We are Morgenstern

di AliceCutso
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***



POV Alexis

 

Incocco una freccia e alzo l'arco, tendendolo. Ispiro prendendo bene la mira. Istintivamente rilascio l'aria e un istante dopo la freccia scatta in avanti, recidendo il grappolo della mela e conficcandosi nell'albero. Il frutto cade a terra con un tonfo sordo ma tengo ancora i muscoli tesi perchè percepisco come una presenza poco dietro di me. Mi volto di scatto, un'altra freccia già incoccata, pronta a infilzare la testa del ragazzo che sta avanzando con passo quatto verso la mia direzione.
Quando lo vedo mi accorgo di essermi sbagliata però. I ragazzi sono due entrambi biondi, entrambi Shadowhunters.
Sento l'arco sfuggirmi di mano e cadere ai miei piedi poichè io conosco quei ragazzi, uno in special modo.
-Jonathan-.
Lui mi sorride un poco, un sorriso candido e felice così bello da star male -sei migliorata sorellina-.
Subito gli corro incontro, gettandogli le braccia al collo. Lo stringo forte a me, senza fiato, e per un istante penso che è solo un sogno e che da un momento all'altro mi sveglierò. Ma le sue braccia mi stringono prontamente, forti e rassicuranti confermandomi che lui è davvero qui.
-credevo che fossi morto-.
Sento delle lacrime pungermi gli occhi, pretendendo di uscire. Io le ricaccio indietro, lasciandone sfuggire solo una, muta e silenziosa, lungo la mia guancia.
Per un istante passa le mani sui miei fianchi stringendomi ma è solo un attimo perchè mi scosta per osservarmi.
-Lo ero, è una lunga storia. Tu piuttosto hai un'aspetto orribile-.
Ha ragione. Tutto di me, dai svestiti sporchi e squarciati alle violacee occhiaie, trasuda trascuratezza.
-da quando abbiamo perso mi sono ritrovata da sola, ricercata e in un paese sconosciuto... mi sono dovuta arrangiare-.
Lo guardo bene e noto che lui al contrario sembra appena uscito da un lussuoso centro benessere, con tanto di vestiti di marca.
-Io non capisco- dico scuotendo la testa -eri morto, ti ho visto mentre Jace Lightwood ti uccideva...- nel dirlo mi ricordo della presenza dell'altro ragazzo, appena a pochi centimetri da noi -cosa ci fai con il tuo assassino?-.
-come ti ho detto, è una lunga storia. Fatto sta che adesso siamo uniti, molto uniti-.
Non vedendomi molto convinta sospira, leggermente esasperato -ti spiegherò tutto meglio dopo-.
Detto questo mi afferra per il polso e nello stesso istante Jace posa una mano sulla sua spalla. Dall'anello di famiglia si scatura una luce accecante che in un secondo ci avvolge.
Quando riapro gli occhi mi rendo conto di non essere più nel bosco dalle foglie secche autunnali ma in una casa da scapolo abbastanza piuttosto moderna. Ovunque ci si giri si respira testosterone e il tavolino inondato da videogiochi mi suggerisce che da queste parti non passano molte ragazze.
Mi fratello avanza con sicurezza per la stanza fino a raggiungere un tavolo dove si siede al posto di capotavola, subito seguito da Jace che si sistema alla sua sinistra.
Jonathan mi fa cenno di sedermi davanti a lui, come sua pari.
-si può sapere cosa diavolo succede?- chiedo mentre mi accomodo.
Lo vedo sorridermi coi sui occhi neri -sei sempre stata impaziete sorellina, vuoi tutto e subito, e questo mi piace. Dunque da dove cominciare? Beh, mia madre, Lilith, mi ha donato per l'ennesima volta la vita e il potere ma stavolta incluso nel pacchetto c'era un piccolo bonus- con un cenno indica Jace, il quel mi sorride -siamo legati, quello che mi ferisce, ferisce lui e viceversa. Allo stesso tempo però... diciamo che condivide i miei punti di vista. Adesso ci aiuterà e non farebbe mai nulla contro di me, o meglio, contro di noi-. Qualcosa nella sua espressione mi fa capire che c'è di più e che lui vuole che io lo capisca. Jace non ha semplicemente visto la luce, è sotto il suo completo controllo e quando dice che non ci farebbe del male intende dire "ora sei al sicuro, sorellina. Abbiamo una guardia".
Annuisco un poco, contenta ma pur sempre cauta. Certo un alleato abile come Jace è prezioso ma non so quanto mi piaccia questa cosa.
-E tu, Alexis? Cos'hai fatto in questo mese?-.
-per prima cosa mi sono sbarazzata di Caster... lo so, era il tuo cavallo, mi dispiace, ma ero facilmente rintracciabile se lo tenevo. Poi mi sono nascosta per i boschi. Era una fortuna che avessi con me l'arco e spada, sono stata costretta a cacciare-.
-Beh, avevi già esperienza se ricordo bene. Sai quando aiutavi i tuoi draghi a nutrirsi, i primi tempi-.
Il mio volto si trasforma in una maschera di apprensione sentendoli rammentare. Ricordo ancora con dolore Nero allontanarsi nel cielo, furioso come la tempesta che lo circondava.
-Si sa nulla di lui?-.
A rispondere, con mia sorpresa, è Jace -da quello che ne so, è stato avvistato mentre sorvolava il Mediterraneo ma questo un po' di tempo fa. Potrebbe trovarsi ovunque-.
Il mio pensiero va subito a lui, e nella mia mente si fissa l'immagine degli occhioni troppo grandi per la testa di un cucciolo squamoso che vaga, da solo, spaesato ed impaurito nel cielo.
-Hai fatto bene a cacciarlo- mi dice Jonathan -la casa è piuttosto grande ma non saprei proprio dove avremmo potuto sistemare un bestione sputafuoco- poi nota la mia espressione preoccupata e mi rassicura dicendomi che presto il mondo sarà nostro e allora potrò prendermi cura di lui quanto vorrò.
-Jace- gli occhi di mio fratello sono puntati fissi su di me, dandomi una sensazione strana ma familiare -lasciami da solo con la nostra sorellina-.
Il ragazzo non se lo fa ripetere due volte congedandosi contento con un cenno del capo.
Io continuo a osservare Jonathan il quale rimane in silenzio finchè non sentiamo Jace allontanarsi sulle scale.
-Vieni qui Alexis-.
Sorpresa e titubante mi alzo andandogli davanti. Allora lui mi afferra per il braccio costringendomi a sedergli in braccio ma continuando a osservarmi con attenzione il viso mentre con la mano libera mi accarezza i capelli, sistemandomeli dietro l'orecchio. Di lui mi ha sempre affascinato il modo in cui mi guarda: è sia lo sguardo che un poeta o un pittore rivolge alla sua musa che quello del leone che si presta a disintegrare un piccolo agnello.
-Mi sei mancata- sussurra a pochi centimetri dalla mia guancia.
-Anche tu- gli poso una mano sul viso per avvicinarlo -immensamente-.

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Capitolo 2
*** capitolo 2 ***


 


POV ALEXIS

 

Jonathan mi ha portato in una grande camera matrimoniale con un enorme letto al centro e un ampio guardaroba pieno zeppo di abiti estremamente femminili delle tonalità del blu, del verde e del giallo. Vedendoli gli ho chiesto se aveva qualche tendenza di cui voleva parlarmi così lui ridendo mi ha spiegato che la casa, ovviamente, era di Valentine e che aveva comprato questi vestiti per nostra madre, nel caso tornasse. La cosa mi ha molto rattristito e per un istante mi è dispiaciuto per lui perchè di certo Jocelyn non l'avrebbe mai fatto.Poco dopo mi ha lasciato da sola, per potermi preparare per cenare fuori.
Dopo essermi fatta una doccia veloce mi avvolgo in un asciugamano e raggiungo l'armadio, curiosa di vedere cosa c'è dentro.
Ovviamente sono tutti abiti firmati e in tessuti pregiati perciò mi ci vuole un po' per trovare una gonna grigia a vita alta in un tessuto sportivo con un po' di pizzo in fondo che, visto che comincia a fare freddo, abbino a un maglioncino leggero nero. Quando cerco della biancheria pulita mi rendo conto che i reggiseni sono fatti per misure più modeste perfino delle mie così da risultarmi piuttosto scomodi. Mentre finisco di vestirmi mi riprometto di chiedere a Jonathan se posso comprarne altri adatti a me. Fra l'altro ho notato che la maggior parte di questi indumenti sono pensati per figure minute mentre io ho un busto un po' troppo lungo perciò alcune maglie mi starebbero corte. Le scarpe, in special modo, sono tutte di numeri minuscoli mentre io ho un 39 perciò per stasera mi arrangio con i miei stivaletti.
Dopo aver liberato i capelli dal mollettone mi metto un po' di mascara e raggiungo lo spazio davanti alle scale dove Jace e Jonathan mi aspettano, scherzando fra di loro come fossero amici di vecchia data.
Non appena arrivo i due si voltano a guardami rilassati mentre mio fratello mi apre una giacca in pelle.
-Ti piacciono i vestiti?-
-alcuni sono molto belli ma la maggior parte non mi va-.
-Non ti preoccupare possiamo comprarne degli altri, i soldi non sono un problema-.
Una quindicina di minuti dopo siamo tutti e tre seduti ad un piccolo tavolo di quello che mi sembra un lussuoso ma privato ristorante nel cuore di Los Angeles. Il cameriere, una fata dai capelli blu per essere precisi, ci ha accompagnato al piano superiore dove, lontano dai mondani, stavano cenando una coppia di vampiri e altre tre fate, vestite succintamente, in una stanza che avrebbe potuto ospitare almeno ottanta persone.
Ci hanno fatto accomodare ad un tavolo piuttosto in disparte e lontano dai Nascosti (nonostante questi mangiassero praticamente ai lati opposti della sala) arredato con un candelabro, calici e piatti in cristallo e dei meravigliosi fiori candidi sparsi qua e la.
Il menù viene dato solo a Jonathan il quale ordina tranquillamente per tutti concedendoci un semplice sguardo dopo ogni ordinazione, in cerca di assenso. Mentre il cameriere se ne va il mio sguardo si posa sulla coppia di vampiri. Si tengono per mano, guardandosi smielatamene negli occhi e ciò risulterebbe anche tenero e normale se non fosse che lui ha una vistosa cicatrice che gli percorre metà faccia. Lei però non sembra curarsene mentre si gusta avidamente la sua zuppa a base di sangue. Sono quasi certa che non sia di animale ma non ho il coraggio di chiederlo.
-Ah Alexis, quasi dimenticavo- mi fa ad un certo punto mio fratello -adesso mi faccio chiamare da tutti Sebastian e vorrei che lo facessi anche tu-.
Improvvisamente mi torna alla mente quel afoso giorno estivo quando l'ho incontrato per la prima volta, quando l'ho baciato per la prima volta a Central Park. Allora si era presentato come Sebastian.
-Non posso- ribatto fermamente e leggermente infastidita -Tu sei Jonathan Morgenstern, mio fratello. Sebastian invece non è nessuno per me se non il tipo che hai ammazzato per prendere il suo posto-.
Gli occhi di lui si puntano su di me fissandomi con una tale intensità da farmi trasalire. Di solito riesco a leggerlo facilmente ma stavolta non riesco a capire se ha apprezzato le mie parole o se ne è rimasto infastidito. Forse entrambe.
-I nostri genitori mi hanno voltato le spalle perciò non voglio portare il nome che hanno scelto per me-.
-e poi il Conclave ha orecchie ovunque- dice Jace -non è molto sicuro andare in giro sbandierando che te la fai con Jonathan Morgenstern-.
Sento le sopracciaglia sollevarsi in una posa stupita mentre con una mano accenno al locale -invece mangiare fuori in ristoranti è molto prudente-
-qui mi conoscono- fa mio fratello -non corriamo pericolo-.
-sarà...-.
-Allora lo farai? Mi chiamerai Sebastian?-.
-In pubblico, ma in privato non posso prometterti niente-.
-Le vostre ordinazioni. Signori, signorina-.
Il cameriere posa con grazia davanti al mio viso un'invitante piatto a base di pesce finemente presentato con delle salse arancioni e verdi.
Alla mia destra sento Jace emettere un profondo sospiro mentre cerca di affettare le sue costolette -a Clary sarebbe piaciuto qui-.
Prima che io possa girarmi per guardarlo indignata mio fratello grugnisce, leggermente infastidito -ti ho già detto che le daremo una possibilità, piantala di assillarmi-.
A queste parole un pezzo del delizioso pesce mi va di traverso -Che vuol dire che le daremo una possibilità?- chiedo fra un colpo di tosse e l'altro- Voglio dire, fa parte della fazione opposta-.
-è nostra sorella- ribatte lui senza guardarmi -il suo posto è al nostro fianco-.
-non mi piace lei, non la voglio per casa-.
A rispondermi è Jace -paura di un po' di concorrenza? Non ti preoccupare, con me in giro hai perso in partenza. Le mie doti attraggono ogni creatura vivente e non-.
-cavolo, sai con chi ti vedrei bene in effetti? Una montagna di sterco plasmato a tua immagine... anime gemelle in tutti i sensi-.
-Sarebbe comunque molto più attraente di te e di chiunque altro-.
-forse in una qualche strana dimensione demoniaca, e anche li sarei comunque molto più intelligente di te, poco ma sicuro-.
-Piantatela voi due- dice bruscamente Jonathan ad un certo punto. I suoi occhi poi si puntano su di me, facendo sentire la loro supremazia -Daremo a Clarissa l'opportunità di unirsi a noi e questo è quanto-.
Vorrei ribattere ma il cameriere m'interrompe per la seconda volta, portandoci una bottiglia di champagne.
-chiedo scusa signori, ma le signorine a quel tavolo vi offrono questa-.
Il mio sguardo si punta quindi sul tavolo occupato dalle fate che guardano languide nella nostra direzione, o meglio nella direzione di Jace e mio fratello mangiandoseli con gli occhi come se non esistessi. Una di loro, la più bella delle tre sicuramente, osserva con particolare intensità Jonathan donandogli sguardi così sfacciati da farmi sentire come di troppo. Ha i capelli rossi come il sangue che si sta gustando la coppia di vampiri e ciò, unito alle forme perfette e generose nei punti giusti, all'abito mozzafiato e alle labbra rosse, la fa sembrare l'incarnazione di Jessica Rabbit. Le sue amiche, seppur di notevole bellezza, sembrano come sfocate al confronto tanto che di loro mi colpiscono solo i fluenti capelli castani di una e gli occhi incredibilmente viola dell'altra.
-Secondo te loro vengono da quella strana dimensione demoniaca a cui ti riferivi?- fa Jace accennandogli un saluto di ringraziamento.
-sono piuttosto attraenti- commenta mio fratello spogliando letteralmente con gli occhi la rossa -ma io stasera ho altri programmi. Se vuoi sono tutte tue-.
-meglio di no- risponde l'altro scuotendo la testa -preferisco non tentare la fortuna con Clary-.
-Suppongo che dovrei essere contento che tu abbia tanti riguardi per almeno una delle mie sorelle, ma caro fratellino stai attento a "non farti distruggere"!-.
-pensi che non mi vorrà più adesso che sono passato al "Team dei Cattivi"?-.
-noi non siamo cattivi- ribatto -vediamo solo le cose in maniera diversa-.
Jonathan si volta a guardarmi con una strana luce negli occhi -Alexis ha ragione e tu lo sai-.
-era per dire- risponde lui con una scrollata di spalle.
-comunque non so, se ti ama davvero allora potrebbe accettare di stare con noi-.
-beh, lo scopriremo presto-.

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


 

 


Pov Alexis
 

 

Quando appariamo nella grande biblioteca dell'istituto di New York mi sento piuttosto irrequieta. Voglio dire, siamo in pieno territorio nemico per giunta disarmati! Jace ha molto insistito per venire qui a prendere alcuni libri che potrebbero tornarci utili e mio fratello ha acconsentito nonostante le mie riserve. Forse il loro legame è più profondo di quanto pensassi, coinvolgendo Jonathan più di quanto lui voglia ammettere.
Su di noi incombe la statua di Raziel, glorioso e letale come solo un angelo sa essere mentre ci scruta con freddi occhi di pietra.
-da questa parte, fantasmino-.
Sentendomi chiamare proprio "fantasmino" da Jace qualcosa mi schizza dritto al cervello sopratutto perchè è uno degli appellativi che mi rivolgevano i bambini dell'orfanotrofio... senza contare che lui è semplicemente odioso. Non riesco a capire cosa ci trovi Clarissa, ne tanto meno Jonathan. Se stiamo nella stessa stanza per più di dieci minuti di solito finiamo a insulti sarcastici con mio fratello che ci chiede esasperato di piantala.
Li raggiungo, comunque, in un ala un po' più nascosta dietro uno scaffale dove li trovo mentre spulciano un libro rivestito in pelle nera.
-è quello che ci serve?-.
-Non proprio- mi dice Jonathan malizioso -è pieno di pornografia demoniaca. Divertente se ti piace il genere, ma dubito che possa aiutarci-
-ma piantala!-.
Facendo capolino oltre la sua spalla scorgo immagini confuse raffiguranti quelli che sembrano demoni Rahab e Oni in strane posizioni. Improvvisamente un motto di disgusto mi sale allo stomaco. Chi potrebbe eccitarsi con questa roba? I demoni sono creature assolutamente orrende, degne dei peggiori degli incubi, non capisco come si possano trovare erotiche immagini che li raffigurano mentre si accoppiano fra di loro.
-che ne sai che è pornografia- gli dico esaminando meglio il libro -trovo impossibile pensare che questo sia definibile sexy da qualcuno-.
-ti sorprenderebbe sapere quanti apprezzano il genere-.
Con un movimento rapido della mano chiudo il libro per sollevarlo vicino alla mia testa -mi stai confessando che quando avevi 14 anni tenevi sotto al letto una scatola piena zeppa di roba come questa? È piuttosto inquietante-.
Lui mi sorride sopratutto con lo sguardo, pieno di languida ironia e proprio mentre penso che stia per rispondermi con una battuta maliziosa Jace richiama la sua attenzione qualche metro più in la.
Io non lo seguo perchè qualcos'altro attira la mia attenzione. La pelle comincia a formicolarmi e lo sguardo si posa verso l'alto. Sento come una presenza al piano di sopra ma è molto strano perchè non è un demone. Se ci sono dei demoni nelle vicinanze di solito mi viene la nausea o sensazioni di malessere, mentre adesso è più... calore. Non so bene come descriverlo, ma è come se appena sotto la superficie dei miei muscoli si fosse creata improvvisamente come una fiamma che mi scalda tutto il corpo.
Aguzzo la vista cercando la possibile fonte di tali effetti temendo con orrore che possa esserci un Nephilim o, che so, un qualche sistema d'allarme che i miei sensi particolarmente acuti, donati dal sangue angelico in eccesso, hanno percepito.
-Alexis, tutto bene?-.
A parlare è stato, ovviamente, Jonathan. Mi osserva circospetto vicino a Jace il quale sta esaminando un voluminoso libro dall'aria antica e proibita.
-Questo è perfetto per i nostri scopi- annuncia a mezza voce -possiamo andare-.
Quindi raggiunge mio fratello che mi fa segno di raggiungerlo. Mi concedo un ultimo sguardo incerto verso l'alto, poi però li affianco prendendo per mano Jonathan.
Quando riapro gli occhi sono di nuovo nell'appartamento, proprio davanti al tavolo da pranzo.
Lesti, ci accomodiamo mentre mio fratello apre il libro alla sezione "leggende sulla conversione dei poteri angelici".
-siamo sicuri che faccia per noi?- chiedo -in fondo sono poco più di favole queste-.
-tutte le storie sono vere sorellina, non lo hai ancora capito? Dobbiamo solo riuscire a capire quanto c'è di falso in esse-.
-e come pensi di riuscirci?-.
-segnando le informazioni più... sentite qua "il cavaliere allora afferrò il Sacro Gral mentre questi risplendeva della luce Divina e recitò -Dio sia maledetto poichè la sua falsità regna maligna su di noi lasciandoci inermi contro la crudeltà del mondo. Io qui, alla luce dell'ottava luna, consacro la leggendaria coppa in nome del Demonio in modo che egli possa donargli potere, allora io arruolerò valorosi soldati nel suo esercito contro il Cielo-". State pensando a quello che sto pensando io?-.
-in effetti sarebbe un'idea interessante- concorda Jace annuendo -ma è troppo rischioso cercare di recuperare la Coppa Mortale. Forse potremmo trovare il modo per produrne una nuova, magari con l'adams-.
Cogliendo la loro idea scuoto la testa pensierosa -Le sorelle di ferro stanno dalla parte del Conclave quanto i Fratelli Silenti, non ci aiuteranno mai-.
-Non è detto, Alexis- gli occhi dorati del ragazzo si puntano su Jonathan il quale lo osserva curioso -so che una di loro aveva fornito le armi a nostro padre ai tempi del Circolo e poco prima che venisse scoperta è fuggita nascondendosi da qualche parte. Se le procuriamo dell'adams sono abbastanza sicuro che ci aiuterà-.
-puoi metterti in contatto con lei?-.
Il volto del ragazzo si illumina improvvisamente sfoderando un mezzo sorriso complice, caldo ed ammaliante -non ti preoccupare, penso a tutto io. Tu fai già troppo-.
-Non sia mai che il tuo fidanzatino si affatichi-.
Improvvisamente per la stanza cala un breve silenzio, a metà fra lo stupito e l'innervosito.
Non so bene il perchè di quel commento acido ma mi è uscito di bocca con prepotenza e ormai non posso di certo rimangiarmelo. È solo che... credo di essere gelosa, gelosa del loro legame, del loro spalleggiarsi... tutte cose che dovremmo avere io e Jonathan e le avevamo prima che lui venisse ucciso... insomma è mio fratello, non quello di Jace!
Entrambi adesso mi osservano con gli occhi affilati, sorpresi ma anche guardinghi pugnalandomi al petto con la loro unione.
-Che succede fantasmino?- mi fa Jace -abbiamo il ciclo?-.
-Io no, ma forse tu si. Ora capisco il perchè di tutti quei tampax! Potevi dirmelo spaventapasseri-.
-La volete piantare una volta per tutte voi due?- Jonathan, dall'altra parte del tavolo, è tornato a studiare il libro ma dalla tensione delle spalle riesco a vedere la sua frustrazione -Siamo una famiglia, dobbiamo restare uniti-.
-Noi due siamo una famiglia- dico senza celare il disprezzo -al massimo possiamo includerci anche Clarissa ma lui -con una mano accenno a Jace -lui non è nessuno-.
-è tuo fratello quanto lo sono io-.
-solo perchè nostro padre lo ha addestrato? Non funziona così. Andiamo, non a nemmeno un nome tutto suo! Valentine lo ha allevato solo per poterlo usare come pedina nel suo piano, per ucciderlo sulla riva del lago di Lyn. La sua esistenza non vale più di quella di una bestia da macello!...-.
-adesso basta!- la voce perentoria di mio fratello m'interrompe.
I nostri occhi si incrociano e io mi sento letteralmente morire sotto il suo sguardo oscuro e freddo -è meglio che tu vada nelle tue stanze Alexis-.
Le lacrime pungono prepotenti per uscire ma non lo farei mai davanti a loro e di certo non dopo che Jonathan mi ha mandata in camera come si fa con una bambina.
-Volentieri- dico alzandomi.
Mentre mi allontano cerco di avere un comportamento altezzoso e fiero ma non appena richiudo (sbattendo forte) prima la porta della stanza e poi quella del bagno mi lascio andare contro il muro a un enorme pianto liberatorio senza senso.
Nella mia testa esplodono maligne immagini che mi fanno contorcere lo stomaco e sentire male: io e Jonathan mentre ci accarezziamo il viso a letto e subito dopo lui che appoggia una mano sulla spalla di Jace sorridendogli, sempre lui che mi ignora mentre parla con il nostro caro "fratellastro", Clarissa con i sui capelli rossi mentre mi guarda dal basso verso l'alto con la spalla ancora sanguinante per la ferita che le avevo inflitto, la pioggia che ho affrontato con Caster mentre scappavo dai cacciatori, Nero che si allontana nel cielo pieno di odio per me.
Ma cosa mi succede? Io non mi comporto mai così, mai!
Poi, inspiegabilmente, mi viene in mente anche Jas... i suoi occhi così verde smeraldo, il suo atteggiamento così impetuoso e la polvere brillante che rimaneva di lui... possibile che lo piangerò per sempre d'ora in poi? È ovvio che la sua perdita è stata... atroce ma riuscirò mai a ritrovare la pace?

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 

Pov Alexis

 

Mi trovo in un radura vuota sotto un cielo azzurro. Una leggera brezza mi scompiglia i capelli facendomi voltare verso sinistra. Prima davanti a me c'era solo una distesa verde piena di fiori di campo mentre adesso mi si para davanti un ragazzo. Mi da le spalle, ha i capelli corvini e lucenti, la figura slanciata e le braccia nude muscolose e prive di marchi. In mezzo alle scapole si ergono un paio di possenti ali nere.
Non appena lo riconosco sorrido -Jas-.
Sentendo la mia voce lui gira leggermente la testa permettendomi di intravedere la linea della mascella.
-Jas... c'è qualcosa che non va?-.
Le sue spalle allora vengono scosse come da una risata trattenuta.
-non c'è nulla che non va- mi dice mentre si volta -sorellina-.
I capelli neri come la notte stessa vengono sostituiti da altri tanto biondi da sembrare bianchi e improvvisamente il suo corpo si piena di runa. Le ali rimangono presenti.
-Jonathan?-.
I suoi occhi scuri di fissano sul mio viso mentre un sorriso tagliente si forma sul suo.
Con passo straziantemente lento mi si avvicina mantenendo lo sguardo fisso su di me.
Ormai mi è così vicino che riesco quasi a sentire il familiare battito del suo cuore. Mi si accosta per potermi sussurrare qualcosa nell'orecchio con voce roca.
-Sono stato io, Alexis. Ho ucciso io Valentine e Jas. E mi è piaciuto-.
-perchè? Perchè lo hai fatto?-.
-Volevano portarti via da me, credevano che gli appartenessi. Ora sei solo mia, lo sei sempre stata, dal giorno della tua nascita-.
Le sua mani cominciano a stringermi la vita come hanno fatto mille altre volte solo che adesso sono diverse. Infatti al posto delle normali unghie spuntano degli artigli neri che si allungano sempre più incontrando la mia carne, squarciandola.
Mentre il sangue comincia a colargli dal polso urlo, cercando in vano di allontanarmi.
Il mio sguardo si posa sul suo viso e con orrore vedo i suoi occhi essersi trasformati e diventati completamente neri, un sorriso folle e malvagio stampato in faccia.

 

Vedere il caffè scorrere nella tazza è quasi ipnotico. La scorsa notte non ho praticamente chiuso occhio, perennemente tormentata da incubi pieni di sangue, lacrime e oscurità.
Jonathan non mi farebbe mai del male e so con certezza che non avrebbe mai ucciso nostro padre, visto com'era tutto obbediente, ma... no, è ridicolo. Non può ver ucciso Jas, perchè avrebbe dovuto farlo?
E poi lui sa che è qualcosa che non gli avrei mai perdonato, che mi avrebbe portato troppo dolore per essere cancellata.
Mio fratello mi vuole bene, io e lui... c'è questo legame e so che lo sente, so che lo vuole. Non mi farebbe una cosa del genere.
Ma allora come mai ho un'orrenda sensazione che mi attanaglia lo stomaco e non ne vuole sapere di lasciarmi in pace?
-Non dirmi che sei una di quelle che fanno metà caffè e metà zucchero-.
La voce di Jonathan mi sorprende alle spalle, con fare disgustato ma scherzoso. Solo adesso mi accorgo di aver versato qualcosa come un terzo della zuccheriera nel mio caffè. Merda, così è troppo dolce!
Con una scrollata di spalle ripongo il recipiente al suo posto dato che ho notato che i fidanzatini sono soliti prenderlo nero, uniti anche nel gusto.
-allora? Oggi siamo più calmi?-.
-non parlarmi come se fossi una bambina, non lo sopporto-.
-e allora tu non comportarti più come tale!-
Finalmente mi giro per lanciargli un'occhiataccia ma lui è tutto concentrato su un toast che gli avevo preparato per colazione prima che arrivasse.
-Se mi credi una bambina allora potrei davvero comportarmi come tale, però bada bene: questo vale anche di notte sopratutto se magari ti prudono certe voglie. Comunque non ti preoccupare, Jace non vede l'ora di approfondire in ogni senso il vostro legame-.
Lui sospira abbassando cupamente lo sguardo sul suo pasto con aria stanca -Alexis, adesso non possiamo permetterci litigi. Dobbiamo essere uniti- detto ciò si alza venendomi davanti per cingermi la vita -facciamo così, oggi siamo a Firenze e io devo sbrigare alcuni incontri. Non volvevo portere Jace, ma magari a te piacerebbe. Che ne dici? Mentre io mi occupo delle questioni più noiose te potresti comprarti gli abiti che volevi e rilassarti un po'-.
In questo momento non ho alcuna idea di quello che potrei aver voglia di fare perchè la punta del suo naso mi sta sfiorando la fronte mentre riesco a percepire il calore del suo corpo attraverso i vestiti. È da quando sono arrivata qui che noi due non abbiamo avuto tempo di stare insieme da soli, perfino la notte Jonathan aveva sempre qualcosa da fare in solitario, senza nemmeno il suo fidanzatino.
Da una parte sono molto contenta che mi abbia chiesto di venire con lui mentre dall'altra mi chiedo cosa accidenti vada a fare e sopratutto con chi.


 

Oggi non è una giornata particolarmente fredda tant'è che mentre giro per le strade della città rinascimentale ho solo una giacca in pelle e una sciarpa abbastanza leggera.
A essere sincera Firenze, come città, non mi è mai interessata più di tanto essendo famosa principalmente per gli artisti e i letterati. Il mio sogno è sempre stato di fare sold out per uno spettacolo con la mia vecchia compagnia di canto coreografato o magari a teatro mentre interpreto la sognante e determinata Roxie in "Chicago", tutti sogni che parlano di Brodwey, Los Angeles o Parigi magari. Mentre costeggio il Duomo però, devo ammettere di rimanere quasi incantata dalla sua maestosità. È una città molto particolare Firenze la cui atmosfera pare come essersi congelata nel medioevo e dove la storia vive ancora. Non rimarrei troppo sorpresa se da dietro l'angolo adesso spuntasse una dama nel suo meraviglioso abito ricamato e dai lunghi capelli magistralmente intrecciati.
Jonathan mi ha lasciato vicino al Ponte Vecchio dandomi una mazzetta incredibile di euro, la moneta del posto.
Non so con certezza quanto valgano rispetto al dollaro ma visto il volume devono essere veramente un sacco.
Per fortuna i commessi parlano benissimo inglese anche se qualcuno di loro è rimasto piuttosto basito nel vedere questa ragazzina tirare fuori dalla borsa banconote su banconote come se nulla fosse.
I negozi comunque sono estremamente eleganti, muniti addirittura di un ragazzo che apre la porta la posto tuo, e pieni di abiti fatti di tessuti così pregiati che perfino le mie mani inesperte potevano intuirne la bellezza.
Una volta essermi rifornita di pantaloni e jeans più alcuni pezzi di sopra e scarpe, decido di fare un giro per le bancarelle, incuriosita da tutta quella gente ammassata intorno a dei camioncini con davanti dei semplici tavoli con sopra di tutto e di più, dalle maschere veneziane ai guanti in pelle fatti a mano.
Una fra tutte cattura la mia attenzione. Si occupa principalmente di creare incisioni creando custodie per i telefoni, targhette per i cani e cose del genere.
Mi ci accosto dando un occhiata a quello che offre quando un semplice bracciale mi fa l'occhiolino.
È in argento e sopra c'è scritto "Acheronta movebo". Jonathan è stato un insegnate molto pignolo perciò riesco a captarne il significato: "muoverò gli inferi". Il mio pensiero va immediatamente a mio fratello con la sua determinazione e il suo desiderio ardente di creare una nuova razza, migliore dei Nephilim. "Muovere gli inferi" è qualcosa che gli va a pennello, forse quella che in un certo senso lo descrive meglio.
Istintivamente glielo compro, chiedendomi a come potrebbe essere la sua reazione. Forse lo interpreterà come, non so, un mio volere di essere più coinvolta in questa faccenda.
Una mezz'ora dopo ritorno sul Ponte poichè era stato declamato a punto di ritrovo. Il sole tramonta ormai, dolcemente sull'Arno quando scorgo la figura di Jonathan uscire da una gioielleria li vicino con un pacchettino stretto in mano.
Gli sorrido mentre mi raggiunge.
-allora, com'è andato l'incontro?-.
-piuttosto proficuo devo dire- risponde lui con un mezzo sorriso mentre i suoi occhi vagano sulle buste ai miei piedi -tu ti sei divertita, vedo!-.
-Non è colpa mia se Jocelyn ha le misure di una dodicenne. Però ho un regalo anche per te- detto ciò gli porgo allegra la piccola bustina di carta, contenente il bracciale.
Riesco a vedere il suo stupore mentre prende il piccolo pacchettino e ciò mi provoca una fitta d'orgoglio.
Quando nota l'incisione il suo stupore aumenta e il suo sorriso si allarga -Mi ha fatto pensare a te- gli dico.
-hai riconosciuto la citazione... Grazie mille, Alexis. Vuol dire molto per me-.
Immediatamente lo indossa proprio sopra la cicatrice lasciata da Isabelle mentre cercava, in vano, di staccargli una mano. Qualcosa mi dice che quel gesto non è solo per coprire l'imperfezione ma che ha un significato più profondo.
-Anch'io in effetti ti ho preso un piccolo regalo. L'ho fatto fare appositamente per te- estrae quindi un piccolo pacchettino dal sacchetto della gioielleria, porgendomelo.
Stupita lo apro, ritrovandomi davanti un anello in argento con un motivo di stelle e una M al centro. Un anello di famiglia.
-Ho pensato che fosse il momento che anche tu avessi il tuo. Non ti permetterà di fare via e vai dalla casa, non è ancora magico, però per adesso va bene-.
-è bellissimo. Grazie Jonathan-.
Ne ho sempre voluto uno. Certo, Valentine mi ha dato lo stilo che le donne della famiglia si sono tramandate, ma solo ora, mentre mio fratello me lo infila al dito mi sento una vera Morgenstern, una vera cacciatrice.

 

 

Pov Jonathan
 

-Quindi è questa la casa del cane-.
Alexis sta vagando per il corridoio illuminato dalla piccola stregaluce con uno sguardo critico. Sebbene non me l'abbia mai detto so che in fondo non approva che nostra madre si stia risposando con il capobranco dei lupi di New York, non perchè lui sia un Nascosto ma perchè era il parabatai di Valentine. Credo che in un certo senso lo veda come un tradimento.
Per quanto mi riguarda non m'importa di con chi va a letto Jocelyn ne di lei in generale visto che la mia vera madre è Lilith.
Forse dovrei avvertire Alexis di non avvicinarsi alle finestre con quell'affare in mano per non rischiare che nessuno da fuori ci veda, ma non posso far a meno di pensa a Jace oltre questa porta mentre sta sicuramente palpeggiando il corpo della mia Clary.
-Vado a vedere quanto hanno ancora- annuncio -mi annoio a stare qui al buio-.
In verità lo stare al buio in un corridoio non è un problema, l'ho fatto spesso mentre ero in missione, ma ho la gran voglia di rovinare la festa ai piccioncini.
Quando apro la porta infatti, mi si para davanti Jace spalmato addosso a mia sorella mentre lei lo stringe a se baciandolo con foga. Reprimo a stento il fastidio crescermi dentro.
-Ti devo ricordare che quella che stai deflorando è mia sorella?-.
Sentendo la mia voce il ragazzo rotola di lato sul letto rivolgendomi un sorriso complice ma tranquillo -scusa, ci siamo lasciati andare un po'-.
Anch'io gli sorrido appoggiandomi alla porta, anche se Clary non sembra gradire la mia presenza tanto che mi ringhia di andarmene come farebbe un cucciolo di leone contro un nemico.
-è forse questo il modo in cui ci si rivolge al fratello maggiore?-.
-tu non sei mio fratello! Sparisci!-.
Io la ignoro rivolgendomi a Jace poco dietro di lei -datti una mossa, mi annoio di la-.
Lui mi fa un cenno di assenso così mi richiudo la porta alle spalle. Rientrando nel corridoio noto che Alexis è sparita portando con se quella dannata stregaluce. Poi una luce si accende nel soggiorno attirando la mia attenzione. Non può essere lei, non è così stupida e sa benissimo che mi arrabbierei molto perciò deve trattarsi per forza di Luke o Jocelyn... ecco che la sera diventa improvvisamente interessante.
Con calma e lentezza entro anch'io nella sala appoggiandomi al muro con la testa e le mani in tasca. Davanti a me c'è la mia presunta madre, minuta mentre si versa un bicchiere d'acqua.
-Sembri stanca, il cane non ti aiuta con i preparativi del matrimonio?-.
Le sue spalle si irrigidiscono, il bicchiere si ferma a mezz'aria e lei lentamente si gira verso di me.
Con mia sorpresa mi riconosce a prima vista sgranando gli occhi con un misto di terrore e shock stampato in faccia.
-Jonathan-.
-mi stupisci, non credevo mi riconoscessi. Dopotutto avevo un anno quando mi hai abbandonato-.
-sei mio figlio, non ti avrei mai abbandonato. Credevo fossi morto-.
Mi nasce un sorriso di fronte alla sua ipocrisia -puoi dire lo stesso di Alexis? E comunque se fossi veramente una buona madre avresti saputo che ero vivo-.
Non appena finisco di dirlo irrompe nella stanza Clarissa, seguita a ruota da Jace il quale mi rivolge subito uno sguardo lievemente preoccupato. Io però non li considero, rimanendo concentrato sulla donna di fronte a me. In testa mi rimbombano le parole di mio padre di molti, moltissimi anni fa quando, mentre ci riposavamo in giardino dopo una sessione di allenamenti, gli ho chiesto si mia madre tornerà.
"lei non tornerà mai Jonathan".
"è morta? Morire significa non tornare più"
"non è morta".
"allora perchè è andata via?"
"per colpa tua. Perchè c'è qualcosa di sbagliato in te"
"puoi... puoi aggiustarmi...?"
"niente potrà farti amare da lei. Solo io ti voglio bene. Solo io posso amare un mostro, lo capisci?"
E dopo una lunga pausa ho risposto di si, lo capivo. Ma in realtà nemmeno lui mi ha mai amato, forse ha apprezzato le mie doti da guerriero ma nulla di più.
-che cosa vuoi Jonathan? -.
-A dire il vero ora vado sotto Sebastian. Comunque voglio quello che mi spetta, l'eredità di famiglia-.
-L'eredità dei Morgenstern è solo sangue e devastazione- risponde lei scuotendo la testa -in questa casa non ci sono Morgenstern, non lo siamo ne io ne mia figlia- i suoi occhi si accendono improvvisamente come di una flebile vecchia scintilla -se adesso ve ne andate non dirò al conclave che che siete stati qui perchè se vi trovano, se scoprono che collaborate, vi uccideranno-.
Mi scappa una leggera risata di scherno mentre le sopracciglia mi si alzano per lo stupore -ti importa se muoio?-
-Mi importa di quello che succede a mia figlia- dice scuotendo la testa tristemente -e la Legge è dura, forse troppo dura. E per Jace magari si può rimediare... ma per te, caro Jonathan, non c'è nulla da fare-.
"Perchè c'è qualcosa di sbagliato in te. Niente potrà farti amare da lei".
Con un movimento fulminio estrae un pugnale in argento dal manico lungo e me lo punta contro anche se io me ne accorgo a mala pena, continuando a fissarla dritta negli occhi -Sembro proprio lui vero? Mio padre. Per quello mi guardi così-.
-Tu hai l'aspetto che hai sempre avuto, quello di una creatura demoniaca, e mi spiace tanto-.
-di cosa?-
-di non averti ucciso quando sei nato- detto ciò aggira il bancone avanzando verso di me, il pugnale in mano minaccioso quanto potenzialmente letale.
-è questo che vuoi? Prego commetti pure un figlicidio- spalanco le braccia offrendole volentieri il petto -non ti fermerò-.
-Sebastian...- a parlare ovviamente è stato Jace con una nota lievemente preoccupata nella voce. Non mi giro a guardarlo, devo mantenere lo sguardo fisso su mia madre, ma potrei giurare di sentire come il nervosismo di Alexis, nascosta nelle ombre del corridoio poco dietro i nostri fratelli.
-è tutto ok. Non mi ha ucciso quando ero in fasce, dubito che ce la farà adesso-.
-al tempo non ero riuscita ad accettare che mio figlio fosse un mostro-.
Detto ciò la lama esegue una rotazione fendendo l'aria e squarciandomi superficialmente il petto. Lei sembra intenzionata a partire di nuovo all'attacco ma un piccolo cespuglio rosso acceso si mette fra noi due.
-Mamma no! Ciò che ferisce lui ferisce anche Jace. Uccidilo e lui morirà-.
-Clary...-.
-Oh cielo che situazione- osservo scoppiando a ridere -voglio proprio vedere come la risolvete, dopotutto non ho motivo di andarmene-.
Sto valutando di andarmi ad accomodare sul divano e godermi il spettacolo quando un clic alla mia sinistra attira la mia attenzione. A seguire una voce maschile -sì, ce l'hai invece-.
Mi volto trovandomi davanti quello che deve essere il lupo mentre mi punta contro con sicurezza un grosso fucile. Gli Shadowhunter usano poco le armi "moderne" per via di quella faccenda delle rune e spesso tendono a dimenticare che possono risultare comunque efficaci su chi non è un demone.
-Questo è il fucile che usiamo per abbattere i lupi impazziti. Forse non riesco a ucciderti ma di certo posso farti saltare una gamba figlio di Valentine-.
-Luke ti prego non farlo!-.
Sentendo la voce disperata di Clary il suo dito si irrigidisce contro il grilletto. Notando la sua esitazione un freccia compare dal nulla volando vicinissima al mio orecchio per poi andare a trapassare la mano del lupo mentre Jace scatta in avanti per togliergli il fucile.
Con la mano buona Luke lo colpisce violentemente al viso e ovviamente il pugno arriva anche a me lanciandomi una fitta improvvisa di dolore al cervello.
Ciò mi fa arrabbiare, mi fa arrabbiare davvero molto, la vista mi si annebbia e tutto sembra scomparire. Mi sembra come di intravedere il cuore dell'uomo pulsare attraverso la cassa toracica: un invito irresistibile per il mio pugnale in argento.
Mi slancio in avanti, atterrandolo mentre la lama affonda nel suo tempo, si rigira andando più in giù e allargando la ferita per poi ripetere il movimento un numero imprecisato di volte.
La scena va avanti per non so quanto finchè delle braccia mi circondano, allontanandomi dal corpo del lupo, steso inerme a terra in un lago di sangue.
Nella follia vedo solo il viso di Alexis comparirmi davanti mentre una sua mano si posa sulla camicia, grondante di sangue mio e non.
Poi una potente luce mi acceca e noi spariamo.

 

Note: scusate il ritardo! Il ricordo della conversazione fra Valentine e Jonathan è tratta da un paio di immagini- fumetti trovati online semplicemente digitando nella ricerca di google "valentine e Jonathan"

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***



 

Pov Alexis

-cosa pensavi di fare?!-
Jonathan si allontana immediatamente da noi, barcollando verso il divano dove si lascia cadere con fare esausto. Si passa una mano fra i capelli e nel farlo scopre la fronte, madida di sudore. Ciò mi sorprende perchè anche durante gli allenamenti lui non ha mai mostrato il minimo segno di affaticamento.
-credo di aver perso il controllo per un secondo-.
-perso il controllo è un eufemismo- borbotta Jace sulla mia sinistra.
-è che sei troppo stressato- in pochi passi raggiungo mio fratello accomodandomi vicino a lui -se lasciassi che ti aiutassi di più, forse staresti meglio-.
-Sto bene e tu mi aiuti già moltissimo- con una mano avvicina ancora di più il mio viso al suo in una dolce carezza -la tua sola presenza è un sospiro di sollievo per la mia anima-.
Improvvisamente comincio a sentire il sangue andarmi alla testa. A stento trattengo l'impulso di aggrapparmi a lui per potermi meglio inebriare della sua essenza.
In un luogo che sembra lontanissimo da noi, Jace emette quello che sembra un verso di disgusto.
-oh mio Dio, prendetevi una stanza!-.
- ho da fare adesso- detto ciò fa per alzarsi ma io gli arpiono il braccio. Io sento... che si sta allontanando. La maggior parte delle notti è fuori casa e non si porta nemmeno Jace mentre di giorno solitamente ce l'ha sempre appresso come un cagnolino e poi, quando lo vedo tornare la mattina, ha quel sorriso affilato, quel modo di camminare particolarmente allegro mentre si avventa sulla colazione divorandola in una manciata di secondi per poi chiedermi se ce n'è ancora.
Non ho mai toccato l'argomento per non sembrare sciocca, però... ecco c'è una vocina nella testa che comincia a farsi insistente.
-io speravo che potessimo stare un po' insieme- gli dico cercando il mio sorriso più convincente -mi lasci sempre in casa da sola a fare le faccende e mi annoio! Ti prego, resta qui con me-.
Il suo volto è semplicemente una maschera indecifrabile perfino per me, ma dalla particolare tensione dei muscoli sulla fronte riesco a intuire la sua leggera sorpresa.
Una cosa che non molti hanno notato è che Jonathan non ha gli occhi completamente neri ma che qua e la ci sono delle pagliuzze semi impercettibili argentee che gli conferiscono una particolare luminosità e brillantezza.
Improvvisamente sfodera un sorriso felino, sottile e largo quel che basta per mostrare i canini.
-forse ho un'oretta libera-.


 

 

-posso chiederti cosa andrai a fare di preciso dopo?-.
-le solite cose, cercare qualcosa con cui distruggere la razza dei Nephilm-.
-io credo che ti sbagli- dico senza pensare, chiudendo gli occhi.
-come?-.
-sbagli quando dici che li vorresti tutti morti-.
-perchè li dovrei lasciar vivere?-.
-se li distruggi rimarremo soli. Noi (tu, io, Jace e Clary) non siamo come loro perchè siamo migliori, più simili agli angeli di quanto chiunque altro potrebbe mai essere. E Tu sei nato per condurli. Tu sei nato per essere il loro nuovo re-.

 

 

 

Pov Jonathan

Per tutta la sala si propaga un dolce profumo di rose, foglie secche e qualcosa di strano e sconosciuto al mio naso, probabilmente un qualche intruglio fatato che droga la mente e stordisce i sensi. Le fate mi sono sempre piaciute, estremamente belle, aggraziate nei movimenti e con sorrisi stuzzicanti. Inoltre raramente provano emozioni umane e si concentrano nella ricerca del piacere, della bellezza e del potere. Tutte queste caratteristiche si concentrano e si esaltano in particolar modo nella regina Seelie, meravigliosa ma allo stesso tempo spietata perfino mentre si prende da me il suo godimento.
-sei pensieroso stasera-.
Volto lo sguardo su di lei, con i suoi magnetici occhi che mi scrutano maliziosamente inquisitori. Il fuoco magico scoppietta ancora nel camino con le fiamme producono delle ombre sulla pelle rosea della fata giocando, danzando e mischiandosi con le sue forme.
-mia sorella mi ha fatto riflettere- le spiego mentre avvolgo una ciocca rossa attorno all'indice -dice che io dovrei essere il nuovo sovrano dei Nephilm in quanto siamo più vicini agli angeli, del paradiso o dell'inferno che siano, di loro-.
Il suo volto improvvisamente s'incattivisce: le labbra si assottigliano e gli occhi cominciano a bruciare in una maniera che avrebbe impaurito qualunque umano ma che per me la rendono solo più attraente -quindi hai abbandonato i tuoi progetti? Mi avevi promesso che li avresti eliminati, noi avevamo un patto-.
-tranquilla mia bellissima- le sussurro dolcemente -i tuoi nemici verranno annientati. Ma credo che Alexis abbia ragione, forse la carica di reale mi s'addice-.
Lei si scosta bruscamente, mettendosi a sedere sull'enorme letto -attento a te, mortale. Nel caso tu pensassi di prenderti le mie schiere, sappi che questo non accadrà-.
-Non lo farei mai! Senza offesa, ma le tue fate non mi interessano- le rispondo incrociando le braccia dietro la testa.
-e allora cos'hai in mente?-.
-per il momento è solo il feto di un'idea ma è un progetto piuttosto intrigante-.
-Oh mio caro, non vorrai farti pregare! Dimmi di più...-.
Involontariamente un piccolo sorriso si fa strada sulle mie labbra -hai mai sentito parlare dei regni demoniaci?-.


note:
Scusate l'assenza ma con il rientro a scuola non ho più molto tempo! :( Comunque nel prossimo capitolo (che giuro pubblicherò entro questo mese!) a grande richiesta finalmente Clary si unirà alla banda ;) secondo voi come reagirà la gelosa Alexis?

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***




Pov Alexis

 

Non appena entro nell'appartamento con le busta della spesa in braccio, sento la musica di una chitarra. È un suono spensierato con solo una piccola nota blus, appena percettibile.
Seduto sul divano, vicino a un portacenere dove una mezza sigaretta brucia abbandonata, c'è Jas che canticchia fra se e se mentre le sue dita pizzicano abilmente le corde dello strumento. Nel farlo tiene gli occhi chiusi, totalmente assorto nella melodia.
Io come sempre rimango incantata e mi sorprendo nell'osservarlo, nel studiare i lineamenti del suo viso rimanendo stupita nel notare sempre nuovi dettagli.

-sei splendido-.
Lui finalmente si accorge di me, apre i suoi occhi verde smeraldo e mi sorride senza smettere di suonare -normalmente ti direi che me lo dicono spesso e non sei molto originale ma ti risparmierò la frecciatina solo perchè hai riportato la cena-.
-ma se non hai neanche bisogno di mangiare tu!- dico posando le buste sul balcone della cucina.
-che razza di demone sarei se non seguissi religiosamente tutti i sette peccati?- la musica, dietro le mie spalle, s'interrompe -ira, accidia, superbia, avarizia, invidia, gola...- le sue braccia mi cingono da dietro e la sua bocca si accosta al mio collo, sfiorandolo appena coi denti -lussuria-.
Io sorrido mentre mi sciolgo contro di lui -giusto per sapere, quando parlavi della cena ti riferivi a me o al pollo?-.
-Al pollo ma temo che tu lo abbia declassato a spuntino- d'un tratto mi fa voltare e con un unico movimento mi adagia a sedere sul ripiano, facendosi largo tra le mie gambe. Io gliele avvolgo intorno, stringendolo a me e nel mentre mi scappa un piccolo risolino.
 

A svegliarmi è qualcuno, al piano di sotto, che chiude una porta un po' troppo forte. In un primo momento mi sento completamente stordita poi però, piano piano, ritorno alla realtà. Non sapevo che si potessero sognare i ricordi.
Bhe... ormai sono sveglia. Tanto vale scendere a fare colazione.
Mi vesto velocemente con dei jeans neri e una T-shirt bianca, ignorando completamente i capelli o un possibile trucco. Non so bene perchè, ma mi sento piuttosto acida oggi... ho una pessima sensazione.
Mentre scendo al piano di sotto sento Jace che parla con una voce delicatamente femminile e ciò mi stupisce perchè di solito non si porta a casa delle ragazze, tutto preso com'è per mia sorella.
Poi però la voce si fa sempre più chiara finchè non la sento distintamente dire -E questo? Tu e Sebastian vi intrattenete facendovi la manicure a vicenda?-.
Nel bel mezzo del salotto trovo una minuta rossa mentre sventola davanti al naso di Jace la boccetta di uno smalto rosso.
"oh merda" mi scappa fra me e me. È arrivata! La cara, piccola Clarissa è giunta fra noi finalmente... almeno lo spaventapasseri smetterà di rompere perchè non ha la fidanzata appresso.
Con calma li raggiungo, appoggiandomi al muro (un vezzo che, ho notato, devo aver preso da Jonathan).
-a dire il vero quello è mio-.
I due, non essendosi accorti di me, sussultano nel girarsi a guardarmi. È strano, devo ammettere, ritrovarmi Clarissa davanti. Noi ci siamo viste solo due volte in tutta la nostra vita: durante la prima, che era al tempo della Guerra degli Angeli, io le stavo trafiggendo la spalla con un colpo di spada e la seconda ero rinchiusa nel reticolato delle prigioni di Idris con lei, oltre le sbarre, che cercava di capire, di aiutarmi. "Odio te e quella puttana di tua madre e stai pur certa che il giorno in cui Jonathan toglierà la vita ad entrambe io festeggerò anche dall'inferno". È l'ultima cosa che le ho detto mentre dentro di me ribollivo di rabbia e di dolore per la morte di Jas.
Lei si sofferma a guardarmi perciò io cerco di sostenere il suo sguardo con non-chalance -quindi ora sei dei nostri?-.
Annuisce -sì-.
-Bene- mi stacco dalla parete con un colpo di reni, avviandomi verso la cucina -cosa prendi per colazione?-.
Clary mi segue con lo sguardo, dubbiosa e sconcertata, mentre con calma apro il frigorifero per prendere dell'aranciata. Forse si aspettava una scenata o che cercassi di pugnalarla con un cucchiaio... effettivamente non mi dispiacerebbe perchè la sua sola presenza qui mi provoca un enorme fastidio che cresce sempre più dentro di me. Ma con Jonathan le cose non vanno benissimo ultimamente e non voglio farlo arrabbiare.
"un respiro profondo e prepara la colazione".
Prima ancora che possa prendere una padella Jace mi affianca con il cartone delle uova stretto in mano -ti aiuto- mi dice accendendo il gas.
In quasi tre settimane che viviamo insieme lui non ha mai mosso un dito per aiutarmi nelle faccende o per preparare i pasti se non andavamo a mangiare in un qualche ristorante però adesso ha da farsi bello con la sua ragazza.
Ogni tanto anche Jas mi preparava qualcosa di semplice e, grazie a tutti i secoli che aveva sulle spalle, riusciva a rendere qualunque cosa, anche la più semplice come un piatto di pancake, incredibilmente buono.
Mentre Jace cerca maldestramente di staccare le uova dalla padella con la spatola in sala da pranzo sento una voce conosciuta... Jonathan si e' svegliato e sembra di ottimo umore.
-Voglio la tua fiducia- sta dicendo la rossa.
-Ho dato la mia approvazione alla tua presenza qui o sbaglio?-
-ma voglio che mi portiate con voi, devi fidarti di me come di Alexis-.
-Lei non viene mai con noi, e' troppo pericoloso-.
-pericoloso? Ma non e' lei quella con i super poteri, i draghi eccetera?-.
In quell'istante faccio la mia entrata con i piatti ma solo gli occhi di Clary si posano su di me. Nostro fratello rimane concentrato su di lei, studiandola con le palpebre leggermente socchiuse e un mezzo sorriso sul viso. E' da tanto che non gli vedo quell'espressione.
-la missione di stasera non e' particolarmente rischiosa, potremmo portarle entrambe- fa Jace mentre porge le uova a Clarissa.
-se ad Alexis va bene, anch'io sono d'accordo-.
-certo che mi va bene! Sono settimane che ti chiedo di portarmi con voi. Quando si parte?-.
-stasera-.
Improvvisamente il sangue da cacciatrice si risveglia in me sparando l'adrenalina al cervello. Lo ammetto: amo combattere. Ricordo ancora l'eccitazione al tempo dell Guerra degli Angeli che mi ha acceso come un petardo.
Pero' m'infastidisce un po' che mi permettano di seguirli solo ora che c'e' anche Clary... sara' meglio che questa tipa non cominci a rompere.
Il mio sguardo si posa su Jonathan ma lui non ha mai distolto l'attenzione da nostra sorella.
-bene- involontariamente la risposta mi esce più acida del dovuto.


Note
: Ok... sono un po' in ritardo... Mi dispiace tantissimo ma il computer mi si e' rotto e mi sono dovuta arrangiare con uno spagnolo di mio padre motivo per cui da un certo punto gli accenti sono sostituiti dall'apostrofo. 
nei prossimi capitoli Alexis dara' uno schiaffo, si prendera' del cibo in faccia e sopratutto rincontrera'  una persona che non vedeva da tempo percio' non abbandonatemi :D

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***




POV Alexis

Caro diario,
Oggi siamo nella bella Praga. Jonathan dice che si deve incontrare con un tale per concludere un accordo e ha acconsentito a portare anche me con lui! Non vedo l'ora di poterlo affiancare e combattere insieme, di nuovo, dopo tanto tempo. Voglio che sia fiero di me, fargli vedere che tutte quelle ore che passa ad allenarmi non sono sprecate, così forse mi coinvolgerà di più nei suoi piani.
L'unica pecca della giornata è che Jace stamattina si è portato a casa Clarissa, la quale ora mi sta fissando. Giuro sull'Angelo che se quei due non tornano in fretta dalla loro "commissione" potrei anche strangolare quella p...

 

-Ti spiace?- dico coprendo i fogli con un libro -è privato-.
Lei si scosta un poco sulla sedia guardandomi sorpresa -scusa. Ma è questo che fai di solito? Aggiorni il tuo diario?-.
-solo se Jonathan non c'è-.
-e quando c'è?-.
-in genere mi addestra o lo fa fare a Jace se lui è impegnato. Comunque anche se loro sono fuori vuole che studi specializzandomi in qualcosa, possibilmente-.
-quindi ti tiene chiusa qui? Sempre?-
La sua schiettezza mi fa venire l'amaro in bocca e una leggera malinconia comincia a pesarmi sulle spalle -una volta mi ha fatto fare shopping a Firenze, alcune cose di Jocelyn non mi entrano-.
-a me vanno perfette invece, è... una strana coincidenza non trovi?-.
"e ti pareva" penso fra me e me mentre apro il manuale che ho davanti.
-che cos'è?-.
-un libro che parla di veleni, Clary- rispondo con un sospiro. Perchè non mi lascia in pace?
-è l'argomento in cui ti stai specializzando? Io non l'ho ancora studiato. Come mai l'hai scelto?-.
Con uno scatto chiudo il libro molto forte voltandomi a guardarla cercando di far trasparire tutto il mio fastidio -l'ho scelto perchè dopo che sono dovuta scappare dal Conclave ho vissuto per settimane in una foresta con solo un arco e qualche freccia. Per essere sicura che ogni colpo risultasse letale, così da non perderne nemmeno una, intingevo le punte in alcune soluzioni altamente velenose che preparavo con ciò che trovavo così Jonathan mi ha suggerito di approfondire l'argomento. Sei soddisfatta adesso o hai qualche altra domanda?-.
Con mia sorpresa lei non si fa piccola piccola sotto il mio sguardo ma lo regge con una certa nonchalance. Mio fratello mi dice spesso che quando mi arrabbio io riesco a fare lo sguardo-Valentine che, a quanto pare, è una particolare occhiataccia che mette particolarmente in soggezione e che riesce a far gelare ogni essere vivete fin nelle ossa. Pare che sia stata questa la dote più utile a nostro padre per formare e comandare il Circolo.
Ma Clarissa non cede, rimando seduta compostamente a studiarmi.
-La mamma ha ragione, c'è qualcosa in te che ricorda incredibilmente Valentine... ma assomigli anche a lei... sei una sorta di miscuglio-.
-beh, in genere è così che funziona. Siete tu e Jonathan a essere completamente sballati-.
-ho come l'impressione di non piacerti molto-.
Stavolta la ignoro per un lungo istante, incerta su cosa dire o fare. Poi però mi ricordo che ho promesso a Jonathan di cercare di andare d'accordo con lei così mi alzo e faccio per andarmene. Sono quasi alle scale quando la sua voce mi richiama -non potrai evitare l'argomento per sempre sai?-.
-quanto scommetti?- le dico senza neanche voltarmi.
Improvvisamente la sento prendermi per un polso, così il mio istinto, creato in mesi di addestramento e fughe, risponde da solo schiaffeggiandola con il dorso della stessa mano che aveva arpionato.
Non nego che vedere la parte colpita diventare subito rossa mi provoca un certo orgoglio.
-scusa... non volevo. Vieni, mettiamoci del ghiaccio-.
Cavolo spero che non si gonfi troppo! Se mio fratello vede che l'ho colpita sarà molto deluso e Jace darà di certo di matto.
Svelta la trascino in cucina e le porgo la sacca del ghiaccio, fresca di congelatore. Quando se l'appoggia sulla guancia la vedo avere un sobbalzo anche se ha cercato di nasconderlo. Mi trovo a chiedermi se per lei, come per me, sia stato difficile entrare in un mondo come quello degli Shadowhunters, fatto di combattimenti e ferite e dove perciò è considerata quasi una vergogna non riuscire a sopportare bene il dolore. Ricordo bene la frustrazione di Jonathan durante i primissimi addestramenti, quando m'insegnava come si deve cadere da grandi altezze. Spesso mi prendevo una storta come minimo e con imbarazzo gli dovevo chiedere una pausa.
-come va?-.
-un po' meglio, grazie... comunque io vorrei davvero che andassimo d'accordo Alexis. Siamo sorelle, nate nello stesso giorno per giunta-.
-Clarissa... è complicato-.
-io penso che devi solo scaricarti un pò-.
Un sopracciglio mi si alza per la sorpresa mentre la mia voce assume un tono scettico -vuoi che ti colpisca di nuovo? Sbaglio o hai tendenze masoc-. Non riesco a finire la frase che lei con uno scatto incredibilmente veloce afferra il tubo di panna montata, dimenticato sul ripiano dalla colazione, e me ne spruzza un po' in faccia. Per un attimo rimaniamo entrambe come pietrificate, io per la sorpresa, lei per il timore di aver esagerato. Con la panna che ancora mi cola dal mento le strappo bruscamente di mano il tubo -questo non dovevi farlo-.
Detto ciò le sorrido e la spruzzo a mia volta ridendo. Lei lancia un piccolo grido e scappa, armandosi di una lattina di coca cola.
Vedendo che la agita le punto contro la panna -non oserai-.
-quanto scommetti?- risponde lei con un sorriso.

 

* * *

-Jonathan ci ucciderà quando vedrà come gli abbiamo ridotto la casa-.
-è anche casa nostra, Clary. E comunque è raro che si arrabbi con me- le dico facendomi cadere sul divano vicino a lei. Intorno a noi c'è quello che sembra il campo di battaglia di due bambini molto capricciosi, con crema, cioccolata, panna e bibite varie sparse letteralmente ovunque ma sopratutto addosso a noi.
-Alexis, posso chiederti che rapporto c'è fra te e nostro fratello?-.
-beh, io lo adoro... non so nemmeno perchè, è una cosa che è successa piano piano e poi non c'è stato più modo di fermarla. Valentine diceva che appena si fossero calmate le acque, saremmo diventati parabatai. È più che un semplice fratello per me, la prima volta che l'ho incontrato non sapevo nemmeno che lo fosse... -.
Piuttosto tu e Jace?- dico ad un certo punto -lo avete già fatto?-.
Lei, con mio grande divertimento, diventa tutta rossa sotto i residui di panna facendomi capire che non solo non è stata a letto con Jace ma che è vergine.
-No, non ancora-.
-Beh, fai bene ad aspettare- le dico mentre mi prendo un'altra cucchiaiata di gelato -la prima volta è la più bella di tutte, anche se nella maggior parte dei casi è la meno piacevole. Sai com'è, tutte quelle dopo sono belle e coinvolgenti quanto vuoi ma si confondono fra un amplesso e l'altro mentre la prima... è indimenticabile. Non sprecarla-.
-tu non hai provato piacere la prima volta?-.
Improvvisamente mi ritorna in mente quel tardo pomeriggio di Novembre. Io e Jas stavamo insieme da qualche mese e dovevamo uscire a fare non mi ricordo bene cosa solo che la pioggia ha rovinato i nostri programmi. Siamo rimasti nel suo appartamento per mangiare una pizza davanti alla televisione e poi ci siamo baciati. All'inizio era tutto normale, il solito inebriante bacio di Jas solo che poi... non so, abbiamo sentito nuovi bisogni. Non ricordo molto bene l'atto in se ma piuttosto quelle strane sensazioni, sconosciute fino a quel momento, le emozioni che ho provato, il lenzuolo sulla mia pelle e la pioggia di una giornata grigia. Dopo un po' mi sono alzata per andare in bagno. Mi sono guardata allo specchio e la consapevolezza di quello che era appena successo mi ha colpito seguita da un pensiero sussurrato alla mia mente con la leggerezza di un battito d'ali. "non sono più vergine". Non so bene descrivere come mi sono sentita mentre assimilavo quel concetto. Era strano ma qualcosa mi diceva che era una cosa buona.
Le sorrido, un sorriso malizioso e allegro -una signora non parla di certe cose... a buon intenditore, poche parole- aggiungo stringendomi nelle spalle.
Poco dopo vediamo il portale aprirsi vicino a noi. La luce che emana ci acceca per un attimo ma le voci di Jace e Jonathan, forti e virili, sono inconfondibili.
-che cos'è successo qui?-.
-e sopratutto, perchè diavolo non mi avete aspettato? Adoro i sexy-party-.
-sexy-party?-.
-Il tuo ragazzo si sta riferendo ai porno che guarda quando lo mandi in bianco, Clary- le dico accennando un sorriso a Jonathan. Lui lo ricambia e posso vedere nel suo sguardo che è felice di vedermi così tranquilla anche se sto con lei.
Che ci abbia lasciato apposta da sole?
-io e Alexis avevamo bisogno solo di scaricare un po' la tensione..-.
-sono davvero molto lieto di vedervi andare d'amore e d'accordo, ma adesso dovete andare a darvi una ripulita-.
Jace si avvicina a Clary e le porge una mano per aiutarla ad alzarsi -siamo venuti a prendervi, andiamo a svolgere una missione-.
-tutti insieme- aggiunge mio fratello.
E per me, che lo conosco così bene, è impossibile non notare l'euforia nella sua voce e nel suo sguardo soddisfatto. Penso che questa è una parte del suo piano: gli eredi della famiglia Morgenstern riuniti e alleati contro il mondo intero. Ora non gli rimane che bruciare i suoi nemici e so che per lui sarà un divertimento farlo.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


 


POV Alexis

-ripetimi di nuovo cosa dobbiamo fare esattamente-.
-Nulla di che- fa Jace -solo recuperare dell'adams-.
Ci troviamo davanti alla vetrina buia di uno squallido negozietto dell'usato, armati fino ai denti e abbastanza infreddoliti.
-Questo non sembra il posto più adatto per del metallo angelico-.
-sopratutto perchè sento una fortissima presenza demoniaca- aggiungo accarezzando nervosamente con il pollice l'arco, mentre una profonda nausea mi attanaglia lo stomaco.
-è probabile che ci siano molti manufatti oscuri li dentro- dice sbrigativo Jonathan aprendo la porta -venite-.
Tutti lo seguono senza battere ciglio con me per ultima. Il locale all'interno è ancora più fatiscente e minaccioso di quanto non sembrasse fuori con oggetti particolari e impolverati disseminati un po' ovunque. Alla parete opposta rispetto alla nostra c'è un balcone dietro il quale è seduto un demone dalla pelle squamosa e verde, che, presumo, sia il proprietario nonchè colui con cui deve parlare mio fratello.
Lui va deciso verso il mostro ma io mi blocco un attimo perchè non troppo lontano da noi c'è una porta e non appena la noto vengo invasa da una pressante nausea e dal mal di testa. La dietro ci devono essere almeno una decina di demoni ma come faccio ad avvertire Jonathan?
Lui intanto si è messo a conversare con il tipo in ceco anche se l'interlocutore sembra piuttosto scocciato nel vedere che non è solo.
-e loro chi sono?-.
-Mio fratello e le mie sorelle- risponde semplicemente lui.
-avevi detto che saresti venuto da solo e invece vi presentante in quattro! Questo va contro i nostri accordi-.
-ed era negli accordi che ti portassi dietro i rinforzi, demone?-.
I suoi occhi da rettile si posano quindi su di me, soppassandomi -avevo sentito di una Morgenstern capace di parlare tutte le lingue demoniache ma credevo fossero solo dicerie. Come fai a sapere dei miei amici, ragazzina?-
Io faccio qualche passo avanti, sostenendo il suo sguardo -ho alcuni poteri, capacità che puoi solo immaginare-.
-Alexis, cosa vi state dicendo?-.
Anche se lo sto facendo innervosire, ignoro mio fratello concentrandomi sul demone -le tue mani, se così vogliamo chiamarle, stonano intorno a del puro materiale celeste perciò che ne dici di effettuare lo scambio, così ci togliamo velocemente di torno?-.
-L'adams non ha prezzo! Anche se amo quelle luccicanti monetine, penso di volere di più-.
-per esempio?-.
-Alexis!-.
-il mondo intero, vogliamo le anime dei mondani e succhiare la vita da questa terra-.
-non posso prometterti tutto il pianeta- rispondo con un sorriso -ma che ne dici di Alicante? Una volta che io e i miei fratelli avremo messo in ginocchio la popolazione, chi non ci seguirà sarà vostro. Pensaci, potrete vendicarvi di un millennio in cui siete morti per mano loro, in cui vi siete dovuti nascondere come topi, in cui eravate le prede, non i cacciatori e tutto questo grazie a te. Sarai ricordato come un eroe da quelli della sua specie-.
Il demone ricambia il mio sorriso mostrando degli inquietanti denti aguzzi marci alla radice -vostra sorella è senza ombra di dubbio più convincente rispetto a voi, giovane Morgenstern- detto ciò allunga una mano sotto il bancone tirando fuori una sacca -ecco il vostro adams. È bello vedere che la mela non cade lontano dall'albero, anche Valentine sapeva contrattare-.
-è vero, per certi aspetti ci assomigliamo- aggiungo afferrando saldamente l'adams -per esempio non gli piaceva chi cercava di raggirarlo, e non piace nemmeno a me-.
-cosa..?-.
Velocemente estraggo la mia spada angelica che si infiamma solo sentendo le mie labbra sfiorare il nome di Samuel. Prima ancora che chiunque, me compresa, se ne accorgesse taglio di netto la testa al demone il quale svanisce nel nulla lasciando solo del fumo e un odore acreo di carne bruciata.
Quindi mi volto verso i miei compagni che mi guardano allibiti -non statevene li impalati, dietro quella porta ce ne sono almeno 15-.
Neanche a dirlo, nella stanza irrompono come un fiume i compari del defunto proprietario del negozio, circondandoci mentre le loro fauci si spalancano minacciose. Mi assicuro saldamente il sacchetto con l'adams alla cintura e svelta scocco la prima freccia contro la testa di un demone che mi stava venendo incontro. Questa gli si conficca dritta in testa e l'unica conferma che ho fatto centro mi viene dall'acre odore che rimane della creature perchè la mia attenzione è subito passata a un altro mostro, intento a cercare di azzannarmi un polpaccio.
Sentire il sangue da cacciatrice risvegliarsi è elettrizzante e fantastico; è come se il mondo intero diventasse sfuocato e ogni mio colpo si muovesse a rallentatore.
Fra un affondo e l'altro butto un occhio a mio fratello, Clary e Jace ma tutti loro, perfino Clarissa, sembrano cavarsela abbastanza bene. Io comunque sono evidentemente quella più presa di mira visto che ho l'adams tant'è che mi ritrovo a doverne tenere a bada tre insieme. È tremendamente snervante vedere che, nonostante la loro mole, siano così rapidi nei movimenti.
Ho appena trapassato l'ennesimo demone quando uno di loro muove la coda, facendomi perdere l'equilibrio. Prima che possa rotolare di lato per rialzarmi, uno di loro mi si getta addosso, azzannandomi per una spalla. Non riesco a trattenere un urlo di dolore, attirando l'attenzione dei presenti.
-Portatela via! Il suo sangue è speciale, possiamo riutilizzarlo-.
Quindi la creatura comincia a trascinarmi velocemente verso la porta, camminando a ritroso e provocandomi un dolore tale da farmi perdere la presa sulla spada. Disperata cerca di afferrarmi a qualcosa, di opporre resistenza in ogni modo ma il demone è molto più forte di me e mi strattona inesorabilmente verso la porta lasciando sul pavimento una larga striscia del mio sangue che continua a sgorgare fra i suoi denti.
Ho l'orribile sensazione che sto per perdere i sensi quando improvvisamente la morsa sulla spalla svanisce. Mi volto un poco e vedo mio fratello con il pugnale stretto in mano, la punta verso il pavimento e sporca di sangue nero. I suoi occhi volano sbrigativi sulla mia ferita ma quando vede che ho ancora l'adams in possesso si rigetta nella mischia, la spada angelica tesa davanti a illuminargli la via come un terrificante angelo nelle tenebre.
Io invece striscio verso la parete più vicina per potermici appoggiare e controllare la spalla. Il demone non ha stretto forte quanto pensavo tant'è che i fori sulla mia pelle raggiungono a malapena i due centimetri di profondità circa perciò mi disegno velocemente una runa di guarigione un'altra per la rigenerazione del sangue. Ormai quando mi rimetto in piedi il combattimento è praticamente concluso così decido di dare una mano a Clarissa che sta avendo qualche difficoltà a fronteggiare uno degli ultimi mostri rimasti.
Lo sorprendo alle spalle, prima privandolo della coda, e in seguito, non appena alza il muso al soffitto in un urlo di dolore, della testa con un unico fendente alla gola.
La creatura svanisce nel fumo mentre io e Clary ci scambiamo un veloce sguardo, entrambe col fiatone e con la fronte mandida di sudore.
-Alexis, l'adams...-.
Io in risposta me lo sgancio dalla cintura e glielo porgo con una piccola smorfia di dolore. La spalla ha cominciato a rifarmi male.
Lui lo stringe guardandolo stralucinato con un sottile sorriso a 32 denti -sei stata incredibile, sorellina. Stasera dobbiamo assolutamente festeggiare-.

 

* * *
 

Con una mano faccio per sistemarmi i capelli, controllando contemporaneamente l'allacciatura dietro la schiena del top. Dopo la doccia, Jonathan si è presentato in camera mia con dei pantaloni in pelle, dei tacchi alti neri, una pelliccia bianca a pelo lungo e una sottospecie di fazzoletto di paillettes argentate che mi lascia la schiena completamente scoperta, eccezion fata per le piccole catene sul fianco e dietro i collo che lo tengono su, pretendendo che li indossassi per andare a ballare. Io l'ho accontentato volentieri e ho completato il look arricciando un po i capelli, per farli assomigliare un po' a quelli di Clary, e con uno smoky eyes sui toni del grigio e dell'argento. Il risultato mi fa assomigliare decisamente alla favorita del pappone anni 80 ma Janathan ha decisamente apprezzato (e è sembrato di capire anche Jace, anche se ovviamente non m'interessa).
Anche Clarissa è molto sexy stasera con quella specie di sottoveste nera ma lei mantiene comunque un che di infantile e innocente rispetto a me.
Il locale è pieno e sulla pista una massa indistinta di corpi si muove a ritmo della musica, chi in maniera provocatoria e sensuale, chi scatenatamente.
A intervalli regolari su di loro cade una pioggia di una qualche sostanza argentea. Vedendo come li esalta mi viene da dire che si tratta di droga fatata.
-decisamente un altro livello- sussurro fra me e me.
-ti piace?- mi chiede Jonathan mentre mi toglie il cappotto.
Io mi volto a sorridergli facendo per avvicinarmi a lui -sì, ti va di ballare un po' con me?-.
Lui con la mano libera mi accarezza per un attimo la schiena assaporando lentamente la parte del mio corpo che da sempre preferisce. -Magari più tardi, adesso devo sbrigare un affare-.
-tu lavori troppo-.
Svelta prendo per mano Clarissa e la trascino in pista, proprio in mezzo alla calca.
Sulle prime la vedo piuttosto impacciata ma poi si lascia andare, cominciando a muoversi abbastanza bene per una principiante.
Io invece chiudo gli occhi e mi abbandono completamente alla musica e al suo ritmo martellante come non mi capitava da mesi. Un tempo, prima di conoscere la mia vera natura, andavo molto spesso per locali ed ero il leader di un piccolo gruppo di canto coreografato. Ma da quando ho incontrato Jonathan non ho più avuto la possibilità di fare niente di tutto questo ovviamente.
Sentire i muscoli sciogliersi, il corpo muoversi da solo e avere di nuovo questa sensazione di leggerezza è qualcosa di bellissimo.
Improvvisamente sento una sostanza liquida colpirmi il viso. Quando apro gli occhi mi accorgo che Clary è sparita e che è partito un nuovo getto di droga.
"beh, quanto male potrà mai farmi una piccola prova" mi asciugo con le dita il viso dal liquido e lo assaggio.
L'effetto è immediato: una scarica di adrenalina mi arriva al cervello e tutta la stanza comincia a girare. Tutti coloro che mi sta intorno diventano macchie colorate indistinte ed è come se tutto andasse al rallentatore.
Mi sento così... disinibita.
Comincio a muovermi più lentamente per riuscire ad amalgamarmi con la musica così forse anch'io sarei diventata un colore. Forse un bel blu, un viola, un verde acqua... ma che ne so io. È Clarissa l'artista, è lei l'esperta di colori.
Già, chissà dov'è finita. Forse dovrei andare a cercarla, così mi dirà che colore sono.
Sono quasi riuscita a sgusciare fuori dalla pista quando una macchia rossa mi distrae. Sulle prime penso che sia mia sorella ma guardandola meglio noto che è troppo alta per essere lei. Aguzzo la vista cercando di riconoscere quella figura familiare che mi si avvicina sempre più con passo felpato.
-Alexis?-.
Improvvisamente l'effetto della droga svanisce, forse per lo shock. O che sia proprio quella roba fatata a darmi le allucinazioni?
Non è possibile che lei sia qui...
-Roxanne...-.
No, non è una creazione della mia mente. Roxanne, la mia coinquilina, la mia migliore amica nonchè colei che ritenevo la mia unica famiglia fino a pochi mesi fa è veramente davanti a me. Solo che è lei ma non lo è al tempo stesso. La sua pelle solitamente rosea ha un che di eccessivamente pallido e perfetto e la sua figura ha la staticità di una statua.
-Quindi è vero- mi fa lei guardandomi con disgusto -stai con tuo fratello. Me lo avevano detto, ma non ci volevo credere-.
-cosa... Roxanne non capisco... cosa ti è successo? Sembri... sembri un..-.
-un vampiro? Lo sembro perchè lo sono. Esattamente da quella sera all'"Hell" quando tuo fratello ha tentato di uccidermi. Se non fosse stato per Josh, il ragazzo vampiro che baciavo prima d'incontrare il tuo caro fratellone sarei morta da un pezzo-.
-cosa? No! Jonathan non aveva motivo di ucciderti, non lo avrebbe mai fatto. Sapeva quanto ci tengo a te-.
-Certo- sbuffa lei. Poi con un movimento talmente fulmineo da risultare invisibile, mi afferra per il collo e mi appende al muro più vicino. Per un attimo annaspo alla ricerca di aria ma presto riacquisto il controllo di me stessa e mi do un contegno guardandola in faccia vedendo che ha i canini scoperti, pronti per attaccare.
-per stavolta ti risparmio nephilm però ricorda che non sarai così fortunata una seconda volta. Sono un vampiro molto forte sai? E mi sono fatta degli amici potenti, dei capi clan addirittura, perciò vedi di starmi alla larga Morgenstern, tu e tutti i tuoi amici-.
Detto ciò mi lascia andare e in un istante sparisce. Io mi porto una mano alla cola dolente e a stento mi rialzo in piedi, ancora completamente scioccata. Com'è possibile che Jonathan abbia tentato di ucciderla?
E che lei ora mi odi così? Era la mia famiglia... la mia migliore amica.
Insieme facevamo tutto, è stata lei a darmi una mano e ad ospitarmi quando ancora non avevo una casa. È grazie a lei che ho cominciato a ballare e se non fosse stato per lei che mi ha costretto a andare per locali quella sera, non avrei mai incontrato Jas forse.
Jonathan lo sapeva ma ha cercato di ucciderla. Mi mentiva quando mi diceva che sicuramente stava bene perchè la credeva morta.
-Alexis- mi volto a metà fra lo stordita e l'infuriata, e mi trovo davanti il viso di mio fratello che mi strattona per un braccio -dobbiamo andare, Clary ha perso i sensi-.
Avrei tante cose da dirgli, o meglio da urlargli contro, ma invece sto zitta limitandomi ad infilarmi il cappotto che mi ha portato. Che siano stati i mesi d'addestramento a rendermi così controllata?
Durante il tragitto verso casa comunque non gli rivolgo parola, ignorandolo più che posso e, notando alcuni suoi sguardi, penso che se ne sia accorto anche se non lo da a vedere.
Solo quando rientriamo nel privato delle mura della nostra dimora e dopo che Jace ha accompagnato Clarissa a letto che finalmente si decide ad affrontarmi, facendo per prendermi la mano.
Io allora non resisto e nel voltarmi gli do uno schiaffo cercando di usare tutta la mia forza. Il suono schiocca nell'aria come una frustra mentre lui si volta a guardarmi allibito.
-ma che ti pren..-.
-hai cercato di uccidere Roxanne-.
L'accusa mi esce a metà fra un ringhio fra i denti e un lamento, causato dal nodo alla gola -come hai potuto farmi questo?-.
Lui, che un secondo prima mi guardava esterrefatto per averlo colpito, adesso assume la sua solita espressione neutra. Non gli importa che mi abbia fatto soffrire.
-lei era un'ostacolo, ci avrebbe tenuti separati. Lo sai, dobbiamo stare insieme! Lo hai detto anche tu, Alexis-.
-Non così- rispondo cercando a stento di trattenere le lacrime -lei non c'entrava nulla in questa storia-.
-certo che c'entra- mi dice cominciando ad innervosirsi -non essere sciocca. Chiunque ci è vicino è coinvolto e lei era un'ostacolo. Dovresti ringraziarmi per essermene sbarazzato per entrambi-.
Come succede tutte le volte che comincia a perdere il controllo, i suoi occhi diventano sempre più neri, al punto che quasi si confondono con la pupilla e le pagliuzze argentee, che nessuno al di fuori di me sembra aver mai notato, spariscono. Tutto ciò gli da un che di demoniaco ma io non ho intenzione di cedere terreno questa volta.
-beh, stavolta non hai fatto un gran lavoro. Lei è ancora viva, è un vampiro abbastanza potente pare, e ci ha intimato di stargli alla larga- detto ciò gli do le spalle e comincio a salire le scale ma alla prima rampa mi fermo -per il bene della causa sarò felice di aiutarti nelle missioni se me lo permetterai, però per un po' è meglio se stai lontano anche da me Sebastian-.
Ecco, averlo chiamato così e non Jonathan abbandonando quel piccolo legame personale che ci univa, è la classica goccia che fa traboccare il vaso per lui perchè mentre mi chiudo svelta la porta alle spalle lo sento chiamare il mio nome, completamente furioso.
Io non gli rispondo, rimanendo accostata contro una parete incerta se è più forte la voglia di distruggere qualcosa per la rabbia o di piangere.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***






POV ALEXIS

 

-Sai, nostro padre ti avrebbe chiamato Abigail, come la sorella di Jonathan Shadowhunter. Me lo disse un giorno, dopo che ti avevamo fatto allenare. Se fossimo rimasti tutti insieme, se Jocelyn non ci avesse separato, avrebbe onorato sua madre chiamando Clary come lei e a te avrebbe dato il nome della prima shadowhunter. Dentro di lui, sapeva che noi due eravamo destinati a creare una nuova specie e ne andava fiero-.
Sono almeno dieci minuti che Jonathan, fuori dalla porta, cerca di calmarmi ma io non posso perdonare ciò che ha fatto -e nostra sorella?- chiedo attraverso il legno, esausta.
-lei è graziosa e piacevole da avere intorno di quando in quando, senza contare il notevole potere delle rune, ma è diverso. Lei non è nata per comandare... non è come noi-.
Con lentezza mi decido ad aprire la porta trovandomelo davanti, imponete come sempre, anche se sento che qualcosa è cambiato. È come se si fosse spazzata una filo invisibile, non saprei descriverlo: lui è lo stesso di tre ore fa, stesso portamento, stesso viso, stesso tutto, ma non è più Jonathan.
-dimmi un cosa, però non mentirmi- aspetto un istante osservandolo bene in faccia per essere sicura che mi risponda sinceramente -hai ucciso tu Jas?-.
Lo vedo aprire un poco di più gli occhi, evidentemente sorpreso, le spalle gli si irrigidiscono e mi sembra che per un attimo è incerto se raccontarmi una frottola o meno.
-sì- risponde infine -sono stato io-.
Con stupore la rabbia non mi assale ne tanto meno il dolore, non sento niente.
-e anche Valentine, vero?-.
-si-.
-perchè lo hai fatto?- chiedo scuotendo la testa.
-loro- comincia lui afferrandomi per le estremità delle spalle -loro erano un ostacolo, Alexis. Volevano tenerci divisi! Perfino nostro padre, che aveva capito il legame che ci unisce, era intenzionato a distruggerlo! Era disposto a darti in moglie a quel disgustoso demone e pretendeva che io rimanessi a guardare mentre lui si cibava della tua anima. Tu capisci che non avrei mai potuto permetterlo-.
I suoi occhi mi guardano assorti, come se stesse cercando di catturare, capire qualcosa. Sta forse cercando di fingere amore?
-io non sono Clary, con me non ti devi sforzare. So chi sei e conosco il tuo modo di amare. Io ti accetto così come sei-.
Ma è davvero così? Sento fra di noi un legame comunque, qualcosa che si è costruito in mesi con solide basi e che forse non se ne andrà mai, ma ormai ho finalmente capito chi è veramente, riesco a vederlo per quello che è: un essere instabile e pericoloso.
Anche all'inizio, dopo aver letto gli appunti di Valentine, lo avevo classificato come tale ma il mio desiderio di aiutarlo e liberarlo dal male mi ha annebbiato. Sicuramente anche il sesso e i poteri di origine demoniaca che ci accomunano non hanno aiutato la mia lucidità.
-ma lei no- risponde Jonathan riferendosi a Clarissa -se per te va bene, oggi vorrei passare la giornata con lei, per avvicinarci. Pensavo che nel mentre potresti seguire Jace e precedermi a al settimo sito-.
-se è ciò che vuoi, lo farò-.
Lui sposta le mani dietro la mia nuca con uno sguardo a dir poco euforico -sapevo di poter contare su di te! A breve tutti i nostri sforzi acquisteranno un significato-.

 


La radura che ci circonda mi ricorda tremendamente quella della Battagli degli Angeli, ampia, verde e con me, praticamente da sola, davanti a decine di Shadowhunter. La maggior parte di loro si tratta di ex seguaci di Valentine ma molti altri si sono uniti a noi dopo aver visto il potenziale che abbiamo io e Jonathan.
Jace al mio fianco è abbastanza tranquillo e non sembra in vena di fare alcunché in attesa di nostro fratello e Clary, se non una rapida runa guaritrice che si è fatto quando credeva che non me ne sarei accorta.
Jonathan deve essersi ferito in qualche modo... che sia stata Clarissa magari poco in vena di indossare un abito da cerimonia?
Prima che partissi mio fratello ha insistito perchè ne mettessi uno rosso molto leggero e drappeggiato, con rifiniture in metallo sulle spalline e delle rune dorate iridescenti sparse quasi ovunque.
Per sicurezza mi sono portata dietro un pugnale e una spada, ma Jonathan ha insistito perchè non prendessi anche l'arco sostenendo che avrebbe rovinato la linea dell'abito. È molto importante per lui che oggi siamo tutti al meglio.
Sul terreno Jace ha tracciato un complicato disegno e, nonostante sono abbastanza sicura che lui non sia in grado di capire ciò che ha scritto, io riconosco quei simboli come venissero dalla mia lingua madre: parlano di morte, di resurrezione, di dolore e di angoscia.
Non mi hanno mai spiegato esattamente cos'hanno intenzione di fare ma immagino che sarà alquanto spettacolare.
Dopo alcuni minuti, vicino a noi, si apre un mortale dal quale escono Clarissa e Jonathan. Immediatamente noto l'aria turbata di lei e la fionda che lui gli punta contro ma decido che per aiutarla la cosa migliore da fare è mostrarmi collaborativa.
-è tutto pronto?-.
-sì, vuoi fare tu il primo discorso?-.
Lui scuote la testa abbassando cautamente l'arma -no, dì tu qualche parola. Te lo meriti Jace-.
I due si allontanano, lasciando me e una alquanto scossa Clary da sole.
-ti ha fatto del male?- le chiedo.
Lei si volta a guardarmi impaurita quindi aggiungo -stai tranquilla, so che è pericoloso ma posso salvarti. Al momento giusto ti farò un cenno e allora dovrai cominciare a correre Clarissa, correre più veloce che puoi e più lontano possibile da qui-.
-ma... e tu Alexis?-.
Il mio sguardo rimane fisso su Jonathan e Jace, abbastanza distanti da noi e assorti nelle loro parole da non prestarci attenzione -io ti raggiungerò il prima possibile-.
Con la coda dell'occhio la vedo scuotere la testa, i rossi ricci che rimbalzano qua e la al vento -tu non sai di cos'è capace-.
-fidati- le rispondo con un filo di voce -lo so meglio di chiunque altro-.
Improvvisamente davanti a noi si alza un'enorme pire di fuoco verde che emette una tale energia demoniaca che devo trattenermi con forza dal vomitare. Le fiamme sono qualcosa di orribile, così malvagie e diverse da quelle che creavano i miei draghi...
Dinanzi a tutto ciò ci sono gli shadowhunter, chi sbalordito, chi spaventato, e mio fratello in ginocchio e con le braccia tese. In faccia ha un'espressione euforica e terrificante da invasato.
Dal muro di fuoco e morte si distingue una figura, una donna nuda e dai lunghi capelli neri.
-madre, ho fatto tutto come mi hai detto. Ecco, la coppa-.
Lilith si recide la mano, versando il proprio sangue nel recipiente il quale diventa scuro non appena le due sostanze entrano in contatto. Ecco un corpo celeste corrotto dai poteri demoniaci.
-Sono fiera di te, mio adorato. Aumentando il tuo potere anche il mio crescerà e così potrò aiutarti per davvero-.
-piangiamo la tua morte e proclamiamo la tua resurrezione-.
Lei alza quindi le braccia verso l'alto in una malefica risata piena di soddisfazione e le fiamme l'avvolgono di nuovo, scomparendo nel nulla. L'unica prova del suo passaggio è la coppa Infernale tenuta in mano da Jonathan il quale la guarda come se si trattasse del suo bene più prezioso.
È difficile da spiegare ma ho come l'impressione che il potere intrinseco in quel calice abbiano, in qualche modo, effetto su di lui perchè il leggero bagliore che lo ha sempre illuminato, la debole luce di ciò che resta della sua anima si è ulteriormente affievolita.
E quindi mi chiedo "c'è ancora una speranza per mio fratello?".
Assorta come sono nello sconcerto e nell'orrore non mi accorgo nemmeno che ha dato l'ordine di far portare una donna davanti a lui e, sentendo la protesta di Clary accanto a me, intuisco che la scelta della persona non è casuale.
Lei si oppone con tutte le forze, i capelli castani le si muovono al vento come in un tornado ma è tutto inutile.
Jonathan la costringe a bere dalla coppa ed è allora che capita la cosa più terrificante e disgustosa che abbia mai visto: tutti possono vedere il suo corpo contorcersi di dolore ma solo io vedo la sua anima, fino a quel momento limpida e luminosa, plasmarsi, cambiare colore in tonalità sempre più scure, come se stesse marcendo, ed infine distruggersi in migliaia di pezzi.
Tale vista è così sconvolgente per me che il respiro, fino a quel momento praticamente sospeso, accelera e un allarmante giramento di testa mi fanno temere uno svenimento. Vedere quel corpo vuoto mi da letteralmente i brividi a causa dell'eccessivo sangue angelico in me.
-forza, attacca!- ringhia Jonathan.
La donna si scaglia con una velocità sovrumana contro un cacciatore, il quale cerca di difendersi ma in pochissimi istanti viene atterrato con un coltello puntato alla gola.
-chi è il prossimo?-.
Subito mi volto verso Clarissa, ma lei non mi considera, troppo assorta nell'agghiacciante spettacolo che ci si prospetta davanti.
Il mio sguardo però è catturato da un movimento fra la folla: una figura si sta facendo avanti spintonando chi ancora è incerto sul da farsi.
-io, mio signore. Mi chiamo Marck Shadefaire e sono pronto per seguire la famiglia Morgenstern-.

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Capitolo 10
*** capitolo 10 ***


 

POV Alexis
 

-tu sei pazzo! Si accorgeranno che non è un caso che riesco a scappare tutte le volte che rimaniamo soli!-.
-Allora vorrà dire che scapperò e mi nasconderò anch'io da qualche parte. Senti, non c'è tempo, stanno arrivando- lui mi vede ancora incerta così mi afferra il braccio stringendolo rudemente -Non ho messo in pericolo tutta la mia carriera e la mia stessa vita per poi vederti uccisa, hai capito? E ora muoviti!-.
Ed eccolo li, il ragazzo che per due volte mi ha salvato la vita, inginocchiato davanti a mio fratello, pronto per vendersi l'anima. Ma per cosa poi?
Potere?
No, lui non è il tipo altrimenti avrebbe trovato il modo per sfruttarmi per ottenere prestigio da Jonathan, usandomi come riscatto, o dal Conclave, magari facendomi fuggire, dandomi indicazioni sbagliate, per poi riacciuffarmi e riconsegnarmi al console, prendendosi il merito di avermi impedito la fuga.
Ma se non è per la gloria che si trova qui, quale può essere il motivo?
-sento che devo aiutarti è... più forte di me-.
-non vederla come pietà. Fa parte del mio addestramento, in famiglia siamo piuttosto fissati col "fare la cosa giusta"-.
Eppure la cosa non mi convince ancora. Tutto questo solo per "salvare la donzella in difficoltà"?
Quale folle rinuncerebbe a se stesso solo per fare la cosa che sente più giusta per un'estranea?
"ma ormai non siamo più estranei" penso fra me e me "mi ha salvato la vita due volte, sono in debito con lui".
Improvvisamente mi ritrovo a correre in avanti, raggiungendo in poche falcate mio fratello che ha già la coppa alzata su Marck. Lesta gli blocco il braccio frapponendomi fra i due sotto gli occhi sconcertati di decine di shadowhuters -aspetta, fermo!-.
-Alexis- comincia lui evidentemente innervosito -che ti prende?!- fa per scostarmi di lato ma io oppongo resistenza.
-lui no! Jona... cioè, Sebastian, lui no ti prego-.
I suoi occhi non riescono a mascherare la sorpresa mentre ci scansionano -cos'ha di speciale? Vi conoscete?-.
Io mi volto quindi un istante verso di Marck per guardarlo negli occhi chiari -si, mi ha salvato la vita per ben due volte- mi giro di nuovo verso mio fratello abbassando la voce per far si che solo lui mi possa sentire -io posso vedere quello che stai facendo Jonathan. Vedo le anime di queste persone distruggersi mentre il tuo potere aumenta ma sono in debito con lui. Ti stai prendendo migliaia di vite, io te ne chiedo solo una e se veramente mi ami, se tutti quei discorsi che facciamo da mesi sull'appartenerci sono reali io ti supplico di concedermela-.
Oddio, è passato un secolo dall'ultima volta che ho parlato con un tale ardore, che ho sentito il fuoco bruciare dentro di me e nel mio sguardo.
Tutto ciò comunque sembra sortire il suo effetto perchè gli occhi di Jonathan si riducono a due fessure come quando riflette su come agire.
-è un abile combattente e faceva parte della guardia del conclave, può esserci d'aiuto. Sono certa che non ci tradirebbe, gli stanno dando la caccia perchè mi ha salvato, siamo la sua unica speranza- continuo avvicinandomi tanto da potergli sfiorare il petto – ti prego. Fallo per me-.
Con la mano libera mi accarezza leggermente il mento con fare rassicurante -e sia sorellina ma sappi che è una tua responsabilità. Se ci fosse d'intralcio dovrai liberartene tu stessa. Davanti me-.
-certamente, ti ringrazio- detto ciò gli poso un delicatissimo bacio sulle labbra per poi arpionare Marck per un braccio in modo da toglierci velocemente di mezzo.
La cerimonia continua quindi come se nulla fosse e solo quando non siamo più a portata d'orecchio ne di mio fratello ne di Jace mi avvicino un poco al ragazzo -sei un grandissimo idiota, dovresti ringraziarmi!-.
-ringraziarti?- fa lui sorpreso -ti ho salvato due volte ragazzina, sei in debito di un altro salvataggio-.
-si ma io ti ho salvato l'anima che vale almeno 10 vite. Ora però muoviti prima che..- improvvisamente un urlo alle mie spalle m'interrompe costringendomi a voltarmi.
Davanti ai miei occhi lo shadowhunter che si stava per inginocchiare davanti a mio fratello collassa a terra con una freccia che gli trapassa la gola da parte a parte. Mentre il suo sangue bagna l'erba intorno a Jonathan, sulla collinetta, non troppo distanti da noi, si ergono le figure degli amici di Clary e di decine di lupi che ci osservano minacciosi.
Prima che me ne possa rendere conto un ragazzo moro dal volto familiare scocca un'altra freccia e, come in un sogno, la vedo fermarsi a pochi centimetri dalla mia fronte, stretta nel pugno di Marck il quale mi sorride senza però guardarmi -direi che siamo 10 a 3 allora-.
Non faccio nemmeno in tempo a sbuffare che sotto di noi una nuova battaglia ha inizio: i lupi si slanciano contro i nostri alleati i quali invocano nomi di angeli senza però che le loro spade s'incendino.
-è il sangue di Lilith!- urlo a Jonathan -non sono più shadowhunters, non possono più avvalersi delle armi celesti!-.
-maledizione! Forza, non state impalati come degli idioti, usate le spade normali!-.
Detto ciò torna verso di noi afferrandomi il braccio e trascinandomi verso Clary e Jace, poco distanti -andiamo-.
-noi non combattiamo?-fa Jace dubbioso.
-no, siamo troppo importanti. Loro sono solo un esperimento, adesso che so che la coppa funziona possiamo farne altri-.
-sei un vigliacco!- gli ringhia Clarissa -li lasci qui a morire-.
Un sopracciglio di Jonathan si solleva mentre la osserva con uno sguardo impassibile -tu saresti pronta a combattere sorellina, ma da che parte? Tienila ferma Jace-.
Il ragazzo la immobilizza subito prendendola per le braccia senza fare domande così mio fratello solleva la coppa su di lei cercando di fargli aprire la bocca con la mano libera.
-Jonathan non è il momento adesso- cerco di dire -c'è una battaglia alle nostre spalle!-.
-i miei soldati sono perfettamente in grado di tener a bada alcuni cani accompagnati da dei mocciosi. Inoltre sarebbe molto più semplice andarcene se questa non scalciasse ogni due passi-.
Fa appena in tempo a finire la frase che un lupo riesce a superare l'ultima linea scagliandosi quindi contro di noi con le fauci spalancate, finchè Marck, con un unico fluido movimento del braccio, gli scaglia contro un pugnale centrandolo in mezzo agli occhi.
-proprio certo che siamo al sicuro?-.
Clary, approfittando della momentanea distrazione, tira una testata a Jace (e quindi di rimando anche a Jonathan) riuscendo a liberarsi e a scappare verso la massa informe di corpi ai nostri piedi. Quando Marck fa per riacciuffarla io lo blocco facendogli un segno con la testa: dobbiamo ricordare chi è il vero nemico qui, anche se mio fratello non deve assolutamente capirlo.
Mi giro quindi verso di lui che si sta pulendo il labbro dal sangue con l'espressione di quando è al limite massimo della sopportazione -Jace vai a recuperarla e anche tu- aggiunge indicando Marck -te invece Alexis... te resti qui con me sorellina-. Detto ciò mi afferra il braccio stringendolo fino a farmi male tant'è che istintivamente mi dimeno cercando di allentare la sua morsa.
-non credere che non ti abbia visto fare quel segno al tuo amichetto- mi dice a denti stretti -lo hai fatto solo perchè sei stufa di avere concorrenza in casa o per altro? Da che parte stai veramente Alexis? È possibile che sia stato tradito dalla mia metà, da ciò che i normali shadowhunters chiamano parabatai, da mia sorella, dalla mia sposa? Sarà il caso che ti tenga meglio d'occhio d'ora in poi-.
-Jonathan ti prego, mi fai male...-.
-sai quanto me ne importa? Non m'interessa quanto soffri finchè sei al mio fianco. Pensi veramente che non ti farei bere dalla coppa come tutti gli altri, come Clary?-.
-so che non lo farai- rispondo a denti stretti, improvvisamente arrabbiata -Clarissa per te non è altro che un capriccio; la vuoi perchè sì, non t'importa in che modo. Con me è diverso perchè tu hai bisogno di me. Hai bisogno che io ti ami, che ti venerei ma allo stesso tempo che mantenga la mia identità, che ti sostenga di mia volontà-.
L'adrenalina mi scorre nelle vene trasformando l'iniziale paura in una feroce determinazione mentre malamente riesco a liberarmi dalla sua morsa -ma mi sembra di averti dimostrato in più di un'occasione la mia fedeltà. Io torno sempre da te, non importa quello che fai, non importa quanto male provochi e quanto godi nel farlo. Io ti accetto per come sei, mi piaci per come sei. E non nego che la cosa mi spaventa qualche volta-.
Credo che stia per dire qualcosa quando improvvisamente assume una strana espressione e alle mie spalle un'immensa luce bianca avvolge tutto accecandomi. L'unica cosa che percepisco è lo straziante urlo di dolore di Jonathan, lungo e disumano, finchè la luce si affievolisce e lui smette di gridare. Sono ancora parzialmente accecata quando apro gli occhi intravedendo una sagoma accasciata ai miei piedi.
Chiamo il suo nome, preoccupata, ma mi rendo conto di avere le orecchie che mi fischiano e di conseguenza l'udito momentaneamente KO.
Cosa sta succedendo?!
L'ambiente è ancora estremamente illuminato, tanto da non consentirmi di vedere più in la di qualche metro, ma delle mani mi afferrano le spalle scuotendole. Mi volto di scatto, spaventata, ritrovandomi di fronte Marck; ha una ferita sulla fronte che gli sanguina e un'espressione che esprime solo urgenza. Mi dice qualcosa ma l'unica cosa che sento è un insistente ronzio. Vedendo la mia espressione fa per strattonarmi e portarmi via ma io oppongo resistenza.
-Non lo lascio qui!-.
Alcune figure, gli shadowhuters oscuri rimasti, ci corrono intorno, spuntando dalla luce, e vanno a recuperare Jonathan, sollevandolo e mettendoselo in spalla.
Man mano la vista torna normale, insieme all'udito, vedo in lontananza i capelli neri dei Lightwood avvicinarsi insieme ai lupi.
-Non c'è più tempo Alexis!- mi urla Marck, nonostante lo sento ancora lontano -devi decidere da che parte stai-.

 


 

POV Jonathan

La prima cosa che sento è l'aria. Sì l'aria, perchè questa è diversa da quella che ho sempre respirato: è più densa in un certo senso ma percepisco anche mi da forza.
Poi c'è un cuore vicino a me che batte regolarmente e una mano che mi accarezza i capelli delicatamente, arrotolando i ciuffi con le dita. Il gesto mi è familiare, molte delle mie amanti lo hanno fatto, ma la leggiadra regale del gesto mi fa pensare alla regina della corte Seelie.
Apro gli occhi ma con stupore davanti a me non si para una massa di onde rosse come le fiamme dell'inferno ma dei morbidi capelli candidi quanto i miei.
-buongiorno fratellino, benvenuto a casa-.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***



POV Clarissa
 

-Quindi è così? Alexis ci ha traditi-.
Jace, vicino al camino, osserva il fuoco, assorto in chissà quali pensieri, ignorando altamente il suo parabatai che ci ha appena aggiornato sull'esito dell'ultima riunione del Conclave.
-questo è quello che è stato stabilito-.
-vi dico che non è così! Lei ha cercato di aiutarmi- affermo alzandomi di scatto.
-per l'angelo, Clary! È scappata insieme agli altri shadowhunters oscuri, se non fosse per lei avremmo già preso Sebastian-.
Anche Simon si alza, venendomi vicino per cercare di calmarmi; il suo tocco familiare sulla spalla in effetti mi tranquillizza ma non a sufficenza per concedermi di rimettermi a sedere insieme a tutti gli altri.
Non importa cosa dicono tutti, io so che Alexis è buona nel profondo, lo sento.
-voi non l'avete conosciuta, non sapete chi è veramente-.
-dubito che persino lei lo sappia- farfuglia Jace, ma così piano che non sono sicura di aver capito bene.
Alec si massaggia la base del naso, al limite della sopportazione -è stupido da parte tua, tenti sempre di giustificarla, si dal primo giorno. Come puoi essere così cieca!?-.
-è mia sorella!- rispondo alzando la voce esasperata -cosa ti aspetti?-.
-c'è qualcosa che ancora non sai- dice improvvisamente Jace continuando ad osservare il fuoco -inizialemente non volevo che ne venissi a conoscenza ma adesso non vedo altre alternative per cercare di farti cambiare idea. Alexis non è solo una pedina nei piani di Sebastian ma un elemento fortemente attivo... quando lui va alla conquista degli istituti lei lo segue sempre. Lo sta aiutando Clary, lo sta aiutando ad arruolare tutti noi nel loro esercito-.

 


 

POV Alexis


Il sole è splendente in un cielo così celeste da non sembrare vero. Los Angeles è meravigliosa per il proprio paesaggio, fatto sia da deserto che dall'oceano limpido. Eppure mentre osservo assorta l'orizzonte non posso che sentirmi malinconica e piena di senso di colpa; giusto stamattina Jonathan era nella sala dei troni, tremendamente indeciso su quale istituto conquistare oggi, finchè non si è ricordato che tempo fa gli avevo detto che questa è una città che mi è sempre piaciuta particolarmente. Ha deciso di donarmela e ora eccoci qua.
È rimasto molto colpito dal vedere che nonostante tutto gli sono rimasta accanto così adesso ho molta libertà, molto più di Marck comunque. Lui ha insistito per seguirmi ma Jonathan lo tratta come uno schiavo, facendolo lavorare notte e giorno e tenendoci lontani il più possibile. Inizialmente lui era restio ad obbedirgli, affermando che aveva giurato di proteggere me e non mio fratello ma alla fine l'ho convito.
Adesso probabilmente stanno organizzando l'attacco all'istituto, ho circa una mezz'ora per godermi il mare poi dovrò raggiungerli la ma sicuramente non sono in vena per fare il bagno. Non posso fare a meno di ricordare tutte le anime che ho visto sgretolarsi sotto i miei occhi, sentire le loro urla agonizzanti nelle orecchie e pensare che fra poco tutto questo accadrà di nuovo. Jonathan sa che per via del sangue angelico extra le trasformazioni mi danno una sensazione di malessere ma credo che cerchi di ignorare questo dettaglio perchè nella sua mente io e lui siamo uguali perciò se una cosa lo rende più forte non può che fare lo stesso effetto su di me.
Il senso di colpa che provo è indescrivibile ma cos'altro posso fare? Prima o poi mio fratello passerà ad un attacco diretto contro Alicante e loro non possono immaginare cosa li aspetta, perciò devo rimanere con lui, per capire cos'ha in mente e avvertire Clary o Jace il prima possibile.
Improvvisamente un movimento in lontananza sulla mia destra cattura la mia attenzione.
A circa duecento metri da me c'è una coppia di cacciatori in tenuta da combattimento che vengono nella mia direzione ma non sembrano avermi notata così mi nascondo dietro un albero poco distante.
-John, sei sicuro che quel coso funzioni? Qui non vedo niente- sta dicendo la donna. È circa sulla quarantina ma rimane comunque molto bella.
L'uomo sta agitando un rivelatore che non la smette di lampeggiare -beh, fino all'altro giorno funzionava. Diamo un altro sguardo in giro, te vai da quella parte, io scendo in spiaggia-.
-stai attento- detto ciò i due si separano, lui passandomi vicino e lui entrando in un piccolo vicolo. Adesso entrambi mi danno le spalle e io potrei anche riuscire a scappare facilmente, ma so che non è ciò che devo fare. Troppe anime ho visto andare in mille pezzi, troppi corpi trasformarsi in qualcosa di disumano e fra non molto dovrò assistere di nuovo inerme a questo spettacolo ma posso salvarne due.
Non ho idea se tutte quelle cose sul paradiso e l'inferno siano vere, ma so per certezza, grazie a Jas, che l'anima esiste e sopravvive alla morte perciò c'è solo un modo in cui posso salvare questi shadowhunter. Certo potrei dirgli di fuggire ma se mi credessero e non cercassero di uccidermi, cosa di cui dubito fortemente, Jonathan li andrebbe a cercare, li troverebbe ed allora scoprirebbe il mio tradimento.
Con la mascella serrata quindi incocco la prima freccia uscendo dal mio nascondiglio.

 

Il combattimento è durato pochi minuti e ovviamente nessuno dei nostri ha riportato un solo graffio. Gli Ottenebrati se ne stanno in compatte file davanti a noi e ognuno stringe un cacciatore fra le braccia, impedendogli di scappare. Io ovviamente sono sulla destra di Jonathan il quale tiene in mano la coppa infernale, pronto a trasformare nuovi shadowhunter per rinforzare il suo esercito. Tutto procede liscio come al solito finchè sulla fine non ci viene portato un ragazzo di circa 14-15 anni dai capelli biondi e gli occhi di due colori diversi.
-Questo non è affatto un Nephilm- dice ad un tratto mio fratello, pieno di disgusto -Ha metà sangue di fata, non è vero? Perchè non ne sono stato informato?-.
Tutt'intorno si scatena un leggero mormorio; i nostri soldati hanno già potuto vedere che non è cosa saggia indisporre il loro signore.
-Significa che la coppa con lui non funziona?- chiede cauto Mark, al mio fianco.
-Significa che non lo voglio- risponde lui stizzito.
Sento qualcuno suggerire di portarlo a Edom per poterlo poi sacrificare per il piacere di Asmodeo e di Lilith ma Jonathan lo ignora affermando che non è saggio ferire qualcuno del popolo fatato.
-Da quando in qua tanti riguardi verso le fate?- faccio io -lo sai che non mi piacciono-.
-il sentimento è reciproco, Alexis Morgenstern, credimi-.
Meliorn da sotto il suo mantello mi scruta con aria di sfida, come del resto fa dal primo giorno che ci siamo incontrati. Odio quei malefici esseri bugiardi dal primo all'ultimo sin da quando una di loro mi ha fatto lasciare con Jas ormai un anno fa, ma il sentimento si è estremamente intensificato non appena sono venuta a scoprire dei rapporti di Jonathan con la regina (che poi è la stessa stronza con cui andava a letto Jas). Nel momento in cui l'ho scoperto mi sono sentita tradita e umiliata, non tanto per la loro relazione in se ma per lei che sembra non riuscire ad non intromettersi nella mia vita. Tutte le volte che vedo Meliorn quei sentimenti tornano a galla perchè lui sa, tutti sanno, e so che ridono di me con la loro maledetta regina. Se solo avessi ancora i miei draghi...
-Piantatela voi! Alexis, ti sarei molto grato se non ti mettessi a bisticciare con ogni mio alleato. Per quanto riguarda il ragazzo è meglio liberarsene. Pensaci tu al tuo figlio bastardo-.
Un uomo comincia quindi a farsi avanti, stringendo in mano un grosso bastone ma si blocca di colpo quando un coltello gli passa davanti e si va a conficcare nel petto di Jonathan, dritto sul cuore.
Lui fa una smorfia ma un istante dopo si sfila lentamente il coltello, cercando con gli occhi chi l'avesse lanciato. Sulle scale trovo un ragazzina coi lunghi capelli biondi scompigliati e l'espressione di chi ha appena visto un fantasma -peccato che tu non possa sopravvivere per raccontare quanto è grande il potere di Lilith- sento dire mio fratello -uccidetela-.
La piccola si da immediatamente alla fuga e, mentre intorno a noi si scatena il pandemonio, Meliorn ne approfitta afferrando il giovane mezzosangue.
-Lascialo a me figlio di Valentine. Sono certo che alla regina farà estremamente piacere che oltre a rinforzare le tue file aiuti anche le nostre-.
-Se lo vuoi puoi prenderlo, non m'interessa niente di quell'ibrido-.
Il ragazzo però non sembra della stessa opinione, si dibatte e cerca di combattere per la sua libertà -lasciatemi maledetti! L'Angelo ne è testimone, ucciderò tutti voi per quello che avete fatto! La pagherete!-.
Le sue minacce non fanno altro che provocare un spensierata risata in mio fratello il quale si mette le mani sui fianchi e si protende un poco verso il giovane -e come pensi di fare stupido moccioso? Lo hai visto anche tu: io sono immortale e ben presto io e mia sorella regneremo non solo su Edom ma anche su questa palla polverosa che chiamate Terra. Tutti quanti s'inchineranno davanti a noi e chi non lo farà tremerà al solo sentir pronunciare il nome Morgenstern-.
Detto ciò s'incammina verso la porta; io faccio per raggiungerlo ma Mark mi blocca, tenendomi per il braccio.
-Prima ero venuto a cercarti e ho visto i corpi dei Carstairs che galleggiavano vicino a uno strapiombo. Tu non ne sai niente?-.
La mascella mi si contrae per essere colta in flagrante -è meglio cosi per loro- dico a denti stretti -qualunque cosa sarebbe stata meglio di quello che li avrebbe aspettati se Jonathan fosse riuscito a trasformarli-.
-Non avevi il diritto di scegliere per loro- mi fa lui severo -quella ragazzina di prima aveva con se Cortana: un'arma leggendaria che appartiene da generazioni alla famiglia Carstairs. Dev'essere la loro figlia e per colpa tua adesso è orfana-.
Mi volto di scatto verso di lui, offesa e innervosita dalle sue accuse -mi dispiace che tu non sia d'accordo ma ho fatto quello che ho ritenuto più giusto per loro. Credi che non mi senta in colpa per tutto quello che sta succedendo? Faccio del mio meglio per limitare i danni. Per quanto riguarda la ragazza...- mi giro di nuovo a guardare verso la porta con la luce accecante di LA che inonda la stanza -probabilmente adesso è troppo giovane per capire... ma quando sarà un po' più grande lo farà-.
-proprio tu parli che sei cresciuta senza genitori?! Inoltre io sono più grande di te di qualche anno eppure non capisco-.
-Adesso basta così!- esordisco -sono stanca, voglio andare a casa-.
-Alexis...- comincia lui ma io lo interrompo subito e la supplica nella mia voce è ben chiara -Mark ti prego, portami via di qui-.
Nel dirlo ho chiuso gli occhi ma posso comunque sentire il suo sguardo su di me.
-come desidera mia signora, vado a comunicarlo a suo fratello- dice infine dopo alcuni secondi.
Non mi ha mai chiamato in quel modo e anche dal tono capisco che non solo è arrabbiato e deluso ma anche preoccupato che stia diventando come Jonathan.
Avere tutto questo potere, queste responsabilità, è così difficile; come può non capire che sto solo cercando di agire al mio meglio per il bene di tutti?!... perchè è così, giusto?

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


POV Alexis
 

L'aria di Edom risulta più densa per Nephilm e Marck se ne lamenta spesso, in quanto accusa più facilmente la stanchezza. Anch'io la percepisco diversa rispetto a quella a cui sono abituata ma non mi da minimamente fastidio e la cosa mi spaventa un po' perchè neanche a Jonathan sembra dare problemi. Nei momenti di silenzio, quando sono solo io e sento entrare quest'aria infernale dentro di me senza nuocermi, mi torna in mente quel giorno di mesi e mesi fa in cui ho incontrato il diavolo in persona.
-a dire il vero sono conosciuto in molti nomi: Lucifero, Stella del Mattino, il diavolo, il maligno. Ma visto che in un certo senso siamo imparentati puoi chiamarmi Lucifero-.
-perchè me? Perchè non hai fatto venire mio padre?-.
-molto semplice cara, perchè tuo padre o tuo fratello non riuscirebbero a usare bene il potere che sto per darti- mi sorride di un sorriso astuto e malvagio -ma tu si-.
-che genere di potere?-.
Lucifero indietreggia di qualche passo e tira fuori da dietro un masso un baule. Con un "Clik" lo apre estraendo qualcosa dal raso rosso che lo ricopre all'interno. Due uova grandi quanto la mia testa.
-Queste sono bestioline molto speciali: draghi dalle fiamme angeliche. Quando tornerai in superficie si schiuderanno e tu diventerai la loro "madre" per così dire. Se li alleverai con cura diventerete tutt'uno, sarai in grado di controllare loro e il fuoco stesso. Sconfiggere il Concolave dovrebbe risultare semplice anche perchè con questi potrai piegare a te i miei seguaci-.
-Adesso vai, Alexis e mi raccomando, porta onore al nome della nostra famiglia-.
Quando le uova si sono schiuse io ho parlato coi miei draghi in una lingua demoniaca come se l'avessi sempre saputa e da allora non esiste linguaggio di demoni che abbia dei segreti per me. Ho sempre pensato che quell'incontro abbia mi abbia piantato dentro un seme malvagio e oscuro ma forse c'è sempre stato. "siamo imparentati", "porta onore al nome della nostra famiglia".
È così dunque, la famiglia Morgenstern è dannata? Questo spiegherebbe in parte anche il mio irrazionale attaccamento a Jonathan, entrambi legati a doppio filo col mondo delle tenebre ma... no, non posso accettarlo. Io non sono malvagia, io voglio aiutare il team dei buoni anche se adesso mi trovo nella fazione opposta.
Forse è proprio questo il problema, stare troppo tempo qui mi confonde le idee.

 


POV Marck

Quando mi getto sul letto posso dire di essere assolutamente distrutto: credevo che l'addestramento per diventare una guardia del Conclave fosse la cosa più dura da affrontare che la mente umana potesse immaginare, psicologicamente e fisicamente, ma non avevo ancora attraversato mezza Valle della morte sfidando un'infinità di demoni solo per recuperare la speciale pelle necessaria per fare le tenute da combattimento. Sebastian sostiene che siano state pienate d'incantesimi da Lilith, ma io ho il forte sospetto che in verità siano semplicissimi vestiti messi laggiù solo per farmi rischiare mille pericoli nella speranza che rimanga ucciso. Ma io sono forte e Alexis manda sempre qualche Shadowhunters oscuro con me.
Tutte le volte che faccio ritorno posso notare un certo disappunto sul viso di lui ma sembra comunque accontentarsi di avermi sfinito oltre ogni limite. Almeno per ora.
Sto quasi per sprofondare in un sonno profondo e sicuramente sempre troppo breve, quando dalla porta irrompe, come una furia, Alexis. Indossa una camicia da notte in seta di un bel lilla che le fa risaltare gli occhi e sembrare i capelli scompigliati ancora più chiari di quanto già non siano. In viso ha espressione da pazza.
-Marck dobbiamo andarcene-.
Istintivamente alzo gli occhi al cielo pensando "alleluja, l'ha capito" ma poi poso di nuovo lo sguardo su di lei -Se tuo fratello ti trova qui...-
-non m'interessa- improvvisamente si avvicina a passo di corsa per poi afferrarmi la mano e fissare gli occhi dentro i miei -devo andarmene Marck il prima possibile! Non posso più resistere qui, ti prego-.
Nel pronunciare le ultime parole la voce le si è leggermente incrinata e capisco che sta a stento trattenendo le lacrime. Istintivamente l'abbraccio, stringendola a me con una mano fra i suoi capelli. È la prima volta che fra noi c'è tanto contatto fisico ma il tutto mi sembra naturale come respirare.
-So che tuo fratello sta organizzando un'attacco alla cittadella, potremmo tentare di raggiungere Alicante saltando da un portale all'altro ma io non posso suggerigli di portarci con se perchè sarebbe sospetto da parte mia. Devi essere tu a farlo-.
-cosa devo dirgli?-.
-scoprirlo è compito tuo-.

 


Pov Jonathan
 

Non appena attraverso di nuovo il portale sento la furia crescere ad altissimi livelli, mentre del sangue ancora fresco scivola dalla spada fin sul pavimento. Per alcuni istanti rimango ad osservarlo strisciare sull'acciaio, assorto nei miei pensieri, e nell'attesa che i miei seguaci tornino tutti alla base.
-Mio adorato- una vocina si insinua timida dietro di me -cosa c'è che non va? Da quello che posso vedere l'accatto ha avuto successo, guarda quanti nuovi guerrieri abbiamo!-.
Con un sospiro mi volto verso di lei, la mia diletta sorella, che mi osserva preoccupata tenendo le mani congiunte dietro la schiena. Indossa un leggero abito rosa chiaro con delle rifiniture argentee che lo tengono su e gli incorniciano il seno; In testa porta la sua corona, quella che io stesso ho disegnato e che mia madre ha generosamente creato per lei: un cerchio nero pieno di sfaccettature interamente ricavato da un unico enorme diamante. Amo il contrasto che si viene a creare coi suoi capelli.
-è ovvio che l'attacco ha avuto successo ma non sopporto che non possiamo utilizzare le spade angeliche. È un nostro svantaggio e non riesco ad accettarlo-.
Lei contrae quindi le labbra, dispiaciuta, facendosi avanti col braccio teso -ho un idea, probabilmente è una stupidaggine ma lasciami provare-.
-Cos'hai in mente?- le chiedo porgendole l'arma. Il fatto che sia cosi ben disposto a dargliela la dice lunga su quanto io mi fidi di lei.
Alexis invece di rispondermi la impugna a due mani, assumendo un'espressione concentrata -Laylahel-.
Improvvisamente la spada si anima: tutto si fa di una luce violastra e le sue estremità cominciano ad emettere mille fiamme infernali.
Io non posso fare a meno di osservarla con occhi spalancati ed un sorriso enorme, esaltato dalle mille possibilità di quella nuova scoperta. D'istinto ricopro lo spazio che ci separa e le stringo la nuca in una mano, avvicinando la sua testa alla mia -ti rendi conto di cosa significa? Se i Nephilim sono alleati del cielo noi lo siamo degli inferi, avremo il loro appoggio. Abbiamo creato una nuova razza che presto sarà una nuova società, con noi al suo comando!-.
-noi eravamo già dei sovrani Jonathan, lo siamo sempre stati-.
-si, certo che lo eravamo- faccio quindi per allontanarmi con passo baldanzoso, entusiasta della nuova scoperta, ma la voce di mia sorella mi ferma.
-Jonathan... aspetta!- mi volto a guardarla, notando che il duo atteggiamento è cambiato: ha lo sguardo fermo e tiene i pugni chiusi lungo i fianchi -io voglio combattere, insieme a te! So che mi hai detto che vuoi che io stia al sicuro durante le missioni ma sono una Shadowhunter e una Morgenstern, ne sento il bisogno. Odio dovermene stare in disparte, mentre tu conquisti il mondo per entrambi. Permettimi di guadagnarmi questa corona, di far vedere a tutti perchè devono tremare sentendoci arrivare-.
-beh- comincio appoggiando un pugno sul fianco, pensieroso -ha senso. Farci vedere combattere fianco a fianco potrebbe essere ottimale da un punto di vista propagandistico. E sia! Stavo giusto programmando una trappola alla cittadella. Ormai le loro armi non ci servono ma sarà un'offensiva comunque importate e non rischiosa per noi. Informerò le guardie di tenerti d'occhio per spellare vivo chiunque osi ferirti-.
-non devi preoccuparti, mio adorato. So badare a me stessa-.

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


 



POV Alexis

 

Intorno a me si propaga uno scenario di pura morte.
Uomini e donne che combattono fra di loro, identici fatta eccezione per la divisa rossa degli uni e quella nera degli altri. Un'altra differenza, assai più straziante, è l'espressione piena di dolore che talvolta si può vedere nei visi dei secondi, quando si trovano come avversario un loro familiare o un amico, il quale, a causa di mio fratello, non mostra alcuna pietà per l'altro.
Nel mio immaginario gli shadowhunters sono sempre stati guerrieri impavidi, esperti nell'arte nella guerra e abituati alla morte, perciò ammetto di rimare interdetta nel vedere alcuni di loro gettarsi in ginocchio, disperati, o in lacrime nel momento in cui devono affrontare un qualche viso conosciuto.
La neve è praticamente ricoperta di sangue rosso versato da mogli e mariti, fratelli, sorelle e parabatai. Una vista straziante, quasi paragonabile alla quella di più di 400 anime di Ottenebranti andare in frantumi, in parte, per colpa mia. La trappola di mio fratello sta senza dubbio dando i suoi frutti.
Istintivamente, non posso fare a meno di chiudere gli occhi, voltando un poco la testa. Adesso non sono in grado di calcolare gli orrori di cui sono complice ne posso permettermi di perdere tempo nell'autocommiserazione. Presto, spero, i Nephilim potrebbero aprire un secondo portale, per richiamare i superstiti o inviare nuovi guerrieri, e quella sarà per me e Marck l'unica occasione per salvarci. Non so come verremo accolti dall'altra parte, ne come faremo ad arrivarci visto che i seguaci di Jonathan non mi perdono di vista nemmeno un secondo, ma non posso più restare con lui. Sento che la mia mente si sta letteralmente spezzando.
I presupposti, comunque, non sono dei migliori: non appena un cacciatore mi scorge, anche in lontananza, mi riconosce e si precipita verso di me, con l'arma sguainata e gli occhi pieni dell'odio più puro che io abbia mai visto. Abbiamo cominciato l'attacco da appena un quarto d'ora e ne ho già dovuti affrontare 7, probabilmente perché se mio fratello ha strappato loro per sempre persone care, allora loro sentono di volergli togliere qualcosa che ama, o a cui non vuole rinunciare almeno. Ovviamente faccio il possibile per non ucciderli cercando di stordirli ma non è semplice perché spesso sono i guerrieri in rosso a voler finire il lavoro.
Marck, ad un certo punto, mi si avvicina, cercando di sovrastare il rumore di spade che si incontrano e di urla strazianti -credo di aver visto tua sorella e Jace vicino alle mura-. La sua mano sulla mia spalla mi riporta al presente, facendomi concentrare e tranquillizzare allo stesso tempo. -lei può aprirci un portale! Se solo mi ascoltasse, ci aiuterebbe ne sono sicura- dico cercando di allungare il collo oltre la folla alla ricerca di una massa di riccioli rossi.
-se ti ascoltasse-.
-lo farà, deve farlo- mi volto verso di lui mentre una leggera brezza mi smuove i capelli legati in un'alta coda -lei non è come me, Marck. Lei è buona, totalmente buona-.
Il suo viso si deforma in una strana espressione, i suoi occhi brillano e credo che sia sul punto di dirmi qualcosa quando un bastone per poco non lo colpisce in testa. Dietro di lui appare un fratello Silente dai capelli castano scuro che ci osserva con freddezza.
-Di troppi peccati si sono macchiati i vostri cuori-.
“non è come sembra” vorrei rispondergli ma che senso avrebbe? Non mi crederebbe mai -oggi dubito che il mio cuore funzioni come un tempo, Fratello- mi limito a dire con stanchezza.
Lui sembra sorpreso dalla mia risposta, forse credendo che sarebbe stata più in stile Jonathan, magari qualcosa del tipo “mi sono solo riscaldata veramente, il bello deve ancora arrivare” con un bel sogghigno divertito. Lui, infondo, non può sapere che non esiste nessuno più stanco di me di vedere morte, orrori, paura e anime andare in frantumi.
Marck è semi-acquattato davanti a me, con il suo fedele pugnale ben saldo nella mano destra -non fargli troppo male, vado a cercarla-.
Detto ciò mi fiondo nella mischia, lasciando alle spalle un'accesa lotta appena iniziata fra i due.
Gli Ottenebranti, anche se impegnati in battaglie, mi buttano un occhio addosso non appena mi avvicino a loro, controllando che non riporti il minimo graffio. Come faccio a scappare se sono costantemente sotto stretta vigilanza?
Forse io e Marck potremmo cercarci un nascondiglio, un posto dove poter non dare nell'occhio fino al momento giusto però non escludo che loro potrebbero trovarci, oppure che il portale si apra troppo lontano dal nostro rifugio.
Abbiamo una sola possibilità, una scarsa possibilità per giunta.
Con la coda dell'occhio vedo Jace, la sua anima brillante prevaricale su tutte le altre mentre con ferocia, velocità e forza si abbatte su ogni nemico che gli capita a tiro. Clarissa non può essere troppo lontana.
Cerco perciò di concentrarmi, di affinare la mia Vista particolarmente sviluppata per riuscire a vedere anche la sua di anima. Credo di averne scorto una più luminosa delle altre dirigersi su per una collinetta quando una cacciatrice mi para la strada con un colpo di spada. Per fortuna, e grazie ai numerosi allenamenti, riesco ad evitarla appena in tempo per poi voltarmi verso di lei. È una donna di circa trent'anni dai lineamenti fini, i lunghi capelli color mogano tenuti indietro da una fascia nera, macchiata di sangue e gli occhi blu. Il suo viso è contratto e concentrato sull'obbiettivo: me.
-Morgenstern- ringhia a denti stretti, pronunciando il mio nome come se fosse un insulto. E in effetti forse lo è davvero, a causa di mio padre e di mio fratello i quali hanno scatenato nel giro di pochi mesi due delle Guerre più tragiche nella storia dei Nephilim.
Lei, urlando, parte nuovamente all'attacco ma io sono più veloce e le pianto, facendo una piroetta, una freccia nel petto, a pochissima distanza dal cuore. Lei cade in ginocchio ma quando mi avvicino cerca comunque di colpirmi goffamente con la spada. Senza troppe difficoltà gliela tolgo di mano e mi abbasso al suo livello -non preoccuparti, è stato un tiro preciso, non ti ho colpito nessun organo vitale però non sei in grado di combattere perciò se ti svegli prima che arrivino i soccorsi ti consiglio di fingerti morta- detto ciò la colpisco alla tempia con l'elsa della sua stessa arma.
Quando mi rialzo noto mio fratello poco distante e circondato dagli Ottenebranti mentre dialoga con Jace. Probabilmente se quei due sono giunti allo scontro significa che non manca molto prima della fine.
Mi volto alla ricerca di Clarissa ma, invece, trovo Marck il quale sta cercando di farsi largo nella folla per raggiungermi. Noto che ha il viso sporco di sangue fresco.
-L'hai trovata?- mi chiede, visibilmente affaticato.
-non proprio... hai ucciso il Fratello?-.
Lui scuote la testa -ci siamo solo assestati qualche colpo poi l'ho perso di vista. È piuttosto bravo per essere un Fratello Silente- aggiunge asciugandosi il sangue dalla guancia. Nel farlo mi accorgo che quella che in un primo momento mi era sembrata una macchia, si rivela essere un profondo taglio.
Non faccio in tempo a preoccuparmi per lui che la terra sotto i nostri piedi comincia a tremare. Degli Ottenebranti cominciano a spingerci verso lo squarcio che si è appena aperto nel terreno mentre io con la coda dell'occhio vedo una luce bluastra non troppo distante da noi: un portale per Idris.
-Marck!- ma non c'è bisogno che lo avverta perché lui mi stringe immediatamente il polso cercando di aprirsi la strada fra i seguaci di mio fratello. Loro sembrano confusi da un tale comportamento e, per nostra fortuna, gli ci vogliono diversi istanti prima di capire cosa stia succedendo.
Quando, però, realizzano che la loro regina sta scappando molti di loro fanno inversione di marcia, inseguendoci. Uno riesce ad afferrarmi per una caviglia, facendomi cadere ma Marck gli amputa fulmineo la mano. Altri ci raggiungono e siamo costretti a cercare di fronteggiarli mentre i Nephilim attraversano il portale.
-Non c'è più tempo! Marck, vai senza di me!-.
-Non esiste! Se non sbaglio sono ancora in debito di qualche vita con te-.
Con orrore in lontananza scorgo comparire mio fratello, ancora visibilmente provato dello scontro con Jace. Un suo seguace deve avergli detto cosa stavo cercando di fare così lui ha usato l'anello per tornare a prendermi. Anche da questa distanza posso vedere lo strato di sangue che lo ricopre e un'espressione affatto felice sul volto mentre mi fissa austero.
Torna a casa, Alexis, subito”.
Con il viso madido di sudore scuoto lentamente la testa, anche se ammetto che vederlo mi manda in panico.
ricorda chi è il vero nemico” mi dico.
Stavolta sono io ad afferrare il polso di Marck e a trascinarlo in fuga verso il portale, il quale ormai si sta velocemente richiudendo. Con uno slancio e il cuore in gola ci salto dentro ad occhi chiusi, pregando qualsiasi Dio e Angelo di non aver indugiato troppo, di non essere in ritardo.

 


Pochi istanti dopo sento atterrare spiacevolmente il mio corpo su terreno fatto di pietre e roccia. Faccio per mettermi in ginocchio, con un forte dolore dove ho sbattuto la testa, quando una vampata di calore m'inonda.
Stupita, alzo lo sguardo ritrovandomi davanti una decina di spade angeliche infiammate e puntatemi contro. Una di queste appartiene al Console
-Bene- comincia lui sogghignante ma risoluto allo stesso tempo -infondo la missione non è stata un totale disastro-. 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***



 

POV Alexis
 

-Dov'è Marck?!-.
Le guardie davanti a me mi osservano arcigne, rimanendo immobili e in silenzio. Non appena arrivati siamo stati immediatamente divisi e, a causa della folla che ci circondava, non sono riuscita nemmeno a vedere in che direzione veniva portato. Addirittura sei cacciatori mi hanno scortato verso le celle tenendomi sempre rigorosamente le spade puntate contro. Ho notato che non è la stessa zona dell'ultima volta che sono stata qui: è ancora più in profondità e più oscura dell'altra tant'è che, se non fosse per le stregaluce tenute dai miei aguzzini, non vedrei a un palmo dal mio naso. Circa mezz'ora fa sono venuti altri cacciatori a disegnare delle rune sulle sbarre. Ho riconosciuto diversi simboli religiosi anche se non capisco il motivo per cui li possano aver messi ma quando le ho strette per appoggiarmi ho visto le guardie irrigidirsi sorpresi, come se si aspettassero che sarebbe successo qualcosa.
- sentite- comincio per la milionesima volta cercando di mantenere la calma -sentite, non che non apprezzi la vostra compagnia eh (sono certa che qualche muto possa ritenervi estremamente loquaci e socievoli) ma quand'è che mi verrà concesso di vedere qualcuno? Devo parlare il prima possibile con mia sorella ed il Console, come vi ho già detto-.
Loro si limitano, come sempre a fissarmi.
Sto per perdere le speranze quando due nuove luci si inoltrano nella stanza; una è stretta in mano a un uomo alto e distinto che riconosco come il signor Lightwood e l'altra proprio da mia sorella. Sto per ringraziare l'angelo quando, però, noto l'espressione di lei, affatto gioviale e disponibile. Si posiziona proprio davanti a me limitandosi a dire -Ho saputo che hai insistito molto per parlarmi-.
-è così- afferro quindi le sbarre per potermi avvicinare a lei -ho bisogno del tuo aiuto per spiegare come stanno le cose, la mia parola vale meno di zero-.
-e come stanno le cose?- continua lei incrociando le braccia sul petto -So quello che hai fatto, so che lo hai aiutato durante gli assedi agli istituti-.
Scuoto la testa fissando i miei occhi nei suoi -non è proprio così. In genere mi faceva aspettare fuori con una piccola scorta mentre c'erano gli scontri, potevo entrare solo dopo, per far si che ci vedessero insieme mentre venivano trasformati i nuovi guerrieri ed era orrendo... tu hai visto come funziona, hai sentito le urla di dolore ma non hai potuto vedere le loro anime marcire e andare in frantumi... era qualcosa di straziante. Non ce la facevo più così abbiamo cominciato ad architettare un piano per scappare-.
-è un po' difficile crederti una vittima- fa l'uomo- si vocifera che tu sia la sua regina e che non sembri provare alcuna empatia nei confronti delle vostre vittime. Voi due siete i Morgenstern, esseri demoniaci, non angelici, infimi e disposti a tutto pur di raggiungere i proprio scopi... non credevo che fosse possibile, dato quello che ho visto fare a Valentine, ma voi siete più malvagi di lui. E niente potrà mai salvare le vostre anime, ammesso e non concesso che ne abbiate una-.
-voi..voi pensate che siamo demoni?- improvvisamente una teoria mi colpisce, violente come un macigno che si scaglia in un lago -è per questo che avete fatto mettere tutti questi simboli religiosi, come si fa coi vampiri? Pensavate che mi avrebbero ferito- afferro di nuovo le sbarre, concentrandomi su di esse -beh, vi sbagliate. Nonostante quello che ho fatto, io rimango sempre una Nephilim. Il sangue degli angeli scorre dentro di me!- dalle mani sento come un'enorme ondata di calore e, sotto gli occhi di tutti i presenti, le sbarre cominciano a diventare incandescenti fra le mia dita -nemmeno Jonathan immagina ciò che posso fare... io sono come una spada, il fuoco celeste mi anima e mi obbedisce. Se avessi davvero voluto distruggervi... lo avrei già fatto sento problemi-. Allargo quindi le sbarre, ormai diventate malleabili, abbastanza da permettermi di passarci attraverso. Le guardie sembrano troppo spaventate e confuse per reagire. Posso capirle, quando il diavolo mi ha dato le uova mi aveva avvertito che avrei potuto sviluppare dei poteri particolari, che sarei diventata tutt'uno con il fuoco celeste che vive nei miei draghi ma io non gli avevo dato peso allora. Solo in momenti sporadici ho percepito questa sorta di potere risiedere quieto dentro di me ma fin'ora non ho mai avuto desiderio di usarlo ne di farne parola con nessuno, nemmeno con mio fratello. Sarebbe stato come ammettere che io ho stretto una sorta di patto con il demonio, che gli ho venduto la mia anima forse, e che oggi mi ritrovo davvero ad essere dannata. Ma, come Jas mi disse a suo tempo, io sono un caso particolare: mentre Clarissa e Jace sono angeli e Jonathan un demone, io non appartengo ne all'una ne all'altra categoria, vivendo in bilico fra il paradiso e l'inferno.
Forse, al contrario dei miei fratelli, non sono in grado di distinguere sempre perfettamente il bene dal male, forse, infondo non m'importa nemmeno più di tanto farlo pur di raggiungere i miei obbiettivi ma mi rendo conto che ormai ogni limite è stato superato da troppo tempo. Ho permesso a Jonathan di compiere troppi orrori perché non capivo qual era il mio posto in questa guerra; dovevo stare con il mio povero fratello, vittima dei piani di nostro padre e Lilith, o con mia sorella, cercando di anteporre il bene comune all'amore che provo per Jonathan?
-So che non capite quello che ho fatto, forse nemmeno io lo capisco a pieno... ma ho sempre avuto le migliori intenzioni. So di poter essere sembrata davvero come mio fratello ma era una farsa!... noi abbiamo avuto vite diverse Clary.... ho imparato a fare ciò che va fatto per sopravvivere, a chiudere un occhio davanti alle cose brutte-.
-siamo andati ben oltre al “chiudere gli occhi davanti alle cose brutte”- ribatte lei con un tono severo quanto arrabbiato -centinaia di persone sono morte, Alexis! Dei miei amici sono morti, e tutto ciò per il vostro egoismo, la vostra sete di potere, la vostr...-. -IO VOLEVO SOLO SALVARLO- urlo mentre le lacrime cominciano improvvisamente a bagnarmi il viso -ho sempre voluto solo salvarlo- ripeto a voce più bassa, incrinata dal dolore -fin da quando lessi gli appunti di Valentine su di lui, il mio unico scopo era stato cercare di aiutarlo, guarirlo. Solo che poi Jas è...- sento i miei polmoni avere come uno spasmo, impedendomi di continuare la frase -e io ero così confusa. Ero troppo orgogliosa per accettare il tuo aiuto, invidiosa della vita che avevi avuto e io no. Mentre Jonathan... ero convinta che fosse l'unica persona al mondo capace di capire il dolore come me e così ci sono cascata in pieno. Accettavo di fare tutto quello che mi chiedeva, facevo tutto quel voleva pur di stargli vicino perché senza di lui mi sentivo persa, e di nuovo sola. Solo a Praga mi sono resa conto di cosa fosse in realtà, ma non riuscivo ancora ad abbandonare la speranza di poterlo salvare in un modo o nell'altro. E così ho continuato a seguirlo ma non posso fare più quelle cose, Clary- una nuova ondata di lacrime si presenta, scuotendomi le spalle -non posso più essere partecipe a tutto questo. Mi sta spezzando e ho... ho paura di diventare come lui-. Le gambe cedono, sotto il peso di tutte le mie colpe, del mio rimpianto ma mia sorella, inaspettatamente, mi accoglie fra le sue braccia, stringendomi a se senza dire niente, mentre il mio sfogo di riversa su di lei. E stavolta la lascio fare.

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***



Pov Alexis
 

 

L'aria di Idris è molto più fredda, quasi aggressiva contro il mio viso, ormai arrossato, ma rimane comunque sempre più piacevole da respirare di quella di Edom, piena di morte.
Una volta essermi calmata, Clary ha parlato con il signor Lightwood, convincendolo a rilasciarmi per permettermi di cambiarmi i vestiti e prendere una boccata d'aria fresca. Mi ha portato, quindi, a casa sua (o meglio a quella del suo patrigno) dove vi giaceva abbandonato il baule che utilizzavo come guardaroba nella villa di Valentine. Il Conclave, dopo la mia fuga ha, ovviamente, confiscato tutto e dando a mia sorella i miei effetti personali inutili per le loro ricerche, fra cui i miei vecchi vestiti, alcuni fogli e altre cose del genere, non sapendo cosa farsene.
Devo ammettere che è davvero strano, per me, vedere gli abiti che avevo utilizzato in quella che adesso mi sembra una vita passata, lontana decine di anni da quella che ho adesso, perché è come se, in un certo senso, la loro vecchia proprietaria fosse morta ormai.
Dopo aver messo, sotto alla giacca, una larga felpa in maglia beige, e un paio di jeans, sono scesa al piano di sotto dove mi aspettavano mia sorella e Jace, il quale ha fissato immediatamente i suoi occhi dorati verso di me tendendo le braccia conserte ben strette al busto -Clary mi ha raccontato tutto- mi ha detto con voce calma, seppur autoritaria -ma sappi che ti tengo d'occhio-.
Anche rincontrare lui è stato abbastanza strano, dato che l'ultima volta che ci siamo visti era ancora soggiogato da Jonathan. In effetti, tutta questa situazione è alquanto bizzarra. Per la prima volta sono apertamente dalla parte dei buoni e ciò mi fa sentire come a disagio.
-posso capirlo, nemmeno io mi fiderei, fossi in te- gli ho risposto -io mento da una vita e ormai lo faccio con disinvoltura, ma credimi quando dico che stavolta sono onesta. Voglio solo cercare di fare del bene, per una volta-.
Ho chiesto poi dove si trovasse Marck e loro mi hanno detto che al momento era sotto interrogatorio per un riunione eccezionale del Conclave. Immediatamente mi sono preoccupata ma Clarissa ha cercato di rassicurarmi, dicendomi che non gli avrebbero fatto del male. Ci siamo quindi diretti verso la Sala dell'Angelo, attraversando le strade della città, ormai quasi buie. Una volta arrivati, però, loro mi hanno consigliato di aspettare fuori di venire convocata, onde non ritrovarmi centinaia di Shadowhunters infuriati contro.
Ormai è più di un quarto d'ora che aspetto di venire chiamata, qui fuori al freddo, perciò mi ritrovo molto sorpresa quanto felice di trovare un vecchio pacchetto di Lucky Strike nella tasca della giacca. Non sono mai stata una fumatrice accanita: per via del mio vecchio gruppo di spettacolo, avevo bisogno di avere i polmoni in buona salute per poter cantare e ballare al meglio durante gli spettacoli ma di tanto in tanto una sigaretta sapeva rilassarmi. Non sono certa che siano ancora buone, so che dopo un po' vanno a male, ma adesso, dopo tutto quello che ho passato negli ultimi mesi, mi serve più che mai. Me ne avvicino quindi una alle labbra, la quale si accende da sola appena la sfioro. Ormai non ha più senso cercare di ignorare i miei poteri; non sono certa di essere dannata ma sto cominciando ad accettare di essere sulla buona strada per divenirlo.
Ho appena soffiato fuori il primo tiro quando, dietro a un lampione, scorgo un ragazzino di circa 12-13 anni dai mossi capelli castani. Mi osserva come incuriosito e affascinato, nella penombra.
-Ciao- gli faccio io. Lui fa quindi la faccia di uno che è stato colto in flagranza di reato e per un attimo mi sembra come incerto se ricambiare il saluto o andarsene. -Ciao- mi dice infine.
-che cosa ci fai in giro a quest'ora?- prendo un altro tiro -siamo in guerra, non è cauto starsene in giro da soli-.
Il suo volto s'incupisce mentre i suoi occhi scompaiono momentaneamente, coperti dai capelli sulla fronte -lo so. Avevo solo bisogno di prendere un po' d'aria. Come mai tu non sei dentro con tutti gli altri?-.
Alzo quindi la sigaretta verso di lui -è un ottimo momento per fumare, ora che non c'è nessuno. Probabilmente qualche cacciatore potrebbe pensare che farlo qui sarebbe come disonorare l'Angelo o qualcosa del genere- rispondo facendo seguire un'alzata di spalle -sai in generale come la pensano gli shadowhunters sulle sigarette-.
-non ho mai visto un Nephilm fumare dal vivo. So che mio padre aveva provato ai tempi dell'Accademia e gli era piaciuto, ma ha smesso subito dopo-.
La sua voce sembra essersi improvvisamente come rattristita mentre i suoi occhi osservano un punto indistinto e lontano nella strada.
-è dentro con gli altri, immagino- gli chiedo voltando la testa verso la Sala dell'Angelo.
-no... lui... lui è stato trasformato- con uno scatto, torniamo a guardarci negli occhi nello stesso istante -mi chiamo Julian Blackthorn-.
-oh- sento il mio stomaco stringersi come in una morsa -mi dispiace davvero molto-.
Non mi aspettavo di conoscere qualcuno a cui io e Jonathan avevamo portato via qualcuno di così caro stasera, o almeno ci speravo ardentemente.
-speriamo di poterlo guarire- continua lui -durante l'ultimo scontro ne hanno catturato uno e adesso stanno facendo degli esperimenti per capire come annullare la trasformazione-.
Nella sua voce vi è una cauta, seppur ardente speranza e tutto ciò è davvero straziante.
-io... io credo che sia più complicato di così, Julian. Ho visto molti cacciatori venire trasformati e non è come una malattia. Durante il processo le anime bruciano perciò temo che non sia reversibile... non immagini quanto mi dispiaccia, dico sul serio-.
I suoi occhi verdi per un attimo paiono come perdersi nel vuoto, mentre assimila la sconfortante notizia -beh... ma magari ti sbagli..- comincia con un filo di voce.
-Lo spero tanto- dico prendendo un altro lungo tiro.
-hai detto che hai visto molte trasformazioni... nessuno sopravvive agli attacchi dei Morgenstern... chi sei?-.
-temo che se te lo dicessi non ti piacerei più molto- rispondo distogliendo lo sguardo -ti basti sapere che sono dei buoni e, che, per quanto ne sapessi io, lo sono sempre stata-.
Segue quindi un lunghissimo silenzio nel quale lui cerca di capire ciò che gli ho detto mentre io aspetto che mi riconosca come Alexis Morgenstern correndo via urlando. Ma non succede.
Dopo qualche minuto fissa lo sguardo sulla sigaretta che ho ancora in mano -mi fai provare?-.
Per poco il fumo non mi va di traverso -cosa?! Assolutamente no! Sei troppo piccolo, ti bloccherà la crescita e cose del genere-.
-tu a che età hai cominciato?- ribatte lui appoggiando i pugni sui fianchi.
-la cosa non ti riguarda e comunque ero più grande di te-.
-è solo che... non lo so, speravo che un giorno da grande avrei fumato con mio padre e... se è davvero come dici...- la sua voce quindi si rompe, impedendogli di finire la frase.
Soppesando le sue parole, mi domando se si sia giocato coscientemente la carta “sei responsabile della morte di mio padre in parte” ma, in ogni caso, devo riconoscergli che è stata una mossa piuttosto astuta.
Sbuffando mi assicuro che non ci sia nessuno nelle vicinanze e gli porgo la mia -io non ti ho dato niente capito? Rimangono solo un paio di tiri scarsi, è alla menta-.
Lui la afferra con grande cautela, osservandola come se si trattasse di un qualche manufatto raro. Ovviamente, non appena la prova comincia a tossire sotto il mio sguardo di rimprovero -ti sta bene. Se vuoi cominciare a fumare aspetta almeno un paio d'anni-.
-si- fa lui asciugandosi le lacrime prodotte dalla tosse -penso che seguirò il tuo consiglio. Comunque non è male, grazie-.
Me la restituisce così che io la possa gettare a terra per spegnerla col tacco degli stivali. Praticamente nello stesso istante le porte della Sala dell'Angelo si aprono, permettendo a Clary di uscire per chiamarmi -Alexis vieni, sono pronti per riceverti-.
-arrivo- poi rivolgo un ultimo sguardo al giovane Blackthorn, avviandomi su per i gradini -te l'avevo detto che non mi avresti più trovata simpatica- gli dico.
Tutti sanno chi è Clarissa e chi sono io: ormai, se non lo aveva capito prima, di certo sa che non sono altri che Alexis Morgenstern, erede di una famiglia maledetta e pluriassassina.
Poi, inaspettatamente, sento una vocina dietro di me dire qualcosa del tipo -Non ho mai detto che non mi piaci-.
Sentirlo mi sconcerta tanto da farmi fermare a pochi passi dalla porta. Mentre stavo nella mia cella quello che pensano di me gli shadowhunters mi è apparso molto chiaro: per loro non sono altro che un mostro, un demone da combattere, da uccidere se se ne ha l'occasione, e non mi sarei mai aspettata che un ragazzino, figlio di uno dei seguaci mi mio fratello, potesse non odiarmi. Certo, non ha detto che gli piaccio ma è già qualcosa.
Clarissa piena la poca distanza che ci separa, prendendomi sottobraccio con un dolce sorriso -hai conosciuto Julian-.
-Sì, ma non è stato facile. Mi ricordo della trasformazione di suo padre, a Los Angeles. Quella volta c'ero anch'io ma non sapevo che fosse suo figlio. Si era fatta vedere solo una ragazzina bionda che cercò di uccidere Jonathan con un coltello da lancio-.
-Lei si chiama Emma- mi informa annuendo -è davvero molto coraggiosa-.
-o molto arrogante? Voglio dire, pensava davvero che sarebbe bastato un colpo ben assestato e poof guerra finita, tutti salvi?-continuo scuotendo la testa, mentre il mio viso assume involontariamente un'espressione dubbiosa -anche Jace è molto pieno di sé, però almeno lui è... un discreto guerriero, diciamo-.
-io- noto che la voce di mia sorella ha assunto una certa nota severa, ma non saprei dire se è perché ho criticato Emma o sminuito Jace -io non credo, che sia un segno di arroganza, Alexis, ma di amore piuttosto. Loro due sono disposti a mettere a repentaglio la propria vita senza riserve per le persone che amano-.
-Per morire tutti insieme, allegramente?- mi volto quindi verso di lei per poter fissare il mio sguardo nel suo -oh, e non mi guardare così! Sai cosa intendo: il motivo per cui stiamo perdendo è perché Jonathan non si comporterebbe mai, e dico MAI, così. Io e lui non ci buttiamo nel fuoco incrociando le dita che vada tutto per il meglio, noi studiamo la situazione, analizzando le varie opzioni, le possibili mosse per riuscire a raggiungere uno scopo. Ma dimmi, piuttosto- aggiungo abbassando un poco la voce -chi si occupa di Julian? Ha dei fratelli?-.
-molti fratelli e sorelle- risponde Clary mentre il suo sguardo si rattristisce -e sono tutti più piccoli di lui, a parte Helen. Ma Julian è fantastico! Ce la mette davvero tutta per occuparsi di loro, per non fargli aver paura. Farebbe qualunque cosa per proteggerli e anche Emma aiuta come può-.
Avevo solo bisogno di prendere un po' d'aria”....
Non capisco davvero cosa ci trovi mia sorella in persone come Jace e questa Emma. Julian, lui si che mi sembra uno forte: nonostante sia lui stesso un bambino si è assunto delle simili responsabilità senza pensarci due volte, mettendo da parte il proprio dolore, le proprie paure per il bene dei suoi fratelli. Nessuno meglio di me può capire cosa significa amare qualcuno fino al punto di fare qualsiasi cosa, sacrificarsi anche.
-Quando tutto sarà finito, se saremo ancora vivi, vorrei aiutarlo in qualche modo-. Le parole si pronunciano come da sole, completamente al di la del mio controllo, tant'è che con la coda dell'occhio mi sembra di vedere un'espressione di sorpresa formarsi sul volto di Clary.
Improvvisamente le porte della Sala dell'Angelo si spalancano. Al suo interno è percepibile un certo frastuono, gente che protesta e che cerca di sovrastare le voci delle persone intorno, mentre sulla soglia c'è Isabelle Lightwood, oltremodo furiosa.
-Si può sapere perché diavolo ci mettere così tanto??-.

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