Il circo di Fuji di Vala (/viewuser.php?uid=53013)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il magnifico circo di Fuji ***
Capitolo 2: *** Il circo di Fuji in trasferta ***
Capitolo 3: *** Il circo di Fuji si ribella ***
Capitolo 4: *** Romeo e Camilla ***
Capitolo 5: *** Camilla Flatcher: effetto a catena ***
Capitolo 1 *** Il magnifico circo di Fuji ***
La folla era in delirio. Tutti esultavano, chiamavano il suo nome con
enfasi, con la voce carica di ammirazione. Era l’idolo,
l’unico, il solo, il grande Fuji. Il suo ultimo Tsubame
Gameshi che gli aveva fatto vincere set e game dopo appena
mezz’ora di partita, era stata la ciliegina sulla torta. Si
beava della popolarità quasi quanto Atobe, era la star, il
più bello, il più forte, il
più…
“Ehi, non ti sei dimenticato qualcosa…?”.
La voce proveniva dalla sua tasca. Sorridendo come se nulla fosse, Fuji
si rialzò dalla panchina sulla quale si era appena seduto
per vedere il mach di Eiji ed Oishi e con fare innocente si
allontanò con la scusa del bagno. Nella sua tasca qualcosa
continuava a muoversi agitata.
Davanti alla porta del bagno degli uomini incrociò Momo che
gli fece segno di vittoria.
“Ho sentito le acclamazioni, come al solito hai vinto tu! Non
c’è storia contro il grande Fuji Shusuke, il
grande, l’unico, il solo…”.
“Devo andare in bagno!”.
Fuji entrò di corsa tagliando corto la sfilza di complimenti
di Momo. Qualcosa l’aveva morso. Si infilò una
mano in tasca ed estrasse una pallina da tennis.
“Insomma, ma ti pare!”.
“Quello non la finiva più! E io ho fame!
Cibooooooooo!!”.
Fuji sospirò. Camilla non era mai stata una pallina
paziente. La posò con cautela sul ripiano del lavandino e
quella prese a saltellare per l’impazienza. Forse sarebbe
stato meglio portare la sua gemella, ma la piccola Camilla doveva fare
esperienza…e poi ieri sera era così entusiasta
dell’incontro! La pallina saltò fedele nella sua
mano non appena ebbe tirato fuori dal sacchetto uno zuccherino. Era una
pallina molto golosa. Mentre mangiava, Fuji la fece sobbalzare
leggermente.
“Camilla…non sarai ingrassata, vero?!”.
“Ingrassata…? Io…?”.
Gli occhioni della pallina erano talmente tristi che non ebbe cuore
rimproverarla. Povera Camilla, in fondo era anche colpa sua che non le
prestava le dovute attenzioni da quando in famiglia era entrato
Hernando, la pallina spagnola regalatagli da sua madre come souvenir
dell’Europa. Ma come dire…Hernando era
così caliente! Le sue linee armoniose erano irresistibili!
“Fuji-sempai…? Tezuka chiede di te!”
Gli occhi di Fuji diventarono due cuori. In tutta fretta si
infilò in tasca Camilla ed uscì dal bagno per
andare a cercare Tezuka che lo stava aspettando con sguardo serio negli
spogliatoi. Fuji lo raggiunse quatto quatto e gli saltò
addosso alle spalle abbracciandolo tutto contento. Nessuno in giro.
Premeditazione o pura fortuna?
Tezuka si voltò scrollandoselo di dosso e lo
baciò. Doveva essere successo qualcosa al campo per averlo
reso così intraprendente. Colto alla sprovvista, Fuji
sentì le gambe cedere e si appoggiò
all’armadietto alle sue spalle. Era gelido, ma non gli
importava. Tezuka insinuò la lingua nella sua bocca e prese
a giocare, stuzzicandolo per poi ritrarsi. Non era da lui. Fuji si
staccò ansimando.
“Qualcosa mi dice che abbiamo vinto su tutta la
linea…” commentò sentendo le mani del
suo amante palpargli il sedere.
“Cosa te lo fa pensare?” ribatté Tezuka
baciandogli il collo mentre le sue mani proseguivano
l’esplorazione.
“Di solito fai così solo quando sei
particolarmente soddisfatto…”.
“…mmm…potrebbe
essere…”.
Tezuka gli leccò sensualmente il collo e Fuji non fu
più in grado di parlare. Allungò le mani e
strinse a sé il suo amante con il bisogno di un assetato per
l’acqua. Non poteva essere normale, si erano visti in
intimità solo il giorno prima, eppure la voglia era ancora
così forte da fargli girare la testa. Le mani di Tezuka
toccarono i suoi fianchi come a volergli sfilare i pantaloncini da
tennis. Sentì qualcosa all’interno della sua tasca
e pensò che a Camilla sarebbe piaciuto quello spettacolino
fuori programma, era una pallina golosa. La mano di Tezuka si
infilò nella tasca e portò agli occhi di Fuji
quello che aveva trovato.
“Che ci fai con del sapone in tasca, Fuji?”
domandò sospettoso.
Fuji sbiancò. Del sapone? Allora che fine aveva fatto
Camilla?! Spinse via Tezuka che, sbalordito, si rigirò il
sapone tra le mani, gli voltò le spalle e lo
lasciò da solo con il suo tormento. L’aveva
offeso. Un problema alla volta.
Fuji lasciò in fretta gli spogliatoi e si infilò
in bagno. Doveva essere lì di sicuro, era l’ultimo
posto dove ricordava di averla vista l’ultima volta,
l’unico posto dove poteva aver fatto quello stupido scambio
con il sapone. Si sentì un idiota. Se la pallina fosse stata
Hernando non l’avrebbe di certo dimenticato. Povera Camilla,
si doveva essere sentita abbandonata!
Guardò ovunque, anche dentro le tazze, ma non ve
n’era traccia. Sconfortato si lasciò scivolare a
terra, sul pavimento non certo pulitissimo essendo un bagno scolastico.
Gli veniva da piangere. In quella fece il suo ingresso Momo.
“Ehi Fuji, che succede?!”.
“La mia pallina…ho perso la mia
pallina…”.
“Per caso quella gialla con una C rosa?”.
“Si! L’hai vista?!”.
“Beh, ci sta giocando ora Kawamura…”.
Lo sguardo di Fuji trasmetteva tutto il suo terrore. Kawamura. Il
terribile Kawamura. Con la sua potenza stava facendo a pezzi la sua
povera adorata Camilla. Si alzò come un tornado, travolse
Momo e percorse la distanza che lo separava dai campi da tennis in
pochi secondi netti. La sua Camilla, la sua piccolina era in pericolo.
“BURNING!!!”.
“NOOOOOOOOOOOO!!!”.
L’urlo di Fuji scombussolò Kawamura che
mancò di riprendere la palla la quale, dopo aver rimbalzato
contro il muro, si schiantò nel suo stomaco. Era un colpo
micidiale, il tennista si accasciò al suolo. Fuji si
avvicinò in tutta fretta, spostò Kawamura con un
piede e guardò la pallina. Non era Camilla.
“Kawamura, hai visto una pallina con una C rosa disegnata
sopra?”.
“Si…l’ho passata ad
Echizen…doveva provare un nuovo colpo…”.
Echizen Ryoma? Il bambino che dice basta solo dopo essere caduto a
terra svenuto? Povera Camilla! Fuji ripartì a razzo
lasciando Kawamura steso a terra, agonizzante. Camilla, Camilla,
Camilla! La sua povera adorata pallina! Troppo giovane per affrontare
un maniaco come Echizen!
“Twist Serve!”.
“NOOOOOOOOOOOOOOO!!!”.
L’urlo di Fuji distrasse Echizen che sbagliò il
colpo mandandolo a vuoto mentre perdeva l’equilibrio e cadeva
indecorosamente sul di dietro. Si voltò a guardare Fuji con
aria offesa. Intanto l’altro era andato a recuperare la
pallina, se la rigirava tra le mani, ci soffiava sopra. Non era Camilla.
“Echizen, hai visto una pallina con una C rosa disegnata
sopra?”.
“Si, l’ha presa Eiji che ne aveva bisogno per far
vedere qualcosa ad Oishi…”.
Fuji si diede una pacca sulla fronte. Come aveva potuto non riconoscere
Camilla mentre passava per andare da Echizen?! Eppure avrebbe dovuto
sentirla! E via di nuovo verso un altro campo da tennis ove Eiji ed
Oishi giocavano…no, non giocavano…non
c’erano proprio! E di Camilla nessuna traccia!
“Inui, Kaidoh! Avete visto Oishi ed Eiji?!”.
“Si, sono andati via insieme, perché?”.
“Avevano una pallina con loro?”.
Inui e Kaidoh si guardarono perplessi. Una pallina? Chi se ne frega di
una pallina! Fuji non attese risposta, li lasciò ai loro
allenamenti disumani che grazie al cielo non prevedevano
l’uso di palline da tennis. C’era un solo posto
dove quei due avrebbero potuto andare, il loro posto segreto.
Correndo come un disperato, Fuji li trovò sopra al container
dietro la scuola. O almeno immaginò fossero loro dai piedi
dato che erano sdraiati e avvinghiati. Povera Camilla, cosa le toccava
vedere! A lei piaceva lo zucchero, non i dilettanti smielosi!
“Eiji! Oishi! Avete voi la mia pallina?!”.
“Pallina…?” Oishi si alzò
pigro a guardare Fuji che trafelato attendeva il responso.
“No…” rispose Eiji alzandosi anche lui a
guardare l’amico “oggi avevi portato Camilla, vero?
Non l’ho vista da nessuna parte…”.
Sconsolato, Fuji li ringraziò e li lasciò ai loro
giochi d’amore. Camilla non c’era. Camilla era
scomparsa. Camilla era persa. Le lacrime rigavano il suo volto quando
tornò agli spogliatoi per cambiarsi e andare a casa, a dare
la cattiva notizia alle altre sue sorelle. Ma negli spogliatoi
c’era già qualcuno.
“Fuji, era ora!” esclamò Tezuka
vedendolo arrivare.
“Non ora…sono triste…”
mormorò Fuji asciugandosi le lacrime con un braccio.
“Questa per caso è tua?”.
Nella mano di Tezuka, tesa verso di lui, c’era una pallina da
tennis. Ma non una pallina da tennis qualunque, la sua pallina da
tennis. La sua Camilla!
“Camilla!” urlò tutto contento
baciandola e coccolandola “Ma dove l’hai
trovata?”.
“Veramente…mi stavo cambiando quando ho sentito un
rumore, mi sono girato un attimo e quando ho preso i pantaloni mi sono
reso conto che c’era quella dentro…”.
“Oh, Camilla! Pallina mia adorata! Sei tutta il tuo
papino!!”.
Quella sera la pallina Camilla ebbe molte cose da raccontare ad
Hernando, il suo fratello spagnolo, che geloso si limitò ad
un “hasta la vista” prima di andare a dormire.
Nemmeno lui nella sua magnificenza si era mai infilato nei pantaloni di
Tezuka. E da quel giorno, la pallina Camilla ebbe sempre zuccherini a
volontà e si guadagnò a pieno diritto il titolo
di Prima Pallina Ammaestrata.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Il circo di Fuji in trasferta ***
“Camilla, avete visto Camilla?!“.
“Adesso basta! Metti un guinzaglio a quella
pallina!”.
Fuji aveva di nuovo smarrito la sua preziosa pallina da tennis con la C
rosa, cosa che capitava spesso. Era molto probabile che quella palla
fosse posseduta da un qualche demone, ogni volta che il padrone girava
lo sguardo, quella palla svaniva dalla vista, dotata di vita propria.
Il problema però era serio: non si trovavano ai loro campi
da gioco, luoghi che Camilla conosceva bene, erano nel territorio
nemico, nei campi dello Hyoutei.
“Camilla…la mia Camilla! E ora come faccio!? Non
risponde quando la chiamo! Tezuka…?”.
“Non guardare me, non ho intenzione di mettermi a fare uno
spogliarello per ritrovare la tua pallina!” sbottò
scocciato il capitano del Seigaku.
“Ma…forse basta che ti togli i
pantaloni…e dai!!” supplicò il padrone
disperato non cogliendo la vena sarcastica ed esasperata.
Fuji si aggrappò ai pantaloni di Tezuka e tentò
di levarglieli di fronte a tutti. Il capitano strillò e
spintono via il suo compagno di squadra che scoppiò a
piangere disperato. Nessuno capiva il suo dolore. Qualcuno rise.
“Insomma, se dovete fare certe cose prendetevi una
stanza!”.
La comparsa di Atobe fu accompagnata dagli strilli isterici delle sue
ammiratrici e da un sonoro sbuffò di Tezuka.
“Siamo qui per un incontro di tennis, non
per…”.
“Atobe-kun!”.
Fuji ignorò totalmente il suo capitano per gettarsi tra le
braccia di un perplesso Atobe che non poté fare altro che
afferrarlo. Le sue ammiratrici si strapparono i capelli maledicendo il
ragazzo dall’aria angelica con ogni genere di anatema. Gli
occhi si Fuji si levarono a guardare quelli di ghiaccio di Atobe che si
addolcì.
“Fuji, che ti prende?” sussurrò mentre
Tezuka ringhiava geloso.
“Camilla…la mia pallina da tennis
preferita…è scomparsa!”.
“Di nuovo?!”.
La fama di Camilla non aveva confini, conoscevano le sue
caratteristiche eccezionali anche negli spogliatoi dello Hyoutei dove
si era infilata più volte rendendo un vero incubo cambiarsi
per colpa di Fuji che improvvisamente entrava urlando
“Datemela! Voglio la palla rosa!” gettando nel
panico i componenti della squadra, che invariabilmente si portavano le
mani alle parti basse guardandolo come fosse un attentatore. Gakuto
aveva avuto più volte una crisi isterica che lo aveva
portato ad indossare mutande di ferro con sommo disappunto di Oshitari,
entrato in depressione. Dopo settimane di terrorismo avevano messo un
sistema di tessere magnetiche per entrare nello spogliatoio della
squadra di tennis.
“Ok, ho capito…!” sbottò
Tezuka.
Lentamente, sperando di non doverlo davvero fare, si sfilò
la felpa da titolare. Le ragazzine fan di Atobe cominciarono ad urlare
estasiate, subito bloccate da un’occhiataccia del loro idolo
numero uno. I loro volti e nomi erano segnati nella sua lista nera.
Camilla non compariva ancora all’orizzonte.
“Prova a toglierti la maglia…”
mormorò speranzoso Fuji guardandosi attorno.
Tezuka si portò le mani all’orlo della maglietta e
lentamente se la sfilò dalla testa restando a torso nudo. Le
ragazze erano incontenibili. Urlavano “nudo, nudo!”
come fosse la cosa più naturale del mondo improvvisare uno
spogliarello nei campi da gioco di fronte a tutti.
“Ancora nulla…se ti togli i
pantaloni…?” suggerì Atobe speranzoso
godendosi la vista dei pettorali del suo pseudo nemico mortale.
“Scordatelo!” strillarono insieme Fuji e Tezuka
mentre il primo restituiva la maglia da titolare al suo capitano per
coprirlo rendendosi conto degli sguardi delle ragazze.
Fuji era sempre più depresso. Guardava a terra sconsolato.
Era prossimo alle lacrime. Continuava a biascicare
“Camilla” come una litania infinita. La sua adorata
pallina. Che l’avessero rapita? Forse volevano un riscatto,
ma lui non era così ricco, non poteva offrire altro
che…
“Ho deciso!” esclamò mettendo una mano
sul fianco in una posa sensuale “Chi mi riporta la mia
adorata Camilla otterrà un appuntamento con me, un intero
giorno in mia compagnia!”.
Le ragazze urlarono come aquile e si sparpagliarono ai quattro venti.
Tezuka guardò i suoi pantaloni chiedendosi quanta autostima
potesse perdere per impedire a qualcun altro di mettere le mani sul suo
Fuji. Atobe sorrise, sapeva di avere la vittoria in pugno.
Alzò un braccio al cielo.
“Oresama no bigi ni…!”
esclamò con la sua migliore voce sensuale da far venire i
brividi ad ogni pallina nel raggio di due chilometri
“…yoine!”. [nda: è
giapponese, la frase caratteristica che ripete durante il musical
Hyoutei Imperial Match. Il significato si avvicina a
“ubriacatevi della mia magnificenza”]
Camilla sentì il richiamo. Un oggetto sferico giallo non
meglio identificato sfrecciò attraverso le gambe delle
ragazze sbavanti, evitando gli ostacoli, infilandosi in ogni pertugio,
per sbucare alla luce del sole in tutta la sua maestosità
nella mano protesa al cielo di Atobe.
“Camilla!!” urlò Fuji abbracciando Atobe.
La giornata prometteva bene, pensò Atobe mentre mostrava
vittorioso Camilla, la pallina ammaestrata golosa, al suo proprietario
il cui corpo era schiacciato contro il suo. Si, davvero bene. Valeva la
pena viverla solo per godersi la faccia furiosa di Tezuka.
“Camilla!” tuonò il capitano del Seigaku
guardandola male “Traditrice che non sei altro!”.
Camilla voltò la sua C rosa verso Tezuka, indecisa. Tezuka o
Atobe? Atobe o Tezuka? Stava andando in confusione. Troppa grazia in un
colpo solo…Camilla saltò via dalla mano tesa di
Atobe. Troppo difficile decidere, meglio tagliare la corda e farsi
rivedere a turno da uno e poi dall’altro. Tanto si era
già infilata nei pantaloni di tutti e due almeno una
volta…e una volta per uno non fa male a nessuno,
pensò rotolando via pacifica.
“Camilla…?!”.
Camilla si arrestò di colpo. Come aveva fatto ad avere certi
dubbi?! Le bastava guardare gli occhi dorati lacrimosi per diradare le
incertezze. La pallina ammaestrata rinunciò alle pretese di
libertà e saltò felice nella mano del suo
padrone. Non c’era storia, in quel confronto vinceva sempre
il suo amato Fuji. Erano sempre i suoi i pantaloni preferiti,
fornitissimi di zuccherini e altre prelibatezze.
Atobe e Tezuka si guardarono in cagnesco.
“Ce la giochiamo?” dissero nello stesso momento.
“Ehi!” esclamò Fuji mentre baciava la
sua pallina adorata che gli faceva le fusa “Ho ritrovato
Camilla, non c’è più bisogno di
litigare per me…!”.
“E chi si riferiva a te!” parlò Atobe
guardando l’oggetto nella mano di Fuji.
“Noi ci giochiamo Camilla!” concluse Tezuka
indicandola.
Camilla rabbrividì. Che brutta cosa essere desiderata.
A sera tardi, mentre tornavano a casa, Fuji guardò la sua
adorata pallina, lo spirito combattivo assopito al suo interno.
“Camilla, non scapperai più, vero? Resterai
insieme a me per sempre!”.
Camilla gli saltellò nella mano, tutta felice, godendosi il
suo zuccherino quotidiano. Non c’era storia, quando si
parlava di palline ammaestrate, vinceva sempre Fuji. Ne avevano avuto
una prova Atobe e Tezuka che giacevano ancora sul campo da tennis,
distrutti nel fisico e nella mente dalla terribile furia
dell’angelo. Mai mettersi tra un uomo e la sua palla
preferita.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Il circo di Fuji si ribella ***
La vedeva, era sua, il suo colpo preferito, gli bastava allungare
ancora un po’ la racchetta, il resto l’avrebbe
fatto la palla, era sua amica, la palla era sempre sua amica. Fuji si
sporse, sicuro della vittoria…e la palla deviò.
Che scherzi erano quelli?! Stupito, restò a guardare la
pallina che toccava il terreno della sua metà campo per poi
rotolare via pacificamente. Che cosa era successo? Quella non era una
delle amiche di Camilla? E le amiche di Camilla erano sue
amiche…o no?
Fuji si palpò la tasca dei pantaloncini da tennis ove
Camilla se ne stava a dirigere il traffico, una posizione privilegiata
per dare ordini alle sue compagne palle. Allora…? Estrasse
la pallina. Si, era davvero Camilla. Dalle tribune si levò
un singhiozzo stupito. Tezuka lo guardava come se lo vedesse per la
prima volta.
"15-40!".
L’urlo del giudice di gara lo riportò alla
realtà. Rimise Camilla nella tasca. Era stato solo un caso,
magari un colpo ad effetto del suo avversario. Piegò le
ginocchia e sorrise sicuro. Si, era stato di certo un colpo ad effetto,
doveva solo spostarsi maggiormente a destra per riuscire a prenderlo
senza destare sospetti. E poi un po’ di suspance stava sempre
bene, non doveva preoccuparsi.
Rieccola. La pallina volava nella sua direzione, lineare, diretta alla
sua destra, lo stesso colpo di prima. Ma ora sapeva come prenderlo.
Fece due passi più a destra, allungò la
racchetta, sicuro di sé e…la palla
rimbalzò al suolo.
"30-40!".
Fuji si infilò la mano in tasca ed estrasse Camilla, la C
rosa pareva prendersi gioco di lui.
"Allora, che succede?".
La palla non rispose. Sudore freddo prese a correre giù per
la schiena di Fuji. Doveva tentare di eseguire una delle sue mosse per
esserne certo. L’avversario ripeté per la terza
volta il colpo. Stavolta Fuji era più che preparato, non
staccò gli occhi dalla palla nemmeno una volta. La vide
arrivare, la vide finalmente colpire la propria racchetta e tornare
indietro. Ecco, un punto per lui.
"Set won by Fuji!".
Bene, due a zero per lui. Ora doveva solo continuare così.
Ma il dubbio lo rodeva. Non era mai successo che sbagliasse in quel
modo. Si guardò pensoso la tasca ove Camilla riposava. Era
certo che stesse dormendo, non poteva essere altrimenti. Beh, doveva
darle una bella svegliata. La prese in mano rifiutando la palla che gli
porgeva il ragazzo a bordo campo.
"E ora Camilla cara, dai il meglio di te! Tsubame Gameshi!".
Colpì Camilla che passò oltre la sua line di
campo, andò dritta dritta contro
l’avversario…che la ribatté indietro.
Fuji restò talmente tanto allibito che non fu in grado di
ribattere il semplice colpo.
"15-0!".
Ma cosa…? Il movimento del braccio era stato perfetto, anche
la rotazione imposta alla palla era corretta, l’aveva colpita
con la giusta angolazione…che era successo? Il raccattapalle
gli restituì Camilla. La guardò malissimo.
"Camilla…tutto bene? Che succede…? Hai
fame…?" sussurrò alla pallina senza farsi vedere.
Camilla non rispose. Eppure dopo il colpo che le aveva dato doveva
essere di certo sveglia. La guardò bene. Si, non
c’era dubbio di falsi, era Camilla, la sua C rosa era
inequivocabile. Ma la palla non dava segni di vita. Fuji
sbiancò. Guardò le tribune dove Tezuka fissava
l’incontro senza capire il suo dilemma esistenziale.
L’avversario batté. Una battuta facile, la
rimandò al mittente senza pensarci troppo. Poi di nuovo quel
tiro sulla destra. Fuji mosse i passi necessari e lo rispedì
indietro. La palla gli tornò di nuovo indietro. Lo scambio
andò avanti per cinque minuti buoni finché
l’altro non riuscì a prendere una palla sulla
linea. Toccava di nuovo a Fuji battere. Guardò la palla
neutra che aveva in mano. Doveva tentare senza Camilla, ce la poteva
fare. Inutile illudersi, Camilla era in sciopero.
Fu un tiro debole e teso, una palla facile che il suo avversario prese
senza problemi. Destra. Sinistra. Destra. Sinistra. Le teste si
muovevano a scatto per seguire il gioco monotono di scambi. Si erano
aspettati uno spettacolo degno del genio Fuji, invece pareva un
incontro di principianti a parte qualche mossa di alto livello.
Improvvisamente il volto di Tezuka si illuminò. Aveva
finalmente notato che Fuji non usava le sue tecniche, e non prendeva
mai in mano Camilla. Pareva un altro. Fuji inciampò e
scivolò al suolo per prendere una palla difficile senza
riuscire ad evitare che il suo tiro andasse fuori. Aveva perso tre set,
l’avversario stava rimontando. Tezuka si alzò in
piedi e piantò uno sguardo di fuoco a Camilla che nella
caduta era rotolata fuori dalla tasca. La pallina parve voltarsi verso
di lui perché gli mostrò la C rosa. Poi Fuji la
riprese in mano.
"Camilla…cosa ti ho fatto…?" mormorò
Fuji carezzandola dolcemente.
Fuji usò Camilla per la sua battuta successiva. Non
l’aveva chiamato, non l’aveva nemmeno preparato a
dovere, aveva fatto un po’ un misto tra le mosse di una
battuta normale ed il suo colpo preferito. Ma Camilla parve
risvegliarsi di botto. L’adorata pallina sfrecciò
nel campo avversario per poi cambiare di colpo direzione non appena
l’avversario tentò di colpirla. Era di nuovo la
sua pallina ammaestrata. Fuji saltò dalla gioia, ma nessuno
parve farci particolare caso.
"40-15!".
Poteva farcela, ora che Camilla era di nuovo dalla sua parte. Aveva
sbagliato, non l’avrebbe più data per scontata, la
sua venerata pallina, la sua amata! Le avrebbe fatto avere zuccherini
di prima qualità e le avrebbe comprato una copertina nuova
da stenderle sopra per andare a dormire…e le avrebbe cantano
la ninna nanna tutte le sere per farle sognare partite divertenti.
Magari poteva anche chiudere un occhio sulla sua cotta per il pallone
da calcio del vicino. Camilla tornò nelle sue mani. La
usò di nuovo. Camilla colpì con precisione
assoluta. Si, era tornata! Il pubblico si risvegliò dal suo
torpore mentre Eiji faceva bella mostra di un cartellone
“Voglio essere Camilla” gridando slogan alla sua
pallina.
Mentre veniva sparata da una parte all’altra del campo da
tennis, Camilla ridacchiò guardando le sue compagne palle
che facevano lo stesso. Lei insegnante, chi l’avrebbe mai
detto! Di certo non sua madre che le aveva sempre detto che con quella
sua mania di non rispettare le regole della fisica si sarebbe messa nei
guai.
"Bene ragazze, avete capito?" disse alle sue compagne a fine partita
quando Fuji la adagiò a far festa con le altre palline
gialle che avevano partecipato, tutte amiche di Camilla.
"Si!!" risposero quelle in coro "Non bisogna mai abituarli troppo bene!
Uno sciopero al mese fa loro ricordare chi comanda!".
Camilla annuì seria. Erano delle brave allieve. Sentiva Fuji
festeggiare la vittoria con i suoi compagni. Le dispiaceva farlo
soffrire, ma quel ragazzo dipendeva troppo da lei, era ora che
imparasse a giocare a tennis da solo! E poi due giorni prima aveva
osato fare un bagno privato con Hernando, non poteva perdonargliela,
era un affronto alla sua predominanza. Che fine avrebbe fatto
l’ordine della gerarchia delle Palline Ammaestrate di Fuji se
lei che ne era regina non rimetteva a posto i rivoluzionari spagnoli!
La pallina Camilla rotolò via dal mucchio vociante delle sue
compagne. Per quel giorno aveva dato abbastanza lezioni. Fuori dagli
spogliatoi la aspettava HB.
"Allora tesoro" le disse il pallone da calcio "ti sei divertita? Non
sei stata troppo dura con il tuo cucciolo?".
"Forse un po’…ma saprò farmi
perdonare!".
L’inizio di una love story? Di certo fu l’inizio
dell’ennesima ricerca disperata di Fuji, accompagnato dai
suoi nuovi amici Holly e Benji, tutti alla ricerca delle rispettive
palle ammaestrate.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Romeo e Camilla ***
Finalmente! Era da tanto che l’aspettava, ora era arrivata
quella magnifica giornata assolata che aveva tanto desiderato,
così a lungo cercata che si mise a saltellare per
l’emozione. Sole. Sole uguale uscire. Uscire uguale
libertà. Libertà uguale…Romeo!!
Camilla, l’adorabile pallina da tennis ammaestrata di Fuji,
saltò con grazia della finestra ove da giorni guardava una
pioggia scrosciante rovinare i suoi propositi romantici. Si, quella era
la giornata perfetta per lei, la giornata dell’amore!!
Fuji vedendola così felice non ebbe a cuore di impedirle di
uscire, il tempo pareva stabile e poi si era abituato a cercare la sua
amata Camilla in giro per tutta la città come un disperato,
si era anche costituito il fan club de “Camilla
libera”. Lo avevano quasi ammazzato l’ultima volta
che l’aveva riportata a casa urlante, disperata. La sua
scenata aveva attirato l’attenzione di un gruppo di
vecchiette di passaggio che avevano gridato
“rapimento!” facendo accorrere il personale ed
agguerrito fan club della sua amata pallina da tennis ammaestrata. Al
solo vedere i loro volti decisi, Fuji si era portato due dita alla
bocca ed aveva emesso due fischi prolungati ed uno breve: segnale di
massima emergenza, priorità assoluta, necessità
impellente di salvataggio. Nel giro di pochi secondi era stato
spalleggiato dal suo personale fan club, momentaneamente più
numeroso di quello di Camilla, che lo aveva sostenuto nella dura lotta
per riportare a casa la recalcitrante fuggitiva.
La pallina da tennis si era incantata a guardare il suo padrone, a sua
volta incantato a fissare nel vuoto ricordando i bei tempi andati o
qualche scenetta particolarmente divertente, a giudicare dalla sua
faccia buffa. Ma questo non la riguardava. Ora era tempo di estate,
tempo di uscire, tempo dell’amore!
Camilla rimbalzò allegramente sul parquet tirato a lucido
dal ragazzo in vista della visita di Tezuka…come se
quell’inamidato amorfo se ne fosse reso conto di tutte le
premure con le quali il suo ragazzo lo circondava ogni giorno. Ma alla
pallina per quel giorno non interessava altro che la soglia di casa
spalancata verso la libertà, verso il mondo esterno, verso
il suo Romeo. Oh, Romeo, dove sei ora, Romeo? Si torturava la povera
Camilla ripensando a quando lo aveva incontrato per la prima volta...
Fuji l’aveva portata finalmente ad una partita importante
dopo tanto tempo che la teneva sotto osservazione per colpa della
brutta depressione subita dopo che HB, il pallone da calcio che abitava
di fronte a loro, l’aveva crudelmente mollata per una pallina
da ping pong molto più leggera, dalla linea invidiabile, ed
il profilo rifatto di recente. Era stato troppo per lei, si era
lasciata andare del tutto, non litigava nemmeno più con
Hernando che ne aveva approfittato per installarsi in pianta stabile
nel bagno di casa tormentando chiunque entrasse con i suoi
“holè!” di incoraggiamento per ogni
vestito tolto.
Si era trattato di un bel giorno di sole, proprio come quello a cui
stava assistendo adesso. Gli uccellini cantavano, le fronte degli
alberi si muovevano armoniose con il venticello rinfrescante, gli
innamorati si tenevano a braccetto scambiandosi effusioni
sdolcinate…e Camilla lanciava verso tutto e tutti le
peggiori maledizioni. Non ne aveva combinata una giusta a partire dal
risveglio. Fuji avrebbe voluto prepararle un dolce speciale per tirarle
su il morale, quindi aveva messo la sveglia prima del solito. Peccato
che durante la notte la pallina ammaestrata, da sempre contraria alle
leggi della fisica, era riuscita in qualche modo nel sonno ad uscire
dal suo lettino con le sponde accanto al cuscino di Fuji e a rotolare
dentro le pantofole del ragazzo. Non appena il padrone delle ciabatte
aveva messo un piede dentro, lei, mezza assonnata e di pessimo umore,
l’aveva morso. Davvero un pessimo inizio di giornata per i
due. Fortunatamente Fuji era sempre gentile con la sua venerata
Camilla, e poi era ben conscio del dolore che si provava a venire
duramente scartati dal proprio amore in favore di qualcuno
più giovane, più bello o più rifatto
[n.a. Fuji? Scartato? Quando mai!!]. Ma la cucina non doveva essere
altrettanto comprensiva con la pallina da tennis preferita del padrone
di casa, perché aveva bruciato la cioccolata che il ragazzo
aveva preparato. Si era distratto pochi minuti, il tempo di
fantasticare su Tezuka nudo sul divano, ed ecco combinato il pasticcio.
Ormai era troppo tardi per rimediare. Camilla si era gustata lo stesso
la cioccolata apprezzando il gesto del suo carissimo Fuji che
continuava a vegliare su di lei sempre e comunque. Caro ragazzo! Eppure
lei gliene combinava di tutti i colori scappando continuamente di casa!
Ma ora doveva mettere la testa a posto per il bene del suo cucciolo,
doveva per forza comportarsi come una brava pallina da tennis
ammaestrata…e doveva cacciare Hernando dal bagno.
Non appena Camilla ebbe ristabilito una parvenza di ordine nella stanza
da bagno, dopo aver cacciato fuori a rimbalzi nel sedere lo spagnolo
focoso che imprecava in lingua madre, furono pronti ad uscire di casa.
Fuji la prese delicatamente in mano e la posò con estrema
dolcezza nella sua custodia personale, rosa, foderata di pelliccia
sintetica di prima qualità e riscaldata. Inutile dire che
dopo una notte infernale ed un risveglio brusco, Camilla si era
addormentata. Ora, purtroppo per lei, la nostra adorata pallina da
tennis, oltre a sfuggire sempre e comunque a tutte le leggi della
natura, aveva il brutto vizio di parlare nel sonno.
"Camilla, sei pronta?" le aveva domandato Fuji dopo averla estratta
dalla custodia una volta giunti a destinazione sul campo da tennis
designato per l’incontro.
"Mmm" aveva mormorato Camilla mentre sognava un mondo fantastico fatto
di dolci a profusione da consumare guardando gli spogliatoi delle sue
squadre preferite.
"E allora…andiamo!".
Fuji aveva cominciato la partita con un colpo leggero, facile facile,
una cosa da nulla…se solo Camilla fosse stata sveglia. Ma la
pallina non era affatto sveglia e l’impatto con la rete della
racchetta le causò un tale trauma che non fu in grado di
ruotare la traiettoria per portarsi lontano dall’avversario
il quale, deciso a mettere in chiaro fin da subito che faceva sul
serio, utilizzò buona parte della sua forza per ribattere il
colpo. Non l’avesse mai fatto! Camilla sfrecciò
dritta dritta addosso al suo adorato Fuji in cerca di protezione ed il
ragazzo non fu in grado di evitare il colpo diretto in pieno petto. La
pallina da tennis rosa si rigirava nelle sue mani piangendo. Fuji non
ebbe cuore di richiamarla in campo e continuò per
l’intero set con un’altra delle sue sorelle minori.
Purtroppo per lui era talmente concentrato a consolare Camilla nel
taschino della sua maglia, che lo perse malamente. Il giocatore si
diresse alla panchina per bere un sorso d’acqua con
l’aria di chi non sa che fare della sua vita. Tezuka, che
sembra scemo ma a volte stranamente non lo è, si
accostò a lui posandogli una mano sulla spalla per dare
l’impressione che stesse parlando con l’amico
invece che con il taschino della sua maglia.
"Camilla, Fuji ha bisogno di te…non puoi startene
lì a piangere per così poco! Sei una
professionista! Sei la Prima Pallina da Tennis Ammaestrata, non puoi
permettere di farti battere da una palla qualunque uscita da
chissà che macchinario difettoso! Ritrova il tuo orgoglio!".
Il discorso commovente di Tezuka alla sua pallina preferita fece venire
i lacrimosi a Fuji, ma ebbe ben poco effetto su Camilla che
continuò ad agitarsi disperata. Nessuno la capiva, nessuno
poteva aiutarla in quel momento di totale disperazione, nessuno
poteva…
"D’accordo!" esclamò Tezuka che per una volta
aveva la soluzione perfetta al problema impossibile "Se fai la brava
potrei prendere in considerazione l’ipotesi di farti
preparare una porta per te negli spogliatoi della
squadra…una porta che non si può murare come
quella normale…".
Camilla fece capolino dal taschino. Una porta? Una porta vera? Una
porta tutta per lei? Le sembrava un sogno. Nella sua testa
già vedeva il tappeto rosso stendersi dinnanzi al suo
cospetto mentre avanzava nello spogliatoio maschile del Seigaku,
lanciando sguardi accattivanti al suo venerato Tezuka che si spogliava
davanti a lei con movenze sensuali chiamando il suo nome.
Camilla…Camilla…Camilla…
"Camilla?! Oddio, stai bene?!".
Fuji prese in mano preoccupato la sua pallina da tennis: dalla C rosa,
in corrispondenza di quello che in teoria doveva essere il naso, stava
fuoriuscendo qualcosa di molto simile alla cioccolata, di cui era
impregnata. Non appena l’attimo di crisi fu passato, Camilla
rientrò in campo. Il suo ingresso fu accolto dal suo fan
club con grida di giubilo ed inni estasiati. Si, era Camilla, la Prima
Pallina di Fuji e non si sarebbe fatta battere da uno stupido pallone
da calcio pompato da due ragazzini drogati che neanche avevano capito
di essere gay e innamorati.
Inutile dire come si concluse il trionfale ritorno alla vita di
Camilla…
"Set and game won by Camill…ehm…Fuji!".
Per festeggiare l’uscita di Camilla dalla terribile
depressione che l’aveva colta, la squadra di tennis Seigaku
al gran complete si era riunita attorno ad un tavolo ove Taka aveva
deposto la sua ultima creazione: un’immane torta di sushi al
cioccolato e caramello. Camilla saltò tutto il tempo dalla
gioia. Evviva! Quello si che era degno di lei!
Fuji se ne stesse in disparte a guardare mentre la sua adorata pallina
si gettava a capofitto nel grumo di panna montata a forma di calamaro,
rotolando a destra e sinistra, divorando pezzi grandi quanto lei in un
battito di ciglia. Ah, la sua pallina era tornata quella di un tempo.
"Camilla…non così in fretta…aspetta un
attimo!".
Taka si fece avanti raccogliendo con reverenza una pallina in overdose
di zucchero. Il ragazzo alzò una mano e schioccò
le dita con un sorriso sornione.
"Vieni pure, è il tuo momento…Romeo!".
La torta di sushi dolce esplose dall’interno. Tutti si
coprirono gli occhi, ma Camilla non ne aveva bisogno, le bastava
ruotare su se stessa e divorare tutta la panna ed il cioccolato che le
piovevano addosso. Quando si fermò, in cima alla torta, ebbe
la visione paradisiaca della sua vita: Romeo. Chi è Romeo?
Ma come chi è Romeo!! Romeo è
l’incredibile, il fantastico, il migliore single palla da
tennis idol di tutta la nazione! E si trovava lì, davanti
alla sua C rosa che risplendeva di nuovo vigore, agli occhi esperti di
Fuji pareva fin troppo ovvio vedere l’emozione sulla
superficie della sua pallina amata. Però era un
po’ geloso…insomma, era la sua
pallina…e ora sbavava per qualcun altro. Poteva accettare
che quel qualcun altro fosse Tezuka, ma…un’altra
palla? Insomma…Camilla non era mai stata fortunata in amore,
tutti quelli che aveva frequentato non riuscivano ad accettarla per
quello che era, la consideravano strana, anormale, odiosa perfino.
Povera Camilla! Neanche fosse una pallina lesbica!
In silenzio, i membri della squadra da tennis Seigaku, si sedettero
sulle panchine ad assistere al concerto che avevano organizzato solo
per lei, per la loro beniamina. Romeo era fantastico in quel completo
rosso, saltava con una grazia divina, incantava con la sua particolare
mossa ancheggiante che fece più volte perdere i sensi ad una
totalmente ripresa Camilla. Romeo cantava la sua canzone con tutta la
passione che lo contraddistingueva, eseguì perfino il suo
famoso doppio salto mortale con acuto che fece venire i brividi a
tutti. Ah, tutto quello era per lei, avevano escogitato la cosa
più bella del mondo per farla felice. E lei non faceva altro
che farli preoccupare! Romeo! Aveva perfino un suo poster sotto il
cuscino! Aveva tutti i suoi dischi, tutti i suoi film, tutte le sue
apparizioni, tutte le sue foto…pochi mesi prima aveva
resistito a malapena dalla voglia di farsi tatuare il suo nome sulla
sua perfetta superficie sintetica! Si era accontentata di sognarlo,
pensava fosse abbastanza…ma quanto era stata idiota! Ora era
lì, a portata di salto, bastava un solo
rimbalzo…una cosa
innocente……………al
diavolo la precauzione e l’onore, se lo sarebbe sbattuto come
un palloncino sgonfio! Stava per mettere in atto il suo piano diabolico
per rubare un attimo di pura estasi al suo idolo, quando Romeo si
allontanò in direzione della torta. Cosa voleva fare?
Camilla attese, forse intendeva semplicemente portarle un pezzo di
dolce…ma la pallina da tennis single, maschio, idol di tutte
le palline femmine del Paese, si rituffò nella panna e
scomparve alla vista. Prima che l’innamorata ed infoiata
Camilla potesse fare qualunque cosa, Taka la riprese in mano e la
riportò dal suo padrone che si trova in braccio a Tezuka.
Finito tutto. Aveva assistito ad un concerto del grande Romeo, allora
perché era così triste ora?
"Camilla…questo era solo per te!".
Camilla non ebbe cuore di deluderli e riprese la sua solita
attività: per le due ore successive cercò di
infilarsi nei pantaloni di tutti riuscendo in parecchi dei tentativi.
Alla fine quando tornò a casa si sentiva totalmente
soddisfatta. Si, era Camilla, era la Prima Pallina Ammaestrata di Fuji
e nessun spagnolo le avrebbe fregato il posto d’onore nella
vasca da bagno del suo Fuji. Tremate uomini, la grande Camilla
è tornata!
"Camilla!!".
Notte fonda. E Fuji è ancora in giro a cercare Camilla. La
sua adorata pallina era di nuovo sparita.
"Camilla!!".
"Fuji! Non ti preoccupare, vedrai che tornerà a casa
presto…!" cercò di consolarlo Taka che gli era
corso dietro sentendolo urlare il nome della loro mascotte ai quattro
venti.
"Ma non è per Camilla che mi preoccupo…!".
"Come?!".
Taka non era in grado di capire. Fuji era sempre esagerato, quando si
trattava di Camilla era capace di stare alzato tutta la notte per
cercarla…per poi scoprire che si era semplicemente divertita
a nascondersi in casa di Tezuka per dormire con lui. Ma non era a casa
di Tezuka, nemmeno a casa di Oishi o degli altri, oramai ognuno di loro
aveva preso l’abitudine appena tornati a casa di controllare
sacche e cassetti alla ricerca di un’eventuale clandestina.
Camilla, dove sei andata a cacciarti stanotte?!
"Vedi…Camilla non era depressa perché HB
l’ha mollata…".
"Ma io credevo che…insomma…avevo capito che quel
pompato l’aveva piantata in asso…".
"Si…l’ha piantata…ma…diciamo
che ha fatto cilecca…".
"Cilecca? In che senso?!".
"…insomma…non era poi così pompato
come voleva mostrarsi…".
"…eh? Era sgonfio quindi l’ha mollata?!".
"No, non hai capito…non era poi così duro da
reggere il confronto…".
"………".
"Ok, te la metterò in termini comprensibili per te: HB non
era DURO e GONFIO, ha mandato Camilla IN BIANCO!".
"Ah! Ora ho capit…oh oh…".
Taka si voltò con aria preoccupata in direzione della villa
che si ergeva alla fine della strada. Fuji aveva seguito le tracce
cioccolatose di Camilla fino a quel punto, quello poteva voler dire
solo che…
Un urlo terribilmente acuto squarciò l’aria
notturna estiva e Fuji rabbrividì. Troppo tardi. Sperava
solo che la sua amata pallina non ci andasse troppo
pesante…Romeo poteva essere un idolo con tendenze
omosessuali evidenti dal suo ondeggiare, ma Camilla era pur sempre la
sua pallina ammaestrata.
Il mattino dopo Camilla era nel suo lettino, al suo posto sul cuscino
di Fuji. La C rosa non era mai stata così splendente.
I titoli citavano le parole del famoso idol Romeo che dichiarava: avevo
scelto la sponda sbagliata, non sono gay. Camilla aveva compiuto il
miracolo. Terrorizzato, Hernando non osò più
rotolare in bagno.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Camilla Flatcher: effetto a catena ***
L’aria fredda del mattino le solleticava il pelo mentre
saettava con maestria attraverso il campo, carezzava per un soffio la
rete, per poi tornare ubbidiente in mano al suo
padroncino…beh, magari non tanto ubbidiente…
"Fuji, insomma! Metti a nanna Camilla e giochiamo con una pallina
normale, oggi non ne vuole sapere di venire da questa parte del campo!".
Fuji guardò sconsolato la sua amata Camilla che per tutta
risposta prese a fargli le fusa. Quel rumorino di sottofondo era troppo
delicato per interromperlo bruscamente con una sgridata. Scosse il capo
sorridendo indulgente alla pallina mentre la lanciava in aria per
l’ennesima volta. Camilla venne scagliata a forza
dall’altra parte del campo. La racchetta di Eiji era pronta a
prenderla al volo, senza rimbalzi per non correre il rischio che quella
birichina ne combinasse una delle sue, e con grazia e cautela per non
farle male essendo ancora i primi tiri di riscaldamento, la
rimandò al mittente con un tiro debole. O almeno doveva
essere un tiro debole. Camilla tornò tra le braccia di Fuji
come un tornado devastante. Un bolide privo di controllo
piombò sul petto del ragazzo impreparato ad una simile
reazione. Fuji cadde a terra e si scatenò il finimondo:
Camilla prese a saltellargli attorno nervosa, pareva impazzita, non si
capacitava di aver fatto male al suo prezioso cucciolo.
L’oroscopo l’aveva avvertita che solo lei avrebbe
potuto scacciare la malasorte dal ragazzo, ma non credeva di fargli
correre rischi così atroci standogli appiccicata. Era
inconsolabile.
"Fuji, tutto ben…?!".
Eiji, appena giunto a soccorrere l’amico, non vedendo la
povera pallina disperata, ci mise un piede sopra e cadde di conseguenza
in malo modo. Effetto a catena. Camilla, scombussolata dalla cosa, fu
calciata da un preoccupatissimo Oishi che aveva visto il suo ragazzo
cadere e non aveva potuto afferrarlo al volo. La mamma del Seigaku
continuava a ronzare attorno al compagno di doppio come poco prima
aveva fatto Camilla con Fuji, tastando e verificando le condizioni.
Quando si fu accertato che poteva muoverlo senza apparenti conseguenze,
lo prese in braccio tra le proteste dell’amato e lo
portò di peso in infermeria. Nel mentre, Fuji che si era
ripreso un pochino dal contraccolpo e si era messo a sedere
puntellandosi con le mani, venne atterrato nuovamente da un tiro di
Echizen che per provare una nuova mossa ad effetto aveva utilizzato una
posizione impossibile per tirare decentemente, con conseguenze nefaste.
Tezuka, finalmente accortosi del danno, prima che potesse tramutarsi in
qualcosa di irreparabile, si accostò ad Echizen per
impartirgli nuove lezioni per migliorare la tecnica e soprattutto la
mira. Casualità volle che Momo e Kaidoh in quel momento
stessero litigando ai margini del campo da tennis, discutendo su chi
dei due meritasse di passare per primo.
"Io sono più resistente!".
"Io sono più forte!".
"Io sono più figo!".
"Io sono più richiesto!".
"Io puzzo di meno!".
"Io so saltare più in alto!".
"Io so saltare più in lungo!".
"Dimostralo!!".
Presero la rincorsa insieme, insieme spiccarono il salto ed insieme
atterrarono sullo stomaco di Fuji ancora sdraiato sul campo a pochi
metri dalla rete. I due contendenti sbiancarono.
"Io non sono stato!".
"Io non ero presente!".
"Io ero già ad allenarmi!".
"Io sono già ad allenarmi!".
E via come il fulmine. Fuji a terra ebbe appena il tempo di rantolare e
guardare il sole per l’ultima volta prima di chiudere gli
occhi. Addio mondo crudele. Addio divina provvidenza. Addio campionato
di tennis. Addio Tezuka adorato. Addio cara Camilla. Addio…
"Fuji!! Tutto bene?!".
Ah, Taka-san! Quando tutto sta per precipitare e pare non vi sia nulla
a questo mondo, ecco che compare il volto sorridente di Taka, i suoi
modi gentili, le sue premure, il suo divino sushi! Fuji gli sorrise
radioso. Non avrebbe dovuto farlo. Ebbe l’effetto di cento,
mille racchette sul povero sempliciotto il cui naso spruzzava
quantità industriali di sangue. Era indemoniato. Fuji,
temendo di essere colpito di nuovo, tentò di strisciare via
furtivamente, ma andò a sbattere contro le gambe di Inui che
stava prendendo appunti sull’emorragia del cuoco. Si
sistemò gli occhiali e lo squadrò dalla punta
delle scarpe a quella dei capelli perfetti.
"Fuji! Cosa ti è successo?!".
"Inui…ti prego, mi fa male dappertutto, dammi qualcosa per
stare meglio…!".
Nella sua disperata ricerca di aiuto, il povero Fuji non si rese conto
del sorriso sadico comparso sul sorriso del suo sedicente salvatore.
Gli si aggrappò ai pantaloni come se solo lui potesse
salvarlo. E mentre il sole raggiungeva lo zenit, mentre tutti avevano
ripreso la loro attività quotidiana, mentre i grilli
diffondevano nell’aria la loro intensa melodia, dagli
spogliatoi un urlo disperato raggelò il sangue della squadra
di tennis. Un urlo che non aveva nulla di umano. L’urlo di
una pallina disperatamente in lacrime.
"Fujiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!".
La questione era seria. Il club di tennis del Seigaku si riunirono in
gran segreto dopo la fine delle lezioni per discutere
dell’accaduto. Tezuka manteneva la sua solita espressione
amorfa, ma Oishi capiva bene quello che doveva provare dentro di
sé nel vedere il suo adorato Fuji sdraiato sul lettino
dell’infermeria, privo di sensi. A nulla era valso scuoterlo,
gettargli addosso una secchiata d’acqua, strofinargli addosso
un allarmato Tezuka seminudo. Non si era svegliato. Ed erano passate
due ore. Il suo respiro era regolare ma debole. Quanto a lungo sarebbe
resistito? Alla riunione erano presenti tutti in gran stile, tutto il
club di tennis, il giardiniere, l’allenatrice, Kerupin, un
passante che non aveva niente di meglio da fare e la inconsolabile
vedova Camilla. Ah, povera Camilla! Lì dentro era quella che
se la passava peggio. L’aveva detto l’oroscopo di
non perdere di vista la persona amata, di stargli sempre addosso. Non
avrebbe mai potuto prevedere una cosa del genere. Trovare il corpo di
Fuji riverso sulla panca nello spogliatoio l’aveva
scombussolata di brutto. Guardò gli occhi bellissimi del suo
amato chiusi al mondo e scoppiò a piangere di nuovo.
Inconsolabile.
"Fujiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!".
"Ora basta Camilla, dobbiamo mantenere la calma…!"
tentò di riportare l’ordine Tezuka che presiedeva
la seduta, mentre guardava preoccupato i vetri già
incrinati.
"Cerchiamo di ricostruire l’accaduto…! Eiji! Tu
stavi giocando con Fuji, sai dirci cosa è accaduto?".
Eiji si grattò nervosamente un braccio, Oishi gli
sfiorò la gamba con la propria per tranquillizzarlo. Non
c’è problema, pareva dirgli con quegli occhi
attenti, anche se sei un assassino io ti amo lo stesso. No, risposero
gli occhi di Eiji, come puoi pensare che io sia in grado di fare del
male al mio migliore amico! Guarda, replicarono quelli di Oishi, che
non è poi così importante la lontananza, sono
disposto ad aspettarti in eterno…! Ma, ripresero quelli di
Eiji, se io dovessi andare in prigione, sul serio mi aspetteresti?
Faresti questo per me, un assassino?! Si, affermò decisa la
pupilla destra di Oishi, per te andrei anche
all’inferno…! Per seguirti sarei disposto anche
a…!
"Ok!" interruppe l’idillio Tezuka "Qualcuno stacchi le loro
mani, hanno una posa davvero da film rosa della peggior
specie…e smettetela di comunicare col pensiero seguendo quel
filo illogico! Oishi, mi ero accorto che stavi per programmare un
omicidio, sai?!".
Tezuka sospirò mentre con un gesto comandava i due amanti a
dividersi. Non avrebbe cavato nulla da loro due.
"Beh, Camilla cara…tu stavi giocando con
loro…cosa hai visto…?".
Camilla guardò serie l’assemblea. Li
scrutò uno ad uno. Chi tra loro era il colpevole? Doveva
essere in quella stanza per forza di cose. Non poteva essere
altrimenti. Di certo si trattava del maggiordomo, era sempre colpa del
maggiordomo, glielo ripeteva sempre il suo Fuji quando insieme
guardavano i film gialli stranieri dove le vecchine risolvevano casi
insormontabili perché si ricordavano particolari assurdi che
nessuno sano di mente si sarebbe degnato di registrare, dettagli come
le patatine alla paprika che aveva mangiato prima di dormire e che le
avevano causato indigestione costringendo Fuji a soccorrerla per tutta
la notte…gli occhi di Camilla mandarono lampi incendiari,
pareva spiritata. Non l’avevano mai vista così
furiosa, stava per esplodere, sarebbe stato un vulcano inarrestabile,
un disastro naturale, un…
"Fujiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!".
I vetri si spaccarono inesorabilmente. Con un sospiro Tezuka
si tolse gli occhiali inservibili e prese quelli di scorta dalla
custodia nascosta nella sacca da tennis, occhiali di riserva
perché anche se non succede mai che gli occhiali si
spacchino durante un mach, è sempre meglio averne un paio
dietro. Se li pulì con la maglietta e li inforcò.
Ora ci vedeva di nuovo. E vedeva che la situazione non era migliorata
affatto. Camilla se ne stava in un angolo a rimbalzare fiaccamente,
piangendo.
"Qualcuno consoli la vedova…proseguiamo…Momo,
Kaidoh, voi siete i prossimi!".
"Ehi, no!" protestò Momo.
"Aspetta…e Echizen!!" continuò Kaidoh accigliato.
"Lui si stava allenando, quindi non c’entra nulla con il
delitto…avanti, raccontate la vostra versione!".
I due borbottarono guardando male Tezuka ed i suoi occhiali di ricambio
dalla tinta scandalosamente fucsia, poi presero respiro insieme ed
insieme iniziarono a parlare.
"Io mi stavo allenando!".
Momo afferrò Kaidoh per il collo e prese a scuoterlo con
violenza.
"Insomma! Devi smetterla di tentare di copiarmi!".
Kaidoh si liberò dalla stretta ed afferrò Momo
allo stesso modo.
"Perché dovrei copiare qualcuno che mi è
inferiore! Sei tu che copi me!!".
Volarono ceffoni, magliette strappate, insulti velati e Kerupin. Tezuka
si accasciò sulla sedia, non c’era nulla da fare.
Non poteva salvare il suo Fuji, non era in grado di far altro che
aspettare e sperare in un miracolo. In quella, Camilla venne afferrata
dalle mani distratte di Momo e scagliata con forza contro la faccia di
Kaidoh. Ma Camilla non è una pallina qualsiasi, non
è nemmeno una delle palline ammaestrate, è la
Pallina Ammaestrata di Fuji, detentrice del titolo di
“antifisica”. La pallina con la C rosa
compì una virata da manuale per posarsi con grazia sulla
spalla del suo adorato Fuji svenuto. Tutti tacquero. Si aspettavano un
altro urlo disperato o un’esplosione di rabbia da parte della
terribile vedova. Invece, Camilla si limitò ad accostarsi
alla bocca di Fuji. Oh dolce Camilla! Oh, cara pallina fedele! Tu,
anche negli ultimi istanti di vita, non ti rassegni, continui a stare
accanto al giocatore che ami! Oh, sensibile creatura, la tua devozione
è un esempio per tutti! Oh, dolce bacio, che possa
risvegliare il dormiente…!
"Fatela finita con le sviolinate!" ringhiò Camilla a Sumire
sensei mentre si accostava nuovamente alle labbra di Fuji e annusava
circospetta "Questo odore lo conosco…e non è uno
degli strani dentifrici che Eiji ha regalato al mio
adorato…sniff…sniff…questo
odore…sniff…sniff…".
La pallina Camilla saltò dal corpo svenuto di Fuji per
guardarsi attorno con aria da grande investigatrice, un segugio
all’opera. Tutti si fecero da parte per permetterle di
passare mentre ad uno ad uno annusava i vestiti e le mani dei presenti.
Eiji…no, fragola. Oishi…no, fragola pure lui.
Tezuka…no, menta e pino silvestro. Echizen…no,
pipì di gatto. Momo…no, puzza di suo.
Kaidoh…no, puzza esattamente come Momo. Taka…no,
sushi di prima scelta.
Camilla guardò trionfante la sua preda. Non aveva scampo.
L’aveva scoperto. Nessuno la fa al naso di Camilla,
l’”antifisica” con l’olfatto
più sensibile del mondo per i dolci.
"Inui!" disse guardandolo in cagnesco "Tu odori
dell’inconfondibile aroma di cioccolato fondente 87%!! Lo
stesso odore sulle labbra di Fuji! Ti ho scoperto!".
Inui chinò il capo per nascondere un sorriso colpevole. Si,
l’aveva scoperto. Tezuka balzò in piedi e lo
afferrò furioso per il collo copiando la mossa di Momo e
Kaidoh. Non poteva trattenersi, doveva sfogare in qualche modo la sua
rabbia, la sua paura, la sua frustrazione, il suo essere emo e
sfigato…
"Tu!" gli disse con il naso a pochi centimetri dai suoi occhi, una
minaccia inequivocabile di accecarlo "Come hai osato baciare il mio
Fuji?!".
Inui restò inebetito per qualche secondo, passava lo sguardo
da Camilla a Tezuka. Baciato? E chi l’aveva baciato?!
"No, guarda che io non…".
"Inui senpai…".
Inui rabbrividì. Avrebbe preferito sparire da quel luogo il
prima possibile. L’ombra scura che si stava addensando sopra
la sua testa aveva l’aspetto di un serpente estremamente
velenoso ed estremamente incazzato. Kaidoh diede una spallata a Tezuka
per allontanarlo dalla sua preda. Aveva in mano una racchetta da
tennis, la sua racchetta da tennis, ed una palla medica. E aveva tutta
l’intenzione di tirargliela addosso. Il suo cervello era in
panico, non era in grado di prevedere la traiettoria e schivare il
colpo mortale.
"Inui…hissssss…!".
Fortuna volle che Kaidoh facesse un passo avanti mettendo un piede
sulla povera malcapitata Camilla che suo malgrado scatenò
un’altra serie di eventi: schiacciata di nuovo,
rotolò e sbatté contro il muro dello spogliatoio
finendo addosso a Kerupin che saltò agitato in braccio al
suo padrone conficcandogli gli artigli nella carne. Ryoma, spaventato e
dolorante, saltò a sua volta in braccio a Momo che
così non fu in grado di evitare il corpo di Kaidoh che gli
rovinò addosso. La palla medica sfuggì al suo
controllo e colpì un piede di Inui che prese a saltellare
dolorante per la stanza finendo per mettere nuovamente un piede sopra
la povera Camilla che strillando come un’indemoniata lo
morsicò per poi scatenarsi rimbalzando da una parte
all’altra dello stanzino. L’allenatrice, il
passante, il maggiordomo e il giardiniere si misero in salvo
chiudendosi dentro gli armadietti dopo aver buttato all’aria
tutto il loro contenuto, comprese le lettere d’amore
indirizzate a Tezuka che Fuji aveva accuratamente nascoste. Nel vedere
le missive a lui destinate, Tezuka commise l’errore di non
abbassare la testa e si scontrò con Taka che tentava di
porre un freno alle follie di Camilla contrastandola con la sua
racchetta.
"BURNING!!" urlò il coraggioso scagliando Camilla
all’impazzata, priva di controllo peggio di prima.
La povera Camilla continuò a vagare in male arnese fino a
colpire con uno schianto allarmante lo stomaco del ragazzo svenuto sul
lettino. Il corpo di Fuji si piegò in due mentre la pallina
continuava a rotare per effetto del colpo, scavando un solco nelle
carni. Gli occhi di Fuji si spalancarono di botto.
"Fuji!" urlò Tezuka.
"Fuji!" saltellò felice Eiji.
"Fuji!" rivolse una preghiera al cielo Inui continuando a scappare da
Kaidoh.
"Kerupin!" esclamò Echizen correndo dietro al gatto che
stava scappando.
Fuji era di nuovo vivo. Vivo e…infuriato. Camilla
tentò di ritirarsi nell’angolino ma venne
afferrata repentinamente dalle mani premurose di Fuji che la tastarono
per verificare le sue condizioni. Camilla, la sua Camilla, aveva
passato l’inferno per colpa sua! Camilla, povera adorata
pallina sua!! Era ridotta davvero male! Non poteva perdonare un
affronto simile…ed i suoi occhi si posarono
sull’unico così idiota da non essersi spostato
dalla linea di tiro.
"Tezuka…come hai osato ridurre la mia amata Camilla in
questo stato…non ti perdonerò mai…!".
"Ma…ma…ma…sei vivo!".
"Si che sono vivo, ameba che non sei altro! Sei tu ad essere morto!".
"Ma…ma…è stato Taka a colpirla!"
Tezuka indicò Taka.
"Non guardare me, è stato Kaidoh a tirarla per primo!" Taka
indicò Kaidoh.
"No, è tutta colpa di Momo che mi ha provocato!" Kaidoh
indicò Momo.
"No, è colpa di Oishi che ha meditato di uccidere qualcuno!"
Momo indicò Oishi.
"No, è colpa di Echizen che ha portato il gatto!" Oishi
indicò Echizen.
"No, è colpa di Eiji che…è colpa sua!"
Echizen indicò Eiji.
"No, è colpa di…di…di…oh
uffa, io non sono bravo ad inventare scuse!!".
"Scusate…" intervenne Sumire sensei "ma non dovrebbe essere
tutta colpa di Inui…?".
"Inui?" Fuji si voltò a guardare Inui, la furia svanita dal
suo volto ora sereno e rilassato "Ah, Inui! Grazie per avermi dato quei
tranquillanti, ho fatto proprio una bella dormita, mi ci voleva per
riprendermi! Grazie!".
Inui scosse il capo e divenne rosso. Kaidoh gli lanciò
un’occhiataccia ed un calcio per sotto che il ragazzo non fu
in grado di evitare. Inui ricominciò a saltellare su una
gamba sola appoggiandosi a Momo, il quale cadde addosso ad Eiji, che
scivolò su Oishi, che rovinò su Taka, che
schiacciò Tezuka, che soffocò Echizen, che
lasciò andare Kerupin, che saltò su Camilla, che
cadde a terra.
"Ahi…".
Fu un lamento flebile ma abbastanza da spezzare il cuore. Fuji raccolse
la sua amata con ogni precauzione, la baciò dolcemente e se
la portò al petto per cullarla.
"Tutti voi…150 giri del campo…".
"Ma…ma…!" protestarono in coro riprendendo ad
indicarsi a vicenda.
"Fuori!!".
Lo strillo acuto di Fuji ruppe inesorabilmente gli occhiali di Tezuka
che non poté far altro che scappare in tutta fretta per fare
quella punizione. Se l’era meritata. Dietro le sue spalle,
tutta la squadra del Seigaku, un passante che non c’entrava
nulla e che si pentiva amaramente di essersi fermato,
l’allenatrice, il giardiniere, il maggiordomo ed un gatto,
correvano inseguiti da un Fuji demoniaco mentre Camilla se ne stava
buona buona a godersi la scena dalla struttura dell’arbitro.
Eh, non era per niente facile fare la 007. Doveva ripassarsi i
fondamentali. E con il pensiero alla vecchina che non si faceva mai i
cazzi suoi, la dolce Camilla si unì al gruppo che correva
perché si sa, in compagnia è sempre meglio
sopportare le punizioni…e Tezuka senza occhiali era una
preda troppo ghiotta.
[n.a. so che a voi non ve ne frega niente di una pallina da tennis, ma
Camilla ha effettivamente un fan club che la mantiene in vita. Perdono!]
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=258597
|