White Housekeeper di Phoenix_619 (/viewuser.php?uid=126127)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 - parte 1 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 14 - parte 2 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 14 - parte 3 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Prologo
- Mey Rin, il bucato! Bald, metti via quella mitragliatrice! Finny...
NO, NON TOCCARE IL NUOVO SERVIZIO DA TE'!!! Bisogna diserbare il prato
e innaffiare le rose nella serra. Su, veloce! Tanaka... rilposatevi
pure. Insomma Mey Rin, quanto ci vuole a prendere la tovaglia di lino?
Bald, pela meglio quelle patate.... no, non puoi usare la baionetta!
Prendi il pelapatate, e occupati anche delle carote e le cipolle.
Finny, ancora non ti sei occupato della serra? Tanaka, potreste
passarmi il candelabro accanto a voi? Grazie mille! Ragazzi mancano
ancora tre ore per l'arrivo degli ospiti ma siamo in tremendo ritardo
sulla
tabella di marcia!...come al solito... ok su mettiamoci all'opera!
Dov'è Sebastian? Ah, sta nella cucina sul retro... perfetto!
Allora su, veloci!
*CRASH*
- non ci posso credere... non è possibile... COME AVETE
FATTO A SPACCARE IL TAVOLOOOOOO???!!!!
- Signora ci dispiaceeeeeee.... è che....
- Sono stato io! Non incolpi i miei amici!
- No Finny, non sarai il martire della nostra maldestrità!
Sono stato io!
- No, sono stata io! Bald e Finny non c'entrano nulla!
- Che pazienza... comunque starvi a sgridare tutto il giorno non
riparerà il tavolo... fortunatamente è spaccato
solo in
due pezzi,
non dovrebbe essere troppo difficile da rimettere insieme. Anche se un
tavolo rotto non è il massimo che la dea della fortuna
poteva
offrirmi. Va bene! Ci penso io, voi andate a ultimare i preparativi. -
Due ore dopo una donna si sedette in cucina, bevendo un bicchiere
d'acqua.
- Non dirmi che sei già stanca. - La donna
fulminò il maggiordomo nero, appoggiando il bicchiere sul
tavolo.
- Dici bene tu... ogni volta che ci sono ospiti lo stress me lo becco
tutto io. E non sorridermi in quella maniera strafottente!
- Che ti devo dire, non posso farci nulla se ti stressi per ogni cosa.
- Ho dovuto aggiustare un tavolo, cucinare le pietanze principali,
tenere Finny lontano dal servizio da tè, fare il bucato
perchè Mey Rin invece della cenere ha usato il carbone,
sistemare le stanze per gli ospiti e preparare di nuovo i contorni di
verdure ridotti in poltiglia da Bald. Senza contare il fatto che la
benda del padroncino era rimasta impigliata nell'abat-jour e ho perso
un quarto d'ora per stricarla. - Sebastian soffocò
elegantemente
una risatina.
- Pensa che io invece ho dovuto lucidare ben tre candelieri. Davvero
terribile!
- Sei un disgraziato buono a nulla! Sai bene che per una donna
è tutto più faticoso! Sei davvero un demonio tu!
- Tsk, come se tu fossi un angioletto.
- Dobbiamo ancora ultimare i preparativi della tavola e portare altro
carbone nei caminetti. Su, se invece di fare lo sfaticato ti rimbocchi
le maniche faremo in un lampo!
- A volte mi chiedo come farebbe villa Phantomhive senza una governante
come te.
- Immagino sarebbe un cumulo di macerie. Voi inglesi siete proprio dei
pelandroni teomani.
- guarda che sei mezza inglese pure tu...
Angolo autrice:
Bene! Se hai letto
fin qui vuol
dire o che la mia storia ti interessa, o che sei un/a santo/a.
Probabilmente
nessuna delle due opzioni. Comunque! So che come
prologo è abbastanza palloso, ma il mio intento è
darci
dentro con i prossimi capitoli! Non so bene quanto sarà
lunga,
ma credo che sforerà i venti capitoli. Magari. Grazie ancora
per
aver letto, e non chiedetemi cosa succederà nei prossimi
capitoli che ho la bocca cucita!
Phoenix
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Capitolo 2 *** Capitolo 1 ***
1
Capitolo
1
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Claus scese dalla carrozza guardando ammirato villa Phantomhive. Era
ancora più bella di quanto ricordasse! Un maggiordomo
vestito di
nero l'attendeva in piedi accanto alle scale.
- Sebastian, quanto tempo! Non mi ricordavo nemmeno che fossi
così alto... Beato tu!
- Grazie mille signor Claus, ma preferirei che mi ricordasse come un
buon maggiordomo piuttosto che come un uomo alto.
- Ah ah ah, non ti smentisci mai eh? Dov'è conticino...? -
Un ragazzino elegantemente vestito scese in quel preciso
momento la scalinata, appoggiandosi con una mano al corrimano e con
l'altra a un bastone tempestato di gemme.
- Claus, quanto tempo.
- Ciel! Buonasera! Sei cresciuto poco, sei ancora così
piccolino! Da qui all'Italia è un gran lungo viaggio sai? Ti
ho
anche portato quel gioco che mi hai chiesto con insistenza.
é
stata una faticaccia procurarselo!
- Per l'appunto ho fatto preparare un'ottima cena ristoratrice, spero
apprezzerai. Entra pure. - Claus seguì Ciel
all'interno,
trovando la servitù al completo a dargli il benvenuto
disposti
mansuetamente ai lati del tappeto rosso che dall'ingresso correva fino
ad una porta dall'altro lato della stanza.
- Ah, quante faccie nuove! Hai assunto degli aiutanti Sebastian, eh? -
Scrutò uno a uno i servi. C'era un ragazzino biondo poco
più grande di Ciel, magro con due grossi occhioni verdi.
Un'altro
era un uomo molto alto, con capelli chiari e occhi blu, vestito con una
divisa da cuoco. Accanto a lui c'era una ragazza bassa vestita da
cameriera, il cui viso era quasi completamente occultato da un paio di
giganteschi occhiali. Voltandosi vide Tanaka, che però
già conosceva, e una donna. Era molto più alta
della
cameriera, e vestita in modo completamente diverso. Indossava un abito
nero e bianco elegante, lungo fino a metà polpaccio con
stivali
alla francese e un collarino di pizzo al collo, che era in netto
contrasto con la pelle chiara. Aveva un volto ovale e liscio, le
carnose labbra tinte di rosso e gli occhi di un verde straordinario,
tendente al blu. Le lunghe ciglia che ornavano quegli occhi iridescenti
si muovevano dolcemente ogni volta che venivano sbattute, come se una
leggerissima brezza le scompigliasse ogni volta. I liscissimi capelli
castani erano lucenti, invitando al tocco. Claus fischiò
ammirato.
- Ma che bella cameriera che hai trovato Ciel! Certo che a villa
Phantomhive perfino i servitori sono un gradino più in alto!
-
La donna arrossì appena, chinando il capo pudicamente.
- Troppi complimenti immeritati, signor Claus.
- Dimmi, come ti chiami?
- Razael Glasshiver.
- Ah! Che nome particolare... la tua pronuncia dell'inglese
è
impeccabile, ma non mi sembri propriamente anglosassone... - Ciel
s'intromise ridacchiando.
- Claus, questa signora si è data tanto da fare per
prepararti
una cena deliziosa, non vorrai rendere vani i suoi sforzi e far
freddare tutto!
- Ahahahaha! Hai ragione Ciel! Spero proprio di potermi intrattenere
ancora un po' con te, va bene Razael?
- Certo, sarò felice di poter passare del tempo con un uomo
come
voi signore. Prego, Sebastian vi porterà nel giardino
interno.
- Giardino interno...?
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- Ciel!
é stata una cena indimenticabile, non credevo che il tuo
maggiordomo mi preparasse una cena giapponese così deliziosa!
- Mph, che maggiordomo sarebbe se non fosse in grado di accogliere gli
ospiti in maniera decente?
- Suvvia Ciel, ci siamo divertiti no? E poi avrai il tuo da fare con
quel gioco...
- Ti andrebbe un tè prima di ritirarti?
- Certo! Mi mancano proprio tanto le usanze inglesi... E poi mi avevi
promesso la compagnia della tua bella cameriera!
- Per la precisione sarebbe la governante della villa. é
abile
quanto Sebastian, e questo basta e avanza. E poi solo lei sa
cucinare la carne in maniera così impeccabile.
- Il tuo punto debole però sono i dolci, dico bene conte?
- Sebastian! Razael! - Immediatamente le figure dei due servitori
apparvero da un corridoio.
- Preparateci un tè nella sala conferenze.
- Yes, my Lord.
- * - Claus spalancò gli occhi.
-
-
-
-
- Voi due, la smette di confabulare in italiano? Non ci
capisco niente!
- Chiedo venia, padroncino. Cercherò di evitare errori
simili in futuro.
- Sì sì va bene. Sbrigatevi a portarci il
tè.
- Immediatamente. - I due sparirono nuovamente nel corridoio senza
provocare il benchè minimo rumore. Poco dopo i quattro si
ritrovarono nella sala da conversazione, due tranquillamente allungati
su comodissime poltrone, i rimamenti in piedi intenti a servire i
signori.
- Quindi sei italiana di seconda generazione eh? E quanto hai vissuto
in Italia?
- I primi quindici anni della mia vita, poi ho cominciato a lavorare
come domestica per conto di alcuni borghesi.
- Sei molto giovane Razael. Quanti anni hai?
- Signor Claus, non si chiede l'età a una signora! - disse
la
governante sorridendo mestamente. Claus proruppe in una risata grassa.
- Santo cielo conte, se avessi saputo che mi sarei divertito
così tanto avrei messo degli abiti più larghi!
Per il
ridere mi stanno cedendo i bottoni!
- Razael, rispondi alla domanda del nostro ospite.
- Ho ventidue anni.
- Quindi in età da marito...
- Sono già sposata, signor Claus. - Il nobile
strabuzzò gli occhi guardando Ciel sorpreso.
- Non dirmi che... tuo marito, Razael... - La donna fece per aprire
bocca, ma Claus la precedette.
- Certo, tuo marito non può che essere Sebastian! D'altronde
sembrate fatti l'uno per l'altro! Allora il tuo nome dovrebbe
essere Razael Michaelis...
- Spiacente di contraddirla signore. Io e Sebastian non siamo sposati,
e di certo mai lo saremo. Non è il primo che crede che io
sia la
consorte di questo povero diavolo di maggiordomo.
- Ah, che gaffe! Allora chi è tuo marito?
- Dolente di dover tacere alla sua domanda.
- Be', allora avrai dei figli.
- Purtroppo non siamo riusciti ad averne. Comunque immagino lei
preferisca chiacchierare di cose piacevoli e amene piuttosto della mia
noiosa vita.
Perchè non ci racconta del suo viaggio in Italia?
- Razael - la riprese Sebastian - Non è nei tuoi poteri
importunare gli ospiti.
- No no Sebastian, lasciala fare, è un piacere poter parlare
con
una donna così gentile ed elegante. Comunque sì,
ho
visitato molti posti. Sono stato dapprima a Napoli...
- Ah, Napoli! Avrete senz'altro visitato la tomba di Giacomo Leopardi,
il nostro più illustre poeta dopo Dante Alighieri...
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Razael socchiuse la porta, controllando l'interno. Il
padroncino
dormiva beatamente, e Sebastian aveva già provvisto a
portare un
bicchiere d'acqua fresca sul comodino. Chiuse piano, senza far scattare
la maniglia, e si avviò verso il corridoio. Scese al piano
inferiore, diretta alle stanze della sevitù. Non fu
necessario
controllare Finnian e Bald, il cui russare era facilmente sentibile
anche dal corridoio. Anche Mey Rin dormiva profondamente già
da
un pezzo. Con passo lento e cadenzato passò in cucina per
controllare i
preparativi per il giorno dopo. La luce era accesa, e Sebastian era
intento a lavare i piatti.
- Non hai ancora finito? Eppure è tardi...
- C'è molto da fare, Razael.
- Allora ti do una mano, così finiamo più in
fretta. - Si
arrotolò le maniche e raccolse i capelli in una crocchia,
prima
di prendere uno straccio umido e pulire la superficie del tavolo.
- Come mai hai evitato di dire chi era la tua vecchia padrona? Hai
lavorato per un solo nobile prima del signorino.
- Mi è stato chiesto proprio dalla padrona di non dirlo se
non
senza il suo consenso. L'ultimo ordine prima che venissi ceduta.
- A proposito, anche il signor Claus ci ha scambiato per marito e
moglie... non è che fai la civetta con me?
- Sebastian non dire stupidaggini. E poi, con l'acuta vista che ti
ritrovi, dubito che non ti accorgeresti di un mio comportamento
insolito!
- Non ti smentisci mai eh? Ah, c'è una macchia sul
pavimento. Non l'avevo notata...
- Ci penso io. - Intinse uno spazzolone in una soluzione di acqua e
sapone, e strofinando con forza il pavimento riprese il discorso. - Non
è che sei tu invece a lasciarti andare a comportamenti un
po'
troppo frivoli? - Sebastian sbuffò divertito, pulendosi le
mani
sul grembiule.
- Va bene, abbiamo chiarito questo punto. Porto fuori la spazzatura. Mi
potresti fare il piacere di asciugare i piatti?
- Nessun problema. Dobbiamo anche preparare i vuol-aut-vent per il
brunch di domani...
- Certo, ho già preparato una lista.
- Allora cominciamo domattina alle cinque. Sarà meglio
svegliare
gli altri due ore dopo, così eviteremo di farli lavorare con
il
segno del cuscino sulla faccia.
- Bene. Allora buonanotte, Razael.
- Buona notte Sebastian. - Il maggiordomo uscì dalla villa
portandosi dietro il bidone dei rifiuti. Razael finì di
asciugare i piatti, e sciogliendosi i capelli s'incamminò
verso
la sua stanza. Una volta entrata andò dritta verso la
finestra,
aprendola per ammirare la luna splendere nel cielo. Accanto alla villa
una civetta intonò il suo canto ancestrale.
- Oh! Civetta, così turbi il sonno del mio padroncino.
Sssshhh. -
Con un frullo d'ali l'animale prese il volo, allontanandosi senza
emettere altri rumori.
*: i due parlano in italiano. Questo espediente verrà
utilizzato
ogni volta che sarà necessario far intendere una lungua
diversa
dall'inglese che viene usata in un discorso.
Angolo autrice:
Ecco
il primo capitolo! E
non sono stata uccisa nelle recensioni! Yeeeeeeeeeeehhhhhhhh!!!
Comunque sia, voglio spiegare come sarà organizzata la
storia.
Razael
avrà un ruolo
secondario (da spettatrice insomma) nei prossimi capitoli, ma dal
quinto capitolo comincierà la sua vera e propria storia,
poichè mi discosterò di molto dal fumetto e
prenderò giusto
qualche spunto dalla serie animata. Enjoy!!!! :)
Ringrazio Ladym5, AkemiMatsumoto e
la mia adorata NekoChan22
per le recensioni!
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Capitolo 3 *** Capitolo 2 ***
2
Capitolo
2
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Razael
stirò le pagine del giornale, approfittandone per leggere i
titoli principali. "Jack
the Ripper colpisce ancora; è la terza vittima a
Witchepel". Quante
povere donne uccise, e in che modo brutale! Il signorino era impegnato
nella cattura dell'assassino, e anche se non era coinvolta nelle
indagini, diversamente da Sebastian, qualche informazione l'aveva
raccolta anche lei. Perché mai l'assassino si accaniva sui
genitali delle donne? Era disgustoso e ossessivo. Ossessivo... quale
ragione può spingere una persona a menomare in quella
maniera un
cadavere? Sospirando chiuse il giornale per portarlo al padrone.
Bussò alla porta, attendendo una risposta.
- Che c'è?! Sono occupato.- Adorabile il signorino, specie
di prima mattina.
- Vi ho portato il giornale.
- Uh-uh. Allora entra. - Il padroncino era ancora nel letto, intento a
sorseggiare il tè.
- Vedo che siete davvero molto occupato - disse sarcasticamente,
ricevendo uno sbuffo come risposta.
- Sebastian vi ha già servito la colazione a quanto
pare; vi tolgo il vassoio e vi preparo i vestiti.
- Uh-uh.
- Nulla di interessante sul giornale, padroncino? - senza ascoltarla,
Ciel cominciò a scorrere i titoli.
- "Jack the ripper
colpisce ancora..." bla bla bla, "ennesima vittima innocente",
su, andiamo al punto... "Ancora
una volta menomata in maniera assolutamente brutale; anche questa
vittima non ha nulla a che fare con le precedenti due." - Ciel
chiuse il giornale, pensieroso.
- Possibile che un tale pervertito agisca adescando la prima che
capita? Tu che ne pensi, Razael? Tanto lo so che stai seguendo il caso
per conto tuo.- Razael lasciò perdere le classiche formule
di
cortesia che normalmente avrebbe usato, per limitarsi a descrivere il
frutto del proprio lavoro.
- Non è da escludere che l'assassino agisca davvero
uccidendo il
primo che capita; a quanto pare tutto ciò che gli interessa
è esclusivamente l'utero delle vittime. Inoltre deve avere
conoscenze dell'anatomia umana, poiché è riuscito
a
estrarre l'organo come solo un chirurgo avrebbe potuto fare. Io
escluderei la pista del cannibalismo, in quel caso avrebbe portato via
il corpo intero o parti più... "sostanziose"... della
vittima.
Sarei propensa a pensare a rituali di magia nera. Mi sono documentata a
proposito, e sembra che gli organi genitali umani
siano molto richiesti. Non so bene cosa pensare signorino, ma spero di
esservi stata d'aiuto.
- Per nulla, Sebastian era già arrivato a queste
conclusioni.
Almeno non le hai confutate. Adesso vai. Io e Sebastian dobbiamo andare
a
Londra, ma mi farebbe piacere se venissi pure tu. Qualcuno
dovrà
badare alla Town House quando sono in giro per le indagini.
- Come desidera, padroncino.
- Partiamo dopo pranzo, vedi di essere pronta.
- Ai suoi ordini. - Dopo un sostanzioso pranzo a base di Meat
Pie e toast di gamberi i tre si diressero verso la Town House a Londra.
Ciel, leggermente alterato dal lungo viaggio, desiderava solo
rilassarsi un po' prima di partire per le indagini.
- Voglio solo un tè e un vassoio di pasticcini... ho
intenzione di rimanere in giro fino a notte fonda.
- Vi preparo subito l'Earl Grey, signorino. Prego, entrate pure. - Non
appena Sebastian aprì la porta, lo spettacolo che gli si
parò davanti fece sparire ogni proposito di una serata
rilassante.
- Ma dove lo tengono il tè in questa casa, eh?
- LAU! MADAM RED! Che ci fate qui???
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
- Razael, mia cara! Quanto tempo è
passato! Ancora non l'hai adescato quel bel ragazzone di Sebastian?
- Non rientra nei miei interessi Madam.
- Ma daaaaai, come non ti interessa? - Sebastian, intento a servire il
tè, cercava di non dare ascolto a quei discorsi.
- Piuttosto, Sebastian, sei un così bell'uomo!
Perché non
vieni a lavorare da me, eh? - Cominciando a palpeggiare i bei glutei
del maggiordomo, Madame Red perse ogni contatto con il mondo reale
troppo presa da quella vista paradisiaca. Ciel sputò il
tè dalle narici.
- Zia, che diavolo fai??!!!
- Ah, sai è una distorsione professionale... ehehehe...
- Ma quale distorsione?!? - Sebastian finì in fretta di
servire
il tè, prima di allontanarsi e mettersi in piedi vicino a
Razael. Quest'ultima notò la pelle d'oca che ancora faceva
rabbrividire il pover'uomo.
- Oh andiamo, non è la prima volta... vero mia cara? - disse
Madam Red. La governante arrossì vergognandosi al posto
della
signora Angelina, prima di confermare con voce sottile.
- Ciel, dovresti pensare a una nuova uniforme per la tua governante! Il
nero la fa sembrare una becchina! Un bel rosso è quello che
ci
vuole!
- Siamo qui per parlare d'altro, Madam Red. Innanzitutto, Jack the
Ripper...
- Madam hai proprio ragione, un bell'abito all'occidentale rosso le
starebbe proprio bene.
- LAU! Non ha bisogno d'aiuto! - Dopo un'ora di accesa discussione, Lau
e Angelina se ne
andarono, con grande piacere da parte di Ciel.
- Razael, noi dovremo stare fuori fino a notte fonda. Non so quando
torneremo, ma vedi di farmi trovare un bel fuoco acceso. Odio questo
tempo così freddo.
- Gradireste un tè in particolare per quando tornate?
- Nah, fai un po' te.
- Buona fortuna padroncino. - Ciel, che stava per uscire dalla porta,
si bloccò sulla soglia, trattenendo una risata.
- Fortuna? Dimentichi che ho Sebastian. Se mai avrò bisogno
del tuo aiuto ti farò sapere.
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- Che delusione, la mia vecchia padrona... - Sussurrò
affacciandosi alla finestra. La governante era triste. Madam Red
giaceva in una pozza di sangue, rosso come il colore della sua anima.
Era evidente la sottile linea vermiglia che dal suo petto saliva come
una spirale di fumo fino al cielo; l'ascesa del suo spirito all' Eden
era faticosa e lenta. Ancora troppi dubbi appesantivano il suo animo
per permetterle di arrivare fino al luogo del suo riposo eterno. Razael
allungò una mano fino a sfiorare quella sottile linea che
solo
lei vedeva.
- Requiescat in pacem, Angelina. - A quelle
parole il filo
che ancora legava il suo corpo al cielo si dissolse fra le dita della
serva, che permise a una sola lacrima di scivolare lungo la gota.
Quella piccola goccia si staccò dalla sua pelle vellutata, e
cadde. Atterrò sullo zigomo della donna morta due piani
più in basso, lavando almeno in parte il sangue che la
imbrattava. Nessuno si accorse della presenza di Razael alla finestra
di quell'appartamento abbandonato. Ciel era in un angolo, coperto dal
soprabito del maggiordomo che stava combattendo contro un essere dai
lunghi capelli rossi. Uno shinigami senz'ombra di dubbio. Sarebbe
entrata in azione solo se Sebastian avrebbe avuto la peggio. Ma era
abbastanza sicura della vittoria del maggiordomo; era evidente che
aveva un piano. Si
era tolto la giacca a coda di rondine e si preparava a scontrarsi con
il dio della morte... L'unica cosa che la preoccupò fu il
fatto
che quella meravigliosa lana costosa sarebbe andata sprecata fra i
denti della Death Shite di quel pazzo dalla dubbia
sessualità.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
- Appoggialo sul letto... porto una bacinella di acqua
calda... aggiungiamo un goccio di brandy al tè, lo
scalderà.- A Ciel queste voci giungevano come ovattate. Era
in
uno stato di semincoscienza, ancora troppo stanco e turbato per poter
pensare razionalmente. Qualcosa di bollente e acro scorse nella
sua gola, abbastanza per svegliarlo completamente. Riconobbe il sapore
del tè e qualcosa di alcolico. Lentamente
aprì gli
occhi, respirando affannosamente.
- Il freddo non vi fa bene padroncino. Dovevate coprirvi di
più.
- Razael non mostrò esteriormente la tenerezza che quella
faccina rossa per il freddo le faceva, ma comunque sia viziava sempre
un pochino il suo padroncino ogni volta che questi non stava troppo
bene. O almeno, lo faceva fino a quando Ciel irritato non le ordinava
di smetterla. Gli rimboccò meglio le coperte, sistemando i
cuscini e passandogli una pezza bagnata sulla fronte.
- Avete rischiato di prendere la febbre, padroncino.
- Non farmi la predica - sussurrò con un fil di voce.
- Avete fame?
- No, voglio solo dormire. Lasciami stare. - Razael fece un cenno
d'assenso, prese il candeliere e uscì dalla porta,
inchinandosi
e augurando una buona notte al signorino. Una volta nel corridoio si
appoggiò al muro, sospirando stancamente.
- Perché lo hai fatto?
- Perché hai sprecato un'ottima stoffa per quel pazzo,
Sebastian. - Il maggiordomo rise lugubremente.
- Non hai ancora perso il vizio di seguirci di nascosto, vero? Dimmi,
di che colore era l'anima di Madam Red?
- Prova un po' a indovinare. Sei intelligente, con un po' di sforzo
potresti arrivarci.
- Non è salita molto velocemente al... - e qui sorrise come
se
dovesse raccontare una buffonata - "Paradiso", vero? D'altronde... -
Razael spense il candelabro con un soffio. La sua voce emerse
dall'oscurità come se provenisse da un'altra dimensione. Due
occhi dorati emersero dall'oscurità.
- Non giocare troppo con me, demonio. Non tollero una carogna come te.
Finché sarai Sebastian Michaelis, il fedele cagnolino del
conticino Phantomhive, andrò sempre d'accordo con te come ho
sempre fatto. Non appena rivelerai la tua vera natura ti
massacrerò. Non posso certo far arrabbiare il mio superiore.
-
Una piccola fiamma illuminò il volto della donna,
e pian
piano tutte le candele si riaccesero. Sebastian sapeva che lei lo aveva
fatto per nascondere la sua rabbia e quegli occhi dorati che ad ogni
discussione, nel buio, lo scrutavano con disprezzo.
- Comunque io torno alla villa. Non mi fido a lasciare soli quei tre.
Pensaci tu al signorino. - Gli diede il candelabro, e
s'incamminò nel corridoio oscuro senza timore. Il
maggiordomo
notò alcune piume nere danzare nell'aria sovrastante, prima
di
scomparire nelle tenebre.
Angolo autrice:
Beeeene.
So perfettamente che questo secondo capitolo non è un
granché come trama. E non lo sarà fino al quinto
capitolo, poiché Razael fino ad allora ricoprirà
un ruolo
puramente secondario nella storia. Seguirò il manga fino
alla
saga degli indiani, poi comincierà la storia vera e propria!
Ho
usato quest'escamotage per meglio delineare il carattere di Razael e
giustificare perciò le sue azioni e i suoi pensieri. So che
per
ora è una storia decisamente noiosa, ma vi prometto emozioni
forti in futuro!
Ringrazio
LadyM5
AkemiMatsumoto
Death
Voice Crazy
Sisters e
la mia nekochan22
per le rececensioni
Phoenix
PS:
so che è tremendamente tamarro mettere la propria firma in
caratteri gotici, ma a me sa una figata.... :))
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Capitolo 4 *** Capitolo 3 ***
3
Capitolo 3
Razael si tolse il giubbotto, controllando il
proprio aspetto
allo specchio. Le labbra, vermiglie di natura, erano screpolate per il
freddo e le gote arrossate dal vento che le feriva senza
pietà.
Alcuni trovavano estremamente grazioso l'avere le guancie leggermente
rosse, per lei era semplicemente irritante. Aveva oltretutto finito la
sua crema per il viso, e non aveva gli ingredienti per farne altra. Le
era rimasto solo un barattolino dove conservava un balsamo per le
labbra
all'uva e mora. Con un pennellino stese la lozione sulla bocca, per poi
tirare fuori un pettine per lisciare i capelli intricati dal vento. Era
ancora presto, e fortunatamente la servitù era riuscita a
non
rompere nulla. Aveva sei ore di tempo prima che arrivasse il signorino
con Sebastian, e fra quarantotto si sarebbero svolti i funerali di
Madam Red. In fondo, se non fosse stato per lei...
Era un pomeriggio
luminoso. Era
sempre così, in Italia. Il cielo era perennemente azzurro, e
le
estati non erano troppo calde, così come gli inverni non
erano
eccessivamente rigidi. C'era un grosso salice davanti alla taverna dove
lavorava come cuoca, e spesso i viandanti ci si fermavano sotto per
pranzare. Anche se la paga era misera era un buon lavoro, che le
permetteva almeno di comprare la stoffa per rattoppare gli abiti e il
caffè per alzarsi la mattina. Quel giorno la padrona l'aveva
costretta a ripulire l'intero casale perchè aveva sentito
dire
che un'abbiente donna aristocratica inglese passava da quelle parti.
Dopo una faticosissima mattina passata a lustrare ogni centimetro di
pavimento, era arrivato il momento del pranzo. Si era messa in cucina,
pronta all'opera. Il fato volle che la famosa aristocratica si fermasse
proprio lì, cambiando radicalmente il suo destino. Lei
sentì solo le voci della padrona e dell'aristocratica
parlare
all'ingresso. Poi la donna le urlò di preparare della pasta
per la madamigella, e di servirla sotto al salice. In poco meno
di un'ora il piatto fu pronto, e la serva non riuscì nemmeno
a
darsi una ripulita prima di servire l'ospite, preoccupata di averci
messo troppo. Timidamente arrivò fino al tavolo all'aperto,
e
timorata dall'elevazione sociale della madama non osò
guardarla
negli occhi, porgendole il piatto e augurando con voce sottile un buon
pasto. Immediatamente la padrona arrivò alle sue spalle,
tirandole i capelli. Le urlava cose come "come osi presentarti come una
stracciona di fronte alla nostra ospite?" e "La prossima volta ti
bastonerò a dovere!". Fu la voce della signora a fermare la
padrona. "è una bellissima ragazza; lascia che ci
chiacchieri un
po'. Conosce l'inglese?" La serva rimase in piedi, senza guardare negli
occhi la donna. "Come ti chiami?" chiese in un elegante inglese.
"Razael, signora." "Che nome strano... è molto bello
però." "Grazie, signora." "non tenere il mento
così
basso; hai dei bei lineamenti del viso, dovresti curarli di
più". "Se pensassi alla mia bellezza non avrei tempo da
dedicare
al lavoro, madam. Sono brutta, ci vorrebbe troppo a rendermi graziosa."
"Ah ah ah! Non dire così, sei molto più bella di
me! Sai,
ho bisogno di una governante per la mia villa in Inghilterra, quella
che ho è troppo vecchia e malata per fare qualunque cosa. Se
ti
chiedessi di venire a lavorare da me accetteresti?"
- Accidenti, è finito il White Darling di
Harrods. Forse
faccio ancora in tempo ad arrivare al mercato per comprarne un po'.
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Razael s'inchinò al ritorno del padrone.
- Bentornato padroncino. è stata una giornata faticosa; vi
ho preparato un bagno caldo.
- Faticosa per niente; non l'ho portata mica io la bara. - Razael non
aveva mai apprezzato lo humor inglese. Lo trovava semplicemente
asettico e insensato.
- Vi porgo ancora le mie condoglianze.
- Tienitele per te. D'altronde era la tua vecchia padrona, sarai
dispiaciuta.
- La morte è l'unica cosa che accomuna tutti noi mortali.
Prima
o poi, tutti... - Lanciò uno sguardo serio a Sebastian -
...tutti, in un modo o nell'altro, dobbiamo ricongiungerci a Dio. - Il
maggiordomo non fece che rimanere impassibile, con il suo classico
sorrisetto stereotipato stampato sulle labbra.
- Non tutti però arriviamo fin lassù -
precisò lui - vero signorino? - Ciel sbuffò
irritato.
- Smettetela con questi discorsi filosofici. Mi danno sui nervi.
- Ben poche cose sono in grado di non irritarvi.
- Ah ah ah, divertente lo humor italiano Razael. Sebastian, voglio
farmi un bagno. E per cena voglio salmone in camicia e parfrait di
frutta.
- Certo, ceneremo presto oggi. Mi sembrate stanco. - Il resto della
servitù era ancora in cucina a chiacchierare. Razael irruppe
nella stanza in modo così improvviso che Bald quasi
ingoiò la sigaretta che teneva fra le labbra.
- Ascoltate, oggi dovremo far cenare il signorino prima del solito.
Perciò Bald mi serve che ti vada a recuperare il salmone che
teniamo nella ghiacciaia, tu Finny devi cogliermi un po' di frutta
dall'orto; Mey Rin, oggi intavoleremo il servizio in ceramica Jackson
& Brothers, con i bicchieri in cristallo Dalton e le posate
d'argento. Alla tovaglia e il candelabro ci penso io. E portate
dell'altro tè al signor Tanaka!
- Sissignora! - I tre partirono alla carica con l'entusiasmo di sempre.
Razael cominciò a far bollire l'acqua e pulì
l'insalata.
Tanaka la guardava seduto sulla panca, offrendole una tazza della sua
speciale limonata.
- No, grazie signor Tanaka. Spero che il signorino mangi qualcosa...
- Oh! oh! oh!
- Ah, certo certo. Oggi a pranzo non ha toccato nulla, gli fa male
digiunare, è così magrolino.
- Oh! oh! oh!
- Certo, sarà una cena leggera, avrà lo stomaco
scombussolato. Povera creatura, è difficile sopportare un
colpo
come questo per un bambino della sua età.
- Oh! oh! oh!
- é bello poter parlare con qualcuno che non ha sempre da
ribattere, sapete?
- RAZAEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEELLLL!!
- Oh...?
- Che diavolo
succede...?!! - Finny
spalancò la porta in lacrime, porgendo un cestino con dentro
una
minuscola melina selvatica acerba.
- Signoraaaa... non volevo... Davvero non ho fatto apposta!
- Calmati! Spiegami tutto...
- Stavo cogliendo le mele come mi avevi detto, ma ho notato che in alto
ce ne erano moltissime grandi e mature, così ho provato ad
abbassare un ramo per arrivarci e...
-No, non continuare - disse esasperata la governante - ho
già
capito. Devi fare con più delicatezza Finny, non puoi
rompere
tutto ciò che tocchi. - Il ragazzino abbassò il
viso
tristemente.
- Ho capito. Cercherò di fare meglio in futuro. - Intenerita
dallo sguardo basso del giardiniere, Razael gli diede un'affettuosa
pacca sulla spalla.
- Non preoccuparti Finny! Vedrai che ben presto perderai il vizio di
sfasciare tutto ciò che tocchi. - Finny riprese subito il
suo
buon uomore.
- Puoi contarci Razael! Vedrò di stare ben attento la
prossima volta!
- Perfetto! E ora devi correre all'azienda agricola della Funton qui
vicino e prendere un cestino di mele... mele mi raccomando eh! Non
portare a casa fagioli secchi come l'altra volta. Eccoti i soldi, e fa
in fretta! - Finny corse goiosamente fuori dalla porta, pronto ad
adempiere al suo lavoro. La domestica continuò a preparare
il
piatto, strappando l'insalata e condendola. Il silenzio era quasi
surreale...
- KYYYAAAAAAAAAA!!!! - Nessun rumore di ceramica frantumata. Comunque
Razael pensò bene di andare a controllare. E infatti
trovò Mey Rin arrotolata come una salame nella tovaglia.
- Ti avevo detto che alla tovaglia ci pensavo io!
- Non ho fatto apposta, è che mentre stavo prendendo i
piatti ho
accidentalmente messo il piede nel cassetto delle tovaglie aperto, e
siccome non mi reggeva è caduto.... Sono riuscita
a mettre
in salvo i piatti, ma tentando di aggrapparmi a qualcosa mi sono
avvolta nella tovaglia... - Razael riuscì a liberarla, e
mentre
ripiegava la tovaglia borbottò:
- Direi che è umanamente impossibile fare una cosa simile,
ma
con te non posso far altro che sfatare questa realtà
universale.
- Eh? Non ho capito.
- Non preoccuparti, non c'è bisogno di capirlo... - Buttando
un
occhio alla tovaglia, Razael emise un suono di sgomento. - Accidenti,
si è strappata! E guarda che squarcio! Non credo riuscirei a
ripararla abbastanza bene da nascondelo... - Mey Rin era sul punto di
piangere come una fontana.
- Mi dispiace! Mi dispiace! Mi dispiace! Mi disp...
-HO CAPITO, HO CAPITO! Calmati, e non metterti a piangere. Ascolta,
prendi i piatti uno alla volta e mettiti seduta al tavolo per
lucidarli. Usa questo straccio e nient'altro, non puoi di nuovo
lucidare i piatti con il grasso di foca...
- Sissignora! Farò come hai detto! - Forse era riuscita a
mettere tutto a posto. Portò la tovaglia nella lavanderia,
appuntandosi mentalmente di rammentarla subito dopo cena.
Tornò
in cucina, macinando alcune bacche di pepe rosa che avrebbe usato sul
salmone e dirigendosi a prendere il burro per ungere la padella.
Andò nella cantina, dirigendosi verso la ghiacciaia, e
ciò che vide non le piacque per niente...
- O mio Dio! Bald! Bald, stai bene? - il cuoco era steso per terra, i
capelli anneriti e crespi e un fucile lì vicino. Aiutato da
Razael si tirò su a sedere, tossicchiando.
- Pensavo di aiutarti a cucinare il salmone per stasera, ma ho usato un
fuoco un po' troppo alto... - disse indicando una lisca appesa al muro
visibilmente bruciata.
- Cioè, di un intero salmone è rimasto quel
pollice
scarso di ossicino? Sai benissimo che non puoi usare un fucile per
arrostire il pesce...
- Aaaaahhhh, insommaaaa! Con il forno ci sarebbe voluto troppo!
- E ora ci vuole un altro salmone! Mi spieghi dove lo rimediamo uno
adesso...? Ok, da quanto ne so dovrebbe esserci del tonno avanzato dal
pranzo di ieri... cercherò di distogliere il padroncino dal
pasto che consumerà, sperando che non si renda conto di
ciò che sta mangiando. Se vieni puoi aiutarmi a sfilettarlo.
- Ah, ora non sono troppo maldestro?
- No. Fai come ti dico e non farmi arrabbiare. - Nessuno seppe come, ma
Ciel si ritrovò a mangiare finalmente un salmone/tonno
arrosto,
insalata di mele e macedonia di frutta.
- Non era quello che avevo chiesto...
- Chiedo perdono padroncino, non avevo capito bene la vostra richiesta.
- la prossima volta stà più attenta -
bofonchiò il bambino addentando un pezzo di pesce.
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- é
fredda... Agni, cos'è questa?
- è la cosa chiamata "neve" che cade
in inverno in
Inghilterra, principe. - Il ragazzo dagli abiti vistosamente orientali
alzò lo sguardo, allargando le braccia come per cingere
tutto il
mondo attorno a lui.
- Aaaaahhh, l'Inghilterra è proprio bella. Vorrei poterla
portare via con me per mostrarla alla mia nobile madre.
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Capitolo 5 *** Capitolo 4 ***
4
Capitolo 4
- Accidenti! Ehi, leggete qua che roba pazzesca!
- Che succede Bald? Come mai sei così eccitato?
- Guarda, guarda! Nobili inglesi appesi come prosciutti per strada,
davanti alle Coffee House! Addirittura gli aggressori gli hanno
attaccato addosso dei fogli con
degli insulti rivolti alla regina! - Finny e Mey Rin si abbracciarono
terrorizzati.
- N-non voglio essere denudata e appesa a testa in giù!
- Nemmeno io! Non ho ancora assaggiato il curry! Il curry! - Razael
chiuse il giornale che aveva preso, guardando leggermente divertita la
reazione esagerata dei due.
- Tranquillizzatevi, nessuno vi torcerà un capello. E poi ci
siamo io e Sebastian a proteggervi!
- Signora Razael grazieeeeee!! Sei così gentile! - Finny si
lasciò cadere sulla sedia sollevato, decisamente
più
tranquillo.
- Il signorino sta investigando sul caso, giusto? - Chiese Bald
accendendo l'ennesima sigaretta.
- Aveva detto che avrebbe fatto un giro per i quartieri popolari...
piuttosto ora dovrebbe essere quasi arrivato. Anzi - disse tendendo
l'orecchio - credo di sentire il rumore della carrozza. Presto,
all'ingresso! - Ciel stava entrando in quel momento, con un'aria
decisamente esasperata. Sebastian prese il giubbotto del padrone,
elencando i possibili tè che avrebbe preparato.
- Allora vi preparo subito un Earl Grey. è stata una
giornata faticosa.
- Già.
- Meglio il chai del tè inglese.
- Già. Cioè...Eh...?- Tutti si accorsero di non
conoscere la voce di chi
aveva espresso quel giudizio. Girandosi videro due uomini in piedi
vicino al portone. Ciel sbiancò, incapace di pronunciare una
qualsiasi frase di senso compiuto. Uno dei due era un ragazzo giovane,
intorno ai diciotto, con pelle scura, occhi dorati e capelli violacei.
L'altro era un uomo più maturo, dalla pelle più
scura e
altissimo. Aveva i capelli bianchi e abiti molto più modesti
del
ragazzo.
- Co... co... COSA CI FATE QUI?? - l'indiano lo guardò
sorpreso.
- Ma come cosa ci faccio qui? Siamo diventati conoscenti no? E poi tu
ho pure aiutato! In India è normale educazione invitare il
proprio benefattore a casa... - Razael si sentì male, e
sentiva
che sarebbe crollata a terra priva di sensi di lì a un
momento.
Ospiti a
sorpresa... Mey Rin aveva macchiato in modo irreversibile tutte le
moquette dell'ala delle stanze per gli ospiti con la pece. Non c'erano
stanze disponibili nell'ala residenziale, né in quella della
servitù. Rimase immobile, imbambolata e con un sorriso
tirato,
cominciando a elaborare in fretta centinaia di piani per potersene
uscire con dignità. Sebastian notò il suo disagio.
- Non abbiamo stanze disponibili - mormorò a denti stretti
quando il maggiordomo le accostò il viso. - Non è
ancora
arrivata la moquette di ricambio... -
- Ci inventeremo qualcosa.
- Un momento, dove sono finiti tutti? - Solo in quel momento infatti i
due si accorsero che tutti erano spariti. Sentirono Ciel urlare dal
piano superiore, e si catapultarono su per le scale. A quanto pare una
stanza disponibile c'era, dimenticata da tutti ma c'era. Il ragazzo
indiano
era spaparanzato su un letto, mentre il suo compare prendeva i
mantelli.
- Ma si può sapere chi seiiiii??? - urlò
nevroticamente Ciel.
- Io? Io sono un principe. - L'uomo dalla tunica verde sorrise,
spiegando agli altri:
- Sua altezza è il ventiseiesimo principe del Bengala, Soma
Ashman Kadar.
- Sarò ospite tuo per un po', piccoletto.
- P-piccoletto...?
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Quando
Razael si svegliò
notò immediatamente qualcosa che non andava. Con gli occhi
ancora impastati dal sonno si diresse verso l'armadio, cominciando a
vestirsi. Aveva ancora quella strana sensazione addosso, e solo
l'acqua gelida con la quale si sciacquò la faccia
riuscì
a svegliarla del tutto. E immediatamente capì. L'odore che
sentiva non era quello tipico delle focacce che Sebastian cucinava la
mattina per tutti. Era un odore strano, ma le scatenava l'acquolina in
bocca. Con passo deciso si diresse verso la cucina, determinata a
scoprire
il mistero. Non appena mise piede nella stanza rimase di sasso. Un
vasto assortimento di cibi coloratissimi invadeva interamente il
tavolo, e tantissime pentole erano posate sui fornelli. Al lavoro c'era
l'uomo che accompagnava il principe. Non appena si accorse della donna
sulla porta le rivolse un sorriso smagliante.
- Namaste!
Voi dovete
essere la madamigella cameriera...- Riprestasi dallo stupore, Razael
avanzò fino al tavolo, annusando ammirata la fantastica
fragranza dei cibi.
- Che odore delizioso! Siete davvero abile ai fornelli! Non pensavo
però che un nobile cucinasse...
- Ah ah ah, non merito queste parole gentili! E non temete, non sono un
nobile, ma un semplice maggiordomo!
- Ma dai! Gli abiti mi avevano tratta in inganno, nemmeno Sebastian si
veste in modo così curato...A proposito, che significa
"namaste"?
- Nella mia lingua significa "buongiorno".
- Aaaahh, ma pensa tu... ehi, ma quello... - Razael indicò
un vaso appoggiato vicino alla credenza.
- é zafferano quello laggiù?
- Conoscete questa spezia? è molto usata nel mio paese.
- Scherzate? Non lo sapevo! Pensavo che fosse usata solamente in
Italia! - Si riscosse dalla contemplazione dello zafferano - Oh, che
maleducazione! Non mi sono presentata! Sono Razael Glasshiver.
- Agni. Felice di conoscervi madamigella cameriera!
- No no ma quale madamigella? Sono sposata io! E poi sono la governante
della villa...
- Che tremendo errore! Non pensavo foste sposata... è che
siete molto giovane!
- Grazie. Piuttosto, posso chiedervi una cortesia?
- Ma certo.
- Potreste darmi del "tu"? Non mi piace essere formale... noi italiani
siamo gente molto più alla mano degli inglesi!
- Sarà per questo che siete... pardon, sei anche molto
più solare di tutte le persone che ho incontrato finora? E
vorrei che dessi del "tu" anche a me. - Razael sorrise.
- Bene, Agni... cosa stai cucinando?
- Del curry. Lo hai mai assaggiato?
- No, sarei molto curiosa di provarlo.
- Ce n'è tanto. Se ne vuoi un piatto, serviti pure!
- Ma grazie!! Non sono abituata a una colazione così
sostanziosa... ma vabbè, per oggi farò uno
strappo alla
regola! - Agni le allungò un piatto fumante e un cucchiaio.
- Solitamente noi lo mangiamo senza posate, ma immagino che tu invece
sia abituata ad usarle. Prego, buon appetito! - La governante
portò un pezzo di carne alla bocca, gustando lentamente il
cibo.
- Ma è buonissimo! Davvero complimenti Agni! Semplicemente
favoloso! Ci voleva del buon cibo dopo anni passati con la tremenda
cucina inglese..!
- Ancora grazie! Ora vado a svegliare il principe...
- Ah, impiatto io le vivande! Voglio esserti d'aiuto.
- Bene! Ci rivediamo dopo, allora! - "aaaahhh,
ma che fortuna! Trovare un maggiordomo gentile... mai successo in tutta
la mia vita! Escludendo il signor Tanaka, naturalmente... e ad essere
sincera cucina pure meglio di Sebastian! Io la cucina inglese proprio
non la reggo... quelle zuppette insapori non possono minimamente
competere con questa roba! A proposito, come ha detto che si
chiamava...? Vabbé, non
importa!" Felice, la governante prese le posate e la
tovaglia
per apparecchiare la tavola. Una volta nella sala da pranzo dovette
nuovamente ricredersi sull'efficienza di Agni. La tavola era
già
apparecchiata con molti cibi esotici. Evidentemente si era svegliato
molto in anticipo rispetto a lei. Alzando le spalle fece per uscire
dalla stanza per avvertire il signorino, quando sbattè
contro
qualcosa. O meglio, qualcuno. Bald era impietrito di fronte a lei,
impaurito.
- Razael! O DIO, GRAZIE! - Afferrò per le spalle la povera
donna, gettando la testa all'indietro per meglio ringraziare il
Signore. - Cosa è successo? Dimmi che non sono impazzito!
- No Bald, sei già abbastanza pazzo di tuo.
- Cosa è tutta quella roba?
- Evidentemente è stato il maggiordomo del principe...
- DOBBIAMO AVVERTIRE SEBASTIAN! MEY RIN! FINNY! Prestoooo!!
- No, fermo! Asp...Tsk! - sbuffando la governante si gettò
all'inseguimento del cuoco. Li vide catapultarsi nella stanza di Ciel,
e li seguì a ruota. La scena che gli si parò
davanti era
semplicemente imbarazzante. Ciel si agitava come un'anguilla, sollevato
da Agni che cercava di portarlo in sala. Sebastian, troppo
scandalizzato, non sapeva come reagire. In quel momento
entrò
come un fulmine il principe Soma, afferrando Ciel sottobraccio e
annunciando a gran voce che doveva fargli da guida. Razael
riuscì a riprendere il controllo della situazione con un
sonoro
colpo di tosse. Sebastian si riscosse, frapponendosi fra la porta e
Soma.
- Sono desolato, ma l'agenda del signorino è piena
d'impegni. -
Solo lei notò il sospiro di sollievo del padrone. Due ore
dopo,
Ciel e Sebastian erano impegnati in un allenamento di scherma. Soma
stava esprimendo da una buona mezz'ora tutta la sua noia,
deconcentrando Ciel. Nemmeno il chai allo zenzero che gli aveva
preparato Agni riusciva a zittirlo abbastanza a lungo da permettere al
conte di rilassarsi.
- Senti cosa stai facendo? Ehi! Senti, ti dico! Senti! Senti! Senti, ti
dico! - Ciel si girò imbestialito.
- AAAHHH!! ZITTOOOO!!! - Lau, accanto a Razael, ridacchiò.
- Ah ah ah, il tuo padrone è molto nervoso stamattina eh?
- Credo chiunque lo sarebbe.
- Ma dai! Ti facevo più paziente...
- Cosa succede? - Ciel lanciò una spada a Soma,
proponendogli un
patto; avrebbe giocato con lui se lo avesse battuto al fioretto.
- Certo che il conticino è proprio sadico! Non so se il
principe conosce le regole del fioretto.
- Ne dubito fortemente - dichiarò la governante accennando
con
la testa a Soma che correva da una parte all'altra della stanza
cercando di evitare i colpi di Ciel. Quest'ultimo stava per fare un
affondo ai danni del "nemico", quando un lampo verde saettò
nella stanza. Agni si precipitò a difendere il suo signore
con
il proprio corpo, colpendo repentinamente il braccio del conte. Ciel
barcollò e cadde in ginocchio tenendosi il braccio, cadendo
a
terra. Per un attimo fu un silenzio di tomba. Il khansama si accorse di
quel che aveva fatto solo dopo qualche secondo, temendo di aver colpito
con troppa forza. Razael non si mosse. Non era riuscita ad accorgersi
del movimento dell'uomo... Eppure era di fronte a lei, l'avrebbe dovuto
vedere! A quanto pare però nemmeno Sebastian se ne era reso
conto in tempo.
- Ahi ahi. Qui mi sa che devi vendicare il tuo padrone, caro il mio
maggiordomo.
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Sistemò meglio il
cuscino, assicurandosi che
fosse abbastanza morbido. Soddisfatta guardò la stanza che
aveva
preparato per il principe. Ci aveva portato la statua della dea
Kalì necessaria per la preghiera degli ospiti, ed era
riuscita
addirittura a trovare dei vasi e tappeti indiani che davano un tocco
esotico al
tutto. Dopodichè andò nella stanza di Agni,
controllando
che fosse abbastanza pulita. Era un uomo molto ordinato; sebbene fuori
nevicasse non c'erano impronte sul pavimento. Decisamente
tranquillizzata dall'ispezione delle stanze andò in cucina.
Trovò nuovamente Agni alle prese con i fornelli, ma
ciò
che la stupì fu il fatto che Bald, Finny e Mey Rin lo
stavano
aiutando. E nulla era
ancora
esploso/polverizzato/ridotto a un cumulo di pezzettini talmente piccoli
da dover essere raccolti con le pinzette da sopracciglia.
- Ah, Razael! Ho visto come hai sistemato la stanza del principe e la
mia, non so come ringraziarti!
- Ah ah, sì... emh... una domanda. Come hai fatto a farli
lavorare così bene senza che abbiano distrutto tutto?
- Be', ognuno ha un suo talento, l'importante è scoprirli e
saperli sfruttare.
- Wow, io ci avevo provato molte volte, ma non ci avevo mai preso...
Lascia che anche io ti aiuti!
- Certo! Sto facendo la salsa di uvaspina, ma mi serve l'impasto per il
pie. Potresti pensarci tu?
- Senza problema!- cominciando a impastare gli ingredienti,
attaccò bottone col maggiordomo. - Dimmi un po', come
è
il paese da cui vieni?
- Il Bengala? Per me è il posto più
bello del mondo.
Lì splende sempre il sole, e il clima non è mai
così rigido. Per strada camminano elefanti e teniamo le
tigri
addomesticate nei palazzi...
- Accidenti, che posto meraviglioso! Mi piacerebbe proprio poterlo
visitare un giorno...
- Be' quando saremo nuovamente in India io e il principe saremo lieti
di ospitarti! Come è invece l'Italia?
- Unica nel suo genere. Fino a cinquant'anni fa era suddivisa in
moltissimi regni... Ma grazie all'operato di Garibaldi e Mazzini siamo
riusciti a superare le nostre divergenze e siamo arrivati a
un'unità totale! Mio nonno e mio padre avevano combattuto
per la
libertà... i loro racconti ancora mi emozionano! Sono nata
solo
cinque anni dopo l'unità...
- Una storia emozionante, non c'è che dire. - La donna non
potè fare a meno di guardarlo commossa.
- Cioè, mi sei stato a sentire? Oh, è incredibile
che tu mi sia
rimasto ad ascoltare fino adesso! Sai, ho il vizio di parlare troppo e
perciò spesso le persone perdono interesse per quel che dico
dopo pochi minuti. Tu invece sei rimasto attento.
- Naturale. é molto interessante quel che hai detto.
Piuttosto,
prima avevi detto di essere sposata. Perdona l'indelicatezza, ma posso
sapere chi è tuo marito? - Razael lo guardò di
sottecchi.
- Un attimo. Stai pensando che è Sebastian, vero?
- Oh? No, non credo. Non sembrate così uniti come un marito
alla propria moglie. Perchè mi fai questa domanda?
- No, niente. Comunque... mio marito è un angelo. - Agni la
guardò leggermente confuso, smettendo di pulire l'uvaspina.
- Un... angelo...? - L'espressione di Razael era nostalgica. Guardava
le proprie mani affondate nell'impasto che stava lavorando, con un
sorriso triste.
- é morto pochi mesi dopo il matrimonio. Sono passati
quattro
anni da allora... - Agni si pulì le mani, avvicinandosi a
lei.
- Che storia orribile... sono desolato di averti ricordato queste cose
tristi! - Le appoggiò una mano sulla spalla, commosso. Lei
si
riprese immediatamente.
- No no non sentirti in colpa. Era molto malato, sapevo che prima o poi
se ne sarebbe andato... non pensavo però così
presto... -
fece un sorriso tirato, allontanando gentilmente la mano del
maggiordomo.
- E poi non devi preoccuparti così tanto per me, sono forte
ho
superato questo evento funesto da molto ormai! Ed è
specialmente
grazie a loro - accennò a Bald, Finny e Mey Rin - che sono
riuscita a dimenticarlo in fretta. Devo sempre stargli dietro, e non ho
il tempo di pensare alle cose tristi. Sono sempre tutti allegri qui! E
io do il massimo per sembrare sempre felice e spensierata. La gioia
è contagiosa, e io non voglio più essere triste!
- Il
sorriso di lei era bellissimo e allegro; Agni non riusciva a credere
che ci fosse tutta quella tristezza nel giovane cuore di Razael.
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Capitolo 6 *** Capitolo 5 ***
Capitolo 5
Attenzione: a causa della mia rincoglionaggine cronica ho
saltato un capitolo da pubblicare. Avete notato che avevo pubblicato il
capitolo 4 subito dopo il 2, vero? Ecco, non ho sbagliato il titolo,
semplicemente ho pubblicato quello sbagliato. Se volete potete ora
leggere il capitolo 3, anche se non influisce sulla trama. Diciamo che
non vi siete persi niente.
Capitolo 5
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- Signorino, è uscito. - Erano le due
e
quarantacinque; Razael prese il giubbotto del padroncino, mentre
Sebastian se ne stava ancora appeso a testa in giù dalla
finestra.
- Tzè, era supersospetto fin dall'inizio quello
là. Uno
forte così può tranquillamente appendere una
ventina di
uomini. - Disse Lau alzandosi e prendendo il kimono che gli porgeva la
donna.
- Strano che la tua fedele segugia non abbia fiutato questa pista -
Continuò alludendo alla serva. - Non si dilettava a fare la
detective...?
- Che importa? Seguiamolo... - Ordinò Ciel sistemandosi le
spalle del soprabito.
- Aspetta! Porta anche me! - I presenti si girarono a guardare l'uomo
che aveva parlato. Si trattava di Soma, in piedi sulla porta, il viso
serio.
- Mi ero accorto che ogni tanto Agni usciva la notte di nascosto, ma
non me ne ero mai curato. Voglio scoprire perchè fa
così!
- Ciel lo guardò in silenzio.
- Razael, vai a prendere il giubbotto del principe. - Lei
tornò
pochi attimi dopo con il mantello del ragazzo, aiutandolo a fissarne la
spilla.
- Su, sbrighiamoci! - In poco tempo gli furono alle costole. Era buffo
vedere un bambino, un ragazzo, due uomini e una donna sgaiattolare per
le vie della città cercando di passare inosservati. Agni era
venti metri avanti a loro, il turbante che svolazzava in sincronia con
il mantello, le lunghe ciocche di capelli canuti si confondevano con la
neve. Dopo pochi minuti Agni girò verso un'imponente villa,
avvicinandosi al cancello con l'evidente intenzione di entrarci.
Scambiò un paio di parole con gli uomini di guardia, e poi
varcò il cancello. I cinque "stalker" rimasero prudentemente
nascosti dietro al muro di cinta. Lo scavalcarono dopo essere sicuri
che nessuno potesse vederli, e s'intrufolarono nella magione. Non
appena entrarono nell'ingresso sentirono delle voci dal piano
superiore. Razael ringraziò il Signore per aver avuto la
buona
idea di indossare degli stivali imbottiti al posto dei begli stivali
alla francese che calzava solitamente, che facevano un tremendo baccano
con il tacco. Una volta arrivati alla sala della conversazione,
Sebastian socchiuse la porta e tutti si sporsero per spiare dallo
spiraglio.
- Perchè non fumi un sigaro e ti rilassi? Sono di Harrods,
hanno
perfino il Royal Warrant. - Razael si sporse un pochino, riuscendo a
vedere anche Agni. L'uomo era seduto su un divano, estremamente teso.
Non rispose al suo interlocutore, il quale riprese a parlare di un
certo piano nel quale la sua mano di Dio avrebbe ricoperto un ruolo
primario. Agni sembrava quasi intimorito, e preso il coraggio a due
mani disse:
- Se farò questo... allora Mina... - Lei non fu abbastanza
veloce e non riuscì a fermare Soma, che si
catapultò al
di là della porta. Ciel stava per urlargli qualcosa,
probabilmente un insulto, ma Sebastian gli tappò la bocca in
tempo. Lei scansò il signor Lau, riuscendo a impedire a West
di
vederli. Mentre i tre stavano borbottando qualcosa, lei si
voltò
a guardare cosa succedeva all'interno della stanza.
- Agni, punisci quest'uomo! - Ma lui non si mosse. Cominciò
a sudare freddo.
- Ehi, cosa stai asp...
- Agni, butta fuori questo rumoroso signor principe. - Razael si
girò verso Ciel e Sebastian.
- Padroncino, la situazione di questo passo precipita. Dobbiamo
intervenire.
- Non posso mica mettere in pericolo la mia reputazione per quelli
là! Però su un punto hai ragione...
- Cosa facciamo allora padroncino?
- Per ora portiamo via il principe stupido. - Un suono di lotta
catturò nuovamente la sua attenzione. Evidentemente Soma si
era
scagliato contro West, poichè il suo maggiordomo l'aveva
bloccato per le spalle.
- A quelli che non conoscono la buona educazione bisogna fare un po'
male. Agni, zittisci questo principe con una bella sberla. - Razael non
sapeva più se seguire i discorsi del padrone o buttarsi
nella
stanza per fermarli. Ma senza un suo ordine preciso non avrebbe dovuto
muoversi di un millimetro, domando i suoi istinti. Guardò
Ciel
per chiedere il permesso di agire, ma ciò che gli si
parò
davanti era un muso peloso dotato di lunghe corna. Il cervo
parlò.
- Ti piace questo nuovo look? - Sapeva che se gli avesse tirato un
pugno avrebbe danneggiato quella splendida testa imbalsamata che quel
genio di Sebastian si era infilato sul capo. Leggermente irritata gli
diede un colpo sulla spalla, invitandolo ad agire il prima possibile.
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- Soma,
Agni sarà pure un esperto di combattimento, ma questa
è una gara culinaria...
- Non capite, non avete mai assaggiato il vero curry. Per farlo
è necessario miscelare fra loro trecento spezie diverse, in
pratica è impossibile trovare la giusta combinazione. Ma lui
ci
riesce, creando il curry divino... per questo Agni è
conosciuto
come la mano destra di Kalì!
- Quindi voi avete scelto Agni per come cucina il curry?
- Allora mica lo sapevo Razael! è stato quando l'ho scoperto
che
gli ho chiesto di consacrarmi la sua mano... - Ciel lo interruppe
sbadigliando vistosamente.
- Bene io ho sonno e voglio dormire. Razael, se il marmocchio ha
bisogno di qualcosa pensaci tu - le fece segno di avvicinarsi - e
tienilo il più lontano possibile da me - sussurrò
nervosamente. Razael soffocò una risatina.
- *Ai suoi ordini*. Principe, vogliate seguirmi. - Lo
accompagnò fino alla stanza, augurandogli buona notte e
indicandogli il campanello da suonare per chiamarla. Soma
ascoltò a testa bassa, guardandosi le punte dei piedi.
- Senti... non è che... - Alzò lo sguardo,
perdendosi a guardare la luna da fuori la finestra.
- Prego principe, continuate pure.
- Puoi rimanere con me fino a quando non mi addormento? - Razael
sorrise con fare materno.
- Immagino che Agni aspettasse che voi vi assopiate per coricarsi a sua
volta, vero? Ascoltate, io vi sarò accanto. Lo faccio
soprattutto per rispetto verso il vostro maggiordomo, che pur di farvi
felice ha scelto addirittura di tradirvi... Non temete; lo riporteremo
qui, e faremo una scorpacciata di curry che alla fine non riusciremo
più a muoverci! - Soma rise nel sentire l'ultima frase.
- Perfetto! Allora... vieni con me? - La prese per mano, dirigendosi
nella stanza. La donna arrossì solo per un secondo al
contatto,
per poi sorridere. Non c'era nulla di implicito in quel gesto; solo un
grande bisogno di affetto. Ciò che a lungo quel ragazzo non
aveva
avuto. Agni non era quindi per lui solo un maggiordomo; era amico,
padre, madre e fratello. Senza di lui era come se si fosse spento il
sole che brillava nei bellissimi occhi felini del ragazzo. Razael si
sedette su una sedia davanti al letto di Soma, ascoltando i suoi timori
e continuando a rassicurarlo. Aspettò che il sonno avesse la
meglio sul ragazzo, e fino ad allora non si mosse. Sistemò
le
coperte e chiuse la porta senza far rumore. Poteva dormire per altre
tre ore, ma poteva anche chiedere a Sebastian di darle due ore in
più, giusto per non arrivare rimbambita il mattino dopo.
Sapeva
che sarebbe stata una giornata lunghissima. Decise di fare un lungo
bagno rilassante, perciò cominciò a far scaldare
l'acqua.
Quando mezz'ora dopo era immersa nell'acqua calda non riuscì
tuttavia a rilassarsi come avrebbe voluto. Appoggiò le
braccia
ai bordi della vasca, buttando all'indietro la testa. Non riusciva a
capacitarsi di quel che era successo. Anche se non poteva dire di
conoscere Agni, era comunque sorpresa dal suo comportamento. Era un
uomo trasparente, ed era evidente la sua assoluta fedeltà al
principe. Perchè allora lo aveva tradito? Era evidente che
lo
faceva per la sua felicità. Mina... per quella Mina, tanto
amata
dal principe, era arrivato al punto di dare uno schiaffo al suo
padrone. Quel tale West lo aveva in pugno. Che crudeltà,
fare
così tanta pressione su un uomo fino ad indurlo a fare cose
simili! Ripensò a Soma. Indossava abiti ricercati e gioielli
preziosissimi, ma alla fine non era che un bimbo inerme. Sbuffando
uscì dalla vasca e si avvolse un asciugamano intorno al
corpo.
Doveva ritrovare Agni e riportarlo dal principe. Quante volte Sebastian
gli aveva ripetuto quella frase...? "Tu
sei dannatamente buona; non puoi essere spinta dai buoni sentimenti per
sempre. Quelli non esistono per un servitore Phantomhive, in particolar
modo per i servi di livello superiore. Dopotutto, siamo due servi
diabolicamente geniali, no?"
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Capitolo 7 *** Capitolo 6 ***
6
La
narrazione del capitolo comincia subito dopo la gara di curry. L'ho
saltata perchè mi sembrava superflua ai fini del racconto.
Buona
lettura!
Capitolo
6
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Tornarono alla villa
tutti insieme. Sebastian e Razael
corsero in cucina per preparare l'afternoon tea, mentre Soma
chiacchierava senza sosta con Ciel. Agni per la seconda volta
offrì il suo aiuto per la cena, ma stavolta la governante si
oppose.
- Hai avuto
una giornata durissima, Agni. Vai a riposarti un po', te lo
chiedo per favore. - Dopo un'altro quarto d'ora di contrattamenti
finalmente il maggiordomo si arrese, andando nella sua stanza.
- Come mai
tutta quella confidenza? - chiese Sebastian.
- Eh? Cosa
intendi dire? - disse la governante alzando lo sguardo dalla
scatolina a tenuta stagna dove conservava le foglie di tè.
- Intendo dire
perchè dai del tu al signor Agni - spiegò lui
sorridendo sornione.
- Do del tu
anche a te e tutta la servitù. Non vedo dove sia il
problema - sbuffò di rimando, controllando la teiera.
- Ora non
sarà che gli ospiti scambieranno per coniugi te e lui?
- Ma che dici?
Possibile che sembra che copuli con ogni uomo con il
quale ho un po' di confidenza? - si raccolse i capelli in una crocchia
con fare infastidito.
- Ad essere
sincero sì... - schivò una padella lanciata dalla
donna con violenza inaudita.
- Mi fai
venire i nervi. Porto del chai ad Agni, sembra molto provato.
- Credo
chiunque sarebbe stanco dopo aver tradito il proprio Dio... ti
suona familiare? - Razael si bloccò, facendo tremare il
vassoio.
- Credo di
sì, ma non è questo il momento per discutere.
Sono stanca. Anzi, siamo
tutti stanchi, Sebastian. E sai che sono facilmente irritabile quando
sono affaticata, no?
-
Dovrò comprare una padella nuova.
- Ti ci
vorrebbe un cervello nuovo, cretino. - Uscì dalla stanza
con passo deciso, sbattendo la porta con l'ausilio di un brutale calcio
allo stipite. Forse avrebbe fatto meglio a versargli il chai
bollente addosso... Solo il suo rispetto per Agni glielo aveva
impedito. Lungo la strada incrociò Finny.
- Signora
Razael! Dove vai?
- Porto del
tè al signor Agni, Finny. Nel frattempo cerca di non
distruggere nulla eh - disse strizzando l'occhio.
- Certo
signora! Stiamo chiacchierando con il principe, il signorino invece
lavora...
- Ah! Come sta
il signor Soma?
- Benone,
sembra aver dimenticato tutto. Purtroppo però il
signor Tanaka vuole offrirgli un bicchiere di limonata e Bald sta
cercando di far capire al principe che non deve assolutamente berla...
- ahahaha!
Speriamo non la beva... bene io devo andare altrimenti si
fredda il chai. Stasera porta dell'insalata in cucina, vi preparo una
cena leggera dopo un pranzo con i curry pain. - una volta davanti alla
porta di Agni bussò con il tacco dello stivale, avendo le
mani
impedite dal vassoio.
-
Sì?
- Sono Razael.
Ti ho portato del chai, mi sembri molto teso...
- Ah grazie
infinite! La porta è aperta, prego. - La governante
entrò abbassando la maniglia con il gomito e spingendo con
il
fianco. Una volta all'interno guardò Agni. Si era tolto gli
abiti da maggiordomo, indossando una semplice casacca bianca e dei
pantaloni. Si era tolto anche il turbante.
- Dammi il
vassoio, ci penso io. - Lo appoggiò su un
tavolino molto basso, stando attento a non versare nulla.
- Ti sei
scomodata a portarmi del tè, gradirei che lo condividessi
con me.
- Eh? Umh,
sarei occupata... - Agni sorrise educatamente.
- Insisto
Razael! Così mi offendi! - lei non riuscì a
dire di no. Agni l'invitò a sedersi su una pila di cuscini
all'angolo della
stanza, e mentre lei si sistemava l'indiano le portò una
tazza
di chai fumante. Si sedette a sua volta incrociando le gambe, e dopo
averle sorriso un'altra volta sorseggiò il liquido.
- é
buonissimo... davvero fantastico!
- Ma no non
dire così, dopotutto non è un granchè,
è la prima volta che lo faccio!
- Allora devo
aumentare i complimenti!
- Smettila non
mi piacciono i complimenti mi fanno arrossire! - disse
lei con finta modestia. Bevve a sua volta un po' di chai, constatando
che Agni ancora la guardava sorridendo. Cominciava davvero a sentirsi a
disagio... forse sarà stata colpa dell'educazione ricevuta,
ma
un uomo che la guardava in quel modo la
faceva arrossire. Probabilmente lui credeva di essere gentile ed
educato sorridendo, anzi era sicuramente così...
- Stai molto
bene con i capelli raccolti sai? - poco ci mancò che Razael
sputasse il tè dalle narici.
- Eh? - disse
lei come se riemergesse dal mondo dei sogni.
- Stai bene
con i capelli raccolti. Così i tuoi occhi sono
più in evidenza. è un peccato che tu li nasconda.
- Solo
allora si accorse di non essersi sciolta i capelli, che solitamente
legava per fare le faccende. Nessuno le aveva mai detto così.
- Ah,
grazie... piuttosto è anche la prima volta che ti vedo senza
turbante!
- Ah, fa parte
della mia divisa da servo. L'ho lavata e messa ad
asciugare, e son dovuto ricorrere agli abiti di ricambio. - disse
passandosi una mano fra i morbidi capelli canuti.
- Sono di
ottima fattura per essere abiti di ricambio... quella stoffa
è di prima
qualità! Qui in occidente ben pochi servi possono
permettersi
lussi simili.
- Ah, se
questo ti sembra lusso allora non hai mai visto gli abiti del
principe. Mi sembra che anche gli abiti di voi servitori Phantomhive
siano abbastanza belli.
- Hai detto
bene, noi servitori Phantomhive. I servi degli altri casati sono messi
ben
peggio. A proposito, devi assolutamente cucinare un'altra volta
quell' aragosta con il curry! L'ho assaggiata e devo dirti che era
favolosa!
- Stavolta
sono io a chiederti di non abbondare con i complimenti! -
Agni rideva spesso e sorrideva sempre. Sembrava aver portato con
sè un po' del caldo sole dell'India in quella grigia terra
inglese. Scese un silenzio imbarazzante, dal momento che nessuno dei
due sapeva cosa dire.
- Beh ho molte
lavoro da fare, devo cominciare a pensare alla cena. Per
ora riposati, quando sarà ora di servire il principe ti
chiamo.
- Certo,
grazie mille per la tua gentilezza. Sei davvero un'amica
unica! - Razael si stava alzando in piedi, ma si bloccò
quando
sentì quella parola.
- Amica...?
- Certo,
amica! Anche il principe è molto contento di averti
incontrata, entrambi ringraziamo Ravakrishna per questo!
- Ah...
sì sì certo... Ringrazia quel Ravacoso anche da
parte mia. - Una volta uscita dalla stanza notò di avere le
guancie in fiamme.
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-
Stasera
a cena abbiamo pollo alla griglia come piatto forte e un
contorno
di insalata riccia. Per dolce alcuni cannoli siciliani, tipiche paste
italiane. - Finny non riusciva a distogliere lo sguardo dalla
meravigliosa alzata generosamente imbottita con quei dolci
deliziosi.
- Finny prima
il pollo! Sai bene che si comincia dai piatti salati! E
poi ne ho fatti tanti di cannoli, sicuramente ne mangerai in
abbondanza. Li ho fatti apposta perchè so che anche se state
scoppiando di cibo mangiate sempre il dolce.
- Sei sempre
la migliore Razael! - esclamò Bald dandole una
pacca sulla spalla. I servitori si fiondarono al tavolo, ma un suono di
nocche sulla porta fermò il loro attacco vorace.
- é
permesso? - Agni fece capolino dalla porta come era solito
fare prima di entrare in una stanza. - Scusate il ritardo ma ho
aspettato che il principe si addormentasse...
- Hai fatto
proprio in tempo - disse la governante - per poco non
rimanevi a bocca asciutta. Prego, unisciti a noi! - Indossava
nuovamente
l'uniforme da maggiordomo dai tratti decisamente orientaleggianti, con
l'immancabile turbante che ondeggiava ad ogni movimento della sua
testa. Prese posto accanto a Mey Rin, che arrossì
leggermente
quando sentì il ginocchio dell'uomo sfiorare la sua gamba.
Razael preparò una porzione in più per il nuovo
commensale, per poi sedersi a tavola.
-
Itadakimasu!* - esclamarono in coro. Cominciarono a mangiare, ma dopo
il primo boccone Agni prese parola.
-
Dov'è messer Sebastian? Non mangia con noi?
- No, quello
fa sempre come gli pare - bofonchiò Bald tra un
pezzo di pollo e una forchettata di insalata. A causa dell'espressione
confusa dell'uomo Razael abbandonò le posate e
spiegò:
- Sebastian
è talmente attaccato al proprio lavoro che fino a
quando non è sicuro di aver svolto alla perfezione i suoi
incarichi non tocca cibo. Cena sempre molto più tardi di
tutti
noi, gli lascio sempre un piatto in caldo. - Evidentemente c'era
qualcosa nel discorso della donna che lasciò Agni comunque
perplesso.
- Non hai
capito qualcosa? - chiese Razael leggermente sorpresa.
- No no, ho
capito tutto... - un campanello suonò.
- Ah,
è il campanello della stanza del padroncino. Vado io,
Finny non prendere cibo dal mio piatto eh! - In pochi secondi era
già nel corridoio, mantenendo il suo titolo di serva
impeccabile. Dopo qualche attimo di silenzio timidamente Agni chiese:
- Come mai
mulina le braccia in quella maniera quando parla?
- Abituatici,
gli italiani gesticolano come pazzi. Anche io la prima
volta che l'ho vista pensavo soffrisse di una qualche forma di
epilessia - Disse Bald versandogli dell'acqua.
-
Però è molto divertente quando fa in quel modo! -
disse
Finny riempiendosi il piatto per la quarta volta - è sempre
allegra e sorridente e mi ha anche insegnato tante cose belle, anche se
rischia di ammazzarti ogni volta che parla! Io non
sapevo nemmeno leggere quando sono arrivato qua.
- E mi ha
anche confezionato l'abito da cameriera quando la sarta si era rotta un
braccio - s'intromise Mey-Rin
- e grazie a lei so come fare un bucato senza distruggere nulla!
- Beh, sembra
che qua amiate tutti molto la signora Razael! - Non potè far
a meno di esclamare il maggiordomo ridendo.
- Certo, ci fa
sempre mangiare bene anche quando non ci sono ospiti.
- Bald, sei
così insolente! La signora è molto gentile con
tutti noi e tu ti preoccupi del cibo!
- Anche io mi
preoccupo del cibo, non vedo cosa ci sia di male.
- Oh! Oh! Oh!
- Finny,
Tanaka, anche voi!
- SMETTETELA
DI LITIGAREEEE!!! - urlò qualcuno facendo
accapponare la pelle ai cinque servitori. Razael era in piedi sulla
porta, una
vena pericolosamente gonfia sulla tempia.
- Quante volte
ve lo devo dire che non dovete battibeccare per ogni
cosa! - Inutile dire che Agni in un solo giorno aveva potuto conoscere
tutte le sfumature dell'uomore della donna.
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Razael finì
di lavare l'ultimo piatto,
appoggiandolo sul lavabo. Si pulì le mani, e dopo aver
srotolato
le maniche dell'abito prese un asciugapiatti e cominciò a
sistemare le stoviglie. Ormai a villa Phantomhive era sceso nuovamente
il
silenzio dopo la chiassosa parentesi con i due ospiti indiani, che ora
alloggiavano alla Town House. Era passato un mese intero senza che
nulla turbasse la quiete della magione...
- Brutta
bastardaaaaaaaaa!!! - Un paio di forbici rosse volarono verso
Razael, che le schivò gettandosi a terra. Senza lasciare il
piatto che stava aciugando rotolò verso destra evitando
altre
lame. Dandosi una spinta con la mano libera riuscì ad
appoggiare
i piedi sul pavimento, ritrovando l'equilibrio. Con una veloce occhiata
notò che la finestra della cucina era leggermente aperta...
senza esitare un attimo in più lanciò il piatto
con
precisione millimetrica, facendolo passare dallo spiraglio.
Evidentemente il colpo era andato a segno, poichè
sentì un sonoro "Ow!!" e il rumore di qualcosa che cadeva.
In
meno di un'attimo una furia si gettò nella stanza. A Razael
sembrò una donna molto brutta (o un uomo travestito) con
lunghi
capelli rossi e un giubbotto dello stesso fiammante colore, che si
teneva il naso.
- Maledetta
disgraziata, mi hai rotto il naso! Per una fanciulla il
viso è tutto, e tu mi hai rovinato! Ora nessun uomo
vorrà
più avere a che fare con me! - urlò come un/a
pazzo/a. La
governante non si pose il problema di risponderle per le rime, ma si
lanciò addosso al nemico tirandogli un pugno diretto allo
stomaco. Lui evitò, e si abbassò schivando un
calcio che
altrimenti gli avrebbe staccato la testa.
- Sei crudele!
Nemmeno mi rispondi, tu con i capelli dal colore sfigato!
- Non
sarà certo il colore dei miei capelli che mi
impedirà di ucciderti! - esclamò di rimando
afferrando
una sedia e sbattendogliela senza pietà sulla schiena;
stavolta
il colpo andò a segno, e quello/a cadde a terra mugolando.
Dopo
aver rantolato per un paio di minuti, strisciando sui gomiti,
afferrò la caviglia della donna.
- Tu non mi
porterai via il mio Sebas-chan! - dichiarò con le
ultime forze che gli rimanevano. Razael fermò il suo piede,
che
stava per colpire il viso dell'uomo (?) con brutalità.
- Portarti via
il tuo Sebastian? Ma se vuoi te lo regalo! Chi lo vuole
uno così? - sbraitò calciando la mano
dell'avversario via
dalla sua caviglia. Lui si rialzò incredulo, massaggiandosi
il
polso.
-
Cioè, tu non sei la moglie di Sebas-chan?
- Tu quoque!
No, non sono la moglie di Sebastian e non lo sarò
mai! Io sono sposata, sai? è già difficile averne
uno di
uomo, figurati pure l'amante! Per colpa tua ho dovuto sacrificare un
piatto... - tolse le forbici che si erano incastrate nel tavolino e le
gettò a terra. L'uomo in rosso rimase qualche attimo ancora
in
silenzio, prima di sorridere.
- Allora non
sei una sgualdrina come pensavo... vabbè allora mi
dispiace di averti quasi ammazzata, d'altronde gli arresti domiciliari
sono già abbastanza duri senza che aggravi ancora la mia
pena. -
Razael stava per replicare, quando improvvisamente un'immagine si
materializzò nella sua testa. Il signorino era in un angolo,
coperto dal giubbotto di Sebastian, il quale stava combattendo contro
un dio della morte scarlatto... e Madam Red...
- TU! -
urlò inviperita, afferrandolo per il colletto.
- Tu sei Grell
Sutcliff! Lo shinigami!
-
Sì sì sono io però calmati...
- Calmarmi??!!
Hai ammazzato Madam Red! Maledetto... - si bloccò
prima di pronunciare qualche parola che sarebbe stata più
adatta
a uno scaricatore di porto piuttosto che a una gentile donzella.
Lasciò andare la camicia del dio, stringendo i pugni.
- L'hai
uccisa... la mia povera signora... Tu...
- Era sulla
lista. Non ho fatto altro che evitare il peggio - disse
sventolando un libro nero tirato fuori da chissà dove. Lo
lanciò alla governante, che l'afferrò al volo. Lo
aprì, sfogliando le pagine, e vide quel nome. Angelina
Burnett, 18 Dicembre 1888, uccisa da un demone. Alzò il
viso stupefatta.
- Te l'avevo
detto. Ho impedito che fosse ammazzata su ordinazione del
nipote. Volevo essere io a lucidarla con quel bel rosso scuro che le
sta tanto bene.
- Non ci posso
credere... il signorino... pur di fermare Jack the Ripper era pronto a
uccidere sua zia.
-
Che ti devo dire, c'est la vite!
- Non usare
francesismi inopportuni. - Grell rimase in silenzio, non
sapendo come rispondere. Guardandosi attorno notò alcuni
dolci
su un piatto da portata.
-
Cos'è quella roba là?
- Sono dolci
italiani. Se vuoi mangiarne uno serviti pure, tanto a Sebastian non
piacciono.
- Non mangio
dolci, mi rovinano la linea. Questo vitino da vespa non l'ho mica
ottenuto strafogandomi di zuccheri.
- Allora fa
come ti pare - rispose nevroticamente Razael.
- Non
arrabbiarti, non lo sai che stare sempre currucciati fa venire le rughe?
- Dici sul
serio?
- Tesoro non
hai idea di quanti anni abbia io, vero? Dimmi un po', quanti me ne
daresti?
- Be'... non
saprei... Venticinque?
- Visto?!
Sembro ancora una giovane verginella vero?
- Sembri tutto
tranne che vergine tu. E comunque non sarà certo
un cannolo di tanto in tanto a farti ingrassare, le diete fanno male. -
Grell esitò qualche altro attimo, prima di prenderne uno e
uscire teatralmente dalla cucina.
- Devo andare,
la notte è giovane e io ho molto lavoro da fare. Mi porto
via questo dolce come souvenir.
- Non avevi
detto di essere agli arresti domiciliari tu? - Il rosso si
bloccò sulla porta, girandosi e guardando agitato la donna.
- Emh...
sì, certo, però... cioè... di tanto in
tanto... c'est la vite... - rimase in silenzio qualche altro attimo,
prima di dare di matto. Corse come un pazzo verso la donna,
abbracciandola e rischiando di buttare per terra la pila di piatti
luccicanti che lei aveva appena finito di asciugare.
- Quei
bastardi della sezione amministrativa mi hanno costretto a
lavorare per la comunità! Sai che significa badare agli
shinigami vecchi e rincoglioniti che non riescono a scendere le scale a
causa dell'artrosi? Eh? Lo sai? Certo che non lo sai, nessuno sa che
significhi per una giovane e avvenente gattina come me stare a contatto
con dei fossili come quelli! - Razael se lo schiodò di
dosso,
leggermente infastidita dal caloroso abbraccio.
- Toglimi le
tue zampacccie di dosso, gatta in calore! Non posso farci niente se tu
hai violato le regole...!
- Ma dai, sei
mia collega dovresti saperlo che... - Razael gli ficcò uno
straccio in bocca, zittendolo.
- Idiota, non
lo deve sapere nessuno! Solo Sebastian ne è a
conoscenza... e non posso permettermi passi falsi, a differenza tua!
- Mmmffffhhhff
fffhfmfmf mhhffffmmff!! - Grell sputò lo straccio disgustato.
- E va bene,
va bene! Starò buona e zitta ok? - addentò
il cannolo furibondo, ma ben presto la sua espressione
cambiò.
- Cavolo,
pensavo fosse una schifezza... Invece è buonissimo...
- Certo che
è buonissimo! Non è quella robaccia inglese
che vi trangugiate allegramente! Preferisco mangiarmi il tappeto
piuttosto che quell'immondizia insapore.
- é
fritto?
- Il
rivestimento esterno sì...
- Beata tu che
sai cucinare così bene... io non so nemmeno fare
un uovo sodo... senti - disse avvicinandosi e parlando sottovoce - Io a
quest'ora sono sempre libera perchè quelli che mi
controllano si
danno sempre il cambio e per quattro ore buone posso andare dove mi
pare. Posso venire a cena qui?
-
Perchè dovresti scomodarti a venire sul mondo degli umani
per mangiare? Penso che là ce li abbiate i ristoranti.
-
Sì ma tu sei così bravaaaaaaaa... - Razael
dovette
ammettere a malincuore che in fondo i complimenti non le dispiacevano
poi così tanto. Ma non doveva cedere assolutamente a quello
sporco assassino...
- Dopotutto la
cucina italiana è migliore di quella inglese.
- Vieni qui
sorella carissima! - Disse abbracciandolo calorosamente.
Sapeva benissimo che Grell lo aveva detto solo per scroccare la cena
per i prossimi mesi a venire, ma qualcuno che apprezzava la sua cucina
senza difendere quella inglese era una novità per lei.
- Umh...
quindi domani sera posso tornare?
- Certo, in
quest'orario sono sempre da sola e un po' di compagnia mi
fa piacere. Ma sappi che sarai sempre un assassino per me eh?
- Avevi detto
che ero una sorella per te...
- VATTENE
PRIMA CHE CAMBI IDEA!
Angolo
autrice:
Yeeeeeeehhhh!
Sei capitoli! Wow! Come potete vedere da questo momento la storia sta
prendendo una piega diversa. Sto cercando di distaccarmi gradualmente
dalla storia del manga, e da questo momento non sarà
più
presente nella mia fiction. Stavo pensando di usare invece la storia
dell'anime, in particolare quella della seconda serie, mi intriga molto
perchè è più "dark" rispetto alla
prima...
Ummmhhh, si vedrà ;)
Voglio
ringraziare tantotantotantotantotantotantotantotantotanto tutti i pazzi
lettori che hanno recensito con taaaaaanto affetto :)
Wow, c'è un'abbondanza di T in questa frase... :D
Alla prossima!
Phoenix
|
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Capitolo 8 *** Capitolo 7 ***
Capitolo 7
Capitolo
7
Rimase immobile, incapace di reagire. Guardò quel pacco,
credendo di aver avuto una visione. Ciel era seduto sulla poltrona,
guardando la donna in piedi di fronte a lui, impassibile. Prese in mano
una lettera trovata sul pacco,
rileggendola per la decimilionesima volta.
- Non mi sono sbagliato, Razael. Quel pacco è proprio per
te. -
La governante non rispose, continuando a guardare il contenuto della
scatola.
- Posso... posso prenderli...? - Ciel annuì annoiato. Lei
con
mani tremanti tolse la velina sottilissima che proteggeva il contenuto
del pacco e prese delicatamente la stoffa, alzandola davanti ai suoi
occhi. Un bellissimo abito rosso fuoco ondeggiava elegantemente davanti
a lei, con dettagli neri e bordò. Nella scatola c'era anche
un
cappello con rose rosse e uno scialle nero. Il ragazzino, che sembrava
immune al fascino dell'abito, lesse ad alta voce la lettera.
- "Con la presente la
signora Angelina Burnett dichiara che il suo
vestiario al completo apparterrà dopo la propria morte alla
signora Razael Glasshiver, governante di casa Phantomhive, la quale
potrà decidere di farne ciò che vuole."
è un
estratto del suo testamento, me l'ha inviato il notaio poco tempo fa.
Poi è arrivato questo pacco con una copia del frammento. Mi
sa
che dovrai andare a prendere gli abiti a casa di mia zia.
- Avete ragione, potrebbero esserci delle tarme ora che nessuno si
occupa più della casa e potrebbero rovinare gli abiti. -
Ciel
osservò gli occhi lucidi della governante.
- Scalpiti per andarci, vero? Su, muoviti. Ritorna per stasera, a cena
ho voglia di pasta al forno. - Razael non si sentì meglio a
sapere che il padroncino per la prima volta in vita sua gli chiedeva di
cucinare italiano.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
Girò la chiave nella toppa della porta, che
cigolò in un
modo a lei familiare. Quando mise piede nell'androne della villa
notò con disappunto che era molto silenzioso; quando c'era lei
non era mai stato così. C'era sempre qualcuno che suonava il
pianoforte o cantava, e le corse per andare a una festa erano
all'ordine del giorno. Tanti ricordi, belli e brutti, rivenivano a
galla. Fatti che credeva di aver dimenticato, fatti che avrebbe voluto
dimenticare; Madam Red se n'era andata via, lasciandole solo i suoi
abiti.
- Ah, quindi è questa la villa della zia del signorino? -
disse
Bald mentre, naso all'insù, osservava la raffinata casa
della
defunta. Razael l'aveva portato con sè affinchè
guidasse
la carrozza e l'aiutasse a portare via le scatole.
- Sì, ma un tempo era molto più bella. Bada alla
carrozza, quando ci sarà bisogno del tuo aiuto ti
chiamerò.
- Perchè non posso venire su con te?
- Perchè è sconveniente che un uomo sia visto in
compagnia
di una signora in una stanza da letto. - Bald si guardò
attorno,
per poi sbuffare divertito.
- Siamo solo noi due, chi vuoi che ci veda? Guarda che se volevi stare
da sola non c'era bisogno di tutti questi giri di parole. - Razael non
ebbe bisogno di parlare per esprimere la propria gratitudine, ma senza
voltarsi imboccò la scalinata che conduceva alle stanze
private.
Quando c'era Angelina i corridoi erano pieni di fiori rossi e un
profumo di rosa aleggiava per tutto l'ambiente; non c'era tutta quella
polvere, e le tende erano sempre pulite. Scrollò la testa,
allontanando le immagini che si formavano nella sua mente. Si ricordava
perfettamente che era la terza stanza a sinistra quella che al momento
l'interessava. L'odore dell'Earl Grey amatissimo dalla padrona e delle
focacce dolci che mangiava ogni mattina, il rumore delle ruote del
carrello e delle pagine del giornale che venivano sfogliate, il sorriso
di Mamdam Red e le risate che rallegravano la stanza; decisamente
ricordi troppo allegri per quell' ambiente così tetro. Mise
la
mano sulla maniglia, ma aspettò qualche secondo prima di
abbassarla. Sorrise, e bussò alla porta.
- Signora, le ho portato il te'. - Sussurrò omaggiando per
l'ultima volta quel rituale che aveva ripetuto per ben cinque anni.
Anche
se sapeva che nessuno le avrebbe risposto abbassò la
maniglia,
entrò nella stanza e fece un leggero inchino verso il letto
a
baldacchino vuoto.
- Buongiorno signora, oggi abbiamo l'Earl Grey di Tomson che apprezzate
tanto, e colazione a scelta fra salmone in camicia, granita al
caffè o strudel alle more. Spero vi siate riposata stanotte.
Oh,
sì sì avete ragione, abbiamo ospiti a pranzo
dobbiamo
sbrigarci. Dunque che abito metterete? - quasi saltellò fino
all'armadio, spalancandolo.
- Ah, questo completo sembra perfetto per l'occasione! - disse tirando
fuori un completo formato da una gonna a balze e una bellissima giacca
di taglio maschile.
- Però è anche vero che il nostro ospite
principale è un uomo
molto attraente... vero signora? - rise di cuore, gettando l'abito sul
letto e rimettendosi a frugare.
- Ah, guardate questo splendido abito! è un abito da sera,
ma
secondo me va benissimo anche per un pranzo formale... Ma che sto
dicendo? è evidente che l'abito adatto è quello
là! - Razael si tolse il giubbotto in preda all'euforia,
buttandolo per terra.
- Signora, guardate questa gonna meravigliosa! Con quel corpetto non
credete che stareste uno splendore? Oh, non avevo notato quegli
stivali bellissimi! Forse allora dobbiamo pensare a qualcosa di
più sobrio? Che ne dite di quell'abito di cachemir?
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
Bald cominciò a
preoccuparsi quando capì
che era passata una buona ora e mezza da quando Razael era andata al
piano superiore, e ancora non aveva fatto. Solitamente piegava e
sistemava gli abiti a velocità record, e le
possibilità
erano solo due. O la fu Madam Red aveva settecento metri quadri di
armadio, o le era preso un accidente. Decise di salire al piano
superiore, per controllare che tutto andasse bene. Dovette aprire un
sacco di porte prima di azzeccare quella giusta. Vide Razael a terra,
apparentemente esanime, circondata da abiti sparsi per tutta la stanza.
- O mio Dio! Razael! Stai bene?! - Stava per gettarsi a salvarla, ma
lei lo fermò.
- Quanto baccano, Bald. Tranquillo sto bene. - disse senza alzare le
palpebre.
- Sai, le persone che stanno bene non sono sdraiate per terra come
morte.
- Hai ragione, scusami, è che... - Razael aprì
leggermente gli occhi, guardando fissa il soffitto. - ... troppi bei
ricordi sono custoditi da queste mura.
- Eh?
- No niente, lascia perdere. Aiutami ad alzarmi e piegare gli abiti,
su. Il signorino non gradirà questo ritardo. - I due si
misero
al lavoro, e Bald notò che fino all'ultimo nemmeno una
lacrima
rigò il suo volto. Subito dopo portarono le scatole nella
carrozza, e partirono immediatamente. La donna guardava fuori dal
finestrino con evidente tristezza. Madam Red non era la sua padrona.
Era la sua amica. Era stata lei a confortarla quando era morto suo
marito, era lei che le confidava le avventure galanti che aveva con gli
uomini incontrati alle feste, ed era lei che l'aveva resa la donna
forte che era. Si passò una mano sugli occhi. Aveva solo
ventidue anni, ma si sentiva stanca. Era inutile negarlo, la morte
della padrona l'aveva segnata.
- Ehi signorinella siamo arrivati! - Esclamò Bald per farsi
sentire da sopra il rumore delle ruote. Scaricarono le scatole nella
stanza di Razel, poi il cuoco si defilò in cucina dove
teoricamente sarebbe dovuto stare per tutto il giorno. Lei non
aprì nessuna scatola, ma le lasciò lì
dove le
avevano appoggiate. Le osservava seduta sul letto, a gambe incrociate.
Sapeva che non ce l'avrebbe fatta nemmeno a sfiorarle per quella
serata. Qualcuno bussò alla porta.
- Avanti. - Entrò Sebastian, con la solita flemma.
- Che diavolo stai facendo qui? Ci serve il tuo aiuto per la cena... -
Guardò interrogativamente il mucchio di scatole sparse per
la
stanza. - Ah, alla fine sei andata a prendere quegli abiti... ci tieni
proprio alla tua padrona. O dovrei dire tenevi?
- Non scherzare, Sebastian. Non sono dell'umore giusto.
- Come ti pare. Comunque oggi è venuto quel maggiordomo
della
regina, quell' Ash, a portare una lettera per il signorino. Dobbiamo
preoccuparci? Tu bene o male te ne intendi di queste cose, dopotutto
non è tuo collega? Mi rubate entrambi le anime...
- No, non è nè uno shinigami nè un mio
collega.
Ancora non so benissimo di che razza d'essere si tratti, ma ti assicuro
che è lontanissimo sia da me che da te.
- Ah, che fine sesto senso... io avevo ancora dei dubbi su quella cosa.
Comunque io non mi fido.
- Nemmeno io. Se fossi sull'orlo di un burrone e se dovessi aggrapparmi
a lui per evitare di cadere preferirei spaccarmi tutte le ossa nel
precipizio.
- Sei davvero intrattabile stasera. Ti ha marchiato così
profondamente la morte di Madam? - Spalancò la bocca come
per
rispondere, ma nessun suono uscì dalla sua bocca.
Guardò
un'ultima volta le scatole.
- Non sono affari tuoi. Ed esci dalla mia stanza! - Senza proferire
parola o commento sarcastico, Sebastian uscì dalla stanza.
Dopo
che la porta sbattè lei si gettò all'indietro,
facendo
cigolare le stecche del letto. Si coprì la faccia con le
mani,
singhiozzando. Cercò di non piangere, senza però
successo, e preso al volo un
fazzoletto dal comodino se lo premette sul viso, per non sentire le
goccie salate scorrere sui suoi zigomi. Nonostante tutto, anche lei
aveva dei sentimenti. Quando riaprì gli occhi, si accorse
che
qualcosa non quadrava. Era diventato tutto troppo buio.
Saltò
letteralmente in piedi, correndo a infilarsi gli stivali e sistemarsi i
capelli mentre controllava un orologio da taschino che teneva in gran
conto. Erano le ventidue e quaranta. Si era addormentata per la
bellezza di sei ore! Si catapultò fuori dalla
stanza,
volando in cucina. Quando arrivò vide Sebastian intento a
lavare
i piatti.
- Ah, finalmente ti sei svegliata! Pensavo che ormai avresti dormito
per tutta la notte...
- Stupido, potevi svegliarmi tu! Perchè non l'hai fatto?
- Oh, eri così carinaaaaaa...
- SMETTI DI SFOTTERE!!!
- Nah, mi diverto troppo. Comunque se vuoi cenare ci sono delle erbe
avanzate e un po' di uova da cucinare... Finny si è lasciato
prendere la mano e ha mangiato anche la porzione che ti avevo tenuto da
parte.
- Non importa. Lascia perdere i piatti, faccio io. Vai a riposarti.
- Dovresti dormire più spesso il pomeriggio. Sei molto
più affabile.
- Tsk, non farmi arrabbiare su. Veloce, a dormire!
- Ma io non...
- Non voglio sentire storie. Su su! Marciare! - lo spinse fuori dalla
cucina e gli chiuse la porta in faccia per non mostrargli il suo volto
divertito. Sentì lui dal corridoio che ridacchiava mentre si
allontanava, e si appoggiò allo stipite. Prese un respiro
profondo una, due volte, poi andò in corridoio a sua volta.
- Sebastian! Ehi, sei ancora qui? - Il volto alabastrino dell'uomo si
materializzò dall'ombra.
- Hai qualcosa da dirmi?
- Io... Ecco mi dispiace oggi di aver alzato la voce. Siccome sono una
signora ammetto i miei errori, a differenza di te.
- Io non faccio errori mia cara. Comunque accetto le tue scuse eh.
- Sei sempre il solito narcisista! - Sorrise rassegnata.
- Pace? - Allungò la mano per farsela stringere. Sebastian
la prese, facendo però un baciamano.
- Pace. - Lei tolse istintivamente la sua mano dalla stretta decisa ma
delicata delle lunghe dita del maggiordomo.
- Smettila con queste smacerie, dai! - Ridacchiò,
defilandosi
nuovamente in cucina. Si guardò la mano destra, sulla quale
sentiva ancora la pressione delle sue labbra. Scosse la testa
allontanando questi pensieri. Non appena cominciò a rompere
le
uova per prepararsi la cena una voce ululò:
- Ma cherieeeeeeeee!!!! - Un paio di occhi verde-giallo comparirono
dallo spiraglio della finestra della cucina. Razael rimase per un
attimo interdetta.
- Ma dai, sei tornato sul serio? Pensavo che scherzassi!
- Non su queste cose, cherie. Posso entrare?
- Solitamente non accolgo assassini dalla dubbia sessualità
in
casa, ma sia. Entra. - Grell spalancò la porta, passandosi
una
mano fra i fluenti capelli color del fuoco, sorridendo
sornione.
- Guarda che il mio orientamento sessuale è invece
chiarissimo!
Ne è prova il fatto che non ti ho stuprata, oggi sei
bellissima
con quell'abito rosso!
- Abito rosso? Ma che stai dic... - Si guardò congelando sul
posto. Indossava veramente un abito rosso, non particolarmente bello e
prezioso, ma pur sempre un abito non di sua proprietà.
- Cosa... Quando... Come... - Un flashback.
- Ah, finalmente ti sei
svegliata! Pensavo che ormai avresti dormito per tutta la notte...
- Stupido, potevi
svegliarmi tu! Perchè non l'hai fatto?
- Oh, eri
così carinaaaaaa...
- S-s-s-sebas...Seb... SEBASTIANNN!! Pervertito
depravato!
è stato lui! Altrimenti come avrebbe potuto dire che ero
carina
mentre dormivo? ?!!
- Ah, traditrice! Avevi detto che me lo lasciavi!
- No, avevo detto che te lo regalavo! Quel maiale mi ha cambiato il
vestito! Cioè mi ha spogliata! Mi ha visto in biancheria! Ma
perchè lo ha fatto???!! E come ho fatto a non rendermi conto
di
indossare un abito non mio?!
- Io tanto sono più bella di te con la giarrettiera!
- O Santissimo Dio! Che mi tocca sentire... Senti io mi vado a
cambiare, stavo per mettermi a cucinare con il vestito di Madam Red...-
Andò in camera, e cominciò a slacciarsi l'abito
quando un
occhio le cadde sullo specchio. Era un completo davvero magnifico nella
sua modestia, con una
gonna a sirena e una giacca molto femminile. Dovette ammettere che si
sentiva molto bella, molto più di quanto si era mai sentita
in
vita sua. Qualche volta per scherzo Angelina le ordinava di mettersi
qualche bell'abito, specialmente quelli da ballo, e poi la faceva
sfilare per i corridoi della casa.
Si spogliò, ripiegando le vesti con cura estrema e
riponendole
nella
scatola. Dopo essersi infilata nuovamente l'uniforme da cameriera
andò in cucina, dove trovò Grell più
irritato che mai.
- Quanto ci hai messo! Ti sei guardata allo specchio?
- Ma che dici? Non ho tempo da perdere con queste sciocchezze da
damigella... - Tagliuzzò le erbe, cercando di ignorare tutto
ciò che blaterava Grell sull'estetica della perfetta dama
dalla
virginea bellezza. Immaginò che le uova che stava rompendo
fossero tante teste di Sebastian, il tuorlo era il cervello ed
era
divertente spappolarlo nella ciotola.
- Emh... perchè stai ridacchiando? Non ho mai visto nessuno
divertirsi ai fornelli come te sai..?
- Non c'è niente di male a divertirsi cucinando. Stasera
faccio una frittata alle erbe.
- Non c'è niente di meglio?
- Potresti anche portare qualcosina tu sai? - Grell sbuffò,
e
aspettò in silenzio che lei finisse di cucinare. Quando
finalmente i due si misero a tavola Grell prese nuovamente la parola.
- Tesoro io sarei felice se Sebastian mi spogliasse...
- Ma io sono sposata, insomma! - Grell roteò gli occhi
spazientito.
- Mi sembri tanto Will quando dici "insomma" con quella faccia! Scusa
tanto, eh... - cominciò a sfogliare il libro della morte,
scorrendo i nomi.
- Ecco, lo sapevo! Era lui il tuo compagno vero? - piantò il
volume a meno di un centimetro dal viso della donna, che
sussultò leggendo quel nome.
- Sì, era lui, lo vedo dalla tua faccia. Cherie,
è morto!
E tu sei giovane e piena di belle speranze, con una carrozzeria niente
male e un cervello da non buttar via! Perchè non lo
dimentichi...? - Non finì la frase che lei saltò
in piedi
sbattendo i palmi delle mani sul tavolo, rovesciando i bicchieri.
- Non sono affari tuoi! - ringhiò tremando. Grell si
sistemò gli occhiali, guardandola sbigottito.
- Non volevo offenderti. Però devi anche capire che la vita
va
avanti, e qualunque cosa sia successa tu continui a vivere. E te lo
dice un dio della morte, DEATH!
- Perchè esclami sempre "DEATH"?
- é tremendamente figo, non trovi? - Lei si
calmò, e si sedette.
- Oggi litigo con tutti. Speriamo che domani sarà un nuovo
giorno.
- Sei in quei giorni lì chérie? - Lei
aprì la bocca per dire qualcosa, ma si rassegnò.
- Sì.
- Ah, ecco perchè ti vergognavi a farti vedere senza veli!
Angolo
autrice:
Ed
eccoci al
settimo capitolo, DEATH!!! Sì, è un piccolo
omaggio al
nostro amato Grell. In questo capitolo ho cercato di catturare i
sentimenti della Nostra verso Madam Red; ho cercato di dipingere i
ricordi che, a malincuore, si fanno sempre più sbiaditi
nella
mente di Razael, ricordi che custodirà gelosamente,
difendendoli
con le unghie e i denti. Più avanti riporterò
quanto ha
realmente inciso Angelina Burnett nella sua vita, e soprattutto sulla
psicologia, della protagonista di questa storia. Spero che continuiate
ad appassionarvi, e che finalmente io faccia pace con la tastiera :)
Ringrazio
tutti coloro che hanno recensito, messo fra le seguite e le preferite!
Phoenix :)
PS: per quanto sia stato imbarazzante per la mia protagonista il
dettaglio sul ciclo, lasciatemi spiegare. Sì, avrei potuto
mettere qualcosa di meno abominevole, ma l'idea mi piaceva. Insomma,
per tutti quelli che come me vivono di pane e manga sapranno bene che
questo fastidioso periodo di ovulazione sembra non interessare
minimamente le femmene (??). Indossano costantemente minigonne
inguinali e possono combattere senza preoccuparsi di nulla, se hanno
sbalzi d'umore il motivo è sempre legato a qualche tragica
love-story o via dicendo... Insomma, io volevo rendere la mia bella
angloitaliana più vera possibile. Con tutte le maledizioni
che puntualmente lanciamo noi donne alle ovaie. Besos
PPS: a breve posterò un disegno di Razael, Spero
apprezziate, non me la cavo un granchè nel disegno...
Sì vabbè dicono tutti così... si
vedrà :)
|
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Capitolo 9 *** Capitolo 8 ***
8
Capitolo
8
-
Ricapitolando... Per quale motivo siete qui? - Il ragazzo
guardò Ciel storto.
- Ma come
perchè siamo qui?! Sono il tuo migliore amico e sono
venuto a festeggiare la primavera con te! Non sei contento? Possiamo
fare una bellissima scampagnata!
- Ho da fare.
Vedi queste carte...? Non si leggono da sole. - Soma
sbuffò mettendo su un broncio alquanto comico. Era nello
studio
di Ciel, accompagnato dal fido Agni, mentre cercava in ogni modo di
convincerlo a uscire. Mentre i due cominciavano ad alzare la voce,
Razael, presente nella stanza insieme a Sebastian, decise saggiamente
di intervenire.
- Padroncino,
Lord Soma, permettetemi... Avete entrambi ragione, ma
purtroppo oggi il signorino è impegnato con il lavoro.
Potreste passare un'altro giorno principe? - Inutile dire che il
ragazzo
abbandonò tutti i suoi buoni propositi di diventare un uomo
forte
e virile, cominciando a fare i capricci come un bambino di sei anni.
- Uffaaaaa!!!
Ma se non esci mai ti vengono le ragnatele! Conoscevo un
servitore che a forza di stare sempre nel palazzo aveva dell'erba sulla
schiena!
- Ma che
schifo! Non me ne importa nulla del tuo servitore ammuffito!
Ho da fare! - Soma con un ampio movimento del braccio gettò
a
terra tutte le carte che invadevano il tavolo, scatenando la furia di
Ciel. Sebastian, Agni e Razael persero completamente interesse nel
tentare di placare i focosi ragazzi, optando per andare a preparare la
merenda per i
due. Solo dopo essere arrivati in cucina le loro orecchie smisero di
ronzare.
- Chiedo
perdono per il comportamento del mio padrone - disse
imbarazzato Agni - Ma quando ci si mette a volte è pessimo...
- No, siamo
noi a scusarci per il nostro signore, purtroppo è
molto preso dal lavoro in questo momento ed è alquanto
irascibile per lo stress. - Disse Sebastian. - E poi ogni tanto
è bello ricevere la visita del mio unico
amico. Devo stare tutto il giorno con questa qua - sussurrò
l'ultima frase indicando con il pollice la donna dietro di lui, che
cominciò a soffiare come una vipera.
- Maledetto
ingrato! Comunque smettila di spettegolare e vienimi ad
aiutare con questo gateau au chocolate, devi mettere un po'
più
di legna nella stufa che il fuoco è troppo basso.
- Hai anche tu
due mani per farlo no?
-
Sì ma sono tutte e due impegnate! Cosa faccio, uso i piedi?
-
Agni era sempre a disagio quando si ritrovava in mezzo a questi
battibecchi senza capo nè coda, ma doveva ammettere che
apprezzava molto la compagnia dei due. Quando non litigavano.
- Ti aiuto io
Razael. Dimmi solo cosa devo fare.
- Ecco
Sebastian prendi esempio! Perchè non riesci a essere un
gentiluomo come lui??!!
-
Perchè ti conosco e so quanto sei scansafatiche. - Era
incredibile come Sebastian mantenesse la calma nonostante fosse nel bel
mezzo di una discussione; il suo tono era strafottente e flemmatico,
senza alcun accenno d'ira.
- Maledetto
idiota!
- Inutile
pettegola! <3
- VADO A
PRENDERE LA LEGNAAA!!! - Urlò lui per sovrastare la
voce di Razael che ormai si era completamente lasciata andare ad una
litigata epica. Una volta fuori dalla villa sperò
sinceramente di riuscire a godersi un po' di silenzio.
- Signor
Agniiiiiiiiiii!!!! Toglieteviiiiiiiiii!!! - Il maggiordomo si
girò guardando interrogativo il ragazzo dai capelli rossicci
che correva verso di lui
agitando le braccia. Come se dovesse segnalare qualcosa... Grazie ai
suoi riflessi felini riuscì a scansarsi in tempo, evitando
che
un cipresso si abbattesse sulla sua testa ammazzandolo.
- Ch-ch-eee
è successo? - Disse relativamente scosso. Finny
cominciò a piagnucolare.
- Un uccellino
era caduto dal nido e stavo cercando di rimetterlo a posto...
però... BWAAAAAAAAA!!!!
- No no
fanciullo non preoccuparti, se è troppo in alto ti aiuto
io...
- Ma l'ho
stretto forte per non farlo cadere e ora non si muove
più! - aprì una mano mostrando i residui dello
sfortunato
animale, quasi causando all'indiano dei forti conati di vomito.
- Ecco...
urgh... non.. emh... lo seppelliamo? - Poco dopo Finny,
profondamente addolorato, piangeva disperatamente. Agni finì
di
coprire la buca dove era stato seppellito l'uccellino (o meglio, quel
che ne rimaneva), poi si
alzò e diede alcune pacche sulla spalla del ragazzo,
cercando di
confortarlo. Dopo qualche altro minuto di luttuoso silenzio da parte di
entrambi il maggiordomo andò a prendere la legna nel
capanno,
trovando Bald intento ad affilare un coltello su un bastone. Il cuoco
si offrì di aiutarlo, caricandosi di legna. Troppa legna.
Agni
notava che vacillava molto mentre camminava, curvo sotto la montagna di
ciocchi che si era messo sulle spalle.
- Messer
chef... non credete che sia un po' eccessiva la
quantità di legna che avete preso? Non è
necessaria una
tale mole...
- Ahahahaha!
Non preoccuparti, amico! Per me è uno scherzo! - Non
finì di pronunciare la frase che mise il piede su un
rastrello
abbandonato in mezzo alla strada senza alcuna logica precisa,
sbattendosi il
manico con violenza inaudita sul naso. Cadde all'indietro, venendo
ricoperto dalla
legna. Agni gettò a terra quella che aveva, e si
precipitò ad aiutare il cuoco.
- Messer chef!
Messer chef! Mi sentite?
- Invece di
parlare aiutami ad uscire!!
- Che sta
succedendo qui? - Sebastian con la sua solita flemma era
misteriosamente apparso alle spalle del maggiordomo, guardando
spazientito il cumulo di legna.
- Signor Agni
non perdete tempo con queste sciocchezzuole. Su, vi aiuto a portare la
legna.
- Ma... messer
chef...
- No non
preoccupatevi - disse sfoderando il suo sorriso più
rassicurante - ci è abituato, sa perfettamente come
comportarsi
in questi casi. Su su veloce, prendete un po' di ciocchi.
- EHI! Mi
lasciate qua sotto??! Voi due! NON STO SCHERZANDO! Ehi!
-
Ahimè, ahimè. Oggi il nostro chef ha combinato un
bel pasticcio, eh?
- SAREBBE UNA
BATTUTA? Sebastian! Maledetto bastardo! Tirami fuori di qui!
- Sentito
signor Agni? Se non ci sbrighiamo rischiamo di non riuscire a cucinare
la merenda in tempo.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
- E se vi offre la
limonata
rifiutatela. Mi raccomando, non bevetela, è questione di
vita o
di morte. - Finita questa breve raccomandazione Sebastian
lasciò
Agni in balia di Tanaka. Razael ridacchiava guardando il maggiordomo
intento a imparare il gioco degli scacchi dal vecchio servitore, che
era talmente abile al punto che nemmeno Sebastian era mai riuscito a
batterlo. Finì di asciugare il vassoio, e si
sistemò sul
tavolo accanto ad Agni per chiarire eventuali dubbi.
- No il
cavallo va mosso a forma di L... Sì ecco così!
Attento ai pedoni, usali con maggior prudenza - Tra un suggerimento e
l'altro passò veloce un'ora, anche se il pover'uomo
capì
ben poco degli scacchi.
-
Senti, da quanto ho capito il principe intende rimanere qui
per
un po'... se volete domani facciamo tutti un'uscita! Tanto il signorino
ha bisogno di prendere un po' di sole, gli fa male stare tutto il
giorno seduto. Che ne pensi?
- Sarebbe
un'ottima idea. La primavera è molto mite qui in Inghilterra.
- Perfetto,
allora domattina ci mettiamo d'accordo!
- Ricordati di
provare l'uniforme nuova questa sera, se non va bene
dobbiamo rimandarla alla signora Hopkins. - S'intromise Sebastian.
- Nuova
uniforme...? - disse Agni. Razael allargò la gonna per
mostrarne il tessuto.
- Non sono
abituata al clima rigido dell'inverno inglese, e la signora
Nina mi ha fatto questo bell'abito con un tessuto molto pesante.
Però ora comincio a soffrire il caldo, e lei si è
offerta
di disegnare e confezionare una nuova uniforme per me. Gliene sono
molto grata! Stasera la provo, ma voi la vedrete solo domattina! - Fece
un giro su se stessa, facendo ruotare l'ampia gonna. Ben presto tutti
si
congedarono, andando a riposare. Razael aspettò fino alle
undici
e mezza di sera, per poter parlare con...
-
Chérieeeeee!!!! - Una voce maliziosa e leggermente stridula
annunciò l'entrata in scena di una grande attrice in rosso.
- Grell.
Benvenuta in cucina! Sei ancora agli arresti domiciliari? -
Sbuffando e ruotando gli occhi Grell si tolse il giubbotto,
appoggiandolo su una sedia.
- Non credevo
che se mi avessero beccata mi avrebbero fatto passare
tutti questi guai... Spero che oggi ci sia qualcosa di calorico a cena,
devo tirarmi su il morale!
- Perfetto.
è avanzata della pasta alla carbonara e pollo al curry.
Decidi tu.
- Mmmmhhh,
pollo al curry dici? Sono sempre stata curiosa di assaggiarlo...
- Sei
fortunata allora, questo curry l'ha cucinato un indiano in maniera
semplicemente impeccabile!
- E dimmi un
po', come è questo ragazzo qua?
- Be'
è più alto di Sebastian, ha la pelle scura e i
capelli bianchi, occhi grigio-azzurro come il ghiaccio e una voce
profonda...
- Sembra uno
schianto! Ha i piedi grandi?
-
Perchè me lo chiedi?
- Non sai
quindi che si dice degli uomini con i piedi lunghi, eh..? -
Razael capì immediatamente, diventando rossa come un
pomodoro.
- Insomma
chérie, sei nel diciannovesimo secolo! Arrossire per
tale roba è ormai demodè! La figura della
verginella
pudica non funziona più sai?
- Ma sai
quanto me ne importa se è demodè! Sii
più discreta quando parli!
- Comunque,
è attraente?
- Be',
sì, ha un fascino orientaleggiante molto particolare. -
Grell appoggiò i gomiti sul tavolo, guardando Razael con un
ghigno sornione.
- Ti
piacerebbe una scappatella con lui, vero?
- Razza di...
SONO SPOSATA! Quante volte te lo devo dire?
- E io che
devo fare per farti capire che sei giovane e gnocca e puoi benissimo
fartelo dalla mattina alla sera?
- SMETTILA! -
urlò irritata. Grell si bloccò
sorpreso da quella reazione, incapace di reagire. La donna si
calmò, e riprese il discorso con la voce rotta
dall'emozione. -
Sul serio. Non scherzo, sono sposata e anche se lui non
c'è più... - Abbassò la testa,
accarezzandosi
l'anulare sinistro e seguendo con l'indice destro la forma di un anello
immaginario. - ...Anche se non c'è più... io... -
Non
riuscì a finire la frase, sedendosi dando le spalle a Grell.
Sospirò profondamente.
- Sai
perchè continuo a evitare di innamorarmi, anche se a volte
mi capita? - Si girò guardando Grell dritto negli occhi. -
Devo
dirlo a qualcuno. Non ce la faccio più a rimanere in
silenzio.
- Certo
tesoro, dimmi tutto. - Razael si prese un paio di secondi per
riordinare le idee.
- Non ti
dirò proprio tutto, non mi sento pronta ancora a confidarmi
completamente con qualcuno... ma...
- Oh insomma,
sbrigati, la suspence mi uccide!
- Ecco...
è difficile da dire, perciò lo dirò
nella maniera più diretta. Io non ho mai amato mio marito.
Lui
si struggeva per me, e io
invece continuavo a trattarlo come un tizio qualunque. E quando
è
morto... gli ho promesso fedeltà eterna, così che
la mia
indifferenza mi condannasse per sempre; l'avrei amato come non avrei
amato nessun altro, come penitenza per il mio peccato. Sarei
dovuta essere una moglie grata e amabile, e invece... -Nascose il viso
fra le mani. Grell
l'accarezzò sulla schiena.
-
Chérie, io... se l'avessi saputo non ti avrei mai detto
quelle
cose. Mi dispiace. - Vedendo che Razael continuava ad annegare nel mare
dei ricordi prese la pentola contenente la pasta, riempiendo una
ciotola.
- Vada per la
carbonara, a me il piccante nemmeno piace! - Subito
cominciò a chiacchierare di questo e quell'altro, evitando
accuratamente di menzionare la sua grande passione per
William; la sua amica non era in vena di parlare di amore.
Così la donna ritrovò il sorriso, e dopo che
Grell finì di mangiare lei si sporse sul tavolo, avvicinando
il viso
a quello dello Shinigami.
- Senti, mi
devi aiutare. Puoi farlo?
- Qualunque
cosa.
- Vieni con
me. Tanto Sebastian non è in casa... c'è una
cucciolata di gattini a sei chilometri da qui, passa sempre le notti al
loro capezzale. Su, sii silenziosa e veloce! - S'inoltrarono per i
corridoi di Villa Phantomhive, raggiungendo ben presto una stanza.
- é
la tua camera da letto?
- No, in
quella non ci faccio mai entrare nessuno. Questa è una
semplice stanza adibita ad armadio per la servitù. - Prese
una
chiave, girandola nella toppa. Appena misero piede nella stanza si
notò subito il tocco femminile di Razael sull'arredamento.
Un
bel tappeto ricopriva quasi tutta la superficie della minuscola stanza,
e un vaso di fiori inondava la stanza di un delicato profumo.
Razael prese un pacco dall'armadio, e fece cenno a Grell di
avvicinarsi. Lentamente aprì la scatola.
- Cosa
c'è dentro?
- La mia nuova
uniforme da cameriera. Ti prego, sii sincera quando la
tirerò fuori eh?
-
Cioè, se fa schifo te lo dico subito. Fa vedere. Ummhhhh...
se
fosse stata rossa con dei particolari neri sarebbe stata bellissima,
ma... sì, anche così non mi dispiace.
- La
servitù deve sempre indossare colori freddi e sulle
tonalità del blu o del nero. Solo la signora Angelina aveva
uniformi rosse
per i suoi servitori...
- A me l'ha
fatta nera!
- Non
è un mio problema. Insomma, che ne pensi?
- Beh... Non
è male. Proprio no! Almeno ti mette più in
mostra quel seno gigantesco che ti ritrovi... una donna deve essere
sempre sensuale!
- Devo
riprendere il discorso di prima...?
- No, e sappi
che se ti metti a piagnucolare stavolta ti taglio in due con la mia
Death Shite!
- Non lo
farò. Senti, ma... sinceramente... - si passò
una mano dietro al collo esitante. - Io... sono ancora attraente?
Cioè... con il caratteraccio che mi ritrovo qualcuno
potrebbe
innamorarsi di me?
- Ma se prima
non appena te lo dicevo per poco non mi ammazzi! A che
gioco stai giocando? Comunque basta che non mi prendi Sebastian o
William e per me è possibilissimo! Ora una domanda te la
faccio
io: perchè adesso me lo chiedi?
-
Così, tanto per sapere... è che... - la sua voce
era
sottile mentre pronunciava quelle parole - a volte vorrei fuggire da
questo mio destino solitario. Vorrei rimangiarmi la promessa. - Grell
provava pena per quella donna debole di fronte all'amore.
- Tesoro,
sei sicura che lui... tuo marito, per la precisione...
volesse davvero questo? Che una donna bella, giovane e fantastica come
te rimanga per il resto della sua vita a piangere la sua morte? -
Razael guardò assente fuori dalla finestra, dritta in faccia
alla pallida luna.
- So solo che
è quello che voglio io, Grell.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
- Sebastian,
è un ordine:
TIENILI LONTANI DA ME!!! - Ciel rischiava di avere un esaurimento
nervoso. Come se non bastasse la rumorosa e invadente presenza di Soma,
quella mattina anche Elizabeth si era aggiunta alla combriccola,
pretendendo che anche CIel si unisse alla scampagnata di gruppo. Il
ragazzino si era per risposta
barricato nel suo studio, ordinando al suo maggiordomo di fare il
possibile per farlo stare in pace. Razael era fuori dallo studio,
insieme a Lizzy sull'orlo delle lacrime.
- Perchè Ciel è così cattivo? Uffa! io
volevo solo
stare un po' con lui! - Razael dovette ammettere che la signorina
Elizabeth le faceva tenerezza: si sforzava così tanto per
essere
sempre bella per il suo amato, e quest'ultimo la considerava un
fastidio...
- Signorina - disse lei - ho un'idea. Volete ascoltarla? - Lizzy
sembrava interessata a ciò che aveva da dire la cameriera.
La
considerava quasi un modello perchè assomigliava tanto alla
zia
An, inoltre la conosceva fin da quando la donna era venuta per la prima
volta
in Inghilterra. Tese le orecchie curiosa.
- Ho appena finito di leggere un libro dove una bellissima lady,
proprio come voi, si affannava tanto per ottenere le attenzioni del suo
amato, che però la rifiutava. Allora, per sapere se lui
l'amava
veramente, finse di essere innamorata di un'altro uomo. Fu in quel
momento che l'amato si rese conto di amare profondamente la donna, e
così... - Ripensò al finale del libro, dove la
donna e il
finto amante venivano trucidati dal protagonista. - beh... si sposarono
ed ebbero tanti figli!
- Kyaaaaaa!!! è così romanticoooooo!!! <3
Però
non capisco il collegamento... Ah! Aspetta! Ho capito! Ma certo! Allora
senti, facciamo così... - Fece cenno di avvicinarsi, e
sussurrò qualcosa nell'orecchio di Razael.
- Ottimo piano signorina. Vedrete che il padroncino correrà
da
voi implorandovi di amarlo! Vado subito a fare i preparativi. Quindi ci
pensate voi a chiederglielo?
- Siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!! Veloce, veloce! E poi mettiti
l'uniforme nuova mi raccomando! - Razael si catapultò in
cucina,
incrociando Agni per strada.
- Razael, dove corri?
- In cucina, devo preparare il pranzo.
- Sono solo le nove di mattina... hai intenzione di preparare un
arrosto?
- No no, ma la signorina Elizabeth ha deciso che faremo tutti un pic
nic in campagna!
- Ah, che bello! Allora vado a chiamare Messer Sebastian. - Si
girò per andare a cercare il maggiordomo, ma Razael lo
afferrò prendendolo a braccetto.
- Sai, Sebastian oggi sembra un po' giù di morale, e stavo
pensando di lasciarlo riposare un po'. Perchè non mi aiuti
tu a
fare il pranzo?
- Be', bastava dirlo...
- Su su su! Veloce, in cucina! - lo trascinò letteralmente
nella
stanza, impedendogli anche il minimo movimento. Una volta dentro
inchiavò la porta, abbassando il chiavistello.
- Emh... Razael? Perchè chiudi a chiave la porta?
- Per evitare che gli unicorni ci trovino! - Disse girando gli occhi
sbarrati. Agni cominciò a temere per la sua
incolumità.
- U-unicorni...?
- E non solo! Devi temere le manguste! Le manguste! Sono infide!
Perciò prepariamo salmone alla griglia e verdure al vapore,
perchè gli unicorni odiano le verdure al vapore che ci
proteggeranno! - Razael cominciò a girare per la stanza
tappando
ogni crepa nel muro che trovava, chiudendo le imposte delle finestre e
inchiavando anche la porta di servizio. L'indiano tolse le bende sulla
mano destra, pronto ad usarla se necessario.
- Dici che potremmo anche preparare delle lasagne vegetariane?
- Sì è una buona idea... Non temi più
gli unicorni?
- Eh? Unicorni...? Ah, sì sì certo! Ahahaha! Su,
metti a
bollire l'acqua! - Due ore dopo Razael era in stanza con Elisabeth,
intenta ad acconciarle i capelli.
- E come l'hai convinto a non andare a chiamare Sebastian?
- Be', gli ho detto che se usciva dalla cucina c'era il pericolo che
gli unicorni ci trovassero... - Scoppiarono entrambe a ridere, mentre
la governante finì di sistemarle il cerchietto decorato con
dei
fiori.
- Avete avvertito il vostro innamorato?
- Certo! Però... dici che mi troverà attraente?
- Senza dubbio signorina. Oggi avete quest'abito meraviglioso,
inoltre vi ho anche truccata. Non temete, cadrà ai vostri
piedi!Orsù siamo pronte! Vado a mettermi l'uniforme nuova...
scendete nell'androne fra dieci minuti.
- Senz'altro! - Cinque minuti dopo Elizabeth era all'ingresso, troppo
eccitata per aspettare ancora. Soma e Agni arrivarono all'ingresso,
sorridenti.
- Ciao Elizabeth!
- Chiamami Lizzy! - disse arrossendo. Soma rise.
- va bene Lizzy! é anche più facile da dire!
Allora tu
chiamami... emh... Agni, come posso abbreviare il nome Soma Ashman
Kadar?
- Beh... con... Soma?
- Ottima idea! Chiamami Soma! - Agni avrebbe voluto fare
un'osservazione nemmeno troppo acuta, ma lasciò perdere.
Sentirono un suono di tacchi sulle scale, e girandosi videro Razael
scendere le scale. Indossava un abito al ginocchio azzurro cielo, con
un gilet bianco al quale era appeso un drappo di stoffa dello stesso
colore, legato in un grande fiocco sul retro. Aveva i capelli raccolti
in una crocchia, e un tipico sorriso giocondo dipinto sul volto.
- Wow Razael, sei proprio carina con l'uniforme estiva! -
esclamò Lizzy ammirata. La governante alzò le
spalle,
inclinando il capo da un lato leggermente arrossita.
- Signorina siete troppo gentile. Buongiorno Lord Soma, ben alzato. -
Soma rispose in maniera impacciata al saluto della donna, cosa insolita
per lui.
- Allora, se siete pronti partiamo. Abbiamo trovato una location
perfetta per il pranzo.
- E Ciel? - disse il principe leggermente perplesso.
- Il signorino purtroppo ha declinato gentilmente l'invito a causa del
troppo lavoro a cui deve dedicarsi in questo perioso. Promette
però di ricambiare l'invito in breve tempo. - In
realtà
Ciel aveva dichiarato che avrebbe fatto chiamare Undertaker per far
sparire definitivamente quegli ospiti fastidiosissimi, ma naturalmente
la donna non poteva certo riferire quelle parole testuali. Uscirono
dalla villa, e presero una carrozza. I due servitori sedettero a
cassetta su forte richiesta di Elizabeth, e così
s'incamminarono
verso il luogo designato per il pranzo. Il piano era entrato in azione.
Angolo
autrice:
Veeee!!!
Eccoci arrivati all'ottavo capitolo! *grande emozione*
Ringrazio
di cuore
Kira_chan_98
SweetBlackDream98
per
aver messo fra le preferite,
Aryadaughter
debby76
Fauna96
Fred
Halliwell
GinWalker
Hybrid00Art
kamikiizumo
Lady
M5
Puffin
Silent
Warrior
per aver messo fra le seguite e naturalmente
Domino_Tabby_
(e RonneH XD)
Lady
Neko Kadar (la mia hime-sama)
Lady
M5 (la ritardataria con le recensioni - ehi scherzo ;P-)
BragoLove4Ever (Nee-chan!!!)
Death Voice
Crazy Sister
NekoChan22 (Yaoi-san ù.ù)
AkemiMatsumoto
che
hanno recensito e anche messo fra le seguite! :*
A
presto! Phoenix
PS:
Lo so, vi avevo promesso un disegno della Nostra. Chiedo venia, ma il
liceo classico non lascia spazio alla creatività *pronfondo
inchino* Se avete pazienza posterò il link del disegno
durante le vacanze pasquali.
PPS:
Happy Easter! Non mangiate troppa cioccolata eh ;) e non rubate mancie
alle nonne - a meno che non abbiate nonne tirchie, in quel caso il
furto di spiccioli o banconote volanti è legittimo:3 -
PPPS: Umh, forse non dovrei dare questi consigli ai miei piccoli
recensori facilmente impressionabili...
PPPPS: cancellate il post scriptum qua sopra e correte a cercare soldi
nascosti nei cassetti delle mutande!
|
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Capitolo 10 *** Capitolo 9 ***
Capitolo 9
Capitolo
9
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-Aaaaaawwww, che posto romantico! - Lizzy guardò
ammirata
il luogo scelto dalla governante per il pic nic. Un fiume limpido
scorreva lentamente nella verde valle, punteggiata da bellissimi e
colorati fiori selvatici. Un elegante salice sfiorava con le sue tristi
fronde l'acqua, con il tronco curvato come se dovesse sopportare un
grande peso. I due servi stesero le tovaglie all'ombra sotto l'albero,
preparando
le vivande. Lizzy continuava a lanciare occhiate fugaci al bel
principe, che era talmente ingenuo da non aver minimamente capito le
intenzioni della lady.
- Soma, non credi che questo posto sia davvero romantico? Aaahh, come
non respirare l'amore nell'aria? - disse improvvisamente lei cogliendo
di sorpresa il principe, che la guardò sorpresa.
- Elizabeth... ma tu... cioè... - Arrossì
leggermente, chinando il capo.
- Ma non devi vergognarti di dire ciò che pensi! Su, non
aver
paura. - Soma prese un bel respiro, e guardando la fanciulla negli
occhi disse:
- Puoi ripetere? Non ti stavo ascoltando. - Si sentì un
sonoro
schiocco, che altro non era la mano di Razael che si abbatteva con
violenza inaudita sulla fronte della donna, troppo sconvolta
dall'ingenuità dell'indiano per fare altro. Agni sorrise
educatamente, versando del tè nei bicchieri. Elizabeth fece
segno a Razael di avvicinarsi, e le sussurrò all'orecchio:
- Sei proprio sicura che sia un buon modo per far ingelosire Ciel?
- Ma certo milady! Nonostante siano amici Lord Soma ha un talento
particolare nel far arrabbiare il signorino.
- Mah, se lo dici tu... Soooooomaaaaaaaaa!!!! <3 -
gridò
assordendo la povera donna - ti va se prima di mangiare facciamo una
passeggiata?
- Ottima idea! Ho proprio voglia di camminare un po'!
- Vi chiamerò non appena sarà tutto pronto! -
disse Agni
sistemando le posate. Soma s'incamminò, e ben presto
Elizabeth
lo raggiunse prendendolo a braccetto e usando molte moine. Il principe,
tra l'altro, sembrava un perfetto sempliciotto di fronte alla ragazza,
dal momento che nemmeno in quell'occasione capì che la lady
cercava di sedurlo. Agni li osservò per qualche attimo,
prima di
rivolgersi a Razael:
- Come mai la signorina sembra tutta presa dal principe?
- Ah, niente, dice di aver cominciato a provare qualcosa per Lord
Soma... - Il sorriso del maggiordomo si trasformò in
un'espressione di disappunto.
- Cosa? Ma la signorina non era la fidanzata del nobile Ciel? - Razael
controllò che Lizzy e Soma fossero abbastanza lontani, poi
si avvicinò a lui svelandogli il piano. Agni si
discostò dalla donna, decisamente sollevato.
- Aaaahh, mi pareva strano!
- Ma certo, sciocco! Una lady non commetterebbe mai adulterio...! Anche
se sono giovani, hanno entrambi un grandissimo peso sulle loro esili
spalle... Davvero un grande peso... - continuò finendo la
frase
con un filo di voce. Si riscosse quasi subito, anche poichè
Agni
cominciò a urlare "è pronto!". Lizzy si
catapultò
sulla tovaglia stringendo fra le mani un mazzetto di fiori selvatici.
Strizzando l'occhio a Razael aspettò che anche il principe
si sedesse al suo fianco, e poi dichiarò a gran voce:
- Sai ho trovato questi bellissimi fiori e mi stavo chiedendo... Quale
mi starebbe meglio fra i capelli? - disse porgendo il mazzo al
principe. Egli guardò concentrato i fiori, per poi scegliere
un
ciclamino rosa.Glielo intrecciò fra i capelli, guardando
soddisfatto il lavoro. Lizzy continuava a fare gli occhi dolci al
ragazzo, che continuava - testardamente - a non voler capire. Lei
osservò i due servitori, e trillò:
- Ehi Agniiii!!! Secondo te quale fiore starebbe bene a Razael? - disse
allungando i fiori. Il maggiordomo osservò i fiori, e dopo
un
attimo di incertezza scelse una violetta. Sfilò la piantina
dalle mani della lady e chiese mestamente a Razael:
- Posso...? - Lei per risposta rise, inclinando la testa e offrendogli
la tempia. Lui incastrò il gambo fra i capelli raccolti,
sfiorando la pelle liscia della donna e ritraendo subito la mano. Soma
era ammirato.
- Ottima scelta Agni!! é proprio carina così!
Anzi, diciamo semplicemente bellissima!
- Ma no principe, non sprecate queste belle parole per me. Anzi, la
signorina Elizabeth è particolarmente affascinante oggi, non
trovate? - disse appoggiando i piatti davanti alla lady. Mangiarono
allegramente, anche se a quanto pare il piano delle due donne non ebbe
successo. Soma infatti s'intratteneva più con Razael che con
Elizabeth, e perfino Agni tentò di aiutarle, continuando a
elogiare tutte le virtù possibili e immaginabile della
ragazzina, anche lui però destinato a fallire. Lizzy la sera
andò a dormire delusa dalla sconfitta. Razael le
rimboccò
le coperte, continuando a ripetere:
- Non preoccupatevi signorina, vedrete che ce la faremo!
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
- Ehi principessa, svegliatevi! -
Razael
tirò uno schiaffo a caso, per allontanare colui che l'andava
disturbando la mattina presto. La voce profonda continuò con
questa tiritera, fino a quando lei non si coprì le orecchie
con
le coperte, biascicando qualcosa come "Smettila Sebastian, o non vedrai
più la luce del sole". Ma Sebastian continuò.
- Principessa! Dovete svegliarvi! Il sole e le stelle oggi brilleranno
intensamente solo per voi! - Razael si tirò si a sedere, con
gli
occhi ancora chiusi dal sonno.
- Sebastian, ti ho detto di andare via! Sciò! -
cominciò
ad agitare le mani a caso verso la direzione da cui proveniva la voce,
ma venne bloccata in una stretta ferrea. Svegliandosi completamente
spalancò gli occhi, guardando il maggiordomo dritto negli
occhi.
- No... ma tu... -
Ciel si sistemò i guanti, e senza controllarsi allo specchio
si
diresse verso la porta della sua camera. Sebastian era lì
come
al solito, tenendo la porta aperta per il suo signore. Sarebbero usciti
per andare verso Scotland Yard, come da programma. Scesero le scale,
entrambi sollevati dal silenzio che ancora aleggiava nella villa...
- WAAAAAAAAAAAAA!!!! - rimasero pietrificati da quell'urlo disumano,
incapaci di reagire, anche perchè la scena che si trovarono
ad
assistere era al limite del grottesco. Agni camminava tranquillo per
casa, piangendo dalla felicità. Trasportava qualcosa che si
dimenava come un'anguilla, e continuava a emettere quei versi
assordanti... Capirono che la creatura altri non era che Razel, con le
belle gambe completamente scoperte e con addosso solo una leggerissima
camicia da notte.
- RAZZA DI PORCO!!! Ho addosso solo una camicia da notte!
- Aaaaahhh, che giorno meraviglioso!!! Ho aspettato così a
lungo
pregando che accadesse! Sigh... è davvero commovente... sob..
- Non so cosa stai farneticando!! Che c'entro io! Lasciami! HO DETTO
LASCIAMIIIIII!!! - continuando a tirare pugni sul viso dell'indiano,
continuò fino a quando i due non sparirono dalla vista del
conticino e del suo fido maggiordomo diabolico.
- Sebastian... - disse con voce flebile il conte - ...non ci sarebbe un
modo per dimenticare quanto visto?
- Possiamo provare con una botta in testa, signorino.
- Lasciamo perdere. Speriamo solo di non sognarlo stanotte... - mentre
ricominciò a scendere le scale, qualcuno gli si
gettò
addosso, soffocandolo in un abbraccio troppo caloroso.
- CIEEEELLL!!! Oh, non puoi capire che giorno fantastico è
per
me! - Soma era tutto in ghingheri, e continuava a urlare qualcosa circa
un evento bellissimo che si sarebbe svolto di lì a poco.
- Ho da fare, razza di cretino! Non vedi che sto uscendo?
- Ma noooooo!!! Voglio che assista anche tu! Per me sarebbe davvero
importante!
- Non so di cosa tu stia... - Un coro di piagnisdei interruppe la sua
frase a metà. Mey Rin, Bald, Finnian e il signor Tanaka
stavano
piangendo, evidentemente commossi.
- Ma che stanno facendo...? - disse Sebastian. Soma sorridendo
spiegò:
- Oh, nulla di che! Li ho semplicemente invitati al mio matrimonio! -
Ciel e Sebastian rimasero basiti.
- Un matrimonio, Lord Soma? Beh, se mi avesse avvertito avrei
provveduto a sistemare la villa a festa...
- NO, non lo avresti fatto! - urlò Ciel incollerito.
- Ma dai khansama di Ciel! Non devi preoccuparti, ha pensato a tutto
Agni! A proposito, a quest'ora dovrebbe aver fatto...
- PRINCIPEEEEEEE!!! SONO RIUSCITO A TROVARE LA SPOSA! VE LA PORTO! -
Soma emozionato cominciò a saltellare sul posto, cercando di
darsi tuttavia un contegno. Sentirono dei passi lungo il corridoio, che
indicavano una corsa furiosa. Soma con la voce rotta dalla commozione
disse:
- Oh, vedrete quanto è bella! Semplicemente il riflesso di
Kali sulla terra... - Una furia arancione e rosa
si precipitò su per le scale, con tale foga che quasi non si
distinguevano i tratti somatici della donna. Riconobbero una
capigliatura castana fra i veli che coprivano il capo, e una pelle
chiara sulle braccia e la pancia scoperte...
- La mia sposaaaaa!!!
- SPOSA UN CAVOLO! - urlò la donna. Ciel sbiancò,
mentre Sebastian cominciò a ridacchiare.
- Come sei bella, Razael.
- Maledetto... Io mi rifiuto categoricamente di sposare il principe
Soma! Come se non bastasse il suo maggiordomo mi ha prelevata dalla
stanza di mia volontà, e non ricordo nemmeno come ho fatto a
entrare in questi abiti!- Strillò incollerita indicando il
ragazzo dietro di sè che spammava cuoricini nell'aria. Poco
dopo
arrivò il maggiordomo del principe, con il volto un po'
pesto ma
felice.
- Allora ufficiamo l'unione!
- Noooo!! Nessuna unione! - Qualcuno strillò in maniera
talmente
acuta che tremarono i vetri delle finestre. Da un corridoio comparve
Elizabeth, che correva sorreggendo la pesante camicia da notte, con i
capelli scompigliati e ancora il segno del cuscino sulla faccia.
Sembrava molto arrabbiata.
- Razael! Ladra di fidanzati!
- Ladra di cosa?!! - esclamò Ciel guardando Soma, il quale
gli rispose con un'emblematica alzata di spalle.
- Sì! Io dovevo fidanzarmi con Soma! Così avrei
capito se
mi ami davvero..! - il ragazzino divenne subito rosso, non gli
piacevano quelle sdolcinatezze, specie in pubblico. Sebastian
gettò un'occhiata eloquente alla governante.
- Razael... sei diabolicamente stupida. Un piano davvero ingenioso,
complimenti. - lei fece per ribattere, ma venne zittita dal padrone.
- Soma - disse il conticino - Senza il mio permesso non puoi sposare i
miei servi! Prenditi, che so, Bald e sono pure felice!
- Bella considerazione! - commentò il suddetto cuoco.
- é troppo tardi Ciel; ormai la fiamma dell'amore consuma
noi innamorati...
- Padroncino, le assicuro che l'unica cosa che brucerà
sarà il pranzo se non prende una decisione! - disse ormai
disperata la sposa involontaria. Ciel stressato si massaggiò
le
tempie, strizzando gli occhi.
- Che mal di testa... Razael, è un ordine: non farti sposare
da
quel pazzo laggiù. Sarebbe quasi pedofilia nei suoi
confronti. E
tu, Lizzy, stai tranquilla: sarò il tuo fidanzato qualunque
cosa
accada. E ORA RITIRATEVI E NON DISTURBATEMI PIù!!! -
- Certamente, my Lord. - Sollevata la donna andò a
cambiarsi, ma il principino sembrava non voler demordere.
- Beh, allora la mia bellissima Razael sarà la mia fidanzata
inufficiale! Agni, andiamo! Non vorrei che la mia amata piangesse
davanti a me per l'emozione! - trionfanti
se ne andarono. Finalmente la tanto agognata pace tornò su
Villa Phantomhive.
Angolo
autrice:
Ok,
la storia comincia ad addentrarsi nel filone principale! Weeeeeyyyyy!!!!
Questo
capitolo prendetelo come un filler, ma non sottovalutatelo: alcuni
fatti accaduti qui avranno grosse ripercussioni sulla trama...
*niente,
mica ce la faccio a stare zitta. W lo spoiler!*
Ringrazio enormemente tutti coloro che hanno recensito, messo fra le
seguite e fra le preferite!
Continuate a seguire la storia, ENJOY!!
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Capitolo 11 *** Capitolo 10 ***
Capitolo 10
Capitolo
10
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Era davvero troppo in
alto per riuscire a
spolverare. Razael continuava a dimenare il piumino come una spada, ma
ancora non riusciva a raggiungere i vasi sopra all'armadio. Sebastian
le aveva chiesto apposta di fare quel lavoro, ne era sicura. Quel
maledetto moro sapeva perfettamente quanto la facesse irritare non
riuscire a compiere una faccenda. Nemmeno indossando gli
stivali con il tacco più alto che aveva ce l'avrebbe fatta.
Ormai esasperata stava per rinunciare, quando una voce familiare
la chiamò.
- Razael! Ti disturbo?
- No Agni, non preoccuparti! - esclamò, felice di distrarre
la
sua mente dalla bell'idea di prendere un sasso e spaccare quei dannati
(e a suo avviso orridi) vasi. - Dimmi cosa c'è.
- Ah, nulla, volevo informarti che il principe sta ancora cercando di
convincere il nobile Ciel a cederti in cambio di dieci elefanti, e
purtroppo non riesco a convincerlo a lasciar lavorare in pace il tuo
padrone... Forse dovresti tentare tu di dissuaderlo prima che comincino
a litigare. -
sospirando riprese a pulire. Agni la osservò.
- Quei vasi sono davvero in alto... sicura di riuscire a raggiungerli?
- Lo sto facendo giusto per testardaggine. L'ho capito mezz'ora fa che
sono troppo bassa per raggiungerlo... - ammise esasperata. Al suo
contrario l'uomo sorrise.
- E che ci vuole? Posso sollevarti io fin lassù!
- eh? Oh, sei molto gentile, davvero, ma non voglio scomodarti... - Lui
allargò le braccia ridendo.
- Davvero, nessun problema! Dopotutto, sono un maggiordomo! Su, sali
sulle mie spalle, dovresti riuscire a raggiungerlo... - Si
chinò
per permettere alla donna di arrampicarsi sulla sua schiena, ma mentre
lo faceva lei lo guardò orripilata. Perplesso, le chiese
cosa
non andasse.
- Ci ho pensato solo ora... - balbettò rossa in viso. - Se
ti
salgo sopra tu puoi vedere sotto la gonna! Aaaahhh,
che
vergogna! No, non salgo! Chiedi a Sebastian...
- Ma io non mi permetterei mai una cosa simile! - si difese lui - Non
sono un pervertito! Non lo farò, fidati!
- Ma se in passato eri un teppista sciupafemmine! Come faccio a
fidarmi? - questa volta fu lui ad
arrossire.
- M-ma era in passato! E poi quella era un'altra persona! Sul serio!
Non sbircierò! - Anche se poco convinta decise di fidarsi.
Si
arrampicò sulla sua schiena, e nel farlo si stupì
di
sentire le spalle possenti e i muscoli agili guizzare sotto la pelle.
Non avrebbe mai detto che avesse un fisico così statuario.
Una
volta sulle spalle si alzò in piedi, cercando di stringere
le
ginocchia il più possibile. Lui la teneva per un braccio,
tenendo la testa bassa e guardando il pavimento con tale
intensità da sentire male agli occhi. L'idea di avere le
gambe
nude di una bella donna a pochi centimetri dalla sua testa lo metteva
oltremodo a disagio. Sentiva l'organza solleticargli la nuca, e le
gambe tremare nel tentativo di mantenere l'equilibrio.
Cominciò
a contare mentalmente fino a
cento, tentando di scacciare i pensieri non proprio casti che si
affollavano nella sua mente. Dopo quella che sembrò
un'eternità ad entrambi, Razael finì l'ingrato
lavoro.
Scese con un agile balzo, atterrando con grazia.
- Non so come ringraziarti! Ora Sebastian non avrà di che
lamentarsi - disse sorridendo. Agni annuì. Continuava a
sorprendersi dell'allegria della donna.
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Ciel rimase sorpreso
dalla richiesta della governante.
- Come hai detto? - lei ripetè sommessamente la sua
richiesta.
Il ragazzino guardò Sebastian, che tuttavia non sembrava
avere
brillanti idee. Anzi, sembrava serio. Sospirando abbandonò
le
carte che stava leggendo sulla scrivania, passandosi una mano sul viso.
- Due settimane, Razael? Non ti ci vuole tutto questo tempo per...
ah, posso darti al massimo una
settimana. Fattela bastare.
- Certamente, signorino. Grazie ancora...
- Guarda che la tua settimana di permesso comincia da questo istante
preciso. Sbrigati a partire.
- *Ai suoi ordini*. - Lei uscì dalla stanza. Per la villa si
respirava un'aria pesante, e non era solo colpa di un fumogeno fatto
esplodere da Bald. Razael era triste. Cercava di non darlo a vedere, ma
tutti notavano quanto fossero tirati i suoi sorrisi e quanto tempo
in più passasse
da sola. Non capivano cosa succedesse; lei, sempre allegra, sorridente
e disponibile, era diventata silenziosa e poco propensa alla risata.
Solamente
Sebastian e Tanaka erano a conoscenza del perchè fra la
servitù. Oltre a loro c'era il signorino, ma nessuno osava
chiederglielo. Razael partì il giorno stesso, cercando di
salutare i suoi amici come se dovesse partire per una scampagnata.
- Tornerò fra sei giorni, non è molto tempo...
Voi
cercate di non combinare guai, mi raccomando! - salì sulla
carrozza, e in breve tempo sparì all'orizzonte. Tutti
rientrarono in casa, ma Soma prese da parte Ciel.
- Ciel! In qualità di tuo migliore amico non posso fare a
meno
di importi di farmi sapere cosa è successo alla mia dolce
amata!
- Non è affatto tua. E non ficcare il naso negli affari
degli
altri! Mi dai fastidio. - Il principe decise di ricorrere alla sua arma
più letale: la petulanza. Saltò addosso al
ragazzino,
stringendolo in un abbraccio mortale.
- NO! Fino a quando non lo saprò non ti lascerò
andare! -
Agni e Sebastian intervennero per evitare che uno dei due finisse
ammazzato (il bastone di Ciel era infatti pericolosamente pesante e ben
calibrato, ottimo per l'autodifesa, mentre Soma aveva delle braccia
forti), e a malincuore il conte accettò, convocando i due
indiani e la servitù nel salotto. La scena che gli si
parò davanti, sopra alla tazza di tè fumante che
stava
sorseggiando, fu la seguente.
Soma era seduto sulla poltrona davanti a lui, in evidente stato
d'ansia. Agni era dietro a lui, intento a torturarsi la fascia gialla
che portava legata in vita. Tanaka era in piedi accanto al maggiordomo
indiano, con una placidità invidiabile; Finny era
appiccicato a
Bald, mentre Mey-Rin continuava a guardarsi attorno. Sebastian era
immancabilmente accanto al suo padroncino, intento a sistemare la
teiera. Il conte Phantomhive posò la sua tazza sul piattino,
facendo risuonare la porcellana e richiamando l'attenzione dei
presenti.
- Volete dunque sapere qualcosa sul conto di Razael. Ho però
io
una domanda per voi: perchè non glielo avete chiesto
personalmente, non appena avete notato che qualcosa non andava? - Tutti
abbassarono lo
sguardo, ammettendo di malavoglia il loro errore.
- Io non vi verrò certo a riferire i fatti altrui. Se
davvero
volete sapere qualcosa, chiedete a lei. Beh, in caso sia Sebastian a
riferirvelo non credo ci siano problemi al riguardo, d'altronde
litigano sempre... - Il maggiordomo si portò una mano al
mento,
pensieroso.
- Signorino, è un ordine velato il vostro?
- Interpretalo come ti pare. Non ti pago per eseguire i miei voleri? -
Sebastian, sorridendo, abbassò la mano, portandola dietro
alla
schiena con fare professionale.
- Sapete bene che Razael è una giovanissima vedova. Di
fatto,
fra due giorni sarà l'anniversario della morte del marito,
pertanto deve
recarsi in Italia per rendergli omaggio. é per
questo che
in questi giorni era triste. Tutto qui. - Sebastian andò
dritto
al punto, senza usare giri di parole eleganti. Ad analizzare i fatti ci
avrebbero pensato da soli.
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Quando la governante
tornò ci volle del
tempo perchè tornasse allegra e spensierata come sempre. Era
tornata alla villa con due occhiaie da far invidia a un
morto, ed era stranamente silenziosa. Poco a poco il sorriso
tornò sulle sue labbra, e le parole scorrevano fluenti dalla
bocca. Nessuno però riusciva a togliersi dalla testa
l'immagine
della donna, in abiti neri come la notte, intenta ad imbarcarsi alla
volta della sua terra d'origine, e non per una bella rimpatriatra.
Nessuno però, per la seconda volta, ebbe il coraggio di
toccare
l'argomento. Perfino Soma l'aveva sollevata dall'incarico di "amante
virtuale" per permetterle di riprendersi. Non avevano idea di come
avesse passato il soggiorno in Italia, e pertanto non si sentivano in
grado di chiederle niente. Anche Agni, nonostante la considerasse a
tutti gli effetti la sua migliore amica, ogni volta che andava alla
villa, cercava di evitare il discorso. E lei non sembrava avere a cuore
una discussione sull'argomento.
Angolo
autrice:
Ed eccoci al decimo capitolo!!! Mi sembra passata
un'eternità da
quando ho postato il primo capitolo... Ero terrorizzata dall'idea di
aver creato una storia banale e noiosa, con una tipica Mary Sue come
protagonista e di aver stuprato gli altri personaggi,
rendendoli
delle pappemolli con la P maiuscola. Invece ho incontrato dei fan
meravigliosi, che recensiscono sempre con affetto e apprezzano la mia
storia!! Grazie mille!!!
Ringrazio una per una tutte le mie lettrici (chiedo venia se
c'è
qualche mascolo, fatevi sentire se ci siete!) che hanno
recensito,
stalkerato e lanciato pomodori cavalcando delle scimmie ninja :)
Questo capitolo è corto, ma per farmi perdonare pubblico
l'undicesimo immediatamente. Scusate per
l'irregolarità della pubblicazione, me la sono presa troppo
comoda durante la pausa estiva.
Sarei felice di sentire l'opinione anche dei fan che non hanno mai
recensito, non vi mangio mica, recensite tranquilli ma non mi fate venire
i cinque minuti sennò vi aspetto sotto casa con i miei amici
pusher
Alla prossima :)
Phoenix
PS: so che il capitolo è breve, ma serviva all'unico scopo
di
tratteggiare una sfumatura del carattere di Razael che finora ho
cercato di nascondere veh,
come son brava a pararmi le natiche con questa scusaaaaa :D
Il prossimo capitolo sarà più avvincente,
promesso :)
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Capitolo 12 *** Capitolo 11 ***
Capitolo 11
Capitolo
11
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Quando
Razael entrò in cucina, credette di aver visto
male. Si stropicciò gli occhi, incredula. Un uomo stava
beatamente dormendo sul tavolino. Sbattè le palpebre un paio
di
volte, prima di realizzare ciò che stava effettivamente
succedendo. Irritata, si diresse verso l'uomo, intenta a svegliarlo. O
meglio, a prenderlo a calci e buttarlo fuori dalla villa. Ma non appena
gli si avvicinò quello saltò in piedi,
afferrandola per
un polso. Lei si divincolò, abbassandosi e spazzando il
pavimento con la gamba per farlo cadere. Gli colpì le
ginocchia,
facendogli perdere l'equilibrio. Lui con un'abile flessione della
schiena atterrò sulle mani come un gatto, spingendo sulle
braccia e tornando in piedi dopo una rovesciata. Razael
provò a
colpirlo con un paio di pugni, tutti scansati. Venne colpita allo
stomaco, e si piegò dal dolore. Il suo nemico
approfittò
per saltarle addosso, schiacciandola sul pavimento. Sorrise beffardo,
per poi raggelare. Si ritrovò una spada puntata al petto,
una
spada particolarmente affilata fra parentesi.
- Che giocattolino pericoloso, dolcezza. - Mormorò alzandosi
in
ginocchio e alzando le mani, arrendendosi. Razael non sorrise per
niente. Il suo sguardo era gelido, la mano che impugnava l'arma ferma e
senza il minimo accenno di un tremolio. Si alzò in piedi,
puntandogli la spada alla gola e guardandolo freddamente.
-
Chi diavolo sei?? Che ci fai qui? - L'uomo sorrise. Aveva i capelli
neri lunghi e due occhi azzurri da brivido. Il volto era coperto in
parte da
una barba incolta che nascondeva un volto emanciato. Gli abiti che
indossava erano sgualciti.
- Solitamente uno schifo come te sarebbe stato ammazzato prima di
entrare in una villa come questa.
- Oooohhh, non mi sarei mai immaginato che un fiorellino come te fosse
tanto scortese.- Alzò il volto non appena sentì
il metallo
premere sulla sua gola, graffiandogli la pelle. Teneva le mani alzate,
eppure, nonostante avesse una spada puntata alla giugolare impugnata da
una donna che non si sarebbe fatta scrupoli ad ucciderlo... Non aveva
paura. Sentì dei passi alle sue spalle.
- Razael, ma quanto sei pigra... sai bene che la spazzatura va buttata
tutti i giorni. Se devi ammazzarlo, fallo fuori dalla villa. Pensa a
tutto il sangue che sporcherebbe la cucina.
- C'è un secchio lì vicino. Usiamo quello.
- Woah, frena cow girl! - Disse l'uomo. Entrambi notarono che,
nonostante parlasse perfettamente la lingua, non aveva un accento
inglese.
- Rettifico: chi sei? - Mormorò lei. L'uomo si
alzò in piedi, continuando a prestare attenzione alla lama.
- John O'Brien, milady. E voi?
- Non prendermi in giro! - disse lei alzando la voce.
- Ma che gentiluomo - disse ammirato Sebastian. - Dal momento che avete
una così tale eleganza nell'interloquire, lasciate che vi
porga
alcune domande. Gradite una tazza di tè nel frattempo?
- Ah, magari! Posso sapere il vostro nome, mister?
- Sebastian Michaelis, mister O'Brien. Razael, da brava, abbassa quella
spada.- Dire che lei lo carbonizzò con lo sguardo
è un
eufemismo.
- M-m-m-m-ma che diavolo stai dicendo?
- Su signorina, avete sentito? - La donna tentennò qualche
secondo, per poi ringhiare e abbassare la lama. L'uomo si
rilassò notevolmente. Lei portò la mano con la
spada
dietro la schiena, inchinandosi riluttante.
- Perdonatemi, Mr O'Brien.
- Non fa niente. Piuttosto, Mr Michaelis, gradirei molto quella tazza
di tè caldo che mi avete gentilmente offerto. - Razael se ne
andò dalla cucina, troppo umiliata per poter mettersi a
chiacchierare allegramente con quelle due canaglie. Sapeva che
Sebastian aveva un piano, oppure le avrebbe permesso di uccidere John;
peccato non volesse metterla al corrente di ciò che gli
frullava per la testa. Controllò
che nessuno la vedesse, poi alzò la gonna sulla coscia
sinistra,
scoprendo il fodero nascosto nella criolina. Rimise la spada al suo
posto, sistemò l'abito nascondendo per bene il fodero e la
guardia, per dirigersi infine verso lo studio del padroncino.
Dopotutto, avrebbe dovuto informarlo del fatto che un perfetto
sconosciuto stava facendo comunella con il maggiordomo di casa.
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Dopo
essersi fatto un bagno, essersi rasato, cambiato
d'abito e soprattutto dato una rinfrescata all'alito, John O'Brien si
rivelò essere un gran bell'uomo. Il volto alabastrino, che
strideva piacevolmente con la capigliatura corvina, era una cornicie
perfetta per gli occhi azzurri e il naso dritto, le labbra sottili e
gli zigomi scavati. Nonostante le piccole rughe ai lati degli occhi e
della bocca, sembrava un uomo al di sotto della trentina. Aveva
indossato dei pantaloni e una semplice camicia, che non si era
preoccupato di infilare nei pantaloni, di allacciare fino al colletto e
di fissare le maniche con i gemelli.
Tutto sommato, sembrava disordinato di natura. Era al cospetto del
temibile Ciel Phantomhive, che non smetteva un attimo di piantare il
suo
occhio blu sul viso dell'ospite "a sorpresa".
- E così, Mr O'Brien, la mia governante vi ha trovato
intento a dormire sul tavolo della mia cucina.
- A quanto pare. Spero di non arrecarvi disturbo, conte.
- Per niente. - disse sarcasticamente- Dunque, che ci facevate sul
tavolo? E soprattutto in casa mia?
- Beh, sapete, ero appena tornato dalla Francia, e stavo brindando con
i miei commilitoni, quando abbiamo fatto una scommessa... sapete, ormai
ero ubriaco fradicio, perciò... - il ragazzino l'interruppe
con
un gesto.
- Non mi importa di conoscere tutti i particolari. Mi basta sapere
quali erano le intenzioni per le quali siete giunto fin qui.
- Le assicuro che non avevo la minima intenzione di nuocervi in alcun
modo. Credetemi, conte Phantomhive, se dico così. Sono un
soldato, un uomo di parola. - per rendere più chiaro il
concetto
si portò una mano sul cuore, guardando fieramente nel vuoto.
- Capisco, capisco. Devo chiederle però di andarsene
domattina,
posso chiedere ai miei servitori di cercarle un degno alloggio. Spero
che non la consideriate una scortesia.- L'uomo sorrise, affrettandosi a
scuotere la testa e le mani.
- Ma figuratevi! Piuttosto io, che vi ho usato come un affittacamere...
Perdonatemi! - Con un gesto scocciato Ciel congedò l'uomo,
non
avrebbe retto un altro secondo. Si sentiva molto tranquillo, dopotutto
aveva al suo fianco Sebastian, mica un ubriacone qualunque. Nel
frattempo, Razael stava sfogando il nervoso lavando i piatti con tale
foga da scheggiarne un paio. Tanaka era accanto a lei, e come sempre si
sorbiva tutti i suoi malumori senza tuttavia avere i nervi a pezzi.
- Ma insomma! Possibile che quel tipo s'intrufoli come un ladro in casa
d'altri, aggredisce una serva e viene trattato come un'ospite d'onore?
Ma io dico! Che rabbia! - Tanaka stava per rispondere, quando
però una voce ben più profonda coprì
la sua.
- Buongiorno milady. - John era appoggiato allo stipite della porta,
sorridendo sornione. - Come state?
- Benissimo grazie - disse a denti stretti lei, senza degnarlo di uno
sguardo.
- Ah! Voi dovete essere il signor Tanaka, giusto? - Disse notando il
piccolo uomo seduto sulla sedia.
- Sì, sono io - rispose l'uomo sorridendo.
- Perdonatemi se vi disturbo, ma il conte ha chiesto di voi, e mi ha
pregato di venirvi a chiamare. Vi aspetta nel suo studio.
-
Ahi ahi ahi,
il conticino non deve usare gli ospiti come messaggeri. Ha ancora molto
da imparare. Comunque arigatou, Jonh-san. Vado immediatamente. - Disse
l'uomo alzandosi
lentamente e uscendo dalla stanza. Non appena la porta si chiuse, John
andò a frugare nella dispensa.
- Potete evitare di frugare là dentro? - chiese scocciata.
- Wow, sarebbe questa la famosa educazione degli inglesi?
- Io non sono inglese! Sono solamente una rozza e villana italiana che
detesta la vostra presenza - Ringhiò sbattendo un piatto
talmente forte da romperlo. L'uomo rizzò la schiena
sorridendo.
Era dannatamente sensuale, con le lunghe dita bianche e gli zigomi
scolpiti, il sorriso perfetto e gli occhi azzurri come il cielo. Razael
tuttavia non sembrava pensarla così.
- E io sono solo un povero idiota angloamericano che dopo una sbornia
è capitato in casa di un conte e della sua bella serva, che
se
fosse un po' meno scorbutica sarebbe davvero perfetta. - Razael strinse
i pugni, e si girò tornando a pulire i piatti. Non fece in
tempo
ad immergere le mani nell'acqua saponata che le sue braccia vennero
bloccate da una presa forte ma gentile. Sentì un corpo caldo
e
grande premere contro il suo. S'immobilizzò come una statua
di
ghiaccio.
- Dovrebbe trattarmi con più rispetto, Miss Razael -
sussurrò John al suo orecchio, senza lasciarla un attimo. La
donna era compressa fra il piano del lavello e il corpo di John, e si
sentiva impotente.
- Forse - continuò lui, parlando con una
sensualità
preponderante - dovrei essere io quello che deve impararle
l'educazione? - Le bloccò le braccia prendendola per la
vita, e
respirando sul suo collo scoperto.
- Il vostro profumo... Mi fa impazzire... - Razael non capiva. Non
riusciva a muoversi, era come... Sì, lei non era attratta da
quell'uomo. Ne era
spaventata.
Non appena riuscì a riprendere il controllo del suo corpo si
divincolò con forza, colpendolo al volto. Lui non
lasciò
la presa, anzi usò maggior forza e, ruotando,
riuscì a
chiuderla sul muro, bloccandole i polsi sopra la testa. Aveva un
leggero segno rosso sullo zigomo destro, proprio dove lei l'aveva
colpito. I suoi occhi erano diventati spietati.
- Non mi fate arrabbiare miss. So essere un bad
boy
quando voglio. - Lei ritirò il volto il più
possibile,
fuggendo quegli occhi che sembravano trafiggerla come una lama. Le
facevano male i polsi e le spalle, era stato troppo violento quando
l'aveva spinta sul muro, e si sentiva troppo debole al suo confronto
per riuscire a
reagire...
-
Che succede
qui? - Sentì la voce di Sebastian, e si
girò speranzosa cercando la sua figura. Il volto alabastrino
del
demone comparve da sopra la spalla dell' uomo, donando nuovo vigore
alla donna, che approfittò del momento di distrazione per
riuscire a togliersi una volta per tutte dalle braccia di John. Si
affrettò ad arrivare al fianco di Sebastian, decisamente
più tranquilla. Il maggiordomo guardava l'ospite con
un'espressione
indecifrabile.
-
Tutto bene, Mr O'Brien? Cosa stavate facendo?
-
Nulla - disse
amichevolmente - stavo solamente puntualizzando una cosa con la bella
signorina lì. - Sebastian guardò Razael,
soprendendosi
leggermente del tremolio delle sue mani.
-
Chiedo venia
se lei vi ha disturbato in qualche modo. Tuttavia non è buon
costume che un uomo forte come voi si metta a "discutere" con una
signorina che sarebbe impotente di fronte a voi.
-
Aaaahh, avete
ragione. Chiedo scusa, allora. Non vi ho fatto del male, vero? - Disse
portando le mani dietro la schiena e chinandosi appena verso di lei. La
donna avrebbe voluto afferrare Sebastian e nascondercisi dietro, tanto
era forte il timore in quel momento. Cercando di non darlo a vedere,
scosse la testa negativamente.
-
Phew, meno
male! Scusatemi ma sono troppo impulsivo... Vado piuttosto a fare i
bagagli, entro stasera voglio andarmene. A dopo! - Per uscire
dalla stanza passò accanto ai due servitori, che evitarono
accuratamente di guardarlo. La porta si chiuse con uno scricchiolio.
-
Ma guarda tu,
il signorino è davvero troppo permissivo con i suoi
ospiti...
Ehi, tutto bene? - Razael era pallida. Le tremarono per un attimo le
gambe, che poi cedettero. Sebastian fu molto veloce, riuscendo ad
afferrarla in tempo.
-
Ehi, ehi!
Calmati, ok? Su, siediti... maledizione... - Il maggiordomo
recuperò una bacinella d'acqua fredda, e le bagnò
la
fronte e i polsi.
-
Quello...
quello lì... gli occhi... stamattina non me n'ero resa
conto...
- Balbettava la donna evidentemente scossa. Sebastian la guardava
interrogativa. Le prese il viso fra le mani.
-
Razael...
cos'è successo? Che ti ha fatto? - Gli occhi della donna
erano
dilatati dalla paura, il respiro irregolare. Si aggrappò
alle
braccia del maggiordomo, e deglutì.
-
I suoi
occhi... non so... Non lo so perchè ne ho paura. Non lo so.
-
mormorò l'ultima frase, per poi abbandonarsi sullo schienale.
-
Mi ero reso conto che poteva essere un pericolo, perciò
stamattina ti ho allontanata, per riuscire a capire meglio le sue
intenzioni... Adesso però stai calma. La
stupidità umana è infinita, ma non pensavo che
fosse anche contagiosa.
-
Gli umani
hanno paura di ciò che non conoscono - disse lei riprendendo
lentamente l'autocontrollo - Ma a quanto pare questo vale anche per
noi. - Sebastian ascoltò le sue parole, bagnò una
pezza
nell'acqua fredda e gliela passò sul volto.
-
Non vedo di cosa dovresti avere paura. Ci sono io qui con te. E quel
pazzo vestito di rosso che fai venire tutte le sere.
-
Immaginavo che lo sapessi.
-
Ha lasciato
un biglietto in camera mia con una foto che lo ritraeva in guepiere e
parigine. - Razael rise, riuscendo a scacciare definitivamente la
tensione. Si asciugò il volto, sorridendo.
-
Grazie Sebastian. Grazie di tutto.
-
Non è
male essere in debito di un favore con te. Riuscirai a ripagarmi, non
preoccuparti. Magari stando zitta. - Le sorrise un'ultima volta, poi
andò a posare la bacinella nel lavabo.
-
'Ccidenti...
Mi si sono fradiciati i guanti... - Infatti per la fretta di evitare
che la donna svenisse non si era preoccupato di toglierseli, e solo ora
si rendeva conto che erano zuppi. Prendendoli fra i denti li tolse,
appoggiandoli sul tavolo. Mentre infilava il paio di ricambio,
notò che la donna guardava la sua mano sinistra.
-
Non sembra
che ti faccia più così schifo questo marchio. -
Razael
piantò i suoi meravigliosi occhi blu verdi in quelli rossi
del
maggiordomo.
-
Non mi schifa perchè forse salverà la vita del
padroncino. - Sebastian rimase basito.
-
COME??!
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
Soma guardava
fuori dalla finestra. La voce di Agni lo richiamò.
- Principe, se non osservate le mie mosse non potrete mai vincere a
scacchi - Disse sorridendo mentre posizionava un pedone. Soma si
grattò la nuca, annoiato.
- Uffa, gli scacchi sono noiosi. Facciamo qualcos'altro! Ehi,
perchè non andiamo a trovare Ciel? - Agni pazientemente
spiegò:
- Stamattina mi ha chiamato messer Sebastian. Dice che ci sono ospiti,
pertanto la nostra presenza li disturberebbe.
- Eeeeehhh??!! Uffa però! Che barba! Io volevo anche stare
un
po' con Razael. - Scocciato incrociò le braccia, cercando di
concentrarsi nuovamente sulla scacchiera.
- Agni, a te piace Razael? - La domanda arrivò in maniera
talmente diretta che Agni l'incassò come un cazzotto.
- In che senso, principe?
- Come in che senso? Se io la sposerò diventerà
la mia
principessa, e dovrà vivere con noi! Se tu non la sopporti
io
non potrei tenervi tutti e due...
- Ahaha! Principe, non temete, sono molto amico con lei, se mai
diverrà la vostra nobile consorte io non potrei essere
più felice!
- Ah, meno male! Sai, che rimanga fra noi però, io pensavo
che
un pochino ne fossi innamorato. - Agni lo guardò sorpreso.
- I-innamorato? Io? - disse indicandosi. Soma esclamò:
- Ma certo! Ogni volta che andiamo da Ciel tu vai sempre da lei, ci
chiacchieri e ci stai sempre appiccicato...
- Capisco principe, ma credo che voi confondiate l'amicizia con l'amore.
- Davvero?
- Davvero. - Decisamente sollevato, Soma afferrò una pedina
e la
posizionò sicuro su un quadrato bianco, scansando con la
mano un
re e un alfiere avversario che a suo avviso non potevano competere con
la sua torre benedetta dalla dea Kali.
Angolo
autrice:
rieccomi quiiiii :D viene
linciata e smembrata
Dunque! E ora chi caspita è questo John O'Brien? Boh, lo
chiedete a me? viene
fatta resuscitare, rilinciata e rismembrata
sappiate dunque che il signorino non compare per caso nelle case dei
conti con servi diabolici. Ma come mai Razael ne è
spaventata? E
Sebastian perchè diventa così ostile quando John
commette
il passo falso di "discutere" con la governante? Questo e altro lo
saprete nel corso della storia!
Ringrazio i miei fedeli recensori e tutti quelli che hanno anche solo
cliccato sulla mia storia :)
Sono finalmente riuscita a uplodare un mio vecchio disegno di Razael
cliccate QUI
per
vederlo...
Ora sono migliorata molto nel disegno, spero più in avanti
di riuscire a farne uno cento volte
migliore! Non è minimamente all'altezza della governante che
ho
nella mia mente, ma prima o poi ce la farò! decisa decisa
Hasta la vista gente! Andate a fare controlli oculistici di frequente
mi raccomando!
*Ignorante "hasta la
vista" è un saluto! NdR fan* *E chi vuoi salutare se diventi
miope? NdR me* *O.o*
Phoenix
|
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Capitolo 13 *** Capitolo 12 ***
Capitolo 12
Capitolo
12
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Razael
accolse il postino in cucina, offrendogli una tazza
di
caffè. L'uomo si sedette su una sedia, tergendosi il sudore
sulla fronte.
- Accidenti, questa villa sarà pure magnifica ma
è
davvero fuori mano! Ho pure dovuto lasciare il cavallo dall'altra parte
perchè un ragazzino biondo l'ha spaventato e quello
è
scappato via.
- Ah,
chiedo perdono. Si tratta del giardiniere. Non aveva
cattive
intenzioni, ma come dire... non ha un buon rapporto con gli animali.
-
Beh, la prossima volta per favore tenetelo buono. Perfino un neonato
sa che se ci si mette ad urlare fra le zampe di un cavallo quella
povera bestia si spaventa! - Razael leggermente irritata si ripropose
di fare un corso accellerato di biologia equina a Finnian.
-
Prego, bevete almeno una tazzina di caffè.
-
Aaahh, mi ricorda tanto quel viaggio in Sud America che feci un po'
di tempo fa. Beh, vuol dire che mi tirerà su di morale! -
Subito
dopo aver bevuto la bevanda il postino dovette andare. Razael
lavò immediatamente la tazzina, quando Finny
entrò in cucina dalla
porta di servizio.
-
Bwaaaa, signora Razaeeeel!! Quel cavallo è scappato non
appena
mi ha vistoooo!! - La donna si asciugò le mani, e si sedette
sulla panca.
-
Dimmi tutto- Disse stancamente mostrando il posto
vuoto. Asciugandosi rumorosamente il naso con la manica, Finny si
sedette accanto a lei.
-
Io volevo solo accarezzarlo, ma a quanto pare lui non voleva...
-
Finny, te l'ho detto tante volte che non devi mai correre incontro
ai cavalli, sono animali che si spaventano facilmente ormai lo sai...
-
Sì... è che... io volevo solo giocarci!
-
Capisco, ma sai che gli esseri viventi vanno trattati con gentilezza
e rispetto, devi essere più delicato. - Finnian si
passò
una mano dietro al collo, pensieroso.
-
Ci provo ogni giorno signora, lo sai. Ma è molto
difficile...
Quando a volte la notte vengono quei tipi, io mi diverto,
sai? Ho l'occasione di usare la mia forza, e posso non contenermi... e
nè tu nè Sebastian mi sgridate. - Il suo discorso
venne
interrotto da Razael, che lo strinse a sè improvvisamente,
abbracciandolo come una madre farebbe con il figlio.
-
Finny - disse con le labbra solleticate dai biondi capelli - non devi
pensare così. Noi lottiamo per il signorino, che ci da una
casa
e un lavoro che ci permette di vivere dignitosamente. Da dove vengo io
molte persone pagherebbero tutto l'oro
del mondo per poter essere al mio posto... sarebbero pronte a qualunque
cosa. Allora, dal momento che ci è stata offerta l'occasione
di
poter lottare per una causa giusta, perchè non farlo? Tu
vuoi
che il signorino stia bene, vero?
-
Certo! - disse facendo riaffiorare il volto dalle braccia della donna.
-
Allora - disse lei dolcemente - ciò che facciamo non
è
male. Lottiamo per difendere ciò che amiamo, chi potrebbe
contraddirci? - Finnian sorrise, rassicurato dalle calde parole di
Razael. Si alzò e corse in giardino pronto a mettere in
pratica
gli insegnamenti di Razael con i cavalli nella stalla. La donna lo
guardò uscire.
-
Fare del male in nome del bene... è così che
cominciano
i massacri. Siamo alla pari di un'oasi nel deserto, piccoli esseri
dalla materia grigia che sperano di governare l'intero universo.
Speriamo, piccolo Finny, che non si raggiunga mai lo stadio
successivo... Quanto lavoro in più avrei da fare!
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Ciel
osservò allo specchio il completo che
avrebbe dovuto
mettere per incontrare la Marchesa Midfort più famiglia.
Fosse stato per lui avrebbe messo un paio di scarpe più
comode,
ma la governante era stata inflessibile. Aveva litigato
una buona mezz'ora con Sebastian, poichè quest'ultimo aveva
preparato un completo nero, mentre lei optava per un decisamente
più primaverile completo alla marinara. Alla fine Sebastian
aveva vinto, anche perchè aveva preso in ostaggio la scatola
del
caffè che Razael custodiva gelosamente. Si
sistemò i
capelli e si assicurò che la benda fosse ben salda, poi
infilò l'anello, preparandosi mentalmente agli allenamenti
che
la sua zia aveva senz'altro in serbo per lui. Qualcuno bussò
alla porta.
-
Signorino sono Razael. Posso entrare?
-
Sì, vieni dentro. - Lei entrò, vestita di tutto
punto.
L'abito era stato perfettamente lavato e stirato, i capelli acconciati
con cura e le labbra dipinte di un rosso scarlatto. Aveva messo le
scarpe più belle che aveva.
-
Quelle scarpe altissime sono comode? - Chiese Ciel accennando al
tacco decisamente alto.
-
No, mi massacrano. Ma sono troppo belle! <3
-
Non vedo perchè dovrei seguire la tua perversa logica.
Queste scarpe che mi hai dato sono strette!
-
Veh signorino, sulla carrozza potete toglierle. Una volta arrivati a
destinazione le mettete.
-
Sono i tuoi trucchetti per evitare di farti andare in cancrena i
piedi con i tacchi più alti di tutta l'Inghilterra?
-
Sì.
-
Allora potrebbe funzionare anche con me. Andiamo, la zia non ama i
ritardi. Cerchiamo di essere puntuali.
-
*Ai suoi ordini*. - La donna appoggiò il leggero mantello
sulle
spalle esili di Ciel, sistemando il fiocco che lo chiudeva .
Quando uscirono di casa Sebastian era pronto con la
carrozza. Razael notò che non si era tirato indietro i
capelli.
La marchesa avrebbe avuto da ridire lo stesso, magari dicendo che non
erano tirati abbastanza indietro. I rimanenti quattro
servitori la seguirono fuori dalla villa.
-
Staremo fuori per un giorno, non combinate pasticci. Finny, tu dovrai
potare le rose e innaffiare le piante nella serra.
-
Sissignora!
-
Mey Rin, lava la tovaglia di lino stando ben attenta al pizzo mi
raccomando. Lucida l'argenteria e non usare alcun prodotto.
-
Sissignora!
-
Baldroy, devi andare al mercato a prendere il tonno che ho ordinato.
Devi andare al porto, ti ho segnato su quel foglietto tutte le
indicazioni. Se chiede dei soldi in più per il trancio,
contratta sul prezzo fino a quando non l'hai vinta.
-
Ci mancherebbe!
-
Signor Tanaka... il tè è nella credenza.
-
Oh! Oh! Oh! - Dopo un paio d'ore arrivarono a villa Midfort. A
dirla tutta la governante non era poi così contenta; mal
sopportava infatti Paula, la servetta della piccola lady. Aveva
rimediato da qualche parte un paio di sonagli che agitava in
continuazione, facendo venire il nervoso alla donna. Inspirando
profondamente Ciel e i servitori Phantomhive scesero dalla carrozza,
venendo accolti da un'eccitata Lizzy, che saltò al collo del
fidanzatino. Suo fratello sbraitava dietro di lei, il padre pizzicava
le guancie del povero conticino. Solo l'arrivo della marchesa
placò i bollenti spiriti. Razael l'ammirava molto, riusciva
a
farsi obbedire senza dover alzare la voce fino ad urlare come una pazza.
-
Conte, benvenuto. Chiedo scusa per la vergognosa scena di prima.
-
N-non dovete scusarvi di nulla, nobile z...
-
Tu e il tuo maggiordomo continuate a tenere i capelli lunghi davanti
come le femmine! I-N-A-M-I-S-S-I-B-I-L-E!!! Paula, portami un pettine!
- La servetta comparve alle spalle della donna, allungando un
pettinino. Razael sospirò, sperando che la scena pietosa di
Sebastian che tentava di sottrarsi dalle grinfie della marchesa finisse
il prima possibile. Poco dopo fu la volta del conte.
Alla
fine, riuscirono a riunirsi tutti nel salotto, anche se Ciel e
Sebastian avevano una fronte lucida come una palla da biliardo.
Tuttavia la signora Midfort sembrava aver da ridire anche sulla
governante. Mentre questa le versava il tè, chiese:
-
Per caso hai imbottito il corpetto? - A quelle parole la donna per
poco non rovesciò tutto a terra.
-
C-come avete detto?
-
Sei sorda? Ho chiesto se ti sei imbottita il corpetto. Il
tuo
seno è troppo grosso per essere naturale. - Edward divenne
rosso
come un pomodoro e sputò il tè dalle narici, il
marchese
seppellì il volto nel giornale che faceva finta di leggere,
Lizzy si coprì la bocca shoccata stringendosi a un Ciel
altrettanto allibito; solamente Sebastian sembrava molto divertito da
quella situazione.
-
No, milady... - Rispose la donna con le guancie imporporate. Lo
sguardo della marchesa aveva un qualcosa di inquietante.
-
Emh... dico sul serio, signora marchesa... -
-
Quei tacchi sono troppo alti!
-
Beh, erano le scarpe più belle che avevo. E poi...
-
Mi sa che tu sei rimasta troppo a lungo con la signorina Durless.
-
Solo cinque anni...
-
Sono bastati a renderti eccentrica come lei - tagliò corto
- E
la tua pronuncia dell'inglese non è affatto buona.
-
Chiedo perdono, ma sono italiana e anche se sono bilingue il mio
accento è facilmente riconoscib...
-
Dovresti studiare nuovamente la lingua, e daccapo! é
inamissibile per la governante del casato Phantomhive parlare l'inglese
come un'irlandese ubriaca!
-
A dirla tutta ho sentito dire che il dialetto irlandese... - Un'ombra
minacciosa calò sugli occhi della marchesa. Ciel intervenne.
-
Razael, non disturbare la nobile zia. è nostra ospite,
ricorda.
-
Piuttosto conte, avete degli amici molto ritardatari. - disse la
donna.
-
Con questo che intendete dire?
-
Avevo invitato un paio di persone che l'altro giorno hanno aiutato
mia figlia.
-
Cos'era successo?
-
Nulla di che, Elizabeth era andata a Londra per vedere uno spettacolo
all'opera, ma la carrozza ha rotto una ruota durante il tragitto. Da
quanto mi ha detto, un paio di persone che casualmente passavano di
lì l'hanno aiutata e l'hanno invitata a casa propria mentre
aspettavano che arrivasse una nuova carrozza. Per sdebitarmi, li ho
invitati qui oggi.
-
E cosa vi fa credere che io debba conoscerli...? - Sentirono un urlo
meravigliato provenire dall'androne d'ingresso.
-
Woah!! Ma guarda quant'è bello qua! Nemmeno casa di Ciel
è bella così, vero?
-
Già, avete proprio ragione. Questa villa è
davvero bella.
-
Quasi più bella di casa nostra! Una volta tornati, faremo
qualche lavoro di restauro!
-
Jo Aagya! - Ciel sbiancò.
-
Non possono essere anche qui... - mormorò nel riconoscere
quelle voci.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Soma bevve
allegramente il tè offertogli dalla marchesa.
- Mi sono divertito molto con Elizabeth! Sapete, è davvero
erudita... mi ha insegnato un sacco di cose!
- Sono felice di sapere che apprezzate la sua intelligenza.
- Ciel, amico mio, sei davvero fortunato ad averla come fidanzata! Ma
nemmeno io posso lamentarmi, ho una dolce metà che mi ama
alla
follia - disse sospirando e facendo gli occhioni dolci alla governante,
estremamente a disagio.
- Guarda guarda... cara la mia governante, di questo passo diverrai una
principessa. - disse divertita Francis.
- S-SONO GIà SPOSATA!!
- Meno male che però non sei sposata con quel depravato
laggiù - disse indicando Sebastian. Francis
lanciò uno
sguardo a Agni.
- Beh? Maggiordomo indiano, non lo sai che è maleducazione
portare il capo coperto in presenza di una signora?
- Come? Ah, ma questo fa parte della mia unifor...
- Signor Kadar, potreste chiedere al vostro maggiordomo di togliersi
quella pezza dalla testa? E anche voi, se volete vivere in Inghilterra
dovreste tirarvi indietro i capelli. - Disse accarezzando il pettinino
che aveva appoggiato sul tavolino. Spinto soprattutto dai cenni di uno
spaventato Ciel, Soma ordinò ad Agni di togliersi il
turbante e
si raccolse i capelli in una coda.
- Così va meglio - disse sorridendo la marchesa.
- Signor Midfort! - Disse Paula entrando nella stanza - c'è
una persona che chiede di voi e del conte Phantomhive. Dice di
chiamarsi Ash, maggiordomo della regina. Lo faccio entrare...? - Per un
attimo fu silenzio totale.
- CHE DOMANDE FAI??!!? - urlò il marchese saltando in piedi
come
una molla - Fallo entrare! Sebastian, prendi una poltrona in
più
per il nostro ospite! Razael, prepara del tè in
più!
Lizzy, sii adorabile!!! Presto, presto! - l'uomo era decisamente
emotivo, ci voleva poco per farlo esaltare. Francis con un colpo di
tosse lo fece tornare buono buono sulla sua poltrona. Il maggiordomo
Ash entrò nella stanza sorridendo, con i candidi capelli
perfettamente pettinati e gli abiti bianchi di ottima fattura.
- Buongiorno marchese Midfort. Spero di non disturbarvi.
- ci mancherebbe altro, Lord Ash. Prego, sedetevi pure.
- A dirla tutta andrei un po' di fretta, perdonatemi. Mi sono state
consegnate dalla regina queste lettere da recapitare al conte
Phantomhive e al marchese Midfort e famiglia. Ero andato alla vostra
villa conte, ma non c'eravate; perciò sono venuto qui per
recapitare la lettera al marchese, sorprendetemente però ho
trovato anche
voi.
- Non dovevate scomodarvi ad aspettare che tornassi - disse Ciel -
potevate lasciare la lettera al mio steward.
- Sua Maestà mi ha pregato di consegnarvi la lettera di
persona
- disse inchinandosi - e devo assicurarle che abbiate letto per bene la
lettera. Dunque - disse cavando dalla tasca un paio di lettere - prego,
se avete domande sono qui apposta. - Sebastian prese
le lettere,
porgendole ai nobili. Dopo averla aperta, Ciel si corrucciò.
- Lord Ash - disse leggermente confuso - Come mai tanta urgenza... per
un ballo?
- Beh, si tratta - disse portando l'indice alle labbra - di un ballo un
po' speciale.
- Umh - disse Ciel continuando a leggere. La ripiegò.
- Grazie per esservi preso il disturbo di venire fin qui - disse la
marchesa. Guardò l'orologio.
- Conte, che ne dite di un bell'allenamento? è perfetto
prima di
cena. - La ragazzina saltò in piedi, con gli occhi
spalancati.
- Ma... Nobile madre...! Perchè far allenare Ciel quando
potrebbe passare del tempo con me?
- Perchè a casa si allena poco. - sospirò
guardando le
sottili braccine del conte, che in quel momento avrebbe quasi preferito
giocare con le bambole di Lizzy piuttosto che allenarsi con la zia...
Quando quest'ultima, vedendo lo sconforto del nipote,
dichiarò:
- Non preoccupatevi conte. Non dovrete temere me, ma una persona che ho
sentito dire molto portata per la scherma. Vorrei che controllaste il
livello del conte, "insegnante".
- Umh... come desiderate, marchesa - rispose il diretto interessato.
- Ma...! - continuò Elizabeth tentando il tutto per tutto.
- Niente ma. Se volete, Lord Ash, potete assistere. Anche tu, Edward,
perchè non ti alleni con tuo cugino?
- Non sarebbe male - disse lui posando la tazzina e rivolgendo a Ciel
lo sguardo più sadico e divertito che gli riusciva.
- Un incontro di scherma? Interessante - dichiarò il
maggiordomo
reale. - Mi piacerebbe molto assistervi, grazie per l'invito marchesa,
dopotutto ho ancora un po' di tempo
a disposizione. Sua Altezza capirà. - a quanto pare non
andava più tanto di fretta.
- Ehi, posso vedere anch'io? - Chiese Soma eccitato - è da
tanto
che vorrei imparare la scherma, e non vorrei lasciarmi sfuggire
quest'occasione! - La nobile donna sbuffò.
- Quanto mi piacerebbe che anche i miei figli avessero lo stesso
entusiasmo. Conte, Edward, andate a cambiarvi. E anche tu,
insegnate, devi vestirti entro cinque minuti. Avevo in programma di
verificare le tue abilità, perciò ho fatto
portare degli abiti adatti. - Disse sorridendo
rivolta verso "l'insegnante".
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Ciel
entrò in sala con un completo bordò e nero,
formato
da una lunga maglia rossa a maniche larghe e un paio di pantaloni neri,
mentre Edward
aveva un bellissimo completo formato da una camicia larga stretta da
una cintura e dei pantaloni di pelle. La marchesa guardò
l'orologio
irritata.
- Diciassette secondi di ritardo... Ma guarda tu, nemmeno rispettare
gli orari! - Gli ospiti si erano disposti in fondo alla sala, su delle
sedie. I servi avevano portato del tè e dei pasticcini per
ingannare l'attesa.
- Chiedo scusa per il ritardo. - Francis si girò verso
l'insegnante di scherma.
- Era ora. Venticinque secondi di ritardo.
- Perdonatemi, non succederà più.
- Allora, Razael, sbrigati e recupera il tempo perduto. - Soma e Agni,
insieme ad Ash, il marchese Midfort e i figli, non avevano idea del
perchè Francis avesse chiesto a Razael di fare da tutore ad
Edward e Ciel.
- Non ti avevo detto di coprirti per bene? - La governante indossava
una camicia bianca a coda di rondine, stretta in vita da uno
stringivita di pizzo nero. I pantaloni bianchi erano infilati in
altissimi stivali di pelle scura stretti sul retro da un intreccio di
lacci. La marchesa tuttavia alludeva al fatto che la donna avesse
tenuto slacciata la camicia sul seno, riallacciandola sul collo con un
nastro rosso.
- Emh... la camicia che mi avete preparato è un po'
strettina sul petto... ad essere sincera, proprio non mi arrivava...
- Imbottisciti di meno! - facendo finta di non aver sentito, la donna
infilò i guanti.
- Bene signori, preparatevi. - Edward e Ciel cominciarono ad
incrociare le spade. Era stupefacente la velocità e
precisione di Edward, ma anche il conte si batteva dignitosamente.
Razael girava intorno a loro, fermandoli di tanto in tanto
e correggendoli.
- Non sapevo che Razael conoscesse la scherma - disse Soma, incantato
dal movimento dei fianchi della donna, messi in risalto
dall'abbigliamento molto aderente.
- Se un servitore Phantomhive non conoscesse la nobile arte della
scherma non sarebbe degno di questo nome - precisò
Sebastian.
Dopo un po' si sentì un sonoro sbadiglio.
- Ah, perdonatemi - disse Ash beccandosi un'occhiataccia da Razael - ma
mi stavo un po' annoiando, e fra un po' devo andare. Signorina Razael,
che ne dite di un incontro per movimentare l'atmosfera?
- Un incontro dite? - disse lei pensierosa. - e contro chi dovrebbero
lottare il padroncino e Lord Edward?
- Ah, ma io non intendevo loro! Vorrei proprio scontrarmi con voi. -
Tutti ammutolirono. Ash si alzò, avvicinandosi alla donna. -
Avanti, volete dimostrarmi se siete degna o no della vostra fama di
spadaccina? La Regina parla molto di voi. -
Razael lo guardava seria. Senza dire una parola si voltò
incamminandosi verso l'uscita, e rientrò dopo pochi secondi,
assicurando alla vita la sua spada.
- M-ma Razael, quella non è una spada smussata...! -
esclamò Edward. Lei non rispose. Ash sorridendo
controllò
che la sua fosse ben salda alla cintura, poi andò verso il
centro della sala. I due si guardarono per qualche secondo, poi
sfoderarono le spade.
- Lord Ash! Quelle sono spade vere! - Esclamò il marchese,
ma venne bloccato dalla moglie.
- Questa è un'ottima occasione per Elizabeth ed Edward,
senza contare il conte poi. Un
incontro come questo - disse guardando i due sfidanti - non lo vedranno
più in tutta la loro vita. Sebastian, perchè non
vai a
presiedere l'incontro?
- Yes, my Lady. - Sebastian si mise in mezzo ai due, alzando la mano
destra.
- Signori, l'incontro sarà da un round da tre minuti. Al mio
via! Uno! - Razael strinse l'elsa della spada
concentrata.
- Due! - Ash le sorrise in modo strafottente.
- Tre! - Entrambi piegarono un po' di più le ginocchia,
preparandosi allo slancio.
- Via! - Partirono entrambi alla carica, senza perdere un secondo. Le
spade s'incrociarono facendo scintille, il metallo strideva. La loro
velocità era enormemente superiore a quella dei due cugini.
Saltavano, scartavano a lato e affondavano senza esitazioni. Ash
affondò e subito dopo menò un fendente di lato, e
Razael
evitò scartando di lato ed abbassandosi. Facendo leva sulla
mano
sinistra si rialzò lanciandosi in avanti, mirando al ventre.
Ash
con un veloce colpo di spada deviò la lama, e sorprese la
donna con un colpo verticale. Razael si buttò di peso
all'indietro verso sinistra. Soma urlò.
- L-le ha tagliato una ciocca di capelli...! Ma questi fanno per
uccidersi! - Nessuno dei due sfidanti si sorprese; per una mutua
intesa, avevano deciso che, qualora uno di loro fosse stato toccato
dalla lama, ne sarebbe stato ucciso con un solo colpo. Con una veloce
rovesciata la governante tornò in piedi, e stavolta
partì
all'attacco. La lama si muoveva così velocemente da
risultare
quasi invisibile agli spettatori. Riuscì ad afferrare Ash
per un
braccio, e usando il suo peso riuscì a farlo girare, in modo
da
trovarsi di fronte la sua schiena. Sempre tenendolo stretto
mirò al collo con un fendente laterale. Tutti trattennero il
fiato. Ash capì immediatamente il pericolo, e gettandosi
all'indietro tirò una gomitata allo stomaco della donna, che
colta
di sorpresa lasciò la presa sulla spada. Riuscendo a
divincolarsi, il maggiordomo afferrò al volo la spada, e
girandosi colpì con entrambe le lame. Razael
saltò,
portandosi fuori dalla portata delle armi, e cominciò ad
elaborare un piano. Continuò a scartare i continui affondi
del
nemico, e calcòlò di essere arrivata quasi alla
fine
della stanza. Pensando "o la va o la spacca", Razael diede le spalle al
nemico, che gli si lanciò contro approfittando del momento.
Correndo con le ali ai piedi, lei arrivò fino al muro. Ash
affondò, e in quell'esatto momento Razael si diede una
spinta,
poggiando i piedi al muro e capovolgendosi in un salto acrobatico.
Sfruttando il momento di confusione dell'avversario, con un veloce
gesto si riprese la spada direttamente dalle mani di Ash, e una volta
atterrata affondò. Improvvisamente i due si fermarono,
entrambi
con le spade protese in avanti. Rimasero immobili per qualche altro
secondo, con il respiro affannoso.
- Pareggio - sentenziò Sebastian.
- Che cosa??!!- disse Edward. Solo quando Ash e Razael si girarono,
notò un leggero segno rosso sui loro volti. Si erano
reciprocamente feriti nell'esatto millesimo di secondo.
- è stato un incontro molto interessante, Lord Ash - disse
lei inchinandosi. - Mi dispiace avervi ferito.
- Di nulla, è da molto che dovevo trovare qualcuno che mi
mettesse in difficoltà. Grazie per la vostra
disponibilità. Ora, se non vi dispiace, devo andare. Conte
Phantomhive, Marchese e marchesa Midfort, Principe Soma -
dopo un piccolo inchino
solcò a grandi passi la sala, uscendo. Dopo qualche istante
la
donna si ritrovò per terra, schiacciata da Soma ed Elizabeth.
- Ma sei matta a combattere con le spade vere?!? - urlò
Elizabeth - e se ti facevi male??
- Razael, come mia fidanzata ti proibisco di fare cose pericolose!
- Non potevi prendere le spade da allenamento?
- Te lo requisisco quell'aggeggio infernale!
- Ora basta! - Esclamò Ciel andando a recuperare Elizabeth,
seguito da Agni che dovette scollare con la forza Soma da Razael.
Francis battè le mani.
- Incredibile, governante pettoruta! La tua performance è
stata
brillante. Mi piacerebbe assumerti come insegnante per i miei figli. -
La donna sorrise, portando una mano al petto e inchinandosi.
- Desolata, signora marchesa, ma io sono soltanto un povero diavolo di
governante.
Angolo
autrice:
Ahem, innanzitutto.... emh, come dire.... chiedo venia a tutte le
lettrici... umh... "non molto formose" per aver dotato la vostra
governante preferita di un florido balcone. è che essendo,
come dire, io stessa dotata di tale balcone, so perfettamente di quale
inutile zavorra si tratti (al di là dell'estetica sono solo
d'impiccio. Sa solo Dio le camicie che non mi si allacciavano....)
Tornando al mio angolo autrice...
Dodici
capitoli! Woooooo!! *si
esalta*
Dodici
capitoli, tutti recensiti dai miei meravigliosi lettori! Un grazie di
cuore! *saltella
spammando cuoricini e contratti part-time per diavoli (c'è
crisi XD)*
Ringrazio per le recensioni
Lady
Neko Kadar
LadyDaliaMichaelis
(umh un sacco di nobildonne fra i miei recensori :D - scusate ma le
stronzate con me non sono mai abbastanza)
AliceBaskerville
jaki
star
Zich
ShinigamiGirl
Domino_Tabby
(ehi fatti risentire! :D)
LadyM5
(un'altra lady! D: ma siete proprio tante!)
BragoLove4Ever
(nee, recensisci sennò non te la scrivo più la
storia su Brago! Nonononono non uccidermiiii)
DeathVoice
CrazySisters
Nekochan22 (yaoi-san,
dove se finita pure tu?? D:)
Akemi Matsumoto
Ringrazio
poi per aver messo fra preferite, ricordate e seguite
Kira_chan_98
LadyDaliaMichaelis
luna
sutcliff
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Hybrid00Art
Kuroi Akatsuki
Lady Neko Kadar
LadyDaliaMichealis
LadyM5
Puffin
ShinigamiGirl
Silent_Warrior
Silvery
Xdrewsfeelings
Zeressa
Grazie per
contribuire alla crescita della storia! Vi regalo un Sebby
da portare sempre con voi! *Asp
un Sebas-chan tascabile?? Devo
assolutamente portarlo a Grell!!* Penso che
comincerò a fare
una
specie di "Sottoscala di Black Butler" personalizzato. Così,
un
"dietro le quinte" senza senso e tutto Made in Italy!
Alla prossima allora piccoli ingenieri galoppanti (??)!
La vostra sempreverde Phoenny :3
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Capitolo 14 *** capitolo 13 ***
13
Capitolo
13
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
-
Indagare su alcune morti misteriose di clericali avvenute in un
convento... ventuno persone morte in circostanze ancora da chiarire...
Come intende
risolvere questo caso con un ballo? - disse Ciel bevendo il suo Assam
pregiato. Sebastian tagliò una fetta di torta alle prugne,
sorridendo.
- Sapete che Sua Altezza è molto originale... forse vuole
solo mettervi alla prova.
- Ma per quale motivo coinvolgere anche Elizabeth e la nobile zia?
- Forse la questione è più complicata di quanto
non si
pensasse. Comunque aspettiamo altre direttive da Sua Altezza, Lord Ash
arriverà oggi pomeriggio con altre indicazioni. - Ciel
sbuffò divertito.
- Chiedi a Razael di accoglierlo. Potremmo divertirci un sacco.
- Il bocchan oggi è particolarmente propenso alla burla -
disse
Sebastian appoggiando il piattino con il dolce vicino a Ciel.
- Ma quale burla? - rispose il ragazzino mangiando un boccone di torta
- Questo è vero e proprio sadismo, non trovi?
- Più diabolico dei diavoli stessi, signorino. Se non vi
serve
altro, io dovrei andare. Con permesso - S'inchinò, e dopo
aver
raccolto la tazzina e il dolce avanzato uscì dalla stanza.
Mentre camminava incrociò Tanaka, intento a portare una pila
di
panni piegati.
- Tanaka-san! Cosa state facendo? Quello è il lavoro di
Mey-Rin, non dovete affaticarvi troppo...
- Oh! Oh! Oh! Sebastian, non preoccuparti. Sono ancora abbastanza forte
da portare un paio di lenzuoli.
- Cosa sta facendo Mey-Rin di così importante da distrarla
dal suo lavoro?
- Ha detto che Razael chiedeva il suo aiuto in cucina. - Sebastian
dovette appoggiarsi al muro, perchè stava per cadere a terra
dallo shock.
- Razael... che chiede aiuto per cucinare...? Per caso il mondo sta
finendo?
- Oh! Oh! Oh! Non so, ma oggi la nostra governante sembrava un po'
giù di morale.
- Giù di morale, dite? Mi sa che è meglio andare
a
controllare. - Sebastian andò in cucina, ma già a
qualche
metro di distanza poteva riconoscere delle urla. Una volta entrato,
l'ipotesi sull'Apocalisse non sembrava poi così estrema.
Bald,
Mey-Rin e Finny erano legati su tre sedie, tenute fra loro da altre
corde e assicurate al muro da un bel po' di chiodi. I tre servitori
piangevano e si dimenavano, urlando pietà. Dall'altra parte
della cucina una voce tuonò:
- Zitti! Devo ancora finire! - Razael maneggiava un gigantesco
coltello, intenta a spezzare una metà di bue sul tavolo.
Accompagnava ogni colpo inferto alla carne con un' insulto.
- Quel maledetto bastardo! Zack!
Idiota! Zack!
Figlio di... Zack!
- ...Razael...?
- Mormorò Sebastian. Lei si girò,
carbonizzandolo con lo sguardo.
- Oooohhh Sebas-chan, ciao, come va? - il tono basso e roco,
accompagnato dal coltello insanguinato che aveva repentinamente
estratto dalle carni martoriate della povera bestia misero in allarme
Sebastian. Soprattutto per il fatto che aveva usato il nomignolo
"Sebas-chan".
- SEBASTIAN, ODDIO AIUTACIIIIIII!!! - Urlarono i tre servi piangendo e
implorando.
- Mi sanguinano le orecchie! Mi sanguinano le orecchie! -
strillava
come un pazzo Bald, accompagnato dai flebili gemiti di Finny,
abbandonato sulla sedia senza più forze, e dai pianti
isterici
di Mey-Rin. Il maggiordomo non notò segni di
violenza sui
loro corpi.
- Razael, che diavolo stai facendo?
- Oh, niente di che, mi stavo soltanto sfogando con loro.
- Per cosa?
- Ma per ieri no??!! Quel maledetto Ash... mi ha fatto fare una
figuraccia!!! - Sebastian decise, perlomeno, di salvare i tre servitori.
- Perchè li hai legati?
- Sennò non mi stavano a sentire!- Sebastian aveva paura a
rivolgerle l'ultima domanda.
- E... da quanto sarebbero legati così?
- Sei ore.
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Sebastian pelò un altro paio di carote, prima di girarsi e
guardare Razael che tagliuzzava la cipolla per il soffritto.
- Insomma, cos'hai contro quell'Ash?
- L'hai visto benissimo. Ha osato ferirmi al volto! Per una fanciulla
il viso è tutto.
- Mi sembra tanto di sentire quello psicopatico rosso quando parli
così - disse sospirando e riprendendo a pelare verdure.
Razael
sbattè il coltello sul tagliere, lasciandolo profondamente
conficcato nel legno.
- Sebastian, è una cosa seria! Quello lì...
Subito dopo O'Brien...
- Intendi forse dire - l'interruppe lui inarcando un sopracciglio - che
quel tipo che ti ha terrorizzata c'entra qualcosa con Lord Ash?
- Non ne sono sicura, so solo che sono entrambi spazzatura.
- Sì, ma che razza di creature sono?? - Razael si
bloccò, concentrata sul trito di cipolla.
- Ash è un angelo. - disse dopo un attimo di silenzio.
- Un angelo, eh? Non ne ho mai affrontato uno... tu? - Razael
sospirò, e fingendo un mal di testa abbandonò il
coltello e il grembiule, uscendo dalla cucina. Una volta nel corridoio
si appoggiò al muro. Sentiva il bisogno
insopprimibile di andare da lui.
Di chiamarlo a sè, di parlarci e chiarire i suoi dubbi. Ma
non
poteva; era estremamente irritante tutto questo. Si
massaggiò le
tempie, sbuffando. Dopotutto non sapeva dove era, come si chiamasse, o
anche solo di come fosse fatto fisicamente. Per lei era uno
sconosciuto, l'unica cosa che li legava era un sottile filo chiamato
passato... Qualcuno bussò alla porta. Andò ad
aprire, e
la giornata venne completamente rovinata.
- Oh! Buondì, lady housekeeper - disse Ash con un notevole
accento
anglosassone - mi manda Sua Maestà. Posso entrare? Dovrei
consegnarvi questa missiva.
- Ci mancherebbe altro! Entrate pure! - sarà stato per il
tono
rude, per la minacciosa ombra che calò improvvisamente sui
suoi
occhi o per la venuzza che pulsava sulla fronte, ma Ash
captò
una leggera tensione nell'aria.
- Ecco la lettera. L'altra volta mi sono intrattenuto e abbiamo finito
per lottare! Guardate, ho ancora il segno qui sulla guancia... Ah, vedo
che anche voi non siete messa meglio - disse addittando alla sottile
linea rossa che solcava la guancia destra della donna. Lei per tutta
risposta disse "grazie" e gli chiuse la porta in faccia.
Andò
nello studio del signorino, e lo trovò intento a studiare
filosofia. Le brillarono gli occhi.
- Ah, che rara visione, vedervi così dedito allo studio
della filosofia! - disse sinceramente commossa.
- Sei venuta a disturbarmi per tuo diletto, o c'è un motivo?
-
Razael gli porse la lettera, senza fiatare. Ciel, non appena vide il
sigillo in ceralacca bordò, chiuse il pesante tomo che stava
studiando e, aperta la busta, si dedicò a una lettura
accurata
del testo. Strinse la carta fra le mani.
- E come diavolo dovrei fare...? - ringhiò. - Maledizione...
se
è sua Maestà a chiederlo... Razael! Domattina fai
venire
la nobile zia con la famiglia e Undertacker.
- *Ai suoi ordini*. - La governante non aspettò un secondo,
corse al primo telefono che le capitò sotto mano e compose
il
numero di villa Midfort.
- Oh...? Signorina Paula? Salve, sono Razael Glasshiver, la governante
del conte Ciel. Avrei una certa fretta di contattare la
signora Francis Midfort. Potrei chiedervi di passarmela? Il
mio
padroncino mi ha ordinato di riferire direttamente a lei.
- Certo, ve la passo subito, jingle
jingle!
- Te li farei ingoiare quei sonaglini - disse la donna allontanando il
volto dal ricevitore e coprendolo con una mano.
-...Pronto? Ehi, governante pettoruta, sei tu?
- Ah, signora! Sì, sono io. La questione è molto
urgente,
perdonatemi l'impudenza, ma... Devo parlarvi. - Francis
ascoltò
attentamente ciò che aveva da dire la donna.
- E Sua Altezza si aspetta che riusciremo ad uscirne puliti?
- Il vostro coinvolgimento è essenziale per la buona
riuscita del piano.
- Capisco. Ebbene, domani pomeriggio sarò lì. Mi
aspetto
di vederti con i capelli sistemati e con corpetti non imbottiti.
- Certamente, milady. Perdonate ancora l'enorme scortesia di non
parlarvi di persona. - Posò il telefono sulla base, e
andò a prendere il giubbotto. Un certo becchino riteneva
molto
noioso avere un telefono. Dopo circa mezz'ora, riuscì infine
ad
arrivare al negozio del suddetto. Entrò senza nemmeno
premurarsi
di bussare.
- Hihihihihihihi...
ma guarda un poooooo'... -disse una voce che
sembrava provenire dall'oltretomba. La donna si guardò
intorno, ma non vide nessuno.
-
Signor Undertacker?
Sono Razael Glasshiver, la governante del conte Phantomhive.
- Per
caaaso il signorino ha deciso di farsi fare una bella bara...??
- Non ancora, dovrete pazientare a lungo temo. Dunque, ho qui
una lettera da parte della Regina. Vorrei che la leggeste e che mi
consigliaste.
- Leeggerla
eh? Umhh,
vediaaaaaamo... -
Una bara appoggiata vicino a una scrivania sussultò, poi una
mano alabastrina dalle lunghe unghie nere sgusciò fuori,
aprendola. Undertacker uscì dalla bara, sgranchendosi il
collo.
Sorridendo prese la lettera fra l'indice e il pollice, tenendolo come
se temesse che potesse disintegrarsi da un momento all'altro. Lesse,
poi si gettò all'indietro, ridendo come un pazzo e sbattendo
la
testa per terra.
- Uahahahahahuahahauahuahua!!!
Ihihihihihihihi!!! Aaaaahhh, Sua Maestà è di una
simpatia
unicaaaaa..... Una setta eretica, eh? Seeembra
divertente... E anche io potrei beneficiarne...
- Di fatto, il signorino vorrebbe...
- Aaaspetta...
Prima devi pagarmi... - Razael
sapeva della fissazione morbosa del becchino, ma non immaginava che
arrivasse fino a questo punto.
- Cosa volete che faccia?
- Dammela...
Dammi... LA RISATA SUPREMAAAA. - Sospirando
si preparò.
- Emh... Dunque... Ah sì! Cosa fanno un italiano, un
francese e un...
- Bocciato.
- Ehi, fatemi finire!!! Ok ok, non è di vostro gradimento...
Allora...
- Maaaaai
vista una donna così noiosaaaa... Quel tale Sebastian
è molto più divertenteeee... -
Immediatamente Razael, già stressata da una giornata
tremenda e
innervosita ulteriormente dall'incontro con quel dannato angelo albino,
cominciò ad urlare in un letale dialetto tipicamente
romanesco:
- 'Nsomma! E statte zitto! Chiudete sta bocca! Te pare facile
dovè andà a destra e manca, e in più a
entrà in un negozzio che puzza de pesce marcio?? Prima me
tocca
de stà a sentì quer demonio che se vanta de sta
ceppa,
poi a chiamà 'na tizia che è piatta come er
Tavogliere e
nun se sa stà bona con quella linguaccia, e mò
questo!
So' 'na donna, mica 'na santa!
- Ihihihihihi...!!! AWAWAWAHAHAHAHAUHUAHUAHAHAHAWAWAWA!-
La
risata sguaiata dell'uomo fece riprendere Razael dallo sclero furioso,
rendendosi conto che era - a sua insaputa - riuscita a "pagare"
Undertacker.
- Ahahahaha,
mai sentiti suoni gutturali tanto divertentiiii... - Dopo un
profondo respiro la donna ricominciò a parlare in inglese,
riuscendo a tranquillizzarsi.
- Era il nobile dialetto romano, quale lingua gutturale! Dovreste
sentire quanto è bella ed elegante la lingua italiana.
Allora,
vi ho pagato, ora dovete fare ciò che vi ho chiesto.
Accettate
di prendervi quest'incarico?
- Peeeeercheeeeè
noooo? E siaaaa... La data?
- C'è scritto sopra. Dodici giugno.
- Aaahhh,
è che è scritto piccolo...
-
allora, Il signorino intendeva fare così... - Undertacker
ascoltò attentamente la spiegazione della donna, poi sorrise.
- Sembra
moooolto divertenteee. E sia, mi prenderò
quest'incarico. Ma solo se prometti di ritornare per parlare in quella
strana lingua... - Una volta
uscita dal negozio di Undertacker, Razael
si appoggiò al muro, repirando profondamente. Ora toccava ad
un'altro negozio.
- Daaaaarrrliiiiiiinnggggggggg!!! - Urlò Nina Hopkins non
appena
la governante varcò la soglia. La sarta si guardò
attorno, irritata.
- Aspetta, non hai portato Mey Rin?
- Spiacente, aveva molto lavoro alla villa.
- Che diavolo vuoi? - ringhiò cambiando completamente tono.
- Il signorino avrebbe bisogno di un abito nuovo... dev'essere qualcosa
di molto appariscente.
- Il signorino vuole qualcosa di appariscente? - mormorò con
gli occhi che le brillavano.
- Così ha detto. Piuttosto, signora Hopkins, dovrei usare i
vostri attrezzi...
- NON SE NE PARLA!! - urlò immediatamente lei. - Il mio
laboratorio è MIO per un motivo preciso! Non posso
permettere
che la prima venuta usi i miei preziosissimi telai e i raffinati
spilli...
- Ce l'avete ancora per quella camicia...? - disse esasperata Razael.
- Quella non era una normale camicia! Era LA camicia! - poco tempo
prima, Nina amava alla follia il corpo di Razael. Di fatto, la forma a
clessidra del busto della donna era ritenuta al pari di un modello
perfetto su cui cucire ogni tipo di abito. Tuttavia un giorno, mentre
le stava
facendo provare una camicia, la governante inciampò nelle
balze della
strettissima gonna che aveva indosso, cadendo a terra e impigliando la
camicia su una scheggia del tavolo, stracciandola in modo irreparabile.
Siccome Nina, a suo avviso, un capo del genere non sarebbe mai
più
riuscita a confezionarlo, dopo un mese di lutto, prese in estrema
antipatia la governante.
- Capisco, Lady Nina, ma è il signorino a mandarmi. Se
domani
potesse passare, verso il pomeriggio, alla villa, ve ne sarei molto
grata.
- E sia. Ma lo faccio solo per il conte! - esclamò cercando
di
mantenersi il più arrabbiata possibile. Una volta uscita dal
negozio di Nina Hopkins, la donna dovette direttamente sedersi su una
panchina, per evitare di prendere a testate il muro per l'irritazione.
Sperò che, almeno una volta a casa, si sarebbe potuta godere
un
po' di pace.
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- Mia
dolce sposa!!! Quale onore vederti così bella in questa
giornata! - Soma era andato a trovare Ciel, senza avvisare ovviamente,
e si prodigava per riuscire a sedurre la sua donna. Con scarsi
risultati. Ciel continuava a sbraitare cose del tipo "ma lasciami
stare", "ti ho dato una casa, muratici dentro e non uscire mai
più" e un fantasioso "vai a giocare a mosca cieca al porto
con
una pietra legata al collo", senza tuttavia riuscire a scollarsi
l'indiano da dosso, e la sua presenza si stava rivelando un problema.
Sulla lettera inviata dalla Regina c'era scritto precisamente questo:
"Caro bimbo
nostro,
Siamo molto
felici di sentirti ancora. Abbiamo un favore da chiederti, piccino
nostro.
In un
convento a
Manchester sono stati uccisi ventuno clericali, ti sarà
giunta
la notizia. Il problema è che uno di loro era un nostro
giovane
nipote, e ora temiamo per la nostra incolumità. Nei rapporti
della polizia, si dice che l'obiettivo dell'assassino (o degli
assassini) fosse proprio lui. La sua morte ci addolora molto, e temiamo
che altri nostri cari possano venire ingiuriati, o peggio. Pertanto,
caro bimbo nostro, vorremmo che indagassi e agissi di conseguenza.
Saluti,
Vittoria e Alfred"
Quindi
sarebbe
stato necessario avere a che fare con gente estremamente pericolosa, e
Ciel non aveva la minima intenzione di accollarsi tale
responsabilità. Doveva inventarsi qualcosa, e in fretta, per
buttarlo fuori di casa. Con ogni mezzo. L'aveva convocato appositamente
nella living room per un tè.
- Se te ne vai, organizzerò un grandioso matrimonio solo per
te
e Razael nella chiesa di Windsor - disse sperando che la richiesta
l'allettasse.
- Ma io l'ho già sposata, amico mio! - Disse come se dovesse
spiegare la faccenda a un bimbo di due anni. Ciel ruotò gli
occhi.
- Ma non è un matrimonio ufficiale, no? Pensa, un matrimonio
nella chiesa di Windsor... è davvero bellissima.
Perchè
non vai a visitarla?
- Nah, se proprio la devo sposare lo farò nel mio palazzo! -
Ciel guardò Sebastian.
- Buttali fuori.
- Yes, my Lord. - Si sistemò i guanti e fece per
avvicinarsi, quando qualcuno bussò alla porta.
- Avanti.
- Buonasera signorino - disse Razael entrando nella stanza - la cena
è pronta. Ah Lord Soma, quando siete arrivat...?
- MIA AMATAAAAAA!!!! - urlò lui cataputandosi ad
abbracciarla
calorosamente, stritolandola come un boa. Quando videro il viso della
donna diventare bluastro, i due maggiordomi intervennero. Razael
sembrava leggermente confusa.
- Signorino, cosa facciamo con Lord Soma e Agni? - sussurrò
all'orecchio di Ciel - non è il caso di coinvolgerli in una
cosa
simile...
- L'avevo già capito - disse irritato. - E non so bene che
pesci
prendere. Ho detto a Sebastian di buttarli fuori di casa. - Razael
allontanò il viso da quello del padroncino, prendendo il
mento
fra le dita e pensando.
- Forse non sarebbe poi una così cattiva idea quella di
coinvolgerli dopotutto...
- Cosa?! - Razael si portò le mani dietro la schiena, pronta
a spiegare in maniera chiara la sua idea.
- Lord Soma è divenuto discretamente famoso fra i
gentiluomini.
A quanto ho sentito, è un'ospite richiesto alle feste.
- e dove l'avresti sentito?
- Le solite chiacchiere al mercato, sapete... Dicevo.
La loro presenza non farebbe che rendere il tutto più
naturale.
Dopotutto, per l'evento che stiamo organizzando, dobbiamo avere
abbastanza gente famosa intorno.
- Eh? Di che evento state parlando? - Chiese Soma incuriosito.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
-
Bene.
Fra un mese io non sarò più Ciel Phantomhive. Che
sia
chiaro. Dovete attenervi al copione. - Ciel era seduto in soggiorno,
mentre i suoi interlocutori erano in piedi di fronte a lui, ascoltando
attentamente. I sei servitori Phantomhive erano riuniti a destra, Lau
era tranquillamente spaparanzato sul divano con Ran Mao accoccolata
sopra, mentre Elizabeth, Edward e i loro genitori si tenevano a debita
distanza dai due cinesi. Soma ascoltava eccitato continuando a
contorcersi sulla poltrona, mentre Agni tentava di allontanarsi da
Undertacker che insisteva per prendere le sue misure.
- Io sarò Oliver Wirrolow, Sebastian mio padre, Thomas
Wirrolow,
Razael mia madre, Rose. Tutti voi altri sarete
nel ruolo di voi stessi, ma dovrete comunque far finta di non
conoscerci, e... che vuoi??!! - disse vedendo Soma che aveva alzato la
mano come uno scolaretto.
- Significa che non posso dire a tutti che Razael è in
realtà mia moglie?
- Non lo è mai stata, comunque no.
- E dire che è molto bella?
- Beh, non è proprio tabù ma...
- E dire che prepara delle lasagne buonissime?
- Una signora non cucina...
- E dire che odia gli inglesi?
- Ma cosa...
- E dire...
- E basta! No, fai finta di non averla mai, mai, MAI MAI MAI vista!
è così difficile da capire?!
Angolo autrice:
Perdoooooonooooooo!!!
*viene colpita con bottiglie incendiarie e vassoi d'argento*
Scusate il ritardo, ma è cominciata la scuola e i prof hanno
voluto iniziare in grande stile D':
Coooomunque ringrazio tutti coloro che commentano e seguono la storia
:) Sono felice di vedere che ha molte visualizzazioni, e ricordo a
tutti coloro che non hanno avuto il tempo o il coraggio di lasciare una
recensione che, qualunque cosa dobbiate dire, sarà sempre
bene accetta da moi :)
Ecco il preludio della serie vera e propria! Questo ballo
sarà l'inizio di tutto... L'inzio della storia a rating
arancione! Da qui in avanti non mancherà l'azione, le
congetture, gli omicidi e perchè no, anche il romanticismo...
Spero continuiate a seguire numerosi!
Alla prossima!
Phoenix
PS: dal prossimo capitolo comincerà "Lo sgabuzzino di
Phoenix", una piccola serie di strip comiche con protagonista la
suddetta autrice e i backstage della scrittura dei miei capitoli :)
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Capitolo 15 *** Capitolo 14 - parte 1 ***
14
Capitolo 14 - parte 1
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Razael
finì di cucire il corpetto del suo abito. Era davvero
difficile,
senza contare il fatto che, per farne uno decente, ci avrebbe messo due
settimane buone. Beh,
dopotutto servirà solo per una serata,
pensò. Non
devo necessariamente fare un capolavoro... Poi
bloccò immediatamente questo pensiero. Immaginò
Sebastian, intento a ridacchiare.
Bell'abito, Razael, così sembri proprio una casalinga
disperata più che una donna aristocratica!
Ringhiando fece stridere i denti.
- Quel maledetto bastardo.... VEDRAI, FARò UN'ABITO CHE TI
FARà SFIGUARARE MALEDETTO DEMONIO!!! - Urlò
riprendendo a lavorare come un'assatanata.
- Ehi, vedi di non strillare! Mi spaventi i clienti! - ululò
Nina Hopkins dal negozio. Razael aveva infine ottenuto il permesso di
cucire l'abito nella bottega di Nina, dopo essere scesa a patti.
Avrebbe dovuto mangiare del porrige di fronte a tutti. Che affronto!
- Perdonatemi Miss Nina. Era solo uno sfogo. - Lei grugnò,
per
allontanarsi e andare a servire una cliente. Razael era davvero stanca
morta. Guardò le scatole che aveva preparato. Ci era stata
sveglia tutta la notte, sperava avrebbero apprezzato. Infatti, per
preparare l'abito e soprattutto l'evento, Ciel l'aveva congedata per un
paio di settimane,
permettendole di vivere a Londra finchè non avesse finito
tutti
i preparativi per la festa. L'abito era l'ultima cosa da fare nella
lista, ma per qualche oscuro
motivo era diventata una priorità. Era il primo giorno, ma
era
già stanca e aveva solo voglia di andare a dormire.
Aveva trovato un delizioso albergo che offriva una super-rilassante
sala da tè, con una stanza semplice e dotata di ogni
comfort,
personale allegro e competente. Un sogno. Se avessero parlato tutti in
italiano, sarebbe stato il paradiso. Finì di applicare un
paio
di nastrini colorati, poi raccolse le sue cose.
- Per oggi ho finito Lady Nina. Grazie ancora per la sua
disponibilità.
- Ti aspettano due chili di porrige fra un mese - disse ridacchiando
Nina con un'ombra oscura sugli occhi. Rabbrividendo, uscì
dal
negozio, con la borsa. Caminava lentamente, pregustando
già la sala da tè silenziosa e accogliente che
l'aspettava a pochi minuti dalla bottega...
- Ma cherieeeeeeeee!!!! - Un uragano rosso la travolse, facendola quasi
cadere a terra.
- G-grell!! Che ci fai qui?- Lo shinigami indossava il giubbotto rosso
abbottonato, probabilmente per nascondere la Death Shite che si portava
dietro.
- Tesoro, oggi sono finiti i miei domiciliari, DEATH! Non sei contenta?
Potremo stare molto tempo insieme, fantastico! Piuttosto, hai da fare?
- Stavo andando in hotel...
- Mica ci andrai col mio Sebas-chan??!!?
- No Grell, non ci vado con lui.
- Allora con quel bell'omaccione indiano che ti sta sempre appiccicato.
- NGWAHAHA!! Che diavolo dici?!?!
- Ma che è, "ngwahaha"? Fai paura.
- Sono da sola. Devo sbrigare delle faccende a Londra, e riesco a farle
meglio se rimango qui, è più comodo. Comunque...
Posso
offrirti una tazza di tè? C'è una meravigliosa
sala da
tè nell'hotel in cui andrò, possiamo rilassarci e
parlare
con comodo... - Proprio in quel momento passò una carrozza,
che
si fermò quasi davanti a loro. Lo sportello si
aprì con
veemenza, e una giovane voce squillante risuonò per la
strada.
- RAZAEL!!! Ma guarda un po' chi si vede! - Soma scese con un balzo
dalla vettura, correndo ad abbracciare la donna. Grell non venne
nemmeno considerato.
- Chèrie, sei diventata una pedofila per caso? é
un
bambino... - disse irato dal fatto che un gran bel ragazzo - seppur
molto più giovane di lui - non lo degnasse di
uno sguardo.
- Soma-sama... controllatevi... - il debole richiamo proveniva dalla
vettura, dalla quale scese Agni, leggermente imbarazzato dagli sguardi
curiosi dei passanti che assistivano divertiti alla scena. - Per
favore, rientrate in carrozza...
- Razael, dove stai andando? - Chiese il principe lasciando la donna e
chiacchierando con un tono ingenuo da bambino.
- Ah, devo svolgere dei lavori qui a Londra, e stavo andando in hotel
con la mia migliore amica... - disse indicando Grell, che
guardò
irato il principe.
- Hotel?! Ma ci siamo io e Agni qui! Puoi stare da noi!
- No, davvero non ne ho alcun...
- Agni, offri alla mia sposa e alla sua amica brutta la migliore
ospitalità bengalese!
- AMICA BRUTTA???!! Piccolo lurido...
- Jo Aagyaa - disse lui, prendendo di peso le due donne (?) e
gettandole nella carrozza.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Razael
si sedette stremata al tavolo della cucina, allungando una mano verso
la tazza di chai che si era preparata. Soma aveva chiacchierato senza
sosta per due ore filate, abbracciandola quasi
fino a
lasciarle dei
lividi sulle braccia, mentre Grell assisteva in disparte con un muso
che toccava terra. In quel momento era lì con lei, struccato
e
con addosso una camicia da notte e una vestaglia - tutto rigorosamente
rosso fuoco. Razael indossava una bellissima camicia da notte in raso
color pavone regalatole da Soma, con tanto di un kurta nero
di
velluto che usava come vestaglia.
-
Insomma, che razza di trattamento. Ha detto che sono brutta!! -
ringhiò Grell irato.
-
Lascia stare Grell. Fa sempre così. Non capisco cos'ho di
così speciale da essere desiderata così tanto.
-
Due meloni enormi.
-
Ma state tutti a pensare al mio seno?!
-
é la prima cosa che si nota. Potresti regalarmene un po'? Mi
farebbe comodo. - Cercando di deviare il discorso, Razael chiese:
-
Allora, che ne pensi dei miei amici indiani?
-
Quel principe è un bel bocconcino, peccato sia ancora un
moccioso. Aspetterò un po' - disse scuotendo la testa. -
Però devo dire che quell'Agni è molto meno bello
di quel
che immaginavo. I suoi abiti sono orridi. Il rosso gli starebbe proprio
bene!
-
Non a tutti dona il rosso - disse spazientita Razael.
-
Sì beh, però... - sentirono qualcuno bussare alla
porta della cucina.
-
Avanti. - Agni fece capolino dalla porta, come era solito fare prima
di entrare. Notarono che non indossava il suo tipico turbante.
-
Scusate signore. Vi disturbo? Ero solo venuto a prendere un bicchiere
d'acqua, non pensavo che foste ancora alzate...
-
Entra pure, non preoccuparti! Piuttosto, cominciavo a temere di aver
fatto troppo chiasso e di aver svegliato il principe. - Agni rise,
entrando. Razael e Grell si ritrovarono con le mascelle che toccavano
il pavimento. Agni indossava un
paio di pantaloni, delle scarpe di fina tela e una tunica bianca. Non
abbottonata. Poterono così ammirare il fisico scolpito
dell'uomo, che sembrava non aver notato la reazione che stava
scatenando agli ormoni delle ospiti. Infatti si diresse verso il
lavabo, prese un bicchiere e lo riempì d'acqua.
-
Buona notte, e scusate il disturbo! - Con passo veloce uscì
dalla stanza, sempre sorridendo. Per un paio di minuti buoni nella sala
fu il silenzio più assoluto. Grell barcollò fino
alla
porta, ma venne bloccato da Razael.
-
Buona, dove vai?
-
Sento il bisogno di struprarlo - mormorò come in trance il
rosso.
-
No Grell, non puoi stuprare tutte le persone che ti piacciono.
-
Peròòòòòòòòòòòòòòòòòò....
-
No, niente da fare. Fatti delle fantasie.
-
vorrei farmi lui, ma... ok, capito. è il tuo pollastro.
-
NON é IL MIO POLLASTRO!!!
-
Stai sbavando.
-
Anche tu. Che schifo.
-
Cioè, hai visto che addominali?? Sia lodata la provvidenza
che
mi ha impedito di saltargli addosso e sbatterlo selvaggiamente qui sul
posto!
-
Quale provvidenza, sono stata io a bloccarti. E modera il linguaggio!
-
Razael, ma chérie, mi rimangio tutto. è MOLTO
più bello di quel che immaginavo. Altro che fascino
orientaleggiante, è proprio un figo di prima categoria!
-
Beh, non posso dire che sia da buttar via eh?... emh - disse
ricordandosi in quel momento che ad ascoltarla c'era Grell, che la
guardava con una faccia che diceva "eeehhh, ecco qui la pudica sposina"
- Cioè,
molte donne lo desidererebbero. Tutto qui, è un commento
obiettivo. E ora a nanna, mi raccomando!! -
Il
mattino dopo Razael uscì di casa presto, per dirigersi al
lavoro. Grell rimase a casa, avrebbe dovuto svolgere dei lavori la
notte, ma voleva prima "investigare" durante il giorno. Era quasi ora
di pranzo, e Agni stava trafficando con spezie e carne.
-
Agni-chaaaaan -disse usando il suo tono più mieloso - cosa
stai preparando?
-
Curry di pollo con salsa allo yogurt. è il curry preferito
di
Razael, lo sto facendo appositamente per lei. - Grell subito
andò a farsi i film mentali sul perchè un
semplice
maggiordomo preparasse il piatto preferito di una governante senza
ascoltare le richieste del padrone. Tutti questi filmetti finivano
inevitabilmente per diventare un porno o un film
romantico-strappalacrime.
-
Come mai il piatto preferito di Razael? - chiese al maggiordomo, pronto
a un interrogatorio.
-
Beh, perchè è la mia migliore amica. E il
principe
è contento che lei sia qui, ne è innamorato alla
follia.
è stato lui ad ordinarmi di trattarvi come ospiti di
riguardo,
dopotutto.
-
E tu che ne pensi di Razael? Non ti da un po' fastidio vederla sempre
sotto le grinfie del tuo padrone?
-
Sia mai! Il mio padrone è il mio Dio, non potrei mai
infastidirmi per una sciocchezza simile.
-
Sì, ma che ne pensi di Razael in generale? - Chiese Grell
che non aveva nemmeno ascoltato la risposta.
-
Beh, è una donna molto carismatica e allegra. Porta con
sè molta solarità, ed è anche bella.
Solo è
un po' troppo patriottica... - disse ricordandosi di quando Bard,
rifiutandosi di mangiare una zuppa di pasta e fagioli, fosse stato
picchiato fino a quando non ne trangugiò due piatti. La
scusa
era "il cibo frugale ti salverà la vita, americano obeso che
non
sei altro! Per questo in Italia si vive a lungo, cretino". Si riscosse
quando
vide Grell prendere appunti su alcuni foglietti.
-
Bene. Cosa ti piace del suo corpo?
-
Eh? - disse lui sbiancando.
-
Ho detto cosa ti piace del suo corpo! - ripetè spazientito
Grell agitando i fogli scritti, con una faccia che voleva dire "mica ti
ho chiesto di portarmi la luna, diamine!"
-
Emh... Beh... I suoi occhi. Ha degli occhi molto belli.
-
Che ne pensi delle tette??
-
C-COSA??!!??
-
Tette, seno, meloni insomma! Per il 90% degli uomini è la
parte più attraente del corpo di una donna a un primo
sguardo. -
Agni era impallidito, sudando freddo.
-
Non vedo perchè dovrei rispondere a una domanda simile -
disse
fingendosi irritato e tornando a spezzare il dannatissimo pollo.
-
è la donna che ti porteresti volentieri a letto? E le gambe?
Sono uno
schianto vero? - Quando quella sera Razael tornò a casa,
notò che Agni era leggermente in imbarazzo quando le
parlava.
Sospettando qualcosa, andò nella stanza di Grell.
-
Gli ho fatto domande sul tuo corpo... - disse premendo la borsa del
ghiaccio sull'occhio pesto rimediato dal maggiordomo. Pochi istanti
dopo cadde dal letto e dovette appurare che il suo setto
nasale
era appena andato a farsi benedire. Mai far imbarazzare Razael.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Nina
guardò l'abito appena finito di Razael.
- L'hai copiato da uno dei miei - disse a denti stretti.
- Davvero? Credetemi, è solamente un caso, non mi
permetterei mai di...
- Siiiiiilenzio! - esclamò la donna zittendola con un dito -
Non
voglio sentire scuse. Se mi farai pubblicità potrei anche
perdonarti però.
- Lo farò, Miss Nina. Bene, domattina passerò a
ritirarlo, con permesso. Buona giornata. - Uscì dalla
bottega,
sospirando. Andò in una tea room, sentiva il bisogno di
starsene
un po' in pace. La sera successiva ci sarebbe stato il ballo
programmato da mesi. Travestita e in incognito, insieme a Sebastian, si
erano finti due coniugi appena trasferitosi a Londra in cerca di una
sistemazione. Avevano comprato
una villa enorme in campagna grazie ai fondi donati dalla Regina,
isolata ma decisamente magnifica.
Dopodichè erano usciti spesso, sempre travestiti, e si erano
introdotti nella media borghesia come i coniugi Wirrolow. Si
erano fatti conoscere per le battute di spirito di Rose Wirrolow e per
la cultura immensa di Lord Thomas. Avevano preso il tè un
paio
di volte con mercanti, imprenditori, banchieri e tutto ciò
che
di meglio offriva l'aristocrazia inglese, i quali rimanevano incantati
dalla loro affabilità. Il
ragno stava tessendo la sua tela.
Ora Razael doveva solamente spiegare a Soma e Agni che la situazione
poteva
essere molto pericolosa. Si stava preparando un bel discorso da
propinare al principino, certa che Agni l'avrebbe sostenuta. Di fatto,
quando si trovò Soma incollato alla faccia, decise di
incominciare la difficile opera di persuasione.
- Lord Soma, permettetemi di spiegarvi per bene la situazione...
Ciò che abbiamo organizzato per domani sera non è
un
semplice ballo. Temiamo che alcune persone si possano infiltrare alla
festa e attentare alla vita del signorino, sapete che non è
molto amato dalla mala...
- Certo che lo so. E infatti sarò lì per
scongiurare eventuali attacchi! - Razael sospirò.
- Allora, dal momento che ne siete cosciente, io vorrei che, qualora ci
fosse anche solo il MINIMO
pericolo, scappaste via con Agni, nascondendovi all'interno della villa.
- Eeeeehhhhh, guarda che so difendermi! - ribattè il
principe sbuffando.
- Ouji-sama... - disse debolmente Agni - Razael ha ragione. Potrebbe
essere molto pericoloso, e lei non vuole che voi corriate il pericolo
di essere ferito.
- Cioè, sei tu a chiedermelo? - disse con gli occhi che gli
brillavano - Non è Ciel ad avertelo ordinato?
- No principe, il signorino pensa che voi siate abbastanza in gamba da
capirlo da solo, ma... se vi succedese
qualcosa
non potrei mai perdonarmelo . Il solo
pensiero mi mette i brividi - disse ostentanto una
decisamente ingigantita ansia. Soma battè le mani felice.
-
Cavolo! Se è la mia dolce sposa a chiedermelo come un
favore,
lo farò! Ma a una condizione - disse con un luccichio furbo
negli occhi.
-
Quale?
-
Dovrai darmi un bacio! Sulla bocca! - disse indicandosi le labbra per
enfatizzare il tutto. Razael si sentì raggelare.
-
Come desiderate - disse inchinandosi per nascondere l'espressione
sbalordita. Soma, già pregustando il momento,
uscì dalla
stanza tutto contento, gonfiando il petto come un tacchino. Agni rimase
solo con la donna.
-
Non posso aver accettato... - mormorò lei alzando il viso e
lasciandosi cadere con poca grazia sulla poltrona occupata poco prima
dal principe. Si passò una mano sul volto, stando attenta a
non
far sbavare il trucco.
-
Beh, dopotutto si tratta di un semplice bacio... - disse Agni cercando
di confortarla.
-
Sì, ma è da molto tempo che devo baciare
qualcuno! - disse lei sconsolata.
-
Da quando è morto tuo marito? - si lasciò
sfuggire
Agni, che si tappò la bocca immediatamente. - Io... scusa,
non
volevo dirlo, mi è sfuggito...
-
No, non preoccuparti -disse lei sorridendo - è
passato
il periodo in cui i ricordi mi rattristavano. Comunque...
diciamo
che l'ho baciato una volta sola, cioè l'ho baciato sul
serio solamente
una volta..
-
Beh, non devi comunque preoccuparti! - disse lui sedendosi davanti a
lei. - Sarà un semplice bacio a stampo, nulla di
più, e
poi... Si può dire che, beh, per il principe tu sarai il
primo
bacio.
-
Cosa?! Ma ha diciassette anni ormai, non ha almeno una ragazza?
-
No. Devi sapere che il principe è davvero molto ingenuo...
le ragazze lo consideravano troppo immaturo.
-
è per questo che si è "innamorato" di me?
Perchè
sono la prima donna a trattarlo come un uomo? - Agni sorrise, e le
prese le mani fra le sue.
-
Se fossi stata una sua pari, o anche solamente una serva di sua
proprietà, ti avrebbe sposata seduta stante. Non ha
mai avuto una vera e propria figura materna, e penso che tu, sempre
così dolce e attenta con lui, hai conquistato il suo cuore
in
modo tale da farlo impazzire.
-
Dolce e attenta...? Nessuno mi aveva mai indicata così -
disse
sottraendo le proprie mani dalle lunghe dita di Agni, decisamente
lusingata. - Comunque, te lo chiedo per favore: in caso di pericolo,
devi pensare SOLAMENTE al principe. Hai visto che so cavarmela anche da
sola, no? Per il signorino non devi preoccuparti. - con sua somma
sorpresa, Agni si alzò dalla sedia, s'inchinò al
suo
cospetto e disse, portandosi una mano al cuore:
-
Jo Aagyaa.
Angolo autrice:
Perchè
in caratteri gotici fa più figo! Yeeeaaahhh!
Ah giusto, è L'angolo Autrice.
Ahem.
Emh.
Coff coff.
Urgh.
Bleah.
Wiwiwiwiwiwi.
Eee.... *SMETTILA DANNATA FATTONA!**riceve
sassate*
Ok ok comincio!
Allora,
questa è la prima parte del Capitolo 14, l'ho dovuto
spezzare in più parti perchè è venuta
fuori una
cosa multichilometrica. Vi chiedo di immaginare questa storia come un
piccolo filone narrativo. Mi ci
vorrà un pochino
perchè ho praticamente riscritto l'intero capitolo, a un
passo
dalla pubblicazione mi sono pentita di quel che avevo abortito e ho
deciso di rimediare. Sì perchè partorire avrebbe
avuto
una connotazione troppo positiva per lo schifo che avevo scritto. La
seconda parte è molto più lunga,
perciò non temete
i capitoli brevi come questi saranno molti pochi. Comunque ci vedremo
prestissimo con la seconda parte, se ce la farò la
pubblicherò entro quattro giorni (dal momento che non
è
un capitolo a se stante, ma un'unico enorme poema omerico spezzettato).
Ci vediamo fra quattro giorni miei gladiatori! *Me amante degli antichi
spartani e dei figherrimi gladiatori*
Alla prossima!
Phoenix
PS:
Ah, dimenticavo! Ringrazio i miei lettori per le belle recensioni che
lasciano! E come al solito, invito chiunque non abbia mai lasciato una
recensione a farsi avanti, e per favore non dite "non ho mai avuto il
coraggio di recensire", non vi picchio mica se non lo avete fatto prima
XD
|
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Capitolo 16 *** Capitolo 14 - parte 2 ***
capitolo 14 - seconda parte
Avviso: Ad un certo punto del racconto
ho inserito un link per una musica che gradirei ascoltaste durante la
lettura. Il link è segnato dal testo *Wie Shon!*,
perciò cliccateci sopra e ascoltate la musica :)
Buona lettura :)
Capitolo 14 - parte 2
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
La sera dopo, a poche ore dal ballo, Razael si ricordò delle
scatole che aveva preparato mesi prima, e fortunatamente le aveva
ritirate per tempo dalla bottega di Nina Hopkins. Le diede a Soma e
Agni, con la
scusa "è un regalo per stasera". Il principe e il
maggiordomo si
guardarono sorpresi, poi sciolsero i fiocchi dorati che chiudevano le
scatole. Soma trovò un bellissimo completo bianco broccato,
dotato di un meraviglioso foulard a balze, una giacca riccamente
decorata, dei pantaloni in abbinato e una camicia, tutto rigorosamente
color avorio. Agni invece trovò un completo sul rosso scuro,
sempre broccato, molto meno elaborato di quello del principe, ma cucito
su misura per le sue misure eccezionali. Chi commosso da tanta premura
e chi riconoscente,
ringraziarono Razael per il lavoro, correndo a indossarli. Agni era
nella sua camera, finì di allacciarsi il panciotto e
passò al foulard da mettere al collo. Incontrò
seri
problemi. Qualcuno bussò alla porta.
- Agni, sono io. Posso entrare?
- Certamente! - Razael entrò nella stanza. Ancora non
indossava
il suo abito da sera - era nella villa dove si sarebbe tenuta la festa
-, ma aveva approfittato delle ultime ore di "soggiorno" per lavarsi e
darsi una sistemata. Aveva già acconciato i capelli,
boccolandoli e dando il maggior volume possibile, tirando indietro i
capelli sulla fronte per lasciar cadere due morbide ciocche ai lati del
viso. Indossava un semplice abito azzurro che sembrava più
una
camicia da notte. Notò che il maggiordomo aveva dei problemi
con
il foulard.
- Aspetta, ti aiuto... ecco, fai così. - si
avvicinò
all'uomo, e prese i lembi del fazzoletto, avvicinando il viso al suo.
Agni sentì un profumo di vaniglia solleticarli l'olfatto, e
i
morbidi capelli castani accarezzargli il mento. Lei non usava mai
profumi così dolci. Razael finì di
sistemare il foulard.
- Grazie mille, Razael. O dovrei chiamarvi Missis Rose?
- Missis Rose, milord - disse lei inchinandosi leggermente. Risero
entrambi, concedendosi quell'ultima informalità per quel
giorno.
- Dovevi dirmi qualcosa? - disse lui. Lei si battè la fronte
con il palmo della mano.
- Ah! Che sbadata! - andò fuori dalla porta, e
trascinò
qualcosa all'interno. Era una donna, vestita con un abito nero aderente
pieno di
volant rosso fuoco con dei capelli dello stesso colore...
- Oggi Grell è tua moglie. Chiamala Grace, sia mai che gli
ospiti s'insospettiscano a sentire un nome maschile.
- Ma cccccciao bel maschione - disse Grace leccandosi le labbra. -
Oooh, chèrie, l'hai vestito di rosso! Agni caro, stasera sei
solamente mio.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
Grell
scese dalla carrozza, lusingato dal fatto che Agni l'aiutò a
scendere tenendogli la mano.
- Ahhhh, mio marito è proprio un gentiluomo! - disse
appiccicandosi al muscoloso braccio dell'uomo. Soma scese.
- Insomma, devo far finta di essere vostro figlio? E perchè
devi
avere una finta moglie come quella? - disse Soma abbastanza schifato
dall'atteggiamento bavoso dello shinigami.
- Sì, principe. Oggi sarete mio figlio. A quanto pare, non
siete
molto conosciuto fra gli invitati, quindi possiamo permetterci di
inventare una nuova identità; Razael dice che è
per la
vostra sicurezza - sì,
anche la prensenza di quest'essere qui
vicino è per la vostra sicurezza ma non ne capisco il
perchè - non mi ha ben spiegato il motivo,
comunque abbiamo cambiato il
copione. Dovrete
dare del voi a me e a Grace.
- Non mi chiami "la mia gattina sexy"? - disse imbronciato Grell
torturando le ciocche di capelli lunghi dell'uomo, strusciandosi contro
il suo avambraccio.
- NO! - disse avvampando l'uomo. Soma sospirò.
- Va beh, che cominci lo show! - s'incamminarono lungo la scalinata,
osservando meravigliati la fantastica villa che Sebastian aveva
comprato (Clicca
qui per
l'immagine della casa NdR). Le finestre erano
luminosissime, e molta gente riempiva la
sala da ballo; la musica giungeva ovattata fino a loro. Il trio
entrò nella villa, investito dalla musica dei violini.
Cominciarono a girovagare per la sala, chiacchierando qua e
là.
Erano molti i commenti riguardo i "padroni di casa".
- Avete visto che abito meraviglioso ha la signora Rose? Incredibile,
dev'essere costato tre milioni di pounds...!
- E che dire del marito? è un uomo bellissimo! Sembrano
usciti da un romanzo romantico...
- Oliver è dolcissimo! Pensate che è talmente
timido da nascondersi dietro i suoi genitori... che amore!
- Accidenti, guarda quell'uomo con l'abito broccato rosso! Che
schianto!
- Però, che moglie racchia eh. - a queste parole Grell
si appiccicò definitivamente ad Agni, guardando le donne in
sala
come per dire "questo gran pezzo di figliolo è solo mio,
maledette sciacquette!". Soma aveva attaccato bottone con un paio di
damigelle, attratte dal suo bel viso abbronzato e gli occhi dorati.
- Piuttosto, io e i miei genitori stavamo cercando la padrona di casa
per ringraziarla di persona per l'invito. L'avete mica vista..?
- Mmmhh, forse è vicino all'orchestra... la noterete subito,
il suo abito è meraviglioso!
- Puro esibizionismo!
- Già, vuole farci morire d'invidia!
- A me piace molto.
- Solo perchè ti vesti pacchiana come lei...
- come scusa? - Soma sgaiattolò via, andando a riferire ad
Agni.
Grell non vedeva l'ora di vedere come si era conciata la sua amica.
Mentre camminavano verso l'orchestra, videro Bald e Finny chiacchierare
con delle donne, mentre Undertacker girovagava con un metro cercando di
prendere le misure di tutti i presenti che, spaventati, scappavano
letteralmente dalle sue grinfie. Lau era spaparanzato su un divanetto,
con Ran Mao saldamente attaccata alle sue spalle.
Li salutò.
- Nihao, amici carissimi! E buonasera signora Grace, siete bellissima
stasera - disse sorridendo rivolto a Grell.
- Uhuhuhuhuhu che birichino Lau-chan <3
- Ahem. Procede tutto bene? - disse Agni cercando di tenere la
situazione sotto controllo.
- Oh certo, i topolini sono in gabbia ormai. - disse sorridendo
sornione.
- Cosa intendete? - disse guardandolo interrogativamente. Comunque
quell'espressione non gli piaceva per niente.
- Semplicemente che c'erano un paio di pantegane e ho dovuto portare un
disinfestatore. Bah, queste ville di campagna!
- Agni, non ho mai visto delle pantegane! Cosa sono?
- Nulla, princ.... emh, Soma.
- Ah già è vero, tu sei mio padre! -
Esclamò lui
dandosi una pacca sulla fronte. Le persone vicino a loro a sentire
questo discorso si sentirono un po' confuse.
- Comunque non preoccupatevi, sta procedendo tutto a meraviglia. Dopo
vi va se ci prendiamo un tè nel soggiorno? - Prima di poter
rispondere, fu trascinato via da Grell che diceva di aver visto
Sebastian, anche se poi si trattò di un'illusione. Decisero
per
tanto di dirigersi verso l'orchestra, dove le ragazze di poco prima
avevano detto di aver visto Razael e Sebastian. Quando arrivarono
all'esedra dove suonava l'orchestra, la videro.
Un abito rosa pallido, incorniciato da fiocchi neri orlati d'oro, con
un meraviglioso strascico di seta bianca. Un
paio di scarpe nere, dal tacco alto, ticchettavano sul pavimento lucido
senza sosta, spuntando di tanto in tanto fuori dall'organza. Dei lunghi
capelli castani incorniciavano delle spalle dritte e un collo chiaro,
morbido. Agni si sentì mancare quando scorse il volto. Un
viso
dolce, leggermente rotondo, con guancie colorite e labbra rosse. Un
paio di occhi color del mare erano custoditi sotto una folta selva di
ciglia nere, che sbattevano con civetteria. Quella era Rose Wirrolow, e
tutti non facevano che pensare a un dono del cielo. Non appena vide
Agni e Grell, sorrise. Soma era letteralmente imbambolato.
- Ehi... ehi! - esclamò Grell schioccando le dita di fronte
agli occhi di Agni - Svegliati bambolo!
- Eh? - disse lui sbattendo le palpebre e guardandolo come se si fosse
appena svegliato da un lungo sonno.
- Sono io la tua donna, non devi guardare le altre così,
sennò divento gelosa!
- Ah... sì, certo... - Agni sentì il suo cuore
mancare un
colpo quando vide Razael avvicinarsi, i battiti cardiaci aumentavano al
diminuire della distanza fra i due. Solitamente indossava un trucco
nero e aggressivo sugli occhi, con le labbra color del fuoco. In questo
modo invece
sembrava proprio una bellissima bambolina...
- Voi dovete essere il signor Agni, vostra moglie Grace e vostro
figlio Soma - disse con un tono che non le avevano mai sentito usare -
un tono calmo e dolce come una ninna-nanna. C'erano molte persone che
li guardavano orecchiando ciò che dicevano, pertanto erano
costretti a recitare. D'altronde, come non origliare ciò che
ha da dire la padrona di casa?
- S-sì, siamo noi. Lieti di conoscervi, Mrs Wirrolow - disse
lui
inchinandosi e baciandole il dorso della mano. Ritornò
dritto
con lentezza, ancora incredulo. Razael era davvero una donna bella, ma
quella sera non c'erano parole per definirla.
- Allora, trovate la festa di vostro gradimento? - continuò
lei
ignara di ciò che stava scatenando nell'animo dell'uomo.
- Mooooolto! - s'intromise Grell, non troppo felice di essere messo
(ancora una volta) in disparte. - e il vostro abito è
semplicemente magnifique!
- Sono felice di sapere che apprezzate il mio abito, è un
regalo di mio marito.
- Avete una famiglia facoltosa - osservò Agni alludendo alla
costosissima stoffa usata per l'abito.
- Già. E ditemi... - una mano inguantata si posò
su una
spalla della donna, che sobbalzò leggermente per la
sorpresa.
Subito dopo, una capigliatura corvina e un paio di occhi rossi
sbucarono alle spalle di Rose.
- Cara, non annoiare troppo i nostri ospiti - Sebastian (quella sera
Lord Thomas) era abbigliato di nero, con i capelli tirati indietro e
un paio di occhiali in bilico sul suo naso.
- SEBAS-CHAA...agehaghdaghag! - Grell, invasato dagli abiti che
fasciavano alla perfezione la shilouette sensuale e mascolina di
Sebastian, si era lanciato su di lui, prontamente soffocato da Razael
che strinse il suo braccio attorno alla gola del rosso.
- Grell... di questo passo fai saltare tutto... - mormorò
minacciosamente all'orecchio di Grell che, solo dopo aver giurato che
si sarebbe attenuto al copione, venne rilasciato beccandosi
un'occhiataccia da Sebastian.
- Comunque caro mi avevi spaventata! - disse lei riprendendo
immediatamente il tono zuccheroso usato fino a poco prima.
- Non era mia intenzione - disse lui schioccandole un bacio sulla
guancia. (solamente Grell notò il leggerissimo schifo che
lei
provò al contatto con le labbra del demone) - Oliver
continua a
fare il timido, perchè non provi a farlo conversare con
qualcuno?
- Ci posso provare. Dov'è? Ah, eccolo lì. Oliver,
tesoro!
Vieni qui! - un bambino gracilino, con i capelli castani tenuti un po'
lunghi e una fasciatura sull'occhio destro, si avvicinò alla
donna.
- Madre... chi sono questi signori? - chiese con una vocina infantile.
Ciel era davvero bravo a simulare ingenuità e
infantilità.
- Questo qui è un signore indiano - disse lei chinandosi
leggermente e poggiando le mani sulle spalle del bimbo. - Su tesoro,
saluta il signor Agni.
- B-buonasera signore - disse lui porgendo la mano. Agni la strinse,
leggermente divertito da quella situazione. Se avesse anche solo
provato a sfiorare Ciel in qualunque altra situazione si sarebbe
beccato una bastonata dritta sulla testa.
- Venite davvero dall'India? - disse entusiasmato.
- Sì, Oliver. Vengo dal Bengala, e questo è mio
figlio, Soma.
- Ciao! - disse Soma allegramente - piacere di conoscerti Cie...
Oliver!
- piacere - disse lui cercando di nascondere l'irritazione. - Madre,
posso andare dal signor Lau?
- Ma certo tesoro - disse lei accarezzandogli la testolina - vai pure,
ma non infastidirlo troppo!
- Va bene! - Ciel corse letteralmente via, ben felice di liberarsi
della presenza di Soma. Razael sorrise, stretta al fianco di Sebastian.
- Scusatelo, ma è molto timido.
- è davvero un bambino bellissimo - disse Grell intenerito.
- Già, ha preso tutto da sua madre - disse Sebastian facendo
scorrere una mano sul fianco di Razael e stringendola a sè,
strofinando appena la guancia sulla sua fronte con affetto. Agni doveva
ammettere che invidiava Sebastian; poteva permettersi di abbracciare
quella creatura meravigliosa, di mostrare a tutto il mondo che era solo
sua, mentre lui si ritrovava con un surrogato di moglie che tentava di
stuprarlo ad ogni occasione buona. Stava per aprire bocca, quando un
suono di violini vibrò nell'aria.
- Oh, stanno cominciando i balli. Andiamo ad aprire le danze, cara? -
disse Sebastian aggiustandosi gli occhiali sul naso. Razael
annuì, e si congedò dai suoi interlocutori con un
grazioso movimento del capo. Ben presto si formò un circolo
di
persone, in mezzo alle quali danzavanoi due "coniugi". Gli spettatori
commentavano ammirati.
- La signora Rose è di una bellezza sconvolgente, vero?
- Ahh, suo marito poi... sembra un angelo! Che meraviglia! - tuttavia,
se avessero potuto avvicinarsi, avrebbero sentito uno scambio di
battute non appropriato per due sposini che si amavano alla follia.
- Sei una racchia.
- Ma guardati, vuoi fare tanto lo splendido...!
- Sei così scollata... hai intenzione di farmi ingelosire?
- Sei un idiota.
- Vecchia.
- Cretino.
- Decerebrata.
- Porco. - A dispetto del turpiloquio che poi impregnò
questo
discorso, loro due si guardavano sorridendo ingenuamente, continuando a
indossare la maschera di Mr e Mrs Wirrolow. Agni venne trascinato a
ballare in mezzo alla pista da Grell, che dovette darsi da fare
affinchè lui la guardasse dritta negli occhi. Aveva notato
che
non aveva occhi che per Razael - anzi no, per Rose Wirrolow - e non la
degnava nemmeno di uno sguardo. E pensare che Grell si era dato da fare
per imbottirsi la scollatura del vestito per simulare un minimo di
seno...!
- Tesoro io ho caldo, possiamo andare a prendere qualcosa da bere?
- Sì certo - disse lui sorridendo, facendo
letteralmente
impazzire il suo
compagno. Sorseggiando dello champagne, guardavano gli altri ospiti
ballare. Soma stava ballando con una bella damigella, tuttavia il
maggiordomo avvertiva una strana tensione nell'aria. Agni vide Grell
tirare fuori un libro nero dalla scollatura
dell'abito, e cominciare a sfogliarlo.Mormorava cose del tipo "ma
guarda un po'", "questa non me l'aspettavo" e anche "Wiiiiill,
perchè non sei qui con me!??"
- Cos'è quel libro? - chiese curioso. Grell lo chiuse di
scatto, facendo l'occhiolino.
- aaahhh, Agni-chan, questi sono i segreti di una d-o-n-n-aaaaaaaaa
<3 - ululò mieloso accarezzando dietro il collo
dell'uomo,
che arrossì e si scostò. - Oh Agni-chan, sei
così
diverso dal mio Sebas-chan! Lui ha i capelli corvini e la pelle
alabastrina, tu i capelli candidi come la neve e la pelle color
mocha... Lui ha gli occhi rossi e caldi come il fuoco, tu grigi e
freddi come il ghiaccio... un mix di passione e pudicità, lo
Ying e lo Yang, gelo e fiamma! - Agni perse interesse per
ciò
che stava blaterando il rosso, tornando a guardare i ballerini. Il
primo
valzer era finito, e ora si stava tirando un po' il fiato. Rose e
Oliver erano di nuovo insieme, accerchiati da un gruppo di donzelle. La
serata sembrava non poter andare meglio.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Quando
sentirono le urla, si scatenò il panico. Il bellissimo abito
di
Rose si macchiò di rosso, l'organza si stracciò.
Un uomo era in piedi, brandendo un coltello. Rose cadde a
terra, stringendo le braccia al petto. Si rialzò velocemente
su
un gomito, ginocchioni. Dalle sue braccia intrecciate sbucò
la
testolina di Oliver, con l'occhio libero dalle bende sgranato. Nessuno
capì bene cosa era successo. Videro solo altri uomini tirare
fuori delle armi. Le persone cominciarono a correre come impazzite.
Soma si perse
nella folla, terrorizzato. Veniva sballottato da ogni parte, cercando
invano di non farsi trascinare dalla folla.
- Agni! Agni! - venne spintonato, ricevette delle
gomitate e cadde a terra. Sentiva solamente urla e suono di tavoli che
si ribaltavano, abiti strappati e piedi che correvano frenetici. Alcune
persone inciamparono su di lui, schiacciandolo a terra.
Sbattè
il viso contro qualcosa, e avvertì il sapore del sangue
sulle
labbra.
Qualcuno lo tirò su di peso, liberandolo dalla prigione di
corpi
in cui era rinchiuso.
- Soma-sama! State bene? - chiese Agni mentre lo trascinava fuori dalla
mischia. Notò con orrore che le porte erano sbarrate.
Cominciò a cercare una via d'uscita, evitando le persone che
urlavano e correvano senza meta. Gli vennero in mente le parole di Lau
"i topolini sono in gabbia"...
- Agni-san! - vide Sebastian spuntare fra le persone, gli occhiali
persi chissà dove e i capelli nuovamente lunghi ai lati del
viso, Ciel in braccio senza la parrucca. - Seguitemi! Il principe?
- Sta bene! - urlò lui per sovrastare le urla della folla,
correndo dietro al maggiordomo e portando sottobraccio il principe.
Raggiunsero la porta che davano sui
corridoi interni della villa, il cui ingresso era bloccato da Finny,
che per loro l'aprì.
- Passate da qui, poi prendete la terza porta a destra. Sempre dritto,
poi fino alla porta a sinistra. Imboccatela, e chiudetevi dentro; ci
sono cibo e bevande.
Fidatevi di me, andrà tutto bene. Portate con voi il
signorino e
Grell san. - disse Sebastian guardando le persone che si affollavano
sulla porta dell'androne. Vedeva alcune macchie di sangue per terra.
- Dov'è?
- Vi raggiungerà lui. Veloce ora!
- E..Razael? - chiese lui prendendo Ciel sulla schiena. Sebastian
sorrise.
- Se i servi Phantomhive non sapessero nemmeno contenere una folla
impazzita non sarebbero degni di tale nome. - La porta si richiuse
pesante alle sue spalle. Sentivano i suoni ovattati giungere dalla
sala. Ciel cominciò ad agitarsi.
- Mettimi giù! Non permetterti mai più di
toccarmi!
- S-sì, certo... - posò i due signori a terra,
guardandosi attorno.
- Signori seguitemi. Vi porto in un luogo sicuro. Lord Ciel, siete
ferito?
- Non preoccuparti per me e fammi vedere dove diavolo devi portarmi -
tagliò corto lui. Cominciarono a dirigersi verso il centro
della
casa, e pian piano i rumori della sala si affievolirono fino a sparire.
Notarono che la temperatura saliva man mano che si addentravano
all'interno della villa. Agni si tolse la giacca, seguito a ruota anche
dai due ragazzi. Fu quando si tolse il fuolard, slacciando la camicia
che avvertì una presenza. Con una mano bloccò i
nobili,
invitandoli al silenzio. Una presenza misteriosa si avventò
contro di loro. Agni fece scudo con il suo corpo, e stendendo
prontamente la gamba destra fermò l'aggressore
frantumandogli la
faccia contro la suola dei mocassini. L'aggressore mugolò.
- Uhhhhh... la tua gattina sexy voleva solo farti una
sorpresaaaaaaaaa....
- G-grell-san? Siete voi?
- Certo! - disse Grell saltando in piedi prontamente. - e non mi sei
piaciuto per niente stasera! Hai guardato per tutto il tempo Razael,
non mi hai nemmeno considerato! - disse agitando l'indice con fare
accusatorio.
- Tu... maledetto pazzo, che ci fai qui? - disse Ciel raggelando.
- Il mio radar per fighi si è attivato non appena questo
macho
man si è slacciato la camicia... Aaahahhh, che pettorali
scolpiti! La statua del bellissimo dio Apollo ha preso vita per beare
umani e shinigami con il suo corpo! Aahhh, che eccitazione!
- Soma-sama, tappatevi le orecchie - disse lui poggiando i palmi delle
mani sulle orecchie del padrone.
- Ehi, mi ascolti?! - disse lui irato.
- Per caso avete visto cosa sta succedendo in sala?
- Mh? Oh, nulla di che. I due piccioncini si stanno dando da fare per
placare il tutto.
- Ma chi era quell'uomo che ha ferito Razael? Piuttosto, è
ferita gravemente?
- Solo un graffio. Ehi, mica ti preoccuperai per lei? Guarda che
è italiana, ha la pelle dura - disse sorridendo. - Peccato
però che così mi obera di lavoro...
fortunatamente ho degli aiutanti.
- Lavoro?
- Sono i segreti di una d-o-n-n-aaaaaaaaa Agni-chan <3!!!
Comunque
sì... Stasera ho trecentoquindici anime da raccogliere. -
disse sbuffando all'idea della mole di lavoro che l'aspettava.
- Anime da raccogliere...? - mormorò Soma con gli occhi
spalancati. - Ma tu... cosa sei?
- Uno shinigami, DEATH!
- Aspetta un attimo! - esclamò Agni cercando di nascondere
il
suo turbamento e confusione di fronte a quella rivelazione. -
Trecentoquindici...
sono gli invitati di stasera, togliendo i servitori, quello strano
becchino e Lau-san con Ran Mao... Lord Ciel, che significa? - Disse
alzando leggermente la voce. Ciel si appoggiò al muro, con
calma.
- Significa che i nostri invitati moriranno tutti stanotte.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Intanto in sala continuava il pandemonio. Alcuni si ammassavano sulle
porte sbarrate, urlando e battendo sul legno come pazzi. Altri
pensarono di fuggire dalla finestre, ma anche queste erano state
sbarrate dall'esterno con pesanti tavole di legno. Coloro che avevano
tirato fuori le armi le usavano su chiunque gli fosse vicino.
All'improvviso sentirono un suono fortissimo, come quello di
un'esplosione. Tutti si zittirono, girandosi verso la fonte del rumore.
Razael, Undertacker e Sebastian erano in piedi di fronte alla scalinata
che portava ai piani superiori.
- Buonasera signori - Esordì Sebastian con una voce non
umana
(troppo calda e sensuale, e allo stesso tempo fredda, al punto che le
persone rimasero immobilizzate dal terrore) - Chiedo perdono se vi rubo
minuti di sicuro divertimento a questa festa. Mettetevi comodi e
condividete con me questa piccola chiacchierata. Dunque, siete i membri
di una setta che adora un potente demone, esaltandone la forza e
celebrando messe nere in suo onore. Non c'è problema, anzi
le
messe nere mi piacciono, è divertente, ci sono tante anime
da
mangiare. E oh, che anime gustose! Ho avuto pranzi fantastici durante
questi rituali. Purtroppo però voi mi avete sempre lanciato
gli
scarti, e
questo mi fa arrabbiare. Sapete, non è vero che i demoni
fanno
il bene se trattati con rispetto. Alla fine divoreremo le vostre anime
qualunque cosa accada. E se non siamo rispettati, beh, la fine
è
sempre quella, solo che vi faremo soffrire tanto, al punto che se vi
bruciassi gli occhi con un ferro incandescente lo riterreste cosa da
poco.
- Tuttavia - continuò Razael, con una strana voce metallica
(sembrava rimbombare in una stanza d'acciaio) - Avete ingiurato la
persona sbagliata. Sapete, vivere in Inghilterra e uccidere un parente
della Regina è davvero rischioso. Beh, dovrete pagare uno
scotto. Una vita vale una vita, indipendentemente dalla classe sociale.
Se dovessimo soltanto vendicare la morte della persona legata alla
Regina ne uccideremmo uno a caso e continueremmo la festa in allegria.
Ma, dopo attente ricerche, abbiamo notato che - sorrise crudelmente -
le vostre vittime da cinque anni a oggi sono esattamente
trecentoquindici. Quindi,
festeggiamo con un bel valzer! - *Wie Shon!*
Sebastian sorrise a sua volta, e
sparì. Riapparve in mezzo alla sala, stringendo un uomo per
il
collo. Con un veloce movimento del braccio lo lanciò contro
la
parete, spaccandogli il cranio. Le donne ripresero ad urlare, cercando
di scappare, mentre gli uomini estraevano armi bianche. Era una prova
del fatto che non fossero persone "normali".
Razael con un veloce movimento estrasse la sua spada dalle pieghe del
vestito, e con un salto scese giù dagli scalini.
Affondò
la lama nel petto di una donna, decapitandone un'altra subito dopo. Con
uno scatto corse fino ad un'uomo armato, schivò la lama
dell'arma e, sfruttando il pavimento liscio, con una rotazione
arrivò proprio sotto di lui, affondandogli la spada in gola.
Il
sangue che uscì con violenza dalla ferita le
macchiò in
parte il volto, e la sua espressione variò da seria a
disgustata. Un'altro uomo le arrivò alle spalle,
afferrandola
per il collo. Senza lasciare la spada venne trascinata via
dall'aggressore, con il corpo della sua vittima sopra. Cercò
di
scansarlo per riuscire ad estrarre la lama, ma improvvisamente la
stretta sulla sua gola fu talmente forte da toglierle il fiato e
annebbiarle la vista. Mantenendo il sangue freddo colpì
l'uomo
con il gomito, riuscendo ad allentare la presa e vedere un secondo
aggressore lanciarsi su di lei, un coltello da caccia in mano. Con una
seconda gomitata si liberò della presa, e si
abbassò in
tempo per evitare la lama, che penetrò il petto dello
strangolatore. Sfruttando il momento di sgomento dell'uomo estrasse la
lama e lo uccise con una veloce e precisa stoccata al cuore. Erano
talmente presi dalla smania di ucciderli che finivano per uccidersi a
vicenda. Nel frattempo Sebastian volteggiava per la sala, uccidendo
velocemente le persone. Avvertì un dolore al petto, e
notò che uno degli invitati aveva un'arma da fuoco. Il
dolore
era talmente insignificante che sembrava più essere stato
punto
da una zanzara. Con un salto arrivò dietro all'uomo,
così
velocemente che agli occhi di un mortale era letteralmente sparito.
Senza aspettare, con un poderoso calcio, gli distrusse la testa.
Schivò la sedia brandita da un signorotto
spaventato
piegando le ginocchia,
spazzò a terra con una gamba e lo fece cadere a terra, si
rialzò e gli schiacciò la testa. Intanto Bard e
Mey erano
saliti al piano superiore, e dai corridoi facevano fuoco. Finny
continuava a stare di guardia alla porta da dove era passato Ciel. Sul
lampadario, al sicuro dagli sguardi indiscreti, Undertacker si
dondolava felice.
- Bwawawawawa!!! Aaah, questi umani! Ahahaha, che spasso, CHE SPASSO! -
strillava nel vedere tutto quel sangue versato. Sebastian era a sua
volta divertito da quella situazione, anche se sapeva che non avrebbe
potuto nemmeno smangiucchiare un'anima da quattro soldi.
Sfondò
un torace con un calcio, e mentre si accingeva a colpirne uno venne
fermato proprio da questi. Stava ridendo, un coltello in mano, e una
donna stretta per il collo che urlava.
- Ti piace la messa nera, o grande demone? Hai trasformato questa festa
nella più grande e bella delle messe che abbia mai visto!
é per te! Per te
sacrifichiamo queste anime! - urlò l'uomo fuori di
sè. La
donna urlò più forte. - Zitta, puttana! ZITTA! -
le
tagliò la gola con violenza, gettandola ai piedi di
Sebastian. -
Mangia, demone! Mangia e potenziati! - Sebastian osservò gli
occhi della donna spegnersi, mentre questa cercava aiuto con lo sguardo.
- Che schifo. Non sono un cane, non mangio per terra - disse irato
guardando l'uomo, che rimase sbigottito. Con un movimento veloce gli
strappò il coltello dalle mani, affondandoglielo nel ventre.
-
Persino toccare il tuo sangue mi disgusta - disse godendo
dell'espressione di dolore dell'uomo. - Razael! - La donna
spuntò da dietro le sue spalle, trafiggendogli la testa con
un
movimento veloce. Dopodichè lei si girò, parando
un colpo
verticale inferto da una donna con un pezzo di ferro (un tempo la gamba
di una sedia) e colpendola con il palmo sotto al mento le
spezzò
il collo. Portandosi alle spalle di Sebastian vide un'uomo estrarre una
pistola dal panciotto.
- Non è l'unico - sibilò Sebastian vedendo molte
altre
persone fare lo stesso. Dopo un secondo partì un fittissimo
fuoco incrociato. Moltissimi vennero feriti o uccisi da proiettili
vaganti, ma notarono con orrore che i due erano spariti. Non erano a
terra fra i corpi. Improvvisamente si spensero le luci, e un suono
indistinto di urla e combattimenti invase la sala. Subito dopo le luci
si
riaccesero. I sopravvissuti videro che il loro numero era stato
dimezzato, se non di più. Abbandonarono le armi, ormai
terrorizzati. Inciampavano sui corpi, scivolavano sul sangue delle
vittime. Erano in pochi a cercare un'ultima estrema difesa. Razael si
diresse verso un uomo, caduto a terra. Urlava, invocava Dio.
- Non è un po' tardi per chiedere aiuto a lui? - disse lei
disgustata. Gli ruppe il cranio calpestandolo, poi si girò
verso
Sebastian, che stava uccidendo gli ultimi sopravvissuti. Infine scese
il silenzio. Sebastian guardava severamente Razael, con gli occhi rossi
scintillanti. Gli occhi di lei erano dorati e vuoti. Il silenzio venne
interrotto dal suono di un singhiozzo. Una donna si guardava attorno
come impazzita, i bei capelli biondi intricati, l'abito stracciato e
macchiato di sangue. Singhiozzando si alzò in piedi,
barcollando
verso l'uscita. Con uno sforzo considerevole Razael torse il
busto, ruotando le spalle e lanciando la spada, inchiodandola a una
colonna per il torace. Quella gorgoliò, per poi abbandonare
la
testa sul petto arrossato dal sangue, lavandolo in parte con le sue
ultime lacrime.
- Non sembri esserti divertita così tanto .
- Perchè non era divertente.
- Non sembra la prima volta che massacri una massa di persone che
personalmente non ti hanno fatto nulla. - Razael lo fulminò
con
lo sguardo.
- Hai ragione. E forse un tempo sarebbe stato divertente. Ma sto
parlando di secoli fa. Undertacker... - Il becchino stava soffocando le
risate.
- Pffff, mi viene da ridere così taaaantooo...
- Avevate promesso che vi sareste liberato di tutto questo macello.
- Eeeh già... ma un sacco li avete rovinaati... a questo
bisogna rimediare...
- Ci abbiamo già pensato noi - disse Sebastian indicando le
tende delle finestre. Razael le scostò, rivelando una porta
nascosta.
- C'è abbastanza petrolio da incendiare tutta Londra.
Basterà. Dovete solo liberarvi dei corpi.
- Ahahahahahaha!!! Uuuuuuuhuhuhuhuhuhuh!!! Quanto siete diverteeenti...
- Sentirono un suono provenire da oltre il portone. Era una carrozza.
- Avevo ordinato a Bald e Mey Rin di riaccompagnare a casa il signorino
e i nostri ospiti. - Chiarì Sebastian. Razael
annuì,
dirigendosi verso una finestra sbarrata. Il legno era stato quasi
spezzato; bastò forzarlo un po' e cedette con uno schiocco.
Vide
la carrozza, con due lumini appesi alla cassetta, allontanarsi. Era una
carrozza grande, ci stavano tranquillamente tutti. Osservò
tristemente la luce affievolirsi in lontananza. Si era rivelata per la
macchina da guerra che era, spietata e fredda, pronta ad uccidere anche
persone indifese pur di eseguire il volere del padrone.
Chissà
cosa avrebbero detto Soma e Agni se l'avessero vista all'opera...
- Sei sporca di sangue - Disse Sebastian cavando di tasca un fazzoletto
immacolato. Glielo passò sul viso,
lavandolo dal sangue. Razael si scostò, turbata da quel
gesto
così intimo.
- Ho ventidue anni, so lavarmi la faccia da sola - borbottò
allontanandosi. Entrò nel corridoio che portava all'interno
della villa. Finnian se n'era andato con gli altri servitori, ma aveva
fatto un'ottimo lavoro. Non c'erano segni di colluttazione nell'area
della porta. L'aprì e s'incamminò all'interno.
Avevano aperto le finestre, come da ordine. L'aria gelida della notte
la colpì sul viso infuocato, e la pelle sudata
rabbrividì. Osservò il suo riflesso nello
specchio nel
corridoio. I boccoli erano sfatti,i capelli arruffati e sporchi. Il
volto arrossato e gli occhi ancora color oro lucidi per lo sforzo
sostenuto, la pelle graffiata, l'abito meraviglioso strappato in alcuni
punti e macchiato di sangue. Si accorse di avere ancora in pugno la
spada. Le tremarono le mani. C'erano moltissime anime che aspettavano
solo di essere raccolte... Su trecento forse non si sarebbero accorti
di un'eventuale mancanza... Spalancò gli occhi, e
lasciò
la presa sull'arma, che cadde a terra con un suono metallico.
Osservò spaventata i suoi occhi dorati che la osservavano
dallo
specchio, e le lacrime le punsero gli occhi. Si coprì il
volto
con le mani, per poi scostarle immediatamente sentendole umide e
appiccicose, intrise del liquido vermiglio. Urlò, cadendo a
terra. Solo ora si rendeva pienamente conto dell'azione compiuta.
Affannata, avvertendo una dolorosa stretta al petto che le impediva di
respirare, si accucciò contro il muro, pulendo istericamente
le
mani sull'abito e sulla moquette. Tremava come una foglia.
- Razael, tutto bene?! - disse Sebastian entrando nel corridoio, preso
alla sprovvista da quell'urlo. Vedendola a terra, spaventata e nel
pallone, si avvicinò a lei inginocchiandosi. - Che diavolo
ti
succede?
- Tutta... tutta quella gente, Sebastian... Parecchi non hanno nemmeno
combattuto... - tirò su col naso, soffocando nei suoi
singhiozzi.
- Ehi, tranquilla. Ultimamente ti lasci andare a queste estreme
manifestazioni di spavento... - Non finì la frase che lei
nascose il volto nel suo petto, stringendosi a lui.
- Dimmi che sta arrivando Grell a prendere quelle anime -
mormorò stancamente.
- Era il patto. E noi i patti li rispettiamo, ricordi? Stanno arrivando
vari shinigami per completare il lavoro. Su, cambiati, meglio che non
ci trovino qui. - Fece per
allontanarsi, ma lei si strinse ancora di più a lui.
-...Possiamo rimanere così ancora per un po'? -
sussurrò
con la voce spezzata, senza mai allontanare il volto dal petto del
maggiordomo. Sebastian, sorpreso, non potè far altro se non
acconsentire, circondandole la vita con le braccia.
Angolo
autrice:
Questa è la seconda parte del capitolo 14, con la terza
parte, che contiene tutte le spiegazioni agli interrogativi che forse
vi siete posti durante la lettura, il
capitolo si chiuderà, passando al capitolo 15. Che dire,
spero
abbiate apprezzato questo spezzone! Come immaginerete, da questo
capitolo in poi il rating arancione è d'obbligo.
E, siccome devo per forza dirlo a qualcuno...
Questa storia, nonostante le mie pessimistiche aspettative,
supererà, e probabilmente anche di molto, i venti capitoli!
Yeee!
*partono applausi registrati mentre il pubblico raggela disperandosi*
Buuuh! Comunque, ne approfitto per ringraziare immensamente tutti
coloro che hanno recensito, messo fra le preferite e seguite e anche a
quelli che si sono limitati a leggere e non hanno avuto la beneamata
voglia di fare anche solo una delle cose sopracitate :) Scherzo,
scherzo.
Come al solito, invito tutti quelli che non hanno avuto il coraggio di
lasciare recensioni a farlo senza problemi! Mi sfugge il
perchè
alcuni siano così restii a lasciare un commento... Io non
abbaio, non mordo, non scalcio, non attacco la malaria, non mi rotolo
nel fango e non vi interrogo in greco. Cosa state aspettando?
Alla prossima!
Phoenix
|
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Capitolo 17 *** Capitolo 14 - parte 3 ***
14 - parte 3
Avviso: a fine capitolo ho messo il link di una canzone che
vi
consiglio di ascoltare durante la lettura delle note autrice, ma la
sconsiglio per la lettura del testo perchè è
decisamente
inopportuna :) cliccate sul testo "Sigla!" per venire trascinati nel
magico mondo del rock. Astenersi neomelodici.
Enjoy!
Capitolo 14 - parte 3
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Razael
si
svegliò sussultando. Avvertiva degli scossoni, e il suono
della
ghiaia sotto di lei. Le ci volle qualche istante per realizzare di
essere in carrozza. Scosse la testa per svegliarsi del tutto,
passandosi una mano sugli occhi. Stiracchiandosi gettò
un'occhiata al finestrino, coperto da una pesante tendina
nera. La
scostò, guardando fuori. Stavano per arrivare a casa, era
quasi
mattina. La carrozza si fermò, e qualcuno aprì lo
sportello. Sebastian si affacciò sorridente all'interno del
veicolo.
- Buongiorno
scansafatiche. Spero tu abbia dormito bene.
- Mica tanto,
guidi malissimo e ho la nausea per gli scossoni - mentì
Razael uscendo per respirare un po' d'aria fresca.
-... Ci
starebbe proprio bene una tazza di caffè...
-osservò guardando l'alba incendiare il cielo
rischiarando
le colline da dietro le quali stava facendo capolino il sole. Sebastian
si avvicinò a lei, guardando il panorama.
- Tu mi ami? -
chiese freddamente Sebastian. Razael si girò orripilata.
-
CHEEEEEEEEEE??!?!?!?!?! - Urlò scostandosi come se lui
potesse
essere una minaccia. Sebastian la guardò impassibile,
leggermente sorpreso dalla reazione esagerata.
- Ieri sera mi
hai abbracciato. Non mi hai dato la mano nemmeno
quella volta che stavo per cadere giù da quel ponte, ora
invece
mi abbracci. Ho studiato le reazioni e i comportamenti degli umani, e
ho imparato che spesso lo fanno per amore.
- Che ti sei
fumato?? Amore? Sei scemo, e pure tanto! Lo sai bene, ho una promessa
da mantenere...
- Non
è un giuramento. Le promesse sono effimere, sono i
giuramenti a mettere in ballo l'onore di un'uomo, una donna o un demone
che sia. - Razael serrò le labbra, gli occhi veniati di
rosso dalla stanchezza e dall'ira.
- Non dire
stronzate! Non posso infrangerla! - disse a denti stretti bollendo di
rabbia.
- Qui l'unica
che dice stronzate sei tu -sentenziò
Sebastian aggrottando la fronte. - Sempre a parlare di quanto era buono
tuo marito, quanto era gentile e affabile, del fatto che tu l'hai
trattato come uno straccio... Svegliati!
- Non osare
nominarlo! - urlò lei fuori di sè - Non osare
nominare Michele o io...
- O tu cosa? -
disse Sebastian in tono canzonatorio - Guardati. Non
l'hai mai amato, mentre ora dichiari a gran voce che lui è
la
tua vita bla bla bla che non ci sarà nessun'altro dopo di
lui
bla bla bla... E continui a non amarlo. - Razael sembrò
barcollare sotto il peso di quelle parole.
-... No, non
lo amo. Contento ora? - disse alzando lo sguardo in un
tiratissimo sorriso, anche se i suoi occhi erano contratti in una
smorfia di dolore. - Avevo costruito un castello di carte, nel quale io
ero la regina e decidevo tutto. Chi sarei stata, cosa avrei fatto, chi
avrei amato. Poi sei arrivato tu, e ti è bastato un soffio
per
radere tutto al suolo. Ah, scusami per il pugno - disse amareggiata.
- Quale
pugno...? - Chiese Sebastian, un'attimo prima che un potente
gancio destro si abbattesse sulla sua mandibola. Guardò
stupito
Razael, portandosi una mano alla parte offesa. E faceva male.
- Questo
è per aver osato nominare Michele... Non importa se non
lo amo - disse furiosa - l'ho promesso, è la mia croce, e tu
non
devi impicciarti! - Sebastian si drizzò, avvicinandosi alla
carrozza.
- Capisco.
Torniamo a casa. - Senza dire una parola risalì sulla
cassetta, aggiogando i cavalli. Razael corse all'interno, chiudendosi
dentro e tirando le tende. Si raggomitolò sul sedile,
raccogliendo le ginocchia al petto.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Sebastian
guardò stancamente la mole di lavoro lasciatagli dai
servitori.
Si era raccomandato che si limitassero a spolverare e cucinare (si
trattava dopotutto di soli due giorni), ma erano ugualmente riusciti a
distruggere il tavolo della sala, sfondare una finestra, dar fuoco a
una carriola, fumare il tè di Tanaka (con conseguenti
effetti
allucinogeni per Bald) e far dormire Finny nella vasca da bagno in
piena ecstasy da vapori del tè.
Dopo essere riuscito a scacciarlo brandendo una scopa, il nostro
diabolico maggiordomo aveva quasi terminato i suoi lavori. Era tornato
in cucina, e aveva cominciato a deliscare la trota per il pranzo.
Notò come Razael aveva lasciato la tazza di caffè
sul
tavolo, dimenticandosi anche solo di metterla nel lavabo. Sospirando si
tolse i guanti con i quali stava squamando il pesce, e presa la tazzina
la posò nel lavandino. Sentì la porta
scricchiolare sui
vecchi cardini, e girandosi vide Razael entrare. Aveva le borse sotto
agli occhi e il colorito della pelle non era dei più belli.
- Dormito male
principessa? - disse senza riuscire a sorridere, memore
del pugno ricevuto. La donna sembrò non curarsi della
freddezza
del demone.
- Potevi
svegliarmi se facevo tardi. Dopotutto, sono la governante di
questa casa. Se vuoi intanto cucino le verdure per il contorno - disse
dopo aver visto il pesce. Sebastian annuì senza guardarla,
concentrato sul togliere le spine. Razael si rimboccò le
maniche
e prese a pelare delle patate. Sebastian la guardò di
sottecchi.
Improvvisamente la donna si ritrovò qualcosa di freddo,
umido e
viscido spiaccicato sulla guancia. Fece un salto per la sorpresa e con
una mano schiaffò via la misteriosa cosa viscida, che si
rivelò essere la testa della trota.
- Oh, scusa
per la trota - disse Sebastian con un sorrisetto bastardo
dipinto in volto - Che animali buffi non trovi? Continuano a saltare
anche da morte.- Razael lanciò
via la testa, ringhiando.
- Bastardo! -
sibilò stringendo i pugni. Sebastian tornò
al lavoro, quando imprivvisamente un forte odore di bagnato e terriccio
lo investì. Pochi attimi dopo una montagna di bucce di
patata e
terriccio lo aveva ricoperto.
- Oooops. Che
sbadata -disse Razael con il cesto dei rifiuti
ancora sollevato sopra la testa del demone che la guardava quasi
inferocito. Si scrollò di dosso i rifiuti e, dopo essersi
tolto
i guanti, si scagliò contro la donna, afferrandola per i
fianchi
e sollevandola. Razael lanciò un'urletto sorpreso e
cominciò a tempestare di pugni la testa del demone, che per
risposta le avvolse la cassa toracica con le braccia stringendo fino a
mozzarle il fiato. Lei strinse gli occhi per il dolore, e
reagì
abbassando il viso sul suo collo e mordendolo con forza. Sebastian
sgranò gli occhi, e caricò la credenza davanti a
sè, facendo sbattere la schiena di Razael con veemenza; la
donna
lasciò la presa sul suo collo, ma cominciò a
graffiargli
il viso e le spalle, strappando i bottoni alla camicia. Sebastian
afferrò l'abito della donna tirandolo per cercare di
bloccarle i
movimenti, sentì i bottoni slacciarsi, ma visti gli scarsi
risultati prese a farla sbattere contro
il mobile sempre più violentemente, cercando anche di
allentare
la presa non proprio comoda delle gambe di lei intrecciate al suo
torso. Proprio quando erano arrivati al punto di prendere i coltelli e
scannarsi, una voce tuonò nella stanza. I due servi si
fermarono, guardando stupiti la porta della cucina. Ciel era in piedi,
con le gambe divaricate e lo sguardo severo. Sebastian e Razael non
sapevano cosa dire, o fare, rimanendo pertanto appiccicati l'uno
all'altro.
- Cosa succede
qui? Non dovevate prepararmi il pranzo? Vi si sente dal
mio studio, mi infastidisce. - disse irritato guardando in che stato
era ridotta la cucina.
- La cucina
non è un luogo per voi... - disse Sebastian senza muoversi.
- Se hai tempo
da perdere dietro alla voglia che porti nei pantaloni ne avrai
abbastanza per preparare una maledetta trota!
- Sissignore.
Perdonate questo terribile...
- Lascia
perdere, non voglio sapere cosa stai facendo. Sbrigati a preparare il
pranzo!
- Yes, my
Lord. - Ciel se ne andò disgustato, e solo allora la donna
riuscì a riprendere parola.
- M-mettimi
giù...!
-
Perchè, non stai comoda qui? - Lei avvampò
notando le
gambe scoperte e l'abito slacciato, lasciando intravedere parte del
corsetto.
- No!
- Come
desideri - disse appoggiandola delicatamente a terra. Razael
immediatamente si sistemò l'abito, notando con orrore lo
sguardo
compiaciuto del demone.
- Sei un
porco! - sibilò rossa come un pomodoro. Sebastian
ridacchiò.
- Pensava che
noi due stessimo facendo...
-
H-ho capito
perfettamente! - disse lei scuotendo forte la testa.
Mentre puliva la stanza con Sebastian, Razael non potè fare
a
meno di ripensare alla sera precedente, anche per distrarsi dal fatto
appena accaduto...
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££*
Si
avvicinò sorridente ad uno degli ospiti più
illustri
della serata, Lord Aaron Denver. Era un'uomo di media altezza, i
capelli brizzolati e i tratti del viso duri. Indossava una divisa da
cerimonia militare, e stava parlando con alcuni uomini. Non appena vide
Rose Wirrolow avvicinarsi congedò i suoi interlocutori, per
poi
rivolgersi alla signora.
- Madama, che
serata magnifica avete organizzato! - esclamò
allargando le braccia come per abbracciare tutta la sala - Davvero
complimenti!
- Suvvia Lord
Denver, così mi lusingate! -
esclamò lei
con falsa modestia circondando le spalle di Ciel con un braccio. -
Comunque sono felicissima di vedere che avete accettato il mio invito!
A quanto vedo ci sono anche molti vostri amici qui presenti.
- Eh
già, com'è piccolo il mondo vero signora?
- Oh, a chi lo
dite! L'ultima volta che vi ho visti indossavate tutti
un bellissimo cappuccio che vi copriva il volto, con solo i buchi per
gli occhi... Brrr, eravate inquietanti! - disse sempre sorridendo.
Denver divenne guardingo.
- Dovreste
evitare di dirlo a così alta voce, madama. Ma io
sono abbastanza sicuro di non avervi visto mai.
- Ma come, non
ricordate? Quando avete scannato quella povera ragazza
per compiacere un demone... eccome se lo ricordo! - Denver sorrise.
- Oh, un'altra
adepta vedo... siete nuova scommetto.
- Nuova? Oh no
affatto. Ho a che fare con questa roba da secoli. E mi
disgusta sempre di più nonostante ormai ci sia abituata -
disse
storcendo il naso. Denver continuava a sorriderle.
- Sono sicuro
che apprezzereste di più l'intrattenimento se
non partiste con cattivi pregiudizi...
- Stasera vi
siete
preparato a morire? - disse con voce bassa guardando seria l'uomo,
ormai stanca di quella discussione. L'uomo la guardò
esterrefatto.
- Come...?
- Vi ho
semplicemente avvertito. Stasera morirete. - Denver rimase
shoccato da quelle parole, ma improvvisamente scoppiò a
ridere,
di una risata folle e malvagia.
- Temo che
stasera non morirò! Guardate quante anime qua
intorno! Sono sicuro che ne verrebbe fuori una bellissima Messa Nera,
non trovate? - a quelle parole la donna sussultò. - Suvvia
signora, non sono mica venuto senza essermi preparato! Stasera a morire
sarete voi - disse portando una mano al panciotto. Ciel prese la
parola togliendosi la mano di Razael dalla spalla.
- Lord Denver,
stasera morirete su ordine della Regina. Per la Corona
offesa si reclama il vostro sang... - Improvvisamente l'uomo aveva
tirato fuori un coltello dalla giacca, cercando di affondarlo nel petto
del ragazzino. Razael immediatamente si lanciò in avanti,
stringendo Ciel al petto e facendo scudo con il suo corpo.
Sentì
la lama, calda per il lungo contatto con la pelle, affondarle nella
carne, ma fortunatamente non andò troppo in
profondità. Cadde a terra per lo slancio, continuando a
stringere il ragazzino. Si rialzò su di un gomito,
avvertendo un dolore alla spalla, gli occhi
sbarrati, mentre Ciel cercò di liberarsi della stretta che
lo
faceva soffocare. Le donne cominciarono ad urlare, spaventate dal
gesto. Denver fece un segno ad un'uomo lì vicino, e
quest'ultimo
con un gesto quasi sciolto afferrò una donna e le
piantò
un coltello nel cuore. Immediatamente le donne più giovani
presenti cominciarono a correre disperate, rincorse dalla maggior parte
degli uomini presenti in sala. Tutti quelli che provavano ad opporsi
finivano uccisi. Razael si guardava intorno, incapace di concepire il
perchè di quella follia.
- Cosa
succede, signora? Non avete mai visto i nostri agnellini? - a
quella parola Ciel sbiancò. Razael tornò a
stringerlo
protettivamente. - Vergini giovani e belle, le migliori! Peccato che
pare abbiano capito la fine che faranno... Se se ne stessero zitte e
buone potremmo dare una messa di tutto rispetto! Alcune di quelle donne
sarebbero state sacrificate
fra pochi giorni, ma perchè non farlo con un'unica grande
festa?
Avete idea del potere al quale potremo accedere una volta che il nostro
Oscuro Signore avrà banchettato con queste anime pure?
Potremo
finalmente dominare il mondo...! - Ciel tremò, e si
portò
una mano allo stomaco, il volto livido. - E una volta morte,
sacrificheremo anche il
vostro bel bambino! Lo scorticherò vivo prima di ucciderlo
definitivam... - Concluse la sua frase con un gorgoglio, guardandosi il
petto. Era stato trafitto dal braccio della donna. La guardò
con
gli occhi sbarrati.
- Tu... una...
demon...essa...? - cadde a terra nel suo stesso sangue.
Razael aveva gli occhi veniati di rosso dall'ira. Ciel la
guardò
allibito.
- ... Sei...
un demone? - La donna lo sollevò, mentre
scappava
alla ricerca di Sebastian. Sentiva le urla di rabbia degli adepti della
setta che avevano visto la scena, e avvertì
addirittura il fischio di qualche proiettile sparato da silenziatori.
Erano assassini provetti, ed era evidente ormai che lo scopo preciso di
quella serata era di uccidere. Per divertimento o per offerta
a dei demoni poco importava. Razael cercò Sebastian con gli
occhi, e lo vide mentre correva verso di loro.
- Non hai
risposto alla mia domanda...! - Urlò Ciel mentre
veniva preso in braccio dal demone.
- Ma
padroncino, sono solo una mera governante... Di servi
diabolicamente geniali ne basta e ne avanza uno! - Disse lei correndo
lungo le scale e strappando la pesantissima criolina che imbottiva il
vestito. Sentì gli occhi bruciare, e la sua vista acuirsi. A
stento represse il desiderio di assumere la sua vera forma. Era da
molto che non aveva fra le mani un tal numero di anime, e non era
facile contenersi.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££*
Quel
giorno il principe Soma non si fece vedere a villa Phantomhive. Era
rimasto alla Town House, stranamente silenzioso. Agni era in cucina
intento a preparare la colazione, lo avvertiva dall'odore del naan in
forno. Si era svegliato presto nonostante le poche ore di sonno, ma era
rimasto a letto, mentre solitamente si alzava, si vestiva e cominciava
a zompettare per la villa senza dare un'attimo di pace al suo
maggiordomo. Si girava senza posa, inquieto. Il ricordo della sera
precedente ancora lo riempiva di terrore. Sospirò
profondamente,
abbracciando il cuscino e affondandoci il viso. Conficcò le
unghie nella stoffa, stringendo i denti. Sapeva chi era stato il
responsabile del massacro, sapeva chi lo aveva attuato, e sapeva chi
era morto. Aveva visto Razael, di sfuggita, mentre Agni lo trascinava
via. Aveva gli occhi veniati dalla rabbia, l'abito macchiato di rosso
dove era stata colpita. I suoi occhi sembravano splendere come due
fiaccole, spaventosi. Deglutì, poi si trascinò
fuori dal
letto. Senza cambiarsi infilò le raffinate scarpe di tela
bianca, e uscì dalla stanza. Faceva freddo, e il suo pigiama
era
troppo leggero. Cercando di ignorare il gelo che gli faceva venire la
pelle d'oca si diresse verso la cucina. Stava per aprire la porta,
quando si fermò con la mano sul pomello. Agni cantava
spesso,
con una voce profonda e intonata, canzoni tipiche del suo paese,
rallegrando l'atmosfera mattutina. Oggi però la cucina era
talmente silenziosa che Soma sentì il suono delle dita che
affondavano nel sale e lo spargevano. Prese un respiro ed
entrò.
Agni sobbalzò vedendo il principe.
- P-principe...! Cosa ci fate già alzato? - chiese in hindi.
- Ho dormito male - rispose Soma nella sua lingua madre.
Guardò
il suo maggiordomo. Aveva la tunica mezza slacciata, aveva dimenticato
sia il turbante che la fascia gialla, e sotto i suoi occhi si
stagliavano delle pesanti borse. - Tu mi sa che hai passato
direttamente la notte in bianco.- Il maggiordomo non rispose,
limitandosi ad annuire e tornare concentrato sui suoi gamberi. Soma
rimase ancora in silenzio, sedendosi su di uno sgabello e appoggiandosi
all'isola della cucina.
- Agni...?
- Ordinate principe - disse stancamente il maggiordomo nascondendo uno
sbadiglio. Soma si guardò intensamente la punta dei piedi.
- Razael e Sebastian... ieri sera... - Un lampo attraversò
gli
occhi stanchi del maggiordomo, rendendolo attento. - Ieri sera...
insomma, hanno davvero...? - Agni coprì la pentola, e presa
una
sedia, si sedette di fronte al principe.
- Il dovere primo di un maggiordomo, nonchè di una
governante,
ciò che viene prima della custodia della casa, è
eseguire
gli ordini del suo padrone. Se il nobile Ciel l'aveva ordinato loro non
potevano non ubbidire. Vi ricordate le parole di messer Lau, quando
siamo arrivati nella stanza indicataci da Sebastian?
- Beh, stava già lì con quella donna mezza
scosciata in braccio...
- Sì, ma ricordate le sue parole quando abbiamo chiesto
spiegazioni? "Ordini della Regina". è come se il nostro Re
ci
avesse ordinato...
- Capisco - l'interruppe bruscamente il principe. Agni lo
guardò
perplesso. - Ma il punto... è che... ho visto Razael di
sfuggita, e... aveva uno sguardo crudele... - si
zittì,
rabbrividendo al solo ricordo. - Sebastian mi fa paura, e tanta, ma
lei, in quel momento... Credo che se mi avesse guardato sarei morto
d'infarto. Era cattiva.
- Ma cosa dite?!? - esclamò a gran voce l'uomo, per poi
rendersi
conto del tono poco rispettoso usato. Soma lo guardava allibito. -
Emh... perdonatemi, io... - si grattò la nuca, cercando di
trovare le parole adatte. - Vi siete spaventato quella volta che sono
entrato nello stato di samadhi, nella casa di West? - Soma rimase
immobile, ricordando il terrore provato nel vedere Agni in quello stato
scatenarsi contro di lui. Annuì. Agni continuò. -
Esattamente come io ho un lato oscuro, così anche Razael e
Sebastian lo hanno. Ma come avete visto, lo fanno solo per il loro
padrone, proprio come ho fatto io. Sono sicuro che continuerete ad
apprezzare Razael come prima. - Soma sorrise, e curioso andò
ad
alzare il coperchio della pentola annusando il buonissimo odore di
curry. Agni si alzò stancamente dalla sedia, sorridendo a
sua
volta. Beato il principe che riusciva ad essere convinto con
così poco. A differenza sua, Agni aveva visto le tenebre, e
le
conosceva. E sapeva che era impossibile sfuggirne.
Sigla!
(ascoltate la sigla scelta per il capitolo gente, con me solo buona
musica ;))
Angolo
autrice:
Ed
eccoci all'ultima parte del 14° capitolo, che dire, spero
abbiate
apprezzato! Se ci sono delle parti non ancora chiare fatemelo sapere,
provvederò a modificare il testo se necessario :)
Dunque,
per i nuovi lettori (o per chiunque non si sia mai posto il problema),
vorrei specificare una cosa.
In
molti mi hanno chiesto chiarimenti riguardo la vera natura di Razael.
In parole povere, codesta donna è demone, angelo o shinigami?
Dunque,
questo è uno dei punti cardine di tutta la storia,
perciò
per i chiarimenti dovrete pazientare ancora a lungo, sorry :)
La
storia avrà inoltre molti punti oscuri, ma non temete: se
avrete
la pazienza di accompagnarmi in questo viaggio fino alla fine avrete
molte sorprese, e spero davvero che continuerete a seguire la storia!
Ringrazio tutti coloro che hanno recensito, messo fra le preferite e le
seguite dal profondo del cuore! Continuo a rompere
le palle
invitare
chiunque non abbia mai lasciato una recensione a farlo. Ah, e non
abituatevi a questi aggiornamenti ravvicinati; l'ho fatto solo
perchè era un'unico immenso capitolo spezzettato,
così
chiudo in fretta la narrazione. Detto questo vi lascio agli AC/DC con
la straepica "Higway to Hell".
Enjoy!
Phoenny
PS:
Se
vi piacciono i miei gusti musicali posterò altre "sigle", e
perchè no, potete propormele voi! A breve (ovvero quando
avrò la possibilità di collegarmi a un fottuto
modem
anzichè al telefono) posterò "Lo sgabuzzino di
White
Housekeeper", una piccola raccolta di vignette che raccontano un po' di
me, un po' del backstage della storia :) E ricordate... Mama
forgive me!
PPS: non chiedetemi
perchè il testo è per metà attaccato e
per metà diviso. Non ne ho idea. Chiedetelo al Dio dell'HTML.
|
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Capitolo 18 *** Capitolo 15 ***
Capitolo 15
Capitolo 15
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-
Amico, non saranno troppe quelle bottiglie di whisky?
- Mh?
- é la quinta... su, allunga i soldi e tornatene a casa
prima di
combinare qualche guaio. - L'uomo con occhi vitrei frugò in
tasca, e appena sentì il contorno di alcune monetine le
afferrò con dita tremanti e le buttò sul bancone,
raccogliendo la giacca e barcollando fino alla porta. Una volta
all'esterno si riscosse sentendo l'aria fredda della sera londinese. Si
avvolse nella giacca, tornato improvvisamente lucido.
- Ahh, povero me, di questo passo le ossa mi faranno impazzire! Che
dolore - mugolò allungando le braccia e sentendo
scricchiolare la
colonna vertebrale. Respirò a pieni polmoni l'aria fetida e
pesante del sobborgo. - Vediamo un po', ci saranno delle anime da
mangiucchiare nel tragitto fino a casa...? Bah, quel barista non era
per niente appetitoso.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Sebastian
starnutì. Agni lo guardò sorpreso.
- Messer Sebastian, non vi sarete mica raffreddato?
- Chiedo venia, signor Agni. A quanto pare qualcuno ha pensato a me -
disse sorridendo e cavando di tasca un fazzoletto. I servitori erano
stati in vacanza (tranne per Razael e Tanaka, che erano rimasti ad
occuparsi della casa), anche se alla fine si trasformò in
una
specie di incubo. Erano da poco tornati, portando con loro un lupo
infernale. Una creatura che a quanto pare obbediva solamente
a
Sebastian e Razael, quest'ultima solo se ricorreva a minaccie
però. Quel giorno Soma
aveva deciso di rimanere per un po' a casa del suo amico (senza
avvisare prima, naturalmente), e Agni volerenteroso come al solito si
faceva in quattro per aiutare i servi Phantomhive. Sentirono un gran
frastuono, e videro Mey-Rin cadere proprio davanti alla porta della
stanza che stavano pulendo. Sentirono la voce di Razael cominciare ad
inveire in italiano, e la cameriera si alzò inchinandosi
centinaia di volte e scusandosi senza posa. Dopo qualche secondo, la
ragazza corse via, e Razael comparve sulla soglia.
- Sebastian, dobbiamo ordinare un nuovo servizio da tè.
- Non possiamo spendere tutto il patrimonio del signorino in tazzine e
piattini - disse sospirando Sebastian. Lei entrò nella
stanza
vedendo Agni.
- Ehi, Agni! Non ti avevo visto... sono stata talmente occupata in
cucina che sono riuscita ad uscire solo ora! - Per un attimo l'uomo
rimase colpito da quanto fosse bella quando aveva le labbra contratte
in quel sorrisetto complice... per poi sbattere le palpebre allibito da
quei pensieri stupidi.
- Beh, se hai bisogno d'aiuto non basta che chiedere! -
esclamò
con un tono forzatamente allegro. Perchè si stupiva di quei
pensieri? Era normale, Razael era una gran bella donna, ed era ovvio
pensarlo. Non era una cosa così strana, o no?
- No non preoccuparti! Ti dai pure troppo da fare qui! - disse lei
felice. Scese un silenzio imbarazzante, poi lei si congedò
con
una scusa. Sebastian portò una mano al mento, pensieroso.
- Agni-san, come mai avete quello sguardo?
- Eh? Quale sguardo?
- Questo - disse il maggiordomo simulando (male) un paio di occhi
ammirati e persi nel vuoto. Agni capì che i suoi pensieri
erano
facilmente intuibili dalla sua espressione. Era stato maledettamente
ingenuo.
- ... è che mi fa un po' male la testa e stavo pensando di
andarmi a sdraiare un po'... emh... solo che non volevo darlo a
vedere...
- Signor Agni - l'interruppe Sebastian con tono serio. L'indiano
raggelò, incapace di pensare a quello che avrebbe potuto
dire. -
...se vi sentite poco bene vi consiglio caldamente di andare a
riposarvi un po'. Avete l'aria stanca. Qui ci penso io, non
preoccupatevi.
- G-grazie mille, messer Sebastian - disse inchinandosi per nascondere
il sollievo evidente che si dipinse sul suo viso, anche se era
abbastanza sicuro che Sebastian avesse perfettamente capito tutto.
Velocemente
andò nella sua stanza, chiudendo frettolosamente la porta e
buttandosi di peso sul letto. Si passò una mano sugli occhi.
- Che diavolo mi prende? - mormorò a se stesso. Non gli era
mai
capitato di sentirsi così turbato... O forse era
già
capitato, in India, con
quella donna... - Aaargh, ma che vo pensando! - esclamò
rizzandosi a sedere stupito da quei pensieri. Lei non poteva
minimamente essere paragonata a Razael! Forse sì, l'aveva
amata,
ma era stata una cosa passeggera... un banalissimo amore estivo, di
quelli
che in tre mesi consumavano sia i sentimenti che la passione. Un
attimo, perchè pensava a un suo vecchio amore? Non era mica
innamorato di Razael, assolutamente, lui era la donna (virtuale) del
principe! Mugolando
si risdraiò, e trovò stranamente comoda quella
posizione,
messo di sbieco sull'ampio letto, con le gambe fuori dal materasso e la
schiena affondata dove questo era più fino, al punto da
sentire
le stecche premere sulla schiena. Poteva starsene tranquillamente
spaparanzato a crogiolarsi nei suoi pensieri, senza doversi preoccupare
d'altro. Pensò che avrebbe almeno potuto andare a preparare
la
cena, starsene fermo in quella maniera alla lunga lo annoiava. Si
alzò
dandosi delle pacche sulle guance per svegliarsi, poi
respirò a
fondo e si diresse verso la cucina. Vi trovò Bald intento
a sbucciare delle patate.
- ehilà Agni! Come va la vita?
- Nulla di cui possa lamentarmi, chef - disse sorridendo. - Vi dispiace
se uso la cucina per preparare il tè per il principe?
- Ci mancherebbe. Stà attento però a non rompere
nulla. -
Agni sorrise grato e prese alcune spezie dalla dispensa.
Guardò
Bald, e gli venne in mente che lui conosceva molto bene Razael. Forse
avrebbe potuto "sfruttarlo" per conoscere qualcosa sul conto della
governante... e magari per meglio capire i suoi sentimenti confusi
verso di lei.
- Chef, posso farvi qualche domanda?
- Sì certo... però senti, chiamami Bald, ora
questa storia dello chef comincia a stancarmi.
- Ok... emh... vorrei farvi qualche domanda su Razael. - Bald
lasciò stare le patate e guardò sorpreso il
maggiordomo.
- Scusa se ti rispondo con un'altra domanda, ma... A che ti
servirebbero delle informazioni su di lei?
-... Un questionario di statistica - disse sperando che Bald ci
cascasse.
- Umh, non so nemmeno cos'è un questionario di statistica.
- Eeemmhh... si mangia.
- aaah, ok allora. - "Ma che razza di discussione è
questa?!" si chiese l'uomo.
- Ecco, vorrei sapere qualcosa sul suo conto. Cose molto in generale
eh, non chiedo i dettagli...
- Umh, vediamo, le piace molto il colore rosso. In particolare, da
quando
è morta la sua vecchia padrona indossa spesso abiti di quel
colore. Poi adora la cucina italiana, detesta quella inglese ma le
piace assaggiare i piatti stranieri. E poi boh... da quel che ne so si
intende un po' anche di musica, e ha studiato canto a quanto dice.
- Canta bene?
- Boh non lo so, se canticchia qualcosa è già
tanto.
Comunque se vuoi altri dettagli ti consiglio di chiedere direttamente a
lei.
- é che non volevo disturbarla...
- Macchè, fidati a lei piace molto chiacchierare e passare
del
tempo con te. - Per un'attimo gli sembrò di vedere tutto
più sfumato, tanto la luce gli sembrò forte in
quel
momento.
- Davvero?
- Ma certo! Ogni volta che parla non fa che citarti... "Ah insomma, non
ricordi come aveva fatto bene Agni?" oppure "questo stramaledetto
tortino avrebbe potuto farlo meglio Agni con gli occhi bendati e una
mano legata dietro la schiena!" e anche "Ahhh, se solo Agni fosse
qui..." - Disse Bald usando una vocina stridula e isterica per imitare
Razael. L'uomo cominciò a sentirsi come lusingato per la
considerazione che la donna aveva di lui. Era qualcosa che gli faceva
battere il cuore.
- Uh... beh grazie allora. - In fretta caricò tutto
l'occorrente
per il tè su un vassoio e si sbrigò ad uscire
dalla
stanza. Quasi gli tremavano le mani, al punto da temere che tutto
sarebbe cascato a terra. Si sentiva stupido, con quel sorrisone a
trentadue denti stampato sulla faccia. Eppure era bello sentirsi come
galleggiare a mezzo piede dal suolo, vedere tutto così
luminoso.
A quanto pare i suoi sentimenti per Razael dovevano essere diventati
più profondi da quando l'aveva conosciuta... Doveva solo
stare
attento a non commettere passi falsi.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
-
Ha chiesto delle cose su di me?? - Disse Razael sorpresa.
- Eh già. Ha detto che era per un... un, emh... "staquenario
di
stastitica". Me lo cucini un giorno? Ehi, Razael...? - La governante
guardava fuori dalla finestra. Che diavolo.... era pieno giorno!
- BALD! Al salone centrale! Manda Mey sul tetto, presto! Dove diamine
è Sebastian quando serve...! - esclamò sfoderando
la
spada. Bald immediatamente diede un pugno al tavolo, facendo scattare
un cassetto segreto nel quale teneva una magnum carica e pronta
all'uso, per poi dirigersi verso il salone. Razael corse di fuori,
esponendosi senza pensarsi troppo. Se
era giorno non potevano avere dei fucili, sarebbero stati troppo
difficili da trasportare fin lì di nascosto... tutte strade
che
portavano alla villa erano battute dalla polizia... forse sarebbe
riuscita a eliminarli senza troppo fracasso. Vide volare un paio di
pugnali verso di lei, e con un'unico movimento della lama sottile li
arrestò. Aumentò la velocità,
scomparendo
improvvisamente. Il gruppo di malviventi era ben nascosto nel folto del
boschetto che circondava la villa. Erano assassini provetti, stavano
solo aspettando che il conticino abbassasse un po' la guardia. Non si
sarebbero mai immaginati che una donna li avrebbe visti e caricati a
testa bassa con una spada. Poi
era improvvisamente sparita...! avvertirono una sensazione molto vicina
al terrore, una sensazione che gli immobilizzava gli arti. Un gelo che,
nonostante l'afa estiva, li mangiava da dentro. Tale era questo freddo
che la lama che li trapassò al confronto era
bollente. Si
accasciarono al suolo come sacchi vuoti, morti. Razael si
pulì
infastidita le mani dal sangue che le era schizzato addosso. Il loro
cervello tuttavia ancora doveva spegnersi. Si ricordò del
ballo.
Di tutte quelle vite tolte, di tutte quelle anime. Ricordò
il
terrore provato. Respirò a fondo. Ricordava una frase.
"L'unico
modo per liberarsi di una tentazione è cedergli."
-... Tanto
vale prendere le loro anime... anche se sono sciape non
meritano di essere mangiate da Sebastian. - Dopo mezz'ora gli
sventurati assassini riposavano fra le radici delle piante
secolari che avevano assistito alla loro morte. Razael si
pulì
le mani dal terriccio, poi senza degnare di un'altro sguardo la terra
che copriva i corpi tornò alla villa. Pluto non abbaiava, ma
guaiva per richiamare la donna. Aveva
notato il gruppetto,
ma non gli erano sembrati degni della sua attenzione. Fu contento del
fatto che Razael andò a coccolarlo un pochino; di fatto, era
l'unica che lo trattava come un cane anche quando assumeva forma umana.
- Ci sono
ricascata - gli mormorò mentre lo grattava dietro le
orecchie. Pluto la guardò interrogativo, ancora in forma di
lupo. Lei continuò ad accarezzarlo sul collo e sul dorso,
sorridendo.
- Mi ero
promessa di non raccogliere più anime, e guarda un po'
invece. Mi sa che Grell si arrabbierà un pochino; ci teneva
così tanto a portare a termine il suo lavoro per far felice
William. Piuttosto, quel muso lungo verrà a lamentarsi. -
disse
sospirando. Pluto guaì felice per le coccole, ma Razael
decise
che ormai era tempo di tornare a lavorare. Quando rientrò in
cucina vide Agni. Stava chiacchierando con Bald mentre lavava la teiera
d'argento di Soma. Si bloccò improvvisamente quando vide
Razael
sulla soglia.
- Ah... c-ciao
Razael! Dove sei stata?
- Sono andata
ad accudire il cane - disse sorridendo. - Senti,
piuttosto mi aiuteresti a preparare l'arrosto di tacchino per stasera?
Quel volatile è pesantissimo, mi faresti il favore di
spennarlo?
- Certo,
nessun problema! Se ti può aiutare posso anche sviscerarlo.
- Magari! Vedi
Bald, prendi esempio da lui! Non solo fa quello che gli
dico, ma si offre anche per altri lavori! Ahhh, quanto mi piacerebbe
che a lavorare al mio fianco ci fosse sempre lui! - La donna non poteva
minimamente immaginare quale impatto avessero quelle parole sull'uomo.
Agni capì solamente una cosa: che quel che provava per lei
era
ancora poco chiaro, e che doveva darsi una mossa. Lasciando perdere
quei pensieri stupidi, uscì dalla porta e andò
sul retro
per spennare l'animale. Bald affettò un paio di carote, poi
guardò Razael.
- Ci hai
già pensato tu a quelli lì?
- Secondo te
sarei tornata senza finire il lavoro?
- E li hai
pure sotterrati quindi... davvero complimenti eh! Non finirò
mai di stupirmi di questa velocità.
- Abituatici.
Per caso hai visto Sebastian?
- Quando hai
dato l'allarme è corso qui... cioè, è
venuto con la sua solita flemma, ha guardato di fuori e improvvisamente
ha stretto gli occhi... così - disse serrandoli forte e
cercando
di fare uno sguardo assassino. - Poi ha borbottato qualcosa che non ho
capito e ha detto "state tranquilli, non c'è alcun pericolo"
e
se n'è andato.
- Mh, capisco.
Beh, allora finisci di pelare queste verdure mentre preparo le spezie.
-
Signorsì! - disse allegramente mettendosi al lavoro. Razael
sperava che Sebastian non se la sarebbe presa troppo per quelle anime.
Dopotutto, non avevano nemmeno un buon sapore.
Angolo
autrice:
Ecco
il capitolo 15! Chiedo venia per l'attesa :)
Sperando
che abbiate apprezzato anche la mini-saga del capitolo 14,
apprezzerei se questo capitolo vi avesse lasciato un'impressione
positiva. Ci saranno dei capitoli "noiosi" tipo questo, dove di azione
praticamente non ce n'è, ma saranno al solo scopo di vedere
come
i personaggi, quando hanno il tempo di tirare un po' il fiato, vanno
indagando i loro sentimenti. Servono a costruire la loro psicologia, e
io punto molto su questo :)
Ma
non temete, l'azione non mancherà! Questa storia si
è
avviata lentamente, ma quando arriveremo al sodo i nostri personaggi
non si tratterranno!
Ho
inoltre creato una pagina Facebook, Phoenix_619
cliccate "mi piace"! L'ho creata per poter rimanere in contatto con i
miei fan, vi parlerò dei miei progetti in corso,
accoglierò proposte o critiche che siano :)
Alla prossima dunque :)
Phoenny
|
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Capitolo 19 *** Capitolo 16 ***
Scena Azazel (Vincent Graham Ross)
Durante la lettura vi
consiglio di ascoltare questa melodia che potete trovare
cliccando QUI.
Ho cercato di far in modo che la musica finisse ad un
certo punto della narrazione, spero di esserci riuscita :) buona
lettura!
Capitolo
16
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Una volta nel bosco, si fermò. Le gocce di pioggia le
rigavano
il volto, inzuppando i pesanti abiti e appesantendo i capelli. Vide la
chiesa diroccata. Ne rimaneva il corpo centrale, costituito da una
cupola quasi del tutto crollata, ornata da edera pendente. Le mura
quasi non esistevano più, rimanevano le colonne portanti. Il
pavimento era probabilmente ornato da affreschi un tempo, ora custoditi
da un
soffice strato di muschio che raramente lasciava intravedere le poche
tessere sopravvissute. C'erano molte macerie, ricoperte da muschi e
licheni, sparse tutt'attorno. L'unica cosa integra era una grossa croce
di marmo, un tempo forse candida come la neve, ormai inzaccherata dal
fango e avvolta da un cespuglio di rovi. Continuò ad
ascoltare
il suono della pioggia ancora per un po', lasciandosi cullare dal
ticchettio
dell'acqua. Chiuse gli occhi, sorridendo. Era meraviglioso il non
sentire le gelide gocce solcare la sua pelle con la stessa acutezza di
una lama affilata, percorrendo la pelle, gocciolando dal mento ai seni,
dai quali poi s'infiltravano sotto al corpetto, arrivando all'addome,
più giù sulle gambe, per andare ad intrufolarsi
negli
stivali ormai zuppi. Piegando leggermente la testa, poteva sentire le
gocce sbattere sul suo collo e scivolare sinuose sulla schiena. Tutto
questo in quel momento le sembrò un dono del cielo. Ogni
goccia
lavava via ogni tristezza, dubbio o dolore, lasciando solo una vuota e
stupida sensazione di benessere. Aprì gli occhi, le ciglia
imperlate di minuscole gemme d'acqua. Rimase imbambolata per qualche
altro secondo, assaporando quella sensazione di pace che la pervadeva.
Poi cominciò a cantare. La pioggia sembrava silente.
Non c'era nulla di più bello. Le parole, capricciosamente,
vollero sfuggire dalle sue labbra, andando a diffondersi nello spazio
circostante. La strana acustica donata dal fitto fogliame e dal residuo
di cupola davano una curiosa impressione d'eco, come se ci
fosse
un coro ad accompagnarla. Alzò le braccia,
continuando la sua litania, stupendosi di non sentire più le
gocce
infrangersi sui suoi palmi. Era davvero lì, zuppa fradicia,
in
pieno autunno, a cantare in un bosco? Stranamente la cosa non le
sembrò insensata. Era tanto che desiderava sentirsi vuota,
coi
polmoni pieni della sua voce invece dello smog di Londra, gli occhi
pieni dello splendore del bosco e non delle sue lacrime, i capelli e il
trucco sempre impeccabili ormai lavati via dalla pioggia battente. Era
come rinata. Continuò a cantare, felice. In quel momento
doveva
solo preoccuparsi di respirare a pieni polmoni l'aria gelida ed
espellerla rendendola un canto bellissimo. Doveva, per una volta,
preoccuparsi di se stessa e delle sue sciocchezze, sognare, sperare, e
non doversi scontrare con la realtà. L'unica cosa che
importava
era il terreno fangoso che inzaccherava l'orlo dell'abito e gli
stivali. E Lui. Lui era lì, lo sapeva. Anche Lui avrebbe
aspettato. Tutto il mondo, se necessario, l'avrebbe aspettata. Non
aveva la minima intenzione di fermarsi, il solo pensiero rischiava di
portarla di nuovo con i piedi per terra. Si sentiva come se stesse
volando sopra le nuvole, oltre quella coltre bianca come il cotone, con
il sole radioso sulla faccia e una brezza leggera sulle braccia, ad
accarezzarle la pelle e far ondeggiare voluttuosamente il suo abito in
morbide pieghe. Chiuse per un attimo gli occhi, e ora stava planando di
nuovo verso la terra. Intravedeva la cortina di fumo che annebbiava
Londra, e più in là una foresta verdissima,
bagnata dalla
pioggia autunnale. Sfiorava la cima dei grandi alberi, riuscendo ad
intravedere una chiesa in rovina. C'erano moltissime macerie, coperte
da verde muschio, e in mezzo a tutto questo una giovane donna, avvolta
in un abito bordò scuro, bagnata fino al midollo, che cantava
con
le
braccia alzate . Aveva un meraviglioso sorriso stampato sulle
labbra, che s'intravedevano da sotto ai capelli appiccicati al volto.
Era ormai vicinissima a lei, sapeva che bastava allungare un dito per
toccarla... Aprì gli occhi, e all'improvviso
tornò
cosciente
del mondo circostante. Interruppe lentamente il suo canto, abbassando
le braccia ancora tese, che si abbandonarono inermi contro i fianchi.
Rimase in piedi, con la testa sollevata verso l'alto, anche se ormai
non vedeva nulla. Gli occhi erano vuoti... Odiava sentirli bruciare.
Non sentiva però di possedere la forza necessaria per
chiudere
le palpebre e sentire il bruciore svanire; sapeva che oltretutto
sarebbe stato inutile. Quelle polle
verde mare sarebbero state convertite nel crudele oro scintillante che
tanto detestava.
Abbassando la testa vide il suo viso riflesso in una pozzanghera. Il
volto era in ombra e poco definito, ma i suoi occhi erano vividi come
le porte dell'Inferno.
- Sei già qui vedo. - quelle parole, pronunciate con tale
calma
da scuotere il suo corpo con dei brividi... era Lui. Razael si
girò lentamente, con il volto freddo e indecifrabile come
una
maschera. Un uomo sulla trentina, con l'occhio destro
fasciato e il resto del volto coperto di cicatrici l'osservava. Aveva i
capelli biondi, con gli occhi azzurri come il ghiaccio e altrettanto
freddi. Indossava un'uniforme militare formata da una camicia bianca
con un'elaborato foulard a balze sul colletto, tenuto fermo da una
spilla rossa, una giacca bordeaux lunga fino a terra con le spalline
rigide frangiate color oro, dei pantaloni neri e una fascia azzurra
acceso sulla spalla. Gli stivali di pelle nera non presentavano nemmeno
la più piccola macchia di fango, e sebbene avesse piovuto
fino a
pochi istanti fa era perfettamente asciutto. Portava sottobraccio
un tricorno rosso adornato con centinaia di minuscole rose
bianche. Era bellissimo e allo stesso tempo spaventoso.
- La tua presenza per poco non mi fa tornare alla mia vera forma
-disse lei senza riconoscere più la sua voce.
Restarono
per un'attimo in silenzio, guardandosi senza riuscire a decifrare il
volto l'uno dell'altra.
- Su questo mondo come ti fai chiamare? - disse l'uomo con voce
profonda, che
tuttavia sembrava provenire dalla foresta intorno a loro piuttosto che
dalla sua bocca.
- Razael Glasshiver, governante di casa Phantomhive. E per favore, non
dire mai più "su questo mondo". Odio quest'espressione.
Piuttosto, come devo chiamarti? - Lui rimase per un'attimo in silenzio.
- Vincent Graham Ross, capo della Marina Britannica.
- Il tuo occhio destro è bendato. - Lui non si scompose.
Tranne
quando parlava, non muoveva un muscolo del suo corpo. Perfino sbattere
le palpebre sembrava un movimento che andava a fondersi col palpitare
della foresta. - In un primo momento ho temuto per la mia
incolumità.
- Se il mio occhio non fosse stato bendato, non avresti avuto il tempo
per temere. - osservò placidamente lui. Ancora una volta
lasciarono che il silenzio continuasse a parlare per conto loro.
- Perchè chiamarmi? Perchè farmi venire qui? -
temeva la risposta. In cuor suo sapeva di non volerla sapere.
- Non c'è più tempo, Razael. - Lei
sgranò gli
occhi, sempre con lentezza. Il tempo sembrò fermarsi mentre
sul
suo volto andava formandosi un'espressione sorpresa e allo stesso tempo
orripilata. - Sei rimasta solo tu. - Se non avesse preso (almeno in
parte) la sua vera forma, proprio come era successo al ballo, sapeva
che non avrebbe potuto accedere alla
forza che le permise di non crollare a terra.
- Sono rimasta solo io...? - disse lei raccogliendo le briciole del suo
autocontrollo.
- Tu... e un'altro. - Razael abbassò il viso verso la
pozzanghera nella quale si era specchiata prima. Vedeva gli occhi
brillare come fiaccole.
- Non sono che un mero demone. Demone è la giusta
espressione per noi, dico bene? - Vincent rimase in silenzio.
- Esistono forse altre definizioni? - Razael, per la prima volta da
quando aveva sbloccato parte della sua vera forma, sorrise. Si
avvicinò a Vincent, prendendogli il volto fra le mani.
Sospirò, poi appoggiò la fronte sulla sua, con
gli occhi
chiusi.
- Non sono sicura di farcela - mormorò lei con voce tremante.
- Devi. Dobbiamo. Io sono qui per te - disse rincuorandola. Rimasero a
specchiarsi reciprocamente negli occhi, sentendo improvvisamente tutto
il peso di quella responsabilità che non volevano prendersi.
-
Sono qui per te. Per proteggerti. - Lei scostò il volto.
Sembrava svuotata di ogni vitalità.
- E tu hai nessuno che ti protegge? - Non sorrise, ma si
scostò anche lui.
- Il nome. Il suo nome, Razael. - Lei inspirò a fondo.
- John O'Brien. Si fa chiamare così. E proprio lui doveva
rimanere...
- "Rimanere" non è la definizione corretta.
- Definizione corretta...?
- é stato lui ad uccidere tutti gli altri compagni. Rachele,
Micheal,
Josephine, Louis, Jean... erano i più potenti. Erano molto
forti... molto più di te. E li ha uccisi senza troppi
problemi.-
Non riusciva a
reagire, ascoltava quelle parole che la colpivano pesanti come sassi.
Uccisi...?
- Li ha ammazzati...? Come... Perchè? Perchè,
Vincent?- Rimase in silenzio.
- Perchè si è ribellato.
- ...! - Razael si coprì la bocca con una mano, sbalordita.
- Non capisco
perchè ti abbia lasciata per ultima. Ha ucciso inizialmente
quelli più deboli, poi ha sfruttato il momento di confusione
creatasi per attaccare anche i più potenti. Sei rimasta tu,
ecco
perchè ti ho chiamata. - Razael si strinse nelle spalle,
colta
da brividi di paura.- Stai attenta. Finchè avrai la mia
protezione non dovrai temere nulla.
- La tua espressione dice il contrario - osservò lei con
voce tremante.
- Ho detto "finchè". Non sarà eterna. Addio per
ora, Razael Glasshiver. Spero non dovremo rivederci mai.
- Addio Vincent Ross, spero anch'io di non dover mai vedere quel tuo
occhio bendato. - In un'attimo lui svanì, ma
sembrò una
cosa così naturale che Razael non riuscì quasi a
rendersene conto. Sbattè le palpebre, e avvertì
un dolore
proprio in mezzo agli occhi, come se le avessero piantato degli aghi
nelle pupille e poi nel cervello. Chiuse istintivamente le palpebre,
portandosi una mano alla fronte. Non appena la fitta passò
riaprì gli occhi, specchiandosi nella pozza. I suoi occhi
non
risaltavano, ma andavano confondendosi con l'ombra del volto. Sapeva di
dover tornare a casa. Sapeva che avrebbe ricevuto una bella sfuriata da
parte di Sebastian per essersi allontanata senza preavviso, sapeva che
il padroncino forse si sarebbe arrabbiato
perchè aveva indossato un vecchio abito di Madame Red per
andare
a sporcarlo di fango, sapeva che i servitori avrebbero colto quella
strana espressione apatica così rara sul suo volto. Sapeva
che
sarebbe dovuta tornare alla realtà, privandosi per sempre di
quell'ultimo brandello di pace al quale si aggrappava con le unghie e i
denti, eppure questo scivolava via facilmente dalla sua presa.
Sospirando s'incamminò verso Londra, prese una carrozza e
arrivò a casa. Prima di entrare
dalla porta di servizio notò qualcosa che
non quadrava.
Girando lo sguardo, vide un uomo completamente nudo che correva sui
quattro arti come un animale, dirigendosi proprio verso di lei... SBAM.
La donna si ritrovò sdraiata in mezzo al fango con
Pluto
sopra, mentre questo le leccava
il volto e il collo con evidente piacere e felicità.
Lanciò uno strillo che avrebbero sentito pure i delfini
nell'oceano, scagliando via l'indesiderata compagnia. Arrivarono
trafelati i tre servitori, urlando "Pluto! Pluto!", mentre Razael
continuava a strillare coprendosi il volto. Sentì un suono
di
catene, qualche guaito e poi silenzio. Prudentemente riaprì
le
palpebre, trovandosi davanti il padroncino che la guardava contrariato.
- Non dirmi che non avresti potuto evitarlo.
- I-io... sono desolata... non volevo sporcare l'abito.
- Bah, sai quanto me ne può importare di uno stupido
vestito.
- Razael, non importunare il signorino. - disse sorridendo Sebastian,
comparendo all'improvviso al suo fianco.
- Vedo che continui a difettare di cavalleria. Ti fa così
schifo aiutarmi ad alzarmi?
- Mi fa schifo la tua pelle - mormorò lui avvicinandosi al
suo
volto. I suoi occhi ardevano. - Puzzi di demonio. Chi sei andata ad
incontrare? Era importante per lasciare da parte perfino la protezione
della casa?- Lei irata lo scansò con uno spintone, poi si
alzò
raccogliendo la gonna e dirigendosi dentro casa. Si lavò,
indossando poi l'uniforme e si mise alacremente al lavoro per sistemare
il vestito. Notò con orrore che l'aveva in parte strappato,
probabilmente nel bosco.
Sospirando lo gettò in un catino, lo riempì di
cenere e
acqua e cominciò a strofinare la stoffa. Si sentiva davvero
stremata... nonchè inquieta. Le sarebbe piaciuto molto
potersi
rilassare con una tazza di tè con Tanaka-san, oppure
ascoltando
Agni suonare uno strano strumento a corda tipico del suo paese. L'aveva
sorpreso una volta, mentre stava insegnando al principe come
accordarlo. Era simile a una chitarra, ma con un suono completamente
diverso... si ricordò che era rimasta affascinata da quel
suono,
ed era rimasta nascosta dietro la porta ad ascoltare per una buona
mezz'ora. I suoi pensieri furono frenati da un'improvvisa fitta alla
schiena. Rimase bloccata per qualche istante, dopodichè
dovette
drizzare lentamente la schiena china sul catino, e massaggiarla
dolcemente. Un piccolo contraccolpo dovuto al potere a cui aveva avuto
accesso, anche se per pochi minuti. Sciolse le spalle con movimenti
circolari, tornando poi al lavoro, anche se mise minor forza nel
frizionare. Buttò la testa all'indietro, sbuffando. Una
tazza di
caffè non le sarebbe dispiaciuta. Un pomeriggio sfruttato
per
cucirsi un bel vestito l'avrebbe rilassata. Una serata passata davanti
a un fuoco a
chiacchierare con Agni o Grell sarebbe bastata a renderla di
buon
umore anche
per il giorno seguente. La consapevolezza che poteva morire da un
momento all'altro infrangeva tutte le sue speranze di una vita
tranquilla.
- Woof! Woof! - Quel dannato cane. Quello stramaledettisimo cane del
diavolo. Gettò un'occhiata fuori dalla finestra per urlare
qualcosa a Pluto, e raggelò. Un'ombra velocissima si
dileguò fra gli alberi del viale. Si asciugò le
mani, poi
corse fuori. Era sicura di averla vista...
- Mi hai beccata - mormorò nella sua testa una voce
fastidiosamente pacata. La
stava chiamando verso il boschetto di querce. Controllò di
avere
la spada ben fissata alla cintura, poi s'incamminò seguendo
quella voce che era sicura di sentire solo lei. Passò
davanti a
Finny.
- Signora, cosa fai? é tutto infangato, ti sporchi le
scarpe...
- Ah, è che l'altro giorno mentre ti aiutavo a fare
giardinaggio
ho perso un'orecchino... volevo vedere se per caso era nel boschetto.
- Ti serve una mano?
- Magari! Perchè non vai a vedere se è nelle
stalle? Ieri ho strigliato i cavalli, forse l'ho perso lì.
Controlla bene nei covoni di fieno... Sia che tu lo trovi o meno, ci
vediamo qua davanti alla porta di servizio fra un'ora.
- Certo! Conta su di me! - saltellando allegro se ne andò
via nella direzione opposta a quella dove doveva andare lei.
Razael seria si girò, dirigendosi decisa verso la sua meta.
S'inoltrò nel fogliame secco, guardandosi attorno guardinga.
- Avanti, trovami... io ti sto aspettando.
- Che vuoi da me? - chiese lei, senza ricevere risposta.
Continuò fino a raggiungere il punto più rado
della
selva. In piedi sotto una grande quercia, una donna dai corti capelli
bianchi e gli occhi viola la guardava sorridendo. La pelle alabastrina
sembrava risplendere di luce propria. Razael si bloccò.
- Ma pensa un po', ritrovarti qui - disse Angela con la sua voce
fastidiosa.
- Non ho idea di chi siate, madam. Se volete vedere il conticino, vi
pregherei di...- la frase della donna venne interrotta a
metà
dalla risata di Angela.
- Per favore, smettila con questo teatrino, demone schifoso.
- Demone io...? Non so se ti sei mai vista allo specchio. I tuoi occhi
sono torbidi come la peggior fogna dell'universo. - Disse Razael
cambiando immediatamente tono e assumendo un'atteggiamento sprezzante.
- E i tuoi affamati. Vorresti l'anima del tuo amato conticino, dico
bene? - disse con calma inclinando leggermente la testa a lato. Razael
sgranò gli occhi, poi rise a sua volta.
- Ahahahaha! "affamata"? "desiderare l'anima"? Forse non ricordi bene
il lavoro che faccio.
- Sei proprio un'impura. Solo respirare la tua stessa aria mi disgusta.
- disse storcendo il naso. Razael cominciava ad infiammarsi.
- Questo dovrei dirlo io. E per inciso, l'unica che inquina l'aria sei
tu col tuo fetore. So bene cosa vuoi. Avvicinati al padroncino e te la
vedrai con me.
- Prima però dovresti litigare con quel brutto demone di
maggiordomo, o sbaglio?
- Intendi Sebastian? No perchè Tanaka è troppo
gentile per meritare quell'epiteto...
- Suvvia sii seria, ti stai lentamente facendo soffiare via
un'anima tanto appetitosa... Perchè non ci mettiamo in
"società"?
- In società? - Disse Razael stringendo gli occhi.
- Società, certo. Io e te insieme potremmo ucciderlo
facilmente... poi, beh,
riguardo l'anima... - S'interruppe sentendo il rumore della spada che
usciva dal fodero.
- Vuoi che ti squarti qui oppure preferisci allungarti la vita anche di
poco? - disse ringhiando. Angela sorrise, specchiandosi nella
bellissima e fredda lama impugnata con sicurezza da Razael.
- Capisco. Ci rivediamo, governante. - Aprì le ali e
spiccò il volo, scomparendo velocemente. Razael
sbuffò.
- Come se non avessi abbastanza grane per conto mio.
Angolo
autrice:
Eccoci al 16° capitolo! Woooooh!
Cavolo, non pensavo ci sarei mai arrivata, pensavo sarei crollata prima
dell'ottavo capitolo (aiutata anche da un graditissimo blocco dello
scrittore fra pantentesi ç.ç) Dunque!
Ringrazio infinitissimamente tutti i miei recensori, non avete idea di
quanto mi rendiate felice con le vostre recensioni! :D Ragazzi, 55
recensioni in 18 capitoli! Non so come ringraziarvi!
Ringrazio anche chi ha messo fra le preferite o le seguite
naturalmente, un abbraccione anche a voi!
Un piccolo, ultimo grazie a tutti quelli che hanno messo "mi piace"
alla mia pagina Facebook :) Potete trovarla cliccando QUI.Sarei
felice - se ancora non l'avete fatto - se vi aggiungeste alla pagina,
potrete trovare i
miei disegni e le mie idee per le fanfiction, sarei felice di sentire i
vostri pareri, e non preoccupatevi se volete mantenere l'anonimato
potete tranquillamente non dire chi siete su EFP, per me non fa
differenza :)
E, dalla canzone messa all'inizio temo di aver tradito la mia natura
gotica ;) Yay, me darkettona :3
Un bacione e alla prossima!
Phoenny
|
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Capitolo 20 *** Capitolo 17 ***
17
Capitolo 17
London is falling down, falling down, falling down
London is falling down
My fair lady
Questa era la canzoncina che si ripeteva nella testa di
Razael. E la cosa la metteva in agitazione. Stava insegnando storia al
padroncino, in particolare la storia dell'antica Roma.
- Giulio Cesare, a seguito della congiura, morì nell'anno 44
Avanti Cristo assassinato dai senatori che gli erano ostili... Aehm! -
con un colpo di tosse richiamò l'attenzione del padroncino, che
sembrava molto concentrato nel fissare il vuoto. Con sguardo annoiato
ruotò il suo occhio verso il volto leggermente irritato di
Razael, che sistemò gli occhiali da vista e riprese
la lezione.
- Dicevo... dopo la morte di Cesare scoppiò una vera e propria
guerra civile per il controllo del potere. Da una parte Ottaviano,
dall'altra Antonio... Padroncino, le consiglierei caldamente di seguire questa lezione - disse sospirando stancamente.
- Uffa. Sebastian mi ha già insegnato queste cose anni fa, grosso modo ricordo tutto, che bisogno
c'è di seguire la lezione? - Razael chiuse il libro che usava come riferimento, tenendo
l'indice in mezzo alle pagine come segno.
- Che bisogno c'è? Signorino, io non voglio che voi impariate i
fatti. Voglio che impariate come evitare che accadano di nuovo. - Ciel
improvvisamente prestò attenzione alle parole della donna. -
Perchè la storia è stata scritta col sangue di martiri,
soldati, ribelli, capitani, re e imperatori... Non è facile
tenere le redini di un regno quando il terreno è franoso.
Dovreste imparare ad assicurarvi delle persone che vi circondano,
sondare il terreno. Solo così riuscirete a mantenere l'impero
costruito dai vostri predecessori. E se non sbaglio, ve lo stanno
insegnando questi personaggi che vi annoiano tanto. Ora vi chiedo di
aprire il libro
alla pagina 434...
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Grell guardava annoiato Razael.
- Insomma, ancora non ce l'hai fatta a stuprare quello gnocco assurdo?
- No. Fallo tu, a me non interessa.
- Ma che dici, a tutti piace il sesso! Non ci credo che non piaccia nemmeno a te!
- Possibile che con te si finisca sempre a parlare di queste cose? -
Disse infastidita mentre versava nei piatti il risotto alla milanese.
- Pensavo che ormai tu ci fossi abituata. Mmmh, buonissimo! - disse dopo un paio di forchettate. - Comunque sia, chèrie, fra un paio di giorni avrei bisogno del tuo aiuto per...
- No. Non ne ho il tempo. - Grell mise su un muso lungo fino a terra.
- Uffaaaaaa, fammi almeno finire di parlare!! Ti volevo far conoscere William.
- Non sarei stata gradita. E comunque ora ho altri problemi della massima urgenza.
- Del tipo...?
- Angeli. - Grell sussultò, facendo cadere la forchetta sul tavolo.
- ... angeli, ma chèrie? - Razael si fece seria.
- Non ho idea di quanti secoli siano passati dall'ultima volta che una
creatura come quella s'intromise negli affari mortali... Ma questi non
sono angeli normali. In quel caso non avremmo avuto nulla di cui
preoccuparci. Ma loro...
- ... sono angeli caduti, dico bene? - disse Grell portando
istintivamente la mano alla Death Shite appoggiata accanto a lui. Lei
annuì. - maledizione...! Cosa facciamo?
- suggerirei di ucciderli seduta stante... Ma non sono avversari da
sottovalutare. Possono assumere varie forme, e hanno il vantaggio di
poter combattere anche in aria. Per ora preferirei aspettare che
facciano un passo falso. Se cerchiamo la lotta con loro potremmo ritrovarci nei
guai. - Grell tossicchiò, guardando nel vuoto.
- Emh, beh come dire... sai che il marmocchio e Sebas-chan erano andati ad indagare su un certo lupo misterioso...
- Quel Pluto che poi hanno portato qua a casa?
- ecco sì esatto. Emh... mentre stavamo lì siamo accidentalmente incappati in una tizia con le ali da pollo e sempre accidentalmente
l'abbiamo quasi ammazzata perchè ha tentato di prendere l'anima
del marmocchio... Non pensavo che fosse una Fallen* però.... Non mi ucciderai vero cara? Ehi? - Razael lo guardava
con gli occhi sgranati, dopodichè si catapultò fuori
dalla cucina, lasciando Grell solo soletto.
- SEBASTIAN!! - urlò nonostante l'ora tarda. - SEBASTIAN! Dove
diamine sei??! - il maggiordomo fece capolino da una finestra vicino
alla donna, tappandole la bocca.
- insomma, vuoi svegliare il padroncino? Poi mi tocca subire i suoi
malumori. Non si può nemmeno andare a coccolare un gatto senza
che tu dia di matto. - disse scocciato. Lei con uno schiaffo si
liberò
dalla mano del demone, poi lo afferrò per il bavero della giacca
portandolo a pochi centimetri dal suo volto.
- Come ti è venuto in mente di cercare la lotta con un angelo? Ora sì che siamo nei guai! - sibilò irata.
- Non è molto potente. Non devi preoccuparti così tanto...
- Al diavolo! Non è lei quella che mi preoccupa! é quando assume la forma maschile!
- ...Forma maschile? - chiese Sebastian confuso. Lei lo lasciò,
allontanandosi di qualche passo e permettendogli di entrare in casa.
- Gli angeli possono assumere varie forme. Ho sentito dire che alcuni
fra quelli caduti possono decidere di "mettere in comune" i loro corpi al fine di
riuscire a rompere il sigillo che gli impedisce di usare i propri
poteri.
- E tu come fai a sapere queste cose?
- Ho avuto, mio malgrado, a che farci in passato. Comunque sia, è l'angelo più
potente fra i due ad avere accesso non solo al 100% della sua forza, ma
anche a quella del compagno. - Sebastian divenne guardingo.
- Quindi mi stai dicendo che quando ci ritroveremo a che fare col maschio potrei avere dei problemi?
- Il problema, a quanto mi ha detto Grell, è che hanno puntato all'anima del signorino. - Sebastian annuì.
- Sembra che abbiano manomesso la memoria del padroncino. - Razael si portò una mano al mento.
- Riguardo quali eventi?
- Il rogo e la morte dei suoi genitori.
- Sono stati loro, vero? - Sebastian si girò guardando fuori dalla finestra.
- Semplicemente li ammazzeremo. Non vedo quali altri modi ci siano. Sempre che non debba scontrarmi anche con te.
- Se avessi voluto soffiarti l'anima del conte l'avrei già
fatto. E poi il vostro legame è troppo forte, anche se volessi
io non riuscirei a romperlo.
- Bene - disse Sebastian sorridendo amichevolmente. - Ora....
-SE-BAS-CHAAAAAAANNN! <3 - urlò Grell comparendo
improvvisamente davanti al moro e appiccicandosi al suo petto. - Aaawww,
finalmente ti ho trovatoooooo <3!! - si strusciava felice al suo
braccio, per poi essere scaraventato via dal maggiordomo.
- Volgare come al solito, Grell-san - sospirò irritato.
- Uuuhhh Sebby, frigido come al solito! Waaa, che brividi quello sguardo!
- Grell, perchè mi hai seguita? - chiese la governante.
- Mica potevo lasciarti pomiciare con il mio uomo! - disse mettendosi
davanti a Razael e scuotendo deciso la testa con le mani sui fianchi.
- Non avrei mai fatto nulla di tutto questo - disse lei arrossendo. -
Comunque stavamo parlando della minaccia che ora grava sulla testa del
padrone.
- Eh, padrone qua padrone là... Ma dico non avete niente di meglio da fare che pensare a quel bambino?
- Potremmo metterti a tacere. Per sempre. Con un badile in ferro. -
disse minaccioso Sebastian. - Grell-san, ho un favore da chiederti....
- Buuuh, ricordati che devi ancora baciarmi!
- Baciarlo? - disse Razael orripilata.
- E non un bacino casto... Un bacio vero, di quelli con la lingua! -
Razael sbuffò sconsolata, seguita a ruota da Sebastian.
- Io non ho mai promesso nulla di simile. E comunque... Questa volta
sono io a chiederti un favore.- Grell mise su un broncio comico,
pensò per qualche attimo poi sospirò.
- Per il mio Sebby posso fare qualunque cosa. Dimmi tutto!
- Voglio che tu tega d'occhio Ash, il maggiordomo della regina.
- Eh? E perchè quello lì?
- é un'angelo anche lui - s'intromise Razael. Grell strabuzzò gli occhi.
- EEEEHHH??? Anche lui? Ma da dove scappano fuori tutti questi polli?
- Fai come ti ho chiesto per favore.
- E in cambio cosa mi dai? - Chiese maliziosamente. Sebastian
sbuffò spazientito, scansando con le dita un ciuffo di capelli
caduto sugli occhi.
- Ti ucciderò velocemente e in modo indolore.
- Buuuh Sebas-chan! Voglio il mio bacio alla francese! <3
- E va bene, avrai questo bacio - Disse come se dovesse accontentare un bambino capriccioso.
- Yuuuuuuhhh!! Oh SE-BAS-CHAAANNNNN!! <3
- Ora però vattene. Mi fai senso. - disse scansando con il piede il rosso che minacciava di lanciarglisi addosso.
- Uhuhuhhu vado a fare il mio lavoroooooo...
- Ehi, ricordati di non farti notare da William! Se si accorge che stai facendo un favore a un demone...
- Non preoccuparti chèrie, sarò attentissima! E ora vado
ad obliarmi nelle vellutate tenebre notturne. Adieu! - Con un salto
teatrale uscì dalla finestra, facendo svolazzare il giubbotto
rosso e la lunga capigliatura. Per poi atterrare di faccia nell'aiuola delle rose con un tonfo sordo. "OW!"
- Allora - Disse Sebastian girandosi e ignorando completamente Grell
che blaterava "sto bene, sto bene non preoccupatevi amori miei!" - Come
fai a sapere quelle cose sugli angeli?
- Te l'ho già spiegato: ho avuto a che farci, e temendo che un
giorno sarebbero potuti essere miei nemici li ho studiati. E poi
l'importante è che lo so e basta, no?
- E se fossero informazioni false? Se ti stessi inventando tutto questo a mio danno?
- Ooooh -disse con ammirazione esagerata Razael - ma quanto ci
tieni al signorino. Sei proprio convinto che voglia rubartelo! -
Sebastian cominciò a sibilare qualcosa, gli occhi rossi
splendenti nel buio.
- Non osare parlare in demoniaco di fronte a me! -
esclamò Razael perdendo immediatamente la nota sarcastica nella
sua voce e assumendo un tono imperioso.
- E tu vedi di non commettere bluff. - ringhiò lui.
- Ti ho detto che non posso far nulla per l'anima del signorino! - sbottò lei scaldandosi.
- Non m'importa più di tanto cosa dici. Non so nemmeno cosa sei! - Razael si bloccò.
- Dici di essere una shinigami, ma poi vai a rubare le anime. Dici di
essere demone e poi non cerchi di stipulare un contratto col padrone.
Non sei un'angelo perchè non agisci come quei due pazzi
là fuori. Cosa diamine sei?! - Razael mosse appena le labbra,
come se tentasse a fatica di formulare qualche frase. Deglutì, e
serrò le mani a pugno. Sebastian la guardava impassibile.
-... ogni cosa a tempo debito - disse improvvisamente lui con gli occhi
non più accesi come fiamme. Si rilassò, sorridendole. -
Il fatto che tu non mi sia saltata addosso cercando di uccidermi
significa che non ti sono d'intralcio. Dico bene? - Razael non si
rilassò completamente ma abbassò notevolmente la guardia.
- Tu non sei un'ostacolo, ma anzi, al momento anche un'alleato
prezioso. A differenza tua, io non ho tempo da perdere con queste
scaramuccie. - Sebastian ridacchiò, in quel suo modo
strafottente che era tanto tipico.
- Buonanotte Razael.
- Buonanotte Sebastian. Mi raccomando non portare gatti qua dentro, o
l'allergia del padroncino peggiorerà. - senza dirsi altro si
separarono. Lei se ne andò in camera, lasciandosi cadere
stremata sul letto. Con lo sguardo rivolto al soffitto, illuminato
dalla luce della luna, cominciò a parlare con voce dolce e
pacata.
- Michele... ormai l'avrai capito già da un bel po' no? Guarda
che diavolo sto combinando. Non è facile avere a che fare con un
demone, eh già. - Sorrise, sospirando. - Sarebbe stato tutto
molto più facile se io l'avessi accettato fin da subito, non
trovi? Forse non sarei nemmeno così forestica... Ah, lo sai che
oggi Bald a momenti faceva esplodere la carrozza?? No, non ho idea di
come abbia fatto... ehehehe... e Finny invece è riuscito a
piantare delle meravigliose margherite nel prato, le hai già
viste? A primavera sbocceranno, non vedo l'ora! - Guardò con
fare nostalgico il soffitto. - Mi manchi tanto. Buonanotte Michele.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Una
volta sveglia Razael si preparò con molta calma, pettinando i
capelli e truccandosi con lentezza e cura. Litigò per un po' con
i nastri del corpetto, poi infilò il reggicalze e le calze, la biancheria,
allacciò il fodero della spada alla vita e poi infilò
sottoveste e uniforme. Camuffò la spada fra la criolina,
risistemò la stanza e uscì. Quel giorno avrebbe dovuto
lavare tutto l'ingresso. Un lavoraccio. Bevve un caffè e
mangiò una mezza focaccia per colazione, poi riempì un
secchio d'acqua e sapone e, armata di scopettone, si diresse verso
l'androne. Intinse uno straccio e cominciò a pulire. Una villa
di quelle dimensioni, con soltanto lei e Sebastian (Mey Rin poteva
quasi non contarsi) a pulire era un'impresa. Si asciugò la
fronte che cominciava ad imperlarsi di sudore, e continuò
l'ingrato lavoro. Sperava solo che qualcuno non fosse entrato nella
stanza, o avrebbe fatto un capitombolo bestiale. Non fece in tempo a
finire di formulare il pensiero che sentì la porta sbattere con
violenza.
- CIEEEEEELL, sono venuto a trovAAAAAAAARRRRRGHHH!!! - Soma
(continuando a non voler entrare come una persona normale) si era
catapultato nella villa con la solita veemenza, ma non aveva mai fatto
i conti con un pavimento di piastrelle bagnate. In parole povere, il
principino partì in avanti come una locomotiva, e dopo pochi
istanti perse l'equilibrio, ritrovandosi a gambe all'aria e col deterano ammaccato. Rimase immobile per terra, con gli occhioni
spalancati e la bocca semiaperta. Agni entrò come una furia
nella stanza, riuscendo però a fermarsi prima delle piastrelle
bagnate.
- PRINCIPEEEEEE!!! - urlò cadendo in ginocchio e portandosi le mani alla testa cominciando a disperarsi. Razael era
rimasta immobile per tutto il tempo, troppo sorpresa dalla
velocità degli eventi. Quando realizzò ciò che era
successo abbandonò la scopa e corse verso Soma, riuscendo a
mantenere miracolosamente l'equilibrio. Agni la seguì a ruota.
Soma cominciò a tremare, e le lacrime sgorgarono dai suoi occhi.
- Il... mio.... sedere... *sniff* - trattenendosi a stento dal
cominciare a piangere come un bambino, il principe tentò di
alzarsi.
- Principe rimanete giù! O Kali, ditemi che non avete battuto la
testa! E se avesse un trauma cranico? Se non potesse più
camminare?! - Agni era diventato ansioso come una nonna quando scopre
che il nipotino in inverno non indossa una maglia di lana, e
toccò a Razael rimanere lucida.
- Principe dove vi fa male?
- Il sedere... - mormorò lui tirando su col naso.
- Bene, allora adesso proviamo ad alzarci LENTAMENTE e vi porto in
camera. Agni, puoi andare nella ghiacciaia a prendere un po' di
ghiaccio? aiuterà a sgonfiare il livido. - Agni annuì e
velocemente si diresse verso la ghiacciaia. Nel frattempo Razael aveva
fatto alzare il principe e, sorreggendolo, lo stava portando nella
stanza per gli ospiti. Una volta arrivati lo fece sdraiare di pancia, e
il principe sospirò di piacere nel non sentire più la
parte offesa dolere più di tanto.
- Sono desolata principe - disse lei sistemandogli dei cuscini per
farlo stare più comodo. - stavo lavando l'ingresso perchè
sapevo che non ci sarebbero state visite... non immaginavo che sareste
venuto... Perdonatemi...
- Non preoccuparti Razael - disse lui sbrigativo senza guardarla, giocherellando nervoso con una ciocca di capelli - è
stato solo un'incidente! Mica me la prendo per una cosa così
banale! - Razael lo ringraziò decisamente sollevata, e intanto
era arrivato Agni con un bel pezzo di ghiaccio in una scodella di ferro.
- Ecco il ghiaccio!
- Bene, appoggialo lì e prendi la borsa del ghiaccio da sotto al
comodino... la teniamo una in ogni stanza per qualunque evenienza.
Però prima sarebbe meglio appoggiare direttamente il ghiaccio
alla pelle... - Soma rimase immobile per qualche attimo, temendo
ciò che avrebbe detto.
- Allora Soma-sama, vi abbasso i pantaloni... non temete, non
sarà così terribile - disse Agni brandendo un pezzo di
ghiaccio come se si trattasse di un'arma impropria. Soma strillò.
- N-non voglio che Razael mi veda le chiappe! -disse arrossendo e
mulinando le braccia come impazzito - Esci! Esci! - Razael uscì
dalla stanza, allibita da quella reazione. E pensare che avrebbe voluto
sposarla...! Ridendo fino alle lacrime tornò all'ingresso,
intenzionata a finire il lavoro. Ad aspettarla c'era Sebastian
affiancato dal padroncino.
- Cos'è stato quel rumore disumano? - chiese irritato Ciel.
- Lord Soma è entrato con la solita... irruenza... in casa
mentre stavo lavando il pavimento. é scivolato ed, emh... si
è infortunato. L'ho portato nella stanza per gli ospiti che
è solito occupare quando è qui e ora Agni si sta
prendendo cura di lui. - sbuffando irritato, Ciel si sistemò il
cappello a cilindro.
- Io e Sebastian abbiamo intenzione di indagare un po' più a
fondo sulla Regina. Ci insospettisce in particolare il suo modo di
fare. Torno stasera.
- Desiderate qualcosa per la cena?
- Fai come ti pare. Niente cibo italiano però.
- Ai suoi ordini - disse lei. - *Si vede che un inglese non può
capirne niente di buona cucina* - continuò in italiano con fare
sprezzante. Quando Sebastian e Ciel se ne andarono Razael finì
il lavoro, poi andò nella stanza di Soma. Bussò alla
porta, e le aprì Agni.
- Ah Razael! Spero che non ti sia presa una lavata di capo per quel che è successo...
- Oh no, non preoccuparti il padroncino ha capito e si è
limitato a classificarlo come un'incidente. - Come al solito, Ciel non
avrebbe fatto una bella figura se lei avesse riferito che alla notizia si era limitato a
sbuffare. - Piuttosto, come sta Lord Soma?
- Beh, vieni a vederlo tu stessa. - Quando entrò nella stanza
vide il sedere di Soma (ben coperto dai pantaloni) torreggiare sul letto con un paio di borse di
ghiaccio appoggiate sopra. Il principe aveva la faccia affondata in un
cuscino. Stava mormorando qualcosa in una strana lingua..
-... Kyā ēka śarma kī bāta hai...
- Sta dicendo "che vergogna" in hindi - sussurrò Agni a Razael.
- Per cosa?
- Beh, per essersi infortunato in questo modo davanti a te - disse semplicemente.
- Ah, capisco. Emh, principe come state? - disse alzando la voce. Soma
sussultò e si girò sbirciando da sopra le spalle.
- Uh... b-bene - disse arrossendo e seppellendo di nuovo il viso nel
cuscino. Lei fece il giro del letto, sedendosi sul bordo e sistemandosi
l'ampia gonna.
- Principe, non avete nulla di cui vergognarvi. Sono cose che capitano.
- disse appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo, che alzò
lo sguardo timidamente.
- E invece ho fatto una figuraccia! Io volevo sempre apparire al meglio
per te... - mormorò distogliendo lo sguardo e giocherellando
nervosamente con una ciocca di capelli castani. Razael rimase per
un'attimo in silenzio, poi ridacchiò.
- Sapete, una volta il signorino ha avuto un'incidente più buffo
del vostro! - disse senza riuscire a smettere di ridere. Soma
l'ascoltò attentamente.
- Che ha fatto? eh? Daai, non tenermi sulle spine! - Ululò
tirando per una manica Razael. Agni osservava in disparte in silenzio,
sorridendo.
- Allora, era mattina e il signorino si era svegliato di malumore...
Quel giorno era il mio turno per preparargli la colazione, e quando
sono arrivata in camera lui non solo era già sveglio, ma si
stava vestendo... diceva "Presto, oggi arriva Zia Francis! Sbrigati,
passami le scarpe!" Mi sono chinata per prenderle, quando
all'improvviso ha cominciato a ringhiare facendo un gran baccano.
Quando mi sono girata, aveva la benda incastrata nell'abat-jour e si
divincolava come un'anguilla. Ho provato ad aiutarlo, ma lui per
continuare a tirare ha finito per cadere per terra con il paralume
della lampada incastrato in testa come un cappello... - Soma
scoppiò a ridere con le lacrime agli occhi, seguito da Agni che
si conteneva un po' di più. Razael sorrise, contenta che il
principe fosse riuscito a superare l'imbarazzo.
- Sai Razael - disse lui con gli occhi luccicanti dal riso e un
sorrisone stampato in viso - è per questo che ti amo! Riesci
sempre a portare un po' di sole anche quando c'è la pioggia! Ed
è una di quelle qualità che la gente vorrebbe tanto
avere! Invece no, li hai visti come fanno i londinesi, vedono uno per
terra e passano avanti, col cappello a cilindro calato sugli occhi
tutti seri. Non c'è nessuno che si china, magari lo aiuta ad
alzarsi e dice "hey, guarda che bel sole che c'è oggi!". Nessuno
che li fa ridere! Tu hai questa magia, che ti rende ancora più
bella di quanto già non sei. - Razael rimase in silenzio, senza riuscire a trovare una risposta adatta a quelle parole.
- Grazie mille. Sono parole che per me contano molto - disse con
dolcezza alzandosi e accennando a un piccolo inchino. - Dal momento che
state meglio vorrà dire che potete anche tornare a casa, temo
che fra poco scoppierà un temporale e fareste meglio a
sbrigarvi. Il signorino è dovuto andare via, pertanto credo sia
meglio ritorniate alla vostra abitazione.
- Perchè non vieni con noi? - disse Soma - Io e Agni siamo
sempre da soli, ci farebbe tanto piacere se venissi a casa nostra! Che
ne dici Agni?
- Come potrei essere contrario? - esclamò allargando le braccia.
- Allora è deciso! Verrai con noi, e non si discute! A Ciel poi spiegheremo tutto.
- A proposito del signorino... emh, potreste evitare di riferirgli che
vi ho raccontato quell'episodio della benda...? Potrebbe andarne del
mio lavoro, lo sapete vero?
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Soma si sedette con molta attenzione sulla poltrona, imbottita di
mordibissimi cuscini. Indicò a Razael di sedersi sul divano
accanto a lui, mentre Agni portava il chai e qualche biscotto. Soma
cominciò a parlare dell'India, sapendo quanto i racconti di
quella terra lontana affascinassero la donna. Lei invece gli parlava
dell'Italia, e Soma sentiva cose alle quali riusciva a malapena a
credere.
- Cioè avete un'esercito formato da uomini con camicie rosse?
- Credo abbiate frainteso principe... - rispondeva pazientemente lei,
rispiegando tutto daccapo. Ad un certo punto Soma, mentre stava bevendo
il chai, si bloccò. Deglutì lentamente, mentre un sorriso
si dipingeva sul bel volto.
- Razael! Me lo sono ricordato solo ora. Tu hai un favore da rendermi.
- Razael lo guardò interrogativamente. Soma pertanto decise di
ricordarle il debito. - Sono venuto alla festa e ho fatto come mi hai
detto, ricordi? Solo che ti avevo imposto una condizione... - Razael
spalancò gli occhi, ricordando.
- ...Sì, mi ricordo principe.
- Allora su, dammi questo bacio! - esclamò felice saltando in
piedi. Razael guardò Agni, ricordando le sue parole. "Per il
principe tu sarai il suo primo bacio". Dopotutto, pensò, si
trattava di un ragazzino al suo confronto. Sarebbe stato solamente un
capriccio, tutto qui. Sorrise e disse:
- Beh principe, cosa aspettate a farvi avanti? - Tutto l'entusiasmo di
Soma scemò in un'attimo. Forse si aspettava che sarebbe stata
lei ad alzarsi e posare dolcemente le bellissime labbra sulle sue,
chissà, ma a quanto pare non sembrava essere lui quello che
voleva prendere l'iniziativa. Deglutì.
-...Io devo farmi avanti...?
- Certo principe. Non si addice a una donna prendere tali iniziative. -
Soma prese un bel respiro, gonfiando il petto con una faccia serissima.
- E va bene! Allora... - disse con voce tremante. Avvicinò
lentamente il volto a quello di Razael, ma si sentiva come trafitto da
quegli occhi iridescenti. Razael evidentemente avvertì il suo
disagio, poichè chiuse gli occhi. Agni guardava con espressione
indecifrabile la scena che gli si parò davanti, incapace di
reagire. Non sapeva cosa fosse quella stretta allo stomaco che
sentì, forse era dettata dalla pressione che avvertiva sul
principe. Costui guardò per qualche attimo le lunghe ciglia nere
che le incorniciavano gli occhi, rassicurato dal fatto che lei non
vedesse nulla, poi spostò lo sguardo su quelle labbra che tante
volte erano state al centro delle sue fantasie, quelle labbra tinte di
rosso così dannatamente sensuali che meritavano solo di essere
baciate con passione... Un suo vecchio conoscente gli aveva parlato di
varie tecniche di bacio, molte delle quali prevedevano l'uso della
lingua, ma dal momento che non aveva mai avuto l'occasione di metterle
in pratica temeva che non ne sarebbe stato in grado. Tremando, si
accinse a realizzare il suo desiderio. Razael avvertì appena il
calore e la morbidezza delle labbra di Soma sfiorare la sua bocca, poi
lo sentì tirarsi indietro velocemente. Riaprì gli occhi,
e lo vide nuovamente seduto sulla poltrona, raggomitolato su se stesso
e rosso come un pomodoro.
- Allora, vi ho reso il favore? - disse nascondendo il sincero
divertimento che provava; come si era rivelato fragile e ingenuo il
principe, quando invece fingeva di essere un'uomo...!
- S-sì... Ora, uh, vado a sdraiarmi perchè mi fa male il
livido... emh... ciao! - si defilò con la massima
velocità consentitagli dai poveri glutei ammaccati, senza
nemmeno richiedere l'aiuto di Agni, il quale si accorse di avere
un'espressione anche troppo seria e dura. Tornò a sorridere non
appena Razael lo guardò.
- Quest'imbarazzo non fa che confermare le tue parole. Era davvero il
suo primo bacio... beh, non si può proprio chiamare così,
ma meglio per entrambi. Io non avrei potuto infrangere la promessa che
avevo fatto a mio marito. - Agni avrebbe voluto chiederle se questa era
davvero una promessa, e non una punizione che si era imposta per la sua
morte; avrebbe di gran lunga preferito la prima ipotesi.
Angolo autrice:
Eeeeehhhhh eccomi qui! Come va?
Spero che la mia fanfiction non vi stia annoiando, e che continuiate a seguirla con passione!
Razael
riuscirà finalmente a schiodarsi dall'idea di dovere
fedeltà assoluta al marito? Agni capirà finalmente i suoi
sentimenti verso Razael? Ciel si arrabbierà se verrà a
sapere della benda incastrata? Il gattino coccolato da Sebastian
sentirà la solitudine?
Questo e altro nei prossimi capitoli!
Come
sempre ringrazio i miei recensori, tutti coloro che seguono le mie
storie (ragazzi siete tantissimi! O.O) e le hanno messo fra i
preferiti, e invito tutti coloro che non hanno mai lasciato recensioni
a farsi avanti, apprezzerò anche solo due righe scritte
velocemente :)
Grazie
a chi ha messo "mi piace" alla mia pagina facebook Phoenix_619, invito
chi ancora non lo ha fatto a spolliciare in su! Così sarete
avvertiti per tempo dei miei aggiornamenti, potrete sentire le mie idee
per altre fanfiction non necessariamente collegate a Kuroshitsuji, se
volete lasciare dei commenti sulla pagina fate pure, insomma ragazzi
non temete di dire la vostra!
Alla prossima!
Phoenix
|
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Capitolo 21 *** Capitolo 18 ***
La rivelazione "The heart ask pleasure"
Ad un certo punto del
capitolo ho inserito il link
di una musica che vorrei ascoltaste come sottofondo. Se non volete
farlo non fa niente, ma per me quel brano è stato la musa
ispiratrice del capitolo :) Enjoy!
Caapitolo
21
Ciel
si guardò attorno annoiato. Detestava i
balli, le feste e i ricevimenti. In particolare quella sera sarebbe
potuta
starsene a casa a rilassarsi di fronte a un fuoco scoppiettante bevendo
un
bel bicchiere di latte caldo e miele che riusciva sempre a farlo stare
di buon umore. Invece, qualche giorno prima, uno strampalato tizio
l'aveva invitato a questo ballo, dicendo di essere voglioso di
conoscere il famoso conticino.
E
ora stava in un angolino, lanciando uno sguardo truce a chiunque lo
squadrasse, con un bicchiere di
limonata in mano intento a maledire chiunque gli avesse rovinato la
giornata. Come se non bastasse, aveva sentito dire che anche Soma
sarebbe stato presente. "ultimamente quel guastafeste me lo ritrovo
sempre in mezzo ai piedi" pensò irritato. Sbuffò,
guardando l'orchestra. Per l'occasione era stato invitato un famoso
tenore italiano, ragione per cui Razael non aveva fatto nemmeno in
tempo ad entrare in casa che già stava chiacchierando col
suddetto. Sebastian portò un piccolo vassoio con sopra degli
stuzzichini.
-
Il padroncino non sembra gradire la festa. Beh, allora è
tutto normale.
-
Stà zitto - borbottò addentando una tortina.
-
Piuttosto ho intravisto Lord Soma e il signor Agni girare per la
sala. Prima o poi vi troverà. - Ciel per poco non si
strozzò.
-
Aaahhh, che fastidiosa zecca! - mugolò coprendosi gli occhi
con una mano.
-
Voi siete il conte Phantomhive? - chiese qualcuno. Ciel alzò
lo sguardo, vedendo un ragazzo poco più grande di lui
avvicinarsi sorridendo. Aveva i capelli biondo platino, gli occhi
azzurri tendenti al viola e la pelle color avorio. Era vestito molto
elegantemente di nero, che snelliva la sua figura slanciata. A Ciel
sembrò di averlo già visto... Ma non riusciva
molto bene
a ricordare dove.
-
Così pare - disse stringendo la mano al ragazzo.
-
Io sono il marchese Vladimir Druitt, nipote del visconte Druitt. Lo
conoscete...? - Ciel sorrise.
-
Solo di vista... ah... potete perdonarmi un attimo?
-
Sì certo. - Ciel sorridendo si diresse verso un balcone.
Sebastian lo sentì urlare selvaggiamente prendendo a calci
il
muro. Pochi secondi dopo rientrò, zoppicando leggermente.
-
Purtroppo non mi sento molto a mio agio con tutta questa gente, e ogni
tanto ho bisogno di prendere un po' d'aria.
-
Naturale. Beh, conte, che ve ne pare della festa?
-
Molto bella. Vedo che avete ingaggiato un'orchestra di prim'ordine...
-
Avevo sentito dire che un famosissimo tenore italiano si era
trasferito a Londra, perciò ho colto l'occasione al volo.
è stata una faticaccia portarlo qui, contando che
è cieco.
-
Pover'uomo - disse Ciel cercando di nascondere la propria noia.
Sebastian se ne stava silenziosamente al fianco del padrone, guardando
sorridendo Vladimir.
-
Quello è il vostro maggiordomo? - chiese quest'ultimo.
-
Sì, lui e la mia governante mi hanno accompagnato...
-
Per caso è quella donna che prima chiacchierava col tenore?
-
Ciel sospirò, pensando che come al solito Razael avesse
commesso
qualche spassosa gaffe.
-
Purtroppo.
-
Beh è davvero deliziosa... Lo zio ne sarebbe rimasto
incantato. Sfortunatamente non è potuto venire.
-
Che disgrazia - disse Ciel sospirando soddisfatto.
-
Ho sentito dire da mio zio che i vostri servi
sono particolarmente
efficienti... -
Immediatamente Ciel venne messo in guardia dal tono
usato per sottolineare l'avverbio.
-
Ci mancherebbe, dal momento che li pago di tasca mia.
-
Ehi! Quello è Ciel! Ehiiii, CIEEEEELLLLL!!! - I due nobili
si girarono, e Soma apparve
magicamente al suo fianco, saltellando allegro. Indossava lo stesso
abito che aveva messo per la festa-massacro, così come Agni,
avvolto in quel magnifico completo bordò.
-
Chiedo venia, ma temo di non ricordare bene il vostro nome... - disse
Vladimir.
-
Sua Altezza è il ventiseiesimo principe del Bengala, il
principe Soma Ashman Kadar. - S'intromise gentilmente Agni.
-
Ahh, devo dire che mi sembrava strano non ricordare una tale
beltà esotica... - disse quasi mangiandosi con gli occhi
Soma,
che si trovò leggermente a disagio. Ciel sentiva
che avrebbe vomitato da un momento all'altro. Una stupida piccola
rivoltante copia del visconte pazzo!
-
Uh, ok, ma ehm, sono già
impegnato!
Ho da fare con la mia
donna, anzi se non vi dispiace vado via... - disse cercando di fuggire
da quel matto che gli metteva i brividi.
- Oh, mi piacerebbe molto conoscere la fortunata dama che condivide il
vostro amore...
- Sta parlando della mia domestica - tagliò corto Ciel.
- Vi dispiace se vado a scambiarci due parole? Per essere la governante
del casato Phantomhive e così amata dal principe deve avere
delle virtù incredibili.
- Fate come volete, nessuno ve lo vieta. - Sorridendo Vladimir se ne
andò con sommo piacere di Ciel, ma non tanto quello di Soma.
- Che diavolo vuole dalla mia donna? - esclamò arrabbiato. -
Sono geloso!
- Smettila con queste sceneggiate! - esclamò Ciel. Si
girò verso Sebastian, parlando in francese; non voleva che
Soma
ascoltasse. Non avrebbe ascoltato in ogni caso, dal momento che si
rivolse ad Agni in hindi e i due se ne andarono in giro per la sala.
- Sebastian, mi sfugge qualcosa della serata o molto difficilmente un
nobile perde tempo dietro a una domestica, a meno che questo non sia
un'idiota dalla pelle scura?
- Non sbagliate, signorino.
- E allora c'è qualcosa sotto. Vabbè che
è il nipote di quel pervertito maniaco, ma...
- Volete che lo tenga sott'occhio?
- No. Razael se la sa cavare da sola, capirà subito la
situazione e agirà di conseguenza. E poi, gli sta
costantemente
appiccicato Soma, dubito che il piccolo maniaco attaccherà
briga
senza che il principino gli scateni contro quel gigante di maggiordomo.
- Disse Ciel guardando come Soma continuasse a tenere sott'occhio il
ragazzo. - Interverremo solo in caso estremo, punto. - Razael parlava
con il tenore seduto, mentre questo si preparava per l'esibizione,
felice di potersi esprimere in italiano e perfino concedersi qualche
piacevole parola in dialetto.
- ... Sfortunatamente il mio ospite mi ha offerto del cibo, ed
è stata la prima cosa per la quale rimpiango l'Italia...
- Aaahh, pensate che il mio padrone mi costringe a cucinare per lui
solamente cibo inglese. Dovreste vedere com'è secco! Sembra
che
tiene l'anima per i denti... Mi preoccupo sempre, poi fa una vita
stressante... - Qualcuno si schiarì la gola, richiamando
l'attenzione dei due. Si trattava di Vladimir, anche se i
due, per motivi diversi, non lo riconobbero.
- Piacere, sono Vladimir Druitt.
- Ah, signor Druitt! Non temete, lo spettacolo inizierà fra
poco... - esclamò il tenore riconoscendo la voce del suo
committente.
- Oh, non ne dubito signore. Piuttosto temevo che vi sareste sentito
smarrito, ma a quanto vedo stringete amicizia facilmente.
- Ah, vi riferite alla signorina qui presente? Temo che per me sia una
grandissima sfortuna non poterla ammirare.
- Beh, su questo punto non posso contraddirvi! - esclamò
Vladimir guardandola deliziato. Razael, istintivamente,
decise di mettersi in guardia da un tipo simile. - E se non vi fidate
della mia parola, potete sempre ascoltare un'altra testimonianza. Phil!
- esclamò schioccando le dita. Accanto a lui apparve
magicamente
un uomo. Indossava una nera divisa da maggiordomo, aveva i capelli
biondi e gli occhi azzurri. Sembrava avere grosso modo la stessa
età della governante, e sorrideva freddamente. In un modo
che
lei aveva già visto fare...
- Phil, lei è Razael. Puoi
descriverla al signor tenore?
- Sissignore - disse con voce pacata e sensuale lui. Squadrò
per un'attimo la donna, e cominciò a descriverla.
- é una donna abbastanza alta, tipo sul metro e settanta. Ha
la
pelle chiara, ma di una leggerissima sfumatura olivastra che, in parte,
tradisce la sua origine mediterranea. I suoi capelli sono scuri come il
cioccolato e altrettanto caldi, e mettono in risalto i suoi occhi, un
colore a metà fra quello dell'oceano più profondo
e delle
praterie più verdi che esistono. Ha le labbra tinte di
rosso, in
questo momento contratte in un sorriso tirato. Ha la vita sottile e i
fianchi larghi...
- I miei fianchi sono perfetti! - esclamò lei infervorandosi
e
prendendolo come un'insulto. Il tenore rise, cercando con le mani il
braccio di Razael.
- Suvvia signorina, sapete che le donne italiane sono bellissime anche
con qualche grammo in più. Dopotutto, non è la
tipica
bellezza mediterranea? - a quelle parole la donna si calmò,
anche se non troppo convinta. Vladimir battè le mani
ammirato.
- Phil, ma sei un poeta!
- Tranne che per i fianchi larghi - Mormorò Razael a denti
stretti.
- Onorato, milord - disse con un piccolo inchino.
- Grazie per avermela descritta - disse il tenore alzandosi in piedi. -
è anche più bella di quanto immaginassi. Beh
signorina,
è stato un piacere parlare con voi, purtroppo il lavoro mi
chiama! Signor maggiordomo, sareste così gentile da
accompagnarmi alla mia postazione?
- Nessun problema, prego permettetemi di guidarvi. - Il tenore si
aggrappò al braccio di Phil, che lo portò accanto
al
pianoforte. Razael fece per andarsene, quando Vladimir con un colpo di
tosse richiamò la sua attenzione.
- Signorina, non ti pare scortese andarsene così su due
piedi?
- Chiedo venia, ma il mio padroncino sembra mi stia chiamando...
- Oh no, sono abbastanza sicuro che non ti stia chiamando - disse
afferrandola per un braccio. Fosse stato per lei l'avrebbe preso a
sberle, ma si trattava di un nobile; ne andava della reputazione del
conte.
- C'è qualcosa in particolare che vorreste da me? - chiese
sprezzante.
- Vorrei che abbassassi la cresta. Phil! - egli salutò il
tenore, poi raggiunse Vladimir.
- Comandate.
- Perchè non mostriamo alla nostra amabile ospite il
giardino? è così bello la sera.
- Come desiderate. Seguitemi, miss. - La donna lo guardava sospettosa,
poi decise di seguirli. Quella sera non si era nemmeno portata dietro
la sua spada a causa della gonna aderente; aveva però un
paio di
pugnali infilati negli stivali e degli aghi avvelenati nascosti nelle
stecche del corpetto. Mai girare disarmata in una città come
Londra, specie quando si ha a che fare con persone dai dubbi scopi.
Attraversarono vari corridoi, e infine arrivarono al giardino. Era
abbastanza semplice, ma abbellito da centinaia di vaschette poste lungo
i vialetti, nelle quali galleggiavano a fior d'acqua petali di rosa e
candele. Molto romantico. Molto pericoloso data la scarsa
visibilità.
- Allora governante, che te ne pare?
- è molto bello.
- A differenza del caro zio credo che la bellezza sia nella
semplicità. Lui ha gusti più barocchi.
- Ci credo.
- Come?
- No niente. - Disse lei senza guardare il maggiordomo che le stava
alle spalle. Era all'erta, divaricò leggermente le gambe e
si preparò a strappare il tessuto della gonna per
combattere. Sperò seriamente di non doverlo fare.
Sentì i passi felpati di Phil vicino a lei.
- è davvero un giardino ben curato.
- Non direi. Ci sono all'incirca 25.896 fili d'erba che sporgono
troppo. - I tre si girarono. Dalla penombra uscì Sebastian,
accompagnato niente di meno che da Agni. Quest'ultimo in particolare
sembrava molto guardingo.
- Cosa ci fate qui? - sussurrò Razael sorpresa. Beh, forse
si
aspettava che Sebastian la seguisse, ma non che uscisse allo scoperto e
- cosa più importante - che si portasse dietro Agni.
- Semplicemente i nostri rispettivi padroni ci hanno chiesto di
riportarti in sala - spiegò Sebastian sorridendo. - e
casualmente ci siamo incontrati nel corridoio. Sono Sebastian
Michaelis, maggiordomo del casato Phantomhive, mi avete già
incontrato prima, e lui - disse mostrando
Agni - è il signor Agni, maggiordomo del principe Soma.
Spero
che la mia collega
non vi stia infastidendo - disse rivolto a Vladimir.
- Affatto, anzi sono stato io ad insistere - disse sorridente.
- Permettetemi, ma non è un po' troppo vecchia per voi? -
Razael
lo fulminò con lo sguardo, ripetendo il labiale della parola
"vecchia". Vladimir continuò a sorridere. - Santo cielo, non
ditemi che siete nello stesso giro di vostro zio?
- Come collega, mister Michaelis, non posso fare a meno di farvi notare
che state importunando il mio padrone. Vi consiglierei di smetterla -
disse con una nota irata nella voce Phil.
- Perdere le staffe non è comunque professionale, messer
Phil -
s'intromise Agni stranamente freddo. - Vi chiediamo semplicemente,
nobile Vladimir, di
renderci la nostra governante. Dal momento che non è di
vostra
proprietà temo che il nobile Ciel potrebbe arrabbiarsi.
- Mh. E se mi opponessi?
- Non troverebbe solo due avversari, signor Druitt - disse Razael
freddamente.
- Vorresti dire, cara la mia cameriera, che saresti pronta ad
affrontare Phil in uno scontro mortale?
- Non sto dicendo questo. Sto dicendo che potrei ucciderlo se
costretta, non che
muoio dalla voglia di affrontarlo. - Phil serrò la mascella,
gli
occhi blu improvvisamente rossi.
- Un'altro fottuto dio della morte?? Quanti di voi mi volevano uccidere
e non ce l'hanno fatta? Ma tu no, non sei uno shinigami... sei un
disgustoso demone di infima classe, ecco cosa sei. Non ti conviene
metterti contro di
me...! - Sebastian riuscì finalmente a confermare la sua
teoria
circa la vera natura di Phil. Agiva in quella maniera perchè
vedeva Razael come una minaccia per il suo contratto. Probabilmente
aveva convinto il padrone a liberarsi di lei, e portarla in un giardino
pieno di pietre e con uno stagno profondo era il modo
più discreto per
farlo. Sentì
qualcuno sibilare. Phil sentì quel suono, e
guardò dritto
davanti a sè. Agni aveva una vena sulla tempia che
cominciava a
pulsare, e digrignava i denti.
- Cos'hai detto? - disse con voce roca Phil rendendo gli occhi una
fessura.
- Lo ripeto ad alta voce volentieri. Non osate... non osate MAI
più chiamare Razael in quel modo! Voi...!
- Agni! - s'intromise la diretta interessata. Tutti gli occhi furono
puntati su di lei. Era severa, e guardava Phil come se fosse stato
trasparente. - Non vale la pena di arrabbiarsi con questo qui. Lascialo
perdere.
- Ma voi siete mia ospite, non dovreste trattarmi così.
Perchè non rientriamo e ci rilassiamo con un bel bicchiere
di
champagne? - Disse Vladimir chiacchierando tranquillamente, come se non
fosse successo niente. Forse non capiva che era un po' troppo tardi per
riparare.
- meglio lo spumante - mormorò Razael incamminandosi verso
la
sala. In silenzio attraversarono i corridoi della villa. Era
l'ultima del gruppo, davanti a lei c'era Agni. Lo tirò
delicatamente per una manica, accellerando il passo e trovandosi al suo
fianco.
- Comunque grazie prima per avermi difesa - disse sottovoce con
profonda gratitudine. Agni sentì le orecchie avvampare.
- Ma scherzi? Sei un'amica, dovevi aspettartelo. - rispose sorridendo.
Lei gli regalò un sorriso dolce prima di girarsi verso la
porta
che veniva aperta da Phil. Passarono tutti, e lei non potè
fare
a meno di avvertire l'odioso sguardo del maggiordomo pugnalarla alle
spalle. Videro Vladimir dirigersi deciso verso l'orchestra, ed
esclamare
qualcosa ad alta voce. I presenti si girarono verso di lui.
- Cari miei ospiti, sono felice di farvi conoscere un grandissimo
pianista che oggi, in via del tutto eccezionale, vi
delizierà
con la sua musica! - Gli ospiti applaudirono, cercando con lo sguardo
il pianista. Phil si era messo in un'angolo della stanza, mentre
Sebastian tornava accanto al suo padrone. I rimanenti due servi vennero
raggiunti da Soma, .
- Ehi, quel viscido pervertito non ti avrà mica messo le
mani
addosso? - sussurrò il principe rivolto alla governante.
- Principe non preoccupatevi. Se l'avesse fatto non avrebbe le gambe
abbastanza sane da poter sgambettare su e giù dall'orchestra
-
disse Agni con un tono talmentre freddo e sprezzante da sembrare
un'altra persona. Continuò a guardareVladimir per evitare
gli
sguardi sbalorditi dei suoi due interlocutori.
- Invitiamo dunque il nostro musicista a raggiungerci al pianoforte!
Prego, venite pure! - Silenzio di tomba. Perplesse, le persone si
guardavano intorno, scambiando dei commenti. Razael si guardava
attorno. Possibile che questo fatidico "pianista" non fosse presente?-
Aaah, a quanto pare il
nostro musicista è timido, suvvia fatevi avanti! Miei
ospiti, vi
presento... Razael Glasshiver! - urlò emozionato indicando
la
donna in mezzo alla folla. Immediatamente le persone attorno a Razael,
tranne i due indiani,
si scostarono,
rivelando la donna immobile come uno stoccafisso. Aveva gli occhi
dilatati, e le mani tremanti. Ciel guardava Vladimir scocciato.
- Non vuole umiliare me... Nessuno in sala sa che lei è la
mia
domestica... questa è pura cattiveria verso di lei;
non sa suonare il piano... - Pensò Ciel.
- Avanti signora, fatevi avanti, non siate timida! Stupite tutti con la
vostra bravura! - Lei aveva due opzioni. O dichiarare che non sapeva
suonare il pianoforte, e fare la figura della stupida, o andare a
battere sui tasti a caso, facendo la figura dell'incapace. Lei non era
brava, anzi, era una delle peggiori pianiste mai esistite al mondo.
Sapeva giusto fare Do-Re-Mi. Ma
il problema vero era che quello strumento era legato a ricordi
dolorosi. Razael guardò il pianoforte come se si trattasse
di
una bomba. I tasti bianchi e neri ingoiarono la sua visuale,
vorticando. Deglutì, e con passi tremanti si
avvicinò
allo strumento. Vladimir, in piedi con un bicchiere di champagne in
mano la guardava sorridendo. Avvolgendo un braccio intorno alle sue
spalle, disse alla folla:
- Avanti, un'applauso d'incoraggiamento per la nostra pianista, come
vedete non ama molto esibirsi in pubblico! - gli ospiti applaudirono
felici, e con una leggera spinta Vladimir l'indirizzò verso
il
piano, altrimenti lei sarebbe rimasta imbambolata a guardare il
pubblico come una lepre osserva il lupo. Il tenore, accanto al piano,
le sussurrò delle parole
d'incoraggiamento, e lei fu felice del fatto che non potesse vedere il
suo viso.
Sotto il pesante trucco sentiva la pelle sudata, e brividi le
percorrevano la schiena. Si sedette sul sedile, ruotando lentamente
fino a trovarsi di fronte alla tastiera. Con fatica alzò le
mani
fino a che le dita non sfiorarono i tasti. Ne premette un paio per
sentire l'accordo, e soddisfatta dalla prova appoggiò le
dita in
posizione. Incerta, provò a suonare un paio di note, e dopo
quello che sembrava un buon inizio sbagliò clamorosamente
nota,
stonando in maniera tremenda. Sobbalzò non appena premette
il
tasto sbagliato, e portò le mani al petto. Non poteva certo
fare
una simile figura davanti al suo padroncino... Lo guardò. La
stava osservando stupito. Lesse il labiale. "Che diavolo
sta combinando??!!". Prese un respiro profondo, e provò
un'altra
melodia, sbagliando di nuovo dopo poche battute. In sala molti
mormoravano sorpresi. Si aspettavano una performance senza pari, mentre
invece si erano ritrovati ad ascoltare una che non sapeva nemmeno
quanti tasti c'erano sul pianoforte. La donna si massaggiò
le
tempie, poi si voltò verso la sala. Disse solo due parole.
- Sebastian, vieni. - Il maggiordomo si girò verso il
padrone, ed
entrambi si guardarono interrogativamente. Sebbene
abbastanza sorpreso, con un gesto della testa
Ciel lo invitò ad eseguire la richiesta della donna. Una
volta vicino
a lei, l'uomo si chinò per ascoltare ciò che
aveva da dire. Lei
mosse appena le labbra. Sebastian si rizzò, decisamente
confuso.
Dopo un'attimo d'esitazione si tolse la cravatta, creando sorpresa
nella sala.
(Clicca qui
per il brano!)
La porse a Razael che, dopo averla stretta fra le dita, fra
lo stupore generale, la usò per bendarsi gli occhi.
- Agni! Ma che vuole fare? Non capisco... - esclamò Soma
senza
staccare gli occhi di dosso dalla donna. Nessuno gli rispose. Tutti si
zittirono, non appena videro la donna allungare nuovamente le braccia
verso i tasti. Per un attimo il tempo sembrò fermarsi. Non
appena la prima nota venne suonata, sembrò impossibile che
qualcuno sapesse suonare qualcosa di così divino. Le dita
danzavano in un'apparentemente caotico vortice d'emozioni. Tristezza,
felicità, rabbia, amore. Una leggera inquietudine permeava
nella
composizione, ma ciò che sembrava più inquieta di
tutti
era la sua esecutrice. Le spalle tremavano, e si mordeva un labbro, le
sopracciglia aggrottate poco sopra la cravatta. Il direttore dell'orchestra e i musicisti avevano abbandonato la bacchetta e gli strumenti, sbalorditi da quella melodia. Tutti in sala non potevano fare a
meno di rimanere immobili, completamente rapiti dalla melodia, ad
ascoltare. La luce della luna accarezzava il pianoforte, creando dei
chiaroscuri improvvisi quando incontrava le braccia della donna che si
muovevano come se avessero avuto vita propria. I respiri affannati
degli amanti erano stati racchiusi in uno spartito, donato direttamente
da una musa ad un mortale. I cuori dei presenti in sala battevano al
ritmo della canzone, posseduti come da una forza misteriosa, gli occhi
s'inumidivano. E lei, su quel palco, stava dando prova di
un'abilità strabiliante. Nemmeno i più esperti di
musica
in sala riuscivano a cogliere esattamente tutte le note; erano
collegate fra loro come le onde del mare, in sequenza ordinata ma
raffinatamente imprevedibili. Soma ascoltava rapito, finalmente in
silenzio. Si chiedeva solo perchè non avesse suonato prima
questa melodia che sembrava conoscere così bene, al punto da
riuscire ad eseguirla con gli occhi bendati. Razael sospirò
profondamente, sperando che quegli occhi umidi non fossero il preludio
di un pianto. Un paio di mani fredde si
posarono sulle sue tempie, sfilando delicatamente la cravatta.
Voltandosi lei vide Sebastian, che le sorrise prima di tornare accanto
al padrone, e l'orchestra che ascoltava ammirato il brano. Ma fu
quando notò il pubblico che il suo cuore ebbe un balzo.
Tutti
erano attenti e rapiti dalla sua esecuzione. La melodia riprese il suo
vorticoso corso, e sentì una fitta dolorosissima al petto. E
allora fece qualcosa che si era ripromessa di non fare mai
più.
Le lacrime cominciarono a rotolare sul suo bel volto, la pelle
diafana solcata dalle nere gocce salate che si portavano con
sé
il trucco. Le spalle sobbalzavano ai singhiozzi, ma le mani rimanevano
ferme, destinate soltanto a portare a termine l' opera.
Lasciò
che il suono secco dei singhiozzi oltrepassasse le sue labbra serrate,
troppo deboli per coprire il pianoforte ma abbastanza sonori da
spingerla a piangere ancora più disperatamente. Sembrava
l'eroina di un romanzo romantico, intenta ad affogare il suo dolore
nella musica. Sembrava un angelo triste prossimo a sparire dalla terra.
Tirò indietro la testa per evitare che il trucco colasse
sull'abito, si mordeva le labbra rovinando il rossetto. Agni si accorse
di quelle lacrime, come altre persone attorno a lui che commentavano
sussurrando sgomente la strana reazione della musicista. Non sapeva
cosa fare. Non
poteva nemmeno credere a quello che stava vedendo.
Improvvisamente Razael interruppe
l'esecuzione, alzandosi e scappando verso il balcone. Immediatamente
nella sala, invece di uno scroscio di applausi, si sentì
solo il
vociare confuso delle persone. L'indiano decise di confondersi fra la
folla e di avvicinarsi al balcone senza farsi notare dal padrone,
pregando che non decidesse di seguirlo. Purtroppo il principe non aveva
molto tatto. Dopo
meno di un minuto era arrivato al balcone, e guardava immobile la donna
girata di spalle che stava cercando. Lei non piangeva più
sebbene scossa ancora dai singhiozzi, ma
non si preoccupava di tamponare il trucco
che ormai si era trasformato in una maschera cinerea sciolta sulle
guance. Era inverno, eppure lei, nel suo smanicato, sembrava badare
soltanto a quel dolore più pungente del freddo che la stava
straziando. Non si accorse nemmeno dell'uomo che, dopo essersi tolto la
pesante giacca broccata, gliela poggiò sulle spalle scosse
dai
singhiozzi. Si riscosse non appena sentì il tessuto
solleticarle
la pelle. Senza girarsi, riconobbe Agni dal suo caratteristico profumo
speziato. Mormorò un grazie
- Di questo passo morirai congelata - Disse severo. Lei girò
la testa da un'altra parte.
- Non importa.
- Fa davvero freddo stasera. Copriti.
- Ti macchio la giacca col trucco, riprenditela. - Fece per
togliersela, ma Agni la bloccò appoggiandole le mani sulle
spalle.
- Cosa ti è successo? Non ti avevo mai visto piangere...
- IO NON HO PIANTO! - Urlò lei girandosi. Aveva le guance
arrossate dal vento gelido, le labbra martoriate dai morsi e gli occhi
gonfi per le lacrime.- Ti ho detto che non ho pianto! Glie l'avevo
promesso, maledizione! - sbatté il pugno sulla balaustra,
furibonda, senza avvertire il dolore che rimbalzò nelle
ossa. -
Non ho pianto, non ho pianto, NON HO PIANTO!! - nascose il volto fra le
mani, il respiro mozzato, raggomitolandosi pian
piano su se
stessa, singhiozzò ma si rifiutò categoricamente
di
versare altre
lacrime. Agni l'afferrò per le braccia, costringendola a
togliersi le mani dal viso e a rizzarsi.
- Non mi importa di quale stupido proposito ti fossi fatta! -
esclamò ad alta voce, quasi iroso. Lei sgranò gli
occhi, con il labbro tremante. Non l'aveva mai visto arrabbiato... -
Non me ne può
importare di meno! Ma non puoi arrivare a questo punto! Guardati! Ti
sei spaccata una mano, hai morso le labbra quasi fino a farle
sanguinare! Non importa per quale motivo lo
stai facendo... Ma fatti aiutare. Non sei da sola. - Abbassò
la
voce nel pronunciare l'ultima frase, tornando l'uomo dolce e paziente
che era. Avvicinò il
volto a quello della donna, guardandola dritta negli occhi. Lei lo
osservava quasi inebetita.
- Voglio aiutarti Razael, ti vedo. E stai male. Dimmi cosa posso fare
per farti stare meglio. - Lei si riscosse, sbattendo le palpebre.
Sorrise.
- Non preoccuparti per me, e io vivrò serena. Bada al tuo
padrone, e fallo sempre sorridere. La tua felicità
sarà
la mia. Grazie di tutto.- Si tamponò il trucco, riuscendo a
riportare il suo volto ad uno stato decente. Ridiede la giacca ad Agni,
e rientrò, pronta a giustificare il tutto con un malore.
Agni la
bloccò, afferrandola per un braccio. Si guardarono per un
attimo. Improvvisamente
si ritrovò stretta al petto dell'uomo. Non era stata mai
abbracciata da un uomo così grande, e mai con
quell'intensità. Giurò di avvertire il cuore che
cercava
di bucarle il petto per scappare.
- Non voglio vederti piangere mai più. Per qualunque cosa,
ci
sono io. Io sono felice se tu sei felice. A quanto pare, l'unico modo
è stare entrambi allegri, no? - lei rise, ricambiando
l'abbraccio. Si staccarono, senza alcun imbarazzo.
- effettivamente fa freddino qua fuori. Rientriamo? - Ed era
così bella lei, con le stelle a incorniciarle il volto, e
così affascinante lui, con la luna ad accarezzargli i
capelli.
Entrambi persi nella notte, persi in loro stessi. Interruppero il
contatto visivo, rientrando. Ciel era nervoso, Sebastian invece
sembrava godere dell'agitazione del padrone.
- Che diavolo ti è saltato in mente? - sibilò
Ciel
rivolto alla donna. - C'è mezza sala che chiacchiera solo di
te,
e l'altra metà che chiacchiera di quel che hai fatto.
- Chiedo venia, milord. Ho avuto un malore.
- Beh, effettivamente sei pallida... ma questo non va bene lo stesso!
Bastava che lo dicessi a Sebastian no? Che bisogno c'era di fare quella
sceneggiata...? Bah, lasciamo perdere. Fra parentesi, questa festa mi
annoia. Torniamo a casa prima che notino che sei rientrata e si
appiccichino a noi.
- Ai suoi ordini. - Mentre sgaiattolavano via dalla sala, Agni era
già tornato da Soma.
- Ehi, che aveva Razael?
- Si è sentita male, principe.
- Ed era grave? - chiese ansiosamente.
- No no, non era nulla. Un semplice capogiro... è corsa al
balcone per respirare un po' d'aria fresca, e si è sentita
subito meglio. - Soma sospirò.
- Meno male! - Poi attaccò bottone con alcuni uomini, ma
Agni
non lo ascoltava. Ripensando a quando l'aveva stretta a sè,
avvertendo ogni singola, sinuosa curva del suo corpo, il cuore
cominciava a battere come impazzito. Mentre l'avvolgeva fra le sue
braccia aveva avvertito una forte emozione, e ora ripensandoci era
amplificata di almeno cento volte. E così, in una notte
primaverile, nel mezzo di una banalissima sala da ballo,
maturò
la consapevolezza di essere ormai innamorato di Razael.
Sigla!
(Io
personalmente la trovo molto adatta al testo che ho scritto, per questo
motivo ho messo il link della canzone con sub in italiano, spero
apprezziate)
Angolo
autrice:
Bentornati!
Vi siete ripresi dalle superfeste e dai cenoni? Io ancora no
ò.ò
Chiedo
venia per il terribile ritardo con cui pubblico, me dispiaciuta!
*profondo inchino*
.Ringrazio
i miei recensori
LadyStarKiller98
Lady Neko Kadar
_Vanilla
jaki star
AliceBaskerville
Zich
ShinigamiGirl
Domino_Tabby
Lady M5
BragoLove4Ever
DeathVoice
Crazy Sisters
NekoChan22
Akemi Matsumoto
E tutti questi bravi ragazzi che seguono la storia e l'hanno messa fra
le preferite, alias
Aya-Sutcliff
Chibime88
jaki star
Kira_Devil
LadyStarKiller98
luna sutcliff
undylover
Yukiko_Kitamura
zeze3000
_Vanilla
Ale200
Chihiro
Lulla90
stizzy
AliceBaskerville
AngelOfSnow
AryaDaughter
DBGirl97
Deborah_chan
devil_angel_vampire
Domino_Tabby
Elfosnape
Fauna96
FrAnCyLa22
Fred Halliwell
Hybrid00Art
KuroiAkatsuki
Lady Neko Kadar
nike97
Puffin
QueenGiulietta
ShinigamiGirl
Silent_Warrior
Silvery
violet in the sky
White Tiger
Xdrewfeelings
Zeressa
Ragazzi, davvero GRAZIE DI CUORE per avermi dato la soddisfazione di
vedere che così tante persone amano la mia storia. Grazie
ancora! :*
Il prossimo aggiornamento sarà in un lasso di tempo
inferiore, parola di lupetto! :3
Hasta la vista!
Phoenny
|
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Capitolo 22 *** Capitolo 19 ***
capitolo 19
Capitolo
19
££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
- Cosa ci fai
qui?
- Secondo te?
-... Vedo che
hai portato delle rose rosse.
-
Perchè lei è speciale. Tu invece...?
- Garofani.
Garofani rossi. Erano questi i suoi fiori preferiti.
- Ah. - Grell
rimase in silenzio, contemplando la tomba di Angelina
Durless. Razael lo guardava diffidente. Era vero che Grell ormai era
suo amico, ma era anche l'assassino della sua Madam. E poco le
importava se l'aveva uccisa per salvarla da Sebastian. Si mise
ginocchioni per terra e appoggiò
i fiori sul freddo marmo, guardando la lapide. "Here lies Angelina
Durless, my crimson angel, my red sky. Rest in peace." Era stata lei a
chiedere ad Undertacker di scrivere quell'epitaffio, riuscendo a
convincerlo a non rivelare mai chi era il committente. Grell
s'inginocchiò vicino a lei, e rimasero in silenzio senza
guardarsi.
- Tu l'amavi?
- chiese Razael improvvisamente. Grell inizialmente non rispose.
- Forse
è stata l'unica creatura a riuscire a smuovere qualcosa qui
- disse appoggiandosi una mano sul cuore.
-...
- L'ho uccisa
anche perchè mi son sentita tradita. Perchè lei
doveva essere solamente mia, e invece ha preferito quel marmocchio. Ha
preferito farsi ammazzare al posto suo. Ero furibondo con lei.
- Se dovessi
uccidere tutti quelli che mi fanno arrabbiare a quest'ora
sarei una serial killer. - rispose freddamente lei alzandosi. - Non
farti rivedere qui Grell. Posso diventare furiosa, anche con gli amici.
- Se ne andò senza voltarsi. Lui non aveva avuto la forza
di tenerla vicino, lei quella di andare al suo funerale e darle
un'ultimo
saluto. Entrambi avevano commesso errori che non si sarebbero mai e poi
mai perdonati.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
-
Pluto!!! Torna immediatamente qui! - il nostro amato cane infernale
aveva ben deciso di sradicare gli alberi del viale, e solamente la voce
imperiosa di Razael riuscì a farlo calmare. Le si
avvicinò lentamente, con le orecchie basse e la coda fra le
zampe. La donna aveva le mani sui fianchi e batteva a terra col piede
irritata.
- Insomma! Ti
avevo detto o no che non dovevi toccare le aiuole e le
piante in generale? Cane cattivo! - Pluto si sdraiò a terra
guaendo e nascondendo il muso con le zampe. Sbuffando la donna
trascinò la pesantissima catena che usavano per legarlo e
l'assicurò al robusto collare. Quel cane in una sola
settimana
era stato capace di distruggere la stalla, massacrare l'80% delle
aiuole fiorite che avevano richiesto tanto lavoro a Finny e buttare a
terra tutti i servizi di piatti nella credenza. Molte volte Razael gli
era corsa dietro con un bastone, urlando a squarciagola come una pazza
mentre questo correva a nascondersi dietro Sebastian, che un
paio
di volte aveva anche ricevuto qualche bastonata sul groppone altrimenti
destinata al lupacchiotto - roba che
una persona normale sarebbe finita sulla sedia a rotelle a vita. Era
stressante. La rincuorava il fatto che avrebbe avuto la sera libera;
mica male, poter passare una serata tranquilla ad un pub sorseggiando
dell'ottima birra d'importazione, senza contare che prima sarebbe
potuta passare a fare un po' di compere. Quando finalmente
staccò dal lavoro si preparò con la stessa cura
che
avrebbe usato per una serata di gala. Acconciò i capelli
raccogliendoli e fermandoli con un pettinino d'osso regalatole dalla
suocera tempo fa, truccandosi nel solito modo eccentrico - labbra rosso
fuoco e ciglia nere e folte - indossando un semplice abito nero, con un
vistoso giubbotto rosso con dettagli neri, scarpe stile francesina e
guanti neri con bottoni. Indossò infine il bellissimo
collarino
di perle nere che aveva indossato Madam Red al ballo del visconte - il
suo ultimo ballo. Sembrava più matura con quello stile
sobrio,
le piaceva. Si sentiva bella e forte proprio come la marchesa Francis
Midfort. Ammirava moltissimo quella donna, che nonostante il carattere
duro e il portamento freddo era una donna di rara bellezza e
intelligenza. Prese la sua borsetta di pizzo e uscì dalla
villa;
la diligenza che aveva chiamato era appena arrivata. Salì a
bordo, e finalmente arrivò a Londra. La sera il centro della
città era pieno di vita, i bar vivaci e le vetrine dei
negozi
rallegravano l'atmosfera solitamente pesante. Pensò di
dirigersi
verso un pub che aveva scoperto non appena arrivata in Inghilterra. Era
pieno di persone vivaci, si beveva molto e si rideva altrettanto, ed
era in particolare frequentato da italiani come lei. Molte volte
avvertiva il bisogno di parlare nella sua lingua madre, senza contare
che non aveva praticamente idea di cosa succedesse in Italia; quello
era anche un buon modo di reperire notizie di prima mano.
Entrò
senza esitare un'attimo, e venne accolta da chiassosissimi italiani che
bevevano e scherzavano come si addiceva a un italota doc. Presa
sottobraccio da compatrioti decisamente brilli, venne trascinata al
balcone. Appoggiò il giubbotto allo sgabello e si
trovò
un boccale pieno di chiara birra sotto al naso. Finalmente un luogo
dove poteva strillare e far casino senza che nessuno la guardasse come
pazza!
- Alla salute
mia, della Bella Italia e de li mortacci vostri! -
urlò un tizio visibilmente ubriaco. Felici come una Pasqua
gli
italiani presenti nel locale, uomini e donne, alzarono i boccali
urlando e bevendo come
spugne, scatenando l'orrore nei pochi inglesi che avevano avuto la
pessima idea di bere lì. Razael stava ridendo con le lacrime
agli occhi, la pettinatura delicata quasi sfatta e le guancie arrossate
dal quinto boccale di bionda e dal caldo. Per caso gli occhi le caddero
sulla porta del pub, e immediatamente tornò lucida. Vide
un'uomo
in completo nero sulla soglia che si guardava schifato attorno. Aveva i
capelli perfettamente pettinati e uno sguardo severo attraverso degli
occhiali molto eleganti. Lei rimase col boccale mezzo per aria,
immobile. L'uomo la vide, e con passo deciso si avvicinò
verso
di lei. Un uomo grosso come un'armadio gli cascò addosso,
addormentatosi per la sbornia, buttandolo per terra e schiacciandolo
sotto il suo peso non
indifferente. All'uomo ci volle qualche secondo per toglierselo
di dosso, si alzò e tirò fuori un pettinino per
sistemare
i capelli arruffati. Dopo aver rifatto il nodo alla cravatta
continuò il suo percorso, arrivando davanti a Razael.
- Glasshiver,
devo parlarti. - Lei posò il boccale, guardandolo
male. Immediatamente il barista (un vecchio conoscente della donna)
chiese se qualcosa non andasse, ma venne rassicurato, e
dopo un'interminabile sosta al bagno per tornare ad avere un aspetto
dignitoso Razael uscì dal pub. Venne presa a braccetto
dall'uomo,
così che potessero parlare tranquillamente anche in mezzo
alla
strada.
- Spears. Che
succede?
- Questo
dovrei chiedertelo io. Ci sono delle anime che sono misteriosamente
sparite dalla lista...
- Non
è stato Michaelis. - disse sospirando irritata - Lo tengo
sott'occhio, e poi ha il marchio. Per ora lo considero un alleato
prezioso...
- Ma ti senti?
- esclamò William stringendo i pugni. - Non dovresti parlare
di lui come di un'amico.
- Se per
questo tu non dovresti trattarmi come una tua collega, dal momento che
non lavoro certo per voi.
- Beh,
comunque sia non avrei mai incolpato Michaelis, dal momento che
le anime sparivano sì, però poi ricomparivano sui
quaderni della morte ed erano
segnate come "raccolte". Solamente tu puoi fare una cosa simile.-
Razael si fermò liberandosi dalla stretta dell'uomo.
- E allora?
Qual'è il problema? Se poi riappaiono nella lista
non c'è nulla di male, anzi vi agevolo pure il lavoro. Che
hai
da lamentarti?
- Ho da
lamentarmi - disse senza alzare la voce e mantenendo un tono
monocorde - del fatto che queste anime incrementano il tuo potere.
è come se le mangiassi,
nutrendoti della loro forza ma lasciandone abbastanza per non spegnerla.
-...
- Se ancora
non capisci, te lo spiego chiaro e tondo. Sei un potenziale pericolo
per tutti noi. Sei...
-
WIIIIIIIIIIIIIIILLLL!!!!!!! <3 - Urlò Grell spuntando
fuori
da una traversa senza troppa logica e lanciandosi a velocità
folle sul moro, che
prontamente scansò la carica dello spasimante facendolo
schiantare contro un muro. Le poche persone per strada guardavano
sconcertate, ma si disinteressarono in fretta quando Razael
cominciò ad urlare con un tono nemmeno troppo convincente
"Ah ah
ah ah! Ma come, già ubriaco? Aaaah, su che ti porto a
casa..."
Tappò la bocca all'amico prima che potesse replicare, e
imboccò sicura un vicolo, seguita a ruota da William. Grell
si
divincolò.
- Uuuh, non
è giusto, io volevo abbracciare il mio Will! Proprio oggi
che avevo imbottito il corpetto...
- Aspetta, tu
porti i corpetti?
- Bellissima,
questo vitino da vespa non è solo frutto di una dieta
rigorosa!
- AHEM! - con
un colpo di tosse William mise fine al discorso insensato dei due.
- Sutcliff,
nonostante solitamente detesti la tua presenza tanto quanto la tua
inefficienza, stavolta capiti proprio a fagiolo.
- Ehi! Se
volevi organizzare qualcosa a tre prima potevi avvertirmi! Non so se
sono pronto con Razael...
- Grell, non
pensare nemmeno a qualcosa di simile! - S'intromise la
donna orripilata dalle immagini che, contro la sua volontà,
scorrevano nella sua mente.
- Comunque no
Sutcliff, non pensavo a nulla di questo. Mi servi per
arrestarla. - Grell spalancò gli occhi, guardando
la sua
amica. Lei non era sorpresa, ma anzi stava in guardia. Un lampo dorato
brillò negli occhi di Razael, che strinse i pugni.
- Con quale
accusa, Spears?
- Mi sembra
semplice. Consumo d'anime, associazione con demone e
soprattutto possesso e uso illegittimo di Death Shite non omologata o
registrata. - Grell esclamò sorpreso. Razael aveva assunto
un'espressione pericolosa. Portò lentamenta la mano destra
verso
la coscia sinistra, quando William sfoderò la sua Death
Shite e
la piantò a pochi centimetri dal piede della donna.
- Non fare
mosse avventate, Glasshiver, o ti troverai a combattere anche con il
mio collega.
- Cos...
Chèrie! Che significa tutto questo? - urlò Grell
confuso. Razael rimase in silenzio.
- In parole
povere, Sutcliff - spiegò William - lei ha le
caratteristiche di un demone, quali la forza spropositata e la sete di
anime, ma allo stesso tempo possiede una Death Shite e la
capacità di vedere i Cinematic Record e di conseguenza
raccogliere anime. Ha l'incredibile resistenza fisica di un'angelo e la
capacità di
potenziarsi tramite le anime, senza tuttavia consumarle completamente,
altra caratteristica degli angeli. Potremmo in
sostanza definirla un demone buono armato di Death Shite,
anche se non appartiene a nessuna di queste tre razze. - Grell non
riusciva a credere alle sue orecchie. Si girò lentamente
verso
Razael.
-
...è vero? è vero quel che dice William?
-...
Sì. Non pensavo che si sarebbe mai avvicinato
così
tanto alla mia vera natura. Complimenti Spears, non mi stupisco che tu
sia a capo della sezione amministrativa.
- Peccato io
mi stupisca del fatto che hai lasciato che Michaelis ti
soffiasse via un'anima. Non si tratta certo di qualcosa di prima
qualità, ma...
- Non parlare
così del mio padrone. Ha un'anima impura, ma se
scavi sotto lo strato sporco troverai un diamante, anche se grezzo.
Ecco perchè
è un'anima tanto voluta da Sebastian... ed ecco
perchè ho
lasciato che lui stipulasse quel contratto. Perchè il conte
non
avrebbe mai voluto stringere un patto con me, ha scelto lui. Anche
volendo, non riuscirei a spezzare quel contratto senza uccidere il
maggiordomo.
- Eh no, al
momento Sebastian non si tocca! - urlò Grell riprendendosi
dalla sorpresa.
- Comunque
devo arrestarti, e interrogarti.
- Sai
già tutto. Non vedo cos'altro dovresti sapere. - William
rimase in silenzio.
- Sutcliff,
stasera ci siamo scontrati con Razael Glasshiver ma
è riuscita a tenerci testa, e non siamo riusciti ad
accumulare
abbastanza prove per procedere all'arresto. Sono stato chiaro? - Grell,
stranamente serio, annuì. - Ora scusatemi ma ho una montagna
di
lavoro che mi aspetta. Sutcliff, raccogli tutte le anime del distretto
e non fare errori.
- Certo Will!
<3 - Spears guardò gelidamente Razael, poi con
un'agile salto scomparì nella via buia. Grell si
sistemò
gli occhiali.
- Beh,
immagino questo sia un'addio - disse Razael sorridendo tristemente.
Lo shinigami rimase in silenzio. - Non possiamo continuare un rapporto
dopo questo. Ho molto apprezzato la tua
compagnia. Sei stata un'amica vera, di come non ne ho mai avute. Sono
felice di poter vantare un'amicizia con te, ma è arrivato...
- Ooooohhhh!
Al diavolo! Cos'è questa storia?? Tu SEI e RIMARRAI
sempre mia amica! Che razza di film mentali ti fai? Solo
perchè
sei una specie di mischiaticcio fra un demone e uno shinigami non
significa che tu non possa coltivare delle amicizie!- Urlò
il
rosso abbracciandola calorosamente. Lei rimase immobile, ricambiando
altrettando intensamente l'abbraccio.
- Grazie mille
Grell.
- Scherzi
Razy? Sei l'unica donna che ho fra i miei amici, e sei l'unica che mi
capisce davvero.
- Beh non ho
molto apprezzato il fatto che mi hai definita "michiaticcio fra un
demone e uno shinigami".
- Umh in
effetti non è molto elegante come espressione ma rende
l'idea.
- Se lo dici
tu...
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
Agni si
svegliò nel suo letto, ma a differenza degli altri giorni
decise
di rimanere sdraiato ancora un po'. Avvertiva le calde coperte
accarezzargli l'imponente fisico, coperto solo da un paio di morbidi
pantaloni, e il cuscino sostenere alla perfezione la testa. Solitamente
non perdeva tempo, si alzava, si dava una sciacquata e, dopo essersi
preparato, cominciava con i suoi doveri di maggiordomo. Guardando
l'orologio notò che aveva ancora un po' di tempo. Si
passò una mano sul volto. Da quando aveva realizzato di
essere
innamorato di Razael le cose si erano leggermente incasinate. Sapeva
perfettamente che Soma era a sua volta invaghito della donna,
perciò non poteva certo andargli a dire "ehi principe,
indovinate un po', anche a me piace Razael!", tuttavia sapeva che lui
era l'unica persona alla quale avrebbe potuto mai confessare una cosa
simile. Ma come poteva..? Sarebbe stato come tradirlo! Decise
perciò che si sarebbe tolto dalla testa quella donna,
sì
non era difficile, gli sarebbe bastato incontrare un'altra persona
speciale e il gioco era fatto!... o no? Sbuffò
scompigliandosi i
capelli. Magari fosse stato così semplice. Proprio quella
notte
l'aveva sognata. Indossava un'abito blu cobalto, elegantissimo, ed era
seduta sulla riva di un lago. Agni era alle sue spalle, e osservava
silenzioso. Vicino a lei c'erano due calici pieni di spumante, ma lei
non li toccò. Guardava nostalgica verso l'acqua. Era
notte nel sogno, e la luna piena metteva in risalto la sua
figura.
All'improvviso
si girò e lo vide. Sorrise.
- Cosa ci fai
qui?
- Sono qui per
te, no? - nella vita reale si sarebbe seppellito vivo piuttosto di
rivolgerle parole così schiette.
- Mi dispiace,
ma io non ci sono. - Agni capì di avere un'espressione di
disappunto dipinta in volto.
- Come non ci
sei?
- Io sono qui
per lui - disse indicando la figura di un'uomo che stava
camminando lungo la riva verso di lei. - Appartengo ad un'altro.
- Nel fisico
forse, ma nel cuore a chi appartieni?! - domandò
disperato lui (reazione che nella vita reale sarebbe stata
semplicemente esagerata).
-... Aiutami
Agni... - Mormorò iniziando a piangere. Quando si
svegliò di soprassalto, Agni notò di star sudando
freddo.
Era
così terribilmente reale! Dovette alzarsi e andare a ficcare
la
testa sotto un getto d'acqua fresca per riuscire a calmarsi. Era ormai
ovvio che l'amava, l'amava con tutto se stesso! Certo che
lì,
mezzo contorto per mettere la testa sotto al rubinetto del lavandino,
non era il posto migliore dove formulare pensieri tanto nobili.
Sospirando tirò su il viso, guardando il suo riflesso nello
specchio. I capelli bianchi erano appiccicati al volto, bagnati
dall'acqua gelida. Gli occhi color ghiaccio, estremamente inusuali per
la sua etnia, erano ridotti a due fessure, leggermente arrossati a
causa delle poche ore di sonno. La pelle scura rabbrividiva quando
alcune goccie fredde cadevano sopra con un cristallino plic!,
tracciando un percorso sinuoso lungo i muscoli. Si
guardò le mani. Quelle mani grandi e potenti, capaci di
sferrare
colpi letali... sarebbero state in grado, finalmente, di
regalare carezze ad un corpo tanto delicato come quello di una donna?
Avrebbero potuto godere del corpo di Razael senza nuocergli?
Improvvisamente s'immobilizzò. Ricordava perfettamente delle
ultime donne che aveva avuto. Ricordava le urla di dolore, le unghie
che graffiavano, gli schiaffi inflitti e le lacrime che scorrevano
sulle guancie, il sangue che seguiva al piacere... Scosse la testa,
disgustato da
quei ricordi. Anche se quelli erano i ricordi di Ashrad, il corpo che
aveva commesso tali crimini era sempre lo stesso. Forse più
forte e maturo, ma sempre lo stesso. La stessa pelle, la stessa bocca,
le stesse mani... Sbattè irritato il pugno sul lavandino.
Tirò indietro i capelli con l'altra mano, e
guardò
intensamente il suo riflesso negli occhi.
- Devi
dimenticarla. Escluderla dai tuoi pensieri, dalla tua vita.
Avanti, non è difficile...! - Cercò di svuotare
la mente,
eliminare ogni pensiero improprio.
- ... merda,
pensavo fosse
più facile.- Irritato tornò a dormire, ma fu un
sonno
leggero e travagliato. Ed eccolo infine qui, mollemente abbandonato sul
letto, dopo aver passato una delle notti peggiori della sua vita. Non
sapeva cosa fare. Come gestire la situazione, come riuscire a togliersi
dalla testa quella donna. Respirò a fondo, coprendosi gli
occhi
con l'avambraccio. Dopo essere rimasto fermo qualche attimo in quella
posizione si alzò, si vestì con una tunica blu
scuro e
dei pantaloni bianchi, s'infilò quasi rabbiosamente gli
stivali
e uscì come una furia dalla casa, con il mantello
sottobraccio.
L'infilò avvertendo l'aria fredda della prima mattina, e si
accorse di essersi dimenticato il turbante. Scrollò le
spalle,
fregandosene. Dopotutto non indossava nemmeno l'uniforme, e non c'era
il principe con lui. Camminò fino a raggiungere la riva del
Tamigi. Osservò l'acqua sporca scorrere nel canale,
così
simile al Gange. Si sedette su di una panchina, vicino a un cumulo di
vecchi giornali. Sospirò, passandosi stancamente una mano
dietro
il collo. Improvvisamente il mucchio di giornali vicino a lui si mosse,
e ne spuntò fuori una testa. Rimase immobile, troppo
sorpreso
per reagire. Era la testa di un vecchio, ricoperta da una barba e dei
capelli incolti, grigi quanto il cielo annuvolato. Si
stiracchiò e si tolse di dosso i giornali, mettendosi a
sedere.
Tirò fuori dal giubbotto lercio una bottiglia di vodka, e
cominciò a bere. Agni lo guardava ancora allibito, era la
prima
volta che vedeva una cosa simile.
-... Cos'hai?
Che brutta cera figliolo - disse tappando la bottiglia.
- Nulla,
nulla. - disse scuotendo la testa e tornando a guardare il
fiume, le gambe divaricate su una panchina un po' piccola per un'uomo
della sua eccezionale statura e i gomiti appoggiati sulle ginocchia,
con la schiena curva e la testa stretta fra le spalle.
- Bah, a me sa
che hai uno qualche problema - disse in uno sgrammaticatissimo inglese,
che a stento Agni capì.
- Davvero,
è una sciocchezza - cominciò leggermente
irritato dalla curiosità del vecchio. - Nulla degno di
attenzione.
- è
una donna eh? La riconosco, quella faccia da pesce lesso. Ma
com'è che non sei felice? Ci hai litigato?
- è
già sposata.
-disse stringendo i pugni. L'uomo annuì, e
stappò
nuovamente la bottiglia.
- Vuoi un
sorso?
- No grazie,
molto gentile ma...
- Oh andiamo,
e prendi un sorso! Tanto ho gli agganci per rimediare una
bottiglia nuova. Su, sorso d'alcol è la meglio cosa
in
giornata pessima come questa! - Agni rimase fermo per qualche attimo,
poi scosse la testa.
- Grazie mille
per la vostra gentilezza, ma non amo gli alcolici.
- Fa niente
tizio. Beh, se lei ti sta così a cuore diglielo no? Magari
lasciare quello lì per te.
- Bah, ne
dubito. Grazie ancora per il vostro tempo. - Si alzò
camminando, senza rivolgergli più la parola. Aspettava che
il
sole sorgesse dalla coltre di nuvole che copriva il cielo; sapeva che
non c'era niente di meglio che una bella giornata di sole per tirarsi
su di morale. A quanto pare il tempo parve leggergli nel pensiero, dal
momento che cominciò un vero e proprio nubifragio.
**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**
-
Per
la Santa Vergine, qui sta venendo giù tutto il cielo! -
Disse
Razael mentre correva in cortile per ritirare i panni stesi. Inzuppata
d'acqua gelida e abbastanza alterata, rientrò nella villa
lasciando impronte d'acqua ovunque. Sebastian doveva solo provare a
lamentarsi, dopo che non aveva ritirato i panni come lei aveva
chiesto!! Quando finalmente arrivò alla lavanderia dovette
appendere i panni nella stanza mettendo delle scodelle a
terra
per evitare di allagare ulteriormente la villa. Poi se ne
andò
in camera (infangando ancora) e si levò gli abiti fradici.
Prendendo un bel respiro cominciò a slacciare lo stupido
corpetto che assorbiva acqua come una spugna. Nuda come mamma l'aveva
fatta, si avvolse in un morbido asciugamano che poteva tranquillamente
contenere lei e un'altro paio di persone. Era enorme. Strofinandosi le
braccia fece riemergere la testa dal caloroso abbraccio
dell'asciugamano per elefanti, guardando sconsolata la scia di fango
che aveva creato. Sospirò immaginando la mole di lavoro che
quel
maledetto di Sebastian le aveva causato per non esser voluto andare a
prendere i panni. Si sdraiò sgraziatamente sul letto,
assaporando la bella sensazione che le regalava il morbido tessuto
sulla pelle. Si girò su di un fianco, guardando il suo
letto. Ci
sarebbe stato posto anche per un'altra persona, d'altronde era
così grande... Spalancò gli occhi a quei
pensieri.
- Ahahahaha,
ma cosa vo pensando? Forse ho la febbre! - esclamò
ad alta voce come per convincersi meglio di quella supposizione. Si
sistemò meglio sul materasso, ma constatò che,
sebbene
fosse molto comodo, avrebbe di gran lunga preferito avere qualcuno con
cui condividerlo... una persona che potesse abbracciarla e trattarla
con
dolcezza, come ad esempio Agni. Rimase immobile.
-
Uwaaaaaaaaaaa!!! - Urlò scattando a sedere e prendendosi la
testa fra le mani. - Sono solo idiozie sono solo idiozie sono solo
idiozie sono solo idiozie! Ahahaha, ma sì certo, siccome mi
ha
abbracciata al ballo di quel piccolo pervertito mi ha
ricordato
Michele.... Sì sì, senz'altro! Ed è
senza dubbio
questo il motivo per cui non vorrei dormire da sola, eh già!
-
si ributtò sul
letto, felice di quel ragionamento. Abbastanza assurdo.
"però"
pensò strofinando il viso sul cuscino " è anche
vero che
Michele non era così grosso... Era quasi più
basso di me
e magrolino. Nè era altrettanto bello di viso. Forse..."
trattenne il respiro, non voleva formulare quel pensiero...! "... Forse
dovrei considerare la possibilità di trovare un'altra
persona?"
Si alzò sconsolata e abbandonò la testa contro il
muro.
Con violenza.
-
Nonpensarcinonpensarcinonpensarcinonpensarci - mormorava mentre si
rivestiva. Come avrebbe mai potuto trovare un'altra persona se in testa
non faceva che avere Michele?
Angolo
autrice:
19°
capitolo! Yuppieeeeee!
Dunque!
Dal
prossimo capitolo partirà un nuovo filone narrativo!
Immagino
ricorderete il capitolo 14, che vi ho chiesto di considerare come un
filone a se stante...
Lasciate
che vi spieghi il mio intento.
Avete
presenti i puzzle? Sì, quei rompicoglionicapi
che ci vogliono in media dai 18 ai 24 secoli per finirli e
più
di sedici chili di droga giornaliera per trovare la forza necessaria?
Ecco, ora togliete la droga e continuate a seguire il discorso. Il
Puzzle è formato da delle tessere, che prese da sole non
valgono
un fico secco, ma pian piano accostate ad altre aiutano a completare il
puzzle.
Associate
i filoni narrativi a delle tessere, e la storia è il puzzle
da completare.
Chiaro
ora? Tramite i filoni narrativi (ovvero una determinata
avventura mi richiederà vari capitoli) completerò
la
storia che, vi prometto, cercherò di rendere sempre
più
avvincente!
Ebbene!
Razael
sta lentamente uscendo dalla sua passione per la vedovanza, mentre
viene coinvolta in scandali giudiziari dagli shinigami, e la faccenda
comincia ad assumere sfumature noir.
Continuate
a seguire la storia!
Un
grazie infinito a tutti coloro che seguono la storia e ai miei
recensori!
Grazie
mille, senza di voi non so se avrei mai trovato il coraggio di andare
fino in fondo con questa fiction, spero di non deludere le vostre
aspettative!
Alla
prossima!
Phoenny
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Capitolo 23 *** Capitolo 20 ***
20
Capitolo
19
££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
Era
notte. Odiava la notte londinese; era maledettamente fredda e umida,
nebbiosa e puzzolente. Beh, forse puzzolente perchè era nei
sobborghi. Non aveva ben capito il piano del suo padroncino. Dovevano
scoprire delle cose su una certa famiglia aristocratica immischiata in
affari con la mala. La solita solfa insomma. Ciò che non
capiva
era perchè doveva fingersi una prostituta!
Esattamente. P-R-O-S-T-I-T-U-T-A.
Era cominciato tutto un paio di giorni prima. Ciel l'aveva chiamata, si
era fatto servire il tè e freddamente aveva buttato
lì la
frase:
-Domani sera dovrai andare nei sobborghi, dirigerti a questo indirizzo
e farti arruolare come prostituta. - dopo un'iniziale sgomento, Razael
era scoppiata a ridere, convinta si trattasse di uno scherzo. Ma la
faccia seria del padroncino, e lo sguardo soddisfatto del maggiordomo
l'avevano ben presto convinta che ahimè, di scherzo non si
trattava. E con le lacrime agli occhi e un sorriso tiratissimo aveva
obbedito. Si era fatta
arruolare da una certa Madam Butterfly (un vero e proprio insulto al
suo amatissimo Puccini), che era in cerca di ragazze giovani e belle.
Gestiva una casa di piacere, ed era rinomata per le belle ragazze che
lavoravano per lei. Parlando
con altre fanciulle dell'ambiente, era venuta a conoscenza di cose
sconcertanti riguardo questa famiglia.
La sua prima sera come
infiltrata fu un'inferno. Era ora di cena, e le prostitute stavano
consumando il pasto in una sala adibita a mensa comune. La donna si
guardò attorno. Non era una sprovveduta, sapeva esattamente
cosa
fare. Doveva ingraziarsi qualcuna che aveva senza dubbio una certa
carriera alle spalle, altrimenti sarebbe stato inutile fare amicizia
con una novellina come lei. Alla fine si buttò su un tavolo
lì vicino.
- Ciao. Mi chiamo Sarah, e sono nuova - disse Razael attaccando bottone
con una donna che sembrava essere un po' più vecchia di lei.
- Sono Giselle. E si vede che sei nuova. Dove vai vestita
così?
- disse alludendo al vestito semplice di Razael, lungo e pesante visto
la temperatura polare di quella serata.
- Non capisco...
- Ti faccio capire io - disse prendendo un coltello dal tavolo dove
stavano mangiando. Immediatamente Razael s'irrigidì,
contraendo
i muscoli e preparandosi ad un combattimento. Giselle
sollevò un
poco la gonna della governante, e con un colpo secco tagliò
la
stoffa fino all'altezza del fianco, mettendo in mostra perfino il
reggicalze. Razael spalancò la bocca in un'urlo muto,
guardando
la stoffa irrimediabilmente squarciata.
- Chi non mostra non vende! - disse allegramente la donna tornando a
mangiare. Razael vide come anche lei aveva la gonna aperta sulle gambe,
mostrando la carne bianca e liscia. Anche la scollatura del vestito era
qualcosa di volgarissimo. "Immedesimati nel personaggio"
pensò concentrandosi "il personaggio...!".
- Scusami, ma non sono nell'ambiente.
- Siediti a mangiare pure tu, la notte è lunga e non sono
ammessi spuntini. - disse Giselle indicando una donna di servizio che
passava con dei piatti contenenti una zuppa di un poco appetitoso
colore giallo paglia. La prostituta le allungò un pezzo di
pane
nero, e tornò a mangiare. Razael intinse un cucchiaio non
proprio lucidissimo nella minestra (beh, anche lei aveva patito la fame
in passato, non le faceva poi tanto ribrezzo) e l'assaggiò.
Non
sapeva quale animale potesse dare un sapore talmente schifoso ad un
brodo, ed era abbastanza sicura di non volerlo sapere. Fece finta di
niente e trangugiò il più velocemente possibile
per non
sentire il saporaccio, poi masticò lentamente il pane nero
che
era gommoso come uno stivale. Giselle, finito il pasto, la prese
sottobraccio e la portò alla hall della casa. Madam
Butterfly
era una cosa mostruosa. Era enorme, un donnone di duecento chili,
trucco sulla faccia compreso. Aveva dei tratti mascolini, la pelle
chiara afflosciata sulle guancie.
- Madam, stasera carne fresca! - esclamò Giselle avvolgendo
un
braccio attorno alle spalle della donna. Madam Butterfly
guardò
Razael, le si avvicinò, le alzò il viso con una
mano ed
esclamò:
-
Oh tesoro, ma
sei sempre più bella! Mi farai guadagnare milioni! -
esclamò felice battendo le mani. La prima volta che la
governante aveva visto Madam Butterfly, dovette trattenersi dal correre
ad infilare la testa nel sacchetto dei rifiuti e scoppiare a ridere.
Era un'uomo travestito, questa non se l'aspettava! Ma ora, essendo la
seconda volta che lo vedeva, la cosa non le sembrava più
tanto
divertente.
-
Tette grosse,
belle gambe, viso piacente... Sarai la più richiesta! Non
sei
più vergine vero? -disse senza preoccuparsi troppo
di
essere invadente. Domandina che al colloquio di lavoro si era scordato
di porle. Razael arrossì.
-
No, Madam.
-
Perfect! - esclamò sbattendo le ciglia evidetemente finte. -
Allora Giselle, ci pensi tu ad istruirla?
-
Certo,
dopotutto potrei prendere qualcosa dai suoi guadagni se sarò
la
sua istruttrice... - disse pensierosa. Razael non voleva immaginare in
cosa avrebbe potuto essere "istruita".
-
Bene Sarah,
vedo che sei pronta. Spero che tu sopporti il freddo! Au revoir! -
cinguettò salutando le due e dirigendosi in una stanza
vicino
alla mensa.
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- Il
freddo proprio non lo sopporto - disse battendo i denti Razael. Le
prostitute avevano acceso un fuoco in un bidone per tenersi al caldo ed
evitare di morire congelate. Ma la nostra governante detestava il
freddo, e con l'abito stracciato in quella maniera le sembrava di
essere scesa al Cocito. Ci aveva messo tanto per foderarlo con una
caldissima stoffa di lana...!
- Allora novellina - esordì Giselle sistemandosi un vecchio
scialle sulle spalle. - Sai a cosa vai incontro?
- ...In che senso? - chiese lei temendo di sapere già la
risposta. Giselle rise.
- Di senso ce n'è uno solo cara! Allora, quanti uomini hai
avuto?
- Umh.. Solo uno... - Giselle fece una faccia scocciata.
- Ma come, uno solo? Allora devi imparare moltissimo, uff! E pensare
che potresti avere
tutti gli uomini del mondo... Comunque... - Giselle partì
con
una dettagliatissima spiegazione di ciò che i clienti in
media
desideravano, dall'atteggiamento fino ai vari e fantasiosi usi della
lingua, lezione che Razael ascoltò con le guancie in fiamme.
"Se
Grell venisse a conoscenza di tali porcherie... Povero William!"
pensò
seriamente preoccupata per lo shinigami. Dopo pochi minuti alcuni
uomini cominciarono a passare per quella strada secondaria. Giselle
diede una gomitata a Razael, e immadiatamente si mise di schiena al
fuoco, mostrando le belle gambe dallo spacco del vestito e sorridendo
sorniona agli uomini. Razael provò immediatamente ad
imitarla.
Si appoggiò al muro mentre si sistemava i capelli, mettendo
in
mostra il corpo fin troppo scoperto per i suoi gusti. Sorrideva in modo
seducente, apparentemente presa dal sistemarsi i capelli.
- Bravissima! - sussurrò Giselle - Fatti desiderare!- Razael
non lo prese come un complimento, ma fece finta di
apprezzare.
Doveva riuscire ad abbordare clienti specifici.
"Non è difficile riconoscerli. Hanno tatuaggi orientali
ovunque,
ma sono europei. è il loro tratto peculiare. In quanto agli
abiti hanno dei giubbotti neri, e girano sempre in gruppo. Sebastian
dice che frequentano le ragazze della casa di piacere di Madam
Butterfly; un modo sicuro per infiltrarsi è quello di
fingersi
una prostituta, ma questo Sebastian non può certo farlo.
Riprendendo il discorso, le prostitute che lavorano per loro vengono
trattenute per una settimana circa. Quelle che lavorano per Butterfly
tornano piene di gioielli e soldi, le altre vengono vendute squartate
al mercato nero degli organi." Razael si ricordava
perfettamente le
parole del padroncino. Se da una parte aveva la certezza che non
sarebbe stata sventrata come un vitello, dall'altra avrebbe avuto a che
fare con dei pezzi grossi della mala. Come tutti i giorni d'altronde.
- Guarda, lì ci sono dei clienti. Ora ti faccio vedere -
disse
Giselle indicando con un cenno del capo alcuni uomini che passavano per
la via. Si allontanò appena dal gruppetto, sorridendo ai
clienti.
- Cosa ci fanno questi begli omaccioni per strada senza compagnia? -
disse strizzandogli l'occhio. Gli uomini si avvicinarono trascinandone
un terzo. Ubriaco come una cozza.
- Ehilà signore! Il nostro amico qua - dissero mettendo in
mostra il poveraccio che a malapena si teneva dritto - non è
mai
stato con una donna, e a breve si deve sposare con una tizia brutta
come la fame!
- Oh, povero povero caro - disse apprensiva Giselle annuendo con il
capo.
- Eh già... allora noi pensavamo di fargli passare una bella
nottata con una bella donna! Vero Frank?
- Verisshimo combagno - disse l'uomo rizzandosi a fatica. Si
guardò inebetito intorno, prima di lanciarsi su Razael. Lei
rimase immobile, e fece per scansarsi, quando lui inciampò
in
una pietra e cadde rovinosamente a terra. I suoi compari immediatamente
lo ritirarono su di peso, ridendo come matti.
- Ma sono questi i clienti tipo? - sussurrò leggermente
disgustata Razael a Giselle. Questa le diede un'amichevole spintone.
- Facci l'abitudine tesoro. Solitamente stanno un po' più
dritti. Ma non preoccuparti, sono sempre impinguati di soldi! Ragazzi,
seguiteci suvvia! - il gruppetto si diresse verso la
casa di piaceri, dove vennero accolti da Madam Butterfly.
- Buonasera cari -disse con voce mielosa uscendo dal suo
bancone
- permettetemi di
darvi il benvenuto nella mia umile casa. Spero che le mie ragazze vi
siano di compagnia! Vi guideranno alle stanze, prego! - disse
gentilmente scostando una cortina che rivelava un corridoio inondato da
una luce soffusa. Giselle si fermò di fronte alla sua stanza.
- Allora tesorucci - disse con fare civettuolo - chi vuole venire a
farmi compagnia? - i due uomini abbandonarono l'ubriaco per terra, e
cominciarono a litigare su chi dovesse andare con Giselle. Si placarono
solo quando una prostituta comparve placando i loro animi e facendoli
tornare tranquilli. Uno di loro seguì la nuova ragazza,
mentre
l'altro entrò nella stanza di Giselle seguito dalla
suddetta.
Nel corridoio improvvisamente calò il silenzio. Razael
sarebbe voluta scoppiare a piangere.
- E ora cosa facciooo? - disse fra se e se trattenendo un singhiozzo e
mettendosi le mani fra i capelli. Non aveva la minima idea di dove
andare, non ricordava quale fosse la sua stanza e l'ubriaco da terra
guardava felice sotto la sua gonna. Razael fece un respiro profondo.
- Calma, calma. Tutto ciò che devo fare è girare
trascinandomi dietro questo imbecille fino a quando non mi sembra di
riconoscere la mia porta. Massì, sembra semplice!-
battè
la mano destra, chiusa a pugno, sul palmo sinistro, convinta di
ciò che diceva. Si riscosse quando sentì una
manina
sudata e lercia percorrerle la gamba candida. - giù le mani
tu!
- sbraitò tirando un calcio alla mano dell'ubriaco.
Quello
mugolò contrariato, ma non riuscì a disobbedire
al tono
imperioso della donna. Razael sbuffò, e decise di
trascinarlo in
qualche stanza. Sperando di entrare in quella giusta e non sorprendere
persone in atteggiamenti ambigui. Ma
nemmeno tanto ambigui alla fine.
Prese l'ubriaco per una caviglia e, curandosi di usare meno delicatezza
possibile cominciò a portare l'uomo in giro per il palazzo,
soffermandosi vicino a ogni porta che riteneva simile alla sua. Se,
accostandovi l'orecchio, vi sentiva dei rumori poco ambigui
continuava
a cercare una stanza silenziosa. Infine, forse aiutata da qualche forza
interceleste, aveva raggiunto una stanza silenziosa, con una scalcinata
porta rossa arrugginita. L'aprì e trascinò dentro
l'uomo,
poi chiuse distrattamente la porta. Scordandosi la testa del cliente in
mezzo. Vide la porta rimbalzare e qualcosa mugolare di dolore. Si
portò le mani alla bocca, osservando la testa dell'uomo
incastrata fra la porta e lo stipite. L'afferrò per le
spalle e
lo trascinò a fatica dentro, mentre questo, già
rimbambito per la sbornia, si guardava attorno intontito.
- Mi dispiace - mormorò lasciando cadere l'uomo a terra, che
sbattè nuovamente la testa. Chiuse la porta, poi si
girò
verso l'uomo.
- Cosa sai? - disse schiarendosi la voce e assumendo un'atteggiamento
ostico.
- Che giorno è? - mugolò l'uomo muovendosi appena
sul
pavimento. Razael si avvicinò, posando un piede sul petto
dell'uomo e pressandolo affinchè non si muovesse.
- Ho detto: cosa sai? Chi sono i tuoi superiori? - l'ubriaco non
rispose, allungando in compenso le mani verso le belle gambe della
donna. Razael era enormemente infastidita da tutta quella manfrina.
C'era una sola cosa da fare. Uscì dalla stanza, dirigendosi
al
piano inferiore. Arrivò al bancone di Madam Butterfly, che
la
guardò sorpreso.
- Ci sono problemi tesoro? - chiese guardandola comprensivo.
- Il mio cliente si è addormentato... meno male che non ha
vomitato! - disse esternando tutta l'irritazione che quel porco le
aveva causato. - Non posso lavorare così!
- Oh tesoro capisco... guarda, abbiamo un cliente abituale che sta
aspettando. Gli piacciono le donne giovani, che ne dici di andare tu?
- é un cliente abituale dite? - disse lei con un campanello
d'allarme nella testa. Se era abituale, c'erano buone
possibilità che fosse uno dei componenti della famiglia.
- Tesoro non preoccuparti, sarai sicuramente all'altezza - disse lui
interpretando lo sguardo serio della ragazza.
- Eh...? No cioè, io.... uh... si, ce la farò
sicuramente! - disse lei dispiacendosi per la sua dignità
ormai
in frantumi, cercando di mostrarsi estremamente carica.
- Ottimo! Questo è lo spirito giusto! Ecco, queste sono le
chiavi. Prende sempre la nostra stanza speciale - disse lui/lei
facendole l'occhiolino e schiaffandole in mano un paio di chiavi dorate
con un portachiavi di legno con su inciso il numero della stanza. -
ultimo piano, stanza 56. Avanti fiorellino, non essere timida! - la
sospinse delicatamente verso il corridoio, incitandola a muoversi.
Razael sorrise fino a quando fu nel raggio visivo di Madam Butterfly.
Non appena la donna si trovò nel corridoio, la sua
espressione
determinata cambiò in un'espressione molto seria.
S'incamminò senza esitazione verso la sua destinazione, le
chiavi in mano che tintinnavano cristalline. Arrivata infine alla
fatidica stanza 56, si fermò davanti alla porta. Si
guardò attorno, poi infilò una mano nel vestito,
cercando
il pugnale che aveva nascosto nel solco fra i seni. Trovò
l'arma, tiepida per il lungo contatto con la pelle, e l'estrasse dalla
guaina. Portò la mano armata dietro la schiena, poi
infilò una chiave nella porta, e l'aprì.
Entrò,
notando immediatamente l'atmosfera lugubre. Una figura le dava le
spalle, ancora avvolta nel giubbotto nero, visibile grazie a un paio di
candele appoggiate su un tavolo lì vicino. Si diresse verso
l'uomo, i tacchi che scandivano il passo. L'uomo si girò
appena
per guardarla, e lì lei decise di passare all'attacco.
Scartò in avanti arrivandogli addosso, mostrando il pugnale
e
puntandolo ala gola. Caddero a terra per lo slancio del balzo della
donna.
- Non muoverti o sei morto! - esclamò Razael pungolando il
collo
dell'uomo con la punta del coltello. Questo, che ancora era di spalle
alla donna, con un colpo di reni riuscì a liberarsi, e fu
lui a
balzare sopra alla donna. Estrasse dal giubbotto dei coltelli, quando
si fermò. Ormai i due erano faccia a faccia. La bocca di
Razael
formò una "o", seguita immediatamente da quella dell'uomo.
- Razael...?
- Sebastian???
££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
-
Cosa ci fai qui?
- Questo dovrei essere io a chiedertelo! - sbraitò Razael
incrociando le braccia. Si erano rialzati, e ora si fronteggiavano uno
con espressione divertita, l'altra estremamente disgustata.
- Sono qui per ricercare informazioni come te...
- Ah si? E lo fai abitualmente?
- disse Razael senza riuscire ad
evitare di guardare le numerose corde e oggetti dei quali non voleva
conoscere gli impieghi tranquillamente appoggiati a un tavolino.
Sebastian sospirò.
- Mi hai beccato. Sono maschio io. Ho i miei bisogni.
- E sfoghi i tuoi bisogni con le corde?
- Non solo quelle.
- Zittozittozittozittozitto! - sbraitò lei infiammandosi. -
non
voglio sapere le tue porcate! Insomma, siamo entrambi qui. Ma
così non possiamo raccogliere informazioni!
- L'hai notato quindi. Sei proprio un'aquila.
- Cosa sai? - Sebastian sistemò la giacca, e si sedette con
fare elegante sul letto.
- Io non mi faccio abbordare per strada come molti dei clienti. Mi
dirigo immediatamente qui. Ho parlato con diverse tue colleghe - disse
ghignando e godendosi la vena pulsante sulla tempia di Razael - ma
nessuna di loro ha saputo dirmi molto. So per certo però che
mai
questi criminali entrano qui. Non so gli intrighi che Madam nasconde,
ma sto provando a capire di più.
- Insomma siamo da capo a dodici - disse la donna massaggiandosi le
tempie. Sebastian non sapeva nulla che lei già sapesse. -
Come
fanno dei semplici mafiosi a passare inosservati a un cane come te?
- Potrei porti la stessa domanda - disse Sebastian aggrottando
leggermente le sopracciglia. Rimasero in silenzio, senza guardarsi.
- Dobbiamo muoverci in fretta. - disse a voce bassa Razael.
- Non abbiamo altra scelta.
££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
Razael
aspettò che Sebastian se ne andasse, per poi scendere a sua
volta da Madam. Erano ormai le quattro di mattina, e i clienti
cominciavano ad andarsene. Si ritrovò nella mensa, e
osservò le ragazze stanche appoggiate ai tavoli, mentre
mettevano qualcosa sotto i denti o fumavano. Vide Giselle ad un tavolo,
intenta a chiacchierare con alcune ragazze. Quando la prostituta si
girò e vide Razael, le fischiò ammirata.
-
Perbacco Razy! Un cliente come quello di stanotte, ed è il
tuo primo giorno! Complimenti eh! I miei insegnamenti ti sono stati
utili?
-
Oh certo! Non so come avrei fatto senza di te! - disse inchinando
appena il capo per mostrare gratitudine. In realtà Razael e
Sebastian si erano messi a giocare a carte, perchè se il
maggiordomo se ne fosse andato via subito qualcuno si sarebbe potuto
insospettire. Aveva deciso infine di atteggiarsi come se la cosa
cominciasse a piacerle, dal momento che se avesse insistito a
comportarsi come se la cosa la mettesse in imbarazzo alla lunga la sua
copertura sarebbe saltata.
- Ecco vedi! Avevi bisogno solo di riabituarti al sesso - disse la
donna accendendosi una sigaretta. - Vuoi fumare?
- No grazie, non ci sono abituata. - disse respongendo gentilmente
l'offerta con un gesto delle mani.
La giornata passò tranquilla, dormirono fino al primo
pomeriggio e passarono il pomeriggio a dedicarsi alla cura del corpo.
Non erano sporche e volgari prostitute qualunque, erano squillo di
classe. Razael vide come, una volta smessi i panni della donna di
strada, quelle ragazze fossero in fondo uguali a lei. Ridevano,
scherzavano, si scambiavano consigli sul trucco e i vestiti, negozi
dove avevano acquistato una magnifica lingerie. Madam Butterfly per il
giorno evitava il trucco, e organizzava la vita all'interno della casa.
Mandava le serve a pulire le stanze, a fare la spesa e occuparsi delle
prostitute se queste lo chiedevano. Anche le ragazze non stavano con le
mani in mano. Si cucivano i vestiti eventualmente strappati da un
chiodo che sporgeva o un cliente troppo irruento, aiutavano a mantenere
pulita e ordinata la casa. Tiravano giù le tende
impolverate, ritiravano i piatti dai tavoli, alcune cantavano per
allietare l'atmosfera.
La governante dovette ammettere che, sebbene offrissero il loro corpo
per soldi, quelle prostitute erano molto meglio di parecchie
aristocratiche che svenivano se gli si spezzava un'unghia. Per loro la
casa di piaceri era la loro vera casa, e come tale contribuivano a
renderla vivibile. Era da molto tempo che non si sentiva davvero
così tranquilla, senza Mey Rin Bard e Finny che
distruggevano tutto, senza i continui sbeffeggiamenti di Sebastian e le
urla isteriche di Elizabeth.
Arrivò la sera, e nuovamente scesero tutte in strada. Come
al solito Razael seguì Giselle, avendo ormai capito che la
donna era molto richiesta, ergo le possibilità di incontrare
questi clienti tatuati erano alte. Passò un'ora senza che
un'anima passasse per quella strada.
- Uff, che noia stasera - si lamentò una protituta dal volto
rotondo. Razael stava per risponderle, quando un brivido la colse alla
base della nuca. Si girò, gli occhi che vagavano inquieti
per la strada deserta. Giselle la guardò sorpresa.
- CHe hai? - Razael prese un respiro profondo, rilassandosi.
- No niente, ho sentito un rumore.
- Sarà stato un gatto.
Sta arrivando qualcuno.
- Già, un gatto.
Angolo
autrice:
stavolta
no, non riesco a fare un'Angolo autrice scemo e allegro come al solito.
Ho
continuato a rimandare la pubblicazione ora per questo, ora per quel
motivo.
Questo
mio immenso ritardo stavolta non ha scuse.
Ho
passato un periodaccio, nel quale di aggiornare la storia non mi
è passato nemmeno per l'anticamera del cervello.
é stata dura per me riuscire infine a trovare la forza di
finire di scrivere questo capitolo; e a darmi la forza siete stati voi.
L'idea di ragazzi e ragazze che seguono la mia storia, e aprono EFP
magari sperando di vedere un aggiornamento, per mesi, per rimanere
infine delusi. Ed è stato proprio questo pensiero, l'idea di
deludere persone che amano la mia storia, che la seguono con affetto e
si emozionano leggendola, ridono e inorridiscono. Il potere che una
storia ha sulle persone è immenso, da non sottovalutare.
Con
questo spirito filosofico dunque aggiorno con questo capitolo,
scusandomi per l'inaccettabile ritardo e confidando che continuiate a
seguire le avventure di Razael.
Vi
ringrazio per la vostra pazienza infinita,
Phoenny
|
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Capitolo 24 *** Capitolo 21 ***
Capitolo
21
Improvvisamente avvertì un brivido lungo la schiena, che la
mise
immediatamente in guardia. Deglutì, rilassando i muscoli
contratti per l'improvviso brivido e si concentrò.
Cercò
eventuali presenze demoniache, ovvero le uniche che potessero metterla
in tale agitazione, ma nè i suoi sensi nè i suoi
occhi
riuscirono ad avvertire qualcosa di anomalo. Eppure quella sensazione
di pericolo non l'abbandonò nonostante sul suo volto fosse
dipinto un sorriso provocante. I suoi occhi, più potenti di
quelli di un falco, distinsero nelle tenebre una massa compatta che si
muoveva. Indossavano giubbotti neri, e sulla mano di uno di questi
distinse il disegno di una carpa, inconfondibilmente nipponico. Erano
loro, ed era arrivato il momento di entrare in azione. Si
avvicinò a Giselle.
- Quelli mi sembrano dei buoni clienti...
- Eh, hai ragione! Quelli sono davvero
buoni clienti... sei proprio fortunata,
la prima sera di lavoro e già i grossi calibri! Fai parlare
me
però, l'intuito non ti manca ma non sei capace di trattare.-
disse con un sorrisetto complice. - Yuuuuhuuuuuu!!!!
Ma guarda chi si rivede! - urlò con fare civettuolo agitando
il
suo scialle. Sentì delle risate provenire dal gruppo, e gli
uomini si avvicinarono.
- Giselle cara! é da un po' di tempo che dobbiamo vederci...
- Lo so miei cari, lo so! Siete i nostri migliori clienti, Madam
cominciava a
pensare che non gradiste più le nostre belle ragazze - disse
fingendosi molto triste.
- Aaaah Giselle, ma che dici? Le sue ragazze sono le migliori! - disse
l'uomo con il tatuaggio della carpa stringendo Giselle per la vita. -
Dicci un po', ci sono delle new entry? Sai, a John piace la carne
fresca... - Immediatamente dal gruppo di uomini partirono delle grasse
risate che invasero tutta la strada, scatenando l'invidia delle donne
che non lavoravano per Butterfly, le quali osservavano con fare truce
quelle ragazze meglio vestite di loro.
- Mio carissimo signor John, so bene che amate le belle ragazze
giovani... Proprio oggi ha cominciato a lavorare Sarah. è
lei,
quella con gli occhi verdi e l'abito azzurro - Razael si
avvicinò
su invito di Giselle, e sorrise educatamente. L'uomo con il tatuaggio
della carpa fischiò.
- Allora John, che te ne pare? è un gran bel bocconcino! -
Se la
donna non avesse dovuto recitare un copione avrebbe volentieri preso
una corda e impiccato quel bavoso su di un lampione. Lasciò
che
il sorriso che le si dipinse in volto al solo pensiero fosse
interpretato come un sorriso lusingato.
- Eh già, proprio bella - Razael immediatamente
raggelò.
Un'uomo alto uscì dal gruppo. Indossava un giubbotto nero,
lasciato slacciato nonostante il freddo. La camicia bianca risplendeva
nel buio, e la pelle nivea rivaleggiava per candore con la stoffa del
capo. I capelli erano neri con riflessi blu, la barbetta curata
incorniciava un
volto ben disegnato. I suoi occhi erano azzurri come il ghiaccio, e le
labbra erano contratte in un sorriso sornione.
- Ma buonasera, mia governante - disse sorridendo John O'Brien.
Immediatamente Giselle guardò Razael sorpresa.
- Governante...? - Razael soppesò le sue
possibilità.
O ucciderli tutti mandando però all'aria il piano,
o
cercare di mantenere la
copertura.
- Sì, ho lavorato come governante e ho incontrato il signor
John
nella villa dove lavoravo. Ma il mio padrone è davvero
terribile, non lo sopportavo, perciò mi sono
licenziata, non trovando lavoro ho sentito parlare di Madam
Butterfly... ed
ora eccomi qui - disse con un sorriso innocente.
- Beh non hai fatto male, è un peccato sprecare tanta
bellezza
in una cucina buia no? - disse lui avvicinandosi e guardandola dritto
negli occhi, costringendola a mantenere il contatto visivo alzandole il
mento con la mano elegante.
- Che palle John, rimedi sempre quelle più gnocche! Giselle,
hai
altre ragazze belle vero?
- Oh! Senti questa! Io non sarei bella, signor Aaron??!- John
e Razael non ascoltarono minimamente il
resto del discorso. Si guardavano negli occhi, l'uno con un sorriso
malizioso, l'altra con il terrore nascosto in fondo al cuore. Senza
dire una parola si liberò gentilmente dalla mano dell'uomo,
e
vide molte altre ragazze accalcarsi sul posto sperando di sedurre
qualche cliente. Si girò verso il vetro della casa davanti
alla
quale si erano appostate, e vide che gli occhi di John erano fissi
sulla sua figura quasi con morbosità. Si sentì
prendere
dal panico, anche perchè sapeva che stavolta Sebastian non
sarebbe potuto accorrere in suo soccorso in caso di pericolo.
Prese un profondo respiro. Sia lei che l'uomo stavano
recitando.
Sapeva perfettamente quale fosse il suo fine ultimo, e non era certo
andare a prostitute. Si girò sorridendo verso John.
- Dunque, dove vi dirigete di solito con le vostre compagnie? - disse
con fare seducente per non destare sospetti agli uomini che la
guardavano invidiosi. John sorrise.
- Andiamo tutti alla Town House sul Tamigi del nostro capo, che una
volta al mese ci permette di fare una bellissima festa con le piacenti
ragazze di Madam - disse indicando con un lungo dito la direzione verso
la quale si sarebbero incamminati. Razael sorrise.
- Ci sono tante belle ragazze che non lavorano per lei (o lui...),
perchè non scegliete...
- Perchè -disse lui avvicinando pericolosamente il
viso a
quello della donna - Sapevo che prima o poi ti avrei incontrata di
nuovo, dolcezza. - Le scostò una ciocca di capelli dal
volto, e
avvertì la tensione della donna.
- Ti ucciderò - mormorò lei mentre John le
sfiorava le
labbra con le sue. John si fermò un'attimo prima di
approfondire
il contatto, sgranando leggermente gli occhi. Le sue labbra si
contrassero in un semplice sorrisetto malizioso, ma la donna riusciva a
scorgere la cattiveria dell'uomo sotto quella falsa allegria.
- Vedremo - disse ridacchiando allontanandosi da lei. - Ragazzi
insomma, mica vorrete fare un festino qua in mezzo alla strada?! -
urlò rivolto ad un paio di compagni che avevano cominciato
ad
amoreggiare con alcune donne. Ricevette risposte non altrettanto
posate, e tutti insieme in gruppo finalmente s'incamminarono.
Razael era stranamente tranquilla, nonostante la presenza di John.
Erano in fondo al gruppo, e rimanevano in silenzio, camminando vicini.
Non rabbrividì nemmeno quando lui la prese per mano,
facendola
camminare spalla a spalla; era troppo concentrata nello studiare i suoi
punti deboli. Possibilmente quelli dove era possibile affondarci una
lama ben affilata. Studiò attentamente la strada che stavano
facendo, ricordando le strade attraversate. John continuava a tenerla
per mano, probabilmente
per strapparle il braccio se avesse provato a scappare,
pensò la donna. Arrivarono a una bellissima villa in centro,
con
le finestre iluminate. Quando entrarono nell'elegante androne videro
molti servi accorrere. Il maggiordomo di casa si fece avanti. Razael lo
riconobbe. Si strinse al petto di John, affondandoci il viso per non
farsi riconoscere a sua volta.
- Da chi ti nascondi piccola? - sussurrò lui al suo orecchio.
- Da una compagnia indesiderata. Se vuoi allungarti la vita, di poco
certo, aiutami a mantenere la copertura.
- Come vuoi - disse John facendo spallucce e stringendola a
sè. Razael sentì la voce del maggiordomo parlare.
- Benvenuti signori. Prego, le stanze sono pronte. I servitori vi
accompagneranno.
- Efficente come sempre Phil! - esclamò l'uomo di Giselle
dandogli una pacca sulla spalla.
- Dovere, Lord Aaron - disse lui inchinandosi. - Prego, permettetemi di
farvi strada. - Una cameriera si avvicinò a Razael e John,
invitandoli a seguirla. Quando Phil gli diede le spalle Razael si
staccò con evidente sollievo da John. Arrivarono davanti a
una
stanza, e la cameriera aprì la porta. Quando i due entrarono
si
congedò con un'inchino, chiudendo la porta. John si
avvicinò alla finestra, guardando il Tamigi illuminato dalla
luna.
- é un peccato che tu sia così scontrosa - disse
abbassando lo sguardo sul tavolino sotto la finestra e adocchiando una
bottiglia di whiskey. L'aprì con un movimento sciolto e
versò il liquido in due bicchieri.
- Come potrei non essere scontrosa? - disse lei togliendosi lo scialle
e girando per la stanza. John si avvicinò a lei, offrendole
un
bicchiere. Lei guardò il liquido paglierino ondeggiare nel
bicchiere.
- Reggo bene l'alcool. Ci vorrà ben altro.
- Come? Un fiorellino come te che regge whiskey a quaranta gradi? Beh,
vuol dire che la notte durerà ancora a lungo, my love -
disse
brindando e bagnandosi le labbra con l'alcolico. Razael lo
imitò, gustando quell'ottimo whiskey d'importazione.
- Il tuo padrone deve davvero essere molto facoltoso per permettersi
una villa come questa, personale efficiente e alcolici pregiati solo
per i suoi sottoposti - disse lei constatando che era molto che doveva
bere alcolici e non ci era più abituata. O almeno la sua
gola in
fiamme pareva pensarla così.
- Eh già, è molto ricco.
- Tanto da comprarsi un maggiordomo sotto contratto? - disse mentre
continuava a studiare la stanza. John rise.
- Intendi Phil, vero?
- Il suo padrone non è lo stesso che possiede questa villa -
disse lei osservando i magnifici intagli della mensola del caminetto.
- Ti sbagli, honey. Il padrone della villa è anche il
padrone del maggiordomo.
- Mi stai dicendo che Vladimir Druitt...
- E ora questo Vladimir chi è? - disse lui inclinando la
testa
di lato con un sopracciglio alzato. Razael lo squadrò.
- è un piccolo maniaco che ha dato una festa, e il suo
maggiordomo era quel demone che governa questa villa.
- Aaaah, parli del piccolo Vlad... bah, che anima insipida! - disse
sprezzante mandando giù tutto d'un fiato il bicchiere. - Ci
credo che Phil l'ha lasciato perdere.
- Ha mandato all'aria il contratto? - John annuì, girando il
volto guardando dalla finestra. I suoi profondi occhi blu si persero
nel contemplare il fuligginoso cielo.
- Esattamente. Sono stato io a convincerlo. Non è male,
è abbastanza potente. Un potenziale cagnolino fedele da
tenere comodamente ai miei ordini, non trovi?
- Ma non è al tuo servizio mi sembra - mormorò
lei posando il bicchiere sulla mensola, senza guardare l'uomo e
preferendo concentrarsi sul bel tappeto vermiglio.
- Sono un lupo solitario. E lui è troppo abituato a stare in
mezzo ai piedi del suo padrone, non volevo fastidi simili -
borbottò infastidito avvicinando il bicchiere alle labbra,
bagnandole appena.- Lui invece, accecato dalla possibilità
di mettere le mani su qualche piatto più goloso l'ha ferito
a morte davanti a me e l'ha abbandonato moribondo nella sua stanza. Io
mi son
detto "beh via, sarà un'anima buona per essere stata scelta
da
un demone", e invece... L'ho lasciato in vita tanto mi faceva schifo,
la morte sarebbe un'atto di pietà. E poi, l'unica cosa che
voglio al momento sei tu - disse sorridendo sensualmente e riempiendo
una seconda volta il bicchiere.
- Quindi ha abbandonato un'anima eh...?
- Eh già, secondo il suo contratto sarebbe dovuto stare al
fianco del padrone fino a quando non l'avesse aiutato a portare a
termine un certo affare, ma una volta finito si è reso conto
di
che razza di anima di poco pregio avesse fra le mani. Ne ha trovata una
che gli faceva più gola, e ha lasciato perdere il piccolo
schifoso Vlad - Razael non aveva mai pensato ad
un'eventualità
simile. Non che per lei Vladimir avesse un'anima degna di essere
salvata da un demone. E poi a quanto pare i Druitt avevano la pelle
dura. - Mh, honey, perchè sembri tanto interessata a lui? -
Chiese improvvisamente l'uomo.
- Oh, nulla di che. Voglio solo ucciderlo.
- Ma quanto sei sanguinaria - disse sorridendo. - E poi, l'anima di un
demone è molto appetitosa per uno di noi... Mica vuoi
diventare
così potente da uccidere anche me?
- Hai ucciso tutti gli altri! - esclamò lei in un'improvviso
impeto di rabbia. John la guardava impassibile. - Perchè lo
hai
fatto? Non ha senso!
- Molte cose non hanno senso. Tu ad esempio non ne hai - disse lui
facendo ruotare l'alcol nel bicchiere prima di prenderne un
sorso,
sempre guardandola.
- Io non avrei senso...?
- No. Ad esempio non ha senso che tu ti sia messa a lavorare per
un'anima già sotto contratto. Non ha senso che continui a
giocare con i sentimenti delle persone per una promessa inesistente. E
non ha senso nemmeno quel vestito orrendo che hai addosso.
- E il fatto che Lui mi protegga? Quello immagino abbia molto senso per
te - disse lei rincuorata dal ricordo delle parole di Vincent Ross,
sentendosi improvvisamente al sicuro.
John guardò il whiskey nel bicchiere, poi fece spallucce.
- No. Nemmeno quello ha senso. Perchè io sono più
forte
di lui. - disse tracannando il secondo bicchiere. Razael lo
guardò per un'attimo allibita, poi scoppiò a
ridere.
- Non prendermi in giro.
- Non oserei mai, my love. Prendere sottogamba la tua intelligenza
sarebbe un grosso errore.
- Non puoi essere più potente di lui! Lui è
superiore...
- Ma non ti stanca questa storia del "superiore"? - disse John con
un'improvviso scintillio negli occhi. Lei vide lo stesso riflesso oro
che molte volte languiva nelle sue iridi quando si arrabbiava.
Immediatamente avvertì una tensione nell'aria, mentre lui
abbandonava il bicchiere sul tavolino innalzandosi in tutta la sua
imponente stazza. - Superiore,
superiore... dobbiamo sempre sottostare al loro volere...! Eppure anche
tu non è che stai proprio ai suoi ordini, no? Non hai
eseguito
il suo volere nemmeno una volta! - John le si avvicinò, gli
occhi oro scintillanti nella penombra della stanza. - Ti sembra tanto
strano che io mi sia
ribellato? Hanno distrutto il nostro potere, ci hanno reclusi qui sul
mondo umano come immondizia...! Possibile che tu continui a mostrare
fedeltà per quelli là? - Vide Razael distogliere
lo
sguardo, abbassando il volto come se si sentisse improvvisamente
colpevole. - Oooh. Ma allora anche tu non sei una santarellina.
- Mi hanno tolto la possibilità di scegliere -
mormorò a denti stretti.
- Scegliere, dici? - Razael digrignò i denti, e
alzò
nuovamente il viso. I suoi occhi erano d'oro, un'oro più
chiaro
di quello degli occhi di John, ma altrettanto crudele.
- Scegliere di rompere il contratto che stipulai con mio marito.
££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
John non
riuscì a non contenere una grassa risata.
-
Ahahahaha! Honey, mi deludi! Un contratto con un misero umano... Noi
non siamo demoni, forse a forza di stare a contatto con loro ti sei
dimenticata della tua vera natura.
-
Non l'ho dimenticata, te l'assicuro - disse con voce metallica. John
aveva un sorriso che faceva invidia allo Stregatto.
-
Sei ancora legata a lui da questo contratto, nonostante sia morto.
Allora quelle storielle sulla promessa non erano aria fritta!
-
Stà zitto! Mi hanno costretta a stringere un patto con lui,
io
non volevo! Ecco perchè ora mi sono messa a lavorare per
Phantomhive.
-
Ti sei intromessa in un contratto demoniaco quindi? ...Aaaahhh, ora
capisco
perchè lavori per quel mocciosetto... Non sarebbe male
strapparlo a Sebastian.
-
Ora come ora è troppo presto per tentare una purificazione
del
contratto con quel demone - disse lei monocorde. - Non sono venuta qui
per chiacchierare con te, ma per avere delle informazioni. Sono sicura
che sarai tanto gentile da rispondere ai miei quesiti - disse Razael
sorridendo.
-
Aaah my love, perchè non lasci stare questo guscio e assumi
la
tua vera forma? Sei così bella quando sorridi con quegli
occhi
dorati...
-
Zitto - sibilò lei avvicinandosi al caminetto.
Osservò
le fiamme danzare sui mattoni. - Ti ricordi di quella cosa divertente,
vero John?
-
Oh, non so non leggo il giornale - disse lui osservando i suoi
movimenti con la bottiglia di whiskey in mano.
-
Non so se sul Times si possano trovare notizie simili, ma... Se la
memoria non m'inganna - disse accarezzando l'impugnatura
dell'attizzatoio - Noi avevamo un simpatico potere... che ci permetteva
di trasformare temporaneamente qualunque oggetto in una Death Shite.
Ora ricordi?
-
Mai dimenticato - Dopo un'attimo di tesissimo silenzio John ruppe la
bottiglia sul davanzale, mentre Razael estraeva l'attizzatoio dal porta
attrezzi, partendo entrambi alla carica. Con un movimento sciolto la
donna evitò la bottiglia aguzza, e affondò
l'attizzatoio
nella spalla destra dell'uomo, che trattenne un'urlo di dolore.
Contrasse il volto in una smorfia sofferente, ma senza perdersi d'animo
frantumò la bottiglia che aveva in mano sulla testa della
donna,
che lasciò stordita la presa sull'arma. John ne
approfittò per buttarla a terra con uno sgambetto, poi
estrasse
l'attizzatoio dalla carne viva.
-
Honey, hai già trasformato questo in una Falce della
Morte... sei molto migliorata, complimenti cara. Ora...
*Toc
toc*. I due s'immobilizzarono. Qualcuno bussò nuovamente
alla porta.
-
Non so te my love, ma io devo ancora mantenere questa copertura.
Anche se sono forte quanto "Vincent" non ho voglia al momento di
scontrarmi con lui. - Disse l'uomo sussurrando e prendendola per le
spalle. La prese in braccio e la poggiò sul letto, poi si
sdraiò al suo fianco.
-
Avanti.
-
Chiedo perdono Mr O'Brien - disse un'uomo entrando nella stanza.
Razael fece finta di sistemarsi le calze, senza guardarlo. John si era
coperto la spalla ferita con la coperta, facendo finta di essere appena
entrato nel letto.
-
Che vuoi? Sono impegnato.
-
I-il capo vi augura una buona serata...
-
E sei venuto a disturbarmi per questo? - Disse John girandosi a
guardare con evidente piacere Razael che si toglieva il reggicalze, per
poi tornare a guardare l'uomo.
-
è stato un'ordine... Non potevo dire di no...
-
Capisco capisco, ora però togliti di torno. - L'uomo fece un
piccolo inchino e chiuse la porta. John si tolse la coperta dalla
spalla e fece per girarsi verso la donna, quando questa gli
piombò addosso schiacciandolo sotto di sè. Gli
avvolse il
reggicalze attorno al collo niveo, stringendo furiosamente. John
boccheggiò e afferrò le mani della donna,
tentando di
liberarsi. Lei continuava a stringere quel laccio mortale attorno al
collo, vedendo gli occhi dell'uomo annebbiarsi. Non fu mossa da
pietà o altro; voleva solo vederlo morto. John raccolse le
sue
ultime forze e sferrò un pugno allo stomaco della donna, che
si
piegò dal dolore, ma non lasciò la presa nemmeno
per un
momento. Le afferrò i capelli strattonando violentemente,
strappando ciocche intere, ma lei si limitò ad urlare quando
sentì i capelli strapparsi e continuò la sua
opera di
assassinio. John strinse gli occhi, scoprendo i denti in un ringhio. In
un'unico, disperato gesto dettato dall'istinto di sopravvivenza
afferrò il volto della donna e tirandosi su la
colpì in
pieno con la fronte. Lei allentò per un'attimo la presa, e
non
appena l'uomo sentì l'aria entrargli nelle narici
tornò
immediatamente lucido, scaraventando la donna contro il muro e
facendola cadere dal letto. Le ci volle qualche attimo per riprendersi,
mentre John si portò una mano alla gola annaspando. Entrambi
si
presero un minuto per tornare in carreggiata. Razael sentì
del
sangue macchiarle le tempie, probabilmente si era tagliata quando aveva
sbattuto contro il muro. John scese dal letto, il collo inciso da un
segno rosso. Prese Razael per la gola e la sollevò.
-
Honey, non sai quanto mi ecciti quando fai la cattiva - disse
leccandosi le labbra secche. Razael gorgogliò quando
sentì le dita dell'uomo stringerle la gola. Si
dimenò con
tutte le sue forze, facendo scivolare a terra l'uomo che
però
non lasciò la presa. Se lo ritrovò sopra, gli
occhi
dorati socchiusi da un sorriso vittorioso. Girando appena la testa vide
con la coda dell'occhio l'attizzatoio a pochi centimetri dal suo
fianco. Cercò disperatamente di raggiungerlo, ma la stretta
sul
suo collo era sempre più forte al punto che vedeva solamente
un
bianco accecante... non appena sentì il freddo metallo sotto
le
dita lo strinse decisa e con un veloce movimento lo abbattè
sulla testa di John, che lasciò la presa prendendosi la
testa
fra le mani. Razael si rialzò in fretta, con il petto che si
alzava e si abbassava affannoso. John rimase per qualche attimo
piegato, poi rialzò il viso, intriso di sangue.
-
Che bambina cattiva. Hai vinto la tua serata di libertà
honey
- disse alzandosi e sdraiandosi sul letto. Razael rimase per qualche
attimo confusa, poi si rialzò. L'uomo la guardò
annoiato.
-
Non hai capito? Vuol dire che per stasera sei libera. Non
m'intrometterò nei tuoi affari. Su, vai!
-
Prima devi rispondere alle mie domande - disse lei minacciandolo con
l'attizzatoio. John sbuffò accendendosi una sigaretta.
-
Fai pure.
-
Perchè non uccidete le prostitute che lavorano per Madam
Butterfly?
-
Perchè sono le più efficienti.
-
Smettila con queste idiozie! - sibilò puntandolo con l'arma.
-
Honey, dovresti andare a parlare con il mio capo, che tanto
premurosamente manda i suoi servi ad assicurarsi che i sottoposti
apprezzino l'intrattenimento... - Razael abbassò l'arma,
deglutendo, le sopracciglia appena aggrottate sugli occhi dorati.
-
Il tuo capo non è umano, dico bene?
-
Ma brava!
-
Vai al diavolo - mormorò uscendo dalla stanza.
Sentì il
gelo del corrodoio pungerla fino alle ossa, e cercò di
ignorarlo. Nascose l'attizzatoio nel vestito, e si asciugò
il
sangue che le macchiava il volto. Se qualcuno l'avesse fermata
l'avrebbe ucciso. Ora doveva solamente trovare questo "capo" per
collegare i tasselli.
Angolo Autrice:
Come promesso,
ecco il nuovo capitolo a distanza di non tantissimo tempo!
Chiedo perdono
se è corto, ma il prossimo sarà molto
più corposo!
Dunque!
Vi ringrazio
ancora infinitamissimamentesuper per tutto il sostegno e la passione
con la quale seguirete la mia storia....
FIn da subito
annuncio che sarà una serie lunga, perciò potrete
leggere ancora per molto le avventure della nostra governante!
John torna in
carreggiata! Un misterioso "capo" e una casa di piaceri, una notte di
sangue sul Tamigi e loschi intrighi.
Chi si cela
dietro l'omocidio di prostitute? Cosa ne sarà di Razael?
Riuscirà a portare a termine la sua missione?
Questo e altro
nel prossimo capitolo!
Alla prossima!
Phoenix
Vi lascio con la sensualissima Ain't
no Sunshine di Bill Whiters, buon
ascolto!
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Capitolo 25 *** Capitolo 22 ***
21
Capitolo
21
££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
Il
corridoio era
dannatamente freddo. Quasi rimpiangeva la calda stanza nella quale era
stata poco prima. Sapeva però che se avesse provato ad
entrare
al calduccio avrebbe solo perso tempo. Sospirando continuò a
camminare nell'oscurità con passo felpato. Si
accostò ad
una porta, sperando magari di captare qualche informazione.
- Oh, Dio, sì ancora, oh...! - Immediatamente
capì che
era ancora nel corridoio dedicato alla festa, sperava di beccare magari
dei servitori. A quanto pare doveva cercare ancora. Si era tolta le
scarpe per evitare di fare rumore con il tacco, e poi era
più
facile combattere scalzi. Al ballo, se non fosse ricorsa al suo potere
celato, si sarebbe scapicollata per terra con gli alti stivaletti
indossati. Ma ora che doveva agire
nell'ombra era costretta a confidare unicamente sulle sue
capacità di assassina. I servi non percorrevano quel
corridoio;
era evidente che gli scagnozzi dell'uomo che doveva interrogare non
amavano essere disturbati. Arrivò infine all'ingresso,
quello
dove erano stati accolti da...
- Phil - sussurrò vedendo un'ombra veloce arrivarle addosso.
Estrasse l'attizzatoio dal vestito e scansò la carica del
maggiordomo, che impugnava sicuro una mannaia. L'uomo si
fermò
prima che la lama potesse danneggiare la carta da parati, e
parò
l'affondo della donna. Si separarono, guardandosi in cagnesco.
- Ma guarda, una shinigami che partecipa ai festini... questa mi
mancava.
- Shinigami, dici? Oh, ma io detesto il lavoro d'ufficio!
- ... Oh, capisco. Quindi tu sei uno di quegli esseri chiamati
"shinigami infernali", giusto?
- Shinigami infernali? Cielo, davvero chiamano con un'appellativo
tanto brutto una signorina come me? - chiese lei sprezzante cominciando
a studiare l'avversario.
- Shinigami perchè raccogliete le anime... Infernale
perchè la vostra malvagità fa invidia perfino a
Satana in
persona. Non è difficile.
- Che cattivo... allora io come dovrei chiamarti? Emerito stronzo ti
piace? - disse lei partendo alla carica. Phil alzò la
mannaia,
che risplendè alla luce della luna che filtrava dalle
finestre,
e mirò al fianco della donna. Razael sentì un
dolore
acuto al fianco, e affondò l'attizzatoio nello stomaco
dell'avversario. Phil cadde ginocchioni portandosi una mano al ventre,
mentre Razael cadde a terra, la mannaia affondata per metà
nella
carne. L'estrasse sofferente, sputando sangue. Tremava per il dolore.
Phil prese un respiro, e con un'urlo estrasse la Death Shite.
- Maledetta... puttana... - disse con il sangue che scorreva dalla
bocca. Razael sentì le lacrime pungerle gli occhi,
provò
ad alzarsi su un gomito ma si riaccasciò avvertendo il
dolore
colpirla come una scarica elettrica per tutto il corpo. Affannosamente
represse quel dolore atroce, e riuscì a mettersi in
ginocchio.
Phil si alzò in piedi, l'attizzatoio stretto nella mano.
Razael
sapeva che se fosse stata colpita anche in modo non letale avrebbe
comunque perso
abbastanza sangue da morire. Il maggiordomo alzò l'arma, e
con
ferocia puntò alla testa della nemica. In un disperato gesto
Razael afferrò il tappeto sul quale erano e lo
tirò,
facendo perdere l'equilibrio all'uomo. Razael raccolse la mannaia, e
rialzatasi con la forza della disperazione l'affondò nel
mezzo
della testa di Phil, che lasciò la presa sull'attizzatoio.
Cadde
a terra, portandosi dietro la donna che non voleva lasciare la presa
sull'arma. Razael gli cadde sopra l'ampio petto, col respiro mozzo.
Si alzò, osservando sconcertata il sangue che macchiava
entrambi. La testa dell'uomo era spaccata nella parte superiore,
riusciva a vederne il
cervello tagliato dalla lama. Orripilata rimase per qualche attimo
immobile, quando improvvisamente lui l'afferrò per i polsi.
Non
riuscì a trattenersi e urlò dallo spavento. La
presa sui
suoi polsi era ferrea e dolorosa. Si dimenò con tutte le sue
forze, colpendolo fino a quando non liberò la mano destra.
Estrasse la mannaia e cominciò a colpirlo selvaggiamente al
volto, al petto, a qualunque cosa gli appartenesse. Non vedeva dove
colpiva sebbene i suoi occhi fossero sgranati in un'espressione di
furore
e spavento allo stesso tempo. Si fermò dopo un tempo
indefinito,
quando ormai la parte davanti del corpo dell'uomo era irriconoscibile.
Il muro era macchiato dal sangue,
e una larga pozza di nero liquido si allargava sotto di lui.
Lasciò cadere la mannaia, che atterrò nel lago di
sangue
con un disgustoso suono metallico ovattato dal liquido denso. Ci voleva
ben altro per uccidere un
demone, ma sapeva che per il momento non l'avrebbe infastidita. Si
rialzò, raccolse l'attizzatoio e se ne andò senza
preoccuparsi di nasconderne il corpo. Tanto non sarebbe riuscita a
pulire tutto il sangue, nascondere il cadavere sarebbe stata una
perdita di tempo. Improvvisamente avvertì un pizzicore
dietro la
nuca. Una sensazione di pericolo che ben conosceva. Storse il naso.
Demone. Potente.
££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
Apparve
sulla soglia del corridoio un ragazzo in mise da cameriere. Aveva i
capelli color prugna scuro e dei begli occhi dorati.
S'inchinò
davanti a Razael, che era terribile nell'aspetto. Impugnava
l'attizzatoio
con la mano destra, mentre con la sinistra premeva lo squarcio sul
fianco destro. L'abito era stracciato, intriso di sangue come il suo
volto, che tradiva una grande sofferenza fisica. Il ragazzo non
sembrò
minimamente scosso da questo, ma con un gesto l'invitò a
seguirlo. Razael prese un respiro profondo e lo seguì.
Camminava
deciso fra i corridoi, sicuro della direzione da prendere. Razael non
fece domande, le sue risposte sarebbero arrivate per tempo. La sua
vista ogni tanto si annebbiava, e ogni passo le ricordava che aveva un
taglio che per poco non la sventrava. Il ragazzo
arrivò davanti ad un'enorme portone nero, e
bussò. La
porta cigolò sui cardini, aprendosi lentamente. La stanza
era
immersa nell'oscurità al punto che nemmeno gli occhi
d'aquila
della donna riuscivano a distinguere nulla.
- Infine ci incontriamo - disse una voce femminile con tono morbido. Un
paio di occhi rossi emersero dall'oscurità,
seguiti subito dopo da delle fiammelle improvvisamente apparse sul
soffitto, che scesero
lentamenente fino a depositarsi sugli stoppini di alcune candele nere
su dei
candelabri gotici. Una luce tenue rischiarò l'ambiente, ma
grazie alla sua vista eccezionale Razael vide tutto come illuminato
dalla luce del sole estivo. Una donna era sgraziatamente seduta sul
divano. Aveva la pelle scura e i capelli argento, gli occhi demoniaci
rossi, le labbra scure severamente serrate e le forme abbondanti
strette in un body di
pelle nera. Indossava alti stivali neri e guanti di pizzo. Due demoni
servitori, identici al ragazzo che l'aveva scortata fin lì
le
stavano pettinando i lunghissimi capelli.
- Temo di non avervi mai vista prima. - disse Razael tirando indietro i
capelli.
- C'è bisogno di vedersi per conoscersi da sempre? - disse
la donna con un sorriso malvagio sul volto.
- Quella vostra posa non ha nè grazia nè
sensualità. Siete volgare. - disse alludendo alla posa
scosciata
della donna.
- Divertente detto da una prostituta.
- Sono una governante.
- Sì, credici - disse lei alzandosi in piedi. Sorrise
furbescamente, facendo un paio di passi verso la donna.
- Un demone che può permettersi dei demoni servitori non
è da poco - osservò Razael lasciando perdere le
formalità.
- Concentrati su di me per piacere.
- Qual'è il tuo nome?
- Non ne ho. Per i mortali sono Hannah.
- Sono Razael. Dunque immagino sia tu il famoso capo di cui parlano
tutti.
- Sì, hai indovinato. Allora sei tu la donna di cui John
parla
sempre. - Razael avvertì una stretta dolorosa allo stomaco.
-
Devi essere proprio speciale per essere sempre al centro dei suoi
pensieri.
- é uno schifoso malato morboso, tutto qui.
- Oh, non ricambi i suoi sentimenti?
- Come fa un'essere come John a lavorare come scagnozzo di una
demonessa? - Chiesee Razael senza troppi giri di parole.
- Quando si assaggiano le carni di una demonessa se ne
rimane estasiati fino al punto di obbedire come un cagnolino - disse
lei sorridendo. Razael s'infiammò, gli occhi risplendenti di
lucida rabbia.
- Quell'essere disgustoso... Un'onta per noi! - disse a denti stretti.
- Lo ucciderò.
- Gelosa?
- Disgustata.
- Quanto sei divertente - disse incrociando le braccia. Razael
tremò. Era ferita, e non aveva avuto il tempo di
riprendersi. La
colluttazione con John, poi lo scontro con Phil... e ora questo. Aveva
perso molto sangue, e a differenza degli Shinigami e dei Demoni una
grossa perdita di sangue poteva portarla alla morte. Strinse i denti.
Avrebbe lottato fino alla fine.
- Prima rispondi a delle domande.
- E chi sei per imporlo?
- Rispondi ed eviterò di farti troppo male - disse
stringendo l'attizzatoio nervosamente. Hannah sorrise.
- Immagino che tu debba solo confermare dei dubbi.
- Le anime delle prostitute che fai uccidere le mangi tu. La
vendita di organi al mercato nero era una bella copertura per gli
umani, ma non abbastanza per gli shinigami. Come hai fatto a
nasconderti a loro?- La demonessa poggiò l'indice sulle
labbra,
come per incitarla al silenzio.
- Perchè uno di loro mi è amico. - Razael
sussultò.
- Uno shinigami che cela la sua presenza... riesce a nascondere le
anime raccolte anzitempo... e allo stesso tempo te le lascia divorare...
- Madam Butterfly. Uno strano, ma facile da convincere - disse Hannah
camminando rasente al muro e giocherellando con le fiamme di alcune
candele, che assumevano un colorito violaceo quando erano sfiorate
dalle sue dita.
- Immaginavo. E quelle ragazze che lavorano per lei...
- Per lui/lei sono come delle figlie. Quando, un secolo fa ormai, si
era ritirato dal lavoro, ha deciso di vivere fra i mortali. Ha messo su
questa casa di piaceri e ha allevato con cura quelle puttane - disse
leccandosi le labbra all'idea delle anime che potevano nutrirla. -
Quando ho provato a mangiarmi una di queste, morta per aborto,
è
intervenuto. Mi ha promesso molte altre anime, a patto che non mi
nutrissi delle anime delle sue amate figlioccie. Pertanto ho messo su
questa finta banda mafiosa, e con questi festini mi procuro sempre
talmente tante anime che delle volte tanta abbondanza mi nausea -
confessò come se stesse illustrando il modo più
alla moda
di acconciarsi i capelli. - In pratica, le prostitute che non lavorano
per lei, irritate dalla concorrenza e ingolosite dai ricchi pagamenti
delle ragazze di Butterfly, cercano sempre di entrare nel giro. Peccato
non ne escano più. - Vide Razael stringere i denti, e
un'improvvisa aura minacciosa avvolgerla.
- Non vuoi assumere la tua vera forma? Ancora non ci sveli la tua vera
natura? - Chiese Hannah incuriosita.
- Posso facilmente batterti anche senza usare appieno la mia forza. -
disse la governante inferocita dalla spiegazione dettagliata della
demonessa.
- Puoi facilmente morire. Questo corpo è troppo debole per
sostenere questo tipo di scontri. Come ti è venuto in mente
di
scegliere una forma simile...? - Razael improvvisamente sorrise, le
labbra sporche di sangue.
- Non ho mai potuto scegliere. Nemmeno tu puoi ora. Sarai portata al
cospetto del Destino. -
Hannah sbuffò divertita.
- Credi davvero che starò buona buona a farmi portare a
destra e manca da te?
- Non saprei, forse da morta sì. - Hannah sorrise.
- Attaccate.
- I tre gemelli partirono all'attacco. Razael trovò
difficile
seguire i loro movimenti. Lo spazio era ristretto, la perdita di sangue
le faceva girare la testa. Scartò i loro attacchi, e
cercò di ricorrere all'attizzatoio temporaneamente
trasformato
in Death Shite. Li vide estrarre delle armi. Una spada, una lancia e
un'ascia. E lei aveva un pezzetto di ferro appuntito. Sentì
l'adrenalina rilasciata dall'eccitazione per la battaglia e la rabbia
scorrerle nelle vene. Grazie a questa non avvertiva più il
dolore al fianco, nè la nausea per la perdita di sangue,
nè la debolezza e la stanchezza. Ora i suoi occhi riuscivano
a
seguire i movimenti dei demoni. Vide improvvisamente gli occhi di
Hannah brillare, e partire alla carica verso di lei.
££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££**££
- Ma guarda,
si danno le feste e non mi invitate - John era sulla soglia della
porta, e guardava Razael a terra. Respirava lentamente, ricoperta dal
sangue, l'attizzatoio insanguinato nelle mani di Hannah.
- Oh oh, ti hanno conciata per le feste eh honey? - chiese guardando i
tre demoni a terra. - Beh ti sei fatta valere...
- Che vuoi John? - disse Hannah alterata dandogli le spalle. John la
guardò.
- Ahahahahaha! Ti ha ferita al volto eh? Non dirmi che te la sei presa
per un graffietto... - Hannah si girò, rivelando l'occhio
destro
cavato e l'orecchio macellato. - Ahia. Sembra doloroso.
- Sono intervenuta perchè pensavo sarebbe stato facile
abbatterla, ma mi sbagliavo - disse sprezzante gettando via
l'attizzatoio grondante di sangue. Si passò una mano sul
viso, e
immediatamente le ferite si rimarginarono. - John caro, vieni qui -
disse con voce sensuale. L'uomo sorrise e le si avvicinò,
prendendola per i fianchi e baciandola con selvaggia passione. Si
fermarono sentendo un rumore. Guardarono Razael, seduta a terra con la
schiena appoggiata al muro e la testa china sul petto. Improvvisamente
alzò il volto e la sua voce proruppe in una fragorosa
risata.
- Ma guarda! Che cagnolino fedele! - Un fiotto di sangue le invase la
gola, sporcandole le labbra spaccate. - Un essere ignobile che va
dietro ai più bassi istinti... Ah! E pensare che saremmo
dovuti
essere d'esempio agli Shinigami...!
- Oh honey mi dispiace... Ma vedi, io e lei abbiamo un contratto -
disse mostrando il dorso della mano sinistra, sul quale si
delineò lentamente l'impronta di un marchio azzurro.
- Contratto un cazzo! - urlò lei guardandolo con odio. I
suoi
occhi cominciavano ad assumere una sfumatura oro, e intorno a lei
l'aria si
deformava come se il suo corpo fosse surriscaldato. Si alzò
in
piedi, senza curarsi delle ferite gravissime. - Noi dovevamo
estinguerci secoli fa, John. Portiamo avanti da troppo tempo questa
storia! Quante, quante anime ci hanno nutrito? Quante le abbiamo
lasciate in balia di demoni e angeli caduti, eh? Il nostro era un
compito preciso. Strappare le anime ai demoni e agli angeli,
perchè una lotta fra di loro per le anime avrebbe rotto
l'equilibrio. Noi siamo votati a mantenere quest'equilibrio,
più degli Shinigami! - John
sorrise, staccandosi da Hannah e avvicinandosi a Razael, che lo
guardava imperiosa. Le sue ferite si stavano lentamente rimarginando.
- Sai honey cosa succede se lottiamo fra di noi, vero? - Razael lo
guardò divertita.
- Se muore uno, muoiono tutti. Hai firmato la tua condanna a morte
quando hai ucciso il primo di noi. - John sospirò,
guardandola
incantato.
- Sei bellissima quando assumi la tua vera forma. - La donna si rese
conto di essersi troppo lasciata trasportare, e avvertiva il potere che
pian piano si stava sbloccando in lei. Immediatamente si
calmò.
- Razael... Guardati. Il tuo potere non è nulla se
confrontato
con il mio. Potrei ucciderti subito. Ma perchè, invece di
ucciderci a vicenda, non formiamo un fronte unito? Insieme potremo
dominare sulla terra e sul cielo, dalla vetta della montagna
più
alta al mare più profondo. Che ne dici? - mormorò
allungando la mano marchiata verso di lei. Razael esitò per
un
momento, e poi appoggiò la sua mano sinistra sul palmo
aperto.
John sorrise.
- Dico: vai alla malora - disse sorridendo lei afferrando il polso di
John e alzando la mano destra. Impugnava la spada che aveva strappato
al demone servitore, nascondendola per tempo sotto di lei. Con un'urlo
l'abbattè sul braccio sinistro dell'uomo, troncandolo di
netto e
velocissima infierì un secondo colpo al petto.
John barcollò all'indietro, il volto contorto in
un'espressione
di sbalordimento. Hannah imprecò e partì
all'attacco.
Razael schivò le unghie della donna che cercarono di cavarle
gli
occhi, e abbassandosi affondò la lama nel petto della donna,
che
boccheggiò. Cadde a terra, guardandosi orripilata la ferita.
John strinse i denti mentre cercava di frenare l'emorragia con la mano
destra.
- Hai trasformato... quella spada in una Falce... - strizzò
gli
occhi, portando il moncone sul petto. I tre demoni servitori si erano
nel frattempo
ripresi, e corsero a soccorrere la demonessa. La sollevarono esanime, e
sparirono in una nube di fumo. Razael guardò la mano
sinistra
nella quale stringeva ancora il braccio mozzato dell'uomo. Questo si
trasformò subito in polvere, sgretolandosi fra le sue dita.
John
si rialzò a fatica, la parte sinistra del corpo leggermente
intorpidita.
- Ci vorrà tempo... per risistemare questo... - disse fra
sè e sè guardandosi il moncone. - Honey... che
bambina
cattiva che sei. Hai anche annullato il contratto che avevo fatto con
quella tizia...
- Perchè quando ti ucciderò non voglio
interferenze -
disse lei stancamente. Prima di tornare a casa doveva passare da una
parte. Poi avrebbe finalmente detto addio a quell'avventura terribile.
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- Parla. Non ho
intenzione di far del male alle tue ragazze, ma se mi costringi a te
potrei farne tanto.
- N-no....! - Razael strinse i denti, la
poca pazienza esaurita. Fracassò un tavolo vicino
abbattendoci
la spada, e poi la puntò alla gola dell'uomo.
- Ti do un'ultima possibilità, poi ti ammazzo come un cane.
-
Madam Butterfly cominciò a singhiozzare, il cerone di trucco
ormai sfaldato. Stava tranquillamente calcolando gli incassi che quella
nottata poteva portargli, quando nella casa aveva fatto irruzione la
giovane Sarah ricoperta di sangue. Inizialmente spaventato, quando vide
che molto di quel sangue le apparteneva le si era avvicinato
preoccupato, per tutta risposta lei aveva tirato fuori una spada e
aveva cominciato
a minacciarlo dicendo di sapere tutto. Dopo un'iniziale momento di
incomprensione lei lo aveva spinto a terra con una forza mostruosa,
piantandogli in faccia due occhi spiritati; solo allora Madam Butterfly
aveva capito che la sua copertura era saltata.
- Devi dirmi come facevi a nascondere tutto questo agli shinigami! -
Lui deglutì, non voleva rivelare quel segreto che custodiva
gelosamente da tempo, ma la vita gli premeva di più.
- I Cinematic Record.
- Come? Come fai ad usarli per impedire che tutto questo venga a galla?
- disse Razael senza preoccuparsi di togliere la spada dalla gola
dell'interlocutore. Lui rimase per qualche attimo in silenzio, ma venne
sollecitato a parlare dalla fredda lama che gli graffiava la gola.
- L-Li modifico!
- TI HO DETTO DI SPIEGARMI
COME
FAI! - Urlò ormai esaurita la donna, afferrandolo per i
capelli
e strattonandolo con violenza. Alle grida di dolore di Butterfly, a cui
si sommarono fortissimi rumori, alcune
ragazze accorsero sul posto, e rimasero inorridite dalla visuale che
gli si parò davanti. La hall era stata praticamente
distrutta, i
bei tappeti dilaniati. La carta da parati appariva come bruciata, e il
bancone che figurava appena davanti la porta era stato ridotto a un
cumulo di legno scheggiato. Osservarono a bocca aperta la nuova
arrivata, Sarah, ricoperta di sangue che impugnava una spada e
riusciva a dominare senza troppi problemi un'armadio quale era Madam.
Urlarono portando le mani alla bocca. La donna alzò
lentamente
lo sguardo su di loro. Incapaci di reagire, le ragazze rimasero
immobili. Con uno scatto felino, Sarah apparve davanti al gruppetto
sulla sua sinistra, afferrando una ragazza con un abito verde smeraldo.
Le compagne urlarono.
- Andatevene di qui! - Gridò Razael per sovrastare le urla
di
paura. Senza pensarci due volte le ragazze si precipitarono fuori dalla
casa. Si sentirono dei tumulti ai piani superiori, ma nessuno si
azzardò a scendere. Nella stanza ora gravava un silenzio
surreale, interrotto soltanto dal respiro affannoso della ragazza presa
in ostaggio da Razael.
- Jessica! No! Fermati Sarah!
- Altrimenti? - chiese Razael puntando la spada alla gola della ragazza
che teneva stretta a sè. Madam divenne serio.
- Non le faresti mai del male. - La donna rimase per qualche altro
attimo ferma, mentre la ragazza stava cominciando a singhiozzare. Un
sorriso si stagliò sul suo volto.
- Dici? - Buttò a terra la prostituta e gettò la
spada da
una parte, poi trascinò per i capelli la ragazza fino al
bancone
distrutto. Madam cominciò a studiare una strategia possibile
per
strappare dalle grinfie di quel demone la sua protetta; puntò la spada che era stata buttata via. Mentre Sarah si muoveva lentamente verso il bancone, trascinando per i capelli Jessica, arrivò all'arma, nascondendola dietro la schiena e preparandosi a colpire. Una volta arrivata alla vecchia scrivania distrutta, con un calcio
Razael scostò i pezzi di legno, rivelando la base costellata
di
spuntoni e grossi chiodi pericolosamente appuntiti. Afferrandola nuovamente per i
capelli, Razael portò il viso della prostituta a pochi
centimetri dalle schegge.
- Parla o le consumo gli occhi qua sopra. - disse freddamente. Madam
impallidì, mentre la stretta sulla spada si faceva spasmodica.
- NOOO! Jessica! JESSICA! Lasciala, maledetta puttana!
- Parla! - esclamò Razael spazientita. La ragazza
gridò
cominciando a piangere e dimenandosi con tutte le sue forze, rendendosi conto che quella pazza poteva veramente infliggerle un dolore atroce.
- Prima lasciala andare!
- Mi sa che non hai capito. Qui sono io che comando! E ho poco tempo
prima che arrivino gli Shinigami! Ancora niente? - Visto l'ennesimo
tentennamento dell'uomo, Razael decise di sollevare un poco il viso
della ragazza proprio sopra un chiodo sporgente, per poi abbatterci
senza pietà la testa della ragazza, che cominciò
ad
urlare. Il sangue sprizzò dalla ferita macchiando il volto
della
carnefice. Madam lasciò la presa sulla spada, che cadde a terra, mentre si rialzava impetuosamente.
- Li modifico! Sarebbero dovute morire tutte in anticipo, ma
modificando i Cinematic Record agli shinigami le loro anime scompaiono
dalla lista! Vi taglio la parte della loro morte! Ora basta! - Razael
ascoltò impassibile nonostante
la ragazza continuasse ad urlare. Poi la lasciò abbandonata
sul
tavolo. La giovane prostituta si alzò immediatamente a
sedere,
cercando di frenare con le mani la copiosa perdita di sangue
dall'occhio. Lo shinigami corse verso di lei, stringendola fra le
braccia e cercando di tamponare la ferita con la sua gonna. Razael lo
guardava quasi severa.
- Se ti avessi torturato non avresti parlato. Guarda che ho dovuto
fare. Se avessi voluto collaborare non saremmo finiti qui. - E in
un'attimo sparì, lasciando una casa di piaceri distrutta e
una
ragazza che sarebbe morta dissanguata di lì a poco.
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