Le svolte del destino. di Diletta_86 (/viewuser.php?uid=10558)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una tragica scomparsa. ***
Capitolo 2: *** Il dolore di un amore ***
Capitolo 3: *** Rivelazioni d'amore ***
Capitolo 4: *** Aspettando un amore ***
Capitolo 5: *** La lunga strada verso casa. ***
Capitolo 6: *** Commissario d'assalto ***
Capitolo 7: *** Incontro davanti ad un cadavere ***
Capitolo 8: *** Galeotto fu il cappotto ***
Capitolo 9: *** I pezzi combaciano. ***
Capitolo 10: *** Indagini ad ampio raggio. ***
Capitolo 11: *** Il ritorno della mina vagante. ***
Capitolo 12: *** Un nuovo futuro. ***
Capitolo 13: *** Le verità rivelate. ***
Capitolo 14: *** Dritto al cuore ***
Capitolo 15: *** La fine dell'incubo ***
Capitolo 16: *** Un bacio ed un bacio ancora ***
Capitolo 17: *** Passato,Presente, Futuro ***
Capitolo 18: *** Ritornare ad Insegnare ***
Capitolo 19: *** Una nuova Berardi ***
Capitolo 20: *** My Happy Ending ***
Capitolo 1 *** Una tragica scomparsa. ***
Avvertenze: La storia non ha fini di lucro ed i personaggi ivi descritti appartengono esclusivamente alla fantasia della loro autrice. Il solo fine della storia è quello di rendere giustizia ad un amore.
Il rating è dovuto alla mia indecisione su come condurre la relazione,meglio abbondare che deficere. Buona Lettura
Nuova pagina 1
Il commissario Gaetano Belardi sedeva in
silenzio sul proprio divano, riflettendo al termine di una giornata lavorativa
fruttuosa, come non accadeva da almeno due anni. Era rientrato a Torino da
neppure ventiquattro ore, e già aveva la netta sensazione di non essersene mai
allontanato. Tutto questo per lei.
La lei in questione era quella adorabile testa
disordinata di ricci di nome Camilla Baudino. Il destino aveva giocato loro
davvero un tiro mancino, incontrarsi dopo due anni nel bel mezzo di un omicidio,
quasi che non potessero stare nella stessa città senza vedersi, era davvero
meravigliosamente paradossale. Ed ora, dopo che la loro consueta cena di fine
indagini era conclusa, Gaetano non riusciva a smettere di ricordare. Il sapore
delle sue labbra il pomeriggio in cui l'aveva baciata per la prima volta,
spaventandola a morte per di più, il calore del suo corpo snello contro di se.
Ah! Diavolo! Sarebbe finito con l'impazzire in
quel modo. Era un uomo in procinto di sposarsi, e lei era una donna sposata, una
madre, eppure.. qualcosa in tutto quel rincorrersi, in quel ritrovarsi vicini
costantemente non lo convinceva del tutto. S'era detto che la sua era semplice
deformazione professionale all'indagine, s'era detto che forse erano solo molto
amici e questo li spingeva a desiderare di vedersi con regolarità, ma quello che
non trovava il coraggio di dire a sé stesso era che amava Camilla nel medesimo
modo in cui l'amava da tre anni a quella parte, forse anche di più.
Il giorno in cui era partito per Praga era
stato come ritrovarsi in un incubo. Una nuova lingua, nuovi colleghi, nessuno
tanto intraprendente e spericolato da ficcarsi nei guai ed avere bisogno di lui
per essere soccorso, e niente Vermut. Non aveva toccato un solo goccio del suo
liquore preferito, non sarebbe stato lo stesso senza Camilla. L'adorava. Era la
sola verità concepibile.
All'improvviso uno squillo del telefono
cellulare distrasse il giovane ed aitante commissario che, imprecando sottovoce,
si costrinse ad aprire gli occhi, alzarsi e rispondere. Chi mai poteva essere
che disturbava i suoi pensieri romantici a quell'ora della sera?
Stizzito l'uomo afferrò il cellulare,
osservando di sbieco il display ancora illuminato d'azzurro. Adorabile
Pasticciona indicava l'aggeggio. Gaetano sorrise, almeno questa volta i suoi
desideri parevano aver preso una piega decente.
"Pronto! Camilla..che cosa succede?"
Soltanto un lieve singhiozzo rispose alla sua
domanda. Che diamine mai poteva esserle accaduto? Lesto come una pantera Gaetano
aveva afferrato il soprabito e le chiavi dell'auto.
" Cinque minuti... Camilla sto arrivando."
Le sirene squarciavano il silenzio del
quartiere quando Gaetano giunse innanzi alla porta dello stabile dove lei
abitava. Che diamine era successo? Con piglio professionale il commissario
si accostò ad una delle volanti, incrociando lo sguardo con il giovane
sottotenente dell'arma poggiato in attesa contro il cofano.
"Agente.. che cosa stà succedendo?"
" Guardi.. non può stare qui.. "
"Commissario Belardi, distretto di Roma nord,
lassù abita una mia amica, avanti..che succede?"
"Oh.. mi scusi commissario, ma niente.. un
incidente stradale.. un uomo è stato investito.."
Il cuore di Gaetano dette un tuffo improvviso.
Non poteva crederci, non era davvero possibile.
"Chi è la vittima?!"
" Renzo Ferrero, ci ha chiamati la moglie,
scendendo a portare il cane.."
Neppure ascoltò l'ultimo pezzo della frase. La
sua mente agile aveva già collegato i pezzi. Si fece largo di malo modo tra il
cordone di agenti, guardandosi in giro come il più disperato tra gli uomini, fin
quando non la vide, stringeva tra le mani tremanti il cellulare, ancora aperto,
era distrutta.
"Camilla!"
Gridò incurante degli sguardi malevoli che gli
venivano lanciati dagli agenti. In pochi attimi era al suo fianco, tenendola
stretta quanto più gli era concesso dal pudore e dagli abiti.
"Gaetano... dio..dio.."
La sua voce dal tono solitamente tanto
pungente s'era ridotta a poco più di un sussurro.
"Povero amore mio..."
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Capitolo 2 *** Il dolore di un amore ***
In un gesto protettivo Gaetano aveva posato un
braccio lungo le spalle di lei che, come mossasi per un istinto primordiale,
s'era letteralmente buttata contro il suo petto, singhiozzando. Non poté fare
molto di più che cullarla con delicatezza, sussurrandole parole
d'incoraggiamento che suonavano false anche a lui.
La realtà era che Gaetano stava letteralmente
facendo a pugni tra il desiderio di cancellare a suon di baci le lacrime che le
rigavano le guance e la voglia di fare qualcosa per rendere giustizia a quel
povero diavolo la cui unica colpa era essere troppo abituato a Camilla da
accorgersi di quanto fosse speciale.
Non avrebbe sopportato a lungo di vederla
così, fragile, silenziosa, faceva male al suo cuore malandato, troppo sciocco
per capire quanto l'amasse, imbarcato in mille avventure inconsistenti con la
sola speranza di dimenticarla.
Il rumore dei passi lungo il selciato
distrasse entrambi,rompendo quell'attimo di vicinanza. Uno dei carabinieri
accorsi sul posto li osservava in un misto tra il curioso ed il sospettoso.
và a finire che ci accusano di averlo
ammazzato..
Si trovò ad ironizzare tra se e se il
commissario Belardi. Se la loro pseudo relazione fosse venuta fuori durante i
colloqui Camilla si sarebbe trovata in un mare di guai, e non era sicuro che
fosse in grado di sostenerne il peso e lo stress.
Un colpo di tosse, l'ufficiale ormai li aveva
raggiunti. Con dispiacere Gaetano notò il distacco dal corpo di Camilla, un gelo
improvviso che nessuna donna mai gli aveva provocato.
" Mi scusi signora Ferrero...dovrebbe seguirci
in caserma per l'interrogatorio..."
Vide lo smarrimento nascere sul fondo degli
occhi scuri di Camilla, mentre la mano destra della donna si stringeva in un
moto convulso alla sua, in una tacita richiesta d'aiuto.
"E' davvero indispensabile farlo adesso
Maresciallo?"
Il suo occhio professionale aveva notato la
fiamma dorata del cappello e le mostrine sulle spalle, almeno lui non aveva
problemi coi gradi militari. Peccato che come agente di polizia avrebbe dovuto
sapere quanto poco siano gradite le intromissioni..
"Lei sarebbe?!"
Domandò infatti l'ufficiale, scrutandolo con
un sopracciglio inarcato, pronto ad appuntare qualsiasi dettaglio compromettente
gli venisse fornito.
" Commissario Gaetano Belardi, distretto di
Roma Nord, ed intimo amico della signora Baudino."
Cretino! Doveva proprio sottolineare
quell'intimo? Si sarebbe volentieri preso a schiaffi da solo, ma la vista di un
angolo di sorriso che compariva sul volto di lei contribuì a farlo desistere.
"Beh.. commissario..allora di sicuro saprà che
è la prassi.."
" Di sicuro so che per interrogare sulle
circostanze i congiunti delle vittime si possono anche attendere
ventiquattrore."
Replicò stizzito. Ma chi diamine era quello
stronzo?Avrebbe volentieri pagato per prenderlo a pugni in faccia e stava per
farlo quando Camilla si decise ad intervenire con il suo solito tranquillizzante
raziocinio.
" La prego maresciallo.. le prometto che non
farò alcuna sciocchezza.. e poi non vede? Più che con la polizia.."
Ora era lei a strappargli un tenue sorriso.
Tergiversarono ancora un pò prima di potersi, finalmente congedare. Attesero in
silenzio, senza guardarsi l'uno con l'altra che il carabiniere si allontanasse,
poi, quasi all'unisono, emisero un sospiro di sollievo tornando a guardarsi con
la solita intensità.
" Dov'è Livia Camilla?"
" Con la nonna grazie a Dio..Gaetano scusami..
ti ho messo nell'ennesimo pasticcio.."
" Stà zitta.."
le sussurrò caricandosela sulle braccia
in un gesto atletico, dirigendosi con passo fermo alla macchina.
" Nè parliamo tra poco.."
Aveva avvertito prepotentemente il bisogno di
condurla via da quell'orrore, dalla casa che, nè era certo, avrebbe risvegliato
in lei il dolore ed il peso di una vita passata.
" Dove mi porti?!"
Chiese scarsamente preoccupata lei,
allacciando la cintura di sicurezza, rendendosi così conto di avere indosso solo
la camicia da notte ed una vestaglia.
"Dio..sono un mostro.."
" A casa mia, e no.. tu sei bellissima, come
sempre.."
Rispose lui sporgendosi oltre la spalla di lei
per agganciare la cintura, poi mise in moto e partì.
Angolo dell'autore.
Thia.. mi spiace per Enzo, anche secondo me non è male, ma da buona toscana non potevo non parteggiare per il bel Paolo ^^ Per il resto..eccoti il secondo pezzo. Buona lettura ! |
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Capitolo 3 *** Rivelazioni d'amore ***
Il tragitto era breve, e per una sera le vie
di Roma erano sin troppo libere dal traffico e dal rumore. Sembrava quasi che
quell'angolo di mondo si fosse fermato per rendere omaggio al dolore di una
donna caparbia e stupenda. Dopo venti minuti erano già arrivati davanti alla
porta dell'immenso loft un tempo appartenuto a Francesca, la sorella di Gaetano.
Con estrema galanteria l'uomo scese,
avviandosi ad aprire la portiera del passeggero, nella mente la precisa idea di
trasportarla in braccio sino al divano. Un pò era sempre stato un uomo dalle
vecchie abitudini, un pò non voleva privarsi della piacevole sensazione che gli
trasmetteva l'averla tanto vicina. Era un pazzo, oppure un angelo, difficile a
dirsi.
S'era appena chinato per sollevarla quando,
con un sorriso velato di pianto, Camilla scostò la sua mano dalla propria
spalla, stoppandolo con un espressione da cucciolo ferito che avrebbe ucciso
anche il più feroce dei malavitosi, figurarsi la ormai caracollata
professoressa Baudino.
" Stop.. fermo.. se mi prendi di nuovo non
rispondo di me.."
" Potrei quasi voler tentare la sorte.."
Ghignò lui perdendosi in quei magnifici occhi
neri per un istante. Camilla lo osservava di sbieco riflettendo sulla sua
stoltezza. Suo marito era appena stato ucciso, travolto da un bastardo che
neppure si era fermato, e lei non aveva di meglio da fare che civettare con
l'uomo che era alla base del loro litigio quel pomeriggio?
"Gaetano.."
Qualcosa in lei lo convinse a desistere dai
suoi progetti seduttivi. L'amava era vero, ma non sarebbe mai stato capace di
sedurla in un simile stato d'animo. Il commissario desiderava che se mai Camilla
avesse deciso che era lui l'uomo del suo cuore, lo avrebbe fatto in piena
coscienza e senza rimorsi. Era talmente perduto nei propri pensieri da non
accorgersi che lei s'era sporta, agganciandogli le braccia dietro la nuca, ed
ora lo osservava con un lieve cenno di malizia.
" Stavo scherzando.. ho messo male una
caviglia prima.. non credo che regga il mio peso.."
Doveva proprio sussurrargli in un orecchio a
quel modo? Ma si rendeva conto? Diavolo tentatore, quella donna riusciva a
stupirlo ed ora aveva una gran voglia di baciarla, nonostante fosse tutto
sbagliato. Scosse il capo, aiutandola ad alzarsi ed appoggiandola contro di se.
" Ce la fai cosi?"
Le domandò sostenendola mentre camminava su un
piede solo verso l'ingresso.
"Si..direi di si..grazie.."
" Ehm..Camilla.. prenderesti le chiavi di casa
dalla mia tasca? Temo di non arrivarci..."
Porca miseria! Dannata abitudine a tenere le
chiavi nella tasca davanti dei pantaloni. Stava arrossendo come uno studentello
alla sua prima cotta, anche se, quella era effettivamente la sua prima cotta
importante. Per sua fortuna i pensieri imbarazzanti servirono da deterrente,
neppure il tempo di concluderli che il mazzo di chiavi sventolava davanti al suo
naso, trattenuto dalla mano di lei.
" Come farei senza di te..."
" Concordo."
Dicono che l'ingresso in circolo
dell'adrenalina a seguito di intense emozioni possa provocare reazioni emotive
burrascose, specialmente nei soggetti che sono soliti celare i loro veri
sentimenti, almeno, questa è una delle interpretazioni che la medicina offre dei
suoi effetti; peccato che nè Gaetano nè Camilla s'intendessero di medicina.
L'interno dell'appartamento del commissario
Belardi era un vero splendore, pulito, ordinato, arredato con gusto e modernità,
veramente insolito per un uomo che vive da solo da tutta la vita. E così,
finalmente, avevano raggiunto il divano, si erano seduti e versati qualcosa da
bere. L'orologio a parete segnava ormai le una di notte, e tutto attorno si
faceva silenzio, eccezion fatta per il lieve pulsare dei loro cuori e respiri.
" Stavamo dicendo..."
" Che per colpa mia ti sei preso una notte
insonne ed una grana con i colleghi.."
" Ah.. bazzecole...in certi casi serve sempre
qualcuno da tenere con se.."
Camilla deglutì, un nodo le si era formato dal
nulla proprio alla bocca dello stomaco, forse a causa di tutti i pensieri non
ancora realizzati, forse per la stanchezza e lo stress, o molto più
semplicemente perché lui era così dannatamente sexy quando faceva il cavaliere
senza macchia e senza paura.
Sei proprio una stronza Camilla..pensieri
del genere sul cadavere ancora caldo...
Una breve riflessione, che durò appena il
battito delle ali di una farfalla. Era da troppo che desiderava sentirsi amata
di nuovo, sentirsi viva e passionale, ricercata per quello che era e non per
quel che era stata.
"Baciami Gaetano.."
Sibilò lasciando il bel commissario a bocca
aperta come un luccio.
" Che?"
" Non farmelo ridire per l'amore del
cielo..non ci riuscirei.."
Non servì altro perché capisse. Fu un bacio
inizialmente timido, che divenne lentamente un fuoco incandescente e divoratore.
Per troppo tempo avevano immaginato entrambi quel momento, studiandone i
particolari, immaginandone i gesti e le sensazioni. Adesso che realmente stava
accadendo nessuno dei due pareva volervi porre fine.
Le mani cercarono le mani ed i vestiti fecero
in fretta a svanire, disseminandosi in giro per casa; l'unico che ebbe un
istante di dubbio fu Gaetano, ma Camilla provvedè con solerzia a dissuaderlo dal
fermarsi. Fu una notte d'amore rivelato, una delle più intense, ma come in tutte
le fiabe il mattino finisce con l'infrangere la magia. Svegliarsi delicatamente
appoggiata contro il petto di Gaetano fù una rivelazione troppo grande per
l'umore ancora instabile di Camilla che si trovò in lacrime, a domandarsi come
avesse potuto fare una cosa del genere; le sarebbe occorso del tempo per
metabolizzare l'accaduto e divenire consapevole del suo amore corrisposto, molte
cose sarebbero cambiate, una sola era destinata a rimanere la stessa, la
capacità della profia e del commissario di incontrarsi in ogni indagine in
corso. |
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Capitolo 4 *** Aspettando un amore ***
Svegliarsi al mattino con la casa che
profumava del caffè appena pronto era una piacevole novità per l'olfatto di
Gaetano, ed era solo la prima delle novità del nuovo giorno. Stropicciandosi gli
occhi il bel commissario si voltò, cercando con il braccio la presenza di
Camilla al suo fianco, cosa ovviamente impossibile dato che il caffè non è
ancora capace di auto prepararsi. Sbuffò, costringendosi a sollevarsi a sedere
sul letto, incespicando alla ricerca della propria t-shirt improvvisamente
dispersa e che. dopo alcuni istanti, realizzò essere finita indosso alla sua
bella professoressa, e quindi in cucina.
Dopo essersi infilato i pantaloni di una
vecchia tuta da ginnastica, a piedi nudi e senza neppure osservarsi allo
specchio il Belardi scese in cucina, pregustando una colazione decente dopo anni
di cappuccino e pezzo al bar, e la visione di Camilla dentro ad un suo vestito.
Decisamente esaltante.
Aveva appena sporto il naso dallo stipite
della cucina che eccola lì, dà le spalle alla porta, sedendo di sbieco sullo
sgabello, davanti una tazza di caffè fumante, semplicemente favolosa anche se
infilata in una maglia di almeno due taglie più grande. Con il capo reclinato
contro la mano sinistra chiusa a pugno pareva volergli offrire l'incavo del
collo, e lui aveva già stabilito due anni prima che su quel collo ci sarebbe
morto ben volentieri sopra.
Assumendo inconsapevolmente una camminata da
gran macho Gaetano si mosse, raggiungendola in un paio di atletiche falcate,
soffermandosi a lasciare un passionale bacio sul collo lasciato scoperto ai suoi
colpi. La sentì rabbrividire lievemente sotto di se mentre l'avvolgeva in un
abbraccio, e temette che, smaltita la sbornia emozionale della notte appena
conclusa, sarebbe fuggita via una seconda volta.
Insospettabilmente invece, dopo un attimo
d'esitazione, Camilla gli regalò una lieve carezza, voltandosi a guardarlo con
gli occhi ancora lievemente confusi nel dolore, ma con stampata sul viso
quell'emozione che nei due anni precedenti l'uomo aveva smosso mari e monti per
riuscire a vedere.
" Ben alzato dormiglione.."
" Che ore sono?"
" Quasi le undici.. ha telefonato torre dal
commissariato, gli ho detto che avevi avuto un contrattempo."
" Fatto benissimo, dopo lo richiamo.. "
Sprazzi di quotidianità in un mondo ancora
sottosopra. Addentare un biscotto, sorseggiare il caffè senza il bisogno di
ustionarsi perché si è in ritardo, era al contempo esaltante e spaventevole,
almeno per il cuore agitato di Camilla, ormai consapevole della profondità del
sentimento che la univa a Gaetano, eppure in preda ai sensi di colpa per aver
infangato la memoria del povero Renzo con il quale aveva una figlia e che, al di
la di tutto, non le aveva arrecato torti particolari.
Stettero così, nella silenziosa quiete del
mattino, terminando la colazione ed il filo logico dei propri pensieri. Poi,
come se l'elettricità statica dell'aria avesse raggiunto la saturazione,
alzarono lo sguardo, nel medesimo istante, ingaggiando una breve battaglia che
si concluse con Camilla che sistemava le stoviglie e Gaetano che fumava la prima
sigaretta del mattino.
" Gaetano noi dobbiamo parlare.."
" Eh già.."
Sussurrò lui con poca convinzione. Si
aspettava qualcosa del genere, anche se sperava che non accadesse.
" Sappi in anticipo che non mi pento e non mi
pentirò mai di niente.. ma.. prima di qualsiasi cosa deve esserci il rispetto
per Renzo e per Livia... "
Un lieve sospiro fu l'unico suono che
interruppe il monologo della profia Baudino.
" Ed è in nome dell'amore che ti chiedo di
darmi il tempo per tutto, per il dolore, per le spiegazioni.. non voglio
rovinare un noi appena sbocciato agendo d'impulso, non né sono capace, e non lo
farò se prima non ci rendiamo entrambi animi liberi..perciò... non è il caso di
sentirci prima di allora. "
Ecco. lo aveva detto, buttato fuori tutto di
un colpo,senza il coraggio di guardarlo, come si fa con le interrogazioni
difficili, perché se guardi il professore negli occhi quello ti fulmina e tu
cadi impappinato come un sasso nell'acqua. Dal canto suo Gaetano aveva ascoltato
in silenzio, troppo concentrato a non morire d'infarto per prestare attenzione
alle vere conseguenze di quello che lei stava dicendo.
Il lato razionale dell'uomo sapeva che il
discorso aveva una sua logica, che era la scelta migliore, ma andarlo a
raccontare al cuore era tutt'altra faccenda. Come sarebbe sopravvissuto senza
poterla chiamare? Senza sentirla, senza poter sorseggiare un Vermut assieme con
il solo piacere di vedersi.
"Posso almeno cercare di scoprire qualcosa?"
" Guai a te se non ci provi...ma non farti
vedere dai carabinieri.. chè quelli ti scambiano per quello... "
L'uomo non potè non ridere, al di la delle
difficoltà pensavano ed agivano in maniera sin troppo simile per non essere
destinati a finire così.
"...Allora faccio una doccia, prendo la mia
roba e..."
Gaetano s'era alzato, avvicinandosi al mobile
bar, rovistando un poco nei cassetti, dai quali alla fine riuscì ad estrarre un
mazzo di chiavi con attaccato un peluche che prontamente porse a Camilla.
" Per me questa è già casa tua.. ed attenderò
ogni sera di vederti entrare...dieci minuti ed è tutto a tua disposizione."
Fece esattamente come aveva detto, e dieci
minuti più tardi era di nuovo l'affascinante poliziotto benvestito del loro
primo incontro.
" Ciao Camilla.."
" Buon lavoro Gaetano.."
Dopo nemmeno mezz'ora anche Camilla era
pronta, si volse un attimo ad osservare l'appartamento e poi uscì nel suo
ritorno al passato. |
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Capitolo 5 *** La lunga strada verso casa. ***
Dopo nemmeno mezz'ora anche Camilla era
pronta, si volse un attimo ad osservare l'appartamento e poi uscì nel suo
ritorno al passato. Le occorsero quindici minuti di tram ed una bella scarpinata
per raggiungere di nuovo il suo appartamento, quindici minuti di vero inferno,
di mezzi stracolmi e di pensieri che frullano per la testa come mosche affamate.
Si impegnò ad un ripasso silenzioso delle declinazioni latine, passando poi da
Ovidio ad omero, ma non serviva a granché.
Neppure il tempo di aprire la borsa per
cercare le chiavi che alla profia sovvenne alla mente d'avere il frigorifero
completamente a secco e la dispensa più simile ad una prigione post indulto che
ad un raccoglitore di vivande. E di nuovo via, verso il minimarket all'angolo,
svicolando tutti i possibili visi noti che, né era certa, avevano già appreso
tutto dal tg del mattino e non aspettavano altro se non l'occasione giusta per
interpretare il ruolo del sepolcro imbiancato, come se ai vicini fregasse mai
qualcosa di chi muore e come.
La relazione di Camilla con il concetto di
morte era sempre stata un capitolo penoso, non perché la profia pensasse
qualcosa di male delle dipartite altrui, più che altro esse costituivano un
problema con il loro rammentargli che pian piano la scala scende per tutti.
Detestava i riti funebri, non partecipava ai pranzi che li seguivano e saltava a
piè pari la pagina dei necrologi dei quotidiani. Adesso però avrebbe dovuto
farci i conti a quattr'occhi, imparare a domarne il timore reverenziale ed avere
il coraggio di passarle oltre, continuando a vivere.
Così rifletteva Camilla infilando scatolette
di pelati, bottiglie di latte ed altri generi alimentari più o meno confusi
dentro un vecchio carrello arrugginito. Pagò ed uscì, incamminandosi con
due pesanti borsoni lungo la via del ritorno, riuscendo a rifugiarsi nel portone
di casa senza essere intercettata da quella pettegola impicciona della portiera.
Mezzodì, la porta dell'appartamento dei
coniugi Ferrero si aprì cigolando, lasciando passare Camilla e le sue borse per
poi richiudersi con un indelicato tonfo. Potti le corse incontro abbaiando e
scodinzolando come sempre, un cane fedele per una padrona infedele che lo aveva
lasciato da solo a guaire per l'intera nottata. Procrastinando la sistemazione
del cibo nelle vivande Camilla si impegnò a fornire di grattini e coccole
l'animale per poi gettarsi sul divano di schianto, lo sguardo improvvisamente
perduto nel vuoto.
L'emicrania di sottofondo non l'aveva
abbandonata che per una notte, ripresentandosi ora con incarognimento maggiore e
del tutto imprevisto. Frustrante.
Nel silenzio di quella casa la profia era solo
una donna distrutta, incapace di pensare coerentemente alla prossima mossa;
allontanarsi dalla rassicurante vicinanza di Gaetano l'aveva privata dell'ultima
goccia di linfa, prosciugandola come una foglia novembrina. Troppe cose a cui
pensare in così poco tempo.
C'era la convocazione dei caramba, Livietta,
la cerimonia da organizzare, l'aspettativa da chiedere a scuola, i parenti,
veramente troppo. Camilla scoppiò in pianto disperato, un pò per la desolazione
ed il grigiore di quell'appartamento, arredato e progettato in toto da Renzo
prima delle nozze, diventatole negli anni del tutto indifferente, a volte quasi
irritante nella sua perfezione geometrica.
Accasciandosi su se stessa, la piccola bestia
ferita che si nascondeva dietro un sarcasmo di facciata, singhiozzava
rumorosamente, il viso stretto tra le mani socchiuse. Neppure si accorse di aver
afferrato il cordless di casa con la mano sinistra, digitando un preciso numero
alla ricerca di un conforto che lei stessa aveva rifiutato quel mattino.
Uno squillo....due... tre.. stava per
riattaccare, dandosi dell'imbecille, quando la voce di lui giunse, affannata, ma
rassicurante nel suo tono caldo.
"..Camilla.."
Un'altro singhiozzo, stavolta neppure celato.
Camilla era solo una professoressa dal cuore troppo tenero, incapace di tener
fede perfino ai suoi stessi propositi per colpa della routine impostale da una
vita coniugale mediocre e da un lavoro che non l'esaltava. Perché aveva chiamato
di nuovo Gaetano? E perché lui se ne stava in assoluto silenzio? Non era il tipo
d'uomo capace di sopportare un pianto sincero, ma sapeva che per sopravvivere a
quel dolore la sua Camilla aveva bisogno di ricostruire sé stessa. Riagganciò,
l'ultimo sprazzo di fermezza per una decisione sofferta.
Stava ancora fissando il cordless ormai
staccato quando il cellulare squillò. Il suono metallico e breve tipico degli
Sms, messaggini che raramente era stata capace d'inviare, faceva discorsi troppo
prolissi per soli centosessanta caratteri. Resisté alla curiosità solo alcuni
attimi, poi afferrò l'apparecchio e lesse:
" Risalendo vedrai.. quanti
cadono giù.. e per loro tu puoi.. fare di più..."
Non mi interessa se non
dobbiamo vederci, non mi interessa per quanto tempo le questioni in sospeso ci
terranno lontani, sono solo uno sbirro ed il mio mestiere è stare al servizio
del cittadino; perciò, quando sei triste, quando pensi di non farcela più,
afferra questo telefono e componi il mio numero.
Non parlerò, non parlerai,
ma nel silenzio saremo comunque tu ed io. Puoi nasconderti in me sin quando
vorrai amore mio, perché l'amore non conosce ostacolo troppo alto.
Tuo Gaetano.
Quell'uomo era davvero speciale, capace di
scrivere poemi d'amore in salsa moderna con parole che colpiscono al cuore.
Gaetano Belardi era un principe moderno, che salva le principesse a suono di
bitonale, impossibile non amarlo, impossibile non desiderare di averlo vicino.
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Capitolo 6 *** Commissario d'assalto ***
Quella stessa mattina, dall'altro capo di
Roma, il commissario Belardi era entrato nel distretto di sua competenza con un
passo marziale che niente di buono auspicava ai suoi sottoposti. Sin da quando
aveva infilato le chiavi nel quadro della propria auto, infatti, il bel
poliziotto aveva deciso di mettersi sulle tracce di quel figlio di cane dì
investitore, stanandolo come si fa coi conigli, sbattendolo in cella a marcire
fino alla fine dei suoi giorni e per esserne sicuro avrebbe gettato la chiave
della guardiola nel cesso.
Varcando la soglia Gaetano aveva letteralmente
fulminato le possibili allusioni di Torre sul perchè la professoressa
rispondesse al suo cellulare a quell'ora del mattino, limitandosi per il resto a
scoccare un occhiata torva e repressiva a tutti gli altri agenti in servizio.
" Buongiorno dottò.."
" Buono per te, Torre, io direi tutto il
contrario.. "
" Dottò se mi permettete.."
" No! Non permetto Torre, piuttosto..
rintracciami il Maresciallo che si occupa dell'omicidio di ieri sera, e fallo in
silenzio, sono nel mio ufficio."
Era stato ingiustificatamente acido con
l'agente che l'affiancava da dieci anni e tuttavia la coscienza di Gaetano aveva
già pronto un alibi per quel suo comportamento nell'ipotesi in cui al cervello
fosse venuto in mente di chiedere un mandato di comparizione per il cuore.
Il sottoufficiale torre sbatté i tacchi, porse
un saluto formale e si avviò a compiere quanto richiestogli senza battere
ulteriormente ciglio. Anche lui sapeva, o aveva intuito, che qualcosa di
voluminoso bolliva in pentola.
Gaetano si diresse nel proprio ufficio,
chiudendosi alle spalle la porta con un pò troppa forza. Necessitava di silenzio
per riflettere, per trovare il coraggio di restare lucido. In quel genere di
situazione a Camilla occorreva tutto fuorché un pazzo scatenato pronto a
sbattere a muro chiunque avesse il parafango incocciato.
Chiudendo i begli occhi screziati di grigio
fumo il commissario richiamò alla mente il profilo di lei, appena alzata, seduta
di sghembo sullo sgabello della cucina di casa sua e questo servì a rilassarlo
almeno un poco. Era sorprendente con quale facilità quella donna si era
insinuata nel groviglio dei suoi pensieri, costruendosi un nido indistruttibile
ed inarrivabile a tutte quelle che nel frattempo c'erano state.
Non con Bettina, la collega squinzia di
Inglese, non con la Pm, che nemmeno ricordava come si chiamasse, tantomeno ora
con Roberta, il ricordo di quegli occhi neri che lo guardavano spaventati dopo
la cattura di quel tipo, Skip, se ne era mai andato.
Qualunque cosa vogliate dire, c'è un solo
nome per esprimerla, un solo verbo per darle vita, un solo aggettivo per
descriverla.
Sentenziò ad alta voce smanettando a casaccio
sulla scrivania alla ricerca del comando a distanza dell'hi fi che aveva
poggiato sul mobile assieme agli incartamenti ed alle varie scartoffie da vice
procuratore. Nel silenzio udì il sibilo del compact disk che girava per
mettersi in moto. Dentro c'era rimasto un vecchio cd, pubblicato nel 1971, la
colonna sonora della sua adolescenza potremmo dire.
Mi dispiace di svegliarti,
forse un uomo non sarò
ma d'un tratto so che devo lasciarti,
fra un minuto me ne andrò.
E non dici una parola,
sei più piccola che mai
in silenzio morderai la lenzuola,
so che non perdonerai.
Mi dispiace devo andare
il mio posto è là,
il mio amore si potrebbe svegliare
chi la scalderà.
Strana amica di una sera
io ringrazierò,
la tua pelle sconosciuta e sincera,
ma nella mente c'è tanta
tanta voglia di lei.
Lei si muove e la sua
mano,
dolcemente cerca me
e nel sonno sta abbracciando piano, piano
il suo uomo che non c'è.
Come tutti gli esseri umani, di
quando in quando, anche i commissari si trovano a fare i conti con l'abisso dei
sentimenti. Fu così che dopo un lungo periodo d'assenza sentimentale, Gaetano
percepì il sapore salato delle lacrime che silenziosamente scivolano lungo le
gote. Non era uno di quegli uomini bastardi capaci di lasciare una donna e
buttarsi alle spalle le conseguenze delle sue azioni. Un pò gli dispiaceva per
Roberta, un pò gli dispiaceva per sé stesso, che troppo a lungo aveva finto di
essere qualcun'altro.
Le note struggenti erano ormai al
termine quando il cellulare del commissario squillò provocando un toscanisssimo
turpiloquio colorito.
"pronto! "
Grugnì senza nemmeno essersi
assicurato di chi fosse il soggetto al di la della cornetta, sperava fosse un
bell'omicidio truculento,almeno lo avrebbe distratto, ma si sbagliava, la voce
melensa da sciacquetta di terza categoria, così l'avrebbe definita Camilla, di
Roberta stava già miagolando qualcosa di incomprensibile alle sue orecchie
distratte.
" cosa? Roberta.. no.. guarda..
proprio no.."
" No?! Mi pare o sono la tua
promessa sposa, mi merito almeno che tu venga con me a scegliere il posto.."
Cristo... ancora parlare di
matrimonio, ancora trascinare a destra e manca per Roma, costringendolo a
fingersi interessato quando lui, per natura, detestava anche solo l'olezzo dei
matrimoni, canonici per di più.
Forse per la nottata appena
conclusasi, forse a causa di un interno rimescolare di umori e sensazioni,
Gaetano perse definitivamente il self control che di solito manteneva con
Roberta, finendo con il gridarle addosso non molto signorilmente.
" No! Non ci vengo a vedere
niente! Non ci vengo con TE! anzi.. non mi sposo proprio! "
" Ma.. Amore che dici?!"
La voce di lei era lievemente
tremula, stizzita, come quella di una bimba capricciosa alla quale il padre non
compra ciò che la sua vanità desidera.
" Non sono il tuo amore! Non me
ne frega niente di te! Sparisci Roberta.. è finita."
Riattaccò prima di sentire quel
che lei sicuramente aveva da ridire. Avrebbe finito con il tirare di mezzo
Camilla ed allora sarebbe stato peggio per lei. Quel che era certo era che
almeno uno dei punti espressi dalla sua prof era risolto e questo non poté che
strappargli una risatina nervosa.
Aveva appena ripreso posto alla
scrivania quando il cellulare squillò di nuovo, senza coglierlo di sorpresa
però. Scrutò il display, preparandosi ad una bella lite telefonica modello
adolescente medio, quando scorse il nome del chiamante.
" Camilla.."
Sussurrò poggiando il telefono
all'orecchio, meravigliato e preoccupato al contempo dal fatto che lei avesse
rotto i suoi propositi dopo neppure tre ore di distacco. Attese in silenzio che
i singhiozzi diventassero parole, e quando lei riattaccò bruscamente comprese
dove stesse l'inghippo.
Gli occorsero pochi istanti per
comporre un messaggio decente, nei centosessanta caratteri canonici, con una
grammatica perfetta, ché con una profia di lettere a fare una figura del cazzo
ci si mette meno di un nanosecondo.
" Dottò.. il maresciallo
l'aspetta nel suo ufficio dopo le tre.. "
La voce di Torre giunse dalla
porta socchiusa, cogliendolo con una faccia da triglia colpevole, nemmeno avesse
avuto tredici anni.
" Capito. Torre? Grazie eh.."
Lady Elizabeth: Grazie del commento, sono felice che ti piaccia. Anche io ho cercato a lungo storie su Gaetano e Camilla senza trovarne, così ho deciso di scrivermela..Spero ti piaccia.
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Capitolo 7 *** Incontro davanti ad un cadavere ***
Tra indagini e quotidianità passò
anche la prima settimana. Il commissario Belardi indagava e lavorava senza
staccare ché poche ore, campando a caffè e Marlboro light, provocando la
preoccupazione di Torre e dell'intera squadra ai suoi ordini. Era riuscito ad
infilarsi nelle indagini dei carabinieri accampando come scusa, banale
oltretutto, il fatto che i compiti di sorveglianza stradale rientravano nella
giurisdizione di polizia.
Al contempo Camilla, dopo un
iniziale periodo di mutismo assoluto e di pianto notturno, si era recata al
comando per la deposizione. L'ufficiale addetto era un tipo burbero e poco
incline alla tolleranza, ma non era stato un problema, c'era ben poco da dire
sulla vicenda, in effetti. Le aveva fatto domande su come aveva trovato il
corpo, se avesse veduto qualcosa di sospetto, se avesse idea di chi poteva
avercela con Renzo, baggianate, a confronto gli interrogatori di Gaetano
facevano accapponare la pelle. E lei che si era tanto preoccupata di nascondere
l'uomo agli occhi dei caramba.
Un problema decisamente più
spinoso era stato parlare con Livia. Certo, undici anni sono abbastanza per
comprendere cosa significhino termini come incidente e non farcela, ma la crisi
emotiva era una bomba ad orologeria inaspettata, specie in qualcuno tanto
attaccato alla figura paterna. Per fortuna in quella questione era arrivata in
soccorso Andreina, sua madre, la quale aveva provveduto a spiegare con dovizia
alla nipote tutto quel che occorreva, consolandola e spingendola a non
colpevolizzare la madre, già sufficientemente distrutta.
Il 17 di Ottobre c'era stata la
cerimonia funebre. Camilla neppure la ricordava. Di sicuro era stato un bailamme
di parenti e lacrime, magari pure qualcuna delle sciacquette che negli anni
avevano tentato Renzo con le loro gonne troppo mini ed i sorrisi sbiancati dal
dentista. Fatto sta' che era sopravvissuta.
Una settimana dopo la cerimonia,
frugando tra i cassetti e le carte dello studio del marito, la profia aveva
trovato una serie di documenti relativi al concorso tra i quali spiccava una
lettera dattiloscritta dal tono a dir poco minaccioso e che solleticò lo spirito
investigativo della Baudino, spingendola a ritrovare la sua quiete, a riemergere
dal dolore, per indagare. Chi mai poteva voler spingere Renzo a rinunciare al
concorso d'architettura? E con quale fine secondario? Si chiese la sera stessa
apparecchiando il tavolo, per tre, come sempre, con Livia che s'ostinava a
guardarla come se fosse ammattita.
La quotidianità, ormai è
risaputo, contribuisce a risanare anche le ferite più difficili ed ad un mese
dall'accaduto aveva ormai ricondotto i rapporti tra Camilla e la figlia alla
calma che c'era prima della tempesta. Perfino il cane Potti pareva meno inquieto
nelle sue richieste, meno intransigente nel suo desiderio tutto canino di essere
condotto a passeggio. Andreina ormai viveva a casa con loro, con grande
disappunto della profia, che con la genitrice aveva un rapporto di amore odio
incompatibile con il vivere sotto il medesimo tetto; rapporto estremizzato
dall'aspettativa dal lavoro iniziata da neppure un mese, e destinata a protrarsi
per gli undici successivi. Fortuna che le sue indagini personali e segretissime
sull'omicidio di Renzo la tenevano fuori per buona parte della mattina,
altrimenti sarebbe impazzita del tutto.
In tutto quest'arco di tempo solo
due volte Camilla aveva avvertito il preponderante bisogno di sentirlo. Due
notti, il periodo peggiore per chi ha vissuto una vita in due e si trova a
convivere con un letto freddo ed un silenzio surreale.
Erano rimasti alcuni minuti a
respirarsi vicendevolmente attraverso la cornetta. Dopo ogni telefonata l'umore
di entrambi si modificava lievemente permettendo a Gaetano di dormire sei
ore invece che due, ed a Camilla di non augurare al mondo di farsi fottere per
tre o quattro volte al secondo.
La mattina in cui il destino
volle far incrociare i sentieri del commissario d'assalto e della profia era un
venerdì, ed era iniziata di merda, come al solito. Livia aveva l'influenza,
quindi niente scuola, niente danza e mamma in giro per casa a ficcanasare
ovunque. Camilla invece s'era svegliata all'alba, colta da un illuminazione
improvvisa su chi potesse essere implicato nella faccenda delle minacce.
Lesta come non era più stata in
quell'ultimo periodo, la Baudino s'era alzata, lavata e vestita. Aveva preparato
la colazione per la madre e per la figlia, portato a spasso Potti, con la
precisa volontà di essere a posto per le nove e poter uscire a verificare una
cosa. Niente di più sbagliato. Nemmeno il tempo di metter su il soprabito che
donna Andreina era già piantata davanti all'uscio di casa, scrutandola con fare
torvo.
" Vai di nuovo da quello?"
Domandò sibillina sua madre,
dissotterrando definitivamente l'ascia di guerra. Camilla sapeva che,
sottointeso nella parola quello, c'era Gaetano. Peccato che, anche se anelava i
suoi baci e quel profumo ambrato, si fosse imposta, per correttezza, di non
sentirlo prima che tutto fosse sistemato.
" Che stai dicendo mamma?"
Tergiversò la profia, continuando
a cercare le chiavi della propria macchina senza guardarla negli occhi.
" Lo sai benissimo cosa sto
dicendo.... avevi questa tresca quando il povero Renzo era ancora tra noi.."
Il tono di Andreina era agro,
come un limone ancora acerbo finito per sbaglio in mezzo alla cesta della
frutta. Camilla digrignò i denti, mentre un lampo d'odio guizzava nel profondo
delle iridi nere, ma che diamine stava impicciandosi? Ma come si permetteva?
" Senti mamma.. te lo ripeto una
volta soltanto.. fatti i cazzi tuoi! "
Sberciò con un tono stridulo, nel
tentativo di non farsi udire da Livia che ancora stava dormendo. Si avvicinò
alla madre, scostandola bruscamente di lato, senza neppure rivolgerle uno
sguardo, ed uscì. Non meritava neppure una spiegazione. Lesta raggiunse
l'automobile e mise in moto, direzione un appartamento ai Parioli.
In un elegante villino dai muri
color erica in fiore abitava uno dei pi famosi architetti Romani, uno di quelli
che aveva ereditato lo studio di famiglia, fatto un costosissimo master
all'estero e sposato una squinzia altrettanto milionaria per non sfigurare con
gli amici del bridge la domenica. Quale era la colpa di quest'uomo? Semplice,
era il vincitore del concorso un architetto per Roma Nuova, quello che Renzo non
aveva potuto vedersi concludere.
Cercando informazioni su di lui
in giro per il web Camilla aveva scoperto che in passato era stato accusato di
collusione in appalto pubblico con una nota cosca camorristica. Certo, né era
uscito pulito come il viso di un neonato, ma questo non la convinceva comunque.
Era ferma innanzi alla cancellata
di ferro da almeno dieci minuti, persa nell'incertezza se andare o meno. Alla
fine si decise, avviandosi in direzione del citofono al passo più marziale che
fosse capace di produrre, un espressione imperturbabile stampata sulle labbra
dal tratto regolare, lievemente colorate da un lucidalabbra.
Neppure il tempo di poggiare il
dito sul campanello del Cognome che le interessava che qualcuno aprì il
cancelletto metallico, facendolo cigolare sui cardini. Camilla era lì lì per
intrufolarsi, quando, alzando lo sguardo si trovò ad ammirare una perfetta
camicia azzurra, coordinata da una giacca di cachemire blu scura.
Finì con lo sbattere contro
quell'uomo di non più di quarant'anni.
"Mi scusi.. permesso.."
" Camilla?!"
Quella voce... e quel profumo..
no.. non ci credeva.. Alzò lo sguardo, temendo di trovarvi ciò che anelava di
rivedere e temeva di non saper lasciare andare via una seconda volta ed eccolo
lì.. barba malcurata, occhi arrossati dalla stanchezza ed un meraviglioso
sorriso di sorpresa stampato sulle labbra e negli occhi color cielo. Gaetano
Belardi la sosteneva con l'avambraccio sinistro impedendole di cadere.
" Gaetano.."
Lo stupore, la gioia ed una
miriade di sentimenti si percepivano nel tono con cui la profia pronunciò il suo
nome. Quella stretta contro di lui non era una vedova intristita, o almeno lo
era solo in parte, quella era la mente brillante, la donna fascinosa e sensuale
di cui si era innamorato perdutamente, e che lo amava.
Per la gioia di Lady Elizabeth, ma anche per la mia che sto scrivendo, due capitoli in un giorno. Chiedo venia per il capitolo di transizione e la scarsa luttuosità di camilla, ma proprio non ce la vedo come vedova inconsolabile.. |
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Capitolo 8 *** Galeotto fu il cappotto ***
Stava lentamente abbassandosi
verso di lei, con intenti inequivocabili , quando la voce di Torre, altrettanto
sorpresa, ma comunque felice per il suo commissario, distrasse Gaetano che,
arrossendo come un adolescente desisté dai propri propositi amorosi.
" Professoressa... è bello
rivederla.."
Camilla sorrise, salutando da
sopra la spalla di Gaetano la squadra al completo. Alcuni tra gli agenti più
giovani sghignazzavano apertamente, cosa che non sfuggì al loro capo, ma che in
quell'attimo passava in secondo piano con Camilla stretta contro di se.
A fatica riuscì a mantenere il
controllo di se davanti alla squadra, ma questo non gli impedì di
poggiarle un braccio lungo le spalle e tenerla stretta mentre gli agenti
sfilavano loro vicino con gli attrezzi del mestiere. Sorridevano entrambi.
" Che ci fai qui?"
Le domandò con tono preoccupato
guardandola dritta negli occhi, occhi vivaci, che lo scrutavano altrettanto
intensamente, quasi a volersi imprimere ogni tratto a fuoco nei cassetti della
memoria.
" Tra le carte di Renzo c'era
qualcosa di strano...e c'era il nome dell'architetto che ha vinto il concorso...
così sono venuta a sentire come si conoscevano.."
Espose lei con tono pratico,
sperando che Gaetano potesse concedergli l'opportunità di parlare con l'uomo
prima di chiamare i carabinieri.
" Camilla.. quest'uomo è stato
ucciso.. lo ha trovato la moglie stamane.."
La professoressa tremò sotto di
lui all'idea di un'altra vedova, di una vedova ancora innamorata del proprio
marito, per di più. La faccenda si complicava.
" Commissario.. quì abbiamo
finito.."
" Bene Piccolo, ci vediamo in
centrale.."
Asserì distrattamente Gaetano
accompagnando alle parole un gesto del capo. Camilla stava quasi per lasciarlo
andare coi suoi quando lui accentuò un poco la stretta contro la sua spalla
sinistra, abbassandosi a sussurrarle in un orecchio.
" Almeno un Vermut ad un povero
uomo innamorato può concederlo professoressa.."
Il profumo che Camilla indossava
era diverso dall'ultima volta, era più.. simile al suo, se mai fosse stato
possibile. Lei sorrise, un timido sorriso da ragazzina felice, ma fu più di
quanto il commissario potesse aspettarsi, visto che era un mese che non si
parlavano, figurarsi trovarsi abbracciati in mezzo alla strada, circondati da
sirene e glicini in fiore.
" Solo perché è lei signor
commissario.."
Rispose lei in un tono basso, che
era ancora più sensuale del solito alle orecchie di Gaetano. Risero entrambi,
mentre Gaetano le faceva strada verso la sua auto. Si sciolsero dall'abbraccio a
pochi passi dall'utilitaria di Camilla, l'appuntamento era per il solito bar a
piazza del popolo. Lui rimase un attimo a contemplarla mentre cercava le chiavi
nella borsetta, poi si volse in direzione della propria utilitaria, parcheggiata
di fronte alla villetta del defunto.
Aveva fatto a tempo ad estrarre
le chiavi di tasca ed inserirle nella portiera quando i passi affrettati degli
stivali di Camilla lo distrassero, facendolo voltare preoccupato. Quel che vide
fu un tantino diverso dalle previsioni mentali.
Camilla stava correndo,
letteralmente volando, nella sua direzione. Gaetano mosse un passo verso di lei,
giusto in tempo per attutire l'impatto quando lei gli allacciò bruscamente le
braccia al collo, alla ricerca di conforto.
Avvinti rimbalzarono indietro,
finendo contro la macchina del commissario che, stretto tra le lamiere e Camilla
fu colto da panico, incespicando su dove mettere le mani e cosa fare, tornato
improvvisamente ragazzo alla sua prima avventura. Dopo un pò optò per una
stretta confidenziale ad altezza dei fianchi.
Le intenzioni di Camilla, però,
erano decisamente diverse, seppur non meno confidenziali. Lasciando che fosse
solo la sua emozione a guidarla, infatti, la profia trascinò il suo commissario
in un bacio appassionato. Non uno di quei baci da film, che si vede lontano un
chilometro quanto siano falsamente passionali, un bacio di quelli ché Baudelaire
descrive in tre o quattro strofe,quando bastano.
Superato lo sbigottimento
iniziale Gaetano parve più che felice di collaborare a quella perquisizione sui
generis ed in breve si ritrovò con le mani poggiate in posti impensabili nel
tentativo di sentirla sempre più vicina. In pochi istanti si riscoprirono
vicendevolmente, sapori e colori del loro amore appena sbocciato, finendo con il
separarsi in preda al fiatone ed ad una crisi di ridarella modello baby birba.
" Però il Vermut lo voglio
comunque eh!"
Sentenziarono all'unisono,
voltandosi di scatto a guardarsi e tornando a ridere. Erano proprio persi,
definitivamente andati. |
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Capitolo 9 *** I pezzi combaciano. ***
Sentenziarono all'unisono,
voltandosi di scatto a guardarsi e tornando a ridere. Erano proprio persi,
definitivamente andati. Un ora più tardi Gaetano e Camilla fumavano placidamente
accomodati all'ombra della tenda della loro solita tavola calda. Per l'occasione
s'erano concessi, oltre al Vermut d'ordinanza anche un piatto caldo ed un
bicchiere di bianco, consumati un pò con le mani un pò con forchetta e coltello,
seguendo la linea di un gioco erotico d'altri tempi, accompagnato da sguardi
complici ed occhiate divertite del consierge.
" Adoro vederti mangiare, lo
sai?"
Sentenziò Gaetano spegnendo la
sua bionda nell'elegante posacenere. Gli sembrava di averglielo già detto in
passato, anche se allora non erano ancora usciti dal rigido protocollo di due
semplici conoscenti, e tendevano a darsi del lei in pubblico. Assurdo solo
pensare di dare del lei a Camilla. Lei emise una lieve voluta di fumo e poi
sorrise, replicando con il medesimo tono:
" Se è per questo io adoro la
fossetta che ti compare ai bordi degli occhi quando dirigi un interrogatorio..
è.. sexy.."
Il commissario Belardi ridacchio,
arrossendo lievemente. Non aveva mai avuto il sentore di possedere qualcosa di
tanto particolare, che compariva solo durante lo svolgimento del suo mestiere.
Mentalmente si disse che doveva essere un qualche genere d'effetto secondario
dovuto alla presenza di Camilla in tutti gli interrogatori più importanti dei
tre anni appena trascorsi.
"Allora? Che cosa hai
scoperto?perché qualcosa hai scoperto.. ho smesso di credere alle coincidenze.."
Le chiese a bruciapelo,
scostandosi un poco dal tavolo ed accavallando le gambe.
" L'architetto Granieri, come sai
vincitore del concorso per appalto di due mesi fa, era
stato coinvolto non so a che titolo, in un'inchiesta del 1995 per riciclaggio di
danaro, appalti truccati e simili. Certo, né era uscito bianco come la neve, ma
qualcosa mi dice che non lo fosse davvero.."
" Ed il nesso..."
Lei non rispose a quella mezza
frase di Gaetano. Abbassò il capo dentro la sua enorme borsa nera, rivolando
silenziosamente per alcuni istanti, ed estraendone poi un foglio perfettamente
incellophanato. Era un'operazione artigianale, eppur curata, soprattutto se ci
si soffermava a riflettere sul fatto che la professione di Camilla era fare la
profia di lettere, non l'ispettrice di polizia. Gaetano mosse una mano, portando
l'oggetto vicino per leggerlo. Dopo alcuni istanti di silenziosa contemplazione
sorrise apertamente, alzando gli occhi per rivolgersi a Camilla.
" Ottimo lavoro Camilla..
brillante davvero.."
" Che cosa hai detto?"
" Che sei stata creativamente
brava.."
" Cavoli... lo hai detto come se
fossi stata una tua collega.."
Lui alzò le spalle in un gesto
rassegnato.
"Dev'essere deformazione
professionale...perché di sicuro tu non sei solo una collega.."
Ed erano di nuovo in pista,
sospesi sopra a quel famoso filo di lana che è il gioco delle allusioni amorose.
La profia sorrise da dietro i suoi occhiali da lettura al malcelato doppio senso
appena fattole dal commissario; alla fine sua madre aveva avuto ragione, era di
nuovo con "quello" e per quanto stesse tentando di dispiacersene, di
attribuirsi la colpa per l'intera vicenda, una parte di se le gridava che non
era lei l'artefice di quel cambio di vento improvviso, che tutto sarebbe
accaduto nel medesimo tempo anche se fosse riuscita a capire due anni prima quel
che provava per Gaetano.
Ché poi quel che sentiva per il
commissario Belardi la profia lo aveva ben chiaro già quando lui era partito per
Praga, solo che allora s'erano messi di mezzo i mari ed i monti per impedirle di
arrivare in aeroporto prima della sua partenza. Era rimasta come una cretina a
fissare il cielo dalla vetrata della sala d'attesa per un ora dopo che il
velivolo era decollato, in silenzio, piangendo lacrime amare per la sua
pusillanimità.
Talmente compressa nel ricordo
dei suoi sbagli la profia non s'accorse del mutare di espressioni sul viso di
Gaetano. Inizialmente beato nel poterla fissare liberamente, fantasticando su un
noi ancora impreciso, poi preoccupato dai probabili rigurgiti di coscienza della
donna. Solo la mano tiepida e lievemente ruvida di lui che si poggiava sopra le
sue la riscosse.
" Tutto apposto?"
" Stavo pensando.."
" A cosa? Sempre se posso.."
" A noi, ed al fatto che
non avrei dovuto lasciarti partire..."
Che sciocco che era stato a
credere d'essersi immaginato tutto. Ci aveva passato dei mesi nel freddo giorno
di Praga riflettendo su sta cosa, ed ora scopriva che tutti i tasselli erano già
a posto.
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Capitolo 10 *** Indagini ad ampio raggio. ***
Le sorrise, come solo un uomo innamorato
sa fare, lasciando che la
propria mano si fermasse a pochi centimetri dalla guancia di lei, godendosi quel
loro attimo di smarrimento. Sospesi tra mondi, liberi, insieme.
Gaetano sapeva di non esser
capace di lasciarla andare di nuovo, non dopo averla inaspettatamente ritrovata
sulla sua strada, immischiata fino al collo in un omicidio, passabile perfino
del sospetto d'omicidio a scopo di vendetta. Esplose in una risata sprezzante,
facendo voltare per la sorpresa alcuni degli avventori della tavola calda e
provocando un occhiata preoccupata di Camilla.
" Sei ammattito?!"
Gli domandò lei facendosi più
vicina. Come mai non aveva mai fatto caso a quel minuscolo neo sotto l'occhio
destro? C'era ancora così tanto di sconosciuto in Camilla.. e lui adorava
conoscere.
"Oh..si..decisamente.."
La voce del commissario Belardi
era ridotta al lieve frusciare della seta sulla pelle, esaltante. Lui le porse
la mano, aiutandola ad alzarsi, poi pagarono e si allontanarono in direzione
delle loro auto.
" Ti chiamo appena la scientifica
mi dice cosa ha trovato sulla lettera.."
" Ti chiamo se scopro
qualcos'altro.."
" Camilla?!"
"Si?"
" Sta attenta.. qualcosa mi dice
che la pista è pericolosa.."
" Beh.. ma io sono piantonata.. e
lascia fare.. son bei ragazzi.."
Gli regalò una breve strizzata
d'occhio prima di andarsene e dopo alcuni attimi anche lui aprì la propria auto
e si diresse in commissariato. Aveva bigiato dal lavoro come uno scolaretto per
quagliare con la fidanzata, assurdo.
Il pomeriggio trascorse per
entrambi piuttosto di fretta, Camilla era rientrata nel suo mondo di madre, con
conseguente spupazzamento di figlia tra corso d'inglese, scuola di danza,
compiti e spesa da fare. Gaetano aveva, invece, dovuto barcamenarsi tra prove,
magistrato e controlli incrociati, ricavandone un mal di testa allucinante che
lo avrebbe tenuto sveglio come sempre in quell'ultimo mese.
Dai controlli eseguiti nei giorni
successivi al loro incontro venne fuori che l'architetto Granieri era stato si
implicato in un giro d'appalti truccati, ma all'apparenza non frequentava più
nessuno degli indagati di allora.
Neppure sulla lettera del marito
di Camilla era stato rilevato niente di strano. Non c'erano impronte, né
particolari segni tali da richiedere esami grafologici. La classica pista morta.
Eppure il commissario Belardi non era convinto. Il suo quinto senso e mezzo
investigativo gli ronzava nella testa alla ricerca di qualcosa che non avevano
considerato. Era per questo motivo, oltre che per mantenere la mente distratta
dall'assenza di notizie da parte di lei, che era andato a parlare con
l'incaricato della gestione degli appalti pubblici del comune.
L'ufficio dove era stato fatto
accomodare in attesa, paragonato al suo, era una reggia imperiale. Mobili di
legno lucidissimi e dalla fattura pregiata, tende di uno sgargiante rosso
carminio, suppellettili d'arte, costate chissà quanto ed il solito corredo di
effetti personali e fotografie sparpagliate in giro. Decisamente troppo, decise
la mente pratica di Gaetano, era al limite del sospetto, specialmente
considerando lo scarso stipendio percepito dai dipendenti del comune di Roma.
Fece appena in tempo a poggiare
quel che aveva preso in mano che la porta dell'ufficio si aprì, lasciando
passare un uomo di media statura, calvo, con un paio di occhialetti dal
colore bizzarro che penzolavano da un naso adunco.
" Buongiorno.."
"Buongiorno a lei commissario, si
accomodi."
Quisquilie formali da crumiro
d'ufficio. Gaetano si accomodò ed attese che il tizio fosse pronto a prestargli
attenzione, pignolo com'era odiava doversi ripetere quando investigava.
" Mi dica.. a cosa devo la sua
visita?!"
" Mi interessava conoscere alcuni
dettagli del concorso Un architetto per Roma.."
" Dettagli?"
" Si.. partecipanti, informative,
progetti.. solite cose.. "
L'impiegato stava palesemente
tergiversando sulla questione, e tergiversare davanti ad un ufficiale di polizia
non è mai un buon segno. Il commissario si appuntò di fare ricerche su
quell'uomo e dopo una buona mezzora riuscì ad ottenere tutti i fascicoli che gli
servivano .Nomi di architetti, studi, mappe e planimetrie.
Unica pecca del suo ragionamento
era che lui si intendeva d'architettura quanto un idraulico poteva intendersene
di Aristofane.
Aveva studiato al liceo classico
di Livorno, diplomandosi con il massimo dei voti per poi andare all'università,
facoltà di giurisprudenza. Laureato cum laude era entrato a fare pratica nello
studio di famiglia, mandando tutto a puttane due anni dopo la laurea per
sposarsi con una compagna di corso.
La più grande stronzata della sua
vita, nemmeno sei mesi ed erano già divorziati. Da allora non era riuscito ad
avere storie decenti, per quanto tentasse. Alla fine di quel percorso però,
quando ormai si stava rassegnando, era arrivata Camilla.
La sua prof stava per tornargli
utile, e con lei lo studio presumibilmente intoccato dalla sera del fatto, di
suo marito Renzo.
Thia: Scusatissima. Grazie dei complimenti. Pure io mi son domandata ( dopo) se non fosse una bestialità, ma riflettendo sul fatto che nel film si baciano solo quando lei è stata in pericolo mi son detta che l'adrenalina fà miracoli..XD
Lady: Tu ed io siamo sulla solita sintonia. Dovremmo parlare.
Grazie dei commenti ad entrambe. Buona lettura.
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Capitolo 11 *** Il ritorno della mina vagante. ***
La sua prof stava per tornargli
utile, e con lei lo studio presumibilmente intoccato dalla sera del fatto, di
suo marito Renzo. Tornato in commissariato, Gaetano aveva spedito tutti gli
agenti disponibili a caccia di informazioni su ognuna delle pratiche reperite al
comune. Sospettava che la longa manus di cosa nostra avesse ormai costruito
dimora stabile nell'apparato delle costruzioni pubbliche della capitale di Roma
e decisamente non era una supposizione piacevole ai suoi occhi, in special modo
se si soffermava a riflettere sull'idea che la sua Camilla fosse là fuori ad
investigare da sola.
" Commissario mi scusi.."
L'agente Piccolo sostava sulla
porta, stringendo nell'avambraccio un paio di robusti faldoni presi
dall'archivio, doveva essere piuttosto urgente..
" Dimmi Piccolo"
" La signora Granieri attende per
il colloquio d'ordinanza.."
" Ah.. perfetto.. falla
passare.."
Il commissario si alzò,
sistemando la giacca e fermandola con uno dei bottoni centrali, detestava le
pieghe, soprattutto perché doveva stirarle da solo. Una rapida stretta alla
cravatta, un occhio gettato allo specchio del mobile libreria, giusto per vedere
quanto fosse ridotto male per il poco riposo, ed eccolo pronto per tornare al
lavoro, nascosto dietro una maschera di compostezza.
Di nuovo bussarono sommessamente
alla porta, e dopo un attimo una delle agenti stava introducendo una donna di
circa quarantacinque anni, dal fisico minuto, quasi disfatto dal recente dolore.
Sarebbe stata una donna dall'aspetto piacevole, ma le profonde occhiaie blu
sotto alle palpebre e l'assenza di trucco la facevano apparire più vecchia di
almeno dieci anni.
"Prego.. si accomodi.."
Rispolverando il suo bon ton di
figlio di ottima famiglia, Gaetano aiutò la vedova Granieri ad accomodarsi per
poi prendere posto a sua volta. Le sue riflessioni non poterono non finire a
Camilla.
La donna che aveva davanti
soffriva dell'amore perduto, ed era da sola, non come lei, che per fortuna di
entrambi, aveva potuto contare su un sostegno per i primi istanti di sconcerto e
sofferenza.
Già..proprio un bel sostegno
sei.. nemmeno ventiquattro ore le hai resistito. Ladro!
Tentò di protestare
il piccolo grillo parlante della sua coscienza, ma fu messo a tacere dal
piedipiatti iper indaffarato in un lampo. Le distrazioni avrebbero dovuto
attendere.
" Prima di tutto mi permetta di
rinnovarle le mie più sentite condoglianze per il suo lutto.."
La donna annuì, con la mano
destra che già correva al fazzoletto immacolato poggiato sopra la borsetta.
Chissà se prima di conoscerlo anche Camilla era una di quelle donne facili al
pianto, taciturne e minute, proprio come la vedova Granieri. Si disse di no.
" Quel che ho da chiederle non
sono che poche cose, la prassi, mi capisce, cercherò di fare quanto più in
fretta e delicatamente possibile.. "
Lui non era mica quello stronzo
del maresciallo Malacchia! Detestava interrogare i parenti delle vittime di
omicidi, ma si sa, dura lex..
Dall'interrogatorio formale
emerse che la vittima sì era allontanata da casa verso le sette della sera
precedente al delitto, adducendo come motivazione un incontro di lavoro
concernente l'appalto appena vinto.
La moglie non aveva saputo di lui
più niente, ma alzatasi al mattino per recarsi al lavoro, attorno alle sette e
trenta, lo aveva lasciato che dormiva nel talamo coniugale. Rientrata per pranzo
la donna sosteneva di aver trovato la porta d'ingresso ed il cancello aperto, e
quindi di aver fatto la macabra scoperta. Probabilmente solo dopo aver acquisito
il referto autoptico e tecnico scientifico sarebbero potuti andare più a fondo.
Il commissario congedò la
vedova e dopo poco richiamò Piccolo consegnandogli i formulari da dare al
magistrato per ottenere i tabulati dei telefoni fissi e mobili dei coniugi
Granieri. Anche quella giornata, forse, era conclusa.
Gaetano stava raccogliendo la
propria roba per uscire quando dovette fermarsi per rispondere al cellulare che,
quasi fosse stregato, suonava nei momenti peggiori per il suo umore.
" Pronto..Francesca.. si.. ciao..
cosa hai combinato stavolta?"
Rispose con tono piatto, troppo
stanco per arrabbiarsi con la sua sorellina, una vera mina vagante.
" Ciao Fratellone! Senti..
dovresti farmi un favore..io e mio marito dobbiamo partire..e.. potresti tenere
Nino per un pò?"
Aveva quasi deciso di
riattaccarle malamente quando la porta dell'ufficio si spalancò di schianto,
lasciando entrare una piccola peste lentigginosa sui sette anni d'età. La mina
vagante era esplosa, ed aveva rilasciato una copia in miniatura di se stessa.
" CIAOOOOO ZIOOOO GAETANOOOO!"
Al commissario bastò uno sguardo
al nipote per innamorarsi perdutamente di quell'aria sbarazzina e di quel
sorriso sincero, di chi sa ancora sognare. Il piccolo Nino stava ancora volando
sorretto dalle forti braccia dello zio quando la sua madre adottiva entrò con i
borsoni.
La giovane Belardi era stupita.
Non ricordava che suo fratello fosse tanto espansivo, tanto propenso con i
bambini. Gatta ci covava quasi sicuramente..peccato che lei non avesse il tempo
materiale per indagare. Si limitarono a qualche convenievolo, qualche
raccomandazione, e dopo un quarto d'ora Francesca stava già per ripartire.
Gaetano sarebbe stato un padre
meraviglioso, si disse la ragazza uscendo dal commissariato per accompagnare
figlio e fratello all'auto di lui. Quello che nessuno di loro ancora sapeva era
che il vento del destino aveva già deciso che Gaetano dovesse divenire padre,
perché, si dice, che per ogni giro di madama la morte debba esserci un regalo da
damigella vita. |
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Capitolo 12 *** Un nuovo futuro. ***
E' l'ennesimo tramonto del sole
sui cieli di Roma, fatto di tranquilli pensieri e di passeggiate sui colli. Non
si poteva dire lo stesso per una donna, chiusa nella toilette del proprio
appartamento ed alle prese con uno spinoso ed amletico dubbio. Fino a che punto
è lecito confessare la verità alla persona che si ama?
Soltanto alcune settimane prima
la nostra professoressa se ne stava seduta in un elegante tavola calda del
centro di Roma assieme al commissario più colto ed affascinante dell'intero
distretto di Roma Nord.
Immaginarsi lo stupore della
donna quando, alcuni giorni dopo il loro incontro, aveva realizzato che qualcosa
di strano stava accadendo. Qualcosa che aveva a che fare con i ritmi dell'essere
donna e che inizialmente era stata attribuita allo stress ed alle vicende
luttuose, ma che adesso, a quasi due mesi di distanza, iniziava a destarle
preoccupazioni sul suo stato di salute.
Si era decisa a sottoporsi
ad accurata visita medica il sabato precedente, dopo che sua madre l'aveva
assillata tutto il giorno, sostenendo che la sua salute era indispensabile,
oltre che per se, per la figlia, chi mai si sarebbe occupato di lei ?
Senso di colpa uguale sconfitta. Funzionava sempre.
Era stata una cosa da
niente, una telefonata alle otto e mezza del lunedì mattina, un appuntamento per
il martedì pomeriggio, ed alla sera di giovedì già aveva tra le mani il plico
infausto, verità o menzogna? Bastava avere il coraggio di leggere.
Camilla Baudino possedeva quel
coraggio, anche se per estrarlo dal profondo di se stessa le occorse chiudersi
in bagno, dopo aver messo a dormire la figlia Livia, aver cacciato di casa la
madre ed essersi occupata del fido bassotto di casa, Sir Potti.
Se ne stava seduta sul bordo
lucido della vasca, a terra, poco lontano dai piedi nudi, l'incarto giallo
ruvido delle analisi, tra le mani il foglio bianco, lucido, scritto fitto fitto.
Lo stava mangiando con gli occhi, tirando un sospiro di sollievo ad ogni riga
che recava in fondo la dicitura parametro nella norma.
Gli anni in più accumulati con lo
stress svanivano ad uno ad uno man mano che le diciture del foglio
s'avvicinavano alla fine, permettendo alla profia di respirare ogni volta un pò
più agevolmente. Mancava ormai meno di un quarto di foglio alla fine del
supplizio quando il dado venne tratto. Qualcosa di insolito, dopotutto,
c'era davvero, ma nessuno si sarebbe mai sognato di definirlo come una malattia.
Valori di Beta Hcg
indicativi di una gravidanza di almeno sei settimane.
Ed in un attimo il vento cambia
direzione, chiudendo una porta per spalancare una finestra. Non aveva avuto il
tempo di chiudere i conti in sospeso con il passato perché il futuro era già
alle porte. Aveva trentasette anni, ed era da tempo convinta di doversi
rassegnare ad una vita dalla piatta monotonia; niente di più sbagliato.
Nel giro di due mesi era passata
come un tornado attraverso il ruolo di moglie, di vedova di amante e stava per
rientrare in quello di madre da una porta ancora inesplorata. Come l'avrebbe
presa Livia? Che avrebbe detto sua madre, ma soprattutto.. poteva esser certa
che lui si sentisse pronto per essere padre? C'era un unico modo per scoprirlo,
ma avrebbe dovuto attendere almeno il mattino.
Camilla dormì malissimo e si alzò
anche peggio. Accompagnata da un torvo silenzio preparò la colazione e la figlia
per la scuola, mettendosi in auto controvoglia, il tutto intonato ad un grigio
cielo autunnale. La svolta, come spesso succede, era in attesa davanti
all'istituto omnicomprensivo Giuseppe Verdi ed aveva la forma ed il viso di un
uomo sui trentacinque avvolto in un soprabito beige incerato. Affianco all'uomo
un bambinetto sui sette anni che lo squadrava dall'alto in basso sorridendo
estatico.
" Gaetano!"
Chiamò la profia mantenendo la
stretta sulla mano di Livia, bardata di zaino e grembiulino bianco d'ordinanza.
Lui si volse, la vide e pensò che era ancora più bella.
" Camilla!"
Salutò in risposta attendendo che
madre e figlia raggiungessero il punto dove lui e Nino erano in attesa.
" Che ci fai qui?"
" Lui è Nino, mio nipote.. la
mina vagante ha lasciato un ricordo.."
Camilla sorrise. Ricordava con
piacere Francesca ed anche se nessuno lo sospettava, certe volte si sentivano
ancora. Esaurite le presentazioni Camilla e Gaetano osservarono i rispettivi
pargoli allontanarsi verso l'edificio, accompagnati dal trillare della
campanella e sorrisero. I due bimbi si trovavano bene, pareva, ed anche quello
non era un caso, almeno ai loro occhi. |
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Capitolo 13 *** Le verità rivelate. ***
Thia: Spero la reazione di Gaetano sia di tuo gradimento.
Liz: Grazie di nuovo per i commenti. Ti ho mandato quella mail poi.. ma non so se è arrivata.
In generale mi scuso se questo capitolo dovesse essere molto cine panettone, è colpa del mio umor romantico e delle immense aspettative in positivo che ho per la serie. Non me ne vogliate.
Buona lettura.
Attesero in silenzio davanti ai
cancelli ormai svuotati dell'istituto, ognuno perso nei propri pensieri ed in
riflessioni diversissime.
Camilla osservava il profilo da modello del commissario chiedendosi quale poteva
essere la sua reazione ad una notizia come quella da lei celata. L'atteggiamento
che teneva con il nipotino faceva sperar bene, era paziente, solare, e dava al
piccolo Nino quella sicurezza e galanteria d'altri tempi che lui stesso
possedeva, ma scoprire di avere un figlio era tutt'altro paio di maniche.
Ricordava ancora che, anni prima,
quando lei era poco più di un adolescente, Renzo non era sembrato felice di
diventare padre, forse per la sua giovane età, forse per le mancate prospettive
di carriera che ne erano derivate. Sospirò sommessamente, andando ad appoggiarsi
contro la spalla di lui.
I pensieri di Gaetano, invece,
veleggiavano verso le indagini, e la prospettiva di un assassino seriale a piede
libero, magari ansioso di liberarsi delle possibili prove. Era terrorizzato
all'idea di Camilla che si trovava coinvolta in qualsiasi genere di situazione
pericolosa ed era ancora più spaventato dall'ipotesi che questi omicidi non
fossero casi slegati tra loro.
" Ti và di andare a fare
colazione?"
" Mmhh.. perché no.."
Sperava davvero di non soffrire
delle nausee mattutine che l'assillavano quando aspettava Livietta, specialmente
perché in quel caso avrebbe dovuto pensare ad almeno una decina di scuse diverse
per la madre, ma soprattutto per il poliziotto.
Dieci minuti dopo sedevano al
loro solito tavolo presso il bar Nouveau. Mario, il titolare, aveva preso le
loro ordinazioni sorridendo, dopo due anni d'assenza i suoi due clienti
preferiti parevano aver riallacciato i rapporti.
" Stamani sei davvero radiosa..
cambiato qualcosa?"
Le domandò Gaetano stringendole
affettuosamente una mano con la sua, accorgendosi così che la piccola fede s'era
spostata dal canonico anulare al dito medio della mano.
" In effetti qualcosa di diverso
c'è.. ma non è ancora tangibile.."
Lui arricciò un sopracciglio con
aria interrogativa. Il suo istinto di sbirro gli diceva che stava per arrivare
una confessione spontanea su qualcosa d'insolito.
" E' carino tuo nipote..Nino.. "
" Già.. una peste adorabile...
davvero.. non credevo si potesse innamorarsi dei bambini.."
Camilla sorrise.
" Stai divagando..."
Proseguì sornionamente lui
accostando la propria sedia a quella di lei. Non sapeva perché, ma
l'interessamento della profia nei confronti di Nino non gli sembrava puramente
casuale.
" Hai ragione.. è...complicato..
e non so come tu possa prenderla..."
" Di sicuro non ti mangio
professoressa..."
Camilla prese un lungo sospiro,
attendendo che il cameriere terminasse di poggiare le loro ordinazioni sul
tavolo e si allontanasse. Raccolse i pensieri socchiudendo brevemente gli occhi
neri e poi, finalmente, con voce lievemente tremula, confessò.
" Aspetto un bambino... nostro
figlio.."
Alea iacta est. Non si
poteva far altro che attendere.
Il commissario Belardi impallidì,
mollando la presa sul bicchiere, almeno per il primissimo istante. Un
figlio..suo figlio.. loro.. quella si che era una rivelazione shock. Sarebbe
stato padre.. doveva crederle? Si.. glielo confermavano i suoi occhi, erano
quelli di una cerbiatta spaventata, terrorizzata, ma da che cosa?
Ringraziò il cielo di essere
seduto, altrimenti sarebbe quasi sicuramente finito a terra come una pera cotta.
Aveva le labbra secche, ed il cuore che batteva all'impazzata, ma quando la vide
alzarsi, pronta a fuggire via da lui, il commissario Belardi trovò la forza di
reagire, scattando in avanti ad afferrarle delicatamente un esile polso.
" Fermati Camilla.."
" Non intendo intrappolarti.."
Sibilò. La cerva spaventata e
ferita cercava solo un rifugio sicuro in cui trascorrere l'inverno e mettere al
mondo il suo cucciolo.
" Non intendo lasciarvi andare.."
Replicò lui con la voce rotta
dall'emozione. La tenne stretta sin quando non tornò a sedersi, e non le lasciò
il braccio nemmeno allora.
" La tua reazione però faceva
intendere diversamente.."
" Camilla.. tu e nostro figlio
non avete da preoccuparvi.. sono stupito.. sono preoccupato..ma sono anche
felice di avere il mio primogenito dall'unica donna che io abbia amato veramente
dopo Martina."
Le sue erano parole sincere, e
gli occhi del commissario Belardi non erano mai stati capaci di mentire nelle
situazioni importanti. Camilla si rilassò un poco, permettendosi una piccola
sorsata di succo d'arancia, sorsata che le provocò un atteso senso di nausea
alla bocca dello stomaco. Avrebbe imparato a conviverci di nuovo.
" Non voglio che tu stia con me
per obbligo...nè per nessun motivo diverso dall'amore."
" Non voglio che tu stia con me
per compassione, per dovere o per solitudine.."
Sembrava che recitassero un
copione scritto a soggetto. La loro storia era nata su un sentimento d'assenza
progressivamente colmata dalle indagini, dall'amicizia ed infine dalla passione,
era difficile abituarsi alla quotidianità ed alla familiarità che scorreva sui
binari della vita di coppia, in special modo dopo aver vissuto il brivido della
clandestinità. |
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Capitolo 14 *** Dritto al cuore ***
Fu la loro prima vera litigata
per un motivo serio. Da un lato Camilla, i cui ormoni impazziti non permettevano
di ragionare con freddezza, gli rinfacciava una reazione gelida, indifferente,
la seconda della sua vita di madre. Dal lato opposto Gaetano, che l'amava e la
venerava come nessuno, ma che mai avrebbe potuto immaginarsi un futuro da padre,
ancora doveva conoscere la primogenita di Camilla, figurarsi accettare l'idea di
un figlio suo, per quanto un lato della sua mente già saltasse dalla
gioia. Finì in uno dei modi peggiori, una separazione netta, senza neppure uno
sguardo, a conclusione di un fuoco incrociato di grida durato complessivamente
non più di cinque minuti. Alla sera lui aveva provato a chiamarla e lei aveva
riattaccato ed in quel silenzio sembrava dovessero andare avanti in eterno.
Il senso di colpa è una bestia
subdola che colpisce quando meno te lo aspetti. Nel caso del commissario Belardi
s'affacciava ogni notte, proprio quando giungeva il sonno d'oblio.
La figura di un bimbo, un
esserino paffuto dagli occhi azzurri, come i suoi, e dai ricci neri, di circa
quattro anni, gli correva incontro ridendo ogni notte ed ogni volta che lui
allungava le braccia per sollevarlo in aria o per stringerlo a se, qualcosa di
orribile accadeva, qualcosa che li divideva, un nero baratro al ricordo del
quale si destava gridando, con la fronte imperlata di sudore. Aveva
ripreso a dormire pochissimo, a fumare come un turco nonostante le
raccomandazioni a smettere del medico ed a consumare caffè a litri.
La prospettiva della
professoressa Baudino non era molto più rosea. Tra le nausee mattutine, le
necessarie ed ineludibili rivelazioni da fare a madre e figlia, con rispettive
reazioni schifate e mediamente eccitate da gestire, la sua vita era sin troppo
frenetica. Di nuovo si trovava insonne in piena notte, con il bisogno e
l'impossibilità di piangere, sola a metabolizzare i sensi di colpa, le
aspettative e le recriminazioni.
Almeno le indagini proseguivano
piuttosto agevolmente. Le analisi scientifiche avevano individuato l'arma del
delitto ed una serie di impronte non conosciute agli schedari e gli
interrogatori parevano indicare la pista dell'influenza di cosa nostra nel giro
degli appalti.
In seguito ai rilievi degli
ufficiali del RIS sulla scena dell'omicidio del Ferrero si era capito che
l'automobile del pirata doveva essere una station wagon non proprio nuova, con
un particolare tipo di gomme ad alte performance, non una roba da tutti.
L'operato dei due corpi
d'indagine era finalmente congiunto in un'operazione su larga scala. Pareva che
uno dei fantasmi, i latitanti di cosa nostra coi ruoli più importanti, fosse
tornato a calcare le scene. Erano ormai pronti a prelevarlo dalla sua villa
bunker, con tanto di mandato internazionale d'arresto per corruzione, falso ed
associazione a delinquere.
Il commissario Belardi ed il
maresciallo Malacchia s'erano organizzati per un blitz pomeridiano. I
pedinamenti e le intercettazioni erano chiare. I due omicidi di architetti erano
stati compiuti dalla solita mano, mossa in seguito all'impossibilità di
corrompere il Ferrero, ed al rifiuto del Granieri di portare a compimento quanto
richiesto, rifiuto probabilmente derivato dall'omicidio del Ferrero stesso.
Tutto era pronto. Gaetano aveva
già indosso il corsetto antiproiettile e la sua fedele beretta nove millimetri
carica, ma c'era qualcosa che non andava. Dall'interno della villa dovevano aver
realizzato la loro presenza, eppure attorno regnava la pace ed il silenzio. Non
c'erano cani ad abbaiare in cortile, né bodyguard, oltremodo sospetto. Infatti
qualcosa che non andava c'era, ed era qualcosa che mai il commissario avrebbe
voluto trovarsi ad affrontare nel corso della sua carriera di ufficiale di
polizia.
Malacchia aveva appena dato l'ok
definitivo all'operazione e la squadra di supporto stava andando a prendere
posto quando la porta del villino si aprì all'improvviso, rivelando una figura
alta, il cui viso era segnato da una profonda cicatrice sulla guancia sinistra.
Innanzi a lui, bloccata per il collo, trattenuta ferma da un coltello puntato
contro la gola, una donna fungeva da merce di scambio.
" Grandissimo figlio di
puttana.."
Imprecò ad alta voce
Gaetano,alzandosi di scatto, pistola avanti, e muovendosi in direzione del
pregiudicato con una luce assassina negli occhi.
" Non un passo di più o le stampo
un bel sorriso sul collo..."
" Azzardati e quant'è vero Dio ti
uccido a mani nude.."
" Tremo di paura...commissario.."
La prima regola che ti insegnano
alla scuola di polizia è non farti coinvolgere emozionalmente dagli ostaggi.
Puttanate. Non puoi avere davanti la madre di tuo figlio con un coltello puntato
alla gola ed essere capace di rimanere distaccato.
Evidentemente avevano toppato in
qualcosa, lui aveva toppato, era stato spiato, seguito, pedinato, ed ora
sapevano tutto, sapevano di Camilla.. forse anche di suo figlio, e ne
approfittavano per uscirne puliti.
" Lascia andare la donna.."
" Butta la pistola.."
Solita solfa. Stavolta non
avrebbe ceduto. Sapeva che quella gente non trattava e non rilasciava mai
testimoni scomodi. Era un gioco per una vita contro una vita, no, due. Belardi
serrò la mascella, rimanendo immobile sul marciapiede dove si trovava, le gambe
leggermente divaricate, teso come una corda di violino, gli occhi fissi in
quelli sbarrati di lei. Che cosa le era accaduto nel mese e mezzo in cui non si
erano sentiti. Aveva capito da sola le implicazioni malavitose della morte di
Renzo? Aveva pensato a lui? Stava bene?
Domande che gli toglievano
lucidità. In una situazione come quella neppure sparare, dritto alla testa
poteva servire, nel cadere il corpo si sarebbe mosso comunque, recidendole la
giugulare o comunque ferendola seriamente. Tutta quella tensione faceva male al
bambino ed al cuore del commissario Belardi.
" Allontanatevi.. non voglio
sentire puzza di sbirro nel raggio di venti chilometri."
" Non vado da nessuna parte,
stronzo, e nemmeno tu.. "
" Gaetano.."
Il sussurro del suo nome
pronunciato dalle labbra di Camilla contribuì al fluire dell'adrenalina nelle
vene del commissario. Aveva già deciso il dà farsi. Lentamente poggiò a terra
l'arma, risollevandosi poi con le mani alzate. Quel bastardo ghignava, ma stava
allentando la presa dal collo di Camilla. Tutti uguali, troppo convinti di sé,
sicuri della loro immortalità tanto da commettere errori macroscopici.
"Ben fatto commissario.."
Sibilò cattivo il boss muovendo
alcuni piccoli passi in avanti, con Camilla ancora a fargli da scudo, ma adesso
trattenuta con un braccio dietro la schiena. Era quello che attendevano gli
altri. Durò meno di una frazione di secondo. Gaetano udì il suono sordo
dell'esplosione del proiettile, ed il tonfo leggero del corpo che cade. Scattò
in avanti, afferrando la profia che, sbilanciata, rischiava di caracollare in
avanti. Tremavano entrambi.
|
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Capitolo 15 *** La fine dell'incubo ***
" Shh.. và tutto bene.."
Furono le sole parole che gli
riuscì di pronunciare. Pareva che un macigno gli stesse chiudendo la gola,
impedendo all'aria alla voce ed alle emozioni di avere corpo. Stettero li a
fissarsi per un istante infinito, silenziosi, gelidi seppure abbracciati.
L'istante successivo le tensioni
subite richiesero il loro tributo alla povera Camilla che inizialmente
sbatté le palpebre lottando per rimanere lucida, ma alla fine fu costretta ad
arrendersi, perdendo i sensi. Al commissario non restò altro da fare se non
trasportarla là dove era al sicuro, dietro le linee di automezzi.
L'intera sua squadra lo stava a
guardare sbigottita. Da che lo conoscevano non c'era stata una sola occasione in
cui il loro commissario non fosse stato in prima linea durante le azioni. Quel
tempo era finito. Lo videro passare con il corpo di Camilla tra le braccia,
raggiungere la sicurezza di due auto e trafficare coi cuscini dei sedili per
prepararle un giaciglio confortevole.
Fu il maresciallo Malacchia a
concludere il blitz, arrestare tutti quelli ancora barricati all'interno e
concludere l'operazione avvisando il magistrato di turno del loro successo.
Gaetano stava ancora lì,
stringendo una mano della madre di suo figlio, parlando al cellulare con i
volontari di soccorso ancora intasati nel traffico. Polso e respirazione
apparivano regolari, ma lo stato di gravidanza e l'assenza di qualsiasi segnale
di ripresa non erano comunque buona cosa.
" Andiamo..dai Camilla.. forza.."
Le sibilava di tanto in tanto,
poggiandole una mano sulla fronte ancora sudata. Se le fosse accaduto qualcosa,
se fosse accaduto al loro bambino, non avrebbe potuto perdonarselo. Era stato un
imbecille a reagire a quel modo quando lei glielo aveva detto, era stato un
cretino a non insistere con più vigore nel volerla risentire, ed ora rischiava
di perdere la sua intera famiglia.
Improvviso giunse alle sue
orecchie il suono acuto delle bitonali del servizio volontario romano,
permettendo ai suoi neuroni impazziti di allontanarsi momentaneamente dal filone
drammatico preso dai suoi pensieri. Si alzò lasciando ai soccorritori un minimo
spazio di manovra, seppur senza staccare loro gli occhi di dosso.
" Dottore.. Malacchia vuole.."
" Dopo Torre.."
Grugnì quando il viceispettore si
avvicinò al mezzo di soccorso sul quale Camilla era stata caricata. Non c'era
nemmeno per il padre eterno in quel momento. Non occorse ripeterlo. Si
scambiarono un rapido cenno del capo e poi Gaetano salì dallo sportello
centrale, prendendo posto affianco alla lettiga dove Camilla giaceva priva di
coscienza.
..Dai, dai, dai cuori in
tempesta siamo noi
fuori di testa adesso sei
piccola frana, mi odierai...amore...
Dai, dai, dai, ci sono stato attento sai
ma sto da cani come te, ti sto vicino dai
L'intera serata trascorse tra
controlli di routine e visite mediche, Gaetano era esausto, ma non cedé sin
quando il verdetto non fu insindacabile. Camilla e la loro bambina, una bambina,
stentava a crederci, stavano bene. Certo, la situazione non era poi
semplicissima, data l'età della neomamma, ma con alcune precauzioni si poteva
stare più che tranquilli.
Avevano assegnato loro una camera
singola nel reparto di medicina generale. Ventiquattro ore d'osservazione come
da prassi. La profia riposava tranquillamente, gli avevano detto le infermiere
che per riprendersi era meglio che dormisse.
Gaetano sedeva appoggiato col
mento sul materasso, stringendo tra le mani le prime ecografie di sua figlia,
cercando di immaginarsi quella bimba ancora minuscola. Sarebbe
assomigliata a lui? Col carattere di Camilla? Indubbiamente era un mix
esplosivo, al di là delle percentuali in cui i loro geni influivano.
L'orologio dell'ospedale batteva
ormai la mezzanotte. I corridoi erano deserti e silenziosi, l'infermiera del
turno di notte aveva concluso il suo giro quando, affacciandosi in una delle
stanze d'osservazione intravide la figura assopita di un uomo sulla quarantina,
biondo. Stringeva la mano alla moglie, probabilmente, che dormiva anch'ella. Non
poté non sorridere accostando loro la porta esterna. |
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Capitolo 16 *** Un bacio ed un bacio ancora ***
Gaetano dormiva e sognava,
finalmente. Per una notte pareva essere ritornato il ragazzino un pò pigro che
odiava doversi alzare presto al mattino. Nell'oblio condotto alla mente
dall'arrivo di Morfeo il commissario non sapeva più dove si trovava di preciso o
con chi, anche se percepiva con chiarezza che qualcuno gli stava carezzando il
capo.
" Mmmh.. ancora dieci minuti
mamma.. ti prego.."
Mugugnò sommessamente muovendosi
alla ricerca del sonno quasi svanito, rischiando in questo modo di caracollare
giù dalla sedia sulla quale s'era abbarbicato durante la notte. Qualcuno poco
sopra di lui rideva apertamente accennandogli un pò di solletico sotto al collo.
Conosceva quel timbro vocale...
" Camilla!"
Adesso era sveglio ed avrebbe
imprecato volentieri per quell'ennesima figura da immaturo, anche se vederla
così lo faceva star bene, in specie dopo lo stracollo della notte precedente.
Lei lo guardava dalla sua postazione appena sollevata, a gambe incrociate sopra
le coperte.
" Ben Svegliato pigrone.."
Gli sussurro dolcemente infine.
Il peggio pareva fosse passato, anche se d'ora in avanti non le avrebbe più
permesso di fare scempiaggini mettendo in pericolo tutto il loro futuro.
" Che ore sono?"
" Ah..ma allora lei è davvero un
uomo ripetitivo signor commissario.."
Sghignazzò ancora, facendosi
beffe di lui come ai vecchi tempi. Quella era la profia di cui si era
innamorato. Certo che, nelle due uniche occasioni in cui s'erano svegliati
assieme, Gaetano non era stato un maestro di loquacità, scadendo in una serie di
banalità incredibili ed indegne del suo acume.
" Confesso le mie colpe signor
commissario..."
Gli occhi grigio fumo del
commissario Belardi ridevano di puerile divertimento per quel loro siparietto
comico del mattino. C'era ben poco da commentare sulle loro capacità di coppia,
saper ridere di sé era ciò in cui riuscivano meglio. L'ironia era un'arma
pregiata.
"...bene...e mi dica...
quand'aveva intenzione di mostrarmele queste?"
Scimmiottando i suoi modi da rude
poliziotto della omicidi Camilla estrasse da dietro la schiena il pacchettino
dei risultati della primissima ecografia della loro bambina, stampandogliela a
meno di venti centimetri dalla faccia.
".. pretendo una descrizione
minuziosa.."
Concluse la profia trattenendo a
fatica un risolino divertito. Un commissario di lunga data, un viceprocuratore
distrettuale che dopo tanti anni riesce ad assumere ancora una faccia da
colpevole al primissimo accenno d'interrogazione. Se gli avesse chiesto Leopardi
se la sarebbe cavata meglio. Troppo spassoso.
" ...come la chiamiamo?"
"...lei divaga.."
"...pietà Camilla... m'arrendo..
avevi ragione su tutto.."
" ....pagare pegno..."
Gli sussurrò la donna
afferrandolo per la cravatta ormai slacciata e gualcita attorno al colletto
della camicia ed attirandolo a sé, bloccandolo a pochi centimetri dal proprio
viso.
" ti amo commissario..."
Era iniziata con un bacio
passionale scambiato nel centro di una piazza e sarebbe stata destinata a
ricominciare ogni volta con un bacio della medesima intensità, perché ogni
storia che vale ha diritto di essere ricordata per il primissimo emozionante
momento di passione.
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Capitolo 17 *** Passato,Presente, Futuro ***
Le dimissioni di Camilla non
arrivarono prima dell'ora di pranzo, ed anche con il foglio debitamente firmato
ed autorizzato in mano uscire dall'ospedale fu un'impresa a dir poco titanica.
" Perché non fanno le bitonali
tascabili?!"
Domandò Gaetano fermandosi per la
milionesima volta,evitando d'un soffio i piedi di una anziana signora in
vestaglia di macramè. Maledetti orari di visita. Camilla ridacchiava
sommessamente avvinghiata al suo avambraccio, da ché si erano infilati nei
corridoi il commissario Berardi non faceva che borbottare contro i passanti,
ringhiando di tanto in tanto quando qualcuno inciampava finendo con l'urtare
Camilla.
" E guardi dove cammina!"
Chissà se era concesso dal
regolamento arrestare i passanti per intralcio al traffico? Si domandava
dimenandosi a destra ed a manca in cerca dell'uscita.
" Gaetano...con chi hai lasciato
Nino?"
La domanda della profia ci mise
qualche secondo a sorpassare il brusio ed arrivare alle orecchie ed al cervello
del commissario, il quale,alla fine, si girò osservandola con un sopracciglio
inarcato.
" Nino? oh porca di quella
miseria ladra e vigliacca"
" ... mi fa piacere sapere che di
due che siamo nessuno si sia ricordato dei bambini..."
" Cosa? Anche Livietta sta da
sola?"
Lei gli rispose annuendo
silenziosamente con un gesto del capo. Genitori scriteriati prima ancora di
iniziare. Niente male davvero. Occorreva una sosta al punto ristoro per chiamare
casa e controllare se i pargoli fossero ancora lì.
Seduti di sghembo ad uno dei
tavolini di plastica dello snack bar dell'ospedale Gaetano e Camilla avevano
estratto i rispettivi cellulari, guardandosi per un attimo negli occhi con un
mix di preoccupazione e sorpresa. Da quanto tempo compievano inconsciamente i
soliti gesti?
" Pronto?! Livia.. amore.. dove
sei?...no....ospedale.. non mi sono sentita bene.. come?! Con Nino?"
" Nino?! Sono lo zio..
scusami..dopo l'operazione di ieri ci sono stati problemi..si..in ospedale...con
chi sei?Livia?"
Com'era accaduto che i due
tredicenni fossero assieme? E dove? Con chi? Le telefonate si conclusero pochi
attimi dopo, con il commissario e la profia allibiti dall'intraprendenza dei
rispettivi nipote e figlia. Rimasti ad attendere invano dopo la lezione di
Karate, ormai rassegnati a qualche impegno imprevisto, i due ragazzini s'erano
arrangiati alla meglio per prendere il tram fino a casa Ferrero. Non essendoci
disponibilità di nonne su cui fare affidamento, i ragazzini avevano optato per
un campeggio in salotto a base di patatine e wurstel, roba da fegato spappolato,
ed alla fine si erano addormentati. Grazie a Dio. Gatta ci covava sotto a
quei due.. e non era una semplice constatazione la loro.
Alla fine riuscirono a lasciare
l'ospedale, mettendosi in macchina che erano ormai le tre del pomeriggio. Sì
erano concessi un piatto di pasta ed un caffè, giusto per non crepare
nell'imbuto del grande raccordo al rientro dal week end.
Gaetano aveva finalmente un
attimo per riflettere su una decisione che aveva preso nella veglia della notte
appena trascorsa. Era più che sicuro di amare Camilla, e sapeva anche che per
lei e per la loro bambina era capace di follie; quello di cui non era più tanto
certo era il suo mestiere. Non era sicuro di quello che Malacchia avrebbe
scritto di lui, ma sperava di non essere costretto a scegliersi un nuovo lavoro.
" Senti Camilla..."
" uh?"
"Mi dispiace per averti messa in
pericolo... per avervi messe in pericolo entrambe.. sono un cretino.."
Lei rimase ad osservare la sua
espressione sinceramente pentita per un attimo,riflettendo, prima di replicargli
con altrettanta schiettezza, non era il solo che aveva qualcosa da farsi
perdonare.
"...Sono io che avrei dovuto
chiamarti prima di andare a parlare con quel tizio...."
Per un attimo il commissario
Berardi staccò gli occhi dalla strada, voltandosi a controllare che lei stesse
bene, non era nelle sue intenzioni provocarle altro stress.
" Direi che abbiamo sbagliato
entrambi...anche se non sono ancora abituato all'idea di discutere con te.."
" Beh.. ultimamente abbiamo avuto
entrambi troppe emozioni tutte assieme.."
Erano due adulti ragionevoli il
cui amore era sorto da poco, perdonarsi era scontato. Si sorrisero e anche se le
cose sarebbero rimaste per un poco su livelli di complicità medio bassa, alla
fine sarebbero tornate come prima. C'era l'arrivo di una figlia da preparare,
altri due bimbi di cui aver cura, una casa ed un nido da adattare ad esigenze
nuove, parenti, conoscenze, vita che scorre di nuovo nelle vene a cancellare il
dolore, passato e futuro che si mischiano in un gioco a volte incomprensibile
chiamato vita. |
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Capitolo 18 *** Ritornare ad Insegnare ***
Non ebbero tempo di infilare la
chiave nella toppa della serratura ed aprire che due piccoli tornadi li
aggredirono a suon di trombette di carnevale e palloncini costringendoli alla
resa prima ancora di superare il soggiorno. Furono fatti accomodare sul
divano grande e tempestati di domande, curiosità e quant'altro.
" Voglio un avvocato!"
Sberciarono assieme sia il
commissario che la profia, scatenando l'ilarità di Livia e Nino che, seduti per
terra a gambe incrociate, insistevano per sapere come si erano conosciuti, dove,
se il fratellino di Livia sarebbe stato anche il cugino di Nino.
" Zio..ma se tu e Camilla vi
sposate io e Livia diventiamo parenti?"
" Già...mamma.. ma possiamo
sposarci lo stesso vero? "
Camilla alzò gli occhi al cielo.
Allora era proprio vero che quei due non gliela avevano raccontata giusta.
"Talis Mater, talis filias "
Esclamò la profia in latino,
scoppiando a ridere subito dopo. In effetti Livia e Nino formavano una bella
giovane coppia.
Le settimane successive passarono
nelle vite del commissario Berardi e della professoressa Baudino con la velocità
di un fiume in piena. Era una vera e propria rivoluzione la loro.
Gaetano in permesso per motivi di
famiglia, roba che la sua squadra non sentiva nominare da secoli, trafficava tra
tinteggiature di pareti, valige e pargoli da scorrazzare e né era pure felice!.
Anche Camilla si dava da fare sotto lo sguardo vigile del suo piantone
preferito.
Il lunedì mattina dopo la cattura
del mandante dell'assassinio di Renzo e Granieri, quando donna Andreina era
entrata nell'appartamento di viale della libertà, trovandoci Nino e Livia che
dormivano sul divano arrotolati assieme come due cuccioli di leone, Gaetano e
Camilla in cucina, in atteggiamenti non proprio formali, s'erano visti i fuochi
d'artificio.
" Mamma.. è ancora casa mia
questa!"
Aveva ringhiato Camilla al
primissimo accenno di lamentele da parte della patriarca. Era finita con uno
sbattere di porte e la decisione di trasferirsi a casa di lui, per il bene di
tutti. Se mettere in vendita appartamento e studio, oppure destinarlo a Livia
quando fosse cresciuta, era argomento di dibattiti successivi.
Occorse loro un mese per
sistemare il vecchio loft di Gaetano in appartamento accogliente per quattro
persone, allargabile a cinque in un paio di mosse. La casa di Francesca, dove
avevano convissuto per un periodo piuttosto breve e turbolento lui e Roberta
adesso era in affitto, con buona pace dei vicini che preferivano avere un
commissario nei paraggi.
Anche con il ritorno del
commissario al lavoro le cose mantennero la loro piacevole briosità. Camilla si
era decisa a recedere dall'aspettativa, rientrando a scuola in tempo per il
secondo semestre di lezioni.
Diverse cose le si mostravano
sotto una diversa luce nell'istituto ragionieristico Fibonacci, non ultimi i
nuovi colleghi di storia dell'arte ed educazione fisica. L'affascinante e briosa
Susanna Moretti, detta Susy, ed il belloccio del quartiere, comprensivo di
motocicletta nera, Federico del Giudice.
Secondo il modestissimo parere
della profia, del Giudice a Gaetano nemmeno gli legava le scarpe, ma la metà
femminile della terza liceo assegnatale e il restante corpo docente pareva di
opposto parere. Perfino Mazzeo sembrava cambiato, meno inflessibile, meno
complessato, anche se certe volte rimaneva lo stronzo che insegna matematica
agli asini. |
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Capitolo 19 *** Una nuova Berardi ***
In poco meno di un paio di mesi
per la profia tutto s'era stabilizzato in una routine nuova e piacevolmente
piccante. Rientrare a casa la sera e trovare la tavola apparecchiata ed i
bambini coi compiti fatti, un miracolo; affacciarsi in cucina per assaggiare i
pessimi bucatini di Gaetano e finire a mangiar fuori per disperazione, ma anche
svegliarsi in piena notte con gli incubi e sorridere per l'impossibilità di
muoversi dovuta alla mania del commissario di appolpare qualsiasi cosa durante
il sonno era come vivere in una fiaba dal sapore di vero.
A metà del mese di giugno, con
l'ingresso nel quinto mese di gravidanza ed il conseguente aumento di peso,
continuare a far finta di niente coi colleghi di Gaetano e con i propri non
aveva senso. Fu anche per quello, oltre che per l'insistenza di Nino e Livietta,
che decisero di rendere pubblica la loro relazione, organizzando una festa di
fidanzamento ufficiale dal sapore deliziosamente retrò.
Per l'occasione era stata scelta
una location semplice seppur raffinata. Un ristorante sui colli, con splendida
vista della capitale, sino al mare, un posto dalla cucina semplice e tipica,
proprio come semplice era la loro storia.
C'erano tutti: Piccolo, Torre, la
Ferreri, il magistrato, Susy, Mazzeo, i colleghi e gli alunni di Camilla;
persino donna Andreina pareva essersi ridotta a ragioni meno bellicose, merito
anche del suo nuovo compagno.
Nella rotondità della maternità,
con indosso un elegante vestitino estivo color ocra, Camilla appariva raggiante
mentre faceva il proprio ingresso al braccio del commissario Berardi che, a sua
volta, appariva diverso, meno trasandato, irritabile...assolutamente felice.
Tutto sommato fu una festa
piacevole, una di quelle cose piene di fotografie battute e pensierini da
coltivare in un album della propria vita da regalare ai nipoti. Accadde più o
meno lo stesso per Gaetano e Camilla.
Specialmente quando la profia fu
costretta per motivi di salute ad anticipare la maternità al settimo mese di
gravidanza, avere qualcosa di rilassante da fare era utile, in specie per
evitarle di infilarsi in ogni caso d'omicidio che passava dalla scrivania del
commissario Berardi.
La piccola Sofia Berardi venne
alla luce alle quattro di un mattino di Luglio e da brava figlia di sbirro lo
fece a suon di sirene, quelle della macchina di servizio del padre. Gaetano
Berardi non s'era fatto problemi ad usare la bitonale per accompagnare la sua
promessa sposa in ospedale personalmente, gelando con un occhiata l'infermiere
di turno e le sue proteste per la pericolosità di quel che aveva compiuto.
Per fortuna fu una cosa di
routine, tutte le paure che avevano accompagnato i mesi d'attesa si dissolsero
con il primo prepotente vagito della piccola di casa. Era una bimba stupenda,
sanissima, che dormiva beata nella sua culla, con il padre e l'intero distretto
ad osservarla dal vetro della nursery.
Improvvisamente Gaetano si
accorse d'essere davvero cresciuto, d'avere esaurito le scuse per trastullarsi
nel mondo degli scapoli. Lo comprese ancora di più nel momento in cui madre e
figlia vennero dimesse dall'ospedale.
Entrando in casa con la culla di
sua figlia stretta contro il petto, il commissario Berardi si osservò in giro
per un lunghissimo istante. Nino e Francesca, che era rientrata all'incirca una
settimana prima dal Brasile, aspettavano in salotto assieme a Livia, guardando i
cartoon del primo pomeriggio e chiacchierando sommessamente. Tutto era diverso,
gli attrezzi da ginnastica adesso non vegetavano perennemente aperti proprio
davanti all'ingresso di casa, bensì erano ordinatamente riposti nell'armadio
comperato per l'occasione.
Era sempre stato un uomo amante
dell'ordine, per quel poco che ne possedeva nella sua vita, ma l'arrivo di
Camilla e Livia aveva contribuito ad accentuare questa sua mania; portandolo in
breve tempo a rivoluzionare l'intera casa per far spazio ad una cameretta dotata
di tutto punto, una piccola stanza per gli oggetti della piccola Sofia: un
fasciatoio, un lettino, un armadio con cassetti, almeno i bimbi piccoli non
erano già avvezzi alle mode consumistiche.
" Gaetano è tutto a posto?"
Il suono delle parole di Camilla
lo riscosse, procurandogli un minuscolo scossone di stupore. Abbassò lo sguardo,
incrociando un paio di occhi sin troppo simili ai suoi che lo scrutavano
attenti. Quella piccolina pareva aver già deciso di non lasciare che il pianto
la soprafacesse.
" Stavo.. riflettendo.."
Lei lo guardava sorridendo, come
sempre, una mano poggiata delicatamente sulla sua spalla.
" Su che cosa?"
" Su quanto sarei infelice senza
di voi.."
La risposta non era più di un
sussurro, ma parve commuovere particolarmente la profia, che si allungò sulle
punte per regalargli un comprensivo, tenerissimo bacio, prima che tre mine
vaganti fossero loro addosso, sommergendoli di saluti, moine e versetti strani.
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Capitolo 20 *** My Happy Ending ***
Era trascorso un anno esatto dal
loro rientro a casa. Un anno intenso, pieno di piacevoli novità anche se
stancanti. L'arrivo di Livia, Potti, Camilla e Zuccotto aveva aperto al
commissario Berardi una serie di prospettive mai considerate prima.
S'era applicato per buona parte
dell'inverno sui manuali e nell'esercizio, convinto e motivato dalla sua nuova
famiglia, a partecipare al concorso per pubblico ministero ed a vincerlo,
ovviamente. Così era stato ed ora un nuovo commissario, un tipo dall'aria
insicura ma con ottime doti che richiedevano solo un pò d'esperienza sul campo e
c'erano torre e gli altri ad aiutarlo, sarebbe sopravvissuto.
In primavera, quando ormai Sofia
iniziava a lasciarli dormire di notte e Livia era partita assieme a Francesca e
Nino per le vacanze, per Gaetano e Camilla era di nuovo possibile godersi dei
pomeriggi quasi in solitaria, passeggiando per il parco con la carrozzina di una
Sofia mai tanto paziente,un vero angelo, o le serate sul divano.
Fu una domenica sera quando;
rientrando a casa nel pomeriggio dopo aver trascorso il pomeriggio per negozi
con Susy e Filippo, il quale s'era scoperto essere gay, con sommo dispiacere di
tutti, che Camilla ebbe la seconda sorpresa più grande della sua nuova vita.
Dalla porta d'ingresso, infatti,
si snodava un sentiero fatto con petali di rose e candele: una piacevole
divagazione sul tema che le provocò un risolino sorpreso. "Gaetano?!" Chiamò
dalla soglia ottenendo come risposta il suono dello stereo dall'altro capo di
casa; una melodia jazz, forse blues davvero intrigante.
Lasciata cadere a terra la borsa,
il soprabito e gli acquisti, l'unica cosa da fare era seguire quella strada
tracciata nel buio. Lo trovò esattamente dove lo aspettava, alla fine delle
rose. Anche se la luce che filtrava dalla cucina le impediva di vederlo in viso,
Camilla sapeva che lui le sorrideva e che era bellissimo, come la prima volta
che le aveva aperto la porta di quella casa.
Indosso aveva il medesimo
maglione bianco di lana rasata, un paio di pantaloni da tuta che con la loro
aria casalinga lo rendevano, se mai fosse stato possibile, ancora più sexy.
Nella mano destra spiccava un enorme mazzo di rose.
" Che ti sei inventato stavolta?"
Gli domandò lei allungandosi per
baciarlo, finendo stoppata a metà, trattenuta per la vita con delicatezza.
" Ah..ah.. professoressa..gli
interrogatori li faccio io..."
" Veramente adesso li lasci
fare agli altri.."
Lui scosse il capo in silenzio,
lasciandola scivolare lungo di se per poi poggiarla a terra, stavolta avrebbero
fatto a modo suo. In silenzio l'aiutò a raggiungere il divano, immerso
nell'ombra a metà del sentiero di rose, e quando Camilla vi si fu seduta
armeggiò alcuni istanti con qualcosa li vicino.
La luce si accese all'improvviso,
costringendo la profia a chiudere e riaprire gli occhi per abituarsi allo sbalzo
dalla penombra, impedendole di realizzare che cosa fosse l'oggetto quadrato che
lui, inginocchiato a terra, le porgeva.
" Sposami Camilla.."
Due parole capaci di fermarti il
cuore a metà tra un battito e l'altro, come una farfalla che muore sbattendo le
ali per l'ultima volta. Non s'era aspettata una cosa simile, non credeva potesse
essere da Gaetano, eppure lo era e lei fu felicissima di accettarlo come marito,
come padre, l'unico e per sempre, stavolta la morte non ci avrebbe messo lo
zampino.
Il matrimonio andò a coincidere
con il battesimo della piccola Sofia. Era una bellissima giornata di fine
giugno, più o meno il solito periodo in cui s'erano conosciuti, ormai quattro
anni prima. Fu una cerimonia semplice, officiata da un pretino canuto e
dall'aspetto bonario, alla presenza del distretto, dell'istituto Fibonacci più o
meno al completo, e dei pochi parenti della coppia. Dopo le promesse di amore e
fedeltà, il parroco benedisse la coppia e la bambina che nè rappresentava
l'unione indissolubile, porgendo alla piccola Sofia Valeria Berardi il
sacramento del battesimo. Madrina e Padrino dell'infanta erano la sorella,
Livia, ed il cugino Nino. Avevano organizzato anche il pranzo, nel solito
ristorante del loro fidanzamento, ma non ci fu modo di farlo.
Stavano infatti scattando le foto
ricordo sui gradini della chiesa quando il molesto suono del cellulare del pm
Berardi ebbe la malaugurata volontà di suonare. Il lavoro non và mai in vacanza.
Quando riattaccò, a Gaetano bastò voltarsi e guardare la moglie perché questa
capisse.
" Guarda che vengo pure io.."
Ridacchiò Camilla lasciando a
Francesca ed al marito il compito di avvisare gli ospiti non poliziotti della
cosa.
Dieci minuti e l'auto di torre,
equipaggiata di sirena calamitata, sfrecciava lungo i viali di Roma. A bordo
l'intera squadra, il magistrato Berardi e la moglie ormai consulente ufficiale
per tutti i casi di omicidio.
Ringraziamenti: Beh.. a tutti quelli che hanno letto ed apprezzato. Alle amiche che mi han dato una mano per l'ispirazione ed alcune scene, a Paolo Conticini perchè senza di lui Gaetano non avrebbe reso così bene.
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