Run for your life

di HeavenHell
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You saved me ***
Capitolo 2: *** I own you now ***
Capitolo 3: *** Nightmare ***
Capitolo 4: *** Goodbye ***
Capitolo 5: *** Why me? ***
Capitolo 6: *** The wishing well ***
Capitolo 7: *** I'll take you back ***
Capitolo 8: *** A new friend ***
Capitolo 9: *** Who am I? Who should I be? ***
Capitolo 10: *** I'm not bad ***



Capitolo 1
*** You saved me ***


You saved me

" Aliena guardò il suo vecchio nemico che avanzava barcollando verso la forca. Ricordò il giovane arrogante e spietato che l’aveva violentata trentacinque anni prima: era difficile credere che fosse diventato quell’essere bestiale e terrorizzato. Perfino il cavaliere grasso, gottoso e deluso che era stato nell’ultima fase della sua vita era molto diverso. Cominciò a dibattersi e a urlare quando si avvicinò al patibolo. Gli armigeri lo trascinarono come un maiale al macello. Aliena non provò neppure un fremito di pietà, ma soltanto sollievo. William non avrebbe terrorizzato più nessuno.
Quando lo sollevarono sul carro William scalciò e gridò. Sembrava un animale, rosso in faccia, sporco e demente; gemeva e balbettava come un bambino. Furono necessari quattro uomini per tenerlo fermo mentre un quinto gli metteva il cappio intorno al collo. "


Non appena il cappio calò sulla testa bionda del condannato, i lati della bocca di Aliena si alzarono dipingendo sul viso della cinquantenne un'espressione tutt'altro che dispiaciuta. Finalmente era giunta l'ora di vendicarsi: vedere colui che l'aveva stuprata, violentata, tormentata e brutalmente strappata via da suo padre e dalle sue terre natali, gemere di terrore e tentare inutilmente di liberarsi dalle strette degli armigeri la sollevava.
William continuò ad agitarsi; gli incuteva più terrore il solo pensiero di finire all'inferno ed essere circondato dai diavoletti inforcati anzichè morire soffocato su una stupida forca costruita dalla folla di Kingsbridge. Immaginò di rincontrare sua madre in uno dei nove gironi dell'inferno e subire la sua ira per non averle chiamato un prete prima che scivolasse nel sonno eterno. Tale pensiero favorì ancora di più la sua paura.
All'improvviso dalla bocca del prigioniero fuoruscì un grido che riecheggiò nelle orecchie di Aliena. William aveva appena urlato, quasi come se fosse un richiamo di aiuto, il suo nome. La donna lo fissò, incuriosita. Anche suo figlio e ormai nuovo conte di Shiring lo guardò con aria confusa. Cosa vuole da mia madre ora? Pensò lui tra se e se, mentre gli uomini del conte esitavano a spingere il condannato dall'orlo del patibolo e concederlo alle braccia della morte. Non volevano togliere l'opportunità al conte di Shiring di interrogare il maiale che in quel momento non smetteva di dibattersi e chiamare ad alta voce la donna che un tempo aveva violentato.
Tommy finalmente diede il consenso agli armigeri di trattenerlo ancora un pò, voleva sapere il motivo per cui cercava sua madre proprio sul punto di morte.
Aliena scorse sul viso di William un sorriso tra la soddisfazione e la rabbia. Continuò a guardarlo, pietrificata. Quel sorriso indicava nulla di buono, o peggio l'inizio di un'ennesima tortura da parte dell'uomo che Aliena non era mai riuscita a dimenticarlo .
William alzò la testa e finalmente trovò Aliena in mezzo alla folla. << Sally è tremendamente identica a te >> Esordì lui, tramutando il suo sguardo colmo di terrore in una pura soddisfazione. << Mi ricorda te da bambina, quando avevi ancora quell'aria ingenua e infantile >> Continuò inclinando di poco il capo. Gli divertiva un mondo osservare Aliena cambiare radicalmente umore. Non era stupida lei...stava cominciando a comprendere ciò che egli stava per dire. E lei tremava di paura...temeva il peggio per sua figlia.
<< Ho avuto l'onore di incontrarla... >> Interruppe con una risatina piena di gusto. << Ama così tanto dipingere sai? Me l'ha detto lei stessa >>
Aliena si portò dapprima una mano sulla bocca per soffocare un grido. Sua figlia quella stessa mattina non si era presentata a casa e Aliena non ci aveva dato peso. Molte volte Sally si rifugiava nelle vicinanze per stringere nuove conoscenze o per apprendere nuove arti di pittura,ma ascoltando le parole del perfido William comprese che sua figlia doveva trovarsi nei guai. Sebbene non avesse la conferma di ciò Aliena si allarmò egualmente.
Quell'uomo era talmente crudele e arrogante che non avrebbe esitato a mettere le mani sulla sua famiglia!
Presa dalla collera e dallo spavento, Aliena si fece spazio tra la folla e salì frettolosamente sul patibolo, incurante di ciò che le borbottavano gli armigeri e di avere tanti sguardi curiosi addosso.
Una volta salita sfoderò un pugnale dalla cinta di pelle di un armigero e lo puntò sul viso di William.
<< Che cosa hai fatto?! Dov'è mia figlia?! >> Alzò la voce lei con gli occhi lucidi per via della rabbia e della disperazione. Non vedeva l'ora di trafiggere la carne di William con le sue stesse mani, ma ucciderlo non era la giusta soluzione per trovare Sally e rimetterla al sicuro. Un morto può rivelare nulla.
Nonostante avesse un cappio al collo e una lama affiliata puntata alla guancia, William sfoggiò uno dei suoi soliti sorrisi furbi. << Ho un patto per te >> Quel maledetto aveva trovato un modo per fuggire alla morte e riprendere a rovinare lo stato pacifico in cui viveva Aliena.
Lei rimase in silenzio, era disposta a far di tutto pur di rivedere sua figlia sana e salva.
<< Ordina a tuo figlio di lasciarmi andare e di reputarmi innocente >> Riprese a parlare lui, dimenticando quasi di trovarsi su una forca. Aliena non si mosse, non riusciva a credere nemmeno ad una sua parola. Lasciarlo libero significava mettere ancora a rischio la sua vita e l'intera Kingsbridge.
Iniziò a tremare e la punta della lama vacillò, sfiorando quasi la pelle candida di William.
<< E non finisce qui... >> Il detenuto continuò a ridacchiare, sicuro di avere in pugno la vittoria. << ..tu dovrai venire via con me >> Per fortuna quella mattina Jack non si era presentato all'impiccagione, aveva preferito dedicare la sua attenzione alla cattedrale che alla morte di un suo nemico, altrimenti l'avrebbe ucciso lì su due piedi.
<< Se accetterai...tua figlia ritornerà a casa e potrà continuare a dipingere >> Terminò lui senza riferire esattamente se Aliena dovrà immettersi nel viaggio a fianco con l'uomo tanto odiato e sparire da Kingsbridge o stare qualche giorno fuori casa a subire nuovamente i suoi giochi perversi.
Aliena ebbe la sensazione di avere un nodo alla gola, difficile da deglutire. Spostò lo sguardo su suo figlio che la osservava preoccupato.. come il resto della folla,aveva sentito tutto ciò che William le aveva detto.
Era assolutamente inaccettabile, ma c'era la sua sorellina di mezzo e come sua madre non poteva permettersi di mandare avanti l'impiccagione.
Ci fu un momento di silenzio. Aliena e Tommy si guardarono con il cuore in gola, entrambi costretti ad accettare il "patto" di William Hamleigh in cambio della vita di Sally.
Aliena alla fine acconsentì. Sua figlia era ancora giovane e non voleva che le capitasse un simile destino. Una vita per un'altra.
Si rivoltò verso William e con la mano libera gli sfoggiò un potente schiaffo da lasciargli il segno rosso sulla guancia. La folla rise per quel gesto.
William si infuriò per l'umiliazione, in confronto a loro era ancora di un grado superiore, ma sul suo viso apparve la stessa espressione che aveva avuto mentre violentava Aliena, un attimo prima di raggiungere l'orgasmo. Finalmente aveva ottenuto ciò che desiderava da anni...un'Aliena tutta sua.

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Capitolo 2
*** I own you now ***


I own you

Era ormai sera inoltrata quando la folla accorsa ad assistere all'impiccagione del tanto odiato William Hamleigh si disperse, delusa, dirigendosi verso le proprie case o le proprie botteghe a riprendere le monotone attività.

L'intera Kingsbridge si aspettava ansiosamente di vedere spezzarsi ,come un fragile ramoscello in piena bufera, il collo dell'artefice di tanta paura e dolore che avevano portato il villaggio e il priorato in una grave rovina. Ma quel farabrutto di Hamleigh era riuscito a scamparsela dalla morte mettendo ancora una volta in pericolo la vita di Aliena e di Sally. Tutti adoravano la figlia della mercantessa di lana che ognidì si recava nella cattedrale sprizzando solarità ed energia da tutti i pori. Tutti pertanto temevano, anche se non al livello della sua famiglia, per la vita di una povera e innocente fanciulla finita tra gli artigli di un demone che portava il nome degli Hamleigh.

Aliena uscì da casa e a passo pesante prese una stretta e serpeggiante via che l'avrebbe condotta all'uscita del priorato, ove l'aspettava un malefico uomo vicino alla sessantina appoggiato al carro trainato da un vecchio bue.

Arrivata a destinazione Aliena si fermò, a debita distanza da William, il quale si scostò dal carro dove vi erano appoggiati alcuni bauli ripieni di abiti costosi  e tutto ciò che ne rimaneva della ricchezza che possedeva ai tempi di quando era conte di Shiring.

William, scorgendo la figura della donna che aveva sempre bramato, si rizzò leggermente in piedi e abbozzò un sorriso malizioso. Allungò una mano ricoperta dai guanti di pelle nel tentativo di invitarla a salire a bordo del carro. Non poteva permettersi di comprare altri stalloni da guerra o degli umili corsieri per viaggiare; i soldi li avrebbe spesi per altre necessità tra cui alloggio e cibo. Avendo perso la carica da sceriffo, William doveva arrangiarsi immedesimandosi nella parte di un contadino, il quale cercava di non buttare i suoi quattrini per futili motivi. Ormai aveva perso il suo nobile ruolo e doveva ancora abituarsi a quel pensiero.

Aliena lo fissò col volto visibilmente intimorito.

Non sapeva come, ma aveva convinto Jack a non seguirla e non aggredire William. Il marito l'aveva più volte supplicata di non partire con quell'uomo pericoloso, ma Aliena di risposta se ne stava silenziosa sul letto a preparare la sua borsa da viaggio. Jack ad un certo punto aveva perso il lume della ragione e aveva estratto dei pericolosi attrezzi dalla cassa ereditata da Tom il costruttore e nei suoi occhi ribolliva una rabbia che lei non aveva mai visto. Jack era uscito da casa con l'intenzione di fracassare il cranio di William, ma Aliena era riuscita a fermarlo prima che l'amore della sua vita potesse peggiorare la situazione.

<< Tornerò! Jack, ascoltami... >> Gli aveva afferrato il braccio sull'uscio della porta per bloccare i suoi passi. E in seguito, dolcemente, aveva iniziato a parlare per tentare di rassicurarlo: << So che è inaccettabile, ma sono costretta. Voglio che nostra figlia torni a casa intatta. Sì, ho paura, ma devo per il suo bene...>> Singhiozzando aveva stretto le mani di suo marito, anch'egli dal viso rigato dalle amare lacrime. <<  Fidati di me, passerà prima che tu te ne accorga e poi tornerò....Scapperò da William o forse lo ucciderò. >> Aveva terminato lei voltandogli le spalle e afferrando la borsa precedentemente preparata. Aveva ficcato dentro qualche indumento sufficiente per un mese o due. Non aveva intenzione di restare a lungo sotto le grinfie di William. Jack si era allungato per stringerla in un forte abbraccio, spaventato per la sua vita, ma Aliena l'aveva deviato uscendo una volta per tutte da casa. Abbracciarsi e scambiarsi ultimi baci non l'avrebbe aiutata.

E ora si trovava davanti ad un William che sogghignava divertito. Non vedeva l'ora di cominciare questo "viaggio" in compagnia della sua "dama".

<< Allora? Dov'è mia figlia? >> Gli ricordò lei, mantenendo un atteggiamento solido e distaccato. Non voleva dimostrarsi fragile davanti a lui...o se ne sarebbe subito approfittato della sua debolezza. William ridacchiò alla sua domanda, per poi portarsi le mani alla bocca per emettere un forte fischio.
Pochi secondi dopo i due videro due figure sbucare fuori da un robusto tronco. Walter, che anni addietro era un uomo robusto sempre pronto a difendere a spada tratta il suo signore, ora avanzava lentamente verso i due trascinandosi dietro una ragazza. Egli aveva la testa calva e il corpo appassito, non aveva più la forza di una volta. I tre avevano ormai i volti segnati dall'età, eccettuata la ragazza dal viso incappucciato e dalle mani legate da una robusta corda. Doveva essere Sally, la prigioniera.

Aliena lasciò cadere la borsa a terra e corse verso di lei con le braccia spalancate. Rincuorata si buttò sull'esile figura della giovane, stringendosela forte. Ma poco dopo se la sentì ridere fragorosamente. Una risata che alle sue orecchie apparve tutt'altro che familiare.

L'altra si staccò dall'abbraccio e si calò il cappuccio sulle spalle, rivelando così il suo viso ad Aliena. Non era sua figlia, bensì una delle conosciute puttane che si posizionavano all'ingresso delle birrerie con lo scopo di far cadere nel peccato dell'adulterio alcuni bravi uomini.

La donna continuò a ridere di gusto nel vedere l'espressione sconvolta negli occhi di Aliena e, forse sotto i comandi di William precedentemente impartiti, si abbassò la parte superiore della tunica per scoprire il suo seno sodo.

<< Ingannata! Ingannata! Ingannata! >> Urlò divertita la puttana cominciando a saltellare ed a indicare Aliena per deriderla.

Accecata dalla paura per sua figlia, Aliena non si era minimamente accorta di aver abbracciato una ragazza vagamente simile a Sally. Indietreggiò, inorridita e al contempo disgustata dai comportamenti della sconosciuta.  Nel frattempo William e Walter non si perdevano un frammento di secondo della scena, entrambi compiaciuti.

Poco dopo William si stancò delle urla della puttana e le lanciò qualche farthing per mandarla via.

Aliena si lanciò su di lui, furibonda. Gli mise le mani sul bordo della tunica e cominciò a strattonarla, urlando disperata dove fosse sua figlia e di smetterla con quei stupidi giochetti.  Ma non ebbe nessuna risposta e immediatamente dopo si sentì  sulla nuca una botta talmente forte da farla cadere a terra stordita.

Poi la sua vista si offuscò e il buio inghiottì tutto, senza scampo.


Spazio Scrittrice 
Come ho già accennato nella premessa non sono davvero un granchè nel raccontare le storie, devo fare ancora pratica con la grammatica...ebbene sì,sono consapevole dell'errata coniugazione dei verbi. Ma i verbi sono sempre stati dei nemici per me .-. Ad ogni modo spero che questo nuovo capitolo vi piaccia e...recensite! Che sia positivo o negativo non importa, basta che mi lasciate un vostro pensiero! ^_^
ps: fan fiction a parte....cosa ne pensate del personaggio di William Hamleigh?

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Capitolo 3
*** Nightmare ***


Nightmare

 
Il sole splendeva alto nel cielo e nell'aria si sentiva profumo di primavera. Gli alberi e le piante non erano più completamente spoglie di vegetazione, ma gremiti di fiori dagli innumerevoli colori e odori. Volpi e lepri erano uscite dalle loro tane in cerca di nuovo cibo.
Aliena passeggiava cautamente tra i folti cespugli con le mani appoggiate sul grembo, come se avvertisse la mancanza di avere un figlio nel ventre. Aveva sul viso un'espressione pacifica, godente e felice nonostante il peso degli anni ; l'arrivo della primavera le sollevava sempre l'umore. Nei mesi invernali spesso sentiva la mancanza della gioventù e ricominciava la fase dei rimpianti...avrebbe voluto provare altre nuove esperienze e correggere alcuni errori commessi da fanciulla, tra cui rimanere offesa da quel bacio ricevuto da Jack nel giorno in cui egli stesso ebbe trovato un metodo per follare la sua lana e ignorarlo per lunghi mesi. Quello fu un errore di cui tutt'ora si pentiva amaramente.
Proseguì la sua tranquilla camminata finchè non raggiunse il cuore della radura. Ad un certo punto fermò i passi non appena scorse una figura femminile seduta ai piedi di un salice piangente. Il cuore di Aliena iniziò a battere velocemente nel riconoscere sua figlia immersa nella lettura di un libro, la cui copertina era in pelle e vi erano incise delle lettere familiari. Era uno dei libri che le leggeva Jack quando i due si incontravano furtivamente nella radura per tenersi lontani dagli occhi indiscreti.
Osservò Sally, o meglio la fotocopia di sua madre ventiseienne. Aveva i suoi stessi riccioli scuri raccolti in un morbido chignon, un naso sottile e due occhi grandi e chiari,quest'ultimi ereditati dal padre Jack.
Aliena sorrise da un'orecchia all'altra. Sua figlia stava bene.
Era sul punto di riprendere a camminare per andarle incontro quando, inaspettatamente, comparve un'altra figura dal tronco del salice. Un ragazzo, presumibilmente dalla stessa età di Sally, si mise a sedere accanto a lei levandole il libro dalle mani per catturarle l'attenzione. Come Aliena, Sally difficilmente si staccava dalla lettura e prestava poca attenzione a tutto ciò che le circondava, infatti non si era minimamente accorta della presenza di sua madre semi nascosta dietro un cespuglio.
Sally esclamò un " Ehi! " e i due si misero a ridere. Dagli sguardi e sorrisi che si scambiavano i due giovani, Aliena comprese che sua figlia aveva finalmente trovato un fidanzato. Sally si soffermava principalmente sull'intelligenza e comportamento di un uomo anzichè sul suo aspetto fisico, motivo per cui aveva respinto numerosi corteggiatori belli, ma stupidi.
Aliena restò a fissarli a lungo, ben nascosta nel cespuglio, mentre i ricordi vennero a galla: lei e un Jack adolescente che si divertivano inventando storielle e scambiarsi sguardi furtivi, ma intensi.
Poco dopo però dagli occhi del giovane trapelò uno sguardo gelido e lontanamente felice. Doveva esser successo qualcosa. 
Aliena, curiosa, si sforzò ad origliare la loro conversazione.
<< Mi stai dicendo che porti in grembo un bambino che non è mio?! >> Alzò la voce lui, scattando in piedi. Sally si trattenne dal scoppiare a piangere e alzò la tunica per mostrare il ventre leggermente gonfio, era ancora ai primi mesi.
<< Non è stata colpa mia...mi hanno violentata >> Gli rispose lei con la voce incrinata. 
Il ragazzo, anzichè continuare ad interrogarla su come fosse successa una cosa simile e il motivo per cui l'avesse tenuto all'oscuro di tutto per tutti quei mesi, andò dritto sul punto.
<< Chi è stato? Chi è il padre?! >> 
<< William Hamleigh >>
A quella risposta Aliena si sentì come se una freccia le avesse appena trafitto il cuore. E urlò.


Si svegliò di soprassalto, con il cuore che le martellava all'impazzata nel petto, come se volesse uscire dalla cassa toracica. Aliena sollevò il capo, visibilmente turbata dalla visione avvenuta nel sogno. Si guardò attorno con gli occhi sbarrati e la fronte imperlata di sudore, notando di trovarsi su un carro fermo. Tirò un sospiro di sollievo. Era stato solo un terribile sogno.
Avvertì un lieve dolore alla nuca...come sempre Walter sapeva maneggiare con gentilezza le spade.
Cominciò a tranquillizzarsi facendo tornare il respiro regolare...nel frattempo vide William e Walter accanto alla ruota anteriore del carro. William sembrava molto arrabbiato con il suo scudiero.
<< Dannazione Walter ! Potevi stare più attento?! >>
<< Mio signore, mi dispiace, ma la vecchiaia inizia a farsi sentire >>
<< E ora come potremmo viaggiare con una ruota rotta! Non ci credo! Un sasso che distrugge una ruota! >> 
Aliena distolse l'attenzione dalla loro discussione essendo ancora sconvolta dall'incubo. 
Sperò con tutta la sua anima che sua figlia non fosse toccata da quelle viscide mani di William o di Walter. Si decise che da quel momento in poi avrebbe fatto di tutto, anche mettere le mani su un uomo di Dio, per riavere sua figlia. 
Non doveva cominciare a temere il peggio per lei o avrebbe perso la lucidità. Doveva restare calma e continuare a stare al fianco dell'uomo che ancora oggi le trasmetteva inquietudine. Pensò che poteva trattarsi anche di uno scherzo, che William si era inventato di rapinare sua figlia per fuggire all'impiccagione, tuttavia, dal profondo del suo animo, conosceva William e sapeva che era capace di fare una cosa simile. 
Si raggomitolò in un angolo del carro e tornò ad osservare i due che ancora discutevano sul come proseguire il viaggio con una ruota fuori uso. Non aveva ancora una minima idea su quale fosse la destinazione del loro tragitto, ma non le importò. Era anche disposta ad andare all'altro capo del mondo a costo di rivedere Sally.
Si convinse che i due avrebbero fatto un'orrenda fine.

Spazio Scrittrice 
Ecco come me la immagino Sally....http://thats-normal.com/wp-content/uploads/2014/01/tumblr_mzazhex9Ce1sbre0jo1_500.gif 
Come Aliena volete rivedere subito Sally? O siete curiosi di come andrà a finire tra lei e William? Recensite ^_^

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Capitolo 4
*** Goodbye ***


Goodbye

Walter trovò immediatamente un modo per rimediare al proprio errore; a causa dell'età avanzata non aveva prestato molta attenzione alla strada e aveva fatto sì che un sasso enorme andasse a finire in una ruota anteriore, distruggendone il vecchio legno. William n'era rimasto molto arrabbiato. Non vi era alcun cavallo su cui viaggiare e di certo non voleva percorrere molte miglia a piedi. 
Ma un'ora dopo dal brusco risveglio di Aliena, un altro carro agricolo spuntò dalla parte opposta e avanzò velocemente verso di loro. Un contadino fu talmente gentile da tirare le redini per fermare il giovane cavallo per correre ad assistere i tre sfortunati, ma poi Walter ebbe un lampo di genio. 
Senza proferire parola all'uomo dal buon animo, estrasse dalla cinta di pelle un pugnale affiliato e, con uno scatto deciso, glielo ficcò nel ventre. Il contadino sgranò gli occhi e, nel tentativo di mormorare qualcosa, la bocca grondò di sangue. Non gli ci volle molto a cadere a terra, in fin di vita.
Walter si rivolse al suo signore. << Ecco fatto >> E con un finto, ma soddisfatto inchino invitò i due a salire sul nuovo carro. 
Trasferirono il vecchio bue e i bauli da un veicolo all'altro. Spostarono il cavallo e lo legarono all'altra estremità del carro per evitare che le lunghe corna del bue ferissero l'altro animale. Il cavallo valeva molto di più. 
Ripresero a viaggiare lasciando il carro danneggiato accanto al corpo inerme del contadino. Non ci pensarono nemmeno a seppellirlo.
Aliena scosse più volte il capo, amareggiata dai due "compagni di viaggio". Si sentiva dispiaciuta per il pover uomo che senz'altro non si meritava una simile fine.
Senza volerlo, tornò a meditare sull'incubo. 
Il suo cuore ebbe un fremito di paura ogniqualvolta che la sua mente rievocava l'immagine di sua figlia con il ventre scoperto, ma gonfio, e con gli occhi colmi di infelicità. 
Le punsero gli occhi al solo pensiero di sua figlia con il seme di William che attraversava le sue ovaie. Riemersero le stesse paure verificatasi nel periodo in cui Aliena temette per la propria gravidanza aspettando un ipotetico figlio di Hamleigh. Fortunatamente ebbe dato alla luce un bellissimo bambino dai capelli rossi e dai vivaci occhi azzurri.

<< Devo pisciare >> Annunciò Walter ad un certo punto del viaggio frenando il vecchio bue. L'animale fu contento di fermarsi per recuperare alcune energie perdute nel lungo e faticoso viaggio.
<< Anch'io >> Soggiunse William scendendo dal carro. 
Walter s'incamminò verso la foresta che fiancheggiava la strada.
<< Tu vieni con noi >> Disse William voltandosi verso Aliena, ma quest'ultima storse la bocca formando una smorfia sul  viso come per dire:   "No grazie, preferisco non vedere i vostri uccelli raggrinziti ". Ma William, spazientito, afferrò un braccio della donna e la obbligò a scendere dal carro e seguirlo nella foresta. Non poteva correre il rischio di lasciarla sola lì, Aliena era una maledetta furba e , una volta trovatasi sola, non avrebbe esitato a fuggire via.
I tre entrarono nella fitta vegetazione a passo lento. Vi regnava un silenzio tombale, interrotto dal rumore delle foglie morte rompersi sotto le loro scarpe.
Walter si fermò a lunga distanza dai due e si posizionò davanti ad un albero. Si alzò la tunica ed emette un gemito di sollievo nel svuotare la propria vescica. Aliena ringraziò Dio di trovarsi a lunghi passi di distanza dal vecchio cavaliere. 
William fece per allontanarsi anche lui per trovare un punto ove urinare quando, ad un tratto, qualcosa cominciò a muoversi nei cespugli sempreverdi vicini a Walter. 
Il cavaliere non ebbe alcun motivo di preoccuparsi, convinto all'idea di trovarsi accanto ad un animale fuggitivo. Ma pochi secondi dopo si rese conto di sbagliarsi totalmente : due uomini sbucarono fuori dai cespugli e si lanciarono su di lui. 
William e Aliena non aspettarono nulla per nascondersi nei primi arbusti che trovarono.
I due fuorilegge aggredirono con una certa potenza il vecchio cavaliere. William non si mosse dal proprio nascondiglio, consapevole della brutale forza che i due possedevano, nonostante fossero spogli di armi.
Walter non ebbe tempo di sguainare la propria spada per difendersi dai briganti che si trovò subito disteso a terra, facilitando di conseguenza il compito ai due uomini di massacrarlo di botte. Uno dei due fuorilegge riuscì a strappargli via l'arma e si fece da parte, tenendola ben stretta al petto. La spada valeva qualche penny. 
L'altro invece cominciò a prenderlo a pesanti sassate. Walter si sentiva troppo debole per reagire.
Davanti a quella sgradevole vista Aliena parve per un momento sconvolta e nauseata, ma poi si ricompose distendendo l'espressione. Dopotutto non si sentiva per niente dispiaciuta per Walter, anzì si compiacque alla vista di un William impaurito e preoccupato. 
Egli impugnava la propria spada, ma non aveva il coraggio di lasciare il nascondiglio e accorrere ad aiutare il cavaliere. Era consapevole di essere troppo vecchio per i due avversari e preferì restare in disparte per salvarsi la pelle.
Walter tentò di urlare il nome del suo signore ma un'ennesima sassata bastò a sfondargli il cranio.
I fuorilegge, dopo avergli rubato qualche indumento, presero a scappare via verso il prossimo villaggio dove poter vendere la spada della vittima in cambio di pane e birra abbondante.
Non appena i briganti furono abbastanza lontani i due sopravvissuti uscirono dai cespugli.
William si avvicinò al corpo inerte del cavaliere. S'impallidì nel vedere il suo compagno di avventure e disgrazie con la testa completamente sfondata.
Si portò la manica della tunica sulla bocca, quasi sul punto di vomitare. Spostò lo sguardo sulle gambe del morto per evitare di dare di stomaco. Aveva visto di peggio, ma senza Walter cominciava a sentirsi solo ed indifeso.
Aliena stette silenziosa dietro di lui. Quella situazione le voltava lo stomaco, ma si sentiva egualmente sollevata. Ora, senza il suo prediletto scudiero, William era un bersaglio facile.
Si stupì nel vederlo inginocchiarsi accanto al corpo senza vita del compagno. Se lo sentì bisbigliare una frase simile a : " Sei stato più che un cavaliere per me. Addio Walter. "
Aliena non aprì bocca. Non si aspettava un gesto di compassione da parte del tanto odiato e temuto William Hamleigh. Era convinta che quell'uomo non possedesse un cuore.
William si alzò di scatto e afferrò nuovamente la donna per un braccio. << Dobbiamo andare via. Dobbiamo raggiungere il carro prima dei briganti >> E detto ciò i due cominciarono a correre verso l'uscita della foresta. 
A William il piede sinistro cominciava a dolergli, era appena guarito dalla gotta, ma aveva ancora l'articolazione debole. Il pensiero di perdere tutte le sue ultime ricchezze per mano dei fuori legge lo aiutarono a non rallentare la corsa.
Finalmente i due raggiunsero il carro e lo trovarono intatto. Probabilmente i fuorilegge avevano preso un'altra via.
Montarono sul carro e William prese le redini e con dei movimenti bruschi incitò il povero animale a proseguire.
Era visibilmente scosso dalla perdita del cavaliere, lei pertanto stette zitta per un paio di ore..non per compassione, ma per sottrarsi dal malumore di William.
A William importava andare il più lontano possibile da Kingsbridge; avendo preso parte all'assassinio del vescovo di Canterbury difficilmente poteva sfuggire una seconda volta dalla rabbia del nuovo conte di Shiring.

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Capitolo 5
*** Why me? ***


Why me?

Per tutta la giornata Aliena e William non si rivolsero parola. 
Stava calando la sera mentre il paesaggio intorno a loro cambiò melodia; gli uccelli smisero di cantare e tornarono ai loro nidi, e i loro posti furono sostituiti dai grilli. Il loro canto tranquilizzò Aliena.
Dopo essersi allontanati dalla foresta dove fu accaduto il spiacevole incontro con i barbari, Aliena stette silenziosa a studiare il profilo di William, il quale non fece altro che fissare distrattamente la strada. 
William non era più lo stesso giovane affascinante che, anni addietro, un solo sguardo gli era più che sufficiente a far cadere le dame ai suoi piedi. Ricordò che, quando si erano incontrati per la prima volta, innumerevoli fanciulle lo seguivano come una banda di cagnolini. Tutte, eccetto Aliena, lo desideravano ardentemente come marito. Ma William aveva occhi solo per la giovane lady di Shiring. Testarda, indipendente e difficile da sottomettere, ma bellissima.
Le aveva raccontato di se, dei suoi cavalli, delle sue ricchezze, delle sue aspirazioni...ma poco a poco aveva scoperto di non esser riuscito a conquistarla. Infatti Aliena gli aveva definitivamente annunciato di non volersi unire a lui in matrimonio non essendo per niente interessata al suo fascino e alla sua personalità. L'aveva rifiutato inconsapevole delle conseguenze che sarebbero poi venute a seguire.
Attualmente William non aveva più il fisico scolpito, bensì era notevolmente ingrassato..si era lasciato trasportare dal peccato della gola. Pensò che percorrere quel viaggio a piedi lo avrebbe aiutato a scendere di qualche chilo, ma William era viziato e indubbiamente quel pensiero non gli sarebbe passato per la testa.
Non aveva perso il capello biondo, ma Aliena potè notare qualche striatura di grigio alle tempie e nella barba bionda e incolta si nascondeva qualche filo grigio. 
L'espressione, come sempre, era rigida, disinvolta e indifferente. Solo quando spostava gli occhi scuri su Aliena si accendeva un velo di malizia e divertimento.
Non essendo più sotto l'ala di protezione di Walter, l'ex sceriffo doveva cominciare a difendersi da solo. Certamente sapeva maneggiare la spada e tagliare la gola dell'avversario, ma quando si trattava di affrontare uomini giganti e aggressivi se n'era sempre occupato Walter a mandarli fuori pista. Lentamente, senza darlo a vedere, avvertì la sua assenza. 
Aliena era una pessima interlocutrice e solo Walter sapeva rallegragli l'umore tirando in balli argomenti sprezzanti, tra cui guerra, puttane e soldi. 
Interruppero il viaggio quando videro scorgere tra le colline un piccolo monastero. 
<< Stanotte ci accampiamo qui >> Parlò per la prima volta William indicando il convento. 
Slegarono il bue dal carro e lo sistemarono nelle stalle. L'animale subito si accasciò a terra, stremato dal lungo viaggio. 
Dopo aver posizionato il carro in un luogo sicuro i due entrarono nella foresteria e ricevettero tranquillamente l'ospitalità dei monaci. 
Quella notte oltre  loro due, di passaggio c'erano tre famiglie di poveri. Guardandoli, William si promise di non finire in disgrazia come loro e di trovarsi immediatamente lavoro una volta raggiunti Jarrow.
Jarrow era una città della contea del Tyne and Wear, nel nord dell'Inghilterra. Una città che nel primo secolo era sotto il controllo della fortezza romana.
Suo padre gli aveva più volte raccomandato di recarsi a Jarrow, ove vi abitavano alcuni zii e cugini, nel caso dovesse perdere il feudo e la ricchezza. Quasi tutte le famiglie discendenti dalla stirpe Hamleigh non conoscevano il significato della parola "amore" o "premurosità" ma, lì a Jarrow, i parenti paterni gli avrebbero offerto qualche aiuto, magari cedendogli una casa, senza mostrarsi troppo gentili.
Ad Aliena si limitò a dire qualche scarsa informazione sulla loro prossima città. Giusto per farle comprendere quale fosse la loro destinazione.
Cenarono nelle cucine del monastero con pane e birra leggera offerti dai monaci, per poi tornare nella foresteria. Le tre famiglie erano già sprofondate nel sonno.
William si rigirò più volte su se stesso non riuscendo a dormire. I pensieri sul lavoro da trovare, su Walter e sull'assassinio del vescovo Thomas non gli davano pace. 
Aliena si accorse della sua irrequietezza e si tirò su a sedere. L'agitazione di William e i suoi sospiri la tenevano sveglia. Desiderò attraversare il locale e posizionarsi a dormire accanto ad una delle famiglie ma, non conoscendo gli altri viaggiatori, preferì restare lì dov'era.
Inaspettatamente William le rivolse parola : << Devo cambiare identità...ho una taglia sulla testa e portare il nome di William Hamleigh è un rischio. >> Sospirò, parlando a bassa voce per non farsi sentire dagli altri. << Quasi tutta l'Inghilterra è a conoscenza del martirio e il mio nome non mi tiene al sicuro >> Aggiunse lui, con lo sguardo fisso sul focolare che man mano si spegneva. 
Aliena non seppe cosa dire, perciò continuò a fissarlo in silenzio. 
<< Potrei chiamarmi...Jack Shelley >> Nel pronunciare quel nome William la guardò, con un sorriso beffardo sul viso. Poteva rubare il nome del marito e perchè no fingersi di esserlo. Ma Aliena si accigliò puntandogli un dito accusatore. << Non ti permetterò di toccare il nome di mio marito! O di qualcun'altro della mia famiglia! >> Alzò la voce lei, e in quel stesso momento qualche ospite si mosse, ma senza dare segni di risveglio.
William soffocò una risata...evidentemente non aveva perso il vizio di provocarla.
<< Altrimenti consigliami tu un nome >> Fece spallucce, senza staccare gli occhi provocanti dalla figura di lei.
Aliena non trovò alcun nome adatto a lui, se non Satana. Alla fine gli consigliò esasperata "George". Era il primo nome che l'era capitato in testa...provò indifferenza per quella scelta. 
<< George Shelley..mi piace >> Ghignò William. 
Prima che il nuovo "George" tornasse a distendersi, la donna colse l'occasione di porgergli due fatidiche domande. 
<< Quando rivedrò mia figlia? >> Esordì irritata, sperando di ricevere risposte efficaci e non degli indovinelli.
<< Prima o poi la rivedrai, te lo prometto >> Le rispose lui tentando di nascondere altri maligni sorrisi. 
<< Non credo alle tue promesse >>
<< Rilassati my lady >>
<< Non sono la tua signora >>
<< Oh si che lo sei, o meglio lo diventerai >> A quelle parole Aliena s'irrigidì di più. Trovò inutile domandargli ancora una volta dove fosse Sally. William era bravo a deviare le sue domande facendo dei stupidi giochetti.
Passò quindi alla seconda.
<< Perchè proprio io? Perchè non mi lasci in pace? >> Era arrivato il momento di sapere perchè William continuava a perseguitarla. Esistevano al mondo tante altre donne, più belle e giovani di lei, eppure lui puntava sempre su Aliena. 
<< Ti rifiutai quando eravamo ragazzini...e tu me l'hai fatta pagare... >> Non riuscì a completare la frase. Non ebbe il coraggio di mettere a fuoco l'argomento dello stupro...non voleva che William si azzardasse nuovamente a toccarla in quel stesso istante, davanti a dei dormienti.
William grugnì e le voltò le spalle stendendosi sul suolo del locale. 
Come non detto, William o George era bravo a ignorare le domande.
Ma in realtà neanche lui conosceva la risposta.


Spazio Scrittrice
Non sono molto soddisfatta di questo nuovo capitolo, ma la mia fantasia è andata a quel paese. 
Non preoccupatevi, la storia andrà comunque avanti! ;D

Per sassa: Mi dispiace ma Thomas lo inserirò nei prossimi capitoli! 

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Capitolo 6
*** The wishing well ***


The wishing well

Nel giorno seguente Aliena e George lasciarono il convento per riprendere il lungo viaggio.
George calcolò che gli sarebbero voluti altre due settimane per raggiungere il nord dell'Inghilterra. Si sentiva di già esausto dal viaggio e non vedeva l'ora di dormire su un vero e proprio letto....la foresteria dei monaci gli era sembrata alquanto scomoda. 
Aliena invece non aveva fatto alcuna lamentela né sul viaggio né sull'ospitalità dei frati. I suoi pensieri centravano solo un unico argomento: sua figlia. Traeva indifferenza da tutto il resto.
Durante il tragitto si scambiarono poche parole; George era diventato tutto d'un tratto vigile e aveva sempre la mano pronta sull'impugnatura della spada, temeva l'eventualità che dovessero apparire altri fuorilegge, ma a spaventarlo di più fu il pensiero di essere riconosciuto e catturato come William Hamleigh dagli uomini del re. 
Per buona sorte, al di fuori di Kingsbridge, Shiring e Winchester, nessuno sapeva che faccia avesse tale William.
Al calar della sera si fermarono a dormire in un altro convento e tornarono sulla strada alle prime luci dell'alba del dì seguente. Ciò si ripetè tutti i giorni, fino a diventare una sorta di routine, eccetto nei casi in cui dovettero trascorrere la notte sul carro all'aria aperta non trovando nessun priorato nelle vicinanze. George aveva rifiutato l'idea di spendere altre monete per pagare l'alloggio all'osteria.
Incontrarono molti altri viaggiatori ma, al di fuori di George, Aliena non parlò con nessuno.
I giorni le passarono lentamente e silenziosamente finchè non riuscirono finalmente a raggiungere Jarrow.

<< Eccoci qui! >> Esclamò George scendendo dal carro con un fremito di gioia. Ora non doveva preoccuparsi più di sonnecchiare sui scomodi pavimenti ricoperti di paglia. 
Senza degnare Aliena di uno sguardo , George superò l'ingresso del villaggio sorvegliato da due armigeri. Abbassò lo sguardo nel timore di essere riconosciuto o di destare sospetti, ma i due l'osservarono come se fosse un normale contadino grazie ai stracci che portava addosso. Non solo aveva cambiato identità, ma anche abiti. Le tuniche da nobile le aveva nascoste nel baule per non catturare molta attenzione. I poveri passavano sempre inosservati.
Mentre George si avviò frettolosamente verso una grande struttura di pietra che doveva essere la casa dei suoi parenti, Aliena scese dal carro e slegò da esso le redini del cavallo. Afferrò anche la corda del bue e guidò gli animali verso l'entrata del villaggio. 
Una volta entrata si guardò attorno, curiosa. 
Il villaggio di Jarrow era molto simile a Kingsbridge, era diviso dalla zona dei ricchi e dei poveri, ma non vi era alcuna maestosa cattedrale i cui tetti sembravano innalzarsi ai cieli. Osservando meglio potè notare l'unica attrazione del villaggio : un grande pozzo dei desideri.
Si avvicinò lasciando dietro il carro con gli animali.
Dei bambini correvano allegramente attorno al pozzo impegnati ad acchiappare i compagni. Vi erano inoltre alcuni uomini appoggiati contro il pozzo concentrati a corteggiare delle fanciulle, le quali ridacchiavano tra di loro, timide. 
Infine vi erano due garzoni che lanciavano monete nell'acqua esprimendo i loro desideri.
Forse l'uno spera di diventare re e l'altro un nobile cavaliere. Pensò Aliena tra se e se con un velo di malinconia nei suoi occhi. Le mancava terribilmente la sua famiglia e il calore di suo marito Jack.
Quel breve stato di tristezza fu poi interrotto dalla voce di George.
<< Abbiamo una casa >> Le annunciò raggiungendola al pozzo. << Ho spiegato ai miei zii paterni tutta la faccenda della nuova identità e della mia fuga da Kingsbridge. >> Le sussurrò appoggiandosi con i gomiti sul bordo del pozzo senza prestarvi molta attenzione. << Hanno accettato di aiutarmi e mi hanno concesso una loro vecchia casa, ma non di più. Spetta a me trovare un lavoro >> Sbuffò lui spostando lo sguardo sul fondo del pozzo. Esso non aveva un'eccessiva profondità, anzi i due poterono scorgere delle monete che luccicavano sotto l'acqua come pezzi di oro.
<< Magari possiamo venir a raccogliere queste monete quando tutti dormono >> Ghignò George, quasi propenso ad accettare l'idea appena avuta. Si chiese come mai nessun altro abbia avuto il suo stesso pensiero. 
Ma Aliena fu sempre pronta a contraddirlo. << Non puoi! Sono i desideri altrui e non puoi rubarli! >> Sospirò, scuotendo il capo. Come poteva ancora sopportarlo? Pregò Dio di darle altro coraggio e pazienza. 
<< Da bambina mio padre mi narrò la leggenda del pozzo di Jarrow >> Cominciò lei sforzandosi a ricordare i bei particolari della storia che le aveva raccontato suo padre quando il loro feudo e la loro famiglia erano ancora al sicuro. << La leggenda dice che se lanci nel pozzo una moneta, un penny o un farthing non fa differenza, il tuo desiderio si avvererà. Ma il pozzo protegge i sogni di chi vi ha donato un pezzettino della propria ricchezza: chiunque si azzardasse a toccare le monete altrui, sarebbe finito in una grave disgrazia. Infatti si è poi sentito dire di un ladro che fece piazza pulita, ma il giorno seguente trovarono i resti del suo corpo decapitato nella foresta. I lupi gli avevano strappato via una grande quantità di carne. Ma la testa mozzata era stata gettata nel pozzo insieme alle monete rubate. Nessuno seppe chi fu l'artefice di ciò, ma molti altri credettero nella leggenda e il pozzo dei desideri restò intatto per secoli. >> Concluse Aliena con gli occhi puntati sul magico pozzo. Prima o poi anche lei avrebbe lanciato una moneta.
George l'aveva ascoltata con il fiato sospeso ma, alla fine del racconto, sbottò : << Cazzate! Son tutte cazzate! >> E si allontanò dall'unico punto di attrazione del villaggio.
Sulle labbra di Aliena nacque un sorriso soddisfatto. Era sicura che George avesse scartato l'idea di rubare il pozzo; la leggenda l'aveva intimorito.

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Capitolo 7
*** I'll take you back ***


I'll take you back

Nella vecchia e piccola abitazione di legno regnava un silenzio tombale. 
Quella stessa mattina George era uscito di casa alla ricerca di un lavoro per evitare di trovarsi squattrinato. Non gli mancavano di certo le ricchezze accumulate nei periodi di nobiltà, ma da quando aveva perso la carica di sceriffo temeva di perdere tutto ciò che gli restava e ancora peggio trovarsi costretto a mendicare per sopravvivere.
Aveva di già affidato ad Aliena il compito di prendersi cura della casa e di preparagli i pasti ogniqualvolta che rientrava. Controvoglia Aliena aveva assunto il ruolo di governante.
Stava seduta su una cigolante sedia di legno a ricamare su tela quando,  subitaneamente, George spalancò la porta di casa e vi entrò con aria trionfante. Spalancò le braccia e le rivolse un gran sorriso : << Ho trovato lavoro >> 
Soddisfatto allontanò una sedia dal tavolo per sedervici sopra. Allungò le gambe e poggiò i piedi sulla superficie del tavolo. Afferrò una mela rossa dalla cesta e se la portò alla bocca per darne grandi morsi.
<< Cioè? >> Chiese Aliena senza condividere il suo entusiasmo. Non si mostrò neppure curiosa. 
George la guardò tra il divertito e il malizioso, come suo solito fare. << Dopo il tramonto andrò alla taberna e sbatterò fuori gli imbroglioni e i tirchi >> 
Aliena comprese al volo il suo nuovo ruolo da "supervisore" in uno dei luoghi perseguiti dalla Chiesa. Vi recavano le prostitute e i ricchi non credenti, tra una partita e l'altra a baratteria volavano frode e bestemmie. 
George aveva trovato un'attività lavorativa che si sarebbe svolta in un clima adatto ad un bastardo come lui.
<< Dodici penny a settimana >> Fece spallucce lui ,finendo di mangiare la mela.
Aliena non chiese altro e tornò ad occuparsi del ricamo. In fondo non si aspettava di vederlo lavorare come follatore di lana, carpentiere o mercenario.
<< Devo indossare qualcosa di più decente >> Terminata la mela si alzò dal tavolo e si avvicinò al baule dove custodiva gelosamente gli abiti da nobile. Ovviamente non era l'occasione giusta per indossarli, ma per il lavoro si sarebbe infilato una semplice camicia di cotone e una calzamaglia. Le tuniche e i gioielli da conte li avrebbe lasciati intatti nel baule.
Voltò le spalle ad Aliena intenzionato a svestirsi dagli stracci rubati dal cadavere di un contadino trovato al ciglio della strada durante il viaggio. Probabilmente aveva anche lui incontrato dei briganti.
<< Non dovevi rubarli. Per me è un peccato denudare un morto >> Sospirò la donna senza voltare il capo. Sentiva i movimenti di George dietro di lei.
Oltre la sua spalla, George la fissò. << Ti preoccupi dei vestiti quando sotto di loro c'è qualcosa di interessante ? >> Ghignò e si avvicinò a lei poggiando le mani sulle sue spalle.
Aliena sussultò e deglutì. Era dunque giunto il momento che temeva da una vita.
Se lo sentì avvicinarsi ancora di più e cominciò a tremare. 
Avvertì il suo fiato caldo sul collo e, con coraggio, si scostò violentemente da lui alzandosi dalla sedia. Gli aveva impedito di baciarle appena sotto l'orecchio sinistro...non voleva sentire la sua viscida bocca sulla propria pelle.
George restò deluso dal suo gesto e non gli ci volle molto per infuriarsi.
Con lunghi passi la raggiunse nuovamente e l'afferrò per il braccio, per poi scaraventarla contro il letto. 
<< Maledetta puttana...>> Sibilò lui avventandosi su di lei. Aliena si divincolò disperata, ma si trovò subito con le mani bloccate dal bastardo.
George ritentò di baciarla, stavolta sulla bocca, ma ricevette un ennesimo rifiuto. 
Aliena urlò sperando che qualcuno al di fuori accorresse a salvarla, ma c'era un gran via vai di persone e nessuno pareva sentire le sue grida.
<< Basta urlare! Voi maledette donne siete inferiori e deboli! >> E sollevò una mano rinchiusa in pugno con l'intenzione di mollarle un pesante colpo sulla guancia per stordirla un pò, ma Aliena fu salvata dai rumori provenienti dalla porta. Qualcuno aveva appena bussato alla loro casa.
<< E ora chi diamine è? >> Sbuffò George staccandosi dalla donna per andare ad aprire. 
Visibilmente irritato aprì la porta e si trovò davanti ad un impacciato giovanotto. 
<< Sign..signor Shelley, mi manda il vostro da..datore di lavoro...il vostro turno inizia a mo-m-mmenti >>
George avanzò di un passo, uscendo di casa, per osservare il sole. Lo vide tramontare. 
Il ragazzino aveva ragione.
Sbuffando tornò dentro e gli sbatté la porta in faccia.
Si riavvicinò al baule e in fretta e furia si cambiò abiti. Aliena nel frattempo rimase immobile sul letto con il cuore in gola. Pregò con tutta l'anima di vederlo uscire immediatamente da casa senza esser sfiorata.
Ma prima di sparire dalla sua vista, George alzò l'indice verso di lei e fissò a lungo il viso impaurito di Aliena. << Al mio ritorno faremo i conti >> E uscì.
Il silenzio tornò in casa, ma venne immediatamente spazzato via dai singhiozzi di Aliena.
Fu solo in quel momento che scoppiò a piangere. Si strinse il cuscino a sè mentre amare lacrime le offuscarono la vista. 
Aveva cinquantadue anni e William Hamleigh non le aveva dato alcuna tregua.
Aveva saggiamente rifiutato la sua proposta di matrimonio per non vivere al suo fianco come una moglie infelice e aveva di conseguenza causato una catastrofe.
Si strinse più forte il cuscino come per cercare conforto da esso.
<< Oh Jack...come mi manchi >> Sussurrò tra un singhiozzo e l'altro. << Sally dove sei? >> Aggiunse sollevando gli occhi ripieni di lacrime al cielo. Parlò mentalmente a Dio : Tu! Perchè non mi aiuti? Perchè mi fai questo? Perchè non mi porti da mia figlia e da mio marito? 
Ma, come sempre, non ricevette alcuna risposta e affondò la testa nel cuscino continuando a piangere sommessamente.
La sua vita era già finita.

Nel frattempo a Shiring...

<< E voi l'avete lasciata andare via?! >> Thomas era su tutte le furie e camminava avanti e indietro per tutta la sala delle conferenze, irrequieto e impaziente come un leone in gabbia.
Jack era seduto attorno al grande e ovale tavolo di legno con la testa fra le mani. Aveva appena perso sua moglie lasciandola andare via con William Hamleigh e non era in vena di affrontare tale discorso con suo figlio, nonchè conte di Shiring.
<< Insomma! Cosa vi è passato per la testa?! >> Thomas alzò la voce e sbatté le mani sul tavolo, facendo sussultare il padre. 
Al di fuori della stanza servi e armigeri ascoltavano curiosi la loro conversazione senza azzardare ad entrare. Tutti sembravano intimoriti dalla furia del conte.
<< Tommy...so che ho commesso un enorme sbaglio, ma tua madre non mi ha lasciato andare con lei >> Gli rispose Jack con gli occhi lucidi. Era spaventato e al contempo arrabbiato come suo figlio. Al contrario di Thomas non sbatteva sul tavolo o andava in giro urlando, nonostante cercasse di trattenere a stento la propria rabbia.
<< So che mia madre è cocciuta come un mulo, ma voi dovete pur sempre fare qualcosa! >>  Esclamò il conte colpendo ancora una volta il tavolo con un pugno. Il mobile di legno tremò sotto i gomiti di Jack.
Il padre rimase in silenzio senza muovere un dito. 
Thomas sospirò e si allontanò da lui scuotendo il capo. Raggiunse una larga finestra e guardò l'orizzonte. 
Osservare il sole tramontare lo aiutò a calmarsi e a non far crollare il tavolo con un ennesimo e violento pugno.
Si portò una mano sotto il mento assumendo un'espressione pensierosa, ma distaccata.
I due rimasero nelle loro posizioni per una manciata di minuti mentre il silenzio calava sulle loro teste.
Poco dopo Thomas riprese a parlare, ma stavolta con un tono calmo e moderato : << Se avessi saputo tutto fin dal principio, padre, avrei arrestato quell'infame di Hamleigh e l'avrei ucciso prima che potesse fare del male a qualcuno della nostra famiglia>> 
Jack distolse lo sguardo dal tavolo e lo puntò sulla figura alta e robusta del conte. Quest'ultimo gli dava ancora le spalle.
<< Cosa stai insinuando Thomas? >> Gli chiese Jack rabbuiandosi.
<< Che è tutta colpa tua! >> Il conte si rigirò di scatto puntandogli il dito contro. << Posso comprendere mia madre per via delle brutte esperienze che ha vissuto ma tu, padre, mi hai tenuto all'oscuro di tutto! >> Si staccò dalla finestra e tornò ad appoggiare le mani sul tavolo, senza batterle. 
Stava fumando di una rabbia che nemmeno sua moglie Samantha aveva visto.
<< Tempo fa ti chiesi chi fosse William Hamleigh e tu cosa mi rispondesti? >> Thomas, dall'altro capo del tavolo, si avvicinò inclinando la schiena, come se volesse confidargli un segreto. << Un burattino del vescovo Waleran!  >> Rispose alla propria domanda con tono seccato.
 << Se mi avessi detto tutto su di lui ora mia madre e mia sorella starebbero al sicuro e avrei la sua dannata testa appesa al muro!>> Tornò a scuotere il capo, non volendo accettare la situazione.
Era infuriato con William Hamleigh per aver violentato sua madre, per aver messo più volte le mani su Kingsbridge e Shiring, e recentemente per aver rapito le due donne più importanti della sua vita. 
Dio sia ringraziato, almeno sua moglie Samantha era al sicuro.
Ma era adirato anche con suo padre Jack per non esser stato al corrente delle criminalità dell'ex sceriffo.
A spezzare la tensione che governava in quella stanza fu l'ingresso di una piccola comitiva di tre bambini seguiti dalla loro madre. La stessa comitiva schiamazzò rumorosamente, facendo largo uso di risate e vocine acute.
<< Ecco i miei leoncini! >> Thomas cambiò completamente umore e sostituì la furia con la gioia di rivedere i propri figli.
S'inginocchiò e allargò le braccia per accogliere i tre bambini. Quest'ultimi si lanciarono sul padre facendolo barcollare. I quattro si strinsero in un affettuoso abbraccio.
Jack s'intenerì a quella vista; adorava i propri nipoti e spesso li aveva portati in giro per la cattedrale spiegando loro come l'aveva costruita insieme al bisnonno Tom.
Samantha, la bellissima e giovane moglie del conte, attraversò la sala con la schiena lievemente piegata all'indietro e con un ventre visibilmente gonfio.
Salutò il marito poggiando le labbra sulle sue, felice di rivederlo. Thomas le accarezzò il pancione bisbigliandole di essere impaziente dell'arrivo del quarto figlio.
<< E' stato un viaggio breve, ma intenso. Mia madre voleva trattenerci a Winchester per un'altra settimana, ma i tuoi figli volevano ritornare a casa >> Esordì la moglie rivolgendo un largo sorriso al marito e ai bambini. 
Rivolse poi a Jack un cenno di saluto.
<< Forza ragazzi, salutate il nonno! >> 
I tre bambini si staccarono dal padre e si lanciarono su Jack, il quale ricambiò i loro saluti arruffando i capelli dei due maschietti e dando dei bacetti alla femmina.
Il primogenito Edward aveva 12 anni ed era l'erede delle terre di Shiring, il secondogenito Richard aveva due anni in meno e aspirava ad entrare nella cavalleria, l'ultima invece, Isabel, era la cocca di papà e desiderava diventare regina o duchessa. 
Thomas la trattava come una principessina e, a differenza di altri padri nobili, non la considerava come una merce di scambio e difatti aveva scartato le richieste di matrimonio dalle famiglie rivali per stringervi alleanza. Aveva deciso che Isabel, una volta cresciuta, avrebbe scelto lei stessa lo sposo.
Dopo che si ebbero tutti salutati, Thomas invitò gentilmente la moglie e i figli ad abbandonare la stanza per concludere il discorso con suo padre. La famiglia fu ubbidiente.
Samantha non era ancora al corrente del rapimento di sua cognata e di sua suocera e Thomas ne fu sollevato...non voleva turbarla.
<< Hai ragione figliolo, non posso lasciare Aliena da sola con quel perfido di Hamleigh >> Jack fu il primo a riprendere la discussione. << Perciò parto stasera stessa e vado alla ricerca di mia moglie e di mia figlia. Non ho una minima idea di dove si trovino, ma non mi arrenderò >> Dettò ciò si alzò dal tavolo, propenso a lasciare la sala.
<< Quando avevi appena un anno tua madre fece il giro del mondo per trovarmi...nove mesi da sola e senza soldi alla ricerca di un umile apprendista >> Un sorriso gli spuntò spontaneamente sulle labbra. Da quando l'aveva rivista alla cattedrale di St.Denis la sua vita aveva risolutamente preso una piega migliore...e ora non poteva permettere ad un uomo come Hamleigh di metter fine alla loro storia di amore.
Si decise quindi di fare tutto l'immaginabile e l'impossibile per liberarla dagli artigli di William e riportarla a casa, tra le proprie braccia.
<< Ordinerò a Gerard di scortarti, non puoi viaggiare da solo >> Gli disse il figlio, sentendosi orgoglioso del proprio padre. Jack finalmente si era deciso di darsi una mossa.
Sfortunatamente Thomas non poteva allontanarsi da Shiring dovendo trattare affari di stato con gli altri conti, altrimenti si sarebbe unito alla ricerca di Aliena e Sally.
Jack gli rivolse uno sguardo d'intesa e lasciò la sala, determinato a riprendere l'amore della sua vita.

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Capitolo 8
*** A new friend ***


A new friend

Aliena si svegliò quando le prime luci dell'alba filtrarono attraverso le fessure del tetto. 
Essendo vecchia, la casa presentava segni di rovine tra cui un tetto spaccato da alcune piccole crepe.  Ella sperò vivamente di lasciare quella casa il prima possibile e fare ritorno nella propria dimora a Kingsbridge.
Aprì gli occhi e mise a fuoco l'immagine della porta che, spinta dal vento, cigolava fastidiosamente. Ebbe l'impressione che il mobile le stesse suggerendo di raccogliere le proprie cose e di raggiungere quella via di uscita prima che William si svegliasse e la imprigionasse a letto.
A proposito di William, Aliena notò una sua mano appoggiata sul proprio ventre. Il suo cuore ebbe un balzo e, con movimenti lenti e meccanici, voltò la testa dietro per scoprire se egli era sveglio o ancora dormiente.
Fu sollevata nel vederlo con gli occhi chiusi e il respiro leggero. 
Notò inoltre che il suo viso era rilassato, con un sorriso strano sulle labbra, quasi un sorriso di sollievo. Jack si abbandonava al sonno con la stessa espressione dopo una notte di passione. 
Aliena temette di aver soddisfatto i desideri carnali di George, ma ricordò di essersi addormentata dopo aver pianto per ore dalla disperazione. Se egli si fosse nuovamente azzardato a toccarla per dare luogo agli atti di piacere, Aliena si sarebbe bruscamente svegliata. Ma il suo sonno non aveva avuto interruzioni,il che significava che George, al suo rientro dal lavoro, si era direttamente infilato a letto accanto a lei senza alzare un dito.
Meglio così.
Tornò a guardare la sua mano appoggiata sulla propria pancia. Fu felice di aver indossato la camicia di notte che impediva alle dita di quel viscido di avere un contatto con la propria pelle.
In quella posizione agli occhi altrui sarebbero apparsi come marito e moglie che si erano abbracciati intorpiditi dopo aver compiuto i normali momenti di accoppiamento.
Aliena rabbrividì al solo pensiero di cedergli volontariamente il proprio corpo. 
Doveva assolutamente alzarsi in piedi e liberarsi dalla mano di lui. Deglutì e, con fermezza, sollevò la mano di George per concedersi la possibilità di sgattaiolare fuori dal letto.
Riuscì a poggiare i piedi nudi sul pavimento freddo e scendere dal materasso matrimoniale senza svegliare il diavolo che le dormiva accanto.
In assoluto silenzio s'infilò la tunica da giorno,si poggiò il mantello sulle spalle e afferrò la cesta che utilizzava per la spesa. Uscì da casa dopo aver lanciato un'occhiata a George per assicurarsi ancora una volta di non averlo strappato dal sonno.

Si avviò al forno pubblico attraversando le affollate vie di mercato. Già all'alba molte persone avevano lasciato il proprio nido per comperare cibo e tessuti. 
I mercanti dietro le bancarelle presentavano a gran voce la loro merce e i rispettivi prezzi, con la speranza di catturare qualche cliente. 
Aliena rifiutò gentilmente la proposta di un pescivendolo e lo superò per raggiungere il luogo desiderato. Doveva prendere qualche pagnotta fresca e ripiena per colazione.
Arrivata davanti al forno pubblico controvoglia si mise alla coda di una lunga fila di abitanti.
Davanti a lei c'erano molte persone che vi erano recate all'unico forno del villaggio avendo le sue stesse intenzioni.
Sospirò e si guardò attorno scrutando i volti degli uomini che le passavano accanto da una bancarella all'altra. Nei giorni di mercato i villaggi e le città venivano regnati dal caos.
Ad un certo punto ebbe una spiacevole sensazione di essere fissata e così tornò a guardare avanti.
Ebbe la conferma dei propri sospetti non appena vide una giovane donna osservarla con un lieve sorriso sulle labbra carnose, ben definite e sensuali.
Aliena ricambiò i suoi sguardi inarcando un sopracciglio e le chiese bruscamente : << Che cosa c'è da guardare? >> 
La donna la notò accigliarsi e una risatina le sfuggì dalla bocca, ma prima che Aliena potesse accusarla di averla importunata si presentò : << Sono Anne Spencer e sono maritata con il conte di Jarrow >>
A quelle parole Aliena si pentì amaramente di essersi rivolta in maniera insolente alla signora della città, e tentò di rimediare inchinandosi e porgendole delle scuse. 
Anne accettò subito le sue scuse apparendo per niente irritata, al contrario quella situazione la divertiva un pò.
Lady Anne era una donna con dieci o venti anni in meno di Aliena, con la pelle diafana e priva di imperfezioni, con un un viso dai lineamenti sottili e dolci incorniciati da una lunga e ondulata chioma rossa. Gli occhi erano di un verde rugiada, così luminosi e penetranti che davano a chiunque l'impressione che potesse leggere nel cuore. Osservando i suoi attraenti occhi le balenò in mente Ellen, sua nuora.
In conclusione la moglie del conte era una donna a dir poco bellissima e sensuale.
Lady Anne cominciò poi a farle alcune domande che però alle orecchie di Aliena suonarono come dei sospetti: << Siete Aliena Shelley. Voi e vostro marito siete i nuovi arrivati, o mi sbaglio? >>
<< Non è mio mar...>> Aliena si bloccò. E se poi, rivelandole la verità sul proprio conto e su William Hamleigh, avrebbe soltanto peggiorato le cose? E se lady Anne condannasse a morte William essendo al corrente del suo ultimo crimine togliendole così la possibilità di scoprire dove fosse Sally? 
Pertanto si affrettò a correggersi : << Siamo uniti in matrimonio davanti agli occhi di Dio...ma spiritualmente parlando, non gli sono per niente legata >> Evitò lo sguardo della donna per evitare che i suoi occhi le scrutassero l'anima e scoprissero la bugia.
Ma un'altra risata armoniosa provenne dalla direzione di lady Anne. << Spero che voi non avete alcuna intenzione di avvelenare vostro marito...>> Si avvicinò ad Aliena inclinando il capo e abbassando la voce : <<...non senza il mio aiuto >> Concluse facendole un occhiolino.
Aliena di risposta non potè non unirsi alle sue risatine.
Trovò la donna di una piacevole compagnia e provò un disperato bisogno di raccontarle la verità su se stessa e su William ma riuscì a trattenersi. La conosceva a malapena e non poteva di già riporre la propria fiducia in lei.
<< Mia signora, se posso permettermi di farle domande, come conoscete il mio nome? >>
<< Prima di tutto chiamami Anne,dolcezza, non sono Vostra Altezza >> Le rivolse un ennesimo sorriso. << Secondo, mio marito è l'amministratore di queste terre...ma io sono gli occhi e le orecchie di Jarrow >> Fece spallucce con una finta ed ingenua espressione.
Aliena intuì che Anne avesse delle spie in giro con lo scopo di essere al corrente di tutto ciò che accadeva nel suo territorio. Decise quindi di essere più discreta nei confronti di tutti, eccetto George.
Subito dopo la risposta di lady Anne finalmente la fila si liberò e toccò alla donna. Dopo di lei il turno andava ad Aliena.
La signora della città acquistò un gran numero di pagnotte, se le poteva permettere grazie alla ricchezza del marito, ed uscì dal forno. Ma prima di allontanarsi si rivolse di nuovo ad Aliena, stavolta con una punta di malizia. << Fra due giorni ci sarà Pasqua e nel nostro castello si terrà un banchetto per celebrare la risurrezione di Gesù; sarei lieta di vedervi assieme a vostro marito nel nostro tavolo >> Le strizzò l'occhio e la vide mischiarsi nella folla con movimenti leggeri e graziosi, insieme a due armigeri che Aliena inizialmente non aveva notato. 
Nel profondo del suo cuore Aliena invidiò la bellezza e la giovinezza della donna appena conosciuta.
In confronto ad Anne Spencer, aveva i capelli grigi raccolti in una morbida treccia laterale e a tradire i suoi anni ci pensavano le piccole rughe che le contornavano gli occhi grandi e scuri.
Aveva i fianchi larghi, il seno leggermente cadente e altri segni di invecchiamento, ma agli occhi di George appariva ancora come la dea di una bellezza insaziabile.

Spazio Scrittrice

Cari lettori vi posto una foto di come appare Anne nella mia immaginazione ^.^

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Capitolo 9
*** Who am I? Who should I be? ***


Who am I? Who should I be? 


<< Banchetto? Questa sì che è una meravigliosa notizia! >> Gli occhi di George si erano illuminati sentendo la parola "banchetto" uscire dalle labbra di Aliena. Finalmente poteva consumare un ricco e dignitoso pranzo, anzichè i soliti e umili pasti preparati dalla sua governante, tra cui il porridge, i piccioni cotti e piatti di verdure.
George era ancora schiacciato dal peccato di gola e spesso si lamentava ogniqualvolta che veniva servito con dei piatti poveri.
Ma nel giorno di Pasqua si sarebbe sentito in Paradiso assaporando la deliziosa carne di agnello accuratamente preparata dai servitori di Lady Anne. Non ci pensò neppure a ringraziare Aliena per conosciuto la moglie del conte e ricevuto un posto a tavola nel loro castello.

Nel giorno di Pasqua Aliena e George si recarono nell'unica chiesa presente nel villaggio e assistettero controvoglia alla funzione. L'odio di George verso le chiese non era cambiato per nulla dalla prima volta che aveva messo piede in un luogo sacro. Le trovava tetre, silenziose e fredde. E quando il sacrista recitava parole in latino riguardanti Satana e il suo esercito di demoni che risiedevano all'inferno, George provava fremiti di paura. 
Tutto per colpa di sua madre che da bambino gli aveva installato nella mente le favole dei diavoletti che torturavano con le forche chiunque avesse l'anima macchiata dai peccati.
Aliena invece avrebbe voluto restare a casa e saltare la funzione, in quanto chiese e cattedrali le ricordavano dolorosamente suo marito Jack. 
Non prestò molta attenzione alle parole del sacrista e si chiese più volte cosa stesse facendo il suo amato uomo in quel momento. Pregò silenziosamente a Dio di ritrovarsi il più presto possibile tra le braccia di Jack e di baciare le candide guance di Sally.
Al termine della messa i due indirizzarono i loro passi verso il castello del lord Spencer.
George camminò più in fretta del solito non vedendo l'ora di sedersi a tavola e inghiottire tutto ciò che gli sarebbe capitato avanti.
Aliena lo seguì proseguendo con calma. I ricordi di Jack e Sally le avevano tolto l'appetito.
All'ingresso del castello furono accolti dalla servitù, la quale condusse gli ospiti in un enorme e lucente sala da pranzo.
Entrambi fecero un lieve inchino per salutare gli altri invitati. 
Scorgendo i visi degli ospiti, George notò con dispiacere di non essere l'unico Hamleigh presente a celebrare la Santa Pasqua. Difatti a tavola vi erano seduti i suoi zii paterni, gli stessi zii che gli avevano concesso un posto ove dormire.
Ma la famiglia si limitò a salutarlo con un freddo cenno di capo. Aliena ipotizzò che non volevano rovinare la propria reputazione porgendo dei saluti ad un umile e povero cittadino.
Da quel momento in poi George si trovò in disagio. Servitù a parte, gli abiti che portavano addosso lui e Aliena sembravano dei stracci in confronto alle bellissime e colorate tuniche dei nobili.
Era abituato ad essere rispettato dagli uomini del suo rango ma, dopo aver perso il feudo di Shiring, la carica di sceriffo e il temibile nome di William Hamleigh, era tutt'altro che un uomo dalle nobili origini. 
Il brusio della sala cessò all'improvviso e Aliena potè vedere Lady Anne entrare con aria maestosa accompagnata dal suo marito Robert Spencer, il conte di Jarrow.
In  segno di rispetto, tutti i presenti si alzarono di scatto dai propri posti e salutarono ossequiosamente i conti appena entrati.
Robert ordinò alla servitù di riempire di vino francese tutti i calici presenti a tavola e fece un discorso di ringraziamento agli ospiti per esser venuti da lontane città e infine fece un brindisi prima di avviare il pranzo.
Al segno del conte George non aspettò nulla e mangò avidamente la carne del fagiano, lasciando nessun avanzo. Gli uomini seduti accanto a lui lo guardarono disgustati, ma George non li degnò di uno sguardo.
Aliena sollevò lo sguardo dal piatto di argento e lo poggiò sull'esile figura di lady Anne, seduta accanto al marito. 
Distolse immediatamente gli occhi dal conte che lo trovò di un aspetto rivoltante: aveva il doppio dei chili di George, barba e capelli scuri e lunghissimi, due occhi piccolissimi e un naso aguzzo. Si sentì profondamente dispiaciuta per Anne, una donna affascinante e graziosa come lei non si meritava di essere data in sposa ad un tale mostro.
Anne le rivolse un sorriso di intesa, quasi come se le avesse letto nella mente.

Al termine del pranzo George si appisolò sulla comoda e spaziosa sedia di legno. Il riposino post pranzo non gli mancava mai.
Aliena si alzò da tavola e, non avendo nessuno con cui conversare, lasciò la sala per dirigersi verso il giardino del castello. Attraversò il lungo e suggestivo corridoio fino a quando non trovò un grande spazio ricoperto di erba fresca.
Si sedette su una panca circondata dai magnifici fiori di stagione. Li ammirò e annusò il loro odore.
Passò del buon tempo nel giardino in assoluta tranquillità finchè non sentì una voce femminile alle proprie spalle.
<< Ora capisco perchè volete avvelenare vostro marito>> 
Presa dallo spavento Aliena balzò in piedi e si voltò indietro, ma tirò un sospiro di sollievo nel vedere Lady Anne avanzare elegantemente verso di lei.
Le fece un inchino. << Mia signora >> 
Una volta vicina, la contessa si sedette sulla panca e battè lievemente la mano su di essa per invitare Aliena a fare altrettanto.
Accettò l'invito della donna e occupò il posto accanto a lei lisciandosi la vecchia e scolorita tunica. Come George si era indossata dei miseri panni per non catturare molta attenzione.
<< Non ho mai detto di voler avvelenare George, mia signora >> Aliena riprese il discorso accarezzando i petali di un bellissimo geranio rosso.
<< Ma l'avete pensato >> Replicò Anne sorridendo sotto i baffi.
Aliena la guardò e vide riapparire la sua finta espressione da dolce e ingenua dama.
Aliena era fermamente convinta del pensiero che le donne erano pù pericolose degli uomini. Dietro l'apparenza di una debole e indifesa fanciulla si poteva nascondere uno squalo.
Lady Anne riprese a parlare : << Avete dunque visto mio marito? Peccato che in questo giardino non ci siano delle piante velenose >> 
Le due si fissarono in silenzio, dopodichè si lasciarono andare con delle graziose risatine.
Aliena non si sentiva più sola, aveva qualcuno con cui condividere l'infrenabile voglia di mandare all'inferno il proprio sposo. 
Fortunatamente l'uomo che aveva sposato in chiesa non era lo stesso che in quel momento sonnecchiava nella sala pranzo, ma agli occhi di Lady Anne doveva fingersi di essere caduta in disgrazia maritandosi con un simile uomo. 
Alla fine non era tutta finzione...provava gli stessi sentimenti di una donna costretta a trascorrere la vita nuziale con una bestia.
Passò gran parte del pomeriggio chiacchierando piacevolmente con la contessa ma, prima del calare della sera, lady Anne si alzò sentendosi in dovere di accompagnare il marito a salutare gli ospiti.
<< Spero di rivedervi domani sera >>
<< Cosa ci sarà domani, mia signora? >> Aliena la guardò con aria interrogativa, ignara degli eventi che sarebbero avvenuti nell'indomani.
<< Oh giusto, dimentico che  dalle vostre parti vengono esaltate soltanto festività cristiane. Ebbene qui, immediatamente dopo Pasqua, si terrà una celebrazione in onore delle divinità greche. A Jarrow non siamo tutti cristiani e Robert vuole essere un buon conte soddisfando le richieste dei cittadini che venerano Zeus >> Le spiegò brevemente la contessa, aspettandosi di ricevere una tale domanda in un momento o nell'altro.
<< So che voi e vostro marito siete fedeli a Gesù Cristo, vi ho visto stamattina in Chiesa, ma la festa di domani è aperta a tutti, credenti e non >> Aggiunse la donna avvicinandosi ad Aliena per prenderle una ciocca di capelli grigi e se l'arrotolò al dito per giocarvi un pò.
Aliena la lasciò fare e si rilassò al tocco delle sue lunghe e affusolate dita. 
<< Settimane fa io e Robert abbiamo ingaggiato un maestro d'arte. Egli e i suoi apprendisti provvederanno a fornirvi le maschere dei dii greci. Voi non dovete fare altro che scegliere una maschera del dio scelto e immedesimarvi nella sua parte per tutto il resto della serata >> Concluse lei smettendo di giocherellare con i ricci di Aliena. Quest'ultima le chiese con un tono curioso : << E voi chi sarete? >> 
<< Lo saprete domani >> Le rispose la contessa rivolgendole un ennesimo e furbo sorriso prima di accomiatarsi.
Con la sua invidiabile bellezza e gioventù sarebbe stata Afrodite. Pensò tra se e se Aliena vedendola allontanarsi e sparire dietro un pilastro della struttura che circondava il giardino.
Ma ora la domanda più difficile era: che divinità greca avrebbe scelto lei stessa?

Spazio Scrittrice

Mi scuso in anticipo per il capitolo di cacca e per il ritardo, ma purtroppo sto studiando per l'università ç_ç

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Capitolo 10
*** I'm not bad ***


La manifestazione ebbe un'apertura fantasiosa: numerosi artisti e musicisti affollarono le strade esibizionandosi in varie forme di intrattenimento.
L'intero villaggio era accorso in piazza per assistere agli innumerevoli spettacoli di arte, magia e musica. 
Le donne osservavano affascinate i giovani musicisti che riempivano le loro orecchie con dolce sinfonie suonate dagli antichi strumenti, i bambini non facevano altro che guardare stupiti i trabocchetti di magia e gli uomini applaudivano degli esibizionisti che sputavano fuoco. I cosiddetti giocolieri venivano chiamati mangiafuoco, difatti dalle loro bocche fuoriuscivano danze di fiamme come accadeva ad una figura mitologica,ovvero il drago.
Qualche ora di intrattenimento e, intorno alle mezzanotte, finalmente i cancelli del castello si spalancarono e i lord del villaggio annunciarono l'avvio alle danze.
Un gruppetto di fanciulle si radunò al centro della piazza, accanto al castello, e si presentò con uno spettacolo di danza accompagnato dalle dolce melodie dell'arpa, del liuto e della viella. Tali fanciulle venivano chiamate "Le giovani vergini" per via degli incantevoli abiti che indossavano. Essi erano di un bianco panna che traspariva purezza e castità.
Quando il saggio terminò e le ballerine indossarono le maschere che rappresentavano alcune delle divinità greche, gran parte degli spettatori si spostarono sulla piazza per unirsi alle danze.
Molti di loro, come le fanciulle, coprirono il proprio volto con una maschera di gesso e ricoperta dai dipinti e decori che formavano i lineamenti del viso greco. Alcune erano differenti dalle altre e alcune invece erano chiaramente simili tra di loro.
Ma le maschere avevano un prezzo,e innegabilmente erano gli abitanti a pagarlo. Il conte aveva ingaggiato un ottimo e conosciuto fabbricatore di maschere e aveva fatto sì che ci pensassero gli altri a compensarlo. Motivo per cui i popolani del rango inferiore trascorrevano la serata con il viso scoperto, ma ciò non impedì loro di divertirsi.
Lord Robert era indiscutibilmente un brav'uomo e aveva autorizzato agli infedeli di celebrare la serata in onore degli dei dell'olimpo, ma non poteva permettersi di perdere gran parte del denaro per futili motivi.
Aliena gironzolava cautamente per il centro del villaggio con una maschera che le copriva interamente il viso, lasciando scoperti solo un paio di occhi curiosi. 
Vendendo il giovane cavallo e il vecchio bue Aliena e George si erano accumulati una gran somma di denaro. Con il permesso di George, Aliena aveva poi sottratto da essa una minuscola quantità di penny. 
Un penny per la maschera e qualche farthing per una pergamena pulita, una piuma di oca e inchiostro.  Aveva accuratamente nascosto gli acquisti sotto un asse di legno del pavimento; prima o poi avrebbe avuto l'occasione di scrivere una lettera a suo figlio Thomas e rilevargli così il nome del villaggio ove era stata imprigionata. 
Desiderava scrivere a suo marito ma, vivendo a Kingsbride, considerava la possibilità che la lettera sarebbe finita tra le mani dell'ex priore Philip. Con Thomas avrebbe corso meno rischi.
Una volta uscita da casa si era recata dalla bottega del fabbricatore di maschere e aveva studiato attentamente le sue opere, alla ricerca di quella che sarebbe poi divenuta il suo travestimento.
Era rimasta indecisa tra due incantevoli maschere, sotto i dettagli forniti dal fabbricatore aveva capito che l'una rappresentava Artemide e l'altra Atena. La prima era la dea della caccia, della verginità e del parto, la seconda invece era la dea della saggezza, della sapienza e della guerra fatta per giusta causa.
Le attirava il pensiero di impersonare Artemide ricordando i primi momenti passati nella carità e nella disgrazia. Momenti in cui dovette usare la spada per uccidere alcuni uomini e minacciare un servo di Dio per sopravvivere.
Ma l'altra maschera le ricordò vivamente il motivo per cui si trovava lì, a Jarrow. Aveva dichiarato guerra a William Hamleigh rifiutandolo come sposo per un giusto motivo:  non voleva rinunciare alla propria felicità.
Guidata dall'istinto, Aliena pagò il fabbricatore e lasciò la bottega con la maschera di Atena sotto braccio.
George invece si era perso gran parte dello spettacolo e non aveva libertà di partecipare alle danze sentendosi in dovere di tenere sotto controllo la taberna. Motivo per cui Aliena assisteva alle esibizioni degli artisti di strada con un lieve sorriso sulle labbra..non averlo intorno era un grande sollievo per lei.
<< Atena, immagino >> 
Aliena si voltò e vide la moglie del conte avvicinarsi a lei dopo essersi complimentata con un giocoliere per la sua bravura. 
Aliena si chiese come lady Anne avesse impiegato poco tempo a riconoscere la propria maschera.
<< Esattamente >> Si apprestò a salutarla con un rispettoso inchino. Si scoprì poi il viso dalla maschera e sorrise alla contessa.
Subito il suo sguardo venne attirato dall'abito che ella indossava; le sensuali curve di Lady Anne erano nascoste sotto una stoffa lunga e rigorosamente costosa. Le maniche erano leggere e di pizzo, l'orlo della gonna le superava di gran lunga le gambe e la scollatura era quadrata e abbellita con dei graziosi fiorellini. Aliena la trovò infinitamente stupenda in quel vestito color verde smeraldo.
La inividò per l'ennesima volta. 
Sentì anche la mancanza di indossare abiti nobili ma, per non finire sotto le grinfie di George, era costretta a dimenticare i tessuti costosi. Almeno fino a quando non si sarebbe liberata di lui.
<< E voi siete...Afrodite? >> Provò a indovinare Aliena. Sì, la dea dell'amore e della bellezza le calzerebbe a pennello.
Ma lady Anne scosse il capo con una leggera risata. Imitò la sua nuova amica scostandosi la maschera dal viso.
<< Sono Cibele, la dea della natura >> Le spiegò facendole un piccolo e ironico inchino per simulare una finta presentazione. 
Ecco spiegato il motivo del colore del vestito e dei fiorellini che sporgevano dalla scollatura.
Quando gli occhi verdi di Anne si posarono nuovamente su Aliena, le chiese con voce profonda alludendo alla maschera di Atena : << Vi sentite saggia, mia cara ? >> 
A quella domanda Aliena si ritrovò in uno stato di imbarazzo e soggezione. Non potendo rivelarle il vero motivo per cui avesse scelto di impersonificare la dea della saggezza, formulò un'ennesima menzogna: << No, non credo di esserlo. Ma Atena mi ha sempre affascinata >>
Il cuore di Aliena riprese a battere quando Anne annuì con il capo, apparendo convinta della sua risposta. Si sentì profondamente dispiaciuta per averle alterato la verità, ma si promise che un giorno o l'altro le avrebbe raccontato tutto.
<< Vi lascio alle danze, Atena >> Anne marcò l'ultima parola per ricordarle di tornare a indossare la maschera e sollevò il mento per indicarle di voltarsi dietro.
Aliena ubbidì e si girò.
Si trovò poi davanti ad un uomo con il volto nascosto dalla furia di Ares. Riconobbe il travestimento dello sconosciuto per via dell'espressione arcigna dipinta sulla maschera.
Ares era il dio della guerra e veniva disegnato come un uomo brutale e sanguinario.
L'uomo le fece un inchino e protese la mano verso di lei per invitarla ad unirsi alle danze.
La reazione di Aliena non tardò ad arrivare: ella s'inorridì e si rivoltò verso la direzione di Anne non sapendo come rifiutare la proposta dell'uomo, ma la sua amica era ormai lontana e sorrideva furbamente.
<< Ares desidera ballare con sua sorella Atene >>
L'espressione di Aliena divenne doppiamente raccapricciante non appena riconobbe la voce maschile.
Era George.
Tornò a scattare il capo verso di lui e indietreggiò di qualche passo per tenersi a debita distanza da lui. 
<< Cos...cosa ci fai qui? >> Ricordò di averlo sentito dire di non poter partecipare alla grande serata per via degli impegni a lavoro.
<< La taberna ha chiuso prima del previsto >> Le spiegò brevemente George sollevandosi la maschera sul capo. 
Aliena non trovò alcuna differenza tra lui e il dio Ares, anzi erano spiccatamente simili tra di loro. Entrambi con l'animo macchiato dall'odio e dalla brutalità.
George accorciò quei pochi passi di distanza da lei. Aliena tornò a scostarsi da lui ma, indietreggiando ancora, si trovò alla fine con le spalle al muro.  
Maledì il muro di pietre che le impediva di fuggire da Ares.
Fissò un punto nel vuoto per evitare gli sguardi di George. Si sentì tormentata sotto i suoi pungenti occhi.
<< Dunque? >> George si avvicinò ancora di più alla sua preda e appoggiò entrambe le mani sul muro, poco sopra la testa della donna, in attesa della sua risposta riguardo al ballo. 
Aliena si sentì soffocare in quella sorta di trappola e non esitò a fuggirvi.
<< Io non ballo con gli infami >> Gli rispose seccamente lei staccandogli un braccio dal muro per sgattaiolarvi fuori.
Prese a correre per tenersi il più lontana possibile da lui, sebbene fosse schiacciata dalla consapevolezza di doverlo rivedere a casa.

Al termine della serata Aliena salutò i lord del castello , li ringraziò ancora una volta per aver invitato lei e il suo finto marito al pranzo di Pasqua e si ritirò nella propria dimora.
Rientrando si sentì sollevata nel vedere il letto matrimoniale vuoto. George era ancora lì fuori, da qualche parte.
Si svestì e ringraziò Dio per averle donato un pò di stanchezza. Tutte le notti soffriva di insonnia.
Si infilò sotto le candide coperte e si stese su un lato dando le spalle alla porta.
Non ebbe il tempo di abbassare le palpebre e lasciarsi cullare dalle braccia di Morfeo una volta per tutte che sentì dei rumori vicini. Dei passi pesanti e la porta si spalancò.
Rimase col fiato sospeso intuendo di non essere più sola a casa....George era appena tornato e la sua mente non era totalmente lucida. Ciò lo comprese dalla difficoltà del "marito" di infilare la chiave nella toppa per serrare la porta.
Pregò silenziosamente e disperatamente Dio affinché George crollasse immediatamente nel sonno, senza ulteriori violenze e stupri. 
Chiuse gli occhi fingendo di dormire ma, con sua somma sorpresa, se lo sentì barcollare verso la sedia. 
George vi sedette ma continuò a svuotare la brocca di vino, probabilmente rubata dal buffet accuratamente preparato dai servi di Lady Anne.
Una volta finito il vino George lasciò cadere la brocca di ceramica a terra, frantumandola in mille pezzi. 
Aliena sussultò a quel rumore, ma continuò a tenere gli occhi chiusi.
George si lasciò andare sullo schienale della sedia con un'aria di quello che aveva bevuto troppo.
Successivamente, inaspettatamente, George cominciò a parlare con voce strascicata : << Io non sono cattivo... >>
<<... Tutte le mie azioni derivano dall'infanzia. Sin da bambino, ho vissuto ogni attimo della mia vita sentendomi intrappolato come un moscerino in una ragnatela. E la grande tarantola è mia madre..>>
Aliena se lo sentì sospirare.
Tese le orecchie, la verità veniva raccontata solo da due tipi di uomini: i bambini e gli ubriachi.
<< ... Temo l'inferno per colpa di mia madre, tendo a compiere ingiustificabili atti per accontentare mia madre... ho ucciso, ho complottato, ho fatto di peggio solo per vederla orgogliosa del suo unico figlio! >> Esclamò lui con una punta di odio nella sua voce, ma poco dopo quest'ultima mutò. Il tono divenne leggero ed addirittura incrinato.
<< Mi ha avvelenato, Aliena>>
Aliena pensò con sicurezza che George stesse confessando con gli occhi lucidi.
<< Ha rubato il mio cuore, il vero me stesso, e l'ha gettato da qualche parte per far di me il figlio prediletto che ella aspettava. Ma tu, Aliena, in qualche modo hai dato vita in me qualcosa che...che... >> George borbottò non sapendo come definire il sentimento che provava verso di lei.
<<...Sin dalla prima volta che ti ho vista sono rimasto abbagliato dalla tua bellezza. Ti desideravo, e ancora di più quando rifiutasti di sposarmi. Ho compiuto atti spiacevoli per te e, lo ammetto, ho provato gusto nell'infliggerti dolore >> 
A quelle parole Aliena si strinse nel cuscino tentando di trattenere le lacrime.
George aveva appena ammesso di essersi divertito nel violentarla e nel rubarle il feudo di suo padre.
<< Gli anni sono passati e la tua bellezza e la tua gioventù non sono più come una volta, ma...dannazione, non esci mai dalla mia testa! >> 
<< Sarà perchè mi hai ricordato che nel mondo non esiste solo odio, potere e sangue. 
O sarà perchè sei una strega e mi hai lanciato una maledizione , legandomi a te per sempre >> 
George sospirò nuovamente. Passò qualche minuto di silenzio ed egli riprese il discorso : << Sono perfettamente consapevole di essere stato una pedina di mia madre e del vescovo Bigod. Loro mi ordinavano di sporcarmi le mani di sangue e io, senza un cuore e un anima, obbedivo. 
Più mi trascinavano in basso, più loro avanzavano di un gradino sul piedistallo >>
George scosse il capo con un'amara risata. Dalla morte della madre aveva compreso che aveva perso gran parte della sua vita intrappolato nella ragnatela tessuta da lei stessa. Il vescovo Bigod era soltanto un altro moscerino finito tra i fili della ragnatela ma, a differenza di George, aveva più possibilità di sopravvivenza. 
Un respiro profondo e gli occhi di lui si posarono sulla figura distesa di Aliena.
<< Ho giurato di odiarti, ho promesso di dimenticarti ma poi ti ho rivisto e ho perso cento battiti >>
Una frase, diciotto parole e un amore appena dichiarato.

Spazio scrittrice 

Premetto che questa fan fiction si basa sul libro, anzichè sulla serie. Pertanto William non ha MAI avuto un incesto con sua madre.
La gif l'ho prelevata da Tumblr, ho solo aggiunto la frase.
Spero che la storia non vi ha annoiato :)

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