White Housekeeper

di Phoenix_619
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - parte 1 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 14 - parte 2 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 14 - parte 3 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 22 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

Prologo


- Mey Rin, il bucato! Bald, metti via quella mitragliatrice! Finny... NO, NON TOCCARE IL NUOVO SERVIZIO DA TE'!!! Bisogna diserbare il prato e innaffiare le rose nella serra. Su, veloce! Tanaka... rilposatevi pure. Insomma Mey Rin, quanto ci vuole a prendere la tovaglia di lino? Bald, pela meglio quelle patate.... no, non puoi usare la baionetta! Prendi il pelapatate, e occupati anche delle carote e le cipolle. Finny, ancora non ti sei occupato della serra? Tanaka, potreste passarmi il candelabro accanto a voi? Grazie mille! Ragazzi mancano ancora tre ore per l'arrivo degli ospiti ma siamo in tremendo ritardo sulla tabella di marcia!...come al solito... ok su mettiamoci all'opera! Dov'è Sebastian? Ah, sta nella cucina sul retro... perfetto! Allora su, veloci!

*CRASH*

- non ci posso credere... non è possibile... COME AVETE FATTO A SPACCARE IL TAVOLOOOOOO???!!!!
- Signora ci dispiaceeeeeee.... è che....
- Sono stato io! Non incolpi i miei amici!
- No Finny, non sarai il martire della nostra maldestrità! Sono stato io!
- No, sono stata io! Bald e Finny non c'entrano nulla!
- Che pazienza... comunque starvi a sgridare tutto il giorno non riparerà il tavolo... fortunatamente è spaccato solo in due pezzi, non dovrebbe essere troppo difficile da rimettere insieme. Anche se un tavolo rotto non è il massimo che la dea della fortuna poteva offrirmi. Va bene! Ci penso io, voi andate a ultimare i preparativi. - Due ore dopo una donna si sedette in cucina, bevendo un bicchiere d'acqua.
- Non dirmi che sei già stanca. - La donna fulminò il maggiordomo nero, appoggiando il bicchiere sul tavolo.
- Dici bene tu... ogni volta che ci sono ospiti lo stress me lo becco tutto io. E non sorridermi in quella maniera strafottente!
- Che ti devo dire, non posso farci nulla se ti stressi per ogni cosa.
- Ho dovuto aggiustare un tavolo, cucinare le pietanze principali, tenere Finny lontano dal servizio da tè, fare il bucato perchè Mey Rin invece della cenere ha usato il carbone, sistemare le stanze per gli ospiti e preparare di nuovo i contorni di verdure ridotti in poltiglia da Bald. Senza contare il fatto che la benda del padroncino era rimasta impigliata nell'abat-jour e ho perso un quarto d'ora per stricarla. - Sebastian soffocò elegantemente una risatina.
- Pensa che io invece ho dovuto lucidare ben tre candelieri. Davvero terribile!
- Sei un disgraziato buono a nulla! Sai bene che per una donna è tutto più faticoso! Sei davvero un demonio tu!
- Tsk, come se tu fossi un angioletto.
- Dobbiamo ancora ultimare i preparativi della tavola e portare altro carbone nei caminetti. Su, se invece di fare lo sfaticato ti rimbocchi le maniche faremo in un lampo!
- A volte mi chiedo come farebbe villa Phantomhive senza una governante come te.
- Immagino sarebbe un cumulo di macerie. Voi inglesi siete proprio dei pelandroni teomani.
- guarda che sei mezza inglese pure tu...





Angolo autrice:
Bene! Se hai letto fin qui vuol dire o che la mia storia ti interessa, o che sei un/a santo/a.  Probabilmente nessuna delle due opzioni. Comunque! So che come prologo è abbastanza palloso, ma il mio intento è darci dentro con i prossimi capitoli! Non so bene quanto sarà lunga, ma credo che sforerà i venti capitoli. Magari. Grazie ancora per aver letto, e non chiedetemi cosa succederà nei prossimi capitoli che ho la bocca cucita!
Phoenix

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


1

Capitolo 1

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Claus scese dalla carrozza guardando ammirato villa Phantomhive. Era ancora più bella di quanto ricordasse! Un maggiordomo vestito di nero l'attendeva in piedi accanto alle scale.
- Sebastian, quanto tempo! Non mi ricordavo nemmeno che fossi così alto... Beato tu!
- Grazie mille signor Claus, ma preferirei che mi ricordasse come un buon maggiordomo piuttosto che come un uomo alto.
- Ah ah ah, non ti smentisci mai eh? Dov'è conticino...? - Un ragazzino elegantemente vestito scese in quel preciso momento la scalinata, appoggiandosi con una mano al corrimano e con l'altra a un bastone tempestato di gemme.
- Claus, quanto tempo.
- Ciel! Buonasera! Sei cresciuto poco, sei ancora così piccolino! Da qui all'Italia è un gran lungo viaggio sai? Ti ho anche portato quel gioco che mi hai chiesto con insistenza. é stata una faticaccia procurarselo!
- Per l'appunto ho fatto preparare un'ottima cena ristoratrice, spero apprezzerai. Entra pure. - Claus  seguì Ciel all'interno, trovando la servitù al completo a dargli il benvenuto disposti mansuetamente ai lati del tappeto rosso che dall'ingresso correva fino ad una porta dall'altro lato della stanza.
- Ah, quante faccie nuove! Hai assunto degli aiutanti Sebastian, eh? - Scrutò uno a uno i servi. C'era un ragazzino biondo poco più grande di Ciel, magro con due grossi occhioni verdi. Un'altro era un uomo molto alto, con capelli chiari e occhi blu, vestito con una divisa da cuoco. Accanto a lui c'era una ragazza bassa vestita da cameriera, il cui viso era quasi completamente occultato da un paio di giganteschi occhiali. Voltandosi vide Tanaka, che però già conosceva, e una donna. Era molto più alta della cameriera, e vestita in modo completamente diverso. Indossava un abito nero e bianco elegante, lungo fino a metà polpaccio con stivali alla francese e un collarino di pizzo al collo, che era in netto contrasto con la pelle chiara. Aveva un volto ovale e liscio, le carnose labbra tinte di rosso e gli occhi di un verde straordinario, tendente al blu. Le lunghe ciglia che ornavano quegli occhi iridescenti si muovevano dolcemente ogni volta che venivano sbattute, come se una leggerissima brezza le scompigliasse ogni volta. I liscissimi capelli castani erano lucenti, invitando al tocco. Claus fischiò ammirato.
- Ma che bella cameriera che hai trovato Ciel! Certo che a villa Phantomhive perfino i servitori sono un gradino più in alto! - La donna arrossì appena, chinando il capo pudicamente.
- Troppi complimenti immeritati, signor Claus.
- Dimmi, come ti chiami?
- Razael Glasshiver.
- Ah! Che nome particolare... la tua pronuncia dell'inglese è impeccabile, ma non mi sembri propriamente anglosassone... - Ciel s'intromise ridacchiando.
- Claus, questa signora si è data tanto da fare per prepararti una cena deliziosa, non vorrai rendere vani i suoi sforzi e far freddare tutto!
- Ahahahaha! Hai ragione Ciel! Spero proprio di potermi intrattenere ancora un po' con te, va bene Razael?
- Certo, sarò felice di poter passare del tempo con un uomo come voi signore. Prego, Sebastian vi porterà nel giardino interno.
- Giardino interno...?

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- Ciel! é stata una cena indimenticabile, non credevo che il tuo maggiordomo mi preparasse una cena giapponese così deliziosa!
- Mph, che maggiordomo sarebbe se non fosse in grado di accogliere gli ospiti in maniera decente?
- Suvvia Ciel, ci siamo divertiti no? E poi avrai il tuo da fare con quel gioco...
- Ti andrebbe un tè prima di ritirarti?
- Certo! Mi mancano proprio tanto le usanze inglesi... E poi mi avevi promesso la compagnia della tua bella cameriera!
- Per la precisione sarebbe la governante della villa. é abile quanto Sebastian, e questo basta e avanza. E poi solo lei sa cucinare la carne in maniera così impeccabile.
- Il tuo punto debole però sono i dolci, dico bene conte?
- Sebastian! Razael! - Immediatamente le figure dei due servitori apparvero da un corridoio.
- Preparateci un tè nella sala conferenze.
- Yes, my Lord.
- * - Claus spalancò gli occhi.
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Voi due, la smette di confabulare in italiano? Non ci capisco niente!
- Chiedo venia, padroncino. Cercherò di evitare errori simili in futuro.
- Sì sì va bene. Sbrigatevi a portarci il tè.
- Immediatamente. - I due sparirono nuovamente nel corridoio senza provocare il benchè minimo rumore. Poco dopo i quattro si ritrovarono nella sala da conversazione, due tranquillamente allungati su comodissime poltrone, i rimamenti in piedi intenti a servire i signori.
- Quindi sei italiana di seconda generazione eh? E quanto hai vissuto in Italia?
- I primi quindici anni della mia vita, poi ho cominciato a lavorare come domestica per conto di alcuni borghesi.
- Sei molto giovane Razael. Quanti anni hai?
- Signor Claus, non si chiede l'età a una signora! - disse la governante sorridendo mestamente. Claus proruppe in una risata grassa.
- Santo cielo conte, se avessi saputo che mi sarei divertito così tanto avrei messo degli abiti più larghi! Per il ridere mi stanno cedendo i bottoni!
- Razael, rispondi alla domanda del nostro ospite.
- Ho ventidue anni.
- Quindi in età da marito...
- Sono già sposata, signor Claus. - Il nobile strabuzzò gli occhi guardando Ciel sorpreso.
- Non dirmi che... tuo marito, Razael... - La donna fece per aprire bocca, ma Claus la precedette.
- Certo, tuo marito non può che essere Sebastian! D'altronde sembrate fatti l'uno per l'altro! Allora il tuo nome dovrebbe essere Razael Michaelis...
- Spiacente di contraddirla signore. Io e Sebastian non siamo sposati, e di certo mai lo saremo. Non è il primo che crede che io sia la consorte di questo povero diavolo di maggiordomo.
- Ah, che gaffe! Allora chi è tuo marito?
- Dolente di dover tacere alla sua domanda.
- Be', allora avrai dei figli.
- Purtroppo non siamo riusciti ad averne. Comunque immagino lei preferisca chiacchierare di cose piacevoli e amene piuttosto della mia noiosa vita. Perchè non ci racconta del suo viaggio in Italia?
- Razael - la riprese Sebastian - Non è nei tuoi poteri importunare gli ospiti.
- No no Sebastian, lasciala fare, è un piacere poter parlare con una donna così gentile ed elegante. Comunque sì, ho visitato molti posti. Sono stato dapprima a Napoli...
- Ah, Napoli! Avrete senz'altro visitato la tomba di Giacomo Leopardi, il nostro più illustre poeta dopo Dante Alighieri...


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Razael socchiuse la porta, controllando l'interno. Il padroncino dormiva beatamente, e Sebastian aveva già provvisto a portare un bicchiere d'acqua fresca sul comodino. Chiuse piano, senza far scattare la maniglia, e si avviò verso il corridoio. Scese al piano inferiore, diretta alle stanze della sevitù. Non fu necessario controllare Finnian e Bald, il cui russare era facilmente sentibile anche dal corridoio. Anche Mey Rin dormiva profondamente già da un pezzo. Con passo lento e cadenzato passò in cucina per controllare i preparativi per il giorno dopo. La luce era accesa, e Sebastian era intento a lavare i piatti.
- Non hai ancora finito? Eppure è tardi...
- C'è molto da fare, Razael.
- Allora ti do una mano, così finiamo più in fretta. - Si arrotolò le maniche e raccolse i capelli in una crocchia, prima di prendere uno straccio umido e pulire la superficie del tavolo.
- Come mai hai evitato di dire chi era la tua vecchia padrona? Hai lavorato per un solo nobile prima del signorino.
- Mi è stato chiesto proprio dalla padrona di non dirlo se non senza il suo consenso. L'ultimo ordine prima che venissi ceduta.
- A proposito, anche il signor Claus ci ha scambiato per marito e moglie... non è che fai la civetta con me?
- Sebastian non dire stupidaggini. E poi, con l'acuta vista che ti ritrovi, dubito che non ti accorgeresti di un mio comportamento insolito!
- Non ti smentisci mai eh? Ah, c'è una macchia sul pavimento. Non l'avevo notata...
- Ci penso io. - Intinse uno spazzolone in una soluzione di acqua e sapone, e strofinando con forza il pavimento riprese il discorso. - Non è che sei tu invece a lasciarti andare a comportamenti un po' troppo frivoli? - Sebastian sbuffò divertito, pulendosi le mani sul grembiule.
- Va bene, abbiamo chiarito questo punto. Porto fuori la spazzatura. Mi potresti fare il piacere di asciugare i piatti?
- Nessun problema. Dobbiamo anche preparare i vuol-aut-vent per il brunch di domani... 
- Certo, ho già preparato una lista.
- Allora cominciamo domattina alle cinque. Sarà meglio svegliare gli altri due ore dopo, così eviteremo di farli lavorare con il segno del cuscino sulla faccia.
- Bene. Allora buonanotte, Razael.
- Buona notte Sebastian. - Il maggiordomo uscì dalla villa portandosi dietro il bidone dei rifiuti. Razael finì di asciugare i piatti, e sciogliendosi i capelli s'incamminò verso la sua stanza. Una volta entrata andò dritta verso la finestra, aprendola per ammirare la luna splendere nel cielo. Accanto alla villa una civetta intonò il suo canto ancestrale.
- Oh! Civetta, così turbi il sonno del mio padroncino. Sssshhh. - Con un frullo d'ali l'animale prese il volo, allontanandosi senza emettere altri rumori.

*: i due parlano in italiano. Questo espediente verrà utilizzato ogni volta che sarà necessario far intendere una lungua diversa dall'inglese che viene usata in un discorso.

Angolo autrice:

Ecco il primo capitolo! E non sono stata uccisa nelle recensioni! Yeeeeeeeeeeehhhhhhhh!!! Comunque sia, voglio spiegare come sarà organizzata la storia.

Razael avrà un ruolo secondario (da spettatrice insomma) nei prossimi capitoli, ma dal quinto capitolo comincierà la sua vera e propria storia, poichè mi discosterò di molto dal fumetto e prenderò giusto qualche spunto dalla serie animata. Enjoy!!!! :)

Ringrazio Ladym5, AkemiMatsumoto e la mia adorata NekoChan22 per le recensioni!

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


2

Capitolo 2


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Razael stirò le pagine del giornale, approfittandone per leggere i titoli principali. "Jack the Ripper colpisce ancora; è la terza vittima a  Witchepel". Quante povere donne uccise, e in che modo brutale! Il signorino era impegnato nella cattura dell'assassino, e anche se non era coinvolta nelle indagini, diversamente da Sebastian, qualche informazione l'aveva raccolta anche lei. Perché mai l'assassino si accaniva sui genitali delle donne? Era disgustoso e ossessivo. Ossessivo... quale ragione può spingere una persona a menomare in quella maniera un cadavere? Sospirando chiuse il giornale per portarlo al padrone. Bussò alla porta, attendendo una risposta.
- Che c'è?! Sono occupato.- Adorabile il signorino, specie di prima mattina.
- Vi ho portato il giornale.
- Uh-uh. Allora entra. - Il padroncino era ancora nel letto, intento a sorseggiare il tè. 
- Vedo che siete davvero molto occupato - disse sarcasticamente, ricevendo uno sbuffo come risposta.
- Sebastian vi ha già servito la colazione a quanto pare; vi tolgo il vassoio e vi preparo i vestiti.
- Uh-uh.
- Nulla di interessante sul giornale, padroncino? - senza ascoltarla, Ciel cominciò a scorrere i titoli.
- "Jack the ripper colpisce ancora..." bla bla bla, "ennesima vittima innocente", su, andiamo al punto... "Ancora una volta menomata in maniera assolutamente brutale; anche questa vittima non ha nulla a che fare con le precedenti due." - Ciel chiuse il giornale, pensieroso.
- Possibile che un tale pervertito agisca adescando la prima che capita? Tu che ne pensi, Razael? Tanto lo so che stai seguendo il caso per conto tuo.- Razael lasciò perdere le classiche formule di cortesia che normalmente avrebbe usato, per limitarsi a descrivere il frutto del proprio lavoro.
- Non è da escludere che l'assassino agisca davvero uccidendo il primo che capita; a quanto pare tutto ciò che gli interessa è esclusivamente l'utero delle vittime. Inoltre deve avere conoscenze dell'anatomia umana, poiché è riuscito a estrarre l'organo come solo un chirurgo avrebbe potuto fare. Io escluderei la pista del cannibalismo, in quel caso avrebbe portato via il corpo intero o parti più... "sostanziose"... della vittima. Sarei propensa a pensare a rituali di magia nera. Mi sono documentata a proposito, e sembra che gli organi genitali umani siano molto richiesti. Non so bene cosa pensare signorino, ma spero di esservi stata d'aiuto.
- Per nulla, Sebastian era già arrivato a queste conclusioni. Almeno non le hai confutate. Adesso vai. Io e Sebastian dobbiamo andare a Londra, ma mi farebbe piacere se venissi pure tu. Qualcuno dovrà badare alla Town House quando sono in giro per le indagini.
- Come desidera, padroncino.
- Partiamo dopo pranzo, vedi di essere pronta.
- Ai suoi ordini. - Dopo un sostanzioso pranzo a base di Meat Pie e toast di gamberi i tre si diressero verso la Town House a Londra. Ciel, leggermente alterato dal lungo viaggio, desiderava solo rilassarsi un po' prima di partire per le indagini.
- Voglio solo un tè e un vassoio di pasticcini... ho intenzione di rimanere in giro fino a notte fonda.
- Vi preparo subito l'Earl Grey, signorino. Prego, entrate pure. - Non appena Sebastian aprì la porta, lo spettacolo che gli si parò davanti fece sparire ogni proposito di una serata rilassante.
- Ma dove lo tengono il tè in questa casa, eh?
- LAU! MADAM RED! Che ci fate qui???


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- Razael, mia cara! Quanto tempo è passato! Ancora non l'hai adescato quel bel ragazzone di Sebastian?
- Non rientra nei miei interessi Madam.
- Ma daaaaai, come non ti interessa? - Sebastian, intento a servire il tè, cercava di non dare ascolto a quei discorsi.
- Piuttosto, Sebastian, sei un così bell'uomo! Perché non vieni a lavorare da me, eh? - Cominciando a palpeggiare i bei glutei del maggiordomo, Madame Red perse ogni contatto con il mondo reale troppo presa da quella vista paradisiaca. Ciel sputò il tè dalle narici.
- Zia, che diavolo fai??!!!
- Ah, sai è una distorsione professionale... ehehehe...
- Ma quale distorsione?!? - Sebastian finì in fretta di servire il tè, prima di allontanarsi e mettersi in piedi vicino a Razael. Quest'ultima notò la pelle d'oca che ancora faceva rabbrividire il pover'uomo.
- Oh andiamo, non è la prima volta... vero mia cara? - disse Madam Red. La governante arrossì vergognandosi al posto della signora Angelina, prima di confermare con voce sottile.
- Ciel, dovresti pensare a una nuova uniforme per la tua governante! Il nero la fa sembrare una becchina! Un bel rosso è quello che ci vuole!
- Siamo qui per parlare d'altro, Madam Red. Innanzitutto, Jack the Ripper...
- Madam hai proprio ragione, un bell'abito all'occidentale rosso le starebbe proprio bene.
- LAU! Non ha bisogno d'aiuto! - Dopo un'ora di accesa discussione, Lau e Angelina se ne andarono, con grande piacere da parte di Ciel.
- Razael, noi dovremo stare fuori fino a notte fonda. Non so quando torneremo, ma vedi di farmi trovare un bel fuoco acceso. Odio questo tempo così freddo.
- Gradireste un tè in particolare per quando tornate?
- Nah, fai un po' te.
- Buona fortuna padroncino. - Ciel, che stava per uscire dalla porta, si bloccò sulla soglia, trattenendo una risata.
- Fortuna? Dimentichi che ho Sebastian. Se mai avrò bisogno del tuo aiuto ti farò sapere.

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- Che delusione, la mia vecchia padrona... - Sussurrò affacciandosi alla finestra. La governante era triste. Madam Red giaceva in una pozza di sangue, rosso come il colore della sua anima. Era evidente la sottile linea vermiglia che dal suo petto saliva come una spirale di fumo fino al cielo; l'ascesa del suo spirito all' Eden era faticosa e lenta. Ancora troppi dubbi appesantivano il suo animo per permetterle di arrivare fino al luogo del suo riposo eterno. Razael allungò una mano fino a sfiorare quella sottile linea che solo lei vedeva.

- Requiescat in pacem, Angelina. - A quelle parole il filo che ancora legava il suo corpo al cielo si dissolse fra le dita della serva, che permise a una sola lacrima di scivolare lungo la gota. Quella piccola goccia si staccò dalla sua pelle vellutata, e cadde. Atterrò sullo zigomo della donna morta due piani più in basso, lavando almeno in parte il sangue che la imbrattava. Nessuno si accorse della presenza di Razael alla finestra di quell'appartamento abbandonato. Ciel era in un angolo, coperto dal soprabito del maggiordomo che stava combattendo contro un essere dai lunghi capelli rossi. Uno shinigami senz'ombra di dubbio. Sarebbe entrata in azione solo se Sebastian avrebbe avuto la peggio. Ma era abbastanza sicura della vittoria del maggiordomo; era evidente che aveva un piano. Si era tolto la giacca a coda di rondine e si preparava a scontrarsi con il dio della morte... L'unica cosa che la preoccupò fu il fatto che quella meravigliosa lana costosa sarebbe andata sprecata fra i denti della Death Shite di quel pazzo dalla dubbia sessualità.

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- Appoggialo sul letto... porto una bacinella di acqua calda... aggiungiamo un goccio di brandy al tè, lo scalderà.- A Ciel queste voci giungevano come ovattate. Era in uno stato di semincoscienza, ancora troppo stanco e turbato per poter pensare razionalmente. Qualcosa di bollente e acro scorse nella sua gola, abbastanza per svegliarlo completamente. Riconobbe il sapore del tè e qualcosa di alcolico. Lentamente aprì gli occhi, respirando affannosamente.
- Il freddo non vi fa bene padroncino. Dovevate coprirvi di più. - Razael non mostrò esteriormente la tenerezza che quella faccina rossa per il freddo le faceva, ma comunque sia viziava sempre un pochino il suo padroncino ogni volta che questi non stava troppo bene. O almeno, lo faceva fino a quando Ciel irritato non le ordinava di smetterla. Gli rimboccò meglio le coperte, sistemando i cuscini e passandogli una pezza bagnata sulla fronte.
- Avete rischiato di prendere la febbre, padroncino.
- Non farmi la predica - sussurrò con un fil di voce.
- Avete fame?
- No, voglio solo dormire. Lasciami stare. - Razael fece un cenno d'assenso, prese il candeliere e uscì dalla porta, inchinandosi e augurando una buona notte al signorino. Una volta nel corridoio si appoggiò al muro, sospirando stancamente.
- Perché lo hai fatto?
- Perché hai sprecato un'ottima stoffa per quel pazzo, Sebastian. - Il maggiordomo rise lugubremente.
- Non hai ancora perso il vizio di seguirci di nascosto, vero? Dimmi, di che colore era l'anima di Madam Red?
- Prova un po' a indovinare. Sei intelligente, con un po' di sforzo potresti arrivarci.
- Non è salita molto velocemente al... - e qui sorrise come se dovesse raccontare una buffonata - "Paradiso", vero? D'altronde... - Razael spense il candelabro con un soffio. La sua voce emerse dall'oscurità come se provenisse da un'altra dimensione. Due occhi dorati emersero dall'oscurità.
- Non giocare troppo con me, demonio. Non tollero una carogna come te. Finché sarai Sebastian Michaelis, il fedele cagnolino del conticino Phantomhive, andrò sempre d'accordo con te come ho sempre fatto. Non appena rivelerai la tua vera natura ti massacrerò. Non posso certo far arrabbiare il mio superiore. - Una piccola fiamma illuminò  il volto della donna, e pian piano tutte le candele si riaccesero. Sebastian sapeva che lei lo aveva fatto per nascondere la sua rabbia e quegli occhi dorati che ad ogni discussione, nel buio, lo scrutavano con disprezzo.
- Comunque io torno alla villa. Non mi fido a lasciare soli quei tre. Pensaci tu al signorino. - Gli diede il candelabro, e s'incamminò nel corridoio oscuro senza timore. Il maggiordomo notò alcune piume nere danzare nell'aria sovrastante, prima di scomparire nelle tenebre.

Angolo autrice:

Beeeene. So perfettamente che questo secondo capitolo non è un granché come trama. E non lo sarà fino al quinto capitolo, poiché Razael fino ad allora ricoprirà un ruolo puramente secondario nella storia. Seguirò il manga fino alla saga degli indiani, poi comincierà la storia vera e propria! Ho usato quest'escamotage per meglio delineare il carattere di Razael e giustificare perciò le sue azioni e i suoi pensieri. So che per ora è una storia decisamente noiosa, ma vi prometto emozioni forti in futuro!

Ringrazio LadyM5 AkemiMatsumoto Death Voice Crazy Sisters e la mia nekochan22 per le rececensioni 

Phoenix

PS: so che è tremendamente tamarro mettere la propria firma in caratteri gotici, ma a me sa una figata.... :))



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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


3

Capitolo 3


Razael si tolse il giubbotto, controllando il proprio aspetto allo specchio. Le labbra, vermiglie di natura, erano screpolate per il freddo e le gote arrossate dal vento che le feriva senza pietà. Alcuni trovavano estremamente grazioso l'avere le guancie leggermente rosse, per lei era semplicemente irritante. Aveva oltretutto finito la sua crema per il viso, e non aveva gli ingredienti per farne altra. Le era rimasto solo un barattolino dove conservava un balsamo per le labbra all'uva e mora. Con un pennellino stese la lozione sulla bocca, per poi tirare fuori un pettine per lisciare i capelli intricati dal vento. Era ancora presto, e fortunatamente la servitù era riuscita a non rompere nulla. Aveva sei ore di tempo prima che arrivasse il signorino con Sebastian, e fra quarantotto si sarebbero svolti i funerali di Madam Red. In fondo, se non fosse stato per lei...
Era un pomeriggio luminoso. Era sempre così, in Italia. Il cielo era perennemente azzurro, e le estati non erano troppo calde, così come gli inverni non erano eccessivamente rigidi. C'era un grosso salice davanti alla taverna dove lavorava come cuoca, e spesso i viandanti ci si fermavano sotto per pranzare. Anche se la paga era misera era un buon lavoro, che le permetteva almeno di comprare la stoffa per rattoppare gli abiti e il caffè per alzarsi la mattina. Quel giorno la padrona l'aveva costretta a ripulire l'intero casale perchè aveva sentito dire che un'abbiente donna aristocratica inglese passava da quelle parti. Dopo una faticosissima mattina passata a lustrare ogni centimetro di pavimento, era arrivato il momento del pranzo. Si era messa in cucina, pronta all'opera. Il fato volle che la famosa aristocratica si fermasse proprio lì, cambiando radicalmente il suo destino. Lei sentì solo le voci della padrona e dell'aristocratica parlare all'ingresso. Poi la donna le urlò di preparare della pasta per la madamigella, e di servirla sotto al salice. In poco meno di un'ora il piatto fu pronto, e la serva non riuscì nemmeno a darsi una ripulita prima di servire l'ospite, preoccupata di averci messo troppo. Timidamente arrivò fino al tavolo all'aperto, e timorata dall'elevazione sociale della madama non osò guardarla negli occhi, porgendole il piatto e augurando con voce sottile un buon pasto. Immediatamente la padrona arrivò alle sue spalle, tirandole i capelli. Le urlava cose come "come osi presentarti come una stracciona di fronte alla nostra ospite?" e "La prossima volta ti bastonerò a dovere!". Fu la voce della signora a fermare la padrona. "è una bellissima ragazza; lascia che ci chiacchieri un po'. Conosce l'inglese?" La serva rimase in piedi, senza guardare negli occhi la donna. "Come ti chiami?" chiese in un elegante inglese. "Razael, signora." "Che nome strano... è molto bello però." "Grazie, signora." "non tenere il mento così basso; hai dei bei lineamenti del viso, dovresti curarli di più". "Se pensassi alla mia bellezza non avrei tempo da dedicare al lavoro, madam. Sono brutta, ci vorrebbe troppo a rendermi graziosa." "Ah ah ah! Non dire così, sei molto più bella di me! Sai, ho bisogno di una governante per la mia villa in Inghilterra, quella che ho è troppo vecchia e malata per fare qualunque cosa. Se ti chiedessi di venire a lavorare da me accetteresti?"
-
Accidenti, è finito il White Darling di Harrods. Forse faccio ancora in tempo ad arrivare al mercato per comprarne un po'.

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Razael s'inchinò al ritorno del padrone.
- Bentornato padroncino. è stata una giornata faticosa; vi ho preparato un bagno caldo.
- Faticosa per niente; non l'ho portata mica io la bara. - Razael non aveva mai apprezzato lo humor inglese. Lo trovava semplicemente asettico e insensato.
- Vi porgo ancora le mie condoglianze.
- Tienitele per te. D'altronde era la tua vecchia padrona, sarai dispiaciuta.
- La morte è l'unica cosa che accomuna tutti noi mortali. Prima o poi, tutti... - Lanciò uno sguardo serio a Sebastian - ...tutti, in un modo o nell'altro, dobbiamo ricongiungerci a Dio. - Il maggiordomo non fece che rimanere impassibile, con il suo classico sorrisetto stereotipato stampato sulle labbra.
- Non tutti però arriviamo fin lassù - precisò lui - vero signorino? - Ciel sbuffò irritato.
- Smettetela con questi discorsi filosofici. Mi danno sui nervi.
- Ben poche cose sono in grado di non irritarvi.
- Ah ah ah, divertente lo humor italiano Razael. Sebastian, voglio farmi un bagno. E per cena voglio salmone in camicia e parfrait di frutta.
- Certo, ceneremo presto oggi. Mi sembrate stanco. - Il resto della servitù era ancora in cucina a chiacchierare. Razael irruppe nella stanza in modo così improvviso che Bald quasi ingoiò la sigaretta che teneva fra le labbra.
- Ascoltate, oggi dovremo far cenare il signorino prima del solito. Perciò Bald mi serve che ti vada a recuperare il salmone che teniamo nella ghiacciaia, tu Finny devi cogliermi un po' di frutta dall'orto; Mey Rin, oggi intavoleremo il servizio in ceramica Jackson & Brothers, con i bicchieri in cristallo Dalton e le posate d'argento. Alla tovaglia e il candelabro ci penso io. E portate dell'altro tè al signor Tanaka!
- Sissignora! - I tre partirono alla carica con l'entusiasmo di sempre. Razael cominciò a far bollire l'acqua e pulì l'insalata. Tanaka la guardava seduto sulla panca, offrendole una tazza della sua speciale limonata.
- No, grazie signor Tanaka. Spero che il signorino mangi qualcosa...
- Oh! oh! oh!
- Ah, certo certo. Oggi a pranzo non ha toccato nulla, gli fa male digiunare, è così magrolino.
Oh! oh! oh!
- Certo, sarà una cena leggera, avrà lo stomaco scombussolato. Povera creatura, è difficile sopportare un colpo come questo per un bambino della sua età.
Oh! oh! oh!
- é bello poter parlare con qualcuno che non ha sempre da ribattere, sapete?
- RAZAEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEELLLL!!
- Oh...?
- Che diavolo succede...?!! - Finny spalancò la porta in lacrime, porgendo un cestino con dentro una minuscola melina selvatica acerba.
- Signoraaaa... non volevo... Davvero non ho fatto apposta!
- Calmati! Spiegami tutto...
- Stavo cogliendo le mele come mi avevi detto, ma ho notato che in alto ce ne erano moltissime grandi e mature, così ho provato ad abbassare un ramo per arrivarci e...
-No, non continuare - disse esasperata la governante - ho già capito. Devi fare con più delicatezza Finny, non puoi rompere tutto ciò che tocchi. - Il ragazzino abbassò il viso tristemente.
- Ho capito. Cercherò di fare meglio in futuro. - Intenerita dallo sguardo basso del giardiniere, Razael gli diede un'affettuosa pacca sulla spalla.
- Non preoccuparti Finny! Vedrai che ben presto perderai il vizio di sfasciare tutto ciò che tocchi. - Finny riprese subito il suo buon uomore.
- Puoi contarci Razael! Vedrò di stare ben attento la prossima volta!
- Perfetto! E ora devi correre all'azienda agricola della Funton qui vicino e prendere un cestino di mele... mele mi raccomando eh! Non portare a casa fagioli secchi come l'altra volta. Eccoti i soldi, e fa in fretta! - Finny corse goiosamente fuori dalla porta, pronto ad adempiere al suo lavoro. La domestica continuò a preparare il piatto, strappando l'insalata e condendola. Il silenzio era quasi surreale...
- KYYYAAAAAAAAAA!!!! - Nessun rumore di ceramica frantumata. Comunque Razael pensò bene di andare a controllare. E infatti trovò Mey Rin arrotolata come una salame nella tovaglia.
- Ti avevo detto che alla tovaglia ci pensavo io!
- Non ho fatto apposta, è che mentre stavo prendendo i piatti ho accidentalmente messo il piede nel cassetto delle tovaglie aperto, e siccome non mi reggeva  è caduto.... Sono riuscita a mettre in salvo i piatti, ma tentando di aggrapparmi a qualcosa mi sono avvolta nella tovaglia... - Razael riuscì a liberarla, e mentre ripiegava la tovaglia borbottò:
- Direi che è umanamente impossibile fare una cosa simile, ma con te non posso far altro che sfatare questa realtà universale.
- Eh? Non ho capito.
- Non preoccuparti, non c'è bisogno di capirlo... - Buttando un occhio alla tovaglia, Razael emise un suono di sgomento. - Accidenti, si è strappata! E guarda che squarcio! Non credo riuscirei a ripararla abbastanza bene da nascondelo... - Mey Rin era sul punto di piangere come una fontana.
- Mi dispiace! Mi dispiace! Mi dispiace! Mi disp...
-HO CAPITO, HO CAPITO! Calmati, e non metterti a piangere. Ascolta, prendi i piatti uno alla volta e mettiti seduta al tavolo per lucidarli. Usa questo straccio e nient'altro, non puoi di nuovo lucidare i piatti con il grasso di foca...
- Sissignora! Farò come hai detto! - Forse era riuscita a mettere tutto a posto. Portò la tovaglia nella lavanderia, appuntandosi mentalmente di rammentarla subito dopo cena. Tornò in cucina, macinando alcune bacche di pepe rosa che avrebbe usato sul salmone e dirigendosi a prendere il burro per ungere la padella. Andò nella cantina, dirigendosi verso la ghiacciaia, e ciò che vide non le piacque per niente...
- O mio Dio! Bald! Bald, stai bene? - il cuoco era steso per terra, i capelli anneriti e crespi e un fucile lì vicino. Aiutato da Razael si tirò su a sedere, tossicchiando.
- Pensavo di aiutarti a cucinare il salmone per stasera, ma ho usato un fuoco un po' troppo alto... - disse indicando una lisca appesa al muro visibilmente bruciata.
- Cioè, di un intero salmone è rimasto quel pollice scarso di ossicino? Sai benissimo che non puoi usare un fucile per arrostire il pesce...
- Aaaaahhhh, insommaaaa! Con il forno ci sarebbe voluto troppo!
- E ora ci vuole un altro salmone! Mi spieghi dove lo rimediamo uno adesso...? Ok, da quanto ne so dovrebbe esserci del tonno avanzato dal pranzo di ieri... cercherò di distogliere il padroncino dal pasto che consumerà, sperando che non si renda conto di ciò che sta mangiando. Se vieni puoi aiutarmi a sfilettarlo.
- Ah, ora non sono troppo maldestro?
- No. Fai come ti dico e non farmi arrabbiare. - Nessuno seppe come, ma Ciel si ritrovò a mangiare finalmente un salmone/tonno arrosto, insalata di mele e macedonia di frutta.
- Non era quello che avevo chiesto...
- Chiedo perdono padroncino, non avevo capito bene la vostra richiesta.
- la prossima volta stà più attenta - bofonchiò il bambino addentando un pezzo di pesce.

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-
é fredda... Agni, cos'è questa?
- è la cosa chiamata "neve" che cade in inverno in Inghilterra, principe. - Il ragazzo dagli abiti vistosamente orientali alzò lo sguardo, allargando le braccia come per cingere tutto il mondo attorno a lui.
- Aaaaahhh, l'Inghilterra è proprio bella. Vorrei poterla portare via con me per mostrarla alla mia nobile madre.

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


4

Capitolo 4


- Accidenti! Ehi, leggete qua che roba pazzesca!
- Che succede Bald? Come mai sei così eccitato?
- Guarda, guarda! Nobili inglesi appesi come prosciutti per strada, davanti alle Coffee House! Addirittura gli aggressori gli hanno attaccato addosso dei fogli con degli insulti rivolti alla regina! - Finny e Mey Rin si abbracciarono terrorizzati.
- N-non voglio essere denudata e appesa a testa in giù!
- Nemmeno io! Non ho ancora assaggiato il curry! Il curry! - Razael chiuse il giornale che aveva preso, guardando leggermente divertita la reazione esagerata dei due.
- Tranquillizzatevi, nessuno vi torcerà un capello. E poi ci siamo io e Sebastian a proteggervi!
- Signora Razael grazieeeeee!! Sei così gentile! - Finny si lasciò cadere sulla sedia sollevato, decisamente più tranquillo.
- Il signorino sta investigando sul caso, giusto? - Chiese Bald accendendo l'ennesima sigaretta.
- Aveva detto che avrebbe fatto un giro per i quartieri popolari... piuttosto ora dovrebbe essere quasi arrivato. Anzi - disse tendendo l'orecchio - credo di sentire il rumore della carrozza. Presto, all'ingresso! - Ciel stava entrando in quel momento, con un'aria decisamente esasperata. Sebastian prese il giubbotto del padrone, elencando i possibili tè che avrebbe preparato.
- Allora vi preparo subito un Earl Grey. è stata una giornata faticosa.
- Già.
- Meglio il chai del tè inglese.
- Già. Cioè...Eh...?- Tutti si accorsero di non conoscere la voce di chi aveva espresso quel giudizio. Girandosi videro due uomini in piedi vicino al portone. Ciel sbiancò, incapace di pronunciare una qualsiasi frase di senso compiuto. Uno dei due era un ragazzo giovane, intorno ai diciotto, con pelle scura, occhi dorati e capelli violacei. L'altro era un uomo più maturo, dalla pelle più scura e altissimo. Aveva i capelli bianchi e abiti molto più modesti del ragazzo.
- Co... co... COSA CI FATE QUI?? - l'indiano lo guardò sorpreso.
- Ma come cosa ci faccio qui? Siamo diventati conoscenti no? E poi tu ho pure aiutato! In India è normale educazione invitare il proprio benefattore a casa... - Razael si sentì male, e sentiva che sarebbe crollata a terra priva di sensi di lì a un momento. Ospiti a sorpresa... Mey Rin aveva macchiato in modo irreversibile tutte le moquette dell'ala delle stanze per gli ospiti con la pece. Non c'erano stanze disponibili nell'ala residenziale, né in quella della servitù. Rimase immobile, imbambolata e con un sorriso tirato, cominciando a elaborare in fretta centinaia di piani per potersene uscire con dignità. Sebastian notò il suo disagio.
- Non abbiamo stanze disponibili - mormorò a denti stretti quando il maggiordomo le accostò il viso. - Non è ancora arrivata la moquette di ricambio... -
- Ci inventeremo qualcosa.
- Un momento, dove sono finiti tutti? - Solo in quel momento infatti i due si accorsero che tutti erano spariti. Sentirono Ciel urlare dal piano superiore, e si catapultarono su per le scale. A quanto pare una stanza disponibile c'era, dimenticata da tutti ma c'era. Il ragazzo indiano era spaparanzato su un letto, mentre il suo compare prendeva i mantelli.
- Ma si può sapere chi seiiiii??? - urlò nevroticamente Ciel.
- Io? Io sono un principe. - L'uomo dalla tunica verde sorrise, spiegando agli altri:
- Sua altezza è il ventiseiesimo principe del Bengala, Soma Ashman Kadar.
- Sarò ospite tuo per un po', piccoletto.
- P-piccoletto...?

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Quando Razael si svegliò notò immediatamente qualcosa che non andava. Con gli occhi ancora impastati dal sonno si diresse verso l'armadio, cominciando a vestirsi. Aveva ancora quella strana sensazione addosso, e solo l'acqua gelida con la quale si sciacquò la faccia riuscì a svegliarla del tutto. E immediatamente capì. L'odore che sentiva non era quello tipico delle focacce che Sebastian cucinava la mattina per tutti. Era un odore strano, ma le scatenava l'acquolina in bocca. Con passo deciso si diresse verso la cucina, determinata a scoprire il mistero. Non appena mise piede nella stanza rimase di sasso. Un vasto assortimento di cibi coloratissimi invadeva interamente il tavolo, e tantissime pentole erano posate sui fornelli. Al lavoro c'era l'uomo che accompagnava il principe. Non appena si accorse della donna sulla porta le rivolse un sorriso smagliante.
- Namaste!  Voi dovete essere la madamigella cameriera...- Riprestasi dallo stupore, Razael avanzò fino al tavolo, annusando ammirata la fantastica fragranza dei cibi.
- Che odore delizioso! Siete davvero abile ai fornelli! Non pensavo però che un nobile cucinasse...
- Ah ah ah, non merito queste parole gentili! E non temete, non sono un nobile, ma un semplice maggiordomo!
- Ma dai! Gli abiti mi avevano tratta in inganno, nemmeno Sebastian si veste in modo così curato...A proposito, che significa "namaste"?
- Nella mia lingua significa "buongiorno".
- Aaaahh, ma pensa tu... ehi, ma quello... - Razael indicò un vaso appoggiato vicino alla credenza.
- é zafferano quello laggiù?
- Conoscete questa spezia? è molto usata nel mio paese.
- Scherzate? Non lo sapevo! Pensavo che fosse usata solamente in Italia! - Si riscosse dalla contemplazione dello zafferano - Oh, che maleducazione! Non mi sono presentata! Sono Razael Glasshiver.
- Agni. Felice di conoscervi madamigella cameriera!
- No no ma quale madamigella? Sono sposata io! E poi sono la governante della villa...
- Che tremendo errore! Non pensavo foste sposata... è che siete molto giovane!
- Grazie. Piuttosto, posso chiedervi una cortesia?
- Ma certo.
- Potreste darmi del "tu"? Non mi piace essere formale... noi italiani siamo gente molto più alla mano degli inglesi!
- Sarà per questo che siete... pardon, sei anche molto più solare di tutte le persone che ho incontrato finora? E vorrei che dessi del "tu" anche a me. - Razael sorrise.
- Bene, Agni... cosa stai cucinando?
- Del curry. Lo hai mai assaggiato?
- No, sarei molto curiosa di provarlo.
- Ce n'è tanto. Se ne vuoi un piatto, serviti pure!
- Ma grazie!! Non sono abituata a una colazione così sostanziosa... ma vabbè, per oggi farò uno strappo alla regola! - Agni le allungò un piatto fumante e un cucchiaio.
- Solitamente noi lo mangiamo senza posate, ma immagino che tu invece sia abituata ad usarle. Prego, buon appetito! - La governante portò un pezzo di carne alla bocca, gustando lentamente il cibo.
- Ma è buonissimo! Davvero complimenti Agni! Semplicemente favoloso! Ci voleva del buon cibo dopo anni passati con la tremenda cucina inglese..!
- Ancora grazie! Ora vado a svegliare il principe...
- Ah, impiatto io le vivande! Voglio esserti d'aiuto.
- Bene! Ci rivediamo dopo, allora! - "aaaahhh, ma che fortuna! Trovare un maggiordomo gentile... mai successo in tutta la mia vita! Escludendo il signor Tanaka, naturalmente... e ad essere sincera cucina pure meglio di Sebastian! Io la cucina inglese proprio non la reggo... quelle zuppette insapori non possono minimamente competere con questa roba! A proposito, come ha detto che si chiamava...? Vabbé, non importa!" Felice, la governante prese le posate e la tovaglia per apparecchiare la tavola. Una volta nella sala da pranzo dovette nuovamente ricredersi sull'efficienza di Agni. La tavola era già apparecchiata con molti cibi esotici. Evidentemente si era svegliato molto in anticipo rispetto a lei. Alzando le spalle fece per uscire dalla stanza per avvertire il signorino, quando sbattè contro qualcosa. O meglio, qualcuno. Bald era impietrito di fronte a lei, impaurito.
- Razael! O DIO, GRAZIE! - Afferrò per le spalle la povera donna, gettando la testa all'indietro per meglio ringraziare il Signore. - Cosa è successo? Dimmi che non sono impazzito!
- No Bald, sei già abbastanza pazzo di tuo.
- Cosa è tutta quella roba?
- Evidentemente è stato il maggiordomo del principe...
- DOBBIAMO AVVERTIRE SEBASTIAN! MEY RIN! FINNY! Prestoooo!!
- No, fermo! Asp...Tsk! - sbuffando la governante si gettò all'inseguimento del cuoco. Li vide catapultarsi nella stanza di Ciel, e li seguì a ruota. La scena che gli si parò davanti era semplicemente imbarazzante. Ciel si agitava come un'anguilla, sollevato da Agni che cercava di portarlo in sala. Sebastian, troppo scandalizzato, non sapeva come reagire. In quel momento entrò come un fulmine il principe Soma, afferrando Ciel sottobraccio e annunciando a gran voce che doveva fargli da guida. Razael riuscì a riprendere il controllo della situazione con un sonoro colpo di tosse. Sebastian si riscosse, frapponendosi fra la porta e Soma.
- Sono desolato, ma l'agenda del signorino è piena d'impegni. - Solo lei notò il sospiro di sollievo del padrone. Due ore dopo, Ciel e Sebastian erano impegnati in un allenamento di scherma. Soma stava esprimendo da una buona mezz'ora tutta la sua noia, deconcentrando Ciel. Nemmeno il chai allo zenzero che gli aveva preparato Agni riusciva a zittirlo abbastanza a lungo da permettere al conte di rilassarsi.
- Senti cosa stai facendo? Ehi! Senti, ti dico! Senti! Senti! Senti, ti dico! - Ciel si girò imbestialito.
- AAAHHH!! ZITTOOOO!!! - Lau, accanto a Razael, ridacchiò.
- Ah ah ah, il tuo padrone è molto nervoso stamattina eh?
- Credo chiunque lo sarebbe.
- Ma dai! Ti facevo più paziente...
- Cosa succede? - Ciel lanciò una spada a Soma, proponendogli un patto; avrebbe giocato con lui se lo avesse battuto al fioretto.
- Certo che il conticino è proprio sadico! Non so se il principe conosce le regole del fioretto.
- Ne dubito fortemente - dichiarò la governante accennando con la testa a Soma che correva da una parte all'altra della stanza cercando di evitare i colpi di Ciel. Quest'ultimo stava per fare un affondo ai danni del "nemico", quando un lampo verde saettò nella stanza. Agni si precipitò a difendere il suo signore con il proprio corpo, colpendo repentinamente il braccio del conte. Ciel barcollò e cadde in ginocchio tenendosi il braccio, cadendo a terra. Per un attimo fu un silenzio di tomba. Il khansama si accorse di quel che aveva fatto solo dopo qualche secondo, temendo di aver colpito con troppa forza. Razael non si mosse. Non era riuscita ad accorgersi del movimento dell'uomo... Eppure era di fronte a lei, l'avrebbe dovuto vedere! A quanto pare però nemmeno Sebastian se ne era reso conto in tempo.
- Ahi ahi. Qui mi sa che devi vendicare il tuo padrone, caro il mio maggiordomo.

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Sistemò meglio il cuscino, assicurandosi che fosse abbastanza morbido. Soddisfatta guardò la stanza che aveva preparato per il principe. Ci aveva portato la statua della dea Kalì necessaria per la preghiera degli ospiti, ed era riuscita addirittura a trovare dei vasi e tappeti indiani che davano un tocco esotico al tutto. Dopodichè andò nella stanza di Agni, controllando che fosse abbastanza pulita. Era un uomo molto ordinato; sebbene fuori nevicasse non c'erano impronte sul pavimento. Decisamente tranquillizzata dall'ispezione delle stanze andò in cucina. Trovò nuovamente Agni alle prese con i fornelli, ma ciò che la stupì fu il fatto che Bald, Finny e Mey Rin lo stavano aiutando. E nulla era ancora esploso/polverizzato/ridotto a un cumulo di pezzettini talmente piccoli da dover essere raccolti con le pinzette da sopracciglia.
- Ah, Razael! Ho visto come hai sistemato la stanza del principe e la mia, non so come ringraziarti!
- Ah ah, sì... emh... una domanda. Come hai fatto a farli lavorare così bene senza che abbiano distrutto tutto?
- Be', ognuno ha un suo talento, l'importante è scoprirli e saperli sfruttare.
- Wow, io ci avevo provato molte volte, ma non ci avevo mai preso... Lascia che anche io ti aiuti!
- Certo! Sto facendo la salsa di uvaspina, ma mi serve l'impasto per il pie. Potresti pensarci tu?
- Senza problema!- cominciando a impastare gli ingredienti, attaccò bottone col maggiordomo. - Dimmi un po', come è il paese da cui vieni?
- Il Bengala? Per me è il posto più bello del mondo. Lì splende sempre il sole, e il clima non è mai così rigido. Per strada camminano elefanti e teniamo le tigri addomesticate nei palazzi...
- Accidenti, che posto meraviglioso! Mi piacerebbe proprio poterlo visitare un giorno...
- Be' quando saremo nuovamente in India io e il principe saremo lieti di ospitarti! Come è invece l'Italia?
- Unica nel suo genere. Fino a cinquant'anni fa era suddivisa in moltissimi regni... Ma grazie all'operato di Garibaldi e Mazzini siamo riusciti a superare le nostre divergenze e siamo arrivati a un'unità totale! Mio nonno e mio padre avevano combattuto per la libertà... i loro racconti ancora mi emozionano! Sono nata solo cinque anni dopo l'unità...
- Una storia emozionante, non c'è che dire. - La donna non potè fare a meno di guardarlo commossa.
- Cioè, mi sei stato a sentire? Oh, è incredibile che tu mi sia rimasto ad ascoltare fino adesso! Sai, ho il vizio di parlare troppo e perciò spesso le persone perdono interesse per quel che dico dopo pochi minuti. Tu invece sei rimasto attento.
- Naturale. é molto interessante quel che hai detto. Piuttosto, prima avevi detto di essere sposata. Perdona l'indelicatezza, ma posso sapere chi è tuo marito? - Razael lo guardò di sottecchi.
- Un attimo. Stai pensando che è Sebastian, vero?
- Oh? No, non credo. Non sembrate così uniti come un marito alla propria moglie. Perchè mi fai questa domanda?
- No, niente. Comunque... mio marito è un angelo. - Agni la guardò leggermente confuso, smettendo di pulire l'uvaspina.
- Un... angelo...? - L'espressione di Razael era nostalgica. Guardava le proprie mani affondate nell'impasto che stava lavorando, con un sorriso triste.
- é morto pochi mesi dopo il matrimonio. Sono passati quattro anni da allora... - Agni si pulì le mani, avvicinandosi a lei.
- Che storia orribile... sono desolato di averti ricordato queste cose tristi! - Le appoggiò una mano sulla spalla, commosso. Lei si riprese immediatamente.
- No no non sentirti in colpa. Era molto malato, sapevo che prima o poi se ne sarebbe andato... non pensavo però così presto... - fece un sorriso tirato, allontanando gentilmente la mano del maggiordomo.
- E poi non devi preoccuparti così tanto per me, sono forte ho superato questo evento funesto da molto ormai! Ed è specialmente grazie a loro - accennò a Bald, Finny e Mey Rin - che sono riuscita a dimenticarlo in fretta. Devo sempre stargli dietro, e non ho il tempo di pensare alle cose tristi. Sono sempre tutti allegri qui! E io do il massimo per sembrare sempre felice e spensierata. La gioia è contagiosa, e io non voglio più essere triste! - Il sorriso di lei era bellissimo e allegro; Agni non riusciva a credere che ci fosse tutta quella tristezza nel giovane cuore di Razael.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5

Attenzione: a causa della mia rincoglionaggine cronica ho saltato un capitolo da pubblicare. Avete notato che avevo pubblicato il capitolo 4 subito dopo il 2, vero? Ecco, non ho sbagliato il titolo, semplicemente ho pubblicato quello sbagliato. Se volete potete ora leggere il capitolo 3, anche se non influisce sulla trama. Diciamo che non vi siete persi niente.




Capitolo 5 

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- Signorino, è uscito. - Erano le due e quarantacinque; Razael prese il giubbotto del padroncino, mentre Sebastian se ne stava ancora appeso a testa in giù dalla finestra.
- Tzè, era supersospetto fin dall'inizio quello là. Uno forte così può tranquillamente appendere una ventina di uomini. - Disse Lau alzandosi e prendendo il kimono che gli porgeva la donna.
- Strano che la tua fedele segugia non abbia fiutato questa pista - Continuò alludendo alla serva. - Non si dilettava a fare la detective...?
- Che importa? Seguiamolo... - Ordinò Ciel sistemandosi le spalle del soprabito.
- Aspetta! Porta anche me! - I presenti si girarono a guardare l'uomo che aveva parlato. Si trattava di Soma, in piedi sulla porta, il viso serio.
- Mi ero accorto che ogni tanto Agni usciva la notte di nascosto, ma non me ne ero mai curato. Voglio scoprire perchè fa così! - Ciel lo guardò in silenzio.
- Razael, vai a prendere il giubbotto del principe. - Lei tornò pochi attimi dopo con il mantello del ragazzo, aiutandolo a fissarne la spilla.
- Su, sbrighiamoci! - In poco tempo gli furono alle costole. Era buffo vedere un bambino, un ragazzo, due uomini e una donna sgaiattolare per le vie della città cercando di passare inosservati. Agni era venti metri avanti a loro, il turbante che svolazzava in sincronia con il mantello, le lunghe ciocche di capelli canuti si confondevano con la neve. Dopo pochi minuti Agni girò verso un'imponente villa, avvicinandosi al cancello con l'evidente intenzione di entrarci. Scambiò un paio di parole con gli uomini di guardia, e poi varcò il cancello. I cinque "stalker" rimasero prudentemente nascosti dietro al muro di cinta. Lo scavalcarono dopo essere sicuri che nessuno potesse vederli, e s'intrufolarono nella magione. Non appena entrarono nell'ingresso sentirono delle voci dal piano superiore. Razael ringraziò il Signore per aver avuto la buona idea di indossare degli stivali imbottiti al posto dei begli stivali alla francese che calzava solitamente, che facevano un tremendo baccano con il tacco. Una volta arrivati alla sala della conversazione, Sebastian socchiuse la porta e tutti si sporsero per spiare dallo spiraglio.
- Perchè non fumi un sigaro e ti rilassi? Sono di Harrods, hanno perfino il Royal Warrant. - Razael si sporse un pochino, riuscendo a vedere anche Agni. L'uomo era seduto su un divano, estremamente teso. Non rispose al suo interlocutore, il quale riprese a parlare di un certo piano nel quale la sua mano di Dio avrebbe ricoperto un ruolo primario. Agni sembrava quasi intimorito, e preso il coraggio a due mani disse:
- Se farò questo... allora Mina... - Lei non fu abbastanza veloce e non riuscì a fermare Soma, che si catapultò al di là della porta. Ciel stava per urlargli qualcosa, probabilmente un insulto, ma Sebastian gli tappò la bocca in tempo. Lei scansò il signor Lau, riuscendo a impedire a West di vederli. Mentre i tre stavano borbottando qualcosa, lei si voltò a guardare cosa succedeva all'interno della stanza.
- Agni, punisci quest'uomo! - Ma lui non si mosse. Cominciò a sudare freddo.
- Ehi, cosa stai asp...
- Agni, butta fuori questo rumoroso signor principe. - Razael si girò verso Ciel e Sebastian.
- Padroncino, la situazione di questo passo precipita. Dobbiamo intervenire.
- Non posso mica mettere in pericolo la mia reputazione per quelli là! Però su un punto hai ragione...
- Cosa facciamo allora padroncino?
- Per ora portiamo via il principe stupido. - Un suono di lotta catturò nuovamente la sua attenzione. Evidentemente Soma si era scagliato contro West, poichè il suo maggiordomo l'aveva bloccato per le spalle.
- A quelli che non conoscono la buona educazione bisogna fare un po' male. Agni, zittisci questo principe con una bella sberla. - Razael non sapeva più se seguire i discorsi del padrone o buttarsi nella stanza per fermarli. Ma senza un suo ordine preciso non avrebbe dovuto muoversi di un millimetro, domando i suoi istinti. Guardò Ciel per chiedere il permesso di agire, ma ciò che gli si parò davanti era un muso peloso dotato di lunghe corna. Il cervo parlò.
- Ti piace questo nuovo look? - Sapeva che se gli avesse tirato un pugno avrebbe danneggiato quella splendida testa imbalsamata che quel genio di Sebastian si era infilato sul capo. Leggermente irritata gli diede un colpo sulla spalla, invitandolo ad agire il prima possibile.

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Soma, Agni sarà pure un esperto di combattimento, ma questa è una gara culinaria...
- Non capite, non avete mai assaggiato il vero curry. Per farlo è necessario miscelare fra loro trecento spezie diverse, in pratica è impossibile trovare la giusta combinazione. Ma lui ci riesce, creando il curry divino... per questo Agni è conosciuto come la mano destra di Kalì!
- Quindi voi avete scelto Agni per come cucina il curry?
- Allora mica lo sapevo Razael! è stato quando l'ho scoperto che gli ho chiesto di consacrarmi la sua mano... - Ciel lo interruppe sbadigliando vistosamente.
- Bene io ho sonno e voglio dormire. Razael, se il marmocchio ha bisogno di qualcosa pensaci tu - le fece segno di avvicinarsi - e tienilo il più lontano possibile da me - sussurrò nervosamente. Razael soffocò una risatina.
- *Ai suoi ordini*. Principe, vogliate seguirmi. - Lo accompagnò fino alla stanza, augurandogli buona notte e indicandogli il campanello da suonare per chiamarla. Soma ascoltò a testa bassa, guardandosi le punte dei piedi.
- Senti... non è che... - Alzò lo sguardo, perdendosi a guardare la luna da fuori la finestra.
- Prego principe, continuate pure.
- Puoi rimanere con me fino a quando non mi addormento? - Razael sorrise con fare materno.
- Immagino che Agni aspettasse che voi vi assopiate per coricarsi a sua volta, vero? Ascoltate, io vi sarò accanto. Lo faccio soprattutto per rispetto verso il vostro maggiordomo, che pur di farvi felice ha scelto addirittura di tradirvi... Non temete; lo riporteremo qui, e faremo una scorpacciata di curry che alla fine non riusciremo più a muoverci! - Soma rise nel sentire l'ultima frase.
- Perfetto! Allora... vieni con me? - La prese per mano, dirigendosi nella stanza. La donna arrossì solo per un secondo al contatto, per poi sorridere. Non c'era nulla di implicito in quel gesto; solo un grande bisogno di affetto. Ciò che a lungo quel ragazzo non aveva avuto. Agni non era quindi per lui solo un maggiordomo; era amico, padre, madre e fratello. Senza di lui era come se si fosse spento il sole che brillava nei bellissimi occhi felini del ragazzo. Razael si sedette su una sedia davanti al letto di Soma, ascoltando i suoi timori e continuando a rassicurarlo. Aspettò che il sonno avesse la meglio sul ragazzo, e fino ad allora non si mosse. Sistemò le coperte e chiuse la porta senza far rumore. Poteva dormire per altre tre ore, ma poteva anche chiedere a Sebastian di darle due ore in più, giusto per non arrivare rimbambita il mattino dopo. Sapeva che sarebbe stata una giornata lunghissima. Decise di fare un lungo bagno rilassante, perciò cominciò a far scaldare l'acqua. Quando mezz'ora dopo era immersa nell'acqua calda non riuscì tuttavia a rilassarsi come avrebbe voluto. Appoggiò le braccia ai bordi della vasca, buttando all'indietro la testa. Non riusciva a capacitarsi di quel che era successo. Anche se non poteva dire di conoscere Agni, era comunque sorpresa dal suo comportamento. Era un uomo trasparente, ed era evidente la sua assoluta fedeltà al principe. Perchè allora lo aveva tradito? Era evidente che lo faceva per la sua felicità. Mina... per quella Mina, tanto amata dal principe, era arrivato al punto di dare uno schiaffo al suo padrone. Quel tale West lo aveva in pugno. Che crudeltà, fare così tanta pressione su un uomo fino ad indurlo a fare cose simili! Ripensò a Soma. Indossava abiti ricercati e gioielli preziosissimi, ma alla fine non era che un bimbo inerme. Sbuffando uscì dalla vasca e si avvolse un asciugamano intorno al corpo. Doveva ritrovare Agni e riportarlo dal principe. Quante volte Sebastian gli aveva ripetuto quella frase...? "Tu sei dannatamente buona; non puoi essere spinta dai buoni sentimenti per sempre. Quelli non esistono per un servitore Phantomhive, in particolar modo per i servi di livello superiore. Dopotutto, siamo due servi diabolicamente geniali, no?" 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


6

La narrazione del capitolo comincia subito dopo la gara di curry. L'ho saltata perchè mi sembrava superflua ai fini del racconto. Buona lettura!


Capitolo 6 



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Tornarono alla villa tutti insieme. Sebastian e Razael corsero in cucina per preparare l'afternoon tea, mentre Soma chiacchierava senza sosta con Ciel. Agni per la seconda volta offrì il suo aiuto per la cena, ma stavolta la governante si oppose.
- Hai avuto una giornata durissima, Agni. Vai a riposarti un po', te lo chiedo per favore. - Dopo un'altro quarto d'ora di contrattamenti finalmente il maggiordomo si arrese, andando nella sua stanza.
- Come mai tutta quella confidenza? - chiese Sebastian.
- Eh? Cosa intendi dire? - disse la governante alzando lo sguardo dalla scatolina a tenuta stagna dove conservava le foglie di tè.
- Intendo dire perchè dai del tu al signor Agni - spiegò lui sorridendo sornione.
- Do del tu anche a te e tutta la servitù. Non vedo dove sia il problema - sbuffò di rimando, controllando la teiera.
- Ora non sarà che gli ospiti scambieranno per coniugi te e lui?
- Ma che dici? Possibile che sembra che copuli con ogni uomo con il quale ho un po' di confidenza? - si raccolse i capelli in una crocchia con fare infastidito.
- Ad essere sincero sì... - schivò una padella lanciata dalla donna con violenza inaudita.
- Mi fai venire i nervi. Porto del chai ad Agni, sembra molto provato.
- Credo chiunque sarebbe stanco dopo aver tradito il proprio Dio... ti suona familiare? - Razael si bloccò, facendo tremare il vassoio.
- Credo di sì, ma non è questo il momento per discutere. Sono stanca. Anzi, siamo tutti stanchi, Sebastian. E sai che sono facilmente irritabile quando sono affaticata, no?
- Dovrò comprare una padella nuova.
- Ti ci vorrebbe un cervello nuovo, cretino. - Uscì dalla stanza con passo deciso, sbattendo la porta con l'ausilio di un brutale calcio allo stipite. Forse avrebbe fatto meglio a versargli il chai bollente addosso... Solo il suo rispetto per Agni glielo aveva impedito. Lungo la strada incrociò Finny.
- Signora Razael! Dove vai?
- Porto del tè al signor Agni, Finny. Nel frattempo cerca di non distruggere nulla eh - disse strizzando l'occhio.
- Certo signora! Stiamo chiacchierando con il principe, il signorino invece lavora...
- Ah! Come sta il signor Soma?
- Benone, sembra aver dimenticato tutto. Purtroppo però il signor Tanaka vuole offrirgli un bicchiere di limonata e Bald sta cercando di far capire al principe che non deve assolutamente berla...
- ahahaha! Speriamo non la beva... bene io devo andare altrimenti si fredda il chai. Stasera porta dell'insalata in cucina, vi preparo una cena leggera dopo un pranzo con i curry pain. - una volta davanti alla porta di Agni bussò con il tacco dello stivale, avendo le mani impedite dal vassoio.
- Sì?
- Sono Razael. Ti ho portato del chai, mi sembri molto teso...
- Ah grazie infinite! La porta è aperta, prego. - La governante entrò abbassando la maniglia con il gomito e spingendo con il fianco. Una volta all'interno guardò Agni. Si era tolto gli abiti da maggiordomo, indossando una semplice casacca bianca e dei pantaloni. Si era tolto anche il turbante.
- Dammi il vassoio, ci penso io. - Lo appoggiò su un tavolino molto basso, stando attento a non versare nulla.
- Ti sei scomodata a portarmi del tè, gradirei che lo condividessi con me.
- Eh? Umh, sarei occupata... - Agni sorrise educatamente.
- Insisto Razael! Così mi offendi! - lei non riuscì a dire di no. Agni l'invitò a sedersi su una pila di cuscini all'angolo della stanza, e mentre lei si sistemava l'indiano le portò una tazza di chai fumante. Si sedette a sua volta incrociando le gambe, e dopo averle sorriso un'altra volta sorseggiò il liquido.
- é buonissimo... davvero fantastico!
- Ma no non dire così, dopotutto non è un granchè, è la prima volta che lo faccio!
- Allora devo aumentare i complimenti!
- Smettila non mi piacciono i complimenti mi fanno arrossire! - disse lei con finta modestia. Bevve a sua volta un po' di chai, constatando che Agni ancora la guardava sorridendo. Cominciava davvero a sentirsi a disagio... forse sarà stata colpa dell'educazione ricevuta, ma un uomo che la guardava in quel modo la faceva arrossire. Probabilmente lui credeva di essere gentile ed educato sorridendo, anzi era sicuramente così...
- Stai molto bene con i capelli raccolti sai? - poco ci mancò che Razael sputasse il tè dalle narici.
- Eh? - disse lei come se riemergesse dal mondo dei sogni.
- Stai bene con i capelli raccolti. Così i tuoi occhi sono più in evidenza. è un peccato che tu li nasconda. - Solo allora si accorse di non essersi sciolta i capelli, che solitamente legava per fare le faccende. Nessuno le aveva mai detto così.
- Ah, grazie... piuttosto è anche la prima volta che ti vedo senza turbante!
- Ah, fa parte della mia divisa da servo. L'ho lavata e messa ad asciugare, e son dovuto ricorrere agli abiti di ricambio. - disse passandosi una mano fra i morbidi capelli canuti.
- Sono di ottima fattura per essere abiti di ricambio... quella stoffa è di prima qualità! Qui in occidente ben pochi servi possono permettersi lussi simili.
- Ah, se questo ti sembra lusso allora non hai mai visto gli abiti del principe. Mi sembra che anche gli abiti di voi servitori Phantomhive siano abbastanza belli.
- Hai detto bene, noi servitori Phantomhive. I servi degli altri casati sono messi ben peggio. A proposito, devi assolutamente cucinare un'altra volta quell' aragosta con il curry! L'ho assaggiata e devo dirti che era favolosa!
- Stavolta sono io a chiederti di non abbondare con i complimenti! - Agni rideva spesso e sorrideva sempre. Sembrava aver portato con sè un po' del caldo sole dell'India in quella grigia terra inglese. Scese un silenzio imbarazzante, dal momento che nessuno dei due sapeva cosa dire.
- Beh ho molte lavoro da fare, devo cominciare a pensare alla cena. Per ora riposati, quando sarà ora di servire il principe ti chiamo.
- Certo, grazie mille per la tua gentilezza. Sei davvero un'amica unica! - Razael si stava alzando in piedi, ma si bloccò quando sentì quella parola.
- Amica...?
- Certo, amica! Anche il principe è molto contento di averti incontrata, entrambi ringraziamo Ravakrishna per questo!
- Ah... sì sì certo... Ringrazia quel Ravacoso anche da parte mia. - Una volta uscita dalla stanza notò di avere le guancie in fiamme.

 
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- Stasera a cena abbiamo pollo alla griglia come piatto forte e un contorno di insalata riccia. Per dolce alcuni cannoli siciliani, tipiche paste italiane. - Finny non riusciva a distogliere lo sguardo dalla meravigliosa alzata generosamente imbottita con quei dolci deliziosi.
- Finny prima il pollo! Sai bene che si comincia dai piatti salati! E poi ne ho fatti tanti di cannoli, sicuramente ne mangerai in abbondanza. Li ho fatti apposta perchè so che anche se state scoppiando di cibo mangiate sempre il dolce.
- Sei sempre la migliore Razael! - esclamò Bald dandole una pacca sulla spalla. I servitori si fiondarono al tavolo, ma un suono di nocche sulla porta fermò il loro attacco vorace.
- é permesso? - Agni fece capolino dalla porta come era solito fare prima di entrare in una stanza. - Scusate il ritardo ma ho aspettato che il principe si addormentasse...
- Hai fatto proprio in tempo - disse la governante - per poco non rimanevi a bocca asciutta. Prego, unisciti a noi! - Indossava nuovamente l'uniforme da maggiordomo dai tratti decisamente orientaleggianti, con l'immancabile turbante che ondeggiava ad ogni movimento della sua testa. Prese posto accanto a Mey Rin, che arrossì leggermente quando sentì il ginocchio dell'uomo sfiorare la sua gamba. Razael preparò una porzione in più per il nuovo commensale, per poi sedersi a tavola.
- Itadakimasu!* - esclamarono in coro. Cominciarono a mangiare, ma dopo il primo boccone Agni prese parola.
- Dov'è messer Sebastian? Non mangia con noi?
- No, quello fa sempre come gli pare - bofonchiò Bald tra un pezzo di pollo e una forchettata di insalata. A causa dell'espressione confusa dell'uomo Razael abbandonò le posate e spiegò:
- Sebastian è talmente attaccato al proprio lavoro che fino a quando non è sicuro di aver svolto alla perfezione i suoi incarichi non tocca cibo. Cena sempre molto più tardi di tutti noi, gli lascio sempre un piatto in caldo. - Evidentemente c'era qualcosa nel discorso della donna che lasciò Agni comunque perplesso.
- Non hai capito qualcosa? - chiese Razael leggermente sorpresa.
- No no, ho capito tutto... - un campanello suonò.
- Ah, è il campanello della stanza del padroncino. Vado io, Finny non prendere cibo dal mio piatto eh! - In pochi secondi era già nel corridoio, mantenendo il suo titolo di serva impeccabile. Dopo qualche attimo di silenzio timidamente Agni chiese:
- Come mai mulina le braccia in quella maniera quando parla?
- Abituatici, gli italiani gesticolano come pazzi. Anche io la prima volta che l'ho vista pensavo soffrisse di una qualche forma di epilessia - Disse Bald versandogli dell'acqua.
- Però è molto divertente quando fa in quel modo! - disse Finny riempiendosi il piatto per la quarta volta - è sempre allegra e sorridente e mi ha anche insegnato tante cose belle, anche se rischia di ammazzarti ogni volta che parla! Io non sapevo nemmeno leggere quando sono arrivato qua.
- E mi ha anche confezionato l'abito da cameriera quando la sarta si era rotta un braccio - s'intromise Mey-Rin - e grazie a lei so come fare un bucato senza distruggere nulla!
- Beh, sembra che qua amiate tutti molto la signora Razael! - Non potè far a meno di esclamare il maggiordomo ridendo.
- Certo, ci fa sempre mangiare bene anche quando non ci sono ospiti.
- Bald, sei così insolente! La signora è molto gentile con tutti noi e tu ti preoccupi del cibo!
- Anche io mi preoccupo del cibo, non vedo cosa ci sia di male.
- Oh! Oh! Oh!
- Finny, Tanaka, anche voi!
- SMETTETELA DI LITIGAREEEE!!! - urlò qualcuno facendo accapponare la pelle ai cinque servitori. Razael era in piedi sulla porta, una vena pericolosamente gonfia sulla tempia.
- Quante volte ve lo devo dire che non dovete battibeccare per ogni cosa! - Inutile dire che Agni in un solo giorno aveva potuto conoscere tutte le sfumature dell'uomore della donna.


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Razael finì di lavare l'ultimo piatto, appoggiandolo sul lavabo. Si pulì le mani, e dopo aver srotolato le maniche dell'abito prese un asciugapiatti e cominciò a sistemare le stoviglie. Ormai a villa Phantomhive era sceso nuovamente il silenzio dopo la chiassosa parentesi con i due ospiti indiani, che ora alloggiavano alla Town House. Era passato un mese intero senza che nulla turbasse la quiete della magione...
- Brutta bastardaaaaaaaaa!!! - Un paio di forbici rosse volarono verso Razael, che le schivò gettandosi a terra. Senza lasciare il piatto che stava aciugando rotolò verso destra evitando altre lame. Dandosi una spinta con la mano libera riuscì ad appoggiare i piedi sul pavimento, ritrovando l'equilibrio. Con una veloce occhiata notò che la finestra della cucina era leggermente aperta... senza esitare un attimo in più lanciò il piatto con precisione millimetrica, facendolo passare dallo spiraglio. Evidentemente il colpo era andato a segno, poichè sentì un sonoro "Ow!!" e il rumore di qualcosa che cadeva. In meno di un'attimo una furia si gettò nella stanza. A Razael sembrò una donna molto brutta (o un uomo travestito) con lunghi capelli rossi e un giubbotto dello stesso fiammante colore, che si teneva il naso.
- Maledetta disgraziata, mi hai rotto il naso! Per una fanciulla il viso è tutto, e tu mi hai rovinato! Ora nessun uomo vorrà più avere a che fare con me! - urlò come un/a pazzo/a. La governante non si pose il problema di risponderle per le rime, ma si lanciò addosso al nemico tirandogli un pugno diretto allo stomaco. Lui evitò, e si abbassò schivando un calcio che altrimenti gli avrebbe staccato la testa.
- Sei crudele! Nemmeno mi rispondi, tu con i capelli dal colore sfigato!
- Non sarà certo il colore dei miei capelli che mi impedirà di ucciderti! - esclamò di rimando afferrando una sedia e sbattendogliela senza pietà sulla schiena; stavolta il colpo andò a segno, e quello/a cadde a terra mugolando. Dopo aver rantolato per un paio di minuti, strisciando sui gomiti, afferrò la caviglia della donna.
- Tu non mi porterai via il mio Sebas-chan! - dichiarò con le ultime forze che gli rimanevano. Razael fermò il suo piede, che stava per colpire il viso dell'uomo (?) con brutalità.
- Portarti via il tuo Sebastian? Ma se vuoi te lo regalo! Chi lo vuole uno così? - sbraitò calciando la mano dell'avversario via dalla sua caviglia. Lui si rialzò incredulo, massaggiandosi il polso.
- Cioè, tu non sei la moglie di Sebas-chan?
- Tu quoque! No, non sono la moglie di Sebastian e non lo sarò mai! Io sono sposata, sai? è già difficile averne uno di uomo, figurati pure l'amante! Per colpa tua ho dovuto sacrificare un piatto... - tolse le forbici che si erano incastrate nel tavolino e le gettò a terra. L'uomo in rosso rimase qualche attimo ancora in silenzio, prima di sorridere.
- Allora non sei una sgualdrina come pensavo... vabbè allora mi dispiace di averti quasi ammazzata, d'altronde gli arresti domiciliari sono già abbastanza duri senza che aggravi ancora la mia pena. - Razael stava per replicare, quando improvvisamente un'immagine si materializzò nella sua testa. Il signorino era in un angolo, coperto dal giubbotto di Sebastian, il quale stava combattendo contro un dio della morte scarlatto... e Madam Red...
- TU! - urlò inviperita, afferrandolo per il colletto.
- Tu sei Grell Sutcliff! Lo shinigami!
- Sì sì sono io però calmati...
- Calmarmi??!! Hai ammazzato Madam Red! Maledetto... - si bloccò prima di pronunciare qualche parola che sarebbe stata più adatta a uno scaricatore di porto piuttosto che a una gentile donzella. Lasciò andare la camicia del dio, stringendo i pugni.
- L'hai uccisa... la mia povera signora... Tu...
- Era sulla lista. Non ho fatto altro che evitare il peggio - disse sventolando un libro nero tirato fuori da chissà dove. Lo lanciò alla governante, che l'afferrò al volo. Lo aprì, sfogliando le pagine, e vide quel nome. Angelina Burnett, 18 Dicembre 1888, uccisa da un demone. Alzò il viso stupefatta.
- Te l'avevo detto. Ho impedito che fosse ammazzata su ordinazione del nipote. Volevo essere io a lucidarla con quel bel rosso scuro che le sta tanto bene.
- Non ci posso credere... il signorino... pur di fermare Jack the Ripper era pronto a uccidere sua zia.
 - Che ti devo dire, c'est la vite!
- Non usare francesismi inopportuni. - Grell rimase in silenzio, non sapendo come rispondere. Guardandosi attorno notò alcuni dolci su un piatto da portata.
- Cos'è quella roba là?
- Sono dolci italiani. Se vuoi mangiarne uno serviti pure, tanto a Sebastian non piacciono.
- Non mangio dolci, mi rovinano la linea. Questo vitino da vespa non l'ho mica ottenuto strafogandomi di zuccheri.
- Allora fa come ti pare - rispose nevroticamente Razael.
- Non arrabbiarti, non lo sai che stare sempre currucciati fa venire le rughe?
- Dici sul serio?
- Tesoro non hai idea di quanti anni abbia io, vero? Dimmi un po', quanti me ne daresti?
- Be'... non saprei... Venticinque?
- Visto?! Sembro ancora una giovane verginella vero?
- Sembri tutto tranne che vergine tu. E comunque non sarà certo un cannolo di tanto in tanto a farti ingrassare, le diete fanno male. - Grell esitò qualche altro attimo, prima di prenderne uno e uscire teatralmente dalla cucina.
- Devo andare, la notte è giovane e io ho molto lavoro da fare. Mi porto via questo dolce come souvenir.
- Non avevi detto di essere agli arresti domiciliari tu? - Il rosso si bloccò sulla porta, girandosi e guardando agitato la donna.
- Emh... sì, certo, però... cioè... di tanto in tanto... c'est la vite... - rimase in silenzio qualche altro attimo, prima di dare di matto. Corse come un pazzo verso la donna, abbracciandola e rischiando di buttare per terra la pila di piatti luccicanti che lei aveva appena finito di asciugare.
- Quei bastardi della sezione amministrativa mi hanno costretto a lavorare per la comunità! Sai che significa badare agli shinigami vecchi e rincoglioniti che non riescono a scendere le scale a causa dell'artrosi? Eh? Lo sai? Certo che non lo sai, nessuno sa che significhi per una giovane e avvenente gattina come me stare a contatto con dei fossili come quelli! - Razael se lo schiodò di dosso, leggermente infastidita dal caloroso abbraccio.
- Toglimi le tue zampacccie di dosso, gatta in calore! Non posso farci niente se tu hai violato le regole...!
- Ma dai, sei mia collega dovresti saperlo che... - Razael gli ficcò uno straccio in bocca, zittendolo.
- Idiota, non lo deve sapere nessuno! Solo Sebastian ne è a conoscenza... e non posso permettermi passi falsi, a differenza tua!
- Mmmffffhhhff fffhfmfmf mhhffffmmff!! - Grell sputò lo straccio disgustato.
- E va bene, va bene! Starò buona e zitta ok? - addentò il cannolo furibondo, ma ben presto la sua espressione cambiò.
- Cavolo, pensavo fosse una schifezza... Invece è buonissimo...
- Certo che è buonissimo! Non è quella robaccia inglese che vi trangugiate allegramente! Preferisco mangiarmi il tappeto piuttosto che quell'immondizia insapore.
- é fritto?
- Il rivestimento esterno sì...
- Beata tu che sai cucinare così bene... io non so nemmeno fare un uovo sodo... senti - disse avvicinandosi e parlando sottovoce - Io a quest'ora sono sempre libera perchè quelli che mi controllano si danno sempre il cambio e per quattro ore buone posso andare dove mi pare. Posso venire a cena qui?
- Perchè dovresti scomodarti a venire sul mondo degli umani per mangiare? Penso che là ce li abbiate i ristoranti.
- Sì ma tu sei così bravaaaaaaaa... - Razael dovette ammettere a malincuore che in fondo i complimenti non le dispiacevano poi così tanto. Ma non doveva cedere assolutamente a quello sporco assassino...
- Dopotutto la cucina italiana è migliore di quella inglese.
- Vieni qui sorella carissima! - Disse abbracciandolo calorosamente. Sapeva benissimo che Grell lo aveva detto solo per scroccare la cena per i prossimi mesi a venire, ma qualcuno che apprezzava la sua cucina senza difendere quella inglese era una novità per lei.
- Umh... quindi domani sera posso tornare?
- Certo, in quest'orario sono sempre da sola e un po' di compagnia mi fa piacere. Ma sappi che sarai sempre un assassino per me eh?
- Avevi detto che ero una sorella per te...
- VATTENE PRIMA CHE CAMBI IDEA!



Angolo autrice:

Yeeeeeeehhhh! Sei capitoli! Wow! Come potete vedere da questo momento la storia sta prendendo una piega diversa. Sto cercando di distaccarmi gradualmente dalla storia del manga, e da questo momento non sarà più presente nella mia fiction. Stavo pensando di usare invece la storia dell'anime, in particolare quella della seconda serie, mi intriga molto perchè è più "dark" rispetto alla prima... Ummmhhh, si vedrà ;)

Voglio ringraziare tantotantotantotantotantotantotantotantotanto tutti i pazzi lettori che hanno recensito con taaaaaanto affetto :)
Wow, c'è un'abbondanza di T in questa frase... :D
Alla prossima!
Phoenix

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7

Capitolo 7 



Rimase immobile, incapace di reagire. Guardò quel pacco, credendo di aver avuto una visione. Ciel era seduto sulla poltrona, guardando la donna in piedi di fronte a lui, impassibile. Prese in mano una lettera trovata sul pacco, rileggendola per la decimilionesima volta.
- Non mi sono sbagliato, Razael. Quel pacco è proprio per te. - La governante non rispose, continuando a guardare il contenuto della scatola.
- Posso... posso prenderli...? - Ciel annuì annoiato. Lei con mani tremanti tolse la velina sottilissima che proteggeva il contenuto del pacco e prese delicatamente la stoffa, alzandola davanti ai suoi occhi. Un bellissimo abito rosso fuoco ondeggiava elegantemente davanti a lei, con dettagli neri e bordò. Nella scatola c'era anche un cappello con rose rosse e uno scialle nero. Il ragazzino, che sembrava immune al fascino dell'abito, lesse ad alta voce la lettera.
- "Con la presente la signora Angelina Burnett dichiara che il suo vestiario al completo apparterrà dopo la propria morte alla signora Razael Glasshiver, governante di casa Phantomhive, la quale potrà decidere di farne ciò che vuole." è un estratto del suo testamento, me l'ha inviato il notaio poco tempo fa. Poi è arrivato questo pacco con una copia del frammento. Mi sa che dovrai andare a prendere gli abiti a casa di mia zia.
- Avete ragione, potrebbero esserci delle tarme ora che nessuno si occupa più della casa e potrebbero rovinare gli abiti. - Ciel osservò gli occhi lucidi della governante.
- Scalpiti per andarci, vero? Su, muoviti. Ritorna per stasera, a cena ho voglia di pasta al forno. - Razael non si sentì meglio a sapere che il padroncino per la prima volta in vita sua gli chiedeva di cucinare italiano.

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Girò la chiave nella toppa della porta, che cigolò in un modo a lei familiare. Quando mise piede nell'androne della villa notò con disappunto che era molto silenzioso; quando c'era lei non era mai stato così. C'era sempre qualcuno che suonava il pianoforte o cantava, e le corse per andare a una festa erano all'ordine del giorno. Tanti ricordi, belli e brutti, rivenivano a galla. Fatti che credeva di aver dimenticato, fatti che avrebbe voluto dimenticare; Madam Red se n'era andata via, lasciandole solo i suoi abiti.
- Ah, quindi è questa la villa della zia del signorino? - disse Bald mentre, naso all'insù, osservava la raffinata casa della defunta. Razael l'aveva portato con sè affinchè guidasse la carrozza e l'aiutasse a portare via le scatole.
- Sì, ma un tempo era molto più bella. Bada alla carrozza, quando ci sarà bisogno del tuo aiuto ti chiamerò.
- Perchè non posso venire su con te?
- Perchè è sconveniente che un uomo sia visto in compagnia di una signora in una stanza da letto. - Bald si guardò attorno, per poi sbuffare divertito.
- Siamo solo noi due, chi vuoi che ci veda? Guarda che se volevi stare da sola non c'era bisogno di tutti questi giri di parole. - Razael non ebbe bisogno di parlare per esprimere la propria gratitudine, ma senza voltarsi imboccò la scalinata che conduceva alle stanze private. Quando c'era Angelina i corridoi erano pieni di fiori rossi e un profumo di rosa aleggiava per tutto l'ambiente; non c'era tutta quella polvere, e le tende erano sempre pulite. Scrollò la testa, allontanando le immagini che si formavano nella sua mente. Si ricordava perfettamente che era la terza stanza a sinistra quella che al momento l'interessava. L'odore dell'Earl Grey amatissimo dalla padrona e delle focacce dolci che mangiava ogni mattina, il rumore delle ruote del carrello e delle pagine del giornale che venivano sfogliate, il sorriso di Mamdam Red e le risate che rallegravano la stanza; decisamente ricordi troppo allegri per quell' ambiente così tetro. Mise la mano sulla maniglia, ma aspettò qualche secondo prima di abbassarla. Sorrise, e bussò alla porta.
- Signora, le ho portato il te'. - Sussurrò omaggiando per l'ultima volta quel rituale che aveva ripetuto per ben cinque anni. Anche se sapeva che nessuno le avrebbe risposto abbassò la maniglia, entrò nella stanza e fece un leggero inchino verso il letto a baldacchino vuoto.
- Buongiorno signora, oggi abbiamo l'Earl Grey di Tomson che apprezzate tanto, e colazione a scelta fra salmone in camicia, granita al caffè o strudel alle more. Spero vi siate riposata stanotte. Oh, sì sì avete ragione, abbiamo ospiti a pranzo dobbiamo sbrigarci. Dunque che abito metterete? - quasi saltellò fino all'armadio, spalancandolo.
- Ah, questo completo sembra perfetto per l'occasione! - disse tirando fuori un completo formato da una gonna a balze e una bellissima giacca di taglio maschile.
- Però è anche vero che il nostro ospite principale è un uomo molto attraente... vero signora? - rise di cuore, gettando l'abito sul letto e rimettendosi a frugare.
- Ah, guardate questo splendido abito! è un abito da sera, ma secondo me va benissimo anche per un pranzo formale... Ma che sto dicendo? è evidente che l'abito adatto è quello là! - Razael si tolse il giubbotto in preda all'euforia, buttandolo per terra.
- Signora, guardate questa gonna meravigliosa! Con quel corpetto non credete che stareste uno splendore? Oh, non avevo notato quegli stivali bellissimi! Forse allora dobbiamo pensare a qualcosa di più sobrio? Che ne dite di quell'abito di cachemir?

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Bald cominciò a preoccuparsi quando capì che era passata una buona ora e mezza da quando Razael era andata al piano superiore, e ancora non aveva fatto. Solitamente piegava e sistemava gli abiti a velocità record, e le possibilità erano solo due. O la fu Madam Red aveva settecento metri quadri di armadio, o le era preso un accidente. Decise di salire al piano superiore, per controllare che tutto andasse bene. Dovette aprire un sacco di porte prima di azzeccare quella giusta. Vide Razael a terra, apparentemente esanime, circondata da abiti sparsi per tutta la stanza.
- O mio Dio! Razael! Stai bene?! - Stava per gettarsi a salvarla, ma lei lo fermò.
- Quanto baccano, Bald. Tranquillo sto bene. - disse senza alzare le palpebre.
- Sai, le persone che stanno bene non sono sdraiate per terra come morte.
- Hai ragione, scusami, è che... - Razael aprì leggermente gli occhi, guardando fissa il soffitto. - ... troppi bei ricordi sono custoditi da queste mura.
- Eh?
- No niente, lascia perdere. Aiutami ad alzarmi e piegare gli abiti, su. Il signorino non gradirà questo ritardo. - I due si misero al lavoro, e Bald notò che fino all'ultimo nemmeno una lacrima rigò il suo volto. Subito dopo portarono le scatole nella carrozza, e partirono immediatamente. La donna guardava fuori dal finestrino con evidente tristezza. Madam Red non era la sua padrona. Era la sua amica. Era stata lei a confortarla quando era morto suo marito, era lei che le confidava le avventure galanti che aveva con gli uomini incontrati alle feste, ed era lei che l'aveva resa la donna forte che era. Si passò una mano sugli occhi. Aveva solo ventidue anni, ma si sentiva stanca. Era inutile negarlo, la morte della padrona l'aveva segnata.
- Ehi signorinella siamo arrivati! - Esclamò Bald per farsi sentire da sopra il rumore delle ruote. Scaricarono le scatole nella stanza di Razel, poi il cuoco si defilò in cucina dove teoricamente sarebbe dovuto stare per tutto il giorno. Lei non aprì nessuna scatola, ma le lasciò lì dove le avevano appoggiate. Le osservava seduta sul letto, a gambe incrociate. Sapeva che non ce l'avrebbe fatta nemmeno a sfiorarle per quella serata. Qualcuno bussò alla porta.
- Avanti. - Entrò Sebastian, con la solita flemma.
- Che diavolo stai facendo qui? Ci serve il tuo aiuto per la cena... - Guardò interrogativamente il mucchio di scatole sparse per la stanza. - Ah, alla fine sei andata a prendere quegli abiti... ci tieni proprio alla tua padrona. O dovrei dire tenevi?
- Non scherzare, Sebastian. Non sono dell'umore giusto.
- Come ti pare. Comunque oggi è venuto quel maggiordomo della regina, quell' Ash, a portare una lettera per il signorino. Dobbiamo preoccuparci? Tu bene o male te ne intendi di queste cose, dopotutto non è tuo collega? Mi rubate entrambi le anime...
- No, non è nè uno shinigami nè un mio collega. Ancora non so benissimo di che razza d'essere si tratti, ma ti assicuro che è lontanissimo sia da me che da te.
- Ah, che fine sesto senso... io avevo ancora dei dubbi su quella cosa. Comunque io non mi fido.
- Nemmeno io. Se fossi sull'orlo di un burrone e se dovessi aggrapparmi a lui per evitare di cadere preferirei spaccarmi tutte le ossa nel precipizio.
- Sei davvero intrattabile stasera. Ti ha marchiato così profondamente la morte di Madam? - Spalancò la bocca come per rispondere, ma nessun suono uscì dalla sua bocca. Guardò un'ultima volta le scatole.
- Non sono affari tuoi. Ed esci dalla mia stanza! - Senza proferire parola o commento sarcastico, Sebastian uscì dalla stanza. Dopo che la porta sbattè lei si gettò all'indietro, facendo cigolare le stecche del letto. Si coprì la faccia con le mani, singhiozzando. Cercò di non piangere, senza però successo, e preso al volo un fazzoletto dal comodino se lo premette sul viso, per non sentire le goccie salate scorrere sui suoi zigomi. Nonostante tutto, anche lei aveva dei sentimenti. Quando riaprì gli occhi, si accorse che qualcosa non quadrava. Era diventato tutto troppo buio. Saltò letteralmente in piedi, correndo a infilarsi gli stivali e sistemarsi i capelli mentre controllava un orologio da taschino che teneva in gran conto. Erano le ventidue e quaranta. Si era addormentata per la bellezza di sei ore! Si catapultò fuori dalla stanza, volando in cucina. Quando arrivò vide Sebastian intento a lavare i piatti.
- Ah, finalmente ti sei svegliata! Pensavo che ormai avresti dormito per tutta la notte...
- Stupido, potevi svegliarmi tu! Perchè non l'hai fatto?
- Oh, eri così carinaaaaaa...
- SMETTI DI SFOTTERE!!!
- Nah, mi diverto troppo. Comunque se vuoi cenare ci sono delle erbe avanzate e un po' di uova da cucinare... Finny si è lasciato prendere la mano e ha mangiato anche la porzione che ti avevo tenuto da parte.
- Non importa. Lascia perdere i piatti, faccio io. Vai a riposarti.
- Dovresti dormire più spesso il pomeriggio. Sei molto più affabile.
- Tsk, non farmi arrabbiare su. Veloce, a dormire!
- Ma io non...
- Non voglio sentire storie. Su su! Marciare! - lo spinse fuori dalla cucina e gli chiuse la porta in faccia per non mostrargli il suo volto divertito. Sentì lui dal corridoio che ridacchiava mentre si allontanava, e si appoggiò allo stipite. Prese un respiro profondo una, due volte, poi andò in corridoio a sua volta.
- Sebastian! Ehi, sei ancora qui? - Il volto alabastrino dell'uomo si materializzò dall'ombra.
- Hai qualcosa da dirmi?
- Io... Ecco mi dispiace oggi di aver alzato la voce. Siccome sono una signora ammetto i miei errori, a differenza di te.
- Io non faccio errori mia cara. Comunque accetto le tue scuse eh.
- Sei sempre il solito narcisista! - Sorrise rassegnata.
- Pace? - Allungò la mano per farsela stringere. Sebastian la prese, facendo però un baciamano.
- Pace. - Lei tolse istintivamente la sua mano dalla stretta decisa ma delicata delle lunghe dita del maggiordomo.
- Smettila con queste smacerie, dai! - Ridacchiò, defilandosi nuovamente in cucina. Si guardò la mano destra, sulla quale sentiva ancora la pressione delle sue labbra. Scosse la testa allontanando questi pensieri. Non appena cominciò a rompere le uova per prepararsi la cena una voce ululò:
- Ma cherieeeeeeeee!!!! - Un paio di occhi verde-giallo comparirono dallo spiraglio della finestra della cucina. Razael rimase per un attimo interdetta.
- Ma dai, sei tornato sul serio? Pensavo che scherzassi!
- Non su queste cose, cherie. Posso entrare?
- Solitamente non accolgo assassini dalla dubbia sessualità in casa, ma sia. Entra. - Grell spalancò la porta, passandosi una mano fra i fluenti capelli color del fuoco, sorridendo sornione.
- Guarda che il mio orientamento sessuale è invece chiarissimo! Ne è prova il fatto che non ti ho stuprata, oggi sei bellissima con quell'abito rosso!
- Abito rosso? Ma che stai dic... - Si guardò congelando sul posto. Indossava veramente un abito rosso, non particolarmente bello e prezioso, ma pur sempre un abito non di sua proprietà.
- Cosa... Quando... Come... - Un flashback.

- Ah, finalmente ti sei svegliata! Pensavo che ormai avresti dormito per tutta la notte...
- Stupido, potevi svegliarmi tu! Perchè non l'hai fatto?
- Oh, eri così carinaaaaaa...
-
S-s-s-sebas...Seb... SEBASTIANNN!! Pervertito depravato! è stato lui! Altrimenti come avrebbe potuto dire che ero carina mentre dormivo? ?!!
- Ah, traditrice! Avevi detto che me lo lasciavi!
- No, avevo detto che te lo regalavo! Quel maiale mi ha cambiato il vestito! Cioè mi ha spogliata! Mi ha visto in biancheria! Ma perchè lo ha fatto???!! E come ho fatto a non rendermi conto di indossare un abito non mio?!
- Io tanto sono più bella di te con la giarrettiera!
- O Santissimo Dio! Che mi tocca sentire... Senti io mi vado a cambiare, stavo per mettermi a cucinare con il vestito di Madam Red...- Andò in camera, e cominciò a slacciarsi l'abito quando un occhio le cadde sullo specchio. Era un completo davvero magnifico nella sua modestia, con una gonna a sirena e una giacca molto femminile. Dovette ammettere che si sentiva molto bella, molto più di quanto si era mai sentita in vita sua. Qualche volta per scherzo Angelina le ordinava di mettersi qualche bell'abito, specialmente quelli da ballo, e poi la faceva sfilare per i corridoi della casa. Si spogliò, ripiegando le vesti con cura estrema e riponendole nella scatola. Dopo essersi infilata nuovamente l'uniforme da cameriera andò in cucina, dove trovò Grell più irritato che mai.
- Quanto ci hai messo! Ti sei guardata allo specchio?
- Ma che dici? Non ho tempo da perdere con queste sciocchezze da damigella... - Tagliuzzò le erbe, cercando di ignorare tutto ciò che blaterava Grell sull'estetica della perfetta dama dalla virginea bellezza. Immaginò che le uova che stava rompendo fossero tante teste di Sebastian, il tuorlo era il cervello ed era divertente spappolarlo nella ciotola.
- Emh... perchè stai ridacchiando? Non ho mai visto nessuno divertirsi ai fornelli come te sai..?
- Non c'è niente di male a divertirsi cucinando. Stasera faccio una frittata alle erbe.
- Non c'è niente di meglio?
- Potresti anche portare qualcosina tu sai? - Grell sbuffò, e aspettò in silenzio che lei finisse di cucinare. Quando finalmente i due si misero a tavola Grell prese nuovamente la parola.
- Tesoro io sarei felice se Sebastian mi spogliasse...
- Ma io sono sposata, insomma! - Grell roteò gli occhi spazientito.
- Mi sembri tanto Will quando dici "insomma" con quella faccia! Scusa tanto, eh... - cominciò a sfogliare il libro della morte, scorrendo i nomi.
- Ecco, lo sapevo! Era lui il tuo compagno vero? - piantò il volume a meno di un centimetro dal viso della donna, che sussultò leggendo quel nome.
- Sì, era lui, lo vedo dalla tua faccia. Cherie, è morto! E tu sei giovane e piena di belle speranze, con una carrozzeria niente male e un cervello da non buttar via! Perchè non lo dimentichi...? - Non finì la frase che lei saltò in piedi sbattendo i palmi delle mani sul tavolo, rovesciando i bicchieri.
- Non sono affari tuoi! - ringhiò tremando. Grell si sistemò gli occhiali, guardandola sbigottito.
- Non volevo offenderti. Però devi anche capire che la vita va avanti, e qualunque cosa sia successa tu continui a vivere. E te lo dice un dio della morte, DEATH!
- Perchè esclami sempre "DEATH"?
- é tremendamente figo, non trovi? - Lei si calmò, e si sedette.
- Oggi litigo con tutti. Speriamo che domani sarà un nuovo giorno.
- Sei in quei giorni lì chérie? - Lei aprì la bocca per dire qualcosa, ma si rassegnò.
- Sì.
- Ah, ecco perchè ti vergognavi a farti vedere senza veli!



Angolo autrice:
Ed eccoci al settimo capitolo, DEATH!!! Sì, è un piccolo omaggio al nostro amato Grell. In questo capitolo ho cercato di catturare i sentimenti della Nostra verso Madam Red; ho cercato di dipingere i ricordi che, a malincuore, si fanno sempre più sbiaditi nella mente di Razael, ricordi che custodirà gelosamente, difendendoli con le unghie e i denti. Più avanti riporterò quanto ha realmente inciso Angelina Burnett nella sua vita, e soprattutto sulla psicologia, della protagonista di questa storia. Spero che continuiate ad appassionarvi, e che finalmente io faccia pace con la tastiera :)
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, messo fra le seguite e le preferite!
Phoenix :)

PS: per quanto sia stato imbarazzante per la mia protagonista il dettaglio sul ciclo, lasciatemi spiegare. Sì, avrei potuto mettere qualcosa di meno abominevole, ma l'idea mi piaceva. Insomma, per tutti quelli che come me vivono di pane e manga sapranno bene che questo fastidioso periodo di ovulazione sembra non interessare minimamente le femmene (??). Indossano costantemente minigonne inguinali e possono combattere senza preoccuparsi di nulla, se hanno sbalzi d'umore il motivo è sempre legato a qualche tragica love-story o via dicendo... Insomma, io volevo rendere la mia bella angloitaliana più vera possibile. Con tutte le maledizioni che puntualmente lanciamo noi donne alle ovaie. Besos

PPS: a breve posterò un disegno di Razael, Spero apprezziate, non me la cavo un granchè nel disegno... Sì vabbè dicono tutti così... si vedrà :)

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


8

Capitolo 8 


- Ricapitolando... Per quale motivo siete qui? - Il ragazzo guardò Ciel storto.
- Ma come perchè siamo qui?! Sono il tuo migliore amico e sono venuto a festeggiare la primavera con te! Non sei contento? Possiamo fare una bellissima scampagnata!
- Ho da fare. Vedi queste carte...? Non si leggono da sole. - Soma sbuffò mettendo su un broncio alquanto comico. Era nello studio di Ciel, accompagnato dal fido Agni, mentre cercava in ogni modo di convincerlo a uscire. Mentre i due cominciavano ad alzare la voce, Razael, presente nella stanza insieme a Sebastian, decise saggiamente di intervenire.
- Padroncino, Lord Soma, permettetemi... Avete entrambi ragione, ma purtroppo oggi il signorino è impegnato con il lavoro. Potreste passare un'altro giorno principe? - Inutile dire che il ragazzo abbandonò tutti i suoi buoni propositi di diventare un uomo forte e virile, cominciando a fare i capricci come un bambino di sei anni.
- Uffaaaaa!!! Ma se non esci mai ti vengono le ragnatele! Conoscevo un servitore che a forza di stare sempre nel palazzo aveva dell'erba sulla schiena!
- Ma che schifo! Non me ne importa nulla del tuo servitore ammuffito! Ho da fare! - Soma con un ampio movimento del braccio gettò a terra tutte le carte che invadevano il tavolo, scatenando la furia di Ciel. Sebastian, Agni e Razael persero completamente interesse nel tentare di placare i focosi ragazzi, optando per andare a preparare la merenda per i due. Solo dopo essere arrivati in cucina le loro orecchie smisero di ronzare.
- Chiedo perdono per il comportamento del mio padrone - disse imbarazzato Agni - Ma quando ci si mette a volte è pessimo...
- No, siamo noi a scusarci per il nostro signore, purtroppo è molto preso dal lavoro in questo momento ed è alquanto irascibile per lo stress. - Disse Sebastian. - E poi ogni tanto è bello ricevere la visita del mio unico amico. Devo stare tutto il giorno con questa qua - sussurrò l'ultima frase indicando con il pollice la donna dietro di lui, che cominciò a soffiare come una vipera.
- Maledetto ingrato! Comunque smettila di spettegolare e vienimi ad aiutare con questo gateau au chocolate, devi mettere un po' più di legna nella stufa che il fuoco è troppo basso.
- Hai anche tu due mani per farlo no?
- Sì ma sono tutte e due impegnate! Cosa faccio, uso i piedi? - Agni era sempre a disagio quando si ritrovava in mezzo a questi battibecchi senza capo nè coda, ma doveva ammettere che apprezzava molto la compagnia dei due. Quando non litigavano.
- Ti aiuto io Razael. Dimmi solo cosa devo fare.
- Ecco Sebastian prendi esempio! Perchè non riesci a essere un gentiluomo come lui??!!
- Perchè ti conosco e so quanto sei scansafatiche. - Era incredibile come Sebastian mantenesse la calma nonostante fosse nel bel mezzo di una discussione; il suo tono era strafottente e flemmatico, senza alcun accenno d'ira.
- Maledetto idiota!
- Inutile pettegola! <3
- VADO A PRENDERE LA LEGNAAA!!! - Urlò lui per sovrastare la voce di Razael che ormai si era completamente lasciata andare ad una litigata epica. Una volta fuori dalla villa sperò sinceramente di riuscire a godersi un po' di silenzio.
- Signor Agniiiiiiiiiii!!!! Toglieteviiiiiiiiii!!! - Il maggiordomo si girò guardando interrogativo il ragazzo dai capelli rossicci che correva verso di lui agitando le braccia. Come se dovesse segnalare qualcosa... Grazie ai suoi riflessi felini riuscì a scansarsi in tempo, evitando che un cipresso si abbattesse sulla sua testa ammazzandolo.
- Ch-ch-eee è successo? - Disse relativamente scosso. Finny cominciò a piagnucolare.
- Un uccellino era caduto dal nido e stavo cercando di rimetterlo a posto... però... BWAAAAAAAAA!!!!
- No no fanciullo non preoccuparti, se è troppo in alto ti aiuto io...
- Ma l'ho stretto forte per non farlo cadere e ora non si muove più! - aprì una mano mostrando i residui dello sfortunato animale, quasi causando all'indiano dei forti conati di vomito.
- Ecco... urgh... non.. emh... lo seppelliamo? - Poco dopo Finny, profondamente addolorato, piangeva disperatamente. Agni finì di coprire la buca dove era stato seppellito l'uccellino (o meglio, quel che ne rimaneva), poi si alzò e diede alcune pacche sulla spalla del ragazzo, cercando di confortarlo. Dopo qualche altro minuto di luttuoso silenzio da parte di entrambi il maggiordomo andò a prendere la legna nel capanno, trovando Bald intento ad affilare un coltello su un bastone. Il cuoco si offrì di aiutarlo, caricandosi di legna. Troppa legna. Agni notava che vacillava molto mentre camminava, curvo sotto la montagna di ciocchi che si era messo sulle spalle.
- Messer chef... non credete che sia un po' eccessiva la quantità di legna che avete preso? Non è necessaria una tale mole...
- Ahahahaha! Non preoccuparti, amico! Per me è uno scherzo! - Non finì di pronunciare la frase che mise il piede su un rastrello abbandonato in mezzo alla strada senza alcuna logica precisa, sbattendosi il manico con violenza inaudita sul naso. Cadde all'indietro, venendo ricoperto dalla legna. Agni gettò a terra quella che aveva, e si precipitò ad aiutare il cuoco.
- Messer chef! Messer chef! Mi sentite?
- Invece di parlare aiutami ad uscire!!
- Che sta succedendo qui? - Sebastian con la sua solita flemma era misteriosamente apparso alle spalle del maggiordomo, guardando spazientito il cumulo di legna.
- Signor Agni non perdete tempo con queste sciocchezzuole. Su, vi aiuto a portare la legna.
- Ma... messer chef...
- No non preoccupatevi - disse sfoderando il suo sorriso più rassicurante - ci è abituato, sa perfettamente come comportarsi in questi casi. Su su veloce, prendete un po' di ciocchi.
- EHI! Mi lasciate qua sotto??! Voi due! NON STO SCHERZANDO! Ehi!
- Ahimè, ahimè. Oggi il nostro chef ha combinato un bel pasticcio, eh?
- SAREBBE UNA BATTUTA? Sebastian! Maledetto bastardo! Tirami fuori di qui!
- Sentito signor Agni? Se non ci sbrighiamo rischiamo di non riuscire a cucinare la merenda in tempo.

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E se vi offre la limonata rifiutatela. Mi raccomando, non bevetela, è questione di vita o di morte. - Finita questa breve raccomandazione Sebastian lasciò Agni in balia di Tanaka. Razael ridacchiava guardando il maggiordomo intento a imparare il gioco degli scacchi dal vecchio servitore, che era talmente abile al punto che nemmeno Sebastian era mai riuscito a batterlo. Finì di asciugare il vassoio, e si sistemò sul tavolo accanto ad Agni per chiarire eventuali dubbi.
- No il cavallo va mosso a forma di L... Sì ecco così! Attento ai pedoni, usali con maggior prudenza - Tra un suggerimento e l'altro passò veloce un'ora, anche se il pover'uomo capì ben poco degli scacchi.
- Senti, da quanto ho capito il principe intende rimanere qui per un po'... se volete domani facciamo tutti un'uscita! Tanto il signorino ha bisogno di prendere un po' di sole, gli fa male stare tutto il giorno seduto. Che ne pensi?
- Sarebbe un'ottima idea. La primavera è molto mite qui in Inghilterra.
- Perfetto, allora domattina ci mettiamo d'accordo!
- Ricordati di provare l'uniforme nuova questa sera, se non va bene dobbiamo rimandarla alla signora Hopkins. - S'intromise Sebastian.
- Nuova uniforme...? - disse Agni. Razael allargò la gonna per mostrarne il tessuto.
- Non sono abituata al clima rigido dell'inverno inglese, e la signora Nina mi ha fatto questo bell'abito con un tessuto molto pesante. Però ora comincio a soffrire il caldo, e lei si è offerta di disegnare e confezionare una nuova uniforme per me. Gliene sono molto grata! Stasera la provo, ma voi la vedrete solo domattina! - Fece un giro su se stessa, facendo ruotare l'ampia gonna. Ben presto tutti si congedarono, andando a riposare. Razael aspettò fino alle undici e mezza di sera, per poter parlare con...
- Chérieeeeee!!!! - Una voce maliziosa e leggermente stridula annunciò l'entrata in scena di una grande attrice in rosso.
- Grell. Benvenuta in cucina! Sei ancora agli arresti domiciliari? - Sbuffando e ruotando gli occhi Grell si tolse il giubbotto, appoggiandolo su una sedia.
- Non credevo che se mi avessero beccata mi avrebbero fatto passare tutti questi guai... Spero che oggi ci sia qualcosa di calorico a cena, devo tirarmi su il morale!
- Perfetto. è avanzata della pasta alla carbonara e pollo al curry. Decidi tu.
- Mmmmhhh, pollo al curry dici? Sono sempre stata curiosa di assaggiarlo...
- Sei fortunata allora, questo curry l'ha cucinato un indiano in maniera semplicemente impeccabile!
- E dimmi un po', come è questo ragazzo qua?
- Be' è più alto di Sebastian, ha la pelle scura e i capelli bianchi, occhi grigio-azzurro come il ghiaccio e una voce profonda...
- Sembra uno schianto! Ha i piedi grandi?
- Perchè me lo chiedi?
- Non sai quindi che si dice degli uomini con i piedi lunghi, eh..? - Razael capì immediatamente, diventando rossa come un pomodoro.
- Insomma chérie, sei nel diciannovesimo secolo! Arrossire per tale roba è ormai demodè! La figura della verginella pudica non funziona più sai?
- Ma sai quanto me ne importa se è demodè! Sii più discreta quando parli!
- Comunque, è attraente?
- Be', sì, ha un fascino orientaleggiante molto particolare. - Grell appoggiò i gomiti sul tavolo, guardando Razael con un ghigno sornione.
- Ti piacerebbe una scappatella con lui, vero?
- Razza di... SONO SPOSATA! Quante volte te lo devo dire?
- E io che devo fare per farti capire che sei giovane e gnocca e puoi benissimo fartelo dalla mattina alla sera?
- SMETTILA! - urlò  irritata. Grell si bloccò sorpreso da quella reazione, incapace di reagire. La donna si calmò, e riprese il discorso con la voce rotta dall'emozione. - Sul serio. Non scherzo, sono sposata e anche se lui non c'è più... - Abbassò la testa, accarezzandosi l'anulare sinistro e seguendo con l'indice destro la forma di un anello immaginario. - ...Anche se non c'è più... io... - Non riuscì a finire la frase, sedendosi dando le spalle a Grell. Sospirò profondamente.
- Sai perchè continuo a evitare di innamorarmi, anche se a volte mi capita? - Si girò guardando Grell dritto negli occhi. - Devo dirlo a qualcuno. Non ce la faccio più a rimanere in silenzio.
- Certo tesoro, dimmi tutto. - Razael si prese un paio di secondi per riordinare le idee.
- Non ti dirò proprio tutto, non mi sento pronta ancora a confidarmi completamente con qualcuno... ma...
- Oh insomma, sbrigati, la suspence mi uccide!
- Ecco... è difficile da dire, perciò lo dirò nella maniera più diretta. Io non ho mai amato mio marito. Lui si struggeva per me, e io invece continuavo a trattarlo come un tizio qualunque. E quando è morto... gli ho promesso fedeltà eterna, così che la mia indifferenza mi condannasse per sempre; l'avrei amato come non avrei amato nessun altro, come penitenza per il mio peccato. Sarei dovuta essere una moglie grata e amabile, e invece... -Nascose il viso fra le mani. Grell l'accarezzò sulla schiena.
- Chérie, io... se l'avessi saputo non ti avrei mai detto quelle cose. Mi dispiace. - Vedendo che Razael continuava ad annegare nel mare dei ricordi prese la pentola contenente la pasta, riempiendo una ciotola.
- Vada per la carbonara, a me il piccante nemmeno piace! - Subito cominciò a chiacchierare di questo e quell'altro, evitando accuratamente di menzionare la sua grande passione per William; la sua amica non era in vena di parlare di amore. Così la donna ritrovò il sorriso, e dopo che Grell finì di mangiare lei si sporse sul tavolo, avvicinando il viso a quello dello Shinigami.
- Senti, mi devi aiutare. Puoi farlo?
- Qualunque cosa.
- Vieni con me. Tanto Sebastian non è in casa... c'è una cucciolata di gattini a sei chilometri da qui, passa sempre le notti al loro capezzale. Su, sii silenziosa e veloce! - S'inoltrarono per i corridoi di Villa Phantomhive, raggiungendo ben presto una stanza.
- é la tua camera da letto?
- No, in quella non ci faccio mai entrare nessuno. Questa è una semplice stanza adibita ad armadio per la servitù. - Prese una chiave, girandola nella toppa. Appena misero piede nella stanza si notò subito il tocco femminile di Razael sull'arredamento. Un bel tappeto ricopriva quasi tutta la superficie della minuscola stanza, e un vaso di fiori  inondava la stanza di un delicato profumo. Razael prese un pacco dall'armadio, e fece cenno a Grell di avvicinarsi. Lentamente aprì la scatola.
- Cosa c'è dentro?
- La mia nuova uniforme da cameriera. Ti prego, sii sincera quando la tirerò fuori eh?
- Cioè, se fa schifo te lo dico subito. Fa vedere. Ummhhhh... se fosse stata rossa con dei particolari neri sarebbe stata bellissima, ma... sì, anche così non mi dispiace.
- La servitù deve sempre indossare colori freddi e sulle tonalità del blu o del nero. Solo la signora Angelina aveva uniformi rosse per i suoi servitori...
- A me l'ha fatta nera!
- Non è un mio problema. Insomma, che ne pensi?
- Beh... Non è male. Proprio no! Almeno ti mette più in mostra quel seno gigantesco che ti ritrovi... una donna deve essere sempre sensuale!
- Devo riprendere il discorso di prima...?
- No, e sappi che se ti metti a piagnucolare stavolta ti taglio in due con la mia Death Shite!
- Non lo farò. Senti, ma... sinceramente... - si passò una mano dietro al collo esitante. - Io... sono ancora attraente? Cioè... con il caratteraccio che mi ritrovo qualcuno potrebbe innamorarsi di me?
- Ma se prima non appena te lo dicevo per poco non mi ammazzi! A che gioco stai giocando? Comunque basta che non mi prendi Sebastian o William e per me è possibilissimo! Ora una domanda te la faccio io: perchè adesso me lo chiedi?
- Così, tanto per sapere... è che... - la sua voce era sottile mentre pronunciava quelle parole - a volte vorrei fuggire da questo mio destino solitario. Vorrei rimangiarmi la promessa. - Grell provava pena per quella donna debole di fronte all'amore.
- Tesoro, sei sicura che lui... tuo marito, per la precisione... volesse davvero questo? Che una donna bella, giovane e fantastica come te rimanga per il resto della sua vita a piangere la sua morte? - Razael guardò assente fuori dalla finestra, dritta in faccia alla pallida luna.
- So solo che è quello che voglio io, Grell.

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Sebastian, è un ordine: TIENILI LONTANI DA ME!!! - Ciel rischiava di avere un esaurimento nervoso. Come se non bastasse la rumorosa e invadente presenza di Soma, quella mattina anche Elizabeth si era aggiunta alla combriccola, pretendendo che anche CIel si unisse alla scampagnata di gruppo. Il ragazzino si era per risposta barricato nel suo studio, ordinando al suo maggiordomo di fare il possibile per farlo stare in pace. Razael era fuori dallo studio, insieme a Lizzy sull'orlo delle lacrime.
- Perchè Ciel è così cattivo? Uffa! io volevo solo stare un po' con lui! - Razael dovette ammettere che la signorina Elizabeth le faceva tenerezza: si sforzava così tanto per essere sempre bella per il suo amato, e quest'ultimo la considerava un fastidio...
- Signorina - disse lei - ho un'idea. Volete ascoltarla? - Lizzy sembrava interessata a ciò che aveva da dire la cameriera. La considerava quasi un modello perchè assomigliava tanto alla zia An, inoltre la conosceva fin da quando la donna era venuta per la prima volta in Inghilterra. Tese le orecchie curiosa.
- Ho appena finito di leggere un libro dove una bellissima lady, proprio come voi, si affannava tanto per ottenere le attenzioni del suo amato, che però la rifiutava. Allora, per sapere se lui l'amava veramente, finse di essere innamorata di un'altro uomo. Fu in quel momento che l'amato si rese conto di amare profondamente la donna, e così... - Ripensò al finale del libro, dove la donna e il finto amante venivano trucidati dal protagonista. - beh... si sposarono ed ebbero tanti figli!
- Kyaaaaaa!!! è così romanticoooooo!!! <3 Però non capisco il collegamento... Ah! Aspetta! Ho capito! Ma certo! Allora senti, facciamo così... - Fece cenno di avvicinarsi, e sussurrò qualcosa nell'orecchio di Razael.
- Ottimo piano signorina. Vedrete che il padroncino correrà da voi implorandovi di amarlo! Vado subito a fare i preparativi. Quindi ci pensate voi a chiederglielo?
- Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Veloce, veloce! E poi mettiti l'uniforme nuova mi raccomando! - Razael si catapultò in cucina, incrociando Agni per strada.
- Razael, dove corri?
- In cucina, devo preparare il pranzo.
- Sono solo le nove di mattina... hai intenzione di preparare un arrosto?
- No no, ma la signorina Elizabeth ha deciso che faremo tutti un pic nic in campagna!
- Ah, che bello! Allora vado a chiamare Messer Sebastian. - Si girò per andare a cercare il maggiordomo, ma Razael lo afferrò prendendolo a braccetto.
- Sai, Sebastian oggi sembra un po' giù di morale, e stavo pensando di lasciarlo riposare un po'. Perchè non mi aiuti tu a fare il pranzo?
- Be', bastava dirlo...
- Su su su! Veloce, in cucina! - lo trascinò letteralmente nella stanza, impedendogli anche il minimo movimento. Una volta dentro inchiavò la porta, abbassando il chiavistello.
- Emh... Razael? Perchè chiudi a chiave la porta?
- Per evitare che gli unicorni ci trovino! - Disse girando gli occhi sbarrati. Agni cominciò a temere per la sua incolumità.
- U-unicorni...?
- E non solo! Devi temere le manguste! Le manguste! Sono infide! Perciò prepariamo salmone alla griglia e verdure al vapore, perchè gli unicorni odiano le verdure al vapore che ci proteggeranno! - Razael cominciò a girare per la stanza tappando ogni crepa nel muro che trovava, chiudendo le imposte delle finestre e inchiavando anche la porta di servizio. L'indiano tolse le bende sulla mano destra, pronto ad usarla se necessario.
- Dici che potremmo anche preparare delle lasagne vegetariane?
- Sì è una buona idea... Non temi più gli unicorni?
- Eh? Unicorni...? Ah, sì sì certo! Ahahaha! Su, metti a bollire l'acqua! - Due ore dopo Razael era in stanza con Elisabeth, intenta ad acconciarle i capelli.
- E come l'hai convinto a non andare a chiamare Sebastian?
- Be', gli ho detto che se usciva dalla cucina c'era il pericolo che gli unicorni ci trovassero... - Scoppiarono entrambe a ridere, mentre la governante finì di sistemarle il cerchietto decorato con dei fiori.
- Avete avvertito il vostro innamorato?
- Certo! Però... dici che mi troverà attraente?
- Senza dubbio signorina. Oggi avete quest'abito meraviglioso, inoltre vi ho anche truccata. Non temete, cadrà ai vostri piedi!Orsù siamo pronte! Vado a mettermi l'uniforme nuova... scendete nell'androne fra dieci minuti.
- Senz'altro! - Cinque minuti dopo Elizabeth era all'ingresso, troppo eccitata per aspettare ancora. Soma e Agni arrivarono all'ingresso, sorridenti.
- Ciao Elizabeth!
- Chiamami Lizzy! - disse arrossendo. Soma rise.
- va bene Lizzy! é anche più facile da dire! Allora tu chiamami... emh... Agni, come posso abbreviare il nome Soma Ashman Kadar?
- Beh... con... Soma?
- Ottima idea! Chiamami Soma! - Agni avrebbe voluto fare un'osservazione nemmeno troppo acuta, ma lasciò perdere. Sentirono un suono di tacchi sulle scale, e girandosi videro Razael scendere le scale. Indossava un abito al ginocchio azzurro cielo, con un gilet bianco al quale era appeso un drappo di stoffa dello stesso colore, legato in un grande fiocco sul retro. Aveva i capelli raccolti in una crocchia, e un tipico sorriso giocondo dipinto sul volto.
- Wow Razael, sei proprio carina con l'uniforme estiva! - esclamò Lizzy ammirata. La governante alzò le spalle, inclinando il capo da un lato leggermente arrossita.
- Signorina siete troppo gentile. Buongiorno Lord Soma, ben alzato. - Soma rispose in maniera impacciata al saluto della donna, cosa insolita per lui.
- Allora, se siete pronti partiamo. Abbiamo trovato una location perfetta per il pranzo.
- E Ciel? - disse il principe leggermente perplesso.
- Il signorino purtroppo ha declinato gentilmente l'invito a causa del troppo lavoro a cui deve dedicarsi in questo perioso. Promette però di ricambiare l'invito in breve tempo. - In realtà Ciel aveva dichiarato che avrebbe fatto chiamare Undertaker per far sparire definitivamente quegli ospiti fastidiosissimi, ma naturalmente la donna non poteva certo riferire quelle parole testuali. Uscirono dalla villa, e presero una carrozza. I due servitori sedettero a cassetta su forte richiesta di Elizabeth, e così s'incamminarono verso il luogo designato per il pranzo. Il piano era entrato in azione.




Angolo autrice:
Veeee!!! Eccoci arrivati all'ottavo capitolo! *grande emozione*
Ringrazio di cuore
Kira_chan_98
SweetBlackDream98 per aver messo fra le preferite,
Aryadaughter
debby76
Fauna96
Fred Halliwell
GinWalker
Hybrid00Art
kamikiizumo
Lady M5
Puffin
Silent Warrior per aver messo fra le seguite e naturalmente

Domino_Tabby_ (e RonneH XD)
Lady Neko Kadar (la mia hime-sama)
Lady M5 (la ritardataria con le recensioni - ehi scherzo ;P-)
BragoLove4Ever (Nee-chan!!!)
Death Voice
Crazy Sister
NekoChan22 (Yaoi-san ù.ù)
AkemiMatsumoto
 
che hanno recensito e anche messo fra le seguite! :*
A presto! Phoenix
PS: Lo so, vi avevo promesso un disegno della Nostra. Chiedo venia, ma il liceo classico non lascia spazio alla creatività *pronfondo inchino* Se avete pazienza posterò il link del disegno durante le vacanze pasquali.
PPS: Happy Easter! Non mangiate troppa cioccolata eh ;) e non rubate mancie alle nonne - a meno che non abbiate nonne tirchie, in quel caso il furto di spiccioli o banconote volanti è legittimo:3 -
PPPS: Umh, forse non dovrei dare questi consigli ai miei piccoli recensori facilmente impressionabili...
PPPPS: cancellate il post scriptum qua sopra e correte a cercare soldi nascosti nei cassetti delle mutande!

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9

Capitolo 9


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-Aaaaaawwww, che posto romantico! - Lizzy guardò ammirata il luogo scelto dalla governante per il pic nic. Un fiume limpido scorreva lentamente nella verde valle, punteggiata da bellissimi e colorati fiori selvatici. Un elegante salice sfiorava con le sue tristi fronde l'acqua, con il tronco curvato come se dovesse sopportare un grande peso. I due servi stesero le tovaglie all'ombra sotto l'albero, preparando le vivande. Lizzy continuava a lanciare occhiate fugaci al bel principe, che era talmente ingenuo da non aver minimamente capito le intenzioni della lady.
- Soma, non credi che questo posto sia davvero romantico? Aaahh, come non respirare l'amore nell'aria? - disse improvvisamente lei cogliendo di sorpresa il principe, che la guardò sorpresa.
- Elizabeth... ma tu... cioè... - Arrossì leggermente, chinando il capo.
- Ma non devi vergognarti di dire ciò che pensi! Su, non aver paura. - Soma prese un bel respiro, e guardando la fanciulla negli occhi disse:
- Puoi ripetere? Non ti stavo ascoltando. - Si sentì un sonoro schiocco, che altro non era la mano di Razael che si abbatteva con violenza inaudita sulla fronte della donna, troppo sconvolta dall'ingenuità dell'indiano per fare altro. Agni sorrise educatamente, versando del tè nei bicchieri. Elizabeth fece segno a Razael di avvicinarsi, e le sussurrò all'orecchio:
- Sei proprio sicura che sia un buon modo per far ingelosire Ciel?
- Ma certo milady! Nonostante siano amici Lord Soma ha un talento particolare nel far arrabbiare il signorino.
- Mah, se lo dici tu... Soooooomaaaaaaaaa!!!! <3 - gridò assordendo la povera donna - ti va se prima di mangiare facciamo una passeggiata?
- Ottima idea! Ho proprio voglia di camminare un po'!
- Vi chiamerò non appena sarà tutto pronto! - disse Agni sistemando le posate. Soma s'incamminò, e ben presto Elizabeth lo raggiunse prendendolo a braccetto e usando molte moine. Il principe, tra l'altro, sembrava un perfetto sempliciotto di fronte alla ragazza, dal momento che nemmeno in quell'occasione capì che la lady cercava di sedurlo. Agni li osservò per qualche attimo, prima di rivolgersi a Razael:
- Come mai la signorina sembra tutta presa dal principe?
- Ah, niente, dice di aver cominciato a provare qualcosa per Lord Soma... - Il sorriso del maggiordomo si trasformò in un'espressione di disappunto.
- Cosa? Ma la signorina non era la fidanzata del nobile Ciel? - Razael controllò che Lizzy e Soma fossero abbastanza lontani, poi si avvicinò a lui svelandogli il piano. Agni si discostò dalla donna, decisamente sollevato.
- Aaaahh, mi pareva strano!
- Ma certo, sciocco! Una lady non commetterebbe mai adulterio...! Anche se sono giovani, hanno entrambi un grandissimo peso sulle loro esili spalle... Davvero un grande peso... - continuò finendo la frase con un filo di voce. Si riscosse quasi subito, anche poichè Agni cominciò a urlare "è pronto!". Lizzy si catapultò sulla tovaglia stringendo fra le mani un mazzetto di fiori selvatici. Strizzando l'occhio a Razael aspettò che anche il principe si sedesse al suo fianco, e poi dichiarò a gran voce:
- Sai ho trovato questi bellissimi fiori e mi stavo chiedendo... Quale mi starebbe meglio fra i capelli? - disse porgendo il mazzo al principe. Egli guardò concentrato i fiori, per poi scegliere un ciclamino rosa.Glielo intrecciò fra i capelli, guardando soddisfatto il lavoro. Lizzy continuava a fare gli occhi dolci al ragazzo, che continuava - testardamente - a non voler capire. Lei osservò i due servitori, e trillò:
- Ehi Agniiii!!! Secondo te quale fiore starebbe bene a Razael? - disse allungando i fiori. Il maggiordomo osservò i fiori, e dopo un attimo di incertezza scelse una violetta. Sfilò la piantina dalle mani della lady e chiese mestamente a Razael:
- Posso...? - Lei per risposta rise, inclinando la testa e offrendogli la tempia. Lui incastrò il gambo fra i capelli raccolti, sfiorando la pelle liscia della donna e ritraendo subito la mano. Soma era ammirato.
- Ottima scelta Agni!! é proprio carina così! Anzi, diciamo semplicemente bellissima!
- Ma no principe, non sprecate queste belle parole per me. Anzi, la signorina Elizabeth è particolarmente affascinante oggi, non trovate? - disse appoggiando i piatti davanti alla lady. Mangiarono allegramente, anche se a quanto pare il piano delle due donne non ebbe successo. Soma infatti s'intratteneva più con Razael che con Elizabeth, e perfino Agni tentò di aiutarle, continuando a elogiare tutte le virtù possibili e immaginabile della ragazzina, anche lui però destinato a fallire. Lizzy la sera andò a dormire delusa dalla sconfitta. Razael le rimboccò le coperte, continuando a ripetere:
- Non preoccupatevi signorina, vedrete che ce la faremo!

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Ehi principessa, svegliatevi! - Razael tirò uno schiaffo a caso, per allontanare colui che l'andava disturbando la mattina presto. La voce profonda continuò con questa tiritera, fino a quando lei non si coprì le orecchie con le coperte, biascicando qualcosa come "Smettila Sebastian, o non vedrai più la luce del sole". Ma Sebastian continuò.
- Principessa! Dovete svegliarvi! Il sole e le stelle oggi brilleranno intensamente solo per voi! - Razael si tirò si a sedere, con gli occhi ancora chiusi dal sonno.
- Sebastian, ti ho detto di andare via! Sciò! - cominciò ad agitare le mani a caso verso la direzione da cui proveniva la voce, ma venne bloccata in una stretta ferrea. Svegliandosi completamente spalancò gli occhi, guardando il maggiordomo dritto negli occhi.
- No... ma tu... -
Ciel si sistemò i guanti, e senza controllarsi allo specchio si diresse verso la porta della sua camera. Sebastian era lì come al solito, tenendo la porta aperta per il suo signore. Sarebbero usciti per andare verso Scotland Yard, come da programma. Scesero le scale, entrambi sollevati dal silenzio che ancora aleggiava nella villa...
- WAAAAAAAAAAAAA!!!! - rimasero pietrificati da quell'urlo disumano, incapaci di reagire, anche perchè la scena che si trovarono ad assistere era al limite del grottesco. Agni camminava tranquillo per casa, piangendo dalla felicità. Trasportava qualcosa che si dimenava come un'anguilla, e continuava a emettere quei versi assordanti... Capirono che la creatura altri non era che Razel, con le belle gambe completamente scoperte e con addosso solo una leggerissima camicia da notte.
- RAZZA DI PORCO!!! Ho addosso solo una camicia da notte!
- Aaaaahhh, che giorno meraviglioso!!! Ho aspettato così a lungo pregando che accadesse! Sigh... è davvero commovente... sob..
- Non so cosa stai farneticando!! Che c'entro io! Lasciami! HO DETTO LASCIAMIIIIII!!! - continuando a tirare pugni sul viso dell'indiano, continuò fino a quando i due non sparirono dalla vista del conticino e del suo fido maggiordomo diabolico.
- Sebastian... - disse con voce flebile il conte - ...non ci sarebbe un modo per dimenticare quanto visto?
- Possiamo provare con una botta in testa, signorino.
- Lasciamo perdere. Speriamo solo di non sognarlo stanotte... - mentre ricominciò a scendere le scale, qualcuno gli si gettò addosso, soffocandolo in un abbraccio troppo caloroso.
- CIEEEELLL!!! Oh, non puoi capire che giorno fantastico è per me! - Soma era tutto in ghingheri, e continuava a urlare qualcosa circa un evento bellissimo che si sarebbe svolto di lì a poco.
- Ho da fare, razza di cretino! Non vedi che sto uscendo?
- Ma noooooo!!! Voglio che assista anche tu! Per me sarebbe davvero importante!
- Non so di cosa tu stia... - Un coro di piagnisdei interruppe la sua frase a metà. Mey Rin, Bald, Finnian e il signor Tanaka stavano piangendo, evidentemente commossi.
- Ma che stanno facendo...? - disse Sebastian. Soma sorridendo spiegò:
- Oh, nulla di che! Li ho semplicemente invitati al mio matrimonio! - Ciel e Sebastian rimasero basiti.
- Un matrimonio, Lord Soma? Beh, se mi avesse avvertito avrei provveduto a sistemare la villa a festa...
- NO, non lo avresti fatto! - urlò Ciel incollerito.
- Ma dai khansama di Ciel! Non devi preoccuparti, ha pensato a tutto Agni! A proposito, a quest'ora dovrebbe aver fatto...
- PRINCIPEEEEEEE!!! SONO RIUSCITO A TROVARE LA SPOSA! VE LA PORTO! - Soma emozionato cominciò a saltellare sul posto, cercando di darsi tuttavia un contegno. Sentirono dei passi lungo il corridoio, che indicavano una corsa furiosa. Soma con la voce rotta dalla commozione disse:
- Oh, vedrete quanto è bella! Semplicemente il riflesso di Kali sulla terra... - Una furia arancione e rosa si precipitò su per le scale, con tale foga che quasi non si distinguevano i tratti somatici della donna. Riconobbero una capigliatura castana fra i veli che coprivano il capo, e una pelle chiara sulle braccia e la pancia scoperte...
- La mia sposaaaaa!!!
- SPOSA UN CAVOLO! - urlò la donna. Ciel sbiancò, mentre Sebastian cominciò a ridacchiare.
- Come sei bella, Razael.
- Maledetto... Io mi rifiuto categoricamente di sposare il principe Soma! Come se non bastasse il suo maggiordomo mi ha prelevata dalla stanza di mia volontà, e non ricordo nemmeno come ho fatto a entrare in questi abiti!- Strillò incollerita indicando il ragazzo dietro di sè che spammava cuoricini nell'aria. Poco dopo arrivò il maggiordomo del principe, con il volto un po' pesto ma felice.
- Allora ufficiamo l'unione!
- Noooo!! Nessuna unione! - Qualcuno strillò in maniera talmente acuta che tremarono i vetri delle finestre. Da un corridoio comparve Elizabeth, che correva sorreggendo la pesante camicia da notte, con i capelli scompigliati e ancora il segno del cuscino sulla faccia. Sembrava molto arrabbiata.
- Razael! Ladra di fidanzati!
- Ladra di cosa?!! - esclamò Ciel guardando Soma, il quale gli rispose con un'emblematica alzata di spalle.
- Sì! Io dovevo fidanzarmi con Soma! Così avrei capito se mi ami davvero..! - il ragazzino divenne subito rosso, non gli piacevano quelle sdolcinatezze, specie in pubblico. Sebastian gettò un'occhiata eloquente alla governante.
- Razael... sei diabolicamente stupida. Un piano davvero ingenioso, complimenti. - lei fece per ribattere, ma venne zittita dal padrone.
- Soma - disse il conticino - Senza il mio permesso non puoi sposare i miei servi! Prenditi, che so, Bald e sono pure felice!
- Bella considerazione! - commentò il suddetto cuoco.
- é troppo tardi Ciel; ormai la fiamma dell'amore consuma noi innamorati...
- Padroncino, le assicuro che l'unica cosa che brucerà sarà il pranzo se non prende una decisione! - disse ormai disperata la sposa involontaria. Ciel stressato si massaggiò le tempie, strizzando gli occhi.
- Che mal di testa... Razael, è un ordine: non farti sposare da quel pazzo laggiù. Sarebbe quasi pedofilia nei suoi confronti. E tu, Lizzy, stai tranquilla: sarò il tuo fidanzato qualunque cosa accada. E ORA RITIRATEVI E NON DISTURBATEMI PIù!!! -
- Certamente, my Lord. - Sollevata la donna andò a cambiarsi, ma il principino sembrava non voler demordere.
- Beh, allora la mia bellissima Razael sarà la mia fidanzata inufficiale! Agni, andiamo! Non vorrei che la mia amata piangesse davanti a me per l'emozione! - trionfanti 
se ne andarono. Finalmente la tanto agognata pace tornò su Villa Phantomhive.



Angolo autrice:
Ok, la storia comincia ad addentrarsi nel filone principale! Weeeeeyyyyy!!!!
Questo capitolo prendetelo come un filler, ma non sottovalutatelo: alcuni fatti accaduti qui avranno grosse ripercussioni sulla trama...
*niente, mica ce la faccio a stare zitta. W lo spoiler!*
Ringrazio enormemente tutti coloro che hanno recensito, messo fra le seguite e fra le preferite!
Continuate a seguire la storia, ENJOY!!

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10

Capitolo 10




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Era davvero troppo in alto per riuscire a spolverare. Razael continuava a dimenare il piumino come una spada, ma ancora non riusciva a raggiungere i vasi sopra all'armadio. Sebastian le aveva chiesto apposta di fare quel lavoro, ne era sicura. Quel maledetto moro sapeva perfettamente quanto la facesse irritare non riuscire a compiere una faccenda. Nemmeno indossando gli stivali con il tacco più alto che aveva ce l'avrebbe fatta. Ormai esasperata stava per rinunciare, quando una voce familiare la chiamò.
- Razael! Ti disturbo?
- No Agni, non preoccuparti! - esclamò, felice di distrarre la sua mente dalla bell'idea di prendere un sasso e spaccare quei dannati (e a suo avviso orridi) vasi. - Dimmi cosa c'è.
- Ah, nulla, volevo informarti che il principe sta ancora cercando di convincere il nobile Ciel a cederti in cambio di dieci elefanti, e purtroppo non riesco a convincerlo a lasciar lavorare in pace il tuo padrone... Forse dovresti tentare tu di dissuaderlo prima che comincino a litigare. - sospirando riprese a pulire. Agni la osservò.
- Quei vasi sono davvero in alto... sicura di riuscire a raggiungerli?
- Lo sto facendo giusto per testardaggine. L'ho capito mezz'ora fa che sono troppo bassa per raggiungerlo... - ammise esasperata. Al suo contrario l'uomo sorrise.
- E che ci vuole? Posso sollevarti io fin lassù!
- eh? Oh, sei molto gentile, davvero, ma non voglio scomodarti... - Lui allargò le braccia ridendo.
- Davvero, nessun problema! Dopotutto, sono un maggiordomo! Su, sali sulle mie spalle, dovresti riuscire a raggiungerlo... - Si chinò per permettere alla donna di arrampicarsi sulla sua schiena, ma mentre lo faceva lei lo guardò orripilata. Perplesso, le chiese cosa non andasse.
- Ci ho pensato solo ora... - balbettò rossa in viso. - Se ti salgo sopra tu puoi vedere sotto la gonna! Aaaahhh, che vergogna! No, non salgo! Chiedi a Sebastian...
- Ma io non mi permetterei mai una cosa simile! - si difese lui - Non sono un pervertito! Non lo farò, fidati!
- Ma se in passato eri un teppista sciupafemmine! Come faccio a fidarmi? - questa volta fu lui ad arrossire.
- M-ma era in passato! E poi quella era un'altra persona! Sul serio! Non sbircierò! - Anche se poco convinta decise di fidarsi. Si arrampicò sulla sua schiena, e nel farlo si stupì di sentire le spalle possenti e i muscoli agili guizzare sotto la pelle. Non avrebbe mai detto che avesse un fisico così statuario. Una volta sulle spalle si alzò in piedi, cercando di stringere le ginocchia il più possibile. Lui la teneva per un braccio, tenendo la testa bassa e guardando il pavimento con tale intensità da sentire male agli occhi. L'idea di avere le gambe nude di una bella donna a pochi centimetri dalla sua testa lo metteva oltremodo a disagio. Sentiva l'organza solleticargli la nuca, e le gambe tremare nel tentativo di mantenere l'equilibrio. Cominciò a contare mentalmente fino a cento, tentando di scacciare i pensieri non proprio casti che si affollavano nella sua mente. Dopo quella che sembrò un'eternità ad entrambi, Razael finì l'ingrato lavoro. Scese con un agile balzo, atterrando con grazia.
- Non so come ringraziarti! Ora Sebastian non avrà di che lamentarsi - disse sorridendo. Agni annuì. Continuava a sorprendersi dell'allegria della donna.

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Ciel rimase sorpreso dalla richiesta della governante.
- Come hai detto? - lei ripetè sommessamente la sua richiesta. Il ragazzino guardò Sebastian, che tuttavia non sembrava avere brillanti idee. Anzi, sembrava serio. Sospirando abbandonò le carte che stava leggendo sulla scrivania, passandosi una mano sul viso.
- Due settimane, Razael? Non ti ci vuole tutto questo tempo per... ah, posso darti al massimo una settimana. Fattela bastare.
- Certamente, signorino. Grazie ancora...
- Guarda che la tua settimana di permesso comincia da questo istante preciso. Sbrigati a partire.
- *Ai suoi ordini*. - Lei uscì dalla stanza. Per la villa si respirava un'aria pesante, e non era solo colpa di un fumogeno fatto esplodere da Bald. Razael era triste. Cercava di non darlo a vedere, ma tutti notavano quanto fossero tirati i suoi sorrisi e quanto tempo
in più passasse da sola. Non capivano cosa succedesse; lei, sempre allegra, sorridente e disponibile, era diventata silenziosa e poco propensa alla risata. Solamente Sebastian e Tanaka erano a conoscenza del perchè fra la servitù. Oltre a loro c'era il signorino, ma nessuno osava chiederglielo. Razael partì il giorno stesso, cercando di salutare i suoi amici come se dovesse partire per una scampagnata.
- Tornerò fra sei giorni, non è molto tempo... Voi cercate di non combinare guai, mi raccomando! - salì sulla carrozza, e in breve tempo sparì all'orizzonte. Tutti rientrarono in casa, ma Soma prese da parte Ciel.
- Ciel! In qualità di tuo migliore amico non posso fare a meno di importi di farmi sapere cosa è successo alla mia dolce amata!
- Non è affatto tua. E non ficcare il naso negli affari degli altri! Mi dai fastidio. - Il principe decise di ricorrere alla sua arma più letale: la petulanza. Saltò addosso al ragazzino, stringendolo in un abbraccio mortale.
- NO! Fino a quando non lo saprò non ti lascerò andare! - Agni e Sebastian intervennero per evitare che uno dei due finisse ammazzato (il bastone di Ciel era infatti pericolosamente pesante e ben calibrato, ottimo per l'autodifesa, mentre Soma aveva delle braccia forti), e a malincuore il conte accettò, convocando i due indiani e la servitù nel salotto. La scena che gli si parò davanti, sopra alla tazza di tè fumante che stava sorseggiando, fu la seguente.
Soma era seduto sulla poltrona davanti a lui, in evidente stato d'ansia. Agni era dietro a lui, intento a torturarsi la fascia gialla che portava legata in vita. Tanaka era in piedi accanto al maggiordomo indiano, con una placidità invidiabile; Finny era appiccicato a Bald, mentre Mey-Rin continuava a guardarsi attorno. Sebastian era immancabilmente accanto al suo padroncino, intento a sistemare la teiera. Il conte Phantomhive posò la sua tazza sul piattino, facendo risuonare la porcellana e richiamando l'attenzione dei presenti.
- Volete dunque sapere qualcosa sul conto di Razael. Ho però io una domanda per voi: perchè non glielo avete chiesto personalmente, non appena avete notato che qualcosa non andava? - Tutti abbassarono lo sguardo, ammettendo di malavoglia il loro errore.
- Io non vi verrò certo a riferire i fatti altrui. Se davvero volete sapere qualcosa, chiedete a lei. Beh, in caso sia Sebastian a riferirvelo non credo ci siano problemi al riguardo, d'altronde litigano sempre... - Il maggiordomo si portò una mano al mento, pensieroso.
- Signorino, è un ordine velato il vostro?
- Interpretalo come ti pare. Non ti pago per eseguire i miei voleri? - Sebastian, sorridendo, abbassò la mano, portandola dietro alla schiena con fare professionale.
- Sapete bene che Razael è una giovanissima vedova. Di fatto, fra due giorni sarà l'anniversario della morte del marito, pertanto deve recarsi in Italia  per rendergli omaggio. é per questo che in questi giorni era triste. Tutto qui. - Sebastian andò dritto al punto, senza usare giri di parole eleganti. Ad analizzare i fatti ci avrebbero pensato da soli.

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Quando la governante tornò ci volle del tempo perchè tornasse allegra e spensierata come sempre. Era tornata alla villa con due occhiaie da far invidia a un morto, ed era stranamente silenziosa. Poco a poco il sorriso tornò sulle sue labbra, e le parole scorrevano fluenti dalla bocca. Nessuno però riusciva a togliersi dalla testa l'immagine della donna, in abiti neri come la notte, intenta ad imbarcarsi alla volta della sua terra d'origine, e non per una bella rimpatriatra. Nessuno però, per la seconda volta, ebbe il coraggio di toccare l'argomento. Perfino Soma l'aveva sollevata dall'incarico di "amante virtuale" per permetterle di riprendersi. Non avevano idea di come avesse passato il soggiorno in Italia, e pertanto non si sentivano in grado di chiederle niente. Anche Agni, nonostante la considerasse a tutti gli effetti la sua migliore amica, ogni volta che andava alla villa, cercava di evitare il discorso. E lei non sembrava avere a cuore una discussione sull'argomento.
 




Angolo autrice:
Ed eccoci al decimo capitolo!!! Mi sembra passata un'eternità da quando ho postato il primo capitolo... Ero terrorizzata dall'idea di aver creato una storia banale e noiosa, con una tipica Mary Sue come protagonista  e di aver stuprato gli altri personaggi, rendendoli delle pappemolli con la P maiuscola. Invece ho incontrato dei fan meravigliosi, che recensiscono sempre con affetto e apprezzano la mia storia!! Grazie mille!!!
Ringrazio una per una tutte le mie lettrici (chiedo venia se c'è qualche mascolo, fatevi sentire se ci siete!)  che hanno recensito, stalkerato e lanciato pomodori cavalcando delle scimmie ninja :)
Questo capitolo è corto, ma per farmi perdonare pubblico l'undicesimo immediatamente. Scusate per l'irregolarità della pubblicazione, me la sono presa troppo comoda durante la pausa estiva.
Sarei felice di sentire l'opinione anche dei fan che non hanno mai recensito, non vi mangio mica, recensite tranquilli ma non mi fate venire i cinque minuti sennò vi aspetto sotto casa con i miei amici pusher
Alla prossima :)
Phoenix

PS: so che il capitolo è breve, ma serviva all'unico scopo di tratteggiare una sfumatura del carattere di Razael che finora ho cercato di nascondere veh, come son brava a pararmi le natiche con questa scusaaaaa :D
Il prossimo capitolo sarà più avvincente, promesso :)

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11

Capitolo 11


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Quando Razael entrò in cucina, credette di aver visto male. Si stropicciò gli occhi, incredula. Un uomo stava beatamente dormendo sul tavolino. Sbattè le palpebre un paio di volte, prima di realizzare ciò che stava effettivamente succedendo. Irritata, si diresse verso l'uomo, intenta a svegliarlo. O meglio, a prenderlo a calci e buttarlo fuori dalla villa. Ma non appena gli si avvicinò quello saltò in piedi, afferrandola per un polso. Lei si divincolò, abbassandosi e spazzando il pavimento con la gamba per farlo cadere. Gli colpì le ginocchia, facendogli perdere l'equilibrio. Lui con un'abile flessione della schiena atterrò sulle mani come un gatto, spingendo sulle braccia e tornando in piedi dopo una rovesciata. Razael provò a colpirlo con un paio di pugni, tutti scansati. Venne colpita allo stomaco, e si piegò dal dolore. Il suo nemico approfittò per saltarle addosso, schiacciandola sul pavimento. Sorrise beffardo, per poi raggelare. Si ritrovò una spada puntata al petto, una spada particolarmente affilata fra parentesi.
- Che giocattolino pericoloso, dolcezza. - Mormorò alzandosi in ginocchio e alzando le mani, arrendendosi. Razael non sorrise per niente. Il suo sguardo era gelido, la mano che impugnava l'arma ferma e senza il minimo accenno di un tremolio. Si alzò in piedi, puntandogli la spada alla gola e guardandolo freddamente.
- Chi diavolo sei?? Che ci fai qui? - L'uomo sorrise. Aveva i capelli neri lunghi e due occhi azzurri da brivido. Il volto era coperto in parte da una barba incolta che nascondeva un volto emanciato. Gli abiti che indossava erano sgualciti.
- Solitamente uno schifo come te sarebbe stato ammazzato prima di entrare in una villa come questa.
- Oooohhh, non mi sarei mai immaginato che un fiorellino come te fosse tanto scortese.- Alzò il volto non appena sentì il metallo premere sulla sua gola, graffiandogli la pelle. Teneva le mani alzate, eppure, nonostante avesse una spada puntata alla giugolare impugnata da una donna che non si sarebbe fatta scrupoli ad ucciderlo... Non aveva paura. Sentì dei passi alle sue spalle.
- Razael, ma quanto sei pigra... sai bene che la spazzatura va buttata tutti i giorni. Se devi ammazzarlo, fallo fuori dalla villa. Pensa a tutto il sangue che sporcherebbe la cucina.
- C'è un secchio lì vicino. Usiamo quello.
- Woah, frena cow girl! - Disse l'uomo. Entrambi notarono che, nonostante parlasse perfettamente la lingua, non aveva un accento inglese.
- Rettifico: chi sei? - Mormorò lei. L'uomo si alzò in piedi, continuando a prestare attenzione alla lama.
- John O'Brien, milady. E voi?
- Non prendermi in giro! - disse lei alzando la voce.
- Ma che gentiluomo - disse ammirato Sebastian. - Dal momento che avete una così tale eleganza nell'interloquire, lasciate che vi porga alcune domande. Gradite una tazza di tè nel frattempo?
- Ah, magari! Posso sapere il vostro nome, mister?
- Sebastian Michaelis, mister O'Brien. Razael, da brava, abbassa quella spada.- Dire che lei lo carbonizzò con lo sguardo è un eufemismo.
- M-m-m-m-ma che diavolo stai dicendo?
- Su signorina, avete sentito? - La donna tentennò qualche secondo, per poi ringhiare e abbassare la lama. L'uomo si rilassò notevolmente. Lei portò la mano con la spada dietro la schiena, inchinandosi riluttante.
- Perdonatemi, Mr O'Brien.
- Non fa niente. Piuttosto, Mr Michaelis, gradirei molto quella tazza di tè caldo che mi avete gentilmente offerto. - Razael se ne andò dalla cucina, troppo umiliata per poter mettersi a chiacchierare allegramente con quelle due canaglie. Sapeva che Sebastian aveva un piano, oppure le avrebbe permesso di uccidere John; peccato non volesse metterla al corrente di ciò che gli frullava per la testa. Controllò che nessuno la vedesse, poi alzò la gonna sulla coscia sinistra, scoprendo il fodero nascosto nella criolina. Rimise la spada al suo posto, sistemò l'abito nascondendo per bene il fodero e la guardia, per dirigersi infine verso lo studio del padroncino. Dopotutto, avrebbe dovuto informarlo del fatto che un perfetto sconosciuto stava facendo comunella con il maggiordomo di casa.

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Dopo essersi fatto un bagno, essersi rasato, cambiato d'abito e soprattutto dato una rinfrescata all'alito, John O'Brien si rivelò essere un gran bell'uomo. Il volto alabastrino, che strideva piacevolmente con la capigliatura corvina, era una cornicie perfetta per gli occhi azzurri e il naso dritto, le labbra sottili e gli zigomi scavati. Nonostante le piccole rughe ai lati degli occhi e della bocca, sembrava un uomo al di sotto della trentina. Aveva indossato dei pantaloni e una semplice camicia, che non si era preoccupato di infilare nei pantaloni, di allacciare fino al colletto e di fissare le maniche con i gemelli. Tutto sommato, sembrava disordinato di natura. Era al cospetto del temibile Ciel Phantomhive, che non smetteva un attimo di piantare il suo occhio blu sul viso dell'ospite "a sorpresa".
- E così, Mr O'Brien, la mia governante vi ha trovato intento a dormire sul tavolo della mia cucina.
- A quanto pare. Spero di non arrecarvi disturbo, conte.
- Per niente. - disse sarcasticamente- Dunque, che ci facevate sul tavolo? E soprattutto in casa mia?
- Beh, sapete, ero appena tornato dalla Francia, e stavo brindando con i miei commilitoni, quando abbiamo fatto una scommessa... sapete, ormai ero ubriaco fradicio, perciò... - il ragazzino l'interruppe con un gesto.
- Non mi importa di conoscere tutti i particolari. Mi basta sapere quali erano le intenzioni per le quali siete giunto fin qui.
- Le assicuro che non avevo la minima intenzione di nuocervi in alcun modo. Credetemi, conte Phantomhive, se dico così. Sono un soldato, un uomo di parola. - per rendere più chiaro il concetto si portò una mano sul cuore, guardando fieramente nel vuoto.
- Capisco, capisco. Devo chiederle però di andarsene domattina, posso chiedere ai miei servitori di cercarle un degno alloggio. Spero che non la consideriate una scortesia.- L'uomo sorrise, affrettandosi a scuotere la testa e le mani.
- Ma figuratevi! Piuttosto io, che vi ho usato come un affittacamere... Perdonatemi! - Con un gesto scocciato Ciel congedò l'uomo, non avrebbe retto un altro secondo. Si sentiva molto tranquillo, dopotutto aveva al suo fianco Sebastian, mica un ubriacone qualunque. Nel frattempo, Razael stava sfogando il nervoso lavando i piatti con tale foga da scheggiarne un paio. Tanaka era accanto a lei, e come sempre si sorbiva tutti i suoi malumori senza tuttavia avere i nervi a pezzi.
- Ma insomma! Possibile che quel tipo s'intrufoli come un ladro in casa d'altri, aggredisce una serva e viene trattato come un'ospite d'onore? Ma io dico! Che rabbia! - Tanaka stava per rispondere, quando però una voce ben più profonda coprì la sua.
- Buongiorno milady. - John era appoggiato allo stipite della porta, sorridendo sornione. - Come state?
- Benissimo grazie - disse a denti stretti lei, senza degnarlo di uno sguardo.
- Ah! Voi dovete essere il signor Tanaka, giusto? - Disse notando il piccolo uomo seduto sulla sedia.
- Sì, sono io - rispose l'uomo sorridendo.
- Perdonatemi se vi disturbo, ma il conte ha chiesto di voi, e mi ha pregato di venirvi a chiamare. Vi aspetta nel suo studio.
- Ahi ahi ahi, il conticino non deve usare gli ospiti come messaggeri. Ha ancora molto da imparare. Comunque arigatou, Jonh-san. Vado immediatamente. - Disse l'uomo alzandosi lentamente e uscendo dalla stanza. Non appena la porta si chiuse, John andò a frugare nella dispensa.
- Potete evitare di frugare là dentro? - chiese scocciata.
- Wow, sarebbe questa la famosa educazione degli inglesi?
- Io non sono inglese! Sono solamente una rozza e villana italiana che detesta la vostra presenza - Ringhiò sbattendo un piatto talmente forte da romperlo. L'uomo rizzò la schiena sorridendo. Era dannatamente sensuale, con le lunghe dita bianche e gli zigomi scolpiti, il sorriso perfetto e gli occhi azzurri come il cielo. Razael tuttavia non sembrava pensarla così.
- E io sono solo un povero idiota angloamericano che dopo una sbornia è capitato in casa di un conte e della sua bella serva, che se fosse un po' meno scorbutica sarebbe davvero perfetta. - Razael strinse i pugni, e si girò tornando a pulire i piatti. Non fece in tempo ad immergere le mani nell'acqua saponata che le sue braccia vennero bloccate da una presa forte ma gentile. Sentì un corpo caldo e grande premere contro il suo. S'immobilizzò come una statua di ghiaccio.
- Dovrebbe trattarmi con più rispetto, Miss Razael - sussurrò John al suo orecchio, senza lasciarla un attimo. La donna era compressa fra il piano del lavello e il corpo di John, e si sentiva impotente.
- Forse - continuò lui, parlando con una sensualità preponderante - dovrei essere io quello che deve impararle l'educazione? - Le bloccò le braccia prendendola per la vita, e respirando sul suo collo scoperto.
- Il vostro profumo... Mi fa impazzire... - Razael non capiva. Non riusciva a muoversi, era come... Sì, lei non era attratta da quell'uomo. Ne era spaventata. Non appena riuscì a riprendere il controllo del suo corpo si divincolò con forza, colpendolo al volto. Lui non lasciò la presa, anzi usò maggior forza e, ruotando, riuscì a chiuderla sul muro, bloccandole i polsi sopra la testa. Aveva un leggero segno rosso sullo zigomo destro, proprio dove lei l'aveva colpito. I suoi occhi erano diventati spietati.
- Non mi fate arrabbiare miss. So essere un bad boy quando voglio. - Lei ritirò il volto il più possibile, fuggendo quegli occhi che sembravano trafiggerla come una lama. Le facevano male i polsi e le spalle, era stato troppo violento quando l'aveva spinta sul muro, e si sentiva troppo debole al suo confronto per riuscire a reagire...
- Che succede qui? - Sentì la voce di Sebastian, e si girò speranzosa cercando la sua figura. Il volto alabastrino del demone comparve da sopra la spalla dell' uomo, donando nuovo vigore alla donna, che approfittò del momento di distrazione per riuscire a togliersi una volta per tutte dalle braccia di John. Si affrettò ad arrivare al fianco di Sebastian, decisamente più tranquilla. Il maggiordomo guardava l'ospite con un'espressione indecifrabile.
- Tutto bene, Mr O'Brien? Cosa stavate facendo?
- Nulla - disse amichevolmente - stavo solamente puntualizzando una cosa con la bella signorina lì. - Sebastian guardò Razael, soprendendosi leggermente del tremolio delle sue mani.
- Chiedo venia se lei vi ha disturbato in qualche modo. Tuttavia non è buon costume che un uomo forte come voi si metta a "discutere" con una signorina che sarebbe impotente di fronte a voi.
- Aaaahh, avete ragione. Chiedo scusa, allora. Non vi ho fatto del male, vero? - Disse portando le mani dietro la schiena e chinandosi appena verso di lei. La donna avrebbe voluto afferrare Sebastian e nascondercisi dietro, tanto era forte il timore in quel momento. Cercando di non darlo a vedere, scosse la testa negativamente.
- Phew, meno male! Scusatemi ma sono troppo impulsivo... Vado piuttosto a fare i bagagli, entro stasera voglio andarmene. A dopo! - Per uscire dalla stanza passò accanto ai due servitori, che evitarono accuratamente di guardarlo. La porta si chiuse con uno scricchiolio.
- Ma guarda tu, il signorino è davvero troppo permissivo con i suoi ospiti... Ehi, tutto bene? - Razael era pallida. Le tremarono per un attimo le gambe, che poi cedettero. Sebastian fu molto veloce, riuscendo ad afferrarla in tempo.
- Ehi, ehi! Calmati, ok? Su, siediti... maledizione... - Il maggiordomo recuperò una bacinella d'acqua fredda, e le bagnò la fronte e i polsi.
- Quello... quello lì... gli occhi... stamattina non me n'ero resa conto... - Balbettava la donna evidentemente scossa. Sebastian la guardava interrogativa. Le prese il viso fra le mani.
- Razael... cos'è successo? Che ti ha fatto? - Gli occhi della donna erano dilatati dalla paura, il respiro irregolare. Si aggrappò alle braccia del maggiordomo, e deglutì.
- I suoi occhi... non so... Non lo so perchè ne ho paura. Non lo so. - mormorò l'ultima frase, per poi abbandonarsi sullo schienale.
- Mi ero reso conto che poteva essere un pericolo, perciò stamattina ti ho allontanata, per riuscire a capire meglio le sue intenzioni... Adesso però stai calma. La stupidità umana è infinita, ma non pensavo che fosse anche contagiosa.
- Gli umani hanno paura di ciò che non conoscono - disse lei riprendendo lentamente l'autocontrollo - Ma a quanto pare questo vale anche per noi. - Sebastian ascoltò le sue parole, bagnò una pezza nell'acqua fredda e gliela passò sul volto.
- Non vedo di cosa dovresti avere paura. Ci sono io qui con te. E quel pazzo vestito di rosso che fai venire tutte le sere.
- Immaginavo che lo sapessi.
- Ha lasciato un biglietto in camera mia con una foto che lo ritraeva in guepiere e parigine. - Razael rise, riuscendo a scacciare definitivamente la tensione. Si asciugò il volto, sorridendo.
- Grazie Sebastian. Grazie di tutto.
- Non è male essere in debito di un favore con te. Riuscirai a ripagarmi, non preoccuparti. Magari stando zitta. - Le sorrise un'ultima volta, poi andò a posare la bacinella nel lavabo.
- 'Ccidenti... Mi si sono fradiciati i guanti... - Infatti per la fretta di evitare che la donna svenisse non si era preoccupato di toglierseli, e solo ora si rendeva conto che erano zuppi. Prendendoli fra i denti li tolse, appoggiandoli sul tavolo. Mentre infilava il paio di ricambio, notò che la donna guardava la sua mano sinistra.
- Non sembra che ti faccia più così schifo questo marchio. - Razael piantò i suoi meravigliosi occhi blu verdi in quelli rossi del maggiordomo.
- Non mi schifa perchè forse salverà la vita del padroncino. - Sebastian rimase basito.
- COME??!

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Soma guardava fuori dalla finestra. La voce di Agni lo richiamò.
- Principe, se non osservate le mie mosse non potrete mai vincere a scacchi - Disse sorridendo mentre posizionava un pedone. Soma si grattò la nuca, annoiato.
- Uffa, gli scacchi sono noiosi. Facciamo qualcos'altro! Ehi, perchè non andiamo a trovare Ciel? - Agni pazientemente spiegò:
- Stamattina mi ha chiamato messer Sebastian. Dice che ci sono ospiti, pertanto la nostra presenza li disturberebbe.
- Eeeeehhh??!! Uffa però! Che barba! Io volevo anche stare un po' con Razael. - Scocciato incrociò le braccia, cercando di concentrarsi nuovamente sulla scacchiera.
- Agni, a te piace Razael? - La domanda arrivò in maniera talmente diretta che Agni l'incassò come un cazzotto.
- In che senso, principe?
- Come in che senso? Se io la sposerò diventerà la mia principessa, e dovrà vivere con noi! Se tu non la sopporti io non potrei tenervi tutti e due...
- Ahaha! Principe, non temete, sono molto amico con lei, se mai diverrà la vostra nobile consorte io non potrei essere più felice!
- Ah, meno male! Sai, che rimanga fra noi però, io pensavo che un pochino ne fossi innamorato. - Agni lo guardò sorpreso.
- I-innamorato? Io? - disse indicandosi. Soma esclamò:
- Ma certo! Ogni volta che andiamo da Ciel tu vai sempre da lei, ci chiacchieri e ci stai sempre appiccicato...
- Capisco principe, ma credo che voi confondiate l'amicizia con l'amore.
- Davvero?
- Davvero. - Decisamente sollevato, Soma afferrò una pedina e la posizionò sicuro su un quadrato bianco, scansando con la mano un re e un alfiere avversario che a suo avviso non potevano competere con la sua torre benedetta dalla dea Kali.



Angolo autrice:
rieccomi quiiiii :D viene linciata e smembrata
Dunque! E ora chi caspita è questo John O'Brien? Boh, lo chiedete a me? viene fatta resuscitare, rilinciata e rismembrata sappiate dunque che il signorino non compare per caso nelle case dei conti con servi diabolici. Ma come mai Razael ne è spaventata? E Sebastian perchè diventa così ostile quando John commette il passo falso di "discutere" con la governante? Questo e altro lo saprete nel corso della storia!
Ringrazio i miei fedeli recensori e tutti quelli che hanno anche solo cliccato sulla mia storia :)
Sono finalmente riuscita a uplodare un mio vecchio disegno di Razael cliccate
QUI  per vederlo... Ora sono migliorata molto nel disegno, spero più in avanti di riuscire a farne uno cento volte migliore! Non è minimamente all'altezza della governante che ho nella mia mente, ma prima o poi ce la farò! decisa decisa
Hasta la vista gente! Andate a fare controlli oculistici di frequente mi raccomando!
*Ignorante "hasta la vista" è un saluto! NdR fan* *E chi vuoi salutare se diventi miope? NdR me* *O.o*
Phoenix

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12

Capitolo 12



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Razael accolse il postino in cucina, offrendogli una tazza di caffè. L'uomo si sedette su una sedia, tergendosi il sudore sulla fronte.
- Accidenti, questa villa sarà pure magnifica ma è davvero fuori mano! Ho pure dovuto lasciare il cavallo dall'altra parte perchè un ragazzino biondo l'ha spaventato e quello è scappato via.

- Ah, chiedo perdono. Si tratta del giardiniere. Non aveva cattive intenzioni, ma come dire... non ha un buon rapporto con gli animali.
- Beh, la prossima volta per favore tenetelo buono. Perfino un neonato sa che se ci si mette ad urlare fra le zampe di un cavallo quella povera bestia si spaventa! - Razael leggermente irritata si ripropose di fare un corso accellerato di biologia equina  a Finnian.
- Prego, bevete almeno una tazzina di caffè.
- Aaahh, mi ricorda tanto quel viaggio in Sud America che feci un po' di tempo fa. Beh, vuol dire che mi tirerà su di morale! - Subito dopo aver bevuto la bevanda il postino dovette andare. Razael lavò immediatamente la tazzina, quando Finny entrò in cucina dalla porta di servizio.
- Bwaaaa, signora Razaeeeel!! Quel cavallo è scappato non appena mi ha vistoooo!! - La donna si asciugò le mani, e si sedette sulla panca.
- Dimmi tutto- Disse stancamente mostrando il posto vuoto. Asciugandosi rumorosamente il naso con la manica, Finny si sedette accanto a lei.
- Io volevo solo accarezzarlo, ma a quanto pare lui non voleva...
- Finny, te l'ho detto tante volte che non devi mai correre incontro ai cavalli, sono animali che si spaventano facilmente ormai lo sai...
- Sì... è che... io volevo solo giocarci!
- Capisco, ma sai che gli esseri viventi vanno trattati con gentilezza e rispetto, devi essere più delicato. - Finnian si passò una mano dietro al collo, pensieroso.
- Ci provo ogni giorno signora, lo sai. Ma è molto difficile... Quando a volte la notte vengono quei tipi, io mi diverto, sai? Ho l'occasione di usare la mia forza, e posso non contenermi... e nè tu nè Sebastian mi sgridate. - Il suo discorso venne interrotto da Razael, che lo strinse a sè improvvisamente, abbracciandolo come una madre farebbe con il figlio.
- Finny - disse con le labbra solleticate dai biondi capelli - non devi pensare così. Noi lottiamo per il signorino, che ci da una casa e un lavoro che ci permette di vivere dignitosamente. Da dove vengo io molte persone pagherebbero tutto l'oro del mondo per poter essere al mio posto... sarebbero pronte a qualunque cosa. Allora, dal momento che ci è stata offerta l'occasione di poter lottare per una causa giusta, perchè non farlo? Tu vuoi che il signorino stia bene, vero?
- Certo! - disse facendo riaffiorare il volto dalle braccia della donna.
- Allora - disse lei dolcemente - ciò che facciamo non è male. Lottiamo per difendere ciò che amiamo, chi potrebbe contraddirci? - Finnian sorrise, rassicurato dalle calde parole di Razael. Si alzò e corse in giardino pronto a mettere in pratica gli insegnamenti di Razael con i cavalli nella stalla. La donna lo guardò uscire.
- Fare del male in nome del bene... è così che cominciano i massacri. Siamo alla pari di un'oasi nel deserto, piccoli esseri dalla materia grigia che sperano di governare l'intero universo. Speriamo, piccolo Finny, che non si raggiunga mai lo stadio successivo... Quanto lavoro in più avrei da fare!

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Ciel osservò allo specchio il completo che avrebbe dovuto mettere per incontrare la Marchesa Midfort più famiglia. Fosse stato per lui avrebbe messo un paio di scarpe più comode, ma la governante era stata inflessibile. Aveva litigato una buona mezz'ora con Sebastian, poichè quest'ultimo aveva preparato un completo nero, mentre lei optava per un decisamente più primaverile completo alla marinara. Alla fine Sebastian aveva vinto, anche perchè aveva preso in ostaggio la scatola del caffè che Razael custodiva gelosamente. Si sistemò i capelli e si assicurò che la benda fosse ben salda, poi infilò l'anello, preparandosi mentalmente agli allenamenti che la sua zia aveva senz'altro in serbo per lui. Qualcuno bussò alla porta.
- Signorino sono Razael. Posso entrare?
- Sì, vieni dentro. - Lei entrò, vestita di tutto punto. L'abito era stato perfettamente lavato e stirato, i capelli acconciati con cura e le labbra dipinte di un rosso scarlatto. Aveva messo le scarpe più belle che aveva.
- Quelle scarpe altissime sono comode? - Chiese Ciel accennando al tacco decisamente alto.
- No, mi massacrano. Ma sono troppo belle! <3
- Non vedo perchè dovrei seguire la tua perversa logica. Queste scarpe che mi hai dato sono strette!
- Veh signorino, sulla carrozza potete toglierle. Una volta arrivati a destinazione le mettete.
- Sono i tuoi trucchetti per evitare di farti andare in cancrena i piedi con i tacchi più alti di tutta l'Inghilterra?
- Sì.
- Allora potrebbe funzionare anche con me. Andiamo, la zia non ama i ritardi. Cerchiamo di essere puntuali.
- *Ai suoi ordini*. - La donna appoggiò il leggero mantello sulle spalle esili di Ciel, sistemando il fiocco che lo chiudeva . Quando uscirono di casa Sebastian era pronto con la carrozza. Razael notò che non si era tirato indietro i capelli. La marchesa avrebbe avuto da ridire lo stesso, magari dicendo che non erano tirati abbastanza indietro. I rimanenti quattro servitori la seguirono fuori dalla villa.
- Staremo fuori per un giorno, non combinate pasticci. Finny, tu dovrai potare le rose e innaffiare le piante nella serra.
- Sissignora!
- Mey Rin, lava la tovaglia di lino stando ben attenta al pizzo mi raccomando. Lucida l'argenteria e non usare alcun prodotto.
- Sissignora!
- Baldroy, devi andare al mercato a prendere il tonno che ho ordinato. Devi andare al porto, ti ho segnato su quel foglietto tutte le indicazioni. Se chiede dei soldi in più per il trancio, contratta sul prezzo fino a quando non l'hai vinta.
- Ci mancherebbe!
- Signor Tanaka... il tè è nella credenza.
- Oh! Oh! Oh! - Dopo un paio d'ore arrivarono a villa Midfort. A dirla tutta la governante non era poi così contenta; mal sopportava infatti Paula, la servetta della piccola lady. Aveva rimediato da qualche parte un paio di sonagli che agitava in continuazione, facendo venire il nervoso alla donna. Inspirando profondamente Ciel e i servitori Phantomhive scesero dalla carrozza, venendo accolti da un'eccitata Lizzy, che saltò al collo del fidanzatino. Suo fratello sbraitava dietro di lei, il padre pizzicava le guancie del povero conticino. Solo l'arrivo della marchesa placò i bollenti spiriti. Razael l'ammirava molto, riusciva a farsi obbedire senza dover alzare la voce fino ad urlare come una pazza.
- Conte, benvenuto. Chiedo scusa per la vergognosa scena di prima.
- N-non dovete scusarvi di nulla, nobile z...
- Tu e il tuo maggiordomo continuate a tenere i capelli lunghi davanti come le femmine! I-N-A-M-I-S-S-I-B-I-L-E!!! Paula, portami un pettine! - La servetta comparve alle spalle della donna, allungando un pettinino. Razael sospirò, sperando che la scena pietosa di Sebastian che tentava di sottrarsi dalle grinfie della marchesa finisse il prima possibile. Poco dopo fu la volta del conte.
Alla fine, riuscirono a riunirsi tutti nel salotto, anche se Ciel e Sebastian avevano una fronte lucida come una palla da biliardo. Tuttavia la signora Midfort sembrava aver da ridire anche sulla governante. Mentre questa le versava il tè, chiese:
- Per caso hai imbottito il corpetto? - A quelle parole la donna per poco non rovesciò tutto a terra.
- C-come avete detto?
- Sei sorda? Ho chiesto se ti sei imbottita il corpetto. Il tuo seno è troppo grosso per essere naturale. - Edward divenne rosso come un pomodoro e sputò il tè dalle narici, il marchese seppellì il volto nel giornale che faceva finta di leggere, Lizzy si coprì la bocca shoccata stringendosi a un Ciel altrettanto allibito; solamente Sebastian sembrava molto divertito da quella situazione.
- No, milady... - Rispose la donna con le guancie imporporate. Lo sguardo della marchesa aveva un qualcosa di inquietante.
- Emh... dico sul serio, signora marchesa... - 
- Quei tacchi sono troppo alti!
- Beh, erano le scarpe più belle che avevo. E poi...
- Mi sa che tu sei rimasta troppo a lungo con la signorina Durless.
- Solo cinque anni...
- Sono bastati a renderti eccentrica come lei - tagliò corto - E la tua pronuncia dell'inglese non è affatto buona.
- Chiedo perdono, ma sono italiana e anche se sono bilingue il mio accento è facilmente riconoscib...
- Dovresti studiare nuovamente la lingua, e daccapo! é inamissibile per la governante del casato Phantomhive parlare l'inglese come un'irlandese ubriaca!
- A dirla tutta ho sentito dire che il dialetto irlandese... - Un'ombra minacciosa calò sugli occhi della marchesa. Ciel intervenne.
- Razael, non disturbare la nobile zia. è nostra ospite, ricorda.
- Piuttosto conte, avete degli amici molto ritardatari. - disse la donna.
- Con questo che intendete dire?
- Avevo invitato un paio di persone che l'altro giorno hanno aiutato mia figlia.
- Cos'era successo?
- Nulla di che, Elizabeth era andata a Londra per vedere uno spettacolo all'opera, ma la carrozza ha rotto una ruota durante il tragitto. Da quanto mi ha detto, un paio di persone che casualmente passavano di lì l'hanno aiutata e l'hanno invitata a casa propria mentre aspettavano che arrivasse una nuova carrozza. Per sdebitarmi, li ho invitati qui oggi.
- E cosa vi fa credere che io debba conoscerli...? - Sentirono un urlo meravigliato provenire dall'androne d'ingresso.
- Woah!! Ma guarda quant'è bello qua! Nemmeno casa di Ciel è bella così, vero?
- Già, avete proprio ragione. Questa villa è davvero bella.
- Quasi più bella di casa nostra! Una volta tornati, faremo qualche lavoro di restauro!
- Jo Aagya! - Ciel sbiancò.
- Non possono essere anche qui... - mormorò nel riconoscere quelle voci.

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Soma bevve allegramente il tè offertogli dalla marchesa.
- Mi sono divertito molto con Elizabeth! Sapete, è davvero erudita... mi ha insegnato un sacco di cose!
- Sono felice di sapere che apprezzate la sua intelligenza.
- Ciel, amico mio, sei davvero fortunato ad averla come fidanzata! Ma nemmeno io posso lamentarmi, ho una dolce metà che mi ama alla follia - disse sospirando e facendo gli occhioni dolci alla governante, estremamente a disagio.
- Guarda guarda... cara la mia governante, di questo passo diverrai una principessa. - disse divertita Francis.
- S-SONO GIà SPOSATA!! 
- Meno male che però non sei sposata con quel depravato laggiù - disse indicando Sebastian. Francis lanciò uno sguardo a Agni.
- Beh? Maggiordomo indiano, non lo sai che è maleducazione portare il capo coperto in presenza di una signora?
- Come? Ah, ma questo fa parte della mia unifor...
- Signor Kadar, potreste chiedere al vostro maggiordomo di togliersi quella pezza dalla testa? E anche voi, se volete vivere in Inghilterra dovreste tirarvi indietro i capelli. - Disse accarezzando il pettinino che aveva appoggiato sul tavolino. Spinto soprattutto dai cenni di uno spaventato Ciel, Soma ordinò ad Agni di togliersi il turbante e si raccolse i capelli in una coda.
- Così va meglio - disse sorridendo la marchesa.
- Signor Midfort! - Disse Paula entrando nella stanza - c'è una persona che chiede di voi e del conte Phantomhive. Dice di chiamarsi Ash, maggiordomo della regina. Lo faccio entrare...? - Per un attimo fu silenzio totale.
- CHE DOMANDE FAI??!!? - urlò il marchese saltando in piedi come una molla - Fallo entrare! Sebastian, prendi una poltrona in più per il nostro ospite! Razael, prepara del tè in più! Lizzy, sii adorabile!!! Presto, presto! - l'uomo era decisamente emotivo, ci voleva poco per farlo esaltare. Francis con un colpo di tosse lo fece tornare buono buono sulla sua poltrona. Il maggiordomo Ash entrò nella stanza sorridendo, con i candidi capelli perfettamente pettinati e gli abiti bianchi di ottima fattura.
- Buongiorno marchese Midfort. Spero di non disturbarvi.
- ci mancherebbe altro, Lord Ash. Prego, sedetevi pure.
- A dirla tutta andrei un po' di fretta, perdonatemi. Mi sono state consegnate dalla regina queste lettere da recapitare al conte Phantomhive e al marchese Midfort e famiglia. Ero andato alla vostra villa conte, ma non c'eravate; perciò sono venuto qui per recapitare la lettera al marchese, sorprendetemente però ho trovato anche voi.
- Non dovevate scomodarvi ad aspettare che tornassi - disse Ciel - potevate lasciare la lettera al mio steward.
- Sua Maestà mi ha pregato di consegnarvi la lettera di persona - disse inchinandosi - e devo assicurarle che abbiate letto per bene la lettera. Dunque - disse cavando dalla tasca un paio di lettere - prego, se avete domande sono qui apposta. -  Sebastian prese le lettere, porgendole ai nobili. Dopo averla aperta, Ciel si corrucciò.
- Lord Ash - disse leggermente confuso - Come mai tanta urgenza... per un ballo?
- Beh, si tratta - disse portando l'indice alle labbra - di un ballo un po' speciale.
- Umh - disse Ciel continuando a leggere. La ripiegò.
- Grazie per esservi preso il disturbo di venire fin qui - disse la marchesa. Guardò l'orologio.
- Conte, che ne dite di un bell'allenamento? è perfetto prima di cena. - La ragazzina saltò in piedi, con gli occhi spalancati.
- Ma... Nobile madre...! Perchè far allenare Ciel quando potrebbe passare del tempo con me?
- Perchè a casa si allena poco. - sospirò guardando le sottili braccine del conte, che in quel momento avrebbe quasi preferito giocare con le bambole di Lizzy piuttosto che allenarsi con la zia... Quando quest'ultima, vedendo lo sconforto del nipote, dichiarò: - Non preoccupatevi conte. Non dovrete temere me, ma una persona che ho sentito dire molto portata per la scherma. Vorrei che controllaste il livello del conte, "insegnante".
- Umh... come desiderate, marchesa - rispose il diretto interessato.
- Ma...! - continuò Elizabeth tentando il tutto per tutto.
- Niente ma. Se volete, Lord Ash, potete assistere. Anche tu, Edward, perchè non ti alleni con tuo cugino?
- Non sarebbe male - disse lui posando la tazzina e rivolgendo a Ciel lo sguardo più sadico e divertito che gli riusciva.
- Un incontro di scherma? Interessante - dichiarò il maggiordomo reale. - Mi piacerebbe molto assistervi, grazie per l'invito marchesa, dopotutto ho ancora un po' di tempo a disposizione. Sua Altezza capirà. - a quanto pare non andava più tanto di fretta.
- Ehi, posso vedere anch'io? - Chiese Soma eccitato - è da tanto che vorrei imparare la scherma, e non vorrei lasciarmi sfuggire quest'occasione! - La nobile donna sbuffò.
- Quanto mi piacerebbe che anche i miei figli avessero lo stesso entusiasmo. Conte, Edward, andate a cambiarvi. E anche tu, insegnate, devi vestirti entro cinque minuti. Avevo in programma di verificare le tue abilità, perciò ho fatto portare degli abiti adatti. - Disse sorridendo rivolta verso "l'insegnante".

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Ciel entrò in sala con un completo bordò e nero, formato da una lunga maglia rossa a maniche larghe e un paio di pantaloni neri, mentre Edward aveva un bellissimo completo formato da una camicia larga stretta da una cintura e dei pantaloni di pelle. La marchesa guardò l'orologio irritata.
- Diciassette secondi di ritardo... Ma guarda tu, nemmeno rispettare gli orari! - Gli ospiti si erano disposti in fondo alla sala, su delle sedie. I servi avevano portato del tè e dei pasticcini per ingannare l'attesa.
- Chiedo scusa per il ritardo. - Francis si girò verso l'insegnante di scherma.
- Era ora. Venticinque secondi di ritardo.
- Perdonatemi, non succederà più.
- Allora, Razael, sbrigati e recupera il tempo perduto. - Soma e Agni, insieme ad Ash, il marchese Midfort e i figli, non avevano idea del perchè Francis avesse chiesto a Razael di fare da tutore ad Edward e Ciel.
- Non ti avevo detto di coprirti per bene? - La governante indossava una camicia bianca a coda di rondine, stretta in vita da uno stringivita di pizzo nero. I pantaloni bianchi erano infilati in altissimi stivali di pelle scura stretti sul retro da un intreccio di lacci. La marchesa tuttavia alludeva al fatto che la donna avesse tenuto slacciata la camicia sul seno, riallacciandola sul collo con un nastro rosso.
- Emh... la camicia che mi avete preparato è un po' strettina sul petto... ad essere sincera, proprio non mi arrivava...
- Imbottisciti di meno! - facendo finta di non aver sentito, la donna infilò i guanti.
- Bene signori, preparatevi. - Edward e Ciel cominciarono ad incrociare le spade. Era stupefacente la velocità e precisione di Edward, ma anche il conte si batteva dignitosamente. Razael girava intorno a loro, fermandoli di tanto in tanto e correggendoli.
- Non sapevo che Razael conoscesse la scherma - disse Soma, incantato dal movimento dei fianchi della donna, messi in risalto dall'abbigliamento molto aderente.
- Se un servitore Phantomhive non conoscesse la nobile arte della scherma non sarebbe degno di questo nome - precisò Sebastian. Dopo un po' si sentì un sonoro sbadiglio.
- Ah, perdonatemi - disse Ash beccandosi un'occhiataccia da Razael - ma mi stavo un po' annoiando, e fra un po' devo andare. Signorina Razael, che ne dite di un incontro per movimentare l'atmosfera?
- Un incontro dite? - disse lei pensierosa. - e contro chi dovrebbero lottare il padroncino e Lord Edward?
- Ah, ma io non intendevo loro! Vorrei proprio scontrarmi con voi. - Tutti ammutolirono. Ash si alzò, avvicinandosi alla donna. - Avanti, volete dimostrarmi se siete degna o no della vostra fama di spadaccina? La Regina parla molto di voi. - Razael lo guardava seria. Senza dire una parola si voltò incamminandosi verso l'uscita, e rientrò dopo pochi secondi, assicurando alla vita la sua spada.
- M-ma Razael, quella non è una spada smussata...! - esclamò Edward. Lei non rispose. Ash sorridendo controllò che la sua fosse ben salda alla cintura, poi andò verso il centro della sala. I due si guardarono per qualche secondo, poi sfoderarono le spade.
- Lord Ash! Quelle sono spade vere! - Esclamò il marchese, ma venne bloccato dalla moglie.
- Questa è un'ottima occasione per Elizabeth ed Edward, senza contare il conte poi. Un incontro come questo - disse guardando i due sfidanti - non lo vedranno più in tutta la loro vita. Sebastian, perchè non vai a presiedere l'incontro?
- Yes, my Lady. - Sebastian si mise in mezzo ai due, alzando la mano destra.
- Signori, l'incontro sarà da un round da tre minuti. Al mio via! Uno! - Razael strinse l'elsa della spada concentrata.
- Due! - Ash le sorrise in modo strafottente.
- Tre! - Entrambi piegarono un po' di più le ginocchia, preparandosi allo slancio.
- Via! - Partirono entrambi alla carica, senza perdere un secondo. Le spade s'incrociarono facendo scintille, il metallo strideva. La loro velocità era enormemente superiore a quella dei due cugini. Saltavano, scartavano a lato e affondavano senza esitazioni. Ash affondò e subito dopo menò un fendente di lato, e Razael evitò scartando di lato ed abbassandosi. Facendo leva sulla mano sinistra si rialzò lanciandosi in avanti, mirando al ventre. Ash con un veloce colpo di spada deviò la lama, e sorprese la donna con un colpo verticale. Razael si buttò di peso all'indietro verso sinistra. Soma urlò.
- L-le ha tagliato una ciocca di capelli...! Ma questi fanno per uccidersi! - Nessuno dei due sfidanti si sorprese; per una mutua intesa, avevano deciso che, qualora uno di loro fosse stato toccato dalla lama, ne sarebbe stato ucciso con un solo colpo. Con una veloce rovesciata la governante tornò in piedi, e stavolta partì all'attacco. La lama si muoveva così velocemente da risultare quasi invisibile agli spettatori. Riuscì ad afferrare Ash per un braccio, e usando il suo peso riuscì a farlo girare, in modo da trovarsi di fronte la sua schiena. Sempre tenendolo stretto mirò al collo con un fendente laterale. Tutti trattennero il fiato. Ash capì immediatamente il pericolo, e gettandosi all'indietro tirò una gomitata allo stomaco della donna, che colta di sorpresa lasciò la presa sulla spada. Riuscendo a divincolarsi, il maggiordomo afferrò al volo la spada, e girandosi colpì con entrambe le lame. Razael saltò, portandosi fuori dalla portata delle armi, e cominciò ad elaborare un piano. Continuò a scartare i continui affondi del nemico, e calcòlò di essere arrivata quasi alla fine della stanza. Pensando "o la va o la spacca", Razael diede le spalle al nemico, che gli si lanciò contro approfittando del momento. Correndo con le ali ai piedi, lei arrivò fino al muro. Ash affondò, e in quell'esatto momento Razael si diede una spinta, poggiando i piedi al muro e capovolgendosi in un salto acrobatico. Sfruttando il momento di confusione dell'avversario, con un veloce gesto si riprese la spada direttamente dalle mani di Ash, e una volta atterrata affondò. Improvvisamente i due si fermarono, entrambi con le spade protese in avanti. Rimasero immobili per qualche altro secondo, con il respiro affannoso.
- Pareggio - sentenziò Sebastian.
- Che cosa??!!- disse Edward. Solo quando Ash e Razael si girarono, notò un leggero segno rosso sui loro volti. Si erano reciprocamente feriti nell'esatto millesimo di secondo.
- è stato un incontro molto interessante, Lord Ash - disse lei inchinandosi. - Mi dispiace avervi ferito.
- Di nulla, è da molto che dovevo trovare qualcuno che mi mettesse in difficoltà. Grazie per la vostra disponibilità. Ora, se non vi dispiace, devo andare. Conte Phantomhive, Marchese e marchesa Midfort, Principe Soma  - dopo un piccolo inchino solcò a grandi passi la sala, uscendo. Dopo qualche istante la donna si ritrovò per terra, schiacciata da Soma ed Elizabeth.
- Ma sei matta a combattere con le spade vere?!? - urlò Elizabeth - e se ti facevi male??
- Razael, come mia fidanzata ti proibisco di fare cose pericolose!
- Non potevi prendere le spade da allenamento?
- Te lo requisisco quell'aggeggio infernale!
- Ora basta! - Esclamò Ciel andando a recuperare Elizabeth, seguito da Agni che dovette scollare con la forza Soma da Razael. Francis battè le mani.
- Incredibile, governante pettoruta! La tua performance è stata brillante. Mi piacerebbe assumerti come insegnante per i miei figli. - La donna sorrise, portando una mano al petto e inchinandosi.
- Desolata, signora marchesa, ma io sono soltanto un povero diavolo di governante.



Angolo autrice:
Ahem, innanzitutto.... emh, come dire.... chiedo venia a tutte le lettrici... umh... "non molto formose" per aver dotato la vostra governante preferita di un florido balcone. è che essendo, come dire, io stessa dotata di tale balcone, so perfettamente di quale inutile zavorra si tratti (al di là dell'estetica sono solo d'impiccio. Sa solo Dio le camicie che non mi si allacciavano....)
Tornando al mio angolo autrice...
Dodici capitoli! Woooooo!! *si esalta*
Dodici capitoli, tutti recensiti dai miei meravigliosi lettori! Un grazie di cuore! *saltella spammando cuoricini e contratti part-time per diavoli (c'è crisi XD)*
Ringrazio per le recensioni
Lady Neko Kadar
LadyDaliaMichaelis (umh un sacco di nobildonne fra i miei recensori :D - scusate ma le stronzate con me non sono mai abbastanza)
AliceBaskerville
jaki star
Zich
ShinigamiGirl
Domino_Tabby (ehi fatti risentire! :D)
LadyM5 (un'altra lady! D: ma siete proprio tante!)
BragoLove4Ever (nee, recensisci sennò non te la scrivo più la storia su Brago! Nonononono non uccidermiiii)
DeathVoice
CrazySisters
Nekochan22 (yaoi-san, dove se finita pure tu?? D:)
Akemi Matsumoto

Ringrazio poi per aver messo fra preferite, ricordate e seguite
Kira_chan_98
LadyDaliaMichaelis
luna sutcliff 
SweetBlackDream98
Chihiro98
Lulla90
AliceBaskerville 
AngelOfSnow
DBGirl97 
Deborah_chan 
Domino_Tabby_ 
Fauna96 
Fred Halliwell
Hybrid00Art 
Kuroi Akatsuki
Lady Neko Kadar
LadyDaliaMichealis
LadyM5 
Puffin 
ShinigamiGirl 
Silent_Warrior 
Silvery 
Xdrewsfeelings 
Zeressa 

Grazie per contribuire alla crescita della storia! Vi regalo un Sebby da portare sempre con voi! *Asp un Sebas-chan tascabile?? Devo assolutamente portarlo a Grell!!* Penso che comincerò a fare una specie di "Sottoscala di Black Butler" personalizzato. Così, un "dietro le quinte" senza senso e tutto Made in Italy!
Alla prossima allora piccoli ingenieri galoppanti (??)!
La vostra sempreverde Phoenny :3

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Capitolo 14
*** capitolo 13 ***


13

Capitolo 13 


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- Indagare su alcune morti misteriose di clericali avvenute in un convento... ventuno persone morte in circostanze ancora da chiarire... Come intende risolvere questo caso con un ballo? - disse Ciel bevendo il suo Assam pregiato. Sebastian tagliò una fetta di torta alle prugne, sorridendo.
- Sapete che Sua Altezza è molto originale... forse vuole solo mettervi alla prova.
- Ma per quale motivo coinvolgere anche Elizabeth e la nobile zia?
- Forse la questione è più complicata di quanto non si pensasse. Comunque aspettiamo altre direttive da Sua Altezza, Lord Ash arriverà oggi pomeriggio con altre indicazioni. - Ciel sbuffò divertito.
- Chiedi a Razael di accoglierlo. Potremmo divertirci un sacco.
- Il bocchan oggi è particolarmente propenso alla burla - disse Sebastian appoggiando il piattino con il dolce vicino a Ciel.
- Ma quale burla? - rispose il ragazzino mangiando un boccone di torta - Questo è vero e proprio sadismo, non trovi?
- Più diabolico dei diavoli stessi, signorino. Se non vi serve altro, io dovrei andare. Con permesso - S'inchinò, e dopo aver raccolto la tazzina e il dolce avanzato uscì dalla stanza. Mentre camminava incrociò Tanaka, intento a portare una pila di panni piegati.
- Tanaka-san! Cosa state facendo? Quello è il lavoro di Mey-Rin, non dovete affaticarvi troppo...
- Oh! Oh! Oh! Sebastian, non preoccuparti. Sono ancora abbastanza forte da portare un paio di lenzuoli.
- Cosa sta facendo Mey-Rin di così importante da distrarla dal suo lavoro?
- Ha detto che Razael chiedeva il suo aiuto in cucina. - Sebastian dovette appoggiarsi al muro, perchè stava per cadere a terra dallo shock.
- Razael... che chiede aiuto per cucinare...? Per caso il mondo sta finendo?
- Oh! Oh! Oh! Non so, ma oggi la nostra governante sembrava un po' giù di morale.
- Giù di morale, dite? Mi sa che è meglio andare a controllare. - Sebastian andò in cucina, ma già a qualche metro di distanza poteva riconoscere delle urla. Una volta entrato, l'ipotesi sull'Apocalisse non sembrava poi così estrema. Bald, Mey-Rin e Finny erano legati su tre sedie, tenute fra loro da altre corde e assicurate al muro da un bel po' di chiodi. I tre servitori piangevano e si dimenavano, urlando pietà. Dall'altra parte della cucina una voce tuonò:
- Zitti! Devo ancora finire! - Razael maneggiava un gigantesco coltello, intenta a spezzare una metà di bue sul tavolo. Accompagnava ogni colpo inferto alla carne con un' insulto.
- Quel maledetto bastardo! Zack! Idiota! Zack! Figlio di... Zack!
- ...
Razael...? - Mormorò Sebastian. Lei si girò, carbonizzandolo con lo sguardo.
- Oooohhh Sebas-chan, ciao, come va? - il tono basso e roco, accompagnato dal coltello insanguinato che aveva repentinamente estratto dalle carni martoriate della povera bestia misero in allarme Sebastian. Soprattutto per il fatto che aveva usato il nomignolo "Sebas-chan".
- SEBASTIAN, ODDIO AIUTACIIIIIII!!! - Urlarono i tre servi piangendo e implorando.
- Mi sanguinano le orecchie! Mi sanguinano le orecchie! - strillava come un pazzo Bald, accompagnato dai flebili gemiti di Finny, abbandonato sulla sedia senza più forze, e dai pianti isterici di Mey-Rin. Il maggiordomo non notò segni di  violenza sui loro corpi.
- Razael, che diavolo stai facendo?
- Oh, niente di che, mi stavo soltanto sfogando con loro.
- Per cosa?
- Ma per ieri no??!! Quel maledetto Ash... mi ha fatto fare una figuraccia!!! - Sebastian decise, perlomeno, di salvare i tre servitori.
- Perchè li hai legati?
- Sennò non mi stavano a sentire!- Sebastian aveva paura a rivolgerle l'ultima domanda.
- E... da quanto sarebbero legati così?
- Sei ore.

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Sebastian pelò un altro paio di carote, prima di girarsi e guardare Razael che tagliuzzava la cipolla per il soffritto.
- Insomma, cos'hai contro quell'Ash?
- L'hai visto benissimo. Ha osato ferirmi al volto! Per una fanciulla il viso è tutto.
- Mi sembra tanto di sentire quello psicopatico rosso quando parli così - disse sospirando e riprendendo a pelare verdure. Razael sbattè il coltello sul tagliere, lasciandolo profondamente conficcato nel legno.
- Sebastian, è una cosa seria! Quello lì... Subito dopo O'Brien...
- Intendi forse dire - l'interruppe lui inarcando un sopracciglio - che quel tipo che ti ha terrorizzata c'entra qualcosa con Lord Ash?
- Non ne sono sicura, so solo che sono entrambi spazzatura.
- Sì, ma che razza di creature sono?? - Razael si bloccò, concentrata sul trito di cipolla.
- Ash è un angelo. - disse dopo un attimo di silenzio.
- Un angelo, eh? Non ne ho mai affrontato uno... tu? - Razael sospirò, e fingendo un mal di testa abbandonò il coltello e il grembiule, uscendo dalla cucina. Una volta nel corridoio si appoggiò al muro. Sentiva il bisogno insopprimibile di andare da lui. Di chiamarlo a sè, di parlarci e chiarire i suoi dubbi. Ma non poteva; era estremamente irritante tutto questo. Si massaggiò le tempie, sbuffando. Dopotutto non sapeva dove era, come si chiamasse, o anche solo di come fosse fatto fisicamente. Per lei era uno sconosciuto, l'unica cosa che li legava era un sottile filo chiamato passato... Qualcuno bussò alla porta. Andò ad aprire, e la giornata venne completamente rovinata.
- Oh! Buondì, lady housekeeper - disse Ash con un notevole accento anglosassone - mi manda Sua Maestà. Posso entrare? Dovrei consegnarvi questa missiva.
- Ci mancherebbe altro! Entrate pure! - sarà stato per il tono rude, per la minacciosa ombra che calò improvvisamente sui suoi occhi o per la venuzza che pulsava sulla fronte, ma Ash captò una leggera tensione nell'aria.
- Ecco la lettera. L'altra volta mi sono intrattenuto e abbiamo finito per lottare! Guardate, ho ancora il segno qui sulla guancia... Ah, vedo che anche voi non siete messa meglio - disse addittando alla sottile linea rossa che solcava la guancia destra della donna. Lei per tutta risposta disse "grazie" e gli chiuse la porta in faccia. Andò nello studio del signorino, e lo trovò intento a studiare filosofia. Le brillarono gli occhi.
- Ah, che rara visione, vedervi così dedito allo studio della filosofia! - disse sinceramente commossa.
- Sei venuta a disturbarmi per tuo diletto, o c'è un motivo? - Razael gli porse la lettera, senza fiatare. Ciel, non appena vide il sigillo in ceralacca bordò, chiuse il pesante tomo che stava studiando e, aperta la busta, si dedicò a una lettura accurata del testo. Strinse la carta fra le mani.
- E come diavolo dovrei fare...? - ringhiò. - Maledizione... se è sua Maestà a chiederlo... Razael! Domattina fai venire la nobile zia con la famiglia e Undertacker.
- *Ai suoi ordini*. - La governante non aspettò un secondo, corse al primo telefono che le capitò sotto mano e compose il numero di villa Midfort.
- Oh...? Signorina Paula? Salve, sono Razael Glasshiver, la governante del conte Ciel. Avrei una certa fretta di contattare la signora Francis Midfort. Potrei chiedervi di passarmela? Il mio padroncino mi ha ordinato di riferire direttamente a lei.
- Certo, ve la passo subito, jingle jingle!
- Te li farei ingoiare quei sonaglini - disse la donna allontanando il volto dal ricevitore e coprendolo con una mano.
-...Pronto? Ehi, governante pettoruta, sei tu?
- Ah, signora! Sì, sono io. La questione è molto urgente, perdonatemi l'impudenza, ma... Devo parlarvi. - Francis ascoltò attentamente ciò che aveva da dire la donna.
- E Sua Altezza si aspetta che riusciremo ad uscirne puliti?
- Il vostro coinvolgimento è essenziale per la buona riuscita del piano.
- Capisco. Ebbene, domani pomeriggio sarò lì. Mi aspetto di vederti con i capelli sistemati e con corpetti non imbottiti.
- Certamente, milady. Perdonate ancora l'enorme scortesia di non parlarvi di persona. - Posò il telefono sulla base, e andò a prendere il giubbotto. Un certo becchino riteneva molto noioso avere un telefono. Dopo circa mezz'ora, riuscì infine ad arrivare al negozio del suddetto. Entrò senza nemmeno premurarsi di bussare.
- Hihihihihihihi... ma guarda un poooooo'... -disse una voce che sembrava provenire dall'oltretomba. La donna si guardò intorno, ma non vide nessuno.
- Signor Undertacker? Sono Razael Glasshiver, la governante del conte Phantomhive.
- Per caaaso il signorino ha deciso di farsi fare una bella bara...
??
- Non ancora, dovrete pazientare a lungo temo. Dunque, ho qui una lettera da parte della Regina. Vorrei che la leggeste e che mi consigliaste.
- Leeggerla eh
? Umhh, vediaaaaaamo... - Una bara appoggiata vicino a una scrivania sussultò, poi una mano alabastrina dalle lunghe unghie nere sgusciò fuori, aprendola. Undertacker uscì dalla bara, sgranchendosi il collo. Sorridendo prese la lettera fra l'indice e il pollice, tenendolo come se temesse che potesse disintegrarsi da un momento all'altro. Lesse, poi si gettò all'indietro, ridendo come un pazzo e sbattendo la testa per terra. 
- Uahahahahahuahahauahuahua!!! Ihihihihihihihi!!! Aaaaahhh, Sua Maestà è di una simpatia unicaaaaa..... Una setta eretica, eh
? Seeembra divertente... E anche io potrei beneficiarne...
- Di fatto, il signorino vorrebbe...
- Aaaspetta... Prima devi pagarmi... - Razael sapeva della fissazione morbosa del becchino, ma non immaginava che arrivasse fino a questo punto.
- Cosa volete che faccia?
- Dammela... Dammi... LA RISATA SUPREMAAAA. - Sospirando si preparò.
- Emh... Dunque... Ah sì! Cosa fanno un italiano, un francese e un...
- Bocciato.
- Ehi, fatemi finire!!! Ok ok, non è di vostro gradimento... Allora...
- Maaaaai vista una donna così noiosaaaa... Quel tale Sebastian è molto più divertenteeee... - Immediatamente Razael, già stressata da una giornata tremenda e innervosita ulteriormente dall'incontro con quel dannato angelo albino, cominciò ad urlare in un letale dialetto tipicamente romanesco:
- 'Nsomma! E statte zitto! Chiudete sta bocca! Te pare facile dovè andà a destra e manca, e in più a entrà in un negozzio che puzza de pesce marcio?? Prima me tocca de stà a sentì quer demonio che se vanta de sta ceppa, poi a chiamà 'na tizia che è piatta come er Tavogliere e nun se sa stà bona con quella linguaccia, e mò questo! So' 'na donna, mica 'na santa!
- Ihihihihihi...!!! AWAWAWAHAHAHAHAUHUAHUAHAHAHAWAWAWA!-  La risata sguaiata dell'uomo fece riprendere Razael dallo sclero furioso, rendendosi conto che era - a sua insaputa - riuscita a "pagare" Undertacker.
- Ahahahaha, mai sentiti suoni gutturali tanto divertentiiii... - Dopo un profondo respiro la donna ricominciò a parlare in inglese, riuscendo a tranquillizzarsi.
- Era il nobile dialetto romano, quale lingua gutturale! Dovreste sentire quanto è bella ed elegante la lingua italiana. Allora, vi ho pagato, ora dovete fare ciò che vi ho chiesto. Accettate di prendervi quest'incarico?
- Peeeeercheeeeè noooo? E siaaaa... La data?
- C'è scritto sopra. Dodici giugno.
- Aaahhh, è che è scritto piccolo...

- allora, Il signorino intendeva fare così... - Undertacker ascoltò attentamente la spiegazione della donna, poi sorrise.
- Sembra moooolto divertenteee. E sia, mi prenderò quest'incarico. Ma solo se prometti di ritornare per parlare in quella strana lingua... - Una volta uscita dal negozio di Undertacker, Razael si appoggiò al muro, repirando profondamente. Ora toccava ad un'altro negozio.
- Daaaaarrrliiiiiiinnggggggggg!!! - Urlò Nina Hopkins non appena la governante varcò la soglia. La sarta si guardò attorno, irritata.
- Aspetta, non hai portato Mey Rin?
- Spiacente, aveva molto lavoro alla villa.
- Che diavolo vuoi? - ringhiò cambiando completamente tono.
- Il signorino avrebbe bisogno di un abito nuovo... dev'essere qualcosa di molto appariscente.
- Il signorino vuole qualcosa di appariscente? - mormorò con gli occhi che le brillavano.
- Così ha detto. Piuttosto, signora Hopkins, dovrei usare i vostri attrezzi...
- NON SE NE PARLA!! - urlò immediatamente lei. - Il mio laboratorio è MIO per un motivo preciso! Non posso permettere che la prima venuta usi i miei preziosissimi telai e i raffinati spilli...
- Ce l'avete ancora per quella camicia...? - disse esasperata Razael.
- Quella non era una normale camicia! Era LA camicia! - poco tempo prima, Nina amava alla follia il corpo di Razael. Di fatto, la forma a clessidra del busto della donna era ritenuta al pari di un modello perfetto su cui cucire ogni tipo di abito. Tuttavia un giorno, mentre le stava facendo provare una camicia, la governante inciampò nelle balze della strettissima gonna che aveva indosso, cadendo a terra e impigliando la camicia su una scheggia del tavolo, stracciandola in modo irreparabile. Siccome Nina, a suo avviso, un capo del genere non sarebbe mai più riuscita a confezionarlo, dopo un mese di lutto, prese in estrema antipatia la governante.
- Capisco, Lady Nina, ma è il signorino a mandarmi. Se domani potesse passare, verso il pomeriggio, alla villa, ve ne sarei molto grata.
- E sia. Ma lo faccio solo per il conte! - esclamò cercando di mantenersi il più arrabbiata possibile. Una volta uscita dal negozio di Nina Hopkins, la donna dovette direttamente sedersi su una panchina, per evitare di prendere a testate il muro per l'irritazione. Sperò che, almeno una volta a casa, si sarebbe potuta godere un po' di pace.

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- Mia dolce sposa!!! Quale onore vederti così bella in questa giornata! - Soma era andato a trovare Ciel, senza avvisare ovviamente, e si prodigava per riuscire a sedurre la sua donna. Con scarsi risultati. Ciel continuava a sbraitare cose del tipo "ma lasciami stare", "ti ho dato una casa, muratici dentro e non uscire mai più" e un fantasioso "vai a giocare a mosca cieca al porto con una pietra legata al collo", senza tuttavia riuscire a scollarsi l'indiano da dosso, e la sua presenza si stava rivelando un problema.
Sulla lettera inviata dalla Regina c'era scritto precisamente questo:
"Caro bimbo nostro,
Siamo molto felici di sentirti ancora. Abbiamo un favore da chiederti, piccino nostro.
In un convento a Manchester sono stati uccisi ventuno clericali, ti sarà giunta la notizia. Il problema è che uno di loro era un nostro giovane nipote, e ora temiamo per la nostra incolumità. Nei rapporti della polizia, si dice che l'obiettivo dell'assassino (o degli assassini) fosse proprio lui. La sua morte ci addolora molto, e temiamo che altri nostri cari possano venire ingiuriati, o peggio. Pertanto, caro bimbo nostro, vorremmo che indagassi e agissi di conseguenza.
                                                                                                                                                                             Saluti,
                                                                                                                                                                                 Vittoria e Alfred"

Quindi sarebbe stato necessario avere a che fare con gente estremamente pericolosa, e Ciel non aveva la minima intenzione di accollarsi tale responsabilità. Doveva inventarsi qualcosa, e in fretta, per buttarlo fuori di casa. Con ogni mezzo. L'aveva convocato appositamente nella living room per un tè.
- Se te ne vai, organizzerò un grandioso matrimonio solo per te e Razael nella chiesa di Windsor - disse sperando che la richiesta l'allettasse.
- Ma io l'ho già sposata, amico mio! - Disse come se dovesse spiegare la faccenda a un bimbo di due anni. Ciel ruotò gli occhi.
- Ma non è un matrimonio ufficiale, no? Pensa, un matrimonio nella chiesa di Windsor... è davvero bellissima. Perchè non vai a visitarla?
- Nah, se proprio la devo sposare lo farò nel mio palazzo! - Ciel guardò Sebastian.
- Buttali fuori.
- Yes, my Lord. - Si sistemò i guanti e fece per avvicinarsi, quando qualcuno bussò alla porta.
- Avanti.
- Buonasera signorino - disse Razael entrando nella stanza - la cena è pronta. Ah Lord Soma, quando siete arrivat...?
- MIA AMATAAAAAA!!!! - urlò lui cataputandosi ad abbracciarla calorosamente, stritolandola come un boa. Quando videro il viso della donna diventare bluastro, i due maggiordomi intervennero. Razael sembrava leggermente confusa.
- Signorino, cosa facciamo con Lord Soma e Agni? - sussurrò all'orecchio di Ciel - non è il caso di coinvolgerli in una cosa simile...
- L'avevo già capito - disse irritato. - E non so bene che pesci prendere. Ho detto a Sebastian di buttarli fuori di casa. - Razael allontanò il viso da quello del padroncino, prendendo il mento fra le dita e pensando.
- Forse non sarebbe poi una così cattiva idea quella di coinvolgerli dopotutto...
- Cosa?! - Razael si portò le mani dietro la schiena, pronta a spiegare in maniera chiara la sua idea.
- Lord Soma è divenuto discretamente famoso fra i gentiluomini. A quanto ho sentito, è un'ospite richiesto alle feste.
- e dove l'avresti sentito?
- Le solite chiacchiere al mercato, sapete... Dicevo. La loro presenza non farebbe che rendere il tutto più naturale. Dopotutto, per l'evento che stiamo organizzando, dobbiamo avere abbastanza gente famosa intorno.
- Eh? Di che evento state parlando? - Chiese Soma incuriosito.


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- Bene. Fra un mese io non sarò più Ciel Phantomhive. Che sia chiaro. Dovete attenervi al copione. - Ciel era seduto in soggiorno, mentre i suoi interlocutori erano in piedi di fronte a lui, ascoltando attentamente. I sei servitori Phantomhive erano riuniti a destra, Lau era tranquillamente spaparanzato sul divano con Ran Mao accoccolata sopra, mentre Elizabeth, Edward e i loro genitori si tenevano a debita distanza dai due cinesi. Soma ascoltava eccitato continuando a contorcersi sulla poltrona, mentre Agni tentava di allontanarsi da Undertacker che insisteva per prendere le sue misure.
- Io sarò Oliver Wirrolow, Sebastian mio padre, Thomas Wirrolow, Razael mia madre, Rose. Tutti voi altri sarete nel ruolo di voi stessi, ma dovrete comunque far finta di non conoscerci, e... che vuoi??!! - disse vedendo Soma che aveva alzato la mano come uno scolaretto.
- Significa che non posso dire a tutti che Razael è in realtà mia moglie?
- Non lo è mai stata, comunque no.
- E dire che è molto bella?
- Beh, non è proprio tabù ma...
- E dire che prepara delle lasagne buonissime?
- Una signora non cucina...
- E dire che odia gli inglesi?
- Ma cosa...
- E dire...
- E basta! No, fai finta di non averla mai, mai, MAI MAI MAI vista! è così difficile da capire?!





Angolo autrice:
Perdoooooonooooooo!!! *viene colpita con bottiglie incendiarie e vassoi d'argento*
Scusate il ritardo, ma è cominciata la scuola e i prof hanno voluto iniziare in grande stile D':
Coooomunque ringrazio tutti coloro che commentano e seguono la storia :) Sono felice di vedere che ha molte visualizzazioni, e ricordo a tutti coloro che non hanno avuto il tempo o il coraggio di lasciare una recensione che, qualunque cosa dobbiate dire, sarà sempre bene accetta da moi :)
Ecco il preludio della serie vera e propria! Questo ballo sarà l'inizio di tutto... L'inzio della storia a rating arancione! Da qui in avanti non mancherà l'azione, le congetture, gli omicidi e perchè no, anche il romanticismo...
Spero continuiate a seguire numerosi!
Alla prossima!
Phoenix
PS: dal prossimo capitolo comincerà "Lo sgabuzzino di Phoenix", una piccola serie di strip comiche con protagonista la suddetta autrice e i backstage della scrittura dei miei capitoli :)

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Capitolo 15
*** Capitolo 14 - parte 1 ***


14

Capitolo 14 - parte 1

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Razael finì di cucire il corpetto del suo abito. Era davvero difficile, senza contare il fatto che, per farne uno decente, ci avrebbe messo due settimane buone. Beh, dopotutto servirà solo per una serata, pensò. Non devo necessariamente fare un capolavoro... Poi bloccò immediatamente questo pensiero. Immaginò Sebastian, intento a ridacchiare. Bell'abito, Razael, così sembri proprio una casalinga disperata più che una donna aristocratica! Ringhiando fece stridere i denti.
- Quel maledetto bastardo.... VEDRAI, FARò UN'ABITO CHE TI FARà SFIGUARARE MALEDETTO DEMONIO!!! - Urlò riprendendo a lavorare come un'assatanata.
- Ehi, vedi di non strillare! Mi spaventi i clienti! - ululò Nina Hopkins dal negozio. Razael aveva infine ottenuto il permesso di cucire l'abito nella bottega di Nina, dopo essere scesa a patti. Avrebbe dovuto mangiare del porrige di fronte a tutti. Che affronto!
- Perdonatemi Miss Nina. Era solo uno sfogo. - Lei grugnò, per allontanarsi e andare a servire una cliente. Razael era davvero stanca morta. Guardò le scatole che aveva preparato. Ci era stata sveglia tutta la notte, sperava avrebbero apprezzato. Infatti, per preparare l'abito e soprattutto l'evento, Ciel l'aveva congedata per un paio di settimane, permettendole di vivere a Londra finchè non avesse finito tutti i preparativi per la festa. L'abito era l'ultima cosa da fare nella lista, ma per qualche oscuro motivo era diventata una priorità. Era il primo giorno, ma era già stanca e aveva solo voglia di andare a dormire. Aveva trovato un delizioso albergo che offriva una super-rilassante sala da tè, con una stanza semplice e dotata di ogni comfort, personale allegro e competente. Un sogno. Se avessero parlato tutti in italiano, sarebbe stato il paradiso. Finì di applicare un paio di nastrini colorati, poi raccolse le sue cose.
- Per oggi ho finito Lady Nina. Grazie ancora per la sua disponibilità.
- Ti aspettano due chili di porrige fra un mese - disse ridacchiando Nina con un'ombra oscura sugli occhi. Rabbrividendo, uscì dal negozio, con la borsa. Caminava lentamente, pregustando già la sala da tè silenziosa e accogliente che l'aspettava a pochi minuti dalla bottega...
- Ma cherieeeeeeeee!!!! - Un uragano rosso la travolse, facendola quasi cadere a terra.
- G-grell!! Che ci fai qui?- Lo shinigami indossava il giubbotto rosso abbottonato, probabilmente per nascondere la Death Shite che si portava dietro.
- Tesoro, oggi sono finiti i miei domiciliari, DEATH! Non sei contenta? Potremo stare molto tempo insieme, fantastico! Piuttosto, hai da fare?
- Stavo andando in hotel...
- Mica ci andrai col mio Sebas-chan??!!?
- No Grell, non ci vado con lui.
- Allora con quel bell'omaccione indiano che ti sta sempre appiccicato.
- NGWAHAHA!! Che diavolo dici?!?!
- Ma che è, "ngwahaha"? Fai paura.
- Sono da sola. Devo sbrigare delle faccende a Londra, e riesco a farle meglio se rimango qui, è più comodo. Comunque... Posso offrirti una tazza di tè? C'è una meravigliosa sala da tè nell'hotel in cui andrò, possiamo rilassarci e parlare con comodo... - Proprio in quel momento passò una carrozza, che si fermò quasi davanti a loro. Lo sportello si aprì con veemenza, e una giovane voce squillante risuonò per la strada.
- RAZAEL!!! Ma guarda un po' chi si vede! - Soma scese con un balzo dalla vettura, correndo ad abbracciare la donna. Grell non venne nemmeno considerato.
- Chèrie, sei diventata una pedofila per caso? é un bambino... - disse irato dal fatto che un gran bel ragazzo - seppur molto più giovane di lui - non lo degnasse di uno sguardo.
- Soma-sama... controllatevi... - il debole richiamo proveniva dalla vettura, dalla quale scese Agni, leggermente imbarazzato dagli sguardi curiosi dei passanti che assistivano divertiti alla scena. - Per favore, rientrate in carrozza...
- Razael, dove stai andando? - Chiese il principe lasciando la donna e chiacchierando con un tono ingenuo da bambino.
- Ah, devo svolgere dei lavori qui a Londra, e stavo andando in hotel con la mia migliore amica... - disse indicando Grell, che guardò irato il principe.
- Hotel?! Ma ci siamo io e Agni qui! Puoi stare da noi!
- No, davvero non ne ho alcun...
- Agni, offri alla mia sposa e alla sua amica brutta la migliore ospitalità bengalese!
- AMICA BRUTTA???!! Piccolo lurido...
- Jo Aagyaa - disse lui, prendendo di peso le due donne (?) e gettandole nella carrozza.

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Razael si sedette stremata al tavolo della cucina, allungando una mano verso la tazza di chai che si era preparata. Soma aveva chiacchierato senza sosta per due ore filate, abbracciandola
quasi fino a lasciarle  dei lividi sulle braccia, mentre Grell assisteva in disparte con un muso che toccava terra. In quel momento era lì con lei, struccato e con addosso una camicia da notte e una vestaglia - tutto rigorosamente rosso fuoco. Razael indossava una bellissima camicia da notte in raso color pavone  regalatole da Soma, con tanto di un kurta nero di velluto che usava come vestaglia.
- Insomma, che razza di trattamento. Ha detto che sono brutta!! - ringhiò Grell irato.
- Lascia stare Grell. Fa sempre così. Non capisco cos'ho di così speciale da essere desiderata così tanto.
- Due meloni enormi.
- Ma state tutti a pensare al mio seno?!
- é la prima cosa che si nota. Potresti regalarmene un po'? Mi farebbe comodo. - Cercando di deviare il discorso, Razael chiese:
- Allora, che ne pensi dei miei amici indiani?
- Quel principe è un bel bocconcino, peccato sia ancora un moccioso. Aspetterò un po' - disse scuotendo la testa. - Però devo dire che quell'Agni è molto meno bello di quel che immaginavo. I suoi abiti sono orridi. Il rosso gli starebbe proprio bene!
- Non a tutti dona il rosso - disse spazientita Razael.
- Sì beh, però... - sentirono qualcuno bussare alla porta della cucina.
- Avanti. - Agni fece capolino dalla porta, come era solito fare prima di entrare. Notarono che non indossava il suo tipico turbante.
- Scusate signore. Vi disturbo? Ero solo venuto a prendere un bicchiere d'acqua, non pensavo che foste ancora alzate...
- Entra pure, non preoccuparti! Piuttosto, cominciavo a temere di aver fatto troppo chiasso e di aver svegliato il principe. - Agni rise, entrando. Razael e Grell si ritrovarono con le mascelle che toccavano il pavimento. Agni indossava un paio di pantaloni, delle scarpe di fina tela e una tunica bianca. Non abbottonata. Poterono così ammirare il fisico scolpito dell'uomo, che sembrava non aver notato la reazione che stava scatenando agli ormoni delle ospiti. Infatti si diresse verso il lavabo, prese un bicchiere e lo riempì d'acqua.
- Buona notte, e scusate il disturbo! - Con passo veloce uscì dalla stanza, sempre sorridendo. Per un paio di minuti buoni nella sala fu il silenzio più assoluto. Grell barcollò fino alla porta, ma venne bloccato da Razael.
- Buona, dove vai?
- Sento il bisogno di struprarlo - mormorò come in trance il rosso.
- No Grell, non puoi stuprare tutte le persone che ti piacciono.
- Peròòòòòòòòòòòòòòòòòò....
- No, niente da fare. Fatti delle fantasie.
- vorrei farmi lui, ma... ok, capito. è il tuo pollastro.
- NON é IL MIO POLLASTRO!!!
- Stai sbavando.
- Anche tu. Che schifo.
- Cioè, hai visto che addominali?? Sia lodata la provvidenza che mi ha impedito di saltargli addosso e sbatterlo selvaggiamente qui sul posto!
- Quale provvidenza, sono stata io a bloccarti. E modera il linguaggio!
- Razael, ma chérie, mi rimangio tutto. è MOLTO più bello di quel che immaginavo. Altro che fascino orientaleggiante, è proprio un figo di prima categoria!
- Beh, non posso dire che sia da buttar via eh?... emh - disse ricordandosi in quel momento che ad ascoltarla c'era Grell, che la guardava con una faccia che diceva "eeehhh, ecco qui la pudica sposina" - Cioè, molte donne lo desidererebbero. Tutto qui, è un commento obiettivo. E ora a nanna, mi raccomando!! -
Il mattino dopo Razael uscì di casa presto, per dirigersi al lavoro. Grell rimase a casa, avrebbe dovuto svolgere dei lavori la notte, ma voleva prima "investigare" durante il giorno. Era quasi ora di pranzo, e Agni stava trafficando con spezie e carne.
- Agni-chaaaaan -disse usando il suo tono più mieloso - cosa stai preparando?
- Curry di pollo con salsa allo yogurt. è il curry preferito di Razael, lo sto facendo appositamente per lei. - Grell subito andò a farsi i film mentali sul perchè un semplice maggiordomo preparasse il piatto preferito di una governante senza ascoltare le richieste del padrone. Tutti questi filmetti finivano inevitabilmente per diventare un porno o un film romantico-strappalacrime.
- Come mai il piatto preferito di Razael? - chiese al maggiordomo, pronto a un interrogatorio.
- Beh, perchè è la mia migliore amica. E il principe è contento che lei sia qui, ne è innamorato alla follia. è stato lui ad ordinarmi di trattarvi come ospiti di riguardo, dopotutto.
- E tu che ne pensi di Razael? Non ti da un po' fastidio vederla sempre sotto le grinfie del tuo padrone?
- Sia mai! Il mio padrone è il mio Dio, non potrei mai infastidirmi per una sciocchezza simile.
- Sì, ma che ne pensi di Razael in generale? - Chiese Grell che non aveva nemmeno ascoltato la risposta.
- Beh, è una donna molto carismatica e allegra. Porta con sè molta solarità, ed è anche bella. Solo è un po' troppo patriottica... - disse ricordandosi di quando Bard, rifiutandosi di mangiare una zuppa di pasta e fagioli, fosse stato picchiato fino a quando non ne trangugiò due piatti. La scusa era "il cibo frugale ti salverà la vita, americano obeso che non sei altro! Per questo in Italia si vive a lungo, cretino". Si riscosse quando vide Grell prendere appunti su alcuni foglietti.
- Bene. Cosa ti piace del suo corpo?
- Eh? - disse lui sbiancando.
- Ho detto cosa ti piace del suo corpo! - ripetè spazientito Grell agitando i fogli scritti, con una faccia che voleva dire "mica ti ho chiesto di portarmi la luna, diamine!"
- Emh... Beh... I suoi occhi. Ha degli occhi molto belli.
- Che ne pensi delle tette??
- C-COSA??!!??
- Tette, seno, meloni insomma! Per il 90% degli uomini è la parte più attraente del corpo di una donna a un primo sguardo. - Agni era impallidito, sudando freddo.
- Non vedo perchè dovrei rispondere a una domanda simile - disse fingendosi irritato e tornando a spezzare il dannatissimo pollo.
- è la donna che ti porteresti volentieri a letto? E le gambe? Sono uno schianto vero? - Quando quella sera Razael tornò a casa, notò che Agni era leggermente in imbarazzo quando le parlava. Sospettando qualcosa, andò nella stanza di Grell.
- Gli ho fatto domande sul tuo corpo... - disse premendo la borsa del ghiaccio sull'occhio pesto rimediato dal maggiordomo. Pochi istanti dopo cadde dal letto e  dovette appurare che il suo setto nasale era appena andato a farsi benedire. Mai far imbarazzare Razael.

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Nina guardò l'abito appena finito di Razael.
- L'hai copiato da uno dei miei - disse a denti stretti.
- Davvero? Credetemi, è solamente un caso, non mi permetterei mai di...
- Siiiiiilenzio! - esclamò la donna zittendola con un dito - Non voglio sentire scuse. Se mi farai pubblicità potrei anche perdonarti però.
- Lo farò, Miss Nina. Bene, domattina passerò a ritirarlo, con permesso. Buona giornata. - Uscì dalla bottega, sospirando. Andò in una tea room, sentiva il bisogno di starsene un po' in pace. La sera successiva ci sarebbe stato il ballo programmato da mesi. Travestita e in incognito, insieme a Sebastian, si erano finti due coniugi appena trasferitosi a Londra in cerca di una sistemazione. Avevano comprato una villa enorme in campagna grazie ai fondi donati dalla Regina, isolata ma decisamente magnifica. Dopodichè erano usciti spesso, sempre travestiti, e si erano introdotti nella media borghesia come i coniugi Wirrolow. Si erano fatti conoscere per le battute di spirito di Rose Wirrolow e per la cultura immensa di Lord Thomas. Avevano preso il tè un paio di volte con mercanti, imprenditori, banchieri e tutto ciò che di meglio offriva l'aristocrazia inglese, i quali rimanevano incantati dalla loro affabilità. Il ragno stava tessendo la sua tela.
Ora Razael doveva solamente spiegare a Soma e Agni che la situazione poteva essere molto pericolosa. Si stava preparando un bel discorso da propinare al principino, certa che Agni l'avrebbe sostenuta. Di fatto, quando si trovò Soma incollato alla faccia, decise di incominciare la difficile opera di persuasione.
- Lord Soma, permettetemi di spiegarvi per bene la situazione... Ciò che abbiamo organizzato per domani sera non è un semplice ballo. Temiamo che alcune persone si possano infiltrare alla festa e attentare alla vita del signorino, sapete che non è molto amato dalla mala...
- Certo che lo so. E infatti sarò lì per scongiurare eventuali attacchi! - Razael sospirò.
- Allora, dal momento che ne siete cosciente, io vorrei che, qualora ci fosse anche solo il MINIMO pericolo, scappaste via con Agni, nascondendovi all'interno della villa.
- Eeeeehhhhh, guarda che so difendermi! - ribattè il principe sbuffando.
- Ouji-sama... - disse debolmente Agni - Razael ha ragione. Potrebbe essere molto pericoloso, e lei non vuole che voi corriate il pericolo di essere ferito.
- Cioè, sei tu a chiedermelo? - disse con gli occhi che gli brillavano - Non è Ciel ad avertelo ordinato?
- No principe, il signorino pensa che voi siate abbastanza in gamba da capirlo da solo, ma... se vi succedese qualcosa
non potrei mai perdonarmelo . Il solo pensiero mi mette i brividi - disse ostentanto una decisamente ingigantita ansia. Soma battè le mani felice.
- Cavolo! Se è la mia dolce sposa a chiedermelo come un favore, lo farò! Ma a una condizione - disse con un luccichio furbo negli occhi.
- Quale?
- Dovrai darmi un bacio! Sulla bocca! - disse indicandosi le labbra per enfatizzare il tutto. Razael si sentì raggelare.
- Come desiderate - disse inchinandosi per nascondere l'espressione sbalordita. Soma, già pregustando il momento, uscì dalla stanza tutto contento, gonfiando il petto come un tacchino. Agni rimase solo con la donna.
- Non posso aver accettato... - mormorò lei alzando il viso e lasciandosi cadere con poca grazia sulla poltrona occupata poco prima dal principe. Si passò una mano sul volto, stando attenta a non far sbavare il trucco.
- Beh, dopotutto si tratta di un semplice bacio... - disse Agni cercando di confortarla.
- Sì, ma è da molto tempo che devo baciare qualcuno! - disse lei sconsolata.
- Da quando è morto tuo marito? - si lasciò sfuggire Agni, che si tappò la bocca immediatamente. - Io... scusa, non volevo dirlo, mi è sfuggito...
- No, non preoccuparti  -disse lei sorridendo - è passato il periodo in cui i ricordi mi  rattristavano. Comunque... diciamo che l'ho baciato una volta sola, cioè l'ho baciato sul serio solamente una volta..
- Beh, non devi comunque preoccuparti! - disse lui sedendosi davanti a lei. - Sarà un semplice bacio a stampo, nulla di più, e poi... Si può dire che, beh, per il principe tu sarai il primo bacio.
- Cosa?! Ma ha diciassette anni ormai, non ha almeno una ragazza?
- No. Devi sapere che il principe è davvero molto ingenuo... le ragazze lo consideravano troppo immaturo.
- è per questo che si è "innamorato" di me? Perchè sono la prima donna a trattarlo come un uomo? - Agni sorrise, e le prese le mani fra le sue.
- Se fossi stata una sua pari, o anche solamente una serva di sua proprietà, ti avrebbe sposata seduta stante. Non ha mai avuto una vera e propria figura materna, e penso che tu, sempre così dolce e attenta con lui, hai conquistato il suo cuore in modo tale da farlo impazzire.
- Dolce e attenta...? Nessuno mi aveva mai indicata così - disse sottraendo le proprie mani dalle lunghe dita di Agni, decisamente lusingata. - Comunque, te lo chiedo per favore: in caso di pericolo, devi pensare SOLAMENTE al principe. Hai visto che so cavarmela anche da sola, no? Per il signorino non devi preoccuparti. - con sua somma sorpresa, Agni si alzò dalla sedia, s'inchinò al suo cospetto e disse, portandosi una mano al cuore:
- Jo Aagyaa.










Angolo autrice:

Perchè in caratteri gotici fa più figo! Yeeeaaahhh!
Ah giusto, è L'angolo Autrice.
Ahem.
Emh.
Coff coff.
Urgh.
Bleah.
Wiwiwiwiwiwi.
Eee.... *SMETTILA DANNATA FATTONA!**riceve sassate*
Ok ok comincio!
Allora, questa è la prima parte del Capitolo 14, l'ho dovuto spezzare in più parti perchè è venuta fuori una cosa multichilometrica. Vi chiedo di immaginare questa storia come un piccolo filone narrativo. Mi ci vorrà un pochino perchè ho praticamente riscritto l'intero capitolo, a un passo dalla pubblicazione mi sono pentita di quel che avevo abortito e ho deciso di rimediare. Sì perchè partorire avrebbe avuto una connotazione troppo positiva per lo schifo che avevo scritto. La seconda parte è molto più lunga, perciò non temete i capitoli brevi come questi saranno molti pochi. Comunque ci vedremo prestissimo con la seconda parte, se ce la farò la pubblicherò entro quattro giorni (dal momento che non è un capitolo a se stante, ma un'unico enorme poema omerico spezzettato).
Ci vediamo fra quattro giorni miei gladiatori! *Me amante degli antichi spartani e dei figherrimi gladiatori*
Alla prossima!
Phoenix

PS: Ah, dimenticavo! Ringrazio i miei lettori per le belle recensioni che lasciano! E come al solito, invito chiunque non abbia mai lasciato una recensione a farsi avanti, e per favore non dite "non ho mai avuto il coraggio di recensire", non vi picchio mica se non lo avete fatto prima XD

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Capitolo 16
*** Capitolo 14 - parte 2 ***


capitolo 14 - seconda parte Avviso: Ad un certo punto del racconto ho inserito un link per una musica che gradirei ascoltaste durante la lettura. Il link è segnato dal testo *Wie Shon!*, perciò cliccateci sopra e ascoltate la musica :)
Buona lettura :)

Capitolo 14 - parte 2


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La sera dopo, a poche ore dal ballo, Razael si ricordò delle scatole che aveva preparato mesi prima, e fortunatamente le aveva ritirate per tempo dalla bottega di Nina Hopkins. Le diede a Soma e Agni, con la scusa "è un regalo per stasera". Il principe e il maggiordomo si guardarono sorpresi, poi sciolsero i fiocchi dorati che chiudevano le scatole. Soma trovò un bellissimo completo bianco broccato, dotato di un meraviglioso foulard a balze, una giacca riccamente decorata, dei pantaloni in abbinato e una camicia, tutto rigorosamente color avorio. Agni invece trovò un completo sul rosso scuro, sempre broccato, molto meno elaborato di quello del principe, ma cucito su misura per le sue misure eccezionali. Chi commosso da tanta premura e chi riconoscente, ringraziarono Razael per il lavoro, correndo a indossarli. Agni era nella sua camera, finì di allacciarsi il panciotto e passò al foulard da mettere al collo. Incontrò seri problemi. Qualcuno bussò alla porta.
- Agni, sono io. Posso entrare?
- Certamente! - Razael entrò nella stanza. Ancora non indossava il suo abito da sera - era nella villa dove si sarebbe tenuta la festa -, ma aveva approfittato delle ultime ore di "soggiorno" per lavarsi e darsi una sistemata. Aveva già acconciato i capelli, boccolandoli e dando il maggior volume possibile, tirando indietro i capelli sulla fronte per lasciar cadere due morbide ciocche ai lati del viso. Indossava un semplice abito azzurro che sembrava più una camicia da notte. Notò che il maggiordomo aveva dei problemi con il foulard.
- Aspetta, ti aiuto... ecco, fai così. - si avvicinò all'uomo, e prese i lembi del fazzoletto, avvicinando il viso al suo. Agni sentì un profumo di vaniglia solleticarli l'olfatto, e i morbidi capelli castani accarezzargli il mento. Lei non usava mai profumi così dolci. Razael finì di sistemare il foulard.
- Grazie mille, Razael. O dovrei chiamarvi Missis Rose?
- Missis Rose, milord - disse lei inchinandosi leggermente. Risero entrambi, concedendosi quell'ultima informalità per quel giorno.
- Dovevi dirmi qualcosa? - disse lui. Lei si battè la fronte con il palmo della mano.
- Ah! Che sbadata! - andò fuori dalla porta, e trascinò qualcosa all'interno. Era una donna, vestita con un abito nero aderente pieno di volant rosso fuoco con dei capelli dello stesso colore...
- Oggi Grell è tua moglie. Chiamala Grace, sia mai che gli ospiti s'insospettiscano a sentire un nome maschile.
- Ma cccccciao bel maschione - disse Grace leccandosi le labbra. - Oooh, chèrie, l'hai vestito di rosso! Agni caro, stasera sei solamente mio.

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Grell scese dalla carrozza, lusingato dal fatto che Agni l'aiutò a scendere tenendogli la mano.
- Ahhhh, mio marito è proprio un gentiluomo! - disse appiccicandosi al muscoloso braccio dell'uomo. Soma scese.
- Insomma, devo far finta di essere vostro figlio? E perchè devi avere una finta moglie come quella? - disse Soma abbastanza schifato dall'atteggiamento bavoso dello shinigami.
- Sì, principe. Oggi sarete mio figlio. A quanto pare, non siete molto conosciuto fra gli invitati, quindi possiamo permetterci di inventare una nuova identità; Razael dice che è per la vostra sicurezza - sì, anche la prensenza di quest'essere qui vicino è per la vostra sicurezza ma non ne capisco il perchè - non mi ha ben spiegato il motivo, comunque abbiamo cambiato il copione. Dovrete dare del voi a me e a Grace.
- Non mi chiami "la mia gattina sexy"? - disse imbronciato Grell torturando le ciocche di capelli lunghi dell'uomo, strusciandosi contro il suo avambraccio.
- NO! - disse avvampando l'uomo. Soma sospirò.
- Va beh, che cominci lo show! - s'incamminarono lungo la scalinata, osservando meravigliati la fantastica villa che Sebastian aveva comprato (Clicca qui per l'immagine della casa NdR). Le finestre erano luminosissime, e molta gente riempiva la sala da ballo; la musica giungeva ovattata fino a loro. Il trio entrò nella villa, investito dalla musica dei violini. Cominciarono a girovagare per la sala, chiacchierando qua e là. Erano molti i commenti riguardo i "padroni di casa".
- Avete visto che abito meraviglioso ha la signora Rose? Incredibile, dev'essere costato tre milioni di pounds...!
- E che dire del marito? è un uomo bellissimo! Sembrano usciti da un romanzo romantico...
- Oliver è dolcissimo! Pensate che è talmente timido da nascondersi dietro i suoi genitori... che amore!
- Accidenti, guarda quell'uomo con l'abito broccato rosso! Che schianto! 
- Però, che moglie racchia eh. - a queste parole Grell si appiccicò definitivamente ad Agni, guardando le donne in sala come per dire "questo gran pezzo di figliolo è solo mio, maledette sciacquette!". Soma aveva attaccato bottone con un paio di damigelle, attratte dal suo bel viso abbronzato e gli occhi dorati.
- Piuttosto, io e i miei genitori stavamo cercando la padrona di casa per ringraziarla di persona per l'invito. L'avete mica vista..?
- Mmmhh, forse è vicino all'orchestra... la noterete subito, il suo abito è meraviglioso!
- Puro esibizionismo!
- Già, vuole farci morire d'invidia!
- A me piace molto.
- Solo perchè ti vesti pacchiana come lei...
- come scusa? - Soma sgaiattolò via, andando a riferire ad Agni. Grell non vedeva l'ora di vedere come si era conciata la sua amica. Mentre camminavano verso l'orchestra, videro Bald e Finny chiacchierare con delle donne, mentre Undertacker girovagava con un metro cercando di prendere le misure di tutti i presenti che, spaventati, scappavano letteralmente dalle sue grinfie. Lau era spaparanzato su un divanetto, con Ran Mao saldamente attaccata alle sue spalle. Li salutò.
- Nihao, amici carissimi! E buonasera signora Grace, siete bellissima stasera - disse sorridendo rivolto a Grell.
- Uhuhuhuhuhu che birichino Lau-chan <3
- Ahem. Procede tutto bene? - disse Agni cercando di tenere la situazione sotto controllo.
- Oh certo, i topolini sono in gabbia ormai. - disse sorridendo sornione.
- Cosa intendete? - disse guardandolo interrogativamente. Comunque quell'espressione non gli piaceva per niente.
- Semplicemente che c'erano un paio di pantegane e ho dovuto portare un disinfestatore. Bah, queste ville di campagna!
- Agni, non ho mai visto delle pantegane! Cosa sono?
- Nulla, princ.... emh, Soma.
- Ah già è vero, tu sei mio padre! - Esclamò lui dandosi una pacca sulla fronte. Le persone vicino a loro a sentire questo discorso si sentirono un po' confuse.
- Comunque non preoccupatevi, sta procedendo tutto a meraviglia. Dopo vi va se ci prendiamo un tè nel soggiorno? - Prima di poter rispondere, fu trascinato via da Grell che diceva di aver visto Sebastian, anche se poi si trattò di un'illusione. Decisero per tanto di dirigersi verso l'orchestra, dove le ragazze di poco prima avevano detto di aver visto Razael e Sebastian. Quando arrivarono all'esedra dove suonava l'orchestra, la videro.
Un abito rosa pallido, incorniciato da fiocchi neri orlati d'oro, con un meraviglioso strascico di seta bianca. Un paio di scarpe nere, dal tacco alto, ticchettavano sul pavimento lucido senza sosta, spuntando di tanto in tanto fuori dall'organza. Dei lunghi capelli castani incorniciavano delle spalle dritte e un collo chiaro, morbido. Agni si sentì mancare quando scorse il volto. Un viso dolce, leggermente rotondo, con guancie colorite e labbra rosse. Un paio di occhi color del mare erano custoditi sotto una folta selva di ciglia nere, che sbattevano con civetteria. Quella era Rose Wirrolow, e tutti non facevano che pensare a un dono del cielo. Non appena vide Agni e Grell, sorrise. Soma era letteralmente imbambolato.
- Ehi... ehi! - esclamò Grell schioccando le dita di fronte agli occhi di Agni - Svegliati bambolo!
- Eh? - disse lui sbattendo le palpebre e guardandolo come se si fosse appena svegliato da un lungo sonno.
- Sono io la tua donna, non devi guardare le altre così, sennò divento gelosa!
- Ah... sì, certo... - Agni sentì il suo cuore mancare un colpo quando vide Razael avvicinarsi, i battiti cardiaci aumentavano al diminuire della distanza fra i due. Solitamente indossava un trucco nero e aggressivo sugli occhi, con le labbra color del fuoco. In questo modo invece sembrava proprio una bellissima bambolina...
- Voi dovete essere il signor Agni, vostra moglie Grace e vostro figlio Soma - disse con un tono che non le avevano mai sentito usare - un tono calmo e dolce come una ninna-nanna. C'erano molte persone che li guardavano orecchiando ciò che dicevano, pertanto erano costretti a recitare. D'altronde, come non origliare ciò che ha da dire la padrona di casa?
- S-sì, siamo noi. Lieti di conoscervi, Mrs Wirrolow - disse lui inchinandosi e baciandole il dorso della mano. Ritornò dritto con lentezza, ancora incredulo. Razael era davvero una donna bella, ma quella sera non c'erano parole per definirla.
- Allora, trovate la festa di vostro gradimento? - continuò lei ignara di ciò che stava scatenando nell'animo dell'uomo.
- Mooooolto! - s'intromise Grell, non troppo felice di essere messo (ancora una volta) in disparte. - e il vostro abito è semplicemente magnifique!
- Sono felice di sapere che apprezzate il mio abito, è un regalo di mio marito.
- Avete una famiglia facoltosa - osservò Agni alludendo alla costosissima stoffa usata per l'abito.
- Già. E ditemi... - una mano inguantata si posò su una spalla della donna, che sobbalzò leggermente per la sorpresa. Subito dopo, una capigliatura corvina e un paio di occhi rossi sbucarono alle spalle di Rose.
- Cara, non annoiare troppo i nostri ospiti - Sebastian (quella sera Lord Thomas) era abbigliato di nero, con i capelli tirati indietro e un paio di occhiali in bilico sul suo naso.
- SEBAS-CHAA...agehaghdaghag! - Grell, invasato dagli abiti che fasciavano alla perfezione la shilouette sensuale e mascolina di Sebastian, si era lanciato su di lui, prontamente soffocato da Razael che strinse il suo braccio attorno alla gola del rosso.
- Grell... di questo passo fai saltare tutto... - mormorò minacciosamente all'orecchio di Grell che, solo dopo aver giurato che si sarebbe attenuto al copione, venne rilasciato beccandosi un'occhiataccia da Sebastian.
- Comunque caro mi avevi spaventata! - disse lei riprendendo immediatamente il tono zuccheroso usato fino a poco prima.
- Non era mia intenzione - disse lui schioccandole un bacio sulla guancia. (solamente Grell notò il leggerissimo schifo che lei provò al contatto con le labbra del demone) - Oliver continua a fare il timido, perchè non provi a farlo conversare con qualcuno?
- Ci posso provare. Dov'è? Ah, eccolo lì. Oliver, tesoro! Vieni qui! - un bambino gracilino, con i capelli castani tenuti un po' lunghi e una fasciatura sull'occhio destro, si avvicinò alla donna.
- Madre... chi sono questi signori? - chiese con una vocina infantile. Ciel era davvero bravo a simulare ingenuità e infantilità.
- Questo qui è un signore indiano - disse lei chinandosi leggermente e poggiando le mani sulle spalle del bimbo. - Su tesoro, saluta il signor Agni.
- B-buonasera signore - disse lui porgendo la mano. Agni la strinse, leggermente divertito da quella situazione. Se avesse anche solo provato a sfiorare Ciel in qualunque altra situazione si sarebbe beccato una bastonata dritta sulla testa.
- Venite davvero dall'India? - disse entusiasmato.
- Sì, Oliver. Vengo dal Bengala, e questo è mio figlio, Soma.
- Ciao! - disse Soma allegramente - piacere di conoscerti Cie... Oliver!
- piacere - disse lui cercando di nascondere l'irritazione. - Madre, posso andare dal signor Lau?
- Ma certo tesoro - disse lei accarezzandogli la testolina - vai pure, ma non infastidirlo troppo!
- Va bene! - Ciel corse letteralmente via, ben felice di liberarsi della presenza di Soma. Razael sorrise, stretta al fianco di Sebastian.
- Scusatelo, ma è molto timido.
- è davvero un bambino bellissimo - disse Grell intenerito.
- Già, ha preso tutto da sua madre - disse Sebastian facendo scorrere una mano sul fianco di Razael e stringendola a sè, strofinando appena la guancia sulla sua fronte con affetto. Agni doveva ammettere che invidiava Sebastian; poteva permettersi di abbracciare quella creatura meravigliosa, di mostrare a tutto il mondo che era solo sua, mentre lui si ritrovava con un surrogato di moglie che tentava di stuprarlo ad ogni occasione buona. Stava per aprire bocca, quando un suono di violini vibrò nell'aria.
- Oh, stanno cominciando i balli. Andiamo ad aprire le danze, cara? - disse Sebastian aggiustandosi gli occhiali sul naso. Razael annuì, e si congedò dai suoi interlocutori con un grazioso movimento del capo. Ben presto si formò un circolo di persone, in mezzo alle quali danzavanoi due "coniugi". Gli spettatori commentavano ammirati.
- La signora Rose è di una bellezza sconvolgente, vero?
- Ahh, suo marito poi... sembra un angelo! Che meraviglia! - tuttavia, se avessero potuto avvicinarsi, avrebbero sentito uno scambio di battute non appropriato per due sposini che si amavano alla follia.
- Sei una racchia.
- Ma guardati, vuoi fare tanto lo splendido...!
- Sei così scollata... hai intenzione di farmi ingelosire?
- Sei un idiota.
- Vecchia.
- Cretino.
- Decerebrata.
- Porco. - A dispetto del turpiloquio che poi impregnò questo discorso, loro due si guardavano sorridendo ingenuamente, continuando a indossare la maschera di Mr e Mrs Wirrolow. Agni venne trascinato a ballare in mezzo alla pista da Grell, che dovette darsi da fare affinchè lui la guardasse dritta negli occhi. Aveva notato che non aveva occhi che per Razael - anzi no, per Rose Wirrolow - e non la degnava nemmeno di uno sguardo. E pensare che Grell si era dato da fare per imbottirsi la scollatura del vestito per simulare un minimo di seno...!
- Tesoro io ho caldo, possiamo andare a prendere qualcosa da bere?
- Sì certo - disse lui sorridendo, facendo letteralmente impazzire il suo compagno. Sorseggiando dello champagne, guardavano gli altri ospiti ballare. Soma stava ballando con una bella damigella, tuttavia il maggiordomo avvertiva una strana tensione nell'aria. Agni vide Grell tirare fuori un libro nero dalla scollatura dell'abito, e cominciare a sfogliarlo.Mormorava cose del tipo "ma guarda un po'", "questa non me l'aspettavo" e anche "Wiiiiill, perchè non sei qui con me!??"
- Cos'è quel libro? - chiese curioso. Grell lo chiuse di scatto, facendo l'occhiolino.
- aaahhh, Agni-chan, questi sono i segreti di una d-o-n-n-aaaaaaaaa <3 - ululò mieloso accarezzando dietro il collo dell'uomo, che arrossì e si scostò. - Oh Agni-chan, sei così diverso dal mio Sebas-chan! Lui ha i capelli corvini e la pelle alabastrina, tu i capelli candidi come la neve e la pelle color mocha... Lui ha gli occhi rossi e caldi come il fuoco, tu grigi e freddi come il ghiaccio... un mix di passione e pudicità, lo Ying e lo Yang, gelo e fiamma! - Agni perse interesse per ciò che stava blaterando il rosso, tornando a guardare i ballerini. Il primo valzer era finito, e ora si stava tirando un po' il fiato. Rose e Oliver erano di nuovo insieme, accerchiati da un gruppo di donzelle. La serata sembrava non poter andare meglio.

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Quando sentirono le urla, si scatenò il panico. Il bellissimo abito di Rose si macchiò di rosso, l'organza si stracciò. Un uomo era in piedi, brandendo un coltello. Rose cadde a terra, stringendo le braccia al petto. Si rialzò velocemente su un gomito, ginocchioni. Dalle sue braccia intrecciate sbucò la testolina di Oliver, con l'occhio libero dalle bende sgranato. Nessuno capì bene cosa era successo. Videro solo altri uomini tirare fuori delle armi. Le persone cominciarono a correre come impazzite. Soma si perse nella folla, terrorizzato. Veniva sballottato da ogni parte, cercando invano di non farsi trascinare dalla folla.
- Agni! Agni! - venne spintonato, ricevette delle gomitate e cadde a terra. Sentiva solamente urla e suono di tavoli che si ribaltavano, abiti strappati e piedi che correvano frenetici. Alcune persone inciamparono su di lui, schiacciandolo a terra. Sbattè il viso contro qualcosa, e avvertì il sapore del sangue sulle labbra. Qualcuno lo tirò su di peso, liberandolo dalla prigione di corpi in cui era rinchiuso.
- Soma-sama! State bene? - chiese Agni mentre lo trascinava fuori dalla mischia. Notò con orrore che le porte erano sbarrate. Cominciò a cercare una via d'uscita, evitando le persone che urlavano e correvano senza meta. Gli vennero in mente le parole di Lau "i topolini sono in gabbia"...
- Agni-san! - vide Sebastian spuntare fra le persone, gli occhiali persi chissà dove e i capelli nuovamente lunghi ai lati del viso, Ciel in braccio senza la parrucca. - Seguitemi! Il principe?
- Sta bene! - urlò lui per sovrastare le urla della folla, correndo dietro al maggiordomo e portando sottobraccio il principe. Raggiunsero la porta che davano sui corridoi interni della villa, il cui ingresso era bloccato da Finny, che per loro l'aprì.
- Passate da qui, poi prendete la terza porta a destra. Sempre dritto, poi fino alla porta a sinistra. Imboccatela, e chiudetevi dentro; ci sono cibo e bevande. Fidatevi di me, andrà tutto bene. Portate con voi il signorino e Grell san. - disse Sebastian guardando le persone che si affollavano sulla porta dell'androne. Vedeva alcune macchie di sangue per terra.
- Dov'è?
- Vi raggiungerà lui. Veloce ora!
- E..Razael? - chiese lui prendendo Ciel sulla schiena. Sebastian sorrise.
- Se i servi Phantomhive non sapessero nemmeno contenere una folla impazzita non sarebbero degni di tale nome. - La porta si richiuse pesante alle sue spalle. Sentivano i suoni ovattati giungere dalla sala. Ciel cominciò ad agitarsi.
- Mettimi giù! Non permetterti mai più di toccarmi!
- S-sì, certo... - posò i due signori a terra, guardandosi attorno.
- Signori seguitemi. Vi porto in un luogo sicuro. Lord Ciel, siete ferito?
- Non preoccuparti per me e fammi vedere dove diavolo devi portarmi - tagliò corto lui. Cominciarono a dirigersi verso il centro della casa, e pian piano i rumori della sala si affievolirono fino a sparire. Notarono che la temperatura saliva man mano che si addentravano all'interno della villa. Agni si tolse la giacca, seguito a ruota anche dai due ragazzi. Fu quando si tolse il fuolard, slacciando la camicia che avvertì una presenza. Con una mano bloccò i nobili, invitandoli al silenzio. Una presenza misteriosa si avventò contro di loro. Agni fece scudo con il suo corpo, e stendendo prontamente la gamba destra fermò l'aggressore frantumandogli la faccia contro la suola dei mocassini. L'aggressore mugolò.
- Uhhhhh... la tua gattina sexy voleva solo farti una sorpresaaaaaaaaa....
- G-grell-san? Siete voi?
- Certo! - disse Grell saltando in piedi prontamente. - e non mi sei piaciuto per niente stasera! Hai guardato per tutto il tempo Razael, non mi hai nemmeno considerato! - disse agitando l'indice con fare accusatorio.
- Tu... maledetto pazzo, che ci fai qui? - disse Ciel raggelando.
- Il mio radar per fighi si è attivato non appena questo macho man si è slacciato la camicia... Aaahahhh, che pettorali scolpiti! La statua del bellissimo dio Apollo ha preso vita per beare umani e shinigami con il suo corpo! Aahhh, che eccitazione!
- Soma-sama, tappatevi le orecchie - disse lui poggiando i palmi delle mani sulle orecchie del padrone.
- Ehi, mi ascolti?! - disse lui irato.
- Per caso avete visto cosa sta succedendo in sala?
- Mh? Oh, nulla di che. I due piccioncini si stanno dando da fare per placare il tutto.
- Ma chi era quell'uomo che ha ferito Razael? Piuttosto, è ferita gravemente?
- Solo un graffio. Ehi, mica ti preoccuperai per lei? Guarda che è italiana, ha la pelle dura - disse sorridendo. - Peccato però che così mi obera di lavoro... fortunatamente ho degli aiutanti.
- Lavoro?
- Sono i segreti di una d-o-n-n-aaaaaaaaa Agni-chan <3!!! Comunque sì... Stasera ho trecentoquindici anime da raccogliere. - disse sbuffando all'idea della mole di lavoro che l'aspettava.
- Anime da raccogliere...? - mormorò Soma con gli occhi spalancati. - Ma tu... cosa sei?
- Uno shinigami, DEATH!
- Aspetta un attimo! - esclamò Agni cercando di nascondere il suo turbamento e confusione di fronte a quella rivelazione. - Trecentoquindici... sono gli invitati di stasera, togliendo i servitori, quello strano becchino e Lau-san con Ran Mao... Lord Ciel, che significa? - Disse alzando leggermente la voce. Ciel si appoggiò al muro, con calma.
- Significa che i nostri invitati moriranno tutti stanotte.

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Intanto in sala continuava il pandemonio. Alcuni si ammassavano sulle porte sbarrate, urlando e battendo sul legno come pazzi. Altri pensarono di fuggire dalla finestre, ma anche queste erano state sbarrate dall'esterno con pesanti tavole di legno. Coloro che avevano tirato fuori le armi le usavano su chiunque gli fosse vicino. All'improvviso sentirono un suono fortissimo, come quello di un'esplosione. Tutti si zittirono, girandosi verso la fonte del rumore. Razael, Undertacker e Sebastian erano in piedi di fronte alla scalinata che portava ai piani superiori.
- Buonasera signori - Esordì Sebastian con una voce non umana (troppo calda e sensuale, e allo stesso tempo fredda, al punto che le persone rimasero immobilizzate dal terrore) - Chiedo perdono se vi rubo minuti di sicuro divertimento a questa festa. Mettetevi comodi e condividete con me questa piccola chiacchierata. Dunque, siete i membri di una setta che adora un potente demone, esaltandone la forza e celebrando messe nere in suo onore. Non c'è problema, anzi le messe nere mi piacciono, è divertente, ci sono tante anime da mangiare. E oh, che anime gustose! Ho avuto pranzi fantastici durante questi rituali. Purtroppo però voi mi avete sempre lanciato gli scarti, e questo mi fa arrabbiare. Sapete, non è vero che i demoni fanno il bene se trattati con rispetto. Alla fine divoreremo le vostre anime qualunque cosa accada. E se non siamo rispettati, beh, la fine è sempre quella, solo che vi faremo soffrire tanto, al punto che se vi bruciassi gli occhi con un ferro incandescente lo riterreste cosa da poco.
- Tuttavia - continuò Razael, con una strana voce metallica (sembrava rimbombare in una stanza d'acciaio) - Avete ingiurato la persona sbagliata. Sapete, vivere in Inghilterra e uccidere un parente della Regina è davvero rischioso. Beh, dovrete pagare uno scotto. Una vita vale una vita, indipendentemente dalla classe sociale. Se dovessimo soltanto vendicare la morte della persona legata alla Regina ne uccideremmo uno a caso e continueremmo la festa in allegria. Ma, dopo attente ricerche, abbiamo notato che - sorrise crudelmente - le vostre vittime da cinque anni a oggi sono esattamente trecentoquindici. Quindi, festeggiamo con un bel valzer! - *Wie Shon!* Sebastian sorrise a sua volta, e sparì. Riapparve in mezzo alla sala, stringendo un uomo per il collo. Con un veloce movimento del braccio lo lanciò contro la parete, spaccandogli il cranio. Le donne ripresero ad urlare, cercando di scappare, mentre gli uomini estraevano armi bianche. Era una prova del fatto che non fossero persone "normali". Razael con un veloce movimento estrasse la sua spada dalle pieghe del vestito, e con un salto scese giù dagli scalini. Affondò la lama nel petto di una donna, decapitandone un'altra subito dopo. Con uno scatto corse fino ad un'uomo armato, schivò la lama dell'arma e, sfruttando il pavimento liscio, con una rotazione arrivò proprio sotto di lui, affondandogli la spada in gola. Il sangue che uscì con violenza dalla ferita le macchiò in parte il volto, e la sua espressione variò da seria a disgustata. Un'altro uomo le arrivò alle spalle, afferrandola per il collo. Senza lasciare la spada venne trascinata via dall'aggressore, con il corpo della sua vittima sopra. Cercò di scansarlo per riuscire ad estrarre la lama, ma improvvisamente la stretta sulla sua gola fu talmente forte da toglierle il fiato e annebbiarle la vista. Mantenendo il sangue freddo colpì l'uomo con il gomito, riuscendo ad allentare la presa e vedere un secondo aggressore lanciarsi su di lei, un coltello da caccia in mano. Con una seconda gomitata si liberò della presa, e si abbassò in tempo per evitare la lama, che penetrò il petto dello strangolatore. Sfruttando il momento di sgomento dell'uomo estrasse la lama e lo uccise con una veloce e precisa stoccata al cuore. Erano talmente presi dalla smania di ucciderli che finivano per uccidersi a vicenda. Nel frattempo Sebastian volteggiava per la sala, uccidendo velocemente le persone. Avvertì un dolore al petto, e notò che uno degli invitati aveva un'arma da fuoco. Il dolore era talmente insignificante che sembrava più essere stato punto da una zanzara. Con un salto arrivò dietro all'uomo, così velocemente che agli occhi di un mortale era letteralmente sparito. Senza aspettare, con un poderoso calcio, gli distrusse la testa. Schivò la sedia brandita da un signorotto  spaventato piegando le ginocchia, spazzò a terra con una gamba e lo fece cadere a terra, si rialzò e gli schiacciò la testa. Intanto Bard e Mey erano saliti al piano superiore, e dai corridoi facevano fuoco. Finny continuava a stare di guardia alla porta da dove era passato Ciel. Sul lampadario, al sicuro dagli sguardi indiscreti, Undertacker si dondolava felice.
- Bwawawawawa!!! Aaah, questi umani! Ahahaha, che spasso, CHE SPASSO! - strillava nel vedere tutto quel sangue versato. Sebastian era a sua volta divertito da quella situazione, anche se sapeva che non avrebbe potuto nemmeno smangiucchiare un'anima da quattro soldi. Sfondò un torace con un calcio, e mentre si accingeva a colpirne uno venne fermato proprio da questi. Stava ridendo, un coltello in mano, e una donna stretta per il collo che urlava.
- Ti piace la messa nera, o grande demone? Hai trasformato questa festa nella più grande e bella delle messe che abbia mai visto! é per te! Per te sacrifichiamo queste anime! - urlò l'uomo fuori di sè. La donna urlò più forte. - Zitta, puttana! ZITTA! - le tagliò la gola con violenza, gettandola ai piedi di Sebastian. - Mangia, demone! Mangia e potenziati! - Sebastian osservò gli occhi della donna spegnersi, mentre questa cercava aiuto con lo sguardo.
- Che schifo. Non sono un cane, non mangio per terra - disse irato guardando l'uomo, che rimase sbigottito. Con un movimento veloce gli strappò il coltello dalle mani, affondandoglielo nel ventre. - Persino toccare il tuo sangue mi disgusta - disse godendo dell'espressione di dolore dell'uomo. - Razael! - La donna spuntò da dietro le sue spalle, trafiggendogli la testa con un movimento veloce. Dopodichè lei si girò, parando un colpo verticale inferto da una donna con un pezzo di ferro (un tempo la gamba di una sedia) e colpendola con il palmo sotto al mento le spezzò il collo. Portandosi alle spalle di Sebastian vide un'uomo estrarre una pistola dal panciotto.
- Non è l'unico - sibilò Sebastian vedendo molte altre persone fare lo stesso. Dopo un secondo partì un fittissimo fuoco incrociato. Moltissimi vennero feriti o uccisi da proiettili vaganti, ma notarono con orrore che i due erano spariti. Non erano a terra fra i corpi. Improvvisamente si spensero le luci, e un suono indistinto di urla e combattimenti invase la sala. Subito dopo le luci si riaccesero. I sopravvissuti videro che il loro numero era stato dimezzato, se non di più. Abbandonarono le armi, ormai terrorizzati. Inciampavano sui corpi, scivolavano sul sangue delle vittime. Erano in pochi a cercare un'ultima estrema difesa. Razael si diresse verso un uomo, caduto a terra. Urlava, invocava Dio.
- Non è un po' tardi per chiedere aiuto a lui? - disse lei disgustata. Gli ruppe il cranio calpestandolo, poi si girò verso Sebastian, che stava uccidendo gli ultimi sopravvissuti. Infine scese il silenzio. Sebastian guardava severamente Razael, con gli occhi rossi scintillanti. Gli occhi di lei erano dorati e vuoti. Il silenzio venne interrotto dal suono di un singhiozzo. Una donna si guardava attorno come impazzita, i bei capelli biondi intricati, l'abito stracciato e macchiato di sangue. Singhiozzando si alzò in piedi, barcollando verso l'uscita. Con uno sforzo considerevole Razael torse il busto, ruotando le spalle e lanciando la spada, inchiodandola a una colonna per il torace. Quella gorgoliò, per poi abbandonare la testa sul petto arrossato dal sangue, lavandolo in parte con le sue ultime lacrime.
- Non sembri esserti divertita così tanto .
- Perchè non era divertente.
- Non sembra la prima volta che massacri una massa di persone che personalmente non ti hanno fatto nulla. - Razael lo fulminò con lo sguardo.
- Hai ragione. E forse un tempo sarebbe stato divertente. Ma sto parlando di secoli fa. Undertacker... - Il becchino stava soffocando le risate.
- Pffff, mi viene da ridere così taaaantooo...
- Avevate promesso che vi sareste liberato di tutto questo macello.
- Eeeh già... ma un sacco li avete rovinaati... a questo bisogna rimediare...
- Ci abbiamo già pensato noi - disse Sebastian indicando le tende delle finestre. Razael le scostò, rivelando una porta nascosta.
- C'è abbastanza petrolio da incendiare tutta Londra. Basterà. Dovete solo liberarvi dei corpi.
- Ahahahahahaha!!! Uuuuuuuhuhuhuhuhuhuh!!! Quanto siete diverteeenti... - Sentirono un suono provenire da oltre il portone. Era una carrozza.
- Avevo ordinato a Bald e Mey Rin di riaccompagnare a casa il signorino e i nostri ospiti. - Chiarì Sebastian. Razael annuì, dirigendosi verso una finestra sbarrata. Il legno era stato quasi spezzato; bastò forzarlo un po' e cedette con uno schiocco. Vide la carrozza, con due lumini appesi alla cassetta, allontanarsi. Era una carrozza grande, ci stavano tranquillamente tutti. Osservò tristemente la luce affievolirsi in lontananza. Si era rivelata per la macchina da guerra che era, spietata e fredda, pronta ad uccidere anche persone indifese pur di eseguire il volere del padrone. Chissà cosa avrebbero detto Soma e Agni se l'avessero vista all'opera...
- Sei sporca di sangue - Disse Sebastian cavando di tasca un fazzoletto immacolato. Glielo passò sul viso, lavandolo dal sangue. Razael si scostò, turbata da quel gesto così intimo.
- Ho ventidue anni, so lavarmi la faccia da sola - borbottò allontanandosi. Entrò nel corridoio che portava all'interno della villa. Finnian se n'era andato con gli altri servitori, ma aveva fatto un'ottimo lavoro. Non c'erano segni di colluttazione nell'area della porta. L'aprì e s'incamminò all'interno. Avevano aperto le finestre, come da ordine. L'aria gelida della notte la colpì sul viso infuocato, e la pelle sudata rabbrividì. Osservò il suo riflesso nello specchio nel corridoio. I boccoli erano sfatti,i capelli arruffati e sporchi. Il volto arrossato e gli occhi ancora color oro lucidi per lo sforzo sostenuto, la pelle graffiata, l'abito meraviglioso strappato in alcuni punti e macchiato di sangue. Si accorse di avere ancora in pugno la spada. Le tremarono le mani. C'erano moltissime anime che aspettavano solo di essere raccolte... Su trecento forse non si sarebbero accorti di un'eventuale mancanza... Spalancò gli occhi, e lasciò la presa sull'arma, che cadde a terra con un suono metallico. Osservò spaventata i suoi occhi dorati che la osservavano dallo specchio, e le lacrime le punsero gli occhi. Si coprì il volto con le mani, per poi scostarle immediatamente sentendole umide e appiccicose, intrise del liquido vermiglio. Urlò, cadendo a terra. Solo ora si rendeva pienamente conto dell'azione compiuta. Affannata, avvertendo una dolorosa stretta al petto che le impediva di respirare, si accucciò contro il muro, pulendo istericamente le mani sull'abito e sulla moquette. Tremava come una foglia.
- Razael, tutto bene?! - disse Sebastian entrando nel corridoio, preso alla sprovvista da quell'urlo. Vedendola a terra, spaventata e nel pallone, si avvicinò a lei inginocchiandosi. - Che diavolo ti succede?
- Tutta... tutta quella gente, Sebastian... Parecchi non hanno nemmeno combattuto... - tirò su col naso, soffocando nei suoi singhiozzi.
- Ehi, tranquilla. Ultimamente ti lasci andare a queste estreme manifestazioni di spavento... - Non finì la frase che lei nascose il volto nel suo petto, stringendosi a lui.
- Dimmi che sta arrivando Grell a prendere quelle anime - mormorò stancamente.
- Era il patto. E noi i patti li rispettiamo, ricordi? Stanno arrivando vari shinigami per completare il lavoro. Su, cambiati, meglio che non ci trovino qui. - Fece per allontanarsi, ma lei si strinse ancora di più a lui.
-...Possiamo rimanere così ancora per un po'? - sussurrò con la voce spezzata, senza mai allontanare il volto dal petto del maggiordomo. Sebastian, sorpreso, non potè far altro se non acconsentire, circondandole la vita con le braccia.










Angolo autrice:
Questa è la seconda parte del capitolo 14, con la terza parte, che contiene tutte le spiegazioni agli interrogativi che forse vi siete posti durante la lettura, il capitolo si chiuderà, passando al capitolo 15. Che dire, spero abbiate apprezzato questo spezzone! Come immaginerete, da questo capitolo in poi il rating arancione è d'obbligo.
E, siccome devo per forza dirlo a qualcuno...
Questa storia, nonostante le mie pessimistiche aspettative, supererà, e probabilmente anche di molto, i venti capitoli! Yeee! *partono applausi registrati mentre il pubblico raggela disperandosi* Buuuh! Comunque, ne approfitto per ringraziare immensamente tutti coloro che hanno recensito, messo fra le preferite e seguite e anche a quelli che si sono limitati a leggere e non hanno avuto la beneamata voglia di fare anche solo una delle cose sopracitate :) Scherzo, scherzo.
Come al solito, invito tutti quelli che non hanno avuto il coraggio di lasciare recensioni a farlo senza problemi! Mi sfugge il perchè alcuni siano così restii a lasciare un commento... Io non abbaio, non mordo, non scalcio, non attacco la malaria, non mi rotolo nel fango e non vi interrogo in greco. Cosa state aspettando?
Alla prossima!
Phoenix

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Capitolo 17
*** Capitolo 14 - parte 3 ***


14 - parte 3

Avviso: a fine capitolo ho messo il link di una canzone che vi consiglio di ascoltare durante la lettura delle note autrice, ma la sconsiglio per la lettura del testo perchè è decisamente inopportuna :) cliccate sul testo "Sigla!" per venire trascinati nel magico mondo del rock. Astenersi neomelodici.

Enjoy!



Capitolo 14 - parte 3


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Razael si svegliò sussultando. Avvertiva degli scossoni, e il suono della ghiaia sotto di lei. Le ci volle qualche istante per realizzare di essere in carrozza. Scosse la testa per svegliarsi del tutto, passandosi una mano sugli occhi. Stiracchiandosi gettò un'occhiata al finestrino, coperto da una pesante tendina nera. La scostò, guardando fuori. Stavano per arrivare a casa, era quasi mattina. La carrozza si fermò, e qualcuno aprì lo sportello. Sebastian si affacciò sorridente all'interno del veicolo.
- Buongiorno scansafatiche. Spero tu abbia dormito bene.
- Mica tanto, guidi malissimo e ho la nausea per gli scossoni - mentì Razael uscendo per respirare un po' d'aria fresca.
-... Ci starebbe proprio bene una tazza di caffè...  -osservò guardando l'alba incendiare il cielo rischiarando le colline da dietro le quali stava facendo capolino il sole. Sebastian si avvicinò a lei, guardando il panorama.
- Tu mi ami? - chiese freddamente Sebastian. Razael si girò orripilata.

- CHEEEEEEEEEE??!?!?!?!?! - Urlò scostandosi come se lui potesse essere una minaccia. Sebastian la guardò impassibile, leggermente sorpreso dalla reazione esagerata.
- Ieri sera mi hai abbracciato. Non mi hai dato la mano nemmeno quella volta che stavo per cadere giù da quel ponte, ora invece mi abbracci. Ho studiato le reazioni e i comportamenti degli umani, e ho imparato che spesso lo fanno per amore.
- Che ti sei fumato?? Amore? Sei scemo, e pure tanto! Lo sai bene, ho una promessa da mantenere...
- Non è un giuramento. Le promesse sono effimere, sono i giuramenti a mettere in ballo l'onore di un'uomo, una donna o un demone che sia. - Razael serrò le labbra, gli occhi veniati di rosso dalla stanchezza e dall'ira.
- Non dire stronzate! Non posso infrangerla! - disse a denti stretti bollendo di rabbia.
- Qui l'unica che dice stronzate sei tu  -sentenziò Sebastian aggrottando la fronte. - Sempre a parlare di quanto era buono tuo marito, quanto era gentile e affabile, del fatto che tu l'hai trattato come uno straccio... Svegliati!
- Non osare nominarlo! - urlò lei fuori di sè - Non osare nominare Michele o io...
- O tu cosa? - disse Sebastian in tono canzonatorio - Guardati. Non l'hai mai amato, mentre ora dichiari a gran voce che lui è la tua vita bla bla bla che non ci sarà nessun'altro dopo di lui bla bla bla... E continui a non amarlo. - Razael sembrò barcollare sotto il peso di quelle parole.
-... No, non lo amo. Contento ora? - disse alzando lo sguardo in un tiratissimo sorriso, anche se i suoi occhi erano contratti in una smorfia di dolore. - Avevo costruito un castello di carte, nel quale io ero la regina e decidevo tutto. Chi sarei stata, cosa avrei fatto, chi avrei amato. Poi sei arrivato tu, e ti è bastato un soffio per radere tutto al suolo. Ah, scusami per il pugno - disse amareggiata.
- Quale pugno...? - Chiese Sebastian, un'attimo prima che un potente gancio destro si abbattesse sulla sua mandibola. Guardò stupito Razael, portandosi una mano alla parte offesa. E faceva male.
- Questo è per aver osato nominare Michele... Non importa se non lo amo - disse furiosa - l'ho promesso, è la mia croce, e tu non devi impicciarti! - Sebastian si drizzò, avvicinandosi alla carrozza.
- Capisco. Torniamo a casa. - Senza dire una parola risalì sulla cassetta, aggiogando i cavalli. Razael corse all'interno, chiudendosi dentro e tirando le tende. Si raggomitolò sul sedile, raccogliendo le ginocchia al petto.


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Sebastian guardò stancamente la mole di lavoro lasciatagli dai servitori. Si era raccomandato che si limitassero a spolverare e cucinare (si trattava dopotutto di soli due giorni), ma erano ugualmente riusciti a distruggere il tavolo della sala, sfondare una finestra, dar fuoco a una carriola, fumare il tè di Tanaka (con conseguenti effetti allucinogeni per Bald) e far dormire Finny nella vasca da bagno in piena ecstasy da vapori del tè. Dopo essere riuscito a scacciarlo brandendo una scopa, il nostro diabolico maggiordomo aveva quasi terminato i suoi lavori. Era tornato in cucina, e aveva cominciato a deliscare la trota per il pranzo. Notò come Razael aveva lasciato la tazza di caffè sul tavolo, dimenticandosi anche solo di metterla nel lavabo. Sospirando si tolse i guanti con i quali stava squamando il pesce, e presa la tazzina la posò nel lavandino. Sentì la porta scricchiolare sui vecchi cardini, e girandosi vide Razael entrare. Aveva le borse sotto agli occhi e il colorito della pelle non era dei più belli.

- Dormito male principessa? - disse senza riuscire a sorridere, memore del pugno ricevuto. La donna sembrò non curarsi della freddezza del demone.
- Potevi svegliarmi se facevo tardi. Dopotutto, sono la governante di questa casa. Se vuoi intanto cucino le verdure per il contorno - disse dopo aver visto il pesce. Sebastian annuì senza guardarla, concentrato sul togliere le spine. Razael si rimboccò le maniche e prese a pelare delle patate. Sebastian la guardò di sottecchi. Improvvisamente la donna si ritrovò qualcosa di freddo, umido e viscido spiaccicato sulla guancia. Fece un salto per la sorpresa e con una mano schiaffò via la misteriosa cosa viscida, che si rivelò essere la testa della trota.
- Oh, scusa per la trota - disse Sebastian con un sorrisetto bastardo dipinto in volto - Che animali buffi non trovi? Continuano a saltare anche da morte.- Razael lanciò via la testa, ringhiando.
- Bastardo! - sibilò stringendo i pugni. Sebastian tornò al lavoro, quando imprivvisamente un forte odore di bagnato e terriccio lo investì. Pochi attimi dopo una montagna di bucce di patata e terriccio lo aveva ricoperto.
- Oooops. Che sbadata  -disse Razael con il cesto dei rifiuti ancora sollevato sopra la testa del demone che la guardava quasi inferocito. Si scrollò di dosso i rifiuti e, dopo essersi tolto i guanti, si scagliò contro la donna, afferrandola per i fianchi e sollevandola. Razael lanciò un'urletto sorpreso e cominciò a tempestare di pugni la testa del demone, che per risposta le avvolse la cassa toracica con le braccia stringendo fino a mozzarle il fiato. Lei strinse gli occhi per il dolore, e reagì abbassando il viso sul suo collo e mordendolo con forza. Sebastian sgranò gli occhi, e caricò la credenza davanti a sè, facendo sbattere la schiena di Razael con veemenza; la donna lasciò la presa sul suo collo, ma cominciò a graffiargli il viso e le spalle, strappando i bottoni alla camicia. Sebastian afferrò l'abito della donna tirandolo per cercare di bloccarle i movimenti, sentì i bottoni slacciarsi, ma visti gli scarsi risultati prese a farla sbattere contro il mobile sempre più violentemente, cercando anche di allentare la presa non proprio comoda delle gambe di lei intrecciate al suo torso. Proprio quando erano arrivati al punto di prendere i coltelli e scannarsi, una voce tuonò nella stanza. I due servi si fermarono, guardando stupiti la porta della cucina. Ciel era in piedi, con le gambe divaricate e lo sguardo severo. Sebastian e Razael non sapevano cosa dire, o fare, rimanendo pertanto appiccicati l'uno all'altro.
- Cosa succede qui? Non dovevate prepararmi il pranzo? Vi si sente dal mio studio, mi infastidisce. - disse irritato guardando in che stato era ridotta la cucina.
- La cucina non è un luogo per voi... - disse Sebastian senza muoversi.
- Se hai tempo da perdere dietro alla voglia che porti nei pantaloni ne avrai abbastanza per preparare una maledetta trota!
- Sissignore. Perdonate questo terribile...
- Lascia perdere, non voglio sapere cosa stai facendo. Sbrigati a preparare il pranzo!
- Yes, my Lord. - Ciel se ne andò disgustato, e solo allora la donna riuscì a riprendere parola.
- M-mettimi giù...!
- Perchè, non stai comoda qui? - Lei avvampò notando le gambe scoperte e l'abito slacciato, lasciando intravedere parte del corsetto.
- No!
- Come desideri - disse appoggiandola delicatamente a terra. Razael immediatamente si sistemò l'abito, notando con orrore lo sguardo compiaciuto del demone.
- Sei un porco! - sibilò rossa come un pomodoro. Sebastian ridacchiò.
- Pensava che noi due stessimo facendo...
- H-ho capito perfettamente! - disse lei scuotendo forte la testa. Mentre puliva la stanza con Sebastian, Razael non potè fare a meno di ripensare alla sera precedente, anche per distrarsi dal fatto appena accaduto...


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Si avvicinò sorridente ad uno degli ospiti più illustri della serata, Lord Aaron Denver. Era un'uomo di media altezza, i capelli brizzolati e i tratti del viso duri. Indossava una divisa da cerimonia militare, e stava parlando con alcuni uomini. Non appena vide Rose Wirrolow avvicinarsi congedò i suoi interlocutori, per poi rivolgersi alla signora.
- Madama, che serata magnifica avete organizzato! - esclamò allargando le braccia come per abbracciare tutta la sala - Davvero complimenti!
- Suvvia Lord Denver, così mi lusingate! - esclamò lei con falsa modestia circondando le spalle di Ciel con un braccio. - Comunque sono felicissima di vedere che avete accettato il mio invito! A quanto vedo ci sono anche molti vostri amici qui presenti.
- Eh già, com'è piccolo il mondo vero signora?
- Oh, a chi lo dite! L'ultima volta che vi ho visti indossavate tutti un bellissimo cappuccio che vi copriva il volto, con solo i buchi per gli occhi... Brrr, eravate inquietanti! - disse sempre sorridendo. Denver divenne guardingo.
- Dovreste evitare di dirlo a così alta voce, madama. Ma io sono abbastanza sicuro di non avervi visto mai.
- Ma come, non ricordate? Quando avete scannato quella povera ragazza per compiacere un demone... eccome se lo ricordo! - Denver sorrise.
- Oh, un'altra adepta vedo... siete nuova scommetto.
- Nuova? Oh no affatto. Ho a che fare con questa roba da secoli. E mi disgusta sempre di più nonostante ormai ci sia abituata - disse storcendo il naso. Denver continuava a sorriderle.
- Sono sicuro che apprezzereste di più l'intrattenimento se non partiste con cattivi pregiudizi...
- Stasera vi siete preparato a morire? - disse con voce bassa guardando seria l'uomo, ormai stanca di quella discussione. L'uomo la guardò esterrefatto.
- Come...?
- Vi ho semplicemente avvertito. Stasera morirete. - Denver rimase shoccato da quelle parole, ma improvvisamente scoppiò a ridere, di una risata folle e malvagia.
- Temo che stasera non morirò! Guardate quante anime qua intorno! Sono sicuro che ne verrebbe fuori una bellissima Messa Nera, non trovate? - a quelle parole la donna sussultò. - Suvvia signora, non sono mica venuto senza essermi preparato! Stasera a morire sarete voi - disse portando una mano al panciotto. Ciel prese la parola togliendosi la mano di Razael dalla spalla.
- Lord Denver, stasera morirete su ordine della Regina. Per la Corona offesa si reclama il vostro sang... - Improvvisamente l'uomo aveva tirato fuori un coltello dalla giacca, cercando di affondarlo nel petto del ragazzino. Razael immediatamente si lanciò in avanti, stringendo Ciel al petto e facendo scudo con il suo corpo. Sentì la lama, calda per il lungo contatto con la pelle, affondarle nella carne, ma fortunatamente non andò troppo in profondità. Cadde a terra per lo slancio, continuando a stringere il ragazzino. Si rialzò su di un gomito, avvertendo un dolore alla spalla, gli occhi sbarrati, mentre Ciel cercò di liberarsi della stretta che lo faceva soffocare. Le donne cominciarono ad urlare, spaventate dal gesto. Denver fece un segno ad un'uomo lì vicino, e quest'ultimo con un gesto quasi sciolto afferrò una donna e le piantò un coltello nel cuore. Immediatamente le donne più giovani presenti cominciarono a correre disperate, rincorse dalla maggior parte degli uomini presenti in sala. Tutti quelli che provavano ad opporsi finivano uccisi. Razael si guardava intorno, incapace di concepire il perchè di quella follia.
- Cosa succede, signora? Non avete mai visto i nostri agnellini? - a quella parola Ciel sbiancò. Razael tornò a stringerlo protettivamente. - Vergini giovani e belle, le migliori! Peccato che pare abbiano capito la fine che faranno... Se se ne stessero zitte e buone potremmo dare una messa di tutto rispetto! Alcune di quelle donne sarebbero state sacrificate fra pochi giorni, ma perchè non farlo con un'unica grande festa? Avete idea del potere al quale potremo accedere una volta che il nostro Oscuro Signore avrà banchettato con queste anime pure? Potremo finalmente dominare il mondo...! - Ciel tremò, e si portò una mano allo stomaco, il volto livido. - E una volta morte, sacrificheremo anche il vostro bel bambino! Lo scorticherò vivo prima di ucciderlo definitivam... - Concluse la sua frase con un gorgoglio, guardandosi il petto. Era stato trafitto dal braccio della donna. La guardò con gli occhi sbarrati.
- Tu... una... demon...essa...? - cadde a terra nel suo stesso sangue. Razael aveva gli occhi veniati di rosso dall'ira. Ciel la guardò allibito.
- ... Sei... un demone? - La donna lo sollevò, mentre scappava alla ricerca di Sebastian. Sentiva le urla di rabbia degli adepti della setta che avevano visto la scena, e avvertì addirittura il fischio di qualche proiettile sparato da silenziatori. Erano assassini provetti, ed era evidente ormai che lo scopo preciso di quella serata era di uccidere. Per divertimento o per offerta a dei demoni poco importava. Razael cercò Sebastian con gli occhi, e lo vide mentre correva verso di loro.
- Non hai risposto alla mia domanda...! - Urlò Ciel mentre veniva preso in braccio dal demone.
- Ma padroncino, sono solo una mera governante... Di servi diabolicamente geniali ne basta e ne avanza uno! - Disse lei correndo lungo le scale e strappando la pesantissima criolina che imbottiva il vestito. Sentì gli occhi bruciare, e la sua vista acuirsi. A stento represse il desiderio di assumere la sua vera forma. Era da molto che non aveva fra le mani un tal numero di anime, e non era facile contenersi.


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Quel giorno il principe Soma non si fece vedere a villa Phantomhive. Era rimasto alla Town House, stranamente silenzioso. Agni era in cucina intento a preparare la colazione, lo avvertiva dall'odore del naan in forno. Si era svegliato presto nonostante le poche ore di sonno, ma era rimasto a letto, mentre solitamente si alzava, si vestiva e cominciava a zompettare per la villa senza dare un'attimo di pace al suo maggiordomo. Si girava senza posa, inquieto. Il ricordo della sera precedente ancora lo riempiva di terrore. Sospirò profondamente, abbracciando il cuscino e affondandoci il viso. Conficcò le unghie nella stoffa, stringendo i denti. Sapeva chi era stato il responsabile del massacro, sapeva chi lo aveva attuato, e sapeva chi era morto. Aveva visto Razael, di sfuggita, mentre Agni lo trascinava via. Aveva gli occhi veniati dalla rabbia, l'abito macchiato di rosso dove era stata colpita. I suoi occhi sembravano splendere come due fiaccole, spaventosi. Deglutì, poi si trascinò fuori dal letto. Senza cambiarsi infilò le raffinate scarpe di tela bianca, e uscì dalla stanza. Faceva freddo, e il suo pigiama era troppo leggero. Cercando di ignorare il gelo che gli faceva venire la pelle d'oca si diresse verso la cucina. Stava per aprire la porta, quando si fermò con la mano sul pomello. Agni cantava spesso, con una voce profonda e intonata, canzoni tipiche del suo paese, rallegrando l'atmosfera mattutina. Oggi però la cucina era talmente silenziosa che Soma sentì il suono delle dita che affondavano nel sale e lo spargevano. Prese un respiro ed entrò. Agni sobbalzò vedendo il principe.
- P-principe...! Cosa ci fate già alzato? - chiese in hindi.
- Ho dormito male - rispose Soma nella sua lingua madre. Guardò il suo maggiordomo. Aveva la tunica mezza slacciata, aveva dimenticato sia il turbante che la fascia gialla, e sotto i suoi occhi si stagliavano delle pesanti borse. - Tu mi sa che hai passato direttamente la notte in bianco.- Il maggiordomo non rispose, limitandosi ad annuire e tornare concentrato sui suoi gamberi. Soma rimase ancora in silenzio, sedendosi su di uno sgabello e appoggiandosi all'isola della cucina.
- Agni...?
- Ordinate principe - disse stancamente il maggiordomo nascondendo uno sbadiglio. Soma si guardò intensamente la punta dei piedi.
- Razael e Sebastian... ieri sera... - Un lampo attraversò gli occhi stanchi del maggiordomo, rendendolo attento. - Ieri sera... insomma, hanno davvero...? - Agni coprì la pentola, e presa una sedia, si sedette di fronte al principe.
- Il dovere primo di un maggiordomo, nonchè di una governante, ciò che viene prima della custodia della casa, è eseguire gli ordini del suo padrone. Se il nobile Ciel l'aveva ordinato loro non potevano non ubbidire. Vi ricordate le parole di messer Lau, quando siamo arrivati nella stanza indicataci da Sebastian?
- Beh, stava già lì con quella donna mezza scosciata in braccio...
- Sì, ma ricordate le sue parole quando abbiamo chiesto spiegazioni? "Ordini della Regina". è come se il nostro Re ci avesse ordinato...
- Capisco - l'interruppe bruscamente il principe. Agni lo guardò perplesso. - Ma il punto... è che... ho visto Razael di sfuggita, e... aveva uno sguardo crudele...  - si zittì, rabbrividendo al solo ricordo. - Sebastian mi fa paura, e tanta, ma lei, in quel momento... Credo che se mi avesse guardato sarei morto d'infarto. Era cattiva.
- Ma cosa dite?!? - esclamò a gran voce l'uomo, per poi rendersi conto del tono poco rispettoso usato. Soma lo guardava allibito. - Emh... perdonatemi, io... - si grattò la nuca, cercando di trovare le parole adatte. - Vi siete spaventato quella volta che sono entrato nello stato di samadhi, nella casa di West? - Soma rimase immobile, ricordando il terrore provato nel vedere Agni in quello stato scatenarsi contro di lui. Annuì. Agni continuò. - Esattamente come io ho un lato oscuro, così anche Razael e Sebastian lo hanno. Ma come avete visto, lo fanno solo per il loro padrone, proprio come ho fatto io. Sono sicuro che continuerete ad apprezzare Razael come prima. - Soma sorrise, e curioso andò ad alzare il coperchio della pentola annusando il buonissimo odore di curry. Agni si alzò stancamente dalla sedia, sorridendo a sua volta. Beato il principe che riusciva ad essere convinto con così poco. A differenza sua, Agni aveva visto le tenebre, e le conosceva. E sapeva che era impossibile sfuggirne.





Sigla! (ascoltate la sigla scelta per il capitolo gente, con me solo buona musica ;))
Angolo autrice:
Ed eccoci all'ultima parte del 14° capitolo, che dire, spero abbiate apprezzato! Se ci sono delle parti non ancora chiare fatemelo sapere, provvederò a modificare il testo se necessario :)
Dunque, per i nuovi lettori (o per chiunque non si sia mai posto il problema), vorrei specificare una cosa.
In molti mi hanno chiesto chiarimenti riguardo la vera natura di Razael. In parole povere, codesta donna è demone, angelo o shinigami?
Dunque, questo è uno dei punti cardine di tutta la storia, perciò per i chiarimenti dovrete pazientare ancora  a lungo, sorry :)
La storia avrà inoltre molti punti oscuri, ma non temete: se avrete la pazienza di accompagnarmi in questo viaggio fino alla fine avrete molte sorprese, e spero davvero che continuerete a seguire la storia! Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, messo fra le preferite e le seguite dal profondo del cuore! Continuo a rompere le palle invitare chiunque non abbia mai lasciato una recensione a farlo. Ah, e non abituatevi a questi aggiornamenti ravvicinati; l'ho fatto solo perchè era un'unico immenso capitolo spezzettato, così chiudo in fretta la narrazione. Detto questo vi lascio agli AC/DC con la straepica "Higway to Hell".
Enjoy!
Phoenny

PS: Se vi piacciono i miei gusti musicali posterò altre "sigle", e perchè no, potete propormele voi! A breve (ovvero quando avrò la possibilità di collegarmi a un fottuto modem anzichè al telefono) posterò "Lo sgabuzzino di White Housekeeper", una piccola raccolta di vignette che raccontano un po' di me, un po' del backstage della storia :) E ricordate... Mama forgive me!
PPS: non chiedetemi perchè il testo è per metà attaccato e per metà diviso. Non ne ho idea. Chiedetelo al Dio dell'HTML.

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Capitolo 18
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15 Capitolo 15

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- Amico, non saranno troppe quelle bottiglie di whisky?
- Mh?
- é la quinta... su, allunga i soldi e tornatene a casa prima di combinare qualche guaio. - L'uomo con occhi vitrei frugò in tasca, e appena sentì il contorno di alcune monetine le afferrò con dita tremanti e le buttò sul bancone, raccogliendo la giacca e barcollando fino alla porta. Una volta all'esterno si riscosse sentendo l'aria fredda della sera londinese. Si avvolse nella giacca, tornato improvvisamente lucido.
- Ahh, povero me, di questo passo le ossa mi faranno impazzire! Che dolore - mugolò allungando le braccia e sentendo scricchiolare la colonna vertebrale. Respirò a pieni polmoni l'aria fetida e pesante del sobborgo. - Vediamo un po', ci saranno delle anime da mangiucchiare nel tragitto fino a casa...? Bah, quel barista non era per niente appetitoso.

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Sebastian starnutì. Agni lo guardò sorpreso.
- Messer Sebastian, non vi sarete mica raffreddato?
- Chiedo venia, signor Agni. A quanto pare qualcuno ha pensato a me - disse sorridendo e cavando di tasca un fazzoletto. I servitori erano stati in vacanza (tranne per Razael e Tanaka, che erano rimasti ad occuparsi della casa), anche se alla fine si trasformò in una specie di incubo. Erano da poco tornati, portando con loro un lupo infernale. Una creatura che a quanto pare obbediva solamente  a Sebastian e Razael, quest'ultima solo se ricorreva a minaccie però. Quel giorno Soma aveva deciso di rimanere per un po' a casa del suo amico (senza avvisare prima, naturalmente), e Agni volerenteroso come al solito si faceva in quattro per aiutare i servi Phantomhive. Sentirono un gran frastuono, e videro Mey-Rin cadere proprio davanti alla porta della stanza che stavano pulendo. Sentirono la voce di Razael cominciare ad inveire in italiano, e la cameriera si alzò inchinandosi centinaia di volte e scusandosi senza posa. Dopo qualche secondo, la ragazza corse via, e Razael comparve sulla soglia.
- Sebastian, dobbiamo ordinare un nuovo servizio da tè.
- Non possiamo spendere tutto il patrimonio del signorino in tazzine e piattini - disse sospirando Sebastian. Lei entrò nella stanza vedendo Agni.
- Ehi, Agni! Non ti avevo visto... sono stata talmente occupata in cucina che sono riuscita ad uscire solo ora! - Per un attimo l'uomo rimase colpito da quanto fosse bella quando aveva le labbra contratte in quel sorrisetto complice... per poi sbattere le palpebre allibito da quei pensieri stupidi.
- Beh, se hai bisogno d'aiuto non basta che chiedere! - esclamò con un tono forzatamente allegro. Perchè si stupiva di quei pensieri? Era normale, Razael era una gran bella donna, ed era ovvio pensarlo. Non era una cosa così strana, o no?
- No non preoccuparti! Ti dai pure troppo da fare qui! - disse lei felice. Scese un silenzio imbarazzante, poi lei si congedò con una scusa. Sebastian portò una mano al mento, pensieroso.
- Agni-san, come mai avete quello sguardo?
- Eh? Quale sguardo?
- Questo - disse il maggiordomo simulando (male) un paio di occhi ammirati e persi nel vuoto. Agni capì che i suoi pensieri erano facilmente intuibili dalla sua espressione. Era stato maledettamente ingenuo.
- ... è che mi fa un po' male la testa e stavo pensando di andarmi a sdraiare un po'... emh... solo che non volevo darlo a vedere...
- Signor Agni - l'interruppe Sebastian con tono serio. L'indiano raggelò, incapace di pensare a quello che avrebbe potuto dire. - ...se vi sentite poco bene vi consiglio caldamente di andare a riposarvi un po'. Avete l'aria stanca. Qui ci penso io, non preoccupatevi.
- G-grazie mille, messer Sebastian - disse inchinandosi per nascondere il sollievo evidente che si dipinse sul suo viso, anche se era abbastanza sicuro che Sebastian avesse perfettamente capito tutto. Velocemente andò nella sua stanza, chiudendo frettolosamente la porta e buttandosi di peso sul letto. Si passò una mano sugli occhi.
- Che diavolo mi prende? - mormorò a se stesso. Non gli era mai capitato di sentirsi così turbato... O forse era già capitato, in India, con quella donna... - Aaargh, ma che vo pensando! - esclamò rizzandosi a sedere stupito da quei pensieri. Lei non poteva minimamente essere paragonata a Razael! Forse sì, l'aveva amata, ma era stata una cosa passeggera... un banalissimo amore estivo, di quelli che in tre mesi consumavano sia i sentimenti che la passione. Un attimo, perchè pensava a un suo vecchio amore? Non era mica innamorato di Razael, assolutamente, lui era la donna (virtuale) del principe! Mugolando si risdraiò, e trovò stranamente comoda quella posizione, messo di sbieco sull'ampio letto, con le gambe fuori dal materasso e la schiena affondata dove questo era più fino, al punto da sentire le stecche premere sulla schiena. Poteva starsene tranquillamente spaparanzato a crogiolarsi nei suoi pensieri, senza doversi preoccupare d'altro. Pensò che avrebbe almeno potuto andare a preparare la cena, starsene fermo in quella maniera alla lunga lo annoiava. Si alzò dandosi delle pacche sulle guance per svegliarsi, poi respirò a fondo e si diresse verso la cucina. Vi trovò Bald intento  a sbucciare delle patate.
- ehilà Agni! Come va la vita?
- Nulla di cui possa lamentarmi, chef - disse sorridendo. - Vi dispiace se uso la cucina per preparare il tè per il principe?
- Ci mancherebbe. Stà attento però a non rompere nulla. - Agni sorrise grato e prese alcune spezie dalla dispensa. Guardò Bald, e gli venne in mente che lui conosceva molto bene Razael. Forse avrebbe potuto "sfruttarlo" per conoscere qualcosa sul conto della governante... e magari per meglio capire i suoi sentimenti confusi verso di lei.
- Chef, posso farvi qualche domanda?
- Sì certo... però senti, chiamami Bald, ora questa storia dello chef comincia a stancarmi.
- Ok... emh... vorrei farvi qualche domanda su Razael. - Bald lasciò stare le patate e guardò sorpreso il maggiordomo.
- Scusa se ti rispondo con un'altra domanda, ma... A che ti servirebbero delle informazioni su di lei?
-... Un questionario di statistica - disse sperando che Bald ci cascasse.
- Umh, non so nemmeno cos'è un questionario di statistica.
- Eeemmhh... si mangia.
- aaah, ok allora. - "Ma che razza di discussione è questa?!" si chiese l'uomo.
- Ecco, vorrei sapere qualcosa sul suo conto. Cose molto in generale eh, non chiedo i dettagli...
- Umh, vediamo, le piace molto il colore rosso. In particolare, da quando è morta la sua vecchia padrona indossa spesso abiti di quel colore. Poi adora la cucina italiana, detesta quella inglese ma le piace assaggiare i piatti stranieri. E poi boh... da quel che ne so si intende un po' anche di musica, e ha studiato canto a quanto dice.
- Canta bene?
- Boh non lo so, se canticchia qualcosa è già tanto. Comunque se vuoi altri dettagli ti consiglio di chiedere direttamente a lei.
- é che non volevo disturbarla...
- Macchè, fidati a lei piace molto chiacchierare e passare del tempo con te. - Per un'attimo gli sembrò di vedere tutto più sfumato, tanto la luce gli sembrò forte in quel momento.
- Davvero?
- Ma certo! Ogni volta che parla non fa che citarti... "Ah insomma, non ricordi come aveva fatto bene Agni?" oppure "questo stramaledetto tortino avrebbe potuto farlo meglio Agni con gli occhi bendati e una mano legata dietro la schiena!" e anche "Ahhh, se solo Agni fosse qui..." - Disse Bald usando una vocina stridula e isterica per imitare Razael. L'uomo cominciò a sentirsi come lusingato per la considerazione che la donna aveva di lui. Era qualcosa che gli faceva battere il cuore.
- Uh... beh grazie allora. - In fretta caricò tutto l'occorrente per il tè su un vassoio e si sbrigò ad uscire dalla stanza. Quasi gli tremavano le mani, al punto da temere che tutto sarebbe cascato a terra. Si sentiva stupido, con quel sorrisone a trentadue denti stampato sulla faccia. Eppure era bello sentirsi come galleggiare a mezzo piede dal suolo, vedere tutto così luminoso. A quanto pare i suoi sentimenti per Razael dovevano essere diventati più profondi da quando l'aveva conosciuta... Doveva solo stare attento a non commettere passi falsi.

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- Ha chiesto delle cose su di me?? - Disse Razael sorpresa.
- Eh già. Ha detto che era per un... un, emh... "staquenario di stastitica". Me lo cucini un giorno? Ehi, Razael...? - La governante guardava fuori dalla finestra. Che diavolo.... era pieno giorno!
- BALD! Al salone centrale! Manda Mey sul tetto, presto! Dove diamine è Sebastian quando serve...! - esclamò sfoderando la spada. Bald immediatamente diede un pugno al tavolo, facendo scattare un cassetto segreto nel quale teneva una magnum carica e pronta all'uso, per poi dirigersi verso il salone. Razael corse di fuori, esponendosi senza pensarsi troppo. Se era giorno non potevano avere dei fucili, sarebbero stati troppo difficili da trasportare fin lì di nascosto... tutte strade che portavano alla villa erano battute dalla polizia... forse sarebbe riuscita a eliminarli senza troppo fracasso. Vide volare un paio di pugnali verso di lei, e con un'unico movimento della lama sottile li arrestò. Aumentò la velocità, scomparendo improvvisamente. Il gruppo di malviventi era ben nascosto nel folto del boschetto che circondava la villa. Erano assassini provetti, stavano solo aspettando che il conticino abbassasse un po' la guardia. Non si sarebbero mai immaginati che una donna li avrebbe visti e caricati a testa bassa con una spada. 
Poi era improvvisamente sparita...! avvertirono una sensazione molto vicina al terrore, una sensazione che gli immobilizzava gli arti. Un gelo che, nonostante l'afa estiva, li mangiava da dentro. Tale era questo freddo che la lama che li trapassò al confronto era bollente. Si accasciarono al suolo come sacchi vuoti, morti. Razael si pulì infastidita le mani dal sangue che le era schizzato addosso. Il loro cervello tuttavia ancora doveva spegnersi. Si ricordò del ballo. Di tutte quelle vite tolte, di tutte quelle anime. Ricordò il terrore provato. Respirò a fondo. Ricordava una frase. "L'unico modo per liberarsi di una tentazione è cedergli."
-... Tanto vale prendere le loro anime... anche se sono sciape non meritano di essere mangiate da Sebastian. - Dopo mezz'ora gli sventurati assassini riposavano fra le radici delle piante secolari che avevano assistito alla loro morte. Razael si pulì le mani dal terriccio, poi senza degnare di un'altro sguardo la terra che copriva i corpi tornò alla villa. Pluto non abbaiava, ma guaiva per richiamare la donna. Aveva notato il gruppetto, ma non gli erano sembrati degni della sua attenzione. Fu contento del fatto che Razael andò a coccolarlo un pochino; di fatto, era l'unica che lo trattava come un cane anche quando assumeva forma umana.
- Ci sono ricascata - gli mormorò mentre lo grattava dietro le orecchie. Pluto la guardò interrogativo, ancora in forma di lupo. Lei continuò ad accarezzarlo sul collo e sul dorso, sorridendo.
- Mi ero promessa di non raccogliere più anime, e guarda un po' invece. Mi sa che Grell si arrabbierà un pochino; ci teneva così tanto a portare a termine il suo lavoro per far felice William. Piuttosto, quel muso lungo verrà a lamentarsi. - disse sospirando. Pluto guaì felice per le coccole, ma Razael decise che ormai era tempo di tornare a lavorare. Quando rientrò in cucina vide Agni. Stava chiacchierando con Bald mentre lavava la teiera d'argento di Soma. Si bloccò improvvisamente quando vide Razael sulla soglia.
- Ah... c-ciao Razael! Dove sei stata?
- Sono andata ad accudire il cane - disse sorridendo. - Senti, piuttosto mi aiuteresti a preparare l'arrosto di tacchino per stasera? Quel volatile è pesantissimo, mi faresti il favore di spennarlo?
- Certo, nessun problema! Se ti può aiutare posso anche sviscerarlo.
- Magari! Vedi Bald, prendi esempio da lui! Non solo fa quello che gli dico, ma si offre anche per altri lavori! Ahhh, quanto mi piacerebbe che a lavorare al mio fianco ci fosse sempre lui! - La donna non poteva minimamente immaginare quale impatto avessero quelle parole sull'uomo. Agni capì solamente una cosa: che quel che provava per lei era ancora poco chiaro, e che doveva darsi una mossa. Lasciando perdere quei pensieri stupidi, uscì dalla porta e andò sul retro per spennare l'animale. Bald affettò un paio di carote, poi guardò Razael.
- Ci hai già pensato tu a quelli lì?
- Secondo te sarei tornata senza finire il lavoro?
- E li hai pure sotterrati quindi... davvero complimenti eh! Non finirò mai di stupirmi di questa velocità.
- Abituatici. Per caso hai visto Sebastian?
- Quando hai dato l'allarme è corso qui... cioè, è venuto con la sua solita flemma, ha guardato di fuori e improvvisamente ha stretto gli occhi... così - disse serrandoli forte e cercando di fare uno sguardo assassino. - Poi ha borbottato qualcosa che non ho capito e ha detto "state tranquilli, non c'è alcun pericolo" e se n'è andato.
- Mh, capisco. Beh, allora finisci di pelare queste verdure mentre preparo le spezie.
- Signorsì! - disse allegramente mettendosi al lavoro. Razael sperava che Sebastian non se la sarebbe presa troppo per quelle anime. Dopotutto, non avevano nemmeno un buon sapore.





Angolo autrice:
Ecco il capitolo 15! Chiedo venia per l'attesa :)
Sperando che abbiate apprezzato anche la mini-saga del capitolo 14, apprezzerei se questo capitolo vi avesse lasciato un'impressione positiva. Ci saranno dei capitoli "noiosi" tipo questo, dove di azione praticamente non ce n'è, ma saranno al solo scopo di vedere come i personaggi, quando hanno il tempo di tirare un po' il fiato, vanno indagando i loro sentimenti. Servono a costruire la loro psicologia, e io punto molto su questo :)
Ma non temete, l'azione non mancherà! Questa storia si è avviata lentamente, ma quando arriveremo al sodo i nostri personaggi non si tratterranno!
Ho inoltre creato una pagina Facebook, Phoenix_619 cliccate "mi piace"! L'ho creata per poter rimanere in contatto con i miei fan, vi parlerò dei miei progetti in corso, accoglierò proposte o critiche che siano :)
Alla prossima dunque :)
Phoenny

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Capitolo 19
*** Capitolo 16 ***


Scena Azazel (Vincent Graham Ross)

Durante la lettura vi consiglio di ascoltare questa melodia che potete trovare cliccando QUI. Ho cercato di far in modo che la musica finisse ad un certo punto della narrazione, spero di esserci riuscita :) buona lettura!


Capitolo 16


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Una volta nel bosco, si fermò. Le gocce di pioggia le rigavano il volto, inzuppando i pesanti abiti e appesantendo i capelli. Vide la chiesa diroccata. Ne rimaneva il corpo centrale, costituito da una cupola quasi del tutto crollata, ornata da edera pendente. Le mura quasi non esistevano più, rimanevano le colonne portanti. Il pavimento era probabilmente ornato da affreschi un tempo, ora custoditi da un soffice strato di muschio che raramente lasciava intravedere le poche tessere sopravvissute. C'erano molte macerie, ricoperte da muschi e licheni, sparse tutt'attorno. L'unica cosa integra era una grossa croce di marmo, un tempo forse candida come la neve, ormai inzaccherata dal fango e avvolta da un cespuglio di rovi. Continuò ad ascoltare il suono della pioggia ancora per un po', lasciandosi cullare dal ticchettio dell'acqua. Chiuse gli occhi, sorridendo. Era meraviglioso il non sentire le gelide gocce solcare la sua pelle con la stessa acutezza di una lama affilata, percorrendo la pelle, gocciolando dal mento ai seni, dai quali poi s'infiltravano sotto al corpetto, arrivando all'addome, più giù sulle gambe, per andare ad intrufolarsi negli stivali ormai zuppi. Piegando leggermente la testa, poteva sentire le gocce sbattere sul suo collo e scivolare sinuose sulla schiena. Tutto questo in quel momento le sembrò un dono del cielo. Ogni goccia lavava via ogni tristezza, dubbio o dolore, lasciando solo una vuota e stupida sensazione di benessere. Aprì gli occhi, le ciglia imperlate di minuscole gemme d'acqua. Rimase imbambolata per qualche altro secondo, assaporando quella sensazione di pace che la pervadeva. Poi cominciò a cantare. La pioggia sembrava silente. Non c'era nulla di più bello. Le parole, capricciosamente, vollero sfuggire dalle sue labbra, andando a diffondersi nello spazio circostante. La strana acustica donata dal fitto fogliame e dal residuo di cupola davano una curiosa impressione d'eco, come se ci fosse un coro ad accompagnarla. Alzò le braccia, continuando la sua litania, stupendosi di non sentire più le gocce infrangersi sui suoi palmi. Era davvero lì, zuppa fradicia, in pieno autunno, a cantare in un bosco? Stranamente la cosa non le sembrò insensata. Era tanto che desiderava sentirsi vuota, coi polmoni pieni della sua voce invece dello smog di Londra, gli occhi pieni dello splendore del bosco e non delle sue lacrime, i capelli e il trucco sempre impeccabili ormai lavati via dalla pioggia battente. Era come rinata. Continuò a cantare, felice. In quel momento doveva solo preoccuparsi di respirare a pieni polmoni l'aria gelida ed espellerla rendendola un canto bellissimo. Doveva, per una volta, preoccuparsi di se stessa e delle sue sciocchezze, sognare, sperare, e non doversi scontrare con la realtà. L'unica cosa che importava era il terreno fangoso che inzaccherava l'orlo dell'abito e gli stivali. E Lui. Lui era lì, lo sapeva. Anche Lui avrebbe aspettato. Tutto il mondo, se necessario, l'avrebbe aspettata. Non aveva la minima intenzione di fermarsi, il solo pensiero rischiava di portarla di nuovo con i piedi per terra. Si sentiva come se stesse volando sopra le nuvole, oltre quella coltre bianca come il cotone, con il sole radioso sulla faccia e una brezza leggera sulle braccia, ad accarezzarle la pelle e far ondeggiare voluttuosamente il suo abito in morbide pieghe. Chiuse per un attimo gli occhi, e ora stava planando di nuovo verso la terra. Intravedeva la cortina di fumo che annebbiava Londra, e più in là una foresta verdissima, bagnata dalla pioggia autunnale. Sfiorava la cima dei grandi alberi, riuscendo ad intravedere una chiesa in rovina. C'erano moltissime macerie, coperte da verde muschio, e in mezzo a tutto questo una giovane donna, avvolta in un abito bordò scuro, bagnata fino al midollo, che
cantava
con le braccia alzate . Aveva un meraviglioso sorriso stampato sulle labbra, che s'intravedevano da sotto ai capelli appiccicati al volto. Era ormai vicinissima a lei, sapeva che bastava allungare un dito per toccarla... Aprì gli occhi, e all'improvviso tornò cosciente del mondo circostante. Interruppe lentamente il suo canto, abbassando le braccia ancora tese, che si abbandonarono inermi contro i fianchi. Rimase in piedi, con la testa sollevata verso l'alto, anche se ormai non vedeva nulla. Gli occhi erano vuoti... Odiava sentirli bruciare. Non sentiva però di possedere la forza necessaria per chiudere le palpebre e sentire il bruciore svanire; sapeva che oltretutto sarebbe stato inutile. Quelle polle verde mare sarebbero state convertite nel crudele oro scintillante che tanto detestava. Abbassando la testa vide il suo viso riflesso in una pozzanghera. Il volto era in ombra e poco definito, ma i suoi occhi erano vividi come le porte dell'Inferno.
- Sei già qui vedo. - quelle parole, pronunciate con tale calma da scuotere il suo corpo con dei brividi... era Lui. Razael si girò lentamente, con il volto freddo e indecifrabile come una maschera. Un uomo sulla trentina, con l'occhio destro fasciato e il resto del volto coperto di cicatrici l'osservava. Aveva i capelli biondi, con gli occhi azzurri come il ghiaccio e altrettanto freddi. Indossava un'uniforme militare formata da una camicia bianca con un'elaborato foulard a balze sul colletto, tenuto fermo da una spilla rossa, una giacca bordeaux lunga fino a terra con le spalline rigide frangiate color oro, dei pantaloni neri e una fascia azzurra acceso sulla spalla. Gli stivali di pelle nera non presentavano nemmeno la più piccola macchia di fango, e sebbene avesse piovuto fino a pochi istanti fa era perfettamente asciutto. Portava sottobraccio un tricorno rosso adornato con centinaia di minuscole rose bianche. Era bellissimo e allo stesso tempo spaventoso.
- La tua presenza per poco non mi fa tornare alla mia vera forma  -disse lei senza riconoscere più la sua voce. Restarono per un'attimo in silenzio, guardandosi senza riuscire a decifrare il volto l'uno dell'altra.
- Su questo mondo come ti fai chiamare? - disse l'uomo con voce profonda, che tuttavia sembrava provenire dalla foresta intorno a loro piuttosto che dalla sua bocca.
- Razael Glasshiver, governante di casa Phantomhive. E per favore, non dire mai più "su questo mondo". Odio quest'espressione. Piuttosto, come devo chiamarti? - Lui rimase per un'attimo in silenzio.
- Vincent Graham Ross, capo della Marina Britannica.
- Il tuo occhio destro è bendato. - Lui non si scompose. Tranne quando parlava, non muoveva un muscolo del suo corpo. Perfino sbattere le palpebre sembrava un movimento che andava a fondersi col palpitare della foresta. - In un primo momento ho temuto per la mia incolumità.
- Se il mio occhio non fosse stato bendato, non avresti avuto il tempo per temere. - osservò placidamente lui. Ancora una volta lasciarono che il silenzio continuasse a parlare per conto loro.
- Perchè chiamarmi? Perchè farmi venire qui? - temeva la risposta. In cuor suo sapeva di non volerla sapere.
- Non c'è più tempo, Razael. - Lei sgranò gli occhi, sempre con lentezza. Il tempo sembrò fermarsi mentre sul suo volto andava formandosi un'espressione sorpresa e allo stesso tempo orripilata. - Sei rimasta solo tu. - Se non avesse preso (almeno in parte) la sua vera forma, proprio come era successo al ballo, sapeva che non avrebbe potuto accedere alla forza che le permise di non crollare a terra.
- Sono rimasta solo io...? - disse lei raccogliendo le briciole del suo autocontrollo.
- Tu... e un'altro. - Razael abbassò il viso verso la pozzanghera nella quale si era specchiata prima. Vedeva gli occhi brillare come fiaccole.
- Non sono che un mero demone. Demone è la giusta espressione per noi, dico bene? - Vincent rimase in silenzio.
- Esistono forse altre definizioni? - Razael, per la prima volta da quando aveva sbloccato parte della sua vera forma, sorrise. Si avvicinò a Vincent, prendendogli il volto fra le mani. Sospirò, poi appoggiò la fronte sulla sua, con gli occhi chiusi. 
- Non sono sicura di farcela - mormorò lei con voce tremante.
- Devi. Dobbiamo. Io sono qui per te - disse rincuorandola. Rimasero a specchiarsi reciprocamente negli occhi, sentendo improvvisamente tutto il peso di quella responsabilità che non volevano prendersi. - Sono qui per te. Per proteggerti. - Lei scostò il volto. Sembrava svuotata di ogni vitalità.
- E tu hai nessuno che ti protegge? - Non sorrise, ma si scostò anche lui.
- Il nome. Il suo nome, Razael. - Lei inspirò a fondo.
- John O'Brien. Si fa chiamare così. E proprio lui doveva rimanere...
- "Rimanere" non è la definizione corretta.
- Definizione corretta...?
- é stato lui ad uccidere tutti gli altri compagni. Rachele, Micheal, Josephine, Louis, Jean... erano i più potenti. Erano molto forti... molto più di te. E li ha uccisi senza troppi problemi.- Non riusciva a reagire, ascoltava quelle parole che la colpivano pesanti come sassi. Uccisi...?
- Li ha ammazzati...? Come... Perchè? Perchè, Vincent?- Rimase in silenzio.
- Perchè si è ribellato.
- ...! - Razael si coprì la bocca con una mano, sbalordita.
 - Non capisco perchè ti abbia lasciata per ultima. Ha ucciso inizialmente quelli più deboli, poi ha sfruttato il momento di confusione creatasi per attaccare anche i più potenti. Sei rimasta tu, ecco perchè ti ho chiamata. - Razael si strinse nelle spalle, colta da brividi di paura.- Stai attenta. Finchè avrai la mia protezione non dovrai temere nulla.
- La tua espressione dice il contrario - osservò lei con voce tremante.
- Ho detto "finchè". Non sarà eterna. Addio per ora, Razael Glasshiver. Spero non dovremo rivederci mai.
- Addio Vincent Ross, spero anch'io di non dover mai vedere quel tuo occhio bendato. - In un'attimo lui svanì, ma sembrò una cosa così naturale che Razael non riuscì quasi a rendersene conto. Sbattè le palpebre, e avvertì un dolore proprio in mezzo agli occhi, come se le avessero piantato degli aghi nelle pupille e poi nel cervello. Chiuse istintivamente le palpebre, portandosi una mano alla fronte. Non appena la fitta passò riaprì gli occhi, specchiandosi nella pozza. I suoi occhi non risaltavano, ma andavano confondendosi con l'ombra del volto. Sapeva di dover tornare a casa. Sapeva che avrebbe ricevuto una bella sfuriata da parte di Sebastian per essersi allontanata senza preavviso, sapeva che il padroncino forse si sarebbe arrabbiato perchè aveva indossato un vecchio abito di Madame Red per andare a sporcarlo di fango, sapeva che i servitori avrebbero colto quella strana espressione apatica così rara sul suo volto. Sapeva che sarebbe dovuta tornare alla realtà, privandosi per sempre di quell'ultimo brandello di pace al quale si aggrappava con le unghie e i denti, eppure questo scivolava via facilmente dalla sua presa. Sospirando s'incamminò verso Londra, prese una carrozza e arrivò a casa. Prima di entrare dalla porta di servizio notò qualcosa che non quadrava. Girando lo sguardo, vide un uomo completamente nudo che correva sui quattro arti come un animale, dirigendosi proprio verso di lei... SBAM. La donna si ritrovò sdraiata in mezzo al fango con Pluto  sopra, mentre questo le leccava il volto e il collo con evidente piacere e felicità. Lanciò uno strillo che avrebbero sentito pure i delfini nell'oceano, scagliando via l'indesiderata compagnia. Arrivarono trafelati i tre servitori, urlando "Pluto! Pluto!", mentre Razael continuava a strillare coprendosi il volto. Sentì un suono di catene, qualche guaito e poi silenzio. Prudentemente riaprì le palpebre, trovandosi davanti il padroncino che la guardava contrariato.
- Non dirmi che non avresti potuto evitarlo.
- I-io... sono desolata... non volevo sporcare l'abito.
- Bah, sai quanto me ne può importare di uno stupido vestito.
- Razael, non importunare il signorino. - disse sorridendo Sebastian, comparendo all'improvviso al suo fianco.
- Vedo che continui a difettare di cavalleria. Ti fa così schifo aiutarmi ad alzarmi?
- Mi fa schifo la tua pelle - mormorò lui avvicinandosi al suo volto. I suoi occhi ardevano. - Puzzi di demonio. Chi sei andata ad incontrare? Era importante per lasciare da parte perfino la protezione della casa?- Lei irata lo scansò con uno spintone, poi si alzò raccogliendo la gonna e dirigendosi dentro casa. Si lavò, indossando poi l'uniforme e si mise alacremente al lavoro per sistemare il vestito. Notò con orrore che l'aveva in parte strappato, probabilmente nel bosco. Sospirando lo gettò in un catino, lo riempì di cenere e acqua e cominciò a strofinare la stoffa. Si sentiva davvero stremata... nonchè inquieta. Le sarebbe piaciuto molto potersi rilassare con una tazza di tè con Tanaka-san, oppure ascoltando Agni suonare uno strano strumento a corda tipico del suo paese. L'aveva sorpreso una volta, mentre stava insegnando al principe come accordarlo. Era simile a una chitarra, ma con un suono completamente diverso... si ricordò che era rimasta affascinata da quel suono, ed era rimasta nascosta dietro la porta ad ascoltare per una buona mezz'ora. I suoi pensieri furono frenati da un'improvvisa fitta alla schiena. Rimase bloccata per qualche istante, dopodichè dovette drizzare lentamente la schiena china sul catino, e massaggiarla dolcemente. Un piccolo contraccolpo dovuto al potere a cui aveva avuto accesso, anche se per pochi minuti. Sciolse le spalle con movimenti circolari, tornando poi al lavoro, anche se mise minor forza nel frizionare. Buttò la testa all'indietro, sbuffando. Una tazza di caffè non le sarebbe dispiaciuta. Un pomeriggio sfruttato per cucirsi un bel vestito l'avrebbe rilassata. Una serata passata davanti a un fuoco a chiacchierare con Agni  o Grell sarebbe bastata a renderla di buon umore anche per il giorno seguente. La consapevolezza che poteva morire da un momento all'altro infrangeva tutte le sue speranze di una vita tranquilla.
- Woof! Woof! - Quel dannato cane. Quello stramaledettisimo cane del diavolo. Gettò un'occhiata fuori dalla finestra per urlare qualcosa a Pluto, e raggelò. Un'ombra velocissima si dileguò fra gli alberi del viale. Si asciugò le mani, poi corse fuori. Era sicura di averla vista...
- Mi hai beccata - mormorò nella sua testa una voce fastidiosamente pacata. La stava chiamando verso il boschetto di querce. Controllò di avere la spada ben fissata alla cintura, poi s'incamminò seguendo quella voce che era sicura di sentire solo lei. Passò davanti a Finny.
- Signora, cosa fai? é tutto infangato, ti sporchi le scarpe...
- Ah, è che l'altro giorno mentre ti aiutavo a fare giardinaggio ho perso un'orecchino... volevo vedere se per caso era nel boschetto.
- Ti serve una mano?
- Magari! Perchè non vai a vedere se è nelle stalle? Ieri ho strigliato i cavalli, forse l'ho perso lì. Controlla bene nei covoni di fieno... Sia che tu lo trovi o meno, ci vediamo qua davanti alla porta di servizio fra un'ora.
- Certo! Conta su di me! - saltellando allegro se ne andò via nella direzione opposta a quella dove doveva andare lei. Razael seria si girò, dirigendosi decisa verso la sua meta. S'inoltrò nel fogliame secco, guardandosi attorno guardinga.
- Avanti, trovami... io ti sto aspettando.
- Che vuoi da me? - chiese lei, senza ricevere risposta. Continuò fino a raggiungere il punto più rado della selva. In piedi sotto una grande quercia, una donna dai corti capelli bianchi e gli occhi viola la guardava sorridendo. La pelle alabastrina sembrava risplendere di luce propria. Razael si bloccò.
- Ma pensa un po', ritrovarti qui - disse Angela con la sua voce fastidiosa.
- Non ho idea di chi siate, madam. Se volete vedere il conticino, vi pregherei di...- la frase della donna venne interrotta a metà dalla risata di Angela.
- Per favore, smettila con questo teatrino, demone schifoso.
- Demone io...? Non so se ti sei mai vista allo specchio. I tuoi occhi sono torbidi come la peggior fogna dell'universo. - Disse Razael cambiando immediatamente tono e assumendo un'atteggiamento sprezzante.
- E i tuoi affamati. Vorresti l'anima del tuo amato conticino, dico bene? - disse con calma inclinando leggermente la testa a lato. Razael sgranò gli occhi, poi rise a sua volta.
- Ahahahaha! "affamata"? "desiderare l'anima"? Forse non ricordi bene il lavoro che faccio.
- Sei proprio un'impura. Solo respirare la tua stessa aria mi disgusta. - disse storcendo il naso. Razael cominciava ad infiammarsi.
- Questo dovrei dirlo io. E per inciso, l'unica che inquina l'aria sei tu col tuo fetore. So bene cosa vuoi. Avvicinati al padroncino e te la vedrai con me.
- Prima però dovresti litigare con quel brutto demone di maggiordomo, o sbaglio?
- Intendi Sebastian? No perchè Tanaka è troppo gentile per meritare quell'epiteto...
- Suvvia sii seria, ti stai lentamente facendo soffiare via un'anima tanto appetitosa... Perchè non ci mettiamo in "società"?
- In società? - Disse Razael stringendo gli occhi.
- Società, certo. Io e te insieme potremmo ucciderlo facilmente... poi, beh, riguardo l'anima... - S'interruppe sentendo il rumore della spada che usciva dal fodero.
- Vuoi che ti squarti qui oppure preferisci allungarti la vita anche di poco? - disse ringhiando. Angela sorrise, specchiandosi nella bellissima e fredda lama impugnata con sicurezza da Razael.
- Capisco. Ci rivediamo, governante. - Aprì le ali e spiccò il volo, scomparendo velocemente. Razael sbuffò.
- Come se non avessi abbastanza grane per conto mio.






Angolo autrice:
Eccoci al 16° capitolo! Woooooh!
Cavolo, non pensavo ci sarei mai arrivata, pensavo sarei crollata prima dell'ottavo capitolo (aiutata anche da un graditissimo blocco dello scrittore fra pantentesi ç.ç) Dunque!
Ringrazio infinitissimamente tutti i miei recensori, non avete idea di quanto mi rendiate felice con le vostre recensioni! :D Ragazzi, 55 recensioni in 18 capitoli! Non so come ringraziarvi!
Ringrazio anche chi ha messo fra le preferite o le seguite naturalmente, un abbraccione anche a voi!
Un piccolo, ultimo grazie a tutti quelli che hanno messo "mi piace" alla mia pagina Facebook :) Potete trovarla cliccando QUI.Sarei felice - se ancora non l'avete fatto - se vi aggiungeste alla pagina, potrete trovare i miei disegni e le mie idee per le fanfiction, sarei felice di sentire i vostri pareri, e non preoccupatevi se volete mantenere l'anonimato potete tranquillamente non dire chi siete su EFP, per me non fa differenza :)
E, dalla canzone messa all'inizio temo di aver tradito la mia natura gotica ;) Yay, me darkettona :3
Un bacione e alla prossima!
Phoenny

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Capitolo 20
*** Capitolo 17 ***


17 Capitolo 17

London is falling down, falling down, falling down
London is falling down
My fair lady

Questa era la canzoncina che si ripeteva nella testa di Razael. E la cosa la metteva in agitazione. Stava insegnando storia al padroncino, in particolare la storia dell'antica Roma.
- Giulio Cesare, a seguito della congiura, morì nell'anno 44 Avanti Cristo assassinato dai senatori che gli erano ostili... Aehm! - con un colpo di tosse richiamò l'attenzione del padroncino, che sembrava molto concentrato nel fissare il vuoto. Con sguardo annoiato ruotò il suo occhio verso il volto leggermente irritato di Razael, che sistemò gli occhiali da vista e riprese la lezione.
- Dicevo... dopo la morte di Cesare scoppiò una vera e propria guerra civile per il controllo del potere. Da una parte Ottaviano, dall'altra Antonio... Padroncino, le consiglierei caldamente di seguire questa lezione - disse sospirando stancamente.
- Uffa. Sebastian mi ha già insegnato queste cose anni fa, grosso modo ricordo tutto, che bisogno c'è di seguire la lezione? - Razael chiuse il libro che usava come riferimento, tenendo l'indice in mezzo alle pagine come segno.
- Che bisogno c'è? Signorino, io non voglio che voi impariate i fatti. Voglio che impariate come evitare che accadano di nuovo. - Ciel improvvisamente prestò attenzione alle parole della donna. - Perchè la storia è stata scritta col sangue di martiri, soldati, ribelli, capitani, re e imperatori... Non è facile tenere le redini di un regno quando il terreno è franoso. Dovreste imparare ad assicurarvi delle persone che vi circondano, sondare il terreno. Solo così riuscirete a mantenere l'impero costruito dai vostri predecessori. E se non sbaglio, ve lo stanno insegnando questi personaggi che vi annoiano tanto. Ora vi chiedo di aprire il libro alla pagina 434...

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Grell guardava annoiato Razael.
- Insomma, ancora non ce l'hai fatta a stuprare quello gnocco assurdo?
- No. Fallo tu, a me non interessa.
- Ma che dici, a tutti piace il sesso! Non ci credo che non piaccia nemmeno a te!
- Possibile che con te si finisca sempre a parlare di queste cose? - Disse infastidita mentre versava nei piatti il risotto alla milanese.
- Pensavo che ormai tu ci fossi abituata. Mmmh, buonissimo! - disse 
dopo un paio di forchettate. - Comunque sia, chèrie, fra un paio di giorni avrei bisogno del tuo aiuto per...
- No. Non ne ho il tempo. - Grell mise su un muso lungo fino a terra.
- Uffaaaaaa, fammi almeno finire di parlare!! Ti volevo far conoscere William.
- Non sarei stata gradita. E comunque ora ho altri problemi della massima urgenza.
- Del tipo...?
- Angeli. - Grell sussultò, facendo cadere la forchetta sul tavolo.
- ... angeli, ma chèrie? - Razael si fece seria.
- Non ho idea di quanti secoli siano passati dall'ultima volta che una creatura come quella s'intromise negli affari mortali... Ma questi non sono angeli normali. In quel caso non avremmo avuto nulla di cui preoccuparci. Ma loro...
- ... sono angeli caduti, dico bene? - disse Grell portando istintivamente la mano alla Death Shite appoggiata accanto a lui. Lei annuì. - maledizione...! Cosa facciamo?
- suggerirei di ucciderli seduta stante... Ma non sono avversari da sottovalutare. Possono assumere varie forme, e hanno il vantaggio di poter combattere anche in aria. Per ora preferirei aspettare che facciano un passo falso. Se cerchiamo la lotta con loro potremmo ritrovarci nei guai. - Grell tossicchiò, guardando nel vuoto.
- Emh, beh come dire... sai che il marmocchio e Sebas-chan erano andati ad indagare su un certo lupo misterioso...
- Quel Pluto che poi hanno portato qua a casa?
- ecco sì esatto. Emh... mentre stavamo lì siamo accidentalmente incappati in una tizia con le ali da pollo e sempre accidentalmente l'abbiamo quasi ammazzata perchè ha tentato di prendere l'anima del marmocchio... Non pensavo che fosse una Fallen* però.... Non mi ucciderai vero cara? Ehi? - Razael lo guardava con gli occhi sgranati, dopodichè si catapultò fuori dalla cucina, lasciando Grell solo soletto.
- SEBASTIAN!! - urlò nonostante l'ora tarda. - SEBASTIAN! Dove diamine sei??! - il maggiordomo fece capolino da una finestra vicino alla donna, tappandole la bocca.
- insomma, vuoi svegliare il padroncino? Poi mi tocca subire i suoi malumori. Non si può nemmeno andare a coccolare un gatto senza che tu dia di matto. - disse scocciato. Lei con uno schiaffo si liberò dalla mano del demone, poi lo afferrò per il bavero della giacca portandolo a pochi centimetri dal suo volto.
- Come ti è venuto in mente di cercare la lotta con un angelo? Ora sì che siamo nei guai! - sibilò irata.
- Non è molto potente. Non devi preoccuparti così tanto...
- Al diavolo! Non è lei quella che mi preoccupa! é quando assume la forma maschile!
- ...Forma maschile? - chiese Sebastian confuso. Lei lo lasciò, allontanandosi di qualche passo e permettendogli di entrare in casa.
- Gli angeli possono assumere varie forme. Ho sentito dire che alcuni fra quelli caduti possono decidere di "mettere in comune" i loro corpi al fine di riuscire a rompere il sigillo che gli impedisce di usare i propri poteri.
- E tu come fai a sapere queste cose?
- Ho avuto, mio malgrado, a che farci in passato. Comunque sia, è l'angelo più potente fra i due ad avere accesso non solo al 100% della sua forza, ma anche a quella del compagno. - Sebastian divenne guardingo.
- Quindi mi stai dicendo che quando ci ritroveremo a che fare col maschio potrei avere dei problemi?
- Il problema, a quanto mi ha detto Grell, è che hanno puntato all'anima del signorino. - Sebastian annuì.
- Sembra che abbiano manomesso la memoria del padroncino. - Razael si portò una mano al mento.
- Riguardo quali eventi?
- Il rogo e la morte dei suoi genitori.
- Sono stati loro, vero? - Sebastian si girò guardando fuori dalla finestra.
- Semplicemente li ammazzeremo. Non vedo quali altri modi ci siano. Sempre che non debba scontrarmi anche con te.
- Se avessi voluto soffiarti l'anima del conte l'avrei già fatto. E poi il vostro legame è troppo forte, anche se volessi io non riuscirei a romperlo.
- Bene - disse Sebastian sorridendo amichevolmente. - Ora....
-SE-BAS-CHAAAAAAANNN! <3 - urlò Grell comparendo improvvisamente davanti al moro e appiccicandosi al suo petto. - Aaawww, finalmente ti ho trovatoooooo <3!! - si strusciava felice al suo braccio, per poi essere scaraventato via dal maggiordomo.
- Volgare come al solito, Grell-san - sospirò irritato.
- Uuuhhh Sebby, frigido come al solito! Waaa, che brividi quello sguardo!
- Grell, perchè mi hai seguita?  - chiese la governante.
- Mica potevo lasciarti pomiciare con il mio uomo! - disse mettendosi davanti a Razael e scuotendo deciso la testa con le mani sui fianchi.
- Non avrei mai fatto nulla di tutto questo - disse lei arrossendo. - Comunque stavamo parlando della minaccia che ora grava sulla testa del padrone.
- Eh, padrone qua padrone là... Ma dico non avete niente di meglio da fare che pensare a quel bambino?
- Potremmo metterti a tacere. Per sempre. Con un badile in ferro. - disse minaccioso Sebastian. - Grell-san, ho un favore da chiederti....
- Buuuh, ricordati che devi ancora baciarmi!
- Baciarlo? - disse Razael orripilata.
- E non un bacino casto... Un bacio vero, di quelli con la lingua! - Razael sbuffò sconsolata, seguita a ruota da Sebastian.
- Io non ho mai promesso nulla di simile. E comunque... Questa volta sono io a chiederti un favore.- Grell mise su un broncio comico, pensò per qualche attimo poi sospirò.
- Per il mio Sebby posso fare qualunque cosa. Dimmi tutto!
- Voglio che tu tega d'occhio Ash, il maggiordomo della regina.
- Eh? E perchè quello lì?
- é un'angelo anche lui - s'intromise Razael. Grell strabuzzò gli occhi.
- EEEEHHH??? Anche lui? Ma da dove scappano fuori tutti questi polli?
- Fai come ti ho chiesto per favore.
- E in cambio cosa mi dai? - Chiese maliziosamente. Sebastian sbuffò spazientito, scansando con le dita un ciuffo di capelli caduto sugli occhi.
- Ti ucciderò velocemente e in modo indolore.
- Buuuh Sebas-chan! Voglio il mio bacio alla francese! <3
- E va bene, avrai questo bacio -  Disse come se dovesse accontentare un bambino capriccioso.
- Yuuuuuuhhh!! Oh SE-BAS-CHAAANNNNN!! <3
- Ora però vattene. Mi fai senso. - disse scansando con il piede il rosso che minacciava di lanciarglisi addosso.
- Uhuhuhhu vado a fare il mio lavoroooooo...
- Ehi, ricordati di non farti notare da William! Se si accorge che stai facendo un favore a un demone...
- Non preoccuparti chèrie, sarò attentissima! E ora vado ad obliarmi nelle vellutate tenebre notturne. Adieu! - Con un salto teatrale uscì dalla finestra, facendo svolazzare il giubbotto rosso e la lunga capigliatura. Per poi atterrare di faccia nell'aiuola delle rose con un tonfo sordo. "OW!"
- Allora - Disse Sebastian girandosi e ignorando completamente Grell che blaterava "sto bene, sto bene non preoccupatevi amori miei!" - Come fai a sapere quelle cose sugli angeli?
- Te l'ho già spiegato: ho avuto a che farci, e temendo che un giorno sarebbero potuti essere miei nemici li ho studiati. E poi l'importante è che lo so e basta, no?
- E se fossero informazioni false? Se ti stessi inventando tutto questo a mio danno?
- Ooooh  -disse con ammirazione esagerata Razael - ma quanto ci tieni al signorino. Sei proprio convinto che voglia rubartelo! - Sebastian cominciò a sibilare qualcosa, gli occhi rossi splendenti nel buio.
- Non osare parlare in demoniaco di fronte a me! - esclamò Razael perdendo immediatamente la nota sarcastica nella sua voce e assumendo un tono imperioso.
- E tu vedi di non commettere bluff. - ringhiò lui.
- Ti ho detto che non posso far nulla per l'anima del signorino! - sbottò lei scaldandosi.
- Non m'importa più di tanto cosa dici. Non so nemmeno cosa sei! - Razael si bloccò.
- Dici di essere una shinigami, ma poi vai a rubare le anime. Dici di essere demone e poi non cerchi di stipulare un contratto col padrone. Non sei un'angelo perchè non agisci come quei due pazzi là fuori. Cosa diamine sei?! - Razael mosse appena le labbra, come se tentasse a fatica di formulare qualche frase. Deglutì, e serrò le mani a pugno. Sebastian la guardava impassibile.
-... ogni cosa a tempo debito - disse improvvisamente lui con gli occhi non più accesi come fiamme. Si rilassò, sorridendole. - Il fatto che tu non mi sia saltata addosso cercando di uccidermi significa che non ti sono d'intralcio. Dico bene? - Razael non si rilassò completamente ma abbassò notevolmente la guardia.
- Tu non sei un'ostacolo, ma anzi, al momento anche un'alleato prezioso. A differenza tua, io non ho tempo da perdere con queste scaramuccie. - Sebastian ridacchiò, in quel suo modo strafottente che era tanto tipico.
- Buonanotte Razael.
- Buonanotte Sebastian. Mi raccomando non portare gatti qua dentro, o l'allergia del padroncino peggiorerà. - senza dirsi altro si separarono. Lei se ne andò in camera, lasciandosi cadere stremata sul letto. Con lo sguardo rivolto al soffitto, illuminato dalla luce della luna, cominciò a parlare con voce dolce e pacata.
- Michele... ormai l'avrai capito già da un bel po' no? Guarda che diavolo sto combinando. Non è facile avere a che fare con un demone, eh già. - Sorrise, sospirando. - Sarebbe stato tutto molto più facile se io l'avessi accettato fin da subito, non trovi? Forse non sarei nemmeno così forestica... Ah, lo sai che oggi Bald a momenti faceva esplodere la carrozza?? No, non ho idea di come abbia fatto... ehehehe... e Finny invece è riuscito a piantare delle meravigliose margherite nel prato, le hai già viste? A primavera sbocceranno, non vedo l'ora! - Guardò con fare nostalgico il soffitto. - Mi manchi tanto. Buonanotte Michele.

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Una volta sveglia Razael si preparò con molta calma, pettinando i capelli e truccandosi con lentezza e cura. Litigò per un po' con i nastri del corpetto, poi infilò il reggicalze e le calze, la biancheria, allacciò il fodero della spada alla vita e poi infilò sottoveste e uniforme. Camuffò la spada fra la criolina, risistemò la stanza e uscì. Quel giorno avrebbe dovuto lavare tutto l'ingresso. Un lavoraccio. Bevve un caffè e mangiò una mezza focaccia per colazione, poi riempì un secchio d'acqua e sapone e, armata di scopettone, si diresse verso l'androne. Intinse uno straccio e cominciò a pulire. Una villa di quelle dimensioni, con soltanto lei e Sebastian (Mey Rin poteva quasi non contarsi) a pulire era un'impresa. Si asciugò la fronte che cominciava ad imperlarsi di sudore, e continuò l'ingrato lavoro. Sperava solo che qualcuno non fosse entrato nella stanza, o avrebbe fatto un capitombolo bestiale. Non fece in tempo a finire di formulare il pensiero che sentì la porta sbattere con violenza.
- CIEEEEEELL, sono venuto a trovAAAAAAAARRRRRGHHH!!! - Soma (continuando a non voler entrare come una persona normale) si era catapultato nella villa con la solita veemenza, ma non aveva mai fatto i conti con un pavimento di piastrelle bagnate. In parole povere, il principino partì in avanti come una locomotiva, e dopo pochi istanti perse l'equilibrio, ritrovandosi a gambe all'aria e col deterano ammaccato. Rimase immobile per terra, con gli occhioni spalancati e la bocca semiaperta. Agni entrò come una furia nella stanza, riuscendo però a fermarsi prima delle piastrelle bagnate.
- PRINCIPEEEEEE!!! - urlò cadendo in ginocchio e portandosi le mani alla testa cominciando a disperarsi. Razael era rimasta immobile per tutto il tempo, troppo sorpresa dalla velocità degli eventi. Quando realizzò ciò che era successo abbandonò la scopa e corse verso Soma, riuscendo a mantenere miracolosamente l'equilibrio. Agni la seguì a ruota. Soma cominciò a tremare, e le lacrime sgorgarono dai suoi occhi.
- Il... mio.... sedere... *sniff* - trattenendosi a stento dal cominciare a piangere come un bambino, il principe tentò di alzarsi.
- Principe rimanete giù! O Kali, ditemi che non avete battuto la testa! E se avesse un trauma cranico? Se non potesse più camminare?! - Agni era diventato ansioso come una nonna quando scopre che il nipotino in inverno non indossa una maglia di lana, e toccò a Razael rimanere lucida.
- Principe dove vi fa male?
- Il sedere... - mormorò lui tirando su col naso.
- Bene, allora adesso proviamo ad alzarci LENTAMENTE e vi porto in camera. Agni, puoi andare nella ghiacciaia a prendere un po' di ghiaccio? aiuterà a sgonfiare il livido. - Agni annuì e velocemente si diresse verso la ghiacciaia. Nel frattempo Razael aveva fatto alzare il principe e, sorreggendolo, lo stava portando nella stanza per gli ospiti. Una volta arrivati lo fece sdraiare di pancia, e il principe sospirò di piacere nel non sentire più la parte offesa dolere più di tanto.
- Sono desolata principe - disse lei sistemandogli dei cuscini per farlo stare più comodo. - stavo lavando l'ingresso perchè sapevo che non ci sarebbero state visite... non immaginavo che sareste venuto... Perdonatemi...
- Non preoccuparti Razael - disse lui sbrigativo senza guardarla, giocherellando nervoso con una ciocca di capelli - è stato solo un'incidente! Mica me la prendo per una cosa così banale! - Razael lo ringraziò decisamente sollevata, e intanto era arrivato Agni con un bel pezzo di ghiaccio in una scodella di ferro.
- Ecco il ghiaccio!
- Bene, appoggialo lì e prendi la borsa del ghiaccio da sotto al comodino... la teniamo una in ogni stanza per qualunque evenienza. Però prima sarebbe meglio appoggiare direttamente il ghiaccio alla pelle... - Soma rimase immobile per qualche attimo, temendo ciò che avrebbe detto.
- Allora Soma-sama, vi abbasso i pantaloni... non temete, non sarà così terribile - disse Agni brandendo un pezzo di ghiaccio come se si trattasse di un'arma impropria. Soma strillò.
- N-non voglio che Razael mi veda le chiappe! -disse arrossendo e mulinando le braccia come impazzito - Esci! Esci! - Razael uscì dalla stanza, allibita da quella reazione. E pensare che avrebbe voluto sposarla...! Ridendo fino alle lacrime tornò all'ingresso, intenzionata a finire il lavoro. Ad aspettarla c'era Sebastian affiancato dal padroncino.
- Cos'è stato quel rumore disumano? - chiese irritato Ciel.
- Lord Soma è entrato con la solita... irruenza... in casa mentre stavo lavando il pavimento. é scivolato ed, emh... si è infortunato. L'ho portato nella stanza per gli ospiti che è solito occupare quando è qui e ora Agni si sta prendendo cura di lui. - sbuffando irritato, Ciel si sistemò il cappello a cilindro.
- Io e Sebastian abbiamo intenzione di indagare un po' più a fondo sulla Regina. Ci insospettisce in particolare il suo modo di fare. Torno stasera.
- Desiderate qualcosa per la cena?
- Fai come ti pare. Niente cibo italiano però.
- Ai suoi ordini - disse lei. - *Si vede che un inglese non può capirne niente di buona cucina* - continuò in italiano con fare sprezzante. Quando Sebastian e Ciel se ne andarono Razael finì il lavoro, poi andò nella stanza di Soma. Bussò alla porta, e le aprì Agni.
- Ah Razael! Spero che non ti sia presa una lavata di capo per quel che è successo...
- Oh no, non preoccuparti il padroncino ha capito e si è limitato a classificarlo come un'incidente. - Come al solito, Ciel non avrebbe fatto una bella figura se lei avesse riferito che alla notizia si era limitato a sbuffare. - Piuttosto, come sta Lord Soma?
- Beh, vieni a vederlo tu stessa. - Quando entrò nella stanza vide il sedere di Soma (ben coperto dai pantaloni) torreggiare sul letto con un paio di borse di ghiaccio appoggiate sopra. Il principe aveva la faccia affondata in un cuscino. Stava mormorando qualcosa in una strana lingua..
-...
Kyā ēka śarma kī bāta hai...
- Sta dicendo "che vergogna" in hindi - sussurrò Agni a Razael.
- Per cosa?
- Beh, per essersi infortunato in questo modo davanti a te - disse semplicemente.
- Ah, capisco. Emh, principe come state? - disse alzando la voce. Soma sussultò e si girò sbirciando da sopra le spalle.
- Uh... b-bene - disse arrossendo e seppellendo di nuovo il viso nel cuscino. Lei fece il giro del letto, sedendosi sul bordo e sistemandosi l'ampia gonna.
- Principe, non avete nulla di cui vergognarvi. Sono cose che capitano. - disse appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo, che alzò lo sguardo timidamente.
- E invece ho fatto una figuraccia! Io volevo sempre apparire al meglio per te... - mormorò distogliendo lo sguardo e giocherellando nervosamente con una ciocca di capelli castani. Razael rimase per un'attimo in silenzio, poi ridacchiò.
- Sapete, una volta il signorino ha avuto un'incidente più buffo del vostro! - disse senza riuscire a smettere di ridere. Soma l'ascoltò attentamente.
- Che ha fatto? eh? Daai, non tenermi sulle spine! - Ululò tirando per una manica Razael. Agni osservava in disparte in silenzio, sorridendo.
- Allora, era mattina e il signorino si era svegliato di malumore... Quel giorno era il mio turno per preparargli la colazione, e quando sono arrivata in camera lui non solo era già sveglio, ma si stava vestendo... diceva "Presto, oggi arriva Zia Francis! Sbrigati, passami le scarpe!" Mi sono chinata per prenderle, quando all'improvviso ha cominciato a ringhiare facendo un gran baccano. Quando mi sono girata, aveva la benda incastrata nell'abat-jour e si divincolava come un'anguilla. Ho provato ad aiutarlo, ma lui per continuare a tirare ha finito per cadere per terra con il paralume della lampada incastrato in testa come un cappello... - Soma scoppiò a ridere con le lacrime agli occhi, seguito da Agni che si conteneva un po' di più. Razael sorrise, contenta che il principe fosse riuscito a superare l'imbarazzo.
- Sai Razael - disse lui con gli occhi luccicanti dal riso e un sorrisone stampato in viso - è per questo che ti amo! Riesci sempre a portare un po' di sole anche quando c'è la pioggia! Ed è una di quelle qualità che la gente vorrebbe tanto avere! Invece no, li hai visti come fanno i londinesi, vedono uno per terra e passano avanti, col cappello a cilindro calato sugli occhi tutti seri. Non c'è nessuno che si china, magari lo aiuta ad alzarsi e dice "hey, guarda che bel sole che c'è oggi!". Nessuno che li fa ridere! Tu hai questa magia, che ti rende ancora più bella di quanto già non sei. - Razael rimase in silenzio, senza riuscire a trovare una risposta adatta a quelle parole.
- Grazie mille. Sono parole che per me contano molto - disse con dolcezza alzandosi e accennando a un piccolo inchino. - Dal momento che state meglio vorrà dire che potete anche tornare a casa, temo che fra poco scoppierà un temporale e fareste meglio a sbrigarvi. Il signorino è dovuto andare via, pertanto credo sia meglio ritorniate alla vostra abitazione.
- Perchè non vieni con noi? - disse Soma - Io e Agni siamo sempre da soli, ci farebbe tanto piacere se venissi a casa nostra! Che ne dici Agni?
- Come potrei essere contrario? - esclamò allargando le braccia.
- Allora è deciso! Verrai con noi, e non si discute! A Ciel poi spiegheremo tutto.
- A proposito del signorino... emh, potreste evitare di riferirgli che vi ho raccontato quell'episodio della benda...? Potrebbe andarne del mio lavoro, lo sapete vero?

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Soma si sedette con molta attenzione sulla poltrona, imbottita di mordibissimi cuscini. Indicò a Razael di sedersi sul divano accanto a lui, mentre Agni portava il chai e qualche biscotto. Soma cominciò a parlare dell'India, sapendo quanto i racconti di quella terra lontana affascinassero la donna. Lei invece gli parlava dell'Italia, e Soma sentiva cose alle quali riusciva a malapena a credere.
- Cioè avete un'esercito formato da uomini con camicie rosse?
- Credo abbiate frainteso principe... - rispondeva pazientemente lei, rispiegando tutto daccapo. Ad un certo punto Soma, mentre stava bevendo il chai, si bloccò. Deglutì lentamente, mentre un sorriso si dipingeva sul bel volto.
- Razael! Me lo sono ricordato solo ora. Tu hai un favore da rendermi. - Razael lo guardò interrogativamente. Soma pertanto decise di ricordarle il debito. - Sono venuto alla festa e ho fatto come mi hai detto, ricordi? Solo che ti avevo imposto una condizione... - Razael spalancò gli occhi, ricordando.
- ...Sì, mi ricordo principe.
- Allora su, dammi questo bacio! - esclamò felice saltando in piedi. Razael guardò Agni, ricordando le sue parole. "Per il principe tu sarai il suo primo bacio". Dopotutto, pensò, si trattava di un ragazzino al suo confronto. Sarebbe stato solamente un capriccio, tutto qui. Sorrise e disse:
- Beh principe, cosa aspettate a farvi avanti? - Tutto l'entusiasmo di Soma scemò in un'attimo. Forse si aspettava che sarebbe stata lei ad alzarsi e posare dolcemente le bellissime labbra sulle sue, chissà, ma a quanto pare non sembrava essere lui quello che voleva prendere l'iniziativa. Deglutì.
-...Io devo farmi avanti...?
- Certo principe. Non si addice a una donna prendere tali iniziative. - Soma prese un bel respiro, gonfiando il petto con una faccia serissima.
- E va bene! Allora... - disse con voce tremante. Avvicinò lentamente il volto a quello di Razael, ma si sentiva come trafitto da quegli occhi iridescenti. Razael evidentemente avvertì il suo disagio, poichè chiuse gli occhi. Agni guardava con espressione indecifrabile la scena che gli si parò davanti, incapace di reagire. Non sapeva cosa fosse quella stretta allo stomaco che sentì, forse era dettata dalla pressione che avvertiva sul principe. Costui guardò per qualche attimo le lunghe ciglia nere che le incorniciavano gli occhi, rassicurato dal fatto che lei non vedesse nulla, poi spostò lo sguardo su quelle labbra che tante volte erano state al centro delle sue fantasie, quelle labbra tinte di rosso così dannatamente sensuali che meritavano solo di essere baciate con passione... Un suo vecchio conoscente gli aveva parlato di varie tecniche di bacio, molte delle quali prevedevano l'uso della lingua, ma dal momento che non aveva mai avuto l'occasione di metterle in pratica temeva che non ne sarebbe stato in grado. Tremando, si accinse a realizzare il suo desiderio. Razael avvertì appena il calore e la morbidezza delle labbra di Soma sfiorare la sua bocca, poi lo sentì tirarsi indietro velocemente. Riaprì gli occhi, e lo vide nuovamente seduto sulla poltrona, raggomitolato su se stesso e rosso come un pomodoro.
- Allora, vi ho reso il favore? - disse nascondendo il sincero divertimento che provava; come si era rivelato fragile e ingenuo il principe, quando invece fingeva di essere un'uomo...!
- S-sì... Ora, uh, vado a sdraiarmi perchè mi fa male il livido... emh... ciao! - si defilò con la massima velocità consentitagli dai poveri glutei ammaccati, senza nemmeno richiedere l'aiuto di Agni, il quale si accorse di avere un'espressione anche troppo seria e dura. Tornò a sorridere non appena Razael lo guardò.
- Quest'imbarazzo non fa che confermare le tue parole. Era davvero il suo primo bacio... beh, non si può proprio chiamare così, ma meglio per entrambi. Io non avrei potuto infrangere la promessa che avevo fatto a mio marito. - Agni avrebbe voluto chiederle se questa era davvero una promessa, e non una punizione che si era imposta per la sua morte; avrebbe di gran lunga preferito la prima ipotesi.





Angolo autrice:
Eeeeehhhhh eccomi qui! Come va?
Spero che la mia fanfiction non vi stia annoiando, e che continuiate a seguirla con passione!
Razael riuscirà finalmente a schiodarsi dall'idea di dovere fedeltà assoluta al marito? Agni capirà finalmente i suoi sentimenti verso Razael? Ciel si arrabbierà se verrà a sapere della benda incastrata? Il gattino coccolato da Sebastian sentirà la solitudine?
Questo e altro nei prossimi capitoli!
Come sempre ringrazio i miei recensori, tutti coloro che seguono le mie storie (ragazzi siete tantissimi! O.O) e le hanno messo fra i preferiti, e invito tutti coloro che non hanno mai lasciato recensioni a farsi avanti, apprezzerò anche solo due righe scritte velocemente :)
Grazie a chi ha messo "mi piace" alla mia pagina facebook Phoenix_619, invito chi ancora non lo ha fatto a spolliciare in su! Così sarete avvertiti per tempo dei miei aggiornamenti, potrete sentire le mie idee per altre fanfiction non necessariamente collegate a Kuroshitsuji, se volete lasciare dei commenti sulla pagina fate pure, insomma ragazzi non temete di dire la vostra!
Alla prossima!
Phoenix

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Capitolo 21
*** Capitolo 18 ***


La rivelazione "The heart ask pleasure" Ad un certo punto del capitolo ho inserito il link di una musica che vorrei ascoltaste come sottofondo. Se non volete farlo non fa niente, ma per me quel brano è stato la musa ispiratrice del capitolo :) Enjoy!

Caapitolo 21





Ciel si guardò attorno annoiato. Detestava i balli, le feste e i ricevimenti. In particolare quella sera sarebbe potuta starsene a casa a rilassarsi di fronte a un fuoco scoppiettante bevendo un bel bicchiere di latte caldo e miele che riusciva sempre a farlo stare di buon umore. Invece, qualche giorno prima, uno strampalato tizio l'aveva invitato a questo ballo, dicendo di essere voglioso di conoscere il famoso conticino.
E ora stava in un angolino, lanciando uno sguardo truce a chiunque lo squadrasse, con un bicchiere di limonata in mano intento a maledire chiunque gli avesse rovinato la giornata. Come se non bastasse, aveva sentito dire che anche Soma sarebbe stato presente. "ultimamente quel guastafeste me lo ritrovo sempre in mezzo ai piedi" pensò irritato. Sbuffò, guardando l'orchestra. Per l'occasione era stato invitato un famoso tenore italiano, ragione per cui Razael non aveva fatto nemmeno in tempo ad entrare in casa che già stava chiacchierando col suddetto. Sebastian portò un piccolo vassoio con sopra degli stuzzichini.
- Il padroncino non sembra gradire la festa. Beh, allora è tutto normale.
- Stà zitto - borbottò addentando una tortina.
- Piuttosto ho intravisto Lord Soma e il signor Agni girare per la sala. Prima o poi vi troverà. - Ciel per poco non si strozzò.
- Aaahhh, che fastidiosa zecca! - mugolò coprendosi gli occhi con una mano.
- Voi siete il conte Phantomhive? - chiese qualcuno. Ciel alzò lo sguardo, vedendo un ragazzo poco più grande di lui avvicinarsi sorridendo. Aveva i capelli biondo platino, gli occhi azzurri tendenti al viola e la pelle color avorio. Era vestito molto elegantemente di nero, che snelliva la sua figura slanciata. A Ciel sembrò di averlo già visto... Ma non riusciva molto bene a ricordare dove.
- Così pare - disse stringendo la mano al ragazzo.
- Io sono il marchese Vladimir Druitt, nipote del visconte Druitt. Lo conoscete...? - Ciel sorrise.
- Solo di vista... ah... potete perdonarmi un attimo?
- Sì certo. - Ciel sorridendo si diresse verso un balcone. Sebastian lo sentì urlare selvaggiamente prendendo a calci il muro. Pochi secondi dopo rientrò, zoppicando leggermente.
- Purtroppo non mi sento molto a mio agio con tutta questa gente, e ogni tanto ho bisogno di prendere un po' d'aria.
- Naturale. Beh, conte, che ve ne pare della festa?
- Molto bella. Vedo che avete ingaggiato un'orchestra di prim'ordine...
- Avevo sentito dire che un famosissimo tenore italiano si era trasferito a Londra, perciò ho colto l'occasione al volo. è stata una faticaccia portarlo qui, contando che è cieco.
- Pover'uomo - disse Ciel cercando di nascondere la propria noia. Sebastian se ne stava silenziosamente al fianco del padrone, guardando sorridendo Vladimir.
- Quello è il vostro maggiordomo? - chiese quest'ultimo.
- Sì, lui e la mia governante mi hanno accompagnato...
- Per caso è quella donna che prima chiacchierava col tenore? - Ciel sospirò, pensando che come al solito Razael avesse commesso qualche spassosa gaffe.
- Purtroppo.
- Beh è davvero deliziosa... Lo zio ne sarebbe rimasto incantato. Sfortunatamente non è potuto venire.
- Che disgrazia - disse Ciel sospirando soddisfatto.
- Ho sentito dire da mio zio che i vostri servi sono particolarmente efficienti... - Immediatamente Ciel venne messo in guardia dal tono usato per sottolineare l'avverbio.
- Ci mancherebbe, dal momento che li pago di tasca mia. 
- Ehi! Quello è Ciel! Ehiiii, CIEEEEELLLLL!!! - I due nobili si girarono, e Soma apparve magicamente al suo fianco, saltellando allegro. Indossava lo stesso abito che aveva messo per la festa-massacro, così come Agni, avvolto in quel magnifico completo bordò.
- Chiedo venia, ma temo di non ricordare bene il vostro nome... - disse Vladimir.
- Sua Altezza è il ventiseiesimo principe del Bengala, il principe Soma Ashman Kadar. - S'intromise gentilmente Agni.
- Ahh, devo dire che mi sembrava strano non ricordare una tale beltà esotica... - disse quasi mangiandosi con gli occhi Soma, che si trovò leggermente a disagio. Ciel sentiva che avrebbe vomitato da un momento all'altro. Una stupida piccola rivoltante copia del visconte pazzo!
- Uh, ok, ma ehm, sono
già impegnato! Ho da fare con la mia donna, anzi se non vi dispiace vado via... - disse cercando di fuggire da quel matto che gli metteva i brividi.
- Oh, mi piacerebbe molto conoscere la fortunata dama che condivide il vostro amore...
- Sta parlando della mia domestica - tagliò corto Ciel.
- Vi dispiace se vado a scambiarci due parole? Per essere la governante del casato Phantomhive e così amata dal principe deve avere delle virtù incredibili.
- Fate come volete, nessuno ve lo vieta. - Sorridendo Vladimir se ne andò con sommo piacere di Ciel, ma non tanto quello di Soma.
- Che diavolo vuole dalla mia donna? - esclamò arrabbiato. - Sono geloso!
- Smettila con queste sceneggiate! - esclamò Ciel. Si girò verso Sebastian, parlando in francese; non voleva che Soma ascoltasse. Non avrebbe ascoltato in ogni caso, dal momento che si rivolse ad Agni in hindi e i due se ne andarono in giro per la sala.
- Sebastian, mi sfugge qualcosa della serata o molto difficilmente un nobile perde tempo dietro a una domestica, a meno che questo non sia un'idiota dalla pelle scura?
- Non sbagliate, signorino.
- E allora c'è qualcosa sotto. Vabbè che è il nipote di quel pervertito maniaco, ma...
- Volete che lo tenga sott'occhio?
- No. Razael se la sa cavare da sola, capirà subito la situazione e agirà di conseguenza. E poi, gli sta costantemente appiccicato Soma, dubito che il piccolo maniaco attaccherà briga senza che il principino gli scateni contro quel gigante di maggiordomo. - Disse Ciel guardando come Soma continuasse a tenere sott'occhio il ragazzo. - Interverremo solo in caso estremo, punto. - Razael parlava con il tenore seduto, mentre questo si preparava per l'esibizione, felice di potersi esprimere in italiano e perfino concedersi qualche piacevole parola in dialetto.
- ... Sfortunatamente il mio ospite mi ha offerto del cibo, ed è stata la prima cosa per la quale rimpiango l'Italia...
- Aaahh, pensate che il mio padrone mi costringe a cucinare per lui solamente cibo inglese. Dovreste vedere com'è secco! Sembra che tiene l'anima per i denti... Mi preoccupo sempre, poi fa una vita stressante... - Qualcuno si schiarì la gola, richiamando l'attenzione dei due. Si trattava di Vladimir, anche se i due, per motivi diversi, non lo riconobbero.
- Piacere, sono Vladimir Druitt.
- Ah, signor Druitt! Non temete, lo spettacolo inizierà fra poco... - esclamò il tenore riconoscendo la voce del suo committente.
- Oh, non ne dubito signore. Piuttosto temevo che vi sareste sentito smarrito, ma a quanto vedo stringete amicizia facilmente.
- Ah, vi riferite alla signorina qui presente? Temo che per me sia una grandissima sfortuna non poterla ammirare.
- Beh, su questo punto non posso contraddirvi! - esclamò Vladimir guardandola deliziato. Razael, istintivamente, decise di mettersi in guardia da un tipo simile. - E se non vi fidate della mia parola, potete sempre ascoltare un'altra testimonianza. Phil! - esclamò schioccando le dita. Accanto a lui apparve magicamente un uomo. Indossava una nera divisa da maggiordomo, aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri. Sembrava avere grosso modo la stessa età della governante, e sorrideva freddamente. In un modo che lei aveva già visto fare...
- Phil, lei è Razael. Puoi descriverla al signor tenore?
- Sissignore - disse con voce pacata e sensuale lui. Squadrò per un'attimo la donna, e cominciò a descriverla.
- é una donna abbastanza alta, tipo sul metro e settanta. Ha la pelle chiara, ma di una leggerissima sfumatura olivastra che, in parte, tradisce la sua origine mediterranea. I suoi capelli sono scuri come il cioccolato e altrettanto caldi, e mettono in risalto i suoi occhi, un colore a metà fra quello dell'oceano più profondo e delle praterie più verdi che esistono. Ha le labbra tinte di rosso, in questo momento contratte in un sorriso tirato. Ha la vita sottile e i fianchi larghi...
- I miei fianchi sono perfetti! - esclamò lei infervorandosi e prendendolo come un'insulto. Il tenore rise, cercando con le mani il braccio di Razael.
- Suvvia signorina, sapete che le donne italiane sono bellissime anche con qualche grammo in più. Dopotutto, non è la tipica bellezza mediterranea? - a quelle parole la donna si calmò, anche se non troppo convinta. Vladimir battè le mani ammirato.
- Phil, ma sei un poeta!
- Tranne che per i fianchi larghi - Mormorò Razael a denti stretti.
- Onorato, milord - disse con un piccolo inchino.
- Grazie per avermela descritta - disse il tenore alzandosi in piedi. - è anche più bella di quanto immaginassi. Beh signorina, è stato un piacere parlare con voi, purtroppo il lavoro mi chiama! Signor maggiordomo, sareste così gentile da accompagnarmi alla mia postazione?
- Nessun problema, prego permettetemi di guidarvi. - Il tenore si aggrappò al braccio di Phil, che lo portò accanto al pianoforte. Razael fece per andarsene, quando Vladimir con un colpo di tosse richiamò la sua attenzione.
- Signorina, non ti pare scortese andarsene così su due piedi?
- Chiedo venia, ma il mio padroncino sembra mi stia chiamando...
- Oh no, sono abbastanza sicuro che non ti stia chiamando - disse afferrandola per un braccio. Fosse stato per lei l'avrebbe preso a sberle, ma si trattava di un nobile; ne andava della reputazione del conte.
- C'è qualcosa in particolare che vorreste da me? - chiese sprezzante.
- Vorrei che abbassassi la cresta. Phil! - egli salutò il tenore, poi raggiunse Vladimir.
- Comandate.
- Perchè non mostriamo alla nostra amabile ospite il giardino? è così bello la sera.
- Come desiderate. Seguitemi, miss. - La donna lo guardava sospettosa, poi decise di seguirli. Quella sera non si era nemmeno portata dietro la sua spada a causa della gonna aderente; aveva però un paio di pugnali infilati negli stivali e degli aghi avvelenati nascosti nelle stecche del corpetto. Mai girare disarmata in una città come Londra, specie quando si ha a che fare con persone dai dubbi scopi. Attraversarono vari corridoi, e infine arrivarono al giardino. Era abbastanza semplice, ma abbellito da centinaia di vaschette poste lungo i vialetti, nelle quali galleggiavano a fior d'acqua petali di rosa e candele. Molto romantico. Molto pericoloso data la scarsa visibilità.
- Allora governante, che te ne pare?
- è molto bello.
- A differenza del caro zio credo che la bellezza sia nella semplicità. Lui ha gusti più barocchi.
- Ci credo.
- Come?
- No niente. - Disse lei senza guardare il maggiordomo che le stava alle spalle. Era all'erta, divaricò leggermente le gambe e si preparò a strappare il tessuto della gonna per combattere. Sperò seriamente di non doverlo fare. Sentì i passi felpati di Phil vicino a lei.
- è davvero un giardino ben curato.
- Non direi. Ci sono all'incirca 25.896 fili d'erba che sporgono troppo. - I tre si girarono. Dalla penombra uscì Sebastian, accompagnato niente di meno che da Agni. Quest'ultimo in particolare sembrava molto guardingo.
- Cosa ci fate qui? - sussurrò Razael sorpresa. Beh, forse si aspettava che Sebastian la seguisse, ma non che uscisse allo scoperto e - cosa più importante - che si portasse dietro Agni.
- Semplicemente i nostri rispettivi padroni ci hanno chiesto di riportarti in sala - spiegò Sebastian sorridendo. - e casualmente ci siamo incontrati nel corridoio. Sono Sebastian Michaelis, maggiordomo del casato Phantomhive, mi avete già incontrato prima, e lui - disse mostrando Agni - è il signor Agni, maggiordomo del principe Soma. Spero che la mia collega non vi stia infastidendo - disse rivolto a Vladimir.
- Affatto, anzi sono stato io ad insistere - disse sorridente.
- Permettetemi, ma non è un po' troppo vecchia per voi? - Razael lo fulminò con lo sguardo, ripetendo il labiale della parola "vecchia". Vladimir continuò a sorridere. - Santo cielo, non ditemi che siete nello stesso giro di vostro zio?
- Come collega, mister Michaelis, non posso fare a meno di farvi notare che state importunando il mio padrone. Vi consiglierei di smetterla - disse con una nota irata nella voce Phil.
- Perdere le staffe non è comunque professionale, messer Phil - s'intromise Agni stranamente freddo. - Vi chiediamo semplicemente, nobile Vladimir, di renderci la nostra governante. Dal momento che non è di vostra proprietà temo che il nobile Ciel potrebbe arrabbiarsi.
- Mh. E se mi opponessi?
- Non troverebbe solo due avversari, signor Druitt - disse Razael freddamente.
- Vorresti dire, cara la mia cameriera, che saresti pronta ad affrontare Phil in uno scontro mortale?
- Non sto dicendo questo. Sto dicendo che potrei ucciderlo se costretta, non che muoio dalla voglia di affrontarlo. - Phil serrò la mascella, gli occhi blu improvvisamente rossi.
- Un'altro fottuto dio della morte?? Quanti di voi mi volevano uccidere e non ce l'hanno fatta? Ma tu no, non sei uno shinigami... sei un disgustoso demone di infima classe, ecco cosa sei. Non ti conviene metterti contro di me...! - Sebastian riuscì finalmente a confermare la sua teoria circa la vera natura di Phil. Agiva in quella maniera perchè vedeva Razael come una minaccia per il suo contratto. Probabilmente aveva convinto il padrone a liberarsi di lei, e portarla in un giardino pieno di pietre e con uno stagno profondo era il modo più discreto per farlo. Sentì qualcuno sibilare. Phil sentì quel suono, e guardò dritto davanti a sè. Agni aveva una vena sulla tempia che cominciava a pulsare, e digrignava i denti.
- Cos'hai detto? - disse con voce roca Phil rendendo gli occhi una fessura.
- Lo ripeto ad alta voce volentieri. Non osate... non osate MAI più chiamare Razael in quel modo! Voi...!
- Agni! - s'intromise la diretta interessata. Tutti gli occhi furono puntati su di lei. Era severa, e guardava Phil come se fosse stato trasparente. - Non vale la pena di arrabbiarsi con questo qui. Lascialo perdere.
- Ma voi siete mia ospite, non dovreste trattarmi così. Perchè non rientriamo e ci rilassiamo con un bel bicchiere di champagne? - Disse Vladimir chiacchierando tranquillamente, come se non fosse successo niente. Forse non capiva che era un po' troppo tardi per riparare.
- meglio lo spumante - mormorò Razael incamminandosi verso la sala. In silenzio attraversarono i corridoi della villa. Era l'ultima del gruppo, davanti a lei c'era Agni. Lo tirò delicatamente per una manica, accellerando il passo e trovandosi al suo fianco.
- Comunque grazie prima per avermi difesa - disse sottovoce con profonda gratitudine. Agni sentì le orecchie avvampare.
- Ma scherzi? Sei un'amica, dovevi aspettartelo. - rispose sorridendo. Lei gli regalò un sorriso dolce prima di girarsi verso la porta che veniva aperta da Phil. Passarono tutti, e lei non potè fare a meno di avvertire l'odioso sguardo del maggiordomo pugnalarla alle spalle. Videro Vladimir dirigersi deciso verso l'orchestra, ed esclamare qualcosa ad alta voce. I presenti si girarono verso di lui.
- Cari miei ospiti, sono felice di farvi conoscere un grandissimo pianista che oggi, in via del tutto eccezionale, vi delizierà con la sua musica! - Gli ospiti applaudirono, cercando con lo sguardo il pianista. Phil si era messo in un'angolo della stanza, mentre Sebastian tornava accanto al suo padrone. I rimanenti due servi vennero raggiunti da Soma, .
- Ehi, quel viscido pervertito non ti avrà mica messo le mani addosso? - sussurrò il principe rivolto alla governante.
- Principe non preoccupatevi. Se l'avesse fatto non avrebbe le gambe abbastanza sane da poter sgambettare su e giù dall'orchestra - disse Agni con un tono talmentre freddo e sprezzante da sembrare un'altra persona. Continuò a guardareVladimir per evitare gli sguardi sbalorditi dei suoi due interlocutori.
- Invitiamo dunque il nostro musicista a raggiungerci al pianoforte! Prego, venite pure! - Silenzio di tomba. Perplesse, le persone si guardavano intorno, scambiando dei commenti. Razael si guardava attorno. Possibile che questo fatidico "pianista" non fosse presente?- Aaah, a quanto pare il nostro musicista è timido, suvvia fatevi avanti! Miei ospiti, vi presento... Razael Glasshiver! - urlò emozionato indicando la donna in mezzo alla folla. Immediatamente le persone attorno a Razael, tranne i due indiani, si scostarono, rivelando la donna immobile come uno stoccafisso. Aveva gli occhi dilatati, e le mani tremanti. Ciel guardava Vladimir scocciato.
- Non vuole umiliare me... Nessuno in sala sa che lei è la mia domestica... questa è pura cattiveria verso di lei; non sa suonare il piano... - Pensò Ciel.
- Avanti signora, fatevi avanti, non siate timida! Stupite tutti con la vostra bravura! - Lei aveva due opzioni. O dichiarare che non sapeva suonare il pianoforte, e fare la figura della stupida, o andare a battere sui tasti a caso, facendo la figura dell'incapace. Lei non era brava, anzi, era una delle peggiori pianiste mai esistite al mondo. Sapeva giusto fare Do-Re-Mi. Ma il problema vero era che quello strumento era legato a ricordi dolorosi. Razael guardò il pianoforte come se si trattasse di una bomba. I tasti bianchi e neri ingoiarono la sua visuale, vorticando. Deglutì, e con passi tremanti si avvicinò allo strumento. Vladimir, in piedi con un bicchiere di champagne in mano la guardava sorridendo. Avvolgendo un braccio intorno alle sue spalle, disse alla folla:
- Avanti, un'applauso d'incoraggiamento per la nostra pianista, come vedete non ama molto esibirsi in pubblico! - gli ospiti applaudirono felici, e con una leggera spinta Vladimir l'indirizzò verso il piano, altrimenti lei sarebbe rimasta imbambolata a guardare il pubblico come una lepre osserva il lupo. Il tenore, accanto al piano, le sussurrò delle parole d'incoraggiamento, e lei fu felice del fatto che non potesse vedere il suo viso. Sotto il pesante trucco sentiva la pelle sudata, e brividi le percorrevano la schiena. Si sedette sul sedile, ruotando lentamente fino a trovarsi di fronte alla tastiera. Con fatica alzò le mani fino a che le dita non sfiorarono i tasti. Ne premette un paio per sentire l'accordo, e soddisfatta dalla prova appoggiò le dita in posizione. Incerta, provò a suonare un paio di note, e dopo quello che sembrava un buon inizio sbagliò clamorosamente nota, stonando in maniera tremenda. Sobbalzò non appena premette il tasto sbagliato, e portò le mani al petto. Non poteva certo fare una simile figura davanti al suo padroncino... Lo guardò. La stava osservando stupito. Lesse il labiale. "Che diavolo sta combinando??!!". Prese un respiro profondo, e provò un'altra melodia, sbagliando di nuovo dopo poche battute. In sala molti mormoravano sorpresi. Si aspettavano una performance senza pari, mentre invece si erano ritrovati ad ascoltare una che non sapeva nemmeno quanti tasti c'erano sul pianoforte. La donna si massaggiò le tempie, poi si voltò verso la sala. Disse solo due parole.
- Sebastian, vieni. - Il maggiordomo si girò verso il padrone, ed entrambi si guardarono interrogativamente.
Sebbene abbastanza sorpreso, con un gesto della testa Ciel lo invitò ad eseguire la richiesta della donna. Una volta vicino a lei, l'uomo si chinò per ascoltare ciò che aveva da dire. Lei mosse appena le labbra. Sebastian si rizzò, decisamente confuso. Dopo un'attimo d'esitazione si tolse la cravatta, creando sorpresa nella sala. (Clicca qui per il brano!)  La porse a Razael che, dopo averla stretta fra le dita, fra lo stupore generale, la usò per bendarsi gli occhi.
- Agni! Ma che vuole fare? Non capisco... - esclamò Soma senza staccare gli occhi di dosso dalla donna. Nessuno gli rispose. Tutti si zittirono, non appena videro la donna allungare nuovamente le braccia verso i tasti. Per un attimo il tempo sembrò fermarsi. Non appena la prima nota venne suonata, sembrò impossibile che qualcuno sapesse suonare qualcosa di così divino. Le dita danzavano in un'apparentemente caotico vortice d'emozioni. Tristezza, felicità, rabbia, amore. Una leggera inquietudine permeava nella composizione, ma ciò che sembrava più inquieta di tutti era la sua esecutrice. Le spalle tremavano, e si mordeva un labbro, le sopracciglia aggrottate poco sopra la cravatta. Il direttore dell'orchestra e i musicisti avevano abbandonato la bacchetta e gli strumenti, sbalorditi da quella melodia. Tutti in sala non potevano fare a meno di rimanere immobili, completamente rapiti dalla melodia, ad ascoltare. La luce della luna accarezzava il pianoforte, creando dei chiaroscuri improvvisi quando incontrava le braccia della donna che si muovevano come se avessero avuto vita propria. I respiri affannati degli amanti erano stati racchiusi in uno spartito, donato direttamente da una musa ad un mortale. I cuori dei presenti in sala battevano al ritmo della canzone, posseduti come da una forza misteriosa, gli occhi s'inumidivano. E lei, su quel palco, stava dando prova di un'abilità strabiliante. Nemmeno i più esperti di musica in sala riuscivano a cogliere esattamente tutte le note; erano collegate fra loro come le onde del mare, in sequenza ordinata ma raffinatamente imprevedibili. Soma ascoltava rapito, finalmente in silenzio. Si chiedeva solo perchè non avesse suonato prima questa melodia che sembrava conoscere così bene, al punto da riuscire ad eseguirla con gli occhi bendati. Razael sospirò profondamente, sperando che quegli occhi umidi non fossero il preludio di un pianto. Un paio di mani fredde si posarono sulle sue tempie, sfilando delicatamente la cravatta. Voltandosi lei vide Sebastian, che le sorrise prima di tornare accanto al padrone, e l'orchestra che ascoltava ammirato il brano. Ma fu quando notò il pubblico che il suo cuore ebbe un balzo. Tutti erano attenti e rapiti dalla sua esecuzione. La melodia riprese il suo vorticoso corso, e sentì una fitta dolorosissima al petto. E allora fece qualcosa che si era ripromessa di non fare mai più. Le lacrime cominciarono a rotolare sul suo bel volto, la pelle diafana solcata dalle nere gocce salate che si portavano con sé il trucco. Le spalle sobbalzavano ai singhiozzi, ma le mani rimanevano ferme, destinate soltanto a portare a termine l' opera. Lasciò che il suono secco dei singhiozzi oltrepassasse le sue labbra serrate, troppo deboli per coprire il pianoforte ma abbastanza sonori da spingerla a piangere ancora più disperatamente. Sembrava l'eroina di un romanzo romantico, intenta ad affogare il suo dolore nella musica. Sembrava un angelo triste prossimo a sparire dalla terra. Tirò indietro la testa per evitare che il trucco colasse sull'abito, si mordeva le labbra rovinando il rossetto. Agni si accorse di quelle lacrime, come altre persone attorno a lui che commentavano sussurrando sgomente la strana reazione della musicista. Non sapeva cosa fare. Non poteva nemmeno credere a quello che stava vedendo.
Improvvisamente Razael interruppe l'esecuzione, alzandosi e scappando verso il balcone. Immediatamente nella sala, invece di uno scroscio di applausi, si sentì solo il vociare confuso delle persone. L'indiano decise di confondersi fra la folla e di avvicinarsi al balcone senza farsi notare dal padrone, pregando che non decidesse di seguirlo. Purtroppo il principe non aveva molto tatto. Dopo meno di un minuto era arrivato al balcone, e guardava immobile la donna girata di spalle che stava cercando. Lei non piangeva più sebbene scossa ancora dai singhiozzi, ma non si preoccupava di tamponare il trucco che ormai si era trasformato in una maschera cinerea sciolta sulle guance. Era inverno, eppure lei, nel suo smanicato, sembrava badare soltanto a quel dolore più pungente del freddo che la stava straziando. Non si accorse nemmeno dell'uomo che, dopo essersi tolto la pesante giacca broccata, gliela poggiò sulle spalle scosse dai singhiozzi. Si riscosse non appena sentì il tessuto solleticarle la pelle. Senza girarsi, riconobbe Agni dal suo caratteristico profumo speziato. Mormorò un grazie
- Di questo passo morirai congelata - Disse severo. Lei girò la testa da un'altra parte.
- Non importa.
- Fa davvero freddo stasera. Copriti.
- Ti macchio la giacca col trucco, riprenditela. - Fece per togliersela, ma Agni la bloccò appoggiandole le mani sulle spalle.
- Cosa ti è successo? Non ti avevo mai visto piangere...
- IO NON HO PIANTO! - Urlò lei girandosi. Aveva le guance arrossate dal vento gelido, le labbra martoriate dai morsi e gli occhi gonfi per le lacrime.- Ti ho detto che non ho pianto! Glie l'avevo promesso, maledizione! - sbatté il pugno sulla balaustra, furibonda, senza avvertire il dolore che rimbalzò nelle ossa. - Non ho pianto, non ho pianto, NON HO PIANTO!! - nascose il volto fra le mani, il respiro mozzato, raggomitolandosi pian piano su se stessa, singhiozzò ma si rifiutò categoricamente di versare altre lacrime. Agni l'afferrò per le braccia, costringendola a togliersi le mani dal viso e a rizzarsi.
- Non mi importa di quale stupido proposito ti fossi fatta! - esclamò ad alta voce, quasi iroso. Lei sgranò gli occhi, con il labbro tremante. Non l'aveva mai visto arrabbiato... - Non me ne può importare di meno! Ma non puoi arrivare a questo punto! Guardati! Ti sei spaccata una mano, hai morso le labbra quasi fino a farle sanguinare! Non importa per quale motivo lo stai facendo... Ma fatti aiutare. Non sei da sola. - Abbassò la voce nel pronunciare l'ultima frase, tornando l'uomo dolce e paziente che era. Avvicinò il volto a quello della donna, guardandola dritta negli occhi. Lei lo osservava quasi inebetita.
- Voglio aiutarti Razael, ti vedo. E stai male. Dimmi cosa posso fare per farti stare meglio. - Lei si riscosse, sbattendo le palpebre. Sorrise.
- Non preoccuparti per me, e io vivrò serena. Bada al tuo padrone, e fallo sempre sorridere. La tua felicità sarà la mia. Grazie di tutto.- Si tamponò il trucco, riuscendo a riportare il suo volto ad uno stato decente. Ridiede la giacca ad Agni, e rientrò, pronta a giustificare il tutto con un malore. Agni la bloccò, afferrandola per un braccio. Si guardarono per un attimo. Improvvisamente si ritrovò stretta al petto dell'uomo. Non era stata mai abbracciata da un uomo così grande, e mai con quell'intensità. Giurò di avvertire il cuore che cercava di bucarle il petto per scappare.
- Non voglio vederti piangere mai più. Per qualunque cosa, ci sono io. Io sono felice se tu sei felice. A quanto pare, l'unico modo è stare entrambi allegri, no? - lei rise, ricambiando l'abbraccio. Si staccarono, senza alcun imbarazzo.
- effettivamente fa freddino qua fuori. Rientriamo? - Ed era così bella lei, con le stelle a incorniciarle il volto, e così affascinante lui, con la luna ad accarezzargli i capelli. Entrambi persi nella notte, persi in loro stessi. Interruppero il contatto visivo, rientrando. Ciel era nervoso, Sebastian invece sembrava godere dell'agitazione del padrone.
- Che diavolo ti è saltato in mente? - sibilò Ciel rivolto alla donna. - C'è mezza sala che chiacchiera solo di te, e l'altra metà che chiacchiera di quel che hai fatto.
- Chiedo venia, milord. Ho avuto un malore.
- Beh, effettivamente sei pallida... ma questo non va bene lo stesso! Bastava che lo dicessi a Sebastian no? Che bisogno c'era di fare quella sceneggiata...? Bah, lasciamo perdere. Fra parentesi, questa festa mi annoia. Torniamo a casa prima che notino che sei rientrata e si appiccichino a noi.
- Ai suoi ordini. - Mentre sgaiattolavano via dalla sala, Agni era già tornato da Soma.
- Ehi, che aveva Razael?
- Si è sentita male, principe.
- Ed era grave? - chiese ansiosamente.
- No no, non era nulla. Un semplice capogiro... è corsa al balcone per respirare un po' d'aria fresca, e si è sentita subito meglio. - Soma sospirò.
- Meno male! - Poi attaccò bottone con alcuni uomini, ma Agni non lo ascoltava. Ripensando a quando l'aveva stretta a sè, avvertendo ogni singola, sinuosa curva del suo corpo, il cuore cominciava a battere come impazzito. Mentre l'avvolgeva fra le sue braccia aveva avvertito una forte emozione, e ora ripensandoci era amplificata di almeno cento volte. E così, in una notte primaverile, nel mezzo di una banalissima sala da ballo, maturò la consapevolezza di essere ormai innamorato di Razael.





Sigla! (Io personalmente la trovo molto adatta al testo che ho scritto, per questo motivo ho messo il link della canzone con sub in italiano, spero apprezziate)
Angolo autrice:
Bentornati! Vi siete ripresi dalle superfeste e dai cenoni? Io ancora no ò.ò
Chiedo venia per il terribile ritardo con cui pubblico, me dispiaciuta! *profondo inchino*
.Ringrazio i miei recensori
LadyStarKiller98
Lady Neko Kadar
_Vanilla
jaki star
AliceBaskerville
Zich
ShinigamiGirl
Domino_Tabby
Lady M5
BragoLove4Ever
DeathVoice
Crazy Sisters
NekoChan22
Akemi Matsumoto
 
E tutti questi bravi ragazzi che seguono la storia e l'hanno messa fra le preferite, alias
Aya-Sutcliff
Chibime88
jaki star
Kira_Devil
LadyStarKiller98
luna sutcliff
undylover
Yukiko_Kitamura
zeze3000
_Vanilla
Ale200
Chihiro
Lulla90
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AliceBaskerville
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Domino_Tabby
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Lady Neko Kadar
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ShinigamiGirl
Silent_Warrior
Silvery
violet in the sky
White Tiger
Xdrewfeelings
Zeressa
Ragazzi, davvero GRAZIE DI CUORE per avermi dato la soddisfazione di vedere che così tante persone amano la mia storia. Grazie ancora! :*
Il prossimo aggiornamento sarà in un lasso di tempo inferiore, parola di lupetto! :3
Hasta la vista!
Phoenny

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Capitolo 22
*** Capitolo 19 ***


capitolo 19

Capitolo 19

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- Cosa ci fai qui?
- Secondo te?
-... Vedo che hai portato delle rose rosse.
- Perchè lei è speciale. Tu invece...?
- Garofani. Garofani rossi. Erano questi i suoi fiori preferiti.
- Ah. - Grell rimase in silenzio, contemplando la tomba di Angelina Durless. Razael lo guardava diffidente. Era vero che Grell ormai era suo amico, ma era anche l'assassino della sua Madam. E poco le importava se l'aveva uccisa per salvarla da Sebastian. Si mise ginocchioni per terra e appoggiò i fiori sul freddo marmo, guardando la lapide. "Here lies Angelina Durless, my crimson angel, my red sky. Rest in peace." Era stata lei a chiedere ad Undertacker di scrivere quell'epitaffio, riuscendo a convincerlo a non rivelare mai chi era il committente. Grell s'inginocchiò vicino a lei, e rimasero in silenzio senza guardarsi.
- Tu l'amavi? - chiese Razael improvvisamente. Grell inizialmente non rispose.
- Forse è stata l'unica creatura a riuscire a smuovere qualcosa qui - disse appoggiandosi una mano sul cuore.
-...
- L'ho uccisa anche perchè mi son sentita tradita. Perchè lei doveva essere solamente mia, e invece ha preferito quel marmocchio. Ha preferito farsi ammazzare al posto suo. Ero furibondo con lei.
- Se dovessi uccidere tutti quelli che mi fanno arrabbiare a quest'ora sarei una serial killer. - rispose freddamente lei alzandosi. - Non farti rivedere qui Grell. Posso diventare furiosa, anche con gli amici. - Se ne andò senza voltarsi. Lui non aveva avuto la forza di tenerla vicino, lei quella di andare al suo funerale e darle un'ultimo saluto. Entrambi avevano commesso errori che non si sarebbero mai e poi mai perdonati.

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- Pluto!!! Torna immediatamente qui! - il nostro amato cane infernale aveva ben deciso di sradicare gli alberi del viale, e solamente la voce imperiosa di Razael riuscì a farlo calmare. Le si avvicinò lentamente, con le orecchie basse e la coda fra le zampe. La donna aveva le mani sui fianchi e batteva a terra col piede irritata.
- Insomma! Ti avevo detto o no che non dovevi toccare le aiuole e le piante in generale? Cane cattivo! - Pluto si sdraiò a terra guaendo e nascondendo il muso con le zampe. Sbuffando la donna trascinò la pesantissima catena che usavano per legarlo e l'assicurò al robusto collare. Quel cane in una sola settimana era stato capace di distruggere la stalla, massacrare l'80% delle aiuole fiorite che avevano richiesto tanto lavoro a Finny e buttare a terra tutti i servizi di piatti nella credenza. Molte volte Razael gli era corsa dietro con un bastone, urlando a squarciagola come una pazza mentre questo correva a  nascondersi dietro Sebastian, che un paio di volte aveva anche ricevuto qualche bastonata sul groppone altrimenti destinata al lupacchiotto - roba che una persona normale sarebbe finita sulla sedia a rotelle a vita. Era stressante. La rincuorava il fatto che avrebbe avuto la sera libera; mica male, poter passare una serata tranquilla ad un pub sorseggiando dell'ottima birra d'importazione, senza contare che prima sarebbe potuta passare a fare un po' di compere. Quando finalmente staccò dal lavoro si preparò con la stessa cura che avrebbe usato per una serata di gala. Acconciò i capelli raccogliendoli e fermandoli con un pettinino d'osso regalatole dalla suocera tempo fa, truccandosi nel solito modo eccentrico - labbra rosso fuoco e ciglia nere e folte - indossando un semplice abito nero, con un vistoso giubbotto rosso con dettagli neri, scarpe stile francesina e guanti neri con bottoni. Indossò infine il bellissimo collarino di perle nere che aveva indossato Madam Red al ballo del visconte - il suo ultimo ballo. Sembrava più matura con quello stile sobrio, le piaceva. Si sentiva bella e forte proprio come la marchesa Francis Midfort. Ammirava moltissimo quella donna, che nonostante il carattere duro e il portamento freddo era una donna di rara bellezza e intelligenza. Prese la sua borsetta di pizzo e uscì dalla villa; la diligenza che aveva chiamato era appena arrivata. Salì a bordo, e finalmente arrivò a Londra. La sera il centro della città era pieno di vita, i bar vivaci e le vetrine dei negozi rallegravano l'atmosfera solitamente pesante. Pensò di dirigersi verso un pub che aveva scoperto non appena arrivata in Inghilterra. Era pieno di persone vivaci, si beveva molto e si rideva altrettanto, ed era in particolare frequentato da italiani come lei. Molte volte avvertiva il bisogno di parlare nella sua lingua madre, senza contare che non aveva praticamente idea di cosa succedesse in Italia; quello era anche un buon modo di reperire notizie di prima mano. Entrò senza esitare un'attimo, e venne accolta da chiassosissimi italiani che bevevano e scherzavano come si addiceva a un italota doc. Presa sottobraccio da compatrioti decisamente brilli, venne trascinata al balcone. Appoggiò il giubbotto allo sgabello e si trovò un boccale pieno di chiara birra sotto al naso. Finalmente un luogo dove poteva strillare e far casino senza che nessuno la guardasse come pazza!
- Alla salute mia, della Bella Italia e de li mortacci vostri! - urlò un tizio visibilmente ubriaco. Felici come una Pasqua gli italiani presenti nel locale, uomini e donne, alzarono i boccali urlando e bevendo come spugne, scatenando l'orrore nei pochi inglesi che avevano avuto la pessima idea di bere lì. Razael stava ridendo con le lacrime agli occhi, la pettinatura delicata quasi sfatta e le guancie arrossate dal quinto boccale di bionda e dal caldo. Per caso gli occhi le caddero sulla porta del pub, e immediatamente tornò lucida. Vide un'uomo in completo nero sulla soglia che si guardava schifato attorno. Aveva i capelli perfettamente pettinati e uno sguardo severo attraverso degli occhiali molto eleganti. Lei rimase col boccale mezzo per aria, immobile. L'uomo la vide, e con passo deciso si avvicinò verso di lei. Un uomo grosso come un'armadio gli cascò addosso, addormentatosi per la sbornia, buttandolo per terra e schiacciandolo sotto il suo peso non indifferente. All'uomo ci volle qualche secondo per toglierselo di dosso, si alzò e tirò fuori un pettinino per sistemare i capelli arruffati. Dopo aver rifatto il nodo alla cravatta continuò il suo percorso, arrivando davanti a Razael.
- Glasshiver, devo parlarti. - Lei posò il boccale, guardandolo male. Immediatamente il barista (un vecchio conoscente della donna) chiese se qualcosa non andasse, ma venne rassicurato, e dopo un'interminabile sosta al bagno per tornare ad avere un aspetto dignitoso Razael uscì dal pub. Venne presa a braccetto dall'uomo, così che potessero parlare tranquillamente anche in mezzo alla strada.
- Spears. Che succede?
- Questo dovrei chiedertelo io. Ci sono delle anime che sono misteriosamente sparite dalla lista...
- Non è stato Michaelis. - disse sospirando irritata - Lo tengo sott'occhio, e poi ha il marchio. Per ora lo considero un alleato prezioso...
- Ma ti senti? - esclamò William stringendo i pugni. - Non dovresti parlare di lui come di un'amico.
- Se per questo tu non dovresti trattarmi come una tua collega, dal momento che non lavoro certo per voi.
- Beh, comunque sia non avrei mai incolpato Michaelis, dal momento che le anime sparivano sì, però poi ricomparivano sui quaderni della morte ed erano segnate come "raccolte". Solamente tu puoi fare una cosa simile.- Razael si fermò liberandosi dalla stretta dell'uomo.
- E allora? Qual'è il problema? Se poi riappaiono nella lista non c'è nulla di male, anzi vi agevolo pure il lavoro. Che hai da lamentarti?
- Ho da lamentarmi - disse senza alzare la voce e mantenendo un tono monocorde - del fatto che queste anime incrementano il tuo potere. è come se le mangiassi, nutrendoti della loro forza ma lasciandone abbastanza per non spegnerla.
-...
- Se ancora non capisci, te lo spiego chiaro e tondo. Sei un potenziale pericolo per tutti noi. Sei...
- WIIIIIIIIIIIIIIILLLL!!!!!!! <3 - Urlò Grell spuntando fuori da una traversa senza troppa logica e lanciandosi a velocità folle sul moro, che prontamente scansò la carica dello spasimante facendolo schiantare contro un muro. Le poche persone per strada guardavano sconcertate, ma si disinteressarono in fretta quando Razael cominciò ad urlare con un tono nemmeno troppo convincente "Ah ah ah ah! Ma come, già ubriaco? Aaaah, su che ti porto a casa..." Tappò la bocca all'amico prima che potesse replicare, e imboccò sicura un vicolo, seguita a ruota da William. Grell si divincolò.
- Uuuh, non è giusto, io volevo abbracciare il mio Will! Proprio oggi che avevo imbottito il corpetto...
- Aspetta, tu porti i corpetti?
- Bellissima, questo vitino da vespa non è solo frutto di una dieta rigorosa!
- AHEM! - con un colpo di tosse William mise fine al discorso insensato dei due.
- Sutcliff, nonostante solitamente detesti la tua presenza tanto quanto la tua inefficienza, stavolta capiti proprio a fagiolo.
- Ehi! Se volevi organizzare qualcosa a tre prima potevi avvertirmi! Non so se sono pronto con Razael...
- Grell, non pensare nemmeno a qualcosa di simile! - S'intromise la donna orripilata dalle immagini che, contro la sua volontà, scorrevano nella sua mente.
- Comunque no Sutcliff, non pensavo a nulla di questo. Mi servi per arrestarla.  - Grell spalancò gli occhi, guardando la sua amica. Lei non era sorpresa, ma anzi stava in guardia. Un lampo dorato brillò negli occhi di Razael, che strinse i pugni.
- Con quale accusa, Spears?
- Mi sembra semplice. Consumo d'anime, associazione con demone e soprattutto possesso e uso illegittimo di Death Shite non omologata o registrata. - Grell esclamò sorpreso. Razael aveva assunto un'espressione pericolosa. Portò lentamenta la mano destra verso la coscia sinistra, quando William sfoderò la sua Death Shite e la piantò a pochi centimetri dal piede della donna.
- Non fare mosse avventate, Glasshiver, o ti troverai a combattere anche con il mio collega.
- Cos... Chèrie! Che significa tutto questo? - urlò Grell confuso. Razael rimase in silenzio.
- In parole povere, Sutcliff - spiegò William - lei ha le caratteristiche di un demone, quali la forza spropositata e la sete di anime, ma allo stesso tempo possiede una Death Shite e la capacità di vedere i Cinematic Record e di conseguenza raccogliere anime. Ha l'incredibile resistenza fisica di un'angelo e la capacità di potenziarsi tramite le anime, senza tuttavia consumarle completamente, altra caratteristica degli angeli. Potremmo in sostanza definirla un demone buono armato di Death Shite, anche se non appartiene a nessuna di queste tre razze. - Grell non riusciva a credere alle sue orecchie. Si girò lentamente verso Razael.
- ...è vero? è vero quel che dice William?
-... Sì. Non pensavo che si sarebbe mai avvicinato così tanto alla mia vera natura. Complimenti Spears, non mi stupisco che tu sia a capo della sezione amministrativa.
- Peccato io mi stupisca del fatto che hai lasciato che Michaelis ti soffiasse via un'anima. Non si tratta certo di qualcosa di prima qualità, ma...
- Non parlare così del mio padrone. Ha un'anima impura, ma se scavi sotto lo strato sporco troverai un diamante, anche se grezzo. Ecco perchè è un'anima tanto voluta da Sebastian... ed ecco perchè ho lasciato che lui stipulasse quel contratto. Perchè il conte non avrebbe mai voluto stringere un patto con me, ha scelto lui. Anche volendo, non riuscirei a spezzare quel contratto senza uccidere il maggiordomo.
- Eh no, al momento Sebastian non si tocca! - urlò Grell riprendendosi dalla sorpresa.
- Comunque devo arrestarti, e interrogarti.
- Sai già tutto. Non vedo cos'altro dovresti sapere. - William rimase in silenzio.
- Sutcliff, stasera ci siamo scontrati con Razael Glasshiver ma è riuscita a tenerci testa, e non siamo riusciti ad accumulare abbastanza prove per procedere all'arresto. Sono stato chiaro? - Grell, stranamente serio, annuì. - Ora scusatemi ma ho una montagna di lavoro che mi aspetta. Sutcliff, raccogli tutte le anime del distretto e non fare errori.
- Certo Will! <3 - Spears guardò gelidamente Razael, poi con un'agile salto scomparì nella via buia. Grell si sistemò gli occhiali.
- Beh, immagino questo sia un'addio - disse Razael sorridendo tristemente. Lo shinigami rimase in silenzio. - Non possiamo continuare un rapporto dopo questo. Ho molto apprezzato la tua compagnia. Sei stata un'amica vera, di come non ne ho mai avute. Sono felice di poter vantare un'amicizia con te, ma è arrivato...
- Ooooohhhh! Al diavolo! Cos'è questa storia?? Tu SEI e RIMARRAI sempre mia amica! Che razza di film mentali ti fai? Solo perchè sei una specie di mischiaticcio fra un demone e uno shinigami non significa che tu non possa coltivare delle amicizie!- Urlò il rosso abbracciandola calorosamente. Lei rimase immobile, ricambiando altrettando intensamente l'abbraccio.
- Grazie mille Grell.
- Scherzi Razy? Sei l'unica donna che ho fra i miei amici, e sei l'unica che mi capisce davvero.
- Beh non ho molto apprezzato il fatto che mi hai definita "michiaticcio fra un demone e uno shinigami".
- Umh in effetti non è molto elegante come espressione ma rende l'idea.
- Se lo dici tu... 

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Agni si svegliò nel suo letto, ma a differenza degli altri giorni decise di rimanere sdraiato ancora un po'. Avvertiva le calde coperte accarezzargli l'imponente fisico, coperto solo da un paio di morbidi pantaloni, e il cuscino sostenere alla perfezione la testa. Solitamente non perdeva tempo, si alzava, si dava una sciacquata e, dopo essersi preparato, cominciava con i suoi doveri di maggiordomo. Guardando l'orologio notò che aveva ancora un po' di tempo. Si passò una mano sul volto. Da quando aveva realizzato di essere innamorato di Razael le cose si erano leggermente incasinate. Sapeva perfettamente che Soma era a sua volta invaghito della donna, perciò non poteva certo andargli a dire "ehi principe, indovinate un po', anche a me piace Razael!", tuttavia sapeva che lui era l'unica persona alla quale avrebbe potuto mai confessare una cosa simile. Ma come poteva..? Sarebbe stato come tradirlo! Decise perciò che si sarebbe tolto dalla testa quella donna, sì non era difficile, gli sarebbe bastato incontrare un'altra persona speciale e il gioco era fatto!... o no? Sbuffò scompigliandosi i capelli. Magari fosse stato così semplice. Proprio quella notte l'aveva sognata. Indossava un'abito blu cobalto, elegantissimo, ed era seduta sulla riva di un lago. Agni era alle sue spalle, e osservava silenzioso. Vicino a lei c'erano due calici pieni di spumante, ma lei non li toccò. Guardava nostalgica verso l'acqua. Era notte nel sogno, e la luna piena metteva in risalto la sua figura. All'improvviso si girò e lo vide. Sorrise.
- Cosa ci fai qui?
- Sono qui per te, no? - nella vita reale si sarebbe seppellito vivo piuttosto di rivolgerle parole così schiette.
- Mi dispiace, ma io non ci sono. - Agni capì di avere un'espressione di disappunto dipinta in volto.
- Come non ci sei?
- Io sono qui per lui - disse indicando la figura di un'uomo che stava camminando lungo la riva verso di lei. - Appartengo ad un'altro.
- Nel fisico forse, ma nel cuore a chi appartieni?! - domandò disperato lui (reazione che nella vita reale sarebbe stata semplicemente esagerata).
-... Aiutami Agni... - Mormorò iniziando a piangere. Quando si svegliò di soprassalto, Agni notò di star sudando freddo. Era così terribilmente reale! Dovette alzarsi e andare a ficcare la testa sotto un getto d'acqua fresca per riuscire a calmarsi. Era ormai ovvio che l'amava, l'amava con tutto se stesso! Certo che lì, mezzo contorto per mettere la testa sotto al rubinetto del lavandino, non era il posto migliore dove formulare pensieri tanto nobili. Sospirando tirò su il viso, guardando il suo riflesso nello specchio. I capelli bianchi erano appiccicati al volto, bagnati dall'acqua gelida. Gli occhi color ghiaccio, estremamente inusuali per la sua etnia, erano ridotti a due fessure, leggermente arrossati a causa delle poche ore di sonno. La pelle scura rabbrividiva quando alcune goccie fredde cadevano sopra con un cristallino plic!, tracciando un percorso sinuoso lungo i muscoli. Si guardò le mani. Quelle mani grandi e potenti, capaci di sferrare colpi letali... sarebbero state in grado, finalmente, di regalare carezze ad un corpo tanto delicato come quello di una donna? Avrebbero potuto godere del corpo di Razael senza nuocergli? Improvvisamente s'immobilizzò. Ricordava perfettamente delle ultime donne che aveva avuto. Ricordava le urla di dolore, le unghie che graffiavano, gli schiaffi inflitti e le lacrime che scorrevano sulle guancie, il sangue che seguiva al piacere... Scosse la testa, disgustato da quei ricordi. Anche se quelli erano i ricordi di Ashrad, il corpo che aveva commesso tali crimini era sempre lo stesso. Forse più forte e maturo, ma sempre lo stesso. La stessa pelle, la stessa bocca, le stesse mani... Sbattè irritato il pugno sul lavandino. Tirò indietro i capelli con l'altra mano, e guardò intensamente il suo riflesso negli occhi.
- Devi dimenticarla. Escluderla dai tuoi pensieri, dalla tua vita. Avanti, non è difficile...! - Cercò di svuotare la mente, eliminare ogni pensiero improprio.
- ... merda, pensavo fosse più facile.- Irritato tornò a dormire, ma fu un sonno leggero e travagliato. Ed eccolo infine qui, mollemente abbandonato sul letto, dopo aver passato una delle notti peggiori della sua vita. Non sapeva cosa fare. Come gestire la situazione, come riuscire a togliersi dalla testa quella donna. Respirò a fondo, coprendosi gli occhi con l'avambraccio. Dopo essere rimasto fermo qualche attimo in quella posizione si alzò, si vestì con una tunica blu scuro e dei pantaloni bianchi, s'infilò quasi rabbiosamente gli stivali e uscì come una furia dalla casa, con il mantello sottobraccio. L'infilò avvertendo l'aria fredda della prima mattina, e si accorse di essersi dimenticato il turbante. Scrollò le spalle, fregandosene. Dopotutto non indossava nemmeno l'uniforme, e non c'era il principe con lui. Camminò fino a raggiungere la riva del Tamigi. Osservò l'acqua sporca scorrere nel canale, così simile al Gange. Si sedette su di una panchina, vicino a un cumulo di vecchi giornali. Sospirò, passandosi stancamente una mano dietro il collo. Improvvisamente il mucchio di giornali vicino a lui si mosse, e ne spuntò fuori una testa. Rimase immobile, troppo sorpreso per reagire. Era la testa di un vecchio, ricoperta da una barba e dei capelli  incolti, grigi quanto il cielo annuvolato. Si stiracchiò e si tolse di dosso i giornali, mettendosi a sedere. Tirò fuori dal giubbotto lercio una bottiglia di vodka, e cominciò a bere. Agni lo guardava ancora allibito, era la prima volta che vedeva una cosa simile.
-... Cos'hai? Che brutta cera figliolo - disse tappando la bottiglia.
- Nulla, nulla. - disse scuotendo la testa e tornando a guardare il fiume, le gambe divaricate su una panchina un po' piccola per un'uomo della sua eccezionale statura e i gomiti appoggiati sulle ginocchia, con la schiena curva e la testa stretta fra le spalle.
- Bah, a me sa che hai uno qualche problema - disse in uno sgrammaticatissimo inglese, che a stento Agni capì.
- Davvero, è una sciocchezza - cominciò leggermente irritato dalla curiosità del vecchio. - Nulla degno di attenzione.
- è una donna eh? La riconosco, quella faccia da pesce lesso. Ma com'è che non sei felice? Ci hai litigato?
- è già sposata.  -disse stringendo i pugni. L'uomo annuì, e stappò nuovamente la bottiglia.
- Vuoi un sorso?
- No grazie, molto gentile ma...
- Oh andiamo, e prendi un sorso! Tanto ho gli agganci per rimediare una bottiglia nuova. Su, sorso d'alcol è la meglio cosa in giornata pessima come questa! - Agni rimase fermo per qualche attimo, poi scosse la testa.
- Grazie mille per la vostra gentilezza, ma non amo gli alcolici.
- Fa niente tizio. Beh, se lei ti sta così a cuore diglielo no? Magari lasciare quello lì per te.
- Bah, ne dubito. Grazie ancora per il vostro tempo. - Si alzò camminando, senza rivolgergli più la parola. Aspettava che il sole sorgesse dalla coltre di nuvole che copriva il cielo; sapeva che non c'era niente di meglio che una bella giornata di sole per tirarsi su di morale. A quanto pare il tempo parve leggergli nel pensiero, dal momento che cominciò un vero e proprio nubifragio.


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- Per la Santa Vergine, qui sta venendo giù tutto il cielo! - Disse Razael mentre correva in cortile per ritirare i panni stesi. Inzuppata d'acqua gelida e abbastanza alterata, rientrò nella villa lasciando impronte d'acqua ovunque. Sebastian doveva solo provare a lamentarsi, dopo che non aveva ritirato i panni come lei aveva chiesto!! Quando finalmente arrivò alla lavanderia dovette appendere i panni nella stanza mettendo  delle scodelle a terra per evitare di allagare ulteriormente la villa. Poi se ne andò in camera (infangando ancora) e si levò gli abiti fradici. Prendendo un bel respiro cominciò a slacciare lo stupido corpetto che assorbiva acqua come una spugna. Nuda come mamma l'aveva fatta, si avvolse in un morbido asciugamano che poteva tranquillamente contenere lei e un'altro paio di persone. Era enorme. Strofinandosi le braccia fece riemergere la testa dal caloroso abbraccio dell'asciugamano per elefanti, guardando sconsolata la scia di fango che aveva creato. Sospirò immaginando la mole di lavoro che quel maledetto di Sebastian le aveva causato per non esser voluto andare a prendere i panni. Si sdraiò sgraziatamente sul letto, assaporando la bella sensazione che le regalava il morbido tessuto sulla pelle. Si girò su di un fianco, guardando il suo letto. Ci sarebbe stato posto anche per un'altra persona, d'altronde era così grande... Spalancò gli occhi a quei pensieri.
- Ahahahaha, ma cosa vo pensando? Forse ho la febbre! - esclamò ad alta voce come per convincersi meglio di quella supposizione. Si sistemò meglio sul materasso, ma constatò che, sebbene fosse molto comodo, avrebbe di gran lunga preferito avere qualcuno con cui condividerlo... una persona che potesse abbracciarla e trattarla con dolcezza, come ad esempio Agni. Rimase immobile.
- Uwaaaaaaaaaaa!!! - Urlò scattando a sedere e prendendosi la testa fra le mani. - Sono solo idiozie sono solo idiozie sono solo idiozie sono solo idiozie! Ahahaha, ma sì certo, siccome mi ha abbracciata  al ballo di quel piccolo pervertito mi ha ricordato Michele.... Sì sì, senz'altro! Ed è senza dubbio questo il motivo per cui non vorrei dormire da sola, eh già! - si ributtò sul letto, felice di quel ragionamento. Abbastanza assurdo. "però" pensò strofinando il viso sul cuscino " è anche vero che Michele non era così grosso... Era quasi più basso di me e magrolino. Nè era altrettanto bello di viso. Forse..." trattenne il respiro, non voleva formulare quel pensiero...! "... Forse dovrei considerare la possibilità di trovare un'altra persona?" Si alzò sconsolata e abbandonò la testa contro il muro. Con violenza.
- Nonpensarcinonpensarcinonpensarcinonpensarci - mormorava mentre si rivestiva. Come avrebbe mai potuto trovare un'altra persona se in testa non faceva che avere Michele?



Angolo autrice:
19° capitolo! Yuppieeeeee!
Dunque!
Dal prossimo capitolo partirà un nuovo filone narrativo!
Immagino ricorderete il capitolo 14, che vi ho chiesto di considerare come un filone a se stante...
Lasciate che vi spieghi il mio intento.
Avete presenti i puzzle? Sì, quei rompicoglionicapi che ci vogliono in media dai 18 ai 24 secoli per finirli e più di sedici chili di droga giornaliera per trovare la forza necessaria? Ecco, ora togliete la droga e continuate a seguire il discorso. Il Puzzle è formato da delle tessere, che prese da sole non valgono un fico secco, ma pian piano accostate ad altre aiutano a completare il puzzle.
Associate i filoni narrativi a delle tessere, e la storia è il puzzle da completare.
Chiaro ora? Tramite i filoni narrativi (ovvero una determinata avventura mi richiederà vari capitoli) completerò la storia che, vi prometto, cercherò di rendere sempre più avvincente!
Ebbene!
Razael sta lentamente uscendo dalla sua passione per la vedovanza, mentre viene coinvolta in scandali giudiziari dagli shinigami, e la faccenda comincia ad assumere sfumature noir.
Continuate a seguire la storia!
Un grazie infinito a tutti coloro che seguono la storia e ai miei recensori!
Grazie mille, senza di voi non so se avrei mai trovato il coraggio di andare fino in fondo con questa fiction, spero di non deludere le vostre aspettative!
Alla prossima!
Phoenny

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Capitolo 23
*** Capitolo 20 ***


20

Capitolo 19


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Era notte. Odiava la notte londinese; era maledettamente fredda e umida, nebbiosa e puzzolente. Beh, forse puzzolente perchè era nei sobborghi. Non aveva ben capito il piano del suo padroncino. Dovevano scoprire delle cose su una certa famiglia aristocratica immischiata in affari con la mala. La solita solfa insomma. Ciò che non capiva era perchè doveva fingersi una prostituta!
Esattamente. P-R-O-S-T-I-T-U-T-A.
Era cominciato tutto un paio di giorni prima. Ciel l'aveva chiamata, si era fatto servire il tè e freddamente aveva buttato lì la frase:
-Domani sera dovrai andare nei sobborghi, dirigerti a questo indirizzo e farti arruolare come prostituta. - dopo un'iniziale sgomento, Razael era scoppiata a ridere, convinta si trattasse di uno scherzo. Ma la faccia seria del padroncino, e lo sguardo soddisfatto del maggiordomo l'avevano ben presto convinta che ahimè, di scherzo non si trattava. E con le lacrime agli occhi e un sorriso tiratissimo aveva obbedito. Si era fatta arruolare da una certa Madam Butterfly (un vero e proprio insulto al suo amatissimo Puccini), che era in cerca di ragazze giovani e belle. Gestiva una casa di piacere, ed era rinomata per le belle ragazze che lavoravano per lei. Parlando con altre fanciulle dell'ambiente, era venuta a conoscenza di cose sconcertanti riguardo questa famiglia.
La sua prima sera come infiltrata fu un'inferno. Era ora di cena, e le prostitute stavano consumando il pasto in una sala adibita a mensa comune. La donna si guardò attorno. Non era una sprovveduta, sapeva esattamente cosa fare. Doveva ingraziarsi qualcuna che aveva senza dubbio una certa carriera alle spalle, altrimenti sarebbe stato inutile fare amicizia con una novellina come lei. Alla fine si buttò su un tavolo lì vicino.

- Ciao. Mi chiamo Sarah, e sono nuova - disse Razael attaccando bottone con una donna che sembrava essere un po' più vecchia di lei.
- Sono Giselle. E si vede che sei nuova. Dove vai vestita così? - disse alludendo al vestito semplice di Razael, lungo e pesante visto la temperatura polare di quella serata.
- Non capisco...
- Ti faccio capire io - disse prendendo un coltello dal tavolo dove stavano mangiando. Immediatamente Razael s'irrigidì, contraendo i muscoli e preparandosi ad un combattimento. Giselle sollevò un poco la gonna della governante, e con un colpo secco tagliò la stoffa fino all'altezza del fianco, mettendo in mostra perfino il reggicalze. Razael spalancò la bocca in un'urlo muto, guardando la stoffa irrimediabilmente squarciata.
- Chi non mostra non vende! - disse allegramente la donna tornando a mangiare. Razael vide come anche lei aveva la gonna aperta sulle gambe, mostrando la carne bianca e liscia. Anche la scollatura del vestito era qualcosa di volgarissimo. "Immedesimati nel personaggio" pensò concentrandosi "il personaggio...!".
- Scusami, ma non sono nell'ambiente.
- Siediti a mangiare pure tu, la notte è lunga e non sono ammessi spuntini. - disse Giselle indicando una donna di servizio che passava con dei piatti contenenti una zuppa di un poco appetitoso colore giallo paglia. La prostituta le allungò un pezzo di pane nero, e tornò a mangiare. Razael intinse un cucchiaio non proprio lucidissimo nella minestra (beh, anche lei aveva patito la fame in passato, non le faceva poi tanto ribrezzo) e l'assaggiò. Non sapeva quale animale potesse dare un sapore talmente schifoso ad un brodo, ed era abbastanza sicura di non volerlo sapere. Fece finta di niente e trangugiò il più velocemente possibile per non sentire il saporaccio, poi masticò lentamente il pane nero che era gommoso come uno stivale. Giselle, finito il pasto, la prese sottobraccio e la portò alla hall della casa. Madam Butterfly era una cosa mostruosa. Era enorme, un donnone di duecento chili, trucco sulla faccia compreso. Aveva dei tratti mascolini, la pelle chiara afflosciata sulle guancie.
- Madam, stasera carne fresca! - esclamò Giselle avvolgendo un braccio attorno alle spalle della donna. Madam Butterfly guardò Razael, le si avvicinò, le alzò il viso con una mano ed esclamò:
- Oh tesoro, ma sei sempre più bella! Mi farai guadagnare milioni! - esclamò felice battendo le mani. La prima volta che la governante aveva visto Madam Butterfly, dovette trattenersi dal correre ad infilare la testa nel sacchetto dei rifiuti e scoppiare a ridere. Era un'uomo travestito, questa non se l'aspettava! Ma ora, essendo la seconda volta che lo vedeva, la cosa non le sembrava più tanto divertente.
- Tette grosse, belle gambe, viso piacente... Sarai la più richiesta! Non sei più vergine vero?  -disse senza preoccuparsi troppo di essere invadente. Domandina che al colloquio di lavoro si era scordato di porle. Razael arrossì.
- No, Madam.
- Perfect! - esclamò sbattendo le ciglia evidetemente finte. - Allora Giselle, ci pensi tu ad istruirla?
- Certo, dopotutto potrei prendere qualcosa dai suoi guadagni se sarò la sua istruttrice... - disse pensierosa. Razael non voleva immaginare in cosa avrebbe potuto essere "istruita".
- Bene Sarah, vedo che sei pronta. Spero che tu sopporti il freddo! Au revoir! - cinguettò salutando le due e dirigendosi in una stanza vicino alla mensa.


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- Il freddo proprio non lo sopporto - disse battendo i denti Razael. Le prostitute avevano acceso un fuoco in un bidone per tenersi al caldo ed evitare di morire congelate. Ma la nostra governante detestava il freddo, e con l'abito stracciato in quella maniera le sembrava di essere scesa al Cocito. Ci aveva messo tanto per foderarlo con una caldissima stoffa di lana...!
- Allora novellina - esordì Giselle sistemandosi un vecchio scialle sulle spalle. - Sai a cosa vai incontro?
- ...In che senso? - chiese lei temendo di sapere già la risposta. Giselle rise.
- Di senso ce n'è uno solo cara! Allora, quanti uomini hai avuto?
- Umh.. Solo uno... - Giselle fece una faccia scocciata.
- Ma come, uno solo? Allora devi imparare moltissimo, uff! E pensare che potresti avere tutti gli uomini del mondo... Comunque... - Giselle partì con una dettagliatissima spiegazione di ciò che i clienti in media desideravano, dall'atteggiamento fino ai vari e fantasiosi usi della lingua, lezione che Razael ascoltò con le guancie in fiamme. "Se Grell venisse a conoscenza di tali porcherie... Povero William!" pensò seriamente preoccupata per lo shinigami. Dopo pochi minuti alcuni uomini cominciarono a passare per quella strada secondaria. Giselle diede una gomitata a Razael, e immadiatamente si mise di schiena al fuoco, mostrando le belle gambe dallo spacco del vestito e sorridendo sorniona agli uomini. Razael provò immediatamente ad imitarla. Si appoggiò al muro mentre si sistemava i capelli, mettendo in mostra il corpo fin troppo scoperto per i suoi gusti. Sorrideva in modo seducente, apparentemente presa dal sistemarsi i capelli.
- Bravissima! - sussurrò Giselle - Fatti desiderare!- Razael non  lo prese come un complimento, ma fece finta di apprezzare. Doveva riuscire ad abbordare clienti specifici.
"Non è difficile riconoscerli. Hanno tatuaggi orientali ovunque, ma sono europei. è il loro tratto peculiare. In quanto agli abiti hanno dei giubbotti neri, e girano sempre in gruppo. Sebastian dice che frequentano le ragazze della casa di piacere di Madam Butterfly; un modo sicuro per infiltrarsi è quello di fingersi una prostituta, ma questo Sebastian non può certo farlo. Riprendendo il discorso, le prostitute che lavorano per loro vengono trattenute per una settimana circa. Quelle che lavorano per Butterfly tornano piene di gioielli e soldi, le altre vengono vendute squartate al mercato nero degli organi." Razael si ricordava perfettamente le parole del padroncino. Se da una parte aveva la certezza che non sarebbe stata sventrata come un vitello, dall'altra avrebbe avuto a che fare con dei pezzi grossi della mala. Come tutti i giorni d'altronde.
- Guarda, lì ci sono dei clienti. Ora ti faccio vedere - disse Giselle indicando con un cenno del capo alcuni uomini che passavano per la via. Si allontanò appena dal gruppetto, sorridendo ai clienti.
- Cosa ci fanno questi begli omaccioni per strada senza compagnia? - disse strizzandogli l'occhio. Gli uomini si avvicinarono trascinandone un terzo. Ubriaco come una cozza.
- Ehilà signore! Il nostro amico qua - dissero mettendo in mostra il poveraccio che a malapena si teneva dritto - non è mai stato con una donna, e a breve si deve sposare con una tizia brutta come la fame!
- Oh, povero povero caro - disse apprensiva Giselle annuendo con il capo.
- Eh già... allora noi pensavamo di fargli passare una bella nottata con una bella donna! Vero Frank?
- Verisshimo combagno - disse l'uomo rizzandosi a fatica. Si guardò inebetito intorno, prima di lanciarsi su Razael. Lei rimase immobile, e fece per scansarsi, quando lui inciampò in una pietra e cadde rovinosamente a terra. I suoi compari immediatamente lo ritirarono su di peso, ridendo come matti.
- Ma sono questi i clienti tipo? - sussurrò leggermente disgustata Razael a Giselle. Questa le diede un'amichevole spintone.
- Facci l'abitudine tesoro. Solitamente stanno un po' più dritti. Ma non preoccuparti, sono sempre impinguati di soldi! Ragazzi, seguiteci suvvia! - il gruppetto si diresse verso la casa di piaceri, dove vennero accolti da Madam Butterfly.
- Buonasera cari  -disse con voce mielosa uscendo dal suo bancone - permettetemi di darvi il benvenuto nella mia umile casa. Spero che le mie ragazze vi siano di compagnia! Vi guideranno alle stanze, prego! - disse gentilmente scostando una cortina che rivelava un corridoio inondato da una luce soffusa. Giselle si fermò di fronte alla sua stanza.
- Allora tesorucci - disse con fare civettuolo - chi vuole venire a farmi compagnia? - i due uomini abbandonarono l'ubriaco per terra, e cominciarono a litigare su chi dovesse andare con Giselle. Si placarono solo quando una prostituta comparve placando i loro animi e facendoli tornare tranquilli. Uno di loro seguì la nuova ragazza, mentre l'altro entrò nella stanza di Giselle seguito dalla suddetta. Nel corridoio improvvisamente calò il silenzio. Razael sarebbe voluta scoppiare a piangere.
- E ora cosa facciooo? - disse fra se e se trattenendo un singhiozzo e mettendosi le mani fra i capelli. Non aveva la minima idea di dove andare, non ricordava quale fosse la sua stanza e l'ubriaco da terra guardava felice sotto la sua gonna. Razael fece un respiro profondo.
- Calma, calma. Tutto ciò che devo fare è girare trascinandomi dietro questo imbecille fino a quando non mi sembra di riconoscere la mia porta. Massì, sembra semplice!- battè la mano destra, chiusa a pugno, sul palmo sinistro, convinta di ciò che diceva. Si riscosse quando sentì una manina sudata e lercia percorrerle la gamba candida. - giù le mani tu! - sbraitò tirando un calcio alla mano dell'ubriaco.  Quello mugolò contrariato, ma non riuscì a disobbedire al tono imperioso della donna. Razael sbuffò, e decise di trascinarlo in qualche stanza. Sperando di entrare in quella giusta e non sorprendere persone in atteggiamenti ambigui. Ma nemmeno tanto ambigui alla fine. Prese l'ubriaco per una caviglia e, curandosi di usare meno delicatezza possibile cominciò a portare l'uomo in giro per il palazzo, soffermandosi vicino a ogni porta che riteneva simile alla sua. Se, accostandovi l'orecchio, vi sentiva dei rumori poco ambigui continuava a cercare una stanza silenziosa. Infine, forse aiutata da qualche forza interceleste, aveva raggiunto una stanza silenziosa, con una scalcinata porta rossa arrugginita. L'aprì e trascinò dentro l'uomo, poi chiuse distrattamente la porta. Scordandosi la testa del cliente in mezzo. Vide la porta rimbalzare e qualcosa mugolare di dolore. Si portò le mani alla bocca, osservando la testa dell'uomo incastrata fra la porta e lo stipite. L'afferrò per le spalle e lo trascinò a fatica dentro, mentre questo, già rimbambito per la sbornia, si guardava attorno intontito.
- Mi dispiace - mormorò lasciando cadere l'uomo a terra, che sbattè nuovamente la testa. Chiuse la porta, poi si girò verso l'uomo.
- Cosa sai? - disse schiarendosi la voce e assumendo un'atteggiamento ostico.
- Che giorno è? - mugolò l'uomo muovendosi appena sul pavimento. Razael si avvicinò, posando un piede sul petto dell'uomo e pressandolo affinchè non si muovesse.
- Ho detto: cosa sai? Chi sono i tuoi superiori? - l'ubriaco non rispose, allungando in compenso le mani verso le belle gambe della donna. Razael era enormemente infastidita da tutta quella manfrina. C'era una sola cosa da fare. Uscì dalla stanza, dirigendosi al piano inferiore. Arrivò al bancone di Madam Butterfly, che la guardò sorpreso.
- Ci sono problemi tesoro? - chiese guardandola comprensivo.
- Il mio cliente si è addormentato... meno male che non ha vomitato! - disse esternando tutta l'irritazione che quel porco le aveva causato. - Non posso lavorare così!
- Oh tesoro capisco... guarda, abbiamo un cliente abituale che sta aspettando. Gli piacciono le donne giovani, che ne dici di andare tu?
- é un cliente abituale dite? - disse lei con un campanello d'allarme nella testa. Se era abituale, c'erano buone possibilità che fosse uno dei componenti della famiglia.
- Tesoro non preoccuparti, sarai sicuramente all'altezza - disse lui interpretando lo sguardo serio della ragazza.
- Eh...? No cioè, io.... uh... si, ce la farò sicuramente! - disse lei dispiacendosi per la sua dignità ormai in frantumi, cercando di mostrarsi estremamente carica.
- Ottimo! Questo è lo spirito giusto! Ecco, queste sono le chiavi. Prende sempre la nostra stanza speciale - disse lui/lei facendole l'occhiolino e schiaffandole in mano un paio di chiavi dorate con un portachiavi di legno con su inciso il numero della stanza. - ultimo piano, stanza 56. Avanti fiorellino, non essere timida! - la sospinse delicatamente verso il corridoio, incitandola a muoversi. Razael sorrise fino a quando fu nel raggio visivo di Madam Butterfly. Non appena la donna si trovò nel corridoio, la sua espressione determinata cambiò in un'espressione molto seria. S'incamminò senza esitazione verso la sua destinazione, le chiavi in mano che tintinnavano cristalline. Arrivata infine alla fatidica stanza 56, si fermò davanti alla porta. Si guardò attorno, poi infilò una mano nel vestito, cercando il pugnale che aveva nascosto nel solco fra i seni. Trovò l'arma, tiepida per il lungo contatto con la pelle, e l'estrasse dalla guaina. Portò la mano armata dietro la schiena, poi infilò una chiave nella porta, e l'aprì. Entrò, notando immediatamente l'atmosfera lugubre. Una figura le dava le spalle, ancora avvolta nel giubbotto nero, visibile grazie a un paio di candele appoggiate su un tavolo lì vicino. Si diresse verso l'uomo, i tacchi che scandivano il passo. L'uomo si girò appena per guardarla, e lì lei decise di passare all'attacco. Scartò in avanti arrivandogli addosso, mostrando il pugnale e puntandolo ala gola. Caddero a terra per lo slancio del balzo della donna.
- Non muoverti o sei morto! - esclamò Razael pungolando il collo dell'uomo con la punta del coltello. Questo, che ancora era di spalle alla donna, con un colpo di reni riuscì a liberarsi, e fu lui a balzare sopra alla donna. Estrasse dal giubbotto dei coltelli, quando si fermò. Ormai i due erano faccia a faccia. La bocca di Razael formò una "o", seguita immediatamente da quella dell'uomo.
- Razael...?
- Sebastian???



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- Cosa ci fai qui?
- Questo dovrei essere io a chiedertelo! - sbraitò Razael incrociando le braccia. Si erano rialzati, e ora si fronteggiavano uno con espressione divertita, l'altra estremamente disgustata.
- Sono qui per ricercare informazioni come te...
- Ah si? E lo fai abitualmente? - disse Razael senza riuscire ad evitare di guardare le numerose corde e oggetti dei quali non voleva conoscere gli impieghi tranquillamente appoggiati a un tavolino. Sebastian sospirò.
- Mi hai beccato. Sono maschio io. Ho i miei bisogni.
- E sfoghi i tuoi bisogni con le corde?
- Non solo quelle.
- Zittozittozittozittozitto! - sbraitò lei infiammandosi. - non voglio sapere le tue porcate! Insomma, siamo entrambi qui. Ma così non possiamo raccogliere informazioni!
- L'hai notato quindi. Sei proprio un'aquila.
- Cosa sai? - Sebastian sistemò la giacca, e si sedette con fare elegante sul letto.
- Io non mi faccio abbordare per strada come molti dei clienti. Mi dirigo immediatamente qui. Ho parlato con diverse tue colleghe - disse ghignando e godendosi la vena pulsante sulla tempia di Razael - ma nessuna di loro ha saputo dirmi molto. So per certo però che mai questi criminali entrano qui. Non so gli intrighi che Madam nasconde, ma sto provando a capire di più.
- Insomma siamo da capo a dodici - disse la donna massaggiandosi le tempie. Sebastian non sapeva nulla che lei già sapesse. - Come fanno dei semplici mafiosi a passare inosservati a un cane come te?
- Potrei porti la stessa domanda - disse Sebastian aggrottando leggermente le sopracciglia. Rimasero in silenzio, senza guardarsi.
- Dobbiamo muoverci in fretta. - disse a voce bassa Razael.
- Non abbiamo altra scelta.



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Razael aspettò che Sebastian se ne andasse, per poi scendere a sua volta da Madam. Erano ormai le quattro di mattina, e i clienti cominciavano ad andarsene. Si ritrovò nella mensa, e osservò le ragazze stanche appoggiate ai tavoli, mentre mettevano qualcosa sotto i denti o fumavano. Vide Giselle ad un tavolo, intenta a chiacchierare con alcune ragazze. Quando la prostituta si girò e vide Razael, le fischiò ammirata.
- Perbacco Razy! Un cliente come quello di stanotte, ed è il tuo primo giorno! Complimenti eh! I miei insegnamenti ti sono stati utili?
- Oh certo! Non so come avrei fatto senza di te! - disse inchinando appena il capo per mostrare gratitudine. In realtà Razael e Sebastian si erano messi a giocare a carte, perchè se il maggiordomo se ne fosse andato via subito qualcuno si sarebbe potuto insospettire. Aveva deciso infine di atteggiarsi come se la cosa cominciasse a piacerle, dal momento che se avesse insistito a comportarsi come se la cosa la mettesse in imbarazzo alla lunga la sua copertura sarebbe saltata.
- Ecco vedi! Avevi bisogno solo di riabituarti al sesso - disse la donna accendendosi una sigaretta. - Vuoi fumare?
- No grazie, non ci sono abituata. - disse respongendo gentilmente l'offerta con un gesto delle mani.
La giornata passò tranquilla, dormirono fino al primo pomeriggio e passarono il pomeriggio a dedicarsi alla cura del corpo. Non erano sporche e volgari prostitute qualunque, erano squillo di classe. Razael vide come, una volta smessi i panni della donna di strada, quelle ragazze fossero in fondo uguali a lei. Ridevano, scherzavano, si scambiavano consigli sul trucco e i vestiti, negozi dove avevano acquistato una magnifica lingerie. Madam Butterfly per il giorno evitava il trucco, e organizzava la vita all'interno della casa. Mandava le serve a pulire le stanze, a fare la spesa e occuparsi delle prostitute se queste lo chiedevano. Anche le ragazze non stavano con le mani in mano. Si cucivano i vestiti eventualmente strappati da un chiodo che sporgeva o un cliente troppo irruento, aiutavano a mantenere pulita e ordinata la casa. Tiravano giù le tende impolverate, ritiravano i piatti dai tavoli, alcune cantavano per allietare l'atmosfera.
La governante dovette ammettere che, sebbene offrissero il loro corpo per soldi, quelle prostitute erano molto meglio di parecchie aristocratiche che svenivano se gli si spezzava un'unghia. Per loro la casa di piaceri era la loro vera casa, e come tale contribuivano a renderla vivibile. Era da molto tempo che non si sentiva davvero così tranquilla, senza Mey Rin Bard e Finny che distruggevano tutto, senza i continui sbeffeggiamenti di Sebastian e le urla isteriche di Elizabeth.
Arrivò la sera, e nuovamente scesero tutte in strada. Come al solito Razael seguì Giselle, avendo ormai capito che la donna era molto richiesta, ergo le possibilità di incontrare questi clienti tatuati erano alte. Passò un'ora senza che un'anima passasse per quella strada.
- Uff, che noia stasera - si lamentò una protituta dal volto rotondo. Razael stava per risponderle, quando un brivido la colse alla base della nuca. Si girò, gli occhi che vagavano inquieti per la strada deserta. Giselle la guardò sorpresa.
- CHe hai? - Razael prese un respiro profondo, rilassandosi.
- No niente, ho sentito un rumore.
- Sarà stato un gatto.
Sta arrivando qualcuno.
- Già, un gatto.










Angolo autrice:
stavolta no, non riesco a fare un'Angolo autrice scemo e allegro come al solito.
Ho continuato a rimandare la pubblicazione ora per questo, ora per quel motivo.
Questo mio immenso ritardo stavolta non ha scuse.
Ho passato un periodaccio, nel quale di aggiornare la storia non mi è passato nemmeno per l'anticamera del cervello. é stata dura per me riuscire infine a trovare la forza di finire di scrivere questo capitolo; e a darmi la forza siete stati voi. L'idea di ragazzi e ragazze che seguono la mia storia, e aprono EFP magari sperando di vedere un aggiornamento, per mesi, per rimanere infine delusi. Ed è stato proprio questo pensiero, l'idea di deludere persone che amano la mia storia, che la seguono con affetto e si emozionano leggendola, ridono e inorridiscono. Il potere che una storia ha sulle persone è immenso, da non sottovalutare.
Con questo spirito filosofico dunque aggiorno con questo capitolo, scusandomi per l'inaccettabile ritardo e confidando che continuiate a seguire le avventure di Razael.
Vi ringrazio per la vostra pazienza infinita,
Phoenny


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Capitolo 24
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21










Improvvisamente avvertì un brivido lungo la schiena, che la mise immediatamente in guardia. Deglutì, rilassando i muscoli contratti per l'improvviso brivido e si concentrò. Cercò eventuali presenze demoniache, ovvero le uniche che potessero metterla in tale agitazione, ma nè i suoi sensi nè i suoi occhi riuscirono ad avvertire qualcosa di anomalo. Eppure quella sensazione di pericolo non l'abbandonò nonostante sul suo volto fosse dipinto un sorriso provocante. I suoi occhi, più potenti di quelli di un falco, distinsero nelle tenebre una massa compatta che si muoveva. Indossavano giubbotti neri, e sulla mano di uno di questi distinse il disegno di una carpa, inconfondibilmente nipponico. Erano loro, ed era arrivato il momento di entrare in azione. Si avvicinò a Giselle.
- Quelli mi sembrano dei buoni clienti...
- Eh, hai ragione! Quelli sono davvero buoni clienti... sei proprio fortunata, la prima sera di lavoro e già i grossi calibri! Fai parlare me però, l'intuito non ti manca ma non sei capace di trattare.- disse con un sorrisetto complice. - Yuuuuhuuuuuu!!!! Ma guarda chi si rivede! - urlò con fare civettuolo agitando il suo scialle. Sentì delle risate provenire dal gruppo, e gli uomini si avvicinarono.
- Giselle cara! é da un po' di tempo che dobbiamo vederci...
- Lo so miei cari, lo so! Siete i nostri migliori clienti, Madam cominciava a pensare che non gradiste più le nostre belle ragazze - disse fingendosi molto triste.
- Aaaah Giselle, ma che dici? Le sue ragazze sono le migliori! - disse l'uomo con il tatuaggio della carpa stringendo Giselle per la vita. - Dicci un po', ci sono delle new entry? Sai, a John piace la carne fresca... - Immediatamente dal gruppo di uomini partirono delle grasse risate che invasero tutta la strada, scatenando l'invidia delle donne che non lavoravano per Butterfly, le quali osservavano con fare truce quelle ragazze meglio vestite di loro.
- Mio carissimo signor John, so bene che amate le belle ragazze giovani... Proprio oggi ha cominciato a lavorare Sarah. è lei, quella con gli occhi verdi e l'abito azzurro - Razael si avvicinò su invito di Giselle, e sorrise educatamente. L'uomo con il tatuaggio della carpa fischiò.
- Allora John, che te ne pare? è un gran bel bocconcino! - Se la donna non avesse dovuto recitare un copione avrebbe volentieri preso una corda e impiccato quel bavoso su di un lampione. Lasciò che il sorriso che le si dipinse in volto al solo pensiero fosse interpretato come un sorriso lusingato.
- Eh già, proprio bella - Razael immediatamente raggelò. Un'uomo alto uscì dal gruppo. Indossava un giubbotto nero, lasciato slacciato nonostante il freddo. La camicia bianca risplendeva nel buio, e la pelle nivea rivaleggiava per candore con la stoffa del capo. I capelli erano neri con riflessi blu, la barbetta curata incorniciava un volto ben disegnato. I suoi occhi erano azzurri come il ghiaccio, e le labbra erano contratte in un sorriso sornione.
- Ma buonasera, mia governante - disse sorridendo John O'Brien. Immediatamente Giselle guardò Razael sorpresa.
- Governante...? - Razael soppesò le sue possibilità. O ucciderli tutti mandando però all'aria il piano, o cercare di mantenere la copertura.
- Sì, ho lavorato come governante e ho incontrato il signor John nella villa dove lavoravo. Ma il mio padrone è davvero terribile, non lo sopportavo, perciò mi sono licenziata, non trovando lavoro ho sentito parlare di Madam Butterfly... ed ora eccomi qui - disse con un sorriso innocente.
- Beh non hai fatto male, è un peccato sprecare tanta bellezza in una cucina buia no? - disse lui avvicinandosi e guardandola dritto negli occhi, costringendola a mantenere il contatto visivo alzandole il mento con la mano elegante.
- Che palle John, rimedi sempre quelle più gnocche! Giselle, hai altre ragazze belle vero?
- Oh! Senti questa! Io non sarei bella, signor Aaron??!- John e Razael non ascoltarono minimamente il resto del discorso. Si guardavano negli occhi, l'uno con un sorriso malizioso, l'altra con il terrore nascosto in fondo al cuore. Senza dire una parola si liberò gentilmente dalla mano dell'uomo, e vide molte altre ragazze accalcarsi sul posto sperando di sedurre qualche cliente. Si girò verso il vetro della casa davanti alla quale si erano appostate, e vide che gli occhi di John erano fissi sulla sua figura quasi con morbosità. Si sentì prendere dal panico, anche perchè sapeva che stavolta Sebastian non sarebbe potuto accorrere in suo soccorso in caso di pericolo.  Prese un profondo respiro. Sia lei che l'uomo stavano recitando. Sapeva perfettamente quale fosse il suo fine ultimo, e non era certo andare a prostitute. Si girò sorridendo verso John.
- Dunque, dove vi dirigete di solito con le vostre compagnie? - disse con fare seducente per non destare sospetti agli uomini che la guardavano invidiosi. John sorrise.
- Andiamo tutti alla Town House sul Tamigi del nostro capo, che una volta al mese ci permette di fare una bellissima festa con le piacenti ragazze di Madam - disse indicando con un lungo dito la direzione verso la quale si sarebbero incamminati. Razael sorrise.
- Ci sono tante belle ragazze che non lavorano per lei (o lui...), perchè non scegliete...
- Perchè  -disse lui avvicinando pericolosamente il viso a quello della donna - Sapevo che prima o poi ti avrei incontrata di nuovo, dolcezza. - Le scostò una ciocca di capelli dal volto, e avvertì la tensione della donna.
- Ti ucciderò - mormorò lei mentre John le sfiorava le labbra con le sue. John si fermò un'attimo prima di approfondire il contatto, sgranando leggermente gli occhi. Le sue labbra si contrassero in un semplice sorrisetto malizioso, ma la donna riusciva a scorgere la cattiveria dell'uomo sotto quella falsa allegria.
- Vedremo - disse ridacchiando allontanandosi da lei. - Ragazzi insomma, mica vorrete fare un festino qua in mezzo alla strada?! - urlò rivolto ad un paio di compagni che avevano cominciato ad amoreggiare con alcune donne. Ricevette risposte non altrettanto posate, e tutti insieme in gruppo  finalmente s'incamminarono. Razael era stranamente tranquilla, nonostante la presenza di John. Erano in fondo al gruppo, e rimanevano in silenzio, camminando vicini. Non rabbrividì nemmeno quando lui la prese per mano, facendola camminare spalla a spalla; era troppo concentrata nello studiare i suoi punti deboli. Possibilmente quelli dove era possibile affondarci una lama ben affilata. Studiò attentamente la strada che stavano facendo, ricordando le strade attraversate. John continuava a tenerla per mano, probabilmente per strapparle il braccio se avesse provato a scappare, pensò la donna. Arrivarono a una bellissima villa in centro, con le finestre iluminate. Quando entrarono nell'elegante androne videro molti servi accorrere. Il maggiordomo di casa si fece avanti. Razael lo riconobbe. Si strinse al petto di John, affondandoci il viso per non farsi riconoscere a sua volta.
- Da chi ti nascondi piccola? - sussurrò lui al suo orecchio.
- Da una compagnia indesiderata. Se vuoi allungarti la vita, di poco certo, aiutami a mantenere la copertura.
- Come vuoi - disse John facendo spallucce e stringendola a sè. Razael sentì la voce del maggiordomo parlare.
- Benvenuti signori. Prego, le stanze sono pronte. I servitori vi accompagneranno.
- Efficente come sempre Phil! - esclamò l'uomo di Giselle dandogli una pacca sulla spalla.
- Dovere, Lord Aaron - disse lui inchinandosi. - Prego, permettetemi di farvi strada. - Una cameriera si avvicinò a Razael e John, invitandoli a seguirla. Quando Phil gli diede le spalle Razael si staccò con evidente sollievo da John. Arrivarono davanti a una stanza, e la cameriera aprì la porta. Quando i due entrarono si congedò con un'inchino, chiudendo la porta. John si avvicinò alla finestra, guardando il Tamigi illuminato dalla luna.
- é un peccato che tu sia così scontrosa - disse abbassando lo sguardo sul tavolino sotto la finestra e adocchiando una bottiglia di whiskey. L'aprì con un movimento sciolto e versò il liquido in due bicchieri.
- Come potrei non essere scontrosa? - disse lei togliendosi lo scialle e girando per la stanza. John si avvicinò a lei, offrendole un bicchiere. Lei guardò il liquido paglierino ondeggiare nel bicchiere.
- Reggo bene l'alcool. Ci vorrà ben altro.
- Come? Un fiorellino come te che regge whiskey a quaranta gradi? Beh, vuol dire che la notte durerà ancora a lungo, my love - disse brindando e bagnandosi le labbra con l'alcolico. Razael lo imitò, gustando quell'ottimo whiskey d'importazione.
- Il tuo padrone deve davvero essere molto facoltoso per permettersi una villa come questa, personale efficiente e alcolici pregiati solo per i suoi sottoposti - disse lei constatando che era molto che doveva bere alcolici e non ci era più abituata. O almeno la sua gola in fiamme pareva pensarla così.
- Eh già, è molto ricco.
- Tanto da comprarsi un maggiordomo sotto contratto? - disse mentre continuava a studiare la stanza. John rise.
- Intendi Phil, vero?
- Il suo padrone non è lo stesso che possiede questa villa - disse lei osservando i magnifici intagli della mensola del caminetto.
- Ti sbagli, honey. Il padrone della villa è anche il padrone del maggiordomo.
- Mi stai dicendo che Vladimir Druitt...
- E ora questo Vladimir chi è? - disse lui inclinando la testa di lato con un sopracciglio alzato. Razael lo squadrò.
- è un piccolo maniaco che ha dato una festa, e il suo maggiordomo era quel demone che governa questa villa.
- Aaaah, parli del piccolo Vlad... bah, che anima insipida! - disse sprezzante mandando giù tutto d'un fiato il bicchiere. - Ci credo che Phil l'ha lasciato perdere.
- Ha mandato all'aria il contratto? - John annuì, girando il volto guardando dalla finestra. I suoi profondi occhi blu si persero nel contemplare il fuligginoso cielo.
- Esattamente. Sono stato io a convincerlo. Non è male, è abbastanza potente. Un potenziale cagnolino fedele da tenere comodamente ai miei ordini, non trovi?
- Ma non è al tuo servizio mi sembra - mormorò lei posando il bicchiere sulla mensola, senza guardare l'uomo e preferendo concentrarsi sul bel tappeto vermiglio.
- Sono un lupo solitario. E lui è troppo abituato a stare in mezzo ai piedi del suo padrone, non volevo fastidi simili - borbottò infastidito avvicinando il bicchiere alle labbra, bagnandole appena.- Lui invece, accecato dalla possibilità di mettere le mani su qualche piatto più goloso l'ha ferito a morte davanti a me e l'ha abbandonato moribondo nella sua stanza. Io mi son detto "beh via, sarà un'anima buona per essere stata scelta da un demone", e invece... L'ho lasciato in vita tanto mi faceva schifo, la morte sarebbe un'atto di pietà. E poi, l'unica cosa che voglio al momento sei tu - disse sorridendo sensualmente e riempiendo una seconda volta il bicchiere.
- Quindi ha abbandonato un'anima eh...?
- Eh già, secondo il suo contratto sarebbe dovuto stare al fianco del padrone fino a quando non l'avesse aiutato a portare a termine un certo affare, ma una volta finito si è reso conto di che razza di anima di poco pregio avesse fra le mani. Ne ha trovata una che gli faceva più gola, e ha lasciato perdere il piccolo schifoso Vlad - Razael non aveva mai pensato ad un'eventualità simile. Non che per lei Vladimir avesse un'anima degna di essere salvata da un demone. E poi a quanto pare i Druitt avevano la pelle dura. - Mh, honey, perchè sembri tanto interessata a lui? - Chiese improvvisamente l'uomo.
- Oh, nulla di che. Voglio solo ucciderlo.
- Ma quanto sei sanguinaria - disse sorridendo. - E poi, l'anima di un demone è molto appetitosa per uno di noi... Mica vuoi diventare così potente da uccidere anche me?
- Hai ucciso tutti gli altri! - esclamò lei in un'improvviso impeto di rabbia. John la guardava impassibile. - Perchè lo hai fatto? Non ha senso!
- Molte cose non hanno senso. Tu ad esempio non ne hai - disse lui facendo ruotare l'alcol nel bicchiere prima di prenderne un sorso, sempre guardandola.
- Io non avrei senso...?
- No. Ad esempio non ha senso che tu ti sia messa a lavorare per un'anima già sotto contratto. Non ha senso che continui a giocare con i sentimenti delle persone per una promessa inesistente. E non ha senso nemmeno quel vestito orrendo che hai addosso.
- E il fatto che Lui mi protegga? Quello immagino abbia molto senso per te - disse lei rincuorata dal ricordo delle parole di Vincent Ross, sentendosi improvvisamente al sicuro. John guardò il whiskey nel bicchiere, poi fece spallucce.
- No. Nemmeno quello ha senso. Perchè io sono più forte di lui. - disse tracannando il secondo bicchiere. Razael lo guardò per un'attimo allibita, poi scoppiò a ridere.
- Non prendermi in giro.
- Non oserei mai, my love. Prendere sottogamba la tua intelligenza sarebbe un grosso errore.
- Non puoi essere più potente di lui! Lui è superiore...
- Ma non ti stanca questa storia del "superiore"? - disse John con un'improvviso scintillio negli occhi. Lei vide lo stesso riflesso oro che molte volte languiva nelle sue iridi quando si arrabbiava. Immediatamente avvertì una tensione nell'aria, mentre lui abbandonava il bicchiere sul tavolino innalzandosi in tutta la sua imponente stazza. - Superiore, superiore... dobbiamo sempre sottostare al loro volere...! Eppure anche tu non è che stai proprio ai suoi ordini, no? Non hai eseguito il suo volere nemmeno una volta! - John le si avvicinò, gli occhi oro scintillanti nella penombra della stanza. - Ti sembra tanto strano che io mi sia ribellato? Hanno distrutto il nostro potere, ci hanno reclusi qui sul mondo umano come immondizia...! Possibile che tu continui a mostrare fedeltà per quelli là? - Vide Razael distogliere lo sguardo, abbassando il volto come se si sentisse improvvisamente colpevole. - Oooh. Ma allora anche tu non sei una santarellina.
- Mi hanno tolto la possibilità di scegliere - mormorò a denti stretti.
- Scegliere, dici? - Razael digrignò i denti, e alzò nuovamente il viso. I suoi occhi erano d'oro, un'oro più chiaro di quello degli occhi di John, ma altrettanto crudele.
- Scegliere di rompere il contratto che stipulai con mio marito.

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John non riuscì a non contenere una grassa risata.
- Ahahahaha! Honey, mi deludi! Un contratto con un misero umano... Noi non siamo demoni, forse a forza di stare a contatto con loro ti sei dimenticata della tua vera natura.
- Non l'ho dimenticata, te l'assicuro - disse con voce metallica. John aveva un sorriso che faceva invidia allo Stregatto.
- Sei ancora legata a lui da questo contratto, nonostante sia morto. Allora quelle storielle sulla promessa non erano aria fritta!
- Stà zitto! Mi hanno costretta a stringere un patto con lui, io non volevo! Ecco perchè ora mi sono messa a lavorare per Phantomhive.
- Ti sei intromessa in un contratto demoniaco quindi? ...Aaaahhh, ora capisco perchè lavori per quel mocciosetto... Non sarebbe male strapparlo a Sebastian.
- Ora come ora è troppo presto per tentare una purificazione del contratto con quel demone - disse lei monocorde. - Non sono venuta qui per chiacchierare con te, ma per avere delle informazioni. Sono sicura che sarai tanto gentile da rispondere ai miei quesiti - disse Razael sorridendo.
- Aaah my love, perchè non lasci stare questo guscio e assumi la tua vera forma? Sei così bella quando sorridi con quegli occhi dorati...
- Zitto - sibilò lei avvicinandosi al caminetto. Osservò le fiamme danzare sui mattoni. - Ti ricordi di quella cosa divertente, vero John?
- Oh, non so non leggo il giornale - disse lui osservando i suoi movimenti con la bottiglia di whiskey in mano.
- Non so se sul Times si possano trovare notizie simili, ma... Se la memoria non m'inganna - disse accarezzando l'impugnatura dell'attizzatoio - Noi avevamo un simpatico potere... che ci permetteva di trasformare temporaneamente qualunque oggetto in una Death Shite. Ora ricordi?
- Mai dimenticato - Dopo un'attimo di tesissimo silenzio John ruppe la bottiglia sul davanzale, mentre Razael estraeva l'attizzatoio dal porta attrezzi, partendo entrambi alla carica. Con un movimento sciolto la donna evitò la bottiglia aguzza, e affondò l'attizzatoio nella spalla destra dell'uomo, che trattenne un'urlo di dolore. Contrasse il volto in una smorfia sofferente, ma senza perdersi d'animo frantumò la bottiglia che aveva in mano sulla testa della donna, che lasciò stordita la presa sull'arma. John ne approfittò per buttarla a terra con uno sgambetto, poi estrasse l'attizzatoio dalla carne viva.
- Honey, hai già trasformato questo in una Falce della Morte... sei molto migliorata, complimenti cara. Ora...
*Toc toc*. I due s'immobilizzarono. Qualcuno bussò nuovamente alla porta.
- Non so te my love, ma io devo ancora mantenere questa copertura. Anche se sono forte quanto "Vincent" non ho voglia al momento di scontrarmi con lui. - Disse l'uomo sussurrando e prendendola per le spalle. La prese in braccio e la poggiò sul letto, poi si sdraiò al suo fianco.
- Avanti.
- Chiedo perdono Mr O'Brien - disse un'uomo entrando nella stanza. Razael fece finta di sistemarsi le calze, senza guardarlo. John si era coperto la spalla ferita con la coperta, facendo finta di essere appena entrato nel letto.
- Che vuoi? Sono impegnato.
- I-il capo vi augura una buona serata...
- E sei venuto a disturbarmi per questo? - Disse John girandosi a guardare con evidente piacere Razael che si toglieva il reggicalze, per poi tornare a guardare l'uomo.
- è stato un'ordine... Non potevo dire di no...
- Capisco capisco, ora però togliti di torno. - L'uomo fece un piccolo inchino e chiuse la porta. John si tolse la coperta dalla spalla e fece per girarsi verso la donna, quando questa gli piombò addosso schiacciandolo sotto di sè. Gli avvolse il reggicalze attorno al collo niveo, stringendo furiosamente. John boccheggiò e afferrò le mani della donna, tentando di liberarsi. Lei continuava a stringere quel laccio mortale attorno al collo, vedendo gli occhi dell'uomo annebbiarsi. Non fu mossa da pietà o altro; voleva solo vederlo morto. John raccolse le sue ultime forze e sferrò un pugno allo stomaco della donna, che si piegò dal dolore, ma non lasciò la presa nemmeno per un momento. Le afferrò i capelli strattonando violentemente, strappando ciocche intere, ma lei si limitò ad urlare quando sentì i capelli strapparsi e continuò la sua opera di assassinio. John strinse gli occhi, scoprendo i denti in un ringhio. In un'unico, disperato gesto dettato dall'istinto di sopravvivenza afferrò il volto della donna e tirandosi su la colpì in pieno con la fronte. Lei allentò per un'attimo la presa, e non appena l'uomo sentì l'aria entrargli nelle narici tornò immediatamente lucido, scaraventando la donna contro il muro e facendola cadere dal letto. Le ci volle qualche attimo per riprendersi, mentre John si portò una mano alla gola annaspando. Entrambi si presero un minuto per tornare in carreggiata. Razael sentì del sangue macchiarle le tempie, probabilmente si era tagliata quando aveva sbattuto contro il muro. John scese dal letto, il collo inciso da un segno rosso. Prese Razael per la gola e la sollevò.
- Honey, non sai quanto mi ecciti quando fai la cattiva - disse leccandosi le labbra secche. Razael gorgogliò quando sentì le dita dell'uomo stringerle la gola. Si dimenò con tutte le sue forze, facendo scivolare a terra l'uomo che però non lasciò la presa. Se lo ritrovò sopra, gli occhi dorati socchiusi da un sorriso vittorioso. Girando appena la testa vide con la coda dell'occhio l'attizzatoio a pochi centimetri dal suo fianco. Cercò disperatamente di raggiungerlo, ma la stretta sul suo collo era sempre più forte al punto che vedeva solamente un bianco accecante... non appena sentì il freddo metallo sotto le dita lo strinse decisa e con un veloce movimento lo abbattè sulla testa di John, che lasciò la presa prendendosi la testa fra le mani. Razael si rialzò in fretta, con il petto che si alzava e si abbassava affannoso. John rimase per qualche attimo piegato, poi rialzò il viso, intriso di sangue.
- Che bambina cattiva. Hai vinto la tua serata di libertà honey - disse alzandosi e sdraiandosi sul letto. Razael rimase per qualche attimo confusa, poi si rialzò. L'uomo la guardò annoiato.
- Non hai capito? Vuol dire che per stasera sei libera. Non m'intrometterò nei tuoi affari. Su, vai!
- Prima devi rispondere alle mie domande - disse lei minacciandolo con l'attizzatoio. John sbuffò accendendosi una sigaretta.
- Fai pure.
- Perchè non uccidete le prostitute che lavorano per Madam Butterfly?
- Perchè sono le più efficienti.
- Smettila con queste idiozie! - sibilò puntandolo con l'arma.
- Honey, dovresti andare a parlare con il mio capo, che tanto premurosamente manda i suoi servi ad assicurarsi che i sottoposti apprezzino l'intrattenimento... - Razael abbassò l'arma, deglutendo, le sopracciglia appena aggrottate sugli occhi dorati.
- Il tuo capo non è umano, dico bene?
- Ma brava!
- Vai al diavolo - mormorò uscendo dalla stanza. Sentì il gelo del corrodoio pungerla fino alle ossa, e cercò di ignorarlo. Nascose l'attizzatoio nel vestito, e si asciugò il sangue che le macchiava il volto. Se qualcuno l'avesse fermata l'avrebbe ucciso. Ora doveva solamente trovare questo "capo" per collegare i tasselli.






Angolo Autrice:
Come promesso, ecco il nuovo capitolo a distanza di non tantissimo tempo!
Chiedo perdono se è corto, ma il prossimo sarà molto più corposo!
Dunque!
Vi ringrazio ancora infinitamissimamentesuper per tutto il sostegno e la passione con la quale seguirete la mia storia....
FIn da subito annuncio che sarà una serie lunga, perciò potrete leggere ancora per molto le avventure della nostra governante!
John torna in carreggiata! Un misterioso "capo" e una casa di piaceri, una notte di sangue sul Tamigi e loschi intrighi.
Chi si cela dietro l'omocidio di prostitute? Cosa ne sarà di Razael? Riuscirà a portare a termine la sua missione?
Questo e altro nel prossimo capitolo!
Alla prossima!
Phoenix 

Vi lascio con la sensualissima Ain't no Sunshine
di Bill Whiters, buon ascolto!

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Capitolo 25
*** Capitolo 22 ***


21

Capitolo 21



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Il corridoio era dannatamente freddo. Quasi rimpiangeva la calda stanza nella quale era stata poco prima. Sapeva però che se avesse provato ad entrare al calduccio avrebbe solo perso tempo. Sospirando continuò a camminare nell'oscurità con passo felpato. Si accostò ad una porta, sperando magari di captare qualche informazione.
- Oh, Dio, sì ancora, oh...! - Immediatamente capì che era ancora nel corridoio dedicato alla festa, sperava di beccare magari dei servitori. A quanto pare doveva cercare ancora. Si era tolta le scarpe per evitare di fare rumore con il tacco, e poi era più facile combattere scalzi. Al ballo, se non fosse ricorsa al suo potere celato, si sarebbe scapicollata per terra con gli alti stivaletti indossati. Ma ora che doveva agire nell'ombra era costretta a confidare unicamente sulle sue capacità di assassina. I servi non percorrevano quel corridoio; era evidente che gli scagnozzi dell'uomo che doveva interrogare non amavano essere disturbati. Arrivò infine all'ingresso, quello dove erano stati accolti da...
- Phil - sussurrò vedendo un'ombra veloce arrivarle addosso. Estrasse l'attizzatoio dal vestito e scansò la carica del maggiordomo, che impugnava sicuro una mannaia. L'uomo si fermò prima che la lama potesse danneggiare la carta da parati, e parò l'affondo della donna. Si separarono, guardandosi in cagnesco.
- Ma guarda, una shinigami che partecipa ai festini... questa mi mancava.
- Shinigami, dici? Oh, ma io detesto il lavoro d'ufficio!
- ... Oh, capisco. Quindi tu sei uno di quegli esseri chiamati "shinigami infernali", giusto?
- Shinigami infernali? Cielo, davvero chiamano con un'appellativo tanto brutto una signorina come me? - chiese lei sprezzante cominciando a studiare l'avversario.
- Shinigami perchè raccogliete le anime... Infernale perchè la vostra malvagità fa invidia perfino a Satana in persona. Non è difficile.
- Che cattivo... allora io come dovrei chiamarti? Emerito stronzo ti piace? - disse lei partendo alla carica. Phil alzò la mannaia, che risplendè alla luce della luna che filtrava dalle finestre, e mirò al fianco della donna. Razael sentì un dolore acuto al fianco, e affondò l'attizzatoio nello stomaco dell'avversario. Phil cadde ginocchioni portandosi una mano al ventre, mentre Razael cadde a terra, la mannaia affondata per metà nella carne. L'estrasse sofferente, sputando sangue. Tremava per il dolore. Phil prese un respiro, e con un'urlo estrasse la Death Shite.
- Maledetta... puttana... - disse con il sangue che scorreva dalla bocca. Razael sentì le lacrime pungerle gli occhi, provò ad alzarsi su un gomito ma si riaccasciò avvertendo il dolore colpirla come una scarica elettrica per tutto il corpo. Affannosamente represse quel dolore atroce, e riuscì a mettersi in ginocchio. Phil si alzò in piedi, l'attizzatoio stretto nella mano. Razael sapeva che se fosse stata colpita anche in modo non letale avrebbe comunque perso abbastanza sangue da morire. Il maggiordomo alzò l'arma, e con ferocia puntò alla testa della nemica. In un disperato gesto Razael afferrò il tappeto sul quale erano e lo tirò, facendo perdere l'equilibrio all'uomo. Razael raccolse la mannaia, e rialzatasi con la forza della disperazione l'affondò nel mezzo della testa di Phil, che lasciò la presa sull'attizzatoio. Cadde a terra, portandosi dietro la donna che non voleva lasciare la presa sull'arma. Razael gli cadde sopra l'ampio petto, col respiro mozzo. Si alzò, osservando sconcertata il sangue che macchiava entrambi. La testa dell'uomo era spaccata nella parte superiore, riusciva a vederne il cervello tagliato dalla lama. Orripilata rimase per qualche attimo immobile, quando improvvisamente lui l'afferrò per i polsi. Non riuscì a trattenersi e urlò dallo spavento. La presa sui suoi polsi era ferrea e dolorosa. Si dimenò con tutte le sue forze, colpendolo fino a quando non liberò la mano destra. Estrasse la mannaia e cominciò a colpirlo selvaggiamente al volto, al petto, a qualunque cosa gli appartenesse. Non vedeva dove colpiva sebbene i suoi occhi fossero sgranati in un'espressione di furore e spavento allo stesso tempo. Si fermò dopo un tempo indefinito, quando ormai la parte davanti del corpo dell'uomo era irriconoscibile. Il muro era macchiato dal sangue, e una larga pozza di nero liquido si allargava sotto di lui. Lasciò cadere la mannaia, che atterrò nel lago di sangue con un disgustoso suono metallico ovattato dal liquido denso. Ci voleva ben altro per uccidere un demone, ma sapeva che per il momento non l'avrebbe infastidita. Si rialzò, raccolse l'attizzatoio e se ne andò senza preoccuparsi di nasconderne il corpo. Tanto non sarebbe riuscita a pulire tutto il sangue, nascondere il cadavere sarebbe stata una perdita di tempo. Improvvisamente avvertì un pizzicore dietro la nuca. Una sensazione di pericolo che ben conosceva. Storse il naso. Demone. Potente.

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Apparve sulla soglia del corridoio un ragazzo in mise da cameriere. Aveva i capelli color prugna scuro e dei begli occhi dorati. S'inchinò davanti a Razael, che era terribile nell'aspetto. Impugnava l'attizzatoio con la mano destra, mentre con la sinistra premeva lo squarcio sul fianco destro. L'abito era stracciato, intriso di sangue come il suo volto, che tradiva una grande sofferenza fisica. Il ragazzo non sembrò minimamente scosso da questo, ma con un gesto l'invitò a seguirlo. Razael prese un respiro profondo e lo seguì. Camminava deciso fra i corridoi, sicuro della direzione da prendere. Razael non fece domande, le sue risposte sarebbero arrivate per tempo. La sua vista ogni tanto si annebbiava, e ogni passo le ricordava che aveva un taglio che per poco non la sventrava. Il ragazzo arrivò davanti ad un'enorme portone nero, e bussò. La porta cigolò sui cardini, aprendosi lentamente. La stanza era immersa nell'oscurità al punto che nemmeno gli occhi d'aquila della donna riuscivano a distinguere nulla.
- Infine ci incontriamo - disse una voce femminile con tono morbido. Un paio di occhi rossi emersero dall'oscurità, seguiti subito dopo da delle fiammelle improvvisamente apparse sul soffitto, che scesero lentamenente fino a depositarsi sugli stoppini di alcune candele nere su dei candelabri gotici. Una luce tenue rischiarò l'ambiente, ma grazie alla sua vista eccezionale Razael vide tutto come illuminato dalla luce del sole estivo. Una donna era sgraziatamente seduta sul divano. Aveva la pelle scura e i capelli argento, gli occhi demoniaci rossi, le labbra scure severamente serrate e le forme abbondanti strette in un body di pelle nera. Indossava alti stivali neri e guanti di pizzo. Due demoni servitori, identici al ragazzo che l'aveva scortata fin lì le stavano pettinando i lunghissimi capelli.
- Temo di non avervi mai vista prima. - disse Razael tirando indietro i capelli.
- C'è bisogno di vedersi per conoscersi da sempre? - disse la donna con un sorriso malvagio sul volto.
- Quella vostra posa non ha nè grazia nè sensualità. Siete volgare. - disse alludendo alla posa scosciata della donna.
- Divertente detto da una prostituta.
- Sono una governante.
- Sì, credici - disse lei alzandosi in piedi. Sorrise furbescamente, facendo un paio di passi verso la donna.
- Un demone che può permettersi dei demoni servitori non è da poco - osservò Razael lasciando perdere le formalità.
- Concentrati su di me per piacere.
- Qual'è il tuo nome?
- Non ne ho. Per i mortali sono Hannah.
- Sono Razael. Dunque immagino sia tu il famoso capo di cui parlano tutti.
- Sì, hai indovinato. Allora sei tu la donna di cui John parla sempre. - Razael avvertì una stretta dolorosa allo stomaco. - Devi essere proprio speciale per essere sempre al centro dei suoi pensieri.
- é uno schifoso malato morboso, tutto qui.
- Oh, non ricambi i suoi sentimenti?
- Come fa un'essere come John a lavorare come scagnozzo di una demonessa? - Chiesee Razael senza troppi giri di parole.
- Quando si assaggiano le carni di una demonessa se ne rimane estasiati fino al punto di obbedire come un cagnolino - disse lei sorridendo. Razael s'infiammò, gli occhi risplendenti di lucida rabbia.
- Quell'essere disgustoso... Un'onta per noi! - disse a denti stretti. - Lo ucciderò. 
- Gelosa?
- Disgustata.
- Quanto sei divertente - disse incrociando le braccia. Razael tremò. Era ferita, e non aveva avuto il tempo di riprendersi. La colluttazione con John, poi lo scontro con Phil... e ora questo. Aveva perso molto sangue, e a differenza degli Shinigami e dei Demoni una grossa perdita di sangue poteva portarla alla morte. Strinse i denti. Avrebbe lottato fino alla fine.
- Prima rispondi a delle domande.
- E chi sei per imporlo?
- Rispondi ed eviterò di farti troppo male - disse stringendo l'attizzatoio nervosamente. Hannah sorrise.
- Immagino che tu debba solo confermare dei dubbi.
- Le anime delle prostitute che fai uccidere le mangi tu. La vendita di organi al mercato nero era una bella copertura per gli umani, ma non abbastanza per gli shinigami. Come hai fatto a nasconderti a loro?- La demonessa poggiò l'indice sulle labbra, come per incitarla al silenzio.
- Perchè uno di loro mi è amico. - Razael sussultò.
- Uno shinigami che cela la sua presenza... riesce a nascondere le anime raccolte anzitempo... e allo stesso tempo te le lascia divorare...
- Madam Butterfly. Uno strano, ma facile da convincere - disse Hannah camminando rasente al muro e giocherellando con le fiamme di alcune candele, che assumevano un colorito violaceo quando erano sfiorate dalle sue dita.
- Immaginavo. E quelle ragazze che lavorano per lei...
- Per lui/lei sono come delle figlie. Quando, un secolo fa ormai, si era ritirato dal lavoro, ha deciso di vivere fra i mortali. Ha messo su questa casa di piaceri e ha allevato con cura quelle puttane - disse leccandosi le labbra all'idea delle anime che potevano nutrirla. - Quando ho provato a mangiarmi una di queste, morta per aborto, è intervenuto. Mi ha promesso molte altre anime, a patto che non mi nutrissi delle anime delle sue amate figlioccie. Pertanto ho messo su questa finta banda mafiosa, e con questi festini mi procuro sempre talmente tante anime che delle volte tanta abbondanza mi nausea - confessò come se stesse illustrando il modo più alla moda di acconciarsi i capelli. - In pratica, le prostitute che non lavorano per lei, irritate dalla concorrenza e ingolosite dai ricchi pagamenti delle ragazze di Butterfly, cercano sempre di entrare nel giro. Peccato non ne escano più. - Vide Razael stringere i denti, e un'improvvisa aura minacciosa avvolgerla.
- Non vuoi assumere la tua vera forma? Ancora non ci sveli la tua vera natura? - Chiese Hannah incuriosita.
- Posso facilmente batterti anche senza usare appieno la mia forza. - disse la governante inferocita dalla spiegazione dettagliata della demonessa.
- Puoi facilmente morire. Questo corpo è troppo debole per sostenere questo tipo di scontri. Come ti è venuto in mente di scegliere una forma simile...? - Razael improvvisamente sorrise, le labbra sporche di sangue.
- Non ho mai potuto scegliere. Nemmeno tu puoi ora. Sarai portata al cospetto del Destino. - Hannah sbuffò divertita.
- Credi davvero che starò buona buona a farmi portare a destra e manca da te?
- Non saprei, forse da morta sì. - Hannah sorrise.
- Attaccate. - I tre gemelli partirono all'attacco. Razael trovò difficile seguire i loro movimenti. Lo spazio era ristretto, la perdita di sangue le faceva girare la testa. Scartò i loro attacchi, e cercò di ricorrere all'attizzatoio temporaneamente trasformato in Death Shite. Li vide estrarre delle armi. Una spada, una lancia e un'ascia. E lei aveva un pezzetto di ferro appuntito. Sentì l'adrenalina rilasciata dall'eccitazione per la battaglia e la rabbia scorrerle nelle vene. Grazie a questa non avvertiva più il dolore al fianco, nè la nausea per la perdita di sangue, nè la debolezza e la stanchezza. Ora i suoi occhi riuscivano a seguire i movimenti dei demoni. Vide improvvisamente gli occhi di Hannah brillare, e partire alla carica verso di lei.


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- Ma guarda, si danno le feste e non mi invitate - John era sulla soglia della porta, e guardava Razael a terra. Respirava lentamente, ricoperta dal sangue, l'attizzatoio insanguinato nelle mani di Hannah.
- Oh oh, ti hanno conciata per le feste eh honey? - chiese guardando i tre demoni a terra. - Beh ti sei fatta valere...
- Che vuoi John? - disse Hannah alterata dandogli le spalle. John la guardò.
- Ahahahahaha! Ti ha ferita al volto eh? Non dirmi che te la sei presa per un graffietto... - Hannah si girò, rivelando l'occhio destro cavato e l'orecchio macellato. - Ahia. Sembra doloroso.
- Sono intervenuta perchè pensavo sarebbe stato facile abbatterla, ma mi sbagliavo - disse sprezzante gettando via l'attizzatoio grondante di sangue. Si passò una mano sul viso, e immediatamente le ferite si rimarginarono. - John caro, vieni qui - disse con voce sensuale. L'uomo sorrise e le si avvicinò, prendendola per i fianchi e baciandola con selvaggia passione. Si fermarono sentendo un rumore. Guardarono Razael, seduta a terra con la schiena appoggiata al muro e la testa china sul petto. Improvvisamente alzò il volto e la sua voce proruppe in una fragorosa risata.
- Ma guarda! Che cagnolino fedele! - Un fiotto di sangue le invase la gola, sporcandole le labbra spaccate. - Un essere ignobile che va dietro ai più bassi istinti... Ah! E pensare che saremmo dovuti essere d'esempio agli Shinigami...!
- Oh honey mi dispiace... Ma vedi, io e lei abbiamo un contratto - disse mostrando il dorso della mano sinistra, sul quale si delineò lentamente l'impronta di un marchio azzurro.
- Contratto un cazzo! - urlò lei guardandolo con odio. I suoi occhi cominciavano ad assumere una sfumatura oro, e intorno a lei l'aria si deformava come se il suo corpo fosse surriscaldato. Si alzò in piedi, senza curarsi delle ferite gravissime. - Noi dovevamo estinguerci secoli fa, John. Portiamo avanti da troppo tempo questa storia! Quante, quante anime ci hanno nutrito? Quante le abbiamo lasciate in balia di demoni e angeli caduti, eh? Il nostro era un compito preciso. Strappare le anime ai demoni e agli angeli, perchè una lotta fra di loro per le anime avrebbe rotto l'equilibrio. Noi siamo votati a mantenere quest'equilibrio, più degli Shinigami! - John sorrise, staccandosi da Hannah e avvicinandosi a Razael, che lo guardava imperiosa. Le sue ferite si stavano lentamente rimarginando.
- Sai honey cosa succede se lottiamo fra di noi, vero? - Razael lo guardò divertita.
- Se muore uno, muoiono tutti. Hai firmato la tua condanna a morte quando hai ucciso il primo di noi. - John sospirò, guardandola incantato.
- Sei bellissima quando assumi la tua vera forma. - La donna si rese conto di essersi troppo lasciata trasportare, e avvertiva il potere che pian piano si stava sbloccando in lei. Immediatamente si calmò.
- Razael... Guardati. Il tuo potere non è nulla se confrontato con il mio. Potrei ucciderti subito. Ma perchè, invece di ucciderci a vicenda, non formiamo un fronte unito? Insieme potremo dominare sulla terra e sul cielo, dalla vetta della montagna più alta al mare più profondo. Che ne dici? - mormorò allungando la mano marchiata verso di lei. Razael esitò per un momento, e poi appoggiò la sua mano sinistra sul palmo aperto. John sorrise.
- Dico: vai alla malora - disse sorridendo lei afferrando il polso di John e alzando la mano destra. Impugnava la spada che aveva strappato al demone servitore, nascondendola per tempo sotto di lei. Con un'urlo l'abbattè sul braccio sinistro dell'uomo, troncandolo di netto e velocissima infierì un secondo colpo al petto. John barcollò all'indietro, il volto contorto in un'espressione di sbalordimento. Hannah imprecò e partì all'attacco. Razael schivò le unghie della donna che cercarono di cavarle gli occhi, e abbassandosi affondò la lama nel petto della donna, che boccheggiò. Cadde a terra, guardandosi orripilata la ferita. John strinse i denti mentre cercava di frenare l'emorragia con la mano destra.
- Hai trasformato... quella spada in una Falce... - strizzò gli occhi, portando il moncone sul petto. I tre demoni servitori si erano nel frattempo ripresi, e corsero a soccorrere la demonessa. La sollevarono esanime, e sparirono in una nube di fumo. Razael guardò la mano sinistra nella quale stringeva ancora il braccio mozzato dell'uomo. Questo si trasformò subito in polvere, sgretolandosi fra le sue dita. John si rialzò a fatica, la parte sinistra del corpo leggermente intorpidita.
- Ci vorrà tempo... per risistemare questo... - disse fra sè e sè guardandosi il moncone. - Honey... che bambina cattiva che sei. Hai anche annullato il contratto che avevo fatto con quella tizia...
- Perchè quando ti ucciderò non voglio interferenze - disse lei stancamente. Prima di tornare a casa doveva passare da una parte. Poi avrebbe finalmente detto addio a quell'avventura terribile.


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- Parla. Non ho intenzione di far del male alle tue ragazze, ma se mi costringi a te potrei farne tanto.
- N-no....! - Razael strinse i denti, la poca pazienza esaurita. Fracassò un tavolo vicino abbattendoci la spada, e poi la puntò alla gola dell'uomo.
- Ti do un'ultima possibilità, poi ti ammazzo come un cane. - Madam Butterfly cominciò a singhiozzare, il cerone di trucco ormai sfaldato. Stava tranquillamente calcolando gli incassi che quella nottata poteva portargli, quando nella casa aveva fatto irruzione la giovane Sarah ricoperta di sangue. Inizialmente spaventato, quando vide che molto di quel sangue le apparteneva le si era avvicinato preoccupato, per tutta risposta lei aveva tirato fuori una spada e aveva cominciato a minacciarlo dicendo di sapere tutto. Dopo un'iniziale momento di incomprensione lei lo aveva spinto a terra con una forza mostruosa, piantandogli in faccia due occhi spiritati; solo allora Madam Butterfly aveva capito che la sua copertura era saltata.
- Devi dirmi come facevi a nascondere tutto questo agli shinigami! - Lui deglutì, non voleva rivelare quel segreto che custodiva gelosamente da tempo, ma la vita gli premeva di più.
- I Cinematic Record.
- Come? Come fai ad usarli per impedire che tutto questo venga a galla? - disse Razael senza preoccuparsi di togliere la spada dalla gola dell'interlocutore. Lui rimase per qualche attimo in silenzio, ma venne sollecitato a parlare dalla fredda lama che gli graffiava la gola.
-  L-Li modifico!
- TI HO DETTO DI SPIEGARMI COME FAI! - Urlò ormai esaurita la donna, afferrandolo per i capelli e strattonandolo con violenza. Alle grida di dolore di Butterfly, a cui si sommarono fortissimi rumori, alcune ragazze accorsero sul posto, e rimasero inorridite dalla visuale che gli si parò davanti. La hall era stata praticamente distrutta, i bei tappeti dilaniati. La carta da parati appariva come bruciata, e il bancone che figurava appena davanti la porta era stato ridotto a un cumulo di legno scheggiato. Osservarono a bocca aperta la nuova arrivata, Sarah, ricoperta di sangue che impugnava una spada e riusciva a dominare senza troppi problemi un'armadio quale era Madam. Urlarono portando le mani alla bocca. La donna alzò lentamente lo sguardo su di loro. Incapaci di reagire, le ragazze rimasero immobili. Con uno scatto felino, Sarah apparve davanti al gruppetto sulla sua sinistra, afferrando una ragazza con un abito verde smeraldo. Le compagne urlarono.
- Andatevene di qui! - Gridò Razael per sovrastare le urla di paura. Senza pensarci due volte le ragazze si precipitarono fuori dalla casa. Si sentirono dei tumulti ai piani superiori, ma nessuno si azzardò a scendere. Nella stanza ora gravava un silenzio surreale, interrotto soltanto dal respiro affannoso della ragazza presa in ostaggio da Razael.
- Jessica! No! Fermati Sarah!
- Altrimenti? - chiese Razael puntando la spada alla gola della ragazza che teneva stretta a sè. Madam divenne serio.
- Non le faresti mai del male. - La donna rimase per qualche altro attimo ferma, mentre la ragazza stava cominciando a singhiozzare. Un sorriso si stagliò sul suo volto.
- Dici? - Buttò a terra la prostituta e gettò la spada da una parte, poi trascinò per i capelli la ragazza fino al bancone distrutto. Madam cominciò a studiare una strategia possibile per strappare dalle grinfie di quel demone la sua protetta; puntò la spada che era stata buttata via. Mentre Sarah si muoveva lentamente verso il bancone, trascinando per i capelli Jessica, arrivò all'arma, nascondendola dietro la schiena e preparandosi a colpire. Una volta arrivata alla vecchia scrivania distrutta, con un calcio Razael scostò i pezzi di legno, rivelando la base costellata di spuntoni e grossi chiodi pericolosamente appuntiti. Afferrandola nuovamente per i capelli, Razael portò il viso della prostituta a pochi centimetri dalle schegge.
- Parla o le consumo gli occhi qua sopra. - disse freddamente. Madam impallidì, mentre la stretta sulla spada si faceva spasmodica.
- NOOO! Jessica! JESSICA! Lasciala, maledetta puttana!
- Parla! - esclamò Razael spazientita. La ragazza gridò cominciando a piangere e dimenandosi con tutte le sue forze, rendendosi conto che quella pazza poteva veramente infliggerle un dolore atroce.
- Prima lasciala andare!
- Mi sa che non hai capito. Qui sono io che comando! E ho poco tempo prima che arrivino gli Shinigami! Ancora niente? - Visto l'ennesimo tentennamento dell'uomo, Razael decise di sollevare un poco il viso della ragazza proprio sopra un chiodo sporgente, per poi abbatterci senza pietà la testa della ragazza, che cominciò ad urlare. Il sangue sprizzò dalla ferita macchiando il volto della carnefice. Madam lasciò la presa sulla spada, che cadde a terra, mentre si rialzava impetuosamente.
- Li modifico! Sarebbero dovute morire tutte in anticipo, ma modificando i Cinematic Record agli shinigami le loro anime scompaiono dalla lista! Vi taglio la parte della loro morte! Ora basta! - Razael ascoltò impassibile nonostante la ragazza continuasse ad urlare. Poi la lasciò abbandonata sul tavolo. La giovane prostituta si alzò immediatamente a sedere, cercando di frenare con le mani la copiosa perdita di sangue dall'occhio. Lo shinigami corse verso di lei, stringendola fra le braccia e cercando di tamponare la ferita con la sua gonna. Razael lo guardava quasi severa.
- Se ti avessi torturato non avresti parlato. Guarda che ho dovuto fare. Se avessi voluto collaborare non saremmo finiti qui. - E in un'attimo sparì, lasciando una casa di piaceri distrutta e una ragazza che sarebbe morta dissanguata di lì a poco.




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