Fairy Tail: Hunters

di KeyFlame_NaLu
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Bozza Nuova FanFiction (capitolo 0 ) ***
Capitolo 2: *** Il Segreto ***
Capitolo 3: *** La verità svelata ***
Capitolo 4: *** Lo sparo della condanna ***
Capitolo 5: *** Vita e Morte ***
Capitolo 6: *** Coinquilini ***
Capitolo 7: *** La decisione di Lucy ***
Capitolo 8: *** Il Demone Gatto ***
Capitolo 9: *** Gajil ***
Capitolo 10: *** La Tessera ***
Capitolo 11: *** Creazy ***
Capitolo 12: *** Il Fantasma ***
Capitolo 13: *** Omohide Poroporo ***
Capitolo 14: *** Attrazione ***
Capitolo 15: *** Missione al Luna Park ***
Capitolo 16: *** La casa degli Specchi ***
Capitolo 17: *** Combattimento ad Alta Quota ***
Capitolo 18: *** Un triste passato ***
Capitolo 19: *** Il Vero Male ***
Capitolo 20: *** Dark Princess ***
Capitolo 21: *** Kiss ***
Capitolo 22: *** Years Ago ***
Capitolo 23: *** L'appartamento ***
Capitolo 24: *** Il Ballo ***
Capitolo 25: *** Dancing In The Dark ***
Capitolo 26: *** Broken Hearts ***
Capitolo 27: *** Darkness ***
Capitolo 28: *** Bad Past ***
Capitolo 29: *** Operazione Paradiso ***
Capitolo 30: *** Ricercati ***
Capitolo 31: *** I'M With You ***
Capitolo 32: *** Sayounara ***
Capitolo 33: *** Lost Girl ***
Capitolo 34: *** Alba ***
Capitolo 35: *** Fight! ***
Capitolo 36: *** Angard! ***
Capitolo 37: *** Katana ***
Capitolo 38: *** Trust Me ***
Capitolo 39: *** Cana ***
Capitolo 40: *** Ricordi ***
Capitolo 41: *** Accordo ***
Capitolo 42: *** The Way To Success ***
Capitolo 43: *** Crush ***
Capitolo 44: *** Profumo di Peonie ***
Capitolo 45: *** Private Sun ***
Capitolo 46: *** How To Save A Life ***
Capitolo 47: *** Crime Sorcière ***
Capitolo 48: *** Never Surrender ***
Capitolo 49: *** Sooner Or Later ***
Capitolo 50: *** The Last Night ***
Capitolo 51: *** This Is War ***
Capitolo 52: *** Heart And Soul ***
Capitolo 53: *** Nothing To Lose ***
Capitolo 54: *** Wonderland ***
Capitolo 55: *** Keep Holding On ***
Capitolo 56: *** Welcome to the Hell ***
Capitolo 57: *** Just Close Your Eyes ***



Capitolo 1
*** Bozza Nuova FanFiction (capitolo 0 ) ***


Disclaimer : Questa storia non ha nessuno scopo di lucro, in quanto i personaggi non mi appartengono ma sono di proprietà del mangaka Hiro Mashima.
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Bozza Nuova Fanfiction : Introduzione Fairy Tail fanfiction: Hunters

Anno 1920, Magnolia, Regno di Fiore.


Lucy è una ragazza di 17 anni appartenente ad una delle famiglie più ricche del Paese e nuova alunna della prestigiosa Magnolia High School.

Arrivata nella nuova scuola, fa subito la conoscenza della dolce Levi, della decisa Juvia e del popolare ed arrogante Natsu, che oltre ad aver attirato l’antipatia della ragazza, sembra essere a conoscenza di qualcosa di misterioso. La sera successiva, viene aggredita da un essere mostruoso e l’intervento di Natsu e di altri suoi compagni (Levi, Erza e Gray) determina immediatamente il suo futuro.

Loro sono in realtà Hunters, ovvero un gruppo di cacciatori di demoni, mostri ed in particolare degli EU (ex umani) la cui creazione è misteriosamente intrecciata con le azione losche del Governo,
di cui fa parte come membro integrale Jude Heartphilia, padre della ragazza perennemente assente in seguito alla scomparsa della madre, avvenuta il 7 Luglio del 1911.


I quattro le chiedono di unirsi a loro, in quanto anche lei è un Hunter. La ragazza rifiuta ma un tragico evento la costringerà a rivalutare l’offerta.
Comincia così un viaggio di maturazione e crescita per tutti i protagonisti, alla scoperta delle proprie paure e della propria oscurità.

Ma gli EU non saranno gli unici nemici; una figura trama nell’ombra ed il Governo sembra avere un piano decisamente catastrofico in mente, collegato alla notte del 1911 nella quale ogni personaggio sembra aver subito una grave perdita.

Come andrà a finire?

[NaLu]  [Gruvia]  [Gale]  (inizialmente)


Angolo Autrice:
Poiché si tratta di un OOC e di un AU troverete la maggior parte dei caratteri dei protagonisti stravolti, ma non temete: cercherò di renderli lo stesso interessanti ed avvincenti ^_^
Alla prossima!

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Capitolo 2
*** Il Segreto ***


Il segreto

Erano le sette e trenta del mattino quando la sveglia di Lucy suonò. Il suono nasale dell’aggeggio infernale, come lo chiamava lei, la svegliò di soprassalto. Lamentandosi e muovendo la mano alla cieca, tastò la superficie piana del comodino affianco al suo letto a baldacchino fino ad arrivare al pulsante dell’oggetto. Aprì gli occhi e quando la sua pelle incontrò il freddo mattutino, si rigirò istintivamente fra le coperte, alla ricerca del piacevole tepore che stava scemando.

Era metà Ottobre e quel giorno, in via del tutto speciale unicamente per lei, sarebbe cominciata la scuola. Tuttavia, Lucy non aveva nessunissima voglia di alzarsi. Rimase così a letto per diversi minuti, tentando di ordinare alla sua forza di volontà di collaborare.
Dopo qualche minuto la porta in legno bianco della sua grande camera da letto si aprì. A fare la sua entrata fu la signora Lidya Welch, domestica da tanti anni nell'enorme residenza Heartphilia. Lidya la scosse dolcemente.

< < Signorina Lucy, deve svegliarsi. La colazione è pronta. > > -fece, amorevolmente.

< < Uhm… D’accordo… > > -sbadigliò la biondina.

Lydia lasciò la stanza e Lucy – osservando l’orario imposto dalla sveglia - cominciò a prepararsi molto velocemente: indossò per la prima volta la nuova divisa scolastica della Magnolia High School, che a parer suo, superava di gran lunga quella della scuola precedente. La divisa comprendeva una minigonna a righe blu, camicia bianca, cravattino a strisce blu e giacca o golf azzurri. Doveva essere per lei il primo giorno di scuola ma non era affatto nervosa. Non era la prima volta che cambiava scuola e le cose si sarebbero evolute normalmente: si sarebbe presentata alla classe, avrebbe stretto amicizia quasi subito e le cose sarebbero andate da sé. Niente di cui temere, insomma.

Lucy in genere era una ragazza molto dolce e all'apparenza ingenua, ma quando la situazione richiedeva un po' più di intraprendenza e di coraggio, ne aveva la giusta dose. Era inoltre una ragazza molto carina: buona misure, capelli biondi e occhi cioccolato.
Uno dei suoi difetti era però la grande testardaggine e soprattutto la sua goffaggine: le capitava molte volte di scivolare o inciampare, sebbene non ci fossero ostacoli nel suo cammino.

Scese rumorosamente le scale e si precipitò nella piccola cucina dei domestici. Odiava consumare un pasto nell’enorme tavolo del salone. Anche perché, sarebbe stata completamente sola. Si sedette e con tranquillità addentò la sua fetta di pane tostata. Lidya le si sedette accanto e spostandosi dietro l’orecchio una ciocca dei ricci capelli neri, iniziò a parlare, mentre la ragazza le prestò attenzione fissando i suoi occhi neri e lucenti.

< < Siete sicura di non voler andare a scuola in auto? Anche se il tragitto no è poi così lungo… > >

Lucy  la fissò seccata e perplessa. Le aveva ripetuto più volte di quanto la infastidisse il dover contare necessariamente sui soldi del padre. Per quanto la sua permanenza nella nuova scuola avrebbe potuto rilevarsi di breve durata, aveva intenzione di ricominciare da capo.
Non come Lucy Heartphilia, la figlia dell’uomo più potente dello Stato, ma come Lucy e basta.

< < Lidya… ne abbiamo già parlato. > > -mormorò, alzandosi e riponendo la sedia contro il tavolo.

< < D’accordo, d’accordo. Ma state attenta durante il tragitto. > > -sospirò, accompagnandola all’ingresso.

Velocemente si infilò i mocassini e diede un ultimo sguardo alla domestica dalla carnagione scura.

< < Mi raccomando, fate attenzione e buona fortuna per il primo giorno! > > -le sorrise, salutandola con un timido cenno della mano.

< < Non c’è alcun motivo di preoccuparsi Lidya. Davvero, sarà lo stesso delle altre volte... > >


Non appena Lucy fu uscita di casa, si voltò ancora una volta verso la grande e solitaria residenza nella quale si era appena trasferita. Odiava quel posto. Dal giardino all’inglese che circondava l’intera dimora per diverse miglia, al color azzurro sbiadito del tetto a spiovente sotto il quale si innalzava l’abitazione di tre piani.

Guardò poi la prima finestra sulla destra del secondo piano. Lì vi era lo studio di suo padre, Jude Heartphilia. Anche quel giorno, non si erano rivolti la parola. Né tantomeno lui le aveva fatto in qualche modo gli auguri per il primo giorno.
Disgustata dalla figura paterna che le si dipinse nella mente, si incamminò a passo spedito. Ripensò poi alle parole piene d’apprensione di Lidya. Non c’era davvero niente di cui preoccuparsi… Insomma, cosa sarebbe potuto cambiare? La ragazza continuò a camminare lungo il viale alberato che circondava la villa. Quella mattina il sole splendeva e il cielo era limpido, senza una nuvola. La brezza autunnale aveva reso quella mattina perfetta per il primo giorno.

Arrivata al cancello della scuola, trovò davanti a sé un enorme edificio bianco con finestre azzurre, diversi piani e molti, molti alunni. Non conosceva nessuno di loro. L’unica cosa che la rassicurava in quel trambusto di risate e di chiacchiere erano le divise comuni. In quell’abbigliamento, nessuno si sarebbe resto conto – o forse non subito – della sua estrazione sociale sensibilmente più elevate rispetto al resto del corpo studentesco.

Si diresse in segreteria ed una vecchia signora da dietro il bancone le consegnò dei fogli da far controfirmare ai propri professori alla fine di ogni lezione. Vi erano inoltre scritte le classi che avrebbe frequentato e gli orari. Si incamminò verso il suo armadietto. Si guardò intorno, notando di come fosse passata inosservata in mezzo ai ragazzi che popolavano il corridoio. Tirò un sospiro di sollievo. Accanto a lei vi era un buffa ragazza bassina e minuta, capelli azzurri a punta, un po' scompigliati; sembrava quasi un folletto. Lucy inserì la combinazione per aprire il lucchetto ma l'armadietto sembrava essere incastrato. Provò e riprovò ad aprire, pur contenendo la propria fora, ma senza alcun risultato.

< < Vuoi un aiuto? > > -esordì la piccola ragazza accanto a lei.

< < Sì… ti ringrazio - rispose educatamente - Non so perché ma non riesco ad aprirlo... > >

< < Ecco... a volte devi semplicemente maltrattarlo un pochino... > > -spiegò, dando un colpo all'armadietto di Lucy che si aprì.

< < Io sono Levy McGarden! Piacere. > > -esclamò, mostrando un ampio sorriso.

< < Sono Lucy. Piacere di conoscerti. > >-sorrise di rimando, riponendo la borsa all’interno dell’armadietto e richiudendolo.

< < Allora, sei la nuova studentessa? > >

< < Si vede così tanto? > > -domandò imbarazzata, cominciando a camminare insieme a Levi verso la loro classe. A quanto pare avevano la lazione in comune.

< < No, solo che è strano che qualcuno arrivi dopo due mesi dell'inizio dell'anno scolastico, quindi tutti ne parlano... Sei come il nuovo giocattolino. > > -sibilò Levy, quasi assumendo uno sguardo sadico.

< < Cosa? > > -chiese, preoccupata da quell'affermazione. Il nuovo giocattolino?

< < Oh, ehm... scusami! Sai a volte dico cose senza senso… Dimentica quello che ho detto! > > - balbettò imbarazzata, tornando ad avere l'espressione dolce di prima.

Le due arrivarono in classe dove Lucy, con l'invito del professore, si presentò ai compagni.

< < Sono Lucy Heartphilia, provengo dalla scuola di Tristan City, mi sono trasferita a causa del lavoro di mio padre. Piacere di conoscervi! > >

In classe si udirono diversi bisbigli che non tardarono ad arrivare anche alle orecchie della bionda.

< < Heartphilia? Come Heartphilia Jude, il vice Führer? > > -mormorarono alcuni.

Lucy abbassò la testa imbarazzata, mentre Levy le fece l'occhiolino per incoraggiarla.

< < Bene, puoi sederti accanto a Levy. > > 
 
Sotto invito del professore di lettere, il signor Turner, Lucy si sedette nel banco vuoto accanto a quello dell’azzurra. Durante il breve tragitto dalla cattedra al banco, il suo sguardo incontrò quello di due compagni. La prima, dai capelli di un rosso scarlatto, la fissava quasi con sospetto. Il secondo, un  ragazzo dai capelli nero corvino, la osservava con curiosità. Quasi come se la stessero scrutando in silenzio. Piantò lo sguardo sulle ginocchia, cercando di rallentare il battito cardiaco.
 
Si accorse subito dopo di come il banco davanti il suo fosse vuoto.In quel momento la porta dell’aula si spalancò e vi entrò un ragazzo. Alto, magro ma muscoloso, occhi nerissimi e capelli a punta di uno strano colore rosato. La cosa che più lo contraddistingueva dagli altri era una sciarpa bianca con ricami neri che portava al collo fieramente. La camicia parzialmente sbottonata gli davano un’aria ancora più attraente. Lucy fissò intensamente il nuovo arrivato, incuriosita.

< < Signor Natsu Dragneel! Ancora lei! Avevo detto che non tolleravo i ritardi! > > -lo rimproverò il professore.

< < Mi scusa signor Turner ma ho appena sventato un attacco terroristico…  > >
 
A quell'affermazione l'intera classe cominciò a sghignazzare, tranne Lucy che continuò a guardarlo attentamente.

< < Molto divertente, Signor Dragneel. Ora si sieda per favore. > > -sbottò il professore.

Il rosato con un sorrisetto strafottente camminò verso il suo banco, dove prima di sedersi, lanciò un'occhiata a Lucy che sobbalzò. Per tutta la durata dell'ora, la ragazza fece finta di ascoltare la lezione del professore ma invece il suo sguardo era rivolto al ragazzo che davanti a lei si era lasciato andare ad un riposino nel bel mezzo della lezione. Non sapeva bene usare un aggettivo per descriverlo. Era dannatamente carino ed attraente, ma Lucy aveva avuto a che fare con persone del genere parecchie volte. Doveva di sicuro essere il tipico bello e idiota della classe. Per cui, non avrebbe dovuto perderci tempo.

< < Mi raccomando, voglio una ricerca approfondita, non una banalità come quella della volta scorsa. > > -invitò, essendo poi interrotto dal suono nasale della campanella della seconda ora.
 
Lucy e Levy raccolsero i propri libri. La prima non poté fare a meno di notare come il ragazzo dai capelli rosa e gli altri due, che durante l’ora l’avevano squadrata in maniera palesemente invadente, si fossero allontanati velocemente dall’aula con fare sospetto. Prima che potesse avanzare delle teorie sul comportamento dei tre, Levy le si attaccò al braccio e, con un sottile velo di agitazione nella voce, la invitò a seguirla per dirigersi ai rispettivi armadietti.
Le due continuarono la loro conversazione nel corridoio, quando davanti a loro si presentò una ragazza.
Lucy rimase sorpresa nell'osservare tanta bellezza: fisico da modella, anch'essa con buone misure e lunghi capelli mossi di un blu intenso come gli occhi. Inoltre la sua pelle candida e perfetta non passava di certo inosservata.

< < Ehi Levi, allora me lo presti o no il tuo CD? Per fa-vo-re??  > > -domandò la ragazza con aria supplicante.

< < D'accordo ma vedi di non graffiarmelo!  > > -acconsentì Levy, riponendo i libri.

< < Evviva! Ah, tu devi essere quella nuova. > > -esclamò, rivolgendosi a Lucy.
 
Quest’ultima sospirò interiormente. Chissà ancora per quanto tempo sarebbe stata vista come “la ragazza nuova”.

< < Sì, sono io. Ciao, sono Lucy. > >

< < Ciao, io sono Juvia! Frequento la 3B. Tu sei in classe con Levi, giusto? > >
 
< < Già, proprio così. > > -confermò.
 
< < Se mai avessi bisogno di un aiuto nello studio chiedi pure a me. Ho sentito che alcuni vostri professori sono davvero idioti, quindi spero che tu riesca a comprendere tutto. > > -affermò.
 
< < Oh, ehm… ti ringrazio. Spero comunque che non ce ne sia di bisogno. > > -ridacchiò.
 
< < Ehi, Juvia: guarda chi c’è. > > -mormorò Levy, appoggiando la schiena contro l’armadietto.
 
< < Oh eccolo! Come sto?! > > -si agitò, e senza aver il tempo di ascoltare la risposta dell’amica, si incamminò a passo spedito verso sinistra.
 
Le due ragazze la seguirono con lo sguardo. La persona verso cui Juvia sembrava dedicare tante attenzione si rivelò il compagno dai capelli nero corvino, seguito dal ragazzo dai capelli rosa e da una schiera di ragazze adoranti.
 
< < Ma quello è… > >
 
< < Il nostro compagno, si chiama Gray Fullbuster. E’ davvero un gran fico ed è un po’ strano che stia con una ragazza frivola come Juvia… > > -dichiarò, trattenendo una risatina sarcastica, alla vista dell’amica che senza fare troppi complimenti si era attaccata alle labbra del moro.
 
Lucy non prestò troppa attenzione al commento di Levy, poiché il suo sguardo fu inchiodato dal ragazzo dietro di lui. Natsu Dragneel, ovvero il tipo che dopo essere entrato in ritardo in classe si era persino addormentato. La sua camminata era sicura ed il suo andamento fiero. La sciarpa rimaneva immobile ed il suo sguardo era illeggibile. Mostrando un sorriso sghembo si avvicinò alle due, schivando minuziosamente i due amanti che davano spettacolo in corridoio.

< < Buongiorno Levy. > > -la salutò, mostrando ancora una volta la sua voce roca.

< < Natsu, ormai non dovresti dire buongiorno, ma ciao! > > -ridacchiò.

< < Lo so ma mi sono addormentato, quindi è come se fossero di nuovo le 8 del mattino. Tu devi essere quella nuova. > > dedusse, rivolgendo la sua attenzione a Lucy.

< < Sì… Piacere. > > -rispose timidamente.

< < Levy, puoi lasciarci soli per un momento? > > -chiese, senza tuttavia staccare gli occhi dalla bionda.

L’azzurra sospirò, e facendo l’occhiolino alla nuova arrivata si allontanò. Natsu tese l’avambraccio contro l’armadietto, intrappolando la ragazza che lo guardò circospetta, visto l’evidente tentativo di abbordaggio del ragazzo.

< < Allora, tu sei quella nuova giusto? Credo che in futuro avremmo bisogno di te… > > -mormorò avvicinandosi al suo viso.

< < Come scusami? > > -sbottò

< < Ops, ho parlato troppo. Errore mio. Comunque che ne diresti di uscire qualche volta? Sono sicuro che andremo molto d’accordo.  > > -aggiunse, assumendo uno sguardo ammaliatore dal quale Lucy riuscì a discostarsi con un grande sforzo, nonostante in quel momento avesse seriamente voglia di prenderlo a calci.

< < Scusami… Natsu, giusto? – fece canzonandolo – Credo sia gusto mettere in chiaro una cosa: non ho nessunissima intenzione di diventare una delle tue fan scodinzolanti. Desolata. > > sbottò, con aria di sufficienza.

< < Ma io non avevo intenzione di provarci in quel senso! > > -affermò, mostrando una finta aria scandalizzata.
 
< < Volevo solo diventare tuo amico… > > -dichiarò, avvicinandosi al viso della ragazza che, con sguardo indagatore, fece altrettanto.
 
< < Uhm… chissà perché mi è così difficile crederlo. > > -ribatté
 
Natsu mostrò un irresistibile sorrisetto che le fece perdere un battito, e subito dopo allontanò il braccio, permettendole di passare. Lucy fece per andarsene ma Natsu la fermò per l’avambraccio. La bionda si voltò infastidita.
 
< < Ma… tu lo hai percepito vero? > > -mormorò, guardandola intensamente negli occhi con aria seria.

Lo guardò perplessa. Cosa intendeva? Perché si era fatto serio ad un certo punto?

< < Vedi...- >  >  

< < Natsu. Ora piantala! Non è né il luogo né il momento. > > -intervenne la ragazza dai capelli rossi, dietro di lui.

< < Okay Erza. Agli ordini. Dai Gray smettila di pomiciare! Muoviti. > > -lo richiamò Natsu allontanandosi con Erza, seguiti poi da Gray.

Lucy restò a fissarlo ancora per qualche minuto, fino a che non svoltò l’angolo. Cosa aveva voluto dire? Successivamente durante la pausa pranzo, Lucy, Juvia e Levy si sedettero ad un tavolo all'esterno.

< < Ehi Levy… ma si può sapere che problemi ha quel Natsu?! > > - bofonchiò la biondina fissando il ragazzo che poco più avanti, poggiato contro un albero, chiacchierava amabilmente con un gruppetto di ragazze fin troppo contente della sua presenza.

< < In che senso?  > > - domandò ingenuamente, anche se in fondo sapeva di cosa parlava.

< < Insomma… neanche ci eravamo mai parlati e subito si è avvicinato mettendo il suo viso a pochissimi centimetri dal mio... > > -borbottò.

< < Oh, sei delicatuccia eh? -ridacchiò Juvia- Dai non ci pensare, fa così con tutte! > >

< < C-Con tutte?! > > -ripeté allibita.

< < Juvia! > > -la rimproverò Levy.

< < Che c'è?! E' vero! > > - ribatté, addentando la sua insalata.

< < D-Dai Levy. Non mi importa nemmeno di lui! – chiarì Lucy – Comunque fa davvero così con tutte? > > -domandò, fingendo che la cosa non le importasse.

< < Già. – confermò – Però non essere troppo dura con lui. Anche se non ne parla mai, ha perso i suoi genitori a causa di un killer o qualcosa del genere... > > - continuò assumendo un’ aria pettegola.

< < Quindi infanzia difficile... > > -iniziò Levy.

< < ... Uguale ragazzo difficile.> > continuò Juvia, quasi divertita.

< < Dovevo immaginarlo... - sospirò - comunque sia è odioso! Guardatelo: è completamente circondato dalla ragazze e... ci saluta! Che idiota!  > > sibilò Lucy, infilzando con la forchetta un'oliva, sotto lo sguardo divertito di Juvia e sarcastico di Levy.
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Nel frattempo Gray si avvicinò a Natsu, che tentava di tener a bada le sei ragazze intorno a sé.

< < Ah, Natsu avevi promesso che uscivi con me! > > -si lagnarono in coro, mettendo il ragazzo con le spalle al muro.

< < Ehi testa calda, vieni qui un momento.> > -intervenne Gray, avvicinandosi.

< < Scusatemi ragazze, il dovere mi chiama... > > -dichiarò, allontanandosi con l’amico e tirando un sospiro di sollievo.

< < Ehi Gray! Grazie di avermi liberato di quelle ochette! Sono insopportabili... > >

< < Natsu... > > -sussurrò Erza avvicinandosi minacciosamente alle sue spalle.

< < E-Erza! > > -esclamò, rabbrividendo.

< < Sei uno stupido! – gridò, atterrandolo con un pugno – Stavi per spifferarle tutto vero?! Non sappiamo ancora se è una di noi! Quindi non fare casini e sta al tuo posto! > >

< < Ahi Erza! Sei sempre così crudele con me! > > si lagnò.

< < Comunque sia... è come temevamo. E' uno di loro... > > -sbuffò Gray, cambiando discorso.
 
L’espressione insofferente di Natsu cambiò in una divertita ed eccitata. Battendo un pugno contro il palmo dell’altra mano, mostrò un sorriso sfavillante.

< < Bene! Sono tutto infuocato. La caccia è aperta! > >

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Capitolo 3
*** La verità svelata ***


La verità svelata.
 
La giornata era passata molto velocemente. Dopo la scuola Lucy, Levy e Juvia erano andate in centro a fare compere. La prima conosceva da poco tempo quella città, ma poiché era vissuta per anni in una metropoli di gran lunga più grande come Tristan, Magnolia non era poi un granché.
 
Lo sguardò di Lucy si era posato diverse volte sui militari che, sparsi un po’ ovunque, se ne stavano ataccati ai propri walkie-talkie per fare rapporto. Era dopotutto la loro presenza l’elemento fondamentale che faceva ricordare a tutti i cittadini della guerra fredda che da molto tempo era in corso con lo Stato di Tristan.
Mentre Juvia spettegolava su quanto trovasse i soldati estremamente sexy e mentre Levy pensava continuamente al suo ragazzo più grande Gajeel  - anche lui nell'esercito - , Lucy continuava a pensare alla frase di Natsu.

< < L'hai percepito anche tu, vero? > >
 
Che cosa aveva volute dire? Avrebbe dovuto prendere quella frase come uno scherzo e non avrebbe dovuto pensarci più ma la riteneva stranamente seria. Quasi come se avesse davvero percepito qualcosa ma che non se ne fosse accorta.
L'atmosfera era tranquilla ed il Sole aveva iniziato a tramontare quando per le ragazze era arrivato il momento dei saluti.  Lucy, con la testa colma di pensieri, si incamminò verso casa sua.
O forse al luogo in cui viveva, poiché con suo padre all'interno, niente si sarebbe potuto definire “casa”.
Suonò al citofono dell’immensa abitazione e dopo qualche attimo in cancello imperiale di aprì. Varcò la soglia di casa e si sfilò le scarpe. 

< < Ehi, sono tornata... > >
 
< < Oh bentornata signorina Lucy! – sorrise Lidya, venendole incontro – come è andato il primo giorno? > >
 
< < Ho conosciuta tre ragazze molto simpatiche e… beh anche gli insegnanti sembrano simpatici. Tutto nella norma. > > - commentò freddamente, ancora assorta nei propri pensieri.
 
< < E’ forse successo qualcosa? > > -domandò preoccupata, assumendo un tono amorevole e carezzando la guancia alla ragazza che per lei era come una figlia.
 
Lucy sorrise, stringendole la mano.
 
< < Oh no, niente. Non preoccuparti... senti, dov'è mio padre? > > -chiese con riluttanza.

“Padre” quella parola molte volte le faceva disgusto il solo pronunciarla.
 
< < Oh, il signor Heartphilia è nello studio... forse, dovresti andare a salutarlo...> > -suggerì.
 
< < E perché mai? Se non si degna neanche di salutarmi al mattino, non ha certo bisogno del mio saluto la sera. > > -sbottò.
 
< < Ma Lucy... > >
 
< < Senti, oggi non ho fame. Vado... da un amica. Torno presto: non stare sveglia ad aspettarmi. > > -affermò sbrigativa, non permettendo a Lidya di aggiungere parola.
 
Appena fuori dalla porta si incamminò a passo spedito. Non sapeva bene dove stesse andando, finché non si ritrovò di fronte il parco di Magnolia. Il sole era ormai tramontato del tutto ed il cielo iniziava a tingersi di blu scuro. Si sedette pesantemente su un seggiolino dell’altalena.
Nonostante non si stesse dondolando, si tenne stretta alle catena di ferro arrugginite. Si sentiva incredibilmente depressa ed abbattuta ogni qualvolta il suo pensiero andava al padre. Quanto alla madre, ormai da nove anni aveva quasi del tutto rimosso la sua immagine della proprio mente.
 
La scomparsa di sua madre l’aveva certamente devastata, ma se il padre non fosse cambiato in seguito al tragico e misterioso evento, probabilmente non sarebbero mai arrivati al punto di non parlarsi più. A suo parere, né il padre né la madre le avevano mai voluto realmente bene.
All'improvviso, una figura camminò barcollando verso di lei. Lucy si alzò si scatto, con gli occhi puntati sulla figura sinistra. Arrivata sotto un palo della luce, la ragazza tirò un sospiro di sollievo: era solo il suo professore di lettere.
 
< < Oh professor Turner! E' lei... ma si sente bene? E' strano... > > -mormorò, incerta.

Il professore aveva infatti un ghigno spaventoso in volto. Gli occhi erano diventati scarlatti e brillavano più che mai, mentre i suoi denti erano diventati di colpo molto appuntiti come le unghia della dita e la punta delle orecchie.
 
< < P-professore... io... devo andare! > >

Iniziò a correre disperatamente. Sentiva le gambe intorpidite; aveva voglia di urlare, perché quella cosa la stava seguendo. Cosa voleva da lei? Era davvero il professore di lettere l’essere che aveva visto nella penombra della luce del lampione?
Svoltò per un vicolo, realizzando con orrore che la strada finiva lì, con un muro troppo alto per essere scavalcato. Disperata, tirò un pugno contro il muro, ferendosi una mano. L’essere intanto era fermo davanti l’uscita, come a volerle far capire di essere in trappola.
E lo era infatti. L’essere mostruoso si leccò avidamente le labbra, mostrando la lingua biforcuta. La paura la paralizzò per qualche secondo.
 
< <  Ma che cosa sei…  > > -mormorò, notando con fastidio quanto la sua voce apparisse come un sussurro.
 
Indietreggiando, finì per inciampare in un sacchetto della spazzatura dietro di lei.
 
< <  Ti sei persa ragazzina?  > > -chiese malignamente l'essere mostruoso, decidendo finalmente di avanzare.

Gli occhi di Lucy si riempirono di lacrime. Era la fine, non aveva scampo. Il professore le saltò a dosso, tenendole ferme le braccia.
Cercò di liberarsi ma le sue gambe sembravano paralizzate. L'essere mostruoso cominciò a leccarle il viso, scatenando l'orrore della ragazza che fu riassunto in un grido acuto.

Quella creatura dalle sembianze così simili al suo professore fece per azzannarle il collo ma all'improvviso ci fu uno sparo.  Si allontanò da Lucy emettendo uno stridio.
Del sangue scarlatto gocciolò dalla sua spalla. Con gli occhi furenti l'essere mostruoso si voltò verso una figura in lontananza. La luce della luna metteva in risalto il sorriso compiaciuto della figura che assumeva sempre di più le fattezze di un ragazzo.

Con un salto passò oltre il muro dietro di Lucy scomparendo. La ragazza aveva ancora gli occhi pieni di lacrime ma non si mise a piangere. Era rimasta ferma, seduta per terra a guardare il ragazzo che si stava avvicinando velocemente verso di lei.
Indossava ancora la divisa scolastica della sua scuola. Impugnava con la mano destra un pistola d'acciaio, dalla quale ancora fuoriusciva del fumo. La cosa più curiosa era la sua sciarpa bianca, con ricami neri inusuali, all’apparenza con la tipica forma delle scaglie di un rettile.
Era lui. Era Natsu. Quest'ultimo si avvicinò verso Lucy, ancora più spaventata che sorpresa di vederlo impugnare una pistola.
 
< <  Allora, te ne starai ancora per molto per terra oppure mi dai una mano? > > -incalzò Natsu, perplesso.
 
< < Eh? C-C'era quella cosa spaventosa... e tu! E poi c'erano i suoi canini e... e stava per violentarmi e... > >
 
Lucy smise di parlare quando vide che Natsu si stava letteralmente piegando in due dalle risate.
 
< < Ahahah! Violen-? Ahaha violentarti?! > >
 
< < Che cavolo ridi?! Non è forse vero?! > > -replicò arrabbiata.
 
< < Ma voi ragazze siete tutte stupide?! Quello voleva mangiarti, altro che violentarti!  > > -tagliò corto.
 
< < Eh?! > > -ripeté, sconvolta.
 
< < Sei delusa? Beh se proprio volevi fare la generosa con qualcuno posso offrirmi io… Mi piace accontentare gli altri. > > -mormorò con voce suadente, avvicinandosi alla ragazza che lo fulminò con lo sguardo.

< < Chiudi il becco! Sei solo un pervertito! > > esclamò, irritata.

Tentò di alzarsi ma un dolore al ginocchio l'affliggeva. Il ginocchio era sbucciato e perdeva sangue.
 
< < Sei ferita? > > -chiese, facendosi serio.
 
< < Sì ma non è niente!  > > -rispose, seccata.
 
< < Uffa... dai fa vedere!  > >

Natsu strappò con disinvoltura un lungo pezzo di stoffa dalla sua camicia e chinandosi verso la ragazza lo legò intorno alla ferita. Lucy osservò attentamente le dita affusolate del ragazzo, quasi ammaliata.
 
< < Questo dovrebbe fermare il sangue. Ti fa ancora male? > >
 
< < No... – mormorò, alzando lo sguardo ed incontrando quello del ragazzo – ti ringrazio... Sia per avermi salvata che per questo... > >

Lucy lasciò che un timido sorriso solcasse il suo viso. Natsu ricambiò facendole l’occhiolino.
 
< < Bene, ora andiamo a prenderlo! > > -esordì, alzandosi e aiutandola a sua volta.
 
< < A-A prendere chi?! > >
 
< <  La creatura ovviamente! > > -affermò con ovvietà, cominciando a camminare.

Lucy seguendolo gli sbarrò la strada.

< < Aspetta! Ma sei impazzito?! Lasciamo che la polizia se ne occupi e... > >

Natsu la guardò perplesso, come se stesse parlando con una ritardata.

< < Sei sempre più strana! Ma secondo te quei buoni a nulla dei manichini del governo possono mai riuscire a uccidere quella cosa? > >
 
< < Beh, tu con la tua pistola lo hai ferito! > >
 
< < Ma la mia è speciale! – sorrise compiaciuto, ricominciando a camminare più velocemente - I proiettili qui dentro sono appositi per eliminare mostri del genere. > >
 
< < M-ma! > >
 
< < Che c'è? – sbottò fermandosi – Non dirmi che hai paura! > >
 
< < Certo che ho paura idiota! Sono quasi stata violen - ehm mangiata da quella cosa! E per di più è il nostro insegnante di lettere! Ho tutto il diritto di essere spaventata. Sei tu quello strano, dato che non sei affatto turbato! Cos'è, come attività extracurriculare te ne vai in giro armato a fare Rambo?! > > -ribatté, con la voce rotta.
 
Come poteva essere così tranquillo?
 
< < Sei davvero rumorosa per essere una che stava per diventare il dessert di quell'ex-umano! > >
 
< < Ex-umano? Ma di che stai parlando?! > > -domandò esasperata.

Natsu ad un tratto si fermò e assumendo un’espressione concentrata socchiuse gli occhi.
 
< < Natsu? Ehi? Mi senti? > >
 
< < Zitta. Lo senti anche tu? > >
 
< < Si può sapere che cos'è che dovrei sentire? Anche oggi a scuola l'hai detto... > >
 
< < Wow, sei davvero una principiante! Beh comunque sia devi cambiarti... togliti i vestiti-! > >
 
Prima ancora che potesse completare la frase finì a terra a causa di un pugno sferratogli da Lucy, che lo guardò alla stregua di un maniaco.
 
< < ... Mi hai frainteso! > >
 
< < Pervertito! > >
 
< < Ah stanno arrivando! > >
 
La bionda si voltò e in lontananza vide un furgone che si fermò davanti a loro. Alla guida vi era Levy, che abbassò il finestrino del veicolo e la salutò con un sorriso.
 
< < L-Levy?! > > -fece perplessa, avvicinandosi al camion.
 
< < Oh, ciao Lucy! > > - sorrise la piccoletta, sporgendosi dal finestrino.
 
< < M-Ma che ci fai qui? > >
 
< < Beh... - dal furgone uscirono anche Gray e Erza - ti spiegheranno tutto loro! > >
 
< < Salve Lucy! Non ci siamo ancora presentate. Mi chiamo Erza Scarlett. E lui è Gray Fullbuster. > > -esordì la ragazza dai capelli rossi.
 
< < Come va? > > -sorrise Gray, anch’esso con totale disinvoltura.
 
< < C-Che ci fate tutti qui?! > >
 
< < Prima devi cambiarti, sei sporca di sangue e il tuo odore può metterci allo scoperto > > -spiegò Gray.
 
< < C-Cambiarmi… > > -gli fece eco, allibita.
 
< < Ecco a te! - fece Natsu, lanciandole al volo dei vestiti e facendole cenno di cambiarsi dentro il furgone. - Cambiati in fretta! > >
 
< < V-voi siete tutti matti! > >
 
< < Per favore Lucy, è una questione di vita o di morte. Fa come ti diciamo e ti sveleremo tutto. > > la pregò Erza in tono amorevole.
 
Lucy la fissò negli occhi, notandone lo sguardo sincero. Se quello che doveva fare per ottenere delle spiegazioni era cambiarsi, allora lo avrebbe fatto. Così,rassegnata entrò nel furgone e si cambiò. Dopo qualche minuto uscì con i vestiti che le aveva dato Natsu: Un paio di pantaloncini a jeans, una fascia nera per il seno, una bandana verde militare e degli stivaletti di camoscio.
 
< < N-Natsu... > > -balbettò imbarazzata.
 
< < Oh, ti stanno bene. Ora andiamo! > > -commentò, sorridendo.
 
< < NATSU!! > > -ripeté, ancora più arrabbiata.
 
< < Che c'è? > > -chiese seccato.
 
< < Che c'è? Sono praticamente nuda! Potrei rimettermi i miei vestiti per favore?! > > -implorò, imbarazzata.
 
< < Mi dispiace ma non è possibile Lucy...> > -balbettò Levi, tentando di calmarla.
 
< < Oh quante storie! Questi vestiti tengono caldo il corpo e nascondono l'odore. Scoprirai che anche Erza e Levy hanno dei vestiti simili. E se proprio vuoi saperlo, questi sono anche per il mio piacere personale. > > -ammise Natsu, sorridendo.

Lucy a quel punto arrossì violentemente.
 
< < Pervertito! > > -ripeté, facendogli una linguaccia.
 
< < Forza tutti a bordo! > > -ordinò Erza.
 
Levy e Gray si sedettero nei sedili posteriori, mentre Lucy, Erza e Natsu si sedettero davanti. La seconda iniziò a guidare a tutta velocità, tanto che Lucy dovette pregare più di una volta di restarne viva.
 
< < Allora, ho fatto come mi avete chiesto! Ora potreste dirmi che accidenti sta succedendo?! > >
 
< < Ascolta, quello che tu hai visto o meglio quello che ti ha aggredita non è più il professor Turner - cominciò Erza - ma è stato contagiato da un virus letale chiamato HC3. Chi viene colpito sviluppa ben presto una malattia virale, che lo tramuta in... beh quella cosa. Noi li chiamiamo ex-umani, abbreviato in EU. Facciamo parte della società segreta Hunter, mirata a sterminare qualsiasi cosa minacci l'equilibrio degli esseri viventi, in parole povere... > >
 
< < ...Siamo una sorta di acchiappa mostri! > > -continuò Levy.
 
< < M-Ma come può essere?! Questo virus è nato così dal nulla? > >
 
< < Non esattamente –commentò Gray – Noi supponiamo che sia stata opera del Governo. Circa 9 anni fa fu scoperto un laboratorio nel quale si facevano esperimenti sigli umani.  A scoprirne l’esistenza fu un tizio del Governo, che non ne fece parola con nessuno. Fortunatamente, l'allora iniziale presidente dell'Associazione Hunter scoprì anch’esso il laboratorio e anche che all'interno di una siringa dello stesso laboratorio vi era un liquido radioattivo. > >

< < Inoltre secondo degli appunti ritrovati sul luogo, gli esseri umani presi come cavie dovevano essere un decina… ovviamente gli ostaggi erano ormai dei cadaveri, ma all’appello ne mancava uno. Noi supponiamo che gli esperimenti sugli ostaggi fossero falliti quasi tutti, tranne su uno. > > aggiunse Levy.

< < Già… Quel mostro era scappato e andava in giro per la città a mordere più persona possibili. Pochi rimanevano in vita, e quelli che morivano in seguito a un morso di un EU erano fortunati...> > -concordò Erza, tenendo gli occhi fissi sulla strada.
 
< < Fortunati? > > -ripeté.
 
< < Sì. Perché chi rimaneva in vita si trasformava col tempo in quell'essere mostruoso. Il nostro obbiettivo è eliminare quei bastardi e trovare le prove che sia opera del Governo. Siamo dei ribelli. Facciamo parte dell'associazione Hunter e siamo la squadra Fairy Tail! > > -finì Natsu, compiaciuto.
 
< < Ma se il Governo non c'entrasse niente con tutta questa storia?! > > -suggerì la bionda.
 
< < Tks… come se il Governo fosse composto da Santi. Non ti sembra strano che sia stato proprio un tizio del governo a scoprire quel laboratorio e che non ne abbia fatta parola con i media? I pezzi grossi ne dovevano pur sapere qualcosa, eppure non hanno parlato. Questo perché loro sono coinvolti. Anche questa maledetta guerra fredda con lo Stato di Tristan secondo me è una montatura, per distrarci da quello che sta succedendo all'interno del paese. Nient'altro. > >
 
< < ... D'accordo ma dove stiamo andando? E perché devo venire anch'io? Cosa c'entro io con questa storia?! > >
 
< < Anche tu sei un Hunter, Lucy. Quello è un EU con capacità diverse: gli umani che vengono contagiati da poco dal virus nei primi tempi possono mantenere la loro forma umana. Ma di notte possono smetterla di assumere quelle sembianze per andare a caccia. Davanti ad un umano, preda o no, subito tornano ad avere sembianze umane ma tu sei riuscita a vedere la sua vera natura, grazie alle tue capacità extra sensoriali. Insomma è l'ABC di un Hunter. > > -spiegò Gray, assemblando nel frattempo i pezzi di una pistola.

< < Durante il giorno è molto difficile poter vedere la loro vera natura, ma noi quattro ci eravamo già accorti che aveva qualcosa di strano. Odorava di carne in putrefazione. > > -sibilò Natsu.
 
< < E-E' incredibile... ma io non… che ci facciamo a scuola?! > > -esclamò, alla vista dell’imponente edificio scolastico davanti il quale Erza si era fermata. 

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Capitolo 4
*** Lo sparo della condanna ***


Lo Sparo della Condanna

< < E' incredibile ma, io... che ci facciamo a scuola?! > > -domandò, notando di come Erza avesse appena posteggiato il furgone davanti il cancello della loro scuola. Sporgendosi dal finestrino del veicolo, osservò in silenzio l’enorme edificio scolastico che, nel buio della notte, assumeva un’aria inquietante e tetra.

< < Che domande! Andiamo a farlo fuori! > > -esclamò Natsu, scendendo dal furgone.

Lucy lo seguì, mentre Erza e Gray - armati di due mitra e tre pistole - scavalcarono il cancello per intrufolarsi all’interno dell’istituto..

< < Allora, questa è per te! – incalzò, lanciandole al volo una pistola d'acciaio. – E’ una pistola molto particolare. All'interno ci sono delle pallottole estremamente mortali per gli EU. Le pistole come questa vengono comunemente chiamate RoseGun. > > -spiegò mettendo la sicura ad alcune pistole per poi riporle in ogni tasca disponibile.

< < C-cosa dovrei farci?! > > - balbettò, anche se in fondo sapeva la risposta.

Il rosato la osservò per un momento con un’espressione parecchio seria in volto, tanto che Lucy rabbrividì.

< < Credevo fosse ovvio. Miri al professore e... bang! > > -sibilò, canzonandola.

< < N-Non ne sarei capace nemmeno volendo! I-Io non voglio uccidere nessuno! Che si tratti di un essere umano o di un alieno o di un vampiro scintillante! > > -protestò, impressionata dalla leggerezza con la quale il ragazzo parlava della morte di qualcuno.

< < Ascoltami bene: – sbottò, afferrandola per l’avambraccio e avvicinandola a sé contro la volontà della diretta interessata – Questo non è un gioco. Non ti ho salvata per poi lasciare che le tue stupide idee da principessina viziata ci facciano ammazzare tutti! > >

Lucy sussultò e abbassò lo sguardo. Principessina viziata… Nessuno l’aveva mai chiamata in quel modo. Inoltre non avrebbe mai creduto che il voler difendere la vita a qualunque costo implicasse l’essere giudicata in quel modo.

< < Quindi mi hai salvata solo perché sono una tua pedina? > > -replicò, offesa da quell'eccessiva sincerità.

< < Per questo e anche perché il mio compito è preservare la salvezza degli esseri umani. E tu in quel momento stavi per diventare il sandwich di quella cosa, quindi sei in debito con me: ora noi andremo là dentro, faremo saltare la testa in aria al caro professore – che ci ha anche lasciato una ricerca di 7 pagine, quel bastardo – e ce ne torneremo a casa felici e contenti, chiaro?! > > ordinò, assumendo un tono autoritario.
Benché fosse assolutamente contraria a quella forma di violenza riservata esclusivamente ad un essere spaventoso che fino a pochi minuti prima la avrebbe divorata senza pietà, non poté far altro che accettare la situazione con estremo scetticismo.

< < C-Chiaro... > >

< < Bene, ora andiamo! > > -incalzò, dando la mano a Lucy per aiutarla a scavalcare il cancello. Una volta entrati a scuola (Natsu aveva sorprendentemente le chiavi ), i due avanzarono lentamente.

L'atmosfera era tranquilla ma contemporaneamente tesa. Il ragazzo camminava a passò sicuro ma lento per il corridoio del terzo piano, seguito da Lucy che camminava  incerta e terrorizzata. L’unica fonte di luce era quella prodotta dalla luna che penetrava dai vetri delle finestre.

< < N-Natsu... d-dai accendiamo le luci! > > -mormorò, con il cuore in gola

< < No. Se le accendiamo la feccia si renderà conto della nostra presenza... > >

< < Ma dove sono Erza e Gray? E perché Levi è rimasta sul furgone? > >

< < Beh, Levy solitamente è una frana con cose del genere. Ma quando si arrabbia o si ingelosisce... brr! Non voglio nemmeno pensarci! > >

Nonostante conoscesse Levi da poco tempo, Lucy non riusciva ad immaginarsela con un’espressione di rabbia, tantomeno nell’intento di atti bruti o malvagi.

< < E' qui > > sussurrò Natsu, interrompendo i suoi pensieri.

Un secondo dopo davanti a loro si presentò la creatura che aveva aggredito Lucy, questa volta ancora più mostruosa. Il profilo illuminato metteva in risalto i suoi occhi scarlatti e la sua bocca, dalla quale pendeva della bava.  
Natsu velocemente estrasse le due pistole dalle tasche dei pantaloni. Aveva un espressione fiera e compiaciuta, quasi come se l'adrenalina aumentasse ancora di più la fiducia in se stesso. La bionda indietreggiò, sentendosi le gambe pesanti come due blocchi di cemento.

L'ormai ex professor Turner fece dei piccoli movimenti con il corpo, ma il rosato lo seguiva con lo sguardo, senza staccargli gli occhi di dosso. Barcollando all’indietro, Lucy urtò un armadietto. Fu allora che l’EU decise di attaccare: con un enorme balzo arrivò al soffitto dove vi rimase attaccato come un ragno.

Natsu immediatamente puntò le pistole contro il mostro che fece nuovamente un grande balzo all’indietro. Il ragazzo sparò ma lo mancò di qualche millimetro, mentre i proiettili esplodevano in aria.  
L'UE si mosse troppo velocemente: prima che Natsu potesse raggiungerlo, si arrampicò sugli armadietti dove, camminando perpendicolarmente agli stessi, fece un ultimo salto per assalire Lucy, che inciampò sulle sue stesse gambe e finì per terra. Istintivamente, Natsu le lanciò al volo la pistola, con quale la ragazza sparò ad occhi chiusi. Aveva sorprendentemente fatto centro.

Ciò che vide non appena i suoi occhi si riaprirono, fu il professor Turner che con un buco sanguinante sullo stomaco si contorceva sul pavimento a pochi metri da Natsu. Il colpo sparato dalla bionda lo aveva infatti scaraventato verso Natsu, che con un calcio lo aveva definitivamente messo al tappeto.
Con orrore, lasciò scivolare via dalle mani tremolanti l’arma con la quale aveva ferito il professore di lettere. Sentiva il corpo freddo e la testa bruciare.

< < Ma sei impazzita?! Scema non devi mirare senza nemmeno guardare!! > > -urlò dandole un colpetto in testa.

< < Ahi! M-Ma... Natsu sta soffrendo! Aiutiamolo! C'è una cassetta del pronto soccorso e... > >

Lucy smise di agitarsi, poiché che Natsu stava nuovamente ridendo a crepapelle. Il suono della sua voce, per quanto potesse essere roca e attraente, a Lucy in quel momento parve solo disgustosa. Come poteva ridere in quel modo della fine di una vita?

< < E' un nostro nemico non dobbiamo curarlo, accidenti! > > - esclamò, assumendo un'espressione prima accigliata e poi innervosita. Sul posto arrivarono in quel momento anche Gray ed Erza.

< < Oh, bel lavoro Natsu! > > -fece Erza, mettendo il piede sopra l'EU che tentava invano di rialzarsi.

< < Oh non sono stato io. Ci ha pensato Miss Io-non-uccido > >-sbottò.

La ragazza lo fulminò con lo sguardo, e non avendone la forza, non disse nulla.

< < Bene, eliminiamolo. > > -propose Gray, puntando la sua pistola alla testa dell'EU.

Quest'ultimo, con le ultime forze rimaste, tentò di scagliarsi contro Lucy, ma il rosato premette prima del moro il grilletto, che lo finì completamente. Dell'EU rimase solo polvere, che scomparve nel giro di qualche secondo. Il tremolio dalle sue mani si diffuse in tutto il corpo. I suoi occhi erano leggermente velati di lacrime e si sentiva quasi mancare il respiro.

< < Cavolo Natsu, mi hai tolto tutto il divertimento! Non potevamo semplicemente addormentarlo con le freccette di Erza, e portarlo al laboratorio per esaminarlo?! Sei sempre la solita testa calda! > > -accusò Gray, scontrando la sua fronte contro quella di Natsu, che spinse a sua volta.

< < Chiudi il becco tu! Non sono tenero come te e se non l’hai ancora capito il nostro compito è farli fuori tutti, non giocare all'allegro chirurgo! Cerca di non rammollirti, dannazione! > > -ribatté.

< < Che hai detto bastardo?! > >
 
< < Quello che hai sentito femminuccia! > >

< < Adesso basta! > > – ordinò Erza, atterrando i due con un colpo del suo mitra.

Dopo aver abbondantemente messo a tacere i due, si voltò verso la bionda e l’aiuto a rialzarsi. Lucy non osò proferire parola. E cosa avrebbe dovuto dire poi? Si sentiva combattuta. Da una parte, le loro azioni erano state nobili: se non avessero messo fine alla sua vita, avrebbe di sicuro ucciso parecchie persone. Ma non riusciva comunque a perdonarsi di aver sottratto la vita a qualcuno.

< < Ascolta Lucy, noi vorremmo chiederti di unirti a noi. > > -propose Erza, una volta usciti dalla scuola.

< < Eh? Unirmi a voi? > > -ripeté, avvertendo la sua voce come un sussurro smorzato.

Quelle parole risuonarono nella sua mente per diversi secondi.

< < Sì – confermò Gray – Ti capiamo sai? Nessuno di noi è, come dire, entusiasta del proprio ruolo. Ma è questa la realtà dei fatti. Questi esseri esistono e se vogliamo salvare la vita degli esseri umani non abbiamo altra scelta. > >

< < Il dilemma è sempre uno, Lucy – esordì Levy, scendendo dal furgone – O loro, o noi. Comunque, non sei obbligata ad unirti a noi. > >

< < Ma il tuo aiuto ci serve Lucy. Queste pistole non possono essere maneggiate dalla persone normali. Ma tu sei riuscita a colpire l'EU senza nemmeno prendere la mira, e questa è la prova assoluta che sei una di noi. > > -aggiunse Erza, avvicinandosi al furgone.

< < Sentite, io non ho idea di cosa sia successo stasera ma... non ho intenzione di mischiarmi a tutta questa storia! Io, Io non sono come voi! Sono una ragazza normale! Cado continuamente, ho paura dei ragni e al momento la mia unica preoccupazione sarà cercare di non sembrare colpevole, quando tra qualche settimana ci verrà comunicato la scomparsa del professore. > > - esclamò, con la voce ormai rotta.

< < D'accordo Lucy, se questa è la tua decisione... > >

< < Ma che dici Erza?! > > -la interruppe Natsu.

< < Fa silenzio Natsu! Lucy non è una bambina e sa decidere da sola. Comunque se mai cambiassi idea, facci un fischio. > > -le sorrise.

< < Mi spiace che questa storia ti abbia sconvolta… Senti, devo chiederti di non parlare a nessuno di questa storia... > > -mormorò Levy.

< < Non mi crederebbe nessuno comunque sia... > >

Natsu sospirò rumorosamente e si avvicinò alla ragazza, che alzò timidamente lo sguardo verso di lui. Sicura che avrebbe incontrato uno sguardo arrabbiato e deluso, si sorprese quando notò la sincerità nei suoi occhi, mista ad un leggero rossore sulle guance.

< < Senti... prendi questa, in caso di necessità... > > sbottò con riluttanza, dandole una RoseGun.

< < Ti ringrazio ma, non voglio andare in giro con un arma... sono sicura che non mi servirà più. Ho solo bisogno di rimettermi la mia divisa e di andare a casa. > > -rispose, passandogli a fianco.

Entrò nel furgone e si cambiò velocemente. Non voleva rimanere in quel posto un minuto di più. Dopo qualche minuto uscì con addosso la divisa, e in mano i vestiti che le aveva dato Natsu.

< < Lascia almeno che ti accompagniamo... > > -suggerì Gray.

< < No,  tanto casa mia è vicina. – rifiutò, dando i vestiti in mano ad Erza – Ho bisogno di stare sola. Scusate. > > -mormorò infine, allontanandosi.

Dopo che fu sicura che il furgone avesse preso per un 'altra via, si mise a correre più veloce che poteva. Sentiva il cuore pesante come un mattone e le gambe, per quanto avrebbe in quel momento voluto che spiccassero il volo, sembrava andassero ad una velocità minima.
Lei non era come loro e dopo quello che era successo non voleva aver mai più a che fare con quella storia. Alla fine arrivò a casa, dove vi era ancora una piccola luce accesa. Erano ormai le undici di sera e Lucy entrò silenziosamente in casa. Ad attenderla c'era la signora Lidya, in camicia da notte, seduta su una sedia che beveva cioccolata calda.

< < Ciao... Lidya. Scusa se ho fatto tardi… Mi dispiace. > > -tagliò corto, dirigendosi verso le scale.

< < Oh Lucy siete tornata! Ero un po' in pensiero, perché qualche ora fa ero andata dalla nostra vicina, quella in fondo alla strada. E mi ha detto che suo figlio è tornato a casa sconvolto, perché ha visto un essere mostruoso... > >

Lucy trasalì, rimanendo ferma davanti le scale.

< < D-Davvero? Be', non preoccuparti... non è successo niente. > > -balbettò, continuando a camminare per tornare in camera sua.

Prima di entrare, gettò un’occhiata fugace alla stanza dove vi era lo studio del padre. La luce era spenta. Poteva significare solo una cosa: era nuovamente partito, sicuramente durante il pomeriggio. Fissò il pavimento. Quando Jude partiva per lavoro, in genere ritornava a casa dopo un mese, minimo due settimane.
Non che la sua presenza cambiasse poi molto, ma ogni tanto cedevano anche le barriere che il suo orgoglio le aveva creato intorno. Per un attimo, provò addirittura nostalgia. Si morse un labbro ed entrò nella sua camera, dandosi della stupida. Aveva avuto una giornata parecchio intensa – per non dire distruttiva – e non era proprio in vena di occuparsi anche del padre.

Dopo essersi messa il pigiama - un pantaloncino ed una canottiera aderente – sentì dei rumori provenienti dalla cucina. Era il rumore di un vetro rotto. Che Lidya avesse fatto cadere qualcosa? Fu però un grido straziato a catturare la sua attenzione. Subito scesa le scale e non appena si recò in salone, vi rimase paralizzata: una donna apparentemente bellissima stava facendo qualcosa al collo di Lidya.

La donna lasciò cadere il corpo della domestica – ormai senza vita – a terra con non curanza. Aveva la bocca sporca di sangue, occhi rossi e canini appuntiti. Il cuore della ragazza si agitò come un matto, quasi volesse uscirle dal petto. Sentiva nuovamente le gambe intorpidite e l’unica cosa veramente vivida che percepiva dentro di sé era il panico che, in quel momento, l’aveva fatta sua prigioniera con un gruppo alla gola.

< < N-non può essere... > >

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Capitolo 5
*** Vita e Morte ***


Vita e Morte

< < N-Non... può essere > > mormorò, con il viso dipinto dalla paura.

La donna ancora sporca del sangue della signora Lidya si avvicinò a Lucy, le cui gambe cominciarono a tremare e a diventare improvvisamente pesanti come macigni.

< < Ma tu... che cosa sei?! > > -fece, tentando di indietreggiare, quando il viso della donna era a pochi centimetri dal suo.

Finì per inciampare e per cadere pesantemente. La nemica si sedette sui talloni e le bloccò i polsi, mentre una goccia di sudore freddo scese dalla mia fronte corrugata in un’espressione di puro terrore.

< < Ehehe... il tuo sangue ha un odore delizioso... posso, assaggiarlo?! > > -domandò bramosa, avventandosi su Lucy, che prontamente le diede un calcio sul viso.

La donna indietreggiò di qualche passo, mentre la ragazza si rialzò velocemente e cominciò a risalire le scale di corsa, non sapendo cosa fare.

< < Adoro cacciare!! > > -urlò, superandola in velocità fino a trovarsi di fronte a lei in un attimo.

Lucy indietreggiò, si aggrappò alla ringhiera di legno della scale e saltò giù. Atterrò con estrema agilità, della quale fu lei stessa sorpresa. La donna dai lunghi capelli turchini fece lo stesso, continuando poi ad inseguirla. Adorava cacciare in quel modo; se la sua preda si arrendeva immediatamente al suo volere, dopotutto, che gusto c’era?  
La bionda scivolò a causa di un tappeto, finendo a terra e sbattendo violentemente. Strizzò un occhio per il dolore. La donna le saltò addosso e ribaltandola le bloccò le braccia oltre l’altezza delle spalle.

< < L-Lasciami andare!! > > -urlò, cercando di liberarsi.

< < Prima fammi bere il tuo sangue, poi ne parleremo… > > rispose, mantenendo nella sua voce il tono candido e avvicinando i canini al collo scoperto della giovane che, completamente nel panico, cacciò un grido acuto.

In quell’istante la porta si spalancò. La donna si allontanò velocemente da Lucy che alzò lo sguardo: davanti alla sua porta vi era Natsu, con la sua preziosa sciarpa al vento ed il suo solito sorriso sghembo. Il suo cuore si alleggerì per qualche istante; che fosse venuto a salvarla?

< < M-Maledetto! Sei un Hunter vero?! > > -ringhiò, incrinando la natura del suo bel viso in un ghigno spaventoso.

Natsu estrasse dalla tasca la sua pistola d'argento e prese la mira con apparente calma. La donna lo anticipò. Movendosi con estrema agilità e rapidità, si presentò alle spalle del rosato, dove con un calcio violento lo scaraventò addosso alla bionda, finendo per sormontarla.
L’espressione del ragazza non era affatto sofferente o irritata, ma bensì quasi beata della situazione. Lucy arrossì di colpo e con uno spintone lo allontanò.

< < N-Natsu! T-Togliti!! > > -esclamò, divenendo rosa in viso.

< < Uffa, so che non era il momento però potevi essere più gentile... > > -borbottò, facendo l'offeso.

Lucy lo guardò allibita. Come poteva scherzare anche in una situazione come quella? Più lo conosceva, più temeva di non riuscire mai a capirlo.  Nel frattempo la donna riprese la corsa, saltando verso Natsu per dargli un altro calcio.

< < Natsu dietro di te! > > -lo avvertì Lucy.

Lei, ancora per terra, abbassò il busto mentre Natsu si rialzò e la colpì in pieno volto con un gancio destro. Indirizzò poi il pugno verso il basso e la donna finì per terra.

< < F-Fantastico! > > -si stupì Lucy.

< < Tieni! – fece, lanciandole al volo una pistola – All’interno ci sono pallottole di legno: ti saranno utili! > >

< < P-Pallottole di legno? > > -ripeté, venendo colta da una strana idea.

Lucy – in parte titubante – cercò di prendere la mira e di mantenere la calma. I due sfidanti avevano nel frattempo ricominciato a lottare rapidamente, tanto che tenere gli occhi sulla nemica si rivelò incredibilmente difficile. Natsu nel frattempo schivava la maggior parte dei colpi della donna ma non riusciva a colpirla a sua volta nei punti vitali.
La donna ad un certo punto graffiò con i suoi artigli il braccio del ragazzo. Quest’ultimo, innervosito, fece un salto mortale e atterrando alla sue spalle, le bloccò le braccia. Era il momento giusto per sparare.

< < Adesso Lucy!! > > -ordinò.

Lucy deglutì e sparò. Nell’ultimo istante l’avversaria riuscì a muoversi, ed il colpo andò a segno sulla gamba, causandole nonostante tutto dolore a sufficienza perché Natsu potesse costringerla a terra. Tirò fuori agilmente un paletto di legno, che le conficcò nel petto. Il suo corpo divenne in quell’istante raggrinzito e dal colore spento.

< < Ricordati, non è mai bello farmi incazzare. Vampiro. > > -sibilò, estraendo l’arma lignea.

Nel giro di pochi secondi diventò un mucchietto di cenere, sotto gli occhi esterrefatti di Lucy e quelli soddisfatti di Natsu. Gli si avvicinò con cautela, poi gli tirò una guancia con sguardo assassino.

< < Non mi avevate detto che esistevano anche i vampiri! > > -sibilò, mentre Natsu rabbrividì.

< < E’ stata solo una dimenticanza… - sorrise nervosamente – Ma piuttosto, sento odore di sangue. Sei ferita? > >

< < No, io no ma… > >

Spalancò gli occhi. Incredibilmente, per un attimo se ne era totalmente dimenticata. C’era qualcuno in quella stanza che sanguinava. Qualcuno a lei molto caro. Si voltò verso il corpo steso a terra e si precipitò con gran fretta.

< < Signora Lidya! E' tutto a posto! Signora Lidya? > > -la chiamò, strattonandola.

Tentò inutilmente di svegliarla. Il sangue gocciolava ancora da suo collo e l'espressione su volto di Lidya era di una calma inquietante. Il suo corpo iniziava a diventare freddo. I suoi occhi erano chiusi e non accennavano ad aprirsi.
Natsu si alzò silenziosamente ed inginocchiandosi, le poggiò una mano sulla spalla. Avvertì un groppo in gola. Non poteva essere. La sua governante ed amica era… morta?

< < Natsu! Presto chiama un 'ambulanza! > > -urlò, senza staccare gli occhi dal corpo senza vita.

< < Lucy... mi dispiace... > > -mormorò, sincero.

< < N-No. Dai Natsu... chiama... l'ambulanza... > > -ripeté, in tono supplicante.

Natsu non aggiunse altro, limitandosi a starle accanto in silenzio. Gli occhi di Lucy si inondarono di lacrime. Strinse i denti, tentando di non piangere. Strattonò ancora una volta la signora Lidya, che non accennò a muoversi.
Il rosato la fece voltare verso di sé e l’abbracciò. Lucy si strinse alla sua camicia e scoppiò in un pianto disperato. Le sue lacrime bagnarono immediatamente anche il volto del ragazzo. Si sentiva a pezzi. Cosa avrebbe fatto? Come avrebbe spiegato alla famiglia di Lidya ciò che era successo? Successivamente, Natsu l’aiutò ad alzarsi e ancora tremante si sedette sulle scale, nascondendo il viso tra le gambe.

Dopo di che posizionò una tenda sul corpo della domestica. Diede un’ulteriore sguardo a Lucy, notandone la disperazione che ormai l’aveva fatta padrona. Si sentiva parzialmente responsabile; forse, se fosse arrivato qualche minuto prima, la domestica sarebbe ancora viva.
Cercò di scacciare via quei pensieri e chiamò Erza al cellulare. In pochi minuti lei e Gray si presentarono alla grande residenza Heartphilia. Quest'ultima seduta sulle scale - ancora in lacrime - fissava il vuoto.
Nela sua testa si accavallarono diversi sentimenti di rabbia e frustrazione verso se stessa. Probabilmente – pensava – era colpa sua. Se fosse stata più attenta, non sarebbe successo niente. E se avesse accettato la pistola offertagli da Natsu, forse Lidya sarebbe ancora viva.
 
< < Natsu, cosa facciamo del corpo? > > -domandò Gray, sottovoce.

< < Normalmente quando succedono cose del genere bruciamo i corpi, così che non si crei il panico fra la gente alla vista dei cadaveri mutilati o dei segni evidenti rimasti su corpo... ma... > >

< < Ti capisco Natsu... neanch'io me la sento di bruciare questa donna, dato che Lucy le era tanto legata... > >  -lo anticipò Erza, comprensiva.

< < Allora cosa facciamo? > > -chiese Gray.

< < Beh, sapete come la penso su quei buoni a nulla dei manichini del governo ma... non abbiamo altra scelta: chiameremo la polizia e diremo che entrando abbiamo trovato la donna in queste condizioni. > > spiegò Natsu, mettendosi le mani dietro la nuca.

< < Dovremmo però modificare la ferita che ha sul collo... > > -suggerì Erza, cupa.

< < Vuoi dire che vuoi tagliarle completamente la gola?! > > -balbettò Gray, impressionato

< < E' l'unico modo per nascondere i buchi che quel vampiro schifoso le ha inferto... - concordò Natsu - è meglio che Lucy non veda la scena... > >

Così dicendo si avvicinò alla ragazza, mentre gli altri osservavano discretamente la scena.

< < Lucy... vieni, andiamo un attimo fuori... > > -mormorò Natsu, avvicinandosi alla ragazza.

Quest'ultima senza emettere fiato, lo seguì fuori dalla sua abitazione.Natsu si sentiva davvero un verme. Tuttavia conosceva la sensazione che Lucy stava provando. Camminarono per qualche minuto sul prato verde dell’abitazione della ragazza. Il rosato si guardò intorno un po’ spaesato, giurando di non aver mai visto una casa talmente grande. Lucy gli camminava dietro a distanza di qualche passo.

< < Ti capisco... sai? – esordì – Anche se non sembra, anch'io ho vissuto una situazione simile. > >

< < A cosa ti riferisci? > > -domandò lei, apparentemente con la testa altrove.

< < So cosa stai pensando in questo momento. Credi che sia colpa tua, vero? > >

La ragazza finalmente posò gli occhi su di lui. Strinse i pugni e tentò di capire ciò che stava pensando il ragazzo di fronte a sé. Ma gli occhi neri del ragazzo, misti al buio della notte, rendevano vano ogni suo tentativo.

< < Infatti lo è. Se avessi accettato la pistola che mi hai dato… forse- > >

< < No, non sarebbe cambiato nulla. > > – la interruppe.

< < Come fai a dirlo? > > -mormorò.

< < Perché non potevi in nessun modo sapere che un vampiro avrebbe attaccato Lidya. Avresti potuto prevederlo solo se fossi stata in grado di percepire l’aura demoniaca. E per te, che hai appena scoperto di essere un Hunter, sarebbe stato impossibile. > > -rispose, brusco.

Era dunque quella la verità? Era stato solo un crudele caso del destino?

< < Quindi non colpevolizzare te stessa, come ho fatto io. > > -aggiunse, assorto nei suoi pensieri.

< < H-Hai vissuto qualcosa di simile…? > > -domandò, asciugandosi gli occhi.

< < Già. La mia famiglia è stata massacrata da un EU. Molto probabilmente uno dei primi in circolazione. E' successo tutto sotto i miei occhi e io non ho potuto fare niente... ero solo un bambino quando successe e se lui non fosse arrivato, probabilmente non sarei qui... > > -confidò.

< < Lui chi? > > chiese, voltandosi nuovamente verso di lui.

< < Parlo di Gildarts. Il mio attuale tutore. Cioè… non è proprio il mio tutore legale però lui mi ha insegnato tutto quello che so... quindi è il mio maestro. Anche se a volte sa essere un vero idiota... > > -ammise, lasciando che un piccolo sorriso solcasse il suo volto.

Era la prima volta che Lucy intratteneva una conversazione seria con Natsu.  
Subito dopo arrivò la polizia. Sia Lucy che gli altri furono interrogati come da norma. Levy, arrivata anch'essa sul posto, le propose di dormire da lei. La ragazza accettò volentieri: come avrebbe potuto restare in una casa ormai vuota, per di più ormai diventata la scena del crimine?

La ragazza decise di prendersi una settimana d’assenza dalla scuola per occuparsi delle questioni burocratiche, che tanto le sembravano insensibili e inutili, tranne una. Organizzare un dovuto funerale nella sua casa d’originedella povera signora Lidya; Quest'ultima era - al contrario di Lucy che era nata nel regno di Fiore - originaria di Tristan ed era andata a prestare servizio in casa Heartphilia a causa della povertà che regnava sulla sua famiglia.

Mentre Lidya aveva ottenuto il permesso di soggiorno, ai suoi figli e a suo marito non era stato concesso. Lucy si ritrovò così a dover attraversare il paese per dire quelle parole che, anche preparandosi per centinaia di anni, non avrebbe mai avuto il coraggio di dire.

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Capitolo 6
*** Coinquilini ***


Coinquilini

Lucy quella mattina si alzò di buon ora, pur non avendo chiuso occhio e lasciò un biglietto sulla scrivania di Levy, dove la informava della sua momentanea partenza per lo stato di Tristan. Normalmente spostarsi dal regno di Fiore al regno di Tristan in quel periodo era quasi impossibile, a causa dei combattimenti che si disputavano sui confini.

Ma Lucy agli occhi degli ufficiali non era affatto una persona qualunque: era infatti la figlia del vice Capo di Stato; aveva perciò diversi privilegi, come una squadra d'azione che la scortasse dalla città di Magnolia fino alla periferica città di UnderValley, piccolo distretto della capitale di Tristan, TristanCity.

Tuttavia diverse norme sulla sicurezza dovettero essere rispettate. Il treno su cui viaggiò, per evitare il passaggio nelle zone minate, fece un tragitto più lungo del normale. Dopo ore di viaggio, nelle quali Lucy tentava di nascondere le sue lacrime, arrivò finalmente ad UnderValley.
La cittadina era composta prevalentemente da alberi, muschio e piccole case quasi tutte attaccate, come un piccolo villaggio di gnomi. L'atmosfera era a dir poco ambigua: il verde che ricopriva insistentemente ogni cosa, dalle roccia fino alla chiesa ormai in rovina, rendeva il tutto come un paese alieno. Perfino l’aria pareva verdastra.

Inoltre lo strano distretto composto da circa novecento anime aveva l’aria di essere disabitato. Le strade erano deserte ed i centri abitati erano tetramente silenziosi. Era tutto fin troppo tranquillo. Lucy era cresciuta fino a otto anni nella sua città Natale, Magnolia. A nove anni si era poi trasferita con il padre a TristanCity.

Era dunque cresciute in città caotiche, opposte alla calma sinistra che regnava su quel piccolo paesino di campagna. Non fu nemmeno necessario prendere un autobus per muoversi all'interno del piccolo distretto. Le strade secondaria, sembravano giungere infine – malignamente – tutte alla casa di Lidya.
L'abitazione era formata da due piani con un portico, più un mulino a vento nel campo di coltivazione. Per tutta la durata del viaggio Lucy aveva cercato il modo più delicato per dichiarare alla famiglia quello che era successo alla povera governante.
Ciò nonostante, non era riuscita a formulare un discorso sensato senza pensare alla scena drammatica che sicuramente le si sarebbe presentata davanti. Come poteva rivelare la morte della moglie senza causare un attacco di cuore?

Nella sua testa si accavallarono ancora una volta le orribili immagini del vampiro che, in un nano secondo, le aveva sottratto la vita. Scosse la testa, scacciando quei pensieri e senza nemmeno essersene accorta, si ritrovò sul portico dell'abitazione Welch. Era ferma e immobile, con il pugno pronto a battere sulla porta.
Prima che Lucy bussasse, la porta venne aperta da un uomo con i capelli grigi, alto, dalla carnagione olivastra. Portava la fede al dito ed aveva un’aria amichevole. Doveva essere senz’altro il marito di Lidya.

< < Oh salve, stavo giusto uscendo. Posso aiutarla? > > -domandò l'uomo con un’espressione più che disponibile.

Lucy a quel punto si sentì un dolore allo stomaco e al cuore: stava davvero per distruggere la felicità di quell'uomo? Facendo appello a tutte il suo coraggio, prese un respiro profondo ed iniziò a parlare.

< < Salve... Io sono Lucy Heartphilia... > >

< < Oh ma certo! Lei è la signorina di cui si occupa mia moglie! Prego entri! > > -sorrise, aprendo la porta dietro di sé.

< < No, ecco io... sono venuta... per dirle una cosa... > >

Lucy entrò in casa. La conversazione che seguì, fu davvero straziante. Raccontò all'uomo quello che era successo alla sua povera moglie, senza ovviamente rivelare nulla sul vero colpevole dell'omicidio. Disse inoltre che i funerali si sarebbero svolti nel massimo della riservatezza.

Il Signor Welch iniziò a piangere come un bambino, tanto da far sentire Lucy ancora più in colpa. Infine, fece ancora una volta le sue condoglianze e lasciò casa Welch. Era incredibile, ma dopo aver causato un forte dolore ad una persona l'atmosfera sembrava ancora più seria e ferma. Lucy si avviò rapidamente alla stazione, mediamente vicina. C'era qualcosa però che non andava.

Aveva una strana sensazione, come se qualcuno la stesse seguendo. La camminata divenne così frettolosa. Si stava inoltre alzando il vento, cosa inusuale nel soleggiato stato di Tristan, ma la cosa che più era strana era che quel giorno il cielo era di un color grigio piombo.
Ricordava vagamente dove fosse la stazione. Avrebbe di sicuro fatto meglio ad attendere un autobus o a chiedere indicazioni. Si guardò intorno, realizzando che in giro per la strada non c'era nessuno, quasi come se tutti gli abitanti si fossero rifugiati in casa per nascondersi da qualcosa.
Continuò a camminare, avvertendo più volte l’orribile sensazione di inseguimento. Quando da dietro il fitto degli alberi poté finalmente scorgere l’edificio modesto, si voltò di scatto. Dietro di lei cammina un uomo alto e incappucciato. L'uomo si fermò e le si avvicinò lentamente.

< < L-Layla? > > -mormorò, abbassandosi il cappuccio e mostrando così lo sguardo indagatore.

La bionda rimase sorpresa. Quell’uomo l’aveva chiamata Layla, ovvero con il nome della madre. Che avesse invece semplicemente sbagliato persona?

< < C-Come, scusi? > > -domandò, osservandolo attentamente.

Doveva avere una quarantina d'anni, tuttavia era ancora affascinante. Capelli arancio, quasi sul rosso lunghi fino al collo e pettinati probabilmente con il gel.
L’uomo la fissò per un momento a tratti interminabile.

< < Oh, scusami. E’ che tu assomigli moltissimo ad una mia amica scomparsa molto tempo fa… davvero tanto… > > -sospirò, mostrandole un sorriso imbarazzato.

Più lo osservava, più in lei cresceva come una strana sensazione. Sentiva di conoscerlo o di averlo visto da qualche parte.Come se lo avesse incontrato in una vita precedente. Percepivainoltre un forte senso di nostalgia. Quegli color cioccolato che la fissavano, sembravano essere familiari.

< < P-Per caso, intendeva una certa… Layla Heartphilia?  > > -suggerì.

< < Sì! Esatto! L-La conosci? > > -confermò, agitandosi, quasi entusiasta all’idea.

< < E-Era mia madre. > > -rivelò, sorridendo nervosamente.

< < Oh… Ecco spiegato il motivo. Tu, sei Lucy dunque. > > -realizzò.

< < Sì, sono io. Ehm… ci conosciamo? > >

< < In verità no, ma era amico di tua madre. Mi chiamo Gildarts Clive, molto piacere. > > -affermò, sorridendo.

< < Gildarts? E’-E’ curioso ma non è che conosce per caso un certo... Natsu Dragneel? > >

< < Oh sì. Beh, mi occupo di lui. Ma dimmi, devi tornare a Magnolia, vero? > > -ipotizzò.

< < Esatto. > >

< < Bene, allora perché non ne parliamo meglio in treno? > > -le propose, facendole segno di seguirla.

Era in tutto e per tutto uno sconosciuto e, volendo, avrebbe anche potuto mentirle, ma – non sapendo comunque spiegare il perché – sentiva di potersi fidare di lui. Una volta saliti in treno diretto verso Magnolia, Lucy si sentì subito molto più tranquilla.

< < Allora Lucy, cosa ti ha portata in una cittadina strana e verde come UnderValley? > >

< < Ecco... Sono venuta a dare la notizia di un decesso… La mia governante è morta. > > -mormorò abbassando lo sguardo.

< < Mi dispiace tanto. Le mie condoglianze. E’ un bel gesto da parte tua, sono colpito. > > -fece, sorridendole tristemente.

< < La ringrazio… Ma mi dica signor Clive, come conosce mia madre? > > -domandò, sviando il discorso.

< < Conoscevo molto bene tua madre perché noi eravamo amici al liceo. E in seguito anche colleghi di laboratorio. > >

< < Laboratorio? > >

< < Beh sì, era il nostro lavoro. Tua madre non te ne ha mai parlato, vero? Dopotutto avevi solo otto anni quando è scomparsa… > >

< < Sì, esatto. Però quand’ero piccola sapevo che lavorava in una clinica… ma non penso si tratti dello stesso impiego. > >

< < Uhm… già, infatti non lo è. > > -mormorò, guardando fuori dal finestrino.

Non sapeva perché, ma aveva la sensazione che Gildarts la sapesse molto lunga. Più di quanto volesse far credere.

< < Q-Quindi, sa anche lei che è scomparsa nove anni fa… > >

Si rese conto immediatamente di aver fatto una domanda stupida. Il giorno dopo la sua scomparsa, avvenuta il 7 Luglio 1911, la notizia comparve nelle prime pagine di tutti i giornali e vi rimase per mesi. Si partì da titoli normali come “Scomparsa la moglie del Vice Führer!” ad altri di natura totalmente fantasiosi come “Rapita da una cellula terroristica!” .
Lucy ricordava ancora perfettamente la sera in cui successe tutto. Sua madre tornò improvvisamente dal lavoro che avrebbe dovuto tenerla impegnata per circa una settimana. Abbracciò la figlia e le disse di stare buona, perché sarebbe tornata presto. Ma non lo fece.

< < Oh, si lo sapevo. – rispose, abbassando lo sguardo –Ma se voglio essere sincero, volevo parlarti d’altro.Riguarda... l'associazione Hunter ... > > -dichiarò, abbassando la voce sull'ultima frase.

Lucy sussultò. Come faceva a sapere dell’associazione? Sapeva dunque anche dei vari demoni e mostri sanguinari che vagano indisturbati – o quasi – per le strade di Magnolia?

< < Ehm... ma lei... > >

< < Sì, sono anch'io un Hunter, se è questa la tua domanda. > > -rivelò sorridendo, come se niente fosse.

< < Già... Me lo stavo appunto chiedendo... > > -confermò, ridendo nervosamente.

< < Sai, l'origine dell'Associazione Hunter è molto antica: secondo alcune leggende, i Cacciatori sono degli esseri sovrannaturali, ed il loro istinti di cacciare i demoni predomina su qualunque altra cosa. All’inizio gli unici esseri sovrannaturali che cacciavano erano vampiri e lupi mannari, ma da alcune decine d'anni, la nostra Associazione si è allargata in un campo sempre più vasto, fino ad occuparsi di qualcosa di più oscuro. > >

< < Con qualcosa di più oscuro… intende gli EU? > > -bisbigliò, sempre più interessata alla faccenda.

< < Proprio così. Gli ex umani che non sono altro che le conseguenze degli umani che non sanno stare a loro posto. > >

< < C-Cosa intende con “stare al loro posto”? > > -domandò, confusa.

< < Ti avranno parlato almeno di un laboratorio, scoperto qualche anno fa dove si facevano esperimenti sugli esseri umani, no? > >

< < Ora che ci penso sì, Natsu e gli altri me ne hanno parlato... > >

< < Bene, devi sapere che la mia teoria è che alcune persone stanno cercando di creare delle macchine da combattimento umane. Ovviamente la maggior parte di noi Hunter, pensa che questi esperimenti siano legati al governo ma non c'è niente di certo ovviamente... > >

< < Quindi, secondo lei ci sono persone che tentano di somigliare in qualche modo... a degli Dei. E' giusto? > >

< < Esattamente. Io sono assolutamente contrario agli esperimenti umani, tranne se si tratta ovviamente di trattamenti a scopi medici e curativi. > >

Il treno dopo qualche minuto arrivò a destinazione, sorprendendo entrambi per la velocità. Possibile che il tempo fosse scorso così velocemente? Il sole era già tramontato e Lucy tirò un sospiro di sollievo quanto poté notare il movimento intenso che si percepiva in città.

< < E' stato un piacere conoscerla., signor Clive. > > -fece, salutandolo con un cenno di decoro.

< < Ehm, aspetta Lucy. > >

< < Sì? > >

< < Dove andrai a vivere? Tornerai a casa tua? > >

< < Oh... no. Sa, casa mia è ormai diventato il parco giochi di un gruppo di investigatori e... beh mio padre si è volatilizzato quindi... forse cercherò un appartamento. Al momento sto a casa di una mia amica, ma da loro sono in tanti e non voglio creare disturbo... > >

< < Potresti abitare con me e mia figlia! > > -propose all’improvviso.

< < C-Con voi?! > > -ripeté, scettica.

< < Sì, beh potresti stare in stanza con mia figlia Cana. Va all'università ma la maggior parte del tempo è a casa. > >

< < Non vorrei disturbare... > > -mormorò, imbarazzata.

< < Ma no, nessun disturbo!! > > -replicò, allegro.

Lucy lo guardò per qualche attimo. Sentiva chiaramente di potersi fidare di lui. Ma perché? Dopotutto era un perfetto estraneo… ma d’altronde, che alternative aveva? Non poteva stare da Levy per sempre, e inoltre non sarebbe stata da sola. Inoltre, anche se figlia di un potente uomo d'affari, le disgustava il dover chiedergli del denaro.

< < Andiamo! Sarà solo per un pario di giorni se ti fa stare più tranquilla. > > -le sorrise.

< < D’accordo… accetto. > > -sorrise di rimando, acconsentendo. 

Il pomeriggio seguente entrò così in casa sua.
Sul posto vi era ancora qualche giornalista e i poliziotti avevano ormai trasformato il salone in una vera e propria scena del crimine. Perciò Lucy fece velocemente le valige, mettendo lo stretto indispensabile. Non aveva intenzione di creare problemi a Gildarts, riempiendogli la casa con la miriade di cose inutile che il padre le intimava di acquistare.  

Non aveva dunque portato con sé i vestiti costosi ed eleganti che si ostinava a farle indossare per le serate galanti. Non aveva portato nemmeno un foto dei suoi genitori, ma solo una con Lidya.Dopo aver preso le sue cose, uscì velocemente dal grande edificio bianco che era stata fino al giorno prima la sua casa.

Sull'autobus, dopo aver chiamato Levy dicendole di aver trovato una sistemazione, prese il foglietto che le aveva dato Gildarts poche ore prima, con su scritto l'indirizzo del loro appartamento.
Lucy scese dall'autobus, e si incamminò fino ad arrivare ad un complesso di attici in centro. Gli appartamenti in quel quartiere erano a dir poco costosissimi, quindi si ritrovò a chiedersi se il lavoro da Hunter pagasse bene. L'indirizzo indicava l'appartamento 12 dell'ultimo piano.

Notando il portone aperto, entrò nella hall dove trovò un bancone vuoto e dietro di esso due vie che conducevano a due lussuosissimi ascensori. Il tutto su un tappeto rosso.
Non appena fu salita al ventesimo ed ultimo piano, girò a destra, dove trovò la porta della destinazione. Ad attenderla ci fu Gildarts, che le venne incontro con un gran sorriso.

< < Salve Lucy! > >

< < Ciao... ehm senti, se avete cambiato idea io posso sempre... > >

< < Non dire sciocchezze! Siamo felici di averti qui. Per Cana non ci sarà nessun problema! Su, ti mostro la casa. > > -incalzò, spalancando la porta della casa.

Controllò poi l’orologio.

< < Ops! Scusa, ma devo assentarmi per cinque minuti! > > -disse, allontanandosi.

< < C-Come? Mi lasci da sola? > > -esclamò, intimorita.

< < Non preoccuparti! Cana ti accoglierà nel migliore dei modi! > >

Gildarts era ormai entrato nell'ascensore, così Lucy non poté nemmeno protestare ulteriormente. Prese un bel respiro e, sperando nella buona sorte, varcò la soglia.L'appartamento era davvero bello: circondato da finestre vetrate dalle quali era possibile osservare un panorama mozzafiato, si estendeva sia in larghezza che in altezza e sul soffitto vi erano delle travi in legno.
All'ingresso si trovava un divano rosso in pelle, un focolare acceso, e diversi quadri artistici. Accanto alla porta vi era un piccolo bonsai ed il controsoffitto illuminava quello spazio con una luce dorata.

Il pavimento era in parquet e percorrendo due scalini, si accedeva alla moderna cucina, oltre la quale si estendeva un corridoio. Le pareti erano tinte di un delizioso arancio, il cui colore era steso con una tecnica particolare.
Lucy non poté che restare incantata. Posò le valige all’ingresso, fece qualche passo incerto e si avviò verso la cucina.

< < Ehm... Ehilà? S-Sono Lucy... c'è nessuno? > > -esordì ad alta voce, sperando che qualcuno le rispondesse.

Nessuna risposta. Che Cana fosse uscita? Che fosse oppure sotto la doccia? Convinta di questo pensiero, tornò in soggiorno, dove si sedette rigidamente sul divano in pelle. Dopo un paio di minuti, sentì dietro di lei dei passi: si alzò di scatto e voltandosi verso la figura apparsa, abbassò il busto rigorosamente.

< < Ciao! Sono Lucy, tuo padre mi ha offerto un posto per dormire. S-Se la situazione ti pesa non devi fare altro che dirmelo! Piacere di conoscerti! > > -spiegò tutto d'un fiato.

Il suo interlocutore non rispose. Dopo qualche istante rialzò la testa. Il suo sorriso speranzoso mutò in ghignò di stupore e di imbarazzo. Lo osservò più di una volta, credendo che la sua vista incominciasse a dare cilecca. Con solo un asciugamano addosso, vi era davanti a lei un ragazzo. Capelli a punta rosa, fisico scolpito, un sopracciglio alzato e uno curvo, quasi come se stesse guardando una stupida.

< < EH?! N-Natsu?! > > esclamò, imbarazzata quanto sorpresa.

Il rosato la osservò con lo sguardo torvo, dopo di che fece per sfilarsi l’asciugamano legato alla vita. La bionda arrossì e meccanicamente lo trattenne per il braccio, impedendogli di eseguire quel gesto sconsiderato ed imbarazzante.

< < C-Che diavolo stai facendo?? > > -ringhiò, con voce stridula.

Natsu cercò di assumere un’espressione seria, ma le labbra iniziarono a tremargli, così me il busto. Si mise una mano davanti la bocca e si voltò, sghignazzando divertito.

< < C-Cosa c'è da ridere?! > > -urlò, imbarazzata.

< < Ahaha p-piacere! – rise, piegando il busto – Oh no... Non ti ha mai detto nessuno che sai renderti incredibilmente ridicola?! > >

< < Piu-piuttosto! Cosa cavolo ci fai qui?! > > -osservò, cambiando discorso.

< < Semmai tu che ci fai qui! Questa è casa mia... > > -sbuffò, seccato.

< < C-Che cosa?! > > -domandò, completamente nel pallone.

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Capitolo 7
*** La decisione di Lucy ***


La decisione di Lucy

< < Semmai tu che ci fai qui: questa è casa mia! > > -sbuffò, seccato.

< < C-Che cosa?! >  -domandò, completamente nel pallone.

Ad interromperli fu il suono cristallino del campanello. Natsu, sorpassandola, si avviò verso la porta per aprire ma Lucy lo fermò, bloccandolo tendendo le braccia verso il suo petto scolpito.

< < N-N-Non provare ad aprire! Sei mezzo nudo accidenti! Vado ad aprire io! > > -balbettò, dirigendosi a falcate verso la porta.

< < Oh oh...già fai la gelosa eh? > > -la schernì, con aria maliziosa.

Lucy gli lanciò un'occhiataccia e aprì la porta: davanti a lei c'era Gildarts con in mano un pacchetto di cartone contenente una torta, comprata probabilmente in pasticceria.

< < Guarda cos'ho portato Lucy. > > -canticchiò allegramente, entrando in casa.

< < Gildarts... > > -mormorò.

< < Oh ma guarda ci siamo tutti! Io, Lucy, Natsu... – a quel punto si fermò di colpo, notando la presenza per niente aspettata del ragazzo. - N-N-Natsu?! > > -esclamò, spalancando gli occhi.

< < Yo Gildarts! > > -sorrise, venendo poi atterrato da Gildarts con un colpo sulla testa.

< < Natsu! Quante volte ti ho detto che quando vieni a casa mia devi avvertire?! > >

< < Ahi! – mugugnò, massaggiandosi il punto dolente - Guarda che in fondo questa è anche un po’ casa mia! E poi qual è il problema?! > > -domandò, rimettendosi in piedi.

< < Semplice! Se avessi portato qui una donna- >>

< < Tks... con Cana in casa, dubito che saresti sopravvissuto se ti avesse visto in atteggiamenti compromettenti! Maledizione sei sempre il solito sporcaccione eh?! > > -sibilò divertito.

Lucy assistette a quella tipica scenetta familiare con assoluto stupore. Forse, dormire in una panchina alla stazione degli autobus non era poi una così cattiva idea…

< < Piuttosto, che ci fa la biondina qui?! > > -domandò.

< < M-Mi ha invitata Gildarts! > > -rispose prontamente la biondina in questione.

< < Eh? Lucy non sei un po' troppo sofisticata per fare certe cose?! > > -commentò, inclinando la testa, per poi venire ovviamente messo al tappeto da un pugno di Lucy.

< < Non si tratta di quello che pensi idiota! Sono venuta perché... Gildarts mi ha detto che avrei potuto sistemarmi qui per un po' insieme a Cana... > >

< < Cana? Ma guardate che è partita più di un ora fa! > >

< < EHH?! > > -esclamarono in coro, stupiti.

< < Sì, mi ha detto che ha ricevuto una borsa di studio per una facoltà o qualcosa del genere... quindi è partita! > >

< < Oh... la mia bambina parte e non mi dice niente! > > -piagnucolò Gildarts, attaccandosi alla gamba di Lucy in modo parecchio teatrale.

< < Piantala Gildarts!  > > -ordinò Natsu, osservando l’amico con aria di sufficienza.

< < Oh Natsu sei così crudele!! > > -ribatté.

Lucy abbassò lo sguardo, incerta sul da farsi, Avrebbe potuto davvero rimanere in quella casa? Sapendo che avrebbe vissuto con qualcuno di conoscente un po’ la tranquillizzava, ma se i loro caratteri contrastanti avessero creato problemi nella convivenza? Inoltre, se a Natsu non andava bene, non ci avrebbe pensato due volte a lasciare l’abitazione.

< < Sentite... posso davvero restare qui? > > -chiese, voltandosi esclusivamente verso Natsu come se la domanda fosse rivolta solamente a lui.

< < Per me non c'è nessun problema... In fondo questa casa senza una donna diventerebbe un porcile... > >  -acconsentì, sorridendo.

< < Ahh! Grazie! > > -esclamò contenta, regalando un dolce sorriso a cui Natsu rispose con un sussultò al cuore.

< < Bene! Ora Natsu, vai a vestirti e tra poco si mangia. Lucy, ti mostro la tua stanza… cioè quella di Cana... ma andrà benissimo! > > -disse, trasportando i due bagagli a mano della ragazza.

La sua stanza era la terza a destra in fondo al corridoio. Gildarts aprì la porta e Lucy rimase ancora una volta meravigliata. La camera piuttosto spaziosa comprendeva un letto a baldacchino, diversi mobili in legno bianco ed un delizioso divano accanto ad una delle grandi finestre coperte da tende color glicine, stessa tonalità poi dei muri. La sua nuova camera trasmetteva un’aria familiare, a differenza della camera quasi principesca in cui aveva vissuto fino ad una settimana prima.

< < E' bellissima... > > -mormorò.

< < Sono contento che ti piaccia! – sorrise, posizionandole valigie accanto al letto – La cena sarà pronta tra poco. > > -la avvertì, uscendo.

Non appena Gildarts fu uscito, la ragazza si stese comodamente nel letto. Forse la convivenza non sarebbe stata troppo difficile. In ogni caso, tornare a vivere in quella casa era escluso. L’avrebbe messa in vendita, se fosse stato necessario. Con o senza il permesso del padre. Dopo qualche minuto, i tre cenarono. L'atmosfera che si era creata era davvero incomparabile rispetto a quella che vi era solitamente a casa sua. Natsu e Gildarts discutevano animatamente praticamente su tutto, eppure agli occhi di Lucy, non era altro che il comportamento normale e amorevole che un genitore doveva avere con il figlio. Perché era proprio questo ciò che sembravano loro due insieme: padre e figlio.

< < Ehi Natsu...? > > -esordì Lucy, interrompendo la lotta tra i due su chi si fosse aggiudicato l’ultimo budino rimasto.

< < Uhm? > >

< < Mi avevate detto che di creature sovrannaturali ci fossero solo gli EU, e invece quella cosa che ha ucciso Lidya era un vampiro... vero? > > -domandò, cercando di scacciare quell’orribile faccenda dalla propria mente.

< < Sì... ci dispiace non averti detto niente... ma in quel momento ti stavamo spiegando dell'EU e non ci siamo soffermati sugli altri pericoli eventuali. > > -spiegò, con rammarico.

< < Ascolta, Lucy: Il nostro compito è garantire la sicurezza degli esseri umani, difendendoli da ogni genere di pericolo che oltrepassi la norma. Purtroppo gli EU non sono i soli esseri a minacciarci. Ci sono anche vampiri e vari demoni... Ovviamente l’origine di quest’ultimi è molto antica, ma degli EU, come ben sai, ne abbiamo una certa idea. > > -continuò Gildarts.

< < Lucy... sei ancora convinta della tua decisione?> > -domandò Natsu, cercando di essere più delicato possibile.

Quella domanda calzava a pennello. Difatti l’opinione di Lucy, così come le sue decisioni, erano cambiate in quella settimana di riflessione.

< < No. Ho cambiato idea. > > -dichiarò, fissando il liquido all’interno della sua tazza.

< < Dici davvero? > >

< < Sì. Quello che è accaduto, come  è capitato a Lidya, poteva capitare a chiunque altro. Quindi il minimo che io possa fare è accettare la mia vera natura. Non risolverò niente scappando  > >

< < Scelta saggia. > > -commentò Gildarts, mettendole una mano sulla spalla.

< < Beh, scoprirai che molti hanno una storia simile alla tua. Sono pochi gli Hunter che possiedono veramente poteri extra-sensoriali: io e te per esempio, li abbiamo dalla nascita. Mentre Erza o Gray li hanno ottenuti grazie a un duro allenamento. Molte persone diventano Hunter per vendetta; è un motivo un po' autodistruttivo però, in questo modo è difficile ricordare il motivo per cui combattiamo > > -spiegò Natsu, mettendosi le braccia dietro la nuca.

< < Comunque sia, ho deciso: diventerò un Hunter. Non voglio che altra gente muoia per un mio stupido errore > > -ripeté, convinta.

< < Bene Lucy! Allora credo che tu debba cominciare ad allenarti con Natsu e gli altri. Domani dopo la scuola, andrete nella foresta ad allentarti. > > -fece Gildarts, spostando la mano dalla spalla alla sua testa.

< < Nella foresta?! > > -balbettò.

< < Sì, la foresta. Sai potresti trovare anche un fantasma alla tue spalle! > > -sibilò il rosato, scatenandole un senso di inquietudine.

< < Natsu piantala di farmi spaventare! > > -supplicò tappandosi le orecchie, mentre il ragazzo si lasciò andare ad una risata maligna.

< < Natsu piuttosto, si può sapere come mai sei qui?! Credevo fossi da tuo zio per indagare... > > -domandò Gildarts.

< < Indagare? > > -gli fece eco Lucy.

< < Già. Lo zio di Natsu fa parte del Senato, quindi è un pezzo grosso nel Governo. > >

< < Ero andato dal lui solo per indagare sugli affari loschi del Governo... ma non sono riuscito a trovare niente...> > -sbuffò.

Successivamente la conversazione si estese su vasti campi. Dal metodo con cui gli Hunter compievano le missioni a commenti poco casti sulle minigonne della divisa scolastica – ovviamente da parte di Natsu - . In seguito i tre andarono a dormire. Lucy riuscì in qualche modo a dormire bene. Sapeva che finché ci fossero stati Natsu e Gildarts, sarebbe stata al sicuro.
_____________________________________________________________________________________________
 
Il giorno dopo, la ragazza fu svegliata da un frastuono proveniente dalla cucina. Con un occhio chiuso ed uno mezzo aperto, cercò meccanicamente di spegnere la sveglia sul comodino accanto al letto. Ma non era suonata.

< < Uhm... ma che succede ?! > > -si lamentò, mettendosi un cuscino sopra la testa.

Il frastuono si fece questa volta più rumoroso. La ragazza, ancora mezz'addormentata uscì dalla stanza. In corridoio incontrò anche Natsu che, senza maglietta e anche lui ancora assonnato, si dirigeva verso la cucina con un cuscino sottobraccio, da usare probabilmente come arma contro l’artefice di quel baccano. Lucy, alla vista dei pettorali scolpiti del ragazzo, si fermò un attimo.

< < 'Giorno Natsu… > > -balbettò imbarazzata, tentando di domare il suo cuore che sembrava volerle finire in gola.

< < Oh... ‘Giorno… > > -rispose, sbadigliando.

I due entrarono in cucina: c'erano varie pentole a terra, il frigorifero aperto e diversi ortaggi messi sul bancone. Chinato a raccogliere una padella c'era poi Gildarts, con addosso un grembiule tutt'altro che mascolino.

< < Gildarts... dannato! Che cavolo fai a quest'ora?! > > -si lagnò Natsu, strofinandosi l'occhio.

< < Oh buongiorno ragazzi! > > -rispose sorridendo e alzandosi dal pavimento.

< < B-Buongiorno ma... cosa stai facendo? > > -domandò Lucy, osservando il disordine in cucina.

< < Oh, vi ho preparato il pranzo a sacco! > > -cinguettò, tirando fuori dal frigorifero due cestini del pranzo.

< < Oh, ti ringrazio Gildarts! Non dovevi... > > -commentò la bionda, sorridendo.

< < E' il mio dovere! E tu Natsu? Non mi dici niente?! > > -chiese, sperando in un commento pieno d’amore

< < Sì: PULISCI QUESTO CASINO. > > -ordinò, freddamente.

Lucy consolando il povero Gildarts, vide l'ora: le 7:56.

< < Natsu siamo in ritardo! La campanella suona fra 5 minuti! Dai muoviti!! > > -esclamò, dirigendosi in corridoio

< < Dannato Gildarts… Non che mi importi di arrivare tardi a scuola ma ora la biondina metterà fretta anche a me! > > -ringhiò, allontanandosi velocemente verso il bagno.

< < Oh Lucy... > > -fece, prendendola per il polso e avvicinandola pericolosamente a sé.

I loro petti erano praticamente attaccati, ed i loro visi distanziavano ormai pochi centimetri, alimentati soprattutto dalla ragazza che tentava in ogni modo di resistere allo sguardo magnetico del rosato.

< < C-Che c'è? > > -domandò, rossa in volto.

< < Perché non ti vesti più spesso in questo modo così provocante? > > -le sussurrò all’orecchio, osservando il pigiama della ragazza: un pantaloncino e una canottiera aderente.

< < P-Prima di tutto mollami, seconda n-non sono affari tuoi cosa mi metto per dormire! > > -balbettò cercando di allontanarsi.

Natsu la fermò nuovamente, trattenendola per il polso. Lucy, stupita si voltò verso il ragazzo con aria seccata.

< < C-Che c’è ancora? > >

Natsu la fissò intensamente, quasi volesse trovarle l’anima con i suoi occhi neri come la notte.  Lucy si trovò immediatamente a disagio, tanto che non riuscì a reggere lo sguardo e abbassò gli occhi verso il pavimento.

< < ... Quanto porti di reggiseno? > > -domandò, assumendo un’espressione assolutamente curiosa.

L’espressione di Lucy si fece incredula ed il colorito rosato delle guance si trasformò in uno rossastro. Digrignò i denti; avrebbe dovuto immaginare che non fosse niente di serio, trattandosi di Natsu.

< < N-Non te lo dirò mai e poi mai! > > -esclamò, riuscendo a fuggire dalla presa ferrea della mano calda del ragazzo, che divertito tornò in camera per prendere la sua divisa.

Dopo essersi velocemente vestiti e lavati  - e dopo che Lucy riuscì a rallentare il suo battito cardiaco - i due si misero a correre per andare a scuola. Il paesaggio quel giorno era davvero particolare; sebbene il cielo fosse azzurro e limpido, in città dominava una strana foschia color arancio, merito delle foglie ormai prossime a cadere degli alberi. Peccato che Lucy non poté notarlo, essendo impegnata a correre e a non inciampare sui suoi stessi piedi.

< < Dannazione Lucy! Perché dobbiamo correre? Possiamo sempre fare un po' tardi! > > -protestò Natsu, camminando sensibilmente più piano rispetto alla bionda.

Normalmente - e viste le incredibili capacità - stare al passo di Lucy non sarebbe stato per niente difficile, ma lo divertiva troppo vederla nervosa come in quel momento.

< < Neanche per sogno! Non sono per niente brava nei compiti in classe, quindi non ho intenzione di rovinare ulteriormente i miei voti facendo tardi! > > -sbottò, correndo.

Per fortuna la campanella era appena suonata. I due arrivarono al cancello della scuola in perfetto orario. Lucy aveva il fiatone ed i capelli decisamente fuori posto, mentre e Natsu sembrava essere perfettamente riposato, cosa che generò lo sgomento e l’invidia della ragazza. All’entrata li aspettavano Erza, Gray e Levy.

< < Oh Lucy, Natsu! Ce l'avete fatta! > > -esclamò Levy sorridendo, stupendosi del fatto che Natsu fosse arrivato puntuale.

< < Buongiorno Levy... Gray... Erza... > > -ansimò.

< < Buongiorno Lucy… Va tutto bene? > > -domandò Erza, cauta.

Lucy fece “Sì” con la testa, sorridendo.

< < Tranquilla Erza. C’è anche un’altra novità… > > -aggiunse Natsu.

< < Ma Lucy perché sei così affannata? > > -chiese giustamente Gray.

< < Te lo spiego io: quel maledetto di Gildarts non ci ha svegliati e Lucy si è messa a correre come una forsennata da casa mia fino a qui. > > -spiegò Natsu, divertito.

< < Non vi ha svegliati?! > > -ripeté allibita Erza, enfatizzando il vi.

< < Sì... per un serie di sfortunati eventi, questa scema vive con noi... Ma non farti strane idee… > > -sbottò, indicandola.

< < Chi sarebbe la scema?! > >

< < Dai ragazzi andiamo! Oggi credo che sarà una fantastica giornata! > > -cinguettò Levy, con l'aria sognante.

Lucy guardò Erza con aria interrogativa, mentre Natsu e Gray rabbrividirono.  


< < Ehi Levy? > > mormorò Lucy sottovoce, chiamandola durante la lezione di cittadinanza.

Quest'ultima sembrava completamente nel suo mondo, tanto che Lucy dovette batterle sulla spalla per richiamare la sua attenzione su di sé.

< < Eh? Lucy che c'è ? > > -bisbigliò, facendo apparentemente ritorno dal mondo dei sogni.

< < Perché sei così felice oggi? > > -domandò, soffocando una risata.

< < Eh ehe.... oggi viene il mio tesoruccio! > > -squittì.

< < I-Intendi Gajil? > >

< < Ah... Ahh... > > -confermò, tornando a sognare ad occhi aperti.

La ragazza sorrise e distolse lo sguardo dall’amica. Quel giorno dunque sarebbe tornato Gajil? Natsu e Gildarts le avevano raccontato che il ragazzo di Levy fosse anch’esso un membro della Squadra Fairy Tail, solo che molto spesso non poteva svolgere le missioni insieme gli atri membri proprio a causa del suo arruolamento nell’esercito.

Andò con lo sguardo poi al banco davanti a sé, e notò come Natsu si fosse nuovamente addormentato sul banco. In qualche modo capiva bene il motivo della sua stanchezza: Gildarts la sera prima le aveva confidato quanto Natsu si impegnasse a fondo nella caccia ai demoni ed agli EU, e durante quella settimana non aveva avuto un attimo di riposo. Era dunque naturale che fosse stanco. Anche il professore lo notò e così, avvicinandosi con disinvoltura al banco del rosato, lo colpì in testa con il libro. Natsu si svegliò di colpo.

< < Signor Dragneel! Vuole almeno fingere di essere interessato alla mia lezione?! > > - lo rimproverò, offeso.

Naturalmente nessuno nelle sua noiose ore stava completamente attento, ma sembrava aver comunque sviluppato una particolare antipatia soprattutto per l’Hunter.

< < Oh... Mi scusi... eh eh... >>

< < D'accordo, vediamo se almeno è intelligente come dimostrano i suoi test in classe: Stavamo parlando del sistema governativo. Lei è d'accordo con le azioni del Governo, per mezzo delle quali viviamo finalmente in un luogo sicuro e soprattutto potente? > >

A quella domanda, sia Erza che Natsu si irrigidirono.  La prima lo era probabilmente per timore della risposta del secondo, che assunse un’aria di autosufficienza e contemporaneamente di disgusto.

 < < Penso solo che il Governo sia formato da un gruppo di idioti egoisti che pensano solo ai loro interessi, ecco tutto. > > -sbottò, causando nel signor Toryama una ruga di nervosismo.

< < M-Ma come? E' grazie al Governo che la nostra nazione non è in pericolo a causa dell'attacco di Tristan! > > -ribatté.

< < Oh davvero? A me sembra di essere in guerra lo stesso. Crede davvero che una guerra fredda contro uno Stato, fino a poco tempo fa pacifico, sia il solo metodo per proteggere noi cittadini?! > > -replicò, alzando la voce.

< < Ovviamente! Quali altri modi potrebbero esserci se no? Che il paese di Tristan sia pacifico o meno, la cosa non mi interessa. Ma se hanno intenzione di attaccarci non ci tireremo indietro.  In tal caso li ripagheremo con la stessa moneta. E' la legge del più forte, infine. Credevo che una persona come lei l'avesse già messa in pratica... > > -sibilò, viscidamente.

Natsu si alzò di colpo.

< < N-Natsu... > > -mormorò Lucy.

Furioso uscì velocemente dall'aula, senza esser richiamato dal docente. Erza si passò una mano sul viso, mentre Gray commentò a bassa voce con un idiota, rivolto sicuramente al professore dal comportamento nazista.

< < Me lo aspettavo... > > -mormorò Levy.

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Capitolo 8
*** Il Demone Gatto ***


Il Demone Gatto
 
Le lezioni successive furono noiose e pesanti. Il tempo sembrava infatti non voler passare mai, tra una lezione di matematica ed una di storia. Lucy guardava ansiosamente l’orologio e contemporaneamente fuori dalla finestra. Dov’era finito Natsu? Finalmente anche la campanella della terza ora suonò. Mentre tutti gli studenti lasciavano la classe per recarsi alla lezione di educazione fisica, la bionda si avvicinò ad Erza. 
 
< < Ehi Erza... sai dov'è andato Natsu? > > -domandò, fingendo naturalezza.

In realtà - per quanto potesse conoscere Natsu solo da un paio di giorni – aveva avanzato diverse ipotesi su quello che avrebbe potuto fare il ragazzo dai capelli rosa per scaricare la tensione, come prendere a calci una parete fino a farla crollare o scatenare un putiferio in aula professori. Queste opzioni nonostante fossero esagerate, le mettevano ansia.
 
< < No, mi spiace Lucy. Ogni volta che in classe viene tirato fuori l'argomento del Governo, c'è sempre qualche studente o professore idiota che ragiona in quel modo inumano, così Natsu si innervosisce: nel primo caso comincia a fare a botte, nel secondo caso esce dall'aula... tks quella testa calda! > >
 
< < Se io fossi in lui, andrei in un luogo un po' isolato... > > -commentò Gray.

Fu allora che Lucy ebbe un’idea.

< < Forse… ho capito dove si trova… > > -mormorò, uscendo di corsa dall’auto sotto gli occhi pensierosi dei due compagni.

Salì velocemente le scale, fino ad arrivare al terrazzo della scuola. Non appena vide il ragazzo con la sciarpa al vento disteso e con le braccia incrociate dietro la nuca, tirò un sospiro di sollievo. Si avvicinò in silenzio, mettendosi le braccia dietro la schiena.
 
< < Ehi Natsu... > > -esordì.
 
< < Come hai fatto a sapere che ero qui? > > -sospirò, senza distogliere lo sguardo dal cielo.

Lì in terrazza tirava parecchio vento, tanto che la ragazza fu costretta più di una volta a tenersi ferma la gonna.
 
< < Perché quand'ero piccola se succedeva qualcosa di spiacevole mi rifugiavo in un luogo alto, così ho pensato che magari avresti fatto lo stesso. > > -rivelò sorridendo, sedendosi accanto a lui.
 
Natsu non aprì bocca, ma si limitò a fissarla pensieroso.

< < Sono tutti preoccupati per te, lo sai? > >
 
< < Direi che possono benissimo sopravvivere senza di me per qualche ora… > > -sbottò, riconducendo lo sguardo verso la grande distesa azzurra sopra le loro teste.

Lucy sospirò e si stese accanto a lui, pur mantenendo una certa distanza tra i loro corpi.
 
< < Ehi Natsu... allora vuoi dirmi perché ti sei comportato così? Sappiamo tutti che il professor Toryama è solo un idiota... non dovresti prendertela così... > >
 
< < Non si tratta solo di questo... > > -replicò.
 
< < E di cosa allora? > >
 
< < Io… Non riesco a sopportare che qualcuno parli della vita umana con così poco riguardo. “ Che il Paese di Tristan sia pacifico o meno la cosa non mi interessa!” – fece, imitando il professore – Ma sentitelo… è come dire che non gli importa niente se gli eserciti inizino a bombardarsi a vicenda. La cosa mi da parecchio fastidio. > >
 
< < Hai perfettamente ragione, però sei sicuro che si tratti solo di questo? > >
 
Finalmente Natsu si voltò verso la ragazza, che gli si avvicinò un pochino. Lo guardò intensamente.
 
< < I miei genitori lavoravano per il Governo... Avevo circa otto anni. Una sera, tornai a casa più tardi, a causa di una tempesta. Era il mese di Luglio, per cui quella pioggia fu davvero inaspettata e strana... Quando entrai in casa, vidi i miei genitori combattere contro un essere dalle sembianze quasi bestiali. Ma quel mostro ebbe la meglio e li uccise. Sotto i miei occhi. Aveva cominciato a mangiarli, e io scappai via. Quell'essere però mi riconcorse fino all'esterno della mia casa. In quel momento c'era Gildarts che mi salvò, uccidendo quell'essere con una RoseGun. > >

Lucy rimase impressionata a parecchio intristita da quella rivelazione. Juvia e Levy le avevano accennato la morte dei genitori ad opera di una serial killer, ma non avrebbe mai immaginato che fossero stati uccisi proprio da degli EU.

< < M-Mi dispiace tanto… > > -mormorò.

< <  Probabilmente, se non ci fosse stato Gildarts sarei morto. Per questo ho deciso di diventare un Hunter: per proteggere le persone a me care. E ora sento dire da quel bastardo che la guerra è una cosa giusta... come se avesse appena detto che uccidere è una cosa giusta.

Quel maledetto però non ha pesato alla sofferenza che crea la guerra e a ciò che si prova perdendo una persona. Inoltre quando il giorno dopo si seppe la notizia della morte dei miei genitori, un uomo appiccò un incendio, probabilmente per nascondere le prove sui corpi dei miei genitori. E si dia il caso che quell'uomo fosse un collega di mio padre. Lavorava per il Governo. > >
 
< < Aspetta… ha appiccato un incendio? Perché dover a tutti i costi nascondere dei corpi? > >
 
< < Mi pare ovvio… è la prova che il Governo c’entri qualcosa con la creazione degli EU. Per questo non potevano mostrare i corpi dei miei genitori. > >
 
< < E… dopo che hai fatto? > > -chiese, mentre un groppo in gola la invadeva.
 
< < Provai a raccontare in giro la verità... Ma chi avrebbe mai creduto ad un bambino di otto anni? O ad un uomo di 29 anni che si trovava là per caso? La cosa strana è che non ho mai pianto per la loro morte... > >

A quel punto Lucy si mise a sedere, cominciando ad asciugarsi gli occhi inondati di lacrime di commozione.

< < Mi dispiace Natsu... non sapevo tutte queste cose... deve essere stato terribile... > >
 
< < M-Ma che fai piangi?! > > -sbottò, sorpreso.
 
< < Uhm! -annuì Lucy - se tu non piangi, allora lo faccio io per te! > >
 
< < Ma sei stupida?! –replicò, mettendosi una mano tra i capelli – Ah... dai smettila! N-Non piangere altrimenti anche se sei una ragazza ti do un colpo in testa! > > -borbottò, scompigliandole i capelli.
 
< < D'accordo ora la smetto...  così va bene?> > -domandò sorridendo.

Natsu arrossì leggermente e si voltò dall’altro lato. Come poteva quella ragazza provocare un effetto così strano nei suoi confronti? Era come se un suo solo sorriso bastasse per scacciare le nubi che si creavano nel suo cuore.
 
< < Natsu? > > 
 
< < Ahh! Basta torniamo giù! Prima che ti metta a piangere di nuovo! Sei un po' tonta lo sai? > > aggiunse, mostrando un sorriso beffardo.

Lucy ricambiò il sorriso, prendendolo per il polso.

< < Dai su, andiamo! > >
 
Si incamminò per raggiunger la porta del terrazzo. Quando fu arrivata alla maniglia, qualcosa la bloccò. Sentì come un sussulto, una presentimento strano. Natsu si voltò di scatto.
 
< < N-Natsu… ma cos'è questa sensazione? E' come se... qualcosa... > >

Lucy non riuscì a completare la frase, vedendo che Natsu si avvicinava di corsa verso la ringhiera del terrazzo.Quest’ultimo tentò di scavalcare ma la ragazza –precipitatasi di corsa – lo  trattenne per un braccio, spaventata.
 
< < Ehi Natsu! Ma sei stupido?! Che intenzioni hai?! > > -esclamò.
 
< < Come sarebbe che intenzioni ho? C'è un demone nei paraggi. Vado a farlo fuori! Anzi andiamo a farlo a fuori! > > -sorrise entusiasta, e soprattutto enfatizzando quel “noi”.
 
< < A-Adesso?! Ma ci sono le lezioni e... b-beh non puoi saltare giù! Vuoi forse morire?! > >
 
< < Fifona! > > -la canzonò, con aria di sufficienza.
 
< < C-Cosa?! F-Fifona?! Natsu non puoi sperare di buttarti giù e sopravvivere!! > >
 
< < Ahh... non l'hai mai fatto eh? Bene è la volta buona! > > -la incitò, cingendole il fianco e avvicinandola a sé.

La ragazza arrossì ma non ebbe il tempo di ribattere, tant’è che Natsu si gettò giù, trascinandola con sé nella caduta. La ragazza, terrorizzata, emise un grido ti terrore e si attaccò letteralmente al collo del ragazzo, fino a stritolarlo.
 
< < Kyaaa! NATSU!! > >
 
< < L-L-Lasciami L-Lucy!! > >
 
Natsu riuscì fortunatamente ad allontanarlo e atterrò sul ramo di un albero agilmente.
 
< < Puoi farcela Lucy! > > urlò.
 
La ragazza fece istintivamente una capriola in aria e atterrò per terra, in piedi. Nel momento in cui era atterrata il mondo sembrava essere rallentato: Si era sentita improvvisamente leggera come l'aria e molto abile. Atterrando non sentì nessun dolore. Era come cadere in un letto di piume. Rimase ormai parecchi secondi nella posizione in cui era atterrata per terra: punta di piedi poggiata, una gamba alzata e la braccia dritte a 90 gradi. Come un equilibrista.
 
< < Oh, brava per essere la prima volta! – si complimentò, scendendo abilmente dall'albero – La prossima volta, però vedi di non stritolarmi il collo-! > >
 
Il rosato fu interrotto da un pugno di Lucy sulla testa.
 
< < Maledetta mi ha fatto male! > > -esclamò, rialzandosi.

< < Natsu! Mai sei completamente impazzito!? Potevo rompermi l'osso del collo! Accidenti a te! E potevo... ma... come ho fatto ad atterrare in quel modo? > > sbraitò, per poi riprendere il controllo di sé ripensando alla facilità con cui era atterrata.
 
< < E' molto semplice: le capacità extrasensoriali di noi Hunter comprendono anche la straordinaria agilità > > -sospirò.
 
< < Ahh... quindi è come se fossi una specie di gatto? ... Natsu? > >
 
Quest'ultimo non rispose, tanto era concentrato a fissare un punto indefinito del bosco intorno la scuola.
 
< < Che cos'hai appena detto? > > -domandò, con espressione seria
 
< < H-Ho appena detto il tuo nome ... > >
 
< < Ma no, prima! > >
 
< < Oh... Ho detto solo che è come se fossi come un gatto… > >  -ripeté, stranita.
 
< < E' Qui... > > -sibilò, sorridendo eccitato.
 
La ragazza rimase per qualche secondo in silenzio, tentando di capre cosa Natsu intendesse. Eppure lei non percepiva niente… Il silenzio fu all’improvviso interrotto da uno strano rumore; alcuni alberi interni alla foresta stavano cadendo, mentre il terreno sotto i due cominciò a creparsi e a spaccarsi.
 
< < Lucy attenta! > > -urlò all’improvviso, gettandosi sulla ragazza.
 
Qualcosa aveva infatti dato un colpo nella loro direzione. Lucy e Natsu furono scaraventati contro un albero.
 
< < Ahi... ma che è successo?! > > -si chiese, cercando di capire che cosa fosse la figura nascosta dalla polvere delle macerie.
 
< < Sta attenta Lucy. > > -la avvertì, spostandosi da sopra il suo corpo
 
< < Eh? Perché cosa succede?! > >
 
< < Quello davanti a noi è un demone particolare... è un Nekomata. > >
 
< < U-Un Nekomata? V-Vuoi dire un demone gatto con la coda divisa in due? Ma è una leggenda! > >
 
< < Dimentica le leggende. Dimentica la parola impossibile, anzi cancellala completamente dal tuo dizionario. > > -sorrise nervosamente, preparando la sua RoseGun e lanciandogliene una a Lucy.
 
Finalmente la nube di polvere si dileguò, lasciando ai ragazzi la figura di un gigantesco gatto, alto sui due metri, largo cinque . Il gatto aveva uno splendido colore azzurro, tuttavia, la sua espressione feroce lo rendeva davvero spaventoso. Aveva in bella mostra anche la sua coda, divisa in due: prova inconfutabile della sua provenienza demoniaca. Natsu fece un piccolo passo in avanti, con la pistola puntata sull'animale; quest'ultimo ringhiò agitando la coda che colpì un'altra parte del terreno, distruggendolo. La terra per qualche secondo tremò nuovamente.
 
Dalla scuola si sentì subito il suono della campanella. Bisognava far presto o tutti avrebbero visto la gigantesca creatura.
 
< < L'hanno ucciso! L'hanno ucciso! > >
 
Lucy sentì nella sua mente queste parole. La voce era distorta, come se fosse mixata. Non apparteneva a lei, né di certo a Natsu.
 
< < L'hai sentito anche tu vero? > > -domandò Natsu.
 
< < Sì... ma è il gatto che ha parlato?! > > -confermò allibita, prendendo il mano la RoseGun.
 
< < Sì... noi Hunter siamo in grado di sentire i pensieri dei vari demoni privi del linguaggio umano. > >
 
< < Hanno ucciso il mio amico! > > -ripeté il gatto, i cui pensieri arrivarono ai due Hunter.

Quest'ultimo provò a premere il grilletto ma Lucy gli abbassò la pistola con una mano. La bionda si avvicinò lentamente al demone, ancora ferocemente in posizione difensiva.
 
< < Lucy! Ma sei stupida?! Torna qui immediatamente! > > -ordinò, correndo verso di lei.

Il demone cominciò ad agitarsi ancora di più.
 
< < No fermo Natsu! Resta lì! So quello che faccio... > > -cercò di tranquillizzarlo, continuando subito dopo a camminare verso il demone.

Alzò le mani e gettò la pistola per terra, come in segno di resa.
 
< < Anche se è un demone, avrà i suoi motivi per attaccare... > > -mormorò, fermandosi al cospetto dell'animale.
 
La bionda cominciò a fissarlo intensamente negli occhi. Era sicura che quel demone non fosse affatto cattivo. Non riusciva a spiegarselo ma sentiva qualcosa in comune con l’enorme animale che ringhiava davanti a lei… Era sicura che fosse soltanto triste, come del resto lo era stata anche lei.
 
< < Ehi... ciao. Sta calmo... non voglio farti del male. > > -sussurrò, rivolgendosi all'enorme animale che stava pian piano calmando la sua collera.
 
< < Hai detto che hanno ucciso il tuo amico, vero? Anch'io ho perso una persona casa... mi dispiace... > > -aggiunse, mostrando un sorriso comprensivo.
 
Gli occhi del demone continuarono a fissare intensamente quelli di Lucy. Lentamente il suo muso si rilassò. I suoi occhi colmi di collera lasciarono il posto a lacrime improvvise. La sua statura all'improvviso diminuì incredibilmente, fino a raggiungere le dimensioni di un normale gatto.
 
< < Vieni qui... > > -sussurrò sorridendo e piegandosi sulle ginocchia.

Il piccolo Nekomata si avvicinò velocemente alla ragazza e sventolando la coda si gettò tra le sue braccia.  Nelle menti dei due risuonò il pianto del piccolo demone. La ragazza si rialzò in piedi e con il piccolo demone stretto tra le braccia si avvicinò al ragazzo.
Ormai il ricordo che fino a pochi istanti prima quel gatto avesse causato quasi un terremoto, risultò difficile da credere, tanto era diventato mansueto.
 
< < Visto? Era soltanto molto triste... > > -sorrise.
 
< < Tu sei una pazza accidenti a te! > > -sbottò, dandole un colpetto sulla testa.

Lucy ricambiò con un sorriso ancora più luminoso del precedente, mentre ascoltava rilassata le fusa del piccolo demone. 

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*La Frase "Se tu non piangi allora lo faccio io per te" è una citazione dell'anime e manga Full Metal Alchemist * :)
 

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Capitolo 9
*** Gajil ***


Gajil

< < Ehi ragazzi! State bene? > > -domandò Erza correndo verso di loro, seguita da Gray e da Levy.

< < Oh, Erza. Sì, stiamo bene tranquilla > > -rispose, mostrando il tenero gattino a due code che teneva stretto fra le braccia.

< < Ma quello è il demone che ha causato quella piccola scossa?! > > -domandò Gray, mentre Levy osservava intenerita la bestiola.

< < Oh! E' così carino! > > -squittì l’azzurra.

< < Per me faremmo meglio a sbarazzarcene! > > -commentò Natsu, cinicamente.

< < Ma che dici?! Non vorrai fare del male ad un tenero gattino indifeso, vero? > > bottò Levy, assumendo un'espressione supplichevole.

< < E' un demone! Un demone! Non un pelouche oppure uno stupido gatto da salotto! > > -ribatté, allibito.

Possibile che nessuno prendesse in considerazione l’idea che avrebbe potuto creare nuovamente dei problemi?

< < Erza... posso tenerlo? > > -domandò Lucy, ignorando completamente le proteste del rosato.

< < Beh... potrebbe farci comodo l'aiuto di un demone... però c'è sempre la possibilità che possa tornare nuovamente feroce... > >

< < Non succederà! Mi prendo la responsabilità io! Ti prego! > >

< < D'accordo facciamo così: per un po' potrà stare con te ma se dovesse causare nuovamente guai... allora... > >

< < Non succederà! Grazie Erza! Hai sentito piccolo? Ora vieni a stare come e Natsu! Contento? > >

In risposta il piccolo demone ricominciò a fare le fusa, intenerendo tutti i presenti.

< < Cosa?! Non terrò un demone in casa! > > -protestò.

< < Vediamo cosa dice Gildarts allora! Natsu, te lo assicuro non farà male ad una mosca! > >

< < Tks... è dire che oggi dovevamo allenarti... > > -borbottò, contrariato.

< < Questo è già un allenamento. – commentò Erza – è una lezione fondamentale: i demoni nonostante le apparenze possono avere un cuore e dei sentimenti. E' compito di noi Hunter mantenere l'equilibrio degli esseri umani ma se il demone in questione non crea problemi, non abbiamo nessun diritto di fargli del male. Noi della squadra Hunter Fairy Tail ragioniamo così: siamo cacciatori, non assassini. > >

Il discorso fece illuminare il viso di Lucy, che per la prima volta sentiva che, forse, il ruolo di Hunter non era poi così male.

< < Piuttosto, come avete fatto ad allontanarvi dal resto del gruppo? Non siete usciti dalla scuola a causa di quella scossa? > > chiese Natsu

< < Sì, ma a quanto pare la professoressa Kuroma ha una cotta per Gray e quando le ha detto che c'erano due studentesse bloccate a scuola, lei - parecchio eccitata - lo ha lasciato andare. E di nascosto siamo sgattaiolati via anche noi! > > -ridacchiò Levy causando l’imbarazzo del povero Gray.

< < G-Già... meno male che Juvia non ha visto la professoressa, altrimenti sarebbe già in ospedale... > >

< < Accidenti... comunque dovremmo dargli un nome! > > -propose Lucy.

< < Un nome a cosa? > > -domandò Natsu.

< < Ma al gatto no? Io direi... un nome facile da ricordare... che ne dite di Happy? > > suggerì sorridendo.

Natsu aveva un'espressione accigliata, mentre Levy era assolutamente d'accordo.

< < Happy? Tu vorresti chiamare un demone... Happy?! > > ripeté Natsu, pregando che avesse capito male.

< < Sì perché no? E' carino! > >

A causa della scossa provocata dal "piccolo " Happy, gli studenti furono tutti mandati a casa. Natsu, Lucy, Levy e d il Nekomata si diressero invece alla stazione. Stavano infatti aspettando l'arrivo del treno dei militari nel quale viaggiava anche Gajil, il ragazzo di Levy. Quest'ultima aveva un'espressione sognante, mentre Natsu era decisamente seccato.

< < Natsu? Che cos'hai? > > -sospirò la bionda, tirandogli leggermente la guancia.

< < Non capisco perché sia dovuto venire anch'io a dare il bentornato a quel maledetto di Gajil! Tanto sarà assillato da Levi tutto il tempo, quindi non avrà nemmeno il tempo di dire A. > > -borbottò.

< < In che senso verrà assillato?> > -domandò, stranita.

Natsu fu percosso da un brivido ed evitò di rispondere. Il treno arrivò in stazione e si fermò.
Scesero parecchi ragazzi con la divisa militare, fino a Gajil.
Non appena quest'ultimo scese dal treno, ebbe un brivido, guardando nella loro direzione. Levy spalancò gli occhi e sorridendo si mise a correre, fino a gettarsi tra le braccia di Gajil, più intimorito che felice.

< < Oh Gajil! Sono così contenta di rivederti! > > cinguettò, stringendo forte a sé il braccio muscoloso del ragazzo.

Lucy lo osservò bene. Si presentava con dei capelli neri, raccolti in una coda di cavallo e con vari piercing nelle orecchie. La sua espressione da duro lo rendeva inoltre molto affascinante.

< < E-Ehi Levy! D-Dai staccati! > > -borbottò Gajil, cercando di staccarla dal suo braccio.

Ma quest'ultima non accennava a mollare la presa.

< < Ehi Natsu? Ma perché Gajil si comporta così? Non è il ragazzo di Levy? > > -sussurrò all’orecchio di Natsu, mentre teneva fra le braccia il demone.

Natsu aveva anch'esso un espressione intimorita.

< < Natsu? Ehi rispondimi! > > -insistette, strattonandolo.

In quel momento una ragazza si era avvicinata ai due.

< < O-Ora vedrai... > > -sibilò a denti stretti, alzando dalla panchina e avvicinandosi a Gajil e Levy.

Lucy lo seguì. Cosa sarebbe dovuto succedere?

< < Ehm... tu sei Gajil vero? I-Io sono Marie l'amica di Ed, il tuo compagno di camera... > > -fece timidamente la ragazza.

L'espressione di Levy si fece improvvisamente seria. Il suo corpo si irrigidì ed il sorriso contento che sostava sulla sue labbra sparì, lasciando il posto ad un ghignò di disapprovazione.

< < Oh.. ehm, f-forse mi hai scambiato per qualcun'altro... > > -tagliò corto, cercando di allontanarsi, sotto lo sguardo a quel punto sollevato dell’azzurra.  

< < Ma no sei tu! I-Io volevo dirti che... > > ribadì insistente la ragazza, prendendo per il braccio Gajil e stringendolo al suo petto.

Gli occhi di Levy assunse nuovamente una strana espressione. I suoi occhi divennero freddi, il suo volto pallido ed il suo corpo tremava nervosamente. Mostrò poi un sorriso apparentemente comprensivo.

< < Oh non preoccuparti Gajil... ci penso io! > > -suggerì, mostrando poi un sorriso minaccioso alla ragazza.

Prese quest'ultima per il braccio e si allontanò dal ragazzo, che si massaggiò le tempie. Lucy, incuriosita,  seguì le due cercando di non dare nell'occhio. Svelta si nascose dietro un pilastro in mattone ed ascoltò attenta.

< < Ciao. Io sono Levy, la ragazza di Gajil. > > -sbottò, mostrando un espressione maleficamente candida.

La ragazza si intimorì ed indietreggiò, venendo poi fermata dalla brusca presa dell’azzurra.

< < Oh... m-mi dispiace.. io- > >

< < Bene, vedo che hai capito. Ma lascia che ti dica una cosa – sorrise, avvicinando la bocca all'orecchio della ragazza – Se ti avvicini ancora a lui... stanotte sarai costretta a dormire in una busta di plastica. > >

Levy disse quelle parole con estrema calma e precisione, causando nella ragazza un senso di disagio e di paura. La voce della ragazza risultò quasi distorta, come fosse un eco. Marie si allontanò di corsa.
Lucy osservò la scena con stupore. Sentì tutto e ciò che provò fu solo meraviglia. Quella ragazza così minacciosa e a tratti perfida, era davvero la sua cara amica Levy McGarden. Si sentì toccare la spalla. Si voltò di scatto.

< < Andiamo Lucy! Ti presento il mio Gajil! > > -sorrise, facendo finta di niente.

< < D-D’accordo… > > -annuì Lucy, riprendendo fiato.

La bionda seguì l’azzurra e nel breve tragitto incontrò lo sguardo di Natsu che - apprensivo - le fece un cenno con la testa, come a volerle confermare che sì, tutto ciò che avevo sentito era solo una piccola parte di quella che avrebbe visto in seguito.
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Angolo dell'Autrice:
Ohayou Minna :D
Questo capitolo come avrete notato è più corto degli altri. Questo perché volevo dare una piccola anticipazione su quello che riserverà il carattere di Levi nella storia.
Nel prossimo capitolo verrà mostrata la vera abilità di Levi nel combattere! Non vedo l'ora di scrivere !
Alla prossima! <3

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Capitolo 10
*** La Tessera ***


La Tessera

< < Lucy, lui è il mio Gajil! > > -cinguettò Levy, presentandole il ragazzo, che mostrò un sorrisetto nervoso che Lucy non poté fare a meno di notare.

< < P-Piacere… > > -sorrise, cercando tuttavia di nascondere nella sua voce un velo di preoccupazione per ciò che era accaduto precedentemente.

< < Il piacere è mio, mi chiamo Gajil Reitfox. > > -rispose, stringendole la mano.

Levy aveva minacciato quella ragazza… Com’era possibile che una ragazza dolce come lei potesse trasformarsi in un istante in una persona completamente diversa?

< < Tu sei quella nuova eh? > > -domandò, tirando poi Natsu in disparte con sé, lasciando la bionda ad un’eloquente scambio di sguardi con l’amica super contenta.

< < Non è che ci sei stato a letto? > > -bisbigliò, guardandolo con circospezione.

Il rosato gli diede una testata, ricevendone una in cambio dal soldato.

< < Certo che no! > > -sbottò indignato, come se l’idea non lo avesse mai sfiorato lontanamente.

< < Strano, mi aspettavo il contrario da un idiota come te. > > -ridacchiò, mostrando un ghigno.

Natsu si allontanò di mezzo passo ed iniziò a guardarlo con un’espressione seria, quasi preoccupata.

< <  Gajil, sei sicuro che sia stato un bene tornare? > > -domandò, incrociando le braccia.

 < < Non posso farci niente. Mi hanno dato un periodo di vacanza e sarei risultato sospetto se avessi rifiutato. > > -borbottò, scuotendosi la giacca militare.

< < D’accordo ma vacci piano con Levy. Sai di cosa può essere capace… > > -mormorò, cupo.

Gajil sorpassò il ragazzo e lo guardò di sbieco per un attimo.

< < Non c’è bisogno che tu me lo ricordi, pistola moscia! > >.
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In seguito, i ragazzi decisero di dividersi. Gajil con una scusa proseguì fino a casa sua da solo, Levy – pur sconsolata – fece ritorno alla sua abitazione, mentre Natsu e Lucy si incamminarono insieme al Nekomata.
Camminavano fianco a fianco, ognuno con la testa piena di pensieri. Perché Gajil si comportava in quel modo freddo e distaccato con Levy? Non era forse il suo fidanzato?

< < Ehi, Natsu… > > -esordì lei, fermandosi improvvisamente.

< < Che c’è? > > -sospirò lui, voltandosi verso la bionda.

< < Mi spieghi cos’è successo oggi? > > -domandò, guardando per terra.

< < In che senso? > >

< < Dai, sai benissimo a cosa mi riferisco! – replicò – Parlo di Levy e Gajil, e di come quest’ultimo si è comportato nei suoi confronti. Non ti sembra strano? Insomma, che genere di rapporto hanno? Sono un po’ preoccupata per Levy… > > -mormorò infine.

Il rosato sospirò nuovamente e si avvicinò alla ragazza.

< < Dai, non preoccuparti… il fatto è che quei due stavano insieme diverso tempo fa, ma ora non più. Tuttavia Levy non riesce ad accettarlo… ecco tutto. > > -spiegò vago, sperando che la ragazza ci credesse.

Non le aveva raccontato tutta la storia, ma per il momento, questa versione dei fatti bastava.  Lucy aveva sospettato una cosa del genere, ma non poteva essere l’unica spiegazione. Il comportamento che Levy aveva avuto con quella ragazza non era stato normale. Doveva esserci sotto qualcos’altro che Natsu non voleva rivelarle.

< < Capisco… > > -fece cadere il discorso, pensierosa.

Subito dopo rientrarono a casa, dove vi lasciarono Happy. L’appartamento era silenzioso e parecchio in ordine, perciò fu facile intuire che Gildarts non fosse ancora tornato. Per spiegare il motivo della presenza del demone non poterono far altro che lasciare un biglietto sulla porta.

“Caro Gildarts:
Non preoccuparti, Happy non è pericoloso. Io e Natsu stiamo andando all’Associazione insieme a Levy e a Gajil che ha fatto ritorno dall’esercito… Poiché non l’ho mai vista sono un po’ nervosa. Un bacio, Lucy.
P.S: La cena è nel frigorifero.”
 
Di fatti quel giorno, Lucy avrebbe affrontato insieme ai suoi compagni di Squadra la sua prima missione. I quattro si incontrarono alla stazione centrale che, da quel che diceva Natsu, distanziava poco dalla sede dell’Associazione Hunter.

Durante il tragitto da casa fino al luogo dell’appuntamento, il rosato non aveva voluto spiegarle com’era l’edificio all’interno, né che genere di missione avrebbero dovuto accettare. Successivamente, insieme a Gajil e Levy, si avviarono verso una stradina secondaria parecchio buia e ripida. I ragazzi camminavano davanti alla ragazze fianco a fianco, con una sola torcia per illuminare ciò che gli si poneva davanti. 

< < Allora, hai ottenuto nuove informazioni? > > -domandò Natsu.

< < No... quel bastardo del Generale ha la bocca cucita! > > -borbottò Gajil.

< < Gajil, quindi sei davvero nell’esercito? > > -chiese Lucy.

< < Già ma essendo un Hunter come voi, è solo una copertura. E’ molto probabile che i Generali dell’esercito sappiano qualcosa sul Governo che noi non sappiamo… > > -spiegò.

< < Però questo zuccone non ha scoperto niente, quindi siamo punto e a capo! Tks... > > -borbottò, aggiustandosi la sciarpa.

< < Non mi risulta che tu abbia ottenuto informazioni da quel pallone gonfiato di tuo zio! > > ribatté Gajil, ricevendo in risposta un’occhiataccia dal rosato.

Alla fine della lunga stradina, i quattro svoltarono poi per uno strano vicolo dall’aria sinistra. Nonostante si trovassero ancora in città, a Lucy parve addirittura di sentire il verso di un gufo, per cui rabbrividì e si attaccò al braccio di Levy che tentò di tranquillizzarla.

< < Ragazzi, ma dove stiamo andando? P-Perché ci stiamo infilando in questo vicolo? > > -balbettò, terrorizzata.

Aveva visto abbastanza film dell’orrore da sapere quanto fossero pericolosi i vicoli lontani dai centri abitati, soprattutto per un gruppo di ragazzi durante la notte. Natsu e Gajil non le risposero, impegnati com’erano a tastare  il muro di mattoni davanti a loro.

< < Dobbiamo accedere alla sede dell'Associazione Hunter. > > -spiegò Levy.

< < Ahh... ehm e dovremmo accedere da qui?! > > -osservò, perplessa.

< < Ehi Natsu! Non l'hai ancora trovata?! > > -esclamò Gajil, spazientito.

Il ragazzo non rispose nemmeno questa volta, e finalmente riuscì ad individuare un mattoncino leggermente più innalzato rispetto agli altri. Lo illuminò con la luce bianca della torcia e tirò un sospiro.

< < ... Ecco, l’ho trovata! > >

< < Sarà meglio che ci spostiamo… > > -sorrise Levy, facendo qualche passo indietro insieme all’amica.

Natsu spostò il mattone verso l’interno, e dopo qualche secondo si sentì uno strano rumore. Poco dopo, il pavimento vicino al ragazzo iniziò progressivamente ad abbassarsi, fino a formare una rampa di scalinate che si inoltravano al di sotto della strada.

< < Dai Lucy da questa parte! > > -incalzò Natsu, facendole cenno.

< < C-Com’è possibile? > > -mormorò la bionda.

< < Oh è solo un trucchetto che usiamo noi Hunter per accedere velocemente alla Sede. Il punto in cui si trova il mattone cambia ogni volta… > > -spiegò Gajil, iniziando a percorrere le scalinate, seguito dalle due ragazze.

Non appena Lucy ebbe percosso dieci scalini, si rese conto di come l’ingresso fosse sparito. Deglutì rumorosamente e proseguì insieme ai compagni. Alla fine della lunga rampa di scale, si trovarono davanti una porta dal cui interno sembrava provenire della luce.

Natsu girò il pomello e la spalancò. Entrarono in un’immensa sala dalle pareti di un bianco lucente. Il pavimento sembrava fatto di un materiale simile al vetro, in quanto capace di riflettere. Il soffitto era piuttosto alto e ai lati della porta dal quale erano entrati, vi erano altre porte tutte uguali tra loro, dalle quali entravano e uscivano diverse persone con addosso strani abiti con motivi militari.

Nelle pareti davanti erano invece appese delle bacheche dai caratteri mobili. Lucy guardò il tutto molto impressionata ed alzò lo sguardo verso l’alto, realizzando che quello in cui stavano camminando era solo uno dei tantissimi piani dell’edificio dal dubbio volume.
Si diressero verso una bacheca con inciso il nome della loro Squadra, dove comparivano anche i nomi dei membri insieme ad una scritta. Inoltre sotto la bacheca vi era una fessura sottile e rettangolare. La bionda lesse attentamente ciò che vi era iscritto.

Bacheca Hunter: Squadra Fairy Tail

Natsu Dragneel ( On )

Erza Scarlett ( On )

Gray Fullbuster ( On )

Levy McGarden ( On )

Gajil Reitfox ( Off )

Lucy Heartphilia ( - )

Gildarts Clive ( On )

Missione: Livello 1 A

Demone: Yurei

Collocazione:
Tempio di Hikazawa
 
< < N-Natsu? Che significa questa bacheca? > >

< < Ogni squadra Hunter ha una bacheca personale nella sede dell'Associazione. Nella bacheca ci sono i nomi dei componenti e le missioni allegate all'esperienza totale dei membri. Accanto c'è inoltre la scritta ON se l'elemento individuale è attivo, cioè se è in grado di compiere missioni, non essendo ferito gravemente o altrove come Gajil fino a ieri. > > -spiegò.

< < Mentre se l'Hunter non è in grado di partecipare alle missioni c'è scritto OFF. In caso di morte il nome scompare dalla bacheca definitivamente. Appaiono anche i nomi degli Hunter non appartenenti ancora a una Squadra ma che hanno buone possibilità di entrare a farvi parte: è il tuo caso. Ora devi solo toccare lo spazio vuoto tra parentesi. La bacheca riconosce le tue impronte digitali, quindi sei l'unica che può accedervi. > > -aggiunse Gajil.

< < Okay... ora ci provo > > -balbettò.

Effettivamente, toccando lo spazio vuoto tra parentesi comparve la scritta ON. Dopo qualche secondo dalla fessura rettangolare uscì una carta di plastica, nella quale apparivano tutti i dati di Lucy e in bella mostra, la scritta Hunter livello 1: C

< < Che cos'è? > >

< < E' la tua tessera Hunter. Mostrando questa puoi accedere praticamente dappertutto come nei luoghi infestati o roba del genere... E poi è sempre meglio avere un documento di riconoscimento, se mai dovessi avere a che fare con l'esercito. > > -commentò Levy.

La stessa cosa successe a Gajil: da OFF il suo stato divenne ON. Dopo che anche il moro ebbe ritirato la propria tessera Hunter, i quattro si diressero all’uscita. Con grande stupore di Lucy, utilizzarono la stessa porta dalla quale erano entrati.

La bionda avrebbe potuto scommettere che ad attenderli ci sarebbero state le scalinate buie e polverose, ma resto ancora una volta totalmente stupita. Davanti a lei non vi erano scale ma un marciapiede, una strada ed il centro caotico.
Non appena chiusero la porta dietro di loro, questa si mimetizzò nel muro in cemento fino a sparire del tutto.

< < M-Ma… siamo fuori… C-Come? > > -balbettò.

< < Curiosità numero due del Tour: le porte d’ingresso dell’Associazione ti “portano” dove vuoi, affinché la tua destinazione rientri in un raggio di tre chilometri. > > -fece Natsu, scherzoso.

< < Wow… Credo che non finirò mai di sorprendermi. – sorrise nervosamente, guardando poi la tessera – Cosa significa questa voce? C'è scritto “Livello 1: C “ > >

< < Ahh quello! Gli Hunter sono divisi in livelli, a secondo del numero di missioni completate e ovviamente dalla difficoltà. Il Livello 1 è quello con cui tutti gli Hunter accedono all'inizio. E' diviso in 3 livelli: Livello C - Livello Cross - , poi Livello B  - Livello Blood - e Livello A - Livello Artemis - . In tutto ci sono circa cinque Livelli inferiori e altri cinque superiori e... Lucy mi stai ascoltando? > > domandò Levy, vedendo l'espressione confusa della ragazza.

< < Ehm... quindi io sono al Livello Cross se ho capito bene… e voi a che Livello siete? > >

< < Io sono al Livello A! > > -sorrise l’azzurra.

< < Anch'io... > > -rivelò il moro.

< < E tu Natsu? > > -indagò, voltandosi verso il ragazzo che assunse un'espressione contrariata.

< < Tks.. Livello B... Potevo anche diventare Livello A ma nell'ultima missione ho per sbaglio distrutto un palazzo e coinvolto erroneamente tre civili. Quindi mi hanno retrocesso a Livello B...> > -borbottò,

< < Ah... ed Erza e Gray? > >

< < Gray è al Livello A come noi, mentre Erza è al livello B del secondo Livello inferiore. > >

< < Comunque sia stanotte si va in missione! > > -festeggiò il rosato, sviando il discorso.

< < S-Stanotte?! > > -gli fece eco Lucy, essendosi completamente dimenticata, alla fine, del vero motivo per cui si erano recati alla Sede dell’Associazione.

< < Ovviamente! Questa volta dobbiamo catturare un fantasma e si trova nel tempio Shintoista a Sud, nella cittadina di Hikazawa. > >

< < M-Ma perché stanotte?! > > -replicò, terrorizzata all'idea di andare in esplorazione di un tempio infestato, per giunta avvolta nell'oscurità.

< < Perché i fantasmi sono attivi di notte... di giorno non lo troveremo mai! > >  -spiegò Gajil, con ovvietà.

< < Ed Erza e Gray non vengono? > >

< < No... Gray oggi – come ogni volta- deve uscire con quella palla al piede della sua ragazza. Mentre Erza deve andare ad una riunione dell'Associazione. > > -proseguì Natsu, incrociando le braccia dietro la schiena.

< < Ad una riunione? > >

< < Sì, la nostra Erza è stata nominata leader della Squadra! Teoricamente il posto doveva essere dato a Gildarts, considerando che la sua forza supera di gran lunga quella di tutti noi messi insieme. Solo che... non aveva i requisiti giusti... > > - ridacchiò Levy, cercando di sorvolare.

Pur conoscendo Gildarts da poco tempo, a Lucy erano venute in mente un paio d’idea per cui Gildarts non fosse adatto per fare il leader. Ma pensò comunque di chiedere spiegazioni.

< < Che intendi? > >

< < Beh… Gildarts molto spesso si dedica a missioni molto impegnative che lo tengono via anche per mesi. Quindi non sarebbe mai presente durante le riunione… Ma i punti a sua sfavore sono decisamente l’irresponsabilità. – spiegò, confermando le teoria della ragazza – Per questo non è adatto per fare il capo. Tuttavia avrei preferito qualcun’altro al posto di Erza...E' davvero un mostro certe volte! > >  

In seguito, i quattro si divisero nuovamente con l’intento di ritrovarsi un’ora dopo. Natsu e Lucy tornarono a casa per preparare il necessario per la missione. Gildarts non era ancora ritornato, perciò all'ingresso si presentò Happy - che sventolando la sua doppia coda - saltò sopra la bionda.

< < Bentornati! > > -festeggiò Happy.

< < Ciao piccolino! > > -cinguettò, strofinandosi il muso del demone contro la sua guancia.

< < Dai Lucy! Piantala di giocare con Happy, non è un pelouche! Va’ a cambiarti… I tuoi vestiti sono  sul tuo letto. > > -ordinò.

< < Uffa… D’accordo, agli ordini. > > -sbuffò, dirigendosi nella sua camera, mentre Natsu entrò nella propria stanza per cambiarsi, seguito dal piccolo Nekomata.

< < Ehi Natsu? Dove andate? > > -domandò, mettendosi a sedere sulla scrivania.

< < Andiamo in missione... > > -rispose, sbottonandosi la camicia della divisa scolastica.

< < Ah! Vengo anch'io! > >

< < No Happy... è pericoloso. Comunque devi ancora raccontarci cos'è successo al tuo amico, dato che ne eri così sconvolto. Quando ce lo dirai, potremo fidarci di te sul serio. > > -aggiunse togliendosi i pantaloni e rimanendo quindi in boxer.

Happy abbassò lo sguardo e contemporaneamente la porta della stanza si aprì.

< < Ehi Natsu? > >-lo chiamò Lucy, entrando nella sua camera.

Il suo sguardo, dal suo viso, si spostò immediatamente sul petto scolpito, sui bicipiti ed infine, più insistentemente, sui boxer aderenti. Il rosato la guardò con aria interrogativa, mentre la bionda arrossì incredibilmente, sentendosi immediatamente una gran stupida.
Distolse istintivamente lo sguardo ed in una frazione di secondo afferrò la prima cosa che gli capitò fra le mani e gliela lanciò contro.

< < Rivestiti idiota! > > -urlò, tirandogli un cuscino.

Natsu schivò il colpo, mostrando un sorrisetto divertito.

< < Guarda che questa è la mia stanza... Sono io quello che dovrebbe lamentarsi. > > -ridacchiò, avvicinandosi.

Lucy arrossì ancora di più ed indietreggiò di qualche passo, trovando dietro di sé il muro a farle da ostacolo. Lui tese il braccio contro la parete, intrappolandola proprio come alcune settimane prima aveva fatto a scuola, la prima volta che si erano parlati.

< < Allora... che c'è? > > mormorò con voce roca, tanto che le gambe della biondina tremarono ed il suo respiro si fece affannoso.

Com’era possibile che Natsu riuscisse ogni volta a causarle un tale disagio? Lucy lo allontanò spingendolo via con le mani ed imbarazzata nascose il viso sotto la frangia bionda.

< < V-Volevo solo chiederti se avevi... quella specie di divisa dell'altra sera... > > -balbettò titubante.

Natsu le aveva infatti assicurato – precedentemente – che la sua divisa si sarebbe trovata sul suo letto, ma in realtà sapeva benissimo dove si trovava in realtà.

< < Uhm… strano, pensavo fosse nel tuo letto… Chissà, potrei avercela io. > > -suggerì, innocentemente.

Le voltò le spalle ed iniziò a rovistare nel suo cassetto, tirando fuori dopo alcuni secondi gli abiti della ragazza.

< < Bingo. Ecco a te. > > -fece, lanciandole al volo i vestiti.

< < Grazie ma, perché qualcosa mi dice che sapevi benissimo che fossero da te? > > -insinuò, sospettosa.

< < Chi, Io? Così mi offendi… > > -mormorò, riavvicinandosi.

< < Sei solo un pervertito… > > -replicò lei, trattenendosi da lanciargli addosso – ancora una volta – qualcosa, come una radiosveglia.

< < Beh non sono io quello che entra senza bussare… Comunque non è che ti piacciono davvero questi vestiti? – ipotizzò, sfilandole la fascetta nera dalle mani – Dopotutto hanno un loro stile… > >

Il battito del suo cuore accelerò violentemente. Sentiva come una strana sensazione allo stomaco... come se una forza l'attirasse verso di lui ma che cercasse di respingerla. Per qualche secondo non riuscì nemmeno a guardarlo negli occhi. Natsu tentò di avvicinarla ancora di più a sé prendendola per la vita. La bionda a quel punto lo allontanò nuovamente.

< < N-Non si tratta di questo, stupido! Lo hai detto tu che devo indossare questi abiti durante le missioni, no?! > > -esclamò offesa.

Natsu le mostrò un sorriso sghembo ed il cuore della bionda sembrò essersi fermato per un secondo.

< < Lo so, stavo solo scherzando. – sorrise – Ecco a te. > >

Con un po’ di iniziale riluttanza, prese dalla mano di Natsu i vestiti ma le loro dita si sfiorarono, provocandole un brivido che la percosse lungo la schiena.

< < B-Bene... vado a cambiarmi! > > -balbettò uscendo velocemente e chiudendo la porta.

Ancora paonazza, tirò un sospiro di sollievo ed iniziò a darsi della stupida. Perché ogni suo buon proposito di dare una lezione a quel ragazzo così arrogante, vacillava ogni qualvolta quest’ultimo le sorrideva?
Poggiò la schiena contro la porta del ragazzo, che poggiato a sua volta si coprì gli occhi con l’avambraccio e mostrò un sorrisetto vittorioso.

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Capitolo 11
*** Creazy ***


Creazy

Dopo pochi minuti, il campanello suonò. Natsu, con addosso la sua divisa Hunter - un pantalone bianco alla turca, scarpe da trekking, cintura di pelle legate alla vita, la sua amata sciarpa e una camicia nera con le maniche fino al gomito- si precipitò in soggiorno per aprire: erano Gajil e Levy.

Anche loro indossavano la propria divisa: l’azzurra indossava una salopette verde militare, insieme ad una fascia per cappelli della stessa tonalità del vestito, mentre Gajil indossava anch’esso una camicia senza maniche nera, con dei pantaloni verde militare e scarponi neri.
Dietro di loro vi era anche Gildarts, finalmente tornato dalla sua missione di Livello 3 superiore.

< < Ehi ragazzi... Gildarts! Dannato dove sei stato per tutto questo tempo?! > > -sbottò il rosato, lasciando entrare i tre.

Gildarts appese il cappotto nell’appendi-panni dentro uno sgabuzzino, evitando di rispondere alla domanda volutamente.

< < Allora? > > -insistette Natsu, sospettoso.

< < Ehm... ho svolto la mia missione... > > -balbettò l’uomo, grattandosi la testa.

< < Dall'odore alla fragole credo che tu sia andato a donne come sempre.... > > -sospirò, mentre Gildarts – allegro – si diresse in cucina per tracannare un buon bicchiere di birra fresca.

< < Ehi Natsu! Allora è tutto pronto o no? > > -interloquì Gajil.

< < Sì, sì... Ehi Lucy? Hai finito? > > -fece chiamandola.

Quest'ultima uscì dalla sua stanza con la sua divisa da Hunter e con in braccio il piccolo Happy.

< < Oh ciao Gildarts! Ecco... abbiamo un nuovo coinquilino... > > -sorrise, sollevando il nekomata.

Gildarts lo osservò, mostrandosi apparentemente indifferente.

< < E' senza dubbio un Nekomata... ma come avete fatto a trovarlo? > > -domandò, mandando giù il liquido all’interno del bicchiere di vetro.

< < Beh, diciamo che lo abbiamo calmato. Aveva causato un piccolo guaio ma ora è tutto okay! Possiamo tenerlo? Ti-pre-go! > > -domandò con tono supplicante.

< < Ma certo! Che bello avremo un componente in più nella nostra piccola famiglia! > > -esclamò abbracciando Lucy fin troppo entusiasta.

< < Cavolo, ti sei lasciato convincere subito eh? Sei il solito irresponsabile… > > -sbottò il rosato, osservando la scena con cinismo.

< < Ehm… cambiando discorso – tentò di sorvolare - state andando in missione? > >

< < Sì. Stiamo andando a catturare un fantasma. Sappiamo solo che può prendere sembianze umane ed è una ragazzina... > > -rispose Levy.

< < Ah… un fantasma eh? Beh vi do una dritta: i fantasmi molto spesso si trovano in questo mondo a causa del loro attaccamento a qualcosa lasciata in sospeso. Quindi non usate troppo la violenza ma cercate di accontentarlo e di fargli raggiungere il.... Niv... il Nim... > >

< < Stai cercando di dire il Nirvana*? > > -suggerì Lucy.

< < Sì! Esatto, il Nirvana! > >

< < Non penso che valga anche per gli esseri sovrannaturali il concetto di Nirvana... > > -commentò Levy.

< < E' lo stesso! Dai andiamo! Non vedo l'ora di dare un colpo di pistola a quel fantasma dei miei stivali! > > -incalzò Natsu, energicamente.

< < Ma Gildarts ha appena detto di fare il contrario... > > -mormorò Lucy, sperando poi mentalmente che la missioni non si fosse rivelata troppo pericolosa.

Così i quattro uscirono dall'abitazione. Era ormai buio e i dintorni erano sinistramente tranquilli. Mentre Natsu e Gajil discutevano animatamente su chi avesse l'arma più efficace, Lucy e Levy camminavano a distanza di sicurezza dai due. La piccoletta dai capelli turchesi aveva un'espressione abbattuta dipinta in volto.

Lucy lo notò e pensò immediatamente a ciò che Natsu le aveva confidato nel pomeriggio.

< < Ehi Levy? Cos'hai? > >

< < Oh… niente. E’ solo che oggi avevo intenzione di uscire con Gajil e invece dobbiamo andare in missione… > > -sospirò.

< < Dai non fare così! > > - le sorrise, mettendole una mano sulla spalla.

< < Sai... – esordì all'improvviso, fermandosi – se mai quel fantasma dovesse dare problemi a Gajil... Gliela farò pagare. > > -sibilò, assumendo un’espressione apatica ma contemporaneamente cattiva e terrificante.

Lucy fu percossa da un brivido. Era strano vedere la dolce ragazza piccola e minuta come un folletto assumere quell'espressione tetra e agghiacciante. La stessa cosa era successa poche ore prima, quando una ragazza aveva tentato di avvicinarsi a Gajil, probabilmente invaghita di lui.

Levy era rimasta con quell'espressione vuota e maligna ormai da qualche secondo. La bionda, un po' preoccupata, scosse l'amica, che si riprese all’istante.

< < E-Ehi Levy? > >

< < Eh? Oh, sarà meglio andare dagli altri... > > -sorrise, come se niente fosse.

La bionda avvertì un nuovo brivido lungo la schiena. Mentre l’amica riprendeva il passo dei due davanti a loro, la ragazza rifletté su ciò che Natsu le aveva detto a proposito di Levy, durante la caccia all'EU all'interno della scuola. 

“Levi solitamente è una frana con cosa del genere. Ma quando si arrabbia o si ingelosisce... brr! Non voglio nemmeno pensarci!”

Forse adesso iniziava a capire a cosa si riferisse.

< < Ehi Lucy! Non rimanere indietro. > > -la chiamò il rosato, interrompendo i suoi pensieri.

I quattro si diressero nuovamente al vicolo di poche ore prima, per mezzo del quale erano entrati all’interno della sede dell’Associazione. La cosa lasciò Lucy perplessa.

< < Ragazzi, cosa ci facciamo nuovamente qui? C-Credevo che dovessimo andare in missione… > > -balbettò.

< < Infatti è così. Ci serve solo un luogo in cui non si possa attirare l’attenzione. > > -spiegò Gajil, vago.

Natsu tirò fuori dalla tasca una strana pietra color azzurro. All’apparenza potevi benissimo passare per un normale cristallo – tra l’altro di poco valore – ma era molto più di questo. Lucy sentiva provenire da quella strana pietra un’energia singolare, come se fosse viva o intrisa di energia.

< < Che cos’è? > > -domandò.

< < E’ il Cristallo Etherion. Serve per richiamare la Porta degli Spostamenti, dalla sede direttamente qui da noi. > > -spiegò, posizionandolo nel palmo della mano aperta.

Questa si illuminò, sprigionando luce ed energia. Lucy rimase parecchio sorpresa, essendo comunque abituata a vedere cose del genere soltanto nei film. Ma poiché era ormai entrata a far parte di un mondo dove la parola “impossibile” non esisteva, avrebbe dovuto rivalutare tutto ciò che le era sempre sembrato tale.

In pochi secondi la luce diminuì, diventando più fioca. Nello stesso istante in cui scomparve, i ragazzi si voltarono. Davanti a loro sostava una stranissima porta color ghiaccio, chiusa tra lo stipite color argento. Lucy provò a girarci attorno. Dietro il passaggio in legno non vi era nulla di particolare, soltanto il muro in mattoni rossicci del vicolo. La cosa la lasciò parecchio stranita. Fece ritorno accanto a Levy, che le sorrise, lasciandola così nel dubbio.

< < Coraggio, entriamo. > > -incalzò Natsu, tirando verso di se il pomello che lasciò che l’apertura si spalancasse.

La bionda osservò esterrefatta ciò che vi era dall’altra parte. Il paesaggio era assai diverso, essendo inizialmente costituito unicamente da nebbia e da una leggera brezza autunnale, cosa che in città – e soprattutto in quel vicolo intriso di odore malsano – mancava al momento. Deglutii a vuoto, venendo poi afferrata per la mano dal rosato che, impaziente, incitò i compagni a proseguire. Non appena ebbero varcato la soglia, l’ingresso dietro di loro scomparve, mentre il cristallo Etherion acquisì per un secondo quella strana luce di prima.

< < D-Dove siamo? Non sembra Magnolia... > > -osservò Lucy, guardandosi intorno.

Si trovavano alle pendici di una collina, oltre la quale si estendeva un fitto bosco composto da alberi secolari, muschi e licheni. Il vento smuoveva le foglie e i rami, permettendo al profumo di menta di arrivare fino agli olfatti degli Hunters, che respirarono a pieni polmoni quell’odore afrodisiaco. Intravide oltre il bosco, una ripida scalinata costruita sul pendio di un’altra collina nella cui sommità si ergeva un edificio, somigliante proprio ad un tempio.  

< < Per forza. – rispose finalmente – siamo ad Hikazawa. > >

Prima che Lucy potesse chiedere ulteriori spiegazione, intervenne Levy.

< < Quella che abbiamo appena usato è la Porta degli Spostamenti, o Porta Svanitrice. Perette appunto di raggiungere una particolare distanza in un batter d’occhio. E’ un oggetto molto comune per gli Hunter che ne usufruiscono molto spesso, poiché ne viene affidata una ad ogni

Squadra. Evocarla è facile, basta soltanto usare il Cristallo Etherion o Lacrima Etherion, anche questo affidato ad ogni Squadra.  > > -spiegò, lasciando l’amica senza parole.

< < Bene, ora andiamo. > > -suggerì Gajil, assemblando in pochi secondi uno strano arnese dalla forma cilindrica in metallo.

< < Giusto. Abbiamo un fantasma da fare a pezzi. > > -convenne Natsu, inserendo la sicura ad alcune RoseGun.

I ragazzi si misero quindi in cammino per arrivare all'enorme struttura in lontananza: il Tempio Shintoista di Hikazawa, che più che mai trasmetteva un’energia in parte pura e tipica di templi, in parte sinistra, disturbata certamente dalla presenza sovrannaturale. L'atmosfera era parecchio cupa: il cielo coperto di nubi, il verso di un gufo e degli strani rumori rendevano l'atmosfera pesante, almeno per Lucy che terrorizzata si incollò inconsciamente al braccio di Levy.

Natsu spostò nervosamente i rami davanti a sé, mentre Gajil perlustrava i dintorni con sguardo indagatore. Lucy teneva stretta tra le mani la torcia con la quale illuminava davanti a sé. In seguito, dopo dieci minuti di cammino, finalmente i ragazzi arrivarono alla ripida scalinata che portava al Tempio. Gli Hunters percorsero con poca fatica buona parte del percorso, nel quale si ergeva il portale d’ingresso, il Torii. Non appena lo ebbe attraversato, il rosato avvertì un brivido e si fermò di colpo. Lucy – che si guardava intorno terrorizzata – sbatté contro la sua schiena.

< < Natsu! Che ti prende? > > -domandò, massaggiandosi la fronte.

Natsu non le rispose, iniziando a guardare da ogni parte con circospezione. La bionda lo guardò con aria interrogativa e Levy e Gajil si fermarono a quale gradino più in su.

< < Ma che cosa è stato? > >

< < Perché, cosa c'è Natsu? > > -indagò Levy.

< < ... Niente... > > -mormorò, mentre i due proseguirono.

Lucy, accorgendosi dello sguardo serio e pensieroso si riavvicinò a lui.

< < Natsu… che c'è che non va? > >

< < Lucy... qui c'è qualcosa che non mi piace... stammi vicino. > > -le intimò, con voce roca.

La bionda ebbe un sussulto, mentre un sorriso abbozzato si dipinse sul suo bel volto poco prima impaurito. Tuttavia prese l’avvertimento di Natsu con serietà, poiché non lo aveva mai visto impaurito o agitato. Doveva esserci qualcosa sotto, se il rosato si preoccupava, e questo la bionda poté intuirlo.

< < D'accordo. > > -acconsentì, rimettendosi in cammino insieme al compagno.

I quattro arrivarono infine al cospetto dell’enorme edificio di tre piani e dalla vasta stanza. Il secondo ed il terzo piano erano provvisti di un balcone, mentre il primo piano vantava di un delizioso portico in legno che circondava l’intera struttura, sormontata poi – in ogni piano – da tettoie a spiovente color grigio perla. I giovani si fermarono sul portico davanti all’entrata del primo piano, ispezionando i dintorni con torce e occhi attenti.

< < Bene, facciamo il punto della situazione. – esordì Natsu – Stiamo cercando un fantasma di nome Rodha. Dovrebbe essere una bambina di circa dieci anni ma il suo aspetto può cambiare, prendendo sembianze umane ma anche quelle di animali. Facciamo attenzione. > >

< < Ehm, Q-Qualcuno di voi sa… perché è morta? > > -mormorò Lucy.

Natsu e Gajil si guardarono con aria pensierosa, mentre Levy rispose prontamente.

< < Io sì. Ho sentito dire che rimase orfana di entrambi i genitori ed un giorno l’auto su cui viaggiava sbandò, cadendo da un burrone e finendo in mare. Morirono sia lei che l’autista… > >

A quel racconto la bionda fu percorsa da un brivido, mentre Natsu fissò per qualche secondo il vuoto, non potendo fare a meno di provare pietà per il fantasma. Tuttavia, la missione veniva prima di qualunque altra cosa, perciò ripresa il comando della situazione.
 
< <  D-Dividiamoci: Ognuno andrà in una direzione diversa. Levy, tu controllerai l'interno del tempio ai piano di sopra. > >  

< < Allora io controllerò il tempio al primo piano e all'esterno. > > -convenne Gajil.

< < Bene. Io controllerò il bosco partendo da sinistra, Lucy tu da destra. E' molto semplice no? > >

< < D-D-Dividerci?! > > -replicò la bionda, impaurita.

< < Oh Oh... hai paura eh? > > -la canzonò.

< < N-Non ho paura! > > -ribatté, rossa in volto.

< < Sì che hai paura... se vuoi venire con me non devi fare altro che chiedere... > > -ribatté, mostrando il suo solito sorrisetto arrogante.

< < I-Io posso farcela... > >

< < Sei sicura? Guarda che stavo scherzando… Non devi avventurarti da sola nel bosco… > >

< < No! Ho detto che ce la faccia, chiaro? Bene avevamo da fare no? Muoviamoci! > > -ordinò infastidita, cominciando ad andare nella direzione indicatale a passo veloce.

Natsu sospirò rumorosamente, mentre Levy si portò una mano sul viso.

< < Ma perché non tengo mai la bocca chiusa? > > - si domandò maledicendosi, seguendo la direzione presa dalla ragazza, ormai addentratasi nel bosco.

In seguito, Gajil e Levy si addentrarono all’interno del Tempio. Le luci erano spente ed accenderle avrebbe reso molto più difficoltosa la ricerca, per cui gli unici mezzi che potessero illuminare le stanze rimanevano le torce elettriche. Da ciò che la lampada a pila illuminava, si poteva ben capire che il tempio era antico, vista la qualità del legno ed il cigolio che produceva al passo.

Al momento il moro non percepiva nessuna presenza paranormale ma solo una umana. Prese velocemente la pistola e si voltò di scatto. La figura davanti a lui sobbalzò, venendo poi illuminata dalla luce bianca della torcia che Gajil le puntò davanti. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo e allentò la tensione ai muscoli, mentre l’azzurra gli sorrise timidamente.

< < L-Levy? Che ci fai qui? > >

< < I-Io... > >

Farfugliò qualcosa a bassa e voce e poi abbassò lo sguardo. Gajil fece lo stesso, stringendo i pugni e controllando che la voce non si spezzasse da un momento all’altro. Non sopportava quella situazione, ma era meglio così. Dopotutto, era per il suo bene.

< < Non avevamo detto di dividerci? > > -domandò, voltandosi.

< < Ecco io... io voglio cercare il fantasma con te... perché... > >

La ragazza si interruppe, vedendo che Gajil le aveva dato le spalle. Nervosamente si infilò una ciocca dei ricci capelli azzurri dietro l’orecchio e infilò una mano nella tasca della salopette.

< < Levy. Perché fai così? Io faccio di tutto per farti capire... ma tu, continui a starmi appiccicata. > >

< < I-Io... io ti amo Gajil! E questo lo sai! E io non mi arrendo. Io... io ti difenderò! > >

< < Smettila. Ti prego. Io... noi non possiamo stare insieme. E' per il tuo bene... > >

< < Gajil... -! > >

L’azzurra si interruppe, venendo colta – insieme al compagno – da un orribile sensazione. Qualcosa si aggirava intorno a loro, nei dintorni, più precisamente proprio all’interno della stanza in legno che emise degli strani rumori. Entrambi accesero le torce, smaniosi di scoprire e di vedere coi propri occhi chi fosse l’artefice di quelle vibrazioni dell’aria.

< < Levy. Fa attenzione. E' tra noi... ora abbassati! > > -sibilò, estraendo qualcosa dalla tasca posteriore del pantalone.

Levi fece come gli era stato ordinato, poiché Gajil stringeva tra le mani uno strano oggetto tondeggiante, sulla cui sommità sostava un corpo allungato, pronto alla rimozione. Rimosse la sicura e lanciò la granata che esplose producendo una luce abbagliante. Nel bagliore si sentì uno stridio.

I due si rialzarono impugnando le loro RoseGun e quando la luce abbagliante divenne più fioca, poterono finalmente vedere il famigerato fantasma. Davanti a loro e sospesa in aria, si presentava una bambina dalla pelle pallida come la neve, i capelli nero corvino e gli occhi verdi, tendenti all’azzurro chiaro. La sua espressione spaventata mutò in una minacciosa, pronta ad attaccare.

< < Levy, ci siamo. > > -mormorò, puntando la pistola contro il fantasma.

Quest'ultima emise un urlo talmente acuto che i due furono costretti a coprirsi le orecchie, cercando di resistere al rumore infernale. Gajil sentì una strana pressione alla gamba sinistra che lentamente tentava di trascinarlo via dall’azzurra. Con non poca difficoltà riuscì ad illuminare l’arto inferiore, scoprendo un immenso tentacolo viola che si stava nel frattempo arrampicando fino alla vita. Tentò di liberarsi afferrando la RoseGun, ma anche le sue mani furono bloccate da altri tentacoli che, con una presa micidiale, riuscirono a far vacillare ogni suo tentativo.

Levy tentò di rialzarsi, cercando di ignorare l’assordante rumore che come una scarica elettrica, penetrava le sue orecchie mandandole in confusione la mente. I suoi occhi si posarono sul ragazzo che veniva sempre più velocemente bloccato da quegli arti viscidi e mostruosi fin sopra il collo, dove il tentacolo continuò a fare pressione. I suoi occhi color nocciola si inondarono di lacrime, mentre le sue gambe venivano anch’essa bloccate da tentacoli spuntati apparentemente dal nulla.

Ciò che quell’arto viscido provocava sulla sua pelle si rivelò un profondo bruciore, come se fosse un ferro roventi. Lanciò un grido acuto, i suoi muscoli si irrigidirono e colta da un’improvvisa sensazione di rabbia e di tristezza strinse i denti, lanciando poi uno sguardo disperato al moro che si dimenava.

< < Gajil! > > -gridò, mettendo nella sua voce i propri sentimenti.

< < L-Levy! Scappa! > > -urlò Gajil, la cui voce veniva soffocata dal tentacolo che cercava di insinuarsi nella sua bocca.

Le ventose biancastre tastarono sempre più insistentemente le gambe di Levy ed il rumore non accennava a diminuire. Ormai ciò che sentiva era solo un suono sordo, tuttavia acuto e assordante. Non le importava di quanto male potessero farle le gambe. L’unica cosa che la faceva soffrire era vedere Gajil in quella morsa mortale. Deglutì rumorosamente e chiuse gli occhi per un istante. Riaprendoli, la sua espressione spaventata e triste cambiò. Il viso si distese e gli occhi si infiammarono di rabbia. Le lacrime che fuoriuscivano dai suoi occhi spenti non erano più di tristezza ma di profonda collera.

Sentiva l’adrenalina invaderle il corpo, mentre la sua mente estraniava tutto ciò che la circondava a parte il tentacolo e la figura di Gajil. Il rumore assordante divenne per lei solo un insignificante ronzio, ed il dolore provocato dalle ventose divenne cosa da niente. Con un movimento meccanico afferrò un pugnale dall’elsa azzurra dal cinturino legato alla coscia destra.

Con un solo rigido movimento del braccio, riuscì ad affettare i tentacoli che le impedivano il movimento agli arti inferiori. Dopo di che si alzò ciondolante e rimase per un attimo immobile, davanti a Gajil e alla figura mostruosa che si innalzava al di sopra.    

< < Posso perdonarti di avermi scottato le gambe, lurido pezzo di spazzatura. – mormorò scandendo ogni parola – Ma, che tu abbia fatto del male a Gajil… beh, questo non posso proprio perdonartelo! > > -sibilò, mentre sul suo volto comparve un piccolo sorrisetto.

< < N-No Levi! N-Non farlo! > > -esclamò Gajil.

Iniziando a tremolare, alzò la testa mostrano un sorriso divertito da guancia a guancia. Ad un tratto abbassò la testa e con un movimento quasi meccanico la rialzò, mostrando il suo sguardo ormai privo di luce.

< < Ti uccido. > > sussurrò.

Iniziò a correre con il pugnale in mano verso Gajil. Sollevò la sua arma e in un attimo tagliò il tentacolo che mollò la presa. Il ragazzo cadde per terra, tossendo straziatamente. Dalla ferita uscì un liquido nero che aveva tutta l’aria di essere inchiostro. Ricominciò a ridacchiare, prendendo la pistola. Gajil - dopo aver ripreso fiato – si rialzò e si mise davanti a lei.

< < Ehi Levi! Basta... il fantasma è scappato... r-ritorna in te... > > -esclamò, strattonandola.

La ragazza sentì un impulso dentro di sé. Abbassò la pistola e annuì sorridendo dolcemente. La dolce e indifesa ragazza di poco prima sembrava essere tornata. Anche la luce nei suoi occhi aveva fatto ritorno. Gajil sospirò tristemente, non badando alla ferite riportate alle gambe e al viso. Si sentiva responsabile, ancora una volta.

< < Mi dispiace… Sarei dovuto rimanere ancora un po' nell'esercito... > >

< < No Gajil! Ora sei qui e io non ti permetterò di andartene! > > -replicò abbracciandolo e sorridendo come se nulla fosse.
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Capitolo 12
*** Il Fantasma ***


Il Fantasma

< < “Se vuoi la mia protezione non devi fare altro che chiedere”!  - borbottava Lucy facendo l'imitazione di Natsu - Tks! Non voglio il tuo aiuto accidenti a te! Natsu sei proprio uno stupido! > >

Camminava nel bosco ormai da più di una mezz'ora ma del fantasma, fortunatamente per lei, nessuna traccia. I boschi durante la notte, solitamente, la inquietavano e le mettevano un certo timore. Aveva letto diversi libri e visto svariati film su ciò che poteva accadere ad una ragazza in un bosco, da sola. La maggior parte delle volte, trovava un portale magico che la catapultasse in un mondo fantastico, strano e misterioso. Ma altre volte ancora, quando il genere in questione era horror o thriller, la ragazza non si trovava da sola, bensì con un gruppo di amici che puntualmente, faceva una brutta fine.

Nonostante le sue paure scaturite dai racconti dell’orrore, quel bosco non la intimidiva affatto. Probabilmente era a causa della presenza spirituale del Tempio. Anche se questo argomento, aveva letto molti articoli in proposito. Lei non era credente, tuttavia provava una certa fede sulla spiritualità, di cui proprio quel bosco era impregnato, o almeno così dicevano.

Il passo veloce si era ben presto trasformato in una camminata lenta, velocizzata ad intervalli di dieci minuti, ogni qualvolta che il suo pensiero andava al compagno troppo sicuro di sé, per i suoi gusti. In quell’ora in cui l’unica compagnia disponibile si rivelarono le piante, poté riflettere bene sulle parole di Natsu e sulla reazione, forse eccessiva, che lei aveva avuto. Dopotutto, non si era offesa per il tono di autosufficienza con il quale Natsu l’aveva schernita. In fondo, non aveva mica avuto torto. In quel momento aveva avuto davvero paura, e sapeva benissimo di non essere esattamente una persona avventuriera e temeraria come lo erano i suoi nuovo compagni Hunter. Lo sapeva fin troppo bene.

In realtà, ciò che le aveva detto si era rivelato un pretesto per non stargli accanto. Stare da sola con Natsu non le dispiaceva affatto, tuttavia c’erano momenti in cui la sua troppa vicinanza o addirittura un suo solo sguardo riuscivano a far vacillare tutte le sue sicurezze. Si sentiva incredibilmente fragile, e per questo molto stupida. E dopo quello che era successo nella camera del rosato il pomeriggio precedente, l’ultima cosa che desiderava era rimanere da sola con lui, per giunta in una foresta in cui il pericolo era dietro l’angolo.    
Il solo pensiero di ciò che era successo la fece arrossire, tanto che dovette fermarsi di colpo.

< < Basta! Ma che mi succede?! Non posso mettermi a pensare ad una cosa del genere in un momento come questo! E poi non è successo niente. > >-ribadì a se stessa, proseguendo a passo svelto.

Spostò nervosamente il ramo di salice in pendenza e proseguì diritto, arrivando una sentiero oltrepassato da cespugli di more e bacche selvatiche, oltre il quale intravide in lontananza una luce bianca, apparentemente sospesa in aria. Incuriosita, evitò i cespugli e passò oltre, finendo al centro di una radura. La strana luce si rivelò essere una fiamma bianca, particolare inusuale anche in un mondo popolato da demoni. Sentivo il crepitare del fuoco sospeso in aria che come se stesse sussurrando, le chiedeva di raggiungerlo.

Attirata dalla luce pura, iniziò a camminare lentamente verso di lei, come una farfalla attirata dalla luce di una lampadina. La fiammella iniziò a seguire un percorso immaginario in aria, spostandosi all’interno del bosco. Dopo alcuni metri si fermava, come per assicurarsi che Lucy potesse seguirla e mantenere il passo senza alcuna difficoltà.La bionda la seguiva senza battere ciglio, stregata dalla luce pura a quasi ossessionata dal desiderio di toccarla anche solo con un dito.

Arrivate nel bel mezzo di un’altra radura, la fiammella bianca espanse la sua luce, fino a disegnare una sagoma umana che prese ben presto forma. Lucy si trovò davanti ad una bambina dai capelli nero corvino, dagli occhi grigi e dalla pelle terribilmente pallida, che quasi si mimetizzava con il vestito della stessa tonalità. In quello stesso istante la bionda si riprese, si guardò intorno spaesata e con stupore si rese poi conto di chi avesse di fronte.
La bambina le diede le spalle, rimanendo sospesa in aria di circa mezzo metro. La sua pelle sfiorava la trasparenza e tutto intorno a lei sembrava molto più freddo e triste.

< < E-Eh? Ma che sto facendo? D-Dove sono? > > -si domandò, confuso.

All'improvviso una mano raggiunse la sua bocca e la tirò indietro verso un cespuglio. Perse l’equilibrio e cadde sopra qualcosa, che trattenne un gemito per il dolore. Non riuscendo a liberarsi dalla presa dello sconosciuto, si voltò impaurita, incontrando l’atra mano del ragazzo che la fece segno di tacere. Lucy tirò un sospiro di sollievo ed il suo battito cardiaco rallentò, fino a che il rosato non la liberò, distogliendo la mano destre lentamente.

< < Natsu, mi hai fatto prendere un colpo! > > -mormorò a voce acuta, spostandosi nervosamente una ciocca dei suoi capelli bionda dal viso.

< < Potrei dire la stessa cosa! – ribatté, avvicinandosi al suo viso – Ti ho cercata per ore! Dove ti eri cacciata?! > >

Lucy evitò di rispondere, poiché durante la sua camminata a passo veloce aveva attraversato una buona parte del bosco senza nemmeno preoccuparsi di seguire un sentiero preciso. Abbassò per qualche secondo lo sguardo, notando come la sua posizione potesse sembrare equivoca. Inciampando e cadendo dietro il cespuglio era finita addosso a Natsu, co le gambe a cavalcioni sui suoi fianchi, mentre il ragazzo si era a quel punto sorretto con i gomiti.

< < S-Spostati! > > -sbottò, trattenendosi dall’urlare.

Natsu la guardò divertito, facendole notare che teoricamente, era lei a doversi spostare, non lui. La bionda si scansò evitando di fare rumore ed osservò la bambina spostando leggermente le foglie.  

< < Allora, mi dici che diamine stavi facendo? > > -domandò lui, perplesso.

< < In che senso? > > -mormorò, distogliendo l’attenzione dal fantasma.

< < E me lo chiedi? Ti ho seguito per circa un miglio e seguivi quella luce come se fossi ipnotizzata, mi hai fatto paura per un momento! > > -borbottò, sbuffando.

< < Ma come? Il grande e valoroso Natsu… ha paura? > > -lo schernì lei, trattenendo una risatina.

Dopo qualche istante il rosato unì la sua fronte con quella della bionda e abbassò lo sguardo, mentre la gola sembrava tremargli.

< < N-Non essere più così testarda. D’ora in poi non andrai più in giro da sola, è chiaro? > > -le intimò, con voce roca.

A quella pretesa Lucy arrossì timidamente, permettendo ad un sorriso di dipingersi sul suo viso. Annuì felice, respirando intensamente il profumo del ragazzo che si staccò da lei, colto da una strana sensazione. Entrambi guardarono oltre il cespuglio, notando come la luce del fantasma fosse diventata più splendente. La bambina dall'espressione malinconica era circondata da lucciole che, come se stessero eseguendo una danza, la circondavano disegnando degli archi intorno a lei.

Rodha il fantasma fece per sedersi, quando sotto di lei comparve un pozzo in mattoni grigi, con tanto di carrucola e copertura a forma di tettoia a spiovente. La bambina si sedette sul bordo ed iniziò ad osservare con occhi tristi il fondo.In Lucy quella scena provocò malinconia: aveva già vissuto quel momento, quella solitudine, quel senso di tristezza. Strinse i pugni e si sollevò da terra, con l’intenta di andare da lei. Era sicura che se le avesse parlato, non sarebbe stato necessario ucciderla. Tuttavia, Natsu la fermò prontamente afferrandola per il polso.

< < Lucy che stai facendo?! Non farti di nuovo incantare da quella luce! > > -esclamò, attirando l’attenzione della bambina che si voltò di scatto, spaventata.

< < Tranquilla, non vogliamo farti del male! > > -dichiarò, con cautela.

Natsu si rialzò e si parò di fronte alla bionda, rimuovendo la sicura alla RoseGun, contro le sue proteste.

 < < Natsu, così la spaventi! > > -lo rimproverò, con tono accusatorio.

< < Tanto meglio! – sbottò, puntando la pistola verso la bambina - E' un fantasma ed è nostra missione farlo fuori! > > -sibilò infine, premendo il grilletto.

Prima che la pallottola raggiungesse il bersaglio, il tempo si arrestò per qualche attimo. Dopo di che, i due furono invasi da una gigantesca distesa d’acqua che li sommerse all’istante. La bionda, spinta dalla sensazione di soffocamento, si dimenò nel tentativo ti raggiungere la mano del rosato, tesa versa di lei ma non abbastanza vicina. Cercò di urlare il suo nome, ma l’acqua le entrò in gola. L’ultima cosa che vide fu infatti l’espressione afflitta di Natsu, mentre veniva spazzato via dalla corrente marina.

Lentamente, aprì gli occhi e mise a fuoco ciò che la circondava. Sentiva qualcosa di appiccicoso e ruvido premerle sulla guancia destra, punto poi che poggiava sul terreno foglioso. Si sorresse sui gomiti, e si rialzò con aria spaesata. Era nuovamente nel bosco, nello stesso punto di un – apparentemente – attimo prima. Cercò poi la presenza del compagno, voltandosi da più parti.

< < N-Natsu? Dove sei? C’è nessuno? > > -domandò, realizzando con stranezza che non era affatto bagnata né umida.

Si spolverò la guancia sporca di terra con una mano, quando nello stesso istante riapparve il pozzo in pietra e con esso la bambina pallida come un lenzuolo. Fece un passo indietro, schiacciando rumorosamente una radice fuoriuscita dal terreno. Tuttavia, il fantasma non accennò a muoversi. Lucy, disorientata, incrociò le braccia sopra il ventre piatto e scoperto e la osservò bene, poiché la calma e la malinconia della bambina bianca come un lenzuolo fecero sparire ogni sua paura.

< < Ti piace questo mondo? A me tanto... ma tutto finisce prima o poi... > > -esordì la bambina, mostrando una voce candida, perfettamente adatta al suo aspetto.

Lucy si voltò indietro, credendo che ci fosse qualcuno oltre a lei. Tuttavia, non vi era un’anima.

< < E-Eh? Parli con me? > >

< < ... Vorrei tornare indietro nel tempo... ma tutto finisce prima o poi. > > -ripeté, senza badare alla domanda di Lucy.

Quest'ultima le si avvicinò lentamente e con cautela. L’ultima cosa che voleva era spaventarla, poiché aveva provato sulla propria pelle cosa significava avere a che fare con un fantasma intimorito. Guardandola da vicino poté notare come la sua pelle fosse talmente bianca da apparire trasparente. I suoi occhi tristi e malinconici non dimostravano per niente la teoria che di solito la gente aveva sui fantasmi: creature spaventose e insensibili, incapaci ormai di provare qualsiasi sentimenti.

Le lucciole entrarono nuovamente in scena, ricordando le due ragazze che finalmente sembravano pronte per una conversazione. Il vento smuoveva le foglie degli alberi che sembravano produrre come una melodia. Alzò poi gli occhi al cerchio della notte, notando la presenza della luna piena e paragonandola alla purezza estetica – e sicuramente anche di spirito – della presenza intercorporea di fronte a sé.

< < Come ti chiami? > > -domandò, facendosi coraggio.

< < ... Io non mi ricordo... ho sentito dire che mi chiamo Rodha > > -rispose finalmente, continuando a guardare il fondo del pozzo.

Sul suo viso improvvisamente comparvero delle macchie di sangue. Anche il suo vestito bianco si tinse di un rosso scarlatto. Lucy fece un passo indietro. Possibile che il solo ricordare qualcosa della sua vita precedente potesse creare tanto sangue? Era davvero così oscuro il passato di quella bambina, non facente ormai parte del mondo dei vivi? La bionda deglutì a vuoto e si schiarì la voce.

< < I-Io sono Lucy... senti, perché sei qui? > >

< < Perché... già me lo chiedo anch'io... da dove vengo? Che cosa sono? Perché sono qui? > > -continuò apaticamente.

< < Ricordi niente di quando eri… in vita? > > -azzardò, non sapendo bene se quella domanda avrebbe o no peggiorato le cose.

Forse era stata troppo avventata, forse era stata troppo indelicata. Tuttavia, il suo volto apatico sembrava contrastare ogni suo timore.  

< < Il mio passato è fatto di sangue, forse troppo sangue. Ecco perché non sono in vita. Sono come una camelia. Sono morta in silenzio. > > -dichiarò, allungando una mano verso gli insetti luminescenti.

La bionda le si sedette accanto, notando che il vestito e così la pelle fossero tornate al bianco cadaverico di prima. Tirò un sospiro di sollievo e abbozzò un sorriso.

< < Sai, ho sentito dire che quando si lascia questo mondo si va incontro ad un’altra vita. Forse, anche migliore di questa. Non ti piacerebbe ricominciare da zero? > > -fantasticò, cercando di contagiarla.

Fino ad allora, non aveva mai creduto alla reincarnazione o cose simili. La gente nasceva, cresceva e moriva. Così andava il mondo e non c’era mai stata niente di tanto forte o prodigioso da evitarlo. Ciò nonostante, sentiva di dover dare come una speranza a quella bambina morta prematuramente. Lei non ci credeva, ma non significava necessariamente che non fosse vero. Contava su questo.

< < Ne ho sentito parlare anch’io. Se mai dovessi diventare qualcosa che non sia un essere umano, vorrei essere un uccello. Una rondine, magari. > > -commentò, guardandola negli occhi.

Lucy fece lo stesso, rispecchiandosi negli occhi grigi totalmente inespressivi.

< < E come mai proprio una rondine? > > -domandò, incuriosita.

< < Perché le rondini sorvolavano sempre il parco di Groove Avenue. Adoravo andare lì, mi ci portavano sempre mamma e papà. > >

< < Sai, quand’ero piccola anch’io adoravo andare al parco. Ogni domenica io e i miei genitori organizzavamo un pic-nic, poi giocavamo a rincorrerci, con l’aquilone e anche a cavalluccio. Adoravo quei momenti, perché eravamo in un posto divertente. E casa mia, dopo la scomparsa di mia madre non lo fu mai più. > > -mormorò, stupendosi di quanto risultasse facile parlare dei suoi sentimenti proprio con un fantasma.  

< < Tua madre è morta? > > -domandò, lasciando la bionda un po’ perplessa.

< < Non lo so… > > -sussurrò con voce secca all’istante, ritrovandosi senza una vera e propria risposta.

< < La mia sì, insieme a mio padre. Furono uccisi da qualcuno sotto i miei occhi. Stavo andando al loro funerale quando sono morta. Io... sono caduta in mare. Avevo il finestrino aperto, quindi l'acqua era entrata, con una piovra. Probabilmente anche quella piovra si sentiva sola, per questo ha messo intorno al mio collo un tentacolo. Non voleva che lasciassi questo mondo da sola. L'acqua era salata. Faceva male... > >

L’Hunter trasalì, colpita e amareggiata dalla crudeltà di quella storia. Si sentiva davvero una stupida. Aveva sempre considerato la sua vita pressoché miserabile, ma non aveva mai pensato che ci fossero persona che soffrissero in modo assai maggiore di lei. Abbassò lo sguardo, stringendo i pugni.

< < M-Mi dispiace... – mormorò con voce rotta – Posso sapere perché hai portato solo me qui? > >

La bambina non rispose. Probabilmente, Lucy in fondo al cuore sapeva la risposta. Erano simili.

< < Secondo te, la mamma e papà potrebbero tramutarsi anche loro in delle rondini? > >

A quel punto, il groppo in gola la assalì definitivamente. Le lacrime le scesero dagli occhi e agì con impulsività.

< < T-Tu... sono certa che li rincontrerai. Questa volta potrete stare insieme! Devi solo crederci... Io non ci ho più creduto ed è andata come doveva andare. Ma tu hai ancora una speranza! > > -esclamò con determinazione, abbracciandola.

Il suo corpo trasparente era davvero freddo e vuoto. Privo di memoria, privo di sogni, privo di calore. La bruna si voltò finalmente verso Lucy, poggiando delicatamente la sua fredda mano sul braccio della giovane intorno a lei. Dai suoi occhi fuoriuscirono delle lacrime sincere e soprattutto molto calde.

< < Io... potrò incontrarli? > >

< < Certo! E sarà bellissimo! Vi abbraccerete! E giocherete insieme! E forse affronterete anche qualche momento triste, ma lo farete insieme! > > -rispose, non riuscendo più a controllare le lacrime.

La bambina si allontanò con dolcezza dall'abbraccio della bionda e congiunse la sua mano pallida e fredda con quella rosea a calda della ragazza di fronte a lei. Quando i suoi polpastrelli toccarono quelli di Rodha, avvertì un brivido. Rimasero ferme in quel modo per alcuni minuti. L'espressione della bambina non era cambiata ma questa volta era diverso. Era come se almeno una piccolissima parte della grande voragine che la morte le aveva lasciato dentro il cuore stesse venendo colmata.

Nel frattempo, Rodha diventava sempre più trasparente. Le sue labbra si curvarono in un sorriso abbozzato, tanto basto per far sorridere anche Lucy. Il suo corpo si scompose poi in mille lucciole, mentre la sua voce diventò poi un eco lontano ed infine un sussurro.

< < Ti ringrazio Lucy. Spero che tua madre ritorni da te. > > -fece infine, scomparendo.

Anche le lucciole scomparvero, lasciando al loro posto una piccola fiala contente un liquido trasparente e freddo. Lucy raccolse il contenitore in vetro e si asciugò le lacrime.

< < Fai buon viaggio, Rodha > > -sorrise, con il cuore colmo di emozione.

In quel momento sentì la voce di Natsu in lontananza. Nel frattempo anche il pozzo era scomparso, mentre il vento tra gli alberi continuava ad intonare quella dolce e malinconica melodia che la accompagnò durante il breve cammino verso il compagno rosato, che non appena la vide, tirò un sospiro di sollievo. Si avvicinarono l’uno verso l’altro con contentezza. La bionda si fiondò tra le braccia di lui, ignorando per un secondo la vocina del suo carattere timido.

< < Ehi finalmente! Ma dov- > >

Natsu si interruppe, notando come la ragazza fosse stretta al suo petto. La sue braccia le circondarono le spalle e la strinsero a sé ancora di più. Sentiva il cuore dell’amica battere all’unisono con il proprio ed il profumo agrodolce dei suoi capelli biondi sembravano avergli restituito tutta la fatica.

< < Meno male che stai bene... > > -mormorò, sollevato.

Quando si rese conto che Natsu la stava abbracciando, arrossì di colpo e si allontanò da lui, imbarazzata.

< < D-D-Dobbiamo tornare dagli latri! A-A-Andiamo! > >

Non poté fare a meno di farsi scappare una risatina divertita, alla quale la bionda rispose con uno sguardo innervosito.

< < N-Non ridere! - urlò imbarazzata - C-Che c'è?! > >

< < Sei incredibile... - ridacchiò - non cambiare mai! > > -mormorò, spingendole con l’indice la fronte.

Lucy arrossì ed esaminando ancora una volta il contenuto della fiala in vetro, seguì il compagno fino al Tempio, dove li aspettavano Gajil e Levy, dall’aria visibilmente mal ridotta.

< < Oh ragazzi! Ce l'avete fatta! > > -li accolse Levy, sorridente.

Gajil accanto a lei, aveva un'espressione triste e malinconica che cercava di mascherare.

< < Davvero? Ce l'abbiamo fatta? > > -domandò confuso, voltandosi verso Lucy.

< < Beh, direi di sì. Ho parlato un po' con quella bambina e... alla fine è scomparsa ringraziandomi. Penso che abbia raggiunto finalmente il Nirvana... > >

< < Un fantasma che raggiunge il Nirvana eh? > > -ridacchio Gajil, felice per l’esito della missione.

< < E... mi ha dato questa > > -aggiunse, mostrando ai tre la piccola fiala contente il liquido.

< < T-Te l'ha dato lei? > > -esclamò la bassina, incredula.

< < Sì, perché? > >

< < Lucy questa è una lacrima! E sono molto rare! Di solito i fantasmi non piangono! Specie... quella maledetta che ha fatto del male al mio Gajil ... > > -mormorò cupa, su queste ultime parole.

Gajil sobbalzò, scambiandosi un’occhiata intimidita con l’amico.

< < E-Ehm... no Levy! Non devi arrabbiarti! Gajil sta bene e quella bambina... aveva solo paura e si sentiva solo sola. Non devi avercela con lei! > > -cercò di tranquillizzarla stringendole la mani.

Il volto inferocito dell’azzurra mutò notevolmente, fino a che anche la più piccola ruga creata dalla rabbia si distese, lasciando il posto ad un sorriso.

< < Ok! > > -annuì.
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Angolo dell'Autrice
Konnichiwa :D
Okay, non tiratemi niente addosso vi prego D:! E’ stato un autentico parto concepire questo capitolo, che ho letto, scritto e riscritto almeno una dozzina di volte -_- siate clementi xD
Vi ho dato una piccola anticipazione sulla verità riguardo il passato di Lucy. Penso che gran parte dei suoi scheletri nell'armadio verranno svelati nel prossimo capitolo. Mentre Levy... eh la nostra Levy... dovrete aspettare ancora un pochino prima di sapere la verità che Gajil cerca di mantenere... Ora mi sono anche accorta di aver completamente abbandonato Gray e Erza! Ma non preoccupatevi, nei prossimi capitoli verranno approfondite le caratteristiche di uno di questi due personaggi.
Ps: sapremo anche qualcosa in più sul Governo u.u

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Capitolo 13
*** Omohide Poroporo ***


Omohide poroporo*

Iniziò a piovere a catinelle, quando Gray Fullbuster ebbe appena chiuso il cancello grigio della sua abitazione più che confortevole, a soli due isolati dalla Magnolia High School. Esaminò attentamente il cielo grigio piombo, dal quale cadevano velocemente e sempre più frequentemente delle gocce di pioggia. Aprì l’ombrello bianco ed iniziò a camminare, immergendosi nei suoi pensieri.

Per quella particolare condizione metereologica provava dei sentimenti molto forti. O meglio, la pioggia riusciva a far riemergere in lui sentimenti molto forti: emozioni, sensazioni, ricordi e pensieri ad essa correlata.  Sotto quel punto di vista, adorava la pioggia, poiché anche durante quel giorno pioveva, quando la sua vita cambiò. Riflettendoci, poté arrivare alla conclusione che la pioggia avesse portato diversi cambiamenti, uno devastante come un uragano in una città fatta di legno, mentre l’altro sereno come un venticello fresco durante una giornata calda.

L’inverno aveva sempre accompagnato la sua esistente, fino a che un raggio di sole non lo salvò dalla distruzione. Quel raggio di sole, fu proprio Juvia Lockser. Mentre la strada si inumidiva sempre di più, i pensieri del moro andarono agli eventi che sconvolsero, la sera del 7 Luglio 1911, la sua vita ordinaria… o forse, non così tanto ordinaria. Era nato e cresciuto fino ad otto anni, in un villaggio del Nord Europa, sui monti Alphen, disabitati per via del clima rigido e della presenza di bestie feroci.

La loro vita procedeva con assoluta regolarità, almeno per una famiglia di Hunter composta da padre, madre e due figli maschi. Il maggiore Gray ed il minore di solo un anno, Lyon Fullbuster. Fin da quando erano venuti al mondo, i fratelli Fullbuster erano sempre stati a conoscenza del loro destino, dal quale non si sarebbero potuti svincolare in alcun modo. La dinastia degli Hunter nella famiglia Fullbuster era assolutamente una priorità da rispettare. Di fatti, le giornate dei due bambini potevano esser visti ai loro occhi come normali, ma agli occhi della gente che viveva nel paese alle pendici, erano come degli orfani rapiti da una strana associazione malavitosa.

Gli addestramenti erano infatti duri; allenati fin da piccoli a sopportare le rigidità del clima invernale e sottoposti continuamente ad estenuanti esercizi fisici e psichici. La loro fu apparentemente solo sfortuna, ma niente alla quale non si potesse porre rimedio. I genitori erano Hunter per diritto, in quando in possesso di proprie capacità extra-sensoriali. Gray e Lyon invece, lo erano unicamente per discendenza. Sebbene il primo avesse ereditato poche particolarità dai genitori quando il fratello, quest’ultima risultava costantemente incapace di stare al passo del fratello maggiore. Tuttavia, per Gray questo non era affatto un difetto, così come non lo era assolutamente per i genitori che amavano i figli in egual modo.

Inoltre i due fratelli si allenavano insieme e con impegno, promettendosi puntualmente che sarebbero arrivati alla meta insieme. Fu inizialmente un giorno apparentemente come tanti, il 7 Luglio del 1911. Quel giorno pioveva e non nevicava. Le condizioni climatiche sarebbero dovute essere quindi più favorevoli ad una spedizione tra i monti, ma non fu affatto così. In quel giorno, Lyon decise di accompagnare il padre in una missione facile, mentre Gray decise di rimanere a casa per badare alla madre malata.  

Il padre aveva sempre fatto ritorno nel giro di mezza giornata, per cui il giovane primogenito rimase a fianco della madre per tutto il tempo, senza preoccuparsi minimamente. Suo padre era davvero molto forte e lui e Lyon si erano allenati appositamente per aiutarlo, e sostituirlo un giorno, nelle missioni da Hunter. Tuttavia, passò un giorno, poi un altro ed un altro ancora. Passò una settimana e i due non fecero ritorno. Dopo essersi ristabilita, Gray e la madre andarono a cercarli, ispezionando i monti da cima a fondo. Ma di loro, nessuna traccia.

Disperati, si recarono addirittura dalla polizia che proseguì le indagini soltanto per un anno. Secondo il parere dei Ranger, che di casi come quelli ne affrontavano parecchi alla settimana, il signor Fullbuster ed il figlio si erano persi a causa della tormenta mista a grandine ed erano rimasti sepolti vivi sotto la neve, e a quel punto cercarli non avrebbe avuto alcun senso. O peggio ancora, durante il cammino erano magari stati sorpresi da un orso, un puma od un lupo affamato. Gray non credette tuttavia ad una parola.

Non poteva né credere né accettare che il padre ed il fratello fossero morti a causa del clima rigido, considerando che ormai la neve ed il freddo facevano parte della loro natura. Inoltre, erano Hunter e non potevano essere morti per un attacco di un animale. Sua madre si convinse delle parole dei poliziotti e fece per qualche tempo, finta che tutto ciò non fosse mai successo. Arrivò a perdere la ragione e, dopo qualche mese, morì. In seguito a quell’ennesima e lacerante perdita, a quattordici anni decise di trasferirsi nella città di Magnolia sotto consiglio della sua nuova insegnante di arti marziali Ur.

Lei viveva lì ed inoltre sapeva tutto della sua condizione di Hunter. Per questo, a parer suo, allenarlo in un luogo più civile ed ospitale avrebbe giovato al suo carattere ormai freddo e distaccato. L’allievo fece come gli era stato consigliato; in fondo, cosa aveva da perdere? Sui monti Alphen non c’era ormai nessuno che lo aspettasse ed il solo vivere in quella casa portava pian piano delle nuove cicatrici al suo animo. Si trovava bene con quella donna dal carattere solare e forte, ciò nonostante, sentiva ancora una profonda rabbia repressa ed il desiderio di sfogarla su qualcuno o qualcosa diventò col tempo irrefrenabile.

Era di nuovo un notta buia e tempestosa, quando la incontrò. Aveva appena fatto a botte con i bulletti del quartiere, che ormai nutrivano – ad eccezione di qualche povero sfortunato spavaldo – un profondo rispetto di lui. Si era seduto a cavalcioni sul parapetto del ponte stradale, intento a fasciarsi con i denti la mano sbucciata. All'improvviso, sotto il riparo di un ombrello con le balze rose apparve una bellissima ragazzina dai capelli azzurri: Juvia. Di un anno più grande di lui, frequentava l’ultimo anno delle scuole medie.

Sotto il getto pungente della pioggia, restarono a fissarsi per attimi interminabile. In seguito, senza sapere niente di lui e senza porsi minimamente il problema, gli offrì riparo sotto il suo ombrello. Lo sottopose ad alcune semplici domande, come perché mai fosse così mal ridotto o perché continuasse a fissarla in cagnesco. Nonostante le risposte brusche del ragazzo, Juvia non si arrabbiò ma lo guardò con compassione, non per compatirlo ma per fargli capire che, qualunque cosa avesse, avrebbe potuto risolverla con il suo aiuto.

Iniziarono a conversare del più e del meno, o meglio lei parlava e lui faceva finta di non essere interessato alla conversazione.  Continuarono a frequentarsi, mettendo alla scoperto il proprio passato; Juvia gli raccontò di essere anche lei cresciuta senza i genitori e di aver perduto anche una sorella. Certe volte gli argomenti erano però privi di senso, come quanto potesse diventare grande una pagnotta se cotta in padella, oppure quanti nani e gnomi ci fossero in un giardino comune.

Nonostante tutto, iniziava ad affezionarsi a quelle conversazione campate in aria. Arrivò anche ad affezionarsi ad uno dei più grandi difetti di quella misteriosa e corteggiata ragazzina delle medie: il suo parlare a sproposito, poiché inizialmente di certi suoi commenti pungenti ne avrebbe fatto volentieri a meno. Contemporaneamente, gli allenamenti per diventare Hunter proseguivano e l’incontro con Juvia sembravano avergli ridato la forza di volontà per continuare ad allenarsi. A quindici anni ottenne finalmente la tessera di Hunter ed entrò a far parte della Squadra Fairy Tail, composta da Gildarts, Natsu, Erza, Levy e Gajil. All'inizio il nome gli sembrò parecchio stupido, ma col tempo capì il vero significato: un eterna avventura.

Sempre in quell'anno, dopo un’estenuante rivaleggiata con diversi ragazzi delle scuole medie e addirittura del liceo, riuscì a dichiararsi a Juvia che accettò i suoi sentimenti. Innamorati pazzi l’uno dell’altra, si misero insieme ed iniziarono ad uscire ufficialmente. Non poté mai dirle del suo segreto da Hunter, ma andava bene così. Finché sarebbero stati insieme, niente di male sarebbe potuto accadere.
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Era ormai passato quasi un mese da quando Lucy si era unita alla squadra Fairy Tail. Le giornate procedevano nella norma, o meglio: nella norma per un Hunter. Quasi tutti i giorni la ragazza veniva coinvolta nelle stravaganti e certe volte davvero assurde missioni che le venivano proposte da Natsu e gli altri, come eliminare demoni millepiedi che infestavano piccoli villaggi rurali e fingersi dei monaci per non destare sospetti all’interno dei santuari, luoghi in genere preferiti dalle presenze maligne come nascondiglio. Non aveva mai un attimo di pace nemmeno a casa, poiché il rosato faceva di tutto affinché la povera nuova recluta perdesse la testa, come girare mezzo nudo per casa, spaventarla con sussurri nel collo quando faceva i compiti ed altre azione altrettanto meschine.

Così andare a scuola era diventato l'unico momento più o meno normale della giornata, nel quale Lucy poteva comportarsi come una normalissima liceale, ma in fondo, anche se riteneva di essere circondata da personaggi strani, persino lei stessa poteva autoproclamarsi parte della “banda dei pazzoidi distruggi-tutto” , come chiamava la sua Squadra. Di fatti nella maggior parte delle missioni, Erza e Gray ma soprattutto Natsu, distruggevano qualunque cosa sembrasse sospetta o si ponesse davanti il loro cammino.

Così, pur avendo risolto gli incarichi si ritrovava spesso a dover placare gli animi; da una parte il cliente scontento a causa della distruzione totale della sua abitazione, dall’altra Natsu o Gray che continuavano imperterriti a difendere i propri ideali e ad apostrofare il cliente in questione con soprannomi poco educati. A quel punto sopraggiungeva Erza, che stendendo i due istigatori del dibattito e fornendo le più sentite scuse alla vittima delle loro missioni, poneva fine alla cosa.

La campanella della quarta ora suonò e la bionda sospirò sconsolatamente, poggiando il viso contro l’armadietto, sotto lo sguardo divertito di Levy. Nell’ora precedente, il professore di studi sociali aveva ridato i compiti in classe svolti la settimana precedente, ed il voto di Lucy fu piuttosto scarso.

< < Sono stufa! Ho le ossa completamente a pezzi! Non abbiamo un attimo di tregua! La mattina mi spacco la schiena a scuola, il pomeriggio anzi che fare i compiti o uscire come tutte le ragazze normali devo vedermela con zombie, demoni o altre creature disgustose e assetate di sangue. Mentre la sera, quando teoricamente potrei rilassarmi, devo anche proteggermi dagli scherzi pervertiti di Natsu! Ah già, dimenticavo: la notte non dormo, poiché vado in campeggio nei tempi Shintoisti o fra i boschi a fare l'esca per i demoni! > > -sbraitò, cinicamente.

< < Lucy non esagerare! – ridacchiò – In fondo veniamo ben pagati per queste missioni. > > -sorrise, energica.

Effettivamente era proprio come diceva l’amica. Il cliente poteva pagare in anticipo, a rate oppure solo al compimento dell’incarico e nonostante le dozzine di missioni mandate all’aria a causa del temperamento decisamente poco quieto dei suoi compagni, la paga era piuttosto buona.

< < Sì è vero ma sono stufa lo stesso! Tu non vorresti prenderti una vacanza? > > -domandò speranzosa, e nel caso la risposta dell’amica fosse stata affermativa, avrebbe avuto un appoggio nel caso in cui Natsu l’avesse costretta ad andare nuovamente in missione.

< < Uhm… Veramente, a me basta stare con Gajil! > > -sorrise, mentre la bionda restò disarmata davanti ad una tala allegria.

< < A proposito Levy, come va con Gajil? Io... mi era sembrato di aver capito che fosse il tuo ragazzo... > > -balbettò titubante, facendo ben attenzione al peso delle proprie parole.

L’azzurra le mostrò un sorriso un po’ triste rispetto al precedente e ripose i libri nell’armadietto.

< < Lo era, ma sta tranquilla! Sono sicura che mi ama ancora e non mi arrendo! > > -affermò, determinata.

< < Ma almeno ti ha dato una spiegazione? > > -domandò, riflettendoci su.

< < No ma, mi ha detto che era per il mio bene... > > -confessò, abbassando lo sguardo.

Nelle mente di Lucy si affollarono svariate ipotesi, una comunque meno probabile dell’altra. E se Gajil fosse in realtà spaventato dalle reazioni di Levy? Prima che potesse proferire parola, fu preceduta dalla voce squillante ed armoniosa dell’amica di una anno più grande, Juvia.

< < Ehi ragazze! Cosa fate di bello? > > -esclamò, fiondandosi verso di loro.

< < Ciao Juvia, oh niente, parlavamo del più e del meno. > > -fece vaga, facendo ben attenzione a non rivelare troppo.

Voleva bene a Juvia, ma certe volte la sua curiosità sfiorava l’invadenza, e molti dei suoi commenti rischiavano di apparire troppo spacciati, specie se l’interlocutrice in questione fosse Levy. La ragazza guardò le sue amiche con circospezione, poiché assolutamente niente poteva sfuggire alla Regina del Pettegolezzo, così chiamata dall’azzurra. La bionda distolse lo sguardo, sentendosi notevolmente squadrata.

< < Uhm… Stavate parlando di ragazzi invece, dai Lucy ammettilo! > > -indagò maliziosa, dando delle leggere gomitata al braccio dell’amica, che tentò di sviare il discorso inutilmente.

< < M-ma no… ti sbagli! > > -ribatté, mentre le sue capacità interpretative andavano a scemare.

< < Beh, per fortuna io e Gray non abbiamo nessun tipo di problema! – ridacchiò frivolamente – Ma tornando a te, Lucy: dì la verità, che stai combinando con Natsu? > > -mormorò, fremendo una risatina.

La vittima del suo terzo grado avvampò, tanto che dovette nascondere la testa all’interno dell’armadietto, sotto lo sguardo divertito di Juvia e quello incuriosito di Levy che nel frattempo si sistemò la fascia gialla per capelli.

< < N-Niente! C-Che dovrei combinare?! > > -balbettò, gesticolando.

< < Oh sai, vi lanciate certe occhiate... sembra quasi che non vediate l'ora di saltarvi addosso… > > -commentò, dando una veloce osservazione alle sue unghia smaltate.

< < N-Non è affatto come dici tu! > > -negò imbarazzata, mentre le parole della sempai rimbombavano nella sua mente.

< < Sì, sì certo... – fece cadere il discorso, divertita. – E tu Levy? Vai ancora dietro Gajil? > > -domandò, quasi annoiata.

Lucy la fulminò con lo sguardo e le pestò il piede, non ottenendo tuttavia nessuna reazione. Levy si mostrò un po’ confusa ed inclinò la testa, chiedendo spiegazione.

< < Che vuoi dire con “andare dietro”? > > -domandò, aprendo nuovamente il suo armadietto e lasciando quindi che l’anta in metallo le coprisse il volto.

Mentre armeggiava all’interno, la bionda notò come i suoi movimenti fossero diventati improvvisamente rigidi, quasi meccanici. Deglutì rumorosamente e diede uno strattona per il braccio all’amica che, aggiustandosi il fiocco che teneva la coda di lato dei suoi ricci capelli blu, non le diede alcuna retta.

< < Tesoro, intendo che gli vai dietro come un cagnolino. Ti ha lasciata, abbi un po' di orgoglio e lascialo andare... > > -esclamò, mettendosi una mano sul fianco.

Levy richiuse bruscamente l'armadietto, tanto che face sobbalzare le due. Si voltò poi verso la ragazza, mostrando il suo sguardo diventato improvvisamente freddo ed agghiacciante. In quel momento, probabilmente, avrebbe anche tirato fuori la sua RoseGun contro Juvia se fosse stata da sola.

< < Non sono fatti tuoi. > > rispose, mostrando un sorriso.

Juvia le lanciò un’occhiata che a Lucy parve parecchio strana; sembrava essere divertiti, ma contemporaneamente soddisfatta. La campanella suonò nuovamente e gli studenti – Levy compresa – si diressero a falconi verso le rispettive aule. La bionda, accigliata,  guardò poi negli occhi Juvia che fece spallucce.

< < Ma che diavolo le è preso? > > -esclamò, apparentemente sconvolta dalla reazione dell’amica.

< < Cavolo Juvia, non sai mai quando tenere il becco chiuso eh? Vado a cercarla. > > sbottò, chiudendo l'armadietto e correndo dietro Levy.

Appena si fu allontanata, Juvia mostrò un sorrisetto compiaciuto. Frugò nella borsa bianca e ne tirò fuori il cellulare che, dopo aver compose un misteriosa numero di nove cifre, portò all’orecchio ed aspettò per qualche secondo.

< < Avevi ragione. A quanto pare basta stuzzicarla un po'. > > -confermò al suo interlocutore, che soddisfatto chiuse la chiamata.
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Lucy spalancò rumorosamente la porta scorrevole dell’aula di matematica, mentre i compagni ed il professore si voltarono verso di lei, incuriositi.

< < Scusi il ritardo! > > -esclamò, chinandosi per riprendere fiato.

Il professor Benner sospirò sconsolato, consapevole ormai le sue lezione fossero altamente sottovalutate, poiché non c’era mai una volta in cui i suoi studenti arrivassero tutti puntuali. Lucy ispezionò l’aula per qualche secondo, alla ricerca della figura di Levy. La prima persona che i suoi sguardi incontrarono però, fu Natsu che con la camicia leggermente aperta, se ne stava stiracchiato all’indietro con le braccia incrociate dietro la schiena.

La fissava attentamente con sguardo malizioso, al quale Lucy non poté resistere per più di mezzo secondo.
Il suo sguardo incontrò finalmente Levy, che smanettava la mano davanti a lei, salutandola allegramente. La bionda tirò un sospiro di sollievo, mentre il professore iniziò a parlare,

< < Ehi Levy, stai bene? > > -domandò, sedendosi.

< < Certo – le sorrise. – sto benissimo! > >

Il professore passò da ciascun banco, ponendo agli alunni il compito di matematica corretto. Non appena gli occhi marroni della ragazza si posarono su quel dannato foglio bianco, coperto da una valanga di segnacci in rosso, il suo corpo si pietrificò. Facendosi coraggio, osservò il suo voto nauseata: avrebbe voluto sparire. Levy osservò prima il suo risultato, abbastanza positivo, e poi quello dell’amica. Anche lei si bloccò e le poggiò una mano sulla spalla, tentando di consolarla. Natsu diede uno sguardo disattento al suo compito e si girò verso le due, incuriosito.

< < Ehi Lucy, che voto ti ha messo? > > -domandò.

Levy gli fece cenno di non chiederglielo, ma la bionda senza dire una parola gli mostrò il foglio. Natsu dovette trattenersi dal ridere e mentre l’azzurra gli lanciò un’occhiataccia, Lucy batté la fronte con il banco. A quel punto, il rosato non ce la fece più e si lasciò scappare una risatina soffocata.

< < D-Dai… - ridacchiò – 10/100 non è poi così male… > >

< < F-Fa silenzio... > > sibilò, più depressa che arrabbiata.

< < Piuttosto, tu quanto hai preso? > > -indagò Levy, sperando che il compagno avesse avuto un voto, quantomeno, inferiore al suo.

Natsu sospirò e mostrando un’espressione parecchio indifferente le mostrò il foglio. Lucy alzò per un secondo la testa, e non appena vide il risultato, se ne pentì amaramente.

< < Wow, 99/100… Come hai fatto a prendere un tale risultato? > > -domandò sbalordita, cercando di contenere il proprio entusiasmo, affinché l’amica non venisse colta da una seria forma di depressione.

< < Mah... non so in effetti... > >

< < Appunto! Io ci vivo con questo tizio e ti assicuro che non studia mai! > > -esclamò la bionda, mettendosi le dita tra i capelli legati in una coda di cavallo.

< < Oh... sei gelosa del mio successo è? Beh se vuoi potrei darti delle ripetizioni... > > -si vantò, mostrando un sorrisetto.

Lucy gli fece una linguaccia, innervosita. Tuttavia, nella sua mente si accavallarono la lista dei brutti risultati ottenuti soltanto in quel mese, e se avesse fatto le medie dei voti di matematica, quella materia che poi odiava con tutta se stessa, non avrebbe raggiunto la sufficienza. Così, ancorando il suo orgoglio, iniziò a riflettere sulla possibilità che Natsu le facesse da tutor. Certo, avrebbe dovuto difendersi costantemente dai suoi scherzi, ma in fondo si trattava solo di studiare…

< < D-Dici sul serio? > > -mormorò, cogliendolo di sorpresa.

< < Eh? Ma io stavo solo scherzando- > > -replicò, venendo interrotto dalla bionda che si sporse dal banco e si avvicinò esponenzialmente al suo viso.

< < Lo faresti davvero? Saresti capace di darmi qualche ripetizione? > > -cinguettò, mentre un sorriso le si dipinse nel volto ormai distante pochi millimetri da quello del rosato.

< < E-Eh sì se vuoi... Ma certo che sei strana! Mi sono appena vantato in quel modo solo per farti arrabbiare e tu mi chiedi di darti ripetizioni? > > -fece, trovando un certo velo di ironia in tutto ciò.

< < Ah! Grazie Natsu! – esclamò, non aveva ascoltato una sola parola – Però... non essere troppo severo con me... > > -sorrise, facendo perdere e un battito al ragazzo che arrossì nuovamente, sotto lo sguardo sempre più interessato di Levy.

Così, dopo la scuola Natsu e Lucy si avviarono verso casa. Il primo aveva un'espressione imbronciata e la bionda ormai da parecchi muniti si domandava quale fosse la causa del suo malumore. Natsu camminava ad una distanza di circa un metro dalla ragazza, che cercava con disinvoltura di mantenere il suo passo. Esasperata, fece un piccola corsetta e raggiungendolo, gli sbarrò la strada. Solo a quel punto il rosato fu costretto a fermarsi e a guardarla negli occhi.

< < Ehi Natsu, cos’hai? > > -domandò lei, chinandosi in avanti, con le mani dietro la schiena.

< < Perché pensi che abbia qualcosa? > > -sbuffò lui, continuando a camminare con la bionda al suo fianco.

< < Lo penso perché hai la faccia talmente imbronciata che ti verranno le rughe... > > -commentò lei.

< < Tks... > > -borbottò.

< < Che c'è che non va? > > -insistette, fermandosi nuovamente davanti al lui, incuriosita.

Natsu abbassò lo sguardo e diede un calcio ad una pietruzza.

< < Questo fine settimana viene quel maledetto... > >

< < Ah... – convenne – e chi sarebbe il fortunato favorito? > > -trattenne una risatina, sarcastica.

< < Quel maledetto di mio fratello... > > -sibilò, assumendo un’aria nauseata.

Lucy spalancò gli occhi, incredula.

< < Eh? Tu hai un fratello?! > > -esclamò, digrignando i denti.

< < Già-! > > -mormorò, venendo poi interrotto da un colpo di cartella sul fianco.

L’amica incrociò le braccia e alzò un sopracciglio, irritata all’idea che le avesse tenuto nascosto dell’esistenza di un fratello. Insomma, non si aspettava certo che le facesse l’elenco del suo albero genealogico, ma sarebbe stato carino se le avesse fatto un accenno sulla sua vita personale. In fondo, pensava di essere ormai considerata da Natsu un’amica, alla quale potesse raccontare tutto.

< < Sei uno stupido. Potevi dirmelo che avevi un fratello! > > -esclamò offesa, ricominciando a camminare a falconi.

< < E-Ehi aspetta! > > -la fermò, prendendola per mano.

< < Che c'è? > > -sbuffò, infastidita.

< < Guarda che non te ne ho parlato semplicemente perché per me lui non fa più parte della mia famiglia. E’ chiaro? E poi non volevo deprimerti con altre storie tristi, tutto qui. Mi spiace di non averti detto niente, davvero… è solo che, non pensavo di interessasse. > > -ammise, avvicinandola per il fianco.

< < Ma certo che mi interessa! Viviamo insieme e mi farebbe piacere sapere qualcosa su di te, ogni tanto. – mormorò, sospirando – Comunque, se non vuoi dirmi il motivo per il quale non andate d’accordo, fa niente. > > -convenne, per il momento soddisfatta della risposta.
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Angolo dell'autrice :D
*Letteralmente, gocce di memoria.
Ehi ragazzi ^^ come potete ben vedere ho dedicato una piccola parte di questo capitolo al passato di Gray :)
All'inizio volevo scrivere la verità sul passato di Levi, ma mi hanno fatto notare una cosa: devo mettere ancora più mistero e suspense nella fa fiction, altrimenti diventa troppo scorrevole u.u
Quindi dovrete aspettare ancora un po’ u.u
Mi sono anche accorta di non aver ancora creato un momento per far dire ad Happy la sua D: ma nel prossimo capitolo rimedierò ^^
Dunque, abbiamo messo anche in luce un comportamento molto strano della nostra Juvia: Con chi parlava al telefono?
Piccolo Spoiler: Il nuovo parente di Natsu renderà l'atmosfera molto più misteriosa < ___ < xD
alla prossima ;)

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Capitolo 14
*** Attrazione ***


Attrazione

In poco tempo i due arrivarono davanti l’appartamento. Durante il tragitto, Lucy si era chiesta più di una volta su come si sarebbe presentato il fratello di Natsu. Quest’ultimo non ne aveva più fatta parola, essendo impegnato a borbottare tra sé e sé e la bionda non aveva indagato oltre. Nella sua mente si crearono diversi soggetti che avrebbero potuto prendere le sembianze di una parente stretto del rosato, tuttavia non riusciva bene a farsi un’idea precisa. Era rimasta parecchio perplessa da ciò che Natsu le aveva detto; non considerava più suo fratello come parte della famiglia.

Dunque, che tipo di persona si sarebbe trovata davanti a sé? Con questo pensiero fisso in testa, si ritrovò dopo pochi minuti davanti la porta di casa. Nervosa, suonò il campanello dell’abitazione, attendendo poi che qualcuno  andasse ad aprire. Tuttavia, la porta rimase chiusa. Natsu, che in quel momento di pazienza ne aveva ben poca, suonò ripetutamente, quasi volesse sfidarne la resistenza.

< < Ehi Gildarts! Dai apri! Gildarts! Ma che cavolo! > > esclamò, sotto lo sguardo apprensivo di Lucy.

Dopo attimi di insistenza, la porta si aprì lentamente.

< < Ma che cavolo Gildarts! Finalmente... > > -sbottò, irritato.

Non appena il suo sguardo incontrò quello del suo interlocutore, si bloccò all’istante. Lucy rimase parecchio perplessa; colui che aveva appena aperto la porta non era affatto Gildarts, bensì un ragazzo biondo, affascinante e dall'aria addirittura più strafottente della ragazzo dalla sciarpa bianca che stringeva i pugni, indispettito. La bionda lo osservò più che poté durante quegli attimi di sorpresa: gli occhi erano azzurri, il viso dai lineamenti duri come quelli di Natsu, aveva vari piercing all’orecchio sinistro ed una cicatrice sol sopracciglio.

< < Ciao, fratellino. > > sorrise, mostrando un’espressione divertita.

< < Sting… Che cavolo ci fai qui? > > -sbottò, guardandolo dritto negli occhi.

Non si somigliavano granché, eccetto la corporatura, l’altezza ed alcuni atteggiamenti. Anzi, salvo quelle tre somiglianze, sarebbe potuti essere facilmente due estranei. Gli occhi della tonalità del cielo di Sting incontrarono quelli cioccolato di Lucy, che resse lo sguardo con difficoltà. Si sentiva osservata troppo da vicino, come se volesse leggerle l’anima. Natsu si mise tra l’amica ed il fratello con una certa possessività.

< < Rispondimi, bastardo! > > -insistette, furioso.

Il biondo tirò un sospiro e si appoggiò allo stipite, con aria perplessa.  

< < Natsu, è questo il modo di salutare il tuo fratellone? > >

< < Chiudi il becco! – ribatté annoiato – Lasciami passare! Mi viene il volta stomaco a starti vicino! > > -sibilò, mentre il fratello si fece da parte affinché potesse entrare.

< < Natsu! – lo rimproverò Lucy - Ehm... Io sono Lucy, piacere!  > > -sorrise, chinandosi e ed entrando in casa, mentre il biondo richiuse la porta.

< < Il piacere è mio, mi chiamo Sting. > > -rispose, prendendole la mano destra e portandola alle labbra.

Lucy avvertì un brivido e non appena il biondo ebbe eseguito il suo gesto di cortesia, ritirò la mano. Accanto a loro arrivò anche Gildarts che, indossando uno strano grembiule rosa confetto, si tirò indietro i capelli rossi.

< < Oh ragazzi, finalmente! –esordì allegro – Natsu che modi sono?! > >

Si rivolse al rosato con espressione di cipiglio, mentre il rosato sostava in piedi, al centro dell’immenso soggiorno con le braccia incrociate sopra l’addome piatto e scolpito. Quest’ultimo gli lanciò una gelida occhiata, sibilando poi il nome del tutore con altrettanta cattiveria. Davvero non riusciva a capire, né perché il fratello tanto odiato fosse lì, né tantomeno perché il rosso l’avrebbe fatto entrare. Nel frattempo notò come Sting continuasse ad osservare l’amica bionda, ed il suo disappunto aumentò ancora di più.

< < Tranquillo Gildarts. – intervenne il fratello, staccando finalmente gli occhi dal profilo di Lucy – E' tipico di Natsu essere sempre così inospitale... > >

Il rosato digrignò i denti e strinse i pugni, essendo sicuro in quel momento, che una sola parola di più da parte del fratello gli avrebbe di sicuro fatto perdere il controllo. Si sistemò la sciarpa bianca e lo fulminò con lo sguardo.

< < Sting, che cosa vuoi? E' ormai da due anni che non ci vediamo. Non sei nemmeno venuto al funerale dei nostri genitori. Quindi, perché cazzo sei qui?! > > -sbraitò, mentre gli occhi di Lucy incontrarono i suoi.

Sting infilò una mano fra i capelli biondi a punta e leggermente scompigliati e abbassò lo sguardo.

< < Mi dispiace di non essere stato molto presente Natsu. Ma diverse cose mi hanno tenuto impegnato ed inoltre occupo una posizione molto importante nel Governo e... > >

< < Ah già! – lo interruppe, soffocando una risatina maligna – Dimenticavo che stai dalla parte di quei rifiuti del Governo... > >-commentò, con assoluta sincerità.

< < Natsu, lasciami spiegare... > >

< < Chiudi quella bocca! Non ho proprio idea del perché tu sia venuto qui, ma se ha a che fare con me, allora puoi ritornartene da dove sei venuto-! > >

Natsu fu costretto ad interrompere la sua ennesima minaccia a vuoto a causa di Gildarts, che lo colpì alla testa con un colpo di padella, davanti ad una Lucy esterrefatta ed uno Sting parecchio imbarazzato dalla situazione. Il rosato si chinò, massaggiandosi la testa dolorante, mentre l’Hunter lo rimproverò.

< < Natsu... non fare il bambino e siediti a tavola... > > -lo invitò, facendo cenno ai due di sedersi.

< < Gildarts... m-maledetto! > > -borbottò Natsu.

Quest'ultimo, soprattutto pregato dallo sguardo preoccupato di Lucy, si mise a mangiare con in tre. Sting conversava allegramente con Gildarts, come se nulla fosse. Natsu lo stava invece osservando ormai da più di un ora, con sguardo sospettoso.

< < Allora Sting, dì: cosa ti porta infine a Magnolia? > > -domandò Gildarts togliendo i piatti dalla tavola, aiutato dalla bionda.

< < Oh sai, affari di Governo e avevo voglia di vedere il mio fratellino! > > -affermò allegro, mentre l’interessato lo fulminò con lo sguardo.

Lucy, avvertendo la tensione che si stava ancora una volta andando a creare, cercò di cambiare argomento. Si risedette al suo posto, accanto a Natsu e davanti a Sting.

< < S-Sting, quindi tu non sei un Hunter? > > -domandò, incuriosita.

Il bionda versò nel bicchiere un po’ di tè caldo e la inchiodò con lo sguardo.

< < No, non lo sono. Sono solo un comunque componente del Senato. > > -rispose, sorseggiando poi dalla sua tazza fumante.

< < Però il Governo sa dell’esistenza dell’Associazione, giusto? > > -si informò lei, puntando i gomiti sul tavolo.

< < Sì e, contrariamente a quello che Natsu e a quanto pare molti credono – enfatizzò l’ultima frase, con grande disappunto dell’interessato – nessuno sta cercando di danneggiare l'Associazione Hunter. > >

Il volto di Natsu fu oltrepassato da un sorriso divertito.

< < Tks... come no. Allora, dato che sei così sicuro del gregge in cui ti ostini a stare, potresti spiegarmi una cosa? > >

< < Certo. Di che si tratta? > > -rispose il biondo, poggiando il piccolo recipiente in ceramica.

< < Perché mai il Governo non ha fatto parola della scoperta del laboratorio nove anni fa? Inoltre quella data, coincide con molti avvenimenti riguardante la vita di noi Hunter. Io ho perso i nostri genitori, Gray - un nostro compagno di squadra - ha visto sparire suo fratello e suo padre e beh tante altre cose che non credo sia il caso di raccontare ad una spia del Governo... Non trovi curioso, che questi avvenimenti siano accaduti nello stesso anno della scoperta di quel maledetto laboratorio e che il Governo abbia taciuto tutto? > > -indagò, con tono di sfida.

Lucy trasalì, cercando comunque di mantenere la calma. In effetti, non aveva tutti i torti. Perché il Governo avrebbe nascosto l’esistenza di un laboratorio in cui venivano effettuati degli esperimenti sugli esseri umani? Le risposte potevano essere varie, tuttavia senza alcuna logica. Inoltre, era davvero un caso che proprio la notte del 7 Luglio 1911, la madre fosse scomparsa in circostanza misteriose? O che i genitori di Natsu fossero morti? Oppure ancora, che il padre ed il fratello di Gray fossero anch’essi scomparsi?

< < Natsu, le tue accuse si basano solamente su alcune coincidenze. Tante persone, in diverse parti del mondo muoiono esattamente lo stesso giorno, forse alcune anche nello stesso minuto. Ma questo non significa che siano collegate in qualche modo. E' inutile soffermarsi sui dettagli, cercando indizi che non esistono... > >

Natsu, a quel punto si alzò di scatto e batté un pugno sul tavolo.

< < Anche il fatto che casa nostra con i corpi dei nostri genitori all'interno sia stata bruciata da un tizio del Governo, ti sembra una coincidenza?> >

< < Non hai alcuna prova di ciò. Hai visto soltanto un ombra durante quella notte, fattene una ragione. > > -sibilò, inchiodandolo con lo sguardo.

Il rosato alzò gli occhi al cielo e si fece scappare una risatina isterica, mentre Lucy si destò dai suoi pensieri, rendendosi conto di ciò che stesse accadendo.

< < Certo, doveva immaginarlo. Sei come tutti i cittadini di questa dannatissima città. Coi paraocchi e i tappi alle orecchie. > > -sbottò, dirigendosi all’ingresso.

Senza aggiungere altro, afferrò il suo giubbotto in pelle ed uscì di casa, sbattendo la porta dietro di sé.ù

< < Natsu! > > -esclamò Lucy, alzandosi.

Cercò di dirigersi alla porta, ma qualcosa la trattenne per la mano. Si voltò, incredula.

< < Lucy, lascia stare...Fa sempre così quando è arrabbiato e considerando la sua velocità, non ce la faresti mai a raggiungerlo se mai si mettesse a correre sul serio. > > -sospirò, lasciandole la mano.

< < L-Lo so ma… > > -balbettò, girandosi ancora una volta verso la porta chiusa.

< < Piuttosto, che ne diresti di fare quattro chiacchiere in privato? Così, tanto per conoscerci meglio… > > -propose, avvicinandola per il fianco, fino a che non si trovarono solo a pochi centimetri di distanza.

Lo guardò intensamente negli occhi azzurri, quasi volesse capire cosa si nascondesse in realtà dietro la sua facciata indifferente e al contempo arrogante. Deglutì silenziosamente e, divincolandosi con eleganza dalla stretta confidenziale del biondo, lo guardò con freddezza.

< < Sting, non voglio affatto conoscere i reali motivi per cui non andate d’accordo, ma non usarmi come pretesto per alimentare i vostri dissapori. Non sono affatto una bambola. > > -sbottò, voltandogli le spalle.

Velocemente uscì dall’appartamento e richiuse la porta alle proprie spalle. Si guardò freneticamente intorno, notando che il rosato non ci fosse. Restò diversi secondi a chiedersi dove mai potesse essere andato, quando il ricordo di alcune settimane prima le si dipinse nella mente. L’ultima volta che Natsu era uscito da una stanza con altrettanta collera, si era diretto sul tetto. Così, entrando all’interno del lussuoso ascensore a specchi, salì fino all’ultimo piano.

Percorse una piccola rampa di scale, oltre le quali vi era una porta in acciaio. La spalancò, arrivando infine sul tetto dove fu sorpresa da freddissime correnti d’aria e folate di vento, che ormai in quel mese di Novembre dell’anno, erano più che normali, soprattutto a quell’ora tarda della sera. Coprendosi il volto con l’avambraccio, si diresse verso la ringhiera, dalla quale era possibile godere di un panorama mozzafiato. Guardò giù e lo individuò.

Camminava a passo sostenuto sul marciapiede, accanto  al parapetto in mattoni che separava il fiume. Non era molto lontano, ma nel giro di cinque minuti, il tempo medio per l'ascensore di percorrere tutti i piani, avrebbe sicuramente perso le sue tracce. Decise quindi di utilizzare la soluzione che, per una nuova sul campo, le sembrava quella più estrema: saltare giù dal palazzo. Provò prima a chiamare il suo nome a gran voce, senza tuttavia ricevere alcuna risposta.

Durante le varie missioni, aveva provato e riprovato a saltare da altezze più o meno elevate; tuttavia il solo pensiero di sentire il vuoto sotto i suoi piedi la terrorizzava ogni volta. Ciò nonostante, decise di farsi coraggio e fece appello a tutto il suo coraggio. Con cautela, scavalcò la ringhiera di ferro e mise i piedi sul cornicione. I suoi occhi andarono ancora una volta al ragazzo dai capelli rosa, che si allontanava ogni secondo di più. Fece un bel respiro, e quasi dovesse tuffarsi in mare, si tappò il naso e saltò giù. Non appena i suoi piedi incontrarono il vuoto, avvertì un brivido lungo la schiena, sostituito poi da una strepitosa sensazione di leggerezza ed euforia.

Il mondo sembrava girare più lentamente e la gravità non era poi così spaventosa. Era come se l'aria sottostante le facesse da cuscinetto e come se il vento sopra i capelli si adoperasse a farle da paracadute. All'atterraggio, toccò il suolo con la punta dei piedi, con perfetta eleganza. Senza indugiare, si mise a rincorrere Natsu. La strada era illuminata dalle vetrine dei negozi, dai lampioni e da diverse insegne colorate al neon. La strada veniva ogni tanto percorsa da alcune auto che sfrecciavano veloci sull’asfalto.

< < Ehi Natsu! Natsu! > > -urlò, venendogli incontro.

Natsu si voltò sorpreso, mentre Lucy si fermò davanti a lui per riprendere fiato.

< < Lucy? Che ci fai qui? > > -domandò, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.

< < Ti ho rincorso, mi sembra ovvio! > > -rispose, mostrandosi preoccupata.

< < Non ce n’era bisogno… Non sarei andato comunque da nessuna parte. > > -sospirò, appoggiandosi al parapetto.

< < Lo so ma, ma ero preoccupata per te… > > -mormorò, mentre le labbra del ragazzo si curvarono in un sorriso.

< < Ti ringrazio. > > -sorrise, poggiandole una mano sul cuoio capelluto.

< < C-Comunque non devi prendertela per quello che ha detto tuo fratello... > > -cambiò argomento, imbarazzata.

< < Tks... è un idiota. Lo è sempre stato, ma la cosa che mi fa più incazzare è il fatto che sia tornato. Per cosa poi? Non gliene frega niente di me e la cosa è reciproca. Quindi non riesco a capire proprio il motivo per cui sia venuto... > >

< < Sai Natsu, magari... è solo un idea ma... può essere che sentisse veramente la tua mancanza, no? > > -ipotizzò, cancellando per un momento dalla propria mente, ciò che era successo tra lei e Sting pochi minuti prima.

< < Non essere ridicola! > > -replicò, lanciandole un’occhiataccia.

< < Dico sul serio! > > -ribatté lei, convinta.

< < No, invece tu hai completamente perso la ragione! > >

< < Dai Natsu, in fondo nonostante le vostre divergenze... siete comunque fratelli-! Ma cosa fai?! > >-esclamò, vedendo che Natsu la stava sollevando per la vita.

Fece salire Lucy sopra il parapetto della balaustra, così che la bionda risultasse di qualche millimetro più alta di lui. Natsu sorrise compiaciuto, mentre la bionda arrossì.

< < N-Natsu?... > >

< < Ecco così va meglio! > > -chiarì, soddisfatto.

< < Che cosa? > >

< < Sei diventata un po' bassa. Di conseguenza mi viene meglio a parlarti se sei alla mia altezza! > > -spiegò, sincero.

< < Non sono certo io che sono diventata più bassa! Sei tu che diventi sempre più alto! Qualche giorno sfonderai il soffitto! > > -ribatté, offesa.

A quelle parole Natsu scoppio a ridere, appoggiando poi la testa al petto prosperoso della bionda. Quest'ultima divenne più rossa che mai, non tanto per la posizione equivoca, ma per il fatto che stesse nuovamente ridendo di lei.

< < Natsu! Smettila di ridere! E non prendere in giro la mia altezza! Sono un fiero metro e sessantaquattro, quindi non farmi diventare più bassa di quello che sono! > >

< < Ahahaha... sei incredibile... > > -ridacchiò, prendo fra il pollice e l'indice il mento della ragazza, avvicinandosi ancora di più a lei.

< < Brava, mi hai fatto smaltire il malumore... Per questa volta, se vuoi ti do un premio. > > -sussurrò, avvicinando le labbra a quelle di Lucy.

Quest'ultima sussultò, cominciando a balbettare qualcosa di incomprensibile. Il suo cuore batteva all'impazzata; sentiva come un braciere ardente all’interno dello stomaco. Il rosato, audacemente, infilò le dita all’interno delle calce bianche della bionda, terminanti all’interno coscia. Iniziò ad accarezzarla dolcemente, ed in quel momento Lucy sentì come una piacevolissima fitta allo stomaco. A quel tocco la sua pelle sembrava stesse diventando sempre più incandescente ed i muscoli si irrigidirono.

Natsu si soffermò con le proprie labbra a pochi millimetri da quelle carnose e rosse della bionda. Quest’ultima socchiuse gli occhi, aspettandosi – benché l’idea la spaventasse a morte – di ricevere un bacio dalle labbra che tanto desiderava sulla proprie. L’Hunter con la sciarpa bianca, le carezzò una guancia con l’altra mano, mentre l’altra si faceva strada verso le gambe. Finalmente socchiuse gli occhi, avvicinandosi pericolosamente. Lucy sentiva la testa in confusione e sperò che quel momento sopraggiunse all’istante. Tuttavia, un brivido di freddo inaspettato la sopraffò. Natsu riaprì gli occhi, si leccò sensualmente le labbra e trattene un sorrisetto. La bionda cercò di riscaldarsi, avvolgendo le spalle nelle proprie braccia e cercando di mettere su un espressione più intelligente.

< < Scema. Non devi uscire a quest'ora se non hai nemmeno una giacca. > > -mormorò, togliendosi la sua e poggiandogliela sulle spalle infreddolite.

< < Potevi dirmelo che avevi freddo... > > -commentò, sorridendole.

< < E-Ero troppo occupata a respingere le tue avance da pervertito! > >

< < Sì, certo. E come spieghi la tua eccitazione, i brividi ed il desiderio di baciarmi che ti tormenta? > > -sussurrò, avvicinandosi ancora di più.

Lucy dovette trattenere il respiro per impedire che anche una sola molecola del vapore prodotto dalla bocca di Natsu le penetrasse in gola, togliendole il respiro. Digrignò poi i denti, scoprendo quanto effettivamente, il suo corpo sembrava essere spinto da una campo magnetico verso quello del rosato che, in quel momento, faceva scivolare con eleganza una ciocca di capelli dorati tra le sue dita affusolate. Si rispecchiò nei suoi occhi neri, scoprendo delle stranissime sfumature di verde smeraldo nelle iridi che, lo avrebbe anche potuto giurare, erano sempre state solo e soltanto color corvino.

A causa del freddo pungente, gli occhi della sua coinquilina si inumidirono e la bocca si fece più arrossata, come s dovesse perdere sangue da un momento all’altro. Prese poi un bel respiro, permettendo così al fiato del rosato di entrarle nell’organismo, come una fragranza pericolosa ed afrodisiaca, della quale difficilmente avrebbe fatto a meno. In seguito le offrì la mano e Lucy, dapprima diffidente, accettò l’aiuto e scese dal parapetto, finendo ancora una volta appiccicata al petto del suo compagno.

< < S-Sei solo uno stupido… > > -commentò in un sussurro smorzato, mentre il suo interlocutore di morse un labbro, eccitato.

< < E tu sei la ragazza più strana che abbia mai incontrato. > > -replicò, mostrandole un sorriso sghembo.

< < Non sono affatto strana. > > -negò lei, stringendogli inconsciamente la sciarpa.

< < Trovo che essere strani sia una cosa meravigliosa. > > -intervenne, poggiando delicatamente le labbra sulla pelle morbida e vellutata della sua guancia.

Lucy socchiuse gli occhi, mentre il suo corpo sembrava tremare.Il suo carattere era davvero incomprensibile. Alcuni suoi comportamenti mettevano in risalto la sua intelligenza e il suo senso dell'onore e della lealtà, facendolo apparire come un ragazzo dolce e profondo. Ma poi c'erano volte in cui metteva in mostra anche il suo lato arrogante, impertinente, sicuro di sé. Come poter definire un ragazzo con tante qualità ma con altrettanti difetti? Quando le labbra le si allontanarono dal viso, prese per mano il ragazzo e si diresse a passo veloce verso il palazzo.

< < Forza, a-andiamo. Ci staranno aspettando. > > -ordinò, nascondendo il viso in uno spesso strato di rossore.

Natsu sorrise, stupito ancora una volta dall’imprevedibilità della bionda nuova recluta della sua Squadra. Così, stringendole la mano calda, camminò fianco a fianco con lei. Nonostante la ragazza fosse palesemente rigida e nervosa, decise di ricacciare i suoi sentimenti nel più profondo del suo cuore, almeno per ora. Poiché il suo unico interesse, al moment, era che Natsu ritornasse a casa senza incorrere in qualche stupidaggine. Nel frattempo, sopra le loro teste iniziarono a precipitare elegantemente, come in una danza, dei bellissimi fiocchi di neve.
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Angolo Autrice:
Salve :)) Innanzitutto vorrei ringraziare gli utenti Happy_ , dada10thebest e Mitsune_Chan (se dimentico qualche utente, perdonatemi xD ) per avermi suggerito di usare Sting come il fratello di Natsu :D
Dunque, parlando del capitolo – alquanto assurdo – posso dirvi che mi spiace di avergli interrotti proprio sul più “bello”
se così quella scena poteva esse chiamata xD Ma state tranquilli, avranno molte altre occasioni per saltarsi addosso ;)
Nel prossimo capitolo, la squadra Fairy Tail sarà al completo e si recherà in missione in un Luna Park, dove li attenderanno diversi pericoli ;*
Grazie a chi sta continuando a seguire questa storia, non sono niente senza di voi!! *_*

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Capitolo 15
*** Missione al Luna Park ***


Missione al Luna Park

Durante il tragitto dalla strada al palazzo in cui abitavano, Lucy ebbe parecchio tempo per arrossire, agitarsi, parlare di cose parecchio stupide senza motivo, e rabbrividire ogni qualvolta Natsu le sorridesse, mostrando la dentature prima di imperfezioni. Dopo qualche minuto, sembrava si stesse abituando a tutto: alla presa calda di Natsu, all’odore della sua giacca sulla pelle e al riuscire a notare persino i particolare più invisibili del volto del ragazzo dai capelli a punta.

Viveva in una costante situazione di benessere, ma non riusciva ancora bene a caprine il motivo. Nella sua mente si accavallarono un’infinità di domande, alle quali, in fondo al cuore aveva già una risposta. Si ritrovò dunque a chiedersi del perché si sentisse così agitata ma contemporaneamente così calma o del perché la mano di Natsu fosse così calda anche in una sera come quella. Ed inoltre, perché non riusciva a mollare la presa?

La sua mano era parecchio grande rispetto alla sua, e le sue spalle apparvero come più larghe, come quelle di un uomo. E lei, in quelle spalle ed in quelle mani, aveva fatto affidamento più di una volta. Per tutto quel tempo si era sentita veramente al sicuro solo con Natsu. Soltanto con lui riusciva ad accettare la realtà, sapendo che anche se fosse rimasta ferita sarebbe riuscita a rialzarsi e ad andare avanti. Forse, soltanto con lui era finalmente riuscita a lasciarsi alle spalle il suo passato.

In quei mesi si era ritrovava più volte a pensare alla possibilità che la vecchia se stessa fosse morta quel giorno, in quell’attacco subito dall’EU. Dopotutto, se il destino fosse dipeso da un’esistenza superiore rispetto a quella degli uomini che popolavano il mondo, sarebbe dovuta morire in quel giorno. Quella sera, il suo destino doveva essere segnato. Tuttavia, non era andata così. L’aveva salvata dalle grinfie di quel mostro, pur senza che qualcuno glielo chiedesse. Era davvero risorta da quella volta, e lui l’aveva davvero riportata in vita.

Il freddo pungente di pochi attimi prima aveva lasciato il posto a candidi fiocchi di neve, che i due giovani osservavano con meraviglia. Nonostante non sentisse più freddo, decise di non restituirgli subito il suo indumento. Voleva bearsi ancora un po’ di quel profumo così intenso ma in fondo dolce, proprio come lui. Inoltre, armato della sua preziosa sciarpa, sembrava non patire il freddo. Fu per Lucy una sofferenza essere finalmente giunta davanti la porta di casa. Natsu le lasciò la mano, a malincuore.

 Prima che potessero suonare il campanello, la porta si aprì. Davanti a loro si presentava Sting con in mano il suo cappotto.

< < Oh vedo che sei finalmente cresciuto fratellino. Solitamente te ne stavi fuori per una notte intera... sono contento. > > -sorrise, cercando di poggiare la mano nella spalla del fratello, che evitò il contatto.

< < Questi non sono affari tuoi. > > -sbottò, entrando in casa.

Lucy e Sting rimasero quindi a fissarsi per qualche secondo. La prima, ancora un po’ offesa, ed il secondo imbarazzato.

< < Te ne stai andando? > > -domandò lei, fredda.

< < In verità sì. Gildarts è dovuto andare alla sede dell’Associazione… > > -rispose, grattandosi i capelli.

< < Se vuoi puoi rimanere a dormire qui. Sono sicura che Gildarts sarebbe ben felice di ospitarti... > > -propose, abbassando gli occhi.
 
< < No, tranquilla. Ho già prenotato una camera in un albergo. Comunque, mi spiace molto per ciò che è successo prima. > > -ammise, sincero.

La ragazza rialzò la testa e sospirò, abbozzando poi un sorriso.

< < Avevi ragione. Sono venuto qui, con la speranza di appianare i miei rapporti con Natsu, e invece rispondo alle sue provocazioni meschinamente, come in passato. Mio fratello è davvero fortunato ad averti e, spero che io possa essere altrettanto fortunato da averti come amica. > >

A quel punto, la bionda abbassò le difese e sorrise, poggiando la mano sull’avambraccio del biondo.

< < Ne sarei felice. – sorrise, mentre il biondo restò a fissarla negli occhi, quasi incantato – Allora… buona notte o arrivederci? > >

< < Ho intenzione di fermarmi qui per un po'. Quindi direi buona notte. > > -mormorò, chiamando l’ascensore, accompagnato da Lucy.

Le porte si aprirono, ma prima che Sting entrasse la prese per mano e la avvicinò a sé, con grande sorpresa della bionda.

< < Veglia su Natsu. Ho paura che si ficchi in qualche pasticcio > > -mormorò, lasciandole l’articolazione subito dopo.

< < Statranquillo, non permetterò che succeda niente. > > -lo rassicurò, abbozzando un sorriso.

Quando Sting fu entrato in ascensore, la ragazza tornò in casa chiudendo la porta dietro di sé e sospirando. Rimase piacevolmente sorpresa da come si erano risolte le cose. Certo, il modo in cui si era comportato in precedenza le aveva fatto pensare che, in fondo, ciò che dicesse Natsu di lui fosse vero, ma la loro ultima conversazione le aveva fatto cambiare opinione. Sting non era così cattivo come lo descriveva il compagno, e comunque, Lucy  aveva l’abitudine di cercare di vedere sempre il buono nelle persone. Perciò, se il biondo chiedeva un’altra opportunità per dimostrarsi leale nei confronti del fratello minore, perché non concedergliela?

Si recò nella sua stanza, dove iniziò a spogliarsi e ad infilarsi il pigiama. Tornò con la mente ai due fratelli Dragneel. Sicuramente, a Sting importava molto del fratello Natsu, ma essendo dopotutto della stessa famiglia, vantavano di un importante difetto comune: l’orgoglio. Era senza dubbio a causa del carattere orgoglioso che quei due continuavano a litigare senza alcuna sosta. Da quel che aveva capito, Sting era il fratello maggiore e lavorava già all’interno del Senato. Ma quanti anni aveva e come mai non aveva intrapreso anche lui il cammino per diventare Hunter? Forse, quello più furbo era stato proprio lui, ad evitare fin da subito quella grande responsabilità.

Si stese pensierosa sul letto, lasciando che il fresco vento che entrava dalla finestra aperta si posasse sulla sua pelle liscia e morbida. I suoi pensieri si accavallarono poi con il ricordo di ciò che era successo tra lei e Natsu solo un’ora prima. Non riusciva bene a concepire che proprio lei, che da sempre criticava Natsu per la sua natura fin troppo audace, aveva sperato in un bacio vero e proprio. Si toccò le labbra, ripensando al profumo dell’amico e alla forma così perfetta delle sua labbra. Una vocina nella sua testa si fece spazio, prendendo forma attraverso una frase pronunciata da Juvia la mattina precedente.

Sembra quasi che non vediate l'ora di saltarvi addosso!”

Alla sola idea avvampò, strofinandosi un cuscino sopra il viso. Doveva darsi una calmata e piantarla una volta e per tutte di pensare a quello che era successo, poiché conosceva Natsu abbastanza bene, da supporre che per lui non si trattasse altro che di un gioco. O almeno, era quello che pensava.
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Il giorno dopo, i due furono svegliati da un terribile baccano proveniente dalla cucina. Lucy aprì gli occhi spaventata, temendo che si fosse manifestando un terremoto o peggio, l’attacco di una serie di demoni. Con i capelli scompigliati, osservò l’orario registrato nella sveglia. Erano le sei del mattino, per di più di domenica, il suo unico – o quasi – giorno libero dagli impegni scolastici. Sbuffando, scese dal letto ed aprì la porta della sua stanza. In corridoio incontrò Natsu che, con addosso unicamente un paio di pantaloni, si diresse ciondolando in cucina.

Per terra vi erano, ancora una volta, diverse pentole ed il frigorifero spalancato era mezzo vuoto. La tavola era imbandita di una vasta varietà di dolciumi e succhi di frutta, mentre sul bancone vi erano appoggiate diverse armi da combattimento, tanto che Lucy dovette fare un passo indietro. Invece Natsu, non poté fare a meno di notare l’appariscente pigiama di Gildarts, ovvero un completo abbinato con la fantasia con le papere gialle.

< < Gildarts, ma che stai facendo? E' Domenica... > > -obbiettò Lucy, strofinandosi l'occhio.

< < Oh ben svegliati ragazzi! Su fate colazione e vestitevi. Oggi andrete in missione con gli altri! > > -annunciò l'uomo, allegro.

< < Ma che cavolo dici! Sono le sei del mattino! E poi non riesco a prenderti sul serio se indossi quella cosa... > > - sbottò Natsu tirandogli un cuscino, che Gildarts evitò facilmente.

< < Su ragazzi il mattino ha l'ora in bocca! Comunque la missione sarà svolta al Luna Park, quindi cercate di trovare anche il lato positivo! > > -esclamò.

< < In un Luna Park? > > -gli fece eco la bionda, incuriosita.

< < Sì. A quanto pare c'è stata come un invasione di demoni e l'Associazione Hunter ha deciso di affidarvi questo incarico. Tra l'altro questa è una missione di Livello 2 B. Quindi sarà presente anche Erza. Inoltre molto probabilmente sarà presente anche l'EU che la squadra Phantom si è fatto scappare... > >

< < Uhm, la cosa inizia ad interessarmi. > > -commentò Natsu, iniziando a sgranocchiare da una scatola di cereali.

< < La squadra Phantom? > > -mormorò Lucy, perplessa.

< < Sì, è un'altra squadra Hunter che è da sempre in concorrenza con noi! Tks... i componenti sono davvero delle teste di ca-! > >

< < Natsu! > > -lo rimproverò Gildarts, tirandogli una padella sotto lo sguardo divertito della ragazza.

Non passò poi più di un’ora, che i tre ebbero finito di mangiare e di prepararsi per la missione che li attendeva. Utilizzando la porta degli Spostamenti, si recarono al nuovo Luna Park della città di Magnolia, inaugurato per la prima volta durante l’estate precedente, con il nome parecchio sentito di “Terminator”. Abbastanza lussuoso, parecchio grande e provvisto di ogni genere di giostra e attrazioni utilizzabili secondo determinate fasce d’età, dalle montagne russe da brivido all’auto-scontro per i più piccoli. Vi erano parecchie giostre acquatiche – al momento poco utilizzate, a causa del freddo di Novembre – e altre sicuramente ricche di fama, come la casa Stregata, quella degli Specchi e la sala proiezione per il cinema.

Provvisto inoltre di ampi spazi verdi, servizi pubblici e moltissimi bar e ristoranti vari, il Parco dei Divertimenti di Magnolia poteva dirsi piuttosto efficiente nella sua funzione. Tuttavia, la loro missione non era certo quella di divertirsi, essendo venuti lì per un’unica e singolarmente pericolosa ragione.

Appena arrivati, furono raggiunti da Gray, Levy ed Erza. Indossavano tutti la divisa da Hunter, e benché Lucy fosse all’inizio restia nell’indossare la sua divisa, credendo di venire presa per una poco di buono, si convinse notando come quel giorno il Parco ospitasse dei raduni a tema cosplay, ovvero creati da giovani di tutte le età, con la passione del travestimento al fine di eguagliare esteticamente, personaggi di film, videogiochi e libri.

Quindi, poiché vi erano quasi dovunque ragazzi vestiti con addirittura una tuta spaziale od un gonnellino hawaiano, non avrebbe destato nessun sospetto anche conciata in quel modo. Il suo sguardo incontrò poi quello della compagna dai capelli turchesi, che smanettò una mano in segno di saluto.

< < Ehi Levy! > > -sorrise, venendole incontro.

< < Buongiorno Lucy. – rispose, infilando le mani all’interno della sua salopette – Ti sei svegliata all’alba, vero? Gildarts ha inviato un messaggio vocale ad ognuno di noi e ci siamo precipitati qui in tutta furia! > > -raccontò, giustificando così le leggere occhiaie intorno ai suoi occhi.

< < Già… - sbuffò – Credo che abbia accettato la missione soltanto ieri notte. > >

Subito dopo, si guardò intorno e notò la mancanza del compagno soldato, Gajil.

< < Gajil non è potuto venire. Credo che abbia detto che avesse qualcosa da fare... > > -spiegò, avendo intuito il motivo dell’espressione perplessa dell’amica.

Quest’ultima la guardò poi apprensivamente e finse un sorriso, cercando di tranquillizzarla.

< < Ah, ma non preoccuparti: sono sicura che ci raggiungerà! > >

Nel frattempo Erza richiamò l’attenzione dei compagni che si strinsero in un cerchio attorno a lei che, armata di cappellino e occhiali da sole, rovistava in un’immensa borsa. Seduta sulle punte di fronte allo zaino giallo, ne tirò fuori delle scatole viola dal misterioso contenuto.

< < Ehi ragazzi! > > -li chiamò a gran voce Gildarts, accompagnato dal biondo fratello maggiore di Natsu, Sting.

Il primo indossava una maglietta gialla a fiori arancioni, con pantaloncini dello stesso colore dei fiori e dei sandali estivi, nonostante ci fossero a mala pena 20 gradi. Il secondo era invece parecchio formalmente vestito, essendo in giacca e cravatta. Tutti e due stringevano fra le mani delle agendine in pelle nera. Nonostante fosse rimasto – e non solo lui – visibilmente accigliato dall’indumento del tutore, Natsu si decise di dire la sua.

< < G-Gildarts! Che cosa ci fai qui e soprattutto, che ci fai tu qui? > > -sibilò, rivolgendosi per ultimo al fratello, che storse un sopracciglio e si trattenne dallo sbuffare.

< < Il Senato mi ha inviato qui come supervisore. Teme che voi di Fairy Tail possiate combinare qualche disastro, come distruggere il Parco o causare un evento naturale come un terremoto... > > -trattenne una risatina, ma Natsu lo fulminò con lo sguardo.

< < Non prendermi per il cu- > > -esclamò, venendo poi interrotto dalla mano di Lucy che si poggiò sulla sua spalla.

< < S-Sting! Ehm, sia io che Natsu siamo molto felici di saperti qui. – interloquì, costringendosi un sorriso – Non è così, Natsu? > > -sollecitò, sperando che il rosato calmasse la sua collera.

Quest’ultima la guardò di cipiglio, tuttavia dopo pochi attimi – e soprattutto convinto dallo sguardo speranzosi della compagna – sbuffò e borbottò qualcosa di incomprensibile, sufficiente tuttavia affinché Sting rivolgesse un sorriso di gratitudine alla bionda. Gildarts si guardò nel frattempo intorno, sorprendendo la rossa compagna che era ancora intenta a richiudere lo zaino. Si schiarì la voce e si tirò indietro i capelli color arancio. Erza si voltò ed immediatamente gli lanciò un’occhiataccia.

< < Anche tu qui, Scarlett?> > -domandò, dandosi improvvisamente le arie da grand’uomo.

Erza fu colta prima da un brivido di disgusto, successivamente il suo viso divenne della stessa tonalità dei lunghi capelli. Ormai prima di pazienza per la quotidianità di quel gesto, lo colpì con una brusca gomitata alla bocca dello stomaco, poiché Gildarts le stava nuovamente palpando il sedere con singolare entusiasmo. La scena fu osservata da una Levy sconsolata, che non poté fare a meno di commentare.

< < Gildarts, sei sempre il solito... > > -sospirò Gray, mentre l’Hunter fu costretto a ritirare la mano.

< < Piuttosto Gildarts, cosa ci fai tu qui? > > -domandò la bionda, incuriosita.

< < Anch'io sono in veste di supervisore per l'Associazione Hunter. Vogliono darvi fiducia, e se combatterete senza arrecare troppi danni, sarete spostato tutti al Livello 2 inferiore! In merito alla missione nel Tempio di Hikazawa e grazie alla preziosa Lacrima del fantasma Rodha, avete ottenuto tutti un punto, perciò siete tutti al livello A! Ovviamente in questa faccenda non potrò essere assolutamente di parte, quindi dovrò appuntare ogni volta che combinerete casini. Non temete non vi starò addosso, ma terrò d'occhio ognuno di voi con un mini registratore che mettere sulle vostre magliette. > > - spiegò, mentre Erza diede ad ognuno di loro una delle scatole viola tirate fuori dalla zaino in precedenza.

< < Bene ragazzi, per il momento poiché non ci sono presenze malvagie o sovrannaturali potete andare a divertirvi: ma tenente gli occhi aperti. Domande? > >

< < Io. – alzò la mano Erza - I demoni e gli EU sono indeboliti alla luce del giorno, quindi questo significa che... > >

< < ... Che durante il giorno si nascondono all'interno delle varie attrazioni. Perciò state attenti. > > -continuò.

< < Lo sospettavo... > > -sospirò Gray.

< < Su forza, andate in giro. Prima o poi si faranno vivi... > > -incalzò, non appena tutti i componenti della Squadra ebbero finito di sistemare i registratori.

Mentre i ragazzi si dividevano per il Parco e per ispezionare le varie attrazioni, Gildarts e Sting li seguivano a qualche metro di distanza. La giornata era splendida, nonostante l’aria fredda. Il biondo camminava con le mani all’interno delle tasche, mentre Gildarts straparlava del più e del meno. I due poi si sedettero su una panchina sotto l’ombra di un salice ed iniziarono ad osservare Natsu e Lucy che, a diversi metri lontani da loro, discutevano sullo zucchero filato.

< < Sting, se vuoi puoi andare con loro. In fondo hai solo due anni in più di Natsu... > > -propose Gildarts.
Il ragazzo abbozzò un sorrisetto divertito.

< < Per quanto l’offerta mi attragga, devo declinare. Ho ben altro di cui occuparmi anche adesso. Il Fuhrer si ostina ad andare avanti con questa guerra fredda contro lo Stato di Tristan e il malcontento è sempre più diffuso. In più i demoni stanno aumentando. O meglio, i demoni già esistenti in epoche passate sono diventati più feroci. Come se qualcosa li stesse mettendo in agitazione ed il Governo sembra ben contento di lasciare la situazione nelle mani degli Hunter... > >

< < Sting, è il nostro lavoro. Noi Hunter siamo pagati per eliminare qualsiasi cosa disturbi il normale equilibrio degli esseri umani. Perciò se il Governo ha troppa paura per occuparsi di cose del genere, tanto di cappello: più stipendi per noi. > > -sorrise.

< < Non si tratta di questo... – rivelò – Inizio a credere che, in fondo, Natsu possa avere ragione. Ci sono troppe cose che non tornano nel rapporto tra demoni e Governo. Certo, se la verità divenisse di dominio pubblico, il mondo cadrebbe velocemente nel caos, ma la cosa che mi preoccupa è che il Fuhrer continua a considerare l’Associazione Hunter alla strega di un’attività clandestina. E’ vero che sono stato mandato direttamente dal Senato, ma non in veste di supervisore vero e proprio. Più che altro, come un investigatore. Si teme che se mai gli Hunter sviluppassero una rivolta sarebbe la fine. > >

< < Una rivolta contro il Fuhrer, per caso? – trattenne una risatina – E’ ridicolo… abbiamo cose molto più importanti di cui preoccuparci e anche se, non cambierebbe assolutamente nulla. > >

< < Perché dici questo? Se il Fuhrer fosse spodestato dalla sua carica, magari la situazione del Paese potrebbe cambiare in meglio. Forse, la guerra fredda contro Tristan giungerebbe al termine. > > -commentò, alzando il volto verso il cielo che stava lentamente ricoprendosi di nubi.

< < Sting Dragneel, parli proprio come un cospiratore! > > -ridacchiò, accavallando le gambe.

< < Calma, è un discorso ipotetico. > > -replicò, abbozzando un sorrisetto.

< < Comunque – aggiunse l’uomo – No, non andrebbe come dici. Dovresti sapere meglio di me come è organizzata la gerarchia nel Regime Politico. Il vice capo di Stato è attualmente Jude Heartphilia e conosco bene quel bastardo da sapere che, una volta fuori dai giochi Porla, prenderebbe il potere e si accanirebbe direttamente contro Tristan. Altro che guerra fredda… > > -spiegò, lasciando notare al biondo quanto il pensiero lo infastidisse.

< < Hai ragione… Purtroppo le prossime elezioni saranno tra due anni e, comunque, Heartphilia riesce sempre a vincere in un modo o nell’altro. > > -sospirò, incrociando le braccia dietro la nuca.

< < Già ma, so che in questo momento non c’entra nulla, ma ci terrei a saperlo. Dì la verità: la tua non è solo una semplice visita di cortesia. Che stai cercando realmente? Qual è il tuo scopo? > > -interrogò, guardandolo dritto negli occhi.

Quest’ultimo sostenne lo sguardo con uno altrettanto investigativo.

< < Fortunatamente per voi, non ho nessuno scopo e nessun secondo fine in mente. E’ difficile credermi e lo so bene ma, grazie ad una persona, adesso sono molto più sicuro delle mie azioni. Sono qui unicamente per cercare di ricucire quel che si è andato rompendo, negli anni, nel rapporto tra me e mio fratello. Niente di più. > > -sbuffò infine, cercando poi con lo sguardo l’argomento della loro discussione.

< < D’accordo, d’accordo. Anche perché come potrei non crederti, visto che sei diventato il suo stalker personale? > > -ridacchiò, dandogli una pacca sulla spalla.

Il biondo lo fulminò con lo sguardo ed arrossì leggermente. Detestava essere definito in quel modo anche da un tipo con la battuta sempre pronta come Gildarts. Questo perché, negli ultimi quattro mesi, era venuto molto spesso a Magnolia per sorvegliare il fratello minore. Delle sue visite ne era a conoscenza soltanto Gildarts, poiché gli aveva intimato di non rivelare al rosato assolutamente niente del suo rinnovato interessamento.  

< < Tks… Chiudi il becco… > > -sbottò, nascondendo un sorrisetto.

< < Ma comunque, tornando al Governo, sapevi che la ragazza che sto ospitando è proprio la figlia di quella canaglia, vero? > >

Sting rimase apparentemente indifferente.

< < No, in realtà no. Così è lei la famosa figlia del boss, eh? Trovo inconcepibile che una persona spregevole come Jude sia padre di una come Lucy. > > -commentò acidamente.

< < Non dirlo a me… > > -borbottò il rosso, assorto nei propri pensieri.

< < E poi è soprattutto merito suo. > > -sorrise Sting, tornando ad osservare i due ragazzi.

< < Di che parli? > > -domandò Gildarts, confuso.

< < Di Natsu. E' stupefacente… non l’ho mai visto sorridere in quel modo e non mi riferisco al suo cambio d’umore quando mi vede, ma alla maschera che indossava prima del suo arrivo. Durante i primi due mesi, ho avuto modo di notare il suo comportamento nei legami con gli altri e tutto ciò che ho visto era freddezza ed ostilità. Invece, da quanto Lucy è entrata a far parte della Squadra Hunter lui è come cambiato di colpo, come se quella ragazza gli stesse lentamente sciogliendo il cuore. E’ formidabile.  > > -mormorò infine, lasciando che sul suo viso si dipingesse un sorriso caloroso, che venne notato immediatamente dalla vecchia volpe dai capelli arancioni.

< < Ed immagino che sia stata proprio Lucy, verso la quale nutri così tanta ammirazione, la persona che ti ha donato sicurezza circa le tue intenzioni verso Natsu… > > -osservò, mentre Sting arrossì di colpo.

Il biondo non poté controbattere in nessun modo, avendo l’amico accanto a sé perfettamente ragione. Quest’ultimo socchiuse poi gli occhi, rilassandosi per quel che poteva, durante quegli istanti di tregua e di apparente pace. Gli occhi del biondo si posarono sui due Hunter, che continuavano la loro discussione decisamente poco sensata. Tuttavia, non poté fare a meno di provare un insana invidia nei confronti del fratello dai capelli rosa, che dovete tuttavia mettere a tacere nell’angolo più oscuro del proprio cuore.


< < Dai Natsu smettila di ridere! Ho ragione io, dovrebbero creare uno zucchero filato con il sapore del gelato al puffo, il mio preferito! Sarebbe tutta un'altra cosa... Oppure uno al sapore dei Dango fritti! Che ne dici? > > -propose la bionda, tenendo in mano l'elemento della divertente e ambigua discussione tra i due.

< < Dico che è l’idea più assurda che abbia mai sentito – chiarì, sincero. – Lo zucchero filato deve avere un sapore dolce, non uno fritto! E poi ti sono venuti in mente proprio i Dango?! > > -ridacchiò.

Lucy arrossì nervosamente, dovendo riconoscere che, effettivamente, le sue idee erano sì originali, ma purtroppo poco fattibili.

< < D’accordo, forse hai ragione ma… ho voglia di qualcosa di fritto! > > -esclamò, sorridendo.

Natsu si avvicinò al suo viso, tanto che la bionda dovette fare un incerto passo indietro. Ciò che più la rendeva nervosa ed all’occorrenza ancora più imbranata del solito, era l’eccessiva intraprendenza che il compagno utilizzava nei suoi confronti durante i momenti meno opportuni. Prima che potesse balbettare qualcosa di incomprensibile, il suo corpo e così anche quello del rosato, si irrigidì. Gildarts riaprì gli occhi e inarco un sopracciglio.

Gli altri membri della squadra Fairy Tail si guardarono intorno freneticamente e con circospezione. Le nuvole avevano ormai coperto il cielo fino a poco tempo prima limpido ed una misteriosa e schiacciante aura maligna impregnava l’intera zona. A uno ad uno si domandarono se ciò che stavano percependo fosse davvero quello che pensavano che fosse: demoni nei paraggi.

< < Levy? L'hai sentito anche tu? > > -mormorò Erza, mentre sul viso della sua interlocutrice si dipinse un sorrisetto eccitato.

< < Abbiamo compagnia. > > -rispose prontamente Gray, che iniziò ad osservare con aria indagatrice tutti i passanti presenti nei dintorni.

Davanti alla macchinetta dello zucchero filato, le reazioni furono più o meno le stesse, mentre Gildarts e Sting si alzarono dalla panchina per andare incontro ai due ragazzi.

< < Natsu è...? > > -mormorò la bionda, titubante.

Il rosato si batté la mano destra chiusa a pugno nel palmo aperto di quella sinistra e mostrò un sorriso colmo di eccitazione.

< < Ci siamo. Sono tutto un fuoco! > > -esclamò.

Tuttavia, non furono solo gli Hunters a rendersi conto di ciò che stava accadendo. Un’altra persona sembrava esser direttamente protagonista e contemporaneamente spettatrice della vicenda. Seduta su una rampa di ferro della ruota panoramica del Parco, accavallò le gambe ed osservò divertita il panorama che le si estendeva dinnanzi agli occhi.

< < Sembra che stiano iniziando i giochi... – commentò, accarezzandosi impettita i capelli lunghi – Voglio godermi lo spettacolo... > >

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Capitolo 16
*** La casa degli Specchi ***


La casa degli Specchi

I due ragazzi furono raggiunti da Gildarts e da Sting. Lo sguardo che lanciò ai suoi compagni il primo, fece intuire che sì, era proprio come pensavano. La caccia ai demoni era iniziata proprio in quel momento e la situazione pareva piuttosto urgente. Lucy tentò di darsi un calmata e nello stesso momento Gildarts tirò fuori dalla tasca del pantalone un cellulare, che lanciò al volo alla bionda.

< < Lucy, chiama Erza e gli altri e dì loro di riunirci tutti qui, subito. Io cercherò di far evacuare il parco... > > -ordinò cercando di mantenere la calma.

Natsu, che fra tutti sembrava il meno agitato, gli diede un’occhiata veloce e dovette frenarsi dal commentare con qualche battutaccia od osservazione acida. Ma dopotutto, come sperava il tutore di essere ascoltato da qualche autorità, vestito in quel modo? Mentre si allontanava nella direzione degli uffici amministrativi, la bionda compose velocemente il numero.

< < Che strano… Non pensavo che addirittura avremmo dovuto evacuare il parco... > > commentò Sting, perplesso.

< < L’aura che stiamo percependo è un po’ diversa dal normale. Sembra ci sia qualcun altro, oltre ai demoni in mezzo a tutto questo casino. > > -rivelò Natsu, guardandosi intorno.

La bionda nel frattempo portò il cellulare all’orecchio, attendendo che qualcuno rispondesse dall’altra parte della cornetta. Finalmente al terzo squillo, la rossa rispose.

< < - Pronto? - > >

< < Erza, sono Lucy! Gray e Levy sono lì con te? > > -domandò, notando quanto la voce della compagna risuonasse parecchio

< < - Sì. Hai notato anche tu l'energia maligna diversa da solito? - > >

< < Sì e Gildarts ha detto che farà evacuare il Parco. Ascolta Erza, dovete riunirvi qui con noi. Siamo davanti la macchinetta della zucchero filato, vicino alle montagne russe azzurre. ... Sì quelle per i maggiorenni. > > -spiegò.

< < - Ho capito, stiamo venendo. Dì a Natsu di non andare in giro per conto suo... - > > -le intimò, chiudendo la chiamata.

La bionda fece lo stesso e rimise il cellullare all’interno della tasca del pantaloncino. Quando alzò lo sguardo, si vide costretta a trattenere il compagno per il braccio.

< < Dove credi di andare?! > > -esclamò, maledicendosi di non aver legato accuratamente il rosato ad un palo.

Quest’ultimo la esaminò per un attimo, spalancando poi gli occhi con ovvietà e stranezza.

< < Vado a caccia del demone no? > >

La bionda digrignò i denti, non capendo proprio per niente come Natsu potesse comportarsi in quel modo tanto irresponsabile. Pregò inoltre che la rossa arrivasse il prima possibile, così da stroncare quell’improvviso ammutinamento, poiché solo lei era del tutto in grado di farlo con le maniere forti.

< < Ma Erza ha detto che non dobbiamo separarci! > > -ribatté, appoggiata poi dal biondo.

< < Ha ragione, Natsu. E’ meglio che aspettate Erza. > > -convenne, sbuffando.

< < Nessuno ha chiesto il tuo parare Sting, e Lucy, te lo ripeto; se hai paura devi solo dirlo. > > -esclamò, mostrando un sorrisetto strafottente.

< < Non si tratta di questo! – sbottò, coi i nervi a fio di pelle – Sento che c’è qualcosa di spaventoso all’interno di questo posto e dividerci non credo sia il metodo vincente! > > -ribadì, inquieta.

< < Ancora una volta sono d’accordo con te, Lucy. – interloquì ancora una volta Sting – C'è effettivamente un demone di forza maggiore nei paraggi. > >

< < Appunto. – rispose Natsu, seccato – E’ proprio per questo che dobbiamo trovarlo in fretta e farlo fuori. Sarà un gioco da ragazzi! > > -esclamò con convinzione, mentre gli occhi dell’amica si spostavano da lui al fratello biondo, che scosse la testa.

< < Qua non si tratta più di semplici EU o piccoli fantasmi. Si tratta di qualcosa di diverso. – commentò, inchiodando prima il fratello e poi la bionda con i suoi occhi azzurri - Credi alla magia, Lucy? > >

Quest’ultima aggrottò la fronte, trovandosi davanti ad una domanda di cui non conosceva bene la risposta. Fino a poco tempo fa avrebbe ovviamente affermato che no, non ci credeva e non avrebbe potuto crederci in nessun caso. Ma dopotutto ciò che le era capitato in quei soli due mesi, chi poteva dire cosa al mondo fosse possibile o impossibile?

< < L-La magia? Ti riferisci alle fate o ai maghi? > > -suggerì, sentendosi all’interno di un gioco a quiz.

< < No, intendo, qualcosa di più oscuro... > > -mormorò, infilandosi le mani all’interno delle tasche, facendo ben attenzione a non far udire niente ai passanti.

< < Sting, adesso basta. Non abbiamo tempo per le tue stronzate! > > -si accanì Natsu, venendo tuttavia fermato dalla ragazza.

< < Aspetta… Intendi come la stregoneria? Quella che per molto tempo si è combattuta con la caccia alle Streghe? > > -domandò.

Era abbastanza informata sulla faccenda. Propria in quel periodo a scuola, il professore Duncan aveva lasciato ai suoi allievi una ricerca scritta sulla caccia alle donne mefistofeliche che, si credeva, fossero in grado di scagliare malefici ed utilizzare arti sataniche. Per quanto ne sapeva, quella della Stregoneria era soltanto una sciocca superstizione, a causa della quale numerose donne erano state giustiziate ingiustamente. Notando tuttavia l’espressione incupita del ragazzo dinnanzi a lei, dovette mettere da parte i suoi pensieri e tornare alla realtà, dove il cielo iniziava a scurirsi sempre di più.

< < Sì. Penso che l'energia maligna provenga anche da un essere con poteri sovrannaturali più potenti dei vostri... > > -spiegò, mentre i suoi capelli venivano mossi dalle violente raffiche di vento che non tardarono ad arrivare.

I tre interruppero i loro scambi di sguardi pensierosi a causa di un suono inatteso e gracchiante, proveniente apparentemente dal nulla. Alzarono poi lo sguardo verso il cielo, notando come una strana chiazza nera in movimento si stesse scomponendo in più parti, fino a rivelarsi per ciò che in realtà era: uno stormo di corvi che, come se attendessero qualcosa di importante, si sistemarono su ogni cavo della luce, lampione, albero o edificio nei dintorni disponibile. 

< < Ragazzi! > > -esclamò Erza, richiamando la loro attenzione.  

La rossa si avvicinò a i tre, affiancata da Levy e da Gray, il quale aveva percepito, forse più degli altri, quanto l’aura maligna presente nell’aria risultasse parecchio strana.

< < Ragazzi, finalmente! – esclamò Natsu – Allora, posso andare a spaccare un cranio demoniaco? > > -domandò, impaziente.

< < Fa silenzio! > > -sibilò Erza, tanto che il rosato si tappò la bocca all’istante.

< < Che diavolo sta succedendo tutto ad un tratto? > > -si domandò il moro, scrutando con circospezione il cielo grigio piombo.

< < Tutto questo non è normale ma, prima di fare qualsiasi cosa, dobbiamo aspettare un segnale di Gildarts. > > -rispose, notando come diverse persone si stessero dirigendo all’interno dei ristoranti per ripararsi dalla tempesta in arrivo.

Nel frattempo Levy afferrò l’amica bionda per il polso, destandola ancora una volta dai suoi pensieri più inquieti sulla situazione che incombeva. Sul suo viso sostava un sorriso estremamente entusiasta che si estendeva da guancia a guancia; i suoi occhi castano chiaro stavano lentamente assumendo delle tonalità più scure come il nero pece delle iridi di Natsu, ed il suo corpo sembrava pronto ad esplodere per l’eccitazione, poiché lei in fin dei conti, aveva un’idea su cosa stesse succedendo. 

< < Lucy! Io conosco questa energia maligna! > > -esclamò, scuotendola.  

< < Di che stai parlando Levy? > > -domandò lei, stranita.

Quest'ultima non rispose, essendo tutt’un tratto impegnata a guardarsi intorno freneticamente, come se stesse cercando qualcosa. I suoi occhi scrutavano ad uno ad uno ogni singola persona che si ponesse davanti al suo occhi vigile, mentre Lucy la studiò con attenzione, non riuscendo proprio a capire cosa avesse voluto intendere fino ad un momento prima. All'improvviso, dagli altoparlanti del parco, si udì la voce di posata e apparentemente tranquilla di Gildarts.

< < Avvisiamo tutti i membri del personale di evacuare immediatamente il Parco Terminator. Preghiamo i signori cittadini di mantenete la calma e di uscire velocemente e in ordine. Per chi si dovesse trovare all’interno delle nostre attrazioni, quest’ultime verranno fermate così da permettere l’evacuazione a tutti i gentili clienti. Ripeto ancora una volta: rischio bombardamento aereo da parte delle armate. Ripeto: rischio bombardamento! > > -esclamò all’ultimo, scatenando letteralmente il panico popolare.

La folla iniziò a camminare velocemente e ad accalcarsi all’uscita, creando una confusione di grida e passi che si mescolarono ben presto al rumore nasale dell’allarme che il personale accese.  

< < Ma è impazzito?! Così si scatenerà il panico in città! > > -esclamò Gray, notando come le attrazioni si stessero proprio in quel momento fermando.

< < Era l'unico modo. E poi sono sicura che il Governo una volta scoperta la situazione non avrà niente da ridire. > > -commentò Erza.

Detto questo, poggiò l’enorme zaino giallo per terra e chinandosi su di esso tirò fuori una diversa moltitudine di armi varie, tutte dall’aspetto parecchio minacciosa,  tra cui tre fucili, cinque RoseGun, una frusta, sei mannaie e diverse granate tossiche e abbaglianti per demoni.  

< < E-Erza... sembri una terrorista! > > -balbettò il rosato, entusiasta di poter finalmente maneggiare un’arma.

Insieme a Gray, afferrò due RoseGun che legò alla cintura posta alla vita e infilò nelle tasche due granate abbaglianti, più una scorta di pallottole di legno. Nel frattempo Sting individuò la figura di Gildarts che si avviava verso di loro. Con sua grande – e non unica – sorpresa, l’abbigliamento dell’Hunter dai capelli arancio aveva assunto un’aria più seria, dignitose e come l’avrebbe definito un accanito giocatore di videogames, un’aria figa. Indossava dei pantaloni con motivi militari, sopra i quali all’altezza del ginocchio vi erano un paio di stivali neri. Era vestito inoltre con una camicia bianca leggermente aperta e con le maniche logore e un po’ bruciacchiate.

< < Ehi ragazzi! > > -esordì.

< < Gildarts! Maledizione non potevi inventare una scusa un po' più normale?! > > -sbottò il rosato, irritato per il trambusto che aveva procurato.

Il suo interlocutore non le stette a sentire minimamente, tanto che Lucy e gli altri non poterono nemmeno chiedergli cosa mai avesse detto o fatto al personale per poter utilizzare il microfono collegato all’amplificatore. E considerando che certe volte i piani di Gildarts risultavano piuttosto stravaganti, era molto meglio non sapere. Nel frattempo i ragazzi si divisero le varie armi, infilandole in ogni tasca disponibile. Lucy legò al passante del pantaloncino una granata abbagliante, particolarmente inoltre tossica per i demoni ed infilò in tasca una RoseGun.

< < Bene ragazzi: la vostra prova inizia adesso. I vostri microfoni sono molto resistenti, perciò non si distruggeranno molto facilmente. Ma badate a stare attenti, questa non è una missione come tutte le altre. E’ bensì molto più pericolosa, soprattutto a causa di quell’aura maligna anormale. Concentratevi sui pesci piccoli per il momento… > > -avvertì Gildarts, serio.

< < Uhm... Sarà divertente. > > -ridacchiò Levy, afferrando una mannaia sotto lo sguardo preoccupato dei compagni.

La ragazza dalla salopette apparentemente innocua, trasmetteva in quel momento un profondo senso di paura e angoscia negli stati d’animo degli Hunters. Anche volendo, non sarebbero riusciti a convincerla ad utilizzare un’arma meno pericolosa, perciò nessuno aveva avuto il coraggio di commentare o controbattere. Tuttavia, era dopotutto una caccia ai demoni e le abilità combattive di Levy si erano rivelate piuttosto utili in missioni come quella.

< < Molto bene ragazzi. – prese parola Sting. – Natsu, tu andrai con Gray. > >

Il rosato guardò negli occhi l’acerrimo rivale e provò una sensazione di nausea, tanto che fulminò il fratello con lo sguardo.

< < Eh? Perché io devo andare con questo qui?! > > -urlarono all'unisono.

< < Perché l’ha deciso l’Associazione. > > -tuonò Erza, zittendoli all’istante.

< < Erza, tu per il momento farai un sopraluogo all’interno del Parco per assicurarti che tutti i civili siano usciti. > > -ordinò Gildarts.

< < Va bene! > > -annuì prontamente, togliendosi i vestiti e mostrando la sua divisa da Hunter: una tuta di pelle aderente che arrivava al ginocchio, con scollatura a V per il seno.

< < Lucy, tu dovrai andare con Levy. – disse infine Sting, avvicinandosi poi all’orecchio della bionda – Assicurati che non faccia sciocchezze… > > – sussurrò.

Nel cuore di quest’ultima si fece strada un sentimento di responsabilità e di dovere. Non riusciva bene a capire perché Sting avesse chiesto proprio a lei di tener d’occhio l’amica, ma in fondo al suo cuore sapeva la risposta e ne era più che felice. Levy certe volte perdere il controllo, il che bastava a renderla parecchio ansiosa. Forse non sarebbe stata di una quale utilità al fine di proteggere l’amica da se stessa, ma sapeva che finché le sarebbe rimasta accanto, le sue paure si sarebbero affievolite. Decisa, annuì cercando poi di raggiungere Levy che aveva già iniziato la sua corsa sfrenata, guidata unicamente dal suo sesto senso.
Si allontanò talmente in fretta che Natsu capì dopo qualche attimo ciò che stava succedendo. Furente, si avvicinò al fratello e gli strinse con rabbia le mani attorno al colletto della camicia bianca. Digrignò i denti, venendo colto da un disgustoso brutto presentimento.

< < Lucy con Levi?! Cazzo, Sting sei impazzito?! > > -urlò, costringendolo ad alzarsi sulle punte dei piedi.

< < E' l'unica oltre al tuo amico Gajil che sappia tenerla a freno! > > -ribatté, spostandogli bruscamente le mani di dosso.

< < Nessuno può fermare Levy quando si trova in quello stato! Nemmeno Lucy! > > -ribadì, mentre una morsa gli strinse lo stomaco.

Il rosato tentò di riafferrarlo nuovamente, ma fu trattenuto dal compagno dai capelli nero corvino. Si voltò verso di lui con sguardo interrogativo.

< < Natsu, sta tranquillo. Levy non farebbe mai del male a Lucy. > > -esclamò, poggiandogli poi una mano sulla spalla.

< < Ha ragione. Natsu, il Governo nutre un certo timore per la tua compagna. Dobbiamo dimostrare loro che in fondo è del tutto innocua e che le storie sul suo conto sono solo dicerie. > > -spiegò, sovrastando il rumore dei tuoni.

Natsu tentò di replicare ma ogni singola parola che gli si era prefissata sulla mente gli morì in gola. Strinse i pugni e si voltò per un ultima volta verso la direzione intrapresa dalle due compagne.

< < Prega che non le succeda niente. > > -minacciò, inchiodandolo con lo sguardo.

Il biondo lo scrutò di rimando, mantenendo una certa compostezza. Dopo di che, i due Hunter si diressero verso la zona Ovest del parco, mentre Sting si unì a Gildarts in un giro di pattuglia. Nel frattempo, le due ragazze correvano a grandi passi verso la zona Nord, nella quale risiedevano le attrazioni riservate ad una clientela adulta; a diversi metri avanti a lei, vi era Levy che riusciva sorprendentemente a distanziarla pur essendo provvista di un’arma parecchio pesante.

La bionda cercava di raggiungerla ma l’amica correva ad una velocità a dir poco fuori dal normale.  Risciò di andare a sbattere contro i passanti impauriti per il precedente annuncio almeno una decina di volte. Il cielo rimbombava ormai da parecchi minuti ed il gracchiare dei corvi si era fatto più frequente, rendendo al fine l’atmosfera ancor più inquietante. Nonostante tutto, i suoi occhi non si staccavano dall’amica, sul cui viso sostava un sorriso eccitato ed euforico.

< < Levy! Aspettami! > > -urlò, attraversando un tendone sul ponte di essere spazzato via dalla corrente d'aria.

< < Io conosco quest'aura Lucy! Ci siamo! > > -esclamò, continuando a correre alla velocità del vento.

La bionda tentò di domandare a cosa si stesse riferendo, ma poiché il suo fiato iniziava a scarseggiare, avrebbe dovuto conservare quel poco ossigeno rimasto per almeno una decina di metri. Dinnanzi a loro infatti si innalzava un edificio bianco parecchio grande. La porta era spalancata ed il tetto a spiovente era privo di finestre. L’azzurra si stava precipitando proprio al suo cospetto.

< < L'aura proviene dalla casa degli Specchi! Seguimi! > > -urlò, inoltrandosi nel curioso edificio.

Lucy, con qualche attimo di ritardo, arrivò anche lei a destinazione. Non appena ebbe varcato la soglia, dovette fermarsi per riprendere fiato. Fece diversi respiri ansimanti e si guardò intorno con circospezione. L’immensa stanza era buia, illuminata soltanto dalla luce di diversi faretti posti sulla sommità dell’enorme quantità di specchi presenti in tutta la sala. Abbassò lo sguardo verso il pavimento e poi lo alzò verso il soffitto, accorgendosi quanto ogni superficie solida fosse fatta di vetro. Dinnanzi a lei vi erano diverse pareti disposte in diagonale, fino a che queste non si riunivano al centro formando come un pentagono. Il tutto le apparì simile ad un labirinto, mentre le specchiere somigliavano parecchio alle tessere di un domino.  

Rimase qualche minuto imbambolata, notando con angoscia quanto la sua immagina si riflettesse in ogni superficie piana. La sua ansia aumentò ancora quando poté vedere bene e da ogni angolazione, l’espressione del suo bel viso dipinto dal timore. Subito dopo, avanzò a passo incerto e si rese conto di un particolare molto importante: Levy non c’era. Non riusciva nemmeno a percepire la sua aura. Improvvisamente, la porta dietro di sé si chiuse bruscamente, producendo un boato che la forma del soffitto fece riecheggiare.

Sobbalzò, dandosi poi della codarda in quanto fosse stato sicuramente il vento. Doveva mantenere la calma, specialmente in quella situazione di apparente tranquillità. Iniziò a percorrere la sala seguendo uno dei percorsi indicatole dalla posizionale conseguenziale delle superfici riflettenti. Svoltò l’angolo, incontrando altri specchi che, a loro volto, riflettevano la loro stessa immagine in una successione quasi infinita. Il gioco di ombre prodotto dai faretti poi, non l’aiutavano per niente.

< < Levy? D-Dove sei? > >  

La chiamò a gran voce, non ricevendo tuttavia alcuna risposta. Possibile che fosse uscita da quel posto talmente in fretta e che si fosse dimenticata totalmente della sua presenza una volta uscita? All’improvviso sentì come dei passi. Si ritrasse di scatto, non incontrando nulla eccetto che la sua immagine scomposta e moltiplicata in ogni specchio.  Deglutì a vuoto, mentre un groppo in gola la assalì.

< < Levy? S-Sei tu? > > -domandò in un fil di voce.

Ancora una volta non ricevette nessuna risposta e, titubante, estrasse dalla tasca del pantaloncino la sua RoseGun. La strinse saldamente tra le mani sudate e tremanti. Indietreggiò lentamente, appoggiando la schiena contro uno specchio. Spostò lo sguardo poi su una successione di specchiere alla sua destra, scoprendo con orrore la figura di uno strano uomo dalle sembianze bestiali. Dalla sua bocca ricoperta di denti aguzzi scivolava via della saliva, mentre la postura curva le fecero intuire ciò che dal profondo del suo animo aveva sperato di non incontrare: era un EU. Dai vestiti che indossava si poteva ben immaginare che fosse un normale cliente del Parco, tuttavia fu la maglietta gialla sporca di sangue scarlatto e scatenare l’orrore dell’Hunter.   

Non sapeva cosa fare; se avesse sparato senza guardare come l'ultima volta, avrebbe di sicuro complicato la situazione. Inoltre un grande dilemma le occupava la mente: come avrebbe fatto in ogni caso a trovare il corpo originale, contro le innumerevoli copie presenti sugli specchi. Il rumore dei passi si fece più chiaro, segno che il mostro si stava infine avvicinando. Se l’EU le si fosse avvicinato ulteriormente, sarebbe stata nei guai. L’avrebbe di sicuro colta di sorpresa e a quel punto non avrebbe avuto nessuna speranza.
L’unica soluzione era capire dove si trovasse il vero soggetto. Strinse con un mano la pistola e poggiò l’altra sul petto, all’altezza del cuore. Prese un bel respiro profondo ed iniziò a concentrarsi. Ascoltò il rumore prodotto dalle raffiche di vento sempre più violente e percepì il respiro affannoso dell'EU e dei suoi passi felpati. La stanza era impregnata di energia negativa, tuttavia vi era di sicuro un luogo in cui questa era più concentrata.

Dopo qualche attimo, riuscì ad individuarlo. Si trovava a pochi metri da lei, alla sua destra e nascosto da due specchi disuniti. Poiché l’immagina della ragazza era scomposta in vari rettangoli riflettenti, anche il demone sembrava aver la stessa difficoltà a trovare quella vera. Muovendosi a passo felpato, facendo ben attenzione a non farsi vedere, si nascose dietro una parete. Per riuscire a colpirlo, avrebbe dovuto farlo venire allo scoperto prima che lui la trovasse.

Per fare questo, sfilò dall’indumento sotto la vita la granata abbagliante che aveva preso in precedenza. Se avesse funzionato, l’EU sarebbe stato vulnerabile quanto meno, per pochi secondi. Sufficienti, o almeno così sperava, affinché riuscisse ad eliminarlo con un colpo solo. Si era esercitata parecchio durante le varie missioni con i suoi compagni, e quella sarebbe stata la sua occasione per dimostrarlo. In fondo al suo animo provava una certo senso di negatività per la riuscita di quella strategia improvvisata, ma di tempo ne aveva ben poco.

Senza pensarci oltre, rimosse la sicura dello strano corpo in metallo qual era la granata abbagliante, e la lanciò nell’angolo in cui si trovava l’EU. Si udì un terribile scoppio, seguito da un urlo agghiacciante del demone che fu costretto a balzare in alto, coprendosi nel mentre gli occhi. Animata da un insolita e singolare adrenalina, la bionda portò automaticamente il braccio verso l’alto e mirò al demone, premendo poi il grilletto della pistola.   
 
Il colpo sfortunatamente, riuscì a colpire il mostro solo alla spalla, che gli procurò un altro fastidioso dolore, testimoniato da un grido di rabbia. Lucy iniziò a tremare, non essendo riuscita nel compimento del suo piano. Gli occhi dell’EU si riaprirono, scoprendo l’artefice di quell’attacco. Prima di ritoccare i piedi per terra, fece un grande balzo in avanti e perforò tutti gli specchi che trovandosi dinnanzi a lui gli facevano da muro. Questi si infransero in pezzi, mentre la ragazza fu scaraventata a due metri di distanza. Batté la testa contro uno specchio che si sgretolò a causa del tonfo. Cadde per terra e si rialzò immediatamente, cercando di non badare al sangue che colava dalla sua fronte.

< < Dannazione… > > -ringhiò nervosamente, puntando la pistola nuovamente contro l'EU.

Quest'ultimo atterrò a quattro zampe e mostrò le sue pupille arrosate. Aprì la bocca, dalla quale ne uscì fuori un verso molto simile a quello di un rettile. La bionda gli lanciò un’occhiata stranita, temendo che da un momento all’altro si sarebbe tramutato in un serpente. Il suo nemico uscì la lingua che si allungò formidabilmente, e come una corda schizzò verso la ragazza che, avvertendo il pericolo, si abbassò prontamente. L’organo allungabile si attorcigliò però nella sua caviglia, stringendo poi in una presa salda. Lucy tentò di rialzarsi ma la forza dell’EU sovrastò la sua e cadde nuovamente per terra, sbattendo un braccio contro i pezzi di vetro infranti.

< < L-Lasciami andare! > > -ordinò, cercando di slacciarci dall’articolazione dolorante il corpo allungato.  

L’avversario ritirò velocemente la lingua insieme alla sua preda che tentò di dimenarsi in ogni modo e senza successo. Cacciò un urlo di terrore e tentò di fare resistenza ancora una volta, conficcando le unghia sul pavimento fino a produrre dei graffi nello stesso. Tentò di aggrapparsi ad ogni scaglia di vetro finita in terra, che tuttavia venivano trascinate insieme a lei. Impaurita, si guardò indietro e constato con orrore quanto la sua gamba fosse ormai vicina alla bocca dell’EU che nel frattempo si spalancò, ansioso di poterla assaggiare.

< < N-Non mi toccare, mi fai ribrezzo! > > -strillò, afferrando un vetro tagliante e ferendo così il suo avversario.

La liana di carne perse delle gocce di sangue, producendo al proprietario uno spasmo allucinante che causò a sua volta un acutissimo grido. L'EU mollò contemporaneamente la presa, permettendole di liberarsi e di precipitarsi disperatamente verso la sua RoseGun. Mentre l’urlo si faceva più assordante, tutti gli specchi presenti in quella stanza iniziarono ad infrangersi e costrinsero così anche la bionda a tapparsi le orecchie. Nel tentativo, una scaglia di vetro le si conficcò nella mano producendole una smorfia di dolore.

Pur avendo gli occhi bagnati dalle lacrime, Lucy si rialzò e coraggiosamente si sfilò via l’enorme scheggia affilata. La gettò per terra, accorgendosi dell’assenza dell’EU. Ciò nonostante, la sua energia era ancora presente. Fece mezzo passo incerto in avanti, pestando con la scarpa i granuli vetrosi. Con il battito del cuore a mille, impugnò la pistola e cercò di ritrovare la presenza del mostro. Colta da una strana sensazione, alzò subito la testa in direzione del soffitto: l'EU si era appena lanciato sopra di lei.

In una frazione si secondi, sparò due colpi al nemico che in pochi secondi l’avrebbe divorata direttamente dalla testa. Quando su di sé cadde della cenere, poté felicemente tirare un sospiro di sollievo, in quanto i colpi erano fortunatamente andati a segno. Avvertì un’immediata spossatezza e si fece scivolare per terra, riprendendo poi fiato. Si stese sul pavimento, rialzandosi immediatamente non appena i frammenti affilati le urtarono la schiena scoperta.

< < Lucy!! > > -urlò una voce maschile.

La diretta interessata si voltò di scatto, come se avesse appena sentito il suono più bello dell’universo. Il ragazzo dai capelli rosa corse verso di lei e le si sedette accanto, inginocchiandosi. Sul suo volto vi era un’espressione di puro sollievo, preceduta da una di angoscia e di terrore. Cercò di riprendere fiato, non emettendo alcunché.

< < N-Natsu? > > -mormorò incerta.

Quest’ultimo socchiuse le labbra e, mostrando un ghigno, si voltò e le diede le spalle. Lucy lo guardò con aria interrogativa, notando poi come il suo compagno stesse tremando. Un pensiero romantico le attraversò la mente, facendola arrossire subito dopo. Tuttavia, intenerita, poggiò una mano sulla spalla del ragazzo che si rivoltò verso di lei e la strinse a sé. Davanti ad un gesto così inaspettato, Lucy spalancò gli occhi ed i suoi sentimenti confusi non le diedero nemmeno l’opportunità di ricambiare l’abbraccio caloroso.

< < C-Che ti prende? > > -domandò lei, trattenendo un sorrisetto.

< < Niente. – mormorò lui, sciogliendo l’abbraccio – P-Pensavo fossi in pericolo, tutto qui. > >

< < Arrivi tardi. > > -sospirò lei, sorridendogli.

Il rosato si guardò intorno, accorgendosi di quanto quel posto fosse ridotto male, con tutti quegli specchi rotti e i pezzi di vetro sparsi un po’ ovunque.

< < Ma che diavolo è successo qui?! > > -esclamò.

A quelle parole, la bionda scoppiò in un pianto isterico e si fiondò tra le braccia del compagno. Quest’ultimo rimase parecchio sorpreso, mentre la ragazza strinse con la mani sporche di sangue la sua camicia. Natsu osservò infatti non solo il taglio parecchio profondo della mano della ragazza, ma anche quello che sulla fronte che gli stava velocemente sporcando l’indumento nero. Le carezzò la chioma bionda, mentre le lacrime gli inumidivano il collo.

< < Lucy, che cos’è successo? Cosa sono tutte queste ferite? > > -domandò allarmato, mentre la ragazza sprofondò il viso sulla sua sciarpa.

< < E' stato un EU... > > -mormorò, inspirando su con il naso.

< < Cosa?! E dov’è andato a finire?! > > -ringhiò, in preda alla rabbia.

< < Che domande... l'ho sconfitto... > > -mormorò, poggiando una tempia nel suo petto.

< < Q-Quindi hai sconfitto un EU da sola? > > -domandò, stupefatto.

< < Sì è ho avuto tanta paura, accidenti!! > > -esclamò, inconsolabile.

Natsu sorrise e la strinse a sé ancora di più, cingendole con braccio le spalle e con l’altro un fianco. Sebbene in quel momento i suoi istinti lo pregassero di procedere oltre, il suo buonsenso si fece sentire più degli altri. Staccandosi da lei, le prese il viso tra le mani e lo portò vicino al suo.

< < Mi dispiace di averti lasciata da sola. Ora però, voglio medicare le tue ferite. Stai perdendo sangue e non va bene. > > -affermò con voce roca, aiutandola poi ad alzarsi.

La bionda si asciugò gli occhi, non sapendo bene neppure lei il motivo per cui stava piangendo. In fondo, a parte le ferite e lo spavento, era andato tutto bene ed in più insieme a lei c’era Natsu. Non le sarebbe accaduto nulla, finché sarebbe rimasto al suo fianco.

< < D’accordo ma, come mai sei qui? Credevo che fossi insieme a Gray… > > -fece dubbiosa, facendosi guidare da lui affinché riuscisse ad uscire da quel posto infernale.

A quella domanda, l’Hunter arrossì di colpo. Ripensò a come avesse discusso con Gray nel bel mezzo di un combattimento contro un vampiro e di come lo avesse lasciato da solo a combattere, per assicurarsi che lei stesse bene. Il moro avrebbe certamente tentato di ucciderlo, ma non era questo a preoccuparlo.  

< < E-Ero solo annoiato… Sai, i demoni che abbiamo affrontato erano così stupidi che combattere contro di loro non avrebbe avuto alcun senso. > > -mentii.

Lucy annuì, fingendo di aver creduto ad ogni singola parola. In realtà, sapeva bene che Natsu avesse abbandonato Gray per un altro motivo, rivelato da lui stesso in precedenza, tuttavia sapeva anche quanto fosse orgoglioso. Quindi, animata un senso di gratitudine verso il ragazzo, poggiò la testa sulla sua spalla. Tuttavia, la sua mente fu attraversata da un altro pensiero che aveva evidentemente messo da parte: il motivo per cui era entrata nella Casa degli Specchi.  

< < Ah, Natsu! Hai per caso visto Levy? > > -domandò, speranzosa.

< < No, pensavo fosse con te. > > -rispose, stranito.

< < Già ma è entrata prima di me e l'ho persa di vista... deve aver seguito quell'aura che diceva essere familiare... > > -spiegò, preoccupata.

< < Cavolo... non deve mai stare da sola quando è in quello stato di adrenalina! Dobbiamo trovarla... > > -esclamò il ragazzo, mentre un campanello d’allarma suonava ininterrottamente dentro la sua testa. 
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Angolo dell'autrice
Salve a tutti :D
Come vedete sto cercando di aggiornare i capitoli più velocemente possibile,
dato che la prossima settimana (il 14) comincia la scuola da me quindi i capitoli non saranno aggiornati
ogni giorno come adesso >_<
Ma evito di deprimervi, anche perché credo che non sia l’unica a dover ricominciare il ciclo scolastico
Proprio quel giorno D:
So che siete curiosi di sapere chi è la misteriosa ragazza sulla ruota panoramica  ma non posso rivelarlo al momento >.<
Dovrete avere ancora un pochino di pazienza Jcose che, se continuate a leggere questa “storia” non vi manca di certo *^*
Grazie a tutti per le recensioni e un grazie particolare a chi ha inserito la storia tra le seguite e le preferite <3
Vi adoro! Un  bacione e alla prossima!

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Capitolo 17
*** Combattimento ad Alta Quota ***


Combattimento ad Alta Quota

Levi continuava a correre velocemente, senza badare bene a dove stesse andando: veniva infatti guidata soltanto da un'oscura energia proveniente dalla ruota panoramica.

Aveva inoltre in mano la sua mannaia, con la quale correva con estrema e sorprendente agilità.

Che si fosse accorta o no della mancanza di Lucy, continuava a correre con un’espressione eccitata e contemporaneamente combattiva.

Finalmente la ragazza arrivò sotto la ruota panoramica.

Ormai nel parco non c'era più quasi nessuno.

Anche il sole era sparito, lasciando il posto a minacciose nuvole in avvicinamento.

Alzò la testa, notando una figura misteriosa dall’alto della giostra.

Fece un salto e in un attimo raggiunse la ragazza che stava comodamente seduta con le gambe accavallate su una sbarra di ferro della ruota panoramica.

< < Wow... voi Hunter siete proprio agili... > >-  si complimentò la ragazza, scuotendosi i lunghi capelli.

< < Sapevo che tu c'entravi qualcosa con questa storia... > > sibilò Levi, assumendo il suo sguardo freddo e apatico.

La ragazza si mise in piedi in equilibrio sulla sbarra, ridacchiando.

< < Che fai con quella cosa pericolosa in mano Levi? Non dovresti giocare con cose del genere... potresti fare del male a qualcuno... > >

A quelle parole la ragazza trasalì, inarcando le sopracciglia preoccupata.

< < Credevi che non lo sapessi? > > chiese la ragazza maliziosamente.

< < Basta chiudi quella bocca! > > urlò furiosa, cercando di colpire la ragazza con un colpo di mannaia dall’alto verso il basso.

La ragazza si scostò velocemente.

Levi fermò subito il colpo della sua arma ad un centimetro dalla sbarra di ferro.

La ragazza era nuovamente in piedi, ma questa volta era sospesa in aria. Levi pur agitata, fece un piccolo sorrisetto.

< < Sapevo che non eri un normale essere umano... > > -dichiarò.

< < Proprio come te mia cara... > > - replicò la misteriosa ragazza.

< < Peccato che tu non sia l'unica ad essere in grado di usare un simile trucchetto... > > ribatté Levi, inarcando il sopracciglio e saltando dall'impalcatura:
la ragazza non era precipitata ma era rimasta sospesa in aria esattamente come la nemica di fronte a se.


< < Tks... allora è vero... non sono molti gli Hunter che hanno questa abilità. - fece tirando fuori dalla tasca sul retro del pantalone un pugnale - Peccato che non vivrai abbastanza per raccontarlo! > > - sibilò andando
velocemente verso Levi e cominciando a dare colpi con il pugnale.


Levi sorprendentemente riuscì a schivare tutti i colpi, agitando nel frattempo la sua mannaia contro la ragazza.

La ragazza schivava anch'essa tutti i colpi.

Tutte e due erano assolutamente concentrate nel loro duello.

La ragazza estrasse dalla tasca un altro coltello che lanciò in direzione della gola di Levi.

Quest'ultima per schivare il velocissimo colpo inarcò la schiena all'indietro, facendo una capriola e dando un calcio sullo stomaco alla ragazza, che fu scaraventata giù.

Seguì l’avversaria nella sua caduta.

La ragazza sembrava apparentemente svenuta ma all'improvviso aprì gli occhi di scatto, dando un colpo con il suo coltello verso il viso di Levi. Quest'ultima, sorpresa dall'attacco, si coprì il viso cercando di allontanarsi.

La ragazza riuscì però a ferire il suo braccio da cui in seguito al profondo taglio cominciò a uscire del sangue. Levi strinse un occhio per il dolore.

Atterrò con grazia per terra, per poi fare un nuovo salto e ritornare in aria all'altezza della ragazza.

< < Adesso basta! Ti ucciderò puttana! > > tuonò, contro la ragazza.

Quest'ultima diede un calcio sulla mano della piccoletta dai capelli turchesi, facendole cadere per terra la mannaia. Levi allora decise di attaccare frontalmente, avanzando un violento pugno contro il viso della ragazza, che volò all’indietro.

< < Tks... hai un bel coraggio a deturpare il mio splendido viso, brutta stronza... eh eh... credo di sapere come hai ucciso quella ragazza... > > -provocò la ragazza togliendosi con una mano chiusa a pugno il sangue che le colava dal labbro inferiore.

Levi cominciò a ridere in modo maniacale:

< < Hahahahahah! Io? - esclamò abbassando la testa e rialzandola subito dopo - Io non ho fatto niente. - mormorò apaticamente.

Nel frattempo aveva cominciato a piovere.

< < Piantala di far finta di niente... sai benissimo ciò che hai fatto! Voi Hunter siete soltanto dei brutti stronzi! > > urlò la ragazza avventandosi contro Levi.

Riuscì a prenderla per il collo, spingendola contro un albero.

< < Voi non avete nessun rispetto per nessuno! Siete solo dei luridi vermi che uccidono senza sapere neanche il perché! Dovete pagare tutti!! > > - continuò stringendo la presa al collo di Levi.

All'improvviso conficcò il coltello che aveva in mano nella sua spalla. Quest'ultima gemette per il dolore, ricominciando a ridacchiare. La ragazza, furiosa per quella risata di indifferenza, cominciò a stringere la presa sempre di più.

< < S-Sei una povera illusa... N-Non puoi sconfiggermi! Va’ all'inferno! > > urlò dando una violentissima ginocchiata alla ragazza. Dalla bocca di quest'ultima uscirono goccioline di sangue.

La ragazza fu scaraventata contro un'impalcatura della ruota panoramica.

Levi, non riuscendo a stare in piedi, appoggiò un ginocchio sul ramo dell'albero. Entrambe cercavano di riprendere fiato, toccandosi con la mano le ferite.

< < Tks... ci mancava solo la pioggia! > > sibilò la ragazza, riuscendo a stento a galleggiare in aria. La luce negli occhi di Levi stava piano piano tornando a causa del dolore alla spalla.

< < Perché lo fai?! Cosa ci guadagni?! > > urlò alla ragazza.

< < Voglio solo vendetta stupida stronza! ... Per il momento, dovrai dimenticare il mio viso... > > mormorò tendendo la mano verso Levi. Quest'ultima mostrò un sorrisetto di rassegnazione.

< < Ma come? non ti ribelli Hunter? > >

< < Non posso competere contro questo tuo sporco trucchetto, Strega. Comunque, non ti importa se lui soffrirà? > >

La ragazza trasalì.

< < Non posso cambiare quello che sono. E se soffrirà, vorrà dire che dopo avervi fatto a pezzi, morirò anch'io... > >

Levi fu costretta a chiudere gli occhi, cadendo dall'albero svenuta.

La pioggia era fitta e pungente.

Forse per qualcuno, anche malinconica.

Levi era ancora a terra, con la spalla sanguinante e ormai priva di sensi.

< < Levi? Ehi Levi! Svegliati! > > esclamò Gajil, trovando la ragazza in quelle condizioni.

Non rispose.

Gajil la caricò sulle sue spalle cominciando a correre.

Nel frattempo era in corso un'altra battaglia: quella fra Gray ed una vampira.

< < Natsu, sinceramente: va’ a quel paese! Quel bastardo mi ha lasciato qua a combattere contro cinquanta vampiri! Tks... - sbuffò nel frattempo, schivando i colpi della vampira dai capelli rossi, affamata di sangue - Quando lo vedo giuro che dico ad Erza di castrarlo! > >

Gray aveva ormai eliminato quasi la metà dei vampiri.

Un altro vampiro si gettò verso il ragazzo, che prontamente prese il fucile e sparò con indifferenza, come se fosse annoiato. Gray cercò di premere il grilletto nuovamente ma il fucile non sparò.

< < Cazzo! Anche le munizioni sono finite! > > urlò gettando per terra il fucile ed estraendo dalla tasca due paletti di legno.

Gray lanciò il paletto come un boomerang, che andò incredibilmente a segno. Erano vampiri più deboli del solito, ma il loro numero sembrava non finire mai. Gray cercò di riprendere fiato.

< < Gray abbassati! > > urlò Erza da sopra un albero. Gray pur sorpreso della presenza della ragazza fece come da ordine: Erza tirò fuori un enorme Bazooka. Premendo il grilletto, uscì dall'arma un immensa luce che si riassunse in un grande scoppio.

Gray si rialzò: dei venti vampiri era rimasta soltanto la cenere.

< < E-Erza.. sei un mostro come al solito-! > > balbettò Gray, ricevendo in risposta una RoseGun sulla testa.

< < Non sono un mostro! > > urlò Erza indispettita e lanciandogli contro con paletto di legno, che colpì il povero Gray alla fronte.

< < Ahi! Piuttosto, dobbiamo cercare Levi, Natsu e Lucy. > >

< < Ehi ragazzi! > > - li raggiunse allegro Gildarts seguito da Sting.

< < Oh Gildarts! Dov'eri andato? Eri nascosto come sempre vero? > > chiese Gray con tono insinuante.

< < A-Affatto! Ricordatevi che siamo vostri supervisori oggi, quindi vi stavamo osservando combattere. Abbiamo osservato anche Lucy grazie alla telecamera/registratore... quindi anche se Natsu non ha fatto poi granché... siete tutti promossi! Da adesso la squadra Hunter è al Livello 2 inferiore! > >  

Arrivarono successivamente anche Lucy e Natsu.

< < Ragazzi! Meno male state bene... -  fece Lucy, tirando un sospirò di sollievo - avete visto Levi? > > chiese preoccupata.

< < H-H-H-Hai perso di vista L-L-L-L-Levi??! > > balbettò Gray terrorizzato all’idea…

< < Lo so... era compito mio tenerla d'occhio ma quell'EU mi ha attaccata e... > > - rispose mortificata, mentre Natsu le mise una mano sulla testa.

< < A proposito Lucy, Gildarts ci ha detto come lo hai sconfitto da sola. Sei stata in gamba. > >  - aggiunse Erza mettendole una mano sulla spalla.

< < Quindi ti sei preoccupato per niente... > > mormorò Gray a Natsu.

Quest'ultimo arrossì leggermente, dandogli un pugno in testa.

< < A proposito Natsu sei una maledetto bastardo! Mi hai scaricato qui con oltre cinquanta vampiri solo per correre da Lucy come se fossi un maledetto principe azzurro! > > esclamò Gray scontrando la fronte contro quella di Natsu, che rispose al colpo.

Lucy sentendo quello che Natsu aveva fatto pur di venire in suo soccorso spalancò gli occhi e abbassando lo sguardo sorrise dolcemente.

< < Chiudi il becco pervertito! - Gray era infatti senza pantaloni - Io li avrei sconfitti in pochi minuti! > >

< < Cosa hai detto eroe dei miei stivali?! > >

< < Hai sentito stupido fucile-congelato! > >

Mentre i due bisticciavano animatamente, Gajil con Levi sulle spalle nel frattempo ripresasi avanzavano verso il resto del gruppo. Lucy corse verso di loro:

< < Levi! Ma dove eri finita! Ero così preoccupata!! > > piagnucolò dando colpetti sulla spalla di Gajil

< < Ehi non prendertela con me... > > sbottò Gajil

< < Mi dispiace Lucy... ma ero come rapita da quell'aura misteriosa. > >

< < Ma come ti sei fatta quella ferita alla spalla? E quella al braccio? > > chiese Erza avvicinandosi.

< < Mi sono scontrata con la proprietaria dell'energia misteriosa... era una ragazza. Molto forte... > >

< < Almeno ti ricordi il suo volto? > > chiese Natsu

< < No... credo mi abbia cancellato i ricordi. > >

< < Allora è come pensavo... > > disse Sting

< < Che intendi?! Parla chiaramente! > > esclamò Natsu

< < Era una Strega. Ovviamente le Streghe fanno parte del mondo demoniaco, ma hanno un aspetto assolutamente umano. La storia che possano vivere anche fino a mille anni penso sia solo una diceria... > >

< < Gajil ma che ci fai tu qui? > > chiese Gray

< < Dovevo partecipare ad una riunione militare... a quanto pare il Governo è intenzionato a penetrare lo Stato di Tristan. La cosa assurda è che è da un pezzo che mandano continuamente truppe sul suolo desertico. Come se stessero cercando qualcosa... Poi appena tornato in città, ho percepito una strana energia ed essendo nei pressi del Parco ho deciso di dare un'occhiata e ho trovato Levi svenuta. > >

< < Una Strega... se me lo avessero detto un mese fa non avrei creduto ad una sola parola... > > mormorò Lucy.

< < C'è dell'altro - aggiunse Levi - è intenzionata a distruggere gli Hunter. Non dobbiamo sottovalutare le sue risorse a questo punto... > >

< < Vuoi dire che... attaccherà di nuovo? Questa volta anche non da sola? > > chiese Lucy

< < Beh, se tornerà allora mi assicurerò di darle un calcio nel culo da parte di tutti gli Hunter. Sono tutto infuocato! > > esclamò Natsu sbattendo il pugno contro il palmo della mano destra. 

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ANGOLO DELL'AUTRICE :D


Salveeee scusate ma anche ieri mi sono scordata di mettere questo piccolo paragrafo personale per le anticipazioni e per eventuali puntualizzazioni >_< ma ora rimedio :D
Che dire, so che molti di voi si erano aspettati di scoprire finalmente l'identità della ragazza, e so che molti di voi hanno dei sospetti, ma dovrete aspettare ancora un po’ .__.
Okay nel prossimo capitolo una tenero momento NaLu, finalmente Happy potrà dire la sua, e verrà FINALMENTE rivelato il passato di Levii!! Yeahh! xD

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Capitolo 18
*** Un triste passato ***


Un Triste Passato

< < Dai, è facile! Per fare ab (ab +
 a2 ) Devi solo calcolare il monomio per il binomio! > > esclamò Natsu spazientito.

< < Sarà, ma come dovrei fare? > > chiese Lucy, più confusa che mai.
Natsu si schiaffeggiò la fronte, esasperato. Possibile che Lucy fosse così ottusa?

< < Stammi a sentire! ab x ab , viene a2b2. Inoltre se applichi la regola del cubo del binomio per- … Ehi Lucy mi stai ascoltando!? > >- la richiamò dandole un colpo di quaderno sulla testa, notando come l’attenzione della ragazza fosse rivolta esclusivamente ad Happy.

Quest’ultimo aveva raccontato loro una trista faccenda, risalente a pochi giorni prima della sua comparsa nella vita dei due giovani.
Lui ed il suo amico e compagno Nekomata Lily, si trovavano in una gabbia all’interno di un laboratorio, nel quale si conducevano esperimenti sugli animali.


Arrivò così anche il turno di Lily, che dopo essere stato sottoposto all’iniezione di un liquido strano, si ammalò fino a decedere il giorno dopo.
Preso dalla disperazione, Happy era riuscito a trasformarmi nelle sue vere sembianze, fuggendo così dal laboratorio.


Motivata e dispiaciuta per quella terribile faccenda, Lucy non faceva altro che coccolarlo, tentando in qualche modo di donargli tutto l’amore possibile.

< < Natsu, cambiando discorso: non hai detto che nel laboratorio scoperto circa 10 anni fa c'erano delle siringhe contenti un liquido verde? Potrebbe trattarsi della stessa sostanza utilizzata con l’amico di Happy… non credi? > >

< < E' possibile. Ne parleremo con Gildarts ma per adesso, fa’ i compiti! > > - tuonò autoritario, facendola sobbalzare.

< < A-Ah certo! Ehm... non è che potresti farmeli tu i compiti di matematica?? Ti pre-goo! > >- fece, con tono implorante.

Natsu sorrise provocatorio, per poi colpirla nuovamente alla testa con un colpo di quaderno.

Dopo di che cacciò letteralmente Happy dalla stanza, così che Lucy non potesse più distrarsi.

Si, Natsu le stava dando ripetizioni su più o meno tutte le materie – e se ne era già pentito - .

Normalmente Lucy non era una cima a scuola, ma occupando il tempo ad eliminare demoni piuttosto che a studiare, si era ridotta con i voti più bassi di tutta la classe insieme al povero Gray, che voglia di studiare non glene veniva neanche pregato.

Idue erano tornati da scuola da poco, avendo addosso ancora la loro divisa.

Natsu indossava una camicia mezza aperta, con la cravatta allargata e dei pantaloni grigi. Lucy aveva invece la sua camicetta, il golf azzurro, la minigonna a righe blu e le calze bianche fino alla coscia.
Molto spesso Natsu aveva paragonato la divisa scolastica della ragazza a quella di una spogliarellista, ricevendo in cambio un botta sulla testa.

 
Lucy ricominciò a scrivere freneticamente, mentre Natsu la osservava terrorizzato al pensiero della moltitudine di errori che avrebbe dovuto correggere.

Alzò lo sguardo, incontrando il suo.

< < Eh? Cos'è quella faccia?! Dai non sono poi così male! Imparo in fretta. Guarda, ho finito! > > -esclamò mostrandogli il foglio con un esercizio:
xy ( x - y ) = xx2 + 2y

Natsu guardò il risultato con espressione nauseata.

< < Che c'è? Ho sbagliato qualcosa? > >

< < Lucy... > > sibilò, avvicinandosi al viso della ragazza. Quest'ultima divenne di colpo rossa.

< < C-Che c'è? > >

< < E’ tutto sbagliato. Ma come ti è venuto questo risultato?! Scema! il risultato è x2y2 ... come diavolo ti  venuto 2y?! > > -trattenne una risatina isterica.

< < Uffa! La matematica non fa per me! E' mai possibile che al liceo si debbano fare cose così difficili?! > > sbuffò stendendosi per terra, scompostamente.

< < Veramente questo è il programma di terza media... > >

< < Ah... Q-Quindi mi aspettano cose più complicate?! > >

< < Direi di sì... almeno vediamo come te la cavi in geometria e con il teorema di Pitagora... > >

Lucy lo guardò come se avesse appena parlato una lingua aliena. Dopo qualche minuto Natsu tornò in soggiorno con una pila di libri che scaricò sopra la testa della povera biondina.

< < A-Ahi... > >

Passarono altre due ore. Natsu come insegnante non era davvero niente male.

Alla fine gli argomenti spiegatole non erano così difficili, ma come poteva Lucy concentrarsi sulla matematica quando aveva il viso del ragazzo così vicino a se?

Come poteva concentrarsi sentendo continuamente quel suo profumo che tanto adorava?

< < ... Quindi hai capito? Per calcolare l'ipotenusa devi moltiplicare i due cateti del triangolo alla seconda e metterli sotto il segno di radice quadrata! E' una delle cose più facili! > >

< < Ma perché tu sei così bravo se non hai mai aperto un libro e se durante le lezioni dormi continuamente?! > > - domandò seccata.

< < Eh... che dire, la genialità non è acqua! > > sibilò vantandosi.

< < Si dice la classe... > >

< < Comunque sia tu sei una frana. Quindi tu e quel maledetto di Gray dovrete superare l'esame di primo trimestre, altrimenti non ci faranno andare in gita... > > -borbottò, mentre Lucy cominciò a ridere sotto i baffi, incontrando lo sguardo interrogatorio del ragazzo.

< < N-non ti credevo un tipo da gite scolastiche... > >

< < Non fraintendermi! E' solo perché ho sentito che la zona Hanayori è una delle più infestate di demoni, ciò significa che forse avremmo il piacere di incontrare quella stronza della Strega che ha combattuto con Levi! E ho una voglio
pazzesca di prenderla a calci! > >


< < Ahh... è solo per questo... per me è perché in fondo sei come un bambino! > > sorrise, tirandogli un cuscino che il ragazzo non fece in tempo ad evitare.

< < Ah è così? Bene, prendi questo! > > rispose tirandole due cuscini.

I due cominciarono a tirarsi cuscini di piume, ridendo. Natsu ad un certo punto avvicinò il suo viso a quello di Lucy, prendendole fra l'indice e il pollice il mento. La ragazza arrossì nuovamente.

< < C-Che c'è? > >

< < Hai delle piume sulla testa... > > mormorò avvicinandosi sempre di più alla sua bocca.

Natsu aveva il ginocchio appoggiato sul cuscino. Ad un tratto perse l'equilibrio finendole sopra. Quest'ultima finì distesa sul pavimento, con i polsi bloccati dalla mani del ragazzo.

I due rimasero fermi a guardarsi a lungo.

Lucy sentiva un bruciore al petto. Come se il suo cuore stesse andando in fiamme.

Perché si sentiva in quel modo? E cosa pensava Natsu, in tutto ciò?

Smise letteralmente di pensare quando vide l’espressione del ragazzo sopra di lei farsi sempre più seria, mentre il suo viso si stava lentamente avvicinando alle sue labbra.

All'improvviso suonò il campanello.

Lucy, tirò mentalmente un sospiro di sollievo e cercando di non guardarlo negli occhi, si alzò per andare ad aprire la porta. Natsu sospirò stendendosi per terra.

Possibile che fossero sempre interrotti sul più bello?

La ragazza aprì la porta, trovandosi di fronte Gajil.

Era strano: sembrava triste, afflitto.

< < Ehi Gajil. > > - salutò, un po' sorpresa della sua visita e tentando di mascherare il rossore che sostava sulle sue guance.

< < Ciao Lucy... Gildarts è in casa? > >

< < No, ma entra pure... > >

Gajil entrò e Lucy chiuse la porta alle sue spalle.

< < Gajil? Che ci fai qui? > > domandò Natsu.

Anche se in realtà avrebbe voluto dire qualcosa come "non potevi arrivare fra un ora o due?"

< < Si tratta di Levi... > >

< < Che è successo? > > chiese, mentre Lucy si avvicinò preoccupata verso di loro.

< < Da quando le è stata cancellata la memoria da quella Strega, sta molto male. Adesso ha la febbre e sta delirando... Continua a ripetere “io non volevo” , oppure “non è stata colpa mia” . Io non so che fare. Speravo che Gildarts potesse aiutarla... ormai le sue crisi sono aumentate. > >

< < Un momento, ma pensi che sia qualcosa successo realmente, ciò di cui ha parlato? > > chiese Lucy.

Gajil si girò con aria interrogativa verso la ragazza, mentre Natsu sospirò mettendosi le mani sulla fronte.

< < Vuoi dire che... non le avete detto niente? > >

< < No... non ce n'è stata occasione e non volevo farla preoccupare più del dovuto, visto che è molto amica di Levi. > >

< < Natsu? Gajil? Cosa dovrei sapere? Cos'è che non mi avete detto? Vi prego, se è qualcosa che riguarda quello che sta succedendo a Levi dovete dirmelo! > >

< < D'accordo. Tanto lo saresti venuta a sapere comunque... > > acconsentì Gajil.

< < Ecco, è cominciato tutto quando Levi e io avevamo nove anni e Gajil ne aveva invece undici. Era passato un anno dalla morte dei miei genitori e all'epoca era da poco che vivevo con Gildarts.
Abitavamo in un quartiere residenziale e molto spesso Gildarts veniva chiamato per scacciare demoni dai vari tempi shintoisti.
Un giorno mi portò con se e io conobbi la figlia dei proprietari di un tempio: Levi.
Era praticamente la stessa di ora, salvo quelle sue reazioni non proprio normali che ora si stanno facendo sempre più frequenti.
Attorno a lei c'era sempre Gajil, essendo  i due cresciuti insieme.
Un giorno, Levi ci disse che i suoi genitori avrebbero dovuto farle uno speciale vaccino e che lo avrebbero fatto personalmente.
I suoi genitori ci mandarono a casa bruscamente, quasi come se dovessero nascondere qualcosa.
Il giorno dopo tornammo a trovare Levi e sembrava star bene... > > -spiegò Natsu, interrompendosi di colpo.
 
< < E…? Natsu, continua ti prego. > > - esordì Lucy.
 
< < …Ma circa due anni fa, quando Gajil e Levi stavano insieme, successe una cosa strana:
Una ragazza dello stesso liceo si era avvicinata a Gajil . Gli consegnò una lettera d'amore, che ovviamente lui rifiutò. Il giorno dopo di quella ragazza non si seppe più nulla. Fu ritrovata morta dopo tre giorni. > >

< < E-Eh? Natsu non vorrai insinuare che... > >

< < Sì. Molto probabilmente fu Levi a ucciderla. O meglio, non fu la Levi che noi conosciamo, ma la seconda Levi. > >

< < La s-seconda Levi? > >

< < Ormai ti sarai accorta che Levi ha qualcosa di strano: è come se dentro di lei ci fossero due polarità opposte in eterna lotta.
Quando Gajil si trova in pericolo o qualcuno come una ragazza innamorata si avvicina a lui, la polarità oscura prende il sopravvento. Credo che al giorno d'oggi venga chiamato disturbo bipolare... > >


< < M-Ma non può essere! Che prove avete che sia stata lei? Levi non sarebbe mai in grado di uccidere nessuno! > >

< < E' questo il punto. Noi supponiamo che Levi non sapesse ciò che stava facendo.
In pratica, è come se la sua seconda personalità prendesse il sopravvento, lasciando come in uno stato di come momentaneo, la sua parte buona.
Ma la cosa più brutta è che ci furono delle conseguenze sulla personalità buona di Levi. > > - aggiunse Gajil.


< < Cosa intendi? > >

< < Dopo che la ragazza fu ritrovata, Levi cadde in un profondo stato di depressione. Era probabilmente la sensazione di rimorso che la divorava, anche se non ne sapeva bene il motivo.
Ormai delirava, continuando a ripetere “scusa” in modo a dir poco maniacale... Arrivò persino a tentare di farsi del male.
Fu allora che io e Gajil capimmo che era stata Levi, ma non era stata lei. > > confermò Natsu, cupo.


< < Le crisi si manifestavano ogni qual volta che Levi si ingelosiva o temeva per la mia vita.
Così decisi di andarmene, arruolandomi nell'esercito per indagare fra i piani alti e del Governo e magari per cercare di dimenticarla, senza successo ovviamente... > > continuò Gajil.


< < E' ... una storia terribile... > >

< < Sono proprio un idiota, eh? Dovrei dimenticarla, poiché più le sto vicino più le faccio del male. Ma non ci riesco - sibilò stringendo i pugni e abbassando la testa - Io la amo ... > >

< < La parte peggiore è che il giorno seguente al vaccino, scoprimmo che i suoi genitori erano entrati nel Governo. > > - disse Natsu.

< < E per di più, Levi da quel giorno ha dimostrato delle capacità quasi sovrumane, in contrasto con la salute cagionevole che aveva da piccola... > >

< < Un momento, voi quindi pensate che i genitori di Levi abbiano qualcosa a che fare con la creazione degli EU? > > domandò.

< < Tks... non mi sorprenderebbe. Inoltre i genitori di Levi da quell'episodio sparirono dalla circolazione, per poi non farsi più vivi. E' stato meglio così! > > ringhiò Natsu.

Il cellulare di Gajil ad un trattò squillò:

< < Pronto? ... Cosa?! Sì, vengo subito! > > esclamò Gajil, alzandosi di scatto.
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Angolo autrice:

Salveeeee finalmente il passato di Levi è stato svelato u.u ora sarà più facile comprendere il dialogo fra Levi e la Strega (per il momento il suo nome è un mistero, quindi viene chiamata la Strega come la Sposa in Kill Bill xD )
Come vi avevo promesso, vi ho regalato un piccolo momento NaLu :)
Nella bozza iniziale il loro momento era più spinto, ma ho deciso di lasciare i momenti spinti per un occasione più adatta :)
dunqueee nel prossimo capitolo si scoprirà qualcosa sulla madre di Lucy, mentre suo padre comparirà tra qualche capitolo :)
Alla prossima!

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Capitolo 19
*** Il Vero Male ***


Il vero male

< < Gajil? Cos'è successo?! > > chiese Lucy allarmata, vedendo l’amico dirigersi verso la porta.

< < E' per Levi! Erza è con lei e ha detto che sta di nuovo delirando e che chiede di me! Devo andare! > > esclamò aprendo la porta.

Lucy e Natsu si precipitarono a prendere i loro cappotti appesi all'ingresso.

< < Ma, ragazzi... > >

< < Non aggiungere altro. Levi è nostra amica e anche noi le vogliamo bene, qualunque cosa succeda! Ti sei dimenticato i valori di Fairy Tail per caso?! > > -sorrise Natsu.

< < Ha ragione – aggiunse Lucy chiudendo la porta - Levi è nostra amica e noi non l'abbandoneremo! > >

< < Siete tutti matti... – trattenne una risatina - D'accordo andiamo! > >  

I tre si diressero sul tetto, dove energicamente e prendendo la rincorsa, saltarono dal palazzo atterrando sul tetto dell'edificio accanto, per poi saltare in quello successivo e così via.

Lucy aveva ormai dimenticato tutte le sue paure, non tanto per l'ormai abitudinale procedura nel corso delle loro missioni, ma più a causa della profonda preoccupazione che nutriva per l'amica.

Levi... resisti. Stiamo arrivando!

Dopo un paio di isolati i tre erano ormai giunti nei quartieri periferici, vicino ai boschi.  

Saltarono giù dall' ennesimo edificio e atterrando con abilità simile a quella di un felino, iniziarono a percorrere la salita di una collinetta.

Lucy ricordava quel tragitto: era la casa degli zii di Levi, dove per qualche giorno era stata ospitata, prima di sistemarsi da Natsu e Gildarts.

Davanti a loro si presentava un edificio bianco che si alzava su circa quattro piani. Gajil si precipitò verso porta, dove sbatté il pugno con insistenza e preoccupazione.

< < Ehi Erza! Apri sono io! > >

La ragazza dai capelli scarlatti aprì la porta, osservando gli amici con un’espressione in viso poco rassicurante.

Senza dire una parola, spalancò la porta lasciandoli entrare.

Salirono fino al secondo piano.

Aprendo la porta della stanza di Levi, Gajil si inginocchiò accanto al suo letto dove la ragazza, sotto le coperte e con del ghiaccio sulla fronte si muoveva disturbatamente sul letto.

Il suo viso era pallido e sudato e i suoi capelli arruffati.

< < Ehi Levi mi senti? Sono io, Gajil. > > sussurrò accarezzandole la fronte.

< < Gajil... mi dispiace... – ansimò, ancor prima di riprendere i sensi - Io non volevo... che succedesse... > >

< < Levi, non è stata colpa tua. Io riuscirò a curarti. > >  

Gajil cercò di trattenere il groppo in gola.

Natsu ed Erza rimasero accanto alla porta preoccupati, mentre Lucy si avvicinò al letto.

< < Erza, che le è successo? > > bisbigliò Natsu.

< < Oggi a scuola aveva qualcosa di strano. Perciò essendo preoccupata, mi sono offerta di accompagnarla a casa. Ma dopo qualche ora ha cominciato prima ridere in modo maniacale e poi a piangere.
Dopo di che è svenuta e le è salita la febbre. > >


 < < Ehi Levi? Sono Lucy... sta tranquilla. Ci siamo noi qui con te. > > sorrise Lucy, prendendole la mano.

< < L-Lucy... mi dispiace... i-io non volevo! > > singhiozzò.

< < Erza, non avete provato con nessuna medicina? > > -domandò Natsu, anche se quella gli parve la domanda più stupida del mondo.

< < Sì ma ogni volta che la ingerisce il suo organismo la espelle violentemente. Natsu, il suo male non è qualcosa che possa essere curato dalla medicina normale. > > -confidò Erza.

Lucy trasalì, spalancando gli occhi.

< < I-Io forse so come farle abbassare la febbre... > > mormorò, voltandosi verso i due.

< < Che intendi? H-Hai sentito Erza, no? > > -domandò dubbioso.

< < Allora ci vuole una medicina un po' speciale... > > -spiegò determinata, rialzandosi in piedi con gli occhi illuminati.

< < Lucy? > > chiese cautelarmente Natsu.

< < D-Devo prendere la valigetta di mia madre. Forse quello funzionerà! Ragazzi, faccio un salto a casa mia e torno subito! > > esclamò. Natsu la prese per il polso.

< < A casa tua? Lucy che vuoi fare? > >

< < Natsu, ti prego fidati di me! Sono sicura che nella valigetta di mia madre ci sia una medicina... ovviamente serve solo per far diminuire le crisi ma è già qualcosa! > >

< < D'accordo, vai a prenderla. > > -concordò Gajil.

Lucy annuì mentre Natsu la fermò nuovamente per il polso.

< < Io vengo con te. Non è il caso che tu entri in quella casa da sola... > > -sbottò prendendo il cappotto.

Lucy sorrise dolcemente, prendendo il suo.

< < Erza, Gajil, voi nel frattempo mettetela seduta e cercate di farla respirare profondamente. > >- ordinò Lucy, uscendo poi dalla stanza.

I due annuirono.

I due uscirono da casa di Levi, ricominciando a saltare da un edificio ad un altro.

< < Ehi Lucy? Sei sicura che... ? > > domandò atterrando davanti all’imponente residenza Heartphilia.

< < Sì... - confermò - Funzionerà. Mia madre lavorava in un laboratorio di ricerche.

Da piccola pensavo che il suo fosse un lavoro normale ma nessuna di quelle medicine può definirsi normale. > > -mormorò aprendo infine la porta.

La casa era completamente al buio. Troppo buio. Soltanto la luce della luna che entrava dalle finestre illuminava la scalinata centrale.

Lucy rimase ferma a fissare quella che anche se per poco tempo era stata la sua casa, quella dove aveva vissuto momenti indimenticabili con la sua cara Lidya ma che nel giro di una notte si era trasformata
soltanto in uno dei brutti ricordi che alimentavano il suo passato tormentato.


< < Ehi Lucy? Stai bene? > > chiese Natsu.

Si voltò verso di lui, mostrando un’espressione sorridente ma malinconica.

< < E' solo che… era da tanto che non entravo qui dentro. Ma non c'è tempo. Bisogna trovare quella valigetta. > >

I due salirono le scale.

La casa era esattamente come la ricordava: un lungo corridoio con circa sette stanze e un altra rampa di scale che portava ad un altro corridoio con sei stanze.

Natsu estrasse dalla tasca un torcia per illuminare il corridoio.

< < Se non sbaglio lo studio di mia madre dovrebbe essere qui... > > - rifletté ad alta voce, aprendo la terza porta.

La stanza era di grandezza media,  al centro della quale vi era una grande scrivania, dove vi erano posizionati alla rinfusa diversi appunti.

Sui vari scaffali vi erano diverse provette e fiale contenenti vari liquidi dal diverso colore.

Lucy si mise a rovistare nei cassetti della madre, ma della valigetta non c'era traccia.

I due decisero così di controllare anche nello studio del padre, Jude.

Natsu tentò di aprire la porta dello studio davanti a se, ma qualcosa gli impediva di farlo. Era bloccata.

Molto probabilmente chiusa a chiave.

< < Lucy, posso...? > >

< < Certo. > >

Natsu diede così un calcio violento alla porta che si aprì.

Lo studio era anche più in disordine di quello della madre.

Fogli apparentemente scritti in lingua sconosciuta erano sparsi nel pavimento e sulla scrivania.

Alcuni post it erano invece attaccati alla parete.

Mentre Lucy cerava all'interno dei cassetti e sotto la scrivania, l'attenzione di Natsu fu catturata da una strana carta che aveva l'aria di essere molto antica. Era arrotolata su se stessa per mezzo di un nastro.

Dopo averla srotolata, Natsu illuminò quella che pareva una pergamena con la torcia.

Tentò di identificare i caratteri ma essendo troppo piccoli e sbiaditi rendevano difficile la lettura.

Riuscì però a capire chiaramente che si trattava di un elenco. In basso vi erano dodici firme, alcune delle quali dai nomi poco conosciuti, mentre in alto a destra c'era stampato il sigillo Governativo:
un cerchio con all'interno un animale molto simile ad una tigre.


< < L'ho trovata! > > esordì Lucy, sollevando una valigetta nera impolverata.

< < Ehi Lucy, guarda qui. > > la chiamò, non riuscendo a staccare lo sguardo da quel documento misterioso.

La ragazza osservò la pergamena, non riuscendo però nemmeno lei a decifrare il significato dei caratteri.

< < E' strano. Qui c'è il sigillo Governativo. Conoscendo mio padre, non avrebbe mai lasciato volontariamente una cosa importante a casa... > > - osservò.

< < Io direi di portarla via con noi. Potrebbe essere importante. > > suggerì Natsu, infilandola in tasca.

< < Ma Natsu... > >

Lucy provò a replicare. In fondo non sapevano di cosa si trattasse, ma se aveva un certo valore per il padre, non le sarebbe per niente dispiaciuto prenderla e causargli dei guai.

I due uscirono velocemente dallo studio e la ragazza aprì la porta della sua ormai della sua camera, dandole un ultimo sguardo.

< < Lucy... andiamo. > > -fece, mettendole una mano sulla spalla.

La ragazza annuì. I due ripercorsero la strada verso casa di Levi saltando da un palazzo all'altro.

Appena arrivati, si diressero nella stanza della ragazza dove - sollevata da Gajil ed Erza – tentava di respirare profondamente.

< < Ehi Levi, ora prendo la tua medicina ma tu dovrai promettermi di essere forte. Non devi assolutamente sputarla o non inghiottirla. Okay? > > domandò Lucy aprendo la valigetta.

In mezzo al disordine si potevano identificare diverse boccette contenenti liquidi di diversa composizione;
vi erano anche quelle che apparentemente sembravano caramelle alla frutta, siringhe e vari appunti sistemati in una tasca interna.


Levi annuì.

Lucy prese una boccetta con all'interno un liquido viola e ne versò un po' su un cucchiaio.

< < Levi, apri la bocca. > >

Levi inghiottì il liquido  con fatica, essendo il sapore non dei migliori.

Ad un certo punto iniziò a girarsi e rigirarsi nel letto velocemente, dando segni di disperazione.

< < Lucy! Che le hai dato?! > > urlò Gajil.

< < Tranquillo. Durerà qualche secondo ... > > mormorò.

Dopo qualche secondo infatti, Levi si calmò;

La sua fronte stava diventando più fredda, il sudore era scomparso e la sua pelle stava riacquistando colorito. Il suo respiro si fece più controllato e non ebbe difficoltà ad addormentarsi.

< < L-Lucy ma come ci sei riuscita? > > chiese Erza impressionata.

< < Ho solo messo in pratica quello che mia madre faceva ai suoi pazienti. Lei lavorava in un laboratorio e a volte curava la gente nel suo studio, così io assistevo alla scena e mi sono ricordata della boccetta.
E' l'ideale per crisi come questa. > >


Lucy fece per andarsene, avendo chiaramente bisogno di un po’ d’aria. Gajil le mise una mano sulla spalla, profondamente colpito.

< < Lucy, grazie di tutto. > >

La ragazza rispose con un sorriso, per poi uscire fuori dall'abitazione e sedersi sui gradini di legno all'entrata.

La notte non sembrava più tanto buia. La luna piena faceva splendere ogni cosa, mentre il cielo era tempestato di stelle.

Dopo qualche secondo fu raggiunta da Natsu.

< < Come sta la nostra dottoressa? > > domandò, sedendosi accanto alla ragazza che abbozzò ad un piccolo sorriso in risposta.

< < No io... non ho fatto niente di speciale. Mi sono solo limitata a copiare quello che faceva mia madre. Il merito è suo, non mio. > >

< < Allora c'è un motivo per cui non parli mai di tua madre, né di tuo padre... > > azzardò Natsu.

Non era un domanda, ma il suo sguardo era incuriosito.

Lucy si girò verso di lui, titubante.

< < E' complicato... > >

< < Penso di poterlo capire. > > - sorrise, regalandole la sicurezza di cui aveva bisogno.

Sospirò, iniziando poi a raccontare:

< < Forse non lo sai ma io sono originaria di questa città.

Quando aveva tre anni io e i miei genitori ci trasferimmo nello Stato di Tristan, per motivi di lavoro di mio padre.

Era diventato un potente uomo d'affari, essendo infatti il consigliere dell'attuale Re di Tristan, Ivan Dreyer.

Tuttavia trascorreva molto tempo con me e mia madre. Insieme noi tre eravamo felici.

Mia madre anche se era ormai la moglie di un uomo potente non trascurava mai il suo lavoro, in un laboratorio di ricerche dove a quanto pare lavorava insieme a Gildarts. > >

< < Oh sì, Gildarts mi ha accennato ad un lavoro che svolgeva tanti anni fa, in contemporanea al lavoro da Hunter... > >

< < Già e... era ben voluta dai suoi pazienti e tutti la rispettavano e ammiravano.

Avevo  8 anni quando scomparve. Una sera tornò a casa e dopo avermi abbracciata, mi rassicurò, dicendomi che sarebbe tornata il prima possibile. Ma in realtà non tornò più.

Mio padre insieme al suo "esercito di marionette" la cercò ovunque, ma non fu mai trovata.

C'è chi dice che sia scappata ad Est, chi ad Ovest, c'è addirittura chi dice che avesse un amante e che se ne sia andata chissà dove abbandonando la famiglia.

Io sinceramente penso che quest'ultima ipotesi sia la più plausibile.

In seguito alla sua figa, mio padre divenne sempre più freddo e severo nei miei riguardi.

Ormai dopo un anno dalla sua scomparsa, ci rivolgevamo a mala pena la parola.

Così inizia a trascorrere sempre più tempo con le governanti, tra cui Lidya. > >

< < Lidya… intendi…? > >

< < Già, proprio lei. Mi aveva insegnato di nuovo a sorridere. Lei pensava che quando una persona a te cara moriva, non dovevi piangere per molto tempo. Altrimenti il defunto avrebbe sofferto.
Credo che sia questo il motivo per cui non piango mai per la sua morte. Poi quest'anno siamo finalmente tornati nel Regno di Fiore e... la storia la sai già > >- sorrise.


Natsu le avvicinò la testa, che mise tra l’incavo del suo collo.

< < Mi dispiace... Non avrei dovuto chiedertelo... > >

< < Ma no non preoccuparti. In fondo parlarne è il metodo migliore per superare le difficoltà. > >

< < Quindi ora tuo padre...? > >

Natsu sembrava voler chiedere qualcosa, ma probabilmente temeva che una domanda sbagliata l’avrebbe fatta crollare in mille pezzi. Quest'ultima sospirò sorridendo:

< < Quel vecchiaccio ora lavora nel Governo. E' - se non sbaglio - il vice Capo di Stato. > >

< < L-Lavora per il Governo?!  Perché non ce l'hai detto? > >

< < Non so... forse perché era una cosa che negli ultimi mesi aveva disgustato anche me... > >

Natsu le diede un colpetto di testa

< < Comunque sia tu sei Lucy, nient'altro. Non sei né la figlia del vice capo di Stato, né la nuova arrivata con un passato difficile. Infondo, chi non ne ha uno? > >

Lucy lo osservò circospetta.

< < Ah, è così che a scuola mi chiamavate prima del mio arrivo? > >

< < B-Beh... > >

I due si misero a ridere. La risata di Natsu era contagiosa. Dava calore e sicurezza, proprio come la spalla in cui Lucy si appoggiò successivamente.

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Capitolo 20
*** Dark Princess ***


Dark Princess

MistDale: Sede Centrale del Governo

La Sede Centrale del Governo era un immenso grattacielo alto una trentina di piani. Il palazzo si ergeva sul centro della città di MistDale, a circa due ore di viaggio dalla capitale Magnolia. All'ultimo piano dell'edificio si trovava la Sala Centrale, un enorme stanza circolare dove si riunivano i componenti del Senato e tutti i pezzi grossi del Governo. Le poltrone con tanto di scrivanie, erano disposte circolarmente attorno alla stanza, mentre al centro della sala sedeva il Vice o il Capo di Stato, il Führer Puherito Hades.

Quel giorno la metà dei posti erano occupati da uomini vestiti elegantemente, molti dei quali dall'aria snob, mentre l'altra metà dei posti disponibili risultava vuota, come se si trattasse di una riunione a porte chiuse, una riunione per elementi scelti.

< < Allora, cosa abbiamo di nuovo Fried? > > -esordì un uomo alto e calvo, seduto su delle poltrone insieme ad altri uomini elegantemente vestiti.

Un uomo dall'apparenza giovane - sui ventitré anni - si alzò dal suo posto con in mano diversi fogli.

I suoi splendidi capelli verdi, lunghi fino alla spalle, di cui il ciuffo copriva un occhio lo rendevano misteriosamente attraente.

< < Certo deputato Mayer. Ecco il resoconto degli ultimi due mesi sulla Squadra Hunter: Fairy Tail. Dunque, come al solito è sempre una spina nel fianco e adesso sembra ci sia un nuovo membro: una certa Lucy-! > >

Fried, il ragazzo dai lunghi capelli verdi, si fermò perplesso.

< < Cosa succede, Senatore Justine? > > -chiese l'uomo alto e calvo.

< < Qui ci deve essere un errore... – mormorò, cercando di non attirare l'attenzione sulla sua apparente svista - Perché qui dice “Lucy Heartphilia”... ma non può essere la figlia del Vice Capo di Stato Jude Heartphilia, attualmente assente in questa riunione... > >

< < No, non c'è nessun errore. > > -interloquì un uomo dai capelli e baffi dorati, incredibilmente ben vestito ed avvenente, entrando nella sala.

Tutti i presenti si voltarono verso di lui, alzandosi e mettendosi la mano destra sul petto, come segno di rispetto.

< < Buon pomeriggio Vice Capo Heartphilia... > > -lo salutò Fried.

< < Prego, continua pure. > > -invitò Jude, sedendosi nella poltrona al centro della sala.

< < Sì, subito. Come dicevo pocanzi, Fairy Tail ha un nuovo membro: Lucy Heartphilia. Secondo alcune informazioni si tratta di una recluta molto importante per la Squadra, in quanto si è dimostrata molto utile negli incarichi. Da lei singolarmente sono stati infatti eliminati un Nekomata estremamente feroce, un fantasma e EU. > > -spiegò, osservando di scorcio il Vice Fuhrer, temendo la sua reazione.

< < Suvvia, non c'è bisogno di essere così preoccupati Senatore Justine. Anche se si tratta della mia preziosa figlia, è pur sempre un membro di quella dannata Fairy Tail che oltre ad agire di sua iniziativa - come l'Associazione Hunter del resto - combina molti disastri, avendo anche la sconsideratezza di coinvolgere civili e centri abitati. Lasciamo che si mettano nei guai da soli, perché succederà, ve lo garantisco. Subito dopo, se volete, potremo farne ciò che vogliamo... > > -rassicurò Jude.

< < Se non la conoscessi bene, direi che lei sta tentando di proteggere sua figlia, Vice Capo. > > -insinuò un uomo a fianco di Fried, alzandosi.

Jude lo fulminò con lo sguardo.

< < Tks... ridicolo. Signori, fratelli, amici congiurati. Voi forse ricordate bene, che sono stato io a farvi incontrare, a farvi capire la retta via - disse alzandosi e camminando nei vari gradini della sala - E credete davvero, che mi farò rallentare da dei mocciosi? - chiese aprendo le braccia - Io vi garantisco, che non ci sarà niente da temere. Fairy Tail, così come l'associazione Hunter, è soltanto un'altra pedina nelle nostre mani. Non è il caso di farsi prendere dal panico come delle donnette superstiziose soltanto perché un membro di quella fastidiosa squadretta è mia figlia. Non avrò pietà per nessuno. > > -sibilò infine, puntando la pistola verso l'uomo accanto a Fried.

Quest'ultimo trasalì.

< < Altre domande? > > chiese, mostrando un sorriso cortese.

L'uomo si risedette non emettendo fiato, così Jude rimise la pistola dentro la giacca.

< < Allora Senatore Fried, come la chiamano? > >

< < C-Come prego? > >

< < Andiamo, in quella dannata Squadra, molti hanno acquisito dei soprannomi all'interno dell'Associazione. C'è quel ragazzo per esempio, che se non sbaglio, venga chiamato Salamander. Oppure l'altra ragazza... come si chiama? Ti-Ti... > >

< < Vuole intendere, Titania? > > -suggerì Fried.

< < Sì, ecco proprio lei. Titania. Poi c'è la ragazza pazza. Credo che venga chiamata Crescent, Mezza Luna... E la mia intrigante figlioletta? Come viene chiamata? > >

< < E-Ecco... i nostri infiltrati nell'Associazione non hanno riscontrato nessun tipo di soprannome in lei... > >

< < Però, se non sbaglio hai detto che ha eliminato fantasmi, demoni e EU tutta sola no? Io direi di chiamarla con il vecchio nome di mia moglie: Dark Princess, Principessa Oscura. > > 

< < L-La trovo una splendida idea... > > -commentarono in coro tutti i presenti.

All'improvviso entrò rumorosamente in sala un ragazzo dai capelli color miele; alto, fisico scolpito, con giacca nera e cravatta rossa.

< < S-Signore... la Lista è scomparsa... > > -esclamò preoccupato.

Il sorriso rilassato sul viso di Jude scomparve immediatamente.

< < Come sarebbe a dire che è scomparsa?! > >

< < A quanto pare -dalle impronti digitali sulla scrivania - è stata rubata ieri notte. E' sparita anche la valigetta di sua moglie... > >

< < Tks... così l'hanno loro eh? > >

Tutti in sala si agitarono.

< < V-Vice Capo! Se qualcuno dovesse leggere quella Lista saremo tutto spacciati! > > urlò un uomo.

Jude si alzò, mostrando un sorriso rilassato.

< < Signori, stiate calmi. Mi occuperò io personalmente di recuperare quella dannata Pergamena, perciò cambio di programma: ... > >
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Note Autrice:
Salve a tutti! Il mio angolino si trova qui solo per darvi una piccola spiegazione: questo capitolo (così come per alcuni a seconda delle circostanze) sarà narrato dal punto di vista di Lucy. Ho voluto fare un piccolo esperimento xP

(Lucy)

< < Allora... Ho preso tutto: tre pacchetti di uova, due confezioni di carne, tre pacchetti di riso bianco, frutta, verdura... credo ci sia tutto. > > -dissi ad alta voce, seduta su una panchina del parco, controllando nelle buste della spesa per assicurarmi di aver preso tutto l'occorrente.

Oggi toccava a me fare la spesa, grazie al cielo. Quando toccava a Gildarts, tornava sempre a casa con pochissime cose poiché spendeva la maggior parte del tempo a corteggiare le commesse, dimenticandosi così di rifornire il nostro triste e vuoto frigorifero. Natsu non era per niente bravo in quel genere di cose ma in compenso sapeva cucinare alla grande, bisognava ammetterlo. Ricominciai a camminare tenendo fra le braccia i due pacchetti della spesa.

Stavo camminando come un idiota: non avevo mai avuto molto equilibrio, se non si trattava certo di una questione di vita o di morte –letteralmente – e non avevo intenzione di rompermi l'osso del collo inciampando in qualunque cosa tenevo gli occhi fissi per terra. Tuttavia, qualcosa si mise davanti a me facendomi muro. Sbattendo contro quello che pensavo fosse un palo, mi caddero i pacchetti per terra e le mie gambe stavano già per perdere l'equilibrio. In quel momento qualcosa mi trattenne per il braccio.

Aprii gli occhi: non era qualcosa ma qualcuno. Con mia grande sorpresa si trattava di Sting, il fratello maggiore di Natsu.

< < Tutto bene? > > -chiese dolcemente.

< < Ah-Ahh ehm... sto bene grazie! > > -balbettai, chinandomi per raccogliere i pacchetti che fortunatamente non si erano aperti.

Sting mi aiutò a raccoglierli.

< < Dove stavi andando senza guardare di fronte a te? > >- -domandò, in tono canzonatorio.

Sembrava divertito e ne aveva anche il diritto. Chi camminava in quel modo sperando di non travolgere qualcuno?

< < Ecco, oggi è il mio turno per fare la spesa… > > -sorrisi, cercando di non sembrare stupida.

Nello stesso secondo la busta che avevo in mano si ruppe, facendo cadere i pomodori per terra. Abbassai la testa, imbarazzata. Possibile che dovessero capitare tutte a me? Rimasi ferma per un momento a fissare i pomodori caduti per terra: Prenderli o non prenderli?  Sting abbozzò ad un sorriso, come se cercasse di trattenersi. Natsu normalmente si sarebbe messo a ridere ad alta voce attirando l'attenzione dei passanti, ma Sting non lo fece.

< < Vuoi una mano? > > -domandò poi, chinandosi nuovamente per aiutarmi.

< < Se non ti dispiace... > > -mormorai quasi in tono supplichevole.

Camminammo  verso casa. Ora che lo notavo meglio, Sting non appariva affatto insensibile e menefreghista come lo descriveva Natsu. Era inoltre parecchio carino: i suoi capelli dorati sembravano risplendere di luce propria. Gli occhi erano invece azzurri, che alla luce del sole sembravano quasi verdi.

< < Allora Lucy, com'è andata con Levy? > >

Quella domanda mi fece sobbalzare. Come faceva a sapere quello che Levi aveva passato la settimana precedente?

< < Come fai a saperlo? > > -indagai incuriosita, tentando tuttavia di nascondere il nervosismo.

< < Me ne ha parlato Gildarts. A quanto pare adesso si trova in un luogo all'interno dell'Associazione; sta facendo come un addestramento... sbaglio? > > -chiese voltandosi verso di me.

Sospirai, ripensando a quello che era successo: dopo qualche minuto Gildarts aveva raggiunto la casa di Levy, comunicandoci un'importante notizia che la riguardava: a causa dei suoi precedenti avrebbe dovuto frequentare per due settimane un corso di addestramento fisico e mentale all'interno dell'Associazione.

< < No, non sbagli purtroppo. Dovrà stare per quasi due settimane in... in una specie di clinica, dove dovrà imparare a convivere con... l'altra se stessa. > >

< < Capisco. Mi dispiace per la vostra amica. > > –fece cadere il discorso .

Seguì un momento di silenzio, che fu subito riempito da una sua osservazione parecchio acuta.

< < Immagino che tu ti sia fatta delle domande su di me. Per esempio, ti sarai di certo chiesta il motivo del mio rapporto non proprio amichevole con mio fratello, no? > > -sorrise osservandomi per bene.

< < N-No, affatto! > > -mentii.

Ma l'espressione divertita di Sting mi fece capire subito che non aveva creduto ad una parola. Non ero mai stata brava a mentire, purtroppo. Certe persone la ritenevano una buona qualità, ma era vero fino ad un certo punto.

< < Fin da piccoli non abbiamo mai avuto quel genere di rapporto fraterno. La maggior parte del tempo eravamo separati: a differenza di Natsu, frequentai già in tenera età delle scuole private. Lui viveva invece come un qualunque bambino della sua età. Forse era per questo che litigavamo sempre quando riuscivo a farmi vivo a casa. > > -spiegò, senza che potessi avanzare eventuali scuse.

< < Come mai solo tu hai potuto frequentare delle scuole private? > > -domandai.

< < Chissà. I nostri genitori erano dei tipi calcolatori: I nostri destini erano già stati decisi in precedenza; io avrei seguito le loro orme inserendomi nel Governo, per esempio. E’ per questo che in un certo senso ero geloso della vita che Natsu poteva condurre. Forse, anche lui nutriva una certa invidia nei miei confronti. > > - mormorò poi, lasciandomi sorpresa.

< < Natsu, geloso? Di cosa? > >

< < Magari ai suoi occhi, se io venivo mandato in scuole tanto facoltose significava che ero il “il preferito”. Ma non era così, non lo è mai stato… Volevo bene ai miei genitori ma certe volte mi sentivo solo uno strumento nelle loro mani, niente di più. > >

< < N-Natsu non mi aveva mai raccontato tutte queste cose… > > -mormorai, abbassando lo sguardo.

< < Non preoccuparti, è colpa mia se i nostri rapporti si sono incrinati più del dovuto. Non potei partecipare al funerale dei nostri genitori e questo credo sia stata la goccia che fatto traboccare il vaso. Mi trovavo dall’altra parte del mondo, quando morirono dieci anni fa. Potei tornare dopo circa un anno. Scoprii così che Natsu era stato dato in affidamento a Gildarts, non avendo parenti stretti. > >

< < Non hai mai voluto essere adottato da Gildarts, per vivere con Natsu? > >

< < La mia presenza gli avrebbe soltanto causato sofferenza. Inoltre di lì a poco avrei iniziato i miei studi alle media per la preparazione dell’università di scienze politiche… quindi sarei stato lontano da casa per parecchio tempo. Per me l’importante era saperlo in salvo… > >

A quelle parole, sul mio viso di dipinse un sorriso. Sting mi guardò con un' espressione indecifrabile in volto.

< < Lo sapevo. > >

< < Cosa? > >

< < Non sei affatto un cattivo ragazzo. Anzi, trovo che tu sia molto simile a Natsu: sei un ragazzo che cerca di mascherare i suoi sentimenti, anche se a volte il tentativo può diventare un po' goffo. > > - sorrisi.

Sting inaspettatamente arrossì, girandosi dall'altra parte. A quanto pare era anche timido. Oppure avevo detto una grande cavolata, e per cercare di non ridermi in faccia si era voltato... Ormai eravamo davanti all'appartamento, quando la porta si aprì. Davanti a noi c'era Natsu che con espressione contrariata mi afferrò per il polso tirandomi verso di sé.

< < Che stai facendo Sting? > > -domandò, assumendo un’espressione al quanto seria.

< < Ho solo aiutato Lucy con la spesa. Anzi di arrabbiarti, potevi farlo tu... > > -ridacchiò, facendo agitare Natsu.

Mi mise fra i due, dividendoli.

< < Eh, dai ragazzi basta. Natsu, Sting mi ha aiutata con le buste della spesa perché si erano rotte, niente di più. > > spiegai.

Mi voltai poi verso Sting.

< < Grazie mille per il tuo aiuto. > >

Ricambiò con un sorriso e dandomi l'altro pacchetto della spesa si allontanò. Natsu, innervosito senza alcun apparente motivo rientrò in casa.

< < Si può sapere che ti è preso? > > -sospirai, posizionando le buste sul tavolo.

Natsu posizionò in risposta la pergamena, incrociando poi le braccia.

< < Scusa se a differenza del mio caro fratellino non sono venuto a fare la spesa, ma avevo cose più importanti a cui pensare. Per esempio capire a chi appartengono i nomi citati nell'elenco. > > -sbottò.

Digrignai i denti cercando di non arrabbiarmi più del dovuto.

< < Hai scoperto qualcosa? > >

< < No... soltanto nomi assurdi e palesemente falsi, per esempio qui il primo di tutti è un certo Deju Phetrariliah ... Mai sentito un nome del genere e molto probabilmente l’ho anche pronunciato male. > > - borbottò, appoggiando la testa sul tavolo. Ancora una volta l'avevo giudicato male: era soltanto stanco, poiché viste le occhiaie evidenti non aveva dormito per tutta la notte.Poggiai il mente sulle sua testa, abbassandomi.

< < Scusa… Sono una stupida… > > -sussurrai, giocherellando con una ciocca dei suoi capelli.

Natsu non rispose.

< < Mi ascolti? > > -domandai, osservandolo in viso.

Incredibilmente, si era addormentato come un sasso. Sospirai rumorosamente, sorridendo successivamente. Restai ad osservarlo a lungo. Sembrava proprio un bambino. Il suo respiro profondo e regolare riusciva a rilassarmi. Chissà, forse era come diceva Juvia: noi due eravamo come una calamita.

C'era una specie di attrazione fisica tra di noi. Ormai il fatto che avessi avuto più di una volta voglia di baciarlo era indiscussibile. Non potevo negare ciò che provavo ma cos’era in realtà tutto ciò? Era soltanto un sentimento stupido e perverso o era qualcosa di più? Natsu cosa pensava? La sua espressione era imperscrutabile, mentre io ero una specie di libro aperto.

Cosa guardavano quei suoi occhi neri e profondi quando si posavano su di me? Mi considerava solo una delle tante prede da conquistare o forse qualcosa di più importante? I miei pensieri furono interrotti dall'arrivo di Gildarts.

< < Lucy? > > -mi chiamò canticchiando e volteggiando per aria.

Gli feci cenno di abbassare la voce, ma senza risultato.

< < Bentornato Gildarts, fa piano che Natsu sta dormendo e... > >

Ma non mi ascoltò. Mi sollevò letteralmente da terra facendomi girare in aria.

< < G-Gildarts?! Mettimi giù! > > -esclamai imbarazzata.

< < Oh Lucy cara! Lo sai che succede tra una settimana? > > -festeggiò, congiungendo le mani e portandole alla guancia.

< < N-No... che succede? > >

< < E' il giorno del Ballo d'Inverno! Il tema è Angel&Davil! Fantastico! La mia figlioletta andrà al suo primo ballo! > >

< < C-Cosa? > >

La mia domanda era riferita soprattutto alla parola che aveva usato per descrivermi. Figlioletta. Era strano sentirselo dire, ma in senso positivo.

< < Sì, ho appena parlato con il preside! Ci sarà un ballo in maschera il giorno prima dell'inizio delle Vacanze Natalizie! > >

< < Ma le vacanze Natalizie solitamente iniziano il 24 Dicembre... > >

< < Beh quest'anno inizieranno un po' prima... sai ci sarà un enorme disinfestazione... > > -fece, cercando di sorvolare.

Ovviamente mi nascondeva qualcosa.

< < Che intendi con disinfestazione? > >

< < Ecco… Hanno trovato un corpo, nel bagno delle ragazze ... poiché è Domenica normalmente non doveva essersi nessuno, ma fortunatamente la signora Wilson era passata da scuola - avendo forse dimenticato qualcosa - e scoprendo il corpo ha chiamato la polizia. > >

Trasalii. Un corpo? Intendeva un cadavere?

< < D-Di chi era il corpo? > >

< < Non mi hanno voluto dire niente, ma a quanto pare aveva dei denti appuntiti e le pupille rosse... > >

< < U-Un vampiro? > >

< < Forse. Oppure un EU > >

< < Ma è impossibile! Di solito una volta morti entrambi finiscono in cenere! > >

Cercai di dare una spiegazione logica a quanto saputo, ma solo il fatto che esistessero creature come vampiri, demoni, fantasmi ed EU, mi aveva già fatto dimenticare da tempo il senso della parola “normalità”.
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Angolo Autrice:
Konnichiwaa ! Allora, cosa pensate del mio esperimento? Ho fatto bene a raccontare un capitolo dal punto di vista di Lucy oppure è stato un fallimento? xD vi prego trattenete i fischi e i pomodori :D
Passando a cose serie, tra due o tre capitoli scoprirete finalmente l'identità della Strega u.u mentre nel prossimo capitolo, ci sarà finalmente un momento MOLTO hot tra Natsu e Lucy *^*
Ci vediamo al Ballo Angel&Davil ;)

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Capitolo 21
*** Kiss ***


Kiss

(Lucy)

La mattina seguente mi svegliai di soprassalto. Controllai la sveglia posta sul comò accanto a letto e lessi l’orario: erano le sei e mezza. Mi rigirai più volte nel letto, cercando di prendere sonno, impresa che si rivelò impossibile, poiché un pensiero fastidioso mi teneva impegnata la mente. Detestavo che qualcosa del genere mi impedisse di dormire adeguatamente. Sbuffai a mi distesi sul fianco, ripensando assorta a quello strano sogno, colpevole di avermi reso difficile il riposo.

Mi trovavo in una camera buia e la mia figura era illuminata per mezzo di una luce bianca. Tuttavia intorno a me persisteva l'oscurità più totale. Pronunciai il nome di Natsu… di Lidya… di Gildarts… dei miei amici. Chiamai ad uno ad uno tutto le persone a me vicine, tranne due: mia madre e mio padre. Non pronunciai mai i loro nomi.

All'improvviso, altre due figure furono illuminate da una luce. Erano un uomo e una donna. I loro corpi erano ben visibili ma il loro occhi erano oscurati. Capelli dorati. La donna dal viso angelico, l'uomo dal viso severo. Erano maledettamente familiari. L'uomo scomparve. Rimase la donna, il cui viso finalmente si illuminò. Mi mostrò un sorriso quasi compassionevole, al quale risposi con un’espressione adirata.

< < Che vuoi da me?! D-Dove sei? > > -urlai disperata

< < Sono più vicina di quanto pensi, Lucy. > > -rispose, mentre la sua immagine iniziava a sfocarsi.

Prima che potessi chiedere spiegazioni, mi svegliai.  Avevo il fiatone, ero sudata e agitata.

Fortunatamente non avevo svegliato Natsu, anche se neanche delle cannonate lo avrebbero buttato giù dal letto così presto. Rimasi a letto a pensare. Cosa volevo significare quel sogno? Anche se con disgusto sapevo che quelle due persone fossero i miei genitori. Sì, mamma e papà. La Signora e il Signore Heartphilia, tanto impegnati da dimenticarsi della loro stupida figlioletta...

Ripensai poi alla frase pronunciata dalla voce dolce di mia madre. “Sono più vicina di quanto pensi.” Forse avevo sentito male… ma cosa voleva indicare con quella frase? Che si trovava all’interno dl mio cuore? No, non poteva essere. Nel mio cuore non c’era più posto per lei ormai da tanto tempo. O almeno così credevo. Decisi di alzarmi. Non aveva alcun senso rimanere a letto a rimuginare e a spremermi il cervello. Dopo tutto i sogni, erano sempre e solo sogni no?

Credevo sinceramente che quella città mi stesse facendo impazzire... Andando in cucina incontrai Gildarts - in pigiama con le papere naturalmente - che beveva il caffè e aveva in mano una ciambella zuccherata. Mi sedetti accanto a lui, con espressione assorta.

< < Buon giorno Lucy. Ti sei alzata presto stamattina. > > -mi salutò, prendendo il quotidiano.

< < Sì... un brutto sogno. > > -spiegai, afferrando una ciambella

< < Sai, non per farti preoccupare ma solitamente gli incubi delle persone con capacità extra-sensoriali si rivelano molto importanti... Che tipo di sogno era? > > -domandò.

Non avevo molta voglia di ricordare quel sogno così strano, perciò tentai di dire il minimo indispensabile:

< < H-Ho solo sognato un coniglio bianco... con la testa insanguinata... chissà forse è solo un po' di stanchezza. > >

< < Può anche essere. > > fece ricominciando a bere il caffè.

Mi sentivo scoppiare la testa. Decisi quindi di uscire di casa per chiarirmi un po' le idee.

< < Gildarts, io... esco prima oggi quindi dì a Natsu che ci vedremo a scuola. > > dissi dirigendomi nella mia stanza.

Mi vestii velocemente e uscì di casa. Il cielo era nuvoloso ma secondo le previsioni del tempo non avrebbe dovuto piovere. Nei dintorni del quartiere non c'era praticamente anima viva a parte me. Mi misi a correre. Non riuscivo a cancellare dalla mente quella maledetta immagine. Cosa significava quella dannata frase? Nella mia testa cominciarono ad affollarsi domande ed idee una più complicata dell'altra.

Stavo ormai correndo da cinque minuti ma avevo ancora tutto il fiato disponibile, alimentato soprattutto dalla paura e dell'incertezza. Bisognava che mi dessi una calmata, altrimenti sarei impazzita sul serio. Dovevo anche far chiarezza sui personaggi del sogno. Quell'uomo doveva essere di sicuro mio padre, mentre quella donna era senz'altro mia madre. Tuttavia i loro volti erano oscurati. Forse una piccola parte del mio subconscio tentava di mascherare i loro volti per darmi una lieve alternativa. Magari erano solo due tizi a caso che gli somigliavano in una maniera impressionante ma niente di più.

Mi fermai di colpo. Non poteva essere. Perché proprio in quel momento? Davanti a me vi era una figura disgustosamente familiare. Mio padre. Era esattamente come lo ricordavo: capelli e baffi d'orati, occhi scuri e dal tratto severo, giacca e cravatta e una marcata ruga d'espressione sulla fronte. Aveva le mani in tasca e il viso che mostrava un sorriso cortese. La mia espressione era ai limiti del disgusto, della sopportazione e dello stupore.  Feci un incerto passo indietro, notando che si stesse avvicinando a me.

< < Ciao Lucy. Quanto tempo! > > sorrise.

Mi venne un groppo in gola. Il mio cuore mi diceva di prenderlo a pugni ma il mio cervello mi frenava, considerando che da giovane era stato cintura nera di karate. In un attimo, tutte le emozioni di rabbia e di odio che avevo coltivato nei suoi confronti durante gli anni si impossessarono della mia faccia e della mia mente. Tentavo di tenere a bada le lacrime di rabbia. Per fortuna ci riuscii tenendo lo sguardo basso.

< < Che aspetti ad abbracciarmi, figlia mia? > > chiese con aria ingenua, avvicinando una mano. Mi irrigidii.

< < Non toccarmi. > > sibilai mezza voce scostando la spalla e stringendo i pugni.

Sospirando ritirò la mano. Alzai lo sguardo; ormai non riuscivo più a contenere la rabbia, quindi le lacrime scesero sul mio viso inevitabilmente.

< < Perché sei qui? > > chiesi freddamente, rivolgendogli uno sguardo d'odio.

In quel momento, per la prima volta nella mia vita, temevo di fare qualcosa di avventato. Mio padre rimise le mani all’interno delle tasche dei pantaloni.

< < Che domande. Sei mia figlia, perciò sono venuto per passare con te un po' di tempo... > >

A quel punto, esplosi.

< < Sei venuto a passare qui un po' di tempo? E allora dimmi: dove sei stato per tutto questo tempo?! > >-urlai, ormai in lacrime e al limite della sopportazione.

< < Dov'eri quando Lidya è morta?! Dov'eri in questi dieci anni?! > > continui a urlare, cercando di esprimere più chiaramente possibile le parole, nonostante avessi la voce rotta dal pianto. Ma lui non rispose.

< < Rispondi maledizione! > > insistetti sbattendo un pugno nel muro, abbassando la testa.

Non avevo mai pianto di fronte a quell'uomo, neanche da piccola. Non volevo mettere a nudo le mie debolezze in questo modo.

< < Mi spiace di essere stato assente in questi ultimi anni. Ma la sofferenza e il vuoto che mi ha causato la scomparsa di tua madre, mi hanno fatto perdere la ragione. E questo mi ha tenuto lontano da te. Ma ora, io vorrei ricominciare... > > esordì tendendo la mano verso di me.

Con tutta la rabbia nel mio corpo, diedi uno schiaffo alla sua mano, facendo subito dopo un altro passo indietro.

< < Sta lontano da me! > > sibilai ancora una volta, scandendo ogni sillaba affinché quelle parole gli rimanessero impresse nella mente

Subito dopo mi misi a correre, sorpassandolo. La voragine che credevo di aver colmato con gli anni si era riaperta. Continuavo a correre disperatamente, come se qualcosa mi stesse inseguendo. Per qualche strano motivo, non capivo bene il motivo di quelle lacrime. Perché stavo piangendo?

Piangevo perché mi ero illusa di essermi lasciata il passato alle spalle?Piangevo perché una piccola parte di me, chissà quale, avrebbe voluto avere un qualche tipo di supporto materno in quel momento? Piangevo perché in quel momento mi ero nuovamente ricordata del fardello di cui pensavo di essermi liberata già da tempo, quel fardello che aveva lasciato un vuoto dentro di me, una voragine nel mio cuore: non avevo una famiglia.

Non avevo mai avuto nessun tipo di riferimento. Soltanto Lidya era riuscita a colmare una piccola parte della voragine ma lei non c'era più. Anche quando era in vita, c'era comunque un vuoto che non riuscivo e che non sarei mai riuscita a colmare. Smisi di correre quando mi accorsi di essere arrivata all'entrata della scuola. Erano le sette e dieci. Le lezioni sarebbero cominciate solo alle otto. Ovviamente non c'era nessuno.

Ero sola, quindi avrei potuto dare libero sfogo al mio pianto o alla mia rabbia prendendo a calci qualcosa ma non lo feci. Mi asciugai le lacrime riprendendo fiato e cercando di assumere un atteggiamento decoroso. Mi sedetti su una panchina accanto ad un albero di cipresso, sotto l'ombra. Presi lo specchietto dalla tasca dello zaino, esaminando i danni che il pianto aveva provocato: occhi rossi, mascara completamente rovinato e leggere occhiaie sugli occhi, anche se quelle erano probabilmente provocate dall'orribile incubo della notte precedente.

Di certo una volta incontrati gli altri avrei avuto un pessimo aspetto, così cominciai a far le prove per mostrare un falso sorriso che apparisse però più vero possibile. Mi persi nei miei pensieri, esaminando il cielo grigio piombo. Chiusi gli occhi per quello che a me parve un momento. Udii in lontananza diverse voci. Riaprì gli occhi, alzandomi dalla panchina: stavano venendo molti studenti. Che ore erano?

Le otto!? Era già passato così tanto tempo? Comunque, il mio obbiettivo era cercare di ricacciare nuovamente tutti i disgustosi sentimenti che si erano risvegliati in me. Dopo qualche minuto arrivarono anche Erza, Gray e Juvia. Li salutai. Nessuno aveva notato niente. Grandioso. Dopo qualche minuto arrivò anche Natsu.

< < Ehi Lucy! > > -esclamò correndo verso di me.

Mi girai verso di lui, mettendo in mostra uno dei sorrisi più autentici che mi venne in quel momento. Mentre Erza, Gray e Juvia entravano all'interno dell'edificio, io aspettai Natsu.

< < Buongiorno Natsu! > > sorrisi. Natsu mi guardò con un’ espressione indecifrabile in volto.

< < Perché stamattina sei uscita così presto? > >

< < Sai... avevo voglia di fare una passeggiata e poi ho solo fatto un brutto sogno… > > spiegai in modo poco convincente.

Fantastico! Quella mattina la mia abilità nel mentire era diminuita ancora di più, se fosse stato possibile secondo i miei standard. Natsu naturalmente inclinò la testa, mettendo un aria seria in volto. Si avvicinò al mio viso.

< < Lucy, cos'hai? > > chiese, accarezzandomi una guancia. Come un idiota deglutì rumorosamente, abbassando lo sguardo.

< < Niente Natsu, sul serio sto bene. Forza andiamo altrimenti il professore se la prenderà di nuovo con noi! > > sorrisi rialzando la testa. Natsu anche se non convinto, mi seguì.

Per tutta la prima ora continuò a fissarmi dal suo banco dietro il mio. Ovviamente non vedevo se il suo sguardo fosse rivolto a me ma mi sentivo osservata come non mai, quasi come se il suo sguardo indagatore mi bruciasse la nuca; per questo tirai i capelli indietro, ma non cambiò nulla. Suonata la campanella schizzai fuori dall'aula più veloce che potevo, dirigendomi al mio armadietto al primo piano. Natsu era davanti ad esso. Come cavolo aveva fatto ad arrivarci prima di me?

< < Natsu, ti spiacerebbe spostarti? > > chiesi vedendolo appoggiato.

Fui costretta spostarlo da me. Aprii l'armadietto mettendo dei libri, quando Natsu lo chiuse mettendogli una mano sopra, bloccandomi.

< < Lucy, che ti è successo? E' da questa mattina che sei strana. > >

Mi girai verso di lui, mettendo su un espressione ingenua.

< < Natsu sto benissimo, grazie dell'interessamento. > >

< < No, non me la dai a bere. Sei come un libro aperto per me, quindi so quando menti o quando sei triste ma non vuoi darla a vedere. > >

Messa alle strette e sentendo il suono della campanella, tentai di andarmene dalla gabbia che aveva costruito con il braccio, ma ne posizionò un altro poggiandolo su l'armadietto accanto al mio. Non avevo più vie di fuga. Il corridoio era ormai vuoto.

< < Ascolta Natsu, apprezzo che tu ti preoccupi per me ma non ce n'è motivo! Io sto benissimo e non ho bisogno di nessun tipo di sostegno morale. > > ribadì acida.

Forse avevo esagerato ma lui non era il tipo che si arrendeva per così poco. Spostò le braccia dagli armadietti, sospirando.

< < Lucy, se ti è successo qualcosa puoi parlarne liberamente con me. > >

Annuii. Ma quel giorno le lacrime avevano deciso di tradirmi; scesero così dal mio viso, esattamente a tre centimetri di distanza da quello di Natsu. Mi allontanai imbarazzata, cercando di trattenere le lacrime.

< < Lucy! Cos'hai? Che è successo? > > chiese allarmato, rimanendo davanti l'armadietto. A quel punto non ce la feci più.

Mi voltai indietro e velocemente tornai da Natsu. Successe in un attimo. Avvicinata al suo viso, misi una mano sulla sua guancia, baciandolo.  Natsu ricambiò immediatamente e cominciammo a muovere le bocche in modo perfettamente sincronizzato. Mi mise una mano fra i capelli, spingendo la mia bocca verso la sua. Di colpo, mi allontanai.

< < S-Scusami! > > mormorai imbarazzata. Ma che stavo facendo?! Tentai di andarmene ma Natsu mi prese per il polso e con forza mi riportò a se. Spingendomi verso l'armadietto, ricominciò a baciarmi.

Questa volta, non mi opposi. Cominciò fin da subito a baciarmi sempre più energicamente, tentando di far entrare la sua lingua nella mia bocca. La lasciai passare. Perché non riuscivo a staccarmi dalle sue labbra? Spingendomi sempre con più forza contro l'armadietto mi alzò la coscia, infilando le mani dentro le calze. Con l'altra mano allentò il cravattino.

Sentivo finalmente che il mondo stava ricominciando a girare ma molto lentamente. Natsu emanava un profumo meraviglioso. Un profumo intenso e quasi dissetante. La sensazione che provai fu indescrivibile. Era bellissima, travolgente ma anche tanto dolorosa e disperata. Le lacrime non smettevano di cadere. In un attimo le labbra mia e di Natsu erano bagnate fradicie. La lingua di Natsu era calda, ruvida e perfetta.

La mia mano dalla sua guancia si spostò sui capelli. Natsu cominciò a spostare le labbra sul mio collo... Il cuore mi batteva forte... forse troppo forte.

< < No.. non posso... > > -mormorai staccando le labbra dalle sue e riprendendo fiato.

< < Mi dispiace... > > -ripetei quasi in lacrime, allontanandomi.

Mi voltai più volte verso Natsu, tanto bastava per vederlo: si mise una mano sulla la fronte e sbatté delicatamente il pugno contro l'armadietto, come a cercare di contenere la frustrazione. Ricominciai a correre. Ero una persona orribile. Come avevo potuto usarlo in quel modo?

Trattarlo come un mio sfogo personale... ero disgustosa. Perché ero così confusa? Quel bacio era stato soltanto uno sfogo oppure cercavo disperatamente un porto sicuro in cui ormeggiare? Oppure ancora, in quel momento sentivo di doverlo baciare? Che egoista...

Non ci capivo più niente.  Correndo mi accorsi di essere finita fuori dall'istituto. Controllai l'orario: le nove e quarantacinque. La prossima lezione sarebbe ricominciata tra un quarto d'ora ma non avevo il coraggio, codarda com'ero, di ritornare a scuola. Ricominciai perciò a correre, senza voltarmi indietro.
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Note dell'Autrice:
Salveeee :D
Ragazzi sinceramente, sono soddisfatta :)
Finalmente si sono decisi a baciarsi >_< cioè.... finalmente io, mi sono decisa a farli baciare xD Nel prossimo capitolo, Jude romperà le scatole ancora di più e fidatevi,
leggendo quello che combinerà a Lucy e a Natsu, avrete voglia di usarlo come scendiletto ;)
xD alla prossima

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Capitolo 22
*** Years Ago ***


Years Ago

(Lucy)

Continuavo a correre. Senza sosta, senza voltarmi indietro. Perché ero così codarda? Io... non stavo scappando soltanto dai miei problemi. Non stavo scappando solo dal mio passato. Non stavo scappando nemmeno da un pericolo o da una situazione troppo imbarazzante per essere affrontata.

No, io stavo scappando dalla verità, ma perché poi? Era così terribile da non riuscire ad essere accettata? Era così. Senza nemmeno accorgermene, col tempo, mi ero totalmente e perdutamente innamorata di Natsu. Ma cosa c'era di così terribile in questo? Forse, credevo di venire ferita un'altra volta.

Mi mancava ormai il fiato, perciò smisi di correre. Avevo corso per più di due isolati, superando persino casa nostra. All'improvviso, qualcuno mi afferrò la mano. Sembrava avere il fiatone; mi voltai: era lui. Diventai immediatamente rossa e cominciai a balbettare qualcosa di incomprensibile.

< < Finalmente ti ho raggiunta! – esclamò ansimando – Cavolo… Certo che quando corri persino io faccio fatica a starti dietro! > > -ridacchiò.

< < N-Natsu! > > -balbettai, diventando rossa.

Non sembrava arrabbiato. Oltre che divertito, sembrava anche un po’ confuso ma non molto sorpreso. Come al solito leggere i suoi pensieri era una cosa impossibile. Sorridendo mi mise una mano sulla testa.

< < Allora, che c'è che non va? > > - chiese dolcemente, mostrando il suo sorriso sghembo che tanto amavo.

In un attimo diventai ancora più rossa. Come faceva a saper far leva sui miei sentimenti in quel modo?

< < B-Beh i-io... > > balbettai, farfugliando poi qualcosa di incomprensibile.

Natsu sorrise, inclinando la testa per arrivare all'altezza del mio sguardo, praticamente per terra. Diventai ancora più rossa.

< < Dimentica! > > -urlai imbarazzata senza nemmeno pensarci, tanto che dopo un attimo sul mio viso comparve un espressione incredula.

< < Eh? > >

Natsu sembrava confuso. Era naturale, neanch'io avrei capito al posto suo. Presi un bel respiro, cercando di eliminare il rossore che si era andato a tingere sul mio viso.

< < D-Dimentica... dimentica tutto. > > -ripetei stringendo i pugni.

< < Ahh... intendi per quello che è successo prima? > > -suggerì, soffocando una risatina.

< < Sì! Dimentica! Dimentica! > > -confermai, colpendolo con piccoli pugni sul petto, imbarazzatissima.

Natsu sospirò. Non capivo se il sospiro era dovuto alle grandi risate che si stava facendo nella sua testa, oppure era un sospiro demoralizzato. Si sedette sulla panchina dietro di noi.

< < Prima dimmi che è successo e poi tenterò di ordinare al mio cervello di dimenticare. Abbiamo un accordo? > > -suggerì, tendendomi una stretta di mano.

Lo guardai circospetta e mi misi a sedere accanto a lui, evitando di stringergli la mano. Non era il caso di causare una scarica elettrica...

< < Dai, sono tutto orecchie. > > - mi incoraggiò.

Feci un bel respiro profondo.

< < Si tratta di mio padre. > >

< < Tuo padre? > > - mi fece eco. Presi un altro respiro.

< < Sì... Ricordi quando ti ho raccontato di mia madre e del rapporto gelido e distante che si era instaurato tra me e mio padre, due dopo la sua scomparsa? > >

Annuì.

< < O-Oggi l'ho incontrato. Stamattina. Ero uscita più presto perché avevo fatto un sogno assurdo, con i miei genitori come protagonisti. > >

< < Ecco spiegato il motivo della tua assenza questa mattina. > > -sospirò, osservandomi.

Per qualche secondo mi voltai verso di lui, incontrando il suo sguardo. Mi sorrise teneramente, dandomi ancora una volta la forza di proseguire. Codardamente interruppi il nostro contatto visivo, iniziando a giocherellare distrattamente con un braccialetto legato al mio polso.

< < Incontrandolo non sono riuscita a trattenere tutta la rabbia accumulata negli anni e così l’ho praticamente mandato al diavolo… Mi aveva addirittura proposto di ricominciare da capo… Da non credere. > > -trattenni una risatina isterica.

Natsu mi strizzò una guancia, pressandola tra l’indice ed il pollice. Fui costretta a voltarmi verso di lui.

< < Scema. Avresti dovuto dirmelo subito. Sai che ti me puoi fidarti, no? > > - fece mollando la presa, apparentemente offeso.

Fissai il cielo, osservando le nuvole delicate che si spostavano nel vento.

< < M-Mi dispiace… Non volevo farti preoccupare per una cosa così stupida e così ho finito per tenermi tutto dentro. Fino a che tu… > >

Evitai di completare la frase, sentendo il sangue ricominciarmi a pulsarmi all’interno delle guance. Con riluttanza cercai di osservare l'espressione di Natsu ma prima di averne il tempo, mi cinse con il suo braccio, avvicinandomi con forza a sé.

< < Mi dispiace... > > mormorò, con una voce calda e profonda.

Mi ritrovai con la testa appoggiata al petto di Natsu, quando le lacrime comparvero di nuovo sul mio viso. Mi sentivo distrutta. Appoggiai una guancia al suo petto, stringendo la camicia con una mano. Da troppo tempo ormai avevo ricacciato nel fondo quelle lacrime. Forse era normale che dopo tanto tempo se ne fossero accumulate così tante. Per qualche secondo tentai di trattenermi, ma la mano di Natsu, così calda ed accogliente, mi fecero ricordare di un particolare molto importante: non ero più sola.

Iniziai a piangere. Il mio corpo tremava e tentai di mantenere il controllo stringendo i denti. Natsu poggiò la sua testa sulla mia, carezzandomi la guancia. Avevo gli occhi chiusi, ma fui sicura che avesse messo su un espressione dolce e comprensiva.  Solo dopo un bel po' smisi di piangere, ormai al limite della forze. Natsu allontanò un braccio e infilò le dita tra i miei capelli.

Farmi coccolare da lui in quel modo era la cosa più bella del mondo. Lo era sempre stato. Rimanemmo in quella posizione per una buona mezz'ora.

< < Stai bene? > > -chiese con un filo di voce.

Ormai rilassata e serena, mi limitai ad annuire, come una bambina. Mi venne in mente una cosa:

< < Natsu, ora che ti ho raccontato tutto... p-potresti dimenticare quello che è successo? > > insistetti, ripensando al nostro accordo.

< < Uhm... non te lo posso promettere. > > - sorrise.

Sobbalzai.

< < P-Però avevi detto... > > -ribattei avvicinandomi al suo viso, determinata.

< < Io ho detto che avrei tentato di ordinare al mio cervello di dimenticare, ma oggi il mio cervello è in ferie, scusami! > > -replicò, avvicinandosi al mio e mostrando un sorriso vittorioso.

A quel sorriso, non potei fare altro che arrossire – ovviamente- , sospirare ed arrendermi.

< < Natsu…? Noi ce ne siamo andati da scuola! > > -riflettei.

< < Tranquilla, ho detto alla professoressa Sprise che ti eri sentita male e che ti avrei riaccompagnata io a casa. Modestamente penso che la professoressa abbia un debole per me, quindi non ha fatto storie... > > -si vantò.

Ecco, era tornato il Natsu di sempre. Però, anche questo suo lato un po' sciocco, mi piaceva.

< < Natsu? Ma... dove le hai messe le cartelle? > > chiesi, notando la loro assenza.

Spalancò gli occhi. Lo sapevo, li aveva dimenticati. Diceva sempre che ero sbadata, eppure lui non era da meno. Vendetta!

< < Cazzo! > > -esclamò, scattando in piedi.

< < Che c'è?! > >

< < Nel mio zaino c'è la Pergamena... > >

< < L'hai portata a scuola?! > > -gridai.

Ero sbigottita.

< < Ascolta, faccio un salto a scuola e torno! Tu vai a casa se vuoi! > > -suggerì, iniziando a correre.

Mi venne da ridere. Natsu era incredibile. Pensai seriamente che quella fosse la giornata più brutta della mia vita e che non si potesse in alcun modo riparare. Ma Natsu riusciva a rendere migliore qualunque cosa. Il suo nome era perfetto per un tipo come lui. Sì, come un sole caldo estivo, Natsu riusciva sempre a riscaldarmi con la sua allegria e la sua – il più delle volte - sicurezza sfacciata. Decisi di tornare a casa.

Probabilmente Natsu avrebbe fatto in fretta ma sarebbe stato comunque trattenuto da qualche bidello o da qualche insegnante e gli sarebbe toccato ascoltare la ramanzina sul non uscire da scuola senza aver avvertito un professore; in realtà Natsu aveva avvertito la professoressa Sprise ma lei non contava, poiché quella vecchia strega era cotta di lui….  Sulla via del ritorno incontrai Gildarts.

< < Ehi Gildarts! > >

< < Yo Lucy! Ma come mai non sei a scuola? > >

< < Ehm... abbiamo le ultime tre ore di buca, quindi... > > mentii.

Non mi piaceva affatto mentire a Gildarts, ma rivelargli della mia fuga da scuola avrebbe significato il dover raccontare anche il motivo. Non me la sentivo di tirare fuori di nuovo quella storia…

< < Ah capisco. Senti, devo parlarti di una cosa molto importante. > > -aggiunse, serio.

Cos'era successo ancora?

< < Sì dimmi. > >

< < Tuo padre è tornato in città. > > -rivelò tutto d'un fiato.

La notizia, nonostante l'avessi saputa in prima persona, mi fece comunque effetto. Dentro di me speravo che l'incontro con mio padre fosse stato solo il frutto di una mia masochista fantasia. Ma non era così.

< < Ah. > > - dissi gelida.

< < Ne vuoi parlare? > > -chiese, cautelarmente.

< < Non c’è molto da dire… Se quel vecchio vuole tornare, che faccia pure. L’importante è che non cerchi di entrare in contatto con me. Dio solo sa perché mia madre l’ha sposato. > > -sibilai, notando subito dopo un’espressione quasi di sofferenza sul volto di Gildarts.

Mi tappai la bocca, temendo di aver detto qualcosa di stupido.

< < H-Ho esagerato… vero? > >

Mi sorrise, carezzandomi la testa.

< < Ma no, non preoccuparti. Non devi mai scusarti per quello che pensi. > >

Sorrisi, lasciandomi coccolare da quel tocco così caldo e dolce.

< < Comunque…  – aggiunse – Se potessi tornare indietro nel tempo, non fermerei mai Layla dallo sposare tuo padre. E sai perché? > >

Scossi la testa, incuriosita.

< < Perché altrimenti tu non saresti nata. > > -mormorò, guardandomi con occhi amorevoli.

Quello sguardo mi ricordavo tanto quello di mia madre. Non riuscii a sostenere lo sguardo, perciò lo abbassai.

< < G-Gildarts? Da quel che mi ricordo, hai detto che conoscevi bene mia madre, giusto? > > -domandai improvvisamente, tentando di cambiare discorso.

Si sorprese.

< < Sì, te l’ho detto la prima volta che ci siamo conosciuti… > >

< < Ecco… Che tipo era mia madre? Quando la conoscevi, insomma… > >

Sospirò, alzando lo sguardo verso il cielo. Non riuscivo a leggere il suo sguardo; sembrava però che una valanga di ricordi si fossero fatti strada nella sua mente.

< < S-Se non vuoi dirmelo, non importa! > > - mi ritirai, allarmata

< < Oh non preoccuparti! – sorrise – Beh, tanto per cominciare io e Layla ci conoscevamo da molto tempo. La nostra amicizia risale ai tempi delle medie. > >

< < Così tanto tempo? > > -domandai, un po’ sorpresa.

< < Già. Sicuramente non lo sai, ma tua madre era una vera peste alle medie! – ridacchiò – Faceva addirittura parte di una di quelle bande di teppiste… > >

Spalancai gli occhi. Mia madre, la persona che per nulla al mondo avrebbe mai fatto del male a qualcuno era una stata una teppista?

< < I-Intendi una Gang? > > - suggerii.

< < Sì. Era famosa per essere stata riuscita a stendere un gruppo di ragazzi diciassettenni. Tuttavia si diceva facesse parte di una famiglia molto prestigiosa… Per cui veniva soprannominata Dark Princess. > >

< < W-Wow… > >

< < Erano soltanto delle voci all’epoca, ma penso che fossero vere. Si diceva che il suo modo di combattere fosse totalmente diverso da quello delle normali teppiste. Lei puniva soltanto i prepotenti. Soltanto negli ultimi tempi iniziò a prendersela anche con gli innocenti. > >

< < T-Tutto ad un tratto? > >

< < Già e questo mi fece a quel tempo pensare che fosse successo qualcosa di triste nella sua vita… Ed era così in effetti. > >

< < E come vi siete conosciuti allora? > > chiesi, stupendomi io stessa della mia curiosità.

< < Un giorno uscii da scuola verso il tardi pomeriggio. Passai per il parco, come di consueto. Trovai una bellissima ragazza seduta sotto un albero, con un braccio sanguinante ed un livido sulla guancia. Subito mi precipitai per vedere se stesse bene. > >

Flashback:

< < Ehi stai bene? > > -le chiesi, avvicinandomi e allungando una mano verso il suo braccio.

Layla però la colpi, irritata.

< < Che diavolo vuoi tu?! > > -sbottò.

< < Niente di particolare. Solo che non mi sembra il caso di lasciare una ragazza solo al parco a quest'ora e per di più ferita. > >

< < Chiudi il becco! Sto benissimo! > >

Tentò di mandarmi al diavolo ma non demorsi. La caricai sulle spalle, pur contro la sua volontà. Non sapevo proprio niente di quella strana ragazza dagli occhi verdi, ma percepivo qualcosa di speciale in lei. Non seppi subito capire cosa fosse, ma era qualcosa di buono.

< < Sei ferita. Forza, andiamo in ospedale. > >

< < Eh? Ehi, lasciami! > >- si agitò, vedendosi sollevata.

Era leggere come una piuma. Dopo qualche minuto smise di borbottare e si tenne stretta a me. Capii la sua personalità: era all'apparenza una dura, ma in realtà con tanto bisogno d'affetto...

Fine Flashback

< < E poi? > > -incitai, ancora più curiosa.

< < In seguito scoprii la sua fama da Dark Princess, ma non mi importava. Inoltre mi rivelò che non aveva nessun contatto con i genitori. Per cui era completamente sola. Hai mai conosciuto i tuoi nonni? > >

< < No... > >

In effetti il suo racconto quadrava. La mamma quando ero piccola, mi raccontò che non avevo dei nonni materni semplicemente perché lei non aveva i genitori.

< < Così diventammo amici. Anche se inizialmente tua madre non volesse ammetterlo. Decise di uscire per sempre dalla Gang e costretta da me, si iscrisse alla stessa scuola superiore frequentata da te e Natsu. Col tempo il suo carattere spesso scorbutico si placò, lasciando il posto al suo lato più dolce e umile. Fu in quei tre anni che mi innamorai di lei. > >

Quella rivelazione mi lasciò piacevolmente sorpresa.

< < T-Tu eri innamorato di mia madre? > >

Sorrise, rispondendo con un cenno con il capo.

< <  Già, ma non ebbi mai l'occasione di dichiararmi. Durante l'ultimo anno del liceo Layla iniziò a frequentare un ricco ragazzo venuto in città con la famiglia, tuo padre Jude. In poco tempo si misero insieme e un anno dopo io e Layla trovammo lavoro presso un importante Centro di ricerca, dove studiavamo delle cure per malattie più complesse come le malattie ambigue, generate soprattutto dalla presenza di demoni... > >

Anche questa parte del racconto quadrava con quanto successo a Levi. Di fatti, Gajil aveva chiesto quella sera di poter parlare con Gildarts, probabilmente in possesso in una medicina come quella di mia madre.

< < Ma lei sapeva che tu fossi un Hunter? > >

< < No. Era, ed è tutt'ora vietato parlare ad altre persone dell'Associazione Hunter. Subito dopo sposò Jude. Nel frattempo mi dedicai completamente al mio ruolo di Hunter e andai in missione in un piccolo paesino di campagna, dove incontrai Cornelia, mia moglie. Dopo poco tempo ci sposammo e in seguito nacque Cana. Purtroppo Cornelia morì di una brutta malattia e... la storia la sai già. > > -proseguì sorridendo.

In realtà avevo l'impressione che quel sorriso nascondesse un immensa tristezza. Senza neanche accorgermene, eravamo arrivati di fronte al nostro appartamento. Un momento prima di infilare le chiavi nella serratura della porta fummo raggiunti da Natsu, con i mano le nostre cartelle.

< < Ah ce l'hai fatta vedo! > >

< < Già e non è stato per niente facile. – sbuffò entrando in casa – Ho dovuto sorbire le lamentele del professore Kitamoru... che palle! > >

< < Mi dispiace... > > -mormorai, abbassando la testa. Dopotutto era colpa mia.

< < Tranquilla! > >-sorrise, stringendomi la mano non appena Gildarts si fu allontanato.

Come ormai da programma arrossii di colpo. Non riuscivo proprio a dimenticare quel maledetto bacio. Così come non sarei mai riuscita a dimenticare il suo odore così intenso ma anche così dolce o il sapore della sue labbra e la perfetta morbidezza della sua lingua calda... Cavolo, dovevo darmi una calmata… Il mio flusso di pensieri imbarazzanti fu interrotto dal suono del campanello. Natsu andò ad aprire la porta, dandomi il tempo di ordinare al mio cuore di finirla di battere così velocemente.

< < Mia figlia abita qui? > > chiese una voce disgustosamente familiare.

Subito mi precipitai accanto a Natsu, mostrando tutto il mio disgusto verso la figura che mi si proponeva davanti agli occhi.

< < Oh, immagino che tu sia il padre di Lucy… > > -sibilò, mostrando il suo tipico sorrisetto di circostanza.

Di fatti mio padre avvertì immediatamente l’antipatia.

< < Sì e preferirei che mi tu dessi del lei ragazzo. > >

Natsu non si chinò per niente di fronte allo sguardo fulminante di mio padre, bensì mostrò un gigantesco sorriso beffardo.

< < Mi spiace ma sono abituato a dare del lei soltanto verso le persone verso cui nutro rispetto e questo non mi sembra il caso. > >

Fui stupita ancora una volta da Natsu. Nessuno aveva mai messo a tacere mio padre, soprattutto se quel qualcuno era un adolescente.

< < Tks... come pensavo… Siete soli in casa? > >

< < No ma, anche se fosse? > > -lo sfidò cingendomi il fianco, provocandolo.

Decisi finalmente di dire la mia.

< < Si può sapere che ci fai qui? > > -domandai, fredda.

< < Vorrei parlare con il tutore del tuo maleducato amico. > >

Gildarts si precipitò davanti la porta, spalancando gli occhi.

< < Buonasera, Jude. > > -fece, con diffidenza.

< < Da quanto tempo Gildarts! Non ti vedo dal matrimonio mio e di mia moglie. > > - fece notare, enfatizzando – con tutte le intenzioni – l’ultima frase.

Gildarts non batté ciglio.

< <  Già, che ricordi… Oh, che maleducato! Accomodati! > >

< < No ti ringrazio, non credo che sarei ben accetto da qualcuno... > > -rifiutò, voltandosi poi verso Natsu che gli mostrò un sorrisetto di rimando.

< < Allora, puoi dirmi il motivo della tua visita? > >

< < Certo. Ecco... Sono venuto per portare via mia figlia. > >
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Capitolo 23
*** L'appartamento ***


L'appartamento

< < Certo. Ecco... Sono venuto per portare via mia figlia. > > -spiegò mio padre, mostrando uno sguardo cortese.

Rimasi senza parole. Cosa intendeva dire? Non riuscivo a capire.

Non poteva certo trascinarmi via di peso...

< < Tks! Come sarebbe a dire maledetto! Io-! > >- esclamò Natsu prendendolo per il colletto, sotto il mio sguardo incredulo.

< < Basta Natsu. - lo interruppe Gildarts, mentre io non avevo ancora ritrovato le parole - Senti Jude, capisco la tua preoccupazione ma Lucy sta davvero bene qui con noi, non hai nulla da temere. > >

< < Se credete che lascerò mia figlia in una casa di soli uomini vi sbagliate di grosso. Lucy non starà in questa casa un minuto di più. > > -sibilò infine tentando di afferrarmi per il braccio, che allontanai immediatamente.

< < Chi ti da il diritto di decidere della mia vita?! > > urlai furiosa.

Da non credere. Non gli era mai importato di niente e adesso pretendeva che facessi quello che diceva?

< < Sono tuo padre. E questo è tutto quello di cui ho bisogno. > > - sospirò, come se stesse cercando di calmare la sua figlioletta arrabbiata per un piccolo capriccio.

< < Ah e te ne ricordi ora di fare il padre?! Ormai ho diciotto anni e legalmente posso fare quello che mi pare! > >

< < Veramente ne hai ancora diciassette. > > -corresse il viscido.

< < Ancora per poco! > > ribattei.

< < Lucy, non facciamone un caso di Stato. Non sono uno stupido e so benissimo che quando tornerò a Tristan per affari, tu ritornerai con loro. Ma per il tempo della mia permanenza, desidero che tu viva in un luogo più adeguato. > >

< < Preferisco dormire in una panchina piuttosto che vivere con te. > > -sibilai a mezza voce.

Ormai non riuscivo a contenere la rabbia. Era una cosa ridicola. Non poteva permettersi di mettere bocca sulla mia vita dal momento che non ne faceva più parte ormai da tempo.

< < Ascolta Gildarts, se Lucy non vuole venire sarò costretto ad usare misure più drastiche, come chiamare avvocati o addirittura procurarle un ordine restrittivo... > > -minacciò, facendosi improvvisamente serio.

Un ordine restrittivo? Ma era completamente impazzito allora...

< < Lucy, sono sicuro che tu sia abbastanza grande per capire che la tua testardaggine porterà solo guai alla persone che pensi di amare. > >

Quel pensi era assolutamente fuori luogo, però non potevo permettere che Natsu e Gildarts avessero dei guai. Quindi, con riluttanza decisi di comportarmi da persona matura, poiché mio padre non aveva la benché minima idea del significato della parola maturità.

< < ... Va bene. > >

Natsu si voltò verso di me.

< < Cosa!? Lucy ma sei diventata matta? Non puoi andare con lui! > > -protestò scuotendomi dalle spalle.

< < Natsu... Dai non preoccuparti - sorrisi, mentre Natsu abbassò un sopracciglio preoccupato - Si tratta solo di qualche giorno... dico bene? > > chiesi senza voltarmi verso mio padre.

< < Sì. Solo di una settimana circa. Direi che la fine della mia permanenza coincide con la stessa sera del ballo scolastico. > >

Mi voltai sospettosa.

< < Come fai a sapere del ballo? > >

< < Ho chiesto in giro... Su Lucy fa le valigie e andiamo. Starai in un appartamento in centro, con la vista sul canale. > >

Successivamente - anche se di mala voglia - feci velocemente le valigie. Voltandomi verso la porta della mia stanza vidi Natsu appoggiato al muro che con sguardo incredulo e preoccupato si avvicinava verso di me.

< < Lucy, non sei costretta a farlo. > > -mormorò, stringendomi una mano.

< < Natsu, non preoccuparti. Sono solo sette giorni... E in più non passerò del tempo con lui, te lo prometto. > > lo rassicurai, cercando di sembrare meno tesa possibile.

In realtà solo il pensiero di stare dieci o cinque minuti nell'auto super lussuosa di mio padre mi disgustava. Ma ormai avevo imparato che i capricci egoistici portavano sempre a delle brutte conseguenze, perciò non potevo permettere che Gildarts e Natsu, che erano stati così gentili con me, passassero dei guai. Si trattava solo di pochi giorni. Non c'era niente di male...

Nel frattempo mi sentii chiamare ripetutamente da mio padre. Uscii dalla mia stanza con le mie valige. Non avevo messo proprio tutto ma solo le cose indispensabili.

< < Forza Lucy. Andiamo... > > -incalzò scendendo le scale.

Bene. Almeno non avrei dovuto prendere l'ascensore con lui. Mi voltai verso Natsu e Gildarts, il primo preoccupato, il secondo praticamente in lacrime.

< < Dai non fate quelle facce! – sorrisi - Starò bene! > >

Come mi aspettavo, mio padre aveva viaggiato in auto lussuosissima. Molto probabilmente la chilometrica limousine nera con tanto di guardie del corpo che ci attendevano sul marciapiede, era stata acquistata in una cittadina super elegante di un'importante stato dell'Europa come l'Italia.

L'uomo che attendeva davanti la limousine sembrava essere una specie di armadio umano. Indossava degli occhiali da sole scuri, nonostante fosse ormai sera che lo facevano assomigliare ad un personaggio di uno di quei film di spionaggio...

< < Bentornato signor Heartphilia, signorina Heartphilia... > > -salutò l'uomo chinando il capo verso di voi.

Intimorita, non potei far altro che ricambiare il saluto, cosa che ovviamente mio padre non fece. Dopo aver caricato i bagagli mi infilai nell'immensa auto. Il viaggio fu pesante: io e mio padre non scambiammo nemmeno una parola. Mi limitai a fissarlo insospettita, per poi spostare il mio sguardo sulla città in movimento guardando dal finestrino. Avevo una certa paura di scoprire quale appartamento mi avesse procurato mio padre.

Sarebbe stato certamente un immenso palazzo con tanto di stucchi rinascimentali e un cancello tempestato di diamanti. Una cella dorata, insomma. Il solo pensiero mi faceva venire i brividi. Dopo circa mezz'ora di viaggio l'auto si fermò. Scendendo dal veicolo che passava poco in osservato, rimasi sorpresa. L'appartamento era situato in una casa a due piani con le pareti esterne rosse e un tetto spiovente di colore marrone scuro con due camini.

L'edificio si affacciava su uno dei canali idrici di Magnolia e su un ponte di pietra. Rimasi senza parole anche nello scoprire che non era provvisto di un ascensore. Non che la cosa mi desse fastidio, ma rimasi anzi molto sorpresa nel vedere che mio padre non aveva affittato per me un castello principesco ma che avesse scelto qualcosa di semplice e adatto a me.

< < Ti piace, Lucy? > > chiese.

Non potei fare altro che dargliela vinta almeno per una volta.

< < E'-E' perfetto... > > -mormorai senza mostrare troppa eccitazione.

In fondo dovevo ancora vedere l'interno... Per salire le valigie fui aiutata dalla guardia del corpo di mio padre che muscoloso com'era, caricò in spalla i bagagli per due piani senza nessuna difficoltà. L'appartamento era totalmente diverso da come l'avevo immaginato: né troppo grande né troppo piccolo. Un bagno in camera, un letto normale senza eccessi come tende al posto della coperte, una scrivania, varie mensole, una finestra che si affacciava all'esterno e un tavolo con tre sedie ed una poltrona.

In tutto erano tre stanze: la cucina, il bagno e la mia camera. Davvero semplice ed accogliente. Quasi quasi non mi sarebbe dispiaciuto vivere lì per qualche giorno. Non che la mia stanza a casa di Gildarts non fosse bella - anzi era meravigliosa - ma forse mi serviva qualche giorno da sola, dopo quello che era successo con Natsu...

< < E' perfetto l'appartamento... > > -mormorai.

< < Sono contento che ti piaccia. Ora ho una riunione. Ci vediamo... > > -tagliò corto, uscendo.

Una riunione eh? Si, proprio da lui. Dopo che fu uscito mi stesi nel letto, pensierosa. Certo, se quello era il suo modo per farsi perdonare per una vita di sofferenza, il tentativo era ridicolo. Decisi di fare un bagno. Il bagno aveva le pareti azzurre, come il pavimento composto da piastrelle dello stesso colore. Mi immersi nell'acqua calda, rilassandomi.

Chissà cosa stavano facendo Natsu e Gildarts in quel momento... Tutt'un tratto, ebbi un brivido. Non era dovuto al freddo. Era una sensazione che conoscevo bene. Ma non ero proprio sicura. Qualcosa era nei paraggi. Qualcosa di non umano. Velocemente uscii dall'acqua, avvolgendomi in un asciugamano dal petto fino alle cosce. Uscii lentamente dal bagno. La stanza era completamente buia. Non ricordavo di aver spento le luci. Sentii dei passi che si avvicinavano a me.

Non sapevo che fare, con quel buio non vedevo niente. Non sapevo se indietreggiare o avanzare. In più avevo dimenticato la RoseGun,  ancora dentro la mia valigia. Qualcosa mi afferrò talmente forte che non riuscii a opporre resistenza. Prendendomi il braccio me lo mise dietro la schiena, buttandomi per terra. Era sopra di me, mentre io ero a pancia in giù.

Tentai di liberarmi ribaltandomi. Ora io ero sopra di lui a gambe divaricate. Ancora una volta, era più forte di me. Ci ribaltammo ancora una volta. Lui era sopra di me a gambe divaricate, mentre io ero distesa di schiena. Con una mano mi teneva ferma le braccia stese oltre la testa, mentre con l'altra prese qualcosa di metallico, puntandomelo sulla gola. Tuttavia c’era qualcosa di strano. Riconoscevo quel profumo ed inoltre quel suono metallico era molto familiare.

< < Natsu!? > > -esclamai, spalancando gli occhi.

< < Eh? Lucy?! > >  

Lo sapevo, quell'odore così intenso non poteva essere altro che il suo.  Velocemente allungò il braccio, premendo l'interruttore sul muro accanto a noi. Era proprio lui.

< < Lucy? Ma... > > -mormorò confuso e ritirando immediatamente la RoseGun.

< < Natsu! Accidenti come scherzo non è divertente... > > -esclamai irritata.

Solo dopo qualche attimo mi accorsi che eravamo ancora in quella posizione e per di più avevo soltanto un asciugamano addosso...

< < Natsu, spostati! > > urlai arrossendo.

Natsu si mise a ridere, togliendo le mani dalle mie braccia. Tuttavia non accennava a spostarsi da dal mio corpo.

< < Accidenti! Ti avevo confusa con un demone... > > -ridacchiò.

Non c'era niente da ridere invece!

< < Ma si può sapere che ci fai qui? > >

< < Ho seguito il tuo odore fino a qui, quando ho avvertito la presenza di qualcosa di sovrannaturale... > > -spiegò rimettendosi la pistola nella tasca posteriore dei pantaloni.

< < Hai seguito l'odore? Sei per caso un cane? > > -domandai sarcastica.

< < Ah Ah Ah... No! E' che ho un olfatto molto sviluppato. Ho visto le luci spente e ho pensato che fossi nell'appartamento di sotto. > >

< < Ma da dove sei entrato?! > >

< < Dalla finestra. > > disse indicando la finestra aperta. Ecco spiegato il motivo del fresco che entrava.

< < Ehi Natsu? > >

< < Sì? > >

< < Spostati! > > -ordinai, ribaltandolo e facendolo cadere per terra

< < Uffa. Preferivo quella posizione... > > -si lagnò ancora steso per terra.

Da non credere! Come poteva esprimere i suoi pensieri pervertiti con così tanta facilità e sincerità?!

< < Mi spiace deluderti. > > sorrisi, provocandolo.

Natsu si alzò e si avvicinò verso di me. l cuore cominciò a battermi forte.

< < Allora, perché mi hai seguita? > > domandai, guardandolo dritto negli occhi.

< < Sai… Gildarts e Happy hanno cominciato a piagnucolare e... > >

Si fermò, spostandomi dalla fronte dei ciuffetti di frangetta bagnati.

< < E...? > > -mormorai, cercando di ignorare il battito del mio cuore.

< < ... E poi esattamente dopo un minuto dalla tua partenza mi ero già pentito di averti lasciata andare via. > > - proseguì, a voce sempre più bassa.

Sorrisi, felice. Allora, questo significava che gli ero mancata? Natsu si avvicinò ancora di più a me. Ormai ero completamente attaccata a lui, tanto che l'asciugamano bagnato inumidì anche i suoi vestiti.

< < Natsu, non devi preoccuparti per me. Qui non è così male, anche se è qualcosa scelto da mio padre. > >

Non sembrava affatto convinto. Lentamente si avvicinò al mio viso. Il cuore mi batteva forte. Forse stava per accadere quello che era successo a scuola. La cosa mi mise in agitazione ma... forse, lo desideravo anch'io. Natsu si fermò improvvisamente e io mi irrigidii. La sensazione di prima era nuovamente presente.

< < La senti? > > mormorai, mentre Natsu mi fece segno di tacere, spegnendo le luci.

Il punto in cui quella strana energia si concentrava proveniva dalla strada sotto la finestra. Era qualcosa di più maligno e schiacciante rispetto all'energia che proveniva dagli EU oppure da demoni o dai vampiri. Natsu tutt'un tratto mi tappò la bocca con la mano. Tentai di liberarmi ma mi fece nuovamente cenno di tacere.

Seguii il consiglio. Eravamo vicinissimi. Fin troppo vicini. Riuscivo a sentire benissimo il suo respiro calmo e regolare. Avendo il mio petto schiacciato contro il suo, riuscivo a sentire il differente battito dei nostri cuori. Il mio così dannatamente accelerato e il suo così calmo e tranquillo nonostante riuscissi a percepire l'adrenalina che provava. Però c'era qualcosa di strano: normalmente Natsu avrebbe preso la pistola e si sarebbe fiondato sul pericolo. Ma questa volta era come se sperasse che qualsiasi cosa ci fosse lì se ne andasse.

Finalmente l'energia misteriosa sparì come era arrivata: in un attimo. Natsu mi tolse la mano dalle labbra, rimanendo a qualche millimetro di distanza dal mio viso, mentre non si era allontanato per niente dal mio corpo umido.

< < Ma che ti è preso Natsu-! > >

Prima che potessi completare la frase mi baciò, spingendo con insistenza e con una certa foga la sua lingua contro la mia. All'inizio rimasi a occhi spalancati ma poi mi abbandonai completamente, ricambiando il suo perfetto movimento delle labbra.

< < Che ti serva da lezione. > > -sussurrò ansimante, staccandosi dalle mie labbra e mostrando il suo fantastico sorriso sghembo.

Ero senza fiato, in preda all'eccitazione.

< < C-Cosa? > > -mormorai, tentando di riprendere il controllo dei miei sentimenti.

< < Devi moderare la respirazione e il battito cardiaco, altrimenti i demoni ti troveranno sempre, specialmente se qualcosa di forte come quello. > >

< < Ah... e-e il... bacio per cos'era?! > > chiesi.

Mi sentivo una completa, colossale stupida. Natsu sorrise, mettendosi la lingua tra di denti.

< < E' la tua punizione. > >

Successivamente si allontanò scendendo dalla finestra. Ero ancora senza parole, tanto che finii col sedermi per terra.Natsu aveva davvero intenzione di farmi impazzire...
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Angolo dell'autrice
Salveee :) come vi avevo anticipato, vi ho regalato un momento Hot tra Natsu e Lucy ;D
Nel prossimo capitolo finalmente ci sarà questo benedetto ballo, dove verrà finalmente scoperta la vera identità della Strega, e vi darò un assaggio del passato di Erza.
Udite udite , tornerà Levi ;D
alla prossima!

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Capitolo 24
*** Il Ballo ***


Il Ballo

Cara Lidya, buongiorno!

Anche oggi ti scrivo, pur sapendo che forse non leggerai mai queste lettere, ma in fondo tu sei la mia mamma quindi anche se non le leggi, non importa. Dunque, ti ricordi di quello che ti ho raccontato di recente, dell'associazione Hunter e tutto il resto?

Ebbene, ci sono novità: è venuto mio padre in città e "preoccupato" ,incredibile ma vero, del fatto che vivessi insieme a Natsu e Gildarts, mi ha spedita in un appartamento in centro. Il posto è davvero fantastico, però trovo ridicolo il fatto che mio padre stia cercando di avvicinarsi a me con un pretesto simile. Quello che provo per lui non cambierà ne ora e ne mai: non mi farò comprare assolutamente!

Oltre a questo, credo di essere riuscita un po' a fare chiarezza nei miei sentimenti per Natsu. Ormai credo di essere cotta, per non dire innamorata. Però non so cosa pensi lui. Ci siamo già baciati due volte, però la nostra sembra solo intesa fisica... non so veramente cosa sia quello che provo, o quello che prova lui.

Forse, mi inviterà al ballo... io spero di si, anche perché voglio chiedergli cosa prova realmente per me. Il giorno prima mi bacia, e il giorno dopo lo trovo a scherzare con una decina di ragazze della nostra scuola...

Che stupido!

Ormai era d'abitudine che scrivessi della lettere a Lidya, nelle quali raccontavo tutto quello che mi succedeva.

Due giorni dopo ci sarebbe stato il Ballo d'Inverno della Magnolia High School, per questo tutte le ragazze della scuola erano in fermento, ansiose che il ragazzo del quale erano innamorate, chiedesse loro di andare al ballo insieme. C'erano ovviamente coppie già formate, come Juvia e Gray. Erza quella sera non sarebbe potuta partecipare al Ballo, in quanto ci fosse in programma una riunione piuttosto importante all'Associazione Hunter. Si trattava di qualcosa di serio, perciò non aveva potuto rimandare in alcun modo...

Quanto a me ogni giorno speravo invece che Natsu mi chiedesse finalmente di andare al ballo con lui, ma non si decideva mai! Che stupido! Molte volte avevo provato ad incoraggiarlo parlando appunto del ballo, ma Natsu rispondeva normalmente, come se la cosa non lo riguardasse neanche un po'. Davvero stupido.

Comunque sia, le regole del ballo erano chiare: il tema era Angel&Davil, quindi i vestiti da indossare potevano essere bianchi, Angel oppure rossi, Davil. O ancora, sia bianchi che rossi.

Inoltre bisognava portare una maschera.

La festa sarebbe cominciata alle dieci e terminata verso le due.

Il preside fortunatamente non era rigido con gli orari.

< < Ehi Lucy! Devi aiutarmi! > > esclamò Juvia fiondandosi su di me, davanti l'armadietto.

< < C-Ciao Juvia. Per cosa? > >

< < Per il vestito per il ballo è ovvio! Oh finalmente io e il mio Gray andremo al ballo insieme! E quindi devo assolutamente trovare il vestito adatto, per non parlare delle scarpe e ... > > Juvia continuava a parlare, mentre più che ascoltarla, la osservavo: di certo non avrebbe avuto bisogno di particolari abiti per essere carina, visto che lo era già e parecchio. I suoi splendidi capelli azzurri mossi stavano perfetti con la sua carnagione pallida e i suoi profondi occhi scuri. Inoltre aveva un fisico a dir poco perfetto: alta, buone misure e gambe da modella.

Quanto a me, non mi ritenevo chissà quale bellezza, ma solo una ragazza dall'aspetto normale.

< < Juvia, non avrai bisogno di tutte queste cose. Sarai perfetta qualunque cosa indosserai! > > le dissi, anche se probabilmente non avrei dovuto incoraggiare il suo ego.

< < Hai ragione! E tu? Con chi ci vai al ballo? > > chiese maliziosamente, come se già non sapesse la risposta nella sua testa.

< < No io... vorrei andarci con Natsu ma, lui non me lo chiede... > > borbottai riponendo i libri nell'armadietto.

< < E perché non glielo chiedi tu? > >

< < Io?! No... sarebbe troppo strano! > >

< < Tesoro, siamo nel ventesimo secolo. Vai e chiediglielo! > >

In effetti, non potevo stare ad aspettare che il cervello di Natsu si mettesse in moto. Dovevo tirare fuori un po' di grinta!

Così con un po' di incertezza, mi avvicinai a Natsu, che stava animatamente discutendo con Gray, come al solito.

< < Ehi Natsu? > > mormorai muovendogli l'orlo della camicia.

< < Maledetto Gray-! Ah Lucy sei tu... Si? > >

Diventai immediatamente rossa, cercando contemporaneamente le parole giuste da utilizzare.

< < P-Posso parlarti? > > dissi camminando davanti alla porta dell'aula di scienze.

< < Certo. > >

< < Ecco... io... tu... > >

Come un idiota, cominciai a balbettare, tanto che Natsu trattenne una risatina. Non essere codarda Lucy!

< < Senti Natsu! C-C-Che fai per il ballo? > > disse tutto d'un fiato.

< < Mm... il ballo... > > disse Natsu, pensieroso.

< < Non so, perché? > > chiese mostrando il suo solito sorrisetto sghembo, avvicinandosi.

< < Beh io... > >

Non riuscii a completare la frase. Ormai l'imbarazzo si era impossessato di me, e non intendeva lasciarmi. Natsu sorrise.

< < Non metto cravatte, ti avverto. > > disse Natsu giocherellando con il mio cravattino. Perplessa spalancai gli occhi. Forse Natsu non era così poco perspicace dopotutto!

< < Eh? > > chiesi incredula

< < Ho detto che non metto cravatte e... ti starebbe bene il bianco. > > disse sorridendole dolcemente. A quel punto mi lasciai andare ad un sorriso.

< < V-Vuoi dire? > >

< < Vuoi venire al ballo con me? > > chiese, sorridendo.

< < S-Si! > > mormorai, troppo contenta per ascoltare il tono di voce acuto. Natsu ridacchiò.

< < Allora, ci vediamo al ballo? Dato che è una festa in maschera, cercherò di identificarti. > > disse Natsu.

< < E io farò lo stesso... > > dissi.

Appena Natsu si fu allontanato, corsi da Juvia, felice.

< < Me l'ha chiesto! > > urlai saltellando come una bambina insieme a Juvia per la felicità. Insieme decidemmo di andare al centro commerciale, dopo le lezioni, per acquistare i vestiti per il ballo.

< < Dì Juvia: hai già idea di quale abito comprare? > > chiesi entrando in un negozio del centro commerciale.

< < Mi piacciono quelli tradizionali ma non troppo all'antica: direi che andrebbe benissimo un vestito lungo ma non ampio. Magari sulla tonalità rosso fuoco! E tu? > >

Ripensando a ciò che aveva detto Natsu, sorrisi:

< < Io... credo che comprerò un abito bianco. > >

Il pomeriggio trascorse velocemente tra prove di vestiti, di scarpe con tacchi vertiginosi e prova make up.

Mentre Juvia aveva scelto un make up puntato soprattutto per ingrandirle gli occhi, io aveva optato per un look più acqua e sapone, con un po' di mascara e una leggere matita sotto gli occhi per intensificare lo sguardo.

La scelta non fu difficile: quell'abito mi catturò al primo sguardo.

Alla fine scelsi un abito bianco con sottili bretelle, con scollatura a cuore e una fascia elastica sotto il seno provvista di un fiocco.

Il vestito con le pieghe era ampio dalla fascia elastica fino a sopra le ginocchia, quasi a palloncino. Avevo inoltre acquistato un paio di scarpe bianche décolleté con plateau con tacco alto, tuttavia abbastanza comode.

Decisi di lasciare i capelli completamente slegati, tranne che per un piccolo fermaglio a forma di fiocco sui capelli a destra.

L'unico problema a cui non avevo pensato, era il mezzo di trasporto.

Mio padre aveva a quanto pare un'altra stravagante e ridicola trovata delle sue: mi aveva comprato un auto super costosa, probabilmente comprata in Italia o nel Regno di Tristan.

Davvero patetico...

Però... era un'altra trovata, per cosa esattamente?

Non potevo assolutamente credere che quel vecchio irresponsabile volesse davvero riappacificarsi con me.

Tanto era tempo sprecato...

Cavolo, devo decidermi se utilizzarla oppure no. Non voglio accettare così qualcosa di mio padre... pensai.

A un tratto il cellulare squillò.

< < Pronto? > >

< < Ehi bambola! > > disse una voce femminile deliziosamente familiare.

< < L-Levi? > >

< < Ahaha! Si sono proprio io! > >

< < Ma Levi, pensavo che tu fossi al... > > mi fermai, evitando di terminare la frase.

< < Guarda fuori dalla finestra! > > disse Levi. Decisi di seguire il suggerimento: parcheggiata sotto la finestra si trovava un auto metallizzata, dalla quale uscii Levi, che con un gran sorriso, e una deliziosa mantellina bianco neve, mi salutò.

Felice ricambia il saluto. Presi il cappotto e uscii velocemente di casa.

< < Oh Levi!! > > urlai abbracciandola. Ero davvero contenta che Levi fosse tornata, tanto che inizialmente non notai la sua bellissima acconciatura - capelli alzati tramite un fermaglio con dei brillanti - .

< < Ciao Lucy! Sono contenta di rivederti! Dai salta su! Si va’ al ballo! > > disse rimettendosi alla guida. Entrata in auto, Levi fece retromarcia, prendendo la mia per la scuola.

< < Ma Levi, cosa ci fai qui? > > chiesi stupita. La sua permanenza all'interno dell'Associazione non era ancora finita, tuttavia eccola là.

< < Sai, Gildarts ha convinto il vice presidente dell'Associazione a concedermi un giorno di prova. Gildarts sostiene che il ritrovamento del cadavere di un EU, tra l'altro alquanto insolito, sia legato all'apparizione della Strega. Quindi, essendo inoltre fermamente convinto che la Strega si nascondi nel corpo studentesco, pensa che sia necessario il mio aiuto. > >

Ora era tutto chiaro, però un dubbio mi assillava: Levi era riuscita a domare la sua seconda doppia personalità?

< < ... Non fare quella faccia Lucy! - disse levi accorgendosi della mia preoccupazione, come sempre - Vedrai che andrà tutto bene. Inoltre mi sono allenata molto... > >

< < In cosa consisteva l'allenamento? > > chiesi curiosa, per poi pentirmi subito dopo di averglielo chiesto. Che stupida! Magari era una cosa dolorosa da raccontare...

< < In pratica mi alleno sia fisicamente, sia mentalmente... è difficile da spiegare... ma l'allenamento mentale comprende anche la meditazione. > > disse Levi un po' imbarazzata, girando a destra con il volante.

< < Non preoccuparti Levi. L'importante è che tu stia bene. > >

< < A proposito, Lucy ti sei dimenticata la maschera a casa! > > disse Levi ridacchiando. Aveva ragione: me n'ero totalmente dimenticata!

< < Oh no! > >

< < Ahaha, tranquilla. Ho pensato a tutto io: - disse uscendo dal cofano dell'auto una maschera ad elastico bianca ornata di un delizioso merletto. Piacevolmente sorpresa, mi misi la machera, costatando che copriva soltanto il contorno degli occhi. Aveva inoltre una piccolissima piuma sull'angolo in alto a destra - Questa dovrebbe andare. > > aggiunse mettendosi la sua.

< < Levi è bellissima. Ti ringrazio! > > dissi sorridendo. La maschera di Levi era anch'essa di un bellissimo bianco brillante, che metteva in risalto i suoi bei occhi castano chiaro, con delle leggere sfumature verdi.

Finalmente arrivammo a scuola.

C'erano parecchie auto parcheggiate, per cui Levi fu costretta a parcheggiare l'auto un po' distante. Dall'edificio si sentiva della musica rock travolgente e vorticosa a tutto volume. Molti ragazzi e molte ragazze stavano entrando all'interno dell'edificio. Alcune ragazze avevano dei vestiti davvero fantastici, con tante anche di parrucca. Per cui fu un po' difficile cercare di capire chi fossero, considerando la loro maschera.

La festa si sarebbe svolta in palestra.

Erano le dieci e venti, per cui eravamo nel tipico ritardo da ragazze.

Entrando in palestra, spalancai gli occhi:

La nostra normale palestra, si era trasformata in una fantastica discoteca, con casse per la musica gigantesche, varie poltroncine in cui sì, i ragazzi pomiciavano, vari palloncini dai mille colori, una band che suonava una musica dal ritmo sfrenante sul palco allestito per l'occasione, e tantissime luci che coloravano la palestra per mezza di una gigantesca Mirror Ball, che girando distribuiva luce colorata ovunque. Le luci della palestra erano spente, per cui l'atmosfera era bellissima.

Finalmente io e Levi ci levammo i cappotti.

Il vestito di Levi era perfetto per lei: un bustino corto e stretto bianco con un'ampia scollatura a cuore sulla schiena.

Ma che ci facevo qui?

Sapevo benissimo di essere una frana a ballare. Come minimo avrei ucciso qualcuno ballando, o al massimo gli avrei cavato un occhio con la mia danza leggiadra... Cercai Natsu con lo sguardo: era impossibile vederlo in mezzo a tutta quella gente, soprattutto in mezzo a quel rosso e a quel bianco...

< < Ehi ragazze! > > disse una ragazza incredibilmente somigliante a Juvia, ma con un colore strano di capelli...

< < Ehm, scusa? > > chiese Levi confusa

La ragazza si mise a ridere, levandosi la mascherina: era proprio Juvia!

< < Sorpresa! > > disse mostrando la lingua.

< < Ma ti sei messa una parrucca di color platino?! > > dissi cercando di trattenere una risatina.

< < Be' sia il rosso fuoco non si abbina molto con il mio colore di capelli. E poi in fondo è una festa in maschera! Il mio tesoruccio si è vestito di bianco! > > disse ancheggiando la testa a ritmo della musica.

< < Natsu... è lì con Gray? > > chiesi titubante.

< < No non l'ho visto qua intorno. Forse ti starà cercando... - disse Juvia, prendendo Levi per il braccio - Muoviti Levi c'è anche Gajil! > >

< < Ma... Lucy? > >

< < Vai pure Levi. Io cercherò Natsu qui intorno, tentando di non cadere con questi stra maledettissimi tacchi... > > già. I tacchi non erano fatti per me. Così come i vestiti che mi facevano assomigliare ad una bambolina...

Improvvisamente la musica si abbassò:

< < Bene ragazzi. Ora invitate le vostre dame per una romantica canzone! > > disse il cantante della band, cominciando a suonare con la chitarra elettrica alcune note dolci accompagnato dal batterista e dal bassista. Intorno a me le coppie si andavano formando.

Mi guardai intorno, finché non lo vidi:

Camicia rosso fuoco leggermente aperta, una cravatta intorno per niente allacciata, pantaloni bianchi, con tanto di maschera rossa. La sua sciarpa non sarebbe potuta mancare in un occasione del genere. Lo guardai fisso, sorridendo imbarazzata.

Natsu con la bocca serrata, cominciò ad avvicinarsi a me.

Era incredibile il modo in cui i suoi movimenti fossero così perfetti.

Senza dire una parola, mostrò il suo meraviglioso e ipnotico sorriso, porgendomi la mano. La band cominciò a cantare una canzone dolce e triste, che accompagnata dalle chitarre elettriche, rendeva il tutto fantastico. Sorridendo appoggiai la mia mano sulla sua.

Misi le braccia intorno al suo collo e lui le sue intorno alla mia vita.

Cominciammo a ballare a ritmo della dolcissima musica.

< < Sei bellissima. > > disse. Il cuore cominciò a battermi forte, rimanendo quasi ipnotizzata dalla sicurezza e dalla sincerità con quei aveva pronunciato quelle parole.

< < Grazie. - dissi sorridendo, felice. - Anche tu stai benissimo. Il rosso ti dona. > >

< < Vedo che hai seguito il mio consiglio di metterti un vestito bianco... > > disse compiaciuto che il suo suggerimento fosse stato ascoltato.

< < Però, tu non hai seguito il tuo. > >

< < In che senso? > >

< < Avevi detto che non avresti messo la cravatta e invece... > >

< < Ah... ma questa non è nemmeno vagamente allacciata. E' messa solo lì per fare il contrasto con la sciarpa bianca! > >

< < Ti intendi anche di moda eh? > > dissi, mentre Natsu avvicinò la mia vita a se, mentre avvicinava sempre di più il suo viso al mio.

< < Natsu, forse dovremmo parlare... di quello che sta succedendo... > > dissi. Ecco la solita rompiscatole! Ma in fondo era inevitabile. Non capivo per niente quello che pensava Natsu e sentivo che sarei impazzito se non lo avessi capito con certezza.

Natsu sorrise, accarezzandomi una guancia.

< < C'è anche bisogno che te lo dica? Credevo fosse ormai ovvio... > > disse leggermente triste, ma trattenendo comunque una risatina.

Abbassò la testa, per poi guardarmi intensamente negli occhi.

Oh cavolo. Ero una grossa, colossale, stupida.

< < Natsu, io... > > tentai di rimediare. Ma Natsu mi mise un dito sulle labbra. Rimasi zitta, completamente ipnotizzata dai suoi occhi profondi e da bambino. Tolse il dito e avvicinandosi a me.

La canzone aveva ormai raggiunto il punto cruciale, così come noi due.

Natsu così, posò delicatamente le labbra sulle mie chiudendo gli occhi.

Ricambiai immediatamente il bacio.

Ancora una volta, le sue labbra erano perfette, così come il movimento vorticoso e travolgente del bacio.

Ancora una volta, il mondo sembrava girasse lentamente, quasi a rallentatore. Era come se accanto a me, slittassero tutte le immagini dei nostri momenti in bianco e nero.

Natsu aveva un delicatissimo profumo alla cannella.

Non potevo farne a meno.

Sia del suo odore, sia di lui.

Che fossi innamorata, o avessi solo una cotta, sapevo che quello che provavo per lui non se ne sarebbe andato.

Continuando a baciarmi, mise una mano sulla mia guancia, mentre io misi una mano fra i suoi capelli, così morbidi e belli.

All'improvviso, ci fermammo entrambi.

Era di nuovo quella presenza.

Perché proprio adesso?

Era più forte.

Veniva dal corridoio, anzi dall'interno edificio.

< < E'...? > > dissi, impaurita di terminare la frase

< < Si. Dobbiamo avvertire gli altri! > >

Angolo dell'Autrice:

Salve Popolooooo :DDD

Sono contenta di essere finalmente riuscita a scrivere questo capitolo >_< con la scuola non avevo avuto più tanto tempo D:

Spero vi sia piaciuto il vestito di Lucy ^^ ho adorato le sue scarpe ** dato che adoro la forma a plateau (per chi non avesse idea di cosa accidenti stia parlando xD può scrivere "scarpe con plateau" su internet che ti darà le immagini, per farvi un idea :3 )

Per quanto riguarda il momento in cui la band suona e Natsu e Lucy ballano, io la musica me la immagino con la canzone What do you want from me di Adam Lambert (bellissima anche se il testo un po' non c'entra xD)

Ora, come anticipazione posso dirvi che nel prossimo capitolo finalmente verrà mostrata la vera identità della strega. Si lo so, ve l'avevo già detto ma ho perso tempo nella descrizione dei vestiti e dell'atmosfera che non ci sono arrivata xD

mentre sempre nel prossimo capitolo Levi farà il culo a diversi demoni, colpevoli di averle rovinato il vestito ò_ò si salvi chi può!

xD alla prossimaaaa

 

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Capitolo 25
*** Dancing In The Dark ***


Dancing in The Dark

(Lucy)

< < E'...? > >- mormorai mezza voce, temendo di terminare la frase.

< < Sì. Dobbiamo avvertire gli altri! > > -confermò Natsu, sciogliendo a malincuore – come me del resto – le nostre mani.

Ci dirigemmo verso il DJ. Tentammo di farci strada tra la folla e contemporaneamente di identificare Levi e Gray, ma era difficile viste le maschere e i vestiti simili indossati da ciascuno studente.

Il DJ era un ragazzo abbastanza strano. Capelli alti a spazzola tinti di fucsia, grandi occhiali e immense cuffie poste sulle orecchie.

Da dietro il suo bancone, ancheggiava a ritmo della musica ormai cambiata in un genere dance.

< < Ehi! Ehi dico a te! > > - urlò Natsu.

Il ragazzo finalmente notò la nostra presenza e si sfilò una cuffia.

< < Che vuoi amico? > > urlò il DJ, riuscendo a mala pena a sentire la sua stessa voce.

< < Per tutta la serata devi mettere musica ad alto volume! Anche la Band dovrà suonare musica rock! Hai capito? Musica rock! Hai capito?! Ehi! Mi stai ascoltando?! > > - gridò Natsu, vedendo che il DJ aveva la mente piuttosto assorta in chissà quale pensiero.

< < Sì ho sentito fratello, ma non lo posso fare... > > - rispose, cercando di sovrastare la musica assordante.

< < Cosa?! > >

< < Ho detto che non lo posso fare fratello! > > -ripeté sporgendosi.

< < Come sarebbe a dire!? > > -esclamò Natsu, indispettito.

< < Ci sono anche le esigenze degli altri amico... > >

< < Maledizione! > > -imprecò, scompigliandosi nervosamente i capelli.

< < Cosa?! > > gridò il DJ, mentre Natsu mettendosi una mano in faccia si allontanò.

< < Natsu, aspetta! Devi pagarlo se vuoi che ti ascolti! > > -lo fermai, prendendolo dal braccio.

< < Ha capito come funziona la vita eh? D’accordo pagherò quel maledetto! > > -borbottò riavvicinandosi al DJ, nuovamente con le cuffie.

Natsu velocemente gliele sfilò dalla testa.

< < Quanto vuoi? > >

< < Come fratello? > >

< < Ti ho chiesto quanti soldi vuoi!! > >

< < Non mi faccio comprare fratello... > >

< < E se facessimo 1.000 Jewels? > >

< < Fratello, come puoi chiedermi il monopolio della musica con una banconota da dieci Dollari del nuovo ordinamento? > >

< < Maledetto! Allora facciamo 10.000 Jewels! Okay? > > - sbottò nervoso.

Mi infilai le dita tra i capelli, spazientita. Probabilmente tra pochi minuti si sarebbe scatenato l’inferno e noi stavamo solo perdendo tempo dietro al tizio della musica dai capelli assurdi.

< < Uhm... 100 dollari eh? D'accordo affare fatto. > >

Detto fatto inserì un altro disco, cambiando la musicain una Rock Metal.

Mentre la band aveva smesso di suonare per riposarsi e il DJ intratteneva gli studenti con una musica assordante, io e Natsu uscimmo velocemente dalla palestra e iniziammo a camminare a passo veloce per il corridoio.

< < Natsu, perché hai fatto cambiare la musica? > > chiesi tentando di non inciampare sui miei stessi piedi.

Proprio quel giorno avevo deciso di indossare dei tacchi?

< < Se dovessimo combattere, con una musica lenta si sentirebbero tutti i rumori. La musica alta e rumorosa dovrebbe coprirli... > >

< < Ma hai almeno un arma? > >

Natsu si fermò pietrificato, con lo sguardo di chi era appena cascato dalle nuvole. Lo sapevo, le aveva dimenticate.

< < Dannazione le ho lasciate sull'auto di Gray! > >

< < Le porti con te in ogni occasione, perché non questa volta? > >-domandai, stranita.

< < Perché quel maledetto del professore di algebra ha perquisito i ragazzi, così che non correggessero il punch con alcolici - peccato che non abbia funzionato – ... Lucy, devo assolutamente andare a prenderle! Tu intanto va a cercare Levi e Gray! > > -esclamò.

Fece per andarsene ma lo fermai prendendolo per la mano.

Avevo una brutta sensazione. Natsu si voltò verso di me, poggiandomi poi la sua mano sulla mia testa.

< < Fa attenzione Natsu... > > -mormorai, alzando poi lo sguardo.

< < Non preoccuparti. Prenderemo a calci in culo chiunque dovesse presentarsi. > > -sorrise, spavaldo.

Il suo sorriso mi lasciò ancora una volta spiazzata, tanto che gran parte del peso sullo stomaco si alleggerì.

Mi cinse per i fianchi, avvicinandomi con forza a se.

< < Ti fidi di me? > > -domandò.

< < Sì, mi fido. > > -risposi, lasciandogli la mano.

< < Faccio più in fretta che posso! > > -esclamò infine, allontanandosi.

Osservai la sua figura fino a che questa sparì oltre l’angolo del corridoio.

Decisi di tornare in palestra per cercare Levi e Gray.

Cominciai a guardarmi intorno ma non vidi altro che maschere e vestiti all'apparenze uguali.

Inoltre la palestra era discretamente illuminata, rendendo in quel momento l'atmosfera cupa.

Ogni qual volta che incrociavo gli sguardi dei presenti mascherati sentivo come una certa angoscia salirmi su per lo stomaco, tanto che mi sfilai la maschera dal viso.

Finalmente riuscii ad identificare Carol, del corso di biologia.

< < Carol, sono Lucy. Hai visto Levi o Gray? > > -domandai, avvicinandomi.

Ero riuscita distinguerla grazie alla sua stravagante acconciatura, che di solito non risparmiava neanche per l'ora di lezione generale.

Carol si girò, mostrando anche la sua stravagante maschera.

< < Oh Lucy! Penso sia uscita dalla palestra cinque minuti fa! > > urlò Carol, continuando a ballare.

Cinque minuti fa... Forse era nel bagno delle ragazze?

All'improvviso avvertii una nuova aura misteriosa... proveniva dal corridoio.

Perciò uscii dalla palestra, rimettendomi a correre più veloce che potevo. Sentii un rumore di vetro rotto.

Dall'altra parte del corridoio scorsi diversi pezzi di vetro in frantumi.

Qualcuno si era introdotto a scuola di nascosto.

Corsi con cautela verso il punto in cui la finestra era stata distrutta ma - ovviamente – l’equilibrio mi abbandonò.

Scivolai in un pezzo di vetro e sbattei violentemente il ginocchio contro il pavimento.

Emisi un gemito.

Mi sedetti, esaminando la causa del dolore pulsante.

Vi era un pezzo di vetro abbastanza lungo e affilato che si era andato a conficcare nel ginocchio, dal quale colava del sangue.

Normalmente la vista del sangue mi faceva un certo effetto perciò stringendo i denti, estrassi il vetro dal ginocchio sanguinate, ferendomi anche un dito.

Grandioso.

< < Ahi!! Dannazione a queste maledette scarpe! > >- urlai in preda al bruciore, sfilandomi dai piedi le artefici di tutti i miei guai e gettandole in un impeto di rabbia.

In quel momento giurai che la prossima volta che ci fosse stato un ballo o comunque un evento galante, mi sarei messa le sneakers.

Rimettendomi in piedi  ricominciai a correre a piedi nudi, in cerca di Levi che sembrava scomparsa.
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(Natsu)

Dannazione devo sbrigarmi! - pensai, correndo più veloce che potevo.

Mentre uscivo dall'edificio ebbi nuovamente un brivido. Di nuovo quella sensazione che avevo provato giorni prima nell'appartamento di Lucy.

Come pensavo.

Non si trattava di un semplice demone, ma era qualcosa o qualcuno - perché a questo punto niente era da escludere - che aveva una forza di gran lunga superiore alla nostra.

Mi avvinai verso alla BMW nera di Gray.

Presi le chiavi dalla tasca dei pantaloni e aprendo il porta bagagli tirai fuori una cassa di legno piuttosto grande.

< < Ehi Natsu! > >

Mi voltai. Era Gray che correva verso di me.

< < Gray! Cavolo ma dov'eri finito? Lucy sta cercando te e Levi! > > -esclamai, aprendo la cassa.

All'interno c'erano parecchie armi scomposte in pezzi.

< < Anch'io sto cercando Levi. Mi sono allontanato da Juvia con una scusa e lo ho detto di non uscire assolutamente dalla palestra... Mentre non vedo Levi ormai da una buona mezz'ora! A proposito, non si trovava in una clinica dell'Associazione? > >

< < Sì ma a quanto pare l'hanno fatta uscire... Tieni. > > - feci, lanciandogli tre pistole più forte che potei. Cavolo, le afferrò tutte in un colpo solo...

< < Natsu, hai idea di cosa stia succedendo? > > mi chiese, sistemandosi le pistole nei vestiti.

Risposi sinceramente:

< < Sì e no. Credo che il problema vada al di là del Governo. Resto comunque fermamente convinto che il Governo sia alleato con gran parte delle creature sovrannaturali. Streghe comprese. > > -proseguii infilandomi nelle varie tasche dei vestiti quante più armi possibili.

Gray e io rimanemmo immobili.

C'erano delle presenze che si avvicinavano a noi.

Chiusi velocemente la cassa. Indietreggiammo, fino a scontrarci l'uno contro la schiena dell’altro.

< < Io ti copro le spalle e tu copri le mie, chiaro? > > -ordinai, facendo roteare la pistola nella mia mano.

< < D'accordo, ma non farti strane idee fiammifero! > >

< < Perché fiammifero?! > > chiesi, stranito da quell'apparente insulto.

< < Perché sei una maledetta testa calda e fai sempre a modo tuo combinando casini. Ecco perché fiammifero! > >

Il suo ragionamento in effetti non faceva una piega…

< < Tks... lo prendo come un complimento pistola moscia! > >

Restammo successivamente in silenzio per qualche minuto, in attesa che i demoni ci attaccassero.

In effetti mi prudevano le mani e il bacio della ragazza di cui ero innamorato, - chi l'avrebbe mai detto che uno come me lo sarebbe mai stato? - mi aveva dato la carica giusta per stendere chiunque.

Ero tutto un fuoco.

Dopo qualche minuto davanti a me si presentarono cinque EU.

Davanti a Gray lo stesso numero.

In teoria eravamo circondati, ma un po' di adrenalina rendeva solo le cose più divertenti. Davanti a me si presentavano un uomo di mezza età e degli studenti della nostra scuola.

Occhi ormai rossi, movimenti rigidi e denti aguzzi. Non c’era dubbio.

< < Gray! > >

< < Sì. Anche all'interno della scuola ci sono dei demoni. Specialmente demoni che posso prendere la forma umana. Tutti quelli all'interno della palestra e della scuola sono in pericolo. > >

Tutti... palestra... scuola...

In quel momento mi risuonò nella mente una sola parola.

Lucy.

Dovevo sbrigarmi: Lucy era in pericolo.
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(Autrice)

< < Lo sento! Lo sento! E' qui! > >-esclamò frenetica Levi, correndo nel corridoio del terzo piano.

< < Lei... è qui. Non posso sbagliarmi! Fatti vedere! > > urlò.

Ad un tratto tutti gli armadietti del corridoio si aprirono violentemente, dai quali fuoriuscirono parecchi fogli che volarono per il corridoio a causa di un forte vento.

In quel momento il cielo tuonò, facendo saltare la luce per qualche secondo. Le luci del corridoio alternavano la luce e l'oscurità in sequenza.

Dall'oscurità del corridoio uscirono due demoni millepiedi.

Levi si abbandonò ad un sorrisetto compiaciuto.

< < E' tutto qui quello che sai fare, Strega? > > chiese ridacchiando.

I demoni avanzavano minacciosamente verso la ragazza che abbassò la testa, per poi alzarla di scatto.

Leccandosi le labbra, mostrò un sorriso diabolico.

Cominciò a correre verso i demoni.

In un battito di ciglia Levi fece un balzo, con il quale si avventò sui due demoni millepiedi con una mannaia.

Nello stesso istante in cui Levi poggiò agilmente la punta della scarpa sulla testa del demone, con un mano lanciò violentemente la mannaia nella fronte dell'altro demone.

Levi toccò terra e nello stesso momento oltrepassò il corpo dell'altro demone con un pugno.

Estrasse la mano e i due demoni caddero per terra, morti.

< < Che schifo... > > -sbottò, cercando di pulirsi la mano su uno dei fogli per terra.

< < Allora, vuoi mandarmi contro altre mezze calzette oppure vieni fuori? > > chiese Levi candidamente, uscendo freddamente la mannaia dal corpo sanguinante del demone.

< < Wow. Devo farti i complimenti. Non eri pazza? > > - chiese una voce femminile, divertita.

< < Sai, nella clinica ho imparato una cosa. - -ridacchiò, pulendo la mannaia - Non devo sopprimere quello che sono. Ma sfruttarlo. Se a quanto pare ho una parte diabolica dentro di me e molte persone pensano che sia pazza, beh che vadano a farsi fottere. > > - sorrise, lanciando la mannaia verso il corridoio buio davanti a se.

La parte oscura del corridoio si illuminò per mezzo della corrente ritornata.

A qualche metro, Levi scorse una figura femminile distante un millimetro circa dalla mannaia conficcata in un pilastro, lo stesso dove vi era appoggiata.

< < Sei già riuscita a trovarmi? Complimenti... > > -si complimentò la ragazza avvinandosi con grazia ed eleganza verso Levi.

Quest’ultima abbassò la testa per poi rialzarla, cominciando a ridacchiare.

< < Certo! Per chi mi hai presa, Strega? > >

< < Immagino di averti sottovalutata, Hunter. > > -borbottò la ragazza, fermandosi a due metri dalla sua nemica.

Levi poté osservarla bene: maschera bianca, parrucca color platino, fisico da modella.

< < Tks... sapevo che prima o poi mi sarei ricordata di te... Juvia. > > sibilò candidamente, estraendo dal cinturino della coscia un pugnale. 
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Konnichiwa minna!!
Ragazzi, finalmente l'identità della Strega è stata svelata, come promesso u.u
Ve lo aspettavate oppure siete rimasti sorpresi?? ^^
Io credo che un po' si sia capito quasi subito xD
Comunque, nel prossimo capitolo (come ipotizzato da un'utente) ci sarà un grande scontro tra Levi e Juvia u.u
Natsu e Gray dovranno cavarsela con dieci EU, mentre Lucy dovrà combattere da sola con un demone >_<
PS: correranno in aiuto dei nostri eroi anche Gajil e Erza :)
alla prossimaaa :DD

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Capitolo 26
*** Broken Hearts ***


Broken Hearts

(Autrice)

< < Tks... sapevo che prima o poi mi sarei ricordata di te... Juvia. > > - sibilò candidamente, enfatizzando il suo nome.

Estrasse dal cinturino della coscia un pugnale. La ragazza a quelle parole si abbandonò ad un sorrisetto e slegandosi i capelli, tolse la maschera dal viso, gettandola per terra.

Era proprio Juvia. La stessa ragazza solare, bella , divertente a volte un po' inopportuna che frequentavano ormai da parecchio tempo Lucy e Levy.

< < Sei stata brava a ricordarti di me, eppure il mio incantesimo sarebbe dovuto durare per sempre. Dimmi, come hai fatto? Sono molto curiosa. > > domandò, estraendo dal pilastro la mannaia lanciata da Levy.

< < Te l'ho detto. All'interno dell'Associazione ho anche imparato a controllare la mia forza mentale, non solo quella fisica! > > ripeté lanciandosi contro l’avversaria.

Quest'ultima agitò la mannaia verso Levy scansandosi velocemente, facendo una capriola in aria. Entrambe erano una con le spalle all'altra. La bretella del vestito dell’azzurra si stracciò.

< < Hai fegato. Devi essere proprio coraggiosa nell'aver avuto il coraggio di rovinarmi il vestito... > > -ringhiò tra i denti, sorridendo e fremendo dalla voglia di fare a pezzi la figura davanti a lei.

< < Non sottovalutarmi Levy. Non sono la stupida ochetta che conosci. > > sbottò, voltandosi.

Levy fece lo stesso verso l'avversaria. Dopo qualche attimo le due si fiondarono l'una verso l'altra, puntando le loro armi. Juvia avanzò un pugno verso il viso di Levy, mentre quest'ultima inarcò la schiena fino a toccare il pavimento con le mani, per poi dare un calcio con le gambe all'aria.
Juvia evitò il colpo saltando. Tutti i loro movimenti erano rapidi, veloci, perfetti.
Sembrava quasi che danzassero. Approfittando della posizione scoperta, lanciò la mannaia verso la ragazza, apparentemente sorpresa.

< < Adesso è il mio turno per fare una domanda! > > -urlò Levy, scansando il colpo della mannaia con un calcio e lanciandola contro un armadietto.

< < Non hai alcun diritto di fare domande, dannata Hunter! > > -ribatté, creando nella sua mano una luce nerastra che le lanciò contro.

Ci fu un potente scoppio, tanto che persino Juvia dovette coprirsi il volto. Davanti a lei persisteva un cumulo di fumo e macerie in parte costituito dagli armadietti distrutti. All'improvviso ci fu uno sparo proveniente dalla fitta nebbia di polvere.

Juvia si spostò rapidamente grazie ad un salto mortale in aria. Il colpo finì contro il muro, provocando un lunghissimo foro.

< < Vorrei sapere perché odi tanto gli Hunter. > > -esordì, comparendo dal cumulo di polvere con in mano una RoseGun puntata verso Juvia, che si accorse di avere un taglio sulla guancia sinistra.

Il corpo di Levy non aveva riportato particolari ferite, solo qualche graffio.

< < Semplice. Voi Hunter mi avete distrutto la vita. > >- spiegò, pulendosi la guancia sporca di sangue.

< < Ah sì? Povera Juvia... Il mondo ce l'ha con lei... > > ridacchiò, canzonandola.

Juvia inarcò un sopracciglio, chiudendo gli occhi. Il suo corpo fu inondato da una particolare luce bluastra che emetteva scariche elettriche. La luce nel corridoio continuava ad essere intermittente.

Tese la mano in avanti dove comparve una lunga lancia nera con una punta d'acciaio a forma di croce. La ragazza si mise a correre rapidamente verso Levi, che mise di traverso l'arma.

< < Voi avete ucciso i miei genitori. Dovete pagarla tutti! > > - urlò, scontrando violentemente la lancia contro la RoseGun dell’avversaria che non intendeva demordere.

C’era troppo in gioco.

< < Voi Hunter non fate altro che uccidere qualsiasi cosa! Siete degli assassini! > >

< < Chiudi il becco! Non so chi abbia ucciso i tuoi genitori, ma non azzardarti un’ altra volta a definirci assassini, razza di stupida! > > -replicò, respingendo il colpo dell'avversaria che dovette fare un passo indietro.

Tentò subito dopo di scagliarsi nuovamente contro Levi che si abbassò tendendo la gamba sinistra contro le gambe di Juvia. Quest'ultima cadde per terra, mentre la sua lancia scivolò accanto a lei.

Levy le tenne i polsi e sormontandola le puntò la pistola alla testa.  Juvia tentava ancora di liberarsi, ma le lacrime che scesero dal suo viso stavano pian piano risucchiando tutta l'energia che aveva fino ad un momento prima.

< < Scontro già finito Juvia? Sei noiosa... > > -si lagnò poggiandole la RoseGun sulla fronte.

La ragazza sotto di lei, sorrise in lacrime.

< < Avanti sparami. Uccidimi. Uccidi me come un qualunque demone. > >

Levy trasalì, stringendo ancora di più la mano nei polsi di Juvia.

< < Sei proprio una stupida...E io non ho tempo da perdere con gli stupidi. > > -commentò a voce secca, allontanando l’arma.

< < Cosa vuoi dire?! > >

< < Esattamente quello che ho detto. Di tutti i demoni con cui ho combattuto tu sei la più stupida, benché sia provvista di una tua volontà e di una tua intelligenza. Sei addirittura provvista di sentimenti. Eppure, sei la creatura più stupida che abbia mai incontrato. > > - ripeté, puntandole la pistola contro il mento.

< < Cosa vuoi saperne tu di me? Non sai quanto ho sofferto in questi anni in attesa del giorno in cui la mia vendetta si sarebbe compiuta! Sono patetica… è vero. Ma lui mi aiuterà di certo. Mi restituirà la mia famiglia! > > -gridò, riuscendo a colpirla con una ginocchiata sullo stomaco.

Fu scaraventata contro le macerie degli armadietti, dando così il tempo a Juvia, che riprese la sua arma e gliela puntò al collo.

< < Voi Hunter non fate altro che uccidere qualunque creatura sia diversa dal genere umano. Essere Hunter non vi da’ il diritto di decidere della vita degli altri come se foste degli Dei. Siete soltanto un gruppo di comuni umani arroganti che sfrutta i demoni per combattere la frustrazione. Mi fate pena. Per questo dovete morire. > >

< < Noi difendiamo gli esseri umani dall'attacco dei demoni! Non uccidiamo mai nessuno senza un valido motivo. -sibilò a mezza voce puntando a sua volta la RoseGun contro Juvia - Te l'ho già detto: non ho idea di chi abbia ucciso i tuoi genitori, anzi neanche me ne importa! Ma non puoi continuare a vivere nel passato prendendotela con persone innocenti! > > -ribatté, togliendo la sicura alla pistola.

< < Non hai diritto di farmi la predica, tu che per dimenticare le tue colpe ti sei fatta addirittura ricoverare! > > urlò di rimando.

Levy trasalì, distogliendo per un attimo lo sguardo. Juvia ne approfittò per ferire la sua spalla destra, conficcandole la lancia.

< < Voi proteggete le persone? Davvero patetico... > > -continuò, scaraventandola con un calcio sullo stomaco contro gli armadietti.

L’urtò provocò il cedimento del muro di tompagno che venne sfondato.
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(Natsu)

Davanti a me ciondolavano dei maledetti EU. Circa la metà era composta da alunni di quella scuola.

Ciò significava solo una cosa: all'interno della palestra o della scuola erano presenti parecchi demoni ed EU. Chiunque si trovava all'interno era seriamente in pericolo. Con la coda dell'occhio vidi che neanche Gray era messo proprio bene.

Anche dalla sua parte ce ne erano di parecchi e con la bava alla bocca.  Disgustosi.

< < Gray, io ti copro le spalle e tu copri le mie! Intesi? > >

< < Certo. E' da un po' che non facciamo il culo a così tanti EU in una sola volta. Sarà divertente. > >

< < Puoi contarci! > > -ridacchiai, eccitato.

Non c'era niente di cui preoccuparsi. Erano EU ”appena nati” , perciò non molto forti.
Eppure avevo un brutto presentimento che mi assillava.

Finalmente quei maledetti si decisero ad attaccarmi iniziando a correre verso di me. Uno di loro tentò di saltarmi addosso ma prima che potesse arrivare al mio viso, fu ridotto in cenere dallo sparo secco e preciso della mia RoseGun .

Nella mano sinistra ne tenevo un’altra con la quale sparai tre colpi, senza distogliere lo sguardo dal nemico di fronte a me.
Fissa negli occhi il tuo nemico finché non gli vedi l’anima. Mi era stato insegnato da Gildarts, dopotutto.

Di loro non rimase altro che polvere. Anche Gray se l'era cavata abbastanza bene - per essere un idiota - . Un EU dagli artigli più lunghi degli altri si avvicinò correndo. Senza nemmeno prestare la minima attenzione all'avversario, Gray  lo abbatté con un colpo di pistola.

 I quattro EU rimasti tentarono allora un ulteriore attacco. Era un peccato che fosse tutto inutile. Io e Gray eravamo abituati a quelle patetiche strategie. La nostra era invece semplice e vincente.

Nella mano sinistra puntavo la RoseGun verso i miei nemici. Il braccio destro era invece rivolto ai nemici alle mie spalle, ergo quelli di Gray e viceversa. Lo scontro durò qualche secondo. In breve tempo tutti i nostri nemici si dileguarono.
Davvero patetico...

< < Che palle... pensavo che fossero più forti... > > -borbottò, sbadigliando.

Ma c'era qualcosa che non andava. Era stato fin troppo facile. Eppure l'atmosfera era tranquilla  almeno all’esterno. Ma cosa stava succedendo all'interno della scuola?

< < Ma... questo? > > -mormorò.

< < Cosa? > > -chiesi, infilando la RoseGun nella cintura.

Gray non rispose. Cominciò a correre verso l'ingresso della scuola

< < Ehi non ignorarmi così, dannato! > > -urlai, riconcorrendolo e sbarrandogli la strada.

Gray si fermò, permettendomi così di raggiungerlo.

< < Ehi Gray! Ma che diavolo ti succede?! > > - domandai.

< < Io... conosco quest'aura... > > - dichiarò, stringendo i pugni.

< < Aura? > > - ripetei confuso. Che voleva dire?

L'energia maligna che proveniva dalla scuola risaliva probabilmente ai demoni ma la sua espressione preoccupata diceva qualcos'altro. Non si trattava solo di demoni. Chi c'era all'interno della scuola?

< < Natsu! Gray! Cosa fate lì impalati?! > > - sbottò una voce dannatamente autorevole e terrificante…

Trasalimmo e voltandoci con cautela incontrammo il suo sguardo furibondo. Com’era possibile che una ragazza fosse addirittura peggio dei demoni?

< < E-Erza! > > -mormorammo all’unisono.

< < C-Che ci fai qui? Credevo fossi ad una riunione! > > esclamai.

< < E' stata rimandata a causa del casino che si sta scatenando in città e soprattutto qui a scuola. Dannati! – esclamò colpendomi in testa - Vi lascio soli per due ore e scopro che la scuola è infestata?! Siete due idioti! Ci penso io a eliminarli tutti! > > - fece, puntando il Bazooka contro la scuola.

Tentai di levarglielo dalle mani.

< < Non fare pazzie Erza! Non puoi distruggere la scuola! > > protestai.

< < E perché no? Tanto gli studenti che non sono esseri sovrannaturali non riporteranno alcuna ferita. > >

< < Certo ma la scuola gli crollerà addosso lo stesso! > > - spiegai, tentando di non aggredirla più del dovuto.

Una parola di troppo e avrebbe puntato il bazooka direttamente su di me.

< < Forse hai ragione... > > - rifletté, rimettendosi in spalla l'arma mentre io sospirai sollevato.

< < Comunque sia, dobbiamo controllare la situazione a scuola. Andiamo Gray-! Gray?! Ma dov'è quel maledetto?! > > - mi agitai, indispettito per esser stato lasciato da solo a sopportare le ramanzine di Erza.

< < Andarsene in giro abbandonando una fanciulla come me insieme a uno stupido... Questa volta mi sente ! > >- ringhiò, furibonda. Lei una fanciulla?

< < Natsu, tu va a cercarla. Io controllo la situazione in palestra. > > -ordinò.

La guardai con aria incredula e interrogativa. Erza tirò fuori inaspettatamente un sorriso-

< < Muoviti idiota. Lo so che sei preoccupato per Lucy. Vai e trovala! > >

Non me lo feci ripetere due volte. Annuì e mi diressi verso l’entrata della scuola.
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(Autrice)

Levy tentò di spostare le macerie dalle sue gambe. Il dolore alla spalla le stava creando non pochi problemi.

< < D-Dannazione... > > mormorò, strizzando un occhio per il dolore.

Ciò che impediva al suo corpo di muoversi del tutto erano alcuni massi e macerie varie che erano crollati in seguito agli urti. Sentì il rumore dei tacchi a spillo di Juvia farsi sempre più vicino. La ragazza si abbassò, sedendosi sulle punte a gambe divaricate.

< < Voi combattete per gli esseri umani eh? Sai, qualche giorno fa ho avuto il piacere di ascoltare una conversazione di due idioti quarantenni. Parlavano di come avessero abusato di una ragazzina di quattordici anni. Erano probabilmente dei pedofili. Quindi, rispondi Levy Per cosa stai combattendo? > >

Quest’ultima abbassò lo sguardo, stringendo i denti.

< < N-Non sono tutti come dici tu. Io personalmente proteggo le persone e che siano persone oneste o soltanto dei rifiuti non posso dirlo. Posso solo pensare che salvando loro la vita, regalerò un sorriso alle persone a cui vogliono bene. Questo è tutto. > >

Juvia la prese per il collo.

< < Tks. Come pensavo. Voi della squadra Hunter non uccidete i demoni per proteggere “il normale equilibrio umano” ma uccidete solo per divertimento. Se proprio volevate preservare gli esseri umani, dovevate uccidere la feccia che popola questo schifo di mondo. Ma ormai è troppo tardi! > >

< < S-Sei patetica. Ti ostini a pensare che i demoni siano le vittime di questa storia. E invece non è così. Ora rispondi tu ad una domanda Juvia. E' una cosa che probabilmente non mi sono chiesta soltanto io. Per chi diavolo lavori? > >

Juvia sgranò gli occhi, stringendo ancora di più le mani attorno al suo collo.

< < Non sono affari tuoi! > >- rispose, prendendo con la mano la lancia e tentando di colpirla al petto.

Ma si fermò di colpo. Una voce l'aveva raggiunta esattamente all'ultimo secondo.

< < Juvia ferma! > >

Trasalì, fermandosi con un movimento quasi meccanico. Si voltò verso la voce che l'aveva raggiunta. La voce di Gray. Davanti a lei - a circa dieci metri di distanza – il ragazzo dai capelli corvini stava in piedi e con il fiatone.

< < C-Che ci fai qui?! > > - mormorò a testa bassa, allontanando la lancia e lasciando la presa dal collo di Levy.

< < Allora, sei proprio tu. > >

< < Mi dispiace Gray... > >

L'espressione di Gray era riassunta dal tremolio delle sue mani chiuse a pugno. Nei suoi occhi si leggevano chiaramente la paura, lo sconforto, la disperazione, l'incredulità.
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Angolo dell'Autrice:
Salve :D scusate se ci ho messo tanto tempo per caricarlo ma la scuola da anche questo problema u.u Ma ditemi: allora, che ne pensate?
Sinceramente ormai non so bene cosa succederà al rapporto tra Gray e Juvia ma posso dirvi con certezza che Gray non smetterà di amarla nemmeno per un attimo :) dopotutto, come potrebbe non amarla più da un momento all'altro?
Passiamo al prossimo capitolo: Sting avrà una bella entrata in scena e finalmente ci sarà una cavolo di scena romantica tra Gajil e Levy *_*
Corri Natsu, va’ a salvare Lucy ^_^
Alla prossima :D

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Capitolo 27
*** Darkness ***


Darkness

(Autrice)

< < Mi dispiace Gray... > > -mormorò Juvia in lacrime, voltandosi verso il ragazzo.

Quest'ultimo, per alcuni momenti all'apparenza interminabili, la fissò. Il suo sguardo non racchiudeva in se né rimprovero né indignazione.
Era invece uno sguardo compassionevole e preoccupato.

< < Juvia... che stai facendo? > > -le domandò, abbassando un sopracciglio.

La ragazza trasalì, asciugandosi le lacrime e puntando la lancia verso di lui.

< < Gray, ti prego non rendere le cose più difficili. > >  -sibilò, facendo mezzo passo avanti.

Levy si rimise in piedi e tentò di avvicinarsi al ragazzo. Juvia cercò di colpirla con la propria arma.

< < Dove credi di andare tu -! > >

Fu fermata. Gray era riuscito a disarmarla lanciando un coltello con parecchia energia, tanto la l’impatto le fece scivolare l’arma dalle mani, che cadde alcuni metri lontano da lei.

< < Gray, togliti di mezzo. Non ostacolarmi! > > -urlò, con voce tremante.

< < Levy, va’ a cercare Lucy. > > -le ordinò, tutto d'un fiato.

< < Tks... d'accordo. E' tutta tua.. > > -sibilò, allontanandosi a falcate per quanto la sua ferita glielo permettesse.

< < Te lo chiedo di nuovo, Juvia: che stai facendo? > > -ripeté, col chiaro intento di farla ragionare.

La ragazza fece un passo indietro, abbassando la testa.

< < Tu… lo sapevi? > >

< < Che fossi una Strega? No. Non lo avrei mai sospettato e non penso nemmeno adesso che tu lo sia. > > -dichiarò, mostrandole un sorriso.

< < Ma come puoi dire una cosa... del genere?! > > -urlò, scandendo parola per parola, lanciandogli poi contro una sfera di luce.

Quest'ultimo con una capriola evitò il colpo, che esplose contro un armadietto causando una grande esplosione.
Il pavimento era cosparso di macerie, polvere e degli spruzzi d’acqua – provenienti da tubi rotti -fuoriuscivano dalle crepe dei muri ormai sul punto di crollare.
Juvia ansimò, in lacrime.

< < Come puoi dire questo?! Non vedi che cosa sono in realtà?! Non capisci che il mio compito è quello di ucciderti?! Perché non lo capisci!? > >

< < Da quanto sei una Strega? > > chiese Gray, mostrando un piccolo sorriso amorevole.

Juvia estrasse dalla mano stessa un' altra ascia.

< < Da sempre… che domanda ridicola… > >

< < Perché stai facendo tutto questo? > > -insistette, togliendosi la camicia com’era solito fare durante un combattimento.

< < Mi dispiace Gray ma non posso rispondere alle tue domande perché questa è la tua fine! > > -urlò, avanzando rapidamente verso il ragazzo.

Quest'ultimo slegò  dalla cintura una spada con la quale si limitò a parare i colpi che la ragazza lanciava disperatamente.

< < Che... ti succede... Juvia?! – provocò, parando contemporaneamente i colpi - Sono sicuro che sai combattere molto meglio. Perché ti trattieni? > >

Juvia sobbalzò, così che Gray con un colpo di spada poté far cadere dalle sue mani la lancia che scivolò nel pavimento accanto a lei. Gray gettò via anche la sua arma e con impeto le bloccò i polsi, uno verso l’alto e uno verso il basso.

< < L-Lasciami Gray! > >- ordinò, tentando di liberarsi.

Un altro tubo nel frattempo si ruppe, facendo fuoriuscire dell'acqua che bagnò tutto il pavimento del corridoio. La spinse contro un armadietto, bloccandole le braccia verso l'alto.

< < Per tutto questo tempo... Tu... Vorresti farmi credere che la nostra relazione ed il nostro amore siano stati solo una farsa? > > -gridò, stringendole ancora di più i polsi.

< < Io... > > -tentò di replicare.

Prima che potesse dire altro, Gray la baciò. I loro visi erano bagnati dalle lacrime della ragazza che ricambiò immediatamente il bacio così pieno di foga, di sentimento, di passione.

Quel bacio fu per Juvia come una pioggia inaspettata. Una pioggerella fresca e dissetante. Il pavimento era ormai bagnato, tanto che i due persero l'equilibrio e cadendo per terra finirono uno sopra l'altra, senza però staccare le loro labbra nemmeno un momento.

Juvia mise le mani tra i capelli di Gray mentre questo sollevò fino ai fianchi il vestito della ragazza ormai annerito e bagnato dall'acqua.
I loro respiri erano affannosi.

Quasi come se si fossero desiderati per troppo tempo e che stessero per soddisfare il loro bramoso desiderio  solo in quel preciso istante. Furono delle parole amare a permettere a Juvia di riprendersi.

Juvia… Ricorda la missione.

Quest’ultima con un calcio lo allontanò bruscamente, scaraventandolo contro le macerie degli armadietti.

< < Non puoi più toccarmi Gray... > > -sbottò, asciugandosi le lacrime e strisciando la mano chiusa a pugno contro le labbra.

Il suo interlocutore di alzò, togliendosi di dosso le piccole macerie.

< < Juvia, è inutile che provi a resistere. Io so che tu mi ami e mi hai sempre amato. Ma l'unica cosa che voglio capire è questa. Qual è il tuo vero obbiettivo? > >

< < Spiacente di non poterti rivelare altre informazioni... > > rispose freddamente.

< < Non puoi neanche rivelarmi il motivo per cui stai collaborando con il Governo? > >

La ragazza sussultò.

< < Lo sapevo. > > -sorrise, avvicinandosi.

< < Come hai fatto a scoprirlo? > > -chiese titubante.

< < Ho solo tirato ad indovinare ed ecco fuori la verità. > > - sorrise ammiccante.

Juvia strinse i pugni, per poi alzarsi da terra per mezzo della levitazione. Gray non rimase granché impressionato da quella sua abilità.

< < Per il momento vi lascio andare, Hunter. Ma un giorno avrò la mia vendetta... > > -informò, uscendo da una finestra dal vetro rotto.

< < Juvia! Aspetta! Devi ancora darmi delle spiegazioni! Ehi! > >

Gray urlò inutilmente. Juvia era scomparsa nel nulla.

< < Dannazione! > > urlò, sbattendo i pugni sul pavimento.
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(Lucy)

Era ormai da diverso tempo che stavo correndo. Quanto tempo era passato? Perché non avevo ancora incontrato nessuno? Né Levy, né Natsu, né Gray.

Anche continuando a correre avevo la sensazione che la fine di quel lungo corridoio non arrivasse mai. Possibile che fossi finita in una trappola e che stessi girando in tondo come in un labirinto?

A complicare le cose ulteriormente vi era anche il mio ginocchio sanguinante, nonostante – e con assoluto disgusto  - gli avessi legato intorno un pezzo di stoffa preso in prestito dal mio vestito ormai ridotto ad uno straccio.

Bisognava che la ferita smettesse di sanguinarmi, altrimenti sarebbe successo il peggio. Ricordavo ancora ciò che mi aveva detto Natsu tempo prima.

Gli EU e i demoni in generale avevano un ottimo fiuto, perciò era impensabile e stupido avventurarsi in un territorio che pullulava di creature demoniache con una ferita sanguinante.
Mi fermai, riprendendo fiato.

Esaminai la ferita togliendo il bendaggio. Stupida mossa. Un senso di nausea invase il mio stomaco e la stanza iniziò già a sembrarmi sotto sopra. Rimisi la benda nella ferita, con un movimento repentino.

Feci un respiro profondo. Non era certo il momento adatto per vomitare quello…  Ad un tratto, un brivido mi percorse lungo la schiena. Tempismo davvero fantastico.
Mi rimisi in piedi. Intorno a me persisteva una presenza malvagia.

Si trattava certamente di un EU, poiché l'energia che sprigionava superava di gran lunga quella di un comune vampiro o di uno di quei disgustosi demoni millepiedi. La situazione era grave. Non solo ero ferita e perdevo sangue ma non avevo nessuna arma da utilizzare.

Persino i miei pericolosi tacchi a spillo erano altrove… La paura si impossessò di me. Tentai di ordinare alle mie gambe di non tremare, ma niente.

L'aria era stranamente calma e sinistra, nonostante l’aria fosse intrise di quell’energia maligna così evidente e a tratti soffocante. Per un attimo, l'aura maligna cessò. L'attimo dopo, sprofondai letteralmente.

Il pavimento mi crollò da sotto i piedi. In quel momento ero al quarto piano perciò non sarebbe stato difficile atterrare con le abilità da Hunter. Ma più sprofondavo più mi accorgevo della totale mancanza di mobilità.

Provai a muovere le braccia. Le gambe. Il collo. Le dita dei piedi. Niente. Non riuscivo a bilanciare il peso dell’aria con il mio corpo.  Non riuscivo nemmeno a liberare la mente dalla paura di cadere.

Più sprofondavo nell’oscurità e più mi rendevo conto che sotto di me non vi era alcuna superficie pianeggiante. Né un soffitto o il pavimento del piano successivo. I miei piedi non toccavano terra.
Era come se stessi sprofondando nel vuoto.

La caduta sembrava non avere mai fine. Non riuscivo a parlare; muovendo le labbra, non veniva fuori nessun suono. D'un tratto la mia caduta si fece sempre più veloce. Sotto, accanto e sopra di me vi era soltanto l'oscurità più totale.
Persino il mio corpo sembrava tingersi di nero. Davanti a me si crearono delle strane immagini. Di nuovo un coniglietto di pezza bianco, sporco di sangue. E anche questa volta a tenerlo fra le mani era una donna con il viso oscurato.

Una donna con un camice bianco e capelli dorati legati in una coda di cavallo.  La donna mi indicava. Tentai di allungare il braccio ma il mio corpo sembrava pietrificato. Il panico mi aveva ormai fatta sua prigioniera.

Dov’ero? Perché non toccavo terra, o meglio, perché non sentivo dolore? Forse avevo già toccato terra. Forse stavo solo immaginando tutto. Ma allora perché non avevo sentito nessun dolore?

Ero per caso… morta? Feci un altro respiro profondo. Dovevo darmi una calmata. Io ero un Hunter. Non potevo arrendermi così.

Svegliati, svegliati! - mi ripetei.

Ad un tratto aprii gli occhi. Stavo precipitando nuovamente ma questa volta il panorama era decisamente diverso. Sopra di me vi erano il cielo e la luna, a destra un edificio e a sinistra un paesaggio alberato.

Sotto di me il terreno si faceva sempre più vicino. Non riuscii a muovermi. Ancora un piano… Chiusi gli occhi, in attesa del momento in cui il mio corpo avrebbe violentemente toccato terra.
Sentivo solo della braccia calde, una attorno alla mia schiena e un'altra attorno alle mie gambe.

Mi sentivo come in levitazione. Aprii gli occhi. Davanti a me vedevo in lontananza la palestra della scuola.

< < Ehi Lucy, stai bene? > > -domandò una voce allarmata.

Alzai lo sguardo; benché non riuscissi ancora a distinguere l'ombra lucente che stava a pochi centimetri dal mio viso, pensai di averla riconosciuta.

< < N-Natsu? > > -balbettai spaesata.

< < Ci sei andata vicina... > > -trattenne una risatina.

No, non era la voce di Natsu ma era molto simile. Finalmente riuscii a distinguere l'ombra dalla luce intorno. Capelli biondi.
Riuscii a mettere a fuoco l'immagine. Piercing all'orecchio. Finalmente lo riconobbi. Era Sting.

< < Sting? > > mormorai.

La voce stava lentamente tornandomi.

< < Ce la fai a stare in piedi? > > - mi chiese dolcemente.

Annuii pur non sapendo fino a che punto era vero. Mi aiutò a poggiare i piedi per terra. Fu un sollievo il riuscire a sentire l'erba sotto i miei piedi. Le gambe un po' mi tremolavano. La mia testa era confusa.

< < Ma dove siamo? Che è successo? > > chiesi, rimanendo appoggiato al braccio di Sting per non cadere.

< < Lucy, ascolta. Non devi pensare assolutamente cose strane, okay? > > chiese cauto, come se stesse per dirmi che nel momento in cui ero caduta e lui vi aveva presa al volo gli avevo rotto un braccio.

< < Sting, che succede? > > -chiesi allarmata.

< < T-Ti sei gettata dal terrazzo. > > -spiegò, scandendo ogni parola con estrema cautela come se stesse parlando con una ritardata.

Rimasi sbigottita.

< < Eh?! Cosa? I-Io mi sono buttata dal... - farfugliai indicando la terrazza - No non può essere! Io ero in corridoio e poi è crollato tutto e... > >

< < Si è trattata di un allucinazione. > > - fece, riprendendomi in braccio senza nessuno sforzo.

< < Ehi mettimi giù! So camminare!! > >- protestai imbarazzata tentando di oppormi.

Da non credere...

< < Non preoccuparti... Ti porto in uno spedale qui vicino. Ci metto cinque minuti... > >

Così dicendo si avviò verso il cancello della scuola. Era inutile combattere; non sarei stata di nessun aiuto in combattimento in quelle condizioni. Sting all'improvviso si fermò.

Mi voltai. Ad una decina di metri da noi c'era Natsu. Svelto si mise a correre verso di noi. Mi fece scendere e zoppicante mi diressi verso di lui. Mi abbracciò forte, quasi come se non volesse che scappassi via.

Le lacrime mi uscirono spontaneamente dal viso. Nel momento in cui ero precipitata, avevo sul serio creduto di non poter più riabbracciarlo. Era un sollievo vedere che stava bene.

< < Mi dispiace Lucy! Ho fatto più in fretta che ho potuto... > > -mormorò con la voce straziata dalla preoccupazione.

< < Non importa. L'importante è che tu sia salvo... > > -sorrisi mentre i nostri visi come calamite, si avvicinarono l'uno verso l'altro.

Sting si schiarì rumorosamente la voce e ovviamente – ormai c’ero abituata – fummo interrotti…
Natsu gli si avvicinò con aria minacciosa.

< < E tu che cavolo ci fai qui Sting?! > >

< < Ho fatto quello che tu non sei stato in grado di fare, fratellino. > > -sbottò avvicinandosi a Natsu.

Subito decisi di seguire l'istinto, mettendomi tra uno e l'altro, dividendoli.

< < Lui mi ha salvata, Natsu! > > -esclamai velocemente.

< < Dice sul serio? > > chiese, rivolgendosi a Sting.

< < Sì... Dovresti avere più cura della tua ragazza... – confermò, avvicinandosi poi al suo orecchio - Non vorrei che qualcuno te la portasse via... > > -sibilò, per poi allontanarsi.

Natsu si voltò velocemente verso di lui.

< < Ehi Sting! > > urlò avvicinandosi.

Quest’ultimo si voltò, ricevendo nello stesso momento un gancio destro dal fratello. Sting cadde per terra. Non potevo crederci.

< < Natsu! > > -esclamai, avvicinandomi a loro.

< < Questo è per tutto. - sbottò - E questo... è per aver salvato Lucy. > > -fece, aiutandolo a rimettersi in piedi.

< < Beh in fondo me lo merito... > > - trattenne una risatina.

< < Allora, mi dici che è successo? > > chiese Natsu.

< < Lucy, puoi mostrare la tua ferita al ginocchio? > > chiese Sting, indicando il punto in cui la mia gamba era fasciata.

Con riluttanza tolsi la benda, chiudendo gli occhi.

< < Ma... che diavolo?! > > - esclamò Natsu, chino sulle punte dei piedi.

Aprii gli occhi e allungando la gamba osservai il taglio che fino a un momento fa sanguinava. La ferita si era cicatrizzata ma la cicatrice era di uno strano colore argenteo.

< < Questa non è una normale ferita. Lucy, ti sei tagliata con un pezzo di vetro no? > > chiese Sting.

Ancora sorpresa e allarmata dalla strana reazione che quella ferita aveva avuto sulla mia pelle mi limitai ad annuire in modo molto stupido.

< < Sospetto che fossero vetri infettati, magari da un composto della sostanza che formerebbe il virus che voi Hunter chiamate HC3 ... > >

Natsu si voltò sospettoso verso di lui.

< < E tu come diavolo fai a sapere queste cose? > >

< < Gildarts me ne ha parlato. Lucy, credo che fosse un composto che crea allucinazioni.... Che cos'è successo esattamente dopo che ti sei tagliata? > >

< < H-Ho cominciato a correre, sperando di trovare Levi. Ma più correvo più il corridoio mi sembrava come un labirinto e all'improvviso il pavimento è crollato. Da lì in poi sono precipitata nel vuoto. E nel frattempo sentivo un'aura maligna... > >

Evitai di raccontare anche questa volta di raccontare altro.

< < Beh all'interno della scuola nessun piano è crollato. Certo sono crollati dei muri verso la zona C , ma l’edificio in se è ancora a posto. Molto probabilmente qualunque liquido o sostanza fosse entrata nel tuo corpo, ti ha manovrata fino a portarti sulla terrazza dove ti sei gettata. > >

Mi sembrava un racconto di fantascienza. Natsu abbassò lo sguardo, stringendo i pugni. Ero davvero una stupida. Avevo finito per farlo preoccupare e farlo sentire in colpa; tutto perché ero maledettamente imbranata.

< < Che rischi comporta la ferita? > > chiese Natsu, ancora a testa bassa.

< < Dovresti rimuovere la parte argentea, per fare posto alla cicatrice normale. Non dovrebbe essere difficile con delle pinze, quindi puoi farlo anche senza l’aiuto di Gildarts. Sempre che tu ne sia capace… > > fece, con un leggero velo di sfida.

< < Grazie per l’interessamento ma ce la faccio benissimo. > > -sbottò, prendendomi in braccio.

Arrossii.

< < M-Ma N-Natsu! … > >

< < E’ meglio se andate in infermeria qui a scuola. In ospedale farebbero troppe domande e non è sicuro… > > -suggerì, avviandosi verso la palestra.

< < Dove stai andando? > > chiese Natsu senza prestare attenzione alle mie proteste.

< < Vado a vedere com’è la situazione… > >

Sting svoltò l'angolo, mentre io e Natsu andammo in infermeria. 
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Angolo Autrice:
Salve a tutti ^^ eccomi qui con il nuovo capitolo :)
Spero che risulti lungo, dato che quello precedente era un po' corto u.u
Nel prossimo capitolo finalmente Levi e Gajil avranno la loro scena, così come Natsu e Lucy ci regaleranno un tenero momento :)
Sempre nel prossimo, finalmente scopriremo il passato di Erza che a quanto pare è legato a quello di Sting!
Povero Gray... mi dispiace per lui ... :'(
Vabbè a voi i commenti :D

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Capitolo 28
*** Bad Past ***


Bad Past

(Lucy)

Io e Natsu ci dirigemmo nell'infermeria del primo piano della scuola. O meglio, Natsu con me in braccio – pur contro la mia volontà – si diresse verso l'infermeria. Erano ormai le undici e mezza passate.

Mi poggiò delicatamente sul lettino dell’infermeria. La stanza era buia, perciò Natsu provò ad accendere la luce ma a anche la corrente era saltata. Il ginocchio ormai non mi faceva più male, ma sentivo la gamba pensate come se stesse diventando di piombo.

Rovistando tra gli armadietti trovò una candela e con un fiammifero l'accese. Mi sedetti con le gambe penzolanti dal bordo.

< < Allora, vediamo... > > -fece, esaminando la mia ferita e prendendo le pinzette.

Avvicinò la luce della candela al mio ginocchio.

< < C-Che intendi fare? > > -chiesi, terrorizzata all’idea che Natsu si improvvisasse medico.

< < Tranquilla, devo soltanto rimuovere questo strato argenteo. Per fortuna non è entrato definitivamente a contatto con la pelle quindi ci vorranno solo alcuni minuti. > >

Avvicinò le pinze finissime alla mia ferita. Chiusi gli occhi, intimorita. Dopo qualche secondo li riaprii, con grande stupore.  Sentivo solo un leggero bruciore ma niente di insopportabile.

< < Natsu, come mia sei così abile? E’ mai possibile che non ci sia nemmeno una cosa che non sai fare? > > - trattenni una risatina.

Lui tuttavia non rise affatto.

< < Mi dispiace... > > -mormorò, prendendo ago e filo.

< < Per cosa? > > -domandai, anche se già sapevo la risposta.

Natsu era fin troppo bravo a colpevolizzare se stesso.

< < Per averti lasciata sola. Se non fosse arrivato Sting, a quest'ora tu… > >

< < Non dire sciocchezze!  > > -esclamai, interrompendolo.  

Guardandomi circospetto, si alzò in piedi fino all'altezza del mio viso.

< <  Non è successo niente. Io sto bene, tu stai bene e staranno bene anche tutti gli altri! > >

< < Ma non capisci che potevi farti male sul serio questa volta? E se Sting non ci fosse stato? > > -ipotizzò, tentando di farmi comprendere il suo punto di vista.

< < Ho la pellaccia dura, io! > > -sorrisi.

Non intendevo demordere. Natsu non aveva colpe. L'unica responsabile ero io che a causa di quei maledetti tacchi ero caduta come un'impedita.

< < Lucy, forse... Sarebbe il caso che tu abbandonassi il ruolo di Hunter... > > - mormorò, rimettendosi a cucire la ferita.

Sobbalzai.  Natsu, il ragazzo che mi aveva fatto all'inizio pressioni sul diventare Hunter adesso voleva che mi dimettessi dal mio compito? Forse avevo sbattuto anche la testa, per cui stavo ancora sognando.

< < Stai scherzando vero? > > -chiesi, sarcastica.

< < No, non sto affatto scherzando! Questa lotta è diventata troppo pericolosa per te! Io non voglio perderti è chiaro? > > -sbottò, avvicinandosi ancora di più.

Probabilmente sperava che i suoi occhi ipnotici avrebbero funzionato anche stavolta, ma si sbagliava di grosso.

< < Questo è fuori discussione. Ho fatto una promessa… Non posso fuggire dalle mie responsabilità solo per un piccolo rischio che ho corso stasera... > >

Mi guardò come se stessi delirando.

< < Ma dico, ti senti quando parli?! Un piccolo rischio? Se non ci fosse stato quell'idiota di mio fratello tu saresti morta! Anche con tutte le capacità extra-sensoriali del mondo, noi Hunter restiamo dei semplici esseri umani. E la cosa assurda è che non sei arrabbiata con me! > >

< < Ma quanto sei testardo! Ho detto che non è successo niente! Stiamo bene entrambi  e proprio per questo non ha senso pensarci ancora. Dimentichiamo tutto. > >

< < Però quello che poteva succedere... > >

< < Ma non è successo! > > -lo interruppi.

< < E se dovesse di nuovo succedere- > >

< < Non succederà più! > > - insistetti, interrompendolo di nuovo.

Infine sospirò, rassegnato.

< < Sei proprio una testarda sai ? > > -sbottò sfinito. Sorrisi.

< < Devo combattere con un testone come te no? > >

Natsu sospirò ancora una volta, tagliando il filo e sedendosi accanto a me.

< < Sei rumorosa per essere una che stava per precipitare dal settimo piano di una scuola... > > -sussurrò, poggiando le sue labbra sul mio collo.

< < Sai, non so tenere la bocca chiusa... > > - mormorai, cercando le sue labbra ed incastrandole poi alle sue.

Entrambi sorridemmo. Era così bello passare quei momenti con lui. Ormai non provavo più imbarazzo. Era diventata la cosa più naturale del mondo. Quei sorrisi, quei baci, quelle carezze. Il mondo aveva finalmente un senso.

< < Allora, Natsu – esordì staccandomi dalle sue labbra, mentre Natsu mi guardava divertito - posso quindi definirmi la tua ragazza? > > - chiesi, cercando di sembrare sexy mordicchiandomi le labbra.

Natsu invece scoppiò a ridere... Ovviamente.

< < Dai sono seria! > > -esclamai, strattonandolo leggermente per la sciarpa bianca.

Si alzò e cingendomi mi avvicinò a sé.

< < Credevo che già lo fosse da un pezzo, signorina rompi scatole. > > -ridacchiò, mostrando un sorriso sghembo.

Ricominciò a baciarmi, questa volta con più passione. Quel momento sarebbe finito nel giro di una decina di minuti, magari a causa di un nuovo demone. Questo lo sapevo. Però non mi importava. Volevo godermi almeno per un po' quel piccolo momento di apparente pace.
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(Levi)

Ormai ero sfinita. Era dura ammetterlo, ma quella ferita che Juvia mi aveva inferto alla spalla, non era una cosa da niente. La ferita sanguinava ancora, per quanto avessi cercato di fasciarla con dei pezzi di stoffa del mio prezioso vestito...
Il mio vestito per il quale avevo speso non pochi Jewals, era stato ridotto ad uno straccio da quella patetica codarda.

Avrei dovuto come minimo romperle l'osso del collo...

No, lei è la ragazza che Gray ama. Non avrei mai potuto...

Rimasi seduta sul pavimento contro l'armadietto per alcuni minuti, mentre nella mia mente si affollavano idee contrastanti. Sì, la mia parte malvagia, il demone che dimorava dentro di me, non era ancora morto. L'allentamento all'interno dell'Associazione era servito solamente a controllarlo ma non a demolirlo.

< < Chissà quand'è che è cominciata questa storia... Ehi Levy, da quant'è che sei dentro di me? > >

Scava nei tuoi ricordi d'infanzia. Potresti trovare la soluzione...

Già i miei ricordi d'infanzia. C'era pochissimo che volevo ricordare. Non volevo ricordare specialmente l'amore che per un certo periodo i miei genitori avevano dimostrato nei miei confronti. Perché quei ricordi alimentavano soltanto il senso d'abbandono.

< < Chissà, forse sono davvero pazza. E' per questo che Gajil mi ha lasciata? No, lui mi ha lasciata per quello che ho fatto. O almeno per quello che credo di aver fatto... Ehi Levy, hai davvero ucciso tu quella ragazza? > >

Perché la cosa ti disturba? Non era forse una tua nemica? Non era forse la persona di cui volevi liberarti? Ammettilo Levy, tu sei cattiva quanto me.

< < No, io non sono come te. Io non avrei mai voluto uccidere nessuno. Perfino ora, non mi piace uccidere i demoni. Ho paura... è per questo che sei tu ad ucciderli, giusto Levy? > >

Giusto. Anche perché, io adoro uccidere e vedere la disperazione negli altri. Però, odio quando cerchi di ricacciarmi via.

< < E' naturale. Non posso permetterti di fare del male anche ai miei amici... > >

Ma tu sai, che forse un giorno, non potrai più tenermi a bada no?
E a quel punto sarai costretta a sottometterti a me, per poi venire uccisa dai tuoi stessi compagni, per preservare la salvezza di tutti.
E' un triste destino...


< < Lo so, ma non c'è altra soluzione... e poi a me basta sapere che i miei amici e Gajil stiano bene. Il resto non conta > >

Sentii dei passi provenienti dal corridoio in fondo. Mi voltai. Una figura avanzava velocemente verso di me. Era Gajil. Che strano, aveva il fiatone...
Ma perché non riuscivo a guardarlo bene in volto?  L'immagine era sfocata. A poco a poco, l'immagine di Gajil che si chinava verso di me veniva scomposta in tanti piccoli frammenti, che diventavano sempre più scuri.
Ormai non riuscivo a tenere gli occhi aperti, anche perché non riuscivo a vedere niente.  Ero per caso morta? No, sentivo ancora del calore intorno al mio corpo. Finalmente riuscii ad aprire gli occhi.

Mi ritrovavi distesa su una panchina, all'esterno della scuola.  Avevo addosso un giubbotto di pelle nero. Aveva il suo stesso odore... perciò lo strinsi forte a me.
Sentii un bruciore nel fare quel movimento. Mi alzai lentamente dalla panchina e notai di avere intorno alla spalla una fasciatura legata intorno ad una strana foglia... odorava di menta, ma anche di tabacco... era forse un'erba medicinale?
Gajil si avvicinò velocemente verso di me. Prima che potessi dire una parola, mi abbracciò.

< < G-Gajil... > > -mormorai ,imbarazzata quanto sorpresa.

< < Sono solo un bastardo. Dillo Levy, ti prego... > >

La voce di Gajil aveva qualcosa di strano.  Era quasi rotta, sembrava sul punto di crollare.

< < Ma Gajil, che ti prende e... che fai qui? > >

In teoria secondo le parole di Juvia, Gajil sarebbe dovuto essere al ballo, ma in quel momento immaginai che fosse stato solo un piano per farmi allontanare dagli altri... Dopotutto, perché Gajil sarebbe dovuto venire ad un ballo scolastico?

< < Mi dispiace di averti lasciata da sola, Levy. Credevo che fosse per il tuo bene, e invece ho solo contribuito alla tua distruzione. Mi dispiace tanto! > >

Lo allontanai, tenendo il suo volto nelle mani.

< < Gajil, che ci fai qui? > > chiesi, mostrando un sorriso.

Mi prese le mani, stringendole.

< < Io... domani devo tornare nell'esercito ma non potevo andarmene senza nemmeno salutarti, di nuovo. Così ho chiesto a Gildarts dove fossi e mi ha informato del ballo. Quando sono arrivato ho avvertito delle forti aure negative. Ho girato per i corridoi finché non ti ho trovata, in quello stato. Levy, chi ti ha fatto del male? > >chiese scuotendomi.

Con calma gli raccontai la verità su Juvia.  Gajil all'inizio era furioso, ma in quel momento era preoccupato più per me, che per altro.

< < Gajil, devo chiedertelo sinceramente: tu, hai smesso di amarmi? > > domandai, preoccupata della risposta.

Non rispose. Ma avvicinò il mio viso al suo e mi baciò. Sorpresa quanto felice, ricambiai il bacio. Mi uscirono delle calde lacrime che bagnarono i nostri visi. Avevo atteso quel bacio, quel momento così perfetto per un periodo così lungo che mi era sembrato un'eternità.

La sue labbra così morbide, il suo profumo così forte e la sua voce così profonda erano da sempre stati fatti per riportarmi in vita.
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(Autrice)

Erza era appena uscita dalla palestra della scuola.
Sembrava che non ci fossero problemi all'interno, nonostante fino a pochi minuti prima si percepisse chiaramente l'aura non poco malvagia dei demoni e degli EU, compresa l'aura di Juvia.

La serata stava per concludersi, tuttavia gli studenti avrebbero avuto una brutta sorpresa uscendo dalla palestra. Di fatti il quarto piano della Zona C dell'Edificio Scolastico, essendo il luogo del combattimento tra Juvia e Levi e successivamente tra Juvia e Gray, era ridotto ad un mucchio di macerie.

Camminava velocemente verso il cancello, per fare un ultima ispezione all'esterno. Si fermò di colpo. Davanti a lei c'era Sting. I due si fissarono per un momento interminabile.

< < Anche tu qui, Erza? > > chiese Sting, avvicinandosi.

Erza tirò fuori immediatamente la pistola, tanto che Sting si fermò.

< < Solo perché ho fatto finta di non conoscerti quella volta al Luna Park, non significa che siamo amici, Sting. Spero che tu te la sia passata bene in questi anni. > > -sibilò la rossa, assumendo un’aria minacciosa, avvicinandosi.

< < Erza, so che quello che ho fatto è stato imperdonabile ma io... > >

< < Non provare a giustificarti altrimenti giuro che ti sparo in fronte. > >- replicò, dandogli le spalle per tentare di andarsene.

< < Erza, aspetta. > > - fece, fermandola per il polso.

< < Che cosa vuoi da me Sting? > > - ringhiò, schiaffeggiandogli la mano.

< < ... Come hai fatto a scappare? > > - mormorò, abbassando lo sguardo.

< < Proprio come hai fatto tu. Ho raggirato delle persone. Peccato che tu abbia tradito i tuoi stessi amici, mentre io mi sono limitata a scatenare una piccola ribellione. > >

< < E lui... come- > >

Sting fu interrotto dalla pistola che Erza poggiò nella sua gola.

< < Non pronunciare nemmeno il suo nome. E' chiaro?! E non credere che mi sia bevuta la storia della tua alleanza con noi Hunter... D’ora in poi, ti terrò d'occhio molto da vicino. > >

< < Te l'ho già detto. Io non sto ancora dalla parte di nessuno, ma se quello che sospettate è vero, allora vi servirà un aiuto all'interno del Governo, altrimenti non avrete nessuna possibilità! > >

< < Non voglio più sentire le tue idiozie. Sta lontano da me e soprattutto da Lucy. Non pensare nemmeno un momento di stare a contatto con lei, perché giuro che ti ammazzo se combini qualche casino! > >

< < Io non ho mai pensato di farle del male! > > ribatté.

< < E allora stalle semplicemente alla larga. Non ho organizzato un piccolo attacco terroristico per scappare da quel buco di Inferno dove tu ci hai abbandonato, solo per vederti fare il bello e il cattivo tempo con una mia compagna di squadra. Te l'ho già detto. Ti tengo d'occhio. > > -sibilò infine allontanandosi, mentre nella mente di Sting si accendevano ricordi dolorosi.
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Angolo Autrice:
Salveee :)
yee ho caricato il capitolo in poco tempo **
Allora, che ne pensate? Vi è venuta un po' di curiosità? ;D
Spero di si :D
Non posso darvi anticipazioni sul prossimo capitolo (visto che non so ancora quale evento mettere prima e quale dopo xD ) ma di sicuro ci saranno dei chiarimenti sul passato di Erza e Sting :)
Alla prossimaaa!

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Capitolo 29
*** Operazione Paradiso ***


Operazione Paradiso

(Erza)

Quel maledetto... davvero si aspettava che io credessi ad una sola parola?Lui era l'ultima persona di cui mi sarei mai fidata.
Sì, nonostante quell'ultima persona per un tempo fosse stata anche mio amico. Ma quello che aveva fatto quel giorno, fu imperdonabile.

Era ancora imperdonabile.Come aveva osato presentarsi davanti ai miei occhi, quel giorno al Luna Park, come se niente fosse?
Non aveva avuto neanche un minimo di decenza?E Natsu? Sapeva fino a che punto suo fratello fosse un viscido traditore? Beh non spettava a me dirglielo. Se ne sarebbe accorto da solo, come tutti noi.


Flashback 

Fin da quando ne ho memoria, ho sempre vissuto in quel luogo orribile.Fin da quando ne ho memoria, ho sempre lavorato in quella galleria insieme a vecchi, uomini, donne e bambini come lo ero io allora.
Ci trovavamo in Medio Oriente.Non ricordo come ci finii, ma ricordo fin troppo bene le orribile cose che succedevano in quel luogo. Tutti noi, venivamo sfruttati e trattati da schifo da un grande gruppo di persone armate, capitanate da dei ricchi signori.

Ma al vertice ancora di tutto questo, si trovava un certo Jose Porla, un pezzo grosso del Governo, ma che sparii dalla circolazione anni fa.
Ci trovavamo in quel luogo, anzi in quell'inferno terreno, solo per un unico motivo: attivare il Piano o Condanna Paradiso -così chiamato da noi schiavi ingiustamente spronati con metodi disumani.Eravamo in un'immensa Isola in mezzo al mare.

Così immensa, eppure così schiacciante e opprimente.Veniva chiamata Isola Garuna. Nessuno veniva in quel luogo a causa delle dicerie su una sorta di maledizione che si erano diffuse in giro.
Certo, un luogo perfetto per trafficare chissà che cosa illegalmente.Il nostro dovere era quello di trovare dei particolari materiali incastonati nella profondità delle rocce di caverne e gallerie sotterranee, scavate da noi ovviamente.

Il materiale veniva chiamato Pietra di Fuoco, per il colore molto simile a quello del rubino.Chi di noi trovava una Pietra di Fuoco, doveva immediatamente consegnarla alle guardie o ad un Generale.
Non sapevo il perché di tutto ciò, ma comunque, non aveva il diritto di saperlo.A noi bambini spettava il compito di infilarci anche in spazi angusti, nei quali un uomo non sarebbe potuto passare.
Lavoravamo notte e giorno.Senza mai un momento per riposare, per nutrirci, per sorridere. I segni della nostra prigionia erano sottolineati da molte cose.

Forse, dalle luride divise bianche che ci davano;o forse dai segni di frusta sulle nostre schiene; o forse dal fatto che almeno ogni giorno, moriva qualcuno.
Forse erano degli speciali bracciali con dei sensori, - che più che tali sembravano manette - a renderci ancora di più schiavi di quegli uomini malvagi e privi di umanità.Ogni giorno era una tragedia.
Chi protestava o si lamentava, veniva frustato o preso a botte.Chi tentava di scappare, era fortunato a rimanere in vita. Nessuno era mai riuscito a scappare dall' Isola Garuna. Io, così come molti bambini non avevo i genitori.

Non li avevo mai conosciuti.Noi bambini stringevamo forti amicizie, unico metodo per cercare di non pensare all'inevitabile destino che ci attendeva.
Difatti alcune persone, venivano poi portate alla tenda del comandante Porla. Di quelle persone, non si sarebbe saputo più nulla.Ora immagino che fossero dei sacrifici umani...

Perciò, quelle persone che come me non avevano scelta, erano diventate la mia unica famiglia.Tra tutti i bambini con cui avevo stretto una solida amicizia, c'era Gerard, un bambino con uno strano tatuaggio sull'occhio destro.
Gerard era diverso da tutti gli altri bambini;aveva una grande forza d'animo, era gentile e premuroso nei miei confronti. Ma la cosa che lo contraddistingueva dagli altri, era la sua immensa speranza.

Continuava a ripetermi che un giorno saremmo riusciti a liberarci, che saremmo scappati da quel luogo infernale, che saremmo stati tutti quanti felici... Io lo ammiravo davvero tanto.
Ben presto, quell'ammirazione si era trasformato in amore.Certo, un tipo di amore che poteva provare una ragazzina di nove anni, ma comunque qualcosa di vero e sincero.

< < Sai Erza, io se in questo momento dovessi rinascere, chiederei di rinascere sotto forma di un gabbiano! > > -esordì un giorno Gerard, mentre scavavamo in un tunnel.

< < Perché proprio un gabbiano? > >

< < Perché i gabbiani possono volare! E possono essere liberi! Perciò, se ci crediamo fermamente, anche noi un giorno riusciremo a volare! > >

< < Tu... credi davvero che sia possibile esseri liberi, eh Gerard? > >- chiesi sorridendo.

Ero scettica riguardo a quella remota possibilità, tuttavia, sono sicura che l'espressione di Gerard in quel momento sarebbe riuscita a tirare su il morale a chiunque.Era un'espressione che dava speranza, e calore.

< < Si! Un giorno saremmo liberi Erza... te lo prometto! > >
 
Dopo qualche tempo, arrivò sull'Isola un nuovo bambino.Il suo nome era Sting. Aveva uno o due anni più di me. Non sembrava appartenere a quel luogo.
Ovviamente nessuno di noi ne apparteneva, ma Sting non era il classico bambino senza famiglia e senza passato che veniva catturato dagli schiavisti:era colto, intelligente e ben istruito.

Diceva di essere capitato in quel luogo per puro caso: era infatti stato rapito da degli uomini locali, tuttavia era riuscito a scappare, fin quando non aveva conosciuto degli apparenti turisti, che erano in realtà soltanto degli schiavisti in borghese. Così fu catturato e spedito nell'Isola Garuna.

Noi tutti, io, Gerard, Sting, Miriana, Simon e altri bambini, avevamo da un bel po' di tempo pianificato una fuga.Nessuno era mia riuscito a scappare ma, che senso aveva continuare a vivere, senza nemmeno aver tentato la salvezza?
Così una notte, noi bambini andammo di nascosto alla spiaggia, nella baita a nord, un po' più nascosta delle altre.Nascosto dietro ad una grande roccia, si trovava un motoscafo. Avevamo intenzione di fuggire quella notte stessa. Ma qualcosa andò storto.

< < Forza ragazzi, portate le ultime provviste! > > -incalzò Gerard a bassa voce a Miriana e Wally che si avvicinavano velocemente con delle ceste in mano.

Io e Sting ci trovavamo già sulla barca, per assicurarci che tutte le modalità funzionassero.All'improvviso, sentimmo un rumore sospetto. Sting rimase sulla barca, mentre io scesi, affiancando Gerard. Dall'erba alta uscirono due guardia con delle baionette puntate su di noi.

< < Piccoli mocciosi bastardi. Volevate scappare eh?! > > - tuonò una della guardie, che tentò di colpirmi con il manico del fucile.

Gerard saltò addosso alla guardia, buttandola per terra.Purtroppo la controffensiva durò poco. Miriana e Wally furono stesi per terra a causa di dei colpi ricevuti sullo stomaco. Gerard e Simon decisero di combattere, mentre io me ne stai immobile, pietrificata, impaurita.
Così sotto i miei occhi successe: mentre Gerard tentava di liberarsi, Simon cadde a terra, privo di vita a causa di un colpo di pistola.La cosa più terribile, fu il rumore che si sentì dopo: il suono del motoscafo, dietro di me.

< < Forza sali! > > urlò Sting, afferrandomi per la mano.

I miei occhi si erano riempiti di lacrime e di incertezze.Come avrei potuto abbandonare i miei amici?

< < Non possiamo lasciarli qui! Sting, lasciami!! Dobbiamo aiutarli! > > -urlai disperata, fuggendo alla stretta presa della sua mano.

Ma Sting non mi aiutò.Dietro di me, sentii il rumore del motoscafo che si andava allontanando. Le due guardie lasciarono Gerard, per cercare di recuperare il motoscafo, senza successo. Svelta mi avvinai a Gerard.

< < Gerard! Ehi, stai bene? Mi dispiace! Io... > >

Ormai non riuscivo più a parlare. Le lacrime non mi permettevano di emettere più alcun fiato.L'unica cosa che potevo fare era sbattere i pugni nella sabbia, urlando dalla disperazione.

< < Scappa Erza. Ribellati. > > -incitò, mettendomi una mano sulla spalla.

Alzai lo sguardo:

< < No, no! Non possiamo scappare! E' tutto inutile! Siamo destinati a rimanere qui! Io...io-! > >

< < Erza, ricorda: la libertà è dentro il tuo cuore.Non farti dare ordini dagli altri per tutta la tua vita, Erza. Ragiona con la tua testa e con il tuo cuore! Dobbiamo combattere! > >- mormorò Gerard, per poi essere nuovamente catturato dalle guardie che lo trascinarono nel folto della foresta.

Io rimasi ancora una volta, lì immobile.Le gambe mi tremavano, tanto che non riuscivo più a stare in piedi. Dietro di me, c'erano stesi per terra Sho, Wally e Miriana svenuti.
Mentre Simon, purtroppo per quante volte lo avessi strattonato, non si rialzò.Mi lasciai andare ad un pianto disperato. Ogni piccola speranza nella mia mente, era stata disintegrata.
Da quel giorno, non rividi più Gerard.I giorni seguenti, non riuscivo più a trovare il senso della mia vita; Sting ci aveva abbandonati, era scappato da solo, lasciandoci al nostro destino.

Io mi fidavo di lui. Era diventato anche uno dei miei migliori amici...I giorni passavano e di Gerard nessuna traccia. Perché io non ero stata punita?
Avevo tante responsabilità quanto Gerard, eppure, perché non venivano a prendere anche me?L'unica cosa che desideravo in quei mesi era di ricongiungermi a Gerard, da morta o da viva, non avrebbe fatto differenza...
 
Un giorno, successe ciò che sarebbe dovuto succedere inevitabilmente.Mi trovavo all'esterno di un tunnel sotterraneo, insieme a diverse persone, tra cui uno degli anziani, Nonno Rob, così lo chiamavo.
Nonno Rob cadde per terra, facendo cadere diverse pietre preziose che avevamo trovato all'interno.Prima che potesse rialzarsi, una guardia gli diede una frustata sulla schiena.

< < Forza alzati! Muoviti vecchio! > > urlò la guardia, dandogli un calcio.

Quest'ultimo tentò di rialzarsi, invano.La guardia a quel punto gli diede un'altra frustata, ignorando le preghiere del Nonno Rob.

< < Pietà-! > >

< < Muoviti ho detto!! > >

Fu una scena terribile.Nessuno osò emettere fiato. Tutti noi stavamo con gli occhi abbassati. Alcuni bambini, tra cui il mio amico Sho tentavano di non piangere.
Le urla del Nonno arrivavano dritte al mio cervello e al mio cuore, che sembravano essere sul punto di scoppiare.Più gridava, più le lacrime venivano fuori dai miei occhi.
Fu in quel momento che mi ricordai di una frase che avevo sentito ormai un anno prima:

< < Dobbiamo combattere! > >

Fu allora che scoppiai in un grido disperato.Tutti si girarono verso di me. In un attimo lanciai una grande pietra contro la testa della guardia, che cadde per terra, ai piedi del Nonno Rob. La mia espressione descriveva tutti i sentimenti che avevo finalmente tirato fuori: rabbia, disperazione, paura, tristezza, ma soprattutto voglia di cambiare le cose, voglia di libertà.

< < Prendete le armi! Se scappiamo o non ci ribelliamo non saremo mai liberi!! Dobbiamo combattere! Dobbiamo mettere da parte le nostre paure!Viva la libertà! > > - urlai, alzando al cielo la baionetta della guardia svenuta.

Mentre parlavo, vedevo la speranza riaccendersi negli occhi di tutti.Furono inizialmente solo i bambini a seguirmi, ma ben presto si convinsero anche gli adulti.

< < Viva la libertà! > > - ripetevamo tutti, alzando al cielo i bastoni di legno.
 
Furono giorni di ribellione ma anche di spargimenti di sangue.Arrivai persino ad uccidere io stessa, ma non c'era altro da fare. Fortunatamente, il comandante Jose insieme alla sua truppa erano assenti in quei giorni, per cui non fu molto difficile organizzare imboscate ai danni dei soldati.

Nel giro di tre giorni riuscimmo a liberarci dalla schiavitù, a catturare i soldati e a preparare una nave.Finalmente potevamo dire addio a quell'Inferno terreno ma, di Gerard ancora nessuna traccia. Anche interrogando i soldati, non avevo ottenuto niente.
Dopo tre giorni ci imbarcammo in una nave che ci avrebbe probabilmente portato a Est.Fu dopo due giorni che avvenne la disgrazia: mi trovavo all'interno della stiva, per recuperare delle medicine da dare ad un malato a bordo.

All'interno della stiva ci fu un piccolo scoppio, ma sufficiente per distruggere una parete. Caddi in mare. Fortunatamente tutti si accorsero della mia caduta, ma prima che potessero mandare qualcuno su una scialuppa, l'intera nave saltò in aria in uno scoppio di proporzioni gigantesche.
Il cielo si tinse di grigio piombo, mentre i miei occhi si spalancarono, mentre tentavo di non piangere anche stavolta, inutilmente.Non potei fare anche quella volta assolutamente niente.

L'intera nave o quello che ne era rimasto andò in fiamme.Nessuno si salvò, a parte me. Tutti i miei amici, le persone a cui volevo bene erano morti. Non potei fare altro che lasciarmi andare alla disperazione, attaccandomi ad un rettile galleggiante.
La sera seguente, mi risvegliai in una spiaggia. Accanto a me, sedeva comodamente su un tronco un uomo di mezza età, di piccola statura, capelli bianchi e baffi.Si chiamava Makarov, ed era un Hunter.

Mi offrii aiuto, che accettai freddamente.Mi disse anche che molto probabilmente, la nave era saltata in aria a causa di una bomba, piazzata dai soldati. Ormai, avevo perso tutta la gioia di vivere di cui ero provvista anche all'interno dell'Isola Garuna.
Tuttavia, soltanto una cosa mi dava la forza di andare avanti: la vendetta.Ben presto accettai la sua offerta: Diventare un Hunter, così da poter proteggere le persone. Dei demoni non mi importava granché, ma avevo un conto in sospeso con Jose Porla, che successivamente sparì dalla circolazione.

Grazie al duro addestramento sottopostomi da Makarov, diventai una valida combattente, tanto che a dodici anni entrai nella squadra Fairy Tail, a cui si erano già aggiunti Natsu e Gajil, e successivamente Levi, Gray e infine Lucy.
Non sapevo se Gerard fosse vivo o meno, ma dovevo vendicarlo a qualunque costo.
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Angolo Autrice:
Salveee :)
Finalmente ecco spiegato il passato di Erza e Sting ;D cioè quello di Sting solo in parte, ma ci arriveremo u.u
Per il prossimo capitolo posso dirvi che cominceranno seriamente i guai per i nostri Hunter...
Qui Jude ci cova comunque u.u''
Vabbè attendo con ansia i vostri commenti ^^
alla prossimaaa

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Capitolo 30
*** Ricercati ***


Ricercati

(Lucy) Flash-Foward

Le parole di Gildarts sembravano confuse. Stava scherzando, vero? Perfino Erza assunse un'espressione sconvolta, mentre Natsu tentava di trattenere la rabbia. Diceva sul serio?
Dovevamo davvero lasciare lo Stato?

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(Mezzanotte)

(Lucy)

< < Sarà meglio andare... > > -presi parola, staccandomi dalle labbra di Natsu che sembravano ancora una volta maledettamente magnetiche.

Sospirò sconsolato, dandomi poi un bacio sulla guancia.

< < D'accordo... > > -acconsentì, prendendomi per mano.

Mano nella mano, ci dirigemmo verso l'esterno della scuola. La gamba non mi faceva più tanto male; la sensazione di pesantezza era finita nel momento stesso in cui Natsu aveva tolto l'ambiguo strato argenteo che si era formato sul mio ginocchio.

Ci muovemmo verso il cancello. Dovevamo sbrigarci, poiché il ballo sarebbe finito nel giro di pochi minuti con la proclamazione del Re e della Reginetta. Con la schiena appoggiata contro il cancello e lo sguardo basso e pensieroso, vidi Gray.

< < Ehi Gray! Cavolo ti ho cercato dappertutto! Ma dov'eri finito?! > > esclamò Natsu.

Gray non disse nulla. Entrambi notammo subito che qualcosa non andava.

< < Lucy! > > -mi chiamò una voce femminile in lontananza.

Voltandomi incontrai la figura di Levi che appoggiata a Gajil, ci veniva incontro. Il suo bel vestito era ridotto ad uno straccio - come lo era il mio del resto - mentre sulla spalla aveva una fasciatura macchiata di sangue.

< < Levy! Ti ho cercata per più di un’ora! Dov'eri finita? > > -domandai, allarmata.

Non rispose; bensì abbassò lo sguardo e si avvicinò a Gray.

< < Gray… io... > >

< < Sta tranquilla Levy. Tu non hai colpe per quello che è successo. > > - la rassicurò, abbozzando un sorriso triste.
Cos'era successo?

< < Insomma, volete spiegarmi che accidenti sta succedendo? > > -borbottò Natsu, spazientito.

< < Ve lo spiegherò in maniera sbrigativa. > > -si intromise Erza, comparendo quasi dal nulla - tanto che sobbalzai - .

< < E-Erza?! > > - balbettai sorpresa.

< < La Strega con cui si è scontrata Levi quella volta al Luna Park è Juvia > >- rivelò, assumendo un'espressione impassibile.

Trasalii. Forse avevo veramente battuto la testa. Juvia, la Strega? La stessa Juvia energica, bella e a volte sfacciata nonché fidanzata di Gray?

< < Cosa?! > > - esclamò Natsu perplesso, voltandosi poi verso Gray che confermò con una mossa del capo.
Ancora non riuscivo a crederci.Come poteva Juvia essere una nostra nemica? Non aveva senso. Non poteva essere vero.

< < Erza, ma di cosa stai parlando? P-Perché Juvia avrebbe- > >

< < I motivi sono tutt'ora ignoti. - mi interruppe - Ma sappiamo che lavora per il Governo e sappiamo che non si fermerà davanti a nessuno. > >

< < Ma cosa vuole di preciso? > > - domandò Natsu.

< < Vuole vendicarsi sull'Associazione Hunter. Non so il motivo preciso, ma credo che abbia a che fare con i suoi genitori… > > - spiegò Levi.

Dovemmo successivamente allontanarci, visto che i primi studenti stavano cominciando ad uscire dalla palestra e con i nostri vestiti sporchi e ridotti ad uno straccio avremmo di sicuro destato sospetti. Nonostante il corridoio distrutto nel luogo del combattimento avrebbe di sicuro causato non pochi problemi, i miei pensieri erano rivolti solamente a Juvia e a Gray.

Juvia avrebbe davvero finto per tutto quel tempo di essere innamorata di Gray? Avrebbe davvero finto per tutto quel tempo di esserci amica? Qualcosa non tornava.  Perché aveva atteso fino a quella sera per mettere in atto il suo piano?

Natsu mi riaccompagnò a casa. Ero distrutta e stanchissima. Accesi la luce dell'appartamento, dopodiché cominciai a togliermi quel che era rimasto ormai del bel vestito bianco...

Mettendomi il pigiama - pantalone e maglia a manica corte -  mi preparai per andare a letto.  Il campanello suonò all'improvviso. Andai ad aprire la porta. Subito tentai di richiuderla, ma mise un piede per fermarla.

< < Buonasera Lucy! > > -mi salutò mio padre, in perfetti abiti da almeno 10.000 Jewals.

Alzai un sopracciglio con aria di sufficienza, non rispondendo minimamente al saluto. Questa era bella... Non solo avevo avuto una giornata a dir poco stressante ma mi toccava pure preparare il mio repertorio di insulti per il viscido che si presentava davanti a me.

< < Non dovevi partire oggi? > > -indagai fredda, quasi a sottolineare il fatto che , non vedevo l'ora che se ne andasse.

Il suo sorriso ovviamente si spense, lasciando posto ad una ruga severa sulla fronte.

< < Posso entrare? > >

Non mi mossi di un millimetro.

< < No. > > -risposi all’istante, mentre mio padre tirò un sospiro.

< < Ascolta Lucy. Ho saputo da fonti molto attendibili che diverse settimane fa sei entrata nel mio studio. > > -accusò, fissandomi egli occhi.

Riflettei per qualche secondo. Mentire o fare l'indifferente?

< < Anche se fosse? Non era forse anche casa mia? > > -replicai, cercando di sembrare vagamente cinica.

< < Sì ma non è questo il punto. Tu e il tuo amichetto avete trovato qualcosa che mi appartiene. Voglio che tu me lo restituisca, per favore. > >

Rimasi zitta per qualche secondo, fissando il vuoto e cercando di capire a cosa di riferisse.  Non avevamo rubato niente da quello studio... o forse sì? Spalancai gli occhi, tanto che mio padre probabilmente lo notò.
Ora ricordavo. La pergamena! Sì, Natsu e io l'avevamo presa dal suo studio.

< < Bene, ora che ti sei ricordata, dammela. > > -ordinò, abbandonando anche quel suo finto buonismo.

Indispettita incrociai le braccia, mostrando un'aria provocatoria.

< < Non so di cosa tu stia parlando! > >

< < Lucy... Dammi quella pergamena. Potrebbero finire nei guai diverse persone- > >

< < Motivo per cui la terrò io. > > -ribattei.

Da non credere. Pretendeva anche dei favori? Decise di fare un altro tentativo: usare la forza. Stringendomi il polso cercò di spostarmi dalla porta chiusa alle mie spalle.

< < Lasciami andare immediatamente! > > -esclamai, tentando di liberarmi.

La sua presa ad un tratto di allentò fino a scomparire.

< < Salve, come andiamo qui? > >

Aprii gli occhi: Natsu stringeva con una sola mano l’avambraccio di mio padre, contratto verso l'alto. Il viso suo era corrugato dalla rabbia, mentre in quello di Natsu sostava un sorriso provocatorio.

< < Si può sapere che sta succedendo qui? > > -chiese, avvicinandosi al viso di mio padre che digrignava i denti.

< < Tks... niente di niente. > > - sibilò, strattonando il braccio.

Natsu mollò la presa.

< < Vi dico solo una cosa. Datemi quella maledetta pergamena o giuro che non la passerete liscia. > > - minacciò  allontanandosi, furente.

Stranamente per quanto spavalda mi sentivo in quel momento, avvertii come un brivido. Quella sua minaccia sembrava piuttosto convincente tanto che mi avvicinai a Natsu ancora di più.

< < Certo che tuo padre è proprio un bel tipo... – sospirò, accorgendosi subito dopo della mia espressione chiaramente preoccupata  - Ehi Lucy, stai tremando? > > -sussurrò prendendomi per mano.

< < No... > > - mentii.

Poggiandomi una mano sulla testa mi baciò la fronte. Sorrisi, tranquillizzata da quelle calde labbra.
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(Autrice)

Jude Heartphilia, arrabbiato e offeso attraversò il lungo corridoio del dodicesimo piano della SakuraTV, edificio principale delle trasmissioni via radio in tutto il paese.
Spalancò la porta entrando in una grande stanza ovale, dove circolarmente vi erano seduti davanti a delle scrivanie dei ricci signori.

< < Mi spiace avervi fatto attendere e mi scuso anche per questa riunione improvvisa. > > - si scusò, fermandosi al centro della stanza.

< < Bene, vice Capo Heartphilia. Io e i miei illustri colleghi vorremmo sapere se è riuscito a recuperare quei documenti... > > -cominciò titubante il Senatore Fried Justine, alzandosi dal posto con un serie di fogli in mano.

Jude lanciò un'occhiata prima glaciale, poi sospirò.

< < Dopo un'attenta riflessione ho deciso di optare per il piano A. > >

Tutti in sala di alzarono sbalorditi.

< < Il piano A?! Ma signore! Il piano A non comporta soltanto un pericolo per quei ragazzi, ma per l'intero Paese! > > -esclamò un vecchio Senatore sfilandosi gli occhiali.

< < E' un suicidio! > >

< < E' pazzia! > >

< < Ma siamo davvero sicuri...? > >

Tutti in sala cominciarono a discutere animatamente sul da farsi, finché Jude non alzò la mano a palmo aperto. Allora tutti i presenti smisero di parlare e si risedettero ai propri posti.

< < Voi tutti sapete il motivo per il quale è necessario mettere in atto il piano A. E' una cosa assolutamente rischiosa, forse può sembrare addirittura malvagia ma per ottenere uno Stato forte dei cambiamenti sono necessari. > > -dichiarò, poggiandosi la mano destra al cuore.

I politici fecero lo stesso, rialzandosi lentamente.

< < Ricordate: per ottenere una razza perfetta bisogna sacrificare i deboli. Soltanto i sopravvissuti saranno degni di vivere nel nuovo mondo. Detto ciò, io propongo di votare. > >

Il senatore Justine prese parola.

< < Si dia inizio al voto decisivo per il futuro del Mondo. Chi vota a favore del Piano A, alzi la mano. Quest’oggi siamo tutti e 40 presenti. Se più della metà sarà in disaccordo, allora opteremo per il Piano B. In caso contrario verrà messo in atto il Piano A. > >  

Seguirono attimi di tensione. A poco a poco gran parte dei politici votarono a favore.

Infine i voti a favore furono circa 38.

< < Il voto è stato deciso. > > - sorrise infine Jude.
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(Sei del Mattino.)

< < Ehi Natsu, a proposito ma cosa ci facevi qui? > > chiesi, servendogli una tazza di cioccolata fumante.

Chissà come faceva Natsu ad essere sempre così tempestivo.

< < Ero un po' in pensiero, quindi volevo vedere come stavi... Anche se forse ti aspettavi anche una visitina da Sting.> > - borbottò.

Mi feci scappare una risatina, tanto che mi lanciò un’occhiataccia infastidita.

< < Eh? Sting? > > chiesi confusa.

Cosa c'entrava Sting in tutto questo?

< < Tks... lascia perdere. > > - sibilò.

Corrucciai un sopracciglio, avvicinandomi al suo viso.

< < Ma ti è dato di volta il cervello forse? > > - domandai, infastidita.

Dovevo forse pensare che nonostante tutto Natsu non si fidasse ancora pienamente di me?  Poi su cosa si basavano i suoi sospetti? Io e Sting non eravamo in un rapporto molto confidenziale, quindi non riuscivo proprio a capire. Non rispose, limitandosi a mettere su il broncio. Quando faceva così era veramente insopportabile.

< < Ehi! Mi stai ascoltando? > > chiesi avvicinandolo per la sciarpa.

Si ostinò a non rispondere nuovamente, ma in compenso mi spinse la fronte con un dito e si avvicinò a me, premendo le sue labbra contro le mie.

< < Questo è per avermi fatto arrabbiare. > > - mormorò, staccandosi da me.

< < Allora immagino che debba farti arrabbiare più volte... > > -mormorai, riavvicinando il viso.

< < Non ci provare. > > - sussurrò, ad un millimetro di distanza dalle mie labbra.

Riuscivo a sentire il suo respiro profondo che penetrava nella fessura della mia bocca mezz’aperta.

< < Allora, a cosa ti riferivi prima? > > -domandai, mantenendo un tono di voce piuttosto calmo e rilassato.

Natsu sembrò pensarci su. Probabilmente nemmeno lui sapeva bene il motivo di quell’improvviso attacco di gelosia. Ma volevo sentire le sue scuse ugualmente. Ad un tratto il suo cellulare squillò.

< < Salvato dal cellulare. > > - sorrisi, allontanandomi un po’.

Natsu sospirò a rispose al telefono.

< < Pronto? Ehi Gild- ...  ... Ho capito, veniamo subito. > >

Riattaccò con un’espressione confusa e assorta. Cosa si erano detti lui e Gildarts al telefono? Si alzò dalla sedia e si aprì il mio armadio, prendendomi dei vestiti.

< < Ehi Natsu, che è successo? > > - chiesi preoccupata.

< < Non so, ma dobbiamo andare a casa. Sembra una cosa seria. Forza vestiti, ti aspetto in strada. > > - ordinò, posando i vestiti sul letto e uscendo dall’appartamento

Controllai fuori, scostando le tende. Era quasi l'alba. Cosa poteva mai essere successo se Gildarts lo avevo chiamato a quell'ora? Svelta mi infilai dei jeans, una maglietta pesante, una sciarpa ed un piumino.

Insieme cominciammo a saltare da un palazzo all'altro, fino ad arrivare a casa in pochi minuti. Gildarts aprì la porta ancora prima che Natsu infilasse le chiavi nella serratura. Aveva un'espressione preoccupata sul volto pallido. Era strano vederlo così, rispetto al suo solito carattere spensierato e talvolta irresponsabile.

Svelti entrammo in soggiorno dove erano riuniti anche Levy, Gajil, Erza e Gray. Cosa ci facevano tutti lì?

< < Gildarts, cos'è questa storia? > > -domandò Natsu.

< < Vorrei saperlo anch'io... Tra due ore il mio treno per l'esercito partirà. > > -aggiunse Gajil.

< < E' successa una cosa spiacevole... > > -si fermò Gildarts, ponendo un quotidiano ad Erza.

Quest'ultima diede velocemente uno sguardo alla prima pagina del giornale, rimanendo pietrificata.

< < Erza? Che c'è? > > -domandò Gray avvicinandosi.

La sua espressione si fece circospetta. Ci avvicinammo, leggendo il titolo riportato dalla prima pagina del giornale.

Complotto contro il Governo. Ricercati! Ricompensa in oro.”

Il titolo del giornale da solo non diceva niente. Diedi infine una sguardo a degli identikit sotto il titolo. Non poteva essere. Ma perché poi una cosa del genere? Perché la mia foto e quella degli altri, esclusi Gajil e Gildarts erano in prima pagina sotto la lista dei ricercati?

Sotto la mia foto lessi una cifra: 10.000.000.000 Jewals.
Mentre sotto quella di Natsu e degli altri un numero inferiore: 1.000.000.000 Jewals.

< < P-Perché ci sono delle taglie sotto le nostre foto? > > chiese Levi, anticipando di qualche secondo i miei pensieri.

Gildarts sospirò.

< < E' opera del Governo. Sanno quello di cui siamo in possesso noi della Squadra Fairy Tail. Da ora in poi, siete ricercati... > >

< < Ma perché non c'è il mio nome e quello di Levi sì? In breve dovrei restare con le mani in mano, quando rischiate la forca?! > > urlò Gajil.

< < Probabilmente perché non sanno che tu fai parte della Squadra - spiegò Erza con un filo di voce - Ed essendo nell'esercito non potrebbero mai sospettare di te. Almeno questo piano ha funzionato... > >

< < Stronzate! > > -si accanì Natsu.

< < Natsu! > > -tentò di calmarlo.

< < Non ho mai sentito niente di più ridicolo! – continuò, sovrastando sopra la sua voce - Noi non abbiamo fatto un bel niente e ora siamo ricercati? E' una cosa ridicola! > >

< < Gildarts, ora che facciamo? > > -chiese Levy.

< < Per prima cosa, Gajil tornerà nell'esercito poiché al momento è l'unica carta vincente che ci rimane. Quanto a voi, per un po' dovrete andarvene dal Paese. > >

Le parole di Gildarts sembravano confuse. Stava scherzando, vero? Perfino Erza assunse un'espressione sconvolta, mentre Natsu tentava di trattenere la rabbia. Diceva sul serio? Dovevamo davvero lasciare lo Stato?
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Angolo Autrice:
Konnichiwa minnaaa ^^
E' passato un bel po' da quando ho caricato il capitolo 29 >.<
Scusatemi! Ma la scuola mi tiene molto impegnata .__.
Passando alla storia:
Che ne pensate? Ora i nostri eroi sono veramente nella... ehm...
Nel prossimo capitolo finalmente ci sarà il momento che tutti state aspettando tra Natsu e Lucy <.< Ma non vi faccio assolutissimamente spoiler!
Posso solo dirvi che d'ora in avanti per Lucy sarà veramente dura non abbattersi, anche se penso che la prova più dura sarà riservata a Natsu.
Ultimo spoiler xD : Comincia la vera Guerra tra Tristan e Fiore >.<
Ci vediamo alla prossima :D (Perdonate se il capitolo è un po' scarso .__. )

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Capitolo 31
*** I'M With You ***


I'm With You

(Lucy)

< < C-Come? > > - chiesi balbettando.

Dovevamo andare via? Scherzava. Sicuramente. O no? Gildarts non rispose e si voltò verso Erza.

< < Sì, è così purtroppo. > > -rispose infine, stringendo i pugni.

< < No, io non vado da nessuna parte! - sbraitò Gajil - Non lascerò che quei bastardi facciano del male a Levy o a qualcuno di voi! Io-! > >

< < Gajil, sappiamo come ti senti ma se proprio vuoi aiutarci, dovrai indagare in modo ancora più approfondito all'interno dell'esercito. Questo è tutto e non ammetto repliche. E' chiaro? > > - fece Gildarts, autoritario.

Gajil stringendo i denti e i pugni dalla rabbia, non rispose. La situazione era ben più grave di quanto avessi pensato. Non solo dovevamo andarcene dalla città ma dovevamo fuggire come dei colpevoli, come dei criminali che non intendevano pagare i conti con la giustizia.

Ma noi non avevamo fatto nulla di male. Forse la nostra unica colpa era quella di essere stati onesti, motivo per cui non avevamo nessuna intenzione di restituire quella maledetta pergamena a mio padre.

Tuttavia questo nostro gesto ci stava costando caro. Nessuno disse nulla. Natsu e Gray tentavano di mantenere la calma stringendo i pugni, mentre noi altri fissavamo il pavimento. La mia mente era affollata da molti pensieri.

Era davvero la pergamena il motivo dell'operato del Governo? Se era così, perché quello stupido pezzo di carta era tanto importante? E se non era così, cosa avevamo fatto? Gildarts si sedette pesantemente sul divano e in quel momento i miei pensieri furono interrotti dal suono della TV.

< < Oh, mi sono seduto sul telecomando... > > -mormorò,  prendendolo in mano per spegnere la TV.

< < Aspetta. > > -lo fermò Erza.

 < <... Si e si è trattata di un'azione avvenuta alle tre del mattino e proprio nel momento in cui il comandante era privo di guardie del corpo all'interno della sua abitazione. A quanto pare...> >

Il canale stava trasmettendo il telegiornale mattutino. I due cronisti stavano discutendo di qualcosa. Restammo zitti ad ascoltarli, assaliti come da uno strano presentimento.

< < L'uccisione del Capo di Stato Puherito Hades ha lasciato e sicuramente lascerà sconvolto l’intero Paese...> >

< < Eh?! Quel maledetto di Hades è... > > -esclamò Gray.

< < … Morto? > > -continuai io.

< < Shh! > > -fece Erza.

A quanto pare le notizie non erano finite.

 < < Già ma a tenere impegnati gli stati d'animo dei cittadini sarà un altro evento avvenuto alle ore cinque e mezza del mattino ad una conferenza stampa improvvisa. Purtroppo quello che si era già rimandato da parecchio è avvenuto. Dalle cinque e mezza di questa mattina, lo Stato di Fiore ha ufficialmente dichiarato guerra allo Stato di Tristan, abbandonando quindi ogni trattato di non belligeranza  > > – dichiarò il giornalista televisivo, Kent Harvin.

< < Già e la conferenza è stata indetta dal vice Capo di Stato di Stato Jude Heartphilia, che ora immagino che diventerà il nuovo capo di Stato ma niente è certo... > > -confermò  la telecronista.

< < I motivi di questa drastica decisione a quanto pare risalgono all'omicidio dell'ormai deceduto Capo di Stato Puherito Hades. Secondo parecchie prove sarebbe stato appunto un cittadino di Tristan ad uccidere Hades e- > >

Gildarts spense la TV. Tutti ci guardammo con aria interrogativa e sconvolta. Stava succedendo una catastrofe dopo l'altra. Ormai la situazione stava frantumandosi in varie schegge di vetro.

La guerra? Questo voleva dire che ci sarebbero stati altri inutili spargimenti di sangue? No, ero stufa di vedere gente morire o scomparire. Perché mio padre aveva indetto la guerra? Lo conoscevo abbastanza bene da essere certa di quanto non gli importasse di niente del Paese.

 A lui interessavano solo le squallide con le quali andava a letto e i soldi che spendeva golosamente. Non gli importava nulla del Paese, tantomeno che il Führer fosse stato ucciso. Ma allora perché?

< < Ragazzi... io... > > -mormorai.

Mi sentivo malissimo e in colpa. Dopo tutto l'uomo che stava piano piano trascinando il Paese all'inferno era mio padre, quindi avevo di sicuro anch'io una buona parte di responsabilità.

< < So cosa stai per dire e stai per dire una massa di cavolate. > > -rispose Natsu, soffocando una risatina isterica.

< < Ma io - > >

< < Natsu ha ragione Lucy. Tu non c'entri niente e soprattutto non hai niente a che fare con tuo padre. > > -chiarì Erza.

Annuii, mostrando un debole sorrisetto. In realtà mi sentivo ancora di più in colpa...

< < Credete che Juvia c'entri qualcosa con tutto questo? > > - domandò Gray, freddamente.

< < Non so ma ho deciso di scoprirlo. > > -rispose Gajil.

< < Hai fatto la scelta giusta, Gajil. Ti accompagno alla stazione... > > - sorrise Levi, prendendolo per mano.

I due si allontanarono dall'appartamento. Quello che sicuramente stava provando Gajil era indescrivibile. Doveva lasciare ancora una volta Levy.

Doveva starle lontano lasciandola combattere in un Paese ormai sull'orlo del precipizio. Rimanemmo zitti per parecchi minuti. E cosa avremmo dovuto dire in fondo? Per quanto mi riguardava, non riuscivo a guardare nessuno in volto.

In un modo o nell'atro pur indirettamente riuscivo a combinare solo dei guai e a causare problemi a tutti. Ora che avremmo fatto? Dove saremmo andati? La vita “normale” che avevo cercato di costruire in quella nuova città doveva nuovamente andare in frantumi?

< < Ragazzi, non fate quelle facce! -esordì Natsu, rompendo il silenzio. Alzai la testa, guardando quegli occhi in cui ardeva la fiamma della determinazione - Siamo caduti nel fondo giusto? > >

< < Giusto... > > -rispondemmo più o meno in coro.

< < Allora quello che ci resta da fare è soltanto risalire! Per prima cosa andremo in un altro Paese e penseremo ad una strategia, poi faremo il culo a strisce a quelli del Governo! > >

< < Giusto! > > -sorrise Gildarts, scompigliandogli i capelli contro del malcapitato.

Aveva ragione, perfettamente e innegabilmente ragione. Non potevo abbattermi per una cosa del genere. Se c'era una cosa che avevo imparato dopo aver vissuto tantissime situazioni spiacevoli era alzare la testa e continuare ad andare avanti. Forse non avevamo più un luogo fisso in cui tornare, almeno momentaneamente, ma che importava?

Forse tutti i nostri compagni di scuola ci sarebbero andati contro oppure ci avrebbero appoggiato ma non importava. Alla fine saremo riusciti comunque in un modo nell'altro a dimostrare la nostra innocenza.  Credevo fermamente in questo obbiettivo.

Così tornai a casa per fare le valige. Gildarts ci aveva spiegato inoltre che l'Associazione Hunter non poteva aiutarci, non avendo il potere di controbattere un ordine del Governo. Tuttavia i capi dell'Associazione credevano fermamente alla nostra innocenza. Questo mi bastava.
Gildarts subito dopo si recò alla sede dell'Associazione, trovando guardie e militari ovunque. Tuttavia grazie ad un camuffamento bizzarro ideato da lui stesso, riuscimmo ad usare la porta del secondo piano, la Porta degli Spostamenti, per trasferirci in un altro Paese.

Non potevamo andare tutti quanti in un Paese.  Sarebbe stato troppo rischioso. Perciò Erza e Levy si recarono in America e Gray decise di tornare per qualche tempo nel villaggio in cui era cresciuto.
Io e Natsu ci ritrovammo momentaneamente a Toronto, un piccolo paesino della Gallia, regione a Nord di Tristan. Da giorni nei pressi di Toronto si combattevano piccole guerre civili.

Ma ora come ora, l'attenzione della popolazione era rivolta alla guerra imminente che presto avrebbe investito anche quella piccola cittadina rurale apparentemente tranquilla ed estranea al conflitto.
Ci stabilimmo in un piccolo appartamento di un edificio malandato.  Di quei tempi era il massimo che potevamo trovare. Erano ormai passati tre giorni dal nostro trasferimento. La guerra era iniziata e dovunque si radunavano truppe per combattere in favore di Tristan.

Mentre Fiore era provvisto di molto materiale bellico, Tristan poteva contare su nuove invenzioni meno comuni ma più danneggianti.  Erano le otto e mezza di sera. Ero andata a fare la spesa nell'unico supermercato rimasto aperto - gli altri avevano chiuso a causa del pericolo di un bombardamento - .

Cominciò a piovere. La strada era buia e non c'era nessuno. Tentai di coprire le verdure ed evitare che si bagnassero. Camminando in una stradina con un solo palo della luce, scorsi un manifesto familiare.

Feci luce con il cellulare e lo riconobbi: era lo stesso manifesto con il nostro identikit e le taglie.
Feci un passo indietro: come aveva fatto una notizia di Fiore ad arrivare fino a Tristan? In quel momento sentii il suono di un ambulanza avvinarsi. La vettura guidava a gran velocità.

Stava andando nella stessa direzione in cui avrei dovuto prendere. Cos’era successo ancora?
Dopo qualche minuto rividi l'ambulanza ferma davanti ad una casa distrutta e incenerita. Sul luogo vi erano diverse barelle e delle persone  piangevano.

Mi cadde la busta dalle mani. Nella barella si trovava una bambino coperto di  sangue. Successivamente i paramedici gli coprirono il viso con una panno bianco. La gambe, così come ogni terminazione nervosa del mio corpo, cominciarono a tremarmi.

Il pianto disperato di una donna raggiungeva sempre più straziatamente il mio cuore. Sentii un fracassante rumore proveniente dalle montagne ad Ovest. Probabilmente un'altra bomba era esplosa, la stessa che aveva distrutto quella casa e tolto la vita ad un bambino.

La voce di quella donna e di altri due bambini, il suono dell'ambulanza e della bomba che aveva fracassato il silenzio straziante di poco prima…Non riuscivo a sopportarlo. Mi piegai sulle ginocchia e tremante mi coprii il viso con le mani. Mi lasciai andare ad un pianto disperato.
Non sapevo esattamente il motivo per cui piangevo ma non riuscivo a fermarmi. Improvvisamente due braccia calde mi cinsero le spalle, aiutandomi ad alzarmi. Iniziai a piangere più disperatamente, dando anche dei colpi sul petto di Natsu.

Non ce l'avevo con lui. Ce l'avevo con me stessa. Natsu non disse nulla. Mi abbracciò forte a sé, accarezzandomi i capelli.

< < N-Natsu... > > -singhiozzai a voce acuta.

< < Lo so, lo so... > > -mormorò.

Strinsi i pugni nella sua camicia, lasciandomi andare al movimento oscillante prodotto dal suo corpo, nel tentativo di calmarmi. Le lacrime non smettevano di scendermi giù per il viso.
Dopodiché chiusi gli occhi.

Quando li riaprii mi ritrovai sul letto con una coperta, davanti al fuoco. Natsu era probabilmente uscito. Era appena l'alba, per cui il sonno che le lacrime avevano causato mi vinse. Quando mi risvegliai, erano le dieci del mattino.
Tuttavia il cielo era pieno di nubi e del sole neppure l’ombra. Natsu non era ancora tornato, perciò decisi di uscire a cercarlo. Cominciai a camminare, incrociando spesso lo sguardo con persone che trasportavano sedie e piccole decorazioni.
Seguii una signora con in mano una crostata appena fatta fino alla piazzetta principale dove si stava innalzando un grande tendone. L'aria non era certo molto allegra ma l'angoscia che regnava nei giorni precedenti sembrava essere sopita, almeno per il momento.

Guardandomi intorno vidi Natsu, che stava fasciando la caviglia ad una donna. Stava ridendo e la donna insieme a lui. Mi lasciai andare ad un caldo sorriso.

Natsu riusciva sempre a sorprendermi. Perfino in quei momenti trovava la forza per ridere e andare avanti, a differenza di me che non ero riuscita a fare nulla di buono.
Mi avvicinai sorridendo. Finì di fasciare la caviglia alla donna e mi sorrise, lanciandomi delle bende.

Guardandomi intorno individuai molte persone con braccia e caviglie con dei tagli non profondi ma pur sempre sanguinanti. Era la mia occasione per dare almeno un po' del mio contributo.

< < Buongiorno signora! – sorrisi, chinandomi verso una vecchietta dai capelli grigi intenta ad esaminarsi la caviglia gonfia – Non si preoccupi faccio in un attimo! > >

< < La ringrazio signorina. Lei e quel giovanotto siete proprio gentili ad aiutarci, benché siate dei cittadini stranieri. > > -rispose, cortesemente.

< < Beh io non ho fatto niente ma Natsu è... > >

< < Oh-oh adesso ho capito. – mi interruppe la signora, con aria insinuante - Tu e quel giovanotto state insieme! Oh com'è bella la gioventù... > > - proseguii con aria sognante.

Arrossii leggermente.

< < G-Già ahaha... senta, ma cosa stanno facendo tutti? Perché stanno montando un tendone? > >

< < Beh se proprio dobbiamo morire è meglio farlo dopo una festa! Così sarà più facile raggiungere il Nirvana, ahah! No, scherzi a parte: stiamo organizzando una piccola festa per cercare di distrarci. La vita non sarà per niente facile d'ora in poi e diverse famiglia hanno già perso qualcuno a causa di questa maledetta guerra. Perciò facciamo tutto quello che possiamo per andare avanti... > >

< < Ci saranno balli, canti popolari e intrattenimenti per bambini. Inoltre a fine serata accenderemo delle lanterne giapponesi per commemorare i defunti. > > - si intromise un arzillo vecchietto.

Ascoltai assorta la spiegazione. Erano tutte persone dall'animo forte nonostante le cose orribili che stavano capitando.  Io non ero certo l'esempio da seguire, ma quelle persone lo erano.
Per questo decisi di fare tutto il possibile per dare una mano. Io, Natsu e altri volontari aiutammo a sistemare la piazzetta, posizionando dei tavoli, delle sedie di legno e delle decorazioni.

Altre donne si occuparono del cibo e gli uomini andavano a caccia e i bambini andavano a raccogliere la legna. Era il sostegno reciproco di tutti che rendeva l'aria minuto dopo minuto più leggera e felice. Finiti i preparativi era già il tramonto.

Quella sera la festa sarebbe stata dedicata soprattutto alle vittime della guerra. Ma non sarebbe stato un funerale triste, bensì uno allegro in modo tale che le anime dei defunti ballando, cantando e divertendosi, avrebbero potuto raggiungere la pace più velocemente.
Io la vedevo così.

< < Ehi... ciao. > > -mormorò Natsu prendemmo per il polso e avvicinandomi a sé.

< < Ciao... > > -mormorai, sorridendo.

< < Non fraintendermi ma stasera mettiti qualcosa di sexy. Devo dirti una cosa. > > -mormorò.

Ridacchiai. Qualcosa di sexy, eh?

< < Uhm... Intendi dire che non sono vestita bene? > > - borbottai, fingendomi offesa.

Sorrise, baciandomi intensamente.

< < Sei sempre perfetta. > > - dichiarò, staccandosi dalle mie labbra benché io desiderassi continuare.

Balbettai qualcosa di assurdo e incomprensibile.

< < Shh.. – mi fece segno di tacere – Ci vediamo alla festa... > > -sussurrò, allontanandosi verso i chioschi.

Ancora una volta il suo bacio mi aveva lasciata totalmente senza fiato. La serata procedeva grandiosamente. Come suggeritomi, mi misi qualcosa di carino: un vestito rosso con un fiore che legava di capelli in una piccola cipolla di lato.

Nessuno  indossava un indumento nero, a parte il gilè che Natsu e i ragazzi del luogo indossavano.
I bambini erano andati al parco di fronte a correre e giocare, mentre alcuni signori cantavano delle serenate popolane alle loro anziane mogli.

Mi stavo divertendo e non ero l'unica. La cena era stata più che soddisfacente e avevo inoltre assaggiato un bicchiere forse di troppo di un buon vino del paese. Tuttavia ero ancora abbastanza lucida da riuscire a ballare senza uccidere qualcuno... metaforicamente parlando.
Dopodiché prendemmo tutti in mano una lanterna da librare in cielo. Quella lanterna per alcune persone simboleggiava un parente che andava via e per alcuni sogni e speranze che, almeno per il momento, non si sarebbero potuti realizzare.
Per me significava entrambe le cose. Lasciando volare libera nel cielo la lanterna, stavo dando per un'ultima volta addio a mia madre, a Lidya e a tutte le persone che avevo visto morire. Era persino un addio alla vecchia me.

Infine, dei musicisti cominciarono a suonare una musica celtica del luogo dal ritmo frizzante.
Natsu si avvicinò al tavolo dove stavo chiacchierando con una signora.

< < Ti va di ballare? > > - chiese offrendomi la mano.

Io sorrisi e spinta in parte dalla gomitata maliziosa della signora accanto a me, accettai l'invito. Altre coppie iniziarono a ballare a ritmo. Stavo incredibilmente ballando bene o forse era l'effetto del vino...

Cominciai a ridere senza motivo, tanto che Natsu sorridendo mi caricò sulle spalle, mentre dei vecchietti ci salutavano maliziosamente.

< < Ahah... dai Natsu fammi scendere... > > - ridacchiai, scendendo dalla sua schiena.

Ormai ci trovavamo davanti all'appartamento a piano terra. Per un attimo non riuscii a reggermi in piedi.

< < E-Ehi… hai bevuto un po' troppo eh? > > - insinuò, facendomi aggrappare a lui e soffocando una risatina.

Sorrisi, baciandolo e mettendo le mani intorno al suo collo. Quando mi staccai, l'effetto della sbornia stava quasi finendo.

< < Solo un po'... > > ammisi.

< < Sei incredibile… > > - mormorò, osservandomi e  scostandomi i capelli dal viso.

< < Ehi Natsu guarda! Il cielo non è più nuvoloso ma è stellato! > > - esclamai, esaminando le miriadi di stelle ben visibili nel cielo.

< < Guarda una stella cadente! > > - aggiunse, indicando una scia luminosa nel cielo notturno.

< < Hai espresso un desiderio? > > - chiese.

< < Sì ma in questo momento l'unica cosa di cui ho bisogno sei tu. > > - sorrisi, appoggiando la mia fronte contro la sua.

< < Ti amo. > > - mormorò, senza neanche pensarci un momento.

Il mio viso si dipinse di felicità. Ti amo... quelle due uniche parole così semplici, eppure così complesse. Restai in silenzio per qualche secondo, sorridendo e fissando il pavimento.

< < A-Adesso dovresti dire qualcosa anche tu... > > - rise nervosamente.

Così - anch'io senza pensarci minimamente -  lo baciai. I nostri respiri diventarono più intensi e interrotti.

< < Ti amo anch'io... > > - mormorai staccandomi appena qualche secondo.

Natsu ricominciò a baciarmi più energicamente, come se non ne avesse mai abbastanza. La verità era che da molto tempo desideravamo qualcosa di più. Mi spinse verso la porta e inserendo la chiave nella serratura alle mie spalle la spalancò, non smettendo di baciarmi.
La richiuse dietro di sé e io mi misi a cavalcioni sui suoi fianchi, sfilandogli velocemente il gilè e la camicia, lasciandoli cadere con non curanza sul pavimento. Mi slegai i capelli e tolsi le scarpe con il tacco facilmente. Si fermò un istante riprendendo fiato.

< < Sei sicura?... > > - sussurrò dolcemente.

< < Mai stata più sicura. > > - risposi, riavvicinando le labbra.

Svelto Natsu mi tolse il vestito, lanciandolo. Il suo profumo quella sera era a dir poco afrodisiaco.
Mi sormontò, slacciandomi anche il reggiseno. Nonostante per me fosse la prima volta non fui affatto nervosa.

Forse perché all'inizio ci andò piano; Forse perché mi fidavo ciecamente di lui; Forse perché lo amavo. La sensazione fu incredibile. Era come se le mie emozioni fossero amplificate cento volte rispetto al normale.  Ero felice e al contempo stanca.
Di una cosa ero del tutto certa: non mi sarei mai dimenticata della notte più bella della mia vita.
_______________________________________________________________________________________________________________________

Angolo Autrice:
Salve a tuttiiii ^^
ragazzi siamo già al capitolo 31 o.o non mi aspettavo che la mia fan fiction avesse proseguito così a lungo :'D per cui
colgo l'occasione per ringraziarvi a tutti! ^O^
Allora, che ne pensate del capitolo?
Natsu e Lucy finalmente l'hanno fatto *^*
ora però voglio darvi un anticipazione che forse vi sembrerà senza sensoma è così xD : d'ora in poi Lucy vivrà un periodo molto buio :(
mi raccomando statele vicina :)
beh a voi i commenti ^^
p.s: grazie anche per le recensioni *^* perché 157 RECENSIONI non sono mica poche xD

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Capitolo 32
*** Sayounara ***


Sayounara

(Lucy)

Quando mi svegliai sentivo una piacevolissima brezza mattutina arrivare dalla finestra aperta. Sentivo i caldi primi raggi del Sole arrivare sulla mia pelle.
Con gli occhi ancora chiusi, sorrisi.Non riuscivo ancora a credere a ciò che era successo la notte precedente. Io e Natsu avevamo fatto l'amore per la prima volta.

Per lui ovviamente non era stata la prima volta, ma per me lo era.Mi sentivo diversa, completa. Come se finalmente la voragine all'interno del mio corpo si fosse finalmente chiusa. Sentivo come una maggiore consapevolezza di me stessa e di quello che mi ruotava attorno.
Ripensai alla notte precedente.Alle carezze, ai baci, ai sorrisi e al piacere travolgente. Sempre ad occhi chiusi, cercai con la mano il corpo sicuramente addormentato accanto a me. Però, per quanto lo cercassi, le mie dita toccavano solo la superficie ruvida delle lenzuola ancora scombinate.

Aprii gli occhi e battei più volte le palpebre ma Natsu non c'era. Strofinandomi un occhio alzai il busto coprendomi con il lenzuolo. Osservai che sul pavimento c'erano i miei vestiti ancora rivoltati, ma non quelli di Natsu.
Era forse uscito nuovamente? Ma perché uscire così, senza dire nulla?Forse non aveva voluto svegliarmi, o forse mi stavo solo preoccupando eccessivamente. Erano le sette e mezza del mattino.
Perciò anziché rimanere a letto e rimuginare sull'uscita improvvisa di Natsu, mi alzai e mi vestii. Quella mattina faceva particolarmente freddo, quindi mi misi un paio di collant di lana, una gonna, una camicetta, un maglioncino e degli stivaletti.

Andai nella piccola cucina dove cominciai a sgranocchiare preoccupata un biscotto al cioccolato.I minuti passavano velocemente, forse fin troppo velocemente. Dove era andato?
Cosa stava facendo?  Era forse successo qualcosa? Più il cielo si copriva di minacciose nuvole, più la mia preoccupazione continuava a farsi sentire sempre di più. Decisi di uscire a cercarlo.

Forse sarei risultata un'assillante fidanzatina ossessiva, ma non mi importava.  Ero preoccupata. Affacciandomi alla finestra vidi una cosa strana: i cittadini della piccola Toronto sembrava stessero scappando. Camminavano tutti a passo molto veloce in diverse direzioni, ma mai nella direzione opposta da cui erano partiti. Svelta mi misi la sciarpa, il cappello e uscii.

Uscendo dall'appartamento, vidi un gran caos.Tutti le persone avevano caricati in spalla dei diversi bagagli. Avevano l'aria di avere un gran fretta, mentre tenevano saldamente per mano i loro figli. Ma cosa stava succedendo?
Il mio dubbio venne svelato da un improvviso e lacerante rumore: un bomba era scoppiata a Sud della città, creando un'immensa nuvola di fuoco e di polvere.  La terra sembrava tremare tutta. Alcune case cominciarono a traballare. Si scatenò il panico.

< < Scappate! Sono iniziati i bombardamenti! Presto!! > > -urlò un vecchietto, cominciando a correre come il resto della popolazione verso Nord, per cercare di scappare dalla morte.

E ora che faccio?! Natsu dove sei? mi chiesi guardandomi intorno disperata.

Probabilmente Natsu stava aiutando dei feriti rimasti bloccati sotto le macerie delle case, quindi si trovava senz'altro ancora a Sud della città.Decisi di andare a cercarlo sfidando il senso opposto della folla. Inavvertitamente mi scontrai con un uomo, cadendo per terra.

< < Ehi guarda dove vai idiota! > > -urlò indispettito, ricominciando la sua corsa.

Maledizione... le lacrime stavano cominciando a riempire i miei occhi.No! Non c'era tempo per piangere. Dovevo smetterla di essere così piagnucola, accidenti.
Strofinandomi gli occhi mi rialzai, ricominciando a correre verso Sud.Dovunque si posasse il mio sguardo, non incontrava che persone impaurite correre nella parte opposta. Più avanzavo verso Sud, più sentivo il rumore delle bombe che stavano esplodendo ai confini della città.

Sapevo quel che sarebbe accaduto se non avessi ritrovato Natsu in fretta e se non me ne fossi andata con lui:l'esercito di Fiore avrebbe abbattuto le mura della cittadina, avrebbe fatto irruzione e non avrebbe permesso più a nessuno di scappare via, me compresa. O peggio ancora, l'esercito di Fiore mi avrebbe riconosciuta, riportandomi da mio padre.

Rispetto quell'opzione, sarebbe stato meglio morire.Continuavo a correre e a gridare invano il nome di Natsu. La mia camminata rapida, era diventata ben presto una corsa. Più correvo più sentivo che l'aria stava gelandosi sempre di più. Probabilmente stava per arrivare un temporale, ma non alzai mai il capo verso il cielo. Tenevo gli occhi fissi davanti a me.
Ormai ero davanti al bosco che separava la cittadina dai confini nei quali si stava combattendo.Natsu non c'era. Infilai le dita tra i capelli, stringendoli forte. Dov'era finito?

Perché se n'era andato?Mi sentivo male. Ero spaesata, sola. Sentii anche le gocce d'acqua che cadevano sul mio corpo. Mi fermai per riprendere fiato.

Natsu, dove sei andato? Perché non ci sei? Che ti è successo?

Mi ripetevo queste parole prima a mente e poi a voce.
Mi inginocchiai con noncuranza sul terreno bagnato.Le lacrime cominciarono a scendere ancora una volta. Sbattei un pugno contro la terra diventata ormai fangosa. All'improvviso, avvertii una presenza familiare. Svelta alzai di scatto il capo e guardai fisso il sentiero che portava all'interno del bosco. Riconoscevo quella presenza.

Riuscivo quasi a captare il suo battito, il suo respiro.Riuscivo a percepire la presenza di Natsu. Quella presenza... sembrava provenire dal cuore del bosco. Mi asciugai le lacrime e raccogliendo tutte le forze rimaste mi rimisi in piedi.
Mi addentrai nel bosco.Non feci bene caso a dove stessi andando, tanto che inciampai diverse volte a causa di alcuni tronchi abbattuti o a causa di radici uscite dal terreno.

Ma per quanto mi facessi male, non m'importava.Non sentivo dolore. Avevo soltanto voglia di vedere Natsu. All'interno del bosco si alzò una fitta nebbia. Continuai a correre rapidamente, fino a che non sbattei violentemente la testa contro qualcosa di duro.
Cadendo nuovamente per terra, mi misi una palmo sulla fronte.La testa mi bruciava e la cosa bagnata che mi ritrovai nel palmo era senza dubbio sangue. Ancora una volta, non mi importava.

Rimettendomi in piedi, continuai a correre fino a quando la nebbia abbassandosi, mi permise di scorgere in mezzo ad una radura circondata da pini e abeti, una Porta degli Spostamenti.Cosa ci faceva lì un passaggio come quello?
La porta era aperta. Dal suo interno sprigionava una luce bianca. Se fossi entrata in quella porta, probabilmente mi sarei ritrovata in un luogo completamente sconosciuto.
Ma che importava? Dall'altra parte della porta avvertivo chiaramente la presenza di Natsu. Sul mio viso si dipinse infine un sorriso incerto. Così, entrai all'interno della porta. Tutto sembrava confuso. Vedevo appannato. L'ultima cosa che vidi, furono due braccia sfocate.

< < D-Dove mi... trovo? > > -mormorai.

Mi sentivo pesante, come se mi fossi appena svegliata da un sogno orribile.Sentivo sul mio corpo ma soprattutto sulla mia mente una stanchezza infinita. Che avevo fatto il giorno prima?
Ero forse andata a fare la spesa per quei mangioni di Natsu e Gildarts?Non ricordavo... Aprii lentamente gli occhi. Che strano, non mi trovavo nella mia solita camera.
Mi trovavo in un letto, sotto le coperte.La stanza era illuminata da una fioca luce che entrava dalle tende chiuse. Sbadigliai, strofinandomi l'occhio. Che era successo? All'improvviso, una parole risuonò più volte nella mia mente.

Natsu...

Spalancai gli occhi e mi alzai di scatto.Ora ricordavo: dov'era Natsu? Ricordavo che lo stavo cercando  in un bosco e... poi ero entrata in una porta e da lì in poi era tutto confuso.

< < N-Natsu? > >

Dove mi trovavo?La porta si aprii. Davanti a me si presentò una vecchiette alta e snella, capelli legati a cipolla, mantello e con in mano un vassoio con una tazza di the.

< < Oh ti sei svegliata. Buongiorno! > > -sorrise allegra la donna.

Tentai di alzarmi rigidamente dal letto, quando avvertii una dolore pulsante alla testa.

< < A-Ahi... > > -mormorai, massaggiandomi la testa.

< < Non devi muoverti Lucy... hai sbattuto la testa e devi riposare. > > -rivelò la signora, aiutandomi a risedermi.

Toccandomi la testa mi accorsi di avere una benda intorno.

< < M-Ma quando... lei chi è scusi? Cosa ci faccio qui? > >

< < Io sono Polyuska... Sono la zia di Layla, tua madre. Quindi siamo parenti. > > -spiegò, ponendo il vassoio sulla scrivania accanto al letto.

< < P-Piacere... ma io cosa ci faccio qui? > >

Polyuska sospirò rattristita.

< < Hai proprio battuto la testa eh? > > -fece, accarezzandomi la testa mostrando un sorriso amorevole.

Incurvai spaventata le sopracciglia.Tutto questo non aveva alcun senso 

< < Forse questa lettera ti aiuterà a chiarire le idee... > > -spiegò, ponendomi una busta.

Presi con aria incerta la busta.Polyuska sorridendomi uscì dalla stanza. Feci un bel respiro profondo e aprii velocemente la busta.

Cara Lucy,
Ti scrivo per dirti chequando leggerai questa la lettera, significherà che sarai al sicuro, e che io me ne sarò già andato.  Non ci sono parole per descrivere quello che provo. So che la mia decisione di andarmene ti sembrerà all'inizio egoista e insensata, ma lo faccio per il tuo bene. D'ora in poi, dovrai vivere la tua vita lontana da me, dal Regno di Fiore, da tuo padre e soprattutto dall'Associazione Hunter. Mi dispiace che sia finita ma, sappi che ti proteggerò anche da lontano. Non posso dirti il motivo della mia decisione, ma posso senz'altro assicurarti che starai bene in Italia.
Non cercarmi ti prego.Vivi la tua vita e non fare niente di stupido o pericoloso. Stai lontana da guai e chissà, magari un giorno potremo stare insieme.
Natsu

Rilessi più volte il contenuto della lettera.Ma niente cambiò. Le parole non mutavano, il significato, per quanto cercassi di vederla diversamente, era sempre lo stesso. Natsu mi aveva lasciata.
Più leggevo, le mie mani tremavano.I miei occhi si riempivano di lacrime che lentamente stavano attraversando tutti il viso, fino a cedere sulla lettera, bagnandola. Strinsi i denti, accartocciando tra le mani la lettera.

Disperata, spalancai la porta della stanza e corsi via dall'abitazione estranea. Davanti a me si presentava un fitto bosco avvolto nell'oscurità della notte.
Piangendo cominciai a correre al suo interno.Chiamai più volte il suo nome. Cercai la sua immagine. Cercavo la sua presenza, il suo profumo. Continuai a camminare, senza sapere bene dove andassi. Più scendeva la notte più cadevo frequentemente.

Tentavo di cercare un segno della sua esistenza, nonostante era chiaro che Natsu non fosse mai venuto in quel bosco di quel luogo estraneo.Non riuscivo più a emettere alcun suono.  Alla fine caddi di nuovo, restando per terra.
Probabilmente, anche se avessi voluto, non mi sarei potuta di certo alzare.Il mio corpo era pietrificato dal collo in giù. Le mie emozioni funzionavano bene purtroppo. A quel punto sarei anche potuta morire.
Che importava in fondo?La foresta sembrava stesse ondeggiando. Impaurita, mi distesi sul fianco raggomitolandomi tra le foglie bagnate.

Respiravo affannosamente, forse a causa delle lacrime o del groppo in gola che mi assaliva. Sentivo come un vortice che si andava a creare all'interno del mio cuore; un vortice che stava lentamente risucchiando tutto, forse anche me stessa.
Sentivo cadere sulla testa delle gocce d'acqua.Quanto tempo era passato? Forse il tempo si era fermato sul serio... Ero ancora viva? Non riuscii ad emettere che una sola parola, con un filo di voce.

Natsu...Dopo di che, chiusi gli occhi, abbandonandomi all'oscurità opprimente.
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Angolo Autrice:
Salveeee :)
Ragazzi perdonatemiiii T.T un capitolo dopo un mese... si lo so! E' una cosa imperdonabile >.< ma purtroppo la scuola mia ha tenuta un po' impegnata :/ (liceo artistico = esaurimento nervoso '':D )
Comunque, che ve ne pare? :)
So che vi sareste aspettati un capitolo più bello dato che vi ho fatto aspettare tanto ma anche in questo momento non ho molto tempo, però voglio approfittare di questi due giorni di vacanza per pubblicare questo capitolo. Tornando alla storia, come vi avevo anticipato Lucy passerà davvero un momentaccio :/ e con questo capitolo si chiude la prima parte della storia ^^ yee xD
Ora entreranno in scena nuovi personaggi :D
Ma non vi faccio spoiler :)
Posso solo dirvi che per il momento il motivo della decisione di Natsu rimarrà oscuro... dovrete pazientare un pochino ;)
alla prossima

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Capitolo 33
*** Lost Girl ***


Lost Girl

Fu un improvviso calore intorno al mio corpo a svegliarmi. Forse mi ero addormentata. Forse ero andata in una specie di coma temporaneo. Forse ero svenuta, ma comunque in quel momento non riuscivo a trovare nemmeno la forza per riaprire gli occhi.
La mia testa poggiava contro qualcosa di caldo.

< < Lucy? > > -sentii una voce risuonare dalla superfice calda a cui ero appoggiata.

Non era una voce familiare. Era una voce del tutto nuova. Avrei voluto rispondere ma la gola secca me lo impediva. Alla fine riuscii ad aprire lentamente gli occhi. Ero stata sollevata e presa in braccio da qualcuno, che si avvicinava alla casa da cui ero scappata.
La mia mente era affollata da diversi pensieri. All'inizio credevo di essere morta. Poi però, avevo anche pensato che se fossi stata morta il dolore sarebbe scomparso. Anche perché cosa avrei mai potuto fare per meritarmi di soffrire in quel modo anche nell'aldilà?
Riuscii a intravedere una sagoma alta e lunga che dal portico si avvicinava verso di noi. Richiusi gli occhi.

< < Buon Dio! Dove l'hai trovata? > > -domandò una voce femminile.

< < Era nel bosco... In stato confusionale. > > -dichiarò una voce maschile.

Probabilmente quello che mi stava tenendo il braccio.

< < Portala dentro… > > -fece ancora una volta la stessa voce femminile.

Era Polyuska? Mi sentii posare su una superficie morbida. Doveva essere il divano. Riuscii ancora una volta ad aprire gli occhi. Venni avvolta da una coperta da Polyuska, che preoccupata mi mise una mano sulla fronte.

< < Almeno non hai la febbre. > > -sorrise amorevolmente.

Il mio sguardo vuoto si posò poi sul ragazzo che stava accendendo il fuoco del caminetto accanto al divano.

< < Loki, grazie ancora per averla salvata. > > -mormorò Polyuska.

< < Ho fatto solo qualcosa che avrebbe fatto chiunque. > > -sorrise.

Successivamente si avvicinò al divano, inginocchiandosi.

< < Hai fatto venire proprio un colpo a Polyuska eh? > > -domandò, tentando di sdrammatizzare.

Sbattei le palpebre, confusa. Quanto tempo era passato? Dalla finestra si intravedevano i primi raggi del sole. Era già mattina?

< < M-Ma dove mi trovo...? > > -riuscii a dire infine.

< < Sta tranquilla. Sei a RoseVille, in Italia... > >

In Italia? Allora, quel che diceva Natsu nella lettera era vero... Socchiusi gli occhi, in attesa delle lacrime. Niente. Solo un dolore lacerante al petto. Avevo terminato le lacrime a quanto pare.

< < G-Grazie… > > -mormorai incerta.

< < Ma di che. – fece, mostrando un sorriso luminoso – Senti, posso chiederti una cosa? > > - chiese cauto.

Annuii, anche se già sapevo la domanda: perché mi trovavo nel bosco svenuta?

< < Sei nuova in città? > >

La sua domanda mi lasciò perplessa. Tutto qui?

< < S-Sì... > > -risposi con una voce apparentemente indifferente.

< < Ah ecco. Perché mi sarei ricordato di certo di un viso così interessante. > > - dichiarò, infilando una mano tra i capelli.

Le sue parole suonavano strane.

< < Beh, devo andare. Sai, qui in Italia non si festeggia il Natale quindi la scuola è comunque aperta. Ci vediamo. > > - mi salutò allontanandosi.

Forse avevo ascoltato ben poco di quello che aveva detto. Così, con un dolore orribile all'interno del mio corpo mi raggomitolai sul divano, addormentandomi. Feci nuovamente lo stesso sogno.
Mia madre che teneva in braccio un coniglietto di pezza insanguinato. Ma il sogno non era finito lì. Voltandomi, vedevo Natsu, che con in mano la RoseGun si allontanava. Cercavo di raggiungerlo, ma più correvo, più Natsu si allontanava.

Continuai a fare quel sogno per diversi giorni. E puntualmente, mi svegliavo urlando, spaventata e sudata. Ogni giorno era uguale all'altro. Vuoto. Ogni giorno scrivevo delle lettere che non spedivo mai. Non era solo Natsu a mancarmi. Mi mancavano Levy, Erza, Gray, Juvia, tutti i miei amici.


2 Gennaio, 1921
Natsu, perché te ne sei andato?
Andandotene hai lasciato che il mio mondo crollasse.
Ogni minima parte di me vorrebbe incontrarti, sentire ancora la tua voce, sentire il tuo battito, il tuo respiro il tuo odore.
Mi manchi.
Mi manca tutto di te.
Persino i tuoi difetti.
Mi manca il modo in cui mi proteggi; mi manca il modo in cui mi baci; mi manca il modo in cui mi hai fatto finalmente sentire parte di questo stupido mondo.
Perché te ne sei andato?
Ti amo.
 
3 Gennaio, 1921
Natsu, anche oggi ti ho sognato, sai?
In questo sogno ti allontanavi con una RoseGun in mano, e non mi portavi con te.
Per quanto ti chiamassi, tu non ti voltavi.
Ho fatto qualcosa di sbagliato?
Non mi ami?
So che è patetico, ma anche così mi va bene.
L'unica cosa che voglio è rivederti.


4 Gennaio, 1921
Levi, perché te ne sei andata anche tu?
Forse averti accanto mi aiuterebbe a sopportare il dolore che mi sta lacerando il petto, e invece sono costretta a raccogliere i pezzi del mio cuore giorno dopo giorno in completa solitudine.
Ho paura.
Ho paura di non essere abbastanza forte da sopravvivere.
Ho paura di morire dentro.
Ma in fondo che importa?
Che senso ha vivere se tutto quello che la vita ha da offrirmi è solo dolore?
Mi manchi.
Ti voglio bene...



Anche quella notte mi svegliai di soprassalto.

< < Lucy, stai bene tesoro? > > -domandò Polyuska, allarmata.

< < S-Sì... sto bene. > > -mentii, mettendomi una mano sulla fronte.

< < Senti Lucy, mi dispiace molto per quello che ti sta succedendo. Insomma, tuo padre, la guerra che sta succedendo negli stati del Nord... non deve essere facile. Ma qui sei al sicuro. > > -mi abbracciò.

Rimasi sorpresa. Perché Polyuska, che non mi conosceva nemmeno mi stava confortando?

< < Tesoro, che ne dici di accompagnarmi al mercato oggi? > >

Abbassai lo sguardo. Uscire eh?

< < E' già trascorsa una settimana e così mi fai preoccupare. > > - spiegò, assumendo un tono stranamente melodrammatico.

Una settimana? Così tanto tempo?

< < Sì... forse è meglio uscire... > > -affermai, cercando di sembrare convincente.

Ovviamente non credevo nemmeno ad una parola ma forse avevo bisogno di distrarmi. In situazioni normali avrei detto la stessa cosa a qualcuno nella mie condizioni, ma ormai la mia vita era stata sconvolta così tante volte che non sapevo nemmeno più cos'era la normalità.

Nei giorni precedenti, vestendomi ero rimasta sorpresa nel trovare le mie valigie, essendo convinta di averle lasciate a Toronto. Chi le aveva mai portate? Quella era una domanda, insieme ad altre mille, a cui non sarei mai riuscita a rispondere.
Ormai non sapevo da quanto tempo non sorridevo. Erano passate solo due settimana da quando... be', a me era sembrato un secolo. Ogni giorno me ne stavo nella mia stanza, seduta sul divanetto accanto alla veranda e guardavo fuori, in attesa di qualcosa.
Nella mia mente scorrevano immagini di poco tempo prima, quando la mia vita aveva almeno un po' di senso. Quel giorno accompagnai Polyuska a fare compere.

La cittadine di RoseVille era composta da un piccolo centro, un ospedale, una scuola superiore, una scuola elementare e media, e uno o due quartieri periferici. Non c'erano palazzi, bensì solo villette di due piani, una accanto all'altra, separate da un rispettivo giardino con tanto di staccionata.

RoseVille era inoltre famosa per essere una cittadina per la maggior parte nebbiosa. A quanto pare il freddo e la pioggia erano persistenti per nove mesi all'anno.  Soltanto per tre mesi compariva il sole.
Già, un sole che scompariva in quei tre mesi soltanto per cinque ore, lasciando il cielo comunque bluastro. Non c'erano mezze misure insomma. O nebbia fitta, o sole opprimente. Fortunatamente ero piombata in quella strana cittadina in un mese piovoso: fine dicembre.
Per cui almeno il mio umore apatico sarebbe stato potuto attribuire al mal tempo e non ai miei reali problemi. Avevo tentato di informarmi in modo indifferente con Polyuska riguardo il modo di tornare anche solo per un giorno a Fiore.

A causa della guerra purtroppo, i voli per Fiore erano stati cancellati. Così come le autostrade e le partenze in treno erano state chiuse. Mi sentivo in gabbia. Pian piano, benché apparissi la maggior parte delle volte scortese, stavo costruendo un lieve rapporto con Polyuska.
Mi fidavo di lei, anche se non lo davo a vedere. Non volevo affezionarmi più a nessuno. Sarei stata soltanto ferita nuovamente.

< < Sai Lucy... Domani riprenderanno le lezioni nella Rose High School... > > -esordì Polyuska aiutandomi a cucinare.

Abbassai lo sguardo; sapevo che quel momento sarebbe arrivato.

< < D'avvero? Non me lo ricordavo. > > -risposi mescolando lo stufato.

< < E-Ecco io... ti avrei già iscritta... > > -mormorò, titubante.

Probabilmente pensava che una sola parola sbagliata mi avrebbe fatta crollare del tutto. In effetti aveva ragione a pensarlo.

< < Va bene. Io devo distrarmi quindi, domani andrò a scuola. > > - la tranquillizzai, mostrando un sorriso molto falso tanto che Polyuska mi guardò preoccupata.
 

Quella notte non riuscii a chiudere occhio. Ormai era passato quasi un mese. La voragine che mi stava distruggendo interiormente si stava facendo sempre più grande.
Neanche le lacrime servivano a consolarmi, neanche un pochino. Di consueto, mi affacciai al balcone che dava sul giardino. Fissai il cielo coperto di nubi. Come ogni notte, mi apparve l'immagine di Natsu.

< < Ehi. Come te la passi? Io una schifo se proprio vuoi saperlo... > > -esordì, fissando il vuoto.

< < Mi dispiace. Ma come ti ho detto è per il tuo bene... > > -rispose Natsu.

La sua voce così realistica mi arrivò dritta al cuore. Di scatto mi voltai verso di lui.

< < Dimmi perché. > > -ordinai, stringendo i pugni e abbassando la testa.

< < Non posso dirtelo... > > -mormorò infine scomparendo, così come era apparso.

Era chiaro che fosse soltanto uno scherzo di poco gusto della mia immaginazione. Dopo tutto quel Natsu mi ripeteva cose che già sapevo. Così, angosciata tornai a letto. Il mattino dopo mi svegliai molto presto.
Polyuska mi aveva fatto trovare nel letto la nuova divisa scolastica: Vestino sopra le ginocchia azzurro con pieghe, camicetta a maniche lunghe bianca, fiocco rosso e calze bianche alte fino all'interno coscia. Da manuale: come apparire una bambolina.
Mi sembrava tutto un déjà-vu: La nuova scuola, la nuova divisa, la nuova città. Soltanto il vuoto all'interno della mia anima rendeva la differenza. Già, una volta entrata a scuola non avrei incontrato ne Natsu, ne Levi ne nessun altro. Forse mi mancava anche mio padre...

Ovviamente non mio padre in se, ma il concetto di avere un parente stretto nelle vicinanze, o ancora meglio: il concetto di avere qualcuno che mi difendesse da quel parente stretto: Natsu. Indossai la divisa e presi in mano la cartella. Scesi le scale, dove trovai all'ingresso Polyuska con il pranzo a sacco.

< < Ecco a te – sorrise, riponendolo all'interno della carpetta - E buona fortuna! > >

Il modo in cui lo disse, mi fece ricordare ancora una volta Lydia, tanto che l'abbracciai impulsivamente.

< < Grazie. > > -mormorai.

Polyuska mi accarezzò la testa. Dopo di che uscii, pronta o quasi ad affrontare un altro primo giorno di scuola. Il tragitto per raggiungere l'edificio scolastico era semplice: sempre dritto e poi girare a destra al primo incrocio.

Dopo qualche passo, mi fermai di colpo. Il cuore mi batteva a mille. Non poteva essere vero... Strinsi i pugni... magari era solo la mia immaginazione,  perciò ricominciai a camminare. Mi fermai nuovamente, guardandomi intorno con sospetto. Lo sapevo, non stavo sbagliando. Lì intorno persisteva una presenza demoniaca.
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Angolo Autrice:
Konbanwa!
Allora ecco a voi il nuovo capitolo!!
Come vi avevo promesso ce l'ho fatta ^^ anche se non è stato facile considerando che ho perso un pomeriggio per fare un maledetto tema (un testo narrativo) dove i personaggi
(NON L'HO FATTO APPOSTA) assomigliano ai personaggi di Fairy Tail xD
La protagonista si chiama Lucy (tu guarda il caso...) e gli altri tre protagonisti si chiamano Nate, Emily e George (N...E.... G... non ricordano niente? xD)
Vabbè torniamo alla storia va u.u
ragazzi ho deciso di inserire anche Wendy nella storia **
Però la vedrete tra moooooooooolto tempo e sarà un Wendy totalmente diversa dall'originale (non vi aspettate una Wendy vers. Edolas, perché non c'entra niente! è.é )
Nel prossimo capitolo Lucy farà la conoscenza di personaggi già conoscenti anche se sono ancora indecisa se far rientrare anche Mirajane... voi che dite?
:) Alla prossimaaa

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Capitolo 34
*** Alba ***


Alba

(Lucy)

Non c'era nessun dubbio.Conoscevo fin troppo breve quella sensazione di irrequietezza. Ogni volta che percepivo la presenza di un demone minore, avevo solo come un impulso all'interno della mia testa.
Più il demone in questione era potente, più l'impulso diventava violento nel manifestarsi.Il demone che avevo percepito doveva essere di forza media. Cosa dovevo fare?
In fondo ero completamente disarmata... come avrei potuto sconfiggerlo?E se mi stessi per caso sbagliando? Se avessi così tanta voglia di tornare alla mia vita precedente da immaginarmi presenza che non esistevano?

< < Yo! > > -esordì una voce alle mie spalle.

I miei pensieri furono bruscamente interrotti.Mi voltai di scatto. La voce sembrava vagamente familiare. Davanti a me si presentava un ragazzo con la divisa della mia nuova scuola su uno scooter.

L'avevo già visto da qualche parte... quei capelli color bronzo... corti, mossi e scompigliati... alzati sulla fronte con del gel...

< < C-Ci conosciamo? > > -chiesi infine.

Il ragazzo sospirò sorridendo.

< < Sono contento che tu stia meglio. > > -fece, scendendo dallo scooter.

< < E-Eh... tu sei? > > -domandai, guardandolo con aria interrogativa.

< < Sono Loki... sai... quello del bosco...? > > -suggerì, poggiando una mano sulla nuca.

Ora ricordavo.Sì, era stato lui a riportarmi da Polyuska... quel giorno. Sul mio viso si dipinse un'espressione triste, che cercai subito di mascherare con un sorriso.

< < A-Ah... Loki. Giusto... ecco... grazie per avermi salvata... > > -balbettai distrattamente, chinando il capo.

Non ero sicuro di essergli davvero grata.Da quando Natsu se n'era andato, ormai pensavo che vivere o morire non era poi così diverso. Loki parlava, ma al momento la mia attenzione era rivolta all'aura maligna che sentivo nelle vicinanze.

< < ---------------- la? .. Lucy? > > -ripeté, richiamando la mia attenzione

< < Eh? Come? > > -domandai.

Purtroppo non avevo sentito una sola parola.

< < Ehm, andiamo a scuola? > > -propose, trattenendo una risatina

< < Oh.. certo. Ma lo lasci qui lo scooter? > >

< < Sì... è meglio camminare. > > -affermò, sorridendo.

Ci incamminammo lungo il viale. Anche quel giorno la nebbia persisteva fitta. Era difficile guardare bene il panorama davanti, dietro ed intorno a me. Mi sentivo spaesata in quel luogo.

< < Allora, sei anche tu dell'ultimo anno eh? > >

< < Già... ma ho cambiato così tante volte scuola che dovrò mettermi in pari con il programma! > > -rivelai, fingendo entusiasmo.

Forse mi credette.In realtà i miei pensieri erano ancora una volta rivolti alla presenza demoniaca che non accennava a diminuire.
Continuammo a parlare del più e del meno.Anche se la maggior parte delle volte apparivo distratta, stava risultando stranamente facile parlare con Loki.
Chissà... forse avevo imparato a mascherare bene i miei sentimenti...Loki da qualche minuto pareva fosse distratto. Continuava a guardarsi intorno con sospetto. Ad un tratto si fermò.

< < Loki? > >

< < E.. Lucy ti spiace andare avanti tu? Ho… Ho dimenticato un libro a casa! Faccio in un attimo! > > -spiegò, allontanandosi frettolosamente.

Mi fermai anch'io, sentendo un nuovo violento impulso nella mia mente.
Dannazione...

Decisi di andare a dare un'occhiate nei dintorni.In fondo Loki non c'era e la scuola sarebbe cominciata solo mezz'ora più tardi... Mi misi a correre, lasciandomi guidare dal mio sesto senso.
Ben presto cominciai a eseguire salti lunghi da un palo della luce ad un altro.La presenza demoniaca si concentrava in un angolo del quartiere che terminava in un vicolo delimitato da una rete di metallo.
Mi fermai in quel punto.Feci un bel respiro profondo. Ad un tratto mi voltai di scatto.

< < Ma guarda... ecco qui la nostra Dark Princess... > > -disse fra sé e sé avvicinandosi, un uomo dagli occhi scarlatti e dalle orecchie appuntite.

Alzai un sopracciglio, gettando la borsa per terra.

< < Tks... credo che tu abbia sbagliato persona... EU. > > -replicai mostrando un sorrisetto, cercando di mascherare il reale nervosismo.

< < Ma tu guarda... sembra che tu non sappia del Governo... voi Hunter siete davvero stupidi. > > -ridacchiò avvicinandosi lentamente verso di me, mostrando nel frattempo i suoi canini appuntiti.

Trasalii.

< < Cosa c'entra il Governo?! > > -urlai, utilizzando un tono di cui io stessa fui sorpresa.

L'EU non rispose, limitandosi a sghignazzare.C'era qualcosa di strano però. Solitamente, gli EU ormai arrivati al livello della caccia estrema degli esseri umani, non dovevano essere in grado di formulare un discorso più o meno sensato.
Eppure, questo era differente dagli altri.Era come se conservasse ancora in parte la ragione umana.

< < Molto bene... si comincia! > > -incitò, fiondandosi verso di me con un balzo.

All'inizio rimasi pietrificata.Subito dopo, quando era ormai a tre millimetri da me, reagì spontaneamente. Feci un salto e con una mini piroetta diedi un calcio sulla faccia dell'EU, che fu scaraventato sui sacchi dell'immondizia a dieci metri da me.
Toccai terra, stupita delle mie capacità.Da quando ero diventata così agile? Mi distrassi per qualche secondo, tanto bastò per perdere di vista quel maledetto. Mi guardai intorno coi nervi a fior di pelle.

< < Eccomi qui. > > -mormorò, apparendo alle mie spalle.

Non ebbi il tempo di voltarmi, che l'EU mi diede un violento calcio nella schiena.Mi chinai sulla ginocchia. Quel calcio era stato incredibilmente doloroso, molto più violento rispetto al solito.
Tossii dolorosamente.Subito dopo, mi prese per la gola. Mi sollevò letteralmente da terra, cominciando a stringere.

< < Che cavolo... hai già finito le forze? Mi avevano detto che eri molto più forte. Cos'è, oltre alla lingua hai perso anche la forza? > > -mi canzonò, stringendo la mia gola ancora di più.

Misi con fatica una mano sul suo avambraccio, cercando di liberarmi dalla sua stretta mortale.In quel momento pensai a Natsu. Di solito, sarebbe venuto a salvarmi, ma ora...
All'improvviso, sentii uno sparo.L'EU mollò la presa, urlando. Caddi per terra e tossendo cercai di riprendere fiato. Il mostro schifoso continuava a urlare, coprendosi il volto. Tolse le mani, scoprendo l'occhio orribilmente sanguinante.

< < Chi cazzo è stato! EH?! > > urlò furioso.

Vidi accanto a me una RoseGun.Come poteva essere?

< < Sei stata tu puttana?! > > -urlò.

Svelta afferrai l’arma e mi rimisi in piedi.L'EU fece un balzo verso di me, avanzando gli artigli. Evitai il colpo, saltando e facendo una capriola in aria rapida.
L'EU aveva chiuso anche l'altro occhio, probabilmente per il dolore.Era l'occasione giusta. Prima di toccare terra, premetti il grilletto, mirando al petto.
Quando fui di nuovo con i piedi sulla strada, si piegò sulle ginocchia e sputò del sangue. Con occhi freddi, notai che il proiettile aveva colpito solo la pancia.

< < D-D-Dannazione... s-sei proprio come ti hanno descritta! > > -ringhiò, facendo appello alle sue ultime forze.

Mi avvicinai silenziosamente verso di lui, mi inginocchiai e poggiai la RoseGun sulla sua testa.

< < Cosa c'entra il Governo con tutte questa storia? Chi diavolo sei tu?! > > -domandai, furiosa.

< < D-D’accordo... T-Tanto non ho s-scelta... – ansimò, tossendo altro sangue - I-I-Il Governo è-è-è- ... p-presto... diventerete... tutti come noi! > >

Inarcai le sopracciglia. Cosa voleva dire?

< < Non scherzare! Ti ho chiesto cosa c'entra il Governo! > > -ripetei, dandogli un calcio sul fianco.

Mi stupii di me stessa. Da quando ero diventata così violenta?

< < I-Il Governo... F-Fairy T-Tail... S-S-Sabert.. > >

L'EU smise di parlare, smettendo anche di respirare.

< < No, ehi! Riprenditi! Forza dimmi quello che sai! > > urlai, raccogliendo nelle mia mani quello che ormai era diventato solo un mucchietto di cenere.

Sbattei un pugno per terra.Ormai il groppo in gola divenne insostenibile...

< < I-Io... ho bisogno di sapere! ... T-Ti prego... > > -implorai, piangendo a voce acuta e stringendo i denti.

Cosa c'entrava il Governo con gli EU?  Allora, era vero quel che aveva sempre sospettato l'Associazione Hunter?  Il Governo era davvero coinvolto?
E poi cosa c'entrava Fairy Tail in tutto questo?Ormai non ci capivo più niente. Però, di tre cose ero sicura:

Primo, il Governo e gli EU erano collegati.
Secondo, neanche RoseVille era sicura, perciò sarebbe stato il mio compito difenderla.
Terzo, per avere risposte, sarei stata costretta ad indagare oltre il lecito, anche da sola.

Per questo avrei dovuto cercare di non attirare l'attenzione troppo su di me.Mi sarei dovuta comportare normalmente, come un'allegra ragazza ansiosa di fare amicizia.  Avrei dovuto tenere gli occhi aperti, avrei dovuto fingere sorrisi e fingere di essere felice.
A Magnolia una della mia più care amiche si era rivelata una Strega pronta anche ad ucciderci tutti, perciò questa volta non avrei dovuto commettere errori.
Dovevo smetterla di cercare sempre l'appoggio di qualcuno.Per tutta la mia vita, non ero mai riuscita a rialzarmi da sola. Ma adesso le cose erano diverse.
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(Autrice)

< < Niente male... > > -si stupì la voce di un ragazzo, seduto sul cornicione di un palazzo.

< < Tks… E’ solo una principiante. > > -commentò bruscamente una ragazza, scompigliandosi i lunghi capelli al vento.

< < A mio parere... è tosta. > > -disse la sua un ragazzo biondo, con le mani braccia conserte sotto il petto.

< < Quindi è sul serio un Hunter? > > -chiese conferma un'altra ragazza, seduta vicino alla prima.

< < Direi di sì... comunque non avresti dovuto aiutarla! Doveva cavarsela da sola... > > -lo rimproverò il secondo ragazzo.

< < Era inevitabile. E poi, è stata strepitosa, è questo che conta no? > > -rispose il ragazzo seduto sopra il cornicione, voltandosi verso i compagni e mostrando un sorrisetto.
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(Lucy)

Dopo essermi asciugata le lacrime, mi rimisi in piedi.Piangere non avrebbe risolto assolutamente niente.  D'ora in avanti, avrei dovuto cavarmela da sola, e in un modo o nell'altro dovevo trovare le risposte. Quell'EU la sapeva di certo molto lunga.
Anche a costo di interrogare ogni singolo demone che si sarebbe presentato nel mio cammino, ero più che mai determinata a scoprire che stava succedendo.La mia occasione di dimostrare quel che valevo sarebbe cominciata esattamente fra due minuti.

Erano le sette e cinquantotto.Svelta, cominciai a saltare da un palazzo ad un altro, arrivando quindi a scuola dopo pochi secondi. L'uscita della scuola era già invasa da nuovi volti sconosciuti, tutti in divisa.
L'edificio scolastico si presentava come un grande palazzo giallo, alto e slanciato.Intorno era circondato da diversi alberi e spazi verdi, come un college. Mi diressi verso la segreteria, per prendere il foglio nel quale ci sarebbero stati scritti i corsi e le aule che avrei dovuto frequentare.

< < Salve! Sono la nuova alluna, Lucy Heartphilia. > > -sorrisi, falsamente.

< < Oh certo, ecco a lei. > > -confermò una signora dai capelli grigi ponendomi un foglio.

A prima ora avrei avuto trigonometria. Grandioso.Mi incamminai verso il corridoio C, al secondo piano. Tenevo gli occhi fissi sul foglio assegnatomi dalla segretaria per cercare di memorizzare tutte i nomi dei professori, le classi e i corridoi...
I miei pensieri furono interrotti da una brusca caduta, come al solito.Finii per terra, venendo sommersa da numeri fogli.

< < A-Ahi... > > -mormorai strizzando un occhio.

< < Oh scusami! Mi dispiace io... ero distratta!  Scusa! Scusa! Scusa! > > - ontinuava a ripetere la ragazza con cui mi ero scontrata.

Capelli chiari e corti, sul bianco.Grandi occhi blu, pelle molto pallida. Doveva essere mezza albina. Non potei fare altro che sorridere, di fronte alla ragazza che mortificata continuava a scusarsi.

< < E-Ehi.. dai non preoccuparti! S-Sono io che non guardavo dove andavo... > > -ridacchiai, mettendomi una mano sulla testa.

La ragazza di fronte a me mi mostrò un sorriso.

< < Mi spiace ancora! Sei quella nuova? > > -domandò.

< < Eh già... > > -ammisi, fingendo naturalezza

Ma avevo davvero così tanto la faccia da "tipa nuova?"

< < Ehm... questi fogli sono caduti a te? > > -chiesi, indicando la valanga di fogli che mi circondavano per terra.

< < Oh NOOOO! > > -urlò in tono quasi melodrammatico.

In un certo senso era buffa...

< < Mi dispiace! > > -ripeté chinando il capo.

< < M-Ma dai! Ti aiuto io. > > -proposi, inginocchiandomi e cominciando a raccogliere i fogli sparsi per tutto il corridoio.


< < Grazie ancora! > > -sorrise,  tenendo con due mani la pila di fogli alti quasi mezzo metro.

Avevo l'aria di essere molto pesante...

< < Vuoi che ti aiuti a portarle? > > -trattenni una risatina, notando che stava quasi per finire nuovamente per terra.

Questa volta accettò con un sorriso.

< < A proposito, io sono Lisanna! > > -incalzò, sorridendo.

< < Mi chiamo Lucy. Piacere! > > risposi.

< < In che classe devi andare? N-Non vorrei farti arrivare tardi il primo giorno... > > -mormorò,  assumendo nuovamente uno sguardo mortificato

< < N-No, non preoccuparti. Sono nuova e quindi perdoneranno un ritardo di qualche minuto. In che classe devi andare a prima ora? > >

< < Nella classe H. Tu? > >

Controllai ancora una volta il foglio. Che coincidenza..

< < Anch'io sono nella classe H a prima ora... trigonometria eh? > > -azzardai, aprendo la porta della classe.

< < Signorina Strauss, quanto tempo ha impiegato?! > > -sbottò una donna bassa, grassottella e con un abito leopardato... doveva essere la professoressa.

< < M-Mi scusi!! > > -esclamò Lisanna chinando il capo, facendo cadere ancora una volta le fotocopie...

Feci un debole sorriso sincero.Ma cosa... stavo sorridendo per davvero? La professoressa sospirò scontenta, mentre io misi sulla cattedra la mia metà dei fogli di Lisanna.

< < Tu devi essere quella nuova. > > -ipotizzò, squadrandomi con i suoi occhietti di ghiaccio.

Per un momento mi parve di essere tornata al primo giorno di scuola media...

< < S-Sì... sono Lucy. > > -confermai, chinando il capo verso il resto della classe.

< < Bene puoi andare a sedere... lì, accanto a Loki. > > -indicò il posto nell'ultima fila a destra.

Aveva detto Loki?
Camminai fino all'ultimo banco verso il ragazzo dai capelli color bronzo che seduto svogliatamente ascoltava la musica con gli auricolari.Vedendomi, tolse velocemente le cuffie, mostrandomi un sorriso caloroso.

< < Ehi Lucy! Che coincidenza! > > -mi fece un cenno di saluto, sorridendomi.

Ricambiai il sorriso.
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Angolo Autrice:
Salveee :)
Spero vi sia piaciuto il capitolo ^^ il titolo credo che si riferisca al fatto che Lucy abbia finalmente deciso di indagare anzi che restare a piangersi addosso , quindi è per lei una sorta di rinascita dalle ceneri, un'alba ecco.
Spero vi sia piaciuta anche la comparsa di Lisanna :) il fatto è che ho letto diverse fanfiction NaLu dove Lisanna fa la stronza di turno, quindi dato che sia nell'anime che nel manga è un personaggio molto simpatico ho deciso di simpatizzarla ancora di più dandolo un tocco "alla Wendy", considerando che quest'ultima in questa storia non la si sentirà mai e poi mai dire "Scusa! Scusa!" in quel modo xD
Allora, nel nuovo capitolo verranno presentati altri personaggi e apparirà Laxus *.*
Non vedo l'oraaa >.<
alla prossimaaa :)

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Capitolo 35
*** Fight! ***


Fight!

< < Che bello, siamo nella stessa classe di trigonometria! > >- si entusiasmò Loki.

< < Già... > > -sorrisi, mettendomi a sedere nel banco accanto al suo.

< < Ascoltate ragazzi: ho una piccola questione da sistemare, torno subito. > > - annunciò la professoressa uscendo dall'aula.

In men che non si dica tutti gli alunni si avvicinarono a me facendomi domande di ogni tipo.

< < Sei quella nuova eh? > >

< < Non sei di qui vero? > >

< < Wow hai dei lineamenti molto nobiliari... > >

Non sapevo bene a chi rispondere per prima, quindi annuii sorridendo, cercando di sembrare più naturale possibile.

In realtà quel primo giorno di scuola stava portando alla mente diversi ricordi.

< < E quindi vi conoscete? > > - domandò Lisanna, interrompendo i miei pensieri.

Probabilmente stava parlando di me e Loki.

< < Sì, più o meno. > > - rispose Loki.

Abbassai la testa pensierosa.

Avrebbe detto a Lisanna del nostro primo incontro?

Di quando mi aveva trovata svenuta in una foresta buia?

< <  Ci siamo incontrati proprio ieri al mercato. > > -mentì Loki voltandosi verso di me.

Mi stupii della sua discrezione.

Ero in debito con lui.

< < E voi vi siete conosciuti in corridoio, giusto? > > -suppose.

< < Infatti. A Lisanna erano caduta delle cose… > > - trattenni una risatina.

< < A-Allora Lucy, da dove vieni? > > -chiese l’albina, rossa come un peperone.

Ecco. Un'altra domanda a cui non volevo rispondere.

< < Vengo da… Fiore. > > -rivelai, pronunciando  l'ultima parola con un po' di disagio.

< < Oh sì... fa parte dei Paesi in guerra giusto? > > -rammentò, facendo attenzione a ciò che diceva.

In realtà non ce ne era motivo.

Qualunque cosa negativa avesse potuto dire su Fiore non poteva che essere vera.

< < Già... Beh è più che altro il Paese che ha dato inizio alla guerra a causa dell'assassinio del Capo di Stato, Hades. > > - spiegai, aspramente.

Già... tutta quella storia era cominciata per colpa dell'assassinio di Hades.

< < Quindi te ne sei andata per sfuggire alla guerra? > > - chiese.

< < Diciamo di sì. > > - risposi, cercando di non far intravedere niente del passato.

< < Comunque sia, sono contento che tu sia venuta in questa città. Certo è un posto un po' strano, ma è divertente vivere in un luogo con un alone di mistero no? > > -esordì Loki.

Annuii.

Su una cosa aveva ragione.

Quella cittadina era strana.

Sentivo provenire una strana aura.

Sembrava talmente malvagia ma anche talmente pulita… Come se all'interno vi si nascondesse il più malvagio dei demoni e contemporaneamente fosse invasa da un'ondata purificativa, così pura che scaturiva pudore.

Era molto strano... e poi cosa intendeva dire quel demone?

Aveva nominato Fairy Tail e poi stava per nominare qualcos'altro...Saber... Saber, cosa?

Era il nome di qualcuno? Di un qualcosa? Di un luogo?

La giornata passò velocemente.

A seconda ora avevamo educazione fisica, nella quale mostrai praticamente a tutti le mie capacità sensazionali nel cadere, inciampare in un ogni angolo del terreno e la mia capacità di attirare le pallonate in faccia come una calamita.

Volendo avrei anche potuto entrare in un club d'atletica leggera, ma per non dare nell'occhio non dovevo utilizzare le mie capacità da Hunter.

Perciò dovevo contare sulla mia solita coordinazione occhio-umano decisamente scarsa...

Fortunatamente neanche Lisanna era una cima negli sport, quindi ci consolavamo a vicenda.

Durante il pranzo mi sedetti con Lisanna e Loki su un muretto sotto un albero di cipresso, quando si avvicinò verso di noi un ragazzo alto, biondo e di corporatura massiccia e muscolosa.

Aveva un'aria quasi minacciosa, con una cicatrice sull'occhio a forma di saetta.

Però non aveva la divisa scolastica... chi era?

< < Ehi Loki! – esclamò, in tono brusco – Dannazione abbiamo del lavoro da sbrigare e tu te ne stai qui a cazzeggiare... > >

Loki si alzò e richiuse il pranzo a sacco.

< < Si arrivo, arrivo... Lisanna tu resta qui. > > - sospirò.

< < E-Ehm... ecco... - mormorò, tanto che Loki e il ragazzo non la sentirono - Ecco io-! > > -esclamò.

Loki e il ragazzo si voltarono e Lisanna arrossì.

< < Cosa? > > - chiese bruscamente il ragazzo biondo.

Arrossì ancora di più.

< < C-Cana tra una settimana tornerà... > > - balbettò, abbassando lo sguardo.

Cana?

< < Ah ma che bella sorpres-! > >

Loki fu interrotto dal ragazzo accanto a lui.

< < Tks... ma che diavolo vuole ancora quella maledetta?! Prima ci abbandona senza alcuna spiegazione e poi-! > >

< < Laxus! > > -lo richiamò Loki, zittendolo.

Laxus - a quanto pare era così che si chiamava - sospirò arrabbiato e si avviò, seguito da Loki che mi salutò con un cenno della mano.

Ricambiai perplessa il saluto, dopo di che mi voltai verso Lisanna, ancora in piedi ed imbarazzata.

< < T-Tutto bene? > > -domandai.

< < Laxus... Scemo! Scemo! Scemo! Scemo! > > - urlò tristemente.

< < L-Lisan.. > > - tentai di dire qualcosa, ma non sapevo esattamente cosa.

Si sedette, sospirando rattristita.

< < Mi spiace per la scenata di poco fa ... - finse un sorriso – Ma il fatto è che Laxus dice sempre quello che pensa ma, a volte dovrebbe cercare di essere un po' più gentile... in fondo Cana non ha colpe. > >

< < Chi è Cana? > > -chiesi confusa.

Cana... quel nome mi ricordava qualcosa... ma cosa?

< < Oh Cana è una nostra amica. Lei se n'è andata per alcune ragioni e... Laxus crede che questo abbia influito su altri cambiamenti nella nostra vita.. > > - spiegò, timidamente.

Era ovvio che stesse parlando di qualcosa di segreto, per cui non insistetti.

< < Mi spiace di essere così misteriosa... ma Laxus non vuole assolutamente che ne parli... > > - si scusò.

< < Ma no… non preoccuparti. > > -la rassicurai.

Potevo capire cosa significasse tenere un segreto.

< < Sai, Laxus può sembrare cattivo e antipatico ma in realtà non è così. Ha aiutato tantissimo me e mia sorella nel momento del bisogno... > > - mormorò, fissando per terra.

Sul suo volto si dipinse un tenero rossore e un'espressione felice.

Sorridendo mi avvicinai a lei, mettendole una mano sulla spalla.

In quel momento non capii bene perché lo feci, ma conoscevo quell'espressione...

Lisanna ricambiò con un sorriso.

Loki per l'ultima ora non tornò in classe.

Lisanna durante quel lasso di tempo sembrava preoccupata, come se temesse per qualcosa... o per qualcuno?

Uscite da scuola, io e Lisanna incontrammo Loki appoggiato al cancello della scuola, dove ci stava aspettando insieme a Laxus.

Ancora mi chiedevo come avesse fatto ad entrare a scuola il ragazzo biondo dal carattere tutt’altro che amichevole...

< < Oh Loki.. ma dov'eri finito? > > -chiesi, sorpresa di vederlo lì.

< < Io e Laxus abbiamo avuto diverse cose da fare… Lucy, ti accompagno a casa? > > -chiese

Nel frattempo notai che Lisanna guardava Laxus, e nel momento in cui quest'ultimo ricambiava lo sguardo, lei lo abbassava imbarazzata.

< < Certo... Lisanna, ci vediamo domani. > > -le sorrisi,  allontanandomi insieme a Loki.

Lisanna imbarazzata e preoccupata tentò di replicare, ma la timidezza glielo impedì.

Forse non erano affari miei, ma...

< < Allora, com'è andato il primo giorno? Resoconto? > > -chiese Loki camminandomi a fianco.

< < Uhm… direi stranamente bene. A parte il fatto che ho trascinato nelle mie caduta circa un migliaio di studenti durante educazione fisica... > > - sospirando.

< < Beh se ti fa sentire meglio i talent scout che visitano la scuola puntano su qualcuno bravo nello studio e non necessariamente negli sport, quindi se sei- > >

Loki si bloccò osservando la mia espressione.

Avrebbe voluto dire:  “se sei brava negli studi, allora hai buona possibilità.”

Ma la mia espressioni abbattuta ancor prima di provare, gli fecero capire quanto fosse in errore.

< < B-be'... allora sei fregata. > > -si arrese, ridacchiando.

Ridacchiai. Questa volte per davvero.

Mi stupii di me stessa.

Era... una bella sensazione.

< < Già lo penso anch'io... Posso chiederti una cosa? > > -proposi, incerta.

< < Certo. > >

< < Una cosa un po' personale? > >

< < ... Ok, tu mi domandi qualcosa di personale e io ti domanderò altrettanto! > >

< < Ci sto. Allora, chi è Cana? > > - domandai.

Loki si fermò.

< < E-Ehm s-so che non sono affari miei ma... questo nome mi ricorda qualcosa. però non so bene cosa e quindi... > > - farfugliai, parlando talmente velocemente che nemmeno io ci capii qualcosa.
In fondo lui non era tenuto a raccontarmi proprio un bel niente.

< < E-Ehi, tranquilla! – sorrise, tentando di tranquillizzarmi  - Cana è una nostra amica. Come te, viene da un altro luogo, però non ha mai detto di preciso da dove. Non posso dirti i dettagli ma consideraci come... come un gruppo di volontari della squadra di polizia. Quindi noi ci assicuriamo che la cittadina sia sicura eccetera eccetera… > >

< < Ah… Spero non sia qualcosa di pericoloso. > > -mi augurai.

< < Nah, non immaginarti niente di eccezionale. Però da un po' di tempo ci siamo resi conto che magari il problema non sono i criminali ma, i pezzi grossi da cui sono mandati a compiere i loro atti. Cana un giorno ha deciso di lasciarci per qualche tempo, senza alcuna spiegazione e Laxus è una persona che conta molto sull'onore e sul gioco di Squadra , quindi il fatto che lei se ne sia andata senza alcuna spiegazione lo infastidisce, tutto qui. > >

< < Adesso si spiega tutto. > >

< < Già, ma chi ti ricorda il suo nome? La conosci per caso? > >

< < No. Più che altro, è il nome di una persona… > > - riflettei, scavando nella memoria. Dove avevo già sentito quel nome.

Subito dopo mi venne in mente come un lampo di genio. Come avevo fatto a non pensarci?

< < Ah, ecco! Cana è lo stesso nome della figlia di un mio… conoscente. > > -rivelai, vaga.

Però, erano davvero la stessa persona?

< < E pensi che possa essere la nostra Cana? > >

< < No, non potrebbe essere – sorrisi, stranita all’idea – La persona di cui parlo frequenta l’università e non credo che si trovi qui in Italia. > >

< < Beh la nostra Cana ha la nostra stessa età però non va mai a scuola... “troppo pallosa!” , come dice lei. > > - rise.

Chissà...

< < Bene, ora tocca a me. > > - aggiunse, fermandosi.

< < Giusto. > >

< < Allora... perché sei così infelice? > > -chiese, facendosi improvvisamente serio.

< < Eh? > >

M-Ma come...?

< < Sai Lucy, io sono bravo a capire le persone e tu sei il genere di persona a cui viene difficile nascondere i propri sentimenti. > > -spiegò, avvicinandosi

< < M-Ma io n-non sono infelice... c-cosa te lo fa credere? > > - balbettai.

< < Istinto. > > -sorrise avvicinandosi al mio viso.

Indietreggiai involontariamente.

< < Beh, se proprio non vuoi dirmelo vuol dire che lo scoprirò da solo. > > -sorrise ancora una volta, ponendomi uno sguardo di sfida.

Lo trattenei per il braccio.

< < A-Aspetta. C-che vuoi dire che lo scoprirai? T-Tu non... > > - balbettai.

Che aveva intenzione di fare?

E come aveva fatto a capire il mio stato d'animo?

Eppure ero riuscita a mascherare i miei sentimenti così bene...

< < Ehi tranquilla, stavo scherzando!> > - ridacchiò.

Tirai un sospiro di sollievo, fingendo che la cosa non mi avesse stupita più di tanto.

< < A-Ahh... bene, meglio così... > >

< < Questo però non significa che abbia cambiato opinione. > > - rivelò, facendosi nuovamente serio.

Il cuore mi batteva a mille.

Forse sapeva qualcosa sul mio passato?

Se era così allora sapeva anche chi ero in realtà?

Arrivò a pochi centimetri dal mio viso.

Si avvicinò ancora di più fino a parlarmi all'orecchio.

< < Credimi. Farò in modo che tu sia felice. Ci vediamo. > > -mormorò.

Subito dopo proseguì in un'altra direzione.

Volevo chiedergli di aspettarmi, ma quando mi guardai intorno vidi di essere sorprendentemente arrivata da Polyuska.

Pensierosa, infilai le chiavi nella serratura.

< < Sono tornata... > > - informai, togliendomi le scarpe.

Nessuna risposta.

< < Polyuska? > > -chiamai, andando in cucina.

Sul tavolo trovai un biglietto.

“Stasera il mio turno all'ospedale è più lungo del solito... mi spiace lasciarti sola. La cena è in frigo, devi solo scaldarla. Non mi aspettare, va a letto presto! Baci Polyuska.”

Già, dimenticavo che Polyuska facesse l'infermiera nell'unico ospedale della città.

Salii svogliatamente le scale.

Entrando nella  mia stanza, spalancai gli occhi.

Sul letto c'erano delle cose che credevo di non rivedere più.

La mia divisa da Hunter - fascia nera, pantaloncini, stivaletti di camoscio e bandana militare - , due RoseGun e una spada all'interno di un fodero.

Quest’ultimo era in legno, con una decorazione che ritraeva i fiori di ciliegio.

Incuriosita sfoderai la spada: lunga, sottile, leggermente incurvata, lama molto tagliente.

A giudicare dell'elsa non avevo alcun dubbio: si trattava di una Katana.

Ma cosa ci faceva una spada Giapponese sul mio letto?

Accanto ad essi vi era una scatola con all'interno dei proiettili multi uso, ognuno dei quali contenevano circa 500 munizioni.

Infine sul letto vi era un biglietto.

“Siamo sicuri che ti saranno d'aiuto. Fanne buon uso.”

Sconvolta mi sedetti pesantemente sul letto.

Ebbi come l'impulso di abbracciare tutto, dalla divisa ai proiettili.

Avevo temuto di non rivedere più gli oggetti che avevano cambiato la mia vita.

Ma chi le aveva portate?

Quando mi ero ritrovata in questa città, disfando le valigie avevo notato che la divisa mancava ma non pensavo che sarebbe magicamente riapparsa.

Che fosse stato... lui?

No. Non aveva senso.

Ma allora chi?
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Angolo Autrice:
Holaaa :D
Come state? Perdonate il ritardo >___<
bene, in questo capitolo ho finalmente introdotto Laxus :'D cavolo quanto lo amo questo ragazzo!
Beh che dire, dalla descrizione del comportamento di Lisanna penso che abbiate capito cosa prova la nostra tenera albina ;D

Nel prossimo capitolo Lucy dovrà aver a che fare con nuovi scontri con demoni e cose varie e daremo una piccola sbirciata a quello che nel frattempo sta succedendo
a Fiore e negli Stati del Nord in conflitto :)

Mentre tra due o forse direttamente nel prossimo capitolo comparirà la nostra Mirajane :D
Spero che la Mira che incontrerete accontenti tutti :)

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Capitolo 36
*** Angard! ***


Angard!

Tutto questo era strano. Assurdo. Inaccettabile. Da mandar fuori di testa.

Dovevo iniziare a pensare che i miei vestiti mi seguissero?

Oppure dovevo vederla in modo più filosofico? : magari era il passato che mi rincorreva inesorabile, senza lasciarmi nemmeno il tempo di respirare.

Mi stesi sul letto, stringendomi al petto la Katana.

Cosa avrei dovuto farci?

Perché mi era stata mandata?

Se davvero lui non era stato, così come non erano di sicuro stati Levi e gli altri, chi me l'aveva mandata? Già… lui non poteva di certo essere stato.

Venni assalita da un'altra fitta al cuore.

Ormai potevo lasciar che la voragine all'interno del mio petto potesse avvolgermi e inghiottirmi completamente. L'avevo tenuta a bada per una giornata intera... direi che non avrei potuto fare di più.

Natsu...

< < Non devi piangere Lucy. Devi essere forte. Devi solo dimenticarmi. > >

< < La fai facile tu, eh stress? > >

All'apparenza, e molto probabilmente in realtà, parlavo da sola.

Ma nella mia mente poco lucida mi appariva la figura di Natsu, che con la sua camicia leggermente aperta, mi guardava con sguardo compassionevole.

Odiavo essere guardata in quel modo.

Per tutta la vita mi ero sempre sentita dire “povera Lucy, povera Lucy... Povera ragazza talmente ricca quanto infelice...”.

Già, era da un bel po' che lo stress di una vita forse inutile prendeva le sembianze del ragazzo che amavo, ma che contemporaneamente odiavo.

Era sempre stato così.

Amavo il suo modo di proteggermi;

Odiavo il suo modo di proteggermi.

Lo amavo, perché con lui sentivo che la mia vita avesse davvero valore.

Lo odiavo, perché nel volermi proteggere, aveva buttato al vento la cosa più importante della mia vita, del mondo, dell'universo, la cosa più importante dell'esistenza stessa: il nostro amore.

Il nostro strano, passionale, sincero ma difficile amore.

Un amore, che ti consumava dall'interno fino ad ucciderti, ma anche un amore che come una scossa al cuore ti riportava indietro dalla morte.

< < Riesci a immaginare un amore così? > > -chiesi fissandolo.

Abbassò la testa, ma poi mi sorrise annuendo.

Ovvio che poteva immaginarlo.

Natsu era il mio stress, era la mia coscienza, i miei sentimenti... ero io stessa.

Come potevo non sapere qualcosa che già conoscevo bene?

< < 'Notte stress. > > - mormorai, chiudendo gli occhi.

Natsu di dileguò e spari proprio come era apparso. Senza che nemmeno me ne rendessi conto.

Mi rigirai nel letto, pronta a farmi inghiottire dagli incubi.

Avevo promesso che avrei combattuto per scoprire la verità ed era quello che stavo facendo ma la promessa non implicava il folle progetto di fingere di essere tornata ad essere la ragazza allegra di prima.

Fingere, fingere, fingere...

Chissà per quanto sarei dovuta andare avanti...

D'un tratto aprii gli occhi.

Un impulso alla testa mi aveva svegliata di soprassalto.

Mi trovavo raggomitolata sul letto e stringevo al petto la Katana.

Sollevandomi, notai l'ormai evidente oscurità della notte.

Tu-Tum...

Eccolo, un altro impulso.

Significava una sola cosa: un demone nelle vicinanze.

Chissà come mai erano così prevedibili...

Svelta indossai la divisa da Hunter.

Era esattamente come me la ricordavo: non avevo per niente freddo benché indossassi abiti all'apparenza estivi, per non dire da clima tropicale.

Mi infilai un cinturino all'interno coscia, nel quale deposi la RoseGun.

Svelta infilai dei cuscini nelle coperte in modo che Polyuska, nell'eventualità in cui fosse entrata, avrebbe creduto che stessi dormendo.

Prima di uscire dalla stanza fissai per un momento interminabile la Katana.

Avrei dovuto portarla?

Dopo un po' di indecisione, decisi di portarla con me.

Molto probabilmente non mi sarebbe stata molto utile in battaglia ma non potevo di certo lasciarla sul letto.

Senza far rumore scesi dalla finestra e atterrai con grazia.

Subito dopo cominciai a saltare da un palazzo all'altro.

L'aria era nuovamente instabile: era composta da miasma talmente impuro che avevo quasi la nausea, ma contemporaneamente da un'aura talmente pura che sembrava quasi surreale...

Il punto in cui si concentrava il miasma impuro veniva da un tempio shintoista a Ovest.

Attraversai i bosco, cominciando a correre e saltare da un ramo all'alto.

Il miasma era sempre più percettibile, tanto che per un momento non finii per perdere l'equilibrio.

Atterrai in cime alla lunga scalinata, davanti il Torii.

Anche questo mi faceva venire alla mente diversi ricordi.

Mi voltai di scatto.

Dietro di me non c'era nessuno ma davanti a me...

Mi rivoltai.

Era apparsa dal nulla.

Una ragazza.

Alta e magra.

Capelli sul bianco, raccolti in una coda di cavallo legata da un fiocco.

Jeans aderenti e strappati sulle ginocchia.

Reggiseno più piccolo rispetto alla sua taglia.

In mano teneva una pistola, mentre su un passante dei Jeans era inserita qualcosa di sottile, lungo e argenteo.

Restò a fissarmi, con i suoi occhi di un blu intenso.

< < Cosa abbiamo qui..? > > -domandò divertita, avvicinandosi verso di me.

Ma che problemi aveva?

Portai una mano indietro, pronta ad afferrare la RoseGun se fosse stato necessario.

< < E tu chi saresti? > > -chiesi, cercando di sembrare spavalda.

< < Io sono quella che ti farà fuori, demone. > > - sibilò, sguainando l'oggetto che teneva nel passante: una spada.

Osservai per un momento la pistola tenuta nella tasca dei pantaloni.

Una pistola di metallo grigia.

< < Ma tu sei-! > >

Prima di poter finire la frase, dovetti scansarmi ruotando la schiena verso il basso.

Quella ragazza aveva tentato di colpirmi con un affondo (*colpo dato in orizzontale all'altezza del collo)

Abbassandomi con la schiena finii per ritornare in piedi con una ruota.

< < In guardia! > > -disse comparendo alla mie spalle.

Mi scansai prima che potesse trafiggermi.

< < Ehi aspetta! Sei anche tu un H-! > >

Fui nuovamente interrotta.

La ragazza cominciò ad attaccarmi agitando la spada contro di me.

Riuscivo a scansarla per poco.

Un mezzano(*colpo dato in orizzontale*), un ridoppio (*colpo dato in obliquo dall'alto verso il basso*) e di nuovo un affondo.

La sua abilità con la spada mi lasciò senza parole.

< < Sei agile! > > - ringhiò, tentando di colpirmi con un fendente, puntando la spada dall'alto verso il basso.

Feci un balzo, pensando che non mi avesse raggiunta ma mi sbagliavo.

Con un salto raggiunse la mia posizione in aria.

Senza darmi il tempo di reagire, mi diede un calcio sullo stomaco talmente violento da scaraventarmi contro un albero.

< < Q-Questa me la paga.. > > -mugugnai, rimettendomi i piedi.

Non potevo usare la pistola ma aveva ancora la Katana.

Che dovevo fare?

In fondo non avevo mai combattuto con un spada.

< < Sfodera la spada demone! > > -urlò in tono brusco, assumendo la posta reale.

< < D-Demone a me?! Io non sono un demone! > > - urlai indispettita

Io un demone? Da quale punto di vista?!

< < Forza sfodera l'arma. Io sono pronta. > > -dichiarò eccitata, portando avanti il piede destro.

Non avendo altra scelta sfoderai la Katana, lasciando cadere il fodero per terra.

La spada era leggera e sembrava tagliente.

Tuttavia avrei preferito di certo non usarla...

Non sapendo bene come impugnare la spada, assunsi la posa più classica:

La posta frontale.

La ragazza fece lo stesso.

< < Angard! > > -urlò all'improvviso, lanciandomi un sorrisetto di sfida.

Velocemente cominciò a scontrare la spada con la mia con diversi Sgualembri. (*colpi diagonali dalla spalla al fianco eseguiti dall'alto verso il basso )

Non potei fare altro che evitare i suoi colpi scontrando la Katana contro la sua spada.

Era incredibilmente agile e veloce.

Maneggiava la spada con grande maestria.

Da piccola avevo partecipato a delle lezioni di scherma medievale ma avevo abbandonato.

In quel momento me ne pentii.

La ragazza puntò allora sulle mie gambe.

In quel momento ricordai un paio di mosse per difendermi dagli attacchi:

Tentai di difendermi più volte puntando la spada verso il basso in avanti formando un angolo di trenta gradi: la Posta di Ferro Mezzana

La ragazza tentò allora di colpirmi al busto.

Tentai nuovamente di difendermi utilizzando la Controcavazione,  incrociando la mia spada contro la sua.

< < Tutto qui quello che sai fare? > > -incitò con arroganza, mettendo più forza nel braccio.

Feci lo stesso anch'io.

Le due spade iniziarono a tremare.

Era inutile.

Era troppo forte rispetto a me.

Non ce la facevo più.

Stavo per arrendermi ma qualcosa mi fece cambiare idea.

Non potevo mollare

Non in quel momento.

Non lì.

< < D-Dannazione... > > -mormorai, mettendo nuovamente energia sul braccio.

Successe qualcosa.

La spada sembrava stesse respirando.

< < Non mi farò battere! > > -esclamai determinata, lanciando un occhiata di fuoco alla ragazza che si ostinava a far pressione sulla spada.

Successe in un attimo: All'improvviso, la Katana sembrò guidare la mia forza e in qualche modo la mia mente.

Sentivo una pressione sulle spalle e una strana sensazione alla testa.

Misi una quantità di forza impressionante, tanto che riuscii a respingere l'attacco della ragazza che perplessa, con una capriola cercò di mirare alle mie gambe.

Senza che sapessi quello che stavo facendo, parai i colpi con eleganza.

Finii per attaccare con un Montante (*colpo dal basso verso l'alto).

La spada le volò via della mani, andandosi a conficcare sul terreno.

Mi guardò incredula.

Subito dopo la pressione diminuì fino a lasciarmi senza forze.

Puntando la spada contro il terreno, mi inginocchiai appoggiando la testa sulle braccia, dove le mie mani stringevano l'elsa, quasi come base d'appoggio.

Mi sentivo completamente senza forze.

Avevo il fiatone e un bruciore alla gola e al naso, quasi come se avessi corso per un chilometro.

Mi stesi per terra facendo respiri affannosi.

< < B-Bell' incontro... > > -mi congratulai, ansimando.

< < Chi diavolo sei, eh bastarda? > > -chiese la ragazza in piedi puntandomi la spada alla gola.

Impaurita tentai di alzarmi… niente.

Non riuscivo a muovere un muscolo.

< < N-Non sono un demone… > > -balbettai, senza fiato.

Ora che guardavo meglio la ragazza rimasi sorpresa dal suo comportamento.

Il suo viso era di una bellezza sconvolgente, il genere di bellezza trovabile nei cataloghi d'alta moda insomma… Ma la cosa che più mi lasciava perplessa erano i suoi tratti così… angelici.

Nessuno si sarebbe mai aspettato da una ragazza di un simile aspetto un comportamento violento come quello.

Senza alcun riguardo si mise a frugare nelle mie tasche.

< < E-Ehi! Ma che stai facendo-! > > -sbottai.

Il suo poco pudore la porto persino a infilare le mani dentro la fascia, nel tentativo di trovare qualcosa simile ad un'arma probabilmente.

< < Ah-Ha! – festeggiò, afferrando la RoseGun nel cinturino della mia coscia - Cosa abbiamo qui? Una pistola... cosa ci fa una ragazzina con una pistola eh? > > -chiese con aria di sufficienza.

< < I-Io sono... > >

< < Oh ma guarda è... uhm... SIGNORINA! - urlò ripuntandomi la lama contro la gola, facendomi sobbalzare - Dove hai preso questa eh?! > >

< < E'-E' mia! S-Sono un Hunter!! > > - urlai, cercando di allontanare il collo dalla lama.

Restò a fissarmi sospettosa.

< < Uhm… Questo spiega i vestiti da sexyshop... > > - sospirò, ritraendo la spada e lasciando cadere con noncuranza la mia RoseGun per terra.

S-Sexyshop?!

< < C-Cosa?! > > -chiesi perplessa.

Mostrò un sorrisetto compiaciuto e mi offrì la mano.

La fissai sospettosa.

Dovevo fidarmi?

< < Forza alzati prima che cambi idea. > >

Anche se un po' restìa, afferrai la sua mano riuscendo quanto meno a sedermi.

Non avevo più il fiatone, tuttavia sentivo come se le mie gambe si fossero fossilizzate direttamente sul terreno. Sembravano talmente pesanti..

< < Allora, si può sapere chi sei? > > -chiese, tirando fuori dal nulla una bottiglia di Sakè.

Abbassai la testa.

Non sapevo bene cosa rispondere.

La ragazza distolse lo sguardo da me solo per bere con intraprendenza dalla bottiglia.

Ma quanti anni aveva? O quanti pensava di averne piuttosto...

< < Prima di tutto potrei sapere almeno il tuo nome? > > -chiesi determinata.

La ragazza staccando la bocca dalla bottiglia sospirò.

< < Mirajane… > > -borbottò, infastidita.

< < Io sono Lucy, ma tu...? > >

Avevo tante domande da farle, come ad esempio se apparteneva ad una Squadra, ma mi bloccai quando avvertii la presenza di un demone.

< < Dannazione... > > -mormorò, gettando la bottiglia ormai mezza vuota.

Aveva intenzione di combattere mezza ubriaca?

< < Bene ora ci divertiamo! > > -sogghignò , sfoderando la spada e mostrando un sorrisetto eccitato.

Restai a guardala perplessa.

Davanti a noi si mostrò un EU.

Una donna, capelli scompigliati, occhi rossi scarlatto e orecchie a punta.

< < Ma tu guarda… due Hunter in un colpo solo! > > - sghignazzò.

Mirajane ricambiò sorridendo e –all’apparenza - barcollando.

< < Per te è finita! > > -urlò il demone fiondandosi verso di lei.

Quest'ultima restò immobile, chiuse gli occhi e nello stesso momento in cui l'EU stava per aprire la bocca per masticarle la testa, Mirajane con un movimento rapidissimo conficcò la spada nel cuore dell'EU.

Quest'ultimo rimase sospeso in aria, appeso per mezzo della spada.

Mirajane scosse la spada.

< < Uffa, ma così non c'è gusto… > > -si lagnò, mostrando nella sua voce i chiari sintomi della sbornia.

Prese la pistola della tasca dei jeans e la puntò alla testa dell'EU - stranamente ancora vivo - .

< < Allora, vuoi che ti spezzi l'osso del collo o che si strappi la lingua? > > -chiese, brusca.

< < N-Non ci vorrà molto... T-Tu sarai un'ottima cavia... e anche tu! > > - minacciò agonizzante, indicandomi per ultima.

Sobbalzai.

Che intendeva dire?

< < Tks… basta con queste stronzate. > > - sibilò, premendo il grilletto.

L'EU si polverizzò, sotto il mio sguardo incredulo.

< < Che creature disgustose... > > -commentò, pulendo la spada impolverata sui suoi jeans.

La guardai sconvolta.

Era stata sorprendente...

< < M-Ma come cavolo fai a combattere in quel modo anche da- > > - evitai di completare la frase.

Mirajane mi guardò in cagnesco.

Provai successivamente ad alzarmi, ma non ci riuscii.

Mi sentivo completamente senza forze, tanto che sentivo di aver bisogno di un lunga dormita. Nel frattempo Mirajane tirò fuori dalla tasca un pacchetto di Mikado.

< < Ma guarda. Usi una spada demoniaca e non sai nemmeno come usarla senza che ti controlli? > > - chiese sgranocchiando una Mikado, guardandomi come se fossi una stupida.

< < U-Una spada demoniaca? > > - chiesi perplessa.

< < Ma cosa mi tocca sentire… Sì, quella è una spada demoniaca e ora che mi ci fai pensare, credo sia la famosa Inkeharth. La storia è lunga e al momento non ho né voglia né la lucidità per raccontartela. > > -tagliò corto.

Mirajane mi lanciò il pacchetto.

< < Mangiane uno… ti sentirai meglio. > >

La guardai stranita.

Con uno guardo di sfida mi incitò a mangiarne uno.

Incredibile.

Dopo un minuto, riuscii ad alzarmi.

Ormai le forze mi erano tornate.

< < M-Ma come è possibile? > > -domandai, osservando la scatola.

Mirajane me la prese dalle mani bruscamente.

< < Ovviamente sono state cucinate con un ingrediente di mia invenzione. Bene, ti saluto. > > -borbottò, allontanandosi.

< < E-Ehi aspetta-! > >

Mirajane si era già allontanata nella nebbia.

Che strana ragazza...
_______________________________________________________________________________________________

Angolo Autrice:
Salve :)
Siete contenti? ^^ ho inserito Mira!! **
Spero vi sia piaciuto il modo in cui ho stravolto il suo carattere xD è praticamente l'unione di Cana e della Mirajane prima che Lisanna venisse risucchiata da Anima ma questo già lo sapete...
Torniamo alla storia:

Nel prossimo capitolo verrà raccontato il passato di Lisanna e di come Laxus l'abbia aiutata :)
cavolo, in Fairy Tail non c'è nessuno che abbia un passato felice .____.''

ahaha xD mentre tra due capitoli comparirà Cana! Yee!
Molti mi hanno chiesto chi sarà la rivale amorosa di Lucy eh... mi dispiace ma ho la tastiera cucita xD

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Capitolo 37
*** Katana ***


Katana

Tornai a casa velocemente. Nonostante avessi recuperato le forze inaspettatamente con quel Mikado che sembrava talmente semplice, mi sentivo comunque esausta, almeno mentalmente parlando.

Mi tornarono alla mente le immagini confuse di quando avevo sconfitto a duello quella strana ragazza, Mirajane.

Già, chi era lei e che cosa ci faceva lì?

Era davvero un Hunter?

Questo significava che magari conosceva qualcuno di Fairy Tail?

La mia mente fu assillata da quelle domande anche quando tornai a letto.

Cercai inutilmente di prendere sonno nonostante avessi un gran bisogno di dormire.

Nascosi la spada sotto l'armadio in attesa di trovare un altro nascondiglio.

Magari avrei potuto sbarazzarmene?

Certo, era merito della Katana se ero riuscita a non finire a fette dalla spada di Mirajane ma quest'ultima aveva accennato al fatto che fosse una spada demoniaca e che mi avesse manipolata.

Tutto ciò era davvero possibile?

Restai a fissare il soffitto.

Le domande erano diverse:

- chi me l'aveva mandata?

- perché?

- era davvero una spada demoniaca?

- cosa avrei dovuto farci?

- C'era davvero un'altra Squadra Hunter in città, oppure Mirajane era da sola?

Tutte domande senza una risposta. Ovvio.
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< < Allora, ne hai abbastanza oppure devo continuare? > > -chiesi all'EU finito contro un albero, appoggiando con il braccio la Katana sulla mia spalla.

< < M-Maledetta! > > -ringhiò, rialzandosi.

A quanto pare ne voleva ancora.

< < Dio... Ma non vi stancate mai voi altri? > > - sbuffai.

< < Giuro che ti ammazzo! > > -urlò.

< < Allora preparati! > > -risposi cominciando a correre verso di lui.

Tentai di colpirlo utilizzando diversi ridoppi, ma si dimostrò rapido.

Riusciva a evitare tutti i miei colpi sebbene avesse difficoltà.

Dovevo sbrigarmi ad eliminarlo. Se avessi impiegato troppo tempo, sarebbe successo di nuovo.

L'EU tentò di allontanarsi da me facendo diversi salti all'indietro.

Cercai di rimanere concentrata sul controllo della mia mente.

No. Non dovevo lasciare che la Katana prendesse il controllo di me...

Gettai la spada per terra, cercando di respirare profondamente.

Ripresi la RoseGun e sparai un colpo.

Niente.

La pallottola non lo aveva nemmeno scalfito.

Da un po' di tempo, le pallottole della RoseGun che avevo sempre usato erano diventate inefficienti.

< < Sei finita! > > -esclamò, gettandosi su di me.

Grazie ai miei riflessi riuscii ad evitarlo, abbassandomi fino a rotolare per terra.

L'EU finito il “volo” si appoggiò contro un albero e da lì si diede la spinta.

Non sapendo più cosa fare, ripresi in mano la RoseGun.

Una strana pressione invase il mio corpo. Percepii come delle vibrazione dell’interno della spada.

Il mio corpo si mosse da solo.

Sentivo una pressione orribile sul mio corpo.

Come se fossi tutta ingessata.

Ma mi muovevo benissimo.

Soltanto che non ero io.

Tentai di ordinare al mio corpo di non prendere la Katana, ma non rispose.

Con un movimento rigido lancia la Katana, che trafisse l'EU, conficcandolo nell'albero di partenza.

L'EU finì in cenere in un lampo.

D'un tratto, la forte pressione che sentivo si dileguò.

Stanchissima finii per terra, dove con le braccia tese e le ginocchia per terra tentai di riprendere fiato.

Ero sudata e stanchissima, quasi come se avessi esaurito le batterie.

Era successo di nuovo.

Era passata una settimana da quando avevo incontrato Mirajane.

Ogni sera da allora, sentivo presenze demoniache e i miei dubbi erano fondati.

Ogni sera ad attendermi c'era un demone o un EU, nell'intento di attaccare qualcuno.

Ogni sera, puntualmente utilizzavo la Katana poiché la RoseGun non mi era più stata d'aiuto sugli EU.

Era come se ogni giorno diventassero più forti del giorno prima.

Quando sparavo la pallottola entrava nel corpo dell'EU ma quest'ultimo non ne subiva nessun effetto.

Quindi avevo deciso di optare per l'utilizzo della Katana, sebbene sapessi quali rischi comportava.

Così puntualmente, esattamente dopo dieci minuti dal suo utilizzo, la Katana prendeva il possesso del mio corpo.

Subito dopo, mi ritrovavo sfinita.
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DRIIIN

Mi svegliai di soprassalto a causa del rumore infernale della sveglia.

Mi sentivo ancora stanchissima.

Fortunatamente ero riuscita a mettere da parta la forza necessaria per andare a scuola e per fingere almeno che andasse tutto bene.

In realtà mi stavo riducendo a uno straccio.

Ovviamente la luce del Sole non si intravedeva nemmeno.

Mi aspettava un'altra giornata di pioggia. Evviva!

Dopo essermi messa la divisa scesi velocemente le scale facendo non poco rumore.

< < Buongiorno Polyuska! > > - la salutai, frenando lo sbadiglio.

 < < Buongiorno anche a te Lucy. C'è il pane e della marmellata a tavola. Su va a mangiare... > > -mi invitò, prendendo il cappotto appeso all'ingresso.

< < Un momento, non rimani? > >

< < Oh no. Sai i turni all'ospedale sono aumentati... Sembra ci sia una strana malattia in giro. > > -mi informò, vaga.

Mi incuriosii.

< < Una malattia? > >

< < ... Sì. – affermò, facendo una lungo pausa - E' solo una sciocchezza, non devi preoccuparti! Va' a mangiare e va' a scuola. Tornerò per cena. Ci vediamo! > > - uscendo velocemente da casa.

Di sicuro la questione era più importante di quanto volesse farmi credere.

Mangiai velocemente. Subito dopo osservai l’orario. Erano le otto passate.

< < Oh no la scuola! > > -esclamai.

Svelta presi la cartella, il cappotto e uscii di casa correndo.

Stavo facendo tardi. Mi guardai intorno per accertarmi che non ci fosse nessuno. La strada era fortunatamente deserta.

Quindi mi misi a saltare da un palazzo ad un altro.

In men che non si dica arrivai a scuola dove atterrai nei boschi che circondavano l'edificio.

Scostandomi le foglie dai capelli mi diressi verso il viale, dove con calma apparente iniziai a camminare normalmente, seguendo i pochi studenti che si dirigevano verso la scuola.

< < Ehi! – mi chiamò una voce in lontananza: era Loki. – Come va? > > -chiese sorridendo.

< < Buongiorno Loki! > > -risposi ricambiando il sorriso.

< < Allora, abbiamo fatto un bel viaggetto? > > -domandò camminando.

Mi bloccai.

Mi fermai letteralmente, guardandolo con espressione interrogativa.

Loki all'inizio sembrava serio, come se stesse cercando di alludere a qualcosa ma poi sorrise di nuovo.

< < Ahaha! Dai stavo scherzando! Intendevo ovviamente il viaggio da casa tua fin qui, no? > >

Interiormente feci un respiro profondo.

< < Ahh… già! Bene, grazie! > > -feci, cercando di non sembrare sorpresa.

In fondo come avrebbe mai potuto vedermi?

< < B-Buongiorno Lucy! Buongiorno Loki! > > -sorrise Lisanna venendoci incontro

< < Buongiorno! > > -rispondemmo entrambi.

La campanella suonò e cominciammo ad affrettarci.
____________________________________________________________________________________

< < Bene ragazzi. Avete un’ora per completare tutto. > > -affermò la professoressa di matematica, distribuendo i fogli delle verifiche.

Una verifica di matematica… Ero ufficialmente fregata.

Per tutto il tempo fissai il foglio completato a metà. Alcune cose le sapevo, altre erano ovvie e alcune erano state compilate un po’ a caso.

Mentre per l'altra metà dei quesiti non sapevo proprio dove andare a sbattere la testa.

Guardandomi intorno notai che non ero l'unica in una situazione critica:

Lisanna stava quasi per mettersi a piangere - come al solito - .

Loki ridacchiava, forse per la disperazione.

Cherry,  - una nostra compagna che seminava “amore” ovunque - faceva lo smalto alle unghia e gli altri tentavano di scambiarsi bigliettini.

Soltanto Laki sembrava non essere per niente in difficoltà.

Quel giorno metà classe era assente, tuttavia la professoressa – con mio grande disgusto - non aveva rinunciato al compito.

Inoltre la stanchezza non giocava a mio favore.

Facevo fatica a tenere gli occhi aperti.

Il sonno e la stanchezza si impossessarono di me, tanto che la matita mi scivolò dalle mani.

Appoggiai per quello che a me parve un secondo la testa sul banco.

Riaprii gli occhi di soprassalto quando udii il suono nasale della campanella.

La professoressa stava ritirando i compiti, e il mio era per metà in bianco.

Mi ero addormentata?

Finita la lezione, mi accasciai sul banco sfinita.

< < Giuro che ce l'ho messa tutta! > > -sospirai.

< < Certo che era proprio tosto quel compito. Se avessi saputo di questa verifica avrei marinato la scuola... > > -borbottò Loki.

< < Mi sento stanchissima! > > -sospirò Lisanna, spalmandosi sul mio banco.

Ridacchiai, osservando la sua strana postura. Subito dopo mi guardai intorno.

La classe non era al completo; oserei dire dimezzata.

< < Ehi ragazzi, ma sapete come mai metà classe è assente? > > -

< < Sì e no... C'è chi dice che sia a causa di una strana influenza che c'è in giro. > > -affermò Loki.

< < Un influenza? > > -ripetei.

Quella parola mi fece venire in mente la conversazione di quella mattina con Polyuska.

< < Sì. Sai, a quanto pare è in giro una strana malattia che colpisce soprattutto i ragazzi tra i sedici e ventidue anni. In pratica chi viene infettato prima comincia a comportarsi in modo strano, come se avesse un attacco epilettico o
peggio come se fosse diventato schizofrenico tutto a un tratto, e poi entra in coma. Ovviamente io spero che non sia capitato niente del genere ai nostri compagni, ma come hai notato oggi è così in tutte le classi. > > - continuò Loki, preoccupato.


< < Ora che mi ci fai pensare oggi c'erano poche persone.. > >

< < Aww! Spero non sia niente di grave! > > -esclamò, impaurita.

< < Polyuska lavora all'ospedale no? Non ti ha detto niente? > > -domandò Loki.

< < No… niente di niente. > > -risposi.

< < Dai, sono sicura che non voglia farti preoccupare! > > -fece Lisanna.

Nel frattempo si avvicinarono a noi gli altri nostri compagni.

< < State parlando della malattia che c'è in giro eh? E' proprio strano! > > -commentò uno.

< < Già! Ho sentito dire, che sono stati ritrovati sui corpi delle vittime dei morsi ambigui... cosa pensate che possa essere? > > -continuò un'altra.

Trasalii.

Dei morsi?

Come quelli di un demone o di un EU?

Dovevo vederci chiaro in quella storia.

 
Dopo la scuola, mi avviai verso casa con Lisanna.

Ero talmente stanca che a stento riuscivo a camminare, tuttavia non potevo darle l'impressione di essere stanca più del dovuto, perciò cercai di dimostrarmi energica, nonostante fossi sicura di avere della occhiaie che avrebbero fatto spavento a chiunque.

Lisanna si fermò di colpo.

< < E-Ehi Lucy? > > - esordì.

< < Sì? > >

< < Ti vedo stanca. Cosa ti è successo? > > -chiese guardandomi con compassione.

< < N-Niente! Sto benissimo non preoccuparti! > > -negai.

Tentai di ricominciare a camminare ma Lisanna mi fermò prendendomi per una mano.

< < Sul serio! Se c'è qualcosa che ti preoccupa puoi parlarne con me. > > -mormorò con sguardo basso.

< < A me sembra che quella che abbia bisogno di parlare delle due qui sia tu. > > -commentai.

Lisanna arrossi, tentando di negare in modo parecchio imbranato.

< < N-N-No! C-Cosa te lo fa credere? N-Non è che solo perché Laxus fa lo stupido io-! > >

Smise di parlare quando vide la mia espressione insinuante.

Non era proprio capace di mentire.

Così ci sedemmo in una panchina.

< < Allora, cos'è successo? > >

< < Ecco.. i-io... hai presente ieri, quando mi hai lasciata sola con lui? > > -chiese timorosa.

< < Sì? > >

< < Ecco… Io e Laxus abbiamo avuto un'altra discussione. > > -dichiarò, fissando il terreno.

< < Perché, cos'è successo? > >

< < Beh… Stava andando tutto bene… Cioè stavamo parlando, quando siamo subentrai nell'argomento del ritorno di Cana e Laxus ha iniziato ad affermare cose molto brutte su di lei! – esclamò, voltandosi verso di me -  E quindi io ho
cercato di difenderla e lui si è arrabbiato anche con me. Infatti oggi a scuola non mi ha nemmeno guardata in faccia. > >  


< < A scuola? > >-ripetei.

< < Oh sì. Mi ero dimenticata di accennartelo. Pur essendo troppo giovane lavora gratuitamente come supplente di educazione fisica perché molto spesso sostituisce suo nonno, il professor Dreher. > >

< < Q-Questa si che è una sorpresa! – mi stupii, facendomi subito dopo più seria - Ehi Lisanna, ma se Laxus è così scorbutico, perché tieni tanto a lui? > >

< < Perché… E’ stato lui a salvare me mia sorella dalla miseria. > > - rammentò

< < In che senso scusa? > > -domandai, incuriosita.

< < Da piccole io, mio fratello e mia sorella fummo abbandonati dai nostri genitori e crescemmo in un orfanotrofio. Una notte, quando avevo otto anni e mia sorella aveva rispettivamente dieci anni, nostro fratello scappò dall'orfanotrofio.
Lasciò solo un biglietto, che diceva  “Alle mie sorelle: ci rivedremo presto”.
 Non si fece più vedere... Da quel giorno mia sorella l'ha sempre odiato, ma io sono sicura che l'abbia fatto per un valido motivo e che presto tornerà da noi! > > -spiegò, mostrando un debole sorriso di circostanza.

< < Mi dispiace Lisanna... > > - mormorai, poggiandole una mano sulla spalla.

< < Poi dopo un po' di tempo, a causa dei tagli del Governo l'orfanotrofio dovette chiudere. Io e mia sorella fummo così costrette a vivere in mezzo alla strada. Riuscivamo a sopravvivere compiendo dei piccoli furti… > >
 
< < Dei furti? > > -ripetei.

< < Sì. Il mondo che ci circondava era freddo ed ostile, perciò non avendo qualcuno a cui appoggiarci, dovemmo provvedere da sole. In quel periodo mia sorella cambiò... Certo, era sempre stata una bambina molto più determinata
rispetto a me ma in quel periodo divenne molto più brusca e spaccona, tanto che era la capo-banda del gruppetto di bambini che come noi rubavano per sopravvivere. > >


Riuscivo ben ad immaginare la Mirajane che avevo incontrato come la capo-banda di una gang.

< < A me non piaceva rubare e così venivo sempre rimproverata per la mia debolezza. Poi un giorno, quando mia sorella aveva ormai dodici anni, finì in una rissa. Dei ragazzini mi avevano fatto dei dispetti     - cose da bambini dopotutto -
 ma mia sorella mi difese ad oltranza, iniziando a scontrarsi.
Prima che succedesse il peggio, intervenne un ragazzo. > >

< < Quel ragazzo era per caso… Laxus? > > -suggerii, avendo capito dove volesse andare a parare.

< < Già, proprio lui. – sorrise - Mia sorella se la cavò con un occhio nero, ma non so come sarebbe andata a finire se Laxus non ci avesse aiutate. Da bambino era molto più docile e gentile rispetto ad ora, perciò passavamo molto tempo insieme. Inoltre grazie a lui  io e mia sorella abbandonammo la vita di strada, trasferendoci in una casa famiglia, che suo nonno ci procurò. > >

Curvai le labbra in un sorriso commosso.

< < E’ una bella storia… > > -affermai.

< < Sì, lo penso anch’io. Da allora siamo stati molto uniti ma lui e mia sorella non riuscirono mai ad andare completamente d’accordo, specie adesso che i loro caratteri sono praticamente contrastanti! > > - ridacchiò.

< in breve sei innamorata di lui fin da bambina. > > -dedussi.

Lisanna arrossì di colpo, evitando di rispondere.

< < Ehi! Lisanna! > > - la chiamò una voce.

Correndo verso di noi si presentò una ragazza.

Cappelli bianchi... occhi blu... alta... magra... era la ragazza di quella sera!

Mi alzai di scatto.

Mirajane spalancò gli occhi e mostrò un ghigno.

< < T-Tu?! > > urlammo all'unisono.

Già era proprio lei, essendo l'unica sull'intera faccia della terra ad avere un tono di voce così brusco in contrasto con le sue fattezze angeliche.

< < S-Sorellona! > > - esclamò Lisanna con stupore.

< < Tu che diavolo ci fai qui, eh? > > -domandò fissandomi con il suo sguardo assassino.

Rabbrividii ma mantenni la calma.

< < T-Tu che ci fai qui piuttosto! Sei sua sorella?! > > -domandai, osservandole bene.

In effetti si assomigliavano: capelli bianchi, carnagione pallida, occhi blu e bellezza quasi surreale.

Ma di carattere per niente.

Una dolce come un angelo l'altra spaccona e a tratti perfida...

Ma se Mirajane era un Hunter, allora anche Lisanna lo era?
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Angolo Autrice:
Kounbawa! Genki desu ka?
Okay, basta con il giapponese xD
Allora, come vi avevo promesso ho spiegato brevemente di come si sono conosciuti Laxus e Lisanna e... prevedo diversi momenti su di loro ;)
Ora che Mirajane è rientrata i scena come sorella di Lisanna, Lucy vorrà di sicuro della spiegazioni e le avrà quando tornerà Cana ossia... nel prossimo capitolo ^O^
Ancora di Natsu si saprà ben poco, anche con la riapparizione di un piccolo personaggio secondario >.< ma tranquilli, primi o poi scoprirete tutto :)
alla prossimaa

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Capitolo 38
*** Trust Me ***


Trust me

< < Dannazione Lisanna! Perché frequenti certa gente?? > > -chiese Mirajane irritata.

Cosa voleva dire con "certa gente" ?

Tentai di mantenere la calma.

< < E-Ecco.. S-Sorellona lei è Lucy... è una mia compagna di scuola e-!> >

< < Ahh?? - esclamò avvicinandosi al mio viso con aria minacciosa - Allora, è la verità? > > -chiese in tono ancora più brusco.

La sua voce non sembrava più nemmeno quella di una ragazza...

< < Certo! > > -dissi determinata

Mirajane si allontanò facendo un espressione quasi di disapprovazione.

Ma che problemi aveva?

< < Tks.. d'accordo, andiamo Lisanna. > > -disse prendendola per il polso.

< < No, aspetta. > > -dissi fermando a mia volta Mirajane per il braccio.

Mirajane si voltò guardandomi in cagnesco.

Non demorsi. Dovevo sapere la verità.

< < Si può sapere cosa vuoi? > > -rispose bruscamente.

< < Eh- Sorellona! > > -disse Lisanna rimproverandola.

< < Lisanna... ti prego dimmi la verità. > > -dissi guardandola intensamente negli occhi.

Lei come me aveva i suoi segreti, e aveva il diritto di difenderli ma, avevo bisogno di sapere!

Lisanna abbassò lo sguardo.

< < Quante storie... su vieni con me! Lisanna, và a casa immediatamente e non fare domande! > > - disse Mirajane prendendomi per il braccio.

< < M-Ma-! > > -mormorò Lisanna

< < Ho detto vai a casa! > > -disse Mirajane, trasportandomi per il braccio senza nemmeno voltarsi. Cominciò a camminare a passo sempre più accelerato.

Ancora non riuscivo a credere che una simile bellezza, così simile ad un angelo avesse un tale caratteraccio.

Inoltre i suoi pantaloni di pelle aderenti, i suoi stivali con il tacco e il suo top sopra l'ombelico si adattavano perfettamente alla sua personalità ma... il viso, per niente.

< < Ehi! M-Mirajane che stai facendo?! > > - chiesi lamentandomi.

Mirajane mi stava conducendo nel bosco.

Doveva forse rivelarmi qualcosa di importante?

< < Allora, cosa vuoi sapere? Sbrigati non ho molto tempo. > > -disse lasciandomi il braccio.

Ci eravamo addentrate nella foresta.

Nonostante lì il tempo fosse perennemente nuvoloso, si riusciva ad intravedere qualche spicchio di luce.

< < Prima di tutto... è vero che sei in una Squadra Hunter? > > -chiesi, seria.

< < Certo. Sono Mirajane Strauss della Squadra Hunter Saberthoot, nota come il Demone. > > - disse mostrando un sorrisetto orgoglioso, a tratti perfido.

< < P-Piacere... > > -dissi perplessa.

< < Tu invece sei Lucy Heartphilia di Fairy Tail, conosciuta come Dark Princess. > > -disse staccando improvvisamente da un ramo una mela.

Rimasi sorpresa.

Come faceva a conoscermi?

< < Odio quel soprannome... - dissi quasi nauseata. Come fai a conoscermi? > >

< < Oh, sai - disse addentando la mela - I demoni parlano... ma andiamo a noi: dove accidenti l'hai recuperata l'Inkheart?! > > -chiese nuovamente in tono brusco.

< < N-Non l'ho recuperata, io-> >

< < Fammi indovinare - disse interrompendomi - L'hai rubata? Perché in questo caso... temo che dovrò farti del male... > > -disse in tono minaccioso.

< < No! Senti, non l'ho ne rubata ne comprata ad un'asta un-line se è questo che intendi!

L'ho semplicemente trovata.

Sul mio letto e, non so chi me l'abbia portata ne perché l'abbia fatto! > >

< < Umm... sai è curioso che tu l'abbia trovata sul tuo letto. - disse ricominciando a mangiare la mela e iniziando a camminare - Questa è una spada demoniaca diversa dalle altre.

Sceglie il suo proprietario solo quando quest'ultimo è capace di dominarla, non di farsi dominare come un povero stupido.. > > -disse gettando il torsolo della mela sul terreno.

< < Si, mi sto riferendo a te dolcezza. > > -dichiarò prima che potessi aprire bocca.

Come pensavo.

Quindi era davvero così? La spada mi aveva dominata?

< < Mirajane.. ti prego dimmi tutto quello che sai sulla Katan- , sull'Inkheart! Per favore! > >

Mirajane non disse nulla.

Prese semplicemente un'altra mela e cominciò a mangiarla.

< < Ti racconteremo tutto domani... > > -disse tornando indietro.

Domani?

< < Ehi, aspetta! Tu e chi altro? > > -chiesi perplessa voltandomi.

Ma Mirajane non c'era più.

Dannazione..

Pensierosa mi sedetti pesantemente contro il busto di un albero, sul terreno pieno di foglie ormai appassite.

Alzai lo sguardo al cielo.

Dovevo aspettare fino all'indomani per sapere la verità.. ma quale verità?

Dubitavo che fosse la verità riguardante Natsu e gli altri.

Forse era solo la verità sulla spada Inkheart, e magari anche di chi me l'aveva mandata.

Chi erano gli altri componenti della squadra Saberthoot?

Lisanna c'entrava qualcosa?

Venni presa dalla stanchezza, e dimenticandomi completamente di essere nel bel mezzo della foresta, chiusi gli occhi.

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(Autrice)

Giorno 70

Sono in questa maledetta Isola da ormai 70 giorni.

Non passa un attimo senza che io non pensi a te, Lucy.

Ci sono volte in cui non ricordo nemmeno cosa ci sia venuto a fare qui.

L'Isola Garuna.. assurdo. A Magnolia in questo momento starà nevicando, mentre qui c'è un clima tropicale. Quanto siamo distanti da casa?

Abbiamo fatto diverse scoperte: per esempio, il materiale che Erza era costretta a cercare da piccola, corrisponde alla "tana" in cui si posizionano i germi che danno origine al virus HC3.

Quindi, quello che abbiamo dedotto è che la schiavitù dell'Operazione Paradiso mirava principalmente a fare ricerche sul virus, e chissà, magari anche a crearlo.

Erza un po' se lo aspettava.

Natsu era intento a scrivere la lettera numero 70.

Ogni giorno da allora, aveva scritto settanta lettere mai inviate.

Si trovava seduto per terra, con la schiena contro un albero, circondato dalla rigogliosa vegetazione che da sempre ricoprivano l'Isola ormai disabitata.

Fissava il cielo pensieroso, quasi come se cercasse il viso della ragazza che amava tra le nuvole.

< < Ehi Natsu.. > > -disse Erza avvicinandosi.

< < Ehi... > > -rispose riponendo la lettere dentro il borsello di cuio.

< < Scrivi ancora le lettere? Natsu.. basta, ti farai del male. > > - disse sedendosi accanto a lui.

< < Già be'.. ormai credo che non importi più. > > -disse malinconico

< < Natsu... abbiamo, anzi HAI fatto la cosa giusta. Devi esserne orgoglioso. > > -disse mettendogli una mano sulla spalla.

< < Tks... già, la cosa giusta. Ormai credo non abbia più senso fare la cosa giusta... Piuttosto, non hai ricavato nessun' informazione su Gerard? > > - chiese alzandosi.

< < No, nessuna. > > -disse Erza abbassando il capo.

< < Ehi ragazzi. - disse Gray avvicinandosi - Cos'è, battete la fiacca? Erza, c'è Gildarts al telefono... > > -disse ponendola il cellulare.

< < Pronto? - disse Erza alzandosi - Ehi Gildarts, aspetta non ti sento bene... maledizione qui il campo fà schifo... > > -disse allontanandosi.

Natsu non spostò lo sguardo dal cielo, mentre Gray si sedette accanto a lui.

< < Ehi testa calda - disse dandogli un colpo sulla spalla - Hai intenzione di addormentarti oppure mi dai una mano ad esaminare meglio quelle dannate Pietre di Fuoco? > >

< < Tks... abbiamo esaminato ogni fottuto millimetro di quelle maledette Pietre. Cos'altro speri di trovare? Ormai anche un bambino ci arriverebbe: la ricerche delle Pietre veniva imposta da dei tizi del Governo;

Le Pietre sono le ormai ex tane dei germi del virus;

Il virus dopo un po' di tempo si manifesta con gli EU.

Ergo, il Governo trova le pietre, il Governo fà gli esperimenti sugli umani e creano gli EU. Fine della storia. > > - disse secco.

< < Già ma non ti sei chiesto come mai non c'è più traccia di quei germi? > >

< < Non ne ho la più pallida idea ma non credo sia rilevante. > >

Gray sospirò.

< < E che mi dici? Hai più notizie di Juvia? > >

< < No, nessuna. Non sento nemmeno la sua presenza. E' come se fosse sparita nel nulla. Piuttosto, Natsu sei davvero convinto che lasciare Lucy sia stata la decisione migliore? > >

< < Si... almeno finché non mi accerterò che quel maledetto non stava mentendo. Comunque sia, se Lucy sta bene, sto bene anche io. > >

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(Lucy)

Fu una sensazione orribile a svegliarmi.

Quando aprii gli occhi di scatto, sentivo chiaramente qualcosa di bagnato e appiccicoso strisciare sulla mia guancia.

Fui percossa da un brivido.

Il senso di disgusto fu riassunto in un grido acuto.

Come con un riflesso involontario, allontanai con un calcio la creatura che stava leccando il mio viso con la sua viscida lingua arcuata.

Impaurita tentai di allontanarmi, indietreggiando con i fianchi, ma non potevo andare oltre, essendo appoggiata ad un albero.

Mi misi in piedi, cercando di calmare il battito cardiaco.

La creatura che avevo spinto con tutta la mia forza stava rimettendosi in piedi.

Si trattava ancora una volta di un EU.

Era un uomo dall'aspetto trasandato.

Capelli lunghi e scompigliati, occhiaie e abiti sporchi di sangue.

Come avevo fatto a non percepire la sua presenza?

Asciugandomi la guancia con ribrezzo, provai ad afferrare un'arma dal cinturino che solitamente portavo all'interno coscia.

La mia mano afferrò il vuoto.

< < Maledizione... > > -mormorai. Non avevo con me nessuna arma, per di più quell'EU sembrava più forte del solito. Restò a fissarmi.

Mi rivolse diversi sguardi cortesi, quasi come se volesse giocare con me.

Spostandomi dal fusto dell'albero, feci un passo indietro.

L'EU fece un passo avanti.

Feci allora un passo avanti.

L'EU fece un passo indietro.

< < Mi stai prendendo in giro? > > -chiesi sconcertata.

L'EU in tutta risposta si lasciò andare ad una risata fragorosa quanto isterica e maniacale.

Ben presto la sua risata divenne un urlo terrificante ed assordante.

Fui costretta a tapparmi le orecchie.

In un attimo l'EU raggiunse la mia posizione immobile e tentò di darmi una gomitata sulla testa.

Fortunatamente riuscii ad evitarla facendo un balzo indietro.

Il colpo dell'EU affondò sul terreno, che tremò per un istante.

Estraendo il braccio, notai come nel terreno si fosse creata una fossa profonda.

Da quando gli EU erano diventati così forti?

Era forse per quello che i proiettili non funzionavano?

Senza distogliere l'attenzione dell'EU che divertito leccava i suoi canini sporgenti, feci una capriola in aria, arrivando sul ramo di un abete.

Cosa dovevo fare?

Quell'EU era decisamente più forte dei precedenti, di conseguenza avrei perso se lo avessi affrontato disarmata.

La mia unica possibilità era quella di trovare un'arma ed in fretta anche.

Le RoseGun e Inkheart si trovavano tutte nella mia stanza.

Se fossi andata a prenderle, l'EU mi avrebbe seguita e avrei messo in pericolo la città.

Cosa dovevo fare?

< < Sembra che tu sia accorto di idee... > > -disse la voce profonda dell'EU arrivando in un attimo davanti al mio viso. Spalancai gli occhi, spaventata.

Ma come-?!

Rapido cominciò a stritolare il mio collo.

Tentai di opporre resistenza sferrando dei calci in ogni sua parte del corpo, ma niente.

Sembrava fatto di pietra.

Mi mancava il fiato, perciò i miei colpi diventavano meno potenti ogni secondo che passava...

Non riuscivo più a respirare.

La vista si stava annebbiando.

L'unica cosa che ancora vedevo chiaramente erano gli occhi rosso scarlatto dell'EU che mi stava derubando dell'ossigeno.

Sghignazzando, allentò la presa permettendomi di respirare.

< < AHHH... > > -ansimai tentando di riprendere fiato.

Il secondo che seguii fu atroce.

Con tutta la sua forza cominciò a spingermi contro il fusto dell'albero.

Più mi spingevo, più sentivo come se le mie ossa di stessero fracassando contro la corteccia dell'albero. Dai rami cadevano delle foglie e gli uccelli scappavano a causa del tremolio del fusto. Del sangue cominciò a colarmi dalla testa.

Raccolsi la saliva in bocca e sputai.

Non sapevo cos'altro fare.

Questo mi aiuto a guadagnare un millesimo di secondo.

La saliva andò dritta nel suo occhio, che fu costretto a chiudere.

Di conseguendo allentò la presa e abbassò la guardia, quel tanto che permettermi di sferrargli un calcio con le ultime forze rimaste.

Il colpo andò a segno nella zona dello stomaco.

L'EU finii per terra.

Priva di energie caddi anch'io giù dall'albero.

Il sangue cominciò a colare.

Nel momento della caduta, percepii delle braccia calde che mi cinsero i fianchi.

< < N-Natsu... > > mormorai.

Già, quella era solitamente una delle occasioni in cui Natsu sarebbe venuto a salvarmi.

Ma non fu così.

Non era Natsu.

Aprii lentamente gli occhi.

Sopra il mio viso, riconobbi il volto di un ragazzo.

Occhi azzurri, capelli color miele corti e alzati.

< < L-Loki?... > > -dissi infine con un filo di voce.

< < Sei stata brava.. ora lascia che ci pensi io. > > -disse poggiandomi la testa sul terreno.

Cosa voleva dire?

Con le ultime forze rimaste, sollevai il busto.

Loki era davanti all'EU.

Ma cosa stava succedendo?

Loki era vestito stranamente.

Indossava una camicia bianca aderente, con le maniche arrotolate ai gomiti.

Indossava inoltre una cravatta e dei pantaloni a motivi militari e degli stivali da trekking neri.

Quel modo di vestire... io sapevo cosa fosse.

< < Allora, comincio io o cominci tu? > > -chiese Loki estraendo dalla tasca del pantalone una pistola. Sembrava proprio una RoseGun ma aveva qualcosa di diverso.

L'EU cominciò a sghignazzare, ma smise un attimo dopo.

La sua testa fu oltrepassata da qualcosa di lungo.

Sembrava una freccia.

< < M-Maledetto.. co-come hai fatto?! > > -urlò l'EU inginocchiandosi.

< < Ma guarda che non sono stato io... non è vero Cana? > > -chiesi Loki voltandosi.

Dal ramo di un albero scese una ragazza che atterrò agilmente.

Capelli ricci, castano scuro.

Carnagione olivastra.

Alta e magra.

Anche lei aveva un chiaro indumento da Hunter:

Reggiseno nero, copri spalle bianco, pantaloni che arrivavano sopra il ginocchio con un motivo militare e scarpe nere con il tacco.

In una mano teneva un arco, mentre in una spalla teneva un portafrecce.

< < Tu và da lei, ci penso io qui. > > -disse mostrando il suo sorriso luminoso.

Prese un'altra freccia e inserendola nell'arco, puntò al bersaglio, ormai agonizzante per terra.

Loki senza emettere obiezioni venne verso di me, ridacchiando.

< < M-Ma che succede Loki?! I-Io... > >

Senza rispondere e senza apparente sforzo mi prese in braccio.

Cominciò a correre; sembrava quasi che slittasse nel ghiaccio.

O meglio, sembrava quasi che volasse. Come faceva?

Senza accorgermene, mi ritrovai davanti la porta di casa.

Ormai era buio, ma le luci della casa di Polyuska erano spente.

Probabilmente era ancora in ospedale.

Loki spinse la porta; perché era aperta?

Dopo aver acceso le luci mi poggiò delicatamente sul divano.

Tenni lo sguardo basso.

Loki si avvicinò con una pezza bagnata e lentamente cercò di pulirmi la fronte dal sangue.

Con gli occhi lucidi, spostai la testa, impedendogli di poggiare la pezza.

< < Lucy, forza lascia che ti pulisca... > > -mormorò poggiandola sulla mia fronte.

La testa mi bruciava.

< < Tu lo sapevi di me, vero? > > -chiesi guardandolo negli occhi.

Ero seria, forse anche arrabbiata.

< < ... Si. > > -disse premendo la pezza sulla ferita nella testa. Strizzai gli occhi.

< < Perché non me l'hai detto? > > -chiesi cercando di controllare le lacrime. Grande.

Gli occhi erano soltanto lucidi.

< < Mi dispiace Lucy... io, te lo avrei anche detto ma... non è stata una mia decisione. Era da un po' che ti tenevamo d'occhio... volevamo essere certi che fossi tu la Dark Princess di cui si parla tra i demoni. > > -disse mettendomi un cerotto sulla fronte.

< < Che vuoi dire? E con "ti tenevamo d'occhio" intendi tu, Mirajane, quella ragazza e chi altro? > > -chiesi stranita. I demoni parlavano di me?

< < Siamo io, Lisanna, sua sorella Mirajane, Cana, Laxus e MistGun, un tipo solitario che opta sempre per missioni solitarie, quindi non lo vediamo molto spesso... > >

< < Laxus e Lisanna.. ora si spiega tutto. > > -disse toccandomi una tempia.

< < Come avrai notato, gli EU si stanno fortificando. Non abbiamo idea di come abbiano fatto, ma sembra stiano sviluppando anche la capacità di mantenere in qualche modo la ragione.. Da un punto di vista, questo sembrerebbe un lato positivo. > >

< < In quanto non più esseri mangiatori di carne umana e basta. > > -continuai io.

< < Esatto ma, d'altra parte è una cosa spaventosa. Questo indica che sono in continua crescita e sono, dannatamente... forti. > > -disse facendo una pausa.

< < Già, le pallottole della RoseGun non servono più contro di loro... > >

< < A questo proposito l'Associazione ha adottato un sistema: hanno creato delle nuove RoseGun. Il problema erano le armi, non i proiettili.

Le nuove RoseGun hanno più potenza di lancio, più precisione e la combustione è più immediata, permettendo quindi di colpire anche il più duro dei materiali e anche a grandi distanze. > >

< < E che mi dici di... Inkheart? > >

< < E' una spada leggendaria, però come avrai notato ha parecchi difetti; se non alleni il tuo animo e il tuo fisico, verrai completamente dominata dalla spada. Inoltre consuma molte energie e questo non è affatto un bene. > >

< < Okay e, com'è finita sul mio letto? Cioè, se me l'hai spedita tu io, ti ringrazio ma- > >

< < Ehi, ehi frena! Non te l'ho spedita io l'Inkheart! > > -disse sorpreso.

< < Ah no? > > -chiesi confusa.

< < No! Quella spada è maledettamente pericolosa! Non te l'avrei mai spedita! > > -disse avvicinandosi di più a me.

< < O-Okay ti credo ma.. credo che sia anche meglio sbarazzarmene. Dovrei darla a qualcuno all'interno dell'Associazione. > >

Si, forse era la cosa migliore da fare.

< < No, non puoi! Quella spada fà gola praticamente a tutti. Se finisse nelle mani sbagliate, allora si che sarebbe un casino! Inoltre, credimi quando ti dico che non sarà facile liberarsene... Ti insegnerò io a utilizzarla nel modo giusto. > > - disse alzandosi dal divano.

< < Ehi spetta! - dissi seguendolo, mentre aprì la porta - Solo altre due domande: perché la porta era aperta e... sai qualcosa riguardo alla Squadra... Fairy Tail? > >

< < La porta era aperta perché Polyuska qualche ora fa è passata da casa. Era preoccupata perch non eri ancora tornata e ti ho coperta, dicendole che eri rimasta in biblioteca.

Quindi Polyuska ha lasciato la porta aperta, credendo che stavi per tornare. > >

< < Ti, Ti ringrazio... ma come facevi a sapere dov'ero? > >

Loki si avvicinò al mio viso, tanto che cercai di guardare da un'altra parte, ma quei suoi occhi azzurri sembravano che mi stessero scrutando in fondo all'anima in modo tale che era impossibile evitare il suo sguardo.

Ad un tratto con una mano, mi accarezzò una guancia.

Feci finta di non fare molto caso a quel gesto.

< < Be', sono rimasto il pomeriggio qui ad aspettarti. Si stava facendo tardi, così ho chiamato Lisanna e mi ha detto che ti eri allontanata con Mirajane e... be' è una ragazza che porta guai. Ad un certo punto ho avvertito la debole presenza di un EU e sono andato a cercarti. > >

< < Ma, io non ho percepito la sua presenza! Com'è possibile? > >

< < A quanto pare, sembra che abbiano sviluppato anche questa capacità. Io sono riuscito a percepirla, forse perché è da un po' che mi alleno per questo scopo. Tranquilla, imparerai anche tu. > > - disse spostando la mano dalla mia guancia.

< < Ehi aspetta. > > -disse fermandolo dal braccio

< < Si? > > -disse voltandosi e mostrando un sorriso che mi lasciò piacevolmente sorpresa.

< < Non hai risposto alla seconda domanda... > > -disse spostando goffamente la mano.

< < So che.. è composta da 5 o 6 membri, che tu ne fai parte e, che la vostra leader è famosa per essere una specie di mostro in battaglia... > > -disse ridacchiando.

Abbassai la testa.

< < Ah. Ehm, non importa. Grazie Loki. > > -dissi voltandomi per tornare in casa.

Inaspettatamente Loki mi prese per mano, riportandomi davanti a se.

< < Aspetta. - disse serio - Io, non so cosa sia successo con la tua Squadra, ma se vuoi parlarne, io sono qui. > > -disse avvicinando il suo viso al mio.

< < Ti ringrazio Loki. Sei un ottimo amico. > > -dissi sorridendo.

Mi fecero piacere quelle sue parole.

Significava che ci teneva a me, e io tenevo a lui del resto.

L'intensità degli occhi di Loki per un'istante si spense.

< < Ah-Ahh... certo.. si, un amico... domani, ti presenterò Cana e tutta la Squadra al completo. Buonanotte e credimi, quando ti dico che sarai di nuovo felice. > > -disse infine scendendo i gradini del portico.

Annuii sorridendo, anche se ci credevo poco.

< < Buonanotte, Loki. > >

Angolo Autrice:

Salvee :) mi scuso per il ritardo >.<

Bene, vi ho dato un piccolo assaggio del motivo per il quale Natsu ha lasciato Lucy e soprattutto vi ho mostrato dove accidenti si sono cacciati tutti quanti xD

Spero vi sia piaciuto ;)

Come anticipazione posso dirvi che nel prossimo capitolo Lucy conoscerà meglio Cana e si scoprirà anche la sua storiaa :D

Mentre avremo un tenero momento tra Lisanna e Laxus **

alla prossimaa

 

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Capitolo 39
*** Cana ***


Cana

(Loki)

<< Buonanotte. Ah, Lucy? –aggiunsi, rivoltandomi verso di lei - Hai bisogno di riposo, perciò domani fatti una bella dormita di almeno ventiquattro ore! > > -trattenni una risatina, anche se c'era poco da ridere.

< < Lo farò. > > -rispose sorridendo.

Infine mi allontanai dall'abitazione. Camminavo velocemente, a testa alta e con le mani infilate nella tasche dei pantaloni. Con una sola frase erano emersi in me diversi sentimenti contrastanti.
Da un parte ero contento che Lucy fosse finalmente riuscita a fidarsi di me e a considerarmi per la prima volta come un vero amico.

Dall'altra parte, mi sentivo a pezzi. Un vero amico eh? Già, probabilmente non sarei stato altro che quello. Lei era già innamorata di qualcun'altro, che per ironia della sorte, era la stessa persona che aveva dato inizio ai suoi guai e che successivamente l'aveva abbandonata, causandole più dolore di quanto potesse immaginare.

Avevo osservato e tenuto d'occhio Lucy per diverso tempo. L'avevo portata sana e salva a casa di Polyuska dopo averla trovata nel bosco raggomitolata in uno spesso strato di angoscia e tristezza.
Avevo anche potuto capire quanta forza d'animo avesse.

Neanche dopo un mese, aveva deciso di sua spontanea volontà di ricacciare all'interno di sé la sua enorme tristezza per ottenere risposte. Io non sarei mai riuscito a superare tutto in così poco tempo; o meglio, a fingere di aver superato tutto.

Perché anche se Lucy cercava di nasconderlo, io sapevo benissimo che stava in realtà soffrendo.
Io capivo quello che stava passando, proprio perché c'ero passato anche io. Davvero assurdo... mi ero davvero innamorato di lei? O era soltanto una cotta passeggera?

Senza accorgermene, mi ritrovai davanti casa mia. Prima di infilare le chiavi nella serratura, feci un passo indietro.

< < So che ci sei... > > -informai, con tono serio.

< < Uhm… pensavo di essermi nascosta bene.. > > -si lagnò una voce alle mie spalle. Sorrisi.

< < Sei tornata eh? > > -ringhiai, voltandomi verso la ragazza dagli occhi azzurri e dai capelli color cioccolato, assumendo nuovamente un'espressione seria.

< < Già... > > -affermò Cana, cercando di assumere un tono di sfida.

A quel punto scoppiammo a ridere. Adoravo la sua risata. Era riuscita il più delle volte a risollevarmi.

< < Ahahaha! Ciao! > > -esclamò, abbracciandomi.

< < Ahaha... Dov'eri finita scema? Mi hai fatto preoccupare! > > -mormorai, stringendola a mia volta.

Dio quanto mi era mancata...

< < Beh sono stata un po' in giro. Sai, il mondo è grande! > > -spiegò vaga, sciogliendo il caldo abbraccio.

Aveva ancora addosso la divisa da Hunter, con tanto di arco e frecce.

< < Dio, guardati sei fantastica! Pensavo che ti avrei trovata magrissima e con le occhiaie! > > -ridacchiai, prendendole le mani e allargandole braccia.

< < Non dire idiozie! – trattenne una risatina - Guarda che ho solo passato il tempo ad allenarmi, niente di più! > >

< < Dai entra! Anche se non lo sentiamo si gela qui fuori. > > - la invitai, aprendo la porta e accendendo la luce.

Cana si prese una piccola rincorsa e si tuffò divertita sul divano imbottito che amava tanto.

< < Ahh finalmente una superficie morbida che possa essere considerata un letto! > > -sospirò distendendosi su un fianco.

< < Fai sempre tanti complimenti eh? > > -sbottai, divertito.

Cana non era cambiata per niente.

< < Direi di festeggiare il mio ritorno con un bicchiere di vodka! Ah, già… - rammentò mettendosi un cuscino in faccia - Non posso berne... che palle! > >

Scoppiai a ridere. Cana che non poteva bere? Questa era bella.

< < Fa parte dell'allenamento? > >

< < Già... > > -si lagnò.

Ridacchiai di nuovo.

< < Comunque, - cambiai discorso sedendomi accanto a lei - Si può sapere perché sei sparita senza dire niente? Insomma, sei rimasta a Magnolia per quanto? Sei mesi?  Subito dopo, senza dire niente a nessuno decidi di partire per l'Alaska dove decidi di allenarti per tre mesi! Poi finalmente dopo un mese dalla tua partenza decidi di inviarmi una lettera in cui tranquilla e fresca come una rosa scrivi “Sono in Alaska, poi ti spiego! Baci Cay!” Cavolo, potevi almeno avvertirmi prima! > > -sbottai.

Non ero tanto arrabbiato; in fondo ero abituato alle pazzie di Cana. Tuttavia per vendicarmi volevo farla sentire in colpa.

< < Beh, ecco... > >

Quella sua indecisione mi sorprese.

< < Cos'è? Hai trovato un nuovo migliore amico? > > -insinuai tirandole una guancia.

< < N-Non è così! Dai Loki! Lasciami! > >

Mollai la presa, guardandola con sguardo truce.

< < E' solo che avevo bisogno di chiarirmi le idee.. > > -sospirò pensierosa, appoggiando la testa alla mia spalla.

Se Cana non era energica come al solito, allora doveva essere successo qualcosa.

< < Perché? Cos'è successo? > >

< < Ecco, ho scoperto che sono entrata nella Squadra solo grazie ad una raccomandazione di mio padre e che... il mio potere spirituale non è in mio possesso fin dalla nascita, come mi era stato detto. > > -spiegò giocherellando con un ciocca di capelli.

< < In che senso? > >

< < Nel senso che mi è stato installato una specie di “cosa”  che … ha alimentato il mio poco potere spirituale. In breve, sono un Hunter fasulla... ecco tutto. > > -rispose, tenendo lo sguardo basso.

Sospirai, mettendola un braccio intorno alle spalle. Cana tendeva a fare diverse pause quando doveva dare una notizia brutta che riguardava se stessa. Io interpretavo quelle sue pause come un modo per scaricare la tristezza e la tensione, in modo tale da non far comprendere a nessuno fino a quanto la cosa la facesse stare male.  
O almeno era quello che credeva. Ormai conoscevo Cana così tanto bene da saper interpretare ogni suo gesto, ogni suo sguardo, ogni sua parola e ogni sua abitudine.

< < Ehi… mi dispiace Cay... > > -mormorai stringendola a me.

Cana stranamente si allontanò.

< < E-Ehm… ma no dai... Non c'è niente di cui preoccuparsi. Sono solo andata ad allenarmi perché volevo cercare di... beh, in effetti non so proprio perché... > > -trattenne una risatina, dandomi le spalle.

< < E-Ehi, tutto bene? > > -domandai toccandole una spalla.

< < Si! Sto benissimo! > > -affermò, voltandosi mostrando il viso arrossato.

< < Ehi? Non è che ti sta venendo la febbre? > > -chiesi mettendole una mano sulla fronte, nella quale a mia volta poggiai la mia.

Cana diventò ancora più rossa; abbassò successivamente lo sguardo.

< < S-Sì... sto bene. > > -ripeté titubante.

< < Uhm... sarà. > > -sospirai, allontanando la fronte e la mano.

Il rossore sul viso di Cana sparì.

< < Sai anche che Laxus è furioso per la tua fuga? > >

< < E da quando a me importa quello che pensa Laxus? > >

Sorrisi. In effetti, a chi importava?

< < Piuttosto, è andata tutto bene con quell'EU? Mi dispiace averti lasciata sola... > >

< < Eh? Ah... Tranquillo è andato tutto bene. C'è rimasto secco dopo avergli tirato una seconda freccia nella testa. Ma, chi era quella ragazza? > > - chiese fissando il pavimento.

Con un po' di imbarazzo mi scompigliai i capelli, cercando di non guardarla negli occhi.

< < Ahh.. lei è Lucy. E' un Hunter della Squadra Fairy Tail.. si è trasferita da poco in città e abbiamo scoperto che possiede l'Inkheart e ho deciso di aiutarla ad utilizzarla nel modo giusto, altrimenti rischia sul serio di collassare... > >

Era mio dovere aiutarla. Avrei dovuto avvertirla molto tempo prima, invece di stare a guardare seguendo gli ordini di Laxus. Avrei dovuto dirle subito la verità così da metterla in guardia... Il mio sguardo si posò su Cana, che assunse una strana espressione.

< < Quindi… insomma è speciale per te? > > -chiese, guardandomi intensamente negli occhi.

< < E-Eh.. - balbettai - Io... non so ecco... > >

< < Senti io... Devo andare ora. Domani affronterò Laxus. Sogni d'oro. > > -disse abbracciandomi calorosamente.

Affondai il mio viso sui suoi capelli ondulati e morbidi. Mi era mancata quella sensazione di stabilità… per fortuna Cana era tornata.

< < Buona notte. > > -sussurrai, accompagnandola alla porta.
_________________________________________________________________________________

(Lucy)

Il giorno dopo mi svegliai di soprassalto. Spalancai gli occhi e alzai il busto di scatto. Erano le sette e quaranta. La sveglia stava suonando quindi da più di mezz'ora. Era talmente stanca da non essere riuscita nemmeno a sentire la sveglia?

Ancora mezza addormentata spensi la sveglia e mi infilai sotto le coperte. Non avevo voglia di fare niente. Mi sentivo stanchissima, come se avessi percorso mille metri in un minuto, di corsa.
All'improvviso sentii un leggero peso sul piumone.

< < Lucy? Ehi sveglia! > > -mi ordinò una vocina.

Conoscevo quella voce... era familiare. Chissà forse stavo sognando? Ignorai quella mia strana fantasia provocata dalla mia poca lucidità richiudendo gli occhi.

< < Ehi Lucy!! > > -insistette.

Subito dopo qualcosa di poggio sulla mia testa. Era qualcosa di morbido e caldo... aprii gli occhi e lo vidi:  blu, piccolo e morbido. Alzai la testa di scatto.

< < Finalmente ti sei svegliata! > > -esclamò.

Non potevo crederci. I miei occhi si riempirono di lacrime.

< < H-Happy!? > > -mormorai con la labbra tremolanti.

Le mie lacrime non si fecero attendere. Il piccolo Nekomata mi guardò con aria interrogativa. Non osavo avvicinarmi di più. E se fosse stato solo un sogno? Se lo avessi toccato avrei rischiato di distruggere anche quel piccolo rifugio dalla realtà.

< < L-Lucy? > > -fece avvicinandosi, scuotendo la sua doppia coda.

Cominciai a piangere, coprendomi il viso con le mani. Era più forte di me. Non riuscivo a trattenermi. Happy, il mio adorato demone-gatto era tornato. Forse stavo piangendo più che altro perché almeno qualcosa del mio passato non così remoto era tornato da me.

< < H-Happy... Quanto mi sei mancato! > > -esclamai abbracciandolo.

Happy iniziò a fare le fuse e a strofinare la sua testolina contro la mia guancia ormai fradicia.

< < Dai Lucy non piangere.. > > -rise, leccandomi la guancia.

< < M-Ma come... come hai fatto a trovarmi? Pensavo fossi rimasto con Gildarts... > > -balbettai tenendolo lungo il busto e allontanandolo dal mio viso.

< < Infatti vivevo da Gildarts… Ma lui era preoccupato e ha mandato me a vedere che steste bene! > >

< < Davvero? E come vanno le cose a Magnolia? > >-domandai, asciugandomi gli occhi.

< < Oh Gildarts sta bene ma le cose a Magnolia vanno di male in peggio. Ormai la città è semi-distrutta. Il centro storico è ormai teatro di bombardamenti, così come il centro storico di TristanCity. La guerra dura da parecchi mesi e nessuno Stato ha intenzione di arrendersi... In più, a causa della guerra la gente sta morendo di fame e Jude ha alzato la ricompensa per chi troverà almeno uno di voi! Non tornate per nessun motivo a Magnolia! > > -spiegò allarmato.

La notizia mi lasciò spiazzata. Mio padre aveva alzato la ricompensa? Che bastardo…

< < Happy? Hai detto “non tornate”  ma non sai che Natsu e gli altri se ne sono andati? > > -domandai, perplessa.

< < Eh? > >

Come pensavo... Se Natsu se n'era andato senza nessuna spiegazione, ma soprattutto senza dire niente a me, la sua ragazza, perché mai avrebbe dovuto parlarne con Gildarts?

< < Gildarts non sa niente! E' ancora convinto che Natsu sia con te! Ma dov'è andato? > >

Quella domanda, riaprii ancora una volta la voragine che da tempo scavava nel mio petto. Abbassai la testa.

< < E chi lo sa. > >

< < M-Ma… > > - balbettò Happy confuso.

< < Scusa Happy... possiamo parlane dopo? Devo andare a scuola... > > - dissi alzandomi dal letto, sebbene non avessi nemmeno la forza per muovere un passo.

Mi vestii velocemente. Sembrava che i muscoli facciali si fossero pietrificati, visto che Oni qual volta che mi guardavo allo specchio vedevo soltanto un volto profondamente triste ed apatico.

< < A proposito Lucy, cosa ci fai qui? Come hai fatto a scappare da Toronto? Ho sentito che circa tre mesi fa le autostrade sono state distrutte eh- mi stai ascoltando? > > -fece, gironzolandomi intorno.

< < Sinceramente... non ne ho idea. Parleremo dopo Happy, te lo prometto. > > -tagliai corto, accarezzandolo.

< < Buona scuola… > > -mi augurò, mentre chiusi la porta della stanza.

Non ce l'avevo affatto con lui. Grazie a Dio Happy stata bene, ed ero contenta che fosse tornato ma il suo ritorno, e soprattutto il fatto che non sapesse niente della fuga di Natsu, mi lasciò sconvolta. Dovevo pensare che gli fosse veramente capitato qualcosa? No. Non potevo arrendermi.

< < 'Giorno Lucy. -sclamò Polyuska camminando in giro per la casa frettolosamente. Dormito bene? > > -domandò poggiando il quotidiano sul tavolo.

< < Buongiorno. – sorrisi – Come mai sei così di fretta? Insomma… più del solito. > > -notai, sorseggiando poi un po' di caffè.

< < Oh sai, l'ospedale in questo periodo ospita anche adolescenti di paesini vicini, perciò i turni sono lunghi... > >

< < E' successo qualcosa di nuovo riguardante alla malattia che c'è in giro? > >

Polyuska si fermò di colpo, guardandomi con aria apprensiva.

< < Dai, sapevi che lo avrei scoperto. > > -sospirai.

< < Sì e mi dispiace non avertelo detto Lucy. Ma non volevo farti preoccupare. Vedi la situazione è critica. Ieri sono stati ricoverati dieci adolescenti di un paesino di campagna vicino. Avevano tutti e dieci evidenti segni sul corpo... > > -spiegò, sedendosi accanto a me.

Questo mi fece pensare alle parole dei miei compagni il giorno prima.

< < Segni? Di che tipo? > >

< < Sono come dei morsi. I punti in cui vengono trovati questi segni sono diversi ma i più comuni sono il collo e il polso. La polizia crede che possa essere opera di un qualche animale selvatico, e probabilmente malato. > >

Tutto questo non aveva senso. Un animale potevo davvero mandare in coma centinai di persone?

< < E la cosa curiosa è che il perimetro del morso è ricoperto da uno strano strato argenteo... è incredibilmente duro, perciò non riusciamo a rimuoverlo. > >

Trasalii. Uno strato argenteo? Come lo strato che si stava espandendo nella mia gamba, quel giorno al ballo? Ricordavo di essermelo procurato in seguito ad un taglio... Sì, ero caduta. Vi erano dei pezzi di vetro sparsi dovunque e inciampando mi ero tagliata con uno di essi su una gamba.

Successivamente Natsu aveva rimosso lo strato argenteo che si era formato con delle pinzette. Possibile che fosse lo stesso strato ambiguo? Sentivo una voce in sottofondo.

< < -...cy? ... Lucy? > >

Sobbalzai.

< < Eh cosa? > >

< < Stai bene? Ti vedo pensierosa. > > -commentò, mettendosi il cappotto.

< < Oh sì, sto bene. Tra poco uscirò anch’io. > >

< < D’accordo. Buona fortuna per la scuola. > > -sorrise, chiudendo la porta dietro di sé.

Dopo qualche minuto finii di fare colazione e mi infilai il cappotto. Dopo aver preso la borsa uscii da casa. Camminai molto lentamente. Sentivo come se le gambe fossero paralizzate. Fortunatamente per me non c’era tempo per lasciarsi prendere dal panico: dovevo mettere da parte le forze.

Più camminavo più sentivo una strana presenza alle mie spalle. Questa volta non si trattava di un demone o di un EU. No, era qualcosa di diverso. Continuavo a voltarmi di scatto; tuttavia non c'era nessuno.

Di cosa avevo paura questa volta? Decisi di ignorare le mie paranoie, cominciando a correre. Arrivai a scuola velocemente. Fortunatamente la scuola era vicina, perciò arrivai direttamente al suono della campanella. Mi diressi verso il mio armadietto e incontrai la figura di Loki, che mi venne incontro.

< < Ehi Lucy… Cosa ci fai qui? > > -domandò, assumendo un’espressione di rimprovero.

Mi asciugai la goccia di sudore freddo che scendeva dalla mia fronte.

< < Buongiorno Loki! > > -esclamai, cercando di mostrarmi energica.

< < Sbaglio o ti avevo detto di riposare? > > -sospirò.

< < Sto benissimo! Senti tu entra in classe, io ti raggiungo subito. Devo solo vedere una cosa. Su vai! > >-sorrisi, forse con fin troppa energia indicandogli la strada con un cenno della mano.

< < Okay, ti aspetto in classe. > >

Annuii. Mentre tutti i ragazzi si avviavano verso l'entrata principale io mi fermai di colpo. Davanti a me vidi la Katana Inkheart sospesa in aria. Era avvolta da un alone nero. Cominciai a sudare.

Perché nessuno la vedeva? Era solo la mia immaginazione? Possibile, che fosse per quello che avevo fatto la sera precedente? Richiusi gli occhi; riaprendoli, la Katana era sparita. Facendo un bel respiro entrai a scuola.

La campana era suonata da ormai dieci minuti. Era passato così tanto tempo? Entrai a scuola, dove mi tolsi le scarpe per uscire e indossai quelle per la scuola. I corridoi erano deserti.

Velocemente tentai di avviarmi verso il corridoio D. Tuttavia, fui invasa da un nuovo stato d'ansia, quando rividi la Katana sospesa in aria davanti a me. Tremando, indietreggiai.

Cosa voleva da me? Mi appoggiai al muro, quando la vista cominciò a dividersi in mille rettangolini.. come se fosse un mosaico. Successivamente non vidi più nulla.

< < Lucy? Lucy? > > -mi chiamò una voce.

Chi era? Finalmente riuscii ad aprire gli occhi. La mia testa, così come la mia guancia erano appoggiate contro qualcosa di caldo. Mentre la mia spalla era cinsa da qualcos'altro di caldo.

< < Ehi mi hai fatto prendere un bello spavento… > > -sospirò Loki accarezzandomi la fronte.

< < Uhm.. d-dove sono? C-cos' è successo..? > > -domandai massaggiandomi una tempia dolorante a causa del forte mal di testa.

Cos'era successo? Tutto quello che ricordavo era l'Inkheart davanti a me e poi… il vuoto.

< < Sei svenuta. O meglio, hai avuto una specie di collasso. Siamo in infermeria. > >

< < Uhm... io… c'era l'Inkheart che mi seguiva e- > > -balbettai, tentando inutilmente di pronunciare delle frasi sensate.

< < Cosa? > > -mi interruppe, perplesso.

< < Sì, l'hai vista anche tu no? > >

< < Lucy, ero uscito dalla classe con la scusa del bagno dato che non arrivavi. Mi sono diretto in corridoio e ti ho trovata appoggiata al muro e subito dopo sei svenuta. Ti ho presa al volo e ti ho portata in infermeria; sei rimasta appoggiata a me per più di tre ore -ridacchiò, mentre io arrossii imbarazzata - Ma non c'era traccia dell'Inkheart > >

< < C-Che mi sta succedendo? > > -mormorai spaventata

< < Lucy, hai per caso provato a sbarazzarti della spada? > >

Ripensai alla sera precedente...

< < Sì, dopo che te ne sei andato io ho... seppellito l'Inkheart in giardino. Ero spaventata dal potere di quella spada e, pensavo che non avrebbe recato danni a nessuno nascosta lì. > > -rivelai.

< < Mi riferivo a questo quando ti ho detto che non dovevi sbarazzartene. L'Inkheart è una spada aggressiva, distruttiva ma anche leale. Se il suo padrone ne è degno la spada stessa lo rispetta; ma se non ne è degno oppure cerca di sbarazzarsene il potere demoniaco della spada causerà delle allucinazioni sempre più reali. Ecco perché nelle epoche passate, diversi possessori hanno finito per impazzire. > >

< < Quindi, la mia unica alternativa è allenarmi? > >

< < Direi di sì. > > -sospirò.

Aveva ragione. Ero talmente stanca che gli occhi mi si chiudevano involontariamente.

< < Piuttosto, se eri ancora stanca dovevi restare a casa, testona! > > -sbottò.

Il suo rimprovero tuttavia non fu per niente efficace. Ormai la sua voce era solo un eco lontano e, a causa della mancanza di riposo, finii per addormentarmi, cullata dal calore rassicurante che emanava il suo corpo.
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Angolo Autrice:
Ciao a tuttii :)
Vi è piaciuto il capitolo?
Happy è tornato :D
Spero vi sia piaciuta anche questa Cana ^^
come avrete notato lei e Loki sono praticamente migliori amici.. ma davvero solo amici? ;)
Nel prossimo capitolo Lucy e Cana avranno la possibilità di scambiarsi quattro chiacchiere e scoprirete come è nata l'amicizia da Cana e Loki :D
P.S: avevo promesso un momento dolce tra Laxus e Lisanna, ma ho deciso di inserirlo in un altro momento u.u
alla prossima <3

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Capitolo 40
*** Ricordi ***


Ricordi

(Cana)

Tornai a casa molto tardi quella sera. La mia abitazione si trovava esattamente in fondo alla strada, a meno di un isolato dalla casa di Loki.Un po' mi era mancata casa mia, sebbene esternamente fosse uguale alle altre.
In fondo era il luogo in cui ero nata e cresciuta fino a dieci anni con mio padre, Gildarts.Stava bene? Era da sei mesi che non avevo sue notizie. Beh, in fondo avevo detto a Natsu di dirgli che ero andata all’università, quindi forse era normale non farsi sentire. Inoltre la guerra incombeva inesorabile sugli Stati del Nord.

Era forse occupato con l'Associazione?Gettai l'arco sul divano con noncuranza. Salii svogliatamente le scale, ed entrando nella mia camera mi gettai nel letto, sprofondando la faccia sul cuscino. Mi sentivo triste; depressa; a pezzi.

La ragione aveva soltanto un nome, solo un suono: Loki.Dannazione.. perché mi ero ridotta in quello stato? Perché mi sentivo triste? A Loki piaceva un'altra ragazza.  Tutto qui? Era questo che mi faceva sentire in quel modo?
In fondo, Loki ed io eravamo amici fin da piccoli.Sarebbe stato quindi assurdo pensare a lui come a qualcosa di più.  Nacqui proprio qui, a RoseVille dove vissi per dieci anni con i miei genitori, e successivamente solo con mio padre Gildarts.

Purtroppo mia madre, Cornelia Alberona ci lasciò quando avevo sette anni.Dopo la sua scomparsa, mio padre decise di gettarsi a capofitto sul lavoro. Nonostante a quel tempo ebbi maturato un carattere piuttosto aggressivo, causato dalla prematura morte di mia madre, Gildarts continuò a volermi sempre bene.

Per questo dopo un po' il mio carattere tornò ad essere quello di un tempo.In fondo, non avevo ormai nulla che mi mancava. A dieci anni mi trasferii a Magnolia, a causa del lavoro di mio padre nell'Associazione, e successivamente a causa dell'incarico che accettò: guidare la Squadra Fairy Tail, di cui finirono per farne parte dei ragazzini della mia età.

Finimmo per prenderci cura di Natsu, un bambino che mio padre salvò dall'attacco di un EU poco tempo dopo la morte di mia madre.Da quell'anno, tornavamo ogni estate e per ogni vacanza di primavera qui a RoseVille, dove feci amicizia con Loki e gli altri.
Quand'ero bambina non comprendevo bene la ragione, ma alla fine capii perché mio padre fosse così affezionato a questo posto.Si erano conosciuti proprio qui, in questa città. Non lui e mia madre.

Ma lui e Layla, il suo primo amore.Molto spesso mi chiedevo se mio padre l'avesse mai dimenticata. Inoltre, dopo un po' capii anche cosa spingeva mio padre a rifugiarsi nei ricordi del passato, tornando ogni estate in questa città: la scomparsa di Layla, che seppe una volta trasferitosi a Magnolia, tre anni dopo la sua scomparsa.

Mentre io e Gildarts tornavamo qui a RoseVille, Natsu passava le vacanze ad allenarsi con Erza e gli altri, spinti dal desiderio di diventare sempre più forti.Non capivo il motivo di tanto amore per il loro ruolo di Hunter, fino a quando venni attaccata da un demone.
Era l'estate di cinque anni fa.Io, Loki, Mirajane e Lisanna stavamo parlando allegramente, seduti sul ponticello di legno che collegava i due lati del bosco. Mira e Lisanna se ne andarono, lasciando me e Loki da soli.

Fu in quel momento che ci attaccò un demone.Si trattava solo di un demone millepiedi; qualcosa comunque di potenza molto limitata. Sebbene fossi all'inizio spaventata, riuscii ad allontanarlo con un solo calcio. Il millepiedi venne spinto contro un albero lontano da noi.
Infine Loki lo colpì a morte con un coltellino svizzero che portava sempre con se. In quel momento, quando riuscii a respingere l'attacco del millepiedi, crebbe in me un profondo senso di realizzazione.

Così decisi di allenarmi insieme agli altri, fino a che a quindici anni entrai con successo nella Squadra Saberthoot, a causa della quale dovetti trasferirmi definitivamente a RoseVille (- salvo per alcuni mesi di riposo che trascorrevo con mio padre a Magnolia -) ,visto che l'intera Squadra si trovava lì.

Ero fiera di me.  Ero entrata grazie alle mie forze in una Squadra. O almeno era quello che credevo. Circa sei mesi fa dopo le vacanze estive, tornai a Magnolia con mio padre. Scoprii nel suo studio alcuni appunti di dodici anni prima.

Lessi di come la fonte del mio potere spirituale fosse un maledetto aggeggio innescato all'interno del mio corpo.Ero quindi entrata nella Squadra, molto probabilmente, su raccomandazione. In fondo, l'Associazione perché avrebbe dovuto rifiutare un favoritismo da parte di uno degli Hunter più forti del mondo? Perciò, delusa, decisi di andarmene.

< < Ehi Cana! > > -esordì Natsu bussando alla porta dello studio di Gildarts.

Sobbalzai.

< < S-Sì entra pure... > > -esclamai, chiudendo i cassetti e accartocciando nelle mani il documento di certificazione medica.

< < Sai dov'è tuo padre? > > -domandò.

< < N-No.. ehm, Natsu? > > -balbettai.

Il cuore mi batteva a mille; mi veniva da piangere, da urlare, da ribaltare tutto quanto.

< < Si? > > .

< < I-Io.. ho ricevuto una chiamata dal rettore per il college.. la USB University, quella per cui avevo fatto domanda. > >

In realtà non avevo mai inviato nessuna domanda...

< < Fammi indovinare? Ti hanno accettata! > > -esultò.

Cosa dovevo dire? Forse questa era una buona scusa...

< < E-Esatto! Purtroppo però la lettera d'ammissione è arrivata in ritardo quindi, mi ha telefonato personalmente il rettore, dicendomi che devo partire subito, per essere lì domani. I-Inoltre, anche se non ancora finito il liceo, il rettore ha detto che posso ottenere il diploma grazie ad un corso specializzato nella scuola stessa... > >

Tutto quello che stavo raccontando non aveva assolutamente senso.

< < Ehh? Vuol dire che te ne vai? > > -azzardò, sorpreso.

< < Ecco... direi di sì. > >

< < Grande! –festeggiò battendomi il cinque - D'accordo ma, sai che a tuo padre verrà un colpo vero? > > -trattenne una risatina.

Sì, sapevo che ci sarebbe rimasto male.Che tipo di figlia spariva senza dirlo direttamente? Però, dopotutto, che tipo di padre riempiva la testa della proprio figlia di bugie? Così, detto fatto uscii di casa con le mie valigie.
Avevo deciso di allenarmi più che potevo.Non c'era un motivo in particolare. A dire il vero, non sapevo nemmeno quale fosse lo scopo. Chissà, magari pensavo che allenandomi sarei riuscita a trovare il mio vero potere spirituale?

Passai così circa quattro mesi in Alaska ad allenarmi.Certo, il mio corpo divenne resistente al freddo, alla fatica, al dolore. Ma il mio spirito era rimasto lo stesso di quattro mesi prima. Perciò decisi di tornare. Pensierosa, controllai i messaggi nella segreteria telefonica del cellulare.

< < PIB. Messaggio 1. > > -informò la voce elettronica.

< < Cana! Sono papà! Ahh! Mi manchi perché te ne se- . > >

Cancellai il primo messaggio, sospirando.

< < PIB. Messaggio 2 > >

< < Cana, sono sempre papà... come vanno le cose lì? Natsu mi ha spiegato che te ne sei dovuta andare in fretta e furia... mi raccomando dacci dentr-. > >

Feci lo stesso con il secondo messaggio.Il modo in cui dimostrava di essere così tranquillo mi faceva salire i nervi.

< < PIB. Messaggio 3 > >

< < Sai Cana - sono papà eheh.. - Abbiamo deciso di ospitare Lucy… è una compagna di Natsu. Avrei tanto voluto fartela conoscere e-. > >

Sospirai, distendendomi sul fianco.Dovevo smetterla di pensarci su, accidenti. Lui era il mio migliore amico, e io la sua. Punto. Niente complicazioni. Le cose andavano bene così, e basta.
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(Autrice)

7 Febbraio, 1921

MistDale, sede centrale del Governo.

All'interno della Sede era in atto una nuova Assemblea segreta.Nella precedente, nella quale avevano preso parte tutti i politici degli stati del Nord, si era semplicemente discusso della guerra che continuava a seminare distruzione nei Paesi interessati e persino in quelli neutrali.
All'interno della sala ovale dell'ultimo piano dell'immenso grattacielo, circa una cinquantina di uomini di varie età, sedeva silenziosamente ai propri posti.La porta si spalancò.

< < Buongiorno signori. Scusate il ritardo, ma non ero stato informato di questa seduta. > > -spiegò Jude Heartphilia.

Entrò velocemente e camminò verso il proprio posto, davanti ad una delle tre scrivanie dorato poste al centro della sala.  Tutti all'interno della sala lo salutarono con un rigoroso inchino.

< < B-Bene, ora che anche il Führer è presente, che abbia inizio l'assemblea. > > -esortò il Senatore Fried Justine.

< < Se volete, posso iniziare io esprimendo tutto il mio contento! - iniziò Jude - Il nostro piano sta procedendo a gonfie vele. Non solo abbiamo ottenuto ciò che volevamo, ma quegli stupidi ragazzini di Fairy Tail stanno facilitando il nostro compito in modo esponenziale. Ora l'unica cosa che dobbiamo fare, è continuare finché non sarà pronta. > >

Tutti all'interno della sala cominciarono a bisbigliare.Il Senatore Justine alzò la mano.

< < Sì? Cosa c'è Senatore Justine? > > -domandò.

< < Ecco, mi chiedevo una cosa: è sicuro che dopo aver mostrato la... verità, a quel ragazzo di Fairy Tail, non cominci a crearci problemi? > > - chiese titubante.

Jude ridacchiò maleficamente.

< < Ahaha... oh, Senatore... che domanda strana. Quel moccioso detto Salamander, non ci darà alcun problema. Anche se è un Hunter è un ragazzo intelligente.Sa che se farà qualcosa di stupido o insensato, io potrei arrabbiarmi molto... e potrei fare delle brutte cose. > >

Successivamente dopo che la riunione finì, Jude lasciò la sala proseguendo verso il suo ufficio. Accertandosi di non essere seguito da nessuno, entrò nella stanza chiudendo la porta a chiave dietro di se.

< < Puoi venire fuori. > > -invitò togliendosi la giacca e poggiandola sulla sedia.

Improvvisamente, la stanza fu inondata da una luce bluastra, che diventando più mite lasciò il posto ad una figura femminile, avvolta da un mantello nero con un cappuccio.

< < Ben arrivata signorina Loxsar. > > -sorrise, baciandole la mano.

La ragazza abbassò il cappuccio, scoprendosi il volto e lasciando liberi i lunghi capelli azzurri.

< < Sempre a fare il galantuomo eh? > > -chiese Juvia freddamente, ritraendo la mano.

Jude si voltò, mostrando un sorrisetto.

< < Oh, sei così fredda Juvia - disse rivoltandosi verso di lei, mentre quest'ultima posò lo sguardo verso la finestra - Cosa posso fare per te? > >

< < Voglio solo sapere a che punto siete con il piano... ho accettato di collaborare con voi anche non sapendo di cosa si tratta effettivamente, perciò devi darmi almeno una piccola spiegazione, non ti pare Jude? > > -replicò rivoltandosi verso l'uomo, che si sedette sulla scrivania accanto a lei.

Jude ridacchiò divertito, mentre lei gli lanciò un'occhiataccia.

< < Posso solo dirti, che sta procedendo a gonfie vele. Otterremo due piccioni con una fava, come d'accordo: tu otterrai la tua rivincita sull'intera Associazione Hunter e io avrò quel che desidero. Non c'era nemmeno il motivo di disturbarsi a venire... dopotutto l'Associazione ti sta cercando dappertutto. Non è molto sicuro per te venire qui. - disse alzandosi, dietro Juvia- A meno che, tu non sia venuta qui per me.. > > -mormorò, baciandole il collo.

La ragazza si ritrasse di scatto.

< < Non dire stronzate, Jude. Sei disgustoso.. > > -sibilò, sorpassandolo.

< < Aahaha... Che farai con quel ragazzo di Fairy Tail? > > -rise.

Juvia si fermò di colpo.

< < Questi non sono affari tuoi. Non ti pare, Jude? > > -sbottò.

La ragazza si dissolse ancora una volta per mezzo della sua luce bluastra.
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(Lisanna)

24:00

< < Vediamo... dovrebbe essere qui o, o forse no.. > > -mormorai girovagando con passo incerto per il cimitero di RoseVille.

Avevo paura, motivo per cui tremavo come una foglia, a parte il freddo.Era successo di nuovo. Di solito, le mie visioni non si manifestavano in modo così strano. Già, l'unico motivo per cui ero un Hunter, era per il semplice fatto che riuscivo in qualche modo a prevedere il futuro, in modo molto particolare.

Non ero brava nel combattimento, ne avevo una particolare attinenza ad uccidere.Il futuro riguardava solo ed esclusivamente le presenze maligne che popolavano la città o comunque i luoghi vicini a me.
Certe volte, riuscivo a vedere solo degli indizi sul futuro che stava per manifestarsi.Altre volte, riuscivo a comprendere la volontà dei demoni; Altre volte ancora, come in quella sera, riuscivo solo a vedere il luogo in cui sarebbe successo qualcosa di spaventoso, o il luogo in cui comunque risiedevano presenze maligne.

Non ero andata al cimitero di mia spontanea volontà. Ricordavo di essermi semplicemente messa a letto come tutte le sere.Poi, dopo un sogno assurdo, mi ero risvegliata lì al cimitero. Non era la prima volta che succedeva. Tuttavia, quel luogo incuteva in me un particolare tipo di timore.

Forse mi spaventava genericamente la gente morta?La notte era buia, tetra. Il cimitero si estendeva su un vastissimo appezzamento di terreno. C'erano tombe e lapidi di pietra praticamente ovunque.

La cosa più inquietante, era senza dubbio la nebbia spessa e fitta, che non mi permetteva di vedere al di là del mio naso.Ero ancora in pigiama, perciò tremavo dal freddo. Ormai da mezz'ora giravo e giravo senza trovare la via d'uscita.
Cominciai a correre, disperata.All'improvviso, sbattei contro una figura nera. Lanciai un grido che fu immediatamente tappato da una mano.

< < E-Ehi! Lisanna! Sei tu?! > > -esclamò una voce familiare, mentre cercavo di liberarmi.

< < Uhm? > > -mormorai.

La nebbia si abbassò, mentre la figura per mezzo di un torcia, illuminò prima il mio viso e poi il suo: era Laxus.

< < Dannazione Lisanna! Cosa ci fai in un posto come quest-! > >

Non lo lasciai finire di parlare.Mi gettai fra le su braccia, appoggiando la testa contro il suo petto. Cominciarono a scendermi giù lacrime di gioia.

< < E-Ehi Lisanna? > > -balbettò, come se fosse imbarazzato.

Tipico di Laxus.Questo lo sapevo solo io ma, anche se all'apparenze era insensibile e bruto, in realtà era un timidone. Era questo uno dei tanti lati che amavo di lui.
Non riuscivo a staccarmi da lui.All'improvviso sentii una mano poggiarsi sopra la mia testa. Alzai lo sguardo.

< < Che scema... > > -mormorò sorridendo

In quel momento arrossii così tanto che dovetti nuovamente affondare il mio viso sul suo giubbotto di pelle.Laxus cingendomi i fianchi, sospirò.

< < Lisanna, cosa ci facevi qui? > > -domandò, confuso.

Abbassai lo sguardo.

< < Non ne ho idea... > > -mormorai con la voce rotta.

Non sopportavo quando succedevano episodi di questo tipo.Era un chiaro esempio di come non riuscissi a gestire e controllare la mia vita. La mia infanzia ne era un chiaro esempio: da bambina, quando vivevo in orfanotrofio venivo spesso isolata; avevo rivelato ad una bambina di questo mio strano potere.
Lei lo raccontò a tutti gli altri bambini che cominciarono a chiamarmi “strega” o “matta” o ancora “demone”. Soltanto Mirajane ad Elfman si presero cura di me.Perché sono così diversa?

< < Facciamo una cosa. – propose, prendendomi inaspettatamente in braccio - Ora andiamo a casa mia, bevi un po' di cioccolata e ti fai una bella dormita. > > -

< < E-Eh a... casa tua?? > > -esclamai imbarazzata

< < Sì... casa tua è distante da qui no? La mia è più vicina. > >

Detto fatto, andammo a casa sua, una villetta esternamente uguale alle altre, tranne per il bel colore verde che colorava di tetto a spiovente.La villette come le altre si alzava su due piani, ed era provvista di un bel portico. Imbarazzata e infreddolito mi sedetti sul divano, dove Laxus mi coprì con una coperta.

< < Allora, cos'è successo? > > -chiese mettendosi a sedere sopra un tavolino, davanti a me.

< < Ecco, io ho fatto uno strano sogno. Eravamo al cimitero e... poi la scena diventa di colpo a sequenze. In una sequenza, un demone ci attacca. In un'altra qualcuno arriva con un coltello in mano, nell'altra c'è un inquadratura su uno strano pezzo di carta... sembrerebbe una pergamena e mia sorella la prende in mano... > >

< < E poi? > >

< < Poi… mi sono svegliata e mi sono ritrovata in piedi nel cimitero. > > - continuai fissando la tazza di caffè nella mie mani.

< < Uhm... un’altra predizione eh? in questo periodo di succede spesso. Avevi anche previsto l'arrivo di Lucy vero? > >

< < Sì e questo è il motivo per il quale avevamo decisa di tenerla d'occhio no? Perché le mie previsioni si scatenano solo in vista di una minaccia, ma Lucy non lo è per niente, quindi non capisco proprio perché... Chissà, forse c'è davvero qualcosa che non va in me. > >

Quel pensiero mi divorava ormai da un bel po' di tempo.

< < Stupida! -esclamò Laxus mettendomi una mano in testa e avvicinando il mio viso al suo - Sei davvero scema sai?? Sei un Hunter punto! I tuoi poteri spirituali non possono che farci comodo e comunque, come potrebbe una scema come te essere un demone me lo spieghi? Se scopro chi ti ha messo queste idee in testa gli strappo il fegato. > >

Quelle parole mi fecero arrossire.Per un momento interminabile mi guardò fisso negli occhi, con il suo sguardo severo.

< < Sì ma.. ecco... io non so combattere! Nei combattimenti non so fare niente e non so difendermi da sola e-> >

< < Allora significa che ti proteggerò io come ho sempre fatto, chiaro? > > -urlò interrompendomi, arrivando ad un centimetro di distanza dal mio viso.

Sorridendo, annuii.

< < Forza, vai a letto prima che ti addormenti in piedi. > > -incalzò, salendo le scale verso la camera da letto, mentre io lo seguii.
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Angolo Autrice:
Salvee :)
Scusate e vi ho fatto aspettare, ma ho modificato un sacco i volte questo capitolo, quindi ci ho messo un bel po' di tempo >____<
che ne pensate? vi è piaciuto? :)
finalmente sappiamo che fine ha fatto Juvia u.u Jude, stalle lontano è.é
come avrete capito gli "archi" di Cana, Juvia e Lisanna sono ambientati nella stessa notte/giornata del capitolo precedente :D
Nel prossimo capitolo Cana e Lucy avranno finalmente l'opportunità di fare quattro chiacchiere. Inoltre scopriremo il motivo per il quale Juvia ce l'ha con gli Hunter :D
P.S: vorrei ancora una volta ringraziarvi per le recensioni così numerose :') quindi, tra non molto, caricherò il capitolo extra di Gildarts e Layla **
alla prossimaa

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Capitolo 41
*** Accordo ***


Accordo

(Lucy)

Mi vegliai dolcemente.Finalmente sentivo di aver recuperato le forze. Era una bella sensazione. Feci un bel respiro profondo e lentamente feci con il collo dei piccoli movimenti semicircolari. Sentivo un piacevole calore che ancora mi cingeva la spalla.
Era ancora appoggiata a qualcosa di duro, piatto e caldo.Sorrisi. Aprendo gli occhi, allontanai la testa dal suo petto e lo guardai in volto. Loki si era addormentato. Probabilmente eravamo stati in quel modo per diverse ore.

Lui seduto sul lettino dell'infermeria, con la schiena poggiata contro il muro, io distesa sul fianco con la testa poggiata contro il suo petto. Sollevai il busto e mi sedetti accanto a lui.Non potei fare altro che sorridere.
Chissà per quanto mi era stato accanto...Per quante ore avevo dormito? Loki era un ottimo amico... credo che sia anche per merito suo, se sono riuscita a risollevarmi... – pensai. Finalmente, Loki si portò una mano sul viso.

< < 'Giorno! > > -sorrisi, mettendogli una mano sulla spalla.

Loki aprì lentamente gli occhi.

< < ‘G-Giorno... Ma che... dove siamo? > > -chiese confuso.

Ridacchiai.

< < Mi sa che abbiamo dormito un bel po'... > > - ammisi stiracchiando le braccia verso l'alto.

Udimmo il suono della campana, che molto probabilmente era l'ultima.Avevamo dormito per otto ore consecutive? Loki sbadigliò strizzandosi un occhio.

< < Ora stai meglio? > >

Sorridendo annuii. In realtà stavo più che bene. Stavo alla grande. Avevo recuperato del tutto le forze, e questo grazie a Loki.

< < Bene, allora è meglio andar- > >

< < Aspetta - dissi interrompendolo - Volevo ringraziarti, per essermi stata accanto! > > - disse stringendogli una mano.

Sul viso di Loki si dipinse un leggero rossore.

< < N-Non è niente! ... Dai andiamo, dobbiamo prendere le nostre borse... > > -disse alzandosi velocemente dal lettino.

Che strano... Scesi anch'io e insieme tornammo in corridoio.

< < Chissà dov'è finita la mia cartella... ricordo che poco prima di svenire, l'avevo poggiata per terra e.. > > -mormorai cercando di fare mente locale.

< < State cercando questa? > > - chiese una voce anziana.

Voltandoci, vedemmo un anziano nonnetto, che con un gran sorriso teneva in mano la mia borsa. Arrivava più o meno al mio fianco; si presentava con capelli bianchi, corti, in parte pelato, grandi baffi bianchi e una divisa da bidello.

< < Ahh, Signor Dreher... grazie mille! > > -rispose Loki prendendo in mano la borsa.

< < L-La ringrazio! > > -ripetei, chinando il capo.

< < Di niente! Tu sei la nuova arrivata? Io sono Makarov Dreher, il nonno di Laxus. > >

< < Oh, piacere! > >

< < Oh, tu sei l'amico di mio nipote vero? E anche di Mirajane e della piccola Lisanna? > > -chiese rivolgendosi a Loki.

< < Sì signore. Lei come sta? So che quando Laxus la sostituisce, è a causa dei suoi problemi di salute... > > -rispose.

< < Ahaha! Sono tosto io! Non preoccuparti! Piuttosto, vedi di fare del buon esercizio fisico eh, ragazzo!? Op! Op! Op!.. > > -continuò allontanandosi.

Ridacchiai divertita.Nel frattempo la massa di studenti ancora all'interno della scuola si precipitò all'uscita.

< < Quindi quello è il nonno di Laxus? > > -domandai trattenendo una risatina, ormai fuori dall'edificio.

Nei dintorni non c'era ormai più nessuno.

< < Sì è… un tipo fuori dal comune. Pensa che ha già novant'anni eppure è così.. > >

< < Arzillo? > > -continuai divertita.

< < Sì, credo che sia la definizione giusta. > >

< < Senti, ha parlato anche di Mirajane e Lisanna... E' lui che le ha accolte in una casa famiglia giusto? > >

< < Sì, il signor Dreher è davvero una brava persona. > > -sorrise.

Aveva ragione.
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(Cana)

Stavo facendo il giro dell'isolato ormai da mezz'ora.Perché ero così nervosa? Ma soprattutto, perché mi ero ritrovata a casa di Lucy? Conoscevo bene la casa di Polyuska, visto che era un'amica di mio padre, perciò da bambina mi ritrovavo spesso a giocare nel suo portico durante le lunghe chiacchierate tra quei due.

Ritornai davanti a quella casa per ben sette volte.Erano ormai le dieci di sera. Avrei dovuto bussare alla sua porta? Per dirle cosa esattamente? Perché ero andata proprio da Lucy? In fondo non la conoscevo nemmeno...

< < Non essere codarda porca miseria! > > -mormorai.

Subito dopo, salii i quattro gradini del portico e bussai alla porta in legno bianca. La porta si aprì. Uscì fuori una ragazza dai capelli dorati, con dei gran bei occhi color cioccolato. Ora capivo perché Loki fosse cotto di lei.

< < Ehm, posso aiutarti? > > -chiese.

Sobbalzai

< < E-Ecco, io sono Cana! Piacere di conoscerti! > > -mi presentai, impacciata.

< < P-Piacere, io sono Lucy! > > -sorrise, colta evidentemente alla sprovvista.

< < Ehm, perché non entri? Si gela lì fuori. > > -propose, spalancando la porta.

Con un po' di imbarazza entrai, mentre Lucy chiuse la porta alla mia spalle.Mi invitò a sedermi su una sedia del tavolo della cucina.

< < Ti va una tazza di caffè? L'ho appena fatto. > > -suggerì, cordialmente.

< < C-Certo.. > > - mormorai.

Ma in che guaio mi ero cacciata? Perché ero addirittura entrata?

< < Ecco, io sono venuta per presentarmi e.. > >

Non sapevo assolutamente che dire.

< < Prima di tutto, dolevo ringraziarti per avermi salvata, ieri sera. > > -rivelò, servendomi una tazza di caffè fumante. Aveva un aria invitante.

< < Ma no, non preoccuparti! > > -agitai la mano imbarazzata, cominciando poi a sorseggiare.

< < No, devo ringraziarti assolutamente! Se tu e Loki non foste arrivati, chi sa che fine avrei fatto... > >

< < Già ma il peggio è passato no? E poi no è stato niente di ch- > >

< < Senti, tu sei Cana, la figlia di Gildarts? > > -mi chiese interrompendomi

< < Sì. > > - affermai sorpresa, inclinando la testa.

< < Dunque, io sono Lucy. Ho vissuto per qualche tempo a casa tua... non so se ne eri al corrente. > >

Fissava la sua tazza di the e aveva messo su un aria piuttosto triste. Dove voleva arrivare?

< Oh sì, ne ero al corrente. Spero ti sia trovata bene! Natsu e mio padre a volte sono un po' inospitali... > > -ridacchiai.

Lucy invece, strinse fra le mani la tazza, abbassò ancora di più lo sguardo.

< < Ma non è questo il punto della conversazione, vero? > > -chiesi.

< < Io, volevo chiederti se... se hai notizie di Natsu! > > -spiegò, alzando lo sguardo.

Mi colse alla sprovvista. Natsu eh? Era da sei mesi che non ci sentivamo...

< < No, mi spiace. Da quando sono partita per l'università, non ho più avuto sue notizie... > >

< < Capisco... > > -rispose Lucy, riabbassando lo sguardo.

Mi stava facendo preoccupare.

< < Perché, cos'è successo? E' accaduto qualcosa di brutto a Natsu?> > -

< < Più che altro, non ho sue notizie, né degli altri ormai da tre mesi. Tu sai che begli Stati del Nord è in corso la guerra giusto? > >

< < Sì, ho sentito dire che è a causa dell'omicidio dell'ormai ex Capo di Stato Puherito Hades, ad opera di un cittadino di Tristan. > >

< < Già e in seguito a questo fatto, non sappiamo perché ma noi della Squadra Fairy Tail a parte Gildarts, siamo diventati ricercati. Vivi o morti. > >

Trasalii.

< < C-Cosa?! > >

< < Siamo dovuti scappare e... mentre Erza e gli altri si sono divisi un po' per tutto il mondo, in attesa di una nuova strategia, io e Natsu siamo andati a Toronto, un paesino della Gallia non ancora in guerra. Beh', un giorno quando mi sono svegliata, Natsu era sparito.  In quel momento Toronto stava venendo attaccata dai bombardamenti dell'esercito di Fiore, e quindi sono scappata cercando Natsu e.. mi sono ritrovata qui. Non ricordo niente, a parte di una strana luce non bel mezzo del bosco... > >

Mentre parlava aveva un aria assorta.Era davvero riuscita a sopportare tutto questo?

< Aspetta, quindi Natsu e gli altri sono scomparsi?! > > -domandai, frastornata.

< < Sì... mi dispiace. Spero solo che Gildarts stia bene. > > -confermò, chiudendo gli occhi e portandosi una mano sulla fronte.

Successivamente, con una scusa lasciai casa sua.Cominciai a camminare sempre più velocemente fino a che non mi misi a correre. Ero stata via tutto quel tempo e guarda cos'era successo! Era davvero una stupida.
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(Juvia)

< < Sei sicura che non vuoi restare qui con me ancora per un po'? > > -chiese quel viscido di Jude, accendendo un sigaro.

< < Assolutamente. Spero solo che tu mantenga la tua promessa. > > -sbottai, riallacciandomi il reggiseno.

< < Uhm.. certo che sei strana tu. A letto sei una bomba, ma sei così fredda... > > -si lagnò.

Mi voltai di scatto verso l'uomo che con un braccio dietro la nuca, stava disteso sul letto dalle lenzuola sgualcite.

< < Non dire cose di cui potresti pentirti. Mantieni la tua promessa: liberalo. > > -ordinai, lanciandogli un’occhiataccia.

< < Certo, certo tranquilla.. > >

Mi infilai le calze, quando sentii una stretta che mi riportò sul letto.

< < Certo che sei una brava ragazza... direi quasi che sei un essere umano. > > -disse mettendosi ancora una volta sopra di me.

Sentivo che stavo per piangere.

< < Un accordo è un accordo. > > -disse ribaltandomi, e tenendo Jude saldamente per la gola. Lasciai subito la presa, anche se avrei continuato fino a quando non fosse morto.

Mi rimisi in piedi e infilai l'altra calza, mentre Jude rassegnato tirò un sospiro quasi d'eccitazione. Che uomo odioso.

< < Bene, spero che adempierai alla tua promessa, o giuro che te la farò pagare. Non dimenticare che sono una Strega e potrei anche farti scoppiare il cervello se solo lo volessi, letteralmente. > > - minaccia, mettendomi il cappotto e tirando i capelli indietro.

< < Sì lo so ma, non otterresti nulla così no? > > -chiese rimettendosi la camicia, mentre mi rimisi le scarpe con tacco a spillo.

< < E tu non potresti attuare il tuo piano senza la mia magia... smettiamola di dichiarare l'ovvio. Domani andrò personalmente a controllare che tu lo abbia liberato. > > - aggiunsi abbassando la maniglia della porta.

< < Ci tieni davvero a quel ragazzo di Fairy Tail eh? Spingerti a tanto, solo per liberare il suo fratellino dalle mie grinfie... ahaha. > >

Furiosa, sbattei la porta dietro di me.Mi allontanai con impresse nella mente le sue viscide risate. Mi sentivo sporca solo al pensiero di quello che avevo fatto. Eppure, era l'unica soluzione. A Jude importava di tre cose: denaro, sesso e potere.

Di denaro ne aveva a sufficienza, quindi per ottenere il mio scopo non potevo fare altro che offrirgli gli ultimi due. Questo alla gente comune sarebbe sembrato proprio un comportamento a dir poco sleale, ma era l'unico modo.
Avevo saputo il giorno prima della prigionia di Lyon, il fratello di Gray.

Flash Back

< < Ahaha.. che farai con quel ragazzo di Fairy Tail? > > -chiese divertito.

Mi bloccai di colpo.Avvertivo chiaramente un'energia spirituale molto familiare. Proveniva dai piani inferiori.

< < Questi non sono affari tuoi. Non ti pare, Jude? > > -chiesi senza voltarmi, per poi dissolvermi per mezzo del teletrasporto.

Non poteva essere che-?!L'energia spirituale proveniva dalle prigioni nei sotterranei della sede del Governo. Riaprii gli occhi, ritrovandomi in un lungo e buio corridoio

< < Ehi tu! Chi sei?! > > -urlò una guardia puntandomi una lancia contro.

Sospirai, e con un piccolo pugno sullo stomaco lo atterrai.Davvero forti le tue guardie, Jude...

< < C'è nessuno? > > -chiese una voca maschile.

Proveniva da un cella in fondo. Il lungo corridoio era illuminato solo per mezzo di alcune fiaccole appese qua e là.La mia camminata da lenta e calma, divenne rapida, poi veloce e infine divenne una corsa. Non poteva essere Gray... ma allora perché ero così agitata?
Perché stavo correndo? Di lui ormai non mi importava nulla.. non mi ero mai importato... era stato solo un gioco... giusto?Sì, un gioco per ottenere la mia vendetta; perché fu proprio a causa degli Hunter, che i miei genitori morirono..

Fu il 7 Luglio di molti anni fa; avevo nove anni.

Io, mia sorella Melody -di un anno più piccola- e i miei genitori abitavamo in un piccolo villaggio rurale a Nord, oltre le campagne di Fiore. Vivevamo una vita tranquilla e normale.Il villaggio era composto da normali esseri umani, di cui noi fingevamo di far parte. Volevamo soltanto vivere normalmente in pace con tutti.

Noi Streghe, non eravamo demoni o creature in cerca di carne umana, ma solo degli esseri umani con capacità più elevate; o almeno era così che le vedevo io.Perché successe proprio a noi? Una notte, ci fu un incendio nella nostra casa.

Fummo svegliati nel bel mezzo della notte da un terribile gas tossico, diverso dal normale fumo e anidride carbonica che sprigionava un normale incendio.Spaventati scappammo. Fuori dalla nostra casa, ci attendevano sei persone, con le divise da Hunter. Notai che le abitazioni che ci circondavano erano perfettamente intatte; inoltre, tutti gli abitanti stavano dietro i sei uomini che ci puntavano delle pistole contro.

< < M-Mamma... che succede? > > -chiesi, mentre tenevo per mano Melody.

< < State dietro di me bambine, andrò tutto bene... > > -sibilò mio padre.

< < No papà! Non devi usare la magia davanti a-! > >

< < Juvia... hanno capito tutto. Al mio segnale, prendi Melody e scappate. > > -mormorò.

Non potevo crederci, ma era proprio così. La gente cominciò a guardarci in cagnesco, come se fossimo solo degli insetti da schiacciare immediatamente. Molti cominciarono ad accendere le fiaccole, altri tenevano in mano dei forconi, altri ancora ci urlava contro "Demoni!" , "Morite!"

< < La pacchia è finita, Streghe. E' stato facile arrivare a voi. Emanate un incredibile potere e... la vostra casa ha preso fuoco nel momento in cui abbiamo gettato acqua benedetta. > > -ridacchiò un Hunter con un occhio bendato.

< < M-Ma.. non abbiamo fatto nulla! > > -urlò mia madre.

< < Oh, infatti non siete sulla lista nera, ma sapete.. CI ANNOIAMO. > >

Quelle parole mi risuonarono dentro la testa per diversi secondi.
Ci annoiamo?La gola cominciò a bruciarmi; i miei occhi si riempirono di lacrime.

< < Maledetti.. Bene, se è così che la mettete, prendete-! > > -urlò mio padre cercando di scagliare il Bomb Attack, una semplice tecnica di esplosione.

Ma non uscì nulla dalla sua mano.

< < Eheh... un'altra particolarità dell'acqua santa è che riesce momentaneamente a bloccare i poteri... mi dispiace per voi. Su, prendeteli. > > -disse un altro Hunter mascherato.

Tre Hunter vennero lentamente verso di noi.Nel frattempo, il cielo di coperse di nuvole, che portarono una fitta pioggia.

< < Sorellona... > > -singhiozzò Melody, stretta alla mia mano.

< < Ora. > > -mormorò mio padre.

< < E-Eh? > > -mormorai io in lacrime.

< < Scappate!! > > -urlò mio padre avventandosi contro gli Hunter.

Successe tutto in pochi secondi.Uno di questi, con un solo lancio, riuscì ad trapassare il ventre di mio padre con una spada. Il suo corpo si inondò di sangue. L'Hunter estrasse la spada dal corpo di mio padre. Quest'ultimo, si accasciò per terra, senza vita.

< < NOOO!! > > -urlò acutamente mia madre, inginocchiandosi.

< < Papàaaa!! > > -urlammo io e Melody.

Quest'ultima provò a correre verso di lui, ma la fermai prendendola per la mano.Due Hunter catturarono mia madre.

< < Juvia! Melody! Scappatee!!! > > -urlò in lacrime.

I due Hunter la tirarono per i capelli e la gettarono per terra.

< < Questa puttanella va’ nelle mie stanze... > > -sghignazzò qualcuno.

La mia testa stava scoppiando.

< < No! Prendete me, ma lasciate andare le mie figlie! > > -urlò mia madre tentando di liberarsi. Un Hunter la colpì sul volto con un pugno.

Mia madre finì di nuovo per terra, dove fu nuovamente colpita con un calcio alla stomaco.Melody cominciò a piangere disperatamente, mentre un altro Hunter si avvicinava verso di noi con una pistola in mano.

< < Mamma!! Papàaaaa!!! > > -urlò disperata Melody, stringendosi a me.

< < A morte! > > -urlò una donna.

< < Senza pietà!!! > > -urlò un altro uomo agitando un forcone.

< < Venite qui piccole... piccole.. luride bastarde! > > - disse sghignazzando l'Hunter sempre più vicino a noi.

< < Juviaa! Prenditi cura di tua sorella... > > -disse mia madre in lacrime.

Successivamente, un Hunter le sparò in testa.In quel momento tremavo... dalla paura... dalla disperazione.. dalla rabbia. Strinsi i denti. Uscii dalla tasca una piccola boccetta che portavo sempre con me. Solitamente la utilizzavo per giocare con Melody. Con tutta la forza, gettai la boccetta per terra, che rompendosi, liberò un gas azzurro.

< < M-Melody.. corri! > > -urlai trascinandola per il polso.

< < Ehi stanno scappando! > > - urlò l'Hunter tossendo e cercando di spargere via il gas.

Io e Melody correvamo il più velocemente possibile.Grazie a quella pozione avevamo guadagnato un po' di tempo. Ci eravamo addentrate all'interno della foresta. Correvamo disperatamente, senza conoscere una meta ben precisa.
Melody inciampò più volte nel fango, a causa della pioggia.Superati gli ultimi abeti, dovemmo fermarci. Il ponte che collegava i due strapiombi era crollato.

< < S-Siamo in trappola... > > -mormorò.

< < No! Concentrati Melody! Possiamo costruire un ponte con la magia se lo vogliamo! Ma dobbiamo crederci! Ok? Concentrati!! > > -esclamai, scuotendola.

< < Eccole, sono laggiù! > > - urlò un Hunter in lontananza.

< < Non c'è più tempo sorellona. > > sorrise tristemente.

Trasalii.

< < No, no c'è ancora tempo Melody! > > -dissi scuotendola, in lacrime.

< < Sta tranquilla, sorellona. - disse abbracciandomi - Io sarò sempre con te ma, tu devi salvarti. Qui sotto c'è una radura, non ti farai male. > > - mormorò sciogliendo l'abbraccio.

< < Malody, ma cosa-! > >

< < Sopravvivi almeno tu, sorellona. > > -disse infine

Melody mi spinse giù dallo strapiombo.

< < MELODY!! > > -urlai a squarcia gola

Con le lacrime agli occhi, e come se la scena stesse succedendo a rallentatore, vidi chiaramente Melody venire presa da qualcuno.Mentre io, precipitai. Finii per rotolare giù per la collina rocciosa. Terminai la mia corsa sbattendo violentemente la fronte sul terreno foglioso.

< < M-Melody... > > -mormorai, prima di svenire.

Mi risvegliai il giorno dopo.Fui svegliata da un gran mal di testa. Fortunatamente, ma anche sfortunatamente, mi ricordavo tutto della notte precedente. Di come la nostra casa fosse stata bruciata, di come i miei genitori fossero stati brutalmente uccisi e di come Melody mi avesse salvato la vita, sacrificando la sua..

Tutto questo era successo a causa degli Hunter.Mi trovavo in mezzo al basco fitto. Alzai lo sguardo, tentando di capire dove fosse lo strapiombo dal quale ero precipitata, ma non ce n'era traccia. Cominciai allora a vagare nel bosco.

< < Melody?? Melody!! > > -urlai in lacrime.

< < N-no... non- non può.. sigh... non può essere... gh... n-non.. > > - balbettai inginocchiandomi per terra.

< < Perché?? Perché?? Perché??!! > > -urlai sbattendo più volte i pugni per terra.

Per molti giorni continuai a camminare senza sosta per il bosco.La verità alla testa era lieve, nel resto del corpo avevo solo dei graffi. Continuai a camminare fin quando non vidi la fine del bosco, terminare con una strada.
Pur senza forze, cominciai a percorrerla.Alla fine, allo stremo delle forze mi stesi per terra.

< < MALEDIZIONEEEEEEE!!! > > -urlai con tutta la voce rimastami in gola.

Successivamente, le gocce di rugiada di tutti i fili d'erba si alzarono in aria.Quando mi accorsi di un simile spettacolo, mi alzai lentamente, cercando di mantenere la concentrazione.  Le gocce rimasero sospese in aria per diversi secondi.

Quando rilassai le spalle, le gocce caddero pesantemente sul terreno.Anche se una cosa da poco, era qualcosa di grandioso. Ero riuscita ad usare la magia senza l'aiuto di qualcuno. In quel momento sentii dei passi dietro di me.
Mi voltai di scatto.Dietro di me si presentò una bellissima donna dai lunghi capelli azzurri. Indossava un completo da escursionista: pantaloncini e camicia beige, scarpe tra trekking, berretto e una macchina fotografica al collo..

< < Ehi, ti sei persa? > > -domandò, abbassandosi sulle ginocchia.

Insicura, indietreggiai.

< < Tranquilla, non ti farò del male, solo… potresti rifarlo? > >

< < R-Rifare cosa? > > -riposi infine.

< < Sai, hai fatto alzare le gocce di rugiada... è stato davvero bello. Solo, che non ho fatto in tempo ad immortalarlo. > > - disse sorridendo.

Mi aveva vista.. non potevo fidarmi di lei.

< < S-Stammi lontana! > > -la avvertii, avventandomi contro di lei con un calcio.

La donna sorridendo, prese la mia caviglia e mi buttò per terra.

< < A-Ahi... > > -mormorai toccandomi la schiena.

< < Però, sei forte sai? > > -sorrise.

Nonostante le apparenze, era una donna tosta.

< < C-Come… > > -balbettai confusa

< < Dove sono i tuoi genitori? > >

A quella domanda, abbassai la testa senza rispondere...La donna abbassò allora lo sguardo. Probabilmente aveva capito...

< < Dai, che ne dici di fare una tregua? - chiese chinandosi ancora una volta verso di me - La mia jeep è laggiù. > > -continuò indicando l'enorme auto a lato della strada pochi metri più in là.

La guardai con sospetto.Potevo fidarmi di lei?

< < Dai, non preoccuparti. Facciamo un patto: io ti racconto cosa ci facevo in questo luogo sperduto, e tu farai altrettanto. Ok? > > -chiese dandomi la mano.

Date le circostanza, un'altra persona non si sarebbe dovuta fidare, ma io vidi del buono nel suo sorriso così sicuro di se.Afferrai la sua mano, e mi aiutò al alzarmi.

< < Io sono Acquarius! > >

< < Io, sono Juvia. > >

Durante il viaggio in auto, mi raccontò la sua vita: era una fotografa, ma anche un insegnante di molte tecniche di combattimento, tra i quali le arti marziali.

Motivo per cui era riuscita a deviare il mio attacco senza nessuna difficoltà.Decise di ospitarmi a casa sua: un immenso appartamento a Magnolia, provvisto anche di una grande palestra.
Benché avessi cercato di negare, capì da sola che ero stata io a far alzare le gocce di rugiada.Così dopo un po' di tempo, riuscii a raccontare quello che mi era accaduto, specialmente quello che ero in realtà. Acquarius reagì in un modo decisamente bizzarro.

< < Wow! Lo sapevo che eri una Strega! Che bello, mi insegni a volare?? > >

Quella sua richiesta assurda riuscì per la prima volta a farmi ridere sul serio.Esattamente dopo un anno dalla scomparsa dei miei genitori, e di Melody. Successivamente Acquarius decise di adottarmi. Grazie ai suoi insegnamenti nell'arte del combattimento, imparai a
padroneggiare il mio potere, a dominare i miei istinti, la mia rabbia, il mio dolore.


< < Ricorda Juvia:  Per poter affrontare un avversario, devi prima saper affrontare te stessa; > >

< < Ricorda Juvia:Libera prima la mente, e poi il cuore. > >

< < Ricorda Juvia:Nel combattimento devi saper padroneggiare il Pieno e il Vuoto. > >

Da ragazzina, non capivo bene cosa quelle frasi significassero, ma col tempo, imparai che la lezione più dura che la vita ti potesse offrire oltre a metterti d'innanzi ad un avversario più forte di te, era la vita stessa.  Ci allenavamo ogni giorno. Finii per riuscire a sconfiggerla in ogni tecnica di combattimento che mi avesse insegnato.

Arrivai a fare meditazione;  Imparai la tecnica del volo, del teletrasporto; riuscii a liberare la magia stessa. A quindici anni incontrai Gray, e me ne innamorai perdutamente. Tutto andava a gonfie vele, fino a quando un anno fa, incontrai Jude.
Lo incontrai casualmente, per strada.Per mezzo di una frase enigmatica, capii che fosse a conoscenza della mia vera identità. Parlando con lui, riemersero in me sentimenti che ero riuscita a mettere da parte: la rabbia e la voglia di vendetta.

Sì... era colpa dell'Associazione Hunter se la mia famiglia era stata uccisa.Scoprii inoltre da Jude che Gray faceva proprio parte di una Squadra Hunter... Decisi così di stringere un patto con il Governo: se avessi donato mensilmente un po' del mio sangue, Jude mi avrebbe aiutata a distruggere l'Associazione Hunter.

Inoltre, mi chiese di seguire i movimenti di Levi, perché ritenuta una buona candidata per "L'Operazione Paradiso, parte 2" o qualcosa del genere.Non mi spiegò mai in che cosa consisteva quell'operazione, ma poco mi importava. A me importava solo vendicarmi dell'Associazione. Finalmente arrivai alla cella dalla quale proveniva quell'energia spirituale così familiare.

< < C'è qualcuno? > >

 < < Chi sei? > > -domandai alla voce maschile, prendendo in mano una fiaccola e cercando di mantenere la calma.

< < M-Mi chiamo Lyon... > > - disse il ragazzo seduto per terra, contro un muro all'interno della prigione.

Mi abbassai sulla ginocchia e lo illuminai con la luce del fuoco: un ragazzo ben vestito, dai capelli alti a spazzola bianchi.
Assomigliava incredibilmente a Gray.

< < Tu sei... il fratello di Gray Fullbuster? > > -chiesi con riluttanza..

Lyon afferrò con forza una sbarra di ferro.

< < Sì! Lui, è vivo?! > > -chiese sorpreso

< < Sì... è vivo. Lyon io, ti farò uscire da qui. Ok? > > - chiesi guardandolo intensamente negli occhi.

< < Aspetta! Ti prego! Mio fratello è vivo? Ti prego, dimmi almeno il tuo nome. > >

< < Sono Juvia. > > -dissi rivolgendogli un debole sorriso.

Dopo di che tornai arrivai nella stanza di Jude con il teletrasporto.

< < Jude. > > -sibilai, mentre quest'ultimo era intento a bere un bicchiere di rum.

Si voltò di scatto.

< < Juvia! Mia cara, cosa ti porta qui? > > -chiese mostrando il suo maledetto sorrisino.

< < Da quando tieni prigioniero Lyon Fullbuster?! > > -indagai, adirata.

< < Da quando il fratello del suo toy-boy ha provato a frugare a casa mia, cercando qualcosa che non si trova qui. Perché? > > -

 < < Perché voglio che lo liberi, e subito. > >

Jude posò il bicchiere e si alzò.

< < Juvia... il nostro accordo non implica che io faccia tutto ciò che tu mi chiedi. > > -mormorò mettendosi in piedi dietro di me, spostandomi i capelli dal collo.

< < Che devo fare per farti cambiare idea? > > - chiesi con un groppo in gola.

Purtroppo sapevo la risposta.

< < Beh... > > -esitò, abbassandomi una spallina del vestito.

Cominciò a baciarmi la spalla, il collo e infine la guancia.Ecco appunto. Feci un bel respiro profondo, e mi voltai verso di lui, cominciando a baciarlo insistentemente.

< < Diciamo che l'accordo potrebbe essere esteso. > > -disse staccando le sue labbra dalle mie. Deglutii, cercando di ricacciare dentro di me la nausea.

< < E' una promessa? > > -domandai, gettandolo con forza nel letto e mettendomi sopra di lui.

< < Oh sì. > > -mi assicurò, ricominciando a baciarmi con foga.

Che schifo.
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Angolo Autrice:
Buonasera a tutti ^^
Speri vi sia piaciuto il capitolo :)
Certo che anche Juvia poverina ha avuto un passato difficile :/
ma saranno stati davvero gli Hunter e uccidere la sua famiglia?
Nel prossimo capitolo avremo un avvicinamento tra Loki e Cana *-* non vedo l'ora di scrivere :D Loki a questo punto si troverà mooolto più confuso u.u cosa ci faceva Lyon rinchiuso in cella?
Lo scoprirete presto, e questo mi porta ad anticiparvi l'apparizione di un personaggio: Wendy!! Yee!! :DD
alla prossimaaa

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Capitolo 42
*** The Way To Success ***


The Way To Success

(Natsu)

(Isola Garuna, 120esimo giorno.)

Cara Lucy, eccomi qui con la mia 120esima lettera... patetico vero?

Però che posso farci... ormai scrivere ogni giorno una lettera che non posso e non voglio spedire è diventata un'abitudine quindi...

Siamo in quest'isola ormai da quattro mesi.

Mentre scrivevo la lettera su un foglio immacolato, nella mia mente ritornavano immagini di tempo prima; i nostri momento più belli, le nostre battaglie, i nostri battibecchi, i nostri sorrisi...

Perché la vita doveva essere sempre così ingiusta?

Per più di quattro mesi non avevamo fatto altro che fare ricerche su quelle dannate pietre di fuoco. A cosa serviva in fondo?

Sapevamo benissimo quanto il Governo c'entrasse con questa storia.

Allora perché avevamo costantemente bisogno di prove?

< < Natsu, Levi, Gray! > > -urlò chiamandoci Erza.

La voce proveniva dall'accampamento.

Sospirando mi alzai da terra e infilai il foglio e la penna stilografica all'interno della borsa.

Lì all'Isola Garuna faceva un caldo insopportabile.

L'umidità era arrivata circa all'ottanta per cento, mentre l'aria secca era immobile.

L'unico lato positivo, era il fatto di essere circondati dal mare e di non avere compagnie occasionali come pirati, essendo quella un Isola dimenticata ormai da Dio e dall'uomo.

A passo pensante mi diressi all'accampamento, dove trovai Erza, Levi e Gray (ovviamente mezzo nudo) intorno ad un tavolo.

Mi avvicinai annoiato e infastidito.

< < Allora che c'è, Erza? > > -chiesi guardando altrove.

< < Ce ne andiamo. > > -disse Gray sventolandosi con la mano.

< < Eh? > > - chiesi ancora una volta, sorpreso.

< < E già... Erza ha trovato un incarico. > > - disse Levi asciugandosi il sudore dalla fronte.

< < Come sarebbe a dire un incarico, Erza?! > > -ripetei lanciandole un'occhiata fulminante.

Un incarico.

Mentre io avevo cose più importanti a cui pensare, lei si concentrava sugli incarichi.

< < Hai sentito bene - sospirò Erza indicando con il dito un punto della cartina geografica sistemata sul tavolo - Dobbiamo andare esattamente qui. > >

Allungai il collo per osservare la cartina.

Non potevo credere ai miei occhi.

< < I-In Italia... > > -mormorai stringendo i pugni.

Levi a quelle parole abbassò lo sguardo, rattristita.

< < Sta scherzando, vero? > > -chiesi con tono secco

< < No, non sto affatto scherzando Natsu. - rispose Erza in tono di sfida, mentre le lanciai un'altra occhiata furente - La missione è piuttosto complicata. Dobbiamo fare per qualche giorno da guardia personale all'erede della ricca famiglia Marvell, appartenente all'omonimo Casato, nella città di CatShield. A quanto pare, secondo diversi miei informatori sparsi per tutto il mondo, l'erede potrebbe essere una buona candidata per l'Operazione Paradiso parte 2.

Anche se non abbiamo assolutamente idea di cosa si tratti realmente, è nostro dovere investigare.

Ecco perché l'Italia. > > - aggiunse voltandosi.

< < Erza... di tutti i paesi.. proprio l'Italia?! > > -urlai sbattendo violentemente un pugno sul tavolo, sgualcendo la cartina.

Gray e Levi sussultarono, mentre Erza si voltò mostrando aria di sufficienza.

< < Datti una calmata per la miseria. > > -sibilò

Il mio corpo tremava per la rabbia.

Davvero Erza era così insensibile?

Avevo mandato Lucy in Italia per- ... ed Erza, voleva che andassimo proprio lì?

< < Calmati e ragiona. Il Casato Marvell è conosciuto in tutto il mondo per la serie di numerosi laboratori di ricerca in cui si effettuano vaccini contenenti cure per malattie fino a poco tempo fa incurabili. Inoltre è da più di cent'anni nei migliori rapporti con il Governo.

Non pensi possa esserci un qualche tipo di connessione? > >

< < Tks... certo come no. Si tratterà sicuramente di un altro indizio del cavolo che non ci porterà da nessuna parte. > > -risposi fissando il terreno.

Erza sbatté anche lei una mano sul tavolo.

< < E-Erza.. > > -mormorò Levi

< < Sei proprio stupido Natsu! Davvero non capisci cosa potrebbe significare? > > -urlò

< < No. Io... davvero non lo capisco. > > - sibilai infine andandomene.

Mi addentrai ancora una volta nella foresta, spostando nervosamente i rami e le piante che mi si ponevano davanti.

< < Natsu! > > -disse la voce di Gray in lontananza.

Mi fermai cercando di trattenere la rabbia.

< < Natsu... > > ripeté Gray fermandosi dietro di me.

A quel punto non riuscii più a mantenere la calma; solo il pensiero che tutto quello che stava succedendo lo dovevo a Jude Heartphilia, mi mandava in bestie.

< < CHE STRONZO!! > > - sbraitai all'improvviso, alzando il volto verso il cielo.

Finito di urlare, riabbassai la testa e colpii con un pugno una palma, che oscillò per qualche secondo.

Subito dopo rilassai le spalle, sospirando.

Mi stavo comportando come un bambino. Ero uno stupido; Erza aveva ragione.

< < Hai finito? > > - chiese infine Gray trattenendo un sorrisetto.

< < Sì... che vuoi Gray? Non sono dell'umore per sopportare anche te. > > -borbottai.

< < Sai, non è dando di matto che riuscirai a risolvere la situazione. > >

< < Ti ha mandato Erza? > > -chiesi voltandomi verso di lui.

< < No sono venuto da solo - rispose avvicinandosi - E sai una cosa? Penso che sia più che normale il fatto che tu abbia reagito in quel modo. Insomma, quanto tempo è passato? Quattro mesi? E ancora non siamo riusciti a capire se quello che ha detto Jude è vero. Quindi è comprensibile. > >

Spalancando gli occhi trattenni una risatina isterica, facendo mezzo giro su me stesso per cercare di calmarmi.

< < Natsu? > > -mormorò Gray

< < Sai che c'è?! Sono stufo! Ok? Non c'è nessuna dannatissima cosa che vada bene di questi tempi! E ti ci metti anche tu a farmi la predica! > > -urlai infilando una mano tra i capelli.

< < Credi che per me sia facile?! - urlò all'improvviso, stupendomi - E' praticamente da cinque mesi che no ho notizie di Juvia! Non so se sta bene, non so se le è successo qualcosa, non so se deciderà di scendere dalla nave dei folli o se vuole ancora uccidermi!

Non so niente! Niente!

Ti rendi conto?!

La persona che amo vuole uccidermi, porca miseria!

E non c'è niente che io possa fare, anche perché nelle mie attuali condizioni non saprei nemmeno cosa fare! Quindi non parlare come se fossi tu l'unico che soffre.

E' chiaro?!

Nemmeno Levi ha notizie di Gajil, e in tutto questo sta combattendo per evitare che la sua parte killer salti fuori all'improvviso!

Erza nonostante la traumatica esperienza che ha vissuto qui, è tornata! Di sua spontanea volontà, solo per il bene di tutti ! Stiamo passando l'inferno tutti quanti, Ok?

Ma ci risolleveremo! E' questo che fa Fairy Tail.

E' chiaro o devo farti un disegnino maledizione?! > >

Il suo discorso mi lasciò senza parole.

Non mi sarei mai aspettato di sentire un simile discorso uscire dalla bocca di Gray.

...

Però aveva ragione.

Tutto questo era assurdo.

Perché dovevamo soffrire in quel modo? Come eravamo arrivati a tanto?

Ancora una volta strinsi i pugni e mi avvicinai con aria decisa verso Gray.

< < L'unica cosa di cui mi importa al momento, è trovare un modo per provare la verità, e in caso... liberarla. > > - sibilai a mezza voce

Gray fece un sorrisetto e mi diede una pacca sulla spalla.

< < Bene, allora direi che possiamo anche tornare. > > - concluse camminando.

Feci un bel respiro profondo, mi sistemai la sciarpa e lo seguii.

___________________________________________________________________________

(Lucy)

< < Ok, iniziamo con la prima lezione. > > -disse Loki lanciandomi l'Inkheart che presi al volo.

Intorno a noi si estendevano kilometri di vegetazione.

Eravamo nel bosco per una ragione per precisa: iniziare il mio allenamento.

Poco prima eravamo andati a dissotterrarla nel giardino della casa di Polyuska.

Fin quando non avessi saputo usare l'Inkheart, sarei stata una spina nel fianco, un elemento facilmente attaccabile, l'anello debole.

Avevamo addirittura saltato la scuola.

Certo, avrei anche potuto usare la RoseGun, normalmente.

Ma allora il "fantasma" della spada mi avrebbe perseguitata.

Inoltre, se davvero dovevo dimostrare di essere diventata forte, dovevo almeno imparare a prendermi le mie responsabilità.

Non ero stata io a sceglierla; lei aveva scelto me.

Tuttavia, ormai era mio dovere.

Feci un bel respiro e legai i capelli con un'alta coda di cavallo.

< < Sono pronta. > > - risposi determinata.

< < Ma che bel quadretto. > > -disse una voce femminile, divertita.

Alzammo lo sguardo: seduta su un ramo di un albero c'era Mirajane.

Ancora una volta, i suoi pantaloni di pelle, i suoi stivali con il tacco e il suo pull mettevano in evidenza il suo corpo perfetto.

< < Che fai qui Mirajane? > > -chiese Loki, mettendosi le mani sui fianchi.

< < O niente... sto osservando con quanta prodezza stai addestrando questa giovane guerriera. > > -rispose, sarcastica.

Abbassai lo sguardo.

< < Che c'è? - chiese Loki trattenendo una risatina - Cosa c'è che non va? > >

Mirajane scivolò giù dal ramo e atterrò sul terreno foglioso in perfetta eleganza.

< < Loki, ammettiamolo: non puoi addestrarla. > > -dichiarò, mettendogli una mano sulla spalla. Loki fece un sorrisetto nervoso, alzando le sopracciglia.

< < Perché non saprei addestrarla? Sentiamo... > >

< < Semplicemente perché sei troppo morbido, e con il fatto che Lisanna abbia avuto una visione, la situazione è abbastanza critica. > >

< < Visione, quale visione? > > -chiesi confusa.

Di cosa stavano parlando?

< < Oh, non te l'ha detto.. - rispose Mirajane fingendo ingenuità, mentre Loki sospirò mettendosi una mano sul viso - A quanto pare, durante la prima notte di luna dell'anno, succederà qualcosa al cimitero. Ovviamente dovremmo essere preparati per qualsiasi evenienza, e considerando che le visioni di Lisanna meno sono dettagliate, più anticipano un possibile bagno di sangue, ci serve il potere di Inkheart.

Questo ci porta a te, e al tuo addestramento. > >

< < Quindi... il motivo di quest'allenamento era principalmente mirato per mettermi alla prova? > > -chiesi, incerta.

< < Be'... si e no, ecco.. - rispose Loki avvicinandosi -Io voglio aiutarti a tenere a bada il suo potere demoniaco e.. per farlo non c'è niente di meglio che la pratica... cosa che avverrà più o meno fra.. tre giorni. > >

Spalancai gli occhi.

Non solo non mi avevo detto niente, ma aveva anche deciso di iniziare gli allenamenti con un forte ritardo.

< < Perché non me l'hai detto? > > -chiesi, più delusa che arrabbiata.

< < Perché non volevo farti preoccupare. Sta tranquilla, tre giorni saranno più che sufficienti. > > - disse cercando di tranquillizzarmi.

< < O si, tre giorni saranno sufficienti - concordò Mirajane - Ma, solo sotto la mia guida. Che c'è Lu? Pensi di non esserne in grado? - chiese con aria di sfida - Sai, puoi sempre ritirarti... > >

< < No. Anzi, accetto. E vorrei che sia tu la mia mentore, Mira. > > -risposi mostrando un sorrisetto.

Mirajane mi lanciò un'occhiataccia.

Ne avevo fin sopra i capelli del suo atteggiamento.

Questa era la mia occasione per tapparle la bocca.

< < Bene. Loki, per il momento puoi restare a guardare. > > -rispose Mirajane in tono secco, senza staccare gli occhi da me.

Loki sospirò.

< < Va bene, va bene... ma cerca di non essere troppo violenta. > > - acconsentì sedendosi su una roccia, mentre Mirajane diede un violento calcio ad un albero.

Insieme a qualche foglia, cadde anche una borsa.

< < Be', che devo fare? > > - chiesi, un po' scettica.

Mirajane tirò fuori dalla borsa una decina di candele.

< < Seduta. > > -ordinò, senza guardarmi.

Guardai Loki perplessa, che concordò facendo spallucce.

Mi sedetti per terra a gambe incrociate, mentre Mirajane cominciò a sistemare largamente le candele intorno a me.

Mentre richiuse la borsa, le candele si accesero improvvisamente.

< < M-Ma come..? > > -chiesi incantata.

< < Bene, vedo che dovremo partire da zero. > > -disse Mirajane.

< < Che intendi? > >

< < Prima di tutto prestami Inkheart. > > - rispose allungando il braccio e aprendo la mano versa di me. Con un po' di indecisione, consegnai nella sua mano la spada all'interno del fodero. Mirajane la uscì e la conficcò nel terreno, fuori dal cerchio.

< < Bene. Quando riuscirai ad accendere e spegnere le candele con estrema facilità, potrò insegnarti la pratica. > >

Cosa?

< < Eh? D-Devo accendere le candele? E.. spegnarle?! > > -chiesi trattenendo una risatina.

Sentii Loki ridacchiare, mentre Mirajane gli lanciò la borsa, che prontamente prese al volo con un movimento del braccio velocissimo.

< < Ovviamente devi imparare ad accenderle e spegnerle con la sola forza spirituale. > >

< < E come dovrei fare?! > >

Mi sentivo all'interno di un film.

Dovevo accendere dieci candele?

Mirajane sospirando, si sedette davanti a me.

< < La tua forza, o il fatto che riesci a maneggiare un arma anti-demone... queste capacità, derivano interamente dal tuo potere spirituale.

Ovviamente più si fa pratica e allenamento, più il potere aumenta e si forma.

La maggior parte delle Streghe, dei demoni e degli Hunter, usa circa il 50% del proprio potere spirituale totale. L'altro 50% rimane sopito, e non viene utilizzato quasi mai.

Gli unici che riescono ad oltrepassare le soglie del 60% sono solo gli individui che si sottopongono ad un duro allenamento fisico e mentale, la maggior parte delle volte troppo estenuante perché possa essere praticato da tutti.

Mentre questi nuovi EU, considerando la loro forza elevata, credo riescano ad usare circa il 51% del loro potere spirituale.

Tu mia cara, riesci a malapena ad utilizzare il 40%. > >

< < O-Ok ma, che c'entrano quindi le candele? > >

< < Be' le candele servono ad imparare a contenere il tuo potere. Se ne dovessi liberare troppo tutto assieme, la candela potrebbe scoppiare o prendere totalmente fuoco e via dicendo... > > -spiegò alzandosi e spolverandosi i pantaloni.

< < E.. come dovrei fare a spegnerle? > >

Sentii la musichetta di un telefono.

< < M-Mira..? > >

Mirajane mi fece segno di silenzio, mentre rispondendo al cellulare si allontanò.

Mi sentivo ancora più confusa.

Avrei dovuto imparare tutto in tre giorni?

< < Devi concentrarti. - disse Loki alzandosi - Devi cercare di collegare la tua "onda spirituale" all'energia sprigionata dalla natura.

Il Sole.

Il Vento.

L'Acqua.

La Terra.

L'Aria.

La Vita.

Non sono altro che fonti di energia da cui aiutarti nei primi tempi; poi una volta che ci avrai preso mano, saprai usare la tua energia spirituale da sola. > >

< < Sarà ma io non riesco ancora a capire.. > > - mormorai

< < Dammi le mani. > > -disse mettendosi a sedere davanti a me, all'interno del cerchio.

< < Come? > > -ripetei

< < Si, metti la mani aperte verso di me. > > -mormorò

Feci come mi era stato detto, e Loki mise le sue mani sotto le mie.

< < Ora... concentrati... > > -mormorò

Pur insicura, chiusi gli occhi facendo un bel respiro profondo.

< < Rilassati. Svuota la mente... concentrati solo sul tuo potere... figurati dell'acqua... l'acqua dei mari, dei fiumi, dei laghi... Cosa senti? > >

Immaginai nella mia mente l'acqua del ruscello.

Sentivo come una scarica elettrica inondare il mio corpo; proveniva dalle mani, e stava lentamente salendo per le braccia.

< < C-Cos' è? > > - mormorai

< < E' la mia energia che si connette con la tua. > >

Improvvisamente, sentii come dei campanelli.

Era un suono cristallino... mi metteva calma e tranquillità.

< < Io sento... un suono.. > > -mormorai

< < Bene... adesso prova ad avvicinarti a quel suono... fino a quando non l'avrai portato a te. > >

Una goccia di sudore scese lungo la mia fronte.

Continuai a concentrarmi.

Il suono del campanello sembrava avvicinarsi.

Inoltre, sentivo come un caldo tepore invadermi.

Era faticoso.

Era come se cercassi di espandere una parte del mio corpo, nonostante fosse tutt'uno con esso. Sentivo come se il mio cuore stesse diventando un elastico.

Come se cercasse in tutti i modi di raggiungere quel suono.

Sentivo che accanto a noi stava succedendo qualcosa.

C'era del vento che circondava i nostri corpi.

Il suono.. sentivo che stava entrando in me.

Era come se stessi diventando il suono stesso.

< < Che cosa senti? > > - mormorò ancora una volta Loki

< < Io.. sono diventata il suono. > > -risposi sorridendo.

< < Bene, adesso, prova a desiderare ardentemente che la candela davanti a te, si spenga.

Cerca di sfruttare il suono, come se fosse il vento della tua anima.

Spegni quel fuoco, Lucy. > >

Sentivo che le forze mi stavano abbandonando, ma non potevo mollare.

Il suono dentro di me... sentivo come se stesse diventando leggero.

Figurai nella mia mente l'immagine della fiamma traballante della candela che andava spegnendosi. Continuavo a ripetermi < < Spegniti... Spegniti... > >.

Sentivo ormai da diversi minuti una forte pressione sulla mia testa.

Non volevo mollare.

All'improvviso, il calore che sembrava aver invaso il mio corpo si spense.

Immediatamente aprii gli occhi, ansimando.

Mi stesi pe terra, sfinita e sudata.

< < Che è successo?? > > -chiesi ansimando

< < Ce- Ce l'hai fatta! > > -esclamò Loki entusiasta.

Mi rialzai rigidamente; davanti a me, una candela si era spenta.

< < C-Ce l'ho fatta? > > -ripetei incredula.

< < Si e al primo tentativo! Grande! > >

Loki mi batté il cinque.

Ancora non riuscivo a crederci; in parte ero contentissima, ma d'altra parte sentivo che sarebbe stata più dura di quanto avessi potuto sperare. Avevo speso la maggior parte delle mie energie per spegnere una candela. Come avrei fatto a spegnere le altre nove, e a riaccenderle?

Sentii un battito di mani lento.

< < Ma che brava... peccato che tu l'abbia fatto con l'aiuto di Loki... però niente male. > > -ammise Mirajane avvicinandosi.

< < Ecco a te. - disse lanciandomi un pacchetto di Mikado - Mangiane uno, e poi torna al lavoro. Ne abbiamo di strada da fare...> >

Ancora una volta mi stesi per terra, mentre Loki si alzò, mostrandomi un sorrisetto compiaciuto. Essì, ne avevo di strada da fare...

________________________________________________________________________

(Natsu)

< < Allora, è tutto pronto? > > -chiese Erza con impazienza.

< < Sì, tranquilla. > > -rispose Gray posando davanti a se gli ultimi bagagli.

< < Useremo la Porta degli Spostamenti. > > - rispose Erza.

Tutto questo mi fece tornare alla memoria la cosa più intelligente, o forse la cosa più stupida che avessi mai potuto fare: spedire Lucy in un'altra città, lontana da me.

< < Natsu? > > -mormorò Levi.

Senza emettere fiato, estrassi dalla tasca quello che apparentemente sembrava un cristallo azzurro. Prima di lasciare casa mia, Gildarts me lo aveva dato per qualsiasi evenienza.

Il Cristallo veniva chiamato Etherion.

Serviva a richiamare la porta degli Spostamenti, senza nessuno sforzo spirituale.

Chiusi gli occhi e aprii bene il palmo della mano dove posizionai l'Etherion.

Una luce candida e limpida ci invase.

In pochi attimi, davanti a noi si presentò la Porta degli Spostamenti.

Il portone dorato si spalancò, mostrando all'interno una luce.

< < Bene. Ragazzi, appena varcheremo quella soglia ci ritroveremo in Italia a CatShield, a Nord. Anche se la guerra non ha coinvolto l'Italia, dunque i manifesti con le nostre taglie non sono penetrati in questo stato, non significa che siamo totalmente al sicuro.

Non fate nulla di stupido o che possa attirare attenzione. > >

< < Signorsì! > > -esclamò Levi entusiasta

Gray e Levi entrarono all'interno della Porta, mentre io restai ad aspettare Erza, che osservava per un'ultima volta quel luogo che l'aveva fatta tanto soffrire.

< < Erza? > > -dissi mettendole una mano sulla spalla.

< < Si... Andiamo. > > - mormorò voltandosi.

Richiudemmo la Porta alle nostre spalle.

Eravamo all'interno di una stanza totalmente bianca.

Non si capiva ne dove questa finisse ne da dove questa cominciasse.

< < Accensione! > > - esclamò Erza

< < Controllo di Identificazione.

I signori passeggeri sono pregati di mostrare le loro tessere. > > - rispose una voce elettronica.

Tutti e quattro alzammo verso l'alto le nostre tessere, mentre delle luci infrarossi le identificava.

< < Permesso consentito. Scegliere la destinazione. > >

< < Italia, CatShiled. > > -esclamò Erza ancora una volta.

< < Atterraggio tre 5...4...3...2...1... >>

Dopo cinque secondi, Erza aprii la porta.

Dall'altra parte, si intravedeva una stradina immersa nella radura.

Ad una ad uno uscimmo tutti, mentre la Porta si dissolse.

< < Bene ragazzi, adesso andiamo. Tra cinque minuti un'auto verrà a prenderci. > > -disse Erza posando le valige sull'asfalto.

L'Italia eh... sarà davvero dura... - pensai.

Nonostante fossi lontano da Lucy migliaia e migliaia di kilometri, non potevo non pensare al fatto che ci trovassimo nello stesso stato.

Cosa stava facendo in quel momento?

_________________________________________________________________________

(Wendy)

< < Buongiorno signorina! > > -dissero in coro i membri della servitù, messi in fila ai lati del tappeto rosso che percorrevo.

Risposi con un sorrisetto orgoglioso e sicuro di me.

Ad accogliermi alla fine del corridoio si trovava la mia dolce quanto insopportabile e asfissiante governante, Grandine.

< < Buongiorno signorina Wendy. Suo Padre ha urgente bisogno di vederla. Ha dormito bene oggi? > > -chiesi facendo una riverenza.

< < Uhm.. discretamente. Pretendo un materasso più adeguato al mio rango, fate dunque dare l'ordine. > > -risposi infastidita.

< < M-Mi dispiace signorina, provvederò... > > - rispose Grandine camminando al mio fianco.

Quel giorno avrei dovuto accogliere le mie nuove guardie del corpo.

< < Spero che i miei nuovi "tuttofare" non siano degli incompetenti come quelli di prima... che sia chiaro: desidero che mettano la mia vita al primo posto.

Ah a proposito... - disse fermandomi - Desidero che voi licenziate il professor Mortimer. > >

< < C-Come, miss? > > -chiese intontita Grandine.

Le lanciai un'occhiataccia.

< < Quel balordo si è permesso di darmi un A. Tutti sappiamo che meritavo almeno una A+ . Tks... non esistono più gli insegnanti di una volta. > > -continuai, proseguendo.

< < M-Ma Signorina... lei non può.. > >

< < Osi dunque contraddirmi, Grandine? > > -sibilai

Che stress essere l'erede della famiglia Marvell!

Grandine non emise più parola.

Ora andava meglio.

Arrivammo finalmente davanti allo studio di mio padre, dove due guardia, facendo un inchino, aprirono le porte facendoci entrare.

< < Salve Padre. Voleva forse vedermi? > > -chiesi all'uomo che dandomi le spalle, fissava la finestra con in bocca una pipa.

< < Salve figlia mia. - disse avvicinandosi. Grazie Grandine, ora potete andare. > >

Grandine fece un inchino ed uscì.

Tutto questo non mi piaceva affatto.

Di solito quando mio padre, il Gran Duca dei Marvell, Wakaba, aveva bisogno di parlarmi in privato, riguardava di certo qualcosa di serio.

< < Allora? > > -chiesi impaziente.

< < Vedi Wendy, da quel che sai tra non molto giungeranno in questa casa le tua nuove guardie personali. Credo siano due donne e due uomini.

Quello di cui sono sicuro è che sono estremamente preparati e capaci di proteggerti. > >

Finsi di interessarmi al suo discorso.

Perché dopo quattordici anni di assoluta indifferenza aveva tutt'un tratto la voglia di proteggermi?

< < Già, anche se ancora non mi avete spiegato per quale motivo la mia vita dovrebbe essere in pericolo. > > -risposi spazientita, incrociando le braccia.

< < Mi spiace, ma per la tua sicurezza è meglio che tu non lo sappia. L'unica cosa di cui volevo informarti, è che le tue nuove Guardie del corpo saranno anche preparatissime, ma sei pregata di facilitargli il compito. Non cacciarti nei guai. > > -disse infine voltandosi.

< < E' tutto? > > -chiesi annoiata.

< < Si, è tutto. > > - rispose

Senza alcun segno di congedo, uscii dalla stanza.

___________________________________________________________________________

Angolo Autrice:

Salve :)

scusate il ritardo, ma ho avuto un pochino da fare x3 meno male che le vacanze di Natale di avvicinano *_____*

Comunque, che ne pensate del capitolo? :D

Il discorso del potere spirituale è molto simile al discorso della Seconda Origine nella storia originale, quindi spero che si sia capita n___n

Ora posso con certezza dire, che i vecchi personaggi torneranno nella storia con regolarità!

Ci avviciniamo a poco a poco al motivo per cui Natsu ha lasciato Lucy... dovrete ancora pazientare un pochino ;)

Nel prossimo capitolo Natsu e gli altri faranno la conoscenza di questa nuova Wendy, che come avrete capito si rivela un personaggio piuttosto... capriccioso e un po' viziatello xD

Tra qualche capitolo, succederà qualcosa tra Cana e Loki ** (forse ve l'avevo anticipato nel cap precedente, ma non ho potuto inserirlo, in quanto ho deciso all'ultimo minuto di cambiare un po' l'ordine degli eventi :*

Ce la farà Lucy a padroneggiare i suoi poteri spirituali?

Vi aspetto nel prossimo capitolo ^^ 

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Capitolo 43
*** Crush ***


Crush

(Natsu)

Finalmente dopo circa una decina di minuti, venne dalla nostre parte un'auto nera.

Più si avvicinava, più realizzavo che la nostra missione stava per cominciare.

Perché ero così nervoso?

In fondo si trattava di fare da babysitter ad una ragazzina... o c'era qualcos'altro?

Magari, le ipotesi di Erza erano esatte.

Forse, i laboratori del Casato Marvell erano davvero in relazione con il Governo.

L'auto nera era provvista di finestrini oscuri; probabilmente i vetri erano anche anti-proiettili.

Non era come mi aspettavo: avevo immaginato un'auto lunga come una limousine, ma invece le dimensioni erano quasi normali; ovviamente uno strano stemma reale sul cofano rendeva l'idea dell'importanza dei proprietari.

Lo stemma sembrava quasi quello di un gatto...

L'auto si fermò davanti a noi.

Ne uscì dal posto di guida un omone alto e massiccio.

Aveva muscoli quasi da tutte le parti.

Si presentò con uno smoking nero, una lunga barba nera e una grossa zucca pelata...

motivo per cui mi feci scappare una risatina, alla quale Erza rispose con un'occhiataccia fulminante.

< < Salve a tutti, Fairy Tail. > > -disse l'omone, facendo un rigoroso cenno del capo.

Ricambiammo più o meno nello stemmo momento.

< < Io sono Erza Scarlett e loro sono i miei compagni - > >

< < - Natsu Dragneel, Gray Fullbuster e Levi McGarden, dico bene? > > -la interruppe.

Rimasi sorpreso quanto gli altri.

< < Si, esattamente. > > -rispose Erza mostrando il suo sorriso orgoglioso.

< < Bene, salite in macchina svelti. - incalzò aprendoci gli sportelli posteriori, mentre fece sedere Erza accanto al suo posto di guida.

Pur con sospetto, mi sedetti senza emettere fiato, limitandomi a guardarlo.

Mise l'auto in moto, dopo di che cominciò finalmente a parlare, rompendo il silenzio.

< < Perdonate i miei modi bruschi. Innanzitutto vorrei presentarmi: mi chiamo Jura, e sono il consigliere del Gran Duca Wakaba Marvell, capo dell'omonimo Casato. > >

< < Piacere di conoscerla. > > -rispose Erza cordialmente.

< < Ora, finché siamo soli ho la possibilità di spiegarvi l'importanza della vostra missione: il vostro compito si tratta di preservare la vita della giovane erede del Casato.

La nostra famiglia ha vissuto in pace sin dall'inizio dei tempi;

tuttavia, da qualche anno a questa parte, il Gran Duca ha ragione di credere che la vita di sua figlia sia in pericolo.

Ovviamente queste sono informazioni strettamente riservate, perciò non posso dirvi molto... > >

Alzai un sopracciglio, sorpreso, quanto irritato.

< < Quindi ci sta dicendo che dobbiamo proteggere qualcuno senza sapere il perché? > > -chiesi, trattenendo una risatina sarcastica.

< < E-Ehi Natsu... > > -mormorò Levi, mentre Gray sospirò guardando fuori dal finestrino.

< < Fa silenzio Natsu. > > ribatté Erza, secca.

Abbassai lo sguardo, nervoso.

Non avevo per niente voglia di discutere un'altra volta con Erza... proprio no.

< < Mi rincresce.. ma questo non dipende da me. Sinceramente, il Gran Duca non confida ormai gran parte delle sue preoccupazioni nemmeno a me, non da quando la povera Signora Marvell è morta. > >

< < Mi stavo chiedendo, - disse Gray - ho saputo che il vostro Casato è da anni nei migliori rapporti con il Governo... come mai non avete chiesto la sua protezione per una questione così delicata? > >

Tutti indirizzammo lo sguardo verso Jura.

Gray aveva fatto centro.

Già, come mai non avevano usufruito dei privilegi di cui disponevano grazie all'influenza del Governo?

Jura strinse il volante intorno alle sue mani, evitando i nostri sguardi riflessi su di lui dallo specchietto retrovisore.

< < Be'.. chiedere l'aiuto del Governo significherebbe anche dare ogni genere di informazione utile, evitando quindi la riservatezza che possiamo utilizzare con una Squadra a pagamento.

E parlando di questo, il vostro salario sarà più che sufficiente ve lo garantisco! > >

Mentre Erza gli diede corda, io restai a fissarlo con sospetto.

Quello non ce l'aveva raccontata giusta, e sicuramente per sviare il discorso aveva intercalato con l'argomento dei soldi.

Mentre Erza e Jura blateravano delle a quanto pareva incredibili doti dell'Erede, mi persi nei miei pensieri, osservando il panorama che dal verde più fitto si trasformava lentamente in una colata di cemento nella natura.

Dopo un po' arrivammo in città: sembrava un tipico paesaggio inglese dell'800.

Villette dai tetti a spiovente variopinti, carrozze dovunque, persone con abiti lunghi ed eleganti.

Cancelli di ferro a punta che custodivano all'interno delle ville super lussuose con tanto di immensi giardini provvisti di fontane e altra roba varia...

Raggiunsi l'apice dello stupore quando vidi un uomo con una parrucca bianca.

Forse la città di CatShield era all'oscuro di non essere più nel Medioevo da diversi secoli...

< < E' una città molto... pittoresca. > > -Sibilò Levi, forse non riuscendo a trovare un aggettivo più adatto.

< < Oh si, gli Stati del Nord d'Italia sono tra i tanti a non aver ancora aderito alla moda orientale, a differenza dell'Italia del Sud e di altri stati come Fiore, Tristan, Einsewald ed alcuni stati dell'America. Ma questo lo sapete già, no? > > -chiese Jura, tenendo gli occhi fissi sulla strada.

Sud di Italia... già, chissà cosa stava succedendo laggiù.

______________________________________________________________________________

(Lucy)

< < Ancora! > > - esclamò Mirajane, battendo una mano.

Mi stavo allenando senza sosta ormai da cinque ore.

Ero sfinita; il sudore ricopriva ormai ogni parte del mio corpo.

Dalla fronte al collo, dal collo al seno, dal seno ai fianchi.

Ancora una volta chiusi gli occhi, concentrandomi sull'energia emanata dalla natura.

Sì, ormai riuscivo a riconoscere bene le energie spirituali.

La Natura ne emanava una di vaste proporzioni... sapeva di gentilezza, ma anche di fragilità.

Riuscii quasi immediatamente a collegare la mia forza spirituale con quella di essa, attraverso il suono cristallino dell'acqua raffigurata nella mia mente.

Ancora una volta, sentivo come se il mio cuore si stesse allargando proprio come un elastico... non riuscivo a definire ciò diversamente.

Il suono in pochi secondi mi invase.

Sentivo delle scariche elettriche percorrere tutto il mio corpo.

Aprii gli occhi, cercando di non fare caso al grande vortice di veno che si era creato sotto e intorno a me.

Spegniti.

In quell'istante, tutte e dieci le candele intorno a me si spensero all'unisono.

< < Bene... mantieni la concentrazione... > > -disse Mirajane seduta su un tronco abbattuto, osservandomi mentre mangiava una mela con gusto.

Avrei voluto allentare la pressione in tutto il mio corpo solo per qualche secondo; ma il mio lavoro non era ancora finito.

Accenditi...

Socchiusi gli occhi;

Quando li riaprii, le candele si erano accese nuovamente.

< < C-Ce l'ho fatta... > > -mormorai.

Avrei voluto gridarlo al mondo intero, ma non avevo neanche un briciolo di forza.

Dopo qualche secondo il vento intorno a me si dissolse, mentre da seduta, finii sdraiata per terra, ansimante.

Feci dei lunghi respiri talmente profondi che avevo paura di scoppiare in mille pezzi.

La mia pelle, così come i miei capelli, era appiccicaticcia, tanto che le foglie che ricoprivano il suolo mi si attaccarono alla pelle.

< < Bel lavoro. - disse Mirajane avvicinandosi - > >

< < C-Come.. sono... an... da... ta?? > > -balbettai ansimante.

< < Niente male per essere il mio primo giorno... Bene, adesso vai a casa, fatti una doccia, dormi per almeno sette ore, e stasera ti allenerai sulla velocità. > >

< < Ehh?? > > mi lagnai provando ad alzare il busto, ma ricaddi pesantemente sul terreno.

Limitandosi a mostrare un sorrisetto, Mirajane se ne andò senza aggiungere nulla.

< < E-Ehi, Mira aspetta! > > -esclamai rimettendomi in piedi con fatica.

Quest'ultima si voltò verso di me, osservandomi.

< < Cosa? > >

< < Oh niente io... - in realtà non sapevo proprio bene il motivo per cui l'avevo chiamata - Emh... mi chiedevo il motivo per cui tu.. ecco sei così forte... > > balbettai imbarazzata.

Sul suo viso si dipinse un'espressione severa.

< < E-Ehm.. n-non sei costretta a dirmelo... e-era solo curiosità, perché tu sei davvero forte e.. cioè.. questo è.. > >

Ma cosa stavo dicendo?

< < Semplicemente perché è mio dovere essere forte. > > - disse dandomi le spalle.

Mi ammutolii, fissandola in seguito a quella frase.

Era suo dovere?

Avrei tanto voluto chiedere a cosa si riferisse, ma era meglio così.

< < Ci vediamo a mezzanotte al Parco. > > - aggiunse infine, allontanandosi.

Subito dopo, potei tirare un sospiro di sollievo.

< < Ehi Lucy! > > -disse Loki avvicinandosi con un torcia.

Non me ne ero accorta, ma si stava facendo buio, nonostante fossero molto probabilmente solo le tre del pomeriggio.

< < Ehi Loki! -esclamai agitando il braccio - Mi stavo giusto chiedendo dove fossi finito. > >

< < Si e.. mi spiace di essermene andato, ma dovevo controllare una cosa per conto di Laxus. > > -spiegò avvicinandosi.

< < E' successo qualcosa? > > -chiesi, asciugandomi il sudore dalla fronte.

< < Be'... innanzitutto devi riposare. Forza, salta in spalla, devi essere stremata! > > -disse abbassandosi affinché potessi salire.

< < E-Eh.. tranquillo, non sono stanca! > >

< < Preferisci che ti prenda con la forza? > > -trattenne una risatina, ma sapevo che non scherzava affatto. Così non avendo altra scelta, mi misi sopra di lui.

Cominciò a camminare percorrendo il sentiero che ci avrebbe portati direttamente davanti casa di Polyushka. Sembrava non provare alcuno sforzo, nonostante fosse evidente che il mio peso non fosse quello di un bambino.

< < Allora, cos'è successo? Devo preoccuparmi? > > -chiesi, sospettosa.

< < Mentre tu ti stavi allenando, sono andato a controllare il Parco del quartiere di Hoshita, a Nord della città. Sai che da quelle parti c'è il corso del fiume no? Be', mentre controllavo, ho visto qualcosa che galleggiava nell'acqua. Mi sono avvicinato e sono entrato in acqua per controllare, ed era un cadavere. > >

Trasalii.

< < C-Come un cadavere?! > > -ripetei allibita.

< < Si ma, non era proprio un essere umano. Velocemente l'ho portato a riva. Aveva le sembianze di un ragazzo sui vent'anni. Avevo degli artigli al posto delle unghia delle dita, e aveva dipinto sul volto un ghigno spaventoso dal quale fuoriuscivano dei denti aguzzi.

Inoltre gli occhi erano rossi... Credo che fosse un EU. > > - disse, cupo.

Ma com'era possibile?

Era tutto come quel giorno... quando una settimana prima del ballo, Gildarts mi aveva informata di un fatto simile: un essere dalle sembianze non più umane era stato ritrovato in un bagno della scuola.

< < M-Ma gli EU, quando muoiono dovrebbero diventare cenere! Come è possibile?! > >

< < E' quello che vorrei sapere anche io... > >

Si intravedeva la fine del bosco.

Non riuscivo a pensare che esistessero degli EU con una forza tale da resistere a un colpo dei proiettili normali delle RoseGun o addirittura di mantenere il proprio corpo anche una volta morti. Come era morto poi?

< < Hai idea di come sia morto? > > -chiesi

< < Sì, però non ne sono sicuro. Sul petto aveva una specie di foro.

Chiunque lo abbia ucciso, deve avergli strappato il cuore. > >

< < E'-E' assurdo! chi potrebbe averlo ucciso? > > - chiesi, sconvolta.

< < Non ne ho idea. In questi giorni noi della Squadra Saberthoot, non abbiamo rilevato nessuna minaccia in città, perciò non abbiamo eliminato nessun demone. > >

Restai a bocca serrata.

Chi aveva mai potuto uccidere un EU?

E perché quest’ultimo non era diventato cenere?

Quelle domande mi assillarono per tutto il tragitto, ed anche in seguito.

Finalmente arrivammo a casa; Loki senza nemmeno farmi scendere dalle sue spalle, aprì la porta di casa e mi fece sedere comodamente sul divano.

Mi sentivo a pezzi; mi faceva male ogni parte del corpo, specie la testa.

< < Direi che ti ci vuole una bella dormita. > > – disse trattenendo una risatina.

< < F-Forse hai ragione > > -ammisi socchiudendo gli occhi.

In un attimo tutta la stanchezza accumulata prese il sopravvento su di me, avvolgendomi in un sonno profondo.

___________________________________________________________________________

(Natsu)

< < Finalmente il viaggio ebbe fine. Dopo aver girovagato per circa un ora all’interno della città più simile ad un villaggio di inizio Ottocento più che a una città degli inizi del Novecento, l’auto si fermò davanti ad un’immensa villa di circa sette o otto piani.

L'edificio era circondato da un giardino grandioso, provvisto di fontane, statue angeliche e circondato a sua volta da un cancello alto, stile imperiale.

La villa presentava delle mura bianche con un tetto azzurro.

Ogni piano era provvisto di tre balconcini coperti di stucchi e decorazioni in marmo.

La villa si sviluppava per lo più in larghezza, visto che la facciata orizzontale sembrava essere infinita.

< < Eccoci al Casato Marvell. O meglio, eccoci alla villa invernale.

La villa estiva si trova al Centro d’Italia. > >- disse Jura aprendo il suo sportello.

Una volta scesi, rimanemmo ancora di più a bocca aperta.

A me sembrava di più una casa per bambole e l'aspetto era stranamente inquietante.

Sembrava tanto una di quelle case perfette per lo scenario di un film horror.

Sì, una casa antica dove succedeva di tutto, e nessuno era mai potuto uscire di lì per raccontarlo.

Mentre Jura suonava al citofono ad infrarossi, tentai di ricacciare quei pensieri ambigui.

< < Permesso accordato. > > -suonò la voce metallica del citofono, ritraendo la lucina rossa che aveva esaminato l'occhio di Jura, messo davanti ad una telecamera.

< < Fanno le cose in grande stile qui... > > -mormorò Gray, forse troppo ad alta voce.

< < E' una questione di sicurezza. > > -rispose Jura, sogghignando.

Il cancello di aprì automaticamente.

< < Seguitemi prego. > > - disse Jura camminando lungo il vialetto in mattoncini piatti che portava al portone principale, interamente d'oro massiccio.

Ai lati del vialetto il terreno era ricoperto di erba verde tagliata in modo ad dir poco perfetto.

Persino gli alberi sparsi qua e là avevano delle recinsioni di ferro.

Sì, decisamente inquietante.

Una volta davanti al Portone, quest'ultimo si aprii senza che Jura emettesse suono.

Ci guardammo per un momento tutti in viso.

Erza sembrava stranamente calma;

Gray si aggiustava la camicia, ancora aperta;

Levi si guardava intorno estasiata.

Soltanto io nutrivo dei sospetti sulla strana organizzazione della casa?

< < Prego, entrate. > > -sorrise cortese Jura, facendoci cenno con la mano.

Entrammo uno alla volta, seguiti di Jura che chiuse il portone dietro di se.

La villa all'interno era ancora più sontuosa:

Il pavimento era coperto da piastrelle quadrate bianche e nere, posizionate in modo da formare una specie di motivo a scacchiera.

Sul pavimento stanziava un tappeto rosso, che terminava a qualche centimetro dalla porta, e percorreva la gradinata di scale che collegava il primo piano.

Restammo tutti in silenzio; solo l'irritante rumore del ticchettio dell'immenso orologio a pendolo rompeva il silenzio.

Qua e là erano invece posizionate sul delle basi delle armature di ferro.

A destra cominciava un lungo corridoio, mentre a sinistra un'altra porta, questa volta in legno pregiato, coi pomelli in oro.

< < E' una casa splendida. > > -dichiarò Erza, rompendo finalmente il silenzio.

< < Oh, la ringrazio. Ora, vi pregherei di aspettare qualche attimo qui.

Vado ad avvertire il Gran Duca del vostro arrivo, torno subito. > > -disse Jura, avanzando velocemente verso le scale.

Dopo che fu sparito tra le mura del corridoio del primo piano, tirai rumorosamente un respiro.

< < Ragazzi... avete visto che casa? E' fantastica! > > -squittì Levi, sorridendo.

< < Già, è davvero bellissima... devono essere davvero ricchi questi Marvell... > > -concordò Gray, guardandosi intorno con aria estasiata.

< < Per me è inquietante. > > -dichiarai, mettendomi le braccia dietro la nuca.

< < N-Natsu... > > -mormorò Gray stranito, mentre levi trattenne una risatina.

< < Ragazzi... non vi siete accorti di niente? > > -mormorò Erza, assumendo una sguardo che non mi piaceva per niente.

Ci voltammo con sospetto verso di lei.

Prima che potesse riaprire bocca, ricomparì Jura l'armadio, che sorridendo ci venne in contro scendendo le scale.

< < Scusate se vi ho fatto attendere. Il Gran Duca vi riceverà subito, e con esso sua figlia, la principessa Wendy. Ora, se non vi dispiace avrei una cosa urgente da sbrigare.

Vi spiegherà il Gran Duca quello che c'è da sapere. > >

Anche questa volta, si allontanò velocemente.

La cosa mi fece insospettire. Tuttavia, appena sentii un rumore di passi, rivolsi nuovamente lo sguardo verso le scale, dalle quali scese un uomo sui quarant'anni...

La sua strana acconciatura fu quella che risaltò immediatamente, tanto che fui costretto a darmi un pizzicotto al braccio per non scoppiare a ridere.

Per il resto indossava uno smoking nero, con cravatta grigia.

Scese dalla scale con le braccia aperte e con un sorriso un po' forzato, probabilmente causato dalla pipa in bocca.

< < Benvenuti!! > > esclamò portando la pipa in una mano, cominciando a stringerci calorosamente la mano.

Bene, un'altra strambo...

< < P-Piacere di conoscerla... Io sono Erza Scarlett e loro sono- > >

< < Gray Fullbuster, Levi McGarden e Natsu Dragneel. Vi conosco bene, cosa credete? AH! > > -esclamò divertito, dandomi una pacca sulla spalla poco gradita.

< < Ma chi è questo tizio? > > -mormorai a Gray, che rispose con un'espressione nauseata.

< < Ahaha! Su non fate quelle facce... io sono come ben sapete, il Gran Duca del Casato Marvell. Potete chiamarmi Sir. Wakaba. Oh, vi presento mia figlia! > > -disse voltandosi verso le scale. Dopo qualche attimo scese una ragazzina.

Capelli blu lisci, ornati da un diadema con decorazione floreali...

Vestito bianco velato, ornato da ricami dello stesso motivo floreale.

Occhi castano chiaro.

Pelle rosata, statura un po' bassina, fisico minuto.

Doveva avere circa undici anni dall'apparenza.

Wendy scese le scale con estrema eleganza, tuttavia sul suo volto aveva dipinta un'espressione irritata...

< < Ecco mia figlia! > > -esclamò dandole la mano, mantenendo il braccio alzato.

(Wendy)

Appena arrivai di fronte alla scalinata, sussultai.

Al di sotto delle scale, si presentavano quattro persone, a parte mio padre.

Due ragazzi e due ragazze, proprio come mi era stato detto.

Ma la mia attenzione fu catturata soltanto dall'ultimo ragazzo sulla sinistra.

Capelli a punta di un particolare color rosa... fisico scolpito, alto e bello da mozzare il fiato.

Fu come un tuffo al cuore.

Per la prima volta nei miei quattordici anni e mezzo, mi mancò il respiro per un'altra persona, oltre che per la mia immagine riflessa allo specchio.

Sicuramente diventai rossa in viso.

Gli occhi mi brillavano.. le mani mi tremavano.

Presi un bel respiro e scesi le scale il più elegantemente possibile le scale, cercando di non fissarlo troppo... perciò assunsi un'espressione falsamente naturale, che sembrava ed era, nervosissima.

< < Ecco mia figlia! > > -esclamò quello stupido di mio padre, pronto sempre a mettermi in imbarazzo... avvicinandosi pogai la mia mano sulla sua.

Arrivai davanti ai quattro ragazzi, di cui poco mi importava, se non del ragazzo dai capelli rosa.

< < Benvenuti nella nostra umile dimora. > > -cinguettai, tentando di sembrare un'innocente principessina... come strategia di rimorchio poteva andare...

< < Buongiorno a voi, Principessa Wend- > >

< < Chiamatemi Wendy. > > -interruppi la ragazza dai capelli color fuoco, tornando a fissarlo sorridente. Quest'ultimo mi rivolse uno sguardo interrogativo, ma subito dopo ricambiò il sorriso.

Ecco, un altro tuffo al cuore.

Fui costretta a rivolgere lo sguardo anche agli altri ragazzi, che sembravano ascoltare qualcosa.

< < ... Wendy vuoi accompagnarli? > > -chiese mio padre.

Sobbalzai.

Aveva forse detto qualcosa?

< < E-Ehm... certo. > > -dissi, non sapendo assolutamente di cose stesse parlando.

(Natsu)

< < Ecco mia figlia! > >

Wendy si avvicinò verso di noi, mostrando un sorriso bonario, tipico delle brave principessine...

< < Benvenuti nella nostra umile dimora. > > -cinguettò, rivolgendomi un sorriso cortese.

< < Buongiorno Principessa Wend- > >

< < Chiamatemi Wendy. > > -interruppe, sorridendomi.

Perché guardava solo me? Mi sentivo osservato...

Ricambiai debolmente il sorriso.

In realtà, avrei voluto mostrarle un'espressione alla "tu sei fuori di testa!" , ma non lo feci.

Però, forse la stavo giudicando senza nemmeno conoscerla...

< < Wendy, loro saranno le tue nuove guardie del corpo. Sono Erza, Gray, Levi e Natsu. > > -disse Wakaba. Wendy non rispose.

Si limitò a sorriderci.

Wendy sembrava persa nel suo mondo.

< < Ora, vorrei potervi mostrare le vostre stanze personalmente, ma ho una riunione importantissima, quindi... Se ne occuperà Jura e... Wendy, vuoi accompagnarli? > >

Wendy si voltò di scatto verso suo padre, con espressione spaesata.

< < Emh.. certo. > > -rispose, quasi confusa.

___________________________________________________________________________

(Loki)

Mi allontanai da Lucy per qualche minuto.

Preparai due tazze di caffe caldo.

Quando mi riavvicinai a lei, la trovai già addormentata profondamente.

Trattenni un sorrisetto.

Eco così tenera quando dormiva...

Senza pensarci molto, la presi delicatamente in braccio, facendo attenzione a non svegliarla.

Ancora avvolta in una coperta, la portai fino alla sua stanza, dove la adagiai sul suo letto.

Mi sedetti accanto a lei.

Restai a fissarla per diversi minuti.

In quel momento, aveva tanta voglia di poterla tenere stretta fra le mie braccia, ma se Lucy fosse stata sveglia non avrebbe mai acconsentito, quindi ricacciai immediatamente quel desiderio all'interno del mio animo.

Per quanto ancora dovevo tenere segreto il mio interesse per lei?

Ancora non capivo... era solo una cotta? O era qualcosa di più?

Sospirando, feci per andarmene.

A causa del bordo del tappeto, finii per inciampare.

Mi aggrappai immediatamente ad una superficie della scrivania; per fortuna non aveva fato rumore. Anche se dubitavo che si sarebbe svegliata per così poco.

Inavvertitamente mossi un dito sulla superficie in quei ero appoggiato: il computer portatile di Lucy, ancora aperto.

Lo schermo si illuminò, mostrando una pagina di un programma di posta elettronica.

Velocemente feci per chiudere il computer, ma non volendo finii per leggere una parola:

Natsu.

Fissai lo schermo.

La parola Natsu era scritta diverse volta all'interno del documento.

Caro Natsu, sono sempre io, Lucy.

So che non riceverai mai questa lettera, ma sento comunque il bisogno di continuare a scriverti. Credo sia un atteggiamento autodistruttivo il mio, ma non mi importa.

Qui va tutto bene... o meglio, va bene in linea di massima.

Ma personalmente, sto da schifo.

Sto... diventando monotona, però voglio continuare a ripeterlo fino a quando il messaggio non arriverà magicamente a te, perché è chiaro, che non l'hai ancora capito.

Mi manchi...

Mi manca tutto di te... ogni cosa.

Il tuo odore, il tuo sorriso, il suo senso dell'umorismo, la tua forza, il tuo coraggio, i tuoi valori... mi manca persino la tua stupida idea di protezione.

Perché ormai credo che tu mi abbia lasciata per proteggermi.

Ma da cosa poi?

Credi sul serio che uccidendomi, potrai proteggermi?

Direi che non è così.

Ti prego, torna...

Ti amo, Lucy.

...

Fissai il computer per alcuni secondi interminabili.

Con la mano tremolante, lo richiusi senza pensarci.

Mi sentivo un verme ad aver letto quella lettera.

Quindi, lei era ancora innamorata di Natsu... il ragazzo che l'aveva fatta soffrire.

Sapevo tutte quelle cose, semplicemente perché aveva letto la lettera che le aveva consegnato Polyuska, prima che la leggesse lei.

La lettera era arrivata a casa di Polyshka semplicemente per mezzo della buca delle lettere.

Tuttavia non c'erano francobolli.

Come era arrivata, allora?

Uscii velocemente dalla casa di Lucy, chiudendo lentamente la porta di casa.

Successivamente mi sedetti pesantemente sui gradini del portico.

Angolo Autrice:

Salveeee :D

Finalmente ce l'ho fattaaa =_____=

chiedo scusa per il forte ritardo, ma è stata una settimana a dir poco caotica .__.

quindi non ho avuto molto tempo per scrivere u.u

Dunque, eccoci qui ^^

Avete finalmente scoperto chi sarà la rivale in amore di Lucy... Wendy!

Da quello che avete letto, penserete: Nah... Natsu già la odia Wendy... non ha possibilità!

E se lo pensate sul serio, vi sbagliate ;)

Il vero carattere di Wendy deve ancora essere mostrato, perciò state allerta è.é

Loki in un certo senso mi fa un po' pena... ma in seguito a questo fatto, posso finalmente dare il via alla scalata di Cana per il cuore del nostro leoncino >.<

speriamo bene!

Nel prossimo capitolo daremo un'occhiata a cosa sta succedendo intanto a Magnolia... vi manca Gildarts? NIENTE PAURA! nel prossimo capitolo tornerà **

Lucy dovrà superare la seconda parte dell'addestramento.

In cosa consiste? Lo scoprirete ;D

Alla prossimaaa

P.S: Ho cercato di fare molta più attenzione stavolta con gli errori di grammatica ^^ tuttavia ringrazio gli utenti che mi hanno fatto accorgere di tali errori, perché questo indica il fatto che siano ben attenti alla lettura dei capitoli, e questo non può che farmi piacere

 

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Capitolo 44
*** Profumo di Peonie ***


Profumo di Peonie

(Gildarts)

< < E’ una cosa assurda! > > -esclamò un vecchio signore con in bocca una pipa, seduto ad un tavolino davanti il mio.

Mi trovavo nella piazza centrale della città di Magnolia.  Distolsi l’attenzione dal quotidiano. Accanto a sé aveva una vecchia radio.

“Il Fuhrer progetta un’alleanza con la Russia. La notizia ci è stata riportata da-“

Il vecchio signore spense la radio con indignazione.

< < Nonno, nonno! Cos’è successo? > > -chiese un ragazzino seduto davanti a lui, posando la sua tazza di the.

< < Oh, ragazzo mio… Siamo proprio nei guai… > >

Pur continuando a leggere il quotidiano, restai in ascolto.

< < Nei guai? > > -ripeté confuso il ragazzino dal berretto rosso.

< < Essì… purtroppo il Fuhrer non ha intenzione di mollare questa presa di forza su tutto il continente! > >

< < Vuoi dire che la guerra non finirà entro quest’anno? > >

< < Ho paura di no ragazzo… vedi la questione non è più soltanto fra Fiore e Tristan. Purtroppo quando scoppiano le guerra di vaste proporzioni non sono destinate ad altro se non che a diventare più grandi! Da quando è scoppiata la guerra è scattato anche il meccanismo delle alleanze.Ora Fiore ha al proprio fianco anche Einsewald ed il Giappone… e tra non molto anche la Russia! > >

< < E lo Stato di Tristan? > > - chiese il ragazzino, sempre più interessato.

< < Lo Stato di Tristan ha accanto a se la Germania, la Gallia e la Francia. E dicono stia anche facendo pressioni sull’Italia. La situazione è critica. > > - rispose il vecchio, rammaricato.

Il ragazzino abbassò il capo.Tutto quello che aveva detto al ragazzo era vero. Ma il peggio doveva ancora venire. Magnolia era finora uno delle pochissime città di Fiore a non aver subito i bombardamenti. Sui giornali non si faceva altro che leggere delle enormi vittime della guerra.

Ormai le notizie sembravano sempre le stesse.Nient’altro che morti, e distruzione e fame… tanta fame. Tristan progettava infatti di bloccare la nostra flotta navale, per impedire al Paese di rifornirsi… Ancora un po’ e saremmo diventati come dei topi in gabbia.
Inoltre ormai nessun cittadino di Fiore poteva scappare dal Paese, dato che ormai da giorni le stazioni ferroviarie erano chiuse e tutti i voli erano stati cancellati.

< < Ma noi non possiamo scappare? > > -propose il ragazzino, facendo quasi eco ai miei pensieri.

< < Purtroppo no. Se fossimo dei cittadini di Tristan potremmo andarcene, ma anche così saremmo costretti a pagare delle tasse doganali alte fino alle stelle. E comunque, ormai nessun posto è totalmente sicuro… > >

Il ragazzino abbassò ancora una volta lo sguardo.

< < Su, Benjamin… senti va' a compare un bel dolce! Eccoti i soldi. > > -disse il vecchio, ponendo nella sua mano qualche moneta d’argento.

Il bambino corse vero il negozio di dolci lì di fronte.

< < E’ davvero terribile… > > -commentò

< < Già. E la parte più terribile è il fatto che i bambini debbano vivere in questo mondo. > > -risposi, benché probabilmente il commento non fosse rivolto a me.

< < Ha sentito le notizie? > >- chiese il vecchietto rivolgendomi uno sguardo preoccupato.

< < Sì. A quanto pare tra qualche settimana per tutti gli uomini dai 18 anni fino ai 50 sarà obbligatorio l’esercito. E’ una cosa scandalosa! > > -sibilai, alzandomi e mettendomi un giornale sotto braccio e afferrando il mazzo di peonie dal mio tavolo.

Nel frattempo salto giù da un bicicletta un uomo con in mano dei volantini.Restammo a guardare. Con in mano un chiodo e un martello, attaccò su un palo di legno quattro volantini. Dopo che si allontanò io e il vecchietto ci avvicinammo.
I volantini ritraevano ancora una volta i volti di Natsu, Lucy , Erza e Levy. Strinsi i pugni, tremando.

< < Poveri ragazzi… > > -commentò il vecchio, togliendo la pipa dalla bocca.

Rimasi sorpreso.Si avvicinò a noi anche una signora.

< < Non è giusto… davvero, poveri ragazzi. Conosco Erza Scarlett e so per certo che non abbia fatto nulla di male. > > -disse a tono secco.

< < Anche lei conosce questi ragazzi? > > -domandai al vecchietto.

< < Oh sì… io sono un ormai ex bidello della Magnolia High School. Mi chiamo Anthon Jones. Molto piacere. > >

Strinsi la sua mano.Tutte le scuole erano state chiuse, e per il momento i collaboratori scolastici vivevano della loro pensione.

< < Io non conosco gli altri tre, ma so che una ragazza come Erza non possa mai aver fatto nulla di male e sinceramente, il Fuhrer ha una bella faccia tosta ad ordinare la loro cattura senza nemmeno aver specificato le motivazioni! Quante gliene direi a quella canaglia… > > -esclamò la donna, sistemandosi la bandana a fazzoletto legata attorno ai capelli ricci.

< < Lei deve essere il tutore di Natsu Dragneel e Lucy Heartphilia, giusto? > > -chiese il signor Jones.

< < Sì, sono io. Non sono il tutore legale di Lucy, ma ha vissuto con me e le voglio molto bene… > >

< < Volevo solo dirle che non c’è – che io sappia – un solo alunno nella Magnolia High School che pensi che i ragazzi siano colpevoli di qualcosa. Né loro né tanto meno l’altra ragazzina, Levy McGarden. > > -mi sorrise.

Tutto ciò riuscì a rassicurarmi.

< < Ascoltate! Ascoltate tutti! > > -urlò all’improvviso un giovane, salendo su una panchina.

Tutti in piazza ci voltammo verso di lui.

< < Il Governo cerca nuovi soldati! Venite con me, e combattiamo contro l’ostilità di Tristan! Combattiamo contro gli Stati del Nord! > > -esclamò a gran voce.

< < Ehi forse ha ragione… > > -mormorarono alcuni ragazzi.

< < Scendi di lì, idiota! > > -esclamò un uomo in giacca e cravatta.

< < E tu chi saresti vecchio?! > >

< < Stupido idiota! Vuoi forse farti ammazzare anche tu?! Nell’esercito stanno morendo a centinaia e tu vuoi condurre un’altra massa di persone alla morte?! > >

In Piazza cominciarono a radunarsi diverse persone, tra donne, bambini, ragazzi e uomini.Il giovane scese dalla panchina e si diresse minacciosamente verso l’uomo. Intorno a loro si radunarono diverse persone.

< < Volete forse dire che l’esercito di Tristan avrà la meglio? > >

< < Direi di sì! Tristan è un Paese forte e ben provvisto di materiale bellico! E noi cosa abbiamo oltre a foreste ed… arroganza? > > -sibilò l’uomo, enfatizzando l’ultima parola e scontrando la fronte con il ragazzo.

< < Parlate da rinnegato! > > - si immischiò un altro ragazzo

La folla cominciò velocemente ad urlare e a dire la sua.

< < Voi non siete un gentiluomo! > >

< < - Siete tutti impazziti forse?! > > -urlò una donna

< <- Dobbiamo combattere! > >

< < - Si ha ragione! > >

< < - Tanto moriremo lo stesso! > >

Ben presto dalla parole si passò alle mani.La mischia fu interrotta dal rumore di uno sparo.

< < Silenzio! > > urlò un ufficiale dell’esercito in sella ad un cavallo.

Le persone coinvolte nella rissa ammutolirono.

< < Ascoltate! L’esercito di Fiore ha bisogno del sostegno dei cittadini ora più che mai! Dalla prossima settimana, tutti gli uomini dai 18 anni fino ai 50 saranno chiamati in esercito.  Gli esentati saranno soltanto le persone con un handicap o con una malattia grave. Questo è tutto! Non provate a fare i furbi! E’ chiaro?! > > - urlò l’ufficiale, puntando la pistola verso la folla intimidita.

Così dicendo se ne andò via in sella al suo cavallo.La Piazza cominciò a svuotarsi pian piano.

< < Tks… questi atti intimidatori sono davvero assurdi! > > -commentò il signor Jones.

< < Nonno! – esclamò il ragazzino con una busta in mano – Eccomi! > >

< < Oh hai comprato il dolce che volevi? Bene! > >

< < Con permesso… io dovrei congedarmi. > > -dissi aggiustandomi il gilè beige.

< < Oh, certo. Arrivederci allora. > > -disse ponendomi la mano, che strinsi immediatamente.

< < A presto. > >

Cominciai a incamminarmi verso il cimitero di Magnolia.La strada dalla piazza principale era corta; perciò misi poco tempo per arrivare. Davanti a me si presentava un cancello spalancato, oltre il quale si estendevano diversi ettari di terreno verde.

< < Buongiorno Gildarts. Ormai è un’abitudine eh? > > -disse il signor Klaus Weaber, guardiano diurno del cimitero di Magnolia, comodamente sdraiato su una sedia fuori dal cancello.

< < Non starò molto, Klaus. > > - risposi, nascondendo con un sorriso il velo di amarezza della mia voce.

Attraversai il cancello spalancato e arrugginito.Nonostante le vecchie dicerie sui cimiteri tetri e paurosi, quello di Magnolia poteva dirsi salvo dalle superstizioni. Un cimitero elegante e sofisticato che ospitava circa 10.000 persone.
Percorrevo a passo lento il sentiero ghiaioso che si diramava in altre vie.Le lapidi a forma di croce con tanto di foto, data e causa del decesso erano ben distanziate tra loro. L'erba era verde e corta, coperta in certi punti addirittura da fiori variopinti.
Intorno si respirava un’atmosfera serena.Mi fermai davanti alla sua lapide, mentre tenevo saldamente in mano una mazzo di Peonie, i suoi fiori preferiti.

“In Memoria di:Layla Starseed-Heartphilia.
Nata a RoseVille, 18/09/1882.
Scomparsa il 7/07/1911.
Amata collega, madre e moglie affettuosa.”
 
Dopo 6 anni dalla sua scomparsa la famiglia e la stampa iniziarono a definirla morta, anche se il decesso non era mai stato provato del tutto. Per me come per chiunque con un po’ di logica, non era morta; ma era una persona scomparsa.
Quella realtà un po’ mi dava sollievo. Perché se avessi saputo anche solo per sentito dire qualcosa del tipo “Layla sta bene”, allora avrei saputo mettermi il cuore in pace.Ma né io né nessun’altra persona udimmo mai quella frase.

Senza nemmeno accorgermene finii per parlare ad alta voce con un lacerante groppo in gola.Sotto la didascalia compariva una sua foto, risalente probabilmente al 1907. Quella foto in cui Layla appariva felice, radiosa e nel fiore degli anni non faceva altro che alimentare la mia malinconia.

< < Ehi, ciao Layla. Certo che ne è passato di tempo eh? Ovviamente non lo sai, ma ti faccio visita una volta al mese. Un po’ strano non trovi? – trattenni un sorrisetto – Perché dopotutto sto parlando ad una tomba vuota… solo ad un pezzo di pietra con inciso il tuo nome; ma ormai di questi tempi non so più cosa sia la normalità quindi eccoci qui. > >

Feci una pausa, attendendo per qualche attimo che qualcuno mi rispondesse. Ma nessuno lo fece.

< < Io… non ho sue notizie da ormai molto tempo. Sto parlando di tua figlia, Lucy.  Questo perché tuo marito ha messo una taglia su di lei e sulla Squadra Fairy Tail, tranne su di me e su un nostro compagno, attualmente nell’esercito. Per questo motivo lei e gli altri ragazzi sono dovuti fuggire. Dio solo sa cosa stanno facendo. Sono preoccupatissimo. > >

Mi fermai di nuovo, osservando come il vento spostasse le masse di nuvole con una rapidità sorprendente.

< < Vorrei tanto partire e andare a cercarli. Andrei fino in capo al mondo se fosse necessario, ma non posso andare via. Anche se il Governo non nutre dei sospetti su di me, se partissi probabilmente verrei seguito, visto che in quanto tutore di Natsu potrei sapere dove si trova. > >

Sospirai.

< < E invece non so niente.Lucy è davvero una brava ragazza. E’ forte… buona… gentile e bella, molto bella. Proprio come te. Però ha un carattere meno spigliato e decisamente meno ribelle del tuo! – trattenni questa volta una risatina, mentre continuavo a fissare la lapide – E’ strano ma, certi suoi atteggiamenti mi ricordano il me stesso di 18 anni fa. > >

Sorrisi, dandomi dello stupido. Il solo pensiero che la figlia di Layla avesse qualcosa in comune con me mi dava i brividi.

< < Ora ho una figlia anch’io.Si chiama Cana e ha la stessa età di Lucy. A quanto pare adesso frequenta un liceo preparatorio per l’università della California, la USB University. L’hanno addirittura contattata per telefono. Sono molto fiero di lei, e so che anche Cornelia lo sarebbe.  Io… mi sento uno stupido ad aggrapparmi ancora al passato; anzi a voler costantemente aggrapparmi ad una vita intera, ormai solo un lontano ricordo. > >

Perché era così. Ero solo un povero stupido.

< < Ricordi il motivo per il quale non ci siamo più parlati? Io lo ricordo bene. Dopo quella notte di 18 anni fa, dopo tre giorni desti la notizia del tuo fidanzamento ufficiale con Jude. Dopo poche settimane vi sposaste e tu risultasti incinta. Seppi la notizia dai giornali.Fu questa la cosa che mi fece più male. > >

La voce cominciò a tremarmi.  Sospirai. Dopo di che poggiai il mazzo di Peonie accanto alla lapide.

< < Ciao, Layla… > > - mormorai voltandomi verso l’uscita.

Camminavo a passo lento; osservavo il cielo e le sue sfumature d’azzurro.

< < Già te ne vai Gildarts? > > -domandò Klaus, abbassandosi il capello.

< < Sì. Direi che per oggi può bastare. > > -risposi, senza voltarmi.

Continuai a camminare.Ripensai a ciò di cui avevo parlato. Non mi ero mai dato pace. Perché Layla se n’era andata? Quanto era cambiata in realtà in quei sette anni? La Layla che conoscevo, non avrebbe mai abbandonato marito e figlia. Seppi la notizia solo dopo due mesi dalla sua scomparsa, quando ritornai a Magnolia con Cana nel mese di Settembre.

Jude aveva denunciato la scomparsa di Layla 24 ore dopo la sua fuga da casa Heartphilia.Secondo le dichiarazioni della piccola Lucy e della governante che avevano assistito alla scena, Layla la sera del 7 Luglio 1911 era uscita di casa frettolosamente, dopo aver tuttavia rassicurato alla figlia che sarebbe tornata presto.

Ma non fece più ritorno.Uscì da casa proprio quanto Jude non c’era. Layla non era quel genere di persona che abbandonava la famiglia per un amante, come avevano dichiarato alcuni giornali di gossip.
Mi ero sempre chiesto: e se quel giorno le fosse accaduto qualcosa che le avesse così impedito di tornare a casa? Dove stava andando?Perché aveva con se quegli appunti? Su cosa stava indagando? Quando seppi la notizia, mi mancò il fiato per diversi secondi.

Dopo essere tornato a casa con Cana, mi ritirai per circa mezz’ora nella mia camera da letto.Cominciai a piangere come un bambino. Detti diversi pugni alle pareti. Tanto che finii per fare un buco su una di esse. Fu quella mia reazione che mi fece venire un indescrivibile senso di colpo.

Quella mia reazione stava ad indicare che nonostante fossero passati otto anni, non avevo mai dimenticato Layla? Anche dopo aver conosciuto Cornelia?La sposai perché l’amavo. O forse, pensavo di amarla…

Tutto iniziò una fredda notte del 1903:

Flashback:

Stava piovendo a dirotto.Era il 30 Aprile. Mi trovavo a Weastle, una piccola cittadina del Nord Italia per un lavoro da Hunter. Mentre di mattina e pomeriggio lavoravo al laboratorio di ricerca, di sera mi dilettavo ad intraprendere dei lavoretti facili.

Avevo appena finito un esorcismo in un tempio buddhista. Aveva affittato una camera in un piccolissimo hotel a est della città.Uscii dalla mia stanza per fare una telefonata.
Appena chiusi la porta, notai una graziosissima cameriera – a giudicare dalla divisa – dai capelli color cioccolato e dagli occhi azzurri. La cosa che attirò di più la mia attenzione fu l’enorme pancione in evidenza.

Portava sottobraccio delle lenzuola bianche, mentre con una mano si accarezzava il pancione con aria angosciata. Le passai accanto, osservandola con la coda dell’occhio.Camminava in modo strano… aveva le ginocchia piegate l’una verso l’altra e si appoggiava ad una parete.

< < Si sente bene signorina? Dovrebbe stare a riposo nelle sue condizioni. > > -osservai.

< < N-No sto bene… > > -sorrise, continuando a camminare.

Annuì, ma anche se con sospetto continuai a camminare verso la fine del corridoio dove vi era presente una cabina telefonica a gettoni. Incrociai un’altra cameriera, una signora di colore sulla cinquantina.

< < AHH! > >

Ci voltammo di scatto.Dall’altra parte del corridoio, la cameriera che avevo incontrato pochi secondi prima era per terra. Senza pensarci su mi misi a correre verso di lei. Mi seguì a passo rapido anche l’altra cameriera.

< < Signorina, si sente bene?! > > -esclamai, cercando di alzarla.

Il pavimento sotto di lei era bagnato mentre sul suo volto sudato era dipinta un’espressione di dolore.

< < Oh mio- > > -mormorò la cameriera.

< < S-Si Sono rotte.. le… AH! Le acque! > > -urlò tremante.

< < Dannazione.. – mormorai – Bene, si aggrappi a me. > > -indicai, mettendole un braccio intorno al mio collo.

Velocemente spalancai la porta della mia stanza e la feci distendere sul letto.

< < Oh mio Dio! C-C’è bisogno di un dottore! > > -gracchiò la vecchia cameriera, nel panico.

< < Non c’è tempo. > > -sibilai, serio.

< < V-Vi prego! TIRATELO… FUORI! > > -urlò .

< < Lei! - esclamai verso la signora - Mi porti delle forbici, tutti gli asciugamani che trova, del cotone sterilizzato, faccio bollire moltissima acqua e la porti qui immediatamente! > > -ordinai

La cameriera annuì con la testa e si precipitò fuori dalla stanza.Aveva l’aria di una che non ne sapeva assolutamente niente di parti, ma non avevo altra scelta che fidarmi di lei.  La cameriera continuava ad emettere lamenti di dolore.

< < Ok, stia calma, respiri! > > -ordinai, stringendole la mano.

Cominciai a fare respiri profondi, nei quali lei mi seguì.

< < Come si chiama? > > -domandai.

< < C-Cornelia.. ahh! > >

< < Bene Cornelia, adesso io e la sua collega l’aiuteremo a partorire. Stia tranquilla andrà tutto bene! > > -la rassicurai, asciugandole il sudore dalla fronte con un fazzoletto che estrassi dal taschino.

< < N-Non ce la farò…! Ah! A- Aiuto.. > > - mormorò aprendo le gambe.

< < Ehi, ehi! Cornelia? –ripetei, guardandola negli occhi – Adesso io le sfilerò via gli slip. Non c’è nulla di cui vergognarsi… faccia, faccia finta che io sia un dottore! Ok? Adesso vado > >

< < Ecco tutto l’occorrente! > > -esclamò la signora tornando un una bacinella d’acqua fumante, nel quale aveva immerso le forbici.

Sotto braccio teneva un pacchetto di cotone.

< < Non c’è nessuno che potrebbe darci una mano?! > > -esclamai, sfilandole velocemente gli sleep.

Cornelia continuava a fare dei veloci e profondi respiri.

< < No purtroppo! Oggi è una periodo festivo quindi al lavoro ci siamo solo io, Cornelia e il proprietario che non ci sarebbe di nessun aiuto. > >

< < AHH! Presto! > > -urlò Cornelia.

< < D’accordo, adesso spinga! > >

La mezz’ora che seguì fu davvero straziante.Non avevo mai assistito ad un parto. Ma le mie conoscenze mediche mi aiutarono decisamente. Quando finalmente venne al mondo la bambina più bella che avessi mai visto, tutti i miei sforzi furono ripagati.
Appena vide la luce, la piccola cominciò a piangere, segno che fosse in ottima salute.Velocemente la avvolsi in un asciugamano e la tenni fra le braccia, sorridendole.

< < E’ una principessina. > > -mormorai alla neomamma, sudata e stanca.

Dopo averla pulita la avvolsi in un altro asciugamano e la portai nelle braccia della sua mamma.Le lenzuola del letto, così come le forbici, l’acqua, gli asciugamani e persino il mio gilè erano sporchi di sangue.

< < I-Io.. credo che prenderò una boccato d’aria.. > > -mormorò la signora.

Sospirando sollevato, mi asciugai con il polso una goccia di sudore dalla fronte.Mi pulii le mani con un asciugamano ancora pulito.

< < E’ stata grande, signorina. > > -sorrisi, avvicinandomi.

< < Tutto grazie a lei… ci ha salvato la vita. Ad entrambe. > > -sorrise, con le lacrime agli occhi.

La bambina aveva già smesso di piangere.

< < E’ bellissima. > > -commentai, osservandola meglio.

Aveva una bellissima carnagione dorata e dei ciuffetti di capelli scompigliati color cioccolato.

< < Come la chiamerà? > > -chiesi, sedendomi accanto a lei.

< < Cana. > > -rispose sorridendo.

Successivamente scoprii che il padre era morto in un incidente, lasciando Cornelia da sola, povera ed incinta.Per quel motivo si era ritrovata a lavorare in un decadente hotel come cameriera, per giunta senza nemmeno prendersi un giorno di ferie.

Decisi di ospitare Cornelia e la bambina a casa mia.Mi affezionai subito a Cana. Era… semplicemente una meraviglia. Cornelia trovò dapprima un lavoro come pasticcera, ma vista la sua salute cagionevole la convinsi a rimanere a casa ad occuparsi della piccola.
Era estremamente dolce ed anche imbranata.Col tempo io e Cornelia ci innamorammo e ci sposammo. Pensavo finalmente di essermi lasciato alle spalle Layla. Ed era così in effetti.

Fino a quanto Cornelia morì, sette anni dopo a causa del tifo.Ormai consideravo Cana come la mia vera figlia, perciò le restai accanto più che mai in quel triste periodo. Fortunatamente riuscii a non abbattermi alla vita e io e Cana potemmo vivere serenamente, anche dopo la notizia della scomparsa di Layla.

Fine Flashback

Non ebbi mai il coraggio di rivelare a Cana la verità.Perché in fondo per me,la verità non esisteva: Cana era e sarebbe stata per sempre mia figlia, qualunque cosa fosse successa.
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(Natsu)

< < Prego, seguitemi. > > - cinguettò Wendy cominciando a salire le scale.

Senza obiettare la seguimmo.Il primo piano era formato da un lungo corridoio pieno zeppo di stanze super lussuose. Wendy ci fece fare un veloce giro della villa;
Al secondo piano vi erano la biblioteca – un’immensa ala con un bel caminetto, delle comode poltroncine e centinai di libri riposti in ordine sulle varie librerie in legno pregiato.Spiegò con estrema naturalezza il fatto che i libri fossero ordinati in ordine cronologico.

Levy - da brava topo di biblioteca - reagì con estremo entusiasmo.Oltre alla libreria si trovavano diverse stanze chiuse a chiave.

< < Perché sono chiuse a chiave? > > -domandai.

< < Sono tutte stanze appartenenti a mio padre.. credo che facciano parte del suo studio.Persino a me è proibito aprirle… Che razza di maniere! > > -spiegò, lamentandosi.

Percorremmo un’altra rampa di scale ad est del corridoio.Salimmo fino al terzo piano. I corridoio erano fra loro uguali; un lungo tappeto rosso, dei mattoni quadrati che formavano un motivo a scacchiera con i loro colori bianco e nero; una carta da parati color panna sbiadito e diverse armature messe ben distanziate tra loro.

Appesi alle pareti c’erano diversi quadri ritraenti tutti i componenti della famiglia reale.Al quarto piano si trovava invece l’enorme sala da pranzo, provvista di un lunghissimo tavolo con poltrone d’oro imbottite di cuscini rossi.

L’enorme lampadario di cristallo rendeva il tutto molto più simile ad una reggia più che a una villa invernale.Mentre nei piani quinto, sesto e settimo si trovavano le varie camere da letto. Ogni stanza aveva un bagno in camera, provvisto di piscina ad idromassaggio profonda un metro e mezzo.

< < Ecco, queste sono le vostre stanze. > > -spiegò, dandoci le chiavi per le quattro stanze vicine tra loro.

Settimo piano… fantastico.

< < La cena è alle otto in punto. Avete tempo per farvi un bel bagno e vestirvi. > >

< < Vestirci? > >- ripeté Gray.

< < Sì. Nei vostri letti troverete le vostre divise. > > -spiegò.

< < Bene, allora vi vedremo a cena signorina Wendy. > > -sorrise Erza, aprendo la porta in legno bianco della sua stanza.

< < Certo. Bene siete liberi di congedarvi. > >

Erza, Gray e Levy entrarono ad uno ad uno nelle loro stanze.Soltanto io restai fuori dalla stanze, a fissare il vuoto pensieroso.

< < Wendy, cosa c’è nei sotterranei? > > -chiesi voltandomi verso di lei.

< < C-Cosa ti fa pensare che ci siano dei sotterranei? > > -balbettò.

< < Niente, ma la tua faccia dice tutto. > > -rivelai, avvicinandomi.

< < N-Non.. > >

La fissai sospettoso.Per qualche ragione, Wendy non volle guardarmi negli occhi, mentre il suo viso divenne paonazzo. Stava mentendo o cosa?

< < Non posso dirti niente dei sotterranei… ora se vuoi scusarmi.. > > -mormorò insicura, andandosene.

La cosa era chiara: Wendy sapeva qualcosa.Ma cosa? Quanto poteva essere rilevante alla fine il fatto che volesse tenere nascosti i sotterranei?
C’era forse qualcosa di importante laggiù?Con tutte quelle domande nella testa, entrai nella mia stanza.

Restai stupito:La mia camera era enorme, come quella di un albergo a 5 stelle. Il letto alto e imbottito, la carta da parati azzurra e righe verticali bianche l’enorme lampadario con tanto di candele e l’immenso armadio in legno dipinto con vernice bianca faceva somigliare il tutto ad una casa per le bambole. Sul letto c’erano dei vestiti piegati e stirati.

Un pantalone nero e una giacca dello stesso colore, una camicia bianca e una cravatta.Era quella la divisa che sarei stato costretto ad indossare?! Sospirando mi stesi pesantemente sul letto, mettendomi una mano sull’occhio destro. Per quanto sarei dovuto andare avanti in quel modo?

Quando sarebbe arrivato finalmente il giorno in cui avrei potuto scoprire la verità?Con questo pensiero che mi martellava in testa, finii per socchiudere gli occhi.
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(Gajil)

< < Bel lavoro oggi Reitfox. > > -disse il colonnello Bask salutandomi.

< < La ringrazio signore! > > -risposi salutandolo con un rigoroso saluto militare, portando rapidamente la mano destra alla fronte.

Mi trovavo nella caserma principale della cittadini di Whitly, da cui prendevano il nome i monti che separavano Tristan da Fiore. Ormai da mesi sui monti Whitly si disputava un’accesa battaglia di trincea tra i soldati di Fiore e quelli di Tristan. Mentre i bombardamenti proseguivano nelle città di Toronto, della Gallia, del Giappone e della Germania, all’interno di Tristan le tensioni davano vita a diverse guerra civili, che venivano sedate attraverso atti intimidatori.

La situazione non poteva essere peggiore.Durante quei mesi ero stato promosso di un grado, da sottotenente a tenente. Facevo parte degli ufficiali inferiori e la vita non poteva andare peggio. Quasi ogni giorno mi ritrovavo con le mani sporche di sangue.

Avevo ucciso ormai troppi soldati perché potessero essere contati.Avevo visto morire troppi compagni perché potessero essere ricordati con chiarezza. La mia promozione non faceva altro che ricordarmi quanto fossi caduto in basso; mi ero unito all’esercito in passato soltanto per dimenticare Levy e per scoprire se l’esercito aveva la sua parte di responsabilità nella creazione degli EU.

Finora non avevo ottenuto nulla; il fatto che Levi fosse ricercata dal Governo non faceva che alimentare la mia preoccupazione. E perché io non era stato inserito nella list dei ricercati?La cosa non quadrava. Che il Governo sapesse della Squadra Fairy Tail ormai era fin troppo ovvio.

Ma se davvero conoscevano i membri uno per uno, perché io e Gildarts non eravamo stati inseriti?Era davvero così importante che io rimanessi nell’esercito? Per cosa poi? Qual’ era l’obiettivo del Governo? Tutte domande a cui credevo di non ricevere mai una risposta.
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Angolo Autrice:
Ehilaaaa :D
Scusate se ho impiegato un bel po’ per pubblicarlo >_<
Purtroppo anche in questo capitolo non sono riuscita ad inserire un pezzo tra Laxus e Lisanna, mentre Sting sembra scomparso nel nulla!O_O… in compenso ho inserito Gajil e Gildarts con la sua scottante verità… volete sapere a cosa si riferisce quando dice "Quella notte"? hehe non ve lo dico xD
Dovrete pazientare ancora un po’ per saperlo u.u
Nel prossimo capitolo Ci saranno diverse scene d’azione: Natsu ed Erza saranno occupati con un demone interessato a Wendy, mentre Lucy dovrà affrontare la seconda prova!
Nel prossimo capitolo scopriremo FINALMENTE quali sono le vere intenzioni del Governo e cosa c’entrano con gli EU! Alleluia -___-
Ahah XD alla prossimaaa <3

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Capitolo 45
*** Private Sun ***


Private Sun

< < Ehi sveglia! > >

Furono le prime parole che udii quando mi svegliai bruscamente, con il viso bagnato. Aprii gli occhi lentamente.Davanti a me si trovava Mirajane, che mi fissava con la sua solita espressione arrabbiata. Aveva in mano una bottiglietta di plastica, vuota. Mi toccai il viso bagnato con la mano, realizzando che si trattava di acqua.

< < Ehi sveglia! Forza, la notte è ancora lunga. > > -esclamò togliendomi di dosso le coperte.

< < M-Mira? > > -mormorai infine, non avendo ancora l’energia per sbraitare.

< < Finalmente.. Tesoro, pensavo fossi in coma. > > -dichiarò trattenendo una risatina sarcastica.

Mi sedetti sul letto, osservando con espressione sbalordita Mirajane che stava legando al suo pantalone l’Inkheart. Si fermò a fissarmi.

< < Cosa? > > -chiese, quasi infastidita.

< < Cosa?! - ripetei sconvolta – Mi hai davvero gettato dell’acqua sul viso?! > >

< < Sì. Non vedo quale sia il problema! > > rispose, sinceramente.

Sospirai rumorosamente, mentre con un braccio mi asciugai il viso. Mi alzai dal letto e mi infilai gli stivaletti.

< < Andiamo? > > -incalzò, pur non prestando troppa attenzione a me.

< < Certo… Dov’è andato Loki? > > -chiesi, uscendo dall’abitazione.

< < E’ al Parco che ci aspetta con gli altri, perciò muoviamoci. > > -rispose bruscamente.

< < S-Sei per caso di malumore? > > -domandai, osservando il suo sguardo imbronciato.

< < Affatto. > > rispose, secca.

Sì, era di malumore. Per cosa poi?

< < Con gli altri? Intendi la Squadra Saberthoot al completo? > > -chiesi chiudendo la porta alle mia spalle.

< < Sì. Hanno insistito a venire, quegli idioti… anche se quel dannato di MistGun sembra non abbia intenzione di farsi vivo nemmeno in questo momento. – rispose cominciando a camminare a passo spedito verso la strada principale – In compenso Laxus sarà presente. > > -borbottò, mostrando un evidente ghigno di irritazione.

Laxus? Allora era davvero come aveva detto Lisanna? Mirajane non andava per niente d’accordo con lui?Rimasi a bocca serrata, seguendo Mirajane passo dopo passo. In cosa sarebbe consistita la prova che mi aspettava?
Avevo ancora i muscoli e quasi tutte le 306 ossa del corpo indolenzite.Mentre camminavo a passo silenzioso, fissai il cielo. La notte era tetra. Il cielo era coperto dalle persistenti nubi del clima di RoseVille.

La città era sinistramente silenziosa, mentre osservavo anche l’ultimo spicchio di luna venire coperto dalle nubi. Mancavano ormai solo due giorni all’imminente lotta contro… Contro cosa?Già, non sapevamo cosa ci stesse attendendo.

L’unico indizio era il nostro campo di battaglia: il cimitero.Decisamente poco originale, ma di quei tempi cosa non lo era? Finalmente arrivammo al Parco, costituito per lo più da una grande distesa d’erba, con al centro un terreno sabbioso dove vi erano posizionate due altalene, un enorme scivolo a forma di pinguino e dei cavalli di legno attaccati al terreno per mezzo di una molla.
Ad attenderci vi erano i componenti della Squadra Saberthoot: Lisanna, Loki, Cana e Laxus.

< < Buonasera Lucy! > > -sorrise Lisanna, che al contrario della sorella sembrava di ottimo umore.

< < Buonasera anche a te… a tutti quanti. > > -risposi, cordiale.

I quattro ricambiarono il saluto con sorrisi abbozzati, o come nel caso di Loki con un colpetto sulla testa ed una frase ispirata come < < Metticela tutta Lucy! > >

< < Poche chiacchiere – sbottò Mirajane – Cominciamo. > >

< < Quindi anche questa volta l’allenerai tu? > > - chiese Laxus, con aria sospettosa.

Mirajane gli lanciò un’occhiataccia, mentre Lisanna cominciò a farfugliare qualcosa per calmare le acque, senza successo ovviamente.

< < Ci sono dei problemi? Suppongo di essere in grado di insegnare l’amplificazione del suo potere spirituale anche in una prova come questa, perciò-. > >

< < Io invece credo che alla fin fine tu non sia molto adatta, ecco tutto. > > -la interruppe Laxus, provocandola. Mirajane mostrò un sorrisetto irritato.

Dopo di ché estrasse l’Inkheart dal suo fodero, portando meccanicamente in avanti la spada.Sussultai.

< < S-Sorellona.. > > -mormorò Lisanna.

< < O Dio, no… ci risiamo. > > -borbottò Loki annoiato, mentre Cana si sedette su un’altalena, indifferente.

< < E perché non ne sarei capace? Sentiamo Laxus. > > -esclamò ridacchiando maleficamente.

< < Per il semplice fatto che ogni volta che combatti sul serio distruggi qualcosa. E non voglio casini. > > -ringhiò.

Mirajane si lasciò andare ad una risatina isterica.

< < Ahaha!.. Tranquillo, non la ucciderò mica! E comunque, come potrei combattere sul serio contro una mezza calzetta come quella? > > -chiese indicandomi.

< < Come prego? > > -chiesi infastidita.

Mirajane non mi rispose; bensì mi lanciò un bastone di legno che raccolse da terra.Lo presi al volo, pur continuando a fissarla infastidita da quella sua affermazione di superiorità fuori luogo.

< < Si dia inizio al divertimento. > > -commentò Laxus.

Mi voltai inquieta verso di lui, subito dopo tornai con lo sguardo a Mirajane.

< < C-Cosa dovrei farci? > > -chiesi

Mirajane posò per terra l’Inkheart, mentre prese con una mano un altro bastone di legno.Chiuse gli occhi. In un attimo sparì, per poi ritrovarsi dietro di me. Successe tutto in pochissime frazioni di secondo, ai miei occhi.
Comparve dietro di me e con una gomitata contro la schiena mi scaraventò a qualche metro di distanza.Finii per terra.

< < A-Ahi! > > .esclamai, massaggiandomi la parte della schiena sulla quale ero atterrata.

Mirajane mi guardava con un sorrisetto compiaciuto, mentre puntò verso di me il bastone di legno.

< < Sembra che dovremo cominciare anche da zero questa parte. > > -disse con un sottile velo di indignazione.

< < S-Sorellona ti prego vacci piano! > > -protestò Lisanna.

Mi rialzai senza emettere fiato.

< < Vuoi già riposarti? > >-mi canzonò.

No. Non avevo voglia di riposarmi.Per troppo tempo ero stata debole ed indifesa. Ne avevo abbastanza. Volevo diventare più forte. Non avevo bisogno della compassione di nessuno. Mi ero ripromessa che sarei andata aventi da sola, reggendomi sulle mie gambe ed usando la mia forza.

< < No. Continuiamo. > > -risposi fermamente.

< < Bene. Mi sono spostata così velocemente semplicemente per mezzo della mia energia spirituale. Concentrati. Cerca i tagli presenti nell’aria e soprattutto nel vento, e collega la tua energia spirituale. > >

Annuii, feci un respiro profondo e chiusi gli occhi.Dovevo smettere di pretendere di essere sempre aiutata da qualcuno. Ormai non ero più una bambina fisicamente, ma sentivo che caratterialmente dovevo ancora crescere.
Prendendo esempio l’esercizio delle candele del pomeriggio precedente, riuscii ad "allungare" la mia energia spirituale proprio come un elastico in pochi secondi.Intorno a me si creò del vento. Sentivo delle foglie urtare il mio corpo con eleganza.

Dati i miei occhi chiusi inizialmente vedevo solo nero.Ma dopo qualche secondo vidi delle sottile luce azzurre che si muovevano in modo vorticoso. Sebbene avessi gli occhi chiusi, riuscivo a vedere cose che ad occhi aperti non sarei mai riuscita a vedere.
Riuscii con un piccolo sforzo ad "agganciare" la mia energia spirituale ad una di quelle luci.Aprii gli occhi. Mi sentivo leggera come un piuma. Fu una sensazione incredibile. Dal mio punto di vista, successe tutto a rallentatore.

Feci dei lunghi passi verso Mirajane, anche se il mio corpo sembrava muoversi lentamente la raggiunsi in un attimo. Tentai di attaccarla con il mio bastone di legno, ma lei prontamente si voltò parando il colpo con il suo. Il momento in cui i bastoni si toccarono l’uno contro l’altro, accadde velocemente.

Come in un lampo.Intorno a noi si diramò una grande folata di vento. Guardavo Mirajane con occhi determinati, mentre quest’ultima mi sorrideva soddisfatta. Entrambe abbassammo le armi.

< < Vedo che impari in fretta. > > -mormorò.

< < Ti ringrazio. > > -risposi.

< < Però… non devi mai abbassare la guardia! > > -esclamò.

In un attimo fece una mezza piroetta e mi diede un calcio sullo stomaco.Balzai indietro, feci un capriola in aria, toccai terra con una mano in posizione verticale e immediatamente feci un altro salto all’indietro, rimettendomi in piedi.

Strinsi forte il bastone attorno alle mie mani, mettendomi in posta reale.Mirajane si legò i suoi stupendi capelli fini e morbidi in una coda di cavallo legata con un nastro viola.
Assunse la posta frontale. Schizzammo in avanti contemporaneamente.Mirajane avanzò contro di me un Mezzano. Schivai il colpo con sorprendente velocità. Tutto intorno sembrava muoversi a rallentatore, mentre noi sembravamo due fulmini.

Avanzai contro di lei un Ridoppio, che evitò inarcando la schiena fino a fare una capriola su se stessa.Fece un balzo in aria, ricadendo subito dopo. Tentò di colpirmi con il suo bastone ma fermai il colpo tenendo il mio con entrambe le mani, alzando il bastone in alto affidandomi alla forza delle mie braccia.

I nostri bastoni finirono per incrociarsi.In merito a quel colpo si creò un grande vento ancor più del precedente. Mirajane fece un balzo indietro, dove conficcò il bastone sul terreno.

< < Sei brava… questo mi ricorda il nostro primo incontro. > > -disse cercando di nascondere il fiatone.

Allentai la pressione sulla mia onda spirituale, riprendendo finalmente fiato.

< < M-Mai quanto te.. > > -risposi ansimando.

< < Ehi Laxus! –esclamò Mirajane – Allora, sono o non sono adatta a fargli da insegnante?! > >

< < Discreta. > > -rispose.

< < Cosa?! > >

Mentre Mirajane e Laxus cominciarono un’accesa discussione Lisanna, Cana e Loki si avvicinarono verso di me, esultanti.

< < Sei stata grande Lucy! > > -esultò Cana.

Ancora una volta mi resi conto di quanto fosse anche lei incredibilmente bella.Cana aveva degli splendidi occhi blu che al buio risplendevano come due diamanti, messi ancor più in evidenza dal contrasto con la sua pelle dorata.
Restai a fissarla quasi incantata, mentre Lisanna mi abbracciava, tenera come al solito.Soltanto Loki sembrava avere un’aria diversa da solito. Se ne stava a testa bassa, con un sorriso appena abbozzato.
Aveva le mani in tasca e i suoi occhi era indirizzati verso di me, ma sembrano guardare altrove.Come se la sua mente fosse da un’altra parte.

< < Loki? > > – lo chiamai, mentre quest’ultimo sobbalzò.

< < C-Cosa..? > > -chiese tornando alla realtà

< < C’è qualcosa che non va? > >

< < N-no… sei stata grande, brava. > >

Posò delicatamente la mano sulla mia testa, evitando volutamente di guardarmi negli occhi.Di fatti si voltò immediatamente, camminando a passo incerto davanti a se.

< < Ma che gli prende? > > -feci a Cana.

Rimasi ancora una volta sorpresa:Mentre Loki si allontanava, Cana lo fissava con sguardo pensieroso. I suoi occhi erano fissi su di lui e la sua espressione era preoccupata.

< < Adesso basta! –esclamò Mirajane all’improvviso – La ricreazione è finita, si torna all’allenamento! > >

< < Certo, certo… > > -mormorai. prendendo nuovamente il bastone.
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(Natsu)

Correvo nel buio.Più correvo, più mi avvicinavo alla mia casa senza tuttavia riuscire ad avvicinarmi del tutto.

< < Papà!! Mamma!! > > -urlai, riuscendo finalmente ad aprire la porta della mia casa, una grande villa che stava ormai diventando il campo di battaglia di un sanguinoso attacco di un EU…


Vedevo i loro volti.Il viso fresco e dolce di mia madre… i suoi capelli biondo scuro e il suo immancabile sorriso. Successivamente, il suo viso sprofondava nel fuoco di quella notte.

< < No mamma! > > -urlai, ritrovandomi all’improvviso nuovamente ad otto anni.

Ero circondato dalle fiamme, tuttavia il fuoco non mi faceva alcun male. Sembrava proteggermi.In mezzo alle fiamme comparve una seconda figura: la figura di Igneel, mio padre.

< < Natsu… > > -disse, con le mani in tasca ed i capelli rossi leggermente mossi dal vento inesistente in una stanza a fuoco.

< < Natsu, questa è tua, lo è sempre stata…. > >

La sua voce suonava lontana, mentre tentava di darmi un qualcosa di sfocato… emanava della luce rossa e un forte calore. Provai a prenderla dal palmo della sua mano, ma nel momento stesso in cui la mia mano si avvicinava alla sua, tutto sparì.

< < Papà!! > > -urlai, alzando la mano verso il soffitto.

Il cuore mi batteva a mille.Del sudore scese dalla mia fronte, mentre mi accorsi della mia mano che stringeva le coperte del letto. Ansimai, tentando di calmarmi.
Mi alzai di scatto, sedendo nel letto.Con una mano mi asciugai la fronte sudata. Era stato tutto un sogno?  Avevo sognato la notte in cui i miei genitori erano morti.
Ma perché in quel momento?Cosa significavano quelle parole mai pronunciate nella realtà da mio padre? I miei pensieri furono interrotti dal rumore della porta.

< < Natsu, posso entrare? > > chiese Erza, bussando alla porta.

Mi alzai velocemente e mi aggiustai la camicia.

< < S-Sì, entra. > >  

< < Ehi, mi è stato detto che la cena sarà pronta tra dieci minuti… ma, perché non sei ancora vestito? > > -chiese meravigliata nel trovarmi nei miei soliti indumenti, piuttosto che in quelli da maggiordomo che mi aveva dato Wendy.

Erza aveva invece un’alta coda di cavallo, una camicia bianca ed un tubino con bretelle stretto che arrivava sopra le ginocchia.  Almeno a lei la divisa stava bene.

< < Tks.. in momenti come questi rimpiango la divisa scolastica della Magnolia High School… > > -mi lagnai mentre presi con non curanza la divisa perfettamente piegata dal letto.

Erza si girò dandomi le spalle, mentre io cominciai a sbottonarmi la camicia, non facendo caso a lei.

< < Ti ho sentito urlare, cos’è successo? > >

< < Niente – negai, togliendomi la mia camicia e infilandomi quella bianca della divisa – Ho solo fatto uno strano sogno, tutto qui. > >

< < A te, capita spesso di sognare i tuoi genitori? > >

Come al solito ad Erza non poteva sfuggire nulla.Non risposi, limitandomi a togliermi i pantaloni alla turca e a infilarmi quelli neri.

< < E tu? Lo sogni spesso? > >

< < Sì… spesso lo sogno, spesso sogno Gerard. > >

La sua voce suonava malinconica.Era vero allora. Erza non si era lasciata del tutto il suo passato alle spalle, e probabilmente non lo aveva mai fatto.
Come era riuscita a resistere per tutti quegli anni, se il solo stare lontano da Lucy soltanto da sette mesi mi mandava in bestie?Sette mesi… niente in confronto ad una vita intera.

< < Dove sono Levi e Gray? > > -chiesi infilandomi la giacca e lasciando sul letto la cravatta nera; non avevo nessuna intenzione di indossarla!

< < Sono fuori con la guardia reale… mentre il Granduca è ad una riunione lontano da qui. > > -disse voltandosi verso di me.

< < Fuori? > > -ripetei.
 
Udimmo all’improvviso un urlo agghiacciante. La voce era femminile; sembrava quella di Wendy.Di corsa raggiungemmo la stanza di Wendy al piano di sotto. Spalancammo la porta.

< < A-aiu.to… > > -ansimò,  con il collo stretto da una mano possente.

Il suo corpo era sollevato da terra, le sue mani cercavano di liberarsi dalla stretta di un omone tutto muscoli.

< < Toglile le mani di dosso!! > > -urlai correndo verso l’omone.

Con tutta la forza che avevo, mirai un pugno sul suo viso.Fu scaraventato contro una parete che fu sfondata dal colpo subito. Wendy cadde per terra, dove tossendo cercò di riprendere fiato, mentre Erza tirò fuori quasi dal nulla il suo bazooka verde militare che adagiò sulle spalla.

< < Tutto bene? > > -chiesi abbassandomi all’altezza di Wendy, che sul pavimento tremava ancora dalla paura.

< < N-Natsu… > >-mormorò abbracciandomi.

< < Dai calma… > > -mormorai accarezzandole la testa, mentre mi guardavo intorno.

Quello che avevo colpito, non era un EU.Non odorava ne di carne in putrefazione ne tantomeno di demone. Odorava semplicemente di essere umano.

< < Natsu, fa attenzione: siamo circondati. > > -sibilò Erza.

Aveva ragione. Sentivo chiaramente delle presenze intorno a noi, intorno al palazzo.

Questa volta dovevano essere di sicuro dei demoni.Dalle macerie sbucò all’improvviso l’omone che avevo colpito un attimo prima, che con un urlo di rabbia mostrò i suoi possenti muscoli, messi in risalto dalla camicia strappata.
Aveva un aspetto ambiguo: aveva degli scompigliati capelli bianchi, carnagione più o meno dorata, muscolatura ancor più possente di quella di Jura.Chi era costui?

< < Datemi la ragazzina, o dovrò farvi a pezzi! > > -tuonò.

Non aveva nessun graffio… da non credere.

< < Silenzio! -rispose Erza prima ancora che potessi farlo io personalmente- Chi diavolo sei tu?! > >

< < Io sono Elfman… e voi state per morire. > > sghignazzò.

< < Tks… non farmi ridere!! > > -sbraitai spostando Wendy dal mio petto.

< < Natsu no-! > >

La voce di Erza arrivò troppo tardi; mi ero già fiondato su di lui.Cominciai ad assestare pugni potentissimi in ogni direzione del suo corpo; lui faceva altrettanto. Più ricevevo i suoi colpi, più mi accorgevo di quanto fosse forte.
I mie colpi sembrano fargli male, ma non tanto da scalfire il suo corpo apparentemente ricoperto di ferro.

< < Che tu sia dannato! > > -urlai, ricevendo poco dopo un pugno sullo stomaco.

Ero uno stupido; mi ero fiondato su di lui completamente disarmato.Mentre fui scaraventato nelle macerie, mi accorsi della gravità della situazione. Ormai le mura che circondavano il piano della villa erano crollate; perciò per i demoni intorno alla dimora fu possibile entrare.
Erano per lo più demoni falena, con corpo umano, provvisti di ali e di un potente spray corrosivo che usciva dalla loro bocca.Erza si stava battendo da sola, mentre io ero alle prese con un bestione.

< < Muori maledetto! > > -urlò Erza colpendo con un potente calcio un demone che tentò di rapire Wendy.

< < Bene ragazzi, pensateci voi… ci rivedremo di nuovo giovane guerriero .> > -disse Elfman ignorandomi completamente.

< < Ehi! Il tuo avversario sono io!! > > -urlai cercando di colpirlo con un pugno dall’alto.

Ma in men che non si dica, scomparve dalla mia vista dissolvendosi in una fitta nebbia.

< < Dannato.. > > -ringhiai guardandomi attorno.

< < Natsu, porta Wendy via di qui! > > -esclamò Erza, contemporaneamente battendosi contro i demoni falena.

< < Cosa?! Erza sono troppi, non puoi farcela! > >

< < Con chi credi di parlare idiota?! > > -esclamò premendo il grilletto del suo bazooka e sterminando dieci demoni in un colpo solo.

In effetti Erza era un mostro, quindi chi era più spaventoso tra un mostro e un demone?

< < Natsu, attento! > > -esclamò Wendy correndo verso di me.

Abbassai lo sguardo; sotto di me c’era una bomba.Wendy mi prese per la vita. Mi spinse fino a che non cademmo giù dal palazzo.

< < Erza!! > > -urlai, mentre vedevo delle scintille di fuoco diramarsi dal sesto piano.

< < AHH! > > urlò Wendy stritolandomi il collo.

< < W-Wendy non respiro-! > > sibilai.

La nostra discesa fu accelerata da un buco che si era creato sul suolo.Ci ritrovammo in una specie di tubo, dove verticalmente stavamo scivolando. Finalmente la nostra corsa finì. Finimmo per terra, in una stanza leggermente oscurata.

< < A-Ahi… > > -mormorai.

< < Che male… > > -si lagnò Wendy.

< < Dove siamo? > > -chiesi guardandomi attorno.

< < N-Nei sotterranei… quello era un passaggio segreto. L’apertura nel terreno è stata programmata per aprirsi soltanto in mia presenza. > > -mormorò alzandosi.

Mi guardai intorno.Era semplicemente una stanza ovale, con solo una scrivania a lato e degli strani contenitori cilindrici di vetro che contenevano del liquido verde. Sul pavimento si trovavano diversi fogli carbonizzati.

< < Che diavolo è questo posto? > > -domandai.

< < Io… > >

< < Wendy ti prego, se sai qualcosa di importante devi dirmelo! > > -ordinai, stringendole le braccia.

Sul suo viso si dipinse un’espressione imbarazzata.

< < Io, io davvero non so cosa mai sia questo posto! So solo che mio padre Wakaba mi aveva fatto promettere di non farvi entrare nei sotterranei… davvero, non so perché! > > -esclamò.

La fissai negli occhi.Sapevo riconoscere quando qualcuno mentiva e lei non lo stava facendo.

< < D’accordo ti credo… > > -sospirai carezzandole la testa, mentre lei abbassò lo sguardo.

< < Sembrerebbe un laboratorio fuori uso… a me avevano raccontato che vi fossero semplicemente delle prigioni e qualche passaggio segreto. > > -spiegò, mentre io mi avvicinai sospettoso verso quella scrivania, mentre Wendy accese una fiaccolo appesa al muro polveroso.

Sulla scrivania vi era poggiato un biglietto.
“Private Sun n°5”
Spalancai gli occhi.Private… Sun?

< < Che c’è Natsu? > >

< < E’… questo è il mio vecchio indirizzo… è l’indirizzo del luogo dove abitavo da bambino.. > >
___________________________________________________________________________________

(Juvia)

Mi diressi ancora una volta in quella maledetta camera d’albergo.Avevo chiamato più volte Jude in quei tre giorni, ma il bastardo non aveva risposto alle mie chiamate.
Ero andata a vedere personalmente se Lyon si fosse trovato ancora in quella cella, ma non c’era.Doveva significare che Jude come da promesso lo aveva liberato, oppure lo aveva semplicemente spostato in un’altra prigione, prendendomi quindi in giro?

Ero preoccupata per quel ragazzo.Cosa gli era successo? La camera d’albergo si divideva in due spazi: la camera da letto e il soggiorno.
Io lo aspettavo in camera da letto, in piedi davanti alla finestra con lo sguardo rivolto verso l’esterno.La porta si aprì lentamente. Mi voltai di scatto. Ad attendermi c’erano ovviamente lui e il suo sorrisetto compiaciuto stampato in quel dannato volto.

< < Finalmente! > > -esclami.

< < Che c’è Juviuccia, mi perseguiti? > > -chiese ridacchiando.

< < Ah.ah. No. > > -risposi secca.

Jude si distese pesantemente nel letto.

< < Come hai fatto a capire dove alloggio? > >

< < Beh, io ho i miei trucchetti e tu i tuoi giusto? A proposito.. cosa ne hai fatto di Lyon Fullbuster? > >

< < Dio… ma perché tieni tanto a quel ragazzo? > >

< < Perché voglio che almeno lui possa ritrovare la sua famiglia! > >

< < Be’ uno scopo molto nobile il tuo… comunque sia l’ho liberato. Credo si sia diretto verso Sud. > >

A quelle parole sospirai sollevata.

< < Sai Jude, visto che siamo in vena di confessioni, potresti spiegarmi di cosa tratta il tuo dannato piano? Sai non è molto divertente inviare demoni ed EU in ogni parte del mondo senza saperne bene lo scopo. > > -sbottai, sedendomi sul bordo di legno del letto.

< < D’accordo… > > -sospirò.

Spalancai gli occhi.D’accordo?

< < Dici sul serio?! > >

< < Sì… cosa vuoi sapere? > >

< < Tutto. Cos’è questa messinscena con il regno di Tristan? Lo sappiamo tutti e due che questa guerra è solo una finzione. > >

Ormai lo avevo capito da tempo…

< < O non è proprio una finzione. La guerra c’è veramente come avrai potuto notare. È solo lo scopo che è leggermente diverso. > >

Odiavo il suo modo insistente di usare frasi enigmatiche…

< < Vuoi dire che la guerra è solo qualcosa per distrarre i cittadini dai problemi interni? > > -chiesi sorpresa.

< < Esattamente… Ora, fa funzionare un pochino la testolina Juvia. Quali sono questi “problemi interni”? > >

Mi sentivo ad un quiz a premi.Avevo paura a rispondere. Jude era sempre stato un tipo strano… dalla calma inquietante, a tratti pazzo. Perciò avevo il timore di scoprire cosa avesse mai architettato quella mente diabolica. Ma dovevo sapere.

< < Gli… EU e i demoni? > > -chiesi titubante, mentre Jude si alzò.

Non rispose, lasciando solo un sorrisetto stampato in faccia.Si versò del GinTonic nel bicchiere di vetro, con tutta calma. Ad un tratto trasalii.

< < Jude, tempo fa hai detto che “per ottenere la razza perfetta, dei sacrifici sono necessari” cosa intendevi? > > -indagai.

 Jude staccò il bicchiere dalle labbra, posando su di me uno sguardo strano.Come se si stesse complimentando con me.

< < Presto Juvia, vedrai una nazione forte, perfetta e sana. Non ci sarà più nessuna persona comune.Il mondo dovrà per forza chinarsi ad Eclipse. > >

< < E-Eclipse? > > - ripetei confusa.

Di che diamine stava parlando?

< < Sì. Sarà il nuovo nome delle nazioni più potenti unite in unico Stato: Fiore, Tristan, Italia, Gallia e Infine Germania. > >

Il suo discorso continuava a sembrarmi senza senso.

< < Aspetta, che devi fare per ottenere come hai detto tu, una “razza perfetta”? > >

Avevo paura di cominciare a capire.

< < Ho bisogno di parecchi sacrifici, e ciò ci porta all’Associazione Hunter. > >

Spalancai gli occhi, tremando.

< < C-Che hai intenzione di fare? > > -mormorai.

< < Ho bisogno di quanti più sacrifici per attivare l’Operazione Paradiso parte2 . I sacrifici devono avere delle caratteristiche: dei Poteri Sovrannaturali. Ecco perché l’Associazione. > >

La sua voce divertita e sadica mi fece rabbrividire.

< < Un momento, spiegati meglio. Qual è il vostro reale scopo?! Perché avete messo delle taglie sulla Squadra Fairy Tail allora?! > >

< < Mia cara Juvia, questo fa parte del piano. Il nostro obiettivo è far si che il sacrificio principale diventi forte, in modo da accrescere il suo Potere Spirituale e di conseguenza facilitarci nel sacrificio che avverrà il 7 Luglio di quest’anno. > >

< < C-Chi sarebbe il sacrificio principale?! > >

< < Mia figlia Lucy, pensavo fosse ovvio. Separandola dal resto del gruppo, è costretta a sopravvivere da sola nella giungla di EU che le inviamo continuamente. Avevo anche calcolato il suo incontro con la Squadra Saberthoot, non preoccuparti. Sta procedendo tutto secondo i piani… > >

Che brutto, sporco manipolatore.

< < Ma come diavolo hai fatto a sapere che si sarebbe allontanata dal gruppo?! > >

< < O è stato facile. Mi è bastato ricattare il giovane Salamander con qualcosa di inestimabile valore. Il poveretto non ha avuto scelta che abbandonare Lucy da sola e bla bla… la solita lagna. > >

Tutto questo era pazzesco.Jude aveva fatto sì che Lucy rimanesse da sola in modo tale da farla diventare più forte in vista del sacrificio… ma perché proprio lei?
Io, ero davvero disposta a rinunciare ad una mia preziosa amica pur di avere la mia vendetta contro l’Associazione? E di Gray e degli altri, cosa ne sarebbe stato?E cosa aveva detto a Natsu per farlo allontanare da Lucy?

< < C-C’è ancora una cosa che non capisco… Come farai a rendere il Paese “perfetto”? > >

< < E’ molto semplice. Trasformeremo ogni singolo cittadino in EU! Saranno tutti forti, invincibili… avrò un esercito umano a mia portata! Sarò il padrone del mondo!! > > esclamò ridendo istericamente.

< < Q-Quindi avevano ragione… è il Governo l’artefice degli EU. > > -mormorai, stringendo i pugni.

Non sapevo esattamente perché, ma tutto questo non mi piaceva affatto.Avevo sempre inviato gli EU e i demoni nei luoghi che mi indicava Jude, ma non mi ero mai posta la domanda della loro provenienza. Come avevano fatto a crearli?

< < E che ne sarà delle persone… che… non riusciranno a diventare EU…?! > > -sibilai a denti stretti.

< < Oh, vedo che hai capito. Sei sveglia eh? Come ben sai non molti riescono a sopportare la mutazione da essere umano ad EU. Grazie al processo dei nostri laboratori di ricerca, ora l’EU non è più solo una macchina per distruggere, ma è anche dotato della ragione. Questo implicherà un gran numero di sacrifici umani. Ma dopotutto, non si può ottenere tutto eh, Juvia?? Ahahaha! > > -rise maleficamente.

Mi sentivo male.Sapevo che lo scopo del Governo non era di certo nobile, ma non fino a quel punto.

< < Tu sei solo un pazzo! > > -urlai spaventata.

Prima che potessi usare un incantesimo d’attacco, sentii una scarica elettrica nel mio corpo.Jude estrasse dal mio fianco una pistola elettroshock. Caddi per terra, paralizzata.

< < D-dannazione.. > > -mormorai.

< < Ah, post scriptum: oltre al fatto che mi servi anche tu per il sacrificio, siccome sono in vena di rivelazioni, voglio confessarti una cosa. Ricordi gli Hunter che hanno ucciso la tua famiglia? > >

Il mio corpo tremava.Non riuscivo a muovermi. Non mi sentivo nemmeno più le dita dei piedi. Cosa diavolo mi aveva fatto? Cosa c’era sul serio in quella pistola?

< < Non erano Hunter, ma uomini del Governo. > > -sussurrò al mio orecchio, alzandomi dalla schiena e portando la mia testa tra le sue braccia.

Trasalii.Delle lacrime uscirono dai miei occhi.

< < Jude… bastardo! > > urlai disperata.

Non vidi più niente.Probabilmente Jude mi avevo dato una botta in testa. Tutto quello in cui avevo creduto, era una menzogna.
Avevo sempre dato la colpa di tutto agli Hunter.Avevo tradito i miei amici. Avevo ucciso delle persone. Avevo tradito Aquarius e i suoi insegnamenti. Avevo tradito me stessa. Avevo tradito Gray.
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Angolo Autrice:
Salveeeee :D
Ragazzi perdonatemi se ci ho messo così tanto tempo per pubblicare questo capitolo, ma sono stata impegnatissima!!! Con la scuola soprattutto -___-
Questo è uno dei rari momenti in cui ringrazio di non essere giapponese: se la scuola in italia è abbastanza dura, come sarà in Giappone? o_o
Ma passiamo a cosa serie u.u
Avete finalmente scoperto il vero scopo del Governo!!!
Ce ne è voluto di tempo eh? :’D
Ero un po’ indecisa sul modo in cui far scoprire la verità… all’inizio pensavo di scriverlo secondo il mio punto di vista e descrivere quindi una riunione di governo dove si ribadivano i loro piani, però ho pensato al fatto che era da un po’ che non si avevano notizie di Juvia, quindi ho preso due piccioni con una fava J
Cosa succederà ora a Juvia?
Passiamo a Lucy: Jude ha detto che lei è il sacrificio principale e per questo ha voluto separarla dagli altri.. ma cosa le succederà adesso? E cosa avrà detto Jude a Natsu per costringerlo a lasciare Lucy?
Perché ELFMAN (mi ero dimenticata di postarvi il suo arrivo xD) voleva rapire Wendy?
Che gli sarà successo? o.o
Ed infine (sì, magari infine… ) perché Natsu trova un biglietto con il suo indirizzo? Che ci sia qualcosa laggiù?
Seguite il prossimo capitolo e lo scoprirete :D cioè… scoprirete almeno il mistero qui sopra… per gli altri forse dovrete aspettare xD
Ok nel prossimo episodio, Natsu, Wendy ed una nuova comparsa si recheranno nella vecchia abitazione di Natsu. Si torna a Magnolia :D
Cosa troveranno?
Nel frattempo tra Cana e Loki scoppierà qualcosa u.u
Fine SPOILER!
Alla prossimaaaa

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Capitolo 46
*** How To Save A Life ***


How to Save a Life.

(Natsu)

Flashback

Quando aprii gli occhi quella mattina, vidi lo spettacolo più bello che i miei occhi avessero mai visto.Un panorama mozzafiato, di quelli che non avrei mai potuto dimenticare per il resto della mia vita nemmeno tra cento anni: Lucy che dormiva avvolta semplicemente da un lenzuolo, esattamente accanto a me.
Era distesa di lato, con la guancia destra poggiata sul cuscino e con il viso rivolto verso di me.La sensazione che provavo era indescrivibile. Dalle mie labbra sostava ormai da tutta la notte un sorriso soddisfatto ed entusiasta.

Quella notte io e Lucy avevamo fatto sesso per la prima volta, e nonostante per me non fosse la prima, sentivo che questa era l’unica volta che valeva davvero il senso della parola.Mi sentivo semplicemente… in pace.
Quello che Lucy era riuscita a compiere sul mio spirito in pochi mesi, fu riassunto in una sola notte.Che lei mi avesse cambiato, questo lo sapevo. Ma non avrei mai immaginato che mi sarei innamorato a tal punto. Glielo avevo detto solo la sera prima, ma in realtà lo sapevo da diverso tempo.

Probabilmente lo avevo sempre saputo, ma soltanto di recente mi ero finalmente accorto del sentimento indescrivibile che provavo per la bionda ragazza che dormiva beatamente accanto a me.Io amavo Lucy con tutto me stesso.
Forse, mi ero trattenuto nel dirglielo per così tanto tempo, perché il sentimento che provavo per lei non era amore dopo tutto… ma era qualcosa di più.Qualcosa ben al di là del semplice significato delle parole "Ti Amo".

Qualcosa di indescrivibile… qualcosa che non avevo mai provato prima d’ora per nessuno.Ma come potevo esprimere a parole quello che provavo? Dovevo per forza utilizzare delle parole banali, ma che nel mio cuore avevano un significato ancora più intenso.
E forse questo, Lucy lo sapeva.Il lenzuolo bianco le lasciava scoperta un buona parte della schiena, dal collo fino a metà della schiena stessa. Restai a fissarla a lungo.

Non era ancora sorta l’alba.Poggiai per qualche minuto la mia fronte contro la sua, respirando a fondo quell’odore così dolce ed intenso, facendo tesoro di ogni attimo. All’improvviso fui percorso da un brivido; c’era qualcuno nelle vicinanze.
La sua energia era strana… era simile a quella di un demone ma anche a quella di un essere umano.A malincuore lasciai quelle coperte calde, facendo bel attenzione a non svegliare Lucy. Velocemente mi vestii.

Indossai un paio di jeans aderenti, una maglietta con scollo a V a maniche lunghe ed un giubbotto in pelle nero.Infine infilai in una tasca interna del giubbotto una RoseGun.
Uscii da casa e facendomi guidare dall’istinto feci un balzo arrivando al tetto di un palazzo accanto.Spalancai gli occhi. Strinsi i pugni, guardando in cagnesco la figura che si presentava a circa 6 metri di distanza da me. Si avvicinò inesorabile, mentre cercai di mantenere uno sguardo impassibile.

< < Ciao, Salamander. > > -esordì Jude Heartphilia, con sguardo cortese.

< < Jude. Che diavolo ci fai qui, dannato?! > > -sbottai.

< < Sono qui per un unico motivo: lascia in pace mia figlia. > > -sibilò avvicinandosi.

Estrassi immediatamente la RoseGun, puntandogliela a pochi centimetri dalla fronte.

< < Ripeti se hai il coraggio, bastardo! > >

< < Tks… detesto i bambini… - borbottò alzando gli occhi al cielo – Comunque, non sono qui ne per arrestarvi ne per uccidervi, ma come ho detto ho solo un obbiettivo; devi lasciare mia figlia all’istante. > >

Il sangue mi ribolliva.Quella conversazione sembrava a dir poco priva di senso. Che storia era mai quella?

< < Ma che diavolo dici, vecchio?! Prima ci mandi l’esercito contro, ora spunti dal nulla e dici che non vuoi arrestarci ma che devo solo lasciare Lucy… con chi credi di parlare dannato?! > > -sbraitai prendendolo per il colletto della camicia di seta bianca.

Jude abbozzò un sorrisetto, mentre la mia mano stringeva la presa sempre di più dalla rabbia.

< < Hehe… non lo faresti nemmeno se si trattasse della felicità di Lucy? > >

Trasalì.

< < Di che diavolo parli, dannato?! > >

< < … Che cosa sai di Layla Heartphilia, la madre di Lucy? > >

La sua domanda mi colse alla sprovvista.Layla… Heartphilia?

< < E questo cosa c’entra? > > -mormorai furibondo.

Come osava nominare la madre di Lucy con così poco riguardo?Quell’uomo mi mandava in bestie ogni minuto che passava.

< < Rispondi alla domanda. > > -ordinò.

< < So soltanto che è scomparsa quando Lucy aveva otto anni, nel 1911. E allora? > >

< < E se ti dicessi… che Layla è viva? > > -sussurrò, mostrando un sorriso malvagio.

Gettai la pistola per terra, stringendo il colletto di Jude con tutte e due le mani.

< < Non dire cazzata, lurido bastardo! > > - urlai.

< < Non sto affatto mentendo. Perché non dai un’occhiata a questa? > > - disse estraendo dalla tasca del pantalone color rosso mattone una fotografia.

Afferrai con foga la foto.Le mie mani cominciarono a tremare. La foto ritraeva chiaramente una donna priva di sensi, in un letto d’ospedale con un respiratore nella bocca. Doveva avere una trentina d’anni, e somigliava incredibilmente a Lucy.

< < C-Che significa ciò..? > > -balbettai.

< < Semplice: Layla è viva e vegeta… certo è in uno stato comatoso da ormai diversi anni, però eccola lì in tutto il suo splendore. > >

< < Perché dovrei crederti maledetto?! > > - sibilai, non riuscendo a staccare gli occhi dalla fotografia.

< < Perché non hai alternative. Hai due scelte: non credermi, rimanere con Lucy e venire catturati dalle mie truppe all’alba, oppure lasciare mia figlia Lucy, portarla in un luogo sicuro e sparire dalla sua vita per sempre. Nella prima opzione, Layla morirà. > >

Tutto ciò era assurdo.

< < S-Sei solo un bastardo. > >

< < E’ la vita, caro mio. > >

< < Ma tu che diavolo ci guadagni?! > > -mormorai con la voce tremante.

< < Chissà… > >

Jude sparì dalla mia vista, così come era apparso.Mi piegai sulle ginocchia, sedendomi per terra. Mi misi le mani tra i capelli, lasciando che le lacrime di disperazione inondassero il mio viso. Cosa dovevo fare?
Jude stava dicendo la verità, oppure mentiva?Avrei dovuto correre il rischio? Restai a fissare la fotografia per circa un’ora. Non c’erano vie d’uscita: i soldati di Jude ci avrebbero catturati anche se fossimo scappati in quello stesso istante; inoltre, se la storia di Jude era vera, la madre di Lucy sarebbe morta davvero.

A malincuore tornai in casa e feci le valigie.Restai nel bosco fino a quando alle 8 del mattino, Lucy non seguì la mia energia spirituale. In quel momento riuscii a farla entrare in una porta degli Spostamenti senza che se ne accorgesse.
Infine, raggiunsi Erza e gli altri, a quali raccontai l’accaduto.I mesi a seguire, furono strazianti.
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(Cana)

L’allenamento proseguiva.Lucy era in evidente stato di stanchezza estrema, tuttavia non intendeva mollare. Lei e Mirajane continuavano a sfidarsi con i bastoni di legno. Ne avevano spezzati circa una ventina.
Sebbene il combattimento tra le due fosse entusiasmante sotto ogni aspetto, la mia mente andava continuamente a Loki. Cosa gli era preso tutto d’un tratto?Aveva lo sguardo fisso nel vuoto, come se stesse pensando a qualcosa di preoccupante. Mi avvicinai a lui, determinata.

< < Posso parlarti? > > -sussurrai al suo orecchio, voltandomi di spalle per evitare di mettere in mostra il mio sguardo dannatamente preoccupato.

Loki annuì con la testa e senza emettere fiato mi seguì.Camminai per circa un isolato e mezzo. Ci trovavamo ormai vicino al bosco, sul piccolo ponte di pietra nel quale giocavamo da bambini.

< < Allora, si può sapere che hai? > > -chiesi finalmente, voltandomi verso di lui.

Loki dapprima non rispose. Si limito a poggiare i gomiti sul davanzale del ponte, sospirando.

< < Beh… ho avuto la conferma che Lucy è… ancora innamorata del suo ragazzo… > > -mormorò.

Spalancai gli occhi.In me nacquero due emozioni talmente contrastanti da farmi dubitare di me stessa: provavo gioia, ma anche tanto dispiacere per Loki.

< < Mi dispiace… ma come lo hai scoperto? > > -dissi mettendogli una mano sulla spalla.

< < Ho erroneamente letto una lettera al computer... però, forse è troppo presto per arrendersi no? > > -disse all’improvviso voltandosi verso di me.

Il mio sguardo preoccupato si fece velocemente incerto e disperato.

< < C-Come? > >

< < Ma sì! Magari, mi basterà attendere ancora un po’ e magari Lucy si scorderà di Natsu e allora-! > >

Un groppo in gola mi assalì. Era inutile. Era totalmente inutile continuare. Loki non si sarebbe mai accorto di me. A lui piaceva Lucy, e questo io non avrei mai potuto cambiarlo. Fu allora che esplosi:

< < S-Sei davvero uno stupido… Sei uno stupido Loki!! > > -esclamai adirata, stringendo i pugni. Loki trasalì.

Quasi cascando dalle nuvole. Era idiota fino a quel punto?

< < Ma Cana… vuoi dire che non dovrei provarci ancora? Ma se sei tu quella che mi dici sempre di provare con tutte le mie forze e- > >

< < Sta zitto. – risposi secca – Io… sono davvero una povera stupida. Ho atteso che tu crescessi ma a quanto pare sei proprio senza speranza. Hai capito?! Sei uno stupido! E lo sono ancora di più io ad essere innamorata di te! > > - urlai con tutta la mia forza, mentre vedevo il viso di Loki farsi più sconvolto mentre una leggera tinta di rosso di dipingeva sulle sue guance.

Abbassai lo sguardo trattenendo le lacrime.

< < C-Cosa?.. > > -mormorò infine, facendomi infuriare ancora di più.

< < Hai sentito bene. Sono una stupida, te l’ho detto. Perché soltanto una stupida avrebbe atteso 4 anni della sua vita per un idiota come te! – risposi, a voce secca – … Ti è mai capitato di desiderare talmente una persona, che il solo non poterle stare accanto, ti fa sentire come se il cuore ti si spezzasse in un... milione.. di pezzi? > > -domandai infine, mostrando a Loki uno sguardo talmente scoperto che provavo vergogna solo a guardarlo negli occhi.

< < Cana… io- > >

< < Be’ per me è così, quando sono con te. Ormai sono innamorata di te da così tanto tempo da non riuscire a capirne più nemmeno il motivo e… ora sono stanca. Se tieni così poco alla tua dignità, allora corri dietro a Lucy finché vuoi. > >

Detto questo tentai di andarmene, ma Loki mi prese per il polso.

< < Aspetta Cana-! > >

< < Va'. All’ Inferno. > > -sibilai con tale serietà e cattiveria, che mi stupii di me stessa.

Non mi voltai a guardarlo negli occhi nemmeno per un attimo.Loki lasciò il mio polso, permettendomi di scappare.
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Mi sentivo una completa, colossale cretina.Perché mi ero comportata in quel modo con Loki? Gli avevo confessato i miei sentimenti... eppure mi sentivo lo stesso uno schifo. Lui mi aveva rifiutata, ovviamente.
Sapevo fin dall'inizio cosa provava.Ma allora, perché c'ero rimasta così tanto male? Avevo bisogno di qualcosa di forte... Avevo voglia di gettare tutti i miei problemi sull'alcool, in quel momento l'unica soluzione.
Mentre versavo del buon Scotch invecchiato del 1901 sul mio bicchiere di vetro, sentii suonare il campanello. Posai il bicchiere e la bottiglia e andai ad aprire.Aprii la porta.

< < Ehi... > > -esordì Loki, sorridendo.

Oddio.

< < C-Che ci fai qui?.. > > -risposi riluttante, imbarazzata.

< < A dire il vero, non ne ho idea ... Posso entrare? > > -domandò, abbassando lo sguardo.

< < C- Certo. > > -risposi, aprendo di più la porta e facendogli ceno con il braccio.

Loki entrò e chiusi la porta dietro di lui.Cosa voleva ancora?

< < Scusa se sono venuto qui a quest'ora... > >

< < Be', hai fegato a tornare... non c'è che dire. > > -risposi, sarcastica.

< < Già.. ma sono abituato ai rischi con te. > > -mormorò avvicinandosi.

Abbassai lo sguardo, e repentinamente feci un passo indietro.

< < Loki, che c'è? > > -sbottai, acida.

Ero stufa.Stufa di tutto quanto.

< < Io, volevo parlarti di quello che è successo oggi. > >

La sua voce risuonava imbarazzata.Sospirai abbassando lo sguardo. Quel bicchiere di Scotch era più che d'obbligo.

< < Non ho nient'altro da dirti. > > -mormorai, evitando di fissarlo negli occhi.

< < Già, l'ho capito quando mi hai praticamente mandato all'inferno. > > -fece, trattenendo una risatina amara.

Mi venne un groppo in gola.Lo avevo davvero detto quindi?

< < M-Mi dispiace Loki, io... ero fuori di me e- > >

< < Ma non sono venuto qui per ottenere delle scuse - mi interruppe - anche perché, non hai nulla di cui scusarti. Anche se per un momento ho creduto che mi avresti puntato una pistola addosso! > > -ridacchiò.

Feci un piccolo sorriso.

< < Io, sono venuto per parlare di te e me. Perché non me l'hai detto prima? > >

Sospirai bevendo prima direttamente dalla bottiglia, sotto lo sguardo preoccupato di Loki.

< < Loki, andiamo. Ci conosciamo praticamente da una vita. Ti conosco, so cosa provi per me: amicizia, nient'altro. Sai, dopo Karen ho sul serio pensato di dichiararmi ma, poi ho scoperto di mio padre, sono partita, tu hai conosciuto Lucy e tutto si è complicato. > > -conclusi.

< < No, Cana ascolta. Io voglio essere sincero con te. - ribatté avvicinandosi ancora di più, tanto che provai a fare un passo indietro, ma il divano me lo impedì - Io, non so cosa provo veramente per Lucy.  E' come hai detto tu. Ricordi ciò che mi hai detto soltanto due ore fa? “Ti è mai capitato di desiderare talmente una persona, che il solo non poterle stare accanto, ti fa sentire come se il cuore ti si spezzasse in un... milione.. di pezzi? > >

Annuii con la testa.

< < Beh io no. > >

Aggrottai le sopracciglia confusa.Cosa intendeva con "io no"?

< < C-Che significa? > > -domandi, guardandolo negli occhi.

< < Significa che per tutto questo tempo, ho creduto che Lucy fosse la ragazza della quale mi ero innamorato. Ma quando ho visto le centinai di lettere che Lucy scrive per il suo ragazzo ogni giorno, ci sono rimasto male, è vero. Ma non quanto ci sono rimasto male quando tu mi hai urlato tutte quelle cose. > >

Mi tremavano le mani.

< < Ma- > >

< < Lasciami finire! – mormorò, interrompendomi nuovamente - Io, sul serio Cana, non so cosa provo per te. Non riesco a capire niente, sono confuso.Non so cosa sei tu per me, cosa dovresti essere o cosa vorrei che fossi.  Ma io non voglio farti del male. Questa è l'unica cosa di cui sono sicuro. > > -concluse mettendomi una mano sulla guancia.

Non sapevo cosa dire.Aprii la bocca, attendendo che le parole uscissero, ma niente. Restai a guardarlo negli occhi, con aria confusa. Come dovevo considerare quelle sue parole? Mi stava rifiutando nel modo più gentile possibile? Sospirai, spostando la sua mano con la mia.

< < Dunque quale sarebbe la tua soluzione? > > -chiesi, secca.

< < Io ho bisogno di capire cosa provo per te. E c'è un solo modo per capirlo. Anche se quello che sto per fare mi renderà l'essere più spregevole e stronzo e idiota di tutto il Pianeta.Dopo che lo farò, potrai pure odiarmi. Potrai anche uccidermi, io non mi opporrò. > >

Quel suo discorso cominciava a spaventarmi.Feci un'altra passo indietro. Il divano dietro di me mi fece perdere l'equilibrio. Loki mi afferrò svelto per il polso riportandomi a se, direttamente a due centimetri di distanza dalle sue labbra.
Il cuore mi batteva forte, e i suoi occhi puntati su di me sembravano essere pronti a risucchiarmi del tutto.Loki mi prese per mano.

< < Loki... > > -mormorai con un groppo in gola.

Entrambi chiudemmo gli occhi e prima che me ne potessi accorgere, le sue labbra si erano posate dolcemente sulle mie.Mi sentivo scottare. Come se mi stesse trasmettendo tutto il calore che aveva in corpo.
Sentivo che non sarei riuscita a resistere ancora a lungo, perciò lo allontanai dolcemente. Loki sembrava tremare.Restammo a fissarci per diversi secondi. Mi guardava con una strana espressione.

Come se stesse guardando la cosa più meravigliosa che avesse mai visto.Quello sguardo mi spaventò. In quel momento si riattaccò alle mie labbra. Restai all'inizio ad occhi aperti, che chiusi qualche attimo dopo.
Cominciammo a baciarci con foga.Assaporai ogni istante di quei baci lunghi e completi. Sentivo il suo fiatone posarsi su di me. Lui sentiva il mio. Loki mi tenne il viso con una mano sulla guancia, mentre io comprimevo le sue labbra sulle mie spingendolo dal collo.

Mi spinse al muro.Velocemente lo aiutai a togliersi la felpa, senza staccare la punta della lingua dalla sua. Mi tenne le braccia alzate, contro il muro. Velocemente mi tolse la camicetta e la gettò per terra. Con una mano infilai le dita tra i suoi capelli.
II nostri respiri erano affannati, quasi come dovessimo svenire da un momento all'altro.Pur continuando a baciarci, cominciammo a salire le scale. Ad intervalli di due o tre gradini, finivamo per toglierci un indumento. Arrivammo nella mia camera da letto con solo la biancheria addosso.

All'inizio Loki si mise sopra di me, baciandomi sulla labbra, sul collo, sul petto, per poi scendere fino al ventre.Mille brividi mi percorsero la pelle.
Con le dita giocava con l'elastico dei miei slip, mentre con un'altra mano cercava di slacciarmi il reggiseno.Forse eravamo spinti troppo dall'istinto per pensare alle conseguenze delle nostre azioni, ma non importava. L'unica cosa che contava, era che io lo desideravo e che lui desiderava me.
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Mi svegliai rilassata.Pensavo di aver dormito per un centinaio di anni. Sentivo il suo respiro caldo posarsi sulla mia schiena. Ci trovavamo avvolti dalle lenzuola bianche. Ero distesa sul fianco sinistro. Loki mi cingeva a sé con il suo braccio poggiato sul mio fianco.

< < Cana... > > -mormorò, con la voce assonnata

< < Uhm?... > > -mugugnai ancora ad occhi chiusi.

< < 'Giorno. Abbiamo dormito insieme... e per di più ci siamo addormentati accoccolati... > > -mormorò spostandomi i capelli dalla spalla.

Lentamente aprii gli occhi, mettendomi una mano sulla faccia.Feci attenzione a coprire il mio corpo con il lenzuolo, e sollevai il busto.

< < Oh... no.. > > -mormorai trascinando la voce.

< < E' un bel casino eh? > > -disse trattenendo una risatina.

C'era poco da ridere.Io e Loki eravamo finiti a letto insieme.. a letto! Io e lui. Lui e me. Niente di più sbagliato.

< < Penso che dovremmo... > > -mugugnai, mettendomi i capelli all'indietro e rinfilandomi gli slip da sotto le coperte.

< < ... Fingere che non sia successo niente? > > -continuò Loki, voltandosi verso di me.

Non appena lo guardai negli occhi, dovetti abbassare lo sguardo.Quei suoi capelli scompigliati... il suo odore.. il suo fisico scolpito... non era mai stato talmente bello.

< < Sì... direi di sì… > > -confermai, tristemente.

Mi fissò con uno sguardo strano.

< < Perché quella faccia? > > -chiesi stranita, ma anche curiosa; motivo per cui feci un sorrisetto.

< < No è che... non credo che tu sia mai stata così bella. > > -sorrise, guardandomi intensamente negli occhi.

Abbassai lo sguardo spaesata.All'improvviso Loki mi prese per i fianchi. Finii sopra di lui, con le ginocchia appoggiate sul materasso, busto dritto.

< < Loki... > > -mormorai.

Quest'ultimo mi mise un dito in mezzo alla labbra.Ci ribaltammo ancora. Finì sopra di me, quando cominciò a baciarmi. Sentivo l'eccitazione prendere possesso di me. Respiravo intensamente.
Le sue mani cominciarono ed esplorarmi.Mi accarezzarono le spalle... Il petto ancora coperto dal lenzuolo bianco... I fianchi... Le cosce... Mentre e sue labbra si spostavano dalla mia bocca al mio collo, infilò l'altra mano sotto il lenzuolo; cominciò ad accarezzarmi il ventre piatto.

Il mio respiro divenne sempre più intenso e il battito del mio cuore divenne più accelerato.Loki scese con la testa fino al petto. Spostò leggermente il lenzuolo, baciando il mio petto non del tutto scoperto con la lingua.
Emisi un gemito.Riportai con le mani il suo viso verso di me. Riportai con le mani il suo viso verso di me. Mi attaccai alle sue labbra con foga. Lasciai passare la sua lingua umida. Ogni movimento perfetto delle nostre labbra produceva in me dei brividi, come fossero scariche elettriche.

Mi misi sopra di lui e abbassandomi cominciai a baciarlo nel collo, fino a scendere al petto.Mentre la mia bocca lo esplorava, la mia mano destra sostava sulla sua bocca, mentre la mia mano sinistra toccava possessivamente i suoi muscoli scolpiti.
Più mi avvicinavo ai suoi boxer aderenti, più il suo respiro si faceva intenso.Ritornai alle sue labbra. Non riuscivo a smettere di baciarlo, di toccarlo, di desiderarlo. Sapevo che stavo commettendo un errore; eppure, il mio cuore mi diceva di continuare.

Mi riportò sotto di lui.Con foga tolse il lenzuolo dal mio petto nudo. Le sue labbra su di me accelerarono il battito del mio cuore. Emisi ancora una volta un gemito, chiudendo gli occhi per l'eccitazione e aprendo la bocca, dalla quale cercai di prendere più ossigeno che potevo.
Loki fece scivolare la sua manodal mio petto al mio ventre e dal mio ventre ai miei slip. Baciandomi con la lingua, li tolse con un movimento rapido. Chissà forse li aveva addirittura strappati... ma non mi importava.

In un attimo fu dentro di me.Fu ancora una vota una sensazione dannatamente travolgente. Ogni suo movimento, scaturiva in me sensazioni incredibili.  Ormai non potevo più negare a me stessa di essere innamorata di Loki.
Ma cos'ero io per lui?I nostri respiri erano diventati talmente intesi che ci mancava il fiato. Ma cosa stavo facendo? Lui non amava me. A lui piaceva un'altra ragazza. Ma allora, pur sapendolo, perché stavo facendo tutto questo?
...
Io e Loki ci stendemmo pesantemente sul letto, sfiniti.Non dicemmo niente per parecchi minuti. E cosa avremmo dovuto dire in fondo?

< < … Sono una stupida... > > -mormorai, pensando troppo ad alta voce.

Loki si voltò verso di me, scompigliandosi i capelli.Non sarei riuscita a reggere un altro suo sguardo.

< < Dio Loki, ti prego non guardarmi in questo modo... > > -sbuffai, alzandomi da letto e infilandomi una vestaglia che arrivava ben sopra le ginocchia.

Loki si rimise velocemente i pantaloni.

< < Cana.. io... > > -tentò di spiegare, ma lo fermai con un cenno della mano.

< < Loki… stamattina, prima di svegliarti, hai per caso bevuto dell'alcool? > > -chiesi guardandolo fisso negli occhi.

< < Io mi sono svegliato esattamente quando ti sei svegliata tu... perché mai avrei dovuto prendere alcolici? > > -chiese avvicinando il suo viso di più al mio.

La risposta era: semplice, perché questo spiegherebbe il motivo per il quale abbiamo fatto sesso. Per la seconda volta, in un giorno.

< < Loki, che cosa abbiamo fatto? > > -mormorai, infilando una mano tra i capelli.

< < Sei pentita... di averlo fatto? > > -domandò mostrando il suo "sguardo colpevole" .

Dio, quanto odiavo quello sguardo in circostanze come quella.Però dovevo essere la prima ad ammettere la verità...

< < ... No. -risposi voltandomi da un'altra parte - Tu? > >

< < Io... > >

A quell'unica sillaba, mi scese una lacrima. Alzando gli occhi al cielo, sbattei le braccia contro i miei fianchi. Sospirando trattenni una risatina isterica. Feci per andarmene, ma Loki mi fermò dal polso.

< < Cana, aspetta. > > -fece, deciso.

< < Che c'è adesso, Loki? La cosa mi sembra chiara come il sole. Ieri sera eri sbronzo e adesso ti sei solo approfittato di me, ecco tutto. > > - risposi asciugandomi la lacrima.

< < No, non è così. – ribatté con decisione, tanto che facendo un piccolo passo indietro, decisi di starlo a sentire - Questa mattina, questa notte.. sono state le più belle della mia esistenza. E sì, mi è piaciuto così tanto che lo rifarei, anche subito! > >

Quelle parole mi lasciarono piacevolmente sorpresa, fino a farmi arrossire.Ma c'era qualcos'altro.

< < Ma? > >

< < Ma io, ho bisogno di riflettere. Forse è successo tutto troppo in fretta... > > -aggiunse, lasciandomi il polso.

Già... c'era da aspettarselo.

< < Io... credo di avere bisogno anch'io di un po' di tempo per riflettere... > > -mentii.

In realtà sapevo benissimo cosa volevo: io lo amavo.Lo avevo sempre amato ma, non avevo intenzione di essere l'unica a soffrirne, come al solito. Chissà, forse avevo bisogno seriamente di pensare.

< < A-Ahh... certo. Ora sarà meglio che.. > > -balbettò indicando la porta.

Aveva uno sguardo strano... quasi come se fosse deluso.

< < Sì è meglio che tu vada. > > -ammisi, mostrando un sorriso imbarazzato.

Loki si rivestii velocemente.

< < Allora... ciao Cana. > > -mi salutò, dandomi un bacio sulla guancia.

Non appena chiuse la porta, mi sdraiai sul letto, dove le lacrime cominciarono a scendere.
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Angolo Autrice:
Salveeeeee :DD
Perdonatemi per averci messo così tanto a caricare questo capitoluccio u.u ma la scuola come sapete mi tiene taaaaanto impegnata .__. E mi dovrete perdonare anche di non aver continuato il pezzo di Natsu del capitolo precedente… so che lo avevo promesso ma NON C’ERA SPAZIO! Se avessi inserito anche questo pezzo (che non vi dico di cosa tratterà ;) ) il capitolo sarebbe durato come minimo 20 pagine di word :’D
Passiamo a quello pubblicato: avete scoperto il motivo per cui Natsu ha lasciato Lucy! Yee!
Ora il via alle supposizioni! Jude dirà la verità? Layla è veramente viva? E allora dove è stata per tutto questo tempo? Cosa le è successo in realtà?
Cana e Loki… finalmente… aww ** il loro pezzo era già pronto da circa un mese xD aspettavo solo il momento propizio per inserirlo J
Nel prossimo capitolo, come vi avevo già anticipato, Natsu, Wendy e un nuovo personaggio torneranno a Magnolia per capire il motivo per cui l’indirizzo di Natsu si trovava in quel vecchio laboratorio sotterraneo! Nel frattempo Lucy finirà gli allenamenti e i nostri eroi dovranno cambiare il luogo dello scontro.
Juvia avrà il suo momento! Levi avrà una nuova ricaduta :/
Alla prossimaaa :D

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Capitolo 47
*** Crime Sorcière ***


Crime Sorcière

(Natsu)

< < M-Ma questo è… l’indirizzo nel luogo in cui abitavo da bambino.. > > -mormorai.

Cosa voleva indicare ciò?

< < E-Eh? > > -ripeté Wendy, stranita quanto me.

All’improvviso sentimmo dei passi.Mi voltai di scatto.

< < Sta indietro, Wendy! > > -esclamai, mettendomi davanti a lei.

Non avevo nessun’arma in mio possesso, perciò in quel momento pregai con tutto il cuore che non si trattasse di un altro demone.

< < Signorina Wendy! Signorina Wendy! > > -esclamò una voce maschile in avvicinamento.

< < M-ma questo è…? > > -mormorò.

All’improvviso una delle pareti d’acciaio davanti a noi si aprì dividendosi in due, come se fosse una porta.Si presentò davanti a noi un ragazzino. Capelli sul nero, occhi grandi, stessa statura di Wendy. Doveva avere anche la sua età.
Indossava un paio di pantaloni con bretelle che si incrociavano nella schiena, una camicia con le maniche arrotolate fino ai gomiti e un cappello a ciabatta grigio in testa.

< < R-Romeo? > > -esclamò Wendy.

< < Lo conosci? > > -domandai.

< < Sì, lui è il figlio di un vecchio amico di mio padre. Attualmente è lo stalliere di corte… anche se a volte di diletta e farmi da guardia del corpo… > > -spiegò, pronunciando l’ultima frase con intonazione quasi seccata.

< < M-Ma signorina Wendy io… ero così preoccupato per voi!! > > -esclamò Romeo , arrossendo.

Ora la faccenda si stava facendo più chiara…Sospirai.

< < Chi è costui!? > > -esclamò Romeo guardandomi in cagnesco.

< < Oh! E’ la mia guardia del corpo personale! > > -esclamò Wendy stringendo a se il mio braccio.

< < E-Ehi Wendy-! > >

< < Ebbene messere, vi sfido a duello per ottenere l’amore della principessa Wendy! > > -disse Romeo, determinato. La faccenda stava diventando ridicola.

< < Sentite non ho tempo per questo cose, devo immediatamente andare a questo indirizzo con la Porta degli Spostamenti e-! > >

< < Cosa? Intendi già partire?! > > -mi interruppe Wendy stringendomi a se più del dovuto.

< < B-beh direi di sì. > > -balbettai, imbarazzato.

< < Voglio venire anch’io! E poi, un momento! La tua compagna starà bene? > >

< < Sì sta benissimo. Sento la sua energia spirituale forte e chiara. Non c’è da temere, poi farò in un lampo. > >

< < Bene, allora vengo anch’io! > > -esclamò Romeo.

< < Come sarebbe a dire? > > -ribattei.

< < Se Wendy va’, vado anche io! > >

< < Romeo… sei noioso! Io e Natsu possiamo cavarcela da soli e-> >

< < Tu resti qui invece. > > -ordinai.

< < Invece io vengo! Perché se non mi farai venire con te racconterò a mio padre che mi hai lasciata da sola in mezzo a centinai di demoni! > > -esclamò irritata.

Per essere una ragazzina, aveva fegato.  Sospirai, non avendo alternative.


< < D’accordo… state tutti vicini a me. > > -dissi

Wendy non se lo fece ripetere due volte, mentre Romeo continuò a guardarmi con aria di diffidenza. Che avevo fatto di male?Estrassi dalla tasca l’Etherion che posizionai sul palmo della mia mano. In pochi attimi ci ritrovammo all’interno della Porta.

< < Destinazione, Magnolia. Private Sun numero 5. > > - esclamai.

Il viaggio durò pochi attimi.Tra lo stupore generale, uscimmo dalla porta ritrovandoci davanti ad una villa malandata. Le fondamenta erano ormai ridotte in cenere, mentre le mura non cedevano per miracolo. La mia vecchia casa si trovava immersa nella natura, proprio come ricordavo. La porta ormai bruciata era per terra.

< < Ma che posto è questo? > > - mormorò Romeo, spaesato.

< < Questo è il luogo in cui sono cresciuto. > > -rivelai, fissando quel che ne rimaneva.

Fu in quell’istante, che percepii una strana aura magica.Scattai in direzione della forza misteriosa che proveniva dal centro della casa. Il pavimento era ormai ridotto a brandelli di legno, per cui non fu molto difficile spostare il tutto.

< < Ehi Romeo, vuoi far colpo su Wendy? Datti da fare. Aiutami a scavare! > > -esclamai.

< < S-Scavare? > > -ripeté.

< < Certo. C’è qualcosa sotto terra e noi la troveremo. > >

Detto fatto, cominciammo a levare sempre più terra a mani nude.Dopo qualche minuto, le nostre mani incontrarono qualcosa di duro. Scavando sempre più in fondo, riesumammo una vecchia scatola di legno sbadita.

< < Che roba è? > > -chiese Wendy avvicinandosi.

< < Non ne ho idea.. > > -mormorò Romeo.

< < Allora l’unica cosa da fare è aprirla. > > -

Fortunatamente il lucchetto che chiudeva la scatola era talmente malandato che con un pugno si ruppe.Aprii la scatola: al suo interno si trovava una spada. Era una catana giapponese, lunga e affilata, con un’elsa nera.
Era racchiusa in un fodero dello stesso colore, con una strana iscrizione.Vi si trovava anche una lettera. Era leggermente coperta di terra. Velocemente la aprii leggendo ogni singola parola con stupore ed attenzione.

Al mio caro Natsu. Se sei arrivato fin qui, allora significa che io e la mamma siamo morti davvero nel 1911. Mi dispiace tanto, figliuolo.
Dispiace ad entrambi di aver lasciato soli te e Sting. Ma purtroppo, per sventare un piano che coinvolge milioni di persone nella morte, qualche vittima innocente deve essere sacrificata.Certo, io e la mamma non siamo innocenti. Per anni abbiamo lavorato per il Governo come umili alleati, ma solo adesso ci siamo resi conto di quanto possa essere crudele il fato. D’ora in poi tenteremo in ogni modo di fermare il Piano del Governo, come del resto cerca di fare Crime Sorcière ogni giorno. L’unica cosa che possiamo sperare è che tu riesca nella nostra impresa. Ci saranno sempre momenti in cui ti troverai da solo e davanti a scelte difficili, ma noi ci saremo sempre. Usa saggiamente questa spada, Slayer, e che le sue fiamme possano condurti verso la vittoria.
Mamma e Papà.”

Le mani mi tremavano. Cosa voleva dire quella lettera?I miei genitori erano dunque stati uccisi per aver scoperto qualcosa sul Governo? E cosa significava Crime Sorcière? Era un luogo? Una persona? Un simbolo?

< < Qui c’è qualcosa che non va… Chi diavolo è Crime Sorcière? > > -mormorai.

< < Crime Sorcière? … > > - chiese Romeo, stranito.

< < Sì… c’è scritto qui. > > -dissi ponendogli la lettera.

< < Natsu… perché non provi ad estrarre la spada? > > -propose Wendy, mostrando uno sguardo stranamente interessato e al contempo preoccupato, per la sua personalità.
Questo mi lasciò piacevolmente sorpreso.
< < D’accordo. Farò come vuoi. > > -disse poggiandole una mano sulla testa.

Dopo di che, sfoderai la spada del fodero.Immediatamente la spada fu avvolta da fiamme scarlatte. Restammo sconvolti. Come era possibile? Insomma, forse non avremmo dovuto stupirci per così poco, poiché solo cinque minuti prima eravamo stati attaccati da demoni dal corpo umano e dalle grandi ali pelose...
Ma persino io non avevo mai visto nulla del genere.Le fiamme sembravano provenire dall’elsa della spada. Provai con un dito a sfiorare le fiamme: non sentii alcun dolore. Poggiai addirittura la mano, ma il bruciore non si fece sentire. Cosa voleva dire ciò?

< < N-Non ti fa male? > > -chiese Romeo, cercando di avvicinare un dito.

Con scatto bloccai il braccio del ragazzino, guardando le fiamme in cagnesco.

< < Che c’è? > > -chiese Romeo tentando di liberarsi dalla mia presa, senza alcun risultato ovviamente.

< < Aspetta, voglio provare una cosa. > > -mormorai rinfilando la katana all’interno del fodero. Nello stesso momento le fiamme si dissolsero.
 
Tornammo da Erza con la Porta degli Spostamenti. Mi ero preoccupato davvero per nulla; Erza stava benissimo.

< < Allora, essere schifoso. Dì: cosa ti porta qui, eh? > > -esclamò Erza puntando il Bazooka sul volto del povero demone sventurato che aveva osato sfidarla…

Il poveraccio – privo ormai di un’ala – si trovava per terra, bloccato dal piede di Erza sul suo ventre.

< < Ottimo lavoro Erza… > > -sorisi, avvicinandomi.

< < Natsu… dannato mi hai lasciato da sola! > > -esclamò, ancora una volta lanciandomi addosso un pezzo di cornicione, che non riuscii a schivare, purtroppo.

< < Erza! Dannata me l’hai detto tu di mettere in salvo Wendy! > > -esclamai.

< < Ah… giusto. > > -si limitò a rispondere, indifferente.

< < Ah per questo.. Erza… g-grazie.. > > -mormorò Wendy, orgogliosamente.

A quanto pare ringraziare non era il suo forte…

< < Non c’è di che. Ora, che cosa avete fatto per tutto questo tempo? > > - chiese, mentre stese il demone con una calcio alla testa – dopo di che lo legò come un salame - .

Spiegai l’accaduto il più velocemente possibile. A quel punto mostrai ad Erza la lettera lasciata da mio padre.

< < Quindi, se ho capito bene – disse allontanando lo sguardo dalla lettera – I tuoi genitori erano consapevoli che la loro morte sarebbe avvenuta nel 1911… e infine fanno riferimento ad un certo Crime Sorcière… cosa vorrà mai dire, quindi? > >

< < Non ne ho idea… > > -borbottai mettendomi le braccia dietro la nuca.

Avevo fin troppi grattacapi a cui pensare… forse quello poteva rimanere un mistero ancora per un po’?

< < Ora ricordo! > > -esclamò Romeo all’improvviso.

< < C-Che cosa? > > -chiese Wendy, sorpresa quanto noi del resto.

< < S-Sì scusatemi… ora vi spiego. Fin da quando ho sentito il nome Crime Sorcière, ho sempre pensato che fosse realmente collegato a qualcosa che già sapevo, ed è così infatti! Io, ricordo che mio padre faceva parte di una

Squadra… chiamata appunto Crime Sorcière. Mio padre è morto quando ero troppo piccolo perché possa ricordarmi di lui, di fatti tutto questo mi è stato raccontato dal nostro Lord, vostro padre, Wendy. > >

< < M-Mio padre? Cosa c’entra?! > > - rispose Wendy, irritata.

< < E-Ecco vostro padre faceva anche lui parte di Crime Sorcière, insieme ad altri componenti. Per caso mesi fa ho trovato una fotografia… ve la porto subito! > > -disse avviandosi verso il corridoio, fortunatamente poco danneggiato.

< < C’è qualcosa che non mi torna… > > -mormorò Erza.

< < Ehi ragazzi! > > -esclamò una voce proveniente dal corridoio.

< < Ma questo è Gray… Ehi Gray siamo qui! > > -esclamò Erza

Gray entrò frettolosamente nella stanza.

< < Che succede? > > -chiese Wendy

< < Dovrei chiederlo io a voi! Avevo sentito che ci fosse stato un attacco al Palazzo, voi state bene? > >

< < Sì non ti preoccupare… Come al solito ho risolto tutto senza il tuo aiuto, signor maniaco… > > -dissi orgogliosamente.

< < Chiudi il becco idiota! Se ci fossi stato io il Palazzo sarebbe ancora intatto! > > -esclamò Gray scontrando la sua fronte contro la mia.

< < Che hai detto?! > >

< < Quello che hai sentito! > >

< < Adesso basta! > > -sibilò Erza, facendoci rabbrividire.

< < Comunque… cosa diavolo è quella cosa che hai legata alla cinta dei pantaloni? > > -chiese Gray notando la spada Slayer.

< < Ti spiegheremo tutto dopo… per il momento ti basta sapere che abbiamo scoperto che i genitori di Natsu erano probabilmente a conoscenza della loro morte, avvenuta nel 1911… e che facevano parte di una Squadra, Crime
Sorcière. > > -spiegò Erza.

< < Ah.. il 1911, l’anno delle disgrazie… > >-mormorò Gray.

< < … Cosa intendi? > > -chiese Erza, curiosa.

< < Beh, nel 1911 sono scomparsi anche mio padre e mio fratello.. così… > >

Trasalì.

< < Oh cavolo… -mormorai – Forse, tutto ha un senso, ora. > >

< < Spiegati meglio. > > -disse Erza

< < Erza, in quale anno sei finalmente riuscita a scappare dall’Isola Garuna? > > -chiesi cercando di spiegare il mio punto di vista.

< < Nel… 1911… anche anno in cui Sting venne portato nell’Isola… > > -rispose, cominciando a capire.

< < S-Sting? Che cosa c’entra quel maledetto di mio fratello? > > -chiesi stranito.

Erza alzò gli occhi al cielo, maledicendosi.

< < C-Credevo che te ne avesse parlato… ti spiegherò tutto dopo. > >

Decisi di lasciar correre, per il momento: avevamo cose più importanti a cui pensare.

< < … Gray, mi hai raccontato che la famiglia di Juvia venne uccisa… in che hanno? > > - chiesi

Gray ci pensò un momento su, mentre Wendy sembrava cercare di ricordare qualcosa.

< < Se non ricordo male, mi raccontò che successe tutto nel 1911. > > -mormorò.

< < E in che anno la madre di Lucy, Layla è scomparsa? Nel 1911! E se non fosse una coincidenza? > > -chiesi

< < Ragazzi… - fece Wendy – Forse, non c’entra niente con la faccenda ma… anche mia madre morì nel 1911. Fu mio padre a raccontarmelo. > >

< < Natsu, nella lettera c’è scritto che i tuoi genitori cercheranno in tutti i modi di fermare il Piano del Governo… di cosa si tratta in realtà? Significa forse, che sono morti per aver scoperto qualcosa? > > - si chiese Erza.

In realtà, ci credevo poco. Per tutta la vita avevo sempre pensato che i miei genitori fossero stati soltanto degli sventurati manichini del Governo. Era difficile credere, da un momento all’altro, che fossero dei martiri, deceduti per una buona causa.

< < Eccomi ragazzi! > > -esclamò Romeo tornando con una fotografia in mano.

< < Allora, cosa hai scoperto? > > -chiesi.

< < Ecco – disse mostrando la fotografia – Questa è la Squadra Crime Sorcière al completo. > >

La fotografia a colori, ritraeva sei persone all’interno di uno strano edificio:
Due donne; la prima in piedi, di profilo con la testa girata verso la lo spettatore e con in mano un libro e un'altra seduta per terra con la pistola puntata verso l’alto.
Quattro uomini; uno bassino con dei grandi baffi, due in piedi sorridenti ed uno intento a lucidare la sua pistola con il volto in parte coperto da un ciuffo di capelli neri.La mia attenzione fu rivolta immediatamente alla donna in piedi: bionda, incredibilmente bella e dall’incredibile somiglianza con Lucy. Era senz’altro Layla.

< < M-ma questo è.. Layla. > > -mormorai allibito. Come poteva essere?

< < Cosa? Ne sei sicuro?! > > -esclamò Erza.

Velocemente presi dalla tasca dei pantaloni la fotografia che mi aveva dato Jude: le due figure erano identiche. Layla aveva gli occhi verdi, mentre Lucy color cioccolato. Almeno, potevo essere certo che non fosse un fotomontaggio. Ma la foto di Jude? Era vera o falsa?

< < Gray, dov’è Levi ora che ci penso? > > -chiese Erza.

< < Non… ne ho idea.. > > -mormorò guardandosi intorno. Dove diavolo era finita?

Wendy si avvicinò a Romeo, per osservare meglio la fotografia.

< < Ma quella è davvero mio padre! –esclamò, indicando l’uomo dai capelli chiari in piedi, accanto ad un altro dai capelli scuri – Dannato… non mi ha mai parlato di niente.. > >

< < Quindi, se ho capito bene Lord Wakaba faceva parte di Crime Sorcière.. ma cos’era di preciso? E che fine hanno fatto i membri, a parte Layla, Wakaba e Macao? > > - chiese Gray

< < E’ quello che dobbiamo scoprire. > > -dissi.
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(Autrice)

Mentre una vecchia radio all’interno di un laboratorio segreto, trasmetteva ancora una volta notizie circa lo scontro tra Fiore e Tristan, qualcosa sembrava stesse riprendendo vita nella stanza accanto.
La guardia incaricata di tener d’occhio la persona che giaceva addormentata nella stanza B14 si era presa una piccola pausa caffè. Dopotutto, perché il suo capo continuava ad insistere nel far sorvegliare una stanza con una persona quasi morta?

Una persone incosciente; una persone che ancora lottava per sopravvivere, che lottava per rivedere ancora una volta la sua amata bambina.
Molti continuavano a considerarla morta da ormai ben dieci anni. Altri pensavano che si fosse fatta un’altra vita in un altro Stato, lontana dalla famiglia e dalle sue responsabilità di moglie e madre.Ma non era così. C’era qualcosa di ben più oscuro.

Perché continuare a sorvegliare una persona ormai inoffensiva? Perché Layla, non era del tutto morta. E questo Jude lo sapeva benissimo. La donna priva di sensi ormai da dieci anni, giaceva addormentata in un lettino d’ospedale, attaccata ad un respiratore e varie flebo. Sebbene la sua vita fosse stata ormai da parecchi anni sull'orlo del precipizio, la sua bellezza non ne aveva risentito minimamente. Successe tutto in pochi minuti.

Le sue labbra perfette, carnose e a forma di cuore cominciarono pian piano a riprendere colore.La sua pelle pallida e fredda, cominciava a diventare più calda e rosea. L’espressione serena sul suo viso si tramutò in una colma di paura e angoscia. Le sue dita cominciarono a muoversi, una alla volta.
Il suo respiro divenne più affannoso.I battiti cardiaci registrati nel monitor cominciarono a riprendere vigore. Aprì gli occhi verde smeraldo di scatto. Inspirò rumorosamente, alzandosi il busto di scattò.

< < …L-L-Lucy… ! I-Io… > >-ansimò.
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(Juvia)

Mi risvegliai con un dolore pulsante in testa. La mia faccia poggiava contro qualcosa di freddo e umido.Ero avvolta dall’oscurità. Sentivo chiaramente delle catene ai miei piedi. Ancora distesa, allungai un braccio, quando con la mano incontrai qualcosa di lungo, sottile, duro e ruvido.

Mi ci aggrappai, aiutandomi a sollevarmi. Con grande sforzo riuscii a mettermi seduta, poggiando la schiena contro la serie di pali lunghi, stretti e duri, probabilmente delle grate. Affondai il viso nelle ginocchia.
Come avevo fatto a finire in quella situazione? Ricordavo tutto: Jude aveva intenzione di usare l’intera Associazione Hunter e me compresa per i suoi loschi scopi. E l’avevo capito soltanto poco tempo prima.
Non sapevo da quanto tempo mi trovavo rinchiusa lì dentro.Mi toccai la testa dove avevo un bernoccolo. Sentii un rumore di catene vicino a me.

< < C’è nessuno? > >

< < J-Juvia, sei tu? > > -rispose una voce familiare.

< < L-Lyon? > > -mormorai.

< < Sì! Sono io. Sono nella cella accanto alla tua. > >

< < Capisco… quindi quel bastardo non ha mantenuto la promessa… beh me l’aspettavo. > > - dissi.

< < Avevi chiesto a Jude di rendermi la libertà? Non ce ne era bisogno Juvia, davvero. Sono finito in questo guaio da solo e in altrettanto modo me ne tirerò fuori. > >

< < E tu perché sei stato catturato? > > -chiesi.

< < Io… mi sono intrufolato nella villa di Jude per cercare la Pergamena, ma purtroppo sono stato beccato… > > -rispose, ridendo amaramente.

Non potevo vedere il suo volto, ma dalla sua voce, riuscivo a capire benissimo quanto fosse frustrata la sua espressione.

< < Lyon, dove sei stato per questi dieci anni? Sai che Gray ti ha cercato per molto tempo? > > - chiesi coprendomi il viso con una mano.

Che sciocca… non era certo in vena di criticarlo per aver causato sofferenza a Gray, dato quello che avevo fatto.

< < Io, non ricordo molto bene ciò che successe quella notte. So solo che il giorno dopo mi sono ritrovato qui in Italia, dove ho vissuto negli ultimi dieci anni. Non ricordavo nulla della mia identità, tranne il mio nome, fino a pochi mesi
fa. > >

< < C-Come hai riacquistato la memoria? > > -chiesi, interessata.

< < E’… una storia strana… sono stato "curato" da una ragazza e… è curiosa ma, la voce di quella ragazza, mi ricorda la tua. > > -disse allegro.

Come poteva essere allegro in una situazione come quella?

< < Davvero? – risposi, scettica – Beh dubbio che quella ragazza potesse somigliare ad una come me. > >

All’improvviso sentimmo il rumore della porta aprirsi. Il cigolio mi fece venire i brividi.Si avvicinò a me una luce, insieme al rumore del passo di qualcuno.

< < Ciao, Juvia. > > -sorrise Jude, avvicinando la fiaccola verso di me.

< < Hai del fegato a presentarti qui, in mia presenza. > > -sibilai.

< < Beh il pericolo è il mio secondo nome, lo sai. > > -ridacchiò. Che bastardo.

< < Allora cosa vuoi? Sei venuto a torturarmi, a sbattermi in faccia il fatto che il tuo piano stia riuscendo o che altro? > > -chiesi, seccata.

< < No, niente del genere. Ero solo venuto a controllare se fossi ancora viva. Sai, dopotutto quella scarica che ti ho sparato addosso blocca i tuoi poteri di streghetta quindi volevo assicurarmi che non avessi esagerato, perché sarebbe uno spreco buttare così un sacrificio prezioso. > >

La sua voce sembrava disgustosamente divertita.

< < Bene, dato che sono così importante per te cercherò di crepare il prima possibile, così almeno non dovrò più vedere quella tua faccia da maniaco. > > -replicai, cinica.

< < Juvia… non fare la stupida. Se tu morissi adesso, penso che la tua sorellina ci rimarrebbe davvero male. Sai, quella piccola puttanella si sta dando così tanto da fare per trovarti… > >- sibilò.

Un brivido mi percorse lungo la schiena. Spalancai gli occhi. Il mio cuore batteva come un tamburo.

< < Che cosa hai detto?! > > -ringhia, voltandomi di scatto verso di lui.

< < Sì, hai capito bene. La tua dolce e amata sorellina purtroppo è riuscita a scappare ed è ancora viva… voci dicono che sia alla disperata ricerca dalla sua dolce sorellina ma - > >

< < Stai mentendo! > > -urlai disperata.

< < Juvia… > > -mormorò Lyon.

< < Tu menti! Mia sorella Melody venne uccisa 10 anni da quei falsi Hunter! Non azzardarti a prendermi in giro su cose come questa, lurido bastardo! > > -urlai aggrappandomi alla grate e sporgendo il mio viso corrugato dall’odio verso quella di Jude.

< < E’ qui che ti sbagli… tua sorella venne catturata, ma non uccisa. Ora, ho delle cose da fare. Ti lascio ai tuoi pensieri… > > -sghignazzò andandosene.

Sbatté la porta. Il suono riecheggiò nella mia mente, insieme alle ultime parole che udii dalla bocca di mia sorella Melody. Non poteva essere vero… era troppo da sopportare.

< < Maledizione! Maledizione! Maledizione!! – gridai in lacrime, sbattendo ripetutamente il pugno contro il pavimento, fino a farmi sanguinare la mano – Jude!! Mi senti?! Giuro che me la pagherai! Mi hai sentito!? M-Maledizione… M-Melody… > > - singhiozzai, infine.
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(Levi)

Uccidila. Devi ucciderla… Devi uccidere…

La voce nella mia testa che credevo di essere riuscita a sopire per sempre, aveva ripreso a parlarmi.Il mio corpo camminava inarrestabile.

Ma io non voglio ucciderla…

Sì che devi farlo….

Perché devo ucciderla? Lei è la mia migliore amica…

Non capisci? E’ a causa sua se stai male… se hai ucciso quella ragazza, è esclusivamente colpa sua….

Anche se una parte di me cercava di obbligare al mio corpo di fermare il suo passo, quest’ultimo non rispondeva ai comandi. Era ormai l’altra parte a comandare.Io potevo solo starmene in silenzio. Dopo tutto, lo avevo sempre fatto.
Avevo in qualche modo permesso sempre all’altra me di fuoriuscire e di prendere il possesso di me, quando mi trovavo in pericolo. Quindi, perché non avrei dovuto ascoltarla anche stavolta in fondo?

Lei era l’unica che mi conoscesse meglio di chiunque altro.

Perché io ero lei e lei era me.Correvo senza sosta ormai da diverse ore. Mi ero allontanata da Gray, spinta da un malsano desiderio di affondare la mia cara… carissima mannaia nella carne di qualcuno. Sapevo che se non mi fossi allontanata, avrei finito per fargli del male.

L’oscurità è dentro di te, Levy. Smettila di combatterla. Abbraccia il lato oscuro.

Abbracciare.. il lato oscuro? Ma perché proprio lei? Cosa ha fatto di male?

Correvo senza prendere fiato. Non ne avevo bisogno.Sentivo una forza crescente. Come se ci fosse un braciere dentro il corpo e fosse sul punto di esplodere, tanto era traboccante di potere. Sentivo il bisogno di far assaggiare alla mia arma del sangue… del sangue umano.
La brama di sangue mi aveva tormentata per tutta la vita, ma ora come ora, non l’avevo mai sentita così limpida. Cominciai a saltare da un palazzo ad un altro. Ero talmente veloce, che l’adrenalina presa possesso di me. Mi sentivo potente, invincibile, distruttiva.
Mentre il mio corpo reagiva agli stimoli del lato oscuro, la mia parte sana tentava ancora di riemergere.

Perché? Perché devo ucciderla? Cosa ha fatto di male?

Semplice… se la ucciderai, questo fastidioso senso di colpa che ti affligge, quel martellante dolore alla testa svanirà. Potrai fare quello che vorrai… l’unica persona in grado di tenerti aggrappata all’umanità è proprio lei. Lucy Heartphilia. Tu. Devi. Ucciderla.

Io… se la uccido, non soffrirò più?

Fu così’, che sentii un impulso provenire direttamente dalla mia testa.L’altra me stessa venne sotterrata dal liquido nero che stava lentamente imbrattando la mia anime corrotta. Crescent, mezza luna. E’ così che venivo chiamata.
Io, ero proprio come una mezza luna. Una metà splendente e pura, ed un’altra metà oscura e nascosta.Quale delle due metà avrebbe prevalso, alla fine? La mia velocità aumentò gradualmente. Superai i confini della città per dirigermi nell’unico luogo in cui la mia anima avrebbe finalmente trovato la pace: RoseVille.
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Angolo Autrice:
Salve a tutti! Scusate se ho messo più del previsto per caricare questo capitolo, ma ho avuto molti impegni scolastici! Per fortuna ora che le interrogazione di fine quadrimestre sono finite, posso dedicare un po’ di tempo in più alla storia, che non è troppo distante alla sua conclusione ormai :’) ma non preoccupatevi, non siamo proprio agli sgoccioli xD inoltre se devo essere sincera, nel tempo libero mi sono dedicata per lo più alla stesura di una nuova fanfiction che ho intenzione di pubblicare :)
Sarà (ovviamente xD) su Fairy Tail, AU e devo dire che la storia per come ho iniziata a scriverla, mi piace molto :) Vi dico solo che sarà narrata a metà: una parte nel presente ed un'altra parte nel passato, 500 anni prima degli avvenimenti del presente u.u Se volete saperne qualcosa di più chiedetemi ulteriori informazioni nelle recensioni, non voglio prendere troppo spazio dall’angolo dell’autrice. Ora passiamo alla storia:
Layla si è risvegliata! Ve lo sareste mai aspettati?
Inoltre i personaggi dopo millemila capitoli hanno capito finalmente che non è una coincidenza che il loro tragico passato si concentra nel 1911! Ma cosa sarà successo davvero in quella fatidica notte?
Spero vi sia piaciuta l’entrata in scena di Romeo :3 poverino, Wendy non vuole dargli neanche una possibilità xD per quanto riguarda Juvia, mi fa troppo tenerezza questa ragazza ):
Dove sarà Melody adesso?
Nel prossimo capitolo finalmente avrà inizio la famosa battaglia al cimitero, mentre Levi farà la sua pazza entrata in scena.. non sarà un incontro piacevole tra Lucy e Levi!
Tornerà in scena Sting :D mentre Layla alcuni particolari del suo passato (alcuni soltanto per dare un assaggio, visto che per descrivere la sua intera storia ci vorrebbe un solo capitolo :’D ma forse è quello che ci vuole! Alla prossimaaa

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Capitolo 48
*** Never Surrender ***


Never Surrender

(Lucy)

< < Bene, basta così per il momento. > > -ordinò Mirajane, gettando per terra l’ennesimo bastone di legno rotto a causa del nostro allenamento.

In una sola notte ne avevamo rotti, spaccati, distrutti e polverizzati almeno una cinquantina. Gli altri intorno alle quattro del mattino se ne erano andati. Io e Mirajane eravamo invece rimaste ad allenarci per tutta la notte. Era appena sorto il sole.
Una piacevole brezza attraversava la mia pelle, dandomi sollievo. Ormai non mi sentivo più stremata come nella prime lezioni. Sentivo solo un po’ di stanchezza ma niente di importante. Era dunque la prova che l’allenamento con Mirajane stava dando i suoi frutti? Sarei stata dunque in grado di fronteggiare qualsiasi cosa si fosse presentata al cimitero la notte seguente?

< < A-Abbiamo finito? > > -domandai, incerta.

< < Per il momento. Devi ancora allenarti con l’Inkheart. Se tutto va bene, non dovrebbe più essere in grado di prendere possesso di te. Ora fila a casa e fatti una dormita di almeno cinque ore. Ci vediamo qui alle due in punto del pomeriggio. > >- rispose asciugandosi una goccia di sudore dal viso.

Intorno agli occhi blu oceano vi erano delle occhiaie leggere che sorprendentemente non intaccavano la bellezza del suo viso perfetto. Persino i suoi capelli legati in un’alta coda di cavallo erano in perfetto ordine. Tuttavia anche se non voleva dimostrarlo era evidentemente stanca persino lei.

< < Mira ma tu.. hai dormito in questi tre giorni? > > -chiesi avvicinandomi.

< < No… non proprio. > > -mormorò, stendendosi sul prato d’erba intorno a noi, socchiudendo gli occhi.

< < Mi dispiace… > > -mormorai, inginocchiandomi accanto a lei.

< < Ti dispiace per cosa?! > > -domandò, aprendo un occhio.

< < Mi dispiace perché a causa mia hai dovuto faticare molto in questi due giorni… se fossi stata più forte fin dal principio non avresti perso tutto questo tempo con me. > >

< < Sei proprio una stupida… > > -ribatté, accavallando le gambe e stendendo le braccia.

< < Eh? > >

< < Credi sul serio che stia faticando solo per te? Se le previsioni di mia sorella sono vere allora siamo in pericolo tutti. Quindi tu ci servi, te l’ho già detto. > >

Annuì abbassando lo sguardo. Certe volte la sua franchezza era piuttosto disarmante.

< < Tuttavia… - aggiunse – Questo allenamento ha fatto comodo pure a me… in un certo senso. > >

Sorrisi, rincuorata da quella sua affermazione. Mirajane poteva anche essere brusca, testarda, rude e molto spesso violenta ma in fondo era molto buona.

< < Io vado a casa allora… - dissi alzandomi – Ok? > >

Non mi rispose. Mi voltai verso di lei. Per la prima volta vidi il viso di Mirajane solcato da un’espressione di pace e di rilassamento. Quando dormiva era ancora più bella, non c’era niente da fare.Con un sorriso stampato in volto afferrai l’Inkheart e mi diressi verso casa. Cosa mi avrebbe aspettato di tanto spaventoso, infine?
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(Layla)

Il mio corpo tremava. Spaventata mi guardai intorno. Mi portai le mani alla testa, in quel momento come un braciere ardente. La mia mente era nel caos. Staccai velocemente i tubi che dalla mia pelle erano collegati alle due flebo affianco a me. Cosa ci facevo in quel luogo?
Mi trovavo in una stanza angusta, dalla pareti di un grigio opprimente e dal terribile odore di medicinali.Dove mi trovavo? Perché ero lì? Lucy… Dov’era la mia bambina? Ricordavo… tutto.

Flashback

(Magnolia 1911)

Con in mano la mia borsa di camoscio corsi velocemente verso il parco, unico luogo abbastanza vicino in cui poter trovare una cabina telefonica. Le lacrime mi scendevano giù dal viso involontariamente.
Lucy sarebbe stata bene lì con.. quell’uomo? Con quell’uomo che per molto tempo avevo chiamato tesoro, quando invece avrei dovuto chiamarlo "mostro"? Purtroppo non c’era soluzione. Se avessi portato via anche Lucy, Jude si sarebbe insospettito, uccidendoci entrambe.

Non mi importava della mia vita se paragonata a quella della mia cara Lucy o a quella del mondo intero.

Velocemente mi infilai nella cabina telefonica componendo istericamente il numero dell’unica persona che avrebbe potuto aiutarmi: Gildarts.Portai il telefono all’orecchio.
"Siamo spiacenti. Il numero da lei chiamato non può essere raggiunto. La preghiamo di richiamare in seguito. " – disse la voce registrata alla cornetta.

< < No maledizione! Dannazione, dannazione!! Gildarts ti prego rispondi! > > -urlai a voce acuta, rotta dal pianto.

Ricomposi il numero per tre volte di seguito e ogni volta la stessa voce fastidiosa mi chiedeva di richiamare in un altro momento. Ma io non avevo tempo. Mi asciugai le lacrime, poggiando pesantemente la mia mano contro la cornetta del telefono.
Jude si sarebbe accorto della mia assenza in poco tempo. Dovevo sbrigarmi. Ma cosa dovevo fare? Macao… Biska… Al… erano tutti morti. A chi avrei dovuto rivolgermi? Wakaba era scomparso e Makarov non era in Europa in quel momento.
Velocemente poggiai la borsa per terra. Conficcai l’Inkheart nel terreno, attraverso la borsa.Chiusi gli occhi, concentrandomi. La spada e la borsa furono avvolte da un denso vento caldo.

< < Ti prego… Lucy… utilizzala solo in caso di necessità… > > -mormorai.

Inkheart e la borsa furono avvolte da una luce azzurra che le andava sempre più rimpicciolendo. Gli oggetti che avrebbero aiutato la mia bambina sparirono lasciando dietro di loro una scintilla. Era la cosa migliore per tutti. Jude non li avrebbe mai trovati.

< < Ehi eccola! > > -esclamarono circa sei uomini in giacca e cravatta correndo verso di me armati dalla testa ai piedi. Indietreggiai. Maledizione…

< < Signora Heartphilia… la prego di seguirci. > > -disse uno puntandomi contro la sua pistola d’acciaio.

< < Non ci penso nemmeno. > > -sibilai estraendo dal petto un’altra spada, grazie alla tecnica insegnatami da Makarov.

< < Io… non vi permetterò di trasformare questo paese in un campo di battaglia! Non vi permetterò di versare altro sangue di innocenti! Anche a costo della mia vita, io vi fermerò! > > -esclamai fiondandomi contro di loro.

Fine Flashback

Il combattimento andò avanti per diversi minuti.Purtroppo, ebbero la meglio. Lentamente scesi dal lettino. Poggiai i piedi per terra. Tentai di alzarmi ma caddi per terra, come se le mie gambe fossero paralizzate. Evidentemente avevo bisogno di riabilitazione prima di potermi muovere di nuovo ma non avevo tempo.
Estrassi dal petto un cristallo color rosso rubino: l’Etherion.Scappare in quel momento era l’unica soluzione.
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(Lucy)

< < E’ tutto qui quello che sai fare?! > > -esclamò Mirajane evitando un colpo dell’Inkheart, facendo una capriola in aria.

Con il braccio mi asciugai il sudore della mia fronte. La lezione che avrebbe determinato lo scontro che si sarebbe svolto la sera stessa al cimitero era cominciata da almeno cinque ore.Sebbene mi fossi riposata a sufficienza a casa, cominciavo ad avvertire la stanchezza.
Controllare l’Inkheart si dimostrò più problematico del previsto. La forza demoniaca di Inkheart continuava a lottare contro la mia volontà spirituale in modo insistente. Era come se tentassi di respingere con la sola forza delle braccia un grande e pesante muro che veniva verso di me, pronto a schiacciarmi.

Animata dal senso del dovere e dalla forza di volontà, mi diressi velocemente verso Mirajane, che balzò verso di me. Ancora una volta le nostre spade si incrociarono. Nessuna delle due sembrava voler mollare la presa. La sabbia, la terra e l’erba intorno a noi veniva risucchiata dal vortice di vento creatosi a causa del combattimento. Almeno, era un buon segno.

< < Vuoi riposarti un po’? > > -chiese Mira, mostrando un sorrisetto di sfida, anche se era evidente che il combattimento stesse sfinendo persino lei.

< < Non ci penso nemmeno! > > - esclamai respingendo la sua spada e tentando un affondo.

Mirajane lo evitò per un pelo, inarcando la schiena a sferrando un calcio che colpì la mia gamba. Teoricamente avrebbe dovuto colpirmi allo stomaco, ma riuscii sorprendentemente ad eseguire una mezza capriola in aria, prima che potesse colpire nel punto desiderato.
Tutti i nostri movimenti sembravano essere fatti ad una velocità supersonica.Atterrai strisciando la mano contro il terreno sabbioso, mentre Mirajane atterrò in piedi, con estrema eleganza. Tutte e due eravamo a corto di fiato.

Ci guardammo per diversi secondi, cercando di capire quale strategia avrebbe adottato l’altra. Mirajane mostrò un sorrisetto. Velocemente scattò verso di me, attaccandomi con un montante (*verticale dal basso verso l’altro). Bloccai il suo colpo non poco scorretto con l’Inkheart stessa, quasi come uno scudo.
Tenevo la Katana con tutte e due le mani, una sul manico e una sulla lama piatta.Le nostre spade tremavano.

< < S-Sei scorretta… > > -mormorai, mostrando comunque un sorriso provocatorio.

Inarcò il sopracciglio e allontanò la sua spada tentando di colpirmi con dei colpi rapidissimi da destra verso sinistra e dall’alto verso il basso. Con non poca fatica riuscii a parare tutti i suoi colpi.All’improvviso, caddi per terra, sbattendo la schiena contro il terreno.

< < A-Ahi… > > -mormorai strizzando un occhio per il dolore.

Mirajane finì sopra di me e con le gambe divaricate e le ginocchia poggiate sul terreno infilò la spada nel terreno vicino al mio viso.

< < Quando combatti… contro i demoni… non… esiste tecnica… sbagliata o corretta… > > -ansimò.

< < Giusto… > > -mormorai.

< < Promossa… > > -rivelò, mostrando un sorrisetto compiaciuto.

< < Promossa? > > -ripetei.

< < Sì… se non farai la stupida e manterrai il sangue freddo, non avrai problemi ad affrontare…. Qualunque cosa ci aspetti. > >

< < Ma come fai a sapere che ce la farò? > >

< < Le visioni di mia sorella se anche minimamente chiare, non includono mai qualcosa di disumanamente forte e pericoloso. Scommetto che ci sarà un ondata di demoni o roba del genere… > >

< < Chissà… senti..? – mormorai divertita – Potresti spostarti? La tua posizione è un po’ strana! > > -ridacchiai, visto il modo in cui si era messa sopra di me.

Mirajane apparve come imbarazzata; il suo viso si tinse di uno strano colore rosato, come se il sangue dovesse fuoriuscire dalla sua pelle da un momento all’altro. Si voltò di scatto, alzandosi rigidamente.Rimasi stesa per terra a fissarla incuriosita per qualche istante. Cosa le era preso? Mirajane evitò di guardarmi negli occhi, fissando il cielo.

Mi alzai di scatto. Si voltò verso di me, con espressione sorpresa. Qualcosa si stava avvicinando. Lo sentito chiaramente… sentivo delle grandi energie maligne avvicinarsi. Il cielo precedentemente limpido veniva coperto da nubi minacciose; il vento si alzò, le prime gocce di pioggia cominciarono a cadere sopra di noi. Mi rimisi in piedi guardandomi in torno con nervosismo.

< < Dannazione… che sta succedendo?! > > -esclamò Mirajane.

< < Ragazze! > > -esclamarono delle voci in avvicinamento.

Cana e Laxus correvano verso di noi armati ed in divisa da Hunter. Nel frattempo le energie maligne che fino ad un istante prima avevo percepito si erano moltiplicate. Che cosa stava succedendo?

< < Ragazzi! Dannazione dove sono Loki e Lisanna?! > > -esclamò Mirajane irritata, cambiando velocemente munizioni alle varie RoseGun e ai fucili che avevano portato Laxus e Cana.

< < Non ne abbiamo idea… > > -rispose Laxus togliendosi il mantello, divertito. Sembrava quasi non vedere l’ora di scontrarsi con quelle energie maligne in avvicinamento.

Dal canto mio, ero tesa come una corda di violino. Però non avevo paura… o meglio, la paura che cresceva in me non sarebbe stata sufficiente a farmi indietreggiare. Era finalmente giunto il momento in cui avrei potuto dimostrare di essere in grado di cavarmela da sola. Nessun altro sarebbe dovuto morire per me. Nessuno.

< < Ma che diavolo succede?! Non dovevano presentarsi stanotte come aveva predetto Lisanna? E dove diamine è andata? > > -esclamò Cana, coprendosi il viso con un braccio a causa del forte vento.

< < Arrivano! > > - urlò Mirajane.

Quello che, grazie alle nostre abilità parve un minuto, fu in realtà un attimo. Un colpo d’energia si andò schiantando addosso a noi.
Evitammo l’attacco con un salto all’indietro. In men che non si dica fummo circondati da demoni di ogni tipo: enormi millepiedi, orribili Oni, demoni lupo, pipistrelli giganti, spettri malefici e dall’aspetto fittizio.
Ce ne erano almeno un centinaio ai nostri occhi. Non eravamo invece sicuri di quanti ce ne fossero nascosti nei dintorni. Ma perché un simile attacco? Possibile che migliaia di demoni si fossero dati appuntamento al Parco per farci fuori?

< < Ok, ora ci divertiamo! > > -esclamò Mirajane fiondandosi con la sua spada contro i nemici.

Fece lo stesso Laxus, mentre io e Cana ci guardavamo le spalle l’un l’altra, fronteggiando demoni deboli ma abbastanza problematici a causa del numero. Con un colpo di Inkheart spazzai via diversi demoni millepiedi, mentre Cana con il solo scoccare di una delle sue frecce centrò in pieno tre Oni, che caddero al suolo.

< < Muori maledetto! > > -esclamò Mirajane tagliando in due un demone pipistrello, mentre Laxus si misurava a mani nude con dei lupi demoniaci. Mi fermai a guardare la scena per un istante: nonostante avessimo eliminati tantissimi demoni, sembravano non finire più.

Quasi come se fossero infiniti. I miei pensieri furono interrotti da una sensazione sgradevole. Qualcosa si attaccò alla mia gola.

< < Dannazione fuori dai piedi! > > -esclamai estraendo dalla tasca una RoseGun e sparando alla cosa che da dietro la mia schiena tentava di strangolarmi.

Del sangue schizzò via, mentre la creatura che mi aveva attaccata si staccò da me. All’improvviso percepì una strana energia. La conoscevo… Mi era familiare.

< < Lucy! – esclamò Mirajane mentre lottava con un demone Falena – Ci sono dei demoni che stanno scappando all’interno della foresta, raggiungili e falli fuori! Se dovessero raggiungere la città saranno tutti in pericolo! > >

Annuì con la testa e saltando da un albero all’altro mi precipitai all’inseguimento dei demoni.La strana energia proveniva infatti dal bosco… che stava accadendo?
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(Natsu)

< < Ragazzi, voi andata a parlare con Lord Wakaba, io vado a cercare Levi. > > -esclamai fermandomi di colpo.

Non c’era bisogno che andassimo tutti dalla reale rottura di scatole: Gray ed Erza bastavano.

< < Come hai intenzione di trovarla? > > -chiese Gray

< < Dimentichi che so percepire l’energia spirituale meglio di chiunque altro, testa di rapa! Inoltre.. sento il suo odore… > > -risposi, voltandomi verso il Sud della città.

< < D’accordo, tieni – acconsentì Erza, lanciandomi al volo una RoseGun – Se mai dovesse… avere delle strane reazioni, addormentala con i proiettili all’interno della pistola. Ti saranno utili. > >

Afferrai la RoseGun, guardandola con diffidenza. Anche se Gajil non me l’avevo chiesto esplicitamente, ero certo di quanto sperasse che io cercassi di proteggere la sua Levi. E così avrei fatto, senza l’uso delle armi.

< < Ti ringrazio ma, non ne avrò bisogno. > > -dissi, mentre un istante dopo scattai in direzione Sud, senza dare ad Erza il tempo di replicare.

L’odore di Levy si distingueva ancora per poco. Ciò poteva significare due cose: se Levy era nelle sue normali condizioni, si era allontanata da molto tempo. Se invece era… l’altra se stessa, allora si era allontanata da poco ma vista la sua velocità dovevo sbrigarmi.  Superai i confini delle città. Perché si era spinta così in là? Cosa cercava?
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(Lucy)

Mi fermai di scatto. L’energia che sentivo proveniva da qualcuno o da qualcosa nei dintorni. Qualcosa dietro di me si mosse. Mi voltai di scatto. Non c’era nessuno.Mi voltai verso sinistra. Verso destra. Guardai in alto, ma non c’era nessuno. In quel momento sentì la risata di qualcuno.

< < Ahaha.. ah-ahh—ahahah… > >

La pioggia continuava a cadere e la nebbia si faceva sempre più fitta. Nonostante tutto, la riconobbi.Davanti a me, con la schiena poggiata contro un albero, c’era lei. Levy… McGarden. Le mie mani cominciarono a tremare. Il mio cuore batteva come un tamburo. I miei occhi si riempirono di lacrime. La pistola mi cadde per terra.

< < L-L-Levy… > > -mormorai con la voce rotta.

Cominciai a correre verso di lei che invece stava immobile nella stessa posizione, con il collo piegato verso il basso. Mi fermai ad un metro da lei. Notai cosa teneva in mano: una mannaia. Perché?!...

< < L-Levy? S-Sono io… Lucy! > > -esclamai piangendo.

Finalmente dopo quasi sei mesi di lontananza, avevo ritrovato la mia più cara amica. Ma perché lei allora, faceva finta di non conoscermi?

< < Lucy… Heartphilia… - mormorò – Io… finalmente… ti ho trovata! > > -sibilò alzando di scatto la testa e mostrando un’espressione che avevo pregato tanto di non rivedere mai più, con i suoi occhi spenti e il suo sorriso isterico. Indietreggiai spaventata.

< < No… no! Questo è davvero troppo! > > -gridai.

Prima che me ne potessi rendere conto, Levi con un calcio sullo stomaco di una potenza inaudita mi scaraventò contro un albero, che dopo vari oscillamenti cadde al suolo creando un profondo solco.Dalla mia spalla cominciò a gocciolare del sangue. Mi rimisi subito in piedi, mettendo la mano tremante sull’elsa di Inkheart.
Levy, con espressione divertita, leccò la superficie della sua arma, mentre con una mano mi invitava a partecipare allo scontro. Cosa avrei dovuto fare? Non potevo attaccarla con Inkheart… non avrei mai potuto ma, quale altra scelta avevo?

< < Se non vuoi venire… verrò io da te! > > -esclamò, precipitandosi verso di me.

< < Io ti ammazzo! > > -urlò poi, tentando di colpirmi alla testa con la mannaia.

Riuscii a evitare il colpo spostandomi e la sua arma si conficcò nella corteccia dell’albero.

< < Levi, ma… che ti succede?! > > -esclamai continuando ad evitare a fatica i suoi colpi.

< < Crepa! > > -urlò poi Levy cercando di colpirmi nuovamente. Bloccai il colpo con l’Inkheart, ancora all’interno del fodero.

Continuavo a tenere la mia spada con tutte e due le braccia, ma la potenza di Levi era fuori da ogni logica. Da quando era diventata così forte?Fece un balzo all’indietro, finendo sul ramo di un albero. Sembrava avesse percepito qualcosa.

< < Levy! Ti prego! Io… L-Levy… > > -singhiozzai, tenendomi una mano al petto dolorante.

Mi voltai di scatto, percependo una presenza. In pochi attimi estrassi l’Inkheart dal fodero e la scontrai contro qualcosa di altrettanto duro.Contro un’altra spada.

< < Eheh… Salve signorina Heartphilia… è giunto il momento che lei venga con noi. > > -fece un uomo in giacca e cravatta.

Trasalii.I suoi occhi scarlatti… le orecchie a punta… le unghia affilate e i denti aguzzi… era proprio un EU.

< < M-Ma tu chi diamine sei?! > > -esclamai, ritirando la spada e provando con un affondo.

L’EU inarcò la schiena come una molla, evitando il mio colpo. Provai con svariati attacchi, che puntualmente evitò con estrema facilità. Sembrava riuscire a prevedere tutte le mie mosse. Ma come era possibile?

< < Forza… venga con me!! > > -tuonò.

Nello stesso istante la sua espressione tranquilla e a tratti gentile si trasformò in un ghigno spaventoso.Cominciò ad attaccarmi violentemente senza fermarsi.
Così non andava bene… non riuscivo a concentrarmi… la mia testa era da un’altra parte. Cosa era successo a Levi? Mentre l’EU mi colpiva senza darmi il tempo di respirare, alzai lo sguardo verso il ramo in cui si era posata prima: non c’era più.

< < Ora verrai con me! > > - urlò afferrandomi per il braccio e portando una mano alla fronte.

< < No, lasciami immediatamente! > > -urlai dimenandomi, mentre una luce bianca ci avvolse.

Nello stesso istante riuscii a ferirlo allo stomaco, conficcando l’Inkheart. Gettò un grido di dolore; tuttavia non accennò a mollare la mia prese e mentre venivamo avvolti da una strana luce, cademmo per terra.
Atterrai in una superficie dura, ben diversa dall’erba o dal terreno fangoso in cui mi sarei dovuta trovare.Aprii gli occhi. Non mi trovavo più nella foresta. Bensì in una impalcatura di legno sopra una grande superficie d’acqua. Sembrava un lago. All’orizzonte riuscivo a scorgere la terra ferma ed una ricca vegetazione, come quella di un bosco.

< < Come hai osato ferirmi, puttana?! > > -ringhiò, prendendomi per il collo.

Non riuscivo a muovermi. Le mie gambe sembravano paralizzate.

< < D-Dannazione… > > -mormorai .

Il respiro cominciava a mancare. L’Inkheart mi cadde dalle mani. Sarebbe finita così, dunque?Io non volevo morire ma… ormai che senso aveva? Levy… Erza… Gray… Lisanna… Mirajane… Loki… tuttii miei amici… Lidya… Natsu.La vista mi si stava offuscando, quando all’improvviso la forza dell’EU attorno al mio collo diminuì. Le sue mani lasciarono la presa. Caddi per terra, tossendo.

< < Toglile le mani di dosso, schifoso bastardo! > > -esclamò una voce.

Riuscii a scorgere delle fiamme. L’EU lanciò un grido disperato, prima di ridursi ad un mucchietto di polvere.La pioggia ricominciò a scendere. Quando si era fermata? Non solo la pioggia, ma anche il tempo.
Spaventata da quello che i miei occhi vedevano, mi rimisi in piedi, tremolante.Degli occhi neri, intensi come la notte, mi guardarono pieni d’apprensione. Capelli rosa a punta. Sciarpa al vento... Dalle sue labbra perfette entrava ed usciva ossigeno in continuazione. Era lui.

< < N-Natsu… > > -mormorai, scandendo ogni sillaba.

< < Lucy… > > -sussurrò, con la voce tremante.

Non riuscii ad emettere più una parola. Il mio corpo diventò caldo. Le lacrime bagnavano ancora una volta il mio viso. Doveva di sicuro essere un sogno. O magari, quell’EU aveva compiuta la sua missione. Mi aveva uccisa ed ero finita all’inferno.
Condannata a vedere una falsa copia del ragazzo che amavo, per l’eternità.Il mio corpo si mosse involontariamente. Senza che il mio cervello desse alcun ordine. Sprofondai il viso nel suo petto, stringendo la sua camicia nelle mie mani. La pioggia fredda continuava a bagnarci, eppure io sentivo solo un gran caldo. Senza emettere una parola, Natsu mi allontanò poggiando le sua mani nelle mie spalle.

< < Natsu…? > > -ripetei, esausta.

< < Lucy… che ci fai qui? > > -chiese, con una tale freddezza che mi disarmò.

La terra sembrava crollarmi da sotto i piedi.

< < Cosa… ci faccio… qui? > > -ripetei, tremante dalla rabbia.

Lui era davvero il mio Natsu? C’era un solo modo per verificarlo. Con assoluta determinazione gli stampai uno schiaffo nella guancia sinistra. Non emise nemmeno un gemito. Evitò persino di guardarmi negli occhi. Almeno una cosa l’avevo capita: non era un sogno, perché la mia mano, così come ogni singola parte di me, provava dolore.

< < Ora so che non è un sogno. Io… davvero non capisco! Dove diavolo sei stato per tutto questo tempo!? > > sbraitai.

Natsu mi voltò le spalle, allontanandosi lentamente.

< < Natsu! Rispondimi! Cosa è successo?! Perché non ti sei fatto sentire per ben sei mesi?! Hai idea di quanto io sia stata preoccupata?! > >

Natsu si fermò, stringendo i pugni.

< < Cos’è? Non… non ti è mai importato niente di me? Io… credevo che tu mi amassi… sono… sono solo stata una botta e via per te?! Rispondimi Natsu perché io non lo capisco! > >

< < Non dire cazzate! – esclamò voltandosi e mostrando per la prima volta il suo viso corrugato da lacrime – Non dire mai più una cosa del genere… U-Una botta e via?! No, non è così. Sei fuoristrada. > > -urlò avvicinandosi e mettendosi una mano nel petto.

Il mio cuore batteva più che mai.

< < E allora cosa sta succedendo?! Dove sei stato?! Perché mi hai spedita a RoseVille lasciandomi una lettera di scuse?! Natsu… ti prego io non… non ce la faccio più… Hai idea, di quante volte ho desiderato che la mia vita finisse?! Lo sai quanto sono stati duri questi mesi senza avere notizie di te?! > >

< < Lucy… ti prego non rendere le cose più difficili… > > -ribatté asciugandosi gli occhi con il braccio, mentre la pioggia continuava a scendere fitta.

< < Difficili come? Natsu… ti prego! P-Per caso c’entra qualcosa mia padre?! > >

Natsu trasalì. Era come avevo immaginato dunque.

< < Natsu, ti prego! Cosa sta succedendo?! > > -chiesi ancora una volta, avvicinandomi a pochi centimetri di distanza dal suo viso.

< < Io…Io non posso! Chiaro?! Non posso dirtelo perché se lo facessi… lei… lei morirebbe! > > - esclamò stringendomi le braccia.

< < Chi? Chi morirebbe Natsu?! > >

< < Tua… tua madre è… ancora viva. > >
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(Juvia)

< < E così… Melody è… ancora viva… > > -mormorai.

Non parlavo con nessuno in particolare. Forse era diventata pazza. Forse… ero talmente esausta da arrivare a parlare con i muri… In effetti, mi sarei meritata questo e altro.

< < Mi dispiace tanto Juvia… > > -rispose Lyon. I miei occhi erano persi nel vuoto.

Melody era ancora viva… ed io per tutto quel tempo avevo sprecato anni della mia vita.Se solo lo avessi saputo…
Il tintinnio di un mazzo di chiavi mi riportò alla realtà.La luce di una fiaccola si avvicinò alla mia cella e mi illuminò il viso. Socchiusi gli occhi per qualche istante. Aprendo bene gli occhi riuscii a identificare il volto del ragazzo che teneva in mano la fiaccola.

< < Tu sei… Sting? Il fratello di Natsu? > > -domandai.

Lo avevo visto quella volta al Luna Park ma non ne ero tanto sicura.

< < Sì sono io. Tu sei Juvia, giusto? Avvicinati, così ti toglierò quelle manette alle caviglie. > >

Indietreggiai, diffidente.

< < Perché vuoi aiutarmi? Perché dovrei credere alla tua azione di buon samaritano? So che lavori per Jude e per il Governo. > >

< < Senti… - disse posando la fiaccola per terra e afferrando le grate con le mani – Per tutto questo tempo mi sono praticamente fidato del Diavolo in persona e… se non faccio qualcosa, delle persone a me care soffriranno molto. Inoltre se mai le dovesse capitare qualcosa io… > >

Mi avvicinai a lui sollevando le gambe quanto bastava affinché aprisse i lucchetti di quelle maledette manette. Sting si chinò afferrando il mazzo di chiavi.

< < Ti riferisci per caso a Lucy? > > -chiesi, mentre infilò la chiave giusta nella serratura del lucchetto.

Si fermò per un istante.

< < So benissimo che questo non espia le mie colpe, ma spero che il tuo intervento possa servire quanto meno a far guadagnare tempo a mio fratello e agli altri... > > -spiegò, aprendo le manette.

Mi rimisi in piedi, percependo i poteri che stavano tornando in me.

< < Sei innamorato di lei? > > -domandai, mostrando un sorrisetto intenerito.

Sting non rispose.Sospirai.

< < Che farai ora? > >

< < Innanzitutto io e Lyon ce ne andremo da qui. E poi si vedrà… credo che sia mio dovere andare ad avvisare gli altri… comunque dovresti come minimo andare anche tu con noi. Sono sicura che Natsu, dopo averti steso con un pugno, sarà felice di riabbracciare suo fratello. E soprattutto vorrà sapere dove ti sei cacciato in questi ultimi mesi. > > -rivelai, per poi mostrare un altro sorriso.

Sting ridacchiò.

< < Forse… ma per il momento bastate voi due. > > - disse dandomi il mazzo di chiavi.

Mi teletrasportai nella cella accanto e liberai Lyon.

< < Sting, un ultima cosa. – aggiunsi – Cosa ti ha fatto cambiare idea? > >

< < Beh potrei dire che è stato solo in seguito alla scoperta del piano di Jude ma, mentirei. Diciamo che… ho sempre saputo più o meno, che il Governo stesse sbagliando. Soltanto che mi ci è voluta una bastonata in testa e le lacrime di una ragazza, succube della guerra. Un giorno racconterò anche questo… > >

Annuii con la testa.

< < Sicuro di non voler venire? > > -domandai ancora una volta, tenendo per mano Lyon e preparandomi al teletrasporto.

< < Sì non preoccuparti… mi stanno aspettando fuori. > > -mi rassicurò, facendomi l’occhiolino.

< < A presto e… grazie ancora. Sono Lyon, comunque. > > -sorrise.

Sting ricambiò con una stretta di mano.

< < Bene, tieniti forte Lyon. > > -ordinai, prendendolo per mano ed iniziando a concentrarmi.
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Angolo Autrice:
Salveeeee ^^ scusate se vi ho fatto attendere così tanto! >.< ma gli impegni scolastici e bla bla ormai sapete a memoria le mie scuse .__. Cercherò di essere più puntuale con il prossimo capitolo :3 anche perché visti i riscontri, non vedo l’ora di scriverlo!
Dunque, abbiamo capito a grandi linee cosa è successo a Layla la notte del 1911… cosa farà adesso?
Natsu e Lucy dopo 18 CAPITOLI si sono rincontrati :’) finalmente!
Infine Juvia e Lyon stanno partendo per tornare dai nostri amici! Come sarà il riabbraccio tra Gray e Juvia? E Melody che fine ha fatto? Cosa nasconde lord Wakaba?
Nel prossimo capitolo Lucy e Natsu avranno l’occasione per chiarire tutto E NON SOLO ;)
Scopriremo inoltre da Lord Wakaba chi erano in verità i Crime Sorcière! Non vedo l’ora alla prossimaaa

 

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Capitolo 49
*** Sooner Or Later ***


Sooner Or Later

< < Tua… tua madre è… ancora viva. > > -disse, con una luce negli occhi che non avevo mai visto.

Nemmeno quando aveva detto di amarmi ero mai riuscita a scorgere quel profondo senso di sincerità che leggevo in quel momento nei suoi occhi neri come la notte. Nel suo sguardo vedevo chiaramente la frustrazione, il rammarico, ma anche un lieve senso di felicità.
Trasalii.

< < C-Cosa c’entra mia madre adesso?.. > > -domandai smarrita e quasi infastidita. Perché tirare fuori mia madre in un momento come quello? Cosa c’entrava?

< < E’… la verità. Tua madre Layla… è ancora viva… ma c’è di più. > > -aggiunse, abbassando lo sguardo.

Ancora una volta, la terra sembrava crollarmi da sotto i piedi.

< < No… t-ti stai sbagliando… mia, mia madre è scomparsa quando avevo otto anni, il 7 Luglio- > >

< < -1911 > > -continuò interrompendomi, alzando lo sguardo e puntandolo su di me.

< < E-Esatto… lei.. lei è scomparsa dalla mia vita ormai da 10 anni! > > -urlai con la voce tremante.

Strinsi i pugni, cercando di contenere la frustrazione.Natsu non rispose; rimaneva in silenzio osservando il cielo grigio piombo. Mi riavvicinai.

< < Hai detto che c’è dell’altro… perché non ti spieghi? > > -chiesi stringendo la camicia ormai fradicia di Natsu, mentre quest’ultimo ancora una volta tentava di non incontrare il mio sguardo.

< < Natsu ti prego! – gridai piangendo – H-Ho bisogno di sapere perché… perché mi hai lasciata?! Hai detto che mia madre è ancora viva ma… cosa significa?! > >

Tutto ciò risultava senza alcuna logica.

< < Andiamo dentro… > > -mormorò sorpassandomi.

Mi voltai verso la sua direzione, notando una casetta di legno su per la piccola collinetta erbosa che collegava la piattaforma di legno.Non mi mossi di un millimetro.

< < Lucy?... > > -ripeté voltandosi verso di me.

< < Io non mi muovo di qui, finché non mi avrai detto tutta la verità! > > -esclamai asciugandomi le lacrime, pur sapendo che fossero nascoste dalle gocce di pioggia che cadevano e bagnavano il mio viso corrugato dalla tristezza e dall’esasperazione.

< < Lucy, ti prego non fare la bambina… > > -sentenziò stringendo i pugni.

< < Ho passato sei mesi cercando di fare l’adulta, di essere forte, di non pensare il peggio, di non pensare che tu fossi addirittura morto o cercando di andare avanti con il pensiero che prima o poi saresti tornato… ma puntualmente ed ogni giorno mi ritrovavo con una nuova ferita nel cuore, perciò credo di potermi permettere di fare la bambina almeno stavolta! > > -esclamai

< < Tks… - borbottò avvicinandosi a grandi passi e guardandomi fisso negli occhi – Credi, credi che solo per te sia stato un inferno?! Vuoi sapere perché ti ho lasciata sola e ti ho spedita a RoseVille? Soltanto per proteggere te e tua madre! Non… non puoi immaginare quanta sofferenza abbia dovuto patire, Lucy… Stare lontano da te ogni giorno è stato peggio che patire la fame, la sete ed il calore umano per un’eternità. Tua madre è… in mano a Jude. Lui mi ha anche mostrato una fotografia piuttosto recente di tua madre in coma… e indovina un po’? E’ quel bastardo senza cuore il responsabile della sua scomparsa… Mi ha obbligato a lasciarti andare altrimenti avrebbe ucciso Layla e probabilmente entrambi. > >

Le sue parole mi lasciarono senza fiato.

< < Mia madre è viva?... Mia madre è viva. > >

Dovetti ripeterlo diverse volte perché questo apparisse sensato.Natsu ricominciò a camminare verso la baita, perciò fui costretta seguirlo.

< < Sì e mi dispiace che le cose siano andate in questo modo. Tu davvero non ti rendi conto di quanto io ti ami? Di quanto abbia continuato ad amarti per tutto questo tempo?! "Ti amo". Che cosa significano alla fine queste due parole? Niente, in confronto a quello che provo per te. > > - urlò fermandosi davanti la porta in legno di Frassino.

Sentendo le sue dolci parole, dalla mia mano lasciai cadere per terra l’Inkheart.

< < V-Vuoi dire che… che per tutto questo tempo tu hai fatto tutto questo per proteggere me e mia madre? > > -domandai, temendo di aver capito male.

Tutto quello che avevo immaginato, tutte le spiegazione possibili ed inimmaginabili a cui avevo pensato erano niente in confronto alla dura verità.
Mia madre era ancora viva, per giunta nella mani di mio padre.Mi sentivo uno schifo. Non solo per aver dubitato dell’amore di Natsu ma anche per aver sempre pensato cose orribili sulla persona che nei primi otto anni della mia vita mi era sempre stata accanto. Natsu si avvicinò alle mia labbra, in quel momento ancora leggermente aperte dallo stupore.

< < Sì… mi dispiace tantissimo averti fatto soffrire ma non credere di essere stata l’unica ad aver attraversato l’inferno… Se credi che lasciarti sia stata una decisione spontanea, che il mio amore per te sia qualcosa di così facile da sacrificare, allora sei proprio una stupida. > > -sibilò continuando a mantenere una minima distanza tra le nostre labbra.

Fece per andarsene.

< < Ehi! - urlai ancora un po’ arrabbiata – Quindi le cose stanno così?! Sparisci per sei mesi, non ti fai sentire completamente e poi mi tratti come una bambina capricciosa? E per di più mi insulti?! Sei proprio un idiota, Natsu Dragneel! Un idiota! > >

Natsu si riavvicinò a me con espressione infastidita.

< < Sei proprio un - > >

Mi avvicinò: una mano sul fianco ed una sulla guancia.Prima che potessi continuare la frase, le sue labbra si attaccarono alle mie con foga. Finalmente il tempo avevo ricominciato a scorrere nel verso giusto.
Socchiusi gli occhi, felice.Ansimante infilai le dita nei suoi capelli spingendolo contro di me. Immediatamente Natsu spalancò la porta della baita. Mi spinse contro una parete e continuando a baciarmi mi sollevò facendomi accavallare le gambe sui suoi fianchi.

Una delle tante cose che più mi era mancata, era il suo odore intenso.Le nostre labbra si muovevano in sincrono, non riuscendo più a staccarsi le una delle altre. Le nostre lingue umide finirono per attorcigliarsi, formando come un nodo. Con foga sfilai il suo gilè nero gettandolo per terra, totalmente incurante. Staccammo le nostre labbra soltanto per prendere il respiro. Natsu spostò le sue labbra sul mio collo, mentre io chiusi gli occhi avvolta dal piacere.La testa mi girava ed il sangue mi ribolliva all’interno della pelle bagnata.

Riportai le sue labbra sulle mie. Mi erano mancate troppo, davvero troppo.Sentivo che se si fossero allontanate dalle mie per troppo tempo, mi sarei svegliata da quel sogno incredibilmente realistico.  Poggiai la fronte contro quella di Natsu, mentre lui abilmente mi sfilò via i pantaloncini.

Con un movimento rapido mi posizionò sul morbido letto alla nostra sinistra.Procedette con calma. Mi sormontò, con le ginocchia poggiate sul materasso e le braccia tese sulle mie mani, portate all’indietro, perpendicolari alle spalle. Restammo a fissarci per diversi attimi.

I suoi occhi brillavo. Il suo viso calmo e disteso sembrava non contenere nessuna ombra di incertezza, di esitazione o di paura. Posizionò l’indice della mano destra sulle mie labbra.Cominciò a farlo scorrere lungo il mio viso, per poi arrivare al collo e subito dopo al petto, ancora coperto dalla fascia nera della divisa da Hunter.
Dopo qualche attimo di sosta, il suo dito continuò a scorrere fino al mio ventre, dove fui percossa da un brivido. Evidentemente Natsu lo percepì, tanto che ricominciò a baciarmi, questa volta più dolcemente ed intensamente.

I suoi capelli gocciolanti bagnavano il mio viso e le mie labbra.Nonostante fossimo inzuppati d’acqua, i nostri corpi erano caldi, bollenti a dire il vero. Continuando a baciarlo gli sbottonai la camicia e gliela levai.
Aprii gli occhi, vedendo ancora una volta il petto di Natsu, così perfetto e così meraviglioso.Natsu si tolse i pantaloni, rimanendo in boxer. Allungai una gamba verso l’alto. Sentivo le sue dita che toccavano la mia coscia. Salì su per la gamba e con la mano mi sfilò una stivaletto. Allungai un braccio e toccando la sua guancia, riportai il suo viso a me.

Mi sentivo finalmente di nuovo completa ed in pace con me stessa e con la realtà che mi circondava.Perché il mondo a cui appartenevo era sempre stato illogico, totalmente privo di senso, pazzo, irrazionale, brutale, freddo e in accogliente. La mia vita, fin dal mio arrivo a Magnolia e fin dal mio incontro con Natsu, era cambiata. Tempo addietro avrei pensato che tutto ciò che il mio arrivo in quella strana città avesse portato fossero stati soltanto guai. Ma non era così. La mia vita era sempre stata un casino.

Tutto quello che era accaduto successivamente era soltanto una conseguenza del destino che mi era capitato. Avevo affrontato fino a quel momento diverse prove difficili da superare: il primo impatto con un mondo popolato da demoni e da mostri assassini, il dolore per la morte di una persona a me cara, la lotta per la sopravvivenza, il ritorno di mio padre… Ma erano successe anche cose incredibilmente belle.

Prima fra queste vi era la scoperta di un sentimento così profondo che non credevo sarei mai riuscita a provare: l’amore. Inoltre ero cresciuta.
Ero diversa, mi sentivo diversa. Se tutte le avversità che mi erano capitate erano una qualche punizione divina, be’ io le accettavo.Perché avevo finalmente capito che la mia vita non sarebbe mai stata tale senza quelle vicende. Perciò se vivere era la mia punizione, allora avrei vissuto fino alla fine.
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Mi svegliai dolcemente. Ero avvolta da una soffice coperta di lana. Il mio viso poggiava su qualcosa di caldo e piatto. Sentivo il battito del suo cuore, il suo respiro regolare.Dalla finestra entrava una piacevole brezza primaverile e sentivo sulla mia pelle un leggero calore solare.

< < ‘Giorno… > > -mormorò, con voce roca.

Sorrisi, per la prima volta dopo tanto tempo, felice. Delle calde labbra si posizionarono nella mia fronte.Aprii gli occhi. Questa volta, ero del tutto certa che non mi avrebbe lasciata da sola.
Natsu giocherellava con un mio ciuffo di capelli in parte scompigliati. Mi distesi sul fianco, poggiando il gomito sul letto e tenendomi la guancia con il palmo. Fece lo stesso, non mollando comunque la presa da quel ciuffo di capelli che sembrava essergli parecchio caro.

< < Allora è questo che ci siamo persi, in sei mesi di lontananza? > > -domandò Natsu, divertito. Feci un sorriso, ripensando alla notte meravigliosa che avevamo passato insieme.

Perciò se intendeva "E’ stato talmente bello che non credevo fossimo in grado di resistere per sei mesi" allora la risposta era "Sì, ed è stato faticoso".Ridacchiai.

< < Credo che avremo tempo per recuperare il tempo perduto… > > -dissi, avvicinandomi al viso di Natsu.

< < Certo che siamo proprio dei tipi strani! > > -commentò sarcastico.

< < Perché lo dici? > >

< < Beh, non appena ci siamo rivisti abbiamo già cominciato a litigare! > > -rise.

< < Noi siamo fatti così: ci prendiamo in giro, litighiamo, facciamo pace, torniamo ad essere amici ed innamorati. A me piace così. > > - ammisi.

Natsu mi baciò, prima che finissi di chiudere le labbra.Restò a guardarmi, assumendo uno sguardo preoccupato. Sollevai il busto e facendo attenzione a rimanere coperta, mi sedetti.

< < Non guardarmi in quel modo… > >

< < In che modo? > > -chiese innocente.

< < In quel modo. E’ il tuo sguardo che utilizzi quando pensi a qualcosa che potrebbe farmi intristire, ma non preoccuparti sto bene. > >

< < Lucy, mi dispiace di avertelo detto in quel modo ieri… > >

< < Non preoccuparti Natsu. Dico davvero, questa è il genere di notizia per cui non esiste un modo adatto per comunicarla. Mia madre è viva… ancora non posso crederci. Inoltre mio padre sarebbe l’artefice della sua scomparsa… è così? > > -domandai, evitando di fissarlo negli occhi.

In quel momento i miei stavano per coprirsi di lacrime e non avevo per niente voglia che mi vedesse in quello stato, anche se conoscendolo lo avrebbe capito dopo qualche attimo.

< < Sì è così… - disse poggiandomi una mano sulla testa. Ecco appunto… - La… la mattina che ci siamo separati tu… stavi ancora dormendo ma io mi ero svegliato. Avevo sentito una strana energia, così mi sono rivestito e sono uscito fuori e lì ho trovato tuo padre. Mi ha intimato di lasciarti e di metterti al sicuro, altrimenti avrebbe fatto del male a tua madre e a te. > > -spiegò.

< < Allora è così che sono andate le cose… ma ancora non capisco come mi sono ritrovata a RoseVille… > >

< < Ho usato la Porta degli Spostamenti. Sapevo che avresti percepito la mia presenza all’interno del bosco, così ti ho condotta lì e ti ho addormentata, con una brutta gomitata sullo stomaco. A proposito, mi spiace. > > - aggiunse.

Gli rivolsi uno sguardo sconcertato, fingendomi arrabbiata per il colpo ricevuto. Ma c’era ancora una cosa che non capivo.

< < Ma come mai Polyuska mi ha accolta a braccia aperte, come se niente fosse? > > -domandai, ripensando alle conversazioni ambigue che avevamo avuto sulla questione e nelle quali Polyuska finiva sempre con il sviare il discorso.

< < Ho detto tutto a Polyuska… lei conosceva bene tua madre e quando le ho raccontato la verità, credo che abbia deciso di accoglierti a braccia aperte proprio per amore di Layla. Credo che fosse una donna speciale… Forse è per questo che Gildarts ne era innamorato . > > - concluse.

Abbozzai un sorrisetto.Fu in quel momento che mi ricordai. Gildarts… Cana… Saberthoot. Spalancai gli occhi. Me ne ero completamente dimenticata!

< < Oh cavolo! > > -esclamai uscendo fuori dalle coperte.

< < Cosa c’è? > > -chiese allarmato.

< < H-Ho lasciato tutti lì e… noi… noi adesso siamo qui e.. si ma qui dove di preciso e… Natsu cosa ci facevi tu qui?! > > -balbettai alzando gli occhi al cielo nella speranza di riuscire a formulare una discorso sensato e rendendomi conto di quanto avessi avuto la testa da un’altra parte.

Come potevo essermene dimenticata?

< < Oh cazzo! > > -esclamò Natsu cominciando a rivestirsi – come me – freneticamente.

Aveva dimenticato qualcosa anche lui?

< < Vedi… io stavo seguendo Levi… o meglio, stavo seguendo l’aura negativa lasciata da Levi. Siamo a GrinchValley, un piccolo paesino del centro Italia. Dopo un’estenuante corsa da uno stato all’altro mi ero fermato qui perché avevo avvertito qualcosa di strano… e qui ci ho trovato te. > > -spiegò, scandendo le ultime parole.

Cominciò a fissarmi con i suoi occhi talmente profondi che avrei potuto immergermici.  In quel momento gli sarei di sicuro saltata addosso, ma non potevo. Anch’io avevo lasciato qualcosa in sospeso.

< < Natsu io… ho incontrato Levy. > > -rivelai, rimettendomi i pantaloncini e le scarpe.

< < Come? > >

Cercai di spiegare in poche parole tutto quello che era successo nei nostri sei mesi di lontananza.Del mio incontro e della mia collaborazione con la Squadra Saberthoot, dei continui attacchi ricevuti da degli EU insolitamente più forti del normale e del trovamento della spada demoniaca Inkheart, insieme alla mia divisa da Hunter ed al biglietto che diceva: “Siamo sicuri che ti saranno d’aiuto. Fanne buon uso.”

Raccontai inoltre della mia battaglia con Levi la sera prima.Finito di vestirmi, guardai l’espressione indecifrabile di Natsu. Il suo viso era diventato pallido, come se avesse visto un fantasma.  Le sue mani tremavano e dovette sedersi sul letto. Forse avrei dovuto tralasciare la battaglia con Levy...

< < Natsu? > > -mormorai, sedendomi sul letto accanto a lui.

Natsu con sguardo bassò mi abbracciò, stringendomi forte a se. Il suo corpo tremava ancora, incredibilmente. Rimasi ad occhi aperti.Era davvero così preoccupato per me? Il suo calore penetrò intensamente fino ad arrivare al mio cuore. Ricambiai l’abbraccio, socchiudendo gli occhi.

< < Mi- Mi dispiace… > > -balbettò a denti stretti.

Riaprì gli occhi, stranita. Sciolsi l’abbraccio e mettendogli una mano sulla guancia osservai il suo viso, corrugato dalla tristezza.Ero una stupida! Lo avevo fatto preoccupare per niente…

< < Natsu, non è colpa tua. Tu non c’entri assolutamente! > > -esclamai

Natsu afferrò la mia mano spostandola dalla sua guancia.

< < Ma è mai possibile che tu non capisca la gravità della cosa? Da quello che mi hai raccontato, e soprattutto dai lividi che percorrono il tuo corpo, hai rischiato di morire parecchie volte ed io non posso accettarlo è chiaro?! E’ tutta colpa mia… averi dovuto- > >

< < Fermati! – esclamai interrompendolo – Non se ne parla nemmeno. > >

< < Ma non sai nemmeno cosa stavo per dire… > >

< < Sì che lo so. Avresti cominciato a colpevolizzare te stesso ed è una cosa che mi irrita terribilmente, soprattutto quando non c’entri proprio niente. In seguito saresti passato da "E’ tutta colpa mia…" a "D’ora in poi tu non sarai più un Hunter e ti difenderò io…" e la risposta è la seguente: non se ne parla proprio! > >

< < Lucy, se non ti avessi salvata da quell’EU saresti morta! > >

< < Be’ questo dovrebbe renderti orgoglioso, no? > > -sorrisi, ma Natsu non afferrò l’ironia.

< < No! Tu non puoi continuare così… non posso io! Non voglio perderti una seconda volta! > >

< < E non mi perderai infatti. Ho imparato a combattere e ti assicuro che non dovrai perdere tempo a difendermi! > >

Mi sembrava di avere già avuto una conversazione simile…

< < Non è questo il punto e non è nemmeno questa la cosa che mi disturba. Il fatto che tu corra così tanti pericoli per causa mia, non va bene. > >

< < Natsu, ascoltami. Ormai la battaglia in cui siamo coinvolti è troppo grande perché tu possa affrontarla da solo. Non so quanto potrò essere d’aiuto, ma ormai non posso più tirarmi indietro. Mia madre è viva e… voglio aiutarla. Voglio scoprire cosa sta architettando mio padre e non ho intenzione di vedervi rischiare la vita per difendermi. Per troppo tempo mi sono comportata da principessina viziata ma adesso basta. E poi… non vorrai prenderti tutto il divertimento? > > -feci l’occhiolino, cercando di tranquillizzarlo.

Natsu incastrò le sua labbra sulle mie.

< < Sei unica. > > -sussurrò, in seguito.
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(Gray)
[…]

< < Allora Wakaba, parla! > > -ordinai all’uomo, chino sulla sua scrivania con il volto fra le mani.

Gli avevamo precedentemente mostrato la foto che lo ritraeva con altre cinque persone, tra cui Layla Heartphilia. Senza che gli dicessimo una parola, capì tutto.Ebbe una strana reazione.
I suoi occhi all’inizio sembravano immersi nel vuoto. Neanche la voce di sua figlia Wendy sembrava riuscire a risvegliare la sua coscienza. Successivamente si sedette davanti alla scrivania.Ma noi non avevamo tempo da perdere.

< < Lord Wakaba, la prego ci dica cosa è successo. Perché in questa foto c’è Layla Heartphilia? La conosceva? Eravate voi i Crime Sorcière? > > - domandò Erza.

Wakaba alzò finalmente lo sguardo, mostrando i suoi occhi velati di lacrime. Wendy trasalì, come noi del resto.

< < Crime Sorcière… che immensa nostalgia… > > -mormorò.

< < La prego, spieghi dal principio. Sappiamo che probabilmente tutto ciò rievoca in lei brutti ricordi, ma è una questione di vita o di morte. > > - continuò Erza.

< < Ebbene, dunque non ho scelta. Mi spiace di avertelo nascosto Wendy… e mi spiace anche di non avertene parlato Romeo. Io, tuo padre Macao ed altre quattro persone facevamo parte della Squadra Hunter Crime Sorcière. > > - disse, lasciandoci di stucco.

Una Squadra Hunter? Non avevo mai sentito parlare di una Squadra con quel nome.Wendy e Romeo erano a bocca aperta, mentre Erza tentava di ragionare sul nome appena sentito… Wakaba sospirò, continuando il suo discorso.

< < Era composta da me, Macao Convault, Biska Moulin, Alzach Cornell, Makarov Dreher e da Layla Starseed. Noi.. non eravamo una Squadra come le altre. Indagavamo in segreto per scovare le losche azioni del Governo. Ma…
farlo ha costato la vita a tutti quanti. > >

Dalla sua voce si sentiva chiaramente un groppo in gola crescente. Cos’era successo ai membri?

< < Cosa? Vuol dire che… sono morti tutti?! C-Compreso mio padre… > > -esclamò Romeo

< < Be’ non tutti. Nel terribile incendio morirono Biska, Al e Macao. Fino a poco tempo fa pensavo fosse morta a che Layla… ma a quanto pare no. > >

< < Incendio? E come fai a sapere che Layla è ancora viva?! > > -chiesi, stufo dei giri di parole.

< < Parlo dell’incendio che avvenne il 7 Luglio del 1911, dieci anni fa. A quel tempo facevamo parte di una Squadra che, come ho detto prima, mirava all’impossessarsi di particolari informazioni contro il Governo. In quegli anni erano capitate strane aggressioni, strane sparizioni, morti ambigue e misteriose. In oltre a quell’epoca Fiore era appena entrata in guerra fredda contro Tristan. Per di più, gli Stati non ancora unificati di Fiore, Tristan, Gallia ed Einsewald versavano in condizioni misere a causa dei forti debiti economici con l’Unione. Al Governo nel frattempo era salito il dittatore Jose Porla che sperperava i soldi dello Stato per i propri interessi. > >

L’attenzione era massima. Non appena Wakaba pronunciò il nome di Jose Porla, l’espressione calma di Erza si destabilizzò in una ruga di rabbia.

< < Fu in quel frangente che le insurrezioni popolari cominciarono a dilagarsi in tutti gli Stati della Federazione*. Così Jose mise in atto una politica repressiva, mirata al mantenimento della calma pubblica. In seguito alle terribili stragi degli insorti, diversi esponenti politici dei cittadini cercarono di far valere le proprie idee con una serie di dibattiti a favore della libertà e dell’unità in un momento così difficile.Ad uno ad uno, i politici che avevano aperto campagne pubblicitarie e dibattiti sparirono dalla circolazione. Fu in quel frangente che all’interno dell’Associazione Hunter si venne a formare una Squadra segreta, capitanata da Makarov. Nemmeno il Capo dell’Associazione ne era a conoscenza. La Squadra si formò nel 1898… Ovviamente nessuno di noi era autorizzato a rivelare la proprio identità, tuttavia qualcuno riuscì a smascherarci. O peggio ancora, qualcuno fece la spia. Così il 7 Luglio del 1911, a causa di un incendio persero la vita Al, Biska e Macao. Di Makarov purtroppo, non ho più avuto notizie… recentemente, mi è invece stata inviata una fotografia che ritraeva Layla in coma. > >

< < Un momento Lord Wakaba… ma allora come è diventato capo del nobile Casato? > > -domandò Romeo.

In effetti era quello che ci stavamo chiedendo tutti.

< < Be’ io… ero sempre appartenuto alla famiglia Reale, però fino ad allora avevo sempre trascurato i miei impegni… > > -mormorò voltandosi verso la finestra.

< < Ma c’è ancora una cosa che non capisco. Come mai sono stati attaccati tutti proprio il 7 Luglio? Così, di punto in bianco? Avevate forse scoperto qualcosa? > > -chiese Erza

< < Non che io sappia… > > -mormorò, non voltandosi.

Sembrava voler rimanere distante tutto d’un tratto. La cosa mi puzzava.

< < Ma come?! V-Vuol dire che non ha indagato?! > > -esclamò Romeo.

Wakaba abbassò gli occhi, evitando lo sguardo del ragazzino. Quest’ultimo indietreggiò, sconvolto.

< < Romeo… > > -sussurrò Wendy cercando di avvicinare una mano.

< < Codardo! Lei è un codardo! – urlò Romeo in lacrime – Mi-Mi è sempre stato detto che mio padre fosse morto a causa di un naufragio in mare… invece è morto per cercare di difendere l’Unione! E lei non si è nemmeno degnato di onorare la sua memoria cercando delle risposte! Scommetto che dopo la morte dei suoi compagni, come un coniglio impaurito si è rifugiato nel suo castello!! Mio… Mio padre aveva delle persone da cui tornare, sapete?! Aveva mia madre… aveva me!! > > -gridò.

< < Papà… ma tu… davvero?! > > -balbettò Wendy allibita mentre Romeo fuggì via, correndo.

< < No Romeo! > > -esclamò Wendy correndogli dietro.

< < Non dici niente? > > -chiesi, guardandolo dall’alto in basso.

< < No… non ho nessuna scusante. > > -dichiarò, straziato dalla vergogna.
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(Gildarts)

Le buste della spesa scivolarono via dalle mie mani intorpidite.Tremavo tutto. I miei occhi spalancati continuarono ad illudere la mia mente stanca. La mia bocca non accennava a chiudersi, il mio stupore a diminuire. Un groppo invase la mia gola. Mi sentivo strozzare.

Al cimitero di Magnolia, esattamente a dieci metri di distanza da me, c’era lei per terra, che tremolante tentava di alzare il busto da terra con la sola forza delle braccia.
Una valanga di ricordi inondò la mia memoria. Un mare di lacrime scesero giù dai miei occhi allibiti.

Mi coprii la bocca aperta con la mano tremante come una foglia. Non potevo crederci. Eppure, non sembrava un sogno. No, non era per niente un sogno. Tra le tante fantasie che mi ero fatto sul suo ritorno, questa sembrava troppo vera per essere tale.

Dopo essere riuscita ad sedersi, sorretta principalmente dalle braccia instabili, mi permise finalmente ad osservare il suo viso. Il suo bel viso, che tante volte mi aveva fatto innamorare.Con i suoi occhi verde smeraldo e i suoi biondi capelli mossi dal vento. I suoi occhi si strinsero, lasciando che le lacrime coprissero il suo viso pallido.La sua bocca si curvò in un sorriso speranzoso e caldo, come quello che avevo sempre sperato di rivedere.

Layla era proprio lì, vestita unicamente di una camicia da notte bianca, tipica degli ospedali. Mi avvicinai prima lentamente, poi sempre più velocemente fino a correre come un pazzo.Mi gettai per terra alla sua altezza. Le lacrime non accennavano a smettere. Layla sorrise.

< < L-Layla.. .. > > la mia voce tremava. Il solo pronunciare il suo nome mi spaventava; temevo che se lo avessi pronunciato, lei sarebbe sparita come in un sogno.

< < Ciao… Sono tornata, Gildarts. > > - rispose mostrandomi ancora una volta quel sorriso tanto meraviglioso da apparire come un raggio di sole.

Il mio cuore palpitava come mai aveva fatto. Strinsi i denti, cercando di trattenermi. No, non potevo mettermi sul serio a piangere come un bambino… a trentanove anni per giunta. Ma non potevo farne a meno.

< < Layla! > > -urlai di gioia, stringendola a me.

Era come se il tempo non si fosse mai fermato… come se Layla non fosse mai scomparsa. Avevo ragione. Avevo sempre avuto ragione. Layla non era mai stata morta. Sapevo che prima o poi, sarebbe tornata.Sentivo il suo cuore, il suo odore identico a quello di dieci anni prima, il suo calore. Si strinse al mio petto, afferrando con una mano la mia camicia.

< < Gildarts… ti prego… devi aiutarmi! > > -disse a voce acuta, a causa della voce rotta dal pianto.

< < Che ti è successo Layla?! > > -mormorai singhiozzando, continuando a stringerla forte a me.

< < Ti spiegherò tutto ma… prima devo vederla! Devo assicurarmi che stia bene! Gildarts… anche tu ne hai il diritto! > > -continuò piangendo.
Per un attimo mi sembrava stesse delirando. Perciò allontanai il suo viso del mio petto, e tenendoglielo con due mani la osservai. Il suo volto era corrugato di lacrime. Ancora una volta rimasi esterrefatto. Nonostante fossero passati dieci anni, Layla dimostrava solo un paio d’anni in più. Non era invecchiata? Come poteva essere? Layla prese la mia mano.

< < Gildarts… Devo vedere Lucy! Devo.. devo assicurarmi che stia bene e anche tu ne hai il diritto! Gildarts… mi dispiace… lei è… lei è … > >

Tentava di dirmi qualcosa di importante.

< < Layla io… > >

Come potevo dirle, che sua figlia che non vedeva di dieci anni era stata costretta a scappare chissà dove a causa di suo marito?

< < Lei è tua figlia, Gildarts! > > -esclamò all’improvviso.

Non dissi una parola. Anche se avessi voluto non sarei riuscito ad emettere un fiato. Di cosa stava parlando?

< < Lei… Lucy è nostra figlia, Gildarts. > > - ripeté ancora una volta, lasciandomi paralizzato dalla stupore.

Lucy… era mia… figlia?
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Angolo Autrice:
Salveeeee Jscusate se ci ho messo così tanto per caricare anche questo capitolo D:
Purtroppo lo sapete, ho avuto parecchi impegni e proprio in quest’ultima settimana si sono aggiunti problemi sentimentali di vario tipo… per farla breve mi si è praticamente spezzato il cuoricino :’D ma non preoccupatevi, sopravvivrò! Così come Lucy ha resistito, resisterò anche io!
Ma ora passiamo al capitolo u.u
Abbiamo finalmente scoperto chi erano Crime Sorcière Jve lo sareste mai immaginati? Io spero di no, altrimenti avrò fallito il mio compito xD Spero via sia piaciuto anche il pezzo NaLu :3 avrei voluto dedicare loro più tempo, ma altrimenti non avrei avuto tempo per gli altri u.u
Spero vi sia piaciuto anche il ritorno di Layla e la sua sconvolgente verità! Cavolo mi portavo queste segreto da una marea di tempo *-*
Il prossimo capitolo sarà maggiormente dedicato a Layla e Gildarts… naturalmente inserirò anche dei momenti NaLu Je forse anche un piccolo momento tra Wendy e Romeo **
Dimenticavo! Gli Stati della Confederazione sono Fiore, Tristan, Einsewald e la Gallia!
Probabilmente lo avevate già capito, ma meglio specificare xD
Bye Bye!

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Capitolo 50
*** The Last Night ***


The Last Night

< < Lei… Lucy è nostra figlia, Gildarts. > >

Quella parole risuonavano nella mia testa ormai da diversi secondi. La mia mente era confusa, annebbiata, persa. In un attimo vidi la mia vita scorrermi davanti, come se fosse la visione accelerata di un vecchio film in bianco e nero.

Lucy… la ragazza che avevo incontrato quel giorno ad UnderValley, che avevo ospitato e che avevo visto crescere per un breve periodo era… mia figlia? Come poteva essere?

Anche se non riuscivo a credere ad una parola, i miei occhi si riempirono nuovamente di lacrime.
Layla tremante tentò di avvicinare la sua mano al mio viso ma sfinita socchiuse gli occhi, svenendo tra le mie braccia. Presi al volo il suo corpo esile, stringendola ancora una volta a me. Notai una pietra rossa per terra. La presi in mano, riconoscendola immediatamente: era un cristallo Etherion. Come poteva averlo lei? Caricai Layla sulle spalle, affrettandomi a portarla a casa mia.

Il suo profumo entrava nel mio corpo rianimandolo. Ridicolo. Era lei quella svenuta; era lei quella ad aver bisogno di recuperare le forze; era lei quella che doveva essere rianimata, non io. Il suo corpo era freddo, tuttavia riusciva lo stesso a trasmettermi più calore di una vampata di fuoco.

Ancora non riuscivo a crederci. Stavo davvero portando Layla Heartphilia in spalla? Chissà, forse in verità mi trovavo su una panchina del parco ubriaco e stavo parlando da solo. Non c’era altra spiegazione. Ma allora, perché quel calore mi sembrava così vero?



Arrivammo a casa. Aprii la porta e salendo al piano di sopra feci distendere il suo corpo addormentato nel mio letto. La coprii con un lenzuolo, lasciando la finestra aperta in modo tale che il sole potesse riscaldarla in qualche modo. Infine mi sedetti accanto a lei. Rimasi ad osservarla. Layla addormentata era lo spettacolo più strabiliante che avessi mai visto. Era bella esattamente come 10 anni prima. Non sembrava fosse cambiato nulla. Ma lo era in realtà, lo era eccome.
 
Flashback

1902, RoseVille.

Mi trovavo seduto su uno sgabello davanti il bancone della caffetteria Coming Home, dove l’anziana cameriera Ellen Park osservava nervosamente le lancette dell’orologio appeso sopra la porta d’ingresso. Il suo turno doveva essere finito da mezz’ora, tuttavia lei non era ancora arrivata.
Erano le undici di sera.

Soltanto una persona instancabile come Layla aveva potuto accettare un turno serale in una caffetteria frequentata per lo più da studentesse – per un breve caffè – al mattino,
da impiegati – per un veloce panino con hamburger – a pranzo e da nessuno – eccetto me e qualche pensionato - la sera.  La cosa era vagamente divertente.
Sorseggiando la mia tazza di caffè leggevo una pila di vecchi quotidiani, nella speranza che le notizie passate riuscissero a far luce sulle vicende losche del presente. Ogni articolo era più o meno lo stesso:

“Jose Porla: La situazione cambierà, abbiate fiducia”.

“Jose Porla, una nuova guida per la nazione!”. Tutte balle colossali, ovviamente.

L’Italia in tutto quel contesto di tradimenti politici, azioni segrete ed unificazioni, rimaneva nell’ombra come al solito. Come potevo ottenere informazioni sulle azioni del Governo, vivendo in uno Stato così insignificante? Posai il giornale sul bancone, borbottando.

< < Ancora con quei giornali? Mi sono sempre chiesta come tu riesca a procurarti dei quotidiani di un altro Stato… > > -fece dubbiosa e sospettosa la signora Ellen.

< < Ho le mie fonti.. > >

Era la stessa risposta che davo a Layla ogni qualvolta me lo chiedeva; non potevo certo rivelarle che ogni giorno usavo la Porta degli Spostamenti per comprare un quotidiano in un altro Stato!
In realtà non potevo rivelarle niente di niente. Né a lei né a nessun altro. Per qualche secondo restai a fissare la carta da pareti verde con fiorellini viola del locale che ormai frequentavo ogni giorno. Tuttavia anche essendo un cliente abituale, la signora Ellen non si era mai sognata di farmi uno sconto. Che tirchia…

Anche quella sera era un 7 Luglio. Già… 7 Luglio 1902. Non avrei mai potuto scordare quella data.

Era ormai da un anno che io e Layla avevamo cominciato a lavorare per un laboratorio di ricerca. Non era niente male per due ragazzi ventenni. Contemporaneamente io ero impegnato con il lavoro all’Associazione Hunter. Layla anche essendone all’oscuro, sapeva come mettermi in apprensione:

Ogni tanto pronunciava frasi enigmatiche che mi facevano sospettare che lei fosse a conoscenza di qualcosa… ma come poteva essere? Io e Layla eravamo amici fin dai tempi delle medie… allora era una teppista, leader di una gang. Tutti la chiamavano Dark Princess… che ricordi… In seguito cominciammo a frequentare il liceo.

Inutile dire che non ne fossi innamorato perdutamente. Gli anni del liceo furono i più belli della mia vita ma anche i più devastanti. Fu in quell’anno che conobbe Jude Heartphilia, un rampollo di una ricca famiglia. Un giovane politico gentile quanto galante. Eh sì, Jude aveva tutto: charme, ricchezza, avvenenza, eleganza, buone maniere, un futuro già programmato e che comprendeva ormai anche Layla. Tutte qualità che non possedevo. Ovviamente a Layla non importava assolutamente nulla dei soldi, ma come potevo competere con lui? I miei pensieri autocommiserativi furono interrotti dal suono della campana attaccata alla porta d’ingresso.

< < Ehi Ellen! –salutò Layla con assoluta tranquillità – Come va’? > >

Ellen le mandò un’occhiataccia furibonda, alla quale Layla rispose con un sorriso ancora più rilassato del precedente. Tuttavia quel sorriso sembrava nascondere qualcosa.

< < E’ meglio che non dica quanto sia contrariata Layla! Tieni! E’ tutto tuo! > > -esclamò dandole le chiavi del negozio. Così togliendosi il grembiule, prese il cappotto e uscì.

Layla era a dir poco incantevole. Con la sua deliziosa divisa da cameriera e i suoi capelli legati in una coda alta un po’ scompigliata.

< < Ciao Gildarts! Anche oggi qui? Credo che tu stia diventando il mio stalker… > > -ridacchiò. Amavo vederla ridere. Perché la sua risata era davvero meravigliosa. 

< < Mi ricordi ancora una volta perché lavori in questo posto considerando che siamo ben pagati? > > -chiesi ponendole la tazza di caffè vuota.

< < Perché… - disse versandone dell’altro dalla caffettiera – Vorrei entrare in altre università… chissà, magari potrei entrare in una facoltà di legge o di lingue o potrei diventare una giornalista e andare a vivere in Grecia! Ci sono tante possibilità… e poi vorrei mettere dei soldi da parte per viaggiare. Non ti senti anche tu… come dire… rinchiuso in una città opprimente come questa? > >

La domanda calzava a pennello. Layla mi aveva ripetuto più volte del suo obbiettivo, solo che amavo chiederglielo perché quando ne parlava aveva negli occhi una luce indescrivibile. Sembrava le brillassero. Tuttavia, in quel momento i suoi occhi stavano luccicando per un altro motivo. Layla si asciugò una lacrima dal viso, voltandomi le spalle.

< < Ehi… Layla cosa è successo? > > -chiesi allarmato, anche se sapevo il nome della causa della sue lacrime: Jude. Si voltò verso di me con gli occhi arrossati.

< < Niente è solo che… stiamo avendo qualche problema ultimamente… > >

Ecco, come sospettavo.

< < Tu e Jude avete avuto problemi? Di che tipo? > >

< < Be’ lui è… cambiato, in questi ultimi mesi. Sembra quasi ossessionato da qualcosa… continua a ripetere il lavoro, il lavoro, il lavoro… ma secondo me c’è dell’altro. Io le capisco certe cose e…
lui, mi ha chiesto di sposarlo. > > -mormorò estraendo dalla tasca della gonna una anello di brillanti.

Qualcosa si mosse all’interno del mio stomaco. Sembrava stesse disintegrandosi. Ma forse non era affatto il mio stomaco, bensì il mio cuore.

< < Wow… guarda che roba! –esclamai fingendomi contento – Layla è… bellissimo. > > -Dissi quell’ultima parola quasi con disgusto.

Layla continuava a fissare la tazza di caffè.

< < Saranno invitate almeno 500 persone soltanto di Fiore… l’Intera ambasciata, Jose Porla in persona… gli inviti sono già stati spediti e… e credo di essere in trappola. > >

Le sue parole non riuscivano ormai a nascondere la frustrazione. Mi sporsi dal bacone e con una mano le toccai il viso, facendole alzare gli occhi verde smeraldo verso di me.

< < Lo ami? > >

Layla restò a fissarmi impietrita per alcuni secondi.

< < Sì… cioè… non lo so io… credevo di sì… ma ora non ne sono più sicura… > > -mormorò con la voce rotta.

Restai a fissare i suoi occhi verdi per qualche secondo. L’esitazione con cui aveva pronunciato la risposta della sua vita mi aveva fatto capire quanto fosse confusa in quel momento. Layla era sempre stata una ragazza decisa, conscia di quella che desiderava. Ma nella prima volta (forse in tutta la sua vita) aveva espresso il dubbio su una decisione importante.

Da tempo avevo tentato di accantonare i miei sentimenti, consapevole che una mia confessione sarebbe stata inutile se Layla aveva già preso la sua decisione. Così per un secondo, un pensiero egoista si fece strada nella mia testa: e se avessi approfittato di quel momento per dichiararle finalmente i miei sentimenti? Con il cuore in gola, tentai di pronunciare quelle parole che non ero mai stato in grado di dire.

Tuttavia, fu il fato a mandarmi sulla retta via; il fato quella volta si presentò sotto forma di cinque fastidiosissime note musicali: la suoneria del mio cerca-persona. Sorpreso osservai il numero comparso sulla schermata. Era un numero anonimo. Pensando che fosse una chiamata da un collega dell’Associazione, fui costretto a rispondere.

< < Scusami… faccio subito. > > - mormorai alzandomi dallo sgabello ed uscendo dal locale.

La chiamata durò alcuni minuti. Non si trattava di niente di rilevante, solo un cliente che voleva confermare la missione impostami il giorno prima. Per lo più ascoltai poco di quello che mi venne detto. La mia attenzione andava continuamente a Layla.

Terminata la chiamata rimasi fuori dalla caffetteria ancora per un altro minuto. Come mi era venuto in mente di confessarle ciò che provavo proprio ora? Layla era confusa più che mai e tutto quello di cui aveva bisogno era qualcuno che la ascoltasse. Un amico. Nient’altro.

Alzando gli occhi al cielo ringraziai quella telefonata apparentemente inopportuna e, mettendo ancora una volta nel dimenticatoio i miei sentimenti, rientrai nel locale. Purtroppo quello che trovai una volta rientrato non fu quello che mi sarei aspettato. Layla era seduta sul bancone con le gambe a penzoloni e sulla sua bocca poggiava una fiaschetta. Avrei dovuto immaginarmelo…

< < Layla! Ma che stai facendo?  > > -chiesi richiamandola.

< < Mi sono servita… > > -spiegò con voce bassa. Segno che solo in quel minuto di assenza se ne era già scolata metà.

Mi feci scappare una risatina isterica, mentre Layla ricominciò a bere.

< < Lassù c’è qualcuno che si sta divertendo molto direi… > > -commentai.

Mi avvicinai a Layla.

< < Ehi, dai posa quell’affare…  > >- ordinai togliendole dalle labbra la bottiglietta d’acciaio.

Layla cominciò dapprima a lagnarsi, poi a ridere senza nessun motivo apparente. Le rivolsi uno sguardo torvo, costatando poi che la fiaschetta fosse vuota.

< < Ma dove l’hai presa?! > >

Layla indicò uno sportello aperto dietro il bancone. La fiaschetta doveva essere di sicuro appartenuta alla signora Ellen. Sul bacone c’era un’altra bottiglia di Scotch. Dannata Ellen…

< < Layla… andiamo dobbiamo parlare… > >

< < Ma quel muro è sempre stato lì? > > -chiese Layla indicando un tavolo.

< < Oh bene… > > -borbottai cinicamente.

< < Andiamo Gildarts, non abbiamo niente di cui parlare… - si lamentò nuovamente – Io amo Jude e… e se vuole sposarmi che mi sposi pure! > >

< < Layla, ti rendi conto di quello che dici? Parliamo della tua felicità… non puoi decidere in questo modo. > > - sbottai, seccato.

Come poteva parlare così? Per renderla felice avevo deciso da parecchio tempo di accantonare i miei sentimenti e lei ne faceva a meno in questo modo?

< < L’unica cosa che voglio adesso è continuare a bere questa bella bottiglia di scotch… - farfugliò portando alle labbra la bottiglia – Vuoi favorire? > > -domandò divertita, ponendomela davanti.

Sospirai. La situazione era drammatica.

< < D’accordo, solo un goccio. > >

Fine Flashback

 
Ma non fu per niente solo un goccio. Non ricordavo niente da lì in poi… niente di concreto, solo piccoli momenti sfocati. Come Layla che si era messa a ballare sul bancone, io che mi ero tolto la camicia e infine le nostre labbra che si cercavano con foga. Il giorno dopo mi svegliai nel suo letto, da solo.

Layla scomparve dalla circolazione per tre settimane circa… successivamente, comparve la notizia su tutti i giornali: Layla Starseed e Jude Heartphilia sposi, un bambino in arrivo. Fino a cinque minuti prima, pensavo che questa fosse l’unica verità: Layla non mi aveva mai amato, eravamo andati a letto insieme ma non era stato niente di importante.

Ma se quello che Layla aveva detto era vero, allora quella volta… quella notte noi… Lucy… Perché nascondermelo?
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(Cana)
 
< < Prendi questo, maledetto demone! > > -esclamai scagliando una delle mie frecce contro un demone millepiedi, dall’aspetto ovviamente disgustoso.

Mi trovavo all’interno del bosco, dove pochi secondi prima avevo percepito una strana aura maligna. Inoltre la presenza di Lucy era scomparsa. Dove si era cacciata? Gli alberi alti e la fitta vegetazione non mi aiutavano per niente.

C’erano troppi demoni dall’aura abbastanza grande per poter stabilire quali fossero nelle vicinanze. In un istante impugnai nuovamente l’arco per mezzo del quale lanciai tre frecce verso l’alto. Un istante dopo caddero ai lati opposti della radura in cui mi trovavo due enormi demoni falena. All’improvviso qualcosa si presentò davanti a me, riparato dall’oscurità della notte ormai scesa. Tesi la freccia verso la figura possente che si avvicinava. La luce della luna finalmente lo avvolse.

< < Si può sapere chi sei?! > > -esclamai alla figura maschile che avanzava sempre di più.

< < Tu sei Cana Alberona? > > -domandò

< < Sì e con questo?! > >

< < … Puoi pure andar bene. Procedete. > > -ordinò a qualcuno o qualcosa alle sue spalle, che rispose all’ordine con un ruggito. D’un tratto dei demoni uscirono dagli angoli della foresta, circondandomi.

La figura nel frattempo era sparita. Cambiando postazione scagliai velocemente sette frecce che, tranne una, andarono tutte a segno abbattendo i demoni dal manto grigio e dall’aspetto simile a quello di una tigre. L’ultimo demone rimasto si scagliò nuovamente contro di me; allungai il braccio verso la faretra, realizzando subito dopo di essere sprovvista di frecce. Tentai allora di estrarre la spada dal fodero legato ai pantaloni, senza successo. Era troppo tardi.
Chiusi gli occhi cercando di proteggere la testa più che potevo con le braccia, attendendo il colpo che avrei ricevuto dal demone. Ma questo non avvenne.

< < Non toccare la mia ragazza lurido bastardo! > > - urlò una voce familiare.

Aprii gli occhi, notando di come il demone fosse stato scaraventato via con un colpo potentissimo, poco distante da me. Davanti a me c’era Loki con in mano una RoseGun dalla quale usciva ancora del fumo.

< < L-Loki? > > -mormorai

Si voltò verso di me, con espressione allarmata.

< < Ehi! Stai bene?! > > - esclamò

< < S-Si… - risposi spaesata. Che aveva detto? “La mia ragazza”? – Finalmente, dove ti eri cacciato? E’ da… stamattina che non ti vedo… > > -sbottai ripensando alla mattina precedente.

Già… dove era finito Loki per tutto quel tempo? Abbassò lo sguardo. Le sue mani chiuse a pugno tremavano.

< < Mi dispiace tanto… mi dispiace di averti lasciata sola… se fossi arrivata solo un secondo più tardi tu a quest’ora-! > >

< < Ma sentilo! – lo interruppi – Guarda che ho la pellaccia dura io, perciò me la sarei cavata, non preoccuparti. – abbozzai ad un sorriso, mentre Loki alzò lo sguardo, stupito. – Comunque non hai risposto alla mia domanda… > >

< < Sì… io… dopo questa notte e soprattutto dopo quello che è successo stamattina avevo bisogno di riflettere… su di te… su di me… su di noi e credo di essermi totalmente dimenticato della battaglia. > > -spiegò avvicinandosi a me.

Da non credere. Non solo era un idiota – se fosse stato possibile, molto più di prima – Ma non sapeva nemmeno trovare una scusa migliore per averci lasciati nella merda.

< < Bene… mi fa piacere che la tua mente si sia attivata una volta tanto… > > - borbottai arrogantemente.

< < Cana… > > - sussurrò.

< < Sai che c’è? Potevi anche restare a riflettere osservando le stelle e a contare i fili d’erba quanto ti pareva, io me la sarei cavata benissimo in qualunque caso! Perciò se proprio vuoi farmi un piacere togliti dalle-! > >

Loki mi interruppe. Prendendomi con forza per il polso, avvicinò le sue labbra che dopo essersi poggiate delicatamente sulle mie ricominciarono a cercarle con foga. Mi mancava il respiro. Senza rendermene conto, la mia mano finì intorno al suo collo ed il suo braccio mi cingeva la vita. Allontanammo le nostre bocche soltanto per riprendere il respiro.

< < Stavi dicendo? > > -domandò Loki mostrando il suo sorrisetto compiaciuto.

< < … S-Stavo dicendo e.. di toglierti dalle scatole… > > -balbettai con un orribile rossore in viso che non dava tregua alle mie guance. 

< < Vuoi ancora che lo faccia? > > -sussurrò al mio orecchio, cosa che mi fece intorpidire le gambe. Ma dovevo resistere.

Loki tentò di baciarmi di nuovo ma lo fermai allontanandolo dal petto.

< < Loki, t-ti diverte così tanto prendermi in giro? > > -domandai, più vulnerabile che mai.

Mi prese la mano, riportandola al suo petto a sinistra.

< < Lo senti? > >

< < Certo che lo sento… Il tuo cuore sta battendo… e allora? > >

< < Non era mai capitato che il mio cuore battesse in questo modo per qualcuno... anzi, forse è capitato parecchie volte, solo che non me ne sono reso conto.
Ogni volta che sto con te mi sento in qualche modo… completo. Fino a ieri ti consideravo la persona a me più cara: la mia migliore amica. Eri quella persona che mi dava la voglia di continuare a lottare, di andare avanti e di superare qualsiasi cosa. Ma dopo stanotte, non sei più la persona a me più cara. Sei la persona più importante della mia stessa vita.
E forse è stupido, contorto e anche da film sdolcinato ma ho compreso questo dopo la nostra notte. Dopo la tua dichiarazione e dopo il modo in cui mi hai dato dell’idiota.
Dicendomelo ho finalmente compreso quanto fossi stato cieco. Questa mattina ti ho detto che ero confuso sui miei veri sentimenti e forse una piccola parte di me ci credeva ma in realtà sapevo di essere stato da sempre totalmente e perdutamente innamorato di te. Avevo solo paura… non so bene di cosa. > >

Il mio cuore batteva a mille, come un tamburo. Disse quelle parole con tanta sicurezza e determinazione che quasi avevo dimenticato il Loki della mattina precedente. Ad un tratto si inginocchiò, tenendomi sempre per mano. La mia espressione divenne immediatamente spaesata.

< < O no no no… L-Loki? > > -balbettai.

< < Zitta non è quello che pensi… > > - ridacchiò.

Serrai le labbra.

< < Cana, so che sono stato un disastro e di sicuro meriti qualcuno degno del tuo amore, della tua protezione, del tuo affetto. Qualcuno migliore di me. Non sono perfetto… a volte faccio il donnaiolo, agisco senza riflettere contando troppo spesso solo sul mio istinto e soprattutto sono dannatamente duro di comprendonio quando si tratta di te, dato che hai la capacità di sciogliermi il cervello. – ridacchiò – Ma… vorresti ancora stare vicino allo stupido qui presente? Vorresti diventare ufficialmente la mia ragazza e sottostare alle tipiche cose sdolcinate che fanno le persone normali? So che è chiedere molto dopo quello che ti ho fatto ma ormai pur di starti vicino mi va bene anche essere solo amici di letto! > > -esclamò.

In quel momento scoppiai a ridere. Amici di letto? Che tipo…

< < Hahahah… alzati stupido! > > -continuai a ridere

Loki rimase inginocchiato, quasi non mi avesse sentita. Mi sedetti sulle ginocchia.

< < Lo sai che sei proprio stupido? – dissi sorridendo e scompigliandogli un ciuffo di capelli – E sei anche pazzo!> >

< < Sono pazzo di te. > > rispose riavvicinando le labbra.

< < Ottima… risposta… > > -concordai ricominciando a baciarlo.
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(Autrice)
MistDale.
 
Si precipitò velocemente verso la sede in cui in quel momento si stava svolgendo un’altra riunione del Governo. Questa volta la riunione si teneva in una stanza ovale un po’ più piccola rispetto a quella che veniva di solito utilizzata per le riunioni ufficiali, all’ultimo piano.

Quella sera erano infatti presenti soltanto cinque persone, tra cui Jude Heartphilia, impegnato in un monologo su quanto il piano che avevano messo in atto avrebbe portato il mondo ad una nuova era. Dalla porta irruppe bruscamente il deputato Fried. L’uomo faticava a trattenere il fiatone dovuto a causa della corsa.

< < Senatore Fried… siamo lieti che si sia degnato di mostrarci la sua presenza… > > -commentò Jude acidamente.

< < C-Chiedo umilmente scusa ma devo parlarle urgentemente. > > - rispose

Jude gli lanciò un’occhiataccia furiosa ma qualcosa nello sguardo preoccupato di Fried gli fece mantenere il controllo.

< < Scusatemi signori…potreste lasciare me e il deputato Fried da soli? > > - chiese.

I partecipanti alla riunione si alzarono velocemente e silenziosamente uscirono dalla sala.

< < Allora, si può sapere cosa è successo?! > > - domandò seccato Jude

< < S-Si tratta di… quella persona… > > -balbettò non sapendo da dove iniziare, cosa che irritò Jude più di quanto non lo fosse.

< < Si spieghi meglio per favore! > > -tuonò

< < S-Sua moglie… n-non c’è più… > >

Jude spalancò gli occhi per un attimo, per poi riprendere il controllo di sé.

< < Cosa significa che non c’è più? > > - sibilò

< < M-Mi hanno appena chiamato dalle segrete Oscure. Come di consueto i professori del laboratorio erano entrati nella sua stanza e lei non c’era più. E’ scomparsa nel nulla… Crediamo che si sia svegliata… > >

Jude cominciò a tremare dalla rabbia.

< < Che cosa mi sta dicendo, Senatore? Che la nostra fonte di sangue per il completamente del virus HC3 è scomparsa?!?! Come può essersi svegliata se era cristallizzata ormai da dieci anni?! Come è potuto accadere, me lo dica!! > > -sbraitò furioso come non lo era mai stato.

< < I-Io non ne ho idea… Nella stanza si percepiva ancora una leggera presenza spirituale, perciò non può essere stata rapita. Anche perché se fosse stata rapita sarebbe morta di sicuro, non essendo più collegata alle flebo cristallizzanti. > > -continuò Fried abbassando lo sguardo.

Jude da qualche secondo teneva lo sguardo fisso sul pavimento, senza dire una parola.

< < S-Signor Heartphilia?... > >

Jude rialzò la testa cominciando a ridere istericamente.

< < Hahahah! Ma suvvia, non è il caso di preoccuparsi! Mia moglie è fuggita? Nessun problema! Dato che al momento solo il suo sangue, mischiato al virus HC3 può tramutare gli esseri umani in EU, ci basterà mettere le mani su qualcun altro con il suo stesso sangue… ho l’impressione che papà ti farà una visitina… Lucy. > >
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(Lucy)

Velocemente riprendemmo le armi da terra. Natsu afferrò una Katana dalla quale proveniva un’energia misteriosa. Mi legai al passante dei pantaloncini l’Inkheart, anche se con la coda dell’occhio non potevo fare a meno di osservare le spada di Natsu.

< < Ehi ma… cos’è quella? > > -domandò facendo quasi eco ai miei pensieri, indicando la mia Inkheart.

< < Oh, questa? E’… una Katana. Non so come ma qualche settimana dopo la tua scomparsa, l’ho trovata sul letto della mia camera da letto insieme alla divisa da Hunter… > > -dissi ricordando quello strano avvenimento al quale non riuscivo ancora a darmi una spiegazione.

< < Oh be’ la divisa… te l’ho mandata io. Attraverso la Porta degli Spostamenti… ero sicuro che in una cittadina tranquilla come RoseVille la presenza degli EU fosse esclusa però volendo stare più tranquillo ti ho mandato tutte le tue cose con un biglietto… ma quella spada non l’ho mai vista. Non c’era sul letto quando le ho lasciate. > > - dichiarò osservandola bene.

Sgranai gli occhi, preoccupata. Qualcun altro quindi mi aveva affidato Inkheart?

< < M-ma allora chi l’ha portata e perché?! Inkheart mi ha quasi fatta diventare pazza … > > -borbottai, pentendomene subito dopo notando l’espressione nuovamente preoccupata di Natsu.

Mi morsi il labbro inferiore, maledicendomi.

< < Come scusa?! T-Tu hai combattuto con una spada demoniaca?! Inkheart poi?! Dimmi che stai scherzando, dimmi che non sei così stupida Lucy! > > -esclamò tremante.

< < C-Come sai che è una spada demoniaca?... > >

< < Dall’aura dannatamente potente che trasmette, mi sembra ovvio! > >

< < Be’… n-non mi avete mai insegnato ad allenare la mia energia spirituale! > > -sbottai

< < Non cambiare discorso! > >

< < D’accordo… - mormorai – Comunque non c’è bisogno di fare quella faccia! Mi sono allenata duramente per imparare a maneggiarla, chiaro? Sono perfettamente in grado di utilizzarla senza andare fuori di testa o senza finire controllata dalla sua aura. > > -spiegai in mia difesa

< < Non capisci! Inkheart è una spada pericolosissima e non dovresti usarla per nessun motivo! > > -ribadì

< < Mi spieghi come fai a conoscere Inkheart?  > > -chiesi

< < Vedi…-! > >

Natsu si bloccò di colpo. Feci lo stesso. Qualcuno o qualcosa era nei paraggi. Uscimmo velocemente dalla baita, impugnando le nostre armi. Natsu estrasse la sua Katana dalla quale cominciarono a fuoriuscire delle fiamme. Sembrava magia, tanto che restai incantata per qualche secondo.

< < Non ti distrarre Lucy. > > -rammentò coprendomi le spalle, dietro di me.

< < Sì. Hai ragione. > > -risposi estraendo l’Inkheart.
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Angolo Autrice:
Salveeee  perdonate il ritardo D: (anche se il ricevimento con i genitori è andato bene devo comunque studiare come una matta ogni giorno purtroppo -.- quando arriva l’estate?!)

xD ok, lasciamo perdere i miei commenti deliranti ed andiamo alla storia:

Come avrete capito il pezzo narrato da Cana si svolge durante la sera del combattimento, mentre l’altra parte della storia si svolge durante la mattina seguente :D perdonate la confusione >__<

Gildarts è il padre di Lucy ed ora sappiamo come è successo tutto. Ma allora perché Layla gliel’ha tenuto nascosto per tutto quel tempo?

Sappiamo adesso che è il sangue di Layla a co-creare gli EU! Ve lo sareste mai aspettati?

Spero di no ;)

Scusate invece se non ho inserito quel momentino tra Wendy e Romeo >.< non c’era spazio D:

Spero vi sia piaciuto anche il momento di Cana e Loki :3 Chi era la figura che ha scagliato contro la nostra Cana quei demoni? Se avete qualche sospetto scrivetelo, vediamo in quanti indovinate u.u

Nel prossimo capitolo Lucy e Natsu combatteranno per la prima volta alla pari, Juvia e Lyon proseguiranno il loro cammino e scopriremo anche tutta la faccenda tra Layla-Gildarts-Jude :D

Alla prossimaaaa <3

P.S: scusate se il formato risulterà un po' strano rispetto al solito ma ho il pc impazzito -.-

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Capitolo 51
*** This Is War ***


This Is War

(Lucy)

Socchiusi gli occhi per un istante e facendo un bel respiro profondo raccolsi tutta la mia energia spirituale e quella dell’ambiente circostante. Riaprii gli occhi. Davanti a me si presentò un EU. Ormai la loro energia maligna era diventata inconfondibile.

Si trovava al limite della piattaforma in legno che si prolungava per qualche metro sopra l’acqua cristallina. Maschio, capelli biondi legati in una cipolla alla base della nuca, dall’aspetto malandato e dalle profonde occhiaie violacee intorno al viso. Sembrava avere fame.

Con la coda dell’occhio constatai che anche Natsu avesse di fronte a se un nemico; un altro EU, sta volta donna, dai vestiti stracciati e ancora sporchi di sangue delle sue vittime. Lei si trovava invece davanti la capanna.

Teoricamente sarebbe stato uno scontro alla pari ma qualcosa mi diceva che la loro forza era molto simile a quella dell’EU che – se in quel momento non fosse arrivato Natsu – mi avrebbe sicuramente uccisa. Indietreggiai di mezzo passo, incontrando la schiena di Natsu.

< < Sta calma… Lucy, vedrai che spaccheremo il culo ad entrambi! > > -ringhiò, sicuro di se.

< < Sì… Forza, Natsu! > > -concordai, sprezzante.

L’EU mi guardava divertito, come se stesse pregustando il momento in cui avrebbe fatto a pezzi la sua preda. Ma con me aveva ben poche speranze.

< < Finalmente ci incontriamo, figlia di Layla. > > -fece l’EU in tono quasi cordiale.

Natsu si irrigidì, tremante dal desiderio di fare a fette il nemico che aveva pronunciato il mio nome. Forse, quello a dover mantenere la calma doveva essere lui dopotutto…

< < Vostro padre ci ha ordinato di portarvi da lui… viva o morta. > > -continuò la voce dell’avversaria di Natsu, alle mie spalle.

< < M-Mio padre? > > -mormorai incredula.

< < Tks… ne ho abbastanza di queste stronzate… è da un bel po’ che non fracasso il cranio a qualcuno e in questo momento mi prudono le mani. Sono tutto un fuoco! Lucy, andiamo! > > -ordinò riponendo la spada, avendo a quel punto intenzione di combattere a mani nude, nel modo in cui sapeva fare.

Estrassi Inkheart dal fodero nel medesimo istante. Ci fiondammo con un balzo in avanti sui nostri nemici. Per mezzo della nostra forza spirituale aumentammo la velocita. L’EU non si era mosso di un millimetro. Facendo una capriola in aria tentai di colpirlo al viso con un calcio ma il colpo fu fermato dal suo avambraccio contratto e proteso in avanti, come a fargli da scudo.

Era talmente duro da sembrarmi piombo. Era come avevo immaginato: possedeva una forza diversa dagli altri EU con cui avevamo avuto a che fare in precedenza. Sorrise, sornione.  Balzai indietro e puntando l’Inkheart ripresi la corsa con un altro balzo verso di lui.

Tentai di colpirlo con una serie di colpi rapidissimi della spada; un affondo, due ridoppi ed un mezzano. Sembrava evitare tutte lei mie mosse con poca fatica e non aveva fatto nemmeno un passo. Il lato sicuramente positivo era che Inkheart sembrasse non volermi imporre la propria superiorità.

Con una capriola ritornai indietro. Dovevo essere ancora più veloce se volevo avere una qualche possibilità di colpirlo. Sfruttai i tagli presenti nel vento e nell’aria – come mi aveva insegnato Mirajane – e ampliando la mia energia spirituale scattai in avanti.

Durante la mia corsa, l’EU sembrava finalmente in difficoltà. Come avevo pensato, aumentando la velocità non sarebbe riuscito a vedermi molto bene. Ritentai con un affondo e nello stesso istante in cui comparvi davanti a lui, quest’ultimo si scansò con il corpo e si volatilizzò. Era incredibilmente forte tuttavia almeno stavolta ero riuscita a farlo muovere.

Mi voltai per un secondo verso Natsu che aveva riestratto la sua spada e ad occhi chiusi sembrava controllare le vampate di fiamme che fuoriuscivano dalla stessa e inseguivano la sua avversaria che si spostava continuamente, pur evitando a stento i colpi. Era difficile seguire i suoi movimenti.

Ad un tratto avvertii la sua energia maligna alle mie spalle e, quasi come se fosse stato solo l’istinto a guidare il mio corpo, mi abbassai e la colpii sul fianco con l’Inkheart. A causa del colpo venne scaraventata via, finendo nelle profondità del lago a qualche centinaio di metri rispetto a noi.

Natsu comparve d’improvviso davanti a me e con un gancio destro colpì quello che a me inizialmente parve soltanto l’incavo del mio collo. Un attimo dopo realizzai che Natsu avesse mirato all’EU che si era avvicinato pericolosamente. Successe tutto in una frazione di secondi.

L’EU finì contro la capanna che cadde in pezzi a causa del tonfo.  Anche la piattaforma in legno cominciò a tremare fino a spaccarsi in due pezzi.

< < N-Natsu?! > > -esclamai, temendo di dover proseguire lo scontro nelle acque profonde del lago.

Mi cinse il fianco, avvicinandolo a sé.

< < Usa l’energia spirituale! Se ti concentri riuscirai a fluttuare… > > -mormorò al mio orecchio, cosa che come al solito fece perdere un battito al mio povero cuore.

La sua voce era estremamente sexy…  ma non c’era tempo per quello. Feci come mi era stato consigliato e concentrandomi mi alzai da terra insieme a Natsu. Dal lago riemerse con degli enormi schizzi l’altro EU, furiosa. I due EU si prepararono ad attaccarci: una da sinistra e l’altro da destra.

< < Volete la guerra? E allora che guerra sia! Lucy, il biondino è mio, tu occupati della puttana di fronte a te! > > -urlò fiondandosi contro il suo nemico.

< < Certo! > > -risposi facendo altrettanto.

L’EU tentò di colpirmi con una serie di pugni e calci tirati da ogni direzione. Riuscii sorprendentemente a parare tutti i suoi colpi con la spada. Natsu combatteva sia con i pugni sia con la spada, combinandoli in una serie di attacchi micidiali che andarono la maggior parte delle volte a segno, mettendo l’EU alle strette.

< < Mi hai proprio stancata! > > -urlò la mia nemica caricando le mani chiuse a pugno di una strana energia.

Con la coda dell’occhio notai che l’avversario di Natsu aveva invece tirato fuori dal nulla una lunga spada affilatissima, con la quale cercava di colpirlo senza dargli tregua. Natsu era in difficoltà con la difesa. Mi venne un’idea. Sempre librata in aria, indietreggiai veloce verso di lui mentre la mia avversaria mi stava alle costole.

< < Natsu, cambio! > > -urlai.

< < Ok! > > -rispose.

In un attimo ci scambiammo di posti. Lui finì per parare i ganci destri e sinistri della sgualdrina –decisamente un termine più appropriato rispetto a quello datole da Natsu… -. Io invece fronteggiai il suo avversario, scoprendo quanto fosse resistente Inkheart ai colpi di una spada affilata come quella. Natsu sferrò un gancio destra verso la donna. Disarmai completamente l’uomo. Ci voltammo per scambiarci un’occhiata complice. Entrambi facemmo le stesse mosse: demmo un calcio ai nostri avversari sullo stomaco, scaraventandoli a diversi metri di distanza.

< < Cambio! > > -urlò lui.

Aumentando ancora la velocità raggiunsi la donna e con un colpo secco conficcai la Katana nel suo petto. Natsu dopo aver toccato la sua spada fiammeggiante, diede un ottimo gancio destro sul petto dell’uomo. Il suo pugno era sorprendentemente impregnato della fiamme della spada.
Il petto dell’EU bruciò fino a che le fiamme non lo portarono totalmente alla combustione. Entrambi divennero immediatamente cenere. Ero semplicemente allibita… io, avevo vinto uno scontro?

< < Lucy!! Ce l’abbiamo fatta! > > -esclamò avvicinandosi a me.

Felice mi diressi verso di lui a super velocità. Appena fummo abbastanza vicini in un attimo mi cinse i fianchi, mentre io incrociai le braccia dietro il suo collo.

< < E’ incredibile ma, come hai fatto?! > > -domandai notando il pugno del ragazzo più spericolato del mondo che lentamente ritornava normale, totalmente privo di ustioni.

Natsu mi avvicinò ancora di più prendendomi per la vita.

< < Non ne ho idea ma, sei dannatamente eccitante quando combatti… > > -mormorò cominciando a baciarmi il collo.

Probabilmente non era né il momento né il luogo adatto; ciò nonostante cominciammo a baciarci, dispiaciuti soltanto che la capanna fosse distrutta. Avremmo dovuto trovare un altro luogo nel quale sperimentare le nostre tecniche combattive… Sfortunatamente, non c’era tempo nemmeno per quello. Avevo lasciato in asso i miei amici a RoseVille e per di più c’era anche Levi. Bisognava ritornare il più presto possibile.
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(Gildarts)

Dopo due ore interminabili, finalmente Layla si svegliò. Era distesa sul mio letto, coperta dal un lenzuolo leggero mentre i raggi del sole irradiavano la sua pelle che da bianca acquisiva lentamente colorito.

Ero seduto su uno sgabello a fianco al letto. Non avevo staccato gli occhi da lei nemmeno per un istante. Ancora non riuscivo a crederci. Layla era viva e avevamo una figlia che proprio in quel momento si trovava chissà dove per sfuggire al patrigno privo di cuore ed umanità.

Layla aprì gli occhi lentamente, respirando a pieni polmoni. Senza pensarci nemmeno un attimo mi avvicinai a lei, scattando dallo sgabello e allungando il corpo verso il letto. Presi la sua mano ancora fredda.

Si guardò intorno, confusa. Subito dopo si voltò finalmente verso di me, sorridendo. Ancora una volta, mi ritrovai a pensare a quanto il suo viso non fosse per niente cambiato nel tempo. Persino i suoi capelli dorati erano rimasti gli stessi di un tempo, non essendosi dunque né allungati eccessivamente né increspati o rovinati.

< < Gildarts… > > -mormorò

< < L-Layla… dunque sei… proprio tu? Io non sto sognando, vero? > > -domandai, quasi supplicante.

Layla sorrise ancora una volta, regalando al suo volto ancora un po’ di colorito e al mio cuore una fitta.

< < No, non è un sogno… io, non sono mai morta. > > -rispose, mettendosi a sedere con fatica e poggiando la schiena contro l’enorme cuscino bianco.

< < Ehi, piano. Non sei ancora tornata in forze! > > - mi agitai allarmato, aiutandola a posizionarsi per bene.

Layla ridacchiò. Cosa c’era di divertente?

< < Allora Gildarts… come va la vita? > > domandò con naturalezza, facendomi quasi cadere per terra.

< < C-Come va la vita a me?! > > - sibilai, sconvolto.

Come va la vita. Semplicemente. Ma che razza di domanda era?! Tremante mi sedei sul bordo del materasso, guardandola con un espressione tra il dubbio e l’isteria. Layla dal canto suo continuò a fissarmi come se fossi io quello fuori di testa. Tipico di lei…

< < L-Layla! – ripetei – Come sarebbe a dire “come va la vita?” ?! H-Hai idea di quello che è successo? Dove sei stata per tutti questi dieci anni?! > >

Mi guardò con espressione furente, tanto che rabbrividii.

< < Sei proprio uno stupido, Gildarts! Volevo solo sapere come te la passavi prima di iniziare a raccontare la storia deprimente degli ultimi anni della mia vita! > > sbottò, con fare melodrammatico.

Da dove diavolo la prendeva tutta quella energia?! E soprattutto perché non era minimamente sconvolta o preoccupata per quello che le era successo? Forse ero io quello strano…

< < L-Layla… non abbiamo tempo per questi giochetti. Rispondimi, ti prego! Non hai idea di quanto abbia sofferto durante la tua assenza! > > -sbraitai infine, con la voce ormai rotta.

Layla abbandonò la sua espressione offesa e mi guardò benevola. Mi carezzò la guancia con la sua mano.

< < Hai ragione… mi dispiace molto ma, non so da dove iniziare. > > -realizzò, abbassando lo sguardo.

< < D’accordo… cominciamo da quello che mi hai detto prima su… Lucy. Che storia è mai questa, Layla? > >

< < Prima, per poterti spiegare ciò che è successo realmente, devi sapere una cosa fondamentale: Io in realtà sono un Hunter. > > - disse, alzando gli occhi verso di me.

Rimasi senza parole. La fissai come se stesse delirando. Soffocai una risatina, involontariamente.

< < T-Tu un Hunter?! Certo… > > -feci sarcastico.

Il suo viso serio mi allarmò. Dal mio volto il sorriso scomparve, lasciando posto ad una bocca spalancata da pesce lesso. Balbettai qualcosa di incomprensibile, facendo mente locale alle volte in cui ero andato alla Sede dell’Associazione.

Non era mai apparso il nome di Layla nelle squadre attive. Certo, avrebbe sicuramente potuto utilizzare un nome falso ma la cosa non mi quadrava…

< < D-Dici davvero?! M-ma come … tu?... Io… > >

< < Mi dispiace non avertelo mai detto… ho scoperto di possedere poteri sovrannaturali durante l’ultimo anno delle scuole medie. Non capii mai perché ma entrai a far parte di una Squadra totalmente sotto copertura, Crime Sorcière. Ecco come ci chiamavamo. La nostra Squadra si era formata non solo per combattere i demoni ma soprattutto per indagare ufficialmente sulle azioni del Governo. > > - spiegò

< < E-E quindi tu per tutto quel tempo…? > >

< < Se la tua domanda è “eri e sei a conoscenza che sono un Hunter anch’io?”, allora sì. > > -sorrise

Da non credere… tutti quegli anni passati a tenere segreta la mia identità quando lei sapeva già tutto.

< < Perché non me l’hai detto? > > -domandai

< < Ci era stato vietato… le vite dei componenti di Crime Sorcière sarebbero state messe ulteriormente a rischio se la nostra identità fosse stata scoperta da qualcuno. Mi dispiace tanto di non avertene parlato ma ne andava della vita di tutti i membri. E inoltre, anche tu saresti stato più al sicuro rimanendo all’oscuro di tutto. > >

Non sapevo che dire. Avevo ancora un infinità di domande da porle, ciò nonostante la mia bocca sembrava essersi paralizzata.  

< < Detto questo… Ecco… ricordi quando quella notte, noi.. > > -balbettò, arrossendo.

< < S-Sì! Continua! > >

< < La mattina dopo mi svegliai prima di te e ricevetti una chiamata in codice dall’Associazione. All’inizio pensavo fosse successo qualcosa di veramente importante ma si trattava solo di una missioni per indagare sulla scomparsa di alcuni Senatori dei movimento opposti al regime di Hades. Non potendone parlare con calma né potendoti spiegare il motivo della mia improvvisa partenza, decisi di non rivelarti nulla partendo il giorno stesso per Magnolia. Quella missione mi portò via da RoseVille per- > >

< < -Tre settimane. Al tuo ritorno dichiarasti alla stampa il tuo ufficiale fidanzamento con Jude e… dopo qualche giorno lessi su un giornale del tuo stato interessante. Eri incinta… > > - la interruppi.

Layla abbassò il capo, imbarazzata.

< < Quel bambino… era Lucy. Per otto anni la crescemmo convinti che fosse nostra… che fosse di Jude. > >

< < Ma poi cosa successe? > > -domandai

< < … Ma qualche giorno prima che scomparissi… il 5 Luglio Jude decise di passare la giornata con Lucy, come era solito fare tutti i sabati nonostante il lavoro lo tenesse costantemente impegnato. In quei giorni io e i miei compagni ci stavamo pericolosamente avvicinando agli scopri reali del Governo e non avevo un attimo di tempo da dedicare alla mia famiglia. Fu per me assolutamente naturale che Jude trascorresse del tempo con Lucy, quindi mi dedicai completamente al lavoro anche quel giorno. Successivamente, il 7 Luglio ebbi due notizie. La prima riguardava il Governo.
La seconda, riguardava te. In un cassetto di Jude scoprii i risultati di un test in laboratorio… era un test di paternità, tra lui e Lucy. Il test risultava negativo. > > -continuò assorta.

Il cuore mi batteva all’impazzata. Dunque… io era davvero il padre di Lucy?

< < L-Layla, dimmi… perché hai sposato Jude senza alcuna esitazione? Insomma, la notte che abbiamo passato insieme non significava niente per te? > > -sibilai stringendo nella mia mano il lenzuolo.

Layla mi sorrise ancora un volta, trattenendo tuttavia a stento le lacrime. Trasalii.

< < Gildarts… diventare madre significa anche imparare a riconoscere la differenza tra ciò che è bene per te e ciò che è bene per tuo figlio. Io pensavo che il padre fosse Jude e… come potevo privare mio figlio di suo padre? Non ne avrei mai avuto il coraggio… E poi, come potevo caricare sulle tue spalle il peso di una tale responsabilità? > >

Non seppi mai bene perché lo feci ma abbracciai Layla, più forte di quanto avessi voluto.

< < G-Gildarts? > >

< < Io… l’avrei accettata anche se non fosse stata mia! Layla… io vi avrei prese con me entrambe… > > -dissi, mentre il mio viso veniva solcato da calde lacrime.

Allentai la presa per contemplare il suo viso talmente bello da apparirmi ancora una volta irreale. Anche nei suoi occhi comparvero delle lacrime. Non sapevo bene se fossero di gioia o di felicità; probabilmente non ne era certa neppure lei.

< < So che saresti stato un padre a dir poco fantastico… > > -mormorò

In quel momento, se il tempo, la situazione e se la mia coscienza me lo avessero permesso l’avrei baciata all’istante, assaporando ancora una volta il dolce sapore delle sue labbra carnose che
finalmente stavano tornando della sua tonalità naturale: un rosso sangue.

< < A questo punto… - continuò asciugandosi gli occhi – posso anche rivelarti ciò che successe quella notte. Innanzitutto, quel giorno fui chiamata dal mio compagno di squadra, Macao.
Egli si era da molto tempo intrufolato nel Governo ed era diventato – a mia insaputa – un ottimo socio per Jude. Così venne a conoscenza del loro piano… > >

Si fermò di colpo, stringendo tra le dita lunghe e affusolate il lenzuolo bianco, come se in quel momento stesse ricordando qualcosa di veramente terribile.

< < Layla, devi dirmelo. Qual era il piano del Governo? > > -domandai, insistente.

< < Il loro piano era… anzi, probabilmente è ancora, qualcosa di spaventoso… Loro intendono trasformare l’intera popolazione di Fiore e di altri quattro Stati in EU… Dobbiamo fermare tutto questo! > > - esclamò.

Trasalii. Il Governo aveva intenzione di… trasformare tutti i cittadini in EU?

< < Cosa…? -mormorai allibito – Con quale scopo poi?! Cosa ci guadagnerebbe il Governo a trasformare più di 2 miliardi di persone in EU?! Perché dovrebbe condannare l’umanità all’estinzione?! > > - ringhiai, cercando di mantenere la calma di fronte a quel problema più grande di me e di chiunque altro.

< < Non ne ho idea ma la storia non finisce qui… > >

< < G-Giusto… il motivo per cui sei sparita improvvisamente… > > -rammentai

< < Sì. Era il 7 Luglio 1911; Macao ci contattò improvvisamente verso le 6 del pomeriggio, con l’intenzione di rivelarci qualcosa di importante. Ci diede appuntamento in un vecchio capannone di un paesino di campagna nelle vicinanze di una cittadina del Centro Italia, che raggiungemmo con la Porta degli Spostamenti. Lì Macao ci comunicò il piano folle che Jude e i suoi complici avevano architettato. Il tutto era spiegato in svariati appunti in codice e in una pergamena, che Macao stesso rubò dalla cassaforte della sede momentanea in cui si svolgevano le riunioni.
La cosa più terribile però, fu quello che raccontò in seguito: per la creazione di uno Stato unicamente dominato  dagli EU occorreva qualcosa di più veloce del virus HC3. L’unico modo per far sì che questo si diffondesse era innescarlo nelle rete idrica e nell’aria. Ma non avrebbe comunque avuto effetto, considerando che sarebbe stato in qualche modo corretto dagli agenti esogeni. Serviva qualcosa di più potente e di più veloce. Il sangue di persone particolari… il sangue degli Hunter. Una volta mischiato al virus sarebbe diventato inarrestabile e non avrebbe contagiato ogni singolo cittadino in sole 24 ore. Il piano sarebbe stato messo in atto dopo 10 anni.
Precisamente quest’anno, il 7 Luglio 1921. > >

< < Ma perché aspettare per ben 10 anni?! > > -domandai perplesso

< < A quanto pare il virus non era particolarmente forte… Gildarts, pensaci bene: ti risulta che, in qualche modo, gli EU in questi ultimi anni siano diventati più forti? > > -domandò avvicinando il suo viso al mio.

< < Sì… Ricordo che fino a dieci anni fa gli EU erano qualcosa di pericoloso ma non così… ormai gli EU sono dotati addirittura del ragionamento e del pensiero. E’ una cosa sbalorditiva in campo scientifico ma dannatamente inquietante in campo umano… > >

< < Lo sapevo… - mormorò – a questo punto, credo che sia colpa mia. > >

< < P-Perché sarebbe colpa tua? Layla tu non c’entri assolutamente nulla con questa storia! > >

< < E invece sì! Lo stesso giorno… in un ora diversa gli uni dagli altri, quasi tutti i miei compagni morirono. Alle 19, morì Al… alle 20 morì Biska… alle 21 morì Macao. Io fuggii da casa mia alle 22 in punto. Ero tornata a casa unicamente per portare via Lucy. Dentro di me, sapevo che sarebbe successo qualcosa di terribile ma non ebbi il coraggio di fronteggiare faccia a faccia mio marito. Jude non era in casa… > > :
 
Flashback:

Entrai silenziosamente in casa, movendomi furtivamente come una ladra. Avevo il cuore in gola, le lacrime pronte a fuoriuscire ed una paura terribile.

Non per me ma per Lucy. Mi diressi nella sua stanza. Stava giocando con Lidya, la nostra nuova domestica.
Osservai per bene la piccola sagoma della mia bambina, senza farmi vedere. Camminai fino allo studio di Jude, chiuso ovviamente a chiave. Mi sfilai una forcina dai capelli, con la quale senza troppi tentavi riuscii ad aprire la serratura.

Chiusi velocemente la porta dietro di me e cominciai a rovistare tra la miriade di documenti posizionati sulla sua scrivania. Aprii infine un cassetto e vi trovai una busta aperta e stropicciata. Distrattamente estrassi il foglio dalla busta, realizzando che fosse un test di paternità. Ed il risultato era negativo.
 
In quel momento, capii finalmente come stavano le cose. Jude non era mai stato il padre di Lucy. Tremante rimisi tutto a posto a uscii dal suo studio. Avevo terribilmente voglia di piangere, di urlare, di disperarmi.  Se avessi portato Lucy con me, Jude ci avrebbe dato la caccia. Aveva scoperto che Lucy non era sua figlia e, ormai sapendo cosa era capace di fare, scartai subito l’idea di fuggire insieme a lei.
 
In quel momento, l’unica soluzione che si fece strada nella mia testa era quella di chiedere aiuto a te, Gildarts. Una volta averti raccontato la verità sarei tornata a casa, per proteggere mia figlia e tenere d’occhio Jude.
 
< < Ehi Lucy… > > -mormorai entrando nella sua stanza.

< < Mamma, sei tronata da lavoro! > > -esclamò camminando verso di me mentre io mi piegai sulle ginocchia per accoglierla tra le mie braccia.

< < Sì... sono tornata però… ho un’altra importante commissione da svolgere. Io tornerò il più presto possibile, tu fa la brava e aspettami. D’accordo? > > -dissi cercando di sembrare rassicurante.

Lucy acconsentì facendo un cenno con la testa e curvando le sue labbra in un sorriso.  La strinsi ancora una volta me, più forte che potei.  Subito dopo, lasciai l’abitazione diretta verso il Parco, intenzionata a chiamarti.

Fine Flashback.

Layla mi raccontò di come fu catturata dagli uomini di Jude. Da quel momento in poi, non ricordava assolutamente nulla. I suoi ricordi bruscamente interrotti erano ripresi nel momento in cui si era svegliata in una stanza molto simile a quella di un ospedale.

Pur non avendo forze rimaste, evocò un cristallo Etherion che aveva sigillato dentro di se e scappò, per poi ritrovarsi al cimitero di Magnolia dove la trovai in quelle condizioni. L’unica cosa che sapevo con assoluta certezza era che il Governo non si sarebbe mai fermato.

Jude aveva iniziato una guerra, una terribile lotta per la sopravvivenza. E se davvero era una guerra ciò che voleva, una guerra avrebbe avuto.    
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(Lisanna)

La notte prima

Mi risvegliai di soprassalto. Mi guardai intorno spaventata e incerta di quello che mi fosse realmente successo. Mi trovavo ancora una volta al cimitero di RoseVille.
Non avevo un orologio con me ma doveva di sicuro essere notte fonda. Mi rialzai da terra spolverandomi i jeans.

Cosa ci facevo al cimitero? E perché non era in corso nessuna battaglia? Normalmente le  mie previsioni non avrebbero dovuto fallire… che il combattimento fosse finito? No… non percepivo grandi aure maligne nei dintorni né c’erano segni di lotta. Ma allora perché?

Fui percorsa da un brivido, quando sentii muoversi i cespugli intorno. Indietreggiai, incespicando in qualcosa ma riuscendo comunque a mantenere l’equilibrio. All’improvviso qualcosa mi sbatté contro un albero,
scaraventandomi con un colpo secco.

Riaprii gli occhi, dolorante. Vidi ciò che mi aveva colpito tanto selvaggiamente: un demone dalla forma dubbiosa. Sembrava essere un orco oppure un troll. Non ne avevo mai visto uno così prima di allora. Tentai di rialzarmi. Accusai un dolore profondo nella caviglia.

Ritentai di alzarmi, fallendo ancora una volta a causa del dolore che mi martellava non solo la caviglia ma pian piano anche tutta la gamba. Il demone dall’enorme stanza si avvicinò verso di me lentamente ed emettendo un suono simile ad un lamento. In quel momento non ero armata e anche se lo fossi stata, non sarei stata in grado di fare granché.

Chiusi gli occhi impaurita. Fu in quel momento che sentii un tonfo e successivamente lo stridio del demone. Riaprii gli occhi notando una figura imponente e muscolosa che oltrepassava la pancia del nemico con il suo stesso braccio. Del demone rimase solo un mucchietto di cenere.

< < Ehi tu… è pericoloso girovagare di notte. > > -mi rimproverò il suo vocione.

Finalmente riuscii a mettere bene a fuoco l’immagine del mio improvviso salvatore. Capelli bianchi, alto, possente e dalla carnagione olivastra. Si avvicinò verso di me, piegandosi sulle ginocchia. Non potei smettere di osservare il suo viso, così familiare.

< < Che ti è successo alla gamba? > > -domandò

< < P-Penso sia solo slogata… - risposi – Ti ringrazio di avermi salvata… > >

< < Nah… E’ il dovere di un uomo aiutare una ragazzina indifesa! > >

Un uomo… Un uomo… Un uomo… Quelle parole risuonarono nella mia mente con un tono malinconico. Dai miei occhi fuoriuscirono delle lacrime. Il ragazzo si stupì del mio comportamento. Osservai bene i suoi occhi, neri e lucenti come li ricordavo.

< < E-Elfman… > > -mormorai

< < Eh? Come sai il mio nome? > >

< < A-Allora sei proprio tu… - risposi sorridendo e piangendo allo stesso tempo, temendo che quello fosse un sogno – S-Sono io… tua sorella… Lisanna! > > -esclamai

Il suo viso divenne pallido, come se avesse appena visto un fantasma.

< < L-Lisanna?! > > -urlò indietreggiando, spaventato.

Cosa stava succedendo?
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Angolo dell’autrice:
Ciao a tutti! Ragazzi, perdonatemi per il ritardo! Teoricamente questa settimana non ho avuto moltissimi compiti ma – per quanto riguarda EFP – ho passato il tempo e correggere una
buona parte dei capitoli iniziali che se devo essere sincera, FACEVANO PENA.

No, sul serio: come avete fatto a sopportare tali oscenità? xD Cioè “disse” dappertutto come se fosse l’unica parola del dizionario, scene scritte in maniera frettolosa, virgole di troppo, accenti inutili… davvero uno scenario terribile T.T
Sono riuscita a correggere solo i primi dieci capitoli, più altri prima e dopo il capitolo 20…

Ma passiamo alla storia che è meglio!

Con questo capitolo credo che una buonissima parte dei misteri siano stati svelati :)

Sappiamo perché Layla è sparita, perché Jude la teneva prigioniera e anche che Jude sa benissimo che Lucy non è veramente sua figlia u.u
Spero vi sia piaciuto il combattimento NaLu :3 ho scritto e riscritto quel pezzo per cercare di essere impeccabile ma penso che qualche errore stupido verrà trovato lo stesso xD

Lisanna si è ritrovata al cimitero, nuovamente senza alcun ricordo o motivo del perché si trova lì e soprattutto senza sapere perché non c’è nessuna battaglia… Sospetto eh? ;) tranquilli, sveleremo anche questo! Elfman e Lisanna… chissà perché Elfman è così sorpreso di vedere la sorella è.é

Nel prossimo capitolo tutta la banda sarà riunita! Sia Saberthoot che Fairy Tail ;) in più, finalmente Layla e Lucy saranno faccia a faccia *-*

P.S: mi duole dirvi che la fine sta per avvicinarsi xD credo che manchino su per giù una decina di capitoli :’D
Alla prossima! <3

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Capitolo 52
*** Heart And Soul ***


Heart And Soul

(Juvia)

Mi addentrai nella foresta a passo spedito. Nonostante fosse già mattina inoltrata l’atmosfera era dannatamente cupa. Lì intorno vi erano carcasse di demoni.  Che si fosse svolta una battaglia? Ma non ero venuta in quel luogo, a RoseVille, solo per fare una gita tra i boschi. Lei era lì intorno. Riuscivo a percepire un’aura ben distinta dalle altre che, oltre ad essermi familiare, era contemporaneamente positiva e maligna. Era anche molto più forte di come la ricordavo.

Cos’era successo? Mi fermai al centro di una radura circondata da alberi a tratti millenari. Mi guardai intorno circospetta. La sentivo. Apparve davanti a me in un attimo e sferrandomi un potente gancio destro sullo stomaco mi scaraventò contro un albero, che vista la violenza dell’urto oscillò per alcuni secondi.

Si sollevò un gran polverone. Mi rialzai in piedi, abbastanza velocemente da riuscire ad evitare il calcio che Levi aveva tentato di sferrare contro il mio petto. Feci un balzo indietro e atterrai subito dopo, tentando di riprendere aria. Dal lato destro del mio labbro inferiore gocciolava del sangue che pulii subito con una mano.

Osservai attentamente il suo viso. Gli occhi erano totalmente inespressivi e le sue labbra erano ricurve in un sorriso agghiacciante ed eccitato. Le sue pupille stavano lentamente diventando rosse. Cosa le stava succedendo? Quell’aura demoniaca… Quell’insolito colore degli occhi… Quella forza… Non sembrava umana. Ma qualcosa di diverso.

< < Levi… Ascoltami ti prego! > > -urlai, tentando di avvicinarmi.

Levi mi lanciò contro un coltello che estrasse troppo velocemente perché potessi capire da dove. Lo evitai per miracolo e questo si andò a conficcare contro la corteccia di un albero dietro di me. Iniziò a ridacchiare sempre più ad alta voce. Quasi in modo maniacale. Si passò una mano sul volto, coprendosi un occhio.

< < Ahaha! Che ti succede Juvia?! Dov’è finita la grinta che avevi tempo fa?! > > -gridò divertita, avventandosi ancora una volta contro di me con una serie di pugni e calci.

Tentai di evitarli e pararli contemporaneamente. Non volevo farle del male.

< < No Levi, devi ascoltarmi! Se continui così finirai per diventare un EU! > > -esclamai, parando il suo pugno con il palmo della mia mano.

La sua forza era davvero spaventosa. Avvicinò il viso, leccandosi poi le labbra.

< < Devi ucciderla… > > - mormorò.

La sua voce sembrava distorta. Quasi come se fosse qualcun altro a parlare al posto suo.   

< < Sì! Lo farò! > > -esclamò poi, aumentando la forza del braccio.

Non ce la feci più a trattenerla. Dovetti indietreggiare, facendo un balzo indietro. Levi continuava a ridacchiare. Fu solo un sussurro, una voce nella mia testa, una sensazione. Ma ero sicura di averlo sentito.

Aiutami…

Sì. La voce che avevo sentito apparteneva a Levy. C’era ancora qualcuno all’interno della sua mente, ormai presa in ostaggio dalla presenza demoniaca che si era annidata per anni nel suo corpo.

Per qualche attimo il tempo sembrava essersi fermato. Fui invasa da una strana sensazione. Mi sentivo immobile ed ingessata. Provai a muovere le dita delle mani. Niente. Non sentivo niente. Ero raggomitolata su me stessa. Credevo di volteggiare in quello che a me parve solo uno spazio vuoto. I miei vestiti erano scomparsi. C’ero solo io. Lì, in quel luogo dove solo il cuore e l’anima erano ammessi. Tutto intorno a me era cambiato. Non ero più nella foresta. Ero solo circondata da oscurità e nient’altro.

Juvia…

Era la sua voce.

< < Levy! Dove sei?! > >

Juvia… Mi dispiace per tutti i guai ed i problemi che vi ho creato. Io… non ho mai voluto fare del male né a te né agli altri…

La sua voce sembrava un eco lontano, triste e malinconico. Mi si creò un groppo in gola. Paura… Angoscia… Tristezza. Erano tutte sensazione che provavo in quel momento e che avevo provato in passato. Eppure, in quel luogo così freddo e buio la voce di Levy sembrava essere l’unico raggio di speranza che penetrava da una cella chiusa. Una cella nella quale avevo rinchiuso il mio cuore.

< < N-Non preoccuparti. La colpa è mia. Tu non hai fatto niente di male. Non è stata colpa tua. > > - ribattei, trattenendo a stento le lacrime.

Il buio si dissolse per un attimo. Fece la sua apparizione. Anche lei unicamente vestita della sua anima che teneva tra le mani aperte. Si avvicinò a me sorridendomi come solo lei era in grado di fare. Riuscii finalmente a muovermi.
Aprii le mani, dove accolsi una fiamma che seppur debole era ancora intatta. Era bianca, piccola ma calda.

Questa è la mia anima. E’ piccola ma sono sicura che dentro di te crescerà bene. Ho compiuto davvero troppi crimini perché possa essere perdonata. Non lo chiedo nemmeno…
Solo, se c’è davvero una piccola parte di me che non è stata ancora corrotta, ti chiedo Juvia, di portarla in salvo. So che ti sto chiedendo molto ma questo è il mio ultimo desiderio.

< < No, cosa stai dicendo? La tua anima è tua e di nessun altro! Non puoi arrenderti così Levy! > > -protestai.

Mi carezzò il viso con una mano.

Tra poco io diventerò una persona invisibile. Piuttosto che diventare un demone, credo sia meglio lasciare questo mondo. No?

Mi sorrise ancora una volta. Le mie lacrime non obbedivano più al mio cervello.

< < M-Ma-! > >

Addio… Juvia.

Così dicendo, la sua figura sparì. E con essa anche il mondo oscuro in cui ero stata avvolta. Riaprii gli occhi. A pochi metri di distanza da me Levi stava lentamente  venendo risucchiata da un’enorme cupola d’energia oscura, una cupola che lei stessa aveva creato. Iniziai a correre verso di lei. Il mio cuore batteva all’impazzata. Avevo delle ferite sanguinanti ma poco mi importava. Il mio viso era corrugato da lacrime. Non era mai facile correre e piangere allo stesso tempo. Dovevo fare presto.

Levy era ormai completamente avvolta da quell’energia oscura che velocemente le avrebbe sottratto la vita. Lo sapevo per certo. Mi ci gettai contro, avvertendo le scariche elettriche che si facevano strada tra le mie membra. Il dolore era inaudito. Ma non mi importava. Penetrai la cupola con un braccio. Urlai.

< < Io ti aiuterò Levy!! Costi quel che costi! > > -gridai, aprendomi un varco.

La barriera tentò ancora una volta di respingermi, inviando scariche elettriche sempre più potenti e laceranti. Strizzai gli occhi per il dolore, tanto che le lacrime scesero più velocemente.

< < N-No!! Levy! Non puoi farmi questo! E’ chiaro?! Io non ti permetterò di scomparire! Mai e poi mai! Sei la mia migliore amica, dannazione! Dov’è finito tutto il tuo coraggio!? Intendi andartene così, come se nulla fosse?! Beh, io non ci sto! > >

Con un ulteriore sforzo riuscii ad introdurmi in quel luogo desolato e freddo. Levy era al centro, sospesa in aria, rannicchiata e priva di sensi. Non glielo avrei permesso. Non le avrei permesso di diventare invisibile. La raggiunsi, pressandole la mia mano sul petto, dove si trovava il cuore. Aprì lentamente gli occhi.

< < Devi continuare a vivere!! Se non vuoi farlo per te stessa, almeno farlo per Gajil! Levy! Vivi! > > gridai, abbracciandola.

Una potente luce ci avvolse, infrangendo la barriera d’oscurità in mille pezzi. Sembravano schegge di vetro. Dal suo corpo fuoruscì buona parte della presenza demoniaca che avevo percepito in precedenza. Iniziò a piangere, stringendosi forte a quello che rimaneva dei miei vestiti totalmente strappati e bruciacchiati. Sorrisi, carezzandole i capelli.

Levy non era mai stata una cattiva ragazza. Lo ero stata io. E probabilmente lo ero ancora. In seguito perdemmo entrambe i sensi, addormentandoci sfinite in quella foresta desolata, ormai diventata anch’essa un luogo in cui solo il cuore e l’anima erano ammessi.

Grazie… Juvia.

Furono queste le parole che riuscii ad udire, prima di sprofondare nel sonno.
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(Gildarts)

< < … Mi dispiace Layla. Non ho idea di dove siano quei ragazzi. Jude ha ordinato la loro cattura e così non ho potuto fare niente per loro… > > -feci, stringendo i pugni.

In quelle due ore le avevo raccontato ciò che era successo a Lucy e agli altri ragazzi della Squadra Fairy Tail. Non avevo chiaramente tralasciato della natura da Hunter della figlia né della morte della loro domestica Lidya. Era folle il solo pensarlo, ma era così: Layla era mancata per dieci anni e le conseguenze erano state disastrose per tutti.

< < Non è stata colpa tua Gildarts. – mi rassicurò, stringendomi la mano – Ma la colpa è mia. Avrei dovuto stare più attenta allora, e rendermi conto più velocemente del tipo d’uomo che avevo sposato… Se c’è qualcuno qui che dovrebbe scusarsi, quella sono io. > >

< < No. Tu non c’entri assolutamente niente e non è stata colpa tua. Te lo prometto: finché avrò fiato in corpo non mi fermerò. Troverò Lucy e te la riporterò indietro, costi quel che costi. > >

Mi mostrò ancora una volta quel suo sorriso disarmante. Come si poteva non innamorarsi di quel sorriso? In seguito, dopo aver mangiato la mia personalissima zuppa alle erbe, si alzò e si diresse in bagno.

< < Gildarts… prendi questo: – fece, lanciandomi il Cristallo Etherion – Sono sicuro che utilizzando la sua energia riuscirai a rintracciare l’aura di Lucy. Il potere rimasto non è molto ma credo che possa bastare. Io… credo che mi farò un bagno!  Dopotutto non mi lavo da dieci anni, no? > > -ridacchiò.

Abbozzai un sorriso.

< < D’accordo, ci proverò. > >

In seguito contattai Lucy e Natsu. Non fu molto difficile. Spiegai loro che avremmo dovuto incontrarci proprio lì. A RoseVille. Interruppi la chiamata velocemente. La voce di Lucy… Non ricordavo fosse così dolce. In seguito mi misi alla ricerca dell’aura di un’altra persona. Finalmente la trovai. Non era difficile mettersi in contatto con la Squadra Fairy Tail telepaticamente, ma farlo con un membro di un’altra Squadra Hunter risultò leggermente più complicato.

< < Cana? > > - mormorai, percependo il suo stupore prima ancora che questa avesse proferito parola.

< < P-Papà?! S-Sei tu? > > -domandò, comprensibilmente sorpresa – in fondo al momento ero solo una voce nella sua testa… - .

< < Sì. Ho bisogno di parlarti… Riunisci la tua Squadra e vediamoci a casa tua per le tre di questo pomeriggio. E’ importante. > > -esordii.

< < P-Papà… d-di cosa stai parlando? I-Io sono al college e- > >

< < Non c’è bisogno che tu menta ulteriormente. So benissimo che non sei all'università ma non preoccuparti, non ho intenzione di rimproverarti o di metterti in punizione. Ho bisogno di parlare con tutti voi.
Riguarda il Governo. > > - la interruppi.

Seguì un momento di silenzio. Probabilmente Cana stava cercando velocemente di riordinare le idee.

< < Ho capito. Alle tre? > > -domandò poi.

< < Sì, alla tre. > > - confermai.

< < … Papà? Come l’hai… scoperto? > > - balbettò con tono basso.

Sorrisi. In quel momento avrei voluto abbracciarla.

< < Polyuska non sa tenere i segreti – ridacchiai – e poi… in fondo al mio cuore l’ho sempre saputo. > >

< < Mi dispiace di non averti detto niente ma- > >

< < Avremo tempo per parlare, in seguito. > >

< < D’accordo. Ci vediamo tra due ore. > > -concluse, interrompendo il contatto.

Mi stesi sul letto pesantemente. Seppur breve, quella era stata la conversazione più pesante che avessi mai avuto. Purtroppo, ne avrei dovuto affrontare diverse ed ancora più intense di questa. Tutte in una sola giornata. Chiusi gli occhi. Avevo dato appuntamento alle tre del pomeriggio alle Squadre Fairy Tail e Saberthoot. Ciò significava che Lucy e Cana sarebbero state presenti. Già… cosa avrei detto loro?

Come avrei potuto dire a Cana che non era la mia vera figlia? E a Lucy? Cosa avrei dovuto dire? Come avrebbe reagito alla vista di sua madre in carne ed ossa? E Cana? Come l’avrebbe presa? La testa mi girava. Sospirai, massaggiandomi le tempie. In quel momento la porta del bagno si aprì. Layla era vestita semplicemente con una jeans ed una maglietta. Questo mi riportò ancora una volta indietro nel tempo.

< < Dunque è giunto il momento? > > -domandò.

Percepii l’ansia e la frenesia nella sua voce. Avrebbe rivisto la figlia dopo dieci anni… Come avrebbe reagito?

< < Sì. Layla, torniamo a casa. A RoseVille. > > -sorrisi, stringendo con una mano la sua, mentre con l’altra stringevo il Cristallo Etherion, pronto a teletrasportarci in quella città così ricca di ricordi.
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(Lisanna)

< < Lisanna?! > > -urlò, indietreggiando spaventato.

< < E-Elfman? > > -domandai, tentando di capire cosa gli fosse successo.

Il suo viso era dipinto dalla paura, come se la morte stessa si fosse presentata dinnanzi a lui. Tentai di avvicinare una mano ma fui fermata dalla sua stretta possente.

< < N-No! L-Lisanna è morta! L’intero orfanotrofio è saltato in aria e-! > >

< < E-Elfman, mi fai male! > > -gemetti, tentando di liberarmi dalla sua presa.

Pur non riuscendoci, la stretta diminuì fino a sparire del tutto.

< < Lisanna! > >

Fu il mio nome la parola che riuscii a sentire prima che Elfman si voltasse verso un’altra figura entrata in scena. Feci lo stesso, riconoscendo perfettamente quella voce. Si trattava di mia sorella, Mirajane. Era davanti a noi. La sua spada era imbrattata di sangue, così come i suoi vestiti. La sua espressione era indecifrabile, così come quella di mio fratello. La mano di Mira iniziò a tremare.

< < E-Elfman… C-Cosa-?! > >

< < Mirajane... Allora, siete vive! Io-! > >

Fu interrotto dalla lama che mia sorella gli puntò contro la gola.

< < Ebbene sei tornato bastardo. > > -sibilò.

< < S-Sorellona! Che cosa stai facendo? > > -esclami, ponendomi davanti a lui.

Mira arretrò la spada, gettandomi un occhiataccia.

< < Fatti da parte Lisanna! > > -ordinò, ripuntando la spada contro tutti e due.

< < No! > >

< < Fatti da parte ho detto! > > -tuonò.

< < Ho detto di no! Perché ti comporti così?! Elfman è vivo! > > -ribattei.

L’espressione sul suo viso si fece ancora più severa.

< < Sì e come puoi ben vedere il nostro caro fratellino lavora per il Governo! Lisanna, non capisci?! E’ un demone! Non può essere davvero nostro fratello! > >

< < N-No è lui! – ribadii – D-Diglielo Elfman! > >

Mi voltai verso di lui, incontrando i suoi occhi colmi di lacrime.

< < S-Sorellona… Lisanna… I-Io… Mi dispiace! Pensavo foste morte! > > -urlò poi, gettandosi per terra.

< < M-Ma Elfman... > > - balbettai.

Mirajane mi spinse via, facendomi cadere sul terreno foglioso. Con un calcio stese Elfman per terra. Poggiò poi una gamba sulla sua pancia e puntò la spada al suo petto.

< < Se ciò che dici è vero… Se ciò che dici non è una menzogna allora dimostralo! > > -urlò, trattenendo a stento le lacrime.

Mi rialzai, guardando la scena con stupore. Non avevo mai visto Mirajane piangere.

< < Mira… > > -mormorò.

< < Rispondi! 4 Giugno 1909. Soltanto Elfman può saperlo. Cosa successe quel giorno in orfanotrofio?! > >

< < Il mio pappagallino morì. > > -rispose, senza esitazione.

< < E cosa ti disse Lisanna?! > >

< < Tentò di consolarmi, spiegandomi che sarebbe vissuto per sempre nel mio cuore. > >

Le mie labbra nel frattempo si curvarono in un sorriso malinconico.

< < E cosa hai fatto per ringraziarla?! > >

< < Niente. Le ho risposto male e me ne sono andato. > >

Mirajane mostrò un debole sorriso, seguito da umide lacrime.

< < E-E cosa fece nostra sorella il giorno dopo? > >

< < L-Lei… Mi regalò un ciondolo a forma di cuore. All’interno vi era un disegno del pappagallino. > >

Mira allontanò la spada.

< < E… Cosa promettesti di fare da quel giorno? > >

< < Che lo avrei tenuto sempre con me… > > -singhiozzò, estraendo dalla tasca dei pantaloni il ciondolo che da bambina gli avevo regalato.

Mi avvicinai a loro, gettandomi poi per terra.

< < Elfman! > > -gridai, abbracciandolo.

< < Bentornato… Stupido di un fratello. > > -mormorò Mirajane, mostrandomi per la prima volta quel sorriso gioioso e felice che da ben dieci anni non ero mai più riuscita a vedere.

Gettò poi la spada e stendendosi sopra di lui lo abbracciò. Iniziammo a piangere come dei bambini. Elfman era cambiato; era diventato molto più alto e muscoloso. La sua timidezza sembrava essere scomparsa e le sue braccia caldi e confortevoli sembrano essere ormai in grado di proteggere la sua famiglia. Nonostante questo, era sempre il nostro amato fratello.

< < L-Lisanna? Mira? > > -domandò poi una voce familiare.

Alzai il busto, voltandomi verso Laxus. La sua espressione era spaesata. Dopotutto, ai suoi occhi stavamo stritolando un perfetto sconosciuto…

< < L-Laxus! – balbettai, rialzandomi – E-Ecco questo è nostro fratello… E’ una lunga storia e- > >

< < Ehm… Allora mi dispiace disturbarvi ma ci sarà a breve una riunione con la Squadra Fairy Tail a casa di Cana… Perciò è meglio se andiamo. > >

I miei fratelli si rialzarono, spolverandosi i vestiti imbrattati di terra.

< < Sì. Andiamo. > > -sorrise Elfman, tenendo stretta tra le braccia Mirajane.
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(Lucy)

[…]

Giungemmo infine a RoseVille, per mezzo del Cristallo Etherion che Natsu aveva custodito. Erano ormai le tre. Eravamo esattamente davanti la casa di Cana. Ci guardammo intorno, circospetti. Non mi sentivo per niente tranquilla. Perché Gildarts aveva intenzione di parlarci con così tanta urgenza? Non solo a noi, ma anche alla Squadra Saberthoot. Cosa stava succedendo? Natsu mi prese per mano, rassicurandomi.

< < Sta tranquilla! Vedrai che sarà solo in pensiero per noi, tutto qui. > >

< < Sì, probabilmente hai ragione. > > -sospirai, pur non essendone molto convinta.

Insieme entrammo così in casa. Sentimmo delle voci. Era probabile che la “riunione” sarebbe cominciata da lì a breve. Ero consapevole che il rivedere Erza e gli altri mi avrebbe fatto uno strano effetto, dopo tanto tempo. Ma la mia reazione fu piuttosto prevedibile – almeno agli occhi dei miei amici e di Natsu - . Erano tutti voltati di spalle, intenti in un accesa discussione.

< < … Questo è tutto. Tutto questo ci è stato riferito da Lord Wakaba in persona. Non c’è alcun dubbio. > > -parlò Erza.

< < Ma è una cosa da matti! > > -sbottò Lisanna.

< < Per me dobbiamo dirigerci verso la sede del Governo e spaccare qualche ossa! > > - si intromise Gray, per poi essere interrotto dalla leggera gomitata che Erza gli diede sul braccio.

Si voltò sorridendomi. Lo fecero tutti. Tutti si voltarono verso di me, chi con le lacrime agli occhi, chi con un sorriso stampato in volto.

< < Bentornata Lucy. > > - sorrise Erza.

Non ebbi il tempo di rispondere. Gray ed Erza corsero verso di me e mi abbracciarono più forte che poterono. Ancora non riuscivo a crederci.

< < Erza! Gray! > > - mormorai, affondando il viso nei capelli scarlatti della prima.

< < Ci sei mancata! Ci dispiace averti lasciato da sola ma Natsu sa essere davvero idiota a volte e- > > - spiegò Gray, ricevendo una cuscinata in testa dall’idiota in questione.

< < Come hai detto bastardo?! > > -sbottò, scontrando la sua fronte con quella di Gray.

< < Hai sentito signor Pistola Moscia! > > -ribatté, ricambiando il colpo con una testata ancora più dura.

Pur piangendo, non riuscivo a trattenermi dal ridacchiare davanti ad una scena vista e rivista come quella. Mi erano mancati davvero molto i battibecchi giornalieri di Natsu e Gray. Mi era mancato il profumo al gelsomino dei capelli di Erza. Sciolse l’abbraccio, mettendomi una mano sulla spalla.

< < Stai bene giusto? > > -domandò.

< < Sì. Adesso, sto davvero molto meglio. > > -confermai, non riuscendo a smettere di sorridere.

Lisanna si avvicinò, anch’essa sul punto di piangere dalla commozione. Si gettò su di me.

< < Lucy! Per fortuna stai bene! – singhiozzò – E-Ero così in pensiero! > >

< < C-Calma Lisanna, non preoccuparti! Sto bene! > > - sorrisi, tentando di consolarla.

Insieme a Lisanna mi si gettarono letteralmente addosso anche Cana e Loki. Il peso era insostenibile, tanto che finii per cadere per terra.

< < D-Dannazione Lucy! Ci hai fatti preoccupare! Ma dov’eri finita?! > > -esclamò Loki.

< < E’-E’ una lunga storia… > > -trattenni una risatina.

< < Sta tranquilla, l’importante è che tu sia sana e salva. > > -sorrise Cana.

Ricambiai il sorriso, arrossendo. Erano stati… tutti in pena per me. Mi sentivo in colpa. Mirajane mi aiutò ad alzarmi. La osservai in viso. Sembrava profondamente irritata – come al solito – ed il rossore che le dipingeva il viso non diceva niente di buono. Mi alzai e una volta davanti a lei, ricevetti un pugno sulla testa.

< < A-Ahi! S-Sono contenta di rivederti anch’io Mira-! > >

Le mie lamentele furono interrotte da un gesto alquanto insolito. Mirajane mi stava abbracciando.

< < Sei una stupida. Non farci stare più in pena. > > - sussurrò.

Ricambiai l’abbraccio, sotto lo sguardo soddisfatto di Lisanna. Cana si avvicinò nel frattempo a Natsu e poiché quest’ultimo era impegnato in un’altra discussione con Gray, fu costretta a richiamare la sua attenzione a suon di pugni. Si voltò infastidito.

< < Che diavolo-! … Cana? > > -domandò, sorpreso.

< < Ehi Natsu! – sorrise – Sorpreso di vedermi eh? > >

< < Q-Quando sei arrivata?! > > - esclamò, cascando dalle nuvole.

< < V-Veramente ero qui da prima che tu entrassi! > > -sbottò.

< < Davvero?! F-Fai parte di una Squadra Hunter?! > > -domandò, sempre più perplesso.

In effetti, Natsu aveva sempre pensato che Cana si fosse iscritta al college, cosa che se avessimo avuto una vita normale tutti avremmo dovuto fare.

< < Già… E’ una lunga storia. > > -balbettò.

< < … Già e non è l’unica cosa da spiegare… > > -si intromise una voce.

Ci voltammo tutti verso l’entrata del soggiorno. Fecero la sua comparsa quattro figure, di cui una mi era totalmente nuova. Spalancai gli occhi. La persone che temevo di non poter mai più rivedere erano lì, davanti a noi. I loro vestiti erano stracciati. I loro visi e le loro pelli ricoperti di lividi e graffi. Juvia e Levi erano davanti a me. La prima si reggeva con il braccio intorno al collo di un ragazzo che non avevo mai visto. Capelli sul grigio perla a punta, fisico scolpito e occhi neri. La seconda era invece sorretta in spalla da Gajil, nel cui viso sostava un sorriso trionfante.

< < J-Juvia… L-Levi… > > -mormorai, talmente a bassa voce che feci fatica io stessa a sentire il suono provenuto dalla mia bocca.

Osservai poi Juvia. Aveva tenuto lo sguardo basso e solo dopo qualche attimo ebbe il coraggio di alzarlo. Ci voltammo istintivamente verso Gray. Il suo viso era pallido. Le sue mani tremavano e la sua bocca era mezza aperta.

< < J-Juvia?! > > -balbettò, incredulo.

Lei abbozzò ad un debole sorriso, dettato soprattutto dalle lacrime che sempre più frequentemente cadevano dai suoi occhi blu come l’oceano. Gray fece mezzo passo avanti. Si bloccò di colpo quando posò lo sguardo sul ragazzo accanto a lei. Lo osservai. Guardava Gray con malinconia. Anche dai suoi occhi sgorgarono delle lacrime.

< < F-Fratello… > > -mormorò.

< < Cosa hai detto? > > -trasalì.

< < S-Sono Lyon. – mormorò asciugandosi una lacrima, sotto lo sguardo intenerito di Juvia – M-Mi sei mancato così tanto! > >

Sentimmo dei passi provenire dal corridoio. Ci voltammo ancora una volta.

< < Scusate il ritardo. Siamo tutti qui, no? > > -domandò Gildarts, entrando in soggiorno.

< < G-Gildarts – fece Erza, ricomponendosi – Che sta succedendo? > >

Il suo interlocutore non rispose. Posò prima di tutto lo sguardo su di me. Aveva qualcosa di strano. Non appena i suoi occhi incontrarono i miei percepii la sua tensione ed il suo nervosismo. Non riuscii a dire niente. Gildarts continuò a fissarmi con occhi a tratti malinconici e rammaricati.

< < P-Papà? > > -lo chiamò Cana.

Gildarts si riprese, interrompendo il nostro contatto visivo.

< < M-Molto bene… Prima di cominciare, vorrei che un’altra persona si unisse a noi. > > -annunciò, voltandosi verso il corridoio.

Fece la sua entrata una persona che mai e poi mai avrei sperato né sognato di rincontrare. Sobbalzai, portandomi le mani alla bocca. Il suo passo era incerto. Il suo sguardo basso ed il suo aspetto esattamente come lo ricordavo. I suoi mossi capelli biondi si muovevano a ritmo della breve camminata.

Dai miei occhi non uscirono lacrime. Tuttavia il mio corpo tremava come una foglia. Avvertii la mano calda di Natsu sul mio braccio, ma ero troppo sconvolta per prestarvi veramente attenzione. Più si avvicinava, più il senso della realtà sembrava essersi sbiadito. Stavo sognando? Alzò poi gli occhi lucidi, mostrando quella tonalità di verde lucente che tanto mi era mancata. Non appena il suo viso fu accessibile a tutti gli sguardi dei presenti percepii lo stupore generale. Gli occhi di Gildarts balzavano da me a lei; da lei a me.

< < Lucy… > > -singhiozzò, sorridendomi.

Finalmente lo stupore ed il senso di smarrimento mi diedero un attimo di tregua, permettendomi di pronunciare quella parola ormai in disuso da ben dieci anni.

< < M-Mamma… > > -mormorai.
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Angolo Autrice:
Salve a tutti, popolo di EFP ^_^
Perdonate la mostruosa attesa, ma cause di forza maggiore (ovvero i compiti) non mi hanno permesso di pubblicare questo capitolo, spero che possiate perdonarmi  >___<
Per questo ho inserito due momenti che sicuramente, anzi lo spero, vi faranno piacere:
La salvezza di Levi e l’incontro tra Layla e Lucy!!
(P.S Il momento in cui Juvia parla con "l'anima" di Levi è stato scritto sulle note di questa bellissima OST: http://www.youtube.com/watch?v=MYEYD35ef6M, quindi leggere quella parte ascoltando questa musica forse renderà di più l'idea della drammaticità del momento... o forse sto solo sparando una marea di cavolate xD )
Ok, so che potevo fare molto meglio ma al momento la mia testolina è nel pallone -.-
A causa della negatività che trasmetto il capitolo risulterà probabilmente sdolcinato D:
Gomen ne! Non tiratemi i pomodori vi prego!
 
La cosa più assurda è che a determinare il mio umore al momento è una maledetta “gita” che sarò sicuramente costretta a fare con la mia famiglia in un villaggio turistico… Ovviamente non è questa la cosa mi disturba ma la natura è di tipo drammatico-sentimentale, sempre legata al viaggio.
Ma non sto qui ad annoiarvi con i miei fatti inutili e passiamo alla storia!
 
Ho evitato apposta di rivelare come sono arrivati Gajil e Lyon e ho volutamente lasciato in sospeso (almeno per il prossimo capitolo) ciò che succede nel frattempo a MistDale e a CatShield. Scusate se alcune parti risulteranno confusionarie ma il capitolo non può essere più lungo di 12 pagine di Word, altrimenti risulterebbe troppo lungo e finirebbe con l’annoiarvi v.v
Ringrazio ancora una volta tutti quelli che recensiscono e che seguono la storia :*
Nel prossimo capitolo Lucy e Layla potranno finalmente parlarsi apertamente. Sarà un capitolo dedicato insomma alle ultime verità e alle questione in sospeso :)
Pericolo di eccessivo Gruvia!!
Ahaha xD alla prossima!

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Capitolo 53
*** Nothing To Lose ***


Nothing To Lose

(Lucy)

< < M-Mamma… > > -mormorai.

Lei mi sorrise ancora una volta. Rimanemmo ferme, l’una davanti all’altra per attimi che a me parvero ore. In un attimo il mio passato era tornato a ripresentarsi, non più sotto forma di notizie o semplicemente di ricordi, ma sotto forma di una persona in carne ed ossa. Una persona che pensavo di non aver mai più il diritto di rivedere. Percepivo gli sguardi di tutti i presenti puntati su di me e su di lei. Indossava un paio di jeans, una camicetta a quadri e degli stivali neri. Il suo aspetto non era affatto cambiato con il tempo.

Certo, aveva un’aria palesemente più stanca rispetto a dieci anni prima. Ma perché il suo aspetto era rimasto immutato? Una parola per descrivere ciò che stavo vivendo? Surreale. Attesi che le lacrime solcassero il mio viso ma non successe nulla. Perché non mi veniva da piangere? Le uniche sensazioni chiare che riuscivo a distinguere in quel groviglio di emozioni erano senza dubbio lo sconcerto e la confusione. Non provavo né gioia né tristezza. Ero davvero così insensibile? Ero davvero diventata tanto cinica? Lei fece diversi passa avanti verso di me.

< < Lucy… Sono così felice di rivederti! > > -esclamò in lacrime, avvicinandosi ancora ed iniziando ad allargare le braccia.

Vidi la scena a rallentatore. Stava per abbracciarmi. Io ero tuttavia immobile. I miei muscoli sembravano essersi pietrificati. Sentivo gli sguardi di tutti i presenti; i loro respiri accelerati; la loro commozione e l’emozione che quella scena suscitava. Ma perché ero io l’unica immune a quel sentimento di gioia? Feci tre passi indietro, rivolgendole – forse non involontariamente – uno sguardo freddo, quasi uno sguardo estraneo e diffidente.
Eppure era davvero lei. Natsu si voltò verso di me, stranito. Mia madre si fermò all’istante e fece lentamente scivolare le braccia lungo i fianchi.

< < Q-Quando sei tornata? > > -domandai, evitando prontamente di guardarla negli occhi.

Non ce la facevo… Non avrei resistito ancora per molto.

< < S-Stamattina... > > -affermò, con la voce rotta.

< < Lucy, ascoltami, io-! > > -si intromise Gildarts.

< < Ho bisogno di prendere un po’ d’aria… - sibilai – Iniziate pure senza di me. > >

Così dicendo mi diressi all’ingresso e uscii di casa, chiudendo lentamente la porta verso di me. Ero davvero una persona orribile. Mi sedetti sulle scale del portico, nel retro dell’abitazione di Cana. Ero preparata all’idea che avrei rincontrato mia madre. Ma allora, perché era così difficile accertarlo? Perché non ero felice del suo ritorno? Io… Le volevo ancora bene?

Ridicolo… Come potevo permettermi di criticare le azioni spregevoli di mio padre, se io ero altrettanto cattiva e crudele? Ero tale a quale a lui alla fine. Sentii dei passi avvicinarsi a me. Sapevo che sarebbe venuto, solo non tanto in fretta… Si sedette accanto a me, rimanendo in silenzio. Cinsi le gambe con le braccia, in attesa del suo rimprovero o del suo commento disgustato dal mio comportamento.

Non aprii bocca. Non avevo infatti niente da dire. O meglio, niente che potesse giustificare la mia reazione. Mia madre, che non vedevo da dieci anni, aveva tentato di abbracciarmi ed io l’avevo respinta.
Dovevo di sicuro avere qualcosa che non andava. Una persona normale si sarebbe messa a piangere, avrebbe fatto i salti di gioia o avrebbe urlato la proprio frustrazione, per poi calmarsi tra le braccia della persona ritrovata.
Ma io, Lucy la cacciatrice di demoni, no.

< < Ti assomiglia. > > -esordì, senza alcun motivo apparente.

< < No, non le assomiglio per niente in realtà. > > -dichiarai, nascondendo il viso tra le gambe.

< < Io credo di sì. Devi solo trovare i punti in comune. > > -replicò.

Non risposi. Trovare dei punti in comune… Non era questo il problema, decisamente. E questo lui lo sapeva di certo. Probabilmente era un’altra delle sue strategie psicologiche per estorcermi la verità.

< < Lucy, che c’è che non va? > > -domandò.

< < Niente. Perché? > > - risposi rialzando il viso, fingendomi indifferente.

< < Certo… Ti ho mai detto che riesco a capire quando menti? > > - sospirò, avendo chiaramente capito il mio goffo tentativo di evasione dalle sue torture mentali.

Come diavolo faceva?

< < N-No… E comunque non sto affatto mentendo. > > -ribattei.

< < Allora vuoi spiegarmi perché non hai voluto rivolgerle la parola? > > -replicò.

Il suo tono non era affatto duro, ma era piuttosto dolce e comprensivo. Possibile che dovesse sempre formulare quesiti di cui nemmeno io sapevo la risposta?

< < … Non lo so. Credo di non essere ancora pronta. > > -risposi incerta.

Natsu sembrava confuso. E come poteva non esserlo, se io stessa non riuscivo a capirmi?

< < Ma, non sei contenta che tua madre sia tornata? Sai, credo sia un tipo forte. > > - mi sorrise, avvicinandosi ancora di più.

< < Come fai a dirlo? > > - domandai.

< < Gildarts era innamorato di lei. Ed un tipo come lui non si innamora di una persona qualunque. > > -dichiarò, cingendomi le spalle.

Appoggia la testa nell’incavo del suo collo, abbandonandomi al calore emanato dal suo corpo. Avrei tanto voluto chiedergli se glielo avesse raccontato Gildarts o se lo avesse dedotto da solo…

< < Natsu, dimmelo chiaramente: faccio schifo, vero? > >

In quel momento fingevo di essere totalmente indifferente. Ma in realtà, ero dannatamente fragile.

< < Intendi se fai schifo nello sport? Io non direi proprio “schifo” ma diversamente portata- > > -rispose, lasciandomi a bocca aperta.

< < Cretino, dico sul serio. Sai a cosa mi riferisco! > > -ribattei.

< < No, non ne ho proprio idea. > > -sorrise, sornione.

Odiavo quando faceva così. Della serie, tortura piscologica di Natsu 2.0 .

< < Intendo… Che faccio schifo, per essermi comportata in quel modo con mia madre… vero? Insomma, sono una persona cattiva… > > ripetei.

Lo sentii ridacchiare. Cosa c’era da ridere?

< < Dai Natsu parlo sul serio-! > > - mi lamentai, per poi ricevere una tirata di guancia.

< < N-Natsu! > >

< < Sei proprio una stupida. – sbottò, lasciando la presa – No, non sei affatto una persona cattiva, è chiaro? Sei solo stupida. > > -sorrise.

< < Questo non mi aiuta. > > -replicai.

< < Lucy, di cos’è che hai paura? > > -domandò all’improvviso.

< < D-Di cosa ho paura? > > - gli feci eco.

< < Già. Perché mi sembra che tu stia scappando da qualcosa… Solo che pur rendendotene conto, non hai alcuna intenzione di tornare indietro. > > -sospirò.

Abbassai gli occhi. Aveva colpito nel segno. Si riferiva a mia madre ed al fatto che ancora una volta, avevo mostrato a tutti la mia codardia.

< < Io, non ne ho proprio idea. Credevo che mi avrebbe fatto piacere rivederla, poterle parlare di nuovo ma adesso è tutto diverso. Io sono cresciuta senza di lei. Negli anni ho coltivato un odio verso di lei e anche se adesso so le motivazioni della sua scomparsa, non posso non pensare a lei come a quella figura che allontanandosi dalla mia stanza aveva gettato la mia vita nello scompiglio più totale. > > -spiegai.

< < Credevo di essere stato io ad aver portato scompiglio nella tua vita. > > -ridacchiò, tentando di sdrammatizzare.

< < Già, ma tu l’hai migliorata. > > -trattenni una risatina.

< < E anche Layla potrebbe farlo, se solo ne avesse l’opportunità. Non ti sto mettendo fretta, Lucy. Ma credo che quella che abbiamo davanti sarà la guerra più dura che abbiamo mai affrontato e forse le occasioni per parlarle saranno davvero poche. Quindi, qualunque cosa tu prova in questo momento è a lei che devi dirglielo. > >

Abbozzai un sorriso. Come facevano le sue parole a portarmi alla ragione e alla volte nel caos con tanta facilità? Aveva per caso un superpotere? Mi baciò la fronte, e senza aggiungere altro, si alzò e rientrò in casa.
Passarono pochi minuti.

< < Posso sedermi? > > - domandò, con voce incerta.

Sentivo il suo dolce profumo e l’odore dei suoi capelli.

< < … Certo. > > -sospirai, facendole spazio.

Si sedette accanto a me, mantenendo una certa distanza. Alzai finalmente lo sguardo verso di lei. Non avevo idea di cosa dire. Come avrei potuto iniziare?

< < Ascolta, Lucy. – mormorò, schiarendosi poi la voce – Io… Non so nemmeno da dove cominciare… ehm, quindi… Credo che inizierò dicendoti un semplice “ciao”. > >

Le mostrai un debole sorriso, alimentato dai suoi modi imbranati che non erano di certo cambiati nel tempo.

< < C-Ciao anche a te. > > -risposi.

< < Ecco… Mi dispiace per prima. Sono stata troppo precipitosa e mi sono lasciata guidare dai sentimenti. Avrei dovuto essere più cauta ma credo che non ci sia un modo giusto o sbagliato di affrontare una situazione come questa. > >

Giocherellava distrattamente con i lunghi capelli dorati. Lo faceva sempre in passato.

< < Già, direi proprio di sì. M-Mi dispiace anche a me per prima. E’ solo che… non so bene cosa stia succedendo né come affrontarti. T-Tu fino ad una settimana fa eri morta per me e adesso, in un attimo mi ritrovo a parlarti e a trattarti come una persona in carne ed ossa e non come una strana fantasia della mia mente… è strano. Forse insostenibile. > > - spiegai, tutto d’un fiato.

< < Non preoccuparti, Lucy. Hai tutto il diritto di essere arrabbiata con me o di odiarmi ma voglio solo spiegarti il motivo- > >

< < So già tutto. P-Papà ti ha tenuta prigioniera, giusto? > > - la interruppi.

< < Sì ma, non sai il perché. > >

La ascoltai assorta. Il suo racconto mi sembrò totalmente assurdo eppure, conoscendo mio padre, ci credevo senza alcun dubbio. Mi raccontò il piano che  il Governo teneva in serbo per i Paese e di come lei lo avesse scoperto la sera del 7 Luglio 1911.

Era poi stata sconfitta al Parco da un gruppo di uomini di mio padre. Da lì in poi, non ricordava nient’altro. Inoltre, mi raccontò anche un’altra verità della quale ero a conoscenza, ma che tuttavia mi sorprese ancora una volta: anche lei era un Hunter. Durante il suo discorso non emisi alcun fiato. Avrei potuto dire “mi dispiace, so come ti senti.” Ma in realtà non lo sapevo affatto. Le mani mi tremavano.
Alla fine, rimanemmo in silenzio per qualche secondo. Tentai di riordinare tutte le idee ed informazioni che avevo in mente, ma fui interrotta dalla frase che temevo più di sentire.

< < Lucy… so che è tardi o magari troppo presto per chiedertelo ma, quando tutto questo sarà finito, ti andrebbe di ricominciare da capo? > > -domandò, stringendomi all’improvviso le mani.

Trasalii. Era difficile rimanere impassibili ad un contatto fisico che credevo di non ricevere mai più. Tuttavia, cercai di mantenere il controllo e di evitare di fuggire come una codarda. La osservai dritta negli occhi, stranita.

< < C-Che intendi? > > -balbettai.

< < Intendo dire, se ti andrebbe di tornare a vivere insieme a me. Mi sono persa troppe cose della tua vita. Non ho potuto vederti crescere, non ho potuto vederti frequentare le medie, il liceo… Non ho potuto appoggiarti nelle scelte quotidiane né aiutarti nelle cose più frivole come che scarpe indossare al tuo primo appuntamento. > > -rise infine, lasciando che le lacrime bagnassero le sue guance rosee.

Sorrisi, all’inizio. Ma l’idea di andare di nuovo a vivere con mia madre, per quanto nel tempo lo avessi fermamente desiderato, non mi esaltava più come prima. Mi spaventava.

< < I-Io… > > - balbettai.

< < Inoltre c’è anche un’altra cosa che devo dirti… riguarda Gild- > >

Parlammo contemporaneamente, tanto che non riuscii a capire bene la fine della sua frase. La porta sul retro di aprii.

< < Lucy, ehm… signora Heartphilia, mi spiace interrompervi ma Gildarts dice che non possiamo più aspettare… > > -mormorò Natsu.

Si asciugò le lacrime e gli sorrise.

< < Sì, arriviamo subito. > > - risposi.

Natsu richiuse la porta dietro di sé e noi due ci alzammo.

< < Formate davvero una bella coppia. > > -sorrise.

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(Juvia)

Gray e Lyon erano chiusi in cucina ormai da un bel po’. Mi dondolai freneticamente nella sedia, in attesa. Durante tutto quel tempo erano inoltre entrati anche Levi e Gajil. Cosa avrei detto a Gray rivedendolo? Non mi aspettavo certamente il suo perdono… non ero stupida. Conoscevo benissimo la gravità delle mie azioni e di certo i miei peccati non potevano essere scagionati con così tanta facilità. Questo lo sapevo. Però, prima di sparire per sempre dalla sua vita, avevo bisogno di parlargli.

Finalmente la porta della cucina si aprì. Ne uscirono Gray e Lyon, quest’ultimo con gli occhi leggermente velati di lacrime. Mi guardò felice e gli sorrisi, mostrandogli un cenno d’approvazione. Gray rimase in piedi davanti a me. Non osai alzare lo sguardo. Non avrei retto il suo sguardo colmo d’odio.

< < Juvia… Posso parlarti? > > -domandò, tendendomi la mano.

Senza sollevare lo sguardo da terra afferrai la sua mano. L’abitazione di quella ragazza, Cana – se non sbaglio – sorgeva davanti al corso di un fiume, separato dalla strada per mezzo di una balaustra in legno.
Mi ci affacciai ed osservai dritto davanti a me. Il vento caldo primaverile mi scompigliava i capelli. Non ero nervosa; avevo già una vaga idea di ciò che mi avrebbe detto Gray. Pur essendo le tre del pomeriggio, il sole stava lentamente abbassandosi ed il cielo si stava tingendo d’arancio. Era davvero strano il tempo a RoseVille.

< < Lyon mi ha raccontato cosa gli è successo. > > - esordì.

Mi voltai verso di lui. Con la schiena poggiata contro un palo della luce, fissava l’orizzonte.

< < Davvero? > >

In realtà conoscevo anch’io quella storia. Lyon me ne aveva parlato durante il cammino:

Flashback

Io e Lyon stavamo continuando il nostro viaggio a piedi. Non potevo usare il teletrasporto per una distanza come quella che c’era tra MistDale e CatShield, sarebbe stato troppo faticoso.

Eravamo alla stazione di una cittadina del Nord-Ovest. In cinque ore di treno avremmo potuto raggiungere finalmente quella città tanto anonima eppure tanto importante. Lì vi era Gray. Ad un tratto mi bloccai. Percepii una strana energia maligna; la conoscevo. Era la stessa energia emanata da Levi però… era diversa da quella che conoscevo. Questa era più forte.  Mi guardai intorno freneticamente, sotto lo sguardo interrogativo di Lyon. L’energia era appena percettibile; indicava una cosa sola: Levi era passata da quella cittadina abbastanza recentemente.

< < Juvia? Cosa c’è? > > -mi domandò Lyon.

< < Lyon, devi scusarmi ma dovrai proseguire da solo, almeno per il momento. > > -risposi.

< < P-Perché cosa succede? > >

< < Sento un’energia spirituale appartenente ad una mia cara amica… Credo che sia in pericolo ed è proprio a causa mia. Devo trovarla. > > -spiegai, stringendo i pugni.

< < Allora voglio venire anch’io! –esordì, proprio come avevo previsto – Ti aiuterò a trovarla e dopo andremo da mio fratello e- > >

< < No, Lyon – lo interruppi - … Questo non è un gioco. E’ una questione di vita o di morte e non posso assolutamente farti correre dei rischi. Inoltre tu devi assolutamente avvertire tuo fratello e i suoi amici del piano del Governo, prima che sia troppo tardi. Il treno per CatShield partirà tra circa un’ora. Parti senza di me, in seguito dirigiti verso il castello del Casato Marvel. Una volta arrivato lì, chiedi di lui. Intesi? > >

Lyon abbassò la testa, capendo che le mie direttive non ammettevano alcuna discussione di nessun tipo. Così, con un piccolo sforzo, riuscii ad identificare l’aura di Levi nelle varie città più a sud. Fino a che arrivai ad una strana cittadina, RoseVille.

Fine Flashback

< < Sì. Quel giorno, la sera del 7 Luglio 1911, lui e mio padre si erano avventurati nella neve per comprare alcune armi. Durante il cammino, furono sorpresi da una tempesta di neve. Ma non fu quello a fermarli. Vennero attaccati da alcuni uomini che uccisero con non poca facilità mio padre. Lyon riuscii tuttavia a scappare. > > - spiegò.

< < Venne però colpito alla testa da qualcuno ed in seguito, perse la memoria. Si ritrovò in uno strano villaggio dove crebbe senza alcun ricordo. Fu grazie ad una ragazza che riacquistò la memoria. Insieme a lei, si intrufolò nella sede centrale del Governo per cercare degli importanti documenti. Venne però scoperto e rinchiuso in prigione. > > -continuai, assorta.

< < Te ne aveva già parlato, quindi. > > - mormorò.

< < Sì. Gray, prima di sparire per sempre, devo accertarmi che voi sappiate la verità sui Piani del Governo. Io so una cosa che sicuramente voi non sapete ed è mio dovere- > >

< < Non dire idiozie. > > -sbottò, interrompendomi.

< < Cosa? > > -domandai, perplessa.

< < Perché continui a comportarti così? > > -fece, avvicinandosi.

Mi voltai verso di lui, per osservare bene il suo viso. Non sembrava arrabbiato. Sembrava solo molto triste.

< < Così come? > > - chiesi, con un filo di voce.

< < Non solo io, ma anche mio fratello vede del buono in te. Quando gli hai intimato di salire su quel dannato treno, non ti ha ascoltata ma ti ha seguita e insieme a Gajil ti ha tratto in salvo insieme a Levi. Perché continui quindi a comportarti come se fossi tu la cattiva della storia?! > >

< < C-Che intendi dire? E’ quello che sono Gray. Ho fatto del male a te a tutti gli altri. > > - replicai.

< < No, non è così. Ho saputo quello che hai fatto per mio fratello e per Levi. Non nasconderti in questo modo. E’ merito tuo se ho potuto rivedere mio fratello e se Levi non si è trasformata in un EU. > > -ribatté.

Mi lasciai sfuggire una risatina isterica. Intendeva forse dire che facevo parte dei buoni? Questa era bella…

< < Andiamo Gray… smettila di pensare a me come all’ingenua ragazza del liceo che conoscevi. Quella non ero io. La vera me stessa è una ragazza dall’animo completamente nero. > > - sibilai.

Mi afferrò il polso e cingendomi la vita mi avvicinò a sé. La distanza tra i nostri visi si ridusse al minimo ed i nostri petti erano praticamente attaccati. Riuscivo a percepire il battito del suo cuore ed il suo fiato che come una fragranza rinfrescante, mi penetrava in gola.

< < Intendi forse dire che quello che hai provato per me era solo una messinscena?  Non ci crederò mai. Persino ora continui ad essere innamorata di me. Lo capisco dal battito del tuo cuore. > > - sorrise, prendendo tra l’indice ed il pollice il mio mento.

Afferrai la sua mano, nel tentativo di allontanarla dal mio viso il più in fretta possibile. Ma era troppo forte per me. Il cielo iniziava nel frattempo ad ingrigirsi.

< < No… non è vero. Io… non ti amo e non ti ho mai amato. > > - mentii, determinata.

Prima che potessi aggiungere altro, Gray si accanì sulle mie labbra con foga. Non potei fare a meno di ricambiare. Immediatamente le nostre lingue umide finirono per scontrarsi. Le sue mani iniziarono ad accarezzarmi per tutto il corpo. In quell’attimo di distrazione finii per stringergli la camicia con le dita ed avvicinarlo a me ancora di più. Quando il mio cervello tornò a funzionare lo allontanai con forza, lanciandogli un pugno. Gray lo fermò con il palmo della mano. Subito dopo lo strinse, facendomi gemere dal dolore.

< < N-Non provarci mai più. > > -ringhiai, lanciandogli un’ occhiataccia.

Allentò la presa e riuscii a liberarmi. Feci per andarmene. Un tuonò spezzò il terribile silenzio che si era creato e Gray afferrandomi per il braccio mi riportò a sé.

< < Perché l’hai fatta Juvia? Cosa ci guadagnavi a lavorare per il Governo?! Avere la tua vendetta sugli Hunter non avrebbe cambiato nulla! > > - urlò, mentre le prime gocce di pioggia ci bagnavano il viso.

< < Lo so benissimo! – urlai, cercando di trattenere le lacrime – Lo so, credimi… Non è per avere una vendetta che ho prestato servizio per quel bastardo… > > -sibilai.

< < E allora perché? Ti prego dimmelo! > >

< < L’ho fatto per la mia famiglia! Chiaro? Quella lurida feccia mi aveva promesso che… c-che… - singhiozzai – avrebbe riportato in vita la mia famiglia, se solo avessi fatto tutto quello che mi avrebbe chiesto. > >

Ero proprio una stupida.

< < Ti riferisci al padre di Lucy?! Juvia, riportare in vita qualcuno è impossibile! Come hai potuto credergli?! > > - urlò strattonandomi.

Mi liberai con forza dalla sua presa, per poi essere riavvicinata di nuovo. Sembravamo proprio delle calamite… Ridicolo.

< < Ero disperata. In fondo, che avevo da perdere?! Se tu ti fossi allontanato da me, saresti stato molto più felice. Peccato che sia solo una stupida… Ho fatto tutto, ogni cosa ma non è bastata. Non furono gli Hunter ad uccidere i miei genitori, quella notte. Furono gli uomini di Jude. > > -rivelai.

Gray mi sbatté contro il palo della luce. Mi osservò furente. Le sue mani erano chiuse a pugno.

< <  Juvia… cosa intendi con “fare tutto quello che mi avrebbe chiesto” ? S-Sei per caso andata a letto con-! > > -domandò, strattonandomi.

< < Questi non sono affari tuoi. Non più ormai. Io son marcia dentro e tu meriti di stare con una persona degna di te. Non appena avrò rivelato tutto quello che so, sparirò dalla circolazione. Non sono la ragazza giusta per te, perciò stammi lontano e inizia a dimenticarmi. > >

Mi tappò la bocca, infilandomi praticamente la lingua in gola. Ancora una volta, non riuscii ad oppormi. Perché era così difficile dirgli di no? Ero davvero così ingenua?  Allontanò le labbra per qualche secondo, permettendomi di riprendere fiato.

< < Non voglio la ragazza giusta per me. Non me ne frega niente di trovare una ragazza senza alcun difetto. Perché io voglio te e nessun’altra. Perciò sta zitta. > > -mormorò, ricominciando poi a baciarmi sempre più appassionatamente, ignorando completamente la tempesta di lampi che si abbatteva intorno a noi.

Sì… Il tempo era davvero strano a RoseVille. Dopo qualche minuto, venimmo interrotti da Gildarts che ci invitò a seguirlo. Dovevamo tornare dentro.
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(Lucy)

< < Formate davvero una bella coppia. > > -sorrise.

Prima che potessi ricambiare con un debole sorriso, percepii una terribile forza demoniaca. Non fui la sola a sentirla. Anche mia madre la percepì. L’aura era talmente forte da farmi sentire male. Mi girava la testa e lo avevo un terribile senso di nausea. Entrambe perdemmo l’equilibrio, accasciandoci per terra. Le fondamenta della casa di Cana iniziarono ad oscillare; pensai ad un terremoto ma era qualcosa di più spaventoso. La mia vista iniziò a sfocarsi.

< < L-Lucy… > > -mormorò mia madre, stesa per terra dietro di me.

< < M-Ma che diavolo…! > >-sibilai, non riuscendo ad un certo punto a respirare.

Venni sollevata da terra. Sentivo un orribile stretta intorno al collo. Eppure non c’era nessuno davanti a me. O meglio, nessuno che potessi vedere. L’aura spaventosamente negativa invece la percepivo benissimo.

< < A-Aiu… N-Natsu… > > -sussurrai, muovendo le gambe nel tentativo di liberarmi.

Il mio sforzo fu vano. La presa era troppo forte e l’aura diventava secondo dopo secondo sempre più schiacciante. Sentii un rumore di vetro infranto.

< < L-Lasciala… argh… Lasciala andare! > > -sibilò una voce maschile.

Subito dopo, vidi soltanto il buio più totale.
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(Natsu)

< < L-Lasciala andare m-maledetto! > > - sibilai, rimanendo a stento in piedi.

Era successo tutto in un attimo. Una fortissima pressione ci aveva schiacciati, facendoci crollare per terra. L’aura negativa era talmente forte da farmi venire il voltastomaco. Lucy chiuse lentamente gli occhi, smettendo così di dimenarsi. Qualunque cosa la stesse sollevando, era terribilmente forte. Tentai di estrarre la mia Slayer ma l’aura si intensificò ancora di più. Era come essere schiacciati da una forza di gravità trecento volte superiore a quella normale. La casa di Cana sembrava essere sul punto di crollare. Sentivo le grida smorzate di tutti all’interno. Mi inginocchiai, non avendo del resto altra scelta. Tossii violentemente. Vicina a me vi era Layla, la madre di Lucy che tentava di risollevarsi.

Lucy scomparve in un attimo. L’aura negativa si affievolì, tanto bastava da permettermi di rimettermi in piedi, seppur con tanto sforzo. Percepivo ancora l’aura di Lucy, per quanto debole e lontana. Ripresi fiato. Sentii un tonfo vicino a me. Mi voltai: Gildarts aveva abbattuto la porta con un solo calcio. Era sudato e ansimava.

< < G-Gildarts-! > > -mormorò Layla, tentando di rimettersi in piedi.

< < D-Dove diavolo l’hanno portata?! > > -ringhiò.

< < Non ne ho idea…  > > -mormorai, asciugandomi il sudore con la mia preziosa sciarpa.

< < L-Luridi bastardi… > > -mormorò, tentando di camminare, finendo subito dopo in ginocchio.

< < E’-E’ il virus! > > -urlò Gajil, sporgendosi dalla finestra da me rotta precedentemente.

< < Cosa?! > > -urlò Layla.

< < E’ cominciato… Il Piano Eclipse 2. > > -mormorò, sbattendo un pugno contro i vetri infranti.

< < Non me ne frega un cazzo del Piano Eclipse o altre stronzate… non faranno del male a Lucy! > > -urlai, rimettendomi in piedi.

< < Aspetta Natsu! P-Prendete questo! > > -esclamò Gajil, lanciandomi una piccola fiala.

Conteneva al suo interno delle palline di diverso colore. Sembravano caramelle.

< < Che diavolo sono?! E cosa diavolo è quest’aura?! > > -sbottò Gildarts, riuscendo finalmente a rimettersi in piedi.

< < E’ la cura! Ingoiatene solo una a testa. Vi aiuterà a sopportare per il momento quest’aura del cavolo… Muovetevi! > >

Senza pensarci troppo facemmo come ci era stato ordinato. Non appena ingoiai quella strana pillola, l’aura negativa sembrava essere diminuita sensibilmente. Riuscivo persino a respirare regolarmente.

< < Gajil… Ma questa è? > > -mormorò Gildarts.

< < Sì. Sono tornato per darla a Levi ma a quanto pare può essere utilizzata anche in questo modo… Adesso muovetevi! Ho una brutta sensazione! Qualcuno poi ha visto Cana?! > >

Ci guardammo perplessi. Cana?

< < D’accordo, andiamo Gildarts. Recuperiamo Lucy, e poi cercheremo Cana. D’accordo? > > -esclamai, battendomi un pugno nel palmo dell’altra mano.

< < Sì. Gajil, cercate in qualche modo di uscire di lì il più in fretta possibile! > >

< < Gildarts… - mormorò Layla, affannandosi – Ti prego… sta attento! > > - lo implorò.

< < Tranquilla. La riporterò indietro. – le sorrise -  Andiamo! > > -urlò poi, iniziando a correre insieme a me.

Ci fiondammo all’interno del bosco. L’aura di Lucy diventava debole ogni secondo di più. Per un istante percepii anche quella di Cana. Possibile che si fosse avventurata nel bosco con quel miasma? Che cosa stava succedendo poi? Gajil aveva parlato del virus… Intendeva forse il virus HC3?! E cosa c’entravano gli EU con tutta quella storia? Non ci capivo niente ma al momento, l’unica cosa di cui realmente mi importava era riportare da me la mia ragazza e spaccare il culo a chi aveva osato farle del male.
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(Autrice)

MistDale, Sede Centrale del Governo. Jude Heartphilia era seduto su di una sedia dorata all’interno di una buia stanza circolare. Al centro della camera, si innalzava un’enorme ampolla di diamante con all’interno uno strano liquido verde. Posò il bicchiere di vino su tavolino in legno accanto a lui. Si alzò e ridacchiando, prese il suo cellulare dalla tasca del pantalone grigio. Lo portò all’orecchio.

< < Sono io. > > -disse al suo interlocutore.

< < Il Piano è riuscito come voleva lei, signore. RoseVille è infestata dal virus. Tra non molto le porteremo da lei. Così il Piano Eclipse 2 potrà avere inizio. > > -rispose la voce dall’altra parte della cornetta.

Jude si toccò la barba.

< < Sì. Tutto sta procedendo secondo i miei piani. – ridacchiò – Tienimi informato su eventuali intoppi. > >

Detto questo, chiuse la chiamata e si risedette.

< < Hai visto Layla? Credo proprio che non riuscirai a fermarmi nemmeno questa volta… Ma non è colpa mia. La colpa è tua... Avresti dovuto abortire, invece di tenere in grembo la figlia di un altro uomo. Ma hai deciso di tenermi nascosta la verità… Peccato. > > -ridacchiò, parlando ad alta voce tra sé e sé.

La guerra che da tanto tempo era in programma stava per giungere al momento cruciale. La speranza di milioni di cittadini inconsapevoli risiedeva ormai sulle spalle degli esseri le cui capacità sensoriali e fisiche raggiungevano l’inimmaginabile: gli Hunter. Ma c’era qualcun altro dalla loro parte. Diverse persone che, pur essendo normali cittadini, si battevano per un futuro roseo e privo di guerre e inutili spargimenti di sangue. La città intorno a lei si muoveva caoticamente.

< < Sì. Aquarius, dobbiamo fare qualcosa. Ok. Conto su di te. > > -mormorò, rimettendo a posto la cornetta del telefono.

Avvolta da un impermeabile grigio, uscì dalla gambina telefonica, nella quale vi era appoggiato un ragazzo.

< < L’hai informata? > > -domandò questo, affiancandola.

< < Sì. Porterà loro le dovute munizioni. Noi dobbiamo procedere con il piano. > > -affermò, legandosi i mossi capelli rosa.

< < Melody… Sei sicura di volerlo fare? Non ci ascolteranno mai oppure scateneremo solo il panico in città. > > -commentò, mettendosi un cappello fra i biondi capelli a punta.

< < E’ l’unico modo. Anche se dovessimo guadagnare solo pochi minuti non importa. Ci serve tutto il tempo possibile, Sting. > > -rispose, determinata.
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Angolo Autrice:
Buonsalve!!!
Sono così felice di poter finalmente caricare questo capitolo!
Non potete immaginare quanto tempo mi ci è voluto ç___ç
È da almeno una settimana che lo scrivo, lo modifico, lo rileggo, lo cancello e lo riscrivo!
L’ho modificato così tante volte che non ricordo nemmeno com’era nella bozza originale…
Spero che sia servito a qualcosa xD
Nella penultima parte non ci avete capito molto? Bene!
Significa che ho raggiunto il mio scopo u.u
Ahaha xD no, scusatemi! E’ che non potevo introdurre quel pazzo di Jude senza aver scatenato
Un po’ di casino u.u
Sorpresi della ricomparsa di Melody e Sting insieme? ;)
Nel prossimo capitolo Gildarts e Natsu tenteranno di salvare Lucy e Cana, che si ritroveranno –loro malgrado- rinchiuse nel palazzo di MistDale >_<
Entrerà poi in scena un personaggio che avete già visto, ma che era tuttavia stato introdotto solo come una comparsa
Inoltre devo scusarmi per la pessima forma con cui ho concepito questo capitolo... sono sicura che troverete una area di errori D: Non vi faccio altre anticipazioni perché ho le idee poche chiare ed è possibile che io decida di cambiare tutto ancora una volta D:
Abbiate pazienza con me, vi prego!
P.S: non c'entra nulla con la mia storia ma mi sento in dovere di dirvelo :D tranquillizzatevi, perché a mio parere Gray non morirà u.u (parlo delle scan italiane)
Mashima ha lasciato due messaggi su twitter: nel primo diceva che sarebbe morto un personaggio il cui nome è composto da 6 lettere (Ultear a mio parere)
e nel secondo diceva che avremmo avuto una bella sorpresa nel prossimo capitolo e di tranquillizarci u.u
Spero sia così T^T
Un bacio a tutti!!
 

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Capitolo 54
*** Wonderland ***


Wonderland

(Natsu)

Correndo ad una velocità di cui io stesso fui sorpreso, ci avventurammo nel bosco. Il terribile miasma che si percepiva superava di gran lunga le mie aspettative. Non avevo mai sentito un’aura così malvagia concentrata tutta in un unico luogo.

Perché era proprio dal centro della città che proveniva. Ero affiancata da Gildarts, che sembrava essere disperato. Logicamente avrei dovuto pensare che fosse preoccupato per Lucy e – nel caso fosse vero – per Cana, ma c’era qualcos’altro sotto. Il suo sguardo era, se possibile, ancora più determinato del mio.

Ci fermammo di colpo. Delle presenza maligne si avvicinavano. Il cielo era coperto da nubi minacciose e l’odore di terra bagnata e muschio non aiutavano il mio olfatto a distinguere gli odori. Ci guardammo circospetti. Posizionai la mano sull’elsa di Slayer, pronto a sfoderarla se necessario.

Eravamo al centro di una radura ed intorno a noi si alzavano alberi secolari. Davanti a me si presentarono dei ragazzi. Sembravano ciondolare e sebbene non avessero nessun segno particolare sul corpo, la loro aura maligna mi fece immediatamente reagire.
Mi misi in posizione d’attacco e spalleggiai Gildarts, che rimase rigido.

< < Natsu, non muoverti. > > -mormorò, stringendo i denti.

Lo guardai di sbieco ma feci come mi era stato ordinato. Non avevo mai visto Gildarts con quell’espressione così seria in volto. Venimmo in poco tempo circondati. Gli EU sembravano tutti ragazzi della mia età. Spuntavano da ogni angolo del bosco e venivano verso di noi con andamento barcollante.

Il loro sguardo era poi assente, quasi come se la loro volontà fosse stata totalmente annullata.
Gildarts pressò con la suola dello stivale sul terreno e subito dopo scattò in avanti, ad una velocità inaudita. Portò in avanti il braccio a mo’ di lama e prima che potessi battere ciglio, le teste dei nostri nemici caddero sul terreno.
Dai loro colli schizzò via un ingente quantità di sangue. I corpi mozzati rimasero in piedi qualche attimo, prima di cadere per terra una dopo l’altro, come le tessere di un domino.

Pur non avendo fatto niente, venni colto da una sensazione di stanchezza. Ansimai profondamente e mi coprii il naso con l’avambraccio. L’odore pestilenziale che uscì fuori dai loro corpi mi causò un senso di vomito ed il sangue che colava fuori non aiutava. Gildarts si scrollò il braccio insanguinato e si voltò verso di me.

< < Andiamo. > > -fece, mostrandomi un’espressione totalmente nuova: indifferenza.

< < G-Gildarts! Dannazione potevano sapere dove fosse Lucy! > > -esclamai.

< < No. Affatto. – sbottò, movendo uno dei corpi con la scarpa – Avevano già perso la ragione. Non avrebbero mai saputo dove fosse. Sono stati inviati qui semplicemente per farci perdere tempo. Che bastardo… > >

< < Parli di Jude? > > -domandai.

< < Sì. Ora muoviamoci. > > -incalzò, riiniziando poi a correre.

Lo seguii, facendomi guidare sia dall’istinto sia dall’aura di Lucy che – pur debole – lasciava come una scia. Durante la nostra corsa furono diversi gli EU che, anormalmente, si gettavano su di noi totalmente scoperti.
Chiaramente rimasero tutti vittime della mia Slayer, mentre Gildarts continuava a farli fuori senza alcuna pietà, e più che altro, più veloce di quanto potessi rendermene conto. Era come aveva detto lui: gli EU stavano solo tentando di rallentarci. Dopo qualche minuto arrivammo ad un’altra radura, dove al centro, stesa e priva di sensi, vi era Lucy.

< < Lucy!! > > -urlammo all’unisono.

Ci fiondammo verso di lei senza nemmeno accertarci se ci fosse qualcuno. Era chiaramente una trappola ma non mi importava. Fummo a pochi passi da lei, quando una barriera invisibile ci respinse via, inviando laceranti scariche elettriche.
Balzammo indietro. Strisciai con la suola della scarpe sul terreno, frenandomi. Tossicai violentemente e guardai il mio nemico invisibile in cagnesco. Dovevo però darmi una calmata. Non ero riuscito a percepire la barriera a causa della mia impulsività… Ma Gildarts?

Un Hunter di grande livello come lui avrebbe dovuto individuare un ostacolo come quello quasi all’istante, ma allora perché anche lui c’era cascato? Possibile che la sua preoccupazione per Lucy fosse tale da renderlo totalmente vulnerabile? C’era qualcosa che non tornava. Indirizzai il mio sguardo verso di lui che strinse i pugni ed iniziò a ridacchiare nervosamente.

< < Ti piace giocare duro… non è vero Jude? Ti piace giocare sporco… giusto? Prima mi hai portato via Layla… e adesso… tenti di sottrarmi anche mia figlia?! > > -urlò, estraendo una Katana dalla lunga lama affilata e ricurva dal petto, secondo una tecnica di cui avevo solo sentito parlare.

Avvertii delle presenze demoniache e mi voltai, coprendogli così le spalle. Davanti a me si presentarono una miriade di demoni d’ogni tipo e dall’aspetto piuttosto feroce e affamato. Non potei voltarmi, ma poiché le aure negative si erano moltiplicate, Gildarts doveva essere nella stessa situazione.

Riestrassi Slayer, venendo in poco tempo avvolto dalle fiamme scarlatte. Percepii invece l’energia spirituale di Gildarts farsi sempre più potente, tanto che il terreno e i tronchi venivano oltrepassati da crepe irregolari. Il vento iniziò a circondarci, ed una luce bianca lo avvolse.

< < E’ passato del tempo da quando abbiamo combattuto insieme l’ultima volta. > >-sorrise.

< < Già, ma ero soltanto un bambino all’epoca. > > -sorrisi di rimando, osservando nel frattempo ad uno ad uno le bestie da macello di Jude che avrei dovuto eliminare.

< < Allora fammi vedere quanto sei cambiato. > >-mi incitò.

< < Con piacere! Sono tutto un fuoco! > > -urlai, posizionando la spada contro i miei avversari.

Successe poi tutto in un attimo. I demoni – che ormai si erano divisi in parti uguali per ciascuno di noi – Si fiondarono all’attacco. Noi rimanemmo fermi. Feci un bel respiro profondo e continuai a concentrarmi al massimo, mentre sentivo come la mia Slayer stesse accumulando energia.

Le fiamme aumentarono esponenzialmente. Mi sentivo carico d’energia, come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere. L’aura negativa si faceva sempre più vicina. Sentivo una strana sensazione alla pelle del viso. L’energia spirituale di Gildarts arrivò al massimo – o almeno era quello che credevo – e lo sentii ridacchiare. Quello era il suo segnale.

< < Siamo la Squadra Fairy Tail, brutti bastardi!! > > -gridammo insieme, sfoderando un solo colpo della nostre spade.

Da quel colpo tutta l’energia che avevano accumulato le nostre armi, schizzò via verso i nostri avversari. Le nostre spade liberarono fiumi di fiamme che carbonizzarono i nostri nemici; da una parte, una parete di fiamme scarlatte, dall’altra una parete di fiamme bianche.

Sentivo le urla dei demoni infrangersi con il crepitare del fuoco, fino  a che le nostre fiamme non presero vita, unendosi e formando un’immensa sfera infuocata che esplose, producendo una frastuono che alle mie orecchie parve come musica. Ci voltammo l’uno verso l’altro. Gildarts mi sorrise, dandomi il cinque.

< < Sei stato bravo ragazzo. > > -ammise.

< < Già e tu non sei niente male per essere un vecchietto. > > -ridacchiai.

Davanti a noi la barriera si infranse, rompendosi in milioni di pezzi scintillanti. Ci guardammo intorno. Non c’era nessuno nei paraggi e le aure maligne nei dintorni erano quasi sparite. Corsi verso di lei e mi inginocchiai, stringendola tra le braccia.

< < Lucy! Svegliati! > > -urlai, strattonandola.

A quel punto, il suo corpo iniziò ad emanare del fumo nero, fino a che non si dissolse. Le mani mi tremavano, mentre sentivo lo sguardo perplesso di Gildarts. Cosa stava succedendo?

< < Ahah! Complimenti… Sarete davvero ottimi ingredienti per il mio sacrificio… > > -commentò la voce di Jude, che apparve come un rimbombo.

< < Bastardo! Dove diamine sei?! > > -urlai, guardandomi intorno freneticamente.

< < Cosa diavolo hai fatto di Lucy?! > > -gridò Gildarts.

< < Oh… Niente non preoccuparti… Ma dimmi, come sta Layla? Ha già ricominciato la sua attività da Hunter oppure ha deciso di dilettarsi in quello che sa fare meglio? Fare la puttana per esempio… > > -ridacchiò.

< < Non osare  dire un’altra parola su Layla! E’ chiaro?! > > -tuonò.

< < Schifoso bastardo, rispondi alla domanda! Dov’è Lucy?! > > -ribattei, stringendo i pugni fino a che le nocche non si ingiallirono.

< < State tranquilli, è qui con me in questo momento. Siamo ancora al 30 Giugno. Manca poco al 7 Luglio ma davvero sto fremendo dalla voglia! Oh, dimenticavo: la tua preziosa figliastra è anche lei qui con me… Chissà se riuscirete a trovarmi prima di quella data. La caccia è aperta, come si suol dire… non è vero, Natsu Dragneel? > > -domandò, fino a che la sua voce non divenne un eco.

< < Jude bastardo!! Ridammi le mie figlie!! > > -ruggì Gildarts, sbattendo poi un pugno sul terreno.

Mi voltai verso di lui, allibito. Cosa voleva dire ciò che aveva detto Jude?

< < Gildarts, che diavolo sta succedendo?! > > -domandai.

< < Non è il momento… > > -sibilò, rialzandosi.

< < No, invece è proprio il momento! – ribattei – Cosa diavolo andate dicendo tutti e due? L-Lucy è figlia di Layla e… > > -esitai, non appena incrociai i suoi occhi velati di lacrime.

< < S-Sul serio? > > -mormorai, mentre il suo viso si andava incupendo sempre di più.

< < T-Tu… e Layla…? > > -azzardai, ricevendo un cenno del capo in risposta.

< < Layla lo ha scoperto dieci anni fa… ma non ha avuto il tempo per raccontarmelo… fino ad ora. > > -spiegò, rimettendosi in cammino.

< < E Cana lo sa? > > -domandai, serio.

Gildarts si fermò sul posto e si voltò lentamente verso di me. Sospirai, cercando di capire a fondo.

< < Natsu, so che è una notizia improvvisa ma dobbiamo assicurarci che gli altri stiano bene e… dobbiamo pensare ad una strategia. Manca una settimana al 7 Luglio. > >
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(Lucy)

Il mattino dopo

Mi svegliai lentamente. Sentivo la testa pesante come un mattone e di certo non era il pensiero del prossimo compito in classe. Avevo la sensazione di aver vissuto in un lungo ed incredibile sogno. Tutto, dal giorno in cui avevo incontrato Natsu fino ad oggi, poteva benissimo essere utilizzato come materiale per un film fantasy. Forse più horror, poiché niente di quello che succedeva riusciva a non turbarmi completamente.

Se avessi raccontato tutto quello che mi era successo in meno di anno ad una persona normale, sicuramente non mi avrebbe creduto. E chi l’avrebbe fatto poi? Chi avrebbe mai potuto bersi la storia più incredibile e assurda, capace di abbattere anche le barriere logiche del cinema?

Non sapevo il motivo, ma pochi secondi prima di risvegliarmi nella fredda cella, credevo di stare sognando. Ma in fondo, essere rapita da una presenza invisibile non era niente in confronto a tutto ciò che mi era successo in precedenza… o no?

Credevo di essere all’in piedi, ma poi la mia percezione dello spazio si fece più limpida e mi accorsi di essere invece orizzontale, a pancia sotto e con la guancia poggiata contro il pavimento freddo e sporco di una cella. Aprii finalmente gli occhi e tossii a vuoto. Mi guardai intorno. Sentivo come un bruciore alla spalla sinistra, ma non riuscii a muovermi.

< < Si è svegliata… Sarà meglio portarla dal signore priva di sensi… > > -mormorò una voce.

Fu il buio quello che vidi non appena mi ripresi, e fu anche il buio che rividi dopo essere stata addormentata da qualcosa. Forse era solo una mia opinione, ma di quei tempi venivo spesso addormentata con maniere poco gentili. Ed io che pensavo di essere poco femminile…

Ripresi nuovamente conoscenza. Mossi ad una ad una tutte e dieci le dita delle mani e portai una di queste al viso. Mi toccai la fronte, sentendo un dolore sul lato destro. Era qualcosa di appiccicoso e umido. Aprii finalmente gli occhi, mentre il mio campo visivo si allargava. Le dita erano sporche di sangue, lo stesso che sicuramente usciva fuori dalle mia fronte.

Mi misi a sedere, guardandomi intorno. Sebbene fino a pochi secondi prima riuscissi a vedere soltanto il buio più totale, ora i miei occhi si posavano su un panorama perennemente bianco. Per qualche secondo dovetti perfino battere le palpebre velocemente, pur di abituarmi alla nuova visuale. Mi rimisi in piedi.

Davanti e dietro di me vi era solo il colore della purezza. I miei piedi poggiavano invece su uno strano pavimento trasparente. Sembrava vetro, come lo era poi il soffitto parecchio alto. Mi guardai intorno. Davanti a me comparve dal nulla una strana porta d’orata. Il fatto che fosse praticamente spuntata all’improvviso mi lasciò piuttosto perplessa, ma non quanto la porta nera – delle stesse dimensioni della prima – che comparve alle mie spalle un istante dopo.

Ognuno mi distanziava di circa dieci metri. Osservai quella dorata; sembrava contenere qualcosa di bello, sicuro ed accogliente. Qualunque cosa ci fosse invece una volta varcata la soglia della porta nera, sarebbe stato di sicuro misterioso e probabilmente pericoloso, pieno di insidie.

< < Che aspetti? > > -domandò una voce roca, maschile.

Mi voltai freneticamente, alla ricerca del proprietario della voce. Dovunque posassi il mio sguardo vedevo soltanto il bianco, eccetto le due porte comparse dal nulla. Me l’ero forse immaginata?

< < Ehi, ragazzina. Allora? > > -insistette.

Guardai nuovamente a sinistra, accorgendomi della presenza – non solo – di una panchina in legno e ferro, ma anche di un vecchietto con uno strano cappello da giullare sulla testa. Di statura era davvero piccolo, come se fosse un folletto. Indossava, oltre al cappello da giullare color arancio, una strana tuta dello stesso colore. I grandi baffi ed i pochi capelli rimasti bianchi mi fecero immediatamente supporre un’età avanzata. L’aspetto era familiare. L’avevo visto di sicuro da qualche parte e probabilmente gli avevo anche parlato, ma non riuscivo a ricordare.

< < D-Da dove è comparso…? P-Prima non c’era! > > -feci notare, sconcertata.

< < Non vuoi aprirne una? > > -domandò, tirando fuori dal nulla una valigetta.

La aprì, prendendo alcune fiale, un mestolo, alcune erbe ed una pentola di pietra in media grandezza. Ammutolii, guardandomi intorno.

< < Sta parlando delle porte? Allora le vede anche lei? > > -gli domandai, pur avendo questo ignorato la mia precedente domanda.

< < Ma certo che le vedo, figliuola. > > -affermò, iniziando a versare a piccole quantità i diversi liquidi dalle varie fiale di colore diverso tra loro.

< < Ecco… – esitai – E’ un’allucinazione? Insomma, questa conversazione sta accadendo nella mia testa… vero? > >

Iniziò a mescolare i liquidi all’interno della pentola e mi guardò con circospezione.

< < Come fai ad esserne così sicura? > > -domandò.

Lo guardai con perplessità, come se il solo trovarsi in quel luogo assurdo non fosse già una valida risposta. Non poteva di certo essere la realtà.

< < Comunque sia, io non la chiamerei allucinazione. Bensì sogno. L’allucinazione avviene nel momento in cui sei cosciente. Ma in questo momento ho la sensazione che tu stia dormendo… tuttavia, sai benissimo di essere all’interno di una realtà inventata dalla tua mente. E’ un sogno lucido. > > -spiegò.

< < Mi scusi, ma lei chi è? E’ un personaggio inventato? Perché è davvero particolare e non credevo di essere capace di immaginare o meglio, sognare una persona come lei… > >

< < Chi lo sa… - sospirò, ispezionando minuziosamente il contenuto della pentola che sembrava iniziare a bollire – Non sei curiosa di aprire una di quelle porte? > >

Mi voltai nuovamente, osservandole. Non sapevo bene perché, ma la porta nera mi suscitava un profondo senso di inquietudine, ma contemporaneamente di dovere verso chi o cosa avrei trovato una volta varcata la soglia. Tuttavia, provavo come paura. Sapevo in qualche modo che qualunque cosa avessi trovato, non sarebbe stato facile andare avanti.

< < Non proprio… - mormorai, abbassando lo sguardo – Lei sa dove porta quella dorata? > >

< < E chi lo sa… > > -fece vago, spazientendomi.

< < P-Può almeno dirmi il suo nome? Il mio è Lucy… Lei ha un aspetto familiare. > >

< < Lo so. Comunque io sono Makarov, piacere! > > -sorrise, come se niente fosse.

Spalancai gli occhi. Ora ricordavo: lo avevo incontrato diversi giorni prima a scuola, insieme a Loki.

< < L-Lei è il professor Dreher… il nonno di Laxus! > > -realizzai.

< < Ce ne hai messo di tempo per riconoscermi! – sbuffò, quasi offeso – Comunque, come mai stai dormendo? > >

Ci pensai su per qualche attimo, rendendomi poi conto di non avere una risposta precisa.

< < B-Beh… forse sono andata a letto. Credo sia notte. > > -balbettai.

< < Non credo proprio che tu sia andata a letto… – ridacchiò, sarcastico – Prova a ricordare. Cosa stavi facendo prima di addormentarti? > >

< < Io… Stavo parlando con una persona… > > -mormorai, iniziando a ricordare vagamente.

< < E questa persona è importante per te? > > -indagò, ricominciando a mescolare con più energia.

Abbozzai un sorriso. Pensai a lei, rendendomi conto di quanto il suo viso mi rendesse nostalgica.

< < Sì… Direi proprio di sì. Stavo parlando con mia madre… > > -rivelai, osservando poi come – a diversi metri a sinistra dalla porta nera – fosse comparso un portafoto fluttuante.

Lo guardai sconcertata. Perché le cose comparivano dal nulla? Di sicuro quello era il sogno più strano che avessi mai fatto. Mi avvicinai all’oggetto in legno e non appena tesi le mani al di sotto, questo cadde dolcemente sulle mie mani. Lo osservai: la cornice in legno racchiudeva un vetro, all’interno del quale vi era una foto.

< < Perché non ti siedi qui accanto a me? Vorrei vedere la fotografia, se non ti dispiace. > > -sorrise, facendomi posto.

Mi sedetti accanto a lui e allungai il braccio, mostrandogli la foto. Ritraeva me, mia madre ed una figura stilizzata. Non aveva né il volto né un segno particolare che potesse contraddistinguerlo. Era per caso mio padre?

< < In questa foto sembrate molto felici. > > -osservò, mentre l’odore intenso della strana sostanza liquida mi penetrava le narici.

< < Già… infatti lo eravamo. Credo che avessi circa sei anni, quando la foto fu scattata. > >

< < Assomigli molto ai tuoi genitori. – commentò – Però è strano che tuo padre non appaia in questa foto. > >

< < Forse non appare, semplicemente perché io non lo considero più tale. > > -borbottai.

< < Non parlavo di Jude. – sorrise, enigmatico – Di certo non assomigli a quell’essere senza cervello. Mia cara, come puoi ancora pensare che sia tuo padre? > >

 < < Infatti è come le ho detto… non è più mio padre. Forse un tempo lo era, ma non più ormai. > >

Ripensai subito dopo a quello che aveva detto inizialmente: “Non parlavo di Jude”.

< < Di chi parlava un momento fa? Mi ha detto che somiglio ai miei genitori, ma ha anche aggiunto che non parlava affatto di mio padre. Di chi allora? > >

< < Ma del tuo vero padre, è ovvio! Credi che questi occhioni color cioccolato ed il tuo carattere gentile appartengano a Jude? Ma dai… > > -rise, mentre il colore del liquido cambiava progressivamente, insieme all’odore.

Lo guardai stranita, non sapendo bene se ridere o altro. Mi stava forse prendendo in giro?

< < C-Come personaggio di un sogno ha davvero troppe opinioni a mio parere… > > -sospirai.

< < Uhm… Sai, tua madre poco prima di essere catturata dagli uomini di Jude, la sera del 7 Luglio 1911 si era recata al parco di Magnolia. Entrando in una cabina telefonica, aveva provato a chiamare qualcuno. Una persona che l’avrebbe sicuramente aiutata, se solo fosse stato lì. > >

Ascoltai assorta, sentendo poi sulla pelle un bel vento caldo. Girai la testa. Dietro di noi era comparsa proprio una cabina telefonica. Com’era possibile? Cercai di ignorare l’avvenimento. In fondo, era solo un sogno. Niente di quello che vedevo o sentivo doveva sorprendermi.

< < Chi ha chiamato? > >

< < Gildarts Clive. > > -rivelò.

Spalancai gli occhi, sorpresa. Mia madre aveva chiamato Gildarts?

< < Come può essere? Da ciò che mi ha raccontato, lui e mia madre si persero di vista dopo che lei si sposò. Perché avrebbe dovuto chiamare una persona che non vedeva da più di otto anni? > >

Non rispose. Usando un mestolo, versò in porzioni uguali il liquido – apparentemente pronto – in delle fiale vuote. Percepii una strana presenza alle mie spalle. Mi avvicinai alla cabina, dove accadde qualcosa di strano. Da una strana luce emerse una figura familiare. Era mia madre. Non sembrava in carne ossa, poiché il suo corpo pareva essere addirittura trasparente.
Mi voltai verso il professor Dreher, che sembrava volersi godere la scena.

< < M-Mamma? > > -mormorai.

Non mi rispose. Non sembrava nemmeno essersi accorta della mia presenza. Deglutii a vuoto e le sfiorai il braccio. La mia mano passò attraverso, mentre l’arto si scompose in fumo e si ricompose dopo qualche attimo. Compose frettolosamente un numero.

< < No maledizione! Dannazione, dannazione!! Gildarts ti prego rispondi! > > -urlò, rivelando una voce rimbombante, simile ad un eco.

Si voltò impaurita, mostrando il suo viso esattamente a come lo ricordavo la sera della sua scomparsa. Indossava persino gli stessi abiti. Portava a tracolla una borsa di camoscio ed in mano teneva una katana. Riconoscevo il fodero. Non era una semplice spada, ma era proprio l’Inkheart. Poggiò la borsa per terra e vi conficcò la katana. Avvolte da una strana luce azzurra, i due oggetti scomparvero subito dopo, insieme alla figura di mia madre che si dissolse come vapore. Indietreggiai, spaventata.

< < Quello era un ricordo, Lucy. Ciò che stai sognando, non è qualcosa creato unicamente dalla tua testa. Ma ti suggerisco di prestare attenzione al prossimo. > > -spiegò, indicandomi un punto non ben definito vino la porta dorata. 

Proprio lì comparvero due figure: erano Gildarts e mia madre. Accanto a loro vi erano alcune buste della spesa, probabilmente scivolate per terra. Mia madre indossava una camicia da notte bianca ed erano entrambi per terra. Sembrava non riuscire a reggersi in piedi e Gildarts la teneva stretta sé, mentre dai suoi occhi fuoriuscivano delle lacrime.

< < Gildarts… Devo vedere Lucy! Devo… devo assicurarmi che stia bene e anche tu ne hai il diritto! Gildarts… mi dispiace… lei è… lei è … > >

Pian piano, le parole del signor Dreher prendevano forma. Spalancai gli occhi e mi voltai verso di lui, come a voler la conferma che ciò che avrei sentito entro pochi attimi, fosse la verità.

< < Layla io… > > -esitò Gildarts, confuso.

Trattenni il fiato, mentre la bocca di mia madre si apriva per pronunciare una frase.

< < Lei è tua figlia, Gildarts! > > -esclamò all’improvviso.

In quel momento, anche quella scena, quel ricordo scomparve, dissolvendosi. Non poteva essere vero. Era troppo assurdo perché potesse essere la verità. Le gambe iniziarono a tremarmi e persi ogni equilibrio, finendo per terra. Le mani mi tremavano e del sudore freddo scese giù dalla mia fronte. Il professore mi si avvicinò e mi offrì la mano, mentre le lacrime inondavano i miei occhi.

< < E’-E’ la verità? – mormorai con voce acuta – J-Jude non è mio padre, ma lo è… Gildarts? > >

< < Credo che tu possa rispondere da sola alle tue domande osservando questo. > > -sorrise, mettendomi una mano sulla spalla.

Alzai lo sguardo, trovandomi davanti un documento spiegazzato. Aveva l’aria di essere parecchio vecchio. Fluttuava nell’aria a pochi centimetri dal mio viso. Le presi tra le mani e lessi il contenuto con molto attenzione. Passavano i secondi, ed il mio sconcerto aumentava. Quello era un test di paternità, ed il risultato diceva chiaramente che il padre non era Jude.

< < C-C’è scritto che Jude non è mio padre ma, non c’è scritto che lo sia effettivamente… > > -mormorai.

< < Ma come! – esclamò, facendomi sobbalzare – Vuoi ancora delle prove?! > >

Girai la testa, ma lui non c’era. Alzai allora lo sguardo, trovandolo sospeso in aria e per di più a testa in giù.

< < L-La vuole smettere di apparire e sparire in continuazione? Mi fa venire il mal di testa! > > -sbottai, asciugandomi le lacrime.

< < Di cosa hai bisogno per capire che questa è la verità? > > -sbuffò, seccato.

< < V-Vorrei sentirmelo dire dai diretti interessati! Questo è un sogno e niente di ciò che sta accadendo può essere reale! L-Le scene che ho visto prima saranno solo alcuni scherzi della mia immaginazione! Chissà, magari devo proprio andare in analisi e-! > >

Quando tornai con lo sguardo al professore, lui non c’era più. Mi guardai intorno freneticamente, ma di lui nessuna traccia. Dietro di me sentii invece il vento caldo di prima. Osservai la scena che si stava poco a poco raffigurando.
Vi erano Gildarts e Natsu. Quest’ultimo guardava il primo con sospetto. Le loro mani erano parzialmente sporche di sangue, e dallo sguardo di Gildarts, potevo dedurre che fosse a dir poco furibondo.  

< < Ti piace giocare duro… non è vero Jude? Ti piace giocare sporco… giusto? Prima mi hai portato via Layla… e adesso… tenti di sottrarmi anche mia figlia?! > > -urlò, estraendo dal petto un’altra katana sotto lo sguardo perplesso di Natsu.

Il ricordo scomparve, lasciandomi – incredibilmente – piacevolmente sorpresa. Il modo in cui aveva urlato quella frase, la sicurezza con la quale aveva pronunciato quelle parole ed infine il sentimento con il quale aveva pronunciato il mio appellativo. Abbozzai un sorriso intenerito. Nella mia mente iniziarono a scorrere le immagini di noi due. Osservai bene il suo viso, scoprendo quanto i suoi occhi fossero effettivamente uguali ai miei. Ma solo quelli: alcuni atteggiamenti, alcune caratteristiche comportamentali… mi somigliava. Ed io somigliavo a lui, del resto.

< < Ti sei convinta? > > -domandò, spuntando alle mie spalle all’improvviso.

Trasalii ed il cuore iniziò a battermi all’impazzata.

< < Accidenti, non devi comparire così all’improvviso! Sai, mi ricordi un personaggio parecchio irritante di una fiaba che ho letto da piccola… > > -borbottai.

< < Beh, come Alice non sei molto convincente… > > -ribatté, ricominciando a fluttuare intorno a me, facendomi venire quasi le vertigini.

< < E tu come Stregatto lo sei eccome, invece! > > -replicai, facendogli una linguaccia.

< < Ora che ti è tornato il buon umore, sapresti dirmi come mai Gildarts era così arrabbiato? > > -domandò, fermandosi in aria davanti a me.

< < Come? > >

< < Gildarts ha detto che Jude stava tentando di sottrarti a lui. Credevo che fossi nel tuo letto a dormire… > > -insinuò, mostrando quel sorrisetto enigmatico parecchio detestabile.

Feci tuttavia mente locale, iniziando ad avere un quadro chiaro di ciò che stava succedendo. Davanti a me si dipinse infatti un’altra immagine. Vi ero io, in una cella al buio. Era distesa a pancia sotto e sembravo essere sul punto di svegliarmi. Due guardie si avvicinarono alla me stessa della visione e mi iniettarono un liquido dall’interno di una siringa. Persi così i sensi, mentre la seconda guardia trasportava, su una spalla, il corpo addormentato di Cana.

< < Fermi! Dove mi state portando?! Perché c’è anche Cana?! > > -urlai, mentre il ricordo svanì in un soffio.

< < Professor Dreher, devo svegliarmi! – esclamai, nel panico – Devo salvare Cana e non so nemmeno cosa fare! > >

< < Sei sicura di volerti svegliare? > > – domandò stiracchiandosi, ancora sospeso in aria.

Aprì la porta dorata, dalla quale usciva fuori una luce pura ed attraente. Mi sentivo rilassata, quasi in estasi.

 < < In fondo, quello che c’è al di là della porta d’oro è senz’altro uno scenario migliore della tua realtà. In quel luogo, potrai ricominciare da capo. Tornerai ad essere bambina, potrai vivere felicemente con Gildarts e Layla ed ogni cosa sarà perfetta. Pian piano inizierai a dimenticare i ricordi di questa vita fuori dagli schemi. In quel mondo probabilmente Jude continuerà i suoi piani, ma a te che importa? In fondo, si tratta solo di vite umane. Per una vita migliore, non vale la pena sacrificare qualcosa? > >

Deglutii a vuoto e mi mossi verso la porta dorata. Con molta più fatica di quanto avessi pensato, la richiusi. Mi voltai verso Makarov che mi guardò sorpreso. Il cuore iniziò a battermi forte.

< < Non ho bisogno di una vita migliore. La mia vita mi va benissimo così com’è. Perché è proprio grazie alle esperienze, al dolore e alle perdite che sono cresciuta e diventata una persona della quale poter essere fieri. “A te che importa?”, dici? Mi importa eccome. Perché è a causa di un uomo che, volente o nolente, fa parte della mia vita da diciotto anni. E non permetterò che una mia debolezza condanni il mondo intero. Non ho avuto probabilmente l’infanzia che meritavo, ed è vero. Ma tutti noi Hunter, abbiamo un peso da sopportare e con cui fare i conti ogni giorno. E’ proprio questo peso ciò che ci rende così forti. Alcuni potrebbero anche definirci assassini, ma non mi importa. Io sono una cacciatrice di demoni e sono fiera di esserlo. Difendere qualsiasi cosa minacci l’equilibrio degli esseri umani, è questo il nostro compito. Dunque, se mio padre- … Jude, sta tentando di far del mondo ciò che vuole a discapito degli altri, beh dovrà prima passare sul mio corpo. Ed in caso lo facesse, dovrà passare su quello di Gildarts, di mia madre, di Natsu, di Levy, di tutti i miei amici! Sui corpi di tutti gli Hunter perché noi non ci arrenderemo mai. > > -esclamai, facendo appello a tutti i miei sentimenti e alla mia determinazione.

Il professore sorrise, mostrando un’espressione fiera e vittoriosa. Probabilmente quel vecchio matto aveva voluto mettermi alla prova. Il mondo bianco iniziò a tremare, essendo probabilmente sul punto di crollare e distruggersi. Ero scappata dalla realtà per un bel po’ ed era più che sufficiente. Dovevo però far ritorno al mio mondo. Mi diressi verso la porta nera e rivolsi uno sguardo al professore.

< < Molto bene. Tua madre era un Hunter fantastica, così come lo è tuo padre. Vedo che il seme alla fine non cade lontano dall’albero. > > -sorrise, mettendomi una mano sulla spalla.

< < M-Ma lei è…? > >

< < Il Capo dell’Associazione Hunter. Puoi chiamarmi Makarov. – rivelò – Lucy, ascoltami bene. Sei addormentata da quasi un giorno. E’ il primo di Luglio, e manca poco al sette. > >

Spalancai gli occhi. Luglio?

< < C-Cosa? Non è possibile! Fino ad una settimana fa ero sicura che fossimo ai primi di maggio e- > >

< < Lo scorrere del tempo si velocizzato. Sta per succedere una grande catastrofe ed è così che la Natura reagisce. Lucy, i tuoi genitori faranno di tutto per liberarti. Ma fino ad allora, devi resistere e cercare di combattere da sola. Non dire niente a Cana. E’ un’ottima guerriera. Ti servirà tutta la sua concentrazione. Io farò di tutto per rallentare il corso degli eventi. Quando ne avrai l’opportunità, richiama a  te Inkheart. Sono sicuro che adesso, ti ascolterà ciecamente. Adesso vai, e svegliati! > > -esclamò infine, mentre tutto ciò che ci circondava cadeva in pezzi, sparendo nel nulla.

Aprii la porta, al cui interno vi era il buio più totale.

< < Makarov! C-Cosa stava mescolando prima? > > -domandai.

< < E’ la cura. > > -rivelò, spingendomi all’interno della porta.

< < Buona fortuna, Lucy. > > -disse infine.
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(Natsu)

Tornammo indietro il più velocemente possibile. Dell’odore di Lucy, così come dell’aura demoniaca dell’essere che l’aveva rapita non vi era più traccia. Non avremmo concluso niente se avessimo ispezionato il bosco fino all’indomani mattina. Anche perché, lei non si trovava più lì di certo. Era ormai scesa la notte. Probabilmente doveva essere mezzanotte.

Gildarts non aveva più proferito parola. Correva in silenzio, più veloce di quanto mi aspettassi. L’aura demoniaca aumentava esponenzialmente, tanto che le pillole di Gajil iniziavano a perdere i loro effetto. Per quanto andassi veloce, la forza schiacciante aumentava di minuto in minuto. Mi chiedevo cosa avessero fatto nel frattempo gli altri. Casa di Cana era sicuramente crollata, ma non potevo pensare che i miei amici fossero rimasti sepolti sotto le macerie.

Animato da questa preoccupazione, continuai a correre finché io e Gildarts raggiungemmo l’abitazione orma crollata del tutto. Sul posto non c’era più nessuno, a parte una porta degli spostamenti volutamente lasciata aperta. Dovevano di sicuro essere scappati attraverso quel passaggio. Entrammo anche noi ed una volta varcata la soglia, il passaggio si richiuse. Finimmo all’interno di uno strano edificio, per di più familiare. Il soffitto era parecchio alto ed il tetto a spiovente. Era illuminato da una serie di candele accese.

< < Natsu, Gildarts! > > -esordì Levy, venendoci incontro.

Il suo corpo era coperto di bende e cerotti, tuttavia sembrava essere in gran forma. Dietro di lei vi erano tutti i nostri compagni, insieme a quelli di Saberthoot.

< < Levy, stai bene? Cos’è successo e cos’è questo posto? > > -domandò.

< < Stiamo tutti bene, non preoccuparti. Ce la siamo cavati con qualche costola fratturata e con delle lievi ferite. Per fortuna, Juvia è riuscita a teletrasportare Gajil fuori dalla casa, che ormai era sul punto di crollare. Dopo aver ingerito le pillole, ci hanno aiutato a scappare ed Erza ha utilizzato il Cristallo Etherion per chiamare la Porta degli Spostamenti. Siamo finiti qui. > > -spiegò.

< < Sono contento che siate tutti salvi. > > -abbozzai un sorriso, non riuscendo tuttavia ad eliminare dalla mia mente la scena in cui Lucy veniva rapita nemmeno per un secondo.

< < Levy, L-Layla sta bene? > > -mormorò Gildarts, preoccupato.

< < Sì, sta tranquillo. E’ lì, che sta medicando tutti quanti. > > -sorrise, indicandola.

Aveva con se un cassetta del pronto soccorso, la cui origine al momento mi sfuggiva. Gildarts la guardò tristemente ed abbassò lo sguardo.

< < E… Loki? Dov’è finito? > > -domandò.

< < E’ con gli altri. Ragazzi, non fate quelle facce. Non è stata colpa vostra. Avete fatto tutto il possibile. Adesso dobbiamo solo inventarci un piano… > >

Si avvicinò a noi anche un ragazzo dai capelli color miele.  A giudicare dallo sguardo, doveva essere Loki.

< < Gildarts! Dov’è finita Cana?! > > -esclamò.

Gildarts non rispose, limitandosi ad abbassare lo sguardo con aria colpevole. Loki strinse i denti e i pugni, cercando di contenere la collera e la frustrazione. Mi avvicinai nel frattempo agli altri. Molti di loro avevano la testa e tutte e due le gambe fasciate. Tuttavia, quella che sembrava messa male più di tutti era Juvia. Le sue ferite perdevano ancora sangue, soprattutto una al fianco. Era stesa su un tavolo in legno, improvvisatosi lettino. Accanto a lei vi erano Gray, il fratello Lyon e Layla, che nel frattempo tamponava le sue ferite con un batuffolo pulito. Anche lei era ferita, tuttavia metteva al primo posto gli altri. Somigliava davvero tanto a Lucy. Misi una mano sulla spalla di Gray, che le teneva stretta la mano.

< < Come sta? > > -mormorai.

< < Ha una caviglia slogata, due contusioni alle costole, diverse ferite alla testa ed una più profonda al fianco. > > -mormorò, con voce roca.

< < D-Diciamo che utilizzare il teletrasporto proprio con quell’aura schiacciante non è stata una buona idea! > > -fece scherzosa Juvia, strizzando gli occhi per il bruciore che le procurava la ferita a contatto con il disinfettante.

< < C’è poco da ridere. > > -borbottò Lyon, fasciandosi la mano sinistra.

< < Ma era necessario. > > -ribatté, sorridendo.

Fui sollevato. Vedere Levy in buona salute nonostante le ferite, vedere che Juvia era finalmente tornata ad essere una di noi, poter vedere di persona Layla… sarebbe stato tutto perfetto se Lucy e Cana fossero state presenti, e se Jude fosse sparito una volta e per tutta. Layla mi rivolse uno sguardo apprensivo, che non scomparve nemmeno dopo che le confermai i suoi timori con una mossa del capo.

< < Lisanna, potresti continuare tu? > > -domandò ad una ragazza dai capelli bianchi e dagli occhi azzurri.

< < Certo, signora Heartphilia. > > -sorrise, prendendo in mano le pinze ed il medicinale.

Facemmo qualche passo fianco a fianco, mentre io mi guardai nuovamente intorno.

< < Cos’è questo posto? > > -domandai.

< < E’ solo un rifugio disabitato che io e la mia Squadra utilizzavamo fino a dieci anni fa. – sorrise, come se la cosa non la turbasse nemmeno – I viveri ovviamente non sono più utilizzabili, quindi per questa notte credo che dovremmo arrangiarci con ciò che troveranno nei boschi qui intorno. > > -spiegò.

< < Troveranno? > >

< < Sì, Elfman, il fratello di Lisanna e Laxus, un ragazzo biondo della squadra Saberthoot. Li ho mandati a caccia di provviste. > >

< < Capisco… > > -feci cadere il discorso, mentre i miei occhi si posavano sugli altri ragazzi che sembravano piuttosto indaffarati.

Erza mostrava – e sicuramente vi ragionava su – una cartina del territorio ad una ragazza dai capelli bianchi raccolti in un fiocco e Loki si era nel frattempo unito a loro.

< < Natsu, non è stata colpa tua e nemmeno di Gildarts. Jude non farà loro del male almeno fino al sette Luglio. Abbiamo ancora del tempo. Troveremo una soluzione. > > -mi rassicurò, mostrandomi uno sguardo determinato e al contempo fragile.

< < S-Signora Heartphilia, io… > >

< < Chiamami Layla. > > -sorrise, scompigliandomi i capelli.

< < Le giuro, che riporterò Lucy indietro sana e salva. Anche se dovesse costarmi la vita. Glielo giuro. Anche se dovrò combattere da solo, io- > >

< < Non sarai solo, te lo assicuro. Combatterò anch’io, poiché per troppo tempo non ho fatto altro che guardare. > >

< < Non è stata colpa sua. Non avrebbe potuto nemmeno volendo… > > -replicai, prendendone le difese.

< < No, invece. Sono sicura, che se Lucy si fosse trovata in una situazione del genere, ne sarebbe uscita in poco tempo. Sicuramente la conosci più di me, perciò sai quanto è determinata. Dalla sua parte ha la forza del suo coraggio, quella dei suoi amici e la forza del tuo amore. Non sottovalutare questi valori. Sono molto più importanti della superiorità numerica o del possedimento di materiale bellico… Beh, forse un mitra è efficace – ridacchiò – ma è comunque un’arma meno potente dei sentimenti. > >

Ridacchiai, rimanendo colpito di fronte alla sua semplicità e bontà di spirito. Capivo bene perché Gildarts fosse innamorato di lei. Layla era uguale a Lucy.

< < Natsu! > > -mi chiamò una voce maschile.

Mi voltai, incontrando la figura di mio fratello che correva verso di me, seguito da una ragazza con un cappuccio. Spalancai gli occhi, stupito.

< < S-Sting! – esclamai, rimanendo doppiamente stupito di fronte al suo abbraccio – Che ci fai qui? > > -domandai, ricambiando la stretta.
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Angolo Autrice:
S-Salveeee :D (*fa un sorrisetto nervoso prima di essere presa a patate in faccia*)
Cooome va?? Mi dispiace di essere stata assente in quest’ultimo mese T____T
Non ho scusanti e lo so benissimo, tuttavia imploro lo stesso il vostro perdono D:
Come ricompensa per voi vi ho regalato un capitolo (almeno spero xD) più decente del precedente xD
(HO FATTO LA RIMA *^*)
Spero vi sia piaciuto :) In caso contrario… posso ufficialmente spararmi xD è da circa una settimana che cancello e scrivo il capitolo!
Nella bozza originale Lucy e Cana si svegliavano in quella famosa stanza circolare (che era poi quello che sarebbe dovuto
Succedere in base alle mie anticipazioni!) e Jude rivelava la verità su Gildarts ma non riuscivo ad andare avanti :/
Come poteva rivelare una notizia talmente bella in una maniera cattiva? Stavo impazzendo, fino a quando ieri non ho sognato di essere
Alice nel Paese delle Meraviglie che è stato fonte di ispirazione *_*
Grazie Luois Carrol! Cosa ci faranno ora Sting e... (so che sapete chi è la ragazza col cappuccio ma mi piace illudervi xD) quella
MISTERIOSA RAGAZZA? Ah, spero che vi sia anche piaciuto il ruolo di Makarov in questo capitolo :D
Non vi do anticipazioni perché cambierò idea subito -__-
Quindi un bacio enorme e alla prossima <3

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Capitolo 55
*** Keep Holding On ***


Keep Holding On

Breve riassunto:

Nei capitoli precedenti: Jude progetta il piano Eclissi 2: trasformare l'intera popolazione di Fiore in EU. Layla si risveglia dal coma forzato al quale la sottopone Jude da oltre dieci anni e si riunisce con Gildarts, il quale scopre d'essere il vero padre di Lucy. Juvia si riconcilia con Grey, il quale ritrova il fratello Lyon. Lucy si confronta con la madre ma viene rapita insieme a Cana da due demoni. Nel frattempo il virus HC3 inizia a diffondersi nelle città vicine e il sacrificio avverrà il 7 Luglio, quando Jude utilizzerà il sangue di Lucy per la creazione del virus perfetto.

(Gildarts)

Quando Sting oltrepassò la soglia del capanno decadente in cui ci eravamo provvisoriamente sistemati, temetti di avere un'allucinazione. Conoscevo abbastanza bene Sting da potermi giustamente domandare cosa mai ci facesse in un luogo come quello, frequentato unicamente da Hunter. Indossava una mantella nera e il suo volto era solcato da ferite e tagli. Non chiesi nemmeno cosa gli fosse accaduto, non ne ebbi la forza. E comunque non lo avrebbe mai detto.

< < Natsu, ho un piano. > >-disse d’improvviso, stordendoci.

< < Tu cosa? > >-domandò Natsu, scettico quanto me.

La mia attenzione però, così come quella di tutti i presenti, si focalizzò quasi immediatamente sulla seconda figura dietro di lui, che teneva la testa china. Indossava anch’essa un mantello con cappuccio nero e i capelli lunghi e rosa chiaro le ricadevano sulle spalle. Più bassa di Sting e minuta di spalle. Doveva essere chiaramente una ragazza.

< < Sting, chi è lei? > >-domandò Juvia.

Al suono della sua voce, la ragazza si mosse e si scoprì il cappuccio, mostrando un viso delicato e parecchio carino. Gli occhi verdi erano vitrei e le guance rosee si sollevarono non appena le labbra si curvarono in un sorriso. Guardammo Juvia che spalancò gli occhi e inarcò le sopracciglia, come se tentasse disperatamente di trovare un particolare che le sfuggisse in quel volto.

Lyon sgranò gli occhi, sorrise e si fiondò sulla ragazzina, abbracciandola.

< < Melody! Cosa ci fai qui? > >-esclamò, contento.

Juvia iniziò a tremare e si portò una mano davanti la bocca. Si rimise in piedi aiutata dalle stampelle provvisorie e dal sostegno di Gray, che le circondò la vita con il braccio. Melody la fissò con occhi vitrei.

< < C-Chi sei tu? > >-domandò balbettando Juvia, incredula.

La ragazza dai capelli rosa chiaro non disse nulla, semplicemente la abbracciò forte e affondò il viso sulla sua spalla. Le lacrime iniziarono a scivolare lungo le guance rosee. Juvia era tutto un tremito.

< < Sorella... Mi dispiace di averci messo tanto. > >

Juvia poggiò le mani sulle spalle della sorellina e la allontanò giusto un po', per poter osservare il suo viso. Non conoscevo esattamente tutta la storia, ma era chiaro che fossero state lontane per tantissimo tempo.

< < M-Melody! - Juvia la abbracciò ancora più forte, piangendo di gioia insieme alla sorella – Credevo c-che fossi m-morta! > >

Per un attimo, il cuore mi si scaldò. Ma poi i miei veri sentimenti emersero. Mi allontanai in silenzio, troppo egoista e meschino per cercare anche di sopportare quella scena strappalacrime. Varcai la porta laterale e la chiusi alle mie spalle. Mi trovavo sul retro del capanno, con l'unica compagnia di un mucchio di balle di fieno. Mi sedetti su di una di quelle e lì rimasi.

Fissai il vuoto. Non potevo gioire di un momento come quello, faceva troppo male. La porta si aprì e non mi diedi pena di controllare chi avesse appena interrotto il mio momento di riflessione.

< < Che stai facendo? > >-domandò Layla.

La domanda veniva proprio al momento giusto. Già, che stavo facendo?

< < Come vanno le tue ferite? > >-domandai, sviando il discorso.

< < Sto bene, così come stavo bene anche cinque minuti fa, quando me lo hai chiesto per le sesta volta. > >

Trattenne una risata e si si sedette accanto a me. Abbozzai un sorriso.

< < Scusa... > >

Lei mi colpì con il gomito magro.

< < Ehi, cosa c'è che non va? > >

Mi alzai di scatto dalla balla di fieno e feci avanti e indietro, incapace di tenermi tutto dentro ancora per molto. Era cambiato qualcosa da quando Layla era tornata; era come se la mia testa fosse strapiena, come se fosse per me impossibile seppellire i sentimenti che provavo come avevo sempre fatto. Ero diventato dannatamente sincero, debole.

< < Come fai? Come fai a restare lì dentro e guardare quella scena?! > >

Layla parve confusa e non potei darle torto; neanch'io mi capivo.

< < Come? > >

< < Le due ragazze, Juvia e Melody. Quegli abbracci, quei pianti di gioia, quella scena familiare... come fai a restare lì e felicitarti con loro? > >

Alzai la voce, perdendo totalmente il controllo di me. Per fortuna, Layla non era tipo da lasciarsi impressionare da cose come quella. Incrociò le braccia.

< < Non farlo, Gildarts. > >

Fermai la mia marcia nervosa e la fissai con occhi sbarrati.

< < Fare cosa? > >

Si alzò, avvicinandosi a me.

< < Questo. Tenere tutti fuori dal tuo mondo, erigere un muro. Lo hai sempre fatto, ma non voglio che tu ne costruisca un altro anche adesso. Non ora, non in questo momento, non per questo motivo. Non potrei sopportarlo. > >

La guardai, rispecchiandomi nei suoi grandi occhi verdi. Tuttavia la rabbia prese ancora una volta il controllo delle mie azioni e delle mie parole. Layla aveva capito cosa mi frullava nella testa, perciò perché trattenersi?

< < Le mie... Entrambe le mie figlie sono state rapite e io non ho potuto fare niente! Non puoi chiedermi di assistere ad un momento come quello, non puoi farlo. > >

Layla abbandonò quel suo sguardo dolce e ne assunse uno più duro, diretto.

< < Perché no? > >

< < Perché?! - trattenni una risata isterica – Perché qu-quella due si sono rincontrate. Sono di nuovo insieme, sono di nuovo una famiglia adesso! > >-gridai.

Non mi importava di essere sentito, potevano ascoltare tutti quella conversazione.

< < Cosa vuoi dire, che né Lucy né Cana torneranno sane e salve? > >

La voce di Layla era ferma, non tremava come mi sarei aspettato. Io invece, ero a pezzi. Mi sedetti pesantemente sulla balla di fieno e non impedii agli occhi di lacrimare. Aveva centrato il punto, la mia paura più grande e inconfessabile.

< < Mi dispiace Layla... Io sono un fallimento come Hunter, come uomo e come... padre. > >

A quel punto, ero sicuro che Layla avrebbe detto qualcosa per tirarmi su il morale oppure per sgridarmi, ma non disse nulla. Lo fece. Diede un calcio alla balla di fieno sulla quale ero seduto, scivolai a terra e dovetti scansarmi ricorrendo alle mia agilità per evitare che la Katana che aveva sfoderato mi infilzasse. La fissai sbigottito.

< < Layla, ma che diavolo- > >

Non mi permise di finire la frase che tentò nuovamente di farmi a fettine. Era fuori di testa o cosa?

< < Gildarts, sei uno stupido! – sbottò – Credi davvero che autocommiserandoti potrai riuscire a riportarle da te?! > >

Il suo corpo tramava come una foglia ed in quel momento una lacrima le scese sul viso. Avevo ormai capito il suo gioco; dunque sfoderai la mia Katana e nel tentativo di puntargliela contro, incontrai la sua lama.

< < Come puoi essere così positiva?! Come sai che siano ancora vive o che riuscirò a salvarle?! Me le sono lasciato sfuggire, sono rimasto a guardare mentre le prendevano! Come puoi anche solo parlarmi?! > >

Davvero non la capivo. Perché non era arrabbiata, perché mi trattava normalmente, perché sembrava quella che soffrisse di meno? I muscoli del suo viso si irrigidirono e prima di accorgermene mi ritrovai nuovamente per terra, atterrito dalla forza dirompente del suo pugno contro il mio viso.

< < Non è stata colpa tua! Vuoi capirlo o no, razza di idiota?! Non sei cambiato affatto da quando avevamo diciassette anni. Ti addossi sulle spalle il peso del mondo ma non è così che funziona! Sei uno stramaledetto essere umano e come tale fai degli errori! Impara a conviverci! > >

Accecato dalla frustrazione e dal logorante senso di impotenza, risposi al suo attacco. Mi rialzai in piedi e abbandonai la mia spade, pronto ad utilizzare la mia sola forza.

Le misi una mano sulla spalla, deciso a scaraventarla a terra ma lei fu più svelta e mi copiò l'idea, utilizzandola a mio sfavore. Sbattei la schiena duramente e lei, per finirmi, mi colpi con un calcio alla spalla. Era magra e sciupata, ma non era affatto debole.

< < Conviverci...? E' questa la tua soluzione? > >-mormorai, con voce rotta.

Lei si mise a cavalcioni sopra di me e punto la lama piatta alla mia gola. Non mi scomposi.

< < Sì, è quello che facciamo tutti. Siamo esseri umani, e come tali tiriamo avanti anche se tutto il resto va a puttane! Non sei invincibile Gildarts Clive, ti sei sempre ritenuto tale, ma non lo sei! > >

Iniziai a piangere, tentando disperatamente di nasconderlo. Il mio corpo era un continuo tremito. Layla aveva ragione, lo avevo sempre saputo. Solo che ero stato troppo codardo per ammetterlo, per ammettere che sì, anch'io sbagliavo, anch'io provavo paura, anch'io soffrivo.

< < C-Come fai a essere c-così calma? … perché non sei arrabbiata? > >

Mi asciugai gli occhi con il braccio, perciò non vidi la sua espressione ma potei percepire la lama allontanarsi dal mio collo.

< < Sì che lo sono, Gildarts. Odio Jude con tutta me stessa per quello che ci ha fatto. Non ho potuto godermi la crescita della mia bambina, non ho visto la sua adolescenza, non sono stata presente nei suoi semplici momenti di vita quotidiana. > >

Sentii un tremito nella sua voce e subito dopo le sue lacrime bagnarono il mio viso.

< < Ho passato gli ultimi dieci anni come un vegetale... dieci anni della mia dannatissima vita. Ma non posso restare a piangermi addosso e non puoi farlo neanche tu. Abbiamo delle responsabilità; siamo Hunters. > >

Tolsi la mano dagli occhi e finalmente rividi il suo viso, che era lì ad accogliermi on un dolce sorriso rassicurante. Dio, quanto l'amavo.

< < L’odio è una buona cosa; ti fa capire la ragione per la quale combatti e ti pone come obiettivo una sola cosa: vincere. Ma un odio smisurato non può fare altro che annebbiare il tuo giudizio e la razionalità. > >

Mi liberò dal suo dolce peso e si alzò in piedi, lasciandomi steso per terra.

< < Gildarts, non lo vedi? Avresti vinto questo duello se la rabbia non ti avesse fatto perdere il controllo e forse avresti potuto salvare Lucy, se non fosse stato l'odio a guidarti. Ma Cana? Non eri presente quando è stata rapita; non puoi addossarti la colpa anche di questo. Noi esseri umani siamo deboli e non possiamo tenere tutto sotto controllo. > >

Mi misi a sedere e, come un bambino, tirai su con il naso.

< < Però, Cana e Lucy sono vive e stanno bene, me lo sento. L’unica cosa che possiamo fare è rimediare ai nostri errori e possiamo farlo solo combattendo, restando positivi. Pensando che tutto andrà per il meglio. Io posso farlo, ma non da sola. > >

Lanciò debolmente la sua Katana in aria, la riafferrò e mi pose la parte del manico.

< < Ho bisogno di te, ora più che mai. Combattiamo insieme, Gildarts. > >

Come se quello fosse il gesto più naturale del mondo, annuii e afferrai l'elsa. Layla mi aiutò a rimettermi in piedi e, come una brezza fresca in una torrida giornata d'estate, si appoggiò a me e mi abbracciò, regalandomi gli ultimi preziosissimi attimi di debolezza.

*

(Lucy)

Mi risvegliai dopo un lasso di tempo a me sconosciuto, che tuttavia mi fece pensare ad anni e anni di sonno profondo. Gli occhi mi bruciavano e attorno a me persisteva l'oscurità. Mi massaggiai le tempie ed emisi un gemito quando le mie dita toccarono un punto della testa. Probabilmente stavo sanguinando, visto il dolore che provavo.

Tossicai più volte, in preda ad un terribile coniato di vomito. Alla fine rimettei per qualche minuto, liberandomi così del mio ultimo pasto. Ricordavo bene ciò che era successo e l'immagine del viso rigato dalle lacrime di mia madre mi era ancora più chiaro. Ero stata catturata da demoni o da EU, chissà quale tra i due.

Tentai di rimettermi in piedi ma inutilmente; le mie gambe erano come paralizzate. Un cieco senso di terrore si impadronì della mia ragione e l'odore del vomito che avevo rigettato mi apparve ancora più insopportabile.

Mi tappai il naso e mi impedì di emettere alcun tipo di rumore. Non era probabilmente sola, qualcuno mi stava di sicuro osservando. Udii un cigolio rimbombare nel luogo oscuro che mi circondava e in pochi attimi scorsi una luce. Era un fuoco che brillava. Istintivamente pronuncia il suo nome.

< < Natsu! > >

Ma non era lui. Un rumore di passi si fece vicino e man mano che avanzava, le fiaccole appese alle pareti di pietra si accendevano illuminando la mia prigione. Quando anche l'ultima torcia fu accesa, la figura mi fu così vicina da poterne sentire l'odore. Quel disgustoso aroma di sigari e sangue. Mio padre.

Si accucciò, tenendo tra le mani la sua fiaccola. Socchiusi per un attimo gli occhi, troppo poco abituati alla luce per poterla sopportare troppo da vicino. Ma mi costrinsi a spalancarli, perché quelli castani di Jude mi osservavano.

< < Buongiorno, figliola. Hai dormito bene? > >-domandò con voce quasi paterna.

Ma era tutta una maschera. Una schifosa, lurida cazzata. In un attimo il sogno che mi aveva accompagnato nel mio stato di inerzia fece capolino nella mia testa. Ero consapevole di qualcosa di terribile ma al contempo di molto, molto bello. Quell'uomo che mi aveva sottratto mia madre non era il mio vero padre. Era solo un mostro. Digrignai i denti e l'istinto animale ebbe la meglio. Scattai in avanti e le mie unghia poco curate si conficcarono sulla sua pelle, cogliendolo di sorpresa.

< < Figlio di puttana! Figlio di puttana! > >-gridai istericamente, cercando in tutti i modi di arrivare alle gola. Volevo ucciderlo.

Lui mi afferrò bruscamente le mani e togliendosele di dosso, tirò verso di sé facendomi sbattere il viso contro le grate. Emisi un grido di dolore, ma non perché mi avesse fatto male.

< < Come hai potuto?! Come hai potuto fare questo a mia madre?! > >

Non fui sicura di cosa uscì davvero dalle mie labbra. La mia voce era rotta dal pianto, le mie parole erano sconnesse. Lui mostrò un sorriso malefico.

< < Di cosa stai parlando, figlia mia? > >-domandò dolcemente, prendendomi per i capelli.

Tirò e tirò ancora. Urlai in preda al dolore, ma testardamente cercai di colpirlo con un pugno o graffiarlo con le dita.

< < Hai finto d'essere mio padre! Per tutti questi anni, non mi hai detto nient'altro che bugie! > >

Strinse i capelli ancora di più e il mio viso sbatté ancora una volta contro le grate. Avevo dolore dappertutto e la sensazione che i capelli mi si staccassero dalla cute.

< < Smettila di urlare, ragazzina. Dovresti invece prendertela con tua madre, sai? E' lei quella ad essersene andata ed è lei quella ad avermi mentito. Imperdonabile... Come credi che mi sia sentito quando ho scoperto che la mia adorata bambina non era altro che la figlia di Gildarts Clive? > >

Sgranai gli occhi, ormai colmi di lacrime amare, e feci l'unica cosa possibile: sputai. Gli arrivò dritto in faccia e, disgustato, mollò la presa per un attimo. Mi schiaffeggiò poco dopo. Barcollai all'indietro e fui costretta a sputare sul pavimento un miscuglio di saliva e sangue.

< < C-Come osi parlare di Gildarts... Come osi parlare mia madre, DOPO CHE SEI STATO TU A PORTARMELA VIA?! > >

Lui si asciugò il viso e si sistemò i capelli biondi.

< < Non capisci? Tua madre mi è stata utile per quasi dieci anni. Il suo sangue ha contribuito alla creazione degli EU. E' stata l'elemento portante del progetto Eclipse che tento di portare avanti da sempre. Devi essere fiera di lei. > >-spiegò, sorridendo.

Ansimai istericamente e la mia codardia mi vinse; mi tenni lontana da lui, perché avvicinarmi avrebbe significato altro dolore, altri schiaffi, altri capelli strappati. Non ero abbastanza forte.

< < Sei solo un pazzo... Hai rovinato la vita a me, alla mamma, a Gildarts. Tutto per cosa?! Trasformare l'intera popolazione in un esercito di automi?! > >

Era inconcepibile, davvero troppo. Lui parve quasi offeso da una simile insinuazione.

< < Un esercito, Lucy! Un reggimento, milioni di cittadini totalmente fedeli al proprio padrone. Non ci saranno più debolezze al mondo, faremmo tutti parte di un grande e nuovo universo. > >

Si alzò e mi guardò dall'alto in basso, come si guarda uno scarafaggio. Strinsi i pugni.

< < Perché io... perché Cana?! > >

Udii un gemito nelle vicinanze. Ma non proveniva da Jude né tanto meno da me. Istintivamente mi voltai verso destra e quando Jude camminò nella stessa direzione la vidi. Illuminata dalla luce del fuoco, un'espressione atterrita ed entrambi le mani che si tappavano la bocca, Cana osservava Jude. Mi mancò il fiato. Cana era sempre stata nella cella accanto alla mia. Da quanto tempo era sveglia e quanto di quello che ci eravamo detti – o meglio urlati – aveva sentito? Tutto, sicuramente.

< < Perché, mi chiedi? > >

Si accucciò davanti alla cella di Cana e la osservò affascinato. Mi avvicinai alle mie sbarre e le strinsi attorno alle mie mani, istericamente. Le avrebbe fatto del male?

< < Tu, sei assolutamente necessaria per il piano Eclipse. Sei l'unica che abbia entrambi i genitori Hunter. Natsu? I suoi genitori lavoravano per il Governo, non lo erano. Il tuo amico ghiacciolo, Gray? E' un Hunter per allenamento, non per sangue. Titania? La stessa cosa. > >

Guardai Cana, la quale non riusciva a distogliere lo sguardo da Jude. Avrei voluto dirle “no, non è come pensi.” o “no, Gildarts non è mio padre. E' un inganno.” ma niente era vero. Lo guardava con occhi sbarrati, atterrita dalla paura o forse, chissà, dal dolore. Aveva udito tutto, ne ero certa.

< < E … lei? > >-domandò infine.

< < Anche lei è figlia di Gildarts e portargli via la vita sarebbe un gesto troppo cortese. > >

Sorrise malignamente, mentre il suo viso perse completamente ogni minima traccia umanità. Era solo l'odio e la malvagità e delinearne i tratti. Ancora dolorante, mi tenni lo stomaco temendo che mi si rivoltasse per il disgusto.

< < Lasciala andare...! Lei non c'entra assolutamente niente con tutto questo. > >

Lui scosse l'indice e mi fece cenno di tacere. Osservò Cana compiaciuto.

< < Che peccato... Una così bella ragazza, che spreco. > >

Allungò una mano attraverso la sbarre e le sfiorò il viso. Trasalendo sotto il suo tocco, lei si riscosse.

< < Non toccarmi! > >-strillò, indietreggiando.

Subito dopo guardò me, ma io non ebbi il coraggio di fare lo stesso. Io, l'altra figlia.

< < Oggi è il 6 Luglio, ragazze. Godetevi questi ultimi momenti; avrete molto di cui parlare. > >

Si incamminò verso l'uscita, godendo ad ogni passo. Lui poteva andare e venire come voleva, noi eravamo bloccate lì. La porta si richiuse e il rumore rimbombò nelle pareti. Guardai finalmente Cana, che si teneva quanto più distante poteva dal confine tra la mia e la sua cella.

< < Cana, io- > >

< < Da quanto tempo lo sapevi? > >

Ammutolii. Come avrei potuto spiegarle di aver scoperto la verità in un sogno in cui comparivano porte dorate e, incredibilmente, il nonno di Laxus?

< < Da quanto lo sapeva mio padre? Da quanto lo sapevano tutti? > >

Avvertii nella sua voce una nota di rabbia, di delusione. Fissai il pavimento: mi sentivo malissimo, in colpa. Ai suoi occhi, le avevo appena sottratto il padre. Ero la terza incomoda, la sorellastra spuntata dal nulla con cui avrebbe dovuto convivere. Mi soffermai a guardarla e la vista dei suoi occhi colmi di lacrime si dimostrò più dolorosa dell'essere schiaffeggiata da Jude.

< < Cana, ascoltami ti prego. Mi dispiace che tu l'abbia scoperto in questo modo, ma- > >

Cana mi interruppe ancora ed ebbi l'impressione che ogni parola non facesse altro che peggiorare la situazione.

< < Ti ho fatto una domanda. Da-quanto-tempo-lo-sapevi? > >

Ripeté, scandendo ogni parola. Non risposi ma meditai se dire tutta la verità o almeno solo una parte. Decisi di optare per la seconda scelta.

< < E' davvero divertente... - mormorò, trattenendo una risata isterica – Mi sono sempre chiesta il motivo della distanza che c'era tra me e mio padre. > >

La ascoltai, iniziando a provare un sincero dolore al petto.

< < Mi chiedevo sempre perché non riuscisse a levarsi quella donna dalla testa, perché pur cercando in tutti i modi di renderlo fiero di me, percepissi sempre un vuoto dentro di lui. > >

Fissai il vuoto. Con “quella donna” intendeva Layla, mia madre.

< < Adesso tutto è chiaro. Non è mai stata mia madre, Cornelia, ma tua madre, Layla. Non sono mai stata io, ma tu Lucy. > >

Mi tirai su, sforzando le gambe doloranti e mi avvicinai a lei per quanto la cella lo rendesse possibile. Lei non mi degnò di uno sguardo, anzi mi diede le spalle.

< < Cana, tuo padre non aveva la minima idea che io... Insomma, nemmeno io ne ero al corrente. L'ho scoperto solo- > >

Lei si voltò e mi guardò sprezzante.

< < Credi che mi freghi qualcosa, che questo cambi qualcosa? Non riesci a capirlo?! Gildarts ha sempre voluto Layla, ha sempre desiderato te. Pur non sapendo che avesse una figlia, ha amato più te - una figlia nemmeno esistente - che la figlia che aveva proprio davanti ai suoi occhi, me. > >

Mi sedetti in ginocchio e ribattei. No, non era così. Ne ero certa.

< < Gildarts ti vuole molto bene, invece! E' vero, forse nel profondo del suo cuore non ha mai dimenticato mia madre, ma questo non significa che non abbia amato tua madre. > >

Per quanto mi sforzassi di non pensare ad altro, la realtà che ci circondava incombeva: non avevamo tempo per discorsi come quelli, dovevamo scappare. Non avevo la più pallida idea di come fare, ma cosa sarei stata in grado di fare rimanendo concentrata su quello scottante argomento?

In realtà, ignorare il problema era fin dall'inizio stato il mio obbiettivo; non volevo pensare a niente. Né a mia madre né a Gildarts. L'unica cosa che mi premeva era trovare una via d'uscita e riabbracciare l'unica persona che, in una situazione come quella, sarebbe di sicuro stata in grado di trovare una soluzione. Natsu.

*

(Natsu)

Camminai a passo svelto, recandomi in un luogo abbastanza lontano ma non troppo dal capanno in cui tutti si erano di nuovo riuniti. C'era davvero il delirio lì dentro, chi continuava curarsi le ferite, chi studiava le piantine del territorio circostante, chi studiava un piano d'assalto. Al momento, avevo solo bisogno di fare una cosa. Qualcosa che non ero riuscito a fare per parecchio tempo e che farlo mi avrebbe dato certamente sollievo. Sfogarmi.

Il capanno sorgeva in una distesa d'erba rinsecchita, in mezzo ad un bosco ormai morto tra le montagne della Gallia. Il miasma dei demoni stava viaggiando per tutto il continente, ne riuscivo a percepire la consistenza e la nocività. Juvia aveva dato precise istruzioni: non allontanarsi da soli per il bosco stregato, perché l'aria di lì a sole ventiquattro ore sarebbe divenuta anche qui irrespirabile.

Dovevamo andarcene da lì, ma ancora il piano non era stato messo a punto. Sting aveva fatto la sua grande entrata in scena, portandosi dietro una ragazza in lacrime e un sorriso intelligente stampato in volto. E cosa me ne facevo io, quando la mia ragazza e una delle mie migliori amiche erano tenute prigioniere da un pazzo psicopatico? Assolutamente nulla.

Non aveva voluto spiegarci in cosa sarebbe consistito il suo piano; “Dovrebbero arrivare fra almeno due ore”, aveva detto un'ora prima, per poi iniziare a dettare legge. “Raccogliete tutte le armi”, “Sbrigatevi con quelle suture!”, “Bevete l'antidoto, o morirete appena metterete piede a MistDale.” Così aveva detto.

Giunsi fino ai piedi di un alto albero secco, che un tempo avrebbe potuto vantarsi del proprio splendore millenario. Adesso era solo un vecchio fusto, niente di più che legna da ardere. Mi guardai intorno e assicurandomi d'essere solo, tirai fuori dal fodero la mia spada, Flame. Disattivai il suo potere demoniaco; adesso era solo una semplice lama, niente fiamme dunque. Mi misi ad urlare.

< < Dannazione... Cazzo! Cazzo! Cazzo! > >

Iniziai a colpire il fusto con un fendente dopo l'altro, scaricando sul legno tutta la mia frustrazione, la mia rabbia, la mia angoscia.

Pensai a Lucy, e a che come l'avevo persa pur essendo stato distante da lei a neanche un metro. Era stata presa e per quanto avessi tentato di salvarla e di riportarla da me, era scomparsa ugualmente. Massacrai la corteccia dall'albero che iniziò presto a oscillare. Feci un balzo e rimanendo sospeso in aria colpii duramente le parti superiori, sfiorando i rami.

Pensai a Layla e a quanta forza riuscisse ancora a mostrare nonostante tutto quello che le era capitato. Se una cosa del genere fosse successa a me, in nessun modo sarei riuscito a riprendermi. Perché io non ero forte come lei, ero debole.

L'albero oscillò ancora una volta e, ancora più incazzato di prima, gettai un altro urlo disperato.

Pensai a Gildarts e alla scena a cui avevo involontariamente assistito sul retro del capanno. Quale uomo avrebbe mai ammesso in quel modo le proprie debolezze? Quale Hunter avrebbe implorato in quel modo il perdono per la propria incapacità e quale padre avrebbe avuto il coraggio di rialzarsi in piedi, ancora una volta?

Rimisi la spada nella sua elsa e, carico di tutto ciò che avevo provato in quelle ultime quarantotto ore, diedi un pugno all'albero scavando al solo tocco così in profondità che il gomito mi rimase incastrato per qualche attimo.

L'albero cadde su un lato, sollevando polvere di terra ed erba secca e morta. Mi asciugai il sudore, ignorando il bruciore agli occhi. Respirai a pieni polmoni, realizzando quanto l'aria stesse divenendo pesante. Cercai disperatamente il senso di leggerezza che ero sempre riuscito a ritrovare dopo uno sfogo come quello, ma niente. Se possibile, stavo anche peggio di prima.

< < C'è un albero anche per te, sai? Non mi offendo mica. > >

Parlai alla persona che per tutto il tempo mi aveva osservato, sicuramente ignaro d'essere stato scoperto. Udii i suoi passi alle mie spalle e mi voltai.

< < Non dovresti sprecare così le tue energie. > >-ribatté, incrociando le braccia.

Lo fissai in cagnesco, studiando i tratti del suo viso. La particolarità che più mi colpì furono i suoi capelli, quella folta chioma color miele perfettamente in ordine.

< < Tu devi essere Loki, il ragazzo di Cana. > >

Smisi di guardarlo, mi irritavano troppo quei capelli.

< < E tu devi essere Natsu, quello che si è lasciato scappare la sua ragazza da sotto il naso. > >

Strinsi i pugni, sopprimendo l'istinto marcio di spaccargli la faccia. Aveva abbastanza gatte da pelare, senza che il primo stronzo di turno mi rinfacciasse tutto.

< < Non mi sembra che con la tua di ragazza sia andata meglio. > >

Loki reagì diversamente. Mi afferrò per la maglia e mi avvicinò bruscamente.

< < Sta zitto! > >

Annusai il suo alito di scotch e mi liberai innervosito della sua stretta. Mi scrocchiai il collo; che diavolo di problemi aveva? Lo osservai bene e notai come stesse traballando. Era ubriaco? Questo spiegava l'odore di alcool.

< < Dove diavolo hai preso quella? > >-domandai, indicando la fiaschetta che teneva tra le mani. Lui ne tracannò un lungo sorso e iniziò a ridere.

< < Dio, sei patetico. Lucy è stata portata via da un demone e tu... ahah, Dio, come puoi ritenerti un Hunter? > >

Non fui mai troppo fiero di quello che feci a quel punto, ma ricordo di essermi sentito poche volte incavolato come in quel momento. Mi avvicinai e gli mollai un pugno contro la guancia. Cadde per terra e rialzandosi si preparò a contrattaccare.

< < Figlio di puttana... > >

Provò a colpirmi ma la scarsa lucidità giocò contro di lui. Evitai facilmente il suo pugno e lo trattenni per la schiena, colpendolo con una ginocchiata sullo stomaco.

< < Sei incazzato e ti ammezzerei di botte se non lo fossi, ma fare il coglione non sarà d'aiuto per nessuno! > >

Loki mi colpì al labbro sinistro, prendendomi alla sprovvista. Dall'angolo della bocca scivolò giù del sangue e la ferita mi bruciò. Loki lanciò sul terreno arido la fiaschetta e in meno di qualche attimo ci ritrovammo coperti di terra, di lividi e dolori in tutto il corpo.

Combatteva bene, anche da ubriaco. Il che era patetico, dato che io non lo ero affatto. Mi colpì con un pugno dritto al naso. Lacrimai di dolore e indietreggiai.

< < Sei un ragazzino del cazzo! Andartene qui e abbattere alberi come un fottuto boscaiolo... Credi di essere l'unico che abbia il diritto di sfogarsi?! > >

Risposi con con un calcio alle gambe, perse l'equilibrio e lo picchiai più volte al viso. Nel frattempo, esasperato da un simile idiota che con tanto ardore mi rimproverava della mia stessa stupidità, gli urlai contro.

< < E tu credi di essere nella posizione per criticarmi?! Guardati! Sei così incazzato che cerchi rogne pur di picchiare o essere picchiato! Sei tu quello ridicolo, stupido bastardo! > >

Ci sollevammo ed entrambi ci colpimmo simultaneamente alla guancia. Ormai sfiniti i completamente doloranti, crollammo a terra. Ansimai per la fatica e udii il mio avversario fare lo stesso. Lo avevo ridotto male, ma neanche lui c'era andato leggero. Da quel momento, non dicemmo nulla.

Arrivai alla conclusione che nessuno aveva ragione, nessuno dei due. Loki aveva deciso di scaricare la propria rabbia su un'altra persona e io ne avevo approfittato. Perché distruggere un albero secolare con un solo pugno non mi era affatto bastato, niente lo avrebbe fatto.

Non potevo continuare in quel modo; arrabbiarmi quando volevo, sfogarmi quando e come mi pareva, andarmene e tornare quando la situazione si faceva migliore per me. Dovevo smetterla di comportarmi come un ragazzino, di piangermi addosso. Doveva reagire. E doveva farlo anche Loki, quello stupido bambolotto dai capelli setosi.

< < Pensi che siano ancora vive? C-Che Cana e Lucy stiano bene? > >

Lo sentii gemere, ma non per il dolore. Stava piangendo. Lui aveva il coraggio di farlo, io no. Sbattei debolmente un pugno contro il terreno e sorrisi, irritando le escoriazioni sul viso.

< < Certo che sì. Sono sveglie e dannatamente letali. Non credere che sia così facile sconfiggerle, ovunque si trovino. > >

Loki si asciugò gli occhi e fece tutto quello che poté per sorridere.

< < Scusa se ho fatto il coglione, non è da me. > >

Sospirai.

< < Io lo sono quasi ogni giorno, perciò non credo sia un problema. > >

Ridacchiammo come due dementi. Cavolo, ero messo proprio male. Mi alzai dolorante e tesi la mano verso di lui. La strinse e si sollevò.

< < Meglio andare, prima che mio fratello inizi a cercarmi. > >

Mi incamminai con Loki dietro di me. Dopo qualche attimo parlò di nuovo.

< < Quando non c'eri, mi ero preso una cotta per Lucy. > >

Mi fermai e lo fissai. Alla fine sorrisi.

< < Stai cercando di farmi incazzare, per caso? > >

< < Solo in seguito ho capito d'essere innamorato di Cana e lo sono sinceramente. > >-continuò, ignorandomi.

Rimasi in silenzio, in attesa che dicesse qualcosa.

< < Volevo solo che tu sapessi che la ragione per cui combatterò è importante quanto la tua. > >

Proseguì il cammino e mi superò, ma questa volta fui io a fermarlo.

< < Loki, riporta Cana da suo padre. Se fallirai, ti ammazzerò di botte. > >

Si voltò e, sorridendo, mostrò un cenno d'assenzio. Una volta tornati al capanno, ci ritrovammo d'innanzi a una scena assurda e inaspettata. Sting mi venne incontro con un sorriso soddisfatto. Mi bloccai.

< < Eccoti finalmente! Ehi ma che... cavolo hai fatto al- ah, non importa! > >

Vedendomi stupito – e non ero l'unico – passò alle “presentazioni”.

< < Avevamo un problema, no? “Come arrivare a MistDale – dove è chiaro che Lucy e Cana siano state portate – se non abbiamo né la porta degli spostamenti né un dannato cristallo Etherion ancora funzionante?” Ebbene, ecco la soluzione. > >

Per soluzione, Sting intendeva proprio loro: circa una decina di enormi gatti a due coda, alti circa due metri e mezzo e dalle lunghe code dimezzate. I loro occhi erano più grandi delle nostre stesse teste e con una vivacità inquietante, mi fissavano.

< < Natsu! > >-esclamò un'irritante vocina, proveniente dall'enorme corpo di gatto nero davanti a me.

< < Happy?! > >-risposi, stupito.

Tutti si precipitarono fuori dal capanno, sia Squadra Hunter che Squadra Saberthoot sia tutti quelli che, effettivamente, non avevo ancora capito da dove fossero saltati fuori.

Erza si avvicinò a me e a Loki e come se non bastasse, ci stese con un pugno in pieno viso.

< < Idioti! Dove eravate finiti per tutto questo tempo?! > >

Erza era incazzata, tipico. Osai osservarla e mi parve quasi che il suo viso stesse divenendo dello stesso colore dei capelli scarlatti. Indossavano tutti le loro tenute da Hunter e nonostante le fasciature e i bendaggi applicati ai loro arti, chiunque avrebbe scommesso almeno un miliardo di Jewels nel loro operato.

Sting spiegò velocemente il suo piano: dopo aver ingerito una versione abbastanza rudimentale della cura per il virus che aveva trasformato in EU tutti gli abitanti delle città vicine, avremmo utilizzato i Nekomata per recarci in tutta – o quasi – sicurezza alla città di MistDale.

Era un piano folle e non mi stupiva che fosse stato ideato da Sting. Layla e Gildarts uscirono dal capanno, muniti di armi, spade e tutto quello che sarebbe loro servito per quella che sarebbe stata l'ultima battaglia. Non erano messi troppo bene; Layla era pallida e magra e Gildarts faceva fatica e reggersi in piedi, tuttavia c'era qualcosa in loro che avrebbe frenato chiunque avesse tentato stupidamente di attaccarli: la determinazione, quel fuoco incandescente che bruciava nei loro occhi.

Gildarts si avvicinò ai demoni-gatto e ne accarezzò uno, subito dopo guardò noi.

< < Bene, ragazzi. Non lo ripeterò più di una volta perciò ascoltatemi bene: il destino degli esseri umani è nelle nostre mani. Non possiamo commettere errori di nessun tipo, non c'è posto per la paura, per i ripensamenti, per i timori, per gli scrupoli. > >

Gli occhi e le orecchie di tutti erano puntati su di lui. Solo in quel momento me ne accorsi, ma Gildarts era davvero invecchiato. Gli occhi color cioccolato erano solcati da rughe, i capelli un tempo rossi erano ora arancio sbiadito e la barba di tre giorni ne gravava l'aspetto. Tantissime erano le ferite che gli avevano sfregiato il corpo e il cuore.

La sua forza, nonostante tutto, rimaneva la stessa di dieci anni prima e con Layla al suo fianco, ero sicuro che si fosse addirittura triplicata.

< < Vi prego, prestatemi la vostra forza, ragazzi. > >-disse infine Layla, portando avanti la mano chiuse a pugno.

Ci sistemammo istintivamente a cerchio e tutti, uno dopo l'altro, poggiammo la nostra mano sulla sua.

< < A questo punto non si torna più indietro. > >-ghignò Gajeel, eccitato quanto me.

< < E' da un po' che non facciamo a fatte qualche demone, non vi pare? > >-disse Mirajane.

< < Mettiamocela tutta! > >-concordò Levi.

Guardai i miei compagni uno per uno. Erza, Gray, Juvia, Melody, Sting, Lyon, Laxus, Lisanna, Loki, Elfman, Mirajane, Gajeel, Levi, Layla e Gildarts.

Eravamo insieme, uniti per un unico obiettivo: fermare la follia distruttrice di Jude riducendole in cenere e salvare Cana e lei, Lucy.

< < Sono tutto un fuoco. > >-sibilai incandescente.

*

Angolo Autrice:

Salve a tutti, da quanto tempo! :D
Delle scuse non sono sufficienti lo so, ma ormai è indispensabile farle! Mi spiace di essermi assentata e per averci impiegato così tanto tempo e pubblicare il capitolo .-. purtroppo il blocco dello scrittore e le nuove storie che ho inevitabilmente finito per scrivere mi hanno sottratto tutta l'attenzione! Perdonatemi! In più si ci mette il fatto che questa storia ha purtroppo una marea di buchi e che con la scarsa esperienza che avevo quando l'ho ideata non sono stata in grado di colmare anche con il passare del tempo :')
Infatti credo e spero che in questo capitolo si sia notata la differenza con i precedenti ^^
Ormai siamo ai capitoli conclusivi e del prossimo capitolo non vi svelo nulla, tranne il fatto che ci saranno molti combattimenti, che in questo sono mancati u.u
Cercherò di essere più puntuale stavolta!
Un bacio e alla prossima!

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Capitolo 56
*** Welcome to the Hell ***


N.A: Ho dovuto ricaricare il capitolo a causa di alcuni problemi insorti in un secondo momento!

Welcome to the Hell

(Natsu)

Il vento freddo mi scompigliava i capelli e per qualche attimo riuscii a dimenticare che in condizioni normali e quindi senza l'effetto della cura, il miasma velenoso mi avrebbe ucciso. Avvertivo il percorso delle correnti d'aria, il battito del cuore di Happy sotto di me e il suo ruggito appena accennato.

Per una volta fui davvero grato che Lucy avesse risparmiato la vita di quel Nekomata. Mi guardai attorno; a capo di quell'improbabile armata vi erano Gildarts e Layla su un grosso Nekomata dal pelo bianco. Sguardo vigile, muscoli pronti a scattare e pura determinazione in volto. Quei due erano eccezionali, dei veri leader.

Avevamo assunto una formazione compatta, mi trovavo nelle retrovie insieme a Erza su un demone-gatto grigio e a Loki e Melody su di uno marrone. Tutti avevamo un compito, una missione per specifica. Gajeel e Levy si trovavano al centro e per un buon motivo.

Mi ripetei le fasi che Layla e Gildarts avevano stipulato poco prima che spiccassimo il volo.

Fase uno: fare in modo che Gajeel e Levy arrivassero sani e salvi al laboratorio di ricerca di MistDale. Lì avrebbero duplicato la cura che Sting ci aveva portato – il quale adesso si stava occupando insieme a Lyon di evacuare le poche città non ancora contaminate dal virus – e l'avrebbero innescata direttamente nell'atmosfera.

Sting aveva portato con sé circa una dozzina di piccole fiale; avevamo diviso il loro contenuto per ciascuno di noi e grazie a quelle potevamo oltrepassare liberamente la troposfera impregnata di miasma velenoso. Detestavo essere in debito con Sting.

Fase due: penetrare le difese del palazzo governativo. Era lì che erano rinchiuse Lucy e Cana, perché era proprio in quel maledetto palazzo che avrebbe avuto luogo il sacrificio. Juvia ci aveva spiegato tutto; il piano di Jude consisteva nella morte di Lucy, per mezzo della quale avrebbe potuto creare il virus perfetto, con cui avrebbe poi creato un intero esercito di EU.

Era un piano folle, totalmente senza senso. Ma avevo ormai imparato a non pormi domande esistenziali sulle assurde strategie nemiche.
Fase tre: salvare Lucy e Cana. Quello era l'obiettivo finale e non aveva nessuna intenzione di perdere. Jude aveva creato una guerra dalla quale non sarebbe più potuto scappare e neanche io.

< < Manca ormai poco, tenetevi pronti. > >-disse Layla, voltandosi verso di noi.

Annuimmo, consapevoli che in pochi minuti si sarebbe scatenato l'inferno. Guardai uno per uno i miei compagni: saremmo sopravvissuti tutti, alla fine?

I Nekomata su cui viaggiavamo e Happy compreso si abbassarono di quota senza alcun preavviso. Io e Gildarts osservammo i demoni gatto e fu chiaro a entrambi ciò che stesse accadendo quando una corrente di miasma penetrò la nostra formazione.

Vidi tutti i miei compagni storcere il naso e abbassare il volto per qualche attimo. Lo feci anch'io, perché un fastidioso coniato di vomito si mosse all'interno del mio stomaco. Dopo qualche secondo sparì e ritornarono così anche le mie energie. Guardai poi Happy che nonostante sembrava essersi rimesso, continuava ad abbassarsi di quota.

< < Dannazione, miasma del cazzo... > >-imprecai.

Possibile che l'aria fosse talmente velenosa da far male persino a dei demoni?

< < Ragazzi! Il laboratorio è ancora lontano ma dobbiamo continuare ad abbassarci. Fate attenzione. > >-ordinò Gildarts.

Ci abbassammo ancora un po' fino a che le nuvole grigiastre che ci avevano accompagnato durante il tragitto non furono sparite.

< < Bentornati a MistDale. > >-annunciò Gray, sarcastico.

Volavamo a circa centoventi metri da terra e la visuale era perfetta. Volavamo al di sotto della cima di alcuni grattacieli e riuscivo a rispecchiarmi nei vetri a specchio degli edifici più alti. Mi aspettai di peggio, come il trovare un mucchio di macerie e niente di più, ma ciò che si presentò ai miei occhi fu strano.

Esattamente sotto di me si estendevano chilometri e chilometri di città ormai in rovina e completamente disabitata, per quello che potevo capire. I palazzi, le case e i vari edifici sembravano intatti, a parte qualche crollo qua e là sulle fiancate.

Tutto era tranquillo, fin troppo sicuramente. Tuttavia sapevamo di non essere completamente soli. Avvertivo chiaramente presenze demoniache dalla forza elevata. Restammo in allerta.

Aguzzai più che potei la vista per scrutare meglio la città sotto di me e riuscii a notare qualcosa di preoccupante. Le strade. Il loro consueto coloro grigiastro non era più tale ma appariva come cremisi. Cremisi... rosso cremisi... Sangue.

Contemporaneamente, un miscuglio di energia dannatamente maligne nacquero attorno a noi. Mi voltai verso Gildarts ma non feci in tempo.

< < Gildarts, attent-! > >

Udimmo un grido provenire dalla nostra stesse formazione. Mi voltai e in quello stesso momento un EU dai vestiti stracciati e dalla bocca sporca di sangue raggiunse il Nekomata su cui viaggiavano Loki e Melody. Juvia protese le mani in avanti ma prima che potesse creare il campo difensivo di cui avevamo parlato, Melody cadde giù dal demone.

L'EU l'aveva presa per il collo e trascinata giù con sé. Vidi il terrore tingersi nei visi di Gray e di Juvia e capii dai muscoli tesi del primo ciò che aveva intenzione di fare. Lo anticipai.

< < Ci penso io! > >-urlai, dando ordine mentalmente a Happy di inseguirli.

Happy lo fece e in un attimo mi ritrovai a planare verso il basso all'inseguimento dell'EU che adesso lottava selvaggiamente contro Melody. Dalle voci che udii sopra di me, potei capire che non eravamo più soli. Gli EU e altri demoni avevano attaccato anche gli altri. In me nacque il desiderio di ritornare su e aiutare i miei compagni, ma non era questo il mio compito al momento. Dovevo salvare Melody.

Sentii Melody recitare una strana preghiera in una lingua sconosciuta, si rimise in posizione eretta e l'EU che la stava attaccando fu respinto da un fascio di luce.

< < Più veloce Happy! > >-spronai il demone, perché Melody non era ancora in salvo.

Era riuscita a respingerne uno, ma adesso tre EU si dirigevano verso di lei utilizzando l'aria quasi come se fosse acqua. Cosa stava succedendo? Da quando gli EU sapevano volare? Tirai fuori la RoseGun e sparai nella loro direzione. Ne colpii uno alla testa e un altro allo stomaco. Non stavamo volando uniformemente, Happy cambiava direzione continuamente e per un motivo.

Mi guardai intorno e mi resi conto d'avere compagnia. Un orribile demone dalla forma di un verme mi braccava e un EU dalle sembianze animalesche mi inseguiva e tentava di azzannare Happy.

< < Toglietevi dalle palle! > >-esclamai innervosito.

Senza mirare, feci fuoco dietro di me e dall'urlo che emise il demone capii d'averlo colpito. Happy volò in direzione della ragazzina che rimaneva concentrata, occhi chiusi e mani giunte. Una decina di demoni si scontrò contro la sua barriera e furono respinti.

Uno volò di schiena nella mia direzione e senza pensarci sfoderai la mia Flame. Si impregnò di fiamme brillanti e con un solo fendente tagliai a metà l'EU, i cui resti presero fuoco e precipitarono a terra. Strinsi l'elsa di Flame e le mie mani si impregnarono delle sue fiamme.

< < Foza Happy! Facciamo arrosto qualche culo! > >

Eravamo vicinissimi a Melody e utilizzare Flame era rischioso, ma credevo in quella spada. Non le avrebbe fatto del male. Lei era ferma, non stava più precipitando ma la sua barriera stava divenendo debole, riuscivo a notarlo. I demoni e gli EU che tentavano di infrangerla stavano colpo dopo colpo formando delle crepe. Mi misi all'in piedi sul dorso di Happy e sorrisi, puramente eccitato.

< < Portate i miei saluti a Jude Heartphilia! > >-strillai utilizzando Flame, che tagliò apparentemente solo l'aria.

Ma non passò neanche un attimo che un mare di fiamme alte tre metri si librarono in aria e investirono i miei nemici, che perirono all'interno del fuoco. La fiamme raggiunsero anche gli EU attorno a me. 
Appena le fiamme sparirono, vidi Melody afflosciarsi.La sua barriera scomparve e prima che altri demoni attaccassero, afferrai Melody per il braccio e la portai via con me. La feci sedere sul dorso di Happy e presi a scuoterla.

< < Ehi, ragazzina! Svegliati, subito! > >

Lei riaprì gli occhi e respirò affannosamente. Deposi Flame nel suo fodero e vidi i suoi occhi verdi spalancarsi.

< < Natsu, attent- > >

Non venimmo attaccati ma udimmo le urla di circa una dozzina di demoni che venivano massacrati dietro di noi. Ad ogni colpo di bazooka, un demone moriva.

< < Guardati le spalle, Natsu! > >-mi rimproverò Erza, i cui capelli fiammeggianti danzavano ad ogni suo movimento.

Odiavo che Erza mi parasse il culo, ma quando lo faceva era sempre fottutamente epico. Alcuni EU la attaccarono da tutte le direzioni e lei fece un balzo dal suo Nekomata nero e nei pochi attimi in cui rimase sospesa in aria, cambiò arma.

Lasciò il suo bazooka sul dorso del suo demone e sfoderò due spade, con le quali tagliò a fette gli EU con una straordinaria velocità. Ad ogni suo fendente non solo i demoni morivano, ma gli altri in fin di vita venivano spazzati via da micidiali fasci di luce rossa.

Solo in quel momento mi accorsi così che stavano tutti combattendo. Sopra di me, Gray e Loki facevano fuori demoni alati con le loro RoseGun, mentre Juvia creava una magia di supporto rendendoli più veloci e agili. Non trovai né Gildarts né Layla, ma con la coda dell'occhio vidi un immensa esplosione di luce gialla e bianca estendersi verso ovest.

< < Non distrarti, fiammifero bagato! > >-mi gridò Gray.

< < Chiudi il becco, ghiacciolo del cazzo! > >-ribattei, infilando con la mia Katana l'ennesimo demone che cercava di assaggiarmi.

Ripresi le redini di Happy e ci alzammo di quota, trovandoci ormai a soli cinquanta metri da terra. Adesso vedevo i demoni e gli EU di cui prima non ero riuscito ad accorgermi. Erano per le strade, sulle auto ferme, sui palazzi, sugli alberi, in aria. Vidi un EU che fece un balzo e in un attimo mi raggiunse. Senza dargli l'opportunità di fare nulla, lo uccisi con un colpo della mia RoseGun ma la voce di Melody mi risuonò nei timpani.

< < Gray, attento! > >

Guardai Gray e mi accorsi che nessuno gli copriva le spalle. Loki combatteva troppo distante da lui perché potesse aiutarlo e Juvia proteggeva a stento tutti quelli che le si trovavano vicino.

< < Melody, tieniti forte! > >

Lei si strinse un po' a me e un po' al pelo di Happy e quest'ultimo fece come avevo ideato. Per sfuggire ai demoni che continuavano a braccarci, volò verso l'alto girando su se stesso come un elicottero. Mantenni il mio sguardo su Gray e quando fui abbastanza vicino, con un colpo di Flame eliminai il demone che lo avrebbe di sicuro azzannato.

Lui mi guardò in cagnesco.

< < Idiota! Non farmi la predica se poi sei più cazzone di me! > >-lo rimproverai, saltando sul suo gatto.

< < Non intrometterti, imbecille! Pensa a te, piuttosto! > >

Feci per ribattere ma mi ritrovai invece a proteggerlo. Lo spostai bruscamente colpendolo alla spalla e lui cadde seduto sul suo Nekomata. L'EU che aveva tentato di afferrarlo per la schiena prese me. Precipitammo giù, nel vuoto. Sentii Gray urlare il mio nome ma lo ignorai. L'EU si attaccò al mio braccio e provò a mordermi.

< < Non toccarmi, figlio di puttana! > >-sbottai, colpendolo con un pugno in quella lurida faccia di merda.

Lui si allontanò ma quando si riavvicinò a me ci accorgemmo entrambi d'essere troppo vicini alla strada. Mi rimisi in posizione eretta a fatica e atterrai sul tetto di un taxi, lì fermo da chissà quanto. Il tetto si abbassò sotto il mio peso e le schegge di vetro volarono in aria. L'EU fece lo stesso e mi colpì con un calcio allo stomaco.

Feci una capriola e atterrai sull'asfalto, finendo con il piede sul cranio spappolato di una persona. Non ci feci caso; ancora un passo falso ed ero morto. Maledetto Gray. Tastai la cinta dei pantaloni per prendere la RoseGun ma mi accorsi di non averla. Tenni Flame nel fodero, non potevo perdere tempo.

Feci un balzo e salii sul cofano di una delle macchine spente in strada. Due EU mi attaccarono ma seppi difendermi; misi KO il primo con un pugno che gli trapassò la testa e uccisi l'altro afferrandogli la nuca e conficcandogli un pezzo di vetro sul petto.

Continuando a saltellare da un'auto a un'altra, scrutai il cielo e riuscii a distinguere solo Erza e le sue immense esplosioni scarlatte. Le sagome degli altri erano confuse, non riuscivo a capire chi stesse combattendo e gli stesse precipitando. Mi misi alla ricerca di Happy.

< < Happy, dove sei? > >-lo chiamai mentalmente.

< < Natsu, dietro di te! > >-la sua vocina mi rispose e scattai come una molla.

Feci un balzo e vidi il demone alato planare sotto di me. Sfoderai Flame che liberò le sue fiamme, investendo i miei nemici per più di un isolato. Urlai per lo sforzo, perché arrivai a controllarle io. Happy volò verso di me e saltai sopra di lui.

Melody era in piedi e mormorava di nuovo qualcosa in quella strana lingua. D'improvviso tutti furono al mio fianco. Gildarts e Layla guidavano quell'esercito di Hunter quali eravamo, dietro di loro, due Nekomata trasportavano Lisanna e Laxus seguiti da Mirajane e Elfman, al centro Levy e Gajeel – i quali erano coperti di sangue e fuliggine –, dietro di loro Juvia e Gray insieme a Loki e infine io, Melody ed Erza.

< < Non rompete le file se uno di noi viene ucciso! Proteggete a tutti i costi Levy e Gajeel! > >-urlò Gildarts, mentre il suo mantello ormai ridotto ad uno straccio sventolava schizzandoci di sangue.

Annuimmo e proseguimmo a super velocità, mentre i demoni continuavano ad attaccarci. Il laboratorio distava ormai solo un chilometro e mezzo. Potevamo farcela. Mentre osservavo Layla combattere con un agilità di cui fui non sorpreso ma puramente sbalordito, ripassai a mente il piano.

Fase uno: fare in modo che Levy e Gajeel arrivassero al laboratorio sani e salvi.

Fase due: penetrare le difese del palazzo governativo di MistDale.

Fase tre: salvare Lucy e Cana.

Gildarts aveva dettato queste tre missioni ma mi sentii in dovere di aggiungerne una quarta: mettere fine alla vita di Jude Heartphilia.

*

(Lucy)

Mi spalmai sul pavimento freddo e polveroso della mia umile cella, ormai a corto di fiato. Gocce di sudore scivolavano dalla mia fronte lungo le tempie fino a toccare terra. Avevo provato con tutte le mie forze di rievocare a me Inkheart, la sola che avrebbe potuto distruggere le sbarre che mi imprigionavano, ma senza alcun successo.

Normalmente non era difficile evocare una spada demoniaca, ma c'era come una barriera che impediva alla mia energia spirituale di afferrarla oltre essa. Una barriera difensiva, di sicuro. Non ero abbastanza forte, non avevo abbastanza energia. Ed il peggio – forse era solo una mia impressione - era che l'aria della prigione in cui ci tenevano era davvero schifosa.

A parte l'odore pungente e rivoltante del mio vomito di poche ore prima, l'aria era densa come impregnata da energia maligna. Forse ero paranoica, ma minuto dopo minuto sentivo l'ossigeno scemare e il miasma velenoso aumentare. Voltai il viso verso la cella accanto alla mia, dove Cana ormai da più di un'ora prendeva a calci e pugni le sbarre.

Benché sicuramente fosse stata addormentata molte volte durante il mio sonno ininterrotto, pareva essere più energica di me. Dopo la nostra breve conversazione durante la quale lei mi aveva attaccata e io come un'idiota non avevo detto nulla, improvvisamente si era alzata da terra e aveva iniziata a scagliarsi contro le sbarre.

Del sangue aveva preso a colare giù da una ferita alla sua spalla.

< < Cana, basta. Ti farai solo male. > >

Lei non mi ascoltò, anzi sembrò che le mie parole non avessero fatto altro che ricaricarle.

< < Cana, smettila ti prego! > >-esclamai, mentre lei continuava ostinatamente a gettarsi contro le sbarre, continuando a ferirsi la spalla.

Lei proseguì, non degnandomi nemmeno di uno sguardo. Non potevamo andare avanti così; ero contenta che Cana avesse deciso di reagire, ma non in quel modo.

< < Ok, sai che ti dico? Non mi importa se non vuoi, ma adesso parliamo! > >-sbottai.

Sul suo volto comparve un sorriso divertito, quasi canzonatorio.

< < Ohoh... vuoi parlare, sorellina? > >-domandò, stringendo i pugni.

Prese a colpire le sbarre con forza inaudita, tanto che per un attimo pensai sul serio che le avrebbe infrante. Ma si fece solo male, da quel che capii dall'espressione del suo viso.

< < Sì, voglio parlare! Perché dobbiamo andarcene di qui, non possiamo farcela senza unire le forze e... La vuoi smettere?! Finirai col romperti qualcosa! > >

Mi sporsi dalle sbarre che dividevano le nostre celle, adirata. Lei diede un calcio alle sue e gridò.

< < Non sei mia madre, Lucy! Sfortunatamente siamo sorelle, ma questo non ti da il diritto di-! > >

< < Ok! Sei arrabbiata, lo capisco! Perciò parliamo, maledizione! > >

Questa svoltai sbattei io i pugni contro le sbarre. Cana stava riuscendo davvero a farmi impazzire. Si infilò le dita tra i ricci capelli scuri e subito dopo diede un altro calcio alle sbarre.

< < Di cosa vuoi parlare, cara sorellina?! Di come tu stia tentando ancora una volta di prenderti ciò che è mio? Oppure possiamo parlare di tua madre e- > >

< < Non sto affatto tentando di sottrarti tuo padre, se questo è ciò che ti preoccupa. > >

Una goccia di sudore scese lungo la mia fronte e vidi gli occhi azzurri di Cana fulminarmi.

< < Non voglio parlare di questo! E poi non capisci! > >

Continuò a colpire i ferri duri e prese a urlare subito dopo; le sue nocche erano sbucciate, coperte di sangue.

< < Posso capire, invece! Sei arrabbiata, è più che naturale e l'unico modo che hai per sfogarti è ignorarmi quanto puoi ma- > >

< < Sta un po' zitta! - si fermò e si avvicinò – Non voglio né parlare di quell'idiota mio padre, né parlare di tua madre, né di noi due. Non voglio parlare di niente, voglio solo uscire di qui e prendere a calci in culo il tuo patrigno. Chiaro?! > >

Mi fissava con quegli occhioni azzurri spalancati e quelle mani strette a pugno pronte a colpirmi se avessi tirato di nuovo fuori solo una delle cose di cui non voleva parlare. Così decisi di non darle l'opportunità di pestarmi. Annuii.

< < E voglio che sia chiara una cosa. > >- aggiunse, prima che io potessi dire qualcosa.

< < Vai. > >

< < Io non ti odio... almeno non per davvero. Ma in questo momento ti odio davvero molto e se sento qualche altro discorso alla “siamo sorelle e dobbiamo collaborare”, beh allora ti spaccherò la faccia. > >

Restai in silenzio, perché essendo un discorso che aveva più o meno già detto doveva esserci qualcos'altro.

< < … Ma, se mai dovessimo riuscire ad uscire di qui, fai in modo che non sia qualcun altro ad ucciderti. Perché nell'eventualità in cui ce ne fosse bisogno, solo io ho il diritto di ucciderti. Nessun altro, né un demone né Jude. Chiaro? > >

La fissai perplessa, ma avevo capito perfettamente ciò che voleva dire. Non mi odiava, ma odiava tutto ciò che stava accadendo e che io ne facessi parte. Inevitabilmente finii per sorridere.

< < Ma certo. > >-dissi.

Lei fece una smorfia di irritazione ma non ci badai. Allungai il braccio e le porsi la mano fino a quando lei, anche se con riluttanza, la strinse.

< < Ho bisogno di Inkheart. Prestami la tua forza, Cana. > >-mormorai, guardandola.

< < Non farla troppo lunga. > >-ribatté, nascondendo l'accenno di un sorriso.

Chiudemmo gli occhi e ci concentrammo. Caricai al massimo la mia energia spirituale come parecchio tempo prima mi aveva insegnato Loki. Riuscivo quasi a sentire la forza del bosco lontano più di mille miglia. Ero in una fredda e lurida prigione che minuto dopo minuto si impregnava di energia maligna, ma in quel momento la mia mente era altrove.

Cercavo la mia Katana, la spada che era appartenuta a mia madre e che in più di una occasione mi aveva salvata. Cercavo Inkheart. L'energia di Cana mi penetrava la pelle, i tessuti, le ossa fino ad arrivare alla mia anime nonché sorgente della mia stessa energia. Le sentivo chiaramente intrecciarsi, plasmarsi, uniformarsi. Le nostre energie spirituali riuscirono a penetrare la barriera incredibilmente forte che circondava la prigione e alla fine riuscii a trovarla.

Era come se si fosse figurata davanti a me. Tenendo gli occhi chiusi e continuando a concentrarmi sulla figura di Inkheart sospesa per aria a pochi centimetri dal mio corpo, portai la mano destra al petto ed estrassi qualcosa di potente e luminoso. Quando riaprii gli occhi Inkheart era nelle mie mani, appena uscita fuori dal mio petto.
Guardai Cana, che teneva tra le mani il proprio arco e in spalla la faretra con le frecce. Avevamo il fiatone, eravamo sudate e terribilmente stanche.

< < Ne ho... approfittato... > >-ansimò lei.

Sorrisi e ci lasciammo andare. Strinsi l'elsa della mia spada e sentii la sua forza. Mi era davvero mancata. Ci eravamo separate nello stesso istante in cui ero stata rapita, ma non le avrei più permesso di allontanarsi.

Estrassi la lama dal fodero e la sollevai. L'energia si liberò con un potentissimo getto luminoso. Cana inforcò una freccia e chiuse un occhio, per prendere bene la mira oltre la sbarre. Non ci fu bisogno di parole, avevo ben capito cosa avesse intenzione di fare. La sua freccia liberava fasci di potente luce rosa chiaro.

< < Pronta? > >-domandai a Cana.

Lei fissò il suo obiettivo con ferocia e sorrise.

< < Ci puoi scommettere. > >

Simultaneamente, io polverizzai le sbarre delle nostre celle con un solo fendente e Cana scoccò una freccia che si andò a conficcare sulla porta, la quale esplose dopo nemmeno un attimo. Le mura adiacenti crollarono sollevando un gran polverone. Dall'enorme via d'uscita che Cana aveva creato penetrava una luce intensa, tanto che dovetti coprirmi gli occhi.

Senza attendere un particolare segnale, iniziammo a correre calpestando le macerie e fuggendo finalmente da quell'odiosa stanza. Non appena misi un piede fuori, vidi la lama di una guardia a pochissimo dalla mia gola. Mi chinai verso il basso e attesi che la guardia fosse scoperta per conficcargli la mia spada sul fianco. Accanto a me Cana uccise una guardia con una freccia che gli trapassò il cranio.

Scappammo velocemente, percorrendo il lungo corridoio illuminato da diverse fiaccole scintillanti. Quelli dovevano essere i sotterranei. D'improvviso il soffitto si illuminò di rosso e scattò un sistema d'allarme acustica. Un suono nasale e continuo che indicava che noi due prigioniere ci eravamo date alla fuga.

Venimmo raggiunte da circa una dozzina di guardie molto più robuste e preparate delle precedenti. Vidi Cana mettere da parte l'arco e sottrarre con astuzia una spada affilata ad una delle guardie. Una guardia provò a colpirmi con la sua lama all'altezza dello stomaco; feci un balzo e con un calcio colpii il suo viso. Quando toccai di nuovo terra fui costretta ad abbassarmi evitando così di venire infilzata da parte e parte.

Inkheart sprigionò un fascio di luce e la sua potenza aumentò. Uccisi con un solo colpo di fendente tre guardie le cui armature furono distrutte. Mi ritrovai il loro sangue tra le mani.

Per un attimo un cieco senso di terrore e di rimorso mi paralizzò. Poi però un suono mi riscosse. Mentre Cana combatteva con altre due guardie ed io tentavo di non rimanere uccisa dalle altre due, dal soffitto scendeva a gran velocità un qualcosa di metallico.

< < Dannazione! > >-imprecai.

Sfuggii ai miei avversari e trascinai Cana per il braccio, giusto in tempo prima che la gabbia metallica ci imprigionasse. Le guardie rimaste rimasero lì bloccate.

< < Ma che diavolo-?! > >

Io e Cana fissammo il soffitto sopra di noi e capimmo che quella non era l'unica trappola. Ricominciammo a correre il più veloce possibile, mentre le gabbie scendevano giù dal soffitto una più veloce dell'altra. Le sbarre erano fatte da spuntoni d'acciaio, me ne accorsi quando l'ultima gabbia alla fine del corridoio riuscì a sfiorarmi la coscia nuda.

Si aprì una ferita superficiale che prese a sanguinare. Ci ritrovammo al centro di un altro lungo corridoio, alle cui due estremità sorgevano delle scale. Da che parte andare? Destra o sinistra?

< < Lucy! > >-esclamò Cana, indicando un condotto dell'aria sopra di noi.

L'ossigeno si stava ritirando e al suo posto subentrava del terribile miasma velenoso. Ci tappammo il naso e la bocca e proseguimmo a sinistra. Qualunque cosa stesse facendo Jude, ero più che sicura che si stesse divertendo. Era una caccia, lui tentava di catturarci e noi cercavamo di scappare. Lui era il gatto e noi i topi.

*

(Natsu)

< < Fermi!! > >

La voce di Layla ci raggiunse e simultaneamente noi e i nostri Nekomata ci fermammo a pochi metri di distanza dal palazzo governativo, frenando così quella corsa a tutta velocità. Fin'ora era andato tutto secondo i piani; Levy e Gajeel si erano staccati dalla formazione circa dieci minuti prima e insieme erano riusciti ad entrare nel laboratorio di ricerca di MistDale.

Pur non essendo ancora stato diffuso totalmente e irreparabilmente, il virus HC3 e le sue radiazioni avevano contagiato l'intera città di MistDale e la situazione non avrebbe potuto che peggiorare. Adesso salvare la popolazione non ancora infetta era il loro obiettivo, di Gajeel e di Levy che avrebbero dovuto replicare l'antidoto in una dose più grande e di Sting e di Lyon che anche in quel momento stavano cercando di evacuare le città vicine.

< < Cosa c'è? > >-domandò Mirajane, con tono brusco.

Fu facile per me notarlo adesso e fu stupefacente che Layla l'avesse notato ancor prima. C'era qualcosa di strano attorno all'edificio alto più di trentadue piani. Gildarts lanciò un sassolino in quella direzione e questo si carbonizzò, rivelando delle onde luminescenti lungo tutto il perimetro del palazzo.

< < Un campo di forza... > >-borbottai, digrignando i denti.

Nel frattempo, gran parte dei demoni che eravamo riusciti a seminare ci erano alle calcagna; avevamo poco più di un minuto prima che questi avessero attaccato di nuovo. Osservai Layla e il suo sguardo concentrato sulla barriera. Iniziammo ad avvertire l'aura dei nostri nemici farsi sempre più vicina.

< < Ricordate il piano! - urlò all'improvviso – Ricordate la suddivisione delle squadre e non fate nulla che possa nuocere al piano! > >

Si alzò in piedi dal Nekomata che aveva cavalcato insieme a Gildarts.

< < Juvia, Melody, con me! > >

Le due streghe la raggiunsero e tutte e tre presero a galleggiare in aria. Si avvicinarono alla barriera; Melody e Juvia giunsero le mani e iniziarono a recitare una strana formula.

< < Gildarts! > >-gridò Erza.

Layla estrasse la sua spada e attorno a lei si creò un vortice di luce bianca. Noi ci voltammo e vedemmo i demoni avvicinarsi sempre di più. Non potevamo più perdere tempo con loro e questa volta non avevamo la certezza di batterli. Era impensabile che tutti quegli EU sotto di noi fossero stati delle persone.

< < Per il potere conferitomi dai quattro elementi, dai sette Inferi e dalle sette porte del Paradiso... > >-urlò Layla, mentre la forza della sua aura aumentava vertiginosamente.

L'energia bianca che aveva sprigionato adesso circondava l'intero palazzo e la barriera iniziava ad essere contaminata da essa. Melody e Juvia smisero di pregare e tesero le mani avanti.

< < Ragazzi! - disse Gildarts, il mantello rovinato che sventolava e i capelli rossi scompigliati – Chi indietro rimane, indietro verrà lasciato! > >

Non capii ciò che intendeva. Parlava del momento in cui avremmo dovuto combattere all'interno del palazzo? La barriera avrebbe ceduto in meno di trenta secondi, ma non avevamo così tanto tempo. Cinque secondi dopo infatti, fummo costretti a sguainare le spade e a tirare fuori le pistole. Il cielo si era imbrunito tutto d'un tratto e il rumore dei tuoni accompagnava quello d'elettricità della barriera.

< < ...Guidami verso la luce! > >

La voce di Layla risuonò e quando potei guardarla, vidi chiaramente un pezzo di carta iscritto da strani geroglifici che si andava a scontrare sulla barriera. Contemporaneamente, un EU mi strinse il braccio. Prese prima a grandinare e poi a piovere. Tirai fuori Flame dal suo fodero e con un pugno impregnato di fiamme colpii il muso dell'EU.

Tutti combattevano con più d'un demone e altri stavano arrivando. La barriera non aveva ancora ceduto.

< < State giù! > >-ordinò Gildarts.

Scacciando via i pochi demoni che potemmo in quell'arco di un attimo, tutti ci abbassammo contro il dorso dei Nekomata. Gildarts estrasse la sua Katana e un fascio di luce rossa investì i nostri nemici da lì fino a cento metri di distanza.

In quello stesso momento, udimmo un rilascio enorme di energia. La barriera si infranse in un esplosione di correnti elettriche. Tuttavia il punto di rottura era solo uno, un foro di diametro poco più di trenta metri che presto si sarebbe richiuso. Layla, Melody e Juvia si tuffarono nell'apertura e noi facemmo il più velocemente possibile per seguirle. Saltammo giù dai nostri Nekomata e volammo con tutte le nostre forze verso l'apertura sempre più piccola.

Fu allora che capii. Chi indietro rimane, indietro verrà lasciato. Io non potevo rimanere indietro. Entrarono Erza, Mirajane, Lisanna, Elfman, Laxus, poi Gray, poi io. La barriera si restrinse ad un diametro di solo un metro quando mi accorsi del pericolo che incombeva su Loki.

Il suo braccio penetrò l'apertura ma un demone fece per aggrapparsi alla sua gamba. Non ci fu tempo di pensare; non avrei permesso che fosse rimasto fuori. Lo afferrai per il polso e lo tirai verso di me, all'interno del campo di forza. Un attimo dopo il buco si richiuse. Precipitammo giù insieme agli altri. Non riuscivamo più a volare, era tutto secondo i piani.

< < E l'effetto dell'aura maligna! > >-gridò Gray, che strinse Juvia a sé.

Mentre precipitavamo lungo la facciata dell'edificio, Gray fu costretto ad allontanarsi da Juvia e a unirsi al gruppo stabilito in precedenza da Gildarts. Io, Erza, Gray, Lisanna, Mirajane e Loki ci raggruppammo sfidando la forza di gravità. Formammo un cerchio tenendoci per mano. Sopra di noi, Gildarts, Layla, Elfman, Melody, Juvia e Laxus fecero lo stesso. Layla sollevò la Katana, io feci lo stesso con Flame.

Mi concentrai e aiutato dall'energia dei miei compagni di squadra, la nostra direzione cambiò. Continuammo a precipitare ma prima dei quattro metri che ci separavano dal suolo, la nostra caduta rallentò e venimmo risucchiati da un buco nero. Prima ancora di potercene accorgere, ci ritrovammo per terra in un oscuro corridoio di pietra.

< < E'-E' andata bene...? > >-domandò la voce flebile di Lisanna.

Mirajane tastò il proprio corpo e io feci lo stesso. Sì, ci eravamo teletrasportati letteralmente tutti interi. Nessuna parte del nostro corpo era stato tagliato dal vortice spaziale. Gray e Erza si alzarono in piedi, spolverandosi i vestiti. Loki osservò la galleria in cui eravamo finiti.

< < Devono essere i sotterranei. > >-disse.

< < Già. La Fase due sembra essere andata a buon fine. > >-concordò Mirajane.

Pensai a Gildarts e Layla, che adesso – salvo imprevisti – erano finiti dritti nel piano mediano. Loro avrebbero cercato Lucy e Cana nei piani a seguire. Noi avremmo dovuto controllare i piani rimanenti fino allo stesso mediano da cui gli altri erano partiti. Era stato Gildarts a smistare le squadre, mi fidavo del suo giudizio.

Iniziammo a camminare lungo la galleria. Mi presi un momento per rimettere in ordine le idee. Nessuno era rimasto indietro ed eravamo in dodici divisi in due gruppi da sei. La Fase uno e la Fase due erano riusciti. Adesso era iniziata la Fase tre, quella che più d'ogni altra non avrebbe permesso un singolo errore.

Quel palazzo era immenso e senza dubbio ricco di trappole e insidie, ma ero pronto a tutto. Non avevano idea di dove potessero essere Lucy e Cana, ma trovarle era la nostra missione. Dopo dieci minuti di cammino, udimmo uno strano rumore e sentimmo un inconfondibile odore. Ci voltammo, muscoli tesi e arti pronti a scattare, e in fondo al tratto di galleria appena percorso vedemmo una luce avvicinarsi, seguita da urla di demoni.

Mi ci volle pochissimo tempo per capire cosa fosse quell'odore: carne bruciata. Fuoco. Un mare di fiamme si avvicinava a noi con incredibile velocità, pronto a incenerirci. Credetti d'avere tutto sotto controllo e stupidamente non diedi troppo peso a quello strano evento.

< < N-Natsu... > >-mormorò Erza.

Tirai fuori Flame, pronto a rispondere al fuoco con il fuoco. Con un fendente scagliai le mie fiamme scarlatte contro il mare di fuoco nemico. Il mio attacco servì a poco. Rallentò le fiamme di un attimo ma poi queste, più aggressive di prima, progredirono inesorabilmente.

< < C-Correte! > >-gridai, quando il calore vicino al mio braccio fu talmente vicino da divenire insopportabile.

Ci lanciammo in una corsa sfrenata e impazzita, scappando via da quell'orribile e bruciante morte. Avevo voglia di gridare dalla rabbia, ma dovevo conservare le energie. C'era un motivo se una scia di fiamme ci inseguiva; non era altro che un gioco. Jude Heartphilia sapeva perfettamente che eravamo lì, e prendersi gioco di me era il suo modo di dimostrarmelo.

*

Angolo Autrice:
Salve ragazzi! :D
Rieccomi con un altro capitolo di questa incasinatissima storia ^^
Sono molto felice che nonostante il tempo trascorso questa storia riesca ancora ad appassionare! Fortunatamente la vena ispiratrice è tornata in me ricca di nuovo carburante e ho ben in mente le strutture degli capitoli a seguire (ho già detto che la storia sta finendo? :'D )
Come avevo promesso, il capitolo è stato prettamente d'azione e spero d'esser riuscita a descrivere i combattimenti in maniera almeno comprensibile!
Volevo che fosse un colpo di scena, ma mi sento in dovere di farvi almeno un accenno u.u Sono previste tre morti. Una l'ho già scritta, mentre non sono ancora sicura per le altre due... Chissà ;) Non vi anticipo niente del prossimo capitolo, tranne che forse la morte del personaggio in questione sarà presente già nel prossimo, ma devo ancora decidere!
Un bacio e alla prossima!

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Capitolo 57
*** Just Close Your Eyes ***


Just close your eyes

(Natsu)

Le fiamme ci stavano alle calcagna, fameliche e letali, desiderose di inghiottirci e ucciderci. La nostra corsa non aveva ancora avuto fine; la galleria sembrava quasi infinita, il che era un bene vista la mancanza di un piano.

Ma era comunque strano. Che diavolo di posto appariva all'esterno un normale edificio, e all'interno si estendeva in quel modo? Ero sicuro d'aver percorso almeno un chilometro, eppure il Palazzo Governativo non era tanto largo visto da fuori.

Percepii un dolore bruciante alla schiena e, gemendo, feci un balzo in avanti. Intercettai l'occhiataccia di Mirajane.

< < Non distrarti, altrimenti sei morto! > >-gridò.

Non le risposi, ma accelerai più che potei il passo. Ero stanco, avevo il fiatone ma l'adrenalina scaturita dalla voglia di sopravvivere riusciva a conferirmi una massiccia dose di energia da spendere nella fuga.

Mi voltai, e dietro di me il fiume di fuoco si faceva sempre più impetuoso e maledettamente vicino. Davanti a me correvano Erza e Gray, mentre accanto avevo Mirajane, Lisanna e Loki. Quasi tutti riuscivano a mantenere un'andatura costante, ma non potevamo fuggire per sempre.

< < Attenzione, lassù! > >-gridò d'improvviso Lisanna, indicando un punto indeterminato dal soffitto sopra di noi.

Solo sua sorella Mirajane sembrò capire ciò che aveva appena detto. Guardai il soffitto, ma sembrava che niente stesse per accadere proprio da lì. Mi sbagliai. Dopo pochi secondi infatti il soffitto fu oltrepassato da profonde crepe che si diramavano rapide.

< < Sta per crollare! > >-confermò Erza, che fece un balzo. Saltammo tutti, nello stesso momento in cui i grossi macigni di pietra e terreno si staccarono, pronti a schiacciarci. Sfruttammo la situazione a nostro vantaggio.

Saltellammo sui massi che venivano giù, a mo' di scala. Durò solo qualche attimo, e quando ritoccai terra, fui sicuro di percepire il potente calore del fuoco leggermente meno scottante. Lo avevamo distanziato di qualche metro.

Fu così che mi venne una mezza idea, e fu Gray a completarla. Si voltò verso di me mi urlò qualcosa che fu in parte coperto dal rumore di un altro crollo dietro di noi. Non ci fu bisogno di sentirlo nuovamente, avevo ben capito che ciò che intendeva fare. Se il piano comprendeva qualcosa da distruggere, io ero ben pronto a fare la mia parte.

Estrassi Flame e feci un balzo verso l'alto. La spada liberò fiamme scarlatte che per un attimo danzarono; ma il mio obiettivo non era quello di combattere di nuovo il fuoco con il fuoco. Con un fendente, colpii duramente il soffitto sopra la mia testa. In un attimo grandi masse crollarono rapide, ma non abbastanza. In quell'istante vidi Gray fermarsi, poggiare le mani per terra, urlare qualcosa e poi... il ghiaccio.

Un fiume di appuntite stalattiti di ghiaccio percorsero il terreno dal proprio creatore fino al fuoco poco distante. Mentre l'acqua combatteva il fuoco, le masse di terreno si schiantavano a terra, finendo per essere congelate anch'esse.

< < Vai, Mira! > >-urlò Gray. Non sapendo cosa avessero in mente, guardai i due mentre ritoccavo terra, e Mirajane sfoderò una Katana dal petto. Esclamò qualcosa e tagliò l'aria con un potente colpo.

La corrente di energia viaggiò verso le rocce – oltre alle quali si scorgeva ancora il combattimento tra il fuoco e il ghiaccio – . Gray si alzò in piedi, fece un salto e colpì con un solo pugno il terreno. La corrente d'energia di Mirajane si alzò verso l'alto e, come spalmandosi, si cristallizzò. Era diventata una barriera di ghiaccio, oltre la quale vi erano le rocce anch'esse d'acqua congelata, e i residui del fuoco che dopo qualche attimo, si spense evaporando.

Ci guardammo in faccia uno per uno, sbalorditi. Loki sorrise apertamente, Lisanna corse ad abbracciare la sorella e Erza sollevò il pollice, soddisfatta. Io e Gray ci guardammo per un attimo infinito, e poi con una naturalezza che solo un anno prima non avrebbe mai potuto appartenerci, ci demmo il cinque.

< < Non sei solo un fiammifero bagnato, allora. > >

< < E tu non sei solo un ghiacciolo moscio, a quanto vedo. > >

Abbozzai un sorrisetto e Gray fece lo stesso. Tuttavia non ci perdemmo in chiacchiere. Sapevo che quella del fuoco era solo una delle tante trappole e insidie che avremmo incontrato. Alla fine, sfuggire a quelle fiamme si era rivelato fin troppo facile; perché attaccarci con qualcosa come quello, quando Jude avrebbe potuto inviare i suoi EU perfetti e dalla forza sovrumana?

Con questo dubbio che mi pulsava nella mente, proseguimmo il cammino lungo la caverna.

*

Avevamo percorso probabilmente un altro chilometro quando arrivammo d'innanzi a un bivio. Due strade si diramavano ai lati opposti. Ci fermammo, guardinghi.

< < Non vi sembra strano? > >-domandò Lisanna, incerta.

Rimasi in silenzio per un attimo, concentrato nel percepire aure maligne o altro. Ma non sentivo proprio nulla, e questo dava la conferma ai miei sospetti.

< < Credo che Jude stia tentando di rallentarci, in qualche modo. > >-disse Gray, precedendomi. Loki annuì.

< < Lo penso anch'io. Non sento nessuna aura maligna da entrambe le direzioni e inoltre lo scherzetto con il fuoco... Qualunque strada prenderemo, ci ritroveremo di fronte a nemici il cui scopo è solo quello di farci perdere tempo. > >

Strinsi i pugni, nervoso. L'avevano capito tutti ed ormai era comunque troppo ovvio; Jude Heartphilia ci stava prendendo in giro, stava giocando con noi. Poggiai una mano sull'elsa di Flame e, dimenticandomi per un momento di non sottovalutare la situazione e di non fare nulla d'avventato, imboccai il sentiero a sinistra.

< < Natsu, aspetta-! > >

Mirajane non poté terminare la frase, e qualunque cosa avessi in mente di rispondere, non potei dirla. Fummo colpiti da un'improvvisa corrente d'aria gelida che ci spingeva all'interno della strada a sinistra.

< < R-Resistete! > >-urlò Erza, piantando la sua spada contro il terreno.

Feci lo stesso con Flame e Mirajane con la sua spada, mentre gli altri si attaccarono a noi. L'aria ghiacciata mi penetrava le ossa, mi faceva battere i denti e mi mozzava il respiro.

< < Cazzo! Non resisto ancora per molto! > >

Urlò Gray, che era stretto ad una stalattite che aveva fatto crescere direttamente dal terreno. Fu l'unico a dirlo, ma era un pensiero comune. Flame si spostava di un millimetro ad ogni secondo, e la lama si ghiacciava rapidamente.

< < Lurido bastardo! > >-strillai, sperando che Jude mi sentisse.

Che cos'era, una specie di vendetta? Avevamo risposto al fuoco con il ghiaccio, e adesso lui usava la stessa tattica per distruggerci?

< < M-Merda... > >-mormorò Mirajane, prima che la sua lama si staccasse dal terreno.

Lei e Lisanna volarono in direzione del sentiero, e dopo di loro anche Gray e Loki, e infine io e Erza. Venni sballottato contro le pareti e il mio corpo strisciò per diversi attimi contro le increspature del soffitto, spinto da quella gelida forza sovrumana. In mezzo a quel caos fu difficile distinguere i miei compagni, ma udii la voce di Lisanna.

< < P-Preparatevi...! Tra poco a-avverrà l'impatto! > >

Sbattei il volto contro dei grossi frammenti di roccia, e percepii uno strano bruciore al naso. Subito dopo, il sangue colò lungo le mie labbra. La testa mi doleva, e sapevo che ancora qualche attimo e avrei dato di stomaco. Volevo che finisse tutto, che quella tempesta gelida smettesse di abbattersi su di noi.

Poi, senza alcun preavviso, affrontammo l'impatto del quale Lisanna ci aveva accennato. Non fu uno scontro fisico con qualcosa, ma avvertii la stessa sensazione di quando aveva utilizzato il teletrasporto, poche ore prima fuori dal Palazzo.

Il mio stomaco sembrò ribaltarsi per qualche attimo, e poi le mie braccia toccarono dolcemente terra. Per un attimo, mi parve d'essermi svegliato da un lungo incubo. Il pavimento roccioso feriva le piccole escoriazioni della mia pelle, ma non mi era mai sembrato di poggiare contro qualcosa di più comodo.

Aprii gli occhi, tossii e vomitai. Non ci fu molto da rimettere in realtà, il mio ultimo pasto risaliva a circa venti ore prima. Mi sollevai con le braccia e guardai i miei compagni, quasi tutti nelle mie stesse condizioni.

< < S-State tutti bene...? > >-domandò Loki, sopprimendo un altro rigurgito.

Tutti annuirono, me compreso. Mirajane si pulì la bava dalla bocca e sbatté un pugno sul pavimento.

< < Che diavolo era quel vento...? Una tortura o che altro? > >

Mi alzai aggrappandomi alle pareti. La galleria sembrava ancora girare.

< < Credo che Jude ci abbia portato esattamente dove voleva... > >-rispose Erza, rimettendosi anche lei in piedi.

Capimmo tutti ciò che intendeva dire, e per la prima volta ebbi dei dubbi sulla nostra vittoria. Dopo un attimo percepii una massiccia dose di aura maligna. Ciò che ci attendeva poteva essere un demone potentissimo, oppure un numeroso gruppo dalla scarsa energia.

In ogni caso, avremmo perso tempo ed energie che non potevamo più spendere alla leggera. Per quanto si sforzasse di apparire ben eretta, Erza era quasi verde in volto. Non l'avevo vista vomitare, e questo era un male. Mi guardai per un momento intorno e mi accorsi che la galleria in cui eravamo era un po' diversa dalla precedente; era più larga e molto più alta. Inoltre le pareti non erano per niente appuntite e tortuose, ma quasi lisce. Che non fosse un caso?

Dovetti mettere da parte le mie curiosità, perché il demone di cui avevamo percepito l'energia si presentò davanti a noi. Alto circa due metri e mezzo e largo quattro, somigliava ad un immensa piovra nera, dai tentacoli talmente possenti che avrebbero potuto schiacciare con il loro peso una persona.

Loki indietreggiò di un passo, Gray strinse i denti e Erza fece un respiro profondo. Io sfoderai ancora una volta Flame, e sperai caldamente di uscire indenne dallo scontro. Ma chi poteva dirlo?

< < Ok ragazzi. Facciamo arrosto questo figlio di puttana, che ne dite? > >-feci io, mettendo da parte la negatività. I miei compagni si sforzarono di sorridere e sfoderarono le loro armi.

Il demone non si mosse, ma ben presto emise un fastidiosissimo suono acuto, simile a quello prodotto dalle unghia su una lavagna. Ci tappammo le orecchie; pensavo che i timpani mi stessero per scoppiare, ma sapevo che facevo solo il suo gioco.

< < Attenti! > >-urlai.

L'enorme piovra mosse i suoi tentacoli contro di noi; balzammo da un tratto di terra a un altro, nel tentativo di evitare che quei maledetti e viscidi tentacoli ci schiacciassero. Il demone aveva un enorme occhio giallo al centro della testa, che scrutava attentamente i nemici, me compreso.

Probabilmente il demone intercettò il mio sguardo di sfida, perché aprì l'enorme bocca e spruzzò un disgustoso liquido nerastro contro di me. Mi spostai, evitando ciò che per logica doveva essere inchiostro. Questo finì sulle pareti rocciose; il liquido sembrò evaporare, ma le pareti presero ad assumere una strana conformazione.

Sembrava si muovessero con andamento irregolare, come le onde del mare. Che diavolo stava succedendo?

Il demone si accorse della mia disattenzione, perché un attimo dopo mi ritrovai il suo tentacolo stretto attorno alla mia gamba. Udii gridare il mio nome, mentre il tentacolo si muoveva rapido con me al suo seguito. Ecco, di nuovo la sensazione di vomito. Tenni stretto a me Flame e mi ci volle un po' per reagire. Sembrava di essere in una giostra, in uno spaventoso giro della morte, come sulle montagne russe.

Girando a testa in giù, scorsi Erza che combatteva contro un altro tentacolo, così come facevano Mirajane e tutti gli altri. Perché non eravamo ancora riusciti a fare a fette nemmeno uno degli otto bracci del cefalopode?

< < M-Merda...! Lasciami andare, lurido stronzo! > >

Con Flame tagliai con un colpo secco il tentacolo che mi stringeva la gamba. Il polpo emise un verso di dolore, mentre io caddi violentemente a terra.

La testa mi girava terribilmente; mi sollevai sulle braccia e guardai confuso il corso della battaglia. Loki e Lisanna spararono simultaneamente con le loro RoseGun ad uno dei tentacoli, che si staccò dal corpo principale e scivolò via.

Ma non passò neanche un attimo che l'arto amputato si rigenerò. Fissai sbalordito la scena e udii Gray imprecare, quando anche lui s'accorse dell'inutilità del nostro attacco. Tagliare non serviva. Dovevamo cambiare strategia, ma come?

< < Erza, attenta! > >-urlò Lisanna.

Mi rimisi in piedi, e vidi la ragazza albina spingere via Erza. Le due scesero a terra, mentre il tentacolo che stava per acciuffare la mia compagna catturò al suo posto qualcun altro. Mirajane era infatti stretta nella morsa del tentacolo che la circondava dalle gambe alla vita.

< < Mira! > >-urlò sua sorella, disperata.

Mirajane tentò di liberarsi, ma la spada le scivolò di mano quando la stretta attorno al suo corpo aumentò. Non perdemmo tempo; io e Gray ci lanciammo verso di lei, con le spade pronte all'attacco. Evitammo gli altri sette tentacoli con parecchio sforzo.

Gray atterrò direttamente sul quello che stringeva Mirajane e poggiò la mano destra sulla superficie viscida. Il tentacolo di congelò, indurendosi. Il demone si mosse convulsamente, e per Gray restare lì sopra divenne difficile. Intervenni subito.

Deposi Flame nel fodero, e con la mano impregnata della sua fiamme scarlatte, tirai un gancio destro all'arto congelato. Si frantumò in mille pezzi e la presa attorno a Mira cessò. Lei cadde, semi-svenuta.

Tentammo di prenderla prima che toccasse terra, ma il polpo ci colpì. Venimmo scaraventati contro il soffitto, mentre Mira venne colpita all'addome e scagliata contro la parete. Fu allora che successe qualcosa di assurdo. Benché Mira sembrava essere sveglia, era in pericolo forse ancor più di prima. Affondava rapidamente nella parete che ricordava le sabbia mobili.

< < S-Sorellona! > >

Lisanna le venne incontro e l'afferrò per il braccio, tirandola verso di sé. Le gambe di Mira erano ormai dentro le pareti, e buona parte della schiena anche.

< < Ma che diavolo sta succedendo?! > >-si chiese Gray, spiazzato.

Udimmo un urlo, e quando guardammo a sinistra, vedemmo che anche Loki era nella stessa situazione. Le pareti lo stavano inghiottendo rapide e inesorabili. Erza tentava di tirarlo fuori, scagliando fendenti contro la parete, ma niente. Il demone tornò ad attaccare, e la rabbia mi montò ancora di più. Non aveva tempo di continuare a giocare con lui. Digrignai i denti, feci un balzo e tirai di nuovo fuori Flame.

< < Vedi di non rompere, tu!! > >

La mia Katana strisciò lungo la sua iride, accecandolo. Spruzzi di sangue nero mi macchiarono. Il demone urlò straziato, ma mi ritirai subito dopo. Corsi da Mirajane, mentre Gray cercava di aiutare Loki insieme a Erza. Mirajane aveva il viso contratto dalla paura, ma sua sorella aveva smesso di aiutarla.

< < M-Mira, calma... Ti prometto c-che andrà tutto bene...! > >

Mirajane annuì convulsamente, come se avesse dovuto convincersi necessariamente di quelle parole. Io tuttavia non rimasi affatto calmo, anzi divenni quasi isterico.

< < Eh no! Dove diavolo pensi di andare, eh?! > >

La afferrai per la mano, nonostante quasi metà del suo braccio fosse ormai stato totalmente inghiottito dalle pareti. Lei scosse la testa, madida di sudore freddo.

< < N-Natsu... Se Lisanna dice che va bene, allora va bene... > >

Lisanna annuì, assurdamente sicura di ciò che solo loro due dovevano aver capito. Io invece, continuai testardamente nel mio inutile tentativo.

< < Che diavolo vuol dire?! Questa cosa ti sta inghiottendo, e a te va bene così? Non prendermi in giro! > >

Mirajane respirò affannosamente, tuttavia continuò ad annuire. Lisanna le strinse l'altra mano, ormai sull'orlo di scomparire così come il resto del suo corpo.

< < Mi-Mira, ascoltami. Una volta dall'altra parte, tu e Loki dovete cercare Cana! H-Ho un brutto presentimento. Hai capito? Solo Cana! > >

Guardai Lisanna ad occhi spalancati; di che diavolo stava parlando? Era forse impazzita?

< < Che stai dicendo, Lisanna? Che vuol dire “dall'altra parte”?! > >

Mirajane strinse con violenza la mia mano, costringendomi a guardarla negli occhi. Mi fissò istericamente, e rimasi quasi ipnotizzato da quelle iridi così blu.

< < Lisanna... Vede il futuro... Fidati... di lei! Te l'affido, n-non fare s-stronzate. > >-sibilò, caricando nel suo tono di voce tutto quello che provava.

Paura, rabbia, smarrimento, ma anche profonda fiducia in sua sorella. Mi era stato accennato di quell'incredibile capacità, ma solo ora mi rendevo conto di quanto ci fosse stato utile, con il crollo del soffitto e nel momento in cui aveva spinto via Erza, ancor prima che il tentacolo agisse. Mi voltai verso Lisanna che mi guardò; si asciugò gli occhi e poi annuì.

< < M-Mi stai dicendo che lei e Loki...? > >

< < Non moriranno, andrà tutto bene. Ma devono cercare Cana, solo lei. > >

Mi voltai indietro, e vidi che Loki era già sparito, inghiottito dalle pareti e spedito chissà dove. Poi pensai a quel che avevo detto Lisanna, e un rantolo di terrore mi assalì. Mentre Mirajane chiudeva gli occhi e scompariva oltre il muro di pietra, afferrai Lisanna per le spalle, spaventato.

< < P-Perché solo Cana, eh?! Che succederà a Lucy? Lisanna, COSA HAI VISTO?! > >

Lei mi rispose, ma non riuscii ad udire ciò che aveva appena detto. Il demone polpo emise nuovamente quel suono stridulo, e dovemmo tapparci le orecchie. Ceco dal suo unico occhio, sbatté i suoi tentacoli contro il terreno con molta più violenza di prima.

Delle profonde crepe si diramarono su tutta la superficie rocciosa, e ne risentì anche il soffitto. Grandi masse di pietra precipitarono, facendo ancor più pressione sul terreno in stato precario. Lo avevamo fatto incazzare, e la cosa era reciproca. Ero stufo di lui.

Io e Lisanna ci avvicinammo a Erza e Gray. Da non credere, in meno di un minuto eravamo rimasti in quattro. Mi asciugai il viso dal sudore e dal sangue secco delle ferite aperte. Osservammo il polpo, che ci dava la caccia pur non essendo in grado di vederci. Capii all'istante: avevamo fatto più volte a fatte quei suoi maledetti tentacoli, ma questi si erano rigenerati. L'occhio però, non aveva sortito lo stesso effetto.

< < Dobbiamo colpire la testa. > >-annunciò Erza, anticipandomi.

< < Sarà un gioco da ragazzi. > >-rispose Gray, nascondendo il timore e la stanchezza estrema.

Guardai infatti i miei compagni, pieni di ferite e di escoriazioni. Eravamo esausti, e quello che avevamo di fronte non era altro che un pesce piccolo. Il mio pensiero si rivolse per un attimo a Gildarts e Layla, e poi a Lucy e a Cana. Cosa stavano facendo in quel momento? E Lucy, stava bene? Sapevo che non sarei mai riuscito a combattere senza saperlo, perciò mi rivolsi di nuovo a Lisanna.

< < Cosa stavi dicendo prima? Che diavolo hai visto... su Lucy? > >

< < Sta bene Natsu, ma lei e Cana si separeranno in futuro. Non so quando, ma succederà. > >

Annuii, strinsi i denti e chiusi gli occhi per un attimo, alla ricerca della sua viso. Era viva, stava bene, e questo mi bastava. Sbattei un pugno contro la mano aperta.

< < Bene. Andiamo! > >

Tutti e quattro facemmo simultaneamente un balzo verso il polpo. Non avevamo concordato ad una strategia, ma combattevo con Erza e Gray da così tanti anni che non avevamo bisogno di parlare per intenderci.

Erza amputò tutti i tentacoli con un unico e potente fendente della sua spada, permettendoci di arrivare alla testa senza intralci. Lisanna sparò con la sua pistola un ulteriore colpo all'occhio del demone, indebolendolo ulteriormente. Gray atterrò sulla testa del demone, poggiò la mano destra e in un attimo l'intero corpo del demone si ghiacciò.

< < Natsu! > >-urlò.

Non lo feci attendere. Sfoderai Flame, mentre altre piccole o medie rocce cadevano dal tetto che il demone continuava a percuotere con i suoi tentacoli appena rigenerati. Flame si impregnò di fiamme, le stesse di cui fui a mia volta impregnato interamente. Ero diventato come una palla infuocata. Gridai per lo sforzo, e affondai la mia lama dritta nella testa del demone, appena sotto le mani di Gray. Il demone andò letteralmente a fuoco.

Agitò i suoi tentacoli, emise un grido straziato per l'ultima volta e poi si divise in grandi pezzi. Le fiamme sparirono sia dal mio corpo che dai miei pugni, ritornando al proprio punto d'origine, in Flame. Mi lasciai cadere, senza forze. Atterrai al di sopra di una grande increspatura.

Vidi Erza e Gray atterrare subito dopo di me, e vedendoli sani e salvi, mostrai un sorriso. Pensai per un momento di aver vinto, che tutto fosse andato bene, ma...

< < Natsu! > >

Lisanna gridò il mio nome, corse verso di me e mi spinse via dal punto in cui ero atterrato. Nello stesso istante in cui venni allontanato di qualche metro, ciò che rimaneva del corpo enorme e abominevole del demone cadde con pesantezza proprio nel punto in cui il pavimento si era quasi del tutto spaccato.

Fu così che la terra sotto i nostri piedi crollò, trascinandoci giù con essa. Prima che potessi rendermene conto mi ritrovai sempre più in basso, e ancor prima che potessi udire le grida di Lisanna o di Erza, subii il durissimo impatto con una massa di macerie e detriti di cemento.

Atterrai con violenza, sbattendo la spalle e procurandomi chissà quante contusioni.

Tutto intorno era un polverone di cemento e pietra. Non riuscii a muovermi per parecchi minuti; temevo che il mio corpo si fosse sbriciolato in un milione di pezzi o che mi fossi quantomeno rotto tutte le ossa. Ma non fu così, faceva solo dannatamente male. Fu comunque il silenzio tetro a farmi rabbrividire sul serio.

< < Gray... Erza, Lisanna...? > >

Eravamo atterrati in un altro dannatissimo corridoio uguale al precedente. Alzai la testa e scoprii che i piani dell'edificio ad essere crollati erano due, non uno. Dai giganteschi fori dei soffitti sopra di me proveniva della luce, mentre il resto del corridoio era completamente al buio.

C'erano anche lì porte e stanze, tutte senza alcuna utilità. Richiamai i miei compagni e fu solo quando riuscii a rialzare il busto che li vidi. Gray e Erza erano semi svenuti, compivano movimenti appena percettibili con le dita o con la semplice respirazione e buona parte dei loro corpi erano sotterrati da macerie; i volti erano sofferenti.

Era un bene, in teoria. Non erano morti e questo mi bastava. Udii poi una vocina flebile come il miagolio di un gattino morente.

< < N-Natsu...- > >

Sentii la voce di Lisanna da qualche metro più in là e allora mi rialzai in piedi, gemendo ad ogni movimento. Ero coperto di sangue – non sapevo bene se del mio o di quello del demone – e avevo male dappertutto. Scesi dalla collinetta di pietre e cemento, e la vidi. Schiacciata dal cadavere del bastardo che aveva causato quel crollo, il viso contratto dal dolore e il respiro affannoso. In un attimo le fui vicino.

< < Lisanna! Tutto ok? > >

Lei si mostrò sollevata e sorrise, nonostante il creare quella semplice espressione le procurasse affanno.

< < Meno male... S-Sono riuscita a salvarti. S-Sono stata utile in qualche modo... > >

Abbozzai un sorrisetto di rassicurazione, anche se avevo uno strano presentimento.

< < Hai battuta la testa, per caso? Dai, ora ti libero. > >

Lei scosse la testa trattenendo a stento le lacrime, aprì la bocca e tossì, sputando piccolo gocce di sangue. La fissai allarmato; il corpo del demone la schiacciava dal petto in giù ma un braccio era libero e cercava la mia mano. Strinsi la sua, ignorando le nostre reciproche ferite lungo la pelle.

< < I-I-Io... H-Ho freddo. > >

Dicendolo batteva i denti, pur continuando a sorridere. Un peso di più di cento chili le schiacciava il corpo; come poteva avere freddo? Con forza sollevai quella carcassa e spostandola la lasciai cadere sulle rocce vicine. Quando tornai a guardare Lisanna la paura mi paralizzò. Oltre agli evidenti graffi e tagli sia in viso che nelle gambe e nelle braccia, i miei occhi si soffermarono sulla gigantesca chiazza rossa che si espandeva sulla canotta bianca.

Una trave i ferro non molto spessa le trapassava il ventre. Dalla ferita zampillava il sangue con lentezza angosciante. Mi ritrovai in ginocchio accanto a lei.

< < N-Non fare quella faccia. Non fa male... > >-mormorò, tentando di mantenere quella falsa espressione tranquilla.

In realtà stava soffrendo e anche tantissimo, lo vedevo dalla luce che si andava affievolendo nei suoi occhi blu. Le strinsi nuovamente la mano, attendendo invano che lei ricambiasse la stretta.

< < S-Sono contenta c-che tu sia bene. > >

Strinsi i denti e senza sapere bene ciò che stavo facendo, premetti una mano sul suo ventre vicino alla spranga di ferro, nell'inutile speranza di fermare l'emorragia.

< < D-Di che stai parlando? Certo che sto bene, dimentichi con chi stai parlando. > >

Le parole che aveva pronunciato pochi minuti prima mi risuonarono nella mente.

Meno male, sono riuscita a salvarti.”

Ricostruii allibito gli eventi, aggiungendo al puzzle il momento in cui mi aveva spinto via. La guardai atterrito e dal suo sorriso capii tutto.

< < N-No, Lisanna, ti prego. Non dirmi che... > >

Lei annuì debolmente, mentre io pensai rapidamente anche alla frase di Mirajane, la sua testarda e scontrosa sorella che l'aveva affidata a me. 

Lisanna vede il futuro. Fidati di lei.”

Lisanna tossì di nuovo e la quantità di sangue che uscì dalla sua bocca fu tanto vasta da schizzarmi il viso. Le mie lacrime le bagnarono il polso.

< < Avevi previsto la mia morte, non è così? Per questo mi hai spinto, poco fa? > >

Lei rispose con un sorriso e anche i suoi occhi ricominciarono a lacrimare. Avvertivo un lacerante dolore al petto e un insopportabile groppo in gola.

< < D-Dannazione... Perché l'hai fatto?! > >

< < Perché solo tu puoi salvarci. > >

No, non potevo accettare quelle parole. Aveva previsto la mia morte, aveva fatto in modo che non avvenisse solo per poi rimanerne coinvolta lei stessa? No, era assurdo.

< < Sei una stupida... Non avresti dovuto arrivare a tanto...! > >

Tirai su con in naso, mi sentivo malissimo. Mi costrinsi a guardare quel pezzo di ferro infilato nella sua pancia, domandandomi quanti danni avesse provocato, quanto in profondità fosse arrivato e quanta sofferenza le stesse procurando.

Nel frattempo sotto di noi si andava lentamente formando una piccola pozza di sangue, il colorito della sua pelle non era più roseo ma di un candido pallore di morte. Era fredda, respirava male, forse non riusciva nemmeno a farlo.

< < Natsu, n-non preoccuparti. S-Sarei morta lo stesso... Non sono in grado di c-combattere. > >

La sua voce era appena udibile.

< < Ti avrei protetta io! - gridai - Lo avrebbero fatto i tuoi fratelli! Non parlare di morte, è chiaro?! Perché tu sei viva e vivrai, Lisanna! > >

Per quanto sperassi che quelle parole fossero vere, sapevo che erano solo false promesse. Non potevo fare nulla, ero totalmente inutile. Al momento quel pezzo di ferro tappava l'emorragia interna e se l'avessi rimosso sarebbe morta in pochi attimi.

Ma qual era l'alternativa? Farla soffrire e lasciarla morire in una lenta agonia? Disponendo solo di quelle due uniche possibilità, mi resi conto della situazione: Lisanna stava morendo per davvero. Cosa dovevo fare? Lei emise un gemito di dolore e tentò di parlare, ma io poggiai le dita insanguinate sulle sua labbra.

< < N-Non parlare. Non dire niente. > >

Parlai con voce sommossa, reprimendo l'insopportabile consapevolezza di come tutto sarebbe finito. Mi sedetti accanto a lei e con cautela le sollevai la testa e la appoggiai sulla mia coscia.

< < S-Sto morendo, non è così? > >

Strinsi i denti e guardai in tutte le direzioni prima di risponderle. Non potevo mentirle, non avrebbe avuto alcun senso. Non conoscevo poi da molto Lisanna Strauss e lei non conosceva me. Ma pur essendo un estraneo aveva sacrificato la sua stessa vita per salvarmi. Le dovevo almeno quello.

< < S-Sì... Sì, stai morendo. > >

La voce mi uscì più grave di quanto avessi mai voluto. Mi asciugai gli occhi.

< < Non deve fare per forza così male... > >-mormorai.

Lei non domandò a cosa mi stessi riferendo, era fin troppo ovvio. Avrei potuto mettere fine alle sue sofferenze in maniera indolore. Lo avrei fatto, se me lo avesse chiesto.

< < Non sento più dolore... Davvero. H-Ho solo molto freddo... > >

Socchiuse gli occhi, continuando a respirare con la bocca. La pozza di sangue aumentava di circonferenza. Mi voltai e vidi gli occhi atterriti di Gray e quelli tristi di Erza. Da quanto erano svegli? Non dissi nulla. Il tremolio delle spalle di Erza era più che sufficiente.

< < C-Ci credo. Che razza di clima, e dicono che sia Luglio? > >

Ero uno stupido, tentavo inutilmente di alleviare le sue pene facendo dello spirito ma non era per niente divertente. Una lacrima scese lungo la sua guancia.

< < N-Natsu... Ti prego... D-Dì a mia sorella e a mio fratello che voglio bene a entrambi. Mira e Elfman... loro... > >

< < Lo farò. > >

Presi a carezzarle i capelli.

< < Riporta tutto alla normalità, ti prego... > >

La sua voce era flebile, il suo respiro era profondo e affannoso. Tirai ancora una volta su con il naso e sentii un singhiozzo di Erza o di Gray, chissà quale dei due aveva ceduto per primo. Annuii con decisione, lasciando che altre lacrime cadessero sul suo viso.

< < S-Sta tranquilla, lascia fare a me. > >

Lei sorrise. La sua temperatura era probabilmente sui trentaquattro gradi, era gelata. Non riuscivo a guardarla, perciò fissavo il soffitto crollato. Quando avevo intrapreso quella missione non avevo pensato neanche per un attimo alla possibilità che qualcuno, per davvero, sarebbe morto.

Ma stava accadendo proprio sotto il mio naso. Non era giusto.

< < Credi nel paradiso...? > >

La guardai con tristezza negli occhi, certo che quelli sarebbero stati i suoi ultimi momenti. Dovevo rispondere in fretta e con convinzione. Non volevo che morisse avendo paura, sarebbe stato davvero troppo crudele.

< < Sì. Ci credo. > >

Probabilmente non era affatto vero, ma quella era l'unica risposta ch'ero capace di darle. Chissà, forse esisteva davvero un luogo così. Forse, allontanandosi da un mondo folle come quello, era in qualche modo più furba e più fortunata di tutti noi.

< < Ho paura... > >-sussurrò.

< < Non devi averne. Tu non sei sola, ci sono io. Chiudi gli occhi... > >

Lei lo fece e sorrise per un'ultima volta. Attesi insieme a lei per circa un minuto, poi esalò il suo ultimo breve e affannoso respiro e se ne andò, quasi serenamente. Smise di vivere nello stesso modo in cui aveva vissuto nei momenti in cui l'avevo brevemente conosciuta: con dolcezza, senza attirare l'attenzione, in silenzio. Percepii la mano umida di Erza sul braccio e la sua fronte sulla mia spalla.

< < Natsu... dobbiamo andare... > >

La voce autoritaria di Erza era adesso affabile e rotta dal pianto. Annuii, asciugandomi gli occhi gonfi. Poggiai con delicatezza la sua testa sul pavimento e mi rialzai. La guardai per un ultima volta; quel delicato fiore bianco immerso in quel fiume cremisi. Le lacrime ancora umide sul volto pallido e quell'orribile pezzo di ferro sullo stomaco. Lo tirai fuori con estrema fatica e lo gettai lontano da lei.

< < Credo sia in un posto migliore. E' banale da dire ma, credo che sia davvero così. > >

Gray si voltò, impedendoci di guardare le sue evidenti lacrime.

< < Lo so. > >-risposi.

Guardai il corridoio buio che proseguiva a destra, e decisi di incamminarmi. Avrei voluto sotterrare il corpo di Lisanna, oppure portarlo ai suoi fratelli. Normalmente e umanamente, avrei dovuto fare così. Ma non potevo. Per quel che ne sapevo, quello era il posto più sicuro dove il corpo di Lisanna avrebbe potuto riposare.

Gray e Erza si scrollarono la polvere e le pietruzze dai vestiti, dalle ferite ancora sanguinanti e mi seguirono. Andammo avanti, continuando la nostra missione contro Jude Heartphilia e il suo piano folle, che aveva appena mietuto la prima vittima.

E non sarebbe stata l'ultima.

*

Angolo Autrice:

Salve a tutti :) ecco finalmente un nuovo capitolo di questa incasinatissima storia!
Ringrazio tutti coloro che continuano a seguirmi e sostenermi, grazie a tutti!
Come vi avevo anticipato, ci saranno tre morti e quella di Lisanna è una di queste ): La sua morte potrà sembrare scontata, ma ho ritenuto che un sacrificio “leggero” fosse indispensabile!
E' sempre brutto uccidere un personaggio al quale ti eri affezionata >___<
Spero di aver reso lo scontro avvincente :')
Il prossimo capitolo riprenderà la storyline di Lucy e Cana e quella di Gildarts e Layla, tranquilli non mi sono dimenticata di loro :33
Un bacio e alla prossima <3

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