Terapia d'urto

di cin75
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Prima domanda ***
Capitolo 3: *** Seconda Domanda ***
Capitolo 4: *** Terza Domanda ***
Capitolo 5: *** Quarta Domanda ***
Capitolo 6: *** Quinta domanda ***
Capitolo 7: *** Sesta Domanda ***
Capitolo 8: *** Settima Domanda ***
Capitolo 9: *** Ottava Domanda ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Jared e Jensen arrivarono allo studio insieme, senza degnarsi nemmeno di uno sguardo.
A dire il vero, si erano guardati per tutto il tempo, ma erano solo stati attenti a non farsi scoprire. Non sapevano nemmeno loro perché lo stessero facendo. Avevano eretto una barriera che li impediva di risolvere tutto con qualche parola e una pacca sulla spalla. Un po’ come se per loro quell’instabilità fosse inaccettabile, a tal punto da non riuscire a farsene una ragione.

Una volta nello studio cominciarono ad analizzare l’ambiente, come se la cosa potesse distrarli, e si avvicinarono lentamente alla scrivania lasciandosi cadere prima sulla sedia e poi per comodità si spostarono sul divanetto alle loro spalle. Sospirarono profondamente e allora – e solamente allora - lasciarono che i loro sguardi accarezzassero deliberatamente il corpo l’uno dell’altro.

“Allora?..Cosa vi ha portati qui?!” chiese con aria professionale la dott.ssa Cross.
“Lui!!” fecero all’unisono Jared e Jensen.
“ Bene vedo che almeno su qualcosa siete d’accordo!!” convenne con aria soddisfatta.

I due famosi attori, che da tempo portavano avanti una relazione sentimentale, sotto gli occhi di tutti, media compresi, si erano rivolti a lei, perché in giro si diceva che le sue terapie di coppia facessero miracoli.

“Jared??...vuoi iniziare tu!!?” fece la donna.
“E’…insomma….è come se non avessi più una vita mia…uno spazio mio…Voglio dire!! conviviamo da 5 anni ma è come se fossero….”, iniziò Jared, parlando di ciò che provava.
“Cosa??!.....Cosaaaa!?”esclamò incredulo Jensen. “Aspetta!!, ora sarebbe colpa mia??!  Quando ci siamo messi insieme…io volevo andarci piano…volevo che la cosa non venisse fuori come un colpo di cannone durante una seduta di yoga. Ma tu!!! Tu, invece, mi hai convinto ad andare a vivere insieme…” sembrò quasi accusarlo.
“No.…aspetta!! “Convinto”???, stai dicendo che ti avrei costretto a fare un passo che non volevi??!” disse girandosi completamente verso il compagno che gli sedeva accanto.
“Io non ho detto “costretto” …ho detto “convinto”!!!, smettila di mettermi in bocca parole che non ho mai detto!!, questo è uno dei motivi per cui siamo finiti qui a fare terapia di coppia con una strizzacervelli….Senza offesa!!” finì poi, guardando la dottoressa.
“Nessuna offesa!!” lo rassicurò lei.
“Quale sarebbe la differenza!!?” continuò a chiedergli Jared.
“Che non saresti mai riuscito a farmi fare qualcosa che non volevo. Se sono venuto a vivere con te è perché lo volevo anche io e non solo perché me lo hai chiesto!” spiegò con tono arrogante.
“Ok!!Ok!!! Break!!” si costrinse ad intervenire la Cross.

Quando entrambi gli agenti dei due attori l’avevano contattata, l’avevano avvisata della logorroica , estenuante ma sorprendentemente divertente faida amorosa che da un po’ la faceva da padrona nella vita dei due ragazzi. Ed era così. Doveva ammetterlo. Quei due che litigavano erano un vero spasso e si capiva anche che quello gli univa era un sentimento forte, perché anche in quella situazione, anche mentre si accusavano a vicenda, non avevano mai smesso di toccarsi con le ginocchia.
Erano seduti uno accanto all’altro, su un divanetto di fronte a lei. Le loro gambe si toccavano e di esperienza lei ne aveva in coppie in crisi. Molte cercavano l’angolo più lontano pur di non sfiorarsi nemmeno.
Altre sceglievano posizioni diverse pur di evitare un qualsiasi contatto.
Altre sceglievano posti completamente distanti: divanetto e poltrona con tanto di tavolino a fare da sparti acque.
Loro, no! Per loro, era come se , nonostante tutto, fosse necessario avere sempre un contatto. Anche se minimo. E questo era un buon segno.

“Signori, conoscete il detto: Canta che ti passa?!” chiese poi.
“Si!!” disse Jensen.
“.. e allora!?” fece l’altro.
“Bene, siete degli attori. Degli artisti!!!, e da artisti vi farò affrontare questa vostra….empasse!!” spiegò serenamente.
“Non credo di seguirla!”fece decisamente confuso Jared.
“Nemmeno io!” si accodò Jensen, anche se il suo tono era più seccato.
“Vi propongo un patto.”
“Anche lei!!?”fece ancora il maggiore.
“Smettila, scemo!” lo riprese Jared battendogli sulla gamba vicina. Sempre vicina.
“Ehi! si chiama Cross, ci propone un patto. Fai un po’ tu!?” ci tenne a spiegare quella sua battuta.
“Ok! Carina questa!, comunque il patto è questo: un mese. Due incontri a settimana. Prima di ogni incontro vi invierò per e-mail una domanda sulla vostra vita insieme, sui vostri sentimenti e su quello che provate l’uno per l’altro, su quello che amate o odiate nell’altro. Ma la risposta sarà una canzone. Una canzone che dovrà spiegare la vostra risposta!”
“Vuole che.... cantiamo!!?” chiese terrorizzato Jared.
“Ci manca solo questo!!” fece invece Jensen, scuotendo sconsolato la testa.
“No. Non vi chiederei così tanto. Mi consegnerete la vostra scelta su una chiavetta e poi, qui, in studio, le ascolteremo e discuteremo il perché della canzone! ”
“A quale università ha detto di essersi laureata!!?” fece dubbioso Jensen e decisamente ironico.
“Yale! Massimo dei voti, lode e bacio accademico dal Rettore Massimo!!” rispose senza batter ciglio la Cross.
“Oooh!!” fece abbassando lo sguardo imbarazzato.

La Cross sorrise di quel punto in suo favore e concluse la prima seduta.
“Vi garantisco che alla fine dei nostri incontri due saranno le strade che vorrete percorrere. O quella che vi darà la consapevolezza che la vostra storia ha avuto il suo corso ed è alla fine come può accadere ed è accaduto a migliaia di storia d’amore….”
“O ?!” fecero insieme preoccupati da quella prospettiva.
“O capirete che ciò che state affrontando è solo un momento della vostra vita che doveva arrivare per mostrarvi quanto grande sia ciò che vi unisce.” E a quella frase i due attori non poterono che fare altro che guardarsi. Sapevano che era così. Che era davvero grande ciò che li univa e non potevano buttare tutto all’aria. Così, accettarono la strana terapia della Cross.

Due giorni dopo arrivò la prima mail.


N. delle A.: Allora questa storia è nata come collaborazione tra me e Kleines licht, perciò cari lettori e care lettrici ogni volta che vedrete l’aggiornamento di questa FF, sappiate che siamo noi, che vi tormentiamo con un nuovo capitolo.
La storia è una song-fiction e abbiamo cercato di unire i nostri due stili e sperando di esserci riuscite, speriamo anche , che questo racconto vi piaccia.
Fateci sapere e se vi va andate ad ascoltare le canzoni che verranno citate nei vari capitoli. Se la storia non sarà di vostro gusto almeno ascolterete della buona musica!!


To soon!!!

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Capitolo 2
*** Prima domanda ***


 “Che cosa ha provato la prima volta che ha incontrato quello che sarebbe diventato il suo compagno?”

La Cross prese la chiavetta usb dalle mani di Jared e la inserì nel portatile, digitò alcuni comandi e poi guardò i suoi due “pazienti”!
“Allora!?...Jared cominciamo con la sua scelta!!” fu il prologo della terapeuta. “Siete pronti?” chiese prima di azionare il “play” e i due annuirono nervosi.
 Le parole cominciarono a riempire la stanza.
Parole dolci. Sussurrate ma comunque potenti.
 
The first time ever I see your face,                                                                                                                                                                            I thought the sun rose in your eyes                                                                                                                                                                      And the moon and the stars were the gifts you gave                                                                                                                                            To the dark and the endless sky….”

Jared inspirò profondamente nel risentire le parole di quella canzone che aveva scelto. Gli tremò lo stomaco al ricordo di quando vide Jensen per la prima volta.
La prima volta che lo vide con gli occhi dell’amore.

Erano amici da tempo e la loro amicizia si era fatta, giorno dopo giorno, sempre più forte e sentita, anche grazie al tempo che passavano insieme sul set di Supernatural.  Ma poi, qualcosa era cominciato a cambiare nel modo in cui vedeva il collega. Qualcosa lo turbava nel modo in cui scopriva Jensen a guardarlo pensando di non essere visto. Capire ciò che provava per quel “suo amico” gli sconvolse la mente, ma non nel senso negativo.
Tutt’altro!!
Quando comprese che non era la semplice amicizia a spingerlo a cercarlo quando non lo vedeva. Quando comprese che non era amicizia quello che lo obbligava a cercare sempre un contatto, anche se minimo, ma fisico, con lui, allora, capì di amare Jensen, e capì anche l’insofferenza verso l’altro sesso e del perché l’ultima volta che aveva fatto l’amore con una ragazza era stato per lo più una cosa….fisica. Si sentì anche in imbarazzo, quando riaprendo gli occhi dopo l’orgasmo, vide come in un flash due meravigliosi occhi verdi ed un volto diverso da quello che lo stava ancora abbracciando.
Quando tornò sul set, due giorni dopo, rivide quegli stessi occhi e quello stesso volto, sul viso di Jensen.
Oh Dio!! pensò, come ne vengo fuori da questa cosa???, quando Jensen, non appena lo vide, gli andò incontro e gli disse un semplice: “Finalmente sei arrivato!!”
 
“The first time ever I kissed your mouth,                                                                                                                                                                   I felt the earth moves in my hands…”

Il loro primo bacio fu qualcosa di stravolgente e di travolgente. Quando anche Jensen gli aveva fatto capire che c’era “qualcosa-qualcosa” tra di loro, avevano cominciato a girarsi intorno come due tigri nella stessa gabbia.
Chi avrebbe fatto la prima mossa??
Contro ogni previsione, fu Jared. Prima di oltrepassare il limite, avevano parlato e riparlato e avevano sviscerato la cosa da tutti i punti di vista possibili ed immaginabili. Ma poi, un giorno, non ce la fece più. Jensen era nel suo camper e stavano provando un paio di battute, quando il maggiore gli sfoderò uno di quei sorrisi impertinenti che avrebbero sciolto l’intera Fortezza di Superman.
Jared annullò lo spazio tra loro talmente velocemente che sembrò quasi non spostare nemmeno l’aria che aveva attorno. Quando le loro labbra si unirono, il giovane sentì una scossa elettrica che gli attraversò tutto il corpo.
Sentiva l’invitante morbidezza delle labbra di Jensen che assecondavano i suoi movimenti. Gustò per la prima volta il suo sapore e ne fu inebriato. Si ritrovò a giocare sensualmente con la lingua dell’altro, eccitato dal piacere che ne seguiva.
Se fosse esistito uno strumento per misurare tutto ciò che stava provando in quel momento, sarebbe esploso, lasciando inalterata solo l’intensa emozione che proveniva da tutto quello che quel bacio significava!! 
 
“The first time ever I lay with you                                                                                                                                                                                   I felt your heart so close to mine.                                                                                                                                                                            And I Know our joy would fill the earth…”
 
Quando quella frase risuonò nello studio, Jared, furtivamente, posò lo sguardo sul compagno, che anche se non voleva farlo a vedere, era decisamente emozionato da quello che stava ascoltando. Lo guardò, ancora, e lo solo lui potè riconoscere quel tipico rossore che colorava il viso di Jensen quando pensava a loro durante l’amore.
Jared ricordò il momento esatto in cui decisero di fare il “grande passo”. Erano nel loro appartamento, o meglio, in quello che la produzione gli aveva messo a disposizione a Vancouver. Tutto era iniziato mentre stavano vedendo un film insieme: “Marley and me” e Jensen, come al solito, si faceva trasportare dalla trama pseudo-romantica del film.
Jared gli si fece vicino e senza far pesare troppo la cosa, quasi con indifferenza, gli asciugò una piccola lacrima scivolata via , traditrice, sulla guancia. Jensen gli prese la mano e gliela baciò, senza guardarlo.
Fu come per istinto che quel gesto dovesse essere fatto.
E fu come per istinto che Jared gli portò le mani intorno al viso e lo baciò. Con passione. Con dolcezza. Con amore. E quando misero fine a quel bacio, furono solo i loro sguardi a decidere ciò che andava fatto e l’amore che ne seguì, fu naturale, travolgente, impetuoso e dolce al tempo stesso. Una marea di emozioni, paure, sorprese che nessuno dei due avrebbe mai potuto aspettarsi.
Jared ricordò i loro corpi abbracciati e nudi, il battito emozionato dei loro cuori vicini. Le loro mani che si intrecciavano impacciate e frenetiche pur di non perdersi mai. E quando furono un tutt’uno, con quel muoversi l’uno contro l’altro, quando Jensen si lasciò conquistare dalla sua passionale invadenza, abbandonandosi all’amore che provava per lui e che sentiva ricambiato in ogni fremito o sospiro, il piacere lo invase con pura estasi e con  pura felicità lo lasciò sfinito tra le braccia di Jensen. Era felice. E sapeva, vedeva che lo era anche Jensen, ancora stretto a lui, per niente disposto a lasciarlo andare via.
 
Quando la canzone finì, Jared guardò di nuovo Jensen.
Il compagno aveva gli occhi lucidi e non riusciva ad alzare lo sguardo. Ma Jared sapeva che non era per animosità, ma solo perché la sua innata timidezza gli impediva di mostrarsi così vulnerabile. Sapeva che anche Jensen, ascoltando quella canzone, aveva avuto i suoi stessi ricordi e aveva provato ciò che lui stava provando.

La Cross lasciò loro qualche minuto, dopo che la canzone finì. Osservò i due ragazzi osservarsi in rigoroso silenzio. Osservò il modo in cui si stavano guardavano.
“Allora, Jared??!! Come mai ha scelto questa canzone?” chiese interrompendo quella sorta di limbo in cui erano.
Jared si tirò su bene, sedendosi più composto nella posto in cui era sprofondato, sotto lo sguardo di Jensen. Si passò veloce una mano sul viso per schiarirsi le idee e cercò di rispondere alla dottoressa.
“In realtà la nostra storia è molto più impetuosa di questa canzone, ma quando ho sentito le parole non ho fatto altro che vedere noi in ogni frase. La Lewis cantava e io ….”, rimanendo un attimo perso in quello che voleva dire.
“Tu?!” lo incitò gentilmente la Cross.
“…io vedevo Jensen. Vedevo e vedo noi. La nostra storia. Vedo tutto quello che ci lega!!” concluse sorridendo appena e spostando quasi timidamente lo sguardo sul compagno, che ancora non era riuscito a togliersi dal viso e dagli occhi, l’emozione appena provata.
La dottoressa annuì a quelle sensazioni confessate e poi diede loro qualche altro minuto. Si vedeva che i due dovevano rielaborare i loro sentimenti e le parole di quella prima canzone e la giustificazione con cui Jared l’aveva supportata, erano un primo mattone verso la costruzione di un nuovo sentimento o un colpo di cannone per abbatterlo definitivamente.
“Va’ bene , andiamo avanti, signori. Jensen… tocca a te. Forza e coraggio.” esordì  sinceramente curiosa di vedere o meglio, sentire, che cosa avesse scelto l’altro evidentemente nervoso.
Jensen tirò fuori l’usb e prima di consegnarla alla terapista, ripensò ai sentimenti che l’avevano portato a fare quella scelta.

******

“Sbattei con meno forza possibile la porta del mio trailer, ma sembrò comunque troppa. Il pavimento vibrò per qualche istante, senza arrestare la mia camminata che mi portò dritto al divano.
Avevo appena terminato di girare una scena in esterna, la giacca di Dean era imbrattata di fango e foglie e non mi ero nemmeno preoccupato di togliermeli di dosso. Quello significava esserci troppo dentro! Mi ero ripromesso di non farlo, di non lasciarmi andare per una fottuta volta e invece lo avevo fatto. Di nuovo. Avevo lasciato che tutto vincesse e mi ero…annullato. Quello era il motivo che aveva scaturito tutto quel casino e il motivo per il quale in quel periodo mi odiavo profondamente.”
Quell’odio era profondo, era come se Jensen non potesse più sopportare la  presenza di Dean nel suo corpo, come se non capisse più che cosa fosse davvero “da lui” e cosa no.
Quelle continue discussioni, quelle litigate interminabili con Jared lo stavano sfinendo e le conseguenze erano più che evidenti, più o meno, ovunque. Anche sul lavoro cominciava a faticare a mantenersi sempre attivo e attento, lui che una volta nel personaggio faticava a uscirne!
Lui adorava ancora il suo Dean, lo stimava davvero ma non riusciva più a mettersi nei suoi panni come prima. Anche se da un lato effettivamente condivideva la sua rabbia, la sua frustrazione e la sua freddezza mal ostentata verso Sam; dall’altro trattare male Jared anche solo per finta, anche fuori di casa, lo faceva sentire solamente peggio.
Era come se avesse deciso di relegare le litigate alle mura domestiche, e proprio per quello aveva cominciato a entrare e uscire a orari improbabili…con il solo risultato di spostare i conflitti anche altrove. Bastava una sola parola a distruggere tutto.
Nel suo caravan, Jensen sfiorò con la punta delle dita la chiavetta ancora inserita nel portatile e solo dopo qualche minuto di troppo si decise ad alzarsi e riuscire di nuovo.

*****
 
La Cross si dimostrò come sempre efficiente, e quando mise in play la canzone di Jared, Jensen si fece semplicemente trapassare dalle note e dalle parole. Gli era piaciuto quel che dicevano, gli era piaciuto quel significato ma sapeva bene che quel che lui voleva dire era ben altro.
Personalmente era convinto che l’amore che provava per il minore andasse ben oltre la pura e semplice attrazione fisica e il fatto che lui potesse anche essere bello e che l’altro ai suoi occhi fosse a dir poco mozzafiato.
“Jensen?!” lo richiamò dai suoi pensieri, la dottoressa.
“Sì, scusatemi!” disse solo. Sospirò e senza dire una parola, a dire il vero leggermente recalcitrante, cedette la sua chiavetta alla Cross. Lasciò che la inserisse nel computer e si preparò all’impatto che  avrebbe portato.
 
What day is it? And in what month?
This clock never seemed so alive
I can't keep up and I can't back down
I've been losing so much time


Effettivamente la sensazione iniziale, la prima volta che aveva incontrato quei due metri o poco meno di uomo, era stata quella di perdere totalmente la concezione del tempo e dello spazio.  Poco prima aveva un’idea precisa di giorni, ore e minuti e personalmente si augurava che quel dannato colloquio si concludesse in fretta: non amava gli interrogatori e l’idea di avere un collega con cui passare il tempo sul set ogni santo giorno lo agitava parecchio. Mai avrebbe immaginato di trovarsi davanti la versione umanizzata e gigante di un cucciolo di Labrador. Jared era semplicemente...devastante, con lo stesso potenziale di una bomba atomica.
 
'Cause it's you and me and all of the people
With nothing to do, nothing to lose
And it's you and me and all of the people
And I don't know why, I can't keep my eyes off of you


Si ritrovò a canticchiare a bassa voce, ancora convinto della veridicità delle sue parole. Quando aveva incontrato quel primo giorno, gli occhi di Jared per lui non c’erano più state altre iridi degne di nota, e tutti i giudizi esterni delle persone, tutto quello che potevano farneticare su di loro, aveva cominciato a scivolargli addosso. Si era sentito libero e allo stesso tempo in gabbia perché sapeva bene cosa comportava amare, e dove avrebbe potuto portarlo.
Eppure non si era certo fermato, era scivolato lentamente in un limbo da cui fuggire risultava quasi impossibile, a meno che non reclamasse il “Game Over”. E Jensen di questo non ne era ancora sicuro.
Un conto era pensare di detestare una persona, urlarglielo in faccia, e un altro conto era lasciarla andare pur sapendo quanta importanza effettiva avesse. Jared sarebbe sempre stato il suo uomo, e allontanarlo semplicemente era difficile per non dire impossibile.
La prima volta che l’aveva visto aveva deciso che avrebbe lottato contro il mondo per lui. Perché non poteva farlo ancora?!
 
All of the things that I want to say
Just aren't coming out right
I'm tripping on words
You've got my head spinning
I don't know where to go from here


Ricordava ancora più che bene la sensazione che tutto fosse inutile in quel momento, e ancora si imbarazza al pensiero di aver davvero perso l’uso della parola per qualche istante di troppo. Per colpa di un gigante buono che lo aveva solamente guardato negli occhi! Aveva cominciato a balbettare, guardandosi intorno e allargandosi istintivamente il nodo alla cravatta, indeciso se scappare e mollare tutto oppure fargli chiudere quei dannati occhi verdi.
Si era interrogato a lungo sull’effettivo colore di quegli occhi ma anche dopo tanto, ancora non era saltato fuori. Sembravano una perfetta combinazione tra tutte le sfumature possibili mixate in una soltanto. Ne era rimasto folgorato e non sapeva assolutamente come andarsene. Anzi era sicuro che solo entrare in quel dannato ufficio lo avesse già condannato: non aveva vie di scampo, non aveva un modo per sfuggire a quella presa. Era suo.
Ovviamente l’attrazione era venuta dopo, lentamente, scavalcando con calma quasi dolorosa, i confini della semplice e innocente amicizia tra colleghi.  Infondo c’era già dentro fino al collo quando lo aveva capito, semplicemente lo aveva ammesso con sé stesso. Il resto era stato relativamente facile: oltre all’imbarazzo e l’incredulità iniziale di amare Jared, aveva trovato un compromesso che per un po’ aveva aiutato a rimanere comunque vicini senza compromettere il tutto.
Quando sosteneva di non trovare le parole in sua presenza era sincero al cento per cento: per capire come dichiararsi al più giovane aveva impiegato giorni e notti, finendo per soffrire d’insonnia per un periodo abbastanza lungo da rendere evidenti occhiaie e nervi tesi. Era diventato pazzo ma quando si era confessato credeva che tutto poi sarebbe stato in discesa.

There's something about you now
I can't quite figure out
Everything he does is beautiful
Everything he does is right …


Si sbagliava. Eccome se si sbagliava.
Credeva che ci si sarebbe abituato, che tutto sarebbe stato semplice invece…invece aveva dovuto fare i conti con la sua presenza nella sua vita, così massiccia ed evidente, e con quel che sapeva fargli. Come sapeva trattarlo e farlo sentire, come tutte le sue azioni e i suoi sorrisi gli sembrassero perfetti, mozzafiato. E come non potesse più farne a meno. Lui era la sua droga, in un modo che qualche volta gli sembrava malsano ma che infondo lo faceva stare bene: lui amava avere Jared nella sua vita, adorava dipendere da lui e dalla sua presenza. Per lui vedere Jared era sempre come una prima volta e ogni volta si ritrovava a guardarlo ammirato come se non lo conoscesse da chissà quanto.

Quando la canzone sfumò lentamente,  Jensen si ritrovò ad annaspare in cerca di ossigeno. Quello era il loro primo incontro: alchimia pura, l’inizio della fine.
Si allargò il colletto della camicia, provando a mantenere una parvenza di  contegno, e sorrise appena alla Cross.
“Bene Jensen, abbiamo sentito quello che ci hai portato. Perché questa tua scelta?” domandò la Cross, incrociando entrambe le mani sotto al mento.
Jensen si schiarì la voce, non troppo pronto a parlare e soprattutto ad affrontare quell’argomento. Era il primo di tanti ma era già uno dei tasti dolenti: ormai gli diventava non troppo semplice aprirsi completamente, effettivamente non era mai stato molto espansivo nel parlare di quel che provava.
“Io…volevo provare a spiegare come Jared mi abbia sconvolto. Mi è bastata un occhiata per capire che ero spacciato… in senso buono, intendo. Lui ha distrutto tutto, era come se ce l’avesse scritto negli occhi. Eppure quello che avrei dovuto registrare come pericolo mi è apparso così… positivo, così giusto. Infondo io volevo farmi sconvolgere. E l’ho lasciato fare. Il resto del mondo da quel momento ha perso ogni importanza, solo lui ha cominciato a nutrire il primato in qualunque cosa.” provò a spiegarsi,  incespicando timidamente, sulle parole.

“Bene signori!! Credo che come prima seduta possiamo ritenerci soddisfatti.”
“Davvero?!” fecero i due all’unisono senza troppa convinzione. Infondo le canzoni che si erano “dedicati” per così dire, non avevano fatto altro che esporre i loro sentimenti ammaccati, le frustrazioni con cui si scontravano da un po’ di tempo, e il fatto che ancora non riuscivano a vedere quella famosa luce alla fine del tunnel.
“Certo!!” ammise candidamente la Cross. “Queste canzoni hanno esposto il vostro amore. Hanno spiegato ciò che eravate prima della …crisi. Hanno evidenziato che comunque sia, ognuno di voi è una parte più che importante nella vita dell’altro. Cosa di cui dubitavate, o altrimenti non sareste qui!” concluse, congedando così i suoi pazienti illustri.
 
La settimana successiva, qualche giorno prima della seduta, i due , ricevettero la seconda richiesta da parte della Cross.
 
N. delle A.: Le canzoni scelte da Jared e Jensen sono: The first time ever…di Leona Lewis ( Jared) e You and Me dei Lifehouse ( Jensen). 

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Capitolo 3
*** Seconda Domanda ***


"Che cosa prova quando siete insieme o siete lontani?"


Erano alla loro seconda seduta e sebbene questa volta qualche parola durante il tragitto, Cliff, era riuscita a spiccicargliela, l’aria era ancora pesante e tesa fra i due. Quando entrarono nello studio, salutarono la Cross e quasi come se fosse già d’abitudine, si andarono a sedere sul divanetto, dopo aver consegnato alla terapeuta le loro usb.
“Ci sono state difficoltà con questa domanda?!” chiese
Un attimo di silenzio , poi fu Jared a rispondere. “E’ stato più difficile mettere insieme due sentimenti così differenti.” disse a bassa voce.
“Perché ?” chiese ancora.
“Quando siamo insieme noi siamo…..insieme!” rispose quasi imbarazzandosi di quella risposta. “E quando non lo siamo è come….come se …insomma ….come se mancasse qualcosa, cioè…insomma….non lo so. Ha capito, no?!” fece alla fine esasperato da quella sua inspiegabile incapacità a spiegarsi come avrebbe voluto e il silenzio di Jensen , certo, non lo aiutava.
“Jensen ?!” lo richiamò la Cross, avendo l’impressione che fosse assente, distratto o peggio, distante.

Anche la Cross aveva fatto i suoi “compiti”. Aveva ricercato in rete, ogni filmato utile a vedere come interagivano i due e naturalmente le decine e decine di filmati delle varie interviste fatte insieme o le numerose ore dei panel caricati su youtube, erano di certo serviti.
Quindi risultò strano vederli in quella situazione, così differente dai video visionati.
A Jared , in quei filmati, di certo non mancava il dono dell’eloquenza, sia di quella spicciola che di quella più seria e impegnata. E Jensen, non perdeva una parola, quando il compagno sul palco era intento a spiegare qualcosa anche di leggero, come uno scherzo fatto ad uno dei loro collegi.
Quindi vedere il maggiore avere un aria disinteressata a ciò che Jared aveva appena espresso, non la faceva ben sperare. Doveva capire se era paura di dover manifestare in una maniera così esplicita i suoi sentimenti o era l’inizio di un graduale disinteressamento a quel rapporto.

Jensen, invece, aveva ascoltato ogni parola del compagno…oh!!, se l’aveva ascoltata!! Ma c’era ancora tanto da tirar fuori e lui non era ancora pronto.
“Preferirei rimandare tutto a dopo le canzoni se per lei è lo stesso, doc!?” fece sperando di essere accontentato. E così fu.
 
La Cross prese la chiavetta di Jared e la inserì nel portatile. Qualche attimo dopo, la canzone scelta dal giovane, rispose in maniera molto più eloquente di come lui fosse riuscito a fare prima.
 
Ain't no sunshine when he's gone
It's not warm when he's away
Ain't no sunshine when he's gone
He always gone too long anytime he goes away


Jared sentì la voce suadente e delicatamente roca della cantante spandersi gentilmente intorno a loro e in quella tiepida sensazione di benessere , ripercorreva con la memoria ogni volta che Jensen per motivi di famiglia o di impegni presi separatamente a causa di interviste o incontri, doveva andare via, mentre lui, per altri impegni, o rimaneva a Vancouver o seguiva altri obblighi.
E in quei giorni di lontananza , una tediosa sensazione di incompletezza lo accompagnava dalla mattina alla sera. Si sentiva davvero, come diceva la canzone, come in un giorno grigio , piovoso; come in un giorno che non aveva calore. 

Nei periodi in cui erano costretti a stare lontani, Jared si fermava a pensare, per distrarsi, a quale calore, invece, la presenza di Jensen riuscisse a dargli. A come stava bene con lui, anche , a volte, senza parlare, quando, tornando a casa loro, stanchi dopo una giornata di riprese intense, rimanevano semplicemente sul divano, uno tra le braccia dell’altro, ad accarezzarsi pigramente, lentamente, quasi a volersi consumare di quei tocchi leggeri e gentili.
Pensare a quello, pensare alle braccia di Jensen, al suo respiro sincrono con il suo, era meglio che guardare il tempo che scorreva lento sull’orologio, o fissare, inutilmente il sole che non ne voleva sapere di tramontare e sorgere di nuovo.
 

Wonder this time where he's gone
Wonder if he's gone to stay
Ain't no sunshine when he's gone
This house just ain't no home anytime he goes away


Una volta litigarono e se ne dissero di tutte i colori. Arrivarono persino a dirsi che forse era meglio chiudere “la cosa”. Era dai tempi della prima stagione che non litigavano in quella maniera e in quella stagione non erano nemmeno compagni, nemmeno amanti. Nemmeno innamorati.
Erano ancora e solo Jared e Jensen.
Ma quella volta, fu diverso, perchè Jensen doveva raggiungere gli uffici di Los Angeles per delle comunicazioni importanti e quando partì, lasciandosi dietro un Jared infuriato, il giovane ancora non si rendeva conto di quanto vuota e silenziosa era  quella casa che lo circondava come la più crudele delle prigioni.
Ovunque immagini di lui e Jensen. Ovunque oggetti di Jensen. Ovunque l’odore di Jensen. Ovunque l’angoscia di non vedere più Jensen che suonava la sua chitarra seduto al divano; di non vederlo imprecare al cellulare perché non riusciva ad usare twitter ; di non sentirlo più accanto a lui…ovunque!
E allora si fermava per un attimo, e terrorizzato, si metteva a pensare se quelli di Los Angeles, non volessero portare Jensen via da Vancouver, dallo show, da lui. Dal loro amore.
E ogni giorno in più che passava rispetto al giorno che Jensen sarebbe dovuto rientrare , era una tortura silenziosa ed estenuante.

Ma poi, Jensen tornava. Tornava sempre.
E lo abbracciava. Gli chiedeva scusa per quel suo carattere texano del cavolo. Gli diceva che lo amava e Jared, si perdeva in quell’abbraccio e in quei meravigliosi occhi che ogni volta lo riscaldavano e illuminavano di nuova luce gli occhi suoi stessi, facendo diventare quella che prima lui vedeva come una prigione, di nuovo casa loro. Piena di loro. Di ciò che erano e che li univa.
 

I know
I know
I know                                                                                                                                                                                                                      Anytime he goes away…


La canzone era quasi, ormai, finita, ma quei “Lo so, lo so, lo so…ogni volta che lui va via…” ripetuti quasi con disperazione, non erano altro che la palese manifestazione di ciò che Jared sentiva quando aveva Jensen vicino a lui e quello che sentiva, invece, molto più intimamente doloroso, quando,  Jensen era lontano.
 

Come al solito, la Cross, lasciò del tempo ai due, per elaborare quello che sicuramente, sperava, stessero provando.
Poi vide un gesto.
Jensen mise una mano sulla gamba del giovane compagno e a questi si illuminò il viso e gli brillarono gli occhi.

“Non che il motivo di questa scelta debba essere spiegato, ma facciamo le cose per bene. Jared, perché questa canzone?!” chiese la dottoressa, senza dar palesemente peso al gesto di Jensen, per non creare imbarazzo.
Jared inspirò profondamente e mettendo la sua mano su quella del compagno rispose nell’unico modo in cui si sentiva di poter rispondere.
“Lui è il calore nella mia vita, è la sicurezza di essere qualcosa per qualcuno, è la consapevolezza di un sentimento che voglio continui ad essere forte come lo era all’inizio. E ogni volta che siamo lontani tutto ciò che siamo è… incompleto.”
“Bene. Molto bene, Jared!” fece sinceramente soddisfatta la Cross.
 
La dottoressa si prese qualche minuto per appuntarsi qualche impressione sulla sua agenda, senza smettere, di tanto in tanto, di scrutare i due di fronte a lei. Poggiò la penna tra due pagine e portò lo sguardo su Jensen che, quasi intimorito, scostò la mano dalla mano di Jared e si preparò al “suo momento”.

La seconda sessione dalla Cross lo mise più in crisi della prima, si può quasi dire Jensen che pensò più volte chi diavolo glielo avesse fatto fare. Avevano dei problemi evidenti ma l’idea di una terapia di coppia gli sembrava sempre più stupida!
Per un attimo, prima che la Cross iniziasse, ripensò a suo padre che  lo spinse verso la musica, notando quel suo carattere timido e Jensen se ne era innamorato. Aveva anche scritto qualcosa, che teneva ancora gelosamente conservato in qualche recondito cassetto, e che faticava a condividere con qualcuno.
A dire il vero, a suo tempo, aveva condiviso quel piccolo segreto con Jared, ma infondo non era mai andato troppo a fondo della storia. Lui non aveva voluto approfondire, Jared non gli aveva fatto pressione per convincerlo.  Sapeva che se tutto quello che aveva in quel momento fosse improvvisamente finito, era lì, nella  musica, che si sarebbe rifugiato: tra note e parole, in un accostamento perfetto e armonico. Lo facevano sentire al sicuro, in un certo senso, protetto.
Quella settimana aveva scorso almeno una trentina di titoli, nel suo I-pod, senza trovare niente di abbastanza soddisfacente, tanto da arrivare a pensare che fosse una richiesta impossibile da soddisfare. Come poteva parlare di cosa provava senza Jared, quando il suo cervello lottava per cancellare quei momenti lontano da lui?
Capitava ovviamente che per qualche motivo rimanessero distanti per qualche giorno, alle volte anche per tempi più lunghi, ma Jensen aveva i suoi modi per esorcizzare la paura di rimanere solo: pensava a Jared solamente quando sapeva di avere il tempo materiale di sentirlo.
Ovviamente era successo anche di separarsi nel bel mezzo di una guerriglia e in quei casi toccava a lui la parte del “poliziotto cattivo” sfoderando il suo tagliente caratteraccio texano. Eppure infondo infondo ci soffriva parecchio, anche se non lo dava a vedere. Ne moriva dentro ma lo nascondeva con maestria.

Perché? Semplice: odiava mostrarsi fragile, odiava mostrarsi debole. Non sopportava l’idea di poter essere ferito dalla persona che amava di più sulla faccia della Terra.

Questa volta aveva trovato la risposta alla sua domanda in un vecchio brano, qualcosa di decisamente passato di moda ma che era riuscito a scuoterlo da dentro. Sembrava che il cantante dei The Cure, in quel caso, stesse parlando di lui, di Jared, come se gli avesse letto nella mente e sapesse per filo e per segno quel che lui avrebbe detto.
 
Le parole lo colsero quasi alla sprovvista, si era addirittura dimenticato di aver passato fisicamente la chiavetta alla Cross e di averle permesso di cliccare il tasto play.
Benchè avesse sentito per bene le parole della canzone di Jared e le stesse ancora elaborando, quel giorno andava così!! Non riusciva a stare concentrato per un tempo decente, non riusciva a focalizzare l’attenzione su un particolare e mantenerla. Era uno di quei giorni in cui se avesse potuto si sarebbe dato una testata da solo da quanto risultava insopportabile anche a sé stesso.
Ripercorreva in maniera maniacale i dettagli dei giorni felici passati con Jared, di quando non sembrava essere tutto così precario, e si beava di quei momenti.
Non c’erano giorni dove non riusciva a concentrarsi in cui non pensava a Jared, era sempre lui la causa delle sue distrazioni: una parola, uno sguardo, un gesto e lo mandava in tilt. Riusciva, solo ogni tanto, a tornare sulla terra e focalizzarsi ancora su di lui ma la situazione non migliorava quasi mai.
 

Whenever I'm alone with you                                                                                                                                                                               You make me feel like I am home again                                                                                                                                                               Whenever I'm alone with you                                                                                                                                                                                   You make me feel like I am whole again

Ogni volta che stava con Jared era facile sentirsi a casa, pensare che tutto andasse bene. Lui era il suo porto sicuro, il suo unico rifugio ed effettivamente se avesse dovuto identificare una “casa” sarebbe stato lui. Jared!
Era l’unica cosa che gli faceva pensare che tutto poteva migliorare, l’unica persona che ovunque fosse, se era con lui, lo faceva sentire accolto, al suo posto. Quando era con Jared, qualunque cosa accadesse, lui sapeva di essere nel posto giusto. E questo significava anche sentirsi completi, sentirsi perfetti ma solo in presenza dell’altro.
Jensen faticava a stare davvero bene senza Jared, se anche godeva di ottima salute sentiva sempre e comunque che mancava un pezzo di lui, che c’era qualcosa che non andava. Difficilmente lo ammetteva, effettivamente spesso tendeva a considerarla una cosa malata ma le persone che lo conoscevano bene se ne rendevano spesso conto: lui era diverso, anche se di poco, senza Jared, era…spento.
 
Whenever I'm alone with you                                                                                                                                                                              You make me feel like I am young again                                                                                                                                                           Whenever I'm alone with you                                                                                                                                                                               You make me feel like I am fun again

Tra lui e Jared la differenza di età era sempre stato qualcosa di relativo. Non si erano mai sentiti diversi o strani per questo, anzi, spesso si rivelava qualcosa di positivo. Ma per uno come Jensen, riflessivo e serio di natura, Jared era un vero e proprio vulcano, gli aveva rivoluzionato la vita.
Prima del suo arrivo tutto era ordinato, tutto perfettamente sotto controllo, mentre da quando Jared era piombato nella sua esistenza tutto era stato sconvolto, ripristinato e messo alla rinfusa chissà dove. Jensen aveva smesso di angosciarsi troppo, spesso si ritrovava a ridere per delle cavolate, o si sentiva quasi un bambino. Aveva imparato di nuovo cosa voleva dire prendersi una pausa ogni tanto, lasciarsi completamente andare, senza freni. Gli era grato per questo, gli era infinitamente grato per tutta la gioia e la vita che gli stava passando, senza volere nulla in cambio.
Si sentiva una persona nuova con lui, e sentiva che quella persona se ne andava quando stavano lontani, per restare con Jared.
 
However far away                                                                                                                                                                                                     I will always love you                                                                                                                                                                                     However long I stay                                                                                                                                                                                                  I will always love you                                                                                                                                                                                       Whatever words I say                                                                                                                                                                                               I will always love you

Quella era la parte decisiva di tutta la canzone, quella che lo aveva spinto a fare quella scelta. Ovunque lui sarebbe andato, qualunque cosa avesse detto e per quanto tempo fosse stato lontano da lui lo avrebbe sempre amato. Malgrado la sua corazza glielo impedisse, malgrado sembrasse sempre una persona fredda e contenuta, lui, lo amava più di qualunque cosa e avrebbe solamente voluto ricordargli che avrebbe sempre amato solo lui, nonostante tutto.
Poteva dire qualunque cosa, urlargli che lo odiava e che non voleva stare con lui ma infondo, il suo cuore, aveva già scelto e probabilmente aveva deciso che sarebbe stato per sempre.
 

Sospirò profondamente, in un momento di lucidità, e portò gli occhi sulla Cross che senza batter ciglio aveva lasciato che la canzone riempisse quelle quattro mura. Non ricordava di aver risposto a qualche domanda prima di far partire la canzone, ma se lo aveva fatto non se ne era reso conto, troppo immerso nel suo mondo.
Si sforzò comunque di rimanere concentrato e riuscì addirittura a sentire la domanda della donna seduta di fronte a lui.
“Anche la tua canzone è parecchio chiara…vuoi spiegarci comunque perché l’hai scelta Jensen?” domandò con fare professionale.

A dire il vero era vagamente invidioso della spiegazione che aveva dato Jared, che aveva sentito anche troppo bene e che gli aveva rigirato lo stomaco. Poteva estraniarsi da tutto ma la voce del compagno gli sarebbe sempre e comunque arrivata alle orecchie. Sapeva che lui aveva scelto le parole giuste, e sapeva anche di non essere in grado di fare lo stesso. Forse!
“ Ho scelto questo brano perché mi rispecchia anche troppo.” Provò a spiegarsi. “So di aver sbagliato spesso in passato e so che sbaglierò ancora ma quel che provo per Jared, sia che sia lontano sia che sia vicino, è questo. Qualunque cosa io dica o faccia sceglierò sempre lui. Io ho scelto sempre lui. Lui mi fa stare bene, tira fuori la parte migliore di me…stare con lui mi fa sentire a casa. Mi fa sentire al sicuro, è un po’ come se sapessi che non c’è altro posto al mondo se non con lui. E forse è una cosa malata, non ne ho idea, ma non posso fare a meno di pensare che ovunque sono, qualunque cosa posso dire, lui rimane sempre… Jared.”

Dio!! che fatica fu confessare quei pensieri, quelle sensazioni.
Provò a ridarsi contegno, riconquistando un respiro più regolare e poi cercò lo sguardo del compagno. La mano nel compagno. Di nuovo.

Alla fine di quella seduta, chiesero a Cliff di prendersi un taxi. Avrebbe guidato Jensen per ritornare a casa. L’amico autista non si oppose, sapeva del momento che stavano attraversando i due e pensò che stare da soli, non avrebbe fatto altro che bene.
Non si dissero molto, durante il tragitto. Qualche sorriso accennato. Ogni tanto una sfuggevole carezza di Jared sulla gamba del compagno e magari fermi ad un semaforo, Jensen, gli passava la mano tra i capelli e in quel gesto, Jared, ogni volta, non poteva fare altro che cullarsi. Era, quasi, come se una patina di dolcezza tornasse a coprirli e a incoraggiarli che non tutto era perso.

Erano quasi a casa loro, quando la suoneria dei messaggi di entrambi i loro telefoni, squillò. Lessero entrambi.
“La Cross ci sta prendendo gusto!!” esclamò Jensen leggendo il nuovo quesito.
“Già, a quanto pare!” convenne il giovane.
 
N. delle A. : Eccoci di nuovo. Allora spero che quello che avete letto vi sia piaciuto.
Comunque le due canzoni questa volta sono:
Ain’t no sunshine …di Eva Cassidy ( Jared) http://www.youtube.com/watch?v=mWJQeuOO-VA
e Lovesong dei The Cure ( Jensen ) http://www.youtube.com/watch?v=ks_qOI0lzho
Piccolo avviso: abbiamo aggiunto i link anche delle prime due canzone del capitolo precedente se vi interessa ascoltarle.

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Capitolo 4
*** Terza Domanda ***


“Che cosa ama nelle attenzioni del suo compagno. Che cosa odia nelle stesse attenzioni?”

Quella settimana passò relativamente tranquilla. Anzi, sembrava che le cose cominciassero ad avere un certo senso e che tornassero a girare per il verso giusto. A metà settimana, le riprese, un po’ più brevi degli altri giorni, avevano permesso a Jared e Jensen, di prendersi un po’ di tempo per loro. Per parlare. Per confrontarsi. Per ritrovarsi. E per Jared era stato bellissimo ritrovare quella loro complicità, quel loro modo di confidarsi ed esprimere i loro sentimenti. Anche solo con uno sguardo e con tocco leggere delle dita che si sfioravano anche mentre erano sul set. E aveva notato che anche a Jensen la cosa aveva fatto piacere.

Avevano parlato vicini, quasi sussurrandosi le parole. Quasi a farle diventare preziosi segreti. Erano giorni che non litigavano più e Jared era al settimo cielo. Si sentiva più sereno. Tranquillo. Anche sul set riusciva a staccarsi dal rancore che univa i due Winchester in quella stagione. Spegneva la rabbia di Sam e accendeva tutte le luci che illuminavano l’amore che sentiva per Jensen.
Forse …forse davvero non era tutto perso.

E quel mercoledì sera, fu una sorta di conferma a quella sua speranza.

Avevano fatto l’amore. Ed era da tanto che non lo facevano. Sapevano di avere dei problemi quindi avvicinarsi in quel modo sarebbe stato da ipocriti e loro non lo erano. Il loro amore non lo era.
Avevano fatto l’amore ed era stato bellissimo e dolcissimo. Jared si era strinto a Jensen e Jensen lo aveva amato come solo lui poteva e sapeva farlo. Donandogli tutto se stesso e prendendo da Jared ogni stilla e tremore che quell’amore gli donava. Jared si era lasciato guidare, conquistare dal suo compagno. Si era concesso, quasi arreso, a quel loro riavvicinamento così intimo. E poi era stato meraviglioso rimanere abbracciati fino a cadere nel sonno e restargli abbracciato. Ed era stato così sorprendente svegliarsi la mattina e scoprire di avere ancora voglia di rimanere uno stretto nelle braccia dell’altro.
Avevano fatto l’amore e Jared capì quanto amava Jensen e quanto lo odiava per il modo in cui si faceva amare.  Amava e odiava quel senso di appartenenza quasi viscerale che li teneva uniti. Amava e odiava l’aver un bisogno dolorosamente fisico di Jensen. Amava e odiava che Jensen l’avesse spinto o portato, con il suo amore, ad amarlo in quel modo.
E quando, Jensen, solo per un po’, lo lasciò solo a letto, Jared dal suo I-pod, scaricò una canzone. Quella che avrebbe portato all’incontro con la Cross.
Poi Jensen tornò a letto e lo abbracciò di nuovo, esattamente come lo aveva tenuto abbracciato tutta la notte. Sentì che gli baciava, di tanto in tanto, la testa che teneva comodamente rilassata sul suo petto. E Jared si inebriava di quei baci così dolci e protettivi e del battito del cuore di Jensen che gli riempiva la mente e l’anima.
Avevano fatto l’amore e quella mattina lo fecero ancora.
 
Quando l’orario dell’incontro con la Cross arrivò, Jared si sentì quasi impaziente di affrontare quella nuova seduta, anche se sapeva che Jensen provava sempre un po’ di disagio. Dannata la sua timidezza!!
“Ehi!! Tutto ok?!” gli chiese abbracciandolo da dietro e sentendolo rilassarsi in quell’abbraccio.
“Dobbiamo proprio farlo?!” provò a tirarsene fuori.
“Andiamo!! Devi ammettere che ci sta facendo bene. Da quanto non stavamo così?, da quanto non ci sbraniamo come una vecchia coppia texana!?” provò a scherzare, portandosi davanti al compagno e guardandolo negli occhi. Lo guardò, cercando di resistere, di non capitolare al meraviglioso verde che aveva davanti e si costrinse solo a sorridergli dolcemente.
“Smettila, Jared!! Gli occhi da cucciolo falli a Dean. Con me non funzionano!!” sembrò rimproverarlo. Jared rise e Jensen con lui e in quella risata trovò spazio l’ennesimo bacio di quella che sembrava la loro riappacificazione.

Entrarono nello studio della Cross e la terapista non potè non notare il volto sereno dei due pazienti. O almeno la mancanza di disagio più che evidente.
“Allora come è andata questa settimana ?!” chiese senza anticipare le sue impressioni.
“Bene!” rispose all’unisono e la dottoressa ne fu compiaciuta e soprattutto fu felice di quella risposta data da entrambi. Stava per fare altre domande, ma Jared le passò la chiavetta.
“Qualcuno è impaziente oggi!” disse piacevolmente sorpresa.
“Qualcuno…” fece Jensen calcando il tono su “qualcuno”. “…dovrebbe essere stanco e tranquillo invece di essere…. impaziente!”
Jared arrossì alle parole del compagno, anche perché sapeva a che cosa si riferiva e il sorrisetto sul volto della Cross gli fece capire che anche lei aveva capito e che da brava terapeuta non avrebbe sorvolato. Infatti!
“Intuisco che anche altre…sfere ..della vostra vita privata stanno avendo dei giovamenti da queste sedute?!” chiese ad entrambi, ma entrambi non risposero. Non a parole, almeno. Si limitarono  a sorridersi, complici, e poi ad annuire timidamente alla Cross.
“Ho intuito bene allora. Meglio così.” e inserendo l’usb di Jared nel solito portatile, fece partire la canzone.
 
I keep on fallin' 
In and out of love 
With you 
Sometimes I love ya 
Sometimes u make me blue 
Sometimes I feel good 
At times I feel used 
Lovin you darlin' 
Makes me so confused 



Quando le parole cantate quasi disperatamente dalla Keys invasero la stanza, Jared ritornò ai primi tempi in cui si scoprì innamorato di Jensen. In cui capì il modo in cui lo amava e lo avrebbe amato. In un modo che sarebbe stato totalizzante. In un modo che lo avrebbe esaltato fino all’estasi o gettato nel più profondo sconforto quando avrebbe capito che di quell’amore non ne avrebbe potuto più fare a meno.
Quante volte si fermava  a guardarlo e anche se erano distanti pochi passi sentiva la sua assenza. Un assenza pesante al centro del suo petto che lo lasciava senza fiato, che lo confondeva fin dentro i suoi pensieri più nascosti. Pensieri che altro non dicevano quanto amava Jensen e quanto lo odiava per quello che gli stava facendo così nell’intimo.
Poi Jensen, all’improvviso, lo guardava. Fissava i suoi occhi su di lui come  a dire “Non temere! Non ti lascio! Ti amo anch’io e sarò sempre vicino a te!” e Jared sentiva ogni singola parola che il compagno anche se non gli diceva a voce, gli trasmetteva con la sola forza dell’amore che li legava.
E Jared, sconfitto, si innamorava di nuovo di lui. Ancora più perdutamente.
 
I keep on 
Fallin' 
In and out of love with you 
I never loved someone 
The way that I love you 

Quando a volte le cose sembravano difficili da portare avanti a causa della loro popolarità, a volte, a causa di stupide voci che li voleva “insieme” solo come mossa pubblicitaria, Jared ne soffriva. Ne soffriva tanto, perché nessuno sembrava capire che quello che c’era tra loro due era reale, forte, potente. Quando cercava di spiegarlo anche ai soli amici, a volte, sembrava che nessuno potesse o solo provasse a capire.
E paradossalmente, lui, si ritrovava ad odiare Jensen. Perché era per causa sua che lui si struggeva. Era colpa di Jensen. Era a causa di quel loro legame assurdo che si sentiva sotto gli occhi di tutti come un povero adolescente alla prima cotta.
Era per colpa di quell’amore così travolgente, improvviso, ma al tempo stesso meraviglioso , che lui, ogni volta che si specchiava nel splendido verde degli occhi di Jensen, mentre questi, lo abbracciava per confortarlo, lo baciava per rassicurarlo che pochi stupidi non potevano distruggerli, si odiava perché si sentiva debole. Stupidamente debole.
E odiava Jensen, perché ogni volta, gli accarezzava il viso, solo con un dito, seguendo i lineamenti del suo profilo. Il maggiore gli baciava gli occhi sussurrandogli “Guarda solo me!”. Gli baciava le guancie e ripeteva “Senti solo il mio calore!”. Gli baciava le labbra tremanti e vi lasciava sopra in ricordo un tenero “Gusta solo il mio sapore!” e poi posandogli un ultimo bacio sulla fronte spaziosa finiva quel suo dolcissimo vademecum: “Pensa solo a me!”
E Jared a quel punto si innamorava di nuovo di Jensen. E avrebbe continuato a farlo , perché non c’era altra possibilità di amarlo in quel modo. Completamente!!
 
I never felt this way 
How do you give me so much pleasure 
And cause me so much pain 
Just when I think 
I've taken more than would a fool 
I start fallin' back in love with you 

Amare Jensen era qualcosa che non si aspettava. Non in quel modo.
Amarlo con ogni fibra del suo corpo era qualcosa di estremamente piacevole e appagante.
A volte era anche estenuante.
A volte faceva perfino male.
Il cuore risentiva della sua lontananza quando non era con Jensen. La sua mente sapeva che qualcosa gli sfuggiva quando a rassicurarla non c’erano i pensieri di Jensen. La sua anima gridava furiosa e si ribellava quando a completarla non c’era l’anima di Jensen. E un dolore fisico…mistico…lo piegava e lo costringeva ad ammettere a se stesso che non avrebbe mai potuto rinunciare a Jensen. All’amore che provava per lui. Al dolore romantico che quell’amore gli procurava. E al dolce pensiero che per Jensen era lo stesso.
E lui odiava Jensen per questo. E più lo odiava e più si innamorava di lui. E più si innamorava di lui, più sapeva di non avere altra via di scampo se non amarlo ancora. E ancora.
 
La canzone scemò lentamente tra i cori armoniosi del testo e un rigoroso silenzio regnò timoroso nello studio della Cross. Doveva essere onesta. Professionale. E soprattutto imparziale. Ma quella canzone aveva spiazzato anche lei.
Era davvero così totalizzante l’amore che Jared provava per Jensen ? Poteva davvero portarlo a soffrire, perfino fisicamente? Poteva portarlo ad annullarsi in quel sentimento, fino a rimanerne quasi succube?
La Cross doveva valutare tutto e ammise a se stessa che avrebbe dovuto anche valutare l’idea che forse un periodo di separazione avrebbe fatto bene ad entrambi i ragazzi.
Ma questa era solo una sua teoria e aveva ancora tanto da dover valutare prima di proporre a Jared e Jensen un prospettiva simile. Specie se anche Jensen, provava per Jared lo stesso amore.

E il maggiore si sentì già sotto osservazione.

A conti fatti l’ultima settimana era andata decisamente meglio. Non si poteva dire che Jensen si fosse totalmente sciolto e avesse dimenticato ogni pensiero che lo affliggeva, non si poteva dire che fosse totalmente rilassato ma ci aveva seriamente provato. Se non altro per Jared, perché sapeva che a lui avrebbe fatto bene. E infondo avrebbe fatto del bene anche a sé stesso.
Dio solo sapeva da quanto tempo non toccava il corpo del suo amore, da quanto tempo non si concedeva una carezza, un bacio, un contatto sincero. Non si lasciava andare da tanto, troppo tempo e si era quasi dimenticato che cosa volesse dire.


Lo aveva ricoperto di attenzioni, più di quante il suo corpo fosse in grado di darne, fino a sfinirsi completamente. Aveva pensato unicamente a lui, cancellando tutti i pensieri che il lavoro, la famiglia e le sue stesse emozioni potevano procurargli. Era rimasto totalmente, completamente nudo, anche psicologicamente, davanti a lui.
 
Aveva imparato a non porsi limiti, aveva imparato a non darsi freni, a non pensare a niente che fosse troppo logico o razionale. Aveva davvero provato a fare di tutto per essere solo suo, ma alla fine i suoi problemi lo avevano… paralizzato. Non era riuscito a spiegarsi davvero perché, ma dopo una vita passata a nascondersi dietro alla sua timidezza, a nascondere i suoi pensieri forse era normale aveva una specie di ritorno al passato.

Una cosa però era certa: non riusciva ad essere immune dalla presenza di Jared. Non riusciva davvero a non pensare a lui come la persona che amavo di più al mondo e non riusciva a non immaginarselo solo suo, in certi momenti. Sul set, qualche volta, gli diventava quasi difficile non cedere e stare al suo posto, evitando di saltargli addosso.
Aveva bisogno di Jared, aveva bisogno di lui tutti i giorni della sua vita, in qualche modo. 
Non parlavano da così tanto tempo che voleva dirgli tutto, che voleva raccontargli anche quelle cavolate inutili che sentiva sul set e che di solito non lo toccavano ma che in quel momento gli sembravano le cose più importanti da dire.


Mentre pensare a Jared gli era diventato troppo facile, pensare  e trovare una canzone decente per quella settimana non gli fu certo facile. Non sapeva dove guardare, per questo aveva scorso una delle sue playlist personali su spotify in cerca di qualcosa che gli bucasse l'anima.
Sapeva come succedevano quelle cose, ci era abituato: quando una cosa era quella giusta il cuore cominciava a battergli in gola, sentiva la pelle d'oca e tutto diventava irrimediabilmente incentrato su quell'unica cosa. Cominciava a pensare solo quello, a ragionarci sopra, a rimuginarci continuamente.
Era successo con Jared, quando si era confessati quanto si amavano l'un l'altro. E successe anche con una canzone in particolare, solamente una di tutto il suo elenco personale.
 
Quando porse la chiavetta alla Cross sapeva di aver fatto la scelta giusta. Sapeva che forse aveva scelto qualcosa di scontato, qualcosa di troppo conosciuto, o al contrario che forse non sarebbe stato chiaro che cosa voleva comunicare.
Sorrise appena, quando passò la chiavetta alla dottoressa, lanciando un'occhiata dolce a Jared.
La sua canzone non lo aveva sorpreso troppo, non perchè le parole non fossero state abbastanza profonde ma perchè conosceva Jared meglio di sè stesso e alle volte gli capitava di saper prevedere facilmente le sue mosse.
Comunque quello sguardo espresse gratitudine, gioia e commozione in ogni caso, perchè era sempre bello sentirsi dire cose del genere.
"Spero che si possa capire quel che intendevo comunicare questa volta" ammise semplicemente, passandole la usb e lasciando che la musica si diffondesse per la stanza.



Give me love like him, '
cause lately I've been waking up alone,                                                                                                                                                               The Pain splatter tear drops on my shirt, 
Told you I'd let them go, 
And that I'll fight my corner, 
Maybe tonight I'll call ya, 
after my blood turns into alcohol, 
No I just wanna hold ya.

Non era facile da capire quel che intendeva, probabilmente avrebbe dovuto spiegarlo a parole. Quello era...quel che lui avrebbe chiesto al mondo: di trovare qualcuno capace di amarlo come aveva fatto Jared, ora che era spezzato da quell'amore, ora che dormiva poco di notte e spesso si svegliava in lacrime. Quando erano separati era facile che accadesse, ma sapere che stavano assieme e che comunque non era tutto come prima lo distruggeva ogni volta.
Eppure lui viveva per lui, lo avrebbe chiamato sempre e in ogni caso. Anche quando si sarebbe fatto prendere dallo sconforto lui avrebbe cercato sempre e comunque Jared. Dal profondo del suo stesso baratro lui sarebbe stato il suo primo e ultimo pensiero.
E quando erano assieme, quando lo erano per davvero come era successo quella settimana...quando lui era suo e viceversa...tutto andava al suo posto. Era come se ogni cosa cattiva, se ogni dubbio tornasse come prima. Il suo "alcool" era proprio Jared, la sua droga era lui: sapeva mandarlo fuori di testa ma non smetteva mai per questo di amarlo. Tutto ciò di cui aveva bisogno era lui, nient'altro.
 

Give a little time to me, or burn this out, 
We'll play hide and seek to
Turn this around, 
And all I want is the taste that your lips allow
Oh give me love, my, my, my, my, oh give me love, 
My, my, my, my, oh give
Me love. 

Sapeva di essere solo in una delle tante fasi della sua vita, aveva solamente bisogno di tempo. Tempo per elaborare tutto, per prendersi le sue pause. Si stavano in qualche modo dolorosamente evitando, e insieme si stavano facendo a tratti del male ma lui voleva davvero passarci oltre...voleva solamente il suo Jared indietro, a qualunque costo.
Avrebbe fatto qualunque cosa per lui, avrebbe scalato mari e monti...pur di avere lo stesso amore che solamente lui sapeva dargli. Ne era cosciente, non c'era altro che potesse chiedere al mondo se non il suo Jared.
Eppure, sapeva di aver accanto a sè il proprio Paradiso ma sembrava così lontano al momento...così ipotetico. Sapeva anche che tutto sarebbe tornato come prima ma aveva bisogno di tempo e di conferme concrete.
Quella settimana era stato tutto...meraviglioso. Rifare l'amore con il suo compagno era stato quanto di più vero e coinvolgente potesse esserci. Si era lasciato avvolgere dal suo profumo, dalla sua pelle e a sua volta lo aveva fatto proprio con tutta l'urgenza e la passione che avrebbe potuto metterci. Si era svenato per lui, solamente perchè voleva quell'amore che sapeva di poter trovare solo in lui.
 
 
Give me love like never before, 
'cause lately I've been craving more, 
And it's been a while but I still feel the same, 
Maybe I should let you go, 
You know I'll fight my corner, 
And that tonight I'll call ya, 
After my blood is drowning in alcohol, 
No I just wanna hold ya. 

Aveva bisogno di tutto l'amore di cui Jared era capace, in quel momento, anche se chiederlo gli veniva difficile: gli sembrava di volere troppo, di chiedere troppo, di sperare troppo.
Poteva davvero essere così egoista? Poteva davvero...chiedere tanto? Aveva scherzato con lui, anche davanti alla Cross, era stato comunque solare e spontaneo il più possibile in quella settimana e aveva visto Jared felice come non mai...poteva davvero far rimanere così le cose chiedendogli qualche conferma? O avrebbe rovinato tutto?
 
Voleva comunque fargli sapere, in qualche modo, che lo amava ancora e che avrebbe passato anche quella. Per lui. Che avrebbe combattuto tutto pur di tornare come prima, pur di tornare il solito Jensen col solito Jared.


Mentre la musica si spegneva Jensen pensò a quel che avrebbe dovuto dire, ben cosciente che il problema non fosse solo suo. Aveva provato, per una volta, a concentrarsi su sè stesso ed esternare quel che pensava ma infondo il suo pensiero era più incentrato su Jared che su sè stesso, costantemente.


Sospirò e anticipò la Cross, parlando prima che lei dicesse qualcosa.
" Ho scelto questa canzone perchè avevo bisogno di...di ammettere che qualcosa non andava. Infondo tra i due sono sempre stato quello più restio a venire qui, no? Avevo bisogno di mettere in chiaro che è vero che tutto non andava bene ma che...io sono sempre io, che amo Jared tanto quanto prima, se non di più. Solo...avevo bisogno di dirlo. E pensavo che lui avesse bisogno di sentirselo dire. Quel che è successo questa settimana, in qualche modo, ne è la conferma. Io mi sento sempre travolto da Jared, è un ciclone. Amo il fatto che lui mi faccia tutto questo, anche se mi confonde. Una confusione piacevole, ma dopotutto è sempre e comunque confusione. Questo però non cambia quel che provo!" ammise tutto d'un fiato, sapendo solo lui quanto gli costava.
 
Sembrò sorprendere non poco sia Jared che la Cross, decisamente spiazzati probabilmente da un intervento così inatteso, al termine del quale ricadette più rilassato sulla sedia, leggermente rosso sulle guance.
 
"Ottimo lavoro Jensen, a quanto pare hai trovato il tuo modo di lavorare su più fronti questa volta. Forse avevate bisogno di esplorare anche altre sfere per lasciarvi andare." fece notare la dottoressa con aria pacata e professionale, senza sbilanciarsi troppo ma infondo contenta del risvolto che aveva preso quella seduta.
 
La terapeuta aveva ascoltato, assimilato e compreso l’amore che legava i due ragazzi. Era un amore profondo, quasi viscerale. Quello, che, se non fosse stata una scienziata ma una semplice donna romantica, avrebbe definito come l’amore fra due anime gemelle.
Accantonò l’idea di proporgli una separazione. Di certo, Jared e Jensen, dopo le ultime “confessioni”, non l’avrebbero preso nemmeno in considerazione e così, decise, di continuare sulla strada che i due avevano già intrapreso. Infondo quello che voleva lei, lo stava ottenendo: voleva che si aprissero e rivelassero, uno all’altro, tutti quei sentimenti, che temevano si fossero confusi e persi nella routine. Sbiaditi dal tempo passato insieme. Sopiti e nascosti in qualche parte delle loro anime, ancora innamorate.

“Credo che per oggi, possiamo concludere. Ma voglio che riflettiate su quello che vi siete confessati o…dichiarati, oggi. Che sia stata una canzone che parla di un amore che da’ tanto o di uno che chiede ancora, voglio che riflettiate dove queste vostre riflessioni vi hanno portato questa settimana.”
I due attori si guardarono, complici. Sorridenti.  Nei loro occhi la volontà di voler superare tutto. Sui loro volti la serenità di potercela fare. Nei loro cuori un peso reso più leggero da quel modo così strano di dirsi: “Ti amo ancora!”. Nella loro mente un solo pensiero: “Non voglio perderti!”

 
 
N. delle A.: Ed ecco un nuovo capitolo. Speriamo che vi sia piaciuto e come al solito vi lasciamo con i link delle due canzoni. Questa volta sperando che vi faccia piacere i link sono dei video con le canzoni tradotte in italiano.
Fallin di Alicia Keys (Jared) http://www.youtube.com/watch?v=bGjfn4ErV3I
Give me love di Ed Sheeran (Jensen)  http://www.youtube.com/watch?v=QWwfq2B4B-0
Al più presto, modificheremo anche i link degli altri capitoli dove fosse possibile!!
Cin e Kleines!!!

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Capitolo 5
*** Quarta Domanda ***


“Nei vostri momenti di intimità, qual è la sensazione o il sentimento più evidente?”
 
Quando Jared ricevette il messaggio dalla Cross non era con Jensen. Era da solo nel suo trailer mentre il compagno, per questioni di scene, era ancora impegnato sul set. Lesse e rilesse la domanda della dottoressa.
Era semplice e pure molto complicata. Con quella domanda avrebbe dovuto mettersi veramente a nudo, metaforicamente parlando, davanti a lei e davanti a Jensen.
Parlare della loro intimità!!

Dio!, non credeva che la terapia dovesse comprendere perfino quello.

Lui pensava ai problemi di incompatibilità, di diversità di carattere o di qualsiasi altra cosa che riguardasse loro nel…sociale, nel pubblico e sì, anche nel privato. Ma di certo non la loro sfera più intima o a dirla tutta….sessuale. Già nell’ultima seduta c’era stato solo un accenno al sesso e lui si era sentito sprofondare nella poltrona. Figurarsi parlarne apertamente!!
Per un solo attimo pensò a Jensen e quante gliene avrebbe dette una volta che anche lui avrebbe letto la domanda.
“Sei completamente fuori se credi che io parli di noi.. a letto… alla dottoressa!?”, di certo questa sarebbe stata la frase più educata che il compagno gli avrebbe rivolto infuriato e arrossato dalla vergogna.
 
Poi, però, ritornò a leggere la domanda e la vide da un altro punto di vista. Quello dell’amore. Ma dell’amore come unione, legame, soddisfazione, esaltazione, affanno, appagamento. L’amore che lo rendeva schiavo e libero allo stesso tempo. Che lo faceva piangere e ridere a causa della stessa persona. Jensen.
L’amore che gli impediva di dormire pacificamente la notte quando Jensen non c’era e che gli faceva contare i minuti e i secondi quando sapeva che il compagno stava per tornare.
L’amore che lo svegliava la mattina perché voleva guardare Jensen dormire accanto a lui. L’amore che glielo faceva svegliare solo per dirgli “Buongiorno, amore! Ti amo!”
L’amore che piangeva di gioia e faceva le capriole dentro il suo cuore , quando Jensen, una volta sveglio gli rispondeva “Aspettavo che mi svegliassi, piccolo! Ti amo anch’ io!”
L’amore che lo aveva portato a confessare al mondo intero, contro ogni aspettativa, il suo essere gay e il suo amare come mai gli era successo, quello che era il suo collega da anni.
Quell’amore che lo aveva esaltato e reso felice fino all’inverosimile quando Jensen aveva fatto lo stesso per lui.
Quell’amore che da quando stavano insieme avrebbe potuto saziarli e tenerli in vita anche senza acqua né cibo, tanto era “sfamante”. Non sapeva che altro termine usare!
Sì!, perchè Jared si sfamava di quell’amore. Completamente. Profondamente.
Pensò a quell’amore e pensò a Jensen e a quello che anche fisicamente era per lui. Perché non voleva essere ipocrita. Jensen era davvero un gran bel ragazzo.
No! Era bellissimo.
Ed era innegabile che il fisico statuario e solido del compagno non avesse nessuna influenza o ascendente su di lui. C’era ben altro dietro i muscoli, ma andiamo!!! , anche gli occhi volevano la loro parte!
Non poteva negarlo ma Jensen era davvero tutto per lui. Fisicamente e spiritualmente.

Sorrise e gli vennero in mente due canzoni. Diverse completamente. Per genere, per melodia, per significato. Le scaricò entrambe e decise che avrebbe fatto scegliere alla serata che aveva in mente di passare con il suo compagno, quale sottoporre alla Cross.
Quando anche quella estenuante giornata sul set ebbe fine e i due tornarono al loro appartamento di Vancouver, Jared, una volta chiusa la porta di casa, con ancora accanto Jensen, non aspettò oltre. Gettò sul divano il giaccone e strattonò, letteralmente,  il compagno , in un suo abbraccio.
“Wowww!!” esclamò Jensen, preso alla sprovvista, ma non seccato da una simile attenzione. “Non credi di star esagerando con l’impazienza!?” lo provocò.
“Mi sei mancato!” gli disse il giovane posando un bacio quasi a stampo sulla bocca del compagno che non resistette all’assalto delle labbra di Jared e cedette miseramente al suo bacio. “Comincio ad odiare…. tutte quelle scene… su set diversi!...prima potevo vederti di più…ora…invece..”, continuava a spiegare mentre si cibava dei baci che Jensen gli ricambiava.
“Beh! possiamo recuperare adesso…!” fece il maggiore mentre lo baciava più….seriamente. “Che ne dici?!”
“Dico che hai avuto un ottima idea!!”  lo assecondò Jared, stringendosi a lui.
“Hallelujah!!” esclamò ridendo e un secondo dopo il suo telefono trillò.
“Non rispondere!” fece Jared, ansioso di continuare quello che aveva iniziato a fare con i suoi vestiti e con quelli di lui.
“E’ solo un messaggio. Lo aspettavo da Cliff. Tu va’ avanti. Arrivo subito!!”
“Non ci mettere troppo!” e dopo averlo baciato andò in camera loro. Ma un attimo dopo …
“JAREEDDDD!!” e dopo il nome , il giovane vide entrare in camera il compagno come una furia. “Dimmi che l’hai ricevuto anche tu e che non dobb….”
“Sta’ calmo Jensen e sì, l’ho ricevuto anche io e ho già fatto la mia scelta!!” e quando finì di proferire quella frase , Jensen restò decisamente spiazzato. Anche perché Jared non gli aveva dato tempo di dire altro. Gli era piombato addosso e aveva cominciato a spogliarlo e baciarlo e lasciarlo senza fiato.
“Ne parliamo dopo!!” gli diceva mentre sospirava sul suo collo. “Adesso ho solo voglia di fare i compiti che ci ha dato la Cross!!” scherzò per far rilassare Jensen che sembrava ancora scalpitare per il messaggio della terapeuta. Il maggiore, però, non potè resistere ad un tale assalto e convincendosi tra se e sé, decise che forse i “compiti” della Cross erano più piacevoli delle sue rimostranze a quella domanda.
“E sia! Vediamo di prendere un bel voto almeno!!” proclamò convinto spingendo il giovane sul letto.

Jared fu completamente travolto dalla passione di Jensen, dal suo modo di fare l’amore appassionato ma che non toglieva mai spazio alla dolcezza e alla delicatezza con cui il maggiore si legava  a lui, intimamente, completamente.
Lo amava fino a togliergli il fiato e Jared adorava l’apnea che Jensen gli procurava ogni volta. E ogni volta era una sensazione diversa. Esaltante. Inebriante.  Appagante.
 
Quando qualche giorno dopo entrarono nello studio della Cross, la dottoressa sembrò mettere le mani avanti.
“Lo so a cosa state pensando! Che una domanda del genere forse andava oltre i nostri incontri!”
“Diciamo che vediamo la cosa un po’ da terapeuta del sesso!” ironizzò Jared.
“Non lo è. Siete stati voi a farmi capire che qualcosa stava cambiando anche in quel campo durante la nostra scorsa seduta, quindi ho dovuto per forza esplorare la questione!” spiegò spostando lo sguardo anche su Jensen che era il più silenzioso e preoccupato dei due. “Allora, vogliamo….toglierci il dente!?” fece allungando la mano verso Jared. Il giovane passò l’usb alla dottoressa e poi le fece cenno di aspettare e la Cross lo guardò interrogativa.
“Io volevo solo dire che ce ne sarebbero state a centinaia di canzoni …ma…insomma …questa, dopo quello che stiamo….passando e dopo come ne stiamo venendo fuori , mi sembra quella più adatta. Almeno per quello che riguarda questo particolare argomento!” si giustificò e disse pure che se anche la canzone era per una donna, era il significato del testo quello che era importante in quel frangente.
“Non ci sono problemi, come hai detto tu: è il significato che conta!”lo rassicurò la Cross.
Jensen lo guardava. Conosceva Jared e di certo la canzone sarebbe stata dolcissima come lui era. Ma il fatto che il giovane compagno c’avesse tenuto quasi a giustificarsi, lo metteva in allerta. Lo avrebbe ucciso se lo avesse fatto piangere o solo fatto venire gli occhi lucidi.
La Cross premette i soliti tasti e la musica partì.
Un intramontabile riff riempì la stanza e quegli inconfondibili accordi di chitarra elettrica e il ritmo della batteria lasciarono interdetti sia la Cross che Jensen che spalancò la bocca completamente sconvolto e si voltò verso Jared che aria innocente sul viso, si limitò a fare spallucce.
 
He was a fast machine, 
He kept her motor clean, 
He was the best damn man that I ever seen, 

He had sightless eyes, 
Telling me no lies, 
Knockin' me out with those American thighs, 

Taking more than his share, 
Had me fighting for air, 
He told me to come, but I was already there, 

'Cause the walls started shaking, 
The earth was quaking, 
My mind was achin', 
And we were makin' it and you... 

Shook me all night long, 
Yeah you, shook me all night long. 

Jared  non aveva resistito. Era stato più forte di lui anche perchè era ancora entusiasmato da quella notte passata con Jensen e le sue più che amorevoli attenzioni. Si era deciso a scegliere quella canzone perché era così che il compagno, nello loro situazioni intime, lo faceva sentire: al posto di guida di una fuori serie e cavolo!, se Jensen Ackles non era una fuori serie. I suoi occhi brillavano come fanali quando lo guardava mentre erano a “stancarsi” tra le lenzuola. Le sue braccia o le sue gambe intorno al suo corpo erano una spira di indescrivibile piacere e ogni volta che Jensen lo trasportava in quel posto di estasi magnifica che Jared sapeva essere solo suo, era come raggiungere la vetta più alta che mai uomo avesse conquistato! Non c’erano parole più azzeccate: lo faceva tremare tutta la notte!!
Ed era stato così fin dalla prima volta che avevano fatto l’amore. Travolgente, sconvolgente. Ed oltre ogni aspettativa, Jared avrebbe osato dire: illuminante. Aveva scoperto l’amore vero. Anche quello fisico. Le sensazioni che provava ogni volta che facevano l’amore erano accompagnate da una scarica elettrica che lo spiazzavano e lo spingevano a chiedere e a dare di più. Era un’emozione talmente forte che faceva dimenticare ogni pensiero e ogni dolore.
 
Working double time on the seduction line, 
He was one of a kind, 
He's just mine all mine, 

Wanted no applause, 
It's just another cause, 
Made a meal out of me, and come back for more, 

Had to cool me down, 
To take another round, 
Now I'm back in the ring to take another swing 

But the walls were shaking, 
The earth was quaking, 
My mind was aching, 
And we were making it and you... 

Fare l’amore con Jensen non era come quando lo faceva con le sue prime ragazzine. Non era mai un “Vedrai come sono bravo!” tipico adolescenziale.
No! Con Jensen era pura passione. Completo coinvolgimento. Estremo piacere.
Era una passione e una voglia di stare insieme che a volte aveva difficoltà a spegnersi. Era tanta la voglia che avevano l’uno dell’altro che quando gli impegni di lavoro li costringevano a stare lontani, era quasi doloroso non potersi appartenere.
E mentre la canzone andava, Jared si ritrovò a pensare che era per quella sensazione di dolore, dovuta alla lontananza di Jensen, alla sua mancanza anche fisica, che si era lasciato convincere ad andare dalla Cross.
Girò per un attimo lo sguardo verso il compagno e sorrise nel vederlo quasi accucciato nel suo angolo di divano con il viso nascosto da una mano. E sorrise ancora quando comunque riuscì ad intravvedere il rossore che gli colorava il volto.
Non era colpa sua se la Cross voleva sapere come e cosa sentiva quando erano in “intimità”!!
E il giovane anche se aveva usato quella canzone per “stemperare” la questione , sapeva che quel testo comunque era la sacrosanta verità. Jensen era un terremoto che non lasciava scampo. Era i muri che traballavano. La terra che tremava. La confusione della mente. Era un mago che sapeva utilizzare contro di lui le sue più potenti arti magiche. Era il sogno che diventava realtà. Era l’incubo che lo faceva gridare  e affannare durante la notte. Era la pace dei sensi. Era l’estasi che quei sensi li sconvolgeva.
Jared pensò che tutto questo era Jensen per lui.  E non chiedeva altro che avere quel tutto, solo per lui!
 
Quando la canzone finalmente finì, con grande sollievo di Jensen, Jared guardò prima il compagno che sicuramente lo voleva morto, e poi guardò la dottoressa al di là della scrivania che appoggiata allo schienale e braccia conserte sul petto lo  fissava decisamente perplessa anche se ironicamente sorridente e soddisfatta di quella palese ammissione.
Jared a quello sguardo corrugò la fronte in attesa della solita domanda, ma questa volta la Cross lo sorprese.
“Vuoi davvero spiegare questa canzone!?” fece sorridendogli amichevolmente. Jared stava per rispondere quando lo sguardo truce di Jensen gli bloccò le parole in bocca.
 
Il maggiore di per sé era rimasto seriamente sconvolto dalla domanda della Cross. Aveva cominciato ad abituarsi all’idea  di parlare dei loro problemi personali con qualcuno ma quel che facevano a letto doveva rimanere …a letto! Non era mai stata una persona particolarmente aperta, soprattutto su temi così intimi. Anzi a dire il vero faceva fatica a parlarne anche con Jared! Non era il tipo di persona che stava lì ad analizzare quel che provava in quei momenti … lui provava e basta.
Non era casto, questo no: sapeva essere una furia, a luci spente, ma di giorno gli diventava difficile essere così diretto, così concreto. Era come se avesse una sorta di limite, oltre il quale gli diventava impossibile spingersi e quel limite erano … le persone.
Jared era ovviamente diverso, con lui riusciva ad essere sé stesso molto più facilmente. Odiava esporsi troppo, apparire troppo aperto, svelare troppo di sé. Confessare troppi particolari e la sua vita sessuale e privata con Jared era uno di questi particolari.
Non avrebbe saputo come spiegarlo concretamente, materialmente, ma erano un insieme di sensazioni così travolgenti che si era sempre imposto di tenerle per sé.

Prima di tutto perché voleva qualcosa che fosse solo suo, e tutto ciò che riguardava Jared era una specie di tesoro. Quei momenti assieme lo erano: attimi in cui si fondevano solamente loro due, il resto del mondo fuori, tagliato totalmente fuori dal loro universo.
Adorava sentire suo il proprio compagno,adorava sapere di appartenergli. Adorava sapere che in quel momento avrebbero potuto ricomporsi e distruggersi a piacere, quante volte volevano, ma avrebbero sempre trovato rifugio nelle braccia dell’altro.

Per questo, quando aveva letto l’e-mail, si era sentito andare a fuoco e aveva maledetto con tutto sé stesso Jared. Non lo aveva odiato, gli era impossibile, ma aveva detestato quel che gli stava facendo fare: quella domanda era decisamente troppo personale, troppo intima, eppure da una parte sapeva che Jared avrebbe trovato velocemente un modo per rispondere.
Non capiva come facesse, Jared, a trovare sempre la cosa giusta da dire al momento giusto e alle volte gli capitava quasi di invidiarlo per questo: lui a stento riusciva a dar voce ai suoi pensieri.
Con i sentimenti si era sempre sentito una frana, non sapeva spiegare perché, e avere accanto uno espansivo e diretto come Jared alle volte era stressante.
Basti pensare che solo quella mail, il giorno dopo, fu capace di distrarlo totalmente dalle riprese, tanto da rendergli impossibile girare l’ultima scena della giornata. Fu costretto a rifarla almeno una decina di volte, in quanto risultava sempre troppo distaccato e distratto dal personaggio, e alla fine decisero tutti quanti che era meglio rinviare al giorno successivo.

Odiava quando le cose andavano a finire in quel modo: detestava con tutto sé stesso sapere di non aver dato il massimo, e ancora di più si odiava quando questo derivava dalla sua timidezza.
Quando quella sera rilesse il messaggio della Cross, si preparò quindi a fare una ramanzina a Jared. Cosa che non avvenne come sperato. Esattamente come quando la lesse la prima volta.
 

Una volta dalla Cross, nello studio, Jensen ebbe modo di riavvertire il fastidio e lo sconforto della sera prima, malgrado mediati dal risvolto che aveva preso quella notte. Non detestava più Jared, ma odiava ancora sé stesso per la sua incapacità di trattare con quelle cose.
Stupidamente aveva pensato che la parte più dura sarebbe stato dare alla Cross la canzone che aveva scelto, impiegandoci almeno due ore, ma prima ancora che potesse preoccuparsene ci pensò Jared a “distrarlo”.
La scelta del giovane gli fece venire voglia di sprofondare nella poltrona per l’imbarazzo. Poteva anche avere ragione, pensarlo davvero ma dannazione era proprio necessario metterlo in piazza così?!
Per lui fare l’amore con Jared aveva ben altre implicazioni, e aveva provato a concentrarsi sulla parte più sentimentale per non cadere totalmente nello sconforto e nell’imbarazzo più totali. Aveva provato a mediare le cose, trovando qualcosa di, sì, esplicito ma comunque nelle sue corde.
Si pentì di non essere capace di andare oltre, non ancora almeno e non totalmente.

Sospirò profondamente, provando a calmarsi e a non urlare davanti alla loro terapeuta, poi allungò la sua USB -con contenuti decisamente meno espliciti!- alla Cross.
Si preparò a rilassare le spalle, lentamente, conoscendo per bene il contenuto della sua canzone. Certo, non era comunque qualcosa di totalmente casto ma era cento volte meglio di quel che aveva scelto Jared!
Se voleva farlo morire quello era il modo migliore.
Non poteva davvero odiarlo, non veramente: sapeva infondo che aveva scelto quella canzone perchè lo pensava davvero, semplicemente non capiva perchè avesse dovuto farla sentire a qualcun altro!



Watch the sunrise
Say your goodbyes
Off we go
Some conversation
No contemplation
Hit the road

La scelta era stata a dir poco ardua: non aveva trovato niente che raffigurasse  a pieno quel che pensava e non era comunque stato facile. Aveva odiato profondamente quella domanda, quel dover tirar fuori cose così intime lo aveva spiazzato.
La prima cosa a cui aveva pensato ascoltando quella canzone era stato un viaggio in macchina. Non con Jared, stranamente, ma da solo. Gli capitava che guidare fosse l'unica cosa capace di rilassarlo e lo aveva fatto spesso, quando la situazione con Jared era diventava al limite del sopportabile, prima di confessargli quel che provava. 
In quel viaggio aveva deciso di confessargli tutto. Aveva cominciato a raffigurarselo al suo fianco, aveva cominciato a vederlo ovunque e se la strada non fosse stata completamente deserta probabilmente avrebbe rischiato un incidente. Lui, che era sempre stato un ragazzo sulle sue, non certo puro e casto ma che non pensava certo a certe cose -non sul posto di lavoro almeno!- stava cominciando a perdere seriamente il controllo.
 
Se lo vedeva ovunque, cominciava a fare pensieri ben poco casti sul suo corpo ogni volta che gli era troppo vicino e anche dopo essere stati assieme, essere diventanti compagni a tutti gli effetti, gli capitava spesso di benedire le riprese in solitaria: con Jared accanto gli diventava davvero complicato concentrarsi e stare sul pezzo.


 
Car overheats
Jump out of my seat
On the side of the highway baby
Our road is long
Your hold is strong
Please don't ever let go Oh No

Col senno di poi finiva quasi sempre per mischiare quel ricordo, quel viaggio in solitaria, con molti altri che aveva fatto con Jared, sopratutto nei primi tempi, e come era stati assieme dopo. Gli capitava sempre di fare il confronto con la sua vita prima e la sua vita dopo e le differenze gli sembravano quasi assurde.
Amava la stretta di Jared su di lui quando facevamo l'amore, era come se si sentisse trascinato a forza in un altro mondo, e gli veniva spesso da chiedersi come avesse fatto senza di lui, prima.
Ecco, quello era il problema: non sapeva come avrebbe fatto senza Jared. Non aveva la benché minima idea di come sarebbe sopravvissuto, e quel senso di perdita lo avrebbe sentito parecchio anche dal punto di vista fisico eppure sapeva che senza le attenzioni del compagno si sarebbe sentito...perso.

I know I don't know you
But I want you so bad
Everyone has a secret
But can they keep it
Oh No they can't

Quella parte della canzone lo aveva colpito particolarmente. O meglio, per quanto fosse confusa, su di lui aveva assunto significati davvero profondo. Era come se...avesse trovato esattamente quel che voleva dire.
Quei segreti di cui si parlava erano tutti quelli che lo riguardavano, che Jared sapeva su per giù quasi tutti, e che comunque quando stavano assieme gli sembrava gli venissero strappati fuori. Mentre lui diventava suo, o viceversa, era come se tutti i problemi del suo mondo venissero fuori e no, non potesse nasconderli, non potesse tenerli per sè.
Inizialmente quella cosa lo aveva spaventato, gli sembrava che Jared lo stesse violando in tutti i sensi, poi aveva cominciato a prenderci l'abitudine e ora non avrebbe più potuto vivere senza quella sensazione così assurda.


Driving fast now
Don't think I know how to go slow
Where you at now
I feel around
There you are

Aveva cominciato a sentirlo ovunque, anche quando non c'era. Se possibile, nei primi tempi, l'effetto che Jared sapeva fargli era peggiorato: era come se dopo essere stato suo non fosse capace di sentirsi in nessun modo slegato da lui.
Pensava di essere spacciato, che quel legame fosse abbastanza forte da soffocarlo eppure ora era ancora vivo, più di prima, a voler essere sinceri.
Quella parte del testo lo aveva fatto arrossire,  e gli fece lo stesso effetto anche davanti alla Cross. Per lui era quasi impensabile parlare di quelle cose, anche attraverso la musica dannazione!
 
 
Cool these engines
Calm these jets
I ask you how hot can it get
And as you wipe of beads of sweat
Slowly you say "I'm not there yet!"

Fosse stato per lui avrebbe totalmente abolito l'ultima parte del testo, l'avrebbe cancellata dalla faccia della terra e l'avrebbe fatta dimenticare all'autore stesso. Eppure...era lì, e gridava per essere lasciata stare.
Infondo quella era una parte più che viva del loro rapporto e non poteva cancellarla. Lui la adorava! Solo era difficile parlarne, tutto qui.



La canzone scemò, molto più lentamente di quanto ricordasse, e la domanda della Cross arrivò anche troppo chiara e diretta.
"Vuoi dirci qualcosa su questa canzone Jensen?" domandò con un leggero sorriso, al che il maggiore alzò lentamente lo sguardo su di lei, passando poi a Jared.
Avrebbe voluto dire qualcosa ma dubitava di esserne seriamente in grado. Sapeva che Jared avrebbe capito e ancora rosso in viso si limitò a scuotere deciso il capo, provocando un sorriso nel compagno.
 
Quando andarono via dallo studio della Cross, Jared era stranamente silenzioso. Forse pensieroso. Jensen pensò che il compagno già sapeva che arrivati a casa loro avrebbe dovuto spiegargli la scelta di quella canzone così…assurda ed imbarazzante. Almeno in quella situazione con la Cross.

Arrivati a casa. Jensen chiuse la porta alle loro spalle.
“Allora?? Devi dirmi qualcosa?!” fece aspettando la tanto attesa spiegazione da parte di Jared.
“Lo so che sei arrabbiato…ma per favore. Potrebbe servire se ti dicessi che la canzone era un'altra ?!” provò a giustificarsi.
“Un'altra??...ho il terrore di chiederti quale!” fece ironico il maggiore.
Jared gli fece solo cenno di aspettare e di avere solo un minuto di pazienza. Jensen lo guardò perplesso e lo vide armeggiare con il suo I-pod.
“Ma cosa stai…” fece quando vide Jared sorridere soddisfatto.
“Questa…questa era la canzone che avrei voluto e forse…forse vedendo come hai reagito, avrei dovuto portare!” confessò amaramente. Premette play e una musica dolcissima partì dal piccolo lettore. “Ho dato l’altra alla Cross perché volevo alleggerire la cosa… probabilmente sbagliando. Ma Jensen, ti prego di credermi…questo è quello che sei tu per me in quei momenti!”

I still hear your voice, when you sleep next to me. 
I still feel your touch in my dreams. 
Forgive me my weakness, but I don't know why. 
Without you it's hard to survive. 

Cause everytime we touch, I get this feeling. 
And everytime we kiss I swear I can fly. 
Can't you feel my heart beat fast, I want this to last. 
Need you by my side. 
Cause everytime we touch, I feel this static. 
And everytime we kiss, I reach for the sky. 
Can't you hear my heart beat so 
I can't let you go. 
Want you in my life. 

Your arms are my castle, your heart is my sky. 
They wipe away tears that I cry. 
The good and the bad times, we've been through them all. 

You make me rise when I fall. 


I violini che facevano da sottofondo alla canzone lentamente scemarono e i due senza quasi rendersene conto si ritrovarono abbracciati al centro della stanza. Non ballavano. Stavano solo stretti uno all’altro. Jensen aveva rifugiato il viso nel caldo incavo del collo di Jared e questi, beato di quel contatto  e di quel dolce respiro che sentiva sulla sua pelle, non smetteva di baciarlo il capo vicino al suo viso.
Quando Jared finalmente costrinse dolcemente il compagno a guardarlo, non ebbe bisogno di dire o chiedere altro. Gli occhi lucidi di Jensen erano la risposta a tutto.
“Sei ancora arrabbiato!?” provò a spezzare quel momento ma solo perché odiava vedere Jensen così, anche se era commozione e non rabbia, la causa di quel dolcissimo luccichio.
“Come potrei?!” ammise baciandogli piano le labbra piegate in un sorriso leggero.
“Sai una cosa?!” domandò Jared
“Cosa!?” fece sorridente Jensen.
“Adesso mi piacerebbe farti sentire il mio cuore che batte veloce….farmi baciare fino a volare….vorrei raggiungere il cielo e …..”  e accompagnò piano Jensen verso la loro camera mentre ripeteva parola per parola la canzone che avevano appena ascoltato.

Poi, furono solo vette e alte cime inesplorate!!



N.delle A.:  Ciao , carissime/i. Ecco i soliti link. I video sono quelli con le traduzioni in italiano e speriamo tanto che vi piacciamo e naturalmente che vi piaccia il capitolo: You shock me all night : http://www.youtube.com/watch?v=bJJuBvwx7j8
Everytime we touch : http://www.youtube.com/watch?v=pe1cAEsKvpw, per Jared.
Secret: http://www.youtube.com/watch?v=eEw1QqxNWAU  
+ traduzione: http://www.testimania.com/testitradotti/1161.html per Jensen.

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Capitolo 6
*** Quinta domanda ***


“Che cosa vuoi essere per il tuo compagno?”

Quando aveva letto la mail, questa volta, Jensen si era sentito sollevato, leggero. Sapeva che quello era il suo forte, che uno come lui che si faceva tanti problemi, tante fisse mentali, avrebbe trovato sfogo in una cosa del genere e che questa volta  sarebbe stato Jared quello in difficoltà.
In quello erano abbastanza differenti: Jared era infinitamente bravo con i gesti, con le sorprese, con l'espressività, lui invece era decisamente più bravo con le parole.
Dopo una seduta così imbarazzante come quella precedente, una cosa più tranquilla era proprio quello che gli ci voleva! Questa volta scegliere la canzone fu dannatamente più semplice e riuscì quasi subito a trovarne una che lo soddisfacesse a sufficienza e che anzi, gli fece venire in mente parecchie cose.
Con tutte le persone con cui era stato -quasi tutte donne, ad eccezione di Jared- gli era sempre capitato di non sentirsi all'altezza, come se quella persona non potesse davvero appartenergli. Questo gli provocava costantemente pensieri negativi e preoccupazioni, che fondamentalmente ruotavano tutte intorno alla domanda "Sono abbastanza per lei?".

Con Jared gli era successo, almeno all'inizio, e aveva cominciato a temere che prima o poi lo avrebbe lasciato, scoprendo che infondo non era poi tutta questa gran cosa. Eppure la sua reazione, in questo caso, era stata palesemente diversa da tutte le altre. Si era sentito in dovere di agire in merito, di fare qualcosa perchè le cose cambiassero e perchè Jared non trovasse motivo per lasciarlo.
Si era dato, corpo e anima, per quella causa e aveva lavorato sodo perché, tutto quello, non avesse ragione di finire. Inizialmente si era sfinito, aveva costantemente dato il tutto per tutto senza riserve, ma col tempo aveva cominciato a capire che Jared lo amava per quel che era.
Era stato un sollievo. Si era sentito tremendamente felice, quando lo aveva capito, come se non ci fosse modo di sentirsi meglio di così. Come se le fatiche di una vita fossero state alla fine ripagate.
Quella domanda era quello che voleva, l'unica cosa che di tutta quella terapia pensava davvero potesse essere utile. Prima di tutto perchè era infinitamente curioso di sapere che cosa Jared avesse scelto, questa volta, e ancora di più perchè gli stava dando occasione di dire cose che non aveva mai avuto il coraggio di spiegare.

Si svegliò prima del solito, quel mattino, balzando giù dal letto come una molla. Aveva delle scene da girare, al freddo polare di Vancouver, prima di andare dalla Cross e l'ultima cosa che voleva era svegliare Jared facendo troppo rumore. Si sentiva decisamente più entusiasta e vivo del solito e la cosa gli faceva fin troppo bene.
Si preparò velocemente, dedicandosi per di più a guardare Jared dormire, coperto solamente in alcuni punti dal lenzuolo immacolato e dai capelli appiccicati al collo e al viso. Adorava vederlo dormire, era come se quel gigante così attivo e carismatico che vedeva ad ogni ora del giorno diventasse l'angioletto più tranquillo e calmo sulla faccia della terra.
Si impose di non svegliarlo, di non fare nessun movimento brusco, e gli lasciò un bacio sulla guancia e un biglietto sul comodino:

 "Buongiorno piccolo, volevo ricordarti che oggi arriverò un po' in ritardo, anche se cercherò di fare il prima possibile. E che oggi la prima canzone sarà la mia. Tuo J.
P.s. Quando dormi sei bellissimo. "
 
Per quanto le riprese furono faticose e detestabili, visto il freddo e l'umidità mattutina che minacciavano di distruggergli ogni osso del suo corpo, cercò di concentrarsi unicamente sul finire il suo lavoro il prima possibile.
Appena ne ebbe l'occasione, quindi, fuggì letteralmente dal set dirigendosi velocemente allo studio della Cross. Entrò più raggiante del solito, suscitando l'interesse della stessa dottoressa e di Jared, che si voltò felice di vederlo.
"Scusate il ritardo!", disse semplicemente, togliendosi la giacca e appoggiandola sull'attaccapanni, dirigendosi verso la scrivania molto meno cupo e restio del solito.
"Bene ora che ci siete entrambi possiamo cominciare giusto? La domanda per oggi era:"che cosa vuole essere per il suo compagno?" Jared vuoi…" , fece per dire, senza riuscire a terminare la frase, interrotta da Jensen e da un suo attacco di coraggio e di spontaneità decisamente inaspettato.
"Oh no!!, oggi vorrei cominciare io.. se posso." ammise con un leggero sorriso impacciato, porgendole la USB con entusiasmo. Fremeva dalla voglia di sentire quella canzone davanti a loro e di vedere la faccia che avrebbe fatto Jared.
Quello era esattamente quel che pensava. Quella canzone lo rispecchiava totalmente, era il suo pensiero solo scritto e cantato da qualcun altro. Gli era capitato di suonare qualcosa di suo ma non sarebbe riuscito ad esprimersi in un quel modo.

Quella canzone parlava d'amore, ma più che altro di completa ammirazione: parlava di una persona che voleva salvare e vegliare sull'altra, così come lui aveva sempre fatto con Jared.
Da quando aveva visto quel gigante sul set aveva capito che ne avrebbe combinata una più del diavolo e si era sentito in dovere di proteggerlo.
Era lui che gli cedeva il proprio pranzo quando chiudevano la cucina per impedire a Jared di mangiare tutto. Era lui che cercava di tirarlo su di morale quando critiche troppo pesanti si abbattevano su di lui e sullo show. Era sempre lui che cercava di sorreggerlo, anche fisicamente, quando ne combinava una delle sue. Era lui che si offriva per i suoi esperimenti di qualunque genere e alla fine finiva per essere quello ripreso da Singer, perchè considerato "quello che doveva essere più maturo".
Eppure non si pentiva di niente, di nulla di quel che aveva fatto per lui e con lui. Non si pentiva di averlo protetto, a costo di venire poi punito al suo posto, di aver fatto le ore piccole per lui anche se alle tre del mattino successivo avrebbe dovuto girare delle scene. Non si pentiva di averlo consolato quando ancora era convinto di amare una donna, e lui, Jensen, lo amava già abbastanza da distruggersi per lui.
Per lui avrebbe fatto qualunque cosa, avrebbe scalato anche le montagne, pur di averlo. E pur di farlo felice.
Perchè era abbastanza innamorato da pensare che se mai Jared si fosse sentito male in sua presenza, inadeguato o se si fosse sentito comunque male con lui, lo avrebbe lasciato andare.
Il suo desiderio era quello di essere il suo unico eroe, quello che lo avrebbe protetto da tutto compreso lui stesso. Aveva bisogno di dirglielo, e aveva colto l'occasione. Lui ci sarebbe sempre stato per Jared, in qualunque momento e in qualunque circostanza.
 
Would you dance if I asked you to dance
Would you run and never look back
Would you cry if you saw me crying
Would you save my soul tonight
Would you tremble if I touched your lips
Would you laugh oh please tell me this
Now would you die for the one you love
Hold me in your arms tonight
Ecco in quel modo gli veniva più facile parlare di amore, di sesso, di possedersi. Essere tra le sue braccia lo faceva sentire meglio, anche se solo per uno stupido abbraccio sul set. Adorava l'espansività di Jared, anche se la invidiava allo stesso modo. Gli sembrava seriamente una cosa assurda come lui riuscisse ad esternare i sentimenti, malgrado amasse quel suo modo di essere.
 
I can be your hero baby
I can kiss away the pain
I will stand by you forever
You can take my breath away
Quella era la sua promessa, e anche la sua speranza. Avrebbe davvero voluto essere in grado di fare tutto quello, di dargli così tanto. Sperava di riuscirci, sperava di esserne capace, sperava di averlo fatto fino a quel momento, di avergli dato tutto quello. Voleva fargli capire tutto questo e farglielo capire in quel momento gli era sembrata la cosa migliore da fare.
 
Would you swear that you'll always be mine
Would you lie
Would you run and hide
Am I in too deep
Have I lost my mind
I don't care you're here tonight
Ohhh I just wanna hold you,
I just wanna hold you, oh yeah
Am I in too deep have I lost my mind
I don't care you're here tonight
 
Alla fine della canzone si voltò lentamente verso Jared, trovandolo con le lacrime agli occhi. Sorrise di quella reazione così dolce e sospirò sollevato. Anche la Cross sembrò colpita da quella dichiarazione così diretta. "Penso che tu abbia già detto tutto con questa canzone, giusto Jensen?" domandò, abituata a trovarlo decisamente recidivo, sulle sue.
"Sì beh...è semplicemente quello che spero e penso da sempre. Spero solo che Jared lo avesse capito anche prima di oggi" ammise, rivolgendo un sorriso dolce al suo amante.

Jared non riuscì a non sorridergli. Ma non perché non volesse, ma solo perché le parole di quella canzone e di ciò che significavano per lui e per Jensen, gli avevano letteralmente invaso e conquistato il cuore.
Certo che Jensen era il suo eroe! Come poteva non esserlo.
Ma non perché gli avesse salvato la vita da qualche pericolo di morte come i più classici degli eroi.
No! Jensen era un eroe perché gli aveva permesso di amarlo e di farsi amare, nonostante il mondo cinico e difficile in cui vivevano!!
Sentiva ancora gli occhi bruciargli per le lacrime che si costringeva a tenere prigioniere dei suoi occhi. Si costrinse a non sbattere le palpebre, o tutto sarebbe stato inutile.
Ma Jensen lo conosceva fin troppo bene e conosceva i suoi limiti e sorrise dolcemente quando vide una lacrima sfuggire vittoriosa e correre via sulla guancia che la Cross non poteva vedere solo per una questione di angolazione.
 
Ritornò con la mente a solo qualche giorno prima, quando, mentre aspettava Jensen a casa loro, dopo la fine delle riprese di quella giornata, pensò a come si erano ritrovati ad essere una coppia. Innamorata !
Era sul divano del loro soggiorno e la bottiglia di birra che aveva tra le mani brillava dei riflessi ambrati del liquido che conteneva. Jared lo guardava assorto quasi ipnotizzato dal leggero movimento e in quel riflesso scorse , sorridendo, i bagliori che ogni volta vedeva negli occhi di Jensen. Occhi limpidi, di un colore bellissimo, di un calore avvolgente.
Quasi sempre sorridenti.
Sì, quasi sempre.
Perchè non era stato semplicissimo arrivare fino a dove erano loro, oggi; conquistare la fiducia di chi lavorava con loro e per loro. E quando il loro legame d’amicizia , era andato oltre, non era stato facile ammetterlo e confessarlo al mondo. Soprattutto per Jensen, timido di natura.
Il compagno aveva sofferto i primi tempi del loro rapporto, ma non perché  avesse dei dubbi su di loro o sul loro amore, ma perchè temeva che gli squali del mondo dello show business, o solo qualche voce maligna, o pettegolezzi inutili, potessero sporcare quello che davvero era l’amore che legava lui a Jared.
Il giovane sapeva che cosa era quel lavoro per Jensen, l’impegno e la serietà che ci metteva giorno dopo giorno, scena dopo scena, battuta dopo battuta. Lo sapeva perché era quello che ci metteva lui. L’anima.
E sarebbe stato tutto così semplice se una volta capito che quegli sguardi non erano semplici sguardi ma la richiesta di posare gli occhi su una nuova vita; se una volta capito che quel volersi toccare o solo sfiorare durante le convention non era solo per mostrare la loro alchimia ma il desiderio irresistibile di sentirsi fisicamente ; se una volta capito che quei morsi allo stomaco quando uno dei due andava via con altre persone, non era stupida fame ma furiosa gelosia….cavolo!, se sarebbe stato facile far finta di niente e buttarsi quelle sensazioni alle spalle con una nottata di incontri occasionali nell’albergo di lusso della convention del momento!
Ma non è mai stato così. Non poteva. Perchè ogni volta che solo ci provava a pensarla una cosa del genere, finiva nella stanza dell’altro e chiedere perdono per qualcosa che nemmeno aveva fatto e finivano per abbracciarsi e baciarsi e sussurrarsi dolcissime parole d’amore per l’intera notte.
Tra quei pensieri, Jared, trovò la canzone che forse gli sembrò la più adatta a ciò che voleva far capire a Jensen. Sperava che le parole di quel testo potessero spiegare al compagno ciò che lui voleva essere nella sua vita.
 
“Jared?!” lo richiamò la Cross. “Tutto bene?!”
“Sì..chiedo scusa….mi sono solo perso un attimo!” rispose mentre passava la sua usb alla dottoressa.  Posò lo sguardo su Jensen che nel frattempo gli aveva posato una mano sulla gamba.
“Tutto ok?!” gli sussurrò il maggiore con lo sguardo leggermente preoccupato.
“Sì. E’ tutto a posto!” lo rassicurò posando la sua mano su quella di lui e sorridendogli dolcemente.
Un attimo dopo, la canzone scelta da Jared riempì lo studio della terapista e lui si ritrovò a inspirare profondamente quando riascoltò la voce dolce e graffiante della cantante.

I can understand how when the edges are rough
And they cut you like the tiny slivers of glass
And you feel too much
And you don't know how long you're gonna last,
But everyone you know, is trying smooth it over,
Find a way to make the hurt go away,
But everyone you know, is trying smooth it over,
Like you're trying to scream underwater,


But I won't let you make the great escape,
I'm never gonna watch you checking out of this place
I'm not gonna lose you
'Cause the passion and pain
Are gonna keep you alive someday
Gonna keep you alive someday

Erano stati anni difficili, da quando si erano dichiarati e soprattutto quando si erano mostrati come coppia. Se fino a quel momento davano il 100%   sul lavoro e in tutte le loro altre attività extra SPN, ora si concedevano il 150%.
Niente doveva  risentirne, nessuno doveva rimetterci.
Jared non lo lasciava a vedere usando il suo carattere solare come  “arma”, ma il giovane vedeva che per Jensen non era così. La cosa era più pesante da portare avanti per il maggiore. L’emotività di Jensen era quello che più lo rendeva speciale ma che allo stesso modo poteva distruggerlo in mille pezzi.
E Jared non lo avrebbe permesso. Non poteva e non lo avrebbe fatto. Sarebbe stato la sua roccia, il fulcro su cui bilanciare ogni sforzo. Aveva deciso che pur di amare e farsi amare da Jensen, sarebbe stato l’urlo che si trattiene quando tutti intorno ti dicono cosa fare e cosa dire. Un urlo che anche se non esploso, avrebbe dato pace a Jensen.
Jared aveva deciso di essere il punto fermo su cui Jensen poteva sempre contare. La certezza di un sentimento sincero quando il compagno sarebbe stato sopraffatto dai dubbi. Jared decise di diventare lui, la sola passione e il solo dolore che avrebbe scosso la vita di Jensen e sarebbe stato la mano che lo avrebbe trattenuto quando la paura del presente poteva suggerire di scappare via.
 
 
I feel like I could wave my fist in front of your face
And you wouldn't flinch or even feel a thing
And you've retreated to your silent corner
Like you decided the fight was over for ya…..

Oh, Terrified of the dark, but not if you go with me
And I won't need a pill to make me numb
And I wrote the book on runnin',
But that chapter of my life will soon be done

Quando la seconda strofa della canzone spiegava ciò che Jared voleva essere per Jensen, il giovane ripensò a quando , un giorno, fortunatamente molto lontano ormai, Jensen aveva deciso di mollare tutto.  Lo show, la recitazione, la carriera in generale…lui.  La loro storia. Il loro amore.
La pressione di quella vita, di ciò che i media gli stavano facendo, che stavano facendo ad entrambi, era diventata insostenibile. Jared aveva notato l’insofferenza del compagno, i suoi silenzi sempre più pesanti e assidui. La distanza tra di loro sempre più incolmabile.
Ricordò che arrivarono addirittura alle mani, che colpì Jensen e che Jensen rimase impassibile al colpo sferrato. Ricordò il terrore che provò in quel momento, un terrore legato al solo pensiero che stava per perdere Jensen, che avrebbe perso il suo amore, che avrebbe perso la possibilità di vivergli accanto.
E poi rammentò gli occhi lucidi di Jensen, la sua presa di coscienza e che poi si abbracciarono e piansero insieme per quell’errore che stava per essere commesso e per il sollievo di averlo capito in tempo.
Questo, voleva essere Jared per Jensen, una consapevolezza. Una certezza. La frase ad effetto in un capitolo di un grande best seller. La battuta di un film che sarà ricordata per sempre. La melodia di una canzone che risuonerà nella mente nei momenti più belli.
Questo voleva Jared! Voleva essere una costante invariabile nella vita di Jensen.
 
Quando la canzone lasciò solo silenzio nella stanza della Cross, la reazione della terapeuta questa volta fu decisamente diversa dall’ultima volta.
“Una canzone abbastanza disperata, non credi!?” chiese al giovane attore.
Jared deglutì e si prese un attimo per rispondere, ammettendo a se stesso che in effetti la canzone lasciava un certo nodo alla bocca dello stomaco. Fece due o tre respiri , ma per un motivo che non poteva spiegarsi, non riusciva a guardare Jensen e quindi lasciò vagare lo sguardo sui vari quadri attaccati alle pareti dello studio.
“Io….” , ma un sorta di tremore gli fermò la voce e le parole che voleva usare per spiegarsi.
“Prenditi il tempo che vuoi, Jared!” lo rassicurò la Cross notando il forte stato emotivo in cui era improvvisamente sprofondato Jared. La donna guardò per un attimo Jensen che fissava con aria quasi preoccupata il giovane compagno. Sicuramente non si aspettava una reazione del genere alla sua stessa canzone.
Il maggiore fece per muoversi e sostenere il compagno, ma un gesto di diniego da parte della Cross lo fermò. Non perchè non volesse che i due interagissero ma solo perché aveva capito che qualcosa di veramente profondo era scattato nell’animo di Jared e Jensen doveva prima ascoltare e poi, semmai, consolare.

“Mi sono innamorato di Jensen senza rendermene conto. È stato qualcosa di naturale. Era come se dovesse accadere e basta. Qualcosa da cui non avrei avuto scampo…” disse sorridendo leggermente. “…e giorno dopo giorno, più imparavo ad amarlo e più capivo che non volevo alcun scampo da quell’amore che provavo e che veniva ricambiato ancora più… fortemente. Io non so se questa canzone abbia reso in qualche modo l’idea di quello che provo e che voglio essere per lui, ma non trovo altre parole che queste: voglio essere la sua unica via di fuga. Quando è in difficoltà, voglio essere la soluzione. Quando sta male, voglio essere la sua cura. Quando ride, voglio essere la battuta che lo fa ridere. Se è triste, voglio essere la sua consolazione.  Se ciò che lo circonda gli sembra incompleto voglio essere  il pezzo del puzzle che manca. Se….”
“Jared…” fece Jensen sorpreso da una simile confessione.
Jared si voltò verso di lui, finalmente. “Forse è malato da parte mia pensare di voler essere tutto per te. Ma tu sei tutto per me e non riesco a non pensare di non poterti soddisfare in ogni aspetto o desiderio della tua vita. Io…io…”, stava per continuare , anche se la sua voce era rotta dall’emozione.
“Ok! Basta così!” fece all’improvviso Jensen. Si alzò dal suo posto e senza pensarci troppo, si avvicinò a Jared e lo abbracciò. Lo abbracciò forte.
“Mi dispiace!” mormorava Jared nascosto in quell’abbraccio.
“Va’ tutto bene!” gli sussurrò Jensen sentendolo tremare leggermente.
“Mi dispiace..mi dispiace!!” continuava a ripetere quasi silenziosamente.
“Ok!...è tutto ok!! Tranquillo. Sono qui!!” cercava di calmarlo, l’altro, stringendolo ancora.

La Cross li guardò non sapendo, onestamente, se ciò che vedeva fosse un bene o un male, se come già aveva ipotizzato, quella sorta di co-dipendenza poteva essere qualcosa da invidiare in una coppia innamorata come lo erano Jared e Jensen o si sarebbe rivelata la causa della fine di tutto.
Ma soprattutto notò il fatto che Jensen, non aveva risposto a “ quel voler essere tutto..” di Jared.
 

N. delle  A. : Ed eccoci qui di nuovo!!! Capitolo nuovo, nuove emozioni, nuove canzoni!! Come al solito speriamo che tutto, nel complesso, vi piaccia e qui i link dei video con le traduzioni in italiano.
Per Jensen, Hero di E. Iglesias : http://www.youtube.com/watch?v=AzMb1JNqAiI
Per Jared, The Great Escape di P!nk : http://www.youtube.com/watch?v=tP8AhiQR-3Q
Ciao e alla prossima.
Cin e Kleines!!!!

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Capitolo 7
*** Sesta Domanda ***


Cosa vorresti fosse il tuo compagni per  te?
 
Dopo l’ultima seduta Jared, non ne era certo, ma sentiva che qualcosa era cambiato. I discorsi tra lui e Jensen erano diventati ad un tratto quasi “schematici”.

“Tutto ok?!”
“Tutto ok!”
“Ti aspetto a fine riprese!?”
“No, mi aspettano in produzione!” oppure “Si, come vuoi!” e cose del genere.

E Jared davvero non capiva, eppure, dopo quelle canzoni, quelle parole che persone più esperte avevano decantato per loro, sembravano aver fatto il loro effetto. Perché allora, adesso, si sentiva come se fossero alla prima seduta. Jensen era stranamente freddo e lui si sentiva di nuovo come se tutto fosse colpa sua.
Ma che diavolo era successo?!
Ripensò alle varie canzoni, alle parole di quelle canzoni. Erano state per lo più canzoni d’amore, canzoni che volevano mostrare i suoi sentimenti verso Jensen in una maniera in cui non avrebbe mai potuto. Sì, è vero. C’era stata quell’assurda canzone degli AC/DC, ma si era chiarito con Jensen e quello che era accaduto dopo, l’amore appassionato , i baci affamati e le carezze dolci e possessive, gli avevano confermato che il compagno non se l’era presa.
Allora, cosa?

Poi, ci pensò e capì. O meglio credette di essere sulla strada buona. Quando andarono dalla Cross, la spiegazione che lui diede alla terapeuta fu:
E’…insomma….è come se non avessi più una vita mia…uno spazio mio…Voglio dire!! conviviamo da 5 anni ma è come se fossero….”,
Si era lamentato con la dottoressa in maniera tale da sembrare uno che rivolesse indietro la sua vita, quando invece già dalla prima canzone e poi a seguire le altre, non aveva fatto altro che ripetere e ripetere quanto Jensen fosse importante per lui. Quanto vitale fosse la sua presenza nella sua vita e quanto fosse indispensabile l’amore che li univa.  E durante l’ultima seduta Jensen aveva dovuto addirittura consolarlo a causa di ciò che di tanto profondo sentiva.
Altro che voler di nuovo il proprio spazio! E forse da questo punto di vista, Jensen, si era sentito preso in giro e forzato ad affrontare quelle sedute assurde e a spiattellare i suoi sentimenti più nascosti. Lui che era la privacy fatta persona.
Sarebbero dovuti tornare a breve dalla Cross e quella specie di limbo in cui erano piombati improvvisamente, di nuovo, lo metteva in agitazione e gli faceva temere che ciò che sembrava essere stato messo a posto, fosse stato distrutto come un castello di carte.
Che Jensen avesse capito che quello che c’era tra loro era troppo o troppo poco?, che lui non fosse stato in grado di fargli capire quanto fosse importante e quanto rappresentasse nella sua vita?, che Jensen cominciasse a capire che ciò che li univa facesse loro più male che bene?

E questa ultima ipotesi lo terrorizzò e quasi in preda al panico cercò tra le sue canzoni memorizzate nella playlist del suo I-pod, si mise su google a digitare le parole più improbabili per far spuntare fuori dall’invisibile consigliere dell’etere una canzone appropriata che spiegasse una volta per tutte i suoi sentimenti. Che spiegasse a Jensen quando fosse stato stupido da parte sua, quel giorno dire alla Cross, che si sentiva in trappola, che rivoleva i suoi spazi, che rivoleva la sua vita. Cercò una canzone che rivelasse che lui voleva sentirsi in trappola se la trappola era l’amore che lo legava a Jensen. Che lui non rivoleva i suoi spazi, perché sarebbero stati vuoti e inutili senza Jensen che li riempiva. Che lui non rivoleva la sua vita se quella vita era una vita senza di Jensen, senza il suo amore.
Cliccò, per gli ultimi tentativi , quasi con le lacrime agli occhi, a causa dell’ansia di non riuscire a trovare qualcosa di appropriato. Non voleva il solito “Ti amo”…non gli bastava e più rileggeva la domanda che gli aveva postato la Cross, più si sentiva frustrato: “Cosa vorresti fosse il tuo compagno per te?!” , che altro poteva chiedere a Jensen che Jensen già non gli avesse dato. Lo aveva amato e lo amava ancora, nonostante il suo carattere impossibile e il più delle volte infantile. Jensen si lasciava mettere in mezzo ai suoi scherzi verso ogni malcapitato e il più delle volte faceva da capro espiatorio per evitargli l’ennesima penale da parte dei produttori. Jensen era sempre al suo fianco quando ne aveva bisogno e anche quando non ne aveva. Jensen c’era sempre. Jensen lo amava sempre.
Jensen era tutto..tutto…tutto.

E quasi come in ipnosi quella parola si scrisse da sola sullo schermo e una canzone spiccò fra tante. Jared la ascoltò e ne fu rapito immediatamente: la dolcezza quasi silenziosa dell’inizio, fino alla potente consapevolezza delle ultime note. Rilesse la domanda e riascoltò la canzone. Sì! Era lei!
Ecco che cosa voleva che fosse Jensen per lui.
Anche quella sera si ritrovò ad andare da solo dalla Cross, pure se non fu del tutto convinto della scusante del compagno. Ma accettò per non creare ulteriore tensione.
“Ti aspetto dalla Cross!” gli disse per telefono, quando Jensen gli comunicò che sarebbe arrivato da solo.
Jared si aspettava un sincero “Farò il più presto possibile!” come l’ultima volta, invece questa volta, prima di mettere giù, ci fu solo un silenzioso e quasi seccato mugugno. Il giovane deglutì e accettò quell’avvertimento e quando entrò nello studio, giustificò, sorridendo a forza, il compagno assente.
Ma la Cross non era una pivellina nel suo mestiere e capì subito che qualcosa non andava. Lei voleva costruire un nuovo palazzo, ma piano piano doveva far crollare le vecchie fondamenta per farne di nuove e più forti e a quanto pare i mattoni cominciavano a venir giù, e anche piuttosto fragorosamente. I due ragazzi non potevano solo stare lì dentro e dirsi a suon di canzoni “ti amo e ti voglio!”, ora, dovevano anche rendersi conto che c’era bisogno di capire perché si amavano e si volevano così disperatamente. E da quella disperazione rimettere tutto in discussione e poi capire la strada giusta da prendere per ritirar su, il loro castello.

E tutto fu confermato quando all’arrivo di Jensen, l’aria quasi di palese imbarazzo, non cambiò di molto, anzi sembrò appesantirsi. Jared, cercò di non dare peso alla situazione e passò l’usb alla Cross.
“Hai una qualche motivazione per questa tua scelta?!” disse mentre si preparava al “play”
“Credo che sia stata la canzone a trovare me!” sorrise giustificandosi, quasi in imbarazzo. “Ma a questo punto, io, non so con che altre parole spiegare ciò che sento!” disse rivolgendosi verso di Jensen che, stranamente, questa volta, non lo guardava.
La musica partì, dolce, leggera, quasi timida.
 
Find me here 
and speak to me
I want to feel you, I need to hear you
You are the light that's leading me to the place
Where I find peace again

You are the strength that keeps me walking
You are the hope that keeps me trusting
You are the light to my soul
You are my purpose
You're everything 

and how can I stand here with you
And not be moved by it
Would you tell me how could it be any better than this

Quella canzone per uno strano motivo costrinse Jared a ritornare ad alcuni suoi ricordi. Bellissimi ricordi.
Stava già con Jensen da circa un anno e tutto ormai era alla luce del sole, ma un giorno capitò qualcosa. Uno dei tecnici lasciò in giro uno di quei rotocalchi che sparano a zero su chiunque e il cui motto era "basta che se ne parli male!!" e purtroppo quella volta, non si sa come, capitò nel loro mirino, Jared. C'era un articolo che in poche parole sosteneva che il caro Jared Padalecki rimaneva come regular nello show , solo perchè aveva un bel faccino da contrapporre alla più fascinosa e virile bellezza del suo collega maggiore.
La cosa lo annientò. Lui che ci metteva il cuore in quello che faceva e soprattutto gli fece rabbia essere visto solo come un “bel faccino” e sapeva che la cosa avrebbe fatto infuriare anche Jensen. Già protettivo nei suoi confronti fin dagli albori della loro storia.
Dopo che lesse l'articolo, a fine riprese, praticamente sparì dal set per ore. Ricordò che solo Jensen fu in grado di ritrovarlo. Il maggiore non gli disse niente di filosofico o profondo o altro. Si sedette solo accanto a lui. A terra. Jared rammentò il calore che immediatamente sentì avvolgerlo. Ricordò che stranamente quell'angolo appartato non era più tanto buio. Sentì un senso di straordinario conforto pervadergli l'animo quando Jensen gli strinse la mano e senza dirgli ancora niente, lo guardò. Sul suo volto una straordinaria serenità e una dolcissima comprensione. Non seppe spiegarsi come , ma si sentì di nuovo forte, in grado di poter affrontare tutto e tutti.
Come il suo Sam, vide la luce alla fine del tunnel!!
E alla fine, c'era Jensen.
Jensen, che riusciva a riportarlo sempre alla luce di un caldo sole. Jensen, che con il suo amore gli mostrava sempre la strada giusta da percorrere insieme. Jensen, che gli riempiva l'anima con la sua presenza e gli dava pace e forza per andare avanti e affrontare il mondo e tutto ciò che la vita aveva in serbo per lui. Per loro.
 
You calm the storms and you give me rest
You hold me in your hands
You won't let me fall
You still my heart when you take my breath away
Would you take me in take me deeper now

And how can I stand here with you and not be moved by it
Would you tell me how could it be any better than this

Cause you're all I want, you're all I need
You're everything..
everything
Everything.. everything

Erano passati anni, meravigliosi anni, da quando stavano insieme, e ogni singolo giorno di quegli anni, era stato solo una conferma di ciò che li legasse. Jared aveva imparato a fregarsene di tutti gli stupidi  gossip che gli riguardavano o che riguardavo loro. Aveva imparato a focalizzare la sua attenzione, o meglio la sua vita, su lavoro, su Jensen, su ciò che di realmente era importante. I rumors del mondo dello spettacolo li lasciava a chi non aveva una vita privata completa come quella che gli aveva regalato l’amore di Jensen. L’amore per Jensen.
Si sentiva invincibile. Si sentiva come uno che poteva affrontare tutto. Tempeste, liti, cadute, delusioni …ogni cosa. Tanto sapeva che ci sarebbe stato sempre e comunque Jensen al suo fianco pronto a calmare la tempesta, a coprirgli le spalle, a rialzarlo quando un colpo più forte del previsto lo avrebbe messo al tappeto. Ci sarebbe stato sempre e comunque Jensen a confortarlo e ad amarlo. Perché questo era quello che faceva Jensen. Quello che era Jensen. Era tutto ciò di cui aveva bisogno. Tutto ciò che voleva. Era semplicemente…tutto!!
E forse solo per quel motivo si erano ritrovati dalla Cross. Forse stupidamente, invece di capire questo,  aveva creduto che quell’irrequietezza e quel senso di inadeguatezza nei confronti di Jensen, fossero i segnali che il loro amore stesse soffocando nella routine. O magari stesse lenendosi come si spegne pian piano la fiamma di una candela.

Che stupido!!, pensò Jared. Che stupido a non capire che ciò che sentiva e che gli attanagliava lo stomaco era solo la consapevolezza di quanto amasse ancora e ancora Jensen. Di quello che Jensen significava per lui, per la sua vita. Nella sua vita.
 
Quando anche questa canzone fece il suo corso, Jared , come quella volta nel vicolo di uno dei set, si sentì in grado di poter affrontare tutto, solo che questa volta, quando si voltò a guardare verso il suo compagno non vi trovò quella splendida luce che avrebbe dovuto indicargli la fine del tunnel.
No, questa volta, no!
Jensen non c’era. O meglio era lì, ma non c’era realmente. Deglutì l’entusiasmo che stava prendendo il sopravvento. E non disse niente.

La Cross, a cui nulla era sfuggito, andò in suo aiuto.
“Ti va di dirmi, perché questa canzone?!” chiese dolcemente, anche per rendere la situazione più calma possibile, avendo notato lo stato d’animo del maggiore.
Jared solo per qualche altro attimo, restò fermo su Jensen che ancora non lo degnava di uno sguardo, anche se il giovane, vedeva sul volto del compagno una sofferenza tenuta a freno con difficoltà. Moriva dalla voglia di chiedergli che cosa fosse successo dall’ultima seduta, perché quel cambiamento così radicale, quasi sofferente. Ma ne ebbe quasi paura. Così decise di rispondere solo alla Cross e lasciare a lei,  poi, la possibilità di far “confessare” Jensen.
“Quando iniziammo queste sedute le dissi che mi sentivo come se fossi in ….trappola!” e prese coraggio, quando vide la Cross annuirgli.
“Bene!, oggi ho capito che non era quello che sentivo e che era la ragione sbagliata per cui mi sentivo in quel modo!”
“Puoi spiegarti?, forse anche a Jensen farebbe bene saperlo!” e il maggiore sentendosi chiamato in causa, replicò solo un sarcastico: “Sì, dicci perché siamo qui a giocare al Musichiere!!”
Jared a quella ironia stava per esplodere, ma un cenno deciso della Cross, lo fermò.
“Continua, Jared!” lo spronò invece ad andare avanti.
Jared calmò il respiro e decise di dire comunque ciò che di bello stava già per dire, anche se in quel momento Jensen, avrebbe meritato altro.
“Ho capito che quello che sentivo non era “sentirmi in trappola”. Anzi. Quello che sentivo era l’inadeguatezza di quando Jensen non era con me. Non ero frustrato perché non avevo più i miei spazi. Ero frustrato perché a volte mi accorgevo che in quegli spazi non sempre c’era Jensen. Non mi sentivo stanco della nostra vita insieme…” disse, rivolgendosi direttamente a Jensen. “….mi sentivo terrorizzato dall’idea che quel tempo sarebbe finito prima o poi e avevo paura di non aver vissuto tutto il tempo che mi poteva essere concesso amandoti come meritavi di essere amato!”
La voce , nonostante provava a restare calmo, si incrinò e i suoi occhi cominciarono a brillare di un luccichio che mostrava oltre i suoi sentimenti per Jensen, anche la delusione per la reazione del compagno stesso, a quello che gli era appena stato rivelato.
“Questo è quello che vorrei tu fossi sempre per me, Jensen. Tutto. Non so come altro potrei vivere la mia vita, senza averti accanto. Mi hai insegnato a volere tutto. E io voglio te, perché tu sei il mio tutto, tu sei….” , ma non riuscì a concludere, perché Jensen si alzò di scatto.

“Scusate, ho bisogno d’aria!” disse seccato a non degnando nessono di uno sguardo.
Uscì dallo studio, lasciandosi dietro la Cross decisamente impensierita da un tale gesto e Jared, che spiazzato e ferito, non era nemmeno riuscito a spostarsi dalla posizione in cui era. Rivolto verso la seduta di Jensen, oramai vuota.
 
Quando Jensen si chiuse la porta dello studio della Cross alle spalle, non andò via subito. Rimase per un po’ appoggiato alla grande porta di legno massello e tentennava sull’idea di dover andare via o rientrare e chiedere scusa per come aveva reagito. La parete che lo divideva da Jared non gli impedì, però, di sentire quello che accadeva dall’altra parte.

“Jared, no. Non seguirlo….”
“Ma ….come…io non capisco cosa…”
“Ascoltami. Lui ti ama. E tanto, credimi.” provava a rassicurarlo la Cross. “Ma se per te è forse più semplice ammettere la completa appartenenza a quest’amore che vi lega, per Jensen è diverso. E’ più difficile. Lui lo sta capendo adesso. Se ne sta rendendo effettivamente conto, adesso. Dagli un po’ di tempo. Un po’ di spazio.”
“Ma che succede se lui non…”
“Non pensare al peggio, Jared. Ne verrete fuori insieme. Comunque vada!”
“E’  il “comunque vada” che mi terrorizza!!”
“ Il “comunque vada” terrorizza chiunque, ma è l’incognita che ci fa andare avanti ogni giorno!”

Jensen sentì tutto. Prese in mano il telefono e prima di pensare alle parole da mettere insieme nel messaggio, chiuse gli occhi e cercò di mettere insieme i pensieri, per poi decidere.
Non poteva più negarlo, qualcosa in lui era scattato. Non aveva ancora capito bene che cosa, ma sapeva solamente che lo aveva mandato fuori di testa. Dall’ultima seduta… tutto era cambiato.
Era come se avesse cominciato a mancargli l’ossigeno, e tutto fosse diventato insopportabile. Non detestava Jared, molto semplicemente aveva cominciato a cercare pause sempre più prolungate, aveva provato a ritrovare la pace stando da solo. Senza riuscirci.
Gli era già successo di sentirsi così, in maniera molto meno forte e travolgente e in quei momenti aveva solamente bisogno di stare solo con sé stesso. Una solitudine circoscritta solitamente in poche ore, eppure Jared era sempre lì.
E fino ad allora gli era andata bene: il compagno era sempre stato una sorta di garanzia, di certezza. Anzi, sapere che ci sarebbe sempre stato qualcuno capace di supportarlo e sopportarlo, rendeva le sue crisi più facili da superare.
 
Questa volta però non riusciva a vederci nulla di buono. Era come se la presenza del compagno gli pesasse sulle spalle, lo facesse sentire in gabbia e non riusciva a farsene una ragione. Era un continuo lottare a vuoto contro qualcosa che non capiva mai a sufficienza.
Jared era una persona… fantastica, ne era ancora sicuro. Sapeva che infondo lo sarebbe sempre stato, nonostante tutto, eppure ultimamente la sua presenza lo metteva in difficoltà. Non riusciva più ad accettarlo intorno a sé come prima, non riusciva più a sopportare la sua presenza.
Perché… gli metteva pressione, lo costringeva a pensare di essere nel torto e la cosa non faceva altro che peggiorare la sua situazione. Era totalmente fuori controllo e lui odiava con tutto sé stesso quel genere di sensazione.
 
Lui era sempre stato una persona pragmatica, razionale, che amava avere tutto in ordine, tutto che seguiva perfettamente i suoi piani. E il minore era esattamente il contrario: imprevedibile, inarrestabile, totalmente fuori controllo per la gran parte delle volte. Era normale che ogni tanto Jensen avesse bisogno di una pausa ma…il fatto che questa volta sembrasse molto più lunga delle precedenti lo spaventava a morte.
 
Il problema era proprio lì: lui aveva paura.
Non poteva negare di aver passato con Jared i migliori momenti della sua vita e l’idea di non viverne più di simili lo terrorizzava, così come vederselo intorno lo metteva a disagio. Non sapeva trovare un accordo tra quella parte di sé che voleva ancora Jared e l’altra parte che invece aveva bisogno di ragionare senza la sua compagnia.
Era difficile per lui pensare che fosse tutto finito, quando sapeva bene che in una situazione normale, libero da tutto quel casino che aveva in testa, Jared gli avrebbe creato ancora quelle farfalle nello stomaco che da subito lo avevano invaso.
 
Quando lo avevano avvisato che avrebbe avuto un collega, di qualche anno più piccolo di lui, aveva sbuffato e alzato gli occhi al cielo: pensava che sarebbe stato letteralmente un bambino, qualcuno a cui stare dietro e che si sarebbe rivelato solo una palla al piede. Mai avrebbe pensato di trovarsi quel gigante buono accanto, capace di stravolgerlo totalmente con il suo carisma.
 
Ed era proprio quello stravolgimento che gli creava ad annientarlo.
 
Jared era…era inarrestabile, spesso, e Jensen si era fin da subito sentito in dovere di proteggerlo. Poteva essere anche una cosa stupida, ma lui doveva fare di tutto perché Jared stesse bene, non si facesse del male e non incorresse in errori troppo gravi.
Lui aveva cominciato fin da subito ad annullarsi per Jared.
E se inizialmente la cosa non gli era pesata, lentamente aveva cominciato a sopraffarlo e a diventare più grande di lui.
Lui dava tutto per il minore: anima, corpo, fiato e cuore. Qualunque parte di sé, qualunque passione ed emozione la investiva su Jared, si era totalmente tagliato fuori dal proprio mondo per Jared.
Lui, che aveva sempre bisogno di tempo per elaborare le cose, di calma per vivere appieno ogni momento, si era trovato immerso in un vortice di esperienze che non aveva mai saputo come fermare.
 
Da colleghi erano passati ad amici, e da amici ad amici intimi e poi a qualcosa di più con una velocità che lo aveva totalmente confuso. Da compagni avevano vissuto una cosa dopo l’altra e lui non aveva mai avuto un’effettiva pausa per rendersi conto di quel che stava succedendo intorno a lui.
Tutte le sue piccole crisi erano solo crepe, avvertimenti che qualcosa di peggiore prima o poi sarebbe successo. E quel “peggio” era arrivato.
Jensen ne era spaventato a morte: non sapeva cosa aspettarsi da sé stesso, non capiva cosa desiderava e non sapeva nemmeno cosa cercare. Sentiva solo una sorta di bisogno di stare solo e Jared sembrava farsi ancora più vicino a lui.
 
Perché non capiva di doverlo lasciare in pace!? Perché semplicemente non lo lasciava perdere per un po’?
 
L’idea che lui lo amasse più di qualunque altra cosa gli faceva paura, più di tutto, e questo gli impediva di stare tranquillo.
Sicuramente l’idea di andare dalla Cross contribuiva solamente ad angosciarlo, perché avrebbe avuto modo di sentire di nuovo quanto Jared lo amasse.
E lui non voleva sentirselo dire…..dannazione!
Sapeva di essere amato, così come sapeva di non saperlo amare allo stesso modo. Quelle sedute lo facevano sentire…inferiore, stupido e decisamente folle. Lui che pensava di fare chissà quali grandi cose e poi non riusciva nemmeno a prendersi i suoi spazi, i suoi tempi ed evitare di impazzire!
 
Cercò di guadagnare tempo, arrivando più tardi alla seduta serale, senza troppi risultati: malgrado fuori dallo studio avesse provato a prendere più boccate d’aria possibile, alla fine tutti i suoi sforzi, una volta entro, erano andati al diavolo.
Non osò nemmeno guardare Jared in faccia, e in quel momento quasi lo detestò per averlo portato fino a lì, imponendosi, come suo solito.
Avrebbe voluto emozionarsi sentendo le parole di Jared. Avrebbe dovuto. Ma la cosa gli veniva così difficile che alla fine si innervosì più di prima.
 
Anche la spiegazione di Jared non era riuscito a calmarlo e alla fine aveva preso la sua dannata decisione: al diavolo le parole, le sedute, la Cross e anche Jared!
Lui aveva bisogno di tempo, di spazio e di silenzio! Era stanco di quelle canzoni, di quel posto, di tutta quell’atmosfera. Voleva respirare, in tutti i sensi.
 
Così fece la sua scelta.
 
Prese in mano il telefono e digitò un messaggio veloce, freddo, quanto si sentiva lui. “Non posso farcela. Devo ripassare delle battute e stanotte dormo nel mio trailer. Ci vediamo domani sul set.” scrisse e ignorò il tentennamento prima di inviare il messaggio.
Alla fine si avviò deciso, lontano da lì.
Lontano da quel ragazzo che ogni volta minacciava di distruggerlo per il troppo amore , per poi curarlo con lo stesso amore.
 
Nello studio della Cross, il telefonino di Jared trillò per un nuovo messaggio. Il giovane lo tirò fuori dalla giacca e lesse. Una smorfia pregna di amarezza gli segnò il viso e poi porse il telefonino alla terapeuta perché leggesse anche lei.
La Cross lesse il messaggio e stranamente agli occhi di Jared parve sollevata.
“Non pensare male.” fece la donna. “Non sta rinunciando. Sta solo pensando, Jared!, e credimi stanotte non ci sarai che tu nei suoi pensieri! Tu però dagli lo spazio che vuole, di cui ha bisogno e poi osserva la sua reazione.” concluse quasi come se quello fosse un piano di guerra.
 
Jared sospirò e sembrò nascondersi nello schienale della poltrona su cui era rimasto seduto per tutto il tempo.
 
Le famose riprese del giorno dopo, per le quali Jensen aveva “dato buca” a Jared dalla Cross, per loro fortuna, erano riprese con una forte carica emozionale. Niente battute spiritose. Niente simpatica bromance tra Sam e Dean. Solo tensione e azione. E questo li aiutò a “usare” il loro già teso stato d’animo.
Quando Singer, li liberò, Jared, facendosi violenza, non si fermò con Jensen, che rimase decisamente allibito da quel gesto. Era certo che il giovane come minimo lo avrebbe mandato al diavolo per come si era comportato la sera prima.
Invece?!  Niente.

Così lo raggiunse e lo bloccò per un braccio.
“Jared ?...io ho bisogno di..”
“Sì, lo so.” lo fermò, Jared. “ Tu hai bisogno d’aria e magari anche di tempo o spazio. Beh! non temere: avrai tutto il tempo, lo spazio e l’aria che vuoi!!” fece sarcastico, mentre si liberava dalla stretta del compagno.
“Cosa…cosa…” balbettò, Jensen impaurito dalla promessa di quella tanto richiesta libertà.
“Dimenticavo!!” fece tornando verso Jensen che ormai lo guardava con aria sconvolta.  “La Cross temeva che tu nemmeno leggessi il prossimo messaggio, così te lo ha scritto. Naturalmente… se ti presenterai o ci farai la grande cortesia di restare fino alla fine!!” fece sbattendogli su petto il foglio e costringendolo a prendere.
“Jared!!”
“Ci vediamo a casa …se non hai altre battute da ripetere anche stasera!!” e andò via. Non si girò nemmeno e non seppe mai come stava Jensen in quel momento.

 
N. delle A.: Lo so! In questo capitolo canzone unica. Ma serviva per dare una certa scossa alla storia, che altrimenti sarebbe diventata forse troppo statica.
Comunque speriamo che il capitolo vi piaccia e vi metta un po’ di curiosità per il prossimo.
Se vi va, questo è il link della canzone di Jared, naturalmente con la traduzione in italiano: http://www.youtube.com/watch?v=PBAbgZMfj2c
Ciao!!!

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Capitolo 8
*** Settima Domanda ***


“Cosa provi nei momenti di incomprensione?”

Dire che Jared si sentiva come se tutto il buono che avevano “tirato fuori” durante le sedute con la Cross, fosse andato a farsi benedire nella maniera più assurda, sarebbe stato un eufemismo. 
Si era reso conto che lui e Jensen erano passati dall’amarsi di nuovo appassionatamente come il loro amore gli concedeva di fare, al passare addirittura la notte separati. Una notte insonne. Una notte tormentata dalla paura che tutto stesse per concludersi nella maniera più assurda.
Erano andati dalla Cross per risolvere alcuni problemi di vita quotidiana e ora si ritrovavano ad essere addirittura separati. Ma la cosa peggiore era che Jared non ne capiva il motivo. Quella notte l’aveva passata a girarsi e rigirarsi nel letto, quel letto che, stranamente, era improvvisamente scomodo e freddo. Non c’era Jensen al suo fianco e questo, oltre a sconvolgerlo, lo confondeva. 
Non capiva che cosa passasse nella mente del compagno, che cosa lo avesse sconvolto e turbato o solo infastidito a tal punto da farlo allontanare da lui in quel modo così repentino e …crudele. Sì, perché ritenne che Jensen era stato crudele ad andarsene dallo studio della Cross in quel modo, a non dargli una spiegazione plausibile, a non tornare a casa la sera con la scusa delle battute. 
Battute un cavolo!! Era un attore e avrebbe potuto trovare una scusa migliore. E poi come se Jared non lo conoscesse: Jensen Ackles !, che avrebbe potuto inventare di sana pianta le battute e non sgarrare di un niente nella storyline della puntata, talmente conosceva bene gli sceneggiatori e quello che volevano dal suo Dean. 

Battute da imparare!! Ma per favore!!

Lo ammise a se stesso: questa volta lo stava odiando. Ma lo odiava davvero. Di un odio che gli contraeva lo stomaco.
Quando gli aveva quasi lanciato addosso l’ennesimo suggerimento della Cross, e lo aveva lasciato nello spiazzale vicino ai loro camper, non aveva avuto nemmeno la forza di girarsi. Di tornare indietro da lui e gridargli : “ Ma che cavolo ti prende, Ackles?!” 
Voleva farlo, diamine!, se voleva farlo. 
Ma si conosceva e sapeva che non si sarebbe fermato a quello. Sapeva che gli avrebbe inveito contro con tutta la rabbia che provava in quel momento. Sapeva che gli avrebbe detto cose che nessuno doveva sentire, ma che il rancore di quel momento, non gli avrebbe concesso di tenere segrete. Era certo che avrebbe tirato fuori anche particolari della loro vita privata, senza preoccuparsi di chi avrebbe assistito al suo sfogo. Sapeva che Jensen lo avrebbe fatto parlare, fin quando non avrebbe avuto null’altro da dirgli. Perché Jensen faceva così quando litigavano. Sapeva che Jared aveva bisogno di svuotarsi, di annientarsi, di buttare via tutto il risentimento o la rabbia che nei momenti di incomprensione, lo schiacciavano. Ne aveva bisogno, per ricominciare. Per sostenere le sue idee o chiedere scusa.

Ma questa volta, il vulcano non era esploso ed il terremoto, ancora dentro di Jared, fremeva per trovare una qualche via di fuga. Il giovane, nel suo trailer, si sedette sulla piccola poltrona accanto al tavolo e cercando di ritrovare un certo equilibrio, mise giù la fronte sulle mani appoggiate al tavolino di legno. In quella posizione piegata, con il volto nascosto dalle sue stesse mani, Jared respirò. 

Una , due, tre , quattro volte. Dentro l’aria. Fuori l’aria. Dentro. Fuori.

E poi pian piano così, fin quando, respirare lentamente, non gli faceva più male al centro del petto. O forse al cuore.
Rimase così per alcuni minuti o forse di più, e riuscì a tirarsi su, solo dopo che si accorse che le lacrime che gli erano scivolate lungo il viso, erano ormai asciutte sul pavimento. 
Non si era nemmeno reso conto di aver pianto. 
Si passò pigramente una mano sul viso per ridarsi una specie di contegno e appoggiò le spalle contratte allo schienale della poltrona. Guardò verso il suo cellulare dimenticato al centro del tavolo e si accorse di un messaggio in attesa. 
Jensen?!...
Forse lo aveva cercato, voleva sapere come stava perché avendolo visto infuriato non aveva il coraggio di presentarsi di persona. Prese velocemente il telefonino e visualizzò l’sms. 
Rimase deluso e tanto. 
Non era stato Jensen a cercarlo, ma la Cross che gli aveva spedito la solita domanda. Per la prima volta si sentì decisamente seccato. Quella donna non dava tregua. Era davvero decisa a battere il ferro fin quando era caldo!! Ma forse non capiva che c’erano lui e Jensen tra l’incudine e il martello e i colpi cominciavano a fare davvero male. E lui cominciava a sentire il rumore del suo cuore che andava in pezzi sotto quei colpi e porca miseria!, se faceva male.

Si sentiva stanco, e dopo aver letto la domanda a cui doveva abbinare l’ennesima canzone, si alzò e andò a mettersi sul divano di fronte alla televisione. L’accese e il canale memorizzato era quello, ironia della sorte, musicale. Lo special in onda era dedicato alla giovane cantante canadese Avril Lavigne , da quello che diceva la voce, fresca sposa del leader dei Nickelback. Naturalmente gossip gossip gossip e nel momento in cui Jared stava per cambiare canale , una canzone della giovane rocker attirò la sua attenzione.
Non poteva crederci!! Ma quella canzone sembrava che gli stesse suggerendo tutto quello che doveva e voleva fare. Tutto quello che la domanda della Cross gli chiedeva di spiegare. Quasi corse al suo tablet e scaricò la canzone.
L’ascoltò per intera, leggendo e rileggendo il testo, ma la voce della dj che ancora parlava dalla sua tv, sembrava distrarlo e non gli permetteva di capire appieno il significato della canzone. “Maledizione…maledizione…”, imprecò. Si alzò velocemente e cercò il telecomando finito tra i cuscini o chissà dove. Lo prese e con le mani che quasi gli tremavano schiacciò il pulsante OFF. “Taci, per l’amor di Dio!!” esclamò vittorioso allo schermo ormai spento e gettando via  con un gesto stizzoso il piccolo telecomando. 

Ritornò ad ascoltare la canzone e si convinse che quelle erano le parole giuste da far ascoltare a Jensen. Un sorriso dolcemente amaro gli piegò le labbra.
“Se deve essere sia, Jensen. Ma non ti perderò senza lottare o almeno provarci fino alla fine.” disse a se stesso. “Questa sera, però, avrai quello che ti meriti!” disse ancora. Quella sera , fu lui a non tornare a casa loro.
“Ci vediamo domani dalla Cross. Vedi di non mancare o giuro che è tutto finito tra noi!”, mandò il messaggio senza pensarci troppo e senza aspettarsi una risposta. Risposta che non arrivò.

Il pomeriggio seguente, Jared puntuale, entrò nello studio della terapeuta e con sua grande sorpresa, Jensen era già lì.  Era un caso che il maggiore fosse già li o solo il non voler sfidare troppo la sorte?
Jared lo guardò e non disse niente. Lo fissò a lungo negli occhi che sapevano di colpa, ma comunque non disse niente. Deglutì la voglia di andargli incontro, di abbracciarlo o di prenderlo a schiaffi e poi spostò la sua attenzione alla dottoressa che, in silenzio, osservava tutto.
“Chiedo scusa per il ritardo, ma il mio taxi è rimasto imbottigliato nel traffico e ho fatto l’ultimo tratto a piedi!” si giustificò con la Cross.
“Non ti preoccupare, Jared.” lo rassicurò. “Non è tardi.” ma il modo in cui disse queste ultime parole, lasciarono Jared un tantino confuso. Che cosa voleva davvero dire?, a che cosa si riferiva?, al semplice ritardo?, o al fatto che per lui  e per Jensen non era ancora finita, dato che il compagno si era presentato allo studio?
Le sorrise quasi per cortesia e si andò a sedere al suo solito posto. Accanto a Jensen. 
“Ciao!” mormorò il maggiore ricevendo in cambio solo un leggero accenno con la testa da parte di Jared. Il giovane si accorse che Jensen non smetteva mai di guardarlo, che sembrava stanco. Che i suoi occhi sembravano stanchi. Lo guardò ancora per un secondo e poi riconobbe quella stanchezza. Era la stessa che aveva visto quella mattina intorno ai suoi occhi mentre era in bagno per darsi una sistemata decente, prima di presentarsi ai set.
“Allora ragazzi!, la scorsa seduta è finita in un modo non proprio positivo. Ma sapevo che prima o poi, ciò che è successo, doveva succedere.”
“Cosa?!” fecero all’unisono i due ragazzi, fissandola stupefatti.
“Cosa credevate?!, che tirare fuori ogni vostro sentimento, anche quello più nascosto e recondito, sarebbe stato facile e semplice come scegliere una canzone?”
“Ma …allora…cosa…”, balbettò confuso Jared.
“Una cosa è pensare di sapere cosa si prova e prova l’altro. Una cosa è sentirselo dire. A volte può far male, a volte può far nascere dei sensi di colpa, a volta può portare a delle consapevolezze che non si sapeva di avere. Durante queste sedute non avete fatto altro che sviscerare il vostro amore e non avete fatto altro che rendervi conto quanto sia…oserei dire: troppo assoluto.”
“Sta dicendo che stiamo sbagliando ad amarci così?!” chiese Jensen che subito dopo guardò Jared, quasi come a dirgli “Sì, stupido!! Perché nonostante tutto questo casino, io ti amo!” 
“No. Sto dicendo che state capendo finalmente quello che davvero c’è tra di voi. Comunque, siamo ormai quasi alla fine della nostra musico-terapia e le fondamenta ci sono. Ora, ci serve sapere se dobbiamo costruire oppure no.” Asserì mentre si sistemava sulla sua poltrona. E poi, dopo aver lasciato ad entrambi un attimo per sistemare le idee, continuò. “Decidete voi come volete proseguire. Preferite  esporre i vostri sentimenti adesso o volete ascoltare prima le vostre scelte?”, fece guardando prima Jensen che, però, ancora perso nei suoi pensieri, le negò lo sguardo, o forse ancora in imbarazzo per il suo comportamento e poi guardò Jared e attese.

Jared si sentiva come se avesse un macigno sul petto che gli impedisse di respirare e sapeva che cosa era quel macigno. La mancanza di Jensen. La mancanza della sua presenza nella sua vita. Fece un respiro profondo e prese coraggio.
“Ok!, Tanto in un modo dobbiamo finire questa storia!”  disse tutto di un fiato. E mentre passava l’USB alla dottoressa sentiva gli occhi di Jensen su di lui. Sapeva di aver reso male la frase appena detta e sapeva che il compagno in quel momento se la stava ripetendo nella sua mente: “ …finire questa storia!” Jensen avrebbe potuto fraintendere il suo vero significato. Ma al diavolo!! Forse era meglio così . Se il compagno mostrava di aver paura voleva dire che non tutto era perso.
La Cross inserì la chiavetta e dopo pochi momenti la canzone cominciò a risuonare nella stanza.

I looked away
Then I look back at you
You try to say
The things that you can't undo
If I had my way
I'd never get over you
Today's the day
I pray that we make it through

Make it through the fall
Make it through it all

Quelle maledette parole sembravano descrivere esattamente quello che stava accadendo in quel momento. Jared si sentì come un disegno con la didascalia, che tutti potevano guardare e leggere. Credeva di essere uno stupido fumetto. 
Si stava guardando intorno cercando di capire ciò che poteva essere salvato e poi guardava Jensen, assorto nell’ascoltare le parole della canzone. 
Mio Dio!, quanto lo amava. Quanto amava tutto di lui. 

Ma come erano arrivati a quel punto? 

Cosa altro poteva fare pur di ritornare a quando anche litigare era un pretesto per baciarsi o fare l’amore appassionatamente. Quando cercavano la scusa , a volte, per non andare d’accordo e così poter poi fare la pace. Una pace che durava tutta la notte, tra sospiri, gemiti, carezze , baci e parole sussurrate, quasi sospirate, ma che avevano comunque la potenza di un uragano. 
Lo voleva. Lo rivoleva a tutti i costi e rivoleva  la loro vita insieme. Lo rivoleva con tutte le sue forze e capì, che come diceva la canzone, quello era il giorno in cui poteva decidere se andare oltre. Se superare tutto e ricominciare.

And I don't wanna fall to pieces
I just want to sit and stare at you
I don't want to talk about it
And I don't want a conversation
I just want to cry in front of you
I don't want to talk about it
Cuz I'm in Love With you

Come poteva quella canzone descrivere a pieno quello che vorticava nella sua mente. Jared voleva davvero smettere di discutere, parlare e riparlare. Era stanco di struggersi inutilmente per un amore che sapeva non gli avrebbe dato comunque scampo. Quell’amore voleva essere amato da lui e lui non si poteva sottrarre nell’amarlo come già lo amava. Si rese conto di essere in un circolo vizioso. Ma era ciò che voleva. Avrebbe anche pianto disperatamente per far parte di quel circolo e diamine!, se aveva pianto. Ma Jensen…beh!, lui valeva ogni sua lacrima. Perchè Jared lo amava. Lo amava e ne aveva bisogno come si ha bisogno dell’aria per respirare.


You're the only one,
I'd be with till the end
When I come undone
You bring me back again
Back under the stars
Back into your arms……

Da quando stava con Jensen, Jared non era più riuscito a guardare un altro come guardava il suo compagno e da quando si erano dichiarati sia come gay che come coppia, ne aveva avute di proposte e anche se Jensen, più discreto e timido, non lo avrebbe mai ammesso, sapeva che la cosa era successa anche a lui. 
Ma con Jensen, Jared si sentiva come un aquila. Aveva trovato il suo compagno per la vita. Con lui sarebbe arrivato fino alla fine. Sapeva che Jensen lo avrebbe difeso sempre e comunque. 
Si sentiva al sicuro al suo fianco e anche quando erano distanti, se chiudeva gli occhi, poteva riuscire a sentire chiaramente le braccia del suo amore circondarlo in un caldo abbraccio. Avrebbe sentito la sua presenza amarlo, avvolgerlo e proteggerlo come le mura di un castello che non avrebbe mai lasciato entrare un invasore. Ma ora quelle mura sembravano vacillare e Jared aveva paura di restare senza le sue difese. Senza quell’amore che lo faceva respirare. 
Senza il suo….eroe!


Wanna know who you are
Wanna know where to start
I wanna know what this means

Wanna know how you feel
Wanna know what is real
I wanna know everything, everything

Quando la canzone arrivò al suo clou e anche la voce quasi disperata della cantante sembrava volesse sottolineare la disperazione e la confusione di Jared, il giovane  si alzò dal suo posto e si avvicinò alla finestra che dava su un giardino d’inverno. Sapeva cosa stava per gridare la rocker: erano le sue stesse domande, le sue stesse paure, le sue stesse confusioni su ciò che stava succedendo tra loro. Jared fissando la staticità del paesaggio che si ritrovò a guardare quasi ipnotizzato, si chiedeva che cosa era reale, che cosa non lo era. Cosa provava ancora Jensen, cosa non provava più. 
Era pronto ad ascoltare e ad accettare ogni risposta, ogni spiegazione. Ogni decisione. Bella o brutta che fosse. Tragica o bellissima. Ma voleva sapere. Doveva sapere tutto. Tutto.


I'm in love with you
Cuz i'm in love with you
I'm in love with you
I'm in love with you

La canzone era quasi finita e Jared si ritrovò con la schiena appoggiata alla grossa vetrata oltre cui, fino a qualche minuto fa i suoi pensieri erano volati via. 
Guardava Jensen, che lo guardava. 
Non c’erano più parole da dire tranne quelle che ancora risuonavano intorno a loro: “Sono innamorato di te perché sono innamorato di te!” Eccolo quel dannato circolo vizioso che tornava prepotente a chiedere dazio ai suoi sentimenti stravolti. Vide Jensen abbassare lentamente lo sguardo e indeciso su come interpretare quel movimento, sciolse le braccia che aveva incrociate sul petto e ritornò al suo posto.

La Cross gli diede qualche momento per riordinare le idee e poi come al solito chiese a Jared di spiegare il motivo di quella scelta.
“Io non posso negare quello che provo. Sarebbe stupido a questo punto.” Ammise consapevole. “Lo amo….ti amo..” disse, ora, rivolto a Jensen, che colpevole, rimaneva in silenzio. “ Ma voglio tirarmi fuori…” e si bloccò un attimo, perché Jensen sgranò gli occhi su di lui, a quella che sembrava essere una frase di addio.
“Jared, no…” sussurrò o forse solo pensò.
Jared guardò il compagno e notò l’espressione di pura confusione che gli si era palesata in volto. Capì. Capì che Jensen aveva frainteso e si affrettò a rimediare. Non voleva essere crudele a fargli credere qualcosa che non era. Ma ammise a sè stesso che il panico che leggeva sul volto del compagno, lo riempì di gioia. Jensen non voleva perderlo e ora lo sapeva. 
“Voglio tirarmi fuori da questa situazione assurda di incomprensioni e di silenziosi litigi. Voglio ritornare alla nostra vita fatta di risate, di lavoro duro, di orari assurdi, di scene da ripetere e di serate passate insieme su un divano a guardare un vecchio film o una partita che ti farà infuriare. Voglio nasconderti ancora il telecomando per non farti cambiare canale quando voglio guardare qualcosa. Voglio di nuovo aver voglia di rubare i tuoi spazi, perché so che questa volta capirai perché lo faccio. Voglio litigare con te ancora e ancora e poi voglio passare la notte a fare pace. Voglio venirne fuori, Jensen. E voglio che tu ne venga fuori con me, al mio fianco. Come ci siamo promessi, quando tutto tra noi è iniziato. Ricordi?, “Affronteremo tutto insieme. Sempre!”….” gli ricordò con la voce che se pur era ferma nel suo tono, non nascondeva una velata emozione in tutto quello che gli stava dicendo. “Questa è stata la promessa che ci siamo fatti. Quello che ti chiedo oggi, è se te la senti ancora di …onorarla.”

Gli occhi di Jensen brillarono a quelle parole, ma la sua voce non riuscì a dire niente. Non ancora. C’era qualcosa che anche lui voleva dire. 
L’unica cosa che fece, l’unico gesto che il suo cuore riuscì a strappare al suo corpo, fu una leggera carezza sul volto di Jared che non si ritrasse, ma quasi, come se non aspettasse altro, si lasciò cullare da quel semplice tocco.
Nei pochi attimi di quella carezza, Jensen, ripensò a quello che aveva fatto e come si era costretto ad arrivare perfino in anticipo dalla Cross. 
Non sapeva neanche lui cosa si aspettava, probabilmente non una reazione del genere. Non arrivare alle lacrime o alla separazione, non arrivare ad essere così distanti. Voleva tutto tranne che separarsi da Jared, tutto tranne che rinunciare al suo amore…ma la pressione era diventava troppa. Non sapeva esattamente quando avevano superato il limite, e soprattutto di che limite si trattasse. Non sapeva bene nemmeno cosa pensare, sapeva solo che aveva pianto, ma pianto davvero. Era stato così sconvolto che trovare una pace quella notte era stato praticamente impossibile.

Non aveva chiuso occhio e per lui non dormire significava alzarsi come un zombie, incapace anche solo di formulare un pensiero di tipo compiuto. Non aveva la benché minima idea di come gestire il mondo e come gestire sé stesso. Riusciva a malapena a connettere e se fosse stato per lui avrebbe mandato al diavolo tutto: lavoro, amici, doveri, responsabilità. Avrebbe mandato tutto all’aria pur di avere la pace che tanto agognava. E che sapeva dove trovare.

Solo che era orgoglioso, dannatamente orgoglioso. Era sempre stato un perfezionista, sul lavoro e nella vita privata, e se tutto non andava come voleva lui si sentiva…perso.
E Jared era tutto tranne che certezze e l’insieme di cose che un perfezionista poteva volere. Era scompiglio, stravolgimento … un vulcano in costante eruzione. Era l’insieme indefinito e imprecisato di cose che più lo spaventavano, che più lo mettevano con le spalle al muro e che insieme sapevano farlo letteralmente impazzire, in senso infinitamente buono.
Jared era la forza che lo spingeva ad andare avanti, senza di lui si sarebbe ammazzato di lavoro senza ottenere niente in cambio, senza volere niente da nessuno. Era convinto che fosse l’unica persona al mondo capace di renderlo migliore e completarlo, sapeva che non c’era un’altra possibilità per lui.
E quella sensazione…lo stava facendo davvero soffocare. 

Aveva deciso di non tornare a casa, quella notte, perché era convinto che tutto gli sarebbe crollato addosso, che la presenza di Jared lo avrebbe schiacciato e invece era successo il contrario. Si era alzato almeno una ventina di volte, senza trovare pace.
Arrivato a mattina presto, arrivato davvero allo stremo delle forze, si era lasciato crollare al centro della stanza, provando a sentirsi meno bloccato tra quelle dannate mura, eppure non ci era riuscito. Il senso di soffocamento era solo aumentato, incentivato dalle lacrime bollenti che gli avevano praticamente scavato le guancie e che bruciavano sulla pelle.
Bruciavano, tanto quanto tutte quelle ferite che non ricordava di avere addosso ma che evidentemente aveva nascosto a sé stesso fino a quel momento.
Piccole parole, frasi, screzi, scherzi, battute che aveva interpretato a suo modo, e che avrebbero finito per farlo crollare e lui non aveva altri appoggi, sarebbe crollato.
Sapeva di aver sempre finto di essere forte, di aver sempre fatto vedere al mondo che lui era quello che ce la faceva da solo…ma non era vero. Lui ce la faceva se a casa c’era Jared ad aspettarlo, altrimenti non ce la faceva a fare nulla! Niente aveva senso senza di lui.

Con quel vuoto opprimente al petto si era costretto a uscire da quella dannata stanza asettica di un motel scelto a caso, tra le lacrime, e si era trascinato al lavoro seppur gli fosse sembrato impossibile.
Qui non aveva incontrato direttamente Jared e non avrebbe saputo dire se fosse positivo o infinitamente negativo. Si sentì solamente sempre peggio, tanto che alla fine fu costretto più volte a rinchiudersi in una stanza e prendere fiato. Poteva sembrare assurdo ma la gente, tutta quella gente, senza l’appoggio di Jared, lo rendeva inquieto e peggiorava il suo malessere.
Si era illuso, forse sbagliando, che anche quella volta sarebbe stato tutto come sempre. Si era detto “E chi se ne importa? E’ sempre andato tutto bene!”, ma non ci aveva mai creduto. Mai. 

Una volta entrato in casa l’aveva trovata vuota, e lo era stata per tutta la notte. Inutile dire che avrebbe chiamato Jared se non fosse stato così cocciuto, anche solo per accertarsi che stesse bene.
Altro duro colpo al suo fisico. E al suo cuore.

Alla fine era arrivato dalla Cross con netto anticipo. Ma non aveva detto niente. Non si era scusato, non aveva spiegato, non aveva praticamente parlato, troppo assuefatto anche stavolta dall’assenza del suo compagno al proprio fianco. Se lo avesse lasciato lì da solo e non si fosse presentato avrebbe fatto solamente bene, se lo meritava, ma quando lo vide arrivare non riuscì a evitare di sentirsi sollevato.
Gli venne quasi spontaneo sorridere, prima di ricordarsi che tra loro nulla andava bene, e alla fine provò almeno a salutarlo senza ottenere successo. Lo aveva ferito, come non mai prima, e Jared ci aveva sofferto.
Aveva aspettato fiducioso che il suo Jared si mettesse a ridere e sdrammatizzasse il tutto ma tutto quel che aveva ottenuto erano state frasi  ben poco chiare, alle quali si era spaventato, tanto che aveva rischiato l’infarto almeno una decina di volte nel giro di pochi minuti.

Jared dal canto suo sembrava divertirsi a metterlo nel dubbio, a fargli pensare a tutto tranne che a cose positive. Si sentiva sempre meno bene e rischiava davvero di cedere. Cedere per lui significava crollare, fisicamente. In quel momento, su quella poltrona, si sentiva davvero sul punto di svenire.
Sospirò profondamente, provando a seguire il significato delle frasi di Jared.

La sua canzone non era stata maturata questa volta. Aveva cominciato a ronzargli nella testa fino a che non aveva deciso che sarebbe stata quella. E non sapeva…non sapeva cosa fare, davvero. Non sapeva come gestirsi, non sapeva come fermarsi adesso e aveva paura di esplodere da un momento all’altro.

Quella carezza era la promessa che avrebbe aggiustato tutto…aveva davvero capito di aver sbagliato, di aver calcolato male le cose. Sì!, perché soffocava della troppa presenza di Jared, ne diventava davvero assuefatto ma senza di lui aveva capito davvero stava male in sua assenza.
Provò a trovare le parole, prima di passare la chiavetta USB alla Cross. La psicologa gli rivolse un’occhiata eloquente: sapeva che tra i due era lui quello che aveva sbagliato, che in qualche modo aveva reso tutto più complicato.
Sospirò pesantemente e rivolse un’occhiata a Jared, profonda e intensa come raramente era capace di fare. 
“Io? Io…lo capirai Jared. Ti giuro, tre minuti e lo capirai Jay…e ti renderai conto che sono solamente un coglione, che non so spiegarmi, non so farti capire ma…ma io davvero non ho mai avuto dubbi sulla mia scelta…” sussurrò lentamente.

La musica partì lentamente. Si cominciò a chiedere se non fosse stata una scelta scontata, probabilmente sì, ma sinceramente non sapeva dirlo.

Well you only need the light when it's burning low
Only miss the sun when it starts to snow
Only know you love him when you let him go

Only know you've been high when you're feeling low
Only hate the road when you’re missin' home
Only know you love him when you let him go

Lui si era sentito in quel modo. Si era sentito vuoto, aveva imparato ad avere sonno e non dormire, a non avere quel che voleva, a fare del suo meglio senza avere niente in cambio…non per colpa di Jared, ma proprio per colpa della sua assenza. Poteva andare peggio? Per lui no. Si era sentito morire, davvero, aveva cominciato a vivere in apnea e fino a che Jared non era entrato in quella dannata stanza, la cosa non era migliorata. Odiava dipendere così tanto da qualcuno ma sapeva infondo che non sarebbe potuto stare meglio di così.
E aveva capito che tutto gli sarebbe mancato solo quando lo avrebbe perso, che doveva prima perdere Jay per un po’, avere paura di averlo perso per sempre e solo dopo capire che non poteva lasciarlo andare.
Che ci aveva provato, si era sforzato di farlo ma…ma gli era risultato impossibile


Staring at the bottom of your glass
Hoping one day you'll make a dream last
Dreams come slow and they go so fast

You see him when you close your eyes
Maybe one day you'll understand why
Everything you touch surely dies

Quando aveva cominciato la sua carriera di attore, inizialmente, tutto gli era sembrato un sogno. Era quel che aveva sempre voluto fare, era il sogno di una vita. Poi lentamente quel sogno era svanito e il suo sogno era diventato Jared. Aveva cominciato a vederlo ovunque, era diventata la sua mania, era diventato il suo tutto. E rinunciarvi era praticamente impossibile.
 
Sapeva bene che era tutta colpa sua, che aveva distrutto tutto con il suo “tocco”, e aveva paura che non sarebbe riuscito a ricostruire la stessa cosa, con lo stesso amore e lo stesso sentimento di una volta. Aveva paura ma…doveva stringere i denti e provarci lo stesso, non lasciarsi andare.
Non lasciarlo andare.

Staring at the ceiling in the dark
Same old empty feeling in your heart
'Cause love comes slow and it goes so fast

Well you see him when you fall asleep
Never to touch and never to keep
'Cause you loved him too much
And you dived too deep

Non poteva permetterselo, non poteva davvero accettare che tutto quello stesse accadendo. Lui si sentiva così caduto in basso…così perdente che non sapeva nemmeno come spiegarlo. Lo aveva sognato pur non dormendo, lo aveva sentito nel cuore quando nella stanza non riusciva a percepirlo, lo aveva visto nella luce e nel buio e in entrambi. Quella notte era stata la più orrenda della sua vita.

Arrivato all’ultima frase, a quella sorta di urlo silenzioso e disperato, si sentì lacerare. Non era pronto a lasciarlo andare, non voleva farlo, non poteva.
“ Io non ti ho mai lasciato andare” sussurrò lentamente per poi scattare in piedi. Si sentiva lo stomaco nella gola, sul punto di vomitare l’anima e il dolore. 

“Scusate io…non mi sento bene” ansimò a fior di labbra, boccheggiando, per poi fiondarsi nel bagno adiacente.  
Jared questa volta non restò con la Cross. Lo seguì, perchè, questa volta, sapeva ciò che faceva stare male il compagno: l'aver capito il suo errore e non la testardaggine nel commetterne un altro.

"Lo porto a casa!" disse alla terapeuta prima di andare via. "Aspetto la sua prossima mail!" le disse sorridendole e poi confortato dal sorriso che gli veniva ricambiato, raggiunse il compagno.

Quando Jensen uscì dal bagno, con ancora sul viso i segni dello scombussolamento e la pelle bagnata dall’acqua, trovò Jared ad aspettarlo. Stava per scusarsi ancora, per quello che aveva fatto nella seduta precedente, per quello che gli era successo adesso, quando Jared lo anticipò. 
“No. Basta così. È colpa di entrambi. Ma ora è tempo di ricominciare a stare bene. Andiamo!, torniamo a casa.” gli disse con un tono incredibilmente docile. 

Arrivarono a casa loro, e una volta che si chiusero la porta alle spalle, lasciarono fuori tutto e tutti. Mondo compreso.

Jared andò in cucina a prendere due birre e quando tornò in salotto trovò Jensen seduto sul divano che sembrava non aspettasse altro che parlargli. Si avvicinò al maggiore e gli porse una bottiglia e poi fece per andarsi a sedere su una poltrona poco lontana. Voleva lasciargli il suo spazio, ma Jensen gli afferrò il polso, fermandolo. 
“No. Resta qui. Siedi qui. Accanto a me.” sussurrò ma con tono deciso. “Dove è giusto che tu stia. Sempre!”
Jared obbedì, estasiato dalle parole che aveva appena udito. 
Che Jensen avesse finalmente trovato pace? Che avesse finalmente compreso la grandiosità dell’amore che li univa, come era successo a lui? E che quella stessa grandiosità che prima li spaventava, era invece l’unica ancora di salvezza per affrontare il mondo intero?

Si sedette al suo fianco, ma rimase in silenzio perché sapeva che Jensen aveva ancora bisogno di confidarsi. 
“Lo so! In questo mese…anzi.. in questa settimana, dire che ho dato di matto è poco!” e sorrise vedendo Jared sorridere con lui. “Ma questo è l’effetto che mi fai, Padalecki!! Mi rendi folle. Annulli tutte le mie certezze e mi mostri il mondo come mai avrei potuto vederlo. E non lo sopporto, perché non  è il mio mondo ma non ne posso fare a meno, perchè in quel mondo ci sei tu e tutto ciò che di meraviglioso sei. Ora lo so!” disse con un tono decisamente risoluto e convinto. “Non m’importa che cosa farai o quello che farò io…non esiste che io rinunci a te e mai….mai permetterò che tu rinunci a me!”

Jared iniziò a vedere il compagno in maniera sfocata. Stupidamente si chiese da quando aveva cominciato ad avere problemi di vista. Poi le lacrime che lo offuscavano  ebbero il via libera e scivolarono via dai suoi occhi e tutto ridivenne chiaro e limpido , come il verde degli occhi di Jensen che lo stavano fissando, di nuovo sereni. Di nuovo felici. Di nuovo innamorati.
Jared, prese fiato e incapace di interrompere quello splendido contatto visivo, chiese perdono un ultima volta. “Perdonami se non ho capito quello che provavi, se a volte ti ho soffocato o al contrario ti ho trascurato. Perdonami se a volte il mio modo di fare è andato oltre il tuo modo di vedere le cose. Ma…ma è talmente forte e immenso l’amore che provo per te, che solo…. “esplodendo” ….con le mie assurde manie, riesco a non impazzire per te. Non voglio perderti e come te, non voglio che tu perda me. Mai!”

Si abbracciarono. Forte. Quasi da provare dolore in quella stretta. Poi l’abbraccio divenne una carezza, la carezza divenne un bacio. Quel bacio li guidò verso un altro bacio e un altro e un altro ancora. Fin quando dividere le loro labbra divenne un opzione da non prendere nemmeno in considerazione. 
“Fa’ l’amore con me!” fu la richiesta quasi disperata da parte di Jared. 
Jensen non rispose. Non a parole. Strinse le mani del giovane nelle sue. Si alzò, portandosi dietro il compagno e lo guidò verso la camera da letto. 

Tra le lenzuola,  la passione e la dolcezza, la calma e la frenesia, il dare e il ricevere, l’arrendersi e il conquistare, si fusero in un equilibrio perfetto. Come perfetto era l’amore che provavano l’uno per l’altro. Jensen cancellò ogni suo dubbio, ogni sua incertezza quando Jared si concesse completamente a lui, accogliendolo nel suo posto più intimo. 
Jared ritrovò il suo equilibrio e la sua tranquillità quando Jensen fece di loro un corpo solo. Si unirono, si amarono, si appartennero nel modo più completo e profondo. Ogni movimento, ogni affondo, ogni contrazione non furono mai guidati dalla voglia di giungere al termine di quel piacere fisico, ma restarono dolci, cadenzati, strenuamente ritmici.  

Le fondamenta gettate dalla Cross si erano dimostrate solide e ora stava a loro costruire in maniera ancora più solida, quello che era un nuovo rapporto. 

Quindi non c’era fretta di..arrivare alla metà. Si presero i loro tempo. 
Godettero di ogni gemito e di ogni tremito, l’uno dell’altro. Fremettero di quelle richieste intime in quei posti infuocati dal desiderio, che le mani, una volta di uno , una volta dell’altro, si facevano carico di soddisfare. Si bearono di ogni tocco, di ogni carezza, di ogni bacio. Rinsaldarono le loro consapevolezze ogni volta che i loro sguardi restavano incatenati dichiarandosi silenziosamente quando fosse grande il loro amore.
Solo quando il desiderio di sfinirsi definitivamente raggiunse il culmine di quella rinnovata promessa d’amore, lasciarono che i loro corpi reagissero al puro istinto. Il piacere fu immenso, l’amplesso appagante e tutto fu ristabilito. 

Ancora persi, uno nell’abbraccio dell’altro, fu Jared a riprendere per primo il controllo del proprio respiro.
“Ti amo, Jensen. Non ne potrò mai fare a meno. Tu per me sei come l’aria. Indispensabile!”
Jensen lo baciò, dando a quel bacio la più dolce delle tenerezze.
“Allora non smettere mai di respirarmi e lascia che io respiri te!” gli sussurrò, prima di baciarlo ancora.

La mattina arrivò e li trovò ancora abbracciati. Ancora stretti. Ancora felici.
Fu il trillo dei loro cellulari a svegliarli o per lo meno a destarli da quello che ormai non era più un sogno ma di nuovo una stupenda realtà. Loro due insieme.
Jared allungò una mano e raggiunse il suo telefono, un attimo dopo lo fece anche Jensen.
Sorrisero all’ultimo messaggio della Cross. Ma entrambi decisero che c’avrebbero pensato dopo. 
Ora, era il momento del buongiorno e riprendere da dove avevano lasciato la notte appena passata, sembrò essere un buon inizio di giornata!!


N.delle A.: E siamo quasi in dirittura di arrivo. Il prossimo sarà l’ultimo capitolo di questa estenuante terapia di coppia, che  
( ammettiamo soddisfatte!!) a volte, grazie alle vostre recensioni,  ci sembrava essere una terapia di gruppo!!
Comunque, come al solito, vi lasciamo i link delle canzoni con testo in italiano, se vi va di sentirle:
Per Jared, Fall in pieces di Avril Lavigne: http://www.youtube.com/watch?v=kSZ1-uXJRIQ
Per Jensen, Let her go dei Passenger : http://www.youtube.com/watch?v=mETIWKXdZ2c 
Naturalmente pensate tutto al maschile!! Abbiamo provato con una cover, ma l’originale è l’originale. Un po’ come è successo con “You’ll shook me all night long” degli AC/DC.

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Capitolo 9
*** Ottava Domanda ***


“Che cosa diresti al tuo compagno per convincerlo che stare insieme è ciò che deve essere?”
 
Il giorno in cui Jared e Jensen dovevano andare a quella che sarebbe stata l'ultima seduta dalla Cross, era un sabato e prima di quel giorno , fortunatamente avevano avuto un paio di giorni tutti per loro a causa di un provvidenziale ritardo delle riprese. Avevano passato quei due giorni letteralmente chiusi in casa, a parlare, a confidarsi e a farlo serenamente senza più sentirsi in colpa per quello che provavano.
Si amavano senza chiedersi se fosse abbastanza o troppo o troppo poco. Si amavano perchè era quello che volevano fare.
A volte restavano per lunghi momenti in silenzio, uno accanto all'altro, seduti vicini, a guardarsi negli occhi, ad accarezzarsi con tocchi leggeri anche solo il semplice profilo del viso, come se volessero imprimersi fin dentro l'anima i lineamenti del volto amato.
Si sorridevano, si cercavano, si trovavano e si tenevano stretti come a non voler mai più spezzare quel legame che li teneva uniti. Che li voleva uniti.

A metà mattinata, avevano deciso di darsi una piccola tregua da quel limbo paradisiaco che si erano ricreati, solo per rispondere all'ultima domanda della Cross. Si separarono solo dopo essersi baciati ancora.
Jared andò nel loro studio, Jensen restò nel soggiorno.
Avrebbero comunque scelto le canzoni ognuno per conto proprio. "Senza barare!" aveva detto Jared, facendo ridere Jensen, che più volte aveva cercato di scoprire dove fosse indirizzata la scelta del suo, ora, più che mai, amato, compagno.

Jensen si era ripreso. A modo suo, ma aveva davvero cercato di riprendersi, di vedere le cose sotto l'ottica giusta e non sotto quella della rabbia e della paura. Aveva capito di aver agito in un modo troppo frettoloso e per questo, sbagliato, tanto da lasciarsi trascinare dal contesto fino a farsi annullare.

Aveva capito che lui era comunque una persona abbastanza forte da saper gestire la sua paura di essere troppo poco, e che infondo Jared lo aveva scelto tra tutte le persone del mondo. Evidentemente se lo aveva fatto, in qualche modo, aveva trovato in lui qualcosa che lo colpiva davvero.
E aveva anche capito che per quanto Jared fosse un vulcano, sapeva sconvolgere la sua vita nel modo migliore che potesse esserci, nel modo più sano e giusto che potesse esserci.
 
In quei giorni di pausa che sembravano arrivati nel momento più opportuno, aveva cominciato ad apprezzare , con i suoi tempi, quel che era successo con Jared in tutto quel tempo e come poter davvero apprezzare quel che stava accadendo. Effettivamente si era reso conto di essersi fatto troppi problemi per nulla, ed era arrivato alla conclusione che era inutile pensare così tanto.
Tutto quello di cui aveva bisogno era semplicemente ritrovare la sua pace, e quella pace era solamente in Jared e in nessun'altro.
 
Per una volta trovare la canzone per la Cross si era dimostrato un compito facile, così istintivo che gli era sembrato anche troppo semplice, troppo naturale, tanto che cominciò a domandarsi di non aver fatto tutto troppo di fretta. La domanda di per sè non era così semplice ma dopo tutto quel che gli era successo, gli era sembrato anche troppo facile trarre le sue conclusioni.
Era così felice che tutto fosse improvvisamente migliorato che l'unica sua preoccupazione era trovare una canzone che dicesse tutto, che esprimesse cosa esattamente gli passasse per la testa. Non gli sembrava possibile, per una volta aveva temuto che nessuno potesse essere così bravo da esprimere quel che gli volava per la testa.
Voleva davvero che tutto quello che avrebbe voluto dire venisse espresso per bene, con la giusta precisione e con le parole giuste.
 
Per una volta gli importava che fosse davvero tutto perfetto, anche solo per mostrare alla Cross che ora si sarebbe impegnato davvero in quel che li aspettava.
Una volta terminata la sua ricerca aspettò Jared in  soggiorno, con il suo solito sorriso alla "Dean", in attesa di sapere che cosa questa volta gli avrebbe riservato.
 
Nello studio, invece, meno sicuro di Jensen, Jared si mise al computer e vagò per un po' tra i vari siti musicali, si era perfino fermato in uno di quei siti di FF su di loro, e aveva letto alcune delle song fiction, cercando tra quelle parole e quelle "favole", la sua ispirazione.
Niente!!
Per quanto le cose ora fossero decisamente in salita con Jensen, per quanto avessero chiarito definitivamente che quello che c'era tra loro non era la malattia, ma la cura a tutte le malattie, quella a cui doveva rispondere era paradossalmente la domanda più difficile : " Cosa diresti al tuo compagno per convincerlo che stare insieme è ciò che deve essere ?"
Jared gli aveva detto che lo amava e glielo aveva detto in mille modi, usando ogni inflessione e cadenza del suo cuore a tratti afflitto , a volte euforico e a momenti tormentato.
Aveva scelto la maniera di dirglielo tra le parole delle canzoni più strazianti e quelle più imbarazzanti. Aveva perfino pianto quando , amandolo infinitamente, non era riuscito a dirglielo e si era lasciato cullare dall'abbraccio di Jensen. Si era lasciato consolare dal suo calore e dalle sue parole rassicuranti.
Ma per un assurdo motivo, per un assurdo accanimento del destino, sembrava difficile dire a Jensen che stare insieme era l'unica cosa giusta da fare. Per entrambi.
Quasi sconfitto da quella sorta di fallimento musicale, il giovane si mise a girare tra i vari video youtube della rete: pop, rock, country, blues...fin quando non gli si presentò davanti una canzone che faceva parte di un film che vide proprio con Jensen. Non erano andati al cinema, avevano preferito guardarlo a casa loro, in tutta tranquillità.
Ricordava la melodia, qualche parte del testo ma non tutto e così ricercò la canzone e il testo completo. L'ascoltò e quasi come ipnotizzato, si accorse che la canzone altro non faceva che raccontare di loro, di quel mese assurdo che avevano passato, dei dubbi sul loro legame, sul modo in cui dovevano affrontarli e sull'inutilità di provare a lasciarsi.
La scaricò sulla sua USB e la mise nella giacca che avrebbe indossato , per incontrare la Cross.

Quando tornò nel soggiorno, stupendosi, trovò Jensen comodamente seduto sul divano. Le braccia incrociate sul petto e le gambe virilmente accavallate. E gli sorrideva.
Oh Dio!!, pensò, quanto era bello quel sorriso. Quanto era sereno quel sorriso. Quanto era bello veder sorridere Jensen di nuovo in quel modo. E soprattutto quanto era bello sapere che quel sorriso era tutto per lui.
Prima di dire qualsiasi cosa o chiedergli il perchè di quel sorriso soddisfatto, Jared gli si fece vicino, sorridendogli flebilmente o forse era serenamente serio. Gli si inginocchiò davanti, costringendolo a scavallare le gambe, così da potersi avvicinare e gli portò le mani sul viso, ad incorniciarlo. Jensen gli sorrise ancora.
"Fatto i compiti!?" chiese ironicamente il maggiore sporgendosi verso di lui.
"Sì!" rispose, Jared, quasi in un sussurro senza riuscire a distogliere lo sguardo dallo sguardo di Jensen.
"E ora che cosa vuoi?!" lo provocò il maggiore.
"Voglio un bacio!" e fu lui a prenderselo dalle labbra del compagno, senza aspettare un qualsiasi permesso. "E poi ne voglio un altro!" e lo baciò ancora. " E poi ancora un altro!" e a quel punto, anche se era lui ad aver preso l'iniziativa, fu Jensen, che abbracciandoselo stretto, se lo tirò sulle gambe , facendolo sedere a cavalcioni su di lui. Di baci se ne diedero tanti e tanti altri, e i "ti amo" che si sussurravano sul collo, sulle labbra e sul cuore, si andarono a mischiare ai loro gemiti sempre più accalorati e colmi di desiderio.
Poi, scoppiò l'amore. Passionale e appassionato. Quell'amore che si disfà dei vestiti e non si preoccupa di arrivare alla camera da letto, ma si accontenta anche del tappeto o di un semplice cuscino di un accogliente divano. Quell’amore che ti fa ridere di cuore, alla fine, quando ti rendi conto, di averlo fatto come un adolescente in piena crisi ormonale. Con urgenza quasi….isterica!

Il pomeriggio , quando ormai non poterono più rimandare, si costrinsero a riassettare tutto e rendersi presentabili e più o meno "freschi" , per poter andare dalla Cross.
Quando entrarono nello studio della terapeuta, la donna non potè non notare il radicale cambiamento delle sole espressioni dei due ragazzi. Per la prima volta, da quando li aveva conosciuti, entrarono nel suo ufficio, senza interrompere il loro contatto fisico. Infatti Jensen, camminando accanto a Jared che rimaneva leggermente davanti a lui, teneva le mani sui fianchi del giovane, e sembrava quasi aiutarlo a camminare o forse, semplicemente, non voleva lasciarlo allontanare troppo da lui.
Seppur comunque fossero in un luogo pubblico,  questa volta, Jensen non riuscì a staccarsi completamente da Jared, a lasciarlo andare come faceva di solito, e fu costretto quindi a mantenere una sorta di contatto fisico di qualche tipo, in modo che la sua vicinanza non gli pesasse troppo.
 
Salutarono la Cross e come al solito si sistemarono, sul divano di cortesia, dello studio, uno accanto all'altro.
"Presumo che finalmente entrambi abbiate realizzato il posto che ognuno di voi ha nella vita dell'altro!?" chiese il medico.
"Decisamente!" risposero entrambi, all'unisono. Esattamente come accadde durante il loro primo incontro con lei. Solo che quella volta, c'era una sorta di risentimento nella voce. Ora, invece, no. Ora c'era solo la consapevolezza di ciò che provavano uno per l'altro. La Cross sorrise e tra sè, pensò che il castello stava venendo sù decisamente forte e possente in tutte le sue mura.
"Allora, come al solito?, vogliamo vedere che cosa c'è in testa alla vostra play list ?!" ironizzò sulla canzone che avrebbero dovuto ascoltare. E questa volta entrambi porsero l'USB alla donna, ed entrambi sembravano ansiosi di ascoltare la scelta fatta.
"WOW!!! quanto entusiasmo!!" scherzò, prendendo dalle mani di entrambi le chiavette. "Ok! vediamo un po'!" disse prendendo le chiavi elettroniche e inserendole entrambe negli appositi alloggi del computer. Cliccò sui tasti per aprire i file interessati e quando lesse i titoli delle canzoni, guardò stupita e con un pizzico di delusione i due giovani di fronte a lei.
"Anche se siamo all'ultima seduta, avrei voluto che entrambi faceste la vostra scelta singolarmente!" fu il prologo a quello che aveva visto.
"E' quello che abbiamo fatto!" sentì di giustificarsi Jared, anche se non capiva perchè doveva giustificarsi.
"Sul serio?!" continuò, guardando, adesso, verso Jensen.
"Studio. Soggiorno!" fu la risposta telegrafica di Jensen indicando prima Jared e poi lui.

La Cross sorrise, evidentemente e piacevolmente sorpresa. Anche se infondo aveva capito quello che era successo. "Ok! Mi fido." Acconsentì, pensando soddisfatta che sarebbe stato un magnifico castello. "E quindi a questo punto, credo che non ci sia bisogno di scegliere chi debba iniziare!" fece mentre i due la guardavano spiazzati.
Premette play e la canzone cominciò a risuonare nella stanza. Già dalle prime note ,  che altro non era che l’armonizzante voce della cantante, entrambi i giovani, si guardarono stupiti. Increduli. Entrambi non potevano crederci.
Avevano scelto la stessa canzone.
Le bocche aperte per la sorpresa. Gli occhi lucidi per l'emozione. Il cuore che batteva furioso per quella sensazione di infinita gioia che sentivano esplodersi dentro. Ogni muscolo che chiedeva di raggiungere il corpo dell'altro e che si costringeva a rimanere seduto solo per rispetto alla donna che li stava guardando.

 
And I am telling you 
I’m not going 
You're the best man I'll ever know 
There's no way I can ever go 
No, no, there's no way 
No, no, no, no way I'm living without you 
I’m not living without you 
I don’t wanna be free 
I’m staying … 

And you, and you 
You're gonna love me..
Quelle parole erano esattamente quello che Jared sentiva di dover dedicare a Jensen. Erano esattamente quello che avrebbe gridato e gridato mille e mille volte a Jensen, se le cose fossero andate diversamente tra loro. Gli avrebbe urlato che era l'uomo che voleva al suo fianco, che non c'era modo, nessun modo perchè lui lo lasciasse. E Jared, mai e poi mai lo avrebbe lasciato. Jared avrebbe rinunciato a tutto per lui, perfino alla sua libertà pur di stargli accanto , pur di farsi amare.
Mentre per Jensen, da subito quella canzone gli aveva fatto a capire che era la scelta più giusta. Sapeva che non sarebbe mai riuscito ad ammettere con Jared quel che provava, e che in qualche modo quelle parole erano azzeccate. Jared era davvero l'uomo della sua vita, quello che -e se ne rendeva conto decisamente tardi- meritava davvero di passare l’intera esistenza con lui. E a dire il vero certe volte cominciava a sembrargli troppo perfetto, troppo troppo e forse era quello il motivo per cui si sentiva così inferiore a lui.
 

 
And I am telling you 
I'm not going 
Even though the rough times are showing 
There's just no way, there's no way 
We're part of the same place 
We're part of the same time 
We both share the same blood 
We both have the same mind 
And time and time, we've had so much to see and 
No… 
I’m not waking up tomorrow morning and finding that there's nobody there 

Glielo aveva detto in ogni modo in quei giorni, durante le sedute, con ogni canzone. Si sentiva completamente parte di lui. Irrimediabilmente consapevole di essere la metà di ciò che era Jensen. Era lo stesso posto, lo stesso tempo, lo stesso sangue, la stessa mente del compagno e mai e poi mai avrebbe permesso a se stesso di svegliarsi da solo la mattina.
Svegliarsi senza Jensen avrebbe significato svegliarsi senza la voglia di vivere. Senza il calore del sole per scaldarsi. Senza la sensazione di essere a casa. Senza la capacità di formulare un solo pensiero sensato. Svegliarsi senza Jensen, significava semplicemente non svegliarsi.
E la disperazione con cui la Houdson gridava così melodiosamente che mai e poi mai avrebbe rinunciato a quell’amore, era la stessa disperazione con cui Jared voleva che Jensen sapesse del suo amore. Per nessuna ragione Jared gli avrebbe permesso di smettere di amarlo.
 
Jensen, invece, non ci era arrivato subito, aveva avuto bisogno del suo tempo per ammetterlo con sè stesso, per capire che era davvero così che le cose dovevano andare, per farsene una ragione. Era seriamente sicuro che non ci fosse un'altra strada, che quello fosse l'unico modo in cui le cose potevano andare.
Sapeva bene che avrebbe dovuto essere più sveglio in quel caso, che avrebbe dovuto accorgersene molto prima perchè così aveva solo rischiato di perdere Jared. Eppure...eppure sapeva anche di aver bisogno di tempo, di spazio per realizzare le cose.
Non era capace di capire quanto le cose potessero davvero cambiare velocemente. E non sempre in peggio!
Aveva rischiato di perderlo...continuava a ripeterselo, provava davvero a ricordarselo ogni secondo, giusto per capire di chi e cosa davvero aveva rischiato di non avere più al suo fianco, di che cosa poteva succedere ma fortunatamente avevano evitato.

 
 
Tear down the mountains 
Yell, scream, and shout like you can say what you want 
I’m not walking out 
Stop all the rivers, push, strike, and kill 
I’m not gonna leave you 
There's no way I will ..
...
You're gonna love me
Sulla strofa che seguì subito dopo, Jared sentì l'istintiva necessità di stringere la mano di Jensen che a sua volta strinse la sua. C'era una dolcissima forza in quella stretta, la voglia di non lasciarsi mai andare, il desiderio di sentirsi sempre e comunque legati. Nonostante tutto.
Se qualcosa, nel loro rapporto si fosse rotto, Jared sapeva che per quando Jensen avrebbe potuto scalpitare, lui non lo avrebbe lasciato. Come nella canzone, il compagno avrebbe potuto urlare, gridare, spingerlo via, colpirlo per fargli male..ucciderlo come già lo aveva ucciso quando se ne era andato via dall'ufficio della Cross e non era tornato a casa. Ma nulla, nulla sarebbe cambiato.  Jared avrebbe fatto tutto il possibile o l'impossibile per farsi amare ancora. E Jensen avrebbe dovuto arrendersi. Lo avrebbe amato. Lo avrebbe amato e amato ancora.
E quando la potente cantante esalò l'ultima nota, modulata con la più disperata passione musicale, Jared era completamente perso nello sguardo del compagno.
Fissava quello splendido verde che brillava di emozione. Si beava della dolcezza con cui Jensen lo stava guardando. Godeva della presa che il compagno aveva sulle sue mani e dell'amore che quella semplice presa riusciva a trasmettergli.
Avrebbe pagato tutto l'oro del mondo per sentirsi come si sentiva in quel momento. Avrebbe rinunciato alla fama e al successo più eclatante perchè Jensen lo guardasse così ogni giorno della sua vita. Avrebbe , davvero, venduto l'anima al diavolo, per sentire l'amore che sentiva provenire da Jensen come in quel momento.
Ora lo sapeva: avrebbe amato Jensen per tutta la vita. Lo avrebbe amato perchè amarlo lo faceva vivere. Si sarebbe lasciato amare perchè farsi amare da Jensen lo faceva vivere. Gli avrebbe permesso di completarlo anima e corpo perchè quella completezza lo avrebbe fatto vivere. Avrebbe lasciato che Jensen vivesse di lui perchè far vivere Jensen, faceva vivere lui. Avrebbe amato Jensen perchè Jensen era la vita. Era la sua vita.

Jensen , in quel momento, percepì ogni pensiero, ogni emozione di Jared. Alla fine l'unica cosa che riuscì a fare fu stringere la mano di lui alla sua, facendo in modo che le cose tornassero così al loro posto. Voleva solamente ricordargli "Io ci sono, sarò sempre qua!", e sapeva che non ci sarebbe mai potuto essere un modo migliore per ricordarglielo.
Poteva essere tutto, semplicemente, così.
E alla fine, anche negli occhi della Cross, ritrovò la sua stessa identica convinzione: quella che ormai il peggio era passato e che da quel momento avrebbero solamente potuto trovare la loro pace, il loro equilibrio. Potevano semplicemente migliorare.
E Jensen ne era sicuro, ora lo sapeva davvero.
 
La Cross, da parte sua, aveva in volto la più piena soddisfazione nel vedere il modo in cui i due giovani si guardavano. Sapeva che non avrebbero, ora, mai più, smesso di guardarsi così.
Quando anche quell’ultima seduta ebbe fine, i due attori, ringraziarono con un caloroso abbraccio quella terapeuta così stravagante nei suoi metodi. Però, diamine!!, se avevano funzionato.

Tornarono a casa loro, e per un po’ restarono in silenzio a fissare il vuoto e forse, solo a pensare a quel mese appena trascorso, alle tribolazioni che aveva portato e alla consapevolezza che tutto ormai era finito per il meglio.
Jared si voltò verso il compagno, gli accarezzò il volto ancora pensieroso e lo baciò. E fu un bacio dolce, delicato ma pregno di amore e desiderio di amare ed essere amato.
Il maggiore si scostò da lui, lasciandolo per un attimo perplesso. Poi si allontanò del tutto.
“Jensen ?!” chiese turbato, Jared, non sapendo come interpretare quella reazione.
Jensen si girò verso di lui, gli sorrise malizioso e sbottonandosi lentamente la camicia, si avviò verso la loro camera.
“Vieni! Ho voglia di riprendere da dove abbiamo lasciato oggi pomeriggio! Niente più arretrati da oggi in poi!!” e sorrise di più, quando vide Jared illuminarsi e corrergli incontro.

Fare l’amore era, per i due innamorati, sempre qualcosa che creava intorno a loro un universo parallelo, in cui i loro corpi erano il pianeta e l’amore che provavano l’uno per l’altro, l’aria che respiravano.
Erano in un mondo tutto loro. Erano in una pace tutta loro.
Jensen appoggiato alla spalliera del letto, si teneva abbracciato il corpo di Jared, gli accarezzava la schiena ancora sudata e di tanto in tanto, come al solito, gli baciava la testa e i capelli meravigliosamente scompigliati e disfatti sul suo petto che faceva da cuscino al giovane.
“Jared?!” lo chiamò senza smettere di accarezzarlo.
“Mmhhh!” fu la risposta da parte del compagno che si fece più vicino al corpo di Jensen come per fargli intendere che lo stava ascoltando.
“Canterai per me , un giorno?!” domandò semplicemente e memore delle volte che, invece, lui, aveva cantato per Jared.
Il giovane a quel punto, sorpreso da quella richiesta tanto inaspettata quanto dolce, alzò la testa dal petto di Jensen e si sistemò meglio sul corpo dell’altro. Si mise in modo da potergli stare a pochi centimetri dal viso, per poterlo guardare meglio, godersi i suoi dolcissimi lineamenti del “dopo amore”, per perdersi in quel mare smeraldino dei suoi occhi. E poi, senza alzare troppo la voce, come se volesse che le sue parole arrivassero nella maniera più dolce al cuore di Jensen e alla sua bellissima anima, lo accontentò e cantò per lui.

Is it the look in your eyes    
 Or is it this dancing juice  
Who cares, baby
 I think I wanna marry you…

 
Non andò oltre, ma respirando il respiro di Jensen, il giovane non faceva che ripetere “ I think I wanna marry you..”, e lo ripetè fin  quando Jensen non si accodò, infinitamente felice di quella proposta e iniziò a cantare con lui.

 “Don't say no, no, no, no, no  
Just say yeah, yeah, yeah, yeah, yeah
And will go, go, go, go, go 
If you’re ready, like I'm ready.
.”


N. delle A. : Ed eccoci alla sospirata fine di questa terapia di coppia. Io e Kleines licht speriamo di tutto cuore di avervi tenuto compagnia in un modo piacevole. Ogni tanto, lo sappiamo, vi abbiamo fatto soffrire, a volte arrabbiare, però a volte, siate sincere, vi abbiamo fatto anche sospirar d’amore!!
Come al solito vi lasciamo il link della canzone con la traduzione….
https://www.youtube.com/watch?v=QsiSRSgqE4E
https://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20080226052258AAG6CTE
 …e aspettiamo fiduciose di sapere cosa ne pensate del finale di storia.
Se non vi piace, licenzieremo la Cross!
Ps: naturalmente avete riconosciuto B. Mars alla fine !!!!
Bacioni, Cin e Kleines!!!     

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