Wounded Angel-Angelo ferito

di Gio_Gio22
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Epilogo ***
Capitolo 30: *** AVVISO ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CAPITOLO 1

“Driin-Driin”.
Ecco la sveglia che mi annuncia una nuova giornata di scuola. L’ora segnava le 7 di mattina.
Mi alzai e mi vestii con un jeans stretto,una maglietta a mezze maniche e le mie adorate Converse. Scesi a fare colazione. Mio padre era già uscito per lavoro mentre mamma parlava al telefono mentre cercava di versarsi una tazza di caffè:un classico. Ormai è così da sempre.
Le diedi una mano e lei mi ringraziò con un bacio sulla fronte come per augurarmi buona scuola. Uscii di casa con la borsa sulla spalla e mi incamminai a piedi verso scuola,visto che non distava molto da casa mia.
All’entrata trovai la mia migliore amica ad aspettarmi: si chiamava Stephenie,per gli amici Step,ed è tutto l’opposto di me:lei bionda io mora,lei occhi azzurri io castani,lei capelli corti io lunghi,lei bellissima ed io,bhe…sono io.
Era vestita con una maglia bianca scollata su cui era stampato un teschio,dei pantaloni di pelle neri e degli stivali col tacco. Come potete notare è la classica descrizione di cattiva ragazza ma lei non lo è affatto.
Mi scoccò un bacio sulla guancia lasciandomi il segno del rossetto rosso fuoco.
“Ciao Emma” mi salutò entusiasta.
“Ciao Step,come va?” gli chiesi mentre ci dirigiavamo in classe.
“Tutto fantasticamente te? Ti vedo più stanca del solito tesoro” mi disse scrutandomi il viso.
Lei era un anno più grande di me: ha 18 anni ma è ripetente quindi ci siamo trovate in classe assieme.
“Si in effetti non ho dormito molto” ammisi mentre mi sedevo al mio posto.
“Cause?” mi chiese curiosa.
“Bho forse il caldo o forse perche la fine della scuola si avvicina”
“Ah bhe probabile” mi rispose mentre messaggiava con il suo cellulare.
“Dopo fai un salto con me da Starbucks?” gli chiesi.
“Oh scusami tesoro ma non posso…sono già impegnata con Mike,usciamo insieme. Mi dispiace” mi rispose dispiaciuta.
“Tranquilla fa niente” risposi sorridendo. A dir la verità mi dispiaceva un po’ perché mi sarebbe piaciuto passare un pomeriggio tra migliori amiche,ma sarebbe stata per un’altra volta. Mi sarei fermata lo stesso al bar: volevo uno dei loro frullati al cioccolato che adoravo!
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Appena finii scuola mi diressi da Starbucks. Era un locale molto affermato lì a Miami. Molti ragazzi preferivano ritrovarsi al Mac ma secondo me era troppo confusionario e l’aria era irrespirabile a volte. Ci ero andata due o tre volte con Stephenie ma non mi era piaciuto per niente,neanche il cibo stesso.
Starbucks invece era tranquillo. Aveva dei comodi salottini e l’aria era respiarabile. L’unico odore che si diffondeva era quello di brioche e cappuccini. Alcune volte mi fermavo li a studiare in compagnia di libri,quaderni e un frullato.
Entrai e notai una luga coda di ragazzi,famiglie e anziani che prendevano brioche,frullati o altre delizie e uscivano.
Aspettai il mio turno. Mancavano tre persone. Era il turno di un ragazzo biondo vestito con un maglioncino di cotone a righe grigie e nere e dei pantaloni stretti neri,quando un ragazzo di poco più grande di me mi si parò davanti assieme ad una ragazza bionda.
“Ehm..scusate ci sarei io prima di voi” li rimproverai gentilmente.
“E allora?! Abbiamo fretta noi.” Mi rispose il ragazzo con un ghigno.
“E credete che tutte queste persone non ne abbia?” gli chiesi.
Il ragazzo si girò seccato “Ascolta puttanella non mi interessa ok?! Quindi cerca di stare zitta”
Mi alterai “Come scusa?! Casomai la tua ragazza può essere definita tale. Quindi ora vai a metterti in fila come fanno tutti e se vuoi un frullato al cioccolato come me, aspetti”
Per tutta risposta il ragazzo scoppiò a ridere “Cerca di stare zitta se non vuoi guai”
Tutti si erano girati a guardarci “No tu vattene se non vuoi guai”gli risposi seccata.
Il ragazzo si girò per l’ennesima volta “Basta me ne vado! Non ci tengo a stare qui con una smorfiosa che rompe le palle!” gridò ed uscì con la bionda avvinghiata a lui.
Sorrisi soddisfatta. Dopo poco mi sentii toccare una spalla e girandomi vidi una dipendente che mi guardava accigliata “Scusami ma esci dal negozio”
“Perché scusa?” gli chiesi.
“Hai mandato via due clienti quindi…”mi rispose.
Uscii dalla fila e mi diressi verso la porta mentre la dipendente tornava al lavoro. Mi sentii toccare una spalla e poi una voce maschile parlò “Scusa,ho un frullato al cioccolato in più se vuoi”
Mi girai ed era il ragazzo con la maglia a righe “Oh..grazie ma..” mi sentivo in imbarazzo.
“Ti prego,sei stata grande prima e mi è sembrato ingiusto che tu non possa avere il tuo frullato” e mi sorrise.
“Oh bhe grazie” gli risposi prendendo il frullato e abbassando lo sguardo.
“Ti siedi con me?” mi chiese.
Gli sorrisi “è il minimo che possa fare dopo che tu mi hai offerto un frullato”



Hei! Spero seguiate in tanti questa storia un pò diversa dalle solite storie d'amore...comunque volevo augurarvi buona lettura e volevo chiedervi se potreste lasciare qualche recensione,se la storia vi piace,se c'è qualcosa che potrei cambiare per migliorare...Grazie infinite a chi lo farà! :) Ciaooo e alla prossima! <3 :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO 2
“Piacere Thomas” mi allungò una mano che io strinsi “Emma”.
“Non è un nome americano o sbaglio?” osservò il ragazzo incuriosito.
“No sono italiana ma quando sono nata i miei genitori sono venuti ad abitare qui” gli spiegai. Presi un sorso dal mio frullato. Dio era buonissimo!
“Ah,capito” poi mi sorrise “Com’è l’Italia?”
“Io abitavo a Roma e ci sono tornata alcune volte in questi anni…è una bella città,molto interessante però devi saperla girare altrimenti rischi di perderti” gli spiegai.
Vedendo che stava zitto azzardai una domanda “Tu sei di Miami o prima abitavi da qualche altra parte?”
“Sono di Miami al 100%. Però ho visitato Los Angeles,Hollywood,il Texas,New York e anche Londra” mi spegò.
“Ah wow,ti piace viaggiare a quanto pare!”
“Si anche se più che altro lo faccio per distrarmi un po’”. Vedendo che stavo zitta mi chiese quanti anni avevo “Sì lo so che non è carino chiederlo ma sono curioso” mi spiegò.
“No tranquillo. Ne ho 17,te?”
“17 anche io”
Seguì un imbarazzante silenzio dove io abbassai lo sguardo sul bicchiere e lui guardò fuori dalla finestra. “Vieni spesso da Starbucks?” mi chiese poi.
“Si ogni tanto si…diciamo quando ho del tempo libero e ho voglia di bermi un frullato” risposi “teinvece?”
“Oh bhe io no,non vengo quasi mai. Quando ho del tempo libero e ho voglia di un frullato,come te appunto”
Ecco di nuovo quel silenzio imbarazzante. Guardai l’ora sul cellulare e mi accorsi che erano già le 3 del pomeriggio.
“Ora io dovrei andare a casa” dissi guardandolo.
“Oh si anche io” mi rispose distrattamente prima di alzarsi e di affiancarmi. Mi accorsi solo allora che era molto più alto di me e portava una Freitag verde sulla spalla. Osservandolo prima al tavolo avevo notato che aveva un piercing nero all’angolo sinistro del labbro inferiore,gli occhi azzurri e i capelli biondo scuro spettinati ad arte.
Uscimmo dal locale “Grazie per il frullato e per la compagnia” lo ringraziai.
“Figurati,grazie a te! Ah,questo è il mio numero” e mi allungò un bigliettino.
“Grazie” dissi prima di girarmi e andarmene.
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La mattina dopo a scuola Step mi venne incontro mentre fumava una sigaretta “Allora come è andata da Starbucks?” e mi strizzò l’occhio.
La guardai sorpresa “E tu come fai a saperlo?!”
“Jessica mi ha raccontato di averti vista seduta al tavolo con un ragazzo davvero carino,secondo lei” mi spiegò.
“Ah ok comunque si,mi ha offerto un frullato e poi ci siamo seduti a chiacchierare un po’. Sembra un ottimo amico” spiegai mentre ci dirigiavamo in classe.
“Ma è carino almeno?” mi chiese incuriosita.
“Si è un bel ragazzo,biondo,occhi azzurri,…” comincia a descriverlo ma lei mi interruppe “Ah capito il classico “principe azzurro”” e mimò le virgolette di “principe azzurro”.
“Comunque”continuò “domani sera è in serbo una grande festa da Alice. Dicono che ci saranno circa 300 persone. Ci vieni con me.” La sua non era una domanda ma un obbligo quindi non potei fare altro che accettare. Forse per una volta uscire mi avrebbe fatto bene.

THOMAS’S POV
La sveglia suonò anche quella mattina. Wow,ero vivo,che felicità. Mi alzai e andai in bagno per vestirmi. Mi guardai difronte all’enorme specchio:avevo ancora le pupille dilatate a causa delle pillole antidepressive. I tagli sulle braccia erano ancora visibili. Ieri mattina mi ero tagliato un’altra volta.
Mi misi un maglioncino di cotone azzurro,dei jeans neri stretti e col cavallo basso e le mie Nike Blazer azzurre e scesi in cucina a fare colazione.
Colazione è una parola grossa per me visto che,a causa della dieta impostami dalle agenzie di moda,non posso mangiare niente. Anzi ormai il mio stomaco rifiuta quasi tutto.
Bevvi il mio succo con dentro sostanze vitaminiche e mangiai metà biscotto. Arrivò Peppa la mia donna dei servizi che mi salutò “Buongioro Thomas. Dormito bene?”
“Ciao Peppa,si dai non male” risposi.
Si girò a guardarmi in viso “Ti vedo più felice del solito oggi,anzi è da ieri quando sei tornato a casa che ti vedo così. E’ successo qualcosa?”
Sorrisi tra me e me al pensiero di ieri,di quando avevo conosciuto Emma da Starbucks. “Ho..ho conosciuto una ragazza..ieri da Starbucks” ammisi.
Peppa era sì la mia donna di servizi ma era soprattutto la mia “psicologa personale”. Con lei potevo parlare di tutto e sapeva sempre consigliarmi. Era come una seconda mamma per me.
Si girò sorpresa “Ah davvero?”
“Si,si chiama Emma ed è simpatica. Gli ho offerto un frullato” spiegai.
“Ah bravo Thomas” si complimentò prima di girarsi verso il lavello e di lavare i piatti.
Intanto che finivo il mio succo il cellulare cominciò a squillare e mi affrettai a rispondere “Ehi Jasper!”
Il mio migliore amico mi salutò “Ehi Thomas! Come va amico?”
“Tutto bene si te?”
“Benone,oh ascolta vecchio mi passi a prendere in macchina?” mi chiese.
“Yes,arrivo subito” e chiusi la chiamata.
“Vdo a prendere Jasper. Ci vediamo a pranzo Peppa” e presi la mia Freitag verde mettendomela in spalla.
“Thomas se devi trattenerti un po’ fuori oggi,vai tranquillo tesoro” e mi strizzò l’occhio.
Sorrisi e alzai gli occhi al cielo “Ok va bene”
Scesi in garage. Guardai le mie auto,anzi quelle di mio padre:ina Ferrari,una Porche,un’Audi e poi la mia 500 bianca. Scelsi quella. Dava meno nell’occhio.
Salii e mi diressi verso casa del mio migliore amico.


Eccomi qui con un nuovo capitolo! Qui cominciamo a conoscere un pò i nostri 2 protagonisti ma man mano che proseguiremo con la storia scopriremo sempre di più. Qui è il loro primo incontro...come vi è sembrato? :)
Fatemi sapre che ne penste lasciandomi qualche recensione...ringrazio,ancora una volta,chi lo farà...detto questo vi lascio con le foto dei nostri primi 4 personaggi! Alla prossima! :) <3 <3


Thomas (Luke Hemmings)


Emma (Laura Marano)




 Jasper (Ed Sheeran)



Stephenie,o Step, (Miley Cyrus)

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

EMMA’S POV
Sabato arrivò in un baleno. Erano appena le 9 di sera ma il cortile e la casa era già piena zeppa di persone. Ero stata obbligata da Step a mettermi un pantaloncino corto nero in pelle e sopra una maglia bianca scollata sulla schiena con un grande teschio nero stampato sul fronte. Non potevano poi mancare i tacchi neri vertiginosi che la mia amica mi aveva obbligato ad indossare. Mi slanciavano e mi facevano sembrare le gambe più lunghe,e poi,essendo piccola di statura,me li potevo permettere,senza aver paura di sembrare un gigante come alcune ragazze più alte di me.
“Eccoci arrivate” annunciò la mia amica mentre scendavamo dall’auto di Mike,il suo ragazzo. Ci dirigemmo verso l’entrata e appena varcata la soglia l’odore di sudore misto alcool e fumo ci invase le narici. La musica poi spaccava i timpani.
Stephenie non perse tempo e mi tirò per un braccio immezzo alla pista dove corpi sudati e svestiti si muovevano a ritmo di musica. Ogni tanto arrivava Mike con qualche bicchiere di alcool e lo buttavamo giù come fosse acqua. Non ero per niente abituata agli alcolici e quindi ben presto la nausea si fece sentire. L’odore poi non aiutava per niente quindi andai fuori a prendere una boccata d’aria. Forse quella mi avrebbe aiutato almeno un po’ a rimettermi in sesto.
 
THOMAS’S POV
Mi guardai un ultima volta allo specchio. L’abbigliamento andava bene: un jeans nero attillato col cavallo basso che andava molto di moda,le Converse nere e la mia canotta nera un po’ larga con un disegno di un lupo mannaro che attaccava. Lo so è un abbigliamento un po’ tetro con tutto quel nero per andare in discoteca ma era meglio così. Visto che ero molto conosciuto vestito così i miei “amici” mi avrebbero notato meno. Misi qualche bracciale per nascondere un po’ i tagli. Dentro casa tanto,con le luci da discoteca e lo scuro,nessuno li avrebbe notati.
Dovevo nascondere quello che ero.
Quel pomeriggio ero andato all’ennesimo servizio fotografico e avevo ricevuto un bel po’ di soldi che mi sarebbero potuti servire stasera. Tra pochi minuti Jasper sarebbe venuto a casa mia e poi insieme saremmo andati a quella benedetta festa a casa di Alice. Aveva insistito tanto perché ci andassi e non era l’unico ad averlo fatto:anche Peppa ed i miei genitori mi avevano,se si può dire,obbligato. Secondo loro uscire mi avrebbe fato bene e non ho potuto fare altro che accettare.
Il suono di un campanello mi avvisò che il mio amico era arrivato. Scesi la scalinata che mi portava in atrio,ricordandomi di prendere l’Iphone e le chiavi.
“Ehi amico!” mi salutò Jasper con una pacca sulla spalla.
“Ehi vecchio!” ricambiai il saluto.
“Dai andiamo che sono già le 11.30” mi ricordò.
“Ok,andiamo” mi fermai dalla porta “Peppa non ti preoccupare di restare qui per me. Dopo vai pure a casa. Ci vediamo domani.”
“Ok,ah buon divertimento ragazzi” mi sorrise lei.
Salimmo sulla 500 e ci dirigemmo verso casa di Alice. La musica si sentiva fino ad isolati di distanza. Jasper scese davanti all’entrata mentre io andavo alla ricerca di un parcheggio,cosa quasi impossibile considerando che c’era un sacco di gente. Dopo 5 minuti di ricerca finalmente parcheggiai e poi mi incamminai verso la festa.
Ma mi bloccai non appena vidi una ragazza distesa a terra,al bordo del marciapiede,che si lamentava sottovoce. Avvicinandomi vidi che si trattava di Emma,vestita in modo provocante. Wow,non la credevo così…poco santerellina! Ma evidentemente si era vestita cosi solo per la festa. Già da domani sarebbe ritornata la ragazza semplice che avevo conosciuto,vestita con una semplice maglietta e un paio di jeans. Ed era quella la parte che mi aveva spinto ad offrirgli un frullato quel giorno da Starbucks. Non mi piacevano le ragazze che si mettevano in mostra,che andavano in giro svestite e truccate alla perfezione. Preferivo quelle semplici,timide che se ne stavano per i fatti loro,senza immischiarsi in vicende che non le riguardavano. Un pò come me insomma.
“Emma” la chiamai mentre mi inginocchiavo vicino a lei. Girò un po’ la testa per capire chi la chiamasse e appena vide che ero io i suoi occhi si illuminarono di speranza “T-thomas…sto male…ti prego fa qualcosa…”. Mi supplicava “Ti…ti prego…accompagnami a casa…”. Si teneva la pancia ed era scossa da fremiti in tutto il corpo.
Mi guardai intorno e non vedendo nessuno di mia conoscenza,evidentemente erano tutti dentro casa, la aiutai a metterla seduta “Ok..ti accompagno a casa,dai su vieni” e la feci alzare appoggiandola a me. Fortunatamente riusciva a stare in piedi anche se indossava dei tacchi altissimi. Raggiungeva la mia altezza,più o meno. Gli misi una mano sul fianco per sorreggerla e lei si “accasciò” su di me.
Mentre camminavamo per raggiungere l’auto lei imprecò “Cazzo!”
Voltai lo sguardo vesro di lei “Che succede?”
“Non…non ho le chiavi…credo d-di averle dimenticate dentro assieme alla borsa…”
Ragionai sul da farsi: se fossi entrato per prendergli la borsa,molta gente che mi conosceva mi avrebbe intrattenuto ma non potevo lasciare lei così sofferente immezzo alla strada. Alla fine presi una decisione. “Dai vieni a casa con me”
Cercò di obbiettare ma io la zittii “Sssh..stai male,non posso lasciarti qui a soffrire…i miei non ci sono se è questo che ti preoccupa”
“No..non è quello che m-mi preoccupa solo che tu eri venuto alla festa e ora per colpa m-mia non…non ci puoi andare”
“Tranquilla,non avevo neanche voglia di andarci...mi hanno obbligato quindi” e gli sorrisi.
Pian piano raggiungemmo l’auto e,dopo essere saliti,misi in moto e partimmo.
 
EMMA’S POV
Mentre Thomas guidava verso casa sua mi sentivo svenire e avevo lo stomaco sottosopra. Non era stata una buona idea bere tutto quell’alcool sapendo che non sapevo reggerlo. Ma io da stupida  avevo pensato solo a divertirmi. Per una sera.
Fortunatamente avevo incontrato lui,il ragazzo del frullato,il ragazzo dal cuore d’oro che si era preoccupato per me. Era la prima volta che mi accadeva una cosa del genere. 
Arrivammo a casa sua subito. Bhe casa era un diminutivo: quella era una villa! Mi aiutò a scendere mentre la nausea si faceva sentire sempre più forte. Appena entrammo la prima cosa che vedi era una grande scalinata ed infondo a quella grande stanza dove ci trovavamo c’era il salotto con una tv al plasma di,saranno stati,60 pollici.
Mi fece distendere sul divano ed io riuscii a togliermi i tacchi maledetti. Thomas fece una piccola risata intanto che mi sistemava una coperta zebrata sul corpo “Scomodi eh?!”
Annuii lievemente “Meglio delle scarpe da ginnastica non c’è niente…secondo me” chiusi gli occhi a causa del mal di testa che mi stava torturando.
“Aspetta ti preparo qualcosa di caldo” mi disse prima di sparire in cucina e…Dio aveva un culo fantastico! E quei pantaloni gli fasciavano le gambe alla perfezione e…ok,era l’effetto dell’alcool che mi faceva fare certi pensieri! Mi distrassi un po’ guardandomi attorno:il colore che dominava era il bianco,accompagnato dal nero e dal grigio. L’unico tocco di vivacità erano dei quadri appesi alle pareti. Sicuramente erano stati acquistati per una cifra da capogiro.
Il ragazzo tornò con una tazza fumante tra le mani e me l’appoggiò sul comodino da caffè vicino al divano. Pian piano mi misi seduta e dopodiché la presi tra le mani:sapeva da fiori e erbe medicinali.
“Peppa me la fa sempre quando sto male o ho preso una sbronza” mi spiegò lui “dice che ha poteri rilassanti e fa passare quasi subito il dolore e la nausea”
Ne bevvi un sorso. Era buona. Thomas mi guardava e seguiva con lo sguardo ogni movimento come se avesse paura che,nelle condizioni in cui ero presa,me la potessi versare addosso.
“Chi è Peppa?” chiesi spezzando il silenzio che mi stava imbarazzando. Non è il massimo avere gli occhi di un bel ragazzo puntati su di te mentre tu bevi una tisana contro la nausea e la sbronza. Mi sentivo…osservata ecco.
“è la mia donna dei servizi. Mi tiene compagnia quando non ci sono i miei,oltre che tenere in ordine la casa.” mi spiegò lui sempre guardandomi negli occhi. Erano veramente stupendi! Azzurri chiari,sfumati dal più scuro al più chiaro,dall’interno all’esterno. Ti mettevano in soggezione.
“Ah ma viaggiano molto?” mi permisi di chiedere mentre prendevo un altro sorso.
“Si,non ci sono quasi mai. Ma comunque trovano lo stesso il tempo per chiamarmi una volta al giorno. Anche se li sento per pochi minuti.”
“Ah…quindi Peppa è una spece di tata?”
“Circa ma lei…lei sta attenta che io non faccia cose che non dovrei fare” e il suo sguardo cambiò. I suoi occhi si aprirono leggermente dipiù e l’azzurro si scurì impercettibilmente.
Lo guardai confusa “I-in che sen-…” ma vedendo lui che si alzava mi bloccai “Scusa” fu tutto quello che disse.
Rimasi qualche minuto a pensare ancora confusa ma poi decisi di alzarmi e lo seguii.
Quella tisana aveva funzionato:se non altro il mal di testa e la nausea erano passate e riuscivo a stare in piedi. Lo trovai seduto su uno sdraio vicino alla piscina,che guardava il cielo.
Mi avvicinai cautamente e mi sedei vicino a lui mantenendo però un po’ di distanza “c-cosa intendevi prima con quella frase?”
Mi guardò triste per poi tornare con gli occhi al cielo. Io intanto attendevo la sua risposta e più il tempo passava più cominciavo a preoccuparmi.

Ehiii! Ecco il nuovo capitolo! Che vi sembra? Qui i due protagonisti hanno il loro secondo incontro e cominciano ad avvicinarsi. Scopriamo inoltre che Thomas è ricco sfondato e che ha un cuore tenero visto che aiuta Emma in difficolà. Che succederà nel prossimo capitolo? Eh lo scoprirete presto...ora vi lascio con la foto della casa di Thomas e ringrazio chi ha recesito precedentemente e chi ha messo la storia tra le seguite. Grazie mille! Aspetto qualche altra recensione per sapere che ne penste dell storia. Ciauuuu! :) <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***




CAPITOLO 4

Cominciò a torturarsi le mani indeciso sul da farsi. Abbassando lo sguardo notai sei segni rossi sul polso. Gli presi le mani delicatamente e guardandogli i bracci vidi numerosi tagli. Alcuni erano cicatrici,altri erano lievi segni rossi ed altri ancora sembravano ancora incrostati di sangue,segno che non se li era fatti da molto.
Mi scappò un sussulto e alzai lo sguardo sul suo,lucido,come se dovesse piangere da un momento all’altro.
“Ora immagino che scapperai anche tu da me” parlò con un sorriso amaro sul volto,falso.
Gli strinsi ancora di più le mani tra le mie come a dirgli che io c’ero. Ed infatti non volevo lasciarlo “Perché mai dovrei”
“Insomma…chi vorrebbe avere un amico che si taglia,che sta sempre per i fatti suoi,che non può mostrarsi in giro con le braccia scoperte perché la gente lo addita,quasi come fosse un traditore.”fece una pausa in cui i suoi occhi azzurri divennero ancora più scuri “Chi vorrebbe avere uno che non vive la vita,che ha sempre paura di essere uno sbaglio,che ha paura della vita e non della morte.”. Sembrava arrabbiato mentre sputava queste parole con orrore.
“Perché lo fai?” fu tutto quello che riuscii a dire cercando il suo sguardo,che aveva abbassato per tornare a guardarsi le mani.
Sospirò “Ho bisogno di sfogarmi con qualcuno che non sia il mio migliore amico,che non sia Peppa e neanche i miei genitori. Tanto anche se volessi loro non hanno mai tempo per me. Sembra che il loro lavoro sia più importante della salute del loro figlio.”.Tornò a guardarmi negli occhi “Se vorrai ascol-..”. Lo bloccai “Ti prego,sfogati. Io ti voglio ascoltare ed aiutare se ce ne sarà il bisogno.”
Mi fece  un lieve sorriso “Ok…sono autolesionista da 2 anni ormai. Tutto è iniziato così,senza che me ne accorgessi. Essendo,si dai diciamolo,un bel ragazzo,alto,biondo,occhi azzurri come il mare,atletico…molte persone che conoscevo mi chiesero se facessi il modello ma io gli rispondevo sempre di no. Un giorno,a forza di sentire sempre la stessa domanda,feci una ricerca e scoprii che c’erano numerose case di moda che cercavano giovani aspiranti modelli per servizi fotografici e sfilate. Inoltre questi ragazzi venivano pagati e pensai che infondo non sarebbe stata una cattiva idea,infondo facevo qualche foto,mi regalavano anche vestiti della marca per cui avevo posato e potevo avere soldi miei senza andare a chiederli a mio padre,anche se non ci mancano come hai potuto vedere. Ma fu lo sbaglio più grande della mia vita.” Fece una pausa in cui distolse lo sguardo dal mio per poi ritornarci dopo pochi secondi.  Io non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso:stavo attenta ad ogni minima parola.
“Appena iniziai andava tutto bene: facevo belle foto,mi pagavano alla grande,e mi dicevano solo di praticare un po’ di attività fisica per mantenere il fisico. Ma pian piano il mio “piccolo successo” crebbe ed io firmai numerosi contratti,con il consenso dei miei ovvio, con altrettante numerose case di moda. Cominciarono ad impormi diete devastanti riuscendo a spedirmi in ospedale numerose volte perché il mio stomaco non riceveva più cibo,come tuttora d’altronde.
Mi obbligarono a praticare tanta attività fisica:ogni mattina,6 giorni su 7,mi sveglio alle 4 per andare a correre. Poi nel pomeriggio o appena ho un minuto libero vado in palestra e per 4 ore faccio solo addominali,stiramenti,flessioni,corsa…non ti dico come sto la sera. Le prime volte Peppa doveva farmi un massaggio altrimenti non riuscivo a dormire per i muscoli ancora in sforzo.
Insomma la mia vita era diventata un inferno. Non era più la mia di vita ma la loro:ero diventato un loro oggetto,grazie alla firma sul contratto. Ero dimagrito e non poco,ma a forza di fare ginnastica ora sono puri muscoli. Alcune volte piangevo per tutto quello che mi stava accadendo. Cominciai a soffrire di insonnia,attacchi di panico a volte.
Un giorno,mentre stavo male,per la rabbia scagliai una pallina addosso al muro che rimbalzando andò addosso ad un vaso di vetro facendolo cadere a terra e frantumandolo. Andai li per rimediare al danno fatto e per raccogliere i cocci ma mi tagliai. Un taglio lungo dal pollice al polso. Non so come il mio cervello ragionò ma appena sentii il dolore dimenticai per un momento tutto il dolore mentale e mi concentrai solo su quello fisico. Quella sensazione mi faceva sentire meglio anche se per poco. Da li cominciai a tagliarmi ogni volta che soffrivo o stavo male. Mi tagliavo con lamette,taglierini,coltelli…tutto quello che era in grado di fare del male.” Si bloccò con lo sguardo fisso nel vuoto.
“M-ma i tuoi genitori non..non sape-…” lui mi bloccò “Non sapevano niente,neanche Peppa. Ogni volta che mi facevo del male mi toglievo via la maglia e mi rinchiudevo in bagno. Sporcavo per terra ma poi pulivo. Per questo la mia donna dei servizi non si è mai accorta di niente. Quando lo scoprirono i miei erano increduli:sul subito mio padre si arrabbiò,mia madre contattò i migliori medici ma non sapendomi guarire mi obbligarono a prendere delle pastiglie antidepressive ogni 2 giorni…ah e Peppa svenì la prima volta che lo seppe” .Quello fece nascere un piccolo sorriso sul suo volto che fece sorridere lievemente anche me.
“E poi?” chiesi aspettando il seguito.
“Poi ad aggravare la situazione mia nonna finì in ospedale dove è tutt’ora. Hanno scoperto che aveva un tumore alle ossa. Per me è una delle persone più importanti della mia vita. È una seconda mamma. Sa tutto di me:cosa mi piace,come passo il tempo,che farmaci prendo…sa anche che sono autolesionista. Quando posso vado a trovarla in ospedale e sto li ore a parlare e scherzare. Per quello quando mi dissero che stava male e che era incurabile impazzii. Mi diedero dei calmanti per farmi stare fermo. Volevo entrare in sala operatoria per vederla. Alla fine scappai a casa e mi feci male su tutti i bracci. Peppa mi trovò inginocchiato a terra che piangevo con i bracci rovinati e da cui usciva ancora sangue.” 
Fece una pausa per riprendersi dai flash-back “Un anno fa un altro dolore:morì uno dei miei 2 migliori amici. Si chiamava Scott e aveva 20 anni. Morì in un incidente d’auto una sera mentre stava tornando a casa da una festa. Non era ubriaco infatti non hanno capito il motivo per cui sia uscito fuori di strada. Forse un colpo di sonno.
Fatto sta che quando lo seppi non ci vidi più. Volevo morire. Feci per buttarmi giù dal balcone ma mi bloccai non trovando il coraggio. Mi tagliai però e svenni. Mi svegliai in ospedale. Dopodiché andai al funerale e stetti male per un mese forse dipiù. I miei non si fidavano a lasciarmi dasolo neanche un momento:o c’era Peppa che mi controllava,oppure mia madre stava a casa da lavoro per me” guardò verso la piscina ora illuminata dalle luci sotto acqua.
La brezza leggera formava piccole increspature sulla superficie immobile. “Furono i giorni dove passai più tempo con mia madre. Gli unici a dir la verità.
Troppo dolore da sopportare:mia nonna è in ospedale,il mio migliore amico,nonché fratello non biologico,se n’è andato e le case di moda continuano con le loro diete assillanti. Ormai ho perso ogni speranza di guarire.”
Mi asciugai una lacrima che era sfuggita al mio controllo “Wow…c’è è una storia molto tragica la tua….non avrei mai immaginato che..che potesse appartenere a uno come te..”
Thomas mi rispose calmo “Si lo so…tutti mi credono il ragazzo super figo,che se la tira da morire. Mi credono forte,trasgressivo,un cattivo ragazzo insomma ma in realtà sono debole,non me la tiro per niente e non mi credo neanche così tanto figo. La gente,Emma,sa solo giudicare senza conoscere le persone e le loro storie. Si basano solo sull’aspetto esteriore.” Si perse a guardare i lampi all’orizzonte,simbolo che un temporale si stava avvicinando.
Abbassò lo sguardo sulle mie mani che tenevano le sue e sorrise debolmente “Non mi hai mai lasciato le mani mentre ti raccontavo la mia storia. Tu non immagini quanto bene mi possa far stare un gesto semplice ma di grande significato come questo. Sta a significare come un “ehi io ci sono”. A me basta poco:un abbraccio,un bacio sulla guancia,insomma un piccolo contatto fisico.”
Lo guardai negli occhi,sicuramente un po’ rossa “Ecco cosa ti manca:affetto. Questa è un'altra causa del perché ti fai del male.”
Si avvicinò un po’ di più a me sempre tenendomi le mani “Si anche questa è una causa. Io non sono quello che si porta a letto 100 ragazze e poi le scarica. Io le rispetto.”
“Ora l’ho capito” dissi sorridendo e guardandolo negli occhi. Una folata di vento ruppe quel contatto visivo perché lui alzò lo sguardo all’orizzonte “Forse è meglio rientrare perché si sta preparando un temporale”
“Si dai e poi sono un po’ stanca sinceramente” ammisi alzandomi dopo di lui e rientrando seguita dal ragazzo.
Mi accompagnò in una stanza. Aveva un letto da una piazza e mezza, e il colore dominante era l’azzurro chiaro. Molti quadri che ritraevano Thomas,durante i servizi fotografici,erano appesi alle pareti. Uno mi colpì particolarmente:era il più grande ed era appeso sopra il letto;qui il ragazzo era preso dalla vita in su.
Indossava un gilè in jeans aperto e lasciava in mostra pettorali e tartaruga. Ma quello che mi colpì dipiù era il suo sorriso:così vero che sembrava non appartenere a lui. I suoi occhi poi,erano chiari e sembravano sprizzare gioia.
“Ti piace tanto quel quadro eh?!” mi girai e vidi lui che rideva.
“La cosa che mi hai colpito se vuoi saperlo è il tuo sorriso…è così,vero”
“Fare il modello vuol dire anche mascherare i propri stati d’animo”
Mi affiancò e mi diede una canotta simile a quella dei giocatori di basket e dei pantaloncini dal ginocchio da uomo “Il tuo pigiama. Scusa è che non sono molto attrezzato con indumenti femminili purtroppo.” E mi sorrise. Il suo sorriso era perfetto,bianco e sembrava riflettere la luce.
“Tranquillo,anche troppo bello per dormire…ora potrei,si,insomma cambiarmi?” chiesi imbarazzata. Già mi immaginai rossa come un pomodoro.
“Fai pure” mi disse lui sorridendo e appoggiandosi allo stipite della porta.
Mi sentii avvampare ma poi lo spinsi fuori “Eh no caro! Vai fuori!”. Lo sentii ridere da dietro la porta.
Mi cambiai e poi mi guardai nello specchio appeso alla parete:la canotta era lunga e larga ma mi piaceva dopotutto e i pantaloni mi arrivavano poco sotto il ginocchio. Per dormire andava più che bene.
Sentii bussare e poi Thomas entrò “Sei apposto? C’è ti serve altro?”. Un tuono rimbombò forte. Io feci un piccolo salto:si i temporali forti mi spaventavano a morte!
“No no sono apposto così grazie”
Mi guardò confuso “Hai paura dei temporali?”
Io mentii “No no per niente”
Lui mi sorrise “Ok allora vado…notte Emma!” e fece per uscire ma il lo chiamai “Thomas”
“Si?”
“Bhe..a dir la verità…si ecco..i temporali così forti mi spaventano un po’” ammisi.
Lui rientrò dentro la stanza chiudendosi la porta alle spalle “Bhe se potessi lo farei smettere per te ma purtroppo..”
“Ti va…se vuoi..di…di dormire con me? Il letto è abbastanza grande per tutti e due” chiesi per poi spostare lo sguardo verso la finestra imbarazzata e mi salì il panico appena vidi il tempo fuori e i lampi che squarciavano il cielo.
“Se mi va?! Certo che voglio…è anche per non stare sempre solo” e mi sorrise.
“Grazie”. Mi misi sotto le coperte e Thomas fece lo stesso dall’altro lato del letto per poi spegnere la luce.
Abbracciai il cuscino ma poi mi girai verso Thomas e riuscii a dargli un bacio sulla guancia “Notte Thomas e grazie”
“Notte piccola e sono io che devo ringraziare te”
Mi rimisi sul mio cuscino e sorrisi come un imbecille al pensiero di come mi aveva chiamato. Si mi ero proprio affezionata a quel ragazzo.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***




CAPITOLO 5


THOMAS’S POV
Mi svegliai con la luce che filtrava dalle fessure della tapparella. Aprii gli occhi leggermente e cercai nel comodino il mio Iphone per guardare l’ora:le 10 di mattina. Mi sentii un peso sul mio braccio destro e sorrisi appena mi accorsi di Emma che dormiva beatamente accoccolata su di me. Aveva la testa appoggiata sul mio petto e con un braccio mi teneva la vita. I capelli scompigliati la facevano sembrare ancora più tenera. Ogni tanto un piccolo sospiro gli usciva dalla bocca semichiusa.
Gli accarezzai i capelli delicatamente e dopo poco la sentii muoversi lievemente prima di alzare il capo,ancora mezza assonnata, e di aprire gli occhi. Mi guardò con quelle due piccole fessure e appena si accorse della vicinanza si spostò di colpo “Oddio scusami! Non volevo,veramente..non l’ho fatto apposta!”
La tranquillizzai “Tranquilla io non stavo poi così male” e gli sorrisi facendo comparire sul suo viso un leggero rossore,segno che era imbarazzata.
“Come stai?” gli chiesi.
“Bene,ho dormito tutta la notte e non ho neanche sentito il temporale”
“Anche io non l’ho sentito…forse perché eravamo assieme”
L’imbarazzo sul suo viso aumentò. Decisi che era meglio se scendevo a fare colazione,così lei poteva cambiarsi in tutta tranquillità.
In cucina Peppa era alle prese con i fornelli e mi meravigliai di quante cose c’erano sopra il tavolo.
“Buongiorno Thomas” mi salutò sorridendomi appena ed io ricambiai.
“Dio! A cosa devo tutta questa preparazione?!” chiesi guardando il tavolo pieno zeppo di cibo. Cerano cornetti,biscotti,succo,the e perfino un dolce.
“Ho pensato che alla tua amica avrebbe fatto piacere fare una bella colazione” mi rispose lei girandosi per portare un cartone di latte sopra il tavolo.
Sgranai gli occhi “T-tu come fai a…a saperlo?” chiesi sorpreso.
Lei mi sorrise da mamma premurosa “Ah,Thomas,Thomas,credevi veramente che io non mi sarei accorta di niente? Bhe se proprio ci tieni a saperlo,stamattina sono arrivata e non trovandoti nella tua camera ti ho cercato. Poi ti ho trovato che dormivi con quella ragazza e…”
“Adesso credi che stiamo assieme” conclusi io. “Bhe non stiamo assieme. È solo un’amica che, si insomma, sa la mia storia e vuole starmi vicino. L’ho portata qui perché ieri alla festa non aveva le chiavi di casa e stava male quindi..”
“Bhe,caro mio,non stareste male assieme. E per la cronaca se fosse entrato qualcun altro al posto mio vi avrebbe scambiato per fidanzati” concluse facendomi l’occhiolino prima di andare alla credenza a prendere delle tazze.
Sospirai sorridendo prima di cominciare a bere il mio succo. In quel momento Emma entrò in cucina guardandosi intorno imbarazzata e non sapendo dove andare.  Si era rivestita come la sera precedente ma senza i tacchi.
“Oh ciao tesoro!” la salutò Peppa “Prego accomodati pure. Vuoi del caffè?”
Si sedette di fronte a me “Si..si grazie”. Non sapeva come comportarsi:sembrava una bambina indifesa! Era così carina! Si ditemi pure che sono uno smielato romanticone ma che ci posso fare! Sono così e devo dire che mi piace infondo. Piuttosto che essere uno stronzo bastardo che tratta male le ragazze e chi gli sta intorno preferisco essere il ragazzo dal cuore d’oro,come alcuni mi chiamerebbero.
“Bene io vado a finire di sistemare una stanza. Buona colazione ragazzi!” ci avvisò Peppa prima di sparire dietro alla porta della cucina.
Emma prese un biscotto e cominciò a mangiarlo.
“Lei era Peppa la mia donna dei servizi” gli spiegai.
“L’avevo capito comunque è molto dolce e gentile…deve volerti veramente bene.”
“Si,sono come un figlio per lei”
Lei annuii per poi prendere un sorso del caffè che aveva nella tazza. Io intanto finii il mio succo. “Io vado a cambiarmi così poi ti accompagno a casa”
“Ok va bene io ti aspetto qui allora” mi sorrise lei.
Aprii l’armadio ed optai per un jeans stretto col cavallo basso,una maglietta a mezze maniche bianca della Hollister e una felpa rossa. Poi mi misi le mie Vans rosse e guardandomi allo specchio decisi che,si poteva andare bene.
Scesi e notai Emma che guardava incuriosita il pianoforte e le chitarre allineate lungo il muro. Decisi che gli avrei rivelato una delle mie più grandi passioni.
 
EMMA’S POV
Guardavo affascinata il pianoforte nero lucido collocato lì nel grande atrio. Ci passai una mano delicatamente per sentire la superficie liscia. Adoravo il pianoforte:era uno dei miei strumenti preferiti,solo che non sapevo suonarlo. Purtroppo non avendone uno a casa,anche se fossi andata a prendere lezioni dopo non avrei potuto provare quindi mi accontentavo di sentirne il suono su qualche radio oppure per strada in qualche locale.
Mi spostai un po’ più in là e notai 4 chitarre classiche e acustiche allineate lungo il muro. Ce n’erano 2 beige,una nera e l’altra era castano scuro. Erano bellissime!
Si la chitarra è un altro mio strumento preferito ma non avendo neanche quella a casa,non ho preso lezioni purtroppo. Ascoltavo molte volte canzoni in acustico di Ed Sheraan. La sua voce accompagnata dalla melodia della chitarra era qualcosa di unico.
“Sai suonarla?” mi chiese una voce alle mie spalle e capii subito che era Thomas.
Mi affiancò. “No no non la so suonare purtroppo.”
Mi guardò sorridendo poi,inaspettatamente,mi prese per un braccio e con la mano libera prese la chitarra nera e ci sedemmo sul divano “Ti faccio sentire una cosa”
Cominciò a suonare una melodia che sul subito non riconobbi ma alla fine capii:era “Nothing like us” di Justin Bieber. L’avevo ascoltata un paio di volte e mi piaceva. Solo che JB l’aveva suonata con il pianoforte ma anche con la chitarra,come mi stava dimostrando Thomas,non era niente male.
“Wow…sono senza parole. Sei bravissimo” fu tutto quello che riuscii a dire una volta che lui ebbe finito.
Mi guardò con i suoi occhi azzurri e mi ipnotizzò quasi. Sorrise “Grazie..si suonare la chitarra è una mia grande passione. Mi aiuta a rilassarmi e a distogliere la mente dai pensieri. Senza non saprei come fare.”
Annuii lievemente prima di voltare lo sguardo verso il pianoforte “E quello di chi è?”
“Oh anche quello lo suono io” e si alzò per andare vicino allo strumento,dopo aver rimesso apposto la chitarra.
“Davvero?! Ti piace veramente tanto suonare a quanto vedo” dissi seguendolo “è uno dei miei strumenti preferiti,anche la chitarra ovvio,ma il pianoforte,non so,ha qualcosa in più”. Toccai ancora una volta la superficie liscia.
“Diciamo che è più romantico” disse il ragazzo toccando qualche tasto a caso e riempiendo la stanza di quei dolci suoni.
“Si..si ti do pienamente ragione”
“Quindi sei una ragazza romantica a quanto pare” e mi sorrise fissandomi.
Abbassai lo sguardo sui tasti “Si…si abbastanza…tanto…c’è si abbastanza”. Ero imbarazzata da morire.
Rimasi sorpresa quando mi abbracciò “Si lo sei” mi sussurrò tra i capelli.
Il mio cuore stava impazzendo,non so perché.  Lui si appoggiò con la schiena sul pianoforte e mi tenne stretta a lui per minuti.
“Scusami ma ne avevo bisogno. Non ricevo mai abbracci così e…si avevo bisogno di farlo” mi disse lui una volta sciolto l’abbraccio.
“Tranquillo,ha fatto piacere anche a me”
Mi sorrise “Bene dai,ora ti accompagno a casa” e si diresse verso una porta che portava nei sotterranei.
Lo seguii dopo essermi messa i maledetti tacchi vertiginosi e finimmo nei garage.
Mi trovai davanti una serie di auto di lusso e non:c’era un Audi bianca,una Porsche nera,una Ferrari rossa ed una 500 bianca. Forse quella era la mia preferita!
Thomas mi fece accomodare sulla Porsche e dopo essere salito anche lui partimmo. Gli spiegai dove abitavo e gli chiesi gentilmente se poteva fermarsi prima di arrivare davanti casa. L’ultima cosa che volevo era un interrogatorio su chi era quel ragazzo e dove ero stata con lui,da parte dei miei.
“Erano tutte tue quelle auto?” chiesi dopo un minuti di silenzio.
“Sono di mio padre tranne la 500 che è mia. M ultimamente le sto usando io visto che lui non c’è mai per via del lavoro.” Mi spiegò mentre teneva gli occhi fissi sulla strada. Guidava abbastanza veloce nel traffico di Miami e ogni tanto si guardava intorno.
Mi scaricò davanti ad un parco dove dei bambini stavano giocando. “Grazie di tutto”
“Grazie a te della compagnia e figurati. Sono stato bene con te” mi disse sorridendomi.
Lo guardai “Anche io” scesi dall’auto e lo salutai prima di avviarmi verso casa. Ero così felice ma già sapevo cosa mi attendeva una volta arrivata a casa:romanzina. Eppure non riuscivo a smettere di sorridere. Si sembravo una deficiente mi sa.
 
THOMAS’S POV
Non smettevo di sorridere mentre tornavo a casa guidando nel traffico. Ero felice,che non so se più felice si può. Ripercorsi con la mente tutti i momenti di stamattina:di quando mi ero svegliata con Emma abbracciata a me,di quando lei era arrossita,oppure di quando mi ha ascoltato mentre suonavo.
 In tutte quelle occasioni avevo sorriso.
Sorriso veramente.
Credevo non ci fosse niente che potesse togliermi il sorriso ma mi sbagliavo.

Ehiii! Bhe questo è un capitolo dove vediamo i nostri due protagonisti che si avvicinano ancora dipiù e sembrano provare sentimenti nuovi. Che ne pensate del capitolo? Fatemi sapere con una piccola recensione,mi farebbe molto ma molto piacere. 
Ora vi lascio! Ciaooo :) <3 <3

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***



CAPITOLO 6


THOMAS’S POV
Peppa mi accolse con la testa bassa e gli occhi lucidi. Bastarono 2 parole per farmi cadere il mondo addosso: nonna peggiorata.
Il sorriso che avevo avuto per tutta la mattinata sparì lasciando posto ai miei occhi che si riempirono di lacrime. Peppa mi abbracciò e io cominciai a piangere. Presto si unì anche lei.
L’unico suono che rompeva il silenzio della casa erano i nostri pianti. Perfino gli uccellini fuori in giardino sembravano aver smesso di cinguettare.
Non chiesi spiegazioni. Mi staccai dall’abbracciò e andai in camera. Mi chiusi a chiave e mi sedei sul letto prendendomi la testa tra le mani e piansi,piansi per minuti interi. Dopo mi alzai,e come colto da un raptus di rabbia corsi in bagno sbattendo la porta. Presi la prima lametta che trovai. Le mani mi tremavano e quasi non riuscivo a prenderla.
Cominciai a tagliarmi. Ogni taglio una fitta di dolore ma ormai mi ero abituato. Intanto piangevo. Il sangue mi colava sulle braccia e gocciolava a terra. Non so quanti tagli mi feci,so solo che alcuni erano più profondi di altri.
Sentii battere alla porta e Peppa che gridava disperata “Thomas! Thomas ti prego! Ti prego apri questa porta!”
“No! Vattene! Lasciami stare!” gridavo fuori di me. Peppa intanto continuava a bussare sempre più forte ma io non la badavo:continuavo col mio “lavoro”.
Alla fine tutta la rabbia e la frustrazione svanirono ed io mollai a terra la lametta cadendo poi a mia volta in ginocchio. Il sangue continuava a colare.
Mi sentii mancare e la testa cominciò a girare mentre la vista mi si annebbiava.
Svenni.
Svenni in quel lago di sangue che mi ero creato dasolo.
 
EMMA’S POV
Dire che i miei mi fecero la romanzina è dire poco. Mi tartassarono di domande su dove ero stata,con chi ero e via di questo passo. Li tranquillizzai inventandomi che ero andata a dormire da una mia amica che abitava molto vicino a casa di Alice.
Alla fine non mi punirono ma mi pregarono,la prossima volta,di avvisarli cosi da sapere che stavo bene e che non si dovevano preoccupare.
“Questa sera c’è la festa di inizio estate” cominciai io mentre mangiavamo attorno al tavolo rotondo della cucina “potrei andarci?”
Mio mamma guardò mio papà e poi quest’ultimo parlò “Con chi volevi andare?” mi chiese mentre tagliava la sua bistecca.
A dir la verità io volevo invitare Thomas ma non potevo dirlo ai miei. Secondo me uscire gli avrebbe fatto bene e poi volevo rivederlo. Mi trovavo davvero bene con lui.
“Andrò con Stephanie…me l’aveva chiesto ancora tempo indietro” mi inventai e mi meravigliai di me stessa: sembravo molto convincente.  Era strano perché ogni volta che mentivo venivo scoperta subito. Ero una frana in quello.
Mio papà mandò giù il boccone “Si dai va bene…sono contento che tu esca un po’ con le tue amiche,anche se non dovrei mandarti dopo quello che hai fatto stanotte”
“si lo so sono stata una stupida. Grazie papi” e gli sorrisi.
Dopo aver mangiato andai in camera e mandai un messaggio a Thomas
“Ciao,stasera ti va di venire con me alla festa di inizio estate alla spiaggia? –Emma”. Invio.
Intanto che aspettavo la risposta mi misi a fare un po’ di compiti che mi tennero impegnata per un ora e mezza,mi feci una doccia lavandomi anche i capelli. Cercavo di perdere il maggior tempo possibile così non sarei stata ad annoiarmi.
Erano le 5 quando sentii il cellulare squillare. Mi affrettai a rispondere leggendo il nome sullo schermo: Thomas.
“Pronto?”
“Ehi Emma”. Aveva la voce affaticata.
“Thomas come va?”
Passarono dei secondi prima che rispondesse “Bene bene te? Ho letto il messaggio e volevo dirti che va bene per stasera…basta che mi dici l’ora”
“Tutto bene,comunque facciamo per le 7?” chiesi.
“Ok ma ci sono anche i tuoi?”
“ehm..no no vengo da sola…avevo voglia di uscire ma non voglio rimanere sola per tutta la serata quindi ho chiesto a te” dissi un po’ imbarazzata.
Lo sentii ridere lievemente “Ho capito:ti manco. Tranquilla stasera ti coccolo:io ne ho bisogno e forse anche tu”
Il mio cuore perse un battito “S-si…c’è ok va bene come vuoi”.
Rideva sicuramente immaginandosi me rossa e imbarazzata come non mai:forse lo ero già veramente!
“Ok allora a stasera” mi disse prima di riattaccare.
Andai in bagno e guardandomi allo specchio notai che si,ero arrossita:bastava così poco per farmi imbarazzare. Maledetta timidezza!

THOMAS’S POV
Mi svegliai dopo chissà quante ore. Ero ancora in bagno a terra. Era sporco di sangue e là i ricordi riaffiorarono. Mi guardai i bracci:il sangue colando e poi asciugandosi aveva lasciato tutti dei segni rossi che facevano sembrare i miei bracci colorati.
Mi alzai lentamente e mi guardai allo specchio:occhi lucidi e un po’ rossi per via delle lacrime,maglietta e pantaloni macchiati di sangue,tagli su tagli.
Mi tolsi la maglietta e i jeans buttandolo sul cesto della biancheria da lavare ed uscii dal bagno sin boxer andando in camera a prendere un cambio.
Mi sorse un dubbio:che ore erano? Sbloccai il mio Iphone ed erano le 5. Notai di aver ricevuto un messaggio che lessi:era da Emma.  Sorrisi al pensiero.
“Ciao,stasera ti va di venire con me alla festa di inizio estate alla spiaggia? –Emma”
La chiamai. Volevo sentire qualcuno che teneva veramente a me.
Rispose subito “Pronto?”
“Ehi Emma” la salutai cercando di tirare fuori un po’ di entusiasmo.
“Thomas come va?”. Sembrava preoccupata. Cazzo che avesse capito il mio stato d’animo?!
“Bene bene te? Ho letto il messaggio e volevo dirti che va bene per stasera…basta che mi dici l’ora”
“Tutto bene,comunque facciamo per le 7?”
“Ok ma ci sono anche i tuoi?”. Non so perché feci quella domanda. Mi era venuta senza neanche pensarci. Forse volevo passare del tempo dasolo con lei.
La mia amica.
La mia migliore amica.
Perché ormai lei lo era diventato,in così poco tempo,ma lo era.
La sentii balbettare segno che era imbarazzata “ehm..no no vengo da sola…avevo voglia di uscire ma non voglio rimanere sola per tutta la serata quindi ho chiesto a te”
Risi. Avevo capito tutto:gli mancavo. “Ho capito:ti manco. . Tranquilla stasera ti coccolo:io ne ho bisogno e forse anche tu”
Me la immaginai rossa e imbarazzata come succedeva sempre ogni volta che toccavamo l’argomento “coccole” o “amore”,oppure semplicemente se gli facevo un complimento.
“S-si…c’è ok va bene come vuoi”. Si le voleva e io gliele avrei date.
“Ok allora a stasera” e riattaccai.
Avevo ancora due ore di tempo. Mi lavai un po’ le braccia dal sangue e mi scappò un gemito di dolore quando i tagli andarono a contatto con l’acqua tiepida.
Mi misi un pantaloncino dal ginocchio e mi diressi nella mia palestra “casalinga”. Sentii dei singhiozzi provenienti da giù e andai a controllare trovando Peppa seduta sul divano che piangeva asciugandosi gli occhi. Mi avvicinai e lei,appena mi vide,mi abbracciò “Thomas credevo il peggio per te tesoro”
“Sono svenuto Peppa.” dissi guardandola negli occhi “Scusami” aggiunsi poi.
Non sapendo cosa dire mi abbracciò di nuovo.
“Peppa ho sporcato un po’ il bagno…”
“Ora vado a pulire tranquillo”
“Ok va bene…io sono in palestra se mi cerchi”.
Feci addominali,flessioni ed esercizi vari per un ora poi andai in bagno a farmi una doccia. Le piastrelle ora luccicavano grazie a Peppa. Aveva lavato anche il lavandino ei miei vestiti sporchi non c’erano più.
Dopo la doccia scelsi cosa mettermi. Aprii l’armadio e optai per un jeans nero attillato col cavallo basso,un maglioncino di cotone grigio e mi misi le mie Nike Blazer grigie.
Guardai l’ora sull’Iphone:6.30 di sera. Bene ero in orario. Salutai Peppa e presi la mia bicicletta fissa visto che la spiaggia dove si sarebbe tenuta la festa era vicina a casa mia,e partii. Pedalavo impaziente di arrivare.
Avevo bisogno di parlarle.
Avevo bisogno di abbracciarla.
 
Capitolo un pò tragico per il nostro Thomas ma il prossimo sarà...*.* <3 Non vi dico niente...dovrete aspettare domani per scoprirlo. Comunque ringrazio come sempre chi ha recensito i capitoli precedenti e vi chiedo,anzi vi prego,di dirmi cosa ne pensate:che sia critica (costruttiva ovvio) o complimento va bene qualsiasi cosa. Ora vi lascio,alla prossima belle/i! <3 :) 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***



CAPITOLO 7

Camminai lungo il marciapiede della spiaggia controllando se Emma ci fosse. C’era un sacco di gente,e un enorme falò era stato acceso. Ballerini e ballerine mostravano coreografie fantastiche e la gente beveva.
Era una specie di rito qui a Miami. Ci si ritrovava e si faceva festa,come per augurare una bella estate. Sentii il cellulare vibrarmi in mano. Era un messaggio di Emma “Thomas sono vicino al vecchio bar abbandonato lungo la spiaggia. Ti spiegherò perché sono li. –Emma”
Gli risposi “Devo pensare male?! No dai scherzo,tranquilla ora arrivo. –Thomas”
Camminai a passo svelto e la raggiunsi subito. Era in piedi che si guardava intorno nervosa. Era vestita con un pantaloncino corto in jeans,delle Converse grigie e un maglioncino di cotone grigio:stava da Dio!
L’abbracciai impaziente di sentirla tra le braccia. “Ciao” la salutai tra i capelli.
La sentii ridere sul mio petto “Ciao”
Solo io potevo sapere cosa si provava ad abbracciare una persona a cui tieni,visto che non ricevevo così tante coccole.
Sciolsi l’abbraccio e lei mi guardò negli occhi. Non sapeva cosa dire,il mio abbraccio era stato inaspettato.
“Ci andiamo a sedere sullo sdraio in spiaggia. Sai qui mi da un po’ i brividi.” E si guardò alle spalle il vecchio chiosco abbandonato.
“Si dai andiamo”. Mi guidò verso il pontile dove ci sedemmo sentendo la brezza leggera scompigliarci i capelli.
Lei guardò il falò in lontananza ed io decisi di rompere il ghiaccio “Io sto aspettando”
Si girò a guardarmi confusa “Che cosa?”
La guardai sorridendo “Bhe le coccole che mi avevi promesso”
Girò il capo dall’altra parte,imbarazzata ma sapevo che stava ridendo. Non sapeva veramente come comportarsi:era così carina!
“Va bene allora inizierò io” e delicatamente la presi per un braccio cercandola di farla sedere in braccio a me.
“Thomas che vuoi fare?”
“Dai vieni,siediti in braccio”. Non se lo fece ripetere e pian piano si spostò sulle mie ginocchia.
L’abbracciai e lei si appoggiò sul mio petto. In quel silenzio le parole non servivano. Bastava un gesto per dirsi tutto. “Ti ho mentito” confessai alla fine senza neanche pensarci. Con lei le parole uscivano inaspettatamente come se non fossi io a comandarle.
Si staccò dall’abbraccio e mi guardò in volto con un espressione confusa “Come…come mi hai mentito?”
“Oggi non stavo dormendo. Ero…ero svenuto.” presi un respiro “Mi sono tagliato un'altra volta”
Mi bloccai vedendo lei che cercava le mie braccia e appena le trovò cercò di alzarmi le maniche ma io la bloccai “Ti prego…ti prego non farlo,ci staresti solo male” ma lei non mi ascoltò e la sentii rabbrividire appena vide i tagli. Alzò lo sguardo sul mio “Perché?”
Sospirai. Questa volta ero io che non riuscivo a mantenere il suo sguardo e quindi abbassai la testa “Mia nonna si è aggravata. Appena l’ho saputo sono andato fuori di testa. Mi sono chiuso in bagno e…e mi sono fatto del male. Peppa ha cercato di fermarmi,mi ha pregato di aprire la porta ma io non l’ho ascoltata. Dopo sono svenuto per ore e quando ti ho chiamato mi ero appena ripreso.” spiegai.
Mi prese il viso tra le mani e mi costrinse a guardarla negli occhi:erano lucidi ed infatti poco dopo gli sfuggì una piccola lacrima che io asciugai con il pollice. “Non piangere,ti prego.”
Alla prima ne seguì un'altra,e poi un’altra ancora “Ho paura di perderti” mi disse con un singhiozzo.
La tranquillizzai “Sssh tranquilla,non mi perderai…guardami sono qui ora”
Lei mi abbracciò intanto che piangeva “Non voglio perderti.”. Fece una pausa “Sei il mio migliore amico”
Gli accarezzai i capelli e quasi mi commossi a quelle parole:era la prima volta che una ragazza ma lo diceva.
Restammo così per minuti interi finche lei non si calmò e tornò a guardarmi negli occhi “Scusami ti ho..ti ho macchiato la maglia di trucco” ammise sorridendo.
Fece sorridere anche me “Tranquilla domani mi metterò un grembiule e laverò a mano fuori in cortile” scherzai.
Lei rise “Thomas tutto fare insomma”
Risi anche io “Sii dai”
“Anche se però alla fine non sai fare niente” scherzò lei e li iniziò la mia serata. Una delle più belle in assoluto.
 
EMMA’S POV
Di certo non mi aspettavo reagisse così ma fatto sta che mi ritrovai distesa sotto di lui. Cercai di liberarmi ma senza riuscirci perché lui mi prese i polsi tra le mani e me li bloccò “Ritira quello che hai detto” mi obbligò ridendo.
“No non ci penso nemmeno” risposi ridendo e decisa.
Mi guardò con uno sguardo furbo “Bene,se la metti così allora…ti farò il solletico!”
Sgranai gli occhi “Oddio! No ti prego il solletico no!” lo pregai. Era la mia morte.
 “Bene ho colpito il punto debole allora” e rise “Se vuoi salvarti ti conviene ritirare quello che hai detto”
“No non ritiro niente”
“Bene e allora…” e mi sorrise.
“Aspetta posso..posso farmi perdonare?” chiesi facendo gli occhioni.
“In che modo?” mi chiese curioso e io gli feci segno di abbassarsi un po’ dipiù su di me. Lo baciai sulla guancia e lui mi mollò i polsi “Brava ti sei fatta perdonare” e mi sorrise.
Tornammo seduti come prima,io seduta sulle sue ginocchia “Ora posso provare a fare una cosa?” mi chiese guardandomi negli occhi.
“D-dipende da cosa?” chiesi in soggezione dal suo sguardo.
“Oh ti piacerà fidati” e mi sorrise prima di appoggiare le sue labbra sul mio collo e di lasciarci un piccolo bacio.
Io mi immobilizzai. Il cuore mi batteva a mille e nel momento in cui lui mi baciò perse,non un battito,ma 400 mi sa!
“Ecco” mi disse tornando a guardarmi negli occhi. Io gli lasciai un altro bacio nella guancia e lui per tutta risposta mi baciò su tutto il viso,tralasciando la bocca.
Ogni bacio era una scossa e un battito di cuore perso. Mi faceva impazzire. Forse perché non avevo mai ricevuto così tante attenzioni da un ragazzo.
Mi lasciò anche qualche altro bacetto sul collo. Gli accarezzai i bracci ricoperti di tagli,sentendo sotto i polpastrelli il rilievo delle cicatrici e lui intanto mi teneva stretta a lui.
“Cos’altro ti piace fare nel tempo libero oltre suonare?” gli chiesi dopo che lui mi ebbe lasciato un bacio sulla guancia.
Ci pensò su “Bhe mi piace surfare”
“Sai anche fare quello?!” chiesi sbigottita.
“Si si.  Alcune volte vado con Jasper e altre dasolo. Mi diverte e mi rilassa perché mi concentro solo sul seguire l’onda.”
“Da piccola mi sarebbe piaciuto imparare ma avevo paura quindi ci ho rinunciato” ammisi “Sognavo di diventare famosa praticando questo sport che mi affascinava ma..niente quindi”
Delle ciocche di capelli mi finirono davanti al viso e prima che potessi sistemarle Thomas me li porto dietro alle orecchie “Non devi rinunciare ai tuoi sogni”
“Si ma era una fantasticheria da bambini insomma…”
“Ti insegnerò io dai”
Lo guardai “No veramente ho paura”
“Ci sarò io con te e non devi temere nulla…io non lascerò che niente e nessuno ti faccia del male” mi disse mentre mi guardava negli occhi.
Lo abbracciai non resistendo alla tenerezza “Grazie”
Mi strinse ancora più forte al suo petto. Potevo sentire quanto era duro. Sentivo perfino gli addominali contrarsi sotto il maglioncino. Arrossii al pensiero.
Degli enormi boati ci riportarono alla realtà: erano i fuochi d’artificio che illuminarono il cielo di 1000 colori. Restammo con lo sguardo rivolto verso il cielo e ogni tanto Thomas mi baciava o sul collo o sulla guancia e se io gli chiedevo una spiegazione lui mi rispondeva che aveva bisogno di coccole e io lo lasciavo fare.
Dopotutto non mi dispiaceva per niente sentire le sue labbra morbide baciarmi in più punti.
Lo spettacolo finì e io guardai l’ora sul display del telefonino:mezzanotte. Cavoli per mezzanotte e mezza dovevo essere a casa altrimenti i miei mi avrebbero ucciso, e cavoli il tempo era passato troppo velocemente!
Mi alzai “Devo andare a casa ora…i miei mi vogliono vedere girare per casa prima di mezzanotte e mezza.”
Si alzò anche lui e mi sorrise “Dai andiamo allora,non voglio che tu venga messa in castigo per colpa mia”
Mi prese per mano ed il mio cuore sussultò. Lo guardai “è un gesto d’affetto” mi spiegò.
Camminò al mio fianco mentre guidava la bici a mano e ci fermammo difronte al parchetto di quella mattina,di quando mi aveva portato a casa.
Mi girai per salutarlo “Grazie di tutto”
“Figurati,grazie a te. Sono stato veramente bene stasera. Mi mancavano tutte quelle coccole da parte di una ragazza.” ammise mentre mi sorrideva.
“Anche a me mancavano.” dissi abbassando la testa imbarazzata.
“Immaginavo. Comunque ricordati che ti devo insegnare a surfare eh! Non me ne dimentico io” mi ricordò.
“Va bene allora,io ora vado. Ciao!”. Venni tirata per un polso verso di lui che mi abbracciò e dopodiché mi lasciò un ultimo bacio sulla guancia “Sogni d’oro piccola” mi sussurrò facendomi l’occhiolino.
Io mi sentii avvampare e mi sveltii a tornare a casa. Ero felice,felice,felice,iper mega felice. Volevo rivivere momenti come questi il prima possibile.
Con Thomas ovvio.
Thomas il mio migliore amico.
Che stessi cominciano ad innamorarmi?! 

Oddio! Quanto sono dolci?! A mio parere adoro questo capitolo forse perchè è così dolce! *.* <3 E abbiamo scoperto un'altra passione di Thomas:il surf. Chissà come andrà la lezione con Emma...Come sempre aspetto qualche vostra recensione per sapere che ne pensate. Alla prossimaaa! Ciaooo! :) <3

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8
La sveglia suonò e io,ancora con la testa sotto il cuscino,la spensi. Mi alzai e guardandomi allo specchio in camera mia sorrisi al pensiero di quello che era accaduto con Thomas ieri sera:mi aveva baciato,abbracciato,coccolato e voleva perfino darmi lezioni di surf. Ditemi voi come si fa a non voler bene ad un ragazzo come lui!
Mi vestii con il mio solito jeans stretto,una maglietta a mezze maniche della Hollister e le mie Converse. Mi truccai leggermente e dopodiché scesi in cucina saltellando per le scale come una bambina.
“Buongiorno!” salutai con un sorriso a 32 denti. Mio padre alzò gli occhi dal quotidiano che stava leggendo e mi osservò mentre mi versavo un bicchiere di succo “Sbaglio o oggi sei più contenta del solito?” mi chiese.
“Si si oggi mi sono alzata con il piede giusto” risposi mangiando un biscotto.
Mia madre entrò in cucina allacciandosi una collana di perle al collo “Buongiorno tesoro!” mi salutò baciandomi sulla fronte.
Si versò una tazza di caffè e lo bevette in piedi,come sempre. Per lavoro alcune volte non aveva il tempo per fermarsi a fare una bella colazione.
Lavai il mio bicchiere poi uscii,non prima di aver salutato i miei con un bacio sulla guancia.
A scuola non trovai Step che mi aspettava. Strano forse era in ritardo. Gli mandai un messaggio “Ciao Step,dove sei? –Emma”. La risposta non tardò “Ehi Emma! Scusami tesoro ma oggi non ci sono…sto male,ho preso la febbre ed il raffreddore. Ci vediamo tra un po’ di giorni perché non ti consiglio di venirmi a trovare se non vuoi ammalarti! –Step”.
Digitai la risposta dirigendomi verso la mia aula “Ok,mi raccomando riprenditi presto. Ci vediamo! –Emma”.
Le lezioni iniziarono ma io ero da tutt’altra parte con la mente. Pensavo ancora a ieri sera. Non avevo mai fatto una cosa simile.
Quel giorno fui richiamata un sacco di volte dai professori perché appunto mi vedevano completamente distratta. Anche se ci mettevo d’impegno non riuscivo proprio a stare attenta. Speravo solo che tutti quei richiami non avrebbero influito sul mio voto nella materia.
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Le lezioni finirono ed io scesi con calma la scalinata difronte all’entrata della scuola,mentre altri ragazzi correvano verso l’autobus parlando tra loro.
Mi sentii chiamare e girandomi notai un ragazzo moro che si faceva largo tra la folla.
“Tu sei Emma Fork?” mi chiese una volta vicino a me.
“Ehm..si perché?” chiesi insospettita. Non lo conoscevo ma non sembrava avere cattive intenzioni. Sembrava un bravo ragazzo,alto,moro,con gli occhi sull’azzurro-verde. Aveva un sorriso perfetto che sfoderò subito.
“Piacere Derek” si presentò “Sono venuto a riportarti questa”. Mi accorsi solo allora che teneva in mano la mia pochette,quella che avevo perso alla festa a casa di Alice,con dentro chiavi,soldi e carta d’identità. E dico solo allora perché prima ero rimasta incantata a guardare il suo viso perfetto.
“Oddio! Grazie mille! Ma come hai fatto a sapere che era mia?” gli chiesi curiosa.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli “Bhe,l’ho trovata e aprendola ho visto la tua carta d’identità. Ho chiesto in giro se ti conoscevano e mi hanno detto che studiavi qui quindi te l’ho riportata” mi spiegò “Non ho preso niente se è questo che ti preoccupa”.
Risi e lui si unì a me “Si bhe non che ci fosse tanto da rubare. Comunque grazie,veramente,sei stato gentile a riportarmela”
Mi incatenò con il suo sguardo magnetico “Oh figurati è stato un piacere…almeno ho conosciuto una bella ragazza come te” e mi strizzò l’occhio.
Io come sempre mi sentii avvampare e abbassai lo sguardo “Non..non so veramente come ringraziarti”
“Bhe potresti..uscire con me,se ti va. Magari ci conosciamo meglio” mi propose.
“O-ok va bene…si si può fare”
“Hai una penna a portata di mano per caso?” mi chiese fissandomi.
Gli diedi un pennarello e lui mi prese un braccio e scrisse un numero. Oddio il suo numero di cellulare! Veramente voleva conoscermi?! Wow,non ci credevo.
“Ecco questo è il mio numero. Chiamami quando vuoi uscire. Ciao bella!” mi salutò con un bacio sulla guancia e mi strizzò l’occhio prima di andarsene.
Rimasi imbambolata come una deficiente. Quando,dopo pochi secondi,mi ripresi guardai il numero sul mio braccio e sorrisi. Lo salvai sul cellulare così da non dimenticarmene.
Mi avviai verso casa e intanto pensai a cosa avevo da fare quel pomeriggio:con i compiti ero apposto quindi avevo il pomeriggio libero. Mandai un messaggio a Derek “Ciao sono Emma,oggi se ti va posso uscire… -Emma”.
Mi arrivò subito la risposta “Ehi! Aspettavo un tuo messaggio comunque si certo! Dove ci troviamo? –Derek”.
Ci pensai e decisi che saremmo andati da Starbucks. Inviai la risposta precisando l’ora.
Mi rispose “Ok a dopo dolcezza! –Derek”.
Nel momento in cui mettevo via il cellulare mi arrivò una chiamata da parte di Thomas a cui risposi “Pronto?”
“Ehi Emma! Come stai?” mi rispose lui e dal tono sembrava felice.
“Tutto bene te?”
“Bene dai”
“Ho ritrovato la mia pochette…me l’ha riportata un ragazzo ed oggi ci vediamo per conoscerci meglio”
Visto che era il mio migliore amico dovevo pur dirglielo.
“Come si chiama il ragazzo?” mi chiese improvvisamente serio.
“Derek. È alto,moro,occhi azzurri…” lo descrissi velocemente e lo sentii sbuffare “Che c’è?” chiesi.
“Ascolta lo conosco e ti dico solo di stare attenta…una volta usava le ragazze ora non so se sia cambiato ma tieni gli occhi aperti” mi avvisò.
“Non sembra un cattivo ragazzo,comunque si starò attenta,tranquillo”
“L’apparenza inganna a volte”
“Si e la gente cambia Thomas”
Lasciammo stare il discorso Derek e lui mi raccontò che cosa aveva fatto quella mattina:era andato all’ennesimo servizio fotografico. Si era svegliato alle 4 per andare a correre,come prescritto nella dieta imposta dalle case di moda e alle 9 era già dai fotografi.”Ho rimediato 500$” concluse alla fine “Tu invece che hai fatto?”
“Oh bhe sono andata a scuola e sono stata richiamata un paio di volte perché ero disattenta…spero non influisca nel voto” ero già arrivata a casa e mi stavo scaldando una bistecca avanzata da ieri nel forno,intanto che parlavo con Thomas al telefono.
“Disattenta ancora per ieri sera?” mi chiese ridendo.
Mi sentii avvampare anche se non lo avevo davanti a me “S-si” ammisi alla fine.
Fece una piccola risata “Ah bhe anche io mi sono svegliato strano stamattina e Peppa ha notato il mio umore quando sono tornato dopo la corsa,comunque ora devo andare…miraccomando oggi stai attenta”
“Si ho capito che devo stare attenta...sembri mia madre” dissi alzando gli occhi al cielo.
Lui rise “Ok allora ciao! Ci vediamo”
“Ciao Thomas,grazie per avermi chiamata” lo ringraziai.
“Figurati piccola” e riattaccò lasciandomi con un sorriso. Lo so non eravamo fidanzati ma quel soprannome che usava alcune volte con me mi faceva impazzire. Mi accorsi solo allora del biglietto attaccato al frigo:era la calligrafia di mamma. “Tesoro stasera verrà zia Ortensia a cenare da noi quindi se esci cerca di rientrare per le 5 –Mamma”.
Mi presi la testa tra le mani disperata. Zia Ortensia era una donna 67 anni che viveva a 2 ore di strada da noi. Era una signora all’antica,assomigliava alle donne dell’800. Ogni volta che veniva a trovarci incominciava a parlare sul quanto fosse importante che io frequentassi una buona scuola,che dovevo trovare un ottimo sposo con cui mettere su famiglia. Alcune volte raccontava storie sul primo bacio e cose simili. Mi scannerizzava da testa a piedi ogni volta per controllare come stessi e come crescevo. Era snervante a volte.
Va bhe l’avrei sopportata anche questa volta ma prima avevo un appuntamento che mi avrebbe distratta un po’ da quel pensiero. In quelle ore dovevo divertirmi e non pensare a zia Ortensia.
 
THOMAS’S POV
Ero completamente sudato. Mancavano ancora 2 Km e dopo sarei finalmente arrivato a casa. Mi ero svegliato alle 4 come ogni mattina per andare a correre. Faceva parte del programma di ginnastica indotto dalle case di moda.
Intanto che correvo ripensavo a ieri sera,a quello che era successo con Emma. L’avevo coccolata e lei aveva ricambiato. L’adoravo:era la migliore amica,migliore del mondo!
Mi piaceva metterla in imbarazzo con frasi dolci,alcune volte. Quando arrossiva poi era ancora più carina.
Ma aspettate un momento:perché faccio simili pensieri su di lei? Si insomma era la mia migliore amica e gli volevo bene ma bho,erano pensieri troppo sdolcinati. Che stesse cominciando a piacermi? Non lo so proprio…so solo che già mi mancava.
Appena tornai a casa mi feci una doccia rinfrescante e poi mi vestii per andare al servizio fotografico che si sarebbe tenuto quella mattina. La casa che mi aveva chiamato questa volta era l’OBEY.
Scesi in cucina a fare colazione e Peppa notò subito il mio buonumore. Mi giustificai dicendo che mi ero svegliato con il piede giusto. Ma non so se se l’era bevuta:mi conosceva troppo bene ormai.
-----
Tornai a casa con 500$ in tasca. Non male direi. Erano le 12.30 passate. Emma era già uscita da scuola. La chiamai e rimasi un po’ deluso quando mi raccontò che si sarebbe vista con Derek.
Lo conoscevo e non era affidabile. Usava le ragazze solo per sesso e poi le gettava come fossero state giocattoli. Certo finche erano troie che il giorno dopo erano già con qualcun altro,non mi interessava,ma le ragazze serie come Emma si. Gli avrebbe spezzato il cuore se fosse finita così.
Gli dissi solo di stare attenta,dopotutto la conoscevo e sapevo che era con la testa sulle spalle per non fare simili cazzate.
Mi sfuggì un sorriso quando mi disse che era stata richiamata un paio di volte dai professori perché pensava ancora a ieri sera. Anche io avevo avuto il buonumore per tutta la mattinata grazie ai pensieri di tutte le coccole di ieri.
Quando misi giù la chiamata mi sentivo meglio ma ero in pensiero.
Meglio,perché l’avevo sentita e mi rendeva felice.
In pensiero perché avevo paura di cosa sarebbe successo con Derek.
Non poteva averla.
Non poteva spezzargli il cuore.
Se solo l’avesse fatto io gli avrei spaccato la faccia. Questo poco ma sicuro.

Ehi! Questo è un capitolo di passaggio per immettere un nuovo personaggio che sarà importante per il rapporto tra Emma e Thomas:sto parlando di Derek.
Dal prossimo capitolo ci saranno nuovi colpi di scena e i due protagonisti si avvicineranno ancora dipiù.
Ringrazio come sempre chi ha recensito e chi ha messo la mia storia tra le preferite,le seguite o le ricordate. Grazie mille! <3
Vi chiedo come sempre di farmi sapere cosa ne pensate,con una piccola recensione...grazie a chi lo farà! :) <3 
Ora vi lascio con la foto del nostro Derek e...al prossimo capitolo! :D Ciaooo!



Derek-Shane Harper

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***



CAPITOLO 9


EMMA’S POV
“Allora,come va la scuola,Emma?”. La voce stridula e forte di zia Ortensia rimbombò nella piccola cucina. Mandai giù il boccone che stavo masticando e mi raddrizzai sulla sedia “Tutto bene zia….ormai manca poco ma sono più che sicura di aver superato l’anno” risposi con un lieve sorriso.
“Oh brava la mia Emma” tuonò lei sorridendo per poi prendere un sorso di acqua dal suo bicchiere “Sai quanto è importante in questo mondo avere ottimi voti per un futuro”.
“Si Emma non ci ha mai dato problemi in quello” intervenne mio padre “Ha la testa sulle spalle”
“Si ma…quanti anni hai Emma?” mi chiese lei sistemandosi i piccoli occhiali sul naso e scrutandomi.
“17” risposi prima di mettere un altro boccone in bocca e di masticarlo lentamente.
“Ecco appunto,è il momento che cominci a guardarti intorno tesoro,alla ricerca dello sposo perfetto con cui mettere su famiglia”
“Ortensia non ti sembra un po’ presto per cominciare a parlare di matrimonio?” irruppe mio padre guardando prima me e poi mia zia.
“Assolutamente no,anzi deve trovarlo in questi anni altrimenti la prenderanno per una zitella e io non voglio assolutamente avere una nipote zitella” rispose lei più che convinta.
Mi sorse un dubbio:cosa intendeva lei con “sposo perfetto”?
“Zia ma cosa intendi per ragazzo perfetto?” gli chiesi incuriosita.
Lei mi guardò attraverso i suoi occhiali prima di farmi un sorriso “Oh bhe tesoro intanto deve essere alto,avere una bella postura,essere galante,gentile,un tuttofare e deve studiare per diventare qualcuno proprio come stai facendo tu. Assolutamente no ai ragazzi con tatuaggi e piercing,rovinano l’immagine e la gente potrebbe prendere anche te per una poco di buono se stai assieme a quella persona” .
Ok quindi se avessi potuto avere una qualche minima possibilità con Thomas,non sarebbe potuto andare bene considerando che aveva un piercing all’angolo della bocca. Poi era autolesionista e se mia zia l’avesse saputo sarebbe svenuta,secondo le sue regole. Ma a me poco importava. Mi bastava trovare un ragazzo che mi piacesse e che io piacessi a lui.
Mentre ero immersa nei miei pensieri zia Ortensia mollò un urletto facendomi saltare sulla sedia “O mio Dio! Emma cos’è quello?” mi chiese additandomi.
“Quello cosa?” chiese mia madre guardandomi in volto “qui non c’è niente”
“Ma come fate a non vederlo! Emma,tesoro,vieni qui dalla zia un attimo”
Mi avvicinai e lei mi prese il mento tra le dita e mi scrutò attentamente prima di spalancare gli occhi e sorridere “Hai una piccola voglia vicino alla bocca.”. Anche i miei si misero a guardare senza vederla.
“E allora?” chiesi io confusa.
“Tesoro vuol dire che stai diventando adulta. Questa piccola voglia vicino alla bocca viene chiamata la “voglia del primo bacio”. Questo significa che ormai è quasi arrivato il tuo momento,il momento in cui troverai un ragazzo che si porterà via quella voglia.” Mi spiegò lasciandomi il viso.
Mi toccai leggermente le labbra “Scusami zia…ma..ma io non credo molto a questo genere di cose..” ammisi.
“Dovresti Emma. Tutte le brave signorine le sanno. Non che ce ne siano molte ma quelle poche lo sanno e voglio che anche tu entri a farne parte.” mi sorrise “è un mondo nuovo. Le ragazzine si sanno comportare e imparano a fare le pulizie,imparano a stirare,imparano a suonare il piano e a diventare perfette signore.”
“Per caso le brave signorine imparano anche ad andare con lo skateboard o con i pattini?” chiesi.
“Oh no no tesoro è troppo da maschiaccio” mi rispose lei con una faccia schifata.
“E per caso imparano a surfare o giocano a calcio o a pallavolo come tutte le altre ragazze?”
Mi prese le mani “Emma no. Il calcio è da maschi e surfare…insomma non hai altri svaghi un po’ meno da pazzi?!”
“Si..c’è io leggo molto,oppure ascolto musica…insomma sto tranquilla però mi piacerebbe imparare ad andare sullo skateboard…per imparare qualcosa di nuovo”
“Ci sono tante altre cose molto più femminili da imparare.” concluse lei mollandomi le mani.
Mia zia prese un sorso di acqua e continuò a cenare parlando del più e del meno. Io invece mi ritirai disopra in camera mia e mi distesi sul letto a pensare. Diventare come voleva zia Ortensia era una vera noia. Secondo lei le ragazze non potevano giocare a calcio,come i maschi non potevano avere un tatuaggio.
Quella non era vita.
Ben presto mi distrassi ripensando a quel pomeriggio che avevo passato con Derek:avevamo bevuto un frullato da Starbucks e poi eravamo andati a fare una passeggiata. Avevamo parlato del più e del meno elui mi aveva chiesto se avevo fratelli o sorelle,se avevo un animale domestico,quali erano i miei hobby.
Scoprii che lui aveva un fratello più grande di 6 anni che viveva con la sua ragazza a New York,che aveva un Dalmata di nome Ball,e che giocava nella squadra di basket della scuola.
Era molto simpatico e alle volte romantico. Mi aveva abbracciata non so quante volte e per salutarmi mi aveva lasciato due baci sulle guancie. Mi sembrava di sognare!
Mi alzai dal letto e andai in bagno per farmi una doccia e mettermi in pigiama. Mi guardai allo specchio cercando di vedere la piccola voglia ma non c’era niente. Solo zia Ortensia poteva vedere certe cose considerando che era una all’antica.
Thomas quel pomeriggio non si era fatto sentire stranamente. Mi venne da sbadigliare e decisi di andare a letto.
Quella notte pensai alla piccola voglia.
Sognai.
 
THOMAS’S  POV
Quel pomeriggio ero andato a trovare la nonna in ospedale. Appena entrai nella stanza vidi lei con tubi e macchine varie intorno al letto. Dormiva e il suo petto si alzava e abbassava regolarmente.
Spostai una sedia vicino al suo letto cercando di fare meno rumore possibile ma appena mi sedei lei aprì gli occhi e vedendomi sorrise “Thomas,piccolo di nonna,ciao. Che ci fai qui?”
Mi allungai per dargli un bacio sulla guancia “Ciao nonna. Sono venuto a trovarti…come stai?”
Lei roteò gli occhi e nel farlo le rughe del suo viso si incresparono ancora dipiù “Eh,come vuoi che stia,bene se si può dire. Tu invece? Fammi vedere le braccia..” .
Allungai i polsi verso di lei sentendomi in colpa visto che mi ero tagliato un’altra volta. Lei sospirò “Un’altra volta.”mollò le mie braccia “Thomas perché? Perché ti fai del male?”
“Questa volta era per te nonna. Quando ho saputo che eri peggiorata. Non ce l’ho fatta a non farlo.” abbassai la testa.
“Ti prego,ti scongiuro,non farlo più. Ti stai rovinando sia fisicamente che psicologicamente. Smetti di fare il modello,lo dico per il tuo bene.”
“Lo so,lo so che dovrei smettere ma c’è il contratto e bisogna rispettarlo.”
“Lo so ma quello è uno dei più grandi sbagli che hai commesso….forse l’unico ma ti sta costando la vita. Ora mi fai un piacere,mi passi quel bicchiere d’acqua sopra il comodino?”
Glielo allungai e cominciò a sorseggiare. Io intanto pensavo ad Emma,a cosa stava facendo,se ora era con Derek. Si lo ammetto ero in pensiero per lei.
“A che pensi?” mi chiese mia nonna riportandomi alla realtà.
“Oh a…a una ragazza” ammisi alzando il capo.
“Come si chiama?”
“Emma. Ha la mia età e l’ho conosciuta in un locale. Gli avevo offerto un frullato e da lì siamo diventati amici” spiegai.
“Ma com’è?”
“Bhe è simpatica,dolce,timida,premurosa…insomma è così carina con me. Non ho mai conosciuto una persona come lei. Mi capisce come nessun altro.” sorrisi senza neanche rendermene conto.
“Non ti sarai innamorato?!” mia nonna mi sorrise.
“No,no siamo ottimi amici ma niente dipiù”
“E invece io ti dico di si Thomas. Hai sorriso quando me la descrivevi. A te piace.”
La guardai “Si forse si…sto bene in sua compagnia. Mi fa sentire..amato.”
Mia nonna annuì “Si immagino…bhe io prima di morire voglio vedere la tua ragazza e sono più che sicura che mi porterai lei,Emma.”
“Non lo so nonna… si vedrà”
Entrò un infermiera che mi pregò di lasciare la stanza visto che mia nonna doveva stare al riposo. L’abbracciai stretta “Ciao nonna”.
“Non fartela scappare.”mi sussurò all’orecchio “è lei la ragazza giusta Thomas e prima o poi lo scoprirai”.
Quando lasciai l’ospedale mi sentivo meglio,più leggero. Ripensai alle parole di mia nonna e dedussi che si,forse stavo cominciando ad innamorarmi seriamente di Emma.
E pensando che lei ora si stava vedendo con Derek fece nascere in me un sentimento:la gelosia.
 
EMMA’S POV
Per le settimane seguenti uscii molte volte con Derek. Mi trovavo davvero bene con lui:era simpatico,di compagnia,dolce e sembrava un ragazzo serio. Mi resi conto che era tutto questo quando mi chiese se volevo diventare la sua ragazza. Lì,in quel momento,il cuore aveva cominciato a battermi forte e non sapevo che dire. Alla fine accettai.
Lui mi baciò. Un piccolo bacio a stampo che poi approfondì. 
Mi sentivo così bene ed ero viva,piena di vita. Così tra uscite con il mio nuovo ragazzo e l’aiutare Thomas passarono 2 settimane.
Ero stata accanto al mio migliore amico quando nei momenti di depressione mi chiamava e mi diceva che si era tagliato un’altra volta.
Non lo coccolai più dopo che mi ero messa con Derek e lui stranamente cambiò atteggiamento nei miei confronti: si teneva distante e non sorrideva più come prima. Era strano ecco tutto.
Un giorno Derek mi invitò ad una festa in discoteca che si sarebbe tenuta la sera dopo ed io accettai. Una parte di me voleva uscire e divertirsi ma l’altra mi diceva che sarebbe stato meglio stare a casa. Io seguii la prima ma di certo non sapevo cosa mi sarebbe accaduto dopo.
 In quel momento pensavo solo che si,sarebbe stato meglio rimanere a casa.

Oh Oh! Chissà cosa è accaduto di così grave da aver fatto combiare idea a Emma....e poi c'è il nostro Thomas alle prese con un nuovo sentimento:la gelosia. Chissà cosa accadrà...:) <3 Vi lascio immaginare ma prima vi continuo a chiedere di recensire per farmi sapere che ne pensate! Grazie a chi lo farà anche questa volta <3 
Ora vi lascio,alla prossima! Ciaooo! <3 :D

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***



CAPITOLO 10

Ballavo e mi scatenavo immezzo alla pista. Derek mi guardava con occhi vogliosi e ogni tanto mi lasciava umidi baci sul collo. Mi portava da bere e io pensavo solo a divertirmi.
Sentii che mi prendeva per i fianchi e mi appiccicava a lui. Le sue mani cominciarono a scendere sempre più in basso e si fermarono a palpare il mio sedere. Dopodichè scese ancora più in basso,sull’orlo del vestito. Avevo capito le sue intenzioni e non mi tirai indietro quando mi prese per un braccio e mi portò al piano superiore della discoteca fino ad entrare in una stanza abbandonata.
Nella semioscurità intravidi un divano e degli scaffali pieni di scatole e oggetti vari. C’erano anche scope e secchi usati per la pulizia del locale.
Cominciò a mordermi il collo con foga e si tuffò sulle mie labbra morsicchiandole. Non era per niente dolce ma mi stava facendo impazzire. Poi c’era anche l’alcool che faceva la sua parte.
Mi fece distendere sul vecchio divano e si mise sopra di me togliendosi la maglia e lasciandomi ammirare il suo fisico anche se per poco perché ricominciò a mordermi sul collo scendendo poi verso la spalla lasciata nuda dal vestito monospalla.
Mi lasciai sfuggire un gemito di piacere che lui bloccò baciandomi con foga.
Mi aiutò a togliermi il vestito e lo gettò a terra dove ben presto finirono anche i suoi jeans. Mi guardò per pochi secondi poi con un colpo secco mi tolse il reggiseno per poi cominciare a torturare con mani e labbra i miei seni.
Sentivo la sua erezione attraverso i boxer farsi sempre più evidente. Cercai di bloccarlo “D-Derek non mi sento pronta” dissi quasi gemendo.
“Non dire sciocchezze piccola,sei prontissima invece!” e si tolse i boxer.
Cominciò a toccarmi sotto da sopra gli slip e poi me li strappò buttandoli a terra assieme agli altri vestiti.
Cominciò a palparmi e a toccarmi facendomi gemere. Poi si issò sui gomiti e si infilò il preservativo.
Si posizionò e prima che potessi dire niente mi penetrò. Urlai dal dolore mentre lui cominciava a muoversi e ogni tanto mi lasciava qualche bacio sul collo.
Dopo poche spinte uscì da me. Mi aveva fatto raggiungere l’apice in così poco tempo!
Si distese vicino a me ed io cercai le sue labbra ma lui mi allontanò “Smettila con tutte queste sdolcinerie! Vestiti piuttosto”.
Rimasi di stucco “C-come hai detto scusa?” chiesi intimorita mentre lo guardavo vestirsi.
“Muoviti” mi ordinò.
Mi vestii confusa e prima che lui aprisse la porta lo bloccai “Mi vuoi dire che cavolo ti prende?”
Per tutta risposta fece una risata amara “Era tutta una scommessa.”. Vedendo che non rispondevo continuò “Credevi veramente che io fossi interessato a te,che ti amassi?! Bhe ti sei auto illusa dolcezza! Era una scommessa fatta con dei mie amici. Loro credevano che non fossi in grado di portarti a letto con me e invece è stato più semplice del previsto.”
Mi sentii bagnata sul viso e mi accorsi solo allora che le lacrime erano fuggite al mio controllo.
“Sei solo un bastardo” e me ne andai piangendo. Uscii dalla discoteca e corsi. Corsi fino ad arrivare a casa. Lì mi asciugai le lacrime. Non volevo che i miei mi vedessero piangere anche se non credevo fossero svegli a quell’ora della notte.
Infatti come previsto stavano dormendo. Andai in camera,mi chiusi a chiave e mi buttai sul letto in un pianto disperato. Non sapevo che fare. Mi sentivo usata,sporca e privata di una cosa che mi apparteneva.
Quando poi andai in bagno e vidi del sangue macchiare i miei slip piansi ancora dipiù. Le lacrime non accennavano a smettere. In quel momento lì,sola in bagno,capii di aver fatto lo sbaglio più grande della mia vita.
Forse era meglio se avessi ascoltato la parte ragionevole della mia coscienza,quella che mi aveva avvisato di stare a casa.
Ma io come sempre avevo sfidato un'altra volta la follia e la voglia di divertirsi.  
E questa volta mi era costata cara.
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La mattina dopo mi svegliai con la testa che pulsava. Avevo male alle cosce e il pensiero di quello che mi era accaduto ieri sera si fece sentire.
Mi alzai e mi diressi in bagno. Camminavo come un pinguino ed ogni passo era una smorfia di dolore.
Mi guardai allo specchio. Avevo una cera orribile,il trucco era colato a causa di tutte le lacrime versate durante la notte, ed ero vestita come ieri sera.
Mi sentivo quasi debole.
Mi sciacquai il viso struccandomi per poi,dopo essermi fatta una doccia,indossare un pantaloncino corto e una canottiera.
Mi sedei sul letto e le lacrime cominciarono ad uscire silenziose. Ben presto si trasformarono in un vero e proprio pianto.
Dovevo uscire di casa e sfogarmi. Mi misi un pantaloncino corto e una maglietta con le mie Converse ed uscii con solo il cellulare e le chiavi. Mamma e papà erano già andati a lavorare.
Volevo vedere Thomas e sfogarmi. Ogni tanto le lacrime scendevano ed io mi affrettavo ad asciugarle.
Lui era l’unico che mi avrebbe consolato,ne ero certa. Step era si la mia migliore amica ma ora come ora non mi sembrava opportuno sfogarmi con lei: in queste occasioni avrebbe solo bestemmiato e magari l’avrebbe anche chiamato per dirgliene quattro,e non avrebbe concluso niente.
Thomas invece era diverso:si incazzava ma riusciva lo stesso a mantenere la calma. Ti consolava coccolandoti e ti faceva stare meglio. Forse era così perché avendo sofferto molto in passato riusciva a vedere il mondo diversamente. Riusciva a capirti. Era come se sentisse anche lui il dolore che provavi.
Ben presto mi ritrovai davanti al suo cancello e suonai il campanello “Si?”. Era una voce femminile,sicuramente di Peppa.
“Ehm..sto cercando Thomas,sono Emma” cercai di rispondere senza scoppiare in lacrime.
“Oh ciao Emma! Si si entra pure” e mise giù il ricevitore. Poco dopo il cancello si spalancò mostrando la villa del ragazzo.
Mi incamminai verso l’entrata e quando Thomas si affacciò con un sorriso alla porta,io non resistetti dal non piangere. Lo abbracciai e scoppiai in lacrime.
“Ehi,ehi che succede?”. Mi accarezzò i capelli e la schiena mentre mi teneva stretta a se.
Non riuscivo a parlare,piangevo e basta,non degnandomi neanche nel stare attenta a non sporcargli la maglietta di trucco.
Mi accompagnò dentro e salimmo in camera sua. “Che succede?” mi richiese una volta chiusa la porta. Si sedette vicino a me.
“Sono stata così…così stupida a fidarmi…cazzo,perché?! Perché?!” dissi tra un singhiozzo e l’altro.
“Cosa? Spiegami” mi chiese lui con voce dolce.
Trovai il coraggio,dopo pochi minuti,di dirgli la verità “Non…non sono più…più vergine”
Lui sussultò “Perché piangi allora? Non è una cosa per cui bis-…”
“No mi è stata portata via Thomas…da Derek…”lo bloccai “Mi ha usata..era tutta una stupida scommessa con i suoi amici…mi ha umiliata e mi ha portato via la dignità che mi rimaneva” e ricominciai a piangere.
Thomas mi strinse a se “No,ssh non piangere...non merita le tue lacrime…” mi sussurrò tra i capelli.
Quell’abbraccio e quelle poche parole riuscirono a calmarmi un po’.
“è solo un bastardo! Non ci pensare” continuò lui “non ti ha portato via niente piccola”
Lo guardai negli occhi confusa “S-si invece,mi ha portato via la…la verginità”
Mi sorrise lievemente “No,è qui che ti sbagli. Lui ha avuto solo il tuo corpo ma nient’altro. Perdere la verginità vuol dire anche fare l’amore con dei sentimenti. Io sono convinto di questo,lo so per esperienza. Una volta ero anche io così,stronzo,coglione,mi facevo ogni troia che passava ed infatti ebbi la mia prima volta con una di quelle ma non provai niente. Rimasi vuoto. Ma quando mi innamorai per la prima volta e lo rifeci lì,lì si che avevo provato qualcosa. Il cuore mi batteva a 1000 anche dopo ore. Lì era stata la mia prima vera volta. E sarà così anche con te”.
Non so come ma quelle parole erano riuscite a farmi sorridere. Mi prese le mani e mi sorrise.
“Mi ha fatto molto male Thomas…quasi non riuscivo a camminare. È stato orribile…”
“Immagino…è perché non eri pronta per un passo simile…bastardo che non è altro!”
Sorrisi “Oh sì se lo è!”
Mi guardò negli occhi sorridendo “Vedi che sei più bella quando sorridi?!”
Non so come ma le parole mi uscirono di bocca “Anche tu sei bellissimo quando sorridi”. Mi ripresi “Quindi cerca di farlo più spesso”
Lui mi guardò un po’ confuso ma rideva “Certo ma anche tu devi farlo sempre”.
Girai lo sguardo imbarazzata ma lui mi tirò vicino a lui e mi abbracciò “Come ha potuto farti una cosa del genere”
Non risposi. Rimasi in ascolto dei suoi battiti del cuore. Ogni tanto sembrava perdere un battito.
Dopo minuti scendemmo e trovammo due coppe piene di gelato e Peppa che appoggiava sul tavolo una bomboletta di panna. “Ho visto che piangevi prima e ho pensato che un bel gelato ti avrebbe tirato su di morale quindi,ora sedetevi e mangiate. È uno dei rimedi naturali del buon umore”  ci spiegò.
Io e Thomas sorridemmo alla donna difronte a noi. Ci trattava come suoi figli e ci voleva bene. Più volte ce l’aveva dimostrato e anche ora,vedendomi star male mi aveva preparato una coppa piena di gelato. Lei si che sapeva tirarmi su il morale.
Quella mattina pensavo che avrei pianto tutto il pomeriggio ed invece grazie a lui avevo già sorriso ed era appena mattina.
Quella notte non avrei avuto incubi perché avevo Thomas a cui pensare.
Da quel giorno lui diventò a far parte dei miei sogni.
 
THOMAS’S POV
Quando Emma se ne andò ed io mi ritirai nella mia stanza ripensai a ciò che mi aveva detto. Nella mia mente c’era ancora fissa l’immagine dei suoi occhi pieni di lacrime e del suo bel viso distrutto dal trucco sciolto.
Poi nella mia testa si formò chiaro e nitido la scena di quello che era accaduto,o almeno un esempio di come poteva essere andata:lui che la toccava,la baciava e la faceva star bene. Finchè non è arrivato il momento decisivo,quello che l’ha fatta soffrire così tanto.
Il pensiero di tutto questo fece nascere in me un sentimento di rabbia misto gelosia.
Nessuno doveva toccarla in quel modo:lei era dolce,indifesa,innocua. Aveva bisogno di coccole e affetto. Il comportamento di Derek nei suoi confronti era stato da animale.
Uno scatto improvviso di rabbia mi fece prendere un peluche appoggiato vicino a me e lanciarlo addosso al muro con tanta forza che in un secondo momento ho pensato potesse esplodere in 1000 pezzi,sparpagliando qua e là pezzi di stoffa e pelo.
Fortunatamente non successe.
Derek non poteva passarla liscia. Emma poteva anche lasciar perdere ma io,io no,non ci riuscivo.
Derek avrebbe fatto i conti con me questo poco ma sicuro.
E la data non era poi così distante.

Colpo di scena! Emma perde la verginità ma contro la sua volontà e questo gli ha causato una grande ferita nel petto e psicologicamente è distrutta per la brutta esperienza...ma fortunatamente c'è Thomas che l'aiuta e che la consola.
Nasce in lui il sentimento di gelosia che lo fa pensare ad una vendetta nei confronti di Emma...scopriremo nel prossimo capitolo che ha in mente!
Ora vi saluto,alla prossima ciaooo! :) <3
Fatemi sapere che ne pensate eh! ;)

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***



CAPITOLO 11


THOMAS’S POV
Mi diressi furioso verso il bar dove la maggior parte delle volte Derek si ritrovava con il suo gruppo di amici. Con me c’era anche Jasper che cercava in tutti i modi di farmi cambiare idea senza riuscirci. Un vantaggio di essere popolare,forse l’unico,era che potevi venire a sapere dove amici di amici si trovavano.
Varcai la soglia e cercai con lo sguardo Derek,immezzo al sottile strato di fumo che riempiva il locale. Lo trovai seduto ad un tavolo con altri 5 amici. Peppa,sapendo i miei piani,mi aveva avvertito dicendomi che con la violenza non si risolveva niente e io mi ero indotto che non avrei alzato le mani.
Ma appena lo vidi seduto al tavolo che rideva e scherzava come se non fosse successo niente tutto quello andò a farsi benedire. Beveva una lattina di Coca Cola e si guardava intorno come se si sentisse osservato, ed infatti lo era. Da me.
Mi avvicinai furioso e non riuscii a mantenere la calma. Lo presi per il colletto della maglietta e lo sbattei sul tavolo “Bastardo!”
I suoi amici si alzarono e mi allontanarono con degli spintoni. Jasper mi trattenne”Thomas,Thomas sta calmo amico!”
Derek si sistemò la maglietta e si avvicinò un po’ a me “Oh guarda chi si rivede,Thomas” mi sorrise beffardo ed io dovetti stringere i pugni per non prenderlo a botte “A cosa devo tutta questa rabbia?”.
“Come se non lo sapessi già” riuscii a dire. Jasper mi teneva una spalla come per impedirmi di scattare un'altra volta.
“No,di che parli?” mi chiese prendendo un sorso di Coca.
Mi avvicinai ancora dipiù e gli puntai il dito contro “Tu,tu sei un coglione! Hai fatto star male Emma! L’hai fatta soffrire e non credere di passarla liscia!”
Cominciò a ridere “Emma? Ah si la ragazza di due sere fa,quella della discoteca…ahh Dio che bella serata” .
Non resistevo più. Volevo prenderlo a pugni ora.
“Per essere stata la sua prima volta devo dire che è stata una fantastica scopata…la chiamerò più spesso” e fece per prendere un altro sorso di Coca ma io gli buttai la lattina a terra.
“Per chi l’hai presa? Per una delle tue puttane?” gli urlai contro.
“Ma lo è. È stato troppo semplice portarsela a letto. Gli è bastata una toccatina sul sedere ed era già avvinghiata a me. E voi la chiamate ragazza seria..pff io non capisco” e rise.
Non resistetti più. Lo presi per il collo e lo buttai a terra mettendomi poi sopra “Tu non devi permetterti di chiamarla puttana hai capito?!” e gli sferrai un pugno in pieno volto che gli fece sanguinare il naso.
I suoi amici cercarono di buttarmi a terra ma niente poteva fermarmi quando ero incazzato nero.
Jasper cercò di tirarmi via mentre io sferravo pugni e Derek cercava di difendersi.
Dovette intervenire il bodyguard del locale che mi alzò per le spalle e mi buttò fuori. Prima di varcare l’uscita riuscii ad urlargli “Non provare ad avvicinarti mai più a lei!”.
Dopo che fui espulso venni raggiunto da Jasper “Ehi amico,stai bene?”
“Si si sto bene” risposi alzandomi. La rabbia se n’era andata dal momento in cui lo avevo cominciati a prenderlo a pugni. Era stato fortunato che ci fosse stato il buttafuori.
“Cazzo! Perché hai reagito così…ora devo avere paura a girare per la città” mi chiese sfastidiato.
“Perché voglio bene ad Emma,ci tengo e Derek non doveva passarla liscia..spero abbia capito che deve stargli distante d’ora in avanti” risposi salendo in macchina. Il mio amico mi guardò e sorrise furbamente.
“Che c’è?” gli chiesi un po’ scocciato.
“Amico lei ti piace,è così ammettilo” mi stuzzicò.
“No…non lo so…ora però andiamo a casa che è meglio,prima che torni dentro a prenderlo a calci questa volta” e misi in moto la Porche partendo.
Non dissi nulla a Emma di quello che era accaduto.
-----
Per la settimana seguente Emma ed io passammo molto tempo insieme. Non facemmo niente di spericolato per via del suo mal di gambe a cause delle spinte veloci e affrettate di Derek.
Veniva quasi ogni giorno a trovarmi e parlavamo,scherzavamo e mi aiutò a mangiare un po’ dipiù rispetto a quello che mettevo dentro prima. Ma il risultato era che correvo in bagno a vomitare.
Il risultato positivo era che avevo smesso di prendere le pillole antidepressive anche mi tagliavo nei miei momenti di depressione. Le mie braccia non facevano mai in tempo a ristabilirsi e cicatrizzarsi prima che io le rovinassi di nuovo.
Emma mi coccolava come fossi un cucciolo ed io coccolavo lei. Dopo quello che era successo però non era così presa. Era come se avesse paura. M non di me,questo no.
Volevo che tornasse quella di prima. Ed io avrei fatto di tutto perché accadesse.
 
EMMA’S POV
“Io quello lo ammazzo!”. Ecco,sapevo avrebbe reagito così. Sapevo che sarebbe stato meglio non dire niente a Step. 3 giorni dopo quello che era successo con Derek,lei era venuta a casa mia ed io avevo svuotato il sacco,avendo bisogno di un consiglio femminile.
Ma lei non aveva fatto altro che dire parolacce e minacciando che se lo avesse incontrato lo avrebbe preso a botte.
“No Step non risolveresti niente..ormai è accaduto e lui non potrà darmi indietro ciò che mi ha rubato” gli dissi.
Lei mi prese il viso tra le mani “Tesoro,guarda non riesco a pensare a ciò che ti ha fatto quel coglione!”. Mi abbracciò stretta ed io ricambiai. Mi scese qualche lacrima ma di gioia. Gioia di abbracciare un'altra volta la mia migliore amica dopo tanto tempo.
Mi guardò negli occhi sorridendo “So che non dovrei farti questa domanda ma…come ti immaginavi la tua prima volta?”
Gli sorrisi e abbassai lo sguardo “Bhe di sicuro molto meno dolorosa e poi dolce,romantica…magari in spiaggia oppure in una stanza da letto,con le luci soffuse”.
“Ed invece ti ha portato in un posto squallido,su un divano malridotto e con neanche una lucetta…ma devi capire che lui non ti amava per questo non è stato piacevole” mi disse.
“Si ma va bhe..sto superando”
“Chi è che ti sta aiutando?” e mi guardò sospettosa sorridendo.
Abbassai lo sguardo e sorrisi “Bhe Thomas..il ragazzo del frullato,non so se ricordi”
Lei allargò gli occhi blu “Oh si si che mi ricordo! Ma davvero?!”
“Si è il mio migliore amico” dissi.
“Uhm…secondo me è più di un amico…” e mi guardò sorridendo prima di farmi l’occhiolino.
“No solo amici,veramente” ammisi abbassando lo sguardo.
Lei si guardò in giro “Ok se lo dici tu…” ma sepevo che lei credeva il contrario.
L’adoravo anche per questo. Riusciva a farmi sorridere senza neanche fare una battuta:era una specie di potere che aveva solo lei.  

Ehi! In questo capitolo c'è il ritorno di due personaggi che erano stati un pò lasciati in disparte:sto parlando di Jasper e Step...anche se hanno una piccola parte si capisce quanto tengano all'amico/a del cuore e come li capiscano al primo sguardo:infatti entrambi hanno ipotizzato la possibilità che Emma e Thomas si piacciano. :)
Nella parte di Emma si capisce quanto le due amche siano legate seppure siano completamente diverse...ora vi saluto e vi dò la buonanotte visto che e' quasi l'una di notte. Ciaooo e sogni d'oro! :) <3
P.S:si lo so,starete dicendo "ma questa è pazza! All'una di notte su EFP!" ;)

 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***




CAPITOLO 12

EMMA’S POV
Erano passati ormai 2 settimane da quando era successo quella cosa con Derek e ormai il mio cervello aveva cancellato definitivamente i particolari,che invece i primi giorni dopo il fatto,erano rimasti fissi e indelebili nella mia mente.
Alcune volte mi svegliavo la notte in preda ad attacchi di panico e ansie che duravano pochi minuti ma quando accadeva era un inferno. Non avevo mai versato così tante lacrime in vita mia.
Mio padre era via per lavoro in quei giorni e mia madre vedendomi la mattina mi scrutava e mi diceva che mi vedeva più stanca del solito. Io mi giustificavo dicendo che avevo dormito poco oppure che ero stanca e non vedevo l’ora di finire la scuola. Di sicuro se gli avessi detto quello che era accaduto per prima cosa mi avrebbe portato a fare visite da ginecologi e dottori vari per accertarsi che io stavo bene,poi avrebbe avvisato polizia e servizi sociali per fare in modo che Derek la pagasse,considerando il suo carattere iper protettivo.
Per via di Thomas invece gli avevo raccontato che dovevo vedermi con lui per un progetto scolastico. Anche lì,non avrei potuto dirgli che mi trovavo bene con lui e adoravo la sua compagnia. Avrebbe voluto conoscerlo e ogni giorno mi avrebbe chiesto i particolari di ogni incontro magari immaginandosi una cotta della figlia.
Non che Thomas non mi piacesse. Solo che eravamo solo migliori amici e niente dipiù.
Anche se adoravo quando mi coccolava e con lui mi imbarazzavo subito:secondo me lo faceva apposta.
Anche quella domenica mattina andai da lui. Mi aveva detto di portarmi il costume perché,con le temperature che sfioravano i 40°C,saremmo stati in piscina da lui. Quella cosa non so perché mi agitava da morire…forse perché era il primo bagno in piscina dell’inizio estate,oppure perché ero un po’ incapace a nuotare e mi sarei messa in imbarazzo davanti a Thomas…oppure perché sarebbe stata la prima volta che avrei visto il suo fisico dal vivo e non in una fotografia appesa in camera. Cancellai immediatamente dalla mia testa l’ultima ipotesi.
Aprii il mio armadio e tirai fuori la scatola dei vestiti. Optai per un costume a fascia blu a pois bianchi. Al centro della fascia aveva un fiocchetto rosa.
Sopra misi un pantaloncino nero con una riga arancione e una canotta arancio. Mi guardai allo specchio ed ero pronta. Presi la mia borsa con dentro asciugamano,crema solare e il cambio asciutto ed uscii di casa.
Mi misi i miei Ray-ban a goccia e mi incamminai verso casa di Thomas. Non vedevo l’ora di passare quel bel pomeriggio in sua compagnia.
Si più ci pensavo e più mi agitava…mi sa che Step aveva ragione:mi piaceva Thomas.
 
THOMAS’S POV
Mi guardai un ultima volta allo specchio:mi ero messo un costume dal ginocchio rosso e una canotta a righe azzurre e blu della Hollister. Assomigliavo ad uno dei modelli della Abercromie.
Scesi le scale e mi immaginai la faccia di Emma quando gli avrei svelato che oggi avrebbe imparato a surfare. Di sicuro mi avrebbe attaccato,poi avrebbe cominciato a dire di no e alla fine sarebbe ceduta,come sempre.
Non so cos’avevo che mi agitava tanto:ero contento di passare una giornata con lei al mare ma bho…ero entusiasta più che felice.
Sentii il campanello suonare e Peppa andò ad aprire mentre io finivo il mio caffè appoggiato in piedi al ripiano della cucina.
Sentii parlare e poi Emma entrò sorridendo. Ok,stava da Dio con quei pantaloncini corti e quella canotta…dovevo stare calmo. Aprii le braccia e lei si fiondò ad abbracciarmi. Peppa ci guardava intenerita.
“Sei pronta?” gli chiesi una volta sciolto l’abbraccio.
“Si sono prontissima” mi rispose lei entusiasta.
“Bene allora andiamo” e mi diressi verso il portone d’ingresso.
“Ehm..Thomas,la piscina è dall’altra parte” mi ricordò confusa.
Gli sorrisi “Cambio di programma:si va al mare.”. Indossai i miei Ray-Ban a goccia e mi accorsi di averli uguali a lei.
“Davvero?!” mi chiese spalancando gli occhi sorpresa.
“Si..hai una lezione di surf in sospeso con me”
Il suo sorriso svanì e fece una faccia sconvolta “Oddio..bhe non serve che mi insegni c’è non è che abbia così tanta voglia…” cominciò a giustificarsi nervosa.
“Dai su ti divertirai vedrai!” e la presi per un braccio portandola in macchina.
Durante tutto il viaggio non faceva altro che guardare fuori dal finestrino mordendosi il labbro inferiore nervosa. Cazzo se continuava così non avrei resistito dal non baciarla!
Si perché ormai lo sapevo:ero innamorato e non potevo farci niente.
Mi piaceva quando mi scriveva,mi abbracciava…mi batteva forte il cuore ogni volta che la vedevo e per me lei era bellissima. Se erp giù di morale bastava solo la sua voce per farmi sentire meglio:era la miglior medicina per me. Ed ero geloso se un altro ragazzo la guardava.
Tutti questi erano chiari significati che mi piaceva,me l’aveva detto Peppa quando ne avevamo parlato.
-----
Una volta arrivati ci dirigemmo verso il pontile. In quella zona si ritrovavano i surfisti che venivano per cavalcare qualche onda. Infatti non c’era traccia di bagnanti tranne qualche donna,magari la moglie del surfista,che prendeva il sole in riva al mare.
Appoggiammo gli asciugamani a metà pontile poi io andai a prendere le due mie tavole da surf che lasciavo in spiaggia nell’apposito spazio. Non vedevo l’ora di iniziare!

EMMA’S POV
Thomas tornò con due tavole:una bianca e blu e l’altra completamente azzurra che appoggiò a terra.
Dopo di che si tolse la canotta,si legò il filo,che lo collegava alla tavola,sulla caviglia e corse verso il mare.
Si distese a pancia in giù e remò con le braccia fino ad arrivare dove le onde erano più alte. Aspettò qualche minuto guardandosi in torno poi si alzò in piedi e surfò fino ad arrivare quasi a riva,dopo di che si buttò in acqua e riemerse poco dopo.
Io nel frattempo me ero tolta solo al canotta. Mi raggiunse  con la tavola sotto braccio e notai che rallentò per guardarmi con un sorriso che mi fece avvampare.
“Ora tocca a te” mi annunciò una volta vicino. Lo guardai meglio:aveva veramente un fisico da togliere il fiato! Pettorali e addominali scolpiti ma non esageratamente,come anche i muscoli delle braccia.
Mi imbambolai e la sua voce mi riportò alla realtà “Cosa credevi?! Che non mangiando fossi pelle e ossa?!” e rise.
Mi ripresi subito imbarazzata e rossa di vergogna “No…c’è si..c’è scusa no non..non credevo questo..insomma…” mi sentivo una perfetta idiota.
Vedermi in difficoltà lo fece ridere ancora dipiù “Va bene,tranquilla,ho capito”
“Intendo che è normale tu abbia un fisico così,dopo che fai ginnastica per 3 ore al giorno” riuscii a dire.
Mi guardò con quei suoi occhi azzurri e quasi mi incantai. Mi metteva in soggezione.
“Anche tu però sei bellissima”parlò mantenendo il mio sguardo e secondo me l’aveva detto senza pensarci perché dopo pochi secondi mosse la testa come per svegliarsi da un sogno e sorrise imbarazzato “Ehm…ora dai vieni ti insegno”.
Presi la tavola sotto braccio e me la legai,attraverso il filo,alla caviglia,come aveva fatto lui. Mi guardò e mi sorrise “Hai imparato la prima mossa”
“Si ho preso dal maestro” mi vantai per finta e poi scoppiammo a ridere come due scemi.
Entrammo in acqua e,quando l’acqua mi arrivò alle ginocchia,mi ordinò di sedermi sulla tavola e lui fece lo stesso.
“Bene..le prime lezioni sono sempre così” mi disse sorridendo “ora devi trovare il tuo equilibrio quindi per aiutarti ti ho portato questo remo” e mi allungò un bastone con un lungo manico.
Lui si mise disteso sulla tavola e cominciò a remare con le baraccia. Io mi misi a cavalcioni e remai fino a raggiungere Thomas che ormai si era fermato e messo seduto sulla tavola.
“Prova ad alzarti in piedi” mi disse sorridendo.
Le onde,in quel tratto di mare,erano più forti e facevano muore la tavola sue e giù quindi per una come me,che faceva se si può dire già fatica a stare in perfetto equilibrio a terra,era impossibile stare in piedi su una tavola in perenne movimento.
Thomas notando un po’ la mia paura si alzò in piedi e mi aiutò tenendomi per le braccia. Notai i suoi tagli brillare al sole quasi.
“Bene ci sei! Ora devi solo remare,stando in piedi però”
Guardai la superficie dell’acqua “Ma se io cado ci tocco?” chiesi un po’ preoccupata notando la distanza da me alla spiaggia.
“Bhe no,mi sa di no…sai nuotare?” mi chiese.
“S-si..più o meno”
Lui fece una piccola risata “Bhe tranquilla non ti lascerò affogare”
Si allontanò ancora dipiù remando verso il mare più profondo. Io rimasi lì immobile cercando di stare in equilibrio sulla tavola:ok,Emma ce al puoi fare. Cominciai a remare con il remo e scoprii che riuscivo a rimanere sopra la tavola senza problemi. Dio era fantastico!
Thomas mi raggiunse “Ce la fai,brava!” si complimentò.
“Si vero,non è poi così difficile alla fine”
“Devi imparare a resistere anche a…questo!” e mi spinse giù dalla tavola ridendo.
Decisi di fargli uno scherzo “Thomas! Aiutami non so nuotare…non ci tocco!” e mi dimenai nell’acqua.
La sua faccia si preoccupò e in pochi secondi mi fu vicino e mi prese per la vita. Io gli buttai la testa sott’acqua e gridai un “Scherzavo!” seguito dalla risata.
Lui riemerse e mosse la testa a destra e sinistra,come un cane che si toglie via l’acqua in eccesso,solo che lui era molto ma molto più bello. Poi rise “Questa me la paghi!”
Mi affrettai a salire sulla tavola e cominciai a remare verso riva,ma poco dopo mi sentii spingere un'altra volta in acqua e poi bloccata per le braccia “Dai mollami stupido!” dissi ridendo.
Lui mi guardò negli occhi “Non posso mollarti piccola,non ce la faccio proprio…è più forte di me”.
Mi attirò a se ed io appoggiai le mani sul suo petto solido. Da sotto la pelle sentivo il suo cuore battere a mille. Anche il mio era così,ogni volta che si avvicinava o mi toccava.
Rimasi ipnotizzata dalle sue parole e dai suoi occhi che ora erano più chiari del solito,forse anche per via della luce solare.
“I-io..” cominciai incapace su cosa dire.
“Mi piaci,Emma. Tu non immagini quanto.” Si avvicinò ancora dipiù fino a far toccare le nostre fronti “Mi sono innamorato di te”.
Il mio cuore perse il ritmo e accelerò. Abbassai lo sguardo sull’acqua e mi morsi le labbra imbarazzata. Anche lui mi piaceva. Fu in quel momento che capii di essermene innamorata anche io. Da sempre.
“Oh ti prego non fare così” mi supplicò.
“Così come?” chiesi guardandolo negli occhi.
“Non morderti il labbro. Ogni volta che lo fai mi viene una voglia irrefrenabile di baciarti” ammise sempre mantenendo il mio sguardo e abbassandolo ogni tanto sulle mie labbra a pochi centimetri dalle sue.
“Baciami ti prego” dissi ad un tratto. Lo avevo detto senza neanche pensarci. Non ero stata io a controllarlo:era stato il mio cuore a parlare per me.
Sentii le sue labbra sulle mie intanto che il mare con le sue onde ci cullava. All’inizio fu un bacio a stampo ma poi lui approfondì chiedendomi l’accesso alla mia bocca con la lingua,che io gli permisi.
Lo sentii talmente vicino che mi aggrappai a lui con le gambe e gli cinsi il collo con le braccia accarezzandogli i capelli e tirandoli leggermente ogni tanto.
Lui mi prese per la vita con la sua stretta ferrea ma dolce e delicata. Ci staccammo e lui appoggiò la mia fronte sulla mia.
Sorridemmo  affannati.Lui cercò di darmi un altro bacio veloce ma io lo allontanai scherzando “Se arrivi primo alla riva te ne do un altro altrimenti no” e dopo averlo spinto salii sulla tavola e remai.
Lui rise e poi salii sulla sua tavola remando con le braccia. Risulatato? Arrivò primo lui e gli saltai in braccio abbracciandolo per scendere dalla tavola.
“Il mio premio” mi disse ed io ridendo lo baciai e lui mi tirò per la vita vicino a lui.
In quel momento ero così felice. Avevo aspettato da molto quel momento e finalmente era arrivato.
Aveva ragione Step:ero innamorata.
 
THOMAS’S POV
Dio quanto avevo bramato quelle labbra ed ora finalmente erano mie. Finalmente era arrivato quel momento. Lo avevo aspettato molto e anche lei visto che mi aveva quasi pregato di baciarla.
Era stata una sensazione fantastica sentire il suo piccolo corpo avvinghiato a me e le sue labbra sulle mie. Tutto questo mentre eravamo cullati dal mare. In quel momento i mille pensieri,le 1000 ragioni per morire che mi ero creato,tutti i miei tagli svanirono.
Ero così felice,come un bambino quando apre i regali a natale. Avevano ragione Peppa e nonna:mi ero innamorato.
Ma solo un piccolo particolare era sbagliato nella loro versione:io,non “mi ero innamorato”,lo ero sempre stato,fin da quando l’avevo incontrata.
E finalmente ora era mia. Mia e di nessun altro.

Finalmente starete dicendo voi! Finalmente i due si sono baciati e Thomas ha rivelato i suoi sentimenti per Emma,ed anche lei l'ha fatto in un modo un pò diverso dal solito (pregandolo di baciarla <3).
Da ora in avanti la storia prenderà un altra piega ma non mancheranno i colpi di scena...
Ora vi lascio con le foto di come si sono vestiti i nostri protagonisti e vi chiedo (come sempre ormai) di farmi sapere che ne pensate della storia :) <3 
Ciaooo e alla prossima! :D <3



Costume Emma 


Completino Emma


Canotta Thomas


Costume Thomas

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***




CAPITOLO 13

THOMAS’S POV
Eravamo sdraiati sul pontile,sopra ad un asciugamano. Lei era appoggiata con la testa sul mio petto e mi accarezzava i tagli sul braccio seguendone ogni tanto il contorno.
“E così è successo..” dissi ad un tratto. Lei alzò il capo per incontrare i miei occhi “Che cosa?” mi chiese con un leggero sorriso.
“Ci siamo dichiarati” risposi sorridendo e issandomi sui gomiti.
“Eh si” disse lei abbassando lo sguardo. “Ora..c’è noi..cosa..cosa siamo?” mi chiese dopo pochi minuti.
Sorrisi “Bhe,ci siamo dichiarati,ci piacciamo a vicenda,ci siamo baciati quindi io direi che siamo qualcosa in più di semplici amici…certo sempre che tu voglia insomma non voglio obblig-…”.
Venni interrotto dalle sue labbra che toccarono le mie in un bacio dolce a stampo. Si staccò e mi guardò negli occhi “Certo che lo voglio,insomma è da non so quanto che aspettavo questo momento anche se non ci credevo così tanto”
“Perché non ci credevi?” chiesi confuso e intanto gli sistemai una ciocca dietro alle orecchie senza però perdere di vista i suoi occhi.
“Bhe guardami! Io sono una semplice ragazza,sono piena di difetti e sono anche goffa mentre tu sei..bhe la perfezione,sei bellissimo,sai fare un sacco di cose…non avrei mai pensato che uno come te scegliesse me” ammise.
La guardai intenerito “Tu sei perfetta per me. Sei bellissima e adoro quando arrossisci magari anche per colpa mia. Adoro i tuoi capelli,i tuoi occhi,il tuo fisico,il tuo carattere,il modo in cui sorridi. Impazzivo ogni volta che ti coccolavo e tu coccolavi me. Mi sentivo vivo e riuscivo in qualche modo a dimenticare i mille pensieri. Per pochi minuti non pensavo ai tagli,al mio problema con il cibo,alla depressione. Quando te ne andavi io mi sentivo perso alle volte. È da lì che ho cominciato a capire che tu mi piacevi da morire” feci una pausa “Poi oggi quando ti ho baciato bhe ho capito che sei perfetta in tutto anche nel modo di baciare appunto”
Lei sorrise e scorsi un leggero rossore sulle sue guance che fece sorridere anche me.
“I-io..veramente non so che dire..” si era emozionata lo capivo dai suoi occhi lucidi.
“Non serve che parli:basta un gesto” gli dissi prima di baciarla un'altra volta. Pian piano approfondimmo il bacio e le nostre lingue incominciarono a cercarsi. Lei mi accarezzava il petto e pian piano scese fino agli addominali.
Sussultai e lei sembrò notarlo perché la sentii sorridere. Ci staccammo con il fiato corto “Ok,la situazione si sta scaldando noto” dissi ridendo.
Lei abbassò lo sguardo imbarazzata “Bhe dai..ora meglio andare” disse sorridendo.
“Si prima che succeda quello che non deve succedere” dissi per farla arrossire ed infatti funzionò.
Si alzò ed io subito dopo. La presi per mano e ci incamminammo verso la macchina.
Quando ci stavamo avvicinando la spinsi delicatamente contro la portiera e la bloccai tra la carrozzeria ed il mio petto.
Lei sussultò spaventata ed io la baciai subito per tranquillizzarla. Poco dopo ci staccammo ed io appoggiai la mia fronte sulla sua “Scusa non riuscivo a non farlo” risi e lei intrappolò le mie labbra in un altro bacio a stampo “Se non lo facevi tu lo facevo io” mi disse una volta staccati.
Salimmo in auto e partimmo. Ogni tanto la prendevo per mano e lei si girava a sorridermi.
“Puoi portarmi davanti casa se vuoi. I miei non ci sono quindi non ci vedranno” mi disse ad un tratto.
“Va bene,come vuoi piccola”.
Arrivammo davanti al suo guardino e lei si girò per guardarmi “Grazie mille,veramente” mi disse sorridendo.
“Figurati” gli risposi “sei bellissima. Ancora non so come ho fatto a piacerti:sono pieno di problemi,di difetti,sono depresso,mi taglio…veramente non so come tu abbia fatto ad innamorarti di me”
Lei abbassò lo sguardo poi lo rialzò e mi sorrise “Tu sei perfetto per me” mi disse ripetendo la mia frase.
Gli sorrisi “Dai vieni qui” la invitai e lei si mise a cavalcioni sulle mie ginocchia. Ci guardammo negli occhi e poi scattò un piccolo bacio a stampo che a poco a poco divenne appassionato.
La tirai a me per la vita e intanto scesi a baciarle il collo. Lei intanto mi tirava ancora dipiù a sé prendendomi per il collo della canotta. La situazione stava cominciando a scaldarsi e per questo fui il primo ad interrompere. Lei mi guardò dispiaciuta come a chiedermi spiegazioni.
“Scusami piccola” spiegai con il fiato corto “Ma non voglio che,si insomma,che succeda quel che non deve succedere qui in macchina,davanti a casa tua per di più”
Lei annuì “Si hai ragione comunque non sarei arrivata fino a quello”
La presi un po’ in giro “A me sa che se non mi fossi fermato per primo avresti cominciato a spogliarmi”
Lei abbassò  lo sguardo imbarazzata e poi sentendomi ridere mi tirò due pugni sul petto “Daii!” disse sorridendo “Sei cattivo” e mi mise il finto broncio che mi fece ridere ancora di più.
“Scherzavo piccola mia” e gli diedi un altro bacio a stampo che la fece sorridere.
“Dio solo sa quanto ti bacerei,coccolerei…moriresti secondo me” ammisi guardandola negli occhi.
“Allora fammi morire:una morte dolce e lenta. Non chiedo di meglio” mi disse baciandomi ed io ricambiai.
“Ora è meglio che vada,prima che arrivino i miei e mi trovino in questa situazione” mi ricordò staccandosi e scendendo dall’auto.
La osservai mentre percorreva il piccolo vialetto di casa sua e non potei fare a meno di osservare il suo sedere che quei pantaloncini mettevano in mostra. Dio era perfetto! Lei era perfetta. In tutto.
Misi in moto e tornai a casa. Aprii il portoncino e Peppa mi venne incontro sorridendo “Allora? Come è andata?” mi chiese elettrizzata.
Io non potevo non mentirgli,non solo perché lei mi conosceva troppo bene e capiva il mio stato d’animo leggendomi negli occhi,ma anche perché avevo un sorriso che andava da orecchio a orecchio e non riuscivo a togliermelo dalla faccia.
“Bhe…che dire” incominciai “andando dritti al punto,ci siamo…si noi ci siamo baciati…per tutto il pomeriggio,quindi ora noi siamo,si fidanzati”
Peppa mi abbracciò e mi lasciò un bacio sulla testa “Oh Thomas! Tu non immagini quanto sia felice per te!”
“Grazie Peppa anche io!”
“Vedo vedo giovanotto,hai un sorriso che nemmeno Dio riuscirebbe a toglierti..ora però vai a farti una doccia che è quasi pronta la cena”
Arrivai in salotto e proprio mentre stavo per salire tornai indietro e mi affacciai alla cucina “Peppa?” la chiamai.
“Sii?” si girò lei.
“Avevi ragione:ero innamorato. Lo ero sempre stato.” Dissi sorridendo come uno stupido.
 
EMMA’S POV
Mi svegliai con le urla di mia madre che mi chiamava. Aprii un occhio alla volta per non essere accecata dalla luce del sole che penetrava dalle fessure della finestra.
“Emma,io e tuo padre ti aspettiamo giù. Dobbiamo parlare.” Mi disse e dal tono sembrava parecchio arrabbiata.
Aspettai che scendesse prima di alzarmi e di guardare il mio cellulare:un messaggio non letto.
Lo aprii e sorrisi appena lessi il mittente sul display:Thomas.
“Buongiorno piccola! <3 <3 –Thomas”. Era stato inviato alle 4.10 di mattina,l’orario in cui lui si alzava per andare a correre.
Gli risposi impaziente di ricevere una sua risposta “Buongiorno cucciolo! <3 Grazie per avermi pensato questa mattina mentre andavi a correre –Emma”
I pensieri di quello che era successo ieri si fecero spazio nella mia mente. Tutti i baci,le carezze,i momenti di passione passati con lui mi fecero sorridere.
Il suo profumo,le sue mani che mi toccavano,i suoi baci sul collo che mi facevano rabbrividire anche solo al pensiero,tutto mi faceva sentire così bene.
Certo era completamente diverso da Derek,ma a lui interessava solo il sesso. Solo il mio corpo mentre a Thomas interessava tutto di me:i miei sentimenti,il mio corpo,tutto.
Sentii un'altra volta mia madre chiamarmi e questo mi riportò alla realtà:perché era così impaziente? Cosa avevo combinato di male?
Il suono di un messaggio che mi arrivava mi fece riportare l’attenzione sul cellulare “Io ti penso sempre ormai. Sei il mio unico pensiero. Quanto ti vorrei abbracciare e baciare in questo momento! Mi manchi amore! –Thomas”
Il mio cuore perse un battito quando lessi l’ultima parola:amore. Thomas mi amava,questo lo sapevo già,ma era diverso e bello sentirselo dire.
“Anche io cucciolo! Mi manchi da impazzire..ti voglio qui con me ora. –Emma”. Invio.
Scesi in cucina sorridendo ma l’espressione dei mie genitori mi fece preoccupare. Erano seduti uno difronte all’altro e mia madre stringeva tra le mani un foglio.
“Siediti” mi ordinò mio padre e da suo tono capii che stava per succedere qualcosa. Qualcosa che di bello non aveva proprio niente…

Ecco un altro capitolo dolcioso! *.* Volevo scusarmi per l'assenza di questi 2-3 giorni ma ero impegnata quindi non sono riuscita ad aggiornare comunque che ne pensate della storia? Vi sta soddisfando?
Fatemi sapere,come sempre,che ne pensate e io vi do appuntamento al prossimo capitolo dove scopriremo che succederà con i genitori di Emma...:) <3 
Ciaooo! :)

 
 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***




CAPITOLO 14

EMMA’S POV
“Siediti” mi ordinò mio padre e dal tono capii che non stava per succedere niente di bello.
Mi accomodai a capotavola,immezzo ai mie genitori. Mia madre mi guardava con sguardo severo e mio padre non era da meno. Teneva in mano un foglio bianco piegato a metà.
“Allora,vista la situazione e visto che oggi tua madre non lavora mentre io ci vado più tardi,abbiamo deciso di parlarti di una cosa che a noi sta molto a cuore e che ci ha fatto,oltre che arrabbiare,anche deludere:sto parlando del tuo andamento scolastico.” Cominciò mio padre guardandomi negli occhi e prendendo poi il foglio bianco.
Riflettei. In quel periodo nel quale avevo conosciuto Thomas a scuola c’era stato qualche calo ma niente di grave. Per i miei però lo era perché erano sempre abituati a vedermi sui libri a studiare e sapevano che andavo più che bene riuscendo ad avere la media del 9 in quasi tutte le materie.
Mio padre indossò gli occhiali da lettura e diede un occhiata al foglio. Mia madre intanto sospirava nervosa e teneva le mani congiunte sopra il tavolo.
“Sei sotto in 3 materie,Emma. Ci hai veramente deluso. Ti rendi conto che sei quasi alla fine dell’anno?! E tu ti permetti di scendere sotto la sufficienza in ben 3 materie?!”
Abbassai lo sguardo delusa. Ok,la situazione non era poi così tranquilla come credevo.
Mia madre si intromise,forse stanca di stare solo ad ascoltare il discorso di mio papà “Emma,noi stiamo facendo sacrifici per mandarti a scuola e vogliamo che tu dia il massimo come hai sempre fatto. Ora ci dici che succede?”
“Non…non so che dirvi,veramente…sono più confusa di voi” dissi tristemente.
“Oh bhe non è finita qui. Siamo stati avvisati dai professori che ultimamente,in questo periodo,sei distratta,non rispondi più come prima,i tuoi voti sono quasi scarsi…e si sono preoccupati anche loro visto com’eri prima” disse mio padre appoggiando il foglio sul tavolo.
Rimasi zitta non sapendo che dire. Erano arrabbiati,delusi.
“Ultimamente anche io la vedo meno impegnata nello studio caro. Alcune volte non mangia,è dimagrita,esce molto più spesso con le sue amiche. Emma che succede?”. Mia madre mi guardò negli occhi mentre me lo chiedeva.
“Non lo so” dissi.
“Te lo dico io che succede”irruppe mio padre “semplicemente se la sta prendendo comoda visto che la scuola sta per finire e lei sa di essere una cima,ma non è così che funziona:bisogna studiare ed impegnarsi fino all’ultimo giorno,cosa che lei non ha fatto. Ora so già cosa fare..”
“Caro non essere tanto severo con Emma,dopotutto è sempre andata bene e questo è solo un caso. Se invece guardiamo l’inter-…”
“Non mi interessa.”la interruppe mio padre”Ora non uscirai di casa per 1 mese e starai a studiare in camera tua. Sei fortunato che ti lascio il cellulare,solo perché vai a scuola e magari può servire in caso di necessità,ma se continui così anche quello sparirà,siamo intesi?”
“Si..ok va bene” risposi prima di alzarmi e andare disopra in camera,con il consenso dei miei ovvio.
Mi sdraiai sul letto e presi il mio cellulare tra le mani per leggere il messaggio ricevuto “Verrei subito se non avessi un servizio fotografico…potrei passare oggi pomeriggio per le coccole <3 –Thomas”
Sorrisi al pensiero di lui,qui con me nel mio letto mentre mi bacia,mi accarezza.
Gli risposi “Non posso uscire,sono in punizione per un mese per via del mio andamento scolastico. Cucciolo non posso resistere senza di te per un mese! <3 L -Emma”
“Cazzo! Amore neanche io…dobbiamo trovarci. Ho un idea:quando i tuoi non ci sono ti vengo a trovare di nascosto,ti coccolo per bene e prima che tornino me ne vado. –Thomas”
Pensai che come idea poteva andare. I miei non ci sarebbero stati domani:andavano a trovare zia Michelle ma io non ci andavo.
“Domani pomeriggio vieni da me. Alle 4 ti va bene? –Emma”
La risposta non tardò “Certo piccola,me lo chiedi anche?! –Thomas”
“Si sai magari non mi volevi –Emma” ci scherzai su.
“Piccola io non ti lascerò mai e ti vorrò sempre. Anche ora ti voglio qui con me mentre mi coccoli. Adoro baciarti e farti sorridere. Perché se sorridi tu,sorrido anche io. Sei la mia gioia di vivere e anche ora,senza di te,senza sentire il tuo corpo vicino al mio,la tua voce,il tuo profumo io sto male! Darei di tutto per venire adesso da te. Mi manchi piccola mia! E ripeto solo mia. –Thomas”
Quasi piansi quando lessi quel messaggio. Dio quanto poteva essere dolce?!
“Mi hai fatto piangere scemo. Anche io sento troppo la tua mancanza e non vedo l’ora sia domani. Voglio le tue coccole! Mi manchi cucciolo! Ora devo andare,ci sentiamo appena posso! <3 -Emma”
Sussultai non appena lessi la sua risposta “Ci sentiamo piccola….ti amo! <3 -Thomas”
Mi aveva scritto che mi amava! Certo lo sapevo già ma vederselo scritto lì,davanti ai propri occhi,era fantastico! Anche io lo amavo ed infatti glielo scrissi.
Sospirai appoggiando il cellulare sul comodino di fianco al letto e sorrisi.
Dio quanto amavo quel ragazzo! Troppo e credevo che prima o poi il mio cuore non avrebbe retto a forza dei continui batticuori che solo lui riusciva a farmi provare.
Solo lui. Solo il mio Thomas.
 
THOMAS’S POV
“Amico,l’hai baciata?!?!”. Jasper aveva quasi gridato e degli anziani seduti vicino al nostro tavolo ci avevano guardato male.
“Ssssh Jasper stai zitto! Comunque sì,ci siamo baciati” ammisi sorridendo e rigirandomi tra le mani la lattina di Coca ormai finita.
“Wow vecchio! Hai colpito ancora!” e rise prendendomi poi la testa tra le braccia e scompigliandomi i capelli,riuscii a liberarmi ridendo “No Jasper ti sbagli:è lei che ha preso il mio cuore”
“Oh e come bacia? C’è ti salta addosso oppure è più..dolce?” mi chiese mentre beveva l sua Sprite.
“Dolce,assolutamente anche se mi è saltata addosso,se si può dire,dopo che io la istigavo” risposi sorridendo.
Jasper mi scrutò in volto sorridendo lievemente “Amico,è strano vederti con un sorriso del genere. È proprio Emma che te lo fa spuntare”
“Si lei è il mio sorriso ormai”
“A proposito tu ti…si ti tagli ancora?” mi chiese a bassa voce guardandosi in giro.
Sospirai “Si..si non riesco a farne a meno..è come  un abitudine ormai” feci una pausa dove lanciai la lattina vuota addosso al braccio di Jasper “Cazzo!”
“Ehi,ehi stai calmo! Non ti scaldare per niente” cercò di tranquillizzarmi lui.
“Come faccio a stare calmo sapendo che ormai il mio destino è segnato così?! Io morirò,magari anche in giovane età,e sai come? Bhe dissanguato,oppure perché tagliandomi ho toccato la vena…sicuramente guarda,ci metterei la mano sul fuoco!”
“No tu non morirai Thomas perché ora hai lei. Lei ti ha salvato”
Questa frase mi fece sorridere.
“E poi anche se ti tagli,guarirai,ne sono certo perché ora la vita ti sorriderà grazie ad Emma. Sei un passo avanti nella guarigione. Uscirai dall’autolesionismo,amico,fidati.”
“Grazie Jasper. Veramente grazie per aiutarmi e per sopportare una testa di cazzo come me”
Lui rise “Figurati..e comunque si,sei una testa di cazzo!” mi disse facendomi ridere e ancora una volta i vecchi vicino a noi si girarono a guardarci male.
Ma io mi chiedo che cos’hanno tanto da guardare male! Dopotutto siamo due amici che si divertono..va bhe,non ci feci molto caso!
“Grazie,so di esserlo..comunque ora devo andare” dissi alzandomi.
“Ah..dove vai?”
Sorrisi “Da Emma…oggi pomeriggio i suoi non ci sono quindi mi ha chiesto di andare a trovarla visto che è in punizione”
“In punizione?! Una come lei? Che ha combianto?” mi chiese quasi con la faccia sconvolta.
“Andamento scolastico…è sotto di 3 materie” spiegai mentre uscivamo dal bar con lo Skateboard sotto braccio.
“Lei è fortunata..io ne avrò 7 e tutte col 4!”
Risi “Sei preso bene a quanto vedo!”
“Si dai me la cavo”
“Oh vecchio,devi superare quest’anno eh?! Ti voglio con me anche l’anno prossimo quindi,muovi il culo!” gli dissi scherzando.
“No tu ora muovi il culo se non vuoi arrivare in ritardo dalla tua Emma!” mi ricordò.
“Si non devo perdere neanche un secondo,ci vediamo!” gli battei una pacca sulla spalla che lui ricambiò “Ciao vecchio!”
Il bar non era molto distante da casa di Emma ma io mi sveltii lo stesso. Non vedevo l’ora di rivederla,di stringerla,di baciarla,di sentirla mia.
Si ero proprio innamorato pazzo!
 
Ecco svelato il perchè i genitori di Emma continuavano a chiamarla mentre lei era impegnata a messaggiare con Thomas:l'andamento scolastico. Ebbene sì nessun trasferimento,nessun paente che sta male...solo i voti scolastici che si sono abbassati.
Che succederà ora che i 2 innamorati non potranno vedersi?
E che succederà quando si incontreranno il pomeriggio?
Bhe..potete immaginare oppure aspettare il prossimo capitolo..o ancora potete dirmi secondo voi che accadrà,tramite una piccola recensione che io cheido sempre! :)
Ciaooo alla prossima! <3 :)

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***




CAPITOLO 15

EMMA’S POV
“Allora hai capito tesoro,noi stiamo via fino a stasera circa,non sappiamo per che ora torneremo quindi tu fai la brava,come sempre d’altronde”
Mia mamma mi lasciò un bacio sulla fronte prima di guardarmi negli occhi “Lo so tuo padre è stato un po’ severo con te ma sai lui tiene molto a te e vorrebbe che avessi un bel futuro”
“Si lo so mamma,ora però vai prima che si arrabbi anche con te,sai quanto adori essere puntuale” e sorrisi assieme a lei.
“Si,ci vediamo stasera tesoro” e mi salutò lasciandomi un altro bacio sulla fronte prima di salire in auto e partire. Entrai dentro casa e guardai l’ora sull’orologio da parete appeso in salotto:le 3.30.
Fra mezz’ora Thomas sarebbe arrivato. Il cuore incominciò a battermi forte nel petto al solo pensiero di rivederlo. Decisi di farmi una doccia veloce,così almeno sarei stata impegnata in quella mezz’ora.
Ci misi 10 minuti poi uscii e mi vestii con un pantaloncino corto in felpa e una maglietta larga. Spazzolai i miei capelli castani e li lasciai sciolti.
Sentii suonare il campanello e il respiro mi divenne affannoso:possibile che quel ragazzo mi rendeva così nervosa?!
Corsi ad aprire la porta e me lo trovai davanti in tutta la sua bellezza:indossava una canotta larga,delle bermuda in jeans dal ginocchio,le Vans ai piedi e un cappello della Obey che,gli stava da Dio.
Mi sorrise ed io mi sciolsi completamente.  Lo tirai per un braccio ricordandomi solo in quel momento dei vicini che controllano ogni mossa. Mi appoggiai alla porta e lui si mise a ridere “Wow,che accoglienza!”
“Scusami è che ci sono i vicini che controllano ogni movimento” mi spiegai.
Lui si avvicinò e mi bloccò tra il suo  petto e il muro “Credo sia il momento di rimediare” mi disse ad un soffio da me prima di baciarmi ed io per poco non caddi visto che le ginocchia mi erano crollate.
Ci staccammo e mi sorrise.
“Che ti va di fare? C’è possiamo guardare un film,giocare con la Wii oppu-..” iniziai ma Thomas mi bloccò “Secondo te io sono venuto qui per giocare con la Wii?!” mi chiese.
“Sii scusa,che stupida,era un modo carino per iniziare queste ore ma io so cosa vuoi..vieni seguimi” e cominciai a salire le scale arrivando fino in camera mia con Thomas dietro.
“Questa è la mia camera” gli annunciai e lui si guardò in torno incuriosito “Wow! Insomma io mi aspettavo una stanza piena di poster ed invece qui non ce n’è nemmeno l’ombra…è bella,mi piace!” mi annunciò girandomi e sorridendomi.
“Sono contenta ti piaccia”. Thomas mi si avvicinò e mi attirò a sé per la vita “A me piaci tu però” mi disse guardandomi negli occhi ed io come sempre mi sentii avvampare ed abbassai lo sguardo.
Lui mi alzò il viso e mi bacio:un bacio lento,dolce che a me faceva andare completamente fuori di testa. Pian piano il bacio si fece più appassionato ed io indietreggiai fino a sedermi sul letto. Lui mi fece distendere senza mai smettere di baciarmi,e si posizionò sopra facendo leva con le braccia.
Scese a mordere e baciare il mio collo ed io strinsi la mia mano intrecciata alla sua. Sì era uno dei miei punti deboli e lui l’aveva scoperto visto che rise.
Intanto che mi baciava la sua mano scese ad accarezzarmi il fianco e poi scese fino ad arrivare al lembo della maglietta che incominciò ad alzare.
Fino ad allora il mio cervello era sparito,rapito da quei vortici di piacere,ma appena sentii le sue dita accarezzarmi la pancia nuda realizzai ciò che stava accadendo e lo bloccai,spingendolo delicatamente sul petto.
Lui si bloccò e mi guardò negli occhi confuso.
“Thomas..io…io non me la sento ancora…scusami è che,ho paura,paura dopo quello che mi è successo con Derek…” gli spiegai ancora con il fiato corto per via del bacio.
Mi sorrise lievemente “Tranquilla piccola,lo so che devi superare questo momento ed io aspetterò finchè non ti sentirai pronta…io non ti farò male,te lo prometto…non sentirai nessun dolore perché io ti amo e non potrei mai farti del male”
Il mio cuore cominciò a battere forte al suono di quelle 3 parole:io ti amo. Dio me l’aveva detto sul serio?!
“Lo so e anche io ti amo” gli dissi facendo spuntare un sorriso a 32 denti sul suo volto “Me l’hai detto veramente?” mi chiese poi.
“Siii” e sorrisi anche io prima che le sue labbra ritrovarono di nuovo le mie.
Si sdraiò vicino a me ed io mi voltai verso di lui. Mi accarezzò una guancia fino a scendere sul mio collo “Tu non immagino quanto mi sei mancata! Guardavo sempre l’orologio e il tempo non passava mai”
“Stessa cosa per me…non vedevo l’ora di baciarti e di abbracciarti di nuovo”
“Ti giuro ho il cuore che batte a mille…senti” e prendendomi la mano me l’appoggiò sul suo petto là dove il cuore batteva ed eccome se batteva! Sembrava una macchina,faceva 10000 battiti al secondo!
“Non ti batte a 1000 ma a 10000!” scherzai “Comunque anche il mio batte così forte che ho paura mi esca dal petto prima o poi”
“Posso sentire?” mi chiese con un sorriso e vedendomi annuire si avvicinò con l’orecchio e rimase in ascolto. Con la sua vicinanza il mio cuore perse battiti e accelerò ancora di più.
Si staccò dopo minuti infiniti “Di sicuro il tuo batte il mio” mi disse ridendo.
Senza preavviso lo baciai e lui prontamente ricambiò.
“Posso provare una cosa?” mi chiese una volta distaccate le labbra. “Vieni siediti in braccio” ed io ubbidii senza farmelo ripetere due volte.
Mi spostò i capelli dal collo e il suo fiato caldo mi fece venire i brividi. Incominciò a baciarmi per tutta la lunghezza ed io non riuscii a non farmi scappare un gemito di piacere. Lui continuò il suo “lavoro” e dopo si femò su un munto mordendo e baciando ripetutamente. Ero in Paradiso!
Dopo minuti mi fece girare verso di lui e mi baciò dolcemente “Ecco fatto” mi sussurrò sulle labbra “Ora sei mia e tutti sapranno che non devono avvicinarsi”
Mi toccai con la mano il punto sul collo e lo sentii ancora umido “Che cosa mi hai fatto?” gli chiesi confusa.
Lui mi sorrise ed io spalancai gli occhi “Oddio! Non mi avrai mica…” e vedendolo annuire e ridere mi alzai di colpo dirigendomi in bagno.
Accesi la luce e mi guardai nell’enorme specchio. Poco sotto l’orecchio avevo un piccolo segno rosso,come un livido e capii all’istante che si trattava di un succhiotto.
Thomas mi abbracciò da dietro e appoggiò il suo mento in una mia spalla “Ora come faccio a nasconderlo dai miei?” chi chiesi sempre guardandomi allo specchio.
Sorrise “Se tieni i capelli sciolti non se ne accorgeranno”.
Annuii lievemente:aveva ragione.
Guardai la scena allo specchio:lui che mi abbracciava dalla vita,io che sorridevo toccandomi con una mano il punto dove c’era il succhiotto. Era tutto così surreale. Thomas era perfetto anche se aveva le braccia segnate dai tagli,sembrava un angelo sceso sulla terra,mentre io no. Non mi piacevo per niente.
“A cosa pensi?”. La sua voce calda mi riportò sulla Terra.
“A quanto tu sia bello mentre io no” gli risposi e lui mi obbligò a girarmi,dando le spalle allo specchio.
“Ascoltami tu sei stupenda,molto ma molto più di me”
“No Thomas non è così”
“Sssh ora facciamo una cosa” e mi girò di nuovo verso lo specchio “Che cosa vedi?”
“Un disastro e un angelo,ecco cosa vedo” risposi senza neanche pensarci.
“No…soffermati sui particolari. Inizamo dagli occhi. Descrivimeli”
“Bhe sono grandi,castani,quasi da cerbiatto” li descrissi.
“E non sono tutte cose positive? Bene ora scendiamo:i capelli”
“Bhe sono arruffati e sembrano quasi crespi. L’unica cosa che mi piace sono queste piccole onde naturali e i riflessi biondi”
Vidi Thomas sorridere “Bene. E del tuo fisico che mi dici?” e le sue mani sui miei fianchi incominciarono a solleticarmi.
“Non sono molto alta però sono magra ed in forma,credo” risposi.
“Non so se te ne rendi conto ma hai detto solo cose positive” e sorrise facendo sorridere anche me.
“Si ma vedendo le altre ragazze che mi circondano…loro sono perfette mentre io bho…non mi sento mai bella quando sono con loro. La mia autostima va sottozero” ammisi.
Mi fece girare verso di lui e mi tenne vicino a lui dalla vita “Ascoltami sei bellissima ed è ora che cominci a capirlo…se continuerai a pensare di non esserlo la tua autostima sarà sempre sottozero…guarda me per esempio:io non mi vedo così bello come dite in tante ma mi sono messo in testa che non sono neanche così brutto…ora mi vedo,normale.” Mi spiegò senza perdere mai i miei occhi “Vuoi sapere cosa vedo io davanti a me?”
Annuii sorridendo perché,sì,lui riusciva sempre a farmi sentire felice.
“Bhe vedo una ragazza,non tanto alta però con un fisco spettacolare. Ha dei lunghi capelli castani mossi con quei riflessi biondi che mi fanno impazzire. Poi vedo quegli occhi,così dolci e stupendi si cui mi sono innamorato e alla fine vedo le sue labbra,così belle e morbide che ogni volta che le vedo mi viene da fare questo” e mi bacio dolcemente “Ecco cosa vedo:la ragazza perfetta.”
Mi commossi. Lo baciai un'altra volta saltandogli in braccio e lui mi tenne alzata.
Ero così felice. Felice di aver trovato un ragazzo come Thomas. Felice di aver trovato una persona che mi amava così,per come ero. Felice di sentirmi bella ogni volta che lui mi guardava,perché per lui lo ero veramente:ero perfetta. E a me bastava solo quello.
 
Ed eccoci con un nuovo capitolo! Quì Thomas ci prova ad andare a letto con Emma ma senza successo,poi gli insegna ad apprezzarsi e ci riesce! E ditemi quanto dolce è da 1 a 10?! *.* <3
Ora vi lascio e fatemi sapere che ne pensate! 
Ciaooo e alla prossima! :) <3

 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***




CAPITOLO 16

Eravamo sdraiati sul letto e continuavamo a scherzare,parlare,baciarci e coccolarci. Una sua frase mi aveva colpito. Gli stavo accarezzando i tagli sui bracci e sotto il mio tocco lui era rabbrividito ed io avevo alzato la mano perché credevo gli facesse male ma lui mi aveva bloccato “No no fai pure,mi piace quando me li accarezzi”
“E perché sei rabbrividito?” gli avevo chiesto confusa.
“Perché le carezze sui tagli si sentono dipiù…era un brivido di piacere non di dolore” mi aveva spiegato ed io ero tornata ad accarezzarglieli.
Si fecero ben presto le 6 di sera ed io di malavoglia mi alzai dal letto:sarei rimasta volentieri per chissà quanto tempo tra le sue braccia ma purtroppo i miei sarebbero tornati tra un ora quindi lui doveva andarsene.
“Ehi,ora è meglio se tu vai. I miei torneranno a momenti e non voglio che tu finisca nei casini” gli dissi con la voce dolce.
Lui si alzò e mi seguì fino all’ingresso. Lo guardai mentre si sistemava il cappello davanti allo specchio appeso alla parete.
Si girò e mi sorrise. “Grazie per oggi” lo ringraziai.
“Figurati piccola,questo e altro per te” e mi abbracciò. In quel momento stavo così bene tra le sue braccia. Volevo veramente quel momento non finisse mai.
“Devi per forza andare via?” gli chiesi con il viso sul suo petto.
Lo sentii ridere “Bhe si se non vuoi che i tuoi ci scoprano”
“Si,purtroppo” e mi staccai per guardarlo negli occhi.
“Ho una cosa per te” mi disse “Chiudi gli occhi”
Feci come mi aveva chiesto e lo sentii che si posizionava dietro di me. Mi spostò i capelli e poi una cosa fredda e liscia toccò il mio collo. “Ecco ora puoi aprirli”
Presi tra le dita il ciondolo della collana che mi aveva agganciato e scoprii che era la sua iniziale,la T. Era semplice,di metallo ma era stupenda. Era la collana che portava da quando lo avevo conosciuto.
Mi girai verso di lui e lo abbracciai “Grazie!” poi lo baciai ripetutamente e lui rise “Almeno così avrai un pezzo di me ogni volta che non ci sono”
Mi rigirai tra le dita la lettera e sorrisi.
“Ora meglio che vada piccola” mi annunciò abbassando il capo ed io lo baciai un'altra volta “Mi mancherai” sussurrò una volta staccato da me.
“Anch-…” venni interrotta dalla serratura della porta che girava e dopo poco i miei fecero la loro comparsa trovando me e Thomas troppo vicini per essere presi come dei semplici amici.
Mia madre spalancò la bocca,sorpresa e mio padre sgranò gli occhi.
Thomas si affrettò a lasciarmi ma ormai era troppo tardi:ci avevano scoperto e non potevamo negare davanti ai fatti.
“Mamma…papà..già di ritorno?” riuscii a chiedere con un sorrisetto forzato.
“Emma vieni subito in cucina e porta anche il tuo..amico. Dobbiamo parlare.” Mi disse mia madre mentre osservava ogni minimo movimento di me e di Thomas.
Ci sedemmo attorno al tavolo quadrato “Bene. Ora ci diresti chi è questo ragazzo e cosa ci faceva qui mentre noi non eravamo a casa?” mi chiese lei e dallo sguardo sembrava parecchio arrabbiata.
“Mamma,papà lui è Thomas…un mio amico” lo presentai e lui allungò una mano ai miei genitori che strinsero.
“Amico? Emma ti rendi conto che stai negando l’evidenza?! Ti abbiamo trovata abbracciata a lui e non era niente di solo amichevole” mi rimproverò. Mio padre non riusciva a parlare:spostava lo sguardo da me a Thomas e controllava ogni movimento.
“Si,lo so…insomma noi siamo..ecco..” non sapevo proprio che dire! Era così imbarazzante!
“Fidanzati” terminò la frase Thomas al mio posto “Signora io e sua figlia siamo fidanzati da poco. Oggi ero venuto per portargli dei compiti e lei mi ha chiesto di restare per compagnia ma non abbiamo fatto niente di…importante,se si può dire”
Mia madre stava attenta ad ogni sua parola e ogni tanto mi lanciava occhiate di rimprovero “Bhe lo spero bene..comunque Thomas perché non ti fermi qui da noi a cena,così ci racconti un po’ di te?”
Mia mamma sembrava essere passata dalla infuriata alla dolce e premurosa in meno di un minuto. Era famosa in famiglia per questa sua dote di cambiare l’umore velocemente.
Thomas mi guardò come a chiedermi il permesso ed io gli sorrisi:più rimaneva e meglio era per me.
“Ne sarò lieto signora” rispose alla fine.
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“Ah quindi fai il modello?” mia madre da quando era iniziata la cena non faceva altro che fare domande al ragazzo. Lo trovava interessante a quanto pare.
“Si si per le marche giovanili per esempio Obey,Nike e via dicendo”. Il ragazzo era a proprio agio,lo capivo dall’espressione dei suoi occhi e da come parlava.
“Ah ma ti prende molto tempo questo lavoro? Vuoi dell’altra carne?”
“No no sono apposto così grazie e comunque si abbastanza bisogna fare molto allenamento fisico per restare in forma”
“Ma sei sicuro? Hai mangiato poco ragazzo” mio padre si intromise per la prima volta quella sera.
“Si si signore sto bene così,vede devo rispettare una dieta e quindi”
“Ah..deve essere dura allora” mia madre era veramente interessata a quel ragazzo.
“Neanche tanto,ormai ci sono abituato” sorrise Thomas e mia madre ricambiò.
La cena continuò così. Parlarono della sua famiglia,di come andava a scuola e che cosa avrebbe fatto una volta finito i corsi. Lui sembrava a proprio agio in ogni occasione e non perdeva mai il sorriso,come mia madre d’altronde che ogni tanto mi mandava occhiatine. Avevo capito:quella sera quando Thomas se ne sarebbe andato lei mi avrebbe fatto l’interrogatorio.
Fortunatamente non si erano accorti di quello che era veramente. Non si erano accorti dei tagli e io continuavo a ringraziare il Signore,mentalmente.
Erano le 10 di sera quando il ragazzo si alzò da tavola “Ehm..grazie mille per la cena era veramente ottima. Ora meglio che vada a casa”
Lo accompagnai alla porta e quando fummo distanti dallo sguardo dei miei lui mi attirò a se e mi baciò “Ciao piccola,ci sentiamo per messaggio”
“Ok va bene. Stai attento con lo Skateboard” lo avvisai sorridendo.
“Tranquilla sono un esperto ormai”.
Stava per baciarmi un'altra volta ma mio padre fece la sua comparsa e tossì come a richiamare l’attenzione “Ragazzo..distanze” lo rimproverò.
Thomas alzò le mani in segno di resa e si allontanò da me,ma quello fu uno sbaglio.
“Cos’hai sulle braccia?” gli chiese mio padre mentre si avvicinava.
“Ehm..nulla papà è solo la luce che fa effetti strani” cercai di mentirgli ma lui ormai era lì e gli alzò un polso per controllare.
Sgranò gli occhi prima di mollare la presa “Tu…tu sei autolesionista”
Thomas abbassò lo sguardo e io feci lo stesso abbracciandolo per un fianco “Papà,lui è autolesionista sì ma è un bravo ragazzo veramente,ne hai avuta la conferma”
Mio padre ci guardò con sguardo severo senza spiccicare parola.
“Signore scusate tolgo il disturbo. Buonanotte e grazie ancora” si mise il cappello in testa e prese il suo Skateboard sotto braccio prima di uscire di casa. Non mi baciò ne abbracciò perché c’era mio padre che appena se ne andò tornò in cucina “è autolesionista!” gridò “Ti rendi conto è un malato! Altro che bellavita come ha raccontato lui”
Mia madre lo sgridò “Caro non serve urlare e non c’è motivo per arrabbiarsi”
“Si infatti,papà ascoltami” gli dissi.
“No Emma ascoltami tu:quel ragazzo si fa del male e potrebbe ferire anche te. Non sai mai cosa gli salti in mente:un giorno stanno bene e quello dopo si buttano sotto il tram”
“Papà lui non è così:io lo conosco e non mi farebbe mai del male” cercai di spiegargli.
“Tesoro,Thomas è un bravo ragazzo” incominciò mia madre ma subito mo padre la bloccò “Anche Jeremy Smith era un bravo ragazzo e appunto hai letto che è successo:ha ammazzato la sua ragazza e poi anche se stesso. E indovina,era autolesionista.
Anche Sarah Antonelli ha fatto la stessa fine. Uccisa dal suo ragazzo depresso e autolesionista. Sono persone pericolose Emma,ti uccidono senza rendersene conto. Quelle persone devono essere curate dentro un apposita struttura.”
Sentire quelle parole mi faceva star male perché parlando così stava sparlando di Thomas. Del mio Thomas.
Ed io sapevo che lui non era così. Ne ero più che sicura.
“Papà Thomas non fa parte di quel gruppo di persone.”
“Ah sì? E chi mi dice che lui domani stesso non ti uccida senza rendersene conto,magari preso da un raptus di rabbia mista depressione?!”.
Incominciai a piangere ma non sapevo nemmeno io il perché. Era come se le mie lacrime uscissero incontrollate. Come se non fossi io a decidere se piangere o no.
“Piccola mia,papà ti vuole bene e lui vuole il meglio per te,ed infatti io ti dico che non devi più uscire con quel ragazzo…potrebbe veramente finire male questa storia” mi accarezzò la guancia,per asciugarmi le lacrime ma io mi scansai e lo guardai negli occhi frustata “No. Non posso rinunciare a lui. Io lo amo papà. Gli voglio un bene dell’anima e anche lui ne vuole a me.”
“Emma,ho capito che sei innamorata ma è meglio se ti fai passare questa cotta. È un male per te.”
Mia madre non sapeva che dire e mi guardava tristemente. Sapevo già che avrebbe dato ragione a papà.
“Quindi” continuò lui “da ora in avanti,finchè vivrai sotto la nostra responsabilità e sotto questo tetto quel ragazzo non lo vedrai più”
Piansi e scattai “Bene allora me ne andrò! Non voglio vivere con dei genitori che ostacolano il mio sogno:quello di crearmi una famiglia con lui!” e corsi disopra chiudendomi a chiave in camera e crollando in un pianto disperato.
Da fuori sentivo mia madre che mi chiamava e mi pregava di aprire la porta ma io non l’ascoltavo.
Non so per quanto piansi. Forse ore,forse minuti,ma fatto sta che dopo un po’ mi addormentai. E speravo che almeno dormendo trovassi un po’ di sollievo.

Ecco che i genitori li colgono in flagrante proprio mentre Thomas se ne stava andando! Che sfortuna direte voi! 
Dopotutto però il ragazzo ha saputo comportarsi educatamente e si sentiva a suo agio...
Non poteva però mancare il colpo di scena:il papà di Emma scopre che Thomas è autolesionista. Se non si è capito lui ce l'ha un pò con quel tipo di persone e sembra reputarli fuori di testa,pazzi e malati,capaci di fare del male alle persone a loro care.
Emma però non crede tutto questo e sa che Thomas non gli farebbe mai del male e cerca di farlo capire al padre ma senza riuscirci...ed ora che succederà? 
Bhe per saperlo dovete aspettare il prossimo capitolo,nel frattempo recensite,recensite e ancora recensite per farmi sapere che ne pensate! ;) <3
Ciaooo e alla prossima! <3

 

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***




CAPITOLO 17

THOMAS’S POV
Trovai Peppa ancora a casa mia. Era seduta in cucina mentre si beveva una tisana calda.
“Oh ciao Thomas! Dove sei stato?” mi chiese mentre io appoggiavo lo skateboard a terra.
“I genitori di Emma ci hanno scoperto e mi hanno invitato a cenare da loro” spiegai prendendo un bicchiere con del succo.
“Ah bene dai!” e finì di bere la sua tisana. Mi guardò negli occhi per un minuto poi parlò “Dai che è successo?”
Feci il finto tonto “Niente mi sono divertito”
“Ah si? Bhe tesoro i tuoi occhi dicono il contrario”. Ecco sgammato alla grande. Peppa mi conosceva troppo bene per mentirgli,non so sapeva leggermi lo sguardo e capiva all’instante il mio stato d’animo.
Mi sedei difronte a lei “Hanno scoperto tutto”iniziai “che siamo fidanzati e anche che io sono..autolesionista”. Sebbene la pronunciassi un sacco di volte,quella parola era ancora difficile da dire.
Peppa sospirò ed io continuai “Non l’hanno presa bene soprattutto suo padre. Me ne sono andato prima che potesse dire niente ma il suo sguardo  era pieno di delusione e rabbia credo.”
Lei ci pensò un po’ su guardandomi e poi mi rispose “Bhe Thomas io non posso dirti che lui potrebbe cambiare idea su di te ma ti dico solo di provarci…lo sai che le persone come te non vengono prese bene dalla gente ma tu puoi ancora dimostrare di poter cambiare,di poter guarire”
“Emma è la mia medicina ora e se non mi permetterà più di vederla io rischio veramente grosso”
Peppa mi sorrise “E allora dimostra di amarla,dimostra che lei è indispensabile per la tua guarigione e per la tua felicità.”
Annuii “Si io non la perderò e non permetterò che me la portino via”
“Bravo…comunque domani i tuoi passano per casa. Hanno chiamato prima” mi informò mentre lavava la sua tazza ed il mio bicchiere.
Mi stiracchiai “ok va bene..ora vado a letto Peppa. Ciao a domani!”
“Notte Thomas” ed io mi diressi in camera mia con lo skateboard sotto braccio.
Mi buttai sul letto e ripensai alla serata:era andato tutto bene tranne l’ultima parte. Sua mamma era veramente molto gentile e disponibile,ed anche una gran chiacchierona! Mi aveva fatto 1000 domande ma a me aveva fatto piacere rispondere e l’ho trovato anche giusto:dopotutto ogni madre vuole sapere con che tipo di persona esce sua figlia.
Suo padre invece era più severo e di poche parole. La prima volta che aprì bocca era stata per chiedermi se volevo dell’altra carne,dopo di che di nuovo silenzio. Questo fino a quando non ha interrotto me ed Emma mentre ci stavamo baciando per salutarci e lì ha scoperto ciò che sono veramente.
Chissà che cosa gli avrà detto poi a sua figlia!
Mi alzai dal letto e mi andai a fare una doccia per distrarre i pensieri. Mi misi un pantaloncino dal ginocchio ed uscii ritornando in camera mia.
Presi il cellulare e chiamai Emma perché anche se erano le 11 di sera speravo fosse sveglia ma lei non rispose. Forse era stanca oppure aveva litigato con i suoi ed era andata a letto presto. Non sapevo proprio che pensare. Gli mandai un messaggio “Ciao piccola! Chiamami appena puoi –Thomas”
Mi misi a letto con il computer sulle ginocchia e cominciai a girare per Fb guardando un po’ di notizie e mettendo mi piace qua e là,ma avevo la testa altrove. Pensavo ad Emma e a cosa stesse facendo:se stava dormendo,oppure e stava litigando con i suoi o ancora se stava piangendo. A quel pensiero mi sentii inutile perché non potevo essere lì a consolarla.
Le ore passarono ma il sonno non si faceva sentire. Sentii il portone chiudersi:Peppa se n’era andata. Ecco,per l’ennesima volta ero solo,solo come un cane. Un ragazzo di 17 anni non dovrebbe sentirsi così. Abbandonato da tutti compresi quelli che l’avevano messo al mondo.
Scesi in salotto e presi la mia chitarra cominciando a suonare. Una canzone malinconica,come ogni volta che mi sentivo solo.
Quella sera,prima di andare a dormire,mi tagliai. Non avevo un motivo o forse si. Ogni volta un nuovo taglio ed ogni volta un pensiero diverso:pensai a come le case di moda mi avevano ridotto loro schiavo,pensavo alla mancanza dei miei genitori e soprattutto pensai al padre di Emma che mi guardava come se avessi commesso un reato. Come se fossi uno sbaglio della natura. E forse lo ero.
Mi addormentai verso le 2 di notte e quando il sonno prese il soppravvento ogni pensiero e dolore svanì. Ma forse era solo l’effetto del sonnifero,nulla dipiù.
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La mattina la sveglia suonò come sempre alle 4. Ecco,ci risiamo. La mia giornata inizia alle 4 di mattina con la mia solita corsa.
Mi misi una canotta,un pantaloncino dal ginocchio e le mie scarpe da corsa. Uscii di casa e decisi di cambiare traiettoria:questa volta sarei andato in spiaggia.
I lampioni erano ancora accesi ma l’alba non avrebbe tardato ad arrivare. Ormai potevo scrivere un libro su a che ora il sole sarebbe sorto. Per alcuni l’alba è un momento spettacolare,un incontro di colori nel cielo,che da il buongiorno ad una nuova giornata ma a me ormai non faceva più questo effetto. L’avevo vista così tante volte che ormai non ci facevo neanche più caso. Solo delle volte i colori cambiavano tra loro formando striature strane,e solo allora mi fermavo un attimo per ammirare.
Tornai alle 6.30 a casa e Peppa era già lì,come ogni mattina,che mi preparava la colazione. Non avevo ancora capito perché preparava ogni volta così tanti cibi diversi quando alla fine ero solo io che mangiavo,anzi non mangiavo quasi niente. Forse era perché lei adorava cucinare e stare ai fornelli.
Ogni volta si sedeva con me e mangiava qualcosa oppure beveva la sua tazza di caffè ma mi chiedeva sempre il permesso ed io ogni volta sbuffavo sorridendo:lei era la mia seconda mamma per me,quindi poteva mangiare anche tutto il pacco dei biscotti. Era una di famiglia ormai.
“Buongiorno Thomas! Dormito bene?” mi chiese con un sorriso premuroso.
“Si..si ho dormito 2 ore ma non importa” dissi versandomi del succo e buttando giù delle pastiglie vitaminiche.
“Come mai?” mi chiese mentre versava del caffè in una tazza e me l’appoggiava vicino.
“Non avevo sonno ma stamattina mi sono dovuto svegliare alle 4 per andare a correre e non ha senso dire che non avevo voglia” spiegai.
“Tesoro,potevi fare a meno di andare a correre stamattina e riposarti dipiù”
“No Peppa devo andare 6 giorni su 7 ricordi? È il mio lavoro ormai” risposi indifferente “E poi oggi non vado a scuola…non ho voglia e poi arrivano i miei quindi ci tengo a salutarli”
“Sai che tuo padre ci tiene che tu vada a scuola Thomas” mi fece osservare lei mentre si sedeva difronte a me.
“Non importa…voglio vederli e oggi sono stanco,come detto prima non ho dormito per niente” e mi alzai andando disopra a farmi una doccia. Uscii e mi misi un pantaloncino dal ginocchio,lo stesso che avevo usato per dormire,e una canotta.
Diedi uno sguardo al cellulare e non c’era l’ombra di una chiamata o di un messaggio. Mi buttai sul letto:ero esausto e la corsa mi aveva veramente distrutto. Non sapendo che fare cominciai a contarmi i tagli sul braccio destro: 33.
Era un numero esorbitante ma non ci facevo molto caso,ormai ero abituato a vedermi le braccia piene di segni. Mi addormentai subito e mi svegliai dopo 3 ore. Erano le 10 e da giù sentivo delle voci simbolo che i miei erano arrivati.
Scesi a salutarli e rimasero sorpresi nel vedermi a casa. Forse credevano fossi a scuola ovvio.
“Ecco ora capisco perché mi chiamano da scuola. Guarda dov’è!” mio padre incominciò a blaterale e io lo guardai confuso “In che senso la scuola chiama?”
“Oh tesoro eccoti qui finalmente” mia madre mi abbracciò e mi baciò lasciandomi il segno del rossetto rosso. “Ciao mamma!” ricambiai.
Lei era un po’ bassa di statura ed infatti portava sempre tacchi alti anche se si vestiva in modo molto formale,visto il suo lavoro. Assomigliava un po’ a Nicole Kidman.
“Nel senso” continuò mio padre con tono severo “Che abbiamo ricevuto molte chiamate dalla scuola ed ora visto che sei a casa e non dove dovresti essere ne parliamo”
Lui era alto. Molto alto e non lo avevo mai visto con una maglietta a mezze maniche ed un jeans. Indossava sempre giacca e cravatta accompagnato dalle sue scarpe in pelle lucida. Aveva un che di Richard Gere anche se lui negava considerando che lo aveva conosciuto dal vivo.
Ci sedemmo in cucina. Peppa non c’era,forse ci aveva lasciato privacy,come faceva sempre.
“Allora iniziamo” incominciò mio padre “I professori ci hanno informato del tuo andamento e comportamento scolastico definendoli scadenti e disinteressati. Ci hanno inviato una lettera di raccomandazione scrivendo che sei sotto di 5 materie. Poi si aggiunge anche la tua nota sul registro per aver fatto a botte con un altro alunno,la tua sospensione di 3 giorni sempre per questo motivo,i tuoi voti che si aggirano tra il 6-7,anzi si sono abbassati ancora dipiù,la tua mancanza di attenzione in classe e il tuo non studiare a casa.
Ti vedono assente,disinteressato e alcune volte perfino alterato. Sei mancato parecchi giorni e non hai fatto nulla per recuperare il materiale scolastico che ti mancava. Ora io non so che cosa abbia in quella testa ma ti obbligo a tornare in te e a rimetterti in carreggiata”
“Hai mai pensato che forse a me la scuola non mi interessa per niente?” gli chiesi appoggiandomi con i gomiti sul tavolo.
“Ah si? E cosa interessa a te?! Tagliarti tutto il giorno e piangerti addosso?”. Mio padre sputò quelle parole con cattiveria e mia madre lo guardò sgranando gli occhi. Sapevo che lui si interessava ed era importante che io andassi bene a scuola ma quelle parole dette così come se il mio problema non significasse niente per lui,mi avevano ferito nel profondo e mi fecero alterare.
“Grazie eh!” mi alzai dal mio posto guardandolo negli occhi con delusione e me ne andai per salire le scale ma una sua frase mi fece bloccare “Eccolo che se ne va! Cosa credi che scappando dai problemi si risolvano?! Oppure che tagliandoti risolverai ogni cosa che non va?! Non so che razza di mentalità abbiate voi autolesionisti! Evidentemente vi manca qualcosa nel cervello che vi porta a reagire così da stupidi!”-
Era incazzato lo sapevo ma in quel momento alla mia mente non passava neanche per la testa quel pensiero e tornai indietro gridandogli contro “Io solo posso sapere il perché lo faccio e tu non hai diritto solo perché sei mio padre di trattarmi così!” feci una pausa nella quale non persi di vista i suoi occhi,azzurri come i miei ma freddi,severi “Aspetta vero chissà neanche se ce l’ho un padre visto che passo le giornate dasolo”
Peppa era arrivata in salotto sentendo le nostre urla e guardava la scena spaventata,con gli occhi che passavano da me a mio padre.
“Thomas porta rispetto” mi rimproverò mia madre.
La guardai pieno di rabbia e con le lacrime che mi inumidivano gli occhi “Portare rispetto a chi? A due genitori che non ci sono mai,che si fanno sentire una volta al giorno per pochi minuti solo per assicurarsi che non sia morto?! Per voi è importante solo il lavoro e i miei risultati a scuola. Non vi interessa di come sto realmente. Vi basta chiedere spiegazioni a medici,psicologi e via dicendo…ma non pensate mai che magari io abbia bisogno di affetto. Se voi credete di essere dei bravi genitori vi sbagliate di grosso.”
Mio padre scattò “Noi siamo quelli che ti abbiamo messo al mondo,che ti abbiamo cresciuto e ti abbiamo dato tutto quello di cui avevi bisogno quindi porta rispetto e non usare quel tono con noi”
“Si certo cosa mi avete dato?! Soldi,oggetti materiali,vestiti firmati?! Mi avete dato la vita si ma ora come ora preferirei non essere mai nato,almeno mi sarei risparmiato tutti questi cazzo di dolori” ed alzai un braccio come a mostrare i segni.
“Thomas!” mio padre mi prese per un polso e mi buttò sul divano “Ora ascoltami bene giovanotto,finche vivrai sotto questo tetto e con i miei soldi porta rispetto e non alzare la voce con me,sono stato chiaro!”
Mi alzai e mi allontanai da lui “Oh tranquillo me ne andrò il prima possibile,tolgo il disturbo così magari ti risparmierai tutta questa scenata la prossima volta!” e prima che potesse ribattere me ne andai di sopra correndo.
Mio padre mi chiamò con rabbia e mia madre invece disperata. Sentivo i loro passi avvicinarsi alla porta ma ormai mi ero chiuso dentro.
Piansi,buttai a terra dal nervosismo tutto quello che c’era sopra la scrivania,mi tagliai,questa volta con più forza e rabbia del solito. Poi esausto mi addormentai anche se era mattina. Almeno quello mi rilassò e speravo di dimenticare.
 
Oh Oh,qui la faccenda si scalda se si può dire! Thomas litiga con i suoi genitori e riesce a dire come si sente anche se il padre non la prende molto bene...in questo capitolo scopriamo inoltre un pò i tratti fisici dei suoi genitori infatti la madre paragonata a Nicole Kidman,mentre il padre a Richard Geere...insomma non male come coppia! ;)
Comunque dal prossimo capitolo le cose si complicheranno ancora dipiù e riavremo *rullo di tamburi* Thomas ed Emma ancora insieme! :D <3
Bene ora vi saluto e ringrazio tutti quelli che hanno recensito la storia e chiedo se possibile e se volete ancora recensioni :) <3
Ciaooo!

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***




CAPITOLO 18

THOMAS’S POV
“Hai capito bene piccola! È andata così e quando ha sputato quelle parole era come se non gliene fregasse niente”. Ero al telefono con Emma da più di un ora ormai e ci eravamo raccontatati a vicenda ciò che ci era accaduto.
Mi aveva detto che aveva pianto molto per quello che era successo e suo padre non voleva cambiare idea su di me. Alla fine una sua frase mi aveva colpito:me ne voglio andare da qui. Era quello che anche io avevo gridato ai miei prima di chiudermi in camera.
“Anche io me ne voglio andare. Questo posto fa schifo ormai. Questa vita è una merda. Ci sei solo tu che la fai sembrare stupenda. Da quando ti ho conosciuto è cambiato tutto:non prendo più pillole antidepressive,la notte sogno,ed esco dipiù anche se solo per vederti o per trovarmi con Jasper.
È come se mi divertissi e se non fossi più la stessa persona.” gli spiegai e la sentii ridere lievemente. Quel piccolo suono mi faceva sentire vivo e volevo averla ora tra le mie braccia. Mia mancava!
“Anche io sono cambiata grazie a te:ora sono più felice,più aperta agli altri e ho avuto anche il coraggio di ribattere ai miei quando non avevano ragione. Prima di allora non lo avevo mai fatto e mai avrei creduto di trovare il coraggio per farlo.” Fece una pausa ma io rimanevo in ascolto del suo respiro “Mi manchi,tu non immagini quanto!”
“Anche tu cucciola..dobbiamo vederci,ho bisogno di stringerti e di baciarti. Ho bisogno di te dopo tutto il casino che è successo con i miei”
“Anche io…le tue coccole mi fanno impazzire e sentire felice” mi rispose e dal suo tono sembrava sorridere.
Pensai “A che pensi?”mi chiese dopo minuti di silenzio.
“Tu prima hai detto che vorresti andartene giusto?” gli chiesi sempre mentre ragionavo.
“S-si..c’è me ne andrei solo per non vivere più con delle persone che ostacolano il mio amore”
Mi si sciolse il cuore a quelle parole ma tornai in me “Bhe anche io me ne voglio andare…cucciola scappiamo insieme”
“E dove? Non sappiamo neanche dove andare”  mi rispose come spaventata dall’idea.
“Io so dove andare…poco distante da qui ho un appartamento mai usato…potremmo andare li” gli consigliai.
Silenzio. Stava ragionando sul da farsi. “N-non lo so Thomas,ins-…”
“Piccola”la bloccai “è l’unico modo per vivere la nostra storia in santa pace. Lì possiamo uscire senza aver paura che i tuoi ci vedano,lì possiamo vivere assieme 24 ore su 24,possiamo coccolarci quanto vuoi,possiamo finalmente vivere come meglio crediamo. Insieme.”
Lei sospirò “Lo vorrei tanto m-…”
La bloccai per l’ennesima volta “E allora scappa con me.”
Lei pensò un'altra volta “Ti amo troppo per dirti di no. Al solo pensiero di noi 2 sempre assieme a coccolarci il mio cervello ragiona da solo”
Sorrisi trionfante tra me e me “Nessuno deve sapere niente. Partiamo stanotte stessa. È l’unico orario possibile credo. Ti passo a prendere sotto casa tua.”gli spiegai “E anche io ti amo troppo”
La sentii ridere “Ok va bene allora stanotte. Grazie cucciolo! Veramente grazie mille per tutto! Ti adoro e non vedo l’ora di abbracciarti e baciarti”
“Figurati piccola,tutto per il mio amore…ora devo andare. Ci vediamo stanotte,ciao piccola…ti amo!” la salutai.
“Anche io…a stanotte” e riagganciò la chiamata.
Scesi in cucina e trovai Peppa che puliva i fornelli “Thomas!” corse ad abbracciarmi “Come stai tesoro?”
“Tutto bene Peppa…ora che se ne sono andati va tutto meglio” risposi.
“Lo sai di aver sbagliato vero?”
“Che cosa?” chiesi confuso.
“Hai sbagliato a rivolgerti così ai tuoi genitori” mi spiegò.
“Oh io non credo proprio”iniziai “Cosa avrei sbagliato?! A dirgli la verità di come sto realmente una volta per tutte?! Io credo di no sai. Era ora che la sapessero almeno si faranno un esame di coscienza.”
Presi del succo e me ne versai un po’ sul bicchiere. Peppa intanto continuò  “Tua madre ha pianto Thomas. Ha pianto dalla disperazione.”
“E tu credi che io non l’abbia fatto? Mi sono anche tagliato se vuoi saperlo.” gli riposi un po’ alterato “Ma tanto a loro non frega niente di me. Sarà stato un pianto sul momento ma appena avranno varcato i cancelli quelle lacrime non c’erano già più”
Peppa mi prese per le spalle e mi guardò con sguardo supplichevole “No è qui che ti sbagli ragazzo. Loro tengono a te più di qualsiasi altra cosa al mondo. Sei il loro unico figlio e sai che per un padre ed una madre il figlio è la cosa più bella”
Mi divincolai dalla stretta sulle mie spalle “Bhe potevano pensarci,prima di venirmi a dire quelle cose. Sai Peppa le parole feriscono molto più dei fatti. Mai sentito dire?!” e me ne andai non aspettando la sua risposta che non arrivò. Forse anche lei si era arresa che ero un caso perso quando si trattava di farmi ragionare.
 
EMMA’S POV
I miei non c’erano quindi ne approfittai per preparami una piccola valigia con dentro le cose fondamentali. Misi tutte le mie scarpe da ginnastica,in tutto 4 paia,misi i jeans,i pantaloncini,magliette,felpe e qualche vestito giusto se ci sarebbe stata l’occasione per portarlo.
Non mi dimenticai del mio Beauty e dei miei trucchi anche se non mi truccavo così tanto.
Erano le 8 di sera quando chiusi la valigia e la nascosi dentro l’armadio. Lì i miei non mettevano mai le mani ma devo dire che mi sentivo lo stesso nervosa.
Cenammo assieme ed io non dissi una parola anche se qualche volta mamma cercava un argomento di cui parlare per rompere il silenzio che si creava,ma inutilmente visto che io rispondevo a sillabe tipo “si” “no” “bho” e via dicendo.
Pensavo solo che quella notte avrei fatto una cosa che neanche non mi sarebbe passata per la mente se non fosse stato per Thomas.
Andai di sopra e li salutai con un semplice “notte” solo perché conoscevo le buone maniere che mi imponevano di salutare e dare la buonanotte per qualsiasi ragione.
Mi chiusi in camera e ne approfittai per farmi una doccia veloce. Mi lavai anche i capelli con il mio sciampo al miele. Il profumo mi fece rilassare all’istante.
Uscii e intanto decisi cosa mettermi quella sera per vedermi con Thomas. Optai per un pantaloncino corto bianco,una maglia larga nera con il disegno di un teschio bianco e le mie Converse bianche.
Tornai in bagno mi asciugai i capelli e li lasciai che mi cadessero morbidi e a boccoli sulle spalle. Mi misi un filo di matita e mascara sugli occhi ed uscii. Mi misi il pigiama e mi misi a letto aspettando il momento fatidico.
Da sotto la porta filtrava un sottile raggio di luce e quando si spense era mezzanotte. I miei erano andati a dormire ed il silenzio piombò in casa.
Mia madre aveva il sonno facile quindi non ci avrebbe messo molto per addormentarsi,al massimo mezz’ora. Era mio padre a preoccuparmi dipiù perché si addormentava anche dopo un’ora. Pregai che quella sera fosse talmente stanco da addormentarsi nel giro di pochi minuti e dopo mezz’ora circa sentii russare. Esultai mentalmente.
Si fecero le 2 di notte e la vibrazione del mio cellulare si fece sentire. Risposi “Thomas!”
“Ehi piccola sono sotto casa tua,sotto il tuo balcone” mi rispose lui.
Mi affacciai e sorrisi non appena lo vidi “Dammi un minuto e arrivo intanto ti butto giù la valigia” e riattaccai.
Legai una corda al manico del bagaglio e delicatamente lo calai fino a che lui non la prese. Legai un estremità alla scrivania,che mi sarebbe servita per calarmi e poi mi cambiai velocemente cercando di fare meno rumore possibile.
Mi avvicinai alla ringhiera del balcone e guardai giù. Avevo paura ed infatti mi sedei sulla ringhiera e ci pensai più volte indecisa sul da farsi.
“Piccola ci sono io qui non avere paura” mi sussurrò Thomas ma quelle parole dette a quell’ora della notte quando tutta la città tace sembravano essere gridate.
Pian piano scesi,impaurita e pregando Dio che non mi facesse cadere giù. Quando stavo per arrivare persi l’equilibrio e caddi. Ma non ebbi neanche il tempo di gridare che ero già tra le braccia forti di Thomas.
“Ehi” mi disse sorridendo mentre mi guardava negli occhi.
Lo baciai “Grazie mio eroe” scherzai e lui mi sorrise rimettendomi giù. Mi abbracciò stretta e quando si staccò mi guardò negli occhi “sei pronta?” mi chiese.
Io annuii entusiasta “Non vedo l’ora”
“Anche io” e mi lasciò un bacio a stampo prima di prendermi per mano e di farmi sedere in auto. Partimmo e ancora non credevo di avercela fatta veramente. 

Ed i due innamorati fuggono! Una fuga d'amore per scappare dalle sgridate e dalle negazioni dei genitori...tutto perchè vogliono vivere la loro storia!
E poi chi non scapperebbe con uno come Thomas eh?! <3
Bhe vedremo come andra a finire ora lascio a voi i commenti! :)
Alla prossima ciaooo! <3

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***




CAPITOLO 19

THOMAS’S POV
L’appartamento dove saremmo andati a stare,ancora non sapevo per quanto,distava 4 Km dal centro di Miami. Mio padre ce l’aveva da anni ed era situato all’interno di un borgo con piscina. In tutto ci vivevano 3 famiglie più io ed Emma ora.
Parcheggiai l’auto sul parcheggio sul retro e scaricai le valigie. Emma prese il suo trolley ed io la tirai al mio fianco per la vita e ci incamminammo verso l’appartamento.
Percorravamo un viale di fiori e attraverso l’intrico di cespugli e rami si poteva vedere la piscina illuminata dalle luci subaque. Era veramente bellissimo.
Arrivammo davanti alla porta “Ecco questo è l’appartamento” annunciai sorridendo e poi aprii la porta accendendo anche le luci.
Era come me lo ricordavo anche se ci ero venuto pochissime volte:le pareti erano beige e c’era un salotto bianco con una tv al plasma appesa alla parete,la cucina era piccola ma fuori in terrazza c’era un tavolo dove poter mangiare. In tutto c’erano due camere:una matrimoniale ed una singola.
C’erano anche due bagni:uno azzurro e l’altro bianco. Questa era una fortuna perché se mai qualcuno ci avesse vissuto non ci sarebbero stati i classici litigi al mattino di chi va per primo in bagno.
Emma si guardava intorno meravigliata “Wow è bellissimo!”
“Si non è male dai…ci verrei a vivere se non fossi in una villa a pochi passi dalla spiaggia” dissi.
“Non hai nulla di cui lamentarti tu!” mi rispose guardandomi e sorridendo. Ogni volta che lo faceva mi mancava il respiro:era stupenda!
Lei sbadigliò “Hai sonno?” gli chiesi avvicinandomi.
Lei annuì “Un po’ ma sto bene…mi sdraierei”
Gli sorrisi e la presi per mano “Vieni ti porto in camera” ma mi venne un dubbio che mi bloccò “Aspetta tu..tu vuoi dormire dasola o con me?” gli chiesi. Mi sentivo uno stupido a fare così ma era per sicurezza.
“Assolutamente con te” mi rispose e si alzò in punta di piedi per baciarmi.
Io approfondii il bacio e gli morsi il labbro facendola sorridere. La presi in braccio e lei si allacciò con le gambe al mio bacino mentre io la sorreggevo. Finimmo senza neanche accorgerci sul letto matrimoniale continuando a baciarci.
Stavamo andando oltre ma sentivo che qualcosa non andava. Mi bloccai e la guardai sotto di me “Non sei pronta” gli dissi dopo qualche minuto. Lei mi guardò confusa ed io gli spiegai sorregendomi sui gomiti per non pesargli “Ti sento da come sei rigida sotto di me,da come ti muovi…preferisco aspettare che magari fare una cosa di cui dopo ti pentiresti” e gli diedi un bacio a stampo.
“Ah…si..c’è ecco..hai fatto bene…”era un po’ spaesata e sembrava dispiaciuta quindi trovai un modo per tirargli su il morale. Andai a prendere il mio pigiama che consisteva in un pantaloncino dal ginocchio,e presi anche il suo.
“Ti va un piccolo gioco?” gli chiesi sorridendo ed aspettai la sua risposta scrutando il suo volto con un’espressione confusa.
 
EMMA’S POV
“Ti va un piccolo gioco?”. La sua espressione si fece furba mentre mi sorrideva.
“Che..che tipo di gioco?” gli chiesi.
Si avvicinò a me e mi attirò più vicino a lui prendendomi per la vita “In poche parole tu aiuti me a vestirmi ed io aiuto te…è qualcosa di un po’ più soft dell’andare a letto assieme e poi sarà divertente fidati”
Sgranai gli occhi me alla fine accettai non riuscendo a resistere al suo sguardo,e poi adoravo essere accarezzata e coccolata da lui.
“Bene allora inizio io così ti faccio vedere come si fa”. Mi tenne per la vita e cominciò a baciarmi dolcemente  scendendo poi sul collo. Ok,non era come me lo immaginavo! Questa era una dolce tortura e cercavo di non lasciarmi sfuggire qualche gemito.
Le sue mani scesero sul lembo della maglietta e pian piano sempre baciandomi cominciò ad alzarla accarezzandomi la pancia nuda. Io lo bloccai “Posso..posso continuare io?” gli chiesi un po’ imbarazzata.
Lui mi sorrise “Certo piccola,ormai io credo tu abbia capito il gioco”
Lo baciai e senza perdere tanto tempo gli tolsi la maglietta lasciandolo a petto nudo. Appoggiai le mie mani sui pettorali e sentii il suo cuore battere forte,come il mio.
“Ora tocca a me” mi sussurrò sulle labbra prima di tornare sull’orlo della mia maglietta e di cominciare ad alzarla pian piano fino a sfilarla del tutto. Intanto continuava a baciarmi e quando si staccò mi diede un occhiata facendomi avvampare. Dio lui aveva un fisico perfetto ed io ero in reggiseno davanti a lui. Non è difficile immaginare la mia vergogna.
Lui sembrò notarla perche mi alzò il mento fino a far incontrare i suoi occhi coi miei “Sei bellissima” mi sussurrò prima di baciarmi.
“No tu hai un fisico perfetto cazzo” gli risposi mordendogli il labbro inferiore,là dove aveva il piercing.
Lui rise “Fra un po’ avrai tutto questo di me”.
Io avvampai e gli tirai un piccolo pugno sul petto ridendo “Di stupido!”. Lui mi baciò sorridendo.
“Non vorrei ma devo metterti la maglietta del pigiama” mi disse ad un tratto e me la infilò lentamente “A me non serve…dormo a petto nudo”
“Ehm..ok..ora c’è..dobbiamo si ecco scendere ai pantaloni giusto?” mi sentivo un idiota,non riuscivo a formare una frase normale senza bloccarmi.
Lui alzò un sopraciglio “Bhe si” mi disse alla fine “dai continuo io piccola”
Le sue mani dalla mia vita si spostarono sui miei fianchi,sull’orlo dei pantaloni. Lo baciai per distrarmi dal pensiero di lui che pian piano mi sfilava i pantaloncini. Per rispetto mi aveva lasciato staccare il bottone e tirare giù la zip.
Sfilò anche quelli e anche lì si fermò un attimo a contemplarmi compiaciuto. Gli tirai addosso i pantaloncini del pigiama svegliandolo da chissà quali pensieri “Ehi dai mi sento in imbarazzo se fai così!” gli dissi ridendo.
Lui si avvicinò come prima a me “Non sentirti in imbarazzo..sei stupenda,perfetta,bellissima ed io ti amo” mi disse ad un soffio dal mio viso. Lo bacia non sapendo cosa dire e dopodiché mi infilò i miei pantaloncini del pigiama. In quella fase si era dovuto accucciare e mi aveva lascito dei caldi e dolci baci sula pancia facendomi quasi svenire e gemere.
“Ora tocca a te cucciola” e mi sorrise. Oddio! Non sapevo proprio che fare!
“Thomas io..io non so come fare..veramente mi vergogno e bho..no ci riesco” incominciai a dire.
Lui mi zittì con un bacio “Sssh piccola non importa sta tranquilla…hai già fatto abbastanza…ora mi arrangio” e mi sorrise.
Si spostò da me e,con un gesto fulmineo si tolse le bermuda in jeans rimpiazzandole con un paio di pantaloncini dal ginocchio in cotone. Io intanto mi beavo di quello che avevo davanti. Era semplicemente perfetto:muscoli,tartaruga,pettorali,capelli…tutto.
Alzò lo sguardo sul mio e rise “Se hai finito di farmi i raggi x possiamo andare a letto”
Scossi la testa risvegliandomi e guardai altrove sentendomi andare a fuoco “Non..non ti stavo facendo i raggi x” risposi con la voce che mi tremava.
Cara Emma,a mentire sei una frana lo sanno tutti ormai!
Mi si avvicinò e mi prese le mani appoggiandole sul suo petto. Le guidò lui facendole scendere sugli addominali. Tutto senza perdere di vista i miei occhi. Le mie mani guidate dalle sue si spostarono sulle sue braccia e li,dopo averle posizionate sulle sue spalle me le lasciò “Continua tu..adoro quando mi accarezzi”
Spostai lo sguardo sulle mie mani e cominciai a scendere fino a ritornare sulle sue che strinsi. Lui mi sorrise “Ora andiamo a letto perché hai gli occhi che ti si stanno chiudendo”
Annuii “Si hai ragione…comunque il gioco mi è piaciuto”
Mi sorrise “Possiamo farlo ogni volta che vuoi cucciola” e mi abbracciò prima di prendermi per mano e farmi distendere sul letto. Mi misi sotto le coperte e lui fece lo stesso. Spense la luce prima di prendermi per la vita e di farmi avvicinare a lui.
Mi lasciò due baci appena sotto l’orecchio “Notte piccola” mi sussurrò.
“Notte cucciolo” e mi addormentai,cullata tra le sue braccia. Non potevo chiedere di meglio.
 
THOMAS’S POV
Dio quanto mi ero divertito stasera! L’avevo vista in intimo davanti a me e dovevo dire che sì,mi eccitava da morire,ma mi ripetevo dentro di me che dovevo stare calmo.
Avrei aspettato perché io non volevo sesso:io volevo baciarla,spogliarla dolcemente. Io volevo fare l’amore con lei che è tutto l’opposto del fare solo sesso.
Per me lei era tutto. Tutto quello di cui avevo bisogno. Stasera non avevo minimamente sentito il bisogni di tagliarmi. L’unica cosa che sentivo di fare veramente era di stringerla tra le mie braccia,di baciarla,coccolarla e farla sentire bene.
E credevo di esserci proprio riuscito.
 
Oddio! Un'altra scena dolciosa anche se qui si spingono un pò oltre:il gioco del "tu vesti me ed io vesto te". :) Come vi è sembrato? Vi aspettavate altro?
Comunque quì all'inizio Thomas ed Emma si ritrovano di nuovo a "cercare" di andare a letto assieme ma questa volta è lui a bloccarsi,non sentendola pronta. Quanto può essere dolce e premuroso il ragazzo? <3 *.*
Spero questo capitolo faccia rinascere la vostra voglia di scrivere recensioni perchè negli altri 2 capitoli precedenti a questo non ne ho ricevuta nemmeno una,purtroppo. :( 
Va bhe non importa,speriamo con questo vada meglio!
Ora vi saluto e alla prossima!
Ciaooo! :D <3

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***




CAPITOLO 20

EMMA’S POV
“Quindi tu fai colazione ogni mattina così?”  gli chiesi incredula mentre sgranocchiavo un biscotto.
“Si si ma ormai ci sono abituato anzi non posso farci niente” mi rispose lui prima di prendere un sorso di succo dal suo bicchiere “ogni tanto riesco a mangiare 3 biscotti ma niente di più”
“Ah…deve essere dura,immagino” riuscii a dire prendendo anche io un sorso di succo.
“Bhe..all’inizio si,insomma prima eri abituato a mangiare un sacco fino a sentirti sazio e ora invece ti ritrovi a non riuscire a mangiare neanche 3 biscotti quasi. È..strano e brutto all’inizio ma poi ci fai l’abitudine.” Mi spiegò.
Abbassai lo sguardo pensando “Ma..cosa hai detto ai tuoi?”
“In breve che non sento il loro affetto. Non li sento come dei veri genitori,dopotutto non ci sono mai e anche se mi chiamano una volta al giorno non è la stessa cosa di averli davanti e parlarci. Io non ho mai provato quell’emozione con loro. Mai.” Fece una pausa guardandomi negli occhi “Ogni sera anche avendo Peppa in giro per casa mi sento terribilmente solo,abbandonato.”
“Avresti bisogno di…non so,un fratello? Oppure una sorella…o semplicemente di una presenza che magari passi il tempo con te” consigliai.
“Io avrei bisogno di te ogni sera e sarei apposto” disse sorridendomi “E ora posso visto che vivi qui con me”
Sorrisi anche io abbassando lo sguardo sul bicchiere ormai vuoto.
“Vuoi,venire a correre con me? Mi sono svegliato un po’ più tardi apposta per chiedertelo oltre perche sono andato a letto alle 4 stanotte quindi” mi chiese.
Pensai che una corsetta non mi avrebbe fatto male e almeno sarei stata impegnata per un po’ con lui piuttosto che stare a casa non sapendo che fare,aspettando il suo ritorno.
“Va bene dai,mi sembra un ottima idea” risposi.
“Non so se tu riesca a reggere il mio passo però” scherzò lui come a prendermi in giro.
“Ehi guarda che sono in grado!” lo rimproverai mettendo il finto broncio che lo fece ridere ancora di più.
“Bhe in caso ti porterò in braccio” e mi diede un bacio sulla guancia “Ora andiamo a cambiarci”
“Ognuno per conto proprio eh!” gli dissi ricordandomi di quello che era accaduto la sera precedente.
Lui mi sorrise “Si bhe a meno che tu non vogli-…” lo bloccai “No no questa volta no,mi arrangio!”
Fece una piccola risata prima di sparire in camera.
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15 minuti dopo eravamo in un marciapiede mentre lui mi spiegava “Allora correremo finche tu non ti stancherai visto che io sono molto più allenato e quindi mi stanco lentamente.”
“Ok va bene” risposi. Lui era il maestro alla fine.
Mi ero messa un pantaloncino corto nero,una canotta bianca e le scarpe da ginnastica. Fortuna che le avevo portate via con me!
Thomas invece indossava un paio di pantaloni corti dal ginocchio bianchi,una canotta rossa larga e le scarpe da ginnastica. Era come sempre stupendo ed i capelli non si sa come riuscivano a stargli bene. I miei li avevo legati in una cosa alta.
“E comunque tanto per la cronaca quei pantaloncino sono assolutamente…wow!” e sgarnò i suoi occhi azzurri quando lo disse.
“Non cominciare a mettermi in imbarazzo” gli dissi ridendo.
“Non ti voglio mettere in imbarazzo,dico solo che sei stupenda” e si avvicinò “e sei mia” mi sussurrò prima di baciarmi. Un bacio casto,lento e dolce.
Ci staccammo e ci guardammo negli occhi “Ora è meglio se iniziamo a correre altrimenti addio al tuo allenamento quotidiano”
“Si hai ragione,dai andiamo!” mi rispose prima di incominciare a correre con un andatura simile alla piccola corsa. Io gli andai dietro ed intanto parlavamo e scherzavamo.
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“T-Thomas…ti prego a-aspetta…”lo implorai mentre mi fermavo appoggiandomi vicino ad un palo della luce.
Lui si girò a controllarmi “Tutto bene?” mi chiese.
Al confronto mio,lui sembrava fresco come una rosa,e solo qualche gocciolina di sudore che gli colava dalla fronte faceva capire che aveva fatto uno sforzo fisico,oltre che a il respiro un po’ accelerato.
Ma il suo era niente in confronto al mio.
“S-si devo solo…solo riprendere fiato” gli dissi sedendomi lungo il bordo del marciapiede e lui si inginocchiò alla mia altezza.
Avevamo corso per un’ora alternando passo a corsa ma mi aveva proprio distrutta. Non ero per niente abituata.
“Fai respiri profondi e lenti…ti passerà prima il fiatone” mi consigliò ed io feci come mi aveva detto notando che ora per lo meno riuscivo a respirare con il naso e non con la bocca,come un cane in affanno.
“Va meglio?” mi chiese premuroso come sempre. Come si faceva a non amarlo?!
Gli sorrisi “Si si molto meglio”
“Riposati pure quanto vuoi” mi disse.
“Ok grazie mille,ne ho bisogno”
“Intanto io vado dentro questo supermercato a prendere 2 bottigliette d’acqua”  mi informò ed io annuii prima che lui sparisse dietro la porta a vetro del negozio.
Mi guardai intorno:bambini in bicicletta con i genitori,fidanzati mano nella mano,anziani signori a passeggio con il loro cagnolino. Quella città,seppur non molto grande,era viva e piena di gente.
Aprii il borsellino che mi ero legata in vita e ne tirai fuori una barretta ai cereali. Diedi un morso e subito il gusto del cioccolato misto miele e cereali mi si sciolse in bocca.
Ero così presa da quel gusto che appena sentii una cosa pelosa sul mio braccio feci un mini salto e per poco non mollai un urlo. Mi tranquillizzai non appena vidi che si trattava di un cane per la precisione di un Golden Retriver. Era lì che con le orecchie un po’ alzate mi guardava e ogni tanto sembrava spostare lo sguardo sulla barretta.
“Ehi ciao piccolo” mi guardai intorno alla ricerca del presunto proprietario ma nessuno sembrava interessarsi del cagnolone che ora si era seduto vicino a me continuando a guardarmi.
Spezzai un pezzo della mia barretta e gliela allungai “Di tieni”. Lui la mangiò e sembrò gradire visto che si leccò i baffi aspettandone ancora.
Alla fine gliela diedi tutta non riuscendo a resistere ai suoi occhioni dolci. Gli feci una coccola sulla testa e lui incominciò a leccarmi l’altra mano “Dov’è il tuo padrone piccolo” chiesi più a me stessa che a lui,visto che era solo un cane.
“Emma ti va bene ho preso  solo l’acqua min-…aspetta di chi è questo bel cane?”
Thomas si inginocchiò vicino a me ed il cane andò a leccargli la faccia muovendo la coda contento.
“Non lo so non ha nessun padrone a quanto pare” gli spiegai.
Lui intanto continuava da accarezzarlo e il cane gli faceva le feste “Bhe chi può averlo abbandonato è così bello e affettuoso” mi rispose lui.
“Si infatti”
In quel momento,vedendo la scena,mi venne in mente un idea “Potresti tenerlo tu” gli consigliai.
Lui mi guardò sorridendo “Non so..non saprei proprio”
“Bhe tu hai detto che ti senti molto solo quindi lui potrebbe colmare un po’ questa mancanza no?!”
Ci pensò su poi alla fine mi sorrise “Si non è una cattiva idea alla fine”
“Bene allora è deciso:lui viene a casa con noi.” dissi sorridendo. Mi alzai e tornammo a casa con il Golden che ci inseguiva senza perderci di vista. Salimmo in appartamento e appena aperta la porta lui saltò sul divano buttandosi disteso e guardandoci.
“Abituato bene lui” osservò Thomas prima di sparire in cucine e tornare poco dopo con una pentolina piena d’acqua che appoggiò vicino al muro. Thomas si sedè e mi obbligò a ermi in braccio a lui “Dovremmo trovargli un nome” ricordai.
“Ah si giusto…allora fammi pensare..” ci pensò su a lungo “Benny”disse alla fine.
“Mi sembra perfetto” osservai entusiasta.
Lui mi fece girare con la testa verso di lui e mi baciò. Ci sorridemmo a vicenda.
“Bhe è quasi ora di pranzo…mangiamo qualcosa?” gli chiesi.
“Si dai..accendi la tv così intanto vediamo se c’è qualcosa da vedere”
Accesi la tv al plasma,intanto che Thomas andò in camera, e quello che vidi mi preoccupò. Tutto il buon umore sparì lasciando il posto a preoccupazione. Tanta preoccupazione. 

E così Thomas ha finalmente trovato un nuovo amico che gli farà compagnia quando sarà solo a casa...vedremo come andrà a finire con questo cucciolotto di Golden Retriever,battezzato Benny da appunto il ragazzo.
Come sempre ringrazio chi ha recensito,chi ha ggiunto la storia tra le seguitr,preferite o ricordate,e vi chiedo di farmi sapere che ne pensate,se volete chiarimenti in base a personaggi o sulla storia in generale.
Alla prossima,ciaooo! :) <3

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***




CAPITOLO 21
Mamma e papà erano in televisione. Lei piangeva mentre lui cercava di trattenere le lacrime,cercando di fare l’uomo. Non so se per lui piangere era un atteggiamento da debole.
Ma non erano soli infatti c’era anche Peppa che piangeva disperata. Quindi sapevano che anche Thomas era scomparso.
“Si chiamano Emma Lopez e Thomas Wilde i ragazzi spariti nel nulla questa notte” il giornalista spiegava vicino a loro “Si pensa ad una fuga dato che è stata ritrovata una corda calata dalla stanza della ragazza. Qui con me ci sono i genitori della ragazza e la donna dei servizi del ragazzo dato che i genitori di quest’ultimo erano in viaggio per lavoro ma sono stati immediatamente avvisati.”
Thomas intanto era tornato in salotto e ascoltava con attenzione il telegiornale.
“I genitori e la donna vogliono mandare un appello” e girò il microfono verso mio padre che parlò “Emma,tesoro,se ci puoi ascoltare in questo momento,ti prego torna a casa. Io e tua madre siamo preoccupati…ti prego.” Aveva la voce rotta dall’emozione ed io mi sentii in colpa vedendoli stare così male.
Il microfono si spostò verso Peppa che dopo pochi secondi in cui non riusciva a parlare per colpa delle lacrime,incominciò il suo appello “Thomas…ti prego torna a casa,non so dove tu sia ma io ed i tuoi genitori siamo molto preoccupati…ti prego tesoro tornate a casa subito..” e scoppiò a piangere.
“Qui da Miami è tutto a voi in studio” concluse il giornalista. Spensi la tv e mi girai a guardare l’espressione di Thomas:era indecifrabile,triste e in colpa.
Mi alzai e lo abbracciai anche se lui aveva lo sguardo perso nel vuoto “Cosa facciamo?” gli chiesi con il viso appoggiato sul suo petto.
“Non lo so” rispose e dopo essersi staccato da me si sedé sul divano e Benny lo raggiunse sdraiandosi al suo fianco “Io vorrei rimanere qui con te per sempre ma,non posso far soffrire 5 persone per causa mia”
Annuii sedendomi difronte a lui. Ci pensai su e poi parlai “Io non voglio tornare a casa.”. Lui alzò lo sguardo sorpreso di quella risposta ed io gli diedi una spiegazione “Ormai sanno che siamo assieme. Se tornassi a casa i miei non mi lascerebbero più vederti dopo aver scoperto quello che sei e vedendo il gesto che abbiamo commesso. Ed io non resisterei senza di te”
Mi guardò a lungo negli occhi “Anche io piccola. Non sopporterei di starti distante.” E mi fece sedere sulle sue gambe abbracciandomi da dietro. “Perché tuo padre ce l’ha con me?” mi chiese ad un tratto.
“Bhe non ce l’ha solo con te ma con tutte le persone come te,che si fanno del male. Dice che non siete tanto apposto con il cervello e che dovete farvi curare. L’altra volta che abbiamo litigato lui ha tirato fuori degli esempi di ragazze uccise dal fidanzato autolesionista e ha paura possa succedere anche a me. Ma io so che tu non lo faresti mai.” Gli dissi.
“Hai ragione piccola io non ti farei mai del male…ti ucciderei solo di coccole” mi rispose ed io non resistetti dal non baciarlo. Era troppo dolce quel ragazzo!
“Bhe non è così male come morte no?!”
“No è fantastica,l’ho provata anche io e la provo tutt’ora con te” mi sussurrò all’orecchio prima di lasciarmi un morso sul collo che mi fece scappare una piccola risata.
“Quindi rimaniamo qui?” gli chiesi per essere sicura.
“Certo,ora che ti ho tutta per me di sicuro non ti lascio andare così” e mi baciò. Lo attirai a me per il collo e,dato che ero a cavalcioni su di lui,Thomas mi sorresse dalla vita. Gli tirai le punte dei capelli e lui mi morse il labbro inferiore sorridendo.
Potrebbe sembrare una scena che ne precede una di sesso ma in realtà continuammo così per un ora,mordendoci,baciandoci ed accarezzandoci a vicenda. Era tutto molto dolce. Alla fine però lui mi lasciò il segno di un succhiotto sul collo.
Ma ormai non mi preoccupavo più che i mie lo vedessero tanto loro non c’erano e ormai sapevano che eravamo fidanzati anche se non erano d’accordo e non approvavano.
----
Passarono 4 giorni così,tra coccole giornaliere e notturne,scherzi,corse la mattina e bagni in piscina. Avevamo comprato un guinzaglio a Benny e ogni mattina lo portavamo a correre e non si stancava mai anche se dopo il pomeriggio dormiva per 2 ore sul divano.
Ogni giorno sentivamo notizie su di noi sul telegiornale e i miei genitori e quelli di Thomas continuavano a mandare appelli chiedendoci di tornare. A Thomas faceva male vedere i suoi così preoccupati e disperati ma ogni volta chiudeva la tv e alla mia domanda “Vuoi ritornare?” lui rispondeva con un no deciso e dopodiché mi coccolava.
Certo era il paradiso questo genere di vita ma mi capitava più volte di pensare ai miei genitori. Non li avevo mai chiamati e neanche mandato un messaggio. Anzi il cellulare lo tenevo spento e già immaginavo che una volta acceso avrei trovato 100 chiamate e messaggi da loro.
Thomas invece lo teneva acceso e ogni volta che riceveva un messaggio da suo padre o sua madre lui lo cancellava e non dava una risposta.
Era a sera del quarto giorno ma io andai a letto presto perché ero distrutta,quindi dissi a Thomas che se voleva poteva venire più tardi a letto e lui infatti annuì “Vengo più tardi piccola”
Mi addormentai subito e per la prima volta da quando ero scappata sognai i miei genitori che mi aspettavano a casa disperati e con le lacrime agli occhi,compreso mio papà.
 
THOMAS’S POV
Emma era a letto da più di un’ora ormai e quando andai a controllare se era sveglia la trovai abbracciata al suo cuscino che dormiva beatamente.
Tornai in salotto e accesi il MacBook. C’era una cosa che mi turbava ma non potevo parlarne con lei. Avrei prima fatto una ricerca e alla fine se fossi arrivato a qualche conclusione ne avrei parlato.
Aprii la pagina di Google e digitai una sola parola:autolesionista.
Mi vennero fuori milioni di pagine,da blog per depressi,a possibili ipotesi su come curarla,fino ad arrivare a storie di ragazzi come me. E fu proprio quest’ultimo punto che a me interessava approfondire meglio.
Girando per i vari siti trovai le storie che il padre di Emma aveva raccontato a lei: Ragazza uccisa dal fidanzato –Il ragazzo soffriva da tempo di depressione e autolesionismo.
Lessi l’articolo e rimasi senza parole. Ne trovai un altro:Getta la sua ragazza dal terrazzo e poi si toglie la vita- Omicidio commesso da un ragazzo depresso.
Rimasi davanti al computer fino all’una di notte e lessi articoli su articoli riguardanti autolesionisti che uccidevano le proprie fidanzate o amiche prima di,a loro volta,uccidersi. Ma non c’erano solo quel tipo di cronaca:i siti erano pieni di articoli dove anche solo il ragazzo o ragazza autolesionista si uccideva lasciando lettere dove spiegava i motivi.
Leggendo tutto quello mi aveva portato a ragionare:e se anche io avessi fatto una cosa del genere ad Emma?
Di certo tutti quelli che avevano reagito così era solo per un raptus che gli prendeva il cervello in un momento di debolezza e non perché non amavano la propria ragazza.
Presi paura. Ragionai sul da farsi e ripensai alle facce sconvolte dei suoi genitori. Era anche per causa mia se stavano così:ero stato io a convincerla a scappare.
Dovevamo tornare a casa,almeno avrei fatto smettere di soffrire 2 persone,anzi 5 se si contano anche i miei e Peppa.
Ancora però non sapevo che fare con lei. Aver letto tutte quelle storie mi aveva fatto ragionare e pensare che forse era un pericolo invisibile per lei stare con me. Sbadigliai segno che il sonno era arrivato e quindi spensi il computer e lo rimisi al suo posto dentro il mobile.
Andai a letto e abbracciai Emma senza svegliarla. Gli lasciai un bacio sul collo ma era pieno di tristezza.
Tristezza che forse avrei dovuto lasciarla.
Ma ancora non lo sapevo.

Questo capitolo è un pò triste e senza azione ma serve per far continuare la storia. I genitori mandano appelli e Thomas comincia a pensare che forse il padre di Emma ha ragione,forse questo rapporto non dovrebbe esserci per il bene di lei ma scopriremo nel prossimo capitolo che accarà!
Bhe ora vi lascio e se siete così gentili da lascirmi qualche piccola recensione ve ne sarei molto grata! ;) <3
Ciaoo! <3

 
 
 

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***




CAPITOLO 22

THOMAS’S POV
“Tu,quindi vorresti tornare a casa?” mi chiese lei confusa ed io annuii.
“Voglio tornare perché ho visto quanto ci stanno male i miei ed i tuoi genitori…soffro anche io a vederli così” gli spiegai. Mi sedei di fronte a lei e vedendola indecisa gli presi le mani “è meglio così fidati. Cosa hai provato a vedere i tuoi genitori piangere disperati?”
“Mi si è chiuso il cuore sinceramente” mi rispose abbassando la testa “Hai ragione,dobbiamo tornare”
Gli sorrisi “Si è la cosa giusta”
“Però mi devi promettere che ci vedremo ogni giorno” mi sorrise.
Mi si strinse il cuore sentendo quelle parole ma finsi un sorriso che funzionò. E pensare che forse non l’avrei più rivista “Te lo prometto”.
“Prepariamoci allora” gli ricordai poi e lei annuì. Andammo in camera a sistemare le valigie e lei continuava a fare progetti su quello che avremmo potuto fare per esempio andare una volta al mare,un'altra volta in piscina da me…tutte idee che a sentirle mi facevano star male. Perché doveva essere tutto così difficile e allo stesso tempo perfetto? O forse ero solo io che rendevo tutto complicato.
Ci sdraiammo sul letto e ci guardammo negli occhi “Thomas posso chiederti una cosa?” mi chiese ad un tratto.
“Si certo piccola. Che succede?”
“Bhe…tu hai intenzione,più avanti,di farti una famiglia?” mi chiese guardandosi le mani.
Ci pensai “Bhe si…si mi piacerebbe avere dei bambini…vorrei diventare padre più avanti” feci una pausa “Te?”
Lei mi sorrise alzando lo sguardo “Si anche io vorrei dei bambini…e vorrei farmi una famiglia…con te”
Sorrisi anche se dentro stavo piangendo. Anche io avrei voluto una famiglia con lei,anche io avrei voluto vederla ogni giorno invecchiare con me,anche io avrei voluto crescere 2 bambini con lei. Avrei voluto vivere con lei per sempre ma purtroppo non potevo.
Non potevo farla soffrire,non volevo lei crescesse con il costante pensiero di “salvarmi”. Io non gli avrei mai fatto del male ma il cervello umano è forse l’organo più complicato al mondo e non si sa mai cosa accada da un momento all’altro.
La baciai così senza neanche pensarci. Volevo sentirla un’altra volta vicino a me,volevo toccarla per l’ultima volta. Volevo amarla per l’ultima volta,anche se sapevo l’avrei amata per sempre. Mi aveva cambiato. Mi aveva fatto sentire protetto,vivo,gioioso come non lo ero mai stato.
Per colpa mia,per colpa della mia convinzione assurda tutto questo sarebbe finito,i sogni si sarebbero infranti per sempre. Perché lei alla fine era il mio sogno.
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Partimmo verso mezzogiorno. Prima però volevo che lei avesse un mio ricordo per sempre e mi venne in mente di fare una foto insieme. Mi ricordai del muro dietro ad una biblioteca. Era pieno di graffiti fantastici e per fare foto era un luogo perfetto.
“Ti va di farci una foto assieme? Conosco un posto stupendo” gli chiesi tenendo gli occhi sulla strada.
“Si è un ottima idea…dove mi porti?” mi chiese lei entusiasta.
Gli sorrisi “Ora lo vedrai”
Parcheggiai l’auto nel parcheggio della biblioteca e scendemmo. Lei si guardava in giro un po’ confusa. Sicuramente si stava chiedendo cosa ci facessimo davanti alla biblioteca.
Presi la mia Canon e mi avvicinai a lei prendendola per mano “Non ti preoccupare non ti porto la dentro per fare la foto…è un posto molto più interessante e creativo”.
La guidai verso il dietro dell’edificio e lei rimase con la bocca spalancata per la sorpresa quando vide quello che gli si presentava davanti:un muro coperto di disegni,colori,sfumature incredibili,fatti da ragazzi della nostra età che avevano un talento proprio.
“Wow è stupendo!” e si avvicinò al muro per toccarne la superficie. Vidi passare un ragazzo di circa 20 anni che stava massaggiando con il cellulare e lo fermai “Scusa non è che potresti fare una foto a me e alla mia ragazza?”
I miei occhi si rattristirono ma cacciai via quel sentimento. Il ragazzo mi sorrise “Certo” gli diedi la fotocamera e poi mi posizionai difianco a lei che mi abbracciò il fianco. Rimanemmo in posa.
Ne facemmo una con lei in braccio,una dove ci baciavamo e poi un'altra lei mi pregò di farla dasolo sotto delle enormi ali da angelo che a parer mio erano perfette. Questa foto la scattò lei e poi me la mostrò “Sei perfetto,sembri veramente un angelo…un angelo ferito ma stupendo. Il mio angelo” e mi baciò.
Quella foto mi piaceva un sacco. Le ali sembravano veramente uscirmi dalla schiena. Ne faci un'altra con lei al mio fianco,sempre sotto quelle ali.
Raggiungemmo un fotografo vicino e ce le facemmo stampare. “Questa la incornicio” dissi mostrandogli quella con le ali da angelo.
“è perfetta secondo me” annuì lei con un sorriso. Benny ci guardava dal finestrino della macchina,con le orecchie leggermente tirate su e l’espressione quasi corrucciata. Mi venne da ridere “Perché ridi?” mi chiese lei.
“Guarda Benny…sembra arrabbiato” risposi segnandolo con un dito.
Rise anche lei “Si hai ragione,poverino! Dai ora andiamo a casa perché lui mi sa non vede l’ora di correre per il giardino”.
Quando fummo vicino alla macchina Benny sia alzò in piedi sul sedile,scodinzolò e cominciò ad abbaiare. Gli feci una carezza e lui si ributtò sul sedile.
----
 Stavamo per arrivare a casa di Emma e più la strada diminuiva e più mi veniva da piangere,urlare,sfogarmi. Non ce la facevo più. Mi sembrava di avere un macigno sul petto. Lei guardava fuori dal finestrino con un leggero sorriso sulle labbra,ma ancora non sapeva quello che sarebbe successo dopo.
Fortunatamente si girò poche volte dalla mia parte,altrimenti guardandomi negli occhi avrebbe sicuramente capito che c’era qualcosa che non andava e io sarei scoppiato a piangere non riuscendo a mentirgli su una cosa così grande.
“Quanto manca?” mi chiese ad un tratto ed io mi risvegliai dai miei pensieri “Ehm..15 minuti più o meno” risposi guardando l’orologio digitale sul cruscotto dell’auto.
Quindici minuti sembrano pochi,ma per me erano tanti. Significava passare più tempo con un macigno sul petto in sua compagnia,significava non poter piangere al solo pensiero che l’avrei lasciata.
Ed infatti il tempo volò e fummo già davanti casa sua. Scendemmo e presi anche Benny per il guinzaglio,giusto per fargli sgranchire le zampe. Emma fece un gran respiro,poi si incamminò verso la porta tirandosi dietro la sua valigia. Salì i pochi gradini del portoncino e quando sua madre venne ad aprire capii che l’ultimo secondo era svanito.
Sua madre era in vestaglia da notte,con un paio di ciabatte ai piedi,i capelli in una crocchia disordinata e gli occhi gonfi di chi aveva versato lacrime giorno e notte. Sgranò gli occhi quando si rese conto di avere davanti agli occhi sua figlia. L’abbracciò stretta e cominciò a piangere di gioia “Oh Cristo Santo! George!George! è tornata! Emma tesoro come stai? Oh,sia lodato il cielo!”.
Quasi non sembrava accorgersi della mia presenza a pochi passi da lei,alle spalle di Emma. Se avessi voluto sarei potuto salire in macchina e andare a casa,ma non potevo. Dovevo fare quella cosa.
Ora o mai più mi ero detto,altrimenti mi sarei portato dentro quel peso per chissà quanto tempo.
Suo padre arrivò di corsa,anche lui vestito con una semplice tuta,la barba incolta e gli occhi stanchi. Si fermò a pochi passi dalla moglie e dalla figlia abbracciate poi Emma gli saltò addosso abbracciandolo stretto e lui gli accarezzò i capelli con una mano,incredulo.
Io ero sempre lì che guardavo la scena con il cuore che piangeva. Sua madre fu la prima ad accorgersi di me “Thomas…” e suo padre alzò lo sguardo verso di me e mi guardò severo. Di sicuro non era contento di vedermi.
“Signore e signora Lopez,vi ho riportato vostra figlia e vol-…” incominciai ma venni interrotto dalla voce severa e cupa di suo padre.
“Vattene immediatamente da qui!”
“Papà!” lo rimproverò Emma.
“No Emma tuo padre ha ragione…sono venuto qui per dirvi una cosa” iniziai e lo sguardo di Emma si velò di confusione.
“Avanti sentiamo che cosa hai da dire” disse suo padre.
Feci un respiro profondo “Avete ragione,io sono un pericolo per vostra figlia”. A quelle parole lo sguardo di suo padre sembrò rianimarsi ed Emma parlò “No dai Thomas ti pre-…”
“No Emma ascoltami”la interruppi “Mi sono documentato su qual è la sorte per molte fidanzate di autolesionisti. Ho capito che il mio cervello alcune volte reagisce in modo involontario e mi sono detto che se io avessi fatto del male a sua figlia non me lo sarei mai perdonato,perché io la amo.
E per questo che,a malincuore,lascerò sua figlia e lei signore in pace,per sempre. È la cosa giusta ed è quello che vorrebbe anche lei signore”
Le lacrime spingevano per uscire dai miei occhi ma io le gettai indietro. Emma invece aveva cominciato a piangere “Thomas,ti prego n-non…non puoi…”
Non dissi nulla “Con permesso ora vi dico addio. Arrivederci signore e signora Lopez” e mi girai per andare verso la macchina.
“Nooo! Thomas ti prego!” mi sentii prendere per un braccio e tirarmi indietro. Mi girai ed era Emma che piangeva disperata “Ti prego Thomas,non puoi lasciarmi! Non puoi,io non posso vivere senza di te..” singhiozzava ogni 3 parole.
La presi per le spalle e la guardai negli occhi “Emma ascoltami,ti prego,ascoltami per l’ultima volta. Tuo padre ha ragione,tu rischi a stare con me,tu meriti molto,ma molto meglio di me. Devi avere al tuo fianco un ragazzo premuroso,sano e non che si tagli come me,e lo troverai ne sono sicuro."feci una pausa "Ricordati che io ti amo,e ti amerò per sempre"
Lei mi baciò e io non potei fare a meno di ricambiare. Un bacio pieno di tristezza,disperazione. Un bacio d’addio.
Intervenne suo padre che ci staccò “Ora vattene e lascia in pace mia figlia”
“No tu lasciami in pace io devo stare con lui!” gli gridò Emma e cercò di divincolarsi dalla stretta del padre ma non ci riuscì e cadde in ginocchio piangendo e chiedendosi “Perché?! Perché?!”
Me ne andai. Feci salire Benny in macchina ma dovetti tirarlo un sacco prima di riuscirci. Non ne voleva sapere di lasciare Emma ed infatti gli andava vicino annusandola e leccandola.
In macchina lui abbaiò finchè non perdemmo di vista la casa e solo allora piansi,piansi come non mai. Ero distrutto e Benny lo capiva perché mi leccò e cercò di tirarmi su il morale ma niente in quel momento poteva guarire il mio cuore ferito.
Mi fermai lungo la strada perché le lacrime mi annebbiavano la vista e non riuscivo a vedere la strada. Ero debole,a pezzi e mi ritenevo quasi stupido ad averla lasciata. Ma era la cosa giusta anche se io cercavo in tutti i modi impormi a questa decisione.
Era vero quello che dicevano alcune ragazze sui Social Network:tutte le favole finiscono prima o poi. 

Colpo di scena:Thomas lascia Emma perchè si auto-impone che lui può essere un pericolo per lei. Questo dopo essersi documentato su Internet e dopo aver capito perchè il padre non lo accetta.
Lo so è un capitolo triste e forse questa potrebbe essere la sorte e la fine della storia...ma non si sa mai...
Voi cosa ne pensate? Secondo voi cosa accadrà? 
Fatemi sapere con qualche recensione! :)
Ciaooo e alla prossima! :) <3 

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***




CAPITOLO 23

EMMA’S POV
Lo vidi andare via e questa volta per sempre. Non ci sarebbe stato più un nostro domani,più nessun bacio o carezza. Non ci sarebbe stato nessun bagno in piscina e nemmeno una giornata al mare. Non ci sarebbe stato più un noi.
Ero ancora in ginocchio sull’asfalto quando lui scomparve dalla strada. Piangevo e mi disperavo,ero debole non sapevo che fare. Mia madre e mio padre cercarono di tirarmi su ma io li allontanai alzandomi poi dasola.
“Tesoro è giusto così” parlò mio padre e quelle parole mi fecero arrabbiare improvvisamente.
“No”sputai acida “Non è giusto così! Sei tu che vuoi farmelo credere e gliel’hai fatto credere. Gliel’hai imposto,l’hai influenzato con le tue 4 storie lette o sentite per tv,quando in questo mondo ce ne sono un milione di casi così e solo quelle 4 storie sono finite in tragedia! Lui non voleva,glielo leggevo negli occhi ma ha dovuto per accontentare uno come te!”
“Emma non è come stai dicendo tu..” iniziò lui ma io lo bloccai “Ah si? E quale sarebbe la storia eh?! Questa è l’unica soluzione del perché lui l’abbia fatto! Complimenti hai distrutto il sogno di tua figlia che almeno una volta nella vita era contenta ed entusiasta” e feci un falso applauso come a congratularmi.
“Ma quale sogno e sogno! Quello per te sarebbe stato un incubo più avanti,crescendo!” mi sgridò lui.
“Si perché noi stavamo vivendo una favola e non una qualsiasi. Questa era diversa:lui era il mio angelo,anche se a dir la verità ero io che salvavo lui. Anzi ci salvavamo a vicenda.
Noi volevamo crescere e farci una famiglia. Volevamo dei bambini,dei bambini insieme,ed invece no...sei arrivato tu che non hai guardato oltre l’apparenza. Neanche non lo conoscevi e non hai visto tua figlia felice e spensierata al suo fianco. Hai avuto occhi solo per quei tagli che aveva sui polsi. Ed ora lui sarà a casa,magari si starà facendo del male e se domani lo trovi su qualche giornale con scritto “Ragazzo trovato morto” bhe,sappi che non troverai neanche più tua figlia.” E corsi,prima che lui potesse ribattere,verso il portoncino ma mi fermai “Se questa fosse una vera favola tu saresti il cattivo”.
Scappai in camera mia e mi chiusi dentro. Piansi,non trovai nemmeno la forza per andare nel letto. Ero distesa sul pavimento e continuavo a piangere. Ero disperata.
Mia madre bussò più volte ma io non aprii mai. Più le ore passavano e più la mia voglia di vivere sveniva. Mio padre no,non venne mai a bussare.
Pensavo a cosa stesse facendo Thomas in quel momento. Sicuramente si stava facendo del male e a quel pensiero mi venne una voglia di correre da lui e fermarlo. Piangevo al pensiero di non poterlo fare.
Sentii la suoneria del mio cellulare proveniente dal piano inferiore ma non mi preoccupai. Non volevo parlare con nessuno se non con lui. Sentii mia madre rispondere ma non capivo cosa diceva.
Pochi minuti dopo una voce femminile mi chiamò dalla porta. Era Step.
“Emma ti prego fammi entrare. Ti scongiuro mi fai stare male così!”
Ma niente da fare. L’ho detto,non volevo parlare con nessuno. Volevo stare sola nel mio dolore anche se sapevo mi avrebbe fatto stare peggio,ma poco importava tanto,peggio di così non poteva andare.
Passarono 2,3,4 ore ma le lacrime non smettevano di uscirmi. Dopo 3 ore il pianto si era un po’ placato e uscivano solo singhiozzi sconnessi anche se le lacrime non smettevano.
Uscii solo la sera sentendo la gola secca e il bisogno di mangiare qualcosa. Scesi le scale con calma e lentezza facendo attenzione a dove mettevo i piedi visto che non ero così lucida di mente e vista.
In cucina erano tutti seduti intorno al tavolo:mia madre singhiozzava,soffiandosi il naso,mio padre era impassibile anche se gli occhi tristi colpevoli lo tradivano,e Step cercava di tirare su di morale mia madre,anche se dai suoi occhi uscivano lacrime.
Appena mi videro sulla soglia della cucina mi guardarono e Step venne ad abbracciarmi “Oh Emma! Dio mi dispiace!”
Non sapevo che dire. Non mi sentivo di dire “Non importa tranquilla” perché avrei solo mentito.
Mi staccai e mi diressi verso il frigo e ne tirai fuori un cartone di succo,presi un bicchiere e per poco non mi cadde.
“Lascia faccio io” Step mi affiancò e intanto io mi sedei,nell’angolo del tavolo,distante da mio padre che nemmeno guardai. La mia amica mi appoggiò il bicchiere con del succo davanti a me ed io bevvi a piccoli sorsi. Guardavo il tavolo. Mi sentivo a pezzi,distrutta.
“Vuoi qualcosa da mangiare tesoro?” mi chiese mia madre.
“Si va benissimo un biscotto” risposi fredda e distaccata,sempre con lo sguardo rivolto vero il basso. Mia madre mi appoggiò la scatola davanti ed io dopo un po’ di minuti ne presi uno mordendolo.
“Tesoro sei sicura di stare bene,tremi tutta..” osservò mi madre.
“Si sto bene sono solo debole” risposi “e per la cronaca con “sto bene” intendo solo fisicamente”
Mia madre sospirò tristemente. Sentivo lo sguardo di tutti davanti addosso e questa cosa non mi piaceva affatto.
Finii il biscotto e poi tornai in camera. Nessuno disse niente,ne tantomeno mi pregarono di restare. Capivano il mio dolore e capivano che volevo stare sola.
Mi buttai sul letto con un cuscino sulla faccia e piansi ancora,a piccoli singhiozzi irregolari.
Poco dopo sentii bussare alla porta e poi la voce di Step fece capolino “Emma,posso?”
Mi tolsi il cuscino dalla faccia e mi asciugai le lacrime con un fazzoletto. Intanto la mia amica si sedette cautamente sul letto senza mai perdermi di vista.
“Ti ho…ti ho portato il cellulare,in caso ne avessi bisogno” e mi allungò il mio Iphone che io presi e appoggiai al mio fianco.
“Grazie” risposi.
Seguì un minuto di silenzio in cui ne io ne lei sapevamo che dire. Alla fine fu lei a rompere il ghiaccio “Emma mi dispiace così tanto che tu non immagini”
“Si lo so…ho visto che hai pianto anche tu” risposi “Il punto è che ci amiamo e sono stati solo quei pensieri di mio padre e quelle sue storie ad obbligarlo a lasciarmi. Lui non lo avrebbe fatto mai”
“Cosa ti fa pensare che lui non ti avrebbe mai lasciato?” mi chiese lei un po’ titubante,come se la domanda fosse inappropriata ma,al contrario,mi sentii felice di ricevere quella domanda.
“L’ho letto nei suoi occhi. Prima di andarsene mi ha baciato dicendomi che mi avrebbe amato per sempre. Quella mattina parlavamo perfino di farci una famiglia,insieme. Mi ha detto che lui voleva dei bambini con me” gli spiegai.
Parlare con lei mi faceva,non so come,sentire meglio.
“Ah allora immagino non ti avrebbe lasciato mai” disse lei guardandomi negli occhi “Ma,scusa se ti faccio questa domanda,ma voi due c’è…l’avete già fatto?”
Sorrisi debolmente “No purtroppo. Ci abbiamo provato ma una volta l’ho bloccato io e la seconda si è bloccato lui. Mi diceva che non mi sentiva pronta.”
“Ah..bhe dai è stato carino da parte sua. Quale ragazzo farebbe una cosa simile?! Nessuno perché sono tutti morti di figa!” mi disse facendomi ridere.
“Si”risposi tornando come prima “Non ce la faccio a lasciarlo andare” ammisi.
Lei ci pensò su poi si chinò verso di me “Sai non dovrei dirtelo perché andrei contro i tuoi genitori ma chissenefrega,voglio vedere la mia migliore amica sorridere quindi te lo dico. Allora lui ti ama,tu lo ami,lui è stato obbligato a lasciarti e tu non lo vuoi lasciare..quindi quello che ti dico è insegui i tuoi sogni. Vuoi costruirti una famiglia con lui? Bene,sei liberissima di farlo. Vuoi vederlo ogni giorno? Puoi farlo.
Perché nessuno,nemmeno i genitori possono comandare dei sentimenti e tu e Thomas ne provate uno,forse il più forte di tutti:l’amore.”
Quasi mi commossi ma l’abbracciai stretta non sapendo che dire. L’adoravo era come una sorella,una sorella un pò strana ma fantastica!
“Grazie mille! Ti voglio bene,sei la migliore amica migliore del mondo! E hai ragione dalla prima all’ultima parola” gli dissi.
“Figurati stella. Anche io ti voglio bene e sai che potrai sempre contare su di me”.
Sciogliemmo l’abbraccio “Ora che farai?” mi chiese lei.
“Non lo so…per ora voglio stare un po’ dasola…mi ha fatto piacere sentire i tuoi consigli. Mi hanno fatto sentire meglio” gli risposi.
“Bene sono contenta…ora ti lascio,riprenditi eh! E ricordati:segui i tuoi sogni.” Mi strizzò l’occhio e dopo avermi lascito un bacio sulla guancia uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Mi ributtai giù e abbraccia il cuscino. Ogni tanto qualche lacrima usciva ma almeno avevo smesso di piangere.
Sentii una vibrazione vicino alla mia pancia e mi accorsi del cellulare con lo schermi illuminato.
Mi si fermò il cuore quando lessi il mittente:Thomas. Risposi con il cuore in gola “Pronto?”
“Emma?”. Non era la sua voce. Quella era di Peppa. Incominciai a preoccuparmi.
“Peppa,che succede?” chiesi in ansia.
La sentii piangere “Thomas è…è…”
Quasi non mi venne lo svenimento sentendo quelle parole “è cosa Peppa?”
“è in ospedale…ha avuto uno svenimento nervoso e ha perso molto sangue. Ora è in sala operatoria…Dio Peppa perché?! Perché tutto questo succede ad un ragazzo come lui?!”
Le lacrime incominciarono ad uscirmi un'altra volta “è quello che mi chiedo anche io. Lui non merita tutto questo. Lui non merita di soffrire.” Feci una pausa per prendere un respiro “Peppa io vorrei venire in ospedale ma non posso,non mi lasciano,insomma..”scoppiai in lacrime.
“Sssh tesoro” cercò di tranquillizzarmi lei “lo so che non hai possibilità di venire qui ma io ti chiedo solo un piccolo favore:prega e pensa a lui. Prega Dio che lo salvi! Solo così gli potrai veramente stare vicino in un momento come questo”
“Lo farò Peppa,te lo prometto”
“Brava…l’ho sempre detto che sei una brava ragazza per Thomas. Tutto tornerà come prima,deve tornare come prima. Lui ha bisogno di te,come tu di lui…ora ti saluto e ti farò sapere….ciao Emma”
“Ciao Peppa,grazie!” e riattaccai.
È inutile dire che passai il resto della serata a piangere. Ogni tanto mia madre entrava,mi accarezzava una spalla e rimaneva lì per minuti,forse ore.
L’orologio batte l’una di notte ed io ero ancora sveglia a piangere senza che il  sonno si facesse sentire. Fuori aveva cominciato a piovere. Una pioggerellina leggera,che quasi non si sentiva.
Andai giù,aprii il portone di casa cercando di fare meno rumore possibile così da non svegliare i miei.
Mi sedei sui gradini difronte casa e lasciai che la pioggia mi inzuppasse,i vestiti,i capelli. Lasciai che le mie lacrime si mischiassero con le gocce.
Pensai a Thomas e pregai mentalmente guardando il cielo nuvoloso dal quale però si intravedeva qualche stella.
D piccola la nonna mi diceva che le stelle non erano altro che angeli che ci guardavano dall’alto. Io ormai ci credevo,perché a forza di sentirmelo dire per anni avevo cominciato a crederci.
Fissai l’unica stella che riuscii a vedere “Piccolo angelo ti prego salvalo. Ti chiedo solo questo” sssurrai.
Ed infatti volevo quello:che lui tornasse come prima,che noi tornassimo come prima.
Rivolevo il mio Thomas.
Rivolevo il mio angelo.

Scusate del capitolo triste e depresso dove non succede un granchè.
Quì si capisce il rapporto che c'è tra Emma e Step:le due sono come sorelle e si vogliono un casino di bene,tanto che l'amica gli da un consiglio che va contro la volontà del padre e cioè quello di seguire i suoi sogni che in questo caso è il costruirsi una vita con Thomas.
E poi quella chiamata da parte di Peppa che la avvisa di dove si trova il ragazzo e cioè in ospedale,in coma.
Che ne pensate? Fatemi sapere con una recensione ;)
Ciaooo alla prossima! :) <3

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***




CAPITOLO 24

THOMAS’S POV
Mi svegliai sentendo un fastidioso Bip-bip proveniente da una macchinetta al fianco del mio letto. Mi guardai intorno confuso e mi tirai su a sedere.
Pareti bianche,lenzuola bianche,vestaglia bianca,macchinette strane ai piedi del letto:capii all’istante di essere in ospedale. Avevo flebi,contenenti liquidi strani,attaccati sui bracci. Perché ero lì?
Mi misi a ragionare e ricordai tutto:ricordai di aver mollato Emma,ricordai la sua faccia sconvolta,ricordai cosa feci dopo,una volta arrivato a casa. Mi tagliai,piansi,soffrii e svenni. Ed ora eccomi qui in un letto d’ospedale,senza nessuno attorno. Il silenzio regnava.
Sentii la porta aprirsi e poi Peppa ed i miei genitori fecero il loro ingresso. Mia madre corse ad abbracciarmi facendo attenzione a non stringermi troppo così da non farmi male. Peppa si asciugò quelle poche lacrime rimaste intrappolate negli occhi e sorrise. Mio padre mi si avvicinò e mi appoggiò una mano sulla spalla.
“Come stai tesoro?” mi chiese mia madre guardandomi negli occhi.
“Bene…se si può dire” risposi freddo. Il pensiero di quello che avevo fatto ad Emma mi invase la mente:non potevo averla lasciata,ma ho dovuto farlo “Che cosa è successo?” chiesi confuso.
“Ieri sei tornato a casa,ti sei chiuso in camera e ti sei fatto del male. Tuo padre è riuscito a buttare giù la porta e ti abbiamo trovato in un lago di sangue. Sei stato trasportato qui e ti hanno fatto trasfusioni di sangue,essendo che ne avevi perso molto. Avevi avuto uno svenimento nervoso e per ora vogliono tenerti qui per un po’ di giorni.” Mi spiegò mia madre.
“Ah” risposi “Ma Benny dov’è?” chiesi ricordandomi del mio amico. Peppa mi sorrise e la porta si aprì facendo entrare Jasper con Benny al guinzaglio che mi saltò addosso ricoprendomi di leccate in viso.
“Ehi bello ciao!” lo salutai ridendo. Lo fecero scendere e lui si sedette ai piedi del letto,con la lingua penzoloni.
“Vecchio ma che hai combinato?!” mi salutò Jasper con un batti 5.
“Svenimento e perdita di sangue” spiegai brevemente e lui fece una faccia disgustata.
“Ah che male cazzo!” rispose.
Un cellulare,quello di mio padre,cominciò a suonare e lui si mise in un angolo per rispondere. Poco dopo tornò “Ora devo partire per lavoro Thomas…ti chiamerò domani per sapere come stai. Fai il bravo ragazzo ok?”
“Anche io ora devo andare tesoro,ho del lavoro che mi aspetta e devo assolutamente rientrare a New York entro stasera…ti chiamo domani ok? Ciao tesoro!” mi salutò con un bacio sulla fronte e poi uscì seguita da mio padre.
“Mi sembrava troppo strano e bello allo stesso tempo per essere vero” dissi abbassando lo sguardo.
“Oh dai tesoro,lo sai che sono molto impegnati,non ne fare una tragedia.” Mi rassicurò Peppa avvicinandosi al letto.
Entrò un infermiera che li pregò di uscire perché dovevo riposare anche se in realtà stavo benissimo.
“Va bene,amico ci sentiamo su Whatapp” mi salutò Jasper e mi abbracciò dopo tanti anni. Ci eravamo sempre salutati con “batti 5”,strette di mano,pacche sulle spalle che abbracciarlo per me fu strano.
Salutai anche Benny che mi diede un'altra leccata.
Peppa mi si avvicinò “Non è solo grazie a noi che sei qui” mi disse sottovoce quasi. La guardai confuso “E di chi altro?”
“Ringrazia quell’angelo di ragazza che ha pregato per te. Ringrazia Emma.” Mi rispose e mi strizzò l’occhio prima di uscire sorridendo.
Emma aveva pregato per me. Io l’avevo lasciata solo per delle stupide convinzioni,ma nonostante tutto questo pensarci il mio cervello mi diceva che era la cosa giusta. Da una parte lui e dall’altra il mio cuore,che mi pregava di tornare da lei. Non sapevo che fare,non sapevo chi ascoltare dei due.
Pian piano sentii gli occhi farsi pesanti e dopo di che mi addormentai a causa dei sonniferi che mi avevano iniettato nelle vene.
Sognai,sognai di poter stare con Emma,sognai di poterla riabbracciare,baciare e coccolare. La sognai perché l’amavo. L’amavo veramente.
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Fui dimesso dopo 7 giorni. Peppa mi venne a prendere assieme a Benny che ormai poteva essere scambiato per una persona visto che era sempre con noi,in qualsiasi posto andassimo.
Fisicamente stavo bene ma dentro avevo il cuore a pezzi. Ero come morto,come se la mia anima se ne fosse andata nell’esatto momento in cui l’avevo lasciata.
Peppa lo notò perché mi parlò “Thomas perché l’hai fatto?”
Sospirai con lo sguardo basso “Sono stato obbligato…suo padre mi odia,odia quello che sono.”
“Nessuno può comandare i tuoi sentimenti Thomas,nessuno”.
Quella frase mi colpì perché,cazzo era vero! Ma ormai non potevo tornare indietro. Scesi dall’auto e mi incamminai verso il portone con lo sguardo basso e il passo stanco.
Una volta entrata Peppa andò direttamente in cucina e la sentii prendere pentole e pentolini forse per preparare da mangiare per il pranzo. Benny si sedette difianco a me sul divano e si mise a mordere il suo pupazzo preferito.
Il mio sguardo cadde sulla chitarra che presi e cominciai a suonare qualche nota a caso che pian piano si trasformarono in una canzone. Sospirai una volta finita “Quanto mi eri mancata” sussurrai tra me e me.
Suonai un altro pezzo  e questa volta ci misi anche le parole.

“I'm out on the edge and I'm screaming my name 
like a fool at the top of my lungs 
sometimes when I close my eyes I pretend I'm alright 
but it's never enough 
cause my echo, echo 
is the only voice coming back 
my shadow, shadow 
is the only friend that I have”

Mi bloccai sentendo le lacrime bagnarmi il viso. Appoggiai la chitarra al mio fianco sul divano e piansi silenziosamente. Notai solo allora che sopra il tavolino da caffè c’erano delle foto:erano quelle di me e Emma,le ultime che ci eravamo fatti quel giorno.
Il giorno in cui io morii dentro,ritornando alla situazione in cui ero preso prima di conoscerla.
Le guardai una ad una e piansi dandomi dello stupido mentalmente.  Benny aveva tralasciato il suo gioco per venire ad appoggiare il suo muso sulle mie gambe e mi guardava con gli occhi in su,mugolando ogni tanto:evidentemente capiva come stavo.
Era proprio vero che gli animali ti capiscono al primo sguardo,ti sanno dare tutto l’amore possibile e soprattutto hanno un’anima,forse migliore di quella umana.
Gli accarezzai la testa e sorrisi anche se continuavo a piangere. Peppa mi portò una tazza di the e me lo appoggiò sopra il tavolino. Mi osservò a lungo ma non disse una parola. Semplicemente mi mise una mano sulla spalla che massaggiò leggermente prima di ritornare in cucina.
Aveva capito che non avevo voglia di parlare e fui felice di quel gesto da parte sua.
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Passarono ore. Non mangiai a mezzogiorno. Non avevo fame,anche se Peppa mi aveva pregato di mettere dentro qualcosa. Io non gli avevo risposto:ero rimasto impassibile a fissare il vuoto davanti a me. Stavo male,soffrivo e non trovavo le forze per reagire a quello che mi stava accadendo.
Salii in camera che erano le 2 del pomeriggio e mi chiusi la porta alle spalle. Mi cambiai mettendomi un pantaloncino dal ginocchio e una canotta larga,dopo di che mi buttai sul letto. Non piangevo solo fissavo il vuoto,gli occhi leggermente annebbiati dalle lacrime,il cuore a pezzi.
Sentii bussare e poco dopo Peppa entrò affacciandosi “Thomas io devo uscire per fare un po’ di spesa e delle commissioni da parte dei tuoi. Tornerò per le 5. Mi raccomando.”
Annuii leggermente sempre guardando il soffitto. Ascoltai i passi della donna scendere le scale,la sentii che prendeva le chiavi e che si chiudeva alle spalle il portoncino d’ingresso. Sentii la sua vecchia Panda andare in moto e poi più niente. Ero rimasto io con il mio silenzio.
Almeno però quel senso di vuoto che provavo mesi prima se n’era un po’ andato,dato che sapevo giù c’era Benny e questo mi confortava almeno un po’.
Rimasi lì finchè non sentii suonare impazientemente il campanello. Sul subito non mi alzai ma poi quel suono assordante mi fece alzare per andare a vedere chi fosse.
 
EMMA’S POV
Sentii Peppa nei giorni seguenti alla prima telefonata. Mi diceva che le mie preghiere erano servite e che Thomas stava meglio. Questo mi confortava anche se però dentro stavo male.
Step mi venne a trovare quasi tutti i giorni e mi raccontava di quello che stava succedendo a scuola,portandomi compiti e materiale didattico. Mi faceva sorridere o almeno ci provava.
Una o due volte mi chiese perfino se volevo uscire con lei al centro commerciale ma come sempre non ero dell’umore adatto. Mi portava a casa dolci e caramelle chiamandole scherzosamente “la medicina di Step per il buon umore”.
Anche se veniva a trovarmi lei rimaneva con me solo una due ore. Per il resto delle ore rimanevo in camera a piangere disperata. Mi guardavo e riguardavo le ultime foto scattate ma questo era come infilarmi una lama di un coltello nel cuore più e più volte. Sapevo che guardando quelle foto mi auto facevo del male ma non ne potevo fare a meno.
Mi mancava ogni giorno dipiù. Rimanevo lì a pensare a cosa stesse facendo lui in quel momento,se era già a casa,se stava bene,cosa provava.
Passarono 7 giorni e la mattina del settimo ricevetti un messaggio da Peppa che mi avvisava che Thomas era tornato a casa e che aveva bisogno di riposo. Stava male,mi aveva scritto,e soffriva.
Passai tutta la mattinata lì,distesa a letto,sotto le coperte. Mia madre venne a chiamarmi per il pranzo.
“No mamma non ho fame” risposi io fredda e distaccata.
“Tesoro è da ieri mattina che non mangi nulla di sostanzioso…sei dimagrita ancora di più e sei debole. Devi mangiare” aveva cercato lei di convincermi.
“No mamma non voglio niente!” ero scattata scocciata “Ti prego,lasciami stare” gli avevo chiesto più dolcemente poi.
Lei era uscita con lo sguardo basso e deluso. Sentii l’orologio battere l’una,poi le due alla fine le tre del pomeriggio.
In quelle tre ore avevo pensato a ciò che mi aveva detto Step giorni fa:segui i tuoi sogni. Nessuno può comandare i tuoi sentimenti.
Fu quello a darmi la forza di alzarmi dal letto. Mi cambiai mettendomi un pantaloncino corto e una maglia larga. Mi lavai i denti ed il viso,mi truccai leggermente con un po’ di matita e mascara.
Uscii di casa senza degnare di uno sguardo mia mamma che mi chiamò cercando di fermare la mia corsa senza riuscirci. Correvo e intanto piangevo.
Non ce la facevo più. Dovevo vedere Thomas,dovevo abbracciarlo,baciarlo. Ne avevo bisogno perché lo amavo e sapevo lui amava me.
Corsi senza mai fermarmi e i passanti mi guardarono chi preoccupato,chi sorpreso. Non era da tutti i giorni vedere una ragazza che correva come una forsennata spargendo lacrime che scendevano finivano nel marciapiede.
Non mi interessava se mi prendevano per una pazza,io avevo bisogno di vederlo.
Suonai il campanello,una volta davanti al cancello ma nessuno mi aprì. Suonai più volte impaziente e finalmente l’ammasso di ferro si aprì. Corsi davanti al portoncino e bussai aspettando di trovarmelo davanti e se mai ci fosse stata Peppa avrei chiesto di lui.
Lei di sicuro me lo avrebbe fatto incontare.
Dopotutto ci sperava ancora in quella favola che io e Thomas ci stavamo costruendo prima che tutto avesse fine.   

Ciaoo! Bhe questo è uno dei miei capitoli preferiti sinceramente perchè oltre a capire meglio gli stati d'animo dei due personaggi vediamo un colpo di scena alla fine che bhe nel prossimo capitolo si scoprirà che accadrà.
Bhe non saprei che altro dirvi tranne ringraziarvi per tutte le recensioni e chiedervi come sempre di farmi sapere che ne pensate oppure di dirmi cosa secondo voi accadrà. Ci sono anche per chiarimenti sulla storia in caso non aveste capito qualche passaggio. :)
Detto questo vi lascio,ciaooo! Buonanotte! :) <3

 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***




CAPITOLO 25

THOMAS’S POV
Aprii il portoncino e non mi aspettavo di vedere lei,Emma. Aveva il trucco colato e piangeva tremando.
Non sapevo che fare né che cosa dire. L’avrei abbracciata e baciata ma una parte della mia testa me lo impediva. Fu lei a parlare per prima “T-thomas…i-io non ce la faccio più…mi manchi troppo…questa distanza mi sta uccidendo”iniziò a parlare scossa da singhiozzi “s-sono dimagrita,non mangio quasi nulla da 2 giorni ormai…sto male,ho perso la gioia di vivere…ho perso il mio angelo e n-non ce la faccio più,mi sembra di impazzire”
La guardai e sentii le lacrime salirmi agli occhi. Ancora poco e avrei pianto. La guardai negli occhi con un espressione addolorata. Le parole non riuscivano ad uscire.
La frase che lei mi disse dopo mi fece sussultare e reagire come se non fossi io a controllare me stesso e le mie azioni “Voglio fare l’amore con te”. Piangeva e cercò di prendermi le mani ma io glielo impedii perché la attirai a me per la vita e la feci entrare chiudendo la porta di colpo.
La bloccai tra il muro ed il mio corpo e la baciai con foga. Dio mi era mancata! Mi era mancata sentirla vicino,sentirla mia,abbracciarla,baciarla. In quel momento realizzai che sì,lei era mia e di nessun altro.
Io volevo stare al suo fianco per sempre e non avrei sopportato la vista di Emma con un altro ragazzo al posto mio.
La sollevai da terra e lei si aggrappò al mio bacino con le gambe. Continuavamo a baciarci e le nostre labbra non si staccarono mai se non per riprendere aria. Cominciò a tirarmi le punte dei capelli e io ecco che andai fuori di testa.
Salii le scale ed entrai in camera mia appoggiando poi lei sul letto e baciandola dappertutto. Gli morsi il collo scendendo fino alla spalla per poi tornare sulle sue labbra.
“Ti amo” gli sussurrai in un orecchio “Mi sei mancata”
Lei mi guardò negli occhi e capii quello che voleva ora. La baciai e lei mi sfilò la canotta gettandola a terra. Mi accarezzò il petto e gli addominali e quando sorrisi lei arrossì. La baciai un'altra volta e pian piano scesi sull’orlo della sua maglietta per poi togliergliela e gettarla a terra assieme alla mia.
Gli lasciai una scia di baci umidi sulla pancia e la sentii ridere. Mi tirò delicatamente per i capelli e quando fui alla sua altezza mi baciò. Gli sbottonai i pantaloncini e pian piano glieli calai fino a sfilarglieli completamente.
Rimasi a guardarla a bocca aperta “Sei bellissima” fu tutto quello che dissi prima di fiondarmi nuovamente sulle sue labbra. Lei ribaltò la situazione mettendosi a cavalcioni sopra di me e mi sorrise furbamente.
Mi accarezzò il petto e scese agli addominali. Ogni tanto mi lasciava qualche bacetto qua e là. Arrivò all’orlo dei miei pantaloni e pian piano me li tolse buttandoli a terra. Ok era assolutamente eccitante averla seduta sulla mia pancia in intimo!
Ribaltai la situazione un'altra volta facendola ritrovare sotto di me. Quasi senza che ce ne accorgessimo ci ritrovammo nudi con solo il lenzuolo a coprirci. Lei era arrossita e vedevo dai suoi movimenti impacciati che era imbarazzata al massimo.
Continuai a lasciargli baci e carezze d’appertutto e lei fece altrettanto. Quando gli morsi il collo lei gemette e mi pregò “T-thomas…ti prego…”
“Sssh piccola,tranquilla” la tranquillizzai accarezzandogli una guancia “Tranquilla,non ti farò male promesso…tu sei liberissima di bloccarmi se non vuoi farlo”
Mi attirò a se prendendomi per la catenina che indossavo al collo “Io lo voglio fare” mi sussurrò ad un soffio da me e notai che indossava la mia catenina. Gli sorrisi prima di baciarla.
Dopo aver indossato il preservativo mi posizionai di nuovo sopra di lei e continuai a baciarla mentre pian piano cominciavo ad entrare in lei. Sentii che soffriva perché mi morse il labbro e strinse a pugni le mani.
Mi bloccai “Sssh piccola,lo so che ti fa male ma sto cercando di fare il più piano possibile…concentrati su di me,baciami,accarezzami,fai quello che ti fa soffrire meno” gli dissi con il fiato corto e lei annuì,con le lacrime agli occhi.
Continuai ad entrare pian piano mentre la baciavo. Si aggrappò a me e mi graffiò la schiena ma in quel momento non sentii dolore. Una volta che ero dentro mi bloccai e la guardai negli occhi. Soffriva lo capivo ma dopo pochi secondi la vidi rilassarsi e cominciai a muovermi ritmicamente.
La stanza si riempì dei nostri sospiri e gemiti. Ogni tanto mi graffiava la schiena e questo non faceva che farmi provare piacere ancora dipiù.
Lei venne prima di me ed io mi buttai sul letto vicino a lei prendendo fiato. Avevamo il petto che si abbassava e rialzava velocemente. Il cuore mi batteva  a mille ma non solo per lo sforzo fisico ma anche perché ero con lei,dopo più di una settimana in cui non l’avevo mai vista.
Mi girai verso di lei che mi guardò e sorrise “Wow” riuscì a dire.
Gli accarezzai una guancia “Sì…ti ho fatto male piccola?” gli chiesi preoccupato.
“No no,sto benissimo,ora che sei qui con me” ammise e il mio cuore perse dei battiti.
La baciai dolcemente “Ho cercato di fare più piano possibile,credimi”
“Sssh” mi zittì lei dolcemente “è stato fantastico. Una prima volta stupenda”
Sorrisi “Sono contento sia stata così” dissi “Mi sei mancata,tu non immagini quanto. Sono stato uno stupido a fare una cosa del genere. Io non volevo lasciarti,il mio cuore non voleva,ma il cervello ha avuto la meglio. Ma ora seguirò solo il mio cuore.”
“E che cosa ti dice?” mi chiese con gli occhi socchiusi e sorridendo.
“Di stare con te,di costruirmi una famiglia con te,la mia piccola” risposi.
Mi baciò dolcemente “Anche il mio cuore mi dice questo” mi disse lei.
Dopo di che si accoccolò su di me,con la testa sul mio petto, e disegnò dei ghirigori immaginari sui mie addominali con il dito. Io intanto gli accarezzavo i capelli.
Ci addormentammo così,abbracciati e non ci muovemmo da quella posizione.
----
Ci svegliammo dopo poche ore. Erano le 6 di sera. Guardai Emma che dormiva ancora:gli occhi chiusi,i capelli disordinati,le labbra rosee stirate in un lieve sorriso. Non resistetti dal non lasciargli un bacio a stampo che la svegliò perché poco dopo si stirò e aprì gli occhi ancora assonati.
“Ma ciao bella addormentata” la salutai scherzosamente.
“Ciao mio principe” stette allo scherzo lei e mi sorrise.
“Dormito bene?” gli chiesi.
“Si ma solo perché c’eri tu al mio fianco…da quanto non dormivo così bene,mi mancavi!” mi rispose lei sorridendo.
“Che dolce la mia piccola” e la baciai prima a stampo ma poi approfondimmo aggiungendoci la lingua. Ci staccammo con un po’ di fiatone e lei si riappoggiò sul mio petto sospirando.
Rimanemmo così per minuti interi finche alla fine non decidemmo di vestirci “Puoi farti la doccia se vuoi” gli dissi.
“Ok va bene” e dopo essersi presa le sue cose da terra si chiuse in bagno con le lenzuola girate sul suo piccolo corpo. Risi a quella vista,di lei goffa che saltellava avvolta nella coperta.
 
EMMA’S POV
Mi chiusi in bagno per farmi una doccia. Buttai le lenzuola,che avevo usato per coprirmi,nel cesto della biancheria sporca e mi guardai allo specchio aspettando che l’acqua nella vasca diventasse calda.
Avevo le gote arrossate,il sorriso sulle labbra,gli occhi lucidi e le pupille dilatate. Non mi ero mai vista in quella situazione. Sembravo una pazza con quei capelli disordinati e pieni di nodi.
La schiuma crebbe all’interno della vasca e il profumo di fragola e lavanda riempì il bagno. Mi misi un asciugamano intorno al corpo ed uscii. Avevo un idea in mente.
Thomas era disteso sul letto e guardava il soffitto. Cercai di far sembrare la mia voce dolce e bisognosa d’aiuto “Thomas mi aiuteresti a lavarmi?” gli chiesi appoggiandomi allo stipite della porta.
Lui si alzò dal letto con una coperta legata in vita e mi si avvicinò sorridendo furbamente “Perché,non ce la fai da sola?” mi chiese accarezzandomi una guancia e ipnotizzandomi con i suoi occhi azzurri. Notai che anche i suoi erano più lucidi del solito e aveva le pupille dilatate.
“N-no,non ce la faccio” dissi un po’ imbarazzata ma cercai di non darlo a vedere. Lui si chinò per baciarmi ma mi prese in braccio di colpo e mi portò in bagno. Mi tolse l’asciugamano di dosso e mi appoggiò dentro la vasca,poi entrò anche lui.
Ridemmo come due stupidi. Si sedette dietro di me e mi abbracciò. Mi appoggiai con la schiena al suo petto e lasciai che mi accarezzasse dappertutto. Ogni tanto mi lasciva dolci baci sul collo.
Restammo così per chissà quanto tempo e quando uscimmo lui mi strinse sotto l’asciugamano con lui e dopo i che ne prese un altro per i miei capelli,ma io non lo accettai.
“Perché?” mi chiese confuso.
“Quello usalo te” gli risposi.
“No sto bene qui stretto stretto con te” mi disse sfiorandomi con la punta del naso il mio.
“Ora mi voglio vestire e sistemare da sola”
“Non vuoi una mano?” mi chiese sussurrandomi nell’orecchio.
Sorrisi e poi gli spinsi sul petto l’asciugamano asciutto “No mi arrangio dasola”
“Ok va bene” si arrese e si legò l’asciugamano in vita prima di uscire dal bagno lasciandomi sola.
Mi vestii indossando l’intimo ed i miei vestiti. Mi asciugai i capelli con il phon e li spazzolai cercando di districare tutti i nodi. Alla fine uscii dal bagno e trovai lui che si sistemava i capelli davanti al grande armadio a specchio. Indossava un paio di jeans dal ginocchio,una maglietta rossa della Abercrombie e le Vans rosse ai piedi. Era perfetto!
Lo abbracciai da dietro e lui sorrise “Allora,hai fame?” mi chiese.
“Si,un po’ di languorino c’è” risposi e dopo che lui mi ebbe presa per mano scendemmo le scale fino ad arrivare in cucina.
Di certo non mi aspettavo di trovare….

Di trovare...? Chi secondo voi? Questo è il capitolo dove finalmente Emma e Thomas si ritrovano,si rimettono assimeme e fanno anche l'amore! Forse uno dei capitoli più dolci!
Bhe,ragazzi e ragazze questa storia sta per arrivare alla fine. Non so quanti capitoli mancheranno ma vi dico che non saranno molti. Forse conclusa questa ne potrei iniziare un altra ma non so,non ne sono sicura,devo aspettare che la mia vena artistica si faccia sentire! :)

Detto questo vi saluto e vi diìo appuntamento al prossimo capitolo! 
Ciaoooo! ;) <3
P.S:lo so avrò rotto le scatole a tutti ormai ma RECENSITE e fatemi sapere che ne pensate! ;D

 
 

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***




CAPITOLO 26

EMMA’S POV
“Mamma?” chiesi confusa guardandola con la bocca spalancata. Era seduta in cucina difronte a Peppa. Lei si girò e notai che stava piangendo dato che teneva un fazzoletto in mano e aveva gli occhi arrossati.
“Che ci fai qui?” gli chiesi incredula. Ero sicura di non avergli mai detto dove Thomas abitasse.
Mi venne ad abbracciare e Thomas mollò la mia mano mettendosi in parte e guardando la scena con un sorriso sulle labbra. “Oh Emma” cominciò lei “Emma perché sei scappata così?”
Mi prese il viso tra le mani per guardarmi negli occhi “Dimmelo tesoro,ti prego! Mi sono preoccupata da morire!”
Mi liberai dalla sua presa “Come hai fatto a sapere dove mi trovavo?” gli chiesi fredda.
“Appena ti ho visto scappare,ti sono corsa dietro e passando per un supermercato sono entrata e ho chiesto se ti avevano visto. Fortunatamente ho trovato la signora Peppa che riconoscendo il tuo nome mi ha portato qui immaginando che magari eri andata a trovare Thomas ed infatti aveva ragione” mi spiegò. Fortunatamente aveva smesso di piangere e mi guardava con sguardo triste ma allo stesso tempo felice di avermi trovata.
“Ah,ora capisco…bhe mamma come vedi sto bene,e solo perché sto con lui” e presi la mano di Thomas “è lui il motivo della mia felicità”
Mia madre ci guardò rilassata “Si lo so e mi sono sentita una stupida quella volta di non aver fatto nulla,di non essermi battuta contro tuo padre che voleva a tutti i costi che vi lasciaste. Mi sono sentita una cattiva madre,perché sapevo quanto quel ragazzo ti facesse stare bene”
“Signora” si intromise Thomas “volevo dirle che non deve sentirsi una cattiva madre per non aver difeso la felicità di sua figlia. Lei è una madre fantastica,veramente. Si preoccupa di sua figlia,le vuole bene,la difende…mi dica cosa vorrebbe volere Emma di più da lei.
Volevo inoltre dirle che io amo sua figlia,la amo fin da quando l’ho vista la prima volta. Posso dire che e’ stato un colpo di fulmine. E vorrei che suo marito guardasse oltre questi tagli:io sto cercando di farmi curare ma fino ad ora non c’è stato medico in grado di farmi guarire,ma non ho smesso di crederci.
Vorrei che lui guardasse quello che sono interiormente e cioè un ragazzo come tutti gli altri,un ragazzo che non farebbe mai del male a sua figlia e che è innamorato pazzo. Io vorrei questo,non chiedo altro.”
Mi aveva quasi fatto commuovere e anche mia madre era stata colpita da quel discorso dato che non aprì bocca. Anzi fece una cosa inaspettata:l’abbracciò.
Abbracciò il mio Thomas,come se fosse stato un figlio per lei. Qualche lacrima gli uscì:avevo ereditato da lei il commuovermi facilmente.
Si staccò e lo guardò negli occhi “Sarò più che contenta di accoglierti in famiglia Thomas”
“Grazie mille signora” la ringraziò lui sorridendo.
Peppa si commosse. Anche lei era un'altra dalle lacrime facili.
Mia madre si girò verso di me e mi guardò con un sorriso prima di aprire le braccia per accogliermi in un abbraccio che io non rifiutai. Mi misi a piangere,ma dalla gioia di avere una madre come lei,che mi capiva,che mi amava come nessun’altro.
Mi staccai “Andiamo a casa ora?” mi chiese ed io annuii. Non che non volessi più passare del tempo con Thomas ma ora come ora volevo andare a casa,sotto le coperte e magari parlare e scherzare con lei,la mia mamma.
Mi mise un braccio sulle spalle e mi strinse a se “Grazie mille signora” ringraziò lei voltandosi verso Peppa che dopo di che ci accompagnò alla porta. Mi bloccai “Mamma mi dai il permesso di fare una cosa?” gli chiesi e lei capendo al volo mi rispose “Non serve che tu mi chieda il permesso per salutare il tuo ragazzo”.
Gli sorrisi e poi corsi a salutare Thomas che ci guardava pochi passi dietro di noi. Lo abbracciai e mi misi in punta di piedi per baciarlo “Grazie per oggi” lo ringraziai sotto voce senza che mia madre o Peppa mi sentisse.
“Figurati” mi sorrise lui prima di darmi un altro bacio.
Tornai da mia madre e dopo aver salutato Peppa uscimmo e ci incamminammo strette verso casa,scherzando come due amiche. Perché alla fine lei era questo:era la mia prima e vera migliore amica,quella che ogni ragazza ha dal momento della nascita.
----
“Tuo padre ha detto che rientrerà stanotte” mi spiegò lei mentre si toglieva le scarpe davanti al portoncino “Quindi abbiamo una serata tutta per noi,una serata da passare tra madre e figlia. Ti va?” mi chiese.
“Si,ne avrei bisogno” annuii sorridendo e sedendomi in cucina.
“Ordiniamo una pizza tesoro?”
Mi meravigliai:da quando in qua mi madre ordinava una pizza solo per noi due? Non era mai successo prima,forse perché o era impegnata per lavoro,oppure aveva la cena già pronta. Erano molte le cause per cui non era mai successo.
Ordinammo una pizza maxi metà margherita e metà con wustel e patatine che arrivò a casa dopo mezz’ora. Nel frattempo io mi ero messa il pigiama,mi ero legata i capelli in una crocchia disordinata e mi ero struccata.
Ci sedemmo sul divano e appoggiammo la pizza sul piccolo tavolino da caffè. Per tv non facevano niente di interessante e così ben presto finimmo in un silenzio imbarazzante mentre mangiavamo.
“Allora,oggi sei stata da Thomas. Come è andata?” mi chiese lei ad un certo punto.
Sorrisi al pensiero “Bene,bene abbiamo passato quelle ore parlando e coccolandoci…mi era mancato”. Non so perché mi sentivo in imbarazzo a parlare così sfacciatamente di Thomas con mia madre.
“Mmmm…quel sorrisetto non mi convince” osservò lei “Dai che è successo tesoro?”
Ci pensai su mordendomi il labbro inferiore nervosa “Ti arrabbi se ti dico che,si bhe,ho fatto l’amore con lui?” strinsi gli occhi aspettandomi una sua reazione nervosa ma invece non fu così.
“Oddio tesoro!La tua prima volta!” disse entusiasta abbracciandomi “Come è stata?”
Non so come le parole mi uscirono di bocca “è stato stupendo. Ha cercato di farmi meno male possibile e ci è riuscito. È stato molto dolce” ammisi.
“Sono così fiera e contenta per te tesoro!” ma la mamma è sempre la mamma protettiva “Ha usato protezioni vero?” mi chiese con un po’ di preocupazzione nella voce.
“Sii mamma! Sta tranquilla” la tranquillizzai io.
Mi sorrise premurosamente “Hai compiuto uno dei passi più importanti per una donna. Sono così fiera di te e sono contenta che ti sia piaciuto. Thomas è veramente un ragazzo d’oro come dici tu.”
“Si mamma è un ragazzo fantastico,il miglior ragazzo che si possa desiderare…vorrei che anche papà lo capisse” sospirai dicendo l’ultima frase.
Mia madre mi guardò tristemente “Oh tesoro,paà lo capirà,bisogna solo dimostrarglielo e anche se ci vorrà tempo prima o poi capirà che è Thomas la vera ragione del sorriso di sua figlia,e sai che per lui l’importante è quello. Tu non immagini come ha reagito quando sei sparita per diversi giorni:era fuori di se,continuava a fare chiamate chiedendo se qualcuno ti aveva vista.
Ogni volta che il telefono squillava lui correva a rispondere e tremava perfino. Lo so che non ha dimostrato quanto gli mancassi quando poi sei ornata,ma ti posso assicurare che piangeva quando non c’eri e continuava a domandarsi il perché.” mi spiegò lei.
L’abbracciai “Mamma io ti voglio bene,scusami se non sono la figlia perfetta che tu hai sempre desiderato,scusami se ti faccio preoccupare per tutto,scusa se non ti ho mai detto quanto bene ti voglio.”
Mi accarezzò i capelli “Oh Emma,non devi scusarti di niente. Tu sei perfetta,sei la mia piccola Emma. E ti voglio un mondo di bene,sei la cosa più importante per me”
Quasi piansi ma riuscii a trattenermi. Rimanemmo così,abbracciate,per chissà quanti minuti.
Alla fine sbadigliai. Ero stanca,dovevo ammetterlo e mamma sembrò notarlo perché sciolse l’abbraccio “Vuoi andare a dormire?” mi chiese guardandomi negli occhi.
“Si”annuii “è stata una giornata lunghissima e stancante”
Mia madre mi lasciò un bacio sulla fronte “Allora vai a dormire. Notte tesoro! A domani”
“Notte mamma,grazie!” e salii in camera con il sorriso sulle labbra. Quella serata tra madre e figlia mi era proprio servita. Mi aveva fatto capire veramente quanto bene volessi a mia madre e quanto lei ne voleva a me.
Mi aveva inoltre fatto sentire in colpa per tutte le volte in cui gli avevo risposto male,oppure l’avevo fatta arrabbiare o preoccupare. O di tutte quelle volte in cui mi aveva detto dei “no”:solo ora capivo che l’aveva fatto per il mio bene,perché si preoccupava che io crescessi bene.
La serata si concluse in bellezza,con un messaggio di buonanotte da parte di Thomas:”Buonanotte piccola mia. Grazie mille per oggi,è stato fantastico anche per me. Ti amo,ti amo da impazzire! –Thomas”
Gli risposi sorridendo come un imbecille e dopo di che mi misi sotto le coperte spegnendo la luce e addormentandomi subito dopo.
La mia vita era ritornata una favola.        

E quì abbiamo una Emma che finalmente capisce quanto la madre gli voglia veramente bene! Come vi è sembrato il loro rapporto?
A me è piaciuto molto questo loro dialogo e come Emma si sia sentita libera di rivelarle quello che prova per Thomas e per lei,sua mamma.
Ora vi saluto e vi do la buona notte!
Ciaoooo :)
Aspetto qualche vostra recensione eh! ;)

 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***




CAPITOLO 27

THOMAS’S POV
Ore 4. Ecco la sveglia che suona per l’ennesima volta. Quella notte avevo dormito fantasticamente,forse perché avevo ancora impresso quello che era successo il giorno prima con Emma,e per dipiù in quel letto.
L’unico problema che avevo riscontrato quella notte era stato il rigirarmi nel letto visto che avevo i graffi sulla schiena che Emma mi non intenzionalmente fatto durante il nostro momento di passione.
Sorrisi come un ebete. Dio era stato fantastico,lei era fantastica e ora come ora non l’avrei mai più lasciata.
Mi alzai e mi vestii con il mio solito abbigliamento sportivo che consisteva in una canotta larga,un pantaloncino dal ginocchio e le mie scarpe da ginnastica. Presi anche le cuffie del mio Iphone:non so perché ma quel giorno mi andava di ascoltare un po’ di musica durante il mio allenamento. Si vedeva che ero di ottimo umore.
Uscii di casa e camminai finchè non raggiunsi la spiaggia e solo allora cominciai a correre. Miami beach era fantastica alle prime luci dell’alba,con il mare che pian piano si tinge di striature rossastre e i gabbiani che volano bassi in riva al mare.
Nessuno sapeva quello che era accaduto con Emma,nemmeno Peppa e ieri sera non aveva nemmeno sospettato nulla,forse perché io avevo cercato di non darlo a vedere.
Non sapevo ancora per quanto sarei riuscito a tenermi dentro tutto. Dovevo raccontarlo a qualcuno e chi non poteva essere se non il mio migliore amico.
Sbloccai il mio Iphone e scrissi un messaggio di buongiorno prima alla mia piccola,e poi al mio migliore amico anche se sapevo mi avrebbe risposto appena sveglio visto che erano appena le 5.30. Rimisi il mio cellulare in tasca e continuai con il mio allenamento,espirando ed inspirando regolarmente.
Tornai a casa alle 6.30 ed entrando trovai come sempre Peppa alle prese con la colazione,che mi salutò sorridendo “Buongiorno Thomas”
“Ciao Peppa!” la salutai sedendomi al tavolo. In quel momento il mio cellulare vibrò e non potei fare a meno di sorridere quando vidi il mittente:Emma.
Sbloccai la schermata di blocco,pronto a rispondere al suo messaggio. Subito dopo mi arrivò quello del mio amico e gli chiesi se oggi pomeriggio potevamo vederci e la sua risposta fu affermativa.
Peppa mi scrutò curiosa con un sorriso “Cosa è successo Thomas? Ti vedo molto ma molto contento oggi”
Feci il finto tonto “Niente” risposi anche se sapevo che il mio sorriso mi tradiva.
Mi appoggiai di peso allo schienale ma ritornai subito come prima con un smorfia di dolore sul viso. Peppa mi guardò preoccupata e mi si avvicinò “Che hai? Ti sei fatto male?” e cercò di alzarmi la maglia sulla schiena “Dai avanti fa controllare tesoro”
“No Peppa tranquilla non ho niente” cercai di tranquillizzarla ma troppo tardi,lei mi stava già controllando.
Mi rimise la maglia apposto e poi mi guardò con un’espressione sorpresa e contenta.
“Mi..mi sono grattato per sbaglio su un muro…” mentii ma lei mi guardò con uno sguardo che la sapeva lunga “Ok,ok non mi credi” e alzai le mani in segno di resa.
“Ora capisco perché sei più contento del solito” concluse “Quindi durante la mia assenza voi vi siete coccolati un po’…”
“Ehm…si si solo un po’ più..nel profondo,come” non so perché ero così in imbarazzo. Era la prima volta che mi succedeva di sentirmi così.
“Oh,si si ho capito tesoro” e mi fece l’occhiolino. Io intanto bevvi il mio caffè e mangiai un biscotto. Andai a farmi una doccia veloce e mi vestii mettendomi questa volta anche un cappello della Obey. Presi la mia Freitag verde sulla spalla ed uscii di corsa salutando Peppa che continuava a sorridere.
Pensai che lei non vedeva l’ora accadesse quello che è accaduto tra me e Emma.
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Le 5 ore di scuola passarono velocemente ed io mi ritrovai in macchina diretto da Starbucks dove avrei visto il mio migliore amico. Jasper era già li,con lo Skate sotto braccio che si guardava intorno.
Scesi dall’auto e lo salutai con una pacca sulla spalla e lui ricambiò facendomi mollare un “Ahi”.
“Oh che ti ho fatto amico?” mi chiese preoccupato mentre mi guardava.
“No tu niente” lo tranquillizzai “Emma,è stata lei” gli dissi sorridendo.
Lui mi guardava confuso e lo invitai dentro il locale mentre lui mollava un sonoro “Cosa?” che mi fece ridere “Ora ti spiego”. Ordinammo da mangiare e da bere,anzi,solo lui ordinò da mangiare visto che io bevvi un frullato alla fragola.
Gli raccontai quello che era accaduto il pomeriggio precedente con Emma e lui a fine narrazione mi sorrise furbamente “Oh amico era ora!” sdrammatizzò facendomi ridere.
“Jasper non importa:avrei aspettato anche altri 6 mesi per lei. La volevo sentire pronta e non obbligata a fare una cosa che non si sente di fare.”gli spiegai “Comunque ho graffi per tutta la schiena per quello ti prego di non darmi pacche sulla schiena”.
A quell’ultima affermazione si mise a ridere “Sesso violento insomma?!”
Scossi la testa ridendo “No. Semplicemente soffriva un po’” e a quella dichiarazione lui mi guardò conun sorriso sulle labbra “Sono contento per te,veramente. Emma ti ha salvato la vita senza che tu te ne rendessi conto.”
Jasper era fatto così:gli piaceva divertirsi,fare cazzate,ridere e scherzare però sapeva sempre cosa dire in dei momenti delicati. Diventava un'altra persona. Non era più il Jasper che conoscevo io.
Diventava più maturo quasi.
“Grazie amico” lo ringraziai e lui annuì lievemente come a dire “Figurati”.
Il telefono incominciò a squillare e risposi con un sorriso “Ehi piccola!”.
Dall’altra parte Emma fece una piccola risata “Thomas! Posso chiederti una cosa?”
“Si certo dimmi pure”. Jasper intanto mi osservava ridendo quasi.  Si rendeva conto anche lui che non ero più in me,diventavo romantico e dolce come nessun altro.
“Oggi potresti passarmi a trovare…ho bisogno delle tue coccole e poi volevo,si insomma vedere che mi diceva mio padre. Secondo mia madre dovrei spiegargli cosa è successo tra noi e lui deve cercare di accettare che noi 2 ora siamo una coppia.” Mi spiegò.
Sorrisi al pensiero di coccolarla un’altra volta “Certo amore passo da tre fra mezz’ora?”
“Si si arriva il prima possibile,ti prego” mi pregò dolcemente.
“Certo arrivo subito. Aspettami.” E riagganciai la chiamata.
Sospirai con un sorriso prima di guardare Jasper “Amico ti ha proprio fulminato quella ragazza!”
“Si vede cosi tanto?!” e risi.
“Si sembri uno di quei poeti sdolcinati dell’ottocento” scherzò lui.
“Bhe io ora devo andare da lei. Ha bisogno delle mie coccole e di me,come io ho bisogno di lei” annunciai alzandomi dal tavolo con Jasper al mio fianco ed uscendo da Starbucks.
“Vai,amico mio,vai dalla tua bella” disse lui con finta voce poetica facendomi ridere.
“Sei un coglione amico,lo sai?!” scherzai io.
“Si ma è bello fare i coglioni assieme” mi rispose.
Ci salutammo senza pacche visto come era presa la mia schiena e in meno di 15 minuti ero già davanti casa della mia piccola.
Suonai il campanello e lei mi venne ad aprire saltandomi in braccio appena mi vide. La rimisi giù tenendola sempre stretta a me. Mi diede un bacio a stampo poi mi  invitò ad entrare e ci sedemmo sul suo salotto abbracciati.
Lei mi spiegò che sua madre sapeva ciò che era accaduto con me e che ne era contentissima. Mi raccontò di cosa aveva intenzione di fare con suo padre:voleva spiegargli con calma tutta,filo per segno,da quando ci siamo conosciuti fino ad oggi,passando anche per i miei problemi e spiegandogli che ci amavamo veramente.
Acconsentii e decidemmo che tutto questo sarebbe stato fatto la sera stessa appena suo padre sarebbe rientrato da lavoro.
“Ma ora” iniziai una volta che lei ebbe terminato. “Vorrei fare altro con te”. Emma era seduta a cavalcioni su di me e ci guardava negli occhi sorridendo,come solo lei poteva fare.
Gli diedi un bacio che subito divenne più profondo. Non si sa come lei si ritovò sotto di me mentre continuavamo a baciarci appassionatamente.
Forse saremmo andati oltre se in quel momento non fummo sorpresi da sua madre,rientrata dal lavoro con 2 borse della spesa “Ehi ehi ehi,ragazzi!” ci rimproverò sorridendo “Con calma voi due”.
Ci staccammo ritornando seduti anche se la tenevo vicina a me per la vita. Era arrossita e forse anche io non ero più così bianco in viso.  Mi alzai e presi le due borse mentre sua madre si toglieva le scarpe.
Le appoggiai sul bancone della cucina e lei mi ringraziò “Grazie mille! Sei veramente un bravo ragazzo”
Io ed Emma ci sedemmo in cucina,lei sulle mi ginocchia mentre io gli cingevo la vita con le braccia.
“Emma ti ha già raccontato che cosa ha in mente di fare con suo padre vero?” mi chiese mentre sistemava la spesa negli scaffali.
“Si si ed io sono d’accordo”
“Volevamo provare stasera mamma” si intromise lei.
“Ah bhe mi sembra giusto tesoro,Thomas ti fermi qui da noi a cenare?” mi chiese lei smettendo per un momento di sistemare la frutta nel cesto e guardandomi negli occhi.
“Certo,devo solo avvisare Peppa dopo” risposi.
“Ok va bene allora è deciso ti fermi qui da noi” concluse lei ritornando dietro ai suoi affari.
Andai in salotto e telefonai a Peppa informandola  che mi sarei fermata a cena da Emma e lei sembrò più entusiasta di me.
O forse lo era veramente anche se l’idea di affrontare il padre di Emma mi spaventava un po’.
 
Ehiii! Dopo giorni ecco il nuovo capitolo! Scusate per il ritardo J Comunque nel prossimo capitolo scopriremo il verdetto del padre e ciò che accadrà: sarà favorevole o no a questa storia d’amore?
Volevo avvisarvi che nei prossimi giorni non potrò aggiornare perché sarò al mare e lì il computer purtroppo non c’è quindi portate pazienza! L
Mi servirebbe un altro vostro consiglio:questa storia sta per arrivare alla fine e avevo intenzione di iniziarne un'altra,completamente diversa ed ho due varianti:avventurosa e fantasy con un po’ di romanticismo,oppure drammatico,romantico e con la partecipazione di un animale,il cavallo?
Per essere più chiari vi invito a leggere queste due piccole trame:
1- Allora la prima storia parla di una ragazza di nome Jessica che conosce per puro caso un vampiro di nome Christopher con però un potere speciale,quello di governare il fuoco (ed è l’unico).
Questo viene addestrato assieme al altre centinaia di vampiri in un istituto fuori dalla città e il capo è un umano,di circa 60 anni che farà scoprire al ragazzo il suo drago e gli insegnerà a governare i suoi poteri.
Non mancherà la parte romantica perché potrebbe essere possibile una cotta tra Jessica e Christopher.
Nella storia è presente un cattivo che si alleerà con altri malvagi e toccherà a Christopher e agli altri vampiri fermare il male.
 
2-La seconda storia è completamente diversa dalla precedente. Infatti qui abbiamo come protagonista una ragazza,Clary,con una grande passione per l’equitazione. Gareggia nell’ippica da anni ormai(lei ha 17 anni)finchè,durante una corsa,cade facendo del male a se stessa e anche al suo cavallo che per le rovinose ferite viene soppresso.
Da quel mometo non trova più il coraggio di risalire in sella anche se la passione è grande. Si trasferisce dall’America alla Scozia,immezzo alla campagna e li fa amicizia con Kyle,un ragazzo della sua stessa età,che abita in una scuderia-fattoria e che quindi adora anche lui andare a cavallo.
In scozia comincia a prendersi cura di un cavallo selvaggio,catturato e che alloggia nelle ricche scuderie di Justin,un ragazzo presuntuoso e arrogante,e riesce a guadagnarsi la sua fiducia.
Riuscirà con l’aiuto di Kyle a ritornare a gareggiare?
 
Ecco,fatemi sapere che ne pensate del capitolo e ditemi la vostra preferenza tra le due storie se volte spiegandomi il perché. Sarò più che contenta di accogliere le vostre scelte. ;)
Ciaooo alla prossima! <3
 

 

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***




CAPITOLO 28

THOMAS’S POV
Il padre di Emma rientrò da lavoro che erano le 7.30 di sera. Quando la porta si aprì eravamo seduti tutti in cucina,ognuno al suo posto,che aspettavamo impazienti il momento del giudizio.
Lo sentii togliersi le scarpe e appoggiare la valigetta da lavoro sopra il tavolo in salotto. Lo sentii camminare e sospirare stanco dopo l’ennesima giornata di lavoro. Entrò in cucina e si immobilizzò alla mi vista.
Socchiuse gli occhi. Emma mi strinse la mano sotto il tavolo come per darmi forza anche se sentivo che lei ne aveva più bisogno di me “Ciao papà” lo salutò lei con un mezzo sorriso.
“Che cosa ci fa lui qui?” chiese senza rispondere al saluto. La sua voce era fredda e ferma.
“L’ho invitato qui da noi a cena tesoro” gli spiegò sua moglie appoggiando sopra la tavola una ciotola con dell’insalata. Lui si sedette difronte a me continuando a mandare occhiate a me,a sua figlia e a sua moglie.
“Papà dobbiamo parlarti” ammise alla fine Emma chiudendo gli occhi come a trovare coraggio. Gli strinsi ancora di più la mano come ad infonderle il mio.
“E di cosa?” chiese lui mettendosi un po’ di insalata sul piatto e passandola a noi. Intanto sua moglie passò con la carne che ci appoggiò sul piatto.
“Di noi,di Thomas,della nostra storia” disse Emma.
“Aspetta della vostra storia? Mi sembrava di essere stato chiaro l’altra volta:non voglio che tu esca con lui Emma.”
“Papà no,ascoltami” lo bloccò lei. Fece un respiro profondo e in quel momento suo papà la fissò aspettando la spiegazione “Io e lui siamo andati a letto assieme” disse tutto d’un fiato.
Suo padre smise di masticare il boccone e fissò prima me e poi Emma che nel frattempo aveva richiuso gli occhi. Sembrava sconvolto e forse lo era.
“Come scusa?” chiese come se non avesse capito “C’è tu mi stai dicendo che…che hai fatto sesso con lui?!”. La sua voce era salita di tono e ora sembrava più minacciosa,quasi isterica.
“No,ho fatto l’amore che sono due cose diverse” iniziò Emma prendendo coraggio “Papà io e lui ci amiamo,lo vuoi capire. Quando lui è stato distante da me perché si è sentito obbligato io stavo male,piangevo,ero dimagrita di diversi chili e ero sempre senza forze. Ora invece anche se l’ho appena rincontrato mi sento al settimo cielo. È questo che devi capire papà.”
“Ma…come fai ad amarlo,insomma ti farà soffrire Emma..lo vuoi capire?! Io voglio solo la tua felicità e che tu stia bene”
“E allora accetta Thomas come il ragazzo di tua figlia e accettalo quando diventerà mio marito. È lui la mia felicità.”
Suo padre sospirò tenendosi la punta del naso tra il pollice e l’indice “No. È fuori discussione che voi due vi sposerete e…” iniziò ma io lo bloccai. Basta doveva sapere le cose come stavano.
“Signore,posso parlare e spiegargli come stanno le cose?” chiesi con calma.
“Tesoro fallo parlare ti prego” lo pregò sua moglie vedendolo sbuffare e alla fine mi fece un piccolo segno con il capo come a volermi dire “dai parla su!”.
“Allora” iniziai cercando le parole giuste “io sono innamorato di sua figlia. La amo e non posso farci niente. Come ha detto prima lei,quando c’è stato quel periodo in cui ci siamo lasciati lei ha sofferto molto,è dimagrita di parecchi chili e si sentiva sempre debole. Era lo stesso anche per me.
Poi alcune persone mi hanno fatto ricredere e mi sono dato dello stupido mentalmente. Di solito si dice di seguire i propri sogni e invece io l’avevo lasciato scappare.
Si ok abbiamo fatto l’amore ed è lì che ho veramente capito che era lei la mia felicità,che non serviva nessun dottore per farmi guarire dall’autolesionismo perché alla fine era Emma che mi faceva sentire bene.” Feci una pausa nella quale mi girai a sorridere ad Emma che aveva gli occhi lucidi. Suo padre invece continuava a fissarmi ma sembrava più rilassato.
Ripresi “Capisco che sono successi casi nei quali ragazza,fidanzate,amiche vengono uccise dai rispettivi fidanzati autolesionisti solo perché questo ha avuto un raptus di pazzia ma sono 4 casi su 10000. Io le posso assicurare che non farei mai del male a sua figlia e che non faccio parte di quel gruppo di ragazzi.
Io si mi taglio,mi deprimo ma grazie a Emma queste cose non mi spaventano più perché so che finalmente ho qualcuno che mi ama veramente e non solo perché sono ricco sfondato e con macchine costose.
Ora però voglio farle una domanda:vuole vedere sua figlia felice? O vuole obbligarla a vivere una vita infelice? Se sono io la sua felicità e il suo sogno allora deve lasciarla seguire questo sogno. Solo così la vedrà veramente entusiasta.”
Tirai un enorme respiro quando finii. Sentivo ancora la stretta di Emma che si era fatta più vicino a me.
“Bhe” iniziò suo padre appoggiandosi con la schiena alla sedia “che dire,è un bel discorso il tuo,veramente mi hai preso. Ho notato che Emma stava male quando tu non c’eri ma non ho mai potuto parlarci perché o per lavoro o per un altro impegno io non c’ero quasi mai a casa e questo mi dispiace non tanto,ma tantissimo.”
“Caro ne ho parlato io con lei e la causa è come a detto Thomas: gli mancava lui.” Si intromise sua moglie difendendoci. Alla fine lei era sempre stato dalla parte di sua figlia,dalla nostra parte e proteggeva il nostro amore.
“Si si ho capito che è per lui ma sul subito quando la vedevo così mi dicevo “gli passerà”…e invece mi sbagliavo” ammise alla fine abbassando lo sguardo.
“E quindi?” chiese speranzosa Emma che si era sporta verso il tavolo aspettando la risposta.
“E quindi ha ragione Thomas,devo lasciarti vivere la tua vita,lasciarti vivere felice e lasciarti seguire il tuo sogno.” Rispose alzando lo sguardo in quello della figlia che sorrise e si lanciò tra le braccia del padre,stringendolo.
“Grazie,grazie grazie papà!”
Sorrisi anche io. Un sorriso semplice e spontaneo anche se dentro di me stavo saltando di gioia. Sua madre stava cominciando a far cadere lacrime di gioia e si affrettò a prendere un fazzoletto per asciugarle.
Emma si staccò da suo padre che si alzò e avvicinandosi a me mi strinse una mano “Benvenuto in famiglia” mi disse alla fine. Emma mi abbracciò contenta come una pasqua.
Finalmente potevamo vivere la nostra storia d’amore,finalmente suo padre aveva capito. Finalmente lei era mia ed ero pure entrato in famiglia. Ora non venivo più visto come un depresso e autolesionista malato mentale. No. Ora ero come un secondo figlio acquisito per loro e soprattutto ero il fidanzato ufficiale di Emma.
Poi pian piano sarei diventato anche suo sposo,avremmo avuto dei bambini e lì sarei diventato papà,la cosa che più desideravo al mondo.
Quella sera per la prima volta dopo 2-3 anni non mi tagliai. E fu un sollievo,una realizzazione per me.
Finalmente ero veramente felice.
 
Scusate il capitolo corto e schifoso ma bho non so che cosa mi sia preso...forse devo ancora riprendermi dalle giornate al mare. Comunque questo dovrebbe essere il penultimo capitolo se non sbaglio i conti...quindi il prossimo è l'ultimo. :(
La buona notizia è che ho iniziato la mia seconda storia "Vampire Fire-La leggenda" con contesto soprannaturale e romantico.
Se volete passare a dare un occhiata questo è il link: 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2770403&i=1 
Ora vi saluto e aspetto le vostre recensioni sia su questo capitolo che magari su quell'altra storia. 
Ciaooo a presto! :) <3

 

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Capitolo 29
*** Epilogo ***




CAPITOLO 29

EMMA’S POV (Un mese dopo)
Era passato un mese da quando mio padre aveva detto di si,aveva approvato il mio fidanzamento con Thomas.
In quei giorni era ormai d’abitudine vedere il ragazzo in giro per casa e anche se mia madre ci aveva già visto baciarci e coccolarci per me,e credo anche per Thomas,era un po’ imbarazzante farlo davanti a lei e quindi ci buttavamo sul letto in camera mia.
Thomas mi aveva perfino portato a conoscere sua nonna che per tutto il tempo non ha fatto altro di complimentarsi,di dirmi quanto ero bella,e di raccontarmi di Thomas definendosi orgogliosa ad aver avuto un nipote così seppur con qualche problema di autolesionismo ma niente che non si potesse risolvere.
Sua nonna era fantastica. Era piena di vita e sempre sorridente anche se si trovava in un letto d’ospedale. Assomigliava un po’ a Thomas in questo:anche lui seppur con tutti quei problemi riusciva a fare un sorriso anche falso.
Più volte avevo dormito da lui e a Peppa brillavano gli occhi ogni volta che ci vedeva assieme. Lei perfino quando ci vedeva salire in macchina cercava una qualsiasi scusa anche di portar fuori il cane pur di lasciarci soli nella villa. Era un gesto carino da parte sua perché molte volte,durante le coccole succedeva che o uno o l’altro veniva travolto dalla passione anche se però non si finiva mai col fare l’amore.
In quel mese con lui feci l’amore altre…bho non lo so ho perso il conto perfino di tutte le volte che siamo andati a letto insieme ma di una cosa sono sicura:era ogni volta meglio e ogni volta avevo sempre più segni di morsi sul collo. Si divertiva a farmeli a quanto pare.
Uscivamo assieme tutti i pomeriggi e mi aveva perfino aiutato a tirare su tutte le materie che avevo sotto impedendomi così di rimanere bocciata.
Usava un metodo infallibile:mi premiava ma alla sua maniera. Ogni volta che dicevo una cosa giusta era un bacio anche se ogni tanto ci spingevamo un po’ oltre e finivamo o avvinghiati per terra oppure sul letto e ci voleva una forza incredibile per staccarci e ritornare sui libri.
E così tra uscite,coccole e divertimento era passato anche quel mese assieme e la scuola era finita. L’ultimo giorno Step si mise a piangere dicendomi che gli sarei mancata e che quest’estate dovevamo assolutamente vederci.
L’abbracciai e scoppiai anche io in un pianto che non finiva più. Si lei mi sarebbe mancata un casino,cera sempre stata per me e mi aveva detto più volte che ero come una sorella minore per lei. Quella che io non avevo mai avuto.
Tornai a casa felice che anche quell’anno fosse passato,ed ero orgogliosa di me stessa,dei miei risultati e perfino dei mie voti negativi che poi alla fine eri riuscita ad alzare.
Mamma e papà ero contentissimi anche loro e mi continuavano a ripetere che erano orgogliosi di me. Piansi di gioia quando li sentii dire così perché in tutti quegl’anni non me l’avevano mai detto,forse perché sono parole difficili da dire ma con un significato enorme.
Significava che mi volevano veramente bene e mi sentii in colpa ripensando a come li avevo trattati nei giorni in cui non mi permettevano di vedere Thomas.
Alla fine lo facevano solo per proteggermi anche se da che cosa sinceramente? Thomas era il motivo della mia felicità e lo sarebbe stato per sempre.
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Quella sera ricevetti la sua visita. Suonò alla mia porta alle 9 di sera ma dall’espressione del viso capii che c’era qualcosa che non andava:era triste,i suoi occhi azzurri erano vuoti e freddi.
“Che succede?” gli chiesi avvicinandomi preoccupata. Mia madre e mio padre rimasera dalla porta a guardare anche loro con espressione preoccupata il ragazzo.
“Emma” iniziò e la sua voce sembrava stanca “Devo dirti una cosa,ma in privato se non ti dispiace”
“Si certo dimmi pure” e mi girai a guardare i miei genitori che capendo la situazione entrarono chiudendo la porta. Ora sapevo che si sarebbero messi dalla finestra,visto la curiosità di mia madre quindi ci allontanammo un po’ mettendoci vicino al cancelletto.
“Che succede Thomas?” gli chiesi per l’ennesima volta preoccupata.
Lui mi prese le mani e le fissò con sguardo basso “è una cosa importante. Molto” fece una pausa “Ho trovato una cura per i miei problemi di depressione e autolesionismo”
“Oddio ma è una cosa fantastica ma perché hai quella faccia?” gli chiesi guardandolo negli occhi.
Sospirò alzando lo sguardo al cielo “Perché…bhe perché questo istituto che mi curerà si trova a Londra”
Mi venne un tuffo al cuore ed il mio sorriso pian piano si spense. Il cuore mi batteva forte ma non dalla gioia bensì dall’ansia di perdere un'altra volta Thomas “Oh…capisco quindi tu..d-dovresti trasferirti lì…”
“Per un anno sì” rispose guardandomi con il suo sguardo triste.
“Bhe Thomas vai io..io ti aspetterò qui appena tornerai e dop…” ma lui mi bloccò “No Emma lo sai che non può funzionare una cosa a distanza e poi per un anno,dall’altra parte del mondo”
Sentii le lacrime salirmi agli occhi e cercai di ricacciarle indietro “Ho capito cosa vuoi..”
Lui mi mise una mano sulla guancia e li le mie lacrime cominciarono ad uscire pian piano “No non lo sai piccola”. Alzai lo sguardo sul suo confusa e lo vidi sorridere “Perché voglio che venga anche tu con me”.
Nel momento in cui disse quella frase le lacrime si bloccarono,come anche il mio cuore credo. Rimasi immobile con un espressione meravigliata e sorpresa “Oddio dici sul serio?!”. Mi si formò un sorriso a 32 denti sul viso.
“Si tu devi venire con me perché se tu non ci sei io non ci vado. Sei già in parte tu la mia medicina quindi se non ci sei io mi sento morire” mi disse asciugandomi le ultime lacrime con un pollice “Per il volo ho già pensato a tutto io,tu devi solo dirmi o un sì o un no”
“E me lo chiedi anche?! Certo che vengo” e gli saltai addosso abbracciandolo e piangendo di gioia. Mia madre e mio padre mi raggiunsero sulle scalinate e notai con meraviglia che avevano 3 valigie e delle borse già pronte.
“V-voi lo sapevate?” chiesi ritornando con i piedi per terra ma rimando sempre abbracciata a lui. Loro mi sorrisero e mia madre mi si avvicinò piangendo contenta “Si tesoro e partirai stanotte stessa…mi mancherai”.
Corsi ad abbracciarla forte e feci lo stesso con mio papà che non riuscì a trattenere le lacrime. Thomas nel frattempo caricò le valigie in auto e dopo di che rimase a guardare la scena di due genitori che salutano la figlia. Mio padre continuava ad accarezzarmi i capelli come se fossi una bambina.
Ma io sapevo che per lui lo sarei sempre stata.
Mi staccai guardandoli per l’ultima volta e poi Thomas mi aprì la portiera del passeggero facendomi salire. Li salutai con una mano e loro ricambiarono. Mi sentii leccare il viso e vidi con sorpresa che era il cane di Thomas “Ciao bello! Vieni anche tu?” gli chiesi accarezzandogli il pelo morbido.
“Si si non lo avrei mai lasciato a casa” mi rispose Thomas con un sorriso mentre accendeva la macchina “Allora pronta?”
“Sii prontissima ma spiegami una cosa:dovevi per forza farmi piangere per dirmi che sarei venuta via con te?”
Lui rise “Scusami piccola” e mi fece gli occhioni avvicinandosi e dopo di che baciandomi.
“Scuse accettate” gli sorrisi.
E così partimmo. Partimmo nella notte di quel primo giorno di vacanza. Partimmo per quella nuova avventura assieme dove sapevo che Thomas ne sarebbe uscito vincitore. Lo sapevo,lui era forte.
Ancora non ci credevo che sarei andata a visitare Londra,una delle città più belle del mondo.  E che ci sarei stata per un anno poi! Un anno a Londra,con Thomas il ragazzo che mi aveva rubato il cuore fin dal primo momento in cui l’avevo visto. Il ragazzo perfetto per me.
Il mio angelo. Il mio angelo ferito ma dal cuore grande.
The End
 
Ed eccoci arrivati alla fine di questa storia! Come vi è sembrato il finale? Vi aspettavate altro?
Ringrazio di cuore chi ha aggiunto lo storia tra le preferite e le seguite e chi ha recensito anche costruttivamente facendomi vedere dove sbagliavo per farmi migliorare. J
Ora sto lavorando alla mia seconda storia “Vampire Fire-La leggenda” che spero seguiate in tanti.
Ora vi saluto per l’ultima volta su questa storia ringraziandovi tanto tanto tanto e abbracciandovi forte! <3
Ciaooo! ;) <3
P.S: Nei prossimi giorni vi lascerò un ultimo messaggio quindi i chiedo di controllare e leggerlo (se volete)…servirà a farvi capire da cosa è nata questa storia ;)

 

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Capitolo 30
*** AVVISO ***


Cari lettrici e lettori,
Come avete potuto vedere questa storia è arrivata alla fine ma io sono qui a scrivervi questa specie di lettera per spiegarvi come è nata appunto questo racconto.
Intanto questa è una storia diversa dalle solite storie d’amore,qui ci sono problemi di autolesionismo,depressione e bulimia da parte,non della ragazza ma bensì dal ragazzo. Ho deciso di scriverla perché ho molti amici con questi problemi ed è come un omaggio a loro che si abbattono ogni giorno,o perché non si piacciono oppure perché la gente li addita come se fossero degli scherzi della natura.
L’ho scritta per far vedere che anche se non sei perfetto puoi trovare il vero amore,che anche se tu ti vedi un mostro  per la tua metà sarai sempre bellissimo/a e perfetto/a.
Ormai ai nostri giorni è facile sentir parlare di gente,ragazzi e ragazze,che si auto lesionano,che diventano depressi/e,che cominciano ad avere problemi con il cibo e tutto perché? Solo perché delle persone che io definirei deficienti non danno peso alle parole e non capiscono quanto male può fare una semplice frase del tipo “sei brutta”.
Due parole,9 lettere,così semplici da dire eppure capaci di buttare giù persone fragili e deboli.
E così si comincia a sentire per tivù di adolescenti che si tolgono la vita e tutto per delle offese che sommate ad altre fanno “andare fuori di testa” portando appunto alla morte. E tutto per non sentire più commenti negativi,per scappare da tutto questo,per salvarsi e andare a vivere da un'altra parte sperando di trovare sollievo.
Ora quello che sto per dirvi non vi sembrerà possibile ma è così: “Wounded Angel” è una storia vera. O almeno in parte lo è. Diciamo che ha preso spunto da una mia storia personale,di una mia vicenda che mi è capitata tempo indietro.
Il Thomas della storia è in realtà un mio amico. La descrizione emotiva è il mio amico nella realtà.
Lui fa il modello,viaggia e ha 17 anni,come Thomas nella storia. È dolce,simpatico,disponibile,un gran amico,forse il miglior ragazzo del mondo che finalmente ha trovato da poco anche la ragazza.
E pensate ha perfino i capelli biondi e gli occhi azzurri! Insomma è molto ma molto simile al protagonista della storia.
Purtroppo ha problemi di autolesionismo,soffre di depressione e ha problemi di anoressia anche se a forza di fare ginnastica è puro muscoli. Grazie a Dio sta superando pian piano tutti questi problemi e io sono più che sicura che ce la farà perché è forte,io lo so,e ora grazie all’amore della sua ragazza lo sarà ancora dipiù.
Bene detto ciò vi saluto e ringrazio ancora una volta tutte le persone che hanno seguito la mia storia,che l’hanno recensita e che mi hanno aiutato a migliorarla capitolo dopo capitolo.
Grazie veramente!
Ora sarò impegnata con Vampire Fire che spero seguiate in tanti e vi tranquillizzo dicendovi che quella è una storia completamente inventata  hahahah! :D
Ciaooo e grazie a tutti,di cuore! :)
Un bacio,la vostra Giò_Giò 22 <3 <3  
 

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