Capitolo 3
Kenzo fissava
il cielo azzurro sopra di sé, posato con la schiena alla
panchina e il volto
piegato verso l’alto. Le nuvole si riflettevano sui suoi
occhiali. Accanto a
lui c’era un libro aperto e un panino mangiato a
metà. Il tetto della sua
scuola era deserto e per questo gli piaceva trascorrere lì
la pausa pranzo. Le
voci degli altri studenti, invece, si sentivano salire dal cortile.
Kenzo
sospirò e
chiuse gli occhi. Era tutto così tranquillo. Eppure non si
sentiva felice. Ma
dopotutto come poteva aspettarsi di ritrovare l’ingenua
felicità che provava
prima di Gran RoRo? Quando il suo piccolo sogno egoista era ancora
quello di
diventare il più grande duellante di tutti. O di riavere la
felicità di quando
era a Gran RoRo? Quando essere un Maestro della Luce non veniva visto
come un
qualcosa di negativo.
Il ragazzino
tornò ad aprire gli occhi cercando una risposta nel cielo
azzurro. Come poteva
dopo tutto quello che era successo? Dopo tutte le accuse, le
difficoltà? Dopo
la loro sconfitta? Dopo la morte di uno di loro. Kenzo
abbassò lo sguardo
tristemente.
Erano passati
già un paio di mesi, ma ancora non riusciva a credere che il
Guerriero Bianco
non fosse più con loro. E quello che più lo
faceva soffrire era che per la sua
morte nessuno aveva pagato. Quando i suoi genitori non lo vedevano, in
quei
giorni di febbraio, lui aveva seguito il più possibile le
indagini tramite la
televisione o internet. Lui aveva bisogno di capire.
Ed era
scoppiato a piangere quando aveva capito che la polizia aveva smesso di
indagare. Si erano trovati una versione dei fatti che andasse bene e
avevano
chiuso il caso.
Yuuki e Dan,
secondo loro, si erano immischiati con una di quelle piccole bande
criminali
della periferia di Tokyo. Erano addirittura spuntati testimoni che
avevano
affermato di aver già visto in precedenza i due ragazzi in
quella zona parlare
con altri. Testimoni che riconoscevano, senza però saper
dire esattamente chi,
in quei piccoli criminali le persone che avevano accompagnato quel
giorno i due
Maestri della Luce. Yuuki Momose era stato presumibilmente ucciso in
una resa
dei conti. E quando le chiavi del suo appartamento erano state trovate
in una
rete del porto, erano giunti alla conclusione che gli assassini
dovevano averne
gettato il corpo in mare rendendo così improponibile la sua
ricerca. E il caso
era stato chiuso per insufficienza di prove.
Kenzo
cominciò
a raccogliere le proprie cose. Aveva perso la fame e presto sarebbero
riiniziate le lezioni. Studiare era l’unica cosa che in quei
mesi lo rendeva
felice. Forse il giorno che sarebbe diventato scienziato avrebbe
finalmente
ritrovato la propria serenità, un proprio equilibrio.
“Pensi
di stare
ancora per molto lì a sospirare?”
A quella voce,
Kenzo sobbalzò dalla sorpresa e si voltò
chiedendosi chi fosse salito lassù. Fu
allora che vide una donna posata a braccia conserte contro la porta che
portava
al terrazzo. Indossava una gonna blu e un maglioncino azzurro a collo
alto. Gli
occhi lilla facevano capolino da dietro un paio d’occhiali e
aveva corti
capelli giallo-arancio. Kenzo arrivò rapidamente alla
conclusione che quella
donna non era né un’insegnante, né una
segretaria. Non l’aveva mai vista.
“Non
credo
siano affari che la riguardino. Lo sa che l’ingresso alla
scuola è proibito
agli estranei?”
La donna
sorrise divertita e si avvicinò fermandosi a poca distanza
da lui.
“Cos’è
quell’aria saccente? L’unica cosa di cui ti devi
preoccupare è dirmi se sei tu
Kenzo Kiodò.”
Kenzo la
fissò
leggermente offeso. “Veramente è Hyoudo.”
La donna
sorrise scuotendo una mano davanti a sé, quasi a
sottolineare che quello fosse
un dettaglio insignificante.
“Come
ti pare.
Sei il Guerriero Verde sì o no?”
Kenzo non
rispose subito e sospirò, finendo di raccogliere le proprie
cose.
“Perché
le interessa
saperlo? E lei chi è?”
La donna
alzò
gli occhi al cielo e sbuffò spazientita, chiedendosi per
quale ragione al mondo
si fosse lasciata convincere ad occuparsene lei. Ah già, era
stato un ordine
del suo superiore. La donna abbassò il viso sorridendo
sorniona, con le mani
posate sui fianchi.
“E
per fortuna
che chi mi ha mandato ha detto che sei un tipo sveglio. Comincio a
dubitarne…
comunque io sono la dottoressa Stella Korabelishchikov.”
L’espressione
sempre più perplessa sul volto di Kenzo fece sorridere la
donna, che picchiettò
piano la fronte del ragazzino con un dito.
“Non
serve che
sforzi la tua testolina, Benzò. Non puoi sapere chi
sono.”
Il Guerriero
Verde sbuffò. “Sono Kenzo!”
Stella si
rialzò, tornando ad incrociare le braccia.
“Sì, sì… senti da quello che
so tu
sai molte cose sul Mondo Altrove, notizie che potrebbero tornarci
utili. La
domande è: ci aiuti oppure no?”
Kenzo
inclinò
la testa studiando la donna che aveva davanti. Una piccola parte di lui
cominciava a credere di avere a che fare con una pazza. E per di
più lo
irritava parecchio questo suo continuo storpiargli il nome…
anche se, però, gli
ricordava terribilmente Magisa.
“Tu
e chi
altri?”
Stella si
voltò
a fissare la città. “Un sacco di
persone… però, bella la
città.”
Il ragazzino
si
voltò a sua volta a guardare la città.
“Non è mai stata a Tokyo?”
Una strana
espressione attraverso il volto della dottoressa. “In un
certo senso…”
Kenzo
tornò a
sospirare e si voltò verso di lei. La curiosità
aveva vinto: voleva saperne di
più.
“A
cosa vi
servono le informazioni su Gran RoRo?”
Stella lo
guardò seria. “A proteggere
l’umanità.”
Il Guerriero
Verde la fissò per un istante e poi si voltò di
scatto.
“Mi
dispiace ma
non posso aiutarvi. Gli abitanti di Gran RoRo non sono una
minaccia.”
La donna lo
guardò allontanarsi verso la porta, poi si posò
al parapetto e sorrise.
“Ti
porto i
saluti del Comandante Kazan.”
Kenzo si
bloccò
di colpò a sentire quel nome e tornò a voltarsi,
fissando con occhi sgranati la
dottoressa. Kazan? Quel Kazan? Il Kazan che li aveva aiutati su Gran
RoRo?
Stella sorrise soddisfatta della reazione che aveva provocato in lui.
Kenzo
deglutì.
“Ma
tu quindi…”
Stella si
staccò dal parapetto. “Esatto. Credevo lo avessi
capito, ma a quanto pare mi
sbagliavo. Vengo dal futuro. Esattamente dall’anno
2650.”
La bocca di
Kenzo si spalancò a dismisura e fissò imbambolato
la donna davanti a sé. Stella
si avvicinò e gli sventolò una mano davanti alla
faccia.
“Terra
chiama
Hyoudo. Ci sei?”
Il ragazzino
annuì, mettendoci qualche secondo per trovare le parole.
“E
io a cosa vi
servo?”
Stella lo
guardò
annoiata ma gli rispose.
“Ci
serve
quello che sai su Gran RoRo. Sappi solo che nel futuro da cui provengo,
cambiato dopo la sconfitta del Re del Mondo Altrove, i Mazoku sono
riusciti a
prendere il controllo della Terra e ora gli esseri umani sono costretti
a
combattere per la libertà. E ti sarei grata se non
continuassi a farmi perdere
tempo.”
Poi si
posò una
mano sulla fronte, borbottando qualcosa
sull’incapacità di questi
baby-scienziati. Kenzo intanto stava cercando di raccogliere le idee,
perché,
doveva essere sincero, la notizia bomba che la donna veniva dal futuro
lo aveva
sconvolto non poco. Poi, la parte del suo cervello dove risiedeva la
curiosità
riprese il sopravvento.
“Come
ha fatto
a tornare nel passato?”
Stella lo
guardò di sottecchi, non riuscendo ad evitare di sorridere.
Ormai era più che
certa che entro pochi minuti il ragazzino avrebbe accettato. Non lo
avrebbe mai
ammesso a nessuno e tanto a meno a lui, ma vedeva in lui la stessa
insaziabile
curiosità che lei aveva avuto fin da bambina. Sarebbe stato
interessante lavorare
con lui. Anche se, continuando in quel modo, con tutte le domande che
sicuramente avrebbe voluto farle, avrebbero rischiato di rimanere
lì per ore… o
peggio.
“Ma
quante
domande fai, piccoletto. E non hai neppure visto il mondo da cui
provengo… possediamo
una tecnologia che voi neanche vi sognate. Sviluppata la teoria,
modestamente
da me, non è stato particolarmente
difficile…”
Gli occhi di
Kenzo brillarono. Si sarebbe visto da chilometri che tutto quel
discorso lo
affascinava e che non avrebbe chiesto altro che poter avere a che fare
con
simili tecnologie. Ma subito dopo un’ombra
attraversò il suo sguardo e il
Guerriero Verde abbassò gli occhi, iniziando a fissare i
piedi. Stella lo
guardò perplessa, senza riuscire a capire quel repentino
cambio d’umore.
Ma come poteva
capire Stella tutti i dubbi che ora si affollavano nella mente di
Kenzo?
Ritornare ad occuparsi del Mondo Altrove, ritornare in un certo senso a
combattere per la Terra… sarebbe stato bello lasciarsi tutti
i problemi alle
spalle, allontanandosi finalmente da quell’epoca che, in un
certo senso, li
aveva traditi. Ma i suoi genitori? Il loro rapporto era migliorato in
quel
periodo, non poteva lasciargli così su due piedi senza una
parola. Per la
seconda volta.
“Mi
spieghi che
ti è preso tutto un tratto?”
Kenzo
tornò ad
alzare gli occhi ed incrociò quelli scrutatori della
dottoressa. Resse il
confronto per un paio di secondi e poi sospirò.
“Non
so che
fare… tutta questa storia del futuro… dopo quello
che è successo…”
La voce della
dottoressa lo interruppe bruscamente.
“Senti.
Nel
futuro sappiamo più o meno quello che è successo
in quest’epoca… non voglio e
non ho diritto di farti prediche, darti consigli o altro. Ma parlando
da
scienziata a… scienziato, se vogliamo, questa mi sembra una
buona occasione per
riprendere in mano un esperimento
che, per così dire, non è riuscito bene. In ogni
caso la scelta è tua. Non è
mio interesse o scopo convincerti a dire di sì o di no.
Qualsiasi cosa tu
sceglierai, andrà bene…”
Stella a quel
punto, forse accorgendosi del discorso troppo serioso che le era
riuscito
fuori, si voltò di lato assumendo un’espressione
melodrammatica.
“Ovviamente
con
tutte le conseguenze… ma lascia stare, scegli
liberamente.”
La dottoressa
tornò a sorridere e rimase in attesa, sebbene si notasse il
suo desiderio di
terminare il prima possibile quella missione. Voleva tornare nel
futuro… aveva
troppe cose da fare.
Kenzo non
sapeva cosa rispondere. Gli sembrava di essere tornato al giorno su
Gran RoRo
in cui tutti avevano dovuto decidere se sacrificare o no il proprio
cristallo.
Anche lì era stato solo lui a decidere, non i suoi genitori,
né nessun altro. E
forse era quella l’occasione che cercava per ritrovare
sé stesso.
Alzò
lo sguardo
verso gli oggetti di scuola rimasti posati sulla panchina. E prese la
sua
decisione.
“Vengo…”
Stella, colta
alla sprovvista, si girò verso di lui. Kenzo la
guardò e sorrise determinato,
seppure, in fondo in fondo, si vedeva che aveva anche un po’
di paura.
“Ho
detto che
vengo… lasciami solo fare una cosa.”
La donna
annuì
e Kenzo corse verso la sua borsa. Prese veloce il portatile in esso
contenuto e
lo accese. Pochi minuti gli bastarono per scrivere un email la
più dettagliata
e rassicurante possibile ed inviarla ad entrambi i suoi genitori.
Sperava solo
che lo capissero.
Subito dopo,
si
inginocchiò e iniziò a frugare nel proprio zaino.
Quando si rialzò aveva in
mano la busta che conteneva il suo mazzo di carte. Kenzo la appese alla
sua
cintura e si voltò verso Stella inspirando profondamente.
“Sono
pronto.”
Stella
sorrise.
“Davvero? Credevo saresti stato più lento.
Comunque meglio così.”
Appena finito
di parlare, la dottoressa si voltò ed estrasse dalla tasca
della gonna un
piccolo congegno. Kenzo si avvicinò guardandolo curioso.
Stella non aspettò che
lui capisse cosa fosse e premette un pulsante. All’istante a
pochi metri di
fronte a loro apparve un varco luminoso, molto simile a quello che
avevano
attraversato anche quando erano andati su Gran RoRo.
Kenzo si
voltò
incantato verso il varco, abbassando gli occhiali e sbattendo gli
occhi. Non
aveva mai visto una cosa simile… passi che un portale possa
essere aperto dalla
magia come facevano Kajitsu o Magisa, ma un portale creato dalla
tecnologia!
Quanto avanzati dovevano essere rispetto alla loro epoca?
Prima che,
però, lui potesse formulare altre domande, Stella lo aveva
afferrato per un
braccio
sorridendo divertita e mettendosi a correre.
“Andiamo
Kenduro, il futuro ci aspetta!”
Il Guerriero
Verde ebbe appena il tempo di bloccarsi gli occhiali
affinché non scivolassero
via. Trascinato da Stella, riuscì solo a trovare la voce per
esprimere il proprio
disappunto.
“Io
mi chiamo
Kenzo!!!!”
Ma il suo
grido
venne inglobato nel portale che, una volta che loro lo aveva
attraversato,
scomparve all’istante. E mentre Kenzo attraversava i secoli
che lo avrebbero
condotto nel 2650, un pensiero improvviso attraversò la sua
mente: gli esami!!! E ora come faccio?
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Kenzo
continuava ad osservare i dati raccolti dai vari avamposti umani sparsi
per
tutto il mondo. Stella, su un altro computer, stava facendo lo stesso.
Dovevano
capire che cosa stesse succedendo.
Quando era
arrivato nel futuro, un paio di settimane prima, Kenzo era stato messo
velocemente al corrente di ciò che era accaduto nei secoli
che separavano la
sua epoca da quella in cui si trovava ora. La diffusione delle creature
oscure,
la creazione di Octo nel venticinquesimo secolo… e i sempre
più frequenti
disastri naturali. Non era stato difficile risalire ai dati accumulati
nei
secoli e i due scienziati si erano subito resi conti della crescita
esponenziale che questi fenomeni avevano subito dopo la creazione di
quel nuovo
continente. Senza contare che nell’ultimo periodo sembravano
aver subito
l’ennesima brusca accelerazione.
Kenzo
sbuffò e
si spinse indietro con la sedia, facendola ruotare in modo tale da
trovarsi di
fronte a Stella e senza inciamparsi nel lungo camice che indossava.
“Abbiamo
bisogno di più informazioni!”
Stella si
voltò
verso di lui. “I nostri informatori stanno facendo del loro
meglio.”
Kenzo
sospirò.
“Lo so… è solo che ci servirebbe
qualcuno che possa dirci quello che succede
anche nelle aree controllate dai Mazoku. Ti rendi conto anche tu che
sappiamo
poco o nulla su quelle aree!”
Stella
distolse
completamente l’attenzione dal computer per concentrarla
completamente su
Kenzo.
“E
secondo te
lasceranno un umano vagare indisturbato nei loro territori?”
Il Guerriero
Verde non rispose subito e rimase in silenzio, mentre una piccola e
strana idea
si faceva sempre più largo nella sua mente. Avevano bisogno
di uno che fosse
abituato a viaggiare, capace di difendersi, capace di duellare a Battle
Spirits, abituato ai Mazoku e ai loro comportamenti…
Di scatto,
Kenzo saltò in piedi sulla sedia, cogliendo di sorpresa
anche la dottoressa. Un
sorriso a trentadue denti brillava sul suo viso, attraversato da
un’espressione
trionfante.
“Dobbiamo
dirlo
al Comandante Kazan… so chi è la persona che fa
al caso nostro!”
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Hideto era
disteso sotto un albero, un filo d’erba tra le labbra e il
cappello abbassato
sugli occhi per riparalo dalla luce. Posato al tronco e con lo zaino
accanto a
sé, il Guerriero Blu stava valutando la direzione che
avrebbe preso una volta
riposatosi a sufficienza.
Davanti a lui
si apriva la distesa piatta e quasi infinita dell’Australia.
In lontananza
riusciva a scorgere l’Ayers Rock, la montagna sacra degli
aborigeni. Era stato
in quella zona solo pochi giorni prima e gli aborigeni gli avevano
raccontato
un sacco di bellissime storie e leggende. Anche da lontano, guardarla
era uno
spettacolo affascinante.
Forse sarebbe
tornato verso la costa, ma prima doveva aspettare che il caldo si
facesse un
po’ più mite (per quanto fosse possibile) e le ore
più calde della giornata
fossero trascorse.
Hideto,
nascosto dal cappello, sorrise malinconico. Più un luogo era
sperduto e più lui
si sentiva a suo agio. Un tempo non lo avrebbe mai detto, ma era
così dopo
quasi un anno, ormai, che viaggiava per tutto il mondo. Ed era
così perché in
quei luoghi c’erano poche cose che gli ricordavano
ciò che si era lasciato alle
spalle. Le accuse, le sconfitte, gli amici persi di vista o persi per
sempre…
tutto ciò continuava ad affollarsi nella sua mente
soprattutto la sera, quando
il cielo stellato in quei luoghi sembrava troppo il cielo di Gran RoRo.
E la
nostalgia e i sensi di colpa si facevano più forti.
Sapeva
benissimo che il motivo che lo aveva spinto a partire era stato quello
di
fuggire dalla realtà che a Tokyo si era fatta opprimente. Ma
non poteva
smettere di chiedersi come stavano tutti gli altri. Se stavano ancora
combattendo, se stavano bene, se erano riusciti a superare la morte di
Yuuki…
quella notizia gli aveva fatto soltanto crescere il desiderio di
andarsene
ancora più lontano, lontano da tutta quella
malvagità.
“Hideto,
ma non
potevi scegliere un posto meno caldo?!?”
Il Guerriero
Blu trattenne il fiato per lo stupore, ma dopo pochi istanti si disse
che
doveva essere uno scherzo del caldo. Come poteva sentire la voce di
Kenzo? E
soprattutto la voce di Kenzo nel bel mezzo del deserto australiano? Andiamo, è assurdo.
“Hideto,
guarda
che non mi sto divertendo… sto morendo di caldo! Puoi non
ignorarmi?”
Nel sentire
quelle parole, Hideto saltò su di scatto e alzò
il cappello e, quando vide
proprio Kenzo salutarlo sorridente, rimase imbambolato a guardarlo con
occhi
sgranati per qualche istante. Nella sua mente continuava a ripetersi
che doveva
essere solo un miraggio… ma Kenzo aveva l’ombra.
Quando si rese conto di questo
particolare, Hideto fece un balzò indietro puntandogli un
dito accusatorio
contro.
“Tu
che ci fai
qui?!? Da dove sei sbucato fuori?!? E come hai fatto a
trovarmi?!?”
Kenzo sorrise
innocente.
“È così che si saluta un vecchio
amico?”
Hideto lo
fissò
ancora scioccato per qualche istante, prima di calmarsi un attimo e
tornare a
sedersi sconsolato sotto l’albero.
“Ciao,
Kenzo…
mi spieghi come sei arrivato qui?”
Il Guerriero
Verde sorrise misterioso e si sedette accanto all’amico.
“E
se io ti
dico che c’è un posto dove puoi ritornare a
combattere, senza che ci sia più
nessuno che possa dirti niente, lontano da tutti quelli che ci hanno
accusato…
così lontano, che nessuno saprà chi sei. Tu cosa
mi rispondi?”
Hideto
sbattè
le palpebre perplesso e sorrise divertito. “Che hai preso un
bel colpo di sole,
Kenzo.”
Il ragazzino
guardò l’amico fingendosi offeso e si rese conto
facilmente del barlume di
speranza che brillava negli occhi blu di Hideto.
“Se
prendo un
colpo di calore è solo colpa tua… e non sto
scherzando. Questo posto esiste
davvero e io ti ci posso portare.”
Hideto
scrutò
l’amico per qualche istante, cercando di capire se lo stesse
prendendo in giro
oppure no. Ma se Kenzo poteva apparire all’improvviso nel bel
mezzo
dell’Australia, neanche un po’ sudato o stanco,
anche quel posto poteva
esistere.
“Sul
serio?”
Kenzo
annuì.
“Sì, sul serio. Però
c’è una cosa che prima devi
sapere…”
Hideto lo
fissò, incuriosito dal tono incerto dell’amico.
“Che cosa dovrei sapere? E tu
questo posto come lo hai scoperto?”
A quella
domanda, il ragazzino sorrise.
“Mi
ci ha
portato la dottoressa Stella. Avevano bisogno di qualcuno che portasse
avanti
degli studi sugli sconvolgimenti climatici provocati dalla creazione
nel
venticinquesimo secolo del continente di Octo. E dato che
all’origine di tutti
questi problemi c’era la diffusione dei Mazoku sulla Terra,
hanno pensato che
portare nel ventisettesimo secolo un Maestro della Luce fosse la scelta
migliore.”
Quando Kenzo
finì di parlare, Hideto lo fissò perplesso per
lunghissimi minuti cercando di
metabolizzare il discorso. Solo allora il Guerriero Blu si rese conto
di alcuni
dettagli.
“Venticinquesimo
secolo?!? Mazoku sulla Terra?!? Ventisettesimo… mi vuoi far
credere che tu sei
andato nel futuro?!?”
Man mano che
parlava, la voce di Hideto era andata in crescendo e alla fine anche il
ragazzo
si era alzato fissando con gli occhi fuori dalle orbite
l’amico. Anche Kenzo si
era alzato e gli sorrideva con le mani dietro la schiena.
“Esattamente.
Adesso non puoi dirmi che conosci un posto più lontano di
questo…”
Hideto non
sapeva che cosa rispondere. Faticava ancora a credergli ma sperava con
tutto il
cuore che fosse vero. Sarebbe stata la risposta a tutte le sue domande,
la
conclusione di tutte le sue ricerche. Aveva finalmente a portata di
mano la
possibilità di ripartire da zero, di mostrare quello che era
senza i pregiudizi
delle persone che lo riconoscevano come un Maestro della Luce. Poteva
finalmente ricominciare a vivere.
La confusione
nel suo sguardo fu presto cancellata e sostituita
dall’entusiasmo. Hideto
sorrise, forse con lo stesso sorriso che aveva avuto a Gran RoRo. Ci
era
finalmente riuscito.
Sempre
sorridendo, Hideto si sistemò il cappello. “Penso
che tu mi abbia convinto,
Kenzo.”
Il Guerriero
Verde sorrise soddisfatto. “Sapevo di poter contare su di te.
Andiamo e una
volta arrivati ti spiegherò che cosa dovrai fare.”
Hideto
annuì e
si mise in spalla lo zaino. Un tempo si sarebbe lamentato per il peso,
per il
caldo… per un sacco di cose in effetti. Ma quei mesi in giro
per il mondo, il
dover contare solo su sé stesso avevano completato il
processo di maturazione
che era iniziato a Gran RoRo. Hideto si sentiva diverso e pronto per
una nuova
avventura: non gli importava sapere in quel momento che cosa avrebbe
dovuto
fare, gli bastava poter arrivare nel futuro.
“Andiamo,
allora.”
Kenzo non se
lo
fece ripetere due volte, tanto più che ormai si era abituato
ai viaggi nel
tempo. Estratto dalla tasca lo stesso congegno usato da Stella,
premette il
pulsante e attivò il portale che apparve a pochi metri da
loro. Nessuno, se non
qualche canguro, era spettatore di quello che stava succedendo. Il
Guerriero Verde
si voltò verso l’amico.
“Attraversato
quel varco saremo nel futuro.”
Hideto
annuì,
continuando a fissare affascinato il portale. Così tanti
ricordi si
avvicendarono nella sua mente, ricordi di tutte le avventure a Gran
RoRo e di
quel primo portale che aveva attraversato due anni prima, creato dalla
Principessa Farfalla. Cosa lo avrebbe atteso oltre a questo? Cosa lo
avrebbe
atteso nel futuro? E, soprattutto, ne sarebbe stato
all’altezza?
Hideto scosse
la testa: non era quello il momento di pensarci. Si sistemò
meglio lo zaino
sulle spalle e si voltò verso Kenzo.
“Sono
pronto.”
Kenzo
annuì e i
due ragazzi si avviarono verso il portale. Pochi istanti dopo, tutto
scomparve
e nessuno avrebbe potuto dire che ci fosse stato qualcuno. Se non per
le
impronte sulla terra che improvvisamente scomparivano. Ma anche quelle,
con il
vento e con il passaggio degli animali, sarebbero presto scomparse.
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Quando Hideto
riaprì gli occhi, ci mise pochi secondi per rendersi conto
di non essere
veramente più in Australia. In realtà sembrava
quasi di essere in uno di quei
film fantascientifici. Era veramente colpito.
“Guerriero
Blu
è un piacere rincontrarti di nuovo.”
Hideto a
quella
voce si voltò di scatto e, giù dalla piattaforma
su cui si trovavano ancora lui
e Kenzo, vide due persone. Una donna e un uomo che riconobbe subito.
Kazan il
distruttore. Il Guerriero Verde ne approfittò per scendere e
sorridendo
affiancò le due persone.
“Il
Comandante
Kazan lo conosci già. Lei invece è la dottoressa
Stella.”
La donna
sorrise. “Più precisamente sono la dottoressa
Stella Korabelishchikov…”
La faccia
stranita di Hideto la fece scoppiare a ridere. “…
ma va benissimo dottoressa
Stella.”
Hideto sorrise
rassicurato e poi tornò a voltarsi verso Kazan. Ogni minuto
che passava si
sentiva più euforico, mentre nella sua mente rimbalzava un
solo pensiero: ci
sono riuscito.
“Beh,
ora che
sono qui penso che mi dovrete spiegare un po’ di
cose… credo che in tutti
questi secoli il mondo sia cambiato un bel po’.”
Kazan
annuì.
“Ti verrà tutto spiegato. Andiamo.”
Il Comandante
si avviò subito seguito dagli altri. Mentre si dirigevano
alla sala di
controllo, Hideto si vide bombardato dai resoconti di quanto successo
accompagnati dai continui battibecchi di Kenzo e Stella.
All’inizio rimase
perplesso dai loro continui tentativi di parlare prima o sopra
l’altro, ma alla
fine si era rassegnato decidendo che doveva essere il loro
comportamento
solito.
La seconda
cosa,
che lo sorprese più di tutte le altre, fu vedere la
gigantografia dell’atlante
geografico che rivela quanto gli era stato detto: la Terra era quasi
ormai in
mano ai Mazoku.
Ma
ciò che lo
lasciò scioccato fu quanto gli rivelarono Stella e Kenzo: la
Terra era
squassata da continui disastri naturali che non facevano altro che
intensificarsi
giorno dopo giorno e fu così che scoprì che cosa
volevano da lui.
Kazan
incrociò
le mani davanti al volto, fissandolo con sguardo serio.
“Come
ti sarai
reso conto, Guerriero Blu, siamo privi di informazioni sufficienti
sull’entità
e l’intensità di questi disastri nei territori dei
Mazoku. Senza contare che,
di fatto, sappiamo poco o nulla dei loro comportamenti.”
Hideto si
posò
al tavolo, staccandosi dallo schienale della poltroncina, e fece vagare
lo
sguardo sugli altri tre presenti.
“Quindi,
se ho
capito bene, quello che voi volete da me è che viaggi in
questi territori
riportando tutti i dati che vi mancano?”
La dottoressa
Stella
annuì. “Sarebbe fondamentale per avere un quadro
preciso di quello che sta
succedendo. Solo così potremmo ipotizzare sviluppi futuri o
magari anche una
soluzione…”
Kenzo
iniziò a
parlare interrompendo la scienziata che li lanciò uno
sguardo stizzito.
“È
per questo
che ho pensato a te. È da un anno che viaggi da solo e in
ogni luogo della
Terra… certo, ora la situazione si è fatta
decisamente più pericolosa, ma da
quel che sappiamo per i Mazoku vale ancora il discorso tutto
si risolve con Battle Spirits…”
Stella lo
spinse di lato riprendendo a parlare.
“Infatti
è in
questo modo che si decidono le conquiste o no dei territori. Il
comandante che
li guida sfida un rappresentante degli umani: se quest’ultimo
perde la città è
loro, se vince di solito se ne vanno.”
Hideto
alzò un
sopracciglio. “Di solito?”
Kenzo sorrise
a
disagio. “Beh, diciamo che ci sono Mazoku che a volte non
rispettano proprio
letteralmente la parola data…”
A quel punto,
prima che qualcun altro potesse dire qualcosa, Kazan riprese la parola.
“La
domanda ora
è questa: Guerriero Blu, in queste condizioni e con questi
pericoli, sei
disposto ad accettare questo incarico?”
Tutti si
voltarono a guardare Hideto, in attesa di una sua risposta. Il ragazzo
rimase
in silenzio per lunghi istanti, fissando la mappa dei continenti. Se lo
stava
chiedendo da solo: era pronto ad affrontare i pericoli che avrebbe
incontrato?
Hideto sorrise. Tutti quei mesi trascorsi a Gran RoRo lo avevano
abituato a
vivere a contatto con gli abitanti del Mondo Altrove… non
sarebbe stato di
sicuro più difficile che affrontare i criminali che si erano
loro opposti nel
passato. E poi, finalmente, avrebbe potuto tornare a combattere con il
proprio
fidato mazzo. Il Guerriero Blu si voltò sorridente verso
Kazan, Stella e Kenzo.
“Datemi
l’attrezzatura giusta… e sono il vostro
uomo.”
Kenzo sorrise
entusiasta. “Sapevo che potevamo contare su di te.”
Anche Kazan
sorrise. “Ti ringrazio. E per l’attrezzatura, credo
sia tutto già pronto. Se
non avessi accettato tu, avremmo dato l’incarico a qualcun
altro. Quando puoi
partire?”
Hideto si
alzò
dal tavolo e si sistemò il cappello, un sorriso sicuro sulle
labbra,
“Anche
domani.”
Kazan si
alzò a
sua volta. “Ottimo. La dottoressa Stella e Kenzo ti
forniranno tutto ciò di cui
ti serve. E, quando hai un attimo di tempo, nell’hangar ti
aspetta il tuo mezzo
di trasporto.”
A quelle
parole, Hideto sembrò molto interessato. Era entusiasta e
emozionato come non
lo era più da tempo. Si sentiva ritornare a vivere.
Finalmente era riuscito ad
azzerare il suo passato e ora poteva ricominciare. E, questa volta,
sarebbe
stato lui e nessun altro a dimostrare agli altri chi era veramente:
Hideto
Suzuri, il Guerriero Blu.
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Il Comandante
Kazan, la dottoressa Stella e Kenzo erano fermi in uno dei corridoi che
circondavano l’hangar in cui era stata appena ultimata la
nuova astronave che
avrebbe rafforzato il contingente delle forze umane.
L’espressione sul volto di
Kazan rifletteva la sua soddisfazione nel vedere realizzato un nuovo
aiuto per
la difesa degli esseri umani.
Kenzo era
immobile davanti al vetro, con le mani posate ad esso. Non era
particolarmente
interessato all’aspetto prettamente tecnico-meccanico
dell’astronave, ma aveva
partecipato anche lui alla realizzazione del suo sistema informatico e
del suo
sistema difensivo. Dire che era orgoglioso era poco. Il Guerriero Verde
sorrise. Era passato solo un mese da quando si trovava nel futuro, ma
era stato
un mese frenetico e così lungo da fargli sembrare di
trovarsi nel futuro da
almeno un anno. Ma nonostante quello si sentiva rinato.
“Non
ci resta
che scegliere l’equipaggio…”
Kenzo si
voltò
verso Kazan e annuì. “È già
stato scelto un nome per l’astronave?”
Il Comandante
scosse la testa. “No. È un compito che
spetterà a colui o colei che sceglieremo
come suo Comandante. Senza contare che rimangono da ultimare ancora
alcuni
dettagli.”
Finito di
parlare, Kazan si riavviò lungo il corridoio lasciandosi
alle spalle l’hangar.
La dottoressa Stella e Kenzo, lanciato un ultimo sguardo oltre il vetro
e verso
l’astronave, lo seguirono.
Pochi minuti
dopo, i tre erano seduti attorno ad un tavolo circolare, in quella che
era la
sala dove si tenevano la maggior parte delle riunioni in cui venivano
spiegati
i progressi fatti da Stella e Kazan oppure gli sviluppi negli scontri
tra umani
e Mazoku. Un enorme schermo, ora spento, era ciò che
maggiormente attirava
l’attenzione.
Kazan non
perse
tempo e spinse verso la dottoressa Stella e Kenzo due fascicoli, su cui
erano
pinzate due foto. Una ritraeva una ragazzina che poteva avere
l’età di Kenzo,
occhi e capelli rosso-castani e un sorriso entusiasta.
L’altra ritraeva,
invece, un ragazzo di qualche anno più grande, capelli e
occhi blu e
un’espressione più seria.
Kenzo
alzò lo
sguardo perplesso verso Kazan. “Loro chi sarebbero?”
Kazan
aprì i
fascicoli che aveva davanti a sé.
“Sono
Plym
Machina e Yus Glynnhorn. Ho osservato diversi fascicoli e ritengo che
siano le
persone più adatte per occuparsi della nuova
astronave.”
Kenzo si
posò
allo schienale con le braccia incrociate, un’espressione
scettica sul volto.
“Non
sono
troppo giovani?”
Stella sorrise
e lo guardò ironica. “Parli proprio tu,
Denzò.”
Il ragazzino
lanciò alla donna uno sguardo che avrebbe potuto fulminarla.
“È
Kenzo! E
comunque non c’entra… io non ho la
responsabilità di pilotare quell’affare o di
occuparmi dei suoi motori senza farli esplodere!”
Stella
sbuffò.
“Però hai la responsabilità di portare
avanti studi che potrebbero avere
un’importanza vitale per il futuro di questo
pianeta…”
Kenzo non
rispose subito, ma alla fine sospirò arreso.
“Va
bene.
Comandante Kazan come è arrivato a sceglierli?”
L’uomo
sorrise
e prese in mano il primo fascicolo.
“Plym
Machina
ha vissuto per lungo tempo per le strade. Conosce qualsiasi motore o
parte
meccanica… credo non abbia mai fatto altro in tutta la sua
vita. Si è unita
alle nostre squadre perché voleva rendersi utile. Ha
collaborato alla realizzazione
di buona parte dei motori e dei meccanismi dell’astronave.
È quasi più esperta
di meccanici molto più vecchi di lei e conosce a mena dito
l’astronave. Non
penso ci sia persona più adatta per affidarle
l’astronave.”
Stella e Kenzo
annuirono, per cui il Comandante prese il secondo fascicolo e riprese a
parlare.
“Yus
Glynnhorn,
invece, è di origini australiane. È rimasto
orfano da bambino ed arrivato in
Giappone con il solo desiderio di combattere contro i Mazoku. Ha un
talento
innato come pilota. Sono state fatte diverse simulazioni e il ragazzo
ha
dimostrato di cavarsela egregiamente. Forse potrebbero esserci piloti
più
esperti, ma credo che l’età non sia per forza un
parametro da dover usare.”
Kazan concluse
e posò anche il secondo fascicolo, voltandosi verso Stella e
Kenzo in attesa di
loro commenti. I due scienziati rimasero in silenzio per qualche
secondo e poi
fu Stella a parlare per prima.
“Mi
fido del
suo parere, Comandante. Ora ci manca solo il Capitano.”
Kenzo a quelle
parole sorrise inconsapevolmente. “Se permettete, penso di
avere io questa
volta il candidato perfetto…”
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Clarky fissava
con le mani in tasca l’aereo che stava decollando diretto
verso gli Stati
Uniti. Dietro di lui la folla percorreva l’aeroporto parlando
e trascinando
bagagli. Il Guerriero Giallo rimase immobile davanti al vetro fino a
quando
l’aereo non divenne un puntino praticamente invisibile.
A quel punto,
il ragazzo si voltò e si avviò lentamente verso
l’uscita. Quella mattina aveva
accompagnato Andrew per salutarlo. Il fratello aveva ottenuto la
possibilità di
addestrarsi per un anno in un’accademia aereospaziale
americana e non si era
fatto sfuggire l’occasione. In realtà, Andrew era
stato quasi sul punto di
rifiutare pur di stare accanto al fratello, ma Clarky era stato
categorico e
gli aveva detto che non poteva rinunciare alla sua vita solo per lui. E
così
alla fine aveva accettato ed era partito.
Mentre
scendeva
con le scale mobili, Clarky non riuscì ad evitare di
sorridere. Probabilmente
entro poche settimane anche Mai si sarebbe trovata di fronte agli
stessi saluti
all’aeroporto. Dopo quello che era successo in febbraio, lui
e lei avevano
ripreso i contatti anche perché era un po’
difficile perdersi di vista quando i
tuoi fratelli maggiori sono fidanzati. E infatti, Mai gli aveva
raccontato che
la sorella Kaoru aveva ottenuto la possibilità di
frequentare l’anno accademico
successivo in un’università americana grazie ad un
progetto di scambio
culturale. Anche lei aveva avuto seri dubbi sull’accettare,
ma tra l’insistenza
di Mai e la scoperta che anche Andrew sarebbe stato in America
l’avevano
convinta. Era stato così che i due
“piccioncini”, come lui si divertiva a
prenderli in giro, avevano deciso di trascorre l’estate
insieme e così Kaoru
sarebbe partita prima del programma.
Il Guerriero
Giallo uscì dall’aeroporto e sorrise: era
veramente felice per loro. Sperava
che, se un giorno avesse trovato l’amore, anche tra loro ci
potesse essere un
rapporto bello come quello tra Andrew e Kaoru.
Clarky
scacciò
quei pensieri e si sedette alla fermata dell’autobus,
estraendo dalla tasca il
proprio cellulare. Perplesso rilesse il messaggio che qualche ora prima
gli
aveva inviato Kenzo. Era dal Natale precedente che non si sentivano,
quasi
cinque mesi prima. L’improvvisa richiesta del Guerriero Verde
di incontralo lo
aveva incuriosito. Avevano appuntamento un’ora dopo in uno
dei giardini di
Tokyo. Era proprio curioso di sapere che cosa volesse da lui.
La
curiosità
del Guerriero Giallo continuò a crescere fino a quando non
vide spuntare tra le
persone che passeggiavano tra i vialetti i capelli verdi di Kenzo. Il
Guerriero
Verde, non appena lo vide, alzò il braccio per salutarlo e
lo raggiunse
sorridente.
“Clarky,
sono
felice di rivederti e grazie per aver accettato il mio
invito.”
Clarky sorrise
a sua volta mentre Kenzo prendeva posto accanto a lui.
“In
effetti ne
è passato di tempo… il tuo messaggio mi ha
sorpreso. Sono curioso di sapere il
perché di questo incontro, non che non mi faccia
piacere…”
Kenzo sorrise
misterioso. “Ho una richiesta da farti.”
Clarky, sempre
più curioso, si voltò verso di lui. “E
quale sarebbe?”
Kenzo
saltò in
piedi e mise le braccia dietro la schiena. Il sorriso continuava ad
albergare
sul suo viso. A vederlo, Clarky si rese conto che Kenzo sembrava
piuttosto
soddisfatto per qualcosa che gli sfuggiva.
“Hai
mai
pensato di volare anche tu, come tuo fratello?”
Il Guerriero
Giallo sgranò gli occhi, credendo che Kenzo fosse impazzito.
Ma da dove gli era
saltata fuori quella domanda? Lo aveva fatto venire lì solo
per quello?
Vedendo
l’espressione dell’amico, Kenzo scoppiò
a ridere.
“Clarky,
dovresti vederti… sembra che ti abbia chiesto qualcosa di
impossibile!”
Il Guerriero
Giallo sbuffò. “Non sarà una cosa
impossibile… ma è impossibile per me. Ve
l’ho
già detto che volare nello spazio non mi
interessa.”
Kenzo
tornò a
sedersi, ma non guardò Clarky, lasciando che lo sguardo
vagasse sul parco.
“E
se dovessi
viaggiare soltanto nell’atmosfera… un
po’ come fa tuo padre. Cosa mi
risponderesti?”
Clarky rimase
muto. Non sapeva bene che cosa rispondere. In quegli anni si era
così abituato
a litigare con Andrew su quella questione che lui considerava
impossibile, che
non aveva mai veramente pensato ad un futuro che comprendesse il volo
in un
altro modo. Pensandoci, era bello quando su Gran RoRo volavano sulla
Limoviole…
il Guerriero Giallo scacciò subito quei ricordi che, seppur
non lo ammettesse,
gli facevano ancora male.
“Io
non so
Kenzo… non ci ho mai pensato.”
Il Guerriero
Verde sorrise. “Beh, pensaci… se dici di
sì, c’è un posto da Capitano che ti
attende.”
Clarky lo
fissò
per qualche istante prima di sgranare gli occhi e quasi urlare.
“Un
posto da
Capitano?!?”
Kenzo si
guardò
attorno imbarazzato e fece cenno a Clarky di abbassare la voce. Il
Guerriero
Giallo si zittì e si accorse delle persone che li stavano
guardando perplessi.
Ripreso il proprio controllo, Clarky lanciò uno sguardo
perplesso all’amico.
“Kenzo,
ti
ricordi che io sono ancora minorenne? Mi spieghi chi sarebbe il pazzo
che mi
farebbe diventare capitano di un aereo?”
Il Guerriero
Verde scoppiò a ridere. “Clarky, io non sto
parlando di un aereo… ma di
un’astronave!”
L’espressione
di Clarky divenne ancora più perplessa, quasi si poteva
scorgere un enorme
punto di domanda sulla faccia del ragazzo. A quel punto, Kenzo si
alzò.
“Penso
che
tutto sarà più facile una volta che saremo
arrivati. Kazan ci sta aspettando.”
A sentire quel
nome, i vari pezzi del puzzle si incastrarono nella mente di Clarky che
finalmente cominciò a capire qualcosa di più. Il
ragazzo deglutì, incredulo.
“Tu
mi stai
proponendo di andare nel futuro?”
Kenzo
annuì e
rimase in attesa di una reazione di Clarky. Il Guerriero Giallo rimase
per
lunghi istanti in silenzio. Andare nel futuro non era certo qualcosa da
tutti i
giorni. E accettare avrebbe significato riprendere in mano un duello che lui considerava finito
l’anno
prima. Avrebbe significato riprendere a combattere, ritrovare la
determinazione.
“Perché
ci
hanno chiamato?”
Kenzo si
rabbuiò. “I Mazoku sono riusciti a rimanere sulla
Terra e l’hanno quasi ormai
conquistata. L’umanità è costretta a
combattere per la propria libertà…”
Clarky sorrise
malinconico. “Ironia della sorte… gli umani
avevano conquistato Gran RoRo, ora
i Mazoku hanno conquistato la Terra.”
Kenzo
annuì
tornando a sedersi. “In effetti il destino è
ironico quando vuole… ma è per
questo che sono venuto a chiamarti. Ci aiuterai a difendere
l’umanità? Chissà,
magari andrà diversamente…”
Clarky
continuò
a sorridere e si posò allo schienale della panchina, alzando
gli occhi verso le
fronde degli alberi e il cielo azzurro.
“Già…
magari
alla fine qualcuno ci darà ascolto, almeno nel
futuro…”
I due ragazzi
rimasero in silenzio. Kenzo era in attesa che Clarky prendesse una
decisione,
lui non poteva farlo al suo posto e neppure obbligarlo. Il Guerriero
Giallo,
invece, stava pensando a tante cose. Le avventure a Gran RoRo, la sua
famiglia,
tutto ciò che era successo in quei mesi…
l’anno prima si era arreso perché la
battaglia che portavano avanti gli era sembrata un vicolo cieco. E
questa nuova
battaglia? Non poteva considerarla persa in partenza, senza neppure
provarci.
Non sarebbero stato da lui, non sarebbe stato da Maestro della Luce.
Poteva
tornare a combattere? Combattere per il futuro? Sì, poteva
anzi doveva. Non
poteva combattere per cambiare il passato, combattere per il presente
non aveva
più senso… non restava altro che lottare per il
futuro. Il ragazzo sorrise e
tornò a voltarsi verso Kenzo.
“Sono
con voi.
Devo almeno provarci, no?”
Kenzo, felice
che anche Clarky avesse accettato, annuì convinto.
“Grazie, Clarky.”
Il Guerriero
Giallo si alzò e ridacchiò. “Aspetta
prima di vedere quanti danni farò come
Capitano, prima di ringraziarmi…”
Kenzo sorrise
e
si alzò a sua volta. “Ho fiducia in te…
anche perché se non sarai adatto al
ruolo, la dottoressa Stella mi prenderà in giro per tutto il
resto della vita!”
Ridendo, i due
ragazzi si avviarono lungo uno dei vialetti del parco, in cerca di un
luogo più
tranquillo dove poter aprire il portale. Dopotutto, avrebbe fatto un
certo
scalpore la notizia di due ragazzi scomparsi nel nulla dopo aver
attraversato
un varco luminoso.
Quando
arrivò
il momento di andare nel futuro, Clarky si voltò a fissare
il parco e la città
che si intravedeva oltre agli alberi. Stranamente, si rese conto che
quel posto
non gli sarebbe mancato. Avrebbe avuto nostalgia solo della sua
famiglia, di
sua madre, di suo padre, di Andrew. Forse era rimasto troppo deluso da
come
quell’epoca si era comportata verso di loro e verso Gran
RoRo… o forse era
troppo cambiato lui e lì si sentiva ormai bloccato.
Qualsiasi cosa fosse, però,
sentiva, senza spiegarsi il perché, che
quell’avventura nel futuro lo avrebbe
aiutato a capire chi fosse veramente Clarky Ray. E magari anche quale
fosse il
suo posto nel mondo.
Il ragazzo
tornò a voltarsi verso il portale e sorrise attraversandolo
insieme a Kenzo:
non restava altro che scoprirlo.
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Il viaggio
attraversò il portale fu più rapido e indolore di
quanto Clarky si potesse
aspettare. Prima ancora che si rendesse conto di quello che era
successo, il
Guerriero Giallo si ritrovò nell’anno 2650. Non
appena aprì gli occhi, si
guardò attorno sorpreso. Faticava ancora a credere di
trovarsi sei secoli dopo
rispetto a quando era nato.
“Guerriero
Giallo, ben arrivato nell’anno 2650.”
Clarky si
voltò
e si ritrovò davanti Kazan e una donna che
identificò come la dottoressa Stella
di cui gli aveva parlato Kenzo. Il ragazzo rimase immobile qualche
istante e
poi li raggiunse sorridente insieme a Kenzo.
“Kenzo
mi ha
detto che state tornando a reclutare i Maestri della Luce.”
Il Comandante
Kazan sorrise. “La vostra esperienza su Gran RoRo
è quello che ci serve in
questa epoca.”
Il Guerriero
Giallo sorrise e mise le mani in tasca. “Allora spero proprio
di rendermi
utile.”
La dottoressa
Stella incrociò le braccia, lanciando un’occhiata
a Kenzo che si stava
rimettendo il camice.
“È
quello che
noi tutti speriamo. Io sono la dottoressa Stella.”
La dottoressa
e
Clarky si strinsero la mano e poi il gruppo si avviò lungo i
corridoi. Il
Guerriero Giallo non capì subito dove stessero andando e
nessuno sembrava
intenzionato a dirgli nulla. Camminarono per lunghi minuti prima che
Kazan si
voltasse verso di lui.
“Immagino
che
il Guerriero Verde ti abbia già accennato quello che
dovrebbe essere il tuo
ruolo.”
Clarky
annuì.
“A grandi linee… ha detto che dovrei essere
Capitano di un’astronave. Ma forse
esagerava…”
Kazan
tornò a
voltarsi e fece aprire la porta davanti a cui si erano fermati.
“Non
stava
esagerando.”
Quando la
porta
si aprì, i quattro entrarono nell’hangar dove la
nuova astronave delle forze
umane stava ricevendo gli ultimi ritocchi. Clarky, non appena la vide,
sgranò
gli occhi e quasi spalancò la bocca. Kazan, Stella e Kenzo
la fissavano
soddisfatti, in attesa di una sua reazione. Ma il Guerriero Giallo non
sapeva
che cosa dire. Il primo pensiero che gli era venuto riguardava suo
fratello:
Andrew sarebbe morto d’invidia se avesse saputo di che cosa
lo volevano far
diventare Capitano. E non poteva dire di non essere ammirato. Era
un’astronave
stupenda, quasi leggera nella sua struttura aereodinamica. Rimasi per
lunghi
istanti imbambolato, finché non si riscosse e si
voltò scioccato verso Kenzo,
continuando però ad alternare lo sguardo tra
l’astronave e il Guerriero Verde.
“Io
dovrei
essere il Capitano di quella?!?”
Kenzo
annuì
sorridente. “Esattamente. Sei felice che abbia pensato a
te?”
Clarky
cercò di
ricomporsi, ma non seppe di nuovo che cosa rispondere. Si sentiva
strano da
quando era arrivato nel futuro e quella sensazione era aumentata da
quando
aveva visto l’astronave. Era come se avesse finalmente
trovato il suo posto, un
luogo dove poter finalmente ricominciare a combattere. Gli sembrava di
essere
allo stesso tempo inadeguato e perfetto per il ruolo che gli volevano
affidare.
Era lo stesso feeling che aveva provato quando era bambino e aveva
iniziato a
giocare con le carte gialle. Forse Andrew aveva ragione, forse anche
lui anche
il volo nel sangue.
“Clarky,
posso
presentarti l’equipaggio dell’astronave?”
Il Guerriero
Giallo tornò a distogliersi dal fiume dei suoi pensieri e si
voltò verso il
Comandante. Dopo pochi istanti si accorse anche dei due ragazzini che
lo
affiancavano. Il ragazzo cercava di nascondere il nervosismo
mostrandosi serio
e quasi marziale, la ragazzina, invece, sorrideva e lo salutava con una
mano.
“Yus
Glynnhorn,
Plym Machina, vi presento Clarky Ray, il Guerriero Giallo e futuro
Capitano.”
Il ragazzo si
portò una mano alla fronte e si irrigidì ancora
di più. Clarky si accorse che
dietro tutta quella serietà c’era molta
diffidenza: avrebbe dovuto mostrargli
che poteva fidarsi di lui.
“È
un piacere
conoscerla, Capitano. Sarò il pilota.”
Clarky sorrise
un po’ a disagio: non era abituato a simili trattamenti. Poi,
però, la sua
attenzione fu completamente attratta dalla ragazzina. Plym, a
differenza di
Yus, gli sorrideva e sembrava molto curiosa ed entusiasta di conoscerlo.
“Io
sono Plym e
mi occuperò di tenere perfettamente funzionante e in ordine
tutta l’astronave!
Non si dovrà preoccupare, Capitano, sarà sempre
splendente! E voglio
approfittare della situazione per presentarvi…”
La ragazzina
non finì neanche di parlare e si sporse dal parapetto
facendo gesti a qualcuno.
Clarky e gli altri si guardarono perplessi, mentre Plym sorridente si
strofinò
il naso con soddisfazione.
“Dato
che è un’astronave
è molto grande, ho creato una squadra che mi
aiuterà!”
Kazan
aggrottò
le sopracciglie, perplesso. “Una squadra?”
Quasi a
rispondere alla sua domanda, un piccolo robottino grigio e rosso con
due lunghe
braccia apparve sulla passerella e andò ad affiancare Plym,
assumendo una
posizione marziale. La ragazzina lo indicò entusiasta.
“Lui
è Pome, il
capo della squadra di robot meccanici che mi aiuteranno nella
manutenzione
dell’astronave!”
Espressioni
sorprese e ammirate apparvero sui volti di tutti. Kenzo
fissò il robottino
scioccato.
“Li
hai
costruiti tu da sola?”
Plym
annuì
sorridente e quasi iniziò a saltellare sul posto.
“Sono tutti pronti e
operativi!”
A quel punto,
il Comandante Kazan riprese il controllo della situazione e
tornò a voltarsi
verso Clarky e gli altri.
“L’astronave
sarà pronta a partire entro pochi giorni. Le missioni che
dovrete affrontare
saranno principalmente di supporto, esplorative e di
soccorso.”
Stella sorrise
divertita. “Ma con i Mazoku non si sa mai…
potreste trovarvi in mezzo ad uno
scontro. Per ogni evenienza l’astronave è munita
di sistemi difensivi e
offensivi.”
Clarky
ridacchiò. “Mi sa che ci sono un po’ di
cose che mi dovrete spiegare…”
Kazan
annuì.
“Non temere, sarai informato di tutto ciò che
serve.”
Plym si fece
avanti e quasi interruppe Kazan che le lanciò uno sguardo
contrariato.
“Dovete
scegliere il nome dell’astronave, Capitano!”
Clarky
sembrò
cadere dalle nuvole e la guardò come se Plym avesse parlato
in un’altra lingua.
“Devo
farlo
io?”
Plym
annuì e
anche Yus lo guardò serio. “Dovete essere voi,
Capitano, a scegliere il nome.”
Clarky fece
passare lo sguardo su Yus, Plym, Kazan, Kenzo e Stella.
“Davvero?”
Ricevuti i
loro
cenni di assenso, il Guerriero Giallo tornò a contemplare
l’astronave. Come
poteva chiamare un’astronave? La SUA astronave…
non era una cosa semplice.
Continuava a fissarla in silenzio, ma ogni secondo che passava un
sorriso più grande
piegava le sue labbra.
“Un’astronave
così meravigliosa deve avere un nome altrettanto
meraviglioso…”
Clarky si
voltò
con aria solenne e soddisfatta verso gli altri che lo guardavano in
attesa e
allargò le braccia.
“E
il nome
perfetto è Magnifica Sophia! E avrei alcuni miglioramenti
estetici da proporre!”
L’entusiasmo
di
Clarky fece sorgere espressioni perplesse sugli altri, escluso Kenzo
che si posò
una mano sulla fronte scuotendo la testa rassegnato.
“Lo
sapevo…”
Scusate,
scusate, scusate! >.< Lo
so che vi avevo promesso di finire questo episodio entro i primi
d’agosto, ma
alla fine tra i preparativi per partire e le valigie ho avuto
pochissimo tempo…
e in questi giorni ero fuori sempre e alla sera finiva sempre che
tornavo in
stanza tardi per scrivere. E sul più bello che avevo finito,
la connessione
internet non funzionava e ho dovuto aspettare di tronare a casa. Sono
veramente
pessima con le promesse… XD Cercherò di
pubblicare anche l’ultimo capitolo il
prima possibile.
E
come vi sarete accorti non tutti i
nostri Maestri della Luce sono andati nel futuro… in effetti
questo è stato uno
dei tanti contrattempi: mi sono accorta che questo cap stava venendo
lunghissimo e così ho dovuto spostare la parte di Mai al
prossimo cap. Spero
comunque che l’arrivo di Kenzo, Hideto e Clarky vi piaccia e
spero di averli
resi nel modo adatto (compresi i ritorni di alcuni personaggi come
Stella e
Kazan, Yus e Plym). Il momento della riscossa dei Maestri è
iniziato! (e Brave
è sempre più vicina).
Detto
questo, ringrazio tutti quelli che
hanno letto e in particolare:
Per
le preferite: Ale_LoveBS,
Lacus Clyne e
ShawnSpenstar
Per
le seguite: Osaki
Kitsune e Reb e Ju
Per
le recensioni del capitolo 2
(scusate se non ho ancora risposto, farò anche questo il
prima possibile): Ale_LoveBS,
Lacus Clyne, Osaki Kitsune
e ShawnSpenstar
Come
già avevo detto, nel PROSSIMO
CAPITOLO vedremo finalmente Mai arrivare nel futuro e come
hanno deciso di
far arrivare anche Dan. E così, incrociando le dita, questi
“lunghissimi” (più
per il tempo di aggiornamento) Prequel saranno finiti. E
partirà l’avventura
vera e propria.
Grazie
ancora a tutti, a presto.
Hikari/D’Artagnan
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