He will be a good king

di Sammy_Stark
(/viewuser.php?uid=139868)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una tragedia da quattro soldi ***
Capitolo 2: *** Mai più favole ***



Capitolo 1
*** Una tragedia da quattro soldi ***


Non era raro che il principe del Galles e futuro re d'Inghilterra trascorresse le sue serate nei peggiori bordelli, in compagnia della feccia della società.
Hal provava una certa soddisfazione nel sapere il re furioso del suo comportamento sconsiderato. 
Era un modo per sfidarlo, per attirare la sua attenzione.

Quella sera si era divertito particolarmente però: aveva incontrato una ragazza lungo il viale che portava alla bettola in cui il principe era solito ritrovarsi con Falstaff.
Era una fanciulla molto bella, dai tratti delicati e i lunghi capelli biondo cenere.
Doveva essere la figlia di un benestante, dai modi in cui si atteggiava e dagli abiti che indossava.
Non erano particolarmente vistosi, ma davano nell'occhio in un punto così povero della cittadella.
Oltretutto la ragazza era vergine...
Sì, per Hal quello era stato l'incontro più fortuito degli ultimi mesi.
L'aveva invitata a bere una pinta con lui e lei si era scandalizzata.
Era diventata rossa per l'imbarazzo e Hal  non aveva potuto fare a meno di ridere.
Dopo averle assicurato che nessuno mai l'avrebbe saputo, giurando sulla corona di suo padre, era riuscito  a convincerla.
Avevano bevuto molto.
Quella ragazza così delicata reggeva l'acol meglio di certi uomini di bassa società.
Il principe non aveva badato troppo all'accento Francese che dimostrò avere, non ne era particolarmente interessato e birra e vino avevano già fatto il loro effetto.

Per questo ora, davanti al padre, non sapeva spiegare cosa fosse successo dopo aver bevuto.
Ricordava di averla trascinata in una squallida camera di quella bettola... O forse era stata lei a pregarlo di andarci...
I ricordi erano troppo sbiaditi e di sicuro la prima opzione era la più plausibile.
Non ricordava neppure che fine avesse fatto poi la fanciulla, sapeva solo di essersi risvegliato nudo in quel lurido letto, da solo.
E questo era successo circa una settimana prima.

Poi non aveva più rivisto la bionda e naturalmente non si era posto domande su chi fosse e dove se ne fosse andata.
Ora che ci pensava, non le aveva neppure chiesto il nome, si era accontentato del calore del suo corpo.
Come d'altro canto aveva già fatto con altre donne.

Di fatti non capiva perché adesso per il padre quella fanciulla avesse tanto valore.
Si trovava ad un allenamento, uno dei pochi a cui stava partecipando con interesse, quando era stato mandato a chiamare dal re in persona.
Gli avevano detto che fosse per una questione importante, urgente e lui aveva creduto che avessero scoperto che dietro ad un furto di due botti di vino ci fosse lui e la sua allegra combriccola.
Ma non era stato chiamato per quello.

Rimase perplesso quando suo padre, Enrico IV, gli chiese con chi si fosse intrattenuto la settimana prima.
Il tono era piatto, solenne e stranamente calmo.
Hal sapeva che non era affatto un buon segno.
Sapeva che da un momento all'altro l'uomo avrebbe iniziato a sbraitare e le sue povere orecchie ne avrebbero risentito, così come il suo orgoglio di cui però non si curava troppo spesso.
Dopo un po' si ricordò del particolare dell'accento Francese e fu quella la miccia che fece esplodere il re.
Gli si avvicinò a grandi falciate, alzando la mano destra.
Un silenzio tombale avvolse la sala del trono, solo l'urto del dorso della mano sul viso del principe spezzò il silenzio, ma per poco perché il re non aggiunse altro.
Fissò il figlio per interminabili secondi ed Hal non aveva bisogno di sentirlo parlare, di sentire concrete parole.
Sapeva che il re gli stava confessando tutta la sua delusione, il suo rammarico nei confronti di un erede che non meritava la corona.
Sostenne fieramente quello sguardo, ma non per spavalderia.
Per rispetto.
Per non dimostrarsi un vigliacco, perché di lui si dicevano molte cose ma nessuno aveva mai nemmeno sibilato la parola "vigliacco" e nessuno l'avrebbe mai fatto.
Quando un rivolo di sangue iniziò a scendere lungo la guancia, là dove lo zigomo era stato ferito da uno degli anelli del re, quest'ultimo lo congedò freddamente, tornando a sedersi sul trono.
Si era sempre chiesto come sarebbe stato il suo primogenito se avesse avuto l'affetto della madre per più tempo.
I fratelli minori si erano ben adattati all'idea di essere cresciuti da una balia prima e da insegnanti dopo.
Hal no.
Non aveva mai digerito quel trattamento da uomo già in tenera età.
Lui doveva essere il futuro re, per questo non gli era stato permesso nemmeno lo svago che invece era stato concesso ai principini.
E lui perciò aveva deciso di ribellarsi ed aveva tirato fuori il peggio di sè.
Ma nessuno sembrava comprendere le ragioni per le quali si comportava così.
Era incompreso e lui odiava esserlo tanto quanto odiava mettere a nudo le proprie debolezze.

Una volta nelle sue stanze, si ripulì in fretta la ferita, sfregando forte con un panno imbevuto in un qualche tipo d'alcol.
Gli occhi gli divennero lucidi, sentì la pelle andare in fiamme, ma non si permise nemmeno un sospiro di dolore.
Più tardi sarebbe andato dal padre a chiedere spiegazioni su quella fanciulla, sembrava conoscerla più il re che lui.
Al momento  tutto ciò che voleva era sdraiarsi sul letto e dormire, per una volta ben felice di trovarsi da solo.
Ma il suo riposo durò poco.
 Il sole stava tramontando quando il re in persona si presentò alla sua porta.
- Padre..-
Sussurrò il principe Hal nell'aprire, colto di sorpresa.
Il re gli concesse una fredda occhiata prima di parlare.
- Ho la necessità di parlarti e non intendo farmi ascoltare da orecchie indiscrete.-
Il ragazzo annuì subito, lasciandolo entrare ed assicurando la porta, prima di voltarsi verso il padre, che aveva preso a camminare pigramente nella stanza, in silenzio.
Silenzio da cui Hal sentiva venirsi schiacciare fino a lasciarlo senza respiro.
- Padre, sono stato sincero, non so chi..-
Provò a parlare, ma venne subito interrotto. La voce di Enrico IV fu come una stilettata in pieno petto.
Aveva rispetto per suo padre, anche se così poteva non sembrare, ne aveva anche timore però.
- Silenzio. Io devo parlare.-
Il re fece un profondo respiro e si fermò davanti al figlio.
Hal sentì i suoi occhi sullo zigomo e per questo alzò fieramente il capo ed assunse quasi una posizione militare.
Per un istante le labbra del re si piegarono stancamente in quello che Hal credette un sorriso.
- So che le tue parole sono sincere, ma non per questo ti salveranno dal fato che tu hai deciso per te e l'Inghilterra.-
Iniziò a parlare. L'autorità usata precedentemente era scomparsa.
Quella sembrava solo la voce di un vecchio troppe volte deluso dal figlio tanto amato.
- Di cosa state parlando? Non riesco a capirvi..-
Mormorò Hal, smarrito.
Non era un segreto che lui si intrattenesse con delle prostitute, ma con tutti i problemi che il regno era costretto a sistemare, la sua passione per le donne era l'ultimo di quella lunga lista.
Chi mai si sarebbe interessato più a quella sua condotta che al grano o alle tasse?
- Ovviamente. Dimmi, figlio, hai mai capito quello che ti ho detto? Ho l'impressione che le mie siano stata vane ciance per tutti questi anni. Ora è giunto il momento che tu prenda atto delle tue azioni però. La Francia chiede un risarcimento per l'affronto che le è stato arrecato.-
Ora era davvero smarrito. Cosa c'entrava la Francia in questa storia?
Poi nella mente risentì la voce melodiosa della fanciulla.
- La Francia? Di che affronto..?-
Cercò ancora di chiedere, ottenendo un altra fredda occhiata.
- Ti ho detto di non interrompermi. L'affronto che tu hai commesso nei loro confronti giacendo con la principessa come fosse stata una delle tue sgualdrine.-
A quelle parole la bocca di Hal si schiuse involontariamente.
Sul suo volto si delineò un'espressione di puro stupore.
Principessa? Non era possibile.
Sì, quella ragazza era bellissima, aggraziata, ma principessa...? Aveva bevuto quanto lui ed era rimasta anche più lucida! E più rimembrava, più era sicuro che fosse stata lei ad insistere per farsi possedere.
- La principessa...? Padre, ho incontrato quella donna in una delle vie più malfamate di tutto il regno e vi garantisco che nemmeno un'umile contadina per bene si farebbe trovare a passeggiar lì di notte!-
Affermò infatti, risvegliandosi da quell'istantaneo torpore.
Il re lo guardava ora con sdegno, ora con rabbia.
La delusione non l'abbandonava mai.
- Taci e non peggiorare la situazione! Hai macchiato l'onore della fanciulla e della sua patria, infangando anche il nome della nostra. Hai consegnato su un vassoio d'argento un motivo per cui scatenare una guerra di cui adesso non avevamo il bisogno. Solo per un motivo il re di Francia non ci attaccherà e noi accoglieremo la sua proposta senza esitazione.-
Hal sentì un brivido gelargli il sangue nelle vene, le parole che riuscì a sussurrare sembravano strozzate dallo stesso peso da cui si era sentito schiacciare pochi minuti prima.
- E quale sarebbe...?-
Enrico IV portò le mani dietro la schiena, impettito. 
Ecco tornata autorità abbandonata in precedenza.
- Sposerai la principessa. Faremo un'alleanza. Nessuno saprà mai una parola su questa storia, lei ti donerà degli eredi e un giorno un Francese siederà sul trono d'Inghilterra.-
Era questa la sua sentenza.
Alle orecchie del principe era giunta come un ergastolo.
Non aveva nulla contro quella fanciulla, non aveva nulla nemmeno contro la Francia, sebbene da sempre vacillasse da alleata a nemica dell'Inghilterra, ma per lui quella era lo stesso una condanna.
- Ma, padre...-
Ovviamente qualsiasi parola sarebbe stata inutile.
Una decisione del genere non sarebbe stata eclissata davanti alle preghiere di un ragazzo ancora troppo immaturo ma già considerato uomo.
Si morse la lingua e si zittì.
Un po' troppo tardi.
- Non sfidare la mia pazienza! Dovrei esiliarti! Consegnarti nelle mani del re e del Delfino suo figlio e farti appendere per il collo da loro! Ma sei pur sempre mio figlio... Troppe persone ne pagherebbero le conseguenze anche dopo la tua dipartita. Ho invitato qui i nostri futuri alleati per siglare gli accordi. Tra meno di un mese avrai in moglie quella fanciulla, che ti piaccia o no.-
Il re lasciò la stanza, irato.
Ma la sua ira non era tutta per quel figlio sciagurato, era anche per sé, per quella fanciulla e per qualunque altro attore di quella tragedia da quattro soldi della quale avrebbe fatto volentieri a meno di far parte.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Mai più favole ***


Scappare non era di certo l'idea più brillante di sempre ma era l'unica idea che gli era venuta in mente.
Non si era stupito troppo quindi quando le guardie lo avevano riaccompagnato al castello.
Un altro livido si era aggiunto sullo zigomo e gli era stato vietato di lasciare il castello.
Era un topo in trappola, un esserino innocuo nelle mani di un grasso gattaccio troppo pigro e sazio per uccidere ora la sua preda.
Al diavolo il trono, lo avrebbe volentieri lasciato ai fratelli, quei fratelli che il padre elogiava sempre più spesso.
A volte si ritrovava a pensare che sì, sarebbe stata meglio la guerra, avrebbe potuto riscattarsi, dimostrare il proprio valore.
Poi, una sera a cena, il secondogenito di Enrico IV diede finalmente voce ai propri pensieri.
- E' davvero insolito che una principessa si trovi in terra straniera, senza una scorta, di notte in giro per locande..-
Era stato un pensiero sussurrato, sempre in allerta perchè il padre non lo sentisse.
Ma lo aveva detto.
E ad Hal tanto bastò per accendersi.
- Sono stato incastrato!- Affermò infatti.
- E' un complotto! Vogliono sottometterci, vogliono il trono! Spiegatemi perchè non ci hanno fornito il motivo del viaggio della principessa sul nostro suolo! E perchè l'abbiano lasciata alla mercè della più bassa classe sociale!-
Salì in piedi sulla sedia con la sua solita irruenza.
- Ve lo dico io! Mi hanno seguito!-
I fratelli cercarono di farlo mettere a sedere.
Il padre lo fissava da lontano, senza dire una parola.
Anche lui credeva che quella situazione non fosse stata affatto frutto di una casualità, ma senza prove, non poteva incolpare nessuno a parte il figlio.
Hal, incoraggiato da quel tacito consenso del padre a continuare, scacciò i fratelli e si rimise in piedi, più fiero di prima.
- Mi hanno seguito ed hanno fatto in modo che incontrassi quella fanciulla! Chi di noi può affermare con certezza che quella sia la principessa di Francia? Potrebbe essere la figlia di un cuoco per quel che ne sappiamo! Vogliamo davvero consegnare il nostro amato regno nelle mani dei Francesi? Ci sarebbe più onore nel perire di spada contro di loro che lasciare che i loro subdoli piani si compiano!-
Fu in quelle ultime parole che il re rivide se stesso da giovane e capì che forse, c'era ancora una possibilità per il suo primogenito.
- Gli accordi non sono ancora stati firmati. Fino ad allora hai il mio permesso per indagare, nel massimo rispetto della Francia. Se mi porterai delle prove che sostengano le tue parole, allora non esiterò a dichiarare guerra. Dovranno pagare per l'affronto fatto a noi. Sia chiaro che ti sarà vietato frequentare bordelli ancora a lungo in ogni caso. Sarai scortato da due guardie che avranno il compito di tenermi informato e se verrai meno a queste decisioni, verrai immediatamente ricondotto qui e prenderai in matrimonio la principessa senza emettere un respiro. Sia essa di sangue blu o proveniente da ghetto. E abdicherai in favore di tuo fratello, una volta re.-
Hal abbozzò un sorriso, grato per quella fiducia.
Annuì e scese dalla sedia, tornando al suo pasto con il cuore più leggero.
Era presto, dannatamente presto per cantare vittoria, ma due settimane erano lunghe e anche lui avrebbe trovato il modo di uscirne vincitore da quella situazione, si trattava solo di preparare un buon piano.



Il leggero rumore di passi preannunciava l'arrivo di Catherine.
- Padre, posso parlarvi per un istante...?-
La sua voce era un sussurro, quello di una bambina spaventata.
Carlo VI alzò lo sguardo dalla pergamena che aveva in mano.
La figlia era sulla soglia della porta, lo sguardo pudicamente rivolto al pavimento.
- Padre, il giovane che dovrò sposare...-
- Ancora con questa storia, Catherine??-
Sbuffò l'uomo, già spazientito.
La ragazzina sussultò e fece un passo indietro.
- Mi dispiace di avervi arrecato disturbo, padre...- Mormorò.
Si inchinò e corse via nella sua stanza.
Le avevano detto che avrebbe dovuto sposare un principe Inglese, un giovane che credeva di aver giaciuto con lei in una sporca locanda.
Le storie che Alice le aveva raccontato quando era bambina parlavano di valorosi principi che avevano ottenuto il regno a colpi di spada e poi avevano sposato la bella principessa e avevano avuto tanti bambini.
Catherine quindi aveva sognato da tutta la vita di avere un fato simile a quelle principesse.
Aveva appena quattordici anni e l'ingenuità era ancora quella di una neonata.
Per questo ogni notte piangeva, da quando aveva saputo di dover sposare un principe senza valori morali, che prediligeva il vino e il calore di una donna alla spada e ai libri.
E in più non sopportava di dover fingere di essere una persona che evidentemente non era.
Come avrebbe potuto fingere quell'intimità che credeva si creasse tra due persone dopo essersi unite..?
Il principe l'avrebbe scoperta, sarebbe andato su tutte le furie, l'avrebbe uccisa, forse.
Di certo non avrebbe mai avuto la sua favola con un valoroso principe e tanti bambini.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2514562