta perfetta.Per lui ero Afrodite.La sua Afrodite.

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Capitolo 7
*** The return ***


   The Return.

Marcel's pov.

"Quindi quella domenica non sei venuto da me perché dovevi stare con quella stronza?"

Mi trovavo in corridoio e sentii una presenza vicino a me.

Mi voltai, trovando gli occhi di Zoey accompagnati dai suoi lunghi capelli biondi.

"Se intendi Helena, lei non é una stronza. È una ragazza fantastica. Puó sembrare cattiva ma non lo é in realtà"

La corressi, arrivando al mio armadietto ed aprendolo.

"Si, perchè te la conosci benissimo, immagino. Lei ti sta solo sfruttando, come una volta ha sfruttato il ragazzo biondo.

Apri gli occhi Marcel. Lei vuole solo la tua intelligenza, la tua bontá e una volta che si sará stancata di te, ti abbandonerá in un angolo o ti butterá nel cestino della spazzatura. E poi dovró essere io a rimettere apposto i pezzi del tuo cuore spezzato."

Chiusi l'armadietto e continuai a camminare non dandole ascolto.

Lei mi raggiunse con una piccola corsa.

"Da quanto tempo non la vedi, eh?"

Mi chiese infuriata mentre entravamo nell'aula destinata al corso d'artigianato.

"Tornerá per Natale."

Le dissi, mentre prendevo posto al mio solito banco.

Lei, come al solito, si sedette sul posto libero vicino a me.

Il gruppo dei popolari non mi contavano da quando Helena era partita e non mi interessava neanche.

"Sai solo quando tornerà. Non ti ha neanche scritto un messaggio, niente. E tu credi che lei tenga a te? Io e te usciamo insieme da due mesi ormai, quando deciderai a lasciarla perdere? Se ne è andata e probabilmente non si ricorda nemmeno di te. È partita tre mesi fa, non ti ricorderai nemmeno il suo volto."

No, il suo volto era impresso nella mia mente. Avevo impresso nel cervello il momento in cui prese l'aereo.

-Flashback-

Mi trovavo all'aereoporto.

Avevo accompagnato Helena.

Stava per raggiungere i suoi genitori in America e sarebbe tornata dopo tre mesi.

Ero abituato al fatto che si spostava in continuazione.

Ma era sempre rimasta in Europa, e tornava dopo due o tre giorni.

Non ero abituato a stare senza di lei per mesi.

Ci conoscevamo da poco più di un mese, ma ho imparato a volerle bene, a conoscere i suoi punti deboli, anche se molti mi rimanevano ancora nascosti,

avevo imparato a capire il perché di ogni sua azione.

Non sapevo in che modo sarei andato avanti per tre mesi senza vederla tutti i giorni a scuola, come sarei andato avanti senza lei.

Una voce metallica mi fece tornare alla realtá.

Mi accorsi solo in quel momento che delle lacrime bagnavano le mie guance e scendevano fino a toccare il pavimento.

Guardai la ragazza davanti a me negli occhi.

I suoi occhi color nocciola quella volta rivelavano un sentimento, cosa che non avevo mai visto.

Mostravano dolore.

Helena non provava dolore.I suoi occhi non lasciavano trapassare nemmeno un'accenno di emozione.

Ero sicuro di aver visto anche una lacrima sul suo volto angelico.

"Mi mancherai tanto, Helena.Perchè non puoi restare?"

Le chiesi, mentre altre lacrime scendevano dai miei occhi.

"Sono mesi che non vedo i miei genitori, e poi sono solo 3 mesi. A Natale ritorno, promesso.Mi mancherai anche te Mr.Muscolo"

Mi sorrise, mentre una piccola risatina usciva dalle mie labbra per il nomigliolo che mi aveva affibbiato.

Sentimmo ancora quella voce metallica, la quale annunciava un volo immediato per la città di New Orleans.

Lei si girò verso di me.

"Devo andare.Te continua ad allenarti senza di me, anche se tu ed Allan vi odiate.E ricorda che non ti devi far mettere i piedi in testa.Appena torno si fa un resoconto di quello che succederá in questi mesi."

Un'altra lacrima scese lungo la sua guancia.

Mi tirò a sè, dandomi il primo abbraccio.

Credo che nemmeno le sue 'amiche' si erano mai beate dei suoi splendidi abbracci.

Le diedi un leggero bacio sulla guancia, che fù ricambiato.

Altre lacrime scendevano dai miei occhi.

Si staccò e mi asciugó le lacrime dal viso.

"Devi essere forte, capito? Non deludermi"

Mi disse, continuando a tenere il mio viso tra le sue mani.

Annuii e lei si girò, prendendo le due valigie e il borsone.

Si diresse verso la porta che portava all'aereo e poi si girò verso di me per un'ultima volta.

"Ci vediamo presto.Non ti dimenticherò"

Urlò dal punto in cui si trovava, per farmi sentire quello che voleva dirmi.

"Neanche io lo farò"

Urlai di ricambio, salutandola con un cenno della mano.

Lei si rigirò e aprii la porta.

La richiamai un'ultima volta, facendola voltare ancora.

"Non lo farò"

Urlai, riferendomi al fatto che non l'avrei delusa per nulla al mondo.

Lei mi sorrise e poi attraversò la porta, chiudendola dietro di sè.

-Fine Flashback-

Zoey mi passó la mano davanti alla faccia, nello stesso momento in cui l'ultima campanella del giorno suonava.

Si sentii un grande boato venire dalle altre classi.

Mi ricordai solo in quel momento che quel giorno iniziavano le vacanze di Natale.

Perció mancavano pochi giorni a Natale, e quindi mancavano pochi giorni al ritorno di Helena.

Velocemente lasciai la mia postazione per dirigermi al mio armadietto.

Zoey non mi seguì, urlò soltanto che mi avrebbe scritto un messaggio.

Aprii l'armadietto dando una gomitata al ferro di cui era costituito e ci buttai dentro i libri.

Lo richiusi aggiungendoci il lucchetto.

Corsi fuori dall'edificio ed iniziai a correre verso casa.

Durante il tragitto mi fermai solo un paio di volte per riprendere il fiato sufficiente per continuare.

Quattro mesi prima non avrei fatto il percorso dalla scuola a casa mia nemmeno a piedi, figuriamoci a corsa.

Arrivai a casa mia, andando subito in cucina da mia madre.

"Piccolo campione.Come è andata a scuola?"

Chiese la donna che si trovava ai fornelli.

Ripresi fiato prima di risponderle.

"Bene. Stranamente non hanno dato compiti per le vacanze."

La informai mentre le stampavo un bacio sulla guancia.

"C'è una ragazza in camera tua. È arrivata circa cinque minuti fa. Ha detto che è importante."

Mi informò facendomi l'occhiolino.

Pensai subito a Zoey.

Era per forza lei. Magari si era scordata di dirmi qualcosa.

Salii le scale di malavoglia, arrivando alla mia stanza.

Dovevo ancora pitturare i muri, sistemare per bene tutti i mobili e personalizzarla, ma non avevo voglia di fare quelle cose.

Non vidi nessuno in camera.

Nessuno sul letto, nessuno seduto sulla sedia, nessuno sul pavimento e nessuno in piedi.

C'ero solo io.

"Questa camera fa schifo. Ci sarebbe bisogno del mio tocco per migliorarla."

Sentii una voce dietro di me.

Mi voltai e nel buio vidi una sagoma.

Alta, con tacchi e capelli lunghi e mossi.

Avrei riconosciuto quella voce tra mille altre simili.

Una lacrima uscii dal mio occhio destro.

"Helena?"

Chiesi solo per aver una conferma.

Lei accese la luce, trovandosi vicino al l'interruttore della luce.

Il suo viso venne illuminato dalla forte luce che venne accesa all'improvviso.

La sua figura era più magra dell'ultima volta e il suo look era più curato. I capelli erano più lunghi, ma sempre curati alla perfezione.

La ciocca rossa era sparita, ma al suo posto i capelli erano più voluminosi e piú mossi.

"L'unica e sola nel tuo cuore. O una sorta... "

Mi sorrise mentre le correvo addosso.

L'abbracciai come non avevo mai abbracciato nessuno.

Tutta la mancanza che avevo sentito in quei tre mesi era sparita nel momento in cui i miei occhi versi avevano riincontrato i suoi occhi nocciola, dopo tanto tempo.

"Mi sei mancata tanto."

Dissi staccandomi da lei.

Si diresse verso il mio letto e ci si sedette.

"Racconta. Con Zoey come va?"

Sorrisi, mentre lei restava seria.

Il sorriso sul mio volto durò pochi secondi.

"Bene. Usciamo da tipo due mesi...non hai subito tanti cambiamenti,Helena."

Mi avvicinai a lei, sfiorandole la pelle del viso.

La guardai per bene.

Indossava degli stivali neri con il tacco alto, dei pantaloni stretti neri con una cintura nera e dorata, accompagnati da una maglia nera e un giacchetto nero che le copriva le spalle e le braccia.

"Ma tu si. Sei più forte..."

Disse alzandosi e toccandomi un'avambraccio.

"Più furbo"

Disse cavandomi gli occhiali dal naso e buttandoli sul letto.

"Più sexy"

Disse alzando un sopracciglio e guardandomi dall'alto in basso.

"Io sono sempre lo stesso...hai cambiato look?"

Le chiesi prendendole la mano e facendole fare una giravolta su se stessa.

"Si, ho dovuto comprare altre quattro valigie perchè ho ricomprato metá guardaroba."

Mi informó sorridendomi.

Quanto mi era mancato il suo bellissimo e perfetto sorriso smagliante.

"Comunque dicevo sul serio della camera. É un orrore. Ora vado a riposarmi, dieci ore di viaggio e la stanchezza si inizia a sentire. Ci vediamo domani, vieni a casa mia. Ho invitato tutto il gruppo dei popolari, potremmo sorteggiare per il babbo natale segreto. A domani, Mr.Muscolo"

Mi informò, avviandosi verso la porta.

Stava per chiuderla alle sue spalle, ma la fermai chiamandola.

"Avevo promesso a Zoey che ci saremmo visti domani"

Le dissi, ricordandomi di quello che mi avveva detto quella mattina, appena entrato a scuola.

"Porta anche lei. Ma vestitevi per bene. In casa mia non ci voglio gente vestita in qualche modo."

Disse, tornando ad avere quell'espressione insensibile.

I suoi occhi, fino a quel momento, trasmettevano felicitá. E il mio cuore fece un balzo quando mi accorsi che era felice perchè mi aveva visto.

Si chiuse la porta alle spalle e sentii i suoi tacchi che battevano sul finto parquet.

Mi buttai sul letto, accanto agli occhiali che mi aveva tolto, e nello stesso momento la porta d'ingresso sbattè.

La giornata che sarebbe venuta dopo quella sarebbe stata molto lunga.

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Capitolo 8
*** Helena's house. ***


Helena's house.

Helena's pov.

Passai ancora una volta vicino al grande albero decorato con le tipiche decorazioni natalizie.

Il giorno prima Hannah e il suo ragazzo, Louis, mi avevano aiutato a decorarlo.

Anche se il viaggio di ritorno dall'America era stato pesante mi sentivo molto energica.

In più, quella notte, avevo dormito piú del solito e quindi mi sentivo piú riposata.

Avevo passato quei tre mesi più sola del solito.

Anche se non avevo visto i miei genitori per tanto tempo, rivederli non mi suscitò nessuna emozione.

Ormai avevo imparato a stare meglio senza di loro.

Mio padre mi aveva rivolto a stento la parola in quei tre mesi passati insieme, mentre mia madre cercava di essere presente ma a causa del lavoro stava fuori tutto il giorno.

Era come se fossi rimasta ad Holmes Chapel, solo che a New Orleans non avevo Marcel.

Anche se non lo avrei mai ammesso, avevo pensato a Marcel tutti i giorni in quei tre mesi di assenza.

Il giorno prima, quando mi disse che usciva con Zoey da due mesi ormai, mi sono sentita come la ruota di scorta.

Come se mi avesse solo usata per arrivare a lei.

Anche se non è stato cosí visto che fino a quel momento avevo attuato solo la prima parte del mio piano per trasformare Marcel in Harry.

Marcel ormai era una parte di me.Era come il migliore amico che non avevo mai avuto.

Appoggiai la ciotola strapiena di pop-corn sul grande tavolino bianco del salone gigante.

Diedi un'occhiata all'orologio moderno attaccato al muro per rendermi conto tra quanto tempo sarebbero arrivati tutti i ragazzi e le ragazze.

In quel momento suonò il campanello.

Hannah andò ad aprire il grande portone.

Non riconobbi chi era poichè non riuscivo a sentire dal salone, ma capii subito di chi si trattava quando sentii delle mani sui miei fianchi.

Mi voltai trovandomi davanti dei ricci biondi e dei grandi occhi marroni.

Sul grande divano bianco si trovavano Violet, Caroline, Zayn e Niall.

"Ci sei mancata tanto"

Mi voltai appena quella frase malinconica uscì dalla bocca di Peter.

"Gli altri?"

Chiesi prendendo una piccola manciata di pop-corn dalla grande ciotola.

"Stanno cercando un posto dove parcheggiare."

Alzai il pollice verso Caroline, buttandomi poi sulla grande poltrona nera.

Niall si avventò subito sulla ciotola di pop-corn divorandone un quarto del totale in pochi secondi.

Peter, ancora in piedi, si buttó sul biondo, cercando di rubargli qualche pop-corn.

Scoppiarono tutti a ridere per quella scena esilarante.

Tutti tranne me.

Sentimmo suonare il campanello, ma non ci feci caso, continuando a controllare che neanche uno dei numerosi pop-corn cadesse atterra.

In pochi secondi una seconda persona si avventò sul povero Niall.

Dopo aver preso due manciate di pop-corn Josh si alzò dai due ragazzi, mentre il corpo di Niall cercava pochi attimi di tregua.

"Allora...con cosa si inizia?"

Chiese Josh, buttandosi poi su Zayn, il quale lo buttó sul parquet bianco subito.

"In realtà manca qualcuno"

Dissi alzandomi dalla comoda poltrona.

Amy e Emily, le quali si erano sedute sul divano nero, strabuzzarono gli occhi mimando un no con la testa.

"Non dirmi che hai..."

Peter non fece in tempo a terminare la frase poichè venne interrotto dal campanello che suonava.

"Invece ho. Ho eccome"

Dissi, mentre il solito sorrisetto bastardo si dipingeva sul mio volto.

Andai velocemente ad aprire il grande portone di ingresso, battendo Hannah sul tempo.

Aprii il portone pinteggiato di bianco e mi ritrovai davanti Marcel...o almeno una specie.

Aveva le lenti a contatto, visto che non aveva gli occhiali sul naso, i capelli sempre tirati indietro con il solito chilo di gel.

Indossava dell converse all star bianche basse, accompagnate da un paio di jeans skinny neri e con un grande strappo sul ginocchio.

In torace era coperto da una maglia nera con il logo 'Vans of the walls", ma lasciava intravedere i numerosi tatuaggi sui bracci e due tatuaggi sul torace.

Accanto a quello splendore si trovava una ragazza bassina con i capelli biondi, lunghi e ondulati i quali incorniciavano dei grandi occhi azzurri.

Una camicetta rossa a righe, dei jeans lunghi e delle converse all stars rosse coprivano il suo corpo formoso.

"Ciao Marcel"

Lo abbracciai sorridendo, mentre la biondina mi guardava con invidia e disprezzo.

Mi staccai dall'abbraccio e la guardai con sguardo da superiore.

"Tu dovresti essere..."

Feci finta di non ricordarmi il nome della ragazza davanti a me.

Lei assottiglió gli occhi guardandomi con uno sguardo schifato. 

"Zoey."

Disse allungando la mano, continuando a guardarmi con lo stesso sguardo.

"Oh,scusa, ma Marcel non parla molto di te. Io e lui parliamo di cose importanti."

Se avrei dovuto riempiela di merda per farle odiare Marcel, l'avrei fatto.

Lui era mio e questo doveva entrargli dentro quella testolina bionda.

"Neanche noi parliamo di te. Ma conosco il tuo nome come lo conosce tutta Holmes Chapel. Che effetto fa essere considerata una puttana da metá scuola e una stronza dall'altra metá?"

La ragazza stava tirando fuori gli artigli. Forse non aveva ben capito con chi si stava mettendo contro.

"Sempre meglio di essere considerata una secchiona disperata e santarellina. Oh, se è questo che volevi sapere."

Dissi, guardandola con lo stesso sguardo di superioritá di prima.

"Oh, che maleducata. Entrate pure..."

Dissi, spontandomi verso l'interno.

"Marcel, chiudi la porta, perfavore. Seguitemi pure"

Sentii il rumore della porta che veniva chiusa.

Si riusciva a sentire solo il rumore dei miei tacchi che si scontravano con il pavimento in marmo.

Aprii la porta doppia che ci divideva dal salotto.

Spostarono tutti lo sguardo da me a Zoey.

"Ragazzi, questa é Zoey. Zoey, loro sono i ragazzi"

Dissi, andandomi a sedere vicino a Peter, che mise un braccio attorno alle mie spalle.

Non lo allontanai solo per la speranza di far ingelosire Marcel.

Non mi piaceva, ma odiavo Zoey e non doveva assolutamente stare con lei.

"Allora, ora che siamo tutti, almeno spero.."

Inizió Josh, ma venne interrotto da Peter.

"Dove andiamo, Helena?"

Chiese, girandosi verso di me.

Io mi alzai e feci soltanto segno di seguirmi.

"Prima di partire ho fatto sistemare il seminterrato. L'ho fatto ingrendire e ho aggiunto tutto quello che volevo"

Dissi, arrivando a una porta doppia.

L'aprii e davanti ai nostri occhi si mostrarono delle scale e uno scivolo scavato nel muro.

"Portano tutte e due alla stessa stanza.

Ho fatto fare lo scivolo perché so che a qualcuno piace"

Dissi, guardando Niall e Zayn.

L'irlandese urló di gioia, entrando subito nel tunnel-scivolo.

Mentre Josh, Peter, Zayn e la stronza aspettavano di scendere con lo scivolo, io guidai le ragazze e Marcel per le scale.

Arrivammo in una stanza buia.

Si riusciva a vedere solo il ciuffo biondo di Niall.

Accesi le luci attraverso l'interruttore e l'immensa stanza venne illuminata.

Mi feci aiutare a cavare i teli da sopra il biliardo, il biliardino, l'hockey da tavolo, il tavolo la ping pong e il tavolo per il poker.

"Potete giocare a tutto. Fuori ci sono il campo da golf, da calcio, da basket e da tennis. C'é anche la piscina, ma visto che fa un po troppo freddo fuori, se volete fare un bagno c'è quella interna qui sotto.

Dietro quella porta c'é il bagno..."

Dissi, indicando una porta nera dietro il tavolo da biliardo.

"E questa è la postazione che preferisco"

Dissi, pigiando l'altro interruttore della luce e accendendo le luci che illuminarono il resto della stanza.

"Questo è il resto. Qui c'é il mio fantastico 'Bar Margherita Ville'...ci sono alcolici di ogni tipo, analcolici, tutto l'occorrente per creare cocktail, stuzzichini e roba da mangiare.

Poi, là c'é la postazione del Karaoke e vicino c'è la postazione di ballo con MP3, MP4, Ipod e stereo. Piú lontano c'é la televisione al plasma con i divani per chi vuole vedere un film, lí vicino ci sono otto mensole piene di DVD e poi c'é Sky ondemand."

Conclusi la mia spiegazione, dirigendomi dietro al 'Margarita Ville" e prendendo una bottiglia di Vodka alla pesca.

Presi undici bicchieri grandi e di carta e ci in ognuno metá bicchiere di Vodka.

Li disposi sopra al bancone in marmo nero e chiamai tutti a me.

"Oh, alchool."

Esclamò Caroline afferrando un bicchiere. 

"Che la festa abbia inizio"

Alzai il bicchiere in aria quando tutti, o quasi, li afferrarono.

Ne rimasero due sopra al bancone.

Avevo capito subito chi non li aveva afferrati.

Si disapersero tutti, mentre io afferrai uno dei due bicchieri rimasti li sopra.

Appoggiai il mio, vuoto ormai, sopra ad un tavolino mentre mi avvicinavo allo stereo.

Feci partire la playlist che avevo creato, aggiungendoci tutte le canzoni assordanti tipiche delle feste.

Appoggiai sopra all'altro bicchiere l'altro che avevo terminato.

Mi voltai di nuovo verso il bancone, ma mi accorsi che Zoey aveva afferrato riluttante l'ultimo bicchiere rimasto.

Mi avvicinai al tavolo da biliardo, afferrando una bacchetta.

***

"Marcel, mi passi quella bottiglia di Jack Daniel's?"

Gli chiesi mentre mi sedevo davanti al bancone del mio bar.

Erano passate due ore e mezza e in questo tempo Zoey e Marcel erano rimasti sul divano a parlare e parlare e parlare e parlare.

Lui si alzó dalla sua postazione, arrivando facilmente allo scaffale alto e raggiungendo la bottiglia che gli avevo chiesto.

Me la passó e io l'aprii subito.

Mi attaccai alla bottiglia, facendo scendere il sapore conosciuto del Whiskey.

"Helena, non fare cosí"

Mi imploró Marcel, staccandomi dalla bottiglia.

"Hai ragione. Che stupida."

Dissi, battendomi una mano sulla fronte.

Sotto il suo sguardo confuso, mi allungai oltre il bancone, afferrando una cannuccia.

Ripresi la bottiglia dalle sue mani e ci immersi la cannuccia.

Mi attaccai alla cannuccia, bevendo quella bevanda sublime.

"Oh, che maleducata. Vuoi un sorso?"

Dissi, facendo vedere la bottiglia a Marcel.

"No, io non bevo"

Disse, scansando la bottiglia da sotto al suo naso.

"Dai...un goccino. Fallo per me"

Lo implorai facendogli gli occhi da cucciolo.

"Passa la bottiglia"

Si arrese.

Gli passai la bottiglia e lui prese solo un piccolo goccino di liquido.

Fece una strana faccia, alla quale risi di gusto. 

"Scusa"

Disse, ridandomi la bottiglia e scappando in bagno, chiudendosi dentro.

Scoppiai a ridere ancora piú forte di prima, mentre la stronza si dirigeva verso la porta del bagno.

***

Era giá sera e ancora erano tutti a casa mia.

"Ragazzi, direi di giocare al gioco della bottiglia"

Dissi, alzando la bottiglia vuota di Jack Daniels che ore prima mi aveva passato Marcel.

"Perchè no"

Esclamò Amy, sedendosi a gambe incrociate. Emily si sedette accanto a lei, e Caroline accando ad Emily.

In poco tempo si creó un cerchio ed al centro di questo si trovava la bottiglia che avevo alzato in aria.

"Inizio io a girare"

Esclamó Caroline, alzandosi leggermente e facendo girare due volte la bottiglia.

"Zayn e Violet...solo perchè tengo a mia sorella, direi solo Violet, fai un succhiotto a Zayn.Ben visibile"

Disse Peter, avvicinandosi ancora un pó a me e avvolgendo i miei fianchi con un suo braccio.

Violet si avvicinó al moro e si attaccó al suo collo.

Intanto mi avvicinai alla bottiglia e la feci girare quando un grande frastuono si levò dalle persone accanto e davanti a me.

Passarono cosí altre due ore, tra baci, succhiotti, leccate e bevute.

A me era toccato poci e niente. 

Tre o quattro baci con Peter, una toccata di tette da parte di Niall, una leccata, sempre al seno, da parte di Zayn e un succhiotto da parte di Josh.

"Ultimo giro, ragazzi."

Dissi, volendo concludere la serata.

Ero davvero stanca ed abbastanza brilla.

Peter fece girare la bottiglia, la quale si fermò prima su Marcel e poi sulla stronza.

"Dai, un bacio e si finisce tutto"

Esclamó Emily, guardandomi di soppiatto.

Se non avessi conosciuto avrei potuto dire che Emily era la ragazza più stronza che avessi mai conosciuto.

"Se proprio devo"

Esclamò Zoey alzando le spalle.

Tiró Marcel a sè e attaccó le sue labbra a quelle del mio nerd preferito.

Aprì un occhio e mi guardó.

Spostai la testa sul lato destro e la guardai assottigliando gli occhi.

Si stava mettendo contro la persona sbagliata.

***

"Ho finito di scrivere i nomu sui biglietti. Datemi il cappello."

Mi passarono il cappello di babbo natale e ci buttai dentro i biglietti con i nomi che dovevamo pescare.

"Allora.Visto che abbiamo concluso la festa, ora pescheremo un bigletto. Ognuno sará il babbo natale della persona che ha pescato.Inizio io"

Frugai dentro il cappello e tirai fuori un bigliettino.

Lo aprii e lessi il nome che speravo di pescare.

***

Accompagnai tutti all'ingresso, salutandoli uno ad uno.

Per ultimi restarono Zoey e Marcel.

Zoey mi passó davanti, non considerandomi.

"Sai Zoey, io, fossi in te, mi comporterei un pochino meglio."

Le urlai, facendola tornare indietro.

"E perchè dovrei, squaldrina?"

Chiese, mettendosi una mano sul fianco.

"Tu non hai idea di chi io realmente sia. Oggi ho fatto la ragazza buona, non facendoti del male, ma sai, piccola stronza, potrei distruggerti in pochi secondi. 

Sappiamo entrambi che posso ucciderti e nel frattempo farmi le unghie.

Non mi sfiderei fossi in te, ma tu non hai paura, giusto?"

Mi avvicinai a lei, mantenendo un tono calmo e pacato.

"Non ho paura perché so che sei tutta apparenza."

La spinsi lontano da me e mi voltai, rientrando in casa.

"Lo vedremo, nanetta bionda."

Chiusi la porta dietro di me e mi avviai verso la mia magnifica camera.

Non sapeva contro chi si stava mettendo.

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