Il circo di Fuji

di Vala
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il magnifico circo di Fuji ***
Capitolo 2: *** Il circo di Fuji in trasferta ***
Capitolo 3: *** Il circo di Fuji si ribella ***
Capitolo 4: *** Romeo e Camilla ***
Capitolo 5: *** Camilla Flatcher: effetto a catena ***



Capitolo 1
*** Il magnifico circo di Fuji ***


La folla era in delirio. Tutti esultavano, chiamavano il suo nome con enfasi, con la voce carica di ammirazione. Era l’idolo, l’unico, il solo, il grande Fuji. Il suo ultimo Tsubame Gameshi che gli aveva fatto vincere set e game dopo appena mezz’ora di partita, era stata la ciliegina sulla torta. Si beava della popolarità quasi quanto Atobe, era la star, il più bello, il più forte, il più…
“Ehi, non ti sei dimenticato qualcosa…?”.
La voce proveniva dalla sua tasca. Sorridendo come se nulla fosse, Fuji si rialzò dalla panchina sulla quale si era appena seduto per vedere il mach di Eiji ed Oishi e con fare innocente si allontanò con la scusa del bagno. Nella sua tasca qualcosa continuava a muoversi agitata.
Davanti alla porta del bagno degli uomini incrociò Momo che gli fece segno di vittoria.
“Ho sentito le acclamazioni, come al solito hai vinto tu! Non c’è storia contro il grande Fuji Shusuke, il grande, l’unico, il solo…”.
“Devo andare in bagno!”.
Fuji entrò di corsa tagliando corto la sfilza di complimenti di Momo. Qualcosa l’aveva morso. Si infilò una mano in tasca ed estrasse una pallina da tennis.
“Insomma, ma ti pare!”.
“Quello non la finiva più! E io ho fame! Cibooooooooo!!”.
Fuji sospirò. Camilla non era mai stata una pallina paziente. La posò con cautela sul ripiano del lavandino e quella prese a saltellare per l’impazienza. Forse sarebbe stato meglio portare la sua gemella, ma la piccola Camilla doveva fare esperienza…e poi ieri sera era così entusiasta dell’incontro! La pallina saltò fedele nella sua mano non appena ebbe tirato fuori dal sacchetto uno zuccherino. Era una pallina molto golosa. Mentre mangiava, Fuji la fece sobbalzare leggermente.
“Camilla…non sarai ingrassata, vero?!”.
“Ingrassata…? Io…?”.
Gli occhioni della pallina erano talmente tristi che non ebbe cuore rimproverarla. Povera Camilla, in fondo era anche colpa sua che non le prestava le dovute attenzioni da quando in famiglia era entrato Hernando, la pallina spagnola regalatagli da sua madre come souvenir dell’Europa. Ma come dire…Hernando era così caliente! Le sue linee armoniose erano irresistibili!
“Fuji-sempai…? Tezuka chiede di te!”
Gli occhi di Fuji diventarono due cuori. In tutta fretta si infilò in tasca Camilla ed uscì dal bagno per andare a cercare Tezuka che lo stava aspettando con sguardo serio negli spogliatoi. Fuji lo raggiunse quatto quatto e gli saltò addosso alle spalle abbracciandolo tutto contento. Nessuno in giro. Premeditazione o pura fortuna?
Tezuka si voltò scrollandoselo di dosso e lo baciò. Doveva essere successo qualcosa al campo per averlo reso così intraprendente. Colto alla sprovvista, Fuji sentì le gambe cedere e si appoggiò all’armadietto alle sue spalle. Era gelido, ma non gli importava. Tezuka insinuò la lingua nella sua bocca e prese a giocare, stuzzicandolo per poi ritrarsi. Non era da lui. Fuji si staccò ansimando.
“Qualcosa mi dice che abbiamo vinto su tutta la linea…” commentò sentendo le mani del suo amante palpargli il sedere.
“Cosa te lo fa pensare?” ribatté Tezuka baciandogli il collo mentre le sue mani proseguivano l’esplorazione.
“Di solito fai così solo quando sei particolarmente soddisfatto…”.
“…mmm…potrebbe essere…”.
Tezuka gli leccò sensualmente il collo e Fuji non fu più in grado di parlare. Allungò le mani e strinse a sé il suo amante con il bisogno di un assetato per l’acqua. Non poteva essere normale, si erano visti in intimità solo il giorno prima, eppure la voglia era ancora così forte da fargli girare la testa. Le mani di Tezuka toccarono i suoi fianchi come a volergli sfilare i pantaloncini da tennis. Sentì qualcosa all’interno della sua tasca e pensò che a Camilla sarebbe piaciuto quello spettacolino fuori programma, era una pallina golosa. La mano di Tezuka si infilò nella tasca e portò agli occhi di Fuji quello che aveva trovato.
“Che ci fai con del sapone in tasca, Fuji?” domandò sospettoso.
Fuji sbiancò. Del sapone? Allora che fine aveva fatto Camilla?! Spinse via Tezuka che, sbalordito, si rigirò il sapone tra le mani, gli voltò le spalle e lo lasciò da solo con il suo tormento. L’aveva offeso. Un problema alla volta.
Fuji lasciò in fretta gli spogliatoi e si infilò in bagno. Doveva essere lì di sicuro, era l’ultimo posto dove ricordava di averla vista l’ultima volta, l’unico posto dove poteva aver fatto quello stupido scambio con il sapone. Si sentì un idiota. Se la pallina fosse stata Hernando non l’avrebbe di certo dimenticato. Povera Camilla, si doveva essere sentita abbandonata!
Guardò ovunque, anche dentro le tazze, ma non ve n’era traccia. Sconfortato si lasciò scivolare a terra, sul pavimento non certo pulitissimo essendo un bagno scolastico. Gli veniva da piangere. In quella fece il suo ingresso Momo.
“Ehi Fuji, che succede?!”.
“La mia pallina…ho perso la mia pallina…”.
“Per caso quella gialla con una C rosa?”.
“Si! L’hai vista?!”.
“Beh, ci sta giocando ora Kawamura…”.
Lo sguardo di Fuji trasmetteva tutto il suo terrore. Kawamura. Il terribile Kawamura. Con la sua potenza stava facendo a pezzi la sua povera adorata Camilla. Si alzò come un tornado, travolse Momo e percorse la distanza che lo separava dai campi da tennis in pochi secondi netti. La sua Camilla, la sua piccolina era in pericolo.
“BURNING!!!”.
“NOOOOOOOOOOOO!!!”.
L’urlo di Fuji scombussolò Kawamura che mancò di riprendere la palla la quale, dopo aver rimbalzato contro il muro, si schiantò nel suo stomaco. Era un colpo micidiale, il tennista si accasciò al suolo. Fuji si avvicinò in tutta fretta, spostò Kawamura con un piede e guardò la pallina. Non era Camilla.
“Kawamura, hai visto una pallina con una C rosa disegnata sopra?”.
“Si…l’ho passata ad Echizen…doveva provare un nuovo colpo…”.
Echizen Ryoma? Il bambino che dice basta solo dopo essere caduto a terra svenuto? Povera Camilla! Fuji ripartì a razzo lasciando Kawamura steso a terra, agonizzante. Camilla, Camilla, Camilla! La sua povera adorata pallina! Troppo giovane per affrontare un maniaco come Echizen!
“Twist Serve!”.
“NOOOOOOOOOOOOOOO!!!”.
L’urlo di Fuji distrasse Echizen che sbagliò il colpo mandandolo a vuoto mentre perdeva l’equilibrio e cadeva indecorosamente sul di dietro. Si voltò a guardare Fuji con aria offesa. Intanto l’altro era andato a recuperare la pallina, se la rigirava tra le mani, ci soffiava sopra. Non era Camilla.
“Echizen, hai visto una pallina con una C rosa disegnata sopra?”.
“Si, l’ha presa Eiji che ne aveva bisogno per far vedere qualcosa ad Oishi…”.
Fuji si diede una pacca sulla fronte. Come aveva potuto non riconoscere Camilla mentre passava per andare da Echizen?! Eppure avrebbe dovuto sentirla! E via di nuovo verso un altro campo da tennis ove Eiji ed Oishi giocavano…no, non giocavano…non c’erano proprio! E di Camilla nessuna traccia!
“Inui, Kaidoh! Avete visto Oishi ed Eiji?!”.
“Si, sono andati via insieme, perché?”.
“Avevano una pallina con loro?”.
Inui e Kaidoh si guardarono perplessi. Una pallina? Chi se ne frega di una pallina! Fuji non attese risposta, li lasciò ai loro allenamenti disumani che grazie al cielo non prevedevano l’uso di palline da tennis. C’era un solo posto dove quei due avrebbero potuto andare, il loro posto segreto.
Correndo come un disperato, Fuji li trovò sopra al container dietro la scuola. O almeno immaginò fossero loro dai piedi dato che erano sdraiati e avvinghiati. Povera Camilla, cosa le toccava vedere! A lei piaceva lo zucchero, non i dilettanti smielosi!
“Eiji! Oishi! Avete voi la mia pallina?!”.
“Pallina…?” Oishi si alzò pigro a guardare Fuji che trafelato attendeva il responso.
“No…” rispose Eiji alzandosi anche lui a guardare l’amico “oggi avevi portato Camilla, vero? Non l’ho vista da nessuna parte…”.
Sconsolato, Fuji li ringraziò e li lasciò ai loro giochi d’amore. Camilla non c’era. Camilla era scomparsa. Camilla era persa. Le lacrime rigavano il suo volto quando tornò agli spogliatoi per cambiarsi e andare a casa, a dare la cattiva notizia alle altre sue sorelle. Ma negli spogliatoi c’era già qualcuno.
“Fuji, era ora!” esclamò Tezuka vedendolo arrivare.
“Non ora…sono triste…” mormorò Fuji asciugandosi le lacrime con un braccio.
“Questa per caso è tua?”.
Nella mano di Tezuka, tesa verso di lui, c’era una pallina da tennis. Ma non una pallina da tennis qualunque, la sua pallina da tennis. La sua Camilla!
“Camilla!” urlò tutto contento baciandola e coccolandola “Ma dove l’hai trovata?”.
“Veramente…mi stavo cambiando quando ho sentito un rumore, mi sono girato un attimo e quando ho preso i pantaloni mi sono reso conto che c’era quella dentro…”.
“Oh, Camilla! Pallina mia adorata! Sei tutta il tuo papino!!”.
Quella sera la pallina Camilla ebbe molte cose da raccontare ad Hernando, il suo fratello spagnolo, che geloso si limitò ad un “hasta la vista” prima di andare a dormire. Nemmeno lui nella sua magnificenza si era mai infilato nei pantaloni di Tezuka. E da quel giorno, la pallina Camilla ebbe sempre zuccherini a volontà e si guadagnò a pieno diritto il titolo di Prima Pallina Ammaestrata.

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Capitolo 2
*** Il circo di Fuji in trasferta ***


 “Camilla, avete visto Camilla?!“.
“Adesso basta! Metti un guinzaglio a quella pallina!”.
Fuji aveva di nuovo smarrito la sua preziosa pallina da tennis con la C rosa, cosa che capitava spesso. Era molto probabile che quella palla fosse posseduta da un qualche demone, ogni volta che il padrone girava lo sguardo, quella palla svaniva dalla vista, dotata di vita propria. Il problema però era serio: non si trovavano ai loro campi da gioco, luoghi che Camilla conosceva bene, erano nel territorio nemico, nei campi dello Hyoutei.
“Camilla…la mia Camilla! E ora come faccio!? Non risponde quando la chiamo! Tezuka…?”.
“Non guardare me, non ho intenzione di mettermi a fare uno spogliarello per ritrovare la tua pallina!” sbottò scocciato il capitano del Seigaku.
“Ma…forse basta che ti togli i pantaloni…e dai!!” supplicò il padrone disperato non cogliendo la vena sarcastica ed esasperata.
Fuji si aggrappò ai pantaloni di Tezuka e tentò di levarglieli di fronte a tutti. Il capitano strillò e spintono via il suo compagno di squadra che scoppiò a piangere disperato. Nessuno capiva il suo dolore. Qualcuno rise.
“Insomma, se dovete fare certe cose prendetevi una stanza!”.
La comparsa di Atobe fu accompagnata dagli strilli isterici delle sue ammiratrici e da un sonoro sbuffò di Tezuka.
“Siamo qui per un incontro di tennis, non per…”.
“Atobe-kun!”.
Fuji ignorò totalmente il suo capitano per gettarsi tra le braccia di un perplesso Atobe che non poté fare altro che afferrarlo. Le sue ammiratrici si strapparono i capelli maledicendo il ragazzo dall’aria angelica con ogni genere di anatema. Gli occhi si Fuji si levarono a guardare quelli di ghiaccio di Atobe che si addolcì.
“Fuji, che ti prende?” sussurrò mentre Tezuka ringhiava geloso.
“Camilla…la mia pallina da tennis preferita…è scomparsa!”.
“Di nuovo?!”.
La fama di Camilla non aveva confini, conoscevano le sue caratteristiche eccezionali anche negli spogliatoi dello Hyoutei dove si era infilata più volte rendendo un vero incubo cambiarsi per colpa di Fuji che improvvisamente entrava urlando “Datemela! Voglio la palla rosa!” gettando nel panico i componenti della squadra, che invariabilmente si portavano le mani alle parti basse guardandolo come fosse un attentatore. Gakuto aveva avuto più volte una crisi isterica che lo aveva portato ad indossare mutande di ferro con sommo disappunto di Oshitari, entrato in depressione. Dopo settimane di terrorismo avevano messo un sistema di tessere magnetiche per entrare nello spogliatoio della squadra di tennis.
“Ok, ho capito…!” sbottò Tezuka.
Lentamente, sperando di non doverlo davvero fare, si sfilò la felpa da titolare. Le ragazzine fan di Atobe cominciarono ad urlare estasiate, subito bloccate da un’occhiataccia del loro idolo numero uno. I loro volti e nomi erano segnati nella sua lista nera. Camilla non compariva ancora all’orizzonte.
“Prova a toglierti la maglia…” mormorò speranzoso Fuji guardandosi attorno.
Tezuka si portò le mani all’orlo della maglietta e lentamente se la sfilò dalla testa restando a torso nudo. Le ragazze erano incontenibili. Urlavano “nudo, nudo!” come fosse la cosa più naturale del mondo improvvisare uno spogliarello nei campi da gioco di fronte a tutti.
“Ancora nulla…se ti togli i pantaloni…?” suggerì Atobe speranzoso godendosi la vista dei pettorali del suo pseudo nemico mortale.
“Scordatelo!” strillarono insieme Fuji e Tezuka mentre il primo restituiva la maglia da titolare al suo capitano per coprirlo rendendosi conto degli sguardi delle ragazze.
Fuji era sempre più depresso. Guardava a terra sconsolato. Era prossimo alle lacrime. Continuava a biascicare “Camilla” come una litania infinita. La sua adorata pallina. Che l’avessero rapita? Forse volevano un riscatto, ma lui non era così ricco, non poteva offrire altro che…
“Ho deciso!” esclamò mettendo una mano sul fianco in una posa sensuale “Chi mi riporta la mia adorata Camilla otterrà un appuntamento con me, un intero giorno in mia compagnia!”.
Le ragazze urlarono come aquile e si sparpagliarono ai quattro venti. Tezuka guardò i suoi pantaloni chiedendosi quanta autostima potesse perdere per impedire a qualcun altro di mettere le mani sul suo Fuji. Atobe sorrise, sapeva di avere la vittoria in pugno. Alzò un braccio al cielo.
“Oresama no bigi ni…!” esclamò con la sua migliore voce sensuale da far venire i brividi ad ogni pallina nel raggio di due chilometri “…yoine!”. [nda: è giapponese, la frase caratteristica che ripete durante il musical Hyoutei Imperial Match. Il significato si avvicina a “ubriacatevi della mia magnificenza”]
Camilla sentì il richiamo. Un oggetto sferico giallo non meglio identificato sfrecciò attraverso le gambe delle ragazze sbavanti, evitando gli ostacoli, infilandosi in ogni pertugio, per sbucare alla luce del sole in tutta la sua maestosità nella mano protesa al cielo di Atobe.
“Camilla!!” urlò Fuji abbracciando Atobe.
La giornata prometteva bene, pensò Atobe mentre mostrava vittorioso Camilla, la pallina ammaestrata golosa, al suo proprietario il cui corpo era schiacciato contro il suo. Si, davvero bene. Valeva la pena viverla solo per godersi la faccia furiosa di Tezuka.
“Camilla!” tuonò il capitano del Seigaku guardandola male “Traditrice che non sei altro!”.
Camilla voltò la sua C rosa verso Tezuka, indecisa. Tezuka o Atobe? Atobe o Tezuka? Stava andando in confusione. Troppa grazia in un colpo solo…Camilla saltò via dalla mano tesa di Atobe. Troppo difficile decidere, meglio tagliare la corda e farsi rivedere a turno da uno e poi dall’altro. Tanto si era già infilata nei pantaloni di tutti e due almeno una volta…e una volta per uno non fa male a nessuno, pensò rotolando via pacifica.
“Camilla…?!”.
Camilla si arrestò di colpo. Come aveva fatto ad avere certi dubbi?! Le bastava guardare gli occhi dorati lacrimosi per diradare le incertezze. La pallina ammaestrata rinunciò alle pretese di libertà e saltò felice nella mano del suo padrone. Non c’era storia, in quel confronto vinceva sempre il suo amato Fuji. Erano sempre i suoi i pantaloni preferiti, fornitissimi di zuccherini e altre prelibatezze.
Atobe e Tezuka si guardarono in cagnesco.
“Ce la giochiamo?” dissero nello stesso momento.
“Ehi!” esclamò Fuji mentre baciava la sua pallina adorata che gli faceva le fusa “Ho ritrovato Camilla, non c’è più bisogno di litigare per me…!”.
“E chi si riferiva a te!” parlò Atobe guardando l’oggetto nella mano di Fuji.
“Noi ci giochiamo Camilla!” concluse Tezuka indicandola.
Camilla rabbrividì. Che brutta cosa essere desiderata.

A sera tardi, mentre tornavano a casa, Fuji guardò la sua adorata pallina, lo spirito combattivo assopito al suo interno.
“Camilla, non scapperai più, vero? Resterai insieme a me per sempre!”.
Camilla gli saltellò nella mano, tutta felice, godendosi il suo zuccherino quotidiano. Non c’era storia, quando si parlava di palline ammaestrate, vinceva sempre Fuji. Ne avevano avuto una prova Atobe e Tezuka che giacevano ancora sul campo da tennis, distrutti nel fisico e nella mente dalla terribile furia dell’angelo. Mai mettersi tra un uomo e la sua palla preferita.

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Capitolo 3
*** Il circo di Fuji si ribella ***


La vedeva, era sua, il suo colpo preferito, gli bastava allungare ancora un po’ la racchetta, il resto l’avrebbe fatto la palla, era sua amica, la palla era sempre sua amica. Fuji si sporse, sicuro della vittoria…e la palla deviò. Che scherzi erano quelli?! Stupito, restò a guardare la pallina che toccava il terreno della sua metà campo per poi rotolare via pacificamente. Che cosa era successo? Quella non era una delle amiche di Camilla? E le amiche di Camilla erano sue amiche…o no?
Fuji si palpò la tasca dei pantaloncini da tennis ove Camilla se ne stava a dirigere il traffico, una posizione privilegiata per dare ordini alle sue compagne palle. Allora…? Estrasse la pallina. Si, era davvero Camilla. Dalle tribune si levò un singhiozzo stupito. Tezuka lo guardava come se lo vedesse per la prima volta.
"15-40!".
L’urlo del giudice di gara lo riportò alla realtà. Rimise Camilla nella tasca. Era stato solo un caso, magari un colpo ad effetto del suo avversario. Piegò le ginocchia e sorrise sicuro. Si, era stato di certo un colpo ad effetto, doveva solo spostarsi maggiormente a destra per riuscire a prenderlo senza destare sospetti. E poi un po’ di suspance stava sempre bene, non doveva preoccuparsi.
Rieccola. La pallina volava nella sua direzione, lineare, diretta alla sua destra, lo stesso colpo di prima. Ma ora sapeva come prenderlo. Fece due passi più a destra, allungò la racchetta, sicuro di sé e…la palla rimbalzò al suolo.
"30-40!".
Fuji si infilò la mano in tasca ed estrasse Camilla, la C rosa pareva prendersi gioco di lui.
"Allora, che succede?".
La palla non rispose. Sudore freddo prese a correre giù per la schiena di Fuji. Doveva tentare di eseguire una delle sue mosse per esserne certo. L’avversario ripeté per la terza volta il colpo. Stavolta Fuji era più che preparato, non staccò gli occhi dalla palla nemmeno una volta. La vide arrivare, la vide finalmente colpire la propria racchetta e tornare indietro. Ecco, un punto per lui.
"Set won by Fuji!".
Bene, due a zero per lui. Ora doveva solo continuare così. Ma il dubbio lo rodeva. Non era mai successo che sbagliasse in quel modo. Si guardò pensoso la tasca ove Camilla riposava. Era certo che stesse dormendo, non poteva essere altrimenti. Beh, doveva darle una bella svegliata. La prese in mano rifiutando la palla che gli porgeva il ragazzo a bordo campo.
"E ora Camilla cara, dai il meglio di te! Tsubame Gameshi!".
Colpì Camilla che passò oltre la sua line di campo, andò dritta dritta contro l’avversario…che la ribatté indietro. Fuji restò talmente tanto allibito che non fu in grado di ribattere il semplice colpo.
"15-0!".
Ma cosa…? Il movimento del braccio era stato perfetto, anche la rotazione imposta alla palla era corretta, l’aveva colpita con la giusta angolazione…che era successo? Il raccattapalle gli restituì Camilla. La guardò malissimo.
"Camilla…tutto bene? Che succede…? Hai fame…?" sussurrò alla pallina senza farsi vedere.
Camilla non rispose. Eppure dopo il colpo che le aveva dato doveva essere di certo sveglia. La guardò bene. Si, non c’era dubbio di falsi, era Camilla, la sua C rosa era inequivocabile. Ma la palla non dava segni di vita. Fuji sbiancò. Guardò le tribune dove Tezuka fissava l’incontro senza capire il suo dilemma esistenziale.
L’avversario batté. Una battuta facile, la rimandò al mittente senza pensarci troppo. Poi di nuovo quel tiro sulla destra. Fuji mosse i passi necessari e lo rispedì indietro. La palla gli tornò di nuovo indietro. Lo scambio andò avanti per cinque minuti buoni finché l’altro non riuscì a prendere una palla sulla linea. Toccava di nuovo a Fuji battere. Guardò la palla neutra che aveva in mano. Doveva tentare senza Camilla, ce la poteva fare. Inutile illudersi, Camilla era in sciopero.
Fu un tiro debole e teso, una palla facile che il suo avversario prese senza problemi. Destra. Sinistra. Destra. Sinistra. Le teste si muovevano a scatto per seguire il gioco monotono di scambi. Si erano aspettati uno spettacolo degno del genio Fuji, invece pareva un incontro di principianti a parte qualche mossa di alto livello.
Improvvisamente il volto di Tezuka si illuminò. Aveva finalmente notato che Fuji non usava le sue tecniche, e non prendeva mai in mano Camilla. Pareva un altro. Fuji inciampò e scivolò al suolo per prendere una palla difficile senza riuscire ad evitare che il suo tiro andasse fuori. Aveva perso tre set, l’avversario stava rimontando. Tezuka si alzò in piedi e piantò uno sguardo di fuoco a Camilla che nella caduta era rotolata fuori dalla tasca. La pallina parve voltarsi verso di lui perché gli mostrò la C rosa. Poi Fuji la riprese in mano.
"Camilla…cosa ti ho fatto…?" mormorò Fuji carezzandola dolcemente.
Fuji usò Camilla per la sua battuta successiva. Non l’aveva chiamato, non l’aveva nemmeno preparato a dovere, aveva fatto un po’ un misto tra le mosse di una battuta normale ed il suo colpo preferito. Ma Camilla parve risvegliarsi di botto. L’adorata pallina sfrecciò nel campo avversario per poi cambiare di colpo direzione non appena l’avversario tentò di colpirla. Era di nuovo la sua pallina ammaestrata. Fuji saltò dalla gioia, ma nessuno parve farci particolare caso.
"40-15!".
Poteva farcela, ora che Camilla era di nuovo dalla sua parte. Aveva sbagliato, non l’avrebbe più data per scontata, la sua venerata pallina, la sua amata! Le avrebbe fatto avere zuccherini di prima qualità e le avrebbe comprato una copertina nuova da stenderle sopra per andare a dormire…e le avrebbe cantano la ninna nanna tutte le sere per farle sognare partite divertenti. Magari poteva anche chiudere un occhio sulla sua cotta per il pallone da calcio del vicino. Camilla tornò nelle sue mani. La usò di nuovo. Camilla colpì con precisione assoluta. Si, era tornata! Il pubblico si risvegliò dal suo torpore mentre Eiji faceva bella mostra di un cartellone “Voglio essere Camilla” gridando slogan alla sua pallina.
Mentre veniva sparata da una parte all’altra del campo da tennis, Camilla ridacchiò guardando le sue compagne palle che facevano lo stesso. Lei insegnante, chi l’avrebbe mai detto! Di certo non sua madre che le aveva sempre detto che con quella sua mania di non rispettare le regole della fisica si sarebbe messa nei guai.
"Bene ragazze, avete capito?" disse alle sue compagne a fine partita quando Fuji la adagiò a far festa con le altre palline gialle che avevano partecipato, tutte amiche di Camilla.
"Si!!" risposero quelle in coro "Non bisogna mai abituarli troppo bene! Uno sciopero al mese fa loro ricordare chi comanda!".
Camilla annuì seria. Erano delle brave allieve. Sentiva Fuji festeggiare la vittoria con i suoi compagni. Le dispiaceva farlo soffrire, ma quel ragazzo dipendeva troppo da lei, era ora che imparasse a giocare a tennis da solo! E poi due giorni prima aveva osato fare un bagno privato con Hernando, non poteva perdonargliela, era un affronto alla sua predominanza. Che fine avrebbe fatto l’ordine della gerarchia delle Palline Ammaestrate di Fuji se lei che ne era regina non rimetteva a posto i rivoluzionari spagnoli!
La pallina Camilla rotolò via dal mucchio vociante delle sue compagne. Per quel giorno aveva dato abbastanza lezioni. Fuori dagli spogliatoi la aspettava HB.
"Allora tesoro" le disse il pallone da calcio "ti sei divertita? Non sei stata troppo dura con il tuo cucciolo?".
"Forse un po’…ma saprò farmi perdonare!".
L’inizio di una love story? Di certo fu l’inizio dell’ennesima ricerca disperata di Fuji, accompagnato dai suoi nuovi amici Holly e Benji, tutti alla ricerca delle rispettive palle ammaestrate. 

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Capitolo 4
*** Romeo e Camilla ***


Finalmente! Era da tanto che l’aspettava, ora era arrivata quella magnifica giornata assolata che aveva tanto desiderato, così a lungo cercata che si mise a saltellare per l’emozione. Sole. Sole uguale uscire. Uscire uguale libertà. Libertà uguale…Romeo!!
Camilla, l’adorabile pallina da tennis ammaestrata di Fuji, saltò con grazia della finestra ove da giorni guardava una pioggia scrosciante rovinare i suoi propositi romantici. Si, quella era la giornata perfetta per lei, la giornata dell’amore!!
Fuji vedendola così felice non ebbe a cuore di impedirle di uscire, il tempo pareva stabile e poi si era abituato a cercare la sua amata Camilla in giro per tutta la città come un disperato, si era anche costituito il fan club de “Camilla libera”. Lo avevano quasi ammazzato l’ultima volta che l’aveva riportata a casa urlante, disperata. La sua scenata aveva attirato l’attenzione di un gruppo di vecchiette di passaggio che avevano gridato “rapimento!” facendo accorrere il personale ed agguerrito fan club della sua amata pallina da tennis ammaestrata. Al solo vedere i loro volti decisi, Fuji si era portato due dita alla bocca ed aveva emesso due fischi prolungati ed uno breve: segnale di massima emergenza, priorità assoluta, necessità impellente di salvataggio. Nel giro di pochi secondi era stato spalleggiato dal suo personale fan club, momentaneamente più numeroso di quello di Camilla, che lo aveva sostenuto nella dura lotta per riportare a casa la recalcitrante fuggitiva.
La pallina da tennis si era incantata a guardare il suo padrone, a sua volta incantato a fissare nel vuoto ricordando i bei tempi andati o qualche scenetta particolarmente divertente, a giudicare dalla sua faccia buffa. Ma questo non la riguardava. Ora era tempo di estate, tempo di uscire, tempo dell’amore!
Camilla rimbalzò allegramente sul parquet tirato a lucido dal ragazzo in vista della visita di Tezuka…come se quell’inamidato amorfo se ne fosse reso conto di tutte le premure con le quali il suo ragazzo lo circondava ogni giorno. Ma alla pallina per quel giorno non interessava altro che la soglia di casa spalancata verso la libertà, verso il mondo esterno, verso il suo Romeo. Oh, Romeo, dove sei ora, Romeo? Si torturava la povera Camilla ripensando a quando lo aveva incontrato per la prima volta...

Fuji l’aveva portata finalmente ad una partita importante dopo tanto tempo che la teneva sotto osservazione per colpa della brutta depressione subita dopo che HB, il pallone da calcio che abitava di fronte a loro, l’aveva crudelmente mollata per una pallina da ping pong molto più leggera, dalla linea invidiabile, ed il profilo rifatto di recente. Era stato troppo per lei, si era lasciata andare del tutto, non litigava nemmeno più con Hernando che ne aveva approfittato per installarsi in pianta stabile nel bagno di casa tormentando chiunque entrasse con i suoi “holè!” di incoraggiamento per ogni vestito tolto.
Si era trattato di un bel giorno di sole, proprio come quello a cui stava assistendo adesso. Gli uccellini cantavano, le fronte degli alberi si muovevano armoniose con il venticello rinfrescante, gli innamorati si tenevano a braccetto scambiandosi effusioni sdolcinate…e Camilla lanciava verso tutto e tutti le peggiori maledizioni. Non ne aveva combinata una giusta a partire dal risveglio. Fuji avrebbe voluto prepararle un dolce speciale per tirarle su il morale, quindi aveva messo la sveglia prima del solito. Peccato che durante la notte la pallina ammaestrata, da sempre contraria alle leggi della fisica, era riuscita in qualche modo nel sonno ad uscire dal suo lettino con le sponde accanto al cuscino di Fuji e a rotolare dentro le pantofole del ragazzo. Non appena il padrone delle ciabatte aveva messo un piede dentro, lei, mezza assonnata e di pessimo umore, l’aveva morso. Davvero un pessimo inizio di giornata per i due. Fortunatamente Fuji era sempre gentile con la sua venerata Camilla, e poi era ben conscio del dolore che si provava a venire duramente scartati dal proprio amore in favore di qualcuno più giovane, più bello o più rifatto [n.a. Fuji? Scartato? Quando mai!!]. Ma la cucina non doveva essere altrettanto comprensiva con la pallina da tennis preferita del padrone di casa, perché aveva bruciato la cioccolata che il ragazzo aveva preparato. Si era distratto pochi minuti, il tempo di fantasticare su Tezuka nudo sul divano, ed ecco combinato il pasticcio. Ormai era troppo tardi per rimediare. Camilla si era gustata lo stesso la cioccolata apprezzando il gesto del suo carissimo Fuji che continuava a vegliare su di lei sempre e comunque. Caro ragazzo! Eppure lei gliene combinava di tutti i colori scappando continuamente di casa! Ma ora doveva mettere la testa a posto per il bene del suo cucciolo, doveva per forza comportarsi come una brava pallina da tennis ammaestrata…e doveva cacciare Hernando dal bagno.
Non appena Camilla ebbe ristabilito una parvenza di ordine nella stanza da bagno, dopo aver cacciato fuori a rimbalzi nel sedere lo spagnolo focoso che imprecava in lingua madre, furono pronti ad uscire di casa. Fuji la prese delicatamente in mano e la posò con estrema dolcezza nella sua custodia personale, rosa, foderata di pelliccia sintetica di prima qualità e riscaldata. Inutile dire che dopo una notte infernale ed un risveglio brusco, Camilla si era addormentata. Ora, purtroppo per lei, la nostra adorata pallina da tennis, oltre a sfuggire sempre e comunque a tutte le leggi della natura, aveva il brutto vizio di parlare nel sonno.
"Camilla, sei pronta?" le aveva domandato Fuji dopo averla estratta dalla custodia una volta giunti a destinazione sul campo da tennis designato per l’incontro.
"Mmm" aveva mormorato Camilla mentre sognava un mondo fantastico fatto di dolci a profusione da consumare guardando gli spogliatoi delle sue squadre preferite.
"E allora…andiamo!".
Fuji aveva cominciato la partita con un colpo leggero, facile facile, una cosa da nulla…se solo Camilla fosse stata sveglia. Ma la pallina non era affatto sveglia e l’impatto con la rete della racchetta le causò un tale trauma che non fu in grado di ruotare la traiettoria per portarsi lontano dall’avversario il quale, deciso a mettere in chiaro fin da subito che faceva sul serio, utilizzò buona parte della sua forza per ribattere il colpo. Non l’avesse mai fatto! Camilla sfrecciò dritta dritta addosso al suo adorato Fuji in cerca di protezione ed il ragazzo non fu in grado di evitare il colpo diretto in pieno petto. La pallina da tennis rosa si rigirava nelle sue mani piangendo. Fuji non ebbe cuore di richiamarla in campo e continuò per l’intero set con un’altra delle sue sorelle minori. Purtroppo per lui era talmente concentrato a consolare Camilla nel taschino della sua maglia, che lo perse malamente. Il giocatore si diresse alla panchina per bere un sorso d’acqua con l’aria di chi non sa che fare della sua vita. Tezuka, che sembra scemo ma a volte stranamente non lo è, si accostò a lui posandogli una mano sulla spalla per dare l’impressione che stesse parlando con l’amico invece che con il taschino della sua maglia.
"Camilla, Fuji ha bisogno di te…non puoi startene lì a piangere per così poco! Sei una professionista! Sei la Prima Pallina da Tennis Ammaestrata, non puoi permettere di farti battere da una palla qualunque uscita da chissà che macchinario difettoso! Ritrova il tuo orgoglio!".
Il discorso commovente di Tezuka alla sua pallina preferita fece venire i lacrimosi a Fuji, ma ebbe ben poco effetto su Camilla che continuò ad agitarsi disperata. Nessuno la capiva, nessuno poteva aiutarla in quel momento di totale disperazione, nessuno poteva…
"D’accordo!" esclamò Tezuka che per una volta aveva la soluzione perfetta al problema impossibile "Se fai la brava potrei prendere in considerazione l’ipotesi di farti preparare una porta per te negli spogliatoi della squadra…una porta che non si può murare come quella normale…".
Camilla fece capolino dal taschino. Una porta? Una porta vera? Una porta tutta per lei? Le sembrava un sogno. Nella sua testa già vedeva il tappeto rosso stendersi dinnanzi al suo cospetto mentre avanzava nello spogliatoio maschile del Seigaku, lanciando sguardi accattivanti al suo venerato Tezuka che si spogliava davanti a lei con movenze sensuali chiamando il suo nome. Camilla…Camilla…Camilla…
"Camilla?! Oddio, stai bene?!".
Fuji prese in mano preoccupato la sua pallina da tennis: dalla C rosa, in corrispondenza di quello che in teoria doveva essere il naso, stava fuoriuscendo qualcosa di molto simile alla cioccolata, di cui era impregnata. Non appena l’attimo di crisi fu passato, Camilla rientrò in campo. Il suo ingresso fu accolto dal suo fan club con grida di giubilo ed inni estasiati. Si, era Camilla, la Prima Pallina di Fuji e non si sarebbe fatta battere da uno stupido pallone da calcio pompato da due ragazzini drogati che neanche avevano capito di essere gay e innamorati.
Inutile dire come si concluse il trionfale ritorno alla vita di Camilla…
"Set and game won by Camill…ehm…Fuji!".
Per festeggiare l’uscita di Camilla dalla terribile depressione che l’aveva colta, la squadra di tennis Seigaku al gran complete si era riunita attorno ad un tavolo ove Taka aveva deposto la sua ultima creazione: un’immane torta di sushi al cioccolato e caramello. Camilla saltò tutto il tempo dalla gioia. Evviva! Quello si che era degno di lei!
Fuji se ne stesse in disparte a guardare mentre la sua adorata pallina si gettava a capofitto nel grumo di panna montata a forma di calamaro, rotolando a destra e sinistra, divorando pezzi grandi quanto lei in un battito di ciglia. Ah, la sua pallina era tornata quella di un tempo.
"Camilla…non così in fretta…aspetta un attimo!".
Taka si fece avanti raccogliendo con reverenza una pallina in overdose di zucchero. Il ragazzo alzò una mano e schioccò le dita con un sorriso sornione.
"Vieni pure, è il tuo momento…Romeo!".
La torta di sushi dolce esplose dall’interno. Tutti si coprirono gli occhi, ma Camilla non ne aveva bisogno, le bastava ruotare su se stessa e divorare tutta la panna ed il cioccolato che le piovevano addosso. Quando si fermò, in cima alla torta, ebbe la visione paradisiaca della sua vita: Romeo. Chi è Romeo? Ma come chi è Romeo!! Romeo è l’incredibile, il fantastico, il migliore single palla da tennis idol di tutta la nazione! E si trovava lì, davanti alla sua C rosa che risplendeva di nuovo vigore, agli occhi esperti di Fuji pareva fin troppo ovvio vedere l’emozione sulla superficie della sua pallina amata. Però era un po’ geloso…insomma, era la sua pallina…e ora sbavava per qualcun altro. Poteva accettare che quel qualcun altro fosse Tezuka, ma…un’altra palla? Insomma…Camilla non era mai stata fortunata in amore, tutti quelli che aveva frequentato non riuscivano ad accettarla per quello che era, la consideravano strana, anormale, odiosa perfino. Povera Camilla! Neanche fosse una pallina lesbica!
In silenzio, i membri della squadra da tennis Seigaku, si sedettero sulle panchine ad assistere al concerto che avevano organizzato solo per lei, per la loro beniamina. Romeo era fantastico in quel completo rosso, saltava con una grazia divina, incantava con la sua particolare mossa ancheggiante che fece più volte perdere i sensi ad una totalmente ripresa Camilla. Romeo cantava la sua canzone con tutta la passione che lo contraddistingueva, eseguì perfino il suo famoso doppio salto mortale con acuto che fece venire i brividi a tutti. Ah, tutto quello era per lei, avevano escogitato la cosa più bella del mondo per farla felice. E lei non faceva altro che farli preoccupare! Romeo! Aveva perfino un suo poster sotto il cuscino! Aveva tutti i suoi dischi, tutti i suoi film, tutte le sue apparizioni, tutte le sue foto…pochi mesi prima aveva resistito a malapena dalla voglia di farsi tatuare il suo nome sulla sua perfetta superficie sintetica! Si era accontentata di sognarlo, pensava fosse abbastanza…ma quanto era stata idiota! Ora era lì, a portata di salto, bastava un solo rimbalzo…una cosa innocente……………al diavolo la precauzione e l’onore, se lo sarebbe sbattuto come un palloncino sgonfio! Stava per mettere in atto il suo piano diabolico per rubare un attimo di pura estasi al suo idolo, quando Romeo si allontanò in direzione della torta. Cosa voleva fare? Camilla attese, forse intendeva semplicemente portarle un pezzo di dolce…ma la pallina da tennis single, maschio, idol di tutte le palline femmine del Paese, si rituffò nella panna e scomparve alla vista. Prima che l’innamorata ed infoiata Camilla potesse fare qualunque cosa, Taka la riprese in mano e la riportò dal suo padrone che si trova in braccio a Tezuka. Finito tutto. Aveva assistito ad un concerto del grande Romeo, allora perché era così triste ora?
"Camilla…questo era solo per te!".
Camilla non ebbe cuore di deluderli e riprese la sua solita attività: per le due ore successive cercò di infilarsi nei pantaloni di tutti riuscendo in parecchi dei tentativi. Alla fine quando tornò a casa si sentiva totalmente soddisfatta. Si, era Camilla, era la Prima Pallina Ammaestrata di Fuji e nessun spagnolo le avrebbe fregato il posto d’onore nella vasca da bagno del suo Fuji. Tremate uomini, la grande Camilla è tornata!

"Camilla!!".
Notte fonda. E Fuji è ancora in giro a cercare Camilla. La sua adorata pallina era di nuovo sparita.
"Camilla!!".
"Fuji! Non ti preoccupare, vedrai che tornerà a casa presto…!" cercò di consolarlo Taka che gli era corso dietro sentendolo urlare il nome della loro mascotte ai quattro venti.
"Ma non è per Camilla che mi preoccupo…!".
"Come?!".
Taka non era in grado di capire. Fuji era sempre esagerato, quando si trattava di Camilla era capace di stare alzato tutta la notte per cercarla…per poi scoprire che si era semplicemente divertita a nascondersi in casa di Tezuka per dormire con lui. Ma non era a casa di Tezuka, nemmeno a casa di Oishi o degli altri, oramai ognuno di loro aveva preso l’abitudine appena tornati a casa di controllare sacche e cassetti alla ricerca di un’eventuale clandestina. Camilla, dove sei andata a cacciarti stanotte?!
"Vedi…Camilla non era depressa perché HB l’ha mollata…".
"Ma io credevo che…insomma…avevo capito che quel pompato l’aveva piantata in asso…".
"Si…l’ha piantata…ma…diciamo che ha fatto cilecca…".
"Cilecca? In che senso?!".
"…insomma…non era poi così pompato come voleva mostrarsi…".
"…eh? Era sgonfio quindi l’ha mollata?!".
"No, non hai capito…non era poi così duro da reggere il confronto…".
"………".
"Ok, te la metterò in termini comprensibili per te: HB non era DURO e GONFIO, ha mandato Camilla IN BIANCO!".
"Ah! Ora ho capit…oh oh…".
Taka si voltò con aria preoccupata in direzione della villa che si ergeva alla fine della strada. Fuji aveva seguito le tracce cioccolatose di Camilla fino a quel punto, quello poteva voler dire solo che…
Un urlo terribilmente acuto squarciò l’aria notturna estiva e Fuji rabbrividì. Troppo tardi. Sperava solo che la sua amata pallina non ci andasse troppo pesante…Romeo poteva essere un idolo con tendenze omosessuali evidenti dal suo ondeggiare, ma Camilla era pur sempre la sua pallina ammaestrata.

Il mattino dopo Camilla era nel suo lettino, al suo posto sul cuscino di Fuji. La C rosa non era mai stata così splendente.
I titoli citavano le parole del famoso idol Romeo che dichiarava: avevo scelto la sponda sbagliata, non sono gay. Camilla aveva compiuto il miracolo. Terrorizzato, Hernando non osò più rotolare in bagno.

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Capitolo 5
*** Camilla Flatcher: effetto a catena ***


L’aria fredda del mattino le solleticava il pelo mentre saettava con maestria attraverso il campo, carezzava per un soffio la rete, per poi tornare ubbidiente in mano al suo padroncino…beh, magari non tanto ubbidiente…
"Fuji, insomma! Metti a nanna Camilla e giochiamo con una pallina normale, oggi non ne vuole sapere di venire da questa parte del campo!".
Fuji guardò sconsolato la sua amata Camilla che per tutta risposta prese a fargli le fusa. Quel rumorino di sottofondo era troppo delicato per interromperlo bruscamente con una sgridata. Scosse il capo sorridendo indulgente alla pallina mentre la lanciava in aria per l’ennesima volta. Camilla venne scagliata a forza dall’altra parte del campo. La racchetta di Eiji era pronta a prenderla al volo, senza rimbalzi per non correre il rischio che quella birichina ne combinasse una delle sue, e con grazia e cautela per non farle male essendo ancora i primi tiri di riscaldamento, la rimandò al mittente con un tiro debole. O almeno doveva essere un tiro debole. Camilla tornò tra le braccia di Fuji come un tornado devastante. Un bolide privo di controllo piombò sul petto del ragazzo impreparato ad una simile reazione. Fuji cadde a terra e si scatenò il finimondo: Camilla prese a saltellargli attorno nervosa, pareva impazzita, non si capacitava di aver fatto male al suo prezioso cucciolo. L’oroscopo l’aveva avvertita che solo lei avrebbe potuto scacciare la malasorte dal ragazzo, ma non credeva di fargli correre rischi così atroci standogli appiccicata. Era inconsolabile.
"Fuji, tutto ben…?!".
Eiji, appena giunto a soccorrere l’amico, non vedendo la povera pallina disperata, ci mise un piede sopra e cadde di conseguenza in malo modo. Effetto a catena. Camilla, scombussolata dalla cosa, fu calciata da un preoccupatissimo Oishi che aveva visto il suo ragazzo cadere e non aveva potuto afferrarlo al volo. La mamma del Seigaku continuava a ronzare attorno al compagno di doppio come poco prima aveva fatto Camilla con Fuji, tastando e verificando le condizioni. Quando si fu accertato che poteva muoverlo senza apparenti conseguenze, lo prese in braccio tra le proteste dell’amato e lo portò di peso in infermeria. Nel mentre, Fuji che si era ripreso un pochino dal contraccolpo e si era messo a sedere puntellandosi con le mani, venne atterrato nuovamente da un tiro di Echizen che per provare una nuova mossa ad effetto aveva utilizzato una posizione impossibile per tirare decentemente, con conseguenze nefaste. Tezuka, finalmente accortosi del danno, prima che potesse tramutarsi in qualcosa di irreparabile, si accostò ad Echizen per impartirgli nuove lezioni per migliorare la tecnica e soprattutto la mira. Casualità volle che Momo e Kaidoh in quel momento stessero litigando ai margini del campo da tennis, discutendo su chi dei due meritasse di passare per primo.
"Io sono più resistente!".
"Io sono più forte!".
"Io sono più figo!".
"Io sono più richiesto!".
"Io puzzo di meno!".
"Io so saltare più in alto!".
"Io so saltare più in lungo!".
"Dimostralo!!".
Presero la rincorsa insieme, insieme spiccarono il salto ed insieme atterrarono sullo stomaco di Fuji ancora sdraiato sul campo a pochi metri dalla rete. I due contendenti sbiancarono.
"Io non sono stato!".
"Io non ero presente!".
"Io ero già ad allenarmi!".
"Io sono già ad allenarmi!".
E via come il fulmine. Fuji a terra ebbe appena il tempo di rantolare e guardare il sole per l’ultima volta prima di chiudere gli occhi. Addio mondo crudele. Addio divina provvidenza. Addio campionato di tennis. Addio Tezuka adorato. Addio cara Camilla. Addio…
"Fuji!! Tutto bene?!".
Ah, Taka-san! Quando tutto sta per precipitare e pare non vi sia nulla a questo mondo, ecco che compare il volto sorridente di Taka, i suoi modi gentili, le sue premure, il suo divino sushi! Fuji gli sorrise radioso. Non avrebbe dovuto farlo. Ebbe l’effetto di cento, mille racchette sul povero sempliciotto il cui naso spruzzava quantità industriali di sangue. Era indemoniato. Fuji, temendo di essere colpito di nuovo, tentò di strisciare via furtivamente, ma andò a sbattere contro le gambe di Inui che stava prendendo appunti sull’emorragia del cuoco. Si sistemò gli occhiali e lo squadrò dalla punta delle scarpe a quella dei capelli perfetti.
"Fuji! Cosa ti è successo?!".
"Inui…ti prego, mi fa male dappertutto, dammi qualcosa per stare meglio…!".
Nella sua disperata ricerca di aiuto, il povero Fuji non si rese conto del sorriso sadico comparso sul sorriso del suo sedicente salvatore. Gli si aggrappò ai pantaloni come se solo lui potesse salvarlo. E mentre il sole raggiungeva lo zenit, mentre tutti avevano ripreso la loro attività quotidiana, mentre i grilli diffondevano nell’aria la loro intensa melodia, dagli spogliatoi un urlo disperato raggelò il sangue della squadra di tennis. Un urlo che non aveva nulla di umano. L’urlo di una pallina disperatamente in lacrime.
"Fujiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!".

La questione era seria. Il club di tennis del Seigaku si riunirono in gran segreto dopo la fine delle lezioni per discutere dell’accaduto. Tezuka manteneva la sua solita espressione amorfa, ma Oishi capiva bene quello che doveva provare dentro di sé nel vedere il suo adorato Fuji sdraiato sul lettino dell’infermeria, privo di sensi. A nulla era valso scuoterlo, gettargli addosso una secchiata d’acqua, strofinargli addosso un allarmato Tezuka seminudo. Non si era svegliato. Ed erano passate due ore. Il suo respiro era regolare ma debole. Quanto a lungo sarebbe resistito? Alla riunione erano presenti tutti in gran stile, tutto il club di tennis, il giardiniere, l’allenatrice, Kerupin, un passante che non aveva niente di meglio da fare e la inconsolabile vedova Camilla. Ah, povera Camilla! Lì dentro era quella che se la passava peggio. L’aveva detto l’oroscopo di non perdere di vista la persona amata, di stargli sempre addosso. Non avrebbe mai potuto prevedere una cosa del genere. Trovare il corpo di Fuji riverso sulla panca nello spogliatoio l’aveva scombussolata di brutto. Guardò gli occhi bellissimi del suo amato chiusi al mondo e scoppiò a piangere di nuovo. Inconsolabile.
"Fujiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!".
"Ora basta Camilla, dobbiamo mantenere la calma…!" tentò di riportare l’ordine Tezuka che presiedeva la seduta, mentre guardava preoccupato i vetri già incrinati.
"Cerchiamo di ricostruire l’accaduto…! Eiji! Tu stavi giocando con Fuji, sai dirci cosa è accaduto?".
Eiji si grattò nervosamente un braccio, Oishi gli sfiorò la gamba con la propria per tranquillizzarlo. Non c’è problema, pareva dirgli con quegli occhi attenti, anche se sei un assassino io ti amo lo stesso. No, risposero gli occhi di Eiji, come puoi pensare che io sia in grado di fare del male al mio migliore amico! Guarda, replicarono quelli di Oishi, che non è poi così importante la lontananza, sono disposto ad aspettarti in eterno…! Ma, ripresero quelli di Eiji, se io dovessi andare in prigione, sul serio mi aspetteresti? Faresti questo per me, un assassino?! Si, affermò decisa la pupilla destra di Oishi, per te andrei anche all’inferno…! Per seguirti sarei disposto anche a…!
"Ok!" interruppe l’idillio Tezuka "Qualcuno stacchi le loro mani, hanno una posa davvero da film rosa della peggior specie…e smettetela di comunicare col pensiero seguendo quel filo illogico! Oishi, mi ero accorto che stavi per programmare un omicidio, sai?!".
Tezuka sospirò mentre con un gesto comandava i due amanti a dividersi. Non avrebbe cavato nulla da loro due.
"Beh, Camilla cara…tu stavi giocando con loro…cosa hai visto…?".
Camilla guardò serie l’assemblea. Li scrutò uno ad uno. Chi tra loro era il colpevole? Doveva essere in quella stanza per forza di cose. Non poteva essere altrimenti. Di certo si trattava del maggiordomo, era sempre colpa del maggiordomo, glielo ripeteva sempre il suo Fuji quando insieme guardavano i film gialli stranieri dove le vecchine risolvevano casi insormontabili perché si ricordavano particolari assurdi che nessuno sano di mente si sarebbe degnato di registrare, dettagli come le patatine alla paprika che aveva mangiato prima di dormire e che le avevano causato indigestione costringendo Fuji a soccorrerla per tutta la notte…gli occhi di Camilla mandarono lampi incendiari, pareva spiritata. Non l’avevano mai vista così furiosa, stava per esplodere, sarebbe stato un vulcano inarrestabile, un disastro naturale, un…
"Fujiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!".
I  vetri si spaccarono inesorabilmente. Con un sospiro Tezuka si tolse gli occhiali inservibili e prese quelli di scorta dalla custodia nascosta nella sacca da tennis, occhiali di riserva perché anche se non succede mai che gli occhiali si spacchino durante un mach, è sempre meglio averne un paio dietro. Se li pulì con la maglietta e li inforcò. Ora ci vedeva di nuovo. E vedeva che la situazione non era migliorata affatto. Camilla se ne stava in un angolo a rimbalzare fiaccamente, piangendo.
"Qualcuno consoli la vedova…proseguiamo…Momo, Kaidoh, voi siete i prossimi!".
"Ehi, no!" protestò Momo.
"Aspetta…e Echizen!!" continuò Kaidoh accigliato.
"Lui si stava allenando, quindi non c’entra nulla con il delitto…avanti, raccontate la vostra versione!".
I due borbottarono guardando male Tezuka ed i suoi occhiali di ricambio dalla tinta scandalosamente fucsia, poi presero respiro insieme ed insieme iniziarono a parlare.
"Io mi stavo allenando!".
Momo afferrò Kaidoh per il collo e prese a scuoterlo con violenza.
"Insomma! Devi smetterla di tentare di copiarmi!".
Kaidoh si liberò dalla stretta ed afferrò Momo allo stesso modo.
"Perché dovrei copiare qualcuno che mi è inferiore! Sei tu che copi me!!".
Volarono ceffoni, magliette strappate, insulti velati e Kerupin. Tezuka si accasciò sulla sedia, non c’era nulla da fare. Non poteva salvare il suo Fuji, non era in grado di far altro che aspettare e sperare in un miracolo. In quella, Camilla venne afferrata dalle mani distratte di Momo e scagliata con forza contro la faccia di Kaidoh. Ma Camilla non è una pallina qualsiasi, non è nemmeno una delle palline ammaestrate, è la Pallina Ammaestrata di Fuji, detentrice del titolo di “antifisica”. La pallina con la C rosa compì una virata da manuale per posarsi con grazia sulla spalla del suo adorato Fuji svenuto. Tutti tacquero. Si aspettavano un altro urlo disperato o un’esplosione di rabbia da parte della terribile vedova. Invece, Camilla si limitò ad accostarsi alla bocca di Fuji. Oh dolce Camilla! Oh, cara pallina fedele! Tu, anche negli ultimi istanti di vita, non ti rassegni, continui a stare accanto al giocatore che ami! Oh, sensibile creatura, la tua devozione è un esempio per tutti! Oh, dolce bacio, che possa risvegliare il dormiente…!
"Fatela finita con le sviolinate!" ringhiò Camilla a Sumire sensei mentre si accostava nuovamente alle labbra di Fuji e annusava circospetta "Questo odore lo conosco…e non è uno degli strani dentifrici che Eiji ha regalato al mio adorato…sniff…sniff…questo odore…sniff…sniff…".
La pallina Camilla saltò dal corpo svenuto di Fuji per guardarsi attorno con aria da grande investigatrice, un segugio all’opera. Tutti si fecero da parte per permetterle di passare mentre ad uno ad uno annusava i vestiti e le mani dei presenti. Eiji…no, fragola. Oishi…no, fragola pure lui. Tezuka…no, menta e pino silvestro. Echizen…no, pipì di gatto. Momo…no, puzza di suo. Kaidoh…no, puzza esattamente come Momo. Taka…no, sushi di prima scelta.
Camilla guardò trionfante la sua preda. Non aveva scampo. L’aveva scoperto. Nessuno la fa al naso di Camilla, l’”antifisica” con l’olfatto più sensibile del mondo per i dolci.
"Inui!" disse guardandolo in cagnesco "Tu odori dell’inconfondibile aroma di cioccolato fondente 87%!! Lo stesso odore sulle labbra di Fuji! Ti ho scoperto!".
Inui chinò il capo per nascondere un sorriso colpevole. Si, l’aveva scoperto. Tezuka balzò in piedi e lo afferrò furioso per il collo copiando la mossa di Momo e Kaidoh. Non poteva trattenersi, doveva sfogare in qualche modo la sua rabbia, la sua paura, la sua frustrazione, il suo essere emo e sfigato…
"Tu!" gli disse con il naso a pochi centimetri dai suoi occhi, una minaccia inequivocabile di accecarlo "Come hai osato baciare il mio Fuji?!".
Inui restò inebetito per qualche secondo, passava lo sguardo da Camilla a Tezuka. Baciato? E chi l’aveva baciato?!
"No, guarda che io non…".
"Inui senpai…".
Inui rabbrividì. Avrebbe preferito sparire da quel luogo il prima possibile. L’ombra scura che si stava addensando sopra la sua testa aveva l’aspetto di un serpente estremamente velenoso ed estremamente incazzato. Kaidoh diede una spallata a Tezuka per allontanarlo dalla sua preda. Aveva in mano una racchetta da tennis, la sua racchetta da tennis, ed una palla medica. E aveva tutta l’intenzione di tirargliela addosso. Il suo cervello era in panico, non era in grado di prevedere la traiettoria e schivare il colpo mortale.
"Inui…hissssss…!".
Fortuna volle che Kaidoh facesse un passo avanti mettendo un piede sulla povera malcapitata Camilla che suo malgrado scatenò un’altra serie di eventi: schiacciata di nuovo, rotolò e sbatté contro il muro dello spogliatoio finendo addosso a Kerupin che saltò agitato in braccio al suo padrone conficcandogli gli artigli nella carne. Ryoma, spaventato e dolorante, saltò a sua volta in braccio a Momo che così non fu in grado di evitare il corpo di Kaidoh che gli rovinò addosso. La palla medica sfuggì al suo controllo e colpì un piede di Inui che prese a saltellare dolorante per la stanza finendo per mettere nuovamente un piede sopra la povera Camilla che strillando come un’indemoniata lo morsicò per poi scatenarsi rimbalzando da una parte all’altra dello stanzino. L’allenatrice, il passante, il maggiordomo e il giardiniere si misero in salvo chiudendosi dentro gli armadietti dopo aver buttato all’aria tutto il loro contenuto, comprese le lettere d’amore indirizzate a Tezuka che Fuji aveva accuratamente nascoste. Nel vedere le missive a lui destinate, Tezuka commise l’errore di non abbassare la testa e si scontrò con Taka che tentava di porre un freno alle follie di Camilla contrastandola con la sua racchetta.
"BURNING!!" urlò il coraggioso scagliando Camilla all’impazzata, priva di controllo peggio di prima.
La povera Camilla continuò a vagare in male arnese fino a colpire con uno schianto allarmante lo stomaco del ragazzo svenuto sul lettino. Il corpo di Fuji si piegò in due mentre la pallina continuava a rotare per effetto del colpo, scavando un solco nelle carni. Gli occhi di Fuji si spalancarono di botto.
"Fuji!" urlò Tezuka.
"Fuji!" saltellò felice Eiji.
"Fuji!" rivolse una preghiera al cielo Inui continuando a scappare da Kaidoh.
"Kerupin!" esclamò Echizen correndo dietro al gatto che stava scappando.
Fuji era di nuovo vivo. Vivo e…infuriato. Camilla tentò di ritirarsi nell’angolino ma venne afferrata repentinamente dalle mani premurose di Fuji che la tastarono per verificare le sue condizioni. Camilla, la sua Camilla, aveva passato l’inferno per colpa sua! Camilla, povera adorata pallina sua!! Era ridotta davvero male! Non poteva perdonare un affronto simile…ed i suoi occhi si posarono sull’unico così idiota da non essersi spostato dalla linea di tiro.
"Tezuka…come hai osato ridurre la mia amata Camilla in questo stato…non ti perdonerò mai…!".
"Ma…ma…ma…sei vivo!".
"Si che sono vivo, ameba che non sei altro! Sei tu ad essere morto!".
"Ma…ma…è stato Taka a colpirla!" Tezuka indicò Taka.
"Non guardare me, è stato Kaidoh a tirarla per primo!" Taka indicò Kaidoh.
"No, è tutta colpa di Momo che mi ha provocato!" Kaidoh indicò Momo.
"No, è colpa di Oishi che ha meditato di uccidere qualcuno!" Momo indicò Oishi.
"No, è colpa di Echizen che ha portato il gatto!" Oishi indicò Echizen.
"No, è colpa di Eiji che…è colpa sua!" Echizen indicò Eiji.
"No, è colpa di…di…di…oh uffa, io non sono bravo ad inventare scuse!!".
"Scusate…" intervenne Sumire sensei "ma non dovrebbe essere tutta colpa di Inui…?".
"Inui?" Fuji si voltò a guardare Inui, la furia svanita dal suo volto ora sereno e rilassato "Ah, Inui! Grazie per avermi dato quei tranquillanti, ho fatto proprio una bella dormita, mi ci voleva per riprendermi! Grazie!".
Inui scosse il capo e divenne rosso. Kaidoh gli lanciò un’occhiataccia ed un calcio per sotto che il ragazzo non fu in grado di evitare. Inui ricominciò a saltellare su una gamba sola appoggiandosi a Momo, il quale cadde addosso ad Eiji, che scivolò su Oishi, che rovinò su Taka, che schiacciò Tezuka, che soffocò Echizen, che lasciò andare Kerupin, che saltò su Camilla, che cadde a terra.
"Ahi…".
Fu un lamento flebile ma abbastanza da spezzare il cuore. Fuji raccolse la sua amata con ogni precauzione, la baciò dolcemente e se la portò al petto per cullarla.
"Tutti voi…150 giri del campo…".
"Ma…ma…!" protestarono in coro riprendendo ad indicarsi a vicenda.
"Fuori!!".
Lo strillo acuto di Fuji ruppe inesorabilmente gli occhiali di Tezuka che non poté far altro che scappare in tutta fretta per fare quella punizione. Se l’era meritata. Dietro le sue spalle, tutta la squadra del Seigaku, un passante che non c’entrava nulla e che si pentiva amaramente di essersi fermato, l’allenatrice, il giardiniere, il maggiordomo ed un gatto, correvano inseguiti da un Fuji demoniaco mentre Camilla se ne stava buona buona a godersi la scena dalla struttura dell’arbitro. Eh, non era per niente facile fare la 007. Doveva ripassarsi i fondamentali. E con il pensiero alla vecchina che non si faceva mai i cazzi suoi, la dolce Camilla si unì al gruppo che correva perché si sa, in compagnia è sempre meglio sopportare le punizioni…e Tezuka senza occhiali era una preda troppo ghiotta.

[n.a. so che a voi non ve ne frega niente di una pallina da tennis, ma Camilla ha effettivamente un fan club che la mantiene in vita. Perdono!]

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