The Peaceville High School

di Angy_Sunny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 
 
La sveglia del mio cellulare suona strappandomi bruscamente dal mondo dei sogni.
Guardo l’orario: sono le 7.
Okay, mi posso alzare alle 7:10, quindi rinvio la sveglia.
Il cellulare suona ancora, rinvio.
Suona di nuovo, rinvio.
Suona un’altra volta, rinvio.
Decido di dare un’occhiata all’ora sul display: le 7:40.
Okay,mi sarei dovuto alzare mezz’ora fa.
Salto giù dal letto e corro a vestirmi.
Poi scendo giù in cucina per la mia tazza di cereali.
Non fa niente se sono in ritardo, ai cereali non ci rinuncio.
Vado a lavarmi i denti, ignoro gli insulti di mia sorella e poi mi precipito fuori casa.
Riesco a prendere l’autobus per miracolo.
Saluto qualche ragazzo, firmo un paio di diari e mi dirigo verso il fondo del bus, dove mi aspettano i miei amici.
-Ehi, come va?- faccio prendendo posto fra Laney e Kin.
-Tutto okay, a parte che è il primo giorno della nuova scuola- brontolano all’unisono i due gemelli.
-Andiamo, ricordate che “nuova scuola” significa nuovi fans e nuovi scherzi ai prof-
-Sì, ma significa anche nuovi compiti, nuove verifiche, nuove interrogazioni e nuovi giretti nell’ufficio del preside- Kon sembra sul punto di lanciarsi giù dal finestrino per la disperazione.
-Vero…- con noncuranza mi infilo le cuffie nelle orecchie e faccio partire una delle canzoni della mia amata playlist.
Non molto tempo dopo, ecco che arriviamo davanti alla prigione scuola.
Entro nel cortile dal cancello principale, ammicco a un gruppetto di ragazzine esultanti e mi dirigo verso il “posto”.
Il “posto” è il vecchio campo da football abbandonato che io e i miei amici abbiamo scoperto durante le nostre visite alla nuova scuola e che, quest’estate, abbiamo trasformato nel secondo quartier generale della band (il primo, ovviamente, è il garage di casa mia).
-Allora, ragazzi, questo anno scolastico dovrà rimanere per sempre nella storia della Grojband-
-Questo lo dici ogni anno- replica Lanes, seduta a gambe incrociate sull’erba.
-Semplicemente perché ogni anno di attività della Grojband deve essere unico- sorrido alla mia amica.
-Organizzeremo il più grande concerto della storia della Peaceville High School!-
Kin e Kon sbiancano in volto e scuotono la testa in segno di disapprovazione.
Ma che gli prende?
-Non possiamo farlo, Corey!- urla Kin scuotendomi.
-E perché no?-
-Perché l’ultima band che ha fatto un concerto in questa scuola ha fatto una brutta fine-
Guardo i due gemelli con aria sorpresa.
-Non si sa molto, ma la leggenda narra che, nel lontano 1978, i quattro componenti dei “6 minutes to fun”(*) abbiano tenuto un concerto proprio qui e che, successivamente, siano scomparsi nel nulla-
Io e Laney ci lanciamo un’occhiata scettica.
-Molti credono che sia opera di un misterioso killer che ce l’ha a morte con i musicisti e che si aggira fra i corridoi della Peaceville High School…-
Per alcuni attimi, il silenzio cala fra di noi, poi io scoppio a ridere.
-Ragazzi, voi avete decisamente guardato troppa tv!-
-Ma…è vero…- replica Kon, indignato.
-Sì certo…Meglio che andiamo se non vogliamo perderci l’ ”interessantissimo” discorso del preside per quelli del primo anno- dice Laney mimando le virgolette sulla parola “interessantissimo”.
I gemelli scuotono la testa affranti e si avviano insieme a noi verso l’entrata principale.
Mi giro un attimo verso il campo e scorgo l’ombra di qualcuno nascosto fra gli spalti.
Sento il mio cuore perdere un battito mentre ripenso al killer della leggenda, ma poi la figura scompare.
Probabilmente era solo la mia immaginazione.
O almeno lo spero.
 
 
(*) Per chi se lo stesse chiedendo, è il nome storpiato dei “5 seconds of summer”
 
 
 


 
Angolo Angy
Salve a tutti ^^
Eccomi con la nuova long a cui avevo accennato precedentemente c:
So bene che il capitolo è molto corto, ma dato che è il prologo non credo ci siano problemi…giusto?
Non pensate che sia una storia unicamente thriller, ci saranno anche momenti più “leggeri”.
Anzi, non so nemmeno fino a che punto questa fic possa essere considerata thriller…
Solo il tempo ce lo dirà!
Spero che la mia idea vi piaccia ^^
Ora vado
Ditemi che ne pensate, mi raccomando ;)
Ciao
Angy
 
P.S. Scusatemi per il titolo penoso

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 
 
-Questi anni non saranno affatto facili, è meglio che non vi facciate illusioni-
Miss. Jones, la nostra simpatica professoressa di matematica, cammina avanti e indietro per l’aula con un atteggiamento da generale.
-Che incoraggiamento- mi sussurra sarcasticamente Kin.
-Ma siamo sicuri che sia umana?- gli rispondo.
-E’ troppo presto per esserne certi-
Io e il mio amico ci facciamo sfuggire una risatina.
-Riffin, cosa c’è di tanto divertente?-
Ma cos’ha al posto delle orecchie, degli amplificatori?
-Nulla- rispondo con calma.
Cosa vuole che ci sia di divertente in questo posto?
Il Sergente (è questo il soprannome che i più grandi hanno dato alla Jones) apre la bocca per continuare la ramanzina, ma viene interrotta da qualcuno che spunta sulla soglia della porta.
-Buongiorno-
Una ragazza con lunghi capelli color verde acqua, pelle candida e occhi blu notte se ne sta appoggiata allo stipite con noncuranza.
Mi guardo intorno e vedo che praticamente tutti i ragazzi della classe stanno sbavando e hanno lo sguardo perso nel vuoto.
Torno a fissare la sconosciuta e questa volta mi viene automatico pensare che sia davvero carina.
Guardo Kin accanto a me,che è in trance, e poi Laney dietro di me, che rotea gli occhi infastidita.
Infine ritorno a fissare la ragazza.
Okay, è davvero uno schianto.
-Christine Miller, solo perché non sei nuova non significa che non sei tenuta ad arrivare in orario- le parole del Sergente ci riportano tutti alla realtà.
-Che ci vuole fare? La sveglia non vuole proprio suonare la mattina- Christine si dirige verso un banco in fondo alla classe.
Intanto la Jones ci volta le spalle per scrivere qualcosa alla lavagna, quindi io e Kin possiamo girarci verso Laney e Kon.
-Ma l’avete vista quella?-
-Certo che l’abbiamo vista, fratello mio-
-E’ così bella-
Io e i gemelli sospiriamo con aria sognante.
-Sinceramente, io credo che non abbia niente di speciale- interviene Laney, forse un po’ seccata.
Chissà perché fa così.
-Uuuh, una certa ragazza qua è invidiosa!- Kin e Kon sghignazzano.
-Cosa?! Datemi un solo motivo per cui dovrei essere invidiosa-
-Beh, lei è attraente, femminile, popolare, ALTA e…-
-Okay, basta Kin, ho capito! Lei è tutto quello che non sono io…- la vedo abbassare lo sguardo.
No, non posso sopportare di vedere la mia Pulce giù di morale.
-Smettetela. Laney va benissimo così com’è-
Lei fa uno strano sorriso.
-E poi dove sa suonare il basso meglio di chiunque altro, giusto?- continuo.
-Beh…-
Lancio uno sguardo di fuoco a Kon, impedendogli di andare avanti.
-Riffin, Penn, gemelli Kujira! Se volete chiacchierare potete andare nell’ufficio del preside, così fate già conoscenza- mi volto e vedo che Miss. Jones è a pochi centimetri da me.
Sorrido nervosamente, mentre con gli occhi cerco un qualsiasi aiuto dalla classe.
Silenzio.
-Credete che possiate fare ciò che volete solo perché siete dei musicisti?!- sbraita il Sergente.
Dal fondo dell’aula si sente una voce.
-Una piccola correzione: non sono musicisti, sono leggende del rock-
A parlare è stata Christine.
-Come scusa?- la prof si allontana dal mio banco e punta lo sguardo sulla ragazza.
-Insomma, per “musicisti” si può intendere anche gente come Beethoven o Bach, qui invece stiamo parlando della Grojband!-
Christine sembra molto sicura di sé.
La Jones continua a fissarla, senza mostrare nessuna emozione.
-E poi sono nuovi, non vorrà certo punirli il primo giorno di scuola?-
Senza dire una parola, il Sergente si volta e ritorna alla lavagna.
Kin e io ci scambiamo un’occhiata interrogativa.
Ha dei superpoteri che tengono a bada i prof o cosa?
Lancio un’occhiata verso Christine, lei mi fa l’occhiolino.
Questo è abbastanza incredibile.
 
Dopo un bel po’ di discorsi da parte dei vari insegnanti (molto più carini rispetto a quelli della Jones) ecco che finalmente la campanella dell’ultima ora suona.
Tutta la classe, in perfetta sincronizzazione, si alza, raccatta le proprie cose ed esce dalla stanza.
Prima di andare, io e i miei amici decidiamo di fare un salto al “posto”.
Oggi dobbiamo assolutamente provare e non voglio quella rompiscatole di mia sorella fra i piedi, quindi meglio non tornare a casa prima che lei vada al centro commerciale (probabilmente a pedinare Nick Mallory).
-Ragazzi, io ho la pizza- annuncia Kon tirando fuori un contenitore di plastica.
-E da dove l’hai presa?- chiede Laney inarcando un sopracciglio.
-Dagli avanzi della mensa, volete favorire?- dice offrendoci una fetta di pizza non esattamente fresca di giornata.
Noi altri scuotiamo la testa disgustati.
Kon fa spallucce e trangugia il cibo a velocità impressionante.
Mentre continuiamo a chiacchierare, ho una strana sensazione.
E’ come se qualcuno ci fissasse.
Mi volto verso gli spalti dove stamattina ho visto l’ombra e noto che una ragazza è lì in piedi, gli occhi azzurri puntati su di me.
-Chi è quella?- sussurro.
Un brivido gelido mi percorre la schiena.
-Fa il corso di biologia con noi, credo si chiami Hannah- anche Kin sembra un po’ spaventato.
-Perché ci fissa? E’ inquietante- Kon si avvicina al fratello tremando visibilmente.
-Andiamo, sembrate delle femminucce!- Laney si alza in piedi e si ripulisce i pantaloni con le mani.
-Dove vai adesso?-
-Vi dimostro che quella ragazza non ci sta fissando, ma che si sta solo facendo i fatti propri- detto questo, si dirige a grandi passi verso Hannah.
Intanto io e i gemelli ci avviciniamo di soppiatto agli spalti.
-Ehi, tu sei Hannah?- chiede Laney con la sua solita delicatezza.
Gli occhi color ghiaccio della ragazza si sgranano, come se avessero appena visto un fantasma.
-Hai bisogno di qualcosa da me e dai miei amici?- continua la rossa, questa volta con più cautela.
Hannah ci lancia un’occhiata, poi corre via.
Seguo con lo sguardo lei e i suoi boccoli neri che si allontanano verso l’uscita della scuola.
A quanto pare questa giornata è costellata di cose strane.
Prima la ragazza più carina della scuola che mi difende da Miss. Jones, poi un’altra ragazza muta che mi fissa in modo spaventoso.
La voce di Lanes mi riporta alla realtà.
-Di chi è questo?-
Mentre ero immerso nei miei pensieri, Kin e Kon sono andati a sedersi sugli spalti.
Mi avvicino a loro e mi siedo su uno dei gradini più bassi mentre Laney tiene in mano un quaderno con la copertina nera.
-Forse è caduto ad Hannah- dico ripensando agli occhi pieni di terrore di quella ragazza e allo sguardo malizioso di Christine.
-Fa vedere- Kin si fa passare il quaderno e inizia a sfogliarne le pagine.
Ad un certo punto si blocca, come se fosse pietrificato.
Cosa c’è fra quei fogli?
Tutti quanti ci raduniamo intorno a lui e ci ritroviamo sotto gli occhi una vecchia fotografia che raffigura un gruppetto di ragazzi, due maschi e due femmine.
Il volto di uno dei maschi è circondato da un cerchio rosso.
Intorno a loro ci sono vari strumenti: una chitarra, una batteria,un basso e una tastiera.
In un angolo, scritto con un pennarello blu, c’è il numero “1978”.
Il pensiero che mi attraversa la mente viene espresso in parole da Kin.
-Questa è…è…- balbetta.
-E’ cosa?- chiede Laney.
-E’ la band scomparsa- finisco la frase in un sussurro.
Ma che collegamento ha Hannah con i 6 minutes to fun?
Afferro il quaderno e continuo a sfogliare le pagine.
Su una di queste è incollata un’altra fotografia.
Deglutisco rumorosamente.
-Stai bene Core?- la voce preoccupata di Laney mi sembra lontanissima.
Lascio cadere il quaderno, così la foto è visibile a tutti e quattro.
-Ma questa è la nostra band!- esclamano i gemelli all’unisono.
La cosa più inquietante è che, intorno alla mia faccia, è disegnato lo stesso cerchio rosso dell’altra immagine.
L’unica differenza è che, insieme al cerchio, c’è anche una “x” rossa e la parola “uccidere”.







 
 
 
Angolo Angy
Eccomi tornata con un nuovo aggiornamento ^^
Che ne dite di questo capitolo?
Fa schifo o è almeno accettabile?
Adesso le cose stanno diventando interessanti, ma ricordatevi che, almeno in questa long, nulla è come appare ;)
Adesso vado
Alla prossima
Angy
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 

 
Fa maledettamente freddo in questo posto.
Beh, per quanto si possa definire un “posto” questo buio infinito in cui sto vagando.
All’improvviso mi si materializza intorno una foresta dagli alberi spogli e congelati.
Sento dei sussurri e delle risatine, ma non capisco da dove provengono.
Sembra di essere in un film horror.
Deglutisco e, stringendomi nelle spalle, seguo quello che sembra un sentiero.
Arrivo ad una radura in cui i rami degli alberi creano una specie di arco.
Fra le poche foglie morte mi sembra di vedere qualcosa…
Sembrano…O mio Dio.
Sono quattro bambole di pezza impiccate: io, Laney, Kin e Kon.
Mi volto e scappo via, voglio andare il più lontano possibile.
Ma ecco che ritorna quell’oscurità, sembra volermi mangiare vivo.
Un rumore di passi alle mie spalle mi fa rabbrividire.
Non ho il coraggio di girarmi.
Una mano sporca di sangue si posa sulla mia spalla e io ho la gola troppo secca per urlare.
-Salvati- bisbiglia una voce spettrale.
-Da chi?- chiedo con il cuore che sembra volermi rompere le costole.
-Da lui. Il Mostro-
Un coro di pianti e grida spaventate mi colpisce come un pugno.
Vedo le figure di quattro ragazzini, questa volta non siamo noi però.
Sono ricoperti di ferite profonde e non hanno gli occhi, le loro labbra sono cucite in un ghigno inquietante.
Si dissolvono nel nulla e il nero tutt’intorno si disintegra.
Chiudo gli occhi.
Quando li riapro, sono in camera mia, sudato e con il fiatone.
Per fortuna era solo un incubo.
Cavolo però se sembrava reale…
Mi sembra ancora di vedere i volti lacerati di quei quattro ragazzini.
Ma chi sono?
Chi è il Mostro?
Era solo un sogno strano per le troppe patatine al formaggio di ieri sera oppure no?
Scuoto la testa con energia.
Rilassati Corey, non puoi dare così tanto peso a un incubo.
Però quelle urla raccapriccianti…
Okay, calma e sangue freddo.
In questo momento, mi viene in mente una sola persona che potrebbe aiutarmi.
Cerco il cellulare fra le coperte e scorro la rubrica finché non trovo il suo nome, poi schiaccio il tasto delle chiamate.
Uno squillo, due squilli, tre squilli…
-Pronto?- mi risponde una voce assonnata.
-Laney, dove sei?-
-Fino a un minuto fa, nel mio letto a dormire-borbotta seccata.
Do un’occhiata alla sveglia sul comodino: sono le tre del mattino.
-Cinque minuti e sono da te- balzo giù dal letto.
-Cosa?! Corey, è notte fonda!-
-E’ importante Pulce, ti spiego quando arrivo- senza darle il tempo di replicare, attacco.
Infilo i primi vestiti che trovo, poi prendo un paio di cuscini e li sistemo sotto le coperte in modo da farli sembrare un me che dorme.
Non si sa mai, magari a mio padre viene la brillante idea di venire a controllarmi.
Apro la finestra e, grazie al ramo dell’albero di fronte casa mia, mi calo fino a terra.
Corro nel buio finché non mi ritrovo davanti una casetta gialla.
 
-Amico, sembri uno zombie…Che ti è successo?- mi chiede divertito Kin mentre il pullman fa mille sobbalzi sulla strada piena di buche.
Laney, che con me ha passato la notte in bianco a cercare un senso in ciò che sta accadendo, è accanto a me con la testa poggiata sulla mia spalla e dorme beatamente.
Guardo la sua espressione pacifica e sorrido.
-All’intervallo, andiamo nel nostro posto- i gemelli annuiscono senza dire niente.
Pochi minuti dopo, il bus ferma davanti alla scuola.
Sia io che Lanes siamo a pezzi.
Il brutto è che, alla prima ora, non possiamo sonnecchiare sui banchi visto che abbiamo educazione fisica.
Il peggio del peggio quando hai dormito si e no quattro ore.

Una banda di bestioni alti un metro e ottanta con la barba di due giorni sulla faccia ci fronteggia dall’altro lato del campo, mentre noi quattro ci lanciamo occhiate terrorizzate.
Altro che bambini cadaveri, è di questi qua che ho paura!
Il professor Turner, appoggiato al muro in un angolo della palestra, fischia dando inizio alla partita di dodgeball più dolorosa di sempre.
La squadra avversaria prende subito possesso del pallone e un tipo enorme con i capelli biondi lancia una pallonata talmente potente che, quando manca il bersaglio e colpisce il muro, quest’ultimo si crepa leggermente.
Una seconda pallonata, ancora più rabbiosa, è puntata su di me.
Spero solo che l’infermeria sia libera.
BAM!

Mi risveglio in una stanza che profuma di fiori.
A poco a poco, le figure sfocate intorno a me prendono le sembianze dei miei amici.
-Come stai Core?- mi chiede Laney preoccupata.
-Diciamo- mi metto seduto sul lettino.
-Ti ha conciato per bene- dice Kon riferendosi alla mia faccia.
Mi guardo nello specchio appeso sulla parete opposta: ho un occhio nero e gonfio, ma per il resto non sono così male.
-L’infermiera è qui?- chiedo a bassa voce.
-No, è andata a prendere del ghiaccio- risponde Kin.
-Okay, allora posso parlarvi- lancio uno sguardo a Laney, che annuisce seria.
Racconto del sogno, delle bambole con le nostre sembianze, dei bambini morti e poi ancora delle ricerche di quella notte sui “6 minutes to fun” e del fatto che fossero una famosa rock band degli anni ’70 e che, dopo la loro misteriosa scomparsa, i loro corpi non siano mai stati ritrovati.
-Le indagini non hanno mai rivelato l’identità dell’assassino, ma nel 2000 un certo James O’ Connell confessò di essere il colpevole e venne condannato all’ergastolo. Si suicidò in cella dopo appena due mesi- aggiunge infine Lanes con un tono da investigatore di C.S.I.
Kin e Kon, bianchi come lenzuoli, sembrano sconvolti.
-Corey,i sogni sono dei collage di ricordi e sensazioni che il cervello produce con assoluta casualità- spiega Kin aggiungendo poi che ciò che abbiamo detto è solo un mucchio di cretinate.
Ma si vede benissimo che il primo che sta cercando di convincere è se stesso.
Questo “bla bla bla” va avanti per un quarto d’ora buono, poi decidiamo di cambiare argomento, per ora.
Mentre usciamo dall’infermeria, una ragazza per poco non m’investe.
Quando mi volto per dirle di fare attenzione, ormai lei è già in fondo al corridoio.
I suoi capelli scuri che ondeggiano mi ricordano quelli di Hannah.
Un lampo mi attraversa la mente.
-Dov’è il quaderno?-
I miei amici rimangono un attimo immobili, non capendo di cosa stia parlando, ma poi capiscono.
Kin si dirige quasi di corsa verso il proprio armadietto.
Gira la manovella finchè, con uno scatto,non si apre.
Comincia a rovistare fra i libri e i mille fogliettini che invadono quel poco spazio che c’è, poi tira fuori l’oggetto.
Non so perché, ma mi sento sollevato che sia ancora al suo posto.
-Manca la pagina, quella dove c’era la nostra foto!-
Guardo Kon, poi il quaderno.
E’ vero, quella pagina è strappata e al posto dell’immagine ci sono delle parole scritte in nero.


JAMES AVRA’ GIUSTIZIA PER CIO’ CHE GLI HANNO FATTO


Niente firma, ma questo me lo aspettavo.
Io, i gemelli e Laney ci guardiamo preoccupati.
Tutti stanno pensando a quello che sto pensando io.
James O’ Connell, il Mostro.






Angolo Angy
Finalmente, dopo millenni, ho aggiornato questa long.
*parte la musica da festa*
Bene, mi sono scervellata per trovare un’idea per questo capitolo, quindi spero che vi sia piaciuto ^^
Se ci sono degli errori, segnalateli senza esitazione.
Adesso scusate, ma devo andare
Al prossimo aggiornamento e, se vi va, lasciate una piccola recensione c:
Ciaoo
Angy

P.S. Visto che vorrei far crescere il fandom, ho deciso che da oggi in poi, nell’angolo autrice di ogni mia fic pubblicata su altri fandom, chiederò alle persone che amano Grojband (o che almeno sanno cosa sia) di dare un’occhiata alle nostre storie e, magari, di scriverne qualcuna.
Sono sicura che ci siano molti autori che vorrebbero pubblicare ma non hanno motivazione, quindi questo serve a dar loro una”spinta”.
Se volete, fatelo anche voi! ^^

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3
 

Anche questa giornata di scuola è terminata.
Fra la folla di ragazzi stanchi cerco Hannah, ma non la vedo da nessuna parte.
-Corey, oggi andiamo al garage?- mi chiede Kon.
Annuisco e mi dirigo verso l’autobus con i miei amici.
Ci sediamo ai soliti posti in fondo,io vicino al finestrino.
All’improvviso mi sento terribilmente stanco, le palpebre sono pesanti come macigni.
Sto per addormentarmi, ma io non voglio…io devo…rimanere…sveglio…

Sono di nuovo in quell’oscurità infinita, ma questa volta sembra ancora più opprimente.
Un brivido mi percorre la schiena.
Sto sognando, lo so che mi sono addormentato.
Ma allora perché non mi sveglio?
Mi do un pizzicotto sul braccio, niente.
Mi guardo intorno, fa freddo qui.
Mi ritrovo a singhiozzare, senza un motivo.
Io non piango mai, non sono un tipo sensibile.
Ho paura, adesso lo so cos’è questo peso.
E’ la paura.
Mi vengono in mente Kin, Kon, Laney, tutti i momenti che abbiamo vissuto insieme, tutti i concerti e tutte le avventure.
No, non può finire così, in questo buio, in questo silenzio.
Sono rannicchiato e continuo a piangere come un bambino.
Una risata riecheggia nell’aria, è una risata cruda e malvagia.
Almeno so di non essere solo.
Mi metto seduto e vedo una scritta rosso sangue di fronte a me, a qualche metro di distanza.

E’ QUESTO IL CAPOLINEA.

Deglutisco e chiudo gli occhi.
Quindi è questo che c’è dall’altra parte?
Niente Paradiso o Inferno, ma solo questo angosciante nero.
All’improvviso sento una voce, è debole ma la riconoscerei ovunque.
E’ Laney.
-Corey, svegliati…-
Anche lei ha paura, lo percepisco.
Mi alzo e cammino verso un punto bianco che brilla in lontananza.
Le gambe sono pesanti e io sono senza energia, ma devo uscire da qui.
Le parole di Lanes mi rimbombano nella testa.
Il buio inizia a diventare più leggero, si schiarisce.
Io finalmente sono libero, posso correre.
Sono libero, la sua voce mi ha liberato.
L’ultima cosa che vedo è una luce accecante.

-Corey, svegliati, ti prego…- sono gli stessi sussurri del mio sogno.
Apro gli occhi e mi ritrovo in una camera di ospedale bianca e anonima.
Come sono finito qui?
Giro la testa e vedo Laney accanto al mio letto, sembra disperata.
-Ehi, Pulce- la mia voce è bassa e rauca.
Vedo il suo viso riaccendersi,un sorriso si fa largo fra le guance.
-Oddio Core, sei davvero sveglio?- una lacrima solitaria le scende dagli occhi, ma appena se ne accorge la asciuga e si ricompone.
-Cosa è successo?- chiedo.
La bocca della mia amica si contorce in una smorfia strana.
Ignora la mia domanda e chiama qualcuno nella sala di aspetto.
Mi si avvicinano Kin e Kon, emozionati anche loro.
-Finalmente, amico!-
-Cosa è successo?- ripeto, questa volta con più energia.
Il silenzio cala nella stanza.
Kin sospira e inizia a parlare.
-Sei rimasto in coma per una settimana-
Cosa?
Come è possibile?
Mi sembrano passati dieci minuti e invece sono trascorsi ben sette giorni.
-I medici non hanno ancora capito il perché. Ti eri semplicemente addormentato,ma poi…- continua il moro per poi abbassare lo sguardo.
-Non avevano mai visto una cosa del genere- sussurra.
Sono scioccato.
Cosa mi sta succedendo e, soprattutto, perché?
Un’infermiera dai lunghi capelli biondi entra in camera, felice del mio risveglio.
-Buongiorno! Allora, come ti senti?- mi chiede controllando la mia flebo.
-Bene- rispondo.
-Ti hanno già detto cosa è successo?-
Annuisco.
-I dottori dicono che è come se fossi entrato in uno stadio troppo profondo del sonno senza riuscire a liberarti- mi spiega estraendo l’ago dal mio braccio.
-Tu hai sognato qualcosa mentre dormivi?- mi chiede, facendosi seria.
-No, non ricordo niente- mento.
Non voglio che sappia quello che ho visto.
L’infermiera annuisce ed esce dicendomi che più tardi arriverà il medico a visitarmi.
Il silenzio torna a riempire l’aria.
Non lo sopporto,ma non so che dire per spezzarlo.
-Che ne dici se andiamo a fare due passi?- Laney sorride.
-Sì,buona idea- sorrido anche io, ma con meno intensità.
Lentamente mi alzo dal mio letto e, insieme ai miei amici, esco in corridoio.
-Io ho fame, che ne dite se andiamo al bar al piano di sotto?- chiede Kon, come al solito entusiasta.
-C’è un bar al piano di sotto?- chiedo.
-E certo! Noi non portiamo gli amici in ospedali da due soldi- ridiamo per la battuta di Kin.
In poco tempo, riescono a farmi tornare il buonumore  e io gli sono immensamente grato.

Nel pomeriggio, il Dottor Parker mi fa una breve visita per accertarsi che io sia abbastanza in forma per tornare a casa.
-Vieni, Corey. Voglio mostrarti una cosa-
Mi guida verso il suo ufficio, dove c’è una scrivania con un computer e numerose cartelle e uno scaffale colmo di grosse enciclopedie.
-Mentre eri in coma, abbiamo deciso di farti una risonanza magnetica per controllare la tua attività celebrale- inizia a spiegare e io capisco praticamente solo la metà di quello che dice.
-Abbiamo notato qualcosa di molto interessante- mi mostra sul PC l’immagine del mio cervello pieno di zone colorate.
-Durante il tuo sonno abbiamo riscontrato un’intensa attività dell’amigdala-
-E cioè?-
-L’amigdala è la parte del cervello che controlla le emozioni e in particolar modo la paura.       E il fatto che la sua attività sia così elevata è tipica dei soggetti con disturbi psicologici legati all’ansia e al panico e, da quanto abbiamo appurato, tu non fai parte di questa categoria- mi guarda come per accertare che io stia capendo, poi continua.
-Abbiamo confrontato questi risultati con quelli di una risonanza magnetica di te da sveglio e abbiamo notato che questa strana situazione non si presenta se non dormi- chiude il file e si gira verso di me incrociando le mani dietro la schiena.
-E’ come se soffrissi di terrore da sonno o qualcosa del genere…Gli specialisti del settore non sanno come spiegarlo-
-C’è una cura?- chiedo, temendo il peggio.
-L’unica cosa che si può fare è cercare di non farti entrare più in quello stato di sonno così profondo, quindi quando dormi dovrai svegliarti ogni due ore circa- sorride come se avesse appena detto qualcosa di spiritoso.
-So che è fastidioso, ma altrimenti…- non finisce la frase e mi accompagna fuori la porta.
-Ti terremo un’altra notte in osservazione, poi domani mattina puoi tornare a casa-
-E domani che giorno è?- ormai ho perso totalmente la cognizione del tempo.
-Domani è lunedì, si va a scuola!- ride per poi barricarsi nel suo ufficio.
E’ un tipo un po’ strano…
Comunque ora è meglio che torni in camera, mio padre mi starà sicuramente aspettando (non si può dire lo stesso per Trina, ma di lei non m’importa granché).
Mentre mi dirigo verso la stanza numero 303, un uomo sulla settantina con una lunga barba bianca mi blocca.
-Non addormentarti oppure lui ti prenderà e ti renderà pazzo! Capito? Pazzo! Ahahahahah- un’infermiera sbuca fuori dal nulla e lo prende per un braccio.
-Andiamo Charles, torniamo in camera- gli dice annoiata per poi rivolgersi a me.
-Non ti preoccupare, è scappato dal reparto di psichiatria-
Si allontanano da me, ma io rimango immobile.
Come fa a sapere cosa mi sta succedendo?
E soprattutto, chi è lui?
 
 
 
 
 
Angolo Angy
Sono riuscita ad aggiornare, yeeah! ^^
P: Nessuno esulta con te.
Vai via tu che mi rovini i momenti di gioia u.u
Comunque, sono felice di come è venuto il capitolo e spero piaccia anche a voi c:
La storia sta diventando assurda e sempre più incasinata…
Sulla parte dell’attività celebrale e bla bla bla mi sono informata, ma non so se tutto ciò che ho scritto sia attinente alla realtà.
Comunque, adesso vado
Alla prossima
Angy
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4


Le tende vengono scostate dall’infermiera e la luce del sole rischiara finalmente il buio che sono stato costretto a contemplare per tutta la notte.
Non sono riuscito a chiudere occhio, ripensavo continuamente alle parole di quel vecchio.
“Non addormentarti oppure lui ti prenderà e ti renderà pazzo!”
Non voglio diventare uno di quei matti con la camicia di forza che devono imbottirsi di medicine.
Insomma, sono troppo giovane per finire in una stanza ricoperta di materassini!
Il giorno sembra schiarirmi anche le idee.
Andiamo, quello è un poveraccio con il cervello bruciato, non posso dare peso a ciò che dice.
Però…
-Ehi, Corey!- mi saluta radiosa l’infermiera.
-Ciao, Milly…- sbadiglio e mi stropiccio gli occhi pesanti di sonno.
-Qualcuno qui non ha dormito molto, vedo- dice mentre spalanca la finestra.
Una brezza fresca inonda la stanza.
-Hai fatto male dato che fra un’ora sarai a scuola…- continua lei.
 -Ah già- rispondo atono.
Milly sorride, poi esce dalla camera per fare non so cosa.
Rimango un altro po’ disteso fra le coperte leggere a osservare il soffitto bianco, come tutto il resto di questo posto d’altronde.
Non posso tenermi i miei dubbi e far finta che non stia succedendo niente, voglio avere delle risposte e le avrò.
Mi alzo e, dopo essermi vestito con i soliti jeans e maglietta e aver indossato il mio amato berretto arancione, vado in corridoio diretto verso il reparto di psichiatria.


Le camere di questo piano, al contrario delle altre, sono rigorosamente chiuse a chiave e nel corridoio girovaga un omone pelato che fa da guardia.
E se un giorno finissi anche io qui?
Il solo pensiero mi fa rabbrividire…
Ma questo non è il momento per dar sfogo alla mia fantasia.
Mi avvicino ad un infermiere dal volto anonimo e gli chiedo dove sia la camera di Charles, ma lui mi risponde semplicemente che sono autorizzate solo le visite dai parenti stretti e che l’uomo non ne ha.
Sbuffò sonoramente e faccio per borbottare un “grazie lo stesso”, ma l’infermiere se n’è già andato.
Mi volto e continuo a camminare lungo il corridoio dalle mura immacolate, osservando la serie di porte sbarrate.
Ad un certo punto ne incontro una che è stata dimenticata aperta e sbircio al suo interno.
E’ lui, Charles!
Mi intrufolo dentro e chiudo la porta dietro di me.
Poi mi volto verso il vecchio che, rannicchiato in un angolo del letto, continua a fissare il pavimento con occhi assenti.
Ammetto che è inquietante, ma non voglio mollare tutto proprio ora.
-Charles…- bisbiglio per non farmi sentire dai medici fuori.
Lui alza lentamente gli occhi verso di me, ma il suo sguardo è ancora piatto e spento.
-Ragazzo…- risponde con il tono di una persona perfettamente normale.
Io sorrido, sollevato che sia apparentemente cosciente.
-Ho bisogno di risposte. Di cosa parlavi ieri? Cosa mi succede?- parto in quarta, sono troppo ansioso.
L’uomo annuisce impercettibilmente, poi sospira.
-Lui…Lui è un mostro- sussurra con la voce incrinata.
-Lui chi è?-
Charles rimane in silenzio.
-Devo saperlo!- alzo la voce.
-Non lo so…- adesso l’uomo ha gli occhi lucidi e a vederlo ridotto così mi viene un groppo alla gola.
Mi siedo accanto a lui sul materasso scoperto e gli posso una mano sulla spalla ossuta.
-Ehi, tranquillo…-
Alcuni minuti dopo, si è calmato e io sono pronto per continuare l’interrogatorio.
-Tu come fai a sapere che esiste?- chiedo deciso.
Lui alza la testa verso di me, le labbra gli tremano.
-Ragazzo, io…io sono il piccolo Charles-
Aggrotto le sopracciglia: cosa vuol dire questo?
Il vecchio si accorge della mia confusione e continua a parlare.
-Io sono l’unico sopravvissuto alla tragedia del 1978, ero il leader dei “6 minutes to fun”-
Sbarro gli occhi.
Lui è il ragazzo della foto, quello con il volto segnato da un cerchio rosso.
Ma la sorpresa viene presto sostituita dalla perplessità: ha davvero detto “l’unico sopravvissuto”?
-Gli altri…gli altri che fine hanno fatto?-
Lui ha un fremito e si stringe ancora di più le gambe al petto.
-Loro non ce l’hanno fatta…- bisbiglia.
Abbasso lo sguardo sulle mattonelle lucide.
-Mike, Sally e Lisa, oh la mia piccola Lisa…- continua a farfugliare e io ripenso ai volti di quei ragazzi come me che ho conosciuto solo in foto.
Passano alcuni attimi prima che mi decida a fare la domanda principale.
-Io e i miei amici come possiamo sfuggirgli?-
Gli occhi dell’uomo si spalancano di terrore come se avessero visto un fantasma e lui inizia ad urlare come un indemoniato.
Alcuni medici vengono richiamati dalle sue grida e fanno irruzione nella stanza con delle smorfie stranite stampate in volto.
Due di loro mi trascinano fuori con la forza mentre gli altri iniettano qualcosa nel braccio di Charles con una grossa siringa.
La sua voce diminuisce sempre di più fino a spegnersi in un sussurro.
-Salvati, ragazzo…-


Dopo quell’episodio, sono tornato in camera, ho preparato la mia borsa e mi sono diretto all’uscita, dove mio padre mi attendeva.
Adesso sono all’ingresso della scuola, in mezzo ad uno sciame di ragazzi e ragazze che parlano, ridono, urlano.
Cerco con lo sguardo i miei amici, ma non li vedo da nessuna parte.
Magari sono nel nostro posto.
A passo sicuro, vado verso il vecchio campo da football, ma vado a sbattere contro qualcuno.
Incontro due occhi blu, profondi come pozzi, e un sorrisetto color rosso opaco.
-Ehi frontman!-
-Ehi Christine- la saluto senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi.
E’ come se fossi ipnotizzato.
-Ho saputo quello che ti è successo e mi dispiace tanto- mi dice arrotolandosi una ciocca verde acqua intorno all’indice.
-Oh, tranquilla, sto bene adesso!- sorrido.
-Meno male! Ora devo andare, ci vediamo a mensa-
Sto per salutarla a mia volta, ma rimango immobile quando lei mi schiocca un bacio sulla guancia.
Wow.
Devo avere proprio una faccia da ebete in questo momento perché la sento ridere.
-Ciao, Corey- mi fa un cenno con la mano e se ne va.
Sono appena stato baciato dalla ragazza più carina della scuola!
Beh, sulla guancia, ma è pur sempre un bacio, no?
Va bene che sono piuttosto ambito dalle donne, però questo non me lo aspettavo proprio.
Ad un tratto mi ricordo che devo cercare i miei amici, quindi ritorno alla realtà e raggiungo il posto.
Come avevo intuito, Laney, Kin e Kon sono lì e appena mi vedono mi corrono incontro.
-Ciao Core!-
-Pulce!-
Ci abbracciamo come se non ci vedessimo da anni, anche se in realtà è passato appena un giorno.
E’ strano il mio rapporto con lei, ogni volta che siamo insieme mi sento sempre al settimo cielo e ogni tanto mi viene mal di stomaco.
Che cosa complicata…
Siamo ancora appiccicati quando i due gemelli attirano la nostra attenzione.
-Ehm, ci siamo anche noi- sottolinea Kin.
Mi stacco da Laney e le sorrido, poi mi concentro sui due.
-Come ve la passate?- chiedo battendo i miei pugni con i loro.
-Benissimo visto che la Jones è malata-
Parliamo del più e del meno (evitando l’argomento “strane cose”) finché la campanella non suona.
-Che materia abbiamo adesso?- chiedo distrattamente mentre ci dirigiamo verso le scale.
-Biologia- mi risponde Kon masticando un chewing gum alla fragola.
Qualcosa scatta nella mia testa.
Hannah.
-Cosa c’è, amico?- mi chiede Kin, dato che mi sono bloccato.
-Niente, andiamo in classe-
Una volta arrivati, individuo subito la ragazza e mi siedo accanto a lei.
Il suo sguardo non si alza dal blocco da disegni su cui scarabocchia.
-Cosa vuoi da me?- chiedo duramente.
Lei alza gli occhi verso di me, impassibile, poi ritorna a disegnare.
-Perché mi tormenti?- stringo i denti dalla rabbia, ma ancora una volta lei non risponde.
Sospiro e cerco di pensare lucidamente.
Hannah conosce James O’ Connel, questo è sicuro.
Vuole vendicarsi per la sua fine atroce?
Oppure vuole seguire le sue orme?
Mentre vago fra queste domande senza risposta, un foglio si posa sul mio banco.
E’ il disegno di un paesaggio desolato, il nulla è interrotto solo da qualche albero scuro e nodoso e tutto è ricoperto da una strana nebbiolina.
Vicino ad uno degli alberi c’è una figura slanciata e, anche se o tratti del viso non sono precisi, riesco a vedere il suo ghigno sadico.
Fra le mani stringe un’ascia insanguinata.
Una piccola freccia lo indica e accanto ad essa c’è scritto “il mostro”.
Guardo Hannah e incontro i suoi occhi chiari, che sembrano dire “ti spiegherò, ma non adesso”.
Mi sento sollevato e impaurito al tempo stesso.
Mi svelerà il mistero oppure creerà nuove zone oscure nella mia mente?
 
 




Angolo Autrice
Ho aggiornato, finalmente!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che non ci siano errori (cosa molto probabile, visto che non ho avuto il tempo di rileggere).
Scusate questo mini angolo, ma devo scappare
Ciao a tutti ^-^
Angy
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
 
Il lungo suono della campanella risveglia gli studenti, che come fulmini scattano in piedi e corrono fuori dall’aula.
Io rimango pietrificato sulla sedia, a fissare i tratti neri del disegno di Hannah.
Lei è in piedi e sta raccattando i suoi libri,ogni tanto mi lancia uno sguardo ansioso.
In breve la classe si svuota e anche la mia compagna di banco si dirige verso la porta.
Scuoto la testa per riprendermi dalla mia trance e, con il foglio in mano, mi alzo ed esco sotto lo sguardo indagatore del prof.
Probabilmente in questo momento ho una faccia estremamente sospetta, sarà perché sto sudando freddo e tremo, ma non ci posso far nulla, sono troppo nervoso.
Nel corridoio affollato di ragazzi cerco Hannah, ma lei sembra svanita nel nulla.
Scorgo però la chioma verde-azzurra di Christine, che si sta avvicinando a me.
Cosa faccio adesso?
Perché sono paralizzato?
All’improvviso ho una fitta alla tempia destra e comincio a vedere delle macchioline nere fluttuare davanti a me.
Appoggio al schiena sul metallo freddo degli armadietti e chiudo gli occhi.
Quando li riapro, lei è a pochi centimetri da me.
Tutti gli strani sintomi spariscono, lasciando spazio ad un sorriso da idiota.
-Ehi, ci si rivede- mi saluta.
-Ehm, eh sì…Come è piccolo il mondo-
Ma cosa sto dicendo?!
Christine ride di gusto e io abbasso la testa dall’imbarazzo.
Ecco come fare figuracce con la ragazza più bella della scuola.
Mentre mi insulto mentalmente per le mie frasi senza senso, sento le sue dita che si infilano sotto il berretto arancione, per poi accarezzarmi i capelli.
Come fa a sapere che lo adoro?
Mi sorride, poi si avvicina ancora di più al mio viso.
-Sai, sei carino Riffin- sussurra.
Anche se non lo posso vedere, sono sicuro di essere arrossito di botto.
La sento avvicinarsi ancora di più a me.
“Cosa stai facendo?! Non pensi a Laney?”
Continua a urlare la vocina nella mia testa, non so perché.
-Molto carino-
Mi toglie il berretto, io sorrido e faccio per riprendermelo.
Non faccio in tempo a staccarmi dalla fila di armadietti che vengo spinto di nuovo all’indietro.
Dalle sue labbra.
Quando ci stacchiamo l’uno dall’altro, la prima cosa che vedo è il suo ghigno soddisfatto.
Poi giro la testa e vedo che un gruppetto di ragazzi è radunato intorno a noi.
Fra di loro c’è anche Laney, con il trucco sciolto che le cola sulle guance.
Muovo in passo nella sua direzione, ma qualcosa mi blocca le gambe, come se una mano invisibile mi avesse afferrato le caviglie.
Vedo la mia Pulce correre via, in lacrime e non posso fare a meno di sentirmi uno schifo.
“Ecco, poi non dire che non te l’avevo detto”
Rimango in piedi a fissare la fine del corridoio, dove lei ha svoltato, e intanto la piccola folla si dissipa.
Christine mi riconsegna il cappello e mi schiocca un altro bacio, sulla tempia dolorante stavolta, probabilmente lasciandomi il segno del rossetto.
Senza dire una parola, se ne va e io mi sento finalmente libero.
Mi accascio a terra e comincio a piangere senza alcun contegno.
Non so bene per cosa, è come se avessi un enorme peso dentro, che cerca di uccidermi.
Dopo un tempo che mi sembra infinito, sento dei passi e quando alzo lo sguardo vedo Hannah in piedi davanti a me.
-Dobbiamo parlare- quelle parole, le prime che le abbia mai sentito pronunciare, mi trafiggono.
Prima che possa aggiungere altro, mi alzo e corro via.
Non voglio sapere niente.
Non riesco a sopportare più nulla.
Voglio zittire le voci che sento.
Quel macabro ritornello che si ripete all’infinito nella mia mente.
La prima volta che l’ho ascoltato è stato durante la mia notte insonne all’ospedale e dal quel momento lo sento sempre e ovunque.

Go away, go away,
my little child


Ecco, di nuovo.
Quelle orribili vocine spettrali che cantano al’infinito la canzone, questa volta, sembrano ancora più forti.
Svolto a destra, poi a sinistra e poi di nuovo a destra.
Non lo so nemmeno io dove sto andando, so solo che voglio scappare.

Go into the darkness
meet his bloody smile

 
Scanso un ragazzo più grande e mi dirigo verso l’uscita, più veloce che posso.

Don’t scream, you won’t survive

Attraverso il cortile pieno di foglie secche, accelero ancora.

Your nightmares are true

Quando arrivo al campo da football mi sento incredibilmente sollevato e riprendo a camminare mentre le ultime parole della canzone si spengono.

Oh, my little child

Mi lascio cadere sull’erba umida.
Nonostante sia stanco morto, decido di trascinarmi fino agli spalti.
Mi metto seduto e alzo gli occhi verso il cielo che si sta facendo nuvoloso.
Penso a Laney, alla nostra amicizia, alla nostra storia.
Sorrido automaticamente, ma gli occhi mi si riempiono comunque di lacrime.
Ho deluso la persona più importante della mia vita.
-Ehi-
Sussulto spaventato e mi volto.
Vedo Hannah seduta accanto a me, con le ginocchia strette al petto.
Da quanto tempo è qui?
Deglutisco rumorosamente e le faccio un cenno di saluto.
Lei sorride, in modo un po’ triste, e tira fuori dalla borsa quello che sembra un diario.
Sbarro gli occhi, spaventato e incuriosito da quell’oggetto.
-Questo ti spiegherà tutto- mi dice, per poi poggiare il quaderno sulla panca.
Non mi dà il tempo di chiedere nulla, che se ne va, silenziosa come quando è arrivata.
A volte mi chiedo se sia un fantasma, a questo punto no mi sorprenderebbe nemmeno questo.
Prendo fra le mani il diario, ne accarezzo la copertina in pelle consumata e- dopo aver preso un grosso respiro- lo apro.
La carta è sottile e ingiallita, probabilmente è molto vecchio.
Sulla prima pagina c’è una scritta in rosso.
Se sei in possesso di questo diario, allora sei il prossimo che è stato scelto.
In caso contrario…Beh, ti consiglio di voltarti.

Mi giro di scatto e faccio un balzo all’indietro, come se mi aspettassi di vedere un killer armato di ascia pronto a farmi fuori.
Per fortuna, sono solo.
Ma allo stesso tempo questo mi spaventa perché significa che sono stato davvero scelto.
Da chi, non lo so.
Lancio un’occhiata al quaderno, ancora aperto sulla pagina, e lo richiudo.
Non posso leggerlo qui, adesso.
Ho bisogno di un posto in cui nessuno mi possa vedere.
E, con questa esigenza, so esattamente dove andare.
 
 
 







Angolo Angy
ERA DA SECOLI CHE NON AGGIORNAVO QUESTA LONG!
Ma- come potete vedere- non me ne sono dimenticata.
Probabilmente ormai la confusione è a livelli spaziali, ma prometto che alla fine capirete, forse…
Bando alle ciance, devo assolutamente farvi un importante annuncio.
Come avevo precedentemente accennato, il 18 ottobre, sarà l’anniversario del mio primo anno su EFP.
P: Beh, tanti auguri, a noi che frega?
Smettila di interrompermi!
Anche se un po’ mi sei mancato
P: Credi che non sia capace di leggere sotto una riga?
Nella mia mente, no u.u
Riprendiamo…
Per “festeggiare”, ho deciso di pubblicare una fic molto particolare che, in un certo senso, sarete voi a costruire.
Diciamo che faremo una specie di “#Grojbandrisponde” (ogni riferimento a Favij è puramente casuale), quindi a partire da adesso fino alle 17 di domani, potrete inviarmi tutte le domande che vorreste porre ai membri della band, se esistessero in carne e ossa.
Le risposte verranno inserite nella O-S che pubblicherò sabato mattina.
A questo punto che aspettate? VAI CON LE DOMANDE!
Detto questo, posso andare in pace ^^
Alla prossima ragazzi e recensite, mi raccomando ;)
Ciao!
Angy

P:S. Qualcuno di voi è informato sulle novità per la seconda stagione di Grojband? Grazie a chiunque risponderà c:

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6


POV: Laney

Sono chiusa nella mia stanza da non so quanto tempo ormai.
La musica è a volume talmente alto da far vibrare il vetro della finestra, ma sinceramente non mi importa.
Non riesco a togliermi dalla testa la scena che ho visto poche ore fa.
Quel bacio, non me lo sarei mai aspettato.
Amo Corey da tre anni ormai, è il mio migliore amico e darei la mia stessa vita per il suo bene, vedermelo portar via così mi devasta.
Cos’ha quella ragazza in più rispetto a me?
Okay, forse è più bella, simpatica, attraente e popolare, ma credevo che doti così”comuni” non bastassero per conquistare il cuore di Corey.
A quanto pare mi sbagliavo.
In fondo ho sempre torto su qualsiasi cosa, probabilmente sono io stessa un grosso errore.
Gli occhi mi si riempiono di lacrime, ancora.
Mi sollevo di scatto e mi metto seduta a gambe incrociate sul letto, fisso lo stereo come se così potessi catturare meglio le parole della canzone.

I like it- I’m not gonna crack
I miss you- I’m not gonna crack
I love you- I’m not gonna crack
I kill you- I’m not gonna crack


Ad un certo un nuovo spiraglio di luce si apre nella mia mente annebbiata dalla delusione.
C’era qualcosa di troppo strano nel modo di comportarsi di quei due.
Corey era come incantato, in trance.
E Christine, beh, lei sembrava una perfetta attrice che ripete per la milionesima volta la stessa scena.
Forse è semplicemente abituata a fare così con tutti, eppure c’era qualcos’altro, qualcosa che ha colpito il mio subconscio ma che non riesco a ricordare.
Sposto lo sguardo sulla finestra, ma non posso guardare fuori per via delle tende scure.
Aspetta un attimo…
Un ciondolo.
Nero, forse ossidiana.
Aveva una forma indefinita, ma so di averlo già visto da qualche parte.
Tiro fuori il mio portatile da sotto il cuscino, dove di solito lo custodisco, e lo apro.
Sulla barra di ricerca di Internet, digito le parole “ciondolo”, “simbolico”, “demone”.
Non so bene perché, ma sento che così troverò ciò che sto cercando.
E infatti eccolo lì, una vecchia relazione.

“Secondo gli antichi popoli del Nord America, i demoni potevano scegliere un uomo o una donna della tribù e renderli suoi servitori, in cambio della vita eterna e della cancellazione di ogni sbaglio.
I prescelti dovevano essere fedeli e obbedire a qualsiasi ordine, ciò implicava anche uccidere senza pietà altri mortali.
In particolare, come raccontano le leggende, il demone dei sogni Hasaa, dava ai propri schiavi un particolare ciondolo per sigillare il loro patto.
Il gioiello in questione era creato con il sangue dell’eletto, reso nero dall’eliminazione dell’anima.
Inoltre il ciondolo dava a chi lo indossava il potere dell’ipnosi, da usare esclusivamente con le vittime scelte da Hasaa e con chi intralciava l’obbiettivo, nel caso il semplice omicidio potesse destare sospetto.”


Tutto questo non ha senso.
Dove siamo? In un film thriller?
Continuo a cercare, finchè non trovo alcuni titoli interessanti.

“Sedicenne uccisa brutalmente, nessuna traccia dell’assassino, sono inspiegabili frammenti di ossidiana.”

“Gruppi di fedeli dell’antico demone Hasaa o killer spietati? Ancora non identificate le cause dell’assassinio di Selma Wilson , trovata senza vita nella sua casa di Ottawa.
Sul muro della camera, scritte in latino, le parole
Niente sangue, l’oblio.”

Rabbrividisco e chiudo la pagina.
Devo assolutamente indagare sulla faccenda, Corey potrebbe essere in pericolo.
Prendo il cellulare e provo a chiamarlo.
Uno squillo, due squilli, tre squilli…Poi qualcuno risponde.
-Dove sei? Devo assolutamente parlarti e…-
-Hai paura della tua mente?-
Questa voce spettrale non è sicuramente la sua.
-Core, ci sei?- mi trema la voce, comincio ad avere freddo.
-I mostri arriveranno anche da te, ti trascineranno nel buio, ti distruggeranno-
-Se questo è uno scherzo, beh, non è divertente!- ribatto poco convinta.
La risatina dall’altro lato mi terrorizza.
-Niente sangue, l’oblio-
Un fruscio, poi il silenzio.
Ho bisogno di qualcuno che mi aiuti.
A questo punto mi rimangono solo i gemelli.
Mossa da non so quale energia, inizio a correre, fino all’esterno, oltre il mio giardino e quello dei vicini.
Mi fermo per prendere fiato solo quando ormai sono alla fine della strada.
Mi volto di scatto, ma scopro di essere sola.
Eppure giuro di aver sentito i passi di qualcuno che mi inseguiva.

Go away, go away,
my little child
Go into the darkness

meet his bloody smile

Don’t scream, you won’t survive
Your nightmares are true
Oh, my little child

 



 
 
Angolo Angy
Salve gente! ^^
Dai, visto che alla fine ho aggiornato?
Questa volta il punto di vista è quello di Laney, che a quanto pare verrà presto coinvolta in questa cupa storia.
So che ormai l’ho detto centinaia di volte, ma lo ripeto comunque: questa long è così incasinata che nemmeno io ho più le idee chiare!
Ma vi prometto che al più presto, forse nel prossimo capitolo, forse in quello dopo ancora, vi spiegherò TUTTO.
E con TUTTO intendo dal principio alla fine.
Sarà difficile, ma ce la farò :)
Adesso devo andare
Se vi va, recensite!
Alla prossima ^^
Angy

P.S. La canzone dell'inizio è “Lithium” dei Nirvana.
P.P.S. Tutto ciò che è raccontato in questa fic è puramente inventato da me. Non esiste nessuna leggenda e nessun demone dei sogni, è tutto per poter portare avanti la storia

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
 

POV: Corey

Il parco abbandonato di Peaceville.
Un luogo abbastanza inquietante devo ammettere, ma perfetto per chi come me ha bisogno di rimanere in pace.
Mi siedo sulla vecchia altalena arrugginita, il diario ancora stretto fra le mani.
Ricordo che io e Laney venivamo sempre qui a giocare, quando eravamo piccoli.
Ah, quanti pomeriggi passati a sporcarsi e a divertirci…
Ma adesso non è il momento per lasciarsi andare a pensieri nostalgici.
Fisso la copertina di pelle.
E’ il momento di scoprire cosa diavolo sta succedendo.
Apro e giro subito pagina evitando così di rileggere il poco invitante avvertimento.
C’è un testo, scritto con una grafia piccola e confusa, e ogni tanto c’è qualche schizzo di esseri simili a mostri.
Armato di coraggio e della poca sanità mentale che mi è rimasta, inizio a leggere.
 
Probabilmente adesso sarete confusi e spaventati, ma non dovete aver paura.
Lui si alimenta del vostro terrore.


Deglutisco rumorosamente, ma vado avanti.

Vi starerete chiedendo chi è questo “Lui”, ma non abbiate fretta, vi sarà spiegato tutto.
Avete presente i vostri peggiori incubi?
Quelli che vi tengono svegli la notte?
Sono il suo cibo.
Vi prenderà tutto e lo farà in modo estremamente subdolo.
La vostra sanità mentale, il vostro orgoglio, la vostra dignità e tutto ciò che amate.


Laney…

Una fitta lancinante alla tempia mi fa piegare in due.
Sento lo scricchiolio di passi sulle foglie morte.
L’ansia mi assale.
Cosa sta succedendo?
Di chi è questa risata?
All’improvviso mi viene un gran sonno, è impossibile opporsi.
Una goccia di pioggia mi cade sulla guancia, per poi scivolare sulla pelle.
Sprofondo nel buio totale.
 

 
 
POV: Christine

Guardo la mia immagine riflessa allo specchio.
Le lacrime iniziano a rigarmi le guance, per l’ennesima volta.
Sono nere, come il mio sangue, come il ciondolo che porto al collo.
Io so cosa sono.
Un mostro.
La tonalità normale dei miei occhi ha ormai lasciato il posto al rosso fuoco tipico di noi esseri.
Non avrei mai dovuto accettare di diventare una sua servitrice.
Ma quando si è mossi dalla disperazione, si possono compiere gli atti peggiori.
Quanto mi dispiace per Corey, l’ennesima sua vittima.
E io l’ho ammaliato, io l’ho condotto alla sua fine, senza che il poveretto lo sapesse.
Mi volto verso la finestra, spalancata.
Muovo qualche passo verso di essa e quando sono abbastanza vicino da poter sfiorare le tende color magenta, mi sporgo e mi metto in piedi sul davanzale esterno.
Guardo giù verso i rovi del giardino condominiale che sta a quattro piani più in basso e penso che una qualsiasi persona morirebbe cadendo da qui.
Senza alcuna esitazione, mi lancio nel vuoto.
Pochi millisecondi mi separano dall’impatto, ma bastano per pensare a quanto la mia esistenza sia una merda.
Per quel brevissimo lasso di tempo, mi sento felice, parte di questo vuoto.
 
Quando riapro gli occhi, vedo ancora lo stesso cielo grigio e piatto.
Do un’occhiata al mio corpo e come mi aspettavo i lividi che mi sono appena procurata stanno già guarendo.
Sono ancora viva, come sempre.
Questa è la condanna peggiore: non poter avere nessun controllo sulla propria vita e, di conseguenza, sulla propria morte.
-E’ orribile, vero?-
Alzo la testa per vedere chi ha parlato e mi trovo davanti una ragazza dai lunghi capelli scuri, che se ne sta tranquillamente seduta fra i fili d’erba.
-Cosa intendi?- chiedo confusa.
La sconosciuta chiude gli occhi, dopo un tempo indecifrato li riapre e punta il suo sguardo di ghiaccio su di me.
-Io so cosa sei-
Il mio cuore perde un battito.
Sento le gambe tremare e ad un certo punto anche la capacità di respirare mi abbandona.
-Ma posso aiutarti- continua lei, con tono calmo e pacato.
Non riesco a emettere un solo suono, quindi rimango nel mio silenzio d’angoscia.
-So come ucciderlo, non ho pensato ad altro in questi anni-
La prego con lo sguardo di andare avanti.
-Ma Lui sta per prendere Corey Riffin e non possiamo lasciare che un’altra vita venga spenta da quel demone- si avvicina a me e mi poggia una mano spalla.
-Dobbiamo salvarlo e ti prometto che anche tu ti salverai-
Annuisco e forse è un sorriso quello che vedo sulle sue labbra.
-Io sono Hannah, comunque-
-Io sono Christine- riesco a sussurrare.
-Lo so- ridacchia Hannah in risposta.
Con il suo aiuto, mi rimetto in piedi e insieme cominciamo a camminare.
Non so se posso fidarmi di questa ragazza, ma in fondo è la mia unica speranza.
-Dove andiamo adesso?- ho il tono di una bambina spaurita, ma non mi importa.
-A trovare un mio vecchio amico-
 
 

 
POV: Laney

Cazzo!
A casa dei gemelli non risponde nessuno, sembra deserta.
E adesso a chi chiederò aiuto?
Qualcosa di orribile sta accadendo e io non so che fare!
Sento delle gocce cadermi in testa.
Perfetto, ci mancava solo la pioggia per completare il quadro.
Non so bene come, mi ritrovo di fronte al cancello del parco di Peaceville.
Forse un giro in mezzo al verde mi schiarirà le idee (o almeno mi rilasserà).
Quando però sono vicino all’altalena- luogo di tante avventure d’infanzia- vedo qualcuno accasciato a terra che si muove come se avesse degli spasmi.
Corro in quella direzione e con orrore scopro che quel qualcuno è…
-Corey!- mi gettò al suo fianco e gli poso una mano sulla fronte.
E’ bollente.
Devo portarlo al riparo, non può stare qui sotto la pioggia.
-Portiamolo in quella casa- non so a chi appartenga questa voce, le lacrime e la paura mi offuscano la vista.
Con l’aiuto della misteriosa figura trasporto Corey nella villa abbandonata di fronte al parco.
Un altro sconosciuto abbatte la porta e tutti e quattro entriamo e ci fiondiamo in salotto.
C’è un divano con la copertura mezza-stracciata e piena di toppe su cui adagiamo il blu.
Adesso sì che posso calmarmi.
Mi rannicchio a terra e faccio profondi respiri.
“Va tutto bene, Laney.
Non c’è nulla che non vada”

Il camino viene acceso, lo capisco dalla sensazione di calore che pian piano m’invade la schiena.
“Adesso aprirai gli occhi e ti ritroverai nel tuo letto, scoprirai che è tutto un brutto sogno”
Sento dei passi e il rumore di qualcosa che viene spostato.
“Inspira, espira”
Corey ansima ancora, ma cerco di non farci caso.
“Non ti preoccupare”
Quando alzo la testa, con tanta lentezza, non posso credere a ciò che vedo.

Cosa ci fanno Christine e Hannah qui?





 
Angolo Angy
Buon salve! ^-^
Ecco il capitolo tanto atteso.
So che ci sono ancora dei punti da chiarire, ma il prossimo capitolo verrà quasi interamente dedicato alle”spiegazioni” da parte di Hannah e Christine, quindi non vi preoccupate ;)
A proposito della ragazza dai capelli verde acqua, ve l’avevo detto che non dovevate farvi ingannare dall’apparenza eh eh…
Comunque, spero vivamente che la storia vi stia piacendo.
Se avete qualcosa da ridire o degli errori da farmi notare, fatelo pure senza esitazione.
Adesso vado che ho ancora molto da scrivere c:
Alla prossima, bella gente! ^^
Angy

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
 


POV: Christine

Il camino acceso, tre tazze fumanti di tè dal gusto anonimo e un salotto dai colori caldi che sembra accoglierti fra vecchie fotografie e soprammobili impolverati.
Sarebbe una perfetta giornata d’autunno se non avessimo con noi un ragazzino in preda alle convulsioni e se non regnasse questo silenzio mortale, interrotto solo dai mugolii sommessi di Corey.
-Allora, chi di voi due parla per prima?- chiede ad un tratto Laney, spezzando quel muro di terrore dietro cui si era rifugiata.
Imploro con lo sguardo Hannah di non lasciare a me questo ingrato compito e lei, con la sua solita aria calma e pacata, annuisce.
-Cosa vuoi sapere?-
-Tutto, ma soprattutto cosa ha Corey- la sua voce trema ancora, così come le sue mani, incrociate come se stesse pregando.
Hannah fa un grande sospiro, poi inizia a parlare, con la voce piena di tatto di chi deve annunciare la morte di qualcuno di caro.
-E’ iniziato tutto anni fa, prima ancora che nascessi…-

Era il giugno del 2000.
Il cielo splendeva nel cielo terso di inizio estate, scaldando abbastanza da permettere a grandi e piccoli di organizzare i primi picnic della stagione e concedendo ai ragazzi più intrepidi di saltare uno di quegli ultimi giorni di scuola per concedersi un bagno nel fiume e un po’ di relax.
Tre mesi di divertimenti e giornate assolate erano alle porte.
L’entusiasmo e l’eccitazione caricavano l’aria delle aule mentre la maggior parte degli adulti già prenotava per le vacanze d’agosto.
Era una giornata da dipinto impressionista, con quella luce mutevole e quelle splendide sfumature lucenti sull’acqua.
Era una giornata in cui i bambini correvano ridendo e i genitori ansiosi sorridevano, quando James O’ Connell venne ritrovato penzoloni, con un cappio al collo e un espressione preoccupata stampata sul volto.
“ LUI TORNERA’ ”, aveva inciso nel grigio umido della parete della sua cella, poco prima di decidere di finirla con la vita.
Ad aspettarlo, in una bella casa non lontano dal parco di Peaceville- una volta brulicante di piccoli e pieno di fiori- c’erano sua moglie Margaret, incinta della bambina che, come avevano deciso tempo addietro, avrebbe portato il nome di Hannah.
Ma per capire questo bisogna tornare ancora più indietro nel tempo, al lontano 1978…


Charles, Mike, Sally e Lisa.
Quattro ragazzi uniti dallo stesso sogno: diventare leggende del rock.
“Vedrai Lisa, saremo i prossimi Led Zeppelin!” ripeteva sempre Charles, il carismatico vocalist, alla sua amata Lisa, ragazzina raggiante e chitarrista del gruppo.
Okay, forse gli incoraggiamenti del ragazzino erano un po’ troppo ottimisti, ma i 6 minutes to fun ebbero il loro meritato successo, seppur solo a livello locale.
La loro carriera emergente, insieme alle loro vite, si spense un giorno particolarmente freddo di gennaio, quando il gruppo non si presentò al Concerto d’Inverno.
Sulle prime si pensò che fossero semplicemente in ritardo, ma passarono le ore e i talentuosi ragazzini della Peaceville High School non si fecero vivi.
Iniziarono le ricerche, ma furono vane.
Erano scomparsi nel nulla.
Il mattino dopo, due agenti della polizia prossimi alla pensione esaminarono una stanzetta inutilizzata al secondo piano del liceo che le vittime frequentavano, dove il bidello aveva ritrovato litri di sangue di origine sconosciuta.
Il decesso, basandosi sulle parole dei genitori di Sally Parker che erano testimoni del fatto che i ragazzini erano sicuramente vivi fino alle 20 di sera, era avvenuto durante la notte.
Cosa ci facevano a scuola a quell’ora?
Era forse stato un loro coetaneo a ucciderli, forse per invidia o a causa di uno scherzo finito male?
Erano tutti quesiti a cui non si poteva dare risposta.
Le indagini durarono qualche altro mese, poi il caso venne archiviato e lasciato per sempre nel dimenticatoio, contro le proteste delle famiglie delle vittime.
Solo 22 anni dopo venne rispolverato, quando James O’ Connell si presentò in commissariato per costituirsi, dichiarandosi di essere reo della tragedia del 1978.
Durante l’interrogatorio dichiarò di aver ammazzato Charles, Mike, Sally e Lisa per vendicarsi di un torto fattogli dal frontman.
“Ero ubriaco fradicio. Avevo diciotto anni al tempo e bevevo parecchio. Ho sfidato Charles e quel piccoletto non ha rifiutato, si è portato dietro pure i suoi amici. Non sapeva cosa avevo intenzione di fare, forse non lo sapevo nemmeno io. E’ stato un attimo.
La lama che trafiggeva la carne, sangue ovunque e urla straziate. Solo quando ormai nessuno dei quattro respirava da un pezzo mi sono reso conto che ero diventato un assassino.
Sono scappato e mi sono nascosto per ventidue anni, ma adesso il senso di colpa mi  ha sopraffatto e voglio pagare per i miei peccati”.
Credettero a quelle parole senza nemmeno cercare delle prove e condannarono l’uomo all’ergastolo, da scontare in una cella buia e maleodorante di una prigione piena di maniaci criminali.
Intorno a questo caso nacquero parecchie ipotesi e teorie e fu grazie al vociferare della cittadina che venne creata la figura del killer della Peaceville High School, spietato e eternamente in lotta contro i musicisti.
Sua moglie Margaret non capì perché James avesse confessato un delitto in cui non c’entrava nulla e quando le venne comunicato che il suo amato sarebbe marcito in quel posto, per poco non le venne un infarto.
Lui non permise mai a nessuno di fargli visita, si chiuse in se stesso per due lunghi mesi, finché non si procurò una corda.
Fu così che Hannah crebbe con il fantasma di un padre che tutti consideravano un killer spietato e con una madre distrutta dal dolore e dal passato.
La piccola dagli occhi color ghiaccio non aveva mai creduto alla storia che le era stata raccontata con crudeltà dai suoi compagni, lei era convinta che la verità fosse un’altra.
E aveva perfettamente ragione.
Hannah aveva nove anni e mezzo quando ritrovò in soffitta un vecchio quaderno dalla copertina di cuoio, l’ultimo oggetto che le era rimasto del papà defunto.
Lì c’era la sua storia, c’era la verità.
Il quaderno- pagine e pagine di calligrafia tremolante- raccontava di un antico popolo che adorava demoni oscuri per preservare la propria vita dalla sofferenza.
Secondo le antiche leggende, il demone Hasaa si manifestava negli incubi degli umani ed era costantemente in cerca di nuove vittime per alimentare il proprio potere.
Con l’aiuto dei suoi servi immortali, il demone influenzava il subconscio del prescelto inducendolo pian piano in uno stato confusionale in cui il sogno e la realtà si fondevano, generando un terrore irrazionale.
Prosciugava la sua anima e si alimentava delle paure, finché anche il corpo non si lasciava andare alla morte.
Era stato lo stesso Hasaa a uccidere lentamente i quattro ragazzini dei 6 minutes to fun (eccetto Charles, che comunque non ha avuto una sorte migliore).
Aveva tentato di impossessarsi anche di James, ma quest’ultimo, noto studioso di spiriti e di profezie antiche, aveva preferito togliersi la vita da solo piuttosto che essere trasportato agli Inferi da quell’essere.
Aveva però lasciato quel diario, con tutti i suoi approfondimenti e studi, nella speranza che qualcuno l’avrebbe ritrovato.
Quella era l’unica risorsa rimasta per evitare altre tragedie.


-E’ per questo che ho tentato di spaventarvi con le fotografie e le scritte, per indurvi a smetterla di scavare in questa storia, anche se sapevo che ormai Lui aveva scelto-
Cala di nuovo il silenzio.
Capisco che adesso è il mio turno di confessare.
Con la voce carica di amarezza, inizio a raccontare a Laney cosa sono.
Lei strabuzza gli occhi e all’inizio continua ad urlare che è tutta una messa in scena e che non è divertente.
-Laney, guarda- attiro la sua attenzione, senza scompormi.
Mi fissa con gli occhi persi nel vuoto.
Allungo una mano verso le fiamme del camino e senza indugio lascio cadere il braccio nel fuoco.
-Ma che fai? Sei impazzita?!- sbraita in preda ad una crisi isterica, ma viene prontamente ignorata.
Alcuni minuti dopo mostro le mostro il braccio, con le ustioni che stanno già guarendo.
Balbetta frasi sconnesse e comincia a fare su e giù per la stanza, incredula.
Ad un certo punto Hannah si alza e la prende per le spalle.
-Laney, so che tutto questo è molto difficile da accettare, ma adesso l’importante è solo salvare Corey e sconfiggere una volta per tutte Hasaa- dice determinata.
Vedo la rossa annuire, stanca.
-Come possiamo ucciderlo?- chiedo.
La mora sorride, è un sorrisetto di sfida che non avrei mai pensato di vederle sulle labbra.
-So chi ci può dare questa risposta-
 



POV: Corey

Sono chiuso al buio.
Sento solo questa orribile risatina.
L’unica fonte di luce è emanata dallo schermo di un piccolo televisore, che manda a ripetizione le stesse tre immagini.
Una ragazza in abito bianco, con lo sguardo assente e un garofano fra i capelli, che siede su un muretto in una città dall’aria mediterranea.
Una rosa rossa appassita, con uno sfondo scuro.
Il cadavere di un vecchio, sul lettino di un obitorio.
Non riesco a non continuare a guardarle, come se non potessi distogliere lo sguardo.
Ho paura.
Voglio morire, questo terrore mi sta schiacciando.
Le lacrime scendono copiose sulle mie guance.
-Laney, dove sei?-
 
 
 







Angolo Angy
Salve a tutti!
Come va?
Spero bene (:
Il capitolo “delle spiegazioni” è arrivato, finalmente ^^
Spero che tutto sia chiaro, ma se ci fosse qualche dubbio non esitate a chiedermi c:
Ormai il tempo è agli sgoccioli, siamo quasi arrivati alla fine!
Come se la caveranno Christine, Laney e Hannah?
Salveranno Corey?
Lo scoprirete nei prossimi capitoli!
P:Se mai arriveranno…
Non portare sfiga tu -.-
A proposito, quell’energumeno di P mi ha fatto ricordare di dirvi che il mio prossimo aggiornamento sarà con On the road e che per il capitolo mi serve una canzone da far suonare ai nostri beniamini.
In pratica, se vi va, dovreste suggerirmi una canzone e fra la proposte ne sceglierò una in maniera ASSOLUTAMENTE CASUALE (penso che farò dei bigliettini o qualcosa del genere…).
Quindi commentate con il vostro titolo!
Ora vado
Alla prossima
Angy  

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
 

POV:Hannah

La bottega di David è silenziosissima, come sempre.
Mi muovo verso il bancone affollato di volumi impolverati, invitando Laney e Christine a rimanere sulla soglia.
-David? Ci sei?-
Da una libreria colma di cianfrusaglie spunta il vecchietto che cercavo.
-Chi sei?- chiede aggiustandosi gli occhiali sulla gobba del naso.
-Sono Hannah, David- rispondo, alzando un po’ la voce.
Lui strabuzza gli occhi e mi rivolge un sorriso sdentato.
-Batuffolina,che piacere rivederti! Cosa posso fare per te?-
David è sempre stato come un secondo padre per me (fisicamente parlando, l’unico).
Ricordo che avevo appena nove anni quando misi piede per la prima volta nel suo negozio, incuriosita da quegli strani oggetti che scorgevo in vetrina.
Mi aveva presa sotto la sua ala protettrice, mi ha aiutato in ogni momento difficile, mi ha insegnato tutto ciò che conosce e, soprattutto, mi ha voluto un sacco di bene.
La stanza dei fenomeni da baraccone (nome curioso per un negozio di antiquariato, vero?) è sempre stata il mio paradiso terrestre e lui il mio angelo custode.
Non è mai cambiato da allora.
-Ho bisogno di un favore- gli faccio cenno di avvicinarsi.
-Dimmi-
-Ho bisogno di un consiglio…Quel consiglio-
Mi comprende al volo, lo capisco dalla sua espressione improvvisamente cupa.
-No, Hannah. Non permetterò che tu ti immischi in questa faccenda-
Dietro di me sento le altre due ragazze che si agitano sul posto.
-David, è una questione di vita o di morte. Un ragazzo è in pericolo e se non faremo qualcosa adesso sarà troppo tardi-
Il suo sguardo rimane severo per qualche attimo, poi la sua determinazione sfuma via.
-E va bene- sospira.
-Però loro non devono saperne troppo- accenna alle mie accompagnatrici.
-Solo il minimo indispensabile, giuro-
David si girà, raccatta un libro da uno scaffale e lo apre di fronte a me.
Non finirò mai di ringraziare abbastanza quest’uomo.




POV: Corey

Sollevo le palpebre, ma una luce accecante mi obbliga a richiuderle.
Dove sono?
Cos’è questa risata?
Riapro lentamente gli occhi e mi metto seduto.
Sono finito in una specie di lunapark dove non c’è nessuna luce e dove tutto sembra essere stato abbandonato da un pezzo.
Ad un certo punto sento una musica, un ritornello che mi fa voltare la testa.
E’ proprio quella canzone.

Go away, go away,
my little child
Go into the darkness

meet his bloody smile
Don’t scream, you won’t survive
Oh, my little child


Stavolta però sembra meno inquietante, sembra…attirarmi.
Mi alzo e cammino verso la fonte del suono, ovvero un vecchio tendone da circo rosso e bianco.
Entro e la musica cessa di punto in bianco.
L’interno del tendone è immerso nella penombra, a parte la luce di un unico faro, posto al centro.
Sento un rumore, come qualcosa che si muove nel buio.
La luce del faro diventa sempre più debole e a tratti sparisce del tutto, facendomi tremare di paura.
In uno di questi attimi di oscurità, sento un respiro gelido sulla nuca e una risatina profonda e terrificante.
-Vuoi giocare con me, Corey?-




POV: generale

Le ragazze sono disposte a cerchio intorno a Corey, che è stato sistemato sul tappeto di fronte al camino.
-L’unico modo per sconfiggere il demone è raggiungerlo sul campo di battaglia, nel sogno, per poi sottrargli il potere- spiega Hannah, mentre i suoi occhi si muovono velocemente sul miscuglio che sta preparando.
-Lo farò io- Christine scatta in piedi e si guadagna un’occhiataccia da Laney.
La mora la fissa con sguardo quasi dispiaciuto.
-Mi spiace, ma solo chi è dotato di anima può farcela-
-Inoltre Hasaa ha un potere troppo influente su di te- continua, strizzando un fazzoletto imbevuto di alcool.
-Andrò io- le parole della rossa sono così cariche di determinazione che nessuno osa replicare.
-Va bene Laney, allora puoi stenderti qua accanto-
La ragazza dagli occhi color ghiaccio inizia il rito, aiutata dall’altra.
Lega il polso di Laney a quello di Corey con il fazzoletto e cosparge il perimetro intorno a loro di un composto amaranto.
-Siamo sicuri che funzionerà?- sussurra la rossa, più spaventata che scettica.
-Assolutamente no, ma non abbiamo altre scelte-
Christine annuisce sommessamente, persa da qualche parte nei propri pensieri.
-Chiudi gli occhi, lentamente-
Laney obbedisce, invogliata dal calore piacevole del fuoco.
-Buona fortuna, ragazza mia-
Poco dopo tutto viene avvolto dal buio.

Ti salverò Corey, te lo prometto.
 
 





 
Angolo Angy
Ecco che pubblico finalmente anche un nuovo capitolo di questa storia!
Siamo quasi arrivati al termine ormai…
Voglio informarvi che, dopo aver concluso quelle che ho ancora in corso, chiuderò per un po’ con le long, data la mia scarsità di tempo.
Però continuerò con le raccolte (fra cui quella sulla CarriexLarry, che non ho dimenticato) e con le O-S c:
Beh, che dirvi…
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e mi scuso per eventuali errori o imprecisioni (che vi invito a segnalarmi).
Adesso vado
Se volete, lasciate una recensione ^^
Angy

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