Isole sperdute

di Daistiny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fuori dal presente ***
Capitolo 2: *** Atto 1 scena ***
Capitolo 3: *** Di ladri e capitani ***
Capitolo 4: *** Approci ***
Capitolo 5: *** Verità celate... ***
Capitolo 6: *** Ciò che mi ha spinto a venire qui ***
Capitolo 7: *** Uno strano modo di vedere la verità ***
Capitolo 8: *** Non sono debole ***
Capitolo 9: *** Dolore ***
Capitolo 10: *** Strane visioni e desideri. ***
Capitolo 11: *** Azelas ***
Capitolo 12: *** Speranze ***
Capitolo 13: *** Eclipse ***
Capitolo 14: *** Ricordi vaghi... ***
Capitolo 15: *** Daspa/Verso Archades ***
Capitolo 16: *** Punti di vista -Iniziando a conoscersi ***
Capitolo 17: *** Tradimento ***
Capitolo 18: *** Verso Landis ***
Capitolo 19: *** Vecchi ricordi-Decisioni per il futuro ***



Capitolo 1
*** Fuori dal presente ***


Isole sperdute

Isole sperdute, acqua, sole e mare...

dorati campi in cui buttarsi e naufragare,

al muover del vento che crea onde dorate in esse io mi perdo e col pensiero vago...

Verdi sono i campi della mia patria, terra natia da cui provego.

Dolce era l'acqua che sgorgava dall'umida terra,

e azzurro era il cielo in cui mi perdevo.

E in quest'ambiente incontaminato da la Natura era padrona mi ci perdevo,

tra i vecchi ruderi di una civiltà ormai estinta ed antica io giocavo

e all'ombra di un albero ora mai centenario mi assopivo...

Sogni di miti e leggende, degli antichi dei... le loro storie sognavo...

Ora di incanto mi sveglio...

ora mia dolce terra natia non sei più quella della mia fanciullezza...

o Landis, mia cara patria io che sono un tuo figlio ti lascio da profugo ma porterò in me il tuo ricordo,

dei tuoi immensi pascoli e campi io mi ricorderò, della voce della foresta io mi ricorderò...

Eri e sarai sempre la mia casa... la mi sola isola in cui riposare...

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Capitolo 2
*** Atto 1 scena ***


QUANDO SI LEVA IL VENTO
Atto 1 scena “La casa dei ricordi”


Erano le 11:00 quando come al solito suonò il cellulare, “Dannata sveglia” pensò Daisy, mentre stava leggendo un libro che aveva preso in quella enorme biblioteca di quello stano mondo in cui si era rifugiata.
Già quel posto in cui si trovava non le ricordava casa più che altro le ricordava il mondo di Jak, era stato il litigio con Kavin a spingerla lì…appena aveva messo piede in quel posto il suo cattivo umore era peggiorato anzi era diventata più acida del solito.
Ella non amava quel mondo anzi lo trova così insulso e privo di vita, perfino il nome Ivalice le ricordava il nome in dialetto di una vavalicia una lumaca senza guscio, che di solito si poteva trovare  qualche sera d’estate in un posto umido e buio come qualche cantina.
Richter GabranthL’unica cosa che l’aveva colpito Daisy in quel posto erano i miti e le leggende, il modo di vestirsi e la cucina al quanto strana, dopo tutto quel posto non era da buttar via, pensò Daisy  tra se.
Ora la ragazza poteva si rilassarsi un po’, dopo di che riprese a leggere là dove si era fermata non prima di aver spento il cellulare, quei libri che stava leggendo in quella bellissima biblioteca erano interessantissimi. Li si potevano trovare manuali di magia, antichi racconti, raccolte di antiche testimonianze, documenti storici come la fondazione del regno in cui si trovava.
La ragazza non si trovava male a stare là, passava quasi tutto il suo tempo tra la biblioteca e la taverna Mare di sabbia dove si rifugiava quando la biblioteca della città doveva chiudere i battenti per l’orario.
Ore e ore sui libri ad assimilare ogni tipo d' informazione su quel posto, ma Daisy non poteva solo limitarsi a studiare quel mondo e i suoi abitanti dai soli libri, doveva scendere anche in strada per vedere cosa succedeva intorno a lei.
Però quella città Rabanastre non era fatta per lei, c’erano troppe guardi per i suoi gusti e troppi occhi che osservavano tutto ciò che accadeva. Lei amava di solito i posti affollati ma non quelli dove cerano soldati, guardie o quant'altro.
Da quando si era trasferita in quel posto, Daisy si era stabilita in un appartamento lussuoso nella città alta, al ultimo piano di uno splendido palazzo anche se la sua residenza doveva essere un’altra stando a quando le diceva Dior.
Nel palazzo dove abitava la ragazza aveva rincontrato una persona, Dior, che non rivedeva da quasi dieci anni, erano tantissimi i posti in cui l’avrebbe potuto trovare… ma mai si sarebbe immaginata di trovarlo lì a Rabanastre. Per lei rivedere Dior era qualcosa d'impensabile.
Le sue letture proseguivano indisturbate, e mentre leggeva Daisy ogni tanto pensava a Kavin che malediva continuamente, lui e tutto ciò che le era capitato… lui aveva una figlia del quale non le   aveva mai detto nulla. Che razza di uomo senza cervello si era andata a scegliere, si chiedeva tra se Daisy, più pensava a questo e più il suo cattivo umore aumentava drasticamente.
Aveva giurato a se stessa che mai e poi mai si sarebbe fatta mettere i piedi in testa costi quel che costi era disposta a tutto pur di raggiungere i suoi scopi, però dietro la sua apparente aggressività si nascondeva una fragilità, che più volte l’aveva fatta sentir male.
In quei però il suo umore era sempre giù, sembrava un’altra persona diversa da quella che era di solito… ormai sembrava da qualche tempo un’altra persona, timida e riservata. La cosa che poteva colpire di più in questa ragazza dalla rara, quanto mai leggendaria bellezza era il suo sguardo malinconico, che l’accompagnava sempre.
Il suo sguardo anche se rideva o era arrabbiato sembrava triste, ed era questa la sua particolarità che unita alla sua bellezza la rendevano uno spettacolo a gli occhi del mondo.
Daisy era così assorta dalle sue letture che non si era resa conto che si era fatto tardi, una cosa però le era piaciuta durante quelle ore di lettura, ciò che l’aveva colpita era una poesia che aveva trovato così per caso in un libro che aveva finito di leggere.
Erano più o meno le 11:00  a quel’ora le persone che si trovavano in biblioteca erano al incirca una ventina, Daisy amando la tranquillità e la solitudine decise di spostarsi in un luogo della biblioteca abbastanza isolato e soleggiato.
L’angolo che la ragazza  aveva trovato era più che perfetto per lei, in quel piccolo spazio composto solo da un tavolino rotondo con un piccolo divanetto di stoffa della stessa forma, completo di cuscini bianchi ricamati con degli arabeschi dai colori vivaci che rallegravano di molto l’ambiente circostante. Daisy poteva continuare indisturbata la sua lettura.
Daisy posò tutti e tre i grossi libri che aveva preso, era contenta che nessuno disturbasse la sua lettura, o la stesse riprendendo per l’incidente della sveglia, siccome tra alcuni minuti la biblioteca avrebbe chiuso. Continuò così a leggere indisturbata finche non le capitò  di trovare una poesia tra i tre libri che aveva preso,  lesse una poesia  e il suo contenuto che la incuriosì molto. 
La poesia era scritta su un piccolo foglietto che raccontava di una nazione, era così bella che Daisy prese con se il foglio che riportava la poesia, essa conteneva il nome di una nazione non più esistente a cui era stata dedicata.
Quel nome l’aveva in qualche modo turbata, così decise di fare qualche ricerca sul nome della nazione riportato sulla poesia. Non era la prima volta che lo sentiva.   
Avvicinatosi l’ora della chiusura Daisy raccolse tutte le sue cose, tra cui alcune pergamene e un paio di libri che aveva appena iniziato a leggere e li portò con se. Poco dopo aver registrato le pergamene e i libri che aveva deciso di prendere, presso la bibliotecaria, una signora anziana ma molto gentile, la ragazza uscì e una volta fuori si diresse verso la taverna “Mare di sabbia”.
Ella non amava molto quella taverna e il suo arredo con ciò decise comunque di prendere posto fuori, così da potesse starsene in disparte.
Quando un cameriere le si avvicinò per prendere le ordinazioni Daisy, le uniche cose che ordinò furono un panino e del tè ghiacciato, le giornate lì a Rabanastre erano troppo calde e torride, così quando si trovava in giro preferiva prender posto ombreggiato.
Se ne stava tranquillamente beata, quando si vide avvicinare un bel ragazzo, dai capelli castani a spazzola con un sorriso malizioso stampato sul volto, vestito in maniera elegante, forse fin troppo.
Il ragazzo l’aveva già diverso tempo l'aveva notata, e incuriosito dalla figura della ragazza aveva deciso di osservarla, non si sa come ma Daisy aveva catturato la sa attenzione, così quel giorno aveva deciso di avvicinarla.

-Buon giorno! Non credi che sia una bella giornata?

Chiese il ragazzo prendendosi una certa confidenza. Daisy intanto era così assorta dai suoi studi che non lo notò, l’unica cosa chele  interessava in quel periodo erano i suoi libri che stava leggendo. Tutto il resto poteva anche aspettare.
Vendendosi ignorato, il ragazzo decise d’insistere. Più  insisteva cercando in ogni modo possibile di attirare la attenzione di lei, più Daisy l’ignorava, mantenendo una certa distanza.
Dopo un’ora di tentativi andati a vuoto il ragazzo si arrese, vedendo che non c’era modo di abbordare la ragazza, una volte finite la sua ricerche Daisy pagò il conto alla taverna e se ne andò.
Ogni giorno da circa un mese a questa parte, la vita di Daisy trascorreva così.
Tra le sue ricerche, i suoi disegni e le sue escursioni in giro per il deserto, ciò che ultimamente le interessava era la storia della città di Rabanastre, a partire dal palazzo reale che per visitarlo si  ere dovuta intrufolare, fino alla fondazione del regno dalmasco.
Nella città di Rabanastre, attorno alla figura di Daisy si era venuta a creare un alone di mistero, alla taverna Mare di sabbia  l’avevano affibbiato alcuni sopranomi  "Maisa" era uno di questi a causa del suo atteggiamento fiero ed altezzoso.
Daisy non si curava minimamente delle dicerie sul suo conto o dei nomignoli che l’affibbiavano lei si sentiva al disopra di tutti, era sempre accorta e distaccata come se si dovesse astenere dalla vita di quel mondo che a suo dire era ridicolo.

Note: Il primo capitolo non finisce qui! E bello lungo io intanto ho gia scritto il quinto capitolo...
Daisy verra anche soprannominata "Numira" o "Manaar" per via della sua conoscenza con Dior, ciò accadrà più avanti.

Numira: colei che sparge luce
Manaar: Luce che guida
Maisa: che cammina con fierezza

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Capitolo 3
*** Di ladri e capitani ***


Daisy guardava quasi infastidita le persone che la fissavano sembrava che nessuno fosse alla sua altezza. L'unica razza che sembrava molto ammirare ed apprezzare erano le Viera.
La bellezza di Daisy non le rendeva giustizia, ovunque andasse  gli occhi di tutti erano puntati su di lei, ciò la infastidiva non poco. Non amava essere al centro dell'attenzione, ne che si parlasse di lei.
Si era già creta in torno alla sua figura una certa fama che si era sparsa per tutta Rabanastre come una folata di vento, dopo che qualcuno l'aveva vista in compagnia di Dior.
Per questo la chiamavano anche "Manaar" o"Numira", sempre in riferimento alla sua conoscenza con Dior.
Daisy era facilmente riconoscibile  per via della ricca foggia di abiti che indossa rispetto alle altre persone. Il suo stile era decisamente diverso rispetto ad un abitante di Rabanastre.
Ogni volta sfoggiava un abbigliamento diverso dal solito, che richiamava in qualche modo le varie usanze di alcuni paesi di Ivalice, non solo,  anche i capelli erano sempre raccolti od acconciati in qualche strana maniera.
Era quasi metà luglio quando Daisy si recò nel negozio di Migelo dove più volte andava a fare acquisti. La ragazza ora mai era diventata un'assidua cliente di quel negozio dove per almeno due o tre volte al giorno si recava a fare spese.
Quella volta doveva comperare alcuni manufatti che aveva ordinato per le sue ricerche e voleva sapere se erano arrivati o meno.
Migelo provava per Daisy una certa simpatia incurante delle voci che circolassero sul conto della sua cliente.  Il Bangaa si avvicinò alla ragazza salutandola calorosamente come sua consuetudine, la ragazza ricambiò il saluto sorridendo dolcemente.

Migelo- Buongiorno signorina Daisy benvenuta.

Daisy - Buongiorno anche a lei Vorrei chiedere se l'ordine che avevo fatto la volta scorsa è arrivato, ora mai è passato quasi un messe.

Migelo- Sono arrivati ieri, adesso si trovano del retro se aspettate un attimo ve li porto.

Daisy -La ringrazio. Quegli oggetti sono fondamentali per le mie ricerche.

Migelo -Lo sa non è stato facile reperire quello che mi aveva chiesto?! E stato quasi impossibile trovarli.

Daisy -Non si preoccupi sara ricompensato a dovere.

Migelo -Siete sempre così splendida, che gli dei vi sorridano sempre.

Daisy - Vi ringrazio. Ma non credo negli dei... non sono degni di essere chiamati così i vostri dei.

Le parole della ragazza suonarono quasi come una bestemmia, ma Daisy non sembrava scomporsi più di tanto, la gente che invece era presente nel negozio la guardò in malo modo. 
Daisy intuì subito che d'un tratto l'atmosfera si era fatta pesante, quasi irrespirabile ma ciò non le fece cambiare atteggiamento che rimase quello di sempre.
Nel frattempo un ragazzo entrò nel negozio, aveva quasi 17 anni, portava con se una grossa cesta di paglia piena di tanti monili.
Il ragazzo trascinava con fatica quel grosso fardello, trascino la cesta fin dove si trovò Migelo mentre Daisy con aria abbastanza seccata parlava con il bangaa.

Daisy -Finalmente sono arrivati! Grazie ancora Migelo.

Migelo -Per voi questo ed altro.

Il ragazzino domandò perchè quella ragazza aveva voluto comprare quella, che per lui era un inutile paccottiglia, decidendo così di intrufolarsi nella discussione tra le due persone.
Iniziò a tempestare di domande Daisy, quella era anche la prima volta che aveva la possibilità di scambiare due parole con quella ragazza che tutti definivano fredda.

Ragazzo -A cosa servono tutta questa inutile roba?

Daisy -Il valore di quella che tu chiami inutile roba è immenso. Vale quanto vale la vostra monarchia.

Ragazzo - Quindi hanno un valore indecifrabile?

Daisy -Si! Sono reperti provenienti dalla Valentia al confine con le terre di Nabradia. Anche se penso che per la loro manifattura, l'elaborazione dei disegni e lo stile secondo la loro provenienza deve risalire  alla leggendaria Giruvegan.

Quelle parole catturarono l'attenzione di tutti. La ragazza lasciava far intendere che sapeva tante cose sugli antichi miti di Ivalice e le domande che il ragazzo poneva mentre osservava con molta attenzione la giovane ragazza trovavano quasi sempre una risposta.

Era passato un mese in cui Vaan, era questo il nome del ragazzo aveva portato la cesta, era riuscito a fuggire dalla fortezza di Nalbina ascoltava con attenzione ciò che Daisy diceva.

Vaan- Come fai a sapere tante cose?

Daisy-Ho quasi passato un intero mese a studiare e fare ricerche sulla storia di Ivalice nella biblioteca reale. Trovo che la storia di Ivalcie con i suoi miti e con le sue leggende siano molto interessanti. Io stessa voglio capire che è successo secoli prima dell'Alleanza Galtea. Tu Vaan devi avermi visto molte volte alla taverna mentre leggevo ?

Vaan -Come fai a sapere come mi chiamo?

Daisy -Ti pare che non conosca i nomi degli assistenti di Migelo? Si vede da un miglio di distanza che cresi alle voci sul mio conto e chissà quale strana idea ti sarai fatto su di me.

Vaan -Non è verò!

Daisy -Dici?! Ti do un consiglio, rimani con i piedi per terra ed evita di volare troppo in alto. La vita di un ladruncolo è molto diversa da quella di un aviopirata.

L'ultima frase colpì tantissimo Vaan che non riusciva a credere alla parole della ragazza. Daisy dimostrò con molto poco che la sapeva lunga sul suo conto e che le voci sul suo conto erano del tutto false.
Detto ciò Daisy pago quello che aveva salutato, saluto ancora una volta il Bangaa e il suo assistente e se ne torno direttamente a casa, dove vi rimase per alcune ore.
Le ore sembravano passare velocemente mentre Daisy si concentrava sulle sue ricerche, con la mente però si trovava altrove. Ripensando a Kavin e alla sua amata Lyond, le mancava tantissimo casa, dentro di se la ragazza provava tanta nostalgia della sua terra quanto tanta rabbia che provava per Kavin il suo amore.   

Lo studio però non sembrava fare progressi e Daisy non aveva tanta voglia di rimanere sui libri. Le forze le venivano meno, decise così di staccare un po', prese uno dei suoi libri e uscì recandosi alla taverna sperando così di trovare un po di pace.
Daisy arrivata alla taverna "Mare di sabbia" come al solito la trovò sempre piena, si andò a sistemare nel suo solito posto che per fortuna era rimasto libero. Non perse un minuto che la ragazza iniziò a leggere il suo libro, ordinando prima qualcosa qualche spuntino.
Non passo qualche minuto che un uomo di grossa corporatura gli si avvicinò, chiedendole molto educatamente se si potesse sedere.
Senza staccare gli occhi dal libro, Daisy rispose all'uomo che poteva accomodarsi e che non le dava fastidio.

Uomo -Mi dispiace disturbarla volevo chiedere se potevo sedermi qui, non ho trovato posto libero ed ho visto poi questo.

Daisy -Si sieda, non disturba affatto, mi dia del tu.

Uomo -Mi scusi.

Daisy -Perche dovete scusarvi non avete fatto nulla di male.

Uomo -Come mai siete così scontrosa come si dice in giro?

Daisy -(Ci risiamo!) No! Solo perchè mi piace la solitudine non vuol dire che io sia scontrosa, non so cosa vi abbiano detto sul mio conto ma non sono quel tipo di persona che gli altri mi dipingo.

Uomo -Allora come siete?

Daisy -Sono quel tipo di persona che vive e lascia vivere.La cosa che più detesto è quando gli altri danno peso alle dicerie senza sapere come stanno realmente i fatti. Ecco tutto.

Uomo -Quindi la mia presenza non vi da fastidio?

Daisy -Che razza di domanda è?!  Perche la vostra presenza mi dovrebbe creare fastidio?

Disse la ragazza guardando fisso l'uomo che prima di risponderle indugiò un po'. Quella ragazza sembrava ignorare chi si trovasse di fronte, temendo qualche reazione da parte della stessa decise di rimanere un po sulle sue.
Daisy notò il cambiamento dell'atteggiamento dell'uomo e gli chiese direttamente se qualcosa non andava.

Daisy -Qualcosa non va? Perchè vi nascondete? Temete che io possa avere chissà quale reazione di riluttanza nei vostri confronti? Perche?! Non sembrate avete la faccia di una persona orribile ma quella di una persona onesta che è stata ingiustamente accusata.

Uomo -Vi sembro forse questo?

Daisy -Si! La vostra faccia dice tutto.

Uomo -Quindi sapete chi sono?!

Daisy -Lo ignoro... ma se volete potete dirmi il vostro nome. Il mio è Daisy.

Uomo -Io sono solo... Basch.


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Capitolo 4
*** Approci ***


L'uomo indugiò prima di pronunciare il suo nome temendo qualche reazione da parte della ragazza, la quale sembro cambiare atteggiamento verso di lui, la sentì un po' meno sulle sue divenendo più accomodante.

-Temevate qualche mia reazione a sentire il vostro nome completo Capitano Basch!-Esclamò la ragazza guardando fisso l'uomo negli occhi.

-Voi sapevate chi ero?- chiese l'uomo.

-Al riguardo o poche idee e tanti dubbi, io non giudico chi non conosco... nè la sua vita, nè la sua persona.- disse Daisy tornando a sfogliare il suo libro.

-È difficile credere che non mi giudicate... - aggiunse Basch osservando gli atteggiamenti calmi della ragazza.

-Io... non sono di qui. Nè tanto meno mi interessa la storia che sta sconvolgendo questo paese. Tutto ciò riguarda una promessa che ho fatto a me stessa.- Asserì con fare distaccato Daisy.

-Cosa vi ha spinto a fare una tale promessa?- domandò l'huma.

-Volete sapere troppo. Sono solo una persona di passaggio, che non ha una casa a cui far ritorno perchè mi è stato portato via tutto...- esclamò con voce fredda la mora mentre ripensava al suo passato.

-Mi dispiace- disse l'uomo intento ancora a scrutare il volto della ragazza. Le ultime parole che quella strana persona gli aveva detto gli ricordavano tante cose... ma non capiva a cosa la ragazza si stesse riferendo se a lui o a se stessa.
- Non dite così... avrete molte occasioni per rifarvi una vita.-cercò di confortarla lui.

-Sbagliate!- esclamò la ragazza guardando con rabbia l'uomo. -Sono una persona senza patria, nè ideali, nè qualcosa che abbia la pene per cui vivere. L'unica cosa che mi spinge ancora a continuare e la vendetta verso coloro che mi hanno privato di tutto. Ho perso chi amavo e sulla mia pelle porto il tradimento di chi consideravo la mia famiglia per cui avrei dato anche la vita!... Cosa mi resta se non il nulla adesso!?-

La voce di Daisy tuonò come un fulmine a ciel sereno, fissava gli occhi del capitano come di fronte a lei ci fosse stato il suo acerrimo nemico.

-Non tutto è perduto!- con voce calma le suggerì l'uomo.

-Io non posso perdonare... anche se solo volessi non ci riuscirei.E come se tu pretendessi di gridare la tua innocenza... ora che sei stato bollato come un traditore ed un assassino.-

-Non vi capisco... è da un po' che vi osservo... avete sempre quell'espressione così triste.-

-Non vi preoccupate sto bene come sto...- rispose lei-

-Non si direbbe! Da soli si può ben poco.-

-Allora non sono stata l'unica ad essere stata notata?- disse la ragazza alzando lo sguardo.

-Non è bello nascondersi.. lo so bene.-fece lui.

-Io non mi nascondo, lo tenga ben presente... sono qui solo per dimenticare il male che ho subito.-

-Credo che riuscirà a dimenticare.-

-È solo che non voglio dimenticare... So bene che si tratta di una contraddizione... ma è quello che voglio.-

-Guarda non ti conosco, ti vedo ogni giorno qui, intenta a leggere qualcosa... sempre con quell'aria triste che non si a dice ad una giovane donna come lei.- le disse con gentilezza l'huma.

-Non sono una donna! Ho solo 18 anni... sono una ragazza... e lei è solo un uomo inopportuno per l'età che porta.- esclamò ancora una volta la ragazza infastidita da quello strano individuo.

-Ti sbagli non sono così vecchio come mi avete appena definito... ho solo 36 anni... dite che sono troppi per voi?- 

-Li portate male.... Allora si riguardi dall'essere meno trascurato la prossima volta Capitano.- Salutò con una certa acidità la ragazza, alzandosi ed dal suo posto e sistemando le sue cose, allontanandosi da Basch.. Quello strano incontro l'aveva in qualche modo colpita... e lei che guardava con indifferenza tutti, di fronte a quel huma aveva sentito il bisogno cambiare il suo atteggiamento.

Lei che si solito era impassibile, con quell'individuo si era subito infiammata,  aveva tirato fuori quel lato che ormai non tirava fuori da anni con i suoi amici di Loandris.
Loandris la sua amata città, era stata la sua ancora di salvezza dopo la guerra... si era rifatta una vita. Non vedeva l'ora di ritornare dal suo Kavin, che tanto lo amava quanto l'odiava... 
Daisy era sempre contrastata tra questi due sentimenti. Ma prevaleva sempre l'amore alla fine tra loro. Ma adesso le cose erano andate diversamente.
Kavin l'aveva combinata grossa e Daisy non glie l'avrebbe perdonata, anche se la ragazza era certa che prima o poi si sarebbe ricongiunta in un modo o nel altro a lui. E quando sarebbe accaduto ciò avrebbe dovuto prendere una decisione.
Sia lei che Kavin erano uniti da un forte legame che andava ben oltre il semplice amore, si erano amati, odiati, erano pieni di passione cosi travolgenti e violenti che difficilmente sapevano contenersi.  

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Capitolo 5
*** Verità celate... ***


La gentilezza che Basch aveva mostrato nei riguardi di Daisy e nelle poche parole da lui usate, Daisy ricambiò la sua gentilezza alla stessa maniera.
Il modo di fare del capitano ricordavano a Daisy le maniere di Jak , un suo ex amante, anche se Basch per quanto avesse gli occhi e i capelli dello stesso colore di Jak quest'ultimo non gli somigliava per nulla.
Basch sembrava aver stregato Daisy con il suo fascino da uomo maturo. Diverse volte nei giorni precedenti Daisy aveva notato quest'uomo, anche se la ragazza fingeva disinteresse per qualsiasi cosa la circondava in verità non le sfuggiva nulla, lei era sempre vigile.
Per tutto il mese di luglio, Daisy aveva notato come Basch l'avesse osservata attentamente e finalmente quel l'uomo le si era avvicinato.
Anche se si poteva notare un certo interesse tra il bel capitano e Daisy, quest'ultima non era minimamente interessata a ad avere storie o avventure, le uniche due cose che le interessavano erano Kevin e la vendetta nei confronti di questi, queste due  cose erano le sola ragione di vita della ragazza, era ciò che la faceva andare avanti.
Ma cosa sarebbe successo se ogni cosa le fosse sfuggita dal suo controllo?
Che cosa ne sarebbe stato della sua vita fino a quel momento se avesse voluto iniziare qualcosa con quell'uomo?
Queste domande spesso Daisy se le chiedeva. Daisy non era una persona debole e di certo non le mancavano gli attributi anzi era l'esatto contrario.
La sua mente era ben lucida e ferma in qualsiasi momento.... volendo Daisy poteva assumere qualsiasi aspetto o identità lei volesse, una delle cose che le riusciva particolarmente bene era travestirsi e fingersi qualcun'altro.
L'unica persona in grado di riconoscerla ovunque, anche sotto i suoi travestimenti era il suo amato Kavin.
Osservando Basch, Daisy pensò che quel uomo poteva tornarle utile nella sua vendetta nei confronti di Kavin e del suo tradimento.
Daisy si alzò dal posto dove era seduta e si affrettò ad uscire per tornare al palazzo dove abitava.
Daisy era appena ritornata presso il suo appartamento quando davanti all'ingresso si trovò il suo servitore non che coinquilino, Dior che vedendola arrivare le andò subito incontro sorridendole e facendole un inchino.

-Bentornata my Lady! Come è stata la sua giornata?

-Abbastanza noiosa, non capisco come Eclipse abbia potuto viverci, in questo buco. Questa città sembra essere in qualche modo interessante... ma ancora non capisco come.

-Mia signora, Eclipse era di qui... di questo mondo.

-Un mondo noioso. Senza tempo, senza regole...un inutile regno... Io non sono come Eclipse. E non so come lei abbia fatto.
Più di 10 anni fa lei ha abdicato al titolo di "Fatae"... designando me come sua erede.

-Voi siete l'attuale "Fatae" in carica, la più potente che si abbia mai avuto.

-Ne sei così sicuro Dior? Non ti sarai sbagliando come tutti gli altri.... Io sono più forte di quelli che voi chiamate dei. Impostori ecco cosa sono.

-Voi siete diversa da loro è vero, ma sono le persone a credere che quelli che voi chiamate "Impostori" sono dei a tutti gli effetti.

-Dior ti sfugge una cosa... un immortale non è un dio. Dai vostri antichi scritti ho capito una cosa... che non esistono veri dei.

-Che vorreste insinuare?

-I  vostri Dei non sono altro che gli ultimi superstiti di una antichissima razza... le cui facoltà e conoscenze sono superiori a qualsiasi razza che si conosca. Essi sono vissuti milioni di anni fà... quelli che voi chiamate Occuria...sanno manipolare e controllare il Mystes, l'energia primordiale del vostro mondo... usando le loro conoscenze e la loro misteriosa tecnologia che ne amplifica i poteri.

-Su quali basi potete affermare la vostra teoria?

-La mia Dior è al momento solo un'ipotesi, per questo sono qui, per far luce su questo mistero.
La "Fatae" non è  sacerdotessa di un Dio. La "Fatae" è la figura o meglio "Colonna portante" di tutto... se crolla lei... crolla tutto. Comprendi le mie parole Dior?

Disse la ragazza guardando fisso negli occhi il suo servitore, con espressione abbastanza seria stampata sul suo volto.

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Capitolo 6
*** Ciò che mi ha spinto a venire qui ***


-Avete preso la questione molto a cuore?

-Dior sono altre le cose più importanti nella mia vita. Sia chiara una cosa, non ho la ben che mi minima intenzione di unirmi a loro.

-Mia Signora non fermatevi alle apparenze questo mondo può offrire molto.

-Cosa volete insinuare?? Vi voglio ricordare che io sono venuta qui, solo ed esclusivamente per riprendermi da una brutta situazione.

-Potrei sapere quale situazione? -Domandò Dior con aria incuriosita, ma la risposta della sua signora non tardò ad arrivare.

-Fareste meglio a tenere per voi certe domande... se non volete guai. -Lo minacciò la ragazza ora mai infastidita dalla presenza del suo servitore.

Era bastata una sola frase di Dior a tirare fuori il cattivo umore di Daisy, la quale non faceva che pensare quasi ossessivamente al suo ex amante Kavin.
Dior nonostante il carattere particolare della sua padrona, cercava sempre di assecondala cercandola di farle scaricare tutte le forti emozioni negative che spesso Daisy provava.
Per un solo instante la sofferenza della giovane donna sembrava essersi placata, non appena Daisy prese tra le mani un vecchio album di foto scattate il 30 gennaio.
Quel giorno Daisy era riuscita finalmente a dire in faccia a Jak, che la credeva ancora innamorata di lui, che lei stava con Kavin ed aveva rinfacciato a Key il passo falso che quest'ultimo aveva commesso con sua sorella.

Quella per Daisy era stata un'occasione unica, in cui si era sentite forte ed invincibile. Per una volta anche se per poco aveva avuto la sua rivincita.
Ma la sua sensazione di vittoria e di rivincita era stata veramente breve, non era dura che 24 ore, nel quale aveva scoperto qualcosa che mai si sarebbe immaginata.
A causa di questo episodio Daisy aveva finito di litigare con Kavin per poi prendere la decisione di sparire all'improvviso senza dargli alcuna informazione di dove lei fosse.
Daisy in quell'occasione era sotto shock qualcosa di negativo aveva scosso ancora una volta il suo piccolo mondo.

Dopo svariati giorni dalla sua scompara, Daisy era stata trovata da Demetrio uno dei suoi amici, nella città di Pallet,  qui Demetrio aveva informato la sua amica, che il suo ex Jak  tra qualche giorno lui si sarebbe sposato.
Ancora una volta a Daisy si presentava un'occasione unica, quella di vendicarsi di Jak per quello che lui le aveva fatto.
Il 30 gennaio non era stato solamente un bell'evento per prendersi una rivincita, ma quello stesso giorno c'era stata anche una grande festa, in cui Daisy e Kavin volevano annunciare un'importante notizia, il loro fidanzamento.
Ma durante questa festa era successo che Daisy aveva finito per litigare con Key e in particolar modo con Jak. La discussione tra i due fu abbastanza accesa, subito dopo la confessione da parte di Daisy e l'ammissione di questa di sapere del tradimento da parte di Jak con la sua migliore amica Keira.
Daisy gli aveva urlato in faccia ogni cosa con una tale rabbia che a quel punto Jak ferito nel suo orgoglio reagì aggredendola, sferrando un pugno contro il ventre.

Jak non riusciva a prendere pienamente coscienza di quella che era stata la sua reazione ne del danno che ne sarebbe scaturito. Ovvero che Daisy era incinta e che per via di quella aggressione aveva perso il bambino.
Da quel momento in poi ogni rapporto con la ragazza era andato peggiorando. Ma alla notizia del matrimonio di Jak, Daisy sapeva come ripagarlo per quello che le aveva fatto.
Decise di recarsi ad Haven  dove era stato organizzato il matrimonio di quest'ultimo, qui Daisy rivelò a Jak ciò che era successo a Tess, la ragazza del suo amico Dexter, non solo la ragazza era decisa a rovinargli anche  il matrimonio, cosa in cui Daisy ci riuscì.
Ma a toglierla Daisy da quella situazione che aveva volutamente provocato ci pensò Kavin.
Kavin intervenne nel caos causato da Daisy per permettere a quest'ultima di allontanarsi e trovare un posto tranquillo dove aspettare che le acque si calmassero.

Anche dopo l'intervento da parte di Kavin, per altri motivi ancora, Daisy aveva finito anche per litigare con lui... decidendo così di raggiungere  il continente di Ivalice.

Dopo aver rievocato quei fatti, Daisy mise a posto l'album di foto in uno scaffale che conteneva una miriade di altri libri.
Passarono alcuni giorni e Daisy notava come più lei cercava di evitare le persone più queste la venivano a cercare. La ragazza dovette trovare qualche scusa assurda per divincolarsi da tutti quella che la cercavano.
Ancora una volta Daisy si trovò alla taverna al suo solito posto, quando si vide arrivare Vaan tutto intento a salutarla, insieme al ragazzino c'era anche una ragazza sua coetanea.
La ragazza aveva i capelli biondi raccolti in due trecce, quest'ultima vedendo Daisy rimase quasi meravigliata vedendola.

-Ci si rivede Vaan L'ammazza topi... non hai finito il tuo giro nelle fogne?

Aggiunse Daisy guardando maliziosamente il ragazzo. 

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Capitolo 7
*** Uno strano modo di vedere la verità ***


Per un breve istante Daisy sembrò tornare la ragazza di una volta, la ragazza dall'espressione perennemente maliziosa, ma quel breve istante durò poco e Daisy si ritrovò ad assumere un espressione apatica ed insofferente.
Vaan si mostrò visibilmente arrabbiato mostrando di tutto punto la sua emozione.

-Non sono un ammazza topi e di certo non sto sempre nelle fogne! - esclamò il ragazzo.

-Ah si! Ma l'odore che sento è quello delle fogne.

-Vaan ha trovato qualcuno che ti dice le cose in maniera al quanto diretta.- aggiunse la ragazza che stava con Vaan.

-Non intrometterti Penelo!

-Quello che ti hanno appena detto Vaan è qualcosa che sanno tutti. Quel soprannome te lo ha anche dato il vecchio, vedendoti sfogare la tua rabbia sui ratti mannari.

-Vedi che avevo ragione io, Vaan L'ammazatopi! Ne hai di strada da fare.- Esclamò Daisy .

-Ha ragione la "Principessa". -Rispose Penelo in maniera sarcastica alzando gli occhi al cielo.

-Mi chiamo Daisy Amdir Aranel ... e non "Principessa".... anche se "qualcuno" ha messo in giro tale soprannome.

-Non puoi dargli torto... voi lo sembrate davvero.... dico una "principessa".

-Guarda non è detto che io lo sia... Comunque cosa vi porta da queste parti?

Domandò Daisy incuriosita, mentre i suoi occhi brillarono di uno strano luccichio, Penelo si sentiva quasi ammaliata dallo strano sguardo della ragazza ma allo stesso tempo anche stranamente intimidita.
Daisy cercò di attaccare bottone con Penelo, di farsela amica in modo da scoprire dove fosse diretta dal canto suo Vaan che stava dietro la sua amica aveva un'espressione al quanto imbronciata mentre le braccia erano conserte.
Quel broncio conferiva a Vaan un espressione al quanto infantile visto i suoi lineamenti così femminili.

-Non ti preoccupare se non vuoi parlare non fa' niente. Poi le principesse non sono tutte uguali, alcune possono essere davvero gentili... come te.

-Non posso dire di essere un esempio di gentilezza con il tuo amico Vaan.

-Vai tranquilla.. avvolte Vaan se le cerca!E poi lui avrebbe bisogno che qualcuno gli dica in maniera diretta  e senza mezzi termini la verità.

-Avvolte c'è modo e modo di dire la verità! - Gli occhi di Daisy per un secondo di fecero buii, lei con quei occhi color ametista che non lasciavano scampo a nessuno. Simbolo di qualcosa di diverso.
-La verità sconvolge, distrugge... so cosa può fare la verità. -Finì la ragazza.

-Cosa ti è capitato? -Domandò Vaan sempre più curioso di sapere a cosa di stava riferendo la mora.

-La verità mi ha uccisa.. Melodyl morii e al suo posto vi fui io. -Daisy pronunciò una tale frase che sconvolse non poco i due ragazzi che si guardarono a vicenda per un breve istante prima di riposare entrambi gli occhi sulla figura di Daisy.

-La verità viene sempre ocultata, ne so qualcosa. -Vaan pensò a suo fratello a quello che aveva visto.

-Vaan tu non capisci una cosa, questa pace che voi desiderate è solo una bugia.

-TI SBAGLI!- Le urlò contro il ragazzo -I nostri cari per cosa sono morti? Per cosa hanno dato la vita?

-Per degli stupidi ideali! Loro sono morti per nulla... quindi risparmiati questi sensi di colpa. Se poi ti piace soffrire quello è un'altra storia.

-Come puoi insinuare che mio fratello sia morto per nulla?!

Vaan urlò ancora mentre Daisy non si scomponeva più di tanto. Gli occhi del ragazzo risplendevano carichi di odio pronto a scoppiare in qualsiasi momento. 

Vaan scoprì i denti, sembrava quasi un cane pronto a ringhiare, ma difronte a quella reazione Daisy si trattene dal ridere. Forse Vaan aveva cercato inutilmente e anche stupidamente di spaventarla?
Penso Daisy fissando il ragazzo, lei dal canto suo non si scompose più di tanto ben sapeva quanto poteva essere terrificante se solo avesse voluto.

Sulle labbra di Daisy si formò un sorriso e guardando negli occhi il ragazzo, pronunciò una frase che fu come un colpo di frusta in pieno viso per quest'ultimo, il quale rimase ammutolito.

-Vaan tuo fratello era solo una "pedina" di un gioco più grande di lui... che vuoi che importi a chi l'ha ucciso se questi era tuo fratello oppure no.
Non credo che gli importasse più di tanto, lo ha solo considerato come qualcosa di sacrificabile, Vaan tu credi che a quelli importi di questo, di te o della tua città?
Te lo sei mai chiesto... io credo di no. Se vuoi ti rispondo io...Tu, la tua città, per "loro" non siete niente e valete meno che niente."

Gli fece notare Daisy con una tale freddezza che quasi fece impaurire i due ragazzi.

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Capitolo 8
*** Non sono debole ***


Di fronte alle parole di Daisy, Vaan rimase privo di qualsiasi emozione sembrava che avesse perso ogni entusiasmo mentre la sua amica Penelo abbassavo lo sguardo ripensano alle parole di Daisy. 
Quelle parole pronunciate da Daisy erano come delle violente e spietate pugnalate dietro la schiena.
Daisy alzò il mento e li guardò con fare distaccato, pensando hai suoi amici che aveva lasciato a Lyond. Il ricordo di quella città l'attanagliava, da qualche parte dentro di lei voleva farvi ritorno... solo non poteva proprio.
Non era ancora il momento per tornare, al meno lei non si sentiva tale.
Daisy guardò ancora i ragazzi e quasi si dispiacque per loro, forse aveva troppo calato la mano... dopo tutto che diritto aveva per parlar loro così.

-È inutile che ve la prendiate... Ma è proprio questo ciò che pensa chi detiene il potere. Io non conosco il vostro "mondo" ne sono del tutto estranea.

Le ultime parole di Daisy sembravano risvegliare i ragazzi da loro reazione così cupa. Daisy nel frattempo si alzò dal suo posto a sedere ed appena intravide Dior venirle incontro.
Tutti gli abitanti di Rabanastre sapevano chi era Dior e che per più di 10 anni non si era mai mostrato in pubblico da quando Eclipse era scomparsa.

Al passaggio di Dior tutti i presenti si girarono e presero le distanze da lui, gli occhi di Dior erano fissi su Daisy che quasi non si meraviglio di vederlo, la lunga chioma nera della ragazza ondeggio mentre questa si girò di spalle e fece per andarsene ma la voce di Dior la raggiunse costringendola a restare 

-Aspettate My Lady! Sarà che questo posto non vi piace e non vi troviate bene qui. Ma perchè odiate tanto questo posto e i suoi abitanti?? Loro non vi hanno fatto nulla.

-Non mi va di sprecare parole con chi non può capire il mio punto di vista. IO NON SONO ECLIPSE.
Voi, Dior, siete sparito da quando la vostra "Eclipse" è scomparsa... in tutto questo tempo solo in un'occasione mi avete conosciuta dopo quella non mi avete più vista... sapete sono cambiate tante cose... quindi se non capite il problema è vostro.


Detto ciò Daisy voltò le spalle e se nè andò lasciandosi alle spalle tutte le persone che avevano assistito a quelle scena. Dopo quell'episodio passarono cinque giorni nei quali gli sguardi su Daisy sembrarono aumentare, ovunque andava la ragazza sembrava venisse trattata con uno strano riguardo.

Daisy  dovunque andasse per ogni suo capriccio era servita e riverita. Daisy era ben consapevole del perchè di quelle attenzioni che non facevano che infastidirla, così decise d'improvviso di andarsene da Rabanastre per prendere le distanze da quel posto e di recarsi nella città bassa dove al contrario della parte "alta" della città la ragazza non vi era mai stata.

Una volta giunta nella città bassa, Daisy pote notare come nessuno facesse caso a lei, finalmente dopo tanti giorni si sentì più rilassata e tranquilla decise di mettersi alla ricerca di un luogo riparato e ben nascosto dove poter leggere senza essere disturbata. 

Daisy voleva leggere in santa pace il grosso libro che portava con se. Il libro era un grosso tomo di strategie e tattiche militari che a quanto pare Daisy trovava molto rilassante da leggere.
Dopo che ebbe girovagato un po' Daisy finalmente trovò un posto tranquillo dove poter leggere il suo libro, passarono alcuni minuti che la ragazza aveva già letto un'ottantina di pagine, quando una voce maschile a lei familiare attirò la sua attenzione.

Daisy sollevò lo sguardo dal libro per vedere chi l'avesse chiamata, quando si vide difronte il capitano Basch con un aspetto decisamente diverso da come l'aveva incontrato settimane prima.

Basch quando vide la ragazza lentamente le si avvicinò, notò subito il pesante libro che stava leggendo e si sorprese non poco nel vedere come un libro del genere poteva interessate a quella ragazza.

-Che ci fate voi in un posto del genere?!

-Come!?... Ma tu... Dio....! -quasi imprecò la ragazza.

-State bene? Devo avervi disturbata? Ho notato che stavate leggendo allora...

-Ma tu sei Basch!??? Oppure siete il suo "gemello " malvagio spuntato da chi sa dove..?- lo guardò la ragazza incredula mentre lo scrutava intensamente l'improvviso cambio di look di Basch, stentava a riconoscerlo per quanto lui era cambiato.

-Eh... - il bel capitano non sapeva cosa rispondere, soprattutto perchè quella frase gli era parsa veramente inopportuna anche se non poteva spiegare alla ragazza perche quella frase gli avesse dato così fastidio.
Ma cosa poteva saperne dopo tutto Daisy di lui, a mala pena conosceva il suo nome.

-Ho forse detto qualcosa che non va?- chiese la giovane donna.

-È tutto a posto. Perchè vi trovate in un posto come questo?-  Fece notare il bel capitano.

-Cercavo tranquillità... per leggere questo libro, ma di sopra era impossibile.

-Cosa state leggendo? Qualche romanzo?

- È un libro sulle strategie e tattiche militari archadiane, dopo  ancora mi toccherà leggere un libro che parla delle caratteristiche territoriali della Valendia. 

-Sono letture molto impegnative.

Basch dopo le brutte esperienze che si era visto subire in due anni, soprattutto dopo la prigionia e la fuga dalla prigione di Nalbina, adesso voleva solo guardare avanti per trovare una possibile soluzione a quella guerra in modo da restaurare la monarchia.
Per il bel capitano riprendere certi ritmi che aveva prima era veramente difficile, vendendo Daisy la trovava abbastanza strana come ragazza, si chiedeva come mai una ragazza delicata come quella era così "interessata a leggere quel genere di letture".
Ma definire "delicata" Daisy era una parola.

-Come mai state leggendo questo genere di libri? Simili letture non si addicono a..

-Una ragazza!? Che vuoi lo sappiate o meno a me "piace combattere" e sono venuta al mondo per questo. Ed io sono qualcosa che non si può definire debole... 

-La guerra non è un gioco, non lo è nemmeno combattere. Non ha senso che sprechiate la vostra vista per queste cose.
-Tra me e voi c'è una differenza.- Disse la ragazza. -Io non sono come voi... se c'è qualcosa che sono fare bene è combattere. Io sono l'erede di Eclipse precedente "Fatae"... quindi potete immaginare questo cosa significhi.

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Capitolo 9
*** Dolore ***


Non appena Daisy disse a Basch si essere l'erede di Eclipse, l'uomo si sbianco di colpo rimanendo molto sorpreso, nel frattempo la rabbia e la frustrazione presero il sopravvento su Daisy.
Lei non era tenuta a dire chi era, ma soprattutto non voleva. Lei voleva dimenticare e ricostruirsi una vita e mentre pensava a queste cose i suoi occhi divennero lucidi e l' angoscia che giaceva nascosta dentro di lei prese il sopravvento.

Lei che a detta di tutti doveva essere un essere superiore, lei che tutto poteva, lei che aveva tutto.. bellezza, l'amore di tutti. Lei che era servita e riverita più di un sovrano adesso era triste, il suo cuore solo ed esclusivamente per la persona da lei amata, cuore che a suo tempo prima batteva per Kay.

Daisy si domandava se veramente valeva la pena vivere così, la ragazza non si sapeva dare una risposta ma sapeva solamente che desiderava essere felice. Ella inizio a lacrimare, Daisy odiava con tutta se stessa farsi vedere in quello stato la faceva sentire "debole".

Per lei che trovava che "struggersi per amore" fosse la più grande cazzata che si potesse fare, eppure eccola li a piangere per qualcuno di cui si era follemente innamorata.
Ma adesso dopo tutti i casini che aveva combinato sentiva di non avere la faccia per ripresentarsi d'avanti a lui con l'assurda pretesa di ritornare insieme come se nella fosse successo, sarebbe stata una presa in giro ma per come era fatta Daisy tendeva sempre a complicare tutto e difficilmente se lo sarebbe perdonato.

Daisy era ricaduta in una delle sue solite crisi, per di più era gravata del fatto che era scoppiata a piangere difronte ad un perfetto sconosciuto con cui aveva scambiato solamente poche parole.
La sua agonia continuava mente difronte a lei il capitano Basch non si sapeva spiegare che cosa le fosse preso.

Il pianto di Daisy era un pianto così angoscioso che il cavaliere dalmasco non ne aveva mai visti ed uditi prima. Il pianto di una bellissima creatura chiusa in una gabbia dorata che disperatamente chiedeva aiuto senza ricevere alcuna risposta.
Daisy era fuggita da Lyond  ma in realtà stava solamente fuggendo da Kavin che per ferirla si era messo con Fiona... e questo dopo che lei era partita per Ivalice.

Tutto era un circolo vizioso che ella stava paragonando a caro prezzo, Basch si era reso conto di quanto instabile emotivamente potesse essere quella ragazza.
Evidentemente solo Kavin si avrebbe saputo come "gestire" una simile ragazza.
Daisy da quando aveva conosciuto Kavin era profondamente molto cambiata, questo ragazzo era riuscito ad avere su di lei una "presa salda" riuscendo a farsi ascoltare cosa che per altri era stato presso che impossibile.

Era stato come se Daisy avesse costantemente bisogno di un punto fisso e quel punto era Kavin.
Poche erano le parole che potevano descrivere il rapporto fatto d' amore ed odio di Daisy e Kavin, se non complesso, complicato e problematico.

Basch non si era mai trovato in una situazione simile  ne sapeva come comportarsi , l'unica cosa che sarebbe stato in grado di fare e consolare quella ragazza impedendole di fare magari qualche sciocchezza.
Il bel capitano non sopportava di vedere una così bella ragazza soffrire a quel modo anche se i suoi modi di fare erano davvero pessimi, decise di abbracciarla in un gesto improvviso.
Trascinò a se la ragazza facendole poggiare la sua testa contro il suo petto sussurrandole parole gentili con quella sua dolce voce calda.

-Non dovreste piangere.. vi si addice più uno splendido sorriso.

-Io non sorrido. Per me adesso è come se fossi l'ombra della persona che ero una volta.

-No. Voi siete sempre la stessa persona, che se piangete dovete reagire, chiunque può avere e permettersi un momento di crisi.

-Per me non c'è nulla, tu non sai cosa significa rifarsi una vita e vedersela  poi distrutta e di conseguenza poi fuggire per poi cercare ancora di rifarsi una vita... è un circolo che non avrà mai fine.

-Vi sbagliate, so bene cosa significa quello che avete appena detto. Non avere più un nome, un'identità, vivere all'ombra di quello che una volta si era mentre gli altri infangano il vostro nome senza sapere alcuna verità.

-Allora perchè non sei andato via da questo posto?

-Non posso ho ancora cosa ho questioni che ancora mi legano qui. Voglio trovare un modo per riabilitare il mio nome... anche se per il resto io sono morto e sono un traditore.

Parole che non sfuggirono alla ragazza che si domando a cosa il bel uomo si riferisse.

-Questa è  tua storia... ed anche io ho la mia...

-Voi siete al contrario di me, siete una speranza "Norm".

"Norm" il cui significato era "Colei che " bisbiglia un segreto, colei che lo sussurra... colei che viene per qualcosa.  Colei che governa il fato.

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Capitolo 10
*** Strane visioni e desideri. ***


-Io non sono la "speranza"... io non porto nulla di ciò che voi dite.-Urlò Daisy.

-Voi non capite. La vostra venuta significa tanto, molti anni fa quando c'era ancora Eclipse regnava la pace... ci assicurava prosperità, ma quando sparì il suo atto fu segno di sventura. Di li a poco la guerra scoppiò e ci coinvolse tutti. Chiunque qui a Rabanastre aspetta il suo ritorno. -Cerco di farle capire l'uomo ma Daisy non voleva ascoltare.

-Sei un folle se pensi che aiuterò te e queste persone. A me non me ne importa del tuo regno, non ho motivi per proteggerlo. Io non sono nata qui. Per me siete tutti come dei miserabili mendicanti cercate da me qualcosa che io non potrò mai darvi.
Tu meglio di tutti dovresti saperlo Basch... il passato è passato e Dalmasca è e sarà il passato! Cosa vuoi fare ora che il tuo paese è caduto? Gli stolti restano i furbi vanno avanti...- Disse Daisy con fare abbastanza provocatorio.

Le parole della giovane donna risuonarono dell'aria come un tuono, anche se Daisy gli aveva letteralmente urlato in faccia ciò che pensava, quelle parole per l'ex capitano dalmasco risuonarono come delle pugnalate.
Difronte a quella ragazza Basch si sentì nuovamente come se fosse stato ancora imprigionato a Nalbina, si sentiva abbastanza confuso.
L'huma guardò la ragazza, d'avanti a lui c'era solamente lei e alle sue spalle dietro di lei sembrò comparirgli un uomo con indosso una pesante armatura nera, il volto scoperto mentre sotto il braccio sinistro portava un pesante elmo nero.

In quella scena così grottesca Basch voleva dimenarsi ma per qualche strana ragione non aveva la padronanza del suo corpo, I suoi occhi azzurri erano sempre puntati su Daisy e sulla figura alle sue spalle che sembrava la sua esatta copia.

L'uomo in armatura aveva stampato sul suo volto un sorriso beffardo mentre l'espressione di Daisy era quanto mai gelida. La scena sembrò assumere toni più cupi, vide Daisy vestita interamente di bianco con alle spalle la figura con l'armatura nera che con un braccio la teneva stretta a se, trascinandola indietro in una fitta oscurità.

Basch voleva dimenarsi ma non poteva non nè aveva il controllo, ma quando ad un tratto le due figure scomparvero lui si ritrovò con ancora Daisy tra le sue braccia.
Per qualche strana ragione Daisy si era calmata mentre guardava con un espressione abbastanza spenta il bel capitano.
Basch dopo quell'orribile visione rimase in silenzio, si chiede se fosse stata quella ragazza a mostrargliela poichè diretta erede di Eclipse. Stranamente il capitano non voleva però allontanare  da se quella ragazza, ancor più strano era il desiderio di volerla al suo fianco. Si chiedeva anche perchè quella ragazza gli procurava quelle sensazioni.

Basch ripensò al suo desiderio di volere qualcuno al suo fianco, ormai per troppi anni era stato da solo. Anni in cui Basch aveva dedicato tutta la sua gioventù, la sua anima e il suo corpo  al regno di Dalmasca, anni in cui non aveva mai sentito il bisogno di avere una famiglia, una compagna.
Ma da due anni a questa parte qualcosa era cambiato in lui, da quando era stato rinchiuso per quasi due anni in isolamento, in tutto questo arco di tempo si era visto la sua vita scorrergli d'avanti.
E per tutto il tempo che era stato appeso in quella "gabbia " nella quale era stato rinchiuso si era trovato a riflettere sulla sua vita e su quello che avrebbe voluto se mai ne fosse uscito un giorno.

La solitudine che l'aveva accompagnato per due anni aveva lasciato in lui forti segni, una costante paura di non essere più accettato e voluto. Forse questo suo bisogno l'aveva spinto insieme alla sua età al desiderio di volere una compagna.

Ma con un accusa di alto tradimento e la nomea di "regicida" adesso chi lo avrebbe voluto mai? Ma incurante di questo, il bel capitano portava avanti la sua ricerca... insieme ad un modo per ripristinare il suo nome.
Aveva dunque trovato per ironia di qualche strana sorte la persona giusta? La persona che gli avrebbe consentito di riscattarsi?

Basch non osava, mai e poi mai avrebbe usato quella ragazza ne tanto meno l'avrebbe respinta. Ora come ora quale altra donna si sarebbe potuta avvicinare a lui?
L'ex capitano si limitò a fare qualche carezza sul capo della ragazza, ma a quelle carezze Daisy non reagì.

-Voi avete ragione Ma io che posso dirvi?... se volete posso darvi una mano se c'è qualcosa che vi crea difficoltà.

-Odio questo posto,  odio gli altri, vorrei che morissero e tu... ... tu come puoi aiutarmi?- Disse Daisy con tutto il risentimento. Daisy stava iniziando ad odiare quel posto in cui si trovava, non solo ma soprattutto i suoi amici, quelle persone che aveva lasciato a Lyond.

-Continuate a sbagliare, questo non è quello che desiderate.

-Quello che io desidero e che tutto ciò che ha fatto del male venga distrutto.

-Cercate di ragionare non vaneggiate. Tu sei una persona... non puoi fare questi discorsi.Se si tratta solo di un momento no...passerà vedrete.

-No! Non vi credo, sono troppo stanca per crederti. Lo vuoi capire che questo tuo insistere è fastidioso ed inutile.

Daisy con uno strattone si allontano violentemente dal soldato dalmasco, il suo atteggiamento abbastanza freddo e scontroso si fece ancora più ostile nei confronti di questo poveretto, cercò il più possibile di allontanarsi da lui. Qualcosa evidentemente gli aveva dato molto fastidio.
La ragazza da dove era entrata nella città bassa da lì se ne uscì, per tutto il resto della giornata rimase inevitabilmente di cattivo umore nemmeno quando incontrò nuovamente Vaan e Penelo che vedendola per strada la salutarono, ma Daisy fece finta di non vederli e continuo a camminare dritto per la sua strada.

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Capitolo 11
*** Azelas ***


L'atteggiamento tenuto da Daisy mandò Vaan su tutte le furie il ragazzo che iniziò ad urlarle contro che puntualmente lo ignorò continuando ad andare avanti per la sua strada, ma all'ennesimo rifiuto Daisy perse la pazienza facendo si voltò verso Vaan e facendo ricorso ai suoi misteriosi poteri ereditati da Eclipse scagliando il poveretto ad almeno una decina di metri lontano da lei.

Dopo ciò la ragazza se ne andò per la sua strada, incurante di quello che aveva appena commesso.
Penelo preoccupata per Vaan, si precipitò dal suo amico per verificare se stava bene. Vaan brontolò lamentandosi del comportamento inqualificabile di Daisy, ma per il resto non aveva riportato nessuna ferita.
Penelo però non era della stessa idea e riproverò il ragazzo dicendogli che lui se l'era andata a cercare e che doveva aspettarselo una reazione del genere da parte di Daisy.
Vaan voleva continuare a fare storie ma Penelo che non era dello stesso pensiero non permise al ragazzo di fare altre polemiche.

-Vaan te lo sei merita una punizione del genere, hai continuato con insistenza a provocarla.

-Non dovevo provocarla!-

Urlò il ragazzo dalmasco in faccia alla sua amica Penelo, tanto che la sua reazione ricordava quella di una tigre chiusa in gabbia che ruggiva furiosamente perchè voleva essere libera. La reazione della giovane ragazza fu pessima tanto da mollare a Vaan un forte ceffone.

-Piantala Vaan, non comportarti come la persona che non sei, cerca di crescere per una buona volta.
Tu con quella ragazza hai torto e sai bene che non puoi dire nulla, l'hai insultata senza ritegno e beh... meglio che sia andata così più tosto che finire male.

-Tu l'hai vista, ha usato i suoi poteri per attaccarmi!

-Perche giustamente aveva  perso la pazienza e non poteva fare altrimenti.

-No, non è così.

I due ragazzini continuarono a punzecchiarsi, se uno dei due diceva una cosa l'altro diceva il suo esatto opposto finchè alla fine della discussione prevalse tra i due l'opinione di Penelo che azzittì Vaan una volta per tutte.

Dopo che Daisy lasciò solo Basch, quest'ultimo decise di camminare per un po' per le strade della città bassa fin quando non si trovò per incontrare il suo vecchio compagno d'armi Azelas. Erano più di vent'anni che i due uomini si conoscevano insieme avevano vinto tante battaglie e per qualche strano motivo Basch si era ritrovato d'avanti a se il suo vecchio amico dopo che questi giorni prima l'aveva incontrato dopo due anni dalla caduta del regno, quando era stata consegnata a Basch la sua vecchia spada che indicava l'appartenenza all'ordine cavalleresco di Dalmasca.

L'antico ordine dei cavalieri di Dalmasca era ora mai caduto a pezzi, non c'era più un regno da difendere nè tanto meno una famiglia reale. Era giunta una nuova era con la fine del regno di Dalmasca, quella dell'impero archadiano e di casa Solidor.

Basch doveva trovare altro per cui vivere, a cui votare la sua vita come aveva fatto in passato con Dalmasca e la sua famiglia reale. Lui che era fuggito dalla sua patria per aiutare un'altra nazione che ora mai era caduta come Landis.
Ma ora che ex cavaliere dalmasco aveva promesso che non sarebbe più fuggito, me che anzi avrebbe fatto tutto quello che era in suo potere per restaurare quello che rimaneva del regno di Dalmasca.


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Capitolo 12
*** Speranze ***


I due amici d'armi dopo tanto tempo si incontrarono nuovamente, quell'incontro serviva tra loro per poter parlare e finalmente chiarirsi.


-Che ci faceva quella ragazza con te prima?

- Abbiamo solo parlato.

-Sembra che tu ci tenga molto a lei..ma sembrava avere occhi per altro.

-Tu non sei venuto qui per parlarmi di lei ma di altro... la Resistenza.

Domandò Basch  mentre lanciò un'occhiata al suo amico, Azelas,  di sicuro non del suo ritorno dal "mondo dei morti" per quello dei vivi.
Erano poche le persone che sapevano del fatto che Basch fosse ancora vivo, tutti lo credevano morto, giustiziato per aver assassinato Raminas.

Era passato un mese da quando Basch era era fuggito dalla prigione di Nalbina, in questo arco di tempo  però erano successe tante cose.
Basch insieme a Vaan e Penelo ed altri due avio pirati erano riusciti a liberare la principessa Ashe, ultima erede al trono di Dalmasca,  ma che ora si nascondeva da qualche parte nella capitale dalmasca, nessuno sapeva dove era a parte Azelas che aveva l'incarico di tenerla al sicuro.

-Ti devo parlare di "quello"e ma anche della nostra signora.

-Cosa vuole Lady Ashe da me?

Chiese il capitano interrogando il suo vecchio amico Azelas che gli spiegò, che Lady Ashe doveva essere scortata nel jad del Mar Yensa dove da lì in poi avrebbe raggiunto la tomba del suo antenato, presso cui la principessa avrebbe recuperato la prova della sua appartenenza al trono di Dalmasca, il frammento d'aurora.

Lady Ashe aveva quindi incaricato Azelas di mettersi in contatto con i due avio pirati a finche, questi la accompagnassero con la loro aereonave per condurla  al Mar -Yensa. Tutto era stato  già concordato, rimaneva soltanto da decidere la partenza.

Quando era stata a Bhujerba, la principessa Ashe aveva "ordinato" a Balthier di "rapirla" e condurla alla tomba del re dinasta, insieme a lei ci sarebbero stati anche il resto del gruppo.
Però nel frattempo prima di partire per la tomba del re Dinasta,  la principessa  aveva ordinato ad Azelas di rimanere a Rabanastre per verificare alcune voci all'interno della resistenza riguardanti un presunto traditore.
Quello che nessuno sapeva ancora e che più avanti  Azelas avrebbe non solo trasgredito agli ordini ricevuti dalla sua signora, decidendo di sua iniziativa di unirsi al gruppo di Lady Ashe ma che poi più aventi li avrebbe anche traditi avvisando l'impero della loro posizione.
Per adesso ancora nessuno sapeva niente.
-Lei non vuole nulla da te! Se sono venuto qui e perche tu credo possa mettermi in contatto con con quei due aviopirati. Mister Simpatia e quella sua Viera che sta sempre con lui.

-Anche se volessi quei due sono difficili da rintracciare. Lady Ashe come sta?

-Il suo umore non è dei migliori  ma la sua salute è stabile. Non è l'unica persona provata da questa maledetta guerra che non accenna a finire.

Disse Azelas amareggiato e abbastanza stanco, abbassò lo sguardo guardando fisso a terra, Basch poteva ben capire il suo vecchio amico anche lui era molto provato da quella guerra.
L'ex cavaliere ripensò alla sua condizione e ciò che la guerra gli aveva "rubato" ma qualcosa nel suo sguardo d'improvviso cambiò.

Basch si ricordò subito di una cosa, una cosa molto importante. Lui sapeva una certa notizia, un'informazione che forse avrebbe potuto portare una speranza e un motivo in più per non arrendersi a quella situazione.

-Vosler... "Norm" cioè"Fatae" è qui! Non lei... la sua erede.

-Anche io ho sentito vociferare del suo "ritorno". A quanto dicono che si sia fatta vedere nella città alta in compagnia del servitore di Eclipse. Se veramente è come dici, perchè non è qui ad aiutarci?

Chiese Vosler a Basch con tono al quanto infastidito. Vosler era convinto che Basch stesse mentendo oppure era veramente la verità?

-Lei non sa chi siamo.

-Come dici scusa? Tu veramente credi in lei... lei che ora sbuca dal nulla pretendendo di essere la sua erede?

-L'ho incontrata so chi è... lei è completamente diversa da Eclipse.

-In cosa Basch? - Gli domandò scettico Vossler.

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Capitolo 13
*** Eclipse ***


Il tono del capitano Azelas da cupo divenne sarcastico, non voleva credere per alcuna ragione alle parole del suo vecchio compagno d'armi. Azelas era convinto che gli ultimi due anni trascorsi nelle segrete di Nalbina avevano offuscato il giudizio e il barlume della ragione di Basch e che questi non se nè rendesse conto.
Agli occhi di Vossler, Basch sembrava un povero pazzo che farneticava di "una discendenza di Eclipse", della "voce della dea".
Le antiche leggende dalmasche insieme agli altrettanti antichi miti di Ivalice, raccontavano di una specie di "oracolo" tanto vicino agli dei da incarnare la  loro volontà divina su terra.
Si raccontava che questo "Oracolo divino"era tanto venerato quanto temuto e rispettato, per ciò che ella rappresentava.
Una persona fu scelta per sorreggere le forze che regolavano l'equilibrio e l'ordine delle cose sul mondo al posto dei dodici, mille anni dopo la ribellione dei dodici  ensper guidati da Ultima contro gli stessi dei. La scelta ricadde quindi su Eclipse, una giovane dalmasca.
Questa persona per via del suo incarico, fu posta in isolamento, ad essa venne affidato il compito di fare "la volontà del cristallo".
Il peso del "compito" affidato ad Eclipse era difficile, è finì col diventare più grave con lo scoppiare della guerra fra i vari imperi.
Di innanzi alle atrocità della guerra, la sua violenza e i suoi orrori Eclipse ne era ormai esausta e disgustata da tali avvenimenti.
Anche volendo fare qualcosa per fermare tutto, Eclispe non poteva in alcun modo intervenire, le era proibito interferire con il corso della storia umana... in quanto il suo compito era un'altro.
Se  Eclipse avrebbe interferito con il corso degli eventi, avrebbe incrinato le sorti di un mondo che di perse reggeva su equilibri molto fragili.
Il suo destino per tanto era già segnato, l'unica cosa che poteva fare, era essere testimone impassibile degli eventi che stavano sconvolgendo Ivalice.
Era come giudice che dall'altro del suo trono non poteva in nessun modo intervenire, emettere verdetti, ne eseguire condanne, doveva solo limitarsi a osservare lo svolgersi del destino di Ivalice nel bene o nel male.
Questo compito per Eclipse dopo mille anni era diventato una tortura, le poche creature che avevano avuto il compito di assisterla nel suo ruolo cercavano di consolarla ma senza alcun risultato.
Per Eclipse ogni giorno era uguale al precedente, non c'era giorno in cui ella non pregasse gli dei e la "volontà del cristallo" a finchè la guerra terminasse.
Eclipse pregava per un futuro migliore, per la pace su Ivalice.
Tutte sue le preghiere si innalzavano verso gli dei e la loro città sacra così come gli incensi che venivano bruciati dagli huma per gli dei  dedicando loro canti ed offerte presso il monte di Bur-Omisage.
Per quanto le preghiere espresse da Eclipse sembrano non avverarsi, ella era certa che prima o poi si sarebbe realizzato un futuro di pace. Anzi lo aveva proprio visto in una delle sue premonizioni nel quale però ella sembrava non comparire mai. Quello non era il suo destino.

Vossler non aveva mai creduto alla figura di Eclipse, lui era un huma pratico e i si fidava solamente di quello che i suoi occhi potevano vedere e le sue mani toccare.
Per tanto non aveva creduto a Basch quando gli aveva raccontato di aver conosciuto l'erede di Eclipse.

-Basch se è come sostieni, perchè lei non è qui? Perche gli dei non fanno qualcosa per questa guerra? Dove erano loro quando Dalmasca è caduta?.. La verità Basch è che ce la siamo vista sempre da soli e tu lo sai... quindi non poi uscirtene con simili sciocchezze.

Il tono e il modo in cui Vossler si rivolse al suo vecchio compagno di armi , era  stato fatto in maniera tale da ridicolizzare le cose detta da Basch. La verità era che Vossler era troppo stanco ed esausto per tentare di capire quello che voleva dirgli il suo amico.

-Quando c'era lei, la pace regnava. Ci ha sempre guidati con saggezza, c'ha protetti.

-Che si faccia avanti e ci protegga!-gli disse quasi sprezzate Vossler guardando negli occhi Fon Ronsenburg infastidito da quella conversazione così assurda.

- Che cosa a fatto lei per noi? Noi non abbiamo mai fatto affidamento su queste cose e lo sai anche tu! Chi credi che rivorrà Eclipse e la sua erede? Sveglia Basch abbiamo bisogno di cose concrete, non di ciarlatani.

-Se è tornata vorrà dire qualcosa? -disse Basch speranzoso, mettendo in discussione le parole del suo vecchio amico.

-Chi può dirlo, può anche significare niente per quello che mi riguarda. -Tagliò accorto l'huma fissando l'amico.

-Se la nostra signora la incontrasse allora... - Fece Basch per continuare ma Vossler lo fermò dal dire un'altra stupidaggine.

-Prima portala da me e poi si vedrà!- Disse Azelas.

-Perchè vuoi metterla alla prova?-protestò Basch, ma Azelas fissandolo negli occhi, gli fece capire che finche non si fosse accertato della veridicità della cosa non si sarebbe fatto nulla.

Le parole del capitano Vossler risultarono quasi blasfeme, Basch non disse nulla, Vossler era una persona coerente, concreta che credeva nei fatti, ma la sua fiducia nei suoi principi negli ultimi due anni era iniziata a vacillare, dentro di se si chiedeva se valesse la pena continuare ad opporsi all'impero.
Era solo lui con i suoi pensieri nella sua testa, con i segreti e profonde paure celate sotto un viso su cui vi era stampata un espressione austera, dura che non lascia spazio all'immaginazione, ne hai sentimenti.
Basch era più o meno fatto anche egli della stessa tempra di cui era fatto Vossler, solo che Basch era più aperto rispetto al suo compagno d'armi, era una persona più disposta a venire in contro agli altri.

La conversazione con il capo della resistenza stava pian piano assumendo toni sempre più cupi, Basch dal canto suo si chiedeva se aveva fatto bene a raccontare a Vossler della presenza di Daisy.
Si chiedeva quanto Daisy avrebbe potuto aiutare la resistenza, o quando meno ridare a Dalmasca la speranza per un futuro di pace.



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Capitolo 14
*** Ricordi vaghi... ***


Sinceramente c'erano troppe domande a cui rispondere e Basch lo sapeva, la discussione con Azales sfociò in altri argomenti, alla fine di quest'ultima Basch stava per andarsene quando si girò di scatto per guardare il suo amico e rivolgendosi a lui, gli assicurò che le sue non erano menzogne e che gli e lo avrebbe dimostrato in un modo o nell'altro.

Nel frattempo Daisy, a casa sua, si stava sfogando con Dior. Per tutto il resto della giornata Daisy non aveva fatto altro ce fingere di essere positiva quando in realtà il suo stato d'animo era un altro.
Era stufa di essere paragonata ad Eclipse, lei sentiva di non avere nulla in comune con Eclipse. Ivalice si stava rivelando per lei, una delusione sotto molti punti di vista.
La sua vita non era affatto semplice di per se, ed ora non voleva assolutamente intromettersi in una guerra con la quale sentiva di non aver nulla in comune.
Ciò che veramente desiderava Daisy era riprende la sua vita in mano.

Erano state molte le volte in passato, in cui Daisy si sentiva invidiata dai suoi amici... quelle stesse persone a cui lei aveva deciso di voltare le spalle visto i loro continui commenti.
Le parole di Kavin erano presenti continuamente nella sua mente, non le dimenticava mai. Pian piano si sarebbe presa la sua vendetta nei suoi confronti e Kavin avrebbe capito quanto l'aveva fatta soffrire.

Se lui aveva accettato Fiona e Maruska allora avrebbe dovuto anche accettare Daisy e la sua "nuova" condizione. Daisy aveva già scelto la sua vittima ora non doveva far altro che attenersi al suo piano.

-Che noia questo posto, come è possibile che sia tecnologicamente così arretrato? Dior il tuo mondo è così primitivo... come possono credere che io possa stare dalla loro porte? Guardali!- Esclamò la ragazza uscendo sulla terrazza del suo attico osservando la gente sottostante per strada.

-Tu sei fondamentale per tutti loro.- rispose Dior inchinando la testa.

-No! Non lo sono... e tu lo sai! Loro vedono in me, Eclipse, non mi amano per quella che sono ma per qualcosa che rappresento. Da dove vengo invece è diverso...-

-Se tu ti rifiuti di incontrarli come potranno mai conoscerti? Davvero vuoi vivere come loro e non adempiere al tuo destino? -le domandò Dior.

-Dior il mio dovere è molto semplice, devo solamente osservare e non interferire. Queste sono le regole. Se mai vi fosse uno squilibrio allora è necessario il mio intervento. Ma fino a prova contraria per adesso è tutto "normale"... e posso vivere come voglio... questo "Eclipse" non ne ha mai tenuto conto?!- fece presente la ragazza al suo coinquilino mentre lo vedeva scrutarla tutto dubbioso.

-Tu rigiri le regole per tuo personale tornaconto e non a beneficio altrui!... -disse Dior quasi sbiancando a una simile eresia, ma Daisy non si sembrava minimamente scomporsi, infondo quella era la verità.

-Solamente ora ci sei arrivato? Io sono la "Fatae" o "Norm"o qualunque strano nome mi affibbiano... ma prima ancora, sono me stessa, ho la mia vita e una mia identità e "soprattutto i miei problemi" di cui devo occuparmi. Tutto questo viene prima dei miei doveri di "Erede di Eclipse".. mica posso preoccuparmi per tutti.- ammise quasi candidamente la ragazza, con un sorriso sfrontato sulle labbra che stava irritando non poco Dior che era quasi scandalizzato da ciò.

-Sbagli!- alzò la voce Dior in preda alla rabbia, ora mai stufo di sopportare un comportamento così egoistico di quella ragazza.
-Voi siete una viziata!- continuò ad inveire l'huma mentre Daisy sembrava non scomporsi ad una simile scenata da parte del suo coinquilino, anzi sorrideva beffardamente di fronte al comportamento di Dior, quasi a farsi beffe di lui.

-Oh... quanto vi sbagliate!- esclamò Daisy tutta sorridente e sicura di se. 
-Se c'è qualcuno qui troppo viziato è il popolo di Ivalice! E poi voi che riponete tutte le speranze e la fiducia in "Dei" che non ascoltano le vostre preghiere e che vi manipolano facilmente senza che voi ve ne rendiate conto.
Essi impongono il loro volere e voi non vedete, non vene rendete conto! Voi non siete liberi...- Disse Daisy facendosi più seria, mentre Dior difficilmente riusciva ad accettare un simile pensiero, a dirla tutta non ci voleva credere.

Dior era rimasto ammutolito, per la prima volta l'huma si rese conto di quanto quella ragazza di fronte lui, fosse anni luce distante da Eclipse. 
Un'arrogante, presuntuosa, sfacciata,  menefreghista ecco cosa era Daisy agli occhi di Dior. Tale visione era per l'uomo insopportabile.
Dior iniziava a rimpiangere Eclipse che non aveva nulla da spartire con Daisy, la quale era una tipa non solo più tosto aggressiva e pronta ad andare contro tutto e tutti, non era di certo una tipa docile come Eclipse.
L'uomo notò che nonostante i difetti di Daisy, che la ragazza stava in qualche modo trattenendosi, di certo non si sarebbe attivata per prodigare la gente di Ivalice, ne tanto meno gli sembrava che prendeva qualche iniziativa per dimostrare la sua ipotesi riguardo "Gli Dei" erano falsi.

Fino a quel momento si era solo limitata ad osservare la gente, da un punto di vista abbastanza marginale, quasi come se non volesse minimamente entrarci in contatto o farsi coinvolgere.

Un'altro tratto distingueva Daisy da Eclipse, era la voglia ardente di quest'ultima di raggiungere la felicità e vivere liberamente al di sopra di tutto e tutti, cosa che Daisy era molto propensa a fare.

Lo sguardo di Daisy si spostò da Dior alla vista che la terrazza offriva della città di Rabanastre, la ragazza osservò l'immensa capitale dalmasca e i suoi edifici, per un solo istante nella mente della mora comparve l'immagine di Eclipse.
Una donna di bell'aspetto dai lunghi capelli biondo sabbia e gli occhi castani, Daisy la vide sorridere e poi ripensò a quando Eclipse la scelse come sua erede.
Con lei c'erano tutti i suoi servitori, tra cui Dior. Quattordici consiglieri, custodi ognuno dell'equilibrio suoi sottoposti.

Daisy si ricordava ancora perfettamente di Eclipse, della sua voce quando le parlò per la prima volta, da sola nel suo mondo. Erano passati più di dieci anni.

-Tu sei Melody?- le chiese Eclipse.

-Si... ma come sai il mio nome? Tu chi sei?- le aveva chiesto Daisy prima di mutare la sua forma, lasciandosi alle spalle il suo vecchio nome, Melody.

-Mi chiamo Eclipse, sai perchè sei qui?- domandò la misteriosa donna difronte a Daisy da bambina.

-No...non so nemmeno dove sono.- esclamo una giovane Daisy guardandosi a torno e non riconoscendo il posto in cui misteriosamente si trovava.

-Tu adesso sei in una specie di limbo, non temere ti trovi qui perchè sei stata scelta.- rispose con voce gentile Eclipse avvicinandosi alla giovane bambina.

-Scelta per quale motivo?Cosa volete da me?- domando ancora Daisy fissando negli occhi la figura misteriosa di fronte a lei.

-Sei stata scelta per diventare qualcosa di unico. Tu in assoluto sei quella che più di tutte, ritengo sia adatta a succedermi. A renderti così preziosa al mio giudizio, non sono solo i tuoi poteri ma la scelta che hai saputo fare quando sei nata. Questo ti fa onore.-

-Onore? Perchè mi parli di onore? Non conosci nemmeno i miei motivi della mia scelta. Io ho solo scelto di non farmi usare, anch'io ho diritto ad esistere e non permetterò a nessuno di usarmi. Ho una mia volontà.-ribatte con decisione Daisy pensando al suo segreto.

-È proprio questa tua decisione che ha attirato la mia attenzione, lì tra le tante anime. Tu sei la sola persona che possa succedermi, hai abbastanza forza e volontà per importi e non permettere a qualsiasi cosa di controllarti.- Ammise Eclipse osservando con quanta fermezza e determinazione Daisy l'affrontava, ne era estasiata.

-Perchè dovrei succederti ?- domandò la bambina incuriosita osservando la figura di Eclipse sorriderle.

-Prenderai il mio posto! Diventerai la "Colei"! Tu hai tutto ciò che necessita per diventarlo, ancora non lo vedi, ma è così credimi.- le disse Eclipse.

Daisy se la ricordava ancora bene quella scena, tanto da farsi prendere da quel ricordo prima di ritrarsi di scatto da quel pensiero che per certi versi la turbava, aveva altri progetti ed obbiettivi da raggiungere. 
Non doveva permettere a niente e nessuno di farla distrarre. 

Daisy per sua natura era molto cinica e fredda, difficilmente qualcosa poteva metterla in difficoltà, a patto che questa fosse qualcosa che la coinvolgesse in prima persona.

Il fatto di ritrovarsi in quel posto, Rabanstre, a volte infastidiva terribilmente Daisy, lei chiedeva solamente quattro mesi per prendere le distanze dai suoi problemi e trovare una soluzione, dal matrimonio del suo ex Jak e sui segreti del suo ragazzo Kavin.
Ma quattro mesi di sicuro non sarebbero bastati, perchè non aveva la più pallida idea di come si sarebbero messe le cose.

Daisy aveva deciso di rimanere a Rabastre per un bel pò, non solo per prendersi una vacanza e distrarsi dalle sue delusioni amorose, ma voleva anche decidere se stare o meno con Kavin.
Lasciarlo avrebbe significato per lei ricominciare tutto da capo, ma c'erano buone probabilità che le cose non avrebbero preso questa piega.
Daisy era troppo legata a Kavin, ma non era tanto sicura se avrebbe sorvolato su ciò che le aveva tenuto nascosto. Lei infondo detestava Fiona.

La ragazza sapeva bene che Kavin le era fedele ma si sentiva molto ferita dal fatto che il suo ragazzo le avesse nascosto di aver avuto una figlia dall'ex.
Eppure per come erano fatti sia Daisy che Kavin, nessuno dei due si sarebbe mai permesso di fare il primo passo per fare le scuse all'altro.
Erano troppo orgogliosi, cocciuti e testardi per mettere da parte le loro questioni personali e fare la pace.

Ma l'amore e la mancanza avrebbe fatto sentire la sua ad entrambi, se era davvero che Daisy e Kavin erano così innamorati l'uno dell'altro di certo avrebbero sofferto la mancanza e il bisogno dell'amato, almeno finchè uno dei due non avrebbe ceduto.

Dior silenziosamente osservò Daisy  di spalle che osservava il paesaggio sospirando, l'huma ripensò ancora una volta ad Eclipse chiedendole se avesse mai fatto bene a scegliere Daisy, e se mai questa sarebbe stata all'altezza del suo compito.

-(Eclipse cosa abbiamo fatto per meritarci una come Daisy? Sei davvero sicura che lei sia giusta per questo suo ruolo? Non so siamo in buone mani, è troppo immatura per capire.... Vorrei fidarmi della tua scelta, come tu hai avuto fiducia in lei! Così come mi sono sempre fidato di te, anch'io vorrei fidarmi di lei... se pur è vero che ancora non conosco così bene questa ragazza, per poterne essere certo. Non la capisco... anche se sto cercando di venirle incontro, mi riesce così difficile. Eclipse ti prego aiutami... )-

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Capitolo 15
*** Daspa/Verso Archades ***


Verso Archades

Dior fissava pensieroso Daisy, lo sguardo fisso sulla sua figura assorta ad osservare il paesaggio della capitale dalmasca. La città sembrava un insieme di varie macchie colorate in un paesaggio, il cui contorno sembrava tutto uguale nei dintorni del deserto ma allo stesso tempo parecchio insolito.

Il deserto e quella particolare città, ricordavano a Daisy la città di Spagus, situata nell'estremo sud del continente di Kerwon. Una città di pietra che si cresceva rigogliosa in un'anfratto di roccia che dava sul mare, mentre su un versante dava sul deserto infido.

Dopo aver osservato la città di Rabanastre per qualche minuto Daisy buttò un occhiata a Dior, e senza farsi accorgere da quest'ultimo usando i suoi misteriosi poteri gli lesse nella mente, quello che lesse non le piacque affatto anzi la irritò moltissimo, così improvvisamente senza una ragione precise Daisy espresse il desiderio di volersi trasferire nella capitale dell'impero archadiano.
In verità era già da qualche settima che la ragazza meditava su questa idea, ed ora si era finalmente decisa a prendere una decisione.

-Dior potrei avere la tua attenzione per qualche secondo?- chiese la ragazza rivolgendosi al suo servitore.

-Cosa c'è My Lady?- domandò tutto incuriosito Dior.

-Fa preparare le mie valige, ho intenzione di trasferirmi ad Archades!- disse la ragazza con un espressione abbastanza annoiata, abbassando lo sguardo, Dior era rimasto impietrito.

-Perchè questa decisione?- domando sbigottito il servitore.

-Penso che Archades abbia più da offrire rispetto a Rabanastre. Li è tutta un'altra cosa e più come casa mia.

Sentendo una simile affermazione Dior rimase a bocca aperta, sgranò gli occhi  come se non volesse credere alle sue parole. Daisy incurante non ci fece caso a tale reazione da parte del suo coinquilino, al contrario era elettrizzata all'idea di partire e trasferirsi ad Archades e lasciare una volta per tutte Dalmasca.
Finalmente avrebbe potuto interagire con un ambiente più in line con le sue abitudini.
Già si vedeva camminare per la capitale imperiale, mentre osservava i suoi abitanti per le strade intenti in varie mansioni. Daisy era sicurissima che una volta arrivata ad Archades si sarebbe integrata subito rispetto a come era andata con Rabanastre.

Di solito per abitudine Daisy si integrava perfettamente in un posto presso cui decideva di risiedere, adottando così anche l'abbigliamento del posto. Per tanto sarebbe stato necessario per lei indossare abiti dalle fogge imperiali.

La ragazza si era già preoccupata di informarsi sulle mode e sul vestiario archadiano. Dior non era affatto contento di quella decisione, per lui andare a vivere nella capitale archadiana significava voltare le spalle a Dalmasca e schierarsi col nemico.

Daisy non badò allo stato d'animo del suo servitore e continuo tranquillamente per la sua strada, incurante dello stesso continuò a parlare di quanto sarebbe stata felice una volta trasferitasi ad Archades. 
Dior come suo servitore dovette ascoltare tutto senza protestare, cercando anche di accontentare la sua signora qual ora ella avesse avuto qualche altro desiderio. Servila era il suo unico dovere.
Egli chiese a Daisy in che zona della città imperiale voleva stabilirsi e se già avesse fatto dei preparativi riguardo all'appartamento in cui avrebbe vissuto e riguardo ai vari documenti.
Daisy rispose solamente che era tutto sistemato da tempo, mentre ne parlava si poteva vedere un'espressione di felicità ed entusiasmo dipinti sul volto della ragazza.
Dior era invece quasi disgustato di fronte a quel progetto. Come poteva quella splendida ragazza essere così infantile ed egoista?
Un intero popolo riponeva le sue speranze in lei, e lei invece se fregava alla grande dedicandosi a frivolezze, altro che problemi esistenziali.

Daisy non era così sciocca e stolta come avvolte voleva farsi apparire, anzi era una tipa molto attenta e sveglia, notava silenziosa tutti i pensieri e lo stato d'animo di Dior. Capì che qualcosa in lui non andava e che tutta la sua idea di andare ad Archades non gli era piaciuta affatto.
La ragazza capiva fin troppo bene, ella guardò per un attimo Dior e il suo viso, prima di assumere un atteggiamento piuttosto seccato nei confronti di questo.
Lentamente Daisy digrignò i denti e sollevò leggermente le labbra quasi come se stesse per ringhiare, emise un debole suono, come un ringhio soffocato. I suoi occhi puntavano su Dior.
Daisy con una punta di disprezzo disse senza tanti giri di parole e in maniera piuttosto cruda come mai Dior la stesse guardando in quel modo così contrariato.

-Spiegami, o Dior perchè mi stai guardando in maniera così ostile!? Cosa avrei fatto di male questa volta?- 

Ma Dior non rispose, si limitò a chiudere gli occhi e voltare la faccia da un lato, quasi a rifiutarsi di dare una risposta. Come se non volesse più avere a che fare con lei, come se fosse immeritevole di avere i suoi servigi. 
Ma la mora non sembrò scomporsi più di tanto, poi pronunciando parole misteriose ed antiche Daisy decise di invocare un'entità misteriosa. Daisy pronunciò il dome di Daspa. 

-DASPA!-  Esclamò Daisy.

Improvvisamente uno strano vortice di luce argentea e di vento iniziò a formarsi nella stanza, mentre sul pavimento della stessa comparvero delle misteriosi simboli sotto i piedi di Daisy. Uno strano profumo comparve nell'aria, qualcosa di molto dolce ed opulento, un misto di vaniglia e fiori d'arancio.
Un profumo così dolce e speziato che stordì non poco Daisy, Una volta che il vortice misterioso  calò di intensità, dissolvendosi, comparve al suo posto una figura femminile di una donna molto alta dall'aspetto androgino, dai lunghi capelli biondi e gli occhi azzurri, la cui espressione avrebbe intimorito chiunque.

-È un onore per me rivederla. Sono anni che non avete più evocato me e il mio compagno.- disse la donna misteriosa.

-Sono successe tante cose...mi dispiace se non ho più chiamato ne te e ne Fionn.- le rispose Daisy.

-Non ci avrebbe mai evocato se non ne avesse avuto il bisogno. Ma adesso ci sarà un motivo per il quale mi avete chiamato?- chiese Daspa.

-Si... tu e Fionn per adesso siete gli unici su cui possa contare, dato che ho tagliato ogni rapporto con "gli altri". Adesso avrei bisogno del vostro aiuto.- le fece presente la ragazza.

-In che senso avete bisogno di "noi"? Cosa volete che faccia?- chiese ancora la donna rivolgendosi alla sua giovane signora.

-Daspa devi recarti nel territorio di Archadia, è verso est, più precisamente si trova nel continente della Valendia. Una volta lì dirigiti verso Archades, non farti scoprire.
Giunta nella capitale, dorai recarti a questo indirizzo e occuparti di alcune scartoffie burocratiche che ho provveduto a firmare e sistemare qualche tempo fa. È tutta roba riguardante atti di proprietà , devi solo consegnarli... io non posso, avrei già un impegno.- disse la ragazza spiegando a Daspa quale fosse il suo compito.

-Farò come desiderate, siete in buone mani.-

-Ho piena fiducia in te.- le rispose Daisy.

-Col vostro permesso andrei.- chiese Daspa congedandosi dalla ragazza.

-Torna presto.- disse Daisy sorridendo tutta felice a Daspa.

Daspa fece un piccolo inchino, mentre salutava la sua padrona prima di sparire nel nulla usando i suoi poteri. Dior era rimasto silenzioso, nel vedere tutta quella scena.
Daisy nel frattempo guardò per un attimo il suo coinquilino, aspettandosi da lui qualche reazione, ma ricevete da Dior soltanto un altro sguardo di disapprovazione 

L'erede di Eclipse non sembrò darci peso, fece finta come se nulla fosse accaduto, decise così di cambiarsi ed uscire, non voleva più rimanere in casa.
Daisy indosso un capello verde militare d'alpino in tessuto leggero con una lunga piuma di fagiano, e sotto come maglia indosso una maglietta verde acido, molto simili alle maglie che indossavano i cavalieri del Ordine Dalmasco sotto l'armatura, da sopra vi abbinò un gilè color senape con delle stringhe sulla schiena.
Da sotto indosso dei jeans aderenti, sorretti da una cintura in cuoio dalla fibbia in oro, come scarpe indosso un paio di stivali marroni in cuoio dalla punta arrotondata.

Ma prima di uscire Daisy decise di aspettare la sera, in giro ci sarebbe stata meno gente e lei poteva starsene più tranquilla senza che qualcuno l'osservasse.
Arrivarono le nove e verso quel ora Daisy uscì, si diresse verso la piazza delle quattro porte, la capitale dalmasca verso quell'ora era meno affollata rispetto al giorno.
Le uniche persone che si potevano incontrare in giro, erano qualche bangaa o qualche guardia imperiale addetta alla sicurezza.
Daisy approfittò di quella calma, per osservare gli antichi edifici dalmaschi e la loro strana architettura. La ragazza era una mante dell'arte e delle opere antiche, fra cui anche antichi edifici.
Da lontano la figura di Basch aveva riconosciuto la ragazza, nonostante lo strano abbigliamento che indossava, finchè la ragazza non si sentì osservata, la cosa l'infastidì non poco ma non disse nulla.
Per tanto decise di allontanarsi e di dirigersi alla taverna Mar di Sabbia, dove ricevette un' inaspettato saluto da parte di Basch, infatti il capitano vendendola aveva deciso di seguirla perchè aveva il bisogno di parlarle.

-Come mai non ti vuoi far salutare?... Qualche minuto fa ti ho vista alla piazza delle quattro porte, ma sei fuggita.- le disse l'huma guardandola.

Daisy si girò di scatto sentendosi colta sul fatto, e sentendosi a disagio la ragazza finse di cadere dalle nuvole, comportandosi un po in maniera sciocca.
Anche se sotto sotto a Daisy quell'incontro così "inaspettato" non dispiaceva affatto, si sentì una stupida per aver volutamente aver ignorato il capitano.

-Scusa... ero assorta nei mie pensieri e non ti ho sentito.- fece Daisy fingendo di essere dispiaciuta.

-Non fa nulla... ognuno a i suoi pensieri. Ma come state? Vi trovo molto meglio dall'ultima volta.- domando l'uomo osservando la giovane fanciulla.

-Vorrei che le cose andassero meglio nella mia vita... ma tutta questa storia di Eclipse mi sta facendo solamente perdere tempo. È così soffocante... - disse la ragazza con un certo fastidio. 

Ma quelle ultime parole non piacquero affatto a Basch anzi ebbero l'effetto di farlo arrabbiare. L'huma invitò con un tono di rimprovero a far ragionare Daisy a farle capire l'importanza del suo ruolo.

-Le tue parole sono blasfeme! Voi siete "Fatae", "la voce della Dea".

-No! Io mi trovo qui per coincidenza, per altri motivi e non per quelli che tu dici.- gli ricordo Daisy abbastanza infastidita.

-Vi invito a ragionare, voi siete l'erede di Eclipse. Vuoi siete una delle poche speranze come sua Maestà.- le disse il capitano facendosi prendere da un'insolita agitazione.

-No! L'unico aiuto che posso offrire a voi e al vostro "popolo" e "liberarvi dai vostri dei".- disse Daisy affermando con fermezza il suo pensiero, Basch non sembrò capire a cosa la ragazza si stesse riferendo.




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Capitolo 16
*** Punti di vista -Iniziando a conoscersi ***


Basch insistentemente non voleva credere alle parole di Daisy, eppure le sue orecchie ci sentivano molto bene, nonostante ciò il capitano non riusciva in nessun modo ad accettare le opinioni di quella ragazza, andava contro tutto ciò in cui lui credeva riguardo ad Eclipse e la figura che essa rappresentava.
Come era possibile che quella fanciulla non lo capisse?

Daisy aveva anche cercato di spiegare al capitano le sue ragioni, ma questo non sembrava voler capire. Durante la discussione con il capitano Basch, Daisy decise di andarsi a sedere insieme al uomo in un angolo abbastanza appartato della taverna Mare di sabbia, in maniera tale da parlare senza essere disturbati.
Nel frattempo Daisy ne aveva approfittato per chiamare un cameriere ed ordinare alcune cose, Basch non ordino nulla avendo già cenato in precedenza.

Daisy ordinò come pasto della carne alla griglia ed un insalata e come bevande si fece potare una bottiglia di vino rosso. Basch che le sedeva accanto l'osservò ordinare le varie pietanze senza battere ciglio, giungendo alla conclusione che con molta probabilità la sua conoscente non avesse ancora cenato.

-Per ordinare quelle cose non avete cenato?- domandò l'uomo alzando un sopracciglio, mentre guardava la ragazza, che sembrava non molto entusiasta di rispondere.

-No... ho avuto alcune questioni che me lo hanno impedito...- disse cercando di non dare troppe spiegazioni.

-Questioni di che tipo?- domandò ancora più incuriosito l'huma.

-È qualcosa di cui non voglio parlarne.- rispose in maniera diretta Daisy al capitano, ripensando alla piccola discussione avuta con Dior.

I due continuarono a parlare del più e del meno quando dopo circa un quarto d'ora, il cameriere si presento con le portate ordinate da Daisy accompagnate da una bottiglia di vino rosso.

Daisy butto un occhio alla carne e all'insalata, non le sembravano molto invitanti, la carne trovò che avesse un aspetto strano e così pure l'insalata in cui aveva delle erbe che non aveva mai notato prima.

-Che carne è? Maiale?? - domandò abbastanza scettica Daisy al cameriere che scosse la testa.

-No, non è carne di Seeq per gli Dei! È carne di lupo del deserto.-disse il cameriere descrivendo il tipo di animale a cui apparteneva la carne, Daisy rimase in silenzio a fissare quel piatto, non si era mai trovata mai prima dora a mangiare una pietanza del genere.

La ragazza prego dentro se che almeno l'insalata fosse stata almeno commestibile.

-Senta l'insalata invece spero sia "normale"...- disse con voce alquanto scettica osservando la faccia incredula del cameriere, che non sapeva che rispondere a quella ragazza che trovava così strana.

Il cameriere si sentiva messo in difficoltà ma a toglierlo da quella situazione ci penso Basch.

-Daisy queste pietanze sono cucinate con "ingredienti"  tipici di Dalmasca. Sono tutte cose commestibili, che puoi mangiare tranquillamente. Fino ad adesso voi che cosa avete mangiato? -

A quella domanda Daisy rimase silenziosa non sapeva cosa rispondere, tutte le pietanze che aveva mangiato fino ad allora erano state preparate e cucinate da Dior appositamente per lei. 
Daisy si ricordò quando stava fuori per intere giornate in giro per Rabanastre molto spesso si era ritrovata costretta a mangiare fuori, e spesso aveva avuto non pochi problemi con le pietanze della cucina dalmasca.
Erano davvero pochi i piatti che Daisy riusciva a mangiare, i primi tempi che si era trovata a Rabanastre ad assaggiare la sua cucina la ragazza aveva avuto dei problemi con il loro cibo.
Spesso quando si trovava alla locanda Mare di Sabbia, Daisy cercava di ordinare piatti abbastanza semplici come panini o altro  e se possibile evitava piatti tipici dalmaschi.

Daisy buttò un occhiata poco convinta a Basch e al cameriere, rispondendo con fatica alla domanda del capitano.

-Ho difficoltà a mangiare e digerire i vostri tipici piatti, da dove provengo non mangiamo queste cose...come carne di lupo.-

-Signorina se volete porto via tutto?- domandò il cameriere guardando la ragazza, ma Daisy avendo molta fame e non volendo fare ulteriori questioni decise di " quelle pietanze che aveva ordinato.
Le sembrò quasi inutile aver fatto quella scenetta per quelle due pietanze, sapeva bene che le risultava poco digeribile la cucina di quel luogo.

-No lasciatele... -rispose la ragazza fissando il piatto.

-Come volete..- le rispose il cameriere votando le spalle e andandosene.

Daisy resto per qualche secondo ad osservare quelle due portate mentre vicino a lei, Basch si soffermo ad osservare il profilo di quella ragazza, domandandosi quanto effettivamente la conoscesse o quanto Daisy conoscesse Ivalice, sembrava provenire da tutt'altra parte.

-Davvero avete difficoltà nel mangiare la cucina dalmasca? Eppure mi sembra di avervi visto già diverse volte pranzare qui senza molti problemi.-

-Di solito ordino del Tè o dei panini, qualche dolce... tutte cose semplici... che non richiedono ingredienti particolari come i piatti tipici di sta sera. Non è la prima volta che assaggio la carne del lupo del deserto... è la trovo poco digeribile, dura e insipida... anche molte verdure mi sembrano che abbiano un sapore strano che non so come descrivertelo... Da dove provengo il cibo non è così strano. - Esclamò Daisy ripensando alla sua terra, a sud nello continente di Kerwon al di là della fitta catena montuosa.

-Da dove provenite?- domandò incuriosito il capitano osservando la ragazza, che a differenza sua non voleva dire molto di se.

-Da un posto molto lontano e diverso da questo...- si limitò nel rispondere Daisy mentre cercava di farsi coraggio, nel mandare giù il primo boccone di carne che aveva tagliato mentre era intenta a parlare con il capitano.

La carne di Lupo era dura ed insipida, e con molta difficoltà Daisy la mandava giù. Per fortuna il pezzo di carne era di modeste dimensioni e l'insalata alla fine non era poi molta. Ma comunque a Daisy costava molto terminare quelle pietanze. Eppure nel giro di una ventina di minuti Daisy terminò tutto, grazie anche al vino che di tanto in tanto Daisy beveva  per mandare giù quella strana pietanza, grazie a questo espediente il cibo dalmasco riusciva ad avere un sapore più apprezzabile.

Ma Daisy a furia di bere molto spesso il vino, per rendere il suo cibo più sopportabile aveva finito con l'esagerare e senza che se ne rendesse conto si era scolata giù mezza bottiglia, tanto che ad un certo punto Basch si vide costretto ad intervenire nel togliere il vino dalle mani della ragazza non appena si accorse che la ragazza era diventata brilla.

Senza volerlo o farlo a posta, Daisy aveva finito con alzare troppo il gomito col vino, e il suo comportamento ne aveva fortemente risentito,lasciandosi andare.

-Dovreste smettere... avete esagerato con quel vino... -esclamò il capitano prendendo la bottiglia di vino mezza vuota, togliendola dalle mani di Daisy che da un momento all'altro aveva iniziato ad assumere un atteggiamento più tosto 
euforico rispetto al suo solito. 
La ragazza si metteva a ridere per ogni minima cosa, con una risata sciocca e al quanto irritante a lungo andare. 

-Capitano... è una bella serata perchè vi comportate così?- disse Daisy tutta sorridente ed euforica, con il viso paonazzo per colpa del vino prima di scoppiare in una fragorosa risata.

-Non siete in voi... - disse il capitano preoccupandosi della fanciulla, ma Daisy sembrava invece non preoccuparsene più di tanto, aveva perso ora mai ogni freno inibitore voleva solamente lasciarsi andare.

Daisy non aveva alcuna voglia di ascoltare le parole del capitano, anzi l'alcol che aveva in corpo le stava man mano offuscando la ragione e la sua lucidità, la testa le iniziava a girare e ogni cosa che vedeva in torno  a lei da nitida e definita stava diventando nebbiosa e sfocata... si sentiva molto strana come se non avesse più peso.
E se prima Daisy si ritrovava senza una precisa ragione a ridere per ogni cosa ed essere euforica adesso accadeva l'esatto opposto, le sue paure sembravano venire a galla.

Barcollando Daisy cercò di allontanarsi con una scusa da Basch, ma le risultava tutto molto difficile, non aveva il pieno controllo dei suoi movimenti, dal canto suo il capitano notando lo stato di difficoltà in cui si trovava la ragazza decise di darle una mano nel sorreggerla ed evitare che potesse cadere a causa della sua andatura barcollante.

Per Basch era inaudito che una ragazza si riducesse in quel modo, specialmente una ragazza così giovane, gli sembrava così immaturo da parte di lei.
Mentre il capitano dopo aver pagato il conto per Daisy alla locanda, trascino la giovane donna fuori dalla taverna all'aria aperta, cercandola di farle prendere un po' d'aria e  farla muovere, ma con pochi risultati.
Daisy non sembrava affatto avere un bel aspetto e di certo non era contenta di farsi vedere in quello stato da qualcuno.

-Per favore... lasciatemi sola...-disse Daisy senza avere la minima padronanza di se, sentiva di non avere alcun controllo sulle sue emozioni e in particolar modo su i suoi pensieri.

-State vaneggiando... non siete in voi... è il vino che vi fa parlare! - disse Basch osservando il comportamento bizzarro della ragazza, che non aveva più la padronanza di se.

-Non vogli...- fece per dire Daisy cercandosi di divincolarsi dal capitano, prima di avere un attacco di vomito, che la costrinse ad inginocchiarsi. La carne di lupo mischiata al troppo vino e alla strana insalata le risalirono su, rigettandosi dalla sua bocca.  La testa le scoppiava e tutto in torno a lei girava vorticosamente.
Fu veramente una scena disgustosa e Daisy sentiva di aver toccano ancora una volta il fondo. Sentiva le forze venirle meno per poi svenire senza una precisa ragione.

Basch non era per nulla felice nel vedere quella scena, era solo molto preoccupato per quella ragazza, non sapendo dove Daisy abitasse, il capitano decise di portarla a casa sua una volta li avrebbe a risposo.
Raggiunta l'abitazione del capitano, un alloggio molto modesto rispetto all'appartamento in cui abitava Daisy, Basch decise di stendere la ragazza in una delle sue camere da letto.
La casa di Basch comprendeva quattro stanze, un soggiorno che fungeva anche da cucina, un piccolo bagno e due stanze da letto di cui una per gli ospiti. Anche se quella era una abitazione molto modesta rispetto a dove una volta Basch abitava prima, il capitano non si lamentava affatto della sua attuale abitazione.

L'interno dell'abitazione era abbastanza spartano e spoglio, non c'erano grossi mobili ma solo lo stretto necessario per vivere. Nel soggiorno si trovava un grosso tavolo in legno con due sedie abbastanza malandate, il camino che stava in un angolo della stanza era in pietra, tutto ricoperto di fuliggine che si era raccolta nel tempo. 
La pietra che lo componeva era stata ritagliata in maniera più o meno rozza, mentre, nella stanca c'erano alcuni credenze in legno abbastanza rovinate oltre ad altri mobili vecchi.
La camera le due camere da letto erano un po' più piccole del soggiorno ed arredate in maniera molto spartana ancor di più rispetto al soggiorno. Nella stanza dove dormiva Basch c'era un letto matrimoniale, con due semplici comodini in legno su entrambi i lati, su cui vi erano poggiati dei lui, e una grossa cassa panca poggiata ad una parete di fronte al letto, la stanza presentava una piccola finestra sulla parete sinistra.
Sul letto si trovava una coperta di lana con fantasia geometriche mentre, mentre sulla parete vicino alla testata del letto c'era un'arazzo dai colori molto sbiaditi di cui i motivi si potevano a mala pena intravedere.
Sulla grande cassapanca in legno vi erano poggiati un catino e una brocca d'acqua e vicino un asciugamano bianco piegato con cura.
L'altra stanza da letto era anch'essa arredata in maniera simile, si differiva da quella in cui alloggiava Basch per la presenza di un letto singolo e di un solo comodino. In entrambe le stanze c'era uno specchio di modeste dimensioni.

Se pur di modeste dimensioni la casa di Basch non era così messa male, a lui bastava quel posto ed in un certo senso lo tranquillizzava.
Basch senza esitare portò Daisy nella camera da letto degli ospiti, sdraiandola con molta cura sul letto e coprendola con una coperta, mentre di li a poco lui si diresse nella sua stanza.

Il capitano si sentiva stanco per tutta quella serata così strana e sopra le righe,  si domandò anche cosa avrebbe dovuto farci con quella ragazza, di là nella sua stanza degli ospiti.
La notte passò rapida e veloce, un primo raggio di sole entrò in entrambe le stanze da letto esposte ad est, uno di questi raggi finì sul volto di Daisy che infastidita dalla luce si risvegliò, la ragazza non riusciva a capire dove si trovasse e ancor più non riusciva a capire come fosse arrivata in quel luogo.
Della sera precedente si ricordava poco e niente, i suoi ricordi erano molto confusi... si ricordava soltanto la discussione con Basch poi il malessere e il vuoto più assoluto.

Daisy scosto le coperte e si accorse di aver dormito completamente vestita con i vestiti della sera precedente, abbastanza sconcertata e soprattutto ancora intorpidita dal sonno lentamente si alzò dal letto e  si recò in soggiorno curiosa di capire dove si potesse trovare.
Il suo passo era leggero e silenzioso in maniera tale da non far avvertire la sua presenza agli altri abitanti di quella casa. Ad un certo punto però Daisy si fermo improvvisamente.

-(Che razza di posto è !?) -Pensò la ragazza vedendo le condizioni dell'appartamento in cui si trovava, non poteva crederci ai suoi occhi.

Quella notte Daisy non aveva dormito per nulla bene, tutto il corpo le doleva, soprattutto la schiena ed aveva un forte mal di testa. Dato il pessimo umore della ragazza, il cui unico pensiero era capire dove fosse finita, Daisy si guardò insistentemente a torno per cercare qualche cosa a lei familiare che potesse in qualche modo riconoscere, fin che non vide la figura di Basch inginocchiato in un angolo del soggiorno tutto intento ad accedere un fuoco.

Daisy buttò un'occhiata al grosso tavolo in legno, su cui notò alcune cose, una ciotola ed una bottiglia contenente del latte e poco più in la un pezzo di pane.
Silenziosamente la ragazza osservò la figura del capitano ancora intento a sistemare il fuoco, fin che Daisy stanca non decise di sedersi una una delle sedie afferrandola e trascinandola verso di se, in modo da potersi sedere.

Il rumore della sedia spostata richiamò subito l'attenzione di Basch che subito si volto verso Daisy, che rimase silenziosa ad osservare la figura di quel uomo.
Basch quella mattina aveva indossato i suoi soliti vestiti, mancava solo il gilet in pelle che aveva appoggiato momentaneamente sul divano mentre era intento a sistemare altre cose.
Il capitano era rimasto solo con la sua camicia smanicata che fava intravedere il suo petto. Daisy non potè far a meno di notare quel particolare oltre alla strana collana che l'huma portava.
Dopo tutto quel risveglio non era stato così male, una tale visione mise un po' di buon umore la ragazza, che maliziosamente non smetteva di osservare il capitano, tenendo per sè i suoi pensieri attenta a non far intravedere le sue emozioni.

Vedendo la figura del capitano, Daisy era riuscita a capire grosso modo quello che doveva esserle successo la sera precedente, pregò per tanto dentro di se di non aver fatto nulla di strano, ma soprattutto di non aver detto qualcosa che avrebbe potuto farla pentire.

-Grazie per avermi ospitato.- disse la ragazza guardando negli occhi il capitano, che si sorprese molto nel vedere il modo in cui le si era rivolta Daisy, che fino a quel momento aveva sempre mostrato un modo di fare abbastanza scortese.

-Spero tu ti sia trovata bene...  anche se mi rendo conto tu dovrai essere abituata ad altro?- le domandò il capitano, e la ragazza fece cenno di si con la testa.

-Questo posto... è molto simile ad uno che conosco, ad Haven nei quartieri bassi.- disse la ragazza mentre per un momento ripensò al suo passato, ma senza rendersene conto si era lasciata sfuggire un nome che non doveva per nulla al mondo rivelare.

-Haven!? È il posto da cui provieni !?- le domandò incuriosito l'huma, ma a Daisy quella domanda era molto fastidiosa, erano ormai anni che non tornava più ad Haven e nemmeno a Spargus da quando aveva rotto ogni legame con Jak.

-Non è qualcosa di cui voglio parlare...-rispose Daisy in maniera abbastanza brusca da far intuire a Basch che chiedere quella cosa non era stata una buona idea.
Il capitano intuì molto probabilmente che Daisy stava nascondendo molti segreti, ma non capiva ancora.

-Noto che vi sarete alzata da poco... non avete ancora fatto colazione? Sul tavolo ci sono alcune cose... - disse il capitano, indicando le cibarie sul tavolo.

A Daisy quella situazione sembrava così strana, in qualche modo di sentiva a disagio di fronte alla gentilezza del capitano. Si senti quasi un verme nel aver giudicato e disprezzato quel posto, così diverso e lontano dai suoi canoni.
Si senti che doveva ricambiare in qualche modo quella gentilezza, ma già sapeva che quello che lui  le avrebbe e non era molto entusiasta dell'idea.

-Grazie... della vostra ospitalità siete una persona molto gentile... Mi dispiace che mi abbiate vista in quello stato ieri...se c'è qualcosa che posso fare per voi ditemelo. -disse Daisy abbassando lo sguardo, per un attimo Basch l'osservò, fu quasi tentato di chiederle di incontrare la principessa Ashelia ma qualcosa lo trattene, Daisy le sembrava così diversa in quel momento dalla ragazza altezzosa che aveva conosciuto, ora le sembrava in qualche modo più vera, più umana.

-Okey, ma adesso pensate a ristabilirvi non sembrate avere un bel aspetto.- le disse il capitano.

-Voi avete già fatto colazione? -domandò Daisy al capitano indicando gli alimenti sul tavolo e Basch annuì con la testa. Ma quella per Daisy non si poteva chiamare colazione, era un pasto abbastanza misero per chiunque, solo che non sentiva di avere la faccia tosta per far notare quella cosa.
Forse con molta probabilità Basch lo sapeva già da se, a quel punto Daisy trovò un modo per poter ricambiare il favore che doveva al capitano.
Per un solo secondo gli occhi di Daisy brillarono maliziosamente al pensiero della sua idea, ma infondo la sua idea, non poteva essere così malvagia. 
Daisy si era resa ben conto di quanto poco conoscesse quel individuo, hai suoi occhi le sembrava un tipo molto strano sia nel modo di porsi, che nel modo d'essere.

La ragazza era sempre più incuriosita dalla figura di quel uomo, che non sembrava affatto come lo dipingevano anzi le sue azioni dimostravano il contrario. Si era dimostrato anche abbastanza disinteressato quando Diasy gli aveva proposto di ricambiare il favore, concedendogli quello che lui nei giorni scorsi le aveva cercato di chiedergli.
Daisy si sentiva anche molto disorientata da quella persona così diversa dalle persone con cui lei era abituata ad aver che fare. Per tanto Daisy decise di fare uno sforzo nel cercare di conoscere Basch.

-Capitano voi avete qualche ambizione o siete una di quelle persone che si fa andare bene tutto?- fece incuriosita Daisy guardando l'huma, che si sentì sorpreso nel vedersi chiedere quella domanda.

-La mio unica ambizione è restituire a Dalmasca la sua libertà, e trovare un modo per riabilitare il mio nome. - rispose Basch con la massima serietà.

-Per un paese che ti crede un assassino ed un traditore... quando nemmeno le loro mani sono così pulite? Perchè darvi tanta pena per qualcuno che vi disprezza... non vi capisco. Non avete altro a cui tenere?- domandò Daisy senza tradire un minimo di emozione.

-E voi?- le ridomando Basch rivolgendole una domanda simile.

-Io sono del parere che i traditori non meritino perdono, quanto a me... non mi rimane molto, quel poco che mi è rimasto fa fatica a rimanere in piedi.- Daisy quasi meravigliò nel aver detto quella cosa.

Nel dare quella risposta Daisy si rivide nel capitano, anche se la sua situazione paragonata a quella di Basch era molto diversa, ma ciò che sentiva di aver in comune con lui era l'aver perso tutto quello che avevano anche se in maniera differente.
Basch aveva perso tutto per colpa di un complotto, Daisy aveva perso tutto per sua decisione.

-Cosa è successo di così grave? - le domandò il capitano fissando la ragazza negli occhi, che di fronte quella domanda giro la testa da un lato scuotendola.

-Non è una cosa che mi fa piacere ricordare.- gli rispose Daisy mostrandosi molto contrariata a quella domanda.




Rieccomi qui con un nuovo capitolo di "Isole Sperdute", la storia è ben lontana dal entrare nel vivo, e  diciamo sta subendo molte modifiche da parte mia, per migliorare alcune situazioni o dialoghi all'interno della storia.
Sono convinta che questo capitolo non vi piacerà... anzi non entusiasma nemmeno me, Daisy qui mi sembra aver troppo calato la mano con la sua stronzaggine... ma che ci posso fare se la ragazza è stata troppo viziata, chi sa che nel corso della storia migliori il suo modo di comportarsi.... e capisca che ci sono altre cose più importanti.
Basch le farà cambiare idea e quali sono i segreti che Daisy sta celando?
Io vi lascio ai prossimi capitoli, sperando sempre di migliorare e rendere più interessante questa storia. Spero vivamente di riuscirci... voi fatemi sapere cosa ne pensate.
Al prossimo capitolo.

Daistiny.




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Capitolo 17
*** Tradimento ***




Daisy rimaneva silenziosa seduta su uno sgabello nell'umile dimora del capitano Basch, che nel frattempo dopo un breve scambio di battute con la ragazza si era diretto verso la sua camera da letto.
Nel frattempo Daisy non smetteva di togliergli gli occhi di dosso, si sentiva molto attratta dal fisico presentante e statuario di quell'ex cavaliere considerando la bellezza piuttosto appariscente di quel huma sulla quarantina.

Sicuramente Daisy ci sarebbe stata anche se averebbe avuto l'occasione, le piaceva troppo la carnagione abbronzata di quell' uomo, la barba incolta che gli incorniciava il viso e i capelli apparentemente lunghi che conferivano un aspetto selvaggio. Per non parlare poi  della cicatrice sul sopracciglio che divinamente si incastonava sul bel volto di Basch.

Daisy era tenta di provarci, ma era sicura che il tipo le avrebbe sicuramente detto no, Basch era di certo il tipo che avrebbe rifiutato le sue avance se queste gli e le avrebbe fatte in maniera abbastanza sfacciata ed audace come era solita fare.
Con lui di sicuro avrebbe funzionato un approccio molto più soft,  e allora  perchè non provarci?Daisy stava pregustando la sua idea, mente fissava la porta della camera di Basch, d'altronde loro due, erano due adulti,  che non avrebbero fatto nulla di male. Salvo divertirsi un po'.
La ragazza  silenziosamente si alzò dallo sgabello su cui era seduta, e avvicinandosi a piccoli passi verso la stanza di Basch che era ancora voltato di spalle, intento a sistemare delle cose, le si avvicinò quatta quatta e una vota raggiunto la spalle del capitano, Daisy gli poggio una mano sulla spalla.

Per un istante Basch sussultò e si girò di scatto, posando i suoi magnifici occhi azzurri sulla  figura di Daisy, che stranamente gli sorrideva.
Dal canto suo ,l'erede di Eclipse, fissò gli occhi del capitano mentre sorniona usando i suoi poteri al insaputa di costui,  scrutò nell'anima di questi.
Lesse i suoi pensieri più intimi.
La ragazza scoprì alcune cose decisamente interessanti che le strapparono un sorriso. Tutto stava andando secondo la sua idea e di li a poco avrebbe avuto quello che desiderava.

Basch era la persona perfetta per la sua vendetta, dopo tanto cercare finalmente Daisy aveva trovato il mezzo con cui l'avrebbe fatta pagare a Kavin. In quel momento per lei quello che più contava era avere la sua vendetta, avrebbe raggiunto il suo obbiettivo, non importa cosa come o  chi avrebbe sacrificato, l'unica cosa che contava era portare a casa il risultato.

Daisy se voleva sapeva essere una terribile tentatrice, e di certo non si sarebbe lasciata sfuggire l'opportunità di combinare qualcosa con quel huma così attraente.

E mentre la ragazza misteriosamente gli sorrideva, Basch era completamente ignaro delle intenzioni della ragazzi lei, trovò un po strana quella situazione tra loro due,  fino a pochi giorni prima non avevano tutta questa conoscenza e questa familiarità tra loro.

-(Avanti continua così...da bravo, lo so che lo vuoi...che lo desideri anche tu... D'altro canto, voi uomini siete tutti così simili...) -pensava Daisy guardando il capitano.

Stranamente Basch si sentiva sempre più attratto da quella ragazza che aveva d'avanti a se, e non sapeva spiegagli bene cosa gli stesse succedendo. Ad un tratto vide Daisy allontanarsi lentamente da lui, mentre la ragazza sollevava la mano dalla sua spalla mentre si avvicinava sempre più alla porta della sua stanza, per poi raggiungere il soggiorno.

Qualcosa spinse istintivamente Basch a seguirla, agli occhi del capitano l'atteggiamento della ragazza sembrava che le volesse suggerirgli quasi un addio, anche se non era realmente così.
Basch le afferrò il polso, mentre di scatto Daisy si voltò verso di lui guardandolo negli occhi, quella era la sua occasione, doveva agire  subito. 
Gli occhi della ragazza si incrociarono con quelli dell'huma che non accennò nemmeno  per un attimo a lasciar andare il  posso di lei. Basch la fissava, non sapeva darsi una risposta sul perchè lo stesse facendo, sapeva solo che avrebbe dovuto trattenerla.
Qualcosa gli suggeriva che non l'avrebbe rivista molto facilmente.

L'uomo si trovo a disagio quando il suo sguardo incontrò gli occhi viola di lei, due occhi meravigliosi ma al tempo stesso inquietanti e misteriosi. Quella era prima volta  che si ritrovava fissare bene il viso di Daisy.
Daisy era splendida oltre ogni immaginazione, ma il suo carattere e i suoi pessimi modi la rendevano antipatica a molte persone. 
Basch trovava che nonostante i modi della ragazza non fossero molto educati, Daisy  fosse una la ragazza alquanto misteriosa con molti segreti. Il capitano sospettava che il modo di fare di lei era tutta una montatura, messa in atto per difendersi da persone poco gradite, se no come si poteva spiegare la sorprendente  gentilezza che Daisy gli  stava mostrava, quando era solita trovarsi con lui.

L'huma si avvicinò lentamente verso Daisy, la quale non smetteva di osservarlo, tra i due si iniziò a crearsi una strana atmosfera. 
La situazione cambiò quando Daisy si voltò verso di lui, egli si avvicinò accarezzandogli con il dorso della mano destra il punto in cui, su il volto di Basch, si trovava l'immensa cicatrice.
Quel gesto scosse non poco Basch, il quale si meravigliò del comportamento della ragazza. Il capitano cercò di dire qualcosa, ma le parole gli morivano in gola.
Quella era il primo gesto gentile che riceveva da una donna dopo essere stato rinchiuso per due anni  nella fortezza di Nalbina, quel gesto gli sciolse il cuore. 

Molto probabilmente c'aveva visto giusto su Daisy e i suo carattere, pensò Basch. L'uomo non rifiuto quel gesto anzi lo ricambiò, quello che desiderava  in fondo era solo un po di affetto e di calore umano.

Facendosi forza Basch decise di baciare Daisy, la quale aspettandosi una mossa simile da parte di lui, decise di assecondarlo, infondo anche lei voleva la stessa cosa.
Non ci sarebbe stata nulla di male nel divertirsi un po', entrambi si sentivano molto soli e se c'era una cosa che Daisy non poteva sopportare era la solitudine.
Daisy ricambio il bacio, Basch istintivamente la portò a se.  Fu un bacio lungo e appassionato. 

L'erede di Eclipse doveva ammetterlo, il capitano Basch oltre ad essere un bel uomo dal fascino maturo, aveva anche un modo di fare al quale sapeva resistere poco. In un attimo Daisy riuscì a dimenticarsi di Kavin e le sue promesse d'amore e tutto quanto, quello che le interessava di più in quel momento era Basch.

Per un solo instante Basch si chiese cosa stesse combinando con quella ragazza così giovane che conosceva a mala pena da qualche tempo, e di cui poco sapeva.
Eppure quella situazione così nuova e improvvisa per lui, in qualche modo lo incuriosiva e lo eccitava al tempo stesso, era da tanto tempo che desiderava farlo, la sua testa e il suo corpo in quel momento non ragionavano, avevano perso ogni freno inibitore. Ora quello che Basch voleva era assecondare il suo desiderio fisico.

Basch attirò a se Daisy, la quale non protesto ansi si lasciò trascinare, entrambi i due entrarono nella stanza da letto.
Una volta vicino al letto Basch fece distendere la ragazza, che nel frattempo continuava dolcemente a ricambiare il suo bacio così appassionato.
Il letto di Basch era molto semplice, il materasso era coperto solamente da candide lenzuola mentre il resto dell'arredo della stanza era molto simile a quello della stanza in cui aveva dormito Daisy.

Basch si sentiva non solo eccitato ma soprattutto in ansia per quello che stava per fare, erano più di due anni che non andava con una donna, e fare certe cose dopo tanto tempo non gli veniva così semplice.

Era un uomo, sapeva come funzionavano certe cose, non era mica un ragazzino alle prime esperienze, eppure dopo tanto tempo, soprattutto con quello che era successo poi ci aveva perso un po la mano.
L'ex cavaliere dalmasco non si poteva certo dire che era un donnaiolo, che andasse con tante donne, anzi era più che altro l'esatto opposto. Nonostante Basch fosse molto apprezzato ed amato come cavaliere ecc, era anche vero che molte erano le donne che subivano  il suo fascino e facendosi avanti con lui, ma puntualmente venivano ogni volta rifiutate da questo.

Ebbene si, Basch era un tipo d'uomo che non si perdeva dietro a certe sciocchezze, anzi era uno che dava sempre la priorità ai suoi doveri e alle sue responsabilità.
Quindi erano più i no che dava che i si, in gioventù al capitano era capitato qualche volta di avere qualche breve relazione che però puntualmente finiva o a causa dei suoi doveri o perchè dall'altra metà si stancava di assecondarlo vista la vita che conduceva.
Per tutto quel tempo non era riuscito a trovare una via di mezzo a questa sua condizione e si era rassegnato anche restare così, se non avesse trovato qualcun'altro.
Eppure lui si trovava lì nella sua stanza, seduto sul suo letto, i suo capelli scompigliati dalle mani di Daisy che stava seduta sulle sue gambe, lievemente  alcune ciocche di capelli biondi gli ricadevano d'avanti agli occhi, mentre le sue mani accarezzavano il corpo della ragazza.
Nella testa di Basch, in quel esatto momento Daisy era diventata la sua crocie e la sua delizia dei suoi pensieri più lascivi e lussuriosi, che di certo non sarebbero andati via così facilmente.
Le sue grosse dita sfioravano la pelle morbida di lei, mentre la sua anima iniziava lentamente a bruciare per lei per desiderio di possederla completamente, nella maniera più spinta che la sua mente riusciva a concepire.

Non riusciva a credere a quello che stava facendo e di cui come uomo era capace, infondo a lui qualcosa lo faceva vergognare di quelle sue fantasie su di una ragazza così giovane.

Le lenzuola si muovevano appena sotto i loro corpi ancora seduti sul letto di lui, mentre ogni bacio o carezza di lei lo faceva sussultare. La sua sagoma esile ed elegante si intrecciava con il corpo solide e forte di lui, mentre le lunghe gambe di lei incrociavano con quelle robuste e muscolose di Basch.
Ad un certo punto Basch fece alzare la ragazza, posizionandola di fronte a se, mentre lui si sedette sul letto. La vuoleva vedere bene, guardare ogni dettaglio del suo corpo.
Basch ancora non aveva trovato il coraggio di guardarla negli occhi, fissava ogni dettaglio delle sue vesti.

Qualcosa in lui che le vorrebbe dirle ma fu in quel esatto momento le si offri con estrema facilità. "Sei sicura? e questo che vuoi..." parole che il capitano avrebbe voluto  dirle, le avrebbe dette ma esito, non trovando il coraggio di pronunciarle e nel mentre la guardava di sfuggita, gli occhi viola del erede di Eclipse si incrociano con i suoi, Daisy rimase in silenzio.

Basch rimase disorientato nel vedere una mancata reazione da parte di lei, non riusciva a capire perchè, eppure era evidente in quel momento il suo disagio, invece Daisy era così imperturbabile aspettava da lui qualche cosa.
L'uomo la guarda ancora ed a quel punto che Daisy gli sorride sorniona, con una mano gli accarezzò il volto, dimostrandogli   di non essere per nulla a disagio in quella situazione diversamente dal capitano. 

Daisy l'osserva, dentro di se era quasi dispiaciuta nel volersi approfittare così di una persona come quella, quasi quasi esita. 
Eppure ripete a se stessa dentro di lei... "Non ti farai venire degli scupoli proprio ora... cosa ne sarà della tua vendetta? E di quello che ti ha fatto Kevin, Jak e tutti gli altri ne vogliamo parlare? Dai sarà facile... no... infondo questo tipo non lo conosci così bene....".

Gli occhi di Daisy erano fissi su capo del capitano, che ancora non osava guardarla, quando ad un tratto lui le disse di stendersi, Daisy lo assecondò ancora una volta.
Adesso le parti si invertirono è lui che si trovava in piedi di fronte a lei, che distesa sul letto l'osservava.
 I loro sguardi silenziosamente si incontrarono, e fu in quel momento che Daisy lo invitò a venirgli vicino,  non prima di avergli fatto segno con l'indice  di togliersi la camicia semi aperta e i sandali in cuoio.
Basch ubbidì senza fiatare, gli piace la piega che la situazione sta prendendo, ma non è ancora arrivato il momento di possederla come invece sta avvenendo nelle sue fantasie. Mantenne la calma.

Gli rimasero  addosso solo i bermuda color sabbia, mentre lentamente avanza e si china su di lei, mise una gamba tra quelle di lei, per impedirle di chiuderle, mentre si apprestava a svestirla. Le  tolse lentamente di dosso ogni indumento dalla maglia, ai pantaloni, gli stivali, lasciandola solo con l'intimo nero in pizzo. Basch intravedeva bene il completino.
La ragazza indossa un reggiseno nero a balconcino sprovvisto di  bretelle, mentre sotto indossava una brasiliana al quanto striminzita, ed a questo punto che Daisy con una mano afferrò la chioma bionda di Basch, spingendo la di questi bocca contro la sua. Ancora non del tutti sazia delle sue labbra per  poi sussurrargli al orecchio di alzarsi nuovamente.

Basch ubbidisce, lentamente si alzò spostandosi di lato, mentre anche Daisy si rialzava al suo  seguito per poi chinarsi appena su se stessa e sfilarsi l'intimo sottostante. Basch osservava tutto. Quella scena lo fa fremere ed aumentare il suo desiderio.

La tentazione era forte, ma da buon soldato Basch aveva una pazienza infinita e un auto controllo fuori dal comune probabilmente se fosse stato qualcun altro al suo posto non si sarebbe trattenuto come lui.
Basch doveva riconoscere che Daisy non era così fragile come sembrava, stava dimostrando un lato di lei che mai lui si sarebbe immaginato prima d'ora. E ben sapeva che nessun uomo avrebbe potuto resistere di fronte a tanta bellezza

Daisy si risiede appena sul letto appoggiandosi ai bordi mentre con una mano afferrò la cintura in cuoio dei pantaloni di lui, tirandolo a se, notando un lieve rigonfiamento nella parte inferiore ma alla fine non disse nulla.
Basch si era diventato paonazzo mentre si sentiva sempre più a disagio.
Daisy lo avvicinò a se con forza per poi ributtarlo sul letto, quasi di peso, mente le spalle  di lui si  appoggiarono contro lo schienale del letto.  L'erede di Eclipse si sedette a cavalcioni su di lui, mentre osservava il suo volto di lui e il resto del suo corpo.

Non poteva far a meno di notare l'evidente imbarazzo del uomo e le vistose cicatrici che l'uomo presentava su tutto il torace, in particolare sulle spalle. Quella visione la faceva dispiacere, quel l'uomo gli faceva un po' pena a causa delle sue sventure.

Gli iniziò a sfiorare delicatamente il petto ben scolpito, mentre si chinò  col capo ad accarezzarglieli e baciarli con visibile desiderio. Basch le afferrò  le cosce mentre ricambiava gli  sguardi di lei.
Con una mano le sganciò i gancetti del reggiseno facendola restare a schiena nuda, mentre le osservava oscillare i seni.

Una mano di lei si infilò tra i lunghi e biondi capelli di Basch, mentre il seno di lei sfiorava  appena il petto di lui, a quel punto Daisy si rialzò avvicinandosi a lui, lo baciava ancora mentre lui le abbracciava la schiena con le sue braccia muscolose.

Daisy lo lasciò fare, mentre si apprestava a baciargli l'incavo del collo, mentre le grandi mani di lui si spostavano più giù, scivolando dalla schiena verso i fianchi di lei, prima di tastarle con desiderio le natiche.

Daisy tirò indietro il suo bacino posizionandolo contro quello di lui. Entrambi iniziarono a sfregarsi tra loro,  lei riesciva a sentire l'ingrossarsi del membro di lui, ma Basch rimase silenzioso concentrato sul sentire il corpo di Diasy contro il suo.
Nel mentre Daisy  iniziò a sussurrargli al orecchio parole sempre più lascive. Basch a quel punto ormai al limite decise di togliersi l'ultimo indumento che gli era ancora rimasto addosso. 

Le parole infiammarono l'ex capitano, mentre tentava di rispondere alle parole di lei, ma non poteva  far altro se non assecondarla, ora aveva solamente una certa idea per la testa e non gli faceva molto onore.

Daisy non si stava sentendo affatto in colpa per ciò che stava facendo, aveva buttato via ogni scrupolo e mandato al diavolo le parole di amore eterno giurate a Kevin, forse infondo infondo di lui non era così innamorata.
Diversamente da quel momento non l'era mai capito  di fare del sesso qualcuno con quella passione in corpo, Kevin era nei modi fin troppo rude e Jak invece era stato sempre l'esatto opposto Basch invece si stava rivelando qualcosa di diverso sotto quell'aspetto. Era qualcosa di nuovo.

Daisy non era mai andata a letto con un uomo dell'età di Basch, aveva sempre frequentato suoi coetanei o ragazzi di qualche anno più grandi di lei ,  Ma mai con uno che aveva l doppio della sua età, notava la differenza che c'era tra Basch e quelli con cui era stata, soprattutto sui modi 

La ragazza ad un tratto disse qualcosa a Basch per scuoterlo, per farlo reagire, e Daisy ci riuscì benissimo, il capitano divenne di conseguenza molto più deciso nei suoi movimenti.

Lei lo voleva sentire più presente, più deciso. Basch le afferò prepotentemente i fianchi mentre Diasy intuì l'idea di lui, ma prima che lei poteva fare qualcosa lui l'anticipò di qualche secondo, trascinandola sotto di lui.
Poi la spinta arriva decisa e violenta, cogliendo di sorpresa Daisy la quale percepisce come una stretta allo stomaco.
Era da tempo che non provava una sensazione così intenza, decisa, la voleva sentire di nuovo ancora ed ancora. Lo disse chiaramente Basch,  che non credeva alle parole di lei, l'assecondò violandola ancora e più volte, sotto incitamento di lei.

Basch voleva sentire i suoi gemiti, così come anche Daisy quelli di lui. L'uomo mosse il bacino sempre più velocemente, mentre lei si ritrovava ad assecondare  i movimenti di lui con il suo corpo. 
Tutto le venne così naturale, anche l'affiatamento tra i due era sorprendente, lo stesso capitano se ne meraviglia.

Ma ad un certo punto Daisy iniziò a prendere lei l'iniziativa e a guidare l'uomo, il ritmo si faceva sempre più incalzante e ciò fece impazzire ancor di Basch, mentre osservava il seno di lei rimbalzare ad ogni movimento della ragazza.
I loro respiri come i loro corpi su facevano sempre più vicini e sincronizzati, senza rendersene conto i due si ritrovarono coinvolti, in un mare di varie sensazioni piacevoli dal quale non volevano allontanarsi.

Basch le voleva dire quanto volte avesse desiderato un po' di calore umano durante i due lunghi anni nelle prigioni di Nalbina, desiderando ardentemente il corpo di una donna, ma non ci avrebbe neppure più potuto sperare visto ciò che gli era successo.
Il capitano si fece  coraggio confessando a Daisy questo suo profondo desiderio, gli venne spontaneo farlo e questo colse ancor di più Daisy alla sprovvista.
I scrupoli  che erano rimasti in lei si trasformarono in sensi di colpa, e la vergogna la faceva sentire un verme. Daisy non poteva dire nulla a quell'uomo, sicuramente lui l'avrebbe mandata  via se avesse saputo che tutto ciò che stava accadendo non era un caso.

- Non sai quanto abbia desiderato un po' di compagnia quando.... ero a Nalbina, non avrei mai potuto sperare che accadesse questo... mi dispiace sono stato debole.- disse Basch con tono quasi dispiaciuto alla ragazza, riconoscendo il suo disperato bisogno di affetto, di calore umano, si sentiva anche lui un verme ad approfittarsi così di una ragazzina di appena 18 anni. Daisy non proferì parola adesso erano in due a vergognarsi di se stessi.

Daisy accarezzò dolcemente la testa di lui, mentre assaporava ogni spinta che questi gli dava. Voleva sentirlo dentro di lei,  voleva sentirlo bene e disperatamente.
Non si voleva nascondere da questo suo desiderio, nè voleva sentirsi in colpa per pensare o dire certe cose. Lui la stava facendo impazzire ed era questo che solamente contava.
Amava i suoi modi dolci di fare, in contrasto alla sua rudezza su certe cose, Daisy iniziava a guardare Basch sotto un altra luce. E si fosse sbagliata su quell'uomo?

Daisy iniziò nuovamente a provocare Basch, sempre più spudoratamente.  Basch è sempre più preso dalle incitazioni di lei, sempre più coinvolto. Gli piaceva sentire che lei lo desidera, che la stava facendo godere, adorava vedere le sue espressioni-
Il suo orgoglio di uomo sembrava rifiorire con lei, provando  in lui sensazione che già una volta in passato aveva provato quando era stato più giovane.


Basch sussurrò a Daisy di girarsi, lei lo assecondò per l'ennesima volta, mettendosi a quattro zampe a quel punto lui le afferro i capelli tirandole indietro il capo mentre la riprese a penetrare nuovamente.
Basch aveva intenzione di farle dimenticare ogni cosa che fino ad allora Daisy avesse mai provato, voleva che quella ragazza sapesse cosa significava stare con un vero uomo.
Lui sbatteva il suo bacino violentemente, ignorando i gemiti di lei. Basch osservava la ragazza, la sua candida schiena priva di qualsiasi segno rispetto alla sua, il piacere lo pervase. Poi la costrinse con forza ad allargare ancor di più le cosce ed inarcare la schiena permettendogli così di penetrarla più affondo.
Daisy ubbidì senza esitare, mentre lui scivola nuovamente in lei.

Lei urlò di piacere ed non sembra voler smettere, lui la percuote fin dentro fino a riempire entrambi. Vorrebbe vedere gli occhi di lei incrociarsi con i suoi e vederne le sue espressioni, ma Daisy sembra voler non accontentare questa sua richiesta.


Basch si sentì al quanto infastidito, un comportamento che un po' lo fece infuriare. Quello che doveva essere per entrambi un incontro occasionale stava diventando per Basch qualcosa di più, e si chiese a chi stava pensando Daisy in quel momento.

-Guardami!- esclamò Basch costringendo Daisy a guardarlo negli occhi, lei guardò con brama e desiderio, che aumentavano ad ogni spinta che Basch le dava.

La colpiva violentemente, sempre più testardo ed ostinato a farla urlare di piacere. Ma ad un tratto i gemiti di piacere si trasformarono in un acuto urlo di dolore, quando Daisy iniziò a stancarsi di quella situazione, al contrario Basch  non era stanco  continuò per diversi minuti prima di cedere alla stanchezza, e con lui anche Daisy. Entrambi erano stremati
Basch si chinò su di lei, contro la sua bianca schiena abbracciandola per la vita, mentre le poggiava il viso vicino al suo orecchio, poco prima di venirle dentro.

Passarono diversi minuti  insieme, l'uno nelle braccia dell'altro.  Svariati ed interminabili minuti che sembravano ore. Poco dopo entrambi ripresero a muoversi, sta volta con un ritmo più delicato fino, continuarono fino a perdersi.

Per la prima volta Daisy, dentro di se, si sentiva non solo pienamente appagata ma doveva riconoscere che si trovava molto bene in  compagnia di Basch,  sapeva però che era tutto temporaneo, non appena lui si sarebbe addormentato perchè stanco,  lei ne avrebbe approfittato per prendere le sue cose e filarsela via.
Un comportamento che un uomo come Basch non meritava affatto, chissà se lui sarebbe stato capace di perdonarla dopo un'azione vile come quella.

Basch era stanco era venuto più e più volte, alla quinta volta aveva perso il conto, eppure non si sentiva ancora pienamente appagato. Con suo grande stupore non si aspettava di riuscire a durante tanto, pensava che con l'età le sue prestazioni sarebbero calate ma evidentemente si  sbagliava. 

In trentasei anni di vita, il capitano Basch era stato con poche donne, meno di una decina rispetto a quanto i suoi compagni d'armi erano soliti accompagnarsi. Molti si meravigliavano che il capitano rifiutare le continue avance delle varie dame di corte e popolane varie, alcuni iniziavano a pensare che avesse un diverso orientamento sessuale, visto la costante presenza maschile di cui spesso era circondato.
Eppure il capitano non aveva mai dato peso a queste storie.

Era disteso sul letto tutto nudo, i pantaloni lanciati a terra con il resto dei suoi indumenti sparsi insieme a quelli di Daisy. Ancora faticava a credere di essere andato a letto con l'erede di Eclipse.

Basch osservava il profilo sinuoso del corpo di Daisy, mentre questa teneva gli occhi chiusi, respirando profondamente. Era poco di stante da lui, il volto della ragazza era rivolto da un altra parte, verso la porta mentre quello di Basch era rivolto verso le spalle di lei.
Prima di chiudere gli occhi ed addormentarsi abbracciandola, ma Diasy non era affatto addormentata anzi era fin troppo sveglia ed aveva tenuto costantemente d'occhio i pensieri del capitano. Fingeva solamente-
Finalmente tutto era finito oppure no... ? Daisy osservava maliziosamente il corpo del capitano d tanto in tanto, mentre ripensava agli istanti che aveva provato con lui. Il fuoco non si spegneva così per lei, che sentiva lo stomaco stringersi ogni volta che pensava a quanto quell'uomo le aveva dato piacere. 

Osservò con attenzione il corpo di lui, fermandosi a guardare ogni punto, anche quando si tratto di dare un'occhiata al membro di lui, la curiosità era troppo. Il capitano era decisamente un  uomo attraente, sotto ogni punto di vista,  e voleva vedere se anche lì madre natura "fosse stata altrettanto generosa".

Kevin e Jak avevano un normale "non così trascurabile arnese", così amava definirlo Daisy ogni volta che parlava con Shara dei dettagli piccanti dei suoi amanti.
Questa volta invece avrebbe avuto molto di cui parlare. Beh quello che Diasy vide, superò di gran lunga le sue idee, mentre iniziava a pensare a quante cose avrebbe potuto far provare a Basch... cose di cui nemmeno Kavin aveva avuto la fortuna di ricevere.

Ma Daisy dovette dare una frenata hai suoi pensieri più lascivi, altre cose in quel momento avevano la priorità e poi doveva riconoscere che lei non aveva tutta sta grande confidenza con Basch come invece ce l'aveva avuta con agli altri suoi amanti.
Se mai avesse voluto fare cose ancora più spinte con lui avrebbe come minimo dovuto avere più confidenza. 
Come prima volta con un semi-sconosciuto Daisy era convinta che potesse bastare e poi in futuro ci sarebbero state altre occasioni per divertirsi ancora con lui.

Come pianificato, Daisy si affrettò a prendere le sue cose e nel rivestirsi, facendo attenzione a non risvegliare l'huma, prima di dirigersi in punta di piedi in soggiorno in cui si trovava l'entrata. 
Aprì la porta facendo molta attenzione a non fare rumore, attraversò velocemente la soglia e quando si trovò dall'altra parte della casa, Daisy richiuse dietro di se la porta, affrettando il passo facendo in modo di allontanarsi il prima possibile da li.

Daisy si diresse verso il suo appartamento, già consapevole di aspettarsi dal Dior qualche rimprovero, per essere stata fuori tutta la notte e metà  mattinata fuori casa. 
Ormai erano quasi le due del pomeriggio e Daisy non aveva alcuna voglia di sorbirsi le paternali di Dior quello che desiderava solamente era mettere qualcosa sotto i denti e farsi una doccia per darsi una ripulita dopo quello che aveva fatto, e di cui i ricordi erano ancora ben vividi nella mente.
Così volente o no Diasy si diresse verso casa.



Finalmente questo lungo ed estenuante capitolo e concluso. Scriverlo è stato molto complesso anche perchè volevo scrivere qualcosa di veramente torbido e spinto, ma mi sono dovuta fermare perchè ho già in corso una storia in corso con queste tematiche dove ogni due momenti i protagonisti non vedono l'ora di saltarsi addosso e darci giù.
In questo capitolo emerge un lato di Daisy al quanto infimo e sfacciato, ma questi aspetti fattto parte del carattere della protagonista, lo so è matta.  Poche sono le ragazze  che avrebbero il coraggio di essere come Daisy. 
Basch qui mi piace molto, anche se trovo molto OOC, se al suo posto si fosse trovato Noah non credo di sarebbe fatto tanti problemi con Daisy. Chissà per quale motivo ho sempre pensato che Noah fosse un tipo che non si sarebbe fatto problemi a fare sesso in maniera molto spinta e distaccata mentre Basch sembra più il tipo con cui fare l'amore e non solo sesso diversamente dal suo gemello.
Oddio... ad essere sincera quando scrivo capitoli come questo finisco sempre per avere la testa vuota e poi avviene tutto da se.
E una cosa troppo assurda... va beh... io vi lascio a questo capitolo e alla prossima ciao.

Daistiny
N.B.= Il capitolo è stato corretto e revisionato... prima era al quanto imbarazzante per la presenza di molti errori. Sperò di averli corretti tutti... nel caso non andasse bene la storia verrà nuovamente riscritta e corretta.

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Capitolo 18
*** Verso Landis ***


Partenze - Verso Landis 

Dopo la folle notte trascorsa con in compagnia di Basch, Diasy si sentiva stranamente sollevata e il malumore dei giorni precedenti sembrava essere solo un ricordo.
Al solo pensiero di quello che aveva potuto fare, la faceva sorridere, mentre osservava la gente per le strade della capitale dalmasca tutto le sembrava più leggero. Rabanastre, quel giorno, non le sembrava nemmeno malaccio.

Intanto fra se, la ragazza si stava già preparando chissà quale strana scusa per Dior, ficcanaso come era. Daisy si immaginava già di vederlo tutto agitato. Chissà se Kavin avesse saputo di quella notte "brava" come l'avrebbe presa.
Non bene di certo, ciò non le importava al momento.

Ma Daisy tolte le sue preoccupazioni per la sua vecchia vita e Basch, si preoccupò di come stavano procedendo le sue ricerche sugli antichi Dei e la guerra dei dodici. Il cui risultati erano poco incoraggiante faceva fatica a trovare altre informazioni.
Daisy doveva ammettere che da un bel po' di tempo aveva fin troppo trascurato la sua ricerca. Le varie letture svolte nella biblioteca reale non avevano dato molti risultati e quella pubblica ancora meno. 
Forse provare con Archades più tecnologicamente evoluta avrebbe dato più risultati. Ne era certa.

Dopo quasi un'ora di cammino, Daisy finalmente raggiunse il suo appartamento, è proprio come si aspettava trovò, il suo servitore, Dior che le domandò abbastanza preoccupato dove fosse stata.
La risposta della ragazza fu molto vaga.

-Sono stata in giro.- fu la sua risposta di Daisy.

-In giro dove?- domandò ancora Dior.

-Sul serio vorresti saperlo?- commentò sarcasticamente l'erede di Eclipse, sollevando un sopracciglio, sorridendo maliziosamente.

A quel punto Dior immaginò chissà quale cosa, che a giudicare dai pensieri che Daisy gli leggeva, scoppiò a ridere. Non faceva Dior così bigotto, infondo si era solo divertita un po'. Ne aveva il sacrosanto diritto.

Dior dopo quella domanda arrossì di botto sentendosi molto a disagio, mentre Daisy non si scompose minimamente, sapeva che così facendo Dior l'averebbe evitata per un po', giusto il tempo necessario per sistemare alcune cose.

Tutto sembrava abbastanza ordinario per quel giorno, se non fosse che Daisy notò una piccola lettera, indirizzata a lei recante un sigillo che lei conosceva bene.
Appena la ragazza notò la busta, il volto di Daisy assunse un espressione molto seria. C'era una sola persona che in tutta Ivalice che usava ancora quel sigillo, nonostante la sua patria fosse andata distrutta vent'anni prima, lui era ancora l'unico che lei conoscesse a usare ancora tale simbolo.

Erano almeno 10 anni che non lo vedeva più, da quando poco più che bambina si era unita a quelle che poi sarebbero state le sue sorelle.
Che cosa voleva da lei,ora Ambros?
Si domandò perplessa con aria interrogativa Daisy, mentre prese tra le mani la preziosa lettera. Ne ruppe il sigillo stando molto attenta a non rovinare la carta e il suo prezioso contenuto.

Dentro, poche righe scritte con un elegante e precisa calligrafia che esprimevano il desiderio di rivedere dopo tanto tempo la sua "alieva".
Il contenuto del messaggio lasciò a bocca aperta Daisy, la quale non si aspettava nessun messaggio dal suo mentore dopo quasi 10 anni di cose non dette.
Daisy non sapeva come reagire, quelle poche righe della missiva bastarono a far dimenticare per qualche minuto tutto quello che aveva fatto nelle ultime ore. Certo era che l'erede di Eclipse voleva assolutamente rincontrare il suo adorato mentore.

Un'unico problema, Daisy si rese conto che non poteva partire così su due piedi senza preparare un minimo bagaglio, non si trovava a casa sua dove aveva ogni sorta di comodità.
Ora si trovava a Rabanastre, e anche se aveva molto tempo libero di cui buona parte speso alle sue ricerche, Daisy si ricordò dell'incarico che aveva affidato a Daspa riguardo Archades e poi avrebbe dovuto affrontare il momento d'imbarazzo riguardo a Basch dopo essere sparita dopo la notte trascorsa da lui.

Tutte cose che presto o tardi se ne sarebbe dovuta occupare. Daisy ci pensò un po' su e giunse alla conclusione che riguardo a Daspa poteva chiedere a Dior occuparsene, ovvero assicurarsi che Daspa avesse eseguito alla perfezione l'incarico che gli aveva dato.
Sapeva che Dior non avrebbe potuto rifiutare la sua richiesta, ma ciò dipendeva anche quando si sarebbe trattenuta chissà quando tempo da Ambros. Se sarebbe rimasta poco, allora non ci sarebbe stato nemmeno il bisogno di chiedere a Dior di occuparsene, ma non si sapeva mai.
Quando a Basch, lui in quel momento era l'ultimo dei suoi pensieri. Ci avrebbe pensato la prossima volta che l'avrebbe rincontrato, ma non sapeva nemmeno lei quando.

Nel frattempo c'era da preparare un piccolo bagaglio  da portare con se e far una visita di controllo all' Alja, l'aeronave di Daisy, in modo a assicurarsi che non avesse alcun problema.
Daisy si ricordò che oltre al controllo obbligatorio per la sua aereonave, doveva comunicare agli addetti dell'aerodromo la sua intenzione di partire e la data, in modo da non avrebbe avuto alcun contrattempo alla partenza.
Il tempo di sistemare tutte queste cose, soprattutto il controllo dell'aeronave e della comunicazione all'aerodromo, Daisy giù sarebbe stata impegnata tutto il resto della giornata.

La ragazza per un attimo sbuffo spazientita, dettò si prese un attimo di tempo per sistemarsi, farsi una doccia, vestirsi e magiare qualcosa. Per poi nuovamente uscire e dirigersi in tutta fretta  verso l'aerodromo per  fare i dovuti controlli all'Alja.

Come previsto da Daisy i controlli per Alja furono quelli che richiesero più tempo, un team di alcuni moguri si apprestarono a fare un controllo completo della aereonave.
Durante questo frangente Daisy si occupò di firmare le carte riguardanti la partenza prevista per l'indomani dell'Alja, più pagare alcune tasse, come l'affitto dell'hangar e dei vari controlli che la nave stava effettuando per sapere se era idonea alla partenza.

Sbrigate la facendo burocratiche e i vari controlli, Daisy si sentì finalmente sollevata di sapere che l'indomani sarebbe finalmente partita per raggiungere Ambros.
Ma nell'euforia generale si ricordò che doveva ancora parlare con Dior per sistemare la faccenda di Daspa, e che in tutto quel tempo non se ne era minimamente occupata.

La ragazza per tanto decise di parlare a Dior appena sarebbe arrivata a casa, sicuramente non sarebbe stato d'accordo con lei con quella partenza così improvvisa, ma tanto Daisy sapeva già che non sarebbe stata via per molto tempo.
E come previsto Dior non ne fu affatto felice di sapere della partenza della ragazza, ma sapeva anche che opporsi non serviva a nulla, Daisy avrebbe comunque fatto di testa sua.

Dior trovava Daisy al quanto vanesia per certi suoi comportamenti, che secondo lui non stavano nè in cielo, nè in terra. Per lui, Daisy doveva prendere più seriamente il suo ruolo di erede di Eclipse e non comportarsi in maniera così superficiale, soprattutto per la situazione in cui versava il mondo di Ivalice.

Per tanto Dior decise di non voler far discussione riguardo la decisione della ragazza e decise di assecondare la sua richiesta.
Daisy trascorse il resto della serata tranquillamente  a preparare i bagagli per il giorno seguente, finchè non fu l'ora di andare a dormire. L'huma era elettrizzata per quel viaggio finalmente avrebbe avuto l'occasione di vedere la terra da cui proveniva Ambros.

L'indomani la ragazza si alzò come sempre, con suono della sua sveglia che le augurava il buon giorno. Dopo un'abbondante colazione e una rapida doccia Daisy decise di vestirsi, raccolse in suoi lunghi capelli neri in una coda di cavallo, dividendo poi la coda in tre parti che intrecciò con cura fino a formare una lunga e spessa treccia nera che le arrivava ai fianchi e fermò il tutto con un elastico nero.
Come vestiti la ragazza decise di indossare un mini abito nero e con sopra un gilet marrone, una cintura in cuoi attorno alla vita a cui era appesa una sacca in cuoio. 
Come scarpe Daisy decise di indossare dei sandali aperti  in cuoio con il tacco  alto.
Decise di portare con se uno zaino in tela contenente alcuni oggetti personali ed  alcuni indumenti che avrebbe usato una volta raggiunto il posto in cui abitava Ambros.

Daisy senza aspettare un minuto di più, prese i suoi bagagli ed uscì dì casa, salutando Dior che le auguro buon viaggio. La ragazza non perse tempo, scese in strada e da lì si incamminò a piedi fino alla porta ovest dove l'aspettava l'Alja.

Effettuato l'ultimo check-up, di controllo ai motori e alla vololite, Daisy si appresto a decidere quale rotta fosse più opportuna prendere. Accese i motori controllò l'interferenza della vololite e poi aspettò che il tetto dell'hangar in cui stava l'Alja fosse  completamente aperto.
Quando il tetto dell'hangar fu totalmente aperto, Alja prese il volo, poco a poco l'aereonave di Daisy prese sempre più quota fino ad alzarsi a vari chilometri da terra.

La vista che si intravedeva dall'enorme oblò della nave era qualcosa da mozzare il fiato, anche dai più piccoli oblò spassi qua e la sulla nave facevano intravedere il paesaggio dalmasco.

Daisy si diresse verso nord- ovest vicino ai territori di quello che qualche anno prima era il fiorente regno di Nadradia. La ragazza si sarebbe spinta poco più ad ovest, più in la del regno di Nabradia, dove il clima era più freddo alla punta più estrema ad ovest del continente della Valendia.

Era lì che vent'anni or sono si trovava la Repubblica di Landis. Di quel posto, Daisy sapeva ben poco, sapeva solo quello che le aveva raccontato Ambros quando lei era più piccola. Quando era stata affidata alle sua cure.
Ambros le raccontava di una terra ricca e fiorente e dal clima prevalentemente temperato con inverni freddi e rigidi ed estati calde.

Daisy stava pensando a quale strano paese si sarebbe trovato, Ambros gli parlava molto spesse delle sue tradizioni e delle leggende della sua terra, che pullulava di misteriose ed antiche rovine.
Era questa la cosa che Daisy si aspettava di trovare a Landis, le sue misteriose rovine e gli antichi ruderi sparsi qua e là, di un paese che ora mai non esisteva più.

L'Alja sfrecciava tra le nuvole a gran velocità, il viaggio durò diverse ore ed arrivò a Landis nel primo pomeriggio verso le tre. L'areonave di Daisy si fermò  poco distante dalla città marittima di Lussen,  che  si affacciava sul mare di Ferden.

Lussen era una città piuttosto piccola e pittoresca, alcune case erano costruite sulla scogliera che dava a strapiombo sul mare e li vi era posto un antico tempo remore di qualche antica civiltà.
Le abitazioni di Lussen erano molto particolari, alcune case erano state ricavate da interi blocchi di pietra ed altre scavate nella roccia. Una lunga strada divideva tutto il paese.
Una lunga scalinata era stata ricavata dalla roccia della scogliera e portava dal promontorio dove era situato un antico rudere fin giù verso la spiaggia dove era situato il molo e alcune case.
Lo stile era molto rustico, ma molto diverso da quello che Daisy aveva potuto vedere a Rabanastre. Le strade di Lussen erano lastricate con varie pietre che si incastravano perfettamente tra loro.

Daisy giro per le strada principale e i piccoli vicoli di Lussen in cerca di dove potesse trovare Ambros, ma la sua ricerca non diede i frutti sperati.
Eppure nel messaggio che le aveva fatto recapitare il suo amico, le aveva detto che l'avrebbe trovato lì ed invece nulla.

Finche ormai stanca Daisy non decise di fermarsi nella piccola piazza di Lussen, difronte a una chiesa di Kiltia. Oltre alla chiesa, Diasy poteva notare una piccola locanda e varie case e qualche negozio.
La gente di quel posto la guardava con sospetto e diffidenza. Da ciò che Daisy poteva scorgere dai loro pensieri, riguardo a ciò che questi pensavano, i loro pensieri non erano affatto lusinghieri.

Daisy non vi badò più di tanto, aveva fatto ormai l'abitudine ad essere trattata in quel modo. Fin quando la figura imponente di un grosso uomo, alto all'incirca sul metro e novanta si alzò dal posto su cui era seduto , decidendo così di avvicinarsi alla forestiera.

L'aveva osservata per lungo tempo e a stento sembrava riconoscerla, di Melody rimaneva ben poco. Chissà come era cambiata e che le era successo, mai si sarebbe aspettato di vederla cambiata così.

L'huma in questione presentava una muscolatura molto robusta e ben sviluppata, indossava degli abiti semplici. Mentre portava i capelli lunghi biondi  raccolti in una coda. I capelli gli arrivano poco più sotto delle spalle.
Un altro segno distintivo era l'enorme e folta barba che incorniciava il volto vissuto dell'huma, che sembrava dimostrare poco più di quarant'anni.
Un segno distintivo dell'uomo era una cicatrice di circa 10 centimetri lungo tutta la guancia destra.

Ma da come era vestito lo strano tipo e dal atteggiamento che sembrava  possedere dava l'impressione di essere molto più vecchio della sua vera età.

Daisy era concentrata ancora sul leggere i pensieri dei vari abitanti di Lussen sperando che così facendo avesse potuto trovare qualche traccia di Ambros. Ma l'idea che non era tanto male all'inzio, finì per rivolgersi contro la stessa Daisy, perchè leggere i pensieri di un centinaio di persone che ogni minuto venivano e andavano le aveva procurato un gran mal di testa.

Lo strano individuo per vedere meglio la ragazza, si portò una mano alla fronte in modo da mettere ben a fuoco con lo sguardo, la figura della ragazza che gli stava a una ventina di metro di distanza.
Gli occhi celesti dell'huma erano posati sul elegante figura di Daisy, mentre questa con entrambe le mani si stava massaggiando le tempie, l'huma compì alcuni passi verso la ragazza quando questa si accorse della sua presenza.

Daisy allora alzò lo sguardo, posandolo su quello strano individuo che le si era avvicinato. In un primo momento non lo riconobbe, ma notava che il suo volto aveva qualcosa di molto familiare.
Scrutò ancora più a fondo il volto dell'uomo, quando ad un certo punto le fu ben chiaro che costui era il suo amico Ambros. 

Come si era ridotto- pensò Daisy osservando la figura del suo vecchio mentore.

Ambros era un caro amico di Dior ed era stato il servitore di Eclipse per quasi vent'anni, lui era stato designato dalla stessa Eclipse come guida per Diasy  quando era ancora una bambina.

L'uomo aveva avuto il compito di formare Daisy al compito che le sarebbe toccato una volta che avrebbe preso il posto di Eclipse. 
Ma di istruire la giovane erede a compiti e ai doveri di Eclipse non si era rivelato affatto facile, poichè Ambros si occupò poco della ragazza a causa del carattere di questa.

Poichè la stessa Daisy preferiva la presenza di altre persone simili a lei, quelle che col tempo poi sarebbero state le sue sorelle e di conseguenza la sua famiglia.
Vedendo con quanta famigliarità Daisy si era trovata con queste persone, Ambros decise di lasciare a queste la crescita di Daisy, anche se sarebbe venuto meno al suo incarico di guida per la bambina.

-Siete cambiata così tanto... non avrei mai immaginato che saresti diventata così.- esclamo Ambros, guardando la ragazza, meravigliato di quanto fosse cresciuta.

-Anche tu sei, ti sei lasciato andare...- osservò Daisy buttando un'occhiata al suo vecchio mentore.

-Nulla che un pettine e un buon rasoio non posso fare, vedrete che dopo che cambiamento.- ribatte Ambros, pensando che prima o poi una sistemata se la sarebbe dovuta dare.

-Beh lo spero, così sembri un'orso.-

-Non mi ricordavo che fossi così ironica.- commentò lui, osservando le smorfie  della ragazza faceva mentre commentava.


-L'ironia non è  di certo la mia unica qualità, in questi ultimi anni ti posso assicurare  che sono cambiate tante cose. -

Rispose Daisy lanciando un'occhiata ad Ambros che a braccia conserte la guardava incuriosito di sapere cosa avesse fatto Daisy in quegli ultimi 10 anni.
I due avevano da dirsi tante cose e recuperare il tempo non sarebbe stato facile, ma ora che Daisy era lì, non si sarebbe fatta sfuggire l'opportunità di conoscere Landis.



Ebbene si siamo a Landis, da questo punto in poi il mio stile e la storia assumeranno dei toni sicuramente più interessanti. Daisy manifesterà un'forte interesse per questa nazione di cui su FFXII se ne è veramente parlato poco.
Ho immaginato Landis come una nazione antica, piena di segreti e di rovine disseminate qua e là.
Vi ricordate la poesia all'inizio di questa storia, di come parla di Landis? Con immensi campi di grano, foreste maestose con alberi secolari e misteriose e antiche rovine?
Bene cercherò di riportare questi scenari nei prossimi capitoli, quindi posso dire con grande felicità di essere entrata in uno dei momenti che ho veramente amato di questa storia.
Tranquilli la storia di Eclipse e dell'obbiettivo di Daisy, non passerà in secondo piano. Chi sa cosa Landis avrà da nascondere.
Al prossimo capitolo.

Daistiny

N.B.: La pubblicazione di Dune per alcuni mesi si prenderà una pausa in modo da proseguire altre fanfic come questa
Il nome Ambros è di origine turca che significa "splendente" o luccichio,Qualità personale Un tesoro di nome che indica saggezza, solidarietà, ma anche solarità, amicizia e amore disinteressato. 

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Capitolo 19
*** Vecchi ricordi-Decisioni per il futuro ***


Vecchi ricordi- Decisioni per il futuro.



Quanti anni erano passati dall'ultima volta che aveva visto Daisy, si domandava Ambros, era molto sorpreso di vedere che la sua "Melody" era diventata totalmente un'altra persona.
Ambros vedeva in Daisy una ragazza avventurosa, ribelle e combattiva. Ma soprattutto molto determinata.

-Melody... avete saputo della guerra tra i due imperi?-Le chiese improvvisamente Ambros alla ragazza con aria decisamente preoccupata, mentre osservava quest'ultima farsi più seria ed assumere un'espressione al quanto infastidita.

-So quello cosa è successo, ma ciò non mi riguarda Ambros. Non intendo intervenire, ne tanto meno prendere una posizione.- 

-Perchè questa scelta?- indagò lui.

-Il compito di Eclipse era semplice, mantenere gli equilibri ... quindi se sai questo sai anche che come sua erede in teoria mi spetterebbe lo stesso compito. Non che io le voglia male... ma penso che le cose debbano cambiare.. ci sarà un motivo ben preciso per cui sono stata scelta io..- concluse Daisy guardando negli occhi Ambros, che si era fatto più serio.

-Hanno cercato di coinvolgerti?- domandò l'uomo.

-Si. Credono che in quanto erede di Eclipse io sia come lei. Ma sbagliano. Comunque basta parlare di me, di te che mi dici? - chiese Daisy cercando di cambiare argomento, ad Ambros non sfuggì affatto il tentativo della ragazza che sembrava non voler minimamente prendere in considerazione l'argomento di prima.

-Sei brava a cambiare argomento, comprendo che tu abbia delle ragioni che ti spingono a fare ciò ma penso che tu e "quelle persone" stiate sbagliando entrambe. Ciò che ti rimprovero mia cara Malody è il modo con cui ti poni, è assolutamente sbagliato così come il loro modo.

-Ambros, tu mi sembri l'unico ad aver capito cosa voglio dire... perchè loro non afferrano il concetto? Io sono qui solo temporaneamente... non conto di restarci a lungo.

-Come mai?- domandò meravigliato l'huma.

-Beh... mesi fa dovevo sposarmi, poi sono successi una serie di problemi, uno dopo l'altro... finchè ormai stanca ho deciso di venire qui. Volevo cambiare un po' aria... non so se mi spiego.-Ammise Daisy abbassando lo sguardo facendosi più seria. Ambros alle parole di Daisy non voleva crederci, soprattutto ciò che riguardava il matrimonio di quest'ultima, faceva a credere che quella bambina disobbediente di dieci anni prima si stava per sposare.

L'uomo non sapeva se essere felice o no, domandò incuriosito chi era il fortunato a cui era toccato un simile onore. Daisy gli e ne parlò, ma più raccontava di lui più a gli occhi di Ambros, la sua allieva sembrava non essere affatto felice riguardo al suo fidanzato.
Tra i fatti che riguardavano Kavin, Daisy raccontò anche i motivi per cui aveva deciso all'ultimo di non sposare più Kavin e quali erano le cose che l'avevano spinta ad allontanarsi.

-Faccio fatica a credere che tu ti sposi. Lui chi è?

-Si chiama Kavin è più grande di me di cinque anni. Lui è un cavaliere del regno di Ronsen ed è l'erede della Casata degli Stringam, loro non sono dei semplici Huma come te.

-E questo cavaliere quando avresti dovuto sposarlo?

-Avrei già dovuto sposarlo mesi fa. Ma come ti ho detto tutto è saltato quando ho scoperto alcuni suoi segreti. In due anni che sono stata con lui non ho mai sospettato nulla. Al riguardo non so cosa fare, non so più nemmeno se lo amo... quando sono venuta qui mesi fa... ero sicura di amarlo ancora ma adesso...
Non posso fare finta di nulla e di perdonarlo non se ne parla. 

-Allora perchè sei qui? Mi sembri molto confusa su ciò che desideri.

-É per questo che sono venuta qui, decidendo di allontanarmi da lui. Ho pensato che qui, in questo luogo che non ha nulla che me lo ricordi mi avrebbe aiutato a fare chiarezza nel prendere una decisione.

-Sarà per te dura stargli lontano.- fece l'huma osservando l'espressione triste ed addolorata della ragazza.

-All'inizio non è stato facile ma dopo sette mesi, c'ho fatto l'abitudine.- mentre Daisy pronunciava queste parole, il suo sguardo fissava l'orizzonte rivolto verso il mare, la sera si stava avvicinando e mille pensieri affollavano la sua mente.

Ambros osservò silenziosamente Daisy mentre contemplava i suoi ricordi, colse qualcosa di strano in lei, nella sua figura. Una strana luminescenza sembrava avvolgere il corpo della ragazza, poi si accorse che quella luce era il Mystes di fronte a Daisy iniziarono a comparire delle figure sconosciute agli occhi di Ambros.

E mentre tutto ciò stava accadendo, qualcosa scosse la terra e l'intera Ivalice, come un terremoto, la scossa durò solamente pochi secondi, quanto bastò che tutti si allarmarono compreso lo stesso Ambros.

La scossa fu avvertita in ogni luogo su Ivalice, nessuno sapeva cosa stava succedendo e ne sapeva darsi una spiegazione logica a tale fenomeno.
Il fenomeno fece sollevare una serie di domande a chiunque l'avesse percepito, era quasi impossibile che Ivalice fosse scossa dai un così grossa scossa, qualcosa di strano doveva essere successo.

La stana luminescenza che aveva avvolto Daisy di colpo svanì, la ragazza riaprì gli occhi riprendendosi in fretta da quel momento di silenzio. Ambros era rimasto colpito da quella dimostrazione magica della sua allieva, rivolgendosi le chiese se stava bene.

-Tutto apposto?

-Si. Ho solo avuto un momento di debolezza. Il cuore  ha tremato.

-Ho sentito la scossa, credo l'abbiano sentita tutti.

-É un enorme potere.- rispose Daisy fissando negli occhi il suo vecchio mentore, mentre assumeva un'aria abbastanza preoccupata.

-Non preoccuparti sarai in grado di gestirlo. Lei ti ha scelto per questo

-Sempre meglio che stare male per uno come Kavin...-sottolineò Daisy

-Infatti. Non mi sembri triste per lui...da ciò che vedo.

-Parole di santo, unghie di gatto. Sai che vuol dire?

-No. Ma immagino che con lui non si tutto rose e fiori?-indagò Ambros incuriosito dal rapporto di Daisy con Kavin.

-Tu sei strano, ti ho appena detto minuti fa che le cose con Kavin vanno malissimo.

-Ahahahah! Dai siete giovani avete una vita intera per litigare ecc, non essere così dura.- si mise a ridere Ambros mentre tentava di fare un occhiolino all'erede di Eclipse che non sembrava affatto prenderla bene. 
Daisy si sentiva presa in giro per quello, ma sotto sotto quel modo di fare di Ambros le piaceva.

Ma mentre  sia Daisy che Ambros parlavano tranquillamente, improvvisamente qualcosa brontolo e non era di certo un animale selvatico, a brontolare era lo stomaco di Daisy. 
La ragazza arrossì quando Ambros notò il brontolio dello stomaco di lei, lui colse così l'occasione d'invitarla a mangiare da lui. Con la faccia tosta che Daisy si ritrovava fu semplice per lei dire si e non morire dall'imbarazzo.
Ambros fu contenti di veder comparire un sorriso sul volto della sua allieva, da quando l'aveva rivista, non l'aveva vista sorridere nemmeno una volta adesso invece sembrava più spontanea.

-A giudicare dal brontolio del tuo stomaco direi che hai fame, oggi hai mangiato?

-Non esattamente, da quando sono qui... mangio poco.

-Certo che la tua abitudine di fare la schizzinosa non te la togli proprio. Mi dispiace se sua Maestà sia costretta a morire di fame.-commentò sarcastico lui osservando la sua amica.

-Sempre meglio che mangiare carne di lupo... non sai cosa è successo.- rispose Diasy ripensando all'incidente con Basch la sera precedente.

-Qualche spiacevole incontro con la cucina dalmasca?- disse l'huma alzando un sopracciglio.

-Ehmm... si e non voglio ricordare.-Puntualizzò Daisy arrossendo di botto, l'espressione non sfuggì all'occhio attento di Ambros, che intuì che qualcosa doveva essere successo.

-Non dirmi che ti sei ubriacata?- domandò incuriosito, mentre osservava il volto della ragazza farsi sempre più colorito. Il suo intuito non sbagliava mai per certe cose.

-Una specie... -Daisy stava diventando porpora, iniziava a capire come doveva essersi sentito Dior, quando lei gli aveva accennato alla sua notte brava con una persona semisconosciuta.

-A giudicare dal tuo colorito, denoto che sia stata una notte brava?... e prima ancora sette mesi fa ti dovevi sposare... con quello Stingam di Ronsen?

Daisy faceva scena muta, non sapeva come rispondere Ambros non sapeva che pensare. Se non che Daisy si fosse nuovamente messa in qualche situazione più grande di lei.

-Daisy seriamente hai qualche problema e non uno piccolo, ma uno grosso. Ora io non conosco che tipo sia questo Kavin, ma secondo me farai meglio a mettere in chiaro con lui che è finita. Come puoi pensarti di sposare a diciotto anni, mandare all'aria tutto, sparire per sette mesi e fare notte brava....è assurdo.

-Ambros... non puoi capire.- disse Daisy cercando di smorzare i toni, Ambros non era dello stesso avviso.

-Io non ce l'ho con te, sono solo preoccupato. Non puoi comportarti così.. Non puoi sposarti se il tuo modo di comportarti è questo e le tue ragioni sono superficiali. Il matrimonio è qualcosa di serio e da quel poco che vedo, tu non mi sembri affatto convinta di voler fare una cosa del genere. Dovresti riflettere è  seriamente anche.

Daisy non rispose, rimase silenziosa, capiva che Ambros non aveva tutti i torti a dire quelle cose... forse lei aveva solamente sbagliato a parlargliene.
L'uomo aveva un'espressione e non era dell'umore per scherzare, quel suo atteggiamento induceva Daisy a riflettere su quello che gli aveva raccontato e come gli e lo aveva detto.
C'era da riflettere molto è quella era la prima volta che Daisy parlava seriamente a qualcuno di quello che le era capitato negli anni precedenti al suo cambiamento.

-Tu non hai tutti i torti a rimproverarmi Ambros, ma non so che mi prende. O meglio non ho idea di quello che mi passi per la mente a volte, il fidanzamento con Kavin e poi il matrimonio... ammetto che sia stato stupido da parte mia imbarcarmi in questa situazione, ma stavo cercando semplicemente di voltare le spalle al mio passato.
Alcuni anni fa, sai sono stata tradita non una ma ben due volte... da quelli che pensavo fossero i miei amici. La delusione è stata grande per un certo periodo mi sono lasciata andare..poi ho conosciuto Kavin, il regno di Ronsen e la sua capitale Lyond.
Lì ho capito che forse avrei potuto dimenticare... ma a quanto pare è andata diversamente. Ed eccomi qui...- aggiunse Daisy con una certa tristezza nel tono della sua voce. Aambros non poteva biasimarla, sapeva così poco di lei, poteva cercare solamente di capirla e magari indirizzarla sulla giusta strada.

-Melody... anzì no, Daisy mi sembra di capire che questa storia con finirà mai, prima o poi dovrai affrontare queste persone e dirgli quello che hai detto a me. Non penso che tua sia stupida... ma è pur vero che chiunque commette degli errori.

-Sai da quando sono arrivata qui ad Ivalice per questi pochi mesi, alcune volte ho avuto la forte nostalgia di casa, altre volte no. Questo posto... non lo so, non so come posso definirlo. Altre volte lo amo, altre le odio poi c'è anche la questione di Eclipse e loro... - Disse Daisy facendosi cupa in volto.

-Penso che non sia un caso che io sia ritornata qui, dopo dieci lunghi anni. Al di là dei mie problemi personali, e della situazione con Kavin, ho un'altra cosa che mi preoccupa... - le parole di Daisy si interruppero a metà sembrava non volesse continuare.

-Senti la sua voceIl suo richiamo!?-chiese preoccupato Ambros.

-Si.. Oscura sarà la via che porta alla salvezza, la luce non vede la verità. Per chi domina il creato... Giungerà l'ora della volontà del cristallo..  Solamente allora i falsi Dei ne udiranno la voce. Queste sono le parole che lei mi sussurra continuamente.- riferì la ragazza.

-Cosa vuoi fare?- domandò il vecchio huma all'erede di Eclipse.

-Questa cosa, per me, adesso è ciò che più conta. Ciò riguarda la mia vita... mentre penso che la situazione con Kavin può pure aspettare. Le mie ricerche sui falsi Dei per adesso stanno dando pochi risultati a Rabanastre, ho trovato poco tolto la leggenda di Raithwall e la sua discendenza.

-Tu e lei siete connesse? Non è stato un caso se Eclipse ti ha scelto non è vero?

-Ambros... è più complicato di quello che pensi. Loro... non sono Dei, non lo sono mai stati. Un immortale non è un Dio, Ambros. Quando mi ricongiungerò a lei, capirai e tutto sarà chiarito.

-Lei parla attraverso te, così come faceva prima con Eclipse?- la interrogò il landisano.

-Con Eclipse era una cosa... con me funziona diversamente, poichè sono parte di lei. Lei è parte di me.- aggiunse Daisy facendosi più enigmatica, tutta quella storia era poco chiara, fin troppo complessa. 
Daisy sorrise dolcemente mentre fissava il suo vecchio mentore, Ambros la guardava non riusciva a credere a quanto quella ragazza fosse diversa dalla piccola Melody che una volta aveva conosciuto.
La giovane donna che si trovava adesso d'avanti era molto più complicata e misteriosa di quando non lo sembrasse già. Di lei si ricordava una bambina molto testarda e capricciosa, vivace e curiosa all'inverosimile.
L'unico difetto di quella ragazzina era sempre stata l'autorità, per quanto uno cercasse d'imporsi con lei, Melody trovava sempre il modo di disubbidire.

-Melo... voglio dire Daisy, scusa sono ancora abituato ad usare il tuo vecchio nome e...

-Non c'è bisogno che ti scusi.- fece lei.

-Volevo chiederti una cosa riguarda il tuo fisico, ho notato che è ben sviluppato, quindi mi chiedevo se tu... - L'uomo non sapeva come continuare si sentiva a disagio a chiedere alla ragazza riguardo il suo fisico.

-Riguarda il mio fisico?- chiese lei, leggendo i pensieri di lui che diventò rosso dalla vergogna. Ambros fece cenno di sì con la testa.

-Il merito e di tutti gli allenamenti che ho fatto in questi anni, se no il mio fisico sarebbe "normale" sai comunque che non sono un'huma...- aggiunse lei.

-Con chi ti sei allenata?-la interrogò lui.

-Beh... con molte persone, tra cui anche Kavin.

-Quindi sei anche tu un cavaliere come lui?- chiese ancora lui.

-No, io sono una ricercatrice. Ambros a me piace combattere, ma non sono un cavaliere o altro, anche se è nella mia natura "combattere".-

Per qualche secondo la loro lunga discussione si interruppe, i due si guardarono silenziosamente, Ambros voleva fare altre domande ma si era reso conto che ne aveva già fatte fin troppe e Daisy non sembra così entusiasta di rispondere ad altre.

Il vecchio mentore di Daisy fissava a lungo la sua ex allieva, mentre queste dolcemente gli sorrideva, la ragazza lo aveva sempre stimato ma doveva ammettere che di lui conosceva poco, forse qualcosina in più di Basch.
Daisy si ricordava di aver trascorso quand'era piccola solo pochi mesi in compagnia di Ambros, aveva solamente 8 anni, ma se li ricordava quel periodo trascorso con lui.

Abros era stato per Daisy una figura paterna che negli anni la ragazza aveva sostituito con Damus e con Robin in fine. Tra questi ultimi due, Daisy sentiva che Damus era la figura che più di tutti gli ricordava un padre.
Damus era stato il suo "re", quando frequentava la città di Spargus nel deserto di Kerwon, era stata per lei una figura importante.

L'huma ogni qual volta osservava la figura di Daisy, non faceva che ripensare alla sua famiglia, alla sua vita passata quando era un semplice figlio di Landis e non un servitore di Eclipse.
La sua vita era cambiata profondamente da quando aveva incontrato Eclipse, l'accordo con quest'ultima prevedeva che lui sarebbe tornato tra i vivi per servirlo ma che in cambio ogni legame con la sua vecchia vita doveva essere tagliato via.
Dora in poi avrebbe servito "La voce della dea", una causa più grande da servire.
Aveva sacrificato ogni cosa, ora della sua famiglia e della sua patria non rimaneva niente. 





Capitolo abbastanza misterioso, si scopre qualcosa di più su Diasy e il suo obbiettivo, non che qualcosa anche di Ambros. 
In tanto io cerco di fare un po' di chiarezza riguardo le idee per questa storia, ci sono punti che devo ancora sistemare e parti che vanno riscritte. Per adesso recuperare il secondo quaderno su cui avevo scritto la continuazione di questa storia.
Sarà un impresa trovarlo, per i termini e i vari appellativi dati a Eclipse e Daisy veli metterò qui sotto, in maniera tale da averli sempre presenti.
Gente io vado.. al prossimo capitolo.

Daistiny.




Parole di santo, unghia di gatto: sotto parole gentili si nascondono scopi non propriamente buoni.

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