Missione gelosia!

di lawlietismine
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***




 


Missione gelosia!
 


Cora Hale aveva avuto il leggero dubbio i primi tempi del suo ritorno miracoloso dall’ipotetico aldilà in cui non era mai effettivamente stata, poi pian piano fino a quando era partita ne era stata un po’ più sicura, ma ora che era tornata a Beacon Hills più carica che mai, ne era assolutamente certa: suo fratello aveva dei seri problemi mentali, non ci stava proprio con la testa. Nada!
E non solo perché – diciamocelo – la sua scelta in fatto di ragazze lasciasse piuttosto(molto) a desiderare, ma perché – nonostante tutto il tempo che avevano avuto – lui e Stiles Stilinski continuavano a essere fidanzati, sì, ma non l’uno con l’altro: la cosa non andava affatto bene, a Cora infatti sanguinavano gli occhi solo a guardare la situazione dal suo misero punto di vista di sorella sciagurata.
Perché insomma, a parte tutto dovevano essere davvero due poveri ottusi per non rendersene conto da soli: le scintille che scoppiettavano nell’aria quando erano vicini, davano alla piccola Hale qualche prurito insistente, come se dovesse per forza metterci le mani.
E chi era lei per rifiutare? Fortunatamente quella specie di patetica relazione, o qualsiasi cosa fosse, fra il figlio dello sceriffo e quella simpaticona di Mal– sua “cugina”, era giunta al termine nel giro di poco tempo, ma invece Derek e Brandon… Beten… Bonnie… Braeden? Ma che diamine di nome era, poi!
Non che odiasse quella noiosa sguattera da quattro soldi che si era ritrovata davanti sei o sette volte negli ultimi tempi e ognuna delle volte mentre le puntava  fastidiosamente una pistola alla gola in un gesto di autodifesa del tutto insensato, come se quella fosse effettivamente casa sua e non di Cora, ma–– Sì, okay, la odiava a morte e basta.
Insomma, ma da dove se ne era uscita? Derek aveva decisamente superato se stesso questa volta, altro motivo per cui lei sarebbe dovuta intervenire.
A parte il fatto che non parlava mai, poi si vestiva come se fosse pronta per girare il remake di Catwoman da un momento all’altro, andava in giro sempre armata e pronta alla strage generale, era interessata solo ai soldi e – ultimo, ma non per importanza – si faceva suo fratello, in casa sua, probabilmente sul tavolo dove lei faceva i compiti, sul divano dove lei sonnecchiava. Inconcepibile!
Derek non poteva saltellare gioiosamente da una ragazza all’altra senza neanche soffermarsi a studiarla e valutarla per bene, con i pro e i contro, perché andiamo, non lo aveva mai sicuramente ed evidentemente fatto con nessuna!
E poi c’era Stiles, il piccolo, furbo, intelligente, sarcastico, leale, coraggioso, bello e divertente Stiles Stilinski, impossibile da non notare, tanto meno da ignorare! Cosa che Derek aveva ben dimostrato, visto che non ce l’aveva mai fatta a cacciarlo davvero. Lo stesso Stiles a cui spesso aveva salvato la vita, lo stesso Stiles che svariate volte l’aveva salvata a lui, mica uno qualunque quindi!
Cora non poteva più sostenere le occhiate che i due si scambiavano, le battute e i battibecchi, le minacce e ora perfino i consigli e le raccomandazioni (che progressi!): sembravano una coppia appassionata e scorbutica, di quelle che sono tutta scena, ma poi dietro le quinte si divertono eccome.

   “Basta” aveva sbottato dunque nel parcheggio della scuola qualche tempo prima, mentre lei e Stiles raggiungevano la jeep.
Perché , per il bene del fratello si era avvicinata all’altro: non le era affatto dispiaciuto alla fine, le piaceva quel ragazzino.
   “Basta cosa?” l’aveva guardata un po’ perplesso, cacciando impacciatamente le chiavi fuori dallo zaino che aveva in spalla, e Cora aveva sbuffato fra sé e sé, prima di montare stranamente con lui sulla jeep – di solito non aveva mai avuto bisogno di passaggi la piccola lupa – e di poggiare malamente i piedi sul cruscotto, sotto lo sguardo esterrefatto di Stiles.
   “Sii sincero” lo aveva rimproverato, ma lui non era parso capire vista l’occhiata che le aveva rivolto subito dopo, che l’aveva fatta sbuffare ancora.
   “Derek” aveva sbottato poi e il che riportava al bel ‘un nome, una garanzia’, perché Stiles era sobbalzato leggermente sul posto mentre partiva con la macchina, e ai sensi dell’altra non era sfuggito il battito accelerato.
   “Da adesso parte la missione gelosia” aveva aggiunto sicura di sé, fissando prima lui e poi la strada davanti ai suoi occhi “Lo faremo impazzire, alla fine sarà tutto tuo” e a quello sguardo quasi folle Stiles non aveva saputo dire di no.
Sinceramente non aveva neanche voluto dire di no.

Il che riportava Cora a quel giorno.
Per sua grande fortuna Cat-W non era nei paraggi, lei e Derek potevano quindi mangiare un toast in santa pace davanti alla tv come due i due fratelli normali che non erano, mentre lui le chiedeva distrattamente come era andata la scuola: un quadretto familiare semplice e genuino, come avrebbe dovuto essere da sempre, ma non era mai stato.
   “Dovresti concentrarti di più, la matematica è importante” le rifilò falsamente, dopo aver saputo dei suoi recenti fallimenti nella materia. Era la tipica inutile frase, un fantastico e snervante habitué che non passava mai di moda.
Voleva prenderla in giro? Davvero simpatico, certo.
Cora arricciò il naso, evitando di rispondere così da non insultarlo apertamente, visto che era probabilmente la quinta persona che glielo ripeteva e sinceramente ne aveva le scatole piene: accidenti alla matematica e a quelli che la capivano.
  “Potresti farti aiutare da Lydia” buttò lì come niente fosse, con tono assolutamente secco e asettico, in fondo la ragazza era sempre gentile e disponibile, avrebbe accettato subito con un bel sorriso un po’ saputello e soddisfatto.
Ovviamente non gliel’avrebbe chiesto Derek stesso, va bene che i rapporti fra tutti erano decisamente migliorati con il tempo, ma ognuno manteneva dei limiti: i suoi erano questi, non avrebbe chiesto favori a nessuno di quei ragazzini.
La sorella scrollò svogliatamente le spalle, prima di uscirsene con un calcolato “Chiederò a Stiles” che inizialmente non ricevette reazioni, ma che pian piano fece accigliare l’altro: Stiles? Il magrolino, indifeso, Stiles? Parlavano della stessa fastidiosa e insistente persona?
   “Stiles? Stiles Stilinski?” domandò infatti, piuttosto perplesso: sorpreso non tanto per la persona in sé, infatti il ragazzino era molto intelligente, avrebbe potuto aiutare l’altra anche a occhi chiusi, ne era certo, ma lo era per il fatto che sua sorella, la scettica e selettiva Cora Hale, avesse anche solo pensato di avvicinarsi a lui per chiedergli aiuto.
Che poi anche la domanda era piuttosto stupida: non esisteva nessun’altro al mondo con quel nome.
Lei dal canto suo scrollò ancora le spalle, continuando a fissare la tv con finto interesse così da non dare nell’occhio.
   “Non te l’avevo detto?” chiese, lanciandogli un’occhiata di traverso e Derek inarcò un sopracciglio in segno di dissenso, cosa che la fece proseguire “Io e Stiles stiamo uscendo insieme”.
E così sganciò la bomba.
Eh già, ecco come si sarebbe svolto il piano da lei ideato: infatti secondo Cora, se il fratello li avesse visti insieme o comunque l’avesse sentita parlare spesso di come stavano bene insieme, prima o poi sarebbe scoppiato e i sentimenti repressi da sempre sarebbero venuti finalmente a galla.
Ne era stata così certa che Stiles si era ritrovato ad accettare, coinvolto nell’entusiasmo.
Derek la stava fissando senza dire niente, come se stesse assimilando molto lentamente quello che gli era stato comunicato, con in volto un’espressione decisamente spaesata e confusa, e “…Come, scusa?” esalò solamente, come certo di aver capito male.
Ma Cora – per la terza volta nel giro di cinque minuti – si limitò a una scrollata di spalle evasiva “Già” borbottò iniziando a fare zapping fra i vari canali “Non è da molto, ma è davvero un bravo ragazzo”.
A Derek veniva da ridere: sua sorella e Stiles Stilinski? Se qualcuno gliel’avesse detto non ci avrebbe creduto, ma lei sembrava così tranquilla, sincera e a suo agio, che non poteva essere altrimenti.
Cora lo fissò di nuovo con la coda dell’occhio, era imbambolato e visibilmente sperso, sorpreso anche per quella inaspettata rivelazione, ma… Niente di più, tanto che a un certo punto prese un profondo respiro e si ributtò con le spalle contro il divano per tornare a guardare la televisione.
Non disse niente, tanto che Cora non poté dire se stesse mentendo o meno, non poté rinfacciargli il tradimento del suo battito, perché non vi fu alcun tradimento.
Due giorni dopo Cora era sempre più convinta che spingere la cosa avanti, avrebbe portato a un bel lieto fine che avrebbe reso tutti felici: e con ‘tutti’ intendeva suo fratello, Stiles e il suo animo da fangirl, ma non avrebbe potuto dire lo stesso per Cat-W e Malia, che ancora sembrava interessata al giovane – ma prenotato – Stilinski.
Nonostante Derek non sembrasse toccato dalla cosa, gli avrebbe fatto cambiare idea molto rapidamente.
Ancora chiusa in camera sua, infilò velocemente un paio di leggins grigi recuperati da un angolo remoto del suo armadio recentemente aggiornato dal suo amato zio, indossò una leggera canotta bianca, le sue converse e poi si fiondò giù per le scale: un attimo dopo sti stava controllando davanti allo specchio del soggiorno del loft, sistemandosi distrattamente i capelli e dando un’ultima occhiata al filo di trucco.
Lei? Trucco? Capelli? Tsk, ma quando mai! Ma queste piccolezze erano necessarie per il successo del suo piano, infatti attirò subito l’attenzione di Derek, che se ne stava davanti alla scrivania a studiare qualche scartoffia.
La guardò un po’ di sottecchi, incuriosito e accigliato, prima di tornare a fare ciò che stava facendo.
   “Esci?” le domandò scarabocchiando qualcosa su un foglio.
Cora si controllò un’ultima volta e “Sì, stasera resto da Stiles” avvisò, avviandosi verso la porta per uscire, ma l’altro si voltò di scatto, sempre più perplesso.
Di già? Erano già così avanti quei due? Così poco che stavano insieme e già avevano deciso di fare quel passo? Assolutamente no, non avrebbe lasciato uscire sua sorella da quelle mura nemmeno se avesse minacciato di strappargli la gola.
Era rimasto allo Stiles e qualche bacio, uno a un’amica d’infanzia poi morta al suo stesso compleanno, un altro a Lydia, durante un attacco di panico: possibile quindi che quel ragazzino si stesse spingendo già così avanti?
   “Ma stasera lo sceriffo ha il turno di notte” borbottò serio, incrociando le braccia al petto e fissandola con un sopracciglio inarcato.
Lei allargò le braccia, con un’espressione un po’ divertita, e “Appunto” si limitò a rispondere, come se la cosa fosse piuttosto ovvia, lasciando perdere l’entusiasmo che l’aveva travolta nel constatare che , Derek sapeva gli orari del padre di Stiles, probabilmente – convenne il suo animo malvagio – perché si era informato su tutto quello che riguardava il ragazzino e – soprattutto – per non imbattersi nell’uomo quando andava a spiarlo dalla finestra stile Edward e Bella.
Perché lei ne era certa: quando nessuno poteva vederlo – e soprattutto nei tempi della sua assenza – l’altro lo aveva fatto davvero.
Se Derek avesse potuto, avrebbe ringhiato.
Che diamine aveva in mente quel ragazzino? Non gli avrebbe fatto mettere le mani addosso a sua sorella e non li avrebbe fatti dormire nello stesso letto, nemmeno nella stessa casa.
   “No” rispose dunque, irremovibile, tornando freddo a occuparsi dei suoi affari.
Cora inarcò scettica un sopracciglio e “No?” chiese “E perché sua maestà pensa di potermelo negare?”
L’altro grugnì infastidito, quasi accartocciando i fogli fra le sue mani: insomma, non ci arrivava da sola?
Non l’avrebbe lasciata andare, sapendo quello che avevano in mente: Stiles non l’avrebbe toccata neanche con un dito.
Cercò di rivolgerle l’occhiata più infuocata che gli riusciva fare, ma non dovette funzionare vista la sua espressione: non era più neanche capace di intimidire qualcuno? Che tristezza.
Anche se con Stiles ancora ci riusciva… Piccole soddisfazioni, magari avrebbe dovuto minacciare lui.
   “Cora…” la richiamò serio, mentre quella apriva la porta, ma un attimo dopo si ritrovò da solo nel loft.

 
۞

Stiles non avrebbe saputo dire come fosse possibile, ma in un modo o nell’altro – quella sera – si ritrovò in camera sua con Lydia alla scrivania e la piccola Hale sul suo tappeto, mentre le due ragazze confabulavano tra di loro per rendere viva la sua misera vita sentimentale.
Esatto: Cora aveva chiesto aiuto alla Martin, ma di certo non per matematica.
Chi meglio di lei avrebbe potuto aiutarla? E poi era evidente che anche lei si fosse resa conto di quei due, proprio perché tremendamente intelligente e perché aveva avuto modo di studiarli da molto più tempo, perciò sarebbe stata l’alleata ideale, senza dimenticare che conosceva bene Stiles e che era sempre stata molto importante per lui.
   “Derek non voleva mandarmi” annunciò con un ghigno verso l’altra, mentre si scambiavano uno sguardo eloquente, ma Stiles invece non la prese allo stesso modo: neanche lui avrebbe voluto mandare un’ipotetica sorella minore a passare la notte da un ragazzo.
Loro due però non sembravano dello stesso avviso.
   “Secondo me – riprese dunque la Hale – sbucherà a una certa ora per controllare che io non ti stia mettendo le mani addosso”.
Questo sì che era assurdo, pensò lui, semmai il contrario!
Stiles infatti non si illudeva neanche lontanamente di essere un soggetto interessante – o qualcosa di più – agli occhi dell’ex alfa, non sapeva nemmeno il perché si fosse lasciato convincere: era destinato agli amori non corrisposti tanto, prova certa ne era la ragazza seduta alla sua scrivania, che annuì rivolta all’altra come se fosse d’accordo.
Lui alzò gli occhi al cielo.
   “Ho accennato qualcosa anche a Peter” continuò la ragazzina e Stiles per poco non si strozzò con la sua stessa saliva: Peter? Peter Hale? Quel Peter? Il pazzo nevrotico e pedofilo che aveva sempre e solo incasinato le loro vite? Quello che aveva praticamente sfruttato Lydia? Quello resuscitato? Ah, bene, allora sì, sarebbe andato tutto proprio bene.
La Martin annuì ancora “Perfetto” concordò “Anche lui se ne era sicuramente accorto, e potrebbe aiutarci con Derek”.
Stiles guardò pietrificato le due, con la gola completamente prosciugata e una brutta sensazione allo stomaco, qualcosa gli diceva che la situazione gli stava decisamente sfuggendo di mano: insomma… Lydia? Peter? Cora aveva coinvolto davvero troppe persone, che si ostinasse a dire che lo sapevano già o meno.
   “Dovresti farmi un succhiotto” se ne uscì allegra, come se stesse proponendo una gita al mare, poi però si rabbuiò subito e “Ah già, non mi resterebbe il segno addosso…” si lamentò, rotolandosi distrattamente sul tappeto.
Quando il suo sguardo si riaccese all’improvviso, accompagnato da un ghigno malizioso, Stiles sentì un brivido di paura lungo la schiena.
   “Ma potrei farlo io a te” riformulò come se fosse l’idea più geniale che il suo cervello avesse mai partorito in tutta la sua vita, fissando a scatti lui e un punto ben esposto sul suo collo, punto che il ragazzo si affrettò a toccare e coprire con la mano prima di scuotere la testa.
   “Stiles!” accorse Lydia in aiuto all’altra “Non fare il bambino! Se non ci vieni in contro, non succederà mai niente di quello che stiamo programmando!” lo rimproverò spalancando le braccia al vento, prima di lanciargli contro un lapis.
Fu colpito dritto in fronte, mentre mugugnava abbattuto: iniziava a sentirsi come un giocattolo fra le loro mani.
   “Ragazzine in preda agli ormoni adolescenziali…” esalò in uno sbuffo il nuovo arrivato, nonché Peter, poggiato con le braccia incrociate al petto allo stipite della porta aperta della camera, riferendosi alla nipote e all’altra “…Ma il succo è comunque quello”. Se c’era una cosa che Stiles aveva capito su di lui, era che riusciva a essere più educato di Derek: per entrare in casa sua – qualsiasi cosa dovesse farci – usava l’ingresso principale, non la sua finestra.
E sicuramente – al contrario di Derek – non lo aveva mai sbattuto contro una parete e minacciato, un po’ gliene era dunque grato: di Derek Hale ne bastava e avanzava già uno.
   “Benvenuto alla riunione” lo salutò Lydia senza neanche guardarlo, prima di scrivere velocemente qualcosa su un foglio: quando Stiles capì cosa era, ne rimase scioccato, non poteva assolutamente credere che l’amica stesse facendo un resoconto della situazione, segnandosi i partecipanti e le proposte.
Era davvero troppo, non sapeva decisamente se ridere o piangere.
Avrebbe seriamente voluto sotterrarsi.
   “Allora” interruppe i suoi pensieri il lupo, senza staccarsi dalla sua postazione “Io direi volentieri di far fuori la donna, ma non mi sembra il caso…” fece tra sé e sé, pensieroso “Capirà da sola di doversene andare”.
Il volto di Cora si contorse in una buffa smorfia “E se non dovesse capirlo, la faccio fuori io” chiarì, mettendosi seduta con le gambe incrociate e la schiena contro il letto su cui era seduto Stiles, che – tra le altre cose – non sapeva se sperare che stesse scherzando o meno: non aveva molto in simpatia quella tipa che Derek si era perso a salvare mentre lui si preoccupava per la sua vita dopo che il suo nome aveva sbloccato l’ultimo codice, ricordò l’ansia che aveva provato quando Malia era apparsa di fronte a lui e Scott, annunciando la strage in cui si erano imbattuti.
Per poco non gli era preso un attacco di panico e forse era proprio durante tutto quel caos che si era accorto di quello che realmente sentiva – e aveva sempre sentito – per Derek, ma in fondo l’aveva sempre saputo.
   “Nessuno ucciderà nessuno” parlò finalmente, mentre quei pensieri gli invadevano la testa e tutti probabilmente capirono più o meno il suo cambio di posizione.
I tre si scambiarono veloci un’occhiata, prima di tornare a fissarlo come volessero studiarlo per bene e capire cosa fare, e “Come vuoi…” borbottò Cora alla fine “…Ma il succhiotto me lo concedi?” aggiunse poco dopo, riappropriandosi di quello sguardo malizioso che fece alzare a Stiles gli occhi al cielo.
Sarebbe davvero stata una missione suicida.



 


Ehilà! 
Eccomi  di nuovo con una Sterek (ma dai?!) di pochi capitoli ^^  (3 o 4)
Questa idea mi è venuta qualche tempo fa, quando su tumblr mi sono trovata davanti una fan art e così... Niente, ho iniziato a lavorare. 
E ... Mercoledì mi iniziano gli esami, ma avevo davvero una voglia matta di pubblicare il primo capitolo! 
Per i prossimi - per quanto possa interessarvi - dovrete aspettare la prossima settimana!
Btw... Spero vi sia piaciuto questo qui ^^
Cora non mi piace moltissimo, ma nelle fanfic la adoro sempre... 
Malia............................. No, non mi piace come personaggio (lo avrete capito) e non solo per Stiles eh! 
Braeden lo stesso :/
Peter lo
amo
Lydia la
amo
Derek... Tsk, che discorsi! 
E Stiles non c'è nemmeno bisogno di dirlo! 
Adesso scappo (studio)... 
Alla prossima, fatemi sapere cosa ne pensate! 

Lawlietismine
 

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***




 


Missione gelosia!
 


Stiles corse giù per le scale come un fulmine, rischiando letteralmente di finire con la faccia spalmata a terra, ma il campanello continuava a suonare imperterrito – probabilmente da un po’ – annunciando l’arrivo delle pizze tanto attese, perciò non poteva far altrimenti: afferrò al volo i soldi sul tavolo, si tenne alla meglio l’asciugamano intorno alla vita – reduce di una lunga doccia super rilassante –  e aprì leggermente la porta, così da mostrare solo la faccia.
Il ragazzo fuori lo guardò un po’ perplesso mentre sgocciolava ovunque, ma preferì non fare domande: porse le due pizze, prese i soldi e se ne andò frettoloso.
Accidenti a Scott, se non fosse stato in ritardo come suo solito lui si sarebbe potuto trattenere un altro po’ sotto il getto dell’acqua calda, non avrebbe rischiato di scivolare per le scale e non avrebbe dato una cattiva impressione di sé al fattorino, anche se quest’ultimo punto non era poi così importante alla fine.
Neanche a dirlo, rischiò di cadere per colpa della pozza che si era creata sotto i suoi stessi piedi, barcollò come un babbuino infuriato e ubriaco per qualche secondo, cercando di tenere in vita le pizze fumanti nelle sue mani, e quando ritrovò miracolosamente l’equilibrio, dovette accucciarsi di volata per recuperare l’asciugamano caduto.
Un secondo dopo una fragorosa risata risuonò nella casa: Scott – entrato naturalmente dalla finestra, come se fosse una regola importante e indiscutibile per tutti i licantropi del mondo – se ne stava piegato in due dal divertimento davanti a lui, con le lacrime agli occhi, sotto il suo sguardo totalmente omicida.
   “Aha” sbuffò l’umano “Davvero divertente, ora dammi una mano” lo rimproverò, avanzando verso la cucina e porgendogli i cartoni nel passargli accanto, quando l’altro li prese, lui ne approfittò per sistemarsi meglio quel fottuto asciugamano che ancora minacciava di cadere. 
Non era carino che Scott ridesse delle disgrazie altrui, tanto meno delle sue.
   “Allora...” parlò l’amico, seguendolo a ruota “Come va il piano?” chiese mentre prendeva posto sulla sedia.
Già, Stiles non aveva potuto non dirglielo, per quanto sforzo gli fosse costato: era suo fratello, glielo doveva – nonostante negli ultimi tempi lui si fosse dedicato di più alla cara Kira – ma nascondergli una cosa come quella sarebbe stato davvero impossibile per la sua coscienza.
Rispose con una smorfia disgustata che lo fece sghignazzare: male, ecco come.
Una settimana di tortura, con Derek che sembrava totalmente indifferente alla cosa, se non super-geloso della sorella – con Cora che si ostinava invece a dire che era una farsa e che in verità era follemente geloso di lui – e Peter & Co. fissi in casa sua, non ne poteva già più, soprattutto perché ogni volta che incontrava Derek, gli sembrava quasi che lui sapesse ogni dannata cosa e si sentiva avvampare.
Allora che voleva sotterrarsi!
   “Lasciamo perdere…” rispose afferrando affamato la sua pizza: non poteva mangiarla spesso visto che imponeva a suo padre una dieta parecchio ristretta, quindi quando lui lavorava fino a tardi, invitava Scott per una bella mangiata, altro motivo per cui decise di rivestirsi dopo.
Si sentiva un po’ intontito negli ultimi giorni, soprattutto grazie al dannato sourwolf che non faceva altro che minacciarlo a random come da un po’ non aveva più fatto in effetti, dicendogli che prima o poi la gola gliel’avrebbe strappata davvero con i suoi denti affilati: a Stiles sarebbe anche piaciuto sentire i suoi denti sulla gola, ma di certo non per quello che intendeva l’altro.
Il solo pensare una cosa del genere, poi, lo faceva sentire stupido.
E perverso.
Sì, soprattutto perverso, perché poi si perdeva a immaginare incantato e ispirato la scena, che perlopiù comprendeva lui, l’altro e il suo comodo letto.
O il divano.
Oppure il tavolo della cucina.
Il muro.
Il suo banco a scuola.
I sedili della sua jeep.
La vecchia casa degli Hale.
Sì, decisamente perverso, in modo fin troppo imbarazzante.
E Stiles ne era certo, neanche Lydia in passato lo aveva portato a quei livelli maniacali e spudorati, Derek aveva completamente manomesso in modo irreparabile la sua già malata fantasia, facendolo impazzire ormai quasi del tutto.
La cosa più esasperante, poi, era il suo non potersi sfogare in alcun modo, né fisicamente, né verbalmente, o meglio, non come avrebbe voluto: nel primo caso, la sua mano non era Derek, e nel secondo, Scott non lo amava così tanto da voler ascoltare le scene che Stiles avrebbe seriamente voluto rendere reali, sarebbe stato più imbarazzante del fatidico discorso padre-figlio.
E non era neanche così pazzo da raccontarle a Cora, Lydia e Peter, per quanto i tre lo avrebbero pienamente ascoltato e consolato, il più grande – conoscendolo – si sarebbe poi perfino offerto volontario per ‘esercitarsi nell’attesa’.
Tremendamente esasperante, invece, era entrare con Cora nel loft come ormai d’abitudine e trovarsi davanti una Braeden in intimo, vagante senza meta fra frigo-divano-scale come se quella fosse casa sua, e un Derek quasi sempre appena docciato, come reduci entrambi da un’esperienza decisamente infuocata che nauseava Stiles solo al pensiero.
In quei casi Derek gli rivolgeva un’occhiata sprezzante, di quelle che erano anni che non gli rivolgeva, per poi trascinarsi Catwoman nella sua camera e non uscire di lì se non dopo che se ne era andato lui.
   “Sai che non ti capisco, ma che ti appoggio…” ripeté probabilmente per la millesima volta Scott, divorando da vero lupo affamato la sua pizza: da quando Stiles glielo aveva rivelato, quella era la cosa che l’altro tendeva a sottolineare ogni dannatissima volta, poiché ‘non sapeva spiegarsi come avesse potuto scegliere uno con Derek’, evidentemente il suo povero neurone non ci arrivava, ma per Stiles quel perché era una cosa ovvia, per quanto fosse di parte.
Andiamo, bastava guardarlo!
E poi… No, okay, non lo sapeva neanche lui, ma lo faceva impazzire.
Gli rivolse un’occhiata per farlo proseguire, bloccato mentre addentava il suo quarto, e Scott sembrò combattuto.
   “Forse dovresti lasciar perdere, insomma…” continuò, gesticolando leggermente con le mani ora libere “Ora è okay, un amico, ma non lo vedo bene per te…” ammise un po’ titubante, ricevendo in risposta uno sguardo asettico: un attimo dopo Stiles si alzò e – senza guardarlo – borbottò un atono “vado a vestirmi”, per poi svignarsela in camera per non spaccargli la faccia a pugni (anche se avrebbe fallito miseramente e si sarebbe fatto pure male lui).
Derek era perfetto per lui, perché sembrava così assurdo? Sembrava assurdo anche a Stiles stesso a volte, ma era così, lo sapeva, lo sentiva.
Solo che tutto quel caos gli pareva inutile, tutti quei complotti, quei piani… Sembrava inutile sperare che funzionassero.
Poi però gli tornava in mente Derek, la sua fantasia e il suo corpo si risvegliavano, e allora ripartiva tutto dall’inizio senza che potesse farci nulla.
In un certo senso rimpiangeva i primi tempi, quelli in cui un solitario Hale provava per lui un apparente odio profondo che lo portava a sbatterlo contro ogni parete possibile, prima di avvicinarglisi a un palmo dal volto e minacciarlo, quei tempi in cui se lo ritrovava in camera o in macchina senza permesso o preavviso, quelli in cui si salvavano il culo a vicenda come se fosse una cosa piuttosto scontata e ovvia.
Adesso l’altro si era… Addolcito? Qualcosa del genere, del tutto ooc, dopo tutto quello che era successo fra donne maledette, rapimenti e poteri perduti, sembrava quasi un uomo normale e Stiles non sapeva nel profondo se esserne contento o meno, visto che ora che Derek non lo odiava più (non come una volta, almeno), non condividevano altro.
Si vedevano e parlavano di rado – ancora meno prima che Cora avesse deciso di testa sua di attuare quel piano – e quelle rare volte lui lo trattava come trattava tutti gli altri, decisamente non con il trattamento speciale di un tempo.
Invece ora che faceva finta di vedersi con sua sorella, gli riservava un astio nuovo, non quello che li aveva sempre quasi… uniti: era sprezzante, deluso e nauseato all’idea di Cora con uno come lui.
Insomma, era uno schifo.

 
۞
 

Lydia se ne stava da venti minuti ferma in posizione modella di Vogue davanti all’armadio aperto, indecisa sul da farsi: niente di quello che aveva la convinceva e di certo non si sarebbe messa qualcosa a caso solo per arrivare puntuale alla riunione organizzata all’ultimo minuto dalla piccola Hale dagli Stilinski(cosa che Stiles non sapeva, naturalmente).
Se non trovava un vestito, non poteva scegliere le scarpe e di conseguenza neanche gli accessori, dunque il tempo passava velocemente e la sua puntualità con esso, ma non era quella la parte importante: tutte le cose nel suo armadio, non le piacevano più, avrebbe dovuto rimediare presto.
   “Ugh” si lamentò, passandosi una mano fra i lunghi capelli in un modo calcolato così da non rovinare l’acconciatura e cambiando la gamba su cui stava posando tutto il suo peso, e “Che diamine!” borbottò scocciata, prima di sentire una leggera risata schiantarsi sulla sua schiena e invaderle le testa.
Si voltò solo per trovare Peter che se ne stava seduto comodamente sul suo letto, probabilmente da un po’ e lei non si era nemmeno accorta del suo arrivo, e la fissava incuriosito e rapito, cercando di studiare quel suo solito comportamento, quello sbuffo era stato la gocciolina.
   “Lydia, Lydia…” la richiamò lui, scuotendo leggermente la testa “Che donna” aggiunse sorridendole furbo dalla sua postazione: la diretta interessata alzò gli occhi al cielo, prima di tornare a rivolgere le sue attenzioni al guardaroba.
   “Sei già in ritardo, sai?” Peter parlò con calma, con il suo solito tono profondo e sensuale, come se in ogni momento della sua vita dovesse far colpo su qualcuno, e l’altra finse di non ascoltarlo “Sei lì da quasi quaranta minuti” le fece notare, passandole lo sguardo da capo a piedi ripetutamente.
Lydia si rimproverò mentalmente: era passato più di quanto avesse pensato e lei non se ne era resa conto.
Lo sentì ridere ancora di lei e “Parrish, eh?” soffiò a un tratto, improvvisamente alle sue spalle, facendola irrigidire “Quel damerino? Sul serio?”.
Li aveva visti di sfuggita in mattinata: Lydia e il ragazzo non stavano davvero uscendo, più che altro… Flirtavano tra di loro quando si incontravano, un po’ complici, in un modo innocente e piacevole che non le dispiaceva affatto.
Niente in confronto a qualsiasi cosa ci fosse fra lei e Peter, che si approfittava di ogni istante per stuzzicarla e provocarla.
La vide scrollare le spalle in tutta risposta in un gesto stizzito, prima di dirigersi di nuovo verso il letto con passo lento, afferrare una grossa busta, riavvicinarsi alla ragazza e porgergliela da sopra le spalle.  
   “Quando l’ho visto…” cominciò mentre lei sbirciava incuriosita “Ho pensato subito a quanto sarebbe stato bene addosso a te” concluse nell’esatto momento in cui Lydia tirava fuori un completo con scarpe e accessori abbinati, restando per un attimo senza fiato: era perfetto, esattamente quello che stava cercando nel suo armadio da un po’, ma che non c’era.
A volte si chiedeva seriamente se quell’uomo non fosse per caso capace di leggerle nel pensiero, perché troppo spesso se ne usciva con le cose giuste nel momento giusto con lei.
Quasi a volerlo stuzzicare a sua volta, spostò i folti capelli da una parte in un ovvio invito ad aiutarla con la zip del vestito che aveva indossato quella mattina per andare a scuola, e Peter non se lo fece ripetere due volte: con un tocco mille volte complice la tirò lentamente giù fino in fondo alla schiena, seguendo poi con sguardo da puro predatore la stoffa che cadeva in terra, liberando il corpo minuto della ragazza.
Ragazza che – con un lieve sospiro calcolato – scansò il vestito con un piede, prima di indossare quello appena ricevuto e farsi aiutare ancora una volta con la lunga cerniera stavolta laterale, scese dalle alte scarpe e si mise quelle nuove e belle, prima di concludere con il bracciale perlato e la collana che lui stesso le chiuse intorno al collo.
   “Il piano di Cora è un po’ una follia” parlò dopo un attimo, guardandosi attentamente allo specchio ed evitando di proposito gli occhi dell’altro alle sue spalle, riflessi in esso: la nipote aveva informato prima loro, dicendo che a Stiles l’avrebbe riferito quella sera e sì, Lydia non era del tutto convinta che fosse la scelta giusta, ma l’altra iniziava a essere terribilmente impaziente per la lentezza da bradipo del fratello, che ancora si nascondeva dietro le sue possenti mura.
Peter sospirò, seguendo proprio come lei ogni linea che quel vestito fasciava in modo perfetto, come fatto appositamente per quel corpo, prima di posarle le mani sulle spalle.
Dannato uomo, quante gliene aveva fatte passare.
   “Andrà bene, i miei soldi non andranno sprecati” le rispose sfiorandole l’orecchio con le labbra, quel tanto da farla rabbrividire.
Non era del piano che Lydia non si fidava, bensì della persona coinvolta: Braeden secondo il suo parere era una persona falsa e nascondeva un lato che ancora non avevano visto, per questo poteva essere imprevedibile, ma Peter la convinse a non preoccuparsi più del dovuto.
Anche se lei dubitava che – se fosse stato necessario – lui sarebbe intervenuto, piuttosto sarebbe rimasto in disparte a godersi lo spettacolo.
Cinque minuti dopo erano entrambi sulla strada verso la casa di Stiles.

 
   “Assolutamente no” fu la risposta – appunto – del giovane Stilinski.
Cora lo fissò come sul punto di attaccarlo, Peter quasi divertito e Lydia invece un po’ comprensiva: insomma, non era un gran piano.
La piccola Hale balzò in piedi e quasi gli ringhiò, mentre lui si ammutoliva intimorito e “Andiamo, Stiles!” lo sgridò esasperata, ma lui scosse la testa in modo fin troppo eccessivo, tanto per sottolineare quanto non fosse d’accordo.
   “Andiamo, Cora!” ripeté con lo stesso tono, falsamente divertito e del tutto sarcastico “Non ti lascerò di certo pagare quella lì per farmi ammazzare, così da far capire a tuo fratello che persona è e così da farmi salvare il culo!” sbottò incredulo: questo superava decisamente ogni limite.
Non sapeva se era contrariato per l’assurdità dell’idea, oppure se per la paura che Derek alla fine non lo avrebbe davvero aiutato, cosa di cui non avrebbe invece dovuto dubitare stupidamente.
La ragazza si prese la testa tra le mani, davvero sul punto di spaccargli il cranio: ma era scemo? Nessuno si sarebbe fatto male, la sgualdrina si sarebbe tolta dalle scatole e Derek avrebbe ammesso il suo amore per lui, tutto sarebbe andato in modo perfetto.
Allora perché doveva fare tutte quelle storie?!
   “Fatti forza” si intromise divertito Peter, colui che alla fine avrebbe dovuto mettere la grande cifra e che si era giustificato con un’alzata delle mani a mezz’aria e un ‘la vita sentimentale di Derek mi sta a cuore e voglio investire sul vostro profondo amore’ accompagnato da uno spudorato occhiolino che aveva fatto venire all’altro il voltastomaco.
Farsi forza? Really? Non era affatto questione di forza, perché lui invece non era così stupido da ‘investire’ su una cosa del genere: non si fidava di Braeden e pagarla in anonimo per farsi ammazzare… Beh, non era l’idea migliore che Cora avesse avuto negli ultimi tempi, decisamente.
Soprattutto non avrebbe voluto davvero trovarsi con lei armata nei corridoi bui e vuoti della scuola, da solo a correre per sfuggirle nell’attesa di essere salvato.
No, proprio no.
Eppure Cora sembrava così convinta di aver partorito un’idea geniale…

Ma se aveva capito una cosa nell’ultima settimana, era che quella piccola pazza avrebbe fatto lo stesso quello che voleva, e infatti non si smentì neanche quella volta.

Quella missione gelosia iniziava a prendere una brutta piega. 



 


Ehilà! 
Sono tornata dopo.... Troppo tempo. 
Avevo detto che avrei aggiornato prima, lo so, ma...
1) Mi mancava l'ispirazione [si vede, eh?]
2) Una mia cara amica non ha passato gli esami e quindi sono stata con lei...
3) Ho avuto un po' di pensieri per la testa [aaah, problemi di cuore! Il mio dramma più grande...] 
Questo capitolo è uno schifo, oimmena, non mi piace ed è corto. 
Ma vabbé, lunedì parto con questa mia amica e un amico per l'Elba per qualche giorno, quindi mi sono detta che dovevo aggiornare! 
*evita i pomodori* SCUSATE! 
Ma vi ringrazio davvero per le recensioni! E ringrazio con il cuore anche tutti quelli che hanno già messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate *O* taaaanti!
Ah e vi lascio la mia OS rossa-non-rossa Sterek: 
Can you hear the noise inside my head?
L'altra OS, quella che dovrebbe essere divertente: Hale: istruzioni per l’uso!
E la long: Best gift of fate - Sterek
Vabbuò ç_ç ora me ne vado... Fatemi sapere cosa ne pensate/quanto vi ha fatto schifo! 
Lawlietismine

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***




 


Missione gelosia!
 


Stiles si era pentito di aver dato retta a quella pazza di Cora Hale, davvero, con tutto il cuore: aveva messo la sua vita nelle mani di tre decerebrati da manicomio e ormai non poteva farci niente, doveva solo aspettare e sperare che non si fossero sbagliati, che qualcuno sarebbe davvero corso in suo aiuto.
Perché Stiles non voleva morire giovane, tantomeno per mano di quella tipa che poco sopportava, pagata da loro tra le altre cose. 

Perché sì, quella stronzetta aveva accettato quella richiesta anonima ma ben pagata, e ora al piccolo Stilinski non restava che attendere di vederla sbucare da qualche parte con una pistola fra le mani, pronta a farlo fuori.

“Pessima, pessima idea” rimuginò in iperventilazione, facendo avanti e indietro per quei maledetti corridoi bui della scuola.

E non sapeva più neanche se si stesse riferendo al piano in sé, a quella stupida missione gelosia a cui ormai non poteva rinunciare, oppure al luogo scelto per attuarlo: l’edificio scolastico in piena notte, senza luci e senza vie d’uscita, davvero ottimo, soprattutto per un semplice umano iperattivo come lui, dall’attacco di panico facile.

“Morirò” sibilò, senza smetterla di camminare e tremare “Quanto me lo sento che ci lascerò le penne”

Davvero, se fosse sopravvissuto anche a quello, sarebbe andato ad accendere un cero alla madonna, perché sarebbe stato un vero miracolo: nessuno poteva sfuggire così tante volte alla morte, tantomeno se umano.

E non aveva neanche la sua mazza da baseball dietro, santi déi, niente di niente.

Un tintinnio alle sue spalle lo fece gelare sul posto, prima di voltarsi con uno scatto isterico e iniziare a correre come un forsennato dalla parte opposta: no, decisamente no, non voleva morire.
Cercò di non urlare come una femminuccia, di mantenere almeno un minimo di rispetto per se stesso, ma sinceramente si sarebbe volentieri chiuso in un’aula, in un angolo, ad abbracciarsi le ginocchia e darsi fino alla fine dell’idiota.

Perché , era stato un’idiota ad accettare tutta quella faccenda, non avrebbe mai smesso di ripeterselo.

E poi perché doveva morire proprio a scuola?

“Giuro che non rufolerò più nel computer di mio padre” iniziò a sbiascicare cose senza senso, già con l’affanno “Non andrò più in giro a chiedere a Danny se sono attraente, lo lascerò in pace” continuò, scivolando sui suoi stessi piedi, prima di ritirarsi su in un batter d’occhio e procedere con la sua corsa spericolata “Studierò di più, giuro! Ma fatemi arrivare a casa anche stavolta”

‘Noi saremo qui fuori ben nascosti’ lo aveva rassicurato Lydia.
‘Io sentirò qualsiasi cosa, tranquillo’ aveva aggiunto Cora, come se la cosa avesse potuto tranquillizzarlo davvero.
‘Non fare la femminuccia’ lo aveva deriso Peter.

E poi lo avevano chiuso dentro, dicendo che nella lettera scambiata con Braeden, le avevano fatto sapere che lo avrebbero imprigionato lì con l’inganno, ma che poi non avrebbero potuto far altro: avrebbe dovuto pensare lei al resto.

Un altro rumore gli fece cambiare strada all’ultimo minuto, rischiando di fargli prendere una bella botta contro lo spigolo del corridoio, ma in poco sfrecciò verso l’aula di chimica: chiusa, naturalmente.
Mentre dei passi – invece – continuavano a rimbombargli nella testa, sempre più vicini e sicuri.

Morto, sarebbe morto, senza neanche aver lasciato un testamento.

Il gridolino poco virile che gli sfuggì dalle labbra lo fece quasi vergognare di se stesso, mentre tentava di pensare a un piano: se Derek non fosse arrivato? Quella tipa era una professionista, cosa avrebbe potuto fare lui contro di lei? E se Cora non avesse fatto in tempo? Su Peter non contava nemmeno e Lydia invece – a voler essere sinceri – non poteva aiutarlo più degli altri.

Per quanto i suoi sentimenti verso Derek fossero veri e forti, non sapeva quanto sperare nel suo intervento, perché , loro si conoscevano da più tempo rispetto a lui e Braeden, ma lei era la sua… ragazza? . Lui invece solo il tipo snervante che non sopportava minimamente.

Ma decise di avere ugualmente fiducia in lui, ci sperò con tutto il cuore.

Nonostante l’astio e la delusione che gli aveva riservato negli ultimi tempi, gli vorticasse in testa in modo decisamente fastidioso.

Aveva accennato qualcosa a Scott riguardo l’ultima idea bizzarra e irresponsabile di Cora & Co., quella che lo aveva portato lì quella notte, ma non era sceso nei dettagli per non farlo preoccupare, perché era certo che – se avesse visto la sua reazione – si sarebbe tirato indietro(anche se – ripensandoci ora – sarebbe stato meglio), o comunque magari Scott stesso sarebbe intervenuto, con la possibilità di uscirne ferito pure lui, cosa che Stiles non avrebbe davvero permesso.

Non si era mai sentito così stupido in tutta la sua vita.

“Stiles”

Sobbalzò al richiamo: ecco, era fatta, era arrivata la sua ora.
Ma decise che non era il momento di fermarsi, perché non aveva visto soccorsi da nessuna parte e quindi sarebbe stata una pessima idea, perciò ignorò completamente la ragazza che aveva parlato alle sue spalle e iniziò a svoltare ogni singolo angolo di tutti i corridoi, senza una meta precisa.
Se non l’avesse ammazzato lei, l’avrebbe fatto un attacco di cuore.
‘A quelle come lei non interessa il perché’ gli aveva spiegato Cora, con tono nauseato all’idea ‘prendono i soldi, fanno quello che gli è stato chiesto e poi adios, chi si è visto, si è visto’. La cosa non aveva fatto altro che ampliare il buco d’ansia nel suo stomaco, ma aveva semplicemente annuito e poi era entrato nella scuola.

“Non rendere le cose complicate” si sentì schernire, mentre Braeden aveva preso a rincorrerlo alla cieca, evidentemente più atletica di lui che stava per restarci secco fra la paura e il fiatone “Sarà una cosa veloce, prometto”.

Oh certo, su quello non aveva dubbi, ma non l’avrebbe ascoltata lo stesso.

Cosa aveva fatto di male? Cercò di fare una veloce revisione della sua vita, molto veloce, per fare un attimo due calcoli e prevedere quanto sarebbe stata atroce la sua morte: aveva mentito a suo padre, aveva messo il naso nelle sue cose, aveva saltato qualche lezione... La smise subito, perché , ne aveva fatte tante e rendersene conto non avrebbe fatto altro che accrescere la sua ansia.
Santo Jackson, avrebbe preferito mille volte sopportare lui, piuttosto che trovarsi in quella pessima situazione.

“Ciao Stiles”

Per poco non gli prese un infarto, quando si ritrovò il suo incubo proprio davanti agli occhi: il volo che fece all’indietro fu più doloroso di quanto si sarebbe aspettato, perché il pavimento freddo era più duro del marmo.
E quella, diamine, quella non era una semplice pistola, quel coso doveva averlo fregato all’esercito, non era sicuro che fosse legale, ma – in fondo – cosa di tutta quella situazione era legale?

“Oh, ciao” balzò con voce stridula, cercando di rimettersi su ma continuando a scivolare per il tremolio che lo stava scuotendo “Che sorpresa, che ci fai qui?”.
Lei non sembrò molto divertita, Stiles lo capì sia dalla sua poco amichevole espressione, che dal suono di quel bestione che veniva caricato, pronto al colpo.
“Mi chiedo sinceramente cosa uno come te possa aver fatto” disse invece sovrappensiero, con una voce così assente, asettica, priva di emozioni, che a lui vennero i brividi, prima di scrollare le spalle, tornare alla realtà e puntargli contro l’arma, senza minima pietà.

Chiuse gli occhi, Stiles, li chiuse e si preparò, perché tanto ormai era pronto a farsene una ragione: aveva fatto una cazzata e doveva pagarne le conseguenze.

Fu proprio mentre il rumore del grilletto iniziava a farsi sentire, che qualcos’altro si mosse fra i corridoi, facendo bloccare la ragazza, poi il frastuono di un’altra arma che veniva caricata – proprio dietro di lui – e un colpo che veniva sparato, lo fece rabbrividire dalla testa ai piedi: quando si rese conto di non essere stato colpito, si limitò a sbirciare da un occhio, giusto per vedere l’espressione contratta di Braeden mentre guardava un punto indistinto dietro di lui, prima che un altro sparo – che la sfiorò – la portasse a ricambiare, poi spostò lo sguardo e incrociò il suo, fece una smorfia e se la svignò in quel lampo di proiettili a raffica, provenienti da entrambe le parti.

Poi calò il silenzio, e Stiles giurò di non essersi mai sentito così miracolato, perché davvero, c’era mancato un pelo.

E lo sentiva, Derek, proprio dietro di sé, perché ormai riconosceva la sua presenza anche senza dover guardare, e davvero gliene era grato, immensamente grato, tanto che – se avesse potuto – sarebbe andato a baciarlo, sollevato.
Ma si trattenne, perché doveva riprendersi dal principio di attacco di panico che sentiva crescere nel petto, e perché il resto del gruppo apparse a corsa proprio davanti a lui, raggiungendolo velocemente.

Proprio quando Stiles stava per parlare, seppur con il fiato spezzato, fu Derek a farsi avanti ancora dietro di lui, e “Siete per caso impazziti?!” ringhiò con una ferocia che lo congelò completamente, proprio come Cora, che perse il sorriso compiaciuto che aveva avuto fin dal suo arrivo.
Poi se lo vide sfrecciare di fianco, dopo aver sentito il tonfo dell’arma che aveva lasciato cadere, e davvero non avrebbe avuto bisogno di vederlo in volto per capire quanto fosse infuriato, perché tutto nei suoi movimenti lo lasciava intendere benissimo, soprattutto i muscoli fin troppo contratti e i leggeri spasmi, dati probabilmente dal suo tentativo di mantenere la calma.

“Che cazzo vi è saltato in mente, eh?!” sbottò, spingendo Peter da parte così da poter fronteggiare la sorella, che – cosa che Stiles non le aveva mai visto fare – fissandolo sconcertata in volto, indietreggiò.

Era davvero infuriato.

“Un biglietto?!” le gridò contro con furia “Che cazzo vuol dire lasciare un biglietto in cui mi dici di averla pagata per farlo ammazzare?!” Stiles fu certo che
mai, mai prima d’ora l’aveva visto così.
Cora ridacchiò poco convinta, portando le mani a mezz’aria e “Ma lei ha accettato, ti rendi conto, Der?” parlò cauta “e tu sei corso a salvarlo, come sapevamo che avresti fatto”.

Stiles lo vide stringere i pugni, tanto da far sbiancare completamente le nocche.

“Ah sì” rise istericamente anche lui “Perché ‘è ora che tu ammetta quello che provi, Der’ eh?” recitò in un ringhio tremendamente arrabbiato ciò che quei tre avevano deciso di scrivere su quel maledetto foglietto che gli avevano lasciato sul tavolo del loft: Stiles l’aveva detto che era una pessima idea.
“Stiles? Eh?” sbottò poi, e il diretto interessato davvero non si sarebbe mai aspettato di sentirgli dire ciò che aggiunse dopo “Ma vi si è frantumato il cervello!? Nemmeno per idea! Quale dannata botta alla testa dovete aver preso, per poter fare una cosa del genere!?”.

E davvero, Stiles avrebbe preferito sprofondare fino agli Inferi e diventare per sempre invisibile, perché davvero, quell’umiliazione gli fece venire la nausea.

Derek non aveva mai perso la calma in quel modo, nessuno mai avrebbe pensato che avrebbe potuto farlo, perfino la sorella realizzò la cattiveria di quelle parole, ma – testarda com’era – pensò a quanto fosse stupido da parte sua continuare ancora a negare l’evidenza, nonostante l’occasione che gli era stata concessa.
“Cosa hai detto?!” il ringhio di Cora rimbombò nei corridoi come un tuono nel cielo, mentre i suoi occhi dorati accentuavano la cattiveria dei canini digrignati, e Lydia dovette trattenerla malamente per le spalle, subito soccorsa da Peter: se non l’avessero fermata, Derek si sarebbe ritrovato con la gola brutalmente squarciata, e lui – se avesse potuto – avrebbe fatto la stessa identica cosa, con la piccola differenza che ci sarebbero volute più di due persone per fermarlo.

“Cosa diamine ti è passato per la testa, Cora?!” la rimproverò furibondo “Come hai anche solo potuto pensare che questa cosa fosse giusta? E per poco non lo hai fatto ammazzare! Per dimostrare cosa?!” le gridò contro, trattenendosi dal prendere a pugni gli armadietti al suo fianco: non sapeva se essere più incazzato con lei, che aveva combinato un casino del genere, oppure con Stiles, che l’aveva perfino assecondata, distruggendo l’idea di ragazzo intelligente che si era fatto di lui.
Il diretto interessato continuava a starsene in silenzio da una parte, troppo sbigottito e stordito per potersi concentrare abbastanza da formulare una frase di senso compiuto: il freddo e pungente ‘Stiles? Vi si è completamente frantumato il cervello? Neanche per idea!’ di Derek lo aveva praticamente abbattuto al primo colpo, messo K.O: centro, dritto al cuore, e sinceramente voleva solo smetterla e andarsene a casa sua nel suo letto.

E come se gli avesse letto nel pensiero, a un certo punto Derek prese un profondo – molto profondo – respiro e si calmò.
“Va bene, ora basta” borbottò, passandosi esasperato una mano sul volto “lo riaccompagno a casa e voi” continuò indicando gli altri presenti “rimediate subito al casino in qualche modo”.

Detto ciò, afferrò Stiles per un braccio e se lo trascinò dietro, fuori dalla scuola, fino al parcheggio e alla sua Camaro nera dalla portiera ancora irrimediabilmente aperta, a causa della fretta con cui era sceso quando era arrivato: il tempo che seguì, fu regnato completamente da un silenzio glaciale, che nessuno dei due si premurò di spezzare.

Non fin quando non si fermarono davanti alla casa e nessuno scese.

Derek sembrava sul punto di frantumare il volante.
“Dannazione, Stiles!” sbottò dopo un po’ l’ex alfa, sbattendo le mani proprio sul bordo del volante, in un gesto che fece sobbalzare e voltare l’altro.
“Se ti metti nei casini da solo, allora non serve a niente!” esalò quasi impanicato, passandosi velocemente di nuovo le mani sul volto.
Il diretto interessato deglutì a vuoto, senza sapere davvero cosa dire: agli occhi dell’altro apparve come un cucciolo spaurito e subito si pentì della sua reazione, scuotendo la testa.

“Cosa ti hanno detto per convincerti a fare una cosa del genere, eh?” tentò un po’ più calmo, senza davvero aspettarsi una risposta: lui sapeva, sapeva come si sentiva Stiles, sapeva cosa provava, lo sapeva perché per lui era lo stesso, lo era sempre stato, ma ciò non voleva dire che fosse giusto.
Stiles era umano, più piccolo e davvero non avrebbe potuto ricevere niente dall’altro, perché non sarebbe stato in grado di concedergli ciò di cui – anche se non lo ammetteva – aveva bisogno: una vita normale.
Lui, un ex-alfa dal ringhio facile, che aveva perso i suoi poteri e che aveva un passato da brivido alle spalle.
E suo padre poi? Non lo avrebbe mai accettato, non dopo averlo arrestato una volta, per quanto ora sapesse tutto: non avrebbe mai voluto quello per il figlio, e Derek non avrebbe mai messo Stiles contro il padre, perché sapeva quanto bene gli volesse e quanto fosse importante per lui il loro rapporto.

“Non gli è servito molto” ribatté sorprendentemente invece il ragazzino in un sibilo impercettibile, senza neanche guardarlo: no, perché sostenere il suo sguardo sarebbe stato troppo. “È bastato dire che c’entravi tu, perché tanto come ben sai mi piaci” sbottò, cercando di fare capire con il suo tono e con le sue parole quanto fosse ferito a causa sua “ma va bene così, avresti anche potuto lasciarmi a lei, sarebbe stato meglio” continuò, tremolante per le mille cose contrastanti che provava.

Derek scattò sull’attenti: neanche per scherzo gli avrebbe voluto sentir dire una cosa del genere, perché lui – piuttosto che lasciarlo nelle mani di quella – avrebbe preferito morire.

“Diamine, Stiles” si lamentò, sapendo di dover tacere, eppure vederlo così gli provocava una tale voragine nel petto, da contrastare tutte le sue certezza.
“Non farmelo dire ad alta voce” borbottò rauco, lottando contro se stesso: il diretto interessato lo fissò con le sopracciglia inarcate, senza capire.
“Tu ti meriti di passare l’ultimo anno in santa pace, poi andartene all’università e iniziare la vita che desideri” stavolta fu lui a distogliere lo sguardo, perché per quanto gli fosse difficile ammetterlo, l’idea gli faceva male: il lupo ancora nascosto dentro di lui, non cessava un attimo di ringhiargli che era Stiles, Stiles e nessun altro, sarebbe stato solo lui e non avrebbe dovuto allontanarlo.

“So io quale vita desidero, non spetta a te dirlo” gli rispose il più piccolo, fissandolo come a cercare di carpirgli più informazioni solo così, solo guardandolo, e stavolta fu Derek a deglutire a vuoto.

Si passò esasperato ancora una mano sul visto, prima di sbatterla di nuovo sul bordo del volante.

Diamine quanto gli aveva dato fastidio sapere di lui e Cora: l’aveva presa come una punizione personale, come se lui avesse voluto – pur non essendo a conoscenza dei suoi sentimenti rinfacciargli tutto, fargli vedere che allora sarebbe stato felice con qualcun altro, e – perché no – proprio sua sorella, sangue del suo sangue.
Lo aveva fatto impazzire, aveva fatto ribollire di gelosia lui e il lupo dentro di lui.
Avrebbe dovuto sapere che – nonostante tutto – non era da Stiles fare una cosa del genere, avrebbe dovuto lasciar perdere la gelosia e ragionare, allora magari avrebbe realizzato che no, non era possibile che avesse creato un rapporto con Cora, e che doveva esserci qualcosa sotto.

Era stato stupido, accecato da un sentimento che aveva voluto a tutti i costi placare e nascondere.

“Non sono il tipo che esce” sbottò, fissando la strada davanti a sé “Non sono quel tipo con cui si ha una relazione normale” e anche solo dire cose del genere, non era da lui, perché gli dava il voltastomaco, ma doveva farlo capire a Stiles, e Stiles era più importante di quello.

E proprio Stiles scrollò le spalle, indispettito, prima di uscirsene con un “Io non voglio una relazione normale, io ne voglio una con te”, che davvero lo colpì peggio di un proiettile, perché no, Stiles non poteva continuare a dirgli cose del genere, mandava all’aria tutti suoi buoni propositi.

Fece giusto in tempo a voltarsi leggermente, giusto per concedersi di vedere come lo stesse guardando, prima che le mani di Stiles circondassero il suo collo e che le sue labbra si posassero sulle sue, distruggendo totalmente i suoi tentativi di autocontrollo: fu il lupo dentro di lui a reagire, perché si risvegliò con un ringhio dal sonno profondo che l’aveva tenuto a bada finora, i suoi occhi brillarono nell’auto scura, prima che lui si decidesse a chiuderli e a ricambiare, con una brama di assaporare, di possedere, che aveva sempre cercato di placare.

E dovette trattenere gli artigli, gli artigli di quel lupo che avrebbe voluto graffiare la schiena di Stiles, trascinarlo in casa e dominarlo come aveva desiderio di fare.
E i canini, quei denti lupeschi che avrebbero voluto morderlo, per poi baciarlo, e poi morderlo ancora.

E Stiles stavolta si sentiva tremare le gambe, ma in un modo piacevole che aveva sempre sognato, perché , Derek lo stava baciando e quella non era la sua immaginazione, non era uno di quei sogni a occhi aperti, era reale, reale come le sue mani sui fianchi, come le labbra sulle sue.

“Beh il piano di Cora ha funzionato” esalò Stiles con l’affanno, distanziandosi giusto un po’ da quel bacio che gli aveva tolto il fiato, con un mezzo sorrisetto tra il davvero felice e il divertito.
Gli occhi di Derek si illuminarono ancora per un piccolo attimo, mentre faceva di tutto per spostare la sua attenzione da quelle labbra che aveva finalmente assaporato a quelle iridi castane che lo stavano osservando.
E ringhiò a malapena Derek, stavolta da vero licantropo, prima di sporgersi un po’ rudemente per rubargli un altro bacio: non abbastanza, non era abbastanza, ancora, ne voleva ancora.
“Sta zitto” ribatté con voce roca e un po’ animalesca, facendolo ridere.

E Stiles continuò a ridere, mentre Derek per poco non frantumava lo sportello, pur di scendere e trascinarselo dietro, prendendoselo in spalla pur di far velocemente e passare come d’abitudine dalla finestra del primo piano per raggiungere camera sua.

Però era vero, la missione gelosia  – nonostante tutto – era stata compiuta con estremo successo.





 


Ehilà! 
Non voglio esprimermi. Vi chiedo perdono, davvero. 
Una tragedia,  quanti anni sono passati dall'ultimo aggiornamento? (non è una battuta per il capodanno appena passato eh)
Mi mancava l'ispirazione, l'ho scritto all'improvviso l'altro giorno dopo che mi hanno staccato la connessione per tipo quindici giorni (che non sono ancora passati). 
Volevo aggiornare appena l'avevo scritto, ma - appunto - non avevo internet, quindi oggi dopo una crisi di nervi sono andata in ufficio da mio zio. 
Davvero, chiedo venia. Troppi casini fra scuola, amicizie e amore (sono cotta da 4 anni dello stesso ragazzo, gli ho parlato di questa cosa quasi - scioccamente, a questo punto - certa di ricevere un sì, e... SBAM! No. Morta sul colpo. Resterò sola tutta la vita.)
Mi sono beccata 4-5 materie nel pagellino di metà anno scolastico eheh e poi ho passato il capodanno a casa a guardarmi film di tim burton perché sono un'idiota. Voi? Tutto apposto?
Questo è l'ultimo capitolo! Anche se non doveva esserlo, boh... Ho fatto casino. 
Comunque mi è piaciuto lavorare a questa fanfic e sono contenta che in generale vi sia piaciuta:)
Vi ringrazio davvero per le recensioni! E ringrazio tutti quelli che hanno messo la storia fra le preferite/seguite/ricordate *O* 

E basta.... Mmm... appena ho pubblicato qui, metto anche un'altra os che ho scritto in questi giorni e se avete voglia ne ho già pubblicate due nei giorni di Natale ^^ 
Vabbuò ç_ç non ho altro da aggiungere... Fatemi sapere cosa ne pensate/quanto vi ha fatto schifo! 
Lawlietismine

Aggiunta del 9/1/16: questa storia, per chiunque stia leggendo, aveva un epilogo un tempo... Ma penso
(e l'avevo pensato anche quando l'ho scritto eheh) che questo sia un finale migliore, quindi l'ho eliminato. Ancora grazie a chi ha letto e grazie per tutte le belle parole ^^ 
 

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