Destino Beffardo

di pandaforpresident
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Ricordi e risveglio ***
Capitolo 3: *** Azione in sala d'aspetto ***
Capitolo 4: *** Dalla padella... ***
Capitolo 5: *** ...alla brace ***
Capitolo 6: *** Nuova scuola e peluches assassini ***
Capitolo 7: *** Corse clandestine di unicorni e istinti omicidi ***
Capitolo 8: *** E se non lo facessi? ***
Capitolo 9: *** Le orecchie più sexy che io avessi mai visto ***
Capitolo 10: *** Bastoncino Findus e senato al vento ***
Capitolo 11: *** ..... ***
Capitolo 12: *** Pisolini e gigli tigrati ***
Capitolo 13: *** R.I.P storia... NO ***
Capitolo 14: *** Tsunami ***
Capitolo 15: *** Esperienza pre-morte ***
Capitolo 16: *** L'inizio dei guai ***
Capitolo 17: *** Ormoni e nutella ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


«Non possiamo più vederci. Sei troppo...cerebroleso per me!» esclamai acida. Eh sì, gente. Questa sono io. Un metro e settanta di pura dolcezza! Il lui della questione era il mio ex (da circa trenta secondi). Si chiamava Sylfe e aveva due anni in più di me (che ne avevo diciasette). Era il classico ragazzo ("ragazzo" non è proprio corretto, visto che era un elfo) "tutto muscoli, zero cervello". E in quel momento mi stava implorando di rimanere almeno amici. «Manco morta! Non ti voglio vedere neanche se stendessi un goblin!» (cosa alquanto difficile, considerando che non avrebbe fatto male ad una mosca). «Ti prego! Non riesco a vivere senza te!» mi urlò dietro, mentre mi dirigevo verso la mia moto. Patetico. «Io sì!» gli risposi. E, con un'impennata alla stuntmen, lo lasciai di fronte al luna park, dove dovevamo festeggiare il nostro primo mese insieme. Avevo appena scaricato quel babbuino, ed ero al settimo cielo. Non sopportavo più nè i suoi discorsi sulla natura e su quanto fosse bello essere vegani nè le sue smancerie. Mi sentivo come se galleggiassi in un mare di contentezza, e niente poteva farmi cambiare idea. Tranne quella macchina che mi veniva addosso. Non feci in tempo a cambiare direzione e ci scontrammo violentemente. Prima di perdere i sensi, non pensai "Merda, morirò!", ma "Merda, la mia bellissima moto!". Dopo fu solo buio. 0- Angolo autrice -0 Ehila! Spero che la storia vi piaccia. Forse la protagonista sembra un po' stronza, ma tutto si trasforma. Pace e amore.

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Capitolo 2
*** Ricordi e risveglio ***


Il pianeta Terra come lo conoscevate voi è cambiato 37 anni fa. I demoni furono i primi a mostrarsi, disseminando morte fra gli umani i quali, dopo una stregua resistenza, giunsero sull'orlo dell'estinzione. I demoni avrebbero sterminato tutte le forme viventi, se non fossero intervenuti gli angeli a placarli. Dopo sette anni di guerra, denominata Guerra del Mondo Nuovo, gli angeli e i demoni stipularono una pace, e si spartirono il Mondo. L'emisfero Nero, comprendente l'America Settentrionale e Meridionale e l'Oceania, sotto il dominio dei demoni, con capitale New York. L'emisfero Bianco, comprendente l'Eurasia e l'Africa, sotto il dominio degli angeli, con capitale Londra. Incoraggiati dalla quasi assenza degli esseri umani, anche le altre creature oltremondane uscirono allo scoperto, ripopolando il mondo e acquisendo le abitudini e i comportamenti umani, pur disprezzandoli. I miei genitori, umani, scomparvero quando avevo 3 anni. Da quel giorno si occupò di me mia zia, Rebecca. Da Berlino ci trasferimmo a Baltimora, negli USA. La mia infanzia non fu rose e fiori; a 13 anni, mia zia morì a causa della Morte Nera. Ero rimasta sola, senza nessuno. L'ultima perdita mi aveva cambiata. Mi aveva resa più forte e inevitabilmente indipendente. Un anno più tardi ero stata processata e accusata dell'omicidio di mia zia e, essendo stata minorenne, mi rinchiusero in un carcere minorile, da cui fui rilasciata un anno fa, quando furono riconosciuti sul corpo di mia zia i sintomi della Morte Nera, un morbo assassino che decima tutt'ora migliaia di vittime. Essendo Baltimora sotto il dominio dei demoni, ed essendo questi ultimi poco inclini alle figure di merda, per scusarsi dell'errore, mi misero sotto la protezione del governo, da cui fui da allora mantenuta. E così, mi ritrovo a 17 anni, con un culo di soldi e una moto fighissima. Ah, quasi dimenticavo! Sono quasi morta in un incidente stradale, sono su un letto dell'ospedale, non so come sta la mia piccola (la moto) e come se non bastasse c'è qualcosa, o qualcuno, che ha deciso di fracassarmi i timpani. Non riuscendo più a dormire, aprii gli occhi. «Fate smettere questo rumore!» sibilai inviperita, tappandomi le orecchie. «Ma tesoro! Sono io, Lizzy! Come stai? Quando ho saputo dell'incidente, non sapevo che fare! Sono corsa subito qui, ma non mi facevano passare quindi ho cominciato ad urlare " Fatemi passare! Lei ha bisogno di me! " Quindi arriva questo licantropo alto 2 metri e...» avrebbe continuato per ore, quindi decisi di farla finita. «Ho capito, adesso basta! La tua voce è insopportabile come ricordavo!» le ringhiai contro. Lizzy è una ninfa e, per un motivo a me sconosciuto, si presenta a tutti come mia migliore amica (come se non lo sapessi che lei sta con me per "consolare" i miei ex). «Da quanto tempo sono qui?» le chiesi. «Da 3 giorni. Ti sei persa un sacco di cose! Sai Margret, quella fata tr...» "Oh no! Adesso ricomincia" pensai esasperata. «Lizzy, chiudi il forno! Come sta la mia moto?» chiesi, mentre guardavo la stanza. E fu allora che notai.. «Ehm.. chi mi ha mandato quel coso!?» chiesi orripilata, osservando l'orso di peluche gigante appoggiato alla parete. «Quello? Te lo ha mandato Sylfe! Cerca di riconquistarti, il poveretto! Non ti dispiace se me lo lavoro un po'?» chiese, leccandosi le labbra in modo famelico. «Fai pure! Allora, la mia moto?» Lei mi guardò con un'espressione fintamente triste. «È grave il danno?» chiesi con calma. «Uhm... Abbastanza...» «Abbastanza quanto?» «Irrecuperabile» disse lei, scostandosi un po', per un eventuale attacco d'ira. Che non arrivò. «Wow, l'hai presa meglio del previsto!» esclamò lei. «In realtà sto pensando a come uccidere in modo lento e doloroso il deficiente che mi è venuto contro» dissi, scendendo dal letto e dirigendomi in bagno. «A proposito, il tuo pazzo omicida è qui, in ospedale, e vorrebbe parlarti!» disse lei. «Allora prepariamoci!» dissi, con un sorriso omicida sulle labbra. Mi richiusi la porta del bagno alle spalle. «Fai bene! Ruth ti ha portato un ricambio!» mi urlò lei. Ruth è la mia gnoma-tutrice, ed è una delle persone più dolci del mondo, nonché l'unico essere a cui voglio veramente bene. Mi spogliai e guardai il mio riflesso sullo specchio. Mi dicevano sempre che, per essere un essere umano, ero piuttosto bella. Capelli rosso fuoco, lunghi fino a metà schiena, occhi verdi contornati da lunghe ciglia e naso leggermente all'insù. Sono abbastanza alta, ma, con mio rammarico, il mio seno è piccolissimo. Riesco ad arrivare, con un buon reggiseno, ad una seconda scarsa. Ruth mi dice sempre che la dimensione delle tette è inversamente proporzionale all'intelligenza. Io sono molto scettica a riguardo. Lizzy porta una prima riempita per miracolo. Guardai i vestiti di ricambio. Maglia nera con il logo della mia band preferita, i Black Veil Brides, jeans neri strappati e anfibi neri, " Perfetti per prendere a calci in culo il figlio di papà " pensai. Mi feci la doccia, mi vestii ed uscii. C'era un'infermiera gnoma che guardava con disappunto Lizzy, che stava facendo i selfie insieme al mio compagno di stanza, un Mutaforma in punto di morte. L'infermiera alzò lo sguardo e mi vide. «Signorina Shon, giusto? Le dispiacerebbe seguirmi?» chiese, gentilmente. «Ma certo che no!» dissi cordialmente. Non riuscivo a non voler bene agli gnomi. Erano così gentili! Ci avviammo (Lizzy, costretta dalla gnoma a non seguirci, dopo una sceneggiata se ne era andata indignata) lungo i corridoi, finchè non mi aprì una porta, facendomi cenno di entrare. «Buona fortuna! Ah, le do un consiglio. Stia attenta a come parla, lui è...» disse la gnoma, ma fu interrotta dal bip del suo cercapersone. Mi salutò con un cenno e corse via, lasciandomi da sola nella stanza, sbigottita. Mi sedetti su una poltroncina, ma cambiai idea. Dovevo camminare per scaricare la tensione. Migliaia di pensieri mi affollarono la mente " Fortuna? Per cosa? Lui? Lui chi? Spero che non sia un orco! E se fosse uno Shinigami? Certo, sono rari, ma quando ci hai a che fare, sono molto vendicativi! Oppure un vampiro! Tutti pervertiti, quelli! Oppure un licantropo! Sono proprio lunatic.." I miei pensieri furono interrotti dal rumore della maniglia che si abbassava. La porta si aprì ed entrò colui il quale mi aveva investito. Il respiro mi si bloccò in gola. " Avrei preferito il vampiro! " pensai, in un momento di lucidità. Ciò che entrò dalla porta era la più infame delle creature, la più malvagia tra le specie e anche la più sanguinaria tra le genti oltremondane.... Un demone Superiore. " Cazzo!"







ANGOLO BUIO E POLVEROSO DELL’AUTRICE
Ehilà, gente! Sono nuova di pacca in questo sito! Questa è la mia FF a capitoli, e spero che vi piaccia.
Ringrazio tutti quelli che mi seguono (davvero, ragazzi, vi adoro!), in particolar modo molino1234567890, per avermi messo tra i preferiti! Ringrazio anche AlexisKami per aver recensito.
Un bacio a tutti!
 
 

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Capitolo 3
*** Azione in sala d'aspetto ***


CAPITOLO PRECEDENTE
“Ciò che entrò dalla porta era la più infame delle creature, la più malvagia tra le specie e anche la più sanguinaria tra le genti oltremondane….
Un demone Superiore.
“ Cazzo!”
 
-AZIONE IN SALA D’ATTESA-
Ci fissammo in silenzio. Io, più che altro, me lo stavo mangiando con gli occhi.
Era un figo della madonna: capelli lisci, neri e scompigliati, con un ciuffo più lungo al lato della testa.
Fu allora che notai i suoi occhi: rossi, profondi, occhi capaci di piegare al proprio volere anche il più rude tra gli orchi.
Rimasi incantata a guardarlo, finché lui, sbuffando, non agitò la mano davanti al mio viso.
Mi ridestai con un sussulto.
Il Demone mi guardava irritato. Non sembrava intenzionato a parlare.
Dovevo dire qualcosa di intelligente per rompere il silenzio, qualcosa che mi facesse apparire ai suoi occhi matura. Qualcosa tipo…
< Perché hai le unghie nere?! > chiesi incredula, rendendomi conto di aver dato voce ai miei pensieri. “Stupida!” mi rimproverai, rabbiosa. Ruth mi rimproverava sempre per la mia impulsività. Quanto aveva ragione!
< Voi umani fate sempre domande stupide. > sibilò lui, passandomi di fronte per mettersi a sedere aggraziatamente su una delle poltroncine. “Bel sedere”, pensi.
Avevo capito che lui era tra i sostenitori dello sterminio degli umani, quei demoni che pensavano che gli esseri umani fossero animaletti domestici, alla stregua di cani. Sarebbe stato difficile, se non impossibile, fare una conversazione normale.
< Con chi ho il piacere di parlare? > chiesi, tentando un approccio amichevole.
Lui roteò gli occhi e, sbuffando, mi rispose.
< Mi chiamo Julian, e sono il figlio del Governatore > disse annoiato.
Ero nella merda.
Non solo era un Demone Superiore, era pure gnocco ed era anche (come se non bastasse) il figlio di quel gran coglione del Demone che governava l’emisfero Nero.
Una parola o un gesto sbagliato e sarei potuta finire molto male.
Ma la sottomissione non era il mio forte.
Mi schiarii la voce. < E, di grazia, perché mi avrebbe investito? > chiesi gentilmente, anche se dentro lo volevo prendere a sberle.
Julian mi guardò, ridacchiando.
Mi infuriai. Nessuno si prendeva gioco di me!
< In realtà non ti ho investito io, ma mio fratello, Aspen, ma noto che non ha fatto un buon lavoro! Sei ancora viva! > disse, sempre con quel sorriso ironico sulle labbra.
“Quanto mi piacerebbe prendere la sua testa e…” pensai, bloccandomi quando lo vidi alzarsi e dirigersi verso la porta.
< Ma dove vai? > chiesi incredula.
Non mi degno di uno sguardo e nemmeno si fermò.
< Come minimo mi devi delle scuse! E poi la mia moto è distrutta! > gli urlai contro.
Lui si fermò, si voltò e, con molta calma, disse.
< Credo che mio fratello ti abbia fatto un piacere. Quella moto era così vecchia che la rottamazione era inevitabile. Almeno hai ricevuto molti soldi dall’assicurazione, anche se era…. >
Non lo lasciai proseguire oltre.
Piccola lezione di vita: mai offendere la mia (defunta) moto. Seconda lezione di vita: sono molto irascibile.
E così, in una frazione di secondo, gli saltai addosso, puntando agli occhi.
Lui fu preso alla sprovvista (cosa difficile, visto i suoi sensi sviluppati).
Cademmo a terra e mi ritrovai spalmata sul suo petto. “Però”, pensai,”visto da qua è ancora più figo”.
Ci fissammo negli occhi. La sua espressione era indecifrabile ma, considerando che non si spostava, doveva apprezzare il panorama.
I minuti passavano, e la cosa diventava imbarazzante.
E fu in quella posizione che ci trovò l’uomo che entrò in quel momento dalla porta.
< E così Julian siamo già ai preliminari! > scherzò quest’ultimo.
Le mie guance si infiammarono. Ci staccammo in un attimo, e Julian si spostò il più lontano possibile da me, evitando il mio sguardo.
< Signore, si sbaglia. Non perderei tempo con un’umana. Con permesso, io me ne vado. >. Disse in tono remissivo Julian.
“Strano che all’improvviso sia così calmo. Questo qui deve essere un pezzo grosso!” pensai, guardandolo incuriosita.
< Certo, vai pure. > disse il nuovo arrivato al Demone, il quale se ne andò.
L’uomo mi porse la mano.
< Piacere di conoscerti, Ilymia. >.
Lo guardai torva. Come faceva a sapere il mio nome?
L’uomo continuò. < Mi chiamo Seamus, e sono qui per fare una chiacchierata con te. >.
Mi sorrise cordiale.
Fu in quel momento che lo riconobbi.
Mi trova di fronte al generale delle armate demoniche, l’esercito Nero.
Ero di fronte a uno degli ultimi Dei della morte in vita.
Lo Shinigami del Sole.
 
 
 
 
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IlYmia Shon, la protagonista
 
 
 
 
 
 
 
 
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Julian, il Demone con problemi di superiorità
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Seamus, lo Shinigami del Sole
 
 
 
 
ANGOLO BUIO E POLVEROSO DELL’AUTRICE
*si nasconde in un angolo* ehm… ciao. Sono ancora viva! Sono in tremendo ritardo!
Vabbuò. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e lasciate un commentino!
Ringrazio Jein1993  per aver messo questa storia tra le preferite (per te tanta polvere di stelle della felicità!!).
Un salutooooneee!!
Alla prossima volta! (spero il prima possibile!)

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Capitolo 4
*** Dalla padella... ***


Lo fissai sorpresa. Trovarsi davanti due delle persone più influenti al mondo nel giro di 10 minuti non era un'esperienza comune. « Signorina, abbiamo cose importanti di cui parlare. Le dispiace se facciamo una passeggiata? » chiese l'uomo, cordiale. « Certo... » sospirai, come se avessi scelta. Certo, era una persona sconosciuta, ma mi potevo fidare. Il generale di un esercito non poteva far male ad un innocente.... Oppure no?! Per sicurezza controllai se avessi ancora il coltellino nella tasca dei pantaloni. Aver passato un anno in un carcere minorile faceva acquisire una buona dose di paranoie (non che un coltellino potesse qualcosa contro uno Shinigami, ma meglio di niente). Seamus uscì dalla stanza, facendomi segno di seguirlo, cosa che feci, mantenendomi a debita distanza. Camminammo lungo i corridoi in silenzio, e raggiungendo un parco nel cortile dell'ospedale. Senza fiatare, ci sedemmo su una panchina. « Allora... Di cosa vuole parlarmi? » chiesi, guardandomi le unghie con fare indifferente, mentre dentro ribollivo di agitazione e preoccupazione. Non era una cosa da niente se un uomo del suo calibro prestasse attenzioni a una come me. « È una cosa un po' complicata. Prima di sentire le mie parole, qualunque sarà la tua decisione, non ti sarà permesso farne parola con nessuno. Me lo puoi promettere? ». Agrottai le sopracciglia. Sicuramente sarebbe stata una cosa importante. Potevo tirarmi fuori subito, ma il mio atteggiamento caparbio me lo impedì. « Certo signore » risposi, girando il busto verso di lui. Aveva la mia completa attenzione. « Per prima cosa vorrei farti una domanda. Come ti senti? ». Mi alzai in piedi, flettendo un po' i muscoli. « Bene, credo. Un po' indolenzita » dissi, rimettendomi a sedere. Mi guardò serio. « Mi crederesti se ti dico che ti sei fratturata la parte destra del cranio, con conseguente emorragia cerebrale, e che ti sei rotta tre vertebre? ». Alzai un sopracciglio sorpresa. Poi scoppiai a ridere. « È proprio una sagoma signore! » « Non sto scherzando » disse glaciale. Sussultai. Che caratterino! « Ma nessuno potrebbe sopravvivere con lesioni così gravi, signore » « Nessun essere umano » disse, serafico. Mi alzai di scatto. « Signore, non so cosa stia insinuando, ma la cosa non mi piace. E spero potrà capirmi, se dico di non credere molto alle sue parole. ». Cerco di mantenere il crontollo sulla voce. « La capisco, ma non è questo il punto. Tu sei umana. La tua mente il tuo corpo lo sono. Ma c'è qualcosa di particolare nel tuo sangue ». Mi guardò comprensivo. Mi stavo stufando. « Senta, non penso che... » « Mi lasci finire. » disse piano, ma con sicurezza, il generale, mandando un bagliore inquietante dagli occhi. Sospirai, e gli feci cenno di continuare. « Dunque, stavo dicendo, il tuo sangue è molto particolare e i tuoi anticorpi vanno a mille. L'ospedale, quando ha visto i tuoi progressi di guarigione sovrumani, ha inviato al mio laboratorio un campione del tuo sangue, e abbiamo scoperto una cosa incredibile. ». Non ci capivo più niente. Laboratorio? Sangue? Analisi?! O era pazzo, o lo ero io. Ero più propensa per la prima ipotesi. E poi disse le semplici parole che avrebbero cambiato la mia vita per sempre. « Il tuo sangue resiste alla Morte Nera. » Spalancai gli occhi fissandolo, sbigottita. « Cosa... » sussurrai. Immagini del corpo di mia zia, negli ultimi istanti di vita, mi passarono davanti. Il suo corpo completamente nero e, spirando, il classico segno del morbo: cavità oculari vuote, sgorganti sangue nero, come lacrime. Cominciai a tremare. « C-continui » balbettai. Lui mi sorrise comprensivo. « Io e mia organizzazione vorremmo offrirti la possibilità salvare milioni di vite, vendicare i morti e eliminare il morbo. Non ti garantiamo l'incolumità, ma cercheremo di tenerti al sicuro. Devi solo dirmi se sei interessata a sapere di più, oppure no ». Una lacrima mi scende lungo la guancia, scivolando fino al mento e cadendo a terra. Avevo preso la mia decisione. Avrei vendicato mia Zia. « Di cosa si tratta? ».

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Capitolo 5
*** ...alla brace ***


Ero decisa. La rabbia e l'orrore accumulati mi rendevano pronta ad affrontare tutto ciò che il progetto di Seamus avrebbe comportato. Il generale mi sorrise, alzandosi in piedi. « Sono felice della tua decisione. Finiamo il discorso in un posto più appartato » disse, dirigendosi verso l'uscita dall'ospedale. « Dove andiamo? » chiesi, curiosa. Certo, non mi fidavo ancora molto, ma cominciamo a credergli. Non rispose, proseguendo e fermandosi davanti a una limousine. « Se sali in questa macchina saprai tutto, ma allo stesso tempo non potrai tornare più indietro » disse serio. Sospirai. Non c'erano cose che mi sarebbero mancate. Non i falsi amici, non la mia "fama". La mia vita era fatta di niente, ed ero pronta a ricominciare. « Avrei solo una richiesta. Potete dire alla mia tutrice che è stata l'unica mia ragione di felicità in questi anni? » « Sarà fatto » disse Seamus, facendomi entrare nella macchina con un gesto elegante. Salendo in macchina, diedi un'occhiata all'interno. E discesi subito. Ciò che avevo visto non mi piaceva per niente. « Perché c'è il carciofo dentro? » esclamai irritata. « Guarda che ci sento » disse con voce altrettanto annoiata quel gran prezzo di hamburger di nome Julian. Già, quel simpaticone di un Demone. Il generale scoppiò a ridere. « Sali e ti spiegherò tutto » Sbuffai ed entrai in macchina. Era elegante, con i sedili in pelle bianchi e pareti nere. Appoggiai i piedi su una morbida moquette rossa. Ma ciò che attirava maggiormente l'attenzione era Julian, seduto su un sedile con le gambe accavallate e con il braccio appoggiato al bracciolo. Mi lanciò un'occhiata stressato e io ricambiai, fulminandolo con lo sguardo, sedendomi il più lontano possibile da lui. « Julian deve andare nel nostro stesso posto » disse amichevole Seamus. Julian sbuffò. « Davvero è questa qui l'incognita "X" tanto agognata? » « "Questa qui" ha un nome, carciofo! » gli ringhiai contro. « Se il tuo nome mi interessasse te lo avrei chiesto » ghignò lui. "Io questo lo disintegro" pensai, cominciando ad arrabbiarmi. « Ragazzi, per favore.... » Seamus cercava di calmarci (davvero, aveva combattuto guerre sanguinose, e non sapeva calmare due adolescenti?). Lo ignorai, continuando a litigare con Julian. « Senti, coso, primo: intanto ti calmi; secondo: sei proprio un gran coglione! » « Oh, ma davvero?! Sai, mi interessa molto ciò che pensi di me! » disse Julian, ridacchiando. Presi la prima cosa che mi capitò tra le mani e glielo lanciai. Il bicchiere (nessuna limousine è ritenuta tale senza bicchieri e champagne) fu prontamente bloccato dal demone, che lo afferrò al volo, ghignando. « Ma davvero tu, debole e stupido essere umano, pensavi di colpirmi? » disse sarcastico. « Sarò anche "debole" e "stupida", ma so riconoscere una gran testa di cazz... » Fui bloccata dal gelo. La temperatura nella macchina era scesa drasticamente. « Ragazzi, credo che basti ». Ci giurammo verso Seamus. Aveva un bagliore inquietante negli occhi e, pur mantenendo il sorriso, era terrificante. « Va bene » dissi spaventata, seguita a ruota dai cenni d'assenso di Julian, che sembrava un cucciolo ammansito. E sarei io la debole? « Bene. Adesso, come persone civili parliamo e spieghiamo alla signorina Shon la situazione, va bene Julian? ». Julian annui, un po', restio. « Partiamo dal principio » disse Seamus. « I due Governi uniti, Bianco e Nero, hanno creato un'alleanza per cercare una cura alla Morte Nera. Hanno creato un laboratorio segreto, per studiare il morbo, però ci sono associazioni che non concordano con i nostri metodi, e potrebbero causare problemi. I due Governi, quindi, hanno costruito una struttura per nascondere il laboratorio: una scuola specializzata nell'addestramento paramilitare delle creature scelte tra le più forti. Ed è qui che entro in gioco io » Seamus sorrise fiero « Io sono il preside di tale scuola ». Sgranai gli occhi sorpresa. Da generale a preside. Che scelta! « Questa scuola è anche la copertura per alcune creature selezionate attentamente, un'elite, adibita alle missioni più pericolose e di vitale importanza. Questi sono tra i pochi scelti a sapere la verità sulla scuola ». « E a questo punto entro in scena io » dissi, un po' delusa « Vi serve una cavia da laboratorio, visto il mio "sangue speciale" ». Lo fissai, schifata dai loro metodi, ma avevo già dato la mia parola. Lo shinigami mi guardò scioccato. « No, no. Tu sarai trattata come gli altri. Seguirai le lezioni e ti allenerai con gli altri. Vorrei che tu facessi parte dell'elite ». Lo guardai sbigottita. Prontamente Julian si infiammò. « Di questo non ne abbiamo parlato, Seamus, e non credo che gli altri saranno d'accordo ». « Aspetta un attimo. Tu fai parte dell'elite? » chiesi, fissandolo irritata. « Certo, e sono il capo squadra » Bene. Sono rovinata. 0- Spazio autrice -0 Ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia e che o la hanno messa tra le ricordate. Commentate (030). Grazie, davvero *3*/)

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Capitolo 6
*** Nuova scuola e peluches assassini ***


0-Spazio autrice-0 Prendete un profondo respiro e preparatevi per questo capitolo pieno di cose! Guardai il mio nuovo capo squadra. Sul serio?! Io dovevo rispondere delle mie azioni a un pallone gonfiato come Julian?! Quest'ultimo, intanto, cercava di convincere Seamus a cambiare idea. «Ci rallenterebbe e basta. Sarebbe un peso!» Il generale lo guardò sorridente. «È per questo che l'addestreremo. Che l'addestrerai, per l'esattezza. Nessuno è meglio di te in questo» «Cosa?!» esclamammo in coro io e il demone. Ci guardammo male. Julian sbuffò, portandosi le mani ai capelli. «Fantastico!» borbottò. «Julian, devi capire che lei è essenziale per noi. Non può infettarsi, e nelle situazioni di contagio tutti voi rischiereste di prendere il morbo.» dice Seamus. Julian non rispose, continuando a borbottare. Il viaggio continuò così, Seamus che cercava di fare conversazione (davvero, non taceva un attimo!), io che ero troppo intenta a pensare al futuro per conversare e Julian, che si disperava. Dopo venti minuti ci fermammo. Julian si ridestò e scese subito, borbottando un «Vado a dare l'orribile notizia agli altri». Non gli risposi neanche. «Benvenuta a Londra!». Lo guardai stupita. Sapevo che i portali delle fate erano efficienti per spostarsi, ma dovevamo averne attraverso uno molto potente, se ci aveva portato in un altro continente, attraversando un intero oceano. «Questo portale è stato creato apposta per noi dalla regina delle fate svizzere Titania, che ha mandato suo figlio alla Hope High School, cioè la tua futura scuola» disse Seamus, quasi leggendomi nella mente. La burocrazia nell'Emisfero Bianco era diversa da quello Nero, in quanto avevano concesso l'autonomia a molti popoli, mentre i demoni erano maniaci del controllo e non concedevano l'indipendenza a nessuno. I regni delle fate (Svizzera e Norvegia) erano tra quelli. C'erano poi i vampiri in Italia, gli elfi in Scozia, i draghi nel corno d'Africa e molti altri ancora... «Non ti preoccupare per Julian, cambierà idea sul tuo conto» disse sorridendo il generale. Davvero, sorrideva sempre. Paralisi facciale? «Non credo proprio...» sussurrai, mesta. La limousine aveva parcheggiato di fronte ad un cancello nero, che si aprì ad un cenno dello Shinigami. «Questa è la tua nuova scuola!». Alzai gli occhi. Oh. Mio. Dio. Mi ritrovai di fronte la più bella scuola che possa esistere. Il complesso era formato da tre corpi principali, circondati da un cortile curatissimo, in qui si diramavano sentieri lastricati in pietra grigia, e numerose panchine in ferro battuto disseminati lungo i sentieri. Non sembrava neanche una scuola, da tanto era pulito il cortile. Gli edifici erano bellissimi e moderni, composti da vetrate enormi, incastonate elegantemente nella struttura in legno chiaro. Ci stavamo dirigendo verso la struttura principale. Abbassai gli occhi, meravigliata. Stavamo camminando su una passerella larga circa sei metri, posta su una fontana larghissima infossata nel terreno; nell'acqua nuotavano carpe cinesi multicolori, e altri pesciolini iridei. Improvvisamente vidi passare sotto i nostri piedi un'ombra gigantesca. Feci un orletto isterico e saltai addosso a Seamus, spaventata. «Che cazzo era?!» esclamai. «Signorina, modera i termini». Annuii, imbarazzata. «Quello» continuò «è un Kelpie vegetariano, posto qui a difesa dell'ingresso» «Ma quanto è profonda questa fontana?» «Più di quanto tu possa immaginare». In quel momento decisi che sarei stata il più lontana possibile da lì. Lo shinigami tossicchiò. Mi accorsi che ero ancora attaccata effetto koala a lui. Mi staccai di colpo, diventando rossa per l'imbarazzo. Fare una figura di merda il primo giorno non era il massimo. Ci incamminano imbarazzati fino all'ingresso della struttura centrale. Da vicino era ancora più bella: il vetro era dominante, e la facciata rifletteva caleidoscopi di colori. Seamus aprì l'immensa porta, facendomi elegantemente cenno di seguirlo. Entrai nell'edificio... E rimasi ancora più sorpresa. L'ingresso era gigantesco con soffitto altissimo, pieno di luce. Il primo piano si affacciava sull'entrata, messo in sicurezza grazie ad una ringhiera. In contrasto con la luce bianca che entrava, una scrivania in onice nero rotonda era al centro della stanza, con quattro fate sedute dietro di essa, intente a parlare al telefono freneticamente. Più che di una scuola sembrava l'ingresso di un hotel. Ci avvicinammo alla scrivania e, con un leggero cenno di saluto, una delle fate mi consegnò un plico di fogli. «Questo è il tuo orario, la mappa del dormitorio e della scuola». Ringrazia Seamus e presi i fogli, anche se odiavo leggere le istruzioni, preferendo andare a istinto. Ci incaminammo lungo i corridoi pieni di porte, con di fianco cartellini con delle lettere. «Non ci sono le classi graduate?» chiesi, incuriosita. «Oh, no. Non ci basiamo solo sull'età, ma soprattutto sul potere dell'individuo: "A" per i migliori, poi a scendere. Tu sarai nella classe "B".» rispose Seamus. Perché mettermi in una classe così alta? Decisi di non fare più domande, sperando che sapesse quello che stava facendo. Ci fermammo davanti ad un distributore per merendine. Seamus compose sulla tasiera una sequenza, schiacciando poi il bottone del resto. «Cosa diav...» mormorai, interrompendomi quando la macchinetta si spostò, lasciando vedere un passaggio. Seguii basita Seamus giù dalle scale. Percorremmo tantissimi corridoi, svoltando così tante volte che pensavo ci fossimo persi. Mi ridestai quando arrivammo di fronte ad una porta. «Pronta ad incontra i tuoi compagni di avventure?» mi chiese Seamus, mettendo la mano sulla maniglia. Annuii, prendendo un respiro profondo. Seamus aprii la porta, entrando per primo. Non mi accorsi neanche del suo corpo che si abbassava, prima di essere colpita sulla fronte. Da un coniglio peluche. Moooolto pesante. Feci tre passi indietro, vacillando leggermente. Guardai l'interno della stanza, per cercare chi diavolo mi avesse colpita. E vidi una piccola bambina di 8 anni. Cosa?!

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Capitolo 7
*** Corse clandestine di unicorni e istinti omicidi ***


Ma che cavolo?! Guardai furiosa la bimba, con in mano il suo pupazzo maledetto, e lei mi ricambiava lo sguardo con ancora più rabbia. Come facevo ad inimicarmi tutti a prima vista?! Seamus si raddrizzò, andando frenetico verso la bambina, cercando di calmarla. «Su, signorina Bianca, non credo che debba reagire così...». «Bel colpo Biby!». "Quella voce!" pensai, girandomi verso Julian. Lui era appoggiato aggraziatamente alla parete, con al suo fianco un ragazzo bellissimo, alto e muscoloso, probabilmente un elfo. Ho sempre riconosciuto abbastanza facilmente le diverse creature che, pur avendo forme umanoidi, avevano particolari molto diversi, come la bellezza statuaria, l'agilità e l'arguzia molto sviluppati. E la loro sublime stupità, come avevo da poco scoperto. «Ma Seamus, lei è una cavernicola. Io volevo solo proteggerti!» stava dicendo intanto Biby, la bambina posseduta. La fissai irritata. «Ma come ti permetti di dirmi questo piccola peste!» dissi, e la raggiunsi. Mi chinai in basso verso di lei e le diedi un crucco in testa. Cadde il silenzio. Tutti i presenti fissavano Biby, allarmati. «Ahia!» esclamai, prendendo il dito tra le mani. Già, io mi ero fatta male! «Ma sei fatta di marmo?!» piagnucolai dolorante. Lei mi guardò ancora e scoppiò a ridere. A ridere! Tutti tirarono un sospiro di sollievo, tranne Julian. Forse sperava che mi divorasse? «Julian, non è pericolosa!» gioì Biby, prendendo dalle mie mani il pupazzo, e prendendomi a bracetto. «Da come l'hai descritta sembrava un troll inferocito!» disse l'elfo, dandogli un piccolo pugno sul braccio. «Sei molto maturo, demone!» disse una voce alle mie spalle. Mi girai di colpo, cosa non facile con un macigno attaccato al braccio. «Ci mancava solo il fiorellino!» ironizzò Julian. "Un fiorellino messo bene però!" pensi, osservando la creatura di fronte a me. Avevo visto gli angeli solo in televisione, e trovarsene uno molto potente davanti lasciava senza parole. Lo riconobbi all'istante: Sebastian Bourgeois, figlio del fratello del Governatore Bianco, giovane ambito e riverito da tutte le ragazze capaci di intendere e di volere. I suoi capelli lunghissimi e bianchi, la sua corporatura da ballerino e i suoi magnifici occhi argento avevano fatto vacillare anche me qualche tempo fa, prima di capire che perdeva più tempo per i suoi capelli che a pensare agli altri. Ciononostante, faceva la sua porca figura con quel completo all'ultimo grido blu. «Questa incantevole fanciulla non può essere paragonata ad un troll, graziosa com'è.» disse, sorridendomi accattivante. Pallone gonfiato. «L'ultima volta che ho sentito parlare di te, avevi sperperato il capitale di un intero stato in corse clandestine di unicorni, o sbaglio?» gli dissi sorridendo amabilmente. Lui si accigliò un attimo, per poi riprendersi subito. «Una terribile svista, mia cara, che non si ripeterà...» «...fino alla prossima, giusto?» concluse per lui Julian, ridacchiando. Lo avevo fatto ridere?! Wow....bipolarismo nell'aria! Sebastian lo ignorò, passandomi di fianco e, agitando i capelli fluenti, si mise a sedere su una poltroncina lì a fianco. Dovevo chiedergli che shampoo usava... La stanza era sui colori del bianco e grigio, con qualche piccola poltroncina e una scrivania dietro cui si mise a sedere Seamus. «Ragazzi, se avete finito di giocare, vi dò ufficialmente la buona nuova: è tra di noi finalmente il soggetto "X", cioè la qui presente signorina Ilymia Shon!» disse felice lo Shinigami. Tutti mi fissarono, chi felice, chi curioso e chi irritato. Mi sentii un po' a disagio. «Volete una foto o vi accontentate di un autografo?» brofonchiai, arrossendo un pochino. La scimmia attaccata al mio braccio si staccò, e sentii il sangue ricominciare a circolare. «Io mi chiamo Bianca Margherita Eduarda II, regina dei vampiri d'Italia, ma tu puoi chiamarmi Biby!» «Ma non sei troppo giovane per essere regina?» chiesi meravigliata e un po' intimorita dal suo nome altisonante. «Tu credi? In effetti sì... A soli 527 anni pochi ti prendono sul serio...» disse triste Biby, abbassando lo sguardo e facendo dei cerchi con il piede. Mascherai una esclamazione poco femminile tossendo. Doveva usare una crema anti-età molto potente! «Non ti preoccupare, sei una brava regina, l'età non conta.» la consolò l'elfo, avvicinandosi a lei e dandole un buffetto sulla testa, e lei si prese subito sorridendo. Si rivolse a me «Io sono Myll Chester, elfo della Foresta Nera. È un piacere conoscerti.». Mi strinse la mano amichevole. "Qualcuno normale, finalmente!" pensai sollevata. «Non c'è bisogno che io mi presenti» disse annoiato Julian, schioccandosi le dita. Inquietante... «Nanche io» disse Sebastian, chinandosi e dandomi un elegante bacia mano. Il suo profumo troppo forte mi arrivò alle narici, facendomi allontanare velocemente. Qualcuno sbuffò in sottofondo. «Bene! Credo che voi siate stanchi, quindi andate, che devo fare delle cose urgenti. Bianca, occupati di Ilymia, accompagnala al dormitorio, e piegale l'essenziale» disse Seamus, felicissimo. Sembrava un bambino il giorno di Natale! «Sì signore!» esclamò Biby, prendendomi (spappolandomi) la mano, trascinandomi verso l'uscita. «Ah!» ci richiamò Seamus «Un'ultima cosa: domani dopo le elezioni venite nel mio ufficio, che vi spiego le attività che farete e gli allenamenti di Ilymia». Annuimmo tutti, tranne il demone che fece un sospiro rassegnato da primadonna. Alzai occhi al cielo e mi lasciai trascinare fuori. Percorrendo un sacco di corridoi, svoltammo diverse volte e ci fermammo di fronte ad una porta. «Siamo arrivati!»  trilló Biby, mentre io mi piegavo sulle ginocchia a riprendere fiato. Quanto correva la scimmia?! La vampira aprì la porta, e ci trovammo davanti un muro. Ah, no, erano muscoli. Tanti, forti e muscolosi addominali, pettorali e spalle larghe. Arrossii fino alla punta dei denti. «Myll!» esclamò Biby, andando ad abbracciarlo. Non si sentiva in imbarazzo come me?! «Ehi, Biby. Ilymia» mi salutò con un cenno. La vampira si staccò dall'elfo, mimando un "ciao ciao" con il braccino del peluche. Io non spiccicai parola, salutandolo velocemente. Ci aviammo lungo i corridoi e Biby si fermò in mezzo ad un bivio. «Dimmi che siamo arrivati!» ansimai stremata. «Ehm... In realtà credo che ci siamo perse...» disse lei, perdendo in un colpo l'allegria. La fissai sgomenta, prima di buttarmi a sedere per terra, contro un muro a disperarmi. Biby si sedette di fianco a me e cominciò a parlarmi allegramente. Io la ignorai completamente, pensando a quanti casini ero già andata incontro. Biby si bloccò di colpo, girandosi a guardare il corridoio a destra. E nella nostra visuale apparve Julian. Mi alzai, felice come una Pasqua. Non ero mai stata così contenta di vederlo. «Julian!» esclamò Biby, saltellando sul posto. «Credo di essermi persa!» continuò, gioiosa come una bimba. Lui la guardò incuriosito (ignorandomi completamente). «Ma non eri tu che avevi aiutato a costruire la zona segreta?» disse Julian. La consapevolezza si fece strada nella mia testa. Mi voltai con gli occhi da pazza omicida e fissai Biby. «Tu cosa?..» sussurrai infuriata. «Ah, è vero! Ciao Julian!» disse gaiamente la vampira, trotterellando verso il corridoio di fronte a noi. «Ciao carciofo.» gli dissi, affrettandomi a seguire Biby. Lui mi ignorò, continuando il suo cammino. Dopo due minuti di cammino, salimmo delle scale e, uscendo dalla porta all'apice, ci ritrovammo in un'elegante bagno vittoriano. Mi girai e vidi che eravamo uscite da uno specchio enorme, incorniciato in oro. Ma quanti passaggi segreti c'erano?! «Questa è la mia camera!» disse Biby, uscendo dalla porta del bagno. Spalancai la bocca scioccata. Unicorni. Arcobaleni. Rosa. Taaaanto rosa. La sua camera era degna di un film della Disney! Il pavimento era ricoperto da una morbida moquette rosa chiaro, in perfetto abbinamento con le pareti, dipinte con sfumature di colori che variavano dal rosa chiaro all'azzurro, dal violetto al verde chiaro. Un gigantesco letto era posto al centro della stanza, di legno bianco con lenzuola bianche e azzurre, ed era completamente ricoperto da peluche messi in ordine dal più piccolo al più grande. Una televisione gigante e ricurva era posta contro il muro con quattro puff decanti, e dieci console diverse erano attaccate al televisore. Una cassettiera molto carina viola chiaro era affiancata alla parete, con uno specchio sopra di essa e tantissimi pupazzetti posti sopra. «Ti piace?» mi chiese la vampira. «S-sì» balbettai, abbagliata. Anche se era troppo sdolcinata per i miei gusti, era molto adatta a lei. «Quella è la cabina armadio» mi disse allegra indicando una porta secondaria. «La vediamo un altro giorno, adesso andiamo!». Mi trascinò verso l'uscita e, aprendo la porta, ci trovammo in un corridoio pieno di altre porte. «Questo è il dormitorio femminile. La tua camera è di fianco alla mia, così potrai venire sempre da me!» disse con gli occhi lucidi dall'emozione. Entrai nella mia camera. Era spoglia e spartana, con un letto, una scrivania, una porta che dava su un piccolo bagno e un armadio. «È un po' squallida adesso, ma se chiedi alle segretarie ti manderanno una pixie per trasformala come vuoi.». Annuii, poi mi buttai sul letto stanchissima. «Ti lascio riposare. Fra mezz'ora ti vengo a riprendere per andare a cena» disse Biby, poi se ne andò salutandomi. Chiusi gli occhi, pensando a quanto pazza era stata la mia giornata. Fino al pomeriggio ero in coma in un ospedale, e adesso ero in una scuola piena di pazzi e di persone antipatiche (ogni riferimento a Julian era puramente casuale). Ma avevo anche trovato persone gentili, e la speranza per il futuro era ancora presente. Sorrisi nel buio, e l'ultimo pensiero che feci fu " forse ho trovato qualcuno a cui potrei mancare", e mi addormentai.            0-Angolo autrice-0     Salve unicorni! Scusate il ritardo! Lo so che è una scusa usata e riusata, ma la scuola a volte è spietata! Spero che la storia vi gusti, e non temete a recensire! Pace, amore e gioi infinita a tutti voi! Tschüs!

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Capitolo 8
*** E se non lo facessi? ***


Un rumore fastidioso mi svegliò improvvisamente. Allora era un vizio?! Aprii gli occhi di malavoglia, pronta a lamentarmi con chiunque avesse osato disturbare il mio sonno. In un secondo venni assalita da una nuvola di capelli rosa. Di scatto mi allontanai, cadendo dal letto. «Ma che diavolo?!.. Biby!» esclamai spaventata, mettendomi una mano sul petto per calmare i battiti. «Oh, stai bene! Pensavo che ti avessero rapito!» mi disse febbrilmente. «Qui l'unica che ha provato ad attentare alla mia vita sei stata tu!» le dissi, rialzandomi lentamente. Mi guardati intorno. Sempre la solita stanza, sempre la solita Biby, sempre la solita porta sfondata.... Aspetta un attimo... «Come sei entrata?» le chiedi, sentendomi salire l'omicidio. «Dalla porta! Solo che era chiusa a chiave, quindi...» «10, 9, 8, 7...» cominciai a contare, avvicinandomi a lei. «Che... Che cosa fai?» mi chiese quest'ultima, cominciando ad indietreggiare. «Quando raggiungerò lo zero, se tu non sarai a 3 km da me, credo che potresti rischiare di perdere i capelli...» dissi con voce assasina. «Stai scherzando...» disse accennando un sorriso. «6, 5, 4...»continuai, facendo altri passi in avanti. «Ilymia...» «3, 2...» Biby scattò verso la porta, e io mi lanciai al suo inseguimento. Correvamo per i corridoi, e lei mi distanziò immediatamente. Non si poteva competere nella velocità con un vampiro. Corsi ancora in po', prima di fermarmi stremata a riprendere fiato (la mia resistenza fisica era bassissima). Mi guardai intorno: mi ero persa, ovviamente. Quanti corridoi aveva quel maledetto dormitorio! Mi incamminai lungo i corridoi, ed ad un certo punto vidi dei ragazzi ridere e scherzare. Decisi di seguirli. Mai scelta fu migliore. Mi ritrovai nella mensa e, visto il gorgoglio famelico prodotto dal mio stomaco, era l'unico posto in cui avrei dovevo essere al momento. Mi misi in fila al bancone. Tutti mi fissavano, ma io gli ignorai, prendendo da mangiare e mettendomi a sedere in un tavolo da sola. Mentre mangiavo mi guardai intorno; ci saranno stati circa 500 alunni delle più disparate specie di creature umanoidi: c'erano sirene in forma umana, mutaforma, vampiri, elfi e molti altri. Sentii uno sguardo perforarmi la schiena. Mi girai, e vidi Biby guardarmi spaventata dal suo tavolo. Era seduta insieme all'allegra combricola: Sebastian, Myll e ovviamente Julian. C'era anche un'altra demone con loro, che era intenta a flirtare con il carciofo. Povera ragazza, forse non sapeva che in che casini si era messa. Lo sguardo timoroso di Biby cominciava a farmi pena, così le sorrisi amichevole. Lei mi sorrise subito, e venne verso di me. Si sedette di fronte a me, sempre con il fedele coniglietto al seguito. «Mi dispiace per la porta, è solo che a volte non so regolare la forza...» mi disse mesta. Io feci spallucce. «Tanto la riaggiusteranno in tre secondi... Piuttosto, chi è la povera demone che si sta dando da fare con il carciofo?» «Oh, lei è Coraline, la promessa sposa di Julian. È una ragazza un po' particolare...» «Ci credo! Con i gusti che ha...» Biby scoppiò a ridere, attirando l'attenzione di Myll, che ci fece segno di raggiungerli al tavolo. Non ero molto convinta a spostarmi, ma se una macchina da guerra ti trascina non hai molte scelte... «Buonasera Ilymia» mi salutò cordiale Myll. «Che incantevole visione!» disse languidamente Sebastiansonofigosoloio. Che bello... Non aveva rinunciato a fare il cascamorto con me... Mi sedetti tra Bianca e Coraline, notando lo sguardo schifato di quest'ultima. Forse era proprio la donna ideale per Julian. «Jiji, perché questa qui è al nostro tavolo?» disse quest'ultima con voce petulante. «Ah.... Jiji caro, mi sei proprio mancato. E noto con piacere che la tua dolce metà è amabile quasi quanto te!» ironizzai, ghignando per lo stupido nomignolo. Julian mi fulminò con lo sguardo, e Coraline spalancò la bocca scandalizzata. «Tu.... Non sai chi sono e cosa ti potrei fare...» mi sibilò contro. «Coraline, lascia perdere...» le disse annoiato Julian. «No! Lei deve portate rispetto verso di noi!» continuò imperterrita. Okay, ora mi ha stufato. «E se non lo facessi?» le dissi irritata. Si zittirono tutti. Mi guardai intorno: praticamente tutta la sala stava seguendo il nostro spettacolino, come tutti al nostro tavolo. Era una scena abbastanza comica: Julian mi guardava rassegnato, come se non avessi speranze; Biby mi guardava preoccupata, come del resto Myll; Sebastian si godeva lo spettacolo, ghignando divertito; Coraline, invece, mi guardava infuriata nera. «Cosa hai detto?! Ripetilo!» disse, alzandosi dalla sedia di scatto, facendola cadere a terra. Il tonfo risuonò nel silenzio della mensa. Finii in tutta calma la mia insalata, mi pulii la bocca e mi alzai molto tranquillamente. «Ho detto che non porterò rispetto né a te né al carciofo, finché non ve lo sarete meritati.» «Come osi rivolgerti così al futuro Governatore, lurido essere umano...» mi ringhiò contro, paonazza. Avete presente i chihuahua rabbiosi? Era la stessa scena, e non feci a meno di scoppiare a ridere. Ormai tutti nella sala avevano smesso di fingere di mangiare, guardando o divertiti o incuriositi la scena. Gli occhi scarlatti della demone si illuminarono malignamente. «Bene. Non sai contro chi ti sei messa contro. Andiamo Jiji.» disse stizzita. Julian la guardò in po' irritato, ma la seguì fuori dalla mensa. Sospirai, accorgendomi di essere ancora in piedi di fronte a tutti. Fu in quel momento che partirono gli applausi (penso che fosse stato Myll a iniziare). Io feci un inchino scherzoso, prima di rimettermi a sedere come se niente fosse. «Capisci perché l'ho definita "particolare"?» disse Biby, sorridendo gaia. «Ed evidentemente non solo io penso che sia una scalatrice sociale...» le risposi, mentre alcuni ragazzi mi facevano occhiolini dal tavolo accanto. Vampiri, tutti cascamorti. Letteralmente. Finirono tutti di mangiare, ed io e Biby ci aviammo verso il dormitorio. «Ma tu cosa mangi?» le chiesi, incuriosita. Sapevo della storia del sangue e tutto, ma non l'avevo vista berne. «Guarda, ti faccio vedere» disse, premendo il musetto del coniglio. La testa del pupazzo si aprii a metà, rivelando al suo interno un endoscheletro in metallo. Ecco perchè mi aveva fatto malissimo! Per fortuna non mi era rimasto il bernoccolo, grazie ai miei anticorpi dopati. Nella testa del peluche c'erano due scompartimenti: in uno c'erano molte piccole pillole rosse, e nell'altro 5 pilloline blu notte. «Quelle rosse sono un surrogato del sangue, e contengono le stesse proprietà nutritive. Ne devo prendere due al giorno». «E quelle blu?» chiesi incuriosita. «Non credo vorresti saperlo... Diciamo che è un piccolo segreto, e spero che non ti sia mai rivelato, se non in occasioni di bisogno...» mi disse enigmatica. «Uhm... Okay» le dissi, proseguendo il cammino. Come se mi fossi arresa a scoprire la verità... Mentre andavamo verso le nostre stanze, cercai di memorizzare la strada: alla grossa pianta blu svoltare a destra, alla porta nero pece con gli occhi gialli mobili (ognuno ha i propri gusti) girare a destra, alla coppia di demoni che si succhiavano la faccia andare dritt... Un momento... «Prendetevi una camera, perdincibacco, ci sono dei minori qui!» starnazzai, ignorando il fatto che la minore lì ero io. Forse era meglio se stavo zitta, visto la faccia che mi fecero Julian e Coraline. Già, luoghi comuni un piffero! Quella era sfiga! «Andiamocene. Qui ci sono solo bambini» disse arrabbiato Julian, avviandosi insieme alla sua "dolce" metà. «Usate precauzioni! Non vorreste mica rischiare di produrre un incrocio tra voi due, vero?!» gli urlai dietro, ghignando divertita insieme a Bianca, che cercava inutilmente di nascondere un sorriso. Loro mi lanciarono un'ultima occhiataccia, prima di sparite. «Credo che questa avventura sarà meno noiosa con te, Ilymia!» esclamò Biby. «Sperando che non mi uccida prima Coralinefuturaimperatricedelmondo!». Ridendo come matte entrammo nelle rispettive camere, augurandoci la buonanotte. Quella strana giornata era finalmente conclusa, e una ancora più pazza stava per iniziare.

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Capitolo 9
*** Le orecchie più sexy che io avessi mai visto ***


La mia sveglia suonò. Mi svegliai stiracchiandomi pigramente. Erano le 8:05. Una delle cose che preferivo di quella scuola erano gli orari: le lezioni iniziavano alle 9:00 e finivano alle 16:00. Scesi dal letto, notando con piacere che la porta era stata aggiustata. Le pixie erano laboriosissime, e guadagnavano un bottone d'oro al giorno.. Non so cosa ne facessero, ma ne andavano pazze. "Devo ricordarmi di chiedere per l'arredamento..." pensai, preparandomi. Aprii l'armadio. La mia uniforme era ordinatamente appesa ad una gruccia. Rabrividii. Il fatto che dei piccoli esserini avessero viaggiato in camera mia a notte fonda non mi rallegrava. Me la misi, maledicendo la gonna in aramaico antico. Il resto dell'armadio era pieno di vestiti colorati, compresi maglioni e felpe con il simbolo della scuola (una fenice stilizzata). Notai, con orrore, dei mocassini neri da nonna. Avrei richiesto qualche modifica... Alla fine mi misi i miei fidati anfibi. Da quel poco che avevo letto dei fogli che mi avevano consegnato, le divise delle diverse sezioni avevano colori diversi, tranne la giacca, beige, e la camicia, bianca: la mia aveva una gonna rossa a scacchi neri con una cravatta rossa; la sezione A aveva il colore blu, la C quello verde, la D quello azzurro e così via, fino all'ultima classe, la I, con il nero. Per fortuna non mi era capitato il giallo, della sezione F. Presi la mia tracolla (fornita dalla scuola) e mi avviai a fare colazione. La mensa era quasi completente vuota, tranne qualche elfo. Avvistai appunto Myll, e mi sedetti vicino a lui. «Buongiorno!» mi esclamò pimpante. «'giorno» mormorai, mettendo della Nutella sul panino che avevo preso. «Dove sono gli altri?» gli chiesi, ammirando la mia opera divina, per poi addentarne un pezzo. Ottimo! «Hanno la super velocità. Si alzeranno alle 8:55» mi disse, bevendo del latte di fragola e un panino alla rosa. Non avevo ancora capito questa mania degli elfi per i cibi naturali e rigorosamente vegani. Meglio una bella pizza! «Fortunati loro... Mi accompagneresti dalle fate segretarie?» gli chiesi, finendo la mia colazione. «Va bene» disse, e ci aviammo insieme. Certo che era proprio carino. I suoi capelli chiari riflettevano in un riverbero d'oro la luce che passava dalle finestre. La linea della mascella, delicata ma al contempo forte era magnfica. E quelle orecchie, leggermente a punta, erano... Le orecchie più sexy che io avessi mai visto. E quella bocca era... «Ehi! Ilymia! Siamo arrivati!» esclamò Myll, cercando di attirare la mia attenzione. Diventai rossa all'istante, tossicchiando per nascondere l'imbarazzo. Una delle fate all'ingresso, intanto, ci guardava complice, e io le lanciai un'occhiataccia. «Vorrei avere un nuovo arredamento per la stanza e dei nuovi vestiti nell'armadio» dissi gelida alla fata impicciona. «Certo signorina. Scriva qui le sue richieste» mi disse irritata la fata. Che permalosa! Scrissi tutto ciò che mi sarebbe piaciuto, compreso le maglie delle mie band preferite e riconsegnai tutto alla fata, che mi sorrise in modo ambiguo. Uhmm... La cosa non mi convinceva... Ci aviammo verso la classe, io un po' in imbarazzo e lui allegro, ignaro. Davvero non si era accorto che me lo mangiavo con gli occhi? «Io sono nella sezione A, come gli altri dell'elite.» mi disse sulla porta della mia classe. «Che bello... Dimmi almeno che non sono in classe con la signora Carciofo!» esclamai, pensando che sarei stata costretta a socializzare con altre persone. «No, anche lei è nella sezione A, per mia sfortuna...» disse, facendo una smorfia. «Potrei dire che mi dispiace, ma non sarebbe la verità!» ghignai, salutandolo. Lui fece una faccia da funerale, e si avviò verso la sua aula. Mi guardai intorno: era tutto nuovissimo e moderno, con una una vetrata oscurata che dava sul cortile. La vista era magnifica, e decisi di prendermi un posto di fianco alla finestra. Essendo ad ottobre, in teoria la scuola doveva essere iniziata da un mese, e probabilmente il posto era già occupato, ma avrei convinto chiunque a cedermelo. Chi poteva resistere ad una buona minaccia! Mi ero cacciata più volte nei guai per il mio atteggiamento strafottente, visto che tendevo a sottovalutare la pericolosità di un vampiro o un troll, ma la mia filosofia era "meglio un giorno da leone, che cento da agnello". E poi in carcere avevo imparato dei trucchetti... «Ehm.... Quello sarebbe il mio posto...» sussurrò una vicina davanti a me. Mi disincantai in un colpo alzando lo sguardo; davanti a me c'era una giovane sirena, dai lunghi capelli iridei. La caratteristica sfumatura azzurrognola della pelle la classificava come sirena di mare. «Mi dispiace, ma questo banco è stato colonizzato da me» le dissi, ricominciando a guardare fuori. La sirena se ne andò, con il capo un po' chino. Lo sapevo che a volte ero un po' rude, ma in modo rude ero sempre stata trattata, quindi non potevo fare altrimenti. Intanto la classe si stava riempendo velocemente, e sempre più facce nuove si misero a fissarmi, aumentando il mio disagio e la mia irritazione. Finalmente la campanella suonò, mettendo a sedere tutti. Sospirai, sollevata, vedendo che nessuno si era seduto di fianco a me. Nell'aula entrò altero un vampiro, che si sedette alla cattedra. Dimostrava a malapena trent'anni, ma l'età era relativa. Ne poteva anche avere 600 o 700. «Signori, oggi abbiamo l'onore di accogliere la nostra nuova copagna e alunna, la signorina Shon» disse il vampiro. Avevo notato il tono sarcastico con cui marcò la parola "onore", e capii che io e quel professore non saremmo mai andati d'accordo. «Io sono il professore Philippus, e insegno Studio delle Creature, e odio chi non studia, essere chiamato "prof" e chi mi contesta, chiaro?» mi disse con sguardo di superioritá. Avrei avuto mille cose da dirgli, ma volevo evitare casini il primo giorno scolastico. «Cristallino» risposi, con un sorriso finto. Se pensava di potermi ammansire, aveva sbagliato persona. Lui non sembrava molto felice della mia reazione, ma evidentemente passò oltre. «Benissimo. I tuoi compagni si presenteranno poi quando sarai al loro livello» ironizzò Philippus (ma si può avere un nome così?!), e tutta la classe scoppió a ridere, aumentando il mio malumore. Il prof cominciò a spiegare le specie dell'oscurità, vampiri, elfi neri, demoni superiori e inferiori. Io intanto guardavo il kelpie nella fontana; ogni tanto si alzavano spruzzi d'acqua, oppure spuntavano delle orecchie o una criniera nero pece. Ad un certo punto vidi la pancia nera spuntare dall'acqua, e vidi una zampa agitarsi a mo' di saluto, e il muso del kelpie spuntò dall'acqua, e vidi i suoi occhi viola, e mi fece l'occhiolino. Sussultai di colpo, e guardai più attentamente lo specchio d'acqua, ma non vidi niente. Quel cavalluccio marino si prendeva gioco di me?! «Signorina Shon, già non sa queste cose, ma non sta neppure attenta?» mi disse una fastidiosa voce dietro di me. Mi girai, trovandomi di fronte il prof Hounnomedacavallo, il quale mi guardava con disgusto. «E cosa le dice, prof, che io non sappia queste cose?» gli dissi con tono di sfida, incrociando le braccia. Ruth mi aveva dato lezioni in casa, quindi sapevo lo stretto indispensabile sulla storia delle Gurre, sulle creature e biologia sovrannaturale. «Bene, allora venga alla cattedra e ci spiega i demoni» disse con voce melliflua il vampiro, con una sguardo scettico e al contempo derisorio. Pensava che fosse un bluff? Vediamo chi ride adesso... Mi alzai, andando sicura di fianco alla cattedra. I miei compagni intanto ridacchiavano, pregustandosi la mia figuraccia. Feci un sospiro. «I demoni sono creature oscure, nate già belle che fatte dal brodo primordiale, cominciando a rompere le scatole da subito» nella classe scoppiarono dei risolini. Il prof li zittì, facendomi cenno irritato di continuare. «Nacquero prima i demoni Superiori, che crearono quelli inferiori, dei brutti esserini stupidi, che si estinsero come dei polli durante la Guerra del Mondo Nuovo, precisamente nella battaglia di Russia» dissi sicura, facendo ridere i miei compagni, e fortunatamente in classe non c'erano demoni. «Signorina, credo che debba regolare il linguaggio. Se non erro, anche gli esseri umani si sono quasi estinti, o no?» disse derisorio Philippus. «Esatto, quasi. Gli esseri umani, pur nella loro debolezza, hanno combattuto fino alla fine. Cosa che non fecero i vampiri, che si attaccarono alle sottane dei demoni, rinunciando al sangue per bere le sostanze vischiose di cui erano composti i demoni inferiori per potenziarsi, o sbaglio?» dissi infervorata. La classe si zittì di colpo. Sapevo che quello era un arfomento spinoso per un vampiro, ma volevo infastidire quel pallone gonfiato. «Credo che basti così. Il suo primo voto in questa materia è un 2. Ha dimenticato cose importanti, come la maturazione dei demoni da adolescenti ad adulti, i tipi di demoni inferiori e molto altro» disse con un sorriso sarcastico. Mi infuriai. «Professore, lei sa benissimo che quelle cose non le possono sapere gli umani e le creature che abitano nelle città libere dell'emisfero Nero, e non...» «Lei, da come si è presentata, sembrava sapere tutto, quindi pensavo volesse illuminarci sulle sue "capacità"» disse sarcastivo. La campanella suonò, e io ritornai al mio posto sbuffando. Feci per uscire, ma Philippus mi bloccò. «Signorina Shon, non penso che lei debba stare in questa classe. Richiederò al preside il tuo spostamento in una classe inferiore. Che questo le serva per la prossima volta che vorrà mancare di rispetto ad un suo superiore» mi disse, fingendo dispiacere. «Come desidera» gli ringhiai contro, andandomene incazzata. Bel modo per iniziare... 0-Spazio Autrice-0 Scusate il ritardo! Ho avuto dei problemi a scuola, e mi è mancato il tempo. Spero che la storia vi piaccia! Un saluto (O3O)/"

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Capitolo 10
*** Bastoncino Findus e senato al vento ***


Sbuffai, guardando l'orologio alla parete. Mancavano pochi minuti all'intervallo, e io non vedevo l'ora di fiondarmi fuori per l'ora d'aria. Dopo la "felicissima" lezione di Studio delle Creature avevo avuto matematica (eh già, la vecchia e barbosa mate esisteva ancora) con uno gnomo matusalemmico, e biologia sovrannaturale con una ninfa timida e occhialuta. Finalmente suonò la campanella, presi la mia roba e mi fiondai fuori, sospirando sollevata. Corsi in mensa, che si stava riempendo velocemente, presi una mela e andai frettolosamente in cortile. Non volevo vedere nessuno, se no avrei picchiato qualcuno a causa del mio malumore. Anche il cortile si stava popolando, grazie anche al cielo azzurro e terso. Il sole splendeva alto nel cielo londinese. Ero sicura che fosse una magia: un tempo così non sarebbe stato possibile con il clima uggioso di Londra... Girovagai un po' per il cortile, cercando un buchetto vuoto, e finalmente lo trovai. Intorno alla fontana gigante non c'era nessuno... Chissà perché? Mi sedetti sul bordo, guardando lo specchio d'acqua; si vedevano le carpe multicolori, e ogni tanto anche l'ombra del kelpie si intravedeva. Mi venne in mente un'idea balzana: lui era vegetariano, quindi... Con fatica, aprii la mela in due, poi la divisi in quattro parti, guadagnandomi delle mani impiastricciate e appiccicose. Presi un pezzo della mela e lo appoggiai sul bordo dell'acqua, per poi spingerlo più al centro, e attesi. Dopo qualche minuto, vidi il pezzo del frutto sparire sotto l'acqua con un piccolissimo spruzzo. Risi come una bambina, girandomi intorno per vedere se qualcuno avesse visto il mio prodigio. Intorno non c'era nessuno. Facendo spallucce mi rigirai, ancora eccitata. E mi ritrovai ad un centimetro dalla faccia un muso equino nero come la pece. Feci un mezzo salto all'indietro, facendo volare i pezzi di mela un po' nell'acqua e il resto sull'erba. La creatura si mise tranquillamente a mangiare la mela e, non riuscendo a prendere l'ultimo pezzo, il più lontano sul terreno, mi guardò implorante, sbuffando goccioline d'acqua. Io, tremante, glielo porsi lentamente. «Tanto sei vegetariano...» dissi per autoconvincermi. Il kelpie nitrì, mostrando denti aguzzi. Urlai spaventata, buttando il pezzo di mela nella fontana, allontanandomi saltellando isterica. Perché un mangiatore di insalata doveva avete quei denti?! Quando giunsi a tre metri mi fermai a riprendere fiato. Il mio unico errore fu voltare la schiena alla fontana. E così non feci in tempo ad evitare lo schizzo gigante d'acqua che mi arrivò a tradimento da quel maledetto cavalluccio marino. Mi girai infuriata verso la fontana, ma il kelpie era sparito. «Maledetto bastoncino Findus, vieni fuori e affronta la tua punizione! Ti ho pure dato la mia merenda! Maledetto...» cominciai ad inveire, ma fu interrotta da una risatina dietro di me. Mi girai, trovandomi davanti le ultime persone che avrei voluto vedere: Sebastianbaciatemiipiedi, il carciofo, Coralinelaregina e la sirena a cui avevo rubato il posto, la quale era avvinghiata al braccio del sopracitato angelo. Sembrava la squadra punitiva dell'apocalisse. Passarono 5 secondi di imbarazzo, e mi accorsi dello sguardo di Julian e di Sebastian rivolti al mio..ehm..senato. Abbassai lo sguardo e mi accorsi che la camicia era diventata trasparente, mostrando il mio reggiseno nero con i teschietti rosa. Fu in quel momento che ebbi l'illuminazione: la mia giacca era in classe, e quel kelpie sarebbe morto. «Sapevo che eri stupida, ma parlare al vuoto non ti aiuta a farmi cambiare idea. Patetica, vero Juji?» disse Coraline altezzosa, cercando di ricevere come una bimba il consenso del demone. Io intanto incrociai le braccia sul petto, cercando di nascondere il nascondibile. «Avevo caldo...» dissi, prendendo la borsa e dirigendomi verso il dormitorio. Mi sentivo ancora addosso gli sguardi da stoccafisso dei due pervertiti, quello infuriato della sirena e quello di compatimento di Coraline. Purtroppo venni bloccata subito. «Non permetterti di girarmi le spalle!». Oh no... Sospirai stremata e mi girai verso la reginetta del ballo. L'unica cosa che volevo era andate a cambiarmi e, visto che le lezioni starebbero iniziate da li a poco, evitare il ritardo... «Dimmi, o mia regina» le dissi sarcastica, facendo in inchino teatrale e profondo. «La tua insolenza ti farà finire male... Comunque ho saputo che hai mancato di rispetto alla mia amica Gheille, quindi la vendicherò. Ti lancio una sfida nell'arena di fuoco.» disse serafica. Julian sembrò pronto a dire qualcosa, ma alzai la mano per bloccarlo. «Uno: non so cosa tu intenda e non voglio saperlo. Due: non ti sfiderò a niente perché quattro: se ha dei problemi con me ce li risolviamo noi, io e Ghal...Ghyll... Insomma, hai capito!» le dissi infuriata. Questa principessina mieteva la mia già scarsa pazienza... «Tutti hanno visto la tua scenetta in mensa, quindi avrei tutto il diritto di sfidarti. Anzi, propongo una sfida a quattro: io e Gheille contro te e lo sfigato che vorrà scontrarsi con me.» disse trionfante la demone. Avevo come l'impressione di essere nei casini... «Qui non si sfiderà nessuno, chiaro?» disse arrabbiato Julian, riuscendo a prendere la parola. «Ormai è deciso, Julian. La sfida ci sarà!» disse allegramente Sebastian. Ma da che parte stava? «Lei non è pronta, e tu Coraline non fare la mocciosa!» ringhiò il demone. Coraline lo guardò sorpresa. Non era abituata alle sgridate? Povera piccola caccola di troll.... Si girò infuriata verso di me. «Tu questa me la paghi! Venerdì ti distruggerò, te e il tuo compagno!» sibilò infuriata la reginetta. «Scusa ti arrabbi con me se il tuo ragazzo si incazza con te?» le chiesi ghignando sarcastica. Lei fece un passo avanti, pronta a balzarmi addosso, ma fu bloccata da Julian. «Sarò io il suo compagno». Tutti guardammo chi aveva pronunciato le nefaste parole. Julian. Qualcosa non quadrava... 0-Spazio Autrice-0 Salve bei cupcake! Questo capitolo è uno dei numerosi capitoli transitori. Tra un po' comincerà la vera azione e scriverò capitolo più lunghi. Statemi bene!

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Capitolo 11
*** ..... ***


Ci furono 5 secondi paurosamente silenziosi. E poi parlai. «Ma che ti sei fumato?» gli chiesi incredula, dimenticandomi della scuola e della mia camicia da scostumata. «Julian, credo di aver sentito male. Che cosa hai detto?» disse Coraline, cercando di mostrare una calma che invece non c'era. «Hai capito bene» ribatté il demone, incrociando le braccia e fissando serio la sua "dolce" metà. Caroline lo guardò a bocca aperta, sbigottita. «Io ti ho detto di non sfidarla, e tu l'hai fatto. Non tutto ciò che esce dalla tua bocca è legge.» disse ancora il demone che, pur mantenendo il tono calmo, sprizzava autorità da tutti i pori. «Ma... Juji... Non la trovavi stupida anche te?» uggiolò la demone, ormai con le lacrima agli occhi. «Certo, ma non è questo il punto» «Ehi! Sono ancora qui!» dissi stizzita. Ormai avevo rinunciato a capire. «Lei è sotto la mia responsabilità, quindi nessuno le deve fare del male, nemmeno tu. Quindi io sarò il suo compagno, e fine della storia» disse Julian ignorandomi. Coraline si girò inviperita verso di me. «Mi paghi anche questa!» mi sibilò, e se ne andò via seguita da Ghila... Ghoil... Quella. «Wow, non credo che questa cosa finirà venerdì!» disse pimpante Sebastian. Ah, c'era anche lui! «Senti, acqua di rose, se te ne vai fai un piacere a tutti» gli ringhiai contro, riportando la mia attenzione a Julian. L'angelo se ne andò ridendo con le mani in tasca. Almeno qualcuno si divertiva... «Senti, carciofo, credo che tu mi debba una spiegazione da 110 e lode» gli dissi. «Credo che invece dovrai aspettare. Adesso dobbiamo andare.» mi rispose incamminandosi verso la scuola. «Ehi! Aspetta! Devo cambiarmi!» gli urlai inseguendolo. «Forse, e dico forse, se non giocavi con l'acqua come una bimbetta, forse non saresti in queste condizioni» «Ma non capisci! È quel maledetto cavalluccio marino, il kelpie! Si diverte a dare fastidio!» gli dissi esasperata alzando gli occhi al cielo. «E secondo te ti credo? Una creatura così orgogliosa non avrebbe niente a che fare con un lurido umano» mi disse saccente. Giuro che lo picchio. «Ma sei caduto dal seggiolone da piccolo? No, perché dovrei mentire? Se mi butto in una fontana non ho problemi a dirtelo! E poi non sei mica mio padre! Maledetto il giorno in cui il tuo stupido fratello ha avuto la brillante idea di investirmi...» gli sibilai irata. Julian sospirò. «Tu parli troppo. Anche io penso che mio fratello sia uno stupido e, ripeto, rimpiango anche io il giorno in cui ti ha messo sotto» mi rispose senza fermarsi. Sbuffai. Parlare con lui era come parlare a un poppante. «Ehi, fermati!» gli dissi, ma fui per l'ennesima volta ignorata, e mi arrabbiai. Non poteva pensare che lo seguissi come un cagnolino. Mi fermai e, aspettando che si allontanasse un po', mi girai dirigendomi verso i dormitori. Col cavolo e avrei fatto quello che voleva. La mia camicia cominciava un po' ad asciugarsi, ma si intravedeva ancora il reggiseno infantile. Improvvisamente sentii qualcosa di caldo cadermi sulla testa. «Ma cos... Julian!» esclamai sorpresa. «Secondo te non mi sarei accorto della tua assenza? C'era troppo silenzio.» mi disse beffardo. Guardai cosa avessi in testa. Una giacca blu?! «Credo che la tua giacca dell'uniforme mi sia volata addosso» gli dissi porgendogliela. Lui sollevò un sopracciglio. «A volte non capisco se sei stupida o se ti diverti a darmi fastidio» disse sconsolato scuotendo la testa. Non ci posso credere. Aveva davvero fatto a me un gesto carino? «Ti ringrazio, ma se speri che io un giorno ricambi il favore ti sbagli» gli risposi acidamente. In realtà ero colpita dal gesto, e mi rendeva stranamente felice. Non pensavo che Julian potesse essere così... «Oh, non voglio niente da te. Con il poco che ho visto, la tua mercanzia è un po'... Esigua» ...coglione. Un grandissimo, sublime coglione. «Un giorno ballerò sulla tua tomba» gli ringhiai contro, lanciandogli la giacca. Ovviamente l'afferrò al volo e mi sorrise sornione. Sorrideva un po' troppo per i miei gusti... «Ma sei ubriaco?» gli chiesi diffidente. «In realtà sì... Ma non nel senso che intendi tu. Dopo saprai tutto» disse allegro, rimettendomi la giacca sulle spalle. ..... Okay. Facemmo dietro front e di dirigemmo di nuovo verso a scuola. La sua giacca profuma tantissimo e mi misi ad annusarla di nascosto. Quando mi accorsi che sembravo una pervertita, cercai di riprendere un po' di contegno, ma dal sorrisetto irritante del demone capii che se n'era accorto. Ormai ero alla figura di merda numero venti della giornata. Un record... Arrivammo di fronte ad una porta in vetro moderna. Lessi la targhetta di fianco alla porta: Preside Seamus, Shinigami del Sole. Julian mi fece un teatrale gesto cavalleresco facendomi cenno di entrare. Cosa che feci, passando il più lontano possibile da lui rasente allo stipite della porta. La cosa mi inquietava a morte... «Benvenuti ragazzi!» esclamò allegro Seamus, distogliendo la mia mente da immagini di Julian mentre aiutava il prossimo. Impossibile. Di fianco al preside c'era una giovane e misteriosa donna. Aveva un occhio completamente nero, in contrasto con l'altro di un azzurro cristallino. Non riuscivo a capire la sua specie, e la cosa mi infastidiva un po'. Ma avevo altre cose a cui pensare, come la faccia sbalordita di Sebastian quando il demone lo salutò in modo amichevole e gaio, in completo contrasto con i modi del giorno prima. Julian si sedette su una delle sedie girevoli di fronte alla scrivania e, mettendo le mani sulla nuca si girò verso la donna misteriosa. «Quindi è sicuro?» le chiese orgoglioso. «Sì, ma non sarà tutto rosa e fiori...» disse seria quest'ultima. Julian la ignorò completamente, e salutò Myll e Bianca, che entrarono in quel momento dalla porta. «Quindi è vero?» chiese serio Myll. Biby mi venne di fianco, e mi guardò sorpresa. «Quindi sei tu...» mi sussurrò a bassa voce. «Io cosa?» le chiesi curiosa. Sbaglio o c'erano un sacco di cose che non capivo? «C'è stato un cambiamento importante» cominciò a dire la donna. «Mi chiamo Karolina, e sono una dottoressa. Il qui presente signorino..» indicò Julian «....sta per raggiungere la maggiore età di un demone». Lo guardai sorpresa. Non mi era permesso nelle scuole ordinarie spiegare la maturazione di un demone, ma qualche voce mi era arrivata (grazie Ruth). A grandi linee dalla maggiore età le creature demoniache non invecchiavano più, diventavano più forti e accadeva un'altra cosa che nessuno mi aveva mai detto... A guardare le facce degli altri presenti compresi di essere l'unica a non sospettare niente. «Quindi andate a chiamare la signorina Coraline. Julian deve fare la Scelta» disse la dottoressa. «E perché?» chiese il demone alzandosi. «Ho già fatto la mia scelta» disse dirigendosi verso di me. Avevo un bruttissimo presentimento... «Ilymia, tu sarai mia moglie!» disse allegro prendendomi il volto tra le mani. Oh. Mio. Dio. 0-Spazio Autrice-0 È ufficiale. La storia mi è sfuggita di mano. Davvero, ha corpo e anima propri ò.ò. Vi adoro! Magari voi in questo momento avrete una faccia così ---> ಠ_ಠ, ma sappiate che adoro finire i capitolo con un colpo di scena! Kiss.

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Capitolo 12
*** Pisolini e gigli tigrati ***


Il silenzio regnava nella stanza. Julian mi guardò felice, poi si avvicinò alla mia faccia. Cosa?! Io ero paralizzata ma, quando compresi il suo intento, fui presa dal panico e gli diedi una ginocchiata. Già, proprio lì. Lui si accasciò dolorante a terra lamentandosi. Poteva anche essere più forte degli esseri umani, ma i punto deboli erano gli stessi. «Ma cosa diav...» ringhiò arrabbiato cercando di rialzarsi, ma cadde di nuovo a terra addormentato. «Credo che sia meglio lasciarlo così per il momento» disse Seamus. Aveva gli occhi luminescenti, e capii che era stato lui ad addormentarlo. Ancora una volta mi ricredetti sui suoi poteri. «Signorina Shon, mi dispiace per l'inconveniente» disse Karolina. «In questo momento il signorino Julian non è totalmente in sé. Non ti preoccupare, probabilmente quando si risveglierà non si ricorderà niente» mi disse. «Ma... Quello che mi ha detto, cosa...cosa significa?» le dissi shoccata. «Non è per te. Avrebbe detto quella cosa a chiunque. In effetti siamo stati fortunati...» «Fortunati?! Quelli è pazzo! Oddio, la mia infanzia è finita!» esclamai. La dottoressa scosse la testa, sconsolata. «Signorina, nelle sue condizioni, in presa agli istinti e agli impulsi, potrebbe vedere nel suo migliore amico il suo peggior nemico. Poteva finire molto peggio di così. Ce la siamo cavata solo con una proposta indesiderata». Sospirai, sedendomi sulla sedia dove prima si trovava il demone. «Quindi, quanto durerà questa...» indicai il corpo disteso a terra «...fase adolescenziale?». «Dipende, potrebbe durate da 2 giorni fino ad un anno...». Era un incubo, vero?! «Seamus! Mi sembra che gli accordi non prevedessero un demone in preda agli ormoni!» esclamai disperata. Mi guardai intorno. Myll era alquanto scosso, e se ne stava appoggiato alla parete a braccia conserte. Biby borbottava tra sé e sé, lanciandomi delle occhiatina ogni tanto. Sebastian intanto si guardava le unghie, palesemente divertito. «Che cos'è la Scelta?» chiesi curiosa. Visto che ero lì, potevo anche avere delle risposte, vero? «Quando un demone raggiunge la maggiore età, deve scegliere una compagna forte abbastanza da partorire il proprio figlio. La scelta deve essere saggia, in quanto una scelta sbagliata potrebbe causare la morte o del bambino o della madre» rispose Seamus. «La signorina Coraline è stata addestrata fin dalla più giovane età a essere la compagna di Julian, e spetta a lei sposarlo» continuò Bianca. «Quindi a Julian spetta un matrimonio combinato?» chiesi sorpresa. «Pensavo che voi creature sareste state migliori degli esseri umani, ma mi devo ricredere. Avete ereditato ogni singolo difetto» dissi arrabbiata. «Decidere della vita sentimentale di una persona non spetta ad un terzo, ma alle persone interessate» continuai infervorata. Se c'era una cosa che non sopportavo era quando qualcuno sceglieva per un altro. Ognuno doveva pensare da sé al proprio bene. «Il matrimonio di Julian è necessario. Secondo le regole, l'erede di un Governatore deve salire al trono sposato e maturo. Julian è il secondogenito, quindi non spetterebbe a lui seguire le orme del padre. Se non si sposa al più breve, e se non passa questa fase, salirà al trono suo fratello, e sarebbe la fine» disse Myll, assorto. «Suo fratello? Intendi Eren, l'idiota e mi ha investito?» gli chiesi. In effetti il ragionamento era giusto. «Esatto. Poi Coraline è un ottimo partito. La sua famiglia è ricca sfondata e ha contatti con i principali regni indipendenti» disse ridacchiando Sebastian. La mia irritazione nei suoi confronti era incredibile, e tendeva ad aumentare. Un mugolio attirò la nostra attenzione. Julian si mosse un po' dolorante. Mi chinai al suo fianco. Lui aprii gli occhi. Si girò verso di me, guardandomi. «Come mai un umano si permette di indossare la mia giacca?» disse irritato. «Sta bene signori!» esclamai irritata, ma anche sollevata. La sua parte carina e coccolosa era troppo inquietante. Julian di guardò intorno e, notando le facce sollevate di tutti, passò da confuso a consapevole. «È cominciata, vero?» chiese rivolgendosi a Karolina. «Esattamente» disse la sorpresa. «Ditemi che non è successo niente..» disse sconsolato, mettendosi una mano tra i capelli. Ci guardammo tutti, poi scoppiai a ridere, seguita dagli altri. Il demone ci guardò confuso, prima di rivolgersi a me. «Ridammi la giacca, e non osare mai più usare le mie cose» mi disse saccente. «Seamus, non è che potresti rifare il trucchetto di prima?» chiesi supplicante allo Shinigami. Lui mi sorrise, ma evidentemente decise di aver bisogno di Julian. Gli ridiedi la giacca, ringraziando il cielo che almeno la camicia fosse asciutta. «Dopo questo...allegro intermezzo...» cominciò Seamus «...vi ho fatto venire qui prima della fine delle lezioni per comunicarvi delle cose importanti. Questa sera partirò per una missione importante e riservata, ma spero di potervene parlare al mio ritorno, che sarà tra circa una settimana. Nel frattempo voi dovrete rispondere al mio vice, la dottoressa Karolina. Vi allenerete insieme ogni sera dalle 22 alle 23 sotto la copertura del club di videogiochi. Quando ritornerò valuterò cosa avrete appreso e, se sarete allenati abbastanza, farete la vostra prima uscita all'esterno» disse serio Seamus, mentre noi cominciammo ad esultare. Finalmente si faceva qualcosa! «Ilymia, Julian. Voi vi allenerete da soli dalle 23 alle 24:30» continuò il preside. Aprii la bocca scandalizzata. «Cosa? Già la sopporto, devo pure perdere il sonno per lei?!» disse irritato il demone. «Julian, tu hai bisogno di poche ore di sonno...» disse la dottoressa. «...e io ho gli anticorpi geneticamente modificati, giusto?» dissi sbuffando. Di bene in meglio. Seamus ridacchiò divertito. «Credo che adesso possiate sloggiare». Cominciammo ad uscire dalla stanza, ma fui fermata dalla dottoressa. Mentre gli altri uscirono, lei mi fece segno di seguirla. Entrammo in uno sgabuzzino chiuso a chiave. Dentro era buio pesto, ma quando la donne accese una luce, rimasi a bocca aperta. La stanza era un laboratorio segreto, pieno di attrezzature moderne, con le pareti azzurre e tutti i ripiani bianchi. «Questo è il mio laboratorio personale. Quando avrete dei dubbi o dei problemi di salute non esitate a venirmi a trovare» disse allegra, cominciando a cercare qualcosa in una scrivania. «Come mai non è nei bassifondi?» chiesi incuriosita, cominciando a guardarmi intorno. «Perché...ehm... Diciamo che il rapporto tra me e il preside non sono... prettamente professionali...» disse timidamente, arrossendo come un pomodoro. Le feci un sorriso. «Ho capito doc. Insomma vorresti averlo vicino abbastanza da pomiciare quando volete» sghignazzai. «S-signorina!» disse scandalizzata, mentre le sue guance andavano a fuoco. Ricominciò a trafficare impacciata. Mi stava molto simpatica. «Vieni qui un attimo» mi disse, facendomi cenno di andare verso di lei, che era appoggiata ad un ripiano. «Guarda» sussurrò, indicandomi una piccola pianta appassita sul tavolo. Era un giglio tigrato, ma ormai la sua vecchia bellezza era sparita, come i colori sgargianti. Ero confusa. Lei improvvisamente mi afferrò una mano, pungendomi un dito con un ago. «Ahia!» esclamai, cercando di allontanarmi, ma la dottoressa, con una forza impressionante, mi tenne ferma, fino a quando una singola goccia di sangue cadde nel vaso. Finalmente mi liberò la mano ed ero pronta a darle della pazza, quando guardai il vaso. Il figlio, lentamente, stava riprendendo colore, e pian piano cominciava a riprendere vigore. Lo guardai meravigliata. «Vedi, Ilymia, il tuo sangue nasconde ancora mille segreti, e ti chiedo di fidarti di me» mi disse seria. Annuii. «Voglio però chiarirti alcuni dubbi» disse, cominciando a mettere a posto le sue cose, disinfettando l'ago e ammirando ancora una volta il fiore, ormai al suo massimo splendore. «Io sono una anguana*, una delle ultime rimaste». La guardai stranita. Non avevo mai sentito di una specie con quel nome. «Sarei molto potente e pericolosa, ma non ti preoccupare. Da quando ho avuto il Risveglio, i miei poteri sono ormai scomparsi...» disse mesta. «Risveglio?» chiesi incuriosita. Ero una ficcanaso, lo sapevo. «Io... Io sono una dei pochi sopravissuti alla Morte Nera» sussurrò. Spalancai la bocca e gli occhi. Probabilmente sembravo un'allucinata, ma non potevo reprimere il mio stupore. «Ecco perchè l'occhio è così...» mormorai. «Non sono contagiosa, se ti preoccupa!» disse, cecando di alleggerire l'atmosfera. «Wow... Ragazza...» le dissi, appoggiandole una mano sul braccio «...hai proprio un culo d'oro!». Karolina sorrise un po' impacciata. «Ora è meglio se andiamo. Fra un po' devi pranzare!» disse allegra, prima di accompagnarmi verso l'uscita. Chiuse la porta, e appena lo fece suonò la campanella. «Un'ultima cosa, Ilymia» mi disse, facendomi.fermare. «Se a Julian capita ancora qualcosa di strano, vienimi subito a chiamare e,per nessuna ragione al mondo, non accettare neanche un bacio da lui. Potrebbe non essere in sé, e a quel punto saresti legata a lui per sempre» mi disse seria. «Non c'è pericolo. Quello lì non riceverà neanche una stretta di mano da me!» esclamai, facendola ridere. Ci salutammo, e io mi avviai verso la mensa. Ciò che non avevo visto, e che forse sarebbe servito in futuro, era il giglio, divenuto ormai cenere, bruciato da fiamme nere, nell'oscurità del laboratorio. 0-Spazio Autrice-0 Ehilà, piccole cacchine di muffin! Spero di avere chiarito dei dubbi (anche se probabilmente ve ne ho fatto venire altri =v=). Ringrazio per i commenti e per il sostegno e per chi segue e per chi ricorda e per chi l'ha messa tra i preferiti e per... Ok, basta. *Le anguane sono creature metà donne e metà serpente che, di notte, attirano le persone e se le magnano... Allegria! XD

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Capitolo 13
*** R.I.P storia... NO ***


Dolcissime lettrici e lettori, sono viva e ho intenzione di continuare la stira! Ho avuto delle complicazione (blocco dello scrittore, vacanze all'estero e altro), ma questa storia la porterò fino alla fine! Il prossimo capitolo va i po' a rilento, e non ho molte idee, ma ce la farò!

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Capitolo 14
*** Tsunami ***


Mi diressi in mensa, pensierosa. La nuova situazione mi inquietava, ma non mi sarei fatta distrarre da un demone in crisi adolescenziale. C'erano cose più importanti, per esempio la demone alquanto incazzata diretta verso di me. «Coraline, che gioia...» dissi ironica. «Non posso dire la stessa cosa per me...» mi rispose squadrandomi. Sbuffai. «Cosa vuoi?» le chiesi scocciata. La sua sola presenza mi rovinava la giornata. «Volevo solo dirti che venerdì ti avrei fatto a pezzi, ma Julian mi ha obbligato a cambiare idea» disse irritata. «E così ti arrendi?» la stuzzicai. «No. È solo che, come dice Julian, fai così pena che per me sarebbe come schiacciare una formica quindi...» sibilò maligna. «Io non voglio la tua pietà. Preferisco farmi prendere a calci nel sedere con orgoglio venerdì. Quindi no, non accetto e Julian si può anche andare a far benedire» ringhiai in risposta. «Chi è che si deve far benedire?». Davvero, il suo tempismo rasentava l'incredibile. «Juji, lei non accetta la tua proposta, quindi lo scontro ci sarà» disse fintamente rassegnata l'arpia. «Già, Juji, non voglio rinunciare alla possibilità di darle almeno uno schiaffo» gli dissi con gli occhi da cucciolo, sfottendolo. «Come se riuscissi anche solo a sfiorarmi...» sibilò Coraline. «Tsk! Siete due bambine...» disse Julian rassegnato. «E adesso, se vostra maestà e compagna vorranno, codesta infante va a riempire il proprio stomaco, che oramai affamato reclama nutrimento!» gli dissi sbuffando, allontanandomi senza guardarli. Non erano passare neanche ventiquattr'ore da quando li avevo conosciuti ma già volevo bruciarli vivi. Il pranzo lo passai in compagnia di Bianca e Myll; Sebastian era al tavolo delle ninfe ("Per apprendere meglio la natura di queste creature meravigliose" aveva detto) e la coppia del malaugurio non si era presentata. Mi trovavo bene con loro, anche se Biby era un po' strana. Myll era fantastico: simpatico, gentile, intelligente... Insomma, il ragazzo perfetto; ogni istante passato con lui mi spingeva a cercare qualcosa di più da lui... Un contatto più... diretto. Chissà se era fidanzato... Finito di mangiare avevo mezz'ora prima delle lezioni pomeridiane, quindi mi diressi alla mia stanza. Le lezioni pomeridiane consistevano in allenamenti fisici, in lezioni di strategia e primo soccorso. La cosa che più mi preoccupava erano gli allenamenti a stampo militari, considerando la mia scarsa sportività e resistenza. Arrivata alla mia stanza aprii la porta e rimasi incantata. La stanza era stata arredata in maniera fantastica; i colori dominanti erano il rosso, il bianco e il nero. I mobili erano tutti moderni e costosi, tutti con particolari rockeggianti, dark, punk e stimpunk: il letto era a due piazze e mezzo, gigantesco, con le coperte rosse ricamate con piccoli teschietti bianchi; un gigantesco armadio capeggiava di fianco a una toiletta new vintage e un divano a forma di bocca era posto di fronte ad una televisione gigante; nell'angolo opposto al lettto c'era una scrivania trasparente con sopra un Mac ultima generazione e una stampante laser; per la stanza infine c'erano disseminate decorazioni di ogni genere, quadri alle pareti con arte moderna e pop art, pouf e cuscinoni giganti e, una delle cose più belle che avessi mai visto, una libreria piena di libri di ogni genere. Credo che avrei passato molto tempo a contemplare ogni particolare, come il bagno dietro alla porta della stanza, ma in questo momento dovevo assolutamente cambiarmi per le lezioni. Aprii l'armadio per prendere dei vestiti comodi, e rimasi shoccata; il mio armadio era pieno di vestiti eleganti dei più disparati colori, messo in fila a seconda della graduazione del colore. Rimasi pietrificata. Erano bei vestiti, ma non li avrei mai indossati e non erano le cose che avevo richiesto. Non potevo andare in giro con un tubino. Abbassai lo sguardo e vidi un bottone. Lo schiacciai, sperando nei miei vestiti comodi, ma sì aprii uno scomparto segreto pieno di scarpe alte e paperine. La mia mente cominciò a lavorare, ed infine arrivai alla soluzione del dilemma. La fata all'ingresso. Non potevo crederci. Si era davvero vendicata?! Chiusi l'armadio di scatto, e mi diressi fuori dalla mia stanza. Ero pronta a fare confusione, e la fatina dei denti del cavolo me l'avrebbe pagata. Feci due passi fuori dalla mia stanza, ma fui bloccata da una voce. «Ilymia! Ehi!» esclamò Biby attirando la mia attenzione. «Non sei pronta?! Tra cinque minuti iniziano le lezioni!» esclamò agitata, irrompendo nella mia camera. Sospirai; quella vampira si comportava esattamente come una scimmia. «Lo so, ma non posso cambiarmi, visto che i miei vestiti sono scomp...» mi bloccai di fronte alla scena. La vampira, infatti, aveva aperto con non curanza l'armadio, cominciando a guardare i vestiti dalle sfumature scure, completamente diversi da quelli di prima. «Che colori smorti!» disse, cominciando a tirarmi fuori dei pantaloncini sportivi insieme a una canottiera semplice bordeaux. Mi avvicinai incredula. «Ma...cosa diav...» balbettai. Scansai Biby, che mi guardò stranita, e chiusi l'armadio. Lo riaprii. Okay, il mio armadio era possesuto. I vestiti color arcobaleno erano ritornati, con mia grande sorpresa. «Ben fatto! Adesso ti prendo un bel top rosa e...» esclamò gioiosa Bianca. «Credo di no» dissi risoluta. Me l'aveva proprio fatta quella fata dei miei stivali. «Certo che il trucco del doppio armadio è elementare, e tu ci sei cascata in pieno!» disse ridacchiando la succhiasangue. "Piccola peste..." pensai cominciando frenetica a cercare dei vestiti. E suonò la campanella. Mi fermai raggelata. Mai una che mi andasse per il verso giusto! «Oh cielo! Devo andare! Quel tipo mi fa paura! Ciao!» e scomparve in un lampo. Sbattei gli occhi. Eh? Sempre ferma, mi girai a guardare i vestiti." Chi potrebbe farle paura?" pensai. Poi arrivò l'istinto di sopravvivenza. Scattai e mi vestii in 5 nano secondi, presi le scarpe e mi fondati fuori. In effetti la scena poteva essere comica: una rimbambito che saltellava per mettersi le scarpe su una gamba sola come un canguro con lo smalto fresco ai piedi. Peccato che non ci fosse nessuno in giro. I corridoi erano deserti, e non si sentiva volare una mosca. Mi misi a correre per i corridoi, poi mi accorsi di non sapere dove andare. Stavo correndo come una scema per il cortile e poi vidi la mia salvatrice. «Karolina!» esclama felice. «Dietro alla scuola» mi disse senza neanche sentire altro. Quella donna era una grande. «Grazie!» le urlai di rimando. Corsi verso il dietro della scuola ansimando come un koala in astinenza da eucalipto. Ulteriore problema: non c'era assolutamente niente lì. Ormai stavo per andare nel panico, ma improvvisamente provai una sensazione stranissima: era come essere inglobati in una bolla di sapone. Fui presa alla sprovvista, inciampando e finendo faccia a terra. "Mai una chi mi vada bene!" pensai arrabbiata, alzandomi e massaggiandomi il naso dolorante. Alzai leggermente gli occhi... e li spalancai basita di fronte alla struttura colossale di fronte a me. Mi trovavo in cima ad una piccola collinetta che scendeva morbida su una zona pianeggiante. E in questa pianura campeggiava imponente un'arena immensa: era a forma lievemente ovale, grande come due campi da calcio. La zona interna, che da lontano pareva in sabbia, era circondata da gradinate adibite ad un pubblico assente in quel momento. Delle altissime mura completavano la gigantesca costruzione, rendendola ancora più misteriosa. Presa dalla meraviglia quasi non mi accorsi delle persone già presenti e del terribile ritardo che stavo facendo. Corsi a perdifiato giù per la collina (siano benedette le discese) ed entrai dall'immenso ingresso ad arco della struttura. Passai in un corridoio coperto da cui partivano due scalinate (probabilmente per gli spalti) e mi ritrovai di fronte ad una grande porta. La spalancai e la luce entrò nel buio corridoio. Tirai un sospiro di sollievo. Guardai l'arena...e urlai spaventata. Un'immensa onda d'acqua, alta minimo 5 metri si stava dirigendo rapidamente verso di me. Shoccata mi girai per scappare, ma dietro di me c'era solo la fredda parete in pietra dell'arena. Non potevo scappare. Guardai la parete d'acqua avvicinarsi impetuosa. Mi girai con la faccia rivolta al muro e mi ranicchiai con le braccia sopra alla testa. Ero spacciata. Il rumore dell'acqua aumentava secondo dopo secondo, fino ad essere assordante. Mi preparai all'impatto devastante. Che non arrivò. Alzai lo sguardo sorpresa. Ero ancora acovacciata in posizione fetale e la mia classe al completo mi stava guardando. Imbarazzante. Moooolto imbarazzante. "Okay creature celesti nell'alto dei cieli, schiodate i culi dalle nuvole dove siete e venite ad uccidermi!" pensai disperata. Ma ovviamente rimasi lì a sorbirmi risatine ed occhiate derisorie. Mi alzai in piedi incrociando le braccia. «Chi abbiamo qui?» disse una voce maschile alle mie spalle. Mi girai di scatto, spaventata, ma non vidi nessuno dietro di me. Mi rigirai verso il centro dell'arena, ma mi trovai a pochi centimetri dalla faccia due occhi dalle iridi rosse e le cornee nere pece. Cacciai un urlo e feci un balzo di un metro all'indietro. «Ma i ghoul non erano spariti?» chiesi incredula, allontanadomi un altro po' (non era il massimo trovarsi di fronte un mangia-uomini). Il ghoul in questione sembrava abbastanza giovane, con un look un po' punk, e mi guardava curioso con la testa leggermente inclinata. «No, i ghoul non sono estinti. Comunque, sono Uta e ho il compito di migliorare le vostre capacità cognitive e motorie. E odio i ritardatari» disse tranquillo. Mi rilassai un po', vedendolo quieto. Non poteva neanche mangiarmi, visto che ero sotto la protezione della scuola... O no?! «Lavoreremo a coppie, mescolandoci con l'altra sezione» disse ancora Uta. Aspetta. Altra sezione? Fu allora che mi accorsi dei circa 10 ragazzi appartati. Notai Myll, e mi arrivò l'illuminazione: avevo fatto una figura di merda di fronte alla sezione A al completo. Perfetto. Le due classi cominciarono a mescolarsi; essendo la mia sezione, la B, più numerosa, furono create tutte le coppie, e restavamo fuori solo io, Biby, e, la fortuna è cieca e la sfiga ci vede benissimo, Sonoundemonegrandeegrosso Julian. Trotterellai verso Bianca, prima di vedere Uta dirigersi  verso di lei. «Signorina Bianca, credo che tocchi a lei oggi l'allenamento con me» disse il ghoul. Raggelai sul posto. Bianca mi guardò mesta, prima di avvicinarsi al prof. Biby con Uta e io con... «Bello spettacolo prima» disse la voce del malaugurio dietro di me. «Oh, Julian! Vedere ancora la tua faccia mi riempe di gioia!» dissi con tono grondante sarcasmo. Lui mi ignorò, girandosi ad ascoltare il ghoul. «Per cominciare, riscaldamento: vampiri 40 giri, demoni e angeli 30, fae ed elfi 25, licantropi 35 e tutti gli altri 15. Cominciamo». Tutti cominciarono a correre. «Asp...Uta!» esclamai angosciata. Ero troppo giovane per morire! Il prof si girò verso di me, poi si accorse della mia espressione. «Ah, già, sei un'umana. Per te soli 5 giri» mi concesse con sguardo misericordioso. La mia ora era giunta... Oppure no... Mi girai con gli occhioni da cerbiatta verso il demone mio compagno. «Julian, ho il ciclo. Sto davvero male, riesco a malapena a muovermi. Quindi, vado ad aspettare da qualche parte che tu finisca» dissi sorridente, pronta ad andarmene. «Non hai il ciclo. Muovi il culo» disse risoluto. «E come fai a dirlo?» chiesi irritata. «Si sarebbe già scatenato il pandemonio. Sai, siamo circondati da vamp...» «Okay, okay! Basta, che schifo!» dissi disgustata «Queste cose non le scrivono in Twilight!». Cominciammo a correre. Julian aveva un buon passo, e io arrancavo per stargli dietro. «Cos'è questo posto?» ansimai. «Questa è un'arena per gli allenamenti e i combattimenti. È qui che ci scontreremo fra tre giorni» disse senza accenno di fatica, senza guardarmi. Gli altri correvano fortissimo. Qualcuno aveva già finito, ed io mi ripetei che non erano umani. Mi ricordai dello tsunami che avevo visto. «Quello che ti è successo prima è stato frutto di una proiezione magica. Serve a ricreare caratteristiche territoriali differenti» disse, come se mi avesse letto nella mente. Corremmo ancora un po', poi mi venne in mente una cosa. «Perchè si fanno le sfide al venerdì?». «Per salvaguardare la sicurezza. Una concentrazione così alta di creature molto potenti può causare discordie, che potrebbero danneggiare la scuola o gli studenti stessi» disse. «Così, invece, ci si mena nell'arena. Ma non ho capito il perchè della bolla di difesa e di occlusione intorno all'area» dissi, cominciando a stancarmi seriamente di correre. «Serve a proteggere l'esterno dagli scontri ed è nascosto perchè secondo Seamus rovinava il panorama» disse scuotendo la testa divertito. «A proposito di "rovinare il panorama", dov'è la tua dolce compagna?» chiesi arrancando. «Aveva degli impegni. E risparmia fiato per correre, invece di blaterare» disse stizzito. Che caratterino! Stetti zitta per un po'. Tutti avevano finito, tranne noi, ed avevano cominciato a fare streching. «Quanto manca?» gracchiai, ormai trascinandomi. «Siamo a due» disse fresco come una rosa. Spalancai gli occhi. Non ci potevo credere. Mi sembrava di aver corso una maratona, e invece non ero nenche a metà. Quello sarebbe stato un lungo pomeriggio. 0-Spazio Autrice-0 Oh. Mio. Dio. Sono in ritardo scandalosooooo Q-Q. Mi dispiaceeeee!! Questo capitolo è mooooolto lungo, perchè devo farmi perdonare, quindi spero che vi piaccia!! Sono le 2:41 di notte, quindi sogni d'oro amorini cioccolatosi *o* <3 P.s.: Uta è un personaggio di un anime molto figo (Tokyo Ghoul) che vi consiglio °3°/"

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Capitolo 15
*** Esperienza pre-morte ***


Dopo essermi fatta la doccia mi buttai sul letto. La giornata appena passata era stata estenuante: l'allenamento del pomeriggio mi aveva distrutta, con conseguente carne greve e lividi da tutte le parti. La consapevolezza poi che non avevo fatto nulla di decente mi demoralizzava, senza contare i commenti del mio compagno di avventure, il demome premio Nobel della gentilezza. Mi sarei sognata le sue sfuriate pomeridiane per giorni. Non sopportavo essere sgridata o seguire gli ordini, quindi mi chiedevo cosa ne sarebbe uscito da quella sera, visto che l'allenamento privato di Julian era prossimo. Mi buttai sul letto effetto balena spiaggiata. Prima di andare a cena avevo pure dovuto fare delle analisi con Karolina, e non vedevo l'ora di addormentarmi. Chiusi un attimo gli occhi. Dopo mezzo secondo sentii bussare alla porta, aprii e mi ritrovai di fronte un alquanto incazzato Julian. Lo guardai infastidita, poi sbattei gli occhi. «Dimmi che non è già l'ora per la riunione» dissi spossata.«Oh, credo proprio di sì, e sai un'altra cosa? Sei pure in ritardo di mezz'ora» sibilò il demone. Feci un profondo sospiro. Prima o poi doveva smettere la serie di sfortunati eventi. «Fammi strada mister Gentilezza». Lui scosse la testa contrariato, girandosi e avviandosi lungo il corridoio. Non ci scambiammo parola per tutto il tragitto, non molto lungo per fortuna. Arrivammo di fronte a un grande quadro e, con gesti sicuri, Julian sfiorò la tela come a seguire un disegno immaginario. Si sentì uno scatto, e uno spiraglio di luce fuoriuscì da dietro il quadro, che si scostò dalla parete mostrando l'ennesimo buio corridoio segreto. «Meglio di Hogwarts...» sussurrai meravigliata. Julian non commentò, procedendo spedito. Riuscivo a malapena a starli dietro. Il labirinto di porte e corridoi ci portò di fronte ad una grande porta doppia. All'interno c'era un piccolo salottino, e tutti gli altri tre loschi figuri dell'elite erano lì ad aspettarci. «Alla buon'ora. Pensavo che vi foste appartati da qualche parte a fare porcate!» esclamò imbronciato Sebastian, seduto placidamente su una poltroncina. «Geloso, angioletto?» sospirai irritata buttandomi su una comoda poltrona. «Ne ho motivo?» disse mellifluo, fissandomi interessato. «Ti prego, la faccia da stupratore seriale risparmamiela» sospirai ancora. Myll si schiarì la voce. «Credo cbe possa bastare» disse sorridendo. Adoravo il suo costante buon umore. «Diamo inizio alla prima riunione ufficiale dell'elite» disse allegra Bianca, saltellando a destra e a manca. «Per prima cosa, presentazioni ufficiali ufficiose» disse, facendo cenno a Julian di parlare. Lui inarcò un sopracciglio «È la cosa più stupida...» cominciò, ma, vendendo gli occhioni gioiosi di Biby sospirò, e cominciò a parlare. «Julian, demone Superiore, erede al governo, 19 anni, capogruppo, specializzazione lotta corpo a corpo» . «Sembra un'associazione alcolizzati anonimi...» dissi ridacchiando, suscitando l'occhiataccia di un demone a caso. «Tocca a me» disse Myll «elfo bianco, non sono un vip, 18 anni, esperto in armi da taglio...» disse allegro. Era così bello! Lo fissai con gli occhi a cuore. «...e sono omosessuale» disse con tranquillità. Il mio cuore si infranse. «Nooooo!» ululai disperata, mettendomi una mano sul cuore. Tutti mi fissarono straniti. «Che pena» disse a mezza voce Julian. Myll mi fissò sbalordito, arrossendo poi violentemente. «Perchè i migliori sono gay» piagnucolai. Sospirai pesantemente. «Comunque no problem. La comunità femminile è in lutto» dissi sconsolata. Si propagò un silenzio imbarazzante. «Oookay» ruppe il silenzio Bianca «tocca a me. Regina d'Italia, vampira, 527 anni, sposata dal 1867. Amo i dolci, i panda e la primavera. Abile con le armi a fuoco» disse allegra. «Aspetta, tu sei sposata...» dissi scioccata. Il mio cervello stava andando in pappa. Troppe informazioni in poco tempo! «Ho 19 anni, sono un angelo. Il resto lo sapete già. Sono specializzato nella strategia» disse Sebastian, sorridendo sornione. «Perfetto. Sono Ilymia, ho 17 anni, sono un'umana non tanto tale, sono specializzata in abbuffate di hot dog e basta» dico annoiata, vista la mia poco interessante vita. «Incapace» bisbigliò Julian. Lo ignorai, cosa che facevo alquanto spesso, ultimamente. Myll tirò fuori un plico di fogli. «Credo che dovrai studiare un po'» disse dispiaciuto. Mi spappolai ancora di più sulla poltrona. «Voi mi volete morta» piagniuccolai disperata. «Si» «no» «forse» dissero in coro rispettivamente Julian, Biby e Sebastian. Andiamo bene. Tra due chiacchiere, e due o tre sguardi assassini, arrivò il momento fatidico. «Seguimi» disse serafico il demone. Salutai gli altri e lo seguii fuori, a malavoglia. Arrivammo in una piccola palestra: tutte le attrezzature, ultimo modello e pulitissime, erano disposte ordinatamente da un lato, e al centro, spazioso, il parquet liscio che ricopriva il pavimento era sovrapposto da un tappeto morbido, fissato al legno. La parete di fronte era tutta un immenso specchio, come quella opposta. «Immagino che quel tappeto farà molto amicizia con la mia faccia». «Oh no, no» mi rispose Julian «non solo quella». «Ah ah ah, ma sai che sei uno spasso?» ironizzai. «Me lo dicono spesso». «Immagino la tua dolce e intelligente metà, no?» replicai. Lui si zittì. Ah! Lo avevo fregato! Mi tolsi la felpa, rimanendo nel mio abbigliamento da allenamento, cioè una canotta aderente viola e dei pantaloni larghi della tuta. Il demone mi fissò attentamente, girandomi attorno a braccia conserte. «Ehi, mi consumi così...» ironizzai, leggermente in imbarazzo. «Togliti la maglia» disse serio. Arrossii fino alla punta dei capelli. «Credo che tu abbia saltato alcuni passi: la cena romantica, le rose...». «Idiota. Devo vedere la forma fisica» disse irritato. «E io ti dovrei credere?!». «Non provo interesse in galline secche» ghignò. Aprii la bocca, scandalizzata. «Fino a stamani non ti dispiaceva questa gallina sec...» mi bloccai, ricordando che forse non era il caso di ricordare certi avvenimenti oscuri. «Cosa dici?» mi chiese dubbioso, socchiudendo gli occhi. «Ehm...niente» dissi, cominciando velocemente a togliermi la maglia, rimanendo in top. Lui mi fissò ancora poco convinto, ma sembrò ignorare la cosa, per mia fortuna: sarebbe stato imbarazzante spiegare che aveva chiesto la mia mano. «Hai pochi muscoli, e quelli che hai sembrano pomodorini secchi. Devi mangiare meglio e di più» elencò minuziosamente. «Tu si che sai cosa dire a una donna» ironizzai. «Non è mio interesse farti sentire meglio. Dopodomani abbiamo una battaglia, e qua davanti ho uno stecco, non un combattente». «Signor sì» dissi ironica, facendo un teatrale saluto militare. Lui scosse la testa, esasperato. «Smettila di dire cretinate e ascolta. Ti insegnerò le basi del mma*, anche se hai poche possibilità...». «Sottovaluti il mio potere!» dissi, mettendomi in posizione di combattimento. Lui mi osservò con un sopracciglio alzato, sfottendomi. Poi, con una velocità sovrumana (n.d.a.: è un demone, cara xD), mi afferrò il braccio e, in una frazione di secondo, mi ritrovai la faccia contro il tappeto e un demone sopra alla mia schiena, con il ginocchio sopra alla mia spina dorsale. Rilasciai in un botto tutta l'aria che inconsciamente avevo trattenuto. «Che male, sei proprio un demonio» sibilai a fatica. «Oh, lo so» disse, rimanendo ancora un po' sopra di me, alzandosi poi di scatto. Mi massaggiai il braccio e la guancia. «Tu mi vuoi morta» sibilai. «Probabile» «Rassicurante» borbottai. Lui cominciò a spiegarmi tutte le posizioni con sorprendente pazienza, facendomi ripetere tutte le mosse con attenzione. Ovviamente le sue frecciatine non mancavano, ma almeno non mi aveva ancora uccisa, il che era un gran traguardo. Era tutto molto interessante, ma dopo due ore l'unica cosa che volevo era fondermi col letto. «Basta! Pietà!» gracchiai stremata. «Allora vieni qui» disse ridacchiando. Ah, ti diverti, eh? Appena si girò di schiena, gli saltai addosso. O almeno, tentai di farlo. Mi ritrovai una sua mano al collo e, in un lampo, mi buttò per l'ennesima volta a terra, con tutto il suo pesante corpo. Ansimavo come una locomotiva, e ormai cominciavo a prendere coscienza della nostra vicinanza, del suo profumo e del calore del suo corpo. «Spostati» gli dissi, arrossendo, sentendomi indifesa in quella posizione. Lui non rispose, e continuò a rimanere nella posizione. Guardai i suoi occhi, e notai il suo sguardo, e mi spaventai. Guardava intensamente le mie labbra, famelico. «Oh, no no no! Sveglia!» gli urlai, cercancando di sgattaiolare via da sotto di lui, ma la sua presa era fortissima. Lui, per risposta, cominciò a stringere la presa attorno al mio collo. «Piantala, non sei in te!» sibilai con un filo di voce. Sapevo che era una delle sue "crisi adolescenziali", ma mi spaventava molto. «Stai zitta» mi ringhiò lui, cominciando ad annusare il mio collo. Cominciai ad ansimare per la mancanza di ossigeno. La vista mi si oscurava. «Julian, ti prego» singhiozzai. Lui mi ignorò. Sentii dei passi nel corridoio, ma erano troppo lontani. Stavo per morire. Questo pensiero mi fulminò improvvisamente. Sentii una morsa al petto, come se avessi un macigno sopra di esso, ed improvvisamente il peso di questo, diventato insopportabile, sparì. Vidi in un secondo Julian volare via, per poi abbattersi contro la parete, spaccando lo specchio. Mi piegai sulle ginocchia, tossendo per riprendere fiato. Avevo un male atroce alla testa e al collo, che massaggiai alzando per la prima volta lo sguardo. Julian era accasciato in un angolo, senza sensi, e la porta era spalancata, con Sebastian in piedi, agitato. Alle sue spalle c'erano un ancora più preoccupato Myll e Bianca, che volò in un lampo da me. «Stai bene?» mi chiese, cominciando a controllare il mio collo. «Credo di sì» gracchiai. Myll si spostò verso Julian, per controllare le sue condizioni. «Grazie per avermi salvata» dissi a Sebastian. Lui mi guardò sbigottito. «Io non ho fatto niente» . «Allora chi...» chiesi. «Solo una persona poteva, considerato i tempi» disse pensierosa Bianca. Li guardai uno a uno. Tutti mi fissavano, con espressione dubbiosa. E allora compresi. «Io?!». 0-Spazio Autrice-0 Salve carissimi/e *schiva i pomodori marci*. Okay, non ho nulla da dire per giustificarmi. Domani vado al Lucca Comics! Gioite con me! *silenzio imbarazzante*...coff coff... Buon Halloween! *mma significa tutte le arti marziali combinate insieme.

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Capitolo 16
*** L'inizio dei guai ***


Giravo in tondo nell'ufficio di Karolina, ansiosa. Anche gli altri erano visibilmente preoccupati, seppur cercassero di non darlo a vedere, per non agitarmi ancora di più. Julian era su un lettino ospedaliero, ancora incosciente. Le vicende successive all'episodio in palestra erano un ricordo nebuloso nella mia mente; Sebastian e Myll avevano portato via il demone, aiutati da altre persone a me sconosciute. Karolina e Bianca mi avevano portato con loro al laboratorio. Bianca spiegò brevemente la situazione e, nello sfato di shock in cui ero, non mi accorsi neanche del piccolo prelievo che mi fece. Adesso nella stanza regnava un silenzio tombale. Karolina era uscita un attimo, e io mi trovavo praticamente in crisi di panico. Mi misi a sedere su una sedia, con le mani sulla faccia. Non sentivo minimamente la stanchezza, anche se erano le 2 di notte. Improvvisamente vedemmo un cerchio di luce sul pavimento, e in un lampo apparve davanti a noi Seamus. Nello stesso momento entrò anche Karolina, traffelata. 《Per fortuna hai sentito il mio messaggio! La situazione é...》mi lanciò una occhiata sbattendo gli occhi. 《Risolvibile》disse sereno lo shinigami, tirando fuori un barattolo con dentro qualcosa di scuro. Karolina si illuminò, sollevata. 《Grazie al cielo!》sussurrò, prendendo l'oggetto e, mettendosi su un ripiano, cominciò subito a lavorarne il contenuto. 《Ilymia, vieni un attimo》disse Seamus, avviandosi in un angolo del laboratorio. Lo raggiunsi muovendomi rigida. 《Non preoccuparti》mi disse sorridendo. 《Come faccio a non preoccuparmi? Ho fatto svenire un Demone Superiore, dannazione! In teoria non potrei neanche sfiorarli!》dissi agitata, sul punto di scoppire. 《Non è in pericolo. Quello che ho dato alla dotoressa è una pianta particolare, presa in amazzonia da un elfo eremita. La pianta lo curerà, e lo aiuterá in futuro con le sue crisi》disse, appoggiando le mani sulle mie spalle per calmarmi. 《Curarlo da cosa, Seamus, cosa gli ho fatto? È questo il problema! Cosa è successo?》esclamai, passandomi una mano tra i capelli, esasperata. 《Questo non lo sappiamo ancora, ma mantieni la calma. Agitarsi non migliorerà la situazione, anzi. Si riprenderá》mi disse. Feci un profondo respiro. 《Va bene, ma voglio risposte》 《Le avrai》rispose serio. Ritornammo vicino agli altri. Karolina stava iniettando con una siringa uno strano liquido viola nel braccio di Julian. 《Fra qualche minuto dovrebbe svegliarsi》disse, suscitamdo un generale sospiro di sollievo. Mi avvicinai al lettino, sollevata. Karolina e Seamus si avviarono fuori, mentre io e gli altri rimanemmo di fianco al demone. La mia mente viaggiava frenetica; non ricordavo nella mia vita prima dell'incidente eposodi simili a quelli i palestra. Il fatto che fossi riuscita a far letteralmemte volare un demone molto potente non era normale. Ripensai alle sensazioni provate nel momemto dell'esplosione: prima panico, poi paura, e il senso di pericolo incombente; poi il peso al petto e subito dopo il rilascio di energia, quasi come se avessi eliminato in un colpo la tensione. Era stata la paura di morire? Avevo rischiato la vita un'altra volta, di fronte ai fari della macchina, ma non avevo distrutto niente. Forse era il mio corpo, che in quegli attimi mi pareva sconosciuto, ad avere agito per auto-difendersi? Mi misi le mani tra i capelli, confusa. Rapidamente mi diressi verso l'uscita, in cerca di aria nuova. 《Hai bisogno di me?》disse Biby. Le feci segno di no, e mi ritrovai nel corridoio scolastico buio e deserto. Mi appoggiai alla parete fredda. Ero sollevata che Julian si sarebbe sentito meglio, ma le domande erano anvora tante. E avrei avuto risposte. Mi avviai verso la stanza di Seamus, decisa, ma di fronte alla porta mi fermarono le voci concitate della dotoressa. 《Seamus, devi capire che é troppo per lei》 《Non é il momento di pensare a questo, e dimmi quello che hai scoperto》rispose lo shinigami. Karolina sospirò. 《Ce ne pentiremo... allora, ho controllato le cartelle cliniche di Ilymia precedenti l'incidente e seguenti, e confrontandole con la situazione attuale, ho riscontrato nel suo sangue una quantitá sempre crescente, stasera esorbitante, di Elixo. E come sai, è presente solo nelle creature non umane, sopratutto quelle di livello superiore. Il suo corpo umano non potrebbe neanche sopportarlo》disse infervorata. Passarono due minuti di silenzio. 《Karolina, lei ci serve. L'aiuteremo, ma è un tassello importantissimo per la cura della Morte Nera》disse serio lo Shinigami. 《Se riusciamo a controllarla, cosa impossibile》disse arrabbiata l'aguana. 《L'ho incontrato》disse Seamus. 《Ferid? Davvero?!》disse incredula. 《Ha confermato i nostri sospetti》. Karolina sussultò, incredula. 《Questo sarà un disastro!》sibilò infuriata. Si sentirono i suoi passi dirigersi verso la porta. Mi nascosti nella rientranza della stanza a fianco, trattenendo il fiato. 《La dovevamo lasciare vivere la sua vita da normale adolescente》disse serafica, uscendo successivamente dalla porta. Mi appiattii nell'ombra, ma la dottoressa non si accorse della mia presenza. Sentii i suoi passi rabbiosi allontanarsi nel corridoio, e decisi di ritornare dagli altri, piena di dubbi e shoccata. Avevo come l'impressione di essere nei casini fino al collo. 《Sei fortunata che abbia perso i suoi poteri, se no avresti rischiato minimo un braccio》. Mi bloccai sul posto e mi girai. Seamus era in piedi di fronte alla porta, a braccia incrociate. 《Sei arrabbiato che abbia origliato?》gli chiesi, sondando l'area. Se fosse stato arrabbiato, sarei scappata a gambe levate. Lui fece un sospiro esasperato. 《No, anche se dovrei》disse calmo, facendomi cenno di entrare nella stanza. Tirai un sospiro di sollievo e lo seguii, sedendomi di fronte alla scrivania. 《Cominciamo. Hai a disposizione tre domande》disse lo Shinigami. 《Come solo tre?!》esclamai. Avevo mille domande in testa. 《Ne hai appena usata una》disse ridacchiando. Lo guardai imbronciata, incrociando le braccia come una bambina. Lui scoppiò a ridere. 《Facciamo così, allora. Tu fai le domande e io decido se risponderti o no》 《Non ha senso questa cosa》borbottai. Lui mi sorrise, aspettando che cominciassi. 《Prima domanda. Come ha fatto a guarire Karolina?》gli chiesi. Era da tanto che mi arrovellavo sulla questione. 《A questa non posso rispondere》 disse mantenendo il sorriso. 《Oh, andiamo! Cominciamo bene!》esclamai. 《Non ti serve sapere la risposta》. Accidenti a lui! 《A questa devi rispondere. Perchè Philippus mi odia?》chiesi irritata. Lui scoppiò a ridere. 《Diciamo che gli ricordi una certa persona della sua gioventù》 《Eh? Chi?》chiesi curiosa. La cosa si faceva interessante. 《Probabilmente una ex》ridacchiò Seamus. Lo guardai assottigliando gli occhi. Non capivo se mi prendeva in giro o se fosse serio. 《Adesso parliamo di cose serie》dissi, e lo vidi perdere l'allegria. 《Chi è Ferid?》 Lui sospirò. 《È un vampiro. È tipo un idro-somelier, ma del sangue》 《Che schifo!》borbottai. Poi mi arrivò l'illuminazione. 《No...non avrai mica...》 《È l'unico al mondo a conoscere tutti i sapori del sangue. Tutte le creature. Lui distingue sapori, colori, odori e poi li cataloga ad una specie o l'altra》 《Gli hai fatto bere il mio sangue?!》esclamai. 《Sì, ma non ti preoccupare. È in Russia. Non vi incontrerete mai》rispose sereno. 《Seamus, tu non hai presente la mia sfortuna》dissi serafica. Non avevo mai permesso ai miei ex ragazzi vampiri di bere il mio sangue, quindi l'idea che qualche somelier lo avesse assaggiato non mi allettava particolarmente. 《Farò finta di essere d'accordo》gli dissi dubbiosa. 《Vuoi sapere cosa abbiamo scoperto sul tuo sangue, vero?》disse serio. 《È mio diritto》gli risposi. L'aria nella stanza cambiò. La tensione era alta. 《Ascolta attentamente》cominciò Seamus. 《Il tuo sangue è un insieme di diverse specie》. Spalancai gli occhi. 《Per metà sei umana, ma l'altra metà è di sangue di demone, di angelo e di elfo nero》. 《Seamus, cosa significa questo?》gli chiesi angosciata. Non sapevo più che ero, cosa ero. 《Non è il problema maggiore》. Cosa poteva essere peggio?. 《La parte di demone sta assorbendo le altre. Sei destinata a diventare una creatura dell'ombra》. 0-Spazio Autrice-0 Wowowooo. Entriamo nel vivo! Lalalala. Ritardo clamoroso. Lalalalalalaaa. .....

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Capitolo 17
*** Ormoni e nutella ***


Sbattei gli occhi. Il mondo mi crollò addosso. Non poteva essere vero.... 《Ti sbagli》sussurrai. 《Ilymia...》. Lo interruppi alzando una mano. 《Non è possibile. Uno non nasce umano e diventa demone》. 《Non lo capiano neanche noi, ma troveremo una soluzione》. Lo guardai, infuriata. 《Soluzione? Non ti credo. Da quando ti ho incontrato sono successi solo casini!》. Mi alzai di scatto arrabbiata. 《Io...non ce la faccio più!》esclamai con le mani tra i capelli. 《Stai calma, non serve agitarsi》disse lo shinigami, con il tono calmo che si usa per i pazzi, cosa che mi fece imbestialire ancora di più. 《No!》urlai. Ed esplose con un rumore assordante un vaso all'angolo. Sussultai spaventata, in posizione di difesa; a qualcosa era servita la lezione di Julian. 《Non riesci a controllarti...》disse Seamus. 《Non sono stata io》dissi alzando le mani in aria, come fossi stata colta in fragante a rubare biscotti. 《Adesso siediti e ascoltami. Il fatto che la tua parte demoniaca sia in espansione è preoccupante, ma penso che il problema più grande sia il fatto che tu abbia un potere fortissimo e che non lo sappia usare. Rischi di buttare giù la scuola》. Chiusi gli occhi e mi presi al petto le gambe. Esasperata, ecco come ero. 《Seamus, cosa facciamo?》. 《Resisti. Evita le situazioni di stress e ti paura, insomma le emozioni negative》. Un pensiero mi passò per la mente. 《Io ho un combattimento venerdì》mugolai. Già vedevo Coraline che si sfregava le mani. 《È già stato annullato. Rischiamo che ci scappi il morto》 Tirai un sospiro di sollievo. Una cosa sensata, finalmente. 《In effetti ci tengo alla pelle》. 《Non sono preoccupato per te》disse serio. Oh. Ero divetata un pericolo pubblico. Sbuffai stressata. 《Io sono un essere umano e voglio rimanerlo. Per favore》gli dissi guardandolo negli occhi. 《Troveremo una soluzione, te lo prometto》. Speriamo. Non accettavo la mia condizione, ma sapere che qualcuno se ne preoccupasse, mi allegeriva un po' il peso nell'anima. Demoralizzata, mi guardai intorno. E vidi i cocci a terra. 《Ehm...era molto costoso quel vaso?》chiesi timida. 《Oh, era unico nel suo genere. Un antico regalo di un mio carissimo amico》disse sorrisendo in modo inquietante. Ops. ~ Mi accocolai meglio su una poltrona nel laboratorio, diventata ambulatorio provvisorio. Ero da sola con un demone collassato; uno spasso. Cercavo, invano, di riposare un po', considerata l'ora. Speravo che Seamus non mi facesse andare a scuola il giorno dopo, ma ne dubitavo altamente Gli altri mi avevano lasciata, dopo che avevo insistito fino ad esasperarli, ad aspettare che si risvegliasse Julian. Inutile dire che mi sentivo in colpa, cosa che non mi lasciava pace. Insomma, lui mi aveva bullizzata, derisa, quasi mangiata, ma allo stesso modo mi odiavo per averli fatto male. Senza dimenticare lo stress per la scoperta di essere ancora meno umana di quanto fossi prima. Avevo lasciato lo studio di Seamus come uno zombie, svuotata di ogni pensiero razionale. Non mi meravigliavo più di niente ormai; se in quel momento Coraline fosse entrata a braccetto con Babbo Natale lanciando coriandoli non avrei mosso un muscolo. La fortuna è cieca, ma la sfiga ha la vista a raggi x di Superman. Mugugnai stressata, e mi alzai per sgranchirmi le gambe. Mi avvicinai al "Bel addormento" in questione, chinandomi leggermente per studiarlo. Pareva quasi... angelico mentre dormiva; ciglia folte che proiettavano una piccola ombra sui suoi zigomi perfetti, labbra rosee e leggermente carnose, e i suoi capelli, ah, che belli. E se... Gli sfiorai leggermente una ciocca, quasi con paura che si svegliasse e mi tranciasse un dito. Non ebbi nessuna reazione. Ridacchiai leggermente, cominciando a scompigliarli leggermente la chioma nera. 《Ma sai che sembri quasi simpatico?》sussurrai. Non ottenni risposta. Gli passai leggermente un dito sulla mascella, pronunciata ma non eccessivamente, e continuai il percorso. Mi avvicinai pericolosamente alle sue labbra, accordendomi di un piccolo taglietto in un angolo del labbro superiore. Chissà come se l'era fatto... Mi sentivo quasi estraniata dal mio corpo, e quando presi la consapevolezza che quelle labbra potessero essere particolarmente... invitanti, ormai avevo lasciato lo strada della sanità mentale. Mi avvicinai lentamente alla fonte della mia tentazione, seguendo un istinto primordiale. L'ultima parte sana della mia mente mi ripeteva strillando che era indifeso, che lo avevo ferito, che lo conoscevo da 2 giorni scarsi, che avesse la ragazza, ma io la zittì immediatamente. Tanto dormiva, non se ne sarebbe ricordato. Mi accostai lentamente alle sue labbra. C'ero quasi... 《Che fai, pervertita?》biasciccò una voce vicina. Troppo vicina. Mi allontai repentinamente, un po' per lo spavento ma sopratutto per la vergogna. Cosa mi passava in mente? 《Controllavo se purtroppo respirassi ancora》risposi cercando di calmare i battiti del mio cuore. Aspetta un secondo... Julian si era svegliato. 《O mio dio》mormorai, portandomi le mani alla bocca. 《Già, sono vivo》sibilò lui, cercando di tirarsi su. Io, presa dal panico, lo rispinsi giù, forse troppo bruscamente, in quanto emise un lamento di dolore. 《Maledetta, vuoi uccidermi un'altra volta》mi ringhiò, seppur debolmente, massaggiandosi il collo. 《Non vol...》 Aspetta, aveva detto "un'altra volta"? 《Tu... ricordi?》sussurrai stupita. Lui stette in silenzio per un po'. 《Sì, ma non ti tormentare. Ho perso il controllo, tu ti sei difesa, fine. Non scervellarti per questa vicenda, non sono un debole umano come te》disse sospirando. Mi cadde un masso nello stomaco. 《Non lo sono più》mormorai, più a me stessa che a lui. 《Debole?》mi chiese scettico. 《No, umana》. Non aspettai una sua risposta e, senza guardarlo, scappai nella mia stanza. Avevo tanto bisogno di Ruth. E di un barattolo gigante di nutella.

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