Chi ha incastrato Peter Pan?

di La_Sakura
(/viewuser.php?uid=55)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Omicidio ***
Capitolo 3: *** Tracce ***
Capitolo 4: *** Sospetti ***
Capitolo 5: *** Indagini ***
Capitolo 6: *** Sanae ***
Capitolo 7: *** Ricordi ***
Capitolo 8: *** L'accusa ***
Capitolo 9: *** Sviluppi ***
Capitolo 10: *** La tela del ragno ***
Capitolo 11: *** Piano di gruppo ***
Capitolo 12: *** Il confronto ***
Capitolo 13: *** La morsa ***
Capitolo 14: *** La soluzione ***
Capitolo 15: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


PROLOGO

PROLOGO

 

Una leggera brezza fece svolazzare i lembi del lungo cappotto nero di pelle dello sconosciuto. Camminava tranquillamente, ma con passo deciso, senza esitazioni: conosceva la sua meta, e doveva arrivarci in fretta e senza dare nell’occhio, se voleva riuscire nel suo intento. Una coppietta camminava in direzione opposta dall’altro lato della strada, così abbassò la tesa del cappello e alzò il colletto per coprirsi il volto.

 

«Ahahah, Hikaru!…»

 

Bene, benissimo… i Matsuyama erano usciti a fare una passeggiata, anche l’ultimo ostacolo era superato. Alzò lo sguardo al cielo: il manto scuro della notte era puntellato da piccole lucine chiare che però risultavano poco visibili a causa dei lampioni che illuminavano la strada. Abbassò lo sguardo e si trovò ad un incrocio: svoltò velocemente a destra e continuò fino ad arrivare all’albergo in cui alloggiava la Nazionale Giapponese. Era appena stata giocata un’amichevole contro la Germania, di conseguenza quella sera erano tutti in libera uscita. Sapeva che anche la persona che stava cercando era in libera uscita, solo avrebbe raggiunto i suoi amici più tardi. Entrò nella hall dell’albergo e si diresse a passo spedito verso l’ascensore per non farsi notare dal receptionist: premette il pulsante del terzo piano e aspettò nervosamente che la cabina compisse il tragitto. Appena le porte si aprirono, si diresse velocemente verso la stanza in cui si trovava l’oggetto della sua ricerca. 302. Bussò. La porta si aprì. Estrasse la pistola col silenziatore da sotto il cappotto di pelle. Tre colpi partirono, senza che nessuno nelle altre stanze notasse niente. E la persona colpita cadde a terra, mentre il suo sangue iniziava a imbrattare la moquette azzurra che rivestiva il pavimento.

 

§§§

 

Doveva sbrigarsi: la telefonata con i dirigenti del Barcellona era durata più del previsto, e ciò lo aveva fatto ritardare di parecchio. Sanae si sarebbe infuriata, e stavolta le moine non sarebbero bastate per farla calmare; eppure, mentre si ingellava i capelli nel solito studiato disordine, non poté fare a meno di sorridere. La sorpresa che aveva in mente per la sua eterna fidanzata avrebbe fatto passare qualsiasi arrabbiatura. Si diresse verso l’armadio, aprì la valigia posta sul ripiano interno e ne estrasse uno scatolino in velluto blu; controllò il contenuto e se lo mise nella tasca interna della giacca che indossava, sorridendo soddisfatto. Sentì bussare alla porta e corse ad aprire, convinto che la sua fidanzata l’avesse raggiunto preoccupata per il ritardo. Ma appena aprì la porta, non riuscì a rendersi conto di ciò che succedeva: sentì un dolore lancinante al petto, e l’impatto col pavimento fu assai violento. Mentre sentiva le forze che lo abbandonavano, si sentì muovere e si ritrovò supino: un individuo vestito completamente di nero si chinò su di lui, le mani coperte da guanti in pelle nera frugarono all’interno della sua giacca. Sentì un ghigno soddisfatto quando trovò lo scatolino di velluto: cercò di fermarlo ma il sangue che sgorgava dalle ferite sul petto lo stava lasciando esanime. Tutto quello che riuscì a dire fu una dichiarazione d’amore che però sarebbe rimasta nell’etere di quella stanza senza mai raggiungere la diretta interessata…

 

«Sa… Sanae… ti amo…»

 

 

Chi l'avrebbe mai detto che la mia permanenza lontana dalle fanfiction sarebbe durata così poco? Ad ogni modo eccomi qui, con una breve storia scritta tanto per ingannare il tempo estivo... A chi ama Tsubasa dico solo di non odiarmi, perché ho scritto di lui ma poteva essere chiunque altro... A chi odia Tsubasa dico di continuare a leggere per sapere chi ha realizzato il vostro sogno!

A presto con un nuovo capitolo!

Baci, Sakura chan

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Omicidio ***


CAPITOLO 1

CAPITOLO 1 – OMICIDIO

Il cercapersone suonò ripetutamente, destandola dal suo sonno turbolento. Accese l’abat-jour che illuminò la stanza: si sedette sul bordo del letto e con una mano scostò i lunghi capelli corvini da davanti al volto.

«Cosa vuole il capo a quest’ora?» si lamentò, prendendo in mano il cordless e componendo a memoria il numero di cellulare del suo superiore. Al terzo squillo il capo rispose.

«Yamamizu, ho bisogno di te: c’è stato un omicidio al Ritz.»

«Capo sono le tre del mattino… non c’è nessun altro disponibile?»

«No, voglio te, non affiderei questo caso a nessun altro. Capirai quando arriverai qui. Il prima possibile spero.»

Click.

Aya sospirò, poi si rassegnò e si diresse verso il bagno per sciacquarsi il viso: tanto non avrebbe dormito ancora a lungo, il suo sonno era perennemente disturbato dai ricordi del passato.

Indossò velocemente un paio di pantaloni grigio scuro e una magliettina a maniche lunghe, prese la fondina con la pistola d’ordinanza e la indossò, poi mise la giacca coordinata ai pantaloni per coprire il tutto. Da un tavolino posto accanto all’ingresso prese le chiavi di casa e il distintivo, poi uscì e si diresse verso il garage dove aveva posteggiato l’auto. Tokyo di notte era molto meno caotica rispetto al giorno, quando tutti correvano a destra e a manca per raggiungere posti da cui poi dovevano ripartire in quattro e quattr’otto. Adorava quella città di notte, guidare in quello stato le provocava un senso di serenità infinito, e nemmeno si accorse che un sorriso le era comparso sulle labbra mentre, a velocità sostenuta, raggiungeva il Ritz Hotel. L’albergo era illuminato a giorno e circondato da volanti della polizia cittadina: dopo aver parcheggiato, mostrò il distintivo ad un collega che sorvegliava l’ingresso.

«Al terzo piano.» le disse, indicandole l’ascensore.

«Grazie, ma preferisco le scale.» Fare tre piani a piedi non la spaventava, pur di non rimanere chiusa da sola in quell’aggeggio infernale.

Davanti alla stanza incriminata, la 302, un paio di agenti controllavano la situazione, mentre seduti su dei divanetti posti a metà del corridoio c’erano alcuni ragazzi raccolti attorno a una giovane in lacrime.

«Yamamizu! Vieni, entra!»

«Ancora non ho capito perché vuoi a tutti i costi che sia io ad occuparmi del caso…» disse la detective, entrando nella stanza.

«La vittima è Ozora Tsubasa, hai presente?»

«Stai scherzando? La stella del calcio?»

«Mi piacerebbe scherzare, credimi. È stata la fidanzata a trovarlo, Nakazawa Sanae: era preoccupata per il suo ritardo, così è tornata in albergo assieme a portiere della nazionale, Wakabayashi Genzo. Le macchie di sangue davanti alla porta d’ingresso della camera indicano che il cadavere è stato spostato, ma i due che l’hanno trovato giurano di non aver mosso niente.»

«La porta era aperta o chiusa quando sono arrivati?» Aya si chinò per visionare meglio l’enorme macchia di sangue che imbrattava la moquette.

«Chiusa, hanno dovuto usare la chiave magnetica di Wakabayashi, che divideva la stanza con la vittima.»

«L’assassino ha spostato il cadavere per poter chiudere la porta e ritardare il ritrovamento. Questo indica che quando ha sparato, il giovane era vicino alla porta. Potrei quasi ipotizzare che sia stato lui ad aprire...»

«Aya, questo caso è giusto per te: la fidanzata di Ozora è in un tremendo stato di shock… solo tu puoi interrogarla, perché capisci il suo dolore…» ne concluse il capo, scuotendo la testa.

«Kitano, cosa dice il medico legale?» lo interruppe Aya, avvicinandosi al cadavere coperto da un telo.

«Buonasera, Yamamizu. O farei meglio a dire “buonanotte”!»

«Ciao Katsuo, che mi dici della vittima?»

Il medico legale, caro amico di Aya, sollevò il telo dal cadavere e mostrò alla ragazza i segni delle pallottole:

«Tre colpi d’arma da fuoco a distanza ravvicinata, uno ha perforato il polmone causando la morte. Dalla quantità di sangue posso dire che non è morto sul colpo ma ha impiegato almeno un paio di minuti.»

«Quindi potrebbe aver visto in faccia l’assassino…»

«Potrebbe benissimo, anche perché oltre ad essere stato spostato qui, posso affermare con certezza che è stato girato supino.»

«Vuoi dire che l’assassino ha perso tempo a girare il cadavere prima di trascinarlo? Per cosa può averlo fatto?»

«Non credo per comodità…»

«Qualcuno ha già controllato se manca qualcosa? Potrebbe trattarsi di un furto finito male.»

«Non abbiamo trovato segni di effrazione: molto probabilmente la vittima stessa ha aperto la porta al suo assassino.»

Aya si voltò e sorrise alla sua collega Hakitawa Mikiru: una giovane dai capelli castani tagliati a caschetto con una frangia regolare e profondi occhi marroni molto allungati. Oltre ad essere una collega era anche la sua migliore amica, lavoravano insieme da anni, avevano perfino frequentato insieme l’accademia della polizia. Mikiru condusse Aya alla porta d’ingresso:

«Vedi? Le porte si aprono solo tramite tessera magnetica: ognuno dei ragazzi che dormivano in questa stanza ne aveva una copia, per facilitare gli spostamenti singoli. Ognuna di queste copie è schedata tramite un numero, e la centralina ha registrato tutti i passaggi. Ho già fatto richiesta per avere quelli relativi agli ultimi due giorni.»

«Hai ragione, nessun segno di scasso. Andiamo a interrogare la ragazza di Ozora.»

«Aya- Mikiru la fermò e la fece voltare –So benissimo perché Kitano ha voluto affidarti questo caso, ed è anche il motivo per cui ho voluto affiancarti, ma se per qualche motivo non te la senti…»

«Sto bene, voglio solo capirci qualcosa di più mentre la Scientifica raccoglie le prove.»

Si avvicinarono al gruppetto mentre Mikiru estraeva dalla tasca della giacca color antracite il fedele taccuino su cui annotava tutto.

«Salve, sono il detective Yamamizu, e questa è la mia collega Hakitawa. Vorremmo esprimere le nostre condoglianze per la perdita del vostro amico.»

«Perdita?- esclamò con arroganza un ragazzo alto, con corti capelli corvini e occhi neri come la pece –Questa non è una perdita, è assassinio!! Qualcuno ci ha portato via non solo un capitano, non solo un calciatore: ci ha portato via l’anima della squadra, colui che aveva sempre una parola di conforto per tutti! Non è una semplice perdita…»

«Capisco, signor…?»

«Wakabayashi.»

«Wakabayashi-san, capisco benissimo il suo stato d’animo, e le posso assicurare che i migliori elementi della nostra sezione sono già impegnati alla ricerca di indizi.» rispose Aya, che in quanto a diplomazia era un asso. Osservò con attenzione il gruppetto di calciatori: erano tutti affranti, qualcuno aveva addirittura gli occhi rossi, altri si soffiavano il naso di tanto in tanto. Nessuno di loro aveva l’aria da killer, ma l’esperienza aveva insegnato ad Aya che molto spesso l’apparenza inganna.

«È lei la signorina Nakazawa?» intervenne Mikiru rivolgendosi ad una giovane dai capelli castani scuri che piangeva ininterrottamente. Sanae annuì, asciugandosi le lacrime che rigavano copiosamente le guance.

«Vorremmo farle qualche domanda…»

«Andiamo nella mia stanza…» mormorò alzandosi con un grande sforzo psicologico.

Fece accomodare le due detective sulle sedie mentre lei si sedette sul letto: Aya notò lo sguardo vacuo e pieno di tristezza, vide il tremolio delle mani e sentì un groppo formarsi in gola. Scosse leggermente la testa per cancellare sul nascere i ricordi e pose la prima domanda alla giovane.

 

Chi ha ucciso Ozora?

 

Ed eccoci qua, con le prime fasi dell'investigazione... siamo ancora lontani dai primi sospetti, ma intanto inizia a delinearsi un leggero profilo del killer... chi sarà? Si accettano scommesse! XD

Un grazie di cuore a OnlyHope (scusami ma mi è venuto spontaneo mentre lo scrivevo... sai che gli voglio bene, ma sul momento la storia è nata così... potrai mai perdonarmi???), Melantò (quella conversazione è stata solo l'inizio del delirio, nemmeno io so cosa salterà fuori! Sto ancora cercando come far uscire allo scoperto il killer!!), Solarial (me davvero felice che ti piaccia, sìsì!), Saretta (sapessi quante cose ho dovuto schivare io, lanciate da Only!!! Poverina, la maltratto sempre... grazie per seguirmi nei miei deliri!), Berlinene (dì a quelli della Toho di non fare i furbi che potrei anche farli condannare tutti!! XD Grazie per aver letto...) e tutte/i coloro che hanno letto... spero continuiate a seguire questa mia storiella.

Baci, Sakura chan

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Tracce ***


Nuova pagina 1

«Dall’interrogatorio con la Nakazawa è emerso qualche elemento nuovo?»

  «Niente di particolarmente interessante, capo: preoccupata dal ritardo del fidanzato ha deciso di tornare in albergo per recuperarlo. Wakabayashi, il portiere della nazionale, l’ha accompagnata. Quando hanno aperto la porta hanno notato subito la chiazza di sangue: la Nakazawa si è lanciata in camera e appena ha notato il corpo del fidanzato si è avvicinata, mentre Wakabayashi ha chiamato l’ambulanza.»

«Sono stati i soccorsi che hanno poi chiamato la polizia quando hanno decretato la morte.» aggiunse Mikiru.

Kitano si sedette di peso sulla poltrona della sua scrivania, mentre le due detective si sedettero di fronte.  

«Che altri elementi abbiamo sulla Nakazawa?»

«Dunque…- Mikiru sfogliò qualche pagina dei suoi appunti –fidanzata da 4 anni col capitano della Nazionale, convivevano a Barcellona, dove il calciatore giocava. Si sono trasferiti là 4 anni fa, dopo il Mondiale. Nient’altro… 

«Avete interrogato anche gli altri presenti?» chiese Kitano, portandosi alle labbra il bicchiere di cartone di Starbuck’s pieno di caffè.

«Sì: Wakabayashi ha confermato la versione di Nakazawa, mentre tutti gli altri erano in un locale delle vicinanze. Sono andati là tutti insieme, tranne i coniugi Matsuyama che sono arrivati più tardi.»

«Sono arrivati più tardi?- chiese Kitano ad Aya –E come mai?»

«Dicono che si sono voluti concedere un po’ di tempo per stare da soli… hanno raggiunto gli altri verso la mezzanotte.»

«Non hanno guardato se Ozora era ancora in camera?»

«La donna, Matsuyama Yoshiko, afferma di aver visto il ragazzo al telefono della reception, quando sono usciti. Abbiamo controllato, ed effettivamente è stata effettuata una telefonata intercontinentale dall’hotel, durata circa un’ora e mezza. Ozora ha chiamato la presidenza del Barcelona F.C., ma la fidanzata ignora il motivo. Sapeva solo che si trattava di una questione urgente.»

«Ragazze, qui devo fare davvero affidamento sulle vostre capacità: abbiamo gli occhi dell’opinione pubblica puntati addosso. Non si tratta di un normale delitto, ma dagli elementi che abbiamo possiamo dedurre che si tratti di omicidio premeditato: la mancanza di segni di effrazione fa pensare che la vittima conoscesse il suo assassino e abbia aperto in maniera consapevole, magari senza immaginare a cosa andava incontro. Si tratta quindi di un insospettabile. Non possiamo permetterci passi falsi, fate le cose con raziocinio e vi prego, risolvete il caso!»

«Faremo del nostro meglio, capo.» lo rassicurò Mikiru, alzandosi e dirigendosi verso il proprio ufficio seguita dall’amica.

«Aya- la fermò Kitano –Se hai bisogno di qualcosa…»

La mora sorrise e uscì, chiudendosi la porta alle spalle.

«Aya, vai tu da Katsuo? Credo che ormai abbia finito con l’autopsia…»

«D’accordo, ci vediamo dopo!»

§§§

«Sono felice che sia venuta tu: è da un po’ che non chiacchieriamo tranquillamente…»

«Non sono qui per chiacchierare, ma per avere il risultato di un’autopsia.- sorrise Aya –Ma se vuoi posso concederti una cena tête-à-tête… a lume di candela…» aggiunse ammiccando. 

«Ci penserò… ora guarda.» tolse il telo che copriva il torace muscoloso del calciatore segnato dai colpi di arma da fuoco e dall’incisione a Y con la quale si inizia generalmente un’autopsia. Il volto livido ed esangue, gli occhi chiusi, la mano sinistra chiusa a pugno.

«È davvero inimmaginabile: questo ragazzo era un campione, amato da tutto il Giappone, l’idolo delle ragazzine… potrebbe essere stata un’ammiratrice impazzita all’idea che il suo “eroe” fosse fidanzato?» domandò Aya, scrutando con attenzione il corpo in cerca di qualche indizio.

«Bell’idea, però non mi convince molto- prese un contenitore metallico e mostrò ad Aya i proiettili –una fan impazzita avrebbe sparato? E per di più, l’avrebbe fatto con una pistola munita di silenziatore?»

«Cosa ti fa pensare che l’assassino si sia servito di un silenziatore?»

«L’ora della morte, come ho detto a Kitano, risale ad almeno un paio d’ore prima del ritrovamento. Ora posso affermare con certezza che è morto intorno alla mezzanotte, minuto più, minuto meno.»

«I Matsuyama hanno detto di aver lasciato l’albergo verso mezzanotte meno un quarto… il loro alibi regge.»

«Direi di sì, se veramente sono usciti a quell’ora: quello è compito tuo!- disse Katsuo sorridendo –Compito mio, invece, è mostrarti questo.»

Girò attorno al tavolo e si diresse verso la mano sinistra del calciatore, chiusa ancora a pugno. Aya lo seguì spostando la luce posta sopra al tavolo.

«Una mano chiusa?»

«Non è solo una mano chiusa, Aya: è una mano chiusa che potrebbe contenere qualcosa che Tsubasa stringeva quando l’assassino ha sparato. Vedi che è rigida? Il rigor mortis ha impedito all’oggetto di uscire dalla presa, e adesso noi scopriremo di cosa si tratta!»

Facendo leva sulle dita riuscì ad allentare la presa: ne sbucò un pezzettino di carta. Usando delle pinze prese dal carrello portaoggetti Aya lo levò dalla stretta e lo scrutò attentamente.

«Uno scontrino… ma non conosco lo spagnolo…»

«Se non sbaglio Ozora giocava a Barcellona, no?»

«Mikiru ha fatto un corso di spagnolo, chiederò a lei se è in grado di tradurlo. Nient’altro?»

«Sì: cosa fai di solito quando esci di casa?»

«Io? Di solito controllo di avere le chiavi in tasca…»

«Ottima risposta: io intendo quando ti prepari…»

«Beh, l’ultimo tocco è la crema per le mani…»

«Interessante: io invece mi metto il gel… e anche Ozora deve averlo fatto, perché ne ha le mani imbrattate. Un gel extraforte, se ti interessa!»

«Questo può aiutarci a capire se ha aperto lui la porta: chiederò alla Scientifica se hanno trovato tracce di gel sulla maniglia interna. Ho un’altra domanda: il corpo è stato spostato perché impediva la chiusura della porta, dico bene?»

«Sì, sulla schiena ho trovato i segni del trascinamento.»

«Pensi che l’assassino l’abbia fatto per riuscire a spostarlo meglio? Intendo: si è accorto che non riusciva a chiudere la porta, quindi l’ha girato e l’ha trascinato per i piedi…»

«Potrebbe essere, però sul corpo non ho trovato i segni della porta, se è questo che intendi.»

«Beh, Katsuo, non ho bisogno di chiudere la porta con violenza per capire che il cadavere è d’intralcio! Io intendevo che forse il fatto che abbia dovuto girarlo per trascinalo significa che non aveva tutta questa forza…»

«Un manipolo di calciatori che non hanno la forza di spostare un corpo? Mi sembra strano… pensi ad una donna?»

«Non so ancora a cosa penso…  Grazie Katsuo: se scopri qualcos’altro chiamami!»

Gli posò un leggero bacio su una guancia, al che Katsuo la bloccò e la fissò dritta negli occhi:

«Va tutto bene?»

«Se continuate a chiederlo va a finire che vi rispondo “No”, così almeno vi preoccupate per qualcosa. Katsuo, sto bene, sto lavorando, e questo è importante…»

«So che è stata la fidanzata di Ozora a trovare il cadavere…»

La frase rimase sospesa nell’aria: Aya non rispose, si limitò ad abbassare lo sguardo e a sospirare profondamente.

«Sto bene, ma se avrò bisogno di aiuto sarai il primo a cui lo chiederò… o il secondo, se Mikiru è più vicina!»

«Questo è l’importante… ora va’, hai un assassino da catturare!»

Chi ha ucciso Ozora?

Eccomi qui, puntuale come tutti i sabati (vi prometto che mi impegnerò al massimo per mantenere questo passo!) il capitolo di Chi ha incastrato Peter Pan? A voi il giudizio, la trama si infittisce, quali misteri saranno nascosti nella testa dell'autrice??

Un doveroso ringraziamento a:
Silen: sono davvero onorata che ti piaccia la mia storia, spero continuerai a farmi sapere cosa ne pensi!
OnlyHope: ti porgo le mie condiglianze virtuali per la morte di Tsubasa, so che leggere questa fanfiction ti provoca gravi sofferenze, ma sono felice che tu lo faccia lo stesso XD L'agente Yamamizu è il mio personaggio originale meglio riuscito, credo, conta che è saltato fuori nel periodo in cui guardavo Fox Crime fino alle 2 di notte XDXDXD Sanae ha pianto? E non sai quanto ancora piangerà YAKYAKYAK (me MOOOOLTO sadica...) Bacioni tessora!
Saretta: mi raccomando, continua a elaborare informazioni, che magari lo scopri prima di tutti chi è l'assassino! Potremmo quasi aprire un contest per indovinare chi ha realizzato i sogni di mezzo fandom e infranto quelli dell'altro mezzo XD
Melanto: vorrei fornirti in anticipo l'indirizzo per spedire i fiori ma non vorrei rovinarti la suspence... per il momento non ti conviene ordinarli, aspetta ancora che sennò si seccano XD Bacioni grandi grandi e grazie...
Berlinene: onorata di ricevere una recensione addirittura dall'Olanda!! Grazie mille!!!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Sospetti ***


Nuova pagina 1

«Facciamo il punto della situazione, ti va?» propose Aya a Mikiru, dopo aver lanciato nel cestino l’ennesimo contenitore di caffè Starbuck’s.

«E se invece andassimo a casa a riposarci un po’?»

«Tu vai pure Mikiru, io preferisco rimanere qua… andrò a casa più tardi…»

«Aya, sono le 3 del pomeriggio, sono 12 ore che sei in piedi! Cosa aspetti a dormire un po’?»

«Mikiru, davvero! Andrò a casa alle 6, così cenerò con calma e poi mi riposerò…»

«Allora sto con te, così ceniamo insieme… avanti, cosa volevi puntualizzare?»

«Dunque- esclamò la mora alzandosi in piedi e dirigendosi verso una lavagna bianca e prendendo un pennarello –abbiamo una vittima apparentemente senza nemici, un assassino apparentemente senza movente e nessun indizio concreto…»

Scrisse quelle tre frasi in tre colonne separate da una netta linea rossa, poi si voltò verso la collega con aria affranta:

«È il caso del secolo, quello che ci permetterebbe di salire di grado, dobbiamo impegnarci… innanzitutto stiliamo una lista di possibili sospetti e relativo movente…»

«Dimentichi che ognuno dei suoi colleghi della nazionale ha un alibi perfetto: erano tutti insieme…»

«Tranne i coniugi Matsuyama…»

«Non trovo nessun movente plausibile, Aya…- disse la castana, sfogliando i dati che si era appuntata sul taccuino –I Matsuyama si sono sposati due anni fa, in Hokkaido. Ozora e la sua fidanzata erano presenti alle nozze, e la Nakazawa era addirittura testimone della sposa. Ti do ragione sul fatto che possa essere stata una donna, ma prova a pensare: e se fosse stato un uomo che ha voluto depistare le indagini?»

«Per adesso muoviamoci sulla pista della donna, ma non tralasciamo niente.»

«Le donne da sospettare allora sono: Matsuyama Yoshiko, Misugi Yayoi e Ishizaki Yukari…»

«E Nakazawa Sanae…»

«Anche lei? Ma l’hai vista? Quella donna è distrutta dal dolore, Aya!»

«Te l’ho detto, non dobbiamo tralasciare niente…»

«E quella ragazza che è arrivata dopo? Quella che ha raggiunto il gruppo stamattina… se non vuoi tralasciare niente devi scrivere anche lei…» ironizzò Mikiru.

«Hai ragione! Si chiama… si chiama…»

«Sugimoto Kumi…» mormorò la castana, sospirando.

Osservarono insieme la lavagna: Aya scosse la testa e si voltò verso l’amica.

«Mikiru, dobbiamo interrogare gli amici più intimi di Ozora, quelli che lo conoscevano da più tempo e che avevano rapporti di amicizia con lui. Non tutti quelli della squadra erano amici intimi.»

«So che Misaki Taro era il suo più caro amico… aggiungi anche Wakabayashi Genzo, Ishizaki Ryo, Izawa Mamoru e Morisaki Yuzo…»

«Ma tu come fai a sapere queste cose?»

«Sai che adoro il calcio: è stato facile scoprire le squadre in cui sono cresciuti i vari calciatori, è bastata una ricerca su internet.»

«Sei diabolica!» la prese in giro Aya, sedendosi alla sua scrivania che era dirimpetto a quella di Mikiru.

«Vuoi che li convoco per oggi pomeriggio?»

«Per adesso convochiamo solo Misaki e Wakabayashi. Sarà interessante sentire cos’hanno da dirci. Se non sbaglio Wakabayashi è quello che mi ha aggredito verbalmente stanotte.»

«Capiscilo, era sotto shock… non massacrarmelo, che ci sono i Mondiali quest’anno!» ironizzò la castana.

§§§

«Posso sapere per quale motivo sono stato convocato? Per caso sospettate di me? Devo chiamare il mio avvocato?»

«Non si scaldi, Wakabayashi-san, si tratta solo di un colloquio informale…- rispose Mikiru sedendosi davanti a lui –Io e la mia collega, l’agente Yamamizu, vorremmo solo porLe qualche domanda sul passato della vittima…»

«E per quale motivo avete chiamato proprio me?»

Aya si avvicinò e si sedette accanto a Mikiru:

«Non è stato difficile scoprire il passato della vittima: una semplice ricerca ci ha permesso di scoprire che lei e Ozora eravate amici di vecchia data.»

Con quella frase, l’orgoglio e la maschera di arroganza di Wakabayashi caddero, rivelando un uomo distrutto dal dolore.

«Arrivò a Nankatsu l’anno prima che unificassero le squadre delle scuole per partecipare al campionato nazionale: già dalla prima occhiata capii che lui era diverso, lui ci sapeva fare col pallone, e temetti che sarebbe stato un degno rivale. Fu così, perché fu il primo a riuscire a segnarmi un goal da fuori area, impresa tutt’ora difficile.»

«Era nata quindi una sorta di rivalità?» lo incalzò Aya, mentre Mikiru continuava a prendere appunti.

«Una sana e semplice rivalità sportiva, che svanì poco prima che partecipassimo al campionato. Tsubasa era una persona leale e sincera, difficilmente si riusciva a portargli rancore. Era… era un pezzo di pane, un uomo che si faceva voler bene da tutti…»

«Che mi dice della fidanzata, Nakazawa Sanae?»

«Quando eravamo piccoli Anego era un vero maschiaccio, seguiva tutte le partite della Nankatsu e guai a chi osava dire qualcosa di storto sulla squadra. Credo che per lei sia stato un vero e proprio colpo di fulmine, per Tsubasa. Quando lui è partito per il Brasile per seguire il suo sogno lei era… era distrutta dal dolore, stava malissimo, ma non si è mai lamentata, non ha mai detto niente che potesse impedire a Ozora di realizzarsi come calciatore. Lei era lì che lo aspettava, e nel frattempo ha continuato gli studi per crearsi un futuro. Quattro anni fa, dopo il Mondiale, lui le ha detto che aveva ottenuto un ingaggio a Barcellona e le ha chiesto di trasferirsi da lui; fu il coronamento del loro sogno d’amore, mancava solo il matrimonio, ma credo che fosse questione di tempo… Tsubasa amava le comparsate dopo i Mondiali…» ammise con un sorrisetto mentre la sua mente vagava nei ricordi.

«Wakabayashi-san, Lei sa se Ozora aveva dei nemici, o se qualcuno ce l’aveva con lui?»

«Tutti i “nemici” di Tsubasa erano a livello calcistico, temibili avversari che combattevano per la vittoria, ma si tratta di calciatori ad alto livello, non farebbero mai una cosa del genere…»

«Chi sapeva che Ozora era ancora in albergo, quella sera?»

Wakabayashi ci pensò un po’ poi rispose:

«Beh, noi tutti… poi i suoi genitori, credo… non saprei, insomma, eravamo amici…»

«Un’ultima domanda, Wakabayashi-san: Lei ha un’idea su chi potrebbe essere stato?»

Un sorriso serafico si formò sulle labbra del SGGK:

«E lo chiedete a me? Siete voi che dovete trovare il colpevole! Comunque no, non ho nessuna idea…»

«La ringrazio, Wakabayashi-san- lo congedò Aya alzandosi –La pregherei di rimanere a disposizione…»

«E chi si muove? Non ce ne andremo finché non scopriremo chi è stato…»

§§§

«Misaki-san, La ringrazio per essere venuto.»

«Se posso essere utile alle indagini, ben volentieri…»

Il volto del giovane era tirato: era evidente che il sonno l’aveva abbandonato e che il dolore per lui era molto forte. Nonostante questo cercava di dimostrarsi forte, forse per aiutare Sanae a sopportare la perdita.

«Misaki-san, in che rapporti era con la vittima?»

«Eravamo molto amici… direi che il legame che ci univa era quasi fraterno… Tsubasa è stata la prima persona che ho incontrato quando mi sono trasferito a Nankatsu, con mio padre… sa, io e lui viaggiavamo molto per via del suo mestiere, così io non facevo in tempo a fare amicizia che già dovevo ripartire, e non avevo trovato nessun amico sincero.»

«Con Ozora fu diverso? Perché?» Mikiru si sentiva una stronza a fare quel genere di domande, ma il suo mestiere le imponeva di vagliare tutte le possibilità concrete.

«Tsubasa era un ragazzo d’oro, sincero e leale: era impossibile serbargli rancore, tutte le rivalità… sportive naturalmente… erano riservate al campo da gioco. Chiunque lo incontrasse sul suo cammino non poteva fare a meno di… di volergli bene…»

Una lacrima scese lungo la gota del calciatore, al che Aya si alzò e gli porse una scatola di Kleenex e un bicchiere d’acqua.

«Grazie…- mormorò Misaki, bevendo un lungo sorso del liquido fresco e cristallino –Vede, agente Yamamizu, Tsubasa aveva molti rivali sul campo, ma nella vita tutti gli volevano bene. Questo glielo posso garantire.»

«Capisco… so che la Nakazawa ha aspettato a lungo prima che la vittima si decidesse a rendere ufficiale la loro unione.»

«Sì, ma era tipico di Tsubasa: mi ha sempre detto che teneva tantissimo a Sanae, ma non era disposto a trascinarla in giro per il mondo. Voleva stare con lei solo quando avrebbe avuto la certezza di stabilità, sia calcistica che economica, e il Barça per lui era l’occasione d’oro.»

«Ozora al Barcellona e lei al Jubilo Iwata, se non sbaglio… questo non Le creava un po’ d’invidia?- Mikiru cercò di tastare la situazione dal punto di vista delle invidie –Insomma, in Nazionale eravate la Golden Combi, mentre a livello di club Ozora era valutato di più rispetto a Lei…»

«Mi trovo molto bene nella mia squadra, non sento il bisogno di cambiare, e soprattutto non potevo che essere felice per il mio migliore amico. Non sono invidioso, non è un difetto che mi si addice.» rispose Taro pacatamente.

«Signor Misaki, Lei si è fatto un’idea? Intendo… secondo Lei, chi è stato?»

«Mi piacerebbe molto poterLe risponderle, ma purtroppo non lo so… non ho idea di chi sia stato a… a…»

«Va bene così, Misaki-san… Rimanga in città, potremmo riconvocarLa se ci saranno sviluppi.»

«Assolutamente. Arrivederci, agenti.»

«Siamo al punto di partenza, Aya… e la questione principale è sempre quella…»  

Chi ha ucciso Ozora?

Rieccoci qui, con le nostre due detective alle prese con i primi sospetti per raggiungere la verità. Devo dire che sono stata brava a nascondere gli indizi se ancora nessuna di voi si azzarda a fare delle ipotesi, eheheh... è altresì vero che siamo ancora agli inizi, i primi "veri" interrogatori sono appena stati svolti, e la verità è lungi dall'essere svelata!

E ora passo ai ringraziamenti di rito:
picciottina75: Felice di aver realizzato i tuoi "sogni più reconditi" XD Non sei l'unica ad essere felice della scelta della vittima, che ripeto è stata CASUALE (*schivo fucilata di Only*) Come vedi oggi, come tutti i sabati, torno ad aggiornare! Grazie per avermi dedicato un po' del tuo tempo, spero continuerai a seguire la mia storia!
Eos75: non sei l'unica a schivare gli oggetti lanciati XD Spero che la mia storia continuerà a piacerti, grazie per aver recensito!
Silen: sono davvero contenta che i miei personaggi originali abbiano sortito l'effetto sperato, e tranquilla che tra pochi capitoli scopriremo cosa nasconde il passato di Aya... o no?? Autrice malefica... intanto continuate a spremere le meningi per scoprire chi è stato! Grazie per seguirmi costantemente!
OnlyHope: lo so, sono cattiva, ma ti assicuro che il tuo adorato Tsubasa sarà vendicato... prima o poi (più poi che prima) si scoprirà chi è stato... mi raccomando, fammi sapere se avevi previsto giusto!!! Tvb
Melanto: Temevo ti fossi scordata di me SIGH... scherzo ovviamente, spero che la storia risulti di tuo gusto, anche perché ancora non so cosa ne salterà fuori! Chissà... grazie mille per l'attenzione che mi dedichi! SMACK
Berlinene: grazie per i commenti che mi hai rilasciato "in privato"!

Alla prossima!
Sakura

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Indagini ***


Nuova pagina 1

«Il rapporto balistico è sulla tua scrivania, se vuoi darci un’occhiata. Comunque niente che non sapessimo già, se non la conferma che i colpi sono stati sparati da distanza ravvicinata e che l’arma era dotata di un silenziatore.»

«Questo l’avevamo già immaginato: a quell’ora è impossibile sparare senza silenziatore e sperare di farla franca. Anche il numero di matricola della pistola è stato cancellato con l’acido, chissà da dove l’ha tirata fuori, quella maledetta pistola… E la Scientifica non ha portato nient’altro?»

«Hanno controllato la maniglia della porta, come hai suggerito tu, e in effetti hanno trovato tracce di gel. Diventa chiaro che è stata la vittima ad aprire.»

«E lo scontrino che Katsuo ha trovato nel pugno di Ozora?»

«Qui viene il bello!!- esclamò Mikiru avvicinandosi ad Aya con una busta trasparente contenente lo scontrino in una mano e il suo fedele taccuino –Il mio spagnolo è arrugginito, ma certe parole non le dimentichi mai! Questo è uno scontrino di una gioielleria, ma non una gioielleria qualsiasi: ho controllato su Internet e si tratta di una delle gioiellerie più “in” di Barcellona!»

«È un prezzo assurdo!- esclamò Aya dopo aver convertito la cifra in yen –Cosa mai può aver acquistato per un prezzo così?»

«Ricordi cos’ha detto Wakabayashi a proposito delle comparsate che Ozora amava fare dopo i Mondiali?»

«Pensi che avesse acquistato un gioiello per la fidanzata?»

«Di più, Aya: credo che volesse proporle di sposarlo!»

«Mi sembra che tu stia azzardando delle ipotesi, Mikiru: non abbiamo elementi che possano…»

«E invece sì!- la interruppe la collega –Stanotte ho chiamato la gioielleria per avere una conferma: ho avuto fortuna, ho parlato proprio con il commesso che ha venduto l’anello con il solitario. Si tratta di una collezione speciale di quella gioielleria, la collezione “Proposta d’amore”, creata apposta per le persone che vogliono rendere speciale il momento della proposta di matrimonio. Pare che Ozora abbia scelto il pezzo migliore della collezione, senza badare a spese.»

«Io però non ho notato nessun anello vistoso al dito della Nakazawa… probabilmente è vero che voleva aspettare dopo il Mondiale…»

«Torniamo nella stanza d’albergo, cerchiamo quell’anello, ovunque!»

Le due detective indossarono le giacche per coprire le fondine delle pistole e uscirono dalla stazione di polizia: salirono sulla Yaris color antracite di Mikiru e si diressero verso il Ritz Hotel di Tokyo.

«Pensi che l’assassino sapesse dell’anello e volesse rubarlo?» domandò la castana alla sua collega mentre entravano nella stanza del delitto.

«Non saprei, Mikiru… perché munirsi di una pistola col silenziatore se devi solo rubare un anello?»

«Però c’è anche un altro interrogativo, Aya: per quale motivo Ozora aveva in mano lo scontrino dell’anello? E perché se l’è portato dietro per un’amichevole, se aveva intenzione di darlo alla sua fidanzata dopo il Mondiale?»

«La storia della proposta dopo il Mondiale è una teoria… mi piacerebbe sapere se Misaki sa qualcosa: era legato alla vittima molto più di Wakabayashi, quindi credo che sappia qualcosa che ancora non ci ha detto…»

Aya aveva appena finito di ispezionare l’armadio, quando improvvisamente si voltò verso la porta:

«Il cadavere è stato girato…» mormorò.

«A cosa pensi?»

«Vorrei sapere le traiettorie dei proiettili: Katsuo ha detto che Ozora è caduto prono, e dopo è stato girato supino, ma solitamente l’impatto con i proiettili è talmente violento da farti cadere all’indietro.»

«A meno che non sia passato qualche attimo tra i colpi… primo colpo: Ozora cade in ginocchio; secondo colpo e terzo colpo: perforazione del polmone e lui finisce a terra, prono.»

«Ok, Mikiru… ma adesso come me lo spieghi il fatto che il cadavere sia stato girato? Una volta ucciso non doveva interessarsi a come spostarlo… bastava trascinarlo per poter chiudere la porta.»

«Torniamo alla base e convochiamo Misaki, Aya: ho qualche domanda da porgli!»

§§§

«Buongiorno, Misaki-san.»

«Agente Hakitawa, ci sono novità?»

«Misaki-san, Lei era a conoscenza del fatto che Ozora avesse acquistato un anello?»

«Io… Tsubasa mi aveva accennato al fatto che volesse chiedere a Sanae di sposarlo, però…- rimase qualche secondo in sospeso, come se stesse cercando nella memoria qualche dato che potesse essere utile –Un momento: ora che ci penso, c’è stata una frase di Tsubasa a cui non ho dato peso, però adesso capisco… durante la cena, la sera in cui è morto, mi disse che ci avrebbe impiegato un po’ a raggiungerci perché doveva telefonare a Barcellona, e poi avrebbe fatto una dichiarazione particolare… io subito pensai che volesse dirci che il Barça gli confermava il contratto, o gli aumentava l’ingaggio… però forse… forse voleva annunciare…- rimase in silenzio qualche secondo –Chi lo dirà a Sanae adesso?»

Mikiru non sapeva cosa dire per consolare il ragazzo, che effettivamente aveva sollevato una questione importante: la fidanzata della vittima non sapeva niente della proposta di matrimonio, e adesso a loro toccava il gravoso compito di avvisarla. Congedò il calciatore e raggiunse Aya, e le spiegò la situazione.

«Convocheremo la Nakazawa domani pomeriggio, oggi abbiamo altre cose da fare: guarda!» e le porse un fascicolo.

«Sono i tabulati delle entrate in camera. La sera del delitto la chiave di Ozora è stata usata alle ore 22, alle 23:15 e a mezzanotte meno cinque.»

«E ora guarda questo.»

«I tabulati telefonici dell’albergo. È stata effettuata una chiamata intercontinentale a Barcellona che è durata dalle ore 22:30 alle ore 23:45. È la chiamata che ha fatto Ozora ai dirigenti del Barcellona F.C., ho già parlato con loro e mi hanno confermato tutto.»

«Ma se Ozora era al telefono con i suoi dirigenti, come ha fatto a entrare in camera alle 23:15 con la sua chiave?» domandò retoricamente Aya.

«Qualcuno ci ha mentito, oppure gli è stata sottratta la chiave…»

«Mikiru, qua c’è qualcosa sotto. Il migliore amico che ci nasconde la storia del matrimonio, l’amico portiere che parla degli avversari come di “nemici”… dobbiamo interrogare la Nakazawa, ma voglio che uno psicologo segua l’interrogatorio da dietro il vetro, per analizzare i comportamenti della ragazza.»

«Aya, io mi rifiuto di credere che si tratti di un complotto…»

«Non mi stupisco più di niente, ormai…»

Chi ha ucciso Ozora?


Finalmente abbiamo scoperto la natura dello scontrino (ve ne ricordavate, vero??). Un applauso ad OnlyHope che qualcosina aveva intuito! E voi? A che punto siete con le vostre personalissime indagini??

Vi chiedo scusa per l'aggiornamento tardivo, problemi personali e il compleanno di mia nonna mi hanno impedito di aggiornare! E vi anticipo subito che il prossimo aggiornamento sarà venerdì, e non sabato!

Ringrazio Only, Silen, Saretta, Melanto e Nene!

Baci - Sakura-


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sanae ***


Un

Un’altra notte insonne, la terza da quanto Tsubasa era stato ucciso… non poteva chiudere gli occhi, come lo faceva si ritrovava l’immagine del corpo esanime della persona che amava più di ogni altra cosa, con gli occhi sbarrati e il sangue sparso ovunque. Era un’immagine che mai e poi mai avrebbe cancellato dalla sua memoria; e mai e poi mai avrebbe cancellato il ricordo di Tsubasa, l’unico ragazzo che aveva mai amato, con tutta sé stessa, e l’unico ragazzo che l’aveva fatta sentire amata, desiderata, unica…
Si alzò svogliatamente e si diresse in bagno, dove lo specchio rimandò l’immagine di un viso pallido ed emaciato, con gli occhi scavati e contornati da occhiaie, rossi per il pianto. Si sciacquò la faccia e fece una doccia veloce, ben sapendo che quell’operazione non avrebbe cancellato i segni del suo dolore; poi indossò una camicetta e un paio di semplici jeans e scese a far colazione. Per fortuna avevano cambiato albergo, non avrebbe retto allo stress emotivo di percorrere gli stessi corridoi che aveva percorso con Tsubasa e che aveva percorso anche il suo assassino.
La sala da pranzo era vuota, fortunatamente, eccezion fatta per i suoi amici e compagni di Nazionale di Tsubasa. Yayoi, Yukari, Yoshiko stavano già sbocconcellando qualcosa, così come gli altri ragazzi; solo Kumi sembrava aver appetito.
Beata lei… pensò Sanae, sedendosi al tavolo con le amiche e salutandole con un cenno del capo.

  «Cosa ci fanno qui le due agenti di polizia?» domandò ad un tratto Yukari, interrompendo il silenzio. Sanae si voltò ma parve non riconoscerle.

«Stanno solo conducendo le indagini…- intervenne Taro, parlando a bassa voce –Io e Genzo siamo stati convocati per un colloquio informale… vorranno parlare con qualcun altro…»

L’agente Yamamizu e l’agente Hakitawa si avvicinarono al tavolo delle ragazze e salutarono con un leggero inchino:

«Nakazawa-san, avremmo bisogno di parlare con Lei… può seguirci in centrale?» le disse gentilmente Mikiru.

«Non possiamo farlo qui?»

«Purtroppo no: anche se informali, questi interrogatori devono essere condotti in centrale.» rispose Aya.

Sanae rimase in silenzio immobile per qualche secondo, poi si alzò e seguì le due agenti.

«Dobbiamo cominciare a chiamare gli avvocati? Siamo tutti sospettati?» esclamò ad un tratto Yukari.

Aya si voltò lentamente e fissò la sua interlocutrice con aria seria:

«Noi stiamo solo cercando di scoprire chi ha ucciso il vostro amico: pensavo che anche voi foste interessati a scoprire chi è stato.»

«Questo però non significa che possiate portare via Sanae così, come se fosse lei l’indiziata principale!» intervenne Yayoi, alzandosi in piedi.

«Sono d’accordo- intervenne Mikiru –Per questo motivo fuori c’è un taxi che ci aspetta, e non una volante. E ora, se volete scusarci…»

Quando furono sul taxi, Sanae parlò per la prima volta senza essere interloquita:

«Dovete scusare i miei amici… sono solo preoccupati per me…»

«Nakazawa-san, noi capiamo perfettamente il Suo stato d’animo e quello dei Suoi amici, ma noi stiamo solo svolgendo il nostro lavoro: vogliamo scoprire chi ha ucciso Ozora perché prima di essere una star internazionale del calcio era una persona, una persona come lo siamo noi…- Aya parlava dolcemente –E so perfettamente cosa provi in questo momento, Sanae…»

Sanae alzò improvvisamente lo sguardo, sia perché l’agente Yamamizu le aveva dato del tu e l’aveva chiamata per nome, sia perché quella frase, semplice, l’aveva profondamente colpita.

«Solo chi ha provato la mia esperienza può capire cosa provo…» mormorò, fissando l’agente negli occhi.

«Ha ragione… scenda, siamo arrivati.»

La fecero entrare in una stanza fredda e spoglia, se non per un tavolo con due sedie e due applique poste alle pareti laterali. Si sedette e aspettò con pazienza che qualcuno la raggiungesse. Per fortuna l’attesa fu breve: dopo pochi minuti l’agente Hakitawa la raggiunse e le porse un bicchier d’acqua.

«Se gradisse altro, me lo dica senza problemi: non è sotto accusa, si tratta solo di un colloquio per capire alcuni dettagli della vita del Suo compagno.»

«Sono a Sua disposizione, agente Hakitawa. Mi chieda pure tutto quello che vuole.»

«Da quanto tempo conosceva Ozora?»

«Da una vita… lui si è trasferito a Nankatsu circa 15 anni fa, e per me è stato un colpo di fulmine: era diverso dagli altri ragazzini che giocavano a calcio. Wakabayashi era arrogante, Ishizaki era un buffone… Tsubasa no, Tsubasa era serio, sapeva quello che voleva ma non ti metteva in imbarazzo, né ti umiliava. Era più forte degli altri ragazzi che giocavano con lui, eppure tutti lo adoravano perché non li mortificava.»

«Vi conoscevate da tanto, eppure erano solo 4 anni che stavate insieme…»

«Ufficialmente sì; lui ha sempre anteposto il calcio a me, ma non lo faceva per cattiveria o per stupidità. Lui mi ha sempre detto che prima di mettere su famiglia con me, voleva potermi offrire una certa stabilità.»

«Stabilità economica?»

«Non solo. Si sa che il lavoro di calciatore porta a viaggiare tanto: finché è rimasto in Brasile io ho proseguito la mia vita qui in Giappone; quando gli è stato offerto l’ingaggio dal Barcellona, nonostante non fosse stato messo subito in prima squadra, ha capito che quello era il suo futuro e mi ha chiesto di andare a vivere con lui.»

«A vivere insieme, quindi, senza sposarVi.»

Sanae emise un gemito e le sue labbra si incrinarono come a formare un sorriso, ricordando quei giorni felici:

«Mi disse che il giorno in cui avrebbe avuto la certezza di essere titolare in squadra mi avrebbe chiesto di sposarlo… diceva che le tappe del nostro amore avevano sempre seguito le sue tappe calcistiche, e così doveva continuare…»

«Nakazawa-san, ho parlato personalmente col dirigente del Barcellona che ha avuto il colloquio telefonico con Ozora la sera dell’omicidio. Mi ha detto che il procuratore di Ozora aveva appena preparato un contratto da fargli firmare, un ottimo contratto…- Sanae la fissò con gli occhi sbarrati –Un contratto che blindava il calciatore alla società catalana per 5 anni. In prima squadra. Come titolare. –Ora Sanae tremava, mentre alcune lacrime già solcavano le pallide guance –Ozora sapeva già di questo contratto prima che voi lasciaste la Spagna per venire qui per l’amichevole, e per questo si era premunito… abbiamo trovato uno scontrino, nel pugno di Tsubasa. Si tratta di uno scontrino di una gioielleria molto famosa di Barcellona.– Sanae si portò le mani alla bocca e cominciò a singhiozzare –Ho contattato la gioielleria e… mi è stato confermato che la vittima aveva acquistato un anello con solitario della collezione “Proposta d’amore”…»

Sanae crollò e iniziò a piangere a dirotto: Aya entrò in quel momento e le portò la scatola dei Kleenex e un altro bicchiere d’acqua, ma uscì immediatamente. Per un quarto d’ora Mikiru rimase in silenzio e immobile ad osservare la disperazione della ragazza, senza riuscire a fermarla. Quando finalmente la ragazza si calmò, Mikiru riprese a parlare:

«Immagino che Lei non ne sapesse niente…»  

«No, non ne avevo la più pallida idea… non mi aveva neanche detto che il suo procuratore stava spingendo per un nuovo contratto… voleva farmi una sorpresa, era tipico del suo stile…» concluse con un amaro sorriso.

«C’è solo una cosa che ancora non ci spieghiamo: abbiamo controllato in tutta la stanza, abbiamo controllato tutti gli effetti personali della vittima, ma dell’anello non c’era traccia, però sappiamo che voleva farle la proposta quella sera: ha idea di dove possa essere l’anello?»

«Immagino che sia stato Taro a dirvi che voleva farmi la proposta quella sera: a cena avevo notato che parlavano fitto fitto ma non ho dato peso alla cosa perché so che loro erano molto legati. Io però non ho idea di dove possa essere l’anello, non sapevo neanche che lo avesse con sé.»

«La ringrazio Nakazawa-san: la mia collega La riaccompagnerà in albergo in macchina, così potrà riposarsi.»

«Arrivederci.»

Aya stava aspettando Sanae fuori dall’edificio: la fece accomodare in macchina e, senza parlare, si sedette alla guida e si immise nel traffico della capitale.

«Ho riflettuto su quello che mi ha detto prima– Sanae ruppe il silenzio –sul fatto che capiva il mio dolore… la Sua faccia non mi era nuova, così ho pensato a dove L’avessi già vista, e improvvisamente mi è venuto in mente un articolo di giornale di un paio di anni fa…- Aya rimase in silenzio ma strinse il volante con più forza, tant’è che le si sbiancarono le nocche –Takamatsu Keisuke… era il Suo ragazzo, vero?- Aya non rispose, ma continuò a guidare imperterrita –Fu Lei a ritrovare il corpo, dico bene?»

«L’agente di polizia sono io!- esclamò improvvisamente Aya –Sono io che faccio le domande!»

Accostò la macchina davanti all’hotel in cui alloggiava Sanae: la ragazza scese ma prima di chiudere la portiera dell’auto si chinò e le disse una frase:

«Solo Lei può capire il mio dolore, come mi ha detto… ma solo io posso capire la Sua voglia di trovare il responsabile… non lasci che questo delitto resti impunito…»

Chiuse la portiera ed entrò nell’albergo, lasciando Aya da sola con i suoi pensieri…

Chi ha ucciso Ozora?

 

Accipicchia, la nostra Aya si è proprio scaldata quando ha sentito parlare di questo Keisuke... chissà cosa nasconderà nel suo passato! Intanto abbiamo dovuto dare a Sanae la notizia, al di là delle antipatie penso sia saggio unirsi al suo dolore... o per lo meno fingete! XD
Ringrazio doverosamente tutte voi che continuate a seguirmi: Nene, OnlyHope, Silen, Eos (Betta ti ha istruito bene, eh? XD), Saretta, Melanto... grazie di cuore per il vostro affetto e il vostro calore!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Ricordi ***


Sdraiata sul letto

Sdraiata sul letto, con lo sguardo fisso al soffitto, Aya vagava nei ricordi di un passato in cui era ancora felice. Ai tempi la notizia della morte di Keisuke aveva fatto il giro del paese, sia per la crudeltà, sia per le dinamiche.
Quella sera l’agente Takamatsu stava rientrando a casa quando fu aggredito alle spalle: l’aggressore lo trascinò violentemente in casa e lo sbatté sul pavimento, lo colpì ripetutamente fino a fargli perdere i sensi, lo spogliò e lo legò al letto. Quando Keisuke riprese conoscenza (stando alla ricostruzione dei fatti), l’aggressore gli tappò la bocca con un fazzoletto di stoffa e abusò ripetutamente di lui con svariati oggetti, usando anche una corda per frustarlo; cercando di urlare, Keisuke si soffocò col fazzoletto: questo eccitò l’aggressore che iniziò a colpirlo ripetutamente in testa fino a sfondargli il cranio.
Aya era di turno quella notte: quando rientrò nell’appartamento che condivideva con Keisuke e lo trovò in camera da letto, per lei fu uno shock tremendo. Le pareti erano ricoperte da schizzi di sangue e di cervello; il corpo del giovane, straziato dalle frustate e dilaniato da diverse coltellate, giaceva sul letto, posizionato di lato, e accanto a lui l’aggressore, diventato carnefice, dormiva come un bambino abbracciando lo scempio che aveva compiuto.
Aya non ricordava più con che forza d’animo era silenziosamente uscita dalla camera da letto e aveva chiamato Kitano: l’uomo era accorso con i rinforzi, mentre la ragazza, seduta in cucina, aveva lo sguardo fisso nel vuoto.
Si era poi scoperto che l’assassino non era nuovo a questo genere di abusi sessuali, ma era la prima volta che la violenza sfociava in omicidio. Era stato rinchiuso in un manicomio criminale, ma questo non aveva consolato Aya, né tantomeno la famiglia di Keisuke. Katsuo, cugino di primo grado di Keisuke, aveva assistito all’autopsia, non potendola eseguire lui direttamente, perché voleva assicurarsi che nulla venisse trascurato. Era stato in quel periodo che il rapporto tra lui e Aya si era creato, permettendo loro di costruire una solida amicizia che fungeva anche da sostegno morale.
Per Aya la perdita di Keisuke aveva segnato una svolta nella sua vita: da quel momento aveva cambiato atteggiamento nei confronti degli uomini e soprattutto dei criminali. Aveva iniziato a frequentare una palestra di karate per imparare a difendersi, aveva investito tutta l’energia di ogni cellula del suo corpo nel suo lavoro, ma soprattutto non si era più innamorata. Era come se il suo cuore si fosse chiuso a chiave e avesse impedito a nuovi sentimenti di fiorire: era uscita con altri uomini, ma nessuno aveva acceso in lei la fiamma della passione. La vita per lei era continuata, e pian piano il dolore aveva lasciato il posto a una sottile morsa allo stomaco, ma nessuno poteva prendere il posto di Keisuke nel suo cuore, e forse questo le impediva di rifarsi una vita.
Si alzò dal letto e si diresse in cucina: aveva cambiato casa, naturalmente. Sarebbe stato impensabile vivere in quell’appartamento, ogni giorno aprendo la porta di casa avrebbe rivissuto quella tragedia. Ora viveva in un bilocale, piccolo ma comodo, fornito dello stretto necessario e arredato sobriamente. L’unica foto che troneggiava sulla credenza era quella di Aya e sua nipote, l’unica gioia capitatale dopo la tragedia. Si sedette a tavola e accese il portatile: voleva verificare un’ipotesi sull’omicidio di Ozora. Forse Kitano le aveva affidato il caso perché sapeva che lei avrebbe impiegato anima e corpo per risolverlo… con un programma apposta ricreò la stanza dell’albergo in 3D, poi inserì le coordinate del ritrovamento del cadavere e delle varie chiazze di sangue. Poi vagliò l’ipotesi del trascinamento, riportando il corpo di Tsubasa davanti alla porta e voltandolo prono. Poi lo posizionò eretto e inserì i dati della traiettoria dei proiettili che le erano stati forniti dal rapporto della Scientifica, e in base a quelli stabilì a che altezza doveva essere la pistola.

«La traiettoria parte dal basso…- mormorò –Non può essere stato un uomo…»

Prese in mano il cellulare e compose il numero della collega:

«Mikiru? Ho scoperto una cosa che potrebbe risultare interessante… sì… ah, hai un appuntamento… ma no, figurati. Facciamo così, ne parliamo con calma domattina… non ci penso nemmeno, non voglio rovinare il tuo appuntamento… farò un bel bagno caldo e andrò a letto, così domani sarò fresca, al contrario di te che farai le ore piccole… tranquilla, salvo la ricostruzione che ho fatto e domani ti spiego tutto… divertiti…»  

§§§

«Potevi venire ieri sera, non si trattava di un appuntamento galante!»

«Figurati se mi intrometto! Comunque sei troppo riposata, non è andato come ti aspettavi?»

«È andato bene, ma sono tornata presto: mi hai incuriosito con la storia della ricostruzione…»  

«Ora te la mostro… ecco, vedi? Ho inserito le coordinate delle varie tracce ematiche rilevate nella stanza. Questa qui, che è la più grossa, indica che Ozora è caduto lì quando gli hanno sparato, quindi ho inserito le coordinate per spostare lì il cadavere, e l’ho girato prono…»

«Fin qui ci siamo…»  

«Ora guarda: sistemiamo Ozora in posizione eretta e inseriamo le coordinate delle traiettorie dei proiettili… Ozora era molto alto, quindi subito non ci ho fatto caso, ma adesso non noti niente?»

«La traiettoria dei proiettili è dal basso verso l’alto, anche se di poco… quindi l’assassino è più basso di Ozora…»

«Di almeno 15 centimetri.»

«Ho letto io quel rapporto, perché non me ne sono accorta?»

«Eravamo concentrate sulla sparizione dell’anello, ma adesso almeno qualcosa torna, non credi?– Mikiru la osservò perplessa, così Aya continuò nella sua spiegazione –L’assassino è più basso di Ozora, ha poca forza e ormai è evidente che ha rubato l’anello di fidanzamento…»

«Una donna…»

«Già ma non una qualsiasi: una donna che aveva a che fare con lui, che in qualche modo gli era legata e non voleva che si sposasse…»

«Quindi possiamo escludere Sanae?»

«Penso di sì, anche se la certezza non c’è mai… dimmi una cosa: la Scientifica aveva sottoposto tutti all’esame del guanto di paraffina?»

«Sì, ma tutti gli esiti erano negativi…»

«Quindi l’assassino non è tra loro, oppure portava i guanti…»

«Escludendo gli uomini, rimangono le donne da indagare… dobbiamo convocarle e interrogarle.»

«Facciamolo subito, ma prima vorrei riparlare con Sanae!»

§§§

«Buongiorno, agente Yamamizu…»

«Nakazawa-san, Si accomodi, prego. Senta, L’ho fatta convocare perché ho ragione di pensare che l’assassino del Suo compagno sia una donna: Lei pensa a qualcuno, conosce qualcuna che magari ha scoperto che Ozora voleva sposarsi con Lei e presa dalla rabbia lo abbia ucciso?»

Sanae la fissava inebetita, poi emise un gridolino che quasi sembrava una risata isterica:

«Lei mi sta prendendo in giro, agente Yamamizu! Questo è uno scherzo di pessimo gusto!»

Fece per alzarsi, ma la frase successiva di Aya la bloccò a mezz’aria e la costrinse, suo malgrado, a risedersi.

«L’assassino ha rubato l’anello… non ne abbiamo la certezza, ovviamente, ma abbiamo buoni motivi per crederlo…»

«Non ne ha la certezza, come ha detto lei!» Sanae era in preda ad una crisi isterica, Aya ne era consapevole, ma continuò ugualmente a porre le sue domande.

«Nakazawa-san… Sanae… provi a pensare a qualcuno… non Le viene in mente nessuno?»

«Agente Yamamizu, io non Le permetto di insinuare che Tsubasa si vedesse con un’altra donna!- esclamò Sanae, scattando in piedi e con gli occhi pieni di lacrime –Io e Tsubasa eravamo felici, nessuno dei due voleva altro dalla vita, e adesso Lei insinua che lui avesse una relazione con un’altra? Lei mi offende.» e detto questo, salutò con un breve inchino e uscì dalla stanza sbattendo la porta. Aya si appoggiò allo schienale e portò le mani dietro la testa, sospirando tristemente: il caso era più complicato del previsto, e fino a quel momento nessun indizio sembrava portare da qualche parte. Ma proprio mentre stava pensando a cosa fare, le arrivò un messaggio da parte di Katsuo: aveva trovato qualcosa sul cadavere.

Chi ha ucciso Ozora?

Eccomi qui, acciaccata da una stupidissima parainfluenza che si è prolungata più a lungo del previsto, ma questo non mi trattiene dall'aggiornare questa storia che ormai è entrata nelle vostre menti come un virus XD
Ringraziamenti come al solito, e scusate per settimana scorsa, ma alcuni imprevisti familiari mi hanno impedito di farmi viva prima di sabato sera... questa settimana rimedio!!!
Silen: ecco svelato il passato della nostra detective! Spero di non aver deluso le aspettative... alla prossima!
OnlyHope: sinceramente mi fa "piacere" che il dolore di Sanae sia arrivato così tanto perché era proprio quello che volevo ottenere, rendere palpabili i sentimenti di un personaggio cartaceo...
Saretta: già, non è stata una rivelazione molto delicata, ma d'altronde il lavoro della poliziotta non è quello di consolare... hai però ragione nel dire che sono cattifa AHAHAH (risata satanica XD)
Melanto: sinceramente mi sono chiesta più di una volta cosa avrei fatto al posto di Sanae... non so rispondere però, dovrei trovarmi nella situazione, e sinceramente preferirei non trovarmici!!! Ecco il passato di Aya, e magari fammi sapere le tue ideuzze, magari corrispondo a verità... o magari no XD
Bacioni a tutte!

Sakura crime scene investigation is back!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** L'accusa ***


Nuova pagina 1

«Sono corsa appena Takumi mi ha portato il messaggio! Di che si tratta?»  

Aya si avvicinò al tavolo per le autopsie dove il cadavere di Ozora era stato posato nuovamente dopo averlo tirato fuori dal freezer.

«Ti dico subito che è stato un colpo di fortuna, dovuto al fatto che ho aperto per sbaglio lo sportello dove era posto il cadavere di Ozora.»

«Allora???»

Katsuo notò un certo nervosismo in Aya, certamente dovuto al fatto che le indagini proseguivano a rilento, così le fece cenno di avvicinarsi e le mostrò la gota sinistra della vittima 

«Cos’è?»

«Quel segno bianco che tu vedi, detective, è un composto di paraffina liquida, olio di ricino, cera, petrolato, glicerina e altro…» le rispose l’anatomopatologo, leggendo il referto che aveva ottenuto dal laboratorio di analisi.

«Vuoi dire… burrocacao!?»

«Proprio così, mia cara… con la temperatura bassa il composto si è seccato ed è diventato bianco, quindi più visibile ad occhio nudo. Questo mi ha fatto pensare che l’assassino, oltre ad aver toccato il cadavere, doveva nutrire sentimenti profondi per il capitano della nazionale di calcio…»

«Hai trovato tracce di DNA?»

«È proprio qui che mi trovo in difficoltà, o per meglio dire, che il laboratorio si trova in difficoltà: potrebbe essere quello di Nakazawa Sanae, ma ti ripeto e sottolineo “potrebbe”…»

«Da cosa è dovuta questa incertezza?»

«Dalla data in cui è stato prelevato il campione: non so se lo sai, ma Nakazawa è stata qui e mi ha chiesto di vedere il cadavere. Io non ho saputo dirle di no, ma non ti posso giurare che non abbia dato un bacio al suo amato in quell’occasione… seconda cosa: col freddo il DNA potrebbe essere alterato, e…»

«Alt, qui ti interrompo io: alterato va bene, ma guarda caso salta fuori quello di Sanae? Sarei più propensa a pensare che l’abbia baciato quando è venuta qui… la prova del DNA in tribunale non reggerebbe mai.»

«Ok, allora ti consiglio di andare a trovare Tanaka in laboratorio: dopo la mia scoperta gli ho chiesto di analizzare per bene i vestiti…»

«Ok, allora vado subito! Ti tengo aggiornato!»

§§§

«Se non fossi venuta tu ti avrei chiamato io: l’intuizione di Takamatsu è giusta… Katsuo potrebbe tranquillamente fare il detective!»

«Sono d’accordo, Ken: in più di un’occasione il suo aiuto è stato determinante…» commento Aya, avvicinandosi al bancone su cui erano stesi gli abiti indossati da Ozora la sera dell’omicidio.

«Allora, da dove iniziamo… sai già tutto dei fori dei proiettili, dico bene?»

«Sì, ho letto il rapporto.»

«Bene, allora parto con le novità: in primis, ho trovato tracce di gel extraforte sulla tasca interna della giacca…»

«Veramente?- esclamò Aya, il cui sguardo si illuminò –Questa è un ottima notizia! Pensiamo che la vittima avesse un anello che è poi stato rubato dall’assassino…»

«Allora ti farà proprio piacere sapere che c’erano tracce biologiche, su quella tasca…»

«L’unto delle mani?»

«No, lacrime.»

«Lacrime?» Aya rimase perplessa a quella scoperta.

«Proprio così, lacrime…  le ho fatte analizzare dal laboratorio del DNA e ho scoperto che sono della ragazza di Ozora. So che sono stati raccolti i DNA suo e di Wakabayashi per isolare la scena del crimine…»

«Sì ma… aspetta prima di accusare qualcuno: lei stessa ci ha detto che si è avvicinata al cadavere mentre Wakabayashi chiamava l’ambulanza.»

«Sapevo che me lo avresti fatto notare, e per questo motivo ho cercato tracce di lacrime anche all’esterno della giacca, sul lato della tasca interna, per verificare che le lacrime non siano passate attraverso il tessuto. Purtroppo per la Nakazawa non ne ho trovata nessuna…»

«Quindi a questo punto diventa lampante che…» Aya sospirò senza finire la frase. Ringraziò Ken e appena uscita dal laboratorio chiamò Mikiru per informarla delle novità.

«Stavo per chiamarti io: abbiamo trovato l’arma del delitto, la sto portando in laboratorio, anche se non credo ci sarà bisogno di ulteriori conferme!»

«In che senso?»

«L’abbiamo trovata nella camera di Nakazawa-san, nell’albergo dove si trova ora. Era dentro ad un calzino e corrisponde in pieno all’arma del delitto.»

«Quindi… è lei?»

«Non ha confessato, ma lo farà presto, non appena il laboratorio ci darà il risultato delle analisi. Aspettami lì!»

§§§

Mikiru rigirava tra le mani il rapporto, scrutando di tanto in tanto Sanae che se ne stava seduta davanti a lei, con gli occhi rossi e gonfi e lo sguardo basso. Aya, accanto a Mikiru, non diceva niente e si limitava ad osservare la scena.

«Nakazawa-san, ormai è inutile cercare di nascondersi: il laboratorio ha confermato che la pistola trovata nella Sua valigia è quella dell’omicidio, e che le impronte trovate sono le Sue. È stato ingenuo da parte sua usare i guanti per l’omicidio e non ripulire la pistola dalle impronte precedenti.»

«Le ripeto che… io non ho mai visto quella pistola… non saprei neanche come usarla… mi deve credere, io non ho ucciso Tsubasa… lo amavo!»

«Sappiamo che a Barcellona lui era diventato molto “intimo” con la figlia di uno dei dirigenti della società… si tratta di un’affascinante diciottenne… aveva paura di non riuscire a sostenere il confronto? Eppure Lei è ancora giovane…»

«Le ripeto che non sono stata io! Che motivo avrei avuto? Amavo Tsubasa e mi fidavo di lui, mi fidavo ciecamente!»

«E le tracce di burrocacao sulla guancia, come Le spiega?»

«Quando… quando ho capito che era morto io… gli ho dato un bacio… forse è lì che ho lasciato le tracce… non potete pensare veramente che sia stata io!»  

«Quello che pensiamo noi è indifferente.- continuò Mikiru –I fatti ci portano ad un’unica conclusione. L’agente Takahashi L’accompagnerà in cella.»

«Ho dovuto lottare contro il calcio, contro le ragazze che volevano portarmelo via, contro il Brasile, ho aspettato finché non realizzava il suo sogno e mi permettesse di condividerlo con lui, e secondo voi l’avrei ucciso? Voi siete pazze!!»

Nella sala d’aspetto gli amici più intimi di Sanae osservarono sgomenti e sconvolti l’agente Takahashi che scortava la loro amica. Genzo scattò in piedi e si avvicinò minaccioso ad Aya, ma Mikiru si frappose fra i due:

«Sono stata io a condurre l’arresto, Wakabayashi-san. Vorrei ricordarle che Lei si trova in una centrale di polizia, circondato da poliziotti che stanno assistendo alla scena e non esiteranno un momento ad arrestarLa per aggressione a pubblico ufficiale, quindi Le conviene calmarsi e tornare a casa. Le assicuro che le indagini sono state condotte nel miglior modo possibile.»

«Avrete notizie del mio avvocato.» disse il giovane lapidario, dopodiché se ne andò seguito dai suoi amici.

«Aya, ti vedo pensierosa: qualcosa non va?»

«Non ci crederai, Mikiru… ma c’è qualcosa che non mi torna…»

«Hai paura di quello che ha detto Wakabayashi? Abbiamo le spalle coperte, tutte le tracce sono a nostro favore!»

«È proprio questo che non mi convince, Mikiru: quando mai tutte le tracce sono così evidenti e palesi? E poi prova a pensare un secondo: com’è possibile che abbiano trovato solo una traccia delle lacrime? Se quando gli ha sparato piangeva, ne avremo dovute trovare anche per terra, sul viso, sulla camicia… e invece solo lì, Ken ha analizzato tutti i vestiti…»

«Io mi fido di ciò che abbiamo trovato, è inutile fare ulteriori supposizioni quando abbiamo già un quadro abbastanza completo.»

«È qui che ti sbagli: non bisogna mai accontentarsi di un quadro degli eventi “abbastanza completo”. Dev’essere completo del tutto.»

«Tu sei paranoica, Aya: cosa vuoi trovare? Perché vai a cercare il pelo nell’uovo?»

«Perché io voglio davvero trovare l’assassino… lo voglio davvero… »

§§§


«Che stai facendo Aya?»  

«Sto riesaminando tutti i rapporti della Scientifica…»

«Quei quattro bicchieri di cartone di Starbuck’s mi indicano che hai passato la notte qui…» affermò Mikiru con tono di rimprovero.

«Brava Sherlock! Senti, lo so che dovrei riposarmi, ma voglio davvero essere sicura che abbiamo arrestato la persona giusta: quella donna rischia di passare la propria vita in galera!»

«Aya, ha ucciso un uomo, è giusto che paghi!»

«Ma non ha fondamento! Non ha mai avuto precedenti di questo tipo!»

«Tu dovresti essere la prima a sapere che non si può mai conoscere fino in fondo una persona; anche il più banale dei malviventi può diventare un serial killer quando scatta quella molla dentro…»

«È diverso- la interruppe bruscamente l’amica, riportando lo sguardo sui fascicoli –Qui non si tratta di uno stupratore che è passato all’omicidio, bensì di una ragazza seria, con la testa sulle spalle, a cui noi potremmo rovinare la vita se non controlliamo per bene tutti gli indizi!»

Mikiru sospirò, ben sapendo che niente e nessuno avrebbe tolto quella convinzione dalla testa di Aya, almeno fino a quando non avrebbe avuto prove concrete, così si rassegnò a ricontrollare il percorso che le aveva condotte ad arrestare la Nakazawa.

«Tu hai un’idea, lo so, altrimenti non ti comporteresti così…»

«Vuoi dirmi che sei convinta al 100% della sua colpevolezza?»

«Aya, la mia convinzione non vale un bel niente: sono le prove che conducono a…»

«Bene, allora analizziamo le prove!» esclamò l’agente, scattando in piedi e dirigendosi verso la lavagna bianca.

«Ok: allora dalla mia parte puoi scrivere: lacrime, burrocacao e arma del delitto con impronte.»

«Lo sai che posso distruggere ogni cosa?- disse Aya sorridendo con aria beffarda –Dunque… lacrime: ne è stata trovata solo una…»

«Nel posto dove presumiamo fosse l’anello.»

«Sì, ma può anche essere capitata lì per caso, mentre la Scientifica spostava il cadavere, o mentre Sanae abbracciava il corpo del fidanzato trovato morto!»

«Può reggere, come teoria…» ammise Mikiru a malincuore.

«La tua seconda prova è burrocacao: allora io ti dico che sono due i momenti in cui Sanae può aver lasciato quell’impronta, e cioè quando ha trovato il cadavere, o quando è andata da Katsuo per dare l’estremo saluto al suo amato.»

«Ma Katsuo non è sicuro, e le telecamere a circuito chiuso…»

«Avete controllato le telecamere??»

«Certo Aya, cosa credevi? Le telecamere non mostrano nessun romantico addio, ma solo l’accusata che fissa il cadavere.»

«E perché nessuno mi ha avvertito?» esclamò Aya con rabbia.

«Ci ho provato, ma tu pensi solo a dimostrare l’innocenza di Sanae: adesso mi dirai che l’arma del delitto potrebbe essere stata messa lì apposta!»

«Ma è chiaro, Mikiru! Una persona che si preoccupa di usare i guanti per sparare, come può dimenticarsi di cancellare le proprie impronte dall’arma? E poi ricordati che ha un alibi di ferro!»

«A parte il fatto che si è assentata per venti minuti per andare in bagno, e nessuna delle sue amiche l’ha accompagnata… un quarto d’ora era più che sufficiente per commettere l’omicidio e tornare al tavolo come se niente fosse.»

«E secondo te nessuno nella hall si sarebbe accorto che la fidanzata di Ozora lo andava a cercare?»

«Era sera tardi, e il receptionist era molto impegnato: è facile che non l’abbia vista, e le telecamere non sono puntate sull’ascensore, quindi è molto probabile che l’abbia usato.»

«Mi rifiuto di crederlo…» mormorò Aya, lasciandosi andare di peso sulla sedia.

«Mi dispiace tanto, ma credo che non ci sia altro da aggiungere: è Sanae Nakazawa l’assassina di Tsubasa Ozora.»  

È davvero Sanae l’assassina di Tsubasa?

 

Sakura crime scene investigation is back! 
Colpo di scena (o di scema, XD). Sanae è stata arrestata: a quanto pare le prove portano a pensare a lei come colpevole... eppure la nostra Aya non sembra convinta, c'è qualcosa che le dice che non è così. Mikiru, che è la parte razionale della coppia investigativa, cerca di attenersi ai fatti, alle prove che l'hanno portata all'arresto di Sanae. Chi delle due avrà la meglio? Intendo: chi delle due ha ragione? La razionale Mikiru o l'instintiva Aya??? Lo scopriremo nella prossima puntata! (MMMbuto XD)
E ora i saluti di rito:
Silen: è davvero una soddisfazione vedere come sia riuscita a trasmettervi le emozioni che volevo, penso sia la soddisfazione più bella per una "scrittrice"... e devo darti atto che, ebbene no, non è stato il maggiordomo XD Bacioni!
Berlinene: la mia mente contorta non potrebbe MAI rendere tutto più semplice, MUAHAHAHAH!!! XD Leggere per credere *blink*
OnlyHope: ehm... ci sei? Sei svenuta? No, ti prego, metti giù quella mazza, che adesso ti spiego tutto!! E' normale che gli indizi conducano a lei, ma abbi fede *cipcip*...
Saretta: molto felice che tu ci stia prendendo gusto, e ricordati che io considero Tsucos... ehm, Tsubasa meno capra di quello che sembra XD
Melanto: tranquilla, ormai non cambio più niente, la storia è stata scritta e il finale è giù pronto, quindi andateci pure giù di supposizioni!!! A te piace quando si parla del cadavere di Tsubasa, vero?? Sadica... -_-
Bacioni anche a tutte quelle che hanno letto e... restate sintonizzate!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Sviluppi ***


Richiuse per l

Richiuse per l’ennesima volta la valigetta dove aveva nascosto il cappotto, i guanti e il cappello. Mescolò i numeri della combinazione, e fece scivolare l’oggetto sotto al letto. Quindi si avvicinò allo specchio e si guardò, sorridendo trionfante: missione compiuta. Finalmente. Dal comodino prese il flacone di lacrime artificiali a cui aveva aggiunto un po’ di saliva di Sanae, quel tanto che bastava per far sì che le lacrime portassero il DNA della ragazza. Si diresse nuovamente in bagno e svuotò il contenuto nel water, poi tirò un paio di volte lo sciacquone per avere la certezza che non rimanesse niente, e si infilò in tasca il flacone: l’avrebbe gettato lontano da lì, per maggior sicurezza. Sperduta nel suo subconscio, la coscienza provò a lamentarsi, ma non bastò per inculcare i sensi di colpa nella sua mente: aveva raggiunto lo scopo prefissato, rovinare la vita a Sanae Nakazawa, e questa era l’unica cosa che aveva in testa. L’agente Yamamizu e l’agente Hakitawa non avevano fatto altro che seguire gli indizi disseminati, poi erano bastati solo un paio di “suggerimenti” (le lacrime che aveva lasciato quando aveva preso l’anello e la pistola) e tutto si era risolto da sé; le tracce di burrocacao sulla guancia di Ozora erano poi il tocco di classe, era bastato fare in modo che Sanae lo usasse, e lì forse era stato il pezzo più difficoltoso. Ma nessuna fidanzata resiste all’idea di regalare morbidi baci al proprio innamorato.
«Oca…» mormorò a bassa voce, aprendo lo scatolino dell’anello e osservando la pietra scintillante, mentre le labbra si incurvavano in un sorriso sadico.  

§§§

Quando Sanae vide che l’agente Yamamizu la stava aspettando al parlatorio, fu tentata di rifiutare la visita e di farsi riportare in cella, ma qualcosa la spinse ad andare a sedersi e a fissare l’agente di polizia dritto negli occhi.

«È venuta a informarsi su come si sta qui? Bene, benissimo! Tre pasti assicurati, un tetto sopra alla testa, e una compagna di cella che ha soffocato il proprio figlio di tre mesi perché piangeva troppo!!- commentò Sanae causticamente –Può immaginare il terrore con cui mi corico io? Ho persino paura a respirare, me ne sto ferma e zitta fino a farmi venire i crampi nel timore che quell’armadio mi uccida come ha fatto con il sangue del suo sangue! 

«Mi ascolti, Nakazawa-san: io non dovrei nemmeno essere qui! Il caso è chiuso, ma…»

«Ma…? Ha i sensi di colpa? Non dorme di notte? Fa bene, perché io sono innocente!»

Aya notò che la permanenza nel carcere aveva acceso il carattere di Sanae, invece di buttarla giù di morale: nei suoi occhi lesse un fuoco che bruciava e giurava vendetta, zampillando odio.

«Io non dovrei dirLe quello che Le sto per dire, Sanae, ma io Le credo…»

«Questa è bella!- esclamò ridendo causticamente –E cosa Le fa pensare che io mi fidi di Lei?»

«Deve aiutarmi a trovare le prove della Sua innocenza: qualsiasi dettaglio può essere estremamente importante, Sanae. Mi creda.»

Qualcosa negli occhi di Aya diceva a Sanae che poteva fidarsi di quella ragazza, che non doveva temere niente. In fondo non era stata proprio lei a dirle che voleva trovare l’assassino di Tsubasa ad ogni costo?

«Dicono che avrei ucciso Tsubasa in quei 20 minuti che sono stata in bagno… in realtà qualcuno mi ha chiuso dentro…»

«È sicura di quello che dice?»

«Sicurissima: qualcuno ha bloccato la porta dall’esterno, impedendomi di tornare al tavolo. Avevo lasciato il telefono sul tavolo perché era l’unico posto dove c’era campo, quindi non potevo chiamare nessuno per farmi aprire. Dopo 20 minuti ho sentito un rumore come di qualcosa che viene trascinato, così ho provato a spingere la porta e mi sono accorta che si apriva.»

«Come mai non ne ha parlato prima?»

«Perché subito credevo di essermi sbagliata e di aver passato inutilmente 20 minuti in bagno; ma ho avuto tempo e modo di riflettere, e sono sicura quando dico che qualcuno mi ha chiusa lì dentro di proposito.»

«A questo la domanda è sempre quella: chi? Davvero non Le viene in mente nessuno che potesse avercela a morte con il Suo ragazzo e con Lei?»

Sanae rifletté qualche istante, poi scosse il capo:

«Mi dispiace… Tsubasa era amato da tutti… me inclusa.»

«Le prometto che indagherò ulteriormente. Se davvero è innocente, La tirerò fuori!»

«Allora uscirò da questo incubo.»

§§§

«Yamamizu, nel mio ufficio!» intimò perentorio Kitano. L’agente lo seguì, chiudendosi la porta alle spalle, e si sedette di fronte al suo capo.

«Qualche problema?»

«Tu, Yamamizu: mi è stato riferito che hai fatto un sopralluogo non autorizzato nel locale in cui hanno trascorso la serata gli amici della vittima.»

«Proprio così, e ho scoperto tracce di trascinamento di un vaso davanti alla porta del bagno delle donne!»

«Yamamizu, davvero credi nell’innocenza di quella donna?»

«Sì, fermamente. Ma non ho prove.»

«Mi spiace, ma mi vedo costretto a darti un periodo di riposo forzato. Consegnami l’arma e il distintivo.»

«Cosa??»

«Ho sbagliato ad assegnarti questo caso, ho creato in te un’ossessione, e il modo migliore per togliertela è stroncarla sul nascere.»

«Kitano ti stai sbagliando, sono sulla pista giusta e…»

«Aya, la pistola…»

«Va bene, tieniti pure la mia pistola e il mio distintivo: ma quando mi hai assegnato il caso hai detto che ero l’unica che poteva risolverlo, ed è quello che farò. La Nakazawa è innocente, e io lo dimostrerò. Con o senza il tuo aiuto.»

Uscì sbattendo la porta e si diresse a passo svelto verso la scrivania di Mikiru:

«Penso che tu lo sappia già, però te lo volevo anche comunicare di persona: Kitano mi ha sospesa, anche se lui preferisce dire che mi ha offerto un “periodo di riposo”.»

«Stai scherzando??»

«Mai stata più seria. Ma tu assicuro che dimostrerò comunque l’innocenza di Sanae, anche se dovessi rischiare la carriera!»

«Aya, perché ti ostini su questa strada? Sei davvero sicura che…»

«Vieni con me, te lo dimostrerò!»

Si recarono al locale e con passo deciso Aya portò Mikiru davanti alla porta del bagno:

«Quello secondo te cos’è?» le chiese, indicandole dei graffi sul pavimento che portavano fino ad una pianta posta in un angolo.

«Sembrerebbero segni di trascinamento…» rispose l’agente, chinandosi per osservarli meglio.

«Aggiungici i campioni di terriccio che ho raccolto dallo stipite della porta e ho portato in laboratorio, ottieni come risultato che la Nakazawa dice la verità.»

«Ammesso e non concesso che sia davvero come dici tu… questo significa che l’assassino è ancora a piede libero…»

«Proprio così, Mikiru. E quel che è peggio è che condanneranno un’innocente!»

«Agente Yamamizu!- un ragazzo raggiunse le due donne e si rivolse ad Aya, sventolando dei fogli –Sono riuscito a compilare la lista che mi aveva chiesto: sono tutti i dipendenti del locale, comprese le donne delle pulizie. Spero che Le sia utile…»

«Lo sarà…- mormorò Aya –La ringrazio molto, mi è stato davvero utile!»

«Ne sono felice.» rispose il ragazzo e, dopo aver salutato con un inchino, si allontanò.

«Cosa cerchi nella lista?»

«Non lo so ancora, Mikiru… però nel frattempo ho un paio di cose da controllare… credo che questa lista ci aiuterà a risolvere il caso…»

È davvero Sanae l’assassina di Tsubasa?


E adesso che succederà? Aya non può più indagare, e Mikiru non sembra convinta nell'aiutare l'amica-collega... avrà ragione Kitano nel dire di aver creato un'ossessione nell'agente Yamamizu, oppure c'è dell'altro? Ad ogni modo Sanae è ancora in carcere, e adesso che è Aya è fuori dai giochi come potrà uscirne? La mia mente malefica si è arrovellata per farvi rimuginare XD
E adesso ai soliti saluti:
Berlinene: certo che son precisa, rischio il linciaggio se ritardo XD Scherzi a parte, la storia è finita, quindi l'unica difficoltà è connettersi ogni sabato per pubblicare!
Melanto: coincidenze? Eheheh non credo proprio, troppo semplice affidarsi al caso... io sono più machiavellica!! XD
Silen: complimenti, hai colto un particolare non indifferente, riguardo la "passionalità" del delitto... va bene che Sanae è scema (*schivo lanciarazzi di Only*) però da qui ad autoaccusarsi con una stupidaggine ce ne vuole... Ti ringrazio per i complimenti sullo stile poliziesco, gli influssi di FoxCrime servono XDXDXD
Saretta: ormai è chiaro che Sanae non è stata, in fondo in fondo le voglio bene! Vedremo se Aya riuscirà a dimostrare la sua innocenza anche ora che è stata "destituita"... chi leggerà vedrà XD
Eos: mi spiace, ma Genzo continuerà a rivestire un ruolo marginale, anche se comunque sarà sempre presente... sono contenta che ti piacciano i miei PG originali, ho lavorato molto per creare il loro background e incastrarli nella storia... Per quanto riguarda il monumento, tieniti pronta, ancora poco e potrai iniziare ad abbozzare l'opera!
Only: tessora, non ti fidi più di me? *cipcip* lo sai che ti voglio bene, già ti ho ammazzato Tsuco... Tsubasa, non potevo distruggere il tuo cuoricino... però ancora per un po' Sanae rimarrà in prigione... chissà se Aya riuscirà ad aiutarla! Però tranquilla che mi sono messa una mano sul cuore e ti ho pensato mentre scrivevo il finale *sìsì*

Alla prossima, Sakura crime's for you!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** La tela del ragno ***


Camminare era l

Camminare era l’unica cosa che la calmava: sbuffò soffermandosi davanti ad una vetrina, senza veramente osservarne il contenuto, intenta com’era a far girare le rotelle del suo cervello. Aveva le prove dell’innocenza, ma non le poteva esibire: fortunatamente Yanagisawa del laboratorio analisi aveva un debole per lei e aveva eseguito le analisi senza farsi scoprire, e aveva confermato il suo sospetto che il terriccio trovato sullo stipite fosse proprio quello della pianta. Si girò per continuare a passeggiare e per poco non venne travolta da un passante. 

«Mi scusi, non L’avevo vi… agente Yamamizu!»  

«Misaki-san. Buongiorno.» salutò Aya con un inchino.

«Non dovrebbe essere a lavorare per trovare il vero assassino di Tsubasa?- commentò sarcasticamente il ragazzo, ma quando vide il volto della ragazza rabbuiarsi cambiò tono –Mi scusi, non volevo…»

«Sono stata sospesa: quando ho detto al mio capo che credevo nell’innocenza della Nakazawa mi ha dato un “periodo di riposo”…»

«Le andrebbe di… parlarne davanti ad una tazza di the?» propose Taro, dopo aver controllato che ci fosse un bar nelle vicinanze.

«Preferirei un caffè, comunque accetto…»

Si sedettero, ordinarono due caffè grandi e stettero qualche minuto in silenzio, prima che Aya iniziasse a parlare:

«Devo ammetterlo, all’inizio non ho escluso nessuno dalla lista dei sospettati: il mio lavoro consiste nel trovare il colpevole, non potevo lasciarmi trarre in inganno da lacrime o simili…»

«Però poi qualcosa L’ha convinta del contrario, e adesso crede che Sanae sia innocente. Cosa Le ha fatto cambiare idea?»

«Mi prenderà per sciocca ma… ho avuto una sensazione… sento che c’è qualcosa che non quadra, che non tutte le opzioni sono state vagliate… ma non posso muovermi, ho le mani legate…»

«E l’agente Hakitawa non può aiutarLa?»

«Rischierebbe il posto, per il capo il caso è stato chiuso… e io mi sento impotente…»

Taro strinse tra le mani la tazza di caffè e osservò per qualche istante il liquido fumante, pensieroso.

«Anch’io sono della Sua opinione, agente: c’è qualcosa che non quadra, è tutto così… scontato!»

Aya bevve un lungo sorso della bevanda bollente, poi annuì:

«Nel corso degli anni, sebbene non eserciti questa professione da molto tempo, ho capito che spesso i casi semplici da risolvere sono bluff che nascondono qualcosa di più complicato… qui stiamo parlando di un ipotetico delitto passionale, in cui la Nakazawa si premura di usare i guanti, però poi si dimentica di cancellare le sue impronte dall’arma del delitto; ruba l’anello di fidanzamento però piange sul cadavere lasciando sue tracce; finge di chiudersi in bagno per darsi un alibi e commette tutti questi errori? Non è credibile, e io non so cosa fare…»

«E intanto Sanae è in carcere, oltre ad aver perso l’uomo che amava…» mormorò Taro.

§§§

«Non hai capito un tubo come al solito, Ishizaki: io sono affranto quanto voi, per la morte di Tsubasa, ma posso avere una mia opinione in merito?»

«E perché la tua opinione dovrebbe riguardare Sanae?» intervenne Yukari, sempre pronta a difendere l’amica.

«Perché la capirei se avesse realmente commesso quel gesto! Stiamo parlando di un uomo che l’ha sempre messa in secondo piano, dietro ad un pallone. Ragazze, un pallone: ragionate un secondo prima di dare aria alla bocca!»

«Sanae era innamorata…» mormorò Yayoi, fissando Hyuga con odio.

«E Tsubasa lo era? O era più preso dal pallone?»

«Le tue insinuazioni mi fanno vomitare, Hyuga!» esclamò Wakabayashi, che fino a quel momento aveva cercato di stare zitto per non litigare.

«E anche se non fosse stata lei, rimane il fatto che qualcuno si è preso la briga di ammazzarlo: cosa mi assicura che non sia stato uno di voi?»

Il gelo calò sul gruppetto, mentre sguardi agghiacciati iniziarono a scrutare i volti dei compagni di nazionale.

«Piantala, Hyuga!- intervenne Misaki –Nessuno di noi ha ucciso Tsubasa, a meno che tu non nutrissi nei suoi confronti un senso di ripicca…»

«E perché, tu no? In fondo in nazionale eravate la coppia d’oro, ma al di fuori tu sei sottovalutato dai club…»

«E tu allora?- esclamò Ishizaki –Tsubasa è sempre stato più forte di te, chi ci dice che tu non l’hai ucciso per prendere il suo posto di leader nella nazionale?»

«Se devo esprimere un sospetto, io dico Wakabayashi!- si intromise Ken, fissando con odio il rivale portiere –Potresti benissimo averlo fatto perché Tsubasa era praticamente l’unico che sapeva come batterti: con lui non esisteva nessun SGGK…»

«Allora il discorso vale anche per te, caro il mio Wakashimazu: Tsubasa poteva segnarti goal ad occhi chiusi!»

«Scusate, ma nessuno ha pensato ai cari coniugi Matsuyama? Loro hanno lasciato l’albergo attorno all’ora in cui è stato ucciso Tsubasa!» insinuò Takeshi.

«Come osi!?- esclamò Hikaru scattando in piedi col pugno alzato, mentre Yoshiko non riusciva a credere alle sue orecchie –Noi non abbiamo fatto proprio niente: Tsubasa era ancora al telefono quando siamo usciti…»

«Ma evidentemente c’è rimasto per poco…- continuò Sawada –perché dopo poco è stato ucciso: niente di più semplice per voi che tornare indietro, ucciderlo, e correre da noi per far sì che avremmo confermato il vostro alibi…»

«Sawada sei un verme!» esclamò Yoshiko scoppiando in lacrime.

«Ehm, ragazzi? Sono l’unico a pensare che questa caccia alle streghe sia inutile?- le parole di Misugi giunsero al momento opportuno, perché tutti tacquero e abbassarono lo sguardo –Sappiamo tutti quanti che Sanae è innocente, e che nessuno di noi potrebbe aver mai commesso un delitto del genere… quindi non attacchiamoci a vicenda solo per scaricare la tensione, ma concentriamoci su Sanae. Lei è doppiamente colpita da questa tragedia…»

Tutti annuirono, e nessuno ebbe più il coraggio di dire niente.

§§§

Il cellulare vibrò solo due volte prima che qualcuno rispondesse:

«Sì?»

«Non posso continuare ad impedire all’agente Yamamizu di lavorare: dovrei fare un rapporto dettagliato sulle motivazioni, e dato che le motivazioni sono futili verrebbe sicuramente rifiutato…»

Silenzio.

«Sei ancora lì?»

«Allora reintegrala, e lasciale continuare le indagini. A lei ci penso io.»

«Cos’hai intenzione di fare? Non vorrai…»

«Questo non ti riguarda: meno sai, meglio è.»

Chiuse la comunicazione e con rabbia scagliò il cellulare sul letto: quell’agente di polizia era d’intralcio, aveva scoperto il modo in cui Sanae era stata chiusa nel bagno e adesso che sarebbe stata reintegrata avrebbe continuato ad indagare. Non poteva rischiare che il suo piano venisse svelato, aveva faticato troppo per costruire tutto quello per permettere ad una poliziotta qualsiasi di rovinarlo.

§§§

«Non sono d’accordo, Katsuo: lo sceneggiatore avrebbe potuto impegnarsi un po’ di più con i dialoghi, è stato una noia assurda questo film!»

«Lo dici solo per vendicarti del fatto che settimana scorsa ti ho stroncato il film che avevi scelto te: i patti sono patti, Aya!»

La ragazza spinse il maniglione antipanico e uscì dal cinema multisala dove, assieme a Katsuo, si era appena sorbita quello che lei aveva decretato un “mattone sudcoreano”.

«Io preferisco altri generi, e lo sai bene: decisamente Ferro 3 non rientra tra i miei preferiti…»

«Allora vogliamo parlare di quando mi sono sorbito Master and Commander? Quello sì che era una noia!»

«Punti di vista, Katsuo, punti di vista…»

«Senti, discutere di cinema mi ha messo appetito, ci facciamo un hamburger?»

«Volentieri, c’è uno zio Mac proprio qui dietro!» decretò Aya dopo aver fatto mente locale. Si avvicinò alle strisce pedonali e aspettò che il semaforo pedonale desse il verde, quindi iniziò l’attraversamento. Ma a metà del percorso un rumore la face voltare verso sinistra: una macchina nera giungeva a tutta velocità, fregandosene di limiti e semafori. Aya la vedeva avvicinarsi ma non riusciva a muoversi, aveva come le gambe paralizzate!

«AYA!!!!» Katsuo dietro di lei (come mai era rimasto indietro?) la stava chiamando, ma lei non poteva muovere nemmeno un muscolo. Chiuse gli occhi aspettando l’impatto.

Cosa sarà successo?


La trama si infittisce e qualche carta inizia a scoprirsi... le cose si complicano, a quanto pare! La suspence sale e i sospetti si insinuano come tarli nelle menti dei protagonisti... e io rido perché sono troppo machiavellica!!!
Silen: ovvio che un uomo non ci sarebbe mai riuscito, un neurone solo non può riuscire in tutto questo XD Ti ringrazio per il sostegno che continui a darmi, ti assicuro che è davvero importante per me!
Melanto: com'è andato l'esamino????? Comunque ricordati che spesso le cose non sono quello che sembrano, e che gli indizi non sono terminati... e poi, lo sai meglio di me, quella frasuccia di Sherlock che hai usato nell'ultimo capitolo è la filosofia "poliziesca" che ho usato XD
Saretta: non mi è mai piaciuto considerare Sanae come una zerbina, al contrario penso che abbia moltissimo carattere! Una persona come lei non poteva abbattersi in carcere, a maggior ragione ora che Aya cerca di farla uscire!
OnlyHope: ok, allora ringraziate tutti Only perché adesso aziono il *cipcip*... questo fatto che Sanae sia stata chiusa in bagno mentre Tsubasa viene ucciso potrebbe far supporre che.... eheheh... Bettina lo sai che tutte e tre le opzioni che hai vagliato sono plausibili? Eppure la verità è una e una soltanto... ma quale??
Ragazze, io davvero non so come ringraziarvi, le vostre recensioni! E per rispondere alla domanda: quanti capitoli mancano? Pochi, però ricordatevi che solo quando leggerete l'epilogo la storia sarà veramente terminata! E ora vi lascio, il weekend mi attende, Sakura crime will be back next week! Bacioni!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Piano di gruppo ***


CAPITOLO 10

CAPITOLO 10 – PIANO DI GRUPPO

Aprì gli occhi quando sentì l’impatto col terreno: non era stata investita, qualcuno l’aveva spinta a terra. Sopra di lei Katsuo la stringeva forte:

«Cos’è successo?» chiese lei, cercando di rimettersi a sedere. Katsuo si mosse appena e subito un gemito proruppe dalle sue labbra.

«Credo di essermi rotto un braccio… ma chi cazzo era quell’imbecille?»

«Sei riuscito a prendere il numero di targa?» chiese lei, aiutandolo a rimettersi in piedi.

«Sì, ce l’ho in testa… telefoniamo a Mikiru e facciamoglielo controllare!»

«Va bene, ma intanto dobbiamo portarti in ospedale a far vedere quel braccio…»

Chiamò un taxi e fece accomodare l’amico.

«A proposito…- aggiunse poi, guardandolo con un dolce sorriso –Grazie per avermi salvata…»

«Mi spieghi cosa ti è successo?»

«Non lo so, ero come… impietrita. Non riuscivo a muovermi…»

Notando lo sguardo triste che era apparso sul suo volto, Katsuo decise di non proseguire nel farle domande di quel genere, così le propose di chiamare Mikiru per controllare la targa.

§§§

«Come sta??» Mikiru raggiunse Aya correndo lungo il corridoio del reparto di ortopedia, incurante degli sguardi omicidi delle infermiere.

«Lo stanno ingessando in questo momento, tranquilla…»

«Meno male.» sospirò rincuorata.

«Hai controllato la targa?»

«Sì, e quello che ho scoperto non è rassicurante…- estrasse un foglio dalla borsetta e lo porse all’amica –Si tratta di una macchina presa a noleggio all’aeroporto.»

«Presa a noleggio? E da chi?»

«Qui viene il bello, Aya: è stata presa a noleggio dai dirigenti della Nazionale Giapponese!»

Le due si guardarono smarrite:

«Mikiru, stai scherzando vero? Hai idea di cosa significhi questo?»

«Significa che avete arrestato la persona sbagliata…» si intromise Katsuo, uscito in quel momento dalla sala gessi.

«Ma non possiamo dimostrarlo… bisogna scoprire chi c’era alla guida…»

«A proposito Katsuo, come mai eri rimasto indietro?»

«Quando è scattato il verde sono stato fermato da una ragazza che voleva sapere come si arrivava ad un indirizzo…»

«Sapresti riconoscerla?- domandò Aya, il cui cervello stava già elaborando una teoria –Se la rivedessi saresti in grado di dirci chi è?»

«Non credo: era buio e indossava un cappellino… però aveva un accento straniero… francese se non sbaglio… quando ho sentito il rumore della macchina e ho visto in che situazione ti trovavi mi son voltato verso di lei per restituirle il foglietto con l’indirizzo ma era sparita…»

«Strano… molto strano…- mormorò Mikiru, pensierosa –Hai ancora il foglietto?»

«No, l’ho perso nell’impatto…»

«Torniamo in centrale- decretò Aya -dobbiamo compilare la denuncia.»

§§§

«Oh mio Dio, che cos’è successo qui?» Kitano, ancora in ufficio per sbrigare alcune pratiche, si alzò immediatamente dalla scrivania quando vide i tre ragazzi fare il loro ingresso.

«Una macchina ha tentato di investirmi, e Katsuo mi ha salvato la vita…»

Il capo sbiancò letteralmente, tant’è che dovette appoggiarsi alla scrivania per non cadere.

«Kitano che succede? Stai bene?»

«Va… tutto bene, Yamamizu… ho solo temuto per la tua incolumità.»

«Il problema è un altro, Kitano: la macchina che ha cercato di investirmi è una di quelle noleggiate dalla Nazionale Giapponese! 

«Non capisco… che motivo avrebbe avuto qualcuno che appartiene alla Nazionale…»

«Kitano, non capisci? Questa è la prova che la Nakazawa è innocente!»

«Non saltare alle conclusioni, Yamamizu!»

«Andiamo capo!- intervenne Mikiru, alzando lo sguardo dai documenti che stava compilando con Katsuo –È evidente che qualcuno voleva Aya fuori dai piedi… devono aver saputo che sei stata reintegrata!»

«E come hanno fatto?»

«Se è realmente così- continuò Katsuo –sei in pericolo…»

«So difendermi.»

«No, ha ragione lui- osservò Kitano –dobbiamo salvaguardare la tua incolumità.»

«Non c’è problema, puoi trasferirti da me. Così lavoreremo anche meglio sul caso.» constatò Mikiru.

«D’accordo, allora adesso accompagniamo Katsuo poi andiamo da me a prendere qualche vestito.»

L’altra annuì, firmando il modulo per la denuncia e consegnandone una copia all’infortunato medico legale, che si sarebbe dovuto prendere un periodo di malattia di almeno un mese.

§§§

La ragazza dall’accento francese bussò secondo lo stile che avevano concordato, e le fu aperto: entrò nella stanza buia, illuminata da una flebile lampadina appesa al soffitto. L’arredamento era semplice: un tavolo, 4 sedie, un frigorifero, un divano molto spartano, una porta che conduceva alla zona notte. Si sedette al tavolo e sbuffò sonoramente:

«Merde! Hai fallito, maledizione!»

«Tu dovevi trattenere il suo amichetto…»

«Se tu all’ultimo momento non avessi avuto quell’incertezza, a quest’ora sarei potuta tranquillamente ripartire per la Francia!»

«Non rimani per il funerale?»

«Non ne sento il bisogno… e comunque a questo punto devo allontanarmi il prima possibile, rischio grosso dato che il ragazzo mi ha visto in faccia.»

«Non si ricorderà di te, stanne certa, Rosemary…»

«Sarà, io intanto mi defilo: quando sarò in Francia anche se scoprissero che sono una tua complice, difficilmente potranno farmi qualcosa.» rispose con un ghigno la giovane francesina dai corti capelli castani e gli occhi azzurri.

«Pierre e compagnia bella sospettano qualcosa?»

«E come potrebbero? Non ho dato loro modo di sospettare di me! La mia faccia sconvolta alla notizia era più che convincente…»

«Bene, molto bene… sta andando tutto come previsto… sta andando tutto come previsto…»

Di chi è complice Rosemary?


Ok, prima che possiate dire qualsiasi cosa... lo so! Rosemary è un personaggio marginale, addirittura (come mi è stato confermato dall'ignara Betta) nel manga non esiste... eppure era il complice perfetto! Mentre immaginavo l'omicidio di Tsubasa, mi è venuto quasi naturale (una volta stabilita l'identità del killer) usare lei per attuare il piano...
E ora i ringraziamenti di rito:
Saretta: diciamo che "ni", Hyuga incarna in parte il mio pensiero, anche se io non sono una di quelle che considera Tsubasa un caprone, solo un pochino ossessionato dal calcio! XD
Berlinene: sono contenta che tu abbia apprezzato la scena, ho cercato di far emergere la tensione che però in teoria doveva svanire ripensando alla situazione di Sanae... Lo so che si direbbe tè. ma non mi piace come parola XD Preferisco di gran lunga all'inglese, per questo lo scrivo così... spero riuscirai a personare il mio piccolo momento di pazzia!
Silen: probabilmente nel mio modo di far emergere la situazione ho esagerato con la marginalizzazione dei personaggi originali e me ne scuso... e figurati se me la prendo, anzi! Mi offenderei se non mi venissero fatti appunti!
Melanto:  NO! Taro NO! Non è gay, e nelle mie storie non lo sarà mai, a meno che stasera torno a casa ubriaca tronca e mi metto a scrivere una yaoi... ma comunque soffrirei troppo nel rileggerla quindi NO! NO! NO! Adesso staremo a vedere se Katsuo c'entra qualcosa... hihihi...
OnlyHope: considerando che Taro non è gay!!!! e che Aya è una bella ragazza... chissà... ad ogni modo mi spiace di non essere riuscita a farti arrivare ciò che intendevo, mi farò perdonare prossimamente... :D
Mi avviso che mancano pochissimo capitoli: Sakura crime è agli sgoccioli!!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Il confronto ***


CAPITOLO 11

CAPITOLO 11 – IL CONFRONTO

Chiusa nel laboratorio analisi, con addosso il camice bianco d’ordinanza, i guanti in lattice e la mascherina per proteggersi dalle esalazioni degli acidi, Aya osservava la pistola smontata sul bancone davanti a lei. Il numero di matricola era stato cancellato, ma possibile che non esistesse un modo per farlo riapparire? Osservando bene si poteva notare come il numero fosse stato cancellato grattando con un oggetto appuntito. Prese lo scotch speciale con cui si rilevano le impronte e fece un calco della zona “grattugiata”, poi la scannerizzò e aprì il programma apposta per ricostruire le scritte parziali. Sentì il rumore della porta automatica alle sue spalle che si apriva:  

«Allora?»

Mikiru sopraggiunse alle sue spalle accompagnata da Yanagisawa e scrutò con aria incuriosita lo schermo LCD del sofisticatissimo computer.

«Vorrei provare a risalire al numero di matricola della pistola… magari con questo programma… 

La parola NO MATCH comparve in un rettangolo bordato di rosso: l’idea di Aya era fallita.

«Non abbatterti, amica mia, ho una sorpresa per te: il qui presente Yanagisawa ha un’idea!»  

Il ragazzo si avvicinò ma abbassò subito lo sguardo: le sue gote si erano colorate di un leggero color porpora quando aveva incrociato gli occhi dell’agente Yamamizu. Si avvicinò al bancone e prese alcuni alambicchi: li scrutò attentamente poi ne scelse uno solo, riponendo ordinatamente gli altri.

«Useremo questo acido per risalire al numero cancellato. Se il codice non è stato grattato fino alla base, questo acido farà comparire i bordi dei numeri. Anche se ci desse pochi numeri, sarebbe già un inizio…»

«Ok, allora proviamo…»

Il tecnico di laboratorio, dopo aver indossato camice e mascherina, versò qualche goccia di acido, e tutti e tre aspettarono qualche minuto: Aya, che indossava la mascherina, si avvicinò all’arma e osservò con cura la reazione chimica.

«Passami la macchina fotografica, per favore…- disse alla collega –Si intravedono i numeri…»

«Tieni, documenta!- aspettò che la ragazza scattasse qualche foto, poi si avvicinò dopo aver indossato anche lei la mascherina di protezione –Sai, Aya, se riusciremo a scagionare la Nakazawa sarà solo per merito della tua testardaggine…»

La ragazza rispose con un sorrisetto:

«E tu che pensavi che fossi pazza…»

«Capiscimi, sei passata dal considerarla la maggior sospettata a difenderla a spada tratta.»

«Come mi ha fatto notare qualcuno, bisogna fidarsi solo delle prove…» ironizzò Aya, citando le parole che le aveva rivolto la collega quando lei manifestava i primi dubbi sulla colpevolezza di Sanae.

«Dunque…- mormorò Yanagisawa per attirare l’attenzione sull’arma da fuoco –I numeri sono 7854237… le iniziali dovrebbero essere AF, oppure AE… non è molto nitido.»

«Non è un’arma registrata in Giappone…» osservò Mikiru, mentre inseriva il codice nel database.

«Il codice è diverso, ma tu controlla lo stesso…- Aya ebbe un’improvvisa illuminazione –Katsuo ha detto che la ragazza parlava con un accento straniero!»

«Ha detto francese, se non sbaglio!- Mikiru stava iniziando a capire il ragionamento della collega –Contatto subito l’Interpol europea…»

«Non risponderanno prima di qualche ora- osservò Aya togliendosi camice e guanti –nel frattempo io vado a controllare una cosa…»

«Dove?»

«Nell’albergo dove risiedono i giocatori della Germania!»

«Ma in Germania parlano tedesco!» osservò Mikiru, mentre Yanagisawa assentiva con brevi cenni del capo.

«Sì- rispose Aya uscendo dalla stanza –ma El Cid e Napoléon non sono tedeschi!»

§§§

«Agente Yamamizu? Sono El Cid Pierre… in cosa posso esserLe utile?» si rivolse a lei in un perfetto inglese.

«Grazie per avermi ricevuto, Monsieur… sono qui per rivolgerLe qualche domanda riguardo all’omicidio di Ozora…»

Lo sguardo del biondo francese si rabbuiò:

«Le assicuro, agente Yamamizu, che questo avvenimento mi ha sconvolto. Conobbi Tsubasa circa 10 anni fa e…»

«Mi scusi se La interrompo, ma non sono qui per interrogarLa sul caso. In verità io…»

Fu interrotta dall’arrivo di una giovane ragazza, che le sorrise, si scusò con un inchino e si avvicinò all’orecchio del capitano della Francia. Corti capelli castani ornavano una testolina posta su un corpo minuto; occhi azzurri guizzavano a destra e a manca mentre sussurrava qualcosa che Aya non poteva capire perché parlava a bassa voce e presumibilmente in francese.

Francese… pensò Aya. Il suo sguardo si mosse velocemente dalla giovane sconosciuta al suo interlocutore e viceversa. Si alzò e fece un cenno a El Cid per comunicargli che si allontanava per fare una telefonata, quindi prese il telefono e compose il numero della sua collega:

«Mikiru, devi assolutamente controllare se insieme a El Cid Pierre e Louis Napoléon c’è anche una donna…»

«Hai trovato qualcosa?»

«Forse, ma devi sbrigarti, non so quanto rimarrà qui!»

«Arrivo… dunque… dunque… ci sono! Si chiama Rosemary…»

«Vai a prendere Katsuo e portalo in centrale, io la metto in stato di fermo e la porto lì per un confronto!» la interruppe Aya chiudendo la comunicazione e tornando nella stanza.

«Mademoiselle Rosemary?»

«Oui?»

«Devo chiederLe di seguirmi in centrale, Mademoiselle Rosemary..»

«Per Lei sono Mademoiselle El Cid, agente.- rispose immediatamente la ragazza, mettendosi sulla difensiva -E non ho nessuna intenzione di seguirLa senza un’adeguata spiegazione.»

Colpita… pensò Aya: il modo in cui aveva reagito era un chiaro sintomo di colpevolezza.

«Si tratta di un confronto all’americana.»

«Mia moglie sarà felice di aiutarLa, vero tesoro?» si intromise El Cid, al che la ragazza non poté fare a meno di annuire: era in trappola!

Raggiunsero la centrale con la volante sulla quale era giunta Aya, e durante il tragitto la poliziotta cercò di parlare tranquillamente con i due coniugi, per evitare di insospettire la giovane sposa. Rosemary, dal canto suo, per tutto il viaggio aveva nervosamente tamburellato le dita sulle ginocchia, cercando però di mantenere un certo aplomb per evitare che l’agente Yamamizu si accorgesse di qualcosa. La fecero accomodare in una sala in cui c’erano altre ragazze: dopo pochi minuti entrò un’agente che spiegò loro cosa dovevano fare.

«Dovreste indossare queste felpe azzurre e questi capellini: a ognuna di voi verrà assegnato un numero che dovrete tenere ben saldo con entrambe le mani ad altezza del petto. Il confronto durerà qualche minuto, poi potrete andare. Non vi è permesso parlare tra di voi, vi ricordo che vi trovate all’interno di una centrale di polizia e ogni cosa che direte è ascoltata da parecchi agenti.»

Nel frattempo, Aya era andata a sedersi accanto a Mikiru nella sala da cui avrebbero assistito al confronto:

«Come hai fatto a trovare in così poco tempo delle ragazze per il confronto?»

«Le numero 1 e 9 lavorano al piano superiore, le altre sono detenute che ho fatto scortare con la massima urgenza. Katsuo mi ha fornito una descrizione sommaria, così ho potuto diramare l’avviso.»

«Sei pronto, Katsuo?»

Il ragazzo annuì e prese posto davanti alla grande vetrata che dava nella stanza in cui le ragazze erano disposte.

«Così, su due piedi… potreste farle girare di profilo? Si trovava alla mia destra.»

Mikiru diede il comando e le 10 ragazze, come automi, eseguirono.

«La numero 3!!» esclamò allora Katsuo.

«Sei sicuro?- lo incalzò Aya, dato che il ragazzo aveva riconosciuto proprio Rosemary El Cid –Prenditi pure tutto il tempo che vuoi…»

«Aya, è lei, sono sicurissimo! La numero 3 è la ragazza che mi ha fermato quando ho visto che la macchina stava arrivando!»

«Quindi la sequenza è questa: semaforo verde; Aya attraversa; tu senti il rumore della macchina; la ragazza ti ferma; tu vedi che Aya non si sposta e la chiami; la ragazza che ti ha fermato sparisce; tu ti butti e salvi Aya.» elencò Mikiru mentre leggeva i dati dal suo fidato block-notes. Il ragazzo annuì e tornò a scrutare la francese.

«È lei…»

Di chi è complice Rosemary?


Un altro pezzo del nostro puzzle è stato sistemato, adesso rimane solo da scovare il complice di Rosemary... Aya è un tornado, e adesso che è vicinissima alla verità non si fermerà, proprio no! Le manca davvero poco... diciamo... un paio di capitoli! XD
Melanto: ma secondo te, io farei mai una cosa così a Taruccio mio adorato??? ... Ok, hai ragione, conoscendomi non si può mai dire... aspetta ancora poco e si risolverà... hihihi...
Silen: davvero felice che tu abbia approvato la scelta di Rosemary (che adesso so pure come si chiama in originale XD) e soprattutto sono soddisfatta che il colpo di scena sia riuscito... non sarà l'unico eheheh!!!
Saretta: da piccola avevo un odio viscerale nei suoi confronti, e qui l'ho riversato, eheheh! Per i ceci... non conosco le pene inflitte in Giappone, ma spero siano peggiori! XD
Nene: ebbene sì, mi hai scoperto... in realtà Tsubasa si è sparato da solo perchè non sopportava l'idea di sposare Sanae! (Only, metti giù il fucileeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!)
Only: AHAHAHAHAHAH! E ripeto AHAHAHAHAHAH! E ribadisco AHAHAHAHAHAH!!!! La volta che scriverò una S/T senza terzi incomodi nevicherà blu, le mucche diventeranno tutte lilla e io adorerò il freddo e il vento! Risparmiami, anche perchè ho avuto l'ennesima ispirazione per una storia ambientata in Brasile... e tu SAI l'effetto che mi fa il Brasile! AHAHAHAH! Comunque ti voglio bene, questo lo sai, vero??? *cipcip*
Un bacione a tutte e... Sakura crime will be back next week...

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** La morsa ***


CAPITOLO 12

CAPITOLO 12 – LA MORSA

 

«Quella non parla, sono due ore che la interroghiamo… che facciamo?»

 

Aya captò le parole della collega, ma non rispose: continuava a fissare la francese attraverso il vetro specchiato, attendeva anche solo un piccolo segno di cedimento per poter passare al contrattacco. Mikiru l’aveva interrogata a lungo, grazie all’aiuto dell’interprete, ma non era riuscita a carpire nessuna informazione, se non che lei non aveva fermato proprio nessuno lungo la strada.

 

«Lei non parla giapponese… eppure si è avvicinata a Katsuo e gli ha rivolto la parola nella nostra lingua… Mikiru, credo che questa ragazza sia solo una pedina, che il vero responsabile sia un altro.»

 

«Un’altra donna?» domandò la collega, sedendosi accanto a lei.

 

«Credo di sì… senti, tu continua a interrogarla, insisti, prova a coglierla in fallo!»

 

«Ok, proverò, ma il suo avvocato è un mastino… tu dove vai?»

 

«A parlare con Sanae: voglio sapere che rapporto c’era con questa Rosemary.»

 

§§§

 

«Rosemary?? Oh mio Dio…»

 

«La conosce?»

 

«Certo che la conosco!- esclamò Sanae passandosi una mano tra i lunghi capelli castani –È la moglie di Pierre El Cid… siamo stati anche al matrimonio… non posso credere che sia stata lei a…»

 

«Calma, Sanae… non abbiamo ancora la certezza… delle due io sono convinta che ci sia qualcun altro dietro al delitto… qualcuno di giapponese.»

 

«Sapevo che in passato Rosemary aveva una cotta per Tsubasa, ma pensavo le fosse passata, soprattutto perché si era sposata! Però se ha una complice non so chi possa essere…»

 

«Una vecchia fiamma?»

 

«No…- mormorò l’accusata sorridendo –Sono stata io la sua prima fiamma…»

 

«Un affetto particolare, un’amicizia profonda… pensi, Sanae!!!»

 

«Io… Yayoi! Prima di trasferirsi a Nankatsu lui era molto amico con Yayoi! E poi… e poi a Nankatsu c’era Kumi che gli faceva una corte serrata…»

 

«D’accordo, parlerò con loro… le cose iniziano a prendere la giusta piega: vedrà che uscirà presto da qui!»

 

«Io devo ringraziarLa… senza di Lei sarei stata abbandonata a me stessa e…»

 

«Sono un poliziotto, faccio solo il mio lavoro…»

 

In quel momento una lampadina le si accese: lei avrebbe anche fatto il suo lavoro se non l’avessero bloccata… un terribile dubbio si fece strada nella sua mente, così salutò Sanae e uscì velocemente dal carcere. Una volta salita in macchina, prese il cellulare e scorse la rubrica, soffermandosi su un determinato numero, ma desistette. Inviò un sms a Mikiru per chiederle di confermarle il suo dubbio, poi mise in moto e si diresse a casa del suo capo. Una volta arrivata, rimase un po’ indecisa sul da farsi, ma mentre stava per suonare il campanello, una voce alle sue spalle la bloccò.

 

«Stavi cercando me?»

 

«Kitano! Mi hai spaventato… volevo fare due chiacchiere con te…»

 

«Vieni, andiamo a bere un caffè da Starbuck’s. In casa mia c’è troppa confusione.»

 

Si accomodarono, non prima che Aya ebbe commentato il fatto che ultimamente assumeva decisamente troppa caffeina, e dopo che ebbero ordinato Kitano iniziò a parlare.

 

«C’è mia nipote in città, quindi puoi immaginare come sia ridotta la mia casa…»

 

«Non sapevo avessi una nipote.»

 

«È la figlia di mia sorella: sono legatissimo a lei, e lei lo è a me.»

 

«È molto bello, è il tipo di rapporto che spero di instaurare con mia nipote.»

 

«Yamamizu, sei sicura di non volerti prendere qualche giorno di ferie per andare da tua sorella? In fondo non potrebbe che farti bene…»

 

«Lo farò, dopo che avrò risolto il caso Ozora. Sai bene quanto ci tenga a fare bene il mio lavoro…»

 

«Lo so… lo so…»

 

«Kitano, va tutto bene? Sembri… affranto… c’è qualcosa che non va?»

 

L’uomo sembrò sul punto di dirle qualcosa, di confessarle un terribile segreto: Aya poteva leggergli negli occhi il tarlo interiore che lo stava divorando, ma dopo poco riassunse la sua aria professionale:

 

«Ho solo un po’ sonno, stanotte i vicini di casa hanno fatto baldoria…»

 

«Capisco…»

 

Il classico trillo del cercapersone di Aya la riscosse dai suoi pensieri: controllò il numero e vide che era quello di Mikiru. Si scusò col suo capo e si allontanò per chiamare la collega:

 

«Aya, devi tornare in ufficio! Non puoi immaginare quello che ho scoperto…»

 

§§§

 

«Non stai scherzando vero!?!?»

 

Aya aveva praticamente travolto tutti i poliziotti che si trovavano tra l’ingresso della centrale e la scrivania di Mikiru.

 

«No, non sto scherzando… sono rimasta basita tanto quanto te quando ho letto che…»

 

«Chiama i colleghi di Nankatsu, voglio avere un fax di conferma!»

 

«Ok, ora chiamo…»

 

«Inoltre voglio che chiami la madre di Ozora per farLe altre domande su… E questa cos’è?» domandò improvvisamente, prendendo in mano un foglio con su scritta una lista di nomi.

 

«È la lista dei dipendenti del pub dove si trovavano gli amici della vittima…»

 

«E questo nome come diamine ha fatto a sfuggirci???»

 

«Quale nome?»

 

«Hyuga! Hyuga Naoko!»

 

«Pensi che sia parente del bomber della nazionale?»

 

«Avremmo dovuto interessarci prima! Io vado al pub a vedere se trovo questa Hyuga, tu vai al laboratorio e sollecita quelle analisi sulla tessera magnetica!»

 

Così come era entrata, Aya uscì, ma stavolta i vari impiegati furono abbastanza svelti da spostarsi per non essere travolti da quel ciclone. Mentre si dirigeva al pub, un quadro abbastanza chiaro della situazione le si stava aprendo nella mente, mancavano solo quei pochi tasselli, che però presto avrebbe messo al loro posto.

 

«Salve, sono l’agente Yamamizu, cercavo Hyuga Naoko.»

 

«La trova da quella parte…» rispose il burbero omone che stava passando lo straccio al pavimento, e la guardò di traverso quando lei, noncurante, attraversò lo spazio pulito.

 

«Lei è Hyuga Naoko? Agente Yamamizu…»

 

Quando Aya vide la ragazzina sbiancare, capì di aver fatto centro; non era l’assassina, avrà avuto circa 17, 18 anni, ma sicuramente aveva a che fare con l’omicidio.

 

«Sono in servizio, non posso parlare con Lei, agente…»

 

«Non ci sono problemi, posso aspettare, anche fino a tarda notte se necessario.»

 

«Che cosa vuole??» sbottò la ragazzina, voltandosi verso di lei. Aya la osservò meglio, e notò come l’unica somiglianza con la Tigre erano gli occhi: aveva lo stesso sguardo profondo, lo stesso piglio serio e riservato.

 

«Naoko, so che Lei è implicata nell’omicidio di Ozora…»

 

«Si sbaglia…» mormorò lei in un soffio, sbiancando ulteriormente.

 

«… ma se mi aiuta a scoprire la verità, io posso aiutare Lei a venirne fuori. Venga con me in centrale, faremo due chiacchiere insieme…»

 

«Ho paura…» mormorò nuovamente lei, con la voce rotta dal pianto.

 

«Suo fratello è Hyuga Kojiro, dico bene?- la ragazzina annuì –Allora lo chiami, lo faccia venire qui e ci recheremo alla centrale insieme.»

 

Naoko annuì, e fece quanto le era stato detto dall’agente.

 

§§§

 

«Lei ha molte cose da spiegarmi, agente Yamamizu!!» ringhiò la Tigre mentre varcavano la soglia della sala interrogatori.

 

«Hyuga-san, La prego, si sieda accanto a Sua sorella e mi ascolti: come Le ho già detto, essendo Sua sorella minorenne abbiamo bisogno che Lei presenzi all’interrogatorio. Ho pensato a Lei perché era anche amico della vittima e sono certa che vorrà scoprire cosa c’è sotto…»

 

«Ancora non capisco cosa c’entri Naoko…»

 

«Perché non ce lo facciamo spiegare dalla diretta interessata?- sia Aya che Kojiro posarono lo sguardo sulla ragazzina, che non aveva smesso un attimo di tremare –Avanti, racconta la verità…»

 

«Io… ho paura…» singhiozzò la giovane Hyuga.

 

«Non devi, ci sono qua io…» mormorò Kojiro con un tono di voce decisamente dolce e carezzandole amorevolmente la testa.

 

«Finirò in carcere…»

 

«Naoko, racconta la verità, ti prego… ti prometto che ti proteggerò, sono il tuo fratellone, no?»

 

La ragazzina si soffiò il naso e alzò lo sguardo verso Aya:

 

«Lei mi manderà in prigione? Io ho paura, mi ha detto che se parlavo mi avrebbe portato con sé in prigione!»

 

«Chi? Chi ti ha detto questo??» esclamò Kojiro, mentre Aya nella sua testa sistemava un altro tassello. La soluzione era vicina.

 

Chi ha ucciso Tsubasa Ozora?

 

Sono in ritardo (in tutti i sensi perché mi stanno aspettando, ma la festeggiata si fa attendere, no??) ma lo scorso weekend cause di forza maggiore hanno trattenuto l'aggiornamento. Ne ho approfittato per correggere i dettagli finali...
Buona lettura e grazie a tutte coloro che hanno letto e anche a Silen, Melanto e OnlyHope che hanno recensito...
Sakura's crime is almost finished!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** La soluzione ***


CAPITOLO 13

CAPITOLO 13 – LA SOLUZIONE

 

Sugimoto Kumi e Misugi Yayoi erano state convocate e aspettavano le agenti in due stanze diverse. Aya e Mikiru accompagnarono Sanae nella stanza in cui il suo avvocato e Wakabayashi la stavano aspettando, quindi si diressero l’una dalla Sugimoto, l’altra dalla moglie del Principe del calcio.

 

«Salve, sono l’agente Yamamizu…»

 

«So benissimo chi è!- la interruppe Kumi –Vorrei sapere cosa ci faccio io qui!»

 

«Lei è stata convocata per alcuni accertamenti… Le vorrei porre qualche domanda, Le dispiace così tanto rispondere?»

 

«Spero che sia una cosa breve, ho un volo tra qualche ora e non vorrei perderlo…»

 

«Dove intendeva recarsi?»

 

«Non credo che siano affari suoi, ad ogni modo ho prenotato una vacanza a Phuket.»

 

«Le prometto che non impiegherò molto tempo…» e così dicendo Aya fissò la giovane dritto negli occhi.

 

«Agente Yamamizu, mi dica pure…»

 

§§§

 

«In che rapporti era con la vittima?»

 

«Abbiamo… frequentato le scuole insieme fino a quando lui si è trasferito a Nankatsu. Subito dopo il suo trasferimento anche io ho cambiato scuola, sono andata alla Musashi.»

 

«È li che ha conosciuto suo marito?» le chiese Mikiru, sorridendole dolcemente. La giovane annuì e arrossì leggermente:

 

«Jun è stato il mio primo amore…»

 

«Quindi Lei non ha mai provato niente per Ozora?»

 

«Eravamo molto piccoli, provavo affetto e ammirazione per lui, ma l’uomo della mia vita era, è, e sarà sempre Jun…»

 

§§§

 

«Una cotta adolescenziale che è svanita col tempo, mi capisce, no? Quando Tsubasa si è messo con Sanae e si è trasferito in Brasile il mio interesse per lui, che già era notevolmente scemato, è sparito completamente.»

 

«Cotta adolescenziale, dice… però a me risulta che il Suo interesse per Ozora era più di una cotta, anzi, si trattava quasi di una mania, di una vera e propria persecuzione!»

 

«Agente, mi meraviglio di Lei! Sa quanti anni avevo quando conobbi Tsubasa? Ecco, allora faccia due calcoli, e si immagini come potevo io, a 11, 12 anni perseguitare un ragazzo!»

 

«Allora mi sono state date informazioni false?»

 

«Agente, se Lei ha parlato con Sanae è ovvio che Le abbia raccontato quelle cose… Sanae era iper gelosa, nonostante quell’individuo non le abbia mai dimostrato niente…»

 

§§§

 

«Sanae e Tsubasa erano innamorati: lei dal primo momento in cui ha incrociato il suo sguardo, anche se naturalmente il sentimento è maturato con l’età, e lui se n’è accorto più tardi, ma quando è partito per il Brasile ha capito di non poter fare a meno di lei…»

 

«Quindi quando Tsubasa partì per il Brasile si mise insieme a Sanae?»

 

«Non proprio: Jun mi raccontò di una conversazione, in cui Tsubasa ammetteva di provare dei sentimenti profondi per Sanae ma si sarebbe sentito un verme a costringerla ad aspettarlo mentre lui realizzava il suo sogno… so però che si sentivano continuamente, quindi era come se stessero insieme.»

 

«Come giudica Lei il loro rapporto?»

 

«Molto bello, romantico, decisamente invidiabile, per quanto io e Jun siamo una coppia felice.»

 

§§§

 

«Ho sempre pensato che Tsubasa fosse un idiota, che trattasse Sanae come una pezza da piedi e calpestasse i suoi sentimenti: l’ha costretta ad aspettarlo mentre lui si divertiva in Brasile, l’ha trascinata a Barcellona senza neanche chiederle se era quello che voleva! E solo adesso si era deciso a chiederle di sposarlo, quell’incapace…»

 

«D’accordo Sugimoto-san, abbiamo concluso: La ringrazio per la disponibilità…»

 

L’accompagnò nella sala dove gli altri ragazzi della Nazionale stavano aspettando lei e Yayoi: mentre la ragazza rassicurava gli amici sull’andamento dell’interrogatorio, Aya e Mikiru si consultarono velocemente, quindi la prima si voltò verso il gruppetto:

 

«Sugimoto-san, c’è una cosa che mi sono dimenticata di chiederLe…»

 

«Mi dica.» rispose Kumi, guardandola con aria beffarda.

 

«Come faceva a sapere che Ozora voleva chiedere a Nakazawa-san di sposarla?»

 

«Me l’avranno detto le ragazze…» rispose la giovane facendo spallucce, mentre un mormorio proruppe dal gruppetto dei ragazzi.

 

«Ti sbagli!- esclamò Yukari intervenendo –Noi non ne sapevamo niente…»

 

«Allora avrò sentito i ragazzi che ne parlavano, non lo so, non ricordo, ma non mi sembra importante…»

 

«A noi invece sembra importante, Sugimoto-san, perché l’unica persona a conoscenza di questo fatto PRIMA della morte di Ozora era Misaki-san, e dopo l’unica persona a cui noi l’abbiamo rivelato era Nakazawa-san…»

 

«Impossibile che a Misaki non sia sfuggito…» cercò di giustificarsi la ragazza, che aveva perso parte della sua boria.

 

«Non ne ho parlato con nessuno, Kumi, perché non mi sembrava delicato spiattellarlo ai quattro venti…»

 

«Beh, io da qualcuno l’ho sentito!»

 

«Certo, Sugimoto-san, Lei da qualcuno l’ha sentito… l’ha sentito direttamente dalla vittima!»

 

«Che cosa? Ma se io non ero neanche qui quando è successo!»

 

«Ha ragione, agente Yamamizu- intervenne Mikiru, parlando con tono ironico –Lei è arrivata la mattina dopo l’omicidio.»

 

«Ufficialmente sì… ma io SO che Lei era a conoscenza della proposta che Tsubasa voleva fare a Sanae… Nakazawa-san, vorrebbe essere così gentile da dirmi il vostro itinerario da Barcellona a Tokyo?»

 

Sanae rifletté un attimo, poi rispose:

 

«Arrivati a Tokyo siamo venuti in albergo a depositare i bagagli, ci siamo recati un paio di giorni a Nankatsu per salutare le nostre famiglie, poi siamo tornati qui…»

 

«Tutto questo è ridicolo!- esclamò Kumi –Cosa volete dimostrare?»

 

«Che Lei ha avuto contatti con la vittima quando lui e Nakazawa-san si sono recati a Nankatsu e in qualche modo ha scoperto che aveva intenzione di proporre alla fidanzata di sposarlo.»

 

«Kumi, è vero?» mormorò Sanae, tremante.

 

«Non avete prove per dimostrarlo…»

 

«Invece le abbiamo, Sugimoto-san… Lei ha corrotto il receptionist per farsi dare il pass di Ozora mentre lui era al telefono, è entrata nella stanza, ha cercato l’anello ma non l’ha trovato. A quel punto ha ridato la tessera al receptionist, dandogli un numero di una cabina telefonica su cui chiamarla quando Ozora avesse terminato la chiamata, si è recata alla suddetta cabina e, una volta ricevuta quella chiamata, ha contattato Hyuga Naoko per farle chiudere Sanae nel bagno… Aveva convinto Naoko che si trattava di uno scherzo innocuo, e lei ha collaborato senza obiettare.»

 

«Come hai potuto!!» esclamò Sanae, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.

 

«Non venire a farmi la morale, tu!- esclamò Kumi fissando Sanae con odio -Hai sempre saputo che Tsubasa mi piaceva, ma mai hai rispettato i miei sentimenti! Ti sei addirittura vantata davanti a me del fatto che ti aveva chiesto di andare a vivere con lui!»

 

«Tu sei pazza…» mormorò Sanae appoggiandosi al petto di Wakabayashi, che la sorreggeva.

 

«No, ero solo innamorata, ma non avrei mai sopportato di vederlo accanto a te. Ho preferito ucciderlo.»

 

«L’hai ucciso perché sapevi che di te non ne voleva sapere!»

 

«Far ricadere la colpa su di te è stato un gioco da ragazzi, è bastato dare l’imboccata alla polizia, loro hanno fatto il resto.»

 

«Tu hai ucciso una persona, Kumi…- nello sgomento generale, Sanae era l’unica che riusciva a parlare, mentre le due agenti si limitavano a sorvegliare la situazione –Come puoi dormire la notte??»

 

«Non ho sensi di colpa, se è quello che mi stai chiedendo… Tsubasa ha avuto quello che si meritava, e anche tu avresti avuto la giusta punizione!»

 

«Hai ricattato persino mia sorella… sei un essere ignobile!» intervenne Hyuga.

 

«Quella stupida è fin troppo condizionabile, mi è bastato farle credere che avrebbe passato il resto dei suoi giorni in galera per favoreggiamento e lei ci è cascata in pieno. Non ha decisamente niente del tuo carattere, Kojiro.»

 

«E Mademoiselle El Cid?» chiese Mikiru, per sistemare gli ultimi dettagli.

 

«Lei mi ha aiutato solo quando ho cercato di investire l’agente Yamamizu.»

 

Mente… pensò Aya, ma non poteva ancora dimostrarlo.

 

Nello sgomento generale, finalmente la verità era venuta a galla: Kumi aveva incontrato Tsubasa a Nankatsu, e gli aveva confidato per l’ennesima volta i suoi sentimenti. Il ragazzo l’aveva respinta, e credendo di allontanarla per sempre le aveva confessato di voler chiedere a Sanae di sposarlo. Arrabbiata, delusa e amareggiata, Kumi aveva ucciso Tsubasa Ozora, sparandogli a bruciapelo appena lui aveva aperto la porta della stanza, poi aveva cercato l’anello addosso a lui, trovandolo nella tasca interna della giacca. Aya si avvicinò alla ragazza, le ammanettò i polsi dietro la schiena elencandole i suoi diritti, e la fece scortare da un’agente di polizia. Nessuno degli amici di Tsubasa riusciva a parlare, ognuno pensava a quella triste vicenda e lo sguardo finiva inevitabilmente per posarsi su Sanae che, stretta nell’abbraccio di Wakabayashi, singhiozzava silenziosamente. Mikiru si avvicinò a lei e le posò una mano su una spalla prima di rientrare nel proprio ufficio per finire di compilare i documenti che sarebbero stati utili all’accusa durante il processo; Aya rimase immobile, osservava Sanae ma nella sua mente continuava a vedere sé stessa in quella posizione bisognosa d’affetto e di protezione. Come lei, Sanae era circondata da affetto e solidarietà che l’avrebbero aiutata a sopravvivere a quel dolore lacerante, ma l’agente si augurava che non finisse come lei chiusa in una spirale senza uscita priva di sentimenti legati all’amore.

 

§§§

 

Più lo fissava, e più non riusciva a crederci… da quando Keisuke era morto lui era stato un punto di riferimento nella sua vita, le aveva insegnato a sopportare il dolore e soprattutto a concentrarsi su presente senza rimpiangere il passato… e adesso lei stava per andare da lui a dirgli quelle cose… lentamente si avvicinò alla porta dell’ufficio e bussò.

«Avanti!»

«Capo?»

«Yamamizu! Entra! Complimenti, tu e l’agente Hakitawa avete brillantemente risolto il caso!»

Si sedette davanti a lui e lo fissò intensamente: in lui non vedeva più quella figura paterna che aveva sempre stimato, bensì un complice di un delitto.

«Non hai niente da aggiungere, Kitano?»

«Cosa dovrei dire? Vi siete comportate in modo esemplare…»

«Non esattamente come te… hai cercato di mettermi in bastoni fra le ruote in tutti i modi, hai persino cercato di sospendermi… io ho rischiato la vita per risolvere questo caso!»

«Non capisco dove tu voglia arrivare.» ma quella frase lasciava intendere tutt’altro.

«Abbiamo arrestato tua nipote… esatto, proprio Sugimoto Kumi, la nipote che tanto adori, e non fai assolutamente niente per proteggerla?»

«Ha sbagliato, deve pagare per quello che ha fatto.»

«Almeno su questo siamo d’accordo… chi sbaglia paga.»

«Proprio così…»

Aya fissò il suo capo poi si alzò e si avvicinò a lui:

«Ti dichiaro in arresto per concorso in omicidio e intralcio alla giustizia, Kitano. Hai il diritto di restare in silenzio, tutto ciò che dirai…»

Kitano rimase immobile a fissare la ragazza che, con voce monotona, gli elencava i suoi diritti. Mai e poi mai avrebbe creduto che lei avrebbe avuto il coraggio di farlo, eppure era così. Era cresciuta, era maturata, era pronta per ricominciare la sua vita…

Essere delusi dalle persone più importanti della propria vita crea un vuoto, ma sapere di aver condannato una persona a rimpianti eterni riempie questo vuoto, almeno un po’… Aya avrebbe voluto sbattere Kitano in galera per aver comunicato alla nipote notizie riservate riguardanti il caso, ma probabilmente fargli rinunciare alla cosa che più amava era una punizione giusta. Uscì dall’edificio e alzò lo sguardo al cielo: il sole illuminava l’azzurro ornato di qualche nuvoletta bianca, e le donava una sensazione di serenità…

 

Ecco chi ha ucciso Tsubasa Ozora!


Eccoci! Che dire... ormai era quasi chiaro chi fosse l'assassino, anche se sono riuscita a instillare un po' di dubbio in tutte voi!!! E anche lasciarvi pensare che avrei saltato l'appuntamento... un po' di suspence, no?? La verità è che ultimamente ho dei problemi, per cui ho dovuto ritardare la pubblicazione... ma qui arriva il colpo di scena! Settimana prossima ci sarà l'epilogo, ovvero l'ULTIMO VERO capitolo...
Ringraziamenti di rito:
Silen: che dire, spero di aver spento tutte le tue micce... in caso contrario ne riparliamo settimana prossima!!!
Melanto: non so se ho fatto in tempo, però intanto ti faccio un IN BOCCA AL LUPISSIMO!!!!!!!!!! Hai avvisato l'Interflora? XD
Himechan: sono davvero onorata che tu abbia letteralmente divorato la mia storia, spero che l'epilogo non ti lasci l'amaro in bocca!!
tsubasasanae80: ecco a te svelata l'identità della bastarda!! Grazie per aver lasciato una recensione, mi fa molto piacere che tu abbia deciso di condividere con me la tua opinione...
Only: tessssora ma io e te non ci becchiamo più??? E' la punizione per aver ucciso Tsuby?????
Last scene is... next week!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Epilogo ***


EPILOGO

EPILOGO

Avvolta in un tubino nero, osservava la candida lapide bianca su cui capeggiavano i kanji del nome del suo amato, nonché una piccola foto che lo ritraeva sorridente e felice. Appoggiò il bocciolo di rosa rossa sulla tomba e mormorò una frase augurandosi che la brezza la facesse volare fino al luogo in cui il suo grande amore ora riposava, una frase che le provocò un turbinio di sensazioni nel cuore…

«Lo voglio…»

Si immaginò vestita di bianco mentre accanto a lui viveva una favola interrotta sul nascere, mentre circondata dagli affetti si legava per la vita a quell’uomo che le aveva insegnato non solo ad amare, ma anche ad essere felice. Quando si accorse di non essere sola ebbe un piccolo sussulto: dietro di lei l’agente Yamamizu osservava la tomba del calciatore; in mano aveva un bouquet di viole del pensiero.

«Pensavo che questi fiori… avrebbero reso l’idea…» mormorò, e Sanae si accorse in quel momento che per la poliziotta essere lì rappresentava un grande sforzo emotivo.

«È stata molto gentile a venire fin qui… Tsubasa lo avrebbe apprezzato…»

Sanae scorse un tremolio del labbro inferiore della donna, che continuava a fissare la lapide con uno sguardo perso. Si vedeva che soffriva terribilmente, ma anche che cercava di non cedere sotto il peso delle emozioni.

«Da quanto tempo…?»

Quella domanda riscosse Aya, che alzò lo sguardo verso la giovane, non intuendo subito dove volesse andare a parare.

«Ah, capisco- disse poi, quando capì –si sta chiedendo quanto dura la sofferenza… credo di non essere un buon elemento di paragone, non sono mai stata brava a superare il dolore…»

«Ognuno di noi reagisce a proprio modo… anche se è difficile continuare la vita di tutti i giorni senza avere accanto la persona che si ama…»

«Ha intenzione di tornare a Barcellona, Sanae?» le domandò Aya, incamminandosi verso l’uscita seguita dalla ragazza.

«Sì, ma solo insieme a Natsuko, la madre di Tsubasa: svuoteremo l’appartamento in cui abitavamo e…» un groppo in gola le impedì di continuare.

«Io non ci sono mai tornata, nell’appartamento: è stata Mikiru… l’agente Hakitawa… a svuotarlo. Lei e Katsuo hanno portato via tutto, dividendo le mie cose da quelle di Keisuke.»

«Non vivrò nemmeno qui a Nankatsu, credo che mi trasferirò a Tokyo e inizierò cercandomi un lavoro: conosco lo spagnolo e l’inglese, non dovrebbe essere difficile trovare un buon posto.»

«Glielo auguro, Sanae, Lei se lo merita, soprattutto dopo tutto quello che Le abbiamo fatto passare.»

«Voi facevate solo il vostro lavoro… a proposito, come procede?»

«Mademoiselle El Cid ha confessato la sua complicità dopo che l’Interpol europea ci ha comunicato la provenienza della pistola: si tratta di un’arma che è stata rubata in Francia, a Marsiglia, e da lì sono riusciti a risalire, grazie ad una fitta rete di informatori, fino al trafficante che l’ha rivenduta a Mademoiselle El Cid a Montmartre, circa due mesi fa. La pistola è stata accuratamente smontata e i vari pezzi sono stati inviati a diverse caselle postali a Sugimoto-san, naturalmente usando mittenti fittizi. Una volta arrivati, i vari pezzi sono stati riassemblati. Sugimoto-san ha organizzato il tutto, quindi si tratta di omicidio premeditato, con l’aggravante che ha cercato volontariamente di far ricadere la colpa su di Lei…»

«Ancora non posso credere che Kumi abbia fatto tutto questo, e Rosemary! Sembrava così felice il giorno del matrimonio! E Naoko? È nei guai?»

«Faremo in modo che i giudici capiscano la sua fragilità e la sua paura…»

«È una brava ragazza, l’hanno plagiata e raggirata! Se avesse saputo cos’aveva in mente Kumi, non l’avrebbe mai aiutata!»

«Ne sono certa, è per questo motivo che la stiamo aiutando a uscirne pulita.»

Arrivate all’ingresso del cimitero, Sanae alzò lo sguardo e sorrise notando le due persone che la stavano aspettando. I suoi due angeli custodi l’avevano lasciata da sola a dare l’estremo saluto a Tsubasa, ma non l’avevano abbandonata: avevano rispettato il suo bisogno di solitudine vegliando però su di lei. Si avvicinò a Genzo e Taro e sorrise, mentre alcune lacrime le rigavano le pallide gote che parevano segnate da solchi di dolore: il portiere le carezzò delicatamente una guancia mentre il centrocampista le circondava le spalle con un braccio. Aya, rimasta indietro, osservò la scena provando una tenerezza infinita; si incamminò lentamente e mentre percorreva i pochi metri che la separavano dal terzetto si voltò verso sinistra come richiamata da una sensazione. Sotto un salice, con la mano appoggiata al lato destro del tronco e un pallone fermo sotto al piede, c’era Tsubasa che le sorrideva e che fece un piccolo cenno con la testa quasi a volerla ringraziare per aver fatto trionfare la verità, mentre sul lato sinistro Keisuke, con le braccia incrociate, la osservava con aria compiaciuta e innamorata; Aya sentiva come se stesse camminando al rallentatore, con i battiti del cuore quasi impercettibili e i rumori della città ovattati.

«Agente Yamamizu, viene a bere un caffè con noi?»  

Quella frase spezzò l’incantesimo: si voltò verso il suo interlocutore e si accorse che aveva ripreso pieno controllo del suo corpo, i battiti nuovamente udibili, i rumori del traffico di nuovo prepotenti attorno al luogo del riposo eterno. Spostò immediatamente lo sguardo al salice alla sua sinistra, dove ora la brezza ne muoveva le fronde. Il ricordo del volto sorridente del suo Keisuke, la memoria del suo amore e dei loro momenti felici l’avrebbero accompagnata per sempre, ma era giunto il momento di lasciare i ricordi al passato, vivere il presente e crearsi un nuovo futuro. Riempiendo i polmoni di aria e di consapevolezza indirizzò la sua attenzione a Misaki che, a pochi passi da lei, attendeva una risposta alla proposta di qualche secondo prima.

«Volentieri… molto volentieri…»  

Coprì la distanza che la separava dai tre ragazzi e sorrise sentendosi finalmente ripulita dalle oppressioni e dal senso di colpa. Si incamminarono verso il caffè più vicino mentre dietro di loro, all’imbocco del viale del cimitero, Tsubasa e Keisuke percorrevano la loro strada verso l’eternità.

 Fine


I personaggi di Captain Tsubasa sono © di Yoichi Takahashi e della Shueisha Inc., Tokyo, e sono qui usati senza scopo di lucro.
I personaggi originali sono © dell’autrice.
I riferimenti a fatti e persone realmente esistenti è da considerarsi puramente casuale.
Ferma restando la buona fede, l’autrice non esclude analogie con le principali serie poliziesche: il susseguirsi nel corso degli anni delle suddette serie e il mescolarsi delle trame rendono impossibile qualsiasi credits specifico; tuttavia è doveroso citarle per rendere possibile una loro identificazione nel caso in cui vengano notate somiglianze di qualsiasi tipo:
CSI - Scena del crimine; CSI Miami; CSI New York; Cold Case; Il Commissario Quandt; Il Commissario Rex; Un Detective in Corsia; Law&Order; Law&Order CI; Law&Order SVU; NCIS; RIS - Delitti imperfetti; RIS 2; RIS 3; Senza traccia; La Signora in Giallo.


E' arrivato il giorno tanto atteso della conclusione... un finale corto, ma credo denso del significato più profondo di questa storia che devo ammettere mi dispiace dover terminare...
Vorrei ringraziare di cuore tutti coloro che hanno letto la mia storia, sono davvero contenta che abbiate deciso di seguirla, e soprattutto vorrei ringraziare chi si è fermato a lasciare una recensione, vale a dire OnlyHope, Melanto, Solarial, Silen, Saretta 1381, Picciottina75, eos75, berlinene, Himechan e tsubasasanae80... davvero il vostro sostegno mi è stato prezioso, grazie per avermi lasciato delle piccole perle...
Vorrei dare un abbraccio speciale a Elisabetta e Valentina, perché sono due persone speciali che ho avuto la fortuna di incontrare grazie a EFP due anni fa e che ora considero veramente importanti per me... vorrei esprimere tutta la stima e l'affetto che provo per loro ma non sempre è facile, neanche per chi, come me, adora scrivere (rasento la grafomania XD).
Sappiate che tornerò, nella mia mente vortica un nuovo giallo: vedrà mai la luce???
Bacioni, Sakura chan

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=273997