Non c'è ragione.

di oblivionC
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Presente imperfetto ***
Capitolo 2: *** Sogni lucidi. ***
Capitolo 3: *** Adesso o mai più. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. Amor vincit omnia. ***



Capitolo 1
*** Presente imperfetto ***


Poche, ma essenziali informazioni riguardo questa piccola Fan Fiction.
E' ambientata dopo la Seconda Guerra Magica, Ron ed Hermione hanno già dichiarato i loro sentimenti e sono felicemente fidanzati da ben due anni, ma qualcosa ha appena rotto quel perfetto equilibrio. Una discussione, degenerata in lite, seguita da un periodo di totale silenzio tra i due personaggi. 
Avviso importante: 
Il personaggio di Ron Weasley è scritto e interpretato da http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=88805.
Una piccola collaborazione, spero che come me anche voi amerete la sintonia non solo tra i due protagonisti, ma anche tra noi due autrici.



 

A tutti coloro che hanno sempre sostenuto, amato e creduto in loro,
due personaggi, due personalità, un destino.
Dedico questa piccola, nuova Fan Fiction a voi e ad una persona in particolare; a te, cara Gaia.
Buona lettura.
 
 


 
Capitolo 1. Presente imperfetto

Hermione Granger


Chiusa nella sua stanza, lontana dalle continue domande, Hermione sedeva sul proprio letto. Stretto tra le sue mani non vi era il solito libro, la quotidiana lettura serale, ma un album. Un album fotografico.

Non appena ebbe terminato la sua cena, sua madre tentò per l’ennesima volta di rivolgerle una parola, chiederle una spiegazione, ma l’unica risposta che ricevette fu un debole e finto sorriso, accompagnato da un leggero sussurro: “Grazie.”
Una volta chiusa la porta dietro alle sue spalle ed ignorato le voci provenienti dal piano inferiore, gli occhi stanchi di Hermione ignorarono del tutto la libreria, le carte e i protocolli sparsi sulla scrivania, e diressero lo sguardo verso il letto, per sprofondare nella calda trapunta invernale. Passarono due ore, fuori il mondo risposava, dentro Hermione la tempesta era appena iniziata. Durante il giorno era facile distrarsi, ingannare la mente, riempire le ore, ma nel silenzio della notte era impossibile ignorare il suono dei pensieri, le ondate dei sensi di colpa, le urla delle preoccupazioni. Era un incubo reale, ad occhi aperti.
Sicura di non riuscire a chiudere occhio nemmeno quella notte, scoprì le lenzuola e abbandonò il tepore del suo letto per raggiungere il cuore della sua inquietudine. Sul terzo scaffale della libreria, vicino ai suoi romanzi preferiti, c’era il regalo di Ronald Weasley, la promessa di una vita insieme.
Quando mancavano pochi passi dal raggiungerlo, le gambe di Hermione smisero di avanzare. Una fitta al petto la costrinse a fermarsi e per qualche istante rimase immobile, al centro della stanza, in attesa di una tregua. Non si era mai sentita così prima d’ora, fragile, debole, vulnerabile, sola.
Lei era una certezza, lei era forza, coraggio, determinazione, autocontrollo. Lei era immune al battito accelerato, al respiro irregolare, all’imbarazzante rossore nel sentire, notare, sfiorare, semplicemente guardare il motivo dei tanti perché. Eppure era successo, contro ogni previsione, contro ogni logica e probabilità, Hermione Granger aveva provato, sperimentato ogni sfumatura dell’infatuazione.
Più costringeva se stessa a resisterle, più questa si insinuava in ogni suo gesto, in ogni sua parola, era riuscita ad impossessarsi dei suoi pensieri e a comandare le sue emozioni, fino a vincere la sua razionalità. Fu quello il momento in cui divenne amore.
Ed ora era lì, ferma ad osservare il dono dell’unica persona che era riuscita ad impossessarsi del suo cuore. Quando Ron Weasley le dichiarò le sue intenzioni, di voler condividere la sua vita con lei, qualcosa dentro Hermione ruppe ogni cosa.
Mai avrebbe permesso ad un sentimento di distruggerle ogni certezza, mai avrebbe messo a tacere la ragione per un qualcosa di totalmente folle, insensato, assurdo. Eppure era già accaduto, Hermione Granger si era innamorata, si era arresa al suo cuore nel momento in cui un’improvvisa fitta colpì il suo petto, quando colui da sempre considerato amico preferì le labbra di un’altra.
La prima volta si trattò di amore, la seconda fu un qualcosa ugualmente intenso, ma completamente diverso.
Stringendo la chiave della loro futura dimora, della promessa di una vita insieme, Hermione provò la più grande delle sue paure: la paura stessa, pura e distruttiva.
Donandogli il suo cuore, Hermione gli aveva concesso la sua fiducia, le sue certezze, ma non sempre fu ripagata. Nei mesi precedenti un lungo e doloroso litigio aveva compromesso la loro relazione, messo a dura prova il loro legame che, nonostante tutto, era riuscito a sopravvivere e a ricongiungere due anime destinate ad essere gemelle.
Eppure quel periodo di assenza, di lungo silenzio, aveva ferito Hermione, insinuato insicurezze, dato vita a numerose domande che avevano smesso di esistere nel momento esatto in cui Ronald Weasley era apparso davanti ai suoi occhi. I loro sguardi si unirono e la giovane Grifondoro non riuscì a resistere al richiamo di un suo abbraccio, al desiderio di averlo al suo fianco e scelse il perdono. Bastarono poche settimane per far si che la paura di perdersi diventasse un brutto ricordo, ma la ferita non era riuscita a rimarginarsi e quando il suo ragazzo le dichiarò di desiderare un “per sempre” fu come sfiorare il cielo con un dito, ma senza paracadute. Non sempre c'è qualcuno ad afferrarti e nella vita non c'è rete di sicurezza.
Amore e paura.
Due sentimenti così intensi e così diversi, una forza attrattiva ed una repulsiva. Una battaglia interiore prese vita dentro di lei e, nei giorni a seguire, una di esse prevalse sull’altra.
La paura di ricadere in quel ricordo, di rivivere quei momenti, di provare di nuovo delusione, di accettare l’idea che la persona così tanto amata potesse realmente prendersi gioco del suo cuore trionfò su tutto il resto, perfino sull’unica forza capace di dominare il suo orgoglio.
Le gambe iniziarono a muoversi, il battito riacquistò la sua regolarità, così come il respiro, ed Hermione riuscì a raggiungere l’origine delle sue paure. Prese l’album ed osservò la copertina. Weasley-Granger's Family's Album. Con le dita sfiorò le lettere che componevano un futuro, una dichiarazione d’amore, un lieto fine da “vissero per sempre felici e contenti”. Si concesse qualche secondo prima di aprirlo, poi, spinta dalla curiosità e dall’infinita mancanza, sfogliò le pagine del loro passato. I primi anni ad Hogwarts, le gite insieme, le giornate trascorse alla Tana, i lunghi pomeriggi davanti al focolare di casa Weasley, tante piccole magi-foto con un unico punto in comune: loro. In ogni scatto si intravedeva l’espressione buffa di Ron, per nulla fotogenico, e la risata o lo sguardo accigliato di lei, intenta ad osservarlo. Sette anni raccolti in un piccolo album più uno, l’anno del nuovo inizio, il periodo più splendido della sua vita. Nel mentre riviveva ogni singolo istante, la paura iniziò a vacillare, perdeva colpi contro il crescente e mai estinto legame che non aveva mai smesso di combattere. Voltandosi verso la scrivania, vide i vari gufo mai aperti ed immaginò lui, in attesa di una risposta, nella sua piccola stanza da letto, costantemente in ansia e speranzoso di ricevere le parole che avrebbero placato le sue preoccupazioni.

« Che stupida!» disse ad alta voce, ignorando la possibilità di svegliare i suoi genitori.
Per la prima volta ragione e sentimento smisero di scontrarsi e iniziarono a collaborare, condividendo lo stesso avversario.
“Ci sono delle cose su cui vale la pena puntare, per sbancare il casinò del futuro devi aver avuto il coraggio di scommettere nel presente.” E fu così.
Hermione guardò la sveglia, erano quasi le quattro del mattino. Di corsa raggiunse il suo armadio e prese i primi indumenti che riuscì ad afferrare. Un maglione blu, un pantalone grigio e una camicia bianca. Ignorò del tutto il pensiero di un abbinamento del tutto sbagliato ed indossò il cappotto. Guardò fuori dalla finestra, nessun rumore, nessuna figura che attraversava le strade notturne, solo un leggero vento muoveva alcune foglie sparse sul marciapiede. Decisa, aprì il terzo cassetto della scrivania, lì dove aveva rinchiuso i suoi sentimenti per Ron. In una delle precedenti notti insonni, Hermione aveva dato sfogo alla sua memoria e riportato su di un foglio i ricordi più belli trascorsi con lui, una sorte di capsula temporale, qualcosa che desse ragione alla sua irrazionalità. Sfilò dalla pila un foglio pulito ed iniziò a scrivere, senza freni, senza limiti. Dopo aver terminato l’ultima frase, numerò le pagine in modo da non confondere l’ordine ed inserì tutto nella busta. Aprì con cautela la porta della stanza e, lentamente, scese le scale, raggiungendo così l’ingresso di casa. Prima di chiudere gli occhi afferrò il suo “dono” e si concentrò sulla sua destinazione: una camera da letto completamente tappezzata di poster dei Cannoni di Chudley.


In pochi secondi abbandonò la sua stanza e venne catapultata in un ambiente del tutto diverso, dove il disordine regnava sovrano.
Lì, nel suo letto, Ron Weasley dormiva sotto un enorme trapunta invernale, ignaro della presenza di Hermione. Si era ripromessa di non tergiversare, aveva poco tempo, ma non appena si avvicinò al comodino, la debole luce della luna costrinse il suo sguardo ad ammirare il suo viso. Delle piccole occhiaie risaltavano sulla carnagione chiara, insieme alla miriade di lentiggini. Hermione riuscì a frenare la sua mano prima che essa potesse sfiorare la sua guancia, ma le fu impossibile allontanare il suo sguardo da lui. Era già accaduto di non vedersi per una settimana, a causa dei troppi impegni derivanti dal Ministero, ma ora era diverso. La consapevolezza di averlo perso – Hermione conosceva fin troppo Ron Weasley ed era più che sicura che il suo gesto, l’aver dubitato della sua parola ed essersi allontanata da lui senza alcuna spiegazione, le sarebbe costato caro – rendeva impossibile resistere al desiderio di averlo accanto.
Un suo leggero borbottio riportò Hermione alla realtà . Si allontanò di qualche passo, sopprimendo ogni opposizione. Dalla tasca del cappotto sfilò una lettera, le sue scuse, e lì, proprio sul comodino, fece la sua più grande scommessa, mise sul tavolo il suo cuore.

Nella lettera vi era la sua dichiarazione, la promessa di amarlo qualunque fosse il loro destino, perché Ron era stato l’unico, lui e soltanto lui, ad averle fatto ammettere di essersi sbagliata.
Con gli occhi presi dal suo viso, posò la lettera e si diresse verso la porta. Si udì un leggero “crack”, pochi secondi dopo Hermione era a casa, di nuovo nella sua camera da letto. L’orologio segnava le cinque. 
  

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Capitolo 2
*** Sogni lucidi. ***


 

 Capitolo 2. Sogni lucidi 


Ron Weasley


Si diceva che la notte era fatta per dormire, per riposarsi prima dell'inizio di un nuovo giorno. Eppure Ron Weasley, quella notte poco dopo la festa di San Valentino, ebbe un motivo per rimanere sveglio per tutta la notte. Di solito lui dormiva sempre come un sasso, senza sentire alcun rumore che non fosse il suo russare, invece quella volta vi fu un rumore strano, anomalo, proprio fuori dalla porta della sua camera: era il solito 'crack' della Smaterializzazione; qualcuno era entrato nella sua camera, aveva lasciato qualcosa proprio accanto al suo letto e poi era uscito. Chi poteva mai essere? Il suo sonno, in quel momento nella sua fase leggera, venne interrotto proprio durante la fase culminante di un bellissimo sogno in cui lo vedeva protagonista di un momento romantico insieme alla sua ragazza che non sentiva da un bel po' di tempo. 
Aprì i suoi bei occhi azzurro cielo nell'oscurità della notte e, voltatosi alla sua sinistra, trovò una lettera bella gonfia, con su un bel ciondolo. Lo riconobbe subito: quello era il ciondolo che aveva regalato per Natale ad Hermione.
Cos'era successo?
Senza pensarci un momento di più, Ron prese in mano la lettera e, man mano che la leggeva, delle grosse lacrime calde colme di disperazione iniziarono a rigare il suo bel viso pieno di lentiggini. Lo aveva lasciato. Lo aveva lasciato così, in un modo vigliacco non proprio da Hermione, senza dirgli nemmeno una parola. Eppure le aveva dato tutto quello che aveva: il suo cuore, il suo amore, la sua felicità, i suoi sorrisi, una casa, una promessa di unavita migliore di quella che aveva vissuto quando era bambino. Non era bastato. 
Pianse lacrime amare quella notte, macchiando di un inchiostro ormai bagnato le lenzuola arancioni che sua madre, con tanto amore, gli aveva regalato. Nella sua testa non riusciva a non pensare ad altro che ad una cosa: non era stato abbastanza. Tutto quello che le aveva dato con non pochi sacrifici non le era bastato; Hermione era semplicemente troppo per un cretino come lui. Chi era quello stupido che aveva detto :" I maschi non piangono mai?" Ron avrebbe voluto picchiarlo. E avrebbe voluto dare lo stesso male che lui stava sentendo proprio all'altezza del cuore ad Hermione chì tanta poca considerazione aveva preso il suo cuore e lo aveva ridotto in mille piccolissimi pezzi. 


Passarono delle ore interminabili, finché Ron non decise di agire; non poteva finire in quel modo. Si vestì velocemente, mettendo sopra al proprio pigiama ormai troppo grande per lui i primi indumenti che gli capitarono a tiro e, presa la sua bacchetta, la sua amata compagna di avventure che MAI lo aveva tradito, si materializzò proprio in camera di Hermione. 

Lei era lì, seduta sul bordo del letto, con le occhiaie più spaventose che lui aveva mai visto. Improvvisamente, provò uno strano sentimento di pena nei suoi confronti. Era così debole da rinunciare a lui? Con lo sguardo fisso su di lei, interruppe sul nascere le proteste che lei era pronta a fare. 


« Io ti ho dato tutto - iniziò così- ho provato ad essere un bravo fidanzato, ho provato a cambiare, a cercare di essere migliore per una come te. Ti ho dato il mio cuore, tutto me stesso, e ora tu VUOI LASCIARMI IN QUESTO MODO? NON TE LO PERMETTO. TU NON PUOI. NON PUOI LASCIARMI PER MANCANZA DI CORAGGIO PROPRIO QUANDO AVEVAMO TROVATO IL GIUSTO EQUILIBRIO. MA TI RENDI CONTO CHE STAI BUTTANDO ALL'ARIA DUE ANNI DI RELAZIONE? DUE ANNI IN CUI NOI SIAMO STATI VERAMENTE FELICI? »

Ron non si era reso conto che, man mano che parlava, la sua voce si alzò così tanto da urlarle in faccia il suo dolore.
Non gli importava se,così facendo, avrebbe svegliato i genitori di Hermione e tutto il vicinato; era un suo diritto dire la sua.



 


Hermione Granger


Con lo sguardo fisso sul pavimento freddo, la giovane Grifondoro aspettava il momento in cui i primi raggi solari illuminassero la sua stanza, in modo da concederle un motivo per abbandonare quella posizione e scendere in cucina nel tentativo di convincere il suo stomaco ad accettare qualcosa da digerire, magari solo una tazza di latte caldo. Non erano ancora le sei quando un “crack” improvviso attirò l’attenzione di Hermione, certa di essersi sbagliata, non poteva essere, era sicura di non aver fatto alcun rumore, non poteva davvero sperarci. 
Nel vedere la sua figura davanti ai suoi occhi ebbe paura che si trattasse di uno scherzo dovuto dal poco sonno, magari un’allucinazione, ma quando vide le sue labbra dischiudersi fu come ricevere uno schiaffo in pieno viso. La voce di Ron era cupa, colma di rabbia, delusione, tristezza, frustrazione. Ogni sua parola si tramutava in un colpo allo stomaco, in un nodo intorno alla sua gola.
“TU NON PUOI. NON PUOI LASCIARMI PER MANCANZA DI CORAGGIO” 
Era davvero così? Aveva concesso alla paura il pieno controllo delle sue azioni, dei suoi pensieri, da farle dimenticare chi fosse realmente, da manipolarla al punto di ammettere di non essere abbastanza forte per resistere ad una possibile delusione, ad un possibile fallimento. Era così, era successo, aveva permesso alla sua più grande paura di diventare una realtà: essere debole.
Se ne rese conto troppo tardi, solo poche ore prima, quando decise che una lettera, un’aggiunta ai loro ricordi, un’ammissione di colpa, potesse aggiustare tutto. Magari non voleva ammetterlo, ma in cuor suo sperava che Ron la perdonasse, sperava di vederlo varcare la sua porta e stringerla tra le sue braccia. Invece era lì, di fronte a lei, nel cuore della notte, a gettarle in faccia tutto il suo disappunto, con le braccia stese verso di lei, ma senza intenzione di abbracciarla. 

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Capitolo 3
*** Adesso o mai più. ***


 

Capitolo 3. Adesso o mai più.


Hermione Granger


Voleva rispondergli, dirgli di essersi sbagliato, ma la bocca rimase chiusa e i pensieri rimasero chiusi dentro di lei, senza la possibilità di esprimersi in parole. Sotto la debole luce della luna, i suoi occhi cercarono quelli di lui, sperando di cogliere quella scintilla, ma l’unica cosa riflessa nel suo sguardo era l’immagine di lei, immobile, indifferente, passiva. Quella non era Hermione Granger, ma una persona identica a lei senza la sua forza d’animo e la sua determinazione, senza un briciolo di coraggio. L’idea di apparire realmente così fu la scintilla che diede inizio all’incendio. Un fuoco con origine nel suo petto si espanse in tutto il suo corpo e la costrinse ad alzarsi e, finalmente, reagire.
Eliminò la distanza tra di loro e premette una mano contro la sua bocca, impedendogli di replicare.

« Io non ho mai avuto intenzione di lasciarti, non ho mai usato quelle parole e se tu avessi letto con attenzione ogni mia parola scritta nella lettera allora forse non saresti qui a sputare false sentenze! H—Ho avuto paura. Anche io sono un essere umano, anche io posso dubitare, provare insicurezza, aver bisogno di un qualcosa o – fu allora che lo guardò dritto negli occhi – o di qualcuno. Ho sbagliato, va bene? Ho sbagliato, ho commesso un errore, ho lasciato che uno stupido sentimento si impadronisse di tutto ciò in cui credevo fortemente. Mi dispiace! Mi dispiace – abbassò lo sguardo, il senso di colpa iniziava a diventare opprimente – Mi dispiace di averti fatto del male. Io, l’ultima cosa che desidero è ferirti, deluderti, ed è proprio ciò che ho fatto.»

La verità delle sue parole la fecero di nuovo sprofondare, ma invece di cadere senza opporre resistenza cercò di aggrapparsi a qualsiasi cosa pur di riemergere. 

« Ti chiedo scusa, mille volte scusa, infinite volte. Non—Non potrei mai dimenticarmi di questi ultimi due anni, sono ciò che ho di più caro. Q-Quando mi hai regalato la chiave ho avuto paura, Ron, che tu mi deludessi di nuovo, come l’ultima volta.. Perdonami. »
A quel punto le fu impossibile trattenere le lacrime, ma permise solo ad una di bagnarle il viso, le altre vennero asciugate dalla manica del suo maglione prima che potessero rigarle le guance.
« Maledetta sensibilità femminile, sto diventando una dalla lacrima facile, santo cielo. » borbottò, evitando di alzare lo sguardo.
 

 


Ron Weasley


Il suo cuore martellava furiosamente, cozzando quasi contro la sua cassa toracica. Aveva pure il respiro affannoso, quasi come se avesse appena corso dalla Tana fino a Casa Granger invece di essersi materializzato. Ecco, lo aveva fatto: aveva riversato su Hermione tutta la sofferenza che quella sola lettera gli aveva provocato; ora mancava solo che lei gli dicesse che tutto sarebbe andato bene e il loro rapporto sarebbe rimasto così com'era stato per due lunghi anni. Aveva paura, tanta paura, ma doveva sapere che cosa ne sarebbe stato della sua vita di lì in poi; Hermione si sarebbe messa con un altro, magari Krum? Oppure loro avrebbero potuto avere quel lieto fine che entrambi avevano tanto agognato? Tutto era nelle mani di Hermione, tutto era nelle mani di colei che era ritenuta da tutti come una ragazza brillante. 
Ron aveva lo sguardo fisso negli occhi castani rischiarati dalle prime luci dell'alba che, a parer suo, erano ancora più belli di quanto già non fossero. Se avesse potuto, avrebbe messo fine a tutto quel ridicolo urlare e l'avrebbe baciata come mai prima d'ora. Purtroppo però, quel litigio - o forse era un addio?- doveva esser concluso e, visto che già la sua l'aveva detta, dovette aspettare una risposta da parte di Hermione.

"Cosa succederà?" 
Pensò Ron, mentre Hermione prendeva la parola.
Da quando era Hermione quella che aveva paura di qualcosa? Non era stata sempre lei la persona sicura di se stessa a cui si era aggrappato nei momenti di maggior dolore? Com'era possibile che per un suo gesto così innocente aveva pensato di mandare all'aria tutta la loro relazione? In quel momento, Ron Weasley capì una cosa importante della vita: anche la sua fidanzata era umana. Insomma, anche lei poteva avere i suoi momenti di debolezza, e lui che aveva fatto? Semplice: era spuntato in casa sua, pieno di lacrime, urlandole contro cose spiacevolissime. 
Improvvisamente, sentì di dover fare qualcosa per alleviare tutta quella sofferenza e paura che aleggiava in quella stanza; doveva rimediare, in un modo o per l'altro, a quella sua impulsività. Senza dir nulla, nemmeno un semplice 'scusa, Hermione', eliminò le distanze tra loro e, nonostante tutto, Ron Weasley baciò Hermione Granger. La baciò come se non ci fosse un domani per la loro relazione, come se quello fosse un vero addio al loro rapporto così travagliato ma così meraviglioso. Ron Weasley, ormai adulto, cercò in tutti i modi di convincerla che il loro spettacolo, la loro storia, doveva andare avanti.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. Amor vincit omnia. ***






Capitolo 4. Amor vincit omnia.
Hermione Granger


Restò in attesa, con lo sguardo puntato verso le sue scarpe e la mente in piena attività. Aspettava una sua risposta, un suo accenno, una sua parola, ma non arrivò nulla. Aveva detto abbastanza? Era stata chiara su quanto fosse terribilmente dispiaciuta? Il termine dispiacere era poco in confronto al rimorso e ai sensi di colpa che quel gesto, quell’abbandono da parte sua, aveva provocato. Sapere di averlo ferito, di essere la causa delle orrende macchie scure sotto i suoi occhi blu, di aver deluso le sue aspettative, era devastante, distruttivo. Avrebbe preferito qualsiasi tortura fisica, qualunque cosa era sopportabile rispetto alla tristezza, delusione ed al dolore che i suoi occhi le trasmettevano ad ogni sguardo. Tentava di distrarre la mente scandendo i secondi passati, sperava di udire la sua voce rompere quel silenzio opprimente, ma l’unico suono percepibile erano i loro respiri e i loro battiti. Andavano all’unisono. Quando raggiunse il limite della sopportazione, trovò la forza di alzare lo sguardo e in un istante, senza la possibilità di opporre resistenza, si ritrovò ad assaporare di nuovo le sue labbra. 
Il fuoco che prima divampava, divenne indomabile, emozioni contrastanti nutrivano l’incendio. 
Dopo attimi di incertezza, quel contatto annebbiò la sua mente e mise a tacere ogni opposizione. Hermione ritornò ad abbracciare il suo collo, a stringerlo contro il suo corpo, a provare ogni sensazione che un semplice bacio riusciva a donarle. Era come se non si fossero mai lasciati, mai persi di vista, ogni volta era come la prima, ogni bacio era nuovo, diverso, unico. Ignorò il respiro sempre più irregolare, il battito furioso del suo cuore, tutti i suoi sensi erano concentrati sull’origine di quel fuoco. Le labbra. 
Ben presto il bacio divenne sempre più intenso, Hermione era assuefatta da quel continuo sfiorarsi, cercarsi, volersi.  Dimenticò completamente di essere a casa, che la sua stanza fosse adiacente a quella dei suoi genitori, annullò qualsiasi pensiero. Ogni paura, ogni dubbio ed incertezza vennero annientati dall’intensità del loro legame, del loro continuo cercarsi nonostante le avversità, del loro amore travolgente, ridicolo, sconveniente, che ti consuma. Il vero amore.
Il pensiero di perderlo confermò il suo errore: le anime gemelle esistono e sono rare. Loro lo erano, quel bacio distrusse ogni dubbio, non esisteva emozione e sentimento più grande di quello che Ronald Weasley riusciva a farle vivere semplicemente sfiorando le sue labbra.

 
Ron Weasley

Era possibile che, in un solo bacio, si potesse racchiudere quanto più si era provato nei momenti precedenti? Solo in quel momento, Ronald Weasley, capì quella frase che una volta aveva letto in uno di quei romanzetti di bassa categoria che Ginny era solita leggere: " in un bacio, è possibile racchiudere un mondo." Dopo un momento così struggente come quello, in cui aveva sentito pian piano il suo stomaco contrarsi per il dolore, quel bacio non poteva non sapere di sollievo, di passione, di amore ritrovato. Un amore così forte, ma allo stesso tempo fragile, di due ragazzi che avevano vissuto esperienze più grandi di loro e che avevano bisogno di avere un po' di pace.
Sentire di nuovo tra le proprie braccia Hermione e avere la certezza matematica che lei non sarebbe più andata via fu quanto di più bello vi potesse essere al mondo. Le sue mani erano tra quei bei capelli ricci che molti avevano preso in giro, ma che lui aveva adorato sin da primo momento in cui vi aveva posato le mani; le sue labbra erano attaccate a quelle di lei e non accennavano minimamente a volersene separare. Quel bacio era diverso, era più bello; sembrava quasi che volessero tenersi uniti a vicenda. Che fosse quello il momento giusto di cui tutti parlavano? 
Doveva cercare una conferma in Hermione, così, dopo quelli che a lui parvero anni, si allontanò da lei, giusto il necessario per poterle sussurrare alcune parole. Prima, però, volle assicurarsi che i genitori di Hermione, preoccupati per tutte quelle urla nelle prime ore del mattino, non irrompessero nella camera, cogliendoli in flagrante.
Con un colpo di bacchetta chiuse magicamente la porta con un 'Colloportus', poi insonorizzò la stanza con un 'Muffliato'. Lo stesso incantesimo che, ironia della sorte, Hermione aveva tanto criticato anni prima. 


« Dici che—beh, è il momento? Posso... ? »  la dolcezza con cui quelle parole abbandonarono le sue labbra fu sorprendente. Incerto sull’essere stato chiaro, indicò con lo sguardo il letto sfatto della ragazza e, nel cogliere gli occhi di lei seguire le sue indicazioni, trattenne il respiro. Aveva forse oltrepassato il limite imposto?
 
Hermione Granger

Quando fu certa che le sue risorse di ossigeno stavano per raggiungere il termine, Ron ruppe quel contatto e allontanò di poco il viso dal suo. Hermione rimase stupida di quanto fosse irregolare il suo respiro, di quanto calde fossero le sue guance e di quanto forte fosse il desiderio di riaverlo tra le sue braccia. Stava per dirgli qualcosa, voleva essere certa di essere stata chiara sul suo essere tremendamente dispiaciuta, un bacio le sembrava troppo poco, ma nel preciso istante in cui le sue labbra si dischiusero le parole vennero frenate da un gesto del tutto inaspettato. Vide Ron estrarre la bacchetta, pronunciare correttamente la formula dell’incantesimo, con cui chiuse magicamente la porta della sua camera, e ripetere lo stesso movimento con l’incantesimo “Muffliato”.
Rimase in silenzio, tentando di capire quale fosse il motivo, o lo scopo di quelle azioni, magari sua madre aveva sentito qualche rumore e si era alzata per controllare. Impossibile, doveva essere già fuori la porta, le stanze erano distanti un paio di passi. Una voce interruppe i suoi pensieri, più precisamente una domanda.
Nel sentire quelle parole, le bastò seguire lo sguardo di Ron per ricevere la conferma della più improbabile delle possibilità. 
Quel che più sorprese Hermione non fu lo scoprire le reali intenzioni del suo ragazzo, un vero e proprio colpo di scena,ma il provare qualcosa di nuovo, una sensazione di entusiasmo, eccitazione, paura e desiderio. Chiunque - ma sopratutto lei stessa - avrebbe immaginato una reazione totalmente diversa, qualcosa che avrebbe spento le fantasie di Ron con una sola, ma esplicita esclamazione. Invece era lì, immobile, in silenzio, mentre dentro di lei l’incendio nato dal loro bacio avanzava senza sosta.
 Per un istante osservò il suo viso, il susseguirsi di emozioni che attraversarono i suoi occhi e si rese conto di non essere la sola: stava bruciando quanto lei. 

« Se—Sei sicuro? » il viso andò in fiamme, non per l’evidente disagio, ma per le immagini che iniziarono ad apparire nitide nella sua mente. Dovette scuotere la testa per allontanare quei pensieri così poco leciti, per nulla concessi.
Possibile che quel bacio avesse annebbiato del tutto il suo onnipresente autocontrollo?



 

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