I'll never betray you

di M3K1317
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

Erano circa le quattro del pomeriggio di una calda giornata di Settembre, probabilmente una delle ultime. Milo era seduto sul sedile posteriore dell'automobile di famiglia, con affianco la sorellina minore, Charlie. Si vedeva lontano un miglio che erano fratelli, sopratutto dai capelli della stessa tonalità castana, anche se quelli della bambina erano un poco piú lunghi. Nei sedili davanti il padre al posto del guidatore osservava attentamente la strada e la madre vicino a lui, se ne stava con lo sguardo perso nel paesaggio che scorreva veloce fuori dal finestrino.

Quello era l'ultimo giorno di vacanza, prima che Milo iniziasse le scuole medie e Charlie passasse in seconda elementare e la piccola aveva espresso il desiderio di andare al parco. Il padre si era dimostrato favorevole e aveva deciso di approfittarne per portare sua moglie al centro commerciale lì vicino. Milo, dal canto suo, era molto felice della possibilità di passare un giorno all'aperto, ma non era entusiasta dell'idea di andarci in macchina. Da quando avevano inventato le automobili autosufficienti la maggior parte delle persone faceva tutto in macchina e lui non era mai andato d'accordo con quegli ammassi di viti e bulloni. 
Il veicolo si fermò davanti al parchetto prestabilito dopo qualche minuto.
Mentre Milo scendeva suo padre gli disse: "Tieni d'occhio tua sorella. Mi raccomando." E indicò Charlie con lo sguardo, che già si era avviata verso i giochi disseminati per il grande spiazzo erboso. Milo annuì, scendendo dall'auto, mentre la portiera si chiudeva alle sue spalle in automatico. Diede uno sguardo panoramico alla zona: più a sinistra c'erano un campo da calcio dal terreno in erba sintetica, una giostra girevole e dall'altra parte uno scivolo con un'altalena attaccata. Al centro di tutto si diramava uno stradellino ghiaioso che tagliava in due lo spazio pubblico, con un paio di panchine occupate già da due coppie di anziani. Altri adulti erano sparsi nei dintorni, intenti la maggior parte a chiacchierare e a dare un occhio ai figli.
Sulla giostrina c'erano tre bambini, dei quali uno spingeva mentre gli altri due si godevano il giro ridendo a crepapelle. Charlie stava salendo le scale dello scivolo, mentre una bambina andava sull'altalena, spinta da un ragazzino un po' più robusto degli altri. Il campetto da calcio era occupato da cinque figuri, che a prima vista, parevano coetanei di Milo. Egli decise di avvicinarsi per vedere che cosa facevano.
Non fece in tempo, peroò, ad arrivare a bordo del campetto rettangolare per farsi notare che li sentì parlare. O meglio, urlare!
Uno di loro, di media statura e scuri capelli disse: "Non è affatto vero! Se avessimo partecipato avremmo di sicuro vinto!" Le iridi scure vennero percorse da un lampo di rabbia. 
Un ragazzino più basso alla sua destra annuì osservando la scena con sguardi glaciali.
Un altro alto dai capelli neri e sbarazzini urlò in tutta risposta, con tono beffardo: "Ma non fatemi ridere! Persino un dilettante vi avrebbe sconfitti!" Le mani sui fianchi, lo sguardo malizioso. Sembrava un classico bulletto. E evidentemente si divertiva ad irritare i compagni.
Un ragazzino simile a quest'ultimo, ma un po' più basso, disse, con lo stesso tono strafottente: "Già! Anche in una partita contro di noi ora, sareste sconfitti!".
Il bambino che aveva parlato per primo esclamó, con una strana luce negli occhi: "Ci sto..."
Diede un'occhiata veloce agli amici al suo fianco e aggiunse con tono determinato: "...Qui ed ora!".
Il suo amico, gli tirò una manica (egli era difatti molto più basso) e gli sussurrò qualcosa nell'orecchio. Quello più alto si colpì la faccia con una sberla e fece una risatina sarcastica. I due si allontanarono, lasciando gli altri tre a ridere sguainatamene.
Il più alto dei tre giovani, esclamò:
"Volt, sei una testa di rapa! Ti sei scordato che eravate solo in due.”
I due si scambiarono un’occhiata, che faceva intendere la confusione che vorticava nelle loro teste. Non potevano però lasciare che quella discussione finisse in una loro maledetta figuraccia.
Di colpo però, il più basso, disse indicando Milo:
"Chiediamo a lui!".
L’ amico alzò lo sguardo, tenuto abbassato per la presa in giro appena ricevuta.
Milo invece, sentendosi chiamato in causa, non riuscì a trattenersi dal domandare:
"Ma non possono giocare in due, dato che credono di essere dei campioni?". 
Il bambino che lo aveva notato per primo gli corse incontro e mormorò:
"Senti... Non è che ti andrebbe di giocare una partita con noi?". 
Milo non sapeva se chiedersi perché non si fosse nemmeno presentato o cercare di aiutarlo. Si grattò il mento, ed alla fine decise di provarci: 
"Ok… Ma vi avviso che sono una schiappa!" aggiunse sorridendo appena.
L'altro ragazzo, nel mentre arrivato, non perse neanche lui tempo a presentarsi e senza indugi si intromise nella conversazione:
"Sai giocare in porta?" chiese indicando con lo sguardo la rete a lato del campo.
Milo cominciava a non poterne più di quella maleducazione, ma mantenne la calma, per poi replicare: 
"Più o meno… È la posizione nella quale faccio meno danni.".
Il più basso lo rassicurò:
"Non ti preoccupare, ti aiuteremo noi.".
Solo a quel punto, l’amico di presentò cordialmente:
"Comunque, io sono Volt. Piacere di conoscerti.". 
Milo sorrise e mormorò:
"Io sono Milo. Piacere mio.".
Ma non appena si voltò verso il ragazzino più basso, questi era già partito a tutta velocità verso il campo.
Volt vedendo Milo osservare il bambino piuttosto perplesso, disse ridacchiando:
"Lui è Rich. È di norma calmo e controllato, ma in campo è pericoloso.". 
Milo, allora, decise di capire qualcosa in più sulla discussione che aveva sentito:
"Ma perché è tanto importante questa sfida?" domandò curioso.
L'altro alzò lo sguardo al cielo e rispose lentamente: "Io e Rich giocavamo in una squadra che non partecipò a nessun torneo, poiché fu sciolta.” Lanciò un’occhiata al gruppetto di ragazzi dell’altra metà campo, che li osservavano con ancora un ghigno poco rassicurante disegnato sul volto “Voglio dimostrare a quei bulletti che saremmo stati all'altezza." Aggiunse poi con tono più deciso.
Milo cominciò a capire, ma la sua curiosità si spinse oltre:
"Ma come mai fu sciolta?" chiese allora.
Se avesse potuto rimangiarsi le parole lo avrebbe fatto, ma era troppo tardi. Volt abbassò gli occhi, guardando un insetto che saliva su un rametto vicino ai suoi piedi.
Rich, vedendo la situazione intervenne all’istante: "Venite?!" gridò dal centro campo.
"Sì, arriviamo" rispose Volt tentennando qualche istante, per poi partire di corsa verso l’amico e dando un colpo amichevole sulla schiena a Milo, facendo intendere che non si era offeso. 
Il bulletto urlò, osservandoli con aria da strafottente:
"Con le mie nuove tecnologie di allenamento sono diventato imbattibile!". Volt lo osservò qualche istante, per poi esclamare: 
"È solo il 2091, amico!".

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2

Milo era un ragazzo all'apparenza imperturbabile, ma dentro aveva sempre paura. Dietro quegli occhi color cioccolata si nascondeva un miscuglio confuso di emozioni.

Anche se non voleva darlo a vedere egli era terrorizzato  dall'idea di non essere all'altezza delle aspettative. In passato tante persone avevano avuto fiducia in lui, ma egli le aveva deluse. Non voleva che ciò si ripetesse. Era sicuro di potercela fare a non dimostrarsi superfluo.
La partita era tre contro tre. Erano veramente pochi. 
Volt propose di dare la vittoria al primo che segnava. Tutti si rilassarono un poco. Un solo gol era un obiettivo semplice.
Tutti tranne Milo.
"Questo significa che se sbagliassi una volta sola perderebbero" disse il portiere tra sé e sé.
Rich, che si era dimostrato alieno all'idea di dare la vittoria col Golden Goal, tirò Volt per la manica per sussurrargli qualcosa nell'orecchio. 
Milo comprese che parlavano di lui, da come lo sguardo di Volt si alzò fino a posarsi sull'incrocio dei pali difeso dal loro nuovo amico.
Rich aveva un'aria stranamente diffidente, nonostante fosse stato il primo a proporre di schierare Milo.Quest'ultimo, cogliendo nello sguardo la paura che l'improvvisato difensore estremo combinasse un guaio causando la loro sconfitta, non poté trattenersi dallo stringere i pugni con forza, fissandoli, mentre un pensiero si faceva strada nella sua mente, chiaro e luminoso come un fuoco ardente: "Ci riuscirò.".
 Ad un occhio esterno tutta questa paura sarebbe sembrata irrazionale, ma d'altro canto Milo era l'ultimo ostacolo tra gli avversari e la porta, per questo aveva tutti i motivi del mondo per sentirsi due volte più responsabile.
Il calcio d'inizio fu battuto dagli avversari e ciò risvegliò il giovane portiere dai suoi dubbi.
Al castano parve che non fossero passati neanche cinque secondi che si trovò faccia a faccia con due avversari, dato che sia Volt che Rich si erano lanciati in avanti sperando in un contropiede.
Dall'espressione di Rich si capiva, però, che pensava di aver fatto una cavolata. Milo si preparò e già al primo tiro si trovò costretto a buttarsi nell'angolo in basso a sinistra. Egli non riuscì ad afferrare la palla, ma la deviò fuori dallo spettro della porta all'ultimo istante. Ciononostante, l'altro avversario prese la sfera di cuoio iniziando a fare dei numeri con quest'ultima, con l'intenzione di superararlo senza tirare.
Milo si sentì come paralizzato: se usciva dalla porta, sbagliare sarebbe stato facile. Per distruggere ogni probabilità di attacco, Rich entrò in scivolata facendo rotolare via la palla all'avversario, dando cosí a Milo la possibilità di calciarla via. La sfera di cuoio fu quindi recuperata prontamente da Volt, che pareva impaziante di tirare. Come biasimarlo.
Milo lanciò uno sguardo riconoscente a Rich e lo ringraziò con un lieve inchino, appena accennato.
"Grazie mille, Rich" mormoró Milo mentre cercava di regolarizzare il respiro.
L'altro, alzandosi, replicò:
"Di nulla. Ti avevamo detto che ti avremmo aiutato." un lieve sorriso comparve sulle labbra del giovane. 
Il portiere annuì con un cenno del capo. Stava per ribattere, ma venne interrotto dalle grida esultanti di Volt.
Quando i due alzarono lo sguardo videro la palla in rete. Il portiere avversario si passava le mani tra i capelli e il loro amico saltellava con un enorme sorriso disegnato sul volto."Come immaginavo" disse Rich senza distogliere lo sguardo dalla scena quasi comica.
"Che intendi dire?" gli chiese Milo rivolgendo nuovamente lo sguardo verso di lui.
L'altro si girò a sua volta e continuò: 
"Tipico di Volt. Anche ai tempi degli Imper...".Il giovane troncó bruscamente la frase, senza motivo agli occhi di Milo.
Volt tornò di corsa dai due amici, ancora sprizzante di gioia. Rich si alzò senza aprire bocca e affiancò il compagno amico, guardando in faccia il capitano dei loro avversari. Quest'ultimo si grattò la nuca, turbato dall'esito. Quindi diresse gli occhi verso i suoi compagni, per poi andarsene lasciando alle sue spalle la frase:
"Con delle schiappe in squadra non si va lontani!".
 I due avversari, sentendosi chiamati in causa, fecero per seguirlo. 
Il portiere lo raggiunse e lo si sentì dire:
"Fratellone, aspettami!". Un pensiero attraversò velocemente la mente di Milo: 
"Bel fratello maggiore!". 
Il suo sguardó scivolò verso sua sorella, che giocava su una giostra girevole, facendo scappare un sorriso al castano.
Uno degli avversari, invece di seguire il suo capitano, si arrestò sentendo la frase del piccolo portiere. D'altro canto, se aveva trattato così suo fratello chissà che condotta avrebbe avuto con lui.
Rich e Milo sembrarono intristirsi, ma Volt non pareva per nulla  commosso dalla scena. Non era perché avesse un cuore di pietra, tutt'altro. 
Si avvicinò all'ultimo nemico rimasto nel campetto e gli diede una pacca sulla schiena con fare conciliante, mormorando:"Non ti preoccupare. È così da quando lo conosco. Come ti chiami?".


ANGOLO AUTORE
Questo è il mio primo "Angolo Autore", quindi inizierò col presentarmi: sono M3K1317.
Come avrete già dedotto, la mia long-fiction si ambienta nel futuro in Italia. I personaggi sono tutti OC interamente da me creati (anche se ispirandomi a delle persone da me realmente conosciute).
Che dire? Ringrazio Obliator e Nebiros Zael per le recensioni del primo capitolo.
Ci si vede nel prossimo!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3
 
Eccomi di nuovo! Dopo una sosta di “qualche giorno” (praticamente un anno), ho deciso di riprendere questa fanfiction. Immagino che i lettori e recensori vari ed eventuali che incontrerò da adesso in poi non saranno gli stessi conosciuti in precedenza… Quindi metto subito in chiaro un punto: quando recensirete (sperando che lo facciate), non usate mezzi termini. In altre parole: se dovete dirmi che faccio pena, non fatevi scrupoli.
 
“Nicola… Mi chiamo Nicola…” rispose il ragazzino. “Piacere.” gli disse l’altro “Io sono Volt. E loro sono Rich e Milo.”. I due ragazzi accennarono ad un saluto con la mano, seppur esitando, dato che fino ad un attimo prima Nicola sarebbe parso pronto ad insultarli pesantemente, come gli altri due. “Beh!” esclamò Volt “E ora che si fa?”. Rich si grattò la nuca con fare pensieroso, per poi rispondere: “Il campo è spesso molto conteso… Oggi che è libero, sfruttiamolo al massimo.”. Volt guardò prima Milo, poi Nicola, vedendo entrambi alzare le spalle in segno di assenso. “Bene!” concluse, quindi “Che cosa stiamo aspettando?!”. Rich sorrise leggermente, quasi tale risposta fosse più che scontata da parte del suo amico. Milo, che aveva temporaneamente abbandonato i pali per prender parte alla conversazione, vi fece rapidamente ritorno, dichiarandosi pronto. Cominciarono col pallone sui piedi di Rich, che dopo aver facilmente superato Volt, tirò con forza, ma tra le mani del portiere. Il difensore estremo, non essendo in squadra con nessuno in particolare, lanciò il pallone in aria, sufficientemente in alto perché i tre ragazzi formassero un piccolo mucchio, ove il pallone sarebbe caduto. Dalla mischia uscì Volt, che trovandosi solo davanti a Milo, poté facilmente fintare il tiro in una direzione, attendendo il tuffo di Milo, per poi tirare in quella opposta. Sorprendentemente il portiere si alzò in fretta da terra, pronto a buttarsi la seconda volta, però mancando il pallone di pochi centimetri. La sfera si era insaccata in rete e Volt era intento ad esultare come al solito. Il suo tripudio consisteva nel saltare da una parte all’altra canticchiando: “Chi è il numero uno? Sono io!”. Durante i suoi saltelli, Rich si avvicinò a Milo onde aiutarlo ad alzarsi. Mentre si sollevava da terra, il castano notò un grosso numero “1” stampato sul retro della maglia del festaiolo, chiedendosi come mai indossasse una maglia da portiere. Egli non poté fare a meno di chiedere al ragazzo al suo fianco il perché di ciò. “Ecco…” iniziò Rich “Devi sapere che quando venne il momento di procurarsi una maglia con un numero dietro, Volt moriva dalla voglia di avere il numero 10, ma il commesso del negozio ha fatto un errore di battitura, dimenticandosi uno zero.”. I due sghignazzarono per la curiosa storia. Nicola sentendoli ridere si avvicinò, facendo intendere maggiormente a Volt che si parlasse di lui. Egli chiese con tono retorico: “Allora: giochiamo o no?!”. I tre annuirono in risposta, mentre il portiere prendeva la palla e la lanciava nuovamente. Fu nuovamente Volt il primo ad arrivarci, che, superato Nicola iniziò un breve duello con Rich. Non riuscendo a superare il suo amico, il castano optò per un’altra via. Ovvero, fintò un tiro, sapendo che Rich avrebbe aperto le gambe per provare a fermarlo, quindi calciò con forza, facendo un facile tunnel all’amico. Milo, però, non si fece cogliere alla sprovvista, e si tuffò di pugno sul pallone. La mano chiusa del portiere fu per qualche istante, come avvolta da fiamme azzurre, mentre egli dichiarava: “Pugno Stellare!”. La sfera di cuoio fu facilmente deviata fuori dallo spettro della porta. Gli altri tre furono allibiti. Il primo a parlare fu Nicola, che balbettando disse: “Quella… Era… Una…”. “Tecnica Micidiale.” completò la frase Rich al suo posto, con tono più fermo. Volt si avvicinò al difensore estremo, dandoli una poderosa pacca sulla schiena, esclamando: “E tu cosa aspettavi a dirci che eri in grado di usare una tecnica micidiale?!”. Milo balbettò qualcosa, ma fu interrotto dal suono di un clacson. Era il rumore dell’automobile dei suoi genitori, che erano passati a riprendere lui e sua sorella. Dopo aver salutato i suoi nuovi amici, il castano si allontanò con Charlie, che aveva dovuto far scendere da una giostra girevole, andando verso il mezzo appena arrivato.
Poco dopo, anche Nicola si era congedato dai suoi amici. Questi stavano, dunque, discutendo del più e del meno, mentre un curioso personaggio, incappucciato, nonostante il caldo, si avvicinava lentamente a loro…

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4
 
Come ultima giornata di vacanza, non era certo stata monotona ed abitudinaria. Milo era steso sul letto, in piena notte, assorto nei suoi pensieri. Rivolse uno sguardo all’orologio: le 2:07.
Camera sua era l’ultimo piano della casa, ed aveva una forma inusuale. Il soffitto, difatti, seguiva la forma del tetto soprastante, e conteneva due grandi lucernai, uno per faccia. Il primo lucernaio dava sul giardino sottostante, mentre il secondo dava sulla strada. Per il resto, la camera era un misto tra una stanza da letto ed un magazzino, in quanto, prima che fosse la camera di Milo, essa non era niente di più di una mansarda. Non vi era neppure una porta, bastava terminare le scale per esserci dentro. Se Milo avesse percorso quelle scale al contrario, si sarebbe ritrovato al primo piano, composto da un corridoio, ai cui estremi si trovavano, le camere di sua sorella, Charlie, e dei suoi genitori.
Il ragazzino, come già detto, aveva i pensieri rivolti altrove. Era per lo più intento a ragionare su quanto lo aspettasse il giorno successivo. Egli aveva, appunto, appena terminato le scuole elementari, di conseguenza, stava per iniziare le medie. Ai suoi occhi pareva che tutti quanti dicessero le stesse frasi: “Guarda che le medie sono difficili…” oppure “Non è mica facile come alle elementari…” o addirittura “Se non studi, non si fanno problemi a bocciarti.”. Lui non aveva mai avuto particolari problemi con la scuola, anzi, spesso prendeva ottimi voti, ma sembrava quasi, che per quanto egli fosse andato bene fino a quel momento, le scuole medie fossero pronte a rimettere tutto in dubbio. I suoi dialoghi coi parenti, circa tali dubbi, culminavano sempre con la medesima iterativa risposta: “Tutti ci siamo passati…”. Certo! Era inopinabile che tutti fossero passati per le scuole secondarie di primo grado, eppure, esse continuavano a parere un ostacolo troppo grande per essere saltato.
I suoi pensieri furono bruscamente troncati dallo squillare di un telefono. Era il suo cellulare… Rivolse un secondo sguardo all’orologio: le 2:09. Si avvicinò lentamente al telefonino, e dopo aver premuto il solito punto sullo schermo, lo portò all’orecchio e chiese: “Pronto. Chi parla?”. Dall’altra parte la risposta fu completamente diversa dalle aspettative, difatti egli udì: “Sei Milo Hammer?”. Dopo un rumoroso sbadiglio, forse usato per far intendere all’interlocutore a che ora avesse chiamato e come egli fosse liso dal sonno, il castano rispose: “Sì… Sono io…”. “Bene…” bisbigliò l’altro “Ascoltami e non interrompermi… Volt Tundir e Rich Deception… Li hai incontrati oggi pomeriggio… Dico bene?”. “Cos’è? Uno scherzo telefonico?!” esclamò in modo sapido Milo, pentendosi all’istante desso del volume della propria voce. “Ti ho detto di non interrompermi!” si sentì chiaramente dall’altro capo. “Senti.” commentò il castano “Ma tu paghi le telefonate? Perché se le hai gratis chiudo questa chiamata ora, se no ti lascio parlare un altro po’.”. Dall’altra parte si udì un inverecondo silenzio in vece di risposta. Proprio mentre il ragazzino stava per premere il pulsante che avrebbe posto fine alla conversazione, udì chiaramente e con fare tignoso: “Non è il momento di scherzare! Ho tantissime cose da dire e pochissimo tempo per farlo!”. Milo decise di ascoltare ancora un po’ di quella bizzarra telefonata, all’apparenza priva di qualsiasi significato. “Che cosa sai degli Imperatori?” fu la prima domanda che riuscì a sentire. “I cosa?!” rispose confuso il castano. “Vorresti dirmi che non ne sai nulla?” si sentì chiaramente. “Non so di cosa tu stia parlando.” commentò il ragazzo. Dall’altra parte si udì stagliare una risata, quasi petulante, che da flebile si fece più rumorosa. Egli rideva in un modo così sguainato, che Milo dovette coprire il telefono con una mano, per impedire che il tutto svegliasse i genitori o la sorella. E soprattutto che i suoi poveri timpani si distruggessero.
Dopo la scena a dir poco surreale, il portiere sbottò, mantenendo però un tono di voce basso: “Ma… Era proprio necessario?”. Dall’altra parte ci fu il silenzio come risposta. Oramai sembrava inevitabile. Passarono una quindicina di secondi di interminabile silenzio, quasi a librare il rumore causato in precedenza, prima che il castano vedesse la notifica che la chiamata era terminata, ed ogni parvenza di rumore si fosse involata con essa. Ritenendosi venturoso che tal zibaldone di suoni non avesse comportato il destarsi di altri individui, Milo fece ritorno alla sua precedente posizione.
Se fino a tal momento i dubbi e i pensieri di Milo avrebbero potuto esser definiti confusi, da allora in poi essi si resero tre volte tanto uggiosi, locupletati di mistero dalla lusca conversazione. Il decorrere del tempo sembrò rallentarsi ulteriormente, mentre i suoi ragionamenti parevano fuorviare più che mai e la sua mente era compenetrata da pensieri irrazionali e polimorfi. Quel dialogo non poteva che essere prodromo larvato di un’eteroclita sequenza di accadimenti, che, orditi da un qualche stagliante individuo, forse desso della telefonata, avrebbero condotto ognuno al medesimo traguardo, sconvolgendo ogni statu quo ipotizzabile. Era ovvio: in quel momento ed in quel luogo, la storia di Milo e dei suoi amici era iniziata.
 
ANGOLO DELL’AUTORE
L’ultima volta non avevo messo nessun “Angolo dell’Autore” in quanto non mi pareva di aver altro da dirvi. Immagino che se qualcuno avesse avuto la strana idea di leggere questa fanfiction, dopo questo capitolo avrebbe senz’altro modificato i suoi progetti. Mi auguro che ci sia ugualmente qualche masochista che giunga fin qua facendosi piacere la storia. Beh! Che dire? Grazie a chiunque abbia letto fin qui… E poi: se ci fosse qualche magnanimo individuo che si degnasse di recensire, ne sarei lieto, in quanto altrimenti non riuscirei a capire che cosa ne pensate, voi lettori. Ho aggiunto questo capitolo in tempo relativamente breve, poiché tra poco partirò per le vacanze, e non posso pronosticare quando riuscirò a pubblicare il prossimo capitolo (se ci riuscirò).

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5
 
Destarsi presto alle ore mattutine è fonte di fastidio per molti. Onde comprendere, quanto esso potesse rivelarsi tale per Milo, è doveroso rammentare che tal giorno non era altri che il primo giorno di scuola, nonché prima volta che il ragazzino entrava in una scuola secondaria di primo grado. Ogni volto gli appariva nuovo, mentre si dirigeva verso porta dell’istituto. Di certo non gli aggradava l’aspetto dell’edificio.
Si portava sui cinque piani, ognuno dei quali era contornato da finestre chiuse, che non permettevano di vederne l’interno. Vi era un solo ingresso, composto da una grande porta nera, in metallo e dai vetri oscurati. Nonostante essa fosse aperta, pareva quasi l’inverso. Appena dentro vi era un bivio, in quanto al lato destro erano poste scale in discesa, nel verso opposto, in salita. Il castano si muoveva lentamente, come a voler con inanità procrastinare l’ingresso nell’istituto.
L’impressione di non conoscer nemmeno veruno degli individui che attraversavano il corridoio, sembrava, quasi, rammentare al ragazzo, ove egli si trovasse.
Davanti alla porta, con aria affranta, vi era una ragazza, circa alta quanto Milo. Aveva lunghi capelli neri, legati in una coda di cavallo che le giungeva alla vita. Esattamente come il castano, indossava l’uniforme della scuola, che però, essendo lei una ragazza era leggermente diversa. Nel caso dei ragazzi, essa si componeva di una giacca di color verde scuro, una camicia chiara, pantaloni della dessa colorazione della giacca. Per le ragazze, essa era analoga, seppur con una camicia i cui bottoni erano dalla parte inversa, al posto dei pantaloni, una gonna di medesimo color, che giungeva alle ginocchia, ed una calzamaglia nera. Per una curiosa ironia della sorte, nei moduli scolastici non veniva indicato un preciso paio di scarpe, che fosse consono indossare, ragion per cui la maggior parte degli studenti si presentava con scarpe da ginnastica, che, se veruno avesse notato, non avrebbe potuto fare a meno di chiedersi quanto avessero a che vedere col resto del vestiario degli alunni.
Milo si affiancò lentamente alla ragazza. Lei aveva dei lineamenti orientali, ed una pelle stranamente chiara per chi è di ritorno da delle vacanze estive. È, quindi necessario, giungere a precisare quanto il castano si trovasse impacciato e timido ad iniziare le conversazioni, in maniera particolare se esse erano con qualcheduno ad egli ignoto sino a tal momento. Onde cassare questa sua difficoltà, il portiere aveva la curiosa abitudine di aprire i dialoghi con frasi contestuali, che si fosse studiato in precedenza. Così fece, anche in quel caso, dicendole: “Stai bene?”. La sua frase voleva intendere quanto la ragazzina paresse triste. Lei rispose con un sorriso, affrettandosi, ciò nonostante a dire: “Sì! Sì, sto bene… Solo… Non mi entusiasma l’idea di entrare a scuola…”. Si deve essere a conoscenza che ogni allievo di seconda e terza media di quel determinato istituto si sarebbe presentato a scuola un’ora dopo chi, invece, era di prima. Di conseguenza, Milo giunse per deduzione che la ragazza fosse sua coetanea. “Ah!” commentò poi “Hai la mia più totale comprensione…”. Quindi le porse la mano, dicendo: “Piacere! Io sono Milo.”. Lei rispose col medesimo gesto, e con le parole: “Piacere mio. Mi chiamo Lara.”. Dopo qualche rapido discorso su  a quali classi avrebbero dovuto presenziare, i due scoprirono di trovarsi in aule fronteggianti, rispettivamente J per lei e K per lui. Poco dopo, Lara commentò: “Beh! Ci si vede dentro.”. Il tono pareva quasi di chi varca le porte di una prigione. Detto ciò, entrò. Il castano rimase qualche secondo in più a fissare il portale dell’edificio. Proprio mentre stava per compiere il primo passo onde entrarvi fu interrotto.
“Sapevo che ti avrei trovato qui.” proclamò una voce familiare alle spalle del castano “Milo Hammer…”. Senza neppure voltarsi, egli rispose: “Andrè Rocciosi… Se dovessi tirare ad indovinare…”. L’altro ridacchiò, mentre Milo si voltava. Il suo amico era alto circa quanto egli, ma più robusto. La sua capigliatura era scura, ed i suoi occhi castani. Erano entrambi vestiti con l’uniforme dell’istituto frequentato, che il fato volle esser desso davanti a loro. Andrè si offrì di far strada a Milo, scoperto che essi erano anche compagni di classe… Di fronte alla dicotomia del corridoio, Rocciosi parve certo e sicuro della svolta a sinistra. Dopo una copiosa sequenza di rampe di scalinate, il duo si ritrovò di fronte all’uscio della loro nuova classe. Spalancato questi, i due ragazzi fecero il loro ingresso in aula.
Stranamente, Andrè pareva riconoscere la maggior parte dei loro nuovi compagni di classe. Posati i loro zaini sui banchi, il moro propose al suo amico di incontrare alcune sue vecchie conoscenze, che pareva fossero in quella classe. Dopo essersi fatti strada in un garbuglio di studenti intenti a chiacchierare, i due giunsero di fronte a due volti, che Milo non si sarebbe certo atteso di conoscere. “Loro sono…” iniziò Rocciosi indicandone uno. “Volt e Rich…” culminò in modo subitaneo Hammer “Notate quanto sia piccolo il mondo…”. “Eh già…” annuì Volt “E così ci ritroviamo nella medesima aula.”. Rich alzò le spalle, quasi volesse inteder detto: “A quanto pare…”. Dopo un breve e pleonastico discorso sulla maniera in cui i tre fossero incappati l’uno nell’altro, Andrè si allontanò dal gruppo, avvicinandosi ad un ragazzo che aveva, nel medesimo istante, posto piede nell’aula. Era di statura media, con capelli castano chiaro e occhi azzurri. Stranamente, egli non risultava vestito con l’uniforme che tutti portavano. I due dialogarono attivamente, facendo risultare chiaro a Milo che essi si conoscessero bene. “Ehi. Milo…” commentò Rich “Volt ha avuto un’idea malatissima ieri… La vuoi sentire?”. “Beh!” rispose il castano “Oramai mi hai reso curioso… Vi ascolto…”. Deception fece cenno al suo amico di parlare, ed esso, senza parvenza d’esitazione, disse: “Io non ho mai amato la vita scolastica, ma alle elementari disponevo di un ottimo passatempo. Ti ho raccontato del nostro ex-club di calcio?”. “No!” rispose con rapidità Rich in vece di Milo “Ma ora non c’è tempo! Glielo racconterai un’altra volta! Ora vai al sodo!”. L’altro annuì, seppur con esitazione, per poi riprendere: “Ho pensato: perché non formare una squadra di calcio anche in questa scuola?”. Hammer balbettò qualcosa che avrebbe dovuto risultare: “Ma è probabile che ce ne siano altre, per la medesima scuola…”. L’altro rispose scuotendo il capo, per poi dire: “Nemmeno una. Questa scuola non si è mai distinta in niente di ambito sportivo. Potremmo fare la storia!”. Rich, da dietro l’amico, fece un volto tale da far intendere come l’altro stesse decisamente rendendo pleonastico il progetto. Il castano rispose: “Beh! Allora… Buona fortuna!”. In modo subitaneo, fu Deception ad intervenire: “Ti vorremmo con noi… Né io né Volt siamo particolarmente abili trai pali, ma tu sembri cavartela… Intendo dire: un portiere è necessario per una squadra.”. Milo fu come paralizzato… Gli volevano affidare una responsabilità che non si sentiva di accettare… Non c’era modo di uscirne senza una risposta… Di ciò era convinto.
Pronto a negare l’unica certezza di Hammer, fu l’ingresso in aula del professore, che pose fine all’opimo disordine formatosi tra gli studenti, che fecero ritorno ai propri banchi, mentre egli si dirigeva alla cattedra.
“Molto bene, studenti” iniziò con tono freddo e distaccato “Prima di iniziare le lezioni ufficiali di quest’anno, mi pare necessario e giusto che iniziate a conoscervi… Quindi partiremo con un giro di nomi… Iniziate voi due in prima fila”. Mentre concludeva la frase, alluse a Milo e Andrè, seduti proprio di fronte al docente. I due dichiararono i loro nomi, poi fu il turno del duo retrostante e così via. Come Tundir prese parola, si udì una poderosa pernacchia nelle “retrovie”. “Cristoforo Ventura!” esclamò il professore “Iniziamo male l’anno!”.
 
ANGOLO DELL’AUTORE
OK… Capitolo molto strano… Più che altro mi è servito per caratterizzare i personaggi di Lara
e Andrè. Dunque… Mi viene solo da dire: grazie a JKEdogawa per la recensione. Ho cercato di limitare i termini desueti in questo capitolo… Ma talvolta è più forte di me. A parte ciò… Grazie, comunque a tutti coloro che hanno anche solo letto fin qui… Spero che questa storia continui a piacervi (se vi è piaciuta sinora) e… Ci si vede nel prossimo capitolo.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6
 
Durante i momenti dediti alla presentazione personale, Milo si ritrovò in una copiosa quantità di occasioni, a riflettere sulla scelta che avrebbe preso. In certi momenti si sentiva quasi di poter accettare, ma in altri gli pareva obsoleto e futile anche solo considerare l’ipotesi. Ma questo non era che uno degli innumerevoli pensieri, che attanagliavano la mente del castano. Non venivano certo a mancare riflessioni sugli accadimenti della notte precedente. Cosa potesse intendere l’individuo dall’altra estremità del telefono, non riusciva ad essergli chiaro. Per quanto possa parere paradossale, tali ragionamenti non erano neppure i più impietosi verso la psiche del ragazzo. Il pensiero che maggiormente gravava su di lui, quasi come un macigno che fa spostare le pietre più piccole sottostanti, era Lara. Non gli era chiaro né il come, né il perché, ma si sentiva come spinto, da una flebile voce, che col tempo si stagliava, divenendo sempre più stentorea, a cercarla, come avesse potuto. “Non capisco…” pensava egli “Eppure sento che devo rivederla… Che posso rivederla… Che voglio rivederla…”. Era il suo dolce sorriso che gli si era stampato come con ferro rovente nei pensieri. Non è necessario rammentare al lettore com’egli si ritrovasse timido ed impacciato nel rivolgersi alle persone che non si sentiva ancora di conoscere veramente. Non era nuovo ad invidiare le abilità oratorie dei suoi coetanei, che quale che fosse la conversazione, riuscivano sempre a trovare una frase onde controbattere all’interlocutore. Lui, invece, nell’atto di colloquiare si ritrovava spesso balbuziente ed estremamente timido. “No!” si disse “Questa volta riuscirò a contenere le mie emozioni!”.
Egli era talmente assorto nei propri pensieri e monologhi mentali, da non riuscire nemmeno a comprendere come il suono della campanella avesse appena posto fine alla lezione (se tale poteva essere chiamata un ennesimo dialogo rivolti alla classe, in cui si doveva parlare di sé e dei propri hobby). Il disordine andatosi a formare ridestò Milo dai suoi pensieri e dallo zibaldone di riflessioni incompiute che lo tormentavano.
Fu Volt il primo ad avvicinarsi a lui. Dopo qualche istante di silenzio, parlò. Egli disse: “Ho una semplice domanda per te. Perché hai così tanta paura di deludere le aspettative altrui?”. Il castano si sentì come colpito su un nervo estremamente scoperto. Tentò di rispondere affrettatamente, ma l’altro lo zittì con un gesto della mano, per poi continuare: “Quale che sia il tuo motivo, ascolta: sbagliare è umano. Ma noi cerchiamo sempre di evitarlo, eppure siamo consapevoli che prima o poi cadremo di nuovo in errore. Ciò nonostante cerchiamo di fare in modo che sia più poi che prima. In ogni caso: rifiutare la sfida non è il modo giusto per vincerla. Quel tipo francese che ha provato a conquistare la Russia, ha fallito, ed è divenuto leggenda, se avesse esitato forse avrebbe vissuto più a lungo, ma non sarebbe stato tanto famoso... Ciò che voglio dire è che non potrai sempre fuggire di fronte ad una sfida... Se non accetti mai, non potrai scoprire se eri o meno all'altezza. Se accetti hai la possibilità di farti valere... Anche se fallisci, fin quando sai di aver dato tutto te stesso, non devi avere rimpianti.”. In quella determinata occasione, Volt si era rivelato molto più saggio di quanto Milo si aspettasse, ma i suoi commenti sul “tipo francese” fecero subito tornare sulla terra il suo discorso. “Per cominciare” rispose il castano “Il tipo francese ha un nome: Napoleone Bonaparte.”. L’altro sghignazzò, quasi consapevole che sarebbe stato corretto. “Poi: non ti facevo capace di tali discorsi di incoraggiamento.” continuò il castano. “Vuoi forse dire che sei dei nostri?” domandò Rich, apparso dal nulla. “Non vedo perché no.” rispose il portiere, stupendosi in prima persona della rapidità e della sicurezza con le quali aveva risposto.
Pochi istanti dopo Tundir girava per la classe chiedendo a tutti se volessero entrare a far parte della squadra, che in tale momento necessitava ancora di otto membri per essere ritenuta effettiva. Mentre egli vagava per l’aula, Deception e Hammer parlavano di quali ruoli sarebbe stato necessario coprire con i vari giocatori. Risultò che Volt giocasse da centrocampista e Rich da difensore.
Dopo breve il terzo fece ritorno, e già dal volto era palese come egli non avesse avuto successo. “Solo una persona.” spiegò poi. “Ebbene…” commentò il castano. “Ma mi sono rifiutato.” rispose l’altro. “Stai scherzando?!” chiese con un tono quasi sarcastico il difensore. Per tutta risposta il centrocampista indicò un ragazzo alto e robusto, con un volto quasi sferico e capelli ed occhi neri, aggiungendo: “Voleva essere il capitano.”. Milo stava per porre quale quesito, come mai tale richiesta fosse ritenuta nemmeno papabile, ma Rich fu più celere. Egli disse: “Cristoforo Ventura? Hai fatto bene a rifiutarti, non voglio uno che potrebbe essere alle superiori, come capitano.”. Hammer fece un volto che faceva intendere la sua estraneità a tale conversazione, spingendo Tundir a spiegargli: “Nessuno sa di preciso quante volte sia stato bocciato, ma una cosa è certa: è successo tante volte…”.
La campanella suonante troncò ogni ragionamento del portiere sul nascere.
Seguirono altre tre ore di lezioni, durante le quali, gli avvenimenti degni di nota furono talmente rari, da non venire neppure rammentati all’inizio dell’ora successiva.
Con l’ultimo suono di campanella, indicante la fine delle lezioni per quel dì, Milo pose i suoi oggetti nello zaino, e fece per uscire. Fu, però, prontamente bloccato da Rich, che gli propose di vedersi tutti e tre al parco, per colloquiare circa il loro nuovo progetto. Egli accettò, sciente, però, di dover procrastinare la sua presenza ove stabilito, onde passare per casa ad avvisare i suoi genitori.
Pattuiti il dove ed il quando, il trio si diede appuntamento per un’ora dopo.
Come usciva dall’istituto, Hammer, notò veruno di noto nella folla di studenti che si apprestava ad uscire: Lara.
Le si avvicinò, e dopo i saluti iterativi, Milo accennò al progetto nel quale si era imbarcato. Gli venne, quindi, in mente, di chiedere alla sua amica qualora nella sua classe vi fossero studenti interessati. Lei, dopo averci riflettuto sopra, affermò: “Una persona ci sarebbe…”. Come udì la richiesta di spiegazioni, lei esclamò: “Ce l’hai davanti!”.
 

ANGOLO DELL’AUTORE
Allora… Apro subito dicendo che questo capitolo è pieno di fatti prevedibili. Ci si poteva attendere che Milo accettasse. Forse l’unico accadimento un po’ inatteso è rappresentato dalle riflessioni su Lara. Ringrazio, come al solito, JKEdogawa per la recensione… E comunque, tutti coloro che siano stati tanto masochisti da leggere fin qui…

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
 
Un uomo di statura media, con occhi neri, quali i capelli e l'accenno di barba sul suo mento, camminava in un lungo corridoio buio. Alle pareti erano appese fotografie di squadre di calcio giovanile che si fossero distinte. Le foto erano di tutte le epoche, a partire dalla Orfeo del primo Football Frontier International, fino al Team $$$, la squadra che aveva vinto il Torneo Nazionale l'anno prima. L'uomo portava sotto braccio un piccolo proiettore e dei fogli di carta. Per quanto la tecnologia avesse raggiunto livelli elevati, il buon vecchio "carta, penna e calamaio" non era mai stato abbandonato. Giunto al termine del corridoio si trovò davanti ad una porta robotizzata, che si aprì pochi secondi dopo ch'egli vi era giunto. Oltre la porta vi era una buia e tetra stanza, del cui interno si intravedeva poco. Dal fondo della stanza provenne una voce palesemente meccanica: "Identificarsi.". "J41." affermò con voce stentorea l'uomo. "Ah! JJ..." disse una voce, stavolta umana "Mi aggrada sentirti nuovamente... Quali nuove?". Il moro, sciente di non essere fero di buone notizie, affermò con un tono di voce basso: "Un nostro informatore ci ha fatto sapere della formazione di una nuova squadra di calcio giovanile alla scuola media di Viale Ardena.". Dicendo ciò, proietto' verso il centro della stanza un'immagine di Volt, Milo e Rich, atti a discutere. "Interessante..." commentò la voce umana, seguito a ruota da quella robotica: "Identificati due Imperatori!". "Signore?" chiese JJ. "Agisci come da protocollo." rispose l'altro. Dopo che l'uomo si era congedato, la porta si chiuse in automatico alle sue spalle.
Facciamo ora ritorno al Milo e a Lara. "Tu?" disse lui, senza mancare di balbettare. "Che c'è?" chiese indignata retoricamente lei "Non mi credi all'altezza?". "No!" si affrettò lui "Cioè... Sì... Intendo: ti ritengo all'altezza.". La ragazza rise nel vedere l'amico in tale difficoltà, per poi commentare: "Non ti preoccupare... Stavo solo scherzando...". L'altro, dopo aver regolarizzato il respiro, esasperato dall'emozione, le raccontò dell'appuntamento preso con Volt e Rich, chiedendole se avesse voluto aderire anche lei. "Perché no?" commentò la ragazza "Ci vediamo lì?". "OK..." rispose lui.
Lara si diresse prima verso casa sua, onde informare i genitori di ove sarebbe andata. Dopo essere entrata dall'ingresso principale che dava sul giardino, la mora provò in ogni angolo del piano terra a cercare veruno, ma tutto si dimostrò opimo. Udendo, però, dei rumori provenienti dal piano superiore, dedusse che suo fratello si trovasse in casa. Urlò: "Ehi! Ci sei?!". "Sì." rispose lui senza neppure scendere. "Senti... Quando i genitori tornano, potresti dire loro che mi trovo al parco di Via Alfieri...". "E dove sarebbe?" chiese (senza accennare a voler scendere) lui. "Dietro la chiesa antica... Sulla sinistra..." spiegò lei. "Intendi... Di fianco al condominio con i balconi rossi?" chiese conferma lui. "Sì. Esatto." finì la ragazza, prima di andarsene.
Seguì la strada che era solita percorrere onde giungere al loco in cui era diretta. La strada non le richiese molto tempo, difatti, giunse rapidamente a destinazione.
Il campo da calcio, a quella determinata ora, era leggermente ombreggiato dagli alberi che lo affiancavano sulla sinistra. In tutto il parco vi erano solo due persone, due ragazzi atti a giocare sul campo di erba arsa dalla calda estate conclusa. Essi non erano altri che Volt e Rich. Lara li avvicinò per poi presentarsi e chiedere di entrare in squadra. Il primo a rispondere fu Tundir: "Non saprei... Non so se ci servono manager...". Deception si intromise, dicendo che secondo lui, sarebbe stato un aiuto in più, da non rifiutare. Nessuno dei due immaginava, nemmeno, che la ragazza volesse entrare come giocatrice. Onde farlielo intendere, la mora, prese il pallone dai piedi del difensore, per poi calciarlo a mezz'aria. La traiettoria sarebbe parsa puramente casuale ad un occhio inesperto, ma la sfera di cuoio, dopo un arco disegnato nell'aria entrò nella rete più lontana dai tre. Il duo di ragazzi restò sbigottito a dir poco. "Niente male..." commentò il centrocampista "Davvero niente male...". L'altro, diversamente dall'amico, non sembrò impressionato dal gesto atletico della ragazza, difatti disse: "Niente di speciale... In uno scontro diretto saresti sconfitta...". "Beh!" esclamò lei "L'unico modo per capirlo è una sfida...". Lui accettò senza fare una piega.
La sfida era semplice. Lara doveva superare Deception con la palla al piede e tirare in porta dietro di lui. Lei cercò subito di dribblarlo a destra, ma lui non accennò a difficoltà come le corse incontro colpendo con violenza la sua caviglia. Anche se era in pieno atto di cadere, la mora riuscì a calciare il pallone verso la porta nella quale fu visto entrare sotto gli occhi stupiti di tutti.

ANGOLO DELL’AUTORE
Voi vi chiederete: ma con che ritmo pubblica costui?! La verità è che sto per partire, e non pubblicherò per un po', inoltre il mio computer ha una connessione ad internet che è passata a miglior vita... Quindi ora direte: come ha pubblicato? La risposta è: col telefono. Usare l'HTML su cellulare non è facile, ma non è nemmeno impossibile. Ringrazio JKEdogawa per la recensione e... Sei proprio certa che sia io ad usare meno termini aulici, e non tu ad iniziare a comprenderli? Al prossimo capitolo!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8
 
Milo detestava decisamente gli opimi ed iterativi interrogativi cui era sottoposto ogni qualvolta affermasse che si sarebbe incontrato con degli amici. Non che ciò avvenisse spesso, e proprio per via della rarità di tali accadimenti, la madre del ragazzo era divenuta eccessivamente protettiva nei suoi confronti. Tal volta il gigliuccio di strade ch'egli avrebbe attraversato era troppo grande, altre volte era troppo malfamato, talvolta lo riteneva persino inadatto. Insomma, la destinazione del figlio non le aggradava mai. Per sua ventura, il padre interveniva frequentemente in suo favore, convincendo la madre che non fosse caso probo, porre tanta ansia, per un avvenimento per molti quotidiano.
In quel momento camminava lungo la strada. Purtroppo per lui, casa sua non era a due passi dal parco. Mentre costeggiava un edificio color malva, si arrestò onde riflettere un secondo. La costruzione che aveva davanti era tra gli edifici simbolici della città, quasi a parimerito col castello. La colorazione curiosa era dovuta ad un'altrettanto curiosa mania del suo primo proprietario: il questore. Quando comprò l'edificio, esso era malandato e scolorito, con un cortile arso e porte danneggiate. Ottenne il permesso di colorarlo di malva, in quanto era la vernice meno cara, tra quelle in circolazione. Anni dopo, esso fu comprato da un'anziana signora, che nella sua vita aveva conosciuto genti a cui erano state intitolati vie e palazzi. Tutti quanti la chiamavano signora Luce, che probabilmente era il suo nome, ma il cognome non era noto a nessuno. A dirla tutta, nessuno era neppure certo se fosse lecito rivolgersi a lei come "signora" o "signorina".
Milo non si era posto a riflettere sulla casa, ma bensì sugli accadimenti luschi della notte prima. Ma proprio mentre pensava ai fatti strani, se prospettava un altro di fronte a lui.
"Milo Hammer?" chiese un uomo moro, con un accenno di barba sul mento. Avrà avuto vent'anni, ma il tono suggeriva non essere lì per motivazioni puerili. Si può dire che esso spronasse il castano a sospettare intenzioni non probe. "Sì..." rispose questi con tono intimorito.
L'altro gli porse la mano, dicendo "JJ, molto piacere.". Senza cessare di trasmettere insicurezza, il portiere rispose al gesto, stringendo la mano e balbettando: "Piacere mio...".
Rammenterete certo di altri tre individui, in quel momento atti a giocare a calcio in un campetto poco lontano.
"Adesso ti faccio vedere io!" urlò Volt, correndo con la palla al piede verso Rich. Dopo aver fintanto da un lato, corse dall'altro, inseguito dall'amico, che non era stato ingannato dalla cabala. "Prendi questo!" esclamò il difensore, caricando la gamba destra dietro la schiena e slanciandola verso il pallone. Per un istante, a tutti parve di vedere la sfera di cuoio travolta da un carro tipico della Grecia Antica, mentre Rich dichiarava: "Carro di Diomede!". Colpito dalla tecnica del rivale, Volt si ritrovò senza la palla.
"Eh eh eh eh eh..." si udì provenire da un'altra zona del parco. La stagliante risata si avvicinò ai due ragazzi ed alla ragazza, mentre ad essa veniva associato un volto.
"Cristoforo Ventura..." affermò con sicurezza Tundir. L'altro, senza smettere di ridere, commentò: "Ho sentito delle urla provenienti dal campo da calcio, e non ho potuto fare a meno di giungere a controllare...". Lara era totalmente sconosciuta agli occhi del ragazzo più grande, che per aggirare eventuali conversazioni futili, fece come se la ragazza non vi fosse. Diversamente, Volt e Rich gli erano noti come suoi compagni di classe.
"Cosa vuoi?!" chiese con accenni di rabbia il centrocampista. "Far parte della squadra..." rispose l'altro "Ma tu questo già lo sai...". I due si scambiarono sguardi di sfida, mentre il più grande, si apprestava a riprendere a sghignazzare. "Pensa un po'..." commentò tra le risate questi "Siete solo in tre e vi permettete di fare gli schizzinosi sui compagni di squadra...". Tundir era sul punto di controbattere, come fu fermato da Deception, che gli mise una mano sulla spalla, onde render chiaro che non ne valesse la pena. "In verità..." si intromise Lara "Siamo in quattro...". Cristoforo squadro' i tre ragazzi che gli erano dinanzi, per poi scoppiare a ridere in maniera rumorosa e sguainata. Tra una risata e l'altra emerse una frase di senso compiuto: "Ero venuto a proporvi un modo ottimale per stabilire chi sarà il capitano della squadra della nostra scuola! Ma ora che ci penso... È evidente che siate senza speranze!".
Gli altri tre si guardarono in faccia, per poi rivolgere tutti lo sguardo sul centrocampista, che disse: "Ti ascoltiamo...". Ventura rispose prontamente cassando le sue risate: "Una partita.". Le due parole sillabate dal ragazzo parvero quasi ammutolire persino il vento, che per qualcheduno di quegli istanti, non fu udibile per nessuno dei presenti.
"Ci sto!" rispose con sicurezza Volt, spazzando via ogni risposta balenata nelle menti degli altri due "Dimmi dove e quando!". "Questo week end, qui al parco... Tre contro tre..." spiegò l'altro "Il vincitore sarà il capitano della squadra, mentre il vinto la lascerà definitivamente...". Tundir annuì, per poi fissare chi lo frobteggiava. Se gli sguardi umani fossero lame, I loro due sarebbero stati in pieno duello, senza esclusione di colpi o parvenza di conclusione. A terminare il tutto fu Ventura, che salutò con un freddo "Ci vediamo." e si allontanò riprendendo a ridere per l'ennesima volta e in modo incontrollato.
Mentre tutto ciò aveva luogo, un ignaro di tali fatti, ma sciente di ben più gravi accadimenti, il cui prodromo si prospettava a lui, Milo era immobile di fronte all'edificio color malva, esattamente ove era stato raggiunto da JJ. La conclusione del loro dialogo era incisa nella mente del castano, senza che egli potesse far a meno di rivolgervi il pensiero.
"Non ci abbasseremo a codesti livelli!" aveva risposto con fermezza tale da intimorire egli stesso. L'altro, al contrario non si era neppure scomposto, anzi, sembrava attendere un tale controbattere da parte del ragazzo, al quale poi disse: "Puoi scegliere di non cavalcare lo squalo, ma come fai a sapere che non ti troverà onde divorarti ugualmente?". Detto ciò si era allontanato, senza accennare la minima sorpresa.
"Perché?" non poteva fare a meno di chiedersi Hammer "Perché stanno avendo luogo tutte queste stranezze?". Le sue riflessioni non erano più tentativi vani di trovare una soluzione all'enigma nel quale si era ritrovato, ma erano, invece, atti a capire per quale causa vi si fosse invischiato. Come egli pensava ciò, il cancello del giardino che si trovava alla sua destra si spalancò automaticamente, e da esso uscì una donna anziana, coi capelli bianchi e gli occhiali da vista sul naso, vestita con una tunica da notte blu pesante ed una cuffia. Era in ciabatte e si faceva strada con un bastone. "Ti serve aiuto giovanotto?" domandò al castano. "Oh!" esclamò lui, destato dallo zibaldone di riflessioni che aveva in capo "Buongiorno signora Luce.".

ANGOLO DELL’AUTORE
Un altro capitolo pubblicato a fatica col cellulare... In ogni caso... Ecco l'entrata in scena vera e propria di Cristoforo e di JJ... Ringrazio, come sempre, JKEdogawa per la recensione e per i consigli... E saluto ogni lettore che sia arrivato fin qui.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9
 
La donna aveva vistosi segni dell'età addosso, ma disponeva, ugualmente, di un sorriso infantile. D'istinto, Milo, le si avvicinò onde aiutarla, qualora il bastone non fosse stato sufficiente. Lei fece cenno indicante che non necessitasse di aiuto alcuno. Poi disse: "Caro... È quasi ora di pranzo... Non dovresti essere a casa a quest'ora?". Rendendosi conto che fosse tardi assai, il castano si diede istintivamente una sberla sulla fronte. "Cavolo!" esclamò quindi "Dovevo vedermi con degli amici per giocare a calcio! Sono terribilmente in ritardo! Oramai avranno già terminato!". Lei arrugo' la fronte, spalancando istintivamente gli occhi, per poi dire: "Dimmi... Hai detto che giocate a calcio... Giusto?". Hammer annuì, mentre lei si rivolgeva verso la casa, facendo cenno al ragazzo di seguirla. "Vieni." disse poi "Devo mostrarti una cosa...". Lui balbettando, commentò qualcosa che sarebbe dovuto parere: "In verità dovrei andare...". Notando che la donna non aveva neppure prestato attenzione al dire suo, pensò che optare per seguirla potesse essere una soluzione più proba di quanto non paresse.
L'interno dell'edificio non possedeva nulla di analogo all'esterno. Le pareti erano colorate di giallo, e non vi era parte di muro che non fosse decorata da un quadro od una fotografia od una proiezione su parete. Alcune fotografie erano di quasi un secolo prima e ritraevano una bambina di circa otto anni, bionda, con grandi occhi spalancati. In una di esse, la bambina era in compagnia di un ragazzo, circa dell'età di Milo, con la pelle scura e i capelli castano scuro. In un'altra, la bambina era con due ragazzi, circa della medesima età, uno dei quali aveva capelli lunghi e scuri e gli occhi azzurri, mentre l'altro era visivamente più robusto, aveva gli occhi seri e una bandana viola in testa. L'ultima fotografia cartacea ad aver attirato l'attenzione del castano era la più piccola e la più vecchia. Rappresentava un uomo biondo, con la faccia allungata ed un lungo naso, portante occhiali da sole piccoli.
Mentre Hammer osservava tali fotografie, la signora Luce si era avvicinata alla poltrona, sulla quale si era seduta poco dopo. Quindi, accennò col braccio ad ove il castano, sarebbe stato consono, si sedesse.
Il castano obbediente, si mise nel loco indicato, accavallando le due gambe, mentre la donna alludendo ai ritratti che avevano attirato l'attenzione del ragazzo, chiese: "Hai riconosciuto le persone rappresentate?".
Milo si dovette sforzare, ma riuscì ad affiancare la bambina nelle vetuste immagini, all'anziana donna che aveva davanti. Questi, intuendo dagli sguardi del portiere quanto avesse dedotto, annuì dicendo: "Esatto. Quella sono io da bambina... E gli altri...?".
Hammer si impegnò futilmente di giungere a conclusione del ragionamento. Notando ciò, la donna iniziò a favellare la storia di un uomo, che aveva cambiato la sua vita. Esso era stato un criminale, che non si era fermato di fronte a nulla, aveva fatto di tutto per giungere ove ambiva, facendo pagare ad altri le conseguenze. Quell'uomo le aveva tolto la luce, ma gliela aveva poi restituita...
Mentre la donna narrava, nella mente del ragazzo riprendeva forma il pensiero: "Cosa ho a che vedere io, con tutto questo?".
Il racconto proseguì, accennando a grandi calciatori del passato, squadre burocraticamente mai esistite e persone che hanno influito sulla storia del calcio in modo profondo e radicale.
"Dimmi..." commentò poi l'anziana donna "Ti starai chiedendo perché ti ho invitato ad entrare...". Milo annuì, alzando le spalle con fare istintivo, facendo intendere che fosse nel totale oblio a riguardo. "Beh!" proseguì lei "Si tratta di loro...". Indicò una fotografia in una piccola cornice lignea. Era quadrata, col lato di circa quindici centimetri. In essa vi erano due uomini, uno visibilmente più anziano dell'altro. Aldilà dell'età, avevano fisionomie analoghe. Entrambi erano uomini alti e magri, coi capelli neri corti e gli occhi azzurri. Si differenziavano per gli oggetti che avevano sotto braccio. Il più maturo aveva uno strano hard disk cuboidale verde, con un adesivo con scritte in giapponese su una faccia. L'altro aveva un computer portatile, e dal modello, Milo poté intuire che la foto appartenesse ad una decina di anni prima. Sullo sfondo vi era un furgone fluttuante bianco, targato THE 476 AD, parcheggiato in mezzo ad una foresta tropicale, o ciò che almeno vi assomigliava.
"Loro" iniziò a spiegare la signora Luce "Sono due miei carissimi amici. Padre e figlio. Il primo si chiama Cesare Ciceroni, fu un grande informatico e appassionato di calcio. Per un breve periodo fece da allenatore ad una squadra, chiamata Tsunami... Riuscì anche a vincere dei tornei... L'altro, invece, è suo figlio, Ottavio... Anch'egli informatico e hacker... Ma nei confronti del calcio... Serba sentimenti diversi...".
Milo ascoltò, senza cessare di domandarsi il nesso tra lui e ciò che stava ascoltando. "Ho il presentimento..." spiegò lei "Che i vostri sentieri si incroceranno... E quando ciò avverrà... Puoi dirgli che... Non è mai tardi per chiedere perdono...".

Nel mentre, Rich e Lara si erano congedati da Volt, ed avevano fatto ritorno a casa. Invece, questi, era rimasto al parco qualche primo in più. In quel momento si trovava di fronte alla porta, e stava caricando un tiro. Inoltre, era atto a riflettere sulla scommessa fatta con Cristoforo. Non sapeva se il suo gesto di accettare fosse stato interpretato come debolezza o sicurezza, dai suoi amici. La gamba destra, caricata dietro la schiena, venne usata per colpire con immane potenza il pallone, che si diresse verso la porta. A quanto parve chiaro al ragazzo, aveva tarato erroneamente le forze, poiché il pallone, sbattendo rumorosamente sulla traversa, tornò, rotolando, sui suoi piedi. "Adesso basta!" urlò a squarciagola, incosciente del fatto che se veruno fosse passato di lì, lo avrebbe creduto matto. Dopo lo sfogo, tirò nuovamente in porta, ma stavolta era avvolto da delle folate di vento, mentre caricava il tiro. "Ci siamo..." disse fra sé e sé prima di lasciare andare il colpo.

ANGOLO DELL’AUTORE
Inizio subito scusandomi per la brevità del capitolo! È, seppur breve, un capitolo importante per la storia... Mi auguro abbiate colto i piccoli riferimenti storici, che avviso non essere secondari... Poi: ringrazio kikkaxeljude per la recensione. Mi fa piacere che la storia sia gradita. Infine ringrazio te che sei giunto a leggere codesto capitolo.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10
 
"Che cosa?!" urlò Milo.
Non riusciva a capacitarsi che Volt avesse accettato una sfida senza sapere nulla a riguardo la squadra avversaria.
"Rilassati!" esclamò l'altro "Io e Rich abbiamo già pensato a tutto!". Il castano, quindi, fece cenno di continuare. "Ecco..." commentò Volt "Tu starai in porta, Rich in difesa e io in attacco...". "E Lara?" chiese Hammer. "Beh!" proseguì Tundir "Non ha espresso parere alcuno sulla sfida... Ho pensato fosse meglio provare a organizzarsi senza di lei...".
I due ragazzi si trovavano lungo la via della scuola e vi si stavano dirigendo per la seconda volta in un anno. La loro destinazione era nella parte vecchia della città. Per essere precisi, era ubicata esattamente al centro di essa. La parte vecchia della città era caratterizzata da edifici bassi in mattoni, invece del più moderno acciaio rinforzato, e le strade erano di cemento, anziché del più pratico assai ferro magnetico. La composizione della strada impediva alle auto a levitazione do giungervi, quindi, a parte qualche raro mezzo pubblico pensato per i turisti, non vi era modo di accedere ai pochi edifici non abbandonati all'interno di tale zona cittadina, se non camminare.
"Non fraintendere!" continuò il centrocampista "Lara è molto brava, e se decidesse di giocare con noi contro Cristoforo sarebbe meglio ancora... Ma dobbiamo essere certi di farcela anche senza di lei...".

"I dati sono sufficienti?" chiese un uomo avvolto nell'ombra al computer che gli era davanti. "Positivo." rispose una voce meccanica dall'altra parte. "Ebbene...?" chiese l'uomo. "Elaborazione in corso..." si udì, quindi "Elaborazione completa. Probabilità di successo: 7.896413%". L'uomo sghignazzò. Dopo breve il suo sguardo si andò a posare su ciò che era un hard disk verde, con scritte in giapponese su una faccia. Le scritte riportavano:
ユナイト:勇気と意志との友情
"Ci riuscirò..." commentò fra sé e sé l'uomo "Sarò all'altezza del tuo enigma, padre...".

Contemporaneamente, Milo e Volt erano riusciti a giungere davanti alla scuola, ma, essendo in anticipo, si erano fermati a parlare con André. "Ho sentito che avete una sfida con Cristoforo in agenda..." commentò lui. "E tu come lo sai?!" chiese sbalordito il centrocampista. Rocciosi sghignazzò, per poi spiegare: "Tutta la scuola lo sa... Ventura ha sparso la voce in un baleno...". "E..." chiese Milo "Che cosa dicono i pronostici?". "Che vi distruggeranno!" rispose con rapidità e freddezza André. "Senti..." commentò Volt "Sembri robusto fisicamente... Perché non ti unisci a noi? Saresti ottimo in difesa!". Rocciosi, squadrando l'altro e cercando di capire se non fosse un metodo larvato per dargli del "grasso", disse: "Dopo la figuraccia che farete Sabato... Nessuno si unirà a voi... E poi... Questo week end sono impegnato... Familiare in visita...".
Milo fece non poca fatica ad evitare un opima discussione dai toni alti trai due, ma alla fine riuscì ad allontanarsi con Volt, aiutato dall'arrivo dell'amico di André, con gli occhi azzurri e senza uniforme, di nuovo. Tundir, in seguito alla conversazione era più che mai determinato a sconfiggere Cristoforo e la sua squadra.
Mentre il portiere discuteva con l'amico, anche i due dai quali si erano allontanati colloquiavano. "Di cosa parlavate?" chiese l'amico di André al desso. "Beh!" rispose lui "Volt ha cacciato Milo in un bel guaio... Ha accettato una sfida con Cristoforo... Tre contro tre.". L'altro annuì, per poi chiedere dettagli sui due ragazzi, cui Rocciosi rispose: "Milo é un amico di vecchia data, mentre Volt è il classico combina guai... La sua vocazione è il calcio...".

Quella mattina fu più analoga ad una giornata didattica, di quanto non lo fosse stato in precedenza. Nel pomeriggio, Milo, Volt, Rich e Lara si erano dati appuntamento al parco per iniziare dei veri e propri allenamenti, onde accrescere le proprie possibilità contro Cristoforo. Charlie insistette più che mai per accompagnare il fratello maggiore ed assistere all'allenamento della neonata squadra.
Dopo un po' di corsa ed esercizi di mobilità articolare, coordinati da Tundir, i quattro si divisero tra attacco, ossia Lara e Volt, e difesa, ossia Milo e Rich. Lo scopo dei primi era segnare un goal, i secondi dovevano impossessarsi della palla.
La ragazza partì all'offensiva, affrontando il difensore. Durante il duello trai due, lei servì il centrocampista, che tirò con tutta la sua forza in porta. Il colpo era centrale, ma molto potente, o se non altro, abbastanza da intimorire Hammer. Questi, caricando dietro la schiena il pugno sinistro, che veniva avvolto da fiamme azzurre e verdi, si lanciò sul pallone, usando il desso pugno per parare il tiro.
L'allenamento dirò ancora poco, poiché fu interrotto dall'arrivo di Christine, sorella minore di Rich. Era una ragazzina dell'età di Charlie, poco più alta di lei, con la pelle chiara e lentigginosa, e i capelli neri lunghi fino alle spalle. La nuova arrivata si rivolse al fratello, dicendo: "Rich! Ha chiamato il tuo amico Gerardo! Ha detto che passerà da casa nostra tra poco per parlarti!". Deception rivolse uno sguardo all'orologio proiettato in aria, lasciando intendere che fosse nervoso. "Devo andare!" esclamò con tono sbrigativo, prima di correre via. La sorella lo guardò allontanarsi, prima di rivolgere le scuse agli amici del ragazzo.
"Non ti preoccupare... Avrà i suoi motivi se è di fretta!" commentò Volt "Piuttosto... Chi è Gerardo? Non ne ho mai sentito parlare...". Lei alzò le braccia, per rendere inteso che non ne sapesse nulla. "Ah!" rispose l'altro "Non importa... Ma già che ci sei... Ti presento Milo Hammer, il nostro portiere, e Lara, il nostro ultimo acquisto...". "Piacere." disse lei. "Milo! Lara! Lei è Christine Deception, sorella di Rich e capitano della squadra di calcio Diamond Point..." spiegò lui. "Piacere nostro!" dissero all'unisono i due.

"Allora?" chiese l'uomo nell'ombra. "Beh!" rispose l'interprete "Le scritte sono danneggiate... Ma penso di poterle tradurre con un po' di tempo...". "Ha un'ora." disse con freddezza l'altro.

ANGOLO DELL’AUTORE
Dunque... Questo, a parer mio, è trai capitoli più noiosi. Con "noioso" intendo che succede poco rispetto agli altri. Ringrazio JKEdogawa per la recensione... Bentornata! Inoltre, ringrazio ogni lettore giunto fin qui.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11
 
L'imminente sfida parve accelerare il decorrere del tempo durante la settimana, a tal punto che il giorno scelto arrivò con stupore di tutti, molto celermente. Lara aveva detto che non vi sarebbe stata, quindi per Volt non restava che fare affidamento su Milo e Rich.
Di comune accordo, la sfida era stata posta di Sabato pomeriggio, con appuntamento al parco.
Charlie aveva insistito nuovamente per esser presente a dar supporto morale al fratello, quindi il padre dei due aveva accettato di accompagnarli.
Giunto lì, Hammer notò subito il suo amico Tundir vicino ad un albero del loco. I due colloquiarono un poco nell'attesa dell'arrivo dei loro avversari o del loro compagno di squadra.
Purtroppo quest'ultimo non si fece vivo in maniera alcuna, mentre dopo breve apparvero due ragazzi coi capelli rossi. Uno dei due era alto e robusto, col volto lentigginoso e di forma sferica. L'altro aveva i lineamenti identici, ma era più basso e magro. "Oh! No!" commentò Volt. Milo fece intendere che fosse confuso, ottenendo che l'amico spiegasse: "Loro sono due ripetenti, come Cristoforo... Non so di dove siano... Due fratelli... Kill e All... Quei due amano il gioco violento...". Hammer intuì subito come il centrocampista sperasse che essi non fossero loro avversari. Purtroppo, le loro speranze furono vane, difatti, dopo breve arrivò Cristoforo che presentò i suoi due compagni di squadra agli avversari. La conversazione fece capire quanto elevato fosse il senso di rivalità tra Tundir e Ventura. "In ogni caso... Manca ancora Rich..." commentò il centrocampista "Dovrete aspettare che arrivi...". Per l'ennesima volta, le speranze di Milo e Volt furono vane, sicché il difensore non apparve e furono costretti a giocare senza di lui.
Il centrocampista ottenne la possibilità di reclutare in squadra, per quella partita, uno dei ragazzini atti a giocare nel parco. "Ehi!" esclamò, indicando un ragazzo che palleggiava vicino ad un muro "Guarda un po' chi c'è!". Lui e Milo gli si avvicinarono, e fu il centrocampista a parlare per primo: "Ciao Nicola!". "Oh!" esclamò l'altro "Salve ragazzi!".
Ai due ci volle tempo per spiegare la situazione al loro amico, ed ancor di più per convincerlo a giocare con loro, in quanto la fama di Kill e All era nota anche a lui.
Emanuele, un ragazzo liceale di lì, accettò di fare da arbitro alla sfida, e non appena i sei ragazzi si misero in posizione fischio' l'inizio.
Volt si lanciò all'attacco, ma si trovò bloccato da Cristoforo e All. I due gli bloccarono ogni lato, costringendolo a passare indietro a Milo. Questi provò a calciare in avanti, ove si trovava Nicola. Purtroppo il passaggio non fu rapido, e Kill, abbandonati i pali, lo riuscì ad intercettare, servendo, poi il fratello maggiore, che tirò con tutta la sua forza in porta. Il tiro era centrale, ma molto potente. Hammer lo afferrò in salto, ma la forza fu tale da spedirlo in rete con la palla. La partita era appena incominciata ed il punteggio era già di 1-0.
Dopo breve arrivò il 2-0, stavolta ad opera di Cristoforo. Volt era adirato più che mai. Difatti, poco dopo si lanciò all'attacco, dribblando Cristoforo, ma trovandosi bloccato da una scivolata scorretta di All. Ma Tundir non era un ragazzo che demordesse facilmente, infatti tentò nuovamente, bloccato da Kill, che aveva lasciato la porta per aiutare il fratello. Una terza volta fu fermato da All e Cristoforo, che gli si avventarono fallosamente addosso, ma Emanuele non fischiò nulla. In un quarto ed ultimo tentativo, il centrocampista fu bloccato da Ventura, che lo colpì violentemente alla caviglia facendolo cadere a terra.
Di lì in poi la partita divenne autenticamente a senso unico. All e Cristoforo segnarono altri otto goal, prima della fine del primo tempo, sullo schiacciante punteggio di 10-0.
"Adesso posso dire che siamo spacciati?!" chiese Nicola, con un tono misto di terrore e scocciatura. "No!" esclamò Volt "Non è ancora finita!". "Quante speranze credi che abbiamo?!" ribattè l'altro. "Poche..." rispose Tundir "Ma non per questo possiamo arrenderci!". I due continuarono a discutere per un po', mentre il portiere fissava la rete che aveva provato a difendere, ma che aveva visto gonfiarsi ripetutamente. "Non dobbiamo per forza segnare più goal di loro per vincere!" esclamò, nel mentre Volt. "Quanti altri modi conosci per vincere?!" chiese spiegazioni Nicola. "Ci basta impressionarli!" continuò il centrocampista "Sai? No? Farli credere che finora non abbiamo fatto sul serio!". "E come dovremmo fare?" si aggiunse Milo. "Eh eh eh!" rispose sghignazzando l'altro "Con le tecniche micidiali!".
Il secondo tempo iniziò poco dopo, e gli schieramenti fecero ritorno in campo con le desse formazioni di prima.
All si lanciò nuovamente all'offensiva, tirando un'altra cannonata verso Milo, che riuscì a pararla, mettendo entrambe le braccia in avanti. "Ah!" rise l'altro "Allora sai parare!". Il risultato ottenuto da Hammer non capovolse in alcun modo la situazione nell'altra metà del campo. Ogni tentativo di attacco di Volt era fermato violentemente. Dopo esser stato bloccato da Kill in scivolata, il centrocampista, cadendo, intravide Nicola, che si era smarcato, e si trovava in un'ottima posizione. Seppur a fatica, Tundir riuscì a calciare la palla nella sua direzione. Il passaggio fu ottimo, ma un attimo prima che il ragazzo agisse, gli arrivò un falloso pestone sulla gamba, che lo fece cadere a terra. Era stato All, che per evitare un goal, aveva infortunato l'avversario.
Anche per un arbitro tollerante come Emanuele, quello era un fallo. Purtroppo Nicola non sembrava affatto in grado di alzarsi da solo. Milo e Volt lo aiutarono tenendolo per le spalle, a zoppicare fuori dal campo. Il ragazzo claudicante non disse nulla finché non si sedette per terra, poi commentò: "Mi dispiace... Ma non penso di poter continuare a giocare...". "Questo è l'ultimo dei nostri problemi!" gli rispose il portiere "L'importante è che non ti sia fatto male seriamente...".
Effettivamente, il ragazzo, faticava a stare in piedi, cosa che costrinse Hammer e Tundir a cercare un altro giocatore trai ragazzi al parco.
"Non sarà facile..." commentò il centrocampista "Sono quasi tutti bambini, e dei pochi ragazzi non ne conosco alcuno...". In effetti, in tutto il parco vi erano non più di sette ragazzi, i più atti ad usare il telefonino o chiacchierare tra loro. Alla fine, Tundir trovò veruno di papabile.
Era un ragazzino piuttosto basso, coi capelli biondi e gli occhi verdi. Si chiamava Sergio Freddi, ed era un grande appassionato di calcio, che aveva conosciuto grazie ai risultati ottenuti dalla squadra in cui giocava il cugino.
Purtroppo, il nuovo arrivato non cambiò in modo alcuno le sorti dell'incontro. Milo riuscì a parare ogni tiro degli avversari, avendone compreso la natura, ma le offensive di Volt erano futili. Una prima volta fu bloccato da All in scivolata, poi da Cristoforo e il desso, con un contrasto violento, un'ultima volta fu fermato dai due fratelli dai capelli rossi, che lo sbatterono di lato. Cadendo, il centrocampista vide Sergio in una posizione comoda per segnare, ma poco prima di servirlo, si paralizzò, rammentando come si era infortunato Nicola, e temendo di causare il medesimo incidente a Freddi. Onde evitare ciò, il ragazzo afferrò saldamente il pallone tra i piedi, mentre era atto a cadere, e lo lanciò in alto. Rialzandosi in fretta riuscì a riprenderlo ed a tirare verso la porta vuota. Gli sguardi di Kill e All seguirono la traiettoria del colpo, credendo che entrasse. All'ultimo istante, Cristoforo saltò verso la sfera di cuoio, intercettandola ed impedendo il goal.
I due capitani si scambiarono sguardi di sfida, mentre Volt si affrettava a cercare di rubare la palla all'avversario. Il duello propendeva a favore di Ventura, finché non vi si aggiunse Sergio, che rubò palla e la passò a Tundir.
Più deciso che mai a segnare, il centrocampista fu avvolto da folate di vento, mentre saltava con la palla al piede. Mentre era a mezz'aria, il ragazzo calciò la sfera di cuoio verso la rete, trasportata dal vento, che nel mentre aveva assunto la forma di un piccolo vortice. Il pallone prese velocità mentre si avvicinava alla porta, mentre il centrocampista dichiarava: "Vortice di Vento!".
ANGOLO DELL’AUTORE
Ecco la tecnica di Volt! Devo far notare due cosette:
~Molte tecniche di Tundir faranno riferimento al vento, ma ciò non ha nulla a che vedere con Tenma/Arion (anche perché ho pensato la fanfiction prima di scoprire dell'esistenza di Inazuma Eleven GO); ~Il punteggio della sfida è simile al punteggio della prima partita della serie Inazuma Eleven, ma ciò è una coincidenza, infatti la sfida qui descritta (come buona parte della storia) é tratta da eventi e persone reali... Un po' modificati ovviamente. Infine ringrazio JKEdogawa per la sua recensione... Purtroppo (ma quante volte ho scritto "purtroppo"?) gli errori di battitura non sono aiutati dall'uso del telefono... Comunque ho cercato di rendere il meno noioso possibile questo capitolo, pur non essendo un nodo nevralgico della storia...

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12

"Vortice di Vento!" esclamò Volt.
"No!" strillò Cristoforo "Non può essere veramente... Una tecnica micidiale?!". Il pallone gonfiò notevolmente la rete in cui era appena entrato, sotto gli occhi stupiti di tutti. Per qualche istante, nessuno proferì parola, fin quando un entusiasta Sergio scoppiò nel tripudio. "Evvai!" urlò lui "Abbiamo segnato!".

"Mi avete chiamato?" chiese JJ, rivolto a due ragazzi circa suoi coetanei. Uno dei due era alto e magro, tanto da parere anoressico. Aveva i capelli neri pettinati ed ordinati. Portava un elastico attorno alla testa, all'altezza della fronte. Gli occhi erano azzurri chiari, da sembrare glaciali. "Sì." rispose questi "Si tratta del Progetto Delta 5.". "Ebbene?" chiese spiegazioni JJ "Ti ascolto, Artemisio.". Egli rispose: "Dai dati che abbiamo raccolto è sufficientemente potente da eliminare qualunque forma di opposizione ad esso...". "Ma...?" commentò JJ, quasi aspettando una cattiva notizia, mentre arrugava la fronte. "Ma..." rispose il terzo "L'ultima cavia non è finita bene...". Era probabilmente il più vecchio dei tre, era sui trent'anni. Pareva quasi fuoriuscito da un film non a colori: pallido, occhi grigi e capelli neri. Vestiva di grigio, quasi a voler sottolineare maggiormente questa sua curiosa caratteristica. "Ah!" rispose scocciato l'altro "Ricordo di quando me ne parlasti... Quindi, Arsenio, vi serve veruno che si sottoponga alla prova?". Gli altri due annuirono. "Bene!" continuò JJ "Conosco la persona giusta!".

La sfida tra Cristoforo e Volt si era chiusa senza un vincitore ed un vinto. Kill e All si erano ritirati, proprio come sperava Tundir, dopo aver visto la tecnica micidiale, ma mancava decisamente poco alla fine, era quindi inverosimile una rimonta, seppur col Vortice di Vento. Incapacitati di eleggere una squadra vittoriosa, i due ragazzi ripresero a litigare, senza un motivo preciso.

Domenica passò senza che Milo ricevesse alcuna novità dai suoi amici, a tal punto che arrivò a sospettare che Tundir e Ventura fossero ancora a discutere. Invece, Lunedì, le sorprese non si fecero attendere.
Appena giunto in classe, il portiere fu avvicinato da Volt. Il centrocampista gli raccontò tripudiante di come la loro squadra potesse contare su due nuovi elementi. Pareva, infatti, che l'aver messo in fuga Kill e All avesse aumentato la fama della squadra, spingendo un ragazzo della seconda F ed uno della prima G ad unirsi alla squadra. Si chiamavano Giuliano Viverna e Yuri Banzai, e giocavano rispettivamente in attacco e in difesa. "Ottimo." commentò Milo, poi, però, notando l'assenza di Deception chiese "E Rich... Che fine ha fatto?". "Raffreddore." rispose con tono sbrigativo Tundir.
All'uscita da scuola Hammer conobbe i due. Giuliano era un ragazzo alto coi capelli ricci rossi e gli occhi verdi. Yuri era, invece, un ragazzino basso con i capelli biondi chiari e gli occhi castani. Immediatamente mostrarono i loro caratteri. Viverna era il classico giocherellone, che si dilettava a scherzare su tutti, primo se stesso. Banzai, invece, rappresentava lo stereotipo di presuntuoso che sopravvaluta se stesso.
Anche quel dì, Volt propose un allenamento, che non fu particolarmente fruttuoso. Il motivo di ciò fu che Yuri e Giuliano miravano solo ed esclusivamente a riuscire ad utilizzare delle tecniche micidiali, come Milo e Volt. I problemi più grossi sorsero quando Lara si presentò all'allenamento, facendo emergere due caratteristiche dal duo. Viverna si dimostrò il tipico casanova, cosa che parve generare piccoli scatti di gelosia in Milo. Diversamente, Banzai si scoprì come non poco maschilista, criticando in ogni momento la ragazza.
Dopo quell'infernale allenamento, Tundir, chiedendosi come avrebbe potuto tenere unita la squadra, stabilì che il giorno successivo sarebbe stato privo di allenamento.
Martedì pomeriggio, Milo fu invitato da André a vedersi con lui ed il suo amico, che si scoprì chiamarsi Lio. Egli aveva accettato ed il luogo stabilito per l'appuntamento erano i Parchi dell'Acquedotto, una struttura pubblica vicina al centro della città.
Essi erano composti da tre piccoli spiazzi d'erba, dislocati attorno ad uno assai più grande. Il quarto spiazzo era rotondo, ed era circondato da una strada di cemento, sulla quale non era permesso andare con veicolo alcuno. I tre parchetti erano ubicati tra questa strada e l'esterno ed avevano la forma di tre settori circolari, separati tra loro da delle stradine. Il primo era pieno di giochi e giostre, tarati per i bambini più piccoli. Il secondo era pieno di alberi e panchine, ideale per le coppie, o per gli adulti in cerca di pace. Il terzo era praticamente vuoto. Vi erano pochi alberi, e tra di essi vi erano grandi spiazzi d'erba. Esso era il preferito dai ragazzi, poiché si prestava a sport e picnic.
L'appuntamento era proprio all'ingresso di tale zona. Giunto lì, il castano non vide nessuno, ragion per cui si appoggiò ad un albero, nell'attesa che arrivasse anche André. Dopo breve giunse lì l'amico del ragazzo atteso. Era mediamente alto, coi capelli castano chiaro e gli occhi azzurri. Hammer gli fece cenno d'ove si trovasse, ottenendo ch'egli gli si avvicinasse. Il ragazzo chiese: "Sei Milo? Giusto?". Il castano annuì. "Io sono Lio." rispose l'altro "Lio Nitro.".
I due attesero Rocciosi a lungo, per poi dare per assunto che non si sarebbe presentato. Mentre colloquiavano sul da farsi, un pallone da calcio arrivò verso di loro. Era stato lanciato da due ragazzini con qualche anno meno di Milo e Lio.
Esso fu afferrato da Hammer, che procedette a restituirlo ai due che lo avevano calciato nella loro direzione. Il duo di ragazzini invitò Hammer e Nitro a giocare con loro. Per il loro gioco scelsero due alberi in qualità di porta.
Milo si piazzò trai "pali", preparandosi a parare il primo tiro. Esso arrivò da uno dei ragazzini, di nome Lorenzo, coi capelli neri e gli occhi scuri. Il colpo del moro fu facilmente agguantato dal portiere, senza nemmeno buttarsi. Rilanciò sull'altro ragazzo, coi capelli biondi e gli occhi castani. Esso cercò di tirare, ma fu bloccato da Lio, che si preparò a tirare a sua volta. La conclusione era potentissima, ma completamente priva di precisione, tanto che finì a destra del palo di svariati metri. La forza era, però, tale, che agli occhi degli altri tre parve essere avvolto dalle fiamme. "Wow!" esclamò Hammer "Che razza di tiro è quello?!".
I quattro continuarono a giocare per altri cinque minuti, prima dell'arrivo di un altro quartetto, che propose un 4 vs 4. Alla vista degli avversari, Luca, l'amico di Lorenzo, esclamò: "Loro sono fortissimi! Ci distruggeranno!". Milo e Lio si scambiarono sguardi di assenso: avrebbero giocato e avrebbero vinto.
La sfida iniziò poco dopo con la palla in possesso della squadra di Hammer. Furono Luca e Lorenzo a battere il calcio d'inizio. Sfortunatamente i due non misero particolarmente in mostra le loro abilità, poiché inciamparono sul pallone, lasciando che i due attaccanti avversari, Ferro e Tuono, si buttassero all'offensiva con la palla al piede. I due non sembrarono interessati a tirare, invece, il loro scopo pareva avvicinarsi alla porta il più possibile. Tuono aveva la palla, mentre procedeva sulla fascia sinistra e Ferro sulla destra. Milo fu colto dalla paura, in quanto avrebbe dovuto uscire dai pali per sventare l'azione ed avventarsi sulla palla, che era sui piedi di Ferro. Purtroppo per lui, non appena fece un passo verso l'avversario, questi passò la palla al suo amico, al quale per segnare sarebbe bastato indirizzare la palla verso la porta scoperta. Mentre il passaggio era in atto, Hammer vide Lio intercettare il pallone con la gamba sinistra. Sfortunatamente, il suo gesto non fu particolarmente efficace, poiché, colpendo di pianta la sfera di cuoio la indirizzò direttamente verso la porta, nella quale entrò indisturbata.
 

ANGOLO DELL’AUTORE
Dunque... Circa questo capitolo ho veramente poco da dire... Posso solo ringraziare JKEdogawa e kikkaxeljude per le loro recensioni... Inoltre ringrazio chiunque abbia letto questo obbrobrio di capitolo...

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13

"Lio!" esclamò Milo, mentre era atto ad ammirare il congratularsi di Ferro e Tuono, col loro avversario che aveva segnato a loro favore. "Grazie mille!" disse ridendo l'uno. "Sei stato fondamentale!" continuò l'altro senza cessare di ridere neppure lui. Dal canto suo, Nitro era rimasto senza parole, ed era più arrabbiato che altro. I due compagni di squadra di Milo e Lio, si scambiarono sguardi di disappunto, quasi a voler dire: "Che imbranato!".
Dopo qualche istante di silenzio, Nitro riprese a sorridere, per poi dire: "Non importa! Segnerò due goal, così vinceremo noi!". Il suo ottimismo riuscì a contagiare anche il portiere, che rispose con fare scherzoso: "Stavolta falli nella porta giusta!". Il ragazzo annuì, per poi tornare in posizione, insieme agli altri due.
La sfida riprese con la palla in possesso della squadra di Hammer e Nitro. Questi passò a Luca, per poi piazzarsi in una posizione ideale per tirare. Luca passò a Lorenzo, che provò a servire Lio, con un passaggio poco preciso. Nonostante ciò, il ragazzo riuscì a prender palla, e dopo aver controllato di petto, tirò una cannonata verso la porta avversaria. Il colpo fu talmente veloce che il portiere non cercò nemmeno di pararlo. La situazione era di parità.
"Evviva!" esclamarono all'unisono Luca e Lorenzo "Siamo uno a uno!". Ferro e Tuono si scambiarono sguardi di assenso, dopo i quali, il primo andò da Milo, e gli propose: "Che ne direste di stabilire il vincitore col prossimo goal?". L'altro deglutì, segno che il tono ed i comportamenti del ragazzo erano riusciti nell'intento di intimorirlo. Seppur con fare esitante, Hammer rispose: "Così sia.".
La partita riprese di lì a breve. Furono nuovamente Ferro e Tuono a lanciarsi all'offensiva, superando Lio e Luca con una serie di scambi calcolati al millimetro. Lorenzo cercò di opporsi, ma Ferro era pronto. Dopo avergli, apparentemente, lanciato la palla sul petto, la colpì con forza, scagliando il ragazzino via, mentre dichiarava: "Calcio Stordente!". "Cosa?!" esclamò Lio "Una tecnica micidiale?!". "E non è che l'inizio!" rispose prontamente Tuono, che nel mentre aveva ricevuto palla. Egli fece un po' di acrobazie con la sfera, prima di calciarla. Nel preciso istante in cui tirò, essa parve avvolta da un'inquietante luce viola, sembrando addirittura aumentare di numero. Nel mentre, il ragazzo proclamava a tono fermo: "Colpo Fantasma!". Il pallone, anzi, i palloni, si diressero verso Milo, che cercava di non far vedere la sua paura di sbagliare. Il portiere caricò il pugno sinistro dietro la schiena, preparandosi a colpire con esso una delle presunte sfere.

Lara stava camminando verso casa, dopo essere andata a far visita ai suoi nonni. Mentre ambulava, la ragazza fu avvicinata da un ragazzo moro, con un accenno di barba sul mento. "Lara!" esclamò questi "Lara Strada! Aspettami!". "Non è colpa mia se ti sei fermato a parlare al telefono JJ..." rispose ironicamente lei. "Senti!" ribattè lui "Le telefonate di lavoro non sono un optional! Tanto più se lavori con faccende tecnicamente proibite! E poi... Sono tuo fratello maggiore! Se non torni a casa tutta intera, papà mi scuoia!". "Esagerato!" esclamò la ragazza, mettendosi poi a ridere, inconsapevole di quanto del destino suo e dei suoi amici, fosse stato involontariamente deciso dalla telefonata del fratello.

"Non passerà." si disse fermamente Milo, mentre il suo pugno veniva avvolto da fiamme azzurre. Egli si lanciò sulla sfera che aveva selezionato, sperando con tutto se stesso che fosse quella giusta. "Pugno Stellare!" dichiarò quindi. La mano chiusa colpì il pallone, che per gioia di Hammer, si scoprì essere corretto.
La sfera fu lanciata verso Lorenzo, che non esitò a superare Ferro con una finta eccellente. "Tua, Lio!" disse, passando al desso. Questi prese la palla, per poi tirare nuovamente. Questa volta, però, il pallone non era avvolto da piccole fiamme, ma era bensì il vertice di unascia infuocata, che era lasciata dalla sfera. Il colpo spiazzò completamente il portiere avversario, che non si oppose neppure. "Cosa?!" esclamarono all'unisono Ferro e Tuono "Abbiamo perso?!".
"Wow!" commentò Milo "Quella era una tecnica bella e buona! Ha un nome?". Lio annuì, per poi rispondere: "La chiamerò... Fuoco e Fiamme.".

Il giorno dopo, fu il più fruttuoso per la squadra. Milo convinse Lio ad entrare, ed esso si impegnò a premere perché anche André si unisse alla squadra. Rich, guarito dal raffreddore si propose di aiutare Tundir e Hammer ad impedire che il gruppo si smembrasse date le tensioni. Al termine della giornata, Rocciosi e Nitro si unirono formalmente alla squadra, alla quale mancavano solo altri tre elementi, onde essere ufficiale.
Quel pomeriggio, gli allenamenti diedero i loro frutti. Il Carro di Diomede, usato da Rich, parve essere migliorato ulteriormente. Volt iniziò a lavorare sulle sue qualità di regista, che tutti sapevano essere fondamentali, per rendere la squadra all'altezza delle aspettative. Dopo un po' agli allenamenti si aggiunsero Christine e Nicola, che, seppur non fossero membri della squadra, erano più che disposti ad aiutarla a nascere e crescere.

Al termine dell'allenamento, i ragazzi si congedarono e fecero per andarsene. Lio propose ad André, Milo e Lara di fare la strada insieme, dovendo tutti andare in direzione analoga.
Camminando verso ove stabilito, il quartetto passò dinanzi alla casa color malva, davanti al cui uscio, vi era l'anziana proprietaria. "Oh!" disse Milo "Buongiorno signora Luce!". La donna gli fece cenno di varcare il cancello onde avvicinarsi. Hammer lo fece notare agli amici, che lo accompagnarono. "È un piacere rivederla." esordì il portiere. La donna annuì. "Un momento!" esclamò Lio "Come vi conoscete?!". "È una lunga storia." tagliò corto Hammer. "Sapevo che sareste arrivati." commentò la signora Luce, facendo zittire i quattro. La donna era vestita esattamente come l'altra volta che il castano la aveva incrociata, ma aveva sotto braccio quattro fogli di carta vetusta. "Le dovrei presentare..." iniziò Milo indicando Lio e André, che si trovavano alla sua sinistra. La donna, piazzatosi davanti a quello più lontano completò la frase al posto del ragazzo: "André Rocciosi...". I quattro ragazzi balbettarono qualcosa, ma si zittirono come la signora Luce prese dei suoi fogli. "Tu..." commentò rivolta ad André "Sei forte e fermo... Come una montagna... Sei determinato ed inamovibile... Sei un muro... Sì! Un muro di roccia...". Detto ciò, consegnò il pezzo di carta al ragazzo, per poi spostarsi dinanzi a Lio. "Lio Nitro..." disse quindi "Tu porti desideri ardenti... Come una fiamma inestinguibile... Vuoi salire in alto... Ed ancora più in alto... Sei un tornado... Un tornado di fuoco...". Poi consegnò al ragazzino un secondo foglio, spostandosi davanti al portiere. "Milo Hammer..." commentò "Tu sei volenteroso e cortese... Come un albero... Ma sei anche timido e poco sicuro di te... Quando supererai le tue paure... La tua forza si presenterà come una mano... Una mano di luce...". Consegnato il terzo pezzo di carta, si mise davanti alla ragazza, alla quale disse: "Lara Strada... Tu sei determinata e pronta a metterti in gioco... Sei come un colpo... Un colpo supremo...". Dopo averle dato in mano l'ultimo dei suoi fogli si rivolse a tutti, dicendo loro: "Voi quattro deciderete il destino di ciò che vi lega... Dalle vostre decisioni dipenderà la sorte di molti... Spero siate in grado di scegliere con saggezza...".

ANGOLO DELL’AUTORE
Il computer! Non avete idea di quanto sia bello riprendere a pubblicare col computer!
Dunque... Dopo essermi ricomposto dico: questo capitolo è uno dei nodi nevralgici della storia. Per quanto molti di voi abbiano compreso il discorso della signora Luce, non posso fare a meno di chiedermi quanti di voi abbiano compreso il piano di JJ... Ho nascosto un piccolo indizio in questo capitolo.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


CAPITOLO 14

La Diamond Point era nel pieno degli allenamenti. Pur essendo una squadra di una scuola elementare, prendevano molto seriamente gli allenamenti, decisi a confermare il titolo di campioni regionali che si erano guadagnati l'anno prima. Il capitano era Christine Deception, sorella minore di Rich. Lei, però, odiava sentire i professori alludere a lei come "la sorellina di Deception", in quanto desiderava ardentemente affermarsi. Il suo sogno era che un giorno alludessero a Rich come "il fratello di Christine".
Poiché l'allenatore non era quasi mai presente, era spesso la bambina l'incaricata della gestione della squadra. Quel giorno, stavano svolgendo una serie di tiri in porta. Christine si preparò a battere la punizione da una distanza non indifferente. Caricato il colpo di destro, fintò un tiro alto, facendo saltare la barriera, per poi tirare sotto i loro piedi. La sfera entrò indisturbata, dato che il portiere era stato fuorviato dalla finta iniziale.
Christine era la sola ragazzina della squadra, cosa che le valeva spesso dei dubbi, che cercava di affogare nella sua autostima, che provava a nutrire quotidianamente. Insomma, combatteva i dubbi convincendosi di essere sufficientemente brava.
Mentre il portiere recuperava la palla entrata in rete, tutti udirono stagliare una risata malevola. Essa proveniva da un uomo seduto in un angolo della palestra chiusa, ove la squadra si stava allenando. L'uomo che rideva, era mediamente alto, ma incredibilmente magro.
"Scusi!" commentò Lucas, un difensore della Diamond Point "Lei chi è?". Pur essendo solo dei bambini, erano stati educati a dare del lei agli adulti, su esplicita richiesta del professore di Italiano.
L'uomo si alzò. Poi disse: "Potete chiamarmi Artemisio.". "Cosa ci fa qui?" chiese Christine. Per tutta risposta, questi iniziò a ridere ancor più sguainatamente.

Milo e Lio stavano discutendo dell'esperienza del giorno prima, non riuscendo a venire a capo di nulla. "Come faceva a conoscere i nostri nomi?!" chiedeva l'uno. "E cosa intendeva con quelle strane frasi?!" ribatteva l'altro. In effetti i fogli ricevuti erano scritti in giapponese, risultando illeggibili ai due ragazzi.
Dopo breve, il duo fu raggiunto da André, che non poté fare a meno di confermare quanto detto dagli amici, salvo poi aggiungere: "Mio zio Furda è un interprete, e sono abbastanza sicuro che se gli portassi i nostri fogli saprebbe tradurli...". "Ottimo!" esclamò Nitro "Quando possiamo portarglieli?". "Beh..." rispose l'altro "Al momento è impegnato con un lavoro fuori città... Dovrebbe tornare Domenica...". "Bene." chiuse la conversazione Milo "Non ci resta che attendere.".
Nel mentre, i tre ragazzi erano arrivati davanti alla loro scuola.

Al termine delle lezioni, Volt proclamò, l'aggiunta alla squadra di altri due giocatori: Alberto Milite e Valerio Subbi. Il primo dei due era un ragazzo magro e mediamente alto, coi capelli neri e gli occhi grigi dietro due spesse lenti di occhiali da vista. Giocava da centrocampista, ed aveva fama di essere un calcolatore vivente. L'altro, era piuttosto alto, coi capelli spettinati castano chiaro e gli occhi verdi. Portava dei jeans le cui tasche parevano scoppiare. Era difensore, ma aveva avvisato chiaramente che non avrebbe potuto sempre essere presente agli incontri, data la sua tendenza a finire in punizione.

Poco dopo, la squadra si ritrovò al parco onde iniziare gli allenamenti. Il più determinato era senz'altro Volt. Egli sembrò intenzionato a migliorare ulteriormente nel tiro, quasi come se avesse voluto perfezionare una seconda tecnica micidiale, oltre al Vortice di Vento. Non era chiaro il perché, ma così pareva, dato che ogni volta che doveva tirare, fischiava, con due dita, rumorosamente. Purtroppo per lui, non riuscì nell'intento neppure una volta.

"Artemisio!" rimbombò la voce di JJ, nel vicolo in cui i due si trovavano "Cosa non hai capito del non farsi notare?!". Si capiva chiaramente, quanto egli fosse arrabbiato. "Cosa c'è che non va?!" si discolpò l'altro "Ho solo cercato candidati papabili al Progetto Alfa Cinque...". "Il progetto Alfa Cinque!" ripeté Strada più nervoso che mai "Quel piano è stato abbandonato! È troppo pericoloso!". Artemisio, per tutta risposta, appoggiato il braccio destro sulle spalle di JJ, disse: "Quasi non ti riconosco... Un anno fa non ti saresti fatto tanti scrupoli...". L'altro non rispose. I due si fissarono, mentre i loro sguardi erano nel pieno di un duello. Artemisio, poi iniziò a ridere malevolmente, come lui solo sapeva fare. Poco dopo, disse: "Hai un'ultima possibilità, per dimostrare al Kaiser che non sei un fellone...".

Il giorno seguente fu utilizzato da tutti i membri della squadra, per cercare di aggiungere un undicesimo elemento alla rosa. Dopo aver vagato per tutta la scuola, con la fine dell'intervallo, Volt e Milo si misero a colloquiare. "Dove lo troveremo, secondo te, il nostro ultimo giocatore?" chiese Tundir. "Non saprei..." commentò il portiere "Nicola e Sergio non sono di questo istituto, quindi non potrebbero giocare...". "Una persona ci sarebbe..." rispose l'altro. Hammer seguì la traiettoria dello sguardo del centrocampista, andando a sbattere contro un volto loro noto. "Lui?" chiese stranito. Volt annuì, consapevole che non sarebbe stato facile portare a termine il suo piano.

"È qualcosa capace di bruciare il metallo..." iniziò il professor Rampolli "Sciogliere il legno... Piegare la roccia... E spezzare la gomma...". L'uomo insegnava Italiano e Latino, ed era lo stereotipo di professore addormentato ed incapace di gestire la classe. Quella mattina aveva voluto iniziare la lezione con un curioso indovinello. "Chi me lo saprà dire?" aggiunse poi. I ragazzi guardarono attoniti il docente. Era un uomo basso con una barba marrone di notevole lunghezza, che toccava la cattedra con la punta.
"Scusi..." disse Rich "Ma perché ce lo chiede?". L'uomo si passò le dita sulla lunga barba, per poi dire: "Il perché lo capirete... Ora risolvete l'enigma...".
Dopo quaranta primi, nessuno era riuscito nell'impresa. Milo si stava sforzando intensamente. ma l'indovinello sembrava impossibile. "Come posso fare?" si chiese, accorgendosi poi di averlo detto ad alta voce. Lio gli si avvicinò, per poi dire: "Che strano... Tutti quanti hanno la fissazione per gli indovinelli... Anche la signora Luce...". "Secondo me i suoi non erano veri enigmi..." rispose a bassa voce Hammer "Insomma... Prova ad immaginare...". La frase si troncò bruscamente. Nitro fissò l'amico come per chiedere spiegazioni. "Immaginare..." ripeté Milo "L'immaginazione! È l'immaginazione!". Egli alzò la mano, ottenendo la parola dal professore, per poi dare la sua risposta, che si dimostrò corretta. "Bene!" commentò il docente "Provate ora con questo: unisce il coraggio, la gentilezza e la volontà...".
Alla fine dell'ora nessuno aveva risolto l'indovinello, mentre il professore se n'era andato senza dare nessun aiuto.

Dopo l'ultima ora, la squadra, si radunò fuori dalla scuola. Tutti si diedero appuntamento al parco, tranne Volt, che si offrì di provare a reclutare il loro undicesimo giocatore.

Durante gli allenamenti, la protagonista indiscussa fu Lara. Ella, trovatasi con la palla al piede nei pressi della porta, si preparò a tirare di collo col piede sinistro. Avvenne una cosa strana. Appena colpì il pallone, esso fu avvolto da tre fiammelle, una blu, una rossa e una gialla. La tre lucine ruotarono attorno alla sfera mentre andava in porta, lasciandosi dietro tre scie, ognuna del proprio colore.
La forza del tiro impedì a Milo di opporsi in modo alcuno, gonfiando la rete. "Wow!" esclamò Alberto "Quella è una vera tecnica!". "Già!" concordò Valerio. "Ottimo!" si aggiunse Giuliano. "È decente..." non si sbilanciò Yuri. "Serve un nome..." commentò, poi Lio "Che ne dici di...?". Non finì la frase, che la ragazza aveva risposto: "Tiro Luminescente.".

Poco dopo arrivò Volt, accompagnato dal suo ultimo acquisto. "Ehi!" esclamò Deception "Ma lui è...". "Lasciate che vi presenti..." rispose l'altro "Cristoforo Ventura.".

ANGOLO DELL’AUTORE
Ecco il quattordicesimo capitolo. Commenti vari ed eventuali:
~Cosa dovrà fare JJ? ~Cosa c'è scritto nei fogli della signora Luce? ~Volt si è ubriacato prima di chiedere alla sua nemesi di entrare nella squadra? ~Riuscirò a trovare un nome più decente di "Tiro Luminescente" per la prossima tecnica? Tutto questo e molto altro... Non so quando!

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


CAPITOLO 15
 
“Ci stai prendendo in giro?!” esclamò Rich “Voi due vi detestate!”. Volt alzò le spalle in segno di assenso, salvo poi commentare: “Un buon capitano pensa al bene della squadra, prima che al suo…”. “Non fraintendere il mio consenso!” si intromise Cristoforo “Ho accettato solo perché…”. La frase rimase troncata senza motivo apparente. Milo, seguendo lo sguardo di Cristoforo, notò un ragazzo che conosceva bene: Nicola. “Ma chi si rivede?!” esclamò Volt, che aveva fatto il suo stesso ragionamento. Il ragazzino, sentendosi chiamato in causa, si avvicinò loro. Dopo un rapido saluto con la mano, si rivolse direttamente a Tundir: “Ho una sfida da proporti.”. L’altro annuì, facendo poi cenno con la mano di continuare. “Che ne dici di affrontare noi Sovrani Antichi?!” chiese solennemente una voce che non pareva provenire da un punto preciso. “Salvatore?” chiese Volt sghignazzando “Ancora questo trucco?!”. “Beh…” commentò un ragazzo alle spalle del centrocampista “Funziona sempre…”.
Era un ragazzo alto e di corporatura robusta. Indossava un’uniforme di una squadra, gialla, con uno stemma arancione al centro. Era a maniche lunghe, con tanto di guantoni, segno che si trattasse di un portiere. Aveva i capelli rossi, pettinati con precisione chirurgica.
“Su di me no!” rispose seccamente Volt. “Andiamo!” esplose a ridere l’altro “Si vedeva che avessi paura!”. “Io?!” rispose giocosamente il centrocampista “Io non ho mai paura!”. I due scherzarono ancora un po’ circa l’essere coraggioso od incosciente di Tundir. Proprio quest’ultimo, poi tornò all’argomento dal quale erano partiti: “Hai parlato di una squadra?”. Salvatore spiegò di come fosse divenuto il capitano della squadra dei Sovrani Antichi, che aveva poi accolto Nicola. Proprio lui, gli aveva favellato di Volt e della squadra che stesse cercando di creare, cosa che aveva spinto il rosso a mettersi sulle tracce del suo vecchio amico, per sfidarlo. “Bene!” rispose tripudiante il centrocampista “Dimmi dove e quando!”. “Domenica… Qui dovrebbe andar bene…” concluse la frase alludendo al campo ove i ragazzi si stavano allenando. “Perfetto.” rispose Volt.
 
“JJ… Puoi entrare…” proclamò una voce proveniente dall’ombra della stanza. “Kaiser… Mi avete fatto chiamare?” chiese il ragazzo. “Non serve che mi parli in quel modo… Oramai siamo amici…” rispose l’uomo, fuoriuscendo dalle tenebre che lo avvolgevano. Si presentò come un uomo abbastanza magro, col volto segnato da due profonde occhiaie. “Ti ho chiamato…” spiegò “Perché mi sembri diverso dal solito… Fino all’altro giorno mi potevo fidare ciecamente di te… Ed adesso…”. L’uomo lasciò volutamente la frase incompleta, onde render chiaro che non volesse girare il dito nella piaga, quale essa fosse. “Ecco…” rispose l’altro “Vede… Si tratta di mia sorella… Gioca in una squadra… Non voglio che sia coinvolta…”. “Tutto qui?!” esclamò stupito l’uomo “Avresti dovuto parlarmene prima! Questo è un tipo di problema che risolvo in cinque minuti!”. JJ annuì, sentendosi stranamente rassicurato ed intimorito insieme. “Guarda!” spiegò amichevolmente l’altro “Telefono subito all’Organizzazione Calcistica di qui… Hai la mia parola che tua sorella non metterà piede in campo!”.
 
Il weekend giunse a rapidità spaventosa. Sabato la squadra si radunò ai Parchi dell’Acquedotto, per discutere alcune faccende che erano sorte nei giorni precedenti, come l’uniforme, il nome e la rosa della squadra. “Per quanto riguarda la divisa non c’è problema!” spiegò Alberto “Mio padre è un sarto di successo… Ditemi come la volete e ve la porto domani!”. “Sicuro che riesca a procurartene undici?” chiese scettico Lio. “Voi fidatevi…” rispose Milite “Allora… Come le volete?”.
Dopo varie conversazioni, i ragazzi optarono per una divisa azzurra, con le maniche rosse, mentre il portiere avrebbe indossato un’uniforme a maniche lunghe, interamente blu scura. “Ora…” disse Yuri “Non ci resta che scegliere un nome per la squadra…”. Uscirono svariate proposte, tra cui nemmeno una che ottenesse l’approvazione generale. “Che ne dite di Alleanza Infinita?” propose Rich. “Un po’ antiquato… Ma può andare…” rispose Volt. Alla fine, seppur con qualche polemica, il nome fu selezionato. “Bene!” commentò Giuliano “Adesso dobbiamo organizzare lo schema e le strategie…”.
Fu la parte più spinosa. Nonostante la distribuzione dei ruoli fosse stata relativamente semplice, non si poté dire il desso delle tattiche. Milo sarebbe stato trai pali, essendo l’unico portiere di cui disponevano. Rich, Andrè, Yuri e Valerio sarebbero stati i difensori, mentre Volt, Cristoforo ed Alberto avrebbero presidiato il centrocampo. Infine gli attaccanti sarebbero stati Lara, Lio e Giuliano. Per conciliare i ruoli di tutti, si optò per uno schema a tridente. Come già detto, stabilire chi dovesse tirare più spesso in porta, chi sarebbe stato il regista o chi avrebbe portato il numero dieci, non si rivelò facile. Al termine dell’incontro, non si era presa nemmeno una decisione valida.
 
Domenica pomeriggio fu uno trai momenti della vita di Milo in cui si sentì più nervoso. Era una partita undici contro undici, non una banale sfida come quella tra Volt e Cristoforo della settimana prima. “Cavolo!” pensò “Sono passate solo due settimane!”.
Il parco era affollato. Evidentemente, qualcuno aveva sparso la voce. Non essendo uno stadio, non vi erano degli spogliatoi, quindi, le squadre si dovettero mettere l’uniforme prima di andare. Per ovviare tale incombenza, Alberto, che aveva con sé le maglie, aveva proposto alla squadra di trovarsi fuori dal parco, per indossarle. La maglietta col numero dieci fu contesa tra Lio, Giuliano e Volt. Alla fine, per mediazione di Milo e Rich, fu estratto a sorte chi l’avrebbe indossata. Venne scelto Nitro dalla sorte. Lara si sentì in imbarazzo, giustamente. Decise di cambiarsi sufficientemente lontana dai ragazzi.
Distribuite le divise, l’Alleanza Infinita iniziò il riscaldamento. Volt organizzò egregiamente l’allenamento pre-partita.
 
A sorpresa, Emanuele, si presentò con una divisa da arbitro, essendo stato informato per tempo.
I Sovrani Antichi vennero senza allenatore, in quanto non si trattava di una partita ufficiale, e non era il caso di disturbare Arsenio, il loro coach.
 
Il fischio d’inizio arrivò non appena le squadre si fossero disposte in campo. Partirono i Sovrani Antichi, con due attaccanti all’offensiva. Superarono senza problemi Lio e Giuliano, ma vennero fermati da Lara. Questi passò indietro, a Cristoforo, che ignorò Volt e si lanciò in attacco. Dopo aver dribblato un avversario, si trovò bloccato da due difensori, che gli impedirono ogni mossa. Ventura, pensando di non avere scelta, tirò in porta con tutta la sua forza. Salvatore, però, era pronto. “Barriera Magnetica!” dichiarò mentre si trovava a mezz’aria, con le braccia, che fino a prima era incrociate, stese all’indietro. La palla rallentò senza essere, apparentemente, ostacolata da nulla, finendo nelle mani del portiere.
“Una tecnica?!” esclamò Valerio. “A quanto pare…” commentò con sicurezza e calma Rich.
Salvatore lanciò la palla in avanti, ove si trovava Nicola. Questi superò facilmente Alberto, trovandosi davanti Yuri. Egli cercò di rubargli palla con una scivolata, che dir tarata male sarebbe eufemistico. Difatti, non si avvicinò neppure lontanamente alla sfera di cuoio, colpendo, invece la caviglia dell’avversario.
Emanuele fischiò il fallo. Pur essendo stato involontario, era palese che il ragazzo avesse infranto le regole. Un altro centrocampista s’incaricò di batterlo, lanciando il pallone nel mezzo dell’area di rigore dell’Alleanza Infinita, ove un attaccante, colpì di testa, indirizzando la palla in porta. Milo, seppur con un tuffo, afferrò la sfera. Egli la scagliò in avanti, verso Lara. Purtroppo, il rilancio venne intercettato da un difensore, che passò a Nicola.
Volt accorse a fronteggiare quest’ultimo, che si mostrò straordinariamente tranquillo. “Ehi! Volt!” commentò “Pensavi di essere il solo capace di usare delle tecniche micidiali?”. La domanda era stata formulata in maniera retorica, tale da far intendere che la risposta fosse “no”. “Scatto Repentino!” urlò, quindi, il giocatore dei Sovrani Antichi, mettendosi a correre ad una velocità tale da non essere visibile all’occhio umano. Così facendo superò Tundir con facilità.
 
“R67.” proclamò un uomo incappucciato al Kaiser. “Che piacere rivederla…” rispose l’uomo “Signor Rampolli… Quali nuove?”. “Il seme ha trovato terra fertile…” rispose enigmatico l’altro, togliendosi quanto copriva il suo volto. Era niente poco di meno che il desso docente che aveva posto l’indovinello alla classe tempo prima. “Bene!” affermò il suo capo “Ora non resta che chiudere il conto con l’unica persona che ne è a conoscenza…”. Rampolli alzò il sopracciglio, segno che non aveva compreso a pieno. “Ecco…” spiegò il Kaiser “C’è un’anziana signora che deve ricevere una visita…”. “Contatto JJ?” chiese, quindi, l’interlocutore. “No!” si affrettò a specificare l’altro “Se vuoi che una cosa sia fatta bene… Devi farla da te!”.
 
ANGOLO DELL’AUTORE
Per vostra sfortuna… Ecco il nuovo capitolo!
Sono consapevole che il nome della squadra e la loro formazione sono noiose… Però per i colpi di scena ci sarà bisogno di attendere…
Sono consapevole che tutti abbiate capito chi sia il Kaiser… Ma non si sa mai!
Sono consapevole che vi stiate chiedendo perché abbia scritto “Sono consapevole” tre volte…
In ogni caso… Per ora la partita non è niente di speciale, in quanto ho spostato il più di essa al capitolo successivo… Perché? Per cominciare per un po’ di sadismo… E poi perché non volevo che essa rubasse la scena al Kaiser ed i suoi scagnozzi…
Infine, ci tengo a precisare, che con questo capitolo, non sto sostenendo che tutti i professori di Latino siano malvagi… Solo alcuni!
Grazie a JKEdogawa per la sua recensione… E grazie a tutti coloro che abbiano letto fin qui…
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


CAPITOLO 16
 
Nicola aveva appena dribblato Volt, e si apprestava a tirare in porta. Il colpo fu centrale ma molto potente. Milo lo agguantò saldamente, riuscendo a contenerne la forza. Sul rilancio accorse Giuliano, che si trovò la strada sbarrata da due difensori. Cassate in quel modo le probabilità di un tiro, un terzo giocatore accorse a rubare palla al ragazzo.
I tentativi dei Sovrani Antichi di segnare erano scarsi e facilmente bloccabili da Milo. Al contrario, la loro difesa appariva come un’autentica muraglia. Ovunque provassero a passare, i giocatori dell’Alleanza Infinita erano sempre bloccati.
Vedendo l’ennesima azione offensiva vanificarsi, il capitano di tale squadra, si lanciò in avanti, rubando palla a Nicola, che non ebbe tempo di usare lo Scatto Repentino. Fatto ciò, Tundir saltò in aria, dichiarando: “Vortice di Vento!”.
 
La signora Luce non amava certo le faccende domestiche, ma non vi si sottraeva col classico procrastinare. In quel momento stava rastrellando il cortile. Si potrebbe dire che non amasse le nuove tecnologie, poiché si rifiutava spesso di farne uso, preferendo ad esse “il buon vecchio olio di gomito”. Raccogliendo alcune foglie secche davanti al cancello, scorse veruno dall’altra parte del marciapiede. “Ottavio?” chiese a sé stessa, sbalordita più che mai. L’uomo attraversò la strada giungendo davanti alla casa della signora. “Ottavio…” ripeté lei “Sei proprio tu?”. Egli per tutta risposta mostrò un sorriso malevolo, mentre si apriva il cancello da solo senza neppure aspettare il permesso.
 
“Vortice di Vento!” aveva dichiarato Volt. Il suo tiro era di innegabile forza, ma data la difesa imbattibile della squadra avversaria, era stato effettuato da lontano, consapevolmente che ciò gli avrebbe fatto perdere non poca potenza. Un difensore apparve dinanzi alla sfera di cuoio, contrapponendo se stesso tra di essa e la porta. Il suo tentativo fu vano. Ciò nonostante, un secondo giocatore si oppose al tiro, riuscendo a togliergli quella poca potenza che gli fosse rimasta dal precedente tentativo di bloccarlo. Salvatore non aveva nemmeno dovuto toccare palla, eppure, il goal era stato eluso. Il difensore che aveva fermato il colpo passò a Nicola, che si preparò a fronteggiare Rich. “Scatto Repentino!” urlò il primo, seguito a ruota dall’avversario, che dichiarò: “Carro di Diomede!”.
Pochi dei presenti avevano mai assistito ad uno scontro tra tecniche micidiali, cosa che diede a quel duello una sfumatura ancor più interessante di quanto non fosse già. Entrambe le tecniche sparirono nel nulla, lasciando vedere solo i due calciatori: Nicola aveva superato Rich.
Seguì un tiro, centrale come il precedente e facilmente parato da Milo.
Mancava poco alla fine del primo tempo, ma Lio volle provare ugualmente un’ultima azione offensiva. L’attaccante chiamò Hammer, chiedendogli di passargli la palla. Pur non essendo stato un passaggio di elevata qualità, Nitro riuscì ad ottenere la sfera. Trovandosi la strada bloccata da due difensori, il ragazzo fintò un passaggio all’indietro, sapendo che gli avversari si sarebbero aperti per seguire il loro schema, che aveva avuto occasione di studiare. Fu un attimo: i due difensori si mossero come ad inseguire l’inesistente passaggio, dando a Lio lo spazio necessario per tirare. “Fuoco e Fiamme!” urlò colpendo il pallone. Questa volta non vi era nessuno tra Salvatore e Nitro, rendendo lo scontro tra di loro inevitabile. “Barriera Magnetica!” dichiarò il portiere, eseguendo i dessi movimenti dell’altra volta. Le vampate impattarono con lo scudo invisibile, mandandolo in frantumi, ma senza evitare di esserne indeboliti: Salvatore aveva bloccato il tiro di Lio.
Emanuele fischiò due volte, rendendo chiaro come il primo tempo fosse finito sullo 0-0.
 
“E adesso, cosa facciamo?!” commentò esasperato Giuliano “Ci sono superiori su tutta la linea!”. Volt si affrettò a placare gli animi: “Non è finita! Ride bene chi ride ultimo!”. “Già…” si aggiunse Valerio “Inoltre siamo in parità… Mi sembra un ottimo risultato come prima partita!”.
Mentre il più della squadra colloquiava su come fare ad aprirsi un varco nella devastante difesa degli avversari, Andrè camminava avanti e indietro, all’ombra di un albero lì vicino. Lio gli si avvicinò con fare calmo e spensierato. “Ehi!” commentò poi “Non vuoi prender parte alla conversazione…”. “No.” rispose seccamente Rocciosi “Ho altro cui pensare…”. “Ossia?” chiese spiegazioni l’amico. “Ricordi quei fogli che la signora Luce ci diede tempo fa?” chiese il difensore. L’altro, per tutta risposta annuì. “Beh…” spiegò Andrè “Mi sono fatto tradurre il mio…”. L’attaccante fece un volto sbigottito, che costrinse l’amico a spiegarsi meglio: “Mio zio Furda è un interprete, e conosce il giapponese…”. Nitro si dimostrò colpito da tale informazione, pur non capendone il significato appieno. “Beh…” continuò Rocciosi “Sembra la descrizione di una tecnica micidiale…”. “Cosa?!” esclamò l’altro.
 
Il secondo tempo iniziò di lì a breve. Volt chiese spiegazioni di ciò ad Emanuele, che rispose seccamente che non trattandosi di una partita ufficiale, non aveva senso concedere un intervallo di quindici minuti. Il capitano dell’Alleanza Infinita provò ad obiettare, ma l’arbitro lo interruppe dicendogli di parlarne col quarto uomo. “Ma…” commentò sconsolato Tundir “Non abbiamo un quarto uomo…”.
 
Il calcio d’inizio del secondo tempo fu della squadra di Volt. Proprio lui, intimando a Cristoforo di passargli la palla, cosa che non gli fu proprio gradita, scatenò un litigio interno alla squadra. I due giocatori iniziarono a darsi spallate, quasi fossero avversari, ostacolandosi a vicenda sino all’intervento in scivolata di un difensore, che spazzò via il pallone.
Rich si diede una manata in faccia, commentando: “Siamo senza speranze…”.
Poco dopo furono gli avversari ad attaccare, con un centrocampista, che si trovò la strada bloccata da Andrè. “Piedi ben saldi…” si ripeteva il giocatore dell’Alleanza Infinita “Sguardo verso l’orizzonte… Concentra l’energia nella pancia…”. Purtroppo per lui, mentre ripassava le istruzioni, l’avversario aveva avuto tutto il tempo, di passare il pallone a qualcun altro, superando Rocciosi senza difficoltà alcuna.
 
Intanto, in una stanza illuminata da grandi finestre, con innumerevoli apparecchi tecnologici, attaccati in ogni angolo, un ragazzo sui vent’anni attendeva una visita. La porta robotica d’ingresso si aprì, dando libera entrata ad un uomo con una lunga barba. Il ragazzo, che altri non era se non Arsenio, collaboratore di JJ, si rivolse al nuovo arrivato: “Signor Rampolli… Mi allieta rivederla…”. “Risparmia per dopo gli ossequi!” tagliò corto l’altro “Siamo in un mare di guai!”. Arsenio si avvicinò all’anziano, togliendosi la sigaretta di bocca. Il fumo soffiato fuori dalle sue labbra si confuse col pallore della sua pelle ed il nero dei suoi capelli, contribuendo maggiormente a far parere l’individuo fuoriuscito da un film senza colori. “Mi lasci indovinare…” disse poi “I Sovrani Antichi stanno giocando una partita a mia insaputa…”. Egli virgolettò di proposito, con le dita, le ultime tre parole. Il docente di Latino fu colpito nel vedere il suo collaboratore tanto informato. “Ebbene?” chiese poi “Cosa intendi fare? Sai bene che quella squadra doveva restare nascosta a tutti!”. “Cosa intendo fare?” ripetè sghignazzando l’altro “Assolutamente nulla!”. “Mi stai prendendo in giro?!” chiese esasperato Rampolli “Era la squadra selezionata per il Progetto Alfa Due!”. “E così rimarranno le cose!” rispose prontamente Arsenio. Successivamente, nel vedere lo stupore sul volto dell’uomo, continuò: “I Sovrani Antichi saranno ottime cavie… Ma il vero Progetto Alfa Due sarà applicato ad un elenco di cinquantacinque ragazzi, selezionati dal sottoscritto, per idoneità al piano!”. Dicendo ciò, passò al suo ospite un tablet di ultima generazione, sottile come un foglio di carta, su quale apparivano i volti di una cinquantina di ragazzi. Rampolli si sistemò gli occhiali sul naso, per poi passare in rassegna i volti delle future cavie. “Ma…!” esclamò “Ti sei reso conto di chi vi è in prima ed in quindicesima posizione?!”. “Certo…” rispose l’altro, mentre un sadico sorriso si dipingeva sul suo volto. “Beh!” spiegò l’uomo “Il Kaiser non approverà mai qualcosa di simile!”. Detto ciò, fece per voltarsi ed andarsene, ma la porta robotica dalla quale era entrato si chiuse in automatico, mentre Arsenio rideva sguaiatamente. Interrompendo le risate, il ragazzo disse: “Signor Rampolli… Non mi dica che pensa di prendere ancora a lungo ordini da qualcuno come il Kaiser…”. Dicendo ciò, appoggiò un braccio sulla spalla del professore di Latino, in un modo spaventosamente amichevole.

 
ANGOLO DELL’AUTORE
Chiedo umilmente perdono per aver fatto attendere tanto codesto capitolo, per poi deludervi con tale obbrobrio!
In verità, non è nemmeno come si sarebbe dovuto presentare, se avessi seguito il progetto originale… Ma così non fu!
Nell’ultima parte del capitolo ho inserito una scenetta non prevista dalla prima stesura della storia, ma che deve fare da trampolino di lancio per un sequel sul quale sto lavorando… Insomma, se non aveste capito: non sono nemmeno a metà di questa fanfiction e già penso ad un sequel!
Infine, ringrazio JKEdogawa per la sua recensione, nonché tutti coloro che abbiano letto il soprastante testo.
 
P.S. Per farmi perdonare del ritardo ho tolto alcuni termini aulici e li ho sostituiti con parole che non richiedano la ricerca di un dizionario…

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


CAPITOLO 17
 
Andrè era appena stato superato facilmente per la terza volta di fila. I suoi compagni di squadra non capivano perché, quando un avversario gli si avvicinava, non cercasse nemmeno di bloccarlo, piantando, invece, i piedi per terra mantenendo lo sguardo fisso nel vuoto.
“Strano!” commentò Volt “Non è da lui comportarsi in quel modo!”. “Beh!” rispose Rich “Fossi in te aspetterei a dire qualunque altra cosa…”. Non comprendendo il significato delle parole del suo amico, il centrocampista si affrettò a tornare in posizione, attendendo un passaggio. Difatti, Milo era sul punto di eseguire un rinvio, in seguito ad un tiro completamente fuori dallo spettro della porta.
Il portiere prese una debita rincorsa e calciò la sfera di cuoio in avanti, il più lontano possibile dai pali da lui protetti. Fero di tale passaggio fu Giuliano, che dopo aver superato un difensore avversario con una finta, servì Lara.
La ragazza era in una posizione ottimale per calciare in rete, in quanto tra lei ed il goal si contrapponevano solo due difensori ed il portiere. Quando venne il momento di tirare, però, i due difensori le si avventarono addosso, senza lasciarle il tempo per caricare il colpo.
Emanuele ritenne fallosa l’azione, concedendo all’Alleanza Infinita un calcio di punizione.
Se ne incaricò Cristoforo. Prima del fischio dell’arbitro, Volt sussurrò qualcosa nell’orecchio a Ventura, che rispose con un vistoso pollice alzato. Dopodichè, Tundir si buttò nella mischia formatasi nell’area di rigore avversaria.
Il giocatore dell’Alleanza Infinita colpì la palla con molta forza, mirando, all’apparenza, all’incrocio dei pali. Salvatore corse ove sembrava essere diretto il pallone, per poi accorgersi che esso non era un tiro, ma bensì un passaggio. Volt aveva suggerito a Cristoforo di usare la sua abilità nei tiri ad effetto per creare un assist temibile. Così fu, il capitano dell’Alleanza Infinita saltò oltre l’avversario incaricato di marcarlo e colpì la sfera di cuoio di testa, inviandola verso la porta scoperta.
I giocatori dell’Alleanza Infinita erano già pronti ad esultare. Purtroppo per loro, un avversario intercettò il tiro di testa. Era Nicola. Rientrato in difesa per aiutare, vi era riuscito pienamente, salvando la sua squadra da un goal apparentemente inevitabile.
 
La casa color malva della signora Luce appariva più vuota. I cassetti erano aperti e capovolti, i fogli di carta sparsi per il soggiorno, le poltrone ribaltate, perfino i mobili erano spostati dalla loro normale ubicazione. “Per fortuna…” commentò fra sé e sé l’anziana donna “Non ha trovato quello che cercava…”. Detto ciò, rivolse uno sguardo ad una fotografia ancora appesa alla parete. Ritraeva un uomo col volto allungato, i capelli biondi e dei piccoli occhiali da sole su grande naso. “Non ha guardato nell’unico posto in cui tu potessi continuare a custodire i tuoi segreti…” concluse guardando il viso familiare.
 
La partita continuò. Nessuna delle due squadre, però, arrivò mai a tirare in porta. Però, veruno riuscì in qualcosa.
Nel pieno di un’azione offensiva dei giocatori dei Sovrani Antichi, Andrè si pose con fare solipsista dinanzi a loro. Piantando i piedi per terra e concentrando l’energia nello stomaco era stato avvolto da una sottile aura dorata. Intanto, alle sue spalle, una gigantesca parete rocciosa si innalzava. “Muro di Roccia!” dichiarò con fare trionfante.
Gli avversari si bloccarono per intero, non sapendo come reagire.
Impossessatosi della palla, Rocciosi la passò a Lio che avanzò a passo svelto verso i pali protetti da Salvatore. Il portiere sbatté un pugno contro l’altra mano aperta, dichiarando: “Vieni! Ti aspetto!”.
Nitro riuscì a superare facilmente due difensori, trovandosi poi la strada bloccata da un terzo.
Sorprendentemente, un cinico sorriso apparve sul volto del ragazzo. Egli scagliò con forza il pallone verso la parte opposta del campo, ove Volt correva, affiancato da un determinato Nicola.
Il capitano dell’Alleanza Infinita ottenne la sfera di cuoio, iniziando poi a contendersela con l’avversario. I due si scambiarono sguardi di sfida, mentre Tundir lanciava il pallone in mezzo all’area di rigore avversaria, ove non vi era alcun giocatore, se non il capitano avversario.
Il colpo fu, però, intercettato da Giuliano, che, tenendo un basso profilo, non era stato notato dai difensori avversari, atti a marcare Lio e Lara.
Proprio la ragazza fu a ricevere l’assist del rosso, che riuscì, con una finta a sbarazzarsi di un avversario. Il giocatore con l’incarico ufficioso di marcare Lara fu colto alla sprovvista dalla velocità del passaggio, non opponendosi ad esso in maniera alcuna.
A questo punto fu la volta della ragazza di farsi valere. “Tiro Luminescente!” dichiarò mentre eseguiva la sua tecnica. Salvatore non si fece cogliere impreparato, difatti, rispose con la Barriera Magnetica mentre ne dichiarava il nome.
L’impatto fra le due tecniche micidiali fu incredibile. Scontrandosi con lo scudo invisibile, le fiammelle che circondavano il pallone si dissolsero in tanti piccoli coriandoli luminosi, mentre il tiro non accennava a perdere potenza.
Tutti restarono ammutoliti quando la barriera invisibile si frantumò, permettendo al pallone di entrare in rete.
Di lì a breve, Emanuele fischiò tre volte: l’Alleanza Infinita aveva vinto la sua prima partita per 1-0.

 
ANGOLO DELL’AUTORE
Spero che il capitolo vi sia piaciuto…
Ho davvero poco da dire a riguardo, se non che mi spiace sia tanto breve, ma non mi andava a genio di riempirlo di cambi di scena come mio solito… Si può dire che questo sia il solo capitolo pubblicato ad essersi attenuto alla prima stesura della storia, senza ulteriori modifiche.
Ringrazio JKEdogawa per la recensione e tutti coloro che abbiano letto la storia fin qua!
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


CAPITOLO 18
 
Milo ancora non riusciva a crederci: avevano vinto la loro prima partita. Il castano non doveva essere il solo incredulo, in quanto anche Lara, Lio e Volt si erano mostrati euforici e tripudianti.
Erano già passati due giorni, ma i ragazzi non potevano fare a meno di pensare alla grande sfida del weekend prima.
 
Arrivò Lunedì mattina. Tutti i membri dell’Alleanza Infinita si diedero appuntamento fuori da scuola, un po’ prima del solito. Il perché di ciò era legato al capitano della squadra. Tundir, difatti, aveva contattato tutti quanti personalmente, dicendo dove farsi trovare a che ora, poiché avrebbe dovuto fare un importantissimo annuncio.
I primi a giungere sul loco furono Valerio, Yuri, Lara e Milo. Poco dopo arrivarono Rich, Volt e Andrè, seguiti a ruota da Giuliano e Cristoforo. Per ultimi si fecero vivi Lio e Alberto, atti a litigare su cosa fosse più importante: l’uno sosteneva contasse maggiormente avere i giocatori più forti, l’altro affermava fossero le strategie meglio studiate a fare la differenza onde vincere una partita.
Radunati tutti quanti e posto il silenzio, Volt spiegò: “Ho preso una decisione… In seguito all’ottimo risultato di Sabato… Ho deciso… Di iscrivere la squadra Alleanza Infinita al Torneo Regionale di quest’anno…”. L’ultima parte del discorso lasciò tutti quanti ammutoliti. Intanto, Rich mostrava il manifesto dell’evento. Alberto gli fece cenno di passarglielo. Appena lo ottenne, il ragazzo lo studiò nei minimi particolari, per poi commentare: “Scusa… Ma hai effettivamente letto quello che c’è scritto sul manifesto?”. Tundir alzò le spalle, ricevendo poi un’occhiataccia da Deception. Il ragazzo con gli occhiali additò una scritta in basso, che recitava così: “Riservato alle squadre maschili di almeno undici giocatori ed un allenatore.”. “Beh!” sbottò Lio “Troveremo un allenatore…”. “Ti sfugge il punto!” lo richiamò Alberto “Squadre maschili… Squadre maschili di almeno undici giocatori…”. Gli sguardi di tutti si volsero verso Lara, che era rimasta zitta fino a quel momento. “Ohps…” commentò Volt, divenuto rosso come un peperone “Non avevo letto quella parte…”. Per tutta risposta Rich lo fulminò con lo sguardo. La sola ragazza presente esitò un momento, per poi dire: “Non c’è problema… Vi basta trovare l’undicesimo elemento…”. La voce era sommessa, come quella di veruno di arreso al fato inevitabile.
 
Quel giorno Volt non proferì parola alcuna per tutta la durata delle cinque ore di lezione. Neppure l’intervallo fu sfruttato per colloquiare coi suoi amici. All’ultima campanella, il ragazzo uscì da solo, senza aspettare gli altri. Era evidente, agli occhi di Milo, come il suo amico avesse in mente qualcosa… Qualcosa che sapeva bene non gli sarebbe valso l’appoggio suo o di Rich.
Il capitano dell’Alleanza Infinita si presentò al parchetto ove i suoi compagni di squadra si stavano allenando, con mezzora di ritardo. Alla richiesta di spiegazioni, il ragazzo estrasse da un sacchetto che aveva con un curioso oggetto. Era un cappello con visiera. “Ci stai prendendo in giro?” chiese sarcastico Cristoforo. “Affatto!” ribatté prontamente Volt “Ho un piano!”. Deception si diede una manata in faccia, per poi commentare sconsolato: “Quando dici così mi preoccupo sempre… Il tuo ultimo ‘piano’ mi ha quasi fatto investire da un autobus…”. “Ehi!” rispose l’altro “Ne sei uscito intero. No?”. “Per poco.” fu la secca controbattuta di Rich. “In ogni caso…” disse Alberto “A meno che tu non stia per tirar fuori dal cappello un coniglio allenatore… Non vedo come esso possa aiutarci…”. “Non ho un allenatore…” ammise Volt “Ma ho l’undicesimo giocatore…”. Tutti gli sguardi conversero su Lara, rimasta zitta sino a quel momento. Milo, infastidito dalla mancanza di tatto dell’amico, lo rimproverò: “Dovresti imparare qualcosa sul tempismo…”. L’altro sghignazzò, per poi lanciare il berretto alla ragazza mora. Lei lo prese al volo, restando più confusa che mai. Lui le fece cenno di metterselo, cosa che fu eseguita. “Ora metti la coda di cavallo nel cappello…” spiegò il centrocampista. Rich, che intanto iniziava a capire l’idea, cercò in tutti i modi di far capire all’amico di aver avuto una pessima idea. “Ora abbassa lo sguardo…” continuò a dare indicazioni Volt. Lara eseguì nuovamente. “Perfetto!” esclamò Tundir “Se nascondi i lineamenti sembri un ragazzo!”. Fu troppo. Hammer e Deception afferrarono il capitano per le braccia e lo trascinarono lontano dal gruppo.
“Ma sei suonato?!” esclamò il portiere. Tundir fece volto confuso, spingendo Milo ad essere più esplicito: “Dire ad una ragazza che sembra un ragazzo… è molto offensivo!”. L’altro fece cenno di aver capito, muovendo il capo come per dire: “In effetti…”. “E poi…” continuò Rich “Pensi davvero che gli organizzatori del torneo siano tanto tonti da non sospettare nulla?!”. Volt alzò le sopracciglia, ammettendo di aver fatto uno sbaglio. “Ora!” spiegò Milo “Chiedi scusa!”. Tundir annuì, pur mostrandosi infastidito per i toni che i due amici avevano usato.
Avvicinatosi al gruppo più numeroso, ancora intento a colloquiare sopra la questione, Volt chiese: “Scusate. Dov’è Lara?”. “Se n’è andata…” rispose seccamente Cristoforo. “Congratulazioni capitano!” esclamò Lio “Ci hai appena fatto perdere l’elemento migliore della squadra!”. Tundir alzò le spalle in segno di resa, per poi commentare: “Ammetto di aver commesso un errore…”. “Uno?!” rispose con toni accesi Yuri “Non ricordo l’ultima cosa giusta che hai fatto!”. Il centrocampista si sentì ferito nel profondo da quella frase, tanto che non rispose. “Dovresti pensare prima di agire!” lo rimproverò Giuliano. “Non è questo il ruolo di un capitano!” fu l’esclamazione di Alberto.
Fu troppo. Volt corse via senza dire alcunché. Corse. Giunse correndo fino alla casa color malva. Continuò a correre. Arrivò davanti a casa sua, ma non si fermò. Corse talmente tanto, da giungere in zone della città mai viste prima. Edifici a lui ignoti svettavano intorno a lui. Alcuni rispecchiavano la modernità, mentre altri erano riflesso dell’arretratezza che il suo paese aveva scelto. Non si aprì alle novità tecnologiche, al contrario di altri stati, come il Giappone, che ne furono pienamente travolti. In tutta l’Italia, veruno aveva cercato di restare “moderno”… Ma si parlò sempre di mosche bianche. Certamente, a dei ragazzini delle medie, tutto ciò era ignoto. Difatti, molti di loro pensavano che l’intero mondo fosse come il loro stato. Non avrebbero mai immaginato che oltre i confini esistessero nazioni quasi futuristiche.
Volt continuò a correre, fino a perdersi completamente nella sua città. Si sedette sul bordo di un marciapiede, guardando la deserta strada di fronte a lui. Le parole dei suoi compagni di squadra si erano impresse nella sua mente come lettere ardenti. “Non è questo che fa un capitano!” continuava a rimbombargli in testa “Non ricordo l’ultima cosa giusta che hai fatti!”. E ancora, la frase di Giuliano: “Dovresti pensare prima di agire!”. “Ci hai appena fatto perdere l’elemento migliore della squadra!” era un’altra frase profondamente rammentata.

“Mors tua, vita mea” è un proverbio latino. Poche occasioni sarebbero state più adatte di questa per usarlo. Ottavio Ciceroni, alias il Kaiser, e JJ, ammiravano la scena della divisione dell’Alleanza Infinita, dalla terrazza di un edificio prossimo al parco. “Come ti avevo promesso…” spiegò il primo “Tua sorella non metterà piede in campo…”. “Abbiamo distrutto una squadra, però…” fece notare l’altro. “Se è bastato un manifesto fasullo per farlo, non si può certo dire che fosse una grande squadra…” rispose l’altro. “Questo non cambia i fatti…” rispose JJ. “Non restarci male…” continuò Ottavio “I grandi progetti necessitano di grandi sacrifici…”. “Quindi, il fine giustifica i mezzi?” chiese Strada. “Certamente!” rispose prontamente Ciceroni “Non vi è dubbio a riguardo!”.

Mentre i due ammiravano la scena della loro vittoria, Volt continuava a rimuginare sugli errori fatti. Fu allora che un ragazzo sulla ventina di anni lo avvicinò. Era Artemisio. “Dunque…” commentò questi “Tu saresti Tundir?”. Il ragazzino alzò lo sguardo, per poi annuire. “Bene!” esclamò l’altro “So che un certo JJ ti ha consegnato dei fogli di carta, tempo fa… So anche che non hai idea di cosa vi sia scritto…”. Volt continuò ad annuire senza proferire parola alcuna. “Beh!” spiego Artemisio “Si da il caso, che io lo sappia!”.
 
ANGOLO DELL'AUTORE
Dunque, su questo capitolo ho poco da dire, a parte che mi spiace per averci messo tanto a pubblicare... Mi sono trovato in un blocco dello scrittore a tutti gli effetti... Ora come ora direi che la storia sta per entrare nel vivo...
Infine, ringrazio JKEdogawa per la sua recensione. Al prossimo capitolo! 
 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


CAPITOLO 19
 
Milo e Rich stavano camminando verso i Parchi dell’Acquedotto, per un allenamento extra, proposto da Yuri. I due si scambiarono sguardi di disappunto. La situazione era decisamente degenerata: Lara aveva fatto avere loro un foglio di carta in cui diceva di non voler più essere membro dell’Alleanza Infinita, Volt si era ripetutamente rifiutato di allenarsi con gli altri, preferendo svolgere quanto doveva in solitudine e Alberto e Lio non cessavano di litigare per motivi non chiari. “Non fraintendermi quando dico che alla squadra non resta molto da vivere…” commentò pessimisticamente il difensore. “Beh!” rispose l’altro “Così non sarebbe se Volt non avesse tirato fuori la faccenda del Torneo Regionale…”. “Vincerlo gioverebbe senz’altro all’umore generale…” osservò Deception “Comunque, siamo privi di allenatore e di un giocatore…”. “A questo posso proporre una soluzione io!” esclamò Cristoforo, interrompendo il dialogo dei due. “Te l’ho già detto…” ribatté sconsolato Rich “Kill ed All non faranno parte della nostra squadra!”. “Come fai ad essere sicuro che volessi citare loro?” chiese divertito l’altro. Portiere e difensore si scambiarono sguardi confusi, per poi far cenno all’altro di procedere. “Beh!” disse, quindi, il loro amico “Hai detto che ci serve un allenatore? Dico bene?”. Deception annuì, ma non fece in tempo a proferir parola, che l’altro riprese: “Ne ho trovato uno!”. “Sento puzza di guaio…” commentò il portiere. “No!” ribatté Ventura “Nessun guaio! Lo conosco! E’ uno in gamba!”. “Si chiamerebbe?” chiese il difensore. “JJ…” rispose prontamente l’altro “La sua famiglia è legata al calcio da tempo immemore… Suo bisnonno era quasi entrato nella nazionale giovanile… Ma ci fu un disguido… Suo nonno era il capocannoniere della squadra campione d’Italia per tre anni di fila… Suo padre è comunemente ritenuto il miglior difensore italiano mai visto… E lui fa da allenatore attualmente… Oltre che hacker…”. Un brivido attraversò la schiena di Milo. Non poteva trattarsi di lui… “Beh!” concluse Rich “Potrebbe fare al caso nostro… Sai come contattarlo?”. “Certo!” ribatté Cristoforo “Lo ho già fatto!”. Hammer iniziò a sbiadire per il nervosismo. Nella sua mente, era ancora fresco il ricordo del loro dialogo. “Ha detto che sarà qui oggi!” completò la frase il ragazzo.
 
Il trio giunse ai Parchi dell’Acquedotto poco dopo. Fortuitamente, non vi erano “dispersi”, ma, come prevedibile, non c’era traccia di Volt e Lara. I nove giocatori scelsero uno spiazzo d’erba libero, utilizzarono due sacche come porta, protetta ovviamente da Milo, ed iniziarono ad eseguire passaggi e tiri. Andrè era molto migliorato da quando era stato in grado di eseguire il Muro di Roccia. Sembrava che anche il suo equilibrio e la sua coordinazione ne avessero tratto giovamento. Al contrario, il portiere non riusciva a concentrarsi, innervosito dalle nuove. “Prendi questo!” urlò Giuliano, calciando verso i “pali” e ridestando il castano dalle sue riflessioni. Dire pessima la parata di Milo sarebbe eufemistico. Il pallone passò indisturbato ed il portiere si buttò con netto ritardo. “Ehi!” commentò il rosso, andando a riprendere il pallone “Si può sapere dove hai la testa?!”. “Ecco…” rispose balbettando l’altro “Oggi è stata una giornataccia…”. “Vedi di non avere una giornataccia in vista del torneo.” proclamò una voce nota al castano. “E tu chi saresti?” chiese stranito Giuliano. “Il mio nome è JJ Strada.” rispose l’altro “E sono il vostro allenatore.”.
 
In una tetra e inquietante stanza, il Kaiser guardava incuriosito la scena sullo schermo del suo computer, grazie a telecamere sparse per la città. “Molto bene…” commentò “Così sarò finalmente in grado di completare il Progetto Gamma Uno…”. Un maligno sorriso si dipinse sul volto corrugato dell’uomo. “Quando esso sarà completo…” continuò il suo monologo “Diventerò ricco! Ricco sfondato!”. La sua voce crebbe di volume. “Avrò finalmente i fondi per il Progetto Omega!” proseguì “Così, potrò finalmente ultimare il mio piano! Il mio nome sarà sui libri di scuola…  Tutti lo conosceranno… Tutti!”. L’ultima parola tuonò nell’intero edificio, rimbombando per i corridoi.
 
Intanto, ai Parchi dell’Acquedotto, JJ era stato tempestato di domande da tutti i giocatori, con lo scopo di comprendere se egli fosse o meno adatto a loro. “Dimmi…” commentò Lio “Hai mai fatto da allenatore ad una squadra?”. “Certo.” rispose prontamente l’altro, preparandosi ad esporre il suo curriculum “Ho fatto da co-allenatore al Team $$$ l’anno scorso, in precedenza ho occupato la panchina dei Guerrieri Feroci per quasi un anno, degli Iceberg, per poco a causa di un diverbio con i giocatori, degli Tsunami per sei mesi, portandoli alla vittoria nel Torneo Regionale, dei Tornado per un anno intero e dei Grandi Giganti per tre mesi…”. “Insomma l’esperienza non gli manca…” constatò Rich, parlando con Milo, a debita distanza dalla folla che si era formata attorno all’uomo. “Non saprei…” ribatté il portiere. “A me sembra una brava persona…” osservò il difensore. All’improvviso, però, un brivido attraversò la schiena di Hammer, che non poté fare a meno di chiedere al suo amico: “Com’è che ha detto di chiamarsi?”. “JJ… Perché?” rispose. “Di cognome, intendo.” continuò Milo. Deception stava per controbattere quando fece lo stesso ragionamento del portiere. “Credi che sia…?” chiese a voce bassa. “Non lo so…” rispose il castano “Ma la cosa non promette bene…”.
 
Intanto, JJ aveva alzato un braccio, facendo cenno a tutti di stare zitti. Ottenuto ciò, egli indicò un ragazzo, non lontano dal gruppo, di corporatura robusta, con capelli neri ed occhi grigi. Aveva un’espressione impassibile. “Ho saputo che vi manca un giocatore… Quindi, mi sono preso la libertà di contattarne uno…” spiegò “Lasciate che vi presenti Giovanni Petro!”. Egli camminò verso i suoi nuovi compagni di squadra, senza proferire parola finché non si fu avvicinato a sufficienza, al che, salutò senza fare una piega.
“Un momento!” proclamò la familiare voce di Volt “Se vuole entrare nella squadra, avrà bisogno dell’approvazione del capitano!”. Tutti gli sguardi passarono rapidamente da Petro a Tundir, che si studiavano con aria di sfida, senza battere ciglio in quell’ardua situazione. “Oh oh…” commentò Milo “Prevedo guai…”.

 
ANGOLO DELL’AUTORE
Sono mortificato per averci messo tanto a pubblicare, per poi mettere questo obbrobrio… Il problema è che sto avendo serie difficoltà a scrivere nuovi capitoli…
La buona notizia è che nel prossimo ne vedremo delle belle, mentre in quello dopo inizierà il maledetto Torneo Regionale, con annessi e connessi… Ed il Kaiser? Cosa avrà in mente? Vi avviso che centra qualcosa col torneo…
In ogni caso, al prossimo capitolo!

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


CAPITOLO 20
 
Volt e Petro si disposero uno dinanzi all’altro, in uno spiazzo erboso del parco. Il capitano dell’Alleanza Infinita diede per primo un calcio al pallone posto esattamente a metà trai due. Egli corse verso il suo avversario, fintando a destra, per poi provare a superarlo correndo a sinistra. Purtroppo per lui, però, l’altro aveva inteso in anticipo la sua intenzione, riuscendo a porsi nel pieno della traiettoria del movimento di Tundir. Ne seguì uno scontro fisico trai due, dal quale, data la vistosa differenza di staffa, Volt uscì sconfitto. Il ragazzo cadde a terra, senza, però, esitare un istante a rialzarsi ed avventarsi su Giovanni, che, intanto, aveva conquistato palla.
I dieci minuti che seguirono furono una lunga sequenza di scivolate e dribbling, dai quali emergeva alle volte l’uno ed alle volte l’altro. Dopo breve, entrambi mostrarono segni di affaticamento. “Adesso basta!” esclamò Petro colpendo Tundir con un braccio, durante un contrasto. Il centrocampista perse l’equilibrio e si allontanò di qualche passo, lasciando al suo avversario tempo e spazio sufficienti onde calciare la sfera di cuoio in sua direzione, con immane potenza. Volt portò le braccia al volto per proteggersi, istintivamente. Per sue indescrivibili ventura e sorpresa, il ragazzo non fu colpito dal pallone. Togliendo le braccia dal viso, vide chiaramente Milo tra lui e Petro, con la palla saldamente bloccata nelle braccia. “Direi che la sfida è terminata…” commentò il portiere lanciando la sfera di cuoio a JJ. Questi fece cenno affermativo, per poi rivolgersi a tutti ed undici i giocatori dell’Alleanza Infinita. “Come allenatore ho delle precise ambizioni…” spiegò “Numero uno: niente lavativi e scansafatiche! Se non vi presentaste ad un allenamento od ad una partita, senza preavviso, sareste immediatamente espulsi dalla squadra!”. Mentre parlava, muoveva lo sguardo da un ragazzo all’altro, come a voler incutere terrore. “Numero due: non esiste il ‘non ci riesco’!” continuò “Se vi dico di fare una cosa, la fate e basta!”. Quindi, spostò gli occhi su Lio ed Andrè, con chiara intenzione di coinvolgerli direttamente. “Numero tre: la sconfitta non è contemplata!” si preparò a concludere, lanciando uno sguardo intenso a Milo “Non mi interessa quanto siano forti gli avversari… La lealtà non è dote di vincenti!”. Dopo aver detto ciò, si congedò, lasciando confusi e preoccupati tutti i giocatori, ad eccezione di Giovanni.
 
Lunedì mattina, Hammer si alzò come solitamente, preparandosi ad un’ennesima giornata di scuola. Però, quel dì, vi era qualcosa di diverso in lui. Forse il timore di qualunque cabala JJ avesse in programma per loro, o forse la preoccupazione per Lara, che non faceva altro che evitarlo da giorni, aveva reso quella mattinata più ardua del solito.
Giunto a scuola, il castano rimase a bocca spalancata nel vedere tutti i membri dell’Alleanza Infinita ammassati intorno a Rich. Si avvicinò per chiedere spiegazioni, ma ciò che udì fu esaustivo. “A seguito della raccolta delle ultime iscrizioni…” lesse il difensore, da un giornale cittadino che aveva in mano “Sono stati finalmente rivelati gli accoppiamenti del Torneo Regionale Giovanile di Calcio. I campioni dell’anno scorso, gli Icebergs incontreranno i novellini della Squadra Astrale. Invece, i secondi classificati dell’annata passata, i dotati giocatori della Tsunami, dovranno affrontare una squadra che ci si presenta come un’autentica incognita: la Dark Org.. Ma non è l’unico mistero di quest’anno. Una squadra mai sentita, l’Alleanza Infinita, sotto la guida del marinato allenatore Strada, dovrà dar prova del proprio valore contro un avversario temibile: i Guerrieri Feroci. Non è da escludersi la possibilità di sorprese. Ultimi ma non per importanza, i Sovrani Antichi, terzi classificati dell’anno scorso, si ripresentano col nuovo nome di Sovrani Antichi Plus. Essi, dovranno vedersela con i Fire-Ice Kings, una squadra nuova e mai sentita. Le prime due partite si terranno allo Stadio Cittadino Domenica, le ultime due, invece, saranno giocate la settimana seguente. Per le semifinali si dovrà attendere Gennaio, con previsioni meteorologiche che non fanno ben sperare i giocatori. Infine, la finale si terrà a Marzo.”. “Beh!” commentò scocciato Alberto “Non hanno detto nulla di particolare su di noi!”. “Cosa ti aspettavi?!” ribatté Lio “Non ci conosce nessuno…”. “Da non credere…” disse, invece, Milo, guardando un piccolo articolo sottostante a quello letto. “Bloccato un giro clandestino di scommesse sul Torneo…” lesse ad alta voce il titolo Rich. “Mah!” sbottò Volt “Non sanno più cosa inventarsi per fare soldi…”.
 
Intanto, nella sede del Kaiser, l’uomo attendeva impaziente l’esito di un aggiornamento del computer che aveva davanti. Lo schermo mostrava una barra bianca che gradualmente diveniva azzurra, mentre la sottostante percentuale aumentava. Quando essa giunse all’ottanta percento, Ottavio si alzò bruscamente dalla sedia, ponendo le mani prossime alla tastiera con evidente fare nervoso. “Ci siamo quasi…” sussurrò mordendosi il labbro. Per sua sfortuna, però, lo schermo si spense bruscamente prima che la percentuale potesse aumentare di nuovo.
L’uomo si lasciò cadere sulla seggiola girevole, facendola ruotare di quasi un giro completo, mentre commentava: “Ci risiamo…”. Quindi, rivolse uno sguardo alla porta d’ingresso, notando una luce verde accesa sopra di essa. “Per l’ennesima volta è mancata la corrente…” disse “Devo trovare una fonte di energia più affidabile se voglio attuare il Piano Alfa Uno…”.
 
Quel pomeriggio, l’Alleanza Infinita si radunò ai Parchi dell’Acquedotto, su ordine di JJ. L’uomo li attendeva nervosamente all’ingresso. Quando anche il ritardatario Lio giunse sul posto, l’allenatore spiegò loro cosa fare: “Come avrete senz’altro udito, i vostri prossimi avversari saranno i Guerrieri Feroci… I loro giocatori sono forti e dal gioco violento… Se volete avere una misera possibilità, dovrete lavorare sulla velocità ed i passaggi in fase offensiva e sulla resistenza in fase difensiva… Sono stato chiaro?!”. Concluse con un tono molto più duro rispetto a come avesse iniziato. Vedendo tutti annuire, egli continuò: “Quindi, voglio che vi dividiate tra attacco e difesa… Volt, Lio, Petro, Giuliano, Cristoforo e Alberto, voi siete l’attacco… Milo, Rich, Valerio, Yuri ed Andrè, voi siete la difesa…”. Mentre parlava indicava l’individuo citato, come ad assicurarsi che non vi fosse veruno disattento. “L’attacco dovrà cercare di far goal, la difesa di impedirglielo…” spiegò “Semplice, no?”. Tutti annuirono. “Bene…” disse, voltandosi leggermente e mostrando un sorriso malevolo “Quindi non avrete problemi a farlo in mezzo agli alberi…”. La conclusione della frase lasciò di sasso tutti quanti.
Anche se stupiti di ciò, i giocatori eseguirono e si disposero come loro solito, ma in una zona del parco piena di alberi ed arbusti, scelta col chiaro scopo di rendere il più arduo fosse possibile l’esercizio. Milo perse il conto delle volte che vide veruno sbattere contro una pianta od un passaggio deviato da essa. Era divenuto impossibile anche solo pensare uno schema affidabile in tale paradossale campo di gioco.
Volt ebbe la balzana idea di provare a tirare da lontano, prendendo la mira e scatenando la sua tecnica. “Vortice di Vento!” urlò ruotando su se stesso mentre calciava il pallone. Per sua sfortuna, la sfera di cuoio non andò verso Hammer, ma rimbalzò contro una serie di alberi, come in un flipper, per poi finire sui piedi di Andrè, dopo aver perso tutta la sua potenza.

 
ANGOLO DELL’AUTORE
Caspita, sono stupito di quanto lentamente stia progredendo questa storia… La principale problematica è che non vi è più nulla di affine alla prima stesura, quindi, praticamente ogni capitolo viene riscritto da zero. Il personaggio di Giovanni Petro, ne è un esempio: nella versione originale egli non avrebbe dovuto esistere, ma bensì, Yuri e Banzai non sarebbero dovuti essere nome e cognome dello stesso ragazzo, ma i nomi di due personaggi differenti…
In ogni caso, nel prossimo capitolo inizierà la partita contro i Guerrieri Feroci e ci sarà un interessante colpo di scena…

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


CAPITOLO 21
 
Arrivò l’atteso giorno della partita tra Alleanza Infinita e Guerrieri Feroci. La squadra di Milo si riunì presso la loro scuola un’ora e mezza prima dell’inizio, onde dirigersi allo Stadio Cittadino con un pulmino, messo a disposizione dalla scuola. Era un mezzo di trasporto danneggiato e pieno di graffiti. Non se ne riconosceva neppure più il colore originale. JJ controllò i quattro pneumatici con precisione chirurgica, per poi guardarsi intorno con fare circospetto, come chi nasconde qualcosa di grave. Fatto ciò, salì per primo a bordo del mezzo, controllandone freno a mano e leva del cambio. Poi, si sedette e fece girare un po’ a vuoto il volante a destra e sinistra, per controllare che non fosse attaccato con lo scotch, come poteva tranquillamente essere. Constatata la sicurezza del pulmino, l’uomo fece cenno alla squadra di entrarvici.
 
Non disponendo di volontari tra bidelli e docenti della scuola, fu lo stesso allenatore a guidare il mezzo di trasporto fino allo Stadio Cittadino. Curioso sarebbe notare come il nome di tale edificio non fosse utilizzato solo all’interno del paese, ma fosse il suo nome autentico. Esso aveva forma rettangolare perfetta. Le pareti esterne erano grigie con stemmi azzurri lungo di esse. Essi erano il simbolo della squadra di Serie C locale. Vi erano due ingressi, disposti al centro dei due lati corti. Il primo era utilizzato dal pubblico, mentre il secondo dai giocatori. Vi era una strada che costeggiava lo stadio, praticamente deserta tranne in occasione delle partite. Essendo quella che stava per iniziare una partita di livello dilettantistico, sugli spalti non vi sarebbe stata una copiosa quantità di individui. I giocatori dell’Alleanza Infinita entrarono dall’ingresso per i calciatori. Era una grossa porta metallica che si apriva in automatico dividendosi in tre spicchi, uno dei quali spariva nell’architrave e gli altri due negli stipiti di destra e di sinistra.
Una volta dentro, i ragazzi si trovarono in un lungo corridoio illuminato da luci bianche. Con JJ e Volt dinanzi alla fila, l’Alleanza Infinita camminò fino allo spogliatoio sulla sinistra, contrassegnato dal numero “1” davanti alla porta. Vi entrarono tutti meno l’allenatore ed il capitano, che rimasero fuori a discutere degli ultimi particolari. “Siete soltanto in undici…” spiegò Strada “Quindi non ha senso che sprechi tempo a dirti i nomi dei titolari…”. Detto ciò, passò a Tundir dei fogli di carta con indicati sopra lo schema e l’elenco dei giocatori. Quindi, vedendo la squadra avversaria giungere nel corridoio ed entrare nello spogliatoio di destra, l’uomo continuò: “I nostri avversari amano il gioco violento… Non avete riserve, quindi non prendete troppi rischi… E ricordatevi dell’allenamento…”. Conclusa la frase con tono sibillino, JJ si avviò verso il campo, affianco all’allenatore dei Guerrieri Feroci, Piergiorgio Soldati, un uomo dai lineamenti duri e con un sorriso malevolo stampato in volto.
 
Intanto, in una tetra stanza, Ottavio Ciceroni, alias il Kaiser, guardava incuriosito lo schermo del suo computer, sul quale apparivano immagini dello Stadio Cittadino, seguite da numeri e percentuali nella parte bassa. “Tutto sta andando secondo i miei piani…” commentò fra sé e sé.
 
Volt, invece, appena entrato nello spogliatoio, si era cambiato e messo l’uniforme come il resto della squadra e si era diretto verso il campo di gioco. Prima di entrare, le due squadre formarono due file ordinate. Esse vedevano i due capitani davanti e dietro il resto della squadra in una fila da due. Dietro Tundir vi erano Milo e Rich, seguiti da Giovanni e Andrè, posteriori ai quali c’erano Lio e Valerio, davanti ad Alberto e Cristoforo, dopo i quali vi erano Yuri e Giuliano. Il capitano avversario, Ferdinando Magni, un ragazzo coi capelli neri e di corporatura robusta, mettendo in mostra la fascia gialla, che svettava sulla maglietta nera, lanciò uno sguardo di sfida a Volt, per poi incamminarsi insieme a lui verso il campo di gioco. Arrivati lì, si trovarono davanti a quattro uomini in divisa verde, ossia l’arbitro, i guardalinee ed il quarto uomo. Il primo di questi guardò negli occhi Tundir e Magni, per poi chiedere loro: “Testa o croce?”. “Testa!” rispose prontamente Ferdinando. “Croce…” disse, invece, l’altro. Fatto ciò, l’uomo lanciò una monetina, per poi afferrarla al volo e porla col palmo della mano sul suo polso. Sollevò quindi l’arto e mostrò quanto avvenuto. “Croce!” esclamò, per poi rivolgersi al capitano dell’Alleanza Infinita e chiedergli: “Campo o palla?”. “Campo.” ribatté, quindi il ragazzo, per poi indicare la porzione dello spiazzo d’erba alle sue spalle. Stabilito ciò, le due squadre si andarono a disporre in campo secondo i loro schemi.
 
Il calcio d’inizio spettò alle due punte dei Guerrieri Feroci, ossia il capitano Ferdinando ed un altro giocatore di corporatura massiccia. Non appena l’arbitro ebbe fischiato, i due giocatori si scambiarono il pallone, per poi lanciarsi all’attacco. Giovanni cercò di marcare Ferdinando, che, però, fero di un passaggio teso da parte di un centrocampista, si liberò rapidamente dalla marcatura e corse ancor più in avanti. Rich cercò di fermarlo, ma, non appena il ragazzo gli fu davanti, gli passò la palla all’altezza del petto. Il difensore, confuso da ciò, ricevette, non aspettandosi di ricevere, poi un potente calcio, che, pur colpendo il pallone, ebbe effetti anche sul difensore, sbattendolo al suolo dolorante, mentre Magni dichiarava: “Calcio Stordente!”. Deception finì sufficientemente lontano dal capitano avversario da permettergli di avanzare. Quindi, egli passò il pallone ad un centrocampista più magro rispetto alla maggior parte dei giocatori. Questi, quindi, colpì la sfera cuoio con grande potenza, mandandolo verso l’incrocio dei pali difesi da Milo. Il portiere dovette balzare prontamente per riuscire a respingere il pallone prima che entrasse. Purtroppo per lui, tutto ciò era stato previsto dagli avversari, il cui capitano, liberatosi della marcatura di Andrè, intercettò di petto il pallone e lo calciò verso la porta sguarnita a causa del trovarsi a terra di Hammer. Fu un celere intervento in scivolata di Valerio a spedire la palla in calcio d’angolo, impedendo a Ferdinando un goal impossibile da sbagliare.
 
In tribuna, Lara guardava infastidita la partita. Da un lato era ancora arrabbiata con molti elementi dell’Alleanza Infinita, come Volt o Yuri, mentre dall’altro, non aveva motivo per non dare a persone come Milo e Rich la sua fiducia. Vedendo lo sviluppo del gioco, la ragazza si convinse progressivamente di voler aiutare i suoi amici. Non sapendo come fare, però, decise di incamminarsi verso l’esterno dello stadio. Mentre usciva, però, udì veruno seduto dietro di lei colloquiare. Un uomo anziano con la barba lunga stava parlando con un suo amico più giovane. “E così…” disse il vecchietto, con voce strozzata “Anche quest’anno nessuna squadra ha schierato delle ragazze…”. “Scusa, ma non è contro il regolamento?” chiese l’altro. “No!” ribatté l’anziano, che altri non era se non il professor Rampolli “Sarebbe illegale proibirlo!”. Udito ciò, Lara non sapeva cosa pensare, ma guardando meglio il manifesto del Torneo Regionale, appeso ovunque nello stadio, notò come effettivamente, la scritta “Squadre maschili” non vi fosse da nessuna parte.
La ragazza, quindi, corse verso l’esterno dello stadio, con un piano ben chiaro in mente.
Intanto, il trentenne accompagnante l’anziano, ossia Arsenio, fellone tirapiedi di Ottavio Ciceroni, vedendo Strada correre via, disse: “Ottima recita!”. Il docente di Latino annuì, per poi commentare: “Davvero un ottimo piano per mandare a monte i piani del Kaiser…”. “E di ciò dobbiamo ringraziare JJ per averlo tradito per primo…” continuò l’uomo “Quando il suo piano si sgretolerà come una parete di cartapesta, darà a lui la colpa di tutto e non sospetterà mai di noi!”.
 
ANGOLO DELL’AUTORE
Mi dispiace, per l’ultima parte poco chiara, ma la ho riscritta tre volte, senza mai esserne soddisfatto. Comunque, (per quei pochi che tuttora leggono questa fanfiction) spero che vi sia piaciuto il capitolo…

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


CAPITOLO 22
 
La partita continuò con una serie di attacchi dei Guerrieri Feroci, il cui stile di gioco aveva forzato l’Alleanza Infinita in difesa. Ferdinando, circa a metà del primo tempo, stufo di azioni offensive futili, rubò palla a Rich con un gesto relativamente scorretto, che, però, non venne visto dall’arbitro o dal guardalinee, le cui visuali erano state prontamente bloccate da due energumeni suoi compagni di squadra. Presa palla, il capitano dei Guerrieri Feroci saltò, iniziando a colpire ripetutamente il pallone con le piante dei piedi, senza che esso si muovesse. Intanto, dichiarò: “Tiro dai Cento Calci!”. Solo dopo aver colpito il pallone l’ennesima volta, esso si diresse a gran velocità verso la rete. Milo, però, fu pronto. Strinse un pugno mentre esso veniva avvolto da fiamme azzurre, mentre con un balzo, il portiere lo usò per colpire il pallone, dichiarando: “Pugno Stellare!”. L’impatto fra le due tecniche micidiali fu veramente esplosivo, ma propense a favore di Ferdinando. Difatti, il portiere dell’Alleanza Infinita ed il pallone finirono insieme in rete, siglando l’1-0 per i Guerrieri Feroci. Hammer guardò la sfera di cuoio insaccatasi nella porta, recriminandosi di non esser riuscito a bloccarla.
 
Poco dopo, il capitano dell’Alleanza Infinita, Volt, dopo aver ricevuto palla, cercò di avanzare e, dopo aver superato con un dribbling un avversario, diresse lo sguardo alla difesa. Quattro giocatori dei Guerrieri Feroci ed il relativo difensore estremo si contrapponevano tra lui ed il goal. Quindi, passò in rassegna i suoi compagni di squadra sparsi per il campo. Il primo che vide fu Giuliano, non lontano da lui. Cercò di passargli la palla, ma essa venne intercettata da un centrocampista avversario, che procedette a servire il capitano. Ferdinando, contento di avere la possibilità di raddoppiare, si concentrò ed eseguì nuovamente la sua tecnica. “Tiro dai Cento Calci!” urlò. Stavolta, però, Rich e Valerio si contrapposero, cercando di fermare il colpo, ma ottenendo solo di indebolirlo. Milo, poi, più determinato che mai, si disse: “Stavolta lo fermerò!”. Quindi, si tuffò di pugno, dopo aver dichiarato: “Pugno Stellare!”. La sua mano avvolta da fiamme azzurre riuscì, anche se a fatica a deviare il pallone sul palo. Quindi, la sfera di cuoio rimbalzò giungendo a centrocampo, ove Cristoforo la ricevette di petto, per poi passare a Petro. L’attaccante, però, venne in breve raggiunto da due giocatori avversari, che con delle finte, gli rubarono palla. Ma, Andrè, corso in avanti per aiutare, riuscì a rubare il pallone a sua volta ed a spedirlo in fallo laterale.
 
Fu in quel momento che, Lara, con indosso la sua uniforme dell’Alleanza Infinita, entrò nello stadio. JJ, dalla panchina la vide e le corse incontro con fare preoccupato. “Che cosa ci fai qui?” le chiese. “Aiuto i miei amici a vincere!” rispose prontamente lei. “Scordatelo!” fu la celere risposta del fratello “I nostri avversari amano il gioco violento… Non voglio che tu ti faccia male!”. “Non me ne farò!” continuò lei “Mi basta evitare di avvicinarmi troppo a loro…”. “Non è facile come credi!” ribatté lui “Non è una partita da quattro soldi… Tre contro tre o cinque contro cinque… Questa è una partita seria con undici giocatori per squadra! Correre velocemente e tirare con forza non sono sufficienti!”. “Fidati di me!” gli disse la ragazza “Ti propongo un accordo… Mancano quindici minuti alla fine del primo tempo… Se entro questi quindici minuti non pareggeremo, nel secondo tempo non salirò neppure in campo… In caso contrario mi lascerai giocare…”. JJ non avrebbe certo voluto, ma in quella situazione si sentiva di non avere scelta. Quindi, attirò l’attenzione del quarto uomo e gli disse chi sarebbe stato sostituito da chi.
Approfittando del fallo laterale causato da Andrè, la sostituzione avvenne in fretta. Petro venne sostituito da Lara, che, entrata in campo, si avvicinò a Volt per dargli qualche suggerimento da parte di JJ. “Mio fratello vuole che vi ricordiate dell’allenamento…” gli disse. Al che, Tundir si rammentò di come la difesa avversaria apparisse come un unico blocco, analogo a quello rappresentato dagli alberi durante l’allenamento. Quindi, il capitano diede indicazioni ai suoi compagni di squadra: “Appena rubate palla, passatemela! Lara e Lio… Voi due state sulle fasce ed aspettate un mio passaggio!”. Tutti annuirono.
 
Di lì a breve, il fallo laterale venne battuto dagli avversari, ma intercettato prontamente da Rich, che, fedele alle indicazioni del capitano, gli passò la palla. Questi, quindi, avanzò frontalmente verso la difesa avversaria, attendendo di essere molto vicino ai due difensori centrali, per poi servire sulla fascia sinistra Lara. La ragazza, quindi, caricò la gamba dietro di sé, mentre il pallone veniva circondato da tre piccole fiammelle, una blu, una rossa ed una gialla. Quindi, lo calciò in rete, dichiarando: “Tiro Luminescente!”. Il portiere avversario, venne spiazzato dal tiro e non cercò neppure di opporcisi. La sfera di cuoio entrò in rete, segnando l’1-1.
 
Poco più tardi e senza altre azioni degne di nota, il primo tempo si concluse su quel punteggio.
Negli spogliatoi, Volt si rivolse ai compagni di squadra, dicendo loro: “Sono veramente contento! Abbiamo fatto un ottimo lavoro!”. Quindi, iniziò a camminare a verso sinistra, dicendo: “Però… Se vogliamo farcela, nel secondo tempo dobbiamo giocare ogni secondo come abbiamo fatto alla fine del primo!”. Poi, diresse lo sguardo a JJ e gli chiese: “Dico bene, mister?”. “No.” rispose seccamente lui “Affatto.”. Allora, l’allenatore si rivolse agli altri undici giocatori, cui spiegò: “I vostri avversari vi hanno sottovalutato e si sono lasciati sopraffare dalla vostra rapida offensiva… Non commetteranno due volte il desso errore… Quindi, se volete veramente vincere, dovete cambiare radicalmente il vostro stile di gioco…”. “Cosa intende?” chiese Rich. “Intendo che farò scambiare di posizione chi si trova sulla fascia sinistra con chi si trova sulla fascia destra!” rispose l’uomo. “Come?!” esclamò Valerio “Ma non crederà che basti così poco a ribaltare la situazione?!”. “Invece sì…” ribatté JJ “Perché questo costringerà i loro giocatori a cambiare bersaglio… Nel caso non ve ne foste accorti, ogni avversario era incaricato di marcare uno di voi e di tenerlo d’occhio…”. “Quindi…” tirò le somme Deception “L’inversione delle posizioni renderà futili le loro tattiche?”. “Esattamente.” rispose Strada, per poi continuare “Inoltre, è assai probabile che raddoppino la marcatura su Lara, poiché è stata lei a segnare… Saperlo potrebbe aiutarvi a vincere… Sfruttate queste informazioni!”. Al che, uscì dallo spogliatoio, seguito dalla sorella, che non poteva certo restare coi ragazzi.
 
Dopo breve, le squadre tornarono in campo ed iniziò il secondo tempo. JJ aveva avuto ragione: lo scambio dei ruoli tra fascia destra e sinistra riuscì nell’intento di rendere innocui gli attacchi dei Guerrieri Feroci, per più di trenta minuti. Anche sul settore difensivo degli avversari tutto progredì come pronosticato dall’allenatore: Lara venne marcata con fare stretto e millimetrico, lasciando spesso Lio, Volt, Giuliano e Cristoforo in grado di tirare. Purtroppo, però, il quartetto non riusciva a portare a termine l’azione per la tempestività di intervento di alcuni centrocampisti, che rientravano ad aiutare i difensori. Ciò rese il secondo tempo un rapido scambio tra le due difese, che neutralizzavano prontamente le azioni d’attacco dei rispettivi avversari.
Verso la fine della partita, però, avvenne qualcosa di straordinario. Volt e Lio, dopo essersi abilmente smarcati, ricevettero un passaggio con precisione chirurgica da Rich. Quindi, i due ragazzi si coordinarono nei movimenti, come sapendo già cosa fare. Ruotarono su loro stessi in aria e colpirono il pallone simultaneamente, Lio col piede sinistro e Vol col destro. La sfera di cuoio venne avvolta da energia gialla e saette, mentre si dirigeva in porta alla frase: “Doppio Fulmine Inazuma!”. Il portiere dei Guerrieri Feroci cercò di opporsi al tiro, ma futilmente. La palla entrò in rete seguita a ruota dai fischi dell’arbitro che segnalavano la fine della partita. “Non ci credo…” si disse Milo “Abbiamo vinto!”.

 
ANGOLO DELL’AUTORE
Poco da dire su codesto capitolo… Spero ci sia ancora veruno che legga la suddetta storia, poiché vista l’assenza di recensioni non ne ho alcuna certezza… Qualora qualcuno ci fosse: al prossimo capitolo!

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


CAPITOLO 23
 
Tale fu l’euforia per la vittoria ottenuta nel loro debutto ufficiale, che nemmeno veruno trai giocatori dell’Alleanza Infinita si accorse che il loro allenatore, JJ Strada, si era dileguato nel nulla. Egli si diresse a passo spedito verso l’esterno dello Stadio Cittadino. Attraversò il corridoio senza mai fermarsi e giunto al di fuori si arrestò. Mosse con rapidità lo sguardo tra il marciapiede, la strada metallica sulla quale sfrecciavano veicoli vari e l’estremità opposta della dessa. Lì vide un individuo seduto su di una panchina. Il volto era coperto da un libro che teneva con la mano sinistra, mentre la destra era appoggiata sul freddo metallo della panchina. JJ gli si avvicinò e si sedette al suo fianco. “Non sapevo ti interessassi di poesia…” commentò quindi, alludendo al libro di Tomaso Kemeny che l’altro aveva dinanzi al viso. Questi abbassò l’oggetto mostrando il volto allungato di Artemisio. Poi, chiuse il libro, ponendo la mano destra sulla copertina, ove erano incise le parole: “Qualità di Tempo”. “Infatti…” rispose a Strada “Non sono mai stato un amante della letteratura, ma non è mai tardi per imparare qualcosa di nuovo…”. “Non è neanche tardi per cambiare parte.” rispose seccamente JJ. “Cosa ti aspetteresti che io facessi?!” chiese l’altro interdetto “Attirarmi addosso le ire del Kaiser come hai fatto tu?!”. “Sai meglio di me che non potrai servirlo in eterno…” argomentò il ragazzo “Così come sai che non ti proteggerà in eterno… Abbiamo tutti fatto degli errori… Ma io credo che prendere ordini da lui sia quello più grave che potessimo fare…”. “Io non credo.” ribatté Artemisio, alzandosi e lasciando il libro che stava leggendo appoggiato sulla panchina. “Te lo consiglio…” commentò. “Già…” rispose JJ alzandosi a sua volta e prendendo il libro “Io, invece, ti consiglio Pietro Borsieri… Le “Avventure Letterarie di Un Giorno” sembra scritto apposta per te. “Lo cercherò…” concluse l’altro andandosene.
 
Il giorno seguente e tutta la settimana successiva, l’Alleanza Infinita si riunì come di consueto per gli allenamenti. JJ non ebbe particolari sorprese per i ragazzi, che poterono divertirsi maggiormente. Difatti, più giorni trascorrevano, più pareva ai giocatori che l’allenatore si stesse aprendo con loro e stesse divenendo più umano. Quando si era presentato era parso a tutti un uomo antipatico e sleale, cui interessava solo ed esclusivamente vincere. Però, col tempo era mutato in meglio. Gli unici a non pensarla così erano Milo e Lara. Il primo ancora credeva che JJ avesse in mente qualcosa di lusco. Invece, la ragazza non credeva che stesse cambiando, per il semplice motivo che non aveva mai visto suo fratello comportarsi in un modo diverso da quello. Era quindi, per lei, esattamente nella norma più assoluta.
Domenica sera, poco prima di concludere l’allenamento, JJ chiamò i giocatori a raccolta dinanzi a lui. Quindi, spiegò loro: “Sono state giocate le varie partite e sono stati resi noti i nomi delle quattro squadre semifinaliste… Oltre a noi, ci sono: Icebergs, Dark Org. e Fire & Ice…”. “Strano che Salvatore e Nicola non ce l’abbiano fatta…” osservò Volt, notando come i Sovrani Antichi Plus non fossero presenti tra le squadre citate. Il gruppo dialogò brevemente sulla faccenda, ma fu interrotto dall’arrivo di Christine Deception che si rivolse al fratello dicendogli: “Rich! Svelto! C’è Gerardo che ti aspetta a casa!”. Il ragazzo si diede una manata in faccia, gesto tipico di chi si è rammentato in ritardo di quanto avrebbe dovuto fare. “Accidenti!” esclamò correndo via “Scusatemi! Devo proprio andare!”. Dopo che si fu allontanato, JJ si rivolse a Volt: “Chi è Gerardo?”. Il capitano dell’Alleanza Infinita alzò le spalle rispondendo: “Non ne ho la minima idea… Ma non è la prima volta che corre via per andare da lui…”. Anche se non soddisfatto, l’allenatore riprese la spiegazione: “I Sovrani Antichi Plus hanno giocato ad armi pari contro i Fire & Ice e sono stati sconfitti. Invece, gli Icebergs hanno ottenuto una vittoria schiacciante sui loro avversari, che a stento si sono resi conto di quanto stesse accadendo…”. “E la Dark Org….?” chiese Milo, incuriosito. “Questo è un autentico mistero.” rispose Strada “Hanno vinto contro i secondi classificati dell’anno scorso, la Tsunami, a tavolino. Per motivi non chiari, i loro avversari non si sono presentati…”. “La storia puzza…” constatò Lio “Per quale motivo una squadra forte dovrebbe dare forfait…?”. “Soldato che scappa è buono per un’altra battaglia!” rispose prontamente una voce alle spalle dei ragazzi. Tutti si voltarono bruscamente, trovandosi dinanzi ad Arsenio. Di poco posteriore all’uomo vi era il professor Rampolli, con in mano dei fogli di carta contrassegnati di rosso. “Che cosa ci fai qui?!” chiese JJ infastidito. “Me lo chiedi…” rispose l’altro “Non lo immagini?”. “Il Kaiser…!” commentò intimorito l’altro. “Bingo!” esclamò Arsenio soddisfatto. “Mi ha mandato ad eliminare una volta per tutte l’Alleanza Infinita…” spiegò l’uomo, passandosi la mano trai capelli neri “Ma ho deciso di darvi una possibilità di salvezza… Giocherete una partita contro i Sovrani Antichi Plus…”. “Perché mai dovremmo accettare?!” si intromise Volt, che, pur non avendo la più pallida idea dell’argomento di cui stessero colloquiando i due, volle dire la sua. “Ottima domanda!” ribatté Arsenio “Vuole spiegarglielo lei, professor Rampolli?”. L’uomo, chiamato in causa si mise goffamente degli occhiali da vista e disse, guardando i fogli che aveva in mano: “Ho qui le verifiche di Volt Tundir, Lio Nitro, Cristoforo Ventura e Yuri Banzai…”. Il quartetto si mostrò colpito in un punto scoperto, consapevoli di non aver svolto correttamente i suddetti compiti. “Ora…” continuò l’insegnante, togliendosi gli occhiali e passandosi la mano destra sulla barba “Voi conoscete bene il regolamento dell’istituto. Dico bene?”. “Certo!” rispose prontamente il capitano della squadra, anche se il suo volto mostrava tuttaltro. “Molto bene…” terminò il professore “Quindi saprete che la comma sette del paragrafo quattro proibisce a chiunque abbia una media insufficiente in una qualche materia, di partecipare ad attività sportive?”. “Deve essermi sfuggito…” commentò sconsolato Volt. “D’accordo.” rispose sconfitto JJ “Cosa volete?”. “Te lo ho già detto…” ribatté Arsenio soddisfatto “Giocate una partita contro i Sovrani Antichi Plus… Se vinceste voi, il professor Rampolli si renderebbe disponibile ad interrogare i quattro alunni entro la data della vostra prossima partita, così che possano recuperare i brutti voti e riportare la media sufficiente… In caso contrario, dovreste trovare dei rimpiazzi.”. “Questo è un ricatto bello e buono…” disse Strada “Ma non ho scelta se non accettare…”. “Allora abbiamo un accordo…” culminò l’altro allontanandosi “Allo Stadio Cittadino! Domani! Alle sedici!”.
 
Il giorno seguente arrivò molto in fretta. A scuola, i ragazzi trasudavano tensione e nervosismo. L’unico a non sembrare in alcun modo preoccupato era Rich, che, informato successivamente da Volt, non aveva mostrato nemmeno un accenno di sorpresa. Anche se non lo dava a vedere, il più preoccupato di tutti era senz’ombra di dubbio Milo. Il portiere si era sentito impotente durante la partita contro i Guerrieri Feroci, per non aver fermato il primo tiro di Ferdinando, motivo per cui erano stati sul punto di perdere.
Al pomeriggio, i ragazzi si diressero allo Stadio Cittadino tutti insieme, tramite il pullman della scuola che avevano precedentemente usato. Giunsero al loco venti minuti prima dell’orario previsto, in maniera tale da potersi cambiare negli spogliatoi e svolgere il dovuto riscaldamento.
Circa alla stessa ora giunsero i Sovrani Antichi Plus, che fecero pressoché lo stesso dei loro avversari.
“Li abbiamo già sconfitti una volta…” commentò Lio palleggiando “Non sarà difficile rifarlo…”. “Sottovalutare i vostri avversari è il primo passo per essere umiliati!” lo rimproverò JJ “Ricordatevi che l’ultima volta che li avete affrontati non erano sotto la guida di Arsenio!”.
Dopo breve giunse Emanuele, il desso arbitro che aveva supervisionato lo scontro precedente tra le due rose.
 
Le due squadre si affrettarono a disporsi in campo. L’Alleanza Infinita schierò Milo in porta, Rich, Valerio, Yuri e André in difesa, Volt, Cristoforo ed Alberto a centrocampo e Lio, Petro e Lara in attacco. Giuliano si sedette in panchina. Lo schema dei Sovrani Antichi Plus era rimasto identico a quello usato in precedenza. Quando tutti furono al loro posto, Emanuele fischiò, dando segnale d’inizio per la partita.

 
ANGOLO DELL’AUTORE
Ecco il ventitreesimo capitolo… Qualora vi fosse ancora qualche lettore interessato (la speranza è l’ultima a morire), avrei da fornire un paio di indicazioni per la lettura. La prima è che non è minimamente mia intenzione dare ad intendere che tutti gli insegnanti di Latino siano malvagi… Già lo avevo detto, ma “melius est abundare quam deficere” (per usare un latinismo, appunto). La seconda è che nel prossimo capitolo vi sarà un colpo di scena e vi consiglio di rileggere il “Capitolo 18”… Non che sia sufficiente, ma potrebbe indirizzare la mente nella direzione giusta.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


CAPITOLO 24
 
I Sovrani Antichi Plus si lanciarono all’offensiva con due dei loro attaccanti che superarono con facilità Volt e Cristoforo, attraverso un calibrato uno - due. Poi, passarono il pallone indietro a Nicola, che si trovò dinanzi ad André. Il giocatore dell’Alleanza Infinita, forte della sua tecnica micidiale affrontò l’avversario con sguardo sicuro. Però, un attimo prima che egli potesse usare il Muro di Roccia, questi aveva già eseguito un precisissimo assist ad un compagno di squadra. “Non andrai lontano!” esclamò Rich rubandogli la palla in scivolata. Quindi, fece per calciare la sfera di cuoio il più lontano possibile, ma si trovò la visuale oscurata da un attaccante avversario dalle proporzioni massicce. Trovandosi alle strette, Deception passò il pallone indietro a Milo, che lo ricevette trapelando insicurezza. “Caspita…” pensò il castano “Se nel fermare i tiri ho qualche speranza, quando si tratta di utilizzare i piedi sono spacciato…”. Ciò era dovuto al fatto che egli non si era mai allenato nell’uso delle gambe nel calcio, se non per rinvii o punizioni, di certo non nel caso di azioni vive.
“Passa!” gli urlò Valerio, risvegliandolo dai suoi pensieri. Il passaggio non fu eccellente ma arrivò a destinazione. Il ragazzo che lo ricevette lanciò lo sguardo in avanti, notando Volt completamente smarcato che avanzava a gran velocità nel bel mezzo della metà campo avversaria. Quindi, calciò la palla diritta in quella direzione. Vedendo ciò, Arsenio, dalla panchina dei Sovrani Antichi Plus, sghignazzò, per poi mostrare a Salvatore una mano con le quattro dita stese ed il pollice ripiegato. Questi fece un cenno di assenso col capo, per poi urlare ai compagni di squadra: “Schema quattrocentoventiquattro!”. Senza dire una parola, i giocatori si disposero secondo una rosa completamente differente rispetto a quello con cui erano scesi in campo. “Ma che diamine?!” esclamò Volt, che, non era più libero da marcature, ma, bensì, controllato strettamente da due centrocampisti avversari. “Che mi venga un colpo!” commentò Rich, vedendo il suo amico che, inevitabilmente, perdeva palla “Hanno modificato il loro schema durante la partita…”. “Questo di certo non lo avevano fatto l’ultima volta…” ribatté seccato André, preparandosi alla controffensiva dei Sovrani Antichi Plus.
Essa non tardò minimamente, preceduta da un ulteriore gesto di Arsenio. Questi mostrò a Salvatore la sua mano rappresentante il numero tre. Al che, il portiere e capitano della squadra proclamò: “Schema trecentoquarantatre!”. Obbedienti, i membri dei Sovrani Antichi Plus cambiarono nuovamente disposizione. “Ma come ci riescono?!” chiese esterrefatto Giuliano dalla panchina. “Elementare…” rispose freddamente JJ “Arsenio li ha allenati perché sappiano giocare tutti quanti in almeno due diverse posizioni del campo. Così facendo possono cambiare quella che occupano di volta in volta per adeguarsi alle evenienze…”. “Ma che genere di allenamento potrebbe servire per giocare in questo modo?!” chiese sconcertato il rosso. “Non ne sono certo…” ribatté Strada “Ma credo che Arsenio abbia iniziato a lavorarci molto tempo fa… Non so per quale motivo, ma sembra che non abbiano mai usato questa tattica prima… Ne deduco che siamo le loro cavie…”. “Non è la sola differenza.” notò Viverna “Anche Nicola e Salvatore sembrano due persone diverse… Non assomigliano in maniera alcuna ai ragazzi con cui ci siamo scontrati ai Parchi dell’Acquedotto!”. Udendo ciò, una scossa attraversò la schiena di JJ. “Non dirmi che…” disse fra sé e sé “C’è riuscito?!”. Al che lanciò uno sguardo di sfida ad Arsenio, che ricambiò con freddezza che fece digrignare i denti del giovane.
Nel mentre, due attaccanti dei Sovrani Antichi Plus, attraverso una fitta rete di passaggi, erano giunti all’interno dell’area di rigore dei loro avversari. Uno dei due tirò a piena potenza nell’angolo in alto a sinistra della porta. Ciò costrinse Milo ad un tuffo, grazie al quale colpì il pallone col pugno mancino, respingendolo in mezzo all’area. Questo favorì gli avversari, uno dei quali si scagliò sulla sfera di cuoio e riuscì a calciarla nella metà destra della porta, rimasta sguarnita a causa del tuffo di Hammer. “Oh! No!” esclamò il portiere.
Per indicibile ventura, Lio, tornato in difesa bloccò il tiro entrando in scivolata lungo la sua traiettoria. Quindi, col pallone trai piedi, il ragazzo si fermò a studiare la situazione, per poi dire ai suoi compagni di squadra: “Coraggio! Potete fare meglio di così!”. Poi, continuò con un discorso di incoraggiamento: “Forse i nostri avversari ci sono superiori sul piano tattico! Ma non dovete mollare! Se questa squadra esiste è proprio perché Volt, Milo e Rich non hanno mollato quando tutto li pareva avverso!”. Al che, spiegò la sua strategia: “Le loro tattiche ci sono superiori? Bene! Allora risponderemo con quella che è la mia specialità, nonché l’esatto opposto di qualunque tattica! Improvvisiamo!”. Infine, calciò il pallone il più lontano possibile, senza neppure guardare ove fosse diretto.
Arsenio, credendo di aver intuito le sue intenzioni, gesticolò a Salvatore, che in breve proclamò: “Schema cinquecentoventitre!”. Ancora una volta i suoi compagni di squadra obbedirono senza battere ciglio. Però, il passaggio di Nitro era tutt’altro che calcolato e preciso, tanto che giunse sui piedi di un difensore dei Sovrani Antichi Plus. “Adesso tocca a me!” esclamò Petro, avventandosi sull’avversario. “Se dobbiamo improvvisare, facciamolo bene!”. Quindi si bloccò e pose le cinque dita della mano destra al suolo. Da quel preciso punto si formò una rete di fili appiccicosi, sui quali si bloccò il difensore. “Ragnatela!” dichiarò Petro intanto. Recuperato il pallone, quindi, il giocatore dell’Alleanza Infinita lo scagliò in mezzo all’area di rigore dei Sovrani Antichi Plus. “Schema seicentoventidue!” esclamò Salvatore, mentre un ulteriore giocatore della sua squadra interveniva in mezzo alla sua area. In essa, però, di avversari ve ne erano pochi: Volt e Yuri. “Che razza di schema è mai questo?!” esclamò Arsenio, alzandosi dalla panchina. “Si chiama improvvisazione!” rispose prontamente JJ “Ed è il miglior modo di mettere a frutto un allenamento!”.
Il cross di Petro si rivelò un tiro ad effetto che finì di poco fuori dalla calca ammassatasi in area di rigore, sui piedi di Lara. La ragazza, quindi, si concentrò mentre tre fiammelle dei tre colori primari ruotavano intorno alla sfera di cuoio. “Tiro Luminescente!” dichiarò calciando il pallone in porta. “Questa è una faccenda personale!” esclamò Salvatore, che pareva aver ripreso il suo solito modo di fare. Il portiere eseguì la sua tecnica, affermando: “Barriera Magnetica!”. Lo scudo invisibile formatosi fu attraversato a fatica dalla palla, che, però, giunse comunque in porta con energia sufficiente da superare la presa di Salvatore e segnare l’1-0 per l’Alleanza Infinita.
Tutti esultarono nella squadra di Volt. Anche Milo e Rich, di norma calmi e pacati si lasciarono trasportare. “Che sciocchi!” commentò Arsenio “Festeggiano per una rete… Ciò che non sanno è che stanno per subirne dieci…”.
Nonostante i pronostici di Arsenio, il primo tempo si concluse col desso punteggio ed i Sovrani Antichi Plus non riuscirono a rimontare. Negli spogliatoi, JJ si complimentò con i suoi giocatori: “Avete fatto tutti un ottimo lavoro… Soprattutto tu, Lio.”. Il ragazzo rispose con un inchino esasperato e l’ironica frase: “Chi volesse un autografo lo chieda adesso…”. “Benché il punteggio vi favorisca” richiamò all’ordine l’allenatore “non dovete assolutamente abbassare la guardia…”. Quindi estrasse il suo quaderno degli appunti e spiegò: “Nel secondo tempo apporterò alcune modifiche allo schema… Prima di tutto, Lara lascerà il posto in campo a Giuliano!”. Gli sguardi passarono rapidamente dalla ragazza mora al ragazzo rosso. Lei anche se stupita pareva non voler contraddire il fratello, al contrario, lui era estremamente contrariato. “Perché me lo dice ora, mister?!” chiese “Avrebbe potuto almeno darmi il tempo di scaldarmi…”. “Lo faccio per il bene della squadra.” spiegò Strada “Arsenio avrà senz’altro modificato le tattiche per far sì che tengano un occhio aperto sulla fascia di Lara… Sostituendola con un giocatore che non ha ancora visto all’opera, nemmeno nel riscaldamento, dovremmo mandare in fumo i suoi piani…”. “Ma come faremo coi loro continui cambi di schema?” chiese incuriosito Milo. “Domanda lecita!” rispose l’uomo “Questo ci porta alla seconda modifica che ho intenzione di apportare alle vostre disposizioni… Cristoforo e Yuri, voglio che vi allarghiate sulle fasce… Volt arretrerai in difesa… Infine, Giuliano e Petro si sposteranno come centravanti…”. “In parole povere…” tirò le somme Rich “Passiamo da un 4-3-3 ad un 5-2-2-1… Non comprendo come dovrebbe esserci d’ausilio…”. “Non è il tuo compito comprendere!” gli rispose bruscamente JJ, prima di uscire dalla stanza, seguito da Lara.
 
Poco dopo ebbe inizio il secondo tempo. All’inizio tutto parve identico alla prima metà della partita, ma Arsenio aveva un sorriso cinico stampato in volto, che non lasciava intendere nulla di buono. Nel bel mezzo di un’offensiva dell’Alleanza Infinita, l’allenatore dei Sovrani Antichi Plus gesticolò a Salvatore il numero dieci, mostrando ambedue le mani aperte. “Schema segreto!” proclamò quindi il portiere. Quindi, cinque giocatori della sua squadra si avventarono a gran velocità su Andrè, in quel momento in possesso palla. Il ragazzo, come prevedibile, perse il pallone, che venne recuperato da uno di questi. Egli, quindi, passò a Salvatore. Il difensore estremo, difatti, aveva lasciato i pali per dare supporto in attacco. “Ora!” esclamò Arsenio in preda all’euforia, decisamente inusuale per l’individuo. A Salvatore si affiancò Nicola, suo compagno di squadra, che balzò a grande altezza sopra il suo capitano. Questi, quindi, gli passò la palla mentre si trovava esattamente sopra di lui. Il ragazzo gliela restituì di testa, così che il giocatore potesse calciare in porta con tutta l’energia accumulatasi, dichiarando: “Calcio Gemello!”.
La sfera di cuoio viaggiò a gran velocità verso la porta. Rich tentò in un primo momento di ostacolare il tiro, usando la sua tecnica micidiale, urlando: “Carro di Diomede!”. Rispetto al solito, però, vi fu la differenza che la biga greca impattò col pallone, non con un avversario. Gli sforzi di Deception furono futili e la palla giunse davanti a Milo. Questi la colpì col pugno sinistro, avvolto da fiamme azzurre, mentre dichiarava: “Pugno Stellare!”. Il moto della sfera di cuoio si scontrò con quello del pugno di Hammer. Dopo un po’, il tiro ebbe la meglio ed il pallone entrò in porta, siglando l’1-1.
“Molto bene…” commentò soddisfatto Arsenio osservando la scena “Per ora, tutto è andato secondo i miei piani…”. Sull’altro piatto della libra, invece, tutti i giocatori dell’Alleanza Infinita parvero demoralizzarsi del tutto. “Questa ne è la prova…” disse sconsolato André “Ci distruggeranno…”. “No!” esclamò Volt “Non lo faranno perché noi abbiamo un’arma segreta…”. “Cosa?” gli chiese confuso Rich “Basta che tu non mi dica l’amicizia o similaria!”. Il centrocampista scosse la testa, per poi ribattere: “Passatemi la palla… Ho un piano!”.
Nel mentre Milo fissava immobile il pallone che si era insaccato in rete. “Non sono stato in grado di fermarlo…” pensò “Come posso essere d’aiuto ai miei compagni di squadra se non riesco a bloccare i tiri degli avversari…?”. I suoi pensieri furono bruscamente interrotti dalla voce di Lara, che, dalla panchina gli urlò: “Ehi! Milo! Non ti abbattere! Puoi farcela!”. Non furono le sue parole in quanto tali, poiché prive di qualunque peculiarità, ma il fatto che proprio lei gli desse fiducia, ridestò appieno il ragazzo, dandogli l’energia per andare avanti.
 
Dopo breve l’Alleanza Infinita riprese a giocare lanciandosi all’offensiva. Petro superò con un dribbling due difensori in una volta, per poi trovarsi la strada bloccata da un terzo. Salvatore, intanto, dalla sua posizione, impartiva ordini agli altri giocatori dei Sovrani Antichi Plus, affinché essi si disponessero al meglio. In realtà, notò JJ, il portiere non faceva altro che proclamare le strategie che Arsenio gli gesticolava dalla panchina. Petro passò il pallone a Lio, che, trovatosi dinanzi a due avversari, fintò un pallonetto, costringendo i due a saltare, per poi, passare la sfera di cuoio indietro, sui piedi di Volt.
Il capitano dell’Alleanza Infinita, assicuratosi di avere il pallone sotto il piede destro, si preparò ad eseguire una tecnica micidiale. Egli fischiò a pieni polmoni, mentre sei piccoli pinguini rossi sbucavano dal terreno e si attaccavano alla sua caviglia. Quindi egli calciò la palla, che fu prontamente colpita anche dai pinguini col becco, mentre si dirigeva in porta, seguita dagli uccelli. Mentre faceva ciò, dichiarava: “Pinguino Imperatore Numero Uno!”.
 
ANGOLO DELL’AUTORE
Stavolta non ho proprio nulla da aggiungere, poiché il finale del capitolo parla da solo. Alla prossima!

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


CAPITOLO 25
 
Il pallone entrò in porta con una potenza inaudita, che non concesse neppure a Salvatore di cercare di opporvisi. La sfera di cuoio gonfiò la rete e per un istante sembrò sul punto di bucarla. “Wow…” commentò Rich “Quello è proprio un tiro con la ‘T’ maiuscola…”. “Ma cosa è successo a Volt?!” chiese allarmato Milo, notando come il suo amico non stesse esultando nel più assoluto tripudio come si sarebbe atteso, ma era al suolo, accasciato e tremante. “Oh no!” esclamò JJ alzandosi dalla panchina e correndo verso il capitano dell’Alleanza Infinita, così come fecero tutti gli altri giocatori.
Tundir premeva con ambedue le braccia sul torace e stringeva la maglietta con le dita, come chi è in preda a dolori intensi. “Cosa gli sta succedendo?” chiese Petro. “Non avrebbe dovuto usare quella tecnica…” spiegò l’allenatore “Si tratta di una tecnica estremamente pericolosa… Anche per un professionista adulto sarebbe rischioso…”. “Che cosa possiamo fare?” chiese quindi Hammer. “Voi nulla…” rispose esso “Io lo porterò il più in fretta possibile in ospedale… Voi restate qui e pensate a vincere la partita…”. Anche se molti avrebbero preferito seguire il loro capitano all’ospedale, i ragazzi restarono allo Stadio Cittadino. Lara scese in campo al posto di Volt, mentre tutti rientravano nelle loro posizioni preparandosi a riprendere a giocare.
Arsenio aveva un sorriso cinico ed inquietante mentre guardava JJ allontanarsi dal campo, mentre Tundir gli zoppicava affianco appoggiandosi alla sua spalla. “Molto bene…” commentò “Hanno segnato… Ma gli è costato capitano ed allenatore… Ora saranno in balia del mio volere…”.
 
La fascia da capitano dell’Alleanza Infinita venne saldamente fissata al braccio di Milo, su esplicita richiesta di Volt. Il castano osservò il timer con sotto indicato il punteggio. Avevano un goal di vantaggio e venti minuti da giocare. “Ascoltate!” disse agli altri facendosi coraggio “Volt ha utilizzato tutte le sue energie per permetterci di arrivare fin qua… Possiamo farcela! Io non sono bravo come lui nei discorsi motivanti, ma una cosa la so per certo! Ossia che possiamo ancora vincere! Ciò che dobbiamo fare è quello per cui Volt si è sempre sacrificato! Si è sacrificato per la squadra! Se faremo gioco di squadra non potremo fallire!”. Dopo un iniziale silenzio che fece temere a Milo di non essere stato convincente, Lio applaudì lentamente, commentando: “Ottimo discorso… Adesso dicci cosa vuoi che facciamo…”. Hammer sorrise per poi cercare l’approvazione di Rich col capo. Quindi spiegò: “Da qui ho avuto occasione di studiare il loro stile di gioco… Credo di poter prevedere le loro mosse! Seguite le mie indicazioni!”. I vari giocatori annuirono, mentre gli avversari riprendevano a giocare.
 
Due attaccanti avanzarono a gran velocità. André e Rich si prepararono a tagliargli la strada. Milo, però, disse loro: “Arretrate e lasciateli avanzare!”. Anche se esitanti, i ragazzi eseguirono. Un istante dopo, Salvatore dichiarò: “Schema quattrocentoventiquattro!”. I giocatori dei Sovrani Antichi Plus modificarono la loro disposizione e cercarono di effettuare un passaggio filtrante, che Deception intercettò prontamente. “Ottimo!” affermò il portiere “Ora passa la palla a Valerio!”. Stavolta, il difensore non esitò e calciò il pallone verso il suo compagno di squadra sulla fascia. Una frazione di secondo dopo, Salvatore imperò: “Schema trecentoquarantatre!”. La disposizione dei giocatori cambiò nuovamente, mentre si addensavano al centro del campo, lasciando libere le fasce. Da una di esse, Valerio passò il pallone a Giuliano, che cercò di avanzare, ma si trovò la strada bloccata da due centrocampisti avversari. “Passala indietro!” ordinò Milo. L’attaccante fece quanto detto e spedì la sfera di cuoio sui piedi di André. Questi avanzò, per poi, sempre su indicazione di Hammer, passare il pallone a Lio. Egli continuò ad avanzare, ma un’inattesa scivolata di Nicola bloccò la sua corsa. “Non siete i soli capaci di improvvisare!” esclamò il ragazzo, ripresa la sua solita espressione, come tutti i suoi compagni di squadra.
“Cosa?!” esclamò Arsenio alzandosi dalla panchina “Questo è impossibile! Avrebbero dovuto restare delle pedine prive di volontà per tutta la durata della partita!”.
 
Mentre l’allenatore dei Sovrani Antichi Plus era in preda alla rabbia, i giocatori iniziarono a giocare in modo completamente libero, fidandosi solo del loro istinto. “Che strano…” commentò Yuri “Sembrano delle persone diverse da prima!”. Intanto, Salvatore e Nicola iniziarono a correre verso la porta, superando con facilità molti avversari. Davanti a loro vi erano solamente Milo, André e Rich. “Pronto?” chiese il portiere dei Sovrani Antichi Plus. “Sono nato pronto!” rispose il suo compagno di squadra, che eseguì col suo capitano la tecnica micidiale più forte a loro disposizione, dichiarando: “Calcio Gemello!”.
 
Intanto, JJ stava trasportando Volt all’esterno dello Stadio Cittadino. Giunto fuori lo portò fino al pulmino della squadra, ma si bloccò prima di salirci a sua volta. Davanti al mezzo vi era Ottavio Ciceroni, meglio noto come il Kaiser. Questi sorrise, mentre Strada lo fissava con aria di sfida. “Devo ammettere che non credevo che a distanza di anni avrei provato nuovamente stupore…” spiegò l’uomo “Ma tu e la tua misera squadra avete saputo stupirmi!”. “Lo ritengo un complimento!” rispose freddamente JJ “Che cosa vuoi?”. “Rassicurarti…” rispose Ottavio “Se eseguito una volta solo, il Pinguino Imperatore Numero 1 non è troppo pericoloso… Ma tu dovresti saperlo bene…”. In effetti, era stato proprio l’allenatore Strada, mentre era mister degli Icebergs a riscoprire la potentissima tecnica, della quale non si sapeva nulla da tempo. Purtroppo, però, essa era pericolosissima ed egli aveva proibito ai suoi giocatori di farne uso. Ma durante la semifinale del Torneo Nazionale, contro il portentoso Team $$$, il capitano degli Icebergs, Dan, volle usufruirne per capovolgere le sorti della sfida. Svenne in mezzo al campo esattamente come avvenuto a Volt, ma dopo meno di un’ora si era ripreso. Quel flashback rappresentava una ferita aperta per l’allenatore, nonché l’esperienza dopo la quale si era ritirato, fin tanto che non fu reclutato dal Kaiser. “Sei proprio senza scrupoli…” commentò disgustato JJ. “Questo sono io ad interpretarlo come un complimento…” rispose divertito Ciceroni “Ma… Solo perché tu lo sappia… Vorrei renderti partecipe del fatto che già possiedo tutto ciò che mi serve per attivare il Progetto Alfa Uno!”. “La password…?” chiese Strada. “Ti svelerò un segreto…” ribatté lui allontanandosi “Non sempre serve conoscere qualcosa… A volte basta sapere come scoprirlo…”. Dopo le sibilline parole, scomparve nel nulla. “Un teletrasporto?!” chiese stupito, ma con la voce strozzata Volt. “Sì…” rispose JJ, senza distogliere lo sguardo da dove prima si trovava il suo ex-comandante.
 
Nel mentre, Rich ed André, il primo col Carro di Diomede ed il secondo col Muro di Roccia, avevano ostacolato il tiro degli avversari, senza riuscire nell’impresa di bloccarlo. Quindi, Milo si ritrovò nuovamente a sentire il peso della responsabilità sulle sue spalle. “Pugno Stellare!” urlò colpendo il pallone col pugno sinistro, avvolto da fiamme azzurre. I suoi sforzi sembrarono vani, in un primo momento, ma un istante prima che la sfera di cuoio lo travolgesse ed entrasse in porta, le fiamme intorno al suo pugno divennero più chiare, come se la tecnica fosse divenuta più potente. Mentre avveniva ciò, Hammer respingeva il tiro lontano dalla porta, accompagnato dai fischi dell’arbitro che segnarono la fine della partita.
 
L’Alleanza Infinita aveva vinto. Il punteggio di 2-1 si stampò nelle menti di tutti, che non mancarono di esultare. I giocatori dei Sovrani Antichi Plus accettarono la sconfitta sportivamente, andando a stringere la mano ai loro avversari. Al contrario, Arsenio non riusciva a capacitarsi di aver perso. “No!” sbraitò sbattendo il piede destro al suolo.
 
Quella sera, JJ offrì una pizza a tutti i giocatori dell’Alleanza Infinita, compreso Volt, che come pronosticato si era ripreso pienamente. I ragazzi non persero occasione per ridere e scherzare, anche se, come fece notare Milo, alcuni di loro avrebbero dovuto impegnarsi molto per studiare allo scopo di rimediare i brutti voti presi in precedenza.
Ad un certo punto, Rich, non visto, si allontanò dal gruppo e si incontrò con un misterioso visitatore. Era un uomo di trent’anni, circa, calvo e dalla muscolatura taurina. Indossava una maglietta nera con sopra scritte rosse in asiatico. “Gerardo…” commentò Deception vedendo l’altro “Che notizie mi porti?”. “Quelle che ho non sono buone…” rispose seccato l’individuo “Per eseguire un trasferimento a livello burocratico serviranno giorni… Forse settimane!”. “OK… Ho capito…” tirò le somme Rich “Prepara le carte… Domani passeremo alla Fase Due…”. “Bene!” rispose contento Gerardo “A domani!”.

 
ANGOLO DELL’AUTORE
Ho dovuto tagliare il discorso di Rich e Gerardo perché era divenuto troppo lungo e noioso nella versione originale… A dire il vero ora temo che sia troppo corto e non dia sufficienti informazioni… In ogni caso…
Alla prossima!

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


CAPITOLO 26
 
La mattina seguente, Milo si alzò rapidamente dal letto. Si sciacquò la faccia con fare celere ed agguantò la cartella contenente quanto gli sarebbe stato necessario durante la permanenza a scuola. Potrebbe essere lecito chiedersi il perché di tanta fretta da parte di un individuo come Hammer, che aveva sempre dimostrato pacatezza ed autocontrollo. Nello zibaldone di pensieri che aveva, ve ne era uno in particolare che occupava la sua mente. Durante la cena della squadra tenutasi la sera precedente, JJ aveva dichiarato di aver ottenuto finalmente i permessi dalla scuola per organizzare un ritiro all’interno dell’edificio. Per Milo, ciò rappresentava un’occasione più unica che rara per poter dialogare un po’ in privato con Lara, dato che i suoi tentativi, sino a quel momento erano stati futili. Ogni qualvolta egli avesse cercato di avere una conversazione da solo con la ragazza, un altro compagno di squadra si era intromesso. Ma in quel momento non gli importava. Aveva chiare intenzioni e vi sarebbe riuscito.
Riflettendo su ciò, si era incamminato verso la scuola. Senza apparenti motivazioni, il ragazzo arrestò il suo ambulare. In realtà, un dubbio era sorto ed egli si trovava non poco a disagio per non averci pensato prima. “Anche se riuscissi a parlare con lei…” rifletté a voce alta “Non saprei cosa dirle…”. Era un autentico dilemma per il portiere. Egli voleva ad ogni costo eludere temi scontati o che avrebbero potuto annoiarla. Il problema principale era rappresentato dal timore di dire qualcosa di fuori luogo o che spingesse Lara a farsi una cattiva idea di lui.
 
Queste riflessioni accompagnarono il suo cammino sino alla scuola. Le lezioni si svolsero normalmente e senza particolari accadimenti. Al termine delle desse, Milo si rivolse a Volt e Lio, atti a colloquiare tra loro. Il duo stava discutendo di un modo per migliorare il Vortice di Vento del primo. “Non fraintendermi…” spiegò Nitro “Si tratta di una tecnica potente… Però potresti renderla molto più forte se saltassi più in alto…”. “Già! Ma non sarebbe semplice!” ribatté l’altro “Se lo facessi dovrei calciare il pallone con la pianta del piede oppure fare un salto mortale… Nessuna delle due ipotesi rappresenta qualcosa di fattibile…”. Considerata la scarsa attenzione di cui lo avevano degnato, Milo si allontanò, cercando qualcuno con cui colloquiare. Il suo guardo cercava palesemente Lara, ma, non vedendola, si accontentò di dialogare con altri.
Fu Andrè ad avvicinarlo. “Ehilà!” gli disse dandogli una poderosa pacca sulla schiena “Ho ottime notizie!”. “Sarebbero…” chiese spiegazioni Milo. “Mio zio ha finito di tradurre anche i tuoi fogli!” rispose Rocciosi porgendo al portiere i pezzi di carta che gli erano stati dati dalla signora Luce tempo prima ed altri in cui vi era la traduzione in lingua italiana dei primi. “Anche in questo caso, si tratta della descrizione di una tecnica micidiale…” spiegò Andrè “Sembra essere una tecnica di parata…”. Hammer annuì leggendo la spiegazione di come eseguire la suddetta fantomatica tecnica.
 
Quel pomeriggio, la squadra svolse l’allenamento all’interno della palestra della scuola che era stata messa a loro disposizione. Lara era particolarmente in forma, dato che ogni volta che le veniva passato il pallone lo mandava in porta con forza. In un’occasione, il suo Tiro Luminescente riuscì anche ad attraversare il Muro di Roccia di Andrè ed a trascinare Milo in porta con la sfera di cuoio.
Anche Giuliano si sentiva in forze. Difatti, dopo un po’ di movimenti eseguiti a vuoto, si piazzò dinanzi alla porta in quel momento inutilizzata e si concentrò. Ruotò su se stesso stando in equilibrio sulla gamba sinistra, mentre con la gamba destra calciava il pallone, che giungeva in porta con immane energia. La cosa che colpì i presenti più di ogni altra fu l’impressione che vi fosse un grosso drago blu e che esso inseguisse a gran velocità la sfera. “Dragon Crash!” aveva dichiarato Viverna. “Wow!” esclamò Lio osservando come il pallone gonfiasse la rete “Questa sì che è una tecnica!”. Quasi tutti corsero a congratularsi col rosso, che non mancò di vantarsi di ciò che era riuscito a fare. “Questa tecnica mi è stata insegnata da mio padre…” spiegò poi “Viene tramandata nella mia famiglia di generazione in generazione… Mi ci è voluto del tempo… Ma alla fine sono riuscito a padroneggiarla!”.
Mentre Giuliano accoglieva i complimenti di buon grado, Milo cercò di avvicinarsi a Lara, che non si era aggregata alla folla intorno a Viverna. Non sapendo di preciso come iniziare il discorso, Hammer si schiarì la voce, attirando l’attenzione della ragazza. “Oh! Ciao…” disse lei. “Ecco…” balbettò lui “Volevo… Volevo farti i complimenti per il tuo tiro di prima… Era molto bello…”. Quindi, arrossendo, cercò, di continuare la frase, ma ottenne solo di risultare ridicolo: “Il tiro intendo! Anche tu sei carina… Ecco… Ciò che volevo dire è che… No! Aspetta un attimo! Volevo… Ma che sto dicendo?!”. Lara lo guardò confusa, per poi chiedergli: “Sei sicuro di stare bene?”. “Sì… Ecco… Sto bene…” rispose regolarizzando il respiro lui “Non so cosa mi abbia preso…”.
 
Purtroppo non fece in tempo a dire altro che l’attenzione di tutti passò all’allenatore Strada, che richiamò la squadra dinanzi a sé. “Mister, deve dirci qualcosa?” chiese Volt. JJ annuì, attendendo che tutti si fossero radunati davanti a lui. “Si tratta di Rich?” chiese Lio, notando l’assenza del difensore. L’allenatore rispose col medesimo cenno di prima, per poi dire: “Si tratta proprio di lui…”. Veruno speculò sull’essersi ammalato del ragazzo, ma il mister scosse la testa e spiegò con fare schietto: “Il vostro amico Rich non fa più parte della squadra!”. Tutti rimasero sbigottiti ed in silenzio, non sapendo come reagire di preciso. “Sta scherzando?” chiese il capitano con un po’ di paura nella voce. JJ scosse la testa, per poi continuare la spiegazione: “Ha compilato i documenti per essere trasferito ad un’altra squadra… La Dark Org.! Al momento, è ufficialmente membro di essa!”. “Ma come mai?!” chiese Volt mostrando di avere le lacrime agli occhi “Siamo sempre stati amici! Non può aver fatto una cosa simile senza averne prima parlato con me!”. Detto ciò corse fuori dalla palestra. Milo fece per seguirlo, ma Lara lo trattenne, facendogli cenno che fosse meglio lasciarlo da solo per un po’.
 
Tundir, però, non era corso via allo scopo di restare solo, ma di trovare Rich. Corse da un’estremità all’altra della città. Sperava con tutto se stesso di aver indovinato il loco ove avrebbe trovato Deception. Giunse al parco che lui ed il suo amico frequentavano da anni e lo vide. Si trovava seduto su di una panchina, atto a giocherellare con un portachiavi a forma di pallone da calcio. Gli si avvicinò e gli rivolse la parola: “Rich…”. Il ragazzo, accortosi della presenza di Volt, gli disse: “Ma guarda un po’ chi si vede… Immagino tu abbia saputo…”. “Sì…” gli rispose affranto Tundir sedendosi alla sua sinistra “E sono venuto a chiederti il perché…”. “Risparmia il tuo tempo!” ribatté seccamente Deception “Non ti devo nessuna spiegazione… Non sei il mio capitano!”. “Ma sono tuo amico…” rispose l’altro “Vero?”. “Forse lo sei stato una volta…” disse Rich “Ma ho imparato che non serve a nulla avere degli amici affianco… Paghi solo le conseguenze delle loro azioni e non ne trai nessun vantaggio…”. “Non è questo lo spirito dell’amicizia…” commentò dispiaciuto Volt. “Non mi importa dell’amicizia!” concluse Deception alzandosi ed allontanandosi “A me importa solo di vincere! E senza degli incapaci come voi, vincerò!”.
 
La sera, Volt fece ritorno alla scuola, ove trovò i suoi compagni di squadra atti ad allenarsi l’ultima volta prima di cena. Un pensiero attraversò prepotentemente la sua testa: “Che razza di capitano sono?! Dovrei essere un esempio da seguire… Invece sono solo una zavorra per loro…”. Quindi, si avvicinò ai ragazzi, preparandosi a dire qualcosa di importante. Guardò tutti negli occhi, per poi chiudere i suoi che venivano invasi dalle lacrime. Milo, per tutta risposta, gli si avvicinò e gli porse la fascia da capitano, che ancora non aveva indossato dalla partita contro i Sovrani Antichi Plus. “Mi ero dimenticato di restituirtela…” commentò il portiere con un sorriso. Tundir rispose sorridendo a sua volta, per poi guardare gli altri nove membri della sua squadra: tutti lo guardavano contenti. Recuperata fiducia in se stesso, Volt indossò la fascia da capitano ed imperò che l’allenamento progredisse. Intanto, rifletté: “Rich si sbaglia… Forse non saremo la squadra più forte di tutte… Probabilmente non siamo abbastanza forti da vincere il Torneo Regionale… Ma siamo uniti! Siamo una squadra! E come tale ci comporteremo!”.

 
ANGOLO DELL’AUTORE
Non ho nulla da dire, se non scusarmi per i molteplici errori che sicuramente saranno presenti in codesto capitolo, avendo pubblicato da telefono (come ai vecchi tempi)…

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Capitolo 27
*** Capitolo 26 ***


CAPITOLO 27
 
Da quel giorno, il tempo passò in fretta per i ragazzi. Gli alberi ed il terreno iniziarono a coprirsi di brina e poi di ghiaccio, mentre una silenziosa neve prendeva il posto della pioggia dei dì precedenti. Si giunse, così, al mese di Dicembre. Una Domenica mattina, JJ ricevette una telefonata dagli organizzatori del Torneo Regionale, che invitavano lui ed il capitano della sua squadra a presenziare ad un programma televisivo che si sarebbe svolto la settimana seguente, durante il quale si sarebbe colloquiato della competizione, per poi concludere con l’attesissima rivelazione degli accoppiamenti per le semifinali. Sia l’allenatore che Volt avevano dato la loro disponibilità e l’intera squadra si era data appuntamento a casa di Andrè, allo scopo di assistere in compagnia al programma.
 
Quella sera, Milo si presentò con qualche primo di anticipo, come suggeritogli dallo stesso Rocciosi. Suonò al campanello ed entrò in casa dell’amico. I due cooperarono per disporre le seggiole intorno al televisore, affinché tutti potessero guardare la televisione insieme. Dopo averne disposte la maggior parte, Hammer le contò rapidamente col dito, per poi commentare: “Ne mancano tre…”. Il padrone di casa, che si stava avvicinando con una sedia in ogni braccio, lanciò uno sguardo nello sgabuzzino, dal quale le aveva prelevate, notandolo vuoto. Quindi, fece cenno all’altro di controllare in cucina.
Il castano ci si avviò serenamente, consapevole del fatto che i genitori di Andrè fossero fuori casa. Dopo aver aperto la porta della stanza in cui era diretto, si ritrovò a bocca spalancata nel vedere un uomo tranquillamente seduto su di una seggiola di legno con un giornale in mano. “Chiedo scusa…” disse pacatamente “Non sapevo che…”. Non fece in tempo a finire la frase che l’uomo gli fece cenno con la mano di non preoccuparsi. “Piuttosto…” commentò poi posando il giornale “Andrè mi ha detto che tu sei Milo, il portiere…”. “Sì. Esatto.” rispose il castano. “Quindi, i fogli di carta contenenti le indicazioni per eseguire la Mano di Luce, appartengono a te?” chiese quindi l’altro. Il ragazzino annuì confuso. Notando il suo stato di incomprensione della situazione, l’individuo gli porse la mano e si presentò: “Sono Furda, lo zio di Andrè. Lavoro come interprete e recentemente ho tradotto i fogli di carta che mi sono stati portati da mio nipote.”. Milo rispose al saluto dicendo il suo nome ed il suo cognome, per poi aggiungere: “Aveva detto qualcosa circa una Mano di Luce…?”. “Sì. Sai di che si tratta?” chiese l’uomo alzandosi e porgendo al ragazzo la seggiola. Per tutta risposta egli scosse la testa. “Stiamo parlando di una tecnica micidiale potentissima…” spiegò Furda “In Giappone, luogo ove è stata ideata, fu nominata Goddo za Hando, ossia Mano Divina… In Italia è stata chiamata Mano di Luce. Molti portieri nel corso della storia ne hanno fatto uso… Tra di essi vi sono Endou Mamoru, Tachimukai Yuuki, Rococo Urupa… L’ultimo che l’abbia mai utilizzata fu l’australiano Johnathan Josephson Junior. Purtroppo, non fece in tempo a rivelare a nessuno il segreto della tecnica, che morì in un incidente d’auto… Con lui è morta la Mano di Luce… O meglio, fino a l’altro giorno, quando Andrè mi ha consegnato quegli appunti…”. “Quindi…” ragionò il castano “Sarebbe possibile riuscire ad eseguirla?”. L’uomo annuì, per poi dire: “Chiunque ti abbia affidato il segreto, ha riposto una grande fiducia in te…”. Detto ciò, uscì dalla stanza e si avviò ai piani superiori, mentre un confuso Milo portava la sedia nel soggiorno.
 
Dopo breve giunsero i vari compagni di squadra. André diede indicazioni affinché si disponessero ragionevolmente e tutti potessero vedere lo schermo in contemporanea. I ragazzi si passarono rapidamente di mano in mano pacchetti di patatine fritte o di biscotti, messi a disposizione dal padrone di casa. Milo riuscì a sedersi vicino a Lara, contando di sfruttare l’occasione per parlare un po’ più con lei.
All’orario stabilito, André accese il televisore, mettendo sul canale prestabilito, proprio mentre il programma stava iniziando.
 
Il logo della trasmissione era un pallone da calcio sui cui esagoni neri visibili comparivano le scritte “L’Ultimo”, “Minuto” e “di Gioco”. Queste, unite tra loro formavano il nome del programma desso. Dopo la scomparsa del simbolo, lo scenario visibile fu quello di un salotto, ai cui lati era disposto il pubblico ed al cui centro si trovavano due divani e due poltrone. Queste ultime erano occupate dai due conduttori: un uomo di colore dai capelli neri ed una giovane donna dai capelli rossi.
Questi procedettero a spiegare gli argomenti di cui avrebbero parlato nel tempo successivo, per poi presentare gli ospiti. “Cominciamo con una squadra a molti ben nota!” disse lui con voce decisa “Sono i campioni dell’anno passato! Sono tra le dieci squadre giovanili più forti d’Italia! Sono gli Icebergs!”. Quindi, mentre gli applausi si diradavano, la donna introduceva dettagliatamente i due individui che stavano entrando: “Ecco a voi l’allenatore Artemisio Ritegni ed il capitano Dan Freddi!”. Entrarono le persone chiamate in causa. Dan era un ragazzino dalla carnagione pallida, nemmeno paragonabile a quella del suo allenatore, e con gli occhi azzurri. I suoi capelli erano biondi ed era vestito elegantemente.
Dopo che questi si fossero seduti su di uno dei due divani, il presentatore procedette ad introdurre i prossimi ospiti: “Viene ora il momento di qualcuno di non del tutto nuovo a quest’ambito! Ecco a voi i rappresentanti della Fire&Ice!”. Come in precedenza, fu la donna a specificare nomi e cognomi: “Vi presento l’allenatore Terrie Loci ed il capitano Flame Calorco!”. Anche questi due individui fecero la loro comparsa nello studio, per poi sedersi sul divano frontalmente posto a quello ove si trovavano gli altri due.
Al che, il presentatore procedette ad enunciare qualche informazione anche sui successivi due ospiti: “Chi sta per entrare è una coppia davvero desueta! Uno dei due è al suo primo rodeo, mentre l’altro è il più giovane veterano tra gli allenatori italiani!”. Quindi la donna procedette: “Ecco a voi l’allenatore dell’Alleanza Infinita JJ Strada ed il capitano Volt Tundir!”. Il duo fece la sua entrata. Era palese quanto Volt non si sentisse a suo agio nell’abito elegante che gli era stato imposto.
Infine, la stessa procedura fu utilizzata per gli ultimi due ingressi. L’uomo disse: “Ultimi ma non per importanza, entrano i rappresentanti della squadra più misteriosa e dal nome più tetro di tutto il Torneo: la Dark Org.!”. “Vi presento l’allenatore Gerardo Latini ed il capitano Rich Deception!” aggiunse quindi la donna. Mentre il duo faceva la sua entrata, era visibile il desiderio di Volt di saltare alla gola del suo ex-compagno di squadra.
Il programma procedette trattando con ciascuna coppia di allenatore e giocatore le rispettive partite giocate nel Torneo Regionale. Mentre Terrie e Flame si limitarono ad esporre qualche pensiero o preoccupazione avuta durante le suddette partite, Dan si sforzò di trasmettere tutta la sua passione per lo sport nelle parole, compensando il quasi totale silenzio di Artemisio, che intervenne soltanto per confermare o precisare alcune informazioni. Fu quindi il turno di Volt e JJ. Questi si sforzò di mantenere il contegno tipico dell’allenatore, limitandosi ad esplicitare qualche dato tattico, pur avendo cura di non rivelare troppo ai suoi opponenti. Invece, Tundir poté dare libero sfogo ai suoi pensieri, che fecero la stessa impressione che avevano fatto le parole di Dan: una voglia matta di tornare in campo.
Infine, i presentatori si rivolsero ai rappresentanti della Dark Org.: “Voi avete vinto la vostra prima partita a tavolino, perciò non possiamo farvi domande su di essa.” disse l’uomo “Quindi abbiamo pensato di farvi una domanda di diverso tipo. Rich, tu hai giocato nell’Alleanza Infinita il tuo debutto in questo torneo, ma adesso ti presenti come capitano della Dark Org.. C’è una qualche motivazione per un cambio così netto?”. Il ragazzo, mantenendo un’espressione neutra, rispose: “In realtà avevo da tempo intenzione di giocare per la Dark Org.. Si è trattato solo di avere il tempo per eseguire il trasferimento a livello burocratico.”. La fredda risposta del giovane fece arrabbiare notevolmente Volt, che si trattenne solo grazie ad una gomitata di JJ che lo richiamò all’ordine.
“Parlando di stranezze e peculiarità,” disse quindi la donna, fissando la telecamera come se fosse il suo interlocutore “l’Alleanza Infinita è ad oggi la sola squadra ad aver schierato una ragazza durante questo Torneo. Inoltre questa ragazza altri non è se non la sorella minore dell’allenatore Strada! Mi dica allenatore: secondo lei perché nessuno aveva mai fatto una simile scelta in passato?”. La domanda era posta in tono neutrale, ma a JJ parve un’accusa di favoritismi per una sua stretta parente. “Dovendo essere onesto, non saprei.” si sforzò di rispondere con calma “Molto probabilmente il mito fasullo dell’incapacità delle donne in questo sport è alla base di tutto. È molto facile che ciò si sia autoalimentato nel tempo, poiché vedendo che nessuna ragazza aveva mai partecipato ad un’edizione del Torneo, quelle che vi potevano essere interessate cambiavano idea, giungendo anche a pensare che fosse proibito da una qualche regola. Premesso che una simile regolamentazione sarebbe illegale, specifico che dal mio punto di vista, qualunque ragazza che voglia giocare sarà sempre la benvenuta, purché dimostri abilità sufficienti.”. Volt rimase sorpreso dall’abilità con cui JJ si era districato in una domanda mirata a metterlo in difficoltà.
Ci fu un breve botta e risposta tra allenatori ed intervistatori, durante il quale emersero interessanti novità sugli Icebergs e la Fire&Ice, che Strada si annotò mentalmente, contando di sfruttarle qualora una di quelle squadre fosse l’avversaria. In determinati momenti, parve che JJ ed Artemisio fossero sul punto di iniziare una conversazione separata dagli altri, date le loro frequenti allusioni a tematiche che i restanti presenti non coglievano affatto. Al contrario, in più di un’occasione parve che Volt fosse sul punto di saltare alla gola di Rich, ma il suo allenatore riuscì sempre a trattenerlo.
Quindi, dopo una pausa pubblicitaria, il programma riprese. Lo studio era identico a come era stato visto l’ultima volta sullo schermo, eccezion fatta per un contenitore sferico di plastica trasparente, con una cavità in cima, al cui interno si trovavano quattro cubetti opachi di quattro colori diversi: rosso, blu, giallo e viola. I presentatori spiegarono come questo sarebbe stato usato per estrarre a sorte gli accoppiamenti delle semifinali. Quindi, la donna si rivolse a Flame, cui disse: “Per favore, vuoi estrarre tu per primo?”.
Il ragazzo annuì e procedette ad alzarsi ed estrarre il cubetto rosso. Non appena esso uscì dall’urna, su ciascuna delle sue sei facce comparve il numero due. Quindi, sullo schermo posto come fondo dello studio, comparve uno schema per gli accoppiamenti del torneo ed il logo della Fire&Ice andò ad occupare il secondo slot.
Al che, il presentatore fece cenno a Volt di estrarre subito dopo. Il ragazzo obbedì e prelevò il cubetto blu. Sulle sue facce comparve la cifre tre e lo stemma dell’Alleanza Infinita comparve nel terzo spazio, segno che essa avrebbe affrontato chiunque avesse estratto il numero quattro.
Si alzò quindi Rich, che, senza esitazioni, prelevò il cubetto giallo. Su ognuna delle sue facce comparve lentamente una cifra. Gli sguardi di Tundir e di Deception non si staccarono nemmeno per un istante dall’oggetto, finché il numero non fosse completamente leggibile su di esso: quattro. Il logo tetro della Dark Org. apparve affianco a quello dell’Alleanza Infinita, segno che le due squadre si sarebbero scontrate in semifinale.


ANGOLO DELL'AUTORE
Inizio a prenderci gusto a scomparire per quasi un anno da questa sezione per poi farvici ritorno e continuare questa fiction! Mi auguro ci sia qualcuno di interessato! Di certo non ho più speranze che vi sia qualcuno del mio "pubblico passato", devo quindi sperare in un "nuovo pubblico" di lettori! Che dire? Mi auguro che questo capitolo possa essere gradito e che qualcuno possa dilettarsi anche nel lasciare una recensione!
 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


CAPITOLO 28
 
Come in precedenza, il tempo parve volare nella ripetitiva routine in cui i membri dell’Alleanza Infinita si ritrovarono. Arrivò in breve il mese di Gennaio, nel cui polare clima avrebbe avuto luogo la partita semifinale del Torneo Regionale, che avrebbe contrapposto la Dark Org., capeggiata da Rich, alla stessa Alleanza Infinita, capitanata da Volt. Quest’ultimo in particolare, pareva non attendere altro se non lo scontro per chiudere la questione aperta con chi lo aveva manipolato e si era preso gioco di lui. Temendo effetti collaterali o sorprese, JJ aveva fatto ripetere a Tundir più e più volte che non avrebbe fatto uso del Pinguino Imperatore Numero Uno durante la partita.
Anche Milo fece di tutto per arrivare al meglio al giorno indicato, iniziando a lavorare intensamente sulla nuova tecnica micidiale che gli era stata affidata: la Mano di Luce. Ai primi tentativi egli non faceva altro che essere travolto da un tiro, cercando vanamente di bloccarlo con una mano sola ed in una posizione a conti fatti scomoda. Un giorno, però, durante un allenamento speciale che stava svolgendo con Lio e Giuliano, qualcosa di speciale avvenne. La sua mano sinistra, che usava per cercare di eseguire la parata, si illuminò di una luce azzurra per pochi istanti. L’evento lo spinse a credere di avere una possibilità di perfezionare la tecnica e nei giorni seguenti continuò a lavorarci.
Un dì a tutti parve addirittura che l’esercizio fosse ultimato, in quanto un’enorme mano azzurra era apparsa proprio tra Milo ed il pallone. Purtroppo essa fu attraversata come aria dal tiro di Nitro, che non fu nemmeno rallentato.
 
Arrivò il giorno della partita. Al contrario delle volte precedenti in cui l’Alleanza Infinita era giunta allo Stadio Cittadino, stavolta vi trovò un’enorme folla sugli spalti, atta ad incitare l’una o l’altra squadra ancor prima che esse entrassero in campo. “Caspita…” commentò Alberto stringendosi contro Petro, insieme al quale era nel corridoio, pronto a fare l’entrata “Non credevo avremmo mai avuto un pienone simile!”. “È normale!” rispose Lio fingendo tranquillità “Vogliono tutti vedermi all’opera!”. La frase narcisista era palesemente ironica, ma ottenne comunque una smorfia da parte degli altri due, che poi alzarono gli occhi al cielo e si prepararono a varcare la soglia che si era aperta. D’altro canto, Milo, che si trovava affianco a Nitro, lo richiamò alla serietà con una gomitata. Innanzi a tutti i giocatori, ma dietro agli allenatori ed agli arbitri, erano i due capitani. Volt e Rich non facevano che scambiarsi sguardi di sfida, ma Tundir era sempre il solo a digrignare i denti.
Le squadre entrarono quindi in campo, per poi disporsi secondo le istruzioni dei rispettivi allenatori. Poiché l’Alleanza Infinita si componeva di esattamente undici elementi, non vi fu bisogno che Strada sprecasse molte parole per specificare la rosa ed i titolari, entrambi dati per scontati: Milo si piazzò tra i pali, André, Valerio e Yuri in difesa, Volt, Cristoforo, Petro (che aveva accettato di arretrare alla posizione di centrocampista per riequilibrare lo schema dato il vuoto lasciato in difesa) ed Alberto a centrocampo e Lio, Giuliano e Lara in attacco. Come prevedibile, Rich si posizionò come difensore nella Dark Org..
Arrivò il fischio d’inizio e la partita cominciò. Nitro e Viverna si gettarono all’attacco, superando abbastanza facilmente i primi avversari, con dei precisi passaggi. Poi, però, il rosso si trovò la strada bloccata da due centrocampisti e dovette passare la palla indietro ad Alberto. Questi cercò di superare un avversario, ma venne bloccato violentemente e la palla gli fu sottratta. Quindi, l’altro servì un suo compagno di squadra che cercò di avanzare ulteriormente, ma venne fermato da una scivolata decisa di Volt.
Il ragazzo, ignorando le voci di Lara e Cristoforo che facevano notare di essere smarcati, corse da solo verso la porta avversaria. Superò con facilità almeno tre avversari e giunse al limite dell’area di rigore della Dark Org., nella quale il portiere non aveva fatto un passo fuori dai pali, tranquillizzato da Rich che si contrapponeva tra l’avversario e la rete. Tundir e Deception si scambiarono sguardi di sfida, preparandosi allo scontro. Volt saltò in alto ed eseguì la sua tecnica di tiro, dichiarando: “Vortice di Vento!”. La sfera di cuoio venne calciata in direzione del goal e vi si diresse avvolta da potenti folate.
Un cinico sorriso si dipinse sul volto di Rich, che svolse a sua volta i movimenti per una tecnica micidiale, affermando: “Carro di Diomede Numero Due!”. Al contrario della tecnica usata dal ragazzo nell’Alleanza Infinita, in questa egli guidava con decisione una quadriga ornata e robusta, che si scontrò col pallone e ne arrestò il movimento, facendolo finire al sicuro sotto la suola destra del difensore, che aveva uno sguardo incredibilmente soddisfatto in volto.
Egli calciò via il pallone con notevole potenza, dando a due suoi compagni di squadra la possibilità di coordinarsi. Il primo ricevette il pallone, ma venne affrontato da André e Yuri. Il membro della Dark Org., con un cinico sorriso in faccia, schioccò le dita, facendo materializzare nella sua mano destra una grossa clava lignea, di forma irregolare, ed una pelliccia di leone sulle sue spalle. Quindi sbatté poderosamente l’arma al suolo, dichiarando: “Forza di Eracle!”. Il suolo tremò ed i due difensori persero l’equilibrio. Sfruttando la cosa, l’attaccante, il cui aspetto era tornato normale, avanzò ulteriormente. Quindi, passò la sfera di cuoio al suo compagno di squadra, che fronteggiava Milo.
Egli aveva un’espressione sorprendentemente sicura in volto, al punto che si preparò ad eseguire la sua tecnica. Calciò con potenza il pallone, mentre un giavellotto d’oro compariva dietro di lui ed iniziava a seguire la sfera di cuoio nel suo percorso verso la porta. Ad un certo punto, l’arma mutò in energia luminosa, che avvolse il pallone donandogli più forza, mentre il giocatore dichiarava: “Lancia di Achille!”. Il pallone avanzò fino alla rete, mentre il portiere cercò di opporsi con la sua tecnica. Il suo pugno si avvolse di fiamme azzurre mentre lui affermava: “Pugno stellare!”. Al che colpì con decisione la sfera, ottenendo in un primo momento di rallentarla. La potenza del tiro però si fece sentire e l’estremo difensore venne mandato in porta con la palla: 1-0 per la Dark Org..
Tutti nello Stadio rimasero senza parole per qualche istante: possibile che fosse talmente netta la differenza tra le due squadre?
 
Frattanto, in una tetra stanza, Ottavio ammirava cifre che scorrevano sul suo schermo. Erano i valori più disparati, per chiunque incomprensibili come geroglifici, ma per lui erano un libro aperto. Il suo piano era perfetto. Finalmente avrebbe ottenuto tutto ciò che gli serviva. Peccato che l’idea di arricchirsi tramite scommesse clandestine sul Torneo Regionale avesse fallito… Ma il resto era stato un successo. Anni erano passati da quando suo padre era morto, negandogli in extremis ciò che gli aveva sempre negato: il Computer X. La più potente intelligenza artificiale mai creata da un essere umano, ibernata in un server nascosto nella Foresta Amazzonica. Cesare continuava a ripetere che se esso era stato nascosto, doveva essere qualcosa di estremamente pericoloso. Ma Ottavio sapeva che se esso fosse stato davvero tanto pericoloso, sarebbe stato molto più sensato distruggerlo anziché ibernarlo. Dunque era solamente uno strumento che un genio come lui avrebbe potuto raccogliere ed utilizzare per i suoi scopi. L’occasione di una vita era innanzi a lui. Gli serviva solamente una password. Ma quale? L’indovinello in giapponese scritto sul server era criptico e sibillino a parlar per eufemismi. Era certo che quella parola fosse connessa in qualche modo agli Stati Uniti, ma anche all’Italia ed all’uomo che la signora Luce ricordava con tanto affetto. Cosa poteva essere? Inseriti quei nove caratteri avrebbe avuto ai suoi ordini il Computer X e sarebbe finalmente divenuto ricco e potente come aveva sempre sognato. Chi avrebbe mai potuto opporsi ad un’intelligenza artificiale capace di calcolare ogni futuro avvenimento con un margine d’errore prossimo allo zero? Gli serviva la password, comunque! Sapeva che la signora Luce era in qualche modo legata alla squadra nota come Alleanza Infinita, che per curiosa ironia era allenata da colui che un tempo era suo tirapiedi. La curiosa piega presa dagli avvenimenti gli stava offrendo l’occasione giusta. Sarebbe stata la stessa Alleanza Infinita a fornirgli ciò che voleva: doveva solamente attendere.
 
Tornando sul campo di gioco, Volt, Lara e Lio parevano essere gli unici a non essersi demoralizzati per la dimostrazione di forza appena fatta dagli avversari. Non appena si fossero ridisposti tutti ai propri posti e fosse stato dato il fischio d’inizio, furono proprio loro tre a ripartire all’offensiva. Attraverso una rapida serie di passaggi tra loro, essi giunsero nell’area di rigore avversaria ove, oltre al portiere, li attendeva Rich.
Sapevano che non avrebbero potuto risparmiarsi nulla, per cui Volt e Lio si affiancarono l’uno a l’altro e si prepararono a tirare. Ruotarono su loro stessi e calciarono il pallone in contemporanea, l’uno col piede destro e l’altro col piede sinistro. La sfera di cuoio fu avvolta da saette e lampi, mentre si dirigeva in porta accompagnata dalle parole del duo: “Doppio Fulmine Inazuma!”.

ANGOLO DELL'AUTORE
Ho ben poco da dire su questo capitolo, se non che mi auguro siate incuriositi da questa partita perché ci vorranno svariati capitoli per riuscire a descriverla tutta! Buona lettura e... Alla prossima!

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


CAPITOLO 29
 
“Doppio Fulmine Inazuma!” avevano dichiarato Lio e Volt, eseguendo la tecnica di tiro doppia, senz’altro tra le più potenti a disposizione dell’Alleanza Infinita. La sfera di cuoio, avvolta da un’aura gialla e da fulmini e saette varie, si diresse a gran velocità verso la porta della Dark Org..
Rich si trovava sulla traiettoria, motivo per cui tentò di interferire col tiro. Egli eseguì la sua tecnica difensiva, facendo apparire dal nulla il mezzo dotato di ruote sul quale saltò, guidandolo contro la palla stessa, dichiarando: “Carro di Diomede Numero Due!”.
L’impatto fra le due tecniche fu esplosivo, ma il pallone riuscì a superare la barriera formata da Deception. Purtroppo, esso aveva oramai perso troppa energia e per il robusto portiere pararlo fu un gioco da ragazzi.
“Dannazione!” esclamò Volt sbattendo il pugno destro sul palmo sinistro “Ci eravamo così vicini!”. “Se nemmeno il Doppio Fulmine Inazuma è stato sufficiente, che speranze abbiamo?” commentò intanto uno sconsolato André dall’altra metà campo.
Frattanto il portiere avversario aveva calciato il pallone sui piedi di un centrocampista, che riuscì facilmente a dribblare Giuliano. Venne quindi raggiunto da Alberto e Valerio, ma, senza accenni di difficoltà, eseguì la tecnica offensiva che già un suo compagno aveva effettuato, proclamando: “Forza di Eracle!”.
Superati anche quei due avversari, egli servì un suo compagno di squadra, che dalla sua posizione tentò un tiro. Anche egli fece ricorso alla sua tecnica micidiale, calciando il pallone in rete, accompagnato da un lucente giavellotto, mentre dichiarava: “Lancia di Achille!”.
Anche se mostrando una palpabile preoccupazione, André si frappose tra il tiro e Milo, piantando saldamente i piedi per terra ed affermando: “Muro di Roccia!”. Una parete rocciosa si sollevò dal terreno, facendo impattare il pallone contro di essa. “Non passerà!” urlò il difensore nello sforzo. Purtroppo la sfera riuscì comunque a procedere, infrangendo completamente la barriera.
Hammer si trovò costretto a fare a sua volta ricorso alla sua tecnica micidiale. Colpì il pallone col pugno sinistro, avvolto da fiamme azzurre, mentre dichiarava: “Pugno Stellare!”. La palla era dotata ancora di un’enorme energia, che spinse Milo a fare uno sforzo enorme per respingere il tiro. Non vi riuscì, ma la sua traiettoria venne deviata sulla traversa. Un sordo rumore accompagnò l’impatto della sfera di cuoio col pezzo di metallo. Ne seguì un rimbalzo che la fece volare nuovamente sui piedi dell’attaccante che aveva precedentemente tirato.
Hammer si trovava al suolo, non avendo ancora avuto tempo per rialzarsi. L’avversario pensò di approfittarne, ma un grido da parte di Rich gli fece cambiare tattica: “È il momento di iniziare a fare sul serio!”. Egli annuì senza battere ciglio e passò il pallone indietro, sui piedi di due suoi compagni di squadra. Questi si prepararono ad eseguire una tecnica doppia di tiro.
Saltarono ai lati opposti della palla e la calciarono in contemporanea. Essa rimase ferma qualche istante, come accumulando energia, sotto forma di fiamme gialle che andavano a circondarla, inglobandola. Quindi la sfera infuocata iniziò la sua rapida corsa verso la porta, mentre il duo dichiarava: “Fuoco Greco!”.
Milo aveva avuto a stento il tempo di rialzarsi e non poté certo riflettere sul da farsi. Caricò il pugno sinistro dietro la schiena e lo usò per colpire il pallone, proclamando: “Pugno Stellare!”. La forza del tiro era enorme ed il povero portiere sembrava veramente sul punto di essere scagliato in porta con la palla. “È spacciato…” commentò Deception soddisfatto.
Ma qualcosa di inatteso avvenne. Lara aveva avuto il tempo di rientrare dall’attacco in difesa ed a raggiungere Hammer. Pose la sua spalla destra contro la schiena di lui, come ad impedire che venisse sbalzato all’indietro. Quindi, nello sforzo di trattenere l’energia, gli sussurrò: “Vedrai: insieme ci riusciremo…”. All’udire quelle parole, Milo parve recuperare tutta la forza che non aveva mai avuto, mentre le fiamme azzurre che circondavano il suo pugno si intensificavano e crescevano in dimensione. Con un grido per lo sforzo, il portiere riuscì a respingere il tiro ed a mandare il pallone il più lontano possibile dall’area di rigore. Dopo ciò, il suo pugno sinistro parve fumare per l’energia rilasciata. Quando sia lui che Lara si furono ripresi dallo sforzo, lei gli pose la mano sulla spalla, dicendo con un sorriso: “Te l’avevo detto che ci saremmo riusciti!”. Lui arrossì e non seppe esattamente come rispondere, ma fu il gioco stesso a richiamare Strada in attacco, impedendo che il ragazzo facesse l’ennesima figuraccia.
Frattanto, la sfera di cuoio era finita sui piedi di Petro, che si era ritrovato la strada bloccata da un centrocampista avversario. Egli passò la palla a Cristoforo. Questi si ritrovò a sua volta bloccato, ma non volle demordere. Si concentrò intensamente, mentre tutto il resto che si trovava intorno a lui scomparve. Iniziò a correre verso l’avversario nello scenario nero che lo circondava. I suoi passi formavano delle piccole onde circolari chiare, come se stesse camminando su di un sottile strato d’acqua. Quando si trovò faccia a faccia con l’opponente si mosse per superarlo a destra, mentre una sua immagine identica in tutto e per tutto lo faceva da sinistra. Superato il centrocampista della Dark Org., Ventura ritornò a trovarsi nel campo normale. Mentre eseguiva tale tecnica micidiale offensiva, ne proclamava il nome: “Dribbling Illusorio!”.
L’inatteso gesto di Cristoforo svelò un punto debole della difesa avversaria, tantoché egli poté avanzare indisturbato, arrivando a servire Volt, che si era intanto portato al limite dell’area di rigore dell’altra squadra. Tra lui ed il goal si ponevano come al solito il portiere avversario e Rich.
Tundir saltò per eseguire la sua solita tecnica di tiro, ma il difensore lo schernì: “Non ha funzionato una volta e non funzionerà neanche adesso!”. Era innegabile come il Vortice di Vento non si fosse rivelato abbastanza forte in precedenza. Di punto in bianco, il capitano dell’Alleanza Infinita si ricordò di una conversazione che aveva avuto con Lio, in cui l’attaccante gli aveva consigliato di migliorare la sua tecnica saltando più in alto e calciando il pallone in rovesciata. Per quanto complesso, il ragazzo riuscì ad eseguirlo, proclamando il nome della sua nuova tecnica di tiro: “Colonna di Vento!”. Le folate che normalmente accompagnavano il pallone furono presenti, ma molto più forti di ogni altra volta. Anche il tornado sul quale Volt pareva appoggiarsi era più grande e di forma più cilindrica che conica.
Rich non si fece intimorire ed eseguì a sua volta la sua tecnica, dichiarando: “Carro di Diomede Numero Due!”. L’antico mezzo di trasporto impattò col pallone, ma non riuscì ad arrestarne il moto. La tecnica di Deception si dissolse nel nulla, mentre la sfera di cuoio avanzava verso la rete. Il portiere della Dark Org. non ebbe tempo di reagire in alcun modo, motivo per cui tentò solamente di bloccare la palla con le mani, fallendo. Con quel sorprendente goal, l’Alleanza Infinita si portò sul punteggio di 1-1.
 
Nel contempo, al di fuori dello Stadio Cittadino, due luschi figuri dialogavano tra loro animatamente. Erano Artemisio ed Arsenio. Il primo era notevolmente il più nervoso. “Puoi scordartelo!” esclamò deciso “Non mi interessa quali vantaggi conti di ottenere! Io ho preso la mia decisione! Anche se ne dovessi pagare care le conseguenze, rimarrò fedele al Kaiser!”. L’altro, dal canto suo, si aspettava una simile risposta alle sue richieste, per cui non ne avanzò ulteriori, dichiarando semplicemente: “Fai pure! Io non ho più nulla da perdere, per cui non aspettarti che cambi idea, commosso dal tuo onorevole atto di fedeltà!”. Detto ciò, si allontanò tranquillamente fischiettando.
Oramai la partita a scacchi che si stava preparando da tempo poteva avere inizio! Tutti i pezzi avevano preso una posizione sulla scacchiera e tra non molto, veruno, difficile dire se JJ, Arsenio od Ottavio, avrebbe potuto proclamare lo scacco matto.
Invece, sugli spalti dello Stadio, Salvatore e Nicola, ambedue con una bibita in mano, ammiravano la partita. In un primo momento avevano temuto per i loro amici dell’Alleanza Infinita, notando la veemenza degli assalti della Dark Org., ma grazie alle prodezze di Lara, Milo e Volt, la situazione sembrava lasciar spazio alla speranza. “Cosa ne pensi?” chiese il portiere al suo amico “Riusciranno a trionfare?”. L’assenza di alcun tipo di guarentigia e lo zibaldone di attacchi e difese visti sino a quel punto avrebbero dovuto rendere al ragazzo piuttosto arduo avanzare un pronostico. Sorprendentemente, però, egli rispose serenamente: “Certo che sì! È la specialità di Volt trasformare le partite perse in partenza in vittorie garantite!”. “Già!” commentò Salvatore, ricordandosi delle numerose volte che lui, il capitano dell’Alleanza Infinita e quello della Dark Org. avevano giocato insieme in infanzia “Ma stavolta non c’è Rich a spalleggiarlo… Per il nostro amico potrebbe rivelarsi una partita piuttosto complessa.”.
 
Tornando sul campo di gioco, Deception non riusciva a credere che la sua squadra avesse subito un goal. Ancor di più lo stupiva che Milo fosse riuscito a parare il Fuoco Greco, una tecnica di tiro dalla potenza esorbitante. Egli avrebbe voluto rimanere in difesa per affrontare nuovamente Volt, ma la necessità gli impose un cambio di strategia. Dopo un segno d’assenso di Gerardo, diede indicazioni per modificare lo schema, spostando se stesso da difensore centrale ad attaccante.
Tutti furono stupiti dal cambio di disposizione della Dark Org., ma più di tutti, Milo ne fu intimorito, sospettando di non essersi ancora confrontato col tiro più potente che gli avversari avessero a disposizione.
La partita riprese di lì a breve, con la squadra di Rich all’offensiva. Egli riuscì a superare con la palla al piede Giuliano, Lio e Cristoforo, per poi venir raggiunto da Volt. I due capitani si affrontarono per la terza volta dall’inizio della sfida, in un duello davvero incredibile. Nonostante i propri sforzi, Tundir non riuscì a bloccare il suo rivale, che avanzò ulteriormente. Attraverso una rapida serie di passaggi, egli riuscì a superare anche Valerio ed André, ritrovandosi faccia a faccia con Milo. “Vediamo come te la cavi!” esclamò preparandosi a tirare.
Eseguì la medesima tecnica di tiro dalla sua squadra già utilizzata due volte. Il pallone procedette verso la porta, accompagnato da un aureo giavellotto, alla frase: “Lancia di Achille!”.
Hammer caricò il suo pugno sinistro dietro la schiena, facendolo avvolgere da fiamme azzurre. Quindi lo usò per colpire la sfera di cuoio. Senza uno sforzo eccessivo, il ragazzo riuscì a respingere il tiro del capitano avversario, dichiarando: “Pugno Stellare!”.
La palla finì sui piedi di André, che procedette a servire Lara. La ragazza riuscì facilmente a dribblare tutti coloro che la ostacolarono. Quindi fece un assist estremamente preciso a Volt, contando come tutti, che egli si facesse artefice di una doppietta. Il centrocampista saltò molto in alto, preparandosi ad eseguire la sua tecnica migliore. Mentre calciava il pallone cavalcando il tornado enorme, dichiarava: “Colonna di Vento!”.
La sfera di cuoio avanzò a gran velocità, ma i tre difensori della squadra avversaria si prepararono ad intervenire. Si disposero in fila, mentre sul braccio destro di ognuno compariva uno scudo aureo a forma di disco, decorato sull’orlo. Quindi, disposero i tre scudi a formare i vertici di un piccolo triangolo, contro il quale impattò il pallone, mentre essi dichiaravano: “Formazione Oplitica!”. La barriera formata riuscì a far esaurire l’energia alla palla, che rotolò sotto il piede di uno dei difensori, dall’espressione comprensibilmente soddisfatta in viso.
Esso calciò il pallone il più lontano possibile, proprio sui piedi di Petro. Egli cercò di avanzare, ma si trovò la strada bloccata da Rich. Il capitano della Dark Org. ghignò e fu solo allora che Giovanni capì di non aver ricevuto la sfera di cuoio per caso, in quanto era semplicemente il giocatore più vicino a Deception, cui lui avrebbe potuto sottrarre il pallone più facilmente. Difatti, il ragazzino eseguì la sua tecnica micidiale, dichiarando: “Carro di Diomede!”. Petro venne travolto dalla biga, mentre l’avversario si appropriava della palla ed avanzava. Dopo aver dribblato con facilità Yuri, si ritrovò nuovamente davanti a Milo. Per la seconda volta, ghignò, dichiarando: “Credo sia arrivato il momento di farvi vedere la vera forza della Dark Org.!”.
Al che, saltò in aria, mentre alle sue spalle prendeva forma un essere mostruoso. Assomigliava vagamente ad un uomo gigante, ma al posto della pelle pareva avere una dura scorza di roccia nera, sulla quale scorrevano alcuni rigoli di lava bollente. Mentre Rich calciava in porta, la creatura colpiva il pallone col pugno destro, imprimendogli un’energia smisurata. Il ragazzo, con altrettanto sproporzionata soddisfazione, proclamò il nome della sua tecnica micidiale: “Colpo Titano!”.

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