Lucifer

di _Veronik_
(/viewuser.php?uid=489396)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 Sei un angelo? ***
Capitolo 2: *** 2 Qualcosa del genere ***
Capitolo 3: *** 3 Come ti chiami? ***
Capitolo 4: *** 4 Taemin ***
Capitolo 5: *** 5 Dove sono? ***
Capitolo 6: *** 6 All'Inferno ***
Capitolo 7: *** 7 Giuro il mio amore per la luna ***
Capitolo 8: *** 8 Chi sei? ***
Capitolo 9: *** 9 Mi perdoni? ***
Capitolo 10: *** 10 Dove vuoi andare? ***
Capitolo 11: *** 11 Non sai cos'è l'amore ***
Capitolo 12: *** 12 Paura di un rifiuto ***



Capitolo 1
*** 1 Sei un angelo? ***


1 Sei un angelo?

-sei un angelo?- chiese Ujin ad un centimetro da quel ragazzo sovraumano, quasi divino.
-qualcosa del genere- sussurrò lui.
I loro volti quasi si sfioravano e potevano entrambi sentire i respiri e i battiti del cuore dell’altro.
Era tutto così strano. Come se lui non fosse davvero lì. Lì dove? Ujin se lo chiedeva. Non sapeva dove fosse o come ci fosse arrivata. Sapeva solo che il suo cuore batteva troppo velocemente e il suo respiro si faceva sempre più affannato. Mentre i battiti di lui erano come una melodia. Una melodia bellissima da cui Ujin si faceva cullare. Avevano entrambi gli occhi socchiusi ed erano fermi a pochi centimetri dal corpo dell’altro senza dire nulla.
Solo il suono dei loro cuori che battevano all’unisono.

Ujin aprì gli occhi per vedere il volto del misterioso ragazzo ma tutto finì all’improvviso. Si mise seduta sul letto con il respiro corto e un po’ spaventata.
Era solo un sogno.
Un sogno che ripeteva ormai da una settimana senza scoprire il volto di lui, del misterioso angelo.
Si alzò in piedi dirigendosi in bagno. Si sciacquò più volte il viso, che vedeva riflesso nello specchio ovale, prima di asciugarlo e scendere nella cucina silenziosa.
Nonostante avesse 18 anni Ujin era abituata a stare in casa da sola con suo fratello gemello Kibum che probabilmente ancora dormiva. I suoi genitori lavoravano lontano e tornavano solo per il fine settimana, così Ujin passava le giornate con i suoi amici e il suo ragazzo.
Jonghyun e Ujin stavano insieme da due anni ormai. Si conoscevano da sempre perché JJong era un amico di Key, suo fratello, e doveva ammettere che aveva sempre avuto un debole per lui. Bruno, occhi scuri, ed un sorriso fantastico. Peccato che era da poco più di una settimana che aveva detto addio ai suoi splendidi capelli scuri per sfoggiare il suo nuovo e fierissimo look biondo platino, di cui Ujin non era felicissima, ma doveva ammettere che in quel modo era terribilmente sexy.
Mentre riempiva la tazza di latte e la metteva nel microonde, vide suo fratello ancora assonnato avvicinarsi al tavolo e sedersi su una sedia.
-la prepari anche a me?- chiese sbadigliando riferendosi alla colazione.
-certo- rispose gentilmente Ujin.
Erano sempre stati abbastanza uniti come fratelli, anche perché, se dovevano vivere tutti i giorni soli in casa, dovevano pur andare d’accordo. Key aveva degli occhi scuri che andavano in contrasto con i suoi capelli biondi, ma non un biondo platino come l’amico, erano di un giallo canarino. Ma infondo gli donavano molto.
Diede la tazza a Key ed iniziarono a mangiare.
-hey, oggi esci con JJong?- chiese suo fratello con la bocca piena di biscotti.
-penso di si- rispose lei.
Erano da poco iniziate le vacanze estive e Ujin non aveva intenzione di rinchiudersi in casa tutto il giorno a studiare.
-perché è da ieri che non risponde alle mie chiamate- la informò Key.
-non so che dirti. Ieri non l’ho sentito per niente- gli disse lei –ti faccio risapere quando lo chiamo. Ok?- terminò Ujin mettendo la tazza nel lavandino e andando in camera senza aspettare la risposta del fratello.
Accese il computer e mise la musica. Adorava ascoltarla, praticamente in qualsiasi momento. Lesse l’orario dalla sua sveglia che era poggiata sul comodino: 9:40. Il sole splendeva fuori dalla finestra dalle tende bianche; erano in Corea nella bellissima Seoul e Ujin non vedeva l’ora uscire con JJong, così lo chiamò; ma come l’aveva avvertita suo fratello, lui non rispose; così decise di lasciare un messaggio in segreteria.
-ehi amore, Key dice che non rispondi. Comunque appena puoi chiamami; mi stai facendo preoccupare. Vorrei uscire oggi, è una bella giornata. Fammi sapere. Ciao- e riattaccò.
Nel frattempo decise di cambiarsi e passare dalla sua migliore amica Hyosung. Aveva i capelli lunghi color oro e secondo Ujin era molta bella. Si conoscevano dalle elementari e dal primo momento erano andate d’accordo. Indossò un vestito leggero, verde chiaro e si specchiò: Ujin era una ragazza abbastanza minuta, capelli corti alle spalle, mossi e scuri con riflessi rame e due occhi felini come quelli di Kibum. Si mise un po’ di matita e mascara e scese le scale della casa. Key era ancora seduto in cucina a guardare la tv.
-ho chiamato JJong e non mi ha risposto. Se non mi richiama passo da lui più tardi. Io esco vado da Hyo. Tu che fai oggi? Non esci?- disse Ujin al fratello che la salutò con un bacio sulla guancia prima di risponderle.
-penso di si. Ci vediamo dopo- disse salendo al piano superiore.
Ujin prese le chiavi della macchina e uscì. Una volta a casa della sua amica aspetto ben 20 minuti prima che fosse pronta, nonostante l’avesse avvertita con messaggio durante il tragitto, e si avviarono in centro.
-oggi non esci con JJong?- le chiese Hyosung mentre mangiavano un gelato al tavolino di un bar.
-non risponde al telefono- rispose Ujin.
-avete litigato?- le chiese preoccupata.
-no tranquilla, non risponde neanche a Key. Più tardi passo da lui-
Verso le 12:30 l’amica andò a pranzo da Onew, il suo ragazzo, nonché anche loro amico, così Ujin decise di passare da Jonghyun. Quando bussò alla porta ad aprirle fu la sorella minore del ragazzo.
-ciao Ujin. Entra- disse JNey facendola accomodare.
-ciao, i tuoi? A lavoro?-
-si- rispose lei sedendosi sul divano di pelle color sabbia del salotto dove probabilmente la bambina stava precedentemente guardando la tv accesa.
- e JJong? C’è?-
-dorme ancora; se vuoi puoi svegliarlo- disse lei con un sorrisino complice sul viso.
-ok- rispose Ujin ridendo e dirigendosi nella camera del ragazzo al piano superiore.
Una volta entrata aprì le finestre della stanza e si avvicinò al letto.
-amore- disse dolcemente –non credi che sia ora di alzarsi? È quasi l’una- continuò dandogli un bacio.
-sai, potresti svegliarmi così ogni mattina; magari portandomi anche la colazione- disse Jonghyun aprendo gli occhi e ridendo.
-certo e poi ti lavo anche i denti- dissi la ragazza ironica alzandosi dal letto.
-no resta qui- disse lui tirandola per un braccio ancora assonnato.
-ok- cedette Ujin stendendosi al suo fianco –il cellulare? Che fine ha fatto?-
-mmh credo sia scarico buttato da qualche parte lì- rispose lui sbadigliando e indicando con la mano la scrivania della stanza.
Ma una persona che non conosceva la disposizione dei mobili di quella stanza, non avrebbe mai detto che in quell’ angolo ci fosse stata una scrivania; i vestiti e altre cianfrusaglie del ragazzo la ricoprivano completamente. No, non si poteva proprio dire che fosse un ragazzo ordinato. Ma questo ormai Ujin lo sapeva.
Si alzo dal letto iniziò a cercare, tra maglie, pantaloni e altro, il cellulare del suo ragazzo. Quando lo trovò lo tirò a Jonghyun.
-mettilo a ricaricare. Ieri ti ha chiamato anche Key- gli disse rimproverandolo e risedendosi sul letto.
Il ragazzo si alzò svogliatamente, prese il cellulare e lo attaccò alla presa della parete bianca. Era una stanza abbastanza spaziosa con i muri chiari e il pavimento ricoperto da una moquette beige.
Ujin si sdraiò sul materasso e mettendo le mani dietro la testa osservò divertita il suo ragazzo cercare tra la miriade di vestiti sulla scrivania qualcosa di decente da mettere,per poi rinunciare e optare per il guardaroba. Si infilò velocemente un paio di jeans e una maglietta nera aderente per poi chiudersi in bagno. Ujin sapeva che sarebbe rimasto lì per molto tempo, così decise di scendere da JNey nel salotto. Mentre scendeva la scalinata di legno della piccola villa la signora Kim rientrò in casa dal lavoro. Poggiò la borsa su un tavolino e quando alzò gli occhi, vedendo la ragazza la salutò.
-ciao Ujin. Resti a pranzo?-
-no grazie MiSun. Jjong si è appena cambiato, credo voglia uscire- ormai si conoscevano da tempo e Ujin non dava più del “lei” alla madre del suo ragazzo da prima ancora che si mettessero insieme.
-ok. Scommetto che si è appena svegliato?-
-in realtà si- rispose la ragazza ridendo.
-io intanto inizio a cucinare; a breve tornerà mio marito. JNey apparecchia la tavola!- disse MiSun andando in cucina.
Dopo un po’ Jjong scese al piano inferiore e con Ujin uscì di casa.
-allora, cos’hai intenzione di fare con 3 mesi di vacanze?- chiese Jonghyun sorridendo alla sua ragazza ad un tavolo di una pizzeria in centro.
-beh non saprei. Potrei uscire ogni giorno con la persona più fantastica che conosco- iniziò Ujin mentre il ragazzo già felice e sorridendo a trentadue denti si aspettava che il suo nome venisse pronunciato dalle labbra che baciava ogni giorno e di cui non si sarebbe mai stancato –cioè la mia bellissima amica  Hyosung- continuò lei ridendo.
-ehi- fece lui triste –grazie eh- disse incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio facendo il finto offeso.
-dai, sai che scherzo- cercò di dire lei e per farsi perdonare si alzò dalla sedia e andò a dare un dolce bacio sulle labbra a Jonghyun sedutogli di fronte.
La giornata trascorse tranquilla, mentre durante tutto il pomeriggio e la sera i due ragazzi passarono il tempo soli in casa di lei, poiché Key era uscito, finché arrivò il momento di salutarsi.
-penso sia ora di tornare a casa- disse il ragazzo staccando le sue labbra da quelle di Ujin e guardando l’orario sul cellulare che teneva nella tasca dei jeans.
-ok- disse lei alzandosi dal divano del salotto di casa sua dove era accesa la tv e accompagnandolo alla porta.
Jonghyun le stampo un ultimo bacio sulle labbra prima di darle la buonanotte e salutarla. Ujin chiuse la porta di ingresso e si avviò in camera sua. Erano le undici e mezza; indossò un paio di pantaloncini azzurri e una canotta bianca e passò da suo fratello prima di andare a dormire. Bussò alla porta del ragazzo che era rientrato a casa circa un ora prima dopo aver passato la sera con Minho, un altro loro amico, e non entro prima che Key non le diede il permesso. Era una regola: se volevano andare d’accordo nessuno dei due doveva invadere la privacy dell’altro. Una volta entrata vide il biondo al computer sulla scrivania in legno della stanza.
-ehi non vai a letto?- chiese lei.
-si tra poco- rispose lui continuando a scrivere alla tastiera.
-ok, allora buonanotte- disse Ujin dando un bacio sulla guancia al fratello.
-notte- disse lui staccando gli occhi dallo schermo per la prima volta da quando era entrata nella stanza per darle a sua volta un bacio.
-notte- ripeté la ragazza uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.

 

 

NOTE AUTORE:
Ehilà gente!
Questo è il primo capitolo della mia prima ff nella sezione SHINee! Spero che vi abbia incuriosito e che continuerete a leggerla!
È una storia fantasy(?) ispirata al libro di Lisa Jane Smith “Il gioco proibito”.
Spero vi piaccia!
Alla prossima ;)
Baci :** _Veronik_

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 Qualcosa del genere ***


2 Qualcosa del genere

-sei un angelo?- chiese Ujin.
-qualcosa del genere- sussurrò il ragazzo ad un centimetro da lei.
Rimasero fermi ad occhi socchiusi per un tempo infinito, finché lui non le sfiorò delicatamente il viso con le dita.
Primo sussulto.
Fece un respiro profondo abbassando la mano e avvicinando il suo viso a quello di lei così da far sfiorare i loro nasi.
Secondo sussulto.
Poi riapri lentamente gli occhi e si allontano di qualche centimetro per guardarla meglio. Anche Ujin aprì gli occhi e lo osservò attentamente. Aveva gli i capelli chiari, color sabbia, quasi oro, le labbra irresistibili e i tratti perfetti. E gli occhi, erano occhi unici, inimitabili, occhi che Ujin non aveva mai visto. Erano marroni, scuri e profondi: tentatori.

Il giorno dopo decisero tutti di andare al mare.
Per tutti si intendeva il loro solito gruppetto: Ujin, Hyosung, Sunny, Taeyeon, Jonghyun, Key, Onew e Minho. Erano amici dall’inizio del liceo ed erano tutti coetanei ad eccezione di Onew, Minho e Taeyeon che avevano un anno in più e Sunny, la sorella minore di Minho, che era la più piccola del gruppo.
Nonostante il mare distasse poco da Seoul, fecero le valige e decisero di restare una settimana al Rifugio. Era una villetta sulla spiaggia che apparteneva a Jonghyun, molto carina ed accogliente. La prima volta che erano andati lui e Ujin da soli era per festeggiare un mese da quando stavano insieme; Jonghyun aveva preparato una cena al lume di candele nel gazebo sul retro e ad Ujin quel posto non le era mai sembrato così magico come quella sera. A distanza di due anni, quel luogo la continuava ad affascinare come la prima volta.
Quando il furgoncino sorpassò il cancello della grande casa, tutti scesero sorridendo e attraversato il giardino ben curato, dove crescevano rose di ogni tipo, si avviarono al portone con le pesanti valige in mano. Jonghyun, posando la sua sul tappeto davanti la porta, estrasse delle chiavi dalla tasca dei pantaloni, la infilò nella serratura e la girò. Tutti entrarono correndo felici del primo vero giorno di vacanze che passavano insieme travolgendo il povero padrone di casa che cadde seduto sul tappeto.
-ma si! Fate come se fosse casa vostra eh- disse sarcastico.
Ujin tornò indietro ridendo e gli tese un braccio per aiutarlo ad alzarsi.
-dai non fare l’antipatico. Goditi le vacanze- gli disse dandogli un bacio.
-ragazzi, le solite- gridò Minho dal piano superiore riferendosi alle camere.
In estate andavano spesso al Rifugio e ormai ritenevano proprie le stanze che dividevano. Principalmente ne utilizzavano due –una per i maschi e una per le femmine- ma tutti sapevano che spesso durante la notte le due coppie di fidanzatini occupavano le due camere restanti. Quando Ujin entrò nella sua trovò già Hyosung e Sunny che svuotavano le proprie valige, rispettivamente rosa shocking e verde smeraldo.
Sunny e Minho non si assomigliavano affatto. Minho era il capitano della squadra di basket della scuola ed era alto e muscoloso mentre Sunny era minuta come Ujin; in più lui aveva i capelli scuri mentre lei li teneva molto corti e biondi, di un colore simile a quelli di Hyosung. In pratica chiunque li osservasse non avrebbe mai detto che i due erano fratelli.
Nel frattempo anche Ujin iniziò a togliere i suoi vestiti dalla valigia a fantasia colorata e a metterli nell’armadio che condivideva con Taeyeon. E pensando proprio alla ragazza chiese:
-Taeyeon?-
-non lo so, non è ancora salita- rispose Hoysung ripiegando una maglia e riponendola nel cassetto di legno vicino all’armadio che divideva con Sunny.
Quest’ultima poverina, era ormai abituata a non portare molti vestiti al rifugio poiché 2/3 dell’armadio veniva occupato da quelli dell’amica, che non pensandoci molto, continuava a riempirlo senza sosta.
Una volta che Ujin ebbe svuotato completamente la valigia scese al piano inferiore a dare un’occhiata. Attraversato il grande salone andò in cucina dove trovo suo fratello, Jinki e Taeyeon chiacchierare seduti intorno al tavolo. Taeyeon e Onew erano probabilmente i più seri del gruppo. La ragazza, molto bella e magra, aveva dei lunghi capelli marroni mentre Onew li aveva rossi scuro.
-che fate?- chiese Ujin entrando.
-niente, parlavamo. Stavo giusto risalendo a svuotare la valigia- disse Taeyeon sorridendole e uscendo dalla stanza.
-voi?-
-già  fatto- risposero in coro i due ragazzi.
-risalgo anch’io a cambiarmi e scendo in spiaggia. Voi che fate?- chiese Key.
Ujin e Onew si diedero un veloce sguardo sorridendo complici per poi rispondere al ragazzo.
-veniamo anche noi!- gridarono per poi salire le scale di corsa.
-si scende in spiaggia ragazze!- disse Ujin felice una volta entrata in camera.
Si cambiò velocissima e in men che non si dica si ritrovò a correre in spiaggia verso l’acqua con Sunny, Key, Onew e Minho.
-fermi tutti!- disse Minho improvvisamente –dovremmo aspettare gli altri no?!-
I quattro lo guardarono male, ma infondo sapevano che aveva ragione. Il primo bagno dell’estate si doveva fare tutti insieme; era un rito. Così Key si sedette sulla sabbia imbronciato e Ujin urlò:
-Jonghyun, sbrigatevi!-
Vide la testa platino del suo ragazzo affacciarsi ad una finestra della casa che dava sulla spiaggia, sorriderle come a dire “tranquilla arriviamo tra un minuto” e poi scomparire dietro il muro. Ma non fu proprio un minuto, tanto che ad un certo punto Onew decise di rientrare a controllare.
-ma si può sapere che aspettate a scendere?- chiese il ragazzo una volta entrato in cucina dove trovò Hyosung con il cellulare in mano.
-Jjong non trova il costume verde. Sai com’è fatto, se non mette quello al primo bagno avrà sfiga per una vita intera- disse lei sarcastica.
-e Taeyeon?- chiese lui guardandosi intorno.
-lo starà aiutando- rispose la bionda alzando le spalle.
Lui sbuffò uscendo dalla cucina.
-sbrigatevi voi due- gridò verso le scale avviandosi alla porta del retro che dava sulla spiaggia. Uscì e una volta avvicinatosi al gruppo dei quattro ragazzi seduti sulla sabbia stanchi di aspettare, si sedette anche lui.
-Jjong non trova il costume- disse sbuffando nuovamente.
-quale? Quello verde?- chiese Ujin alzando gli occhi al cielo.
Jinki annuì.
-Jjooong!- urlò la ragazza alzandosi in piedi.
-si?!- chiese lui una volta alla finestra.
-hai controllato nella tasca esteriore?- chiese lei con tono di rimprovero.
Il ragazzo fece una di quelle espressioni di qualcuno che si ricorda improvvisamente qualcosa e scomparve dalla finestra per qualche secondo per poi riapparire con il costume in mano.
-trovato. Scendiamo tra un minuto- disse un po’ imbarazzato.
-come facevi a sapere dov’era?- chiese Sunny ad Ujin.
-prima di partire si era dimenticato di mettere il costume in valigia e dato che era già pronta e non aveva voglia di riaprirla, lo ha messo nella tasca esteriore. E non se lo ricordava- rispose lei.
-come suo solito- disse Sunny ridendo.
Quando i cinque ragazzi videro i restanti tre uscire dalla casa e avvicinarsi a loro, si alzarono dalla sabbia e sorrisero impazienti; si posizionarono uno a fianco a l’altro e si presero per mano. Poi si guardarono e semplicemente sorrisero.
-pronti?- chiese Onew spostando lo sguardo da un ragazzo all’altro.
-prontissimi- rispose Sunny mentre tutti annuivano.
-allora … viaaa!-
Ed a quell’urlo selvaggio del ragazzo, tutti presero a correre più velocemente possibile verso l’acqua del mare che non sembrava altro che aspettarli da tempo, settimane, mesi forse, o forse era semplicemente la loro felicità a dargli l’impressione di aver aspettato quel momento dall’anno precedente, quando avevano fatto, sempre insieme, l’ultimo bagno dell’estate.
Quel giorno si divertirono come non mai e si sa che sempre nei momenti migliori il tempo sembra passare più velocemente, come a farti un dispetto; e così, senza che nessuno se ne accorgesse, si fecero le 23:30 e giunse il momento di darsi la buonanotte. Ujin insistette cercando di convincere gli amici a fare “il bagno della mezzanotte”, cosa che la ragazza adorava, ma sfortunatamente per lei non andò a finire come sperava. Non volevano far tardi quella sera, anche perché il mattino seguente avevano intenzione di andare presto in spiaggia. Così promisero alla ragazza che lo avrebbero fatto nelle prossime sere, si misero in pigiama e si salutarono.
-buonanotte principessa- disse Jonghyung a Ujin dandole un dolce bacio sulle labbra –ci vediamo domani-
-notte Jjong- disse lei sorridendo e rientrando in camera, chiudendosi la porta alle spalle.
-sdolcinati- disse Sunny facendo una faccia disgustata.
-non essere cattiva. Sono così carini!- sorrise Hoysung.
-giusto, quelli nauseanti siete tu e Jinki. Povero ragazzo! Ma ancora non gli hai fatto venire il diabete con tutti quei baci?!- rise Sunny mentre l’altra bionda la colpiva in pieno viso con un cuscino. 
-dai basta litigare- disse Taeyeon fermandole –buonanotte ragazze-
-notte- dissero in coro le altre tre.



 


NOTE AUTORE:
Ed ecco il secondo capitolo di questa nuova ff.
In realtà non aveva intenzione di pubblicarlo oggi ma poi mi sono detta: è il compleanno di Taemin oggi!!!
Ed anche se Taemin compare solo nei sogni di Ujin ho pubblicato lo stesso il capitolo.
Lo avevate capito tutti in fondo che il misterioso ragazzo era lui no? (bhè non ci voleva tanto effettivamente!)
Quindi volevo fare gli auguri al nostro fantastico maknae!!! Augurii Tae!! Ormai non è più così piccolo no?? XD
Spero che il capitolo vi piaccia!
Alla prossima ;)
Baci :** _Veronik_

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3 Come ti chiami? ***


3 Come ti chiami?

Quegl’occhi tentatori la scrutavano da capo a fondo e Ujin si sentì piccola e indifesa davanti al ragazzo. Le labbra indescrivibili di lui si avvicinarono pericolosamente alle sue; così gli si allontanò di poco. Sapeva quanto lo desiderasse ma qualcosa le diceva che non era prudente baciare quel ragazzo. No, non lo era affatto; e questo Ujin lo percepiva.  Ma quelle labbra perfette, si, quelle che la ragazza non riusciva a non bramare, la mettevano a dura prova.
-come ti chiami?- chiese Ujin al misterioso ragazzo che le era davanti; più per pensare ad altro che per curiosità.
Ci fu un momento di silenzio.
Poi la risposta.
-Taemin-

-ehi, stai bene?- le chiese preoccupata Taeyeon dal suo letto, mentre metteva giù il libro che stava leggendo.
-chi ha urlato?- chiese Hyosung assonnata svegliandosi in quel momento.
Erano le 10:30 e Ujin quella mattina si era svegliata ansimando. Troppe emozioni insieme; davvero troppe per essere un sogno; e troppo reale per esserlo. Il ricordo di lui, dei suoi occhi, il desiderio delle sue labbra così baciabili erano ancora nella sua mente nonostante fosse sveglia.
-tranquilla. Sto bene- rispose la ragazza scossa.
-hai fatto un incubo?- continuò la mora.
-si, un incubo; ora sto bene tranquilla- ripete all’amica mentendo su entrambe le cose.
Un incubo? Ujin non sapeva cosa fosse. Forse le emozioni di disagio, paura e timore nel confronto del ragazzo potevano far pensare ad un incubo. Ma in un incubo non vorresti baciare la persona o la cosa che ha trasformato il tuo sogno in tale. Taemin, Taemin non era un incubo, era un angelo, pensava Ujin.
Quella mattina passarono il loro tempo in spiaggia come avevano programmato la sera prima. Mentre Hyosung approfittò della bella giornata per prendere un po’ di sole e scurire la sua abbronzatura ancora agli inizi, Sunny si divertiva con Key tra le onde tiepide del mare. Il resto dei ragazzi decise di mettersi alla prova giocando a volleyball sulla spiaggia.
Tirava aria di competizione tra i ragazzi, per non parlare di Jonghyun e Minho. Si lanciavano frecciatine ogni due secondi e ormai anche i gabbiani, che osservavano sereni la scena a pochi passi da loro, dovettero lasciare il  territorio che a  breve si sarebbe infuocato e trasformato in un campo di battaglia. Ma nonostante i continui tentativi del biondo di fare più punti, e più colpo davanti alla sua ragazza, del suo amichetto moro, dovette rinunciare e cedere la vittoria a Minho. Infondo si sapeva che era il più sportivo fra tutti.
-sarà per la prossima volta- gli disse a Jonghyun una volta finita la partita.
Quest’ultimo raccolse la palla colorata poggiata sulla sabbia a pochi metri dai suoi piedi e mirando al vincitore la lanciò colpendolo su una gamba.
“Mossa sbagliata” pensò immediatamente Ujin, “mossa sbagliata”.
La scena che seguì, raffigurava due ragazzi che facevano lotta nell’acqua con espressioni di sfida e divertimento. Gli altri seguirono il loro esempio e anche la bella Hyosung fu convinta –o meglio costretta- a fare il bagno con loro.
Si divertirono come il giorno precedente, e come tutti i giorni, il sole lasciò spazio alla luna e la luce al buio.
Ma quella notte Ujin non riusciva a dormire. Non voleva sognare. Non aveva mai avuto di questi problemi in precedenza, ma l’ultimo sogno l’aveva lasciata diversa. Non aveva mai avuto paura degli incubi perché sapeva che erano solo sogni e nient’altro, ma l’ultimo le  era sembrato così vero, così reale.
Troppo.
Pensando a questo e a cosa la aspettasse quella notte nel suo subconscio, si lasciò cullare dalle onde del mare che apparivano illuminate dalla luna piena di quella sera e si addormento lasciando entrare i sogni.

-Taemin- disse la voce del ragazzo profonda e cristallina allo stesso tempo.
Ujin era di nuovo lì. In quel luogo dove c’era il nulla. Il nulla e loro due che si guardavano intensamente negli occhi.
“Taemin, che bel nome” pensò la ragazza.
Spostò lo sguardo dai suoi occhi e lo osservò. Vestiva di bianco. Bianche erano le scarpe che i suoi piedi calzavano alla perfezione. Bianchi erano i pantaloni e la t-shirt che mettevano in risalto il suo fisico, procurando in Ujin pensieri poco casti.
Ed ora le vedeva e non poteva distogliere lo sguardo da tanta bellezza. Ujin lo aveva sempre saputo. Le ali. Bianche, grandi e piumate erano le ali che spuntavano da dietro la schiena del ragazzo; così piacevoli alla vista e, Ujin ne era certa, così piacevoli al tatto. Si ritrovò a scrutare nuovamente gli occhi di quel ragazzo, quell’angelo caduto dal cielo e arrivato fino a lei.
O forse era lei che lo aveva raggiunto tra le nuvole del Paradiso? Pensò la ragazza.
Si guardò in torno in quel piccolo pezzo di Paradiso e ora vedeva anche loro; le nuvole ricoprire ogni angolo, bianche e soffici come panna o batuffoli di ovatta. Il sole non era visibile ma la luce regnava in quel luogo. Tutto era così calmo, così bello.
Finché Ujin non scorse qualcosa tra le nuvole alla sua destra; si voltò e osservò meglio. Era una luce, ma diversa da quella che invadeva il posto. Era più scura, traballava e continuava a crescere. Era una fiamma. In poco tempo le nuvole lasciarono spazio al fuoco e il Paradiso all’Inferno. Le fiamme continuarono ad alzarsi fino a ricoprire tutto. Faceva caldo e la ragazza lo percepiva. Iniziò a sudare, mentre il rumore delle fiamme si faceva spazio tra le sue orecchie;  un suono fastidioso che le penetrava nei timpani. Impaurita tornò a guardare il ragazzo in cerca di qualcosa: aiuto, conforto? Non lo sapeva. Ma quello che trovò la spaventò ancor di più.
Taemin sorrideva. Sorrideva nonostante tutto. Era un sorriso calmo, dolce, innocente. Ma non c’era nulla di innocente in tutto quello che circondava la ragazza. In lei regnava il terrore. Ma ben presto il suo sorriso bellissimo lasciò spazio a qualcos’altro: una smorfia, un ghigno divertito. Vide i suoi capelli oro scurirsi di marrone fino a tingersi di nero. E le sue ali, Ujin vide le sue ali una volta di un candido bianco ora scurirsi di un grigio lieve fino a toccare il nero più profondo.
Il colore del male.

-sicuro di star bene?- chiese nuovamente Hyosung a Ujin. Erano tutte e tre attorno alla rossa il cui cuore non smetteva di battere velocemente. Era la seconda mattina che si svegliavano al Rifugio e la seconda in cui Ujin si svegliava urlando.
-sto bene. Era solo un incubo-
Si questa volta ne era sicura. Era un incubo. “Solo un incubo”, continuava a ripetersi la ragazza per calmarsi. Si legò i capelli con  l’elastico verde che aveva al polso; sentiva ancora caldo. Il calore delle fiamme l’aveva seguita dalla sua mente fino alla realtà. Iniziò a sventolarsi una mano sul viso cercando di far rallentare il suo cuore, mentre girava in tondo nella camera alle 5:30 del mattino.
-che succede?- chiese Minho entrando nella stanza preoccupato e seguito dagl’altri.
-niente! Non succede niente! Ho fatto solo un incubo, ora potete tornare a dormire- disse Ujin gesticolando e cercando di cacciare i ragazzi dalla camera.
-anche ieri si è svegliata così- informò Taeyeon preoccupata.
La ragazza la fulminò con gli occhi. Non voleva parlare dei suoi sogni, dei suoi incubi, di lui. Non voleva pensare a lui.
-ehi amore tutto bene?- chiese Jonghyun alla ragazza, accarezzandole il viso.
-ho detto che sto bene! Lasciatemi in pace- urlò allontanando il ragazzo e correndo fuori dalla stanza.
Uscì fuori dalla casa continuando a correre finché non arrivò agli scogli, in riva alla spiaggia a un centinaio di metri dalla villa. Salì sul primo scoglio e percorse la passerella di pietre che si estendeva nell’acqua a braccia aperte per tenersi in equilibrio. Una volta che fu alla fine degli scogli scuri si lasciò cadere su di essi, seduta all’estremità. Le onde sbattevano su di essi alzando l’acqua al cielo e bagnando Ujin. Con gli occhi umidi volse lo sguardo all’orizzonte, laddove il sole stava sorgendo. L’alba, era bellissima, pensò. Alzò gli occhi al cielo, laddove il sole si stava avviando lentamente. Laddove pensava si trovasse Taemin. Ma forse si sbagliava, forse era in un altro posto. Forse la osservava dal basso dove ora guardava lei. Strinse le gambe al petto e scoppiò a piangere. Cosa le stava succedendo?

-vuoi parlarne?- le chiese Jonghyun.
L’aveva raggiunta agli scogli da un po’ e si era finalmente deciso a spezzare quel silenzio. Il sole era alto già da un paio di ore e ad Ujin iniziava a scottare la testa. Si voltò a guardare il ragazzo che era al suo fianco. Il suo ragazzo. Ma le sembrò di guardare un estraneo. Le sembrava così lontano, così distante; eppure  era lì accanto a lei.
-no- rispose semplicemente riabbassando lo sguardo.
Il volto del ragazzo si rabbuiò di un velo di tristezza e preoccupazione. Non sapeva cosa le stesse accadendo, non le era mai successo. Improvvisamente Ujin abbracciò forte Jonghyun, che dopo un po’ di sorpresa, sorrise e ricambio l’abbraccio. Fece solo in tempo a baciarle dolcemente una tempia che la ragazza si era già alzata con i piedi sugli scogli umidi.
-rientro dentro; il sole mi sta scottando- detto questo si girò e si avviò verso la spiaggia.
Quel giorno tutti cercarono di capire cosa le stesse accadendo, cosa tormentava i suoi pensieri e cosa tormentava i suoi sogni.
-cosa hai sognato? Magari se ne parli ti passa- azzardò Hyosung quel pomeriggio in camera.
 Nessuno quel giorno era andato in spiaggia e Ujin sapeva anche che nessuno lo avrebbe fatto più tardi. Le sue amiche erano tutte in camera in cerca di risposte, cercando di aiutarla. La ragazza era sdraiata sul letto con le cuffie alle orecchie ma sapevano tutte e tre che aveva sentito la domanda.
-ehi, mi rispondi?!- le disse infastidita la sua amica avvicinandosi al suo letto e togliendole una cuffia dalle orecchie.
Di rimando Ujin la strappò immediatamente dalla mano della ragazza e la rimise al suo posto. Perché faceva così? Non lo sapeva neanche lei. Infondo era solo un sogno, no? Molto reale, l’aveva scossa, ma pur sempre un sogno. Ci pensò su e si sentì una stupida.
-scusate ragazze. Non so cosa mi sia preso questa mattina; ho solo fatto un incubo, non è mica la fine del mondo- disse quasi ridendo, ripensando al suo comportamento infantile, mentre si metteva seduta sul letto e spegneva la musica del suo IPhod.
-sicura di star bene? Eri molto scossa- le disse Taeyeon sedendosi in un angolo del letto e poggiandole una mano sulla gamba in segno di conforto.
-si, devo solo non pensarci-
-ieri non ci hai pensato eppure non è servito a niente; magari ha ragione Hyo, dovresti parlarne- le disse Sunny incitandola.
Ujin guardò per un memento Hyosung, cercando un appoggio nello sguardo dell’amica;  fortunatamente le sorrideva. La ragazza per un attimo aveva avuto paura che fosse arrabbiata con lei per come l’aveva trattata poco prima, invece le sorrideva, la sosteneva. Così si decise a parlare.
E raccontò tutto.

 

 

NOTE AUTORE:
Ed ecco il terzo capitolo!
Spero vi piaccia!
Nel prossimo ci sarà una svolta!
Vorrei ringraziare HIKARIKAMISHI  per aver recensito i primi due capitoli e le persone che stanno leggendo la storia.
Alla prossima ;)
Baci :** _Veronik_

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4 Taemin ***


4 Taemin

-praticamente è solo per un ragazzo? Ah, allora è tutto a posto; io chissà che pensavo. Tipo una tragedia!- disse Hyosung sollevata alzandosi dal letto di Ujin una volta che la ragazza finì di riassumere i sogni dei giorni precedenti, dove, ripensandoci bene, non era successo granché eccetto nell’ultimo.
-bhé, vado a dirlo hai ragazzi; saranno preoccupati- continuò lei aprendo la porta della camera.
-no!- gridò Ujin alzandosi velocemente dal letto e sbattendo la porta che l’amica aveva appena aperto.
-perché no?- le chiese lei con un’espressione interrogativa.
-non voglio che i ragazzi sappiano del sogno- disse incerta.
In realtà non voleva che Jonghyun sapesse del sogno. Infondo era il suo fidanzato e Ujin non credeva che gli avrebbe fatto piacere sapere che sognava altri ragazzi. Che poi, chi era Taemin? Non era un attore strafigo di qualche drama famoso di cui Ujin aveva una cotta segreta da tempo, o il bias del suo gruppo kpop preferito; per Ujin Taemin era assolutamente un estraneo. Il suo volto, il suo corpo, tutto era un invenzione della sua mente. E questo rendeva la situazione ancora più imbarazzante.
Nonostante Hyosung non  volesse lasciar cadere la questione, Ujin riuscì infine a convincerla anche se con molta fatica.
Quella sera a cena Ujin senza entrare nei dettagli spiegò ai ragazzi di aver esagerato e che l’incubo che aveva fatto era infondo una stupidaggine, come ritenevano anche le amiche.
Verso le undici tra risate e battutine decisero di andare a dormire e Jonghyun fece alla sua ragazza una proposta che lei non rifiutò. Si ritrovarono loro due soli in un delle camere da letto inutilizzate stretti l’uno all’altra nel buoi della notte. Quella sera non accadde nulla e tra un bacio e l’altro, tra quelli dolci e quelli più appassionati, Ujin cadde di nuovo tra le braccia di Morfeo, sperando che almeno quella notte i suoi sogni non la tormentassero. Ma ben presto scoprì che avrebbe preferito che tutto rimanesse un incubo.
Solo un incubo.

Quella notte fortunatamente Ujin  non sognò, ma le sembrò di sognare al suo risveglio.
Quando aprì lentamente gli occhi ad accoglierla non fu il dolce rumore delle onde, il solito cinguettio degli uccellini o le fastidiose voci di Hyosung e Sunny che litigavano. Quando aprì lentamente gli occhi quel mattino ad aspettarla c’era qualcosa a lei sconosciuto. Una camera mai vista prima: la osservò meglio; era grande e spaziosa, aveva le pareti bianche, i mobili in legno chiaro e un grande tappeto marroncino sul pavimento.
Si alzò lentamente dal letto matrimoniale con le lenzuola ricamate su cui era distesa e si avvicinò alla finestra. Un paesaggio mai visto prima: lo osservò meglio; il sole c’era, c’erano gli alberi, le colline e nient’altro. La camera era mutata, il paesaggio era mutato e la ragazza, presa da un improvviso sconforto misto a terrore, avvicinò le mani al viso, per verificare se anche lei fosse cambiata. Si spostò davanti allo specchio del comò e constatò felicemente che era assolutamente se stessa. Poi si osservò meglio. Era sicuramente suo il riflesso nello specchio: era Ujin, minuta come sempre, con i suoi soliti occhi scuri e felini e i capelli rossi. Ma c’era qualcosa di diverso in quel riflesso, qualcosa che la ragazza non riusciva a cogliere. Ma la cosa di cui era sicura era che si sentiva inspiegabilmente bella. Non che Ujin non lo fosse stata già di suo, ma la sua bellezza era una bellezza semplice, non aveva nulla di particolare. In quel momento Ujin non si sentì solo bella, si sentì affascinante, sensuale.
Si allontanò dal comò e si ristese un momento sul letto per pensare. L’avevano rapita? Impossibile. Un rapitore non lascerebbe mai la sua preda in una comoda camera da letto. Era uno scherzo dei suoi amici? Naa. Troppo esagerato anche per loro. Ujin scelse l’ultima possibilità: un sogno. Le sembrava tutto troppo reale per esserlo, ma infondo anche l’incubo del giorno precedente le era sembrato tanto reale da averla scossa. Così, spaventata che anche quel sogno di trasformasse in incubo, prese coraggio e usci dalla stanza.
Abbassata la maniglia della porta, ad attenderla c’era un lungo corridoio buio. Le uniche fonti di luce erano le molte fiamme traballanti delle lanterne che illuminavano la via. Ujin si fece coraggio, mise un piede fuori dalla porta della camera e la varcò entrando nel corridoio. La porta le si chiuse alle spalle spaventandola. Il corridoio si estendeva in entrambi i lati e Ujin si chiese dove era meglio andare; incerta avanzò verso sinistra. Camminò e camminò fino a che non iniziarono a farle male i piedi. Come fosse stata lei a chiamarla una porta comparse alla sua destra; si avvicinò, posò la mano sulla maniglia e spaventata la abbassò. Aprendo la porta, la luce si fece spazio nel corridoio e una dolce melodia raggiunse  le orecchie di Ujin. Questa volta la ragazza attraversò la porta con più sicurezza.
Era un salotto, accogliente a dirla tutta. C’era un grande divano in pelle da un lato e un caminetto in mattoncini nell’altro. La parete dove era presente la porta che si era richiusa come la precedente era attraversata da una lunga libreria che sembrava molto vecchia. Di fronte ad essa c’era una grande finestra da cui entrava la luce e a cui Ujin non diede molta attenzione. Al centro della stanza c’era un pianoforte bianco. Era da lì che proveniva la musica. La ragazza si avvicinò allo strumento per scoprire che nessuno era seduto sullo sgabello a suonarlo e che i tasti si muovevano come per magia a formare quella melodia fantastica.
Era solo un sogno, si ripeté lei un po’ scossa.
-sei sveglia finalmente- disse una voce alle sue spalle mentre la musica si interrompeva improvvisamente.
Ujin si voltò di scatto spaventata e sorpresa che qualcuno fosse in quella stanza. Un ragazzo era lì e stava in piedi davanti il caminetto, dandole le spalle. Quando era entrata non c’era, ne era sicura. Indossava dei jeans neri e una t-shirt blu scura. I suoi capelli erano anch’essi scuri ma per un momento, nell’esatto secondo in cui si era voltata, la ragazza ebbe la sensazione di averli visti d’orati; questa la causa del sussulto di Ujin: quel color sabbia che in realtà aveva solo immaginato.
L’ansia crebbe dentro la ragazza, mentre lui si voltava lentamente. Il suo volto, le sue labbra, il suo sorriso che ora appariva sereno, quasi rassicurante, Ujin li ricordava bene. I suoi occhi, quegli occhi tentatori, magnetici, come due calamite che attiravano ad essi quelli della ragazza come per incantesimo, ricordava bene anche quelli.
Era il ragazzo dei suoi sogni: era Taemin.

 

 

NOTE AUTORE:
Wehila (?) gente!!
Lo so che questo capitolo è cortissimo >.< in realtà me ne sono appena accorta!
Quindi aggiornerò presto!
Spero intanto che questa sottospecie di capitolo possa piacervi.
Finalmente si incontrano veramente!!! O è solo un altro sogno??
Comunquee! Avete visto Danger di Taemin?????? O.O *MUORE*
*resuscita* è fantasticooooo!!
Sembra fatto a posta per questa ff!! C’è lui in versione biondo e moro (avete visto quanto è SEXY?!?!?!). E si chiama Danger!! Ancora non ho letto la traduzione ma credo sarà fantastica!
Alla prossima ;)
Baci :** _Veronik_

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5 Dove sono? ***


5 Dove sono?

 Il ragazzo le si avvicinò lentamente, allungando la mano destra come a darle il benvenuto o come se volesse semplicemente toccarla, mentre lei, quasi tremando, indietreggiava incerta.
-tranquilla. Non voglio farti del male- le disse lui per rassicurarla continuando a sorriderle.
Ujin indietreggiò finché la sua schiena andò in contatto con il pianoforte, bloccando così i suoi passi. La ragazza continuò a ripetersi che stava solo sognando e che non si sarebbe dovuta preoccupare di una possibile trasformazione del suo sogno in incubo, poiché a momenti si sarebbe svegliata tra le braccia del suo ragazzo.
Taemin si avvicinò fino a sfiorarle il viso con le dita; ciò provoco in Ujin un sussulto, ma non come nei sogni delle notti precedenti, questo sembrava ancora più reale. Alzò lo sguardo che fino a quel momento aveva rivolto verso il basso e incontrò quello che le rivolgeva il ragazzo da quando si era voltato, perdendosi così nei suoi occhi. Rimasero fermi per un po’, finché, sempre sorridendo, Taemin ritirò la mano volgendo gli occhi altrove, quasi imbarazzato ma felice allo stesso tempo, e  interrompendo così il legame inspiegabile ma magico che si era creato tra loro, grazie ad un semplice e timido sguardo reciproco.
-sono felice che tu sia finalmente qui, Ujin- disse il ragazzo una volta che lei ebbe calmato il battito del suo cuore.
-dove sono?- chiese preoccupata.
-nel mio mondo- le rispose il ragazzo aprendo la grande finestra che dava al balcone e facendole segno di avvicinarsi.
Ujin seguì Taemin fuori dalla porta; una volta sul balcone, si ritrovò ad osservare il paesaggio ed il cielo chiedendosi come avesse fatto a non notarlo prima. Davanti a lei si distendeva per centinaia di metri un prato azzurro con riflessi verde acqua; erano in una zona collinare e Ujin notò poco più lontano, nell’altura di fronte, un palazzo, non di quelli moderni come i grattacieli, ma uno di quelli in pietra che somigliano a castelli medievali. Si chiese se anche l’edificio in cui si trovavano in quel momento presentava una descrizione simile e ne ebbe la certezza solo quando guardò attentamente il balcone e le mura che le erano accanto.
Poi si perse ad osservare il cielo. Era qualcosa di  spettacolare. Era azzurro come sempre ma aveva sfumature rosa e arancioni come se fosse l’alba o il tramonto; ma non fu questo a far restare Ujin sbalordita. Ciò che la fece incantare  furono le tre lune disposte a distanze diverse, e di conseguenza di dimensioni differenti, e i due pianeti che occupavano gran parte del cielo stellato, nonostante non fosse buio; infatti le piccole lucine erano appena percepibili. La luna con le dimensioni maggiori era circa sei volte più grande di quella che Ujin vedeva ogni sera dalla sua finestra. I due pianeti, rispettivamente verde chiaro e arancione fecero nascere in Ujin emozioni che non aveva mai provato; era stupita e spaventata allo stesso tempo e, nonostante quest’ultima emozione,continuava a sorridere come una bambina.
Non aveva idea del perché di tutto ciò o di come fosse possibile, e per un momento dimenticò che la risposta era semplice: era tutto un sogno. Ma osservando il paesaggio, mise questa convinzione in un angolino lontano della sua mente, per godersi il momento e sentirsi almeno per una volta dentro una fiaba. I due pianeti erano lì, fermi, il più piccolo in alto nel cielo mentre l’altro, l’arancione, aveva dei grandi anelli ed era davanti a lei, lì dove la linea dell’orizzonte lo divideva in due, mostrando ad Ujin solo una metà. In un attimo si ritrovò la mano del ragazzo sulla sua, poggiata sul muretto in pietra del balcone, e la sua voce incerta accarezzarle le orecchie.
-ti piace?- chiese guardandola speranzoso.
-molto- rispose sincera mentre le labbra di lui si allargavano a formare grande un sorriso –il cielo è…- cercò di continuare senza trovare le parole giuste -…qualcosa di spettacolare- concluse.
-si, è diverso dal vostro cielo- disse lui.
-che ora sono? È l’alba o il tramonto?- chiese lei disorientata.
-qui non ci sono ore, minuti… è l’alba, è sempre l’alba- le rispose.
-in che senso?- continuò lei confusa.
-non c’è il sole che nasce, eppure è l’alba; è la luce che sale, ma in realtà non lo fa davvero- disse guardandola e cercando di spiegarle –è sempre l’alba perché è come se il tempo si fosse fermato; questo pianeta non gira, quindi tecnicamente non posso essere certo che questa sia un alba, ma mi piace pensarla così-
-come non gira? Ma allora, metà pianeta non brucia? E l’altra? Non gela?- continuò Ujin con le sue domande.
-non brucia poiché non c’è il sole, c’è solo la luce e questa non brucia. Riscalda ma non brucia. E l’altra metà non sarà il luogo più caldo al mondo ma non gela; non saprei perché, non mi sono mai posto domande del genere. Credo ci sia abbastanza calore che viene sprigionato dal suolo da non far creare il ghiaccio. O forse è l’effetto serra. Sinceramente non ne ho idea- disse lui ridendo.
E la sua risata era il suono più piacevole che Ujin avesse mai sentito. Ora non era più spaventata; era a suo agio parlando con quel ragazzo per placare la sua curiosità verso cose per lei inspiegabili o fisicamente impossibili. Come poteva esserci luce senza esserci un sole? La ragazza non se lo spiegava, non si spiegava molte cose, come il fatto di essere lì in quel momento, invece di essere al Rifugio con il suo ragazzo e i suoi amici. Si, perché Ujin, pur sapendo di sognare, viveva la cosa come se fosse vera, come se quel posto fosse reale. Forse per divertirsi un po’, per lasciare andare via almeno per una volta tutte le sue preoccupazioni e per lasciarsi trascinare dal suo subconscio in un mondo a lei totalmente nuovo e sconosciuto.
-comunque sia, per quanto possa essere bella l’alba anche senza sole- iniziò a dire ridendo per la cosa assurda che aveva appena detto –credo che dopo un po’ me ne stuferei; cioè, che brutto deve essere vedere sempre lo stesso cielo dalla finestra, non poter vedere il cielo azzurro quando è sereno, o le stelle luminose della notte- finì senza staccare gli occhi dalla strana alba.
-per vedere ciò basta spostarsi un po’ da qui. Non è molto distante. Vedi, noi siamo nel mezzo di ciò che vorresti vedere; un giorno ti ci porterò, ti piacerà sicuramente il cielo stellato che c’è qui. È magnifico- disse felice all’idea di mostrarle le cose a lei ignote.
-non vedo l’ora- disse sorridendo per poi tornare ad ammirare il cielo.
-vogliamo rientrare?- chiese Taemin dopo un po’.
Ujin avrebbe voluto chiedergli ancora molte cose riguardo il misterioso cielo, sui pianeti che lo occupavano e sul paesaggio che gli faceva da sfondo, ma decise di voler anche esplorare la casa e chiedergli dello strano corridoio buio. Così rientrò seguita dal ragazzo.
-come faceva a suonare da solo in pianoforte?- chiese appena dentro la stanza, osservando lo strano strumento bianco.
-magia- rispose lui ridendo.
Ujin ricambiò il sorriso senza insistere e iniziò a guardarsi in torno. Si avviò verso la grande libreria impolverata e diede uno sguardo. C’erano tutti i maggiori filosofi, poeti e scrittori di tutti i tempi del mondo, il suo mondo. Molti nomi non li conosceva ma era certa che erano del suo “pianeta”.
-allora sei un alieno- disse Ujin ripensandoci –o magari gli angeli vivono in un altro pianeta?!- si chiese ragionando.
Le venne subito in mente il suo ultimo sogno e questo la spaventò nuovamente. Taemin se ne accorse e cercò di distrarla.
-vieni, ti faccio fare il giro della casa- disse toccando delicatamente la mano della ragazza, che quasi senza accorgersene se la fece afferrare e si fece trasportare verso la porta da dove, non sapeva quanto tempo prima, era entrata.
Quando il ragazzo posò la mano sulla maniglia e l’aprì, quello che comparve dietro ad essa non fu il lungo corridoio buio che Ujin aveva attraversato per arrivare al salotto, ma un semplice corridoio come tanti, illuminato da una finestra infondo a destra. Ujin volse lo sguardo al volto di Taemin, come in cerca di risposte, ma questo si limitò a sorriderle, così decise di non fare domande. C’erano solo tre porte in legno, una per ogni parete, ad eccezione di quella con la finestra; Teamin aprì la porta a sinistra, in fondo al corridoio e gli mostrò quella piccola stanza con i muri in pietra da cui partivano delle scale che portavano al piano inferiore.
-ci sono solo le stalle- disse indicando la scalinata che scompariva nel buio.
Stalle? Taemin aveva dei cavalli? Si chiese la ragazza, ma la sua attenzione si soffermò sulle due grandi porte che si trovavano in quella stanza vuota.
-cosa c’è dietro quelle porte?- chiese Ujin prima di seguire il ragazzo nuovamente nel corridoio.
-nulla di importante- rispose lui quasi infastidito per poi tornare a sorridere come se niente fosse,  accompagnandola nella nuova stanza dietro la terza porta del corridoio.
Questa era un’altra sala, ma più moderna dell’altra. C’era un divano in pelle nero al centro della grande stanza e di fronte sul muro c’era un televisore di circa cinquanta pollici; c’era anche uno stereo su uno scaffale lì vicino e due grandi casse scure. Sul lato della stanza da cui era entrata c’era una scrivania ed un computer che doveva essere molto costoso, pensò la ragazza. Sia la parete destra che quella sinistra della stanza erano occupate da due grandi vetrate come quella della sala precedente. Ujin si avvicinò a guardare fuori: c’era un grande prato azzurro. Corse all’atra finestra: un altro prato. Come era possibile che ci fosse il giardino se nel salotto precedente c’cera un balcone? A che piano dell’edificio si trovavano? Ujin era molto confusa.
-questo è un altro salotto. Come vedi c’è la tv e quando vuoi puoi vederla, anche se io preferisco l’altra stanza- la informò Taemin per poi avviarsi ad una delle due porte ai lati della tv che Ujin non aveva notato. Aprì quella a sinistra per informarla della cucina,  per poi passare alla destra. C’era un altro corridoio, più lungo dell’altro e con più porte. Era tutti bagni molto grandi e lussuosi o camere anch’esse  molto spaziose e con un arredamento antico simile alla stanza in cui si era svegliata quella mattina, sempre se si poteva definire tale, dato che in quel luogo magico e misterioso il tempo non esisteva. Arrivarono alle ultime due porte, l’una di fronte l’altra.
-questa è la mia stanza- disse Taemin cortese come sempre girando la maniglia e facendola affacciare.
Non era molto diversa dalle altre. Era grande e spaziosa, aveva i muri color crema e un grande letto matrimoniale a baldacchino al centro. Qualche mobile qua e là, ma il resto della stanza appariva affascinante e spoglia allo stesso tempo. Quando il ragazzo aprì l’ultima porta Ujin rimase sconvolta; come era possibile? come era possibile che fosse la stessa camera in cui…?
-questa è la tua stanza- disse Taemin interrompendo i suoi pensieri.
Era impossibile; quando si era svegliata e aveva preso coraggio per uscire dalla camera, al suo esterno aveva trovato solo un lungo corridoio buio, non quello illuminato da un alba interminabile.
-probabilmente sarai stanca, se vuoi riposarti fai pure; o puoi guardare la tv, fai come preferisci. Puoi usare qualsiasi bagno e se cerchi vestiti puliti il tuo armadio è stato riempito- le sorrise Taemin –ora io devo uscire a sbrigare un po’ di cose; tornerò presto; fai come se fossi a casa tua. Quasi dimenticavo, di qualunque cosa tu abbia bisogno puoi chiedere a Miyom-  le disse indicando una giovane donna, probabilmente poco più grande di lei, che era appena apparsa da dietro la porta.
Quest’ultima le rivolse un profondo inchino in segno di rispetto e si mise a sua totale disponibilità, mentre Taemin si allontanava dalla stanza. Ujin congedò la donna in completo da governante e si stese sul letto a pensare.
Dove era finita? E come? Questo sogno in fondo non le sembrava tanto orribile. Il cielo era fantastico. Il paesaggio era fantastico. Lui era fantastico. Era stato molto gentile a mostrargli la casa, anch’essa bellissima. Cosa che al primo impatto non le era sembrata affatto. Quel corridoio buoi le metteva ancora i brividi.
Si alzò impaurita dal letto e lentamente si avvicinò alla porta della stanza. Allungò la mano tremante e la poggiò sulla maniglia dorata mentre molto lentamente la abbassava; con la stessa velocità aprì di poco la porta e ci si affacciò ad occhi chiusi. Quando lì aprì, i suoi occhi scuri vennero accolti dalla luce proveniente dalla finestra del  corridoio che aveva attraversato poco prima. Ancora sorpresa e piena di domande fece un sospiro di sollievo e rientrò in camera. Improvvisamente un altro dubbio la catturò. Si avvicinò alla finestra e si affacciò. La prima volta che lo aveva fatto, appena si era svegliata in quel fantastico mondo, non aveva scorto nulla di strano in quel paesaggio, eppure in quel momento Ujin poteva ammirare benissimo il colore verde acqua del prato, le lune e i pianeti di quello strano cielo. Non sapeva esattamente che domande porsi per quante ne aveva. Fatto stava, che decise di rimandare le paranoie ad un altro momento e provare a godersi il sogno finché fosse durato, per vedere cosa sarebbe successo.
Ancora immersa nei pensieri decise di fare una doccia nel bagno più vicino e tornò in camera per cambiarsi. Una volta scelto un vestito lilla a mezzemaniche che le arrivava sopra le ginocchia si ristese sul grande letto dove ben presto Morfeo la raggiunse, accompagnandola nel reale mondo dei sogni.

Quando riaprì  gli occhi era ancora nella grande camera da letto dove si era addormentata. Si alzò lentamente e uscì dalla stanza. Quanto aveva dormito? Difficile dirlo in quello strano ma affascinante mondo, dove la luce dell’alba sarebbe entrata per sempre da dietro le tende delle finestre di quell’edificio. Si avvicinò alla porta che dava al salotto e la aprì attraversandola. Si guardò un po’ attorno quando un rumore alle sue spalle la fece voltare; Miyom entrò dalla porta che conduceva all’altro corridoio facendole un inchino.
-le serve qualcosa signorina?- le chiese cordiale la donna.
-no, grazie. Credo, accenderò la tv- rispose Ujin facendole un sorriso.
-ok; qualunque cosa le serva-
-Taemin è già tornato?- chiese improvvisamente la ragazza interrompendo la governante.
-no signorina, quando tornerà le lo farò sapere- le disse la donna prima di rivolgerle un altro inchino e voltarsi verso la porta da dove poco prima era entrata.
-Miyom!- chiamò la ragazza.
La donna si voltò nuovamente verso lei prima che continuasse.
-puoi chiamarmi Ujin- le disse sorridendo.
La donna le sorrise a sua volta annuendo. Fece un ultimo inchino prima di uscire chiudendosi la porta alle spalle e lasciando Ujin sola nella stanza.
Quando sarebbe tornato Taemin? Si chiese avvicinandosi al divano nero e sedendosi. Prese il telecomando e accese la grande televisione. Fece zapping tra canali notando stupita che erano tutti “terrestri”; nel senso che quelli erano i canali che vedeva ogni giorno dalla tv di casa sua. Si chiese come facesse a prendere il satellite a migliaia di anni luce di distanza. Altra domanda senza risposta da aggiungere alla lunga lista di cose inspiegabili. Ma infondo era un sogno, no? Fermò la tv su un film che aveva visto migliaia di volte, ma che almeno poteva essere certa che le sarebbe piaciuto. Mentre osservava le scene senza dare molta importanza al contesto generale della commedia, non si accorse che la porta alle sue spalle si era aperta e da lì era entrato Taemin che si sedette accanto alla ragazza. Lei sussultò quando si accorse del ragazzo che aveva fatto capolino nella grande sala e che ora le sorrideva dallo stesso divano in cui era seduta lei.
-ehi- la salutò sorridendo.
-ehi- rispose lei imbarazzata ma stranamente felice della sua presenza.
Chiacchierarono un po’ del più e del meno mentre la ragazza scopriva un lato di lui molto dolce e simpatico.
-come mai la prima volta che mi sono affacciata alla finestra della mia camera il paesaggio era normale?- chiese finalmente.
Il ragazzo rise sotto i baffi e rispose incerto.
-avevo paura che ti saresti spaventata e volevo spiegarti io dove ti trovavi così ho fatto fare un incantesimo alla finestra affinché tu vedessi un panorama terrestre- spiegò lui mentre la ragazza constatava che in realtà non sapeva ancora dove si trovasse.
Poi elaborò le sue parole. Un incantesimo?? Come era possibile?
“È solo un sogno” si ripeté per la millesima volta.
Così lasciò cadere lì il discorso, non entrando nei particolari.
-ti sei annoiata mentre ero via?- le chiese lui dopo un momento di silenzio.
-cos..?! oh no tranquillo- gli rispose Ujin tornando alla realtà dopo essersi incantata nuovamente sul ragazzo.
-scusa se ti ho lasciata sola in casa, ma avevo da sbrigare un paio di cose urgenti. Ma tranquilla, mi farò perdonare- disse sorridendo -potremmo andare ad osservare le stelle, che ne dici?- le chiese gentilmente anche se le sembrò più un’affermazione che una reale domanda.
-sarebbe fantastico- rispose felice la ragazza prima di tornare in camera a cambiarsi.

 

 

 

NOTE AUTORE:
Sono tornata!!
Dopo tanto tempo.. scusatemi >.<
Ecco finalmente conosciamo Taemin!! In un nuovo e lungo capitolo!
Commentate per farmi sapere cosa pensate della storia. Non sapete quanto mi rende felice leggere le vostre recensioni!
Alla prossima ;)
Baci :** _Veronik_

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6 All'Inferno ***


6 All’Inferno

Il viaggio non fu molto lungo ma abbastanza sconvolgente per Ujin. Aveva seguito Taemin per le scale fino alle stalle e fu lì che la ragazza rimase senza fiato. Osservò quei magici animali per un momento, prima di salire con il padrone di casa su uno di essi. Questo si alzò il volo, spiegando le sue grandi ali e uscendo da una grande aperture nel soffitto. Le sembrava di volare su quegli strani animali del film “ Avatar”; ma questi erano più grandi e somigliavano a draghi nonostante fossero ricoperti da piume colorate: blu, azzurre, rosa, verdi, arancioni. Erano bellissimi.
-si chiama “volucer draco”: drago alato- le aveva detto Taemin all’inizio dell’incredibile viaggio.
-ma sono realmente draghi?! Quelli veri?!- le aveva chiesto Ujin eccitata come una bambina la prima volta allo zoo.
-bhe non proprio come quelli delle fiabe ma.. diciamo di si- le aveva risposto lui sorridendo.
-ha un nome?-
-puoi chiamarla El-
Ujin aveva potuto osservare le montagne, le colline e tutti gli strani animali che le abitavano. Aveva sorvolato un prato dove crescevano fiori del colore dell’arcobaleno, che sembravano brillare sotto di lei. Aveva anche chiesto al ragazzo di fermarsi un momento per raccoglierne alcuni ed ora uno era proprio tra i suoi capelli.  Aveva sorvolato un lago e le era sembrato un sogno, un bellissimo sogno. Era tutto così meraviglioso. Taemin aveva fatto volare il drago proprio sopra lo specchio d’acqua e lei aveva allungato una mano immergendola per metà e provocando così molti schizzi. L’altra mano era aggrappata al petto del ragazzo, permettendole così di tenersi in equilibrio mentre l’aria che profumava di fiori le arrivava sul viso. Piano piano il cielo aveva cominciato a scurirsi di blu mostrando così le stelle già presenti che sembravano diamanti sopra i due ragazzi. El si era alzata in volo verso il cielo e ad Ujin per un momento sembrò di poter toccarlo con le sue mani.
Ora i due ragazzi erano seduti sul prato azzurro di una collina ad osservare quelle stelle magnifiche che dipingevano di luce il cielo notturno. Stelle che Ujin non aveva mai visto.
-quella è Draco o Anguis, la costellazione del Drago o del Serpente- le disse Taemin indicando delle stelle che formavano una lunga linea ad “s” simile ad un serpente.
Ujin annuì mentre il ragazzo continuò.
-quella invece è Daemon, la costellazione del Demone- disse indicando altre stelle.
Ujin ebbe un improvviso sussulto quando volse lo sguardo alla costellazione, ma Taemin non ci fece caso.
-vedi la stella più in alto della costellazione? È Satan, la stella del Diavolo- la informo lui.
Ad Ujin sembrò tutto così inquietante. I suoi pensieri furono interrotti dalle parole del ragazzo che la riportarono alla realtà.
-quella invece è la costellazione dell’Amore, Ruber Cor-
-Cuore Rosso- lo interruppe la ragazza completando la frase per lui –è latino-
-si- disse lui annuendo.
-è bellissima, la costellazione. Tutte le stelle sono bellissime qui- disse lei osservando quel cuore formato di luce.
-speravo ti piacessero- disse lui felice.
-si, sono fantastiche-
Ci fu un momento di silenzio che permise alla ragazza di contemplare il cielo e di perdersi tra i sui diamanti più preziosi. Non aveva mai visto un cielo con così tante stelle. Ognuna brillava di luce propria e si faceva riconoscere tra le altre, ma ce ne era una in particolare che splendeva più delle altre.
-quella invece? Che stella è?- chiese Ujin indicandola.
-Desiderius, la stella del desiderio. Vedi, è più luminosa delle altre; questo perche i desideri più profondi sono quelli che ardono di più dentro ognuno di noi- disse Taemin mantenendo il suo sguardo magnetico su di lei.
Ujin si perse nei suoi occhi. Profondi come il mare, sinceri e misteriosi allo stesso tempo; tentatori. Gli stessi occhi che ora si chiudevano. Ujin volse lo sguardo alle sue labbra perfette, labbra di fuoco. Così grandi, morbide, attraenti, così vicine. Il viso del ragazzo si avvicinava pericolosamente a quello di Ujin senza ripensamenti. La ragazza non fece altro che chiudere gli occhi quando le labbra di Taemin  si posarono sulle sue. Non si scansò, non si ritrasse, non fece niente se non rimanere immobile mentre quel ragazzo sovraumano la baciava. Lui portò la sua mano al viso di lei mentre l’altra era sul suo fianco. La ragazza sentì le farfalle allo stomaco e la pelle d’oca formarsi sul suo corpo mentre teneva una mano sull’erba umida accanto a lei e l’altra salda sul petto di Taemin. Il dolce bacio che ora la ragazza stava ricambiando, si stava trasformo in qualcosa di più, quando il ragazzo cercò di baciarla con più foga, ma Ujin distese il braccio che era sul petto di lui staccando così le loro labbra e allontanandole.
-che sto facendo?- si chiese alzandosi velocemente dall’erba e portando una mano alla fronte quasi scioccata.
-ehi tranquilla- cercò di dirle Taemin alzandosi a sua volta e avvicinandosi a lei.
-no, non mi toccare- disse lei spaventata, indietreggiando e allungando il braccio per allontanarlo il più possibile.
-ehi Ujin, cos’è che non va ora?- continuò lui cauto cercando di calmarla.
-cos’è che non va? Io ho un ragazzo per tua informazione e lo amo, quindi non ti avvicinare. E poi dove sono? E come ci sono finita? Oddio, è solo un brutto sogno. È un altro dei miei incubi; voglio svegliarmi! Fammi svegliare! Ora!- disse lei agitata quasi urlando.
-mi spiace piccola. Non è un sogno; è la realtà- le disse lui sorridendole dolcemente.
-si certo, la realtà! Questo posto?!- disse lei con una risatina nervosa.
Ma il ragazzo continuava a sorriderle serio. La ragazza ora era spaventata davvero. Abbassò lo sguardo a terra, anch’essa seria; ciò non poteva essere vero, era solo un incubo, continuò a ripersi tra i suoi pensieri. Inghiottì rumorosamente la saliva e fece un passo indietro alzando lo sguardo sul ragazzo in piedi di fronte a lei. Si fece coraggio e parlò.
-c-cosa- iniziò guardandolo dritto negli occhi -sei?- finì di dire con voce quasi strozzata.
Il ragazzo continuava a sorriderle ma poi accadde una cosa che Ujin non avrebbe mai voluto vedere. Si ripeté ciò che era successo nell’incubo; il sorriso del ragazzo mutò in un ghigno divertito mentre la guardava con occhi diversi. Occhi pieni di desiderio. Il terrore si impossessò della ragazza mentre Taemin parlava.
-hai notato- iniziò avvicinandosi lentamente alla ragazza mentre lei prudente indietreggiava di qualche passo -quanto sia brillante Satan?-
Ujin volse lo sguardo al cielo e constatò che effettivamente il ragazzo aveva ragione. Quella stella era luminosa quasi quanto Desiderius.
-una volta si chiamava Lucifer, “portatore di luce”- iniziò a narrare Taemin – questa stella prende nome da un angelo; era l’angelo più bello tra tutti;
 Tu eri un modello di perfezione,
pieno di sapienza,
perfetto in bellezza.
Eri come un cherubino ad ali spiegate a difesa;
io ti posi sul monte santo di Dio,
e camminavi in mezzo a pietre di fuoco.
Perfetto tu eri nella tua condotta,
da quando sei stato creato,
finché fu trovata in te l'iniquità.- narrò serio.
-perché? Che successe?- chiese Ujin spaventata e curiosa allo stesso tempo.
-era l'Angelo più bello, il più splendente e il più vicino a Dio e proprio per questo credette di essere non solo come Dio, ma più potente di lui, peccando cosi di superbia e ribellandosi al suo volere. Radunò un terzo delle schiere angeliche e mosse guerra contro l'Onnipotente, che lo vinse e lo fece precipitare dal Cielo insieme ai suoi angeli devoti. Secondo la tradizione, l'Inferno si spalancò sotto di loro inghiottendoli. In quel momento il vero nome di Lucifero venne cancellato dai Cieli, e col comando di chiamato da allora in avanti Satana, “l'Avversario"-
Taemin fece un attimo di silenzio e Ujin cercò di capire. Capire cosa tutto ciò potesse avere a che fare con la loro situazione. Poi il ragazzo riprese a parlare.
-in realtà nessun Inferno si spalancò sotto i loro piedi.
E ci fu una battaglia nel Cielo: l’Onnipotente e i suoi angeli combatterono contro il dragone. Il dragone e i suoi angeli combatterono ma non vinsero, e per loro non ci fu più posto nel Cielo. Il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù: fu gettato sulla terra, e con lui furono gettati anche i suoi angeli.
Furono gettati sulla terra- ripeté guardandola –ma non la tua Terra-
Ujin si guardò attorno spaventata; fece un altro passo indietro e parlò.
-d-dove siamo?- chiese tremando sul punto di crollare.
Sul volto del ragazzo si aprì un ampio sorriso che mostrò i suoi denti perfetti.
-sai benissimo dove siamo-
Ma la ragazza non voleva crederci, aveva bisogno di sentirselo dire per realizzare realmente dove si trovasse. Così aspettò e finalmente Taemin lo disse.
-sei all’Inferno-

 

NOTE AUTORE:
E dopo tipo più di un mese mi ripresento io.. SCUSATEEE! >.<
Tranquille non ho lascito la storia.. sono solo stata TANTO occupata.
Volevo aprire una parentesi:
Spero di non aver infastidito nessuno inserendo riferimenti alla Bibbia.. li ho utilizzati solo per spiegare dove effettivamente si trovasse Ujin, non dovrebbero ripetersi nel resto della storia.
Sperò che il capitolo vi sia piaciuto e mi piacerebbe moltissimo leggere una vostro piccolo parere.
Spero di aggiornare presto!
Baci :** _Veronik_

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7 Giuro il mio amore per la luna ***


7 Giuro il mio amore sulla luna

No, tutto questo non poteva essere reale, non poteva. Ujin iniziò a pregare di svegliarsi da quell’orribile sogno, ma ciò non accadde. Non poteva essere davvero lì, davvero in quel posto.
-non ti aspettavi l’Inferno un posto così bello vero? So che ti piace, ti abituerai presto e poi sarà fantastico. Ne sono certo!- disse Taemin mentre gli occhi gli brillavano di felicità.
-di che stai parlando?- chiese Ujin con voce tremante mentre le prime lacrime le rigavano il viso.
-ora questo è anche il tuo mondo; ti abituerai a vivere qui con me e sarà tutto perfetto- disse sorridendo e avvicinandosi alla ragazza che si allontanò gridando.
-non toccarmi! Vai via! V-vai via!- cercò di dire ormai in lacrime.
Sentiva un sapore salato bagnare le sue labbra, mentre cadeva in ginocchio sotto quel cielo stellato.
-lasciami, lasciami in pace- disse tra un singhiozzo e l’altro –p-perché?- chiese guardandolo nei suoi occhi profondi, inginocchiata sul prato azzurro.
-perché? Perché cosa?- chiese lui confuso.
-perche? Perché io? Perché? Dimmi perché tutto questo? Perché?- chiese gridando in preda alla disperazione e portandosi le mani al viso.
Le sembrava di impazzire. Quando rialzò gli occhi, trovò il volto del ragazzo proprio davanti a sé. Taemin si era accovacciato per arrivare alla sua altezza. I loro nasi si toccavano. Poteva sentire il respiro di lui sulla sua pelle, sulle sue labbra, bruciare come fuoco. Il ragazzo allungò le mani per accarezzare le sue guance, mentre la guardava negli occhi. Con il pollice le asciugò una lacrima che stava per scendere sul suo volto e raggiungere le altre, mentre Ujin tremava immobile. Si avvicinò di più facendo sfiorare le loro labbra.
-perché ti amo- le sussurrò prima di baciarla di nuovo.

Non aveva intensione di rimanere in quel luogo un minuto di più. Doveva trovare una via di fuga al più presto; prima che Taemin sarebbe tornato nella sua stanza con la speranza di un cambiamento di idee da parte della ragazza. Non aveva nessun intenzione di vivere all’Inferno.
Aprì la finestra della camera e guardò fuori alla ricerca di un modo per scendere di lì, senza trovare però soluzioni. Si voltò e cercò di aprire la porta, sperando che il ragazzo non l’avesse chiusa a chiave. Questa si aprì, ma quello che vide oltre non le piacque. C’era di nuovo quel lungo corridoio buio. Non sapendo più cosa fare e stanca di rimanere rinchiusa in quella stanza che la stava opprimendo, scelse l’unica altra opzione possibile e si avviò tra le fioche luci delle lanterne, questa volta verso destra.
Sperava di riuscire a raggiungere le stalle; se riusciva a cavalcare El o un altro di quei draghi, sarebbe potuta finalmente uscire di lì.
Camminò per un tempo che a lei parve infinito, fin quando finalmente scorse una porta a pochi metri da lei. Presa da un senso di sollievo corse fino a quella, ma scomparve prima che Ujin potesse poggiare la mano sulla maniglia dorata. Rimasta un attimo sorpresa dall’accaduto, si allontanò di poco per osservare il muro vuoto, dove poco prima c’era la sua unica speranza di uscita. Aveva camminato per davvero tanto tempo, troppo; Ujin pensava di aver camminato per ore e in quel momento, quando la porta era sparita, era scomparsa con lei anche tutta la sua pazienza. Presa da un momento di sconforto e d’ira, si scagliò contro la parete vuota illuminata da una lanterna lì vicino, urlando e dando pugni al muro.
-fammi uscire!! Ho detto di farmi uscire!! V-voglio solo uscire da qui! Voglio solo t-tornare a casa mia- disse ormai in lacrime accasciandosi a terra.
Strinse le ginocchia al petto e nascose il viso tra le gambe, piangendo silenziosamente. Quando finalmente si calmò, alzò gli occhi ormai rossi e gonfi e si accorse della porta che era di fronte a lei. Si alzò titubante dal pavimento freddo e si avvicinò a questa. Molto lentamente posò la mano sulla maniglia, sperando che quella non sparisse proprio sotto il suo tocco.
Chiuse gli occhi e aprì la porta.
Un’aria tiepida le soffiò sul viso bagnato e Ujin si costrinse a riaprire gli occhi per vedere cosa l’aspettasse dall’altra parte. Quello che vide la lasciò senza parole.
Davanti a lei c’era una distesa di prato infinito dalle sfumature di azzurro più improbabili ed inimmaginabili. C’erano fiori ovunque e di tutti i colori, colori che Ujin non aveva mai visto nel suo mondo, colori che non esistevano sulla Terra. Si chiese come un luogo così bello potesse essere chiamato Inferno. A lei sembrava di essere in a Paradiso.
Oltrepassò la porta che si richiuse come sempre alle sue spalle e scomparve. Era giorno, non c’era più quell’alba interminabile che vedeva ogni volta dalle finestre di quell’edificio da cui scappava; si trovava in un altro luogo di quel magico pianeta, un posto in cui la luce regnava.
Angosciata, si rese conto che non stava affatto scappando da un edificio, stava scappando da un mondo, un mondo che non conosceva, un mondo che non sapeva come lasciare. Essere uscita da quel corridoio ovviamente l’aveva sollevata, ma la ragazza si chiedeva a quale scopo. Ed ora? Era questa la domanda che la tormentava.
Ed ora cosa avrebbe fatto?
Vagò senza metà in quel prato immenso, sotto quella luce che nonostante tutto le metteva caldo. Sventolò più volte il vestito lilla che aveva indosso e aspettò con ansia ogni folata di vento che avrebbe mosso suoi capelli rame.
Finalmente vide un albero. Ombra. Questo era quello di cui aveva bisogno in quel momento. Iniziò a correre con quella poca energia che le era rimasta in corpo, diretta verso quella pianta le cui foglie erano dello stesso colore del prato su cui poggiava i suoi piedi leggeri. Ma quando fu abbastanza vicina da accorgersene, si fermò improvvisamente. La sua espressione mutò e si scurì, mentre i suoi occhi si posavano sul quel ragazzo talmente bello da sembrare divino e forse esserlo davvero. Era seduto all’ombra dell’albero con la schiena poggiata sul tronco, la stessa ombra che avrebbe voluto occupare Ujin, e leggeva beatamente un libro, mentre il vento gli scompigliava i capelli rendendolo quasi più seducente di quanto non fosse già.
Notando la presenza della ragazza, Taemin staccò gli occhi dalle pagine e li posò su di lei.
-Ujin, siediti- disse come se la stesse aspettando, facendole segno di accomodarsi accanto a lui.
La ragazza era combattuta sul da farsi. Era prudente sedersi accanto ad un.. cosa? Cos’era Taemin? Il diavolo in persona? Come poteva una persona così apparentemente innocente essere il diavolo? Non poteva o almeno Ujin non voleva crederlo. Così si sedette sull’erba soffice.
Nel frattempo Taemin era tornato sulle pagine del libro e la ragazza poteva vedere i suoi occhi concentrati spostarsi da sinistra verso destra. Un sentimento di pura paura l’avvolse e la tranquillità del ragazzo le metteva ancora più timore.
-io giuro il mio amore sulla luna- disse improvvisamente Taemin non spostando gli occhi dal libro.
La ragazza riconobbe quelle parole. Le venne la pelle d’oca. 
- Non giurare sulla luna, questa incostante che muta di faccia ogni mese, nel suo rotondo andare- rispose Ujin sicura, pronunciando le parole di “Romeo e Giulietta”.
Il ragazzo posò finalmente lo sguardo su di lei e chiudendo il libro le parlò.
-ma io posso giurare su tre lune, poiché essendo immobili mostrano sempre la stessa faccia. Io giuro il mio amore sulle tre lune di questo pianeta, che sono certo con il tempo imparerai ad apprezzare- disse guardandola dritta negli occhi con un’espressione malinconica e speranzosa.
-se tu mi amassi davvero mi avresti già lasciata andare!- gridò la ragazza alzandosi dal prato -voglio tornare a casa mia! Ora!- disse seria rivolta verso Taemin.
I loro occhi si incontrarono e per un momento Ujin lo immaginò alzarsi e gridargli contro arrabbiato.
-vai pure- le rispose il ragazzo riaprendo il libro e non dando più importanza alla presenza di lei.
Ujin si voltò e vide una porta sulla distesa d’erba. Era lì, ferma davanti ai suoi occhi e poteva essere il suo unico mezzo per tornare una volta per tutte nel suo mondo. Ma aveva paura, paura che Taemin mentisse, che una volta tornata sulla Terra avrebbe tormentato il suo subconscio finché lei non avesse ceduto. Le sembrava troppo strano che rinunciasse a lei così facilmente, solo perché le lo aveva chiesto. Ujin lo aveva già fatto altre volte, anche in lacrime, cosa c’era di diverso ora? E perché si sarebbe dovuta fidare di lui? Ma infondo, cosa aveva da perdere?
Con le gambe tremanti si avvicinò alla porta, si voltò per l’ultima volta verso il ragazzo che continuava a leggere il capolavoro di Shakespeare all’ombra dell’albero e abbassò la maniglia. Una luce la invase impedendole di vedere dall’altra parte.
Prese coraggio e attraversò la porta.

 

NOTE AUTORE:
Ok, questa volta è passato moooltooo tempo.. ma non è proprio colpa mia >.<
Non ho avuto la connessione per più di mezzo mese, ma finalmente eccomi qua!
Cercherò di aggiornare più frequentemente e spero che il capitolo vi sia piaciuto nonostante sia abbastanza corto.
Spero di leggere un po’ di recensioni da parte vostra e alla prossima XD
E ovviamente buone feste!!!!! (da domani in vacanza!)
Baci :** _Veronik_

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8 Chi sei? ***


8 Chi sei?

La luce le impedì di tenere gli occhi aperti. Attraversò la porta e la sentì chiudersi dietro di lei. Quando li riaprì le lacrime la invasero, la gola le iniziò a bruciare e non avrebbe voluto far altro che gridare, urlare, per far uscire tutta la frustrazione che teneva dentro da troppo tempo.
Si distese stanca sul letto della camera su cui si era svegliata la prima volta in quel mondo che in quel momento odiava con tutta se stessa e si addormentò sperando di svegliarsi tra le braccia di Jonghyun.

Quando riaprì gli occhi le girava la testa. La prima cosa che notò erano le coperte a pois verdi del letto.
Pois verdi!
Si mise a sedere velocemente, mentre un sorriso a trentadue denti le si formava sul viso. Non poteva crederci!
 Si alzò in piedi e si mise a correre fuori dalla camera del Rifugio in cui si era addormentata prima di quell’orribile incubo.
Taemin aveva mantenuto la promessa; era di nuovo a casa sua. O forse, era stato tutto un brutto sogno? Poco importava in quel momento.
Corse nella camera delle ragazze trovandola vuota; stessa cosa con quella dei ragazzi. Dovevano essere in spiaggia. Scese velocemente le scale e uscì dalla porta del retro. Li vide lì, nell’acqua, a fare il bagno e a divertirsi.
-Jonghyun!!- gridò correndo scalza sulla sabbia, diretta verso il suo ragazzo e i suoi amici –JJong!- gridò ancora.
I ragazzi si voltarono nella sua direzione. Una volta raggiunti alla riva, Ujin si buttò tra le braccia del suo ragazzo felice più che mai; si staccò quel poco che bastava per legare le loro labbra in un bacio, ma questo fu interrotto velocemente da lui.
-cosa fai?- gridò Taeyeon.
La ragazza guardò i suoi amici incontrando solo sguardi sorpresi e di disapprovazione, compreso quello di Jonghyun.
Cosa aveva fatto di sbagliato questa volta? Si chiese non capendo.
Si allontanò spaventata di pochi passi dai suoi amici per poterli vedere bene in viso e con espressione interrogativa aspettò.
Poi, le due domande che le spezzarono il cuore.
-chi sei?- chiese Jonghyun.
-perché hai baciato il mio ragazzo?- chiese Taeyeon.
Il mondo le cadde addosso. Non sapeva quale delle due domande l’avesse scossa di più, ma in quel momento ad Ujin mancò l’aria; si portò la mano destra al petto e cadde in ginocchio sull’acqua.
 Non voleva crederci, non potevano essere seri. Come era possibile? In quel momento pensò ad una sola persona: Taemin. Cosa aveva fatto?
Si alzò velocemente, bagnata e sporca di sabbia, e si avvicinò a Key.
-almeno tu, non puoi esserti dimenticato di me- gli sussurrò senza fiato e con le lacrime agli occhi.
-chi è?- chiese lui ai suoi amici, allontanandosi di poco dalla ragazza che gli parve persino pericolosa, poiché stava dicendo cose senza senso ai suoi occhi.
Per Key era semplicemente un estranea, come per tutti gli altri; una ragazza che in quel momento si trovava nella spiaggia di fronte alla loro casa, che aveva appena baciato il ragazzo della loro amica e che piangendo affermava di conoscere tutti loro.
-Key, sono Ujin! Sono tua sorella!- disse tra una lacrima e l’altra afferrando il ragazzo per un braccio.
-non toccarmi!- rispose lui allontanandola –io non ho sorelle-

Si risveglio piangendo nella camera della casa di Taemin.
-Io non ho sorelle-
Come poteva suo fratello gemello aver detto una cosa del genere?
Dopo un momento di smarrimento, tutto in dolore che stava mostrando con le lacrime si trasformò in rabbia. Si asciugò il viso con il dorso della mano e uscì dalla camera sbattendo la porta. A grandi passi attraversò il corridoio illuminato dalla luce della finestra ed entrò nel salotto più moderno. Vide Miyom spolverare i mobili.
-dov’è Taemin?- chiese in tono duro.
-ehmm, penso nell’altro salotto, signorina- disse facendo un profondo inchino.
Ujin non ricambiò il saluto e senza degnarla di uno sguardo prosegui nel secondo corridoio fino alla stanza in cui sperava di trovare il ragazzo. Una volta entrata lo scorse intento a suonare il pianoforte; Ujin si fermo a pochi metri da lui, mentre quello continuava a suonare una melodia sconosciuta alla ragazza. Finalmente, terminata la composizione, spostò le mani dai tasti bianchi e si voltò verso Ujin.
-ti piace? L’ho composta io- chiese tranquillo, mostrando uno dei suoi dolci sorrisi.
-cosa hai fatto?!- chiese la ragazza con tono sicuro, riferendosi hai suoi amici.
-bhè, ho preso un foglio e ho iniziato a scrive delle note; vedi, in realtà, avevo tutta la melodia nella testa. Dovevo solo metter- iniziò a dire il ragazzo.
-dimmi cosa hai fatto ai miei amici!!- gridò Ujin interrompendolo –cosa hai fatto a mio fratello?! A-al mio ragazzo…- disse non trattenendo le lacrime.
-ti ho solo mostrato come vivono ora- iniziò a spiegare calmo –vedi, quando sei venuta qui per la prima volta è successa una cosa: hai smesso di esistere sulla Terra. Tuo fratello ora è figlio unico, il tuo ragazzo sta con la tua amica-
-cosa centra questo?- lo interruppe di nuovo Ujin, sempre più scossa dalle sue parole.
-è come se tu non fossi mai esistita e questo cambia molte cose. Alla tua amica è sempre piaciuto il tuo ragazzo ed entrambi ti hanno tradito più volte a tua insaputa negli ultimi anni. Ma ora che non esisti più, nulla li ha bloccati dal mettersi insieme-
-questo non è vero! Stai mentendo!- gridò la ragazza.
-mi dispiace, ma è la verità-
-no, non mi avrebbero mia fatto questo- disse completamente persa tra le sue convinzioni.
-ora non si ricordano di te, per loro non esisti. Ho voluto mostrarti questo per farti rendere conto che ormai non c’è più un futuro per te lì, Ujin- terminò di dire.
-bugiardo! Sei solo un bugiardo!- gridò arrabbiata più che mai scagliandosi contro il ragazzo.
Arrivata davanti a Taemin, gli tirò uno schiaffo sulla guancia con un’espressione di puro odio costringendo il ragazzo a voltare il viso verso sinistra.
-voglio tornare a casa mia!- gli sussurrò in tono acido Ujin.
-questa è casa tua ora-

Non si sentiva al suo posto. Questo era il problema di Ujin. La sua vita le era scivolata via, davanti ai suoi occhi, ma non aveva nessuna intenzione di arrendersi.
Mangiò la carne che Miyom le aveva cucinato, con una fame che non aveva mai provato prima. Da quanto tempo non mangiava? Era seduta al tavolo della cucina masticando un boccone dopo l’altro di quel gustosissimo cibo, sapendo che in quel momento qualunque cosa le sarebbe sembrata squisita. Taemin, fortunatamente, non le aveva fatto compagnia sparendo per un altro dei suoi misteriosi impegni.
Terminato di mangiare, Ujin attraversò la porta entrando nel salotto. La stanza era vuota.
-Miyom!- chiamò la ragazza.
La donna fece capolino nella stanza poco dopo, uscendo dal corridoio che dava accesso alle camere.
-si, signorina?- chiese facendo un inchino.
-lo sai che preferisco essere chiamata Ujin- disse la ragazza ricambiando il saluto.
-mi scusi Ujin- disse inchinandosi di nuovo.
-e puoi darmi del tu- precisò.
-ok- disse incerta la donna –posso fare qualcosa?-
-vedi.. io vorrei sapere se c’è un modo per tornare sulla Terra- chiese sussurrando, come se i muri potessero fare la spia e sperando che non sarebbe stata proprio Miyom a tradirla.
Sperava di poter diventare sua amica, di poterla portare dalla sua parte ed allontanarla da quella del suo padrone. Sperava che l’avrebbe aiutata. Ujin voleva solo tornare nella sua vera casa, tra la sua famiglia e suoi amici e riprendersi la sua vecchia vita. Ma se quello che Taemin gli aveva mostrato fosse stata la realtà e nessuno l’avesse riconosciuta, non sapeva come avrebbe reagito.
 Cacciò via questo brutto pensiero dalla sua mente e aspettò la una risposta di Miyom. Questa scoppiò a ridere. Poco dopo si accorse d’espressione di Ujin e si calmò.
-mi scusi- disse inchinandosi –vede, se ci fosse un modo per tornare sulla Terra sarei andata via di qui molti anni fa- disse continuando a darle del lei.
Ujin era confusa. Che significava questo? Che Miyom era umana? Che era stata anche lei rapita? E da quanti anni era lì?
-ma allora- stava per dire la ragazza.
-il signore sta tornando- la interruppe spaventata Miyom –noi non abbiamo mai avuto questa conversazione- sussurrò prima di congedarsi e sparire dalla porta da cui era entrata.
-ma, aspetta!- cercò di chiamarla Ujin, ma lei era già andata via.
-con chi parlavi?- chiese Taemin entrando dall’altro corridoio.
-non sono affari tuoi- le rispose la ragazza seccata.
-dai non fare così, non andremo mai d’accordo se continui a farmi il muso per l’eternità-
-infatti non ho nessuna intenzione di andare d’accordo con te!- disse lei avviandosi alla porta.
-aspetta!- la fermò per un braccio Taemin, facendola voltare verso di lui.
-cosa vuoi?- chiese in tono arrogante.
-magari, se mi conoscessi meglio, se passassi più tempo con me- disse speranzoso.
-mai!- gridò Ujin uscendo dalla stanza.

 


NOTE AUTORE:
Eccomi qua!
Questa volta sono stata veloce, eh?
Senza la scuola che mi rompe le ehmm, ok avete capito… è tutto più bello!
Come sono andate le vostre vacanze? Le mie diciamo bene, la cosa brutta ovviamente è che stanno finendo :(
Un’altra cosa brutta è che ci sono pochissime recensioni a questa storia.
(Ringrazio xXxJayDragonxXx per recensire tutti i capitoli! :***)
Qualche commento, consiglio, o anche qualche critica se qualcosa non vi piace, io accetto tutto.
È davvero poco motivante non trovare recensioni :(
Anche solo per farmi sapere che la storia vi sta piacendo.
Ovviamente io continuerò a scrivere perché innanzitutto mi piace farlo! Ma comunque qualche parolina da voi lettrici è sempre ben accetta!
Detto questo, alla prossima :)
Baci :** _Veronik_

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** 9 Mi perdoni? ***


9 Mi perdoni?

Quel giorno Ujin si svegliò più sovrappensiero del solito. Aveva troppi dubbi per la testa.
Si alzò dal letto con le coperte a motivo floreale e si cambiò; indossò un vestito corto e bianco senza spalline, formato da molti veli leggeri sovrapposti e uscì dalla stanza. Entrò in cucina dove trovò Miyom.
-buongiorno- le disse sedendosi al tavolo.
La donna le consegnò la colazione già pronta.
-buongiorno Ujin-
-Taemin è a casa?-
-no, è uscito, ma dovrebbe tornare a breve-
-ok- disse semplicemente la ragazza continuando a mangiare –sai.. dove è andato?- chiese curiosa.
-no, mi spiace-
-fa niente. Miyom?- la chiamò di nuovo mordendo un biscotto al cioccolato.
-si, Ujin-
-tu... sei umana? Cioè, vieni dalla Terra?-chiese la ragazza cercando di non essere indiscreta.
-si- rispose pensierosa.
-e.. sei stata rapita?-
-è una lunga storia- disse dopo un attimo di silenzio –se mi vuole scusare, io andrei nell’altra stanza- e detto ciò sparì dietro la porta.
Ujin sbuffò. Possibile che non riusciva a tenere una conversazione con quella ragazza? Di cosa aveva paura?
Terminò di mangiare e uscì dalla stanza. Miyom non c’era. Fece un giro del salotto chiedendosi annoiata cosa avrebbe potuto fare. Si affacciò al giardino dietro la parete destra e diede uno sguardo avvicinando gli occhi al vetro. Era davvero bello e curato nei minimi dettagli. Ujin spinse la parete di vetro verso sinistra e questa si spostò permettendo alla ragazza di raggiungere il giardino.
Moltissime varietà di fiori erano coltivate lì; alcune che aveva già visto nei prati di quello strano mondo, altre che non avrebbe mai creduto di poter ammirare, di una bellezza inesistente, ma che in quel momento era proprio di fronte a lei.
Seguì per circa mezzora il sentiero che si faceva strada tra i fiori e gli alberi che si innalzavano dall’erba verso il cielo, fino ad arrivare ad un dirupo. Si fermò immediatamente ad un passo dal precipizio, ringraziando mentalmente di essersene accorta in tempo.
Una pietra si spostò, spinta dai piedi di Ujin e cadde per un centinaio di metri prima di immergersi nell’acqua di quello che sembrava essere il mare. Un mare color lilla. La ragazza lo osservò attentamente, credendo che ormai nulla potesse più sorprenderla in quello strano mondo.
Guardò l’orizzonte immaginando di poter sfuggire da Taemin, di poter scappare lontano, in un posto dove lui non poteva raggiungerla. Ma sapeva che era impossibile.
Una volta tornata indietro, attraversò la vetrata e la richiuse dietro di lei. Taemin si alzò velocemente dal divano e la raggiunse con pochi passi.
-dove eri finita?- chiese preoccupato.
-ero in giardino. Sono arrivata al mare- rispose Ujin con il suo solito tono seccato.
-avverti quando ti allontani. Mi hai fatto preoccupare! Non sapevo dove eri finita! Potevi anche cadere dal dirupo lo sai?- chiese arrabbiato, alzando la voce.
-bhè magari dovevo cadere allora, sicuramente sarebbe stato meglio che stare qui con te!- gridò lei.
L’espressione del ragazzo sembrò quasi voler dire che quelle parole lo avessero ferito nel profondo del cuore, ma Ujin pensò che probabilmente un cuore lui non lo avesse neanche.
-non dire stupidaggini- disse Taemin abbassando di poco il tono.
-non sto dicendo stupidaggini! E poi dove sarei potuta andare? Mi tieni chiusa qui dentro come se fosse una prigione! Questa non è casa mia!-
-da adesso lo è! Smettila di fare la bambina- disse lui prendendola per un braccio.
-non toccarmi!- disse Ujin allontanandosi –l’unico che sta facendo il bambino qui sei tu! Sei solo un egoista! Non puoi prendere quello che vuoi! Io non sono di tua proprietà!- gridò prima di avviarsi in camera.
-si che lo sei- sussurrò Taemin mentre la ragazza lasciava la stanza.

Ujin stava impazzendo. Non si rendeva più conto del tempo che passava. Da quanti giorni era lì? Quando doveva andare a dormire? Quando doveva mangiare? Ormai non capiva più neanche se fosse stanca o se avesse fame. Si rigirò più volte nel letto annoiata prima di sentire bussare.
-sono io. Posso entrare?- disse la voce di Taemin dall’altra parete della porta.
-no- rispose la ragazza.
Poco dopo la porta si aprì lentamente e il ragazzo fece capolino nella stanza. Si avvicino ad Ujin e si sedette all’estremità del letto continuando a tenere una certa distanza di sicurezza dalla ragazza. Guardò dritto davanti a sé, mentre Ujin continuava a fissare il soffitto, per poi prendersi la testa tra le mani e sospirare; subito dopo si alzò e guardò verso la ragazza.
-mi perdoni?- chiese a voce bassa.
Ujin rimase sorpresa dalle sue parole. Taemin… si stava scusando?
-cosa dovrei perdonarti?-
Il ragazzo ci pensò un attimo.
-tutto- rispose triste e.. forse pentito?
-intendi il fatto che mi hai rapita, portata all’Inferno, fatta scomparire dalla faccia della Terra e il fatto che non vuoi farmi tornare a casa MIA e che mi tieni chiusa qui dentro tutto il giorno?- chiese lei riassumente il “tutto”.
-s-si. Senti mi dispiace, lo so che mi odi. Se solo potessimo ricominciare fors-
-ricominciare cosa?!- lo interruppe la ragazza.
-ricominciare da quella sera in cui ti ho portata a vedere le stelle; andava tutto bene tra noi finché tu-
-finché non mi sono resa conto di ciò che stavo facendo?- lo interruppe di nuovo –scusami se ti sono sembrata felice in quelle poche ore, ma ero troppo distratta dalla bellezza di questo stupido mondo per rendermene conto prima!- gridò lei senza fare troppa attenzione alle sue parole.
-quindi, questo posto ti piace?- disse Taemin come se fosse un’affermazione più che una domanda, con una strana luce negli occhi.
-odio questo posto! Lo sai!- gridò la ragazza.
Quella luce nei suoi occhi svanì velocemente e ancora più velocemente cambiò il suo umore.
-bhè, è un peccato, perché volevo portati a fare un giro in questo posto che tanto odi!- urlò anche lui, uscendo dalla stanza e sbattendo la porta.
Ora era lui quello arrabbiato? Pensò Ujin.
Non aveva nessun diritto di gridargli contro. Lui era dalla parte del torto; era lui che l’aveva rapita costringendola a lasciare i suoi amici e la sua vecchia vita. L’aveva portata via da Kibum. L’aveva portata via da Jonghyun.
Solo in quel momento si accorse quanto gli mancassero, quanto gli mancasse la sua quotidianità. Svegliarsi ogni mattina e preparare la colazione a suo fratello, salutarlo con un bacio sulla guancia promettendo di tornare presto. Fare shopping con Hyosung tra un negozio e l’altro riempiendosi di buste piene di vestititi e cose inutili. Passare a casa di Jonghyun, salutare JNey per poi uscire con il proprio ragazzo; mangiare una pizza con lui, passeggiare sulla spiaggia con i piedi immersi nell’acqua, baciarlo al chiaro di luna.
Baciarlo.
Quanto gli mancavano i suoi baci. I suoi abbracci. In quel momento ne voleva proprio uno; le forti braccia di Jonghyun attorno al suo esile corpo e la sua voce fantastica che gli sussurrava nell’orecchio che sarebbe andato tutto bene. Ne aveva proprio bisogno.
Non ce la faceva più. Si alzò velocemente dal letto e uscì dalla camera sbattendo la porta. A grandi passi cercò Taemin per gridargli, per la millesima volta dal suo arrivo in quel mondo, di farla tornare a casa sua. Ma lui non c’era.
-Taemin è uscito- la informò Miyom continuando a spolverare il pianoforte al centro del salone.
Poco dopo uscì, lasciandola sola e frustrata in quella grande stanza. Trattenne a stento le lacrime che le si erano formate negl’occhi e che volevano pericolosamente scendere sul suo viso; fece un grande respiro e uscì nel balcone; quel balcone dove aveva ammirato per la prima volta quel magico cielo.
Si incantò nuovamente ad ammirare quella fantastica alba senza fine. Quella luce nascente e che in realtà non nasceva mai del tutto. Le venne nostalgia del sole luminoso della sua Terra, della sua luna argentea e delle sue stelle che brillavano ogni notte in quel cielo che ormai non era più sopra di lei. Voleva vedere quella luce crescere fino ad illuminare completamente l’edificio in cui era prigioniera. Ma sapeva che non sarebbe mai successo. Il mondo in cui si trovava in quel momento era fermo.
Quel posto era morto.
Era l’Inferno, e lei voleva solo andare via.

 

 

NOTE AUTORE:
Ecco un  nuovo capitolo! XD
Le cose non sembrano proprio migliorare tra Ujin e Taemin.. lei gli darà mai una possibilità? O continuerà ad odiarlo?
Alla prossima :)
Baci :** _Veronik_

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** 10 Dove vuoi andare? ***


10 Dove vuoi andare?

Rientrò velocemente nell’edificio e osservò la grande libreria che occupava tutta la parete davanti a lei. Per un momento pensò di rovesciare tutti i libri presenti in quella stanza e magari di rompere anche quello strano pianoforte, solo per fare un dispetto a Taemin, per fargli capire che a lei non andava affatto bene la situazione corrente. Per mostrargli che non poteva controllarla. Ma infondo aveva paura di lui. Non sapeva fino a che punto potesse arrivare la sua rabbia e non aveva nessuna fretta di scoprirlo. Forse, la verità è che la stava già controllando.
Uscì dalla stanza dando un ultimo sguardo al pianoforte bianco e attraversò il corridoio. Poggiò la mano sulla maniglia della porta che l’avrebbe portata nell’altro salotto quando improvvisamente l’allontano. Si voltò verso la porta in fondo al corridoio, quella che portava alle scale che conducevano giù alle stalle, la raggiunse ed entrò nella piccola stanza. Si voltò a fissare le due porte misteriose.
-cosa c’è dietro quelle porte?-
-nulla di importante-

Si ricordò di come Taemin le avesse risposto così freddamente, come ad ammonirla di stare alla larga da quel luogo. E fu proprio questo che la convinse ad avvicinarsi e ad aprirle. Ma naturalmente erano entrambe chiuse a chiave. Doveva aspettarselo. Cosa poteva esserci lì dietro? Non sapeva se volesse realmente scoprirlo ma sarebbe potuta essere l’unica via di fuga.
Il portone principale.
Queste parole passarono improvvisamente nella mente della ragazza. Uno dei due doveva essere il portone principale. Non c’era altra possibilità. Doveva pur esserci un portone per uscire da quell’edificio, no? E ovviamente Taemin si era assicurato che fosse ben chiuso. Probabilmente si era portato la chiave dietro, o forse l’aveva affidata a Miyom.
Si allontanò da quelle porte piene di speranze perdute e si voltò verso la scalinata. Raccolse dal muro in pietra una lanterna accesa e percorse il corridoio buio fino ad arrivare alle stalle illuminate dalla grande apertura presente sul soffitto. Poggiò la lanterna al muro e si avvicinò a quella che riconobbe come El. Il suo piano  era quella di cavalcarla e uscire finalmente da quell’edificio, ma la realtà fu molto diversa. Quello che Ujin pensava essere un bellissimo e pacifico animale le si rivoltò contro appena la ragazza entrò nel suo recinto. Spaventata si allontano velocemente e presa dallo sconforto risalì la scalinata e si recò nel salotto. Ma non si diede per vinta.
Vagò pensierosa girando attorno al divano per qualche minuto, finché non si fermò davanti al computer sulla scrivania all’angolo della stanza. Si guardò attorno come se si sentisse osservata, per poi sedersi di fronte allo schermo e premere il pulsante “on”. Aspettò qualche secondo prima che il computer si accendesse per poi rimanere a fissare lo schermo pensando sul da farsi. Si guardò nuovamente alle spalle prima di entrare nella cronologia e scoprire delle ordinazioni di cibo.
Taemin ordinava il cibo dalla Terra, o più probabilmente era Miyom a farlo; infatti, ripensandoci, Ujin non aveva mai visto il ragazzo mangiare. In quel mondo non c’era cibo commestibile? Fatto stava che in qualche modo le ordinazioni arrivavano in quel posto e di conseguenza c’era anche un modo per lasciarlo.
-se ci fosse un modo per tornare sulla Terra sarei andata via di qui molti anni fa- le aveva detto Miyom quel giorno.
Le aveva mentito? Ma perché? Forse aveva paura di Taemin. Probabilmente era così, si disse Ujin pensierosa continuando a scorrere la cronologia.
L’e-mail! Doveva controllare l’e-mail. Ma ovviamente prima aveva bisogno di una password. Improvvisamente sentì dei passi avvicinarsi. Presa dal panico chiuse tutte le finestre presenti nello schermo e spinse il pulsante di spegnimento, si alzò dalla sedia che era davanti alla scrivania e si buttò velocemente sul divano accendendo la TV.
Taemin entrò nella stanza camminando verso la ragazza che cercando di essere il più disinvolta possibile faceva zapping tra i canali.
-Miyom mi ha detto che mi hai cercato- disse tranquillo sedendosi accanto a lei.
Quel ragazzo era proprio lunatico. Doveva essere così, cambiava umore ogni minuto. L’ultima volta che si erano visti si stavano gridando contro e in quel momento erano in quella stanza a parlare normalmente.
-già, ma non preoccuparti. Volevo solo dirti per la millesima volta di farmi tornare a casa- disse Ujin alzandosi velocemente e allontanandosi dal ragazzo.
-se vuoi possiamo uscire- propose Taemin guardandola dal basso del divano.
-da questo mondo?- chiese amara la ragazza conoscendo già la risposta.
-da questa casa-
Ujin ci pensò su. Infondo, peggio di così non poteva andare. Seguì Taemin fino alla piccola stanza di pietra dove era stata poco prima e sperò che la conducesse verso una delle due porte misteriose ma così non fu. Scesero la scalinata e si avvicinarono ad El. Appena l’animale vide Ujin si agitò rumorosamente, ma bastò il tocco del suo padrone per calmarla.
-ehi, tranquilla- le sussurrò Taemin accarezzando le sue piume colorate.
Ujin per un momento ebbe paura che il ragazzo scoprisse della sua “tentata fuga” con il drago, ma senza dire nulla la aiutò a salire su El. Quando si alzarono in volo le sue mani si poggiarono automaticamente alla vita di lui, così la ragazza si costrinse a lasciare la presa, fallendo miseramente poco dopo, quando riportò le mani su Taemin per paura di cadere. Sentì il calore del suo corpo sotto il suo tocco e si promise di non fare pensieri buoni verso il ragazzo anche se lui si sarebbe comportato in modo carino e simpatico come aveva fatto quella sera, sotto il cielo stellato.
-dove vuoi andare?- chiese lui voltando lo sguardo verso Ujin.
-sai benissimo dove voglio andare- rispose lei alludendo alla Terra, mentre il vento le soffiava tra i capelli.
-si, ma El non è una navicella spaziale- disse ironico il ragazzo –ok, scelgo io- disse quando capì che Ujin non avrebbe risposto.
Lentamente cominciò a fare buio e la ragazza si chiese se Taemin l’avrebbe nuovamente portata a vedere le stelle.
-Se solo potessimo ricominciare da quella sera in cui ti ho portata a vedere le stelle- le aveva detto ore prima.
“Se solo potessi tornare a casa” era l’unica cosa a cui riusciva a pensare in quel momento.
Aveva fatto bene ad accettare di uscire con lui? Di rimanere sola con lui? Non sapeva di cosa fosse capace Taemin e improvvisamente si sentì tremare.
-tutto bene?- le chiese il ragazzo accorgendosi che qualcosa non andava.
-certo, tranquillo- rispose lei cercando di essere più naturale possibile
-siamo arrivati- disse poco dopo Taemin, mentre El atterrava sulla sabbia.
Solo allora se ne rese conto: erano sulla spiaggia.
-prima avevi detto di essere arrivata al mare dal sentiero del giardino; ho pensato volessi vederlo da più vicino- le disse il ragazzo scendendo dal drago e togliendosi le scarpe.
Vide i capelli scuri di lui mossi da una folata di vento e solo in quel momento si accorse di quanto fosse attraente quella sera. Indossava dei pantaloni scuri e una camicetta nera abbastanza trasparente che lasciava davvero poco all’immaginazione. Ujin si fermò, incantata da quel fisico sovrumano che le era davanti.
Solo quando il ragazzo le sfilò le scarpe lasciandola scalza, spostò gli occhi al panorama. Osservò le onde sbattere contro gli scogli in lontananza, il riflesso delle tre lune su quell’acqua troppo scura per rivelare in suo vero colore violaceo e per un momento si senti bene.
Taemin le porse una mano per aiutarla a scendere da El e Ujin sentì il famigliare tocco della sabbia sotto i suoi piedi. Continuandola a tenere per mano il ragazzo la trascino alla riva dove immersero i piedi nell’acqua tiepida.
Come poteva essere tiepida se il sole non aveva mai battuto su quella spiaggia? Si chiese la ragazza. Poco dopo si ricordo che un sole neanche esisteva e così lasciò cadere tutte quelle domande irrisolte, volgendo lo sguardo all’orizzonte.
Le loro mani erano ancora unite e probabilmente la ragazza non doveva essersene accorta, altrimenti le avrebbe separate molto tempo prima. Questo Taemin lo sapeva, quindi non gli rimaneva altro che sperare che quel magico mare riuscisse ad incantare la ragazza per il resto della serata, così che le loro mani rimanessero legate in quello che lui era certo essere la sensazione più piacevole che avesse mai provato.
L’avrebbe solo voluta stringere tra le sue braccia, consolarla, sussurrargli che sarebbe sempre stato lì per lei, ma sapeva che questo era troppo per la ragazza. Sapeva che era troppo presto per lei. Così si limitò a tenerle la mano osservando la sua bellezza terrestre.
Ujin nel frattempo continuava a scrutare l’orizzonte perdendosi in quella che le sembrò essere la quotidianità. Guardò quelli scogli poco lontani da lei, immaginandosi seduta lì a piangere mentre l’alba le nasceva davanti, proprio come era accaduto l’ultima mattina che aveva passato sulla Terra. Si voltò improvvisamente guardando alle sue spalle, aspettandosi di vedere il Rifugio proprio dietro di lei, ma quello non c’era. L’angoscia non tardò a raggiungerla, mentre la ragazza riportava gli occhi all’orizzonte e a quella notte che sarebbe rimasta tale.

 

 

NOTE AUTORE:
Scusateee per il ritardo ma il mio computer si è rotto -.-‘’’ già T.T *piange*
Quindi ora sto scrivendo sul computer di mio padre sperando di non rompere anche questo.
Ujin che cerca inutilmente di fuggire.. povera illusa muahahahahahahahah ok basta.
Ma infondo non è cuccioloso Taemin?? *-* ok.. magari, poco, un pochino no?
Al prossimo capitolo XD
Baci :** _Veronik_

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** 11 Non sai cos'è l'amore ***


11 Non sai cos’è l’amore

Stavano camminando lungo la riva da ormai dieci minuti, sotto il chiaro delle tre lune. Le loro mani erano ormai state sciolte dalla ragazza molto tempo prima e il silenzio regnava tra loro. Taemin aveva provato più volte ad interromperlo e ad avvicinarsi di più ad Ujin, ma la conversazione non era riuscita a partire a causa dei monosillabi con cui rispondeva lei.
Il ragazzo avrebbe solo voluto vederla sorridere. Sorridere a causa sua per una volta. L’aveva portata in quel posto incantato, sperando di affascinarla, ed era riuscito nel suo intento finché la ragazza non era improvvisamente ritornata al suo solito umore scansando la mano di Taemin.
-sai, l’acqua è tiepida; se vuoi possiamo fare “il bagno della mezzanotte”, anche se in realtà non è mezzanotte- rise lui guardandola –so che ti piace-
Le sue parole turbarono la ragazza. Come faceva a sapere che le piacevano i bagni di notte? La spiava da questo mondo fino alla Terra? Ujin per un momento si sentì piccola ed indifesa, ma poi fece un respiro profondo e si decise a parlare.
-perché non mi lasci semplicemente tornare a casa mia?- gli chiese calma.
-perché non posso; sai che non posso-
-no! Io non so proprio niente- gli disse lei alzando la voce.
Si calmò un attimo e continuò.
-e perché non puoi?-
-lo sai, perché ti amo-
-questa non è una motivazione! Non puoi rapire gente a caso perché dici di amarla!- si scaldò la ragazza –e poi, come puoi amarmi se neanche mi conosci?-
-io ti conosco. Ti osservo da molto tempo e senza accorgermene mi sono innamorato di te. Non posso stare senza di te- disse lui sincero.
Bene, ora era anche uno stalker!
-tu sei il diavolo, non sai cos’è l’amore- le rispose Ujin con la voce piena di disprezzo.
-non sono il diavolo, sono un angelo!- disse sicuro di sé.
-non sei affatto un angelo. Siamo all’Inferno!- gridò la ragazza.
-si invece! Sono un angelo di Lucifero!-
-no! Sei un angelo di Satana! Sei un demone!-
La ragazza si rese conto subito dopo di ciò che aveva detto. Taemin.. era un demone.
Fece un passo indietro come se potesse davvero allontanarsi da lui, come se potesse sfuggirgli. In quel momento avrebbe solo voluto costruire un muro che li dividesse, magari fatto d’acciaio; un muro che il ragazzo non avrebbe potuto sorpassare, così che lei fosse stata al sicuro.
Le gambe le iniziarono a tremare. Perché improvvisamente aveva così paura di lui? Infondo lei già sapeva. Si sentiva così solo perché ora ne era consapevole. Era stata presa alla sprovvista dalla consapevolezza e la sua mente doveva ancora elaborare cosa stesse succedendo in quel momento.
-ti prego, non allontanarti da me- disse con un sussurro Taemin.
In quel momento le sembro così vulnerabile, così timoroso. Guardandolo su quella spiaggia, fermo davanti a lei, Ujin non riusciva a credere alla vera natura del ragazzo. Prese a fissare i suoi lineamenti perfetti che in quel momento erano impegnati nel formare un espressione triste e preoccupata.
Il suo piede fece un passo in direzione della ragazza, mentre la sua mano si distendeva verso di lei. Lentamente si avvicinò, sperando che Ujin non si sarebbe allontanata da lui ancora una volta. Le prese la mano nella sua e la guardo nei suoi occhi felini.
-ti prego- sussurrò semplicemente.
I secondi successivi passarono come se il tempo si fosse fermato, quando finalmente la ragazza allontanò la sua mano da quella di Taemin scuotendo la testa.
-no.. non posso darti quello che mi chiedi- rispose voltandosi ed iniziando a correre lungo la riva.
Il ragazzo la osservò allontanarsi, diventando sempre più piccola alla luce delle tre lune, mentre il suo vestito candido si muoveva spostato dal vento, che soffiava verso Taemin, come se volesse riportare Ujin indietro da lui.

La ragazza aveva corso per un tempo interminabile ed ora camminava lentamente sempre su quella riva, sotto le stesse stelle, con la mente immersa tra mille pensieri. Era rimasta sorpresa dal fatto che Taemin non l’avesse seguita, ma ne era sollevata. In quel momento voleva solo stare da sola. O con Jonghyun.
Si chiedeva se realmente il ragazzo non si ricordasse di lei o se era stato tutta una finzione, un piano elaborato da Taemin per farglielo dimenticare. Ma Ujin non lo avrebbe dimenticato. Mai. Si chiedeva, “e se invece JJong si ricorda di me, mi sta pensando in questo momento, come io sto pensando a lui?”. Si stava preoccupando per lei, poiché era improvvisamente sparita dalla faccia della Terra? Stava piangendo per la paura che le fosse successo qualcosa di grave? Che fosse ferita? O che fosse morta?”
Il pensiero della sua vita terminare improvvisamente le mise la nausea e stanca si fermò sedendosi sulla sabbia. Solo in quel momento se ne accorse: era bianca, anzi trasparente e sembrava brillare sotto quella luce argentea. Era bellissima. Ne prese un pugno in una mano e l’avvicinò agli occhi.
Erano diamanti. Tanti piccoli diamanti che luccicavano al chiaro di luna. Ancora una volta Ujin rimase affascinata da quel mondo fantastico, che in realtà non era altro che l’Inferno. Come poteva l’Inferno essere così bello? Ma infondo, come poteva un demone essere così bello?
Lasciò cadere la sabbia sul suolo e sentì i piccoli diamanti scontrarsi tra loro provocando un tintinnio piacevole simile a quello di un acchiappasogni quando è mosso dal vento.
Sentì un movimento accanto a lei e si accorse della presenza di Taemin.
Anche se in quel momento si sentiva rilassata e tutta la paura e l’odio erano momentaneamente spariti, non aveva nessuna intenzione di diventare improvvisamente gentile verso il ragazzo.
Lui si trovava in piedi a pochi passi da lei. I piedi nudi immersi nell’acqua, che camminavano lentamente verso di Ujin. La ragazza alzò lo sguardo verso Taemin e lo osservò sedersi accanto a lei.
-vuoi tornare a.. casa?- chiese lui pensando a che parole avrebbe dovuto usare.
-no, voglio rimanere un altro po’ qui- gli rispose la ragazza spostando gli occhi al mare.
-ok- sussurrò lui.
Rimasero in silenzio per un po’, nessuna parola da dire ma in realtà così tante, solo il rumore del vento che soffiava tra i loro capelli.
-mi ami davvero?- chiese improvvisamente Ujin.
-si- rispose semplicemente lui.
-allora perché non pensi per un attimo a me? A come mi sento io? Alla mia felicità? Hai mai pensato alla felicità Taemin?- chiese calma la ragazza voltandosi verso di lui.
-ogni giorno. Ogni volta che ti vedevo sorridere provavo gioia, ogni volta che sentivo la tua risata.. era come se qualcosa dentro di me si muovesse, ma era comunque una bellissima sensazione- disse con lo sguardo basso, muovendo la mano tra la sabbia –ma poi, questo è iniziato a non bastarmi più. Volevo di più- continuò prendendo un pugno di diamanti e portandoli davanti al viso –volevo te- sussurrò lasciandoli cadere al suolo.
La ragazza sussultò.
-un filosofo greco un giorno disse: E' bene riflettere sulle cose che possono farci felici; infatti, se siamo felici, abbiamo tutto ciò che ci occorre; se non lo siamo, facciamo tutto per esserlo. Io l’ho semplicemente fatto- spiegò il ragazzo.
-mi hai rapita!- precisò Ujin.
-è uguale- sussurrò lui talmente piano che le sue parole furono portate via dal vento.
-bhè, quel filosofo è Epicuro e lui dice anche che Non bisogna sciupare quello che si ha con il desiderio delle cose che mancano, ma riflettere sul fatto che anche ciò che si ha era prima oggetto del desiderio. Quindi dimenticati di me e fatti bastare quello che già hai- ripeté le parole che aveva studiato nel primo semestre durante le lezioni di filosofia.
-è qui che ti sbagli, Ujin. Io non ho mai desiderato nulla di tutto ciò; l’unica cosa che abbia mai voluto sei tu- ammise il ragazzo.
Ujin guardò dritto dentro quegl’occhi scuri e le sembrò di potergli leggere l’anima. Taemin ne aveva una? Non era sicura neanche di questo. Ma per un momento gli credette; credette che il ragazzo l’amava veramente, che aveva fatto tutto ciò per amore e non per egoismo. Ma poi si ricordò di quel “tutto ciò” e non gli credette più.
-amare e volere sono due cose diverse- gli disse infine.

 


NOTE DELL’AUTORE:
Scusate per l’assenza.. non so perché ma mi sembra che mi scuso per ogni capitolo >.<
Questo capitolo non so perché ma mi piace, forse per le frasi d’effetto dei filosofi greci che non penso neanche che in Corea si studino ma io l’ho messi lo stesso u.u perché io posso.. convinzione al massimo
Spero che il capitolo piaccia anche a voi anche se è corto come sempre e probabilmente sempre lo sarà… ook
Alla prossima :)
Baci :** _Veronik_

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** 12 Paura di un rifiuto ***


12 Paura di un rifiuto

Immerse i piedi nell’acqua fredda. Il sole le scottava sulla pelle. Il vento le soffiava tra i capelli.
Sentiva le voci dei suoi amici provenire dal Rifugio dietro di lei.
Ispirò quell’aria fresca che le era tanto mancata. La sentì entrare nei polmoni e le sembrò di non poterne più fare a meno. Chiuse gli occhi e allargò le braccia, sorridendo alla riva di quel mare blu.
Si voltò quando sentì i suoi amici corrergli incontro. Loro sorridevano, lei sorrideva. Poi accadde qualcosa. Ujin li osservò passarle accanto, ignorandola e buttandosi in acqua, in quella calda giornata d’estate.
Il suo sorrise scomparve.
Si voltò verso l’unico ragazzo che l’aveva notata ed era rimasto sulla riva, lì di fronte a lei.
Suo fratello.
La osservava senza dire nulla, senza un espressione precisa sul volto. La osservava e basta.
Ujin allungò la mano verso di lui, ma le parve di allontanarsi sempre di più, come se qualcosa la stesse trascinando via. Key divenne sempre più piccolo fino a scomparire in quella spiaggia color sabbia, mentre lei urlava il suo nome.

-Kibum!- gridò mettendosi a sedere.
Era ancora in quella camera, in quel maledettissimo Inferno.
-stai bene?- le chiese una voce profonda.
Si accorse improvvisamente della presenza di Taemin nella stanza; era seduto in un angolo del letto e la osservava.
-s-si- rispose la ragazza turbata –che ci fai nella mia camera?-
Il ragazzo cercò di mascherare quel sorriso che gli si era formato sulle labbra al suono della parola “mia” che Ujin aveva pronunciato inconsciamente.
-ti ho portato la colazione- disse indicando il comodino, dove un cornetto alla cioccolata e del latte caldo aspettavano solo di essere mangiati.
-gr-grazie- rispose lei prendendo la tazza tra le mani e facendo un sorso –da quanto tempo sei qui?-
-da.. da poco- rispose insicuro –cosa ti va di fare oggi?- chiese sorridendole.
Quello era uno di quei momenti in cui Taemin era di buon umore e se la ragazza avesse iniziato a rispondergli male, come faceva continuamente, era sicura che sarebbero tornati a litigare come ogni volta. Quel giorno non voleva litigare, così provò ad essere gentile.
-non so, cosa mi proponi?- chiese facendo un sorriso forzato.
Taemin sembrò sorpreso per un attimo, ma si riprese velocemente rispondendogli, cercando di nascondere l’immensa felicità che quelle poche parole e quel sorriso gli avevano procurato. Anche se sapeva che era un sorriso forzato, in quel momento non gli importava.
-bhè, potremmo uscire, non saprei.. c’è qualche posto in particolare che vorresti vedere?-
-non lo so, sei tu che conosci questo posto- rispose Ujin.
In quel momento il ragazzo le sembrava così impacciato, non sapendo dove portarla, che le fece quasi tenerezza.
-ti ho mostrato il mare, le stelle..- iniziò a dire Taemin.
-hai terminato i luoghi affascinanti da mostrarmi per caso?- chiese la ragazza sfottendolo scherzosamente.
-cosa? No, questo mondo è pieno di posti fantastici- rispose lui in difficoltà –devo solo scegliere quello giusto- si giustificò.
-mmh ok; che ne dici di un semplice pic-nic sul prato?- propose la ragazza.
Un po’ di aria fresca e sole le avrebbero fatto bene.
-banale, ma penso che accetterò- sorrise lui alzandosi dal letto –allora, vado a dire a Miyom di preparare il pranzo per il pic-nic- disse avvicinandosi alla porta.
-ok- rispose Ujin sorridendo, questa volta più serenamente e in modo più naturale.

-avrebbe dovuto dirgli di si la prima volta- continuava a sostenere Taemin.
-perché mai? Anche se fosse già stata innamorata di Darcy, lui non meritava proprio un “si” come risposta! Non si era comportato affatto bene- disse la ragazza.
-era ricco ed innamorato di lei; cosa voleva di più?- le rispose lui mordendo un tramezzino.
Erano seduti su una grande coperta verde chiaro, distesa all’ombra di un albero sul prato celeste, mentre, mangiando, discutevano sul romanzo “Orgoglio e Pregiudizio” di Jane Austin. Taemin aveva letto davvero di tutto ed erano arrivati a parlare di romanzi classici inglesi senza neanche accorgersene.
Le grandi foglie dell’albero li riparavano dal sole invisibile che batteva sul prato, mentre mangiavano lentamente il pranzo che Miyom gli aveva preparato quella mattina. Ujin era rimasta sorpresa nel trovare il ragazzo così disinvolto nel gustare quei piccoli panini farciti, poiché non lo aveva visto mangiare una sola volta durante tutta la sua permanenza in quel luogo.
-cosa centra?- rise la ragazza –poteva anche essere dannatamente bello, ma finché l’avrebbe data vinta al suo orgoglio, io fossi stata in Elizabeth non lo avrei degnato neanche di uno sguardo- disse Ujin sicura di sé.
-esagerata!- ribatté lui –il vero problema è stato il pregiudizi di lei nei confronti del Signor Darcy-
-non direi! I suoi pregiudizi erano giustificati; se Darcy non si fosse comportato in modo scortese e superiore tutto il tempo, probabilmente si sarebbero sposati molto prima-
-forse aveva solo paura di un rifiuto- disse Taemin assorto nei suoi pensieri.
Ma questi furono interrotti da una vibrazione improvvisa. Il ragazzo estrasse un cellulare dalla tasca dei pantaloni e lesse il nome scritto sullo schermo. Ujin vide per un secondo la sua espressione trasformarsi in una smorfia.
-scusami un attimo- le disse alzandosi e allontanandosi rispondendo alla chiamata.
Taemin aveva un cellulare? In quel luogo esistevano cellulari? Bhè, effettivamente se c’era la tv ed il computer perché mai non dovevano esserci cellulari? La prima volta che Ujin si era svegliata in quel mondo il suo telefono era sparito. Quello che si chiedeva ora era: poteva chiamare a casa? La sua vera casa, sulla terra? Era possibile?
Vide Taemin in lontananza rinfilare il cellulare nella tasca e tornare nella sua direzione.
-ehmm.. mi dispiace rovinare il pranzo, perché.. mi stavo divertendo davvero qui con te- le disse accennando un sorriso –ma temo che dovremmo rimandare ad un'altra volta. Ho un impegno da sbrigare-
-..ok, allora, certo facciamo un'altra volta-
-ok, allora se non ti dispiace ti riporto a casa- disse voltandosi e avviandosi verso El a pochi metri da loro.
-aspetta!- lo fermò Ujin afferrando la manica della sua camicia bianca –vorrei rimanere un altro po’ qui, se posso- continuò mollando lentamente la presa.
Taemin ci pensò un attimo per poi rispondere insicuro.
-non saprei…-
-solo per un po’, ti prego- chiese la ragazza.
Taemin non resistette al suo sguardo e acconsentì.
-ok.. quando vorrai tornare a casa dovrai premere questo pulsante e comparirà una porta che ti riporterà indietro- le spiegò porgendole un oggetto che aveva estratto dalla tasca.
Era un aggeggio circolare e metallico, grande quasi quanto la sua mano, con al centro un grande pulsante fatto di una strana pietra azzurra. Ujin lo afferrò e lo osservò curiosa per alcuni istanti.
-ok?- chiese poco dopo Taemin –ma non stare per troppo tempo fuori; e non allontanarti troppo! Tra una mezzoretta rientra a casa. Dirò Miyom di avvisarmi se non dovessi rientrare. È pericoloso stare qui da soli- sembrava più una minaccia che un atto di preoccupazione.
-grazie!- Ujin quasi urlò per l’eccitazione.
Non riusciva a credere che il ragazzo avesse accettato sul serio. In quel momento avrebbe voluto buttargli le mani al collo per la felicità, ma poco dopo si rese conto di quanto la cosa sarebbe stata strana e stupida da fare, così si limito a ringraziarlo.
-e tranquillo. Voglio solo fare una passeggiata- gli sorrise.
Quel sorriso che Taemin non riusciva a sostenere, quello che amava tanto, quello a cui non sapeva dire di no. Ormai la ragazza lo sfoggiava spesso e volentieri, soprattutto se le serviva qualcosa.
Il ragazzo la salutò e volò via sopra El. Ujin lo osservò allontanarsi, poi abbassò lo sguardo al pic-nic ormai terminato e ripose tutte le cose all’interno del cestino, compreso quello strano aggeggio di metallo.
Non c’era una ragione precisa per cui aveva chiesto a Taemin di rimanere lì; nessun piano di fuga. Era vero, voleva solo fare una passeggiata.
Prese in mano il cestino e si diresse verso una destinazione sconosciuta. Camminò lentamente, guardandosi intorno, cercando di esplorare il territorio, ma questo le sembrava sempre uguale ed infinito. In quel momento avrebbe voluto avere le sue amate cuffie, per ascoltare un po’ di musica.
Finalmente scorse qualcosa.. alberi! Continuò a camminare verso quella direzione finché non si ritrovò in un bosco. La luce filtrava tra le foglie e gli uccelli sembravano cantare, nonostante non fossero visibili. Sentì un rumore simile ad un fruscio e riuscì a trovare un ruscello. Sorrise poggiando a terra il cestino e inginocchiandosi vicino al piccolo fiume.
Si specchiò sull’acqua lilla, portandosi i capelli rame scuro dietro l’orecchio, quando improvvisamente vide l’immagine di qualcun altro riflessa accanto alla sua.
Si voltò spaventata incrociando lo sguardo di un ragazzo.
-ehi e tu chi sei?- chiese lui sorridendole sicuro di sé.



 

NOTE AUTORE:
Un nuovo capitolo per voi!
Lo so, è passato molto tempo ma sono stata impegnata con la scuola ed ora che questa è terminata mi sembra di essere ancora più impegnata ahahah
A voi come è andata?? A me fortunatamente bene XD
Un in bocca al lupo per tutti quelli che hanno gli esami  e per tutti gli altri: buone vacanze!!!
Passando al capitolo, chi sarà questo ragazzo misterioso??
Cercherò di non pubblicare il prossimo tra 10 anni… ci proverò ahah fighting!
Ciauuu :D
Baci :** _Veronik_

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2710847