'My drug? You'

di My_Really_Dream_Are_You
(/viewuser.php?uid=668347)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New Life ***
Capitolo 2: *** I? A witch? ***



Capitolo 1
*** New Life ***


                                                                                   'My drug? You'

                                                                                                            

  Bonnie McCullough                              Damon Salvatore                    Stefan Salvatore                     Elena Gilbert                               Meredith Sullez
 

Capitolo 1: New Life

 

Ero distesa, serena, su un prato, quando sentii un gracchiare di corvo. Lo ignorai, ma quando il verso si fece più insistente, fui costretta ad aprire gli occhi. A quel punto mi accorsi che il prato su cui ero distesa non era un prato, ma la moquette di casa mia. Intorno al tavolo della cucina erano sedute delle persone: i miei genitori, la nonna, Meredith e delle persone che non conoscevo. Sul ripiano era appoggiata una torta, con su scritto “18”. Già, i miei diciott'anni. 'Dai tesoro, soffia le candeline'. Soffiai. Quando anche l'ultima candelina fu spenta, lo scenario cambiò. Ora ero di nuovo distesa sul prato, ma invece del verde di prima, l'erba aveva acquisito un color rosso sangue. Alzai lo sguardo, e davanti a me planò un corvo nero, probabilmente il più grosso che abbia mai visto. Appena il corvo toccò terra, iniziai a cadere.
Dolore. L'unica cosa che riuscivo a percepire durante la mia caduta era il dolore. E poi arrivò anche la sensazione dei serpenti che mi aggrovigliavano intorno. E poi una risata. Una risata lugubre e malefica che si trasformava in un 'Povera, piccola, dolce Bonnie'.

Mi svegliai di soprassalto, sudata, a causa dello stesso incubo che ormai popolava le mie notti da sei mesi a questa parte. Pensavo che cambiando città gli incubi passassero, ma no, ho cambiato continente e quelli non se ne volevano ancora andare via.

Mi alzai, con la consapevolezza dell'inutilità di stare ancora nel letto perché non mi sarei più riaddormentata. Appena il mio piede poggiò sul pavimento in legno della stanza degli ospiti della nonna, mi accorsi che la finestra era aperta. Andai a chiuderla, e nel farlo scorsi un grosso corvo appoggiato sui rami della grande quercia davanti alla finestra. Era proprio bello. Le piume erano talmente nere che avevano dei rifflessi blu. Ma la cosa che mi fece più venire i brividi furono gli occhi. Quegli occhi così umani.

"Buongiorno cara" trasalii sentendo la voce di mia nonna, e mi accorsi di essere rimasta a fissare gli occhi del corvo come ipnotizzata.

"Ciao, nonna" corsi ad abbracciarla. Mi era mancata tanto. Da quando i miei avevano deciso di trasferirsi in Europa, la vedevo solo durante le vacanze estive, ed era sempre troppo poco.

Ora che loro erano in Giappone per non so quale lavoro, avevo molto più tempo a disposizione per stare con lei. Certo, un anno non era tantissimo, ma me lo sarei fatto bastare.

"Dai su tesoro, ti ho fatto la crostata di fragole, la tua preferita"

La crostata di fragole. Ormai era diventata un rito. Ogni anno arrivavo distrutta a Fell's Church dopo nove ore di volo, e puntualmente la mattina dopo venivo svegliata dal dolce profumo della crostata di fragole. La mamma ha provato più volte a farla, ma non e è mai venuta buona come quella della nonna, così dopo un po' ha smesso di farla.

"Allora cosa stiamo aspettando! Scendiamo"

"Oh cara, mi sei mancata" Anche questo era diventato un rito. Coccolarsi mentre si scendeva a mangiare una fetta di crostata e raccontarsi cos'era successo durante la loro lontananza.

"Allora, ti va di andare da Theophilia"

Sentii un sorriso affiorarmi sulle labbra. Tra poco avrei rivisto quella vecchietta simpatica che ogni volta mi riempiva di complimenti per i miei capelli. Ma soprattutto avrei rivisto lei. Meredith. La mai migliore amica.

"Certo, allora vado a prepararmi"

Corsi in bagno e mi controllai allo specchio. Oddio. Le occhiaie sotto i miei grandi occhi color cioccolato erano più evidenti degli altri giorni, forse per le poche ore dormite la notte. Le sfumature rosee della pelle bianca come il latte avevano lasciato il posto ad un pallido grigiore. E i capelli, quelli erano la cosa peggiore. Invece dei soliti boccoletti mossi mi ritrovai con della paglia non definita in testa. E fu questo che mi convinse a fare una doccia. Mi buttai subito sotto il getto d'acqua calda e recuperai subito le ore di sonno perdute. Uscita dalla doccia, non mi asciugai i capelli e corsi subito a vestirmi, evitando così di perdere altro tempo. Aprii la valigia e tirai fuori i primi vestiti che vidi. Pantaloncini, canottiera bianca e una felpa bordeaux. Mi infilai le scarpe bianche, mi truccai leggermente con un filo di eyeliner e un lucidalabbra rosato e scesi giù.

La casa della signora Flowers era appena fuori Fell's Church, ma ci impiegammo comunque una ventina di minuti per raggiungerla, dato il macinino della nonna che non superava i 40 km all'ora. Questo mi convinse a comprarmi una macchina nuova per l'anno scolastico.

Appena scesi dalla macchina fui investita dall'odore del bosco che circondava la pensione. Se avessi potuto ci sarei venuta ad abitare. Ma insieme al dolce profumo, sentii montare varie sensazioni. Paura. Angoscia. Voglia di scappare. Ma anche un'altra emozione. Un misto fra odio e attrazione.

Sapevo solo una cosa. Volevo salire in auto e tornare a casa. Immediatamente.

"Tesoro, c'è qualcosa che non va?" la nonna aveva uno sguardo interrogativo, come se non volesse realmente chiedermi se c'era qualcosa che non andava, ma come se si volesse accertare delle mie condizioni.

"No, va tutto bene" mi tremava la voce, lo sentii anche io. Mia nonna mi sorrise, come per incoraggiarmi.

La porta del pensionato si aprì, e una piccola ma veloce vecchietta con un perenne sorriso in faccia uscì e venì a salutarci.

"Bonnie cara! Da quanto non ci vediamo! Ma guardati! Ti sono cresciuti i capelli! Stai diventando sempre più bella"

"Ciao Theo. Mi sei mancata tanto!" dissi abbracciandola. Si, mi era mancata. Come mi erano mancati i pomeriggi passati al pensionato insieme a Meredith, a goderci una tazza di latte caldo e chiacchierando come solo noi potevamo fare. Il pensionato era la casa di Meredith. Dopo l'abbandono da parte dei genitori quando aveva solo sette anni, la signora Flowers aveva deciso di prenderla a vivere con lei, e dopo numerose guerre avute con gli assistenti sociali che non approvavano la sua avanzata età, i giudici hanno accettato ad affidargliela.

"Dai su, entriamo!"

Appena varcai la soglia mi venne da vomitare. La sensazione di prima era tornata, ancora più forte di prima.

"Nonna, io devo uscire"

"Bonnie!"

la voce di Meredith risuonò nel silenzio della casa. La sua figura slanciata e snella corse ad abbracciarmi.

"C..ciao" Sforzai un sorriso.

"Dai su, vieni" Abbracciate, una Meredith gioiosa e folgorante e una Bonnie tremante e pallida entrarono nel salotto del pensionato.

Con un ultimo sforzo, mi lasciai cadere sulla poltrona davanti al divano.

"No, non ci credo, sarebbe lei la strega che cercavamo?! Ma se non si regge neanche in piedi!"

"Elena..."

Solo allora mi accorsi delle persone presenti nella stanza. Sul divano, davanti a me, c'era una coppia abbracciata. La bionda trasudava arroganza, e doveva essere lei Elena, dato che era l'unica femmina che non conoscevo nella stanza. Il ragazzo, invece, dava tutt'altra impressione. Aveva un sorriso gentile ed incoraggiante stampato in faccia. Mi venne istintivo ricambiare il sorriso.

"E questa chi sarebbe?"

C'era un'altra persona nella stanza. Era appoggiato al muro affianco al camino acceso. Era probabilmente il ragazzo più bello che abbia mai visto. Aveva il fisico asciutto e muscoloso. Era vestito di nero, il che evidenziava il suo incarnato pallido. Aveva i capelli del medesimo colore I suoi occhi...mi ricordai degli occhi del corvo. Bello, si, ma pericoloso.

"Lei è Bonnie, la ragazza che si è appena trasferita a Fell's Church, e che resterà per tutto l'anno. Bonnie, loro sono Elena e Stefan. E lui è Damon. E si Elena, è lei"
"Pff...allora siamo messi bene" Elena sposto una ciocca bionda che le era caduta sopra l'occhio.

"Mmh...allora benvenuta a Fell''s Church, piccolo pettirosso"

Quegli occhi... gli occhi di Damon.











Il mio angolino: Ciao a tutte, questa è la prima volta che pubblico una storia su EFP! Se ci sono qualche mancanze, non esitate a dirlo. Se volete lasciare qualhe piccola recensioncina, cercherò di rispondervi il prima possibile! Per adesso la trama ce l'ho in mente, e ho intenzione di metterla per inscritto nei prossimi giorni, comunque cercherò di fare il prima possibile. Se il primo capitolo vi è piaciuto, beh, sono contentissima! Non esitate a correggermi le imperfezioni, perchè sono la prima aodiarle, quindi se quacosa mi fosse sfuggito o la forma non fosse corretta, fatemelo sapere!    Baci....My_Really_Dream_Are_You <3

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** I? A witch? ***


                                                   ' My drug? You. '

 
 Bonnie McCullought
     Damon Salvatore
  
 Stefan Salvatore
  
  Elena Gilbert
  
  Meredith Sullez




Capitolo 2: I? A witch?


"Elena smettila". La voce pacata e gentile del ragazzo mi svegliò. Ricordavo soltanto di essermi appoggiata alla poltrona, stremata dagli eventi del giorno, con la voce allarmata di Meredith che urlava il mio nome.  E poi più nulla.
"Come, scusa?" sentii dire alla ragazza acida, "sto solo dicendo la verità! La mia vita è in pericolo, e quella vecchia megera ha detto che solo l'ultima delle McCullought mi potrà salvare! Ed eccola qua, svenuta, senza uno straccio dela figura dell'eroina che invece avrebbe dovuto essere"
"Non solo la tua vita è in pericolo, Elena!" la voce di Meredth era ferma ed irritata, "...ma quella di tutti! La tua, la mia, e di tutti gli abitanti di Fell's Church, per non dire del mondo intero! Quindi smettila di comportarti come una bambina, e stai zitta per una buona volta!". Non avevo mai sentito Meredith così arrabbiata, e questo mi distolse per un momento da quello che avevo sentito. L'ultima delle McCulought...io?....salvare i mondo inter...cosa?
"Ehm, la piccola strega è sveglia" disse una voce profonda e sensuale, che attribuii subito al ragazzo vestito di nero.
Tutti gli sguardi puntarono su di me, che intanto avevo aperto gli occhi. L'orribile sensazione che avevo provato appena entrata al pensionato ritornò, anche se il suo effetto fu meno devastante di prima. 
"Bonnie, oddio, ti sei svegliata". Meredith corse ad abbracciarmi, ma qualcosa nel mio sguardo la convinse a fermarsi.
"Adesso spiegatemi cosa sucede. Prima parlate di streghe, e poi blaterate sul salvare il mondo" dissi in tono incolore "Se avete intenzione di scrivere un libro, o girare un film" mi venne instintivo muovere la mano per accompagnare le mie parole "...non ho intenzione di parteciparvi, e men che meno esserne la protagonista". Ero arrabbiata. Ero arrabbiata e stanca. Quel giorno erano successe fin troppe cose, e trovarmi in una stanza piena di persone che mi fissavano era tutto fuorchè rilassante.
"Cara, meglio se prima bevi una tazza di the", disse la signora Flowers, porgendomi una tazza fumante che emanava un odore di fori di camomila.
"Grazie mille" cercai di addolcire il tono, ma in quel momento mi accorsi di una cosa.
"Dov'è mia nonna?". perlustrai tutta la stanza con lo sguardo, ma di lei non c'era traccia.
"é andata un attimo a casa, doveva prendere delle cose" rispose....Damon, mi ricordai.
"Quindi...che sucede?"
"Succede che siamo TUTTI" disse Elena, guardando male Meredith "...in pericolo"
"E solo tu puoi salvarci." concluse Stefan, guardandola dolcemente, come se comprendesse le sue preoccupazioni.
"Alt, alt...che?! Tutti in pericolo? Perchè?" chiesi, fingendo un vago interesse, nonostante dentro di me la stupidità della situazione stesse prendendo forma.
"Credo che rispondendoti non farei altro che mandarti sempre più in confusione" rispose Stefan, con aria colpevole.
"Ah..." dissi soltanto, aspettando il momento in cui uno di loro si fosse messo a ridere rivelando la messinscena.
Meredith sospirò, e poi si girò verso la signora Flowers "Non sa proprio nulla?"
"Ehm, cosa dovrei sapere" chiesi.

La signora Flowers, in risposta a Meredith, scosse il capo.
"Come sospettavo".
"Sospettavi cosa?" chiesi ancora, con aria innocente.
Meredith andò davanti al camino, e iniziò a dire "Bonnie, devi sapere che..." si fermò, e io dedussi che non sapeva come continuare.
"Sei una stega. Io sono un vampiro. Stefan è un vampiro. Miss Inquetudine in teoria dovrebbe ucciderci, ma siamo uniti da una causa comune. Ecco, perfetto. Voi umani vi fate sempre così tanti problemi..." disse Damon, con un ghigno stampato in faccia.
Alzai un sopracciglio. O stavo sognando, ancora mezza svenuta, oppure ero finita in mezzo ad un raduno di gente matta. Dai, per chi mi avevano preso?! Per una bambina? Avevo ormai superato l'età in cui di solito si crede a vampiri, streghe...uccisori di vampiri....questa poi. Il modo in cui Damon disse quella frase, con tanta leggerezza, fece sembare la cosa ancora più strana. Ci rimasi un po' male...un così bel ragazzo che crede a miti addolescenziali, o che comunque racconta storie tanto banali...me ne feci subito una ragione, desiderosa di tornare subito casa e dimenticarmi di tutto questo.
"Ah, wow" dissi solo, sperando mettesse fine a quella stronzata.
Proprio in quel momento, mia nonna entrò con un grosso libro tra le mani. Lo poggiò sul tavolino, e potei guardarlo più attentamente solo dopo che si fu accertata delle mie condizioni. 
Era uno dei libri più grossi che avessi mai visto, il che era una cosa difficile, data la mia passione per la lettura. La copertina era rivestita di cuoio, molto vecchio dato l'odore, e con incise sopra quelle che mi sembravano parole latine. 
' LIBER MALEFICARUM '
"Il...Libro delle Streghe? Nonna non dirmi che ci credi anche tu". Ero sconvolta. Mia nonna aveva appena prtato un libro intitolato "Il Libro delle Streghe" ! Streghe! 
"Amore, ascoltami. So che probabilmente penserai che siamo pazzi, e che tutta questo è solo uno scherzo" mia nonna si chinò di fronte a me, in modo da avere la sua faccia davanti alla mia.
"In efetti..."
"Ecco, non è cosi. Le streghe esistono, Bonnie, come esistono i vampiri, ed i demoni. Certo, non tutti ne sono a conoscenza, anzi, nessun umano ne è a conoscenza, ma NOI esistiamo.". Era terribilmente seria. Toppo seria. Okay, le streghe esistevano? Bene.
Scoppiai a ridere. Non riuscivo a fermarmi. Quella situazione era assurda! Mia nonna che si metteva a parlare di creature sovranaturali. La mia diventò una risata isterica. In che mondo ero finita? Ero stressata, e sapevo che non era una delle migliori circostanze per ridere a crepapelle, ma non riuscivo a smettere.
In quel momento, Damon mi si parò davanti con un'esressione minacciosa. "Senti un po', piccola mocciosetta. se hai intenzione di ridere fino a domani, fai pure. Ma la mia Principessa è in pericolo, e si da il caso che tu sia l'unica in grado di salvarla. Quindi o ti calmi tu, o farò in modo che tu lo faccia." 
Mi fece paura.
In quel momento quasi credetti nell'esistenza dei vampiri. 
L'attimo dopo ridevo più di prima.
E poi mi ritrovai con le lacrime agli occhi.
Non ce la facevo. Avevo bisogno di mangiare e dormire. Non di stare ad ascoltare altre stupidaggini. Al diavolo il libro. Al diavolo Damon. Lo stress contrinuì ad accentuare la mia rabbia.
"Ti rendi conto di cosa mi stai dicendo?!" mi ritrovai a urlargli contro, isterica, e con le lacrime agli occhi.
Damon sorrise in modo strafottente, il che contribuì ad aumentare la mia rabbia.
"Bonnie..." inizio Meredith. MI girai verso di lei. 
"Bonnie?! Bonnie un cazzo!" mi sedetti sul divano, con le mani tra i capelli. Ecco, ero andata. 
"Oh, povera, piccola, dolce Bonnie..." disse Damon.
Quelle parole.
Mi misi ad urlare.
Con la coda dell'occhio vidi il fuoco del camino accendersi e spegnersi, ed i quadri attacati ai muri color crema oscillare, come spinti da un vento invisibile. 
"Cosa sta succedendo?!" urlò Elena, per sovrastare il rumore del vento alzatosi pochi secondi prima. 
"é lei...é Bonnie!". Anche Meredith urlò, in preda al panico.
Ero io?
Guardai le mie mani. I miei palmi erano rivolti verso l'alto, e su entrambi si formavano piccoli tornadi d'aria.
Mi spaventai. E smisi di ulare.
Tutto finì, e un silenzio innturale calò nella stanza.
Era possibile fosse tutto vero? Era possibile che fossi una strega?
Rassenata e tremane, presi in mano il manoscritto e mi lasciai cadere sul divano. Quando aprii la prima pagina, il libro parve sospirare, e rilasciò nella stanza un odore di incenso e di qualcosa di molto antico e potente.
Chiusa in me stessa, sentii a malapena Damon dire "Ci voleva solo una piccola spinta".
Sulla prima pagina, in alto a destra, era scritto in una calligrafia minuta ed elegante:
Morgana McCullought, 1753.






 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2566591