A pirate's life's for me

di Katnip_GirlOnFire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Captain Hook ***
Capitolo 2: *** Residence on board of the Jolly Roger ***



Capitolo 1
*** Captain Hook ***


Captain Hook
Il sole era già calato, quando Emma arrivò al porto.
I gabbbiani stridevano e si appollaiavano pigramente sulle imponenti navi ormeggiate.
Alcuni uomini si preparavano a salpare, altri si attardavano in angoli appartati con sgualdrine poco vestite.
Seguì il rumoroso vociare e la musica fino alla porta della locanda.
Lì dentro c'era ciò che le serviva. Aveva un'occasione, ed era ben consapevole che non poteva farsela scappare.
Respirò profondamente l'odore salmastro e si calò meglio il cappuccio del mantello sul volto prima di entrare.
L'odore di alcohol la colpì come un pugno e il fumo dei sigari formava una densa foschia tutt'intorno.
Schivò all'ultimo secondo un boccale di birra in volo che si schiantò sulla porta alle sue spalle.
Si guardò intorno circosapetta.
Lo riconoscerai, le avevano detto.
I capelli corvini, gli occhi di ghiaccio e la fiaschetta di rum sempre alla mano.
Un uncino al posto della mano destra.
Hook. Capitan Hook, della Jolly Roger.
Uno dei pirati più temuti del regno. Se vi era una persona che faceva al caso suo, quello era lui.
E lo vide.
In fondo alla locanda, con più di qualche sgualdrina spalmata addosso e circondato dalla sua ciurma, un uomo che corrispondeva esattamente alla descrizione.
L'uncino d'argento emanava bagliori anche alla fioca luce delle lanterne ormai quasi del tutto consumate.
Emma si avvicinò a passo deciso, spingendo via un uomo ubriaco che le barcollava davanti.
«Capitan Hook?»
L'uomo, di un fascino indiscutibile, distolse pigramente lo sguardo dal prosperoso seno di una delle cameriere per guardarla con un sorriso sornione dipinto in volto.
«Dipende da chi lo cerca»
Emma si liberò del cappuccio con un gesto secco. Lunghi boccoli biondi ricaddero sulle sue spalle mentre manteneva uno sguardo deciso sul capitano. «Mi chiamo Emma Swan e cerco il capitano della Jolly Roger» ribadì con maggior decisione.
Ora aveva la completa attenzione dell'uomo che la scrutò da testa a piedi inumidendosi le labbra con la lingua. Qualche fischio di approvazione si levò dalla ciurma.
Il capitano spinse via tutte le sgualdrine che si allontanarono indispettite e si volse nella sua direzione.
«Beh, mi hai trovato. Cosa posso fare per te, dolcezza
Emma ignorò le spudorate advances. «Ho sentito che cercate reclute per il vostro equipaggio»
«È così, tesoro, ma non vedo come ciò possa interessarti»
«Desidero prender parte nella sua ciurma»
Intorno al tavolo scese un silenzio innaturale, mentre gli uomini realizzavano che la sua era un'affermazione seria. A romperlo fu la risata del capitano, seguita da quella di tutto l'equipaggio. «Mi dispiace, non sono ammesse sgualdrine a bordo»
La risata che si levò fu ancora più rumorosa della prima e contagiò tutti i presenti nella taverna, che ormai assistevano curiosi allo scambio.
Emma digrignò i denti, incapace di reprimere la sua rabbia.
«Forse non mi sono spiegata»
Estrasse il suo pugnale dalla guaina nascosta sotto il mantello e lo piantò con forza sul tavolo, a pochi centimentri dalla mano buona del capitano. Un silenzio tombale calò nuovamente sui presenti, mentre il pirata puntava i suoi occhi fiammeggianti di ira su Emma.
«Insisto perchè lei prenda seriamente in considerazione la mia richiesta, capitano» disse calcando con sarcasmo sull'ultima parola.
L'uomo si alzò lentamente dal suo posto, dirigendosi verso di lei con una calma che la inquietava.
«Vedi, dolcezza» iniziò quando fu a soli pochi centimentri da lei.
«Uno dei requisiti più importanti per far parte della mia ciurma è il rispetto»
Alzò il braccio e usò la punta ricurva dell'uncino per spostarle una ciocca di capelli dal viso. Emma rabbrividì alla sensazione del metallo freddo sulla pelle, ma mantenne la sua posizione, facendolo ghignare.
«E, non per essere scortese, ma tu ne sembri un po' carente»
Emma realizzò in quel momento di essersi infilata in una brutta situazione. Ma ormai era troppo tardi per filarsela. Era circondata.
Doveva arrivare fino in fondo. Tentare, e morire, se necessario.
«E altro requisito piuttosto importante» continuò il pirata con una nota di scherno «è l'abilità nel combattimento, che dubito tu abbia»
«Vuole mettermi alla prova?»
Lui rise. «Magari un'altra volta, tesoro»
Fece un cenno con il mento a qualcuno dietro di lei. «È tutta per te, Josh, divertiti»
Due mani forti la presere da dietro, trascinandola con forza verso l'uscita.
Dopo il primo momento di stupore iniziale, Emma si riprese.
Non può andare così.
Piantò il tallone nel piede di chi la teneva, una gomitata nello stomaco, e fu libera.
Con uno scatto fulmineo si girò, e individuò subito l'arma del suo aggressore, ancora nel fodero a causa della sua scarsa prontezza.
Sfilò l'arma dalla guaina e la brandì con sicurezza, puntandola verso chiunque osasse muovere un passo verso di lei.
«Sia chiaro» esclamò affinchè tutti potessero sentirla. «Chiunque proverà a toccarmi di nuovo finirà con questa spada nello stomaco»
Tutti fecero un passo indietro.
«E tu, capitano» continuò imperterrita. «Quale uomo manderebbe qualcun altro ad affrontare una donna senza abilità nel combattimento. Hai per caso timore di affrontare le tue battaglie da solo?»
Il pirata si avvicinò nuovamente a lei, incurante del fatto che fosse armata.
«Veramente, il fatto di lasciare che qualcun altro ti affrontasse al posto mio era solo una gentilezza nei tuoi confronti, dolcezza»
Fu un secondo.
La sua spada fu estratta, e puntava dritta verso il viso di lei.
Emma la parò  per un pelo.
«Ottimi riflessi, sono colpito»
Commenti divertiti di incitazione si levarono introno a loro mentre si scambiavano stoccate e parate.
Emma era allenata con la spada, aveva imparato da un guerriero al fronte degli orchi quando era più giovane. Aveva imparato bene, ma questo pirata aveva uno stile che la metteva in difficoltà: usava la spada di piatto per colpirla in punti strategici con provocazione, era veloce e combatteva di polso. Era strategico e subdolo. Mentre Emma colpiva con furia, accecata dalla frustrazione e dal desiderio di ottenere ciò che voleva, lui manteneva la sua posizione parando e affondando come se non gli costasse nessuna fatica.
Dopo pochi minuti uno strappo profondo si aprì nel suo mantello.
«Chiedo perdono, madamigella»
Emma si avventò su di lui nuovamente, ma cominciava a sentire la fatica.
La spada pesava nella sua mano come non mai, e le braccia le dolevano, così come tutti i lividi che si era procurata nei minuti precedenti.
Un secondo di distrazione, lasciò il fianco scoperto.
Un nuovo taglio nel corsetto e uno sgambetto.
Si ritrovò stesa a terra, la schiena dolorante e il pirata che la sovrastava.
«Di solito preferisco dedicarmi ad attività più piacevoli con una donna distesa sulla schiena»
Emma si dimenò rabbiosa, facendolo sghignazzare.
«Oh, e giusto perchè tu lo sappia» continuò lui strusciando l'uncino per tutta la lunghezza della spada di lei.
«Quando ti colpirò con la mia spada, ti assicuro che lo sentirai»
Il suono stridente del metallo sul metallo la fece rabbrividire quasi quanto il doppiosenso implicito nella frase.
«Sai che c'è, dolcezza?» si allontanò da lei rinfoderando la spada. «Mi piaci, sei una tosta. Ma questo gioco comincia a stufarmi»
Come rispondendo a un comando invisibile, altra braccia la sollevarono da terra.
Tre uomini, questa volta.
«Portatela a bordo, nei miei alloggi. Avrà modo di dedicarsi a attività più...utili»
Emma spalancò gli occhi.
«Tu sei un uomo senza onore» esclamò dimenandosi.
Lui neanche si voltò, fece solo un gesto annoiato con la mano, e fu trascinata fuori dalla locanda.
«Capitano?» Spugna, l'uomo più vecchio della ciurma si avvicinò al pirata.
«Capitano, che ne sarà della regola "niente donne a bordo"?»
Hook si voltò verso di lui, fulminandolo con lo sguardo. «Sono il capitano, posso portare a bordo della mia nave chi voglio»
«Sissignore, senza dubbio, ma...»
Venne interrotto subito. «La lasceremo al prossimo porto a cui approderemo»
 
 
 
Eilà!
Premettendo che è la prima volta che pubblico su questo fandom...dovevo farlo.
Ho visto tutte e tre le stagioni del giro di un mese, e sono perdutamente innamorata della Captain Swan, e della OutLaw Queen, e della Rumbelle...ok, le amo tutte!
Boh, mi era venuta questa idea: se la maledizione fosse avvenuta in modo diverso? Se fossero tutti rimasti nella foresta incantata, ma Emma avesse comunque perso la sua famiglia per...motivi che devo ancora stabilire? Se avesse deciso di darsi alla pirateria?
Come potete capire (credo) certe cose le citerò dal telefilm, uguali identiche, magari in situazioni diverse, ma ci saranno.
E, scusate, ma io ho visto la serie in inglese, e il nome Hook mi piace molto di più di Uncino. Quindi boh, credo lo lascerò così.
E niente,
al prossimo capitolo!
E.
 
 
 

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Capitolo 2
*** Residence on board of the Jolly Roger ***


Resindence on board of the Jolly Roger
La cabina del capitano era grande e tutta in legno scuro.
In un angolo vi era un grande letto con una coperta ruvida, e in un altro un tavolo su cui erano sparse carte nautiche e strumenti di ogni genere. Posta accanto a questo vi era una teca di vetro contenente uncini di ogni genere, di ogni materiale, e decorati in modo diverso l'uno dall'altro.
Accanto alla grande finestra c'era una libreria traboccante di ogni tipo di volumi relegati in pelle e con incisioni particolareggiate. Su uno degli scaffali vi era un sestante di ottone lucidato di fresco.
Deve tenerci particolarmente, pensò Emma.
Le mani legate con una fune spessa le impedivano di muoversi liberamente, per questo doveva sbrigarsi a liberarsene e fuggire, prima che il capitano finisse tutto il rum contenuto nella sua fiaschetta e decidesse di tornare a bordo.
Fortunatamente aveva un altro pugnale nascosto nello stivale. Quei poveri idioti che l'avevano trascinata sulla nave non avevano neanche sospettato che avesse altre armi.
Si sedette sul pavimento e dopo qualche contorsione riuscì a sfilarsi lo stivale e a raggiungere il pugnale. Si liberò della fune e rimise lo stivale.
Gioiendo ineriormente fece per uscire dalla cabina, ma si fermò sull'uscio.
Se non poteva restare sulla quella nave e doveva trovarsi qualcun altro, avrebbe avuto bisogno di altro denaro.
Ritornò a guardarsi intorno.
Se fossi un dannatissimo pirata senza un briciolo di onore, dove nasconderei il mio oro?
Cercò sotto il letto, tastò il pavimento in cerca di un'asse sospetta, frugò nei cassetti e fra i libri.
Niente. Assolutamente niente.
Imprecò sottovoce.
Poi una mezza idea le attraversò la mente.
Si voltò verso la prima cosa che aveva attirato la sua attenzione quando era stata spinta nella cabina.
Un quadro di medie dimensioni.
Il ritratto di un uomo con la divisa della marina reale, in posa diritta e con in mano un sestante. Lo stesso sestante d'ottone che aveva visto su quello scaffale della libreria.
Perchè mai un pirata avrebbe dovuto essere in possesso di un quadro raffigurante un uomo della marina reale? Che collegamento vi era con il sestante? Un legame affettivo di qualche genere?
Emma si avvicinò e alzò con delicatezza un lato della cornice.
Ma guarda!
Una cassaforte.
Un ghigno vittorioso le illuminò il volto.
Si sfilò dai capelli una forcina e cominciò ad armeggiare con il lucchetto. Lo aveva imparato da un giovane ladro di campagna. Era così che si procurava da vivere quando era più giovane.
Ci volle un po'.
«Dannazione, apriti» imprecò nuovamente.
Con un click silenzioso il lucchetto scattò, quasi ad obbedire al suo ordine rabbioso.
Emma esultò, infilando le mani nella stretta cavità.
Ciò che le sue dita toccarono fu stoffa.
Eh?
Dalla cassaforte, Emma tirò fuori un vestito. Un vestito da donna.
Era senza dubbio il vestito più bello che avesse mai visto. Di un rosso scuro, la gonna cadeva a morbide pieghe fino a terra, senza maniche, con una scollatura a cuore sul davanti.
Infilò di nuovo la mano nella cavità, in cerca di altro, ma niente. Com'era possibile?
«L'oro è nel baule degli indumenti, se ti interessa» esordì una voce alle sue spalle.
Emma si girò di scatto, il vestito ancora tra le mani e incontrò lo sguardo indecifrabile del capitano, appoggiato con nonchalanche allo stipite della porta.
Boccheggiò in cerca di qualcosa da dire, ma era a corto di idee.
Hook avanzò verso di lei, esaminandosi l'uncino.
«Dovevo sapere che avresti trovato la cassaforte» continuò. «Sei furba, dolcezza»
Le tolse il vestito dalle mani, e lo ripiegò con cura.
«Perchè tieni un vestito da donna nella tua cassaforte?»
Si era accorta, Emma, che era una domanda stupida da fare in quelle circostanze. Avrebbe dovuto cercare un modo per filarsela, piuttosto. Ma era sinceramente curiosa.
«Non sono affari tuoi» rispose il capitano con voce affabile, allungando il braccio per infilare di nuovo l'indumento al suo posto. Nell'atto, la manica della sua veste di pelle si alzò sul polso, rivelando un tatuaggio. Mila, c'era scritto.
Emma si fece da parte permettendogli di chiudere la cassaforte di nuovo, ma non riuscì a trattenersi dal domandare.
«Era di Mila?»
Le dita di Hook si congelarno sul lucchetto al suono di quel nome.
Si voltò lentamente, cercando di nascondere il dolore celato nel fondo dei suoi occhi blu.
Emma fece un cenno verso il suo braccio.
«Il tuo tatuaggio» spiegò.
«Non ti saresti tatuato il nome di una donna, e custodito in una cassaforte un vestito da donna, per niente. Dico bene?»
«Sei una tipa piuttosto perspicace, non è vero, tesoro?»
Si complimentò con se stesso per il tono disinteressato che riuscì a imprimere nella sua voce.
Emma fece spallucce.
«Chi è?»
«Era» la corresse Hook. Non seppe neppure per quale motivo stesse rispondendo. «Una persona che non c'è più, e non un tuo affare»
Si sedette dietro il tavolo, e la scrutò, giocherellando con gli innumerevoli anelli che portava alle dita.
«Ora, bisogna decidere cosa fare di te» mormorò fra se, quasi come se lei non ci fosse.
Emma si irrigidì immediatamente.
«Oh, rilassati, dolcezza» ghignò per la sua reazione. «Non avrei nessun problema a ucciderti seduta stante, ma non oserei neanche sfiorarti in quel senso. A meno che tu non mi implori di farlo, ovviamente. Anche se non ci credi, sono un uomo d'onore»
A quell'affermazione Emma alzò un sopracciglio, scettica.
«No, piuttosto» Hook si alzò dalla sedia e prese a girarle intorno. «Voglio conoscere le tue motivazioni»
Emma finse di non capire. «Prego?»
«Le tue motivazioni, dolcezza» ribadì lui. «Se vuoi far parte della mia ciurma così disperatamente, ci deve essere un motivo sotto»
«Risposte» cercò di mantenersi sul vago lei.
«Riguardo cosa?»
«Non mi pare questo la riguardi, capitano»
Hook ridacchiò: quella donna era un osso duro. «No, in effetti»
Si grattò sovrappensiero la barbetta sul mento. «Ma se questa fosse la mia condizione per permetterti di restare a bordo?»
«Troverei un altro modo per convincerla»
Le si avvicinò pericolosamente, finchè Emma potè sentire il suo fiato sul collo.
«Ah si? E come?»
Emma si scostò leggermente e si voltò per fronteggiarlo.
«Parlando la sua lingua»
Infilò una mano in una tasca nascosta del corsetto, mentre l'uomo puntava su di lei uno sguardo lussurioso, e ne estrasse un diamante grosso quanto il suo palmo. Glielo porse.
Il pirata lo prese in mano, soppesandolo un attimo. «Esprimiti»
Emma alzò gli occhi al cielo e da un'altra tasca tirò fuori un sacchettino di pelle. Afferrò la mano di Hook e vi vuotò sopra l'intero contenuto del sacchetto.
Monete d'oro e pietre preziose di ogni tipo tintinnarono sul palmo del pirata.
«Dannazione!» imprecò lui. «Come diavolo ti sei procurata tutta questa roba?»
La donna sorrise. «Ho i miei metodi»
«Lo vedo» mormorò il capitano.
«Quindi?» Emma era  impaziente.
Hook la squadrò pensieroso.
«Mi hai convinto»
Emma sorrise soddisfatta.
«Ma non per la prima classe» precisò lui con un sorriso malizioso sulle labbra.
 
La scena a cui assistette la ciurma pochi secondi dopo fu alquanto singolare: Hook uscì da sottocoperta portando una furiosissima Emma su una spalla, come fosse un sacco di patate.
«Mettimi giù!» strepitò lei sgambettando e battendo i pugni sulla schiena di lui, che la ignorò completamente.
«Come vedi abbiamo una spettacolare vista sul mare, e degli alloggi lussuosissimi» esclamò aprendo il portello della piccola stiva dove stipavano le provviste, e vi scaricò dentro la donna.
«Ti auguro un felice soggiorno a bordo della Jolly Roger»
Emma ringhiò rabbiosa. «Tu...»
«Ah, quasi dimenticavo» la interruppe Hook. «Il tuo pagamaneto è sufficiente per una sola fermata, dolcezza. Al prossimo porto sei fuori»
Chiuse le imposte a chiave, prima che lei potesse fare niente.
Emma si avventò sul legno,, battendovi sopra i pugni.
«Non era questo l'accordo!» strepitò. «Mi avevi promesso che avrei fatto parte della ciurma e, secondo il codice dei pirati, la parola data deve sempre essere mantenuta»
Sentì Hook che ridacchiava dall'esterno. «Allora ricordati di farmi promettere, la prossima volta»
«Hook!» urlò Emma. «Fammi uscire, codardo!»
Ma il pirata non la stava ascoltando minimamente.
«Issate le vele, cialtroni, salpiamo!»
 
 
Eccomi, in tempo record, per i miei standard!
Perdonatemi per questo capitolo che è...un niente.
La verità è che sto prendendo tempo, perchè non ho ancora idea di cosa si inventerà Emma per riuscire a entrare nella ciurma.
Intanto ho introdotto la figura di Mila e ho accennato al fratello del nostro amato Killian...
E ora non lo so
Chiedo infinitamente perdono a quei due gatti che mi seguono, e prego loro di non abbandonarmi.
E.
 

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