Yume

di Skull D Rix
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Notte ***
Capitolo 2: *** Passato ***
Capitolo 3: *** Incontro ***
Capitolo 4: *** Scontro ***
Capitolo 5: *** Spiegazioni ***
Capitolo 6: *** Iride ***
Capitolo 7: *** Disperazione ***
Capitolo 8: *** Casa ***
Capitolo 9: *** Moto ***
Capitolo 10: *** Rosso ***
Capitolo 11: *** Grotte ***
Capitolo 12: *** Debiti ***
Capitolo 13: *** Carcere ***
Capitolo 14: *** Killer ***
Capitolo 15: *** Maschera ***
Capitolo 16: *** Attacco ***
Capitolo 17: *** Distruzione ***
Capitolo 18: *** Riunione ***
Capitolo 19: *** Vendetta ***
Capitolo 20: *** Fuga ***
Capitolo 21: *** Viaggi ***
Capitolo 22: *** Missioni ***
Capitolo 23: *** Situazioni ***
Capitolo 24: *** Alba ***
Capitolo 25: *** Fiamme ***
Capitolo 26: *** Infiltrazione ***
Capitolo 27: *** Ritorno ***
Capitolo 28: *** Rivolta ***
Capitolo 29: *** Alterazione ***



Capitolo 1
*** Notte ***


Era buio. L’oscurità avvolgeva la città e il gelo dell’inverno creava un’atmosfera inquietante. C’era una nebbia che lasciava intravedere solo le punte degli edifici più alti.
Era tutto silenzioso e deserto. L’unico rumore era quello dei passi di una persona. Passi leggeri ma molto rapidi, quasi come se questa persona corresse: e in effetti, correva.
Era una ragazza, circondata dalla nebbia, che scappava. Respirava a fatica e stava per svenire. Era molto bella: aveva i capelli rossi, come gli occhi, raccolti in una coda e indossava una divisa scolastica composta da una camicetta bianca, una corta gonna blu, lunghe calze bianche che le arrivavano sopra le ginocchia e delle scarpe nere. Inoltre era pallida. Veramente pallida.
Ad un tratto, la nebbia si disperse e comparvero due mostri enormi, bianchi, con occhi su tutto il corpo e due grandi corna. La ragazza era al limite: stanca, cadde a terra. Proprio in quell’istante, vide un’ ombra mettersi tra lei e i suoi inseguitori. Poi svenne.

Poco dopo si svegliò. Subito vide la sua piccola città in lontananza: tra i grandi edifici spuntavano i pochi grattacieli.
Era già spuntata l’alba. Dopo essersi ripresa, si accorse che al suo fianco si trovava uno strano ragazzo: aveva uno sguardo serio, ma sembrava molto calmo.
Calmo. Come poteva? Quella notte, ogni singolo abitante della città era stato spazzato via. Erano letteralmente scomparsi, evaporati.
<< E’ inutile che ti agiti. >>. Quelle furono le sue prime parole. Le pronunciò in modo pacato, quasi non gli importasse. E non gli importava davvero.
La ragazza non aveva ancora detto niente: era visibilmente shockata, ma non riusciva a parlare. Comprensibile, dato che quella notte tutti i suoi conoscenti erano spariti nel nulla.
<< C-chi sei? C-cosa è successo? >> domandò la ragazza ancora spaventata << La mia famiglia! Dov’ è la mia famiglia? >>.
<< Tutti morti. Non era un sogno, sei l’unica sopravvissuta, l’unica che sono riuscito a salvare. >>.
La ragazza aveva iniziato a piangere, mentre lui continuava a guardare quella città, che ora era composta solo da macerie.
<< Chi sei? >> chiese lei singhiozzando.
<< Chiamami Yoru >>.
<< Io sono Mana Krabal. Cosa erano quei mostri? Non ricordo molto, ma credo di averti visto che li affrontavi. Come abbiamo fatto a sopravvivere? >>.
Yoru la guardò dritta negli occhi, in modo intenso, le appoggiò le mani sul viso e… le diede una testata. In quel momento tutti i ricordi della notte passata le tornarono.
Poi… la sua testa si riempì di informazioni: informazioni sul passato di Yoru.
Mana era terrorizzata. Lo guardò, impaurita, e scappò via.

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Capitolo 2
*** Passato ***


Corri. Corri. Corri. Mana non faceva altro che ripetersi questo: corri.
Si fermò sotto un albero, ripensando a quello che aveva visto: Yoru… Yoru non era umano.
Tutto era molto confuso. Era come se tutti i pensieri e i ricordi di Yoru si fossero trasmessi nella sua mente. Sembrava un ragazzo come gli altri, e invece…
Aveva strani poteri, poteri davvero spaventosi.
Ma guardando nel suo passato, Mana si rese conto che era molto solo. Nessuna famiglia, nessun amico e nessun ricordo dell’infanzia.
La ragazza capì quello che provava, e ripensò alla notte precedente: lui le aveva salvato la vita.
Mana era una ragazza decisa, e per qualche ragione sapeva di non correre alcun rischio.

Tornò da quel mostro, che avrebbe potuto ucciderla in qualsiasi momento, e gli disse: << Io non ho più nessuno. Tu mi hai salvato la vita, quindi permettimi di restare con te. >>. Subito si pentì di quelle parole affrettate: e se le fosse accaduto qualcosa? Come poteva fidarsi di uno sconosciuto?
Yoru la guardò, senza cambiare espressione, e disse: << Va bene. Io sono un viaggiatore, un vagabondo, non ho una casa. Sto cercando… qualcosa. >>. Era incredibile come gli occhi non mostrassero alcuna emozione.
Mana soffriva per le persone che aveva perso, ma allo stesso tempo provava compassione verso quel ragazzo solo: << A proposito, come ho fatto a conoscere il tuo passato? Ora so dei tuoi poteri, questo ne fa parte? >>.
<< Sì. Ti ho dato una testata che ti ha trasmesso alcuni dei miei ricordi. Ah, rammentami di non farlo più, fa molto male. >>.
Mana gli chiese: << Cosa sei? Non mi hai mostrato tutto del tuo passato. Mi spieghi perché hai quegli strani poteri? >>.
Yoru stette zitto per un po’, poi iniziò, con il suo solito tono e la sua solita espressione: << Non lo so. Tempo fa mi sono ritrovato per strada, senza ricordarmi chi fossi. Ho iniziato a viaggiare scoprendo i miei poteri. Facendo qualche ricerca ho scoperto che in giro per il mondo ci sono persone simili a me, ma ancora non ne avevo trovata nessuna. Fino a ieri… >>.
Mana, che all’ improvviso divenne molto interessata, chiese: << Che è successo ieri? Io so solo che la gente è scomparsa e la città è stata distrutta. Quei mostri… che cosa erano quei mostri? >>.
<< Finalmente credo di aver trovato qualcuno come me. Ma nel modo peggiore possibile. >>.
In quel momento calò il silenzio. Yoru continuava a fissare le rovine della città, sdraiato sull’erba, mentre Mana lo guardava, ancora sorpresa della sua stessa esistenza. Era un ragazzo normale, aveva un completo elegante con giacca e cravatta e dei capelli molto scuri abbastanza ordinati e degli occhi davvero profondi: neri come la pece, sembravano un pozzo senza fondo...
Poco dopo, i due videro una scia nel cielo e, quando quella scia raggiunse il terreno, sentirono un rumore fortissimo.
Mana era paralizzata. Yoru, sempre con la stessa espressione, disse: << Vuoi venire con me? Preparati a questa vita. Dovremo affrontare ogni ostacolo, esplorare i luoghi più pericolosi e saremo costretti a rischiare la vita. Se credi di potercela fare… partiamo. >>.
Mana diventò seria all’istante,  e, senza dire una parola, lo seguì verso il luogo in cui era caduta quella che sembrava una meteora.

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Capitolo 3
*** Incontro ***


Partirono. Due normalissimi ragazzi, o almeno così sembrava, erano partiti, senza una casa in cui tornare e senza una destinazione.
Mana ripensava all’ accaduto: era rimasta sola con un perfetto sconosciuto. Guardandolo, però, non sembrava un ragazzaccio: era vestito in modo elegante e aveva un viso serio, ma allo stesso tempo stanco, come se potesse addormentarsi da un momento all’ altro.
Camminavano ormai da ore. Yoru continuava a guardare avanti, alla città verso cui si dirigevano, come se fosse molto concentrato o come se avesse la mente priva di ogni pensiero. Mana, molto affaticata, non riusciva a tenere gli occhi aperti.
<< Senti Yoru, io sono stanca. Non possiamo fermarci per dormire? >>.
<< Certo, ma solo dopo che avremo raggiunto la città dove si è schiantato il meteorite. >>.
Non aveva mangiato niente ed era ancora pomeriggio, ma era molto stanca, dato che la notte prima Mana non aveva dormito. Arrivati ad una locanda poco fuori dalla città, Mana corse dentro: il locandiere era intento a sputare in un boccale e pulirlo con uno strofinaccio. Dopotutto, questo era il suo mestiere.
Mana, assonnata, gli chiese: << Avete due stanze libere? Io e il mio amico vorremmo riposarci un po’. >>.
Il locandiere, ridendo sotto i baffi, rispose: << Mi spiace, ma c’è solo una stanza matrimoniale. >>.
<< Non c’è problema. >> rispose Yoru, che nel frattempo era entrato nella locanda. Mana era abbastanza stupita e irritata, ma non disse nulla: la stanchezza aveva vinto.
<< Allora sono 250 Magic. >>.
<< Odio queste cose. Mana, non ho soldi, credo che dovrai pagare tu. >>.
Mana porse i soldi guardando contrariata il ragazzo. Il locandiere li prese con avidità e indicò loro la camera.
La ragazza, un po’ imbarazzata, si sdraiò di lato, dando le spalle a Yoru, che invece si era adagiato con la faccia rivolta verso l’alto.
Dopo qualche secondo, Mana si girò verso Yoru: incredibilmente si era già assopito profondamente. Non russava e restava composto, ma non si sarebbe svegliato neanche con le cannonate.
La mattina dopo, verso le 8, i due erano svegli e stavano per fare colazione, quando dalla porta entrò un ragazzo. Aveva i capelli bianchi scompigliati, portava una camicia aperta davanti e dei jeans corti.
Improvvisamente, tutta la locanda diventò silenziosa. Anche il locandiere, che solitamente era chiacchierone, alla sua vista ammutolì, visibilmente spaventato.
Il ragazzo urlò: << Allora, che cosa c’è oggi per colazione? >>.
Il locandiere gli allungò un piatto con uova e bacon.
<< Credi che possa bastarmi questa roba? Vuoi far saltare tutti in aria?? >>.
A quelle parole, Yoru si alzò in piedi e chiese al ragazzo: << Ieri in questa città è caduta una meteora. E’ stato a causa tua? >>.
Il ragazzo lo guardò dall’alto in basso: << E tu chi saresti? Non mi sembra di averti interpellato! >>.
Yoru, sempre col solito sguardo, rispose: << Il mio nome è Yoru, e sono qui per parlare con te. >>.

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Capitolo 4
*** Scontro ***


Piangeva. Mana era davvero terrorizzata. I suoi occhi castano chiaro erano pieni di lacrime e lei singhiozzava nel silenzio generale.
<< Zitta, o ti buco la testa! >>. Il ragazzo era fuori di sé dalla rabbia. Alzò la mano  e mimò una pistola con le dita. Poteva sembrare un gesto stupido, ma nessuno rise, e Mana si tappò la bocca con una mano, continuando a piangere in silenzio.
Yoru era impassibile. Il suo sguardo era più serio del solito, ma i suoi occhi continuavano ad essere assonnati, come se fosse stanco. Il ragazzo, anche se non sopportava la situazione, si girò ed iniziò a mangiare. Nella locanda, tutti, eccetto Yoru, si stupirono.
<< Quindi è così che ti ricarichi? Allora sei davvero stato tu a lanciare quel meteorite ieri. >> disse Yoru.
Il ragazzo, finito il cibo, buttò a terra il piatto, che si ruppe, e si girò, più furioso di prima: << Come diavolo fai a sapere tutto questo sui miei poteri? Ho capito… tu sei come me! >>.
Yoru si limitò ad annuire. La gente nella locanda era confusa, e Mana, che aveva smesso di piangere, era rimasta a bocca aperta.
Yoru stava per iniziare a spiegarsi, ma il ragazzo lo attaccò prima che potesse aprire bocca. Era furibondo, non riusciva a trattenere la sua ira: si lanciò su Yoru gettandolo a terra e lo prese per il colletto della camicia.
<< Sei venuto qui per rubarmi la città? Non te lo permetterò! >>
Yoru era a terra, impassibile.  All’improvviso, le gambe del ragazzo si ricoprirono di piccoli sassolini che presero fuoco e portarono in alto i due come fossero un razzo, sfondando il tetto della locanda e finendo ad un’altezza spropositata.
<< Il mio nome è Luke Reeds, ricordatelo: sarà il nome dell’uomo che ti ucciderà! >>.
In quel momento, Luke scagliò Yoru a terra, che prese fuoco come fosse una meteora. Ci fu un boato. Poi il nulla. La gente scappava in tutte le direzioni, anche i feriti, ma Mana, incuriosita, si precipitò a vedere cosa era successo.
Nel cratere formatosi… c’ era Luke, mezzo morto.
Yoru scese a bordo di una nuvoletta, e atterrò accanto al ragazzo.
<< C-che è successo? >> chiese Luke a fatica.
<< Io controllo la mente delle persone. Ho il potere dei sogni, un potere immenso. Ti ho fatto credere che stesse accadendo qualcosa, mentre succedeva l’inverso. >>.
Il ragazzo era spaventato. Non avrebbe mai accettato di morire così. Puntò la mano a pistola verso Yoru: << Questa città è sotto il mio controllo! >> disse, ma quando stava per sparare una mini-meteora dal dito, Yoru lo fermò e disse: << Sei proprio sicuro di volerlo fare, Luke? >>.
Lui lo guardò impaurito, e abbassò la mano.
Yoru: << Sono qui solo per sapere una cosa: un anno fa persi la memoria, e penso che questo sia legato ai nostri poteri. Ne sai nulla? E’ successo anche a te? >>
Luke scosse la testa. Yoru, deluso, si allontanò. Mana lo seguì, ancora sbalordita da quello che aveva visto.

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Capitolo 5
*** Spiegazioni ***


I due ragazzi camminavano. Mana era ancora confusa, e fissava gli occhi nero pece di Yoru in cerca di risposte.
<< Allora? Non mi dici niente? >>.
Yoru la guardò col suo solito sguardo: << Cosa vuoi sapere? >>
Mana era impaziente: << Tutto! Per esempio… come hai fatto a capire che era lui il ragazzo dei meteoriti? >>.
Yoru fissò il cielo. Non gli piaceva molto parlare, ma non poteva privare la sua compagna di viaggio di spiegazioni.
Disse: << Allora… devo prima spiegarti come funzionano i nostri poteri: variano da persona a persona, e non sono infiniti. Ognuno ha un proprio modo per ricaricarli. A me per esempio basta dormire. >>.
Mana era ancora confusa, ma iniziava a capire.
Yoru continuò: << Ieri quel ragazzo, agitato ma molto orgoglioso, ha girato le spalle davanti al nemico per mettersi a mangiare. Questo significa che ne aveva bisogno per i suoi poteri. La gente dentro la locanda si è ammutolita appena è entrato, forse temevano che lanciasse un altro meteorite. >>
Mana camminava guardando in basso e calciava i sassi per terra. Ormai erano usciti da quella città e proseguivano verso una foresta.
Yoru continuò: << Probabilmente, avendo mangiato così poco prima del combattimento, aveva già usato tutto il suo potere cercando di farmi schiantare a terra. Quello della pistola era solo un bluff. >>.
Mana era interessata: << E che mi dici dei tuoi poteri? Da quanto ho visto non controlli solo la mente delle persone, puoi fare quasi tutto! Per esempio, cosa era quella nuvoletta con cui sei sceso? >>.
<< Io posso ingannare la mente, ma anche la realtà: creare cose che non esistono, distruggere città in un batter d’occhio. E’ come se fossi sempre in un sogno. Ma mi servirebbe un sacco di energia, e quindi dovrei dormire per anni. La nuvoletta non è semplice da creare, ma  avendo dormito più di dodici ore, avevo energia a sufficienza. >>.
La ragazza annuì, ma i suoi occhi mostravano una paura nel profondo. Yoru lo notò e, senza cambiare espressione, disse: << Ascoltami, tu sei una mia amica. Non ti farò mai del male, qualunque cosa accada. >>.
La ragazza sorrise, e disse: << Non avrei mai detto che fossi così sentimentale! >> e si mise a ridere.
Entrarono nella foresta. Il buio li avvolse. Mana si ricordo di quella notte, La notte, e si strinse al braccio di Yoru.
Yoru, provando a scherzare per tirarle su il morale, ma sempre con lo stesso tono freddo, dicendo: << Che c’è? Hai paura del buio? >>.
Mana era ancora spaventata. Si sentirono degli ululati, da ogni direzione.
 L’ oscurità non faceva distinguere niente: né gli alberi, né i cespugli, né i lupi che avevano circondato i due ragazzi.
Mana era paralizzata, mentre Yoru diventò più serio del solito: << Questi non sono lupi normali. >> disse, e, restando fermo, si preparò mentalmente al combattimento. I lupi li attaccarono da ogni direzione, ma, in un secondo, erano a terra, morti.

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Capitolo 6
*** Iride ***


C’erano carcasse ovunque: quegli animali si erano scannati a vicenda. Ma quei lupi avevano tre occhi. Yoru aveva una faccia seria, e si guardava intorno, cercando anche un minimo movimento tra i cespugli.
Mana gli chiese: << Cosa cerchi? Non credo ce ne siano altri. >>.
Yoru le fece segno di stare zitta, e tese l’orecchio. In lontananza si sentivano dei suoni, diversi dai precedenti ululati… erano dei rumori di foglie, rami e piante. Mana disse: << Saranno altri animali, del resto siamo in una foresta. >>.
Ma erano fruscii ritmati, come fossero passi. All’improvviso, tra gli alberi apparvero altre piante, che sembravano vive: avevano una faccia spaventosa, e continuavano ad avvicinarsi ai due.
Yoru disse, calmo come al solito: << Sembra che abbiamo trovato altri amichetti. Resta dietro di me. >>. Detto questo chiuse gli occhi, e, come per magia, quegli alberi semoventi presero fuoco.
Urlavano. Strillavano come pazzi. Le loro voci erano acutissime. Quei mostri stavano soffrendo: piangevano senza lacrime e si accasciavano a terra, dilaniati dalle fiamme.
Il fuoco si propagò alle piante vicine, incendiando la foresta.
In un attimo, un proiettile velocissimo sfrecciò accanto all’ orecchio di Yoru, e si avvicinò alla fronte di Mana.
Lei aveva gli occhi chiusi e si tappava le orecchie per non sentire le grida di quegli esseri. Yoru, in un attimo, si girò e afferrò il proiettile con la mano destra.
<< Non dovevate farlo. >> disse. Il suo volto era calmo come al solito, ma i suoi occhi lasciavano trasparire la rabbia interna.
Da quell’inferno di fuoco uscirono tre figure, due donne e un uomo, tutti con un mantello marrone. La ragazza al centro era alta e aveva un terzo occhio disegnato sulla fronte, quella a sinistra era più bassa e stava piangendo, mentre l’omino alla destra era ancora più basso e nascondeva un fucile sotto il mantello.
Quella al centro sghignazzò e disse: << Siamo i Briganti dell’ Iride, e abbiamo una taglia di... >>.
<< Non parlare mentre combatti >>.
La voce proveniva da dietro i tre. Era Yoru, che impugnava una spada e aveva tagliato il torace ad ognuno di loro.
I briganti caddero a terra. Mana aveva ancora gli occhi chiusi. Yoru era sfinito: aveva usato il suo potere parecchie volte e non aveva ancora riposato dopo quanto successo in città. Aveva creato una spada dal nulla, incendiato la foresta e ingannato la realtà rallentandola.
Cadde a terra, stremato, e Mana corse verso di lui.
<< Come stai? Che ti è successo? >>.
<< Ho esaurito l’energia, devo riposare. >> rispose Yoru, ed entrò in un sonno profondo.
La foresta stava ancora bruciando, ma Mana non si scoraggiò, prese in spalla Yoru e attraversò le fiamme per uscire dalla foresta. Non poteva tornare indietro: Luke Reeds era stato sconfitto, ma Yoru non lo aveva ucciso e quindi poteva essere ancora lì a governare sulla città. Se fossero tornati indietro li avrebbe ammazzati.
Così decise di andare avanti. Quello che li aspettava… era la morte.

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Capitolo 7
*** Disperazione ***


Morte. Mana era appena uscita dalla foresta e quello che vide davanti a lei fu questo: un immenso deserto.
Yoru si era già svegliato, e aprendo gli occhi disse: << Il deserto della morte. E’ così che lo chiamano. >>.
Mana era preoccupata: alle spalle aveva un muro di fuoco, quindi avrebbe dovuto affrontare quell’enorme deserto a piedi con Yoru sulle spalle. Ci pensò su, poi disse: << Ehi, non basterebbe che dormissi un po’? Così torneresti in forze e potresti usare i tuoi poteri per farci volare via da qui! >>.
<< Mana… non riesco a dormire. Sto male, credo mi abbiano avvelenato. >> disse Yoru. Stava sudando e soffriva, ma cercava di non farlo notare: aveva gli occhi chiusi, però sembrava calmo e impassibile come al solito.
<< Che cosa posso fare? Come posso trasportarti sulle spalle per tutto il deserto? E sei anche avvelenato! >>. Mana era agitatissima, stava quasi per mettersi a piangere.
Yoru aprì gli occhi a fatica e disse: << Mana, ascoltami: sono certo che puoi riuscirci. >>.
Mana si era calmata. Non disse una parola e cominciò a camminare nel deserto, sulla sabbia rovente, attraverso le altissime dune.
Yoru non riusciva proprio ad addormentarsi. Iniziava a tossire sangue e respirava a fatica.
Camminavano da parecchio tempo e si erano allontanati molto dalla foresta, ma il deserto era così grande che non si vedeva la fine.
Mana era davvero esausta: non era allenata a trasportare un’altra persona. Yoru in realtà non pesava molto, ma il caldo del deserto era insopportabile.
La ragazza si fermò alla base di un’alta duna, appoggiò l’amico a terra e si sedette. Era stanchissima. Sapeva di non potercela fare, e quindi era lì, seduta sulla sabbia rovente, a piangere con la testa appoggiata sulle ginocchia. Yoru era affianco a lei, sdraiato a guardare il sole, con gli occhi socchiusi e la stessa espressione calma di sempre.
<< Come mai stai piangendo? >> disse lui, con la bocca sporca di sangue.
Mana alzò la testa guardandolo, e, singhiozzando, gli rispose: << Non sono riuscita a salvarti! Tu sei l’unica persona che conosco al mondo, l’unico amico che ho, e non sono riuscita a salvarti! >>.
<< Non ha senso piangere. Devi lottare fino alla fine, costi quel che costi, per raggiungere un obbiettivo. E se tutto è perduto, ormai è successo. Non ha proprio senso piangere. >>.
Mana lo guardò sorpresa, smettendo per un momento di singhiozzare. Fissò la sabbia. E decise: era pronta a ripartire, a costo della vita avrebbe portato in salvo Yoru.
Lo caricò di nuovo in spalla e, fissando il tramonto all’orizzonte, riprese a camminare.
Poco dopo erano a terra, quasi morti. Ormai erano spacciati.
Guardavano il cielo notturno e stellato. Non riuscivano neanche a parlare, quando videro una stella cadente. Mana sorrise.
La stella cadente si avvicinava a loro, e si schiantò a pochi passi. Dal cratere… uscì Luke Reeds, che creò un meteorite su cui ripartì insieme ai due ragazzi.
<< Siete salvi! >>.

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Capitolo 8
*** Casa ***


Reeds li aveva salvati da morte certa. Aveva appena portato in salvo Mana e Yoru, che ora erano sdraiati sul meteorite assieme a lui.
La ragazza non capiva cosa stesse succedendo: << Tu sei… Reeds! Luke Reeds! Perché? Perché lo fai? >>.
<< Non c’è tempo per spiegare, vi porto da un’ amica. >>.
Il meteorite si dirigeva verso una casetta solitaria sopra una bassa collina. Si schiantò nell’orto, e dalla casa uscì una vecchia signora che urlò: << Luke, diavolo! Quante volte ti ho detto di non atterrare lì? Così mi rovinerai il giardino! >>.
Era una bassa signora coi capelli grigi raccolti e rughe marcate, ma aveva un carattere molto energico per la sua età.
<< Nonna, ho portato due miei amici. A quanto pare stanno male! >> esclamò Luke. La vecchia si era fatta seria e li invitò ad entrare velocemente.
Reeds e la signora liberarono il tavolo e vi stesero Yoru. Mana invece fu fatta sdraiare sul divano.
<< Questo è grave, invece la ragazza ha solo bisogno di acqua e riposo. >>. La donna sembrava esperta in questo genere di cose.
<< E’ stato avvelenato… >> disse Mana dopo essersi ripresa un po’ << Deve essere stato quel proiettile che ha fermato con la mano. Forse era avvelenato. >>.
La vecchia si fece seria e concentrata. Le sue mani si illuminarono e ne appoggiò una sul torace di Yoru e l’altra sulla sua bocca.
<< Libera! >> urlò la donna, è la mano che aveva sul torace premette con forza sul petto del ragazzo. Il veleno, che si era già sparso per tutto il corpo, fuoriuscì dalla bocca per poi essere assorbito dalla mano della vecchia, la cui luce diventò violacea.
<< Ha espulso il veleno, ma ha perso molto sangue e respira a fatica. Con la mie cure gli basterà riposare e si riprenderà. Il mio nome è Riku, ma potete chiamarmi nonna. >>.
Mana, che aveva seguito tutta l’operazione, emanò un sospiro di sollievo e si mise a dormire, e così fece anche Yoru.
Riku si rivolse a Luke: << Allora, è da tempo che non ci vediamo. Chi sono questi ragazzi? >>.
Luke la guardò felice e le rispose così: << Nonna, sono miei amici! Sono le persone che mi hanno cambiato. Loro mi guardano con occhi privi di odio… >>.
La nonna lo guardava sorridendo: << Sono contenta che tu abbia lasciato il comando di quella città, City, e che abbia incontrato degli amici. >>.
Il ragazzo ripensava alla sua triste infanzia: non aveva una casa, era un orfano che viveva di furti. Le persone lo odiavano e si tenevano alla larga da lui. Poi incontrò la vecchia, che lo accudì come fosse un figlio. Scoperti i suoi poteri, decise di tornare in città, per far cambiare opinione alla gente, ma senza successo. Così, infuriato, prese possesso di City con la forza, per farsi rispettare dagli abitanti, fino a quel giorno.
Yoru e Mana gli avevano completamente cambiato la vita.

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Capitolo 9
*** Moto ***


Yoru e Mana avevano dormito per ore e si erano ripresi. Si svegliarono contemporaneamente e trovarono Luke che li fissava impaziente.
<< Allora! Che vi è successo? >> chiese lui urlando. Yoru non capiva cosa stesse accadendo, ma come suo solito rimase tranquillo e assonnato.
Mana era un po’ stupita, e disse: << Siamo stati attaccati da un gruppo di briganti, e siamo scappati nel deserto. >>.
<< Quello era il territorio dei briganti dell’ Iride, con una taglia totale di 100.000 Magic. Di solito chi vi entra non esce più, siete proprio forti! >>. Luke li guardava con ammirazione.
Mana lo guardò e gli chiese: << Cosa ti è successo dopo che abbiamo lasciato la città? >>.
Luke si sedette e iniziò a parlare: << Non ho mai conosciuto i miei genitori, e per vivere ero costretto a derubare gli abitanti del villaggio. A loro non piacevo e ogni volta che mi vedevano scappavano. Ero così solo… Poi conobbi Riku, che mi accolse e mi crebbe come un figlio. Ero molto felice, e, scoperti i miei poteri, decisi di tornare in città per mostrare il mio valore. Le persone continuavano a non accettarmi, e adesso avevano paura di me, così decisi di occupare la città. Col vostro arrivo ho conosciuto due persone prive di odio nei miei confronti, e dopo che mi hai battuto, non hai voluto uccidermi o cacciarmi da City. Alcune persone si sono dimostrate gentili, curandomi assieme alle persone che avevo ferito. Ho deciso di lasciarmi il passato alle spalle ed iniziare a viaggiare, seguendo i vostri passi. Posso unirmi a voi? Vi seguirò ovunque andiate, voglio divertirmi con voi! >>.
<< Nessuno ti ha chiesto di raccontarci la tua vita. >> disse Yoru, serio come al solito.
Ci fu un momento di silenzio imbarazzante. Poi Luke si alzò in piedi e gridò << Allora? Quando si parte? >>.
<< Noi partiamo ora, tu parti quando vuoi e vai nella direzione opposta. >>. Yoru si era già alzato in piedi e così aveva fatto anche Mana, che protestò: << Ma non possiamo…? >>.
Yoru la zittì, e si rivolse alla vecchia Riku: << Scusi, io sto cercando di recuperare la memoria su quanto mi accadde prima dell’anno scorso. Lei sa per caso chi sono? O il motivo per cui non ricordo nulla? >>.
La vecchia si spaventò per un attimo. Poi tornò calma e disse sotto voce: << Non può essere… no, no, è impossibile. >>.
<< Cosa? >> chiese Yoru, incuriosito.
<< Niente, mi sono sbagliata. >>.
Yoru si diresse verso la porta: << Allora andiamo, Mana. >>
<< Ehi, guarda, lì c’è una moto! Prendiamo quella! >> disse lei.
Yoru indossò l’unico casco e si sedette, Mana si mise dietro e si strinse a lui.
<< Partiamo! >> esclamò. Reeds uscì fuori e urlò:
<< Quella è la mia moto! >> ma era troppo tardi. I due erano già lontani, ma la vecchia continuava a pensarci: << Che sia davvero lui? No… >>.

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Capitolo 10
*** Rosso ***


I due ragazzi viaggiavano velocissimi sulla loro nuova moto. Mana era contenta di aver trovato un’altra persona importante.
Yoru guidava su una strada sterrata verso una cittadina di cui si notava soprattutto la grande chiesa bianca al centro.
Non avendo soldi, dovettero trovare una casa abbandonata dove dormire, e rubare in giro qualcosa da mangiare dopo tanto tempo.
La notte fu passata tranquillamente da Yoru, ma Mana era tormentata da incubi che la svegliavano poco dopo aver preso sonno. Sognava cose mostruose: un uomo con due teste andava in giro scannando i passanti, e facendo scempio dei loro organi interni.
La mattina dopo furono svegliati da un urlo di donna. Mana si precipitò fuori e proprio di fianco alla porta della casa di fronte vide una cosa mostruosa: a terra c’era il cadavere di una donna.
Ma al cadavere mancavano braccia e gambe, e l’intestino era fuoriuscito e appoggiato sulla spalla destra. Era ricoperto di sangue.
Mana urlò: << E’ terribile! >>. Una grande folla si era radunata intorno a lei. Si sentivano commenti come: << Un altro morto. >>, << Ha ucciso di nuovo. >>, << L’ assassino! E’ tornato! >>, << Non possiamo essere al sicuro in una città del genere, meglio andarcene. >>.
Nel frattempo era uscito anche Yoru, che vide il cadavere e, calmo, disse: << Dobbiamo catturare questo assassino. >>.
I due si recarono alla centrale di polizia, una piccola casetta, che però era quasi deserta. C’era solo un uomo che dormiva seduto dietro al bancone. Yoru disse: << Siamo qui per aiutare le ricerche dell’assassino >>.
Il tizio alzò la testa: era un omino grassoccio con piccoli baffetti. Rispose: << Ormai la polizia si è arresa, l’unico che persevera è l’ispettore Frederick Abber. È solo e non credo riuscirà a fermare gli omicidi. Io sono Walter Frost, il suo aiutante. Sarà un piacere avere dei volontari ad aiutarci! >>.
I due si diressero verso le scale che portavano all’ufficio di Abber, accompagnati da Frost.
Yoru spalancò la porta e disse: << Fred, sono Yoru, questa è Mana. Abbiamo intenzione di aiutarvi con le ricerche, a patto che quando cattureremo l’assassino, lo lascerete a noi. >>.
Mana lo guardò, non capendo cosa intendesse fare, ma Yoru era serio come al solito. L’ispettore era felice di avere gente al suo fianco, e subito gli mostrò i dati raccolti: << Allora, ci sono stati 68 omicidi durante la notte in questo periodo: tutti i cadaveri riportano amputazioni, lacerazioni e ferite gravi, ma senza un preciso ordine, quasi casualmente. Ma la cosa interessante è che in ognuno di essi l’intestino è stato fatto fuoriuscire e appoggiato ad una spalla. Per ora siamo a 34 sulla spalla destra e 34 sulla sinistra. >>.
Yoru pensò un po’, poi disse: << Lo ha detto come fosse una gara. >>. L’ispettore si meravigliò di quel commento e si scusò per la mancanza di tatto.
Yoru continuò: << Tutti gli omicidi sono simili e ricollegabili, ma le ferite sono molto diverse. I bersagli non hanno nulla in comune, sono vittime casuali. Il fattore importante sono le viscere sulla spalla. Metà a destra, metà a sinistra… la mia ipotesi è che si tratti di una sfida. Una sfida tra due parti. Non c’è motivo di credere che si tratti di un unico assassino. Certo, la tecnica è la stessa, ma è probabile che i vari assassini abbiano lo stesso maestro o appartengano alla stessa setta, che si è poi divisa. Sembra quasi che gli assassini si divertano a scannare quei corpi. >>.
Tutti erano senza parole. Dopo tanto tempo finalmente erano vicini alla soluzione del caso. L’ispettore chiese: << Sai anche come possiamo individuare e catturare gli assassini? >>.
Yoru, uscì dalla porta e disse: << Questo compito lasciatelo a me. >>.
Uscito dall’edificio assieme a Mana, aspettarono il tramonto cercando una qualche pista, ma senza risultato. Calato il sole, Mana tornò nella casa abbandonata, mentre Yoru si appostò con la nuvoletta sopra la città, in cerca di un qualche segno. E il segno arrivò. Un uomo era appena stato ucciso in modo brutale, e le budella erano state appoggiate sulla spalla sinistra. L’assassino stava correndo via velocissimo: era alto, coperto da un mantello nero e con degli occhiali da sole arancioni. Yoru lo fermò, apparendo dal nulla e tagliandogli la strada, poi gli prese la faccia e lo buttò a terra.
<< Perché fate questo? Chi siete, e quanti di voi ce ne sono? >>.
L’assassino cominciò a ridere: << E’ soltanto un gioco. >>, prese fuori un coltello affilato, afferrò il braccio di Yoru e glielo tagliò. Ma il braccio venne attraversato dalla lama senza ferirlo.
Un altro uomo correva verso di loro, con un coltello uguale, gridando: << Fratellone! >>. Lo lanciò contro il viso del ragazzo.
Ma Yoru lo deviò con i suoi poteri, corse velocissimo dietro del secondo ragazzo, gli afferrò la nuca e lo cacciò sull’asfalto come aveva fatto col primo. I due erano immobili.
Li tirò su per il colletto e disse: << Se volete uccidere, fatelo per una causa giusta. O morirete voi. >>.
Il primo sputò a terra e rispose: << Se voglio uccidere, uccido. Preferirei morire piuttosto che seguire le regole. >>. Detto, fatto. Dalla bocca di Yoru uscì una spada che, muovendo la testa, tagliò il collo al più vecchio dei due, che cadde, morto.
<< Tu cosa ne pensi? >> chiese all’altro, restando calmo. Lui non sembrava dispiaciuto per la morte del fratello, e rispose: << Se continuerò a vivere, potrò ancora uccidere? >>.
Yoru annuì. Così il ragazzo, accettò e disse: << Il mio nome è Jack Trip, e sono pronto a seguirti. Quello invece era John, il mio fratellone, che non potrà più uccidere. >>. Disse quelle ultime parole con un ghigno.
Yoru passò a prendere Mana, poi andò alla centrale e spiegò l’accaduto a Fred e Walter, i poliziotti. I tre lasciarono la città sulla loro moto, che era molto spaziosa, e si diressero verso le montagne.

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Capitolo 11
*** Grotte ***


I tre erano diretti verso le montagne. Yoru guidava la moto, serio e senza dire una parola e Mana era dietro di lui. Cercava di non girarsi e di non pensare che seduto dietro di lei ci fosse un assassino spietato, senza neanche un paio di manette.
Yoru si fermò ai piedi dei monti. Mana e Jack si alzarono. Subito lei corse dietro Yoru, mentre Trip era in piedi, col suo solito ghigno,  di fronte a loro. Era un ragazzo alto, ma dimostrava di essere più giovane degli altri due. Aveva i capelli verdi, di un verde acceso, quasi fosforescente, e gli occhi gialli. Indossava una felpa e dei pantaloni verdi come i suoi capelli.
<< Non preoccuparti, non ti farà del male. È come un cagnolino ora. Pur di uccidere è disposto ad obbedire. >> disse Yoru.
Mana continuava a nascondersi dietro di lui, fissando quel pazzo.
<< Ma… perché lo stiamo portando con noi? Non potevi lasciarlo alla centrale? >>.
<< Sarebbe scappato dopo qualche giorno. Comunque mi serve per ripagare un debito. >> le rispose lui.
<< E che genere di debito? >>
<< Lo scoprirai presto. >>.
Detto questo, i due si avviarono verso una grotta che conduceva all’interno della montagna, seguiti da Jack.
L’interno era freddo e umido. I pipistrelli svolazzavano da ogni parte e il buio nascondeva le insidie. Yoru sembrava conoscere il posto. Ma ad un bivio si fermò. Poi disse:
<< Questo non è possibile. C’era solo una strada dritta qui. >>.
La ragazza era già spaventata, ma quell’affermazione la terrorizzò. Sapeva cosa sarebbe accaduto dopo.
<< Credo sia meglio dividerci. Tu e Jack andrete a sinistra, io prenderò la destra. >> affermò Yoru.
<< Non puoi lasciarmi sola a vagare in una grotta buia con questo qui! >> urlò Mana.
<< E’ l’unico modo che abbiamo per uscire di qui. >>.
Mana chinò il capo e, senza più dire nulla, andò a sinistra. Lui prese la destra. Poco dopo, Jack e la ragazza stavano salendo. Yoru scendeva.
<< No, strada sbagliata, meglio tornare indietro e seguire gli altri. >> pensò lui, ma il muro dietro si era chiuso. Lo analizzò: era rovente.
Continuò a scendere e arrivò in una grande sala piena di magma.
<< Ci mancava anche il cattivo di magma. >>. Dopo questa affermazione, dalla lava uscì un uomo che urlò: << Sono Aka, e tu sei appena caduto nella mia trappola! >>.
Yoru si girò per tornare indietro. Aka, arrabbiato, disse: << Ehi, dove diavolo stai andando? Affrontami se hai il coraggio! >>.
Il ragazzo voltò appena il capo e rispose: << Tu sei già morto. >>.
Continuò a camminare. << Ferm… >> ma Aka non riuscì a finire di parlare, che fu investito da una folata di vento ghiacciato che lo investì, gelando l’intera stanza, lui compreso.
<< Avrà scavato il sentiero con la lava. Ora devo solo sfondare questo muro… diamine, ho quasi finito le energie. E’ il mio ultimo colpo. >>. Toccò il muro con il dito e lo fece esplodere, poi seguì la strada dei suoi compagni.
Nel frattempo i due avevano raggiunto la cima. Faceva molto freddo, il vento spirava portando la neve bianca sul viso di Mana.
<< Guarda! Lì c’è un sentiero che porta sull’altro lato della montagna, verso quella casa! Deve essere il luogo dove siamo diretti! >>.
Jack si limitò ad emanare una risatina a denti stretti. Poi vide un pupazzo di neve e urlò: << Muori! >>. Corse verso di lui, ma non aveva neanche il suo pugnale, e tornò indietro, triste.
<< Aspetta… cosa ci fa un pupazzo qua su? Non ha senso! >>.
Dall’ alto arrivò una valanga, che si schiantò sul pupazzo di neve e dalla quale uscì una donna. Disse: << Dovrò pur divertirmi anche io! Sono Harpy, la donna di neve, e ora vi renderò dei pupazzi di neve! >>.
<< Jack, fai qualcosa! >> urlò Mana, spaventata. Lui, con una faccia triste, disse: << Non ho il coltello, non posso uccidere… >>.
Erano fregati. La donna stava creando degli uomini di ghiaccio e gridò: << E’ ora, figli miei, è ora di cena! >>.
I mostri spalancarono le fauci, enormi, pronti a mangiare i due malcapitati. Mana indietreggiava: << Yoru! Dove sei? Abbiamo bisogno di aiuto! >>. Andò a sbattere contro qualcosa, era lui, Yoru, che disse: << Ho finito i poteri. Dobbiamo scappare. >>.
Ma la strada era bloccata da quell’ esercito di ghiaccio, che li circondarono. Erano in trappola. Per davvero.
Jack iniziò a mordere e graffiare gli esseri, ma senza successo. Yoru provò a romperli con calci e pugni, ma inutilmente.
<< Dobbiamo temporeggiare, prima o poi finirà i poteri. >>.
Jack urlò: << Perché vuoi ucciderci? >>.
La donna chinò la testa bionda: << Mio marito, Aka, è morto, e io lo vendicherò! Preparatevi a soccombere! >>.
Yoru non riusciva a capire, si mise davanti ai compagni e disse: << Te e tuo marito eravate qua per un motivo, voglio sapere qual è. >>.
Harpy si alzò in volo sulla neve, e gridò: << Voi! Tutti voi! Dovete morire! >>.
Gli esseri di ghiaccio si avvicinavano, Yoru era in difficoltà, Jack coninuava ad azzannarli e Mana piangeva.
<< Ora basta, basta, basta! >>. Mana urlò più forte che poteva.
Tutti si erano fermati. Calò il silenzio. La bufera imperversava.
Il paesaggio era dipinto di bianco, finché… si acceserò le fiamme. Tutto diventò rosso fuoco, il ghiaccio e la neve si sciolsero, e la donna bruciava tra le fiamme.
<< Voi… voi… siete come noi… >>.
Mana continuava a piangere, Jack la prese in braccio e insieme a Yoru corsero verso la casetta sulla collina.
Alle loro spalle il fuoco si stava espandendo su tutto il monte, bruciandolo, ma Jack e Yoru corsero velocissimi e raggiunsero i piedi di quella collinetta.
<< Che… che è successo? >> chiese Mana, che si era calmata.
<< A quanto pare li hai risvegliati. Lo sapevo. Sapevo che eri come me. >>.

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Capitolo 12
*** Debiti ***


I tre compagni avevano raggiunto la casetta. Yoru, davanti alla porta, disse: << Adesso capirete tutto. Comunque appena avrò fatto un pisolino userò i miei poteri per riportare la moto qui. >>.
Yoru bussò una sola volta sulla porta, e subito si aprì, rivelando un uomo alto, non molto muscoloso con i capelli rasta raccolti dietro la testa e la pelle scura.
<< Yoru! Quanto tempo! Sei tornato per farti sconfiggere ancora? >> disse l’uomo.
<< Ryu, non ho tempo per queste cose. Sono qua per ripagare i miei debiti. Questi sono Mana e Jack, lui invece è Ryu. >> rispose serio il ragazzo.
<< Ryu Kodoku, al vostro servizio. Allora… cosa intendi fare per ripagarmi? >>.
<< Ti offro un assassino spietato e molto bravo, non ha poteri, ma è capace di uccidere metà esercito solo con un pugnale. Però ho intenzione di chiederti un altro favore… >>.
<< Stop! Non ho bisogno di un altro assassino, ho già la mia bellissima Mi Murasaki a farmi compagnia! >>. Lo disse come se lo stesse prendendo in giro.
<< Come fa a farti compagnia, se l’ hai mandata a sorvegliarmi per tutto questo tempo? >>.
<< Oh? Allora te ne eri accorto! Vieni fuori, Mi! >>.
Da dietro un albero lì vicino uscì una ragazza. Aveva una maschera bianca molto semplice, che rappresentava un viso di donna. Indossava un vestito da ninja viola, con qualche fascia che svolazzava al vento. Si tolse la maschera e mostrò il suo viso e una ciocca di capelli viola che scendeva sulla fronte.
Mana chiese a Yoru: << Ehi, anche loro hanno dei poteri? >>.
<< Solo Ryu. >> rispose lui.
Mana era un po’ confusa: << Non avevi detto di non aver mai incontrato qualcuno come te? >>.
<< I suoi non sono veri poteri, copia soltanto le abilità degli altri. >> rispose Yoru.
<< Per quanto tu non lo voglia ammettere… >> lo interruppe l’uomo << …anche io ho dei poteri, Yoru. E pure Mi, anche se non li usa quasi mai. Veniamo al dunque, che favore vorresti? >>.
Yoru aspettò un attimo a rispondere, e Mana era molto curiosa.
<< Devi aiutare Mana, come hai fatto con me. >>.
Mana era visibilmente contrariata, ma sapeva di averne bisogno.
<< Se lo facessi, il tuo debito aumenterebbe. Ti ho aiutato a controllare i poteri gratuitamente, vuoi ripagarmi e mi chiedi un altro favore? Non ha senso! >>.
<< Ricordo che parlavi di aver perso molto al gioco d’azzardo col capo dei Killer. Forse potrei consegnare a lui Jack e porre fine anche ai tuoi debiti nei suoi confronti. >>.
Ryu era contento: << Uh, mi piace! Facciamo così: mi lasci  la ragazza da allenare, parti con Jack e lo consegni a Kappa, il capo dei Killer. Comunque sai quanto durano i miei allenamenti, dovrai restare solo almeno 6 mesi. >>.
<< Hai semplicemente ripetuto quello che ho detto io. >> disse Yoru, più serio del solito << ora lasciami riposare un po’, poi porto qui la moto e riparto. >>.
<< Non così in fretta! Che ne dici di una sfida? >> propose l’uomo.
<< Odio le cose inutili. >>.
<< E dai! Ci sarà da divertirsi! >>. Ryu si era impuntato e non avrebbe cambiato idea. Yoru entrò in casa e si chiuse la porta alle spalle.
<< Venite dentro! Potete mangiare e farvi un pisolino! >>.
La casa era davvero piccola. Mana rispose: << Sicuro che… >> ma l’uomo continuava a mostrare loro la porta. Entrarono.
All’interno… la casa era enorme!
<< Ehi! È più grande all’interno! >>.
<< Lo dicono tutti… a parte Yoru, che non si è meravigliato neanche la prima volta. >> rispose Ryu.
L’ ingresso era davvero spazioso e illuminato. C’ erano moltissime stanze, sembravano infinite.
Mana andò, accompagnata da Jack, a mangiare qualcosa. Era spaventoso anche guardarlo mangiare. Yoru invece era solito mangiare poco o niente, e andò direttamente a letto.
Arrivò la notte. Tutti dormivano in stanze molto grandi e accoglienti. Poi, verso le 5, la sfida chiamava. Dagli altoparlanti in ogni stanza usciva la voce di Ryu, che incoraggiava a svegliarsi.
Mana, Yoru, Jack, Mi e Ryu si erano raccolti in giardino. Per prima cosa, Yoru portò la moto affianco alla casa.
<< Ascoltami bene, Mana, oggi inizia il tuo addestramento! Consisterà nel guardarci combattere! >>. Mana era ancora assonnata. Si limitò ad annuire.
Yoru e Ryu erano uno di fronte all’altro. Si guardavano negli occhi e, senza dire una parola… iniziarono!
Ryu fu il primo ad attaccare: un calcio volante dritto in faccia, che Yoru evitò facilmente spostandosi senza muovere i piedi. Il ragazzo diede fuoco ai capelli dell’uomo, che li spense con la mano.
<< Ti mostrerò la potenza del potere che tu non ritieni tale! >> urlò Ryu.
<< Non parlare mentre combatti. >> fu la risposta del ragazzo.
L’uomo... aveva trasformato le dita in coltelli e si avvicinava velocemente a Yoru.
<< Uccidilo! >> gridò Jack, che era molto emozionato e voleva unirsi al combattimento.
Yoru si sdoppiò. Creò tante copie di sé stesso, ognuna delle quali sparò palle di fuoco dalla bocca. L’uomo saltò su una nuvoletta che lo portò in alto, evitando le sfere, che si scontrarono tra loro esplodendo e distruggendo i cloni.
<< Sei migliorato! >> disse Ryu. Yoru non aprì bocca. Si sciolse ed entrò nel terreno. La terra tremava e dal suolo uscivano rocce appuntite. La nuvola riusciva ad evitarle tutte, poi il maestro saltò giù, con le mani in avanti, e, toccato il suolo, emanò un gas paralizzante, che fece uscire l’allievo dalla terra. Era sdaiato a terra. L’uomo creò una spada affilatissima e gliela puntò al collo.
<< Allora… che ne pensi del mio uso dei tuoi poteri? >> disse lui.
Yoru non cercò di contrattaccare, ma si alzò salì in moto accompagnato da Jack e disse: << Non puoi controllare i miei poteri meglio di me. >>.
Poi, partendo, lasciò Mana ai suoi allenamenti e al suo nuovo maestro.

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Capitolo 13
*** Carcere ***


Il covo dei Killer si trovava poco dopo una grande città, Blacktown.
<< Passeremo la giornata qui, poi sta sera andremo al covo. >> disse Yoru, sceso dalla moto.
I due camminavano per la strada affollata, circondata da altissimi edifici e negozi di ogni genere. Jack si aggirava tra i passanti a zig-zag con la bocca aperta, pensando solo a quanto sarebbe stato divertente uccidere tutti. Yoru era tranquillo e serio, con le mani in tasca.
<< Stiamo cercando qualcuno che abbia i poteri, come me. Devo chiedergli se sa qualcosa sul mio passato. In una città grande come questa ci sarà sicuramente qualcuno. >>.
<< Ehi, che ne dici se andiamo alla centrale di polizia? Forse hanno usato i poteri per uccidere e sono tutti in prigione!  Voglio anche io dei poteri! >>. Disse Jack.
<< O magari si sono alleati alle forze dell’ ordine per proteggere la città… bravo Jack! >>. Jack fece un sorriso diabolico.
Si avviarono verso una alta costruzione con scritto “POLICE” sulla facciata. Appena entrati, il portiere disse: << Buongiorno! Vi accompagno agli uffici. >>. Yoru era sospettoso: non avevano chiesto niente e subito il portiere si offriva di accompagnarli dai poliziotti.
Di nascosto, l’uomo prese fuori la sua radiolina e bisbigliò: << Soggetto corrispondente alla descrizione. Lo sto portando di sopra. >>. Presero l’ascensore. Raggiunto il quarantesimo piano, le porte si aprirono e i due ragazzi si videro puntate in faccia almeno 10 pistole.
Una donna urlò: << Polizia! Lei è in arresto per omicidio multiplo! >>. Era una donna di carnagione scura e capelli neri, molto bella, ma aveva un atteggiamento autoritario che non le si addiceva.
Presero Jack, lo fecero girare e lo ammanettarono. Lui rideva come un pazzo, come al solito. Lo portarono giù in ascensore, al piano -1, il carcere.
Yoru non era sorpreso, e disse: << Io e le autorità di Whitechapel, la città dove Jack ha commesso tutti quegli omicidi, avevamo un accordo. >> il suo tono era pacato, ma le sue parole furono interpretate come una sfida dalla ragazza, che rispose: << Signorino, sa con chi sta parlando? Sono il Boss qua, non ho mai sbagliato e non lo farò mai! La polizia, se così si può chiamare, di Whitechapel ha promesso che vi avrebbe lasciato l’assassino! Nessuno ha detto che sarebbe stato libero di andare in giro a uccidere la gente! Ha una taglia di 120.000 Magic, e ora è in prigione, sotto la nostra custodia! >>.
Disse questo urlando nelle orecchie di Yoru, che ormai non capiva più niente, ma restò impassibile.
<< Ho bisogno di lui. >> disse il ragazzo, ma la donna urlò: << Io, Primo Dirigente Frida Garcia Lopez Rodriguez de los Santos, non faccio eccezioni! >>.
<< Lasciamo perdere… cercavo persone con poteri speciali, dove le posso trovare? … Frida, giusto? >> disse Yoru.
<< Per te sono il Primo Dirigente Garcia! >>.
In quel momento suonò un allarme. Dagli altoparlanti uscì una voce: << Rapina alla Blacktown’s Bank da parte della banda di Ronald! >>.
Quasi tutti gli agenti uscirono di fretta dagli uffici.
<< Frida, è così grave da mobilitare tutta la polizia? È solo una rapina. >>.
<< Non conosci la banda di Ronald! E poi sono il Primo Dirigente Garcia! >>.
Yoru si era incuriosito, si buttò giù dalla finestra.
<< Dove stai andando? Siamo al quarantesimo piano! >>.
Dalle spalle del ragazzo uscì un deltaplano, con i quale atterrò sulla banca, non molto distante.
“Il Boss” era rimasta a bocca aperta. Si precipitò anche lei ad assistere allo spettacolo.
La banca era circondata da poliziotti, e i tre rapinatori si trovavano proprio all’uscita della banca con tre sacchi pieni di denaro in spalla. Non avevano neanche i passamontagna, si sentivano davvero sicuri di loro. Alzarono le mani.
<< Ci arrendiamo! >> disse il tipo coi capelli rossi in mezzo… << Scherzetto! >>.
Si creò una nube di fumo attorno a loro, le macchine dei poliziotti esplosero spontaneamente e i tre sparirono nel nulla.
Yoru aveva fatto in tempo a notarli mentre volavano via, coperti dal fumo e dalla confusione. I due compagni erano appoggiati alla ragazza, che li teneva su, volando.
<< Anche questo colpo è andato! >> urlò felice il rosso.
<< Non così in fretta. >>. I tre ladri si girarono e videro che li seguiva uno strano tizio su una nuvoletta. Era Yoru.
<< Allora, vediamo… il capo, Ronald, devi essere tu coi capelli rossi. Hai il potere di creare del fumo. La ragazza può volare e il cinese lì affianco fa esplodere le cose. Proprio un bel gruppetto. >>.
<< Anche tu hai dei poteri? >> chiese il tipo con gli occhi a mandorla.
<< Puoi volare come me? >> domandò la ragazza bionda.
<< Hai capito tutto, eh? >> disse Ronald.
<< Già, e ora vi porto in cella. >> detto questo creò delle manette attorno ai loro polsi, li appoggiò sulla sua nuvola, li legò e li portò in centrale.
Frida aveva visto tutto. Raggiunse Yoru in ufficio e disse: << Ehm… ti faccio i miei complimenti. Erano dei rapinatori imprendibili e tu ce l’hai fatta, ti meriti una medaglia! >>.
<< No grazie. Ho notato che non urli più come prima. >> rispose lui.
<< E’ perché siamo soli. Davanti ai miei sottoposti devo fare bella figura ed essere rigida. >> disse questo sorridendo. Era davvero carina quando non urlava.
<< Ok. Ora devo andare, è stato un piacere. >>.
<< Il piacere è tutto nostro! >> disse la donna, che era diventata rossa.
Yoru scese in ascensore fino al piano terra, per poi uscire dalla porta principale.
Frida, tornati i poliziotti, andò a controllare le carceri e, con sua grande sorpresa, dalla cella di Jack partiva un tunnel che conduceva fuori.
All’esterno, Yoru stava partendo in moto assieme a Jack.
<< Grazie per avermi liberato, ma non volevi trovare persone coi poteri? >>.
<< Tornerò dopo averti accompagnato da Kappa. >> e partirono verso la periferia.

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Capitolo 14
*** Killer ***


Quella sera i due arrivarono al covo dei Killer. Entrarono da una porta dietro un edificio, che non era neanche molto nascosta.
Sulla porta c’ era una “K” stilizzata, il simbolo di quegli assassini.
Yoru bussò e fu accolto da un grosso uomo che indossava una lunga cappa nera col cappuccio.
<< Non chiedi neanche la parola d’ordine? >> chiese Yoru.
L’ uomo rise ad alta voce, poi rispose: << Non ne abbiamo bisogno: se qualcuno è malintenzionato lo uccidiamo all’istante. Immagino tu voglia parlare col capo, seguimi. >>.
I due furono accompagnati alla fine di un lungo corridoio, dove entrarono in una grande stanza. In fondo, al centro, c’era un vecchio uomo seduto su un trono. Aveva un vestito simile a quello degli altri Killer attorno a lui, ma con qualche dettaglio bianco. A destra e a sinistra aveva due uomini prestanti, in piedi.
<< Oh! Un ospite inatteso! A cosa dobbiamo questa visita, signor… >> fece il vecchio.
<< Puoi chiamarmi Yoru. Tu devi essere Kappa, sono qui per… >> fu interrotto da una delle guardie, che esclamò: << Come osi rivolgerti in questo modo al Gran Maestro? >>.
<< Ohohoh! Non importa, che mi chiami come più gli piace! Dimmi, giovanotto, perché sei qui? >> disse Kappa.
<< Sono venuto a ripagare i debiti del mio maestro, Ryu, nei suoi confronti. Ho qui un capace assassino che vorrebbe unirsi all’ordine. >>.
<< Ohoh! Quel burlone di Ryu! Come se la cava? Spero non giochi troppo d’azzardo! Ma fammi vedere questo ragazzo…>>.
Il Gran Maestro scese dal trono e si avvicinò a Jack. Lui era molto emozionato di trovarsi lì, in mezzo ad altri assassini e a moltissime armi.
<< Oh! Devi essere l’assassino di Whitechapel! Sono certo che diventerai un abile killer, a quanto pare le tue abilità sono sensazionali. Ma quando ti sarai unito a noi, ti dovremo curare: non puoi andartene in giro uccidendo chiunque capiti. >> disse Kappa. Il suo nome, ovviamente falso, poteva farlo sembrare misterioso, ma a vederlo così, senza neanche il suo cappuccio in testa e con quella faccia da vecchio benevolo e saggio, sembrava una persona come le altre.
<< Ma… >> continuò l’uomo, divenuto improvvisamente serio << …i debiti di Ryu sono molti, non basta un abile assassino per ripagarmi. >>.
Yoru pensò: << Maledetto Ryu, potevi dirmelo! >>.
<< Ehi, non puoi creare dei soldi coi tuoi poteri? >> chiese Jack.
<< Le cose che creo usano molta energia, e dopo un po’ svaniscono. >> rispose Yoru.
<< Che ne dici di una sfida? Una specie di scommessa! Se vincerai, non dovrai pagare nulla. >> propose il vecchio, tornato sorridente.
<< Tu e Ryu vi somigliate parecchio… che genere di sfida? >> chiese Yoru.
<< Che ne dici di un torneo di lotta? Sono consentite le armi, ma non i poteri. >> rispose Kappa, facendo un occhiolino al ragazzo.
Yoru annuì disinteressato, e iniziò a camminare con le mani in tasca verso la porta da cui era entrato.
<< Aspetta, ragazzo! Se voi puoi riposare qui nel nostro covo, abbiamo giusto un paio di stanze libere. E non vi faremo mancare neanche la cena! >> disse il Gran Maestro sorridendo.
La mattina dopo, Yoru e Jack vennero accompagnati in una grande sala: era divisa in quattro parti, ognuna occupata da un ring quadrato. Ai lati c’erano molti scaffali pieni di armi di ogni genere, dalle spade alle pistole, e dietro c’era una piccola tribuna dove gli spettatori potevano godersi lo spettacolo. Kappa si trovava su un trono dorato al centro della tribuna, che sorrideva accarezzandosi la lunga barba bianca.
Sei persone erano in mezzo alla sala. Quattro di loro erano coperti dalla cappa nera, dal cappuccio e da una maschera bianca che cambiava da persona a persona. Gli altri due erano probabilmente delle reclute. Erano entrambi giovani, uno sorrideva e l’altro era serio.
Improvvisamente il Gran Maestro si alzò in piedi e urlò: << Ascoltate! I quattro ragazzi sceglieranno il proprio avversario e dovranno sconfiggerlo. Sono ammesse tutte le armi, ma non i poteri. >>. Si rivolse a Yoru << Se tu o Jack riuscirete a sconfiggere il vostro avversario, avrete ripagato il debito. >> poi guardò i due ragazzi affianco a loro: << Invece, per quanto riguarda Mike e Matt, battete l’avversario e sarete ammessi nella confraternita. >>.
Yoru si avvicinò a uno dei Killer: aveva una maschera normale, che rappresentava una faccia senza bocca. Disse: << Io scelgo questo, spero che non parli troppo durante il combattimento. >>.
Poi fu il turno di Jack, che indicò un Killer con la maschera dal sorriso spaventoso, quasi quanto il suo: << Si! Finalmente posso uccidere! >> e sghignazzò.
Il giovane sorridente, Mike, si avvicinò al Killer con la “maschera arrabbiata” e urlò: << Lui, lo concerò per le feste! >>.
Il secondo ragazzo, Matt, si limitò ad indicare l’ultimo Killer rimasto e dire: << Bene, spero che vinca il migliore. >>.
Kappa ridacchiò, e aggiunse: << Ah, quasi dimenticavo, non potete uccidere nessuno! Altrimenti avrete perso. >>.
Jack diventò improvvisamente triste.
I quattro scontri iniziarono contemporaneamente. Mike, afferrata un’ascia, si scagliò sull’avversario urlando e venne facilmente atterrato con la sola forza bruta. Provò a rialzarsi, ma il Killer lo bloccò e lo costrinse ad arrendersi. Dopo la sua vittoria, si scoprì che l’uomo era una delle due guardie del vecchio. Il ragazzo non fu ammesso nell’ordine.
Matt invece afferrò un paio di pistole e iniziò a sparare all’impazzata, ma il suo avversario deviò tutti i colpi con la spada corta e lanciò un pugnale da lancio alla spalla destra del ragazzo, che urlò di dolore. Cadde a terra.
Subito si rialzò e, deciso più che mai, prese un fucile e sparò. Il colpo attraversò la gamba del Killer, che soffocò un grido. Avrebbe voluto continuare, ma Kappa fermò il duello e accolse Matt tra i suoi subordinati.
Yoru era salito sul ring assieme al suo avversario. All’improvviso, lui si tolse la maschera e rivelò la sua identità.

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Capitolo 15
*** Maschera ***


Si tolse la maschera. Yoru conosceva quel volto: i tratti gentili e la ciocca di capelli viola che cadeva sulla fronte. Era Mi, Mi Murasaki, l’assassina personale di Ryu.
<< Mi? Che ci fai qui? >> chiese il ragazzo.
Dagli spalti arrivò una fragorosa risata. Era Kappa, che disse: << Ohohoh! Era qui per farsi cambiare la maschera, che le si era rotta, ma ho deciso di farla partecipare a questo torneo. Non trovi che la nuova le stia a pennello? >>.
Yoru ci pensò su, poi rispose: << Non credo fosse qui solo per questo. Mi segue da quando ho lasciato Ryu e ho iniziato a viaggiare. Però sembra che il motivo sia segreto. >>.
La ragazza annuì, mentre si toglieva la cappa nera mostrando il suo vestito viola.
Il ragazzo continuò: << Facciamo così: se vinco io, mi dirai cosa nascondete tu e Ryu. Anzi, me lo scriverai, dato che sei muta. >>.
Mi annuì ancora e si preparò al combattimento. Iniziarono: lei prese un kunai e aspettò che Yoru la attaccasse con una spada. Quando uno attaccava, l’altra parava il colpo e contrattaccava, e viceversa. Erano davvero molto rapidi, ma sembravano alla pari.
Il ragazzo provò ancora con un attacco frontale, che Mi deviò. Tornarono agli angoli opposti del ring.
Ci fu un attimo di pausa, poi Yoru decise di ricorrere ai suoi poteri senza farsi notare dal Gran Maestro.
L’ambiente attorno alla Killer stava cambiando. I colori si mescolavano e tutto si deformava. Ovviamente, questo era solo quello che accadeva nella sua mente.
Mi chiuse gli occhi. Lei doveva vincere. Per il bene di Yoru e di tutto il mondo. Avrebbe vinto affidandosi solo al suo udito.
Il ragazzo, nel frattempo, credendola incapace di difendersi, la attaccò a colpo sicuro, ma lei riuscì a parare nuovamente il colpo e ad atterrare l’avversario minacciandolo con la sua arma.
<< Ti avevo sottovalutato. >> disse tranquillamente lui.
Kappa ridacchiò, poi disse: << Ohoh! A quanto pare abbiamo un vincitore! O meglio, una vincitrice! >>.
Nel frattempo lo scontro di Jack andava avanti. Lui e il suo avversario continuavano a ferirsi. Le ferite non erano gravi, ma continuava ad uscire sangue che ormai aveva ricoperto tutto il ring.
I due saltavano da una parte all’altra velocissimi, incrociando le lame dei propri pugnali al centro.
Jack ridacchiava divertito. Perdeva sangue ed era ferito ovunque, ma continuava come se non sentisse alcun dolore. Il Killer era probabilmente l’altra guardia del capo, e doveva essere davvero forte,, ma lottava alla pari contro il ragazzo, venendo ferito spesso.
Poco dopo era a terra. Non era riuscito a resistere agli innumerevoli attacchi del suo nemico. Jack era ferito come lui, ma era in piedi e rideva.
Kappa stava per dichiarare il vincitore, quando il ragazzo si gettò sul Killer urlando: << Ti uccido, ti uccido! >>.
La guardia a terra provò a reagire, e fece un profondo taglio alla guancia di Jack che partiva dalla bocca e arrivava fino quasi all’orecchio. Il ragazzo si fermò sopra di lui, ma quando stava per conficcargli il pugnale nel cuore, sentì la voce di Yoru: << Non ucciderlo, o perderai l’incontro! >>.
Jack non accennò a cambiare espressione. Il suo viso incarnava la pura pazzia, e il taglio da una parte del volto lo rendeva ancora più inquietante.
Della saliva uscì dalla sua bocca e cadde sul povero uomo a terra. Ormai lui era immobile: non aveva mai provato tanta paura in vita sua.
Per sua fortuna, il ragazzo si ritirò e chiese: << Ho vinto? >>.
Kappa non era né spaventato né arrabbiato, ma piuttosto stupito. Rispose: << Non avrei mai pensato che ti saresti fermato. Sì, avete vinto! >> e si alzò in piedi.
Jack era felice. Yoru invece andò verso la porta e disse: << Bene. Abbiamo finito. Jack, ti lascio qui, mentre te, Mi… fai quel che ti pare. >> poi uscì.
Tornato a Blacktown, andò alla centrale. Appena lo vide, Frida gli saltò addosso, felice di rivederlo. Poi notò i suoi sottoposti che la guardavano, e si ricompose.
<< Ehm… signor Yoru! Cosa ci fa di nuovo qui? >>.
<< Sto cercando gente con i poteri, devo fare delle domande. >>.
<< Per te, questo e altro! >> disse lei, poi aggiunse: << Ehm… solo perché ci hai aiutati a catturare la banda di Ronald! >>.
<< Ah, mi serviranno anche loro. E tutti i carcerati simili. >>. Tutti si misero all’opera per contattare ogni persona coi poteri conosciuta.
Yoru non trovò molto, nessuno sapeva nulla sulla sua perdita di memoria, o cercava di nasconderlo. Finite le ricerche, decise di aggregarsi alla polizia per aiutarla nella protezione di quella grande e tenebrosa città.
<< Sei il benvenuto nella polizia! Adesso lascia che ti presenti una persona! >> disse Frida. Da dietro di lei uscì una bambina di circa dieci anni. Era bassa, di carnagione chiara e capelli neri e ricci.
<< Si chiama Duty, è la mia figlia  adottiva! La sto addestrando per diventare la migliore poliziotta della città! E’ un asso con le armi da fuoco! >>.
Yoru abbassò lo sguardo e la fissò. Non sembrava per niente timida, infatti gli disse: << Piacere, tu sei quello carino? >> e subito sua madre arrossì, cercando di nasconderlo.
<< Non fare caso a quel che dice… Piuttosto! Hai detto che vorresti aiutarci a proteggere Blacktown! Bene, dobbiamo mandare una squadra a ispezionare un possibile covo di mafiosi a sud della città. Vai con loro e… distruggili! >> detto questo, Frida si ritirò nel suo ufficio, visibilmente arrossita.
Era notte mentre volava sopra i tetti sulla sua nuvoletta. La gente camminava per strada, c’era molto rumore e le luci erano così tante che pareva ancora giorno. La luna era ben visibile e circondata da una miriade di stelle luminose. Yoru pensava alle sue avventure passate e provava ad immaginare cosa sarebbe successo in futuro. Ma qualunque cosa pensasse, non era neanche lontanamente vicina a quello che gli sarebbe accaduto qualche mese dopo.

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Capitolo 16
*** Attacco ***


Ripensava a quel momento. E non avrebbe mai creduto che, dopo circa sei mesi, si sarebbe ritrovato lì. Era appoggiato al muro di una prigione, che aveva solo una piccola finestra, con le mani incatenate.
Dell’ elegante completo nero che indossava sempre erano rimasti solo i pantaloni e la camicia bianca. I capelli erano molto disordinati e lui sembrava affaticato, ma non aveva perso l’espressione seria e assonnata che emanavano i suoi occhi bui e profondi come un pozzo.
All’improvviso la porta si spalancò per rivelare un uomo alto e muscoloso, dai lunghi capelli neri, molto disordinati, e lo sguardo nero e cupo. Lo osservava sorridendo compiaciuto e si accarezzava la poca barba che aveva.
<< Finalmente ti ho trovato. Se te lo stai chiedendo, non ho la più pallida idea di quello che farò con te. Potrei anche ucciderti… ma non sarebbe divertente! >>.
Yoru era calmo e fissava il muro, disinteressato.
L’uomo continuò: << Ho dovuto mandare metà dei miei uomini per catturarti, ma sono riusciti ad immobilizzarti con uno speciale gas che blocca i poteri ed indebolisce chi lo respira. >>.
Il ragazzo ripensò allo scontro col suo maestro, Ryu. Possibile che quel gas… pensò: << Ne avevo sentito parlare. Blocca chiunque sia in possesso dei poteri e lo paralizza. Dannato Ryu, potevi avvertirmi. >>.
Riprese: << A quanto pare non ricordi nulla… per sapere chi sono e cosa ci fai qui, devo raccontarti una storia di molto tempo fa, ma siediti comodo, perché sarà una storia piuttosto lunga… fratello. >> disse quelle parole sorridendo, e Yoru alzò finalmente lo sguardo verso di lui, interessato.
Frida era preoccupata. Durante un torneo di caccia organizzato dalla polizia nella vicina foresta, Yoru era sparito, lasciando solo la sua giacca, la cravatta e i segni di uno scontro in mezzo alla foresta. Era passato solo un giorno, ma aveva già fatto spargere manifesti e i poliziotti erano indaffarati nelle ricerche.
Era un valido alleato per la polizia: in pochi mesi aveva già risolto numerosi casi e catturato ricercati. Frida cercava di nasconderlo, ma sua figlia Duty aveva capito che era davvero angosciata per quel ragazzo.
In poco tempo le ricerche avevano portato ad una piana desolata, dove si innalzava un enorme castello in stile medievale.
Moltissimi poliziotti si erano radunati su una collina che era divisa dal castello dall’immensa pianura. Frida pensava tra sé: << I Mutanti… questa non ci voleva. Ma non ha alcun senso! >> e mostrò la sua faccia infuriata, che fece allontanare tutti i suoi subordinati eccetto Duty, incantata da quell’enorme castello.
Si girò verso i sottoposti e, come suo solito, urlò: << Signori! Avete sempre riposto la vostra fiducia in me, e ora io la ripongo in voi! Oggi sarete gli artefici di una delle più grandi imprese della storia, e dimostrerete il vostro coraggio combattendo! Oggi è il giorno in cui i Mutanti verranno distrutti! Chi è con me, faccia un passo avanti! >>.
Le persone attorno a lei erano stupite, ma soprattutto spaventate. Tutti avevano capito a cosa avrebbe portato tutto questo. Una piccola battaglia che si sarebbe conclusa con la disfatta totale della polizia. Nessuno osava avanzare, alcuni stavano tornando in centrale.
Solo una persona fece quel passo: la piccola Duty. Frida tornò a guardare il grande castello davanti a lei. Poi disse:
<< Vi pentirete di questo gesto. Questo è il giorno in cui avete lasciato il vostro Primo Dirigente e sua figlia, il Commissario Capo, da sole nella lotta contro il male. Imprimete questo momento nel cuore, perché sarà una macchia nella vostra anima. E ora andate, ci intralcereste. >>.
Alcuni si misero a piangere, altri chiesero il perdono, ma nessuno di loro cambiò idea, e tornarono a Blacktown con un peso sulla coscienza.
La madre abbracciò la figlia. Quando stavano per muovere il primo passo verso la loro morte certa, un enorme folla di persone arrivò sulla collina. Erano tutti coperti da un vestito nero, una maschera e un cappuccio.
 Quello che li guidava si tolse la maschera bianca che rappresentava una faccia dal ghigno spaventoso, e si rivolse alla donna: << Siamo i Killer. Ho sentito che lei è un’ottima stratega, e può guidarci verso la vittoria. Siamo al suo servizio. >>.
Frida non credeva ai suoi occhi. Quell’uomo così gentile era lo stesso che si era liberato dalle prigioni quasi sei mesi prima: l’assassino di Whitechapel, Jack Trip!
<< Come osi? Siete assassini, dovreste essere tutti dietro le sbarre! Soprattutto tu, demone verde! Perché dovrei lasciarvi liberi di uccidere altra gente e rimanere impuniti? >>.
Il ragazzo, ghignando, rispose: << Perché è quello che desideri. >>.
Frida tornò a rivolgersi verso il palazzo, con una faccia seria. Poi, estratta la spada dal fodero e alzatala verso la base nemica, urlò: << Killer, all’attacco! >>.
Il gruppo partì, lasciando Frida e sua figlia sulla collina. Jack aveva consegnato alle due un auricolare con microfono, per mettersi in contatto con ognuno dei Killer e ordinargli cosa fare.
Mentre la donna prendeva fuori da una tasca il suo cannocchiale d’oro, Duty sistemava il suo fucile da cecchino personale, pronta a sparare. Dal palazzo uscirono tantissime guardie, quasi quanti erano i loro avversari.
Jack era cambiato molto. Ora portava degli occhiali rettangolari neri, la cappa nera aperta davanti che mostrava la maglia e i pantaloni verdi, e una grande cicatrice sul lato sinistro del viso, dalla bocca all’orecchio.  Ma era cambiato anche nel profondo: non era più desideroso di sangue, ma era calmo, serio ed intelligente. A parte quando doveva combattere.
Si passò la lingua tra le labbra e sorrise come solo lui sapeva fare, la cicatrice lo rendeva ancora più spaventoso, e sussurrò: << Comincia la festa! >>.
Intanto Yoru stava per scoprire qualcosa sul passato che aveva dimenticato. Ma anche sul suo futuro.
Lui e l’uomo davanti si fissavano intensamente. Poi lui rise a squarciagola e disse: << Sono Yami. E quella che sto per raccontarti è la nostra storia, che inizia circa cinquanta anni fa. >>.

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Capitolo 17
*** Distruzione ***


Sul campo di battaglia, i due eserciti si stavano scontrando. Il sangue schizzava in tutte le direzioni, gli sconfitti cadevano a terra e la polvere si alzava sui combattenti ancora in piedi.
Jack avanzava lasciando dietro a sé solo sangue e cadaveri. I nemici non facevano in tempo neanche ad accorgersi della sua presenza.
Frida nel frattempo dava ordini alle varie parti dell’esercito grazie all’auricolare che ognuno dei Killer aveva all’orecchio.
<< Ehi, demone verde, stai andando alla grande! Ancora un po’ e avrai raggiunto il castello! Ah, mi sono ricordata una cosa: come hai fatto a scappare dal carcere quella notte? Se c’è lo zampino di Yoru dovrò mettere in galera anche lui! >> disse la donna.
<< Yoru non c’entra niente, ho usato qualche trucco del mestiere. >> mentì Jack, sorridendo.
<< E quella maschera? Sono certa che appartenesse ad un altro Killer! >>.
<< All’esame per entrare nell’ordine, l’ho ferito così gravemente che è stato costretto a ritirarsi… gli ho preso la maschera. >> rispose lui, leccandosi le labbra, mentre continuava ad uccidere.
Sembrava che i Killer fossero in netto vantaggio, quando un uomo davanti al grande portone gridò: << E’ il momento di contrattaccare! >>.
All’improvviso, ognuno dei Mutanti mostrò quello di cui era capace: tutti avevano dei poteri, uno diverso dall’altro e di ogni genere possibile.
Il campo di battaglia si stava trasformando: nuovi colori, nuovi rumori, nuovi oggetti, nuovi esseri, nuovi elementi occupavano il campo e ormai i Mutanti erano in chiaro vantaggio.
Anche tra i Killer c’era qualche “Super”, ma nessuno riusciva a contrastare il numero e la potenza dei nemici.
Jack continuava ad avanzare: le gocce di sangue attorno a lui brillavano alla luce del sole; lui si muoveva delicatamente, come se danzasse, e uccideva con un solo tocco del pugnale.
Arrivò davanti all’uomo che aveva dato l’ordine poco prima senza neanche un graffio.
Lui era fermo, lo stava aspettando. Aveva dei lunghi capelli biondo cenere, molto disordinati, e uno sguardo simile a quello di Jack.
<< Vediamo che sai fare, demone verde. >> bisbigliò l’avversario.
Yami aveva iniziato a raccontare: << Circa 70 anni fa, nacque un bambino di nome Kami. Ma quel bambino nacque dotato di immensi poteri, e la gente ne aveva paura, per cui lo cacciarono dalla città. Solo un altro bambino, senza poteri, ogni tanto usciva dalla città in cui viveva e andava a trovarlo, sopra la montagna nella quale si era rifugiato. Erano amici per la pelle, ma uno aveva una famiglia, l’altro no.
Un giorno Kami decise di donare parte di quei poteri al suo amico, ma, dopo averli ricevuti, il bambino fu allontanato dalla sua famiglia e dalla sua città. Era molto arrabbiato con l’amico.
La leggenda narra che da quel giorno i due iniziarono uno scontro infinito, che durò parecchi anni. I loro poteri si disperdevano nell’aria, e andavano a contagiare le persone di tutto il mondo, che avrebbero passato le loro nuove capacità alle generazioni future.
Lo scontro finì con la vittoria di Kami, che usò i poteri che gli restavano per dividere il ragazzo in due parti che intrappolò in una barriera dimensionale. Non poteva ucciderlo.
Noi siamo quel ragazzo, che dopo 50 lunghi anni è riuscito a liberarsi. Anzi, ognuno di noi è una parte di lui. A quanto pare hai perso la memoria, ma ora dovresti cominciare a ricordare… >>.
Yoru scosse la testa. Anche dopo la scoperta del suo passato, non cambiò espressione. Chiese: << Cosa hai intenzione di fare? Perché hai creato l’ordine dei Mutanti? E cosa ci faccio io qui? >>.
<< Ahahah, finalmente hai cominciato a parlare! Noi Mutanti abbiamo accettato il nome di disprezzo che ci da la gente senza poteri, e abbiamo intenzione di eliminarli dal primo all’ultimo, creando una razza unicamente di Super. Ti ho cercato ovunque, ho fatto spargere persone in tutti i luoghi. Anche Aka e Harpy, l’uomo di magma e la donna di neve, appartenevano all’ordine, e grazie a loro siamo riusciti a trovarti.
Finalmente, fratello, ci riuniremo in una sola persona e ci vendicheremo di Kami e della gente senza poteri, che ci ha disprezzato al punto da emarginarci in un’altra dimensione! >>.
Yoru lo fissò. Ci fu un attimo di silenzio, poi disse: << Sei stato tu ad attaccare la città di Mana, Startown? E hai fatto lo stesso con molte altre città? >>.
Yami sorrise: << Ah, mi ricordo di quella notte. Era una delle mie prime città dopo la creazione dei Mutanti, e ho usato molto potere per far svanire nel nulla tutte le persone normali, per poi catturare quello coi poteri. Avevamo individuato un Super ancora in fase di sviluppo in quella città, ma non siamo riusciti a prenderlo. >>.
<< Ho salvato io Mana. Mi spiace, ma non ricordo di aver patito ciò che hai patito tu, quindi non posso capire quello che provi. Proprio per questo non accetto la tua offerta. >>.
Si scambiarono queste frasi tranquillamente, Yoru indifferente e Yami sorridente.
<< Beh, non ho bisogno di te, e so che non cambierai idea. Quindi credo che ti ucciderò, ma non prima che tu abbia assistito alla distruzione dei tuoi amici! >>. Yami fece un’altra fragorosa risata e dalle mani emanò un gas che indebolì Yoru. Poi i due si girarono verso la finestra che dava sulla pianura.
I Killer stavano per essere sconfitti dalla potenza dei nemici, quando dall’alto un’enorme fenice di fuoco squarciò il cielo e lanciò delle fiamme sul campo colpendo i Mutanti: alcuni si salvarono, altri riuscirono ad evitare i colpi e molti morirono.
La fenice si rimpicciolì e atterrò. Dal fuoco uscì Mana.
In lontananza invece si sentiva un rombo: era una moto, che pian piano si avvicinava. Era fatta completamente di roccia, ma era ricoperta di fuoco. Davanti aveva un cannone, che sparò contro i nemici. Si fermò, e un ragazzo scese: Luke.
Anche Mi si era unita al combattimento, senza farsi notare.
Yoru guardò tutti i suoi amici e pensò: << Ragazzi… >>.

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Capitolo 18
*** Riunione ***


Yoru osservava il campo di battaglia. I suoi amici combattevano per lui.
Mana, Luke, Jack, Mi, Frida e anche Duty. Erano tutti lì.
Li osservava uno ad uno: Mana danzava tra le fiamme scarlatte, lo stesso colore dei suoi capelli, che seguivano i movimenti del fuoco. Aveva dei vestiti simili alla divisa scolastica che portava solitamente, ma erano neri.
Portava delle cuffiette rosa nelle orecchie, probabilmente ascoltava la musica da un MP3. E nel frattempo uccideva. La faccia non mostrava i suoi sentimenti, e spesso teneva gli occhi chiusi.
Durante i sei mesi passati si era allenata parecchio: inizialmente voleva solo controllare i poteri, per non distruggere tutto, ma lentamente Ryu l’aveva aiutata ad usarli per difendere se stessa e i suoi amici. In qualche modo era riuscito a convincerla anche ad uccidere.
Luke era sorridente come al solito, e mostrava tutta la sua potenza. Aveva una piccola cicatrice sulla parte destra della bocca che tagliava le labbra verticalmente.
I capelli bianchi erano disordinati e i suoi vestiti ricordavano molto quelli di Yoru: un completo elegante, ma bianco, senza la cravatta e aperto davanti.
Dopo la divisione dal gruppo di Yoru (e il furto della moto), Luke aveva deciso di mettersi in cammino e andare all’avventura: si era imbarcato furtivamente su una nave mercantile, ne aveva preso il controllo e aveva trasformato la sua ciurma in pirati al suo comando. Per sei mesi aveva viaggiato, facendo scoperte sensazionali.
Poco dopo alla mischia si aggiunse un piccolo gruppo di uomini, armati di spade e pistole, che combattevano dalla parte di Luke: era appena arrivata la sua ciurma.
Jack guardava l’avversario attraverso i sottili occhiali da vista neri. La sua maschera era appoggiata sul lato destro del viso, e il sangue degli avversari lo ricopriva dalla testa ai piedi.
I mesi passati ad uccidere lo avevano reso un professionista. Ma i Killer erano riusciti anche a deviare la sua sete di sangue in altre occupazioni. Il “Demone Verde” era guarito… o quasi.
Aveva sostituito il braccio destro, che ora si era ritirato, di Kappa, e possedeva la sua piccola fazione di assassini. Quelli che stavano combattendo in quel momento.
Tra i suoi sottoposti c’erano anche Matt, diventato esperto, e Mike, che aveva ripetuto l’esame ed era riuscito a passarlo, ma in quel momento non si trovavano lì.
Mi non era cambiata per niente. Silenziosa come al solito, passava tra gli avversari senza che se ne accorgessero. Durante i sei mesi passati aveva continuato a pedinare Yoru. Lui ipotizzava che lo facesse perché Ryu, il suo “capo”, voleva proteggerlo. Ma a quanto pare, pur sapendo che era in pericolo, aveva mandato solo Mana e Mi in suo aiuto, senza scomodarsi.
Lei era davvero misteriosa: per qualche ragione non parlava, ma Ryu riusciva sempre a capirla, e, a quanto aveva detto lui, era dotata di un potere, che però usava raramente.
Frida continuava a coordinare il suo “esercito” dall’alto della collina, anche se ormai era diventata una vera e propria mischia, mentre sua figlia Duty sparava qualche colpo contro i Mutanti.
La donna aveva un atteggiamento autoritario, e agitava la spada in aria, come se stesse combattendo assieme agli altri. I suoi capelli neri cadevano sul suo viso scuro, per poi appoggiarsi sulle spalline della divisa.
La bambina dai corti capelli neri invece era concentratissima, non aveva ancora sbagliato un colpo. Era sdraiata a terra, con la divisa sporca e il mirino puntato.
La battaglia infuriava, ma stava giungendo al termine. Nessuno accennava ad arrendersi, ma erano rimasti pochi combattenti da entrambe le parti.
Jack preparò il pugnale, e se lo fece passare sulla lingua.
<< Allora… tu dovresti essere il capo! >>.
Un sorriso si formò sulle labbra di Ray, il nemico: << No, mi spiace, ma il capo si trova all’interno. Comunque non riuscirai ad entrare, oggi è il giorno della tua fine, Demone Verde. >>.
Jack aspettava solo quelle parole: si lanciò contro l’avversario, che evitò facilmente il colpo. Contemporaneamente, Ray gli tirò una gomitata sul cranio, facendogli sbattere la faccia a terra violentemente.
<< Non è normale… Perdo sangue, è una ferita da taglio! … Ho capito! >> pensò Jack.
Subito si rialzò e riprese ad attaccarlo. Il Mutante parò il colpo, trasformando il braccio in una spada. Ma il demone lo aveva capito.
<< Puoi trasformarti in un’arma! >> bisbigliò Jack nel suo orecchio, ridendo, poco prima di affondargli un pugnale nella pancia. Ma anche quel colpo fu parato da una lama, che usciva dal ventre di Ray, alla quale si aggiunsero altre. Poi si allungarono,  mettendo a dura prova i riflessi del Killer.
<< Inizio a divertirmi… >> disse Jack, sorridendo.
<< Allora… che ne dici di usare la spada? Vedo che la tieni nel fodero, sotto il mantello. Un pugnale non può competere con lame infinite! >>.
Jack fece un balzo indietro, si fermò, si aggiustò gli occhiali col dito medio e scoppiò a ridere. Un facile bersaglio.
<< Che diavolo ridi? Non capisci che non puoi battermi? Non sei neanche un Super, cosa credi di fare? >>.
Jack smise di ridere, ma il sorriso inquietante si formò sul suo viso.
<< Sei stupido? Credi che userei la spada per uno come te? Se non sei il capo, perché dovrei fare un power-up? >>.
Ray era preoccupato. Balbettò: << C-cosa intendi dire? >>.
Il Demone Verde iniziò a camminare…
<< Useresti un lanciafiamme… >>.
Scomparì. Riapparse dietro di lui.
<< … per uccidere una formica? >.
Ray riuscì solo a voltarsi, e l’unica cosa che vide furono le sue spalle. Quelle di un ragazzo che aveva sempre ammirato e che non era mai riuscito a raggiungere. Quelle del ragazzo che lo aveva appena ucciso.
Era stato troppo rapido. Le lame che uscivano dal corpo del Mutante erano tutte spezzate, e lui si ritrovava con un buco al posto del cuore, che andava da parte a parte.
Jack, tornando serio, sfilò il cuore dell’avversario dal suo pugnale e glielo rimise nel petto. Poi gli chiuse gli occhi.

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Capitolo 19
*** Vendetta ***


<< Alla fine è stato più semplice del previsto. >> disse il Demone, mettendosi a posto gli occhiali col dito medio. Si rimise la maschera e si sedette con le spalle appoggiate al portone d’ingresso del palazzo. Nessuno dei suoi avversari osava avvicinarsi: lo credevano morto, o più semplicemente avevano paura di lui.
Mana fu avvicinata da una strana donna, con una faccia bianchissima, i capelli neri e lunghi e gli occhi circondati da un alone nero. La guardava in modo strano, con la testa piegata da una parte.
<< Non ti ho già vista da qualche parte? >>.
Un mostro enorme corse verso Mana. Era un essere bianco, con occhi ovunque, segni neri che scorrevano per tutto il corpo e delle corna nere molto lunghe.
Lei era paralizzata. Aveva già visto prima quella bestia, la notte della distruzione della sua città, Startown.
Riuscì ad evitare il mostro, usando il fuoco per muoversi più velocemente. Ma un altro mostro simile al primo la colpì alle spalle con una testata, lanciandola in aria.
Luke, che era lì vicino, la prese al volo e la poggiò a terra.
<< Ehi, fai attenzione a come tratti i miei amici: potresti pentir…! >> ma il ragazzo non fece in tempo a finire la frase che un’onda di terra lo allontanò dalla nemica.
Mana si era rialzata, dolorante, e si era tolta le cuffie. Aveva un’espressione molto seria e fissava il suolo.
<< Voi… siete stati voi… tutti voi… morirete! >> disse con un tono crescente.
La donna non si scompose e disse: << Salve, mi chiamo Queen, e uso i miei cuccioli per scovare i nuovi talenti da aggiungere al nostro esercito. Ritieniti fortunata, ti scontrerai con me! Fido, Buddy, attaccate! >>.
Da ogni occhio dei due animali uscì del fuoco, che li ricoprì completamente. Caricarono di nuovo.
Mana allungò una mano col palmo rivolto verso di loro. Chiuse gli occhi. I suoi capelli si muovevano al vento.
Inspirò profondamente, e tutto il fuoco che circondava i mostri andò sulla sua mano a formare una sfera, che si ingrandiva sempre più. Aveva distrutto le loro difese.
Queen gridava, non poteva tollerare che i suoi cani venissero feriti. Non si era accorta di essere nella traiettoria del colpo.
Mana voltò il viso e bisbigliò: << Spero di potervi perdonare un giorno. >>. Una lacrima scese sul suo viso.
Un potente raggio infuocato investì Queen e i suoi mostri, che furono inceneriti. Mentre bruciava, Queen pensò: << Lei… è la ragazza che ci è sfuggita a Startown! >>.
Altrove Luke era occupato con un uomo uscito dal terreno. Era grasso, molto basso e vecchio. Teneva le braccia incrociate.
Ridacchiò: << Allora, come intendi battermi? Io possiedo uno dei quattro elementi, vediamo se sei alla mia altezza. >>. Sembrava proprio che stesse scherzando sulla sua altezza.
<< Io sono Luke, tu come ti chiami? >>.
Il vecchio sorrise: << Sono Street, del clan And. Puoi chiamarmi S. >>.
<< Bene, possiamo iniziare. >> concluse Luke << Pugno di meteora! >> urlò. La sua mano divenne una meteora.
<< Che fai ragazzo? Non ha alcun senso urlare le proprie mosse! >> gli spiegò Street.
<< Mi sembrava più divertente… e poi faccio quello che voglio! >>.
Il ragazzo cercò di colpire l’uomo, che però si divise in mille zolle di terra, per poi tornare normale.
<< Mi piaci ragazzo, hai stile. Anche io sono qui per divertirmi, ma credo che finiremo prima del previsto! >>.
In quel momento un paio di Mutanti attaccarono Luke alle spalle. Non riuscì a girarsi in tempo.
Le loro teste erano state bucate da un solo proiettile. Era Duty, che aveva centrato i due col suo fucile da cecchino.
Luke si rivolse a lei, sulla collina, e strinse la mano col pollice in su: << Grazie! >>. Duty sorrise e fece lo stesso gesto.
Il vecchio si girò e disse: << Bene. Avete vinto a quanto pare. Ora che la battaglia è finita, combattere non è più divertente. Vi saluto! >> e scomparve sotto terra.
Il campo di battaglia era ricoperto di sangue e cadaveri: i pochi Mutanti vivi erano scappati o erano stesi a terra, feriti.
Dall’altro lato erano rimasti solo Mana, Mi, Luke, Jack, Frida, Duty, e qualche altro combattente.
<< Finalmente… quanto ci avete messo? >> disse Jack.
<< Potevi aprire il portone nel frattempo! >> rispose Luke, irritato.
<< Ed eliminare l’entrata ad effetto? >> scherzò il Demone Verde, sorridendo.
I sei ragazzi entrarono. Erano lì per salvare il loro amico, ed avevano dimostrato di essere pronti a tutto.
La sala del trono era proprio davanti a loro. Prima di entrare, Jack diede a chi ancora non lo aveva un auricolare: << Serviranno per tenerci in contatto qualunque cosa succeda. Ne ho uno anche per Yoru. Non perdeteli. >>.
Aprirono la porta e si trovarono dentro ad una stanza enorme, con un lungo tappeto rosso che portava al trono, su cui era seduto Yami. Alla sua destra c’era uno dei suoi uomini, alla sua sinistra c’era Yoru, legato e ammanettato.
<< Benvenuti! Siete qui per salvare il vostro amico? >> disse Yami con una risata fragorosa.
Jack guardò l’uomo al suo fianco: aveva dei capelli biondo cenere, molto lunghi e disordinati: << Non ci credo… io ti avevo ucciso! >>.
Era Ray. Con un ghigno disse: << Credevi di averlo fatto. Ci sei andato molto vicino, ma all’ultimo secondo un Mutante con un particolare potere ha scambiato la mia coscienza con la sua. È morto al posto mio. Ti avevo sottovalutato. >>.
<< Aspetta, è impossibile che tu abbia lo stesso aspetto di prima! >>.
<< Ti ho semplicemente nascosto il mio immenso potere. Posso trasformarmi in qualunque cosa, ed ho riacquisito questo aspetto. È vero, ho peccato di superbia, ma del resto… “useresti un lanciafiamme per uccidere una formica”? >>.
Frida nel frattempo si era avvicinata a Yami, furiosa. All’improvviso, sguainò la spada e lo colpì con un affondo nel fianco.
<< Non dovevi farmi arrabbiare! >>.

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Capitolo 20
*** Fuga ***


Il sangue sgorgava dal fianco sinistro di Yami. Lui cercava di fermarlo premendo con la mano destra. Non sembrava provare dolore, anzi, rideva.
Con la sinistra afferrò la lama della spada e la allontanò dal suo corpo. Iniziò a perdere sangue. Frida rimase stupefatta, ma era ancora infuriata.
<< Ahahahah, allora, non siete curiosi di sapere perché ho catturato il vostro amico, Yoru? Se è così dovrete aspettare che ve lo spieghi, prima di attaccare. >>.
Lui, inginocchiato di fianco a Yami, alzò la testa e disse: << Oppure potrebbero semplicemente uccidervi e lasciare che glielo racconti io. >>.
Un’ altra fragorosa risata, e poi un calcio in faccia a Yoru, che cadde all’indietro. Yami lo prese per il colletto della camicia, sporcandola di sangue, e avvicinò la faccia del ragazzo alla sua: << Non hai capito niente, vero? Per prima cosa, quelle persone non riusciranno neanche a toccarci. Secondo, non racconterei mai i miei piani al mio nemico, quindi non conosci tutta la verità. E terzo… >> gli avvicinò la mano sinistra alla bocca e gli fece respirare di nuovo quel gas.
Frida l’avrebbe certamente attaccato, se Mana e Luke non l’avessero fermata.
<< Che diavolo gli hai fatto!? >> urlò la donna, trattenuta a malapena dai due ragazzi. La figlia aveva capito tutto, prese una pistola dai pantaloni e sparò, mirando alla testa del nemico.
Ray, ghignando, trasformò il suo braccio in una spessa lastra di acciaio, che fermò il proiettile. Duty abbassò l’arma.
<< Ahahahahah, tranquilli, è solo svenuto. Diavolo, questo gas toglie molta Energia. Allora… dov’eravamo rimasti? >>.
<< Perché hai fatto tutto questo? Costringere tanta gente a combattere e morire… per quale scopo? >> chise Mana. Anche lei sembrava arrabbiata, ma contemporaneamente si sentiva triste e preoccupata.
<< A quale scopo? Ahahahahah, è davvero lunga da spiegare, diciamo solo che ho bisogno di lui per dare una lezione alla popolazione mondiale. Oggi questa guerra è iniziata. Ho reclutato numerosi Mutanti, e chi non si è voluto unire spontaneamente, beh… lo ha fatto ugualmente, ma con un aiutino. Sai… posso ipnotizzare le persone. >> rispose Yami. Fece un’altra risata.
Jack sembrava aver capito qualcosa, si tolse la maschera e si aggiustò gli occhiali sul naso col dito medio. Sorrise, come solo lui sapeva fare, e disse: << E, sentiamo, per quale ragione ci spieghi tutto questo? Quasi tutti i tuoi uomini sono morti, scappati o usciti dall’ipnosi. L’unico che ti è rimasto fedele a quanto pare è quel bastardo. >>.
I due Mutanti si guardarono. Ray ghignò e Yami rise.
Il Demone Verde continuò, avanzando lentamente con la maschera nella mano sinistra e la mano destra nella tasca della cappa nera che indossava: << Certo, questo significa che sei sicuro di te stesso. Nessuno ti può ostacolare ormai. Eppure… >> si fermò. Guardò il capo dei mutanti dritto negli occhi. Lui rise ancora una volta.
<< Eppure continui a fare questa risata finta e ti lamenti per aver usato molta energia per far svenire Yoru. A quanto dici, potresti batterci in pochi secondi, ma ancora non lo hai fatto. Magari lo fai solo per divertirti, o magari… cerchi di ricaricare le energie per progettare la fuga! >>.
<< Lo sapevo, sta bluffando! >> urlò Luke, indicando il nemico.
<< Attacchiamolo, prima che fugga! >> ordinò Frida, agitando la spada insanguinata.
Yami fece un’ultima, fragorosa risata: << Ahahahahah, hai degli ottimi compagni, fratello, ma ora è giunto il momento di abbandonarli! >> aveva capito che lui e Ray non sarebbero riusciti a batterli. Anche se era dura da ammettere, Ray era davvero esausto, e Yami aveva usato gran parte dell’ Energia per indebolire Yoru. Pensò: << Se questo gruppo resta unito, finirà per distruggermi. >>.
Puntò l’indice e il medio verso Jack e Duty, poi mosse la mano verso l’alto. I due vennero lanciati verso destra, sfondando il muro e volando verso una meta sconosciuta. Prima di sparire, però, Jack lanciò un’auricolare a Mi.
Frida urlò il nome di sua figlia. Poi cadde in ginocchio, appoggiò i gomiti a terra e iniziò a tirare pugni al pavimento.
Capendo di non avere energie sufficienti per dividere tutto il gruppo, Yami prese Yoru e si teletrasportò.
Anche Ray fuggì, trasformandosi in un razzo e sfondando il soffitto.
Frida si disperava, Luke digrignava i denti e Mana diede un pugno al muro, per poi mettersi a piangere. Luke si guardò intorno… anche Mi era sparita.
Yoru si svegliò dopo parecchio tempo. Era sdraiato su un mucchio di foglie all'interno di una grotta e un piccolo fuoco lo riscaldava. Pezzi di carne cuocevano sulle fiamme. All’orecchio aveva un auricolare. Si guardò intorno: non c’era nessuno.
<< Dove sono? >> pensò.
All’improvviso sentì dei passi provenienti da fuori. Yoru si mise seduto a gambe incrociate, sbadigliando.
Una ragazza entrò dall’ingresso. Era Mi.
<< Mi? Cosa è successo? Dove siamo? Ah, già, non parli. >>.
Mi tirò fuori dal suo vestito da ninja un taccuino e una penna. Iniziò a scrivere, e consegnò il foglio al ragazzo.
Lei lo aveva salvato: mentre veniva teletrasportato assieme a Yami, la ragazza era riuscita ad afferrarlo e portarlo via. Per riuscirci aveva usato il suo potere, il teletrasporto. Non lo usava spesso, preferiva correre e saltare, come un vero ninja. Inoltre era ancora inesperta: pur vivendo da molto tempo con Ryu, non era ancora riuscita a padroneggiare bene i suoi poteri. Proprio per questo, si era teletrasportata in fretta, presso una destinazione sconosciuta.
Nel frattempo, Duty si era svegliata su una spiaggia. Era in un profondo solco, causato probabilmente dall’impatto col terreno, ed era ricoperta di sabbia. Dolorante, si alzò in piedi. Provò ad uscire dalla grande buca, ma era troppo bassa per riuscirci.
Una mano spuntò dall’alto e si allungò verso di lei: << Allora, vuoi una mano? >>.
La bambina raggiunse il bordo, e vide la faccia di Jack.
<< Non ti preoccupare, siamo rimasti insieme. >>.
Si sedettero guardando il mare. Duty non aveva ancora detto una parola, ma era visibilmente nostalgica.
<< Ehi, non ti preoccupare. È vero, siamo abbastanza lontani da casa, ma riusciremo a tornarci. E poi abbiamo questi. >> disse Jack, indicando gli auricolari. La bambina gli sorrise. E così fece anche lui.
Frida era tornata alla sede della polizia di Blacktown. Entrando, non vide nessuno.Cercò in tutti i piani, anche nelle carceri, ma né poliziotti né carcerati si trovavano lì. Arrabbiata, entrò nel suo ufficio, diede un pugno alla scrivania e si sedette. Ripensava a sua figlia, e si mise a piangere.
Luke e Mana, invece, erano andati al porto. Lì si trovava la nave di Luke. Era un brigantino. A bordo li aspettavano i pochi pirati rimasti vivi e fedeli al capitano.
Frida fu la prima a contattare gli altri, e Luke il primo a rispondere.
Frida, preoccupata, chiese: << Pronto? Duty, mi senti? Come state? >>.
<< Qui tutto a posto, io e Mana ci troviamo sulla mia nave. >> disse Luke.
Ci fu un momento di attesa, e poi: << Mamma? Ci sono, io e Jack stiamo bene. >>.
<< Non sappiamo esattamente dove siamo atterrati, ma l’importante è che nessuno si sia fatto male. >>.
Frida, felice, gridò: << Duty! Bambina mia! Ero preoccupata! >>.
<< Salve. Qui Yoru. Anche io e Mi stiamo bene, ma non sappiamo dove siamo. >>.
Frida, Mana e Luke, in coro, dissero: << Yoru! >> e la donna aggiunse: << Che ti è successo? >>.
Il ragazzo continuò: << Non lo so esattamente: Mi deve avermi salvato e mi ha portato qui. Ha usato il teletrasporto. >>.
Jack sorrise: << Bene, allora ci siamo tutti! Dove e quando ci incontreremo di nuovo? >>.
Mana subito disse: << Qui, a Blacktown, il più presto possibile, mi sembra ovvio! >>.
<< No, ormai non è più un posto sicuro. Dovremmo aspettare che le acque si calmino. Nel frattempo cerchiamo di capire dove siamo e teniamoci in contatto. >>.
Tutti erano d’accordo.
Nel frattempo, in un covo di mafiosi nei pressi di Blacktown…
<< Tò, poker d’assi! >> disse uno degli uomini al tavolo da gioco.
<< Ma non è possibile! Hai barato! >>.
Due figure si avvicinarono a loro. Uno disse: << Mi spiace interrompervi, ma dovete andarvene. >>.
<< E voi chi siete? >> disse uno dei malviventi.
<< Questo non ha importanza. >> rispose l’altra figura.
<< Ma come diavolo siete entrati? >> disse un altro.
In un momento, tutti i mafiosi presenti all’interno della sala vennero fulminati.
<< Ho detto che non ha importanza. >>.

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Capitolo 21
*** Viaggi ***


Mana & Luke
Mana e Luke erano da poco salpati dal porto di Blacktown. Tutti i luoghi in cui avevano viaggiato Yoru e i suoi amici fino al momento della separazione facevano parte di una sola isola. Era notte, e solo pochi pirati facevano il loro lavoro sul ponte. Gli altri dormivano o si ubriacavano sottocoperta. Luke teneva il timone, guardando l’orizzonte e il cielo stellato, e Mana era seduta sugli scalini accanto a lui. Nessuno fiatava. Gli unici rumori erano quelli delle onde, del vento e delle risate dei marinai ubriachi.
<< Come mai non festeggi con loro? Dovresti lasciare il timone e andare a divertirti. >> disse Mana, rannicchiata, con la testa appoggiata sulle ginocchia.
Luke la guardò per qualche istante, e poi riprese ad osservare l’oceano. << Loro festeggiano perché sono in vita. Per quanto tenessero ai loro compagni, prima o poi passano oltre. Io non voglio dimenticarmi di loro e divertirmi come se nulla fosse successo. Ho subito tanti lutti, ma non riesco ancora a lasciarli andare. >>.
<< Ehi, ti capisco. Anche io ho visto morire molte delle persone a cui volevo bene. I miei genitori… i miei amici… tutti quanti. Tu almeno hai la nonna Riku che ti aspetta a casa. >>.
Luke lasciò il timone e si sedette affianco a lei, poi le prese la mano: << E’ per questo che hai deciso di seguire Yoru… a volte le persone hanno bisogno di non essere sole… >>.
Mana e Luke si guardarono negli occhi intensamente. Lentamente gli occhi di entrambi si chiusero e i loro volti si avvicinarono, ma prima che le loro labbra potessero toccarsi… una luce abbagliante uscì fuori dalla fitta nebbia, che si era formata nel frattempo, seguita da una piccola imbarcazione. Al suo interno c’era uno strano uomo barbuto, che gesticolava e urlava come un pazzo.
<< Andate via! Allontanatevi finche siete in tempo, o non tornerete più indietro! >>.
L’uomo sparì rapidamente come era apparso. Mana e Luke si guardarono, ed entrambi si girarono dall’altra parte, arrossendo.
Poco dopo un pirata, arrampicatosi sull’albero maestro, urlò: << Terra capitano! >>. E Luke, incurante dell’avvertimento, fece ormeggiare la nave.
 
Jack & Duty
Duty e Jack camminavano da parecchio tempo lungo l’alta scogliera. Erano stati fortunati ad atterrare sulla corta spiaggia di sabbia. Duty parlava poco col suo compagno di viaggio: sapeva benissimo chi era e che non doveva socializzare più di tanto con un criminale come lui. Raggiunsero un faro. Sembrava che ormai fosse abbandonato da anni.
<< Se riuscissimo ad entrare in quel vecchio faro potremmo arrivare in cima e capire la direzione per raggiungere la città più vicina. >> disse Jack. Non sembrava preoccupato della situazione: non sapeva dove si trovava ed era rimasto solo con un agente di polizia che, anche se era solo una bambina, aveva dimostrato il suo valore.
Raggiunta la meta, si fermarono davanti alla porta. Jack bussò.
<< Perché bussi? L’hai detto tu stesso che questo posto è vecchio e probabilmente anche disabitato! >>.
<< E’ buona educazione. >> rispose Jack, facendole l’occhiolino. Lei si girò imbronciata.
Provò ad aprire la porta, ma era bloccata. Quando stava per sfondarla, essa si aprì con un cigolio.
Tutti e due rimasero sorpresi, ma Jack sorrise e mise una mano sul pugnale. Duty lo imitò, tenendo la pistola stretta nel fodero.
<< E’ permesso? >>. L’interno era buio. La porta si richiuse dietro di loro e in qualche secondo furono catturati e legati ad una sedia. Duty venne anche imbavagliata, scelta saggia, dato che iniziò subito ad agitarsi e ad urlare arrabbiata.
Un uomo accese un accendino e lo fece passare davanti alla faccia di Jack, poi diede fuoco ad una candela su un tavolo lì vicino.
Attorno a lui c’erano altri tre uomini, vestiti da militari, ed ognuno di loro aveva un fucile, qualche munizione ed un coltello.
<< Allora… da che parte state? >>.
<< Certamente dalla sua parte, dato che mi sta puntando il coltello. >> rispose Jack con il suo solito ghigno.
<< Credi di essere spiritoso, eh? >> l’uomo gli diede un pugno in faccia << Come fai a ridere durante una guerra come questa? >>.
 
Yoru & Mi
Yoru si era ripreso: quel gas anti-Super era davvero potente.
Mi stava mangiando la carne che aveva appena cotto. Ne era rimasta un po’, ma Yoru non aveva appetito.
<< Mi, quando sei andata a caccia, hai anche perlustrato i dintorni? Com’è la situazione? >>.
Mi iniziò a scrivere e disegnare sul suo taccuino: davanti all’uscita della grotta, oltre la foresta, si trovava un grande lago, su cui sorgeva una grandissima città. Ricordava di aver già visto quei luoghi su un libro che aveva letto. Si trovavano nella grande regione della Cinesia, più precisamente nella grande città di Yu-Yu.
Questa città era famosa per il grande tempio d’oro costruito in onore del dio Yumeyu. Occupava un terzo della città.
I due uscirono dalla grotta e si avviarono verso il lago. Quella che li aspettava era una città completamente diversa . Si poteva vedere il grande tempio e la zona abitata tutto intorno, ma poco fuori dal centro tutto si trasformava completamente: le case erano ammassate le une sulle altre, costruite con tutti i materiali disponibili, e le strade erano strettissime e affollate.
Arrivati in periferia, furono accolti da una folla enorme: nessun turista che visitava la città passava mai per quei posti così malfamati. Le persone, che avevano i caratteristici occhi a mandorla dei nativi della Cinesia, cercavano di vendere qualunque cosa o chiedevano semplicemente qualcosa da mangiare.
A nessuno dei ragazzi piaceva essere circondato da così tante persone, ma non volevano usare i loro poteri: il loro obbiettivo era quello di restare al sicuro per un po’, senza farsi notare.
<< Al mio via, corri. >> disse Yoru. Mi annuì.
<< Via. >> e subito scapparono via, ma la gente continuava ad uscire da tutte le parti.
All’improvviso vennero presi con forza per il braccio e portati dentro una bottega. Subito l’uomo chiuse la porta a chiave e avvicinò le tende.
Si sentì una voce profonda: << Andiamo! Allora! Perché non ti accendi? >>. La lampadina sul soffitto si accese e l’uomo riprese: << Salve, sono Sam! >>.
 
Intanto Frida si era appena svegliata. Era ancora nel suo ufficio, deserto, dove aveva dormito, e fu sorpresa dall’arrivo di due uomini.
<< Chi siete? >> esclamò lei. L’uomo biondo avvicinò la mano al suo collo e, con una piccola scarica elettrica, la fece svenire.
Il moro accanto a lui disse: << Ora che anche il capo della polizia è andato, possiamo mettere in atto il nostro piano. Dobbiamo isolare l’isola. >>.

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Capitolo 22
*** Missioni ***


Mana & Luke
Il brigantino era attraccato ad una banchina in legno. La nebbia non si era ancora diradata, ma si poteva scorgere una vecchia cittadina portuale che sembrava abbandonata.
Luke divise i compiti tra i pirati: alcuni restarono di guardia alla nave, gli altri si divisero per la città in cerca di persone.
Luke e Mana percorrevano la via principale. Erano molto silenziosi, entrambi immersi nei loro pensieri.
Raggiunsero una piccola casetta, che però sembrava essere al centro della città. Arrivarono davanti alla porta e sentirono un cigolìo provenire dall’interno. Si guardarono e sfondarono la porta.
<< Buongiorno! >> disse una anziana signora seduta su una sedia a dondolo. Sorrideva. Un uomo, una donna e due bambini erano seduti in cerchio attorno a lei. L’uomo si alzò e disse: << Chi siete? Questa città non accoglie stranieri. Andate via! >>.
Mana prese la parola: << Siamo qui solo di passaggio, stiamo cercando un posto dove passare del tempo per poi raggiungere i nostri amici. >>.
<< Venite qui, potete passare la notte con noi! Io sono la capo-villaggio, e questa è la mia famiglia. Non badate a mio figlio, è sempre scorbutico. Sapete, è un periodo difficile… con quel mostro in giro… >>.
Luke si agitò: << C-che cosa intende con mostro? >>.
All’improvviso sulla porta apparirono alcuni dei pirati. Uno di loro disse: << Non siamo riusciti a trovare nessun altro, capitano. A quanto pare gli unici a non aver lasciato il villaggio sono loro. Non abbiamo trovato neanche un cadavere. >>.
L’anziana annuì: << Ovvio, noi siamo restati perché non vogliamo abbandonare la nostra città natale, ma tutti gli altri che non sono scappati sono stati uccisi e portati via dal mostro. Presto verrà il nostro turno… >>.
Un altro pirata arrivò correndo: << Capitano, mi segua, la prego! Alcuni dei nostri uomini sono stati trovati morti all’interno di una delle case! >>.
<< Fammi strada. >> disse Luke, serio, e iniziò a correre seguito da Mana. La loro corsa bruciava la strada.
 
Jack & Duty                                                              
Jack sorrise: l’uomo aveva proprio detto “guerra”. Intanto Duty continuava ad agitarsi, così uno dei militari prese una siringa e le iniettò del sonnifero.
L’uomo continuò: << Allora? Chi siete? Rispondimi, o vi uccido entrambi! >>. Lo minacciava con un coltello.
Jack continuò a ridacchiare: << Non capisco perché non lo fa subito, non sa che se il cattivo parla invece di agire, il buono si libera? >>.
<< Ragazzo, non funziona così. Non siamo in un film! >>.
<< L’avevo avvertita. >> Jack si liberò dalle corde, che aveva tagliato col suo pugnale, diede un calcio al coltello dell’uomo e lo prese da dietro, puntandogli la sua arma al collo.
<< Fermati! Abbiamo la bambina! >> urlò uno degli altri tre soldati.
<< Sì, ma so che nessuno di noi ucciderà gli ostaggi. Cosa sta succedendo esattamente? >>.
<< Non sai nulla della guerra? >>.
<< Veramente non so neanche dove siamo… >>. Jack sorrise.
<< Stai scherzando? Siamo nella C.W.N., la Civil War Nation. Aveva un altro nome, ma la guerra dura da così tanto tempo che è stato dimenticato. Tutto quello che devi sapere è che questo faro, unico rifugio che siamo riusciti a trovare, sta per essere distrutto dalla fazione avversaria. >>.
<< Questo non succederà. Smettiamola di litigare e diamoci una mossa, non ha senso morire prima di aver lottato. >>.
Il soldato sembrava spaventato: << Cosa vorresti fare? Abbiamo poche armi, siamo in sei contando la bambina e sta per arrivarci addosso un esercito! >>.
<< Cerca un modo di svegliare “la bambina”, sarà il nostro asso nella manica. Appena avremo finito dovrete portarci al vostro campo base. >> disse Jack, e iniziò a fare le scale per raggiungere la cima del faro.
I quattro soldati non poterono fare a meno di seguire i suoi ordini, anche se dubitavano di riuscire nell’impresa.
 
Yoru & Mi
L’uomo davanti a loro era molto muscoloso. Aveva la pelle scura, una sigaretta in bocca, un pizzetto nero ed era pelato. Non sembrava originario di quei luoghi.
<< Non mi guardate con quella faccia! Sono un essere umano! E lo sono anche quelli là fuori. Il governo ha ridotto la maggior parte della popolazione alla miseria, ma i ricchi sembrano non accorgersi di nulla. >>.
Yoru, indifferente, disse: << Meglio così, se vogliamo rimanere nascosti ci basterà restare tra queste persone ancora per un po’. Non sarà difficile. >>. Mi annuì.
Sam li guardò confuso, ma dopo continuò a parlare come se non avessero detto niente: << Il governo è composto da cinque saggi, tutti di nazionalità diverse, e la carica è ereditaria. Il problema è che i saggi sono corrotti, e si è creata questa spaccatura tra ricchi e poveri. Ci sono state piccole rivolte che sono state represse velocemente dal potente esercito dei saggi. Le altre nazioni non fanno nulla per aiutarci e… >>.
<< Aspetta un secondo, non ci importa nulla della politica di questo posto. Vogliamo solo restare qua per un po’ di tempo. Niente complicazioni. >> lo interruppe Yoru.
<< Beh, allora buona fortuna, morirete entro cinque giorni stando qui, con questa criminalità, e non riuscirete mai ad entrare in città senza che vi notino. >>.
<< E dato che non vogliamo usare i poteri, saremmo proprio nei guai… diamine, non volevamo farci notare, ma attueremo un colpo di stato. >> pensò Yoru. Poi disse: << Accettiamo, cosa hai in mente? >>.
Sam rise: << Allora, uno dei saggi sta morendo, ed era l’unico non corrotto, che riusciva a mantenere l’equilibrio. Non ha eredi, e se anche avesse un figlio adottivo non verrebbe eletto, quindi abbiamo l’occasione di far subentrare qualcun altro al suo posto affinché cambi le cose. Lo farei io, se solo non fossi nero. È un po’ difficile pensare che io sia il suo figlio naturale, dato che lui è bianco. >> e rise di nuovo.
<< E quindi vorresti il mio aiuto… ma se non ha eredi, come posso dichiararmi suo figlio naturale? >>.
<< Lo farà lui stesso. È d’accordo con noi, e in qualche modo riuscirà a convincere gli altri saggi. Domani stesso ti presenterà a loro come suo figlio, per poi licenziarsi dal suo ruolo. Così potrai agire già da subito. >>.
<< In che cosa mi sono cacciato… >>.

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Capitolo 23
*** Situazioni ***


Mana & Luke
I due raggiunsero la casa in pochi secondi, seguiti da alcuni compagni. Arrivati lì notarono la porta aperta, ed entrarono. Quello che li accolse fu un mare di sangue. Luke era sbalordito: era come se due o tre dei suoi uomini fossero esplosi in mille pezzi.
Guardò il pavimento con rabbia… e tirò un pugno ad una delle pareti, che crollò.
Gli altri pirati si erano già messi alla ricerca del colpevole, e lo stesso fece Luke. Mana aveva notato che era profondamente sconvolto.
All’improvviso qualcosa si mosse tra le macerie della casa. Mana lo notò e iniziò a scostare i detriti. Ne uscì un ragazzo della sua età, magro, con la carnagione bianchissima e i capelli lunghi dello stesso colore.
<< Ehi, ti senti bene? >> chiese lei.
<< S-sì, credo di sì. >> rispose il ragazzo, con una voce tremolante e molto debole.
<< Ehi, come ti chiami? >>.
<< Io… io sono Chad… >>. Il ragazzo sembrava molto timido.
<< Sei ferito? Vieni con me, ti visiterà il medico di bordo. >> lei gli sorrise e lo prese per il braccio, ma prima che potesse toccarlo lui si allontanò.
<< Non… non mi toccare! >> gridò Chad. Sembrava molto spaventato.
Luke sentì quella voce non familiare e corse sul posto:
<< Chi diamine sei? Sei tu il responsabile di questo casino? >> lo prese per il colletto della giacca scura che portava. Lui gli diede un calcio e si liberò dalla presa.
<< Non… non mi toccare… >> bisbigliò di nuovo.
Mana cercò di mettersi tra i due, guardando Luke arrabbiata:
<< Non fargli del male! Non sappiamo neanche chi sia! Sembra debole, diamogli del tempo per riprendersi, ha bisogno di acqua, cibo e riposo! >>.
Luke la guardò, non capiva il suo punto di vista: << Ascoltami, quello potrebbe essere un maniaco omicida, credi che sia saggio metterlo in forze? Tieni più a lui che a noi? Preferisci quel ragazzo a me? >>.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Mana guardò Chad e disse: << Non possiamo lasciarlo qui, dobbiamo aiutarlo. >>.
 
Jack & Duty
Jack saliva le scale col suo sorriso da killer.
<< Peccato, questa volta non ucciderò nessuno… >>.
I quattro militari e Duty, ancora un po’ assonnata, lo seguivano.
Arrivati in cima, Duty aveva già capito il suo compito, piazzò il suo fucile da cecchino col silenziatore sul bordo della balconata e si sdraiò, pronta a sparare furtivamente.
Jack prese in mano il suo pugnale e lo guardò… il suo piano aveva molte incognite, ma poteva funzionare.
<< Ok, voi quattro, tenetevi pronti ad accendere il faro, Duty, tu preparati a sparare, al mio via partite, contemporaneamente. >>.
Il piccolo esercito si stava già avvicinando al faro. Avevano seguito i quattro soldati da lontano e avevano deciso di attaccarli subito.
<< E ora… speriamo solo che questo vecchio edificio faccia il suo lavoro… >>.
Jack diede l’ordine, e, fortunatamente, il faro si accese, proiettando l’ombra di Jack nel cielo sopra le teste degli assalitori.
Nel frattempo, Duty aveva sparato e ucciso uno degli uomini delle ultime file, che però, a causa del buio, nessuno sembrava aver notato.
I soldati si fermarono, visibilmente agitati. L’ombra era davvero inquietante: Jack era di profilo, e mostrava il suo ghigno malefico, agitando il pugnale. Sembrava davvero un demone. Poi iniziò a gridare, amplificando la sua voce con l’auricolare che teneva sempre:
<< Voi! Esseri inferiori! Non osate avvicinarvi oltre, o subirete la mia collera! Io sono il Demone Verde del Faro! Tornate da dove siete venuti, o non avrete un’altra occasione per farlo! >>.
Mentre parlava, batteva il piede a terra al momento giusto per far sparare Duty, che nel frattempo aveva già ucciso 5 persone.
Ma l’esercito non indietreggiava, sembrava pronto a seguire il suo comandante ovunque.
Il piano sembrava fallito, Jack tentava di allontanarli  a parole, lasciando il lavoro sporco alla bambina.
All’improvviso quattro spari contemporanei uccisero il comandante e i gli uomini affianco a lui in prima linea.
Jack fece una risata fragorosa. Anche i quattro soldati nel faro avevano deciso di combattere per salvarsi. Il loro intervento fu essenziale.
 
Yoru & Mi
Sam era allegro, finalmente aveva trovato l’uomo giusto per salvare la sua amata patria.
<< Allora! Per prima cosa direi di farti conoscere il vecchio saggio. Devo incontrarlo tra poco per aggiornarlo. Venite con me. >>.
I tre ragazzi si avviavano per quelle strade buie, che fino a poco prima erano gremite di gente.
<< Come mai non c’è più nessuno? >> chiese Yoru.
<< Il governo ha messo un coprifuoco. Non si può uscire dopo la mezzanotte. Hanno paura che si possa organizzare una rivolta mentre la città non è protetta al massimo. Ma è solo una precauzione, le guardie sono attive come al mattino. >>.
Mi li seguiva in silenzio. Sembrava essere interessata dagli avvenimenti di questo paese, anche perché lei era originaria di questi luoghi, pur essendo stata allevata dai Killer sull’isola di Turtle (quella su cui sorgono Startown, la cittadina di Mana, City, il paese di Luke, Whitechapel, la città di Jack, e Blacktown, la metropoli di Frida e Duty).
Comunque Mi avrebbe seguito Yoru in qualunque sua decisione, come ordinatole da Ryu, il suo maestro.
Raggiunsero un’osteria, ovviamente chiusa. Sam aprì la porta con delle chiavi e fece lo stesso con una botola sul terreno dietro al bancone. Scese le scale vi era una piccola stanza, al centro della quale un vecchio uomo barbuto li fissava sorridendo.
<< Allora, Sam, lo hai trovato… il mio successore… mio “figlio”… >> disse lui. Fumava una pipa con insistenza, come se volesse affrettare la sua scomparsa.
<< Certo Grande Saggio, finalmente sono riuscito a trovare una persona in grado di affrontare il compito. >>.
Yoru fece due passi avanti: << Salve, mi chiedevo… se è vero che la città interna è così multiculturale da avere 5 saggi di 5 origini diverse… perché non siete riusciti a trovare un maschio bianco tra la gente ricca? Perché alla fine è solo questo che volevate, un maschio bianco. >>.
<< Ascolta, ragazzo: la città è davvero in crisi, ormai nessuno pensa più ad aiutare il prossimo, ognuno pensa solo a se stesso. Abbiamo aspettato che arrivasse un ragazzo così fiducioso negli altri da mescolarsi con la gente malfamata del posto. Tu sei stato il primo. >>.
<< Beh, allora credo proprio che abbiate sbagliato persona. >>.

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Capitolo 24
*** Alba ***


Mana & Luke
Era già l’alba, e nessuno aveva dormito. Mana era restata tutto il tempo con il dottore di bordo e il ragazzo straniero, Chad, gli aveva offerto del cibo e gli aveva fatto compagnia. Luke invece era restato nella sua tenda, ma non aveva chiuso occhio a causa del brutto presentimento sul ragazzo.
Chad aveva accettato il cibo molto volentieri, essendo affamato, ma non si era lasciato visitare dal medico.
Ad ogni minimo accenno di contatto da parte di qualunque persona, Chad si tirava indietro spaventato.
Arrivato il mattino, Luke guardava minaccioso il suo ospite. La nebbia si era diradata, e in cima a una collina si poteva scorgere un enorme castello.
<< Ragazzi, guardate, un castello! Potrebbe essere la tana del mostro! >> gridò Mana.
<< Bene, andiamo a vendicare i nostri compagni! Quel mostro non se la caverà così facilmente! >> disse uno dei pirati. Poi guardò Chad. Era triste e pensieroso, e fissava il terreno.
Allora il pirata fece una risata e disse: << Vieni con noi! Se quel mostro ha ucciso anche delle persone a te care, avrai la tua ven... >> dicendo questo toccò la testa al ragazzo. In quello stesso istante, l’uomo esplose.
Chad continuò a fissare a terra, ma piangendo: << Mi… mi dispiace… >>. Poi scappò verso il castello. Era molto agile.
Mana era stupita e spaventata: << C-Chad… perché? >> disse piangendo.
Luke era paralizzato. Era ricoperto dal sangue del suo amico. Improvvisamente i suoi occhi si accesero di rabbia e subito si avventò come un razzo, usando il suo potere, sul fuggitivo. Lo colpì alla schiena con la testa, e lo catapultò all’interno del castello, sfondando il portone.
Entrambi si rialzarono.
<< Sei fortunato, la mia giacca ha fatto in modo che non mi toccassi direttamente, evitandoti la fine dei tuoi amici. >> disse Chad.
Luke, ancora infuriato, rispose: << Quindi per ucciderti mi basterà non toccarti direttamente… >>.
Il “mostro” si tolse la giacca e disse: << Se sei un uomo, fai lo stesso. >>.
<< Allora vuoi proprio fare sul serio… >> disse l’altro, accettando la sfida.
 
Jack & Duty
Durante la notte, Jack, Duty e i quattro soldati erano riusciti a far scappare il piccolo esercito avversario e al mattino avevano già raggiunto il campo base.
I soldati si presentarono davanti al principe, un uomo dai capelli castani  e dall’atteggiamento preoccupato.
<< Principe Kaze, queste persone ci hanno salvato da morte certa e hanno ucciso parecchi soldati dei Mizu. Avrebbero una richiesta da farle. >>.
Jack si era inchinato insieme ai soldati, mentre Duty era rimasta in piedi.
<< Se non vi dispiace, vi saremmo grati se ci donaste un mezzo di trasporto per uscire da questa nazione quando lo desidereremo. >>.
Il principe rispose: << Le sono davvero  grato di aver salvato i miei uomini signor Jack. Il suo desiderio sarà esaudito. Una nave la aspetta al porto per quando vorrà partire. >>.
Jack sorrise  e lo ringraziò. Duty si girò e se ne andò a braccia incrociate. Normalmente portava molto rispetto per i suoi superiori e per sua madre, ma in realtà era una bambina dall’animo ribelle, e quando poteva lo dimostrava.
Usciti dal palazzo,  notarono che il campo base, in cui erano già passati ma che non avevano osservato attentamente, era in realtà una vera e propria città. E sembrava che le persone fossero serene, nonostante la guerra.
Durava da così tanto tempo che i normali abitanti non si accorgevano delle pene patite dai militari. E probabilmente il principe cercava di assecondare questa spensieratezza.
<< Perché hai chiesto un mezzo per partire? Non dovevamo nasconderci e aspettare? Siamo appena arrivati e pensi già ad andartene. >> disse Duty.
Jack sorrise: << Cerco di pensare a tutto al più presto. Meglio creare una via d’uscita prima di doverla usare, no? >>. Le fece un occhiolino.
La bambina guardò in un’altra direzione arrossendo. Ad ogni
frase che gli diceva lui rispondeva in modo acuto, facendo sembrare stupida la sua domanda.
Jack, che aveva molti soldi ricevuti per i suoi lavori da Killer, pagò un albergo. Poche ore dopo qualcuno avrebbe bussato alla porta.
 
Yoru & Mi
Nella tarda mattinata, Yoru si trovava davanti ai quattro Saggi. Il Quinto, il vecchio barbuto, si trovava affianco a lui e fumava una pipa.
Sam aveva dato a Yoru, che aveva perso giacca e cravatta sull’isola di Turtle mentre veniva rapito dai Mutanti, una nuova giacca e… un papillon.
<< Allora, Quinto, come mai ci hai riuniti qui oggi? >> disse uno.
Tutti e cinque portavano una lunga tunica bianca.
<< Sono qui per annunciare che lascio il consiglio e per presentarvi il mio successore, mio figlio… >>.
<< Salve. >> disse calmo il ragazzo.
<< Allora hai trovato questo “figlio perduto” che cerchi da anni, Quinto… credevamo che fossero tutte menzogne. >> disse un saggio, sospettoso.
<< Già. Da giovane avevo una famiglia nella mia città natale, ma a causa di alcuni avvenimenti ne sono stato separato. Ora mio figlio ha il posto che gli spetta di diritto. >> mentì il vecchio, ridendo sotto i baffi e consegnando dei falsi documenti sulle origini di Yoru.
I saggi erano un po’ contrariati, ma non avevano nessuna prova per dire che mentiva. Così accettarono Yoru tra loro, iniziando però in segreto delle ricerche approfondite sul suo conto.
Lo vestirono con una tunica bianca e fu proclamato il nuovo Quinto Saggio.
Yoru, entrato nei suoi alloggi, chiamò i suoi compagni usando l’auricolare:
<< Jack, Mana, Frida, tutto ok? Io e Mi stiamo bene. Ancora un po’ e potremo tornare all’isola di Turtle. >>.
<< Io e Duty siamo a posto, ma penso che aspetteremo nascosti per altro tempo. >> poi fu interrotto da qualcuno che bussava alla porta. Andò ad aprire.
<< Mamma, ci sei? Sono Duty! >> disse la bambina, ma non ci fu risposta…
Yoru diventò serio: << Frida sembra non rispondere… Mana, Luke, ci sentite? >>
Ci fu un attimo di silenzio e poi qualcuno rispose: << S-sì, vi sentiamo. >> disse Mana, singhiozzando << stiamo entrambi bene… ti raggiungiamo il prima possibile… >>.
<< Ok, sono nella città di Yu-Yu, in Cinesia. >>.
Mana continuava a singhiozzare.
<< Perché piangi? >> chiese il ragazzo.
<< N-non è niente… ci vediamo lì. >>.

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Capitolo 25
*** Fiamme ***


Mana & Luke
Anche Luke si era tolto giacca e camicia. Era sicuro di riuscire a vincere senza toccare l’avversario.
Chad aveva uno strano sorriso, ed era la prima volta che lo mostrava: le estremità della sua bocca erano tirate all’estremo, mostrando i denti. Sembrava proprio un sorriso da pazzo. Ma quello che più colpiva Luke erano gli occhi disperati, sembrava sul punto di piangere,  malgrado il sorriso.
Arrivò anche Mana, ancora scossa dalla rivelazione. Chad aveva smesso di sorridere guardandola. Anche se non diceva una parola, lei sapeva che in fondo quel “mostro” era buono. E lui ne era consapevole.
Ma mentre il ragazzo stava ancora fissando Mana, un pugno di roccia infuocata lo centrò in faccia, al grido di: << Pugno di meteora! >>.
La rabbia di Luke era indescrivibile. Si era circondato di sassolini infuocati, ed aveva un’aria spaventosa.
Chad fu scaraventato a terra con la schiena contro un tavolo da banchetto lunghissimo. Rimase a terra.
<< Hai protetto la tua mano col tuo potere… >> disse il ragazzo, ma subito Luke si avvicinò a lui, lo prese per il collo, bruciandolo e stringendolo, e lo buttò sopra al tavolo, che si sfondò.
<< Tu… >> disse il pirata << … per quale motivo fai questo?! >> e quando gli stava per tirare un altro pugno fu fermato da Mana, che aveva creato uno schermo di fiamme tra i due e lo aveva abbracciato, impedendogli di muoversi.
<< Ora… ora basta! Ti prego! Lui… non voleva farlo! >> gridò lei.
<< Tu… non puoi capire… nessuno di voi può capire… >> disse Chad con tono crescente << il dolore che si prova quando tutte le persone che amate muoiono… quando non puoi più sentire il calore umano… >> si alzò, sorpassò la barriera infuocata e tirò un pugno contro Luke, col rischio di colpire anche la ragazza.
Mana era di spalle, ma Luke lo vide in tempo: spostò Mana, fermò il suo braccio e urlò: << Pistola di meteora! >>.
Una mini-meteorite bucò la spalla sinistra del nemico, che cadde a terra dolorante.
<< Smettila di uccidere allora! Non caricare più il tuo potere! >> esclamò Luke, arrabbiato come mai prima di allora.
<< Non posso… i miei poteri aumentano quando inizio ad affezionarmi ad una persona, è una maledizione. Io stesso sono la causa della morte delle persone che amo! Io… non resisto più… >>.
Luke gli sparò un altro colpo all’altra spalla, sempre con lo stesso grido, e disse: << Ti arrendi così? Anche io ho ucciso molte persone, e molte di quelle che amavo sono morte. Ma continuo ad andare avanti, pur sapendo che potrei perdere i miei compagni in ogni momento. Il tuo potere serve ad aiutare le persone: i tuoi amici ti danno la carica e tu li proteggi. Non ci hai mai pensato? >>.
<< Io… >>. Chad guardava il pavimento su cui era seduto. I suoi lunghi capelli bianchi gli coprivano il volto.
Mana era restata in silenzio tutto il tempo… e ora piangeva. Si avvicinò al ragazzo a terra e gli allungò la mano, coprendola con la giacca di Chad. Gli disse: << Vieni con noi. Saremmo felici di essere tuoi amici. >>.
Luke uscì da dove era entrato senza dire una parola.
Il ragazzo disse: << …G-grazie… nessuno mi aveva mai accettato scoperti i miei poteri… >> fece un piccolo ed insicuro sorriso << Voi andate, arrivo subito… >> e corse su per le scale che portavano alle sue stanze. Ma la paura era troppa.
Mana annuì sorridendo. Aveva ancora le lacrime agli occhi.
Raggiunse Luke correndo. Lui camminava con le mani in tasca e lo sguardo fisso all’orizzonte. Lei era affianco a lui, e sorrideva, guardandolo.
Luke se ne accorse, la guardò e sorrise anche lui: era fatta. I due ragazzi sapevano di aver aiutato una persona. I pirati, che erano restati fuori, esultavano.
Poi ci fu un’esplosione.
Da una delle torri del castello uscì del fuoco, che in poco tempo incendiò tutto l’edificio.
Mana e Luke, come tutti i loro compagni erano sconvolti. Non potevano credere ai loro occhi: Chad si era suicidato.
 
Jack & Duty
Jack aprì la porta. Due figure incappucciate entrarono nella stanza senza dire una parola.
<< Entrate pure. >> disse Jack.
Duty estrasse le pistole e le puntò sull’ospite: << Sai chi sono? >>.
<< No, ma lo scopriremo subito. >> rispose sorridendo il ragazzo.
<< Aspettate! >> disse il più magro, togliendosi la cappa che lo ricopriva, insieme al suo compagno.
<< Ma tu sei… il principe! >> esclamò Duty.
<< E lei deve essere un suo subordinato. >> suppose Jack guardando l’altra figura, più robusta.
<< Esatto, siamo qui per chiedervi un favore >>. Il principe divenne serio.
<< Ed ecco che chiede qualcosa in cambio… dovevamo aspettarcelo. >> disse il ragazzo.
<< La guerra in questa nazione dura da tantissimo tempo. È una guerra per la supremazia tra due clan, i Kaze e i Mizu. Io e il principe dei Mizu eravamo amici da piccoli. Io sono diventato il capo della mia, e non voglio più combattere, mentre l’altra famiglia è ancora governata da suo padre, un uomo crudele pronto a tutto per vincere. Ma se lo lasciassi fare ci condannerebbe tutti. Non potevo dirlo davanti a tutti, non mi fido molto dei miei servitori, ma… ho bisogno che tu uccida il re Kaze. >>

Yoru & Mi
Era arrivata la sera. Yoru stava già dormendo sul suo letto. Il suo sonno era davvero pesante. La finestra aperta portava all’interno una brezza fresca.
All’improvviso, da quella stessa finestra entrò velocissimo un ninja, che si avvicinò al letto del “Quinto saggio” e appoggiò la punta del suo jian sul collo del ragazzo.
Quando stava per affondare la lama, Mi apparve davanti a lei e deviò il colpo diretto a Yoru con la sua katana.
Iniziò uno scontro tra i due, senza che Yoru si accorgesse di niente.
Mi riuscì a bloccare l’avversario, gli tolse la maschera e scoprì che era una donna.
Poco dopo Yoru si svegliò, e solo allora si accorse che nella sua stanza c’era stato un combattimento.
<< Chi sei? >> le chiese il ragazzo.
Lei cercò di liberarsi o fare harakiri, ma Mi sapeva le sue intenzioni e l’aveva bloccata per impedirlo.
<< Io… sono Shao Jun… e ti ucciderò! >>.

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Capitolo 26
*** Infiltrazione ***


Mana & Luke
-
La nave era ripartita in direzione di Yu-Yu, la città dove si trovavano Yoru e Mi. Era notte.
Mana era affianco a Luke, che teneva il timone. Tutto intorno a loro era silenzioso, anche i pirati, soliti ubriacarsi e scherzare, erano andati a dormire o svolgere il loro lavoro.
Le facce dei due ragazzi erano segnate dal dolore. Anche Luke, che inizialmente si era mostrato diffidente con Chad, era triste per la sua scomparsa.
La ragazza fissava il vuoto. Improvvisamente si alzò in piedi e andò a prua. Pochi secondi dopo disse al capitano: << Quanto dista la Cinesia? >>.
Luke, preso alla sprovvista, si schiarì la gola e rispose: << Siamo abbastanza vicini, in 24 ore dovremmo essere arrivati al porto di Yu-Yu. Riposati nel frattempo. >>. Luke la guardava preoccupato.
Mana tornò a guardare l’orizzonte. Anche lei, come gli altri, cercava di dimenticare.
-
Jack & Duty
-
Jack ripensò a quanto gli aveva detto il principe  e bisbigliò: << Avrei potuto trovare un passaggio in qualunque altro modo, ma ora mi trovo qui a uccidere persone senza saperne il motivo. Non che la cosa mi dispiaccia… >> e si leccò le labbra.
Duty lo seguiva. Entrambi portavano un mantello nero.
<< Non poteva pensarci uno dei suoi soldati ad uccidere il re malvagio? >> chiese la bambina. Poi si tappò la bocca, sapeva che il ragazzo le avrebbe risposto in modo intelligente, facendola sembrare stupida.
<< Probabilmente ha paura che il principe dei Kaze si vendichi sapendo che è lui il mandante. È anche il motivo per cui ce lo ha chiesto in segreto. Noi in questo modo risultiamo sconosciuti ad entrambe le parti. >> concluse la frase con il suo solito sorrisetto, che si trasformò subito in un sorriso assassino: si avvicinavano alle due guardie all’entrata della città.
<< Altolà! Chi siete? >> chiese una di loro.
Jack fece indietreggiare Duty e, senza che qualcuno se ne accorgesse, uccise le due guardie.
<< Ehi, guarda! >> gridò la bambina indicando due fogli appesi al muro. Erano due manifesti da ricercato e sopra… c’erano le loro facce. << A quanto pare la tua teoria era sbagliata… >> disse la bambina, facendogli la linguaccia.
Jack fece una risatina: << A quanto pare il Principe Mizu deve guardarsi le spalle: ha spie anche ai gradi più alti. C’era una sola persona presente durante il nostro colloquio: il suo subordinato più fidato. >>.
Avanzarono verso il forte. C’erano guardie ovunque e tutte le entrate erano chiuse.
<< Ho un’idea. Mi travestirò coi vestiti di una delle guardie che abbiamo steso ed entrerò nel castello. Tu cerca un posto alto e coprimi. >>. La bambina annuì.
Jack si vestì ed entrò indisturbato. Le guardie lo salutarono e lui ricambiò il saluto. Sembrava stesse andando tutto bene.
 
Duty intanto era riuscita a salire sulle mura della città e grazie alla pistola silenziata riuscì anche ad entrare in una delle torri d’avvistamento ed arrivare in cima. Posizionò il suo fucile mirando alla finestra che dava sulla sala del trono, ma dalla quale non si vedeva il re.
Poi sentì una voce affianco a lei.
 
Jack nel frattempo aveva quasi raggiunto il re.
<< Sono quasi al boss finale… >> aveva pensato tra sé e sé, sorridendo.
Improvvisamente, in un corridoio abbastanza largo, fu circondato da un gran numero di soldati. Dal gruppo davanti a lui uscì un uomo vestito di bianco, armato solo di una spada.
<< So chi siete e quali intenzioni avete. Non vi permetterò di uccidere mio padre! >> disse l’uomo: era il principe Kaze.
Tutti i soldati si scagliarono su Jack, che ne uccise alcuni e ne ferì altri. Ma erano davvero troppi.
 
Duty sentì un “Ehi!”, si girò e vide un rampino affianco a lei. Nient’altro. Ma non era il tipo da fissarsi su certe cose, lo prese e lo usò.
 
Jack era stato ferito, e continuava a subire danni, ma improvvisamente la finestra che dava sul corridoio si sfondò e ne uscì la bambina, preceduta da una pioggia di proiettili che fece molte vittime.
Il ragazzo approfittò dell’occasione per uccidere gli ultimi rimasti, eccetto il principe, che, con agilità, fermò la lama del pugnale con la sua spada.
<< Ehi, Duty, oltre quella porta c’è il boss. Uccidilo, io penso al principe. >>.
-
Yoru & Mi
-
Yoru non era per niente sorpreso. Coi suoi poteri lesse la mente di Shao Jun, un membro di un gruppo di rivoltosi nato da poco. Volevano uccidere il Saggio appena arrivato per mandare un segno della loro presenza, ma non erano a conoscenza dei piani di Sam.
<< Ascoltami: io sto dalla vostra parte, ed ho intenzione di aiutarvi. Prepara i tuoi uomini. Domani sera ci sarà una festa. >>. Disse il ragazzo.
Shao Jun continuava a non fidarsi e cercare di scappare in qualche modo. Era la prima missione dei ribelli, e doveva assolutamente avere successo. Era disposta a morire pur di non fallire.
<< Ho intenzione di festeggiare la mia nuova carica con un banchetto e uno spettacolo di fuochi artificiali. Quello sarà il momento in cui agirete. >> continuò Yoru, incurante di ciò che accadeva.
Il ninja si era liberato e stava per trapassarsi col jian, quando Yoru si alzò e le toccò la fronte col dito. Lei si paralizzò, e poi divenne improvvisamente calma.
<< Ti ho fatto vedere tutto quello che so e ti ho mostrato ciò che devi fare. Domani, al tramonto, preparatevi a sfondare le mura. >>.
Jun annuì e se ne andò.
Mi guardò Yoru.
<< Non preoccuparti, ha capito e so che farà come ho detto. >>.
Nel frattempo uno dei Saggi li guardava dalla porta socchiusa. Aveva visto tutta la scena.
<< Ahahahah, ne vedremo delle belle… >>.
All’alba Yoru andò sul terrazzo che dava sulla piazza e annunciò: << Questa sera daremo una grande festa in piazza, con cibo e fuochi d’artificio. Siete tutti invitati, in onore del dio Yumeyu. >>.
La folla era esaltata. Così iniziarono i preparativi per la distruzione della falsa pace nella città di Yu-Yu.

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Capitolo 27
*** Ritorno ***


Jack & Duty
-
<< Non riuscirai neanche ad avvicinarti a mio padre. >> disse il principe girandosi di scatto.
<< Credete di poterlo impedire? >> disse Jack, provando ad affondare il pugnale nella schiena dell’uomo, che dovette girarsi ed evitare il colpo.
Duty si avvicinava sempre di più alla porta, calpestando i frammenti di vetro della finestra e le macchie di sangue delle guardie. Era indecisa su quello che avrebbe dovuto fare. Era giusto uccidere perché qualcuno glielo aveva ordinato? Nella polizia era tutta un’altra cosa… o forse no… ma comunque in quel momento stava per porre fine alla vita di un altro sconosciuto, senza essere certa dei crimini da lui commessi.
<< Duty, so a cosa stai pensando, fai come credi. >> disse Jack sorridendo mentre deviava la spada del nemico.
Non aveva mai pensato a questo. È giusto uccidere? Sua madre le aveva insegnato che l’importante era seguire gli ordini dei suoi superiori, senza fare domande. Ma era veramente quello che voleva? In fondo era solo una bambina…
Si fece coraggio ed aprì il portone. All’interno c’era una stanza molto lunga, con un tappeto rosso che portava al trono, sopra al quale era seduto un uomo. Era vecchio, con pochi capelli e una lunga barba bianca. La faccia era ricoperta da rughe e cicatrici.
La sua faccia era terrorizzata. Si alzò di scatto urlando e andò nell’ angolo della stanza più lontano da Duty. Sapeva cosa lo avrebbe aspettato.
La bambina lo guardava. Egli mostrava la sua natura vigliacca in ogni modo: chiamava le guardie, che non potevano più sentirlo, si proteggeva il viso con le braccia e chiedeva pietà.
<< Per favore, risparmiami! Non ho fatto nulla di male! >> la bambina non cambiava espressione. Era immersa nei pensieri, quasi non si era accorta della sua presenza. << Posso darti qualunque cosa! Soldi, potere… tutto! >>.
Duty tornò improvvisamente in sé.
 
Jack e il nobile si davano battaglia. Il principe era visibilmente arrabbiato. Jack sorrideva. Si stava divertendo. Ora si trovava tra lui e la porta.
<< Mi stai prendendo in giro? >> chiese Kaze.
<< Per quale ragione? >>. Il ragazzo ridacchiò, poi cambiò discorso: << Principe Kaze, c’è un motivo se ci sono persone che vogliono vostro padre morto. È un dittatore, che mette il suo bene personale davanti a quello del popolo. Quante persone sono morte in questa inutile guerra? >>. Jack non riusciva a combattere con uno sguardo serio, era completamente impazzito.
Il principe non rispose, e un colpo del ragazzo gli sfiorò la spalla.
<< Vedo che mi ascoltate. Non vi lascerò passare fino a che vostro padre sarà morto. Quindi è inutile che vi agitate. Ma dato che siete un degno avversario e nobile anche nell’animo, voglio farvi un regalo. >>. Il Demone Verde appoggiò la mano al fodero che teneva alla cintura e ne estrasse una spada bianchissima.
<< Pochi hanno avuto l’onore di vedermi impugnare questa spada. Siete una persona rispettabile, principe Kaze. >>.
Il Demone divenne subito calmo, mise la mano sinistra dietro la schiena e puntò l’arma contro l’avversario. Il suo volto era comunque diabolico.
<< Non posso accettare… la morte di mio padre… >> disse il nobile. Era disperato. Avrebbe fatto di tutto per salvare l’uomo che lo aveva cresciuto << Non lo lascerò morire! >>.
Dalla bocca di Kaze uscì un vento che fece allontanare Jack, colto alla sprovvista, di qualche passo, verso la finestra.
Jack si fermò un attimo: << Cosa? Un Super? Ma allora anche il padre… Duty! È in pericolo! >>.
Il principe aprì un anta del portone, e si meravigliò che ad aprire l’altra fosse proprio Jack. Entrambi temevano per la vita di un loro caro.
Ma prima che potessero spalancare i battenti, si sentì un colpo di arma da fuoco provenire dalla sala del trono.
 
Il principe corse dentro seguito da Jack. Quello che videro era assurdo: il re era morto, accucciato in un angolo, con un foro in testa. Duty era rimasta paralizzata davanti a lui. E una terza figura le stava accanto.
<< Padre! >> urlò il principe gettandosi sul cadavere.
Jack osservava la figura accanto a Duty: aveva un sorriso diabolico, dei lunghi capelli biondo cenere e un fucile al posto del braccio destro.
<< Tu sei… Ray. >> disse Jack incredulo.
<< Eh già. Scusate, l’ho ucciso perché avrebbe potuto intromettersi coi miei piani. Ma ora devo andare, e anche tu! >> esclamò il Mutante indicando il principe Kaze << Farai compagnia all’altro principe, Mizu… >>. Lo prese per il braccio, piantandogli le dita trasformate in lame nella carne, e si buttò giù dalla finestra assieme a lui. Poi si trasformò in un elicottero e sparì tra le nuvole.
<< Che diavolo ci faceva qui Ray? >> urlò Jack. Duty ripensò al rampino che le aveva “parlato” poco prima. Il Mutante li aveva sfruttati per entrare.
<< Ad ogni modo, dobbiamo uscire di qui. Al più presto. >>.
Jack e Duty si fecero largo tra la folla e le guardie e riuscirono ad uscire dalla città.
 
<< E ora che facciamo? >> chiese la bambina. I due camminavano verso il porto dove avrebbero trovato la nave chiesta al principe Mizu.
<< Ormai è l’alba: direi di tornare all’isola di Turtle. È passato poco più di un giorno da quando l’abbiamo lasciata, e i cattivi ci hanno già trovati, probabilmente ci seguivano. Non so cosa voglia Ray dai due principi, ma ho paura che prima o poi ci finiremo dentro anche senza volerlo, quindi è inutile cercare di fermarlo. >>.
Duty annuì. Finalmente sarebbe tornata a casa e avrebbe rivisto sua madre. Era un po’ preoccupata per lei: il giorno precedente non aveva risposto all’auricolare. Poteva esserle successo qualcosa…
Jack continuava a pensare agli eventi di poco prima… i Kaze erano una famiglia di Super, ed era molto probabile che lo fossero anche i Mizu… ma per quale ragione rapire i due ultimi discendenti?
In lontananza si poteva vedere il sole riflesso sul mare ed un paesino pieno di vita. Una piccola nave portava il simbolo della famiglia Mizu. Ancora poco e sarebbero tornati a casa.

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Capitolo 28
*** Rivolta ***


Yoru & Mi
 
Yu-Yu, la grande capitale della Cinesia, aveva finito i preparativi per la festa. L’arrivo di un nuovo saggio era un evento raro, poiché era una carica a vita.
Ogni casa era stata decorata con luci e addobbi, le persone e l’allegria riempivano le strade e la piazza era preparata per uno spettacolo pirotecnico, richiesto esplicitamente da Yoru.
La notte era arrivata e l’aria era piena di musica e profumo. C’era un banchetto enorme con ogni pietanza immaginabile e un’ orchestra di vari strumenti. Le guardie della città erano quasi tutte a godersi lo spettacolo e le mura erano sorvegliate da pochissime persone.
I 5 saggi si trovavano su una costruzione preparata per l’occasione che li rendeva visibili alla folla e separati da essa. Inoltre era ottima per osservare i fuochi d’artificio.
Yoru si alzò in piedi e la gente ammutolì:
<< Ringrazio tutti per l’accoglienza, sono certo che la città si trasformerà completamente grazie al mio intervento. E ora… godiamoci i fuochi artificiali. >>.
 
Nel frattempo, ai limiti della città vera e propria, fuori dalle mura, si era radunato ogni abitante escluso dai festeggiamenti. Quella grande folla comprendeva anche Sam e Shao Jun. Erano loro che avevano radunato tutti perché li aiutassero nell’impresa di rovesciare il potere.
<< Che ci fate qua? Andate via, o sarò costretto ad aprire il fuoco! >> urlò una delle guardie sulle mura. Altre erano già andate a chiamare rinforzi.
Sam guardò l’orologio e poi Shao Jun: << Ecco, è il momento! >>.
 
I fuochi d’artificio furono accesi. Si alzarono in cielo ed esplosero. Un vero spettacolo.
Alcune scintille, però, senza che nessuno se ne accorgesse, caddero sulle mura. Poco dopo ci fu una grande esplosione, coperta dal rumore dei fuochi successivi.
Le mura erano troppo lontane dal centro perché si notasse qualcosa, e tutti avevano lo sguardo rivolto verso l’alto. Tutti a parte i rivoltosi.
 
L’esplosione delle mura causò danni a tutti gli edifici e uccise le guardie, lasciando la strada libera alla folla. Era un delirio: le case venivano bruciate, i monumenti distrutti, molte persone uccise e piano piano si avvicinava alla piazza principale.
Shao Jun e un gruppo di ninja si muoveva furtivamente verso i 5 Saggi. Salirono sulla loro piccola tribuna e li circondarono.
La loro paura era immensa.
<< Io sono il vostro capo, dovete ubbidirmi! >> urlò uno. Fu ucciso. Lo stesso per altri due di loro. Ma il quarto era sparito.
Yoru se ne accorse e si tolse la tunica bianca. I ninja lo ringraziarono. Poi sparì anche lui.
 
Si era teletrasportato nel castello reale, dove lo aspettava Mi.
<< Aspetta qui Mi, credo ce qualcuno ci abbia seguito per tutto il tempo e credo di sapere chi sia… >>.
Yoru aprì la porta della sua stanza per uscire e andare a cercarlo, ma si trovò il Quarto Saggio proprio davanti. Anche lui si era teletrasportato lì.
Mi iniziava a capire, sguainò la katana e si preparò a colpirlo.
<< Che ci fai qui… Yami? >> disse il ragazzo.
Il Saggio si tolse la tunica… e anche la sua faccia si trasformò completamente. Era proprio Yami, il capo dei Mutanti.
<< Ahahahah! Fratello! Come va? È da tanto che non ci vediamo! >>. Gridò il ragazzo.
<< Non farmelo ripetere. Odio ripetere. >>.
<>. La risata potente di Yami era l’esatto contrario della faccia seria di Yoru. Era incredibile che una volta fossero stati la stessa persona.
<< Ho bisogno del tuo aiuto… >> continuò. Mi si sorprese di quell’affermazione e per un attimo abbassò la spada.
<< Se non accetti di aiutarmi, la tua amica di fuoco te lo rinfaccerà per sempre! >>. Yoru non capiva.
<< Cosa intendi? >>.
<< Ah, inoltre potresti rimetterci anche tu. Devi aiutarmi assolutamente, delle persone che forse conosci hanno preso possesso dell’isola di Turtle e l’hanno resa irriconoscibile. E chiunque la raggiunga viene catturato… >>.
Yoru pensò alla chiamata che aveva ricevuto poco prima: Jack e Duty si erano diretti lì.
<< Non ho bisogno del tuo aiuto, posso farcela benissimo da solo. >> Yoru lanciò un pugnale con la telecinesi che Yami respinse. Ora era diretto di nuovo verso Yoru.
Il ragazzo con un gesto della mano cercò di distruggerlo. Ma non ci riuscì. Il coltello gli passò sulla mano ferendogli il palmo e gli sfiorò l’orecchio lasciando un graffio.
Il sangue di Yoru colava sul pavimento. Come era possibile? Cosa era successo?
<< Era quello di cui ti parlavo, l’Alterazione ha appena raggiunto anche questi luoghi. Si espande velocemente! Ahahahah! >>.
<< I miei poteri… i nostri poteri… non funzionano più? >>. Yoru era incredulo, ma rimaneva impassibile guardandosi il palmo.
<< Già, e il lato negativo è che dovremo raggiungere l’isola in nave! Ci metteremo molto! >>.
In quell’ esatto momento a palazzo entrarono 3 persone, che riuscirono a bloccare la porta alla folla inferocita che voleva distruggere ogni cosa.
<< Finalmente vi abbiamo trovati! >>.
Mana saltò al collo di Yoru, poi notò Yami e divenne subito seria.
Luke urlò: << Pistola di meteora! >> puntando la sua mano che mimava una pistola contro il Mutante, ma non uscì nulla. Yami era salvo… per il momento.
<< Cosa diavolo…? >>.
<< Ragazzi! Questi due mi hanno detto che vi cercavano! >>. Sam aveva accompagnato Mana e Luke da Yoru e Mi.
<< Ora state tutti zitti. A quanto pare nessuno può più usare i poteri e la causa del problema si trova sull’isola di Turtle. Yami si è proposto di aiutarci, più siamo meglio è. Ma senza i nostri poteri sarà difficile… >>.
Nessuno fiatava. Che diavolo era successo?
<< Ehi ragazzi, io posso aiutarvi! Io fabbrico delle speciali armi! Venite nella mia bottega, vi spiegherò meglio! >>.
 
Raggiunta la bottega di Sam, gli altri 5 ragazzi lo fissavano. Effettivamente gli scaffali erano pieni di armi brillanti.
<< Forza! Prendetene una a testa! Sono gratis per i salvatori della citta! >> disse facendo l’occhiolino a Yoru.
Mi decise di non prendere nulla. Lei poteva farcela con le sue solite armi.
Mana prese delle pistole. Potevano sparare proiettili di aria compressa ad altissima velocità e si ricaricavano da sole.
Luke scelse una sciabola gigante e se la appoggiò sulla spalla. Poteva diventare incandescente grazie ad un congegno sull’elsa.
Yami indossò dei tirapugni che potenziavano il colpo: colpendo il terreno era possibile creare piccoli terremoti.
Infine lo stesso Sam diede una spada speciale a Yoru.
<< Questa spada è davvero speciale: è l’unica arma che non ho creato io, è appartenuta a molti grandi eroi della nazione. Riesce a tirare fuori il meglio di te senza alcun allenamento. >>.
I cinque ringraziarono Sam e partirono su una piccola imbarcazione verso la loro isoletta.
Yoru cercò di avvertire Jack del pericolo, ma non ricevette alcuna risposta…

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Capitolo 29
*** Alterazione ***


I cinque ragazzi raggiunsero l’isola di Turtle. Era davvero irriconoscibile: delle altissime mura grigie la circondavano completamente. E l’isola era davvero molto grande.
Mana era rimasta a bocca aperta, non riusciva a crederci: la sua isola natale si era trasformata in quello che dall’esterno sembrava un immenso carcere. Non c’erano neanche entrate.
Mi pensò subito a Ryu: conoscendolo, probabilmente non aveva fatto nulla perché questo accadesse e si era nascosto in qualche modo.
Luke disse: << C-come è possibile? >> ma nel frattempo pensava a Riku, la sua nonnina. Era da molto tempo che non la vedeva…
Yoru rimase impassibile, mentre Yami lanciò una fragorosa risata. Sembrava che ridere costantemente fosse parte del suo carattere, non solo un modo per ricaricare i poteri.
Prima che si potesse avvistare anche solo una spiaggia su cui attraccare, la barca fu circondata e bloccata da un meccanismo metallico. Questo si dirigeva verso le mura portando la nave con se.
Poco prima che si schiantasse, una parte della parete si alzò, facendo entrare i ragazzi all’interno. L’imbarcazione fu letteralmente agganciata ad una sorta di porto.
Quello che videro era assurdo: Black Town si era evoluta, l’intero paesaggio era diventato più tecnologico e futuristico. Ma gli abitanti sembravano tranquilli.
Tra le vette di tutti gli edifici, la più alta era quella al centro della città, che aveva in cima un congegno colorato. Emanava energia e calore.
<< Bene, probabilmente quello è il nostro obbiettivo, saliamo e distruggiamolo. >>. Yoru iniziò a camminare accompagnato da Mi.
Mana lo guardò. Era felice di essere di nuovo insieme a lui. Luke si accorse dello sguardo della ragazza e iniziò a marciare verso il palazzo più velocemente di Yoru: << Esatto, muoviamoci! >>.
Ma all’improvviso una nuvola di fumo riempì le strade circondando tutti gli abitanti. Al centro un uomo dai capelli rossi e i suoi due seguaci stavano derubando un negozio.
<< Grazie mille! >> disse la ragazza bionda dietro di lui al proprietario << Questi li prendiamo noi! E chiunque osi obiettare verrà fatto saltare in aria! >>. Il cinese al suo fianco sorrise.
<< Maledizione, ci mancava la banda di Ronald… >> disse Yoru.
<< Li conosci? >> chiese Mana.
<< Sì, li avevo messi in carcere la prima volta che sono venuto a Blacktown. Ma a quanto pare sono ancora liberi... >>
<< …e con i poteri! >> aggiunse Yami << Come fanno ad usarli? >>.
Mi indicò i braccialetti luminosi che tutti e tre portavano al polso.
<< Che sia per quelli? >> domandò Yoru.
<< Ehi, voi, venite qui, abbiamo delle domande da farvi! >> urlò Luke, ma poco prima che si girassero lui scomparì dietro l’angolo.
Un ragazzo biondo e sovrappeso gli aveva tappato la bocca e salvato la vita. Portava una camicia a quadri e dei pantaloni con le bretelle, inoltre aveva una specie di auricolare nell’orecchio.
<< Vedo che siete nuovi di qui! Venite con me, vi porto in un posto sicuro! >>.
I ragazzi si guardarono senza capire niente e lo videro arrampicarsi agilmente sui tetti e sparire.
Tutti restarono immobili per un po’, poi iniziarono goffamente a seguirlo. Era agile e veloce, faceva acrobazie assurde e saltava di tetto in tetto come se niente fosse. A malapena riuscivano a stargli dietro.
Improvvisamente, facendo un salto, cadde in uno stretto vicolo.
Tutti lo raggiunsero e si trovarono davanti ad una porta. La aprirono e ne uscì di corsa una ragazza castana e magra che li abbracciò e li invitò ad entrare.
Nessuno li conosceva. Erano solo molto estroversi.
La casa era molto disordinata: c’erano cartacce e immondizia ovunque, libri di ogni genere per terra, molti computer e tanta altra roba.
<< Allora, ditemi, che luoghi ha raggiunto l’alterazione? >> gridò lei eccitatissima.
<< Ha raggiunto la Città di Yu-Yu in Cinesia… >> rispose Yoru.
<< Wow! Ma è velocissima! La mia voglia di conoscere il Creatore sta aumentando! >>.
<< Sorellina, vacci piano, se aumenta ancora esploderai! >> commentò il ragazzo.
<< Possiamo sapere chi siete? >> chiese Mana.
<< Ma certo! Siamo Wally e Katy, noti come “il Braccio e la Mente“. Siamo molto interessati al Creatore e alle sue invenzioni, tanto che ha iniziato a darci la caccia… >>.
<< E cosa volete da noi? >>. Luke era impaziente di capire qualcosa di tutta questa faccenda.
<< Solo informazioni sull’Alterazione. Lo facciamo con tutti gli stranieri, anche se non ne entrano molti ultimamente. Gli ultimi sono stati il Demone Verde, con una taglia di 200.000 Magic, e la figlia dell’ex-capo della polizia Frida Garcia. Strana accoppiata… >>.
<< Li avete visti? Dove sono ora? >> chiese Mana.
<< Sono stati catturati dal Consigliere, il braccio destro del Creatore. Sembra che avesse dei conti in sospeso con lui… >> rispose Wally.
<< Aspetta… tu devi essere Luke Meteorite Reeds! Il pirata da 150.000 Magic! >> urlò Katy.
<< Finalmente qualcuno che sa delle mie gesta! >> disse il ragazzo.
<< Tu invece sei il capo dei Mutanti, Yami, con una taglia di 300.000 Magic! Ma vi conoscete tutti quanti? Che bel gruppetto! >> affermò sorridendo.
<< Ahahahahah, come fai a conoscerci? >> domandò Yami.
<< Grazie ad internet, memorizzo moltissime informazioni… >> rispose Katy.
<< Senti, abbiamo visto che alcuni possono usare i poteri anche con l’ “Alterazione”. Perché? >> chiese Yoru.
<< Hanno dei braccialetti speciali creati apposta per ognuno di loro. Glieli ha donati lo stesso Creatore. >> rispose Wally.
<< Quindi non possiamo neanche rubarli... comunque è strano che ci abbiano lasciati entrare in città come se niente fosse… >> pensò il ragazzo.
<< Ehi, tu, come ti chiami? >> chiese la “Mente”.
<< Mana… >>.
<< Immagino che siate qui per distruggere l’Alterazione, dato che siete dei Super non dovrebbe andarvi a genio… >> la ragazza annuì << … mi piacerebbe moltissimo una sfida contro il creatore stesso, che ne direste se vi guidassi? Eccovi degli auricolari. Vi darò indicazioni per entrare nel palazzo, voi seguite mio fratello e ce la farete di certo. >>.
Tutti lo indossarono e prepararono la propria arma allo scontro.

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