Un nuovo mondo

di Dreamer2021
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio ***
Capitolo 2: *** Complicazioni ***
Capitolo 3: *** Il Confronto ***
Capitolo 4: *** Arrivi Inaspettati ***
Capitolo 5: *** Ritorni ***
Capitolo 6: *** Cambi d'idea ***
Capitolo 7: *** Arrivi e Partenze ***
Capitolo 8: *** Il Rinvio Della Partenza ***
Capitolo 9: *** Amori in corso ***
Capitolo 10: *** Le soste sono pericolose ***
Capitolo 11: *** L'amore porta guai ***
Capitolo 12: *** Mai arrendersi ***
Capitolo 13: *** Up and Down ***
Capitolo 14: *** Decisioni inaspettate ***
Capitolo 15: *** I Try ***
Capitolo 16: *** Love Conquers All ***
Capitolo 17: *** Is this love? ***
Capitolo 18: *** Chiaccherate pomeridiane ***
Capitolo 19: *** Nuovi Amici ***
Capitolo 20: *** Nuove Avventure In Arrivo ***
Capitolo 21: *** Un Lieto Pomeriggio ***
Capitolo 22: *** In Cerca Di Aiuto ***
Capitolo 23: *** Nuovi Inizi ***
Capitolo 24: *** Ritorni E Nuove Scoperte ***
Capitolo 25: *** Riappacificazioni ***
Capitolo 26: *** Nulla è Come Sembra ***
Capitolo 27: *** Chiarimenti ***
Capitolo 28: *** Visite Inattese ***
Capitolo 29: *** Scelte ***
Capitolo 30: *** Piani Segreti ***
Capitolo 31: *** The End & The Beginning (Part 1) ***
Capitolo 32: *** The End & The Beginning (Part 2) ***
Capitolo 33: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** L'inizio ***


Una luce illumina una stanza silenziosa, con le veneziane chiuse e le tende tirate. Nell'aria un profumo rosa invade la piccola, ma accogliente dimora di New York. Non si trattava di una palazzina situata nel centro città, ma una piccola casina, con un porticato tutto intorno dove poter sedere nelle calde sere d'estate. Tuttavia non era del tutto distante dal centro città, infatti in lontananza si potevano vedere i grattacieli innalzarsi e mostrare tutta la loro maestosità.

La casa era bianca, con le persiane blu e la bandiera americana vicino all'entrata. Proprio sul davanti c'erano dei gradini con i lati un passamano, che seguiva le linee classiche della casa. L'abitazione era circondata da un giardino verde, con un magnolia e tanti fiorellini ai lati del sentiero che portava alla porta d'ingresso.

Era appena sorto il sole e la luce riusciva a mala pena ad attraversare le persiane. Nella camera da letto non si udiva nessun rumore. Quella flebile luce illuminava le foto che c'erano sulla mensola proprio affianco al letto.

Di colpo un rumore ruppe il silenzio: la sveglia.

La mano di Elena si affrettò a spegnerla per ritornare alla pace, aprì gli occhi, osservò la finestra e spostò il suo sguardo verso Damon che, affiancato a lei dormiva ancora, senza che la sveglia lo avesse minimamente disturbato. Lo osservava dormire, poi gli accarezzò la guancia e improvvisamente le tornò in mente la sera di sette anni prima.

 

---7 anni prima---

Era una sera stellata, la macchina, parcheggiata proprio davanti a casa Salvatore, era appena stata caricata e Damon stava facendo le ultime scorte di cibo per il viaggio. Qualche settimana prima lui ed Elena avevano deciso di lasciare Mystic Falls, ormai non c'era più nulla per loro, ed avevano deciso di trasferirsi nella città che non dorme mai: New York.

Inizialmente Elena non era del tutto d'accordo di lasciare la sua citta; non voleva abbandonare Caroline, Matt, Jeremy e la sua ragazza Bonnie! Nel profondo del suo cuore, nonostante tutto sapeva che ormai quella città non aveva più nulla da offrigli, così dopo vari ripensamenti decise che una pausa sarebbe stata la scelta giusta. Così una sera di settembre decise di organizzare la serata che a Caroline piaceva chiamare “la serata del saluto”.

Le luci del pomeriggio lasciarono velocemente lo spazio al buio della sera e l'ora della partenza si avvicinava sempre di più.

Elena era nella stanza di casa Salvatore, stava guardando fuori dalla finestra e notò una stella che brillava più delle altre e pensò che potessero essere i suoi genitori, che vegliavano su di lei. Improvvisamente provò un senso di vuoto infinito e in quel preciso momento davanti alla porta apparve Damon che le si avvicinò e si sedette affianco.

«Che pensi?» chiese dolcemente. Lei rispose:

«Ai miei genitori, a Jer, Bonnie, Caroline, Matt...e a tutti coloro che lascerò».

Damon la guardò, notò la sofferenza nei suoi occhi e rispose:

«Elena, tu sei la donna più forte che io conosca, non ti sei mai arresa a nulla, ma se non vuoi lasciare Mystic Falls ti capisco, hai vissuto qui da sempre, e per quanto possa sembrare assurdo, è la nostra casa. Non voglio che tu prenda una decisione se non sei convinta»

Ci fu una pausa, lui ascoltava il respiro un po' affannato di Elena, mentre lei rimaneva a fissare la stella. Pochi istanti dopo rispose:

«No no, io voglio iniziare una nuova vita in un paese nuovo, solo io e te...» all'udire queste parole Damon fece un sorriso, ma senza farlo notare ad Elena che continuò «ma sono triste per Jer, Bonnie, Matt...l'idea di lasciarli...» non riuscì a finire la frase. Così Damon l'abbracciò più forte che poteva per farle capire che lui sarebbe sempre stato lì, al suo fianco, che non sarebbe mai stata sola e che per nulla al mondo l'avrebbe abbandonata.

Questo momento di tristezza sparì quando dal corridoio si sentì una voce:

« Non vorrai partire senza salutarmi, vero??»

Al solo suono di quella voce Elena sorrise e si precipitò ad abbracciare Jeremy, che era già a braccia aperte.

«So che non devo piangere, ma sono sicura che mi mancherai da morire. So che tu andrai a studiare lettere, ma io non voglio lasciarti da solo».

Lui la guardò e rispose:

«Io non sarò mai solo!» Piegò la testa verso destra e guardò Bonnie che era rimasta leggermente indietro per non disturbare. Elena sorrise ed andò ad abbracciare anche lei. Era davvero contenta che Jer stesse con Bonnie, lei lo rendeva felice ed era sicura che lui facesse lo stesso per lei.

«Mi raccomando Bonnie, tienilo lontano dai guai e...rendilo felice! Ti affido una parte del mio cuore!». Disse Elena.

Bonnie la guardò dritta negli occhi e le disse:

«Non ti preoccupare, lo so!»

La serata proseguì tra lacrime, abbracci e la partenza di Elena sulla macchina preparata da Damon. Non si guardò indietro, neanche per un ultimo saluto, perchè sapeva che se l'avesse fatto non sarebbe riuscita a partire.

 

--- 6:30 am, Camera di New York---

Improvvisamente Elena aprì gli occhi, si sedette e si appoggiò completamente alla testata del letto. Ritornò al presente. Si rese conto che era appena suonata la sveglia e che sarebbe dovuta andare in studio. Poi pensò: ''In studio???''. Mentre pensava ciò Damon si svegliò e le chiese:

«Tutto bene?»

«Si, ho solo fatto un salto nel passato. Stavo ripensando a quando siamo partiti per venire qui»

«Vuoi tornare a Mystic Falls?»

«Perchè mi fai questa domanda?» chiede Elena stupita.

«Perchè, magari, hai voglia di vedere tuo fratello e il tuo bellissimo nipotino Rick!...» si fermò per un attimo poi continuò « Ti ho già detto che è un gran bel nome?» Disse con tono ironico.

Elena rispose:

«Si, Jeremy e Bonnie non potevano sceglierne uno migliore!» Disse sorridendo e guardandolo dritto negli occhi, poi riprese:

«Ora devo andare, mi devo preparare per andare in studio!!...»

Damon la guardò e disse:

«Per quanto tu sia terribilmente sexy con la giacca e minigonna, ti preferisco con questa sottoveste...»

Elena non ebbe neanche il tempo di opporsi che lui la afferrò, la tirò sdraiandola affianco a se. La guardò dritta negli occhi e le disse « Che ne dici di dare a Jer un bel nipotino?»

Lei lo guardò, alzò il suo sopracciglio e disse:

« Damon, ti ricordo che siamo ancora vampiri e i vampiri non possono avere figli!»

Lui la guardò, la baciò e poi sottovoce sussurrò:

«Era solo una scusa...»

Continuò a baciarla, prima sulle labbra, poi sul collo, fino ad arrivare alla scollatura della camicetta da notte. La sollevò delicatamente di qualche centimetro con una mano, mentre con l'altra, le sfilava la spallina. Si ritrovò completamente nuda, ma rimase immobile, lasciandosi trasportare dalle mani sicure di Damon. Lui la baciava, senza sosta, dalla scollatura scendeva, piano piano, fino ad arrivare all'ombelico, facendola sussultare.

Lei aprì gli occhi e lo guardò, per pochissimi istanti i loro sguardi si incrociarono, seppur fossero come il sole e la notte, loro si volevano, si appartenevano, il loro amore li consumava. Elena posò le mani sul volto di Damon e lo tirò a se, in un bacio lungo e passionale.

I due corpi si muovevano all'unisono, ondulavano e tornavano distesi con un ritmo che solo loro comprendevano. Ad Elena scappò un gemito che fece sorridere Damon. Ad un tratto lei lo fece rotolare da un lato e si ritrovò sopra di lui. Le strinse le mani e si ritrovò completamente persa, con la mente vuota, libera. Non pensava a nulla, era solo Elena e Damon, Damon ed Elena, ed era quello che aveva sempre voluto. Dimenticò Mystic Falls, dimenticò il lavoro, dimenticò ogni ricordo doloroso per lasciare spazio a quell'amore che la conquistava ed invadeva tutto.

Questa danza continuò fino a che la sveglia di Damon non suonò.

Elena si affrettò a spegnerla, ma quel rintocco la riportò alla realtà e non potè fare altro che ripensare al fatto che era mattina e che sarebbe dovuta andare a lavorare. Così guardò Damon, che a malincuore aveva già capito quello che Elena stava pensando, e disse:

«Non voglio andare...tienimi qui con te!»

Damon le disse:

« No, tu devi andare, quelle persone hanno bisogno di te e del tuo aiuto».

«Lo so, ma stamattina proprio non ne ho voglia di prepararmi». E si distese sul letto intenzionata a non alzarsi.

Lui la guardò, alzò il suo sopracciglio e disse:

«No, non puoi mancare! Non esiste, ora vai e preparati che ti aspettano...non puoi fare tardi! Ci vediamo per pranzo!».

Elena scese dal letto con il broncio, ma Damon le disse subito sorridendo:

«Lo sai che con me quello sguardo non funziona!».

Lei rispose: «Lo so, ma volevo lo stesso provarci!». Lui si girò e le tirò il cuscino, che lei agilmente evitò, si girò e le fece una linguaccia.

Ormai rassegnata Elena si preparò per uscire.

Damon non era mai stato più felice di così, la guardò prepararsi e appena lei sparì dalla sua visuale si lasciò cadere sul letto, quasi incantato. Erano passati 7 anni e lui la amava ancora come se fosse il primo giorno, non poteva immaginare una vita senza di lei ed ora poteva avere davvero tutto. Non si stancava mai di fare l'amore con lei, ogni volta era la prima. Lei lo stupiva costantemente.

Così, una volta abbandonato ai suoi pensieri, chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla fantasia.

Una volta pronta Elena uscì e Damon si fece una doccia. Appena finito andò in salotto, preparò un sacchetto con il ''pranzo'' e uscì.

 

 

Salve a tutti!! 
Non voglio portarvi via troppo tempo ma volevo ringraziare tutti quelli che hanno letto il mio capitolo. Spero che vi sia piaciuto e che continuerete a leggere gli altri. Questa è una storia a capitoli che terminerò dato che ho già alcuni capitoli pronti ed inoltre questa storia mi piace parecchio! :)
Per il mio racconto mi sono ispirata alla mia fantantasia, ma segue perfettamente la linea della quarta stagione appena conclusa. 
Ci saranno, con il prosegiure nella lettura, parti di azione, ma anche parti romantiche dato che a me piacciono molto le storie d'amore!!
Oltre a ciò vi chiedo di lasciare commenti/recensioni sia positivi che negativi, poichè mi sono utilissimi per capire dove migliorare. Se per caso avete suggerimenti di qualsiasi tipo non trattenetevi!! 
Vi ringrazio infinitamente!! Dreamer2021

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Capitolo 2
*** Complicazioni ***


Capitolo 2

Tutto sembrava tranquillo nella piccola stanza di casa Gilbert quando un pianto di un neonato ruppe il silenzio.

Una voce che proveniva dalla cucina disse.

“Vado io amore, tu finisci pure la colazione”.

Nella stanzetta verde entrò Bonnie, quasi correndo, dirigendosi nella direzione della culla, prese in braccio il piccolo bimbo e iniziò a cullarlo.
Pochi istanti dopo entrò Jeremy con in mano una fetta biscottata con la marmellata. Quando vide Bonnie cullare il piccolo, finì la fetta, mise le sue mani sui fianchi e la baciò sul collo, poi esclamò:

“Come sta il piccolo Rick?”

“E' triste, perché anche stamattina è a casa da solo...” disse ironicamente facendo una faccia triste. Jer si sentì un po in colpa e rispose:

“lo sai che io starei qui per sempre con te..” disse guardando Bonnie “ ... e con te, mio piccolo urlatore! Ma non posso mancare a scuola, sono l'insegnate di storia e devo dare il buon sempio!”

Bonnie rispose:

“Lo so, è che ti vorrei sempre a casa...Jer, sei un un bravo insegnante e un padre perfetto. Ti amo!”

“Ti amo anche io Bonnie, a dopo.”.

Appena le diede un bacio Bonnie girò il piccolo Rick verso Jeremy, prese la sua piccola manina e lo fece salutare dicendo:

“Ciao papà!”

Jeremy si girò, gli mando un bacio e si allontanò dalla stanza.

Poche ore dopo si era stabilita la pace nella casa e Bonnie stava preparando il pranzo quando suonarono al campanello. Alla porta era Caroline che appena immediatamente le saltò addosso urlando “Ciao Bonnie!!”

“Shhh... si è appena addormentato Rick, ti prego non svegliarlo!” Disse Bonnie sottovoce.

“Oh cavolo scusa...posso vederlo? Ti giuro che non lo sveglio”.

Bonnie annuì e l'accompagnò volentieri nella stanzina. Quando Caroline guardò dentro al lettino esclamò a bassa voce:

“Bonnie è stupendo, è cresciuto tantissimo dall'ultima volta che lo avevo visto...ma guarda che bei capelli che hai...
Sii...sei proprio bellissimo amore della zia!!” disse mentre gli accarezzava la testina. Bonnie la guardava e nel mentre pensava: Caroline Forbes che parla con dei bambini, chi l'avrebbe mai detto!

Vederla mentre chiacchera con Rick la rendeva felice.

Poi Care riprese: “ Davvero, è il più bel bimbo che ho mai visto!”. Care si allontanò dalla culla e si avvicinò alla porta e Bonnie la seguì in soggiorno.

 

Era quasi l'una e Damon scese dalla macchina parcheggiata vicino ad un marciapiedi di un parco. Aprì il baule per prendere due sacchetti della spesa di carta marroni e chiuse l'auto.

Istintivamente si guardò intorno, come se stesse cercando qualcuno, e poi si incamminò su un sentiero ghiaioso che portava verso il parco.

Nel parco non c'era quasi nessuno, tranne alcuni bambini che dondolavano sull'altalena non curandosi dell'ora ormai tarda. In lontananza, in uno spiazzo, si sentivano delle voci e delle urla. Questi rumori incuriosirono Damon che si girò e capì che erano dei ragazzi che si stavano allenando e decide di allontanarsi, non avrebbe certo mangiato vicino a tali urla!

Così si diresse verso un albero con affianco una panchina, si sedette ed aspettò l'arrivo di Elena.

Lei lavorava in città e faceva la psicologa, ascoltava i problemi di tutti e li aiutava a risolverli. Appena arrivata in città aveva aperto un piccolo studio, così da poter fare quello che riusciva meglio: aiutare gli altri. Damon era molto fiero di lei, era il lavoro giusto per lei e le piaceva. Nei casi più importanti o che riteneva particolarmente speciali, si faceva aiutare dai suoi poteri di persuasione.

Mentre Damon era intento a guardare il pranzo, Elena si stava avvicinando alla panchina percorrendo il vialetto. Una volta arrivata esclamò:

“Ciao, come và?”

Damon rispose:

“Bene, ho portato il pranzo!”. Allungò un sacchetto ad Elena, dove all'interno di essa c'era una sacca di sangue con una cannuccia. Il sacchetto era scuro e dall'esterno così da non poter vedere il contenuto. Sapevano che era pericoloso, qualcuno avrebbe potuto scoprirli, ma erano attenti e poi non volevano rinunciare alle giornate autunnali.

Dopo essersi sistemati Elena disse:

“ Oggi è proprio una bella giornata, se non fosse per Char”

Damon la guardò e disse: “ Chi è questa Char?”

Elena spiegò: “ E' una mia nuova paziente ed ha una storia tristissima, è stata lasciata dal suo uomo e lei è disperata.”

Damon sorpreso affermò: “ E dove è il problema?”

Lei disse: “No nessuno, ma lei mi ha chiesto di fare due settimane di sedute e io volevo tornare a Mystic Fall la prossima settimana. E' il compleanno di Rick e non voglio perdermelo.”

“Hai ragione, sai cosa ti dico, trova una scusa, soggiogala, legala da qualche parte, se tu hai voglia di tornare a casa nessuno può fermarti!”

“Legarla?”

“Ok, ok, mi sono fatto troppo prendere la mano, allora datti per malata!..così va meglio?”

Elena sorrise ed esclamò:

“Damon ti ho già detto che sei fantastico?”

“Non proprio..” E la strinse a se in un bacio poi Elena continuò in tono ironico: “ Certo che tu sai come risolvere le cose vero?”.

Lui la guardò e sorridente disse: “ Nessuno meglio di Damon Salvatore sa come uscire vincitore da qualsiasi situazione”.

Lei sorrise e lo baciò ancora. Un bacio appassionato e pieno d'amore. Nonostante siano passati sette anni, per loro era come il primo bacio, il primo scambio di sguardi, i primi battiti del cuore e i primi brividi.

Elena sapeva che gli avrebbe fatto piacere anche a lui tornare a tornare a Mystic Falls, gli mancava la sua casa, il suo mondo e sapeva che la cosa che gli mancava di più era là: Stefan. Erano passati sette anni da quando quando tutto era accaduto ma sapeva che lui ci stava ancora male.

“Damon mi dispiace ma devo andare” disse Elena.

“Ok, allora buon lavoro, io torno a casa”.

Si salutarono con un bacio ed Elena si allontanò.

Damon raccolse quello che aveva portato e si diresse verso l'auto. Una volta arrivato alla macchina sistemò i sacchetti del pranzo e ripensò al suo ritorno a Mystic Falls.

Ripensò a sette anni prima, alla sera della sua partenza. Stefan non era neanche venuto a salutarlo, lo poteva capire, gli aveva rubato la ragazza, ma non aveva mai capito perchè per tutta l'estate non avesse mai cercato né lui né Elena.

A dicembre capì.

Verso l'inizio delle festività natalizie, di ormai sette anni fa, arrivò un messaggio da un numero sconosciuto con scritto 'Troviamoci al solito bar di New York Damon ' .

Inizialmente Damon non capiva chi fosse il mittente e neanche a quale bar si riferisse. Con il passare dei giorni iniziò a capire che il bar a cui si riferiva era quello dove andava sempre con Lexi, ma ancora non aveva capito chi fosse il mittente.

Così al giorno e l'ora prestabilita Damon si presentò al bar e trovò Stefan seduto su uno sgabello del bancone con in mano un bicchiere.

Appena lo vide Damon si sentì il cuore velocizzarsi, era felice. Da tutta l'estate aspettava questo momento ed ora poteva scusarsi di tutto. Così si sedette affianco a lui e lo guardò. Stefan disse:

“Ciao Damon, da quanto tempo che non ci vediamo”

“Hai ragione, come stai?”

“Ah, ti interessa?”

Damon rimase in silenzio. Non si aspettava un tale risentimento da parte sua. Sapeva che lo aveva ferito e per questo gli aveva lasciato i suoi spazi, ma tantissime volte aveva pensato di chiamarlo, mandargli un messaggio, ma ogni volta non gli sembrava mai il momento giusto. Quindi si limitò a rimanere in silenzio fissando il bancone. Stefan riprese:

“Diciamo che ora sto bene”. Si fermò per un secondo, ingoiò tutto quello che era rimasto nel bicchiere e proseguì:

“Damon lo sai che sono rimasto chiuso nella cassaforte dove avevamo rinchiuso Silas per tutta l'estate?”

Damon si girò di scatto per guardarlo, non poteva credere a quello che sentiva. Con gli occhi sgranati continuò a guardare Stefan fisso, rimanendo senza parole.

Stefan continuò:

“Dopo che ho lasciato casa nostra, sono arrivato al lago ed una volta là invece di buttare Silas nel lago bhe...lui ha lanciato me.

Non chiedermi perchè non fosse pietrificato perchè non ne ho la minima idea, so che l'incantesimo di Bonnie aveva funzionato, ma poi non so come si è liberato. Posso però dirti che ho sofferto tutta l'estate mentre tu giocavi a fare l'innamorato a New York.”

Damon non aveva neanche minimamente pensato che Stefan fosse stato chiuso nella cassaforte da Silas. Mentre lo guardava non poteva fare a meno di pensare al fatto di averlo lasciato solo per tutta l'estate. Aveva un peso addosso che nessuno sarebbe stato capace di togliere in quei secondi di silenzio.

Stefan si fermò per un istante poi riprese:

“Damon dove eri?...Perchè non mi hai mai scritto? Non ti sei mai insospettito del fatto che non ti avessi chiamato per tutta l'estate?”.

La voce di Stefan si faceva sempre più dura a triste e Damon sentiva che tutte le sue parole erano piene di dolore e rassegnazione. Non lo aveva cercato, era colpa sua e lo sapeva, ma ora non poteva cambiare le cose, poteva solo dire quello che gli diceva il cuore:

“Scusa fratello, non ne avevo la minima idea, se lo avessi saputo avrei setacciato anche tutto il Pacifico per trovarti, ma non ho scuse. Io pensavo che ti fossi allontanato per avere i tuoi spazi, mai e poi mai avrei pensato una cosa così!”

Damon riprese a guardare il bancone.

Stefan allora disse: “ Sai chi mi ha liberato? Klaus. Lui è l'unico che mi ha cercato dopo che era venuto a sapere della scelta di Elena e non trovandomi non ha smesso la ricerca. Penso che abbia incontrato Silas che si fingeva me, ma non so come Klaus ha capito che non ero io e, anche se c'è voluta tutta l'estate, almeno lui mi ha liberato.

...Ah se ti stai chiedendo di Silas, non preoccuparti, io e Klaus l'abbiamo ucciso, ora non potrà più danneggiare nessuno!”

Stefan si fermò un attimo a meditare poi continuò:

“Sai Damon non sono arrabbiato per Elena, all'inizio lo ero, ma ora non più. Mi hai deluso quando ti sei arreso di cercarmi, nonostante io non l'abbia mai fatto con te, tu hai deciso di eliminarmi dalla tua vita per non sentirti in colpa di quello che avevi fatto.”

Damon interruppe Stefan:

“Ti sbagli, non sai quante volte ho pensato di chiamarti, per chiederti come stavi o anche solo per sapere dove eri, non ho mai voluto eliminarti dalla mia vita, quando ti ho visto qui...”.

Bruscamente Stefan lo interruppe e disse:

“ Bhe Damon allora ti elimino io dalla mia. Ritorno a Mystic Falls, non ti disturbare troppo a chiamarmi, né ora né mai ...Addio Damon!” Si alzò ed uscì da bar. Damon rimase fermo a guardarlo uscire immobile, senza muovere un dito, senza riuscire a muovere un muscolo.

 

Improvvisamente qualcuno bussò al finestrino e Damon tornò al presente. Era il ragazzo delle bibite che voleva offrirgliene una. Damon fece cenno di no con la testa, mise in moto la macchina e si diresse verso casa. Sapeva che primo o poi sarebbe tornato a Mystic Falls, e da un lato gli faceva piacere, ma non era sicuro che Stefan lo avrebbe mai perdonato.

 

Caroline e Bonnie si avviarono verso il salotto e iniziarono a parlare:

“ Allora Care, come stai?”

“Bene, non mi lamento,Matt con me è fantastico, da quando Ty è partito ho avuto pochissime sue notizie, e lui fa in modo che io non ci pensi, o comunque riesce a distrarmi, è un ragazzo d'oro! Inoltre mi sta aiutando a trovare un lavoro, lui riesce a comunicare alla gente in un modo che io non capisco, lui ci parla e loro vedono che è buono, invece quando parlo io mi guardano e pensano che sia una stronza! ”

Si misero a ridere poi Care riprese “ E tu Bonnie come stai? Le tue fitte?”

Bonnie si guardò le mani che gesticolavano nervosamente, come se stesse nascondendo qualcosa.

“Bonnie dimmi quello che si nascondendo, ti posso aiutare”

Così Bonnie rassegnata gli disse: “ Ok, ma non devi dire nulla, se lo sapesse Jeremy...”

Care gli prese le mani e disse: “ Non preoccuparti non saprà nulla da me, te lo prometto.”

Così Bonnie cominciò: “ Allora sette anni fa, ti ricordi che ero partita con mia mamma per l'estate, bhe era una bugia...”

Caroline spalancò gli occhi e disse:

“ E dove sei andata?”

“Care non è una cosa semplice...ti ricordi che ho riportato Jeremy in vita...” Care annuì, “Solo che per fare questa cosa, sono morta io!”

“Cosa hai fatto?” Disse tempestivamente Care.

“Sono morta Care e ho fatto raccontare a Jeremy questa scusa perchè non volevo che vi preoccupaste per me, non sapevo come risolvere questa cosa così ho improvvisato e ho chiesto aiuto a Silas”

“Tu cosa hai fatto?”

“Lui era l'unica persona che mi poteva aiutare, ma dopo che gli ho spiegato cosa mi era successo, mi rise in faccia e non volle aiutarmi. Alcune settimane dopo, si fece vivo lui, senza che io chiedessi nulla e mi propose un accordo: lui voleva morire, per potersi ricongiungere con la sua amata, non ho ben capito, e io sarei vissuta al suo posto, un po come ho fatto io per Jer.”

“Ma ti rendi conto di aver fatto un patto con il Diavolo vero?”

“Si ma non avevo scelta. Ma non è tutto qui...”

“Che altro ci potrebbe essere Bonnie?”

“Questo era quello che avevamo pianificato, ma prima che l'incantesimo fosse compiuto completamente arrivarono Stefan e Klaus che uccisero Silas”

“Klaus e Stefan? Quindi questo cosa comporta?”

“L'incantesimo non si è completato del tutto, io sono tornata umana, ma il vero problema è che non so per quanto tempo!”

“ E... 'finito' questo tempo? Cosa succede?”

“Ritorno fantasma!”

Caroline rimase senza parole, non sapeva cosa dire:

“Ma si può prevedere quando succederà? Cosa possiamo fare?”

Bonnie guardò il pavimento ed alzò le spalle, ormai rassegnata alla situazione: “ Nulla, aspettare!”

Care ancora più stupita chiede:

“Ma non puoi aspettare così, come puoi pensare di lasciare da un giorno all'altro la tua famiglia, Jeremy, Rick, i tuoi amici...tutto!”

“Caroline, non posso farci nulla ormai, mi sono rassegnata e quando succederà succederà...è la vita.”

“No, non è la vita Bonnie tu dovresti avere una vita lunga e felice e non dovresti pensare che tra un giorno o tra dieci anni potresti morire.”

“Basta Caroline, parlare non cambierà le cose, ormai ho deciso.”

Bonnie si alzò ed andò a prendere in braccio Rick che si stava svegliando.

Caroline rimase sola nella stanza a ripensare alle parole che le aveva appena detto Bonnie e ancora non credeva alle sue orecchie.

Aveva sempre sospettato che Bonnie avesse un segreto, ma non immaginava che per anni aveva tenuto nascosta una cosa così grossa. Nessuna persona poteva sopportare un tale peso da sola.

Se Bonnie non voleva più lottare per la sua vita lo avrebbe fatto lei, per Jeremy, per Rick e per la sua migliore amica.

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Capitolo 3
*** Il Confronto ***


Caroline tornò a casa sconvolta dalla notizia che aveva appena ricevuto da Bonnie. Si fiondò in camera, prese il telefono e chiamò Matt:

“Casa Donovan, posso aiutarla?”

Caroline si blocco per un attimo, quasi dimenticò la notizia appena ricevuta da Bonnie. Sembrava un secolo che non sentiva quella voce.

“Pronto, chi parla? ...C'è qualcuno?”

Caroline realizzò di essere ancora in linea e disse:

“Tyler?”

“Caroline?”

“Che diavolo ci fai a casa di Matt?”

“Sono arrivato proprio un'ora fa, quanto mi sei mancata!”

“Anche tu, aspettami che arrivo da te!”

“Ok!”

Caroline non fece neanche in tempo a mettere giù il telefono che era quasi fuori dalla porta. Da quando Klaus gli aveva dato il permesso di tornare a Mystic Falls, Tyler aveva passato tutto il tempo con Caroline, senza allontanarsi mai. Durante questo periodo però erano venuti a fargli visita parecchi lupi chiedendogli di aiutarli per la trasformazione, ma lui ha sempre rifiutato. Una sera però Caroline incontrò un lupo che gli chiese se lei conosceva il vero motivo per cui Tyler non gli aiutava. Lei non sapeva nulla della situazione ed arrivata a casa chiese spiegazioni a Ty. Dopo diverse ore Caroline capì che rifiutava perché non voleva perdere l'unica famiglia che gli era rimasta: Lei. Così rassicurandolo gli fece capire che quei lupi avevano bisogno di lui e che lei non si sarebbe mai allontanata da lui. Dopo la sua partenza passarono mesi e mesi, ma Care non ebbe alcuna notizia di lui. Fino a quella telefonata.

Arrivò di corsa a casa di Ty, che era diventata la casa di Matt, non bussò neanche ed entrò. Vide Ty seduto su divano che stava sistemando dei fogli volanti probabilmente lasciati da Matt.

Si guardarono e lei gli corse incontro per abbracciarlo.

“Mi sei mancato tantissimo Ty, perché non mi hai chiamata?”

“Se ti avessi telefonato non sarei più riuscito a rimanere lontano da te”

“Sei ritornato per restare vero?”

“Si Care, adesso non vado più da nessuna parte!”

“Sono contenta”.

Si baciarono e continuarono a farlo anche se alla porta era comparso Matt.

“Ma come mai a me non mi dice mai nulla nessuno?” Chiese Matt felice di vedere Tyler.

“Scusa amico, non sapevo che sarei riuscito a tornare proprio oggi, ho deciso all'ultimo!”

Matt e Ty si abbracciarono e poi Matt disse: “ Mi dispiace Ty ma devo andare a lavorare, ti va di cenare insieme stasera?”

“Ma certo, mi sei mancato!”

“Ok, allora a stasera!”

Intanto Care era talmente contenta che quasi si stava dimenticando il perché avesse chiamato Matt e per questo gli corse incontro mentre si stava per allontanare:

“Matt....Matt, aspetta!” Matt si fermò e si girò verso di Care. “Quando hai tempo ti devo dire una cosa, è importante!”

Matt rispose: “ Certo, stasera sono al Grill.. se fai in tempo fai un salto lì”.

Caroline si girò verso Tyler e disse:

“Allora dove sei stato tutto questo tempo, raccontami tutto!”

“Sono stato praticamente sempre in giro per le montagne e nelle pianure, dove ho incontrato tantissimi branchi. Sono riuscito ad aiutarli nella trasformazione, ma non è stato facile.”

“Lo immagino, cavolo mi devi raccontare tutto in ogni dettaglio, solo che ora devo passare da una persona”

“Non ti preoccupare, tanto non ho intenzione di ripartire per un bel po di tempo”

“Wow, sono molto contenta che tu sia tornato, ti prometto che appena ho finito questa cosa vengo subito da te e facciamo un bel week-end solo io e te!”

“Ma certo Care, non preoccuparti. A più tardi!”

Care prende le sue cose, da un bacio a Ty e salì in macchina.
Pochi minuti dopo è nella strada di ingresso di Casa Salvatore, scende dall'auto e bussa alla porta.

“Entra pure...è aperto”

Caroline spinge la porta ed entra ma non vide nessuno.

“Stefan?...Sei vestito vero?”. Disse entrando nella grande hall, cercando di capire da dove proveniva la voce. Improvvisamente si trovò davanti Stafan che disse:

“Certo Caroline, come stai?”

Lei sorrise, lo abbraccò e riprese:

“Bene dai, sono appena stata a casa di Matt e sai chi ho trovato al posto di Matt?”

Stefan non voleva immaginare chi avesse incontrato Care, temeva di sentire un nome, solo uno specifico nome. Non capiva se aveva davvero paura di sentirlo o se in fondo aveva qualche speranza che fosse davvero lui, per questo rimase in silenzio.

Poi Care riprese:

“Tyler...è tornato Tyler!! Sono felice sai?!”

“Che bello, sono felice per te, è giusto che tu sia felice, te lo meriti!” disse Stefan indirizzandosi verso il divano.

Si accomodarono sul divano e Care guardò Stefan negli occhi. Stava soffrendo, lo vedeva e lei non sapeva cosa fare, così domandò:

“Allora, lo hai sentito?”

“Chi?”

“Stefan, dai sii serio..”

“No, ma non mi sorprendo, gli ho detto io di non farsi sentire più, gli ho anche detto di uscire dalla mia vita..”

“Si, ma non intendevi dire quelle cose, le hai dette in un momento di rabbia e tu...non le pensavi, sono sicura”

“Non ha importanza...non ne voglio parlare quindi ti ringrazio per essere passata, ma non devi preoccuparti per me. E'' tornato Tyler, vai da lui, non perdere tempo com me”

" Ma io non perdo tempo con te, tu sei il mio migliore amico e non ti lascerei mai solo in una situazione come questa. Prima lo capisci meglio sarà per te perchè se no mi troverai qui tutti i giorni, e non penso che tu mi voglia così spesso a casa tua!" Disse sorriendo.

Stefan si mise a ridere e la ringraziò.
Caroline si alzò dal divano, disse che doveva andare e si congedò. Prima di uscire definitivamente dalla casa guardò Stafan indirizzarsi verso camera sua, salire le scale e si fermarsi a guardare una vecchia foto di Damon e lui insieme ai tempi della piantagione Salvatore. Stefan fece un sospiro, abbassò lo sguardo e riprese a salire le scale.

Caroline sapeva che per Stefan era più difficile di quanto volesse fare vedere, ma non capiva il perché da tale testardaggine. Gli aveva ripetuto infinite volte di chiamare Damon, di fare la prima mossa, ma lui si è sempre rifiutato.

Era andata da Stefan per Bonnie, ma data la situazione non voleva dargli altri pensieri, così prese la sua borsa e uscì dalla casa, salì in macchina e la mise in moto, con una unica certezza: avrebbe salvato Bonnie.

 

Jeremy era appena arrivato a scuola e stava camminando nei lunghi corridoi nella scuola di Mystic Falls. Si diresse subito nella ala nuova della scuola, dove c'erano le aule dedicate alla segreteria, la sala insegnanti e la presidenza.

Dopo essersi guardato intorno, ed aver notato tutti gli studenti più stravaganti della scuola, entrò in una piccolo studio con tanti armadietti dove, sopra ad ognuno, c'era il nome di ciascun insegnante. Jeremy si diresse verso l'armadietto 'Gilbert' e notò che attaccato sotto al nome, con il nastro adesivo, c'era un bigliettino dove in grassetto riportava le seguenti parole 'Recarsi immediatamente in segreteria '.

Una volta lette quelle parole ripensò alle sue superiori e si ricordò che bigliettini così ne aveva ricevuti tantissimi, ma questa volta era una cosa diversa, lui sapeva perfettamente quello che la 'segreteria' voleva dirgli, così prese i libri e uscì dalla stanza.

Una volta arrivato in segreteria incontrò una signora gentile che una volta riconosciuto gli diede un foglietto con scritto: ' 4^ ora – 5B (Permantente) '

Quando lo vide Jeremy sorrise, ringraziò la signora e si diresse alle scale per salire al secondo piano.

Salì e cercò con lo sguardo la classe 5^B. Percorse quasi tutto il corridoio e quando la trovò notò che metà degli studenti erano per il corridoio che chiacchieravano.

Jeremy entrò nella classe, salutò con un 'buongiorno ragazzi', ma solo quattro studenti al primo banco risposero al saluto. Così appoggiò tutti i suoi libri sulla sedia e si mise seduto su in angolo della cattedra, fissando i ragazzi che, accorti dell'arrivo del professore, facevano ritorno in classe.

Jeremy aspettò che ognuno prese posto e ripetè:

“Buongiorno”

Stavolta gli risposero quasi tutti gli alunni, poi continuò:

“Io sono...” - si girò per scrivere alla lavagna - “Jeremy Gilbert, il vostro nuovo professore di storia. La precedente insegnante ha avuto un problema personale e io la sostituisco.”

Notò che alcuni studenti appena aveva finito di scrivere il nome si misero a parlare e Jer disse:

“ Per coloro che se lo stanno chiedendo: si, sono un discendete della famiglia fondatrice Gilbert.”

Alcuni studenti fecero cenno con la testa di si e alcuni, sottovoce, dissero qualcosa del tipo “visto, avevo ragione!”

Jeremy rimase un attimo in silenzio, soddisfatto della sua presentazione.

Per un attimo gli tornò in mente quando Elena, anni prima, gli aveva raccontato di come Alaric si era presentato il primo giorno di scuola. Jeremy sapeva che senza Alaric lui non sarebbe mai diventato un professore di storia e per questo motivo aveva deciso di onorare il suo ricordo con questo suo inizio.

 

Il parcheggio del Grill era quasi vuoto data la tarda. Una flebile luce usciva della finestra laterale del bar, la zona tenuta come dispensa. Una volta scesa dalla macchina, Caroline si diresse verso l'ingesso principale, che con suo stupore, la trovò chiusa. Cercò di sbirciare cercando di evitare le tendine, ma non vide nessuno e così si diresse verso la finestra dove proveniva la luce. Anche lì sbirciò dentro ma non vide nessuno.

“Come diavolo è possibile che non ci sia nessuno?” Chiese in senso retorico a se stessa.

Poi cominciò a bussare la vetro e una figura indistinta si diresse verso la finestra. Care cercò di identificarla, ma fino quando non scostò le tendine non riuscì a riconoscerla.

“Che cavolo ci fai qui Care?” Chiese Matt stupito.

“Matt avevo bisogno di parlarti, ricordi? Ti avevo avvertito oggi a casa tua.”

“Ah è vero, mi ero dimenticato. Sto cenando con Tyler, vuoi unirti?”

Con aria sbarazzina Caroline chiese:

“Se vuoi passiamo tutta sera a parlare tramite una finestra!”

“Hai ragione, meglio lasciarti fuori!” così Matt sparì dietro le tende fingendosi di allontanarsi e immediatamente Caroline cominciò a bussare all'impazzata ed a urlare:

“Matt?? MATT...TORNA IMMEDIATAMENTE QUI!”

Matt tornò indietro scostò la tendine e disse sorridendo:

“Ti vado ad aprire la porta Care! Puoi entrare dalla finestra se preferisci!”

Caroline rimase zitta e si diresse verso la porta.

Una volta entrata notò Tyler seduto al bancone con un panino grossissimo nel piatto che mangiava. Lo salutò e una volta riuniti tutti al tavolo Ty chiese:

“Allora Care cosa dovevi dire a Matt? Posso ascoltare oppure devo andarmene?”

Care rispose:

“No no stai pure, magari mi puoi aiutare anche tu!” poi diventò seria.

“Stamattina sono andata a trovare Bonnie e mi ha detto una cosa che non so come risolvere!”

“Caroline non puoi risolvere ogni cosa, certe cose non sono al di sopra perfino di te!” Disse Tyler in modo scherzoso.

Caroline lo interruppe subito:

“Ty non scherzare, questa è una cosa seria!”. Raccontò tutta la storia dall'inizio alla fine.

Matt inizialmente non ci credeva, non poteva credere che una persona potesse mantenere il segreto per così tanto tempo senza mai confidarsi con nessuno. Così Caroline disse:

“Per questo ho bisogno di voi, mi dovete aiutare qualcosa, qualsiasi cosa per salvare Bonnie, non posso perderla, ho già perso una delle mie migliori amiche, non posso perderne un'altra”.

“Hai già un piano, una idea, qualcosa, giusto per iniziare?” Chiese Matt

“Si, ho pensato che una strega molto potente potesse fare un contro-incantesimo così da poter riportarla dalla nostra parte, dal nostro lato, quello soprannaturale e una volta lì potrà vivere la sua vita normale.”

“E' un inizio” Disse Matt.

Caroline guardò Tyler, che non aveva detto una parola, aveva solo ascoltato attentamente.

“Beh Tyler, non hai nulla da dire? Nessuna idea?”

Tyler esordì con una domanda:

“Ma lei vuole essere salvata?”

Gli occhi di Caroline si spalancarono:

“Come puoi solo pensare ad una domanda più inutile di questa?”

“Beh ti stai dando tanto da fare per salvarla ma magari lei non vuole essere salvata”.

“Tyler?!?” chiese Matt stupito

Ty riprese:

“Che c'è Matt? Voi volete sempre aiutare tutti, ma certe volte le persone non vogliono fare quello che volte voi. Bonnie ti ha detto che non ha bisogno di aiuto e dovresti rispettare la sua scelta.”

Caroline non crede alle sue orecchie e continua:

“No, mi rifiuto di ascoltare queste cose, non voglio neanche pensare che domani mi potrei alzare e lei potrebbe non esserci solo per una questione di minuti in un dannato incantesimo.” Era sempre più furiosa e la voce si alzava sempre di più quai urlando. Poi continuò:

“Ty, se pensi davvero questo io non so per quale motivo tu sia tornato a casa perché sicuramente eri più utile tra i tuoi branchi.”

Con questo concluse e si alzò per andare verso la porta stanca della situazione che si era creata. Appena appoggiò la mano sulla maniglia della porta del Grill si girò verso Matt e disse:

Scusami Matt, ci vediamo in giro.”. Dopodiché girò le spalle e se ne andò. Matt aveva perfettamente compreso che lei non era arrabbiata con lui, La cosa che lo stupiva di più era l'atteggiamento che aveva avuto Tyler.

Caroline prese la macchina e si diresse verso la superstrada che l'avrebbe portata verso qualcuno che l'avrebbe sicuramente aiutata, ne era sicura. Non sapeva a cosa sarebbe andata in contro, ma avrebbe aiutato Bonnie ad ogni costo. 

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Capitolo 4
*** Arrivi Inaspettati ***


Le luci del giorno avevano lasciato spazio alla tranquillità della notte, susseguendosi di giorno in giorno, anche se a New York la tranquillità non esiste.

La piccola casetta era silenziosa e la pace regnava sovrana mentre Damon ed Elena si preparavano per andare a letto.

Una settimana era passata e l'ora della partenza per Mystic Falls si avvicinava sempre di più.

Elena stava sistemando il letto. Una volta sdraiata prese in mano il libro che aveva sul comodino, lo aprì ed iniziò a leggere la prima frase, ma fu interrotta dalle parole di Damon.

“Elena, ma se facciamo una visita in giornata non è uguale?” chiese Damon alzando le sopracciglia mentre si sistemava i capelli allo specchio.

“No, non voglio stare solo una giornata con Jeremy, mi voglio godere tutto il week-end. E poi cosa cambia un giorno o due?”

Damon smise di specchiarsi e si diresse verso il letto.

“Elena, mio piccolo tesoro,lo sai che non abbiamo posto dove dormire vero?” Sottolineò Damon.

“Senti, tu hai una casa che dove ci sono infinite stanze vuote, se non possiamo dormire insieme, tu ne prenderai una e io andrò a dormire da Jer e Bonnie o viceversa...insomma un letto lo troviamo, non preoccuparti”. Disse Elena guardandolo. Poi si accorse che lui non aveva più il sorriso, così appoggiò il libro e gli strinse, delicatamente, il viso tra le sue mani e gli disse: “Damon lo so che sei preoccupato per Stefan, so quello che ti ha detto l'ultima volta che vi siete visti, ma conosco Stafan e penso che in questo momento lui stia soffreddo esattamente come te”.

Damon non sapeva cosa dire, voleva con tutto il cuore che quelle parole fossero vere, una parte del suo cuore è sempre appartenuta a Stefan e sapeva che non poteva andare avanti così. Le uniche parole che riuscì a dire furono:

“Hai ragione”.

 

L'auto di Caroline percorreva a tutta velocità la superstrada che separava Mystic Falls da New Orleans. Là sapeva che qualcuno l'avrebbe aiutata, non poteva contare più su nessun altro a parte Lui.

Dopo ore di giuda giunse ai piedi di una maestosa casa bianca contornata da un porticato che cingeva tutta la casa. Nello stradellino di entrata notò piccoli fiorellini viola e azzurri che facevano sembrare la casa molto più moderna di quello che era.

Si avvicinò alla casa e cerco di bussare, ma nessuno rispose. Immediatamente dopo si pentì di essere andata lì, ma proprio nel momento in cui si stava voltando di spalle alla porta per dirigersi verso la macchina, una voce la chiamò e lei si bloccò.

“Caroline?”

Care, ancora girata, socchiuse gli occhi, gli riaprì e si girò.

“Ciao Klaus, come stai?”

“Bene, grazie e tu?”

“Anche io bene!”

Klaus era molto sorpreso di vederla alla sua porta, ma era lo stesso contento. Si rese conto del momento di imbarazzo che si era creato e per romperlo disse:

“Allora Caroline, vuoi accomodarti in casa?”

“Certo, mi farebbe piacere”

Così si sbloccò ed entrò nell'immensa villa Mikalson.

“Vuoi fare un giro dentro alla mia umile dimora?”

“Mi piacerebbe, così posso commentare il tuo pessimo giusto per l'arredamento!” disse Caroline ironicamente. Klaus sorrise, sapeva che la vecchia Care era sempre lì, anche se erano passati sette anni da quando si erano visti l'ultima volta.

Alla fine del 'tour' si trovarono davanti ad una porta chiusa.

“E per ultima, ma non meno importante, la mia camera con un arredamento impeccabile!!”

“Adesso questo lasciamelo decidere a me!”. Disse lei dandogli uno sguardo inquisitore.

Klaus aprì la porta e Caroline rimase incredula. Era riuscita a trovare un difetto ad ogni stanza che aveva visitato, ma in quella non riusciva a trovarne neanche uno. Aveva la giusta illuminazione e la disposizione dei mobili era tale da rendere la stanza incredibilmente ampia. Il letto matrimoniale era centrale e affiancato alla finestra così da poter aver il sole alla mattina.

“Allora 'arredatrice'...qual'è il difetto che hai trovato nella mia stanza?”

“Allora da dove inizio....direi che il letto matrimoniale mi sembra eccessivo per una persona sola...”

“Bhe, come si dice... più spazio c'è, più comodi si stà!” Disse guardandola con sguardo ammiccante.

Lei lo guardò e sorrise.

Si diressero verso il salotto che più di un salotto aveva l'aspetto di una sala da bar.

La stanza era enorme ed aveva sulla parte destra un divano e un tavolino per poterci appoggiare eventuali bicchieri e sulla sinistra c'era un bancone con sgabelli.

Klaus andò dietro il bancone e Caroline si accomodò su uno sgabello.

“Allora 'barista', qual'è la sua specialità?”

“Io sono bravo in tutto...”. Disse malizioso. Care lo guardò storto e disse:

“...Allora uno scooch, Grazie”

“Subito per lei uno scooch per la bellissima signorina Forbes.” disse sorridendo mentre riempiva il bicchiere.

Caroline lo guardava, come se aspettasse che facesse qualche errore, che facesse qualche battuta 'da klaus', ma non la fece.

Passò una buona mezz'oretta in cui lei fece una miriade di domande: dove sei stato, cosa hai fatto, chi hai conosciuto, i tuoi fratelli ecc.. , invece lui chiese solo di sua madre e dei suoi amici. Si era stupita di questo, durante il viaggio aveva immaginato la possibile conversazione che avrebbe avuto con Klaus e pensava che argomento principale della chiacchierata fosse Tyler, invece lui non l'aveva neanche nominato. Era rimasta sorpresa di questa cosa, piacevolmente sorpresa. Non avrebbe avuto una risposta esauriente e nel profondo del suo cuore sapeva che le parole che aveva detto Ty l'avevano ferita più di quanto lasciasse a vedere.

Passarono tutto il pomeriggio a parlare e a ridere di tutto, ma lei era andata lì per una ragione seria.

Dopo un momento di silenzio Klaus chiese serio:

“Care, tu non hai idea quanto mi rende felice che tua sia qui, ma la vera domanda è: che ci fai qui? Qual'è la vera ragione per cui sei quì??”

Caroline fissò il bicchiere e disse: “Bonnie è in pericolo e io devo aiutarla”

Klaus rimase ad ascoltare tutta la storia in silenzio. Concludendo Care disse:

“Sò che Bonnie mi ha detto che non vuole essere aiutata ma non posso lasciarla morire, quindi o mi aiuti oppure tieni i tuoi commenti per te, perchè io non voglio sentirli”

“Non ti avrei mai detto di lasciarla morire, perchè avrei dovuto?”

Care rimase un attimo a fissarlo, non si aspettava una risposta del genere, così improvvisò:

“Ah, nel caso ti fosse venuto in mente”. Poi continuò:

“Quindi mi aiuterai?”

“Emmm, fammi pensare. Cosa ci guadagno?”

“Senti Klaus, io non ho nulla da darti, ti chiedo di aiutarmi perchè sei l'unico che sia in grado di trovare una strega abbastanza potente da fare l'incantesimo. Ti chiedo perfavore. Dopo rimarrò anche con te a New Orleans, farò quello che vuoi, ma ti prego aiutami”

“Caroline, non ti obbligherei mai a stare con me, se deciderai di stare con me sarà perchè lo vuoi tu. E comunque la risposta è si, ti aiuterò.”

Caroline sorrise e lo ringraziò.

“Di nulla.”

Caroline prese la borsa, si alzò in piedi e si diresse verso la porta.

“Caroline, dove dormi stanotte?”

“In un bellissimo e comodissimo letto chiamato: macchina! Bhe ok, non è il massimo della comodità ma è pur sempre un posto sicuro”

“E secondo te ti lascerei dormire in macchina quando qui abbiamo almeno una decina di camere vuote?”

“No, non voglio favori, starò comoda in macchina” si girò per aprire la porta ma non fece neanche in tempo a toccare la maniglia che lui era già affiancato a lei. Gli afferrò il braccio delicatamente e disse:

“Non lo permetterei mai...prendi quella che ti piace di più, ma non la mia!”

Caroline lo guardò sorridendo, prese la valigia dalla macchina e si diresse verso la stanza da letto che aveva scelto.

 

Stefan era sdraiato in giardino, occhiali da sole e un bicchiere di burbon da sorseggiare. Improvvisamente abbassò gli occhiali e notò delle nuvole che si avvicinavano alla città. A voce alta disse:

"No, la pioggia no!".

Fece un sospiro e si risistemò come se niente fosse.

pochi secondi dopo notò un leggero fruscio che proveniva dal bosco vicino a casa e disse:

"Oggi proprio non mi lasciano riposare!"

Si alzò in piedi e si addentrò nel bosco. Camminò per quasi 10 minuti quando iniziò a piovere. Stefan guardò in alto e riprese a camminare. Qualcuno lo stava seguendo o osservando e lui lo sentiva, ma non sapeva ancora chi fosse.

Continuò a camminare fino a che un leggero fruscio di foglie fece identificare a Stefan il nascondiglio del curioso osservatore.

In un secondo Stefan si trovò faccia a faccia con colei che aveva amato, odiato, cercato di dimenticare e di uccidere: Katherine.

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Capitolo 5
*** Ritorni ***


 

Katherine rimase in silenzio con il viso abbassato, come se si stesse ancora nascondendo.

Stefan la guardò e non poté non notare la sua fragilità: aveva i capelli spettinati, i vestiti pieni di fango e non portava le scarpe.

Kath alzò lo sguardo e fece un leggero sorriso, contenta di vedere un viso famigliare. Stefan, da gentleman, gli tese una mano per aiutarla ad alzarsi, lei l'afferrò e si alzò.

"Come mai mi stai spiando?" Chiese Stafan.

"Non ti stavo spiando, Stefan. Mi stavo nascondendo"

"Ma tu ti nascondi sempre?"

"Si, Stefan assolutamente si. Se passi 500 anni in solitudine, creandoti solo dei nemici, devi mettere in conto che un giorno o l'altro qualcuno provi ad ucciderti. Poi se diventi umana hai molte meno possibilità di sopravvivere! Cosa ne pensi tu?"

"Penso che forse è meglio se mi segui, sta piovendo, sei infreddolita e senza scarpe! Perchè sei senza scarpe?"

"Emmm...a dire la verità non lo so. Le ho perse ieri sera."

Stefan la guarda perplessa mentre si incamminano verso casa.

Katherine notò il suo sguardo dubbioso ed iniziò a raccontare la sua serata:

"Allora, ieri sera ero in un bar, non al Grill, e ho incontrato un ragazzo che inizialmente era molto carino con me..."

Stefan l'interruppe e disse:

"Non voglio sapere i dettagli grazie.."

"Non ci dono dettagli Stefan, tranquillo, volevo solo svagarmi un pochino e mentre parlavo con questo ragazzo è arrivata una signora anziana che dice che mi conosce e comincia a chiedermi da dove vengo, se conosco Maria...io non so chi diavolo sia Maria! Poi se ne va."

"E per questo ti sei levata le scarpe? Gliele hai tirate addosso per caso?"

"No, una volta uscita dal locale, quel ragazzo carino del bar mi porta vicino ad un vicolo e cerca di baciarmi. Io lo respingo...

"Da quando respingi qualcuno Kath?" Chiese Stefan ironico.

"Molto molto simpatico Stefan, da quando sono umana sono debole e non posso permettermi di perdermi il controllo. Così iniziai a scappare e lui mi inseguì urlandomi dietro: "Tu, hai ucciso mia sorella Maria...ti ho cercata per tutto lo stato e finalmente ti ho trovato!" e cose così. Io correvo più forte che potevo e per farlo mi sono tolta le scarpe. Ecco la mia serata!"

"Bhe sicuramente hai avuto una serata più movimentata della mia! Dai Kath...era un ragazzo, tra l'altro anche umano che ti rincorreva, penso di aver sentito di peggio! "

"Stefan, sai chi sono io? Bene, nessuno e dico nessuno mi mette i piedi in testa!"

Stefan la guardò e disse:

"Vedo che nonostante tutto non hai perso il tuo caratterino!"

"No, quello mai!"

 

Dopo essere arrivati alla casa, Stefan la fece accomodare.

Kath lo guardò e disse:

"Dove hai lasciato tuo fratello, è a inseguire Elena fino in capo al mondo?"

"Senti Kath, puoi fare la doccia e prendere una stanza ma non ricordo di averti dato il permesso di parlare!"

"Come sei scontroso. Va bene, vado a prendere una stanza!"

Si allontanò dirigendosi verso il bagno in camera di Damon, ma appena prima di girare l'angolo si girò verso di Stefan e disse:

"Grazie per essere gentile con me, so che non mi merito niente e tu sei il primo che si dimostra davvero gentile con me e...bhe...ti volevo ringraziare!"

Lui la guardò, fece un piccolo sorriso e si girò.

 

 

Finalmente il giorno della partenza è arrivato, Damon ed Elena avevano caricato le ultime cose e misero in moto la macchina per per tornare a casa dopo bene 7 anni di assenza. Nessuno dei due, e nello stesso tempo entrambi, avrebbero mai voluto lasciare Mystic Falls, ma sapevano che era giunto il momento di nuove esperienze.

Durante il viaggio Damon stuzzica Elena:

“Ti ricordi quando ti ho portato in Georgia?”

“Siiii, certo che mi ricordo, mi hai obbligato a venire con te!”

“A essere sinceri obbligato non direi proprio, ai tempi non eri vampiro e io non ti ho soggiogato!”

“Si hai ragione, ma io ero sconvolta. Ero svenuta e tu mi hai caricato in macchina e portata in Georgia. Avevo appena scoperto di essere esattamente uguale a Katherine e...” Elena si fermò di colpo guardando Damon che continuò la frase

“Stavi evitando Stefan, puoi dirlo, ormai l'ho superato Elena.”

“Lo so, non è per quello, è che sembra davvero una vita fa... Ma ti ricordi che abbiamo incontrato una tua ex che era la barista e....tu, tu mi hai fatto ubriacare!”

“Elena a te piace davvero ingrandire le cose eh, io non ti ho fatto ubriacare, eri tu che volevi staccare per 5 minuti e io ti ho riportato a casa sana e salva”

“Ricordami chi ti ha salvato la vita quella sera?” Disse Elena ironica guardando ammiccante Damon.

“Ok,..tu! Non me lo perdonerai mai vero?”

“Assolutamente no!” Elena guardò Damon e gli posò la mano sulla sua, che teneva sul cambio. Lui la guardò e ripensò al loro primo viaggio in Georgia e si rese conto che provava esattamente le stesse cose di allora. Poi gli ritornò in mente il loro viaggio nel motel alla ricerca di Rose. Ripensando a questi ricordi gli scappò un sorriso ed Elena lo notò subito:

“Come mai ridi?”

“Niente, stavo ripensando al motel di Denver, ricordi?”

“Certo, quel bellissimo motel, molto pulito, affacciato sulla magnifica superstrada, che tra l'altro era la più rumorosa del mondo!....come dimenticarlo!”

“Ma come ti lamenti... Ma solo di quello ricordi?”

“Dai che mi ricordo, è stata una serata stranissima. Quando ti sei sdraiato affianco a me ed hai appoggiato la mano sopra alla mia...beh...ho avuto i brividi e smesso di pensare e ho seguito il mio cuore”.

Damon non disse nulla, ma Elena sapeva che quella sera era stata importante per lui. Quando lo aveva baciato, gli aveva sentito il cuore e batteva più forte di qualsiasi altra volta. Lui non l'avrebbe ammesso mai, ma era quello che aveva sempre voluto.

 

Dopo ore di viaggio finalmente arrivano a Mystic Falls, precisamente nel giardino di casa Gilbert. Appena scesi dalla macchina Jeremy corse incontro ad Elena e dalla soglia di casa fece capolino Bonnie con in braccio Rick, che era avvolto da una copertina azzurrina con una 'R' incisa sopra.

“Allora come stai Elena? Fatto buon viaggio?” Chiese Jeremy.

“Si, viaggio tranquillo vero Damon?".

Elena si girò verso di lui e gli sorrise, lui ricambiò e andò incontro a Jeremy che si stava avvicinando per abbracciarlo.

“Dove è il mio nipotino?” Chiese Elena avvicinandosi sempre di più alla porta da Bonnie sorridente. Così Bonnie disse:

“E' qui il piccolo birbantello! Dai ragazzi entriamo, che ho preparato da mangiare”

Così tutti entrarono e passarono la giornata a raccontare dello loro vite. Era una cosa che Elena adorava delle sua famiglia, lo stare insieme e raccontarsi a vicenda per potersi aiutare e chiacchierare delle cose più inutile che però facevano sentire uniti.

 

Ore dopo l'arrivo a Mystic Falls Damon si separò da Elena per fare visita a suo fratello Stefan.

La macchina di Damon percorreva velocemente il vialetto di casa e si fermò davanti alla porta di ingresso.

Una volta davanti alla soglia di casa non se la sentì di entrare senza suonare il campanello così per qualche secondo rimase immobile davanti alla porta chiusa.

Decise di suonare e dopo brevissimo tempo la porta si aprì.

Damon spalancò gli occhi. Non aveva minimamente immaginato che ad aprirgli la porta potesse trovare Kath con l'accappatoio di Stafan addosso.

Sapeva che suo fratello era rimasto solo per tanto tempo, ma non concepiva l'idea di lui e Kath insieme.

"Che ci fai a casa mia Katherine?"

"Ci vivo Damon!"

"E come mai hai l'accappatoio di Stefan?"

"Emmm... come posso spiegartelo.."

Damon non emise un suono, si limitò solo ad assumere un'aria quasi schifata.

Da dietro a Kath spuntò Stefan che rimase a fissare Damon.

"Io vi lascio soli". Disse Kath andandosene.

Stefan continuando a guardare Damon disse:

"Ciao, fratello!"

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Capitolo 6
*** Cambi d'idea ***


"Ciao Stefan, come stai?"

"Che ci fai Damon qui?"

"Io ed Elena siamo tornati da New York perché tra qualche giorno c'è il compleanno di Rick, quindi rimaniamo per tre o quattro giorni. Posso entrare?"

"Si si, certo!"

Damon si stupì che Stefan lo avesse fatto entrare, ma era contento di questo.

Damon si guardò un pò intorno e notò che nulla era cambiato dall'ultima volta che era stato in quella casa. Si sedette sulla poltrona, che un tempo era la sua, e guardò Stefan avvicinarsi alla finestra.

"Senti Stefan, prima di iniziare qualsiasi discorso ti voglio chiedere scusa, per tutto. Non smetterò mai di incolparmi per quello che ti ho fatto, ma almeno voglio cercare di rimediare..."

Stefan lo interruppe dicendo:

"Damon sono passati sette anni e sinceramente ho capito da tempo che noi siamo destinati a litigare come cani, ma nonostante questo, ciascuno di noi due morirebbe per l'altro; quindi si, è vero, ti ho detto che per me eri morto, ma non ho passato giorno che non rimpiangessi quella frase".

Damon si alzò ed andò ad abbracciare suo fratello. Gli erano davvero mancati questi momenti.

Poco dopo comparse Kath da dietro alla porta che disse:

"Finalmente i Salvatore hanno smesso di litigare, mi ero davvero stufata di vedere Stefan triste e solitario!"

Damon si allontanò da Stefan e guardò Kath mentre spariva di nuovo dietro alla porta. Poi disse:

"Ah proposito, che ci fa lei qui?"

"L'ho trovata nel bosco tutta sporca e bagnata, allora gli ho offerto una casa dove vivere."

"E come mai aveva il tuo accappatoio, mi nascondi qualcosa?"

"Oh oh calma, calma, non arrivare a conclusioni affrettate. Non ho la minima intenzione di toccare Kath, puoi starne certo!"

"Ok, mi fido".

Damon si alzò per andare alla macchina, ma Stefan lo fermò:

"Puoi stare qui se vuoi a dormire, del resto è anche casa tua, e se vuoi...puoi fare venire anche Elena".

Damon sperava che dicesse quelle parole, perché avrebbe significato che lui li aveva perdonati entrambi.

"Certo, grazie Stefan."

Così Damon uscì per andare a telefonare ad Elena per dargli la buona notizia.

 

Nel soggiorno di casa Gilbert, il silenzio non era ammesso infatti Elena, dopo aver ricevuto la telefonata di Damon, corse ad informare Bonnie e Jeremy della buona notizia.

"Bonnie, ma Caroline dove è?" Chiese Elena subito dopo.

"Non so, è da qualche giorno che non la sento. Penso sia con Tyler, mi ha detto Matt che è tornato e penso che lei non lo farà uscire di casa per un bel pò di tempo!" Disse Bonnie sorridendo.

"Ragazze se pensate di parlare di queste cose avvertitemi subito che porto via i mio Rick immediatamente!" Disse Jeremy ridendo.

"No tranquillo Jer, volevo solo sapere dove fosse, la voglio salutare!"

Bonnie guardò Elena e notò con piacere che non si era insospettita della mancanza di Care. Bonnie sapeva bene il perché Care non ci fosse; dopo la confessione che le aveva fatto, era sicura che non si sarebbe arresa per niente al mondo. L'unica cosa che la preoccupava era che non aveva nessuna idea di dove fosse realmente.

 

"Allora Klaus, dove si trova questa strega?" Chiese Caroline mentre stava facendo una abbondante colazione nel grande salone di villa Mikaelson.

"Allora, ieri sera ho chiesto a due dei miei più fidati amici e mi hanno detto che non si trova nei paraggi!"

"Ah perfetto, e dove sarebbe questa grande e potente strega?, Canada, Brasile, Los Angeles?"

"No vedi Caroline quando dico 'nei paraggi' io non intendo nel continente America, intendo dire molto più lontano"

"E dove sarebbe allora?"

"A Parigi"

"Parigi?...E come facciamo ad arrivare là? Bonnie è in pericolo, non abbiamo tutto questo tempo! E poi cosa ci fa là?"

"Allora Care, io sto facendo il possibile, ma il quartiere di New Orleans è francese quindi è abbastanza logico che sia andata a Parigi, non credi?"

"Si hai ragione, è che tutto questa cosa mi rende terribilmente nervosa!"

Prese un attimo per tranquillizzarsi e ricominciò a parlare:

"Ok, va bene. Come arriviamo là?"

"Ho già un aereo che si aspetta, finisci la colazione, vai a preparare le tue valigie che appena hai finito partiamo subito. Ci vorranno parecchie ore, quindi vestiti comoda!"

Caroline lo guardò con un sorriso che davvero poche persone avevano avuto l'onore di ricevere. Lui aveva già organizzato tutto, e anche meglio di come lo avrebbe fatto lei stessa e questa cosa la riempiva di gioia. Corse in camera a preparate tutto e dopo pochissimo era già davanti alla porta d'ingresso.

 

"Ho informato Rebekah che starò via per un pò, tu hai chiamato a casa?" Disse Klaus mentre cercava di fare stare tutti i bagagli di Care nell'auto.

"Da quando ti preoccupi di queste cose?"

"Beh ti sei 'quasi' appena diplomata e io ho più di un secolo quindi direi che spetta a me fare la parte dell'adulto!" Disse sorridendo lui stesso per la frase che aveva appena detto.

"Ma, dimmi, da quando sei diventato adulto?...Comunque si, ho chiamato mia mamma proprio 10 minuti fa."

"Bene!" Concluse caricando l'ultimo bagaglio.

 

Dopo una oretta finalmente erano in viaggio verso Parigi.

"Signore e Signora Mikaelson, volevo informarVi che le condizioni meteo sono ottimali e l'arrivo è previsto per l'ora stabilita. Il pilota e lo staff Vi augura un buon viaggio" Disse una voce che usciva dal microfono dell'aereo.

Caroline guardò Klaus e sorrise:

"Signore e Signora Mikaelson?"

"Si, di solito viaggia con me Rebekah e visto che hanno visto salire una ragazza bionda hanno pensato che fosse lei."

"Ah capisco!" Disse sorridendo.

Dopo due orette di viaggio Caroline sdraiò lo schienale del suo seggiolino per mettersi più comoda, ma nonostante ciò non riusciva a trovare la posizione ottimale. Allora iniziò a muoversi, contorcendosi sul seggiolino, ma senza ottenere buoni risultati. Poi guardò Klaus, che affiancato a lei, era perfettamente immobile. Sospirò invidiosa e si domandò come diavolo facesse a stare comodo. Riprese allora a rigirarsi e tirare pugni al povero seggiolino.

Senza aprire neanche gli occhi e senza muoversi di un centimetro Klaus disse:

"Caroline, il volo dura 12 ore, se rompi quella poltroncina poi ti toccherà stare in piedi per tutto il resto del viaggio!"

Lei lo guardò esausta e infuriata.

"Come fai a stare comodo su questa cosa?"

"La prossima volta possiamo farci portare un letto se vuoi!"

Disse girando la testa verso di lei con sguardo malizioso.

"No no, la poltroncina và bene!"

Finalmente trovò la posizione ottimale e chiuse gli occhi.

Klaus la guardò e notò quanto fosse dannatamente bella, ma sapeva bene che lei non lo avrebbe mai guardato in quel modo. D'altra parte lo sapeva anche lui, era un mostro, sapeva di aver fatto cose terribili nella sua vita, ma lei era venuta a chiedere aiuto a lui e sapeva che quella sarebbe stata la sua ultima possibilità. Dopo sette anni di silenzio lei era lì, affianco a lui e non poteva proprio permettersi di perderla ancora. Si mise di nuovo immobile, chiuse gli occhi e sospirò.

Nello stesso momento in cui sospirò Caroline aprì gli occhi e lo guardò. Pensò a quanto gli fosse grata di averla aiutata, era l'unico che non l'aveva mai delusa. Sapeva che per lei era impegnativo affrontare questo viaggio: 24 ore su 24 a stretto contatto con lui, non avrebbe portato niente di buono e lei lo sapeva. Una parte di lei, quella più profonda, era attratta da lui. Klaus era l'originale che non ha paura di nessuno, che non si fa mettere i piedi in testa, che è terribilmente crudele e senza pietà; ma ai suoi occhi era anche sexy e dolce allo stesso tempo. Come poteva essere tutte queste cose insieme? L'idea di pensare a Klaus in questo modo la fece sobbalzare. Scosse la testa e richiuse gli occhi, in attesa che il sonno sopraggiungesse.

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Capitolo 7
*** Arrivi e Partenze ***


Dopo un volo di 12 ore finalmente Klaus e Caroline atterrarono all'aeroporto Charles De Gaulle a Parigi.

Appena scese dall'aereo Caroline notò che i suoi bagagli non erano quelli che aveva preparato la sera prima allora guardò Klaus e disse:

"Klaus, hanno perso i nostri bagagli, come è possibile? Non abbiamo fatto soste.."

Klaus la interruppe subito e disse:

"Caroline, vai nella città più alla moda del mondo, quindi ho ritenuto opportuno fare un piccolo cambio di look. Per questo motivo mi sono permesso di far preparare una valigia da Rebekah con vestiti più adatti alla vita parigina!"

Caroline era senza parole, non sapeva se essere contenta oppure no. Quando si rese conto della bellissima sorpresa che le aveva fatto, lo abbracciò.

"Grazie Klaus, non dovevi!"

"Forbes, per te questo ed altro!"

Lei sorrise, sentendosi quasi a disagio.

 

Poco dopo si ritrovarono in un piccolo quartiere, molto simile a quelli di New Orleans ed entrarono in un negozietto di erbe e infusi.

Caroline si guardava intorno incuriosita dai mille contenitori allineati riposti su delle mensole, mentre Klaus controllava come un radar tutto il negozio cercando la proprietaria.

Pochi secondi dopo un anziano signore fece capolino da dietro un tendone.

"Posso aiutarvi signori?"

Klaus rispose:

"Si, sto cercando la signora Ambra Debuat!"

L'anziano signore lo guardò con aria perplessa e disse:

"La signora Ambra è morta due anni fa, aveva un brutto male!"

All'udire quelle parole Care guardò Klaus con aria quasi disperata, come se volesse dire: e adesso che facciamo?

L'anziano, dopo aver notato la faccia di Caroline riprese a parlare:

"Signorina, non posso portarla da Ambra, ma so che ha una figlia, Marì, se vuole posso dirle dove abita!"

Gli occhi di Care si riempirono di felicità, il signore gli aveva ridato la speranza.

"Grazie mille, gliene saremmo grati!"

"Aspettatemi qui che vado a prendere il cappotto nel retro!"

Klaus guardò Caroline e con uno sguardo di intesa uscirono dal negozio insieme all'anziano signore per dirigersi in un piccolo stradello esterno al centro città.

Una volta arrivati, l'anziano signore disse:

"La casa è questa. Qui le nostre strade si dividono, io e la signorina abbiamo avuto...come chiamarle...opinioni divergenti, quindi vi faccio continuare da soli." Rivolto verso Caroline disse: "Signorina è stato un immenso piacere averla conosciuta."

"Anche per me signore! Grazie ancora" Rispose Caroline.

Klaus si limitò a guardarlo e fargli un leggero cenno con le testa.

L'anziano signore si girò e se ne andò.

Caroline e Klaus entrarono dalla piccola porta e notarono che era tutto buio, con qualche candela sparsa qua e là in giro per il corridoio. Improvvisamente una figura femminile comparve davanti a loro. Caroline fece un salto indietro, invece Klaus rimase immobile e guardare.

"Allora sei tu l'originale che mi sta cercando per tutti i continenti. Mikaelson vero? Piacere, Ambra!"

Klaus la guardò per qualche secondo poi disse:

"Ambra, da quanto tempo che non ci vediamo!" Disse incamminandosi verso di lei. Caroline rimase in silenzio, con gli occhi spalancati, guardando Klaus che poco più avanti abbracciava la strega.

"Mik, l'eternità ti dona, ti vedo in gran forma, come stai?"

"Tutto bene, grazie! Vedo che anche tu hai qualche problemino con il vicinato!"

"Si, non parliamone! Ho dovuto fingermi morta per togliermi dai casini."

"Si, ho saputo e ho anche incontrato il tuo commesso del negoz..."

Caroline interruppe con un colpo di tosse la conversazione, attirando l'attenzione su di se.

"Piacere io sono Caroline, una amica di 'Mik', mi dispiace interrompere questa conversazione, ma io avrei un pochino di urgenza nel risolvere il mio problema!" Disse con tono fermo lanciando sguardi fulminei a Klaus.

Klaus capì la situazione e domandò subito:

"Ambra devo chiederti un favore"

"Tutto quello che vuoi Mik!" Rispose la strega.

 

Intanto, mentre Klaus spiegava tutta la storia ad Ambra, nell'altro continente, precisamente a Mystic Falls, Elena stava scaricando i suoi bagagli dall'auto, per sistemarli in camera di Damon.

"E questo è l'ultimo" disse guardando Damon mentre cercava di farlo uscire dal piccolo baule.

Dalla porta uscì Stefan e non appena Elena lo vide gli corse incontro abbracciando più forte che poteva:

"Ciao Stefan, che piacere vederti. Grazie per avermi invitato a stare qui, mi eri mancato a New York"

Stefan gli sorrise e disse:

"Mi eri mancata anche tu Elena."

 

Damon aveva già portato tutti i bagagli in camera da almeno una oretta, ma da quando aveva incontrato Stefan, Elena non aveva smesso di fargli domande su tutto, la sua vita, quello che faceva...insomma su tutto. Dopo due orette si ritirò in camera e non appena varcò la soglia della stanza notò una ragazza che stava guardando dentro alla sua valigia intenta a cercare qualcosa.

"Ehi che diavolo fai alla mia vali...! Non posso crederci, Katherine!"

"Ciao Elena!"

"Katherine, vai subito via da questa casa!"

"Elena, calmati. Non volevo rubarti le cose, non sapevo fossero le tue."

"Si, certo come no!...Adesso lo sai, puoi essere così gentile da lasciare questa casa? Anzi ancora meglio il paese?!"

"Ascolta Elena, non ho un posto dove vivere. Stefan è stato l'unico che mi ha offerto un tetto dove poter vivere. Non ho neanche un paio di scarpe! E' per questo che guardavo nella tua roba. Ti ripeto, non sapevo neanche che fosse tua! Scusa!"

"Quindi mi vuoi dire che tu vivi qui?"

"Si, e ti prometto che non ti disturberò, non mi farò neanche vedere; ma ti prego non farmi cacciare via. So di averti fatto cose orribili, infatti non voglio che tu dimentichi tutto, vorrei solo avere una possibilità per farmi perdonare"

"Ah adesso che sei umana fai tutta la ragazza bisognosa di affetto! Beh ricordati che a me non mi interessa! Adesso fai le valigie ed esci immediatamente da questa casa!"

Kath la guardò e uscì dalla stanza. Elena quasi si sentì in colpa per essere stata così cattiva con lei.

Poco dopo Stefan, che aveva sentito le urla dal cortile, salì in camera di Kath, intenta ad ammucchiare sul letto tutta la sua roba.

"Kath cosa fai?"

"Faccio le valigie, devo andarmene, Elena non vuole che stia qui!"

Stefan rimase in silenzio guardando Kath agitarsi per tutta la camera. Era riuscito ad ascoltare la conversazione che aveva avuto prima con Elena ed aveva visto una Kath disperata e seriamente dispiaciuta. Così disse:

"No, tu non vai da nessuna parte. Rimetti tutto come era!"

Uscì dalla camera ed andò incontro da Elena.

"Elena, ascolta, Kath non ha dove andare quindi rimarrà qui."

"Ma Stefan sei impazzito per caso?"

"Ha provato a chiederti scusa e tu non hai nemmeno provato ad ascoltare!"

"E' Kath, Stefan, non cambierà mai. Ha cercato di uccidermi almeno quattro o cinque volte, se non di più. Per non parlare di John, Jenna... ha ucciso Jeremy!"

"Beh anche Damon! E lui vive qui!"

Elena rimase come bloccata, non si aspettava una risposta così.

"E' un colpo basso Stefan." Disse Elena.

Stefan guardò per terra, non voleva dirlo, aveva parlato senza riflettere, ma sapeva che era la verità.

"Kath rimane qui, fine del discorso Elena."

Con queste parole Stefan se ne andò e lasciò Elena in mezzo al corridoi sola.

 

Kath stava guardando fuori dalla finestra quando Stafan bussò alla porta prima di entrare.

"Avanti"

"Ciao Stefan, ho pensato che me ne vado, non voglio creare confusione con Elena e tuo fratello."

"E dove andrai a vivere?"

"Non lo so, penso che chiederò fino a quando, qualcuno di buon cuore, mi farà vivere con lui!"

"Lascia stare, chissà in che casini ti andresti a mettere, se mi prometti che non ti lamenterai, che seguirai tutto quello che dico e non ti opporrai mai, ti porto in un posto che agli umani piace da matti!" Disse Stefan guardando Kath che si era girata verso di lui.

"Non so se ce la farò, ma ci posso provare. Dove si và?" Chiese Kath curiosa.

"Prepara la valigia...andiamo al mare!"

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Capitolo 8
*** Il Rinvio Della Partenza ***


La prima giornata a Mystic Falls era trascorsa e le luce del giorno stavano lasciando spazio alla luce della luna, che immensa e luminosa sovrastava l'intera cittadina.

Elena era davanti allo specchio che si stava raccogliendo i capelli per prepararsi per la notte, invece Damon era disteso nell'enorme letto matrimoniale che la guardava.

"Sei bellissima Elena, non importa se tu hai capelli legati o sciolti, sei e rimarrai sempre stupenda!"

Elena lo guardò e si diresse di corsa verso di lui. Si buttò sul letto e lo baciò. Poi riprese a parlare:

"Non per riniziare vecchie discussioni, ma perché oggi sei stata così scontrosa con Kath?"

"Seriamente Damon? Anche tu la difendi?" Disse sedendosi sul letto.

"Io non difendo Katherine, non ci penso neanche! Solo che oggi mi è sembrata per la prima volta sincera."

Elena sbuffò.

"Si, hai ragione Damon, ma io non la voglio qui, ha sempre causato dei problemi e non voglio che questo succeda. Siamo stati per sette anni lontani dalla nostra casa e dai nostri amici e questa volta non voglio dovermi preoccupare di nulla!"

"Hai ragione amore mio. Sù, andiamo a letto, questa prima giornata è stata davvero lunga". Disse Damon facendo spazio ad Elena per sdraiarsi.

"Buonanotte Damon" Sussurrò piano Elena.

"Buonanotte baby"

 

La luce del giorno filtra dalla finestra e illumina la schiena di Damon, che sembra quasi scolpita. Elena era affiancata a lui, con i capelli spettinati sul cuscino ed una gamba scoperta dal lenzuolo.

Tutto sembra riposare, tranne il cellulare lasciato sul comodino da Damon la sera prima che inizia a suonare.

Il trillo del cellulare ruppe la pace e la mano di Damon si mosse velocemente per evitare di svegliare Elena.

"Pronto?". Disse con gli occhi ancora chiusi.

"Ciao Damon, sono Stefan!"

"Ciao Stefan."

"Stavi ancora dormendo vero?"

"No, ti sbagli, sto ancora dormendo!"

Damon aprì gli occhi e, rendensi conto dell'ora, chiese a Stefan:

"Stefan che diavolo ci fai sveglio alle cinque della mattina?"

"Emmm...è una lunga storia"

"Dove sei?"

"Ok, Damon te lo dico, ma non dire niente ad Elena, perché so che non capirebbe. Ho portato Kath al mare."

Damon guardò Elena e la vide dormire beatamente quindi decise di rispondere sottovoce.

"Tu hai fatto casa?" Chiese Damon stupito e scioccato allo stesso tempo.

"Si, al mare. Ho visto che la situazione lì in casa era un pochino tesa e quindi ho deciso di allontanarla un po da Elena"

"Ritiro tutto quello che dissi una volta: Tu sei il fratello divertente ed imprevedibile!" Disse Damon sorridendo.

"Senti, non dirlo ad Elena, tanto torneremo tra qualche giorno!"

"Va bene fratello. Ma spiegami una cosa: da quando sono io che ti devo coprire in queste cose? Che diavolo mi sono perso a stare a New York?!"

"Piantala Damon. Ci sentiamo più tardi"

"Ok, ciao!"

Nel momento in cui chiuse la telefonata Elena si stava divincolando nel letto poi, senza neanche aprire gli occhi disse:

"Cosa è che non dovevi dire ad Elena?"

 

Caroline e Klaus stavano salendo sulla scaletta che li avrebbe condotti all'interno dell'aereo. Improvvisamente Ambra inizia a cercare, con rabbia, dentro alla sua borsetta. Klaus si girò per guardare cosa stesse succedendo:

"Tutto ok?"

"No, per niente" Rispose Ambra. "Mi manca un'erba particolare, mi ero completante dimenticata"

"Non c'è problema, la vado a prendere" Disse Caroline.

"Oh tesoro, non penserai davvero che basti comprarla in un negozio, è un'erba rarissima, non la troverai mai! Inoltre non si trova in questo quartiere, ma nel centro di Parigi, intendo proprio centro centro"

"Ma è lontano da qui!" Interruppe Caroline.

"Si, lo sò" Disse Ambra "Sappiate che non riuscirò a fare l'incantesimo senza quella specifica pianta, quindi bisogna andare a prenderla".

"Ok, non possiamo fare diversamente Caroline" Disse Klaus guardandola. "Prenderemo una camera d'albergo e domani mattina partiamo presto."

"Una camera d'albergo Klaus? Seriamente?" Disse Caroline stizzita.

"Si,..,ovviamente se hai idee migliori adesso è il momento di proporle!"

Caroline rimase zitta, non aveva idee, ma non gli piaceva affatto dover rimanere una sera in albergo con Klaus.

"Va bene, rimaniamo, ma domani mattina partiamo subito ok? Nessuna erba o scusa. Ok?"

"Certo Care. Promesso". Concluse Klaus.

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Capitolo 9
*** Amori in corso ***


Si diressero verso il centro ed entrarono nella hall di un albergo. Andò avanti Klaus, lasciando Care ed Ambra indietro. Appena vide una ragazza davanti ad un bancone si avvicinò:

"Vorrei due camere, una matrimoniale e una singola, ovviamente le migliori!"

La gentile ragazza lo guardò e disse:

"Ha prenotato Signore?"

"No, ma penso che le troverà ugualmente...vero signorina" Disse guardandola dritta negli occhi.

Trascorsero qualche secondo e la ragazza disse:

"Ma certo signor..."

"Mikaelson"

"Prego, venga con me!"

Klaus si girò facendo segno di seguirlo a Care ed Ambra.

Presero un ascensore che li portò direttamente al piano delle suite.

Si fermarono davanti alla 510 e la ragazza disse:

"Questa è la matrimoniale e la singola è la 512, quella affianco!"

Lo sguardo di Caroline si bloccò su Klaus:

"Come? Matrimoniale?"

"Care, non ne hanno di disponibili singole, ti devi accontentare! Oppure puoi dormire sulla poltroncina dell'aereo, mi ricordo che stavi comoda lì."

"Veramente molto simpatico Klaus! Ok, è solo per una sera vero?"

"Ma certo tesoro!" Disse Klaus guardandola.

Care aspettò che la ragazza aprì la porta e subito si fiondò sul letto. Era distrutta e di certo non avrebbe mai dormito, di nuovo, su quella poltroncina in aereo.

Ambra guardò Klaus sorridendo in modo malizioso e mimando con le labbra:

"Sei furbo! Buona fortuna!"

Klaus sorrise e mimò: "Grazie!"

Entrambi entrarono nelle rispettive camere. Klaus chiuse la porta e guardò Caroline distesa sull'intero letto matrimoniale.

"Caroline, chi è che criticava il letto matrimoniale dicendo che era troppo esagerato per una persona sola?"

"Hai ragione, ma non vedo un letto da più di 24 ore e sono distrutta"

Klaus si avvicinò alla finestra e tirò la tenda che copriva il vetro.

"Care, guarda qui!"

Care si alzò e notò la Torre Eiffel, che si estendeva in tutta la sua bellezza esattamente davanti alla sua finestra. Alle spalle del grande gigante di ferro c'era un bellissimo panorama che la circondava. Era rimasta senza parole. Il panorama mozzafiato spaziava da piccole casine con grandi abbaini in vista, a grandi distese di campi verdi; i monumenti e cattedrali facevano capolino sui tetti per le loro torri o campanili il che rendeva tutto particolarmente suggestivo.

"E' magnifico Klaus, davvero, non ho mai visto mai nulla di simile."

"Sono felice che ti piaccia". Disse guardandola e sorridendo.

Lei guardò Klaus, sapeva che se avesse mai deciso di stare con lui, avrebbe avuto la possibilità di girare l'intero mondo, senza limiti, ma sapeva anche che stare con lui avrebbe perso tutti i suoi amici. Loro non vedevano Klaus come lo vedeva lei.

Si sentiva felice e davvero contenta di essere lì con lui.

Klaus stava guardando fuori dalla finestra e Care colse l'attimo per abbracciarlo. Rimase bloccato, non se lo aspettava per niente. Appena si rese conto ricambiò l'abbraccio stringendola.

 

Care si stava preparando per andare a letto e guardò Klaus.

"Non penserai di dormire nel mio letto"

"Tuo letto?".Disse Klaus spalancando gli occhi.

"Si, sono la prima che ci è salita e quindi è mio. Seriamente Klaus, tu dormi sul divano...lì"

Disse indicando un divano affiancato alla televisione.

"Non ci pensare neanche Care. Non dormirò mai sul divano. Fino a prova contraria la camera l'ho pagata io e quindi il letto spetta a te quanto a me!"

Caroline con aria battagliera prese la valigia ed andò in bagno dicendo:

"Adesso vedremo!"

 

Care dopo una buona ventina di minuti uscì da bagno con una camicia da letto azzurra cortissima e con del leggero pizzo sulle spalline.

Appena uscì dal bagno Klaus, che era sul piccolo balconcino, la guardò e non riuscì più a togliergli gli occhi da dosso.

Era bellissima, i capelli biondi mossi le cadevano perfettamente sulle spalle, come se fossero stati messi apposta.

Klaus rimase a bocca aperta. Caroline se ne accorse e per rompere quell'imbarazzo disse:

"Allora, ti piace il mio look parigino?"

"Emm...sei stupenda Caroline. Davvero, senza dubbio!"

Caroline abbassò lo sguardo imbarazzata, poi si diresse verso il balcone.

"Allora, come è il programma di domani?"

"Ambra, domani mattina presto andrà a raccogliere quello che gli serve, così appena avrà terminato partiremo per tornare a New Orleans"

"Ok."

Ci fu un minuto di silenzio tra i due. Entrambi si stavano godendo l'immenso panorama illuminato.

"Senti Klaus, non ti ho mai ringraziato davvero per tutto quello che stai facendo per me."

"Ti ho già detto che per me non è un problema, lo faccio volentieri"

"Si, me lo hai detto, ma io devo ringraziarti lo stesso. Sai, quando ho parlato con Tyler di questa cosa lui mi ha detto che dovevo lasciare stare, che metto il naso in cose che non sono affari miei..."

Poi si prese qualche secondo e continuò.

"Ci sono rimasta male sai. Non me lo aspettavo da lui. Lui dovrebbe sostenermi ed invece..."

Klaus la stava guardando mentre ascoltava attentamente ogni singola parola.

Le mani di Care erano come impazzite, si muovevano costantemente e senza sosta. Klaus notò che era delusa ed arrabbiata. In quel preciso istante avrebbe voluto andare da Tyler, prenderlo, ed ucciderlo con le sue mani, ma tutto quello che fece fu abbracciare Care. L'abbracciò in un modo dolce, protettivo. Care appoggiò il suo viso sulla sua spalla e una piccola lacrima scese sulla guancia. Lui le diede un bacio su collo, facendogli capire che lui era lì e che non l'avrebbe mai giudicata e non si sarebbe mai permesso di dirle quello che era giusto o non giusto fare.

 

Nel continente America, invece continuava la conversazione tra Damon ed Elena. Damon aveva appena chiuso la telefonata con Stefan dove gli aveva appena detto che stava andando al mare con Katherine. Si era tanto raccomandato di non dire niente ad Elena perché sapeva che si sarebbe arrabbiata con lui, ma lei aveva sentito lo stesso.

Le sopracciglia di Damon si alzarono con uno sguardo interrogativo appena lei gli chiese cosa non avrebbe dovuto sentire. Aveva controllato bene se dormiva, ma non si era accorto che fosse sveglia.

"Ma tu fai finta di dormire?" Chiese Damon.

"No, mi sono svegliata poco fa ed ho sentito che Stefan diceva di non dirlo ad Elena...di cosa parlavate?"

"Niente di preoccupante, mi ha detto che per qualche giorno non torna a casa"

"Ma sta bene?" Chiese Elena preoccupata.

"Si, si, più che bene!" Disse scendendo dal letto dirigendosi verso il bagno, ma prima di poter entrare Elena lo fermò.

"Aspetta un attimo Damon, tu non mi dici qualcosa."

"No, è tutto qui tesoro" Disse girandosi verso di lei.

"Damon ti conosco e vedo che mi stai nascondendo qualcosa! Lo vedo sai, cominci ad essere vago, non dai risposte esaur..."

"Ok ok basta te lo dico. Stefan ha portato Katherine al mare, così da placare la situazione tra di voi"

"Lui ha portato Katherine dove?" Chiese nuovamente, forse non aveva capito bene o forse non voleva capire.

"Al mare, sai quella cosa con la spiaggia, l'acqua, dove ci si va in vacanza?"

"Si grazie Damon, sò cosa è il mare. Ma perché proprio al mare?"

"Non so, non me lo ha detto. Penso che sia una cosa carina, non ce la vedo Kath a scalare monti al freddo!"

Elena rimase in silenzio. Per un attimo si rese conto che in tre anni di fidanzamento Stefan non l'aveva mai portata al mare a fare una vacanza. Sapeva che per Stefan, Kath, non era così importante come lo era stata lei, ma per una attimo sentì una fitta allo stomaco, come se fosse gelosa di lei. Un secondo dopo aver aver avuto quel pensiero si sentì terribilmente in colpa. Lei stava con Damon, perché sentiva questa sensazione per Kath? Perché si sentiva gelosa? Cercò di darsi una risposta, ma non l'aveva.

Damon la guardava e la vide come triste, così capì.

"Elena non dirmi che sei gelosa"

Elena si sentì come colpita, ma non poteva ammetterlo.

"Chi io?"

"Elena, non fare la finta tonta. Tu sei gelosa di Stefan?"

"Damon che ti viene in mente!"

"Elena sei o non sei gelosa di Stefan?" La sua voce si faceva sempre più dura ed alta, quasi urlava.

"No..."

Ci fu un minuto di silenzio; lui era rimasto immobile davanti alla porta che la guardava e cercava i suoi occhi, mentre lei non riusciva ad alzare lo sguardo. Si sentiva terribilmente in colpa e si morse il labbro.

"Lo so a cosa stai pensando, la tua espressione parla da sola. Stefan non ti ha mai portata al mare! E' questo vero?"

La mente di Elena era come bloccata, non riusciva più a pensare. Damon ci aveva perfettamente preso e lei non sapeva cosa dire.

"Senti Damon, smettiamola con questo discorso. E' a mare, meglio per noi che non avremmo Kath tra i piedi qui."

"Come vuoi, ma per me il discorso non è finito." Si girò ed entrò nel bagno sbattendo la porta.

Un istante dopo aver chiuso la porta Damon riaprì la porta guardando Elena.

"Davvero sei gelosa di Stefan? Dopo tutto quello che abbiamo passato insieme ti dà fastidio che Kath sia andata al mare con lui? E io che pensavo che fossimo cresciuti per queste cose.."

Stavolta non diede ad Elena il tempo di rispondere perché prese i suoi vestiti e se ne andò al piano di sotto.

Lei rimase seduta sul letto in silenzio. Una lacrima percorse tutta la guancia rigandola. Immediatamente cercò di cancellarla passandoci la mano, ma anche se sulla guancia non c'era rimasto nessun segno, i suoi occhi non mentivano.

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Capitolo 10
*** Le soste sono pericolose ***


Passarono qualche oretta in balcone a parlare di tutto quello che era successo a Mystic Falls e di tutto quello che si era perso Klaus nei sette anni passati lontani. Caroline era contenta di riuscire a parlare con lui in quel modo sincero, le sembrava davvero di parlare con un suo amico di sempre. D'altra parte Klaus era un suo amico: c'era sempre nel momento del bisogno, non la deludeva mai e soprattutto avrebbe fatto di tutto per lei.

"Care, è ora di dormire, domani ci aspetta una giornata davvero piena. Che ne dici di andare a riposare?"

"Ok"

Entrambi si incamminarono per andare a letto. Gli occhi di Klaus osservarono il perfetto corpo di Care che, indaffarata nel preparare il letto, non si era accorta di nulla. Klaus si diresse verso il divano e cominciò a sistemarlo.

Caroline alzò lo sguardo, senza farsi notare e lo guardò stendere il lenzuolo su quella specie di sofà. Gli venne una stretta al cuore. Era stato così dolce che si sentì in colpa a farlo dormire lì.

"Dai Klaus, vieni a dormire qui, affiancato a me." Indicando la parte sinistra del letto matrimoniale.

"Sei sicura? Cioè avevi detto.."

"Si, ma ho cambiato idea!" Disse sorridendo alzando le spalle.

Lui sorrise, lasciò cadere quello che aveva in mano senza farselo ripetere due volte e si diresse immediatamente verso il letto.

Care si mise sotto le coperte, spense la lucina che era sulla sua comodina e volse il viso verso Klaus.

Klaus la guardò e fece una piccola risata.

"Cosa hai da ridere!" Chiese Caroline curiosa.

"Nulla, nulla".

Si distese affinacato a lei e la guardò.

I suoi occhi parlavano da soli. Sapeva che non gli sarebbe più capitato di trovarsi in una camera d'albergo nel centro di Parigi con lei, la donna dei suoi sogni. Era la sua unica possibilità quella notte, ma sapeva che se avesse fatto una mossa falsa l'avrebbe persa per sempre.

La voglia di baciarla era più forte di lui, ma decise di non rischiare. La voleva. Voleva tutto di lei, ma non per una notte sola, per sempre e forse non sarebbe stato abbastanza. Sarebbe potuta diventare la sua regina, doveva solo volerlo.

Care inziò a parlare:

"Lo so che ti ho già ringraziato almeno un centinaio di volte, ma non penso che sia abbastanza.."

L'indice di Klaus si posò delicatamente sulle labbra di Care per fargli capire che non voleva più essere ringraziato, ed aggiunse:

"Sono io che dovrei ringraziarti per essere qui con me, per avermi dato la possibiltà di aiutarti e soprattutto di essere qui!...qui a Parigi con me."

Caroline era felice di essere lì con lui, una parte del suo cuore è sempre appartenuta a lui, lei cercava di negava che esistesse, ma tuttavia sapeva che quell'attrazione non sarebbe mai sparita. Quando aveva deciso di intraprendere il viaggio con lui sapeva che sarebbe stato rischioso, ma aveva segiuto il cuore e non la ragione.

Come allora anche adesso seguì il cuore e prese il viso di Klaus tra le sue mani e disse:

"Klaus, ho visto il lato più oscuro e terribile di te, ma in questo momento, qui, io vedo una persona dolce e altruista. Sei davvero cambiato"

"Davvero?"

"Si, e ne sono felice."

Le mani di Care erano ancora posate sul suo viso.

Per qualche secondo, che durò una eternità, si guardarono come non avevano mai fatto. Entrambi volevano la stessa cosa, il loro corpo e la loro mente erano un tutt'uno. Era uno sguardo intenso, pieno di desiderio e di speranze. Per un istante Klaus credette che Caroline aveva cambiato idea su di lui, ma la mente di Caroline prese il sopravvento e decise di lasciare la presa sul suo viso e così le speranze di Klaus svanirono.

Lei non poteva.

Non poteva permettersi un sentimento del genere. Era sbagliato dal principio, ma allora perchè lei lo sentiva così forte?

Care abbassò lo sguardo mentre Klaus la guardava come se la stesse supplicando. Non disse una parole, non fiatò, si limitò solo a guardarla.

Lei si sentiva osservata ma non se la sentiva di buttarsi in una relazione così difficile.

I loro cuori battevano all'impazzata, entrambi sentivano il battito dell'altro.

Lui aveva visto il modo in cui lei lo guardava ed era sicuro che provava qualcosa, ma non poteva obbligarla ad esternare quei sentimenti. Decise così di fare l'ultima mossa, avvicinò il suo corpo a quello di lei, rimanendo in silenzio. Lei non si spostò nonostante lui fosse a pochissimi centimetri dalle sue labbra. Rimase immobile anche lui attendendo una sua mossa. Era a sua completa disposizione, ma lei non si mosse. L'unica cosa che fece fu mordersi il labbro.

Così lui le diede un bacio dolce sulla fronte sussurrando:

"Buonanotte Forbes!"

"Buonanotte anche a te Klaus."

 

"Stefan è quasi buio totale, dovremmo trovare un posto dove dormire" Disse Katherine preoccupata.

"Tranquilla, ho già pensato a tutto!"

"Ma che bravo gentleman che sei diventato"

"Kath, perfavore risparmiati queste battute, ai tempi dei 'gentleman' hai preferito Damon!"

"Ma come siamo acidi." Disse concludendo il discorso. Non voleva litigare, anche perchè sapeva che Stefan aveva ragione.

Il sole stava per tramontare del tutto e loro due si stavano incamminando verso una piccola casina sulla spiaggia poco distante dal mare.

"Vedi quella casa lì" Disse indicando la casina "Quella è la casa. Durante un viaggio che ho fatto ho conosciuto i proprietari e quando hanno saputo che volevo trascorrere qualche giorno al mare si sono gentilmente offerti di affittarmi la loro casa"

"Gentilmente offerti?" Chiese ironica Kath

"Si Katherine, non li ho obbligati, come ti ho detto sono gentili!"

"Bhe, allora meglio!"

Continuarono a parlare fino a quando arrivarono alla porta ed entrarono. La casa era piccolina ma molto ben arredata. La porta d'ingresso dava su uno spazioso salotto con un bellissimo arco che lo separava dalla cucina. Inoltre il salotto aveva le porte a vetri che dava direttamente su un balcone con una magnifica vista oceano.

Appena Kath mise piede dentro alla casa rimase senza parole.

"Stefan ma sei sicuro che non sia la casa di Bill Gate?"

"Ahaha no Kath, sono persone benestanti, ma non come Bill Gate. La tua camera è di sopra, la mia invece al piano terra. Non pensare neanche per un secondo che ti abbia portato qui per altri motivi se non riposarti e goderti la vita da umana" Chiarì Stefan.

"Come vuoi tu, tanto ci rimetti tu!" Disse Kath mentre girovagava per la casa.

 

Sistemarono i loro bagagli nelle rispettive camere e dopo cena si sedettero sul balcone a contemplare l'immensità dell'oceano.

"Sai Stefan, in 500 anni di vita da vampiro penso di non essermi mai sentita tanto libera come adesso. Ho trascorso tutta la vita a fuggire, vivendo in luoghi che non potrò mai più rivedere e tutto questa situazione in cui mi trovo mi fa pensare. Avrei vissuto in modo del tutto differente se non fossi stata un vampiro...avrei cercato un buon uomo e mi sarei fatta una famiglia: Io, lui e mia figlia...è sempre stato il mio sogno. Poi però le cose si sono complicate e anche le mie priorità!"

Stefan rimase ad ascoltarla. Per un attimo vide la Katherine che aveva visto ormai moltissimi anni fa, quando era appena arrivata alla tenuta Salvatore.

La ragazza semplice che era venuta ad abitare con loro per motivi famigliari.

Stefan la osservò e senza dire niente la prese per mano e la trascinò lungo la scalinata che portava ad una spiaggia privata.

"Dove mi porti Stafan?"

"Fidati di me".

Katherine lo seguì, fino a che lui le lasciò la mano e, mentre contunuava a correre, si tolse la maglia e si buttò in mare.

"Ma sei matto Stefan?" Chiese Katherine.

"Vieni anche tu!"

Lei ci pensò un attimo, l'acqua era fredda e lei era umana, si sarebbe potuta ammalare...

"Chi se ne frega" Disse sottovoce tra se e se.

Così si tolse la maglia e i pantaloncini, rimanendo in un bellissimo completino nero, prese la rincorsa e si buttò.

Appena ritornò con la testa fuori dall'acqua fece un urlo per il freddo e iniziò a schizzare Stefan.

"Se mi ammalo è tutta colpa tua Stefan"

"Non ti ammalerai tranquilla, sei troppo forte"

Katherine sorrise. Passarono ancora qualche minuto in acqua a ridere e scherzare e poi risalirono in casa. Stafan prese un asciugamano che diede a Kath che, infreddolita, tremava tutta.

"Stefan ti sei accorto che non c'è la televisione in questa casa?"

"No c'è, è in camera mia!"

"Cosa? E tu non me lo dici? Allora è per quello che mi hai dato l'altra stanza. Ammettilo, volevi punirmi vero?"

"Cosa? No, mi piace più quella al piano terra, ecco tutto". Rispose sincero.

"Va bene, allora vengo in camera da te!"

"No Kath, ti avevo già detto che questo non sarebbe mai successo!"

"Questo patto valeva se le stanze fossero state uguali, ma dato che la tua ha la tv, il patto è annullato"

Disse Kath mentre si dirigeva nella stanza di Stefan con ancora il telo bagnato addosso.

Ciao a tutti,
Eccomi di nuovo qui a festeggiare con voi il mio decimo capitolo. Ringrazio tutti per quelli che mi hanno seguito fino a qui commentando e dandomi spunti per migliorare. Ringrazio anche chi mi ha seguito in silenzio, che spero di non aver mai deluso. (Se volete darmi suggerimenti siete sempre le benvenute!!)
Parlando del racconto ci troviamo ad un punto di stallo per tutti:
1. Troviamo Caroline e Klaus in albergo a Parigi in cerca di una soluzione per la povera Bonnie, che (Ahimè) è sempre in pericolo di vita!  
2. Abbimo un momento di vera felicità per Katherine e Stefan che si sono allontanati per qualche giorno da Mystic Falls, che si era fatta un pochino caotica per loro.
3. (Non ce ne dimentichiamo) Damon ed Elena, che hanno appena discusso perchè secondo Damon, Elena è gelosa di Stefan perchè ha portato Kath al mare. (Ci tengo a precisare che Elena non è gelosa di Katherine perchè vorrebbe stare lei con Stefan, ma è gelosa che lui avesse portato Kath, che non è la sua fidanzata, in un luogo dove non ha mai portato lei, che invece è stata la sua fidanzata per 3 anni.)
Posso anticiparvi che una vecchia conoscenza tornerà a fare una visita 'poco' gradita ai nostri personaggi e che un nuovo ragazzo farà breccia nel cuore di una donna!
A presto! Dreamer2021

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Capitolo 11
*** L'amore porta guai ***


La nottata passò in fretta. Nessuno dei due aveva dormito a sufficienza e le occhiaie lo dimostravano. Qualcuno iniziò a bussare alla porta e Klaus si alzò per andare a controllare chi fosse. Si avvicinò alla porta e una voce disse:

"Klaus, sono Ambra, ho già le cose che mi servono, possiamo partire"

Klaus guardò Caroline che era ancora nel letto coperta e gli occhi chiusi.

"Dacci qualche minuto e arriviamo subito!"

Caroline era sveglia, ma non voleva lasciare pensare a Klaus che non aveva dormito tutta la notte ripensando a quello che era successo la sera.

Klaus si avvicinò a Care e delicatamente le accarezzò il viso per svegliarla.

Dopo pochi minuti lei si svegliò e sussurrò:

"Buongiorno Klaus!"

"Buongiorno anche a te principessa."

Lei sorrise. Si sentiva davvero un principessa.

Klaus si sedette affiancato a lei e disse:

"Passato una buona nottata?"

"Si, ho dormito benissimo!" Mentì.

"Senti Caroline posso dirti una cosa su ieri sera?"

"Certo, dimmi"

"Mi ha fatto piacere quando...verso le quattro, ti sei addormentata tra le mie braccia"

Non sapeva cosa dire, pensava che non se ne sarebbe accorto.

"Pensavo che dormissi"

"No, non dormivo, ma sono contento di non essermi addormentato..."

Le guance di Caroline divennero rosse e vedendo che era si sentiva un po imbarazzata Klaus lasciò cadere il discorso.

"Care, mi dispiace ma devi prepararti. Ambra è già pronta!"

"Ok, allora vado subito a vestirmi" Disse correndo subito in bagno.

 

 

Dopo lunghe ore di viaggio passate a osservarsi a vicenda e a controllare ogni singola mossa l'uno dell'altra arrivarono all'aeroporto di New Orleans.

Klaus aveva già organizzato tutto in volo, un'auto li avrebbe portati a casa Mikaelson e solamente Care e Ambra averebbero continuato fino a Mystic Falls.

Una volta arrivati alla villa Caroline non era d'accordo che Klaus non venisse a Mystic Falls in quanto riteneva che Bonnie doveva sapere che era stato lui a salvargli la vita, ma Klaus non voleva sentire ragioni. Allora Caroline infuriata disse:

"Sei un codardo. Hai affrontato mostri che neanche oso immaginare e tu vuoi dirmi che hai paura di venire a Mystic Falls con me? Dammi una buona ragione almeno. Dammi un motivo, perchè io non ti capisco."

"Basta Care, non voglio parlarne. Avviati, stai già facendo tardi"

"Dimmi perchè Klaus" Continuava a dire Caroline con un tono di voce sempre più alto.

"Perchè? Vuoi davvero sapere perchè? Va bene: i tuoi amici mi odiano, pensano che sia la peggior persona al mondo, ed hanno ragione! Ed è proprio per questo che non voglio venire. Io vorrei che ti ricordassi di me come la persona che sono stato a Parigi in quei 2 magnifici giorni trascorsi insieme e non di un mostro..."

"Klaus, ma non sei un mostro!" Disse con tutto il fiato che aveva dentro di sè, quasi urlandolo. "Ti prego fallo per me. Vieni con me. Un mostro, come lo chiami tu, non mi avrebbe mai aiutato a salvare Bonnie, non mi avrebbe mai accompagnato fino a Parigi per cercare una strega. Klaus ti prego!"

Le sue parole erano sincere, e lui l'aveva capito così acconsentì ad accompagnarla.

 

 

Damon era sdraiato sull'enorme divano affiancato al camino spento. Ripensava alla mattina precedente e alla discussione con Elena. Non poteva credere davvero che dopo tutto quello che avevano passato insieme lei fosse ancora gelosa di suo fratello Stefan. Quando i suoi pensieri si facevano sempre più intensi, sentì la voce di Elena che proveniva dalla camera:

"Damon? Dove sei?"

Lui chiuse gli occhi e non rispose. La voce di Elena si faceva sempre più insistente fino a quando, una volta scesa le scale lo vide e disse:

"Perchè non mi rispondi?, Ti stavo chiamando..."

Lei notò che non la guardava, ma decise di non farci caso:

"Allora stasera cosa facciamo questo pomeriggio? Possiamo fare un giro nel bosco oppure sdraiarci sul lettino e prendere l'ultimo sole di oggi, cosa preferisci?"

Damon si sedette sul divano ma continuò a non rispondere.

Elena si sedette affianco e disse:

"Non possiamo continuare così Damon, per favore parlami"

"Non ho niente da dirti."

"Damon, so che ti ho ferito, ma non volevo, facciamo finta che quella conversazione non sia mai esistita!"

"Davvero vuoi risolvere tutto così? Come se non fosse mai esistita?'. Beh per me non è così semplice."

"Non ci hai nemmeno provato!"

"Non è vero, non immagini neanche quanto vorrei non aver mai visto quello sguardo e sentito quelle parole, ma ormai è tardi."

"Beh...dimmi cosa posso fare per farti stare meglio.."

"Elena tu non ti rendi conto. Tu sei gelosa di Stefan ma stai con me, non c'è niente che potresti fare"

"Ma non sono gelosa di Stefan, Damon"

"Stamattina eri di un'altra idea!"

"Damon io ti amo, e solamente te. Ti prego non pensare che..."

"Non pensare che cosa? Che ti piaccia Stefan? Che sei innamorata di Stefan? No tranquilla non lo penso, però pensavo che ormai dopo ben 20 anni insieme tu non sentissi più il bisogno di sentirti gelosa di lui."

Disse Damon volgendo lo sguardo per terra.

Elena non sapeva come controbattere.

"Damon, senti, sò che non posso più risolvere perchè tanto tu penserai sempre che io sia stata infantile...e sai cosa ti dico, è vero, ma tu ci stai ricamando una storia che non esiste!"

"Elena non sei tu che deve essere arrabbiata, sono io. Non girare la situazione. Tanto tempo fa ti sei trovata nella situazione a parti inverse, tu eri gelosa di me mentre stavi con Stefan e alla fine ti sei messa con me. Adesso voglio semplificarti le cose..."

Si alzò dal divano e si diresse verso la porta. Elena lo fermò.

"Dove stai andando Damon?"

"Torno a New York."

"Cosa? Cosa dici?...Non ti sembra di esagerare?"

"No" Si girò e prese la maniglia della porta per aprirla quando improvvisamente si ritrovò Elena che lo bloccava.

"Damon ti prego non andartene. Ok scusa, scusa, scusa. Non so cosa fare, non voglio che tu parta. Io ti amo e voglio stare con te! Ti prego non lasciarmi qui."

"Elena ti amo anche io, ma ho bisogno di schiarirmi le idee e tu hai bisogno di tempo."

"NO, ti sbagli, io non ho bisogno di tempo, io ho bisogno di te. E ne sono sicura come non sono mai stata in vita mia" Disse.

Damon non riusciva a guardarla. Sapeva di amarla più di ogni cosa al mondo ma avava bisogno di un attimo per pensare.

"Elena, non è un addio. Vado a NY per qualche giorno poi torno"

Lei ormai incapace di fermarlo, si spostò e lo lasciò andare.

"Damon ti amo" sussurrò quando salì in macchina. Sapeva che lo aveva sentito, anche se non aveva risposto.

Damon accese il motore e partì. Mentre si alzò il polverone dovuto alle ruote che sgommavano sulla ghiaia del sentiero Elena sentì: 'Sei la mia vita'. Erano parole che Damon aveva detto prima di partire e lasciare Mystic Falls. Elena rimase a guardare la macchina allontanarsi senza mai fermarsi, rimanendo seduta sui gradini davanti alla porta di Casa Salvatore, ormai completamente vuota, non riuscendo a smettere di piangere.


Ciao a tutti!! 
Ecco un nuovissimo capitolo, sò che sono stata un pochino cattivella per quanto riguarda la storia dei Delena, ma prometto che presto si risolverà! Ho voluto dare questa impronta alla storia perchè la parte che preferisco della coppia Damon ed Elena è quando tornano insieme perchè danno il meglio di loro!
Per quanto riguarda Klaus e Caroline sono agli inizi quindi le cose sono ancora tutte da definirsi anche se da parte di tutti e due c'è interesse e attrazione! 
Ringrazio tutti quelli che recensiranno e che seguono in silenzio! Dreamer2021

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Capitolo 12
*** Mai arrendersi ***


Caroline parcheggiò la sua auto nel viale alberato, dove viveva la famiglia Gilbert. Nella casa si sentivano le voci di Jeremy, Matt e Tyler che discutevano sulle studentesse dell'ultimo anno di Jer.

"Allora potresti davvero presentarci una di loro Jeremy, vero Ty?" Disse Matt a Jeremy.

"Ma piantatela ragazzi, vi potrebbero perfino arrestare!" Disse Jeremy

"Ma le porteremo solo al cinema" Disse Tyler.

Care e Klaus scesero dalla macchina e nel frattempo ascoltarono i discorsi all'interno della casa.

Care guardò Klaus che si limitò a dire:

"Sono davvero maturi, niente da dire!"

Caroline rimase in silenzio e aiutò Ambra a scendere dalla stretta auto.

Una volta arrivati davanti alla porta Caroline bussò ed ad aprigli la porta fu proprio Tyler.

"Ciao Care, che ci fai..." Si fermò a parlare appena vide Klaus. Poi riprese:

"Che ci fa qui con lui?"

Caroline non gli rispose neanche e disse: "Dove è Bonnie?"

Jeremy, intervenì e disse:

"Bonnie è in camera con Rick, hai bisogno?"

"Si per favore, vorrei vederla se è possibile. In privato pero".

"Si certo, la vado a chiamare subito aspettami qui." Concluse Jeremy.

"Mi puoi per favore dire cosa ci fa lui qui?" Disse Tyler rivolto verso Klaus guardando in modo cagnesco.

"Mi ha aiutato." Intervenì Caroline in sua difesa.

Poi Tyler guardò Klaus con uno sguardo di sfida. Solo allora Klaus parlò:

"Allora Tyler, vedo che il tempo ti ha maturato, come è che hai detto: 'le portiamo solo al cinema'"

"Io ti uccido..." Urlò Tyler cercando di arrivare da lui. Matt lo fermò e lo bloccò appena in tempo. Klaus rimase immobile a guardarlo, per niente impaurito.

Finalmente arrivò Bonnie.

"Ciao Bonnie, ti posso parlare in privato?"

"Certo Care...Ciao Klaus." Disse stupita.

 

Uscirono dalla casa e Care spiegò tutto a Bonnie.

"Aspetta un attimo Caroline, vuoi dire che hai trovato un modo per salvarmi?" Chiese Bonnie perplessa.

"Si, anche se a dire la verità l'ha trovato Klaus."

Bonnie rimase senza parole e pochi istanti dopo scoppiò a piangere.

Caroline tentò di abbracciarla ma lei si diresse subito verso Klaus e Ambra.

"Grazie mille Klaus, ed Ambra ovviamente, non eravate tenuti a fare nulla di quello che avete fatto. Grazie mille, non so come ringraziarvi!" Disse tra mille singhiozzi di felicità.

"Non preoccuparti Bonnie." disse Klaus.

"L'importante è che tu potrai goderti la tua famiglia!" Disse Ambra

Si spostarono in un luogo sicuro, dietro un grosso albero che fungeva da sostegno di un palo della luce, lontano da occhi indiscreti. Ambra prese un grosso bicchiere pieno d'acqua e vi mescolò varie sostanze verdi e gialle. Per ultima aggiunse quella particolare erba presa a Parigi e la diede a Bonnie da bere.

Lei la bevve tutta e svenì. Ambra tranquillizzò Caroline, che aveva già lo sguardo preoccupato, dicendo che era normale, che si sarebbe ripresa dopo qualche minuto. Infatti fu così. Dopo una manciata di minuti riprese conoscenza. Quello era il segnale che l'incantesimo era funzionato.

Riaccompagnarono Bonnie a casa ed Ambra la portò a riposarsi. Appena Jeremy vide Bonnie esausta si preoccupò.

"Cosa è successo Bonnie? ....Bonnie cosa succede?..parlami!"

Ambra lo tranquillizzò e gli spiegò tutto. Jeremy non sapeva niente e così rimase ad ascoltare in silenzio tutta la storia. Una volta concluso Jer disse:

"Non ne sapevo niente. Adesso si riprenderà a sarà tutto normale vero?"

"Certo caro, non preoccuparti. Senti, non ti arrabbiare con lei per non averti detto niente, a noi streghe non piace far preoccupare le persone a cui teniamo"

Jeremy fece un cenno con il capo e poi accarezzò Bonnie. Pochi istanti dopo si diresse fuori dalla porta dove Caroline e Klaus stavano parlando.

"Senti Klaus..emmm..volevo ringraziarti, per tutto quello che hai fatto. Grazie!"

"Di niente Jer, abbi cura di lei."

"Certo" Concluse Jeremy ritornando dentro casa.

 

Care e Klaus rimasero lì fuori a parlare.

"Allora adesso cosa farai? Ritorni a New Orleans con Ambra?"

"Si, poi lei ritornerà a Parigi e io tornerò alla mia vita normale"

"Klaus..." Iniziò Caroline.

"Basta Caroline! Tu sai cosa mi renderebbe felice e solo quello. Quindi, per quando ti mancherò, ti lascio questo...nel caso volessi venire da me!"

Caroline prese una busta dalle mani di Klaus. L'aprì ed al suo interno vi trovò un biglietto aereo in prima classe per New Orleans.

Caroline non sapeva cosa dire, così lo guardò e lo abbracciò.

"Verrò Klaus. Te lo prometto"

Una lacrima scese sulla guancia rossa di Caroline e la mano di Klaus arrivò, prima ancora di quella di Care, per asciugarla.

Gli diede un bacio sulla guancia augurandogli buon viaggio.

Il suo sguardo era fisso verso di lui e vederlo andare via gli riempiva il cuore di tristezza.

 

Caroline si era appena allontanata dalla stanza di Bonnie per prendere un bicchiere d'acqua quando gli suonò il cellulare: Elena.

"Ciao Elena, da quanto tempo, come stai?"

"Caroline ho bisogno di te, dove sei?" Disse Elena piangendo.

"Oddio Elena che succede? Perchè piangi? Io sono da Bonnie, tu dove sei?"

"Io sono a casa di Stefan."

"Ok, arrivo subito!"

Non fece neanche in tempo a rientrare in casa che Caroline era già lì, era stata più veloce della luce!

"Elena tesoro che succede?"

"Ho fatto un casino Care! Damon mi ha lasciato!" Disse con gli occhi pieni di lacrime.

"Ma cosa dice, voi siete destinati a stare insieme"

"Si, ma ho fatto un casino.."

"Elena, se non mi dici che cosa è successo non capisco...dai entriamo" Disse Caroline prendendo sotto braccio Elena che faticava a reggersi in piedi. L'accompagnò fino al divano e si sedette anche lei.

"Dai tesoro dimmi cosa è successo" Disse Caroline.

"Quando sono arrivata Damon ha portato i bagagli nella nostra camera e quando vi entro trova Kath che mi dice che vive qui e gli dico di andarsene ma Stefan gli dice di rimanere..." Venne interrotta da Care.

"Cosa? Kath vive qui da quanto?"

"Care non è questo l'importante!"

"Hai ragione, continua pure"

"Beh Stefan gli dice di rimanere e poi stamattina telefona a Damon dicendogli che aveva portato Kath al mare..." Caroline interruppe ancora Elena.

"L'ha portata al mare?"

Elena rimase zitta e Care si sentì in colpa per averla interrotta di nuovo, così disse:

"Scusa Elena, continua pure, stavolta prometto che non ti interromperò più."

"Beh alla fine ho fatto capire a Damon che ero gelosa di Stefan perchè l'aveva portata al mare e lui ha deciso di partire per NY per qualche giorno per pensare."

"Ma perchè hai fatto questa scenata? Tu non sei neanche gelosa di Stefan!"

Stavolta fu Elena a rimanere zitta.

"Oddio, tu sei gelosa di Stefan?" Disse Care con gli occhi spalancati.

"No Care, assolutamente no! Non sono gelosa in quel senso!"

"Allora vedrai che Damon capirà."

"Ho provato a spiegarglielo, ma non mi ha dato ascoltano Caroline...l'ho perso" Disse tra le lacrime.

Caroline l'abbracciò e la stinse.

Non aveva mai visto Elena in quelle condizioni. Non sapeva cosa dire, tutte le parole che diceva le sembravano inutili.

"Elena vedrai che tra qualche giorno tornerà. Sai cosa penso, ti avrà già perdonato a quest'ora, ma vuole farti sentire la sua mancanza. E' un uomo del resto!"

"No Care, tu non hai visto i suoi occhi quando se n'è andato..." Rimase per un attimo, ma non ebbe neanche il tempo di riprendere che Care le strinse le mani e disse:

"Tranquilla, anche se non avrei mai creduto di dirlo io, ma voi siete destinati a stare insieme!"

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Capitolo 13
*** Up and Down ***


Damon chiuse la porta e poi riprese a scrivere con il cellulare. La sua mano per un attimo si bloccò di scrivere riuscendo a pensare ad una sola cosa: come conosce l'indirizzo di casa di Elena?

Ritornò subito alla porta e guardando dallo spioncino si accorse che lei era ancora davanti alla porta. La cosa lo inquietò e poi riaprì la porta:

"Mi scusi, posso chiederle perchè è ancora davanti alla mia porta?"

"Proprio non mi riconosci, vero?"

Damon uscì sul porticato della casa e la guardò stupita, chiedendosi come faceva Elena a sopportare la gente matta come quella.

"No, guardi io non voglio essere scortese, ma lei non può stare qui fino a che non arriva Elena, le ho già detto che non so quando..."

Charlotte lo bloccò subito spingendolo contro al muro. Damon si accorse che era molto più forte di lui e la cosa lo preoccupò.

"Ti rinfresco la memoria io mio caro Damon. Ricordi quando mi hai lasciato a New Orleans a contare i mattoni...letteralmente. Mi hai abbandonato dicendomi di dimenticarmi di te, ma ho una brutta notizia da darti: non è possibile. Io ero sotto il legame di asservimento e quindi tu sapevi che non mi sarei mai potuta liberare di te. Ovviamente tu non sei mai tornato, pensa che ironia della sorte, io ti amavo e tu invece eri qui con la 'tua' Elena che trascorrevi le giornate a riempirla di attenzioni! Ma adesso la storia cambia!"

Damon era ancora bloccato tra lei e il muro della casa. Non riusciva a muoversi, vedeva gli occhi di Charlotte farsi sempre più sottili e più cattivi. Damon lottò per liberarsi e cercò di opporre resistenza, ma tutti i suoi sforzi furono inutili. Non aveva minimamente immaginato che lei fosse quella Charlotte, ma quando lei gli ripercorse tutto allora ricordò.

In un secondo Charlotte si allontanò di qualche passo da Damon e lo lasciò scivolare per terra. Lui tossì e appena riprese le forze di fiondò su Charlotte prendendola per il collo e facendola sdraiare di schiena proprio davanti alla porta d'entrata della casa.

"Non so cosa vuoi da me -disse Damon mentre la immobilizzava con una mano sul collo- Ma lascia stare Elena e ti informo, se ti rivedo ti uccido e fidati che lo faccio."

Lei si mise a ridere e Damon la guardò rimanendo quasi sorpreso.

"Non puoi neanche immaginare cosa ho in serbo per noi Damon" Disse lei tra un fiato e l'altro, mentre cercava di far allentare la presa della mano di Damon.

Improvvisamente a Damon gli vennero delle fitte in testa, abbandonò completamente la presa su Charlotte e cadde svenuto sul porticato di casa.

Charlotte si alzò, si sistemò i vestiti e disse: "Grazie mille caro, adesso vai pure da Elena, l'ha appena lasciata il suo ragazzo, avrà bisogno di essere consolata...e tu sai cosa intendendo". Il ragazzo fece un cenno con la testa e si diresse verso l'auto parcheggiata poco più distante.

 

Nel frattempo nella piccola stanza da letto di Stefan con una meravigliosa vista mare, lui e Katherine stavano decidendo che film guardare.

"Visto che mi volevi fare trascorrere la serata senza neanche un pochino di tecnologia, il film lo scelgo io" Disse Kath.

"Non ci pensare neanche. Hai detto che avresti seguito le mie istruzioni sempre, quindi poche storie!" Disse Stafan sorridendo e facendo la linguaccia.

"Ti piacerebbe, io sono Katherine Pierce." Disse lei guardandolo con sguardo ammiccante e lui sospirò e disse:

"Ok, cosa proponi?"

"Allora per prima cosa niente vampiri o altri mostri...ce ne sono già abbastanza in questa stanza.."

"Ah davvero?" Disse Stefan correndo subito nella sua direzione e iniziando a fargli il solletico.

"Solo perchè adesso sei umana non significa che devi prendere gioco di noi!" Disse continuando a farla saltare a destra e a sinistra e più lei si dimenava e più lui non mollava la presa. Ad un certo punto lei urlò seria:

"Fermo, fermo mi fai male....Stefan.."

Lui si bloccò di scatto, ma lei si mise a ridere e lo guardò.

"Ti ho preso in giro Stafan, ci cascherai sempre"

"Brava, mi hai fregato! Ma adesso la paghi." La prese in braccio e la buttò sul letto e si mise seduto sulle sue gambe per impedirgli di muoversi. Il telo che aveva addosso ancora dal bagno appena concluso cade a terra, rimanendo in intimo sotto di lui. Lei iniziò a ridere senza riuscirsi a fermare e cominciò ad urlare cercando di spingerlo via.

"Non ce la farai mai a spostarmi, ma sei carina che cerchi di farlo".

Stefan cominciò a fargli di nuovo il solletico.

"Non puoi scappare adesso." Lei continuava a ridere poi Stefan si fermò.

"Allora sono un mostro?"

"Mettiamola così, se dico di si tu riprenderai a farmi il solletico e se dirò di no tu smetterai?"

"Ovviamente!"

"Allora certo che...si!!"

"Ah ma davvero?" Disse Stefan prima di riprendere a torturarla.

"Ok, ok mi arrendo. Non sei un mostro..ma i canini li hai lo stesso!"

"Ah ok, così va meglio. Tregua?"

"Puoi scommetterci!" Disse Kath esausta lasciandosi completamente andare rimanendo sdraiata sul letto.

Anche Stefan si lasciò andare e si sdraiò affiancata a lei.

"Ma tu sei tutto matto!" Disse Kath qualche secondo dopo aver ripreso il fiato, poi continuò:

"Sai che scherzo vero, non sei affatto un mostro, sei la persona più gentile e umile che io conosca"

Stefan ruotò il suo viso e si rese conto che era a pochissimi centimetri dalle labbra di Kath.

Si guardarono negli occhi per qualche secondo. Kath si mosse di pochissimo nella direzione di Stefan e lui non si spostò, rimase lì, fermo con il respiro che si fece più pesante.

In quell'attimo Stafan non riusciva a non sentirsi terribilmente attratto da lei e per lei valeva lo stesso: entrambi sdraiati l'uno affianco all'altro, lei in un intimo nero, che certamente non era sfuggito a Stefan, e lui in costume e maglietta che metteva in risalto il suo fisico scolpito. Kath chiuse gli occhi, come se fosse in attesa di una sua mossa, che però non arrivò.

Stefan si sedette sul letto e lei si accorse della situazione di imbarazzo che si era creata. Lui non sapeva cosa dire così Katherine si alzò e si mise difronte allo specchio. Si osservò e si sistemò i capelli dicendo:

"Guarda, mi hai arruffato tutti i capelli"

Lui la guardò, sorrise appena cercando di non far cadere lo sguardo sul suo corpo e si mise a ridere:

"Hai ragione, ti chiedo scusa!"

"Non ti credo Stef." Si diresse verso la mensola dove erano riposti tutti i cd disponibili e Kath ne scelse due. Guardò Stefan e disse:

"Allora con quale vuoi partire...la notte è giovane per dormire!"

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Capitolo 14
*** Decisioni inaspettate ***


Elena era seduta sull'ultimo gradine dell'immensa della villa Salvatore con la mente che girovagava nei ricordi più vecchi. In quel momento, sentì un rumore forte e una luce che proveniva dal centro città di un paesino affianco. Aguzzò la vista e vide un fuoco d'artificio che scoppiava in cielo colorandolo di rosa.

In quel preciso istante le ritornò in mente un ricordo:

Era l'estate dopo il diploma, ed era la serata della festa organizzata da Caroline e sua madre per tutti i cittadini di Mystic Falls, in onore dell'arrivo dell'estate.

L'organizzazione dell'intera festa doveva essere suddivisa a metà, la parte dei catering e del cibo allo sceriffo e la parte scenografica e il gran finale con i fuochi d'artificio a sua figlia Caroline, ma ovviamente alla fine la festa venne organizzata interamente da Care; era inutile, lei voleva il controllo totale di ogni manifestazione, non lo faceva apposta, lei era fatta così, era Caroline!

Quella sera, Elena e Damon decisero di non andare alla festa, ma rimasero a casa a godersi tutti i fuochi dalla terrazza della camera di Damon.

Finita la cena Elena e Damon si erano diretti nella grande camera per aspettare la mezzanotte, l'ora prevista per i fuochi. Entrando nella stanza Damon aprì le finestre scorrevoli e si affacciò al balconcino illuminato dalla luce della luna che creava un riflesso bianco come volesse illuminarlo. Quando arrivò Elena e varcò la soglia della porta lo vide che osservava le stelle con sguardo sognatore e si rese conto che era esattamente ciò che voleva da sempre. Per tutta la vita lei aveva desiderato un uomo che l'amava, che la faceva ridere, che la proteggeva, che la facesse sognare e credere che qualsiasi cosa si potesse avverare. Nessuno l'aveva mai fatta sentire come Damon faceva sentire lei.

Elena lo guardò dalla porta e si diresse subito verso di lui. Si avvicinò piano piano, cercando di non farsi sentire e appena le fu vicino le si appoggiò su una spalla, dandogli un leggero bacio sul collo. Lui si girò e le restituì il bacio appena ricevuto posando le sue labbra sul suo capo. Rimasero in silenzio per molto tempo venerando il cielo stellato con la luce della luna che faceva sì che le ombre disegnassero perfettamente il loro profilo contro il muro.

Poco dopo Elena iniziò a parlare e disse:

"Damon credi che la nostra vita sarà sempre così?"

"Perchè mi fai questa domanda?"

"Perchè ho paura che tutto questo finisca e non voglio."

"Certo che si Elena, ti prometto che noi staremo insieme per sempre, è il bello dell'eternità. Esattamente così: abbracciati ed innamorati!"

A quelle parole Elena lo baciò. Lo baciò con una tale intensità che anche Damon si lasciò completamente andare. Le mani di Elena erano strette intorno alla nuca di Damon e lo stesso valeva per quelle di lui. Damon la spostò di pochissimo per farla appoggiare con la schiena contro al muro del bancone per poi continuare a baciarla senza sosta. I loro corpi erano come due calamite, appena lui si allontanava lei lo cercava, compiendo dei movimenti ondulati talvolta bruschi. Erano completamente presi da quel bacio che non si accorsero che in cielo erano appena stati sparati tre fuochi d'artificio.

Quando si illuminò tutto il cielo Damon si staccò da Elena, la prese per una mano facendole scendere le scale di corsa fino a portarla fuori dalla casa su una collinetta poco lontano dalla casa, dove potevano ammirare i fuochi con una visuale migliore. Elena lo seguiva sorridente e una volta arrivata lo guardò, gli sorrise e guardò i piccoli razzi che salivano in cielo per poi esplodere separandosi in centinaia di piccoli pezzettini tutti colorati che rendevano il cielo completamente brillante.

Mentre lei osservava i fuochi Damon la guardava.

Si girò anche lei e lui la guardò dritta negli occhi e senza staccare mai lo sguardo le disse:

"Elena te lo prometto....Per sempre!"

"Ripetilo" Disse lei con gli occhi che luccicavano.

"Sarò per sempre tuo, te lo prometto"

Lei lo guardò in quei bellissimi occhi azzurri e disse:

"Per sempre tua, Damon. Ora e per sempre".

Si baciarono e continuarono a farlo per tutta la durata dei fuochi, ignorando tutto il rumore e la luce che producevano. A loro non importava, per loro la cosa più importante era stare insieme.

 

Un botto più forte degli altri riportò Elena al presente, ad un presente in cui non voleva vivere. Damon era tornato a New York nella loro casa ed aveva chiesto una pausa ad Elena per pensare.

Elena lo aveva ferito, ma non capiva perchè tale reazione, era esagerata perfino per lui.

Rientrò in casa e prese in mano il cellulare e chiamò Damon. Rimase in attesa di una risposta che però non arrivò e partì la segreteria.

"Sono Damon, lasciate un messaggio"

Elena sospirò delusa dal fatto che non rispose e rimase in linea.

"Ciao Damon, sono io. Ti chiedo scusa per tutto, io non sono gelosa ti giuro, non faccio altro che pensare a te- sospirò chiudendo gli occhi, ormai rassegnata, poi continuò- Ti prego torna a casa, mi manchi e ti amo!...Chiamami quando ascolti il messaggio. Ciao"

Non riusciva a credere che fosse così arrabbiato da non rispondere neanche al cellulare, ma non sapeva che altro fare così salì per le scale e iniziò a mettere in valigia tutto quello che trovava. Non voleva partire, era appena arrivata e voleva stare un po con Jeremy, Bonnie, Rick, Caroline... ma non aveva scelta, non avrebbe mai voluto perdere Damon.

Mentre buttava tutta la sua roba in modo disordinato dentro la borsa suonò il campanello, lei si fermò per un attimo alzando la testa, ma decise di ignorarlo. A quell'ora non aspettava nessuno e riprese a buttare dentro. Il campanello però riprese a suonare con insistenza e sbuffando decise di andare ad aprire. Una volta giù, aprì la porta e si ritrovò davanti alla porta un ragazzo, capelli chiari e di bell'aspetto che la guardò come se la conoscesse da sempre. 



Ciao a tutti, eccoci con un nuovissimo capitolo.
Prima cosa: ringrazio tutti quelli che hanno letto il capitolo e che mi permettono di credere un quello che faccio lasciandomi una recensione. GRAZIE INFINITE A TUTTI, anche a chi, in silenzio, segue ogni mio capitolo, perchè siete davvero in tanti e vi ringrazio.
Seconda cosa: La storia. 
Rimane la rottura (temporanea) dei nostri Delena, che nonostante sia iniziata da una piccola incomprensione, la situazione si sta complicando.
In arrivo nel piccolo paesino un nuovo personaggio, una vecchia conoscenza che cercherà di ristabilire la pace, ma a suo modo.
Stefan e Katherine sono felici nel loro 'paradiso', ma la loro convivenza verrà messa a dura prova!
Spero di ritrovarvi tutti al prossimo capitolo. Dreamer2021

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Capitolo 15
*** I Try ***


Una volta giù aprì la porta e si ritrovò davanti alla porta un ragazzo, capelli chiari e di bell'aspetto che la guardò come se la conoscesse da sempre.

"Ciao, scusa se ti disturbo. Sono un turista e, odio doverlo ammettere, ma mi sono perso. Ok, so che è inquietante il fatto che uno si presenti davanti a casa tua alla sera tardi dicendoti che si è perso, ma ho visto la luce accesa ed è la prima che vedo da un miglio a questa parte e volevo chiederti delle informazioni"

Lei lo stava osservando mentre lui le raccontava tutti i posti che aveva visto, ma c'era qualcosa che non capiva. Lo aveva già visto prima di allora, solo che non si ricordava dove e quando.

"....poi ho visitato il centro città, ma c'era una festa...non sò c'erano dei fuochi..."

"Senti facciamo così - lo interruppe Elena- se vuoi ti accompagno in centro a Mystic Falls, poi prosegui solo perchè devo fare una cosa importantissima..."

"Certo certo, sei troppo gentile anche solo ad accompagnarmi, ti ringrazio."

Lei si girò per chiudere la porta e subito dopo il ragazzo allungò la mano verso Elena e disse:

"Guarda che maleducato che sono, non mi sono neanche presentato: sono Aaron, piacere di conoscerti."

"Piacere mio, io sono Elena."

Si diressero verso l'auto e partirono per il centro città.

"Allora Elena, hai una gran bella casa. Vivi con i tuoi?"

"Oh no, vivo con il mio ragazzo e suo fratello, la casa è loro."

"Ah, e non è strano?"

"No, li conosco da tanto tempo, ormai la fase di imbarazzo è passata! E tu Aaron, da dove vieni?"

"Io vengo dalla Grande Mela, da New York, un posto completamente diverso da qui, senza offesa, ovviamente"

"No tranquillo non mi offendo, ma davvero vieni da NY?"

La mente di Elena cercò di fare un veloce censimento di tutte le persone che aveva incontrato a NY per cercare di capire dove lo aveva già visto. Ma ancora non ricordava proprio dove gli avesse parlato prima di allora. Continuò a fare domande per indagare.

"New York: centro città oppure periferia?"

"Centro, possiedo un palazzo dove ci sono uffici e studi."

A quelle parole Elena collegò tutto: era il proprietario del palazzo dove c'era il suo ufficio.

"Tu non mi hai riconosciuta vero?"

"Scusa?" Disse lui stupito.

"Nel tuo palazzo hai uno studio di una psicologa?"

"Si, perchè?....non dirmi che sei tu!"

"Si, sono io. Sono qui in vacanza per qualche settimana!"

"Non ci posso credere! Davvero? Quante possibilità ci sono che si incontri una della tua stesso palazzo a.... Dove siamo di preciso?"

"Mystic Falls, sai dovresti comprare un gps. Ti servirebbe se vai in vacanza da solo. Ma come mai sei qui?"

"Perchè un fornitore è qui e mi ha chiesto di incontrarlo."

"Ah capito...affari. Guarda siamo arrivati. Quello è il centro." Disse parcheggiando davanti al Grill.

Aaron scese, scaricò i suoi bagagli e poi guardò Elena dal finestrino e gli disse:

"Domani potremmo vederci se vuoi, per parlare di NY e magari mi dai qualche suggerimento per orientarmi in questa città!"

"Guarda ti aiuterei volentieri, ma non posso proprio, domani devo tornare a New York per fare una cosa, mi spiace."

"Non preoccuparti. Grazie mille per il passaggio. Ci si vede in giro Elena!"

"Ok" Disse Elena accendendo il motore e ripartendo.

Aaron prese il cellulare, compose un numero e una voce femminile rispose:

"Allora, hai fatto il tuo lavoro?"

"Si, ma potremmo avere un problema"

"E quale sarebbe?" Disse la voce al cellulare.

"Mi ha detto che domani tornerà lì, a New York!"

"Cosa?, Perchè?"

"Prova a dire? -disse ironico- Il loro amore è molto più forte di quello che pensavamo Charlotte!"

"Ok, non sarà un problema. Sistemerò le cose io" Disse concludendo la telefonata.

Charlotte, guardò Damon, che legato ad una sedia cercava di liberarsi, e disse:

"La tua dolce Elena sta venendo qui..."

Gli occhi di Damon si illuminarono, perchè aveva la prova che lo amava al di sopra di tutto e che sarebbe perfino tornata a NY per stare con lui, nonostante avesse a Mystic Falls tutta la sua famiglia.

Ma la felicità lasciò presto lo spazio alla disperazione quando si rese conto quello che aveva in mente Charlotte. Prese in mano il cellulare da Damon e iniziò a scrivere un messaggio:

"Mia Elena, mi hai deluso parecchio ed ho deciso di stare a New York per qualche settimana da solo. Ti prego non cercarmi e non chiamarmi più. Mi faccio risentire io!"

A quelle parole Damon urlò, cercando, dimenandosi, di liberarsi, ma senza successo; le corde erano strettissime intorno a lui e gli impedivano qualsiasi movimento. Era in trappola e non sapeva come liberarsi, inoltre non sapeva quale era il piano di Charlotte e questo lo preoccupava ancora di più.

"Perchè mi fai questo?"

"Perchè ti faccio questo?" Ripeté ironicamente Charlotte." Perchè meriti di soffrire, come ho fatto io per tutti questi anni. Adesso che stai con Elena pensi di essere diventato un vampiro buono, ma in realtà sei solo la seconda scelta di tutti, in primis la tua cara e dolce Elena!"

"Lei stava venendo da me, per chiedermi scusa, perchè mi ama e tu non puoi farci niente!" Disse Damon arrabbiato.

"Si stava venendo, ma vedrai che le cose cambiano. Adesso lei sà che non le vuoi parlare e che non la vuoi vedere. Cosa penserà la tua vampirina di questo tuo atteggiamento?... Damon, è da anni che ti tengo sotto controllo, cosa pensi? E sapevo che prima o poi ti saresti allontanato da Elena, ed infatti così è successo. Allora ho colto l'occasione. Voi due dovete lasciarvi se non vuoi che faccia del male alla tua metà; quindi o vi lasciate in questo modo pacifico, non sentendovi più, oppure...bhe a te l'immaginazione!"

Damon era rimasto ad ascoltare parola dopo parole senza però capire dove volesse andare a finire il discorso.

"E dopo che ci lasciamo, la smetterai con i tuoi giochetti?"

"Certo, dopo potremmo stare insieme per sempre io e te" Disse Charlotte allontanandosi da Damon lasciandolo legato alla sedia in mezzo al suo salotto.

 

Il risveglio nella grande casa al mare fu molto tranquillo. La flebile luce dell'alba entrava dalle finestre rimaste aperte dalla notte precedente. Un raggio si posava delicatamente sul viso di Katherine che occupava la parte vicina alla finestra del letto. La parte sinistra del letto, quella della porta spettava a Stefan, il quale dava le spalle a Kath.

"Stefan vai subito a chiudere la tenda, ho il sole in faccia" Disse Kath scuotendo la spalla di Stefan.

Lui mugugnò e si alzò di malavoglia. Tirò la tenda e disse:

"Va bene così, principessa?"

"Certo, grazie mille!"

Stefan tornò dalla sua parte, si riappoggiò chiudendo gli occhi cercando di riaddormentarsi.

Anche Kath era in silenzio ferma, ma lo ruppe dicendo:

"Dormi Stefan?"

"Ci sto provando Kath"

"Ok, notte!"

E rimase in silenzio per altri 5 secondi poi riprese:

"Stefan non riesco a dormire!"

Stefan non rispose anche se era sveglio. Kath continuò:

"Ok, so che non ti interessa, ma ormai mi sono svegliata e non riesco a riprendere sonno.."

"Kath ti prego, sono le 5:30 di mattina!"

"Ah ma allora sei sveglio, che bello. Facciamo colazione?"

Lui sbuffò ma si alzò e lei lo seguì in cucina e insieme prepararono il bacon e i panini che avevano portato con loro.

Dopo aver fatto colazione iniziarono a svuotare le valigie nelle rispettive camere.

"Stefan andiamo in spiaggia oggi, c'è una bella giornata e poi abbiamo un'intera spiaggia libera solo per noi"

"Ok. Preparati che andiamo!"

Poco dopo scesero per le scale di legno che portavano al mare. Stefan era sceso direttamente in costume, invece Kath aveva sopra il costume un pareo trasparente azzurro, ma non volgare, che Stefan notò immediatamente, ma cercò di non pensarci.

Stesero i teli sulla delicata sabbia bianca e Kath si posizionò per prendere il sole e Stefan non poté non notare il corpo di Kath che perfetto si stendeva proprio sotto i suoi occhi. Cercò di distrarsi guardando il mare e i passanti, ma la sua missione fallì miseramante. Non aveva mai pensato a lei in quel modo e non gli piaceva. Così cercò di liberare la mente e chiese a Katherine:

"Allora Kath, sto riuscendo nella mia impresa?"

"Cioè?"

"Quella di farti rilassare"

"Si, assolutamente. Inoltre ti volevo ringraziare per avermi fatto rimanere a casa tua. Ti sei messo contro Elena ed è stato...strano"

"Bhe si sbagliava, sei cambiata e meriti fiducia!"

"Grazie Stefan" Disse Kath allungando la mano verso quella di Stefan, che era sdraiato affiancato a lei, stringendogliela.

Lui la guardò e sorrise e lei ricambiò.

"Io vado a prendere dell'acqua" Disse Stefan allontanandosi da Kath.

"Ok." Disse lei rimasta sola.

Pochi minuti dopo un ragazzo si avvicinò a Kath, che aveva gli occhi chiusi, e appena la toccò sulla spalla lei fece un urlo di terrore.

"Tranquilla, tranquilla, non volevo spaventarti"

"Ommiodio che paura. Scusami ma avevo gli occhi chiusi e... avevi bisogno?" Chiese Kath.

"No no, volevo solo chiederti se conoscevi il ragazzo che vive in quella casa lì" Indicando la casa dove stavano vivendo lei e Stefan. Tuttavia fece finta di non conoscerlo, l'istinto le diceva di non fidarsi.

"No, mi spiace, perchè me lo chiedi?"

Pochi istanti dopo Stefan stava facendo ritorno da Kath e appena il ragazzo lo vide iniziò ad andargli incontro sorridendo. Kath si girò e vide che Stefan stava facendo ritorno. Per un attimo pensò che lo prendesse a pugni invece lo abbracciò. Kath era sconvolta, non credeva ai suoi occhi. Diventò tutta rossa sentendosi in imbarazzo per la figura che aveva fatto.

Stefan e il ragazzo si diressero verso di lei e Stefan disse:

"Jessy, lei è Katherine - Disse indicandola- Katherine lui è Jessy, il figlio dei signori che ci hanno affittato la casa"

"Piacere Kath" Disse Jessy facendola diventare tutta rossa e imbarazzata.

"Piacere mio Jessy, scusa se ti ho detto che non lo conoscevo, ma tendo a non fidarmi delle persone"

"Non preoccuparti, avrei fatto la stessa cosa se uno sconosciuto avesse chiesto informazioni dal nulla!"

Stefan fece accomodare Jessy e Stefan chiese informazioni sui genitori di Jessy e lui molto garbatamente rispondeva.

"Che bello che sei venuto a trovarmi, quanto ti fermi Jessy?"

"Non so ancora, qualche giorno forse"

"Perchè non resti da noi, d'altra parte è casa tua!" Disse Kath rompendo il suo silenzio.

"Si, mi farebbe piacere" Ripetè Stefan.

"No, non voglio disturbarvi, voi siete in vacanza e io ho una camera d'albergo che ho già prenotato"

"Dai, ti darò la mia camera e io dormirò sul divano" Disse Kath.

Stefan la guardò in modo sospetto, ripensava alla sera prima quando non voleva dormire in camera sua perchè non aveva la televisione e adesso voleva dormire sul divano per far posto ad uno sconosciuto?

"Non mi permetterei mai di farti dormire sul divano Katherine" Disse Jessy

"Chiamami Kath"

"Ok, Kath" Concluse Jessy.

 

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Capitolo 16
*** Love Conquers All ***


Al mattino seguente Elena si svegliò con gli occhi tutti gonfi guardò il cellulare e ripensò al messaggio che aveva ricevuto la sera prima da Damon:

'Mia Elena, mi hai deluso parecchio ed ho deciso di stare a New York per qualche settimana da solo. Ti prego non cercarmi e non chiamarmi più. Mi faccio risentire io!'

Al solo vedere quelle parole il cuore di Elena gli si spezzò. Sentiva una stretta al cuore che non riusciva a controllare. Cominciarono, senza che lei si accorgesse, a scendere le lacrime che le rigarono il viso. Si osservò intorno e vide la valigia che aveva iniziato a preparare la sera prima, ma che non aveva concluso. Gli occhi gonfi e pieni di lacrime le rendevano la vista un pò sfuocata.

Non sapeva cosa fare: voleva andare da lui per scusarsi, per farsi perdonare, a qualunque costo, ma sapeva che se Damon decideva una cosa nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.

Elena rimase ancora una manciata di minuti seduta a pensare al da farsi. Prese il cellulare e chiamò Caroline.

"Ciao Care, come stai?"

"Ah mi fa piacere, anche io tutto bene. Senti ti va di vederci tra una mezz'oretta al Grill?"

"Ok, allora a dopo"

Chiuse il cellulare ed iniziò a prepararsi.

 

Elena entrò al Grill e vide la folta capigliatura bionda di Caroline e si diresse verso di lei.

"Ciao Care"

"Oh ciao Elena, come va?"

"Tutto bene, grazie" Disse Elena sedendosi.

"Certo, come no. Si vede dagli occhi che va tutto bene."

"Si, è congiuntivite, non preoccuparti. Senti Care ieri sera Damon mi ha scritto.."

"Vedi lo sapevo che avreste parlato" Disse subito Care.

"No, non è come pensi, mi ha scritto questo" E le fece leggere il messaggio direttamente dal cellulare. L'espressione di Caroline era tra lo stupito e l'incredulo.

"Non dirmi che pensi di andare da lui" Domandò Caroline

"Certo, non posso fare altrimenti!"

"Ma Elena sei appena arrivata qui da noi, non puoi ripartire adesso. Stavolta ha esagerato, fare una scenata del genere e scappare a NY sapendo quanto per te è importante stare con la tua famiglia...è da egoista!"

"Si, Care, ma non posso vivere senza di lui" Disse Elena senza neanche pensarci due volte.

"Lo sò, temevo questa risposta. Senti allora vai"

Mentre stavano parlando tra di loro affiancato al loro tavolo passò Aaron che salutò Elena.

"Ciao Elena"

"Ciao Aaron, che ci fai qui?"

"La domanda dovrei farla io a te, non avevi detto che saresti partita ieri sera?"

"Si, ma ho rimandato." Disse Elena, che accortasi che Caroline era rimasta in silenzio ad ascoltarli, si affrettò a dire:

"Aaron questa è Caroline, la mia migliore amica, Caroline lui è Aaron, il proprietario dell'edificio dove ho il mio studio a New York"

"Piacere di conoscerti Aaron" Disse Caroline allungandogli la mano.

"Piacere mio!" Disse Aaron imbarazzato. Poi continuando:

"Io devo andare ad un appuntamento, se pensi di rimanere in città fammi uno squillo Elena" Disse passandole un bigliettino da visita.

"Certo, a presto Aaron" Disse Elena.

Care aspettò che il ragazzo lasciasse il Grill per prendere in mano il bigliettino e leggere a voce alta:

"Aaron Whitmore, imprenditore e costruttore. Per informazione contattate il bla-bla-bla..."

"Smettila subito Care, l'ho conosciuto ieri sera, si è presentato a casa mia che si era perso e l'ho accompagnato in centro."

"Certo, come no, e io ci dovrei credere vero?"

"E' vero Care, non sono dell'umore giusto per cercare ragazzi."

"Hai ragione, scusa. Quindi andrai a New York vero? Non c'è possibilità che tu rimanga!"

"No, mi spiace. Devo farlo"

"Vuoi che ti accompagni?" Chiese Caroline.

"Se sei libera mi faresti un favore, ho bisogno della mia migliore amica"

"Non ti preoccupare Elena, ci sono sempre per te!"

"Grazie Care". Disse Elena abbracciandola.

Fuori dal locale Aaron tirò fuori il cellulare e mandò un messaggio.

 

Il cellulare di Charlotte a NY squillò e lei si affrettò a guardare chi fosse:

"Speriamo siano buone notizie..."-aprì il messaggio e il suo sorriso sparì-" dannazione ".

Damon, sempre legato, cercò di capire che cosa fosse successo. Poi Charlotte si diresse verso di lui e disse:

"Allora Damon, la tua Elena non ha intenzione di mollare: vuole venire qui per farti cambiare idea, quindi tu dovrai mettere in scena la recita più reale della tua vita!"

"Io non farò proprio niente"

"Oh invece tu lo farai se non vuoi vedere Elena morta. Lei verrà qui e tu la lascerai. Immagino già la scena, le lacrime, i pianti disperati, le suppliche...oddio che emozione!"

"Tu sei completamente pazza!"

"Può essere, ma lo farai. Se non lo farai sappi che la ucciderò, e non esiterò neanche per un secondo, e sò perfettamente che tu non rischieresti per niente al mondo la sua vita".

 

"Pensi che troveremo un taxi libero prima che diventi vecchia?" Disse Elena mentre aspettava un taxi alla fermata proprio davanti all'aeroporto di New York.

"Allora, primo arriverà e secondo tu non diventerai mai vecchia quindi...ecco vedi l'hai chiamato!" disse Caroline affrettandosi a salire sull'auto che si era appena fermata di fronte a loro.

Appena finito di caricare i bagagli di Elena, informarono il tassista della destinazione e partirono.

"Cosa pensi di dirgli quando arriverai da lui?" Chiese Caroline.

"Non sò, improvviserò"

"Ok, mi sembra un'ottima cosa" Affermò anche se non credeva in quello che aveva appena detto.

Il resto del tragitto lo percorsero in silenzio, ognuno pensava ai propri pensieri, ma nessuno aveva voglia di parlare ad alta voce.

 

l taxi si fermò proprio davanti alla casa di Elena. La casetta era bianca con il prato verde, esattamente come l'aveva lasciata lei. Scese dall'auto, lasciando Care sola e si diresse alla porta.

Gli tremavano le gambe e il cuore le batteva velocissimo, ma sapeva che doveva farlo, non si sarebbe mai perdonata se avesse perso Damon.

Passo dopo passo si avvicinava sempre di più fino a che non si trovò proprio davanti e allora suonò il campanello.

Passò qualche secondo prima che Damon aprì la porta.

Erano entrambi l'uno di fronte all'altra e nessuno dei due voleva parlare, i loro cuori parlavano da soli. La tensione che si era creata era tangibile e per rompere il ghiaccio Elena chiese:

"Non mi fai entrare?"

"Si si, entra pure" Disse Damon gentile.

Elena fece qualche passo dentro casa e lui riprese a parlare:

"Ti avevo detto di non venire"

"Si, me lo hai detto, ma a me non interessava"

Quelle parole lo uccidevano, avrebbe voluto prenderla, baciarla e farla sua subito, ma non poteva. Aveva fatto un patto con Charlotte e se non l'avesse rispettato le avrebbe fatto del male.

"Senti Elena, so che vuoi che ti perdoni, e guarda ti ho perdonato..."

"Bene, allora possiamo tornare a Mystic Falls insieme" Disse con il sorrise sulle labbra.

"Non mi hai lasciato finire Elena. Si ti ho perdonato, ma non voglio ritornare con te."

"Come non vuoi tornare con me, che significa?"

"Che non tornerò. Mi devi lasciare del tempo"

"No, Damon, io e te dobbiamo stare insieme, non puoi farmi questo, ti prego!" Disse Elena con le lacrime agli occhi.

"Mi spiace Elena"

"Non ti credo, non credo che tu voglia lasciarmi. Non puoi non amarmi più."

"Elena..." Sospirò con un filo di voce Damon, non riuscendola neanche a guardarla negli occhi.

Elena continuava a scuotere la testa, a destra e a sinistra, con le lacrime che gli scendevano sul viso senza sosta, nonostante lei cercasse di non farle vedere.

Guardò Damon che si era girato di spalle. Non poteva davvero credere che lui non l'amasse più e che tutto quello che avevano passato fosse solo un ricordo.

Così le si avvicinò, lo girò e lo baciò.

Al solo tocco di Elena il cuore di Damon era come impazzito, ogni nervo del suo corpo era come elettrizzato. Le sue labbra lo mandavano nei matti, il calore e la tranquillità che sentiva al solo suo sfioro erano diventata passione.

Damon rispose a quel bacio, le sue mani avevano voglia di cingerle la testa per non farla allontanare ma contemporaneamente la sua mente pregava il suo corpo di staccarsi, ma quell'attrazione che li riunisce sempre, qualsiasi cosa succeda, era più forte di lui.

Damon lottò con se stesso per una manciata di secondi, sapeva che non poteva baciarla in quel modo e poi abbandonarla come avrebbe voluto Charlotte. Ma non appena le labbra di Elena si posarono su quelle di Damon, lui non riuscì a separarsi e la spinse contro il muro baciandola come non aveva mai fatto. La consapevolezza che non poteva stare con lei era il suo pensiero fisso, ma ormai era tardi. La stava baciando e stava quasi per staccarsi quando una mossa troppo veloce scoprì una spalla di Elena.
Damon si accorse subito che la spallina del maglione di Elena era scivolato e quel piccolo segnale gli fece dimenticare ogni pensiero, ogni cosa. C'erano solo loro: Damon ed Elena, Elena e Damon.

Riprese a baciarla, le sue mani si muovevano veloci su tutto il suo corpo. Le toccò il viso, poi continuò attraversando il collo per arrivare fino alle braccia e ai fianchi che si muovevano ondulando, l'uno contro l'altro.

Damon guardò la spalla ancora coperta e delicatamente le sfilò il golfino nero che indossava.

Elena lo baciava e intanto cominciò a slacciargli i bottoni della camicia, lui si accorse della cosa e disse:

"Ti sei stufata di ricucirmi tutte le camicie?" Chiese ironico.

"No, solo che voglio godermi ogni attimo..."

Non finì neanche la frase e ricominciò a baciarlo.

Damon la prese per le cosce e la sollevò, lei incrociò le lunghissime gambe dietro alla sua schiena tenendosi saldamente e baciandolo sul collo.

Damon le sfiorò le gambe e cominciò a salire, sfilandole il vestito che aveva addosso, facendola rimanere in intimo. Rimase qualche secondo a guardarla: era stupenda. Un leggero pizzo ricopriva il suo seno e Damon rimase senza fiato a venerare quel corpo.

Elena scese da Damon per potergli togliere la camicia definitivamente e, sfiorandogli gli addominali che rendevano perfetto il suo corpo, gli slacciò la cintura.

Damon la portò su per le scale, nella sua camera da letto. In quel breve tratto non smise mai di baciarla e non appena arrivati l'appoggiò delicatamente sul letto, posandosi sopra di lei.

Il cuore di Elena era impazzito, era da qualche settimana che entrambi volevano un momento intimo tra di loro, ma con tutto quello che era successo non ne avevano avuto l'occasione. Tuttavia adesso erano loro due insieme, soli, finalmente felici.

Damon le baciava il collo e scendendo sempre di più sentì il cuore che scalpitava. Poi scese fino all'ombelico, dal bordo delle mutandine, e per un attimo si fermò a guardarla e con un solo sguardo Elena incurvò il corpo, per permettere a Damon di sfilargliele.

La loro intesa oltrepassava i continenti e gli oceani; a loro non serve l'immortalità per dimostrarsi il loro amore, perchè giorno per giorno si amano come nessun essere umano al mondo è capace di fare.

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Capitolo 17
*** Is this love? ***


Stefan prese in disparte Kath mentre stava preparando la cena con Jessy.

"Che ti passa per la testa Kath, dovrei vivere con un umano? Sai che io seguo una dieta 'particolare' e tu proponi di farlo rimanere qui ad oltranza?"

"Volevo essere gentile, poi lo hai detto anche tu che poteva rimanere"

"Si, per non sembrare un maleducato, ma non mi sono proposto di dormire sul divano"

"Scusami, ma qual'è il problema? Mangerai a tavola e poi...farai la tua seconda cena in camera. Guarda che Jessy non entra senza bussare!"

"Katherine tu non capisci..."

"Cosa Stefan? Che non vuoi un ragazzo umano che gira per la casa tua, oppure non vuoi che gira intorno a me?"

"Non dire stupidaggini, Kath, te lo avevo detto la prima sera qui che tra noi non sarebbe mai successo niente" Disse non troppo convinto.

"Allora siamo a posto. Vedrai che non interferirà con i tuoi piani" Disse Kath tornando in cucina per finire di preparare le ultime cose prima della cena.

 

"Era tutto buonissimo!" Disse Stefan a Jessy.

"Oh, non è tutto merito mio, Kath è stata formidabile." Disse Jessy guardandola e sorridendole.

Stefan non poté non notare quello che stava succedendo sotto al tavolo, cioè che la mano di Jessy si era posata sulla gamba di Kath, che, senza riuscirci, cercava di mantenere il colore delle sue guance rosa.

"Bene, io vado un attimo in camera, devo fare una telefonata importante" Disse Stefan guardando Kath.

"Certo, non ti disturberemo. Pensiamo noi a sparecchiare, non preoccuparti" Disse Jessy.

"Grazie mille Jessy" Commentò subito Stefan guardando Kath, che nel mentre disse, con voce impercettibile agli esseri umani:

"Vedi, 'non ti disturberemo' ". Concluse Kath alzando il sopracciglio.

Stefan si diresse verso la sua camera, la chiuse a chiave e dal comodino tirò fuori un sacchetto, con all'interno la sua cena.

 

"Kath, non posso rimanere a dormire da voi, ho una camera e voi siete stati così gentili da farmi cenare con voi che non voglio abusare della vostra ospitalità." Disse Jessy a Kath mentre stavano resettando la cucina.

"Oh, davvero? Cioè per noi non è un problema, ne abbiamo giusto parlato prima"

"No davvero. Ho già parlato con Stefan, prima di cenare, e l'ho informato della mia decisione, ma grazie mille lo stesso. Ma se vuoi possiamo vederci domani pomeriggio per andare in spiaggia insieme...sempre ti fa piacere" Disse Jessy guardando Kath.

"Mi farebbe molto piacere, adoro il mare"

"Bene allora siamo d'accordo. Vengo a prenderti per le 3.30 se per te va bene"

"Certo, è perfetto" Disse Kath sorridente.

"Ok, adesso vado in albergo, salutami Stefan e ringrazialo per l'ospitalità" disse prima di dargli un bacio sulla guancia.

"Buonanotte Katherine" Disse Jessy prima di lasciare la casa.

 

Poco dopo Stefan andò in balcone da Kath, che stava guardando l'oceano.

"Cosa devi fare domani alle 3:30?" Domandò curioso.

"Niente, vado in spiaggia con Jessy"

"Hai un appuntamento in poche parole"

"No, non ho un appuntamento Stefan, è solo stato gentile con me."

"Certo, lo vedo. Diciamo che siete molto carini tra di voi: Tu che ti proponi di dormire sul divano, lui che si offre di portarti in spiaggia, davvero molto dolce!"

"La smetti Stefan, ma che problema hai con lui?"

"Nulla davvero"

"Allora smettila. Io vado in camera. Notte Stefan". Disse Kath arrabbiata, lasciando Stefan solo in balcone.

 

I raggi del sole penetravano dalla finestra e illuminavano sia il salone sia la piccola ma accogliente cucina dove ancora nessuno aveva osato mettere piede dalla discussione della sera precedente.

Stefan era sdraiato sul sofà che cercava di non pensare a Katherine, che non era ancora scesa.

Stefan guardò l'orologio: 12.30, nella sua mente pensò che non era possibile che Kath dormisse ancora così entrò in cucina e preparò un piatto veloce e salì le scale per arrivare alla sua camera.

Una volta davanti cercò di sentire qualche movimento, ma l'unica cosa che sentì fu il suo respiro. Rimase per qualche secondo sulla porta pensando a quello che le avrebbe detto una volta entrato. Cercava di pensare in fretta, non voleva far raffreddare il piatto, ma non gli venivano le parole così non ci pensò e bussò.

"Vieni pure" Disse Kath.

Stefan aprì la porta e la vide sdraiata sul letto che guardava l'oceano. Prese coraggio e disse:

"Mi spiace per ieri sera, ti ho portato il piatto della pace, hai fame?"

Kath si girò, guardandolo e disse:

"Certo che ti perdono, e poi....stavo morendo di fame!"

"Allora perfetto!.....Senti mi va bene se vuoi uscire con Jessy, ti prometto che non farò più battute"

"Non pensavo fossi tu il fratello delle battute, ma stavolta mi hai stupito."

"Non succederà più, promesso!"

"Basta parlare, adesso mangiamo" Disse Kath guardando Stefan che sorrideva.

 

Il pomeriggio arrivò e Stefan e Kath avevano appena finito di mangiare.

"Allora oggi è il pomeriggio vero?" Chiese Stefan a Kath mentre mangiucchiava le ultime cose rimaste dal pranzo.

"Si, non vedo l'ora. A proposito che ore sono?"

"Sono le 2.00"

"Oddio sono in super ritardo.."

"Ma se ha detto che viene per le 3:30!"

"No, non capisci, mi devo preparare e non ho la super velocità e neanche una strega che fa tutto quello che gli dico ora, quindi scusami ma vado a prepararmi"

"Tranquilla, non preoccuparti tanto io devo rimanere a casa solo per tutto il pomeriggio!" Disse ironicamente guardandola.

Lei si rese conto della frecciatina che le aveva lanciato e così tornò indietro e disse:

"Tu sei Stefan Salvatore, nessuna ragazza sana di mente non ti chiederebbe di uscire." Disse seria, lo guardò per un secondo e lo baciò sulla guancia. Lui per un istante chiuse gli occhi e non appena lei voltò l'angolo lui sospirò.


Arrivarono le 3:20 e Stafan era seduto sul divano, che era posizionato proprio davanti all'enorme finestra a vetri vista oceano, che leggeva un giornale. Cercava di non farlo vedere, ma era un pochino imbarazzato del fatto che Jessy uscisse con Kath, non si riusciva a spiegarsi bene il perchè, ma era più forte di lui. Sapeva che non era geloso di Kath, lei è stata orribile con lei, come poteva anche solo pensare una cosa del genere?!

I suoi pensieri furono interrotti da un colpo di tosse di Katherine che, dopo essersi preparata stava facendo vedere i risultati a Stafan.

Indossava una gonna lunga di velo arancione che illuminava la sua pelle e la faceva sembrare ancora più abbronzata e come maglietta aveva un top, che scopriva l'ombelico, di colore nero. I capelli cadevano naturali sulle spalle e un fiorellino era stato appositamente messo sul cerchietto che indossava.

Stafan rimase senza parole, l'unica cosa che disse:

"Sei stupenda Kath"

"Grazie Stef, mi fa piace e che ti piaccia. Dici che è esagerat.."

"No, sei perfetta così!"

"Ma non sapevi neanche quello che stavo per dire"

"No, ma qualsiasi cosa volessi modificare, va bene così" Disse Stefan senza staccare un attimo lo sguardo da lei.

Il campanello suonò.

"Vado io" disse Stafan.

Aprì la porta e fece accomodare Jessy all'interno dell'appartamento.

Appena vide Kath rimase senza parole anche lui.

"Wow Kath, sei bellissima"

"Grazie Jessy" Rispose lei mentre cercava di mettere le ultime cose dentro alla borsa. Poi continuò:

"Sono pronta per uscire Jessy"

"Anche io" Disse porgendogli il braccio.

Lei lo guardò e sorrise.

Prima di uscire corse incontro a Stefan, che era rimasto un pochino in disparte e lo baciò sulla guancia, prendendolo alla sprovvista.

Lui rimase fermo ad aspettare, quasi imbarazzato.

"A dopo Stefan" Disse lei con il sorriso sulle labbra.

"Ci vediamo dopo...divertiti Kath!"

"Certo!" Rispose lei mentre usciva dalla porta.



Ciao a tutti, 
Vi ringrazio per la vostra dedizione alla mia storia e sono molto contenta che vi piaccia!!
Ringrazio inoltre tutti quelli che hanno commentato ed espresso la loro opinione,  per me è molto importante!!

Passiamo alla storia: Ho trovato giusto dedicare due interi capitoli, lo scorso episodio e questo, alle due coppie che per me sono al centro della mia storia.
- i Delena sono e rimarranno sempre al centro di tutto perchè loro sono l'essenza dell'amore e, visto che anche io li adoro insieme, ho ritenuto opportuno farli chiarire e renderli felici.
- i Stefarine invece sono ancora nel periodo in cui Stefan cerca in tutti i modi di reprimere le sue emozioni mentre Kath, alla luce di questa appante indifferenza, sta cercando di andare avanti con la sua vita amorosa. Stefan è molto criptico, a volte gli manda chiari messaggi di interessamento ed altre volte sembra proprio disinteressato e questo crea dei dubbi a Kath. 

Anticipazione
Damon ed Elena parleranno della loro situazione e proporranno una soluzione che non piacerà a qualcuno, e per quanto riguarda Kath, si imbucherà in un hotel di lusso!

Spero di ritrovarvi tutti ai prossimi capitoli. 
Grazie. Dreamer2021

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Capitolo 18
*** Chiaccherate pomeridiane ***


Erano passate poche ore da quando Elena era entrata nella casa e Caroline era preoccupata.

"Signorina che facciamo? Il tassametro corre e sono ormai due ore che aspettiamo la sua amica..." Disse il tassista a Care.

"Lo so, ma non posso lasciarla lì da sola....chissà cosa starà succedendo là dentro."

Mentre lo diceva si tolse i capelli da davanti alle orecchie e cercò di ascoltare i rumori della casa.

"Signorina, mi scusi, non vorrei essere pesante, ma..."

Caroline lo interruppe subito:

"Silenzio non sento"

"Si certo, come se potesse davvero sentire cosa si dicono là dentr.."

"Se continua a parlare, non sento di sicuro" Rispose lei mostrando un finto sorriso.

Si riconcentrò e cercò di ascoltare nuovamente.

"Sento dei sospiri.."

"Bene, spero che ormai abbiano finito di parlare, in due ore si saranno detti ormai tutto!"

"Ommiodio!!" Disse Caroline "Quelli non sono sospiri da 'chiacchiere'...sono...oddio non voglio ascoltare.." Disse Care mettendosi le mani sulle orecchie.

"Perfetto, sono qui ad aspettare che quei due abbiano finito di darsi da fare e...beh...non dimentichiamoci che sono in macchina con una ragazza che pensa di riuscire ad ascoltare attraverso i muri! Ma forse quello davvero matto sono io che ci credo! ... Ottimo inizio per andare in quel posto chiamato neuropsichiatria, ne hai mai sentito parlare!?! " Chiese ironico.

Caroline guardò l'anziano signore che le stava parlando senza sosta e gli sorrise.

"Sono una persona maleducata, siamo qui da ore e non mi sono neanche presentata: sono Caroline" Disse allungando la mano.

"Piacere mio Caroline, io sono James ". Disse il signore girandosi ed allungando a sua volta la mano.

“Allora Caroline, che cosa ti porta qui a New York, oltre che a prestare sostegno alla tua amica?” Chiese l'anziano.

“Niente, a dire la verità ho deciso di accompagnare la mia amica Elena perchè se fossi rimasta a casa avrei sicuramente pensato troppo”.

“Pensato troppo? Non si può pensare troppo!! Lei è una signorina giovane, quale problema avrà mai di così grosso” Disse James guardando Care.

“Vuole la verità? Allora vediamo da dove partire, io sono una maniaca del controllo, ma ci sono certe cose che non posso controllare e una di queste mi sta facendo impazzire.”

“Centra un ragazzo per caso?” Chiese sorridendo.

“Si, gli scorsi giorni sono dovuta andare a New Orleans da questo ragazzo che mi ha aiutato a sistemare una cosa per una mia amica, un'altra amica, non Elena.” Chiarì Care.

“E tu ti sei innamorata di lui, è semplice, si vede dal tuo sguardo e da come ne parli. E' una brutta cosa?”

“Si, assolutamente” Disse Care guardando in basso.

“Perchè dici così? Sei fidanzata con un altro?”

“Lo ero, ma il mio ex-ragazzo, Tyler, ma ha deciso di essere un completo idiota e non posso stare con una persona tanto insensibile”

“Allora è facile, lui ricambia il tuo sentimento?”

"Nei giorni in cui sono andata a New Orleans, ci siamo dovuti spostare a Parigi, per incontrare una amica di questo ragazzo e...insomma...lui si comportato da vero gentiluomo, ma vedi il problema non è quello. I miei amici pensano che sia una persona orribile e, in effetti lo è; insomma ha fatto cose orribili, e io sto facendo di tutto per nascondere la verità....sia a me che a loro”

“Cosa senti davvero Caroline?”

“Sento che vorrei davvero raggiungerlo, dato che prima di salutarlo mi ha dato un biglietto aereo per raggiungerlo.”

“Caroline, ci conosciamo da pochissimo, ma lascia che ti dica una cosa, le persone possono fare cose orribili, ma per questo non vuole dire che non siano persone capaci di amare. Ti ha dato un biglietto per raggiungerlo quando ti sentirai pronta, e da quello che dici è questo il momento. Se i tuoi amici sono davvero tali, lo capiranno e rispetteranno la tua scelta”

Caroline lo guardò e con il suo sorriso gli fece capire che aveva davvero ragione.

James continuò:

“Non aver paura” Disse prendendole la mano.

Caroline lo guardò con gli occhi lucidi e James si affrettò subito a dire:

“Basta tristezza, che stanno facendo là dentro? Prova un pochino ad ascoltare”

“Ma avevi detto che non credevi che potessi sentire dentro”

“Ho imparato a non fare troppe domande in questo lavoro, non farò nessuna domanda a patto che tu mi dica cosa senti”

“Ok, ci sto!” Disse sorridendo Care cercando di sistemarsi per ascoltare.

 

Nello stesso momento all'interno della casa Elena accarezzava la schiena di Damon che, sdraiato sul letto, si lasciava coccolare da quelle mani.

Dopo un breve periodo di silenzio Damon si sedette di fronte ad Elena e disse:

"Elena devo dirti una cosa."

"Così mi spaventi però. Cosa succede?"

"Noi non possiamo stare insieme"

"No Damon ti prego, ancora per quella storia.."

Non la lasciò neanche finire che la prese per la nuca, con fermezza, ma senza farle del male, e gli diede uno di quei baci in cui non puoi fare altro che stare ferma e godertelo a pieno.

"Ma allora non vuoi lasciarmi" disse sospirando Elena.

"Certo che no baby, però devo dirti una cosa seria e voglio che tu mi ascolti bene" Disse serio. "Promettimi che qualsiasi cosa io ti dirò, tu non darai di matto...Promettilo Elena!"

"Damon non so neanche cosa riguarda"

"Tu lo devi promettere..."

"Ok, promesso" Disse Elena guardandolo negli occhi.

 

Passarono i minuti e Damon continuava a raccontare tutto quello che Charlotte gli aveva detto poco prima, compresa la parte dove voleva che si lasciassero.


"Damon non possiamo lasciare che lei decida della nostra vita, è solo un'egoista che pensa di amarti, ma chi pensa di essere?"

"Pensa di essere un vampiro molto più forte di tutti e due noi messi insieme e se pensi che facendo la dura la cosa si risolva, ti sbagli! Ho visto i suoi occhi Elena, non si arrenderà"

"Allora cosa facciamo?"

"Ho un piano! Enzo, un mio amico, una volta mi ha detto che le battaglie si vincono con la pazienza e l'intelletto, penso che sia un ragionamento da soldato, ma non ha tutti i torti.... Bhe ritornando al piano, diciamo che è un pochino pericoloso e non piacerà alla tua amica Blondy, ma è l'unica cosa che mi è venuta in mente...."

Disse Damon guardando negli occhi Elena.

 

 

Il loro pomeriggio insieme era appena iniziato e Kath si era appena distesa sul lettino a prendere il sole quando arrivò Jessy che le portò un gelato.

"Che gentile che sei stato, ti ringrazio infinitamente"

"Di niente, è giusto offrire qualcosa ad un appuntamento" Disse Jessy cercando di capire se anche lei pensava che fosse un appuntamento.

"Perchè è un appuntamento?" Chiese lei guardandolo e sorridendo.

"Non, so...lo è?"

"Dai scherzo, certo che lo è. Sono stata bene l'altra sera con te e diciamo che voglio conoscerti meglio. Magari sei un serial killer e allora la cosa non potrebbe durare, per ovvie ragioni!" Disse Kath scherzando.

"No no, ti assicuro che non lo sono"

"Bene, non sopporto la vista del sangue". Disse Kath.

Era molto imbarazzata, non aveva idea di come si comportasse una ragazza umana con un ragazzo. Lei aveva sempre avuto il doppio di forza di qualsiasi uomo avesse incontrato e il fatto di essere completamente indifesa la rendeva fragile.

Per tutta la vita ha sempre pensato che tutte le emozioni che le ragazze provano siano stupide: la fragilità, il bisogno di sentirsi al sicuro, di essere capite e sostenute, ed ora si ritrovava a doverle affrontare e la cosa non gli piaceva.

 

"Allora Kath, qual'è la tua storia?" Chiese Jessy.

"Bhe diciamo che è breve, i miei genitori sono morti e io vivo a Mystic Falls con il mio amico Stefan. Una storia triste, ma l'ho superata"

Disse Kath alzando le spalle mentre continuava a mangiare il gelato.

"Mi spiace per i tuoi. Io non ho perso nessuno, non sono certo di riuscire a capire quello che si prova in quelle situazioni"

"Ormai è passato talmente tanto tempo che faccio quasi fatica a ricordarli"

"Ti posso chiedere una cosa?" Disse Jessy quasi imbarazzato.

"Certo, dimmi pure"

"Mi imbarazza un pochino chiedertelo, ma ho una curiosità: dato che mi hai detto che vivi con Stefan, tra voi due non c'è niente?"

Kath si fermò un attimo di mangiare il gelato per pensare e poi rispose:

"No, guarda ci siamo sempre detti che tra di noi non potrebbe mai succedere nulla..."

"Immagino che questo lo abbia detto tu, perchè secondo me lui non potrebbe mai aver detto una cosa simile ad una ragazza bella come te" Disse Jessy guardandola e sorridendo.

Kath rimase senza parole, non era affatto vero che lo aveva detto lei, era lui che ha sempre detto di non voler stare con lei, ma non poteva dire la verità, quindi optò per la risposta più facile:

"Si, sono stata io"

"Lo immaginavo. Si vede da come ti guarda!" Concluse Jessy.

Kath aveva finito il gelato così si sdraiò al sole chiudendo gli occhi, senza riuscire a non pensare a quelle parole. 

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Capitolo 19
*** Nuovi Amici ***


Elena uscì dalla porta di casa in lacrime, senza neanche chiudere la porta.

Caroline che era rimasta in auto per tutto il tempo, appena la vide, uscì subito dal taxi per correrle incontro.

"Che ti succede Elena?" Chiese Caroline preoccupata.

Attese la risposta di Elena, ma tutto quello che ottenne fu:

"Voglio tornare a casa"

Caroline era senza parole, rimase quasi impietrita senza capire bene cosa fosse successo dentro alla casa.

Salirono in taxi e James chiese subito:

"Che è successo dolcezza?"

Ma Elena continuò a non rispondere continuando a piangere, così rispose Care.

"Non so cosa le sia successo, ci porti in aeroporto per favore"

"Certo signorina" Disse James accendendo in fretta il taxi.

 

Durante il viaggio Care chiese diverse volte ad Elena una spiegazione o che le raccontasse cosa fosse successo per aiutarla a capire, ma lei non parlava e la cosa stava facendo impazzire Care.
 

"Siamo arrivati all'aeroporto ragazze" Disse il tassista.

"Grazie infinite James" Rispose gentilmente Care.

Improvvisamente Elena parlò, rivolgendosi al tassista e disse:

"Potresti parcheggiare in un posto lontano da tutta questa gente?"

"Ma certo, molto volentieri".

Poche manovre e si ritrovarono in un parcheggio coperto quasi deserto.

La faccia di Care era più allucinata che mai.

"Elena ti prego, mi puoi spiegare che diavolo è successo?"

"Si Care, adesso ti spiego tutto" Disse in tono seria, ma sorridendo, senza più piangere.

"Mi vuoi prendere in giro vero?"

"No, assolutamente. Dovevo fare credere che io e Damon ci fossimo lasciati...aspetta..ci possiamo fidare di lui?" Disse guardando James.

"Si si, ormai è diventato mio amico" Rispose Care.

"Grazie signorina" Rispose James con il sorriso sulle labbra.

Poi riprese a spiegare:

"Bhe Damon è stato minacciato da Charlotte, una sua vecchia conoscenza."

"Cosa?"

"Si, e lei è molto più forte di noi quindi non possiamo attaccarla"

"Ma cosa vuole da voi due?" Chiese Caroline

"Vuole che ci lasciamo, perchè vuole Damon tutto per se" Rispose Elena.

"E se non lo farete cosa succederà?" Chiese James.

Elena guardò Caroline con uno sguardo perplesso. James si accorse e si affrettò a dire:

"Che c'è? Anche io sono interessato alla storia"

Elena scosse la testa e rispose:

"Se non faremo quello che vuole ha minacciato di fare del male a me e alla mia famiglia."

"Come facciamo a risolvere la questione?" Chiese Caroline

"Io e Damon abbiamo un piano, ma non ti piacerà!"

"A me non piacciano mai i piani di Damon, ma voglio aiutarvi quindi dimmi pure"

"Abbiamo bisogno di qualcuno che sia più forte di lei. Ovviamente Charlotte avrà anche una strega dalla sua parte, quindi ce ne servirà una anche a noi e chi ha entrambe le cose?"

"No Elena, non vorrai che..."

"Caroline è la nostra unica salvezza"

"Elena..."

"Care...."

"Ragazze non ho capito qual'è la soluzione, non mettete il soggetto nelle frasi!" Disse James.

Elena rispose a James:

"La soluzione si chiama Klaus!"

 

 

La luce del sole del pomeriggio stava lasciando spazio alle sfumature della sera.

Il pomeriggio era trascorso e una leggera, ma fastidiosa brezza si era alzata, tanto da obbligare Kath e Jessy a lasciare la spiaggia.

"Kath dobbiamo andare, non mi perdonerei mai se prendessi freddo" Disse posando delicatamente una felpa sulle spalle di Kath.

"Grazie, non pensavo che alla sera potesse alzarsi un vento così freddo"

"Non preoccuparti, io e miei genitori venivamo sempre qui quando ero piccolo e mi ricordo che quando veniva freddo io non volevo mai andare a casa, anche se avevo mani e piedi gelati"

"Che carino" Disse Kath dolce.

"Avevo una visione delle cose diverse, infatti adesso mi porto la felpa!"

"Che però hai dato ad una ragazza"

"Si, ma sappi che non la presto a tutte le ragazze, solo a quelle particolarmente belle e un pochino... sexy, come te"

Kath lo guardò e notò che il suo sguardo non era malizioso. Era contenta di ricevere complimenti.

Si avviarono verso la strada e mentre camminavano Jessy chiese a Kath:

"Ti va di cenare con me?"

Kath prese qualche minuto per decidere e rispose:

"Si...si mi farebbe molto piacere"

"Davvero?" Chiese Jessy quasi incredulo.

"Si, se non è un problema che ceni con questi vestiti" Disse Kath indicando la grande gonna arancione.

"No, assolutamente no. Sei perfetta così. Ho un posto perfetto dove ti posso portare"
 

Camminarono per qualche metro allontanandosi, ma non troppo, dalla spiaggia. Poco dopo si fermarono davanti ad un albergo con una insegna luminosa dove c'era scritto: 'Petit Tresor'.

Kath alzò gli occhi al cielo e vide la maestosità dell'albergo. Aveva un colore chiaro, con dettagli marinari ai lati. Tutto in perfetta armonia con piccoli richiami di modernità, come ad esempio enormi vetrate che davano sui giardini perfettamente curati, che rendevano tutto particolarmente accogliente.

"Jessy, non penso di poter entrare vestita così in questo albergo"

"Si che puoi, vedrai che il proprietario non dirà nulla"

"Come fai a dirlo?"

"Perchè non ci faremo vedere!" Disse Jessy all'orecchio di Kath.

"Vuoi scherzare? Non voglio entrare di nascosto in un albergo del genere. Tre secondi e ci cacceranno subito fuori...anzi forse due!"

"Dai Kath, ti facevo più avventuriera." Disse Jessy con tono scherzoso.

"Tu proprio non mi conosci, io sono avventuriera, ma ho anche una certa classe, e farsi buttare fuori da un hotel...non ha nessun tipo di classe."

Jessy rimase in silenzio a guardare l'hotel mentre lei lo guardò con aria di sfida e riprese a parlare:

"Accetterò, solo per dimostrarti che non mi sbaglio mai!" Disse sorridendo.

"Sfida accettata" Disse Jessy prendendola per mano e incamminandosi verso l'ingresso dell'hotel.

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Capitolo 20
*** Nuove Avventure In Arrivo ***


Kath e Jessy entrarono nella lobby dell'hotel e si stavano guardando intorno in cerca di un posto dove sedersi cercando di non dare nell'occhio, fingersi clienti.

"Kath sei bellissima quando sei in imbarazzo" Disse Jessy guardandola mentre camminava verso una stanzina dalla parte opposta all'entrata.

"Grazie, Jessy" Disse accennando un sorriso.

"Guarda" Disse indicando una sala dove c'erano delle persone sedute su dei divani molto colarati che leggevano dei giornali. "Possiamo sederci lì per analizzare il posto"

"Sei sexy quando parli da Charlie's Angels" Disse Jessy attraversando la porta.

 

Si sederono su un divanetto e Jessy disse:

"Allora, dobbiamo trovare un modo per cercare di entrare nella sala da pranzo fingendoci clienti, hai qualche idea?"

"No, assolutamente nulla!"

Mentre pensava alla cena le venne in mente Stefan.

Al pomeriggio le aveva detto che avrebbero cenato insieme, così prese fuori subito il cellulare e lo chiamò.

"Pronto"

"Ciao Stefan, sono Kath"

"Ciao, tutto ok?"

"Si si, ti volevo dire che non torno a casa per cena, rimango fuori con Jessy"

"Ok, non c'è problema"

"Grazie, sei un tesoro"

"Figurati". Disse Stefan.

Chiuse la chiamata e guardò Jessy che fece finta di essere distratto per non far notare che aveva oriliato la telefonata.

Jessy prese per mano di Kath e le disse: "Seguimi ho una idea migliore"

Lei lo seguì senza pensarci un attimo ed arrivarono fino davanti al bancone per il check-in, dove dietro c'erano appese, tutte in rigoroso ordine, le chiavi delle camere.

Una signora di una certa età si presentò davanti a loro e disse:

"Posso aiutarvi signori?"

"Si - Rispose Jessy- Siamo della camera 50 potrebbe mandare il servizio in camera stasera?"

"Certo" Disse l'anziana porgendogli la chiave.

Jessy e Kath, ancora incredula per l'accaduto, presero la chiave e si diressero verso l'ascensore.

Una volta dentro e chiuse le porte Kath scoppiò a ridere.

"Perchè ridi? Chiese Jessy non riuscendo a non sorridere vedendola in quello stato.

"Perchè è tutto incredibile, non siamo dell'hotel e ci hanno dato la chiave di una camera...incredibile!"

"Vedi, non ci hanno cacciato come dicevi tu!"

"Aspetta...ma se abbiamo preso la camera di una coppietta di vecchietti? Che gli raccontiamo quando li troviamo dentro alla stanza?"

"Non lo so, di quello te ne occupi tu"

"Non ci pensare neanche di dare tutta la colpa a me!" Disse Kath non riuscendo a smettere di ridere.

Arrivarono al quinto piano e l'ascensore si aprì. Percorsero qualche metro nel corridoio e si trovarono davanti alla stanza con affisso in mostra la targhetta del numero della stanza: 50. Si guardarono per qualche secondo e Jessy aprì la porta. La stanza era vuota.

"Sei fortunato, non c'è nessuno" Disse Kath guardandolo.

"Tu sei fortunata, così non devi spiegare niente a nessuno!" Sorrise lui.

 

 

Elena rispose al tassista James:

"La soluzione si chiama Klaus!"

Con l'aria perplessa James guardò Caroline e disse:

"Ma il tuo ex non si chiamava Tyler?"

Elena lo guardava con aria stupita: "E tu come diavolo sai queste cose?"

In fretta James rispose:

"Mentre tu ti davi da fare in casa io e lei abbiamo parlato...ma non è importante come sappia queste cose, chi è questo Klaus? E perchè non lo vuoi vedere?" Chiese.

"Allora Tyler è il suo ex, ma non centra niente in questo discorso -Chiarì Elena- Klaus è una persona crudele, ma che ha le conoscenze giuste per aiutarci in questo momento" Concluse Elena.

A quelle parole Caroline guardò James e lui capì. Il ragazzo di cui lei era innamorata e di cui gli stava parlando prima era Klaus.

Elena guardò Caroline e disse:

"Sò che non vuoi vederlo, ma è l'unica possibilità che abbiamo"

Caroline sospirò e disse:

"Ok, lo faccio ma prima voglio che tu sappia una cosa"

"Certo, tutto quello che vuoi" Rispose Elena.

"Elena, io non odio Klaus e non penso sia una persona crudele come la definite voi. Lo sò che ha fatto cose orribili, e che probabilmente continua a farle anche ora, ma quando sono con lui mi sento diversa e mi piace come mi fa sentire."

"Care quindi cosa vuoi dire?" Chiese Elena non capendo.

James non lasciò il tempo a Care di risponde e disse:

"Sta cercando di dirti che è innamorata di lui e che vorrebbe la tua benedizione perchè ci tiene alla tua opinione"

"Cosa?...ma certo che hai la mia benedizione, cioè io voglio che tu sia felice e non importa se è Klaus o Tyler o chiunque altro. Tu meriti di esserlo più di chiunque Caroline. Sono l'ultima che può farti la predica sui fidanzati" Concluse sorridendole ed abbracciandola.

"Grazie Elena". Rispose Caroline mentre con la coda dell'occhio guardò James che le fece l'occhiolino.

 

Il taxi arrivò davanti all'entrata dell'aeroporto e parcheggiò per fare scendere le due ragazze. James scese subito per aiutarle a prendere le rispettive borse riposte nel baule.

Una volta pronte per partire James guardò Caroline e l'abbracciò, lei ricambiò l'affettuoso abbraccio e gli disse:

"Mi spiace che tu abbia dovuto sopportare tutte le nostre pazzie"

"Non mi sono mai sentito così utile in tutta la mai vita" Disse sorridendole.

Caroline guardò Elena cercando un segno di dissenso in quello che stava per fare. Sapeva che doveva cancellargli la memoria perchè era pericoloso per lui sapere tutte quelle cose, ma gli dispiaceva perchè era stato davvero comprensivo con loro e nonostante tutto non le aveva fatto nessuna domanda.

Improvvisamente lui riprese a parlare:

"Ti assicuro che il vostro 'segreto' con me è al sicuro, non preoccupatevi!"

Caroline guardò Elena facendo un sospiro, poi guardò negli occhi James e gli disse:

"Sò che non diresti mai nulla, ma non posso metterti in pericolo. E' stato una delle migliori conversazioni che io abbia mai avuto con uno sconosciuto, ma devi dimenticare tutte quelle cose sugli esseri soprannaturali. Ti ricorderai di noi come due ragazze molto gentili e che hanno molto apprezzato la tua compagnia"

Pochi istanti dopo James disse:

"Certo -Disse sbattendo gli occhi- Sono 50$, ma a te faccio 20$ perchè sei gentile"

Caroline lo guardò e lo pagò dandogli una banconota da 100$ ringraziandolo.

James non ebbe neanche il tempo di estrarre il portafoglio dalla tasca per darle il resto che se n'erano già andate.

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Capitolo 21
*** Un Lieto Pomeriggio ***


Caroline ad Elena entrarono nell'aeroporto e si diressero velocemente al primo sportello disponibile.

"Salve, cerchiamo un posto sul primo volo disponibile per Mystic Falls e uno per New Orleans."

"Certo, lo cerco subito" Rispose la signorina in divisa, mettendosi subito alla ricerca.

"C'è disponibile un posto per il volo diretto a Mystic Falls per tra due ore, invece per New Orleans c'è un posto disponibile nel volo che parte tra 30 minuti"

Care ed Elena si guardarono e accettarono.
 

"Elena, se hai bisogno ti prego fammi uno squillo, io arriverò tra qualche ora, ti prego non esitare"

Disse Care abbracciandola.

"Certo, non preoccuparti, starò bene" Rispose Elena.

Dopo averle dato un ultimo saluto Care si diresse verso la zona del check-in dove non era possibile passare se non si era passeggeri del volo.

Una volta passato il controllo Care si girò verso Elena e la salutò con la mano per poi scomparire dalla sua vista.

Elena era rimasta sola e si sedette su una piccola seggiolina davanti al tabellone degli orari di partenza e arrivi di tutti gli aerei.

Tutte le persone che le passavano davanti erano troppo indaffarate a guardare i loro bagagli o a sistemare gli ultimi documenti per il viaggio che non accorgevano neanche di lei.

Seduta sola sulla sedia iniziò a pensare a l'unica persona che la faceva sentire davvero importante e l'unica con la quale non poteva stare al momento.

Improvvisamente guardando il tabellone vide una parola che le fece tornare alla mente un momento del suo passato....

Era una triste giornata invernale di 10 anni fa e lei e Damon erano affacciati alla finestra e guardavano la neve scendere senza sosta. Elena aveva gli occhi sognanti, come una bambina che aspetta che la notte della vigilia passasse per poter aprire i regali e Damon invece osservava la sua auto che man mano diventava sempre più bianca, fino a non riuscire più a intravedere il vero azzurro della Camaro.

Elena guardò Damon e disse:

"Non è stupenda la neve?"

"Si, però preferirei non doverla spalare alla mattina quando prendo la macchina!" Disse lui ironico.

"Dai non essere così pessimista, viene poche volte all'anno, pensa se abitassi in quei paesi dove il sole sorge solo una volta o due al mese e in più nevica sempre, cosa faresti?"

"Mi trasferirei!!!"

"Damon, dai non dire così..Sarebbe bellissimo vivere là, o almeno visitare qualche paesino" Disse Elena continuando a guardare fuori dalla finestra.

Lì, in quel preciso momento Elena non ci aveva neanche pensato che Damon potesse davvero prendere su serio quella proposta, ma il mattino dopo, Elena si svegliò sola nel letto e notò che sul cuscino di Damon c'era una busta chiusa.

Aprì gli occhi di scatto, si mise subito seduta e si rigirò tra le mani la busta dove sopra c'era scritto : Per Elena.

Come una bambina aprì la busta ed estrasse in fretta il contenuto.

Estrasse due fogli, uno intestato a lei e l'altro a Damon Salvatore, scorse con lo sguardo il foglio e si rese conto che era la prenotazione per il Circolo Polare Artico durante il periodo dell'aurora boreale.

Sul viso di Elena si stava formando uno splendido sorriso man mano che proseguiva nella lettura.

Appena terminò di leggere tutto scese di fretta dal letto e si diresse verso il salotto, scendendo di tutta fretta le scale.

Vide Damon che era impegnato a preparare la colazione e gli corse incontro abbracciandolo e baciandolo.

Damon ricambiò l'abbraccio e sorrise felice di vedere quel sorriso sul volto della sua Elena.

"Grazie Damon, è il più bel regalo di Natale che potessi immaginare."

"Era il tuo sogno, ho solo fatto due telefonate.."

"No, hai fatto molto di più Damon, neanche ti immagini quanto sono felice" Disse baciandolo.

"Mi piace vederti felice"

"Lo sono, ed è tutto merito tuo. Ti amo Damon"

"Ti amo anche io"

 

Passarò un'oretta e bussarono alla porta. Kath si fiondò alla porta affamata, aprì e fece accomodare il fattorino vestito tutto di bianco con un carrello che spinse fino all'interno della camera.

Jessy ringraziò e pagò il gentile ragazzo:

"Buon appetito e buona serata" Disse chiudendo la porta.

"Oddio non vedevo l'ora che arrivasse, stavo morendo di fame" Disse Kath sedendosi a gambe incrociate sull'enorme letto. Jessy si sedette di fronte a lei e iniziarono a mangiare.

 

Stefan a casa si sdraiò sul suo letto, guardò l'ora nella piccola sveglia sul comodino e rivide nella mente le serate precedenti quando lui e Kath avevano guardato un film insieme su quel letto e quando, si era ritrovato talmente vicino a lei da volerla baciare.

Si girò e rigirò senza sosta tutta la serata. Non riusciva a pensare che lei preferiva Jessy a lui, d'altra parte l'aveva spinta lui a questo. Ma non riusciva a smettere di pensare a lei e Jessy. Così aprì il cassetto del comodino ed estrasse un piccolo libricino, che aprì e iniziò a scrivervi:

"Caro diario,

è da un secolo che non scrivo, ma fino ad adesso non avevo sentito il bisogno di liberarmi da questi pensieri. Sono ad un bivio della mia esistenza, nel corso dei secoli mi sono fermato spesso a ripensare a tutte le mie decisioni e tutte le azioni che sono conseguite da quelle decisioni, ma non ho mai avuto ripensamenti. Adesso però è diverso. Ho perso la ragazza che amavo, Elena, adesso lei è felice con Damon e sono davvero contento per lui, ed adesso l'unica cosa che mi chiedo: posso davvero essermi dimenticato di lei ed essermi innamorato di nuovo (aggiungerei) di Kath?

Come posso essere così stupido di essermi ri-innamorato di colei che mi ha sempre preso in giro e che mi ha soggiogato talmente tante volte che neanche mi ricordo.

Però adesso è diverso, lei è umana ed è come se avesse perso tutta la suaparetcattiva e fosse rimasta solo quella di cui mi ero innamorato la prima volta."

 

Alzò lo sguardo e si rese conto che stava perdendo tempo a scrivere quelle cose, l'unica cosa da fare adesso era quella di prendere il cellulare e chiamarla. Così chiuse il diario, lo ripose al suo posto e prese il cellulare.

Chiamò Kath ma non rispose così le scrisse un messaggio:

"Kath devo dirti una cosa, chiamami appena possibile".

Rilesse quelle parole e le cancellò. Poi scrisse:

"Kath ho bisogno di parlarti, ti aspetto a casa"

Rilesse e rilesse più volte e alla fine si decise ad inviarlo.

Rimase qualche minuto ad aspettare la risposta che però non arrivò.

Si buttò sul letto e chiuse gli occhi in attesa di una risposta.

 

Il cellulare di Kath squillò e quel trillo ottenne subito la sua attenzione. Prese in mano il cellulare, lesse il messaggio e rispose subito: "Ok, a dopo Stef"

Jessy guardò Katherine e rise.

"Perché ridi?" Chiese lei curiosa.

"Perché hai fatto una faccia stranissima"

Lei le sorrise e riprese a mangiare.
 

A cena ormai finita Kath e Jessy erano sdraiati sul letto facendo zapping sulla tv.

"Allora mister 'Entro negli alberghi senza pagare nulla', che si fa adesso"

Lui ci pensò un attimo e disse:

"Vieni con me, sempre che tu non abbia paura di essere troppo trasgressiva"

"Io? Si vede che non mi conosci."

Disse alzandosi dal letto e prendendogli la mano.

Jessy la fece uscire dalla camera, la fece entrare nell'ascensore e le disse:

"Adesso faccio una cosa, ma se non vuoi puoi fermarmi quando vuoi ok? Non iniziare ad urlare o altre cose che fanno le ragazze" Disse scherzoso.

Kath rimase in silenzio con una faccia stranita.

Jessy prese la felpa che aveva dato poco prima Kath e gliela legò intorno agli occhi.

"Ok, dovrei dedurre che hai fantasie perverse?" Chiese Kath per nulla spaventata.

"No, che sono un incredibile romantico" Disse schiacciando un pulsante dell'ascensore che però Kath non riuscii a vedere.

Pochi secondi e Jessy accompagnò Kath fuori dall'ascensore e dopo aver fatto due gradini le sussurrò all'orecchio:

"Sei pronta?"

Lei scosse la testa come una bambina contenta e lui le slacciò la felpa e le liberò la vista.

Appena poté vedere si mise le mani sulla bocca.

"Ma è stupendo da qui!" disse osservando il mare della parte più alta dell'hotel.

"Siamo sulla terrazza del mondo, fatta apposta per ammirare il mare"

"Sei poetico Jessy"

"Lo dice sempre mia madre" Disse Aaron guardandola mentre non staccava gli occhi dell'oceano.

"Sembra davvero immenso non credi? L'oceano intendo" Chiese Kath.

"Si, è bellissimo e maestoso"

"Ti ringrazio di avermi portato in questo magnifico posto e di avermi trattata da principessa per tutta la giornata" Disse Kath girandosi di un pochino per poterlo guardare negli occhi, per poi rigirarsi verso il mare.

La luce leggera della luna illuminava i loro volti, Kath era appoggiata alla balaustra vetrata e Jessy era esattamente dietro di lei che la stringeva.

"Grazie a te, sei la ragazza più speciale che conosca, mi hai colpito fin da subito e non credo di aver mai incontrato nessuna come te"

A quelle parole Kath si girò e si ritrovò ad un soffio dalle labbra di Jessy.

"Lo pensi davvero?" Chiese lei.

"Assolutamente...ogni parola" Rispose lui.

Il viso di Kath si spostò verso di lui e sollevò il mento per avvicinarsi alle sue labbra. Jessy appoggiò delicatamente la sua fronte su quella di lei in attesa di una mossa.

Senza neanche pensarci Kath alzò le braccia per stringerle dietro alla nuca di Jessy che, non appena ne ebbe l'occasione la baciò.

Un bacio dolce con il rumore del mare in sottofondo, i gabbiani che volavano a pochi metri da loro e una luminosa luna che creava un gioco di ombre con i loro corpi.

Le braccia di Jessy si strinsero attorno alla vita di Kath, la quale per qualche istante si lasciò trasportare da lui, andando perfino in punta di piedi.

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Capitolo 22
*** In Cerca Di Aiuto ***


Elena rientrò in casa Salvatore, prese in mano il cellulare e notò che nessuno si era fatto sentire, né Stefan, né Caroline e neanche colui che più sperava di sentire in quel momento: Damon.

Appoggiò le valigie in mezzo all'enorme salotto, salì le scale che portavano nella camera da letto e rimase sulla soglia a guardare il letto matrimoniale con nostalgia. Constatò che nessuno l'aveva toccato da quando era partita per New York e la prima cosa che fece fu quella di prendere tra le mani il cuscino di Damon ed annusarne il profumo. Chiuse gli occhi ed ripensò a tutti i momenti passati con lui: dalle sfuriate ai momenti più intimi e sorrise al solo pensare a tutto quello che avevano passato insieme.

Si riportò per l'ultima volta il cuscino vicino al viso e dopo aver sospirato lo riappoggiò al suo posto, si cambiò i vestiti il più in fretta che poteva ed uscì dall'enorme casa che era terribilmente silenziosa.

Mise in moto la macchina e si diresse al Grill, dove sapeva che avrebbe sicuramente trovato qualcuno con cui parlare.

 

Nello stesso momento a New Orleans Caroline si trovava proprio davanti alla casa di Klaus.

Era nella medesima situazione di qualche settimana prima, ma stavolta era ben consapevole di quello che voleva.

Si avvicinò alla porta, bussò e la persona che gli si presentò davanti non era quella che si aspettava: Rebekah.

"Rebekah?"

"L'unica e sola dolcezza! Ti aspettavi qualcun'altro?" Chiese Rebekah.

"No, cercavo Klaus, ho bisogno di lui" Disse Care un pochino imbarazzata.

"In questo momento non c'è in casa, è andato ad uccidere qualche innocente" Disse Rebekah ironica ma seria.

"Ok, quando posso trovarlo? E' urgente"

"Con te è sempre urgente vero?" Chiese Reb guardandola con uno sguardo giudicante.

"No, non è ver.." Cercò di replicare Care, ma venne interrotta.

"Si che è vero Care... Quando arrivi tu qualcuno sta per morire o ha un problema improrogabile e vieni qui solo perché sai che non ti dirà mai no! Cerca di capire che lui è buono con te perché è innamorato di te e farà tutto per farti felice, ma io no, e vedo che a te non interessa lui come persona, ma ti importa solo il potere che ha sulla gente."

"Non ti permetto di aggiungere altro. Non sai nulla di me!- Disse Care guardandola negli occhi, alzando gradualmente la voce- Sono venuta qua per chiedere il suo aiuto, ma anche per chiarire una cosa, ed entrambe le cose non ti riguardano quindi per favore non ti intromettere tra noi."

"Tra voi? Da quando esiste un 'voi' ?" Disse alzando sempre di più la voce.

"Ti ripeto non sono affari tuoi Rebekah" Rispose Care alzando a suo volta il tono della voce.

"Invece lo sono da quando lo trovo tutti i giorni a guardare la porta sperando che chi la apra sia tu, Caroline. Tu non sai neanche come era ridotto dopo che siete tornati da Parigi" Urlò Rebekah contro Care.

"Lo amo, ok?" Disse urlando Care.

Rebekah rimase in silenzio. Il suo sguardo era stupito ma contento. Ha sempre odiato suo fratello, ma sperava che sotto sotto Caroline provasse qualcosa per lui. Klaus ha sempre contato moltissimo su Care, sulla sua capacità di andare oltre l'apparenza e sul potere del perdono. Sotto quella facciata da mostro c'era un ragazzo che era cresciuto troppo in fretta e che la vita gli ha riservato solo cose crudeli, la morte di suo fratello e l'odio di suo padre l'hanno portato a essere una persona senza rimorso, ma tutto questo era cambiato da quando aveva conosciuto Care.

In lui era nata la consapevolezza che tutto quello che faceva poteva causare dolore alle altre persone e da quando aveva promesso a Care, il giorno del suo diploma, che lui sarebbe stato il suo ultimo amore aveva cercato di essere una persona degna del suo perdono.

Improvvisamente si presentò davanti alla porta Elijah e con il suo modo pacato e tranquillo disse:

"Buonasera Caroline, ho sentito la soave voce di mia sorella così ho pensato di venire a darti il benvenuto di persona."

"Grazie Elijah, sono venuta per Klaus, ma visto che non c'è ripasso più tardi"

"A dire la verità è in casa" Disse Elijah.

Il viso di Caroline divenne rosso all'istante quando si rese conto che Klaus aveva potuto sentire la sfuriata che aveva avuto con Rebekah.

Elijah e Rebekah si allontanarono dalla porta e sbucò Klaus.

"Ciao Klaus" Salutò Care.

"Ciao Care, che bello vederti qui. Accomodati pure"

 

 

Katherine entrò in punta di piedi nella casina, cercando di non fare nessun rumore per non svegliare Stefan, che data la tarda ora, probabilmente dormiva.

Salì le scale con le ciabatte in mano, ma uno scricchiolio di uno scalino la tradì.

"Che fai?" Chiese Stefan a Kath, che appena sentì la sua voce fece un salto dalla paura.

"Oddio Stefan...mi hai fatto prendere uno spavento. Non farlo mai più"

"Ok, scusa, ti ha sentita entrare e volevo salutarti"

"Ah ok, tutto bene." Disse sorridendo lei.

Stefan vide che Kath non voleva parlare del suo appuntamento, probabilmente per non metterlo in difficoltà visto la litigata che avevano avuto il giorno prima. Tuttavia lui era curioso e voleva assolutamente sapere perché non aveva risposta al messaggio che le aveva mandato.

"Come è andato il pomeriggio?"

"Bene dai"

"Tutto qui?" Chiese Stef stupito della risposta.

"Non voglio litigare con te, se ti racconto non ti arrabbi con me vero?" Chiese lei scendendo dalle scale.

"No, te lo avevo promesso ieri e te lo prometto anche ora. Avanti raccontami tutto"

"Che bello, non vedevo l'ora di poter parlarne con te. E' una cosa lunga, ma ti racconterò tutto" Disse lei sorridendo.

"Ok, aspetta un attimo, ti và di sdraiarti da me?" Chiese Stefan

"Vuoi dire nella tua camera da letto? Quella che fino a qualche giorno fa era off-limits?"

"Si, solo per stasera" Rispose.

 

Seduta a gambe incrociate Kath raccontò tutta il suo pomeriggio e dopo ore che parlavano Stefan sbadigliò.

"Ma ti stai addormentando?" Chiese lei interropendosi dal racconto.

"No, certo che no, solo che sono le 5:00 del mattino e ho sbadigliato. Vuoi la prova che ascolto...eccola: hai appena raccontato che siete entrati nell'albergo e la signora vi ha dato la chiave di una stanza. Vedi non dormo Kath!"

"Beh ti risparmio i dettagli e vado subito alla parte interessante"

"Che sarebbe?" Chiese Stefan che nel mentre si era sdraiato.

"Ci siamo baciati" Disse Kath mordicchiandosi nervosamente un'unghia della mano.

Stefan si raddrizzò di colpo mettendosi seduto di fronte di lei.

"Che cosa?" Chiese incredulo.

"Mi ha baciato... o meglio l'ho baciato"

Stefan era rimasto pietrificato, finito il suo racconto voleva dirle quello che provava, ma non si aspettava che lo baciasse alla prima sera.

"Mi ha portato su tetto dell'hotel e...beh lì ci siamo baciati, non era una cosa programmata, ma è successa" Chiarì Kath.

"Ah. ...Fantastico no?"

"Direi di si, mi ha dato la prova che ci tiene e tra l'altro non ha neanche insistito, è stato tutto molto spontaneo. Ho sbagliato dici?" Le chiese preoccupata dalla sua espressione.

"No no, hai fatto bene se è quello che ti sentivi di fare" Disse lui non troppo convinto.

"A davvero? Non sembri credere a quello che stai dicendo!" Disse lei leggendo il suo sguardo.

"Non è vero, certo che credo a quello che ti sto dicendo. Perché dici così?"

"Non so... A proposito Stef, cosa dovevi dirmi quando mi hai mandato il messaggio?"

"Niente di importante"

"Non è vero, mi hai detto che era importante" Chiarì lei.

"Si, ma ho risolto, volevo un parere sulle mete da visitare mentre sono qui, visto che mi lasci sempre da solo!" Disse lui cercando di distogliere l'attenzione dall'argomento.

"Ok, te la posso fare comunque anche se tu hai già deciso cosa visitare, così avrai anche un parere femminile"

"Certo, mi farebbe molto piacere" Disse Stefan sorridendole.

"Che ne dici se dormiamo un pochino Stef? Domani ci aspetta una giornata piena di impegni" Disse lei alzandosi dal letto diretta nella sua camera.

"Aspetta" Sospirò Stefan prendendole la mano.

"Si?"

"Rimani qui...se vuoi ovviamente." Disse indicandole la parte destra del letto

"Molto volentieri" Disse lei saltando sul letto felice di aver trascorso la serata insieme a lui.

Kath spense la luce, si coricò e si coprì con il leggero lenzuolo. Erano entrambi l'uno rivolto verso l'altro e per qualche secondo si guardarono.

Stefan chiuse gli occhi e Katherine senza pensarci prese la mano di Stefan accarezzandogliela.

Rimase qualche minuto in silenzio a guardarlo, in attesa che lui spostasse la mano o che facesse un gesto che le facesse capire che voleva che allontanasse la mano, ma non lo fece.

Stefan aveva ancora gli occhi chiusi e sperava che non le mollasse la mano. Pochi istanti dopo, sentendosi terribilmente stupida a solo pensare che Stefan potesse provare qualcosa per lei, dopo le innumerevoli volte che lei glielo aveva chiesto, lasciò la mano.

Non appena lei si mosse per spostarsi, lui gliela fermò. Entrambi si guardarono negli occhi senza dire una parola. 



Ciao a tutti, 
Ringrazio tutti per la vostra presenza che è sempre costante e vi ringrazio anche per le vostre recensioni, che per me sono molto importanti!! Quindi continuate pure a dire la vostra perchè per me siete fonte costante di ispirarazione!!
 Detto questo faccio il punto della sitazione: 
Troviamo da una parte Caroline ed Elena pronte a fronteggiare Charlotte mediante l'aiuto di Klaus e dall'altra Kath che confida di aver baciato Jessy a Stefan, il quale si comporta in maniera molto diversa da quella che ha sempre avuto con lei.
Nei prossimi capitoli avremmo una svolta tra Kath e Stefan i quali cercheranno davvero di capire, una volta per tutte, cosa c'è tra di loro e Kath sarà costretta a fare una scelta.
Per quanto riguarda Klaus e Caroline ci sarà in programma un viaggio e una scoperta inaspettata, sappiate che nulla è come sembra! :)
Spero di avevi incuriosito sufficientemente. Ditemi la vostra opinione nei commenti!!!
A presto. Dreamer2021 

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Capitolo 23
*** Nuovi Inizi ***


La stanza era buia e nessuna luce filtrava data la tarda notte. Kath e Stefan erano in silenzio ma i loro battiti del cuore parlavano per loro.

"Che volevi dirmi quando mi hai scritto il messaggio Stef?" Chiese sottovoce Kath guardandolo negli occhi e continuando ad accarezzargli la mano.

"Quello che ti ho detto prima Kath"

"Non ci credo e lo sai benissimo Stef? Perché non vuoi dirmi cosa è successo stasera?" Disse avvicinandosi con tutto il corpo a lui.

"Perché ti confonderebbe e...adesso sei felice con Jessy..."

"Cosa centra Jessy adesso?" Disse Kath alzando le sopracciglia stupita.

Stefan la guardò e senza neanche dire una parola le fece perfettamente capire cosa intendeva.

Kath si morse il labbro e distolse lo sguardo e guardò in basso. Non sapeva cosa dire ma trovò la domanda giusta:

"Pensi ancora che tra di noi non possa succedere mai nulla Stef?"

"No" Sospirò Stefan.

Rimase per un attimo fermo a guardarla. Tutto il suo corpo voleva baciarla ma la sua mente pensava a tutto quello che avrebbe comportato per lei e Jessy.

Il pensiero che lei potesse stare davvero con un altro gli fece prendere una decisione.

Continuò ad accarezzargli il dorso della mano e con l'altra gli spostò una ciocca di capelli che gli si era posata proprio vicino ad un occhio. Il viso di Kath si spostò subito nella direzione della mano di Stefan che piano piano era sceso fino a toccarle il collo.

Decise di rischiare: afferrò delicatamente la nuca di Katherine e si avvicinò di scatto per baciarla.

Le morbide labbra di Stefan si appoggiarono su quelle di Kath che quasi incredula rimase immobile fino a ché lui non si staccò.

Appena riaprì gli occhi si accorse che Stefan la stava guardano in attesa di una sua azione, così alzò il mento per avvicinarsi a lui e baciarlo di nuovo. Alla vista di tale movimento Stef la continuò a baciarla, come non aveva mai fatto.

Kath si staccò da lui e notò subito la faccia preoccupata di Stefan che la cercava, non credeva ai suoi occhi: lui la voleva, la desiderava con uno sguardo diverso dalle altre volte.

Tutto quello che aveva sempre voluto era che la guardasse come guardava Elena, con quello sguardo dolce, innamorato, che dava sicurezza. Tutte le volte che aveva provato ad avvicinarsi lui l'aveva respinta e le aveva fatto credere che nulla poteva competere con la purezza e la castità di Elena. Tuttavia anche lei lo aveva deluso, anche se nulla era avvicinabile a quello che le aveva fatto Kath in passato.

Kath ha sempre cercato di rimediare ai suoi sbagli e finalmente se n'era accorto anche Stefan.

Continuandolo a baciare si spostò fino a ritrovarsi sopra di lui, il quale non riusciva a fare a meno di stringerla sui fianchi.

Pochi secondi dopo Stefan si mise seduto con Kath proprio sulle sue gambe che continuava a baciare senza sosta.

Si fermarono un secondo e si guardarono negli occhi sorridendo. Dolcemente Kath appoggiò la fronte su quella di Stefan che le fece una carezza sul viso.

Le mani di Stefan sfioravano ogni centimetro del corpo scoperto di Kath e in un istante lei alzò le braccia al cielo, in attesa che Stefan gli sfilasse il piccolo top nero che indossava.


 

Lui non se lo fece ripetere due volte e le sfilò l'indumento facendola rimanere in costume.

Kath prese tra le mani il volto di Stefan e lo allontanò per potersi alzare in piedi di fianco al letto, lui rimase immobile seduto sul letto mentre, posta proprio difronte a lui, Kath che si muoveva sensuale facendo scivolare per terra la vaporosa gonna arancione che indossava.

Appena cadde a terra Stefan ebbe un sussulto, come se gli fosse mancata l'aria per qualche secondo, ogni terminazione nervosa era attratto da lei, la voleva. Consapevole dell'effetto che aveva avuto, Kath le si avvicinò, rimanendo in piedi davanti a lui, e gli tolse la maglia che indossava, la quale venne lanciata per aria.

Stefan a sua volta passò le mani sulla schiena di Kath fino ad incontrare i fili del costume, che delicati scendevano lungo la colonna vertebrale, li afferrò con fermezza e li tirò fino a lasciarla in slip.

I capelli coprivano parzialmente il perfetto seno, creando un effetto che lo fecero esplodere.

Si alzò in piedi, prese Katherine e la spinse contro la parete più vicina e riprese a baciarla con più audacia di prima, sulla guancia, sulla bocca, nel collo, fino ad arrivare al seno.

Katherine prese la spinta e incrociò le gambe dietro alla sua schiena e continuando a baciarla Stefan la portò sul letto.

"Non ti farò male Katherine" Disse con un filo di voce rotta Stefan.

"Non ho paura di te" Rispose lei togliendosi gli slip che le erano rimasti indosso.


 


 

Il salotto di casa Mikaelson era molto più luminoso di come se lo ricordava dall'ultima volta che vi era stata, ma nulla aveva cambiato posto.

"Non è cambiato nulla da quando me ne sono andata" Fece notare Caroline.

"Certo, volevo che se mai fossi tornata, ti fossi sentita a casa" Disse Klaus.

Continuandosi a guardare intorno Care notò che Rebekah stava origliando la loro conversazione da dietro una enorme colonna posta vicino al salotto.

"Klaus, tu lo sai che tua sorella ci sta ascoltando, vero?" Fece notare.

Klaus voltò lo sguardo verso di lei e non le disse nulla.

Stupita del suo disinteresse, Care lo fissò e notò che si stava avvicinando a lei.

"Che pensi di fare?" Chiese veloce.

"Vieni con me, non c'è modo di non farla ascoltare, se non questo"

Le prese una mano e lei si lasciò trasportare da lui nella sua camera da letto che aveva visitato poche settimane prima. Chiuse la porta e concluse:

"Adesso non può sentire nulla quindi parla pure liberamente"

Care riprese a guardarsi intorno per pochi secondi e constatò che era davvero perfetta quella camera, nulla era fuori posto, in ordine quasi maniacale.

"Ho un problema" Disse Care.

"Quando la vita con te è facile Forbes?!" Disse ironico.

"A dire la verità non sono io ad avere un problema, è di Elena e Damon". Chiarì.

"E perché mai dovrei aiutarli?"

"Non fare finta che non ti interessi di loro"

"No infatti non faccio finta, non mi interessa di loro. Pensavo fossi venuta per stare con me, e che finalmente avevi capito cosa volevi, ma devo essermi sbagliato" Disse triste Klaus.

"Ma...non hai sentito quello che ho detto prima con Rebekah?" Chiese stupita nell'apprendere che non aveva sentito nulla della loro discussione che avevano avuto poco prima sulla porta di casa.

"A differenza di mia sorella non mi piace ascoltare le conversazioni altrui, perché cosa le hai detto?" Chiese incuriosito sedendosi sul letto.

"Niente...stavo parlando del mio problema" Disse mentendo Caroline.

"Ok, facciamo così, io ti aiuto a patto che tu mi dia un bacio" Esordì Klaus.

"Che cosa?"

"Si, un bacio, non ti chiedo tanto, ma se può servire per farti ammettere quello che provi, allora lo farò" Disse serio avvicinandosi a lei.

"Stai scherzando vero?"

"No" Concluse lui.

Care non sapeva cosa dire, era a pochi centimetri da Klaus e lo averebbe voluto baciare anche senza che lui la obbligasse, ma non voleva certo piegarsi ad uno stupido ricatto.

"Va bene, ma a favore fatto" Chiarì lei.

"Ok, siamo d'accordo" Disse Klaus allungando la mano verso Caroline.

"Ok, quando avremmo finito di sistemare questo casino ti darò un bacio, ma non prima" Disse Care allungando a sua volta la mano e stingendo quella di Klaus.

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Capitolo 24
*** Ritorni E Nuove Scoperte ***


-------------- Ore 11:00 del mattino --------------

"Ehi, Katherine sei in casa?" Chiese Jessy, continuando a bussare da fuori della casa di Stefan.

Prese in mano il cellulare e compose il numero di cellulare di Stefan che a pochi metri dalla porta suonò svegliando sia lui che Kath, che era sdraiata nuda con un leggero velo che la copriva.

Non appena Stefan aprì gli occhi non poté non notare la straordinaria bellezza di lei nonostante stesse ancora dormendo. Fu interrotto da un rumore proveniente dal salotto. Toccò delicatamente il viso di Katherine per svegliarla nel modo più dolce possibile. Lei iniziò a muoversi ed ad aprire gli occhi.

"Kath abbiamo un problema, Jessy sta bussando alla porta" Disse Stefan.

Lei spalancò gli occhi e senza dire una parola si alzò in tutta fretta, si mise la prima vestaglia che trovò lì vicino e si fiondò ad aprire alla porta.

Si risistemò i capelli proprio davanti alla porta e la aprì poco dopo.

"Oddio.. ciao Jessy, scusa se non ti ho aperto, ma stavo dormendo. Sono una gran pigrona...lo sò" Si scusò lei.

"Non preoccuparti, volevo solo sapere se stavi bene. Poi ti ho portato la colazione" Disse mostrando un sacchettino in una mano e una tazza di caffè nell'altra.

"Che gentile che sei stato. Grazie mille, mi ci vuole proprio" Disse prendendo il caffè.

"Non ho preso niente per Stefan perch..." Non ebbe il tempo di finire che Kath lo interruppe.

"Non è in casa, è uscito prima stamattina." Disse lei invitandolo ad entrare e facendolo accomodare in cucina.


 

Stefan nella camera stava sistemando il letto, cercando di capire dove era finita la sua maglia, e non riusciva a non ascoltare le voci provenienti poco lontano da lui. Quando sentì Kath dire che lui non era in casa si fermò di scatto, come paralizzato. Chiuse gli occhi, si sedette e ricordò un momento del suo passato.

Era il 1864, l'anno della sua trasformazione, ma non era ancora un vampiro. Abitava ancora con Damon e suo padre Giuseppe, il quale aveva moltissimi domestici in giro per la casa che rassettavano, sistemavano e pulivano ogni centimetro del casato.

Moltissime volte Katherine aveva chiesto a Stefan di stare con lei per tutta la vita, ma non come umano, ma come vampiro per far si che il 'per sempre' fosse davvero l'eternità, ma lui aveva sempre rifiutato perché la sua parte umana era quello che lo faceva sentire più vivo e che lo rendeva quello che era. Tuttavia, dopo numerosi ripensamenti aveva messo Katherine davanti alla sua umanità, non gli importava che si fosse dovuto nutrire di sangue, che non avrebbe avuto una vita normale, a lui importava solo stare con lei.

Così quel pomeriggio prese una decisione importante, che avrebbe cambiato le sorti della sua vita.

Dopo aver preso coraggio, si diresse verso la camera di Miss Katherine. Bussò ed una voce dall'altra parte disse:

"Avanti"

Quando entrò trovò Kath con la sua donna di compagnia Emily che stava scrivendo su dei fogli. Non curante di questo si avvicinò a lei e chiese di poter parlare in privato con lei.

"Certo.- Poi rivolgendosi verso Emily- Per favore puoi lasciarci da soli?"

"Ovviamente Signorina Pierce" Disse Emily allontanandosi e chiudendo la porta.

"Allora Stefan che vuoi dirmi?"

"Signorina, io vi amo tantissimo e vorrei trascorrere tutta la mia vita con voi.."

"Lo sò, me lo avete già detto" Disse baciandolo sulle labbra.

"Si, ma non vi ho detto un'altra cosa...sò che vi avevo detto che non volevo essere trasformato, ma...ho cambiato idea"

"Ne siete sicuro?" Chiese lei stupita.

"Si, non sono mai stato tanto sicuro. Io non voglio perdervi e farei di tutto."

"Sono davvero felice di questo" Disse baciandolo di nuovo in modo casto.

Improvvisamente, dalla stanza affianco si sentirono dei rumore e a pochi secondi di distanza Emily bussò in fretta alla porta.

"Signorina Pierce, qui la cercano"

Katherine si allontanò da Stefan e si avvicinò alla porta, ma prima di sparire si voltò verso Stefan e gli disse:

"Aspettatemi qui, arrivo subito" e chiuse la porta.

Lui rimase in piedi e cominciò a camminare nervosamente per tutta la camera senza meta in preda al panico. Nella sua testa ripensava a tutto quello che era successo tra di loro; si pentiva dei fatto che l'avesse fatta aspettare così tanto per quella decisione, ma era anche contento di esserglielo riuscito a dire. Adesso, finalmente, potevano stare insieme.

Continuando a camminare per la stanza si avvicinò alla porta e sentì la voce di Damon. Incuriosito cercò di ascoltare quello che veniva detto.

"Siete bellissima Katherine"

"Grazie mille!"

"Katherine io vi amo e non posso pensare di vivere un secondo senza di voi...posso entrare nella vostra camera?"

"No, mi spiace"

"Perché c'è qualcuno" Chiese Damon

"No nessuno" Rispose lei lasciando Stefan solo in camera.

 

Un leggero bussare alla porta portò Stefan alla realtà. Ebbe giusto il tempo di alzarsi in piedi che entrò Katherine, velocemente prese il suo diario dal comodino e nel tempo di un nanosecondo scomparì senza farsi vedere da Kath.

"Stefan?" Disse lei entrando, ma non trovò nessuno, così richiuse la porta e ritornò da Jessy.


 

"Jeremy mi sei mancato da morire" Disse Elena correndo verso Jer non appena fu entrata al Grill.

"Che bello vederti Elena" Rispose lui.

"Come sta Bonnie? Ho saputo tutto da Caroline, perché non mi hai detto nulla prima?"

"Non sapevo nulla neanche io, Bonnie mi ha tenuto nascosto tutto anche a me, per non farmi preoccuparmi" Disse Jer.

"Beh l'importante che adesso stia bene e che possa stare per tutta la sua vita con te e il piccolo Rick. A proposito, come sta?" Chiese preoccupata.

"Benissimo, guarda con i tuoi occhi" Disse Jer allontanandosi di pochi passi per andare a prendere suo figlio dalla piccola culla posta accanto a lui. Prese il piccolino e lo diede in braccio ad Elena che, appena lo vide, gli scese una lacrima.

"Ciao piccolino -disse sussurrando al bimbo- sei bellissimo" Commentò Elena.

"Dove è Damon?" Chiese Jer.

Elena cominciò a piangere.

"Oddio non volevo. Elena che è successo?" Disse cercando di rimediare alla domanda.

"Nono tranquillo, non è colpa tua. Non potevi sapere niente di quello che è successo"

"Perché cose è successo?"

"Ci siamo lasciati, non siamo fatti per stare insieme" Disse lei con gli occhi pieni di lacrime.

"Ma vuoi scherzare Elena?" Chiese Jeremy allucinato.

"No, è vero. Ci siamo lasciati ieri. Sono andata a New York da lui, ma non ne ha voluto sapere"

"E' la volta buona che lo ammazzo." Disse Jeremy rabbioso.

"No, è tutto ok, lo supererò"

"Elena l'ultima volta che hai perso qualcuno di davvero importante hai bruciato la casa"

Nel frattempo arrivò Bonnie che notando che Elena piangeva si era fiondata da lei.

"Elena che succede?" Chiese subito

"Damon l'ha lasciata" Rispose Jeremy con tono arrabbiato.

"Cosa? Perché?" chiese Bonnie

"Una storia lunghissima Bon. Ti va se te la racconto a casa?"

"Certo" Disse lei.

"Posso tenere in braccio Rick?" Chiese Elena.

"Ma certo"Rispose Jer salutando Bonnie con un bacio.

Bonnie raccolse tutte le cose del bambino e mentre Elena coccolava Rick gli si presentò davanti Aaron. Non appena alzò lo sguardo lo vide e gli disse subito:

"Ciao Aaron, come stai?"

"Tutto bene, chi è questo bellissimo bambino?"

"Mio nipote: Rick" Disse Elena orgogliosa.

"Lei -indicando Bonnie- è la mia migliore amica, nonché mamma di questa pulce" Concluse Elena.

Bonnie le si avvicinò e gli strinse la mano.

"Sono Aaron, piacere di conoscerti" Disse rivolto a Bonnie.

"Piacere mio" Ripeté Bonnie.

"Scusaci ma dobbiamo proprio andare, devo portare il piccolino a nanna, ma ci vediamo in giro" Disse Elena.

"Ok, a presto"


 

Una volta arrivate a casa Bonnie fece entrare Elena e si accomodarono nel divano piccolo ma comodo di casa. Elena aveva ancora in braccio Rick e non voleva lasciarlo per niente al mondo.

"Chissà se un giorno io e Damon avremmo mai dei bambini" Disse con occhi dolci

"Che cosa è successo con Damon, Elena?" Chiese curiosa.

"Non ti ho detto la verità al Grill, nessuno deve saperlo, ma tu sei la mia migliore amica e non posso nasconderti niente"

"Sai che puoi dirmi tutto"

"Damon è stato minacciato da Charlotte, una sua ex-fiamma di molti secoli fa, che era asservita a lui. Quando si è liberata ha finto di essere una mia paziente di New York e ha detto a Damon che se non ci lasciamo lei farà del male a me e alla mia famiglia. Ma non temere, abbiamo già un piano."

"No non sono preoccupata per quello. Damon potrà essere uno stronzo certe volte, ma non permetterebbe che facciano del male a Rick, questo lo so. E' un'altra cosa."

"Cosa Bonnie?"

"Quando ho stretto la mano a quel ragazzo al Grill ho sentito qualcosa"

"Come 'qualcosa'?" Chiese Elena sempre più sospettosa.

"Avevo già sentito quella sensazione quando incontravo una strega, ma non ha senso. Voglio dire non è uno stregone..."

"Oddio ecco chi è!" Disse Elena lasciando Rick in braccio a Bonnie e prendendo il cellulare.


 

"Caroline?" Disse Elena al cellulare.

"Si, dimmi"

"Ho appena scoperto chi è lo stregone di Charlotte."

"Chi è?"

"Ti ricordi quel ragazzo, proprietario dell'edificio dove ho lo studio a NY che abbiamo incontrato al Grill?"

"Si, è lui?"

"Si, Bonnie ha avuto una delle sue sensazioni"

"Benissimo lo dico a Klaus, lui ha già un piano"



Ciao a tutti, vi rubo ulteriori minuti per fare una cosa stupida ma che è veramente importante per me:
ringraziarvi per il vostro sostegno e per i bellissimi commenti che mi lasciate. Mi date la forza di continuare e di fare sempre meglio, quindi per tutti questi motivo VI RINGRAZIO DI CUORE!!!
Dreamer2021

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Capitolo 25
*** Riappacificazioni ***


"Allora Kath, come è stata la tua nottata?" chiese Jessy.

"Perché?" Chiese preoccupata Katherine.

"Perché ci siamo baciati....ricordi? Io non ho dormito tanto, ti ho pensato sai" Disse Jessy sedendosi al tavolo in cucina.

"Anche io" Disse non alzando lo sguardo.

"Non sembri felice" Disse lui notando la sua espressione del viso.

"No, non è come sembra. Ho dormito poco stanotte. Sono sfasata" disse facendo un meraviglioso sorriso cercando di sviare.

"Beh in effetti abbiamo fatto un pochino tardi, erano le 2:00" Concluse lui.

Katherine si sentiva in colpa per il segreto che doveva mantenere con Jessy. Lui era un ragazzo d'oro, era carino con lei, la faceva sentire una principessa e la cosa più importante le diceva quello che aveva bisogno di sentirsi dire: che ci teneva a lei. 
Stefan è il suo grande amore, ma lui non le ha mai detto esplicitamente quello che provava, non ha neanche mai ammesso di volerla fino alla sera precedente.
Sapeva che in passato lo aveva ferito una infinità di volte, ma era cambiata e non solo perché era umana, ma vedeva ed affrontava le cose in modo diverso. Adesso Katherine doveva scegliere se lasciarsi alle spalle Stefan e cercare di trovare la felicità con Jessy oppure non mollare e far vincere a Stefan tutte le paure.


 

"Ok, allora partiamo subito, ma promettimi che non interferirai nelle mie decisioni, è fondamentale Caroline" Disse Klaus guardandola negli occhi.

"Pensi di non attenerti al piano?" Chiese subito lei preoccupata.

"No, ma se per caso ci saranno dei problemi devo fare quello che va fatto Care"

"Intendi... 'sistemare le cose'?"

"Si, se necessario" Rispose lui rivolgendo lo sguardo altrove.

"Senti, non preoccuparti, so che se lo fai è per una buona ragione. Non permetterò che questa Charlotte metta in pericolo tutti noi per un suo stupido capriccio, quindi adesso guardami in faccia ed ascoltami bene - Disse Caroline prendendo il suo viso tra le mani - Fai tutto quello che devi fare e non pensare a me."
Lui scosse la testa in segno di consenso.

La nottata stava passando e Care non riusciva a dormire. Si girava e rigirava nel letto nella stanza di casa Mikaelson.
Decise di mettersi a pancia verso l'alto con le braccia distese lungo i fianchi, chiuse gli occhi e iniziò a contare per cercare di riaddormentarsi. Arrivata a 10 aprì gli occhi di scatto e realizzò che non stava funzionando. Nella sua testa si disse:

"Al diavolo i numeri", così si alzò e uscì dalla camera e facendo il meno rumore possibile aprì la porta che separava il corridoio dal grande salone, lo attraversò e arrivò dritta in cucina.

Prese un bicchiere e lo riempì d'acqua. Silenziosamente si sedette su una sedia poco distante e cercò di non pensare a tutte le terribili cose che erano successe in quella settimana. Un rumore che proveniva da una stanza poco lontano da lì interruppe i suoi pensieri. Decise di controllare e si avvicinò ad una porta che dava su una piccola stanza. Vi si addentrò e capì che era la stanza dove Klaus dipingeva. Tutto intorno c'erano pennelli, tavolozze e cavalletti con tele vuote, tranne uno.

In quello più nascosto c'era un dipinto anche se non riusciva a distinguere bene le figure.

Care accese le luci e vide che quella nel disegno era lei con la torre Eiffel come sfondo. Si mise subito una mano sulla bocca, era incredula. Non aveva mai visto un disegno di tale bellezza, le linee erano perfette e i contorni erano ben definiti quasi come una foto.

Lo guardò ancora per qualche altro minuto e con il sorriso sulle labbra ritornò nella sua camera e pochi secondi dopo si addormentò.


 

La mattina seguente Care si alzò di buon orario e si diresse nella camera di Klaus per svegliarlo. Bussò qualche volta alla porta ma nessuno gli rispose. Una voce proveniente dalla cucina disse:

"È in paese per questioni di affari , smettila di bussare."

Care si diresse verso la voce e trovò Rebekah seduta con una tazza di succo di fronte a lei.

"Serviti pure, lo trovi in frigo" disse prendendo in mano il suo bicchiere sorseggiando.

Caroline si servì e in silenzio si sedette di fonte a lei, non con aria di sfida, serena.

"Allora, sei pronta per la missione?" Chiese Rebekah.

"Si, non vedo l'ora di partire" disse Care.

Ci fu un secondo di silenzio e poi Rebekah continuò.

"Senti mi spiace per ieri pomeriggio, non dovevo aggredirti così."

"Scuse accettate, se avessi un fratello probabilmente sarei protettiva anche io come lo sei tu"

"Sai alla fine sono contenta che sia tu quella con cui mio fratello vuole passare l'eternità, poteva andarmi peggio, poteva innamorarsi di quella lagnosa di Elena, Dio ce ne scampi considerando che cerano già i due Salvatore a contenderla, o ancora peggio la martire Bonnie...invece ha scelto te!"

"Ma se mi hai sempre odiato Rebekah" Constatò Care.

"Si è vero, ma poi ho capito che per lui tu eri quella giusta."

"Mi fa piacere che lo pensi" disse Care contenta.

"Adesso che abbiamo chiarito tutto e che siamo sole... come pensi di dirgli tutto?"

Caroline rimase in silenzio per qualche secondo, stupita della sua improvvisa gentilezza e guardandola vide che era sincera, voleva davvero essere sua amica. Caroline si mostrò gentile e le rispose:

"Allora ieri pomeriggio abbiamo fatto un patto, io gli avrei dato un bacio se in cambio mi aiutava a risolvere questo casino con Damon ed Elena; gli ho fatto credere che non sono qui per stare con lui così una volta finito tutto questo potremmo stare finalmente insieme."

"Wow..hai fatto bene a non dirglielo subito, sarebbe stata una distrazione"

Rebekah che dava ragione a Caroline? Non ci credeva neppure lei.

"Questa è l'ultima battaglia allora" disse Rebekah con un bellissimo sorriso.

"Si, l'ultima guerra e poi la luna di miele" concluse Care sorridendo.

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Capitolo 26
*** Nulla è Come Sembra ***


Sulla spiaggia proprio difronte alla loro casa, sdraiato sul lettino sotto l'enorme ombrellone, c'era Stefan che cercava di nascondersi da quella casa. Non sapeva perché non volesse tornare, ma sapeva che Katherine voleva parlare della notte scorsa, ma lui non sapeva cosa dirle.

Mentre guardava l'immensità dell'oceano e le onde che si infrangevano sulla riva poco distante da lui, vide un ragazzo correre incontro ad una ragazza sul bagnasciuga e sorrise, distraendosi dai suoi pensieri.

Poco dopo prese in mano il diario, continuando a guardare i due ragazzi che si abbracciavano e che parlavano non lasciandosi mai la mano, ed iniziò a scrivere:


 

Oggi non è una giornata migliore di ieri sera, i demoni del mio passato sono ancora lì...

No, anzi, stamattina sono felice perché nonostante tutte le cose terribili che io le abbia detto lei ancora mi vuole e sono felice di questo perché ieri sera è stata la notte più strana della mia vita. Ho finalmente ottenuto quello che volevo e sono felice, ma stamattina ho avuto paura di dirglielo. Non mi chiedere il perché, non avrei una risposta, ma quando ha bussato alla porta mi è preso il panico. Ha detto a Jessy che non ero in casa e mi è venuto un flash, come di una cosa già vissuta e sono fuggito. Ma adesso è diverso. Quando la vedrò prenderò il coraggio e mi scuserò.


 

Richiuse il diario, alzò lo sguardo e la vide proprio davanti ai suoi occhi. Si sedette in tutta fretta cercando di risistemarsi.

"Che diavolo fai qui da solo in spiaggia?" Chiese lei in tono arrabbiato.

"Scrivo" Disse mostrandole il suo diario.

"E stamattina dove sei andato che non ti ho trovato in camera?"

"Sono uscito presto..."

"Ma che cavolo dici Stefan? Sapevo che eri in camera, ma sei scappato appena ho aperto la porta."

Voleva scusarsi per tutto quello che le ha detto, per tutte le volte che gli ha fatto pensare che tra di loro non potesse succedere nulla. Poi le voleva dire che voleva stare con lei, la cosa più importante.

"Senti Kath..."

"Ho capito Stefan, non c'è bisogno di parlare e va bene" Disse lei interrompendo Stefan.

"Cosa va bene Kath?- Chiese sorridendo - Non sai neanche cosa ti voglio dire..."

"Senti tu vuoi dimenticare e...anche io. Abbiamo fatto un terribile errore, tu non vuoi avere niente a che fare con me e io voglio stare con Jessy. Già mi sento malissimo per quello che gli ho fatto, ma cercherò di superarlo"

Il sorriso di Stefan era sparito, non credeva a quello che stava ascoltando. Non voleva che finisse tutto. Aveva bene in mente quello che voleva dirle, ma ascoltando le sue parole le chiese:

"Stare con lui è davvero quello che vuoi?" Sospirò alzandosi in piedi difronte a lei e prendendola per le mani.

"Che altra scelta ho?" Disse quasi sottovoce Kath

"Una ci sarebbe..." Disse prima di avvicinarsi per baciarla.

Lei le strinse le mani ma rimase ferma.

Quando i due erano a soli pochi centimetri gli uni dagli altri, si sentì la voce di Jessy che, dalla terrazza di casa loro, stava chiamando Kath.

Lei si allontanò in fretta da Stefan e guardò nella direzione di quella voce. Lui era rimasto senza parole e senza fiatare si girò e se ne andò.

Kath si sentì in colpa per quello che era successo così chiese scusa a Stefan e corse da Jessy, lasciandolo sulla spiaggia solo.


 

Finita l'interessante colazione con Rebekah, Caroline e Klaus si diressero all'aeroporto per prendere il primo volo possibile per New York. Durante il volo Caroline chiese a Klaus:

"Stamattina mi sono alzata e ti sono venuta a cercare nella tua camera ma non c'eri, sei mattiniero!".

"Vuoi sapere dove sono stato stamattina?" Chiese lui ironico.

"No, ho solo constatato che alla mattina ti alzi presto." Disse lei alzando le spalle.

"Ero da un amico a risolvere delle questioni importanti."

"Ma Rebekah mi ha detto che eri in centro città?!"chiese lei stupita.

"Care, non rendo Rebekah partecipe di ogni mio movimento"

"Giusto, hai ragione"

Una volta atterrati presero in taxi che li accompagnò proprio di fronte alla casa di Damon ed Elena, dove però non trovarono nessuno.

"Non immaginavo di avere un comitato di accoglienza, ma che almeno qualcuno mi invitasse ad entrare, si." Disse Klaus guardando Care.

"Infatti avremmo dovuto trovare Damon. Perché non c'è?"

"Non lo so tesoro, sarà scappato con quella psicopatica"

"Non scherzare. Adesso chiamo subito Elena." Disse prendendo il cellulare in mano componendo veloce il suo numero.

-"Ciao Elena....tutto bene, senti non preoccuparti, ma Damon non è a casa, che facciamo?"

-"No non preoccuparti non sarà successo nulla di grave, volevo solo sapere se eri a conoscenza di qualche cambiamento del piano dell'ultimo minuto"

-"Ok...va bene, allora io e Klaus lo troveremo. Tranquilla Elena."

Disse concludendo la telefonata. Poi rivolgendosi a Klaus e disse:

"E ora che facciamo?"

"Ho un piano, ma non tu piacerà"

"Dimmi, sono tutta orecchi!" Dispose lei convinta.

"Tu trova un appartamento dove poter stare, poi mandami un messaggio con il nome e l'indirizzo, al resto ci penso io."

"Ok, mi fido di te" disse lei stupendo perfino Klaus che si aspettava la solita scenata.

"Ok, a dopo" disse lui.

Care prese il taxi e se ne andò in centro città.

Klaus rimase fermo guardando la porta senza muovere un muscolo e appena si girò Charlotte era di fronte a lui.

"Ciao Mikaelson" disse lei.

"Ciao a te Charlotte, da quanto tempo"

"Grazie per la soffiata che mi hai fatto sul vostro piano, mi hai evitato molte complicazioni."

"Di niente, è stato un piacere" disse Klaus sorridendo.

 

Ciao, eccoci qui al 26° capitolo.

Innanzi tutto ringrazio tutti quelli che mi seguono senza perdersene mai uno!!

In particolare, annaterra e
ciaramy93, vi ringrazio per tutto il vostro sostegno che non manca mai, capitolo dopo capitolo!! (Grazie mille di cuore) :)

Ritornando alla storia.

Il 26° capitolo è un capitolo di svolta per entrambi le storie:

Kath decide che Jessy è più importante che Stefan...quando durerà la cosa??

Per quanto riguarda Klaus e Caroline c'è una scoperta sconvolgente: Klaus lavora con Charlotte! (per questo motivo Damon non era in casa quando sono andati da lui)!

Cosa succederà prossimamente?

Beh innanzitutto qualcuno scoprirà una cosa sorprendente e qualcuno finalmente chiarirà del tutto alcune situazioni.

Spero di ritrovarvi al prossimo capitolo.

Dreamer2021

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Capitolo 27
*** Chiarimenti ***


"Jessy per favore fermati" urlò Kath cercando di raggiungerlo, senza successo. Lui uscì dalla casa e prese la strada sul lungomare per tornare al suo hotel.

Presa dai sensi di colpa Kath non ci rinunciò e continuò a seguirlo.

Attraversò la strada principale quasi deserta a quell'ora, lui davanti a lei di qualche metro, avvicinandosi sempre di più all'hotel dove erano stati la sera precedente il 'Petit Tresore'. Con grande stupore di Kath vide Jessy che entrava senza paura, come se fosse davvero un cliente in quell'albergo.

Improvvisamente tutto quello che Jessy le aveva detto le sembrò una bugia, era tutto calcolato.

Decisa a scoprire quello che davvero c'era sotto si avvicinò anche lei e vi entrò.

Si recò alla reception e con la signora di fronte a lei disse:

"Buongiorno, mi scusi per la domanda ma stamattina avevo un appuntamento con un ragazzo che risiede nel vostro hotel, non potrebbe dirmi se è già uscito?" chiese mentendo Kath.

"Noi di solito non rilasciamo queste informazioni private sui nostri clienti" disse gentile.
"La prego, non riesco a rintracciarlo"

"Ok ma non lo dica al Sign. Jessy, che altrimenti mi prendo un richiamo... Come si chiama il suo amic..."

Non la lasciò neanche finire di chiedere che subito la interruppe:

"Mi scusi ha detto Jessy?"

"Si, Jessy Frederick Shepard. Il nostro datore di lavoro nonché proprietario dell'hotel."
"Mi scusi se la riempio di domande ma il Sign. Jessy è un ragazzo castano, occhi verde acqua, abbastanza alto e molto gentile?"

"Si signorina. Anche se il 'gentile' dipende dalle giornate!" Disse l'anziana signora sorridendo.

"Ok, la ringrazio infinitamente per la sua disponibilità. Mi può dire un'ultima cosa? " chiese infine Kath.

"Mi dica pure"

"Sa dove posso trovarlo?"

"È entrato poco fa, provi a guardare un sala riunioni...ah meglio se prova nel suo ufficio. Primo piano"

"Grazie mille" ringraziò ancora Kath.

"Di niente" concluse l'anziana ritornando al suo lavoro.

Non poteva crederci, quel Jessy era il proprietario dell'hotel. Quel ragazzo tanto gentile con lei da farle vivere in sogno era arrabbiato con lei.

Oltrepassò la grande sala e di avvicinò all'ascensore, vi salì sopra e schiacciò il tasto 1.

Intorno a lei non c'era nessuno, e nonostante tutto sentiva una grande confusione.
Le porte dell'ascensore si aprirono e Kath si diresse verso la fine del corridoio per poi fermarsi davanti alla porta con la scritta 'Frederick J. Shepard'.

Alzò la mano per bussare ma si fermò. Cosa gli avrebbe detto?

Lui le aveva dato il suo cuore e lei ha tradito la sua fiducia. Stefan è sempre stato il suo punto di riferimento in questi anni, ma adesso aveva bisogno di più, aveva bisogno di normalità e di essere considerata non più come la Pierce egoista ed elusiva, ma come una ragazza vulnerabile e gentile.

Non poteva volere entrambi, lo aveva capito da molti anni che volere due ragazzi non porta a niente, tuttavia non sapeva scegliere.

Una parte del suo cuore apparteneva a Stefan, è sempre stata innamorata di lui, ma anche quando aveva avuto l'occasione in spiaggia non è riuscito a dirle quello che provava. Lo sapeva anche lei che lui provava qualcosa, ma come poteva stare un un uomo che non vuole ammettere di amarla?

Così chiuse gli occhi, prese forza, e bussò.

Una voce all'interno disse:

"Avanti" .

Quel tono di quella voce la rassicurò così prese la maniglia ed aprì la porta.


 


 

Il taxi di Caroline so fermò davanti all'Empire Hotel. Un edificio scuro ma con una luce particolare che lo circondava.

Vi entrò e prese una camera.

Un gentile ragazzo l'accompagnò fino all'ingresso della sua stanza e le fece visitare tutta la suite che aveva richiesto.

Una volta uscito Caroline si sdraiò sul letto per qualche istante, poi prese il cellulare e chiamò Bonnie.

"Ciao Bonnie, come stai?"

"Tutto bene grazie e tu?"

"Bene bene, ti ringrazio senti avevo bisogno di fare una chiacchierata con la mia migliore amica. Non volevo disturbarti, ma Elena non è nelle condizioni di darmi saggi consigli e chi meglio di te può farlo?"

"Non ti preoccupare Care, mi puoi telefonare quando vuoi, per te ci sono sempre!"
"Ok, ti ringrazio. Senti sono a New York con Klaus e avevo bisogno di sfogarmi un po!".

"Ne sei innamorata vero?!"

"Ma come fai??...non ti ho detto ancora niente.."

"Care ti conosco da quando non sapevamo neanche parlare, come posso non essermene accorta?"

"Lo sò...sono pessima!!"

"No Care, provi delle sensazioni umane, ed è per questo che sei la mia migliore amica anche se non sei più...beh...umana!"

"Grazie Bonnie" disse Care.

"Però Care stai attenta, Klaus rimane un ibrido crudele, prima di fidarti del tutto controlla che sia davvero dalla tua parte! "

"Sisi certo, ma lui è sempre stato dalla nostra parte, sia quando mi ha aiutato a salvarti la vita, sia adesso"

"E io non smetterò mai di ringraziarlo per avermi salvato, ma ricorda le mie parole Care!" Concluse Bonnie.

"Tu non ti fidi di lui neanche adesso, vero?"

"Non è quello che volevo dirti!"

"Allora cosa cerchi di dirmi Bonnie" chiese Care alterata.

"Niente niente, lascia perdere... adesso dove sei Care?"

"Sono in hotel adesso, ho lasciato Klaus davanti a casa di Elena e tra poco mi raggiungerà"

"In che albergo sei?"

"Si chiama Empire Hotel"

"Oddio ma è l'albergo più bello di New York! "

"Non proprio, ma è uno spettacolo comunque!"

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta dell'hotel e Care salutò Bonnie.

"Bonnie ti devo salutare, ora devo andare!"

"Ok a presto Care!"Concluse Bonnie.

"Chi era al telefono Bon?" Chiese Jer a Bonnie che aveva appena chiuso la telefonata.
"Era Care, voleva parlarmi di Klaus"

"Senti Bonnie, so che adesso stai bene, ti vedo sorridente e felice quindi se vuoi raggiungerla puoi"

"Davvero Jer? Non sei preoccupato per me?"

"Io sono sempre preoccupato per te Bon, ma la tua vita è praticare e aiutare le tue amiche, se te lo proibissi non sarebbe giusto" disse Jer baciandola.

"Sei la persona più fantastica che conosca Jer. Ti amo"

"Ti amo anche io Bon, però torna il prima possibile, per me e per il piccolo Rick!"
"Certo, non potrei vivere senza di voi!" Concluse lei ribaciandolo.

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Capitolo 28
*** Visite Inattese ***


Bonnie scese dal taxi proprio davanti al' Empire Hotel e si diresse verso la reception con tutte le valigie.

Un ragazzo gentile in divisa le fece strada per la suite che Care aveva prenotato.
Appena raggiunse la porta bussò e quando venne aperta Bonnie ai trovò davanti Klaus.

"Ciao Klaus, come stai? " chiese lei rimasta pietrificata.

"Tutto bene, come mai sei qui? "

"Sono venuta a salutare la mia migliore amica!" Disse lei entrando anche senza invito.
Pochi secondo dopo Care uscì da una stanza poco lontana dell'entrata e appena vide Bonnie le corse incontro abbracciandola.

"Che fai qua Bonnie?" Chiese Care stupita.

"Ti ho sentita in difficoltà e mi sono precipitata qui da te!" Le sorrise Bonnie.

"Hai fatto benissimo, vero Klaus?" Chiese Care guardando lui.

"Certo, però non farti scoprire qui, se no il nostro piano va in frantumi. I vampiri vendicativi non vanno fatti arrabbiare perché non finirebbe bene. Spero che le visite siano limitate a te Bonnie, vero?!" Chiese Klaus.

"Si,ci sono solo io"

"Bene, io esco-disse Klaus un pochino seccato- ci sentiamo dopo Care"
"Ok, a dopo" rispose Care.

Appena uscì Care guardò Bonnie e le disse:

"Non preoccuparti, è fatto così. Non voleva essere sgarbato"

"Tranquilla, so gestire gli ibridi ormai" disse lei sorridendole.

"Allora che mi racconti di bello di New York?" Chiese curiosa Bonnie.

"Niente di bello, mi piace l'aria di qui, di sicuro non centra nulla con Mystic Falls" Disse ridacchiando.

"Allora con Klaus? E' una cosa seria?"

"Ma se lui non sa nulla di quello che provo!"

"Come non sa nulla? Pensavo glielo avessi detto"

"No no, prima dobbiamo risolvere i problemi di Elena e Damon e dopo glielo dirò"

"Ok, e come pensi la prenderà"

"Non lo sò, a dire la verità mi spaventa un pò..."

"Caroline ho visto come ti guarda, non potrebbe dirti di no!" Disse Bonnie prendendola per mano.

"Ti va di andare a fare una passeggiata fuori Bon?"

"Certo tanto dobbiamo aspettare l'ibrido e farlo qui o fuori non cambia tanto" Disse convinta Bonnie.

Kath si trovava davanti alla porta dell'ufficio di Jessy e lui le aveva appena detto di entrare. Sospirò per qualche secondo ed entrò.

Appena Jessy la vide entrare rimase senza parole.

Entrambi erano in silenzio a guardarsi stupendosi del silenzio che si era creato.
Immediatamente Jessy si riprese e si alzò dalla sedia.

"Che ci fai qui Kath?"

"Emmm.. sono venuta qui per scusarmi! "

Mentre Kath parlava Jessy si era avvicinato per farla sedere sulla sedia. Lei si accomodò e lui invece di mettersi seduto dietro alla scrivania, prese una sedia e si sedette proprio affianco a lei.

"Accomodati pure" Disse Jessy.

"Grazie" disse lei sedendosi affianco a lui.

Lui la guardava cercando di capire perché fosse venuta fino a quell'hotel.
Lei lo guardò e gli disse:

"Allora è tuo l'albergo"

"Si, sono il proprietario"

"Quindi mi hai mentito per tutto il tempo. Mi hai fatto creder-"

"Non ti lascio neanche finire la frase. Non ti ho fatto credere niente, volevo solo fare qualcosa di diverso. Io non ti ho mai fatto credere nulla di diverso da quello che realmente provo -Disse lui prendendole la mano- a dire la verità sei tu quella che mi ha preso in giro"

Kath era stupita dell'atteggiamento: lui si stava scusando per essere il proprietario dell'hotel, quando sapeva di essere lei a doversi scusare per la scena a cui lo aveva fatto assistere.

"Io non ti ho mai preso in giro." Disse lei.

"Beh mi hai detto che non provavi niente per Stefan e che non poteva mai esserci niente tra di voi invece... mi hai quasi fatto sentire un gelosone solo per averlo pensato!"

"È vero, hai ragione. Ti meriti la verità ed è questa: ieri sera quando sono tornata a casa ho incontrato Stef sulle scale e abbiamo parlato in camera sua."

"Tutto qui? E come lo spieghi il quasi-bacio di stamattina?"

"Non ho finito -Disse abbassando gli occhi- alla sera ci siamo baciati"

"Ok ok ok... senti non voglio sapere più niente, mi viene la pelle d'oca solo al pensiero."Disse lui lasciandole la mano.

"Mi dispiace, stamattina in spiaggia quando ci hai visto io ero andata da lui per chiarire le cose! Lui ha avuto tutto il tempo e lo ho sprecato, adesso io voglio stare con te...o meglio vorrei, se tu sei disposto a perdonarmi" disse prendendogli lei la mano.

Non so..ci devo pensare"

"Ma certo, ti lascio tutto il tempo per pensarci e se la risposta sarà no, ti capisco. Però sappi che non succederà mai più una cosa cosi. Ho scelto te, il resto non conta"

Così Kath si alzò e si diresse verso la porta per uscire poi prima di afferrare la maniglia si rigirò verso di lui che era rimasto fermo seduto sulla sedia.

"Io voglio stare con te Jessy" Disse lei sospirando.

Lui non mosse un muscolo, si limitò a guardarla e pensare. Era una ragazza speciale, certo l'aveva appena conosciuta ma le piaceva. Le cose erano iniziate come un gioco, ma adesso lui ci teneva e voleva davvero vedere come poteva andare a finire. Così appena lei aprì la porta per uscire lui la chiamò per nome e lei si girò.

Jessy si alzò dalla sedia, le si avvicinò e la baciò. Le diede un bacio molto diverso da quello che si erano dati la sera prima. Lei subito non si rese conto di quello che significava e quando si staccò lei le chiese:

"Che significa?" Chiese sospirando

"Che non voglio che succeda più" Disse continuandola a baciare.

Lei lo baciava con molta più foga e passione e senza una ragione lo allontanò.

"Non voglio che tu prenda questa decisione la prenda così, pensaci poi se mi vorrai ancora vedermi..."

"Per favore stavolta non scappare. Ho deciso. Non voglio cambiare idea Kath" Disse Jessy riprendendola a baciare. Stavolta lei non si allontanò e rimase ferma a prendere il bacio di Jessy che sembrava non volesse più lasciarla. 

Ogni singolo nervo la voleva, ma non avrebbe mai esagerato con lei. 

Lei, al contrario, lo strinse a lei più forte che poteva e ben presto si ritrovarono attaccati al muro a baciarsi con molta passione.

Jessy si ritrovò a combattere contro se stesso, lui non sarebbe riuscito a fermarsi se si fosse spinto troppo in là con lei, la desiderava come non aveva mai fatto. Il suo profumo, le sue labbra, il suo corpo, tutto di lei lo attirava e lei questa cosa lo sapeva bene.

Ormai nulla per lei aveva importanza.

Pensava che una volta baciato di nuovo Jessy le sensazioni che provava per Stefan sparissero o che si affievolissero invece erano più forti che prima. Era andata da Jessy con l'intento di dimenticare l'unica persona di cui era stata davvero innamorata, sapeva bene che era un'impresa molto difficile, ma non credeva fosse impossibile.

Cominciò lei togliendosi la maglia, rimanendo in top. Lui la guardava adorante e poi improvvisamente la fermò.

"Non voglio che sia così"

"Cosa?"

"Kath, ho capito cosa vuoi fare e io non voglio questo da te -disse lui- non sarebbe giusto se lo facessimo adesso!"

Lei rimase in silenzio ed annuì.

Non era il momento giusto e voleva aspettare per qualcosa di importante, così rimasero a baciarsi per ore.

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Capitolo 29
*** Scelte ***


Stefan era in cucina a preparare da mangiare per l'imminente cena. I fornelli erano tutti al massimo, aveva preparato un buonissimo sugo alla bolognese per Kath, alla quale piaceva moltissimo.

Appena Stef sentì la porta aprirsi vide Kath che corse su per le scale diretta in camera sua, così la seguì per parlarle e cercare di capire cosa fosse successo dopo che lo aveva lasciato sulla spiaggia da solo per rincorrere Jessy.

"Kath fermati" Urlò per le scale Stef.

"No Stefan, vai via." Disse lei chiudendo la porta davanti a lui.

"Che diavolo è successo?"

"Niente"

"Non mi sembra niente" Disse lui preoccupato.

Lei aprì la porta e lo guardò in faccia.

"Stefan ho deciso di stare con Jessy. L'altra sera è stato un terribile errore che non si ripeterà"

"Che cosa stai parlando...Perché?"

"Perché? Hai anche il coraggio di chiedere perché?" Disse lei tutta indaffarata a prendere la sua valigia e a buttarci dentro quello che trovava di suo.

"Kath ti prego fermati. Perché fai così? Non ti capisco, stamattina mi sembrava che avessi scelto me non lui..." Disse cercandole di prendere le mani per fermarla.

"No ti sbagli. Quando ho visto Jessy ho finalmente capito che lui è quello giusto per me."

"...NO.." Disse lui urlando.

Lei si fermò e lo guardò stupita della reazione inaspettata poi gli disse:

"Stef sono stata tutta mattina da Jessy e mi ha perdonata! Quindi scusami se voglio subito andare da lui"

"Tu non vai da nessuna parte. Ho già perso troppo tempo con te, mi dispiace di non averti detto quello che provavo, e mi dispiace di averti sempre trattata come la Katherine vampira. Adesso sei diversa e me ne ero accorto da molto tempo, ma avevo paura ad ammetterlo."

"Non cambia nulla Stefan" Disse lei non guardandolo neanche in faccia

Lui si avvicinò a lei e le prese il viso tra le sue mani guardandola dritta negli occhi. Lei si fermò di fare la valigia ma mantenne lo sguardo basso.

"Senti, ho sbagliato e mi spiace, ma non voglio perderti"

"Stefan non ha importanza adesso..."

"Si che ne ha. Per quale motivo non avrebbe importanza?! Dimmi perché dovrei lasciarti andare? La senti questa forza quando ti stringo il viso in questa maniera?!, dimmi che quando ti tocco non ripensi alla notte scorsa. Perché io non faccio altro!"

Kath era presa dalle emozioni, un turbinio di sali scendi tra rimorsi, dolori e felicità. Stefan le aveva finalmente detto tutto quello che provava, ma adesso era tardi. Era arrivato troppo tardi. Ormai aveva scelto e sebbene lei provasse le stesse cose per lui adesso non poteva più cambiare idea. Pensò a come poter dir a Stefan di smetterla e l'unica cosa che le venne in mente fu:

"Stef...sono andata a letto con Jessy"

Tali parole colpirono il cuore di Stefan e lo fecero letteralmente a pezzi. Le uniche parole che sapeva lo avrebbero ferito, ma era sicura che avrebbe smesso di dirle quello che lei aveva voluto sentirsi dire da una vita.

Stefan, di fronte a lei, chiuse gli occhi e una lacrima scese sulla guancia. Cercò di non farla notare così si girò di spalle lasciando la presa su Kath che riprese a fare la valigia.

"Non ti credo" Disse girandosi veloce.

"Cosa vuoi che ti dica.."

"La verità"

"Ok, vuoi la verità: eccola. Sono venuta da te stamattina per stare con te, ma tu come solito mi non mi hai detto nulla e nell'istante preciso in cui ho visto Jessy su quel balcone ho capito che errore stavo facendo. Io voglio un uomo che mi dica quello che prova, non Amleto, così l'ho seguito fino all'hotel e gli sono andata a parlare. Lui mi ha perdonata ed abbiamo iniziato a baciarci..e..la cosa è diventata più 'calda'. Sarei andata fino in fondo se lui non mi avesse fermato..."

La faccia di Stefan era tra l'incredulo e il deluso. La domanda a cui pensò subito fu: 'lui aveva fermato lei?', ma poco dopo si rese conto che non era quella la cosa importante; la cosa importante era che lei sarebbe andata fino in fondo, con un ragazzo che conosceva a malapena. Pensò qualche secondo per decidere cosa dire e poi concluse:

"Sò quello che hai voluto fare, hai pensato che ormai con me non c'era più possibilità e ti sei lasciata andare con Jessy"

"Sei incredibile Stefan. Io ti dico che sarei andata a letto con un altro e tu mi dici che l'ho fatto per te?"

"Esattamente, dimmi che mi sbaglio!"

Kath rimase in silenzio per qualche istante, aveva ragione Stefan, era proprio andata così e non potava farci nulla.

Il cellulare di Kath appoggiato sul comodino suonò: Jessy

"Ti stà chiamando.." Disse Stefan

Kath prese il cellulare, si allontanò e rispose:

"Pronto"

"Ciao Jessy

"Tutto bene grazie, sto facendo la valigia, tra poco arrivo" Disse con una lacrima che gli scendeva sul viso

"Si, non vedo l'ora anche io!"

"Ciao a dopo." Disse salutando e ritornando in camera.


 

Finì la valigia e una volta terminata la trasportò al piano di sotto. Stefan era davanti alla porta che la guardava immobile.

"Non lo fare" Disse lui a braccia conserte.

Lei lo guardò e non rispose.

Il rumore di un clacson avvertì Kath che il taxi fuori era arrivato.

Guardò Stefan prima di varcare la porta e vide che lui stava venendo verso di lei.

Prese la valigia e la ri-appoggiò per terra.

"Se ti dico quella cosa che cambia tutto, tu te ne vai lo stesso?"

"Stefan 'quella cosa' come dici tu non si deve dire se non la si pensa davvero"

"Ma io la penso davvero Kath" Concluse lui.

Lei rimase in silenzio a guardarlo poi lui disse:

"Kath io.."

Stava per dirlo, ma l'indice di Kath si posò sulle sue labbra muovendo di qualche centimetro la testa a destra e a sinistra.

Il clacson del taxi suonò di nuovo.

Kath prese la sua roba e vi salì, lasciando Stefan per la seconda volta solo.


 


 

Nel frattempo Bonnie e Caroline erano in giro per New York con lo sguardo sempre volto verso i negozi che con la loro luce illuminavano quasi l'intera strada. Si fermarono in un bar, proprio vicino alla metro a prendere un caffè.

"Allora le ho detto che non erano affari suoi e praticamente 5 secondi dopo si è presentato di fronte a me Elijah" Raccontava Care a Bonnie

"Oddio e che è successo dopo?"

"Niente, da perfetto nobiluomo mi ha fatto accomodare"

Concluse entrando nel piccolo ma accogliente bar, dove si sedettero con le spalle al bancone cercando di non attirare troppo l'attenzione.

Pochi istanti dopo Care notò una ragazza che era sola al bancone e disse:

"Guarda se mai Klaus mi dicesse di no, non permettere che mi vada ad ubriacare da sola in un squallidissimo bar sola come quella" Disse indicandola con la testa."

"Non essere crudele Care, magari non vuole ubriacarsi, sta solo aspettando il suo principe...vedi sta anche guardando fuori dalla porta...sta aspettando qualcuno"

"E dimmi Bonnie, tu che sei una strega, chi prevedi entrerà?"

"Ummm vediamo, dico sicuramente qualcuno di bello!" Disse maliziosa.

"Non può permetterselo uno bello quella.."

Non fece anche in tempo a finire la frase che vide Klaus entrare nel piccolo bar.

"Guarda Bon, c'è Klaus. Facciamoci vedere che così ci raggiunge." Disse alzandosi in piedi.

Una volta entrato al bar Klaus si diresse, senza neanche guardarsi intorno, verso la ragazza seduta sola al bancone. Bonnie commentò:

"Um, Care ma ti aveva detto dove doveva andare?"

"No, mi ha detto che doveva fare una cosa. Bonnie ma tu la conosci la ragazza del bancone?"

"No Care, anche se da qui vedo solo dei bei capelli"

"No Bonnie concentrati per favore. Questa cosa non mi piace."

"Tranquilla Care, non ti ha detto che incontrava qualcuno perché sapeva che avresti perso la testa, come effettivamente sta succedendo"

Care si rimise a sedere e rimase a guardare la situazione, mentre Bonnie continuava a parlare:

"Dai stai tranquilla, me lo avevi detto stamattina che non c'è da preoccupa-"

"Bonnie -la interruppe Care- per favore fai silenzio un attimo non riesco a sentire"


 

"Allora Mikaelson, ti piace New York?"

"Saltiamo la parte di convenevoli"

"Ok, volevo solo essere carina con te!"

"Tranquilla, non mi offendo!"

"Allora ti ringrazio ancora per stamattina, se aveste trovato Damon in casa le cose si sarebbero complicate più del dovuto!"


 

"Che cosa si stanno dicendo Care?" Chiese Bonnie

"Ommiodio" Disse Care mettendosi una mano sulla bocca.

"Che succede?" Richiese Bon preoccupata

"Klaus fa il doppio gioco"

"Che cosa vuole dire?"


 

"Allora quale sarà la prossima mossa?" Chiese la ragazza a Klaus

"Ancora non lo sò, ma ti informerò il prima possibile sulle future mosse" 

"Grazie Mikaelson...posso fare qualcosa per te?"

"Si, dimmi dove tieni Damon, così tengo il più lontano possibile le ragazze"

"Non te lo dico, tu e quella bionda mi sembrate molto affiatati, non permetterò che tu mandi all'aria tutto il mio piano"

"Stai parlando con l'ibrido più potente di tutti i tempi, potresti mostrarti un pochino più collaborativa. Oppure potrei benissimo metterti alla calcagna uno dei miei adorati lupi e seguirti ovunque. La scelta spetta a te!"

"Ok, ok bastava che me lo chiedessi per favore. E' in una casa abbandonata vicino a Mystic Falls."

"E' molto più vicino di quello che mi aspettavo!"

"Come si dice? Nessuno cerca nell'orto del vicino"

"E dove si direbbe questa frase?" Chiese lui.

"Non lo sò, ma scommetto che si dice!"


 

"Allora Care, mi vuoi dire cosa si stanno dicendo per favore, io non ho un super udito!" Disse Bonnie seduta ancora al tavolo.

"Andiamo via da qui, ti spiego dopo" Disse alzandosi e dirigendosi verso l'uscita sul retro prendendo in mano il cellulare.

 

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Capitolo 30
*** Piani Segreti ***


-"Elena, tesoro ho una novità -Disse Caroline al telefono con Elena- abbiamo scoperto dove tengono Damon"

"Perfetto, è stato Klaus a scoprirlo vero?"

"A dire la verità ho anche una brutta notizia da darti"

"Cosa Care? Cosa hanno fatto a Damon?"

"Niente niente, la notizia non è su Damon. Io e Bonnie abbiam-"

"Aspetta Bonnie è con te?"

"Si, è arrivata stamattina, beh abbiamo scoperto che Klaus fa il doppio gioco. Oggi io e Bon eravamo in un bar e Klaus si è incontrato con una ragazza con i capelli castani lunghi e hanno parlato...beh io ho ascoltato la loro conversazione e penso che quello fosse Charlotte. Elena, Klaus l'ha informata che stavamo arrivando!"

"Che cosa? Non può essere..."

"Si invece, L'ho sentita con le mie orecchie"

"Klaus non ci adora, ma non ci farebbe questo"

Caroline rimase senza parole, non sapeva che dire, così Elena riprese:

"Ok, allora faremo senza di lui. Dove tiene Damon?"

"Ha detto che lo tiene in una casa abbandonata a Mystic Falls" 

"Care, hai idea di quante case abbandonate ci sono?"

"Si, ma ho detto solo questo...anzi ha anche detto e cito 'nessuno cerca nell'orto del vicino', che non ho idea di cosa voglia dire però."

Per qualche istante Elena rimase in silenzio e Caroline si preoccupò ed urlò:

"Elena, sei ancora lì?"

"Si, stavo pensando, Io sò dove è il posto" disse.

"Bene, allora vai a riprenderti Damon, noi arriviamo il prima possibile."
"Ok, Ciao"

"Ciao Elena"


 

"Cosa pensi di fare Care" Chiese Bonnie guardandola mentre preparava tutte le sue cose.

"Non lo sò, ades-...-il suo cellulare squillò- E' Klaus, non gli rispondo" Disse buttando il cellulare sul letto.

"No, devi rispondere se non si insospettirà" Disse Bonnie

"Ok" disse andando a riprenderlo.

"Pronto?"

"Ciao, sono Klaus."

"Ciao, dove sei?"

"Io sono in macchina, voi?"

"Ah ok, io e Bonnie stiamo andando in giro per il quartiere...stiamo facendo shopping" Disse mentendo.

"Ok, senti vieni subito in albergo, dobbiamo organizzare un piano!"

"Va bene, dammi un'ora" Disse Care.

"Ok, a dopo"


 

Chiuse la telefonata e guardò Bonnie.

"Abbiamo un'ora per andarcene da qui e non farci trovare"

"Ok, andiamo allora" Disse Bonnie.

Scesero nella hall dell'hotel, uscirono in tutta fretta cercando di guardare che Klaus non fosse già lì e presero un taxi.


 

"Perché diavolo siamo davanti a casa di Klaus, Caroline?!" Chiese Bonnie guardando l'immensa proprietà del Mikaelson

"Perché se andassimo a Mystic Falls subito lui capirebbe che abbiamo scoperto tutto, invece voglio prima parlare con una persona"

Così bussarono sull'enorme portone ed Elijah aprì la porta.

"Ciao Elijah, c'è Rebekah?" Chiese Caroline

"Si, certo, te la chiamo subito. Accomodatevi pure -poi guardò in direzione di Bonnie- Piacere di vederti"

Bonnie fece un segno con la nuca per ringraziarlo entrando nella grande casa.


 


 


 

Nel frattempo Kath era appena scesa dal taxi con tutte la sua valigia affianco a lei e in mano il cellulare. 

Lo guardò speranzosa, come se sperasse che qualcuno l'avesse cercata, ma appena si illuminò non comparse nessuna notifica.

Davanti a lei c'era l'hotel di Jessy dove si sarebbe trasferita fino alla fine delle vacanze per stare con lui. Non era pronta per entrare così guardò il mare e si diresse verso la spiaggia.

Ringraziò il tassista, voltò le spalle l'hotel attraversò la strada e si diresse verso il mare. 

Si avvicinò alla passerella che portava alla spiaggia, si chinò per togliersi le scarpe e le prese in mani. Fece un passo in mezzo alla sabbia e fu come essere a casa. Quando si sentì i piedi sprofondare e avvolgerli alzò la testa al cielo in segno di libertà. 

Lì, su quella spiaggia, era libera. Non voleva pensare a nulla, tutte le paure sparirono e decise di non pensarci per quanto poteva. 

Prese la sua valigia e si diresse vicino al mare. 

Si fermò a pochissimi metri dal mare per evitare di bagnarsi, si sedette per terra ed appoggiò la valigia dietro alla sua schiena e si appoggiò ad essa restando a guardare il mare che con le sue onde si infrangevano a pochi metri da lei. La forza che le dava il solo rumore delle onde era enorme. Non poteva credere a tutto quello che si era creato. Non voleva ferire nessuno dei due eppure era successo l'esatto contrario. 

Prese fuori un piccolo libretto molto vecchio, dove c'erano delle pagine scritte. Il rivestimento era talmente vecchio che quasi cadeva a pezzi.

Lei lo prese delicatamente e lo aprì in una pagina a caso. Lo sfogliò per qualche pagina e iniziò a leggerlo.


 

  12 maggio Casa Salvatore.

Stamattina mi sono svegliata e l'unica cosa che riuscivo a pensare era Stefan. Ieri sera a tavola mi ha guardata in modo particolare, riusciva a farmi sentire una principessa. 

Dopo aver cenato Giuseppe mi ha proposto di fare una passeggiata nel giardino davanti alla pensione perché la luce della luna era particolare quella sera.

Sono uscita e mi sono appoggiata alla colonna sul porticato poco prima dei gradini che portavano all'ingresso della casa.

Guardavo la luna che rifletteva la sua luce creando uno specchio sul laghetto poco lontano da lì. Poco dopo uscì Giuseppe:

"Tutto bene signorina?" Chiese

"Si, grazie. Benissimo. La cena era davvero squisita." Dissi 

"Oh, vi ringrazio. Siete molto gentile" 

"No, siete gentile voi a farmi rimanere."

"Non lascerei mai una signorina senza un tetto!" 

Entrambi diressero il loro sguardo verso la luna. Pochi secondi dopo Stefan uscì dalla porta, salutò tutti e si diresse verso il laghetto per prendere della legna. Lo guardai e non riuscì a togliere lo sguardo su di lui.

"Una volta guardavo anche io così Lilian.-mi disse Giuseppe mentre mi guardava- la amavo moltissimo, ma era una donna molto difficile" 

Non sapevo cosa dire, 'mi dispiace?' , era una frase stupida ma fu l'unica cosa che mi venne in mente.

"Mi spiace che vi abbia abbandonato così presto"

"Non vi preoccupate, la parte più difficile è stato dirlo ai miei piccoli e quello che ha sofferto di più è stato Stefan, lui la considerava un angelo..e lo era davvero con lui. Anche Damon ha sofferto, lui è al fronte e sò che ci pensa ancora, nonostante cerchi di nasconderlo"

"Nessuno dovrebbe soffrire da così piccolo" Dissi.

"Avete ragione, vi posso chiedere una cosa signorina?"

"Certo, ditemi pure."

"Ve lo chiedo da padre, non faccia soffrire il mio ragazzo -Disse guardando Stefan che alla luce della luna prendeva la legna proprio sotto i nostri occhi- Lui non ha mai guardato una ragazza come guarda lei, un padre certe cose le vede"

Io sorrisi e guardai basso, ero contenta di quelle parole, mi ero accorta degli sguardi che mi riservava, ma pensavo di esagerare.

"Non preoccupatevi, io non dirò nulla. Ha sofferto tanto e vorrei che avesse una vita lunga e felice, magari con affianco una donna che lo ami." Disse guardandomi.

"Ve lo prometto -mi alzai la gonna il necessario per fare i gradini di fronte a me- Con permesso" Dissi dirigendomi verso Stefan.

Mi avvicinai al laghetto e lo chiamai:

"Salve Katherine."Disse lui.

Iniziammo a parlare di tante cose che adesso non ricordo nemmeno bene l'ordine da tanto ero contenta di essere con lui. Stare al suo fianco mi faceva dimenticare quello che davvero sono e tutte le terribili cose che avevo fatto erano solo un ricordo passato.

Quella sera sotto la luce della luna e vicino a quel piccolo laghetto, mentre ero appoggiata ad un albero mi baciò. Uno dei baci migliori di tutta la mia vita...dolce. Non riuscirei a descrivere quella situazione ma in quel momento ho capito che lo amavo davvero.


 

Kath ricordò quel momento come se fosse in quell'istante.

Chiuse il libro e si rese conto che in quel preciso momento lei pensava davvero di non lasciarlo mai e che tra loro sarebbe durata per sempre, ma successivamente arrivò Damon dal fronte e Kath si rese conto il 'per sempre' di un vampiro è davvero molto tempo, forse anche troppo per un umano. Lo amava così tanto che non aveva neanche pensato di chiedergli di trasformarsi perché per lui non avrebbe voluto una vita così.

Per questo motivo si impose di dimenticare di esserne innamorata e decise di divertirsi e così fece, includendo in tutto ciò anche Damon.

Adesso Damon era felice con Elena e lui aveva scelto Jessy. Il suo cuore le diceva una cosa e la sua mente un altra.

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Capitolo 31
*** The End & The Beginning (Part 1) ***


Bonnie e Caroline entrarono nell'enorme salone di casa Mikaelson.

"Ciao Care, che bello vederti, posso aiutarti?" Disse Rebekah entrando nel salotto.

"Ciao, si avrei bisogno di una mano dall'interno. A dire la verità mi servirebbe anche l'aiuto di Elijah." Disse guardandolo mentre si stava per allontanare.

"E cosa vorresti fare di così importante da aver bisogno di tutti gli Originali. Non basta Klaus?" Chiese Elijah

"A dire la verità lui non sà che siamo qui. Io e Bonnie a NY abbiamo scoperto che Klaus fa il doppio gioco."

Le facce di Elijah e di Rebekah erano molto confuse, Bonnie se ne accorse e iniziò a spiegare lei:

"Damon ed Elena sono stati minacciati da una vampira molto vecchia che in passato era asservita a Damon e si serve anche di uno stregone di nome Aaron che vive a Mystic Falls. Ha minacciato Damon di uccidere tutti i cari di Elena se non la lasciava per sempre e lo ha nascosto in un posto vicino a Mystic Falls."

"E che centra Klaus in tutto questo?" Chiese Elijah avvicinando a Bonnie.

"Beh io e Care a NY abbiamo visto che Klaus parlava con questa vampira, Charlotte e grazie all'udito di Care abbiamo capito che fa il doppio gioco. Per tutto questo tempo la informava delle nostre mosse!"Concluse Bonnie

"Non posso crederci" Disse Rebekah.

"Ti assicuro che l'ho visto con i miei occhi" Disse Care.

Elijah rimase in silenzio a contemplare il pavimento per qualche secondo. Non si mosse non emise un sospiro. Poi d'un tratto disse:

"Ok, facciamo così: Rebekah tu occupati del nostro stregone a Mystic Falls, trovalo e...beh vedi tu! Caroline tu attira Klaus qui in casa e io con l'aiuto di Bonnie vi blocchiamo dentro fino a che non riusciamo a risolvere il problema di Charlotte" Disse Elijah

"No, io non voglio essere bloccata con lui qui." Disse Caroline non lasciandogli neanche un secondo.

"Caroline, se Klaus ha qualche sospetto che voi sapete del suo gioco allora non lo troveremo mai più e sarebbe peggio. Quindi il piano è questo." Disse allontanandosi.

Bonnie lo rincorse e lo fermò e lo prese in disparte.

"Elijah, ho un problema" Disse lei.

"Dimmi"

"Io non ho più i poteri. Da quando sono tornata ho provato a fare anche semplici incantesimi, ma nulla!"

"Ok, non preoccuparti, vieni con me!" Disse prendendola delicatamente per la mano e facendole strada lungo un corridoio stretto.

Bonnie era stranita del comportamento di Elijah, ma lì per lì non ci diede troppo peso.

Lo seguì in un sotterraneo dove c'era un tavolo con sopra un grande libro aperto.

"Vedi Bonnie, questo è il Grimorio di mia mamma, potrei aiutarti io. Vedi nostra madre diceva che se si è in pericolo la magia viene da sola, senza neanche concentrarsi."

"Ci proverò, grazie Elijah" Disse Bonnie iniziando a sfogliare il libro.


 

"Io non voglio rimanere bloccata qui con lui, Reb. Fai qualcosa!" Disse Care rimasta sola con Reb

"Non vorrai che mi metta contro Elijah"

"Si, è proprio quello che ti sto dicendo"

"Tu sei pazza" Disse Reb.

"No, voglio dire.. No non voglio che ti metti contro Elijah, vorrei essere più utile nel piano"

"Ma lo sei, lo devi chiamare e fare venire a casa senza una buona ragione. Questa cosa lo potresti fare solo tu, non ascolterebbe nessun altro."

"Lo odio Rebekah"

"Hai ragione. Che fai?" Disse Reb guardando Care.

"Beh lo chiamo per dirgli di raggiungermi qui" Disse estraendo il cellulare.

Compose il numero e aspettò che Klaus rispondesse. Appena rispose Care mise in viva voce così che anche l'originale bionda potesse sentire.

"Ciao Klaus, senti avrei bisogno che tu venissi a casa tua."

"Perché non siete in hotel?"

"Abbiamo avuto dei problemi con Bonnie, non stava bene e l'unica cosa che mi è venuta in mente è portarla a casa tua, magari c'era qualcosa che potevi fare qui piuttosto che rimanere in quel hotel."

Ci furono qualche secondo di silenzio dove Care e Reb si guardarono preoccupate che non ci credesse, ma dopo poco disse:

"Ok, arrivo subito. Non vi muovete da lì"

"Si si promesso, non ci spostiamo più" e chiuse la chiamata.

Reb e Care si scambiarono una occhiata di consenso.


 

Pochi istanti dopo le raggiunse Bonnie e disse:

"Bonnie sta male?? Davvero??"

"Non mi è venuto in mente nient'altro!" Disse Care sorridendola e abbracciandola

"Adesso aspettiamo" Disse Rebekah


 

Da lontano Elijah sentì Rebekah e raggiunse tutte le ragazze nel salone che si erano accomodate sul divano.

"Allora Rebekah, tu potresti andare, ti ci vorrà un po di tempo per raggiungere Mystic Falls." Disse Elijah.

"Ok, io vado, mi raccomando non divertitevi troppo senza di me" disse Reb allontanandosi.

Poi Elijah guardò Bonnie e disse, sei riuscita a fare quell'incantesimo di chiusura?"

"si, ma non so se sarà abbastanza forte da bloccare un ibrido. Il libro mi ha aiutato a incanalare la magia che prendo da cose magiche e trasformarla in altra magia, ma non fa miracoli, quindi se non trovo un oggetto abbastanza potente da cui prendere la magia non sò se riesco a bloccarlo il tempo necessario"

"E tu me lo dici adesso Bonnie?" Urlò Care preoccupata.

"Non preoccuparti, ti posso aiutare io in questo. Io sono un originale e se tu prendi la mia magia allora lo bloccherai per molto, moltissimo tempo" Disse Elijah

"Non posso prenderti i tuoi poteri, se ti servissero?" Chiese Bonnie

"Si infatti Elijah, se ti servissero" Chiese Care sempre più preoccupata

“non ce ne sarà bisogno, una volta imprigionato non uscirà fino a quando non lo dirà lei” Disse Elijah guardando Bonnie

“Ok, facciamolo” Disse Bonnie decisa


 


 

Poche ore dopo arrivò Klaus a casa ed in fretta entrò.

“Allora Care, dove è Bonnie?”

“E' di là in bagno” Disse Care mentendo

“Che diavolo è successo?” Chiese lui avvicinandosi a lei.

“Niente, è stata male e poi..”

“Care non raccontarmi delle bugie, so bene quando lo fai”

“Beh si vede che io non sono così furba.”

“Io e Bonnie eravamo in giro per NY e ti abbiamo visto con Charlotte, non mentire stavolta...eravate in bar che chiacchieravate come dei vecchi amici”

“Non è come pensi” Disse lui

“Non ci provare nemmeno Klaus, ti ho già creduto abbastanza” Disse lei urlando.


 

Al piano di sopra c'era Elijah e Bonnie che si stava concentrando per fare l'incantesimo.

Lui era sul letto sdraiato a petto nudo e lei aveva le mani sopra di lui.

“Bonnie concentrati, Care non sa mentire” Disse mentre ascoltava tutto quello che succedeva al piano di sotto.

“Ci sto provando, non è facile”

“Ok, tranquilla, non preoccuparti” Disse lui calmandola.

Poco dopo Bonnie cominciò a fare l'incantesimo e collegò il suo incantesimo ai poteri di Elijah il quale si addormentò.


 

“Tu non hai la minima idea di quello che ho fatto” Disse Klaus

“No, invece io ho capito perfettamente. Si chiama 'doppio gioco' o se preferisci 'tradire gli amici' “ Disse Care.

“Non sai neanche quello che dici, se solo ti fossi fidata di me non saremmo in questa stupida situazione.” Disse girandosi e dirigendosi verso la porta.

“Mi dispiace ma non puoi uscire!” Disse Care

“Cosa hai fatto?” Disse bloccandosi all'improvviso prima di raggiungere la porta come se esistesse un muro invisibile che impediva il passaggio.

“Ti ho chiuso qui, così non potrai informare la tua amichetta.”

“Caroline devi liberarmi subito” Urlò lui.

“Non ci penso neanche”

“Ok, so che tu pensi davvero che io abbia fatto il doppio gioco, ma io sto aiutando voi. Ho detto a lei del nostro arrivo per avere un vantaggio su di lei, così che lei si fidasse di me e mi rivelasse dove tiene nascosto Damon”

Caroline era senza parole.

“E me lo ha detto, ma è un messaggio in codice..”

“Si, lo so. Ma tranquillo l'ho già detto ad Elena e lei mi ha detto di aver capito dove fosse quella casa”

“Come facevi a sapere queste cose?” Disse Klaus.

Lei lo guardò alzando le sopracciglia.

“Ah è vero, che stupido, il bar giusto?!”

“Esatto, L'ho chiamata subito appena me ne sono andata. Ma allora eri dalla nostra parte” Disse Care ancora un po' confusa

“Si, certo. Non ti avrei mai tradito anche se tu e i miei fratelli lo avete pensato” Disse lui.

“Ok, adesso ci facciamo liberare da Bonnie” Disse Care ed urlò il suo nome.

Bonnie si affacciò al corridoio che si affacciava sul salone dal secondo piano.

“Dimmi Care”

“Liberaci, è dalla nostra parte! Abbiamo fatto un terribile errore.”

“Mi piacerebbe, ma Elijah è svenuto e non riesco a svegliarlo.”

“Come svenuto?” Disse Klaus

“Si, ho collegato lui all'incantesimo di blocco, ma non era nei piani che svenisse.” Disse Bonnie preoccupata.

“Si, non preoccuparti, dormirà fino a mezzanotte” Disse Klaus sicuro.

“Come fai a dirlo?” Chiese Bonnie.

“Quell'incantesimo lo hai preso dal Grimorio di nostra madre?” Chiese lui.

“Si” Rispose Bonnie.

“Allora dobbiamo aspettare fino a mezzanotte noi, ma tu puoi uscire”

“Allora Bonnie vai da Elena, avrà bisogno di te” Suggerì Caroline

“Non ti lascio sola” Disse Bonnie

“Tranquilla, noi saremo bloccati qui fino a mezzanotte e dopo veniamo da voi a Mystic Falls. Promesso” Disse Caroline.

Così Bonnie corse giù per le scale e si diresse verso la porta chiudendola dietro di se.

“Ecco cosa capita a non fidarti di me” Disse Klaus sorridendo.

“Ma smettila, se ti fossi fidato TU di me non saremmo qui”

“Non c'è posto migliore in cui vorrei essere” Disse lui guardandola e accennando un sorriso.


 


 

A Mystic Falls la macchina di Elena si era appena fermata vicino ad un casolare in mezzo al nulla. Scese, perlustrò tutto il perimetro per essere sicura di non avere compagnia, poi si diresse verso la porta dell'abitazione. Non appena vi si avvicinò notò che la porta era aperta e delicatamente la spinse per farla aprire ulteriormente. Non vide nulla di sospetto, le finestre erano murate e pochissima luce filtrava dalle piccole fessure che vi erano dal tetto ormai fratturato. Vi entrò piano cercando di non fare troppo rumore e vide per terra del sangue, che non era di umano.

In fretta cercò in tutte le parti della casa qualche segno della presenza di Damon, ma nulla. Non vi erano traccie.

Delusa e preoccupata si diresse verso la porta quando improvvisamente sentì una voce che la chiamò

“Elena”

“Damon?” Urlò lei dirigendosi a velocità fulminea nella direzione della voce.

“Damon dove sei?” Chiese lei al vuoto

Improvvisamente Aaron si fece vedere da Elena sbucando da dietro ad una porta.

“Ciao, Elena!” Disse Aaron

“Aaron, non so perché ma immaginavo di trovarti qui”

“Direi 'che bello vederti', ma non lo è affatto. Come mai sei qui?”

“Dove è Damon, Aaron”

“Non c'è” Disse lui ridendo

“Dimmelo subito prima che ti stacchi la testa dal corpo”

“Non essere cattiva, so che non mi faresti del male...”

Non finì neanche la frase che Elena si fiondò su di lui e lo morse sul collo. Lui barcollò per un attimo e si liberò facendo un incantesimo ad Elena impedendole di muovesi.

“Che diavolo mi hai fatto?” Chiese lei non riuscendo a muovere nessun muscolo.

“Beh che fossi uno stregone non era una novità per te, vero? Beh ti lascio decidere a te”

Due omoni entrarono dalla porta principali mentre sorreggevano Damon che sembrava apparentemente svenuto.

“Che gli hai fatto?” Chiese Elena

“Non preoccuparti, non è morto!...per ora”

I due uomini lasciarono cadere Damon proprio di fianco ad Elena che impotente non poteva fare nulla per impedirlo.

“Stavamo parlando di una scelta.. Charlotte ha scoperto che tu sapevi tutto del suo piano, ovviamente il tuo amato ragazzo deve avertelo detto e così ha deciso di aumentare la posta in gioco. Lei vuole Damon, dio solo sa per quale motivo...tutti volete Damon a quanto pare, ma non può averlo se tu sei ancora in giro.”

“Che diavolo vuoi dire?”

“Voglio dire che Charlotte mi ha fatto fare un incantesimo per renderlo..”

“Per renderlo cosa Aaron?” Urlò Elena

“Umano”

Elena era rimasta senza parole. Non credeva alle sue orecchie. Umano? Lui non l'avrebbe mai voluto.

“E' impossibile creare una cura” Disse Elena incredula

“Invece ti sbagli. Si, è stato molto difficile, ci lavoro da anni, ma ci sono riuscito”

Improvvisamente Damon si svegliò di colpo e si sedette. Un pochino confuso si accorse di Elena che era proprio di fianco a lui. Gli si avvicinò e la baciò.

Per qualche secondo rimasero fermi a baciarsi e ad immaginare che intorno a loro ci fosse il nulla.

“Damon, come stai?” Chiese lei preoccupata.

“Bene, ma mi sento strano -poi guardò Aaron e chiese- Che diavolo mi hai fatto?”

“Una piccola modifica” Constatò Aaron.

Damon si toccò il viso e le mani, si sentiva diverso, fragile.

“Cosa mi hai fatto?!” Urlò Damon alzandosi e andandogli incontro.

Aaron alzò le mani in aria pronunciando qualche parola senza significato e Damon cadde a terra.

“Elena cara -disse infine Aaron- Charlotte mi aveva detto di ucciderti, ma mi sono stufato di stare alle sue dipendenze, ho deciso di agire di testa mia e adesso quella che morirai non sarai tu!”

“Non ci provare neanche a fare quello che stai per fare! Ti uccido se lo fai”

“Sono già morto. Quando Charlotte scoprirà che ho disubbidito mi farà uccidere!”

“No, troveremo una soluzione per liberarti, ma ti prego non ucciderlo!” Lo pregò Elena.

“Non ho scelta, mi dispiace” Disse Aaron avvicinandosi a Damon

In un istante dalla porta dell'ingresso si videro volare i corpi dei due omoni che facevano la guardia alla casa. Elena notò subito i morsi che avevano sul collo e pensò che Charlotte li avesse raggiunti, invece con grande felicità vide Rebekah che si avvicinò veloce ad Aaron e con un morso lo uccise.

“Ciao Elena” Disse

“Non lo avrei mai detto, ma...è bello vederti!” Concluse Elena sorridendole mentre si avvicinava a Damon che non aveva ancora ripreso conoscenza.

“Damon, come stai?? Svegliati ti prego...” Sospirò Elena.

“Che gli ha fatto?” Chiese Rebekah

“Non, so..ha detto di avergli dato una cura per il vampirismo” Disse Elena accarezzando il viso di Damon.

“Ma non è possibile ricrearla” Disse Rebekah

“Lo so..” Disse Elena guardando Damon.

Ciao a tutti, vi ringrazio per la vostra continua dedizione alla mia storia.

Ringrazio ognuno di voi per avermi permesso di portare QUASI al temine la mia prima storia.

Ormai stiamo giungendo alla fine, il prossimo capitolo sarà quello conclusivo. Per ragioni di comodità/lunghezza è stato pubblicato in due parti divise, ma sarà da intendere come un continuo.
Inoltre non perdetevi l'EPILOGO, che spiegherà tutto quello non chiarito nell'ultimo capitolo.
Dreamer2021

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Capitolo 32
*** The End & The Beginning (Part 2) ***


Intanto Caroline e Klaus erano ancora bloccati nella grande sala e Caroline si era accomodata su uno sgabello del bancone davanti alla riserva personale di alcolici dei Mikaelson.

“Allora non mi offri nulla?”

“No, così impari a non esserti fidata di me” disse lui.

“A dire la verità neanche tu ti sei fidato” Puntualizzò lei.

“E' una cosa diversa!...Noi avevamo un patto ricordi?”

“Non penserai che io ti baci adesso vero?”

“Beh siamo soli qui io e te...perché no?”

“Intanto perché non abbiamo risolto la questione di Damon ed Elena e secondo...

“Sentiamo perché?”

“Beh...non mi viene in mente nulla adesso, ma sono sicura che se mi lasci almeno una decina di minuti mi viene in mente.” Disse Caroline ridendo.

“Dieci minuti?” Chiese Klaus avvicinandosi al bancone ed andandogli dietro per prepararle un drink.

“Non hai detto che non vuoi però..” Disse lui

“Di cosa parli?” Chiese lei.

“Quando hai elencato tutti i motivi per cui non ci saremmo dovuti baciare non hai detto quello più importante cioè che non vuoi!”

Lei rimase senza parole, lui la guarda dall'altra parte del bancone con in mano un bicchiere che in silenzio posa velocemente e, senza toglierle gli occhi di dosso, passa dalla sua parte mettendosi di fronte a lei.

Le prese il bicchiere che lei aveva in mano e lo poggiò sul bancone, non emettendo un fiato e senza staccare mai gli occhi dai suoi, le afferra una mano e la fa alzare in piedi, facendola appoggiare con la schiena contro il legno del tavolo.

Erano vicinissimi, le mani di Klaus poggiavano sul bancone ed erano proprio affianco ai suoi fianchi. Era come imprigionata tra le sue braccia, ma non si sentiva per niente prigioniera. Le piaceva quella situazione che si era creata: riusciva perfino a sentire i battiti del suo cuore da così vicino.

“Allora Caroline...” Disse lui avvicinandosi al suo orecchio ed abbassando la sua tonalità.

“Perché non lo ammetti?” Sospirò al suo orecchio

“Che cosa?” Disse lei inebriata da quel respiro

“Che mi vuoi..” Disse lui avvicinandosi con il corpo sempre di più a lei e facendola vacillare. Si avvicinò così tanto che le sfiorò il collo con le labbra, lasciandola desiderare di proseguire con questa tortura. Lei chiuse gli occhi e si abbandonò a lui, lasciandolo fare senza muovere un muscolo, consapevole di quello che stava accadendo.

Klaus continuò a baciarle il collo stavolta con meno delicatezza, ma sempre senza staccare le mani dal bancone, quando improvvisamente si allontana.

Lei lo guarda e le avvolge le braccia intorno al collo, lo avvicina stringendolo e lo bacia, un bacio talmente desiderato da non sembrarle neanche vero.

Caroline strinse i suoi capelli tra le dita, lasciando che quel bacio continui anche senza che lei lo stringa.

Klaus si staccò e la guardò dritta negli occhi senza baciarla e lei non poté fare a meno di perdersi nei suoi bellissimi occhi verdi.

Caroline alzò le braccia al cielo e Klaus delicatamente le sfilò la maglietta che indossava rimanendo poi a guardare il suo corpo perfetto sotto le sue mani.

Indugiò sul suo viso per qualche istante e si sfilò anche lui la maglietta, rimanendo entrambi seminudi.

Caroline era completamente impotente davanti a lui così lo assecondò in ogni movimento. Lui l'alzò e la sdraiò sul bancone del bar facendole inarcare la schiena passandole una mano al centro dei seni scendendo e risalendo dolcemente, e tenendole l'altra sotto la schiena. 

Infine Klaus prese un cubetto di ghiaccio da dentro il bicchiere e lo posò sul su ombelico, facendola trasalire. La sensazione di freddo a contatto con la sua pelle bollente fu qualcosa di inebriante ed eccitante a tal punto che si lasciò uscire un piccolo gemito che lo fece sorridere.

Riaprì gli occhi e in pochissimo tempo i ruoli si erano invertiti: lui era sdraiato sul bancone e lei lo guardava dall'alto mentre gli sfilava la cintura e i pantaloni per farlo suo.

In pochissimi secondi entrambi si ritrovarono in intimo che si baciavano con passione

appoggiati alla parete che separava il salone dal corridoio adiacente.

Caroline si staccò per togliersi reggiseno e slip e anche lui, seguendola a sua volta, rimané completamente nudo a guardarla mentre lei si avvicina e lasciando che le sue gambe lo circondino completamente.

Lui le poggiò le mani sotto le natiche avvicinandosi a lei fino a renderli un corpo unico, una sola anima, un brivido

Si lasciarono trasportare dalla passione fino a raggiungere il culmine, poi si abbandonarono per terra, rimanendo abbracciati sul pavimento freddo.

Dopo qualche minuto di silenzio Caroline disse:

“Amo questa casa”

“Io amo le scommesse” Disse lui

“Io le amo vincere” Ribatté Caroline veloce

“Io amo te...” Disse lui senza pensarci.

Solo una volta detto si rese conto di quello che aveva detto, non perché non fosse vero, ma perché non era il momento.



Dopo aver aspettato ore seduto su divano ad aspettare che qualcosa succedesse, Stefan prese il cellulare e portafoglio e si diresse verso l'hotel di Jessy.

Una volta arrivato vi entrò in modo irruento e, senza senza neanche guardare la segretaria che subito si affrettò a fermarsi, si diresse verso l'ufficio di Jessy.

Corse per le scale fino a raggiungere il corridoio che dava sul suo ufficio. Notò a bordo della porta l'insegna con il nome perfettamente inciso.

Bussò in fretta ed entrò senza aspettare troppo tempo.

“Ciao Stefan” Disse Jessy alzando la testa appena fu entrato.

Immediatamente due donne si fiondarono alla porta e dissero:

“Ci scusi, ma non siamo riusciti a fermarlo” Disse una delle due

“Non preoccupatevi, va bene così” Disse Jessy alzandosi in piedi, poi continuò “ Ti prego Stefan siediti” Disse indicando al sedia.

“No, grazie, sono di fretta. Dove è Kath, devo parlarle”

“Non lo sò”

“Avanti!” Disse Stefan guardandolo credendo che stesse mentendo.

“Ti assicuro che non lo so. Non è arrivava all'hotel”

“Ma ha lasciata casa parecchie ore fa” Disse Stefan

Jessy in fretta prese in mano il telefono, compose un numero e disse:

“Salve, sono io, mi sa dire se la signorina è arrivata?”

“No?”

“La ringrazio”

Poi guardando Stefan disse:

“Non è arrivata”

“Ok, vado a cercarla”

“Ok...aspetta Stefan” Disse Jessy fermandolo.”Sò che mi odi, ma io ci tengo davvero a lei. Non mi importa quello che era prima, quindi se non la vuoi lasciala andare per favore.”

“Io non ti odio. Ma vorrei dirle una cosa che non le ho detto prima, è importante. Poi deciderà lei chi scegliere”

“Stefan ha già scelto” Disse Jessy

“No, non ancora!” Disse convinto Stefan

Improvvisamente il telefono sulla scrivania squillò.

“Si pronto?” “Ah bene, la faccia salire” “Grazie”

“E' qui Stefan. E' arrivata adesso Kath” Disse rivolto verso Stefan.

Seguirono pochi istanti di imbarazzo e di silenzio tra i due e non appena la videro insieme dissero:

“Tutto bene?”

Kath confusa rispose stranita “Si, perché? E perché sei qui Stefan?” Voltandosi verso di lui.

“Perché ti devo dire una cosa” Disse lui non staccando gli occhi da lei.

“Stefan...abbiamo già parlato stamattina. Vai a casa” Disse Kath mentre Jessy sorrideva a quelle parole.

“Ma non sia neanche cosa ti voglio dire.” Ribatté Stefan

Kath si avvicinò a Stefan, gli diede un bacio sulla guancia ed entrò nell'ufficio di Jessy in silenzio.

Jessy la seguì velocemente e chiuse la porte dietro di lui. Stefan rimase nel corridoio fermo a ripensare a quello che era successo. Nulla aveva senso eppure una logica c'era: lei aveva davvero scelto Jessy. Senza possibilità di ritorno.

Così si diresse verso casa e in silenziò iniziò a preparare le valigie.



Elena con l'aiuto di Rebekah riportò a casa Salvatore Damon, che ancora incosciente non dava segni di ripresa.

“Speriamo che entro stasera si riprenda” Disse Reb guardando Elena che super preoccupata camminava avanti ed indietro nella stanza da letto.

“Dobbiamo chiamare Bonnie, o quella strega di Parigi...dobbiamo fare qualcosa” Continuava a balbettare Elena.

“Calmati, vedrai che adesso si sveglia.” Disse Reb speranzosa.

In un istante Damon si svegliò e guardò Rebekah.

“Tu che ci fai qui?” Disse stupito.

“Elena è sempre il solito coglione!” Disse Reb sorridendo ad Elena ed uscendo dalla stanza.

“Damon, come stai?”

“Bene, perché?”

“Non ricordi nulla di prima?”

“Si, mi ricordo di di quel ragazzo..ma nulla”

“Damon quel tipo mi ha detto che ti ha dato una cura per il vampirismo”

“Cosa? Io lo uccido”

“Ci ha già pensato Rebekah a questo”

“Bene...si, ma quindi sono umano?” Chiese lui preoccupato. Si guardò intorno per qualche istante e poi aprì il cassetto del comodino ed estrasse un coltellino. Fece una piccola pressione sulla mano e notò che la ferita non guariva.

“Oddio” Urlò Elena mettendosi una mano sulla bocca.

“Sono umano” Disse Damon allucinato.

“Tranquillo, non è un problema Damon, ti amo lo stesso”

“Il peggiore dei miei incubi si è avverato! Come possiamo stare insieme? Io invecchierò e tu rimarrai così” Disse arrabbiato

Una voce proveniente dalle scale disse:

“C'è una soluzione”

Elena alzò il viso e vide Bonnie che si avvicinava con un grande libro in mano. Corse ad abbracciarla e poi Bonnie continuò:

“Piacere di vedere che stai bene Damon, ma penso di avere la soluzione.”

“E cosa avevi in mente?” Chiese Elena

“Sono sta dai Mikaelson e ho preso in prestito il Grimorio di Esther. Qui dice che se un vampiro entro 24 ore dalla somministrazione della cura beve il suo sangue al cura vale anche per quel vampiro”

“Non ci pensare anche Elena” Disse Damon guardandola.

“Perché no Damon?! Io voglio stare con te e che sia da umana o da vampira che differenza fa?!”

“Ormai ti eri abituata ad essere vampira, non voglio che tu debba cambiare per me”

“Damon, io non volevo neanche diventare così, una volta ti chiesi di prendere la cura per me. Pensi davvero che direi di no alla possibilità di creare una famiglia con te?”

Disse lei sorridendogli come non aveva mia fatto e baciandolo sulle labbra.





Poche ore dopo Stefan aveva preparato tutta la sua roba sistemata in perfetto ordine nel corridoio.

Prese il suo diario che era ancora riposto nel suo comodino e lo aprì all'ultima pagina scritta, diede uno sguardo veloce poi lo richiuse con forza e lo tirò in mezzo al salotto, sedendosi sul letto con le mani nei capelli si piegò verso il pavimento chiudendo gli occhi.

Pochi istanti dopo una mano toccò la nuca.

Stefan alzò lo sguardo e vide Kath con in mano il suo diario che le sorrideva come non aveva mai fatto.

Lui si alzò in fretta e la guardò sorridendo ma senza riuscire a capire.

“Ha perso questo” Disse lei

“Che ci fai qui?” Chiese lui

“E che ci faccio secondo te?” Disse lei alzando e spalle in segno di resa.

Stefan le prese il diario dalle manie e lo buttò per terra, si avvicinò a lei mettendole una mano dietro alla nuca e stringendola a se.

Lei rispose al bacio stingendolo a sua volta, pochi secondi dopo si abbracciarono.

Dopo secoli di odio e di amore finalmente si erano ricongiunti, due anime alla ricerca di se stessi che si ritrovano.



…..continua



Ciao mi fa davvero piacere ritrovarvi qui per la conclusione della storia. Sono passati mesi dall'inizio e vi ringrazio per avermi sempre  sostenuto.

Spero di essere ri uscita a dare un degno finale alla storia, nella quale ho messo davvero il cuore.
Nei prossimi giorni  mi sarà  l'EPILOGO, che vi chiarirà  i dubbi e le incertezze che vi sono rimase.  
Dreamer2021 

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Capitolo 33
*** Epilogo ***


-------Due anni dopo-------

“Damon dobbiamo prepararci, alza quel culetto dal letto” Disse Elena davanti allo specchio dell'enorme camera di Damon.

“Si, ma come faccio a staccarmi da questa bellissima bimba?” Chiese prendendo in braccio la piccola facendo di tanto in tanto facce buffe per farla ridere.

Elena si avvicinò al letto e iniziò a scherzare con loro.

“E' bellissimo avere tutto questo con te Elena” Disse Damon guardandola mentre teneva ancora in braccio la piccola.

“Si, non credevo che l'avrei mai detto, ma siamo davvero una famiglia adesso Damon, io te e Rose”

“Nostra figlia è la cosa più bella che ci sia capitata” Disse Damon accarezzandola..

“Si, finché morte non ci separi” Disse Elena baciando Damon.

“Bonnie è tutto pronto in sala, come procede con la cottura dell'arrosto?” Chiese Jeremy a Bonnie.

“Tutto bene, sta procedendo! -Disse avvicinandosi a lui- Da quando sei preoccupato per la cucina?” Chiese lei sorridendole.

“Da quando tutti vengono qui a pranzare da noi”

“Ma tranquillo, gestiremo tutto alla perfezione Jer” Disse baciandolo.

Pochi istanti dopo suonarono il campanello e Bonnie e Jer si guardarono.

“Chi sarà così in anticipo?” disse Jer dirigendosi verso la porta.

“Ciao Jer, che bello vederti” Disse Caroline appena Jer aprì la porta.

“Ciao Care, e ciao Klaus -Disse Jer- accomodatevi pure”

Appena entrarono Care si diresse subito verso la stanzina di Rick. Appena lo vide lo prese in braccio e iniziò a coccolarlo.

Klaus arrivò pochi istanti dopo e iniziò a giocare con lui.

Bonnie e Jeremy guardavano dal corridoio la scena abbracciandosi e sentendosi felici.

Suonarono il campanello e stavolta andò Bonnie.

“Ciao Bonnie.” Disse Elena

“Ciao Bon-Bon -Disse Damon- e ciao anche da lei” alzando la manina di Rose per farla salutare.

“Ciao ragazzi, e ciao anche a te piccola Salvatore, lo sai che sei bellissima vero?...Damon ha i tuoi occhi” Disse prendendola in braccio e invitandoli ad entrare.

Non fecero neanche in tempo a varcare la soglia che arrivò Stefan e Katherine per mano.

“Ragazzi ci siamo anche noi, aspettateci” Disse Stefan.

“Ciao fratello -Disse Damon andandogli incontro abbracciandolo poi sorridendo disse verso Kath -Ciao Kath”

“Ciao Damon, è bello vederti”

Entrarono tutti in casa e iniziarono a chiacchierare.

Elena aveva in braccio Rose ed affianco a lei c'era Damon, che come un angelo protettore vegliava sulla piccola. Si avvicinò Kath e disse:

“Elena posso tenere la bambina per favore?”

Elena gli sorrise e gli disse:

“Certo, tieni pure” Disse allungandosi per passargliela.

Kath la prese in braccio e come una calamita gli si avvicinò Stefan.

Damon ed Elena li guardarono ridere e fare facce buffe alla piccola e Damon disse:

“Stefan che ne pensi di fare una tutta tua?”

“Caro fratello io voglio dormire la notte!”
"Sì fratellone, ma adesso sei di nuovo umano e gli umani fanno figli, rendendo così i propri fratelli zii!"
"Quindi vorresti diventare zio?" Chiese Stefan sorridendo 
"Certo, e poi tu lo sei già! " Disse Damon dandogli una pacca sulla spalla.
 

Il pranzo passò e a metà pomeriggio il campanello iniziò a suonare senza sosta.

Tutti si guardarono sorpresi e chiesero a Bonnie:

“Aspetti qualcuno?”

“No!” Disse lei guardando Jer preoccupata.

Una volta alla porta vide Rebekah accompagnata da Matt, ed Elijah con una meravigliosa torta in mano.

“Ciao ragazzi, non pensavate che ci fossimo scordati di voi vero?” Disse Reb
Appena sentirono sentirono le voci si alzarono tutti da tavola per andargli incontro. La preoccupazione lasciò spazio alla felicità e all'incredulitá.

“Wow...guarda guarda chi è venuta a salutarci” Disse Damon

“Vi siamo mancati?” Chiese Elijah

“Ma certo fratello” Disse Klaus andandolo ad abbracciare.

“Allora come procede la vita a Mystic Falls, Klaus” Chiese Elijah

“Tutto bene grazie, monotona ma tutto bene” Rispose

“Sei sicuro di non voler tornare a New Orleans?”

“Mi piacerebbe, ma più avanti. Con Caroline adesso stiamo bene, abbiamo casa e vorrei che per qualche anno continuasse così.”

"Ti vedo davvero felice fratello” Disse Elijah notando il suo sorriso mentre parlava di Care.

“Si, lo sono davvero”

“Allora Damon, dimmi come avete poi risolato la faccenda della cura” Chiese Reb

“Facile, Elena ha bevuto il mio sangue e così ci ha curati entrambi. Per quanto riguarda Charlotte...beh una volta che Aaron mi ha curato anche lei è tornata umana e da quello che sò si  è trasferita in sud America e ha trovato un lavoro come cameriera in un bar. Prima di dare la cura a Stefan gli ho chiesto di soggiogarla e di farle dimenticare tutto su di me e sulla magia, così si è potuta ricreare una sua vita! Sono felice per lei, almeno anche lei ha trovato serenità ”

“Perfetto allora” disse lei

“E con Matt come va?” Chiese Damon curioso “Ho visto che ti ha accompagnato qui oggi”

“Si, ci stiamo provando. Ha una terribile paura che in un attimo di follia lo trasformi, ma per il resto tutto bene” Disse in tono ironico.

“Non gli do tutti i torti, sei un pochino folle ” Disse Damon ridendo

“Come tutti del resto” Concluse lei. “Ti ho già detto che hai una bellissima bambina? E' un incanto con qui bellissimi occhi azzurri”

“E' la mia ragione di vita”-Disse lui- “Mi sono sempre chiesto perché non hai preso la cura quando potevi?”

“Perché voglio rendere Matt fiero di stare con me e non posso farlo volendo una cosa che non era nel mio destino. Sono così e mi sta bene così adesso!”

“Sono felice che tu abbia trovato una ragazzo come Matt. E' un tantino odioso, ma è un bravo ragazzo a volte!” concluse Damon.

“Facciamo una fotoooo” Disse Caroline

“No Care, ..tu e le tue foto”! Disse Stefan.

“No Care, basta, ci torturi tutte le volte” Disse Matt

“Ma smettetela che poi mi chiedete sempre di passarvele. Poche storie e venite tutti qui sul divano”

Tutti presero posizione sul divano: Damon, Elena con Rose in braccia erano sul bordo a destra poi si sedettero Jer con Bonnie con il piccolo Rick ed infine sulla sinistra si erano posizionati Klaus con Elijah, Rebekah e Matt.

“Siete pronti?” Chiese Care mentre impostava l'autoscatto.

“Dai muoviti Care che ci stiamo strettissimi qui” Disse Damon

“Si, arrivo..un secondo. Ecco fatto” Disse prima di partire come un razzo posizionandosi affianco a Klaus.

“Dite cheese” Disse Bonnie

“Cheeeseee” Dissero tutti in coro, sorridenti di essere insieme e pronti ad affrontare il loro destino.



Ciao  a tutti, eccoci alla fine.
Vi ringrazio di cuore per tutto il sostegno che mi avete dato, avete continuato a leggere la mia storia capitolo dopo capitolo e per me è stato un grande onore avervi intrattenuto per così  tanto tempo. 
Grazie davvero.
Con questo Epilogo spero di aver dato una buona conclusione a tutta la storia,  un degno finale ai personaggi e di avervi fatto sognare in una fine che non ha niente a che vedere con la serie tv. 
Ditemi cosa ne pensate!!
Alla prossima occasione. Dreamer2021 

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