Insieme siamo l'inizio e la fine.

di tempestadentroquietefuori
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1 capitolo ***
Capitolo 2: *** 2 capitolo ***
Capitolo 3: *** 3 capitolo ***
Capitolo 4: *** 4 capitolo ***
Capitolo 5: *** 5 capitolo ***
Capitolo 6: *** 6 capitolo ***
Capitolo 7: *** 8 capitolo ***
Capitolo 8: *** 7 capitolo ***
Capitolo 9: *** capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** 10 capitolo ***
Capitolo 11: *** 11 capitolo ***
Capitolo 12: *** 12 capitolo ***
Capitolo 13: *** 13 capitolo ***
Capitolo 14: *** 14 capitolo ***
Capitolo 15: *** 15 capitolo ***
Capitolo 16: *** 16 capitolo ***
Capitolo 17: *** 17 capitolo ***
Capitolo 18: *** 18 capitolo ***
Capitolo 19: *** 19 capitolo ***
Capitolo 20: *** 20 capitolo ***
Capitolo 21: *** 21 capitolo ***
Capitolo 22: *** 22 capitolo ***
Capitolo 23: *** 23 capitolo ***
Capitolo 24: *** 24 capitolo ***
Capitolo 25: *** 25 ***
Capitolo 26: *** 26 capitolo ***
Capitolo 27: *** 27 ***
Capitolo 28: *** 28 capitolo ***
Capitolo 29: *** 29 capitolo ***
Capitolo 30: *** 30 capitolo ***
Capitolo 31: *** 31 capitolo ***
Capitolo 32: *** 32 capitolo ***



Capitolo 1
*** 1 capitolo ***








Era passata una settimana da quando mia madre mi aveva annunciato la nostra partenza per l'Italia. 
Non era una semplice partenza, era un addio per Tokyo. 
Avrei lasciato la mia città, quella in cui sono nata e cresciuta, per andare a vivere in Italia. 
Mia madre ha ricevuto un grande successo dopo la pubblicazione del suo libro, con la nostra storia ha avuto molti lettori e molte case editrici voglio avere a che fare con lei. 
Lei stessa vuole ampliare gli orizzonti, così ha deciso di far breccia nei cuori italiani. 
Così, colta da questo suo grande sogno, ne ha affiancato un altro:
Quello di vivere a Napoli, città vista da lei da bambina e piaciuta sin dall'inizio. 
 
Ora siamo qui all'aeroporto, pronte per imbarcarci. 
Vi domanderete : - Non hai un po' di ansia ? E la paura per il volo? - 
 
Ansia si. Insomma, sto per lasciare la mia bella Tokyo per sempre e sto per cambiare totalmente la mia vita, non è una cosa da tutti i giorni! 
Paura per il volo,no. 
Sono abituata a viaggiare. 
Ho fatto molti viaggi con mia madre. 
Dall'Asia all'America; dall'America all'Africa. 
Solo l'Europa mi è ancora sconosciuta, se non fosse per qualche località che ho visitato per le vacanze. 
 
Vedo mia madre alzarsi e farmi segno che è giunta l'ora di imbarcarsi. 
Do un ultima occhiata alle mie spalle e saluto con un sorriso la mia Tokyo. 
La porterò sempre dentro di me. 
 
 
Prendiamo posto nell'aereo ed io prendo quello vicino al finestrino. 
Mi piace guardare il cielo quando sono quassù. È una cosa incredibile! 
 
Dopo alcuni imprevisti, la voce meccanica ci informa che l'aereo è decollato. Beh, ora non posso più tirarmi indietro, ci sono dentro ormai. 
Chissà l'Italia cosa mi riserva. 
Chissà Napoli cosa mi riserva! 
 
Ops! Sono proprio una maleducata! 
Io sono Rossana, per gli amici però sono Sana. 
Sana Kurata! 
Porto il nome di mia madre perché in realtà un padre non ce l'ho o almeno se ce l'ho non so dove sia, come non so dove sia la mia vera madre. 
Già, sono stata adottata. 
All'inizio, appena l'ho saputo, sono rimasta un po' stordita, insomma l'ho saputo a soli cinque anni! 
Poi però mi sono resa conto che io voglio bene a Misako come una vera madre, come la mia unica madre. 
 
Vabbe, andando avanti posso confermare che ho quindici anni e sono alta, anzi, meglio dire sono bassa un metro e cinquantacinque. 
Ho un fisico abbastanza proporzionato e armonico. 
Sono magra, non troppo però e ho più o meno una seconda di seno. 
Ho occhi color cioccolato contornati da un taglio non tipico del Giappone e capelli rossi, non fuoco, ma con dei riflessi rame.
Con la rivelazione di mia madre ho avuto molte risposte ai miei dubbi, ecco spiegata la mia fisionomia per niente giapponese! 
 
 
* * * 
 
Dopo svariate ore di volo, atterriamo all'aeroporto di Capodichino, Napoli. 
Un via vai di gente mi passa sotto gli occhi, la gente non accenna a diminuire. 
Con mia madre prendiamo un taxi fuori dall'aeroporto e ci dirigiamo nel nostro nuovo quartiere. 
Il nostro quartiere si chiama Posillipo e da quanto c'è stato detto, è uno dei quartieri più ricchi di Napoli. 
 
Con l'indirizzo dato al tassista, arriviamo nella nostra abitazione, la quale non è altro che una piccola villetta veramente carina. 
Le mura sono di un beige chiaro e la villetta è contornata da un giardinetto davvero bello. 
 
Scendiamo dal taxi, prendiamo i nostri bagagli e dopo aver dato la mancia al tassista, ci lascia lì. 
Vedo mamma intenta a cercare le chiavi ed una volta trovate apriamo il cancello ed entriamo dentro. 
Messo piede all'interno della casa, noto che sembra molto più grande di quanto fuori possa sembrare. 
 
<< Sana, la tua stanza è al piano di sopra, vai a vederla >> mi dice sorridente mia madre mentre posa i bagagli sul pavimento. 
 
Corro subito al piano di sopra e scorgo una prima stanza di fronte a me. 
Entro al suo interno e la guardo incantata. 
Sarà sicuramente questa la mia stanza! 
È di un colore lillà, il mio preferito, ed ha un letto a due piazze alla mia destra, una cinquantina di centimetri dall'entrata. 
È molto spaziosa e luminosa, c'è una finestra grandissima contornata da tende bianche. 
C'è una vista bellissima ed in lontananza si vede anche la distesa blu del mare. 
 
Persa tra i miei pensieri non mi accorgo dell'insistente bussare alla porta, così mia madre fa irruzione in stanza con la sua solita macchinina. 
Già, la porta sempre con se, è irrecuperabile oramai! 
 
 
<< Sana, tesoro, ti piace? >> domanda lei 
 
 
<< Si, è bellissima! Anche la vista lo è! >> esclamo io
 
 
<< Sono contenta per te! Domani inizierai,come tutti gli studenti italiani, la scuola. 
Frequenterai il liceo scientifico " Leon Battista Alberti ". Vedrai che ti troverai bene! >> mi dice lei uscendo dalla mia nuova stanza. 
 
 
E così domani inizierò a frequentare la mia nuova scuola, conoscerò nuovi amici, nuovi professori, nuovi luoghi.. 
Ho l'ansia a mille, auguratemi buona fortuna! 

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Capitolo 2
*** 2 capitolo ***





15 Settembre. 

Un sole abbastanza forte scalda la bella Napoli. 
Un leggero vento mattutino circola nell'aria. 
Si prospetta una bella giornata, almeno così si crede. 
E mentre già alle sette del mattino Napoli è sveglia ed in festa, in una villetta di Posillipo si sta ancora fra le braccia di Morfeo. 



<< Sveglia signorina Sana, è ora di colazione! Alle 8:15 c'è scuola! >> esclama la signora Maria. 


<< Si, un'attimo per alzarmi e scendo! >> rispondo io. 


Detto ciò, la signora Maria si congeda silenziosamente e scende al piano di sotto. 
Già, la signora Maria. 
Dalla morte della signora Patricia sono passati anni. 
Avevo dodici anni quando lei è morta, solo tre anni fa ma per me sono un'eternità. 
Era come una seconda nonna. 
Con lei sono cresciuta e mi sono molto affezionata; avevamo un bel rapporto. 
Dopo due anni dalla sua assenza avevamo bisogno di un aiuto in casa però, quindi mamma si decise  a trovare una domestica e così assunse la signora Maria, simpatica anche lei. 

Mi sa proprio che tocca alzarmi, non vorrei fare ritardo già il primo giorno! 
Scendo dal letto e i miei piedi scalzi toccano terra. Rabbrividisco per un attimo per la freddezza del pavimento, poi, indossando le pantofole, scendo al piano di sotto. 


<< Buongiorno! >> esclamo io


<< Buongiorno cara. Siediti, fai colazione e poi vai a prepararti. Ti accompagnerà la signora Maria a scuola almeno per il primo giorno, così imparerai tu stessa la strada da fare. >> mi informa mia madre


<< Certo >> dico io



Afferro un cornetto al cioccolato ed inizio a mangiarlo con gusto. 
Il cibo per me è sacro! 
Bevo poi un po' di succo ACE, dopodiché mi alzo e vado a prepararmi al piano di sopra. 
Vado in camera e scelgo per bene cosa mettere.
Non voglio sembrare nè troppo preparata e perfettina e nè troppo trasandata. 
Opto per una t-shirt grigia, un jeans chiaro leggermente strappato qua e  là e delle vans blu notte. 
Prendo il tutto e vado in bagno per una bella doccia. 
Poso i vestiti sul mobiletto del bagno, mi disfo del pigiama ed entrò nel box doccia. 
Lascio che l'acqua calda invada ogni parte del mio corpo, poi prendo il mio bagnoschiuma alla pesca e verso una dose generosa sulla spugna, dopodiché inizio a passarla per tutto il corpo. 

Una volta finita la doccia entro in camera  e, già vestita, vado vicino lo specchio per truccarmi. 
Senza esagerare passo una sottile linea di eye-liner sulla palpebra mobile contornando il mio taglio superiore dell'occhio, poi, avendo ciglia troppo lunghe e dritte, uso il piegaciglia ed infine una dose generosa di mascara nero. 

Finito di truccarmi, do un'occhiata al mio iphone per vedere l'orario e noto che sono le 7:58. 
Devo sbrigarmi! 
Metto un po' del mio profumo preferito, afferro il mio zainetto a fantasie blu con qualche quaderno all'interno e scendo giù aggiustando frettolosamente i capelli con le dita. 


<< Sono pronta! Andiamo ? >> domando alla signora Maria 


<< Si, andiamo. Prendo le chiavi e arrivo. >> risponde lei. 


La signora Maria è di origine italiana, prima di Tokyo viveva a Roma e ne ha parlato molto bene di quella città. La vorrei vedere prima o poi... 

Saliamo entrambe in macchina e ci dirigiamo verso la mia nuova scuola. 
Pare che sia vicino al quartiere del Vomero, un'altro ricco quartiere di Napoli. 
Voglio scoprire tutto di questa città, ha un non so che di misterioso e allo stesso tempo magico. 

Persa tra i miei pensieri non mi accorgo che l'auto si è fermata e che siamo davanti all'entrata della mia nuova scuola. 


<< Grazie Maria, posso andare anche da sola ora. Buona giornata! >> esclamo dandole un bacio sulla guancia. 


<< Buona giornata anche a te e soprattutto buona fortuna! >> esclama di rimando lei. 


Già, me ne serve ed anche tanta..! 

Quest'anno inizierò il secondo anno, ciò vuol dire che farò parte di una classe che è stata insieme già da un anno. 
Bene, sarò " la nuova arrivata ". 
Sono le 8:15 ed in questo momento la campanella sta suonando. 
Noto che nessuno si accalca all'entrata per entrare ognuno nelle proprie classi. 
C'è chi parla con gli amici, chi fuma, chi ripete per le lezioni. 
Faccio finta di niente ed entro nella scuola. 
Mi hanno informato che sono capitata nella 2I così chiedo in giro dove posso trovare questa classe e tutti mi domandano " Sei nuova di qui? " 
Da cosa se ne accorgono? 
Forse perché ho una fisionomia diversa dalla loro oppure un accento diverso, boh. 

Insomma, dopo qualche minuto ho capito più o meno dove si trova questa mia classe e così, salendo al primo piano, la trovo alla prima porta a destra. 
Vedo che la porta è ancora aperta e che l'insegnante ancora non è arrivato così entro e scruto i posti. 
Almeno così avrò meno possibilità di fare la " famosa " presentazione, penso. 

Mi siedo al secondo banco vicino la finestra e poggio lo zainetto sul banco. 
Man mano inizia a farsi folla in classe ed ognuno che entra, guardandomi, è confuso. 
Quando per ultimo entra l'insegnate, facendo l'appello si sofferma sul mio nome. 

<< Rossana Kurata. >> dice il prof. 


<< Si, sono io >> dico alzando la mano. 


Tutta la classe ha ora gli occhi puntati su di me e il professore mi sorride leggermente. 


<< Sei nuova? >> domanda 


<< Si, mi sono trasferita da pochissimo qui in Italia. >> rispondo io 


<< Bene, spero solo che non sei indietro con il programma, anche se nei primi giorni facciamo un po' di ripetizione. >> mi informa il professore. 


<< Certo >> rispondo io 


Così, in un modo o nell'altro inizia la lezione. 
Le prime due ore le abbiamo passate con questo professore, il quale altro non è che il prof. di italiano. 
Sembra una classe davvero bella in tutti i sensi. 
Non è quella fatta da tutti intelligentoni oppure tutti scansafatiche, è un cinquanta e cinquanta e poi sono tutti simpatico da come vedo!
Alla fine della seconda ora inizia la ricreazione  e vedo che due ragazze vengono al mio banco. 

<< Ciao! Io sono Ilaria e lei è Chiara >> dice una ragazza castana indicandosi ed indicando la ragazza bionda al suo fianco. 


<< Io sono Sana. >> rispondo io sorridendo ad entrambe 


<< Possiamo sederci ? >> domanda Chiara


<< Si si >> rispondo 


<< Chia' mettiti  sulle mie gambe perché c'è una sola sedia . >> dice Ilaria 


Così facendo si siedono entrambe al mio fianco ed iniziamo a parlare del più e del meno. 


<< E così sei di Tokyo eh? Non sembrerebbe! >> esclama Ilaria 


<< Già, non ho una fisionomia tipica giapponese. È una lunga storia! >> esclamo io 


<< Ila' in poche parole significa  fatti i cazzi tuoi ! >> esclama un ragazzo moro 



<< Stai zitto Alessa' >> risponde a tono  Ilaria 


<< Non significa quel che ha detto lui eh >> dico io in mia difesa


<< Vabbe quando ti va di parlarne siamo qui >> dicono all'uniscono. 


<< Certo! >> dico io sorridendo 


<< Non so voi ma io ho fame e prima che questi minuti finiscano vorrei andare al distributore, andiamo ? >> domanda Chiara


<< Va bene >> diciamo all'uniscono io e Ilaria



Uscendo dalla classe noto un via vai di persone. Chi corre alle macchinette, chi in bagno, chi parla con gli altri. 
Mi fa uno strano effetto non vedere gli armadietti nei corridoi. 
È tutto così diverso... 
Facendo la fila alle macchinette abbiamo avuto il tempo di parlare un bel po', è incredibile la fila che ci sia! 
La nostra conversazione viene stoppata però dall'arrivo di due ragazzi, uno di questo prende parola con Ilaria. 


<< Oh Ila' tutt'apposto? >> domanda lui


<< Si a te Akito? >>

<< Bene.. E lei chi è? >> domanda indicandomi 


<< Tu chi sei? >> domando io intromettendomi 


<< Chiunque vuoi che io sia. >> dice con tono da sbruffone 


<< Oh che bello! O.C ? >> domando io tra l'ironico e lo scherzoso 


<< Peperina la ragazza! >> esclama ghignando. 

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Capitolo 3
*** 3 capitolo ***


<< Di certo non mi faccio intimorire da te. >> rispondo io 


<< Oh oh e che caratterino! >> esclama lui ghignando 


<< Già >> dico io sorridendo fintamente



 La nostra " conversazione ", se così si può chiamare, viene interrotta dal suono della campanella. 
Così ognuno era diretto verso la propria classe per continuare le lezioni. 


<< Hai carattere da vendere, tesoro! >> esclama Chiara dandomi una pacca sulla spalla. 


<< Semplicemente ho risposto come meglio credevo. >> mi giustifico io



<< Si, però adesso sei entrata nel radar di Akito Hayama! >> esclama Ilaria 


<< E quindi? >> domando io alzando un sopracciglio



<< E quindi difficilmente non avrai i suoi occhi puntati addosso! >> esclama Ilaria 


<< Io lo conosco da molto, grazie al suo fascino ha avuto tutto molto facilmente e quando dico tutto intendo le ragazze. Penso che tu sarai la sua prossima conquista. >> m'informa lei 


<< Beh, lo vedremo! >> esclamo io 


Entriamo in classe ed ognuna si siede nei rispettivi banchi. 
Noto che tutti i banchi sono occupati da due persone, mentre il mio è occupato solo da una persona: me. 
Chissà se domani arriverà qualcuno che occuperà questo posto affianco a me, chissà se farò qualche altra conoscenza. 

Matematica, fisica, religione . . . Le successive tre ore passarono in fretta e così in fretta tutti si dirigevano verso l'uscita della scuola. 
Io, Chiara e Ilaria camminavamo per i corridoi andando verso l'uscita ed una volta messo piede fuori, ci accalcammo tutti ai cancelli. 


<< Sana tu come andrai a casa? >> domandano entrambe 


<< Solo per ogni mi verrà a prendere la mia governante, poi da domani vedrò come fare. >> rispondo io 


<< Wow! Addirittura una governante?! >> domanda Ilaria 


<< Già, ci serviva un aiuto in casa e poi con il lavoro che fa mia madre possiamo permettercelo. >> rispondo io 



<< Perché che lavoro fa tua madre? >> domanda Chiara


<< La scrittrice. >> rispondo io 



<< Wow! E toglimi una curiosità. . . Dov'è che abiti ? >> domanda Ilaria 



<< Posillipo. >> rispondo nuovamente io 


<< Bel quartiere! >> esclamano entrambe 


<< Già, penso di si. Non ho avuto modo di vederlo >> dico io 


<< Ragazze ora devo andare, la signora Maria è lì all'angolo che mi aspetta! Ci vediamo domani! >> esclamo io salutando entrambe con un bacio sulla guancia.


Subito dopo vado verso la macchina della signora Maria e appena apro la portiera, mi domanda subito come è andata. 
È davvero una persona cara per me e il bene è reciproco. 
Rispondo alle poche domanda che mi rivolge durante il tragitto, dopodiché arriviamo a casa nostra. 



<< Sana com'è andata? >> domanda mia madre



<< Tutto bene! Ho conosciuto due ragazze davvero simpatiche! Si chiamano Ilaria e Chiara. >> esclamo io sorridente


<< Mi fa piacere per te! >> esclama lei, sorridendo di rimando. 



<< Stavo pensando che la scuola da qui è abbastanza distante, quindi ti accompagnerà la signora Maria ogni mattina, è un problema ? >> domanda mia madre


<< No, no nessun problema! >> esclamo io


<< Ottimo! >> esclama lei. 



Subito dopo ci sediamo a tavola ed iniziamo a mangiare il pranzo preparato da Maria. 
Quella donna ha delle mani d'oro! Sa cucinare benissimo e questo cibo italiano è davvero buonissimo! 
Subito dopo pranzo salgo in camera mia e dato che non avevano assegnato ancora nessun compito da svolgere a casa, decido di perdere del tempo al computer. 
Apro il mio account di Facebook e noto alcune notifiche, tra cui cinque richieste di amicizia. 
Le prime sono state di Ilaria e Chiara, poi una di Akito, la quale mi ha colpito un po', essendo sincera, e poi altre due di due miei nuovi compagni di classe. 

Appena accetto tutte queste richieste di amicizia, mi arriva un messaggio in chat da parte di un gruppo le cui componenti siamo io, Ilaria e Chiara. 
Apro la chat e vedo che Ilaria è stata la prima a contattare. 


ILARIA: Ciao bellezze! 

CHIARA: Heyy :* 

IO: Ciaoo! :) 

ILARIA: Sana, questo è il mio numero, così possiamo sentirci anche su w.app! 
3318974301

CHIARA: Questo invece è il mio! 
3356934630


IO: Va bene ragazze! Dopo aggiungo i vostri numeri in rubrica e mando un messaggio ad entrambe così vi arriva anche il mio di numero. 
Sapete la novità? 


CHIARA: Che novità ?? 


ILARIA: Diciii

IO: Akito Hayama mi ha inviato una richiesta di amicizia! 

ILARIA: Spero che tu abbia 
 accettato!! 


IO: Si, ho accettato..

CHIARA: Oh-oh 


IO: Haahahahah basta fare le cretine! Comunque adesso vado, ci sentiamo dopo su w.app! Un bacio:* 

CHIARA: Ciao!! :* 


ILARIA: Byeee<3 



* Chiusa conversazione * 



Mi disconnetto da Facebook e spengo il computer. 
Decido di riordinare gli ultimi scatoloni e così mi metto all'opera. 
Vestiti, vestiti e ancora vestiti!
Non posso credere di avere tutti questi vestiti e poi quando devo uscire mi domando sempre cosa mettermi! 

Dopo qualche ora finisco di riordinare gli ultimi dettagli e noto che l'orologio sulla parete segna le 18:30. 
Scendo giù e vado alla ricerca di mia madre e della signora Maria. 
Appena avvisto mia madre la chiamo. 


<< Mamma! >> esclamo 


<< Dimmi tesoro >> dice lei


<< Che ne dici di fare una passeggiata? Vorrei vedere un po'il nostro quartiere, vorrei vedere il mare! >> esclamo io 


<< Eh va bene! >> esclama lei 


Detto questo, una volta essersi vestita, io,mia madre e la signora Maria usciamo di casa. 
Iniziamo a camminare per le strade di Posillipo. 
Tutto qui è così diverso. 
Tutto qui è troppo diverso dal Giappone, da Tokyo. 
Non che mi dispiaccia, anzi. 
Trovo questa città un vero incanto. 
I negozi sono diversi; le strade sono diverse; il cielo è diverso, ma soprattutto le persone sono diverse. 
Qui a Napoli hanno un modo d'approccio davvero notevole. 
Sono così simpatici, senza peli sulla lingua e questo è un bene, perché sai sempre cosa pensano. 
Le persone sono più allegre e con la loro allegria ti contagiano.
Ora cammino per queste strade, sentendomi in un luogo a me sconosciuto, ma la voglia di conoscerlo accresce in me. 
Camminando, camminando arriviamo al lungomare di Posillipo. 
Già, l'avevo detto io. 
Lo si vedeva dalla vista che ho nella mia camera. 
È bellissimo qui. 
Camminiamo su questa lunga strada adiacente al mare e guardando alla mia destra i miei occhi hanno la libertà di vedere una vista stupenda. 
Non avevo mai visto il mare a Tokyo, non so nemmeno se ci sia in realtà, ma ora che sono qui, voglio ripagare questi quindici anni di vita senza vedere il mare ogni qualvolta volevo. 


<< Sana ti piace qui ? >> domanda mia madre 


<< E me lo chiedi anche? È bellissimo! Guarda ciò che hai di fronte agli occhi, non trovi che sia bellissima questa vista? >> domando io con occhi sognanti 



<< Già, hai proprio ragione. Ed ora che siamo qui che ne dici di assaggiare la specialità di questa città  >> domanda lei 


<< Ovvero? >> domando io 


<< La pizza Margherita! >> esclama 


<< Ci sto! >> dico io di rimando. 


Insieme ci avviamo verso la prima pizzeria che ci capita a tiro ed ordiniamo ben tre pizze margherite. 
Ne ho sentito parlare di questo piatto, l'ho assaggiato anche parecchie volte solo che ogni volta che ne parlavo, tutti mi dicevano che quella che mangiavo non era niente a confronto con quella che si faceva a Napoli ed ora lo posso confermare anche io. 


 * * * 

Tra una cosa e l'altra passo questo lunedì, come passarono anche martedì, mercoledì e giovedì. 
Era il primo venerdì italiano per me e come ho fatto per questo quattro giorni, stamattina mi tocca andare a scuola. 
Ripeto le stesse azioni abitudinarie, dopodiché mi avvicino all'armadio e scelgo cosa mettere. 
Indosso un jeans chiaro, una t-shirt a stampa floreale e delle converse bianche. 
Raccolgo i miei capelli in una morbida treccia rossa sulla spalla destra e metto un po' di eye-liner e mascara nero sugli occhi. 
Afferro il mio zainetto e scendo le scale a due gradini alla volta ed in un attimo mi trovo al pian terreno. 


<< Maria sono pronta! Andiamo ? >> domando 


<< Andiamo! >> esclama lei. 


Ci avviamo verso scuola e una volta arrivata all'entrata la saluto augurandole buona giornata. 
Come tutte le mattine a questa parte, Ilaria e Chiara mi stavano aspettando all'entrata, sedute entrambe su di un muretto. 


<< Buongiorno! >> esclamo io 


<< Buongiorno bellezza! >> esclamano entrambe. 


<< Senti, noi oggi volevamo fare un po' di shopping e avevamo deciso di andare a via Roma... Sei dei nostri ? >> domanda Ilaria 


<< Va bene! Chiedo a mia madre e vi faccio sapere, però penso che verrò. >> dico io 


<< Ottimo. >> dice Chiara


Dopo qualche minuto al suono della campanella entriamo ed andiamo dritte in classe. 
Oramai iniziavo ad abituarmi alla vita qui, come iniziavo ad abituarmi ai modi di fare. 
Solo una pecca avevo: il modo di parlare. 
Su questo dovevo lavorarci un po', anche se il dialetto napoletano non era poi così difficile. 
Basta togliere l'ultima lettera ad ogni parola ed il gioco è fatto! 
Almeno così dicono Chiara e Ilaria. 
Alla prima ora avevamo il professor De Martino, fisica. 
Non era molto  facile per me studiarla, ma dovevo farla per forza. 
Nonostante le continue spiegazioni del prof non mi entrava nella testa,oh! 


Come è passata la prima ora, così passarono le altre tre. 
Eh già, oggi si esce alle 12:00! 


<< Raga perché non mangiate tutte a casa? Così sarà molto più semplice andare a via Roma. >> dice Chiara


<< Okay, però devo avvisare mia madre. Aspetta che la chiamo. >> dico io .


Mi allontano un po' dal gruppo e, cacciando il mio iphone dalla tasca, digito il numero di mia madre. 
Le spiego la situazione e all'inizio fa un po' di storie anche perché è da poco che siamo qui e ancora non sono riuscita ad orientarmi bene, però poi accetta e così, salutandola, chiudo la chiamata. 


<< Io ci sto! >> esclamo io ritornando da loro


<< Bene, allora andiamo a mangiare a casa mia e poi andiamo a via Roma. >> dice Ilaria 


<< Okay >> diciamo all'uniscono io e Chiara


<< Okay, per me va bene >> dice una voce maschile, conosciuta fin troppo bene. 


<< Viene anche lui ? >> domando io indicando Akito


<< Perché ti dispiace ? >> dice lui con sguardo di sfida 



<< A me?  Per niente! >> esclamo io


<< Bene. >> risponde lui ghignando


<< Bene! >> esclamo io con tono altezzoso




Un pomeriggio intero con Akito Hayama? 
Iniziate a chiamare il 118, grazie.

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Capitolo 4
*** 4 capitolo ***






Finite le lezioni, la mamma di Ilaria ci aspettava all'angolo di fronte alla nostra scuola.
La raggiungiamo e entrando in macchina, andiamo verso casa sua.
Ilaria viveva nella zona del Vomero, dove si trovava la nostra scuola, quindi non era molto distante la sua abitazione. Era una casa di un color mattone, davvero carina.
Entriamo dentro e la madre ci fa spazio in cucina dicendo che era già tutto pronto e quindi dovevamo sederci a tavola.
L'ho già detto che la cucina italiana è davvero impeccabile? Sua madre aveva preparato delle pennette al sugo come primo piatto, poi cotoletta e patatine per secondo. Dopo aver mangiato anche un po' di macedonia di frutta, ci alziamo e iniziamo ad aiutare Ilaria a sparecchiare.

<< Ma' oggi andiamo a via Roma con i miei amici. >> dice Ilaria a sua madre

<< Va bene, però state attente. >> risponde sua madre

<< Si! Ci siamo andate non so quante volte, non so perché tu continui a dirmi sempre le stesse cose! >> sbuffa Ilaria

<< Vabbè, non si sa mai! >> esclama sua madre.

<< Ti servono dei soldi? >> domanda sua madre

<< Beh, in realtà si.. Una ventina d'euro? >> domanda/ afferma Ilaria

<< Vabbè, poi quando ti avvii te li do. >> dice sua madre

<< Va bene >> conclude Ilaria.

Insieme saliamo in camera sua ed iniziamo a parlare un po' di tutto. Sapete com'è, cose da ragazze!

<< E tu Sana? >> domanda Chiara con un tono malizioso

<< Io cosa? >> domando di rimando non capendo a cosa si riferiva

<< Con Akito! >> esclama lei

<< Già! Con Akito! >> esclama anche Ilaria maliziosamente

<< Con Akito un bel niente! >> sbotto io

<< Seeh! Non dirmi che non ti piace nemmeno un po'! >> esclama Ilaria

<< È bello, questo si, ma non lo sopporto! >> dico io

<< Vabbè ma questa è solo una prima impressione, se voi vi stuzzicate a vicenda è logico che non siete pace e amore! >> esclama Chiara

<< Mi irrita, ecco tutto. >> dico solamente io

<< Allora dobbiamo trovare un modo per farle cambiare idea, vero Chiara? >> domanda maliziosamente Ilaria rivolgendosi a Chiara

<< Eh già! >> esclama lei con lo stesso tono.

Okay, dovrò preoccuparmi?


* * *

Dopo aver preso la metropolitana per piazza Montesanto, raggiungiamo via Roma a piedi.
Non vi dico delle continue frecciatine alquanto irritanti di Akito! È incredibile che quel ragazzo non chiuda mai la bocca.
Forse un modo puoi trovarlo...
Chiudi la bocca stupida vocina!
A me non piace Akito e penso che questo sia anche reciproco.
Iniziamo a camminare lungo questa strada che sembra non finire mai.
Alcott, H&M, Zara...
E ancora Telly Weijl, Bershka, Pull&Bear, Calzedonia...
E poi Mac, Accessorize, Foot locker, Dieci Dieci.
Non credevo che ci fossero così tanti negozi! Dopo ben due ore di shopping e dopo ben due ore ad ascoltare le continue lamentele dei ragazzi, decidiamo di fare una pausa al burger king. Ordiniamo ognuno un menù e ci sediamo al nostro tavolo con i vassoi tra le mani. Iniziamo a parlare di cosa vogliamo organizzare in questi giorni, delle uscite e cose varie, fin quando Ilaria non mi volge una domanda.

<< Sana, visto che tu sei da poco arrivata qui a Napoli e possiamo dire di certo che non l'hai vista tutta, cosa ti piacerebbe fare? >> domanda lei

<< Beh, vorrei riandare al mare, oppure a me piace tanto la vespa, si, vorrei fare un giro in vespa! Poi vorrei vedere nuove cose, fare nuove cose con voi. Non so, guidatemi voi, fatemi vedere Napoli con i vostri occhi! >> esclamo io

Noto che la mia risposta è stata molto interessante per Akito, visto che da quando ho iniziato a parlare ha smesso di mangiare e mi fissava attento.
Chissà a cosa starà pensando...

<< Bene, allora sei nelle nostre mani! Ti faremo diventare una napoletana a tutti gli effetti, ti faremo vedere la nostra vita, le nostre abitudini, i luoghi in cui usciamo.. >> dice Ilaria

<< Bene, non vedo l'ora! >> esclamo io.


Dopo qualche ora ero arrivata a casa.
Erano le 21:00 così decisi di vedere qualche film.
Prendo il computer e inizio a navigare su internet alla ricerca di qualche sito per vedermi un film. Dopo una decina di minuti lo trovo: film senza limiti.
Inizio a cercare tra i vari film e scelgo la categoria " Al cinema ", ovvero tutti i film che attualmente sono nelle sale. Scorro verso il basso guardando con disinvoltura i vari titoli del film, fin quando non vengo attirata dal nome e dalla copertina di un film.
" Colpa delle stelle. "
Apro la scheda di questo film ed inizio a leggere la trama...
- La giovane Hazel Grace Lancaster è sopravvissuta ad un cancro alla tiroide grazie all'assunzione di un farmaco sperimentale. Viene costretta dai genitori a frequentare un gruppo di supporto per sopravvissuti al cancro, dove incontra Augustus Waters, un ex giocatore di basket a cui è stata amputata una gamba. Gus e Hazel si innamorano e, grazie a lui, lei ritrova la voglia di vivere e di sorridere. Ma quando la loro relazione diventa sempre più profonda, Hazel cerca di allontanare Gus, per proteggerlo quando il male si ripresenterà. Il male ritorna e Hazel viene ricoverata in ospedale con una grave polmonite; in quel momento Gus le dice di tenere a lei più di quanto si possa preoccupare del dolore che lei potrebbe causargli. Dimessa dall'ospedale, Hazel e Gus si recano ad Amsterdam per incontrare Petre Van Houten, l'autore del loro romanzo preferito. Ma il destino, scritto nelle stelle, ha in serbo per i due innamorati altre dure prove. -
Sembra davvero un bel film, penso che me lo vedrò! Premo il pulsante " play " ed inizia il film.

* * *

A pensarci non è un bel film, è un film stupendo!
La frase che mi è restata impressa nella mente è
" Mi hai dato un per sempre nei miei giorni contati ".
È incredibile come è forte e intenso l'amore.
Vero?
L’amore è amore.
È amare con la ” A ” maiuscola e non una delle tante cotte insignificanti.
L’amore è vivere.
L’amore è sognare.
L’amore è crescere, maturare.
L’amore è pianti e sorrisi.
L’amore è felicità, allegria, speranza.
L’amore è un lui, una lei,è un noi.
L’amore è lottare.
L’amore è mettere da parte l’orgoglio e corrersi incontro a vicenda.
L’amore sono le lunghe passeggiate sulla spiaggia; per strada; in montagna.
L’amore sono i " mi manchi. ", i " ti amo. " , gli " apri, sono sotto casa tua. ".
L’amore è gioia e dolore messi insieme.
L’amore è litigare per poi fare la pace.
L’amore è toccare il cielo con un dito.
L’amore è sapere di non essere mai soli.
L’amore sono i messaggi chilometrici, le conversazioni fatte di notte, le scritte fatte sui muri.
L’amore è abbracciarsi, consolarsi, baciarsi.
L’amore è crescere insieme, imparare dai propri sbagli insieme, affrontare le cose insieme.
L’amore è fatto di sguardi e silenzi.
L’amore è mangiarsi con gli occhi.
L’amore è amore.
Una parola di cinque lettere, ma infiniti significati. Una parola così piccola in se, ma immensamente grande.

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Capitolo 5
*** 5 capitolo ***











Da quel giorno ne passarono altri. 
Uno, due, tre e così via. 
Ho una  comitiva, con la quale esco nel week-end e in settimana. 
Una comitiva con la quale mi diverto, sono me stessa, senza pensare a nulla. 
Mi sto ambientando davvero meravigliosamente. Non mi fanno sentire esclusa, diversa, anzi, fanno di tutto per farmi sentire una di loro, una napoletana come loro. 

Questa mattina, come succede da ben tre settimane, vado verso scuola per affrontare un nuovo ed interessantissimo giorno di lezione. 
Seh! 
Varco il cancello, sono già le 8:17 quindi sono palesemente in ritardo e stranamente ci sono pochissimi ragazzi in cortile. 
Tra tutti questi ragazzi vedo Akito, il quale mi saluta e viene verso la mia direzione. 

Che vorrà adesso? 

<< Ciao Sana! >> esclama lui 


<< Ciao Akito, ancora qui fuori ? >> domando io 


<< Già, vorrei che venissi un attimo con me. >> sbotta lui 


<< E dove? >> domando io stranita 


<< Zitta e vieni. >> dice solamente lui afferrandomi il polso. 


Ma dove mi sta portando? 
E se vuole rapirmi? 
Oppure vuole farmi qualcosa di male? 
No, troppo film! 


<< Io dovrei entrare, sai? >> dico io 



<< Beh, cambio di programma! >> esclama lui ghignando. 


<< Cambio di programma ?! >> sbotto io 


Non faccio in tempo per inaugurare la mia sfuriata, che lui si ferma e vado a sbattere contro la sua schiena. 
Quel contatto mi fa rabbrividire e, come scottata, mi allontano subito. 

Allontanandomi, scorgo davanti a noi, sul marciapiede, una vespa bianca. 


<< E questa? >> domando io stranita 


<< Non la vedi? È una vespa! >> esclama lui scherzoso 


<< Wow, mi hai illuminato la giornata! Stupido, so cos'è, ma cosa ci fa qui? >> domando io 


<< Beh, avevo pensato di fare un giro e volevo farlo con te. 
Magari un giro per Napoli... >> dice lui grattandosi la nuca. 


In un momento tutto è più chiaro. 
Non è possibile...


<< Te ne sei ricordato!? >> dico io sbalordita 


<< Beh, ascoltavo il tuo discorso quel giorno e mi è rimasto impresso il fatto della vespa. Ho pensato che tutto questo ti avrebbe fatto piacere e così.. >> non fa in tempo per continuare che gli tappo la bocca con un dito e gli salto al collo. 



Pov. Akito 


Non faccio in tempo a continuare che lei mi interrompe. 
Pensavo che avessi sbagliato qualcosa ed invece mi stoppa poggiando un dito sulle mie labbra e mi salta al collo letteralmente. 
All'inizio sono rimasto un po' stordito. 
Insomma, non me lo aspettavo! 
A stento ci salutavamo con un bacio sulla guancia. 
Pensando a ciò che mi passava per la mente non ho fatto caso a Sana che si è irrigidita, forse perché non ho ricambiato. Fa per allontanarsi, ma io le afferro il polso e la stringo forte tra le mie braccia. 

La verità? 
Era da molto che desideravo avere un contatto come questo con lei, e non solo. 
È così testarda che, anche con il mio fascino, non mi dava corda. 
Ed ora, averla qui tra le mie braccia, mi fa sentire bene, sento quel vuoto dentro me che so sta colmando. 
Forse è quella giusta o forse no. 
Non sono mai stato bravo con le parole né tantomeno con i fatti in questioni amorose. 
Ho sempre avuto ragazze ai miei piedi che, per un minimo di attenzione, sarebbero capaci di tutto. 
Ho sempre preferito il percorso facile, le scelte facili, le cose facili... 
Forse lei è quella giusta, quella per cui lottare nonostante le cose si facciano difficili. 


Pov. Sana 


Ci stacchiamo da quell'abbraccio piuttosto lungo e devo dire molto bello e caloroso, per poi guardarci negli occhi. 


<< Allora? Ti va di vedere Napoli in vespa? >> domanda lui con un sorriso che mangerei, sul serio. 


<< Ho alternative? >> domando io facendo finta di essere contrariata 


<< Mmh... No! >> esclama lui 


<< Ecco! >> esclamo di rimando io. 



Saliamo in sella e lui mette in moto. 
Corre veloce, forse troppo per i miei gusti e per questo sono costretta ad aggrapparmi saldamente al suo petto altrimenti mi sarei ritrovata col sedere a terra.
Non so precisamente dove stiamo andando, so solo che con lui mi sento sicura e protetta. 
Forse le mie impressioni su di lui sono sbaragliate, forse davvero è chi non vuole che si sappia. 
Abbracciata a lui prima è stata una sensazione bellissima. Mi sentivo come a casa.
Come del resto adesso, aggrappata al suo petto nonostante viaggiamo superati i 100km/h. 
Cos'è questa sensazione? 
Mi starò per caso affezionando a lui ? 
In quel modo?


Mi volto alla mia sinistra e vedo una cosa che mi fa sempre emozionare: il mare. 
Una leggera brezza accarezza il mio viso e un senso di libertà mi invade l'anima. 
Guardo il mare e resto incantata, come sempre. 
Posso sembrare una bambina, lo so, mi emoziono per poco. 
Ma cosa posso farci? 
Ci avete mai pensato al mare? 
Alla sua infinità? 
Alle sue sfumature di blu? 
A quel meraviglioso paesaggio che ritraggono anche sulle cartoline? 
Ci avete mai pensato? 
Io si. 


Senza accorgermene vedo Akito scendere dal motorino e mi guarda con il suo solito sorrisetto. 


<< Vuoi scendere o rimanere lì incantata  per sempre? >> domanda prendendomi in giro 


<< Ah ah... Spiritoso! >> dico io ironica, scendendo dalla vespa. 


<< Dove siamo qui? >> domando ingenuamente io 


<< Non vedi? Siamo al mare! >> esclama lui scherzoso


<< Questo lo vedo anche io! Dico in che parte di Napoli ? >> domando nuovamente 


<< Lungomare, via Caracciolo >> afferma lui . 


<< È bellissimo! >> esclamo io


<< Concordo con te. >> dice lui 


In lontananza sentiamo un venditore ambulante urlare. 
Man mano il suono è sempre più vicino fino a quando non vediamo che il venditore ambulante è soltanto un venditore di limonata. 


<< Ti va  una limonata? >> domanda Akito 


<< Si, grazie! >> esclamo io sorridente. 


Lo vedo dirigersi verso quel venditore, mentre io resto lì, ferma e immobile ad ammirare ciò che ho davanti a me. 

Napoli, criticata da tutta Italia.
Io non ci riesco proprio a farlo.
Napoli è ...
I panni stesi sul balcone.
La gente che urla nei mercati.
I bambini che giocano a pallone per strada.
Napoli è il cornetto caldo alle due del mattino.
Napoli sono i bei ragazzi a Dante.
Napoli sono ritrovarsi a piazza del Gesù.
Napoli è passeggiare a Mergellina e vedere le luci piu belle.
Napoli è il Vesuvio in tutto il suo splendore.
Napoli sono i ragazzi in motorino senza casco, le bancarelle lungo i viali.
Napoli è l'odore di caffè di prima mattina ovviamente gia zuccherato.
Napoli sono i 'concerti' in piazza.
Napoli è Clementino Rocco Hunt e gli ormai separati Co sang.
Napoli sono i neomelodici o i bambini che fanno canzoni sulla nutella.
Napoli è un mondo a parte.
Potrei parlarne per ore, potrei dirvi anche tanti lati negativi, potrei dire tutte le sofferenze che mi ha portato questa regione e questa città, ma ha così tante cose belle da farmi dimenticare quelle brutte.
Napoli, la Campania, non è solo rapine, camorra e pattumiera.
Napoli è gente sempre cordiale e sorridente.
Napoli è magia e per me rimarrà sempre un posto chiamato CASA.
 

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Capitolo 6
*** 6 capitolo ***


Siamo di ritorno a casa. 
Sono le 13:15, proprio quando sta per suonare la campanella che segna la fine delle lezioni. 
Ci fermiamo in un parco e ci sediamo per un attimo. Iniziamo a parlare del più e del meno, fin quando non si è fatta ora di andare. 


<< Dove abiti? Ti accompagno io. >> dice Akito 


<< Abito a Posillipo. >> rispondo io 


<< Ah, bel quartiere! >> esclama lui 


<< Tu dove abiti? >> domando io


<< Quartieri spagnoli. >> dice lui grattandosi la nuca imbarazzato


<< Perché lo dici con questo tono? >> domando io stranita 


<< Beh... lascia stare, non è importante. Dai andiamo. >> dice lui frettolosamente, sviando il discorso. 


Una volta accompagnatami a casa, ci salutiamo con un bacio sulla guancia e lui corre via sulla vespa. 
Chissà perché era così strano prima... 
Con i miei dubbi entro in casa e avverto che sono tornata. 
Il pranzo è già pronto così mi siedo a tavola e mangio di tutto e di più. 
Finito di pranzare salgo in camera mia e chiamo Ilaria e Chiara per dire ad entrambe di venire a casa. 

Dopo una mezz'oretta sento il suono del campanello e così decido di andarle ad aprire io personalmente. 
Scendo veloce le scale a due a due e apro la porta ritrovandomele faccia a faccia. 


<< Ehy ragazze, entrate! >> esclamo io 


Non se lo fanno ripetere due volte ed entrano, salutandomi entrambe con un bacio sulla guancia. 
Saliamo in camera ed iniziano a farmi domande sul perché non sono andata a scuola oggi ed io faccio segno di abbassare la voce ed inizio a raccontare tutto quello che è successo stamattina. 


<< Wow! Io l'avevo detto che fra voi prima o poi sarebbe successo qualcosa! >> esclama maliziosa Ilaria 


<< Frena, frena! Abbiamo solo passato un po' di tempo insieme, nulla di che. >> dico io giustificandomi. 


<< Niente di che? Sana ma apri quei bellissimi occhi che ti ritrovi! Lui stravede per te! >> esclama Chiara


<< Esagerata! >> sbotto io 


<< C'è un'altra cosa che voglio dirvi ma ancora non vi ho detto... >> dico io 


<< Dici! >> esclamano all'uniscono 



<< Quando lui mi ha chiesto dove abitavo, io gli ho risposto. Poi gli ho chiesto lui dove abitava e mi ha risposto "quartieri spagnoli". Lo ha detto come se si sentisse a disagio. Voi sapete dirmi il perché? >> domando io 


<< Beh... >> dice Chiara 


<< Praticamente qui a Napoli si distinguono vari quartieri. Quelli più ricchi, tipo il tuo e quelli diciamo più " così ", tipo quello di Akito. 
Questo non vuol dire che sia un brutto quartiere, forse Akito si è comportato così perché diciamo che ci sono persone non proprio affidabili che vivono lì, ma non tutte. Tu non temere però. >> mi informa Ilaria 


<< Ah, ecco.. >> rispondo solamente io. 


<< Vabbe, non preoccuparti però. Akito è un tipo in gamba. >> s'intromette Chiara 


<< Questo lo so. Solo che sono rimasta un po' delusa del suo comportamento. Pensava che l'avrei allontanato da me? >> domando io 


<< Può darsi.. Di solito molti giudicano dall'apparenza. >> sputa acidamente Ilaria. 


<< Beh, non io! Lo so, all'inizio pensavo che lui fosse un ragazzo tutto montato e pieno di sé, ma  oggi  ho capito che tutto questo non è vero, è solo una copertura. Non è quello che vuole far credere. >> sbotto io 



<< Sento puzza di innamoramento qui... >> dice Ilaria 



<< Io? Ma che dici! >> dico imbarazzata 


Vedo entrambe fissarmi, come se le stessi prendendo per due stupide. 


<< Okay, forse. >> sbotto io e contemporaneamente entrambe fanno urli di gioia e mi saltano addosso soffocandomi.  


* * * 

La mattina dopo andai a scuola con l'idea di parlare con Akito dell'episodio di ieri. 
Sembra che si sia nascosto apposta per non vedermi: non è da nessuna parte! 
Solo quando a ricreazione vado verso il bagno delle ragazze, incrocio uno sguardo ambra. 
Il suo. 
Gli vado incontro e gli blocco il passaggio. 


<< Possiamo parlare? >> domando io notando una ragazza piuttosto bella al suo fianco.


In un attimo la mia gelosia accresce e non so il perché. Se potessi l'allontanerei con un spinta, ma no. 


<< E di che? >> domanda nuovamente lui 



<< Possiamo parlare? >> ridico io 



<< Eh va bene! Ci vediamo dopo Mery. >> dice lui salutando la ragazza al suo fianco con un bacio sulla guancia. 


Inizio a camminare e lui mi segue fin quando non trovo un posto più tranquillo e mi fermo. 
Mi volto verso di lui ed inizio a parlare. 


<< Non mi hai detto il fatto del luogo in cui vivi perché pensavi che ti avrei giudicato? Davvero pensi questo? >> domando io nervosamente 


<< Beh, forse un po' è per questo. Sai, qui a Napoli giudicano sempre e per di più ti giudicano soprattutto in base al luogo in cui vieni. >> risponde lui 


<< Si, però io non giudico una persona per questo motivo! Vuol dire che non mi conosci. >> sbotto io 



<< Non è questo, anche se effettivamente non ti conosco poi così bene. È solo che in quel momento non ti ho detto tutto, ecco qui. Beh, ora che lo sai, mi eviterai, vero? >> domanda lui, quasi sperando il contrario 


<< Ti pare? Sei sempre la stessa persona, con lo stesso carattere e la stessa personalità. Non ti eviterei per nulla al mondo solo perché vivi in un quartiere diverso dal mio. Non sono così, non lo sono per niente. >> dico io


<< Beh, allora grazie! >> dice sorridendomi 



<< E di che! >> esclamo io sorridendogli di rimando. 


<< Ti andrebbe oggi di fare il bis di ieri ? >> domanda lui speranzoso 


<< Passi a prendermi alle 4? >> domando io 



<< E quattro sia! >> esclama lui raggiante. 



<< Ora devo andare in classe, ci vediamo dopo. >> dico io salutandoli. 


Ricambia e mi allontano. 



* * * 

Le ore passarono velocemente, la campanella suonò ed io andai a casa per pranzare. 
Ora sono qui, davanti all'armadio, decidendo cosa mettere. 

Forse quel jeans e quella maglia verde; no! 
Oppure quelle scarpe con degli shorts; nah! 
Perché mi faccio tutti questi complessi? È Akito! 

Appunto, è Akito!

Sta zitta vocina fastidiosa! 

Alla fine opto per un jeans chiaro, una t-shirt bianca con maniche nere e scritta " New York " a caratteri cubitali nera, con delle converse a collo alto nere. 
Rintocco un po' il trucco di stamattina aggiustando un po' l'eye-liner e passando un'altra dose di mascara sulle ciglia. 
Metto un po' di profumo e prendo la borsa/ zainetto rossa  che avevo deciso di indossare. 
Scendo giù per le scale avendo sentito il campanello e, dopo aver avvisato mia mamma che uscivo, esco fuori casa avviandomi verso Akito. 


<< Ciao! >> esclamo io 


<< Ciao! >> esclama di rimando lui. 


<< Dove andiamo? >> domando io 


<< Tu dove vuoi andare? >> domanda lui 


<< Guidami tu! >> esclamo io 


<< Ti fidi di me? >> domanda lui 


Ci misi un po' a rispondere, ma poi dissi si, perché mi fidavo realmente di lui. 

Vagammo con la vespa per una mezz'oretta, poi decidemmo di prendere qualcosa in un bar. 
Io ordinai un tè a pesca, mentre lui una crema di caffè. 
Iniziammo a parlare nuovamente del più e del meno, fin quando non iniziammo a parlare  in un argomento più delicato. 


<< Certo che i primi giorni tu non mi sopportavi proprio, eh? >> dice lui con un sorrisetto 


<< Già, eri insopportabile ai miei occhi, ma poi.. >> dico io soffermandomi su quello che volevo dire 


<< Poi? >> mi incita lui 


<< Poi ti ho conosciuto meglio e non sei affatto insopportabile, anzi, la tua presenza è piacevole. Sei diverso da come ti immaginavo. >> dico io 


<< E come mi immaginavi? >> domanda lui curioso 


<< Beh, arrogante, presuntuoso, antipatico, uno che si vanta della sua effettiva bellezza.. >> dico io elencando varie cose 


<< Una merda praticamente mi hai fatto! Aspetta un attimo... Stai per caso dicendo che sono bello? >> domanda lui malizioso 


<< Solo un cieco direbbe il contrario! >> esclamo io ridendo leggermente per non far notare il mio imbarazzo, ma niente da fare. 

<< Sei arrossita! >> mi schernisce lui 


<< No, non è vero! >> dico io negando l'evidenza 


<< Mi piacciono le ragazze che arrossiscono! >> esclama lui 


<< Ah, si? E cos'altro ti piace? >> domando io sfidandolo 


<< Beh, mi piacciono le ragazze che sanno tenermi testa, che non si vantano e che sono umili, mi piacciono le ragazze con gli occhi scuri, o meglio marroni, come il cioccolato. Sembra banale ma quel colore mi ricorda la dolcezza. 
Mi piacciono le ragazze con capelli lunghi e lisci di un colore particolare, magari rossi. Mi piacciono le ragazze che sorridono e sprizzano allegria da tutti i fori. 
Ecco il mio tipo ideale. >> dice lui 


<< Un po' difficile da trovare tutto questo in una persona, non trovi? >> domando io, ragionando su quello che ha detto e pensando per un attimo al fatto di avermi descritta a pieno. 

<< No, per nulla. Ce n'è una, solo che dovrò faticare per conquistarla. >> dice lui guardandomi dritto negli occhi. 

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Capitolo 7
*** 8 capitolo ***






La settimana passò duramente. 
Era come se fosse passata un'eternità. 
Niente uscite settimanali, niente computer, niente di niente. L'unica mia salvezza era il cellulare. 
Già, il cellulare. 
Da quando io e Akito ci siamo scambiati i numeri di cellulare parliamo in continuazione. 
A volte di argomenti seri, altre volte scherzosi, altre volte invece di argomenti senza senso. 
Mi piace parlare con lui. Mi piace il suo modo di esprimersi, il suo rispetto nei miei confronti, i suoi capelli dorati e i suoi occhi penetranti color ambra. Mi piace tutto di lui. Mi piace lui. 
Oggi finalmente ci vediamo nel pomeriggio e non solo durante le ore scolastiche per quel poco che potevamo parlare. 
Per convincere mia madre a farmi uscire ho invitato anche le ragazze e ovviamente Akito ha invitato i suoi amici. 
Addirittura per far sì che mi credesse ho fatto venire Ilaria e Chiara a casa. 
Ora stiamo tutte e tre in camera mia a prepararci. 
 
 
<< Allora Sana, vedo che fra te e Akito.. >> dice Ilaria fermandosi appositamente 
 
 
<< Eh già, stiamo legando molto. >> dico io
 
 
<< Oh oh! E dicci, ti piace? >> domandano entrambe emozionate 
 
 
<< Ehm... si! >> esclamo io imbarazzata. 
 
Degli urletti invadono la mia stanza e subito me le ritrovo addosso come cozze. 
 
 
<< Ragazze mi state soffocando! >> esclamo io affannata 
 
 
Subito si staccano da me e si scusano. 
 
 
<< Scusaci, ma siamo state prese dall'emozione! E lui invece ? >> domandano entrambe 
 
 
<< Beh, penso che non gli sono indifferente, almeno spero.. >> affermo io dubbiosa 
 
 
<< Ma sii!!! Okay Chia', missione cupido! >> esclama Ilaria 
 
 
<< Decisamente! >> esclama di rimando Chiara 
 
 
<< Voi non farete proprio nulla! Ce la vediamo noi! >> dico io innalzando il tono di un'ottava 
 
 
<< Eh va bene, eh va bene. Però se non succede nulla interveniamo. Okay? >> domanda Ilaria con un tono che non ammette repliche 
 
 
<< Eh va bene! >> sbotto io. 
 
 
Finiamo di prepararci e scendiamo giù. 
 
 
<< Mamma noi usciamo! >> esclamò io 
 
 
<< Va bene. Mi raccomando, Sana! >> esclama lei 
 
 
<< Si! >> sbotto io uscendo di casa con Ilaria e Chiara alle mie spalle. 
 
 
Una volta in strada iniziamo a parlare. 
 
 
<< Certo che da quando tua madre ha scoperto il fatto della scuola hai un punto a tuo sfavore! >> sbotta Chiara
 
 
<< Hai capito eh! >> esclamò io 
 
 
<< Povera te... >> dice Ilaria 
 
 
<< Già. >> afferma Chiara 
 
 
 
Dopo aver raggiunto il luogo di incontro con i ragazzi, ci avviamo verso il Vomero. 
Appena i nostri sguardi, miei e di Akito, si sono incontrati, è stata come una sorta di scintilla. 
Camminando, camminando, noto Akito farsi strada al mio fianco e con un gesto sinceramente inaspettato, poggia un braccio intorno alla mia spalla e mi stringe a sé. 
Inconsapevolmente mi scappa un sorriso e lui lo nota, sorridendomi di rimando. 
Non so, ma quando sto al suo fianco tutto mi sembra migliore, più bello. 
Tra quelle braccia mi sento protetta; in quegli occhi ci vedo certezza; in quelle labbra ci vedo amore. Certe volte mi viene l'istinto irrefrenabile di baciarle. 
 
Arrivati al Vomero, ci sediamo tutti vicini da una parte  ed iniziamo a scherzare tra di noi. 
Chiara e Alessandro hanno avuto l'idea di andare a prendere un gelato, così ci dirigiamo verso la gelateria più vicina ed ordiniamo dei gelati. 
Il mio ovviamente è kinder e nutella. 
C'è da dire che ci vado proprio leggero, si..... 
Quando Akito va alla cassa  per andare a pagare il conto, mi invita ad andare con lui così lo seguo. Iniziamo a fare una fila kilometrica aspettando il nostro turno. 
 
 
Pov. Ilaria 
 
 
<< Raga' vogliamo fare una cosa? >> domando io 
 
 
<< Cosa? >> domandano all'uniscono tutti 
 
 
<< Visto che il piacersi di Akito e Sana è ben noto e noi lo sappiamo, che ne dite di dargli una spinta? >> domando io sorridendo 
 
 
<< Ovvero? >> domandano tutti 
 
 
<< Alziamoci da questo tavolo e lasciamoli qui, soli. Spegniamo i cellulari nel caso ci chiamino per sapere dove stiamo e vediamo un po' cosa succede. Più restano da soli è più si rendono conto di quello che provano entrambi, quindi noi abbiamo il dovere di dare una spinta alla loro futura relazione! >> affermo io complimentandomi con me stessa  
 
 
<< E vabbuo', ci stiamo! >> esclamano tutti. 
 
 
Come deciso, ci alziamo tutti senza dare nell'occhio ed abbandoniamo il tavolo uscendo fuori ed andando via. 
 
 
Pov. Sana 
 
 
Ritorniamo al tavolo dopo aver pagato il conto e con nostra grande sorpresa non troviamo nessuno. 
 
 
<< Ma dove sono andati?! >> domando io
 
 
<< Non lo so! Aspetta, provo a chiamare Alessandro. >> dice Akito 
 
 
 
<< Mh >> dico solamente io
 
 
Vedo le sue dita armeggiare sul touch del suo cellulare per poi portare quest'ultimo all'orecchio. 
Lo vedo sbuffare dopo quattro squilli. 
 
 
<< Non risponde ? >> domando io
 
 
<< No. >> afferma lui 
 
 
<< Provo a chiamare Chiara e Ilaria. >> propongo io 
 
 
<< Va bene, iniziamo ad uscire. >> dice lui. 
 
 
 
Niente. Nemmeno loro rispondono. 
Così ci abbandoniamo all'idea di stare solo noi due ed iniziamo a passeggiare per il Vomero fin quando troviamo una panchina e ci sediamo. 
Iniziamo a parlare, scherzare, ridere. 
Già, ridere. Con lui ridere mi esce quasi spontaneo. Sembriamo due pazzi. 
 
E davanti a me ho il suo sorriso. Quel perfetto sorriso. 
È così bello quando ride, si forma una leggera fossetta sulla sinistra ed io adoro quella fossetta! 
Resterei ore ed ore a guardare il suo sorriso; non c'è niente da fare, mi incanto davanti a lui. 
 
Ed è proprio questo che sto facendo ora: rimango ferma e immobile a fissarlo e lui, accorgendomene inizia ad avvicinarsi. 
Sempre più vicino, sempre più vicino. Vorrà baciarmi? Ma magari! 
Sempre più vicino: tre, due, un centimetro. 
E poi ci sono i millimetri ed i centimetri di millimetro e poi ci sono loro, le nostre labbra che si sfiorano, si toccano. 
Un tocco dolce e gentile. 
Bacia delicatamente le mie labbra ed io rispondo al bacio permettendogli di entrare nella mia bocca. 
Questo bacio sa di attesa, sa di dolcezza, di desiderio, perfino amore. 
Si, amore. 
Non ci stacchiamo, no. Continuiamo a baciarci; le nostre lingue si incontrano, si allontanano per poi riavvicinarsi, creano una danza frenetica. 
 
Sento che siamo al termine di questo bacio; man mano ci stacchiamo, ma non di troppo, anzi, quasi per niente. 
Siamo distanti di due centimetri, lui con la fronte poggiata alla mia ed io con un rossore in volto. 
Mi sorride. 
Ancora quel sorriso mozzafiato. 
Io ricambio con la stessa dolcezza. 
Poi una sola frase e nel mio stomaco l'intera giungla ha iniziato a far baldoria. 
 
<< Non sai da quanto aspettavo questo momento. >> 

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Capitolo 8
*** 7 capitolo ***


<< Wow! E davvero esiste questa ragazza? >> domando io, pensando alle parole di prima
 
 
<< Già ed è bellissima! >> esclama lui deciso 
 
 
<< Addirittura? Ed io la conosco? >> domando nuovamente
 
 
<< Sembra prorpio di si..>> dice lui 
 
 
E se fossi io? O magari peggio, se fosse Ilaria o Chiara? Non so perché ma quest’idea non mi piace per niente. 
 
 
<< Ah… >> rispondo solamente io. 
 
 
 Pov. Akito
 
Sembra essere delusa. E se non ha capito che in realtà quella ragazza è lei? 
Bah, non diciamo sciocchezze. Non può essere così stupida da non averlo capito!
 
Dopo aver parlato per qualche altra mezz’oretta e, dopo aver capito che il suo comportamento era leggermente cambiamo, decidiamo di tornare a casa. 
Dopo averla accompagnata a casa sua, io mi dirigo verso la mia, notando che era già ora di cena. 
Una volta entrato in casa, vedo mia sorella, Natsumi, intenta a cucinare ai fornelli.
 
Da quando la mamma è in ospedale si occupa lei della casa, nonostante gli studi all'università; si occupa anche di me e di mio padre. 
A proposito di mio padre, stasera non c'è perché sta in ospedale da mamma, quindi stasera staremo solo io e Natsumi a casa. 
 
Vi chiederete  perché mia madre sta all'ospedale. 
Beh, tutto è iniziato quattro anni fa, quando ero ai primi anni delle medie. 
Eravamo tutti a casa a pranzare come una famiglia unita quale siamo e all'improvviso fu colpita da un malore. 
Pensavamo che non fosse niente di grave, però per sicurezza andammo all'ospedale. 
Le diagnosticarono la leucemia. 
Eravamo tutti sconvolti. 
 
All'epoca ero ancora un ragazzino, non che ora sia già un uomo, ma capivo meno cose. 
Mio padre parlava poco della malattia della mamma, forse per non farci preoccupare più di tanto, ma cazzo, c'era da preoccuparsi! Sangue bianco, c'è dico, sangue bianco!?
Rimasi sconvolto più del dovuto. 
 
Man mano il suo colorito roseo iniziò a cambiare colore, iniziò a sbiadirsi; i suoi lunghi capelli dorati non ci sono più, al suo posto c'è una parrucca, già, una parrucca. Mia madre non sopportava l'idea della perdita di capelli e per di più indossare una bandana. Non riusciva a guardarsi nello specchio per un po', così decise di indossare una parrucca per stare meglio con se stessa. Ecco la spiegazione che ci dava. 
Vederla lì, in quel letto di ospedale, tra quelle mura bianche senza colori, mi faceva male, anzi, ci faceva male. Proprio a lei, una persona ricca di vitalità.
 Ed è proprio questo il peggio che poteva accaderle, perché ha perso la sua vitalità e allegria. 
Ma nonostante ciò rimane affettuosa con noi, come lo è sempre stata. 
 
Ma ritornando a noi. 
Dopo aver finito di cenare, Natsumi si posiziona davanti alla tv visto che stasera mandano in onda il suo film preferito: Tre metri sopra il cielo. 
Non so quante volte lo ha visto e quante volte ha pianto! 
Ah, le ragazze! 
Ed io sono costretto a vederlo perché non ho niente di meglio da fare. 
Povero me... 
 
* * * 
 
Siamo arrivati alla parte del film quando Pollo sta aggiustando la sua motocicletta per la famosa corsa e Step è lì insieme a lui. 
Iniziano un discorso ed io mi soffermo su di esso. 
 
<< Praticamente quante volte ti si è rotto in questo mese? >> domanda Step 
 
 
<< Quattro >> risponde Pollo
 
 
<< Inutile, oh. Non ci sai fare con le moto! >>
 
 
<< No, no, anzi, io la faccio andare a massimo! C'è non sono come te che da quando ti sei innamorato non pensi più alle corse. Perché ti sei innamorato, vero? Eh? >> 
 
 
* Step sorride * 
 
 
<< Non pensi sempre a lei? Non vedi l'ora che ti telefoni? Non ti batte il cuore quando la vedi? >> continua 
 
 
<< Si. Pollo mi sa che mi sono innamorato. >> 
 
 
Penso e ripenso a quello che si sono detti Pollo e Step. 
Penso a quelle parole e penso che mi sa che mi sono innamorato anche io, ma non di una qualunque. 
Mi sono innamorato di quella ragazzina tutto pepe, di quel sorriso smagliante, di quei capelli rossi e quegli occhi nocciola. 
Mi sono innamorato di Sana, mi sono innamorato di Sana Kurata. 
 
 
Pov. Sana 
 
 
Entro in casa e chiudo la porta alle mie spalle. 
 
 
<< Signorina, dove sei stata? >> mi domanda mia madre con un tono stranamente serio. Strano, non è da lei. 
 
 
<< Sono uscita con le mie amiche. >> dico io mentendo 
 
 
<< E ieri mattina? >> domanda nuovamente
 
 
<< A scuola, perché ? >> 
 
 
<< Cavolate. Non dirmi cavolate Rossana Kurata! Mi ha chiamato la preside e mi ha informato della tua assenza di ieri mattina. Strano, perché la signora Maria ti ha accompagnata fin sotto il cancello della scuola. E per di più ho chiamato le mamme di Ilaria e Chiara e mi hanno detto che le loro figlie quel giorno erano a scuola. Quindi con chi hai marinato la scuola? Tu sola? >> domanda 
 
 
<< Si. >> dico io mentendo nuovamente
 
 
<< Non credo proprio. Comunque sia, in punizione per una settimana! >> 
 
 
<< Cosa? Ma perché! >>
 
 
<< È per il tuo bene. Ti aiuterà a capire i tuoi sbagli e non commetterli più. >> 
 
 
Detto questo se ne va ed io salgo sopra sbattendo i piedi a terra arrabbiata. 
Apro la porta della mia camera e mi fiondo sul letto. 
Mando un messaggio alla prima persona che mi viene in mente e premo invio. 
Rileggo il messaggio 
 
 
- Mia madre ha scoperto che ieri non sono andata a scuola. -
 
 
Dopo un po' il nome " Akito " illumina il mio schermo e apro il messaggio. 
 
 
- Come? - 
 
 
- L'ha chiamata la preside. - 
 
 
- Ajaa -
 
 
- E per di più sono anche in punizione per una settimana. -
 
 
- Wa, mi dispiace.. Se sapevo che andava a finire così non ti avrei mai chiesto di venire. -
 
 
- Non è colpa tua! Anzi, sono stata bene con te!:) -
 
 
- Anche io:) - 
 
 
- Ora vado a dormire, buonanotte!:) - 
 
 
- Notte!<3 - 
 
 
Oddio mi ha fatto un cuore. Proprio a me? 
Okay, sto diventando paranoica. Insomma, è solo un ragazzo. 
Seh, il ragazzo di cui sei quasi innamorata. 
Okay, senza il quasi.

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Capitolo 9
*** capitolo 9 ***


A sentir quella frase il mio cuore perse un battito.
Più ci pensavo e più mi rendevo conto delle parole e più il mio sorriso diventava radioso.
Di scatto gli saltai al collo e lo abbracciai, in un modo così forte da non farlo scappare via.


<< Ehy tranquilla, non scappo! >> disse lui soffocato dal mio abbraccio

<< Lo so è che sono troppo contenta! Sia per le tue parole, sia per il bacio, per tutto.>> dico io tutto d'un fiato


<< Anche io e molto! Non sai da quanto aspettavo questo momento, con te ci ho messo un bel po' proprio perché sei diversa, perché mi piaci, perché ci tengo. >> afferma lui deciso ma anche un po' imbarazzato


<< Come sei carino quando t'imbarazzi e arrossisci! >> esclamo io divertendomi

<< Visto che mi prendi in giro non dirò mai più queste cose! >> sbotta lui permaloso


Mi avvicino di più a lui, mi siedo sulle sue gambe e gli circondo il collo con le mie braccia.


<< Ma lo sai che scherzo! >> esclamo io


<< Scherzando si dice sempre la verità. >> dice lui canzonatorio


<< Allora ti ho fatto un complimento, perché ho detto che sei carino. Quindi scherzando ho detto la verità! >> esclamo io girando la frittata a mio favore


<< Eh va bene, mi arrendo. Tanto voi donne volete sempre aver ragione. >> afferma lui


<< Abbiamo sempre ragione, è diverso. >> dico io


<< Ecco, appunto. >> dice lui



Dopo quella conversazione, non avendo più contatti con i nostri amici, torniamo a casa.
Si era fatta sera, erano le 9:30 e mia madre e la signora Maria avevano già cenato. D'altronde anche io.
Saluto tutte e due e salgo in camera.
Nel frattempo mando un messaggio a quelle due pazze che si sono definite mie amiche per chiedere una spiegazione, ma quando sono entrata in camera il cellulare ha segnato l'arrivo di un messaggio.
Pensavo che era una delle due ed invece era Akito.
A sol vedere il suo nome sul mio schermo il cuore ha iniziato ad accelerare i battiti.
Apro l'icona dei messaggi e leggo quanto scritto.


- Allora ti posso definire la mia ragazza? -


- Mmh..vediamo un po'.. -


- ja! -

- ahahahahaha certo che si! Non bacio tutti quelli che mi capitano a tiro, eh! -


- Certo che no, però volevo avere una conferma e volevo celare i miei dubbi. -


- Dubbi? -


- Già. Pensavo che te ne fossi pentita... -


- Questo mai, anzi! -


- Mi fa piacere.. -


- Allora mia cara, quando avrò l'onore di uscire con la mia ragazza? -


- Mmh.. Non saprei.. Ho molti impegni, sai? -


- E ja! -


- ahahahahah anche se li avessi, per te li cancellerei tutti! -


- ohoh.. Come siamo romantiche! -


- Non ti abituare. -


- eh va bene! -


Nello stesso momento mi arriva un messaggio da parte di Ilaria.


- Scusateci, ma vi volevamo mettere alla prova e avvicinarvi. Ci siamo riusciti? -

Che stronzi! Vabbe' pero' non mi lamento affatto del loro piano.


- Si! Ci siamo baciati! -



- O. MIO. DIO.!!!! E tu così me lo dici??!? -


- E come dovrei dirtelo? Ahahaha -


- Non così! Ed ora come farete? -


- Abbiamo deciso di provare a stare insieme.. -


- Spero tanto che funzioni! -


- Già, anche io.. -


Chiudo la conversazione con Ilaria e ritorno da quella di Akito, pronta a raccontare tutto.


- Quei cretini l'hanno fatto apposta! -


- A lasciarci soli? Lo credo anche io ahahah -


- E tu come lo sai? -


- Me lo ha detto Alessandro. Però pensandoci bene è stato un bene, almeno così siamo in questa situazione.. -


- Già! -


- Adesso vado a dormire, sono molto stanco. Buona notte piccola <3-


- Buona notte!<3 -


Chiudo il cellulare e lo poggio sul comodino.
Mi ha chiamata piccola... A me?
Okay, mi sto rimbambendo, è sicuro.


* * *

È mattino.
Una ventilata giornata di autunno.
Napoli in festa, come sempre. Ormai sono abituata a questa città; la mia città.
I motorini e le macchine sfrecciano in strada già da ora, che sono le sette e mezzo di mattina.
L'odore della pasticceria di fronte casa mia mi regala un dolce risveglio e per di più quel poco sole, che si intravede tra le nuvole, riflette con i suoi raggi in camera mia rendendola più luminosa.
Questa mattina mi alzo di buonumore e con una vitalità che sprizza da tutti i pori.
Mi faccio una doccia ed indosso il mio outfit scolastico: un jeans, una t-shirt bianca, giacchettino di jeans e converse bianche.
Un filo leggero di trucco e via, dritta a fare colazione.
Mentre addento il mio cornetto al cioccolato, vibra il mio cellulare: è Akito.


- fra dieci minuti sono da te, andiamo a scuola in motorino stamattina! -

Sto leggendo ancora il messaggio quando la signora Maria mi domanda se deve accompagnarmi a scuola.

<< No, non preoccuparti. Viene a prendermi una persona. >> rispondo io gentilmente


<< Chi ? >> s'intromette mia madre


<< Un amico. >> dico io dicendole una mezza verità per non andare nei guai.


<< E lo conosco ? >>


<< No, pero' è della mia comitiva. >>


<< Ah okay. >>


Non faccio neanche in tempo a parlare che un messaggio da parte di Akito mi fa scattare in piedi e salutare tutti, per poi uscire fuori casa.
Svolto l'angolo e lo vedo lì, in tutta la sua bellezza, con quei capelli scombinati dal leggero venticello ad aspettarmi vicino al suo motorino.


<< Si dice buon giorno comunque, eh! >> dico io alludendomi a quel suo messaggio


<< Beh, allora facciamolo diventare veramente un buon giorno! >> esclama lui avvicinandosi a me


Di primo impatto non capisco la sua frase, ma quando lo vedo avvicinarsi alle mie labbra tutto diventa più chiaro.
A quel tocco rabbrividisco e sento un non so che di familiare.
Già, con lui mi sento a casa, l'ho già detto?
È un bacio dolce, un bacio misto di cioccolato e menta.
Forse messi insieme stonano un po', ma vi assicuro che questo per me è diventato il sapore più buono del mondo!

Si stacca lentamente dalle mie labbra e quindi da me e mi regala un sorriso bellissimo.


<< Ecco, questo si che è un buon giorno! >> esclama lui.

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Capitolo 10
*** 10 capitolo ***








Durante il tragitto casa-scuola nessuno dei due ha spiccato parola, sentivo solo il leggero venticello sfiorarmi i capelli. 
Arrivati a scuola parcheggiamo il motorino e dopo aver spento il motore, scendo e tolgo il casco. 
Akito fa lo stesso e dopo essersi sistemato i capelli mi prende la mano. 
Ancora mi fa uno strano effetto. 
Il contatto della sua mano con la mia crea una sorta di scintilla; mi sento così bene quando sto a contatto con lui. 
Tutti quanti al nostro passare ci guardano. 
Ancora non sono abituati all'idea di noi due insieme.
È comprensibile visto che Akito cambia ragazza facilmente ed è tra i più ambiti a scuola. 
Camminiamo lungo il corridoio e mi sorprende non trovare Ilaria e Chiara che spettegolano tra di loro. 
Arrivati alla mia classe Akito mi schiocca un bacio a stampo sulle labbra, dopodiché mi saluta e va in classe sua. 
Entro in classe e poggio lo zaino sul mio banco e noto che Ilaria e Chiara sono già in classe. 
Strano.
Mi avvicino a loro e vedo che sono tutte e due agitate così porgo ad entrambe la fatidica domanda. 
 
 
<< È successo qualcosa? >> 
 
 
<< c'è che abbiamo il compito di matematica e nessuno ha detto niente!>> sbotta Ilaria 
 
 
<< Che cosa?! Ma quando lo hanno stabilito? >> domando io scioccata 
 
 
<< Quando non siamo andate a scuola quel giorno che era assemblea. Alcuni sono entrati ed hanno dato a loro il compito di avvertire. Non lo hanno fatto, ovviamente. >> interviene Chiara
 
 
<< Che stronzi! E adesso? >> domando io 
 
 
<< E adesso ci fottiamo! >> sbotta Ilaria 
 
 
Stavo per rispondere ma la prof di matematica fa capolino in classe e quindi sono dovuta tornare al mio posto. 
Mi siedo e faccio un lungo respiro: spero solo che sia facile. 
 
 
* * * 
 
Alla fine il compito è andato bene tutto sommato. 
Ci siamo aiutati avvicenda per qualche complicazione, però è andata bene. 
Finite tutte e cinque le ore scolastiche, vado verso l'uscita con Ilaria e Chiara. 
Camminando, camminando vengo colta di sorpresa da una presa stretta sui miei fianchi. 
Mi stavo girando per dare uno schiaffo al responsabile, ma poi mi fermo quando vedo due occhi ambra. È Akito; il mio Akito. 
Presa dalla felicità di vederlo lo bacio amorevolmente per poi staccarmi e sorridergli. 
 
 
<< Oggi usciamo? >> domanda lui
 
 
<< Va bene, passi a prendermi? >> domando io 
 
 
<< Ovvio. Vengo verso le 5:30, okay? >> 
 
 
<< Okay. >> 
 
 
Detto ciò mi riaccompagna a casa e dopo averlo salutato entro in casa. 
 
 
<< Sono tornata! >> esclamo io dirigendomi in cucina
 
 
<< Bentornata  Sana! >> esclamano mia madre e la signora Maria 
 
 
<< Che si mangia? >>
 
 
<< Pennette al sugo come primo, pollo con patatine per secondo. >> 
 
 
<< Okay! >>
 
 
Ci sediamo tutte e tre a tavola e iniziamo a mangiare. 
Tra una portata e l'altra parliamo del più e del meno fin quando avverto mia madre che oggi uscirò. 
 
 
<< Con chi? >>
 
 
<< Con i soliti. >>
 
 
<< Che ora? >>
 
 
<< 17:30. >>
 
 
<< Va bene, basta che fai prima i compiti. >>
 
 
<< Si! >>
 
 
*  *  * 
 
Stavo scendendo le scale dopo che Akito mi aveva avvertito che era già fuori casa mia e quando arrivo all'ingresso mi soffermo sul mio riflesso allo specchio. 
Per questo pomeriggio ho indossato un jeans boyfriend con qualche strappo qua e là, poi una semplice maglietta bianca e un giubbotto rosso con converse bianche. 
Avverto mamma che sto per uscire e chiudo la porta alle mie spalle. 
Svoltato l'angolo trovo Akito seduto sulla sella del motorino ad aspettarmi, così a passo svelto lo raggiungo. 
 
 
<< Ciao Akii! >> 
 
 
<< Hey Sana! >> 
 
<< Dove andiamo? >>
 
 
<< Boh, avevo pensato a piazza Vanvitelli al Vomero. Tu che ne dici? >> 
 
 
<< Per me va bene! >>
 
 
<< Okay, allora sali. >> 
 
 
Ci dirigiamo a piazza Vanvitelli e ci sediamo ai tavolini all'esterno di una gelateria ed ordiniamo due coni medi. 
Nell'arco di tempo in cui aspettavamo le nostre ordinazioni non abbiamo fatto altro che prenderci in giro a vicenda e scambiato qualche bacio. 
Con lui sto proprio bene, sono me stessa. 
Mi fa sorridere, mi fa sentire amata e bella. 
Mi fa sentire sicura e forte e lo amo per questo. 
 
Arrivate le nostre ordinazioni, mangiamo con calma i due coni e continuiamo a parlare. 
Finito di mangiare, facciamo una passeggiata nei dintorni e dopo aver incontrato alcune nostre conoscenze e dopo aver chiacchierato un po', mi ha riaccompagnato a casa. 
Chiudendo la porta alle mie spalle noto mia madre che è lì ad aspettarmi. 
 
 
<< Non avevi detto che uscivi con i tuoi amici? >>
 
 
<< Si, infatti è quello che ho fatto. >>
 
 
<< Bugia! Ti ho vista. Ho visto te e il ragazzo che ti ha accompagnato a casa. 
Chi è quel ragazzo ? Il tuo ragazzo? >>
 
 
<< Si! E allora? Si, mamma. È il mio ragazzo! >>
 
 
<< Rispondimi con più calma! Viene nella tua stessa scuola? >>
 
 
<< Si ed ha un anno in più di me. >>
 
 
 
<< Dove abita? >>
 
 
<< Mi stai facendo un interrogatorio, te ne rendi conto? >>
 
 
<< Allora? >>
 
 
<< Quartieri spagnoli. >>
 
 
Rimane interdetta per un attimo, poi mi fissa per un po' e risponde. 
 
 
<< Credo che dovresti allontanarti da quel ragazzo. >>
 
 
<< Che cosa?! Scordatelo!>>
 
 
<< È per il tuo bene. >>
 
 
<< No che non lo è! Solo perché è di un brutto quartiere non vuol dire che lo sia anche lui. >>
 
 
<< Te lo ripeto: lascia perdere. >> 

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Capitolo 11
*** 11 capitolo ***


Mia madre continuava a dirmi che dovevo lasciare Akito. Era un'ossessione. 
Eppure lei non è affatto così, anzi, è sempre felice per me e per le mie scelte, invece ora è il contrario. Mancherebbe soltanto vedere Akito di nascosto. 
 
A lui non ho detto ancora niente di tutta questa situazione, la nostra relazione procede a gonfie vele e ogni  giorno che passa mi convinco sempre più di quel sentimento che mi lega a lui in modo così forte. 
Quel sentimento quasi amore. 
Con me è fantastico, dolce ma non troppo, divertente, sincero e leale, proprio come piace a me. 
In questo momento sono distesa sul mio letto con le cuffie del mio iPhone nelle orecchie e canticchio sulle note di " Alla mia età " di Tiziano Ferro. 
Non conoscevo molto questo cantante, anzi, per niente. 
Da quando Ilaria mi ha fatto ascoltare una sua canzone mi sono praticamente innamorata della sua voce è dei suoi testi. 
 
Mentre cercavo di stare più lontano possibile dal mondo reale, la vibrazione  di un messaggio rimbomba sul mio ventre. 
Vedo il mittente del messaggio e noto che è Akito e così, involontariamente mi scappa un sorriso sulle labbra, sorriso che una volta letto il messaggio scompare in un attimo. 
 
 
- Mia madre si è aggravata, adesso è in coma. -
 
 
Subito mi affretto a rispondergli, chiedendogli un " Dove sei ora. " 
Lui mi risponde che è in ospedale e subito balzo dal letto per mettermi le scarpe e scendere giù. 
 
<< Mamma io esco. >> 
 
 
<< Dove vai? >> 
 
 
<< In ospedale. >>
 
 
<< E perché? >> 
 
 
<< Il MIO fidanzato ha bisogno di me. >> 
 
 
Detto questo esco di casa non volendo sentire una sua risposta, mi è bastato la sua faccia stupita. 
Già, il mio fidanzato. 
 
 
 
Pov. Akito
 
 
Sono qui da ben due ore. 
Mio padre ha passato la notte qui, tutta la notte accanto a mia madre. 
Era tutto tranquillo, la situazione era sempre la stessa, quindi nessuna preoccupazione, ma quando mio padre ha chiamato a casa dicendo che nostra madre è in stato di coma, subito ci siamo diretti qui. 
Mi ci è voluto un bel po' di tempo per assimilare la notizia, per rendermi conto della situazione.
Mia madre era in coma e nessuno poteva fare niente. 
Quanto passerà per il suo risveglio? 
Forse un giorno, forse un mese, forse un anno o forse per sempre. 
Per sempre. 
Mi fa paura questa parola. Mi crea uno stato di angoscia proprio qui, al centro del mio petto. 
 
Con gli occhi fissi nel vuoto mi abbandono ai miei pensieri. 
E se non rivedessi più i suoi occhi e il suo sorriso stanco ma sempre bellissimo? 
E se non potrò avere più un suo abbraccio, un suo bacio? 
Non voglio pensarci, non devo pensarci. 
Di scatto mi alzo dalla sedia su cui ero seduto, mi sentivo soffocare, sentivo lo spazio intorno a me farsi sempre più stretto. 
Decido di andarmi a prendere un caffè e per distrarmi mando un messaggio a Sana dicendogli della situazione di mia madre. 
Ora più che mai avevo bisogno di lei. 
Dalle sue risposte ero più che sicuro che si stesse dirigendo qui, infatti dopo dieci minuti vedo una chioma rossa fare capolino dall'ingresso dell'ospedale e chiedere informazioni sulla stanza di mia madre. 
Le vado incontro e lei si volta verso di me. 
 
Appena mi vede mi avvolge in un abbraccio caloroso ed io la stringo più forte a me tanto da far diventare i nostri corpi una cosa sola. 
Mi dà un bacio all'angolo della bocca e si avvicina al mio orecchio sussurrandomi un " mi dispiace ". 
Sentendo quelle parole la stringo ancor di più fino a farla quasi soffocare e poi, involontariamente mi scappa una lacrima. 
Non volevo piangere davanti a lei, non volevo piangere davanti a nessuno, ma è più forte di me, non ci riesco. 
Lei se ne accorge e si allontana per un attimo.
Cattura la mia lacrima con il pollice della sua mano e inizia delicatamente ad accarezzarmi la guancia. 
 
 
<< Andrà tutto bene. >> mi sussurra nuovamente
 
Poi si avvicina a me e mi schiocca un bacio sulle labbra. Io lo approfondisco e in quel bacio le trasmetto tutta la mia sofferenza. 
Dopo pochi minuti mi afferra la mano dolcemente ed iniziamo a camminare verso il corridoio della stanza di mia madre. 
 
 
<< Come è successo? >> mi domanda 
 
 
<< Non so niente. C'era mio padre qui con lei e dice che ad un tratto non dava più segnali. Ha chiesto aiuto e il medico che seguiva le sue cure gli ha dato la notizia. Ha subito chiamato noi e siamo corsi qui. So che forse ti ho disturbato, ma ne avevo bisogno, avevo bisogno di te. >> dico io 
 
 
<< Non lo dire neanche per scherzo! Io ci sono e ci sarò sempre per te. Non farti problemi e cose varie, io starò sempre al tuo fianco, vuoi o non vuoi. Per qualunque cosa puoi contare su di me, tu non mi disturbi, anzi, la tua presenza per me è fondamentale, che siano momenti belli o brutti noi lo affronteremo insieme, per cui ti prego Akito, sfogati con me e mostrami tutta  la tua frustrazione. Affronteremo le cose insieme. >> afferma lei con modo dolce. 
 
Alle sue parole il mio stato d'animo si solleva di molto e preso dall'istinto del momento la bacio. 
Non potevo desiderare cosa migliore. 
Decido così di abbattere la mia fortezza, di abbattere la mia maschera da anti-sentimenti. 
 
<< E se non la rivedrò mai più ? >> domando sofferente 
 
 
<< Non abbatterti. Lei ora sta lottando per te, per voi. Non pensare in negativo, ma pensa sempre ad un qualcosa di migliore. Ad maiora Akito, ad maiora. 
Tua madre ce la farà. Rivedrai il suo sorriso, i suoi occhi, il suo viso. 
Sentirai la sua voce e starai tra le sue braccia. 
Amore mio lei è con te sempre, anche ora che sembra momentaneamente assente. Lei non vorrebbe mai vederti così, vedervi così. Lei vi vorrebbe fiduciosi. 
Abbi fiducia Akito. >> 
 
 
<< Cosa ho fatto? >>
 
 
<< Eh? >>
 
 
<< Cosa ho fatto per meritarmi tutto ciò? Cosa ho fatto per meritare te? Cosa ho fatto per meritare i tuoi sorrisi, i tuoi abbracci, le tue parole, i tuoi sguardi, la tua dolcezza? Cosa ho fatto di così meraviglioso per meritarmi il tuo amore? La tua vicinanza? >> 
 
 
 
<< Nulla. Tu meriti tutto l'amore che si possa dare e ricevere. >>

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Capitolo 12
*** 12 capitolo ***


Eravamo ancora qui, sono stata tutto il tempo al fianco di Akito dopo la nostra " affiatata " conversazione. 
I continui messaggi e le continue chiamate di mia madre mi mettevano ansia, andava avanti così da ben un'ora. 
Dopo un po' ha cessato di farlo così io, consigliata da Akito, decido di chiamarla e dirle della situazione e che resterò un altro po' in ospedale, il tempo che serve. 
 
Uno squillo, due squilli, tre squilli... Ed ecco che parte la chiamata e dall'altra parte si sente la voce preoccupata di mia madre. 
 
• Sana tutto bene? A che ora torni? •
 
 
• Tutto bene, si fa per dire ovvio. Comunque resterò un altro po' e poi tornerò a casa. •
 
 
• Va bene, allora a dopo. •
 
 
• A dopo. • 
 
 
Stacco la chiamata e ripongo il cellulare nella tasca. 
 
 
<< Allora? Hai parlato con tua madre? >> mi domanda Akito avvicinandosi
 
 
<< Si, voleva sapere come  andasse e quando tornavo a casa. >> rispondo io 
 
 
<< Dopo ti accompagno io, okay? >>
 
 
<< Okay. >>
 
 
<< Sana? >>
 
 
<< Mh? >>
 
 
<< È successo qualcosa con tua madre? >> 
 
 
<< Diciamo che in questo periodo non andiamo molto d'accordo. >>
 
 
<< E perché? Se posso saperlo.. >>
 
 
<< Certo.. In realtà volevo parlartene tempo fa però non sapevo come. Mia madre insiste che devo lasciarti perdere, non so perché. È sempre stata una persona che affiancava ogni mia scelta ed ora? Ora che mi è capitata una cosa bellissima vuole che la abbandoni! >>
 
 
<< Beh.. Io non so il motivo che spinga tua madre a dirti queste cose, ma come hai detto tu non è normale come si sta comportando, quindi parlale e chiarite. >>
 
 
<< Hai ragione. Penso che lo farò. >> 
 
 
*  *  * 
 
Una volta tornata a casa decido di parlare finalmente a mia madre. 
 
 
<< Mamma ti posso parlare un attimo? >>
 
 
<< Si, dimmi. >>
 
 
<< Sediamoci che è meglio. >>
 
 
<< Vai, parla. >>
 
 
<< Perché non sei contenta per me? Perché ti ostini a dirmi di lasciare Akito? >>
 
 
Aleggia il silenzio tra di noi per qualche secondo, poi si decide a parlare. 
 
 
<< È una lunga storia.. >>
 
 
<< Ho tutto il tempo. >>
 
 
<< Testarda, eh? >>
 
 
<< Come te, d'altronde. >>
 
 
<< Già, come me. Allora, tutto iniziò quando da piccola venivo spesso con i miei nonni qui a Napoli. I miei nonni erano originari di qui e vivevano proprio nel quartiere di Akito. 
All'epoca Napoli era tranquilla, ma non troppa, aleggiava la camorra. Ti ricordi tuo zio, mio fratello? Beh, ti ho raccontato una versione sbagliata sulla sua morte. Lui era il miglior amico dello zio di Akito ed entrambi facevano giochi, ma non di quelli superficiali. Un giorno rubarono una pistola da un capanno dove si rifugiava uno dei boss di Napoli e scapparono via, credendo di non essere visti, ma non sapendo che era il contrario. Quel giorno tuo zio non ritornò a casa, fece ritorno solo lo zio di Akito ed è stato lui a dire che qualcuno li ha colti di sorpresa e che ha sparato riuscendo a colpire solo tuo zio, mentre l'altro è riuscito a scappare. 
Da lì i miei genitori hanno provato odio per quella famiglia, ci sono sempre stati dei contrasti ed anche se lo zio di Akito non è responsabile, ha la colpa della sparizione di tuo zio. 
Perciò volevo allontanarti da quel ragazzo. 
Io posso anche passarci sopra sulla vostra storia, ma appartiene pur sempre alla famiglia colpevole della morte di mio fratello e i tuoi nonni sicuro non lo accetteranno mai. >> 
 
 
Sono rimasta interdetta per un attimo. Non sapevo che dire, ma poi, formulando un pensiero, ho deciso di parlare. 
 
 
<< Mamma mi dispiace di quello che è successo a mio zio, però tu devi capire che Akito non c'entra nulla! Non è cattivo e non mi farà mai del male, può rendermi solo felice. 
So che è difficile, ma ti prego di accettarlo, di accettare lui e anche la sua famiglia se puoi. Loro non hanno colpe. Ti prego, se mi vuoi bene accettalo. Fallo per me. >> 
 
 
<< Eh va bene figlia mia, proverò ad accettare questa situazione e se tanto ci tieni proverò ad accettare anche la sua famiglia. >>
 
 
<< Ne sarei contentissima! >> 
 
 
Detto questo l'abbraccio e le ripeto un'infinità di volte " grazie ". 
 
 
*   *    * 
 
Il giorno dopo vado di nuovo all'ospedale da Akito, ma stavolta accompagnata da mia madre. 
Appena lo vedo gli vado incontro e lo abbraccio. 
 
 
<< Hai chiarito con tua madre? >> domanda lui 
 
 
<< Si! Vuole conoscere te e la tua famiglia. >>
 
 
<< C-che?! >>
 
 
<< Ed dai! >>
 
 
 
Intanto mia madre si avvicina a noi e rivolge la parola ad Akito. 
 
 
<< Tu devi essere il ragazzo di Sana, giusto? >>
 
 
<< Si, signora. >>
 
 
<< Sana non mi hai detto che era così carino! Oh, chiamami Misako, " signora" mi fa sentire vecchia . >> 
 
 
È tornata quella di sempre! 
 
 
<< Va bene Misako! >>
 
 
 
<< Tua madre come sta? >>
 
 
<< Sempre stessa situazione, è ancora in coma e non dà segnali. >>
 
 
<< Ah.. Mi dispiace... Tuo padre è di là? >>
 
 
 
<< Si si, l'accompagno. >> 
 
 
Insieme ci dirigiamo nel corridoio della stanza della mamma di Akito e lì troviamo suo padre. 
Si volta verso di noi e sgrana gli occhi alla vista di mia madre. 
 
 
<< Misako?! >>
 
 
<< Eh già Fuyuki, sono io! >>
 
 
<< Cosa ci fai qui? >>
 
 
<< Sana è mia figlia e per mia figlia sono disposta a mettere da parte le nostre divergenze, forse. >>
 
 
<< Capisco il tuo rancore, io e la mia famiglia non ci siamo mai scusati abbastanza per la perdita di tuo fratello. Colgo l'occasione per scusarmi ancora. >>
 
 
<< Potrei dirti " è acqua passata " però niente cambia la morte di mio fratello. Sono disposta però a tralasciare questo argomento per il bene di mia figlia. >>
 
 
<< Sono più che grato del fatto che tua figlia stia con mio figlio. È una così cara ragazza. >>
 
 
<< Già, si affeziona a tutti e lascia il segno.. >>
 
 
Dopo qualche ora è successo il temibile. 
Il dottore che seguiva il caso della madre di Akito esce dalla stanza con un'espressione dispiaciuta e cupa. 
 
 
<< Non me lo dica... >> dice con tono rotto dai nodi in gola il padre di Akito. 
 
 
<< Mi dispiace, ma sua moglie non ce l'ha fatta. >>
 
 
E da lì iniziò tutto. 
Urla isteriche, pianti, singhiozzi, nodi in gola. 
L'intera famiglia era riunita intorno al suo letto, tutti tranne uno: Akito. 
Continuava ad avere lo sguardo fisso nel vuoto, con un volto privo di espressione. 
E poi i suoi occhi, non erano più color ambra, bensì una tonalità più scura, molto più scura. 
Mi avvicino preoccupata per la sua reazione, gli sfioro leggermente il braccio, ma lui mi scosta bruscamente e con ancora quell'espressione dice 
 
 
<< Lasciami stare. Voglio stare solo. >> 

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Capitolo 13
*** 13 capitolo ***








Quella frase è stata l’ultima che ho sentito uscire dalle labbra di Akito. Non abbiamo per niente parlato da quella sera, lui non si è fatto sentire e nemmeno io, non so perché l’ho fatto.
Stamattina sono andata a scuola normalmente con Ilaria e Chiara, solo una cosa non andava, ero peggio di uno zombie per le ultime due notti passate in bianco ed ora era senza trucco, facendo ben notare il mio stato e sperando che Akito mi vedesse e capisse come sono stata in questi ultimi giorni senza di lui.
Ilaria e Chiara erano preoccupate, ma io, non avendo voglia di parlare, le rifilavo sempre una scusa.
Ora siamo in classe, dopo aver superato i continui sguardi su di me, probabilmente credevano che stessi facendo una prova trucco per dopodomani. Indovinate che festa è? Halloween!
Beh , sicuramente si sbagliano di grosso, visto e considerato che non sono proprio in vena per festeggiare.
Sono seduta nel mio banco e al mio fianco è seduta Ilaria. Sono persa fra i miei pensieri, lasciandola parlare a vuoto fin quando si stanca e alza di un’ottava la voce.
 
<< Mi vuoi ascoltare?! Sembro una cretina che parla da sola! >> sbatta lei
 
 
<< Scusa è che sono completamente  assente stamattina, psicologicamente. >> mi difendo io
 
 
<< Lo so e so anche il motivo, però adesso basta! Guardati , sembri un fantasma! Da quand’è che non dormi ? hai delle occhiaie enormi e non ti sei degnata nemmeno di mascherarle! E da quand’è che non mangi qualcosa ? Sembri un mostro! >>
 
 
<< Grazie tante! >>
 
 
<< Lo dico per te, lo sai. >>
 
 
<< Già… >>
 
 
<< Comunque venerdì è Halloween  e tu verrai ad una festa con noi! >>
 
 
<< Scordatelo! >>
 
 
<< Invece ci verrai eccome! Oggi andiamo a comprare dei vestiti e quella sera saremo mostruosamente belle! >>
 
 
<< Ho detto di no, non me la sento. >>
 
 
<< “ Non me la sento. ” Ma sentiti! >>
 
 
<< Inutile. >>
 
 
<< Inutile un corno! Fallo per noi , ti prego! Fallo per Akito, allora! >>
 
 
Nel frattempo usciamo fuori in corridoio, perché Ilaria doveva andare in bagno e proprio in corridoio incontro lui. Ancora non mi ha vista.
 
 
<< Per Akito? Sua mamma è morta, lui sta male e io dovrei andarmi a divertire? Ma che cazzo dici ?! >>
 
 
Nel frattempo arriva alle mie orecchie un tratto della conversazione tra Akito e l’amico .
 
 
<< Allora vieni a ballare Halloween? >>
 
 
<< Certamente! >>
 
 
Sentendo le sue parole una rabbia mi sale all’interno e così, senza pensarci, mi rivolgo ad Ilaria.
 
 
 
<< Okay, ci sto. Dove andiamo? >>
 
 
<< All’arenile. >>
 
 
<< Va bene. >>
 
 
 
*   *    *
 
E così ci siamo. È arrivata la sera di Halloween.
Mia madre ha fatto un po’ di polemiche, ma poi si è convinta e mi ha lasciato andare.
Siamo tutte e tre in camera mia a prepararci ancora.
I nostri costumi?
Io ho deciso di travestirmi da bambola assassina, ho sempre desiderato farlo .
Ilaria invece da sposa cadavere, mentre Chiara da diavoletta.
In ogni istante mi passava per la mente Akito e i suoi continui comportamenti strani .
Come ha potuto?
Coinvolta da questi pensieri, vengo trascinata fuori casa da quelle due pazze pronte per andare alla festa.
Bene, non posso tirarmi più indietro: che la serata abbia inizio.
 
 
Sentiamo da fuori la musica che rimbomba e, come noi, vediamo persone che vanno verso l’entrata. C’è un casino enorme. Aspettiamo un quarto d’ora lì fuori per entrare e dopo aver consegnato i biglietti andiamo dentro.
Il tema centrale in quella stanza era appunto Halloween e i colori dominanti per l’allestimento  erano nero e arancione.
Una massa di persone ci travolge e la musica a tutto gas ci stordisce.
Decidiamo di iniziare a cercare qualche faccia conosciuta così, insieme, iniziamo a farci spazio tra la gente.
Vediamo  alcuni della nostra scuola, come anche della nostra classe. C’era molta gente conosciuta e poi, tra un gruppo di amici, c’era anche lui.
Vedendolo il mio cuore perse un battito, ma poi la rabbia si impadronisce di me e faccio di tutto per non andare lì e sputargli in faccia.
Anche lui mi vede e sulla sua faccia colgo stupore e un pizzico di rabbia mista a gelosia.
Gelosia? Ah si, aspettate un attimo. Forse per questo deficiente che sta alle mie spalle e continua a fissarmi.
Decido di non farci caso e vado vicino a quelli della mia classe per salutarli insieme ad Ilaria e Chiara sentendomi continuamente il suo sguardo addosso. E che cazzo! Mi ha evitato? E mo che vuole?
 Mi siedo sui divanetti occupati dai nostri amici e Alessandro offre a tutte e tre un drink.
Inizio a berlo lentamente sentendo il sapore alcolico della vodka sulla  punta della lingua.
Tra una chiacchiera e l’altra, spronata dalle mie pazze amiche, decidiamo di andare tutti in pista a ballare.
Inizialmente mi sento a disagio, insomma è pur sempre la mia prima volta, ma poi seguo il ritmo ed inizio a ballare ringraziando i sette anni di danza che ho fatto da piccola.
Ad un tratto sento delle mani afferrarmi la vita dolcemente e sentendo quel tocco familiare mi volto verso il proprietario : è Akito.
Ci fissiamo per un attimo, ma dal mio volto non esce nemmeno un’espressione e tanto meno una parola dalla mia bocca.  Poi, decisa, tolgo le sue mani dai miei fianchi e mi allontano, decidendo di andare un attimo in bagno.
Stavo per aprire la porta del bagno, ma quest’ultima si chiude nuovamente. Mi volto e vedo di nuovo lui.
Ma vuole farmi innervosire? Bene, ci sta riuscendo!
 
 
<< Che cavolo vuoi?! >> sbotto io
 
 
<< Dobbiamo parlare. >>

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Capitolo 14
*** 14 capitolo ***








<< Ah dobbiamo parlare? E di cosa? Visto che sono due giorni che non ti fai sentire! >> 
 
<< Hai ragione, scusami, però non sono l'unico che non l'ha fatto! >> 
 
 
<< Io non lo so perché non l'ho fatto, forse per il modo in cui mi evitavi... >> 
 
 
<< Beh, comunque sono stato uno stupido! Ho sfogato sulla nostra storia l'accaduto di mia madre, allontanandomi da te che sei stata l'unica a darmi forza. Sono stato un coglione, davvero. È che proprio non ci riesco, proprio non riesco ad accettare ciò che è accaduto, non mi sembra ancora vero... >> 
 
 
 
<< Mi dispiace tantissimo, lo sai.. >> dico io avvolgendogli le braccia al collo. 
Lui di tutta risposta mi stringe ancora più a sé e per un attimo il frastuono della discoteca sembra svanire. Ci siamo solo io, lui e il nostro abbraccio, nulla più. 
Dopo un po' ci stacchiamo e ci fissiamo intensamente, fin quando i nostri volti si fanno più vicini, le nostre labbra meno distanti e lo spazio fra noi pari a zero. 
 
Mi era mancato. 
Mi era mancato tantissimo. 
Il sapore delle sue labbra, il suo profumo, il suo tocco. 
Mi sento di nuovo a casa fra le sue braccia. 
La magia lentamente finisce e dopo un attimo di silenzio, lui apre bocca. 
 
 
<< Anche se sono passati solo due giorni, mi sono mancate troppo le tue labbra. Mi sei mancata tu! 
È possibile  tutto ciò? Cosa mi hai fatto? >>
 
 
 
<< Chi io? Niente! >>
 
 
<< Mi hai stregato, ecco cosa hai fatto. >> 
 
 
 
*   *    * 
 
La mattina dopo Akito mi passò a prendere con il motorino, come prima del nostro piccolo litigio. 
Arrivati a scuola perdiamo del tempo in cortile a parlare con i nostri amici e, al suono della campanella, mi prende la mano ed inizia ad entrare. 
Grazie a questo piccolo gesto ho capito che tutto era tornato alla normalità. 
 
Dopo scuola decidemmo di andare al Mc tutti insieme come non facevamo da tempo e così c' incamminammo. 
C'era una fila tremenda, ma nonostante ciò siamo riusciti a trovare posto ed a ordinare i nostri panini. 
 
 
<< Che ne dite se dopo ci andiamo a fare un giro a Piazza del Gesù e poi andiamo al cinema? >> propone Chiara
 
 
<< Okay >> rispondiamo io e Ilaria
 
 
<< Va bene anche per noi. >> affermano Akito e Alessandro. 
 
 
 
Detto, fatto, prendemmo la metropolitana e andammo a piazza del Gesù. 
Nonostante l'ora, le 15:30, c'erano gruppi di ragazzi come noi a parlare fra loro. 
Ci sedemmo su di una panchina ed iniziammo a scherzare tra di noi. 
In lontananza, notai una ragazza di un 'altra comitiva che stava guardando Akito e lui di tutta risposta gli riservò uno sguardo veloce. 
Non so il perché, ma in quel momento la gelosia iniziava a farsi strada in me e, dopo aver dato una gomitata ad Akito, fulminai con lo sguardo quella ragazza, che ebbe la faccia tosta di contraccambiare. 
 
 
<< Non penserai che mi piaccia quella, vero ? >> 
 
 
<< Lo spero per te, altrimenti fai una brutta fine. >> 
 
 
 
<< Gelosa? >> 
 
 
<< OVVIO. >> 
 
 
<< Anche se mi fa piacere sentirtelo dire, non devi esserlo. Voglio solo te e sono solo tuo. >> 
 
 
 
<< Già, solo mio. >> 
 
 
 
*   *   * 
 
Dopo minuti di dibattito tra noi ragazze e i ragazzi, decidemmo di vedere " Scrivimi ancora " per scelta di noi ragazze. 
Di solito non sono una romanticona e nemmeno voglio esserlo, però  la trama del film e in seguito il trailer mi hanno colpito, per cui ho insistito particolarmente sul vederlo. 
I ragazzi di tanto in tanto facevano qualche sbadiglio, avendo di risposta qualche nostra occhiataccia. 
Mi godevo il film appoggiata ad Akito ed aspirando il suo odore di menta misto a quello del fumo. 
Già, fumo. 
Proprio non riusciva a smettere! 
Non sapete quante discussioni abbiamo avuto per via di sto fatto. 
 
Il film era terminato, le luci in sala erano tornate e ognuno si  accalcava all'uscita. 
Dopo quest'impegnativo pomeriggio, tornammo tutti a casa ed io decisi di fare qualche compito per poi vedermi un ulteriore film. 
Optai per " Città di ossa ", film consigliatomi da una mia amica ed anche se non era il mio genere, decisi di vederlo. 
Tra una scena ed un'altra, la suoneria dì whatsapp mi distraeva. 
Aprii prima la chat con le ragazze, le quali discutevano del compito di fisica di domani: un vero dramma. 
Chiara però cambiò discorso, parlando della giornata di oggi e di come anche loro si sono accorte degli sguardi che quella ragazza lanciava ad Akito. 
Praticamente odiosa. 
Aprii poi la chat di Akito 
 
• Tipo immagino te nelle mie braccia. 
 Sul divano. 
 Mentre guardiamo un bel film, magari quello che tu ora stai    vedendo. 
Con le coperte addosso e i corpi caldi e poi le labbra bagnate ed io che ti voglio ancora di più. •
 
 
• Quanto vorrei abbracciarti in questo momento, nemmeno lo immagini. • 
 
 
• Si invece, immagino, dato che vorrei abbracciarti allo stesso modo anche io. • 

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Capitolo 15
*** 15 capitolo ***


Il tempo passava, i giorni scorrevano e tutto andava per il verso giusto. 
Io e Akito andavamo d'amore e d'accordo; Chiara e Ilaria erano sempre al mio fianco e,con grande notizia, la prima si stava frequentando con Francesco, un nuovo membro della nostra comitiva; a scuola non mancavano compiti ed interrogazioni per i voti  sul registro online, beh, niente di nuovo. . . Fino ad oggi. 
 
Eravamo in classe ed era appena suonata la campanella della prima ora. 
Dieci minuti dopo l'inizio della lezione, bussano alla porta. 
Fa capolino una ragazza bionda davvero carina e dall'apparenza timida. 
 
 
<< Buongiorno >> dice lei
 
 
<< Buongiorno, lei è? >> domanda il professore 
 
 
<< Rossella Esposito, sono nuova di questa classe. >> 
 
 
<< Bene, vai a sederti dove trovi posto. >> 
 
 
Dal suo arrivo in classe, c'era un mormorio di sottofondo durante la lezione ed è scontato dire che è per la nuova arrivata. 
Era bionda e aveva gli occhi azzurri, un fisico davvero invidiabile. 
A ricreazione io e le altre ci avviciniamo a lei per far conoscenza. 
 
 
<< Ciao! >> esclamo io seguita dalle mie amiche 
 
 
<< Ciao >> dice lei sorridendo 
 
 
Dopo esserci presentate, instauriamo una conversazione e devo dire che è una ragazza davvero simpatica. 
Decidiamo di andare in corridoio per vedere volti nuovi, anche se io volevo vedere Akito. 
Eccolo lì a parlare con i suoi amici. 
 
 
<< Wow! Non sapevo che ci fossero ragazzi così carini! >> 
 
 
<< A chi ti riferisci? >> domando io 
 
 
 
<< A quel biondino, penso che ci farò un pensierino. >> Disse avvicinandosi a lui lentamente 
 
 
Le ragazze mi guardano con faccia incredula e allo stesso tempo omicida, mentre io, pur avendo una sorta di nervosismo, voglio vedere finché arriva e vederla fare una figuraccia. 
La seguo a ruota e mentre lei sta per aprire bocca, Akito la precede. 
 
 
<< Amore! >> esclama venendomi incontro e baciandomi. 
 
 
Ricambio il bacio con amore e dopo pochi secondi ci allontaniamo ed io non perdo tempo a vedere l'espressione di Rossella. 
Ha una faccia sconvolta e invidiosa, ma allo stesso tempo imbarazzata. 
 
 
<< Chi è lei? >> domandano i suoi amici, apprezzando cosa c'era davanti ai loro occhi. 
 
 
<< Rossella, è la nuova della mia classe. >> dico io 
 
 
Lei si presenta a tutti con un saluto e un sorriso e al suono della campanella andiamo ognuno in classe propria. 
 
<< Perché non mi hai detto che era il tuo ragazzo? >> domanda lei 
 
 
<< Beh, perché non volevo essere scontrosa e poi non ero certa che parlassi del mio ragazzo. >> dico io calcando la parola " mio " facendo la finta ingenua. 
 
 
 
<< Ah, va bene.. >> 
 
 
 
*     *      *
 
Fuori scuola c'era Akito che mi aspettava e come sempre, dopo aver parlato un po' con i nostri amici, mi riaccompagnò a casa. 
Volendolo mettere alla prova, apro il discorso " Rossella ". 
 
 
<< Cosa ne pensi di Rossella ? >> 
 
 
<< Chi? >> 
 
 
<< La nuova. >> 
 
 
<< Ahh.. >> 
 
 
<< Allora? >>
 
 
 
<< Cosa dovrei pensare? >>
 
 
<< Beh, che ne so. È simpatica? Carina? Bella? >> 
 
 
<< Sei per caso gelosa ? >> 
 
 
<< No, cosa te lo fa pensare? >>
 
 
<< Mmm.. In tal caso io non penso nulla, perché ho di fronte a me la ragazza più bella di tutta Napoli! >> 
 
 
<< Mmmh.. Ne sei sicuro? >>
 
 
<< Si! >> 
 
 
Detto questo, con uno slancio gli salto addosso e lo abbraccio forte. Subito dopo lo bacio. 
Se fosse per me, resterei ore e ore a baciarlo, ma mia madre, ovvero agente 007, è fuori la porta a guardarci e mi mette suggestione. 
 
 
 
<< Va bene amore mio, ci sentiamo dopo!  >> dice lui
 
 
<< Va bene amore! >> rispondo io entrando in casa. 
 
 
Entrata in casa, vengo volta di sorpresa dalla voce di mia mamma. 
 
 
<< È da tanto che non la vedevo, sai? >> 
 
 
<< Vedere chi? Cosa? >>
 
 
<< Quella luce. La luce emanata dai tuoi occhi. Da piccola c'era sempre, sai? Ogni qualvolta che ricevevi un regalo quella luce emanava sempre dai tuoi occhi. Suppongo che ora non si tratta più di regali, anzi. 
Ti piace davvero quel ragazzo, eh? >> 
 
 
<< Si, molto mamma. >> 
 
 
<< E si vede. >>Il tempo passava, i giorni scorrevano e tutto andava per il verso giusto. 
Io e Akito andavamo d'amore e d'accordo; Chiara e Ilaria erano sempre al mio fianco e,con grande notizia, la prima si stava frequentando con Francesco, un nuovo membro della nostra comitiva; a scuola non mancavano compiti ed interrogazioni per i voti  sul registro online, beh, niente di nuovo. . . Fino ad oggi. 
 
Eravamo in classe ed era appena suonata la campanella della prima ora. 
Dieci minuti dopo l'inizio della lezione, bussano alla porta. 
Fa capolino una ragazza bionda davvero carina e dall'apparenza timida. 
 
 
<< Buongiorno >> dice lei
 
 
<< Buongiorno, lei è? >> domanda il professore 
 
 
<< Rossella Esposito, sono nuova di questa classe. >> 
 
 
<< Bene, vai a sederti dove trovi posto. >> 
 
 
Dal suo arrivo in classe, c'era un mormorio di sottofondo durante la lezione ed è scontato dire che è per la nuova arrivata. 
Era bionda e aveva gli occhi azzurri, un fisico davvero invidiabile. 
A ricreazione io e le altre ci avviciniamo a lei per far conoscenza. 
 
 
<< Ciao! >> esclamo io seguita dalle mie amiche 
 
 
<< Ciao >> dice lei sorridendo 
 
 
Dopo esserci presentate, instauriamo una conversazione e devo dire che è una ragazza davvero simpatica. 
Decidiamo di andare in corridoio per vedere volti nuovi, anche se io volevo vedere Akito. 
Eccolo lì a parlare con i suoi amici. 
 
 
<< Wow! Non sapevo che ci fossero ragazzi così carini! >> 
 
 
<< A chi ti riferisci? >> domando io 
 
 
 
<< A quel biondino, penso che ci farò un pensierino. >> Disse avvicinandosi a lui lentamente 
 
 
Le ragazze mi guardano con faccia incredula e allo stesso tempo omicida, mentre io, pur avendo una sorta di nervosismo, voglio vedere finché arriva e vederla fare una figuraccia. 
La seguo a ruota e mentre lei sta per aprire bocca, Akito la precede. 
 
 
<< Amore! >> esclama venendomi incontro e baciandomi. 
 
 
Ricambio il bacio con amore e dopo pochi secondi ci allontaniamo ed io non perdo tempo a vedere l'espressione di Rossella. 
Ha una faccia sconvolta e invidiosa, ma allo stesso tempo imbarazzata. 
 
 
<< Chi è lei? >> domandano i suoi amici, apprezzando cosa c'era davanti ai loro occhi. 
 
 
<< Rossella, è la nuova della mia classe. >> dico io 
 
 
Lei si presenta a tutti con un saluto e un sorriso e al suono della campanella andiamo ognuno in classe propria. 
 
<< Perché non mi hai detto che era il tuo ragazzo? >> domanda lei 
 
 
<< Beh, perché non volevo essere scontrosa e poi non ero certa che parlassi del mio ragazzo. >> dico io calcando la parola " mio " facendo la finta ingenua. 
 
 
 
<< Ah, va bene.. >> 
 
 
 
*     *      *
 
Fuori scuola c'era Akito che mi aspettava e come sempre, dopo aver parlato un po' con i nostri amici, mi riaccompagnò a casa. 
Volendolo mettere alla prova, apro il discorso " Rossella ". 
 
 
<< Cosa ne pensi di Rossella ? >> 
 
 
<< Chi? >> 
 
 
<< La nuova. >> 
 
 
<< Ahh.. >> 
 
 
<< Allora? >>
 
 
 
<< Cosa dovrei pensare? >>
 
 
<< Beh, che ne so. È simpatica? Carina? Bella? >> 
 
 
<< Sei per caso gelosa ? >> 
 
 
<< No, cosa te lo fa pensare? >>
 
 
<< Mmm.. In tal caso io non penso nulla, perché ho di fronte a me la ragazza più bella di tutta Napoli! >> 
 
 
<< Mmmh.. Ne sei sicuro? >>
 
 
<< Si! >> 
 
 
Detto questo, con uno slancio gli salto addosso e lo abbraccio forte. Subito dopo lo bacio. 
Se fosse per me, resterei ore e ore a baciarlo, ma mia madre, ovvero agente 007, è fuori la porta a guardarci e mi mette suggestione. 
 
 
 
<< Va bene amore mio, ci sentiamo dopo!  >> dice lui
 
 
<< Va bene amore! >> rispondo io entrando in casa. 
 
 
Entrata in casa, vengo volta di sorpresa dalla voce di mia mamma. 
 
 
<< È da tanto che non la vedevo, sai? >> 
 
 
<< Vedere chi? Cosa? >>
 
 
<< Quella luce. La luce emanata dai tuoi occhi. Da piccola c'era sempre, sai? Ogni qualvolta che ricevevi un regalo quella luce emanava sempre dai tuoi occhi. Suppongo che ora non si tratta più di regali, anzi. 
Ti piace davvero quel ragazzo, eh? >> 
 
 
<< Si, molto mamma. >> 
 
 
<< E si vede. >>

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Capitolo 16
*** 16 capitolo ***


Non so gli altri, ma a me Rossella piaceva sempre meno. 
Ogni volta che uscivamo tutti insieme lei s'intrometteva e per di più ogni scusa era buona per stare il più possibile vicino Akito. 
So che di Akito potevo fidarmi, è di lei che non potevo, soprattutto dopo la sua rivelazione. 
Da come aveva fatto capire, lei è la classica tipa che quando è attratta da qualcuno non si ferma davanti a niente e nessuno. 
Spero solo che Akito sia l'eccezione. 
Chiara e Ilaria erano costantemente al mio fianco pronte a non farmi commettere qualche cazzata nei confronti di Rossella.
Anche a loro stava antipatica e non la digerivano proprio, ma volevano " proteggermi " per non farmi commettere nessun errore di cui poi potrei pentirmi. 
In questo momento siamo tutte a casa di Chiara. 
Siamo nella sua stanza e stiamo vedendo Shadowhunters- Città di ossa. 
Di solito questo non è il mio genere, ma vedendolo mi è piaciuto sin da subito, per cui lo sto vedendo con molto interesse. 
È un film fantasy e parla di demoni, cacciatori di demoni, vampiri e cose così. 
Sembrerebbe brutto all'apparenza, l'ho pensato anche io, ma in realtà non lo è. 
Al termine del film Chiara spegne il televisore e si volta verso me e Ilaria. 
 
 
<< Allora... Come vanno le cose tra te e Akito ? >> domanda lei 
 
 
<< Bene, anche se per via di Rossella vivo con un'ansia addosso. >> rispondo io
 
 
<< Ansia? >> domandano all'uniscono Chiara e Ilaria 
 
 
<< Si, ansia. Ansia perché possa succedere qualcosa fra loro due. L'avete vista Rossella, no? È molto bella e poi ha un carattere forte e non si ferma davanti a nessuno. 
Può anche ammaliare Akito e a quel punto io sarò un giocattolo vecchio. >> 
 
 
<< Ma cosa dici?! Non lo pensare nemmeno! Tu sei molto meglio di lei e poi Akito vuole solo te, non ti tradirebbe mai con lei. >> sbotta Ilaria 
 
 
 
<< Quanto vorrei che queste mie insicurezze svanissero.. >> sospiro io
 
 
 
*    *     * 
 
Pov. Akito 
 
<< Hey Akito tu invece cosa ne pensi? >> domanda Alessandro
 
 
<< Di cosa? >> dico io 
 
 
<< Ma come di cosa? Di Rossella! >> 
 
 
<< Aah. Beh,cosa dovrei pensare? È una bella ragazza, tutto qui. Poi lo sai che per me conta solo Sana. >> 
 
 
<< Già, Sana. È incredibile come tu sia diventato così responsabile. Prima eri il tipo di un'uscita e via, ora invece stai con Sana da due mesi, se non qualcosa in più! >>
 
 
<< Già, sono cambiato,lei mi ha cambiato. >> 
 
 
<< Spero solo di non fare la tua stessa fine però, almeno non ora. >> 
 
 
<< Ovvero? Che fine? >>
 
 
<< Beh, quella del ragazzo responsabile e fedele, no? >>
 
 
<< Seh, certo. >>
 
 
" Spero solo di non fare la tua fine " 
 
Quale fine? Solo perché voglio solo una ragazza non significa che io sia diventato un cretino, sono sempre io.  
Certo è vero che per me Sana è l'unica, però non sono cambiato, vero? 
Non lo so. 
Con un saluto mi dileguo via e salendo in sella, inizio ad andare verso casa. 
Quella frase rimbomba nella mia mente continuamente. 
Voglio davvero essere responsabile e fedele? 
Perché mi faccio questi dubbi? È di Sana che stiamo parlando! 
Io la voglio bene, anzi, penso che sia quasi innamorato di lei. 
Già, innamorato. 
Una parolona, vero? 
 
Svoltato l'angolo, noto Rossella che cammina e si ferma proprio davanti casa mia. 
Cosa ci fa lei qui? Come sa dove abito? 
Tolgo il casco e parcheggio il motorino fuori casa. 
La guardo e la saluto. 
 
 
<< Cosa ci fai qui? >> domando io 
 
 
<< Questa è casa tua, giusto? Sono venuta per te. >> risponde lei con un sorriso 
 
 
<< E come fai a sapere dove abito? >> 
 
 
<< Ehm... Dettagli. >> risponde sorridendo un'altra volta, ma con una strana luce negli occhi. 
 
 
<< Vabbè, vuoi qualcosa? >> 
 
 
<< Non mi fai entrare ? >> 
 
 
<< Come vuoi. Accomodati. >> 
 
 
Entriamo in casa mia, sapendo che siamo soli in casa visto che papà è al lavoro e mia sorella starà sicuramente all'università. 
 
 
<< Beh, siamo entrati. Adesso mi dici perché qui? >>
 
 
<< Per te. >> 
 
 
<< Beh, questo l'ho capito. Voglio sapere il motivo. >> 
 
 
<< Sono qui perché voglio te. >> 
 
 
<< Come sc- >> 
 
 
Non faccio in tempo a concludere la frase, perché mi ritrovo le sue labbra sulle mie. 
Colto alla sprovvista, mi lascio baciare da lei, che, con la sua lingua, si fa spazio tra la mia bocca. 
Mi bacia bramosa e mi spinge verso di lei con forza. 
Dopo il mio attimo di smarrimento, l'allontano da me e la guardo con faccia incredula. 
 
 
<< Ma che ti prende?! >> sbotto io
 
 
<< Nulla, ti ho baciato. >> si giustifica lei 
 
 
<< Beh, questo l'ho visto, ma perché ? >> 
 
 
<< Quante storie per un bacio, tra l'altro non ti sei nemmeno spostato fin da subito. >> 
 
 
<< Mi hai colto alla sprovvista. >> 
 
 
<< Beh, sicuramente è stato in modo molto piacevole. >> dice sorridendomi maliziosa 
 
 
<< Tutt'altro. >>
 
 
<< Vuoi dirmi che non ti piaccio nemmeno un po'? >> domanda lei avvicinandosi a me e strusciandosi sul mio corpo
 
 
<< Non sono interessato a te. >> 
 
 
<< Beh, il tuo corpo dice il contrario. A chi devo dar ascolto? >> 
 
 
<< A nessuno. Puoi uscire da casa mia adesso? >> 
 
 
<< Come vuoi, ma non è finita qui. >>  dice allontanandosi da me con sguardo malizioso, per poi sparire dalla porta di casa. 
 
 
 
Una frase mi vien da pensare: sono nella merda più totale. 
 
 

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Capitolo 17
*** 17 capitolo ***


Pov Akito.
 
Non so come, non so il perché, ma quel bacio con Rossella non è stato l’unico, anzi, il primo di una serie. Ci sono state altre occasioni di stare insieme e siamo andati oltre al singolo bacetto.
Non so il perché del mio comportamento, è solo che i suoi occhi, la sua bellezza, lei in generale mi ha colpito come un secchio di acqua ghiacciata.
So che sto sbagliando, soprattutto nei confronti di Sana, ma è più forte di me. Ogni qualvolta che decido di “spezzare i nostri rapporti”, Rossella è lì pronta a manovrarmi con le sue parole, con i suoi gesti.
Se penso a Sana e a quello che gli sto facendo, mi seno una vera e propria merda.
In confronto questa nostra relazione è tenuta nascosta, almeno questo…
 
A momenti dovrebbe venire Rossella, ci siamo dati appuntamento a casa mia.
Neanche il tempo di pensarlo, che qualcuno suona alla porta.
Un manto di capelli biondi e due pietre azzurre mi sorridono maliziosamente ed io, silenziosamente e notando se c’era qualcuno, la faccio entrare in casa.
Come tutte le altre volte, la conversazione non era il nostro forte, ma bensì i fatti erano quelli alla base della nostra “ relazione”.
 Neanche i tempo di formulare un pensiero su di lei o su quello che stavamo per fare, che le sue mani cercano il mio corpo e la sua bocca cerca la mia.
Ci baciamo con foga e, senza neanche la briga di andarcene in camera mia, i nostri vestiti vengono buttati in malo modo sul pavimento.
Le sue mani vagano maliziose sul mio corpo e le mie vagano sul suo.
Devo dire che il suo corpo non mi dispiace, anzi.
Lei la prima volta non ha perso tempo a dirmi che avevo un fisico “da dio greco” ed io non potevo che darle ragione: la palestra ha i suoi frutti.
Non perdo più tempo, mi infilo un preservativo ed entro in lei.
I nostri corpi si vengono in contro, il nostro fiato è corto e i nostri sguardi sono bramosi.
 
 
Pov Sana.
 
“ Attenta al tuo ragazzo
                        baci –A.   ”
 
Stamattina mi è arrivato questo messaggio e da lì la mia testa non ha fatto altro che pensare, pensare e pensare.
Attenta a cosa? Sarà sicuramente qualche scherzo. Qualcuno che è invidioso della relazione mia e di Akito e non sa che inventare.
A proposito di Akito, è da un paio di giorni che non lo vedo.
Oggi è domenica, quindi non l’ho visto a causa della scuola, ma ieri era assente lo stesso.
La mia testa formula un pensiero ed io lo approvo: andrò a trovarlo, voglio fargli una sorpresa.
Per rendere ancora di più “ l’effetto sorpresa ” userò le chiavi di casa di riserva che mi ha dato Natsu, sua sorella, così non si aspetterà il mio arrivo.
Dopo aver chiesto gentilmente alla signora Maria di accompagnarmi a casa di Akito, raggiungo la sua strada ed ora sono fuori casa sua.
Prendo le chiavi che mi ha dato sua sorella ed apro il cancelletto.
Attraverso il giardino della casa fino ad arrivare alla porta d’ingresso. Apro lentamente senza far troppo rumore ed entro in casa, chiudendomi la porta alle spalle.
Man mano che mi avvicinavo al salotto, sentivo dei gemiti. Sarà sicuramente sua sorella e il fidanzato, però che cavolo, un po’ di contegno!
Faccio qualche passo in avanti per vedere più o meno dove stavano in modo da non farmi vedere e una chioma bionda era avvinghiata al mio ragazzo, entrambi nudi sul divano del salotto.
Spalanco gli occhi e mi manca il respiro. Sento la presenza di un forte nodo in gola che mi impedisce di parlare, voglio scappare, fuggire da questa squallida vista, ma mi sento in dovere di urlare almeno la mia frustrazione.
 
 
 
<< Sei uno stronzo! >> esclamo io, attirando l’attenzione di entrambi, per poi correre all’ingresso, aprire la porta e sbatterla forte alle mie spalle.
 
 
Corro lungo il viale e le tante lacrime che rigano il mio volto mi annebbiano la vista tanto da farmi quasi inciampare.
Sento la sua voce chiamarmi forte e disperata e sento anche le urla di rimprovero e rabbia contro Rossella. Si, Rossella.
“ Io ottengo sempre ciò che voglio.” Soddisfatta ora? Solo una ridicola e squallida puttana sei, solo questo.
Sbadatamente prendo il cellulare dalla tasca del jeans e digito il primo numero che mi viene in mente: quello di Ilaria.
Le mando un messaggio veloce e le dico che sto andando da lei e spero che ci sia.
 
 
Pov Akito.
 
<< Sono nella merda, cazzo! >> sbotto io dando voce ai miei pensieri
 
 
<< Ehy calmati, non è mica una tragedia, infondo hai sempre me. >> dice maliziosa Rossella
 
 
<< TE?! Ma non l’hai capito che sei solo una squallida troietta e che ci sono stato solo per scoparti?! >>
 
 
<< Ah, è così che la pensi? Ci sei stato solo per questo? >>
 
 
<< Ovvio, per quale altro motivo sennò. >>
 
  
<< Beh, intanto ci sei stato. Sarà perché la tua puttanella personale non ti soddisfa abbastanza? >>
 
<< Non chiamare puttanella alla mia ragazza! >>
 
 
<< La tua ragazza? Non mi sembra che ora lo sia più. >> 

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Capitolo 18
*** 18 capitolo ***


Pov. Akito 
 
Dopo aver sbattuto fuori Rossella, mi sono rivestito e ho provato a chiamare Sana una ventina di volte, aveva sempre la segreteria e per di più le avevo mandato più di dieci messaggi. 
Questa volta l'ho combinata grossa, l'ho persa per sempre. Mi ripetevo. 
Ma che cazzo mi è preso? 
Sapevo a cosa stavo andando in contro solo che non ero in me. Quella troia mi ha manipolato. 
Ma a chi vogliamo darla a bere? Di certo la colpa non è sua che io ci sono cascato! 
Oddio, è pure sua, però è un cinquanta e cinquanta. 
Come devo fare?! 
Non mi perdonerà mai! 
Però una cosa è sicura: ci devo provare. 
 
Pov. Sana 
 
 
Durante il tragitto da casa di Akito a quella di Ilaria, il mio volto era rigato da lacrime, non oso immaginare il mio aspetto. 
Per evitare di rifiutare continue chiamate di Akito, ho spento il cellulare ed ora sono proprio davanti casa della mia amica. 
Suono il citofono ed è proprio lei a rispondermi.
Mi dice di salire e sento lo scatto di apertura del cancello.
Entro dentro casa e noto che non c'è nessuno. Saranno tutti a lavorare. 
Vedo Ilaria scendere dalle scale e appena vede le mie condizioni rimane un po' interdetta, ma poi corre ad abbracciarmi. 
 
La stringo più forte a me, fino a quasi soffocarla. Lei non me lo fa notare, ma da buona amica resta in silenzio stringendomi a sua volta e accarezzandomi il capo. 
Dopo svariati minuti, decido di staccarmi da lei, mostrandole i miei occhi lucidi e l'aria stravolta. 
 
 
<< Cos'è successo? >> domanda preoccupata Ilaria 
 
 
Non riesco a risponderle, continuo a non parlare, ma dalle mie labbra escono forti singhiozzi. 
 
 
<< Allora?! >> domanda di nuovo Ilaria, alzando la voce 
 
 
<< A-Akito.. >> balbetto io, fermandomi al suo nome non riuscendo a continuare. 
 
 
<< Cos'ha fatto?! >> sbotta lei 
 
 
<< Mi h-ha tradi-t-to >> rispondo con voce fioca 
 
 
<< Che cosa ha fatto quel deficiente ?!? >> domanda arrabbiata 
 
 
 
<< Non farmelo ripetere, già è stato difficile dirlo prima... >> rispondo io a tono sempre basso 
 
 
 
<< Ma io lo faccio diventare sterile quel coglione! >> 
 
 
Non riesco a parlare, non riesco a risponderle. 
Le mie lacrime aumentano, come i miei singhiozzi; la mia voce fioca è quasi inaudibile. 
 
 
 
<< Con chi? E che cosa ha fatto? >> 
 
 
 
<< Si è sco-scopato Rossella... >>
 
 
 
 
<< Che cosa?!? Io l'ammazzo a quella troia! Lo sapevo che avrebbe fatto qualcosa! Li ammazzo a tutti è due! >>
 
 
 
<< Inutile dire " li ammazzo ", tanto oramai è successo. >>
 
 
<< È successo?! Ma ti senti  mentre parli ? >>
 
 
 
<< E che cazzo devo dire, eh?!Che li devo bruciare vivi entrambi?! A che serve? Tanto oramai se l'è scopata e qui quella che è stata tradita sono io! >> sbotto io, meravigliandomi persino del mio tono di voce. 
 
 
Ilaria spalanca gli occhi, meravigliata dalle mie parole. Subito dopo corre ad abbracciarmi nuovamente e mi sussurra all'orecchio continui " mi dispiace ". 
 
 
Anche a me dispiace, sai? 
Dispiace perché ho dato cento ad una persona che non meritava neanche zero. 
Dispiace perché ho riposto tutta la mia fiducia ad una persona che l'ha calpestata. 
Dispiace perché l'amore che ho dato non è servito a nulla, è stato buttato nel cesso. 
Dispiace perché mi sono sbagliata, sono stata una stupida. 
Dispiace perché credevo il massimo per me una persona che in realtà è una merda. 
Dispiace perché  donato affetto a chi poi mi ha infilato una lama nel petto.
 
*    *     *
 
Tornata a casa, sono salita direttamente in camera, perché, sinceramente, di fame non ne ho proprio.
Alzo lo sguardo verso lo specchio di camera mia e noto che ho assunto le somiglianze di un panda. 
Tutto il mascara e l'eye liner è colato ed adesso formano due grossi aloni neri attorno agli occhi; i miei occhi sono rossi come quelli di un vampiro; il mio volto umido e spento; le mie labbra screpolate e rosse. 
Un disastro insomma. 
Non so con quale forza, ma sono andata in bagno per struccarmi, farmi una doccia e mettermi in pigiama, per poi andare a letto. 
 
I miei pensieri ricadono sempre lì. 
A quello che si definiva il " mio ragazzo " avvinghiato a quell'oca bionda. 
Ma con quale coraggio? 
Ho forse sbagliato qualcosa ? 
Non gli ho dato abbastanza? 
Gli ho negato qualcosa? 
Non me lo so spiegare. 
So solo che una voragine grande quanto l'universo, che è infinito, si fa spazio dentro di me e che le lacrime iniziano a scendere prepotenti  di nuovo sul mio volto. 
Mi sdraio sul letto e porto il cuscino stretto al petto e così, tra lacrime e singhiozzi, la stanchezza si fa sentire ed io cado in un profondo sonno.
 
 
Quando i miei occhi vedono la luce del giorno, sono già le sette e mezzo. 
Svogliatamente penso alla scuola, a tutto quello che oggi dovrò affrontare, a tutto quello che dovrò vedere, a tutto quello che i miei occhi dovranno sopportare, per non parlare del mio cuore. 
Sono tentata a rifugiarmi di nuovo sotto il mio bel piumone, ma mia madre, come una bomba ad orologeria, fa capolino nella stanza e allontana le coperte dal letto, per poi aprire le finestre. 
L'aria fresca si fa sentire e mi penetra fino alle ossa. 
Svogliatamente mi alzo da letto e do un'occhiata alla finestra: non c'è niente da fare, il mare di Napoli è quello che è. 
Prendo forza da quella bella vista e scendo giù a fare colazione. 
Fare colazione è esagerato. 
A stento ho bevuto un po' di latte. 
Dopo aver sentito i continui sforzi di mia madre ad invogliarmi a mangiare, salgo in camera ed inizio a vestirmi. 
Non ci metto molto a prepararmi, jeans e felpa vanno più che bene, così mi avvio verso scuola a piedi, decidendo di fare qualche passo. 
Durante il tragitto penso e ripenso ad Akito e le lacrime minacciano di uscire, ma io cerco di trattenerle. 
Non qui, non in strada, non in prossimità della scuola. 
Come me, alcuni ragazzi stanno andando a piedi a scuola, mentre altri in motorino. 
Tra tanti in motorino, è di passaggio anche Akito che, appena mi vede, mi fissa intensamente, quasi dimenticando di essere alla guida. 
Di tutta risposta giro la faccia e continuo a camminare, arrivando così a scuola. 
 
 

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Capitolo 19
*** 19 capitolo ***


Camminavo per i corridoi tutta sola, questo posto sembrava estraneo per me, sentivo che le pareti bianche mi soffocavano e che gli sguardi di tutti mi opprimevano. 
Entrai in classe a testa bassa, arrivando poi al mio banco. 
Posai lo zaino sulla spalliera della sedia e mi sedetti, aspettando l'arrivo di qualche faccia amica. 
Ad ogni sbattere di porta mi voltavo per vedere se Ilaria o Chiara facevano capolino, ma niente. 
Sentendo un'altra presenza entrare in classe, mi girai per vedere chi fosse entrato e la persona che vidi era l'ultima che volevo vedere. 
 
Quella troietta bionda fece capolino in classe come se nulla fosse. 
Si sedette al suo banco e mi guardò insistentemente. 
Sentendo il suo sguardo addosso, mi girai e le rivolsi uno sguardo di fuoco, sguardo che fu interrotto dall'arrivo delle mie amiche. 
Ilaria e Chiara erano lì al mio fianco e la prima non se lo fece ripetere due volte ed attaccò Rossella. 
 
 
<< Tu! Brutta bionda finta, troia, oca che non sei altro! Come t- >> iniziò a scaricarle la sua rabbia addosso, ma io la fermai
 
 
<< Lascia stare, mi sembra RIDICOLO perdere fiato per persone così... Come si dice qui a Napoli ? Ah, " terra terra "! >> sbotto io pungente 
 
 
Ilaria stava per ribattere, ma il mio sguardo fulmineo la bloccò, mentre Rossella stava aprendo bocca. 
 
 
<< Scusami tanto cara, ma se non dai certe attenzioni al tuo ragazzo, lo fa qualcun'altro al posto tuo! >>
 
 
Mi ci volle l'assoluto autocontrollo per non sbatterla con la testa al muro. 
 
<< Scusami tanto cara, se le persone si concedessero così facilmente come tu apri le gambe, il mondo andrebbe a rotoli. >> 
 
 
<< Tutte belle parole davvero. Tutto molto toccante, addirittura mi scende la lacrimuccia, ma cara tu devi sapere che le parole sono solo chiacchiere inutili, sono i fatti quelli che contano. >>
 
 
<< Se ti riferisci al fatto che non sei ancora faccia e muro, allora dovresti ringraziarmi. Ho un ottimo autocontrollo sai? E per le troie non oso sporcarmi le mani. >> 
 
 
Nel frattempo il nostro discorso è giunto a tutti quelli del nostro piano ed erano tutti accalcati fuori la porta ad assistere. 
Tra questi, quando mi voltai a vedere, c'era anche Akito. 
Gli lanciai un fugace sguardo e mi rivolsi a quell'oca che avevo davanti. 
 
 
<< Oh guarda chi c'è! Il tuo amichetto! Che dici, le apri anche adesso le gambe? Tanto per te non sarà di certo un problema, no? >> 
 
 
Detto questo le dò le spalle e mi faccio spazio tra la folla con l'intenzione di uscire da lì. 
Vengo bloccata per un braccio, mi volto su chi sia l'artefice ed è Akito. 
 
 
<< Non osare toccarmi. >> sbotto io, allontanando il braccio ed uscendo da lì. 
 
 
*    *     *
 
Dopo quell'episodio chiamai mia madre per tornare a casa. 
Dopo dieci minuti era lì ed in macchina regnava il più assoluto silenzio. 
Ecco cosa amo di mia madre: quando c'è qualcosa che non va non fa domande, aspetta che parli io. 
Durante il tragitto in macchina potevo ben notare gli addobbi natalizi tra le strade di Napoli. 
Ogni singolo negozio era addobbato di luci, adesivi di figure natalizie. 
Le strade erano addobbate con composizioni di luci e al centro della città c'era un grande e magnifico albero di Natale. 
Arrivate a casa, salii sopra e mi cambiai. 
Indossai una tuta larga e mi legai i capelli per poi struccarmi. 
Mi sdraiai sul letto e presi le cuffie del mio iPhone e misi la playlist. 
Nella mia playlist regnava oramai la più profonda depressione: dalle canzoni di Tiziano Ferro a quelle dei modà, per poi passare a quelle inglesi. 
Anche se non lo davo a vedere forse, ci soffrivo maledettamente, perché, diciamocelo, puoi essere forte quanto vuoi, ma non sarai mai di ghiaccio, crollerai sempre. 
 
La musica si bloccò con l'arrivo di un messaggio. 
 
• Scusa sai non ti volevo mai disturbare, ma vuoi dirmi come questo può finire? • 
 
 
• Non me lo so spiegare... In tutto questo tempo che ti ho dato tanto: amore, gioia, sorrisi e tutto. 
Perché ? Perché mi hai fatto questo?
Avevi tanto bisogno di qualcuno che ti aprisse le gambe che sei arrivato fino a tradirmi? Eh? •
 
 
• No! Ho provato a dirtelo, è stato uno sbaglio, non l'ho previsto. Lei ci ha provato.. •
 
 
• E tu da gentiluomo non potevi di certo rifiutare! • 
 
 
• Senti, lo so che ho sbagliato. Cosa posso fare per farmi perdonare? • 
 
 
• Niente! Io da te ormai non voglio niente! 
Ogni notte, ogni giorno, ogni singolo fottutissimo secondo penso a quella ridicola e squallidissima scena a cui ho assistito! Non puoi fare un emerito cazzo, anche perché se io non fossi venuta lì a casa tua e se non l'avessi scoperto, tu a quest'ora staresti ancora a scopartela, sempre se non lo fai già! • 
 
• No, non lo faccio! Ti giuro che avevo deciso di smettere! • 
 
 
• Si, mentre stavi in mezzo alle sue gambe. Ma per favore! 
Davvero Akito, non cadiamo nel ridicolo. 
Sei andato a letto con quella, punto. 
Perché sei arrivato a tanto? Sono davvero così inutile? Davvero così un disastro? Davvero non abbastanza per te? Davvero? Dimmelo, cazzo! Perché non trovo una fottuta risposta. 
Forse hai  bisogno di una ragazza più spinta, di una come Rossella che ti apra le gambe facilmente, non di una come me, una santarellina come me, una che ti faccia risvegliare il sorriso e non l'amichetto che hai nei pantaloni. Ma infondo siamo ancora ragazzini, no? Cosa ne volgiamo capire? Cosa ne vuoi capire? Sono stata una stupida a credere che tu ti fossi innamorato di me, che mi volevi così come ero, niente di più e niente di meno. Ecco cosa sono stata e cosa sono, un'ingenua stupida. • 
 
 
• Basta. Non voglio sentirti parlare così. 
Non sei tu a non meritarmi, sono io a non meritare te. Perciò ti lascio andare. Ti lascio andare con la speranza che tu possa trovare qualcuno migliore e che la vita ti riservi ciò che meglio, spero, e che piangerai per cose cose brutte e soprattutto belle, spero. 
Quello che so è che dipenderò sempre dalla tua allegria. E ricorda che io lascio andare te, non il ricordo!
Stammi bene,  dolce amore mio. • 
 
 
Ed è con quel messaggio che, tra le lacrime, mi addormentai. 

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Capitolo 20
*** 20 capitolo ***


I giorni passavano e tra Sana e Akito le cose non cambiavano, tutto restava come prima, immobile, da quella conversazione piena di risentimento, dolore, tristezza, promesse infrante.
A Napoli tutti erano pronti ad accogliere la fine di un anno e l’inizio di uno nuovo; tutti erano uniti e tradizionalisti come quella giornata del 25 dicembre già passata.
Per Sana quella giornata divenne un momento di gioia e spensieratezza, poiché cercò di non pensare ad Akito, che non vedeva da parecchi giorni ed inoltre passo quelle ventiquattro ore tra amici e parenti, assistendo in prima persona ad un banchetto con i fiocchi che il suo palato non dimenticherà per un po’.
Per Akito, invece, le cose furono un po’ diverse.
Era il primo Natale senza sua madre, il primo natale senza un presenza importante al proprio fianco nella propria vita. Anche se con sua madre non c’era un rapporto affiatato, lui le voleva bene e diamo per scontato ce lei ne voleva a lui. Akito era un tipo fatto così, non ammetteva i suoi sentimenti, ma quando voleva bene a qualcuno e lo amava, lo amava davvero.
Affiancata alla perdita della madre, c’era la rottura con Sana, cosa ch non lo lasciava per niente indifferente, anzi. Non passava giorno in cui pensava a quello che aveva fatto e continuava a capacitarsi dell’ignoranza e stupidità che in quel momento regnava in lui.
Tutto sommato, però, suo padre e sua sorella, al corrente del fatto di Sana, gli sono stati accanto ocme una vera famiglia, cercando di salvare almeno il gorno di Natale, che in casa Hayama era un giorno tanto atteso per l’unione della famiglia al completo.
 
I giorni dopo il venticinque scorrevano veloci, come se volessero liberarsi del duemilaquattordici in fretta e furia. Ventisei, ventisette, ventotto… Come passavano veloci.
E poi anche ventinove, trenta e poi il tanto atteso trentuno dicembre.
 
 
<< Sana, tesoro, stasera la mamma di Ilaria ci ha invitate nel ristorante della sua famiglia per festeggiare l’attesa del nuovo anno, che ne dici? >> domanda la mamma di Sana a sua figlia
 
 
<< Dico di si! Ci sarà anche Chiara? >> domanda Sana
 
 
<< Si, anche lei. >>
 
 
<< Grandioso! >>
 
 
Per Sana quella fu una grandiosa notizia, non desiderava altro che passare il più possibile del tempo insieme alle due sue più care amiche.
Quel pomeriggio insieme a Ilaria e Chiara, si dedicò ad un sano shopping natalizio, cogliendo l’occasione per comprare qualche cosa per la serata che a poco l’attendeva e soprattutto il famoso completino rosso per la notte di San Silvestro.
La sera arrivò a breve e, tutte quante nella proprie camere e davanti allo specchio, si preparavano per l’imminente cena. Sana indossò un vestitino di paillettes oro comprato da Bershka e poi un pellicciotto, mentre le sue due amiche hanno acquistato altrettanto due vestitini molto carini.
Lì, in quella camera, dopo tanto tempo, Sana decise di dedicarsi un po’ al suo aspetto, così si truccò nel miglior modo possibile con eye-liner, matita labbra, mascara e blush e poi si dedicò ai capelli, decidendo di fare le onde.
 
Tutti erano lì in quella sala. Erano le nove in punto e da lì a breve la cena sarebbe iniziata.
Il ristorante era davvero carino ed era nei pressi di piazza del Plebiscito, nella quale si stava svolgendo un concerto.
Tutti presero posto e la cena iniziò.
I camerieri incominciarono con le prime portate  e Sana, come suo solito, non vedeva l’ora di divorare il suo piatto.
Durante la cena un pensiero cadde su Akito ed immaginò come stesse svolgendo lui la serata ed immaginò poi che allo schioccar della mezzanotte al suo fianco non ci sarebbe stato lui a baciarla, purtroppo. Già, purtroppo, un po’ mi manca la sua presenza  o semplicemente il suo ricordo, ma l’amavo e l’amo ancora. Sì, lo ammetto, ci penso penso un po’, ma poi mi rattristo e cercò di non pensarci.
Le portate arrivavano, il tempo passava e a momenti dovevamo dire addio a quest’anno.
Tutti si avvicinavano, si munivano di bicchieri di champagne e gridavano, pronti per il countdown.
Guardavo tutti e in un attimo quest’anno mi passò davanti agli occhi.
 
Solo a me fa venir da piangere il conto alla rovescia della fine dell’ anno? Quando tutti iniziano a nominare 10 capisci veramente che è finito un anno e ne sta per iniziare un altro, poi 9,8,7,6 e in un lampo ricordi tutto quello che è successo,quante cose sono successe, quante persone hai conosciuto, quante ne hai perse, quante persone sono entrate nel tuo cuore, quanti amori sono iniziati e poi sono finiti, a quante persone hai dovuto dire addio, 5,4,3 tutte le volte che hai pianto per gioia o per tristezza, tutte le volte che hai voluto fare qualcosa ma non hai fatto per paura, tutte le persone che hai voluto mandare a fanculo e tutte le persone che hai mandato a fanculo, i litigi con i genitori, i litigi con persone importanti ma che subito dopo ti penti di quello che hai detto. Pensi a tutto. E non puoi credere che è già passato un anno, 12 mesi, 365 giorni, non sai come hai fatto a passare questi giorni, giorno dopo giorno. Ma sono passati, belli o brutti che fossero. Viene da piangere perché ci sono state troppe emozioni. Troppo di tutto. Viene da piangere perché non vogliamo lasciare questo 2014, perché ci appartiene, perché ci lasceremo dietro un anno meraviglioso anche se sono capitate cose brutte.
Ci appartiene tutto.
 DUE,UNO!
E si finisce, e io mi guardo intorno con le lacrime agli occhi, ma vedo solo che tutti gridano, tutti brindano, tutti mi vengono incontro per farmi gli auguri, e allora spingo indietro le lacrime e sorrido. Sorrido sperando che l’anno che verrà sia un anno migliore. Anche se è difficile che sia un anno migliore di questo. Ma sorrido , perché l’unica cosa che posso fare è sorridere.
 Sempre.

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Capitolo 21
*** 21 capitolo ***







Ed ecco fatto. È scattata la mezzanotte.
Vedo tutti venirsi incontro per abbracciarsi e farsi gli auguri e vedo Ilaria e Chiara correre verso di me con un calice di spumante e abbracciandomi mi augurano un “ felice anno nuovo ”.
Già, felice anno nuovo.
Solo grazie alle due persone che ho di fronte posso reputare felice questo nuovo inizio, per il resto, oltre alla mia famiglia, non ne sono sicura.
Un felice anno nuovo? Si, può darsi. Ma senza Akito  ne dubito.
Già, Akito. Chissà cosa starà facendo ora; chissà a chi starà dando gli auguri e a chi starà sorridendo. Di certo non a me, ma lo vorrei tanto.
Vorrei tanto averlo qui con me, nonostante il mio orgoglio che prevale su tutto, vorrei tanto averlo baciato allo schioccar della mezzanotte, proprio come nei film.
Vedo Ilaria rivolgermi la parola e da quanto ho potuto capire, per via delle urla, hanno deciso di andare a festeggiare la mezzanotte.
 Mia madre stranamente mi lascia andare e così ci avviamo verso piazza del Plebiscito dove, da quanto ho capito, i nostri amici ci aspettano, quindi pure Akito.
Lo vedrò, quindi?
L’ansia s’impadronisce di me e entro nel panico.
Calma Sana, calma.
 
 
Arrivate a destinazione, con non poca facilità vediamo gli altri e li raggiungiamo.
Ecco, Akito è lì.
Sento il cuore battermi forte, tanto forte da voler quasi uscire dalla gabbia toracica.
E poi eccoci qui.
I nostri occhi si cercano e quella familiare scintilla tra noi si riaccende come una volta.
Lo vedo fissarmi insistente e i suoi occhi mi penetrano nell’anima.
Poi fu solo un attimo.
Si avvicina. Lentamente. È sempre più vicino, più vicino. La distanza si accorcia fra noi, fino a vedere le sue bellissime iridi.
È lui  parlare per primo.
 
<< Buon anno, Sana >> mormora lui a pochi centimetri da me
 
 
<< Anche a te, Akito. >> rispondo io
 
 
Il silenzio tra noi cala di nuovo ed è veramente imbarazzante.
Solo poco dopo apre la bocca di nuovo lui.
 
 
<< Lo so che ti avevo detto che ti avrei lasciata in pace, ma è più forte di me.
Ti sogno di notte, ti penso di giorno.
La mia mente h sempre un chiodo fisso e quello sei tu.
Mi hai stregato ,Sana, lo sai questo?
Quando mi sveglio il mio pensiero è rivolto a te.
Quando vado a scuola il mio pensiero è rivolto a te e ad ogni mattina insieme prima di varcare la porta della classe.
Quando mangio il mio pensiero è rivolto a te e alla consapevolezza che tu adori il cibo e non ti importa di ingrassare, mangi lo stesso.
Quando sono in macchina il mio sguardo non è più rivolto di fronte a me, ma mi soffermo a guardare al di fuori del finestrino, ai profili delle case che in qualche modo mi ricordano te.
Quando sono con i miei amici penso a te, alle nostre giornate passate insieme girovagando tra le vie di questa città con il vento che ci solleticava i capelli.
Quando vado a letto penso a te, penso al cretino che sono stato facendomi sfuggire te dalle mani.
Lo so, non bastano quattro parole per risolvere tutto, ci vuole ben altro.
Ma se tu me lo permettessi, ti regalerei anche il mondo! >> esclama lui implorante.
 
Le sue parole sono come un secchio d’acqua ghiacciata che,senza avvertire,mi scivola addosso.
Che faccio?
Si o no?
Mi lascio andare o mi chiudo in me stessa  marcendo nel dolore?
Al diavolo la ragione!
Al diavolo tutto. Io sento di amarlo, non posso permettermi di lasciarlo sfuggire da me.
 
D’un tratto mi getto fra le sue braccia, stringendolo forte a me, avendo paura che mi possa sfuggire fra le mani.
Lui di tutta risposta mi alza con facilità da terra, facendomi volare fra le sue braccia.
 
<> urla a pochi passi dalla mia bocca
 
 
<< Si, cretino! >> esclamo io  con un sorriso a trentadue denti
 
 
Di tutta risposta, azzera le distanze baciandomi con foga ed io cogliendo l’attimo, lo attiro di più a me approfondendo il bacio.
Contemporaneamente sentiamo dei fischi e degli apprezzamenti da parte dei nostri amici
 Che deficienti!
Sentendoci abbastanza osservati, diamo un taglio al nostro bacio, ma non smettiamo di restare abbracciati.
 
Ora si che posso dire che questo è un felice inizio anno!

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Capitolo 22
*** 22 capitolo ***







Tra me e Akito le cose erano tornate alla normalità.
Dopo il nostro primo bacio del duemilaquindici abbiamo passato una nottata stupenda con i nostri amici.
Il giorno successivo ero stata invitata a pranzo da Akito e con me anche mia madre.
Mia madre e suo padre iniziavano ad andare d’accordo, mettendo da parte quell’astio che da anni tramandavano le proprie famiglie.
Vedere Akito sorridere dopo tanto tempo è stata per me una grande gioia, perché so che il merito di quel sorriso è anche un po’ mio.
La gioia più grande è stata quando lui stesso ha detto che ero un raggio di sole in una giornata nuvolosa, dopo la morte della madre.
So che ne soffre, chi non ne soffrirebbe?
Ma mi rimboccherò le maniche per far sì che il dolore diminuisca, perché infondo ha una vita davanti ed anche se la madre è morta, il ricordo di lei sarà sempre vivo nel suo cuore e nella sua mente.
 
 
4 Gennaio duemilaquindici.
 
Napoli è a lutto.
Un grande cantante che sta a cuore ai napoletani si è spento: Pino Daniele.
È la prima volta che sento parlare di questo cantante, anche perché è da poco che sono qui a Napoli e non conosco tutto alla perfezione.
È come se con la morte di questo cantante, sia morta anche Napoli.
Sui social network si sente parlare di lui, in tv altrettanto e tra la gente nelle strade di questa città.
Delle sue canzoni non ne conosco nessuna, ma a quanto pare sono molto conosciute qui.
È in queste situazioni che capisco che Napoli non è solo una città, Napoli è una persona con un cuore, tutti per uno, uno per tutti.
Ecco perché mi piace questa città, perché nonostante viene mal giudicata nel mondo, rimane sempre unita.
Mi ricordo una frase che diceva mia nonna da bambina: “Napul è piezz e core” .
 
Napoli non resta con le mani in mano davanti a ciò che è accaduto.
Napoli decide di dire addio a questo cantante in un modo da essere ricordato.
Così, dopo tre giorni passati dalla sua morte, il 7 gennaio Napoli si raduna a piazza del Plebiscito per dare un ultimo saluto a Pino Daniele.
Io, Akito e la nostra comitiva siamo lì, insieme ad altre centomila persone, per salutarlo.
E’ sera e mille luci illuminano la piazza e centomila voci cantano “Napule è”.
 
Napule è mille culure, Napule è mille paure
Napule è a voce de' creature che saglie chianu chianu
E tu sai ca nun si sule
 
Napule è nu sole amaro Napule è addore e mare
 

                                                           ”
 
Ed è così, tra lo scorrere di una lacrima e un’altra, che Napoli ricorda il saluto ad un grande pezzo della loro storia.
 
 
 
*   *    *
 
Le vacanze di Natale sono finite, è finita la pacchia ed ora si ritorna a scuola.
Il tempo sta volando, troppo in fretta.
Tra le interrogazioni di fine quadrimestre e compiti non ci capisco più nulla.
Io, Ilaria e Chiara  ci diamo una mano a vicenda, senza di loro non saprei come fare, soprattutto con la matematica!
Tornando a scuola ho dovuto rivedere anche quella gatta morta di Rossella, ma, grazie al mio autocontrollo, non le ho messo le mani addosso.
Stamattina, come al solito, Akito è venuto a prendermi sotto casa e siamo andati a scuola insieme. Mi mancava questa parte della nostra storia, abbracciarlo forte con la scusa del suo andare troppo veloce, il bacio prima di andare a lezione, i sorrisi che ci scambiavamo nell’intervallo e le piccole litigate tra innamorati.
Già, mi è mancato tutto ciò.
Alla fine della quinta ora, con gran sollievo da parte di tutti gli alunni di questa scuola, suppongo, suona la campanella e facciamo a gara per chi esce prima da quel carcere minorile.
 
 
<< Che ne dite di andare al mare? >> propongo io
 
 
<< Già , bella idea! Mangiamo qualcosa nei dintorni e stiamo un po’ li! >> esclama Ilaria
 
 
<< Io dovrei studiare.. >> mormora Alessandro
 
 
<< Come, come? E da quando studi tu? >>
 
 
<< Da quando so di prendere una marea di debiti! >>
 
 
<< Eddai! Non facciamo qualcosa insieme da tanto tempo, solo per oggi! >>
 
 
<< Eh va bene! Mc ? >> domanda Alessandro
 
 
<< Mi pare ovvio! >> esclamiamo in coro
 
 
E così  con i motorini raggiungiamo il Mc più vicino prima di andare al mare.
Sia benedetto chi ha inventato questo cibo!
Non so come farei senza, è troppo buono.
Come al solito prendo il mio crispy mc bacon e in poco tempo del mio panino non resta altro che un ricordo.
Dopo aver aspettato ognuno che finisse il proprio pranzo, siamo usciti dal locale, per poi andare nel parcheggio e prendere i motorini.
Destinazione: lungomare. 

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Capitolo 23
*** 23 capitolo ***






Camminiamo sull’asfalto lungo il lungomare.
La mano di Akito, intrecciata alla mia, mi dà una tale sicurezza.
Avete presente quella così bella sensazione di sentirsi a casa? Sentirsi nel posto giusto?
Beh io in questo momento la sto provando. Sto nel posto giusto, con la persona giusta e non c’è luogo in cui io mi senta più a casa.
Questa sensazione ha rimpiazzato la sensazione di vuoto, di angoscia che predominava in me qualche settimana fa.
È bellissimo sapere che c’è una persona al tuo fianco, la quale ha un effetto benefico su di te.
Non mi era mai successo. Molte cose prima di Akito non mi sono mai successe. Con Akito ci sono state parecchie mie prime volte.
Gli devo tutto, forse.
 
Da quando mi sono trasferita in questa città, tutto è migliorato, tutto è cambiato rispetto alla mia vita di prima.
Ho delle amiche fantastiche.
Un fidanzato che lo è altrettanto.
Una vita sociale più emozionante.
Esperienze che, se fossi rimasta lì a Tokyo, probabilmente non avrei fatto.
Lì tutte le mie amiche erano diverse da Ilaria e Chiara.
Loro due sono mie amiche perché lo vogliono, perché mi vogliono bene e non per la fama di mia madre.
A Tokyo invece no.
Lì erano tutte false amiche, interessate solo al titolo che mia madre aveva.
Pensandoci, è un bene che io ora sia qui.
 
I miei pensieri vengono spezzati dall’interruzione della voce di Akit.
 
<< Che ne dici, ti va un cornetto? >>
 
<< Ora? Ma se abbiamo appena mangiato! >>
 
<< E allora? >>
 
<< E allora vuoi una fidanzata cicciona? >>
 
<< Ma tu non lo sei. >>
 
<< Ma lo potrei diventare. E in quel caso tu .. >>
 
<< Io cosa? >>
 
 
<< Mi vorresti ancora? >>
 
<< Sempre e comunque. Io ti voglio non per il tuo fisico, sia ben chiaro. Cioè non è che quello mi dispiace, anzi, ma io ti voglio per quel che sei, nonostante ci siano altri fattori in gioco. >>
 
 
<< Non è che fai il ruffiano ? Eh ? ahahaha >>
 
 
<< Mi stai offendendo forse? >> domanda Akito, fingendosi offeso
 
 
<< Chi io? Mai! >> esclama Sana con fare teatrale
 
 
<< Ah, ecco. Quindi andiamo a prendere sto cornetto, dai! >> 
 
 
<< Eh va bene! Avvisiamo agli altri però. >>
 
 
<< Okay. >>     << Ragazzi noi andiamo a farci un giro e a mangiare un cornetto, ci vediamo più tardi! >>
 
 
<< Va bene piccioncini!! >> esclamano Ilaria e Chiara, facendo scoppiare una risata generale.
 
 
E così io ed Akito passeggiamo l’uno al fianco dell’altro circondati da tante altre persone: genitori con i propri figli, uscite tra amici e amiche e chi come noi è al fianco del proprio innamorato.
Raggiungiamo una cornetteria  lì vicino e ordiniamo due cornetti: uno black and white e l’altro alla nutella.
Dopo pochi minuti che ci siamo messi a sedere,  arriva la cameriera con un vassoio su cui erano poggiati i nostri due cornetti affiancati da una tazza di cappuccino e un tovagliolino.
Iniziamo a mangiare tra una chiacchiera e l’altra, ma poi nt che c’è qualcosa che non va in Akito.
 
 
<< Perché hai quella faccia? >>
 
<< Io? Quale faccia? Sto bene… >>
 
 
<< Dai, ti conosco! Cosa succede? >>
 
 
<< E’ che non posso crederci di averti di nuovo al mio fianco… Dopo tutto quello che ti ho fatto, la storia con Rossella, io… >>
 
 
<< Shh, non aggiungere altro. È storia passata ormai, noi siamo qui e non voglio che quel brutto ricordo rovini questo momento. >>
 
 
<< Si, ma… >>
 
 
<< Niente ma Akito, basta. >>
 
Un assordante silenzio si fa spazio tra di noi, fin quando il mio cellulare non inizia a squillare.
È mia madre.
 
* Si mamma? *
 
 
* Quando torni ? *
 
 
* Penso fra un po’, perché ? *
 
 
* Sono venuti i nonni da Tokyo a farci visita, vogliono vederti.*
 
 
* Ah e allora certo di venire quanto prima.*
 
 
* Okay tesoro, a dopo.*
 
 
* A dopo mamma*
 
 
<< Scusami, ma devo andare. Sono venuti i miei nonni da Tokyo e vorrei vederli…
Non è che potresti accompagnarmi ? >>
 
 
<< Certo! Avviso gli altri che noi torniamo a casa e andiamo. >>
 
 
Detto ciò lo vedo digitare un paio di tasti sul cellulare e poi lo rimette in tasca alzandosi dalla sedia.
Mi porge la mano e mi alzo anche io, dopodiché usciamo dalla cornetteria.
L’aria tra noi si è un po’ freddata, ma spero sia solo una mia impressione.
Anche se mai dimenticherò quello che mi ha fatto, non sopporto l’idea di perderlo. 

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Capitolo 24
*** 24 capitolo ***


I giorni passavano, Gennaio ci ha lasciato ed ora mancano pochi giorni a San Valentino.
Non ho mai festeggiato questa festa in prima persona fino ad ora ed il fatto che la festeggerò con  Akito la rende ancor più speciale.
Insieme a Chiare e Ilaria avevo deciso di fargli un regalo, uno di quelli belli che non scorderai mai.
Non sapevo cosa regalargli però e le mie amiche anti- San Valentino non mi aiutavano per niente.
Nonostante la loro angoscia per questa festa, però, mi hanno dato il loro appoggio ed ora stiamo girando per i negozi in cerca di qualche idea da realizzare.
Abbiamo scartato diverse possibilità dalla nostra lista:
Vestiti? No.
Fiori? Non penso che il suo ego maschile li apprezzerà.
Cioccolatini e peluche? Anche, ma troppo scontati.
 
Allora cosa potrei farci?
Vorrei una mente piena di idee, ma proprio non ci riesco.
 
 
<< Ragazze come cavolo faccio? San Talentino è tra tre giorni ed io non ho la minima idea di che regalargli! >> sbuffo io
 
 
<< Non chiederlo a me, non sono un esempio da seguire in fatto di regali..>> si giustifica Chiara
 
 
<< Cosa gli piace fare? >> mi domanda Ilaria
 
 
<< Non saprei… qualsiasi cosa che ogni ragazzo piaccia fare. Calcio, videogiochi, cose così..>>
 
 
<< Niente in particolare che identifichi solo lui? >>
 
 
<< Ricordo che gli piacciono i dinosauri, ma non so…>>
 
 
<< I dinosauri? Sul serio?>>
 
 
<< Così pare..>>   
<< Aspettate un attimo. Mi è venuta un’idea! >>
 
 
<< Di cosa si tratta? >>
 
 
<< Lo scoprirete quel giorno.>>
 
 
Detto questo, le lascio con un bacio e vado subito ad attuare il piano per il mio regalo.
 
 
Pov. Akito
 
 
<< Ehy frà, perché sei così pensieroso ? >> mi domanda Alessandro
 
 
<< Tra tre giorni è San Talentino…>> rispondo io
 
 
<< Eh allora? >>
 
 
<< Come “ allora” ? Ti ricordo che sono fidanzato e San Talentino è la festa degli innamorati. Cosa le faccio? >>
 
 
<< Oh, non dirlo a me! Io e il romanticismo non andiamo proprio d’accordo.>>
 
 
<< Bene…>>
 
 
<< Potresti però provare a comprarle qualcosa che le piace, che tu sai che ne va matta. Almeno stai sul sicuro! >>
 
 
<< Mmh.. fammi pensare un po’… Ma certo, ci sono! >>
 
 
<< Lo vedo che ci sei frà >>
 
 
<< Dicevo che ho trovato cosa farle, cretino!>>
 
 
<< Ah, bene allora, no? >>
 
 
<< Benissimo!>>
 
 
Fine pov.
 
 
San Valentino è alle porte, mancano meno di quarantotto ore al suo arrivo.
I negozi sono pieni di gente che si affretta a comprare gli ultimo regali per  il loro amore.
Le ragazze sperano che quel giorno qualcuno si faccia avanti con rose rosse e cioccolatini.
Per le vetrine e le strade aleggiano cuori rossi e bianchi.
E Napoli è lì a guardare come la sua gente ancora una volta c’ha un cuore e lo usa alla bel e meglio.
Ah San Valentino, San Valentino, cosa sei capace di combinare!
Almeno per un giorno su trecentosessantacinque  le persone dimostrano che hanno un cuore ed almeno questa è una cosa positiva.
Intanto sia Sana che Akito si impegnano per realizzare le loro idee e per far felici l’un l’altro.
 
 
Pov. Sana
 
Regalo comprato, manca solo l’arrivo di quel giorno.
È stato un po’ difficile scegliere il regalo giusto, ma alla fine sono arrivata ad una conclusione.
Mentre finisco di incartarlo, sento le urla di mia madre ad piano di sotto, chiedendomi di scendere.
 
<< Sana, tesoro, stasera dovremmo partire per andare a trovare la nonna. Ha avuto un malore ed ora è in ospedale, l’hanno ricoverata a Roma. Per te va bene? >>
 
<< Certo che va bene, non lascerei la nonna per niente al mondo! >>
 
<< Bene. Fra qualche ora prenderemo il treno diretto a Roma, così domani mattina saremo già lì per le visite. Suppongo che vorrai festeggiare San Valentino con Akito, quindi cercheremo di stare qui per dopodomani. >>
 
 
<< Grazie mamma!>>
 
 
Corro subito a preparare i bagagli, trovando un modo per dire ad Akito che probabilmente non trascorreremo San Valentino insieme, anche se cercherò di fare il possibile per vederlo.
Chiusa la valigia, mi siedo sul letto e prendo il cellulare, cercando il suo numero in rubrica e pigiandoci sopra.
 
  • Ti devo dire una cosa… -
 
* dopo tre minuti *
 
  • Qualcosa non va? –
 
  • mia nonna sta male, l’hanno ricoverata a Roma. Stasera devo prendere il treno per raggiungerla… -
 
  • Mi dispiace tanto tesoro mio.. non preoccuparti, andrà tutto bene!-
 
  • Lo spero tanto, ma.. ma forse non potremo trascorrere San Valentino insieme, anche se cercherò di fare il possibile per far sì che ciò non accada. –
 
  • Non ti preoccupare, anche distanti troveremo il modo per stare vicini. Ricordati che sono sempre con te. –
 
  • Grazie di tutto! –
 
  • Per te questo ed altro! Buon viaggio amore mio <3 –
 
  • Grazie amore mio! <3 –
 
 
Col sorriso stampato sulle labbra per via delle sue parole, afferro il manico della valigia e lentamente scendo le scale.
Avviso mia madre di aver preparato tutto e di essere pronta.
Fra meno di tre ore sarò sul vagone di un treno lontano da qui.
Spero che vada tutto bene, spero di poter dare la mia sorpresa ad Akito e di dirgli quelle due paroline tanto attese.
Metto il cappotto ed apro la porta di casa e, seguita da mia madre, la chiudo meccanicamente una volta fuori.
Voltato l’angolo c’è un taxi che aspetta noi.
Il tassista ferma l’auto e ci aiuta a posare le valigie in macchina.
Una volta sedute sui sedili del passeggero, chiudiamo le porte e il taxi parte.
 
<< Alla stazione, grazie . >>

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Capitolo 25
*** 25 ***






Fortunatamente le cose andavano bene qui da mia nonna. Lei si sentiva molto meglio e mia madre era più serena sapendo di poter stare al suo fianco. 
Mancavano poche ore alla fine di San Valentino,però. 
In questo momento sono le due del pomeriggio ed io sono ancora qui in ospedale. Non mi sembra vero che non trascorrerò San Valentino con Akito, ci tenevo tanto...
 
Ora sono in sala d'attesa, aspettando l'orario delle visite. Mia madre è al mio fianco sfogliando una rivista ed io sto messaggiando con Akito. 
 
 
<< Sana >> mi interrompe mia madre
 
 
<< Si, mamma ? >> domando io 
 
 
<< Beh ecco... Se vuoi andare, fai pure. >>
 
 
<< Andare dove? Sai che mi annoio in albergo >>
 
 
<< No, intendo se vuoi andare da Akito vai pure, resto io qui. Tanto la nonna la dimetteranno domani mattina, per una notte da sola non è niente di grave. Vai, tesoro e, per quel che vale, buon San Valentino. >>
 
 
Alle sue parole irradio felicità da tutti i pori e in un solo gesto mi getto tra le sue braccia e l'abbraccio forte. 
 
 
<< Grazie mamma! >>
 
 
Detto questo corro subito in albergo per preparare i bagagli per poi andare alla stazione. 
Decido di non dire niente a nessuno, per fare una sorpresa, sopratutto ad Akito. 
Dopo circa un oretta mi ritrovo in stazione, con un biglietto timbrato è pronta per prendere il treno. 
 
• Treno diretto a Napoli centrale in partenza dal binario 2 •
 
 
Sono le 16:40 e mi dirigo verso il binario 2 trascinando con me il trolley molto velocemente. 
Senza nessuna caduta, stranamente, riesco a salire sul treno e mi siedo al primo posto che trovo. 
Il treno inizia a muoversi, uscendo lentamente dalla stazione per mettersi in viaggio.
Dovrebbe arrivare a Napoli per le 19:15, spero di farcela in tempo ad andare da Akito e sorprenderlo. 
Il regalo per San Valentino lo tengo nella valigia, sperando,sin da quando sono partita,di arrivare in tempo per darglielo. 
 
Prendo gli auricolari dalla borsa e collego il cavo al cellulare, li porto all'orecchio e metto in moto la playlist  guardando al finestrino del vagone. 
 
 
*  *   * 
 
 
 
Fra tre minuti dovrei essere in stazione. 
Stiamo a Casoria e ci avviciniamo man mano alla stazione centrale. 
 
Man mano che si accorcia la distanza, l'ansia sale. 
E se non gli piacerà il mio regalo? 
E se non lo trovo a casa sua o peggio se lo trovo di nuovo con Rossella? 
No, non voglio pensare a questo. Mi ha promesso che non accadrà mai più e in qualche strano modo voglio crederci. 
Il treno sta decelerando, mentre entra in stazione. 
Non so se è solo una mia sensazione, ma sembra che ci metta un'eternità per arrivare in stazione. 
Aspetti e aspetti, ma sembra che vada ancora più lento di prima. 
Finalmente si stoppa. 
Le persone si alzano in piedi, come me, e lentamente fanno la fila per scendere. 
Al mio turno alzo leggermente il trolley e scendo dal treno e me lo trovo davanti. 
Volevo fare io una sorpresa a lui, invece è stato lui a farla a me. 
Me lo ritrovo davanti con un mazzo di circa una ventina di rose, se non di più, e su una parte di esse giacciono le mie patatine preferite, le patatine del Mc Donald. 
Non so il motivo ma sento il mio viso umido, inumidito da silenziose lacrime che scorrono lentamente. 
Mi avvicino a lui lentamente e lo abbraccio, stando attenta a non rovinare le rose se è possibile. 
Dopo svariati minuti mi allontano lentamente e lo guardo negli occhi. 
 
 
<< Cosa ci fai qui? Come sapevi? >>
 
 
<< È stata tua madre a dirmelo e io subito mi sono precipitato. >>
 
 
<< Oh, amore mio! E le rose? Sono stupende! E quelle patatine? Lo so che sono buonissime, ma vorresti farmi ingrassare? >>
 
 
<< Ti amerei anche con dieci chili in più! >>
 
 
<< Oh, quanto ti amo!! >>
 
 
Detto questo lo bacio amorevolmente, tenendolo fra le mie braccia. 
Dopo poco lui si distacca leggermente, facendomi un grosso sorriso. 
 
 
<< Come sta tua nonna? >>
 
 
<< Ora meglio, domani mattina la dimettono. Ecco perché sono venuta prima, non volevo perdermi il nostro primo San Valentino. >>
 
 
<< Il primo di una lunga serie. >>
 
 
<< Aspetta un attimo, voglio darti il mio di regalo. >> 
 
 
Detto questo lascio la presa dal trolley e frugo nella mia borsa. 
Finalmente la trovo: una confezione nera di una gioielleria. 
Chiudo la borsa e pongo ad Akito la scatola. 
 
 
<< Non é niente di che, solo un piccolo pensiero.. >> 
 
Il volto di Akito cambia come se non avesse mai ricevuto un regalo. 
Apre la scatolina e ne estrae il braccialetto di fino oro bianco con un piccolo ciondolo a forma di dinosauro. 
 
<< So che ti piacciono i dinosauri, perciò ho pensato che... >>
 
 
<< È bellissimo, grazie amore mio! >>
 
 
<< Dici sul serio? >>
 
 
<< Perché mentirti ? >>
 
 
<< Non so, potevo comprarti altro. >>
 
 
<< No, questo è perfetto. >>

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Capitolo 26
*** 26 capitolo ***


Il tempo scorreva, le festività passavano ed io e Akito ci conoscevamo sempre di più.
Questo è  il periodo che preferisco di più a scuola: il periodo delle gite.
Non si parla d’altro tra gli amici e per i corridoi, decisamente è il periodo che uno studente più preferisce.
Ora siamo in classe, è ancora la seconda ora e devo subirmi altri trentacinque minuti di fisica.
Ma a che serve la fisica poi? Non è che un giorno improvvisamente mi vien voglia di sapere perché i corpi si muovono, come si muovono, le forze agenti su di essi e quant’altro!
Decisamente è la materia che meno preferisco in assoluto, a parte ovviamente la matematica. Zona off-limits proprio…
Ogni cinque minuti metto le man in tasca per prendere il mio cellulare e guardare l’orario e noto con orrore che il tempo non vuole passare proprio, non è possibile!
Almeno fosse interessante la lezione, manco quello! Noto con divertimento gli sguardi assenti di tutti e tutto fanno tranne che ascoltare. Chiara messaggia con la sua nuova fiamma, Francesco; Ilaria a mio fianco mastica una gomma manco fosse una mucca; Alessandro e Alberto si divertono a lanciare carte addosso agli altri stando attenti a non farsi notare da Mr. Svitato.
Un’ottima classe direi, vero?
Poi mi soffermo con lo sguardo su di un banco avanti al mio di due posti. Non ve l’ho ancora detto, vero? Con mia grande gioia Rossella se ne è andata, ma non solo da questa classe e da questa scuola, bensì se ne è andata via da Napoli. Diciamo meglio per me almeno non dovrò vedere quella faccia di troia ogni singolo minuto scolastico e ogni sabato e domenica sera quando esco!
Con il contento di tutti la campanella prende a suonare, dichiarando ufficialmente la fine di questa noiosissima e lunghissima ora di lezione.
Sarebbe stata ricreazione per noi, se non fosse per il professore Perrino, il quale si occupa dell’organizzazione dei corsi, delle gite e quant’altro.
Spero in almeno qualche notizia positiva per questa interruzione!
 
<< Buon giorno ragazzi! >> esclama il professore entrando in classe ed avvicinandosi alla cattedra con dei fascicoli fra le mani
 
<< Buon giorno professore! >> rispondiamo noi come un coro di pecore alzandoci in piedi come segno di rispetto, che poi non ho capito cosa cambia, boh.
 
 
 
<< Bene, come sapete questo è il periodo delle gite e qui ho delle notizie che sicuramente vi faranno piacere. >> inizia a parlare
 
 
Di tutta risposta, dopo una nostra felice esclamazione, riprende a parlare.
 
 
<< Bene, per voi di classe seconda quest’anno abbiamo deciso di fare una variazione che negli anni scorsi non si è mai fatta. Di solito per voi erano previste gite di un giorno, quindi mete vicine e posti brevi da visitare. Quest’anno però si è decisa una cosa diversa in consiglio. Si è deciso di fare un viaggio d’istruzione di più giorni, con l’esattezza tre, in Sicilia. Spero vi piaccia la meta perché in parole povere e dirette “ già e tropp che c iat ”. >>  detto questo viene interrotto da risate e piccole grida di esaltazione.
 
Dopodiché poggia sulla cattedra i vari fascicoli e prende quello assegnato alla nostra classe e inizia a distribuire le autorizzazioni passando banco per banco.
 
 
 
<< Ragazzi mi raccomando fate firmare e fate pagare i bollettini entro lunedì, ovvero fra cinque giorni.
Come avete visto il costo della gita è quattrocentocinquanta euro e comprende il  pullman che ci porta al porto, il traghetto per arrivare in Sicilia e alloggio e pasti in hotel.  Informazioni sull’hotel e l’itinerario vi saranno dati due giorni prima della partenza. Una cosa vi dico: siate puntuali con le consegne delle autorizzazioni e dei bollettini, altrimenti c stamm a cas! >> esclamò il professore, guadagnandosi una risata generale da parte della classe.
*   *    *
 
 All’uscita della scuola scorgo Akito e i suoi amici di classe sui muretti fuori il cancello, così cammino spedita nella sua direzione.
Una volta paratami davanti alla sua figura, mi sorride dolcemente e mi attira a se schioccandomi un bacio a fior di labbra. Ci stacchiamo lentamente visto i lievi risol8ini e fischi dei suoi amici e mi accoccolo poi fra le sue braccia.
 
 
<< Anche da voi è passato Perrino per le gite? >> domando io
 
 
<< Si, anche a voi? >> chiede Akito di tutta risposta
 
 
<< Già! Venite anche voi in Sicilia, giusto? >>
 
 
<< Già, ci divertiremo come pazzi! >>
 
 
<< Non avevo dubbi! >>
 
 
<< E così… questa è la tua prima gita che fai qui… >>
 
 
<< E’ la prima gita che facciamo insieme! >>
 
 
<<    Già! Non vedo l’ora che arrivino quei giorni! >>
 
 
<< Anche io! >>
 
 
La nostra conversazione viene interrotta dall’arrivo di Ilaria, Chiara, Alessandro e Alberto.
 
<< Ehi piccioncin di che state parlando? >> s’intromette Ilaria
 
 
<< Della gita, viene anche la sua classe! >> rispondo io
 
 
<< Oh allora ci sarà da divertirsi! >>
 
 
<< Eccome! >> esclama Akito
 
 
<< Sana ma quella in macchina lì fuori non è tua madre? >> domanda Chiara
 
 
<< Sembra proprio di si >>rispondo io voltandomi nella sua direzione. << Sarà meglio che vada, ciao ragazzi ! >> esclamo salutando tutti con un cenno di mano e Akito con un bacio a stampo.

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Capitolo 27
*** 27 ***


<< CIAO!>> la saluto io entrando in macchina 
 
<< Ciao tesoro! >> risponde lei con lo stesso tono
 
<< Vuoi sapere una novità ? >>
 
 
<< Dai, dici! >>
 
 
<< Oggi il professore ci ha detto che faremo una gita scolastica, più o meno tra la settimana prossima e l'altra. Andremo in Sicilia per cinque giorni! >>
 
 
<< Oh sono contenta per te! Anche io ho una notizia da darti... >>
 
 
<< Su dici! >>
 
 
<< Domani mattina partirò per Milano, mi ha chiamata una casa editrice molto famosa e vuole parlarmi di persona. >>
 
 
<< Sono contenta per te, ma... Lasceremo Napoli ? >>
 
 
<< Certo che no! La prima cosa che ho specificato è che voglio restare qui per il mio lavoro. >>
 
 
<< Sono contentissima! L'idea di rifarmi una nuova vita non mi entusiasmava, proprio ora che va tutto bene! >> 
 
 
 
<< Non preoccuparti tesoro mio! >> 
 
 
Detto questo arriviamo a casa in un batter d'occhio. La signora Maria ci accoglie già con i piatti sulla tavola e non me lo faccio ripetere due volte fiondandomi subito sul mio piatto. 
Finisco di mangiare tutto e salgo sopra in camera visto che a breve verranno Chiara e Ilaria per decidere cosa portare in gita e metterci d'accordo sulle diverse cose. 
Apro il cellulare collegandomi ad internet e subito i messaggi di w.app escono a raffica dalla finestrella. 
340 messaggi dal gruppo della classe. ( non avevo dubbi. Già parlano ogni secondo su quel gruppo, figuriamoci ora per via della gita! ) 
 
15 messaggi dal gruppo di C.I.S ( Chiara, Ilaria, Sana ) 
 
 
30 messaggi dal gruppo della nostra comitiva 
 
3 messaggi da parte di Akito . 
 
 
Scelgo di leggere prima quelli di Akito, così, aprendo la conversazione, leggo cosa mi ha scritto. 
 
• Amore• 
 
* cinque minuti dopo * 
 
• Mi rispondi ? • 
 
* Dieci minuti dopo * 
 
 
• grazie per la considerazione • 
 
 
Già, non si direbbe, ma Akito è un tipo che ci tiene un po' troppo ai messaggi. Se non rispondo subito, inizia a mandarmi milioni di messaggi a minuto. 
Alle volte non ha tutti i torti, ci sono giorni in cui accedo pochissime volte a w.app e lui va fuori di testa! 
 
 
• amore! Stavo mangiando e non avevo il cellulare con me. • 
 
 
• Ah, scusami. Sai che alle volte sono oppressivo, vero? • 
 
• Già, come dimenticarlo! • 
 
 
Esco dalla nostra conversazione e decido di leggere quella del nostro trio. 
 
 
Ilaria : • tra mezz'ora sto da te. • 
 
Chiara: • io vi raggiungo fra una quarantina di minuti, mamma ora sta cucinando! • 
 
Ilaria: • Sbrigati! Dobbiamo parlare e parlare della gita! Ci divertiremo un mondo! • 
 
 
Chiara: • Senza dubbio! • 
 
A quel punto, dopo finito di leggere il resto della conversazione, decido di rispondere. 
 
Sana: • Vi aspetto a casa! • 
 
 
Dopo poco tempo mi son ritrovata alla porta quelle due squilibrate delle mie amiche e senza perder tempo ci siamo fiondate in camera. 
Abbiamo fatto inizialmente una lista di tutte le cose che ci servono. 
 
•vestiti
•scarpette/tacchi 
• intimo
• calzini
•trucco
•salviette struccanti 
•asciugamani 
•shampoo/balsamo/bagnoschiuma 
•phon 
•piastra 
•arricciacapelli 
•costume 
•occhiali da sole
•cuffie per cellulare
•caricabatterie 
• chi più ne ha, più ne metta. 
 
Per quanto riguarda i vestiti, ci siamo messe d'accordo se portare vestitini, gonne, pantaloncini e roba del genere: del tutto approvata. 
Per quanto riguarda phon, piastra e arricciacapelli, Ilaria porta il primo, io il secondo e Chiara il terzo. 
Per le altre cose non c'era più di tanto da discutere così decidiamo di chiamare gli altri ed uscire. 
Purtroppo Akito non è potuto venire, perciò tanto contenta non ero perché volevo vedere lui in particolare. 
La cosa positiva è che fra poco passeremo cinque giorni insieme senza intralci. Lo spero! 
 
 
*  *    *
 
Eccoci qua, al giorno atteso della gita. 
Sono le sette del mattino e tutte le seconde sono riunite nel cortile della scuola per aspettare l'arrivo dei pullman. 
Intanto i professori per ammazzare il tempo fanno l'appello per controllare se manca qualcuno in lista. 
Stranamente nessun ritardatario, così, scorti in lontananza i pullman iniziamo a raggrupparci per file pronti per salire e partire. 
Il pullman quattro, pullman appartenente al mio gruppo, è tra i primi ad arrivare, così iniziamo a salire e prender posto. Occupiamo i cinque posti finali noi tre, Alessandro e un altro nostro amico. 
Dopo dieci minuti dall'arrivo di tutti i pullman, siamo pronti a partire. 
L'adrenalina a mille, la speranza che tutto vada bene altrettanto e tutto il divertimento che ci possa mai stare! 
Ecco, si, ora siamo pronti a partire. 
Me lo augurate un  buon viaggio ? 

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Capitolo 28
*** 28 capitolo ***


Nel pullman durante il tragitto cambiavamo spesso posti; cantavamo stupite canzoncine ammazza tempo e parlavamo di cosa fare in questi tre giorni. 
Io ora stavo seduta al fianco di Ilaria in due sedili verso il centro del pullman. Poggiata con la testa sulla sua spalla, avevo le cuffie nelle orecchie e mi lasciavo cullare sulle note di " Hide and Seek". Depressa come canzone, vero? 
Lo penso anche io. Solo che è da quando ho visto quell'episodio di " The O.C " avente questo sottofondo musicale che la stavo cercando ed ora l'ho trovata. 
Il luogo dove dovremmo prendere il traghetto non distava molto dalla nostra scuola, per cui, dopo un'oretta scarsa, siamo arrivati lì. 
Con la calma di un branco di elefanti, tutti si accalcavano alla porta di uscita. Una volta toccato terra, prendo i miei bagagli, come il resto dei miei compagni e ci avviamo in fila per due verso la postazione dove prendere il traghetto.
Non ho mai preso una nave in vita mia e nemmeno un traghetto, perciò non so che effetto mi farà questo viaggio in mare, spero però buono, non voglio rovinarmi un pomeriggio. 
Saliti, messo a posto le valigie e tutto, partiamo finalmente in questa avventura.
Durante il tragitto sono stata sempre a fissare quelle acque blu, ora così limpide e lontane dalla presenza umana. 
Ho pensato molto a questo viaggio, mi sono fatta molte idee, anche se a me non piace pianificare, meglio vivere di getto. 
 
Ho scorto Akito poche volte durante queste ore, poiché i professori ci obbligavano a non allontanarci dalla classe. 
Passano delle ore, forse due o forse tre e arriviamo a destinazione. 
Il porto della Sicilia ha accolto il nostro traghetto e una volta fermo, siamo potuti scendere. 
Molti dei miei compagni se l'hanno vista brutta, soffrendo di in improvviso mal di mare e, notando Akito da lontano, penso che anche a lui sia capitata la stessa cosa. 
Prendiamo un ulteriore pullman e c'incamminiamo verso   l'hotel in cui dovremmo alloggiare. 
Dopo una mezz'oretta di tragitto, giungiamo finalmente a destinazione. 
 
Entriamo in massa nell'hotel e una spaziosa hall dell'hotel appare ai nostri occhi. 
Ci avviciniamo con una calma inquietante alla reception e i professori avvisano che siamo arrivati e ci consegnano le rispettive camere. 
Come già stabilito, io, Ilaria e Chiara alloggiamo nella stessa stanza: la 102. 
Ci affrettiamo a prendere l'ascensore e ci catapultiamo al suo interno. 
Arriviamo al secondo piano, ovvero il nostro. 
Camminiamo per il corridoio e  scorriamo con gli occhi  i numeri delle stanze. 
La quarta camera sulla destra. 
Apriamo con la card che ci è stata data e ci buttiamo al suo interno. 
 
È una camera di medie dimensioni con un letto matrimoniale e uno singolo. Le pareti sono di un beige chiaro e il pavimento è un parquet. 
Abbiamo un bagno un po' piccolo, ma dotato di una doccia, di un lavandino e un water. 
Abbiamo anche due armadi e un cassettone al lato del letto singolo e sulla parete al di sopra di esso c'è un grande specchio.
Non male, direi. Immaginavo peggio. 
La cosa davvero impressionante è che mettono a disposizione Wi-fi free, per cui subito mi connetto e scrivo nel gruppo. 
 
Sana: In che stanza siete? E il piano? 
 
Alessandro: noi la 230, terzo piano. Voi? 
 
Ilaria: 102, secondo piano. 
 
Akito: io 234, terzo piano. Alessa' stiamo vicino! 
 
Alessandro: Dajeee!!! Con me c'è Luca, Francesco e Marco. Voi con chi state? 
 
Akito: Daniele e Gaetano
 
 
Chiara: io, Ilaria e Sana 
 
 
Alessandro: Raga stasera che si fa!? Dopo la discoteca, intendo 
 
 
Akito: maxi nottata in una delle tre camere 
 
 
Ilaria : grande!
 
 
Alessandro: perfettissimo! A dopo! 
 
 
Akito/ Sana: a dopo!
 
 
Già, prima sera : discoteca. 
Così è stato scelto nell'itinerario, come tutte le altre sere. 
Ovviamente non è obbligatorio, chi vuole andare va, altrimenti resta in camera. 
Noi, ovviamente, andiamo.
Sono le 13:00 e, dopo mezz'ora per sistemare le valigie, scendiamo tutti a pranzare. 
Il menù è quello standard per tutti gli alunni delle scuole: 
- pasta al sugo
- cotoletta e patatine
-budino al cioccolato/ gelato 
 
Di solito il cibo fa schifo quando si va in gita e questo non fa eccezione o almeno fa schifo solo il budino al cioccolato che solo alla vista fa vomitare. 
Dopo aver pranzato, come da itinerario, abbiamo una visita turistica al teatro antico di Taormina. 
Dista circa un'oretta dal nostro hotel,per cui arriviamo a destinazione alle tre e mezzo. 
Sotto le istruzioni di una guida, abbiamo visitato tutto il tempio, avente una lunga storia alle spalle. 
Tutti molto annoiati e senza manco il contegno per non ammetterlo, ascoltiamo tutto tranne che la voce della guida, la quale sembra notare questa cosa. 
Sotto lo sguardo severo dei professori,veniamo rimproverati più volte e invogliati ad ascoltare e fare attenzione, con la scusa di una relazione non appena arriviamo a scuola. 
Seh, proprio così. 
Giunti al termine della visita, con calma raggiungiamo i rispettivi pullman per metterci in viaggio e ritornare all'hotel.
Intanto io, Ilaria e Chiara discutiamo su cosa mettere: missione suicida. 
L'unica cosa certa è che voglio divertirmi e stare al fianco di Akito tutta la serata, ma, come sempre, ho qualche brutto presentimento. 

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Capitolo 29
*** 29 capitolo ***


La discoteca ci stava aspettando. 
Sono in camera con Ilaria e Chiara  e da circa un'oretta ci stiamo preparando. 
Ognuna di noi ha scelto un vestitino adatto per la serata a cui andremo in contro e non vedo l'ora di vedere il mio Akito. 
Io ho optato per un vestitino rosa cipria fino a metà coscia stretto, abbinato con tacchi neri e Michael Kors nera. 
Ilaria invece ha scelto una tutina a pantaloncino verde pastello con dei fiorellini gialli, abbinata con tacchi e collana giallo canarino. 
Chiara, invece ha indossato un vestitino bianco ricamato con dei tacchi rosa cipria  e accessori oro. 
Una volta finiti gli ultimi rintocchi, usciamo dalla nostra stanza notando che erano le 22:00. 
Andiamo nella hall dell'albergo e notiamo che professori e ragazzi della nostra scuola ci stanno aspettando. 
Non siamo le ultime ad essere scese, in quanto un gruppetto di ragazze ancora si è fatto vivo. 
Una volta pronti per uscire, ci organizziamo in file e ci dirigiamo verso i pullman. 
 
Facciamo una fila di mezz'ora, ma poi siamo dentro a sfrenarci come pazzi. 
I professori sono in una sala tutta loro, mentre noi ragazzi siamo in pista a scatenarci. Grazie al nostro " sembrare più grandi " non abbiamo dato troppo nell'occhio quando ci siamo avvicinate al bancone e abbiamo chiesto tre cocktail. 
Akito ed Alessandro sono venuti con noi per evitare che qualche ragazzo ci adocchiasse e si avvicinasse a noi. Dei bodyguard perfetti, no? 
Afferro Akito per un braccio e lo trascino con un po' di fatica in pista. 
Alessandro, Ilaria e Chiara ci seguono a ruota e iniziamo a muoverci come meglio sappiamo fare e facendoci subito riconoscere, anche se poco c'importava, visto che, come si dice a Napoli " tant po' chi e ver chiù ". 
Tutto filava liscio, se non fosse per quella voce familiare che arrivò alle nostre orecchie. 
 
<< Hey ragazzi! Anche voi qui? >> urlò civettuola Rossella 
 
Non volevo crederci. 
Ho fatto tanto per cercare di eliminare il suo volto dalla mia visuale ed ora me la ritrovo qui, posando il suo sguardo insistente su Akito.
A rispondere è Ilaria, che subito l'aggredisce. 
 
 
<< Cosa ci fai qui? Evapora! >>
 
 
<< Calma ily, è un luogo pubblico e poi volevo solo venire a salutare dei miei vecchi amici. >>
 
 
<< Tu non sei nostra amica. >> sbotto io 
 
 
<< Tua forse no, ma per quanto riguarda il tuo fidanzato.... >>
 
 
Non resisto alla sua faccia da grandissima zoccola, così la colpisco dandole un forte pugno in faccia e afferrandola per i capelli.
Tutta la rabbia che credevo svanita, ora si è catapultata su di me e con odio le tiro sempre più forte i capelli fino a strapparle un'intera ciocca. 
Avrei continuato, se non fosse per quattro braccia che mi catturavano.
Scalciavo ed urlavo come una belva, ormai ero accecata dalla rabbia e quel ghigno sulla faccia di quella stronza mi urtava ancora di più. 
Akito ed Alessandro mi trascinavano fuori, con Ilaria e Chiara che mi seguivano a ruota. 
 
 
<< Ma sei impazzita? Per poco i prof non ti vedevano! >> esclama Akito 
 
 
<> sbotto io 
 
 
<< ..Ma... Come? >> domanda lui incredulo 
 
 
<< SPARISCI! >> urlo io con una rabbia accecante
 
 
Sconvolto si allontana e Alessandro lo segue per evitare che gli succeda qualcosa. 
Intanto Ilaria e Chiara restano con me ed io scoppio in un pianto liberatorio. 
 
 
La mattina seguente mi sveglio con un incredibile mal di testa, vado in bagno e noto un panda al mio posto. 
Questa mattina andremo al mare ed io non voglio altro che godermi il sole, dimenticandomi per un po' dell'episodio di ieri. 
Indosso un bikini a fascia nero, con delle striscette laterali sugli slip, metto gli occhiali da sole e preparo la borsa mettendo tutto l'occorrente. 
Indosso poi una maglietta ed un pantaloncino a caso e vado nella hall senza aspettare Ilaria e Chiara. 
Dopo quindici minuti le vedo comparire dalle scale e vengono verso di me. 
 
<<. Perché sei scesa prima? >> domanda Chiara 
 
 
<< Mi stavo annoiando, perciò ho ascoltato un po' di musica sui divanetti della hall. >> 
 
 
Loro annuiscono e ci uniamo al nostro gruppo per poi andare al mare. 
Durante il tragitto sentivo addosso lo sguardo di Akito, ma, in tutta sincerità, non avevo voglia di parlargli. 
Le immagini di lui e Rossella ritornavano prepotentemente nella mia mente, i motivi per cui lo avevo lasciato mi lasciavano mille dubbi, tutto quello che avevo provato a ricostruire non sapevo se aveva delle reali fondamenta. 
Arrivati in spiaggia prendiamo dei lettini da spiaggia e degli ombrelloni dati in omaggio dallo staff della spiaggia. 
Stendo l'asciugamano su uno dei lettini, mi sdraio e, chiudendo gli occhi, infilo le cuffie.
Il sole brucia sulla pelle, le note delle canzoni che scorrono nella playlist mi invadono i timpani, i pensieri di ieri, di oggi, di quello che succederà mi offuscano la mente. 
Sentendo un calore allucinante, decido di andare a fare un bagno e, alzandomi, mi dirigo verso la parte più isolata della riva. 
Supero il gruppo della mia comitiva che mi invita a giocare a Beach volley, rifiutando elegantemente, cammino a passo lento con i piedi che poggiano sulla calda e soffice sabbia, fino ad arrivare alla riva. 
L'acqua del mare mi bagna i piedi e, prendendo coraggio, inizio ad immergermi man mano in acqua. Decido di non allontanarmi troppo, nonostante le mie abilità di nuotatrice, abbandonandomi alle dolci onde che mi cullano. 
 
Fu un attimo di distrazione e poi delle mani si poggiarono delicatamente sulle mie spalle. 
Sobbalzai voltandomi e incastrando i miei occhi nocciola in un paio ambra. 
Ci guardiamo silenziosamente, cercando di capire con gli sguardi cosa c'è che non va, ma poi Akito interrompe quel silenzio, iniziando a parlare. 
 
 
<< Mi hanno preso alla sprovvista sai? .. Parlo di quelle parole. Perché ? >> domanda lui 
 
 
<< Non volevo averti affianco, non volevo guardarti negli occhi e ricordare il motivo per cui ci siamo lasciati, ma è stato invano, visto che rivedendo Rossella tutto mi è ripiombato addosso. >> rispondo io con un filo di voce
 
 
<< È questo il motivo? Per via del passato? >> 
 
 
<< Non si tratta del passato! Non è PASSATO Akito! Averti perdonato non significa che ho dimenticato! 
Non ho mai dimenticato! Ho cercato di convincermi di averlo fatto, appannandomi la vista con un telo bianco, per ricominciare, per superare tutto il dolore che provavo. Ma niente! Niente! Non si può cancellare ciò che è stato, Akito! >> 
 
 
Lui non mi risponde, ha gli occhi lucidi, ma, cogliendomi di sorpresa, mi afferra,intrappolandomi tra le sue braccia. 
Con mia grande sorpresa, scoppia in un pianto silenzioso, così silenzioso che, se non fosse per i singhiozzi che ogni tanto emanava, non avrei mai detto di averlo sentito piangere. 
Mi stringe forte, come se non volesse che io scappassi, provocandomi una fitta al petto. 
 
 
<< Non lasciarmi Sana, non lasciarmi! 
Io ho bisogno di te, sono perso senza. È come se tu fossi la mia ancora, senza di essa affonderei. 
Non abbandonarmi, ti prego. >> sussurra con voce rotta. 
 
 
Allenta la presa dell'abbraccio, ma solo per tempestarmi il viso di baci. 
Prima la fronte, poi l'occhio destro è quello sinistro, poi scende lentamente  sul naso, gli zigomi ed infine si posa sulla bocca, baciandola e succhiandola con delicatezza, senza mai smettere. 
Sopraffatta da tutte quelle emozioni, rispondo al bacio, dimenticandomi per un attimo, del motivo dei miei ripensamenti. 

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Capitolo 30
*** 30 capitolo ***


La testa mi scoppia. Insolazione di sto' cazzo! 
Ora mi tocca stare in camera tutta la serata, mentre tutti gli altri sono pronti per andare in discoteca. 
Sola e depressa sono nel mio letto, fin quando Akito dice di voler rimanere con me a farmi compagnia. 
Tutti quanti sono andati via verso la discoteca e Akito fa irruzione nella mia stanza senza farsi beccare dai professori. 
 
<< Era ora! >> esclamo io
 
 
<< Scusami, il prof mi stava sulle calcagna! >> risponde lui 
 
 
Chiude la porta e si avvicina al mio letto, si sdraia al mio fianco e con un braccio mi avvolge tutta. 
Penso ancora a quello che è successo. A lui, a Rossella, a quello che hanno fatto. 
Già, quello che hanno fatto. 
Mi domando perché, perché ha scelto di farlo con lei. 
Cazzo hai una ragazza! È vero, forse non sarei stata tanto disponibile come lei, ma questo non giustifica il fatto. 
Lo sento. Sento il suo alito sul mio collo, sul mio orecchio, sempre più vicino. 
E sempre più insistenti sono i miei perché. 
Perché, perché, perché. 
Ha scelto lei perché non pensava che fossi stata in grado di farlo? 
Forse non rispondo al suo ideale di scopata?
Non lo so. Non lo so proprio. 
So solo che queste domande mi distruggono e ancor di più le risposte che trovo. 
Basta. 
O la va o la spacca. 
Devo saperlo. 
Sento che mi lascia piccoli baci lungo il collo, il mento, l'angolo della bocca. 
Mi volto verso di lui e decido di baciarlo improvvisamente, cogliendolo alla sprovvista per la ferocia del mio bacio. 
Esita inizialmente, ma poi mi asseconda. 
Una cosa tira l'altra e ci ritroviamo uno sopra l'altro, senza vestiti e eccitati da morire. 
Non la immaginavo proprio così la mia prima volta. 
Non immaginavo che la mia prima volta fosse per dimostrare qualcosa. Dimostrare qualcosa ad Akito, anzi, più a me stessa. 
Non immaginavo che la mia prima volta accadesse in un hotel, lontano da casa, in gita. 
Non la immaginavo così e colta alla sprovvista mi ritrovo lì, fra quelle lenzuola e in balia di lui. 
 
 
La mattina successiva il mio sonno viene interrotto dalla luce forte del sole non coperta dalle tende. 
Sento una presa ferrea all'altezza dei fianchi, la quale mi ricorda quello che è successo la scorsa notte. 
Al sol pensiero divento paonazza. 
Mi volto verso di lui e noto che dorme beatamente, sembra un angelo. 
Resterei ore a guardarlo. 
La vista dei letti intatti delle mie amiche però mi fa tornare alla realtà, facendomi liberare da quella presa e toccare i piedi nudi sul pavimento. 
Rabbrividisco al tocco, corro subito a cercare le pantofole con lo sguardo. 
Le noto e le indosso. Mi alzo dal letto, provocando un mugolio da parte di Akito.
Facendo attenzione a non svegliarlo,mi reco in bagno, mi sciacquo e mando un messaggio veloce alle mie coinquiline per sapere loro notizie. 
Entrambe mi rispondono che non sono tornate in stanza per non disturbare me e Akito, dato che hanno visto le nostre condizioni. 
CHE IMBARAZZO. 
Tornando in stanza sorprendo Akito a fissarmi e vedendomi andare nella sua direzione mi sorride. 
 
 
<> mi dice dolcemente stiracchiandosi
 
 
<< Giorno Aki >> 
 
 
<< Quello che è successo stanotte... È stato.. È stato bellissimo >>
 
 
<< Anche per me è lo stesso. >> 
 
 
<< È stata la tua prima volta, vero ? >>
 
 
<< Già>>
 
 
<< e perché proprio me ? >>
 
 
<< Mi sentivo di farlo. >> 
 
 
Mi sorride, per poi alzarsi e venirmi incontro. 
Mi afferra e mi racchiude fra le sue braccia. 
Si sta così bene, già, troppo bene. 
Mi lascia una scia di baci lievi lungo il collo, accarezzandomi poi i capelli. 
Mi stringo forte a lui, sperando di non pentirmene per ciò che la notte passata avevo fatto. 

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Capitolo 31
*** 31 capitolo ***


Era il giorno di ritorno. Dopo tre giorni tornavamo a casa. Tre giorni in cui i dubbi mi hanno assalito. Tre giorni in cui ero sempre soprappensiero, guadagnandomi mille sguardi e mille domande da chi mi stava attorno. 
Pensavo alla notte passata con Akito e mi ripetevo e straripetevo se avessi fatto la scelta giusta. 
In quel momento lo era, anzi, era giusta per la mia mente, volevo dimostrare qualcosa. 
Ma da quando in qua l'amore vuol dire dimostrare qualcosa? A te stessa poi. 
Penso che sto sbandando alla grande, la strada che sto intraprendendo forse non è una delle migliori; non dico non è quella giusta, nessuno sa se è giusto o sbagliato fin quando ci sei dentro. 
Eppure io ora sono in bilico e l'unica cosa che riesco a pensare è come un chiodo fisso. 
Amo ancora Akito? Oppure fingo, credendo di amarlo? 
Che poi non so nemmeno se è amore, a quindici anni nessuno lo sa. 
A quindici anni dovresti essere libera, spensierata, senza preoccupazioni addosso. 
È l'età del saltare la scuola e falsificare la giustifica.
È l'età dei " Vorrei vivere a Londra" " Vorrei vivere a New York ". 
È l'età delle poesie sui banchi di scuola,dei film visti milioni di volte. 
È l'età di GRIDARE, RIDERE, RESPIRARE. 
È l'età di vivere fino a consumarsi la pelle e le ossa. Vivere fino a consumarsi l'anima. 
Ed io? Io che penso ad autocommiserarmi. Io che penso ad autodistruggermi. 
 
 
 
Eccoci qua, arrivati a Napoli. 
I pullman ci hanno scaricati nel parcheggio della scuola dove i nostri genitori ci aspettavano. 
Tornata a casa disfo le valige e mangio qualche boccone, dopodiché stanca morta vado a dormire. 
Domani è un altro giorno. 
 
*     *      *
 
 
Tutta la notte a pensare a cosa fare. 
A meditare, meditare, meditare. 
Vedo Akito da lontano, vicino ai distributori e mi avvio verso di lui. 
Lo prendo per mano e sotto lo sguardo confuso di lui lo trascino in cortile. 
 
 
<< Che succede ? >>
 
 
<< Succede che non ce la faccio proprio. >>
 
 
<< Non ce la fai? >>
 
 
 
<< Esatto. Non ce la faccio a tollerare tutto. Non ce la faccio a dimenticare, ad ignorare, a ripetermi che è tutto normale. Non ce la faccio a continuare, perché ogni volta che ti guardo negli occhi mi appare la scena a cui ho assistito. Non ce la faccio a perdonarti, ho solo camuffato questo peso, ma adesso mi distrugge. Non ce la faccio proprio. È meglio lasciarci,già, si è decisamente meglio. >>
 
 
 
<< Ma.. Come? Sana abbiamo fatto l'amore, ricordi? Quella cosa importante che per me è stata bellissima. >>
 
 
 
<< Anche per me lo è stata, ma non basta. Non basta perché una parte di me si è concessa per dimostrare qualcosa, dimostrare qualcosa a te,a me. Dimostrare che sono capace anch'io di quello che ti ha dato Rossella e non mi capacito del perché hai scelto lei. Ma ora basta, non ci riesco. Non ci riesco a far finta di niente. Non ce la faccio. 
Addio Akito, questa volta è definitivo. >> 
 
 
<< Ma.. >>
 
 
<< Niente ma. Non renderla più difficile di quanto già è. >> 
 
 
Detto questo mi allontano da lui per l'ultima volta. 
L'ultima cosa che scorgo sono i suoi occhi, occhi lucidi in prossimità di un pianto. 
Già, anch'io vorrei piangere, ma proprio non riesco. 
E così, per la prima volta, penso a me stessa e non alla felicità degli altri.
 
*       *      *
I giorni passavano, la fine della scuola era vicina, vicinissima. 
Era passato quanto?  Circa un mese da quella conversazione? 
Già.
Circa un mese dall'ultima volta che parlai con Akito. 
Circa un mese da quando a scuola ci evitavamo come la peste, ne un saluto, ne un sorriso, niente. 
Circa un mese da quando Ilaria e Chiara trascorrevano parecchio del loro tempo libero con me, per farmi svagare, per farmi dimenticare. 
Circa un mese da quando anche la nostra comitiva si era sfasciata. È stata una decisione un po' di tutti, un modo più facile per me e Akito di stare lontani.
Circa un mese dall'inizio della fine.
 
Eravamo agli sgoccioli, mancavano pochi giorni e quell'agonia sarebbe finita. 
Tra i compiti, le interrogazioni e i corsi extra scolastici ne uscivo matta. 
Per svagarmi un po' ho deciso anche di iscrivermi ad una palestra e le mie due fedeli amiche mi hanno accompagnato. 
Eh già, l'estate si avvicinava e la prova costume non ne voleva sapere niente. 
Quest'estate mamma ha detto che torneremo per un paio di settimane a Tokyo per vedere i nonni, gli zii... 
Chissà, forse mi farà bene viaggiare, pensare a nuove cose, fare nuove cose. 
Ilaria e Chiara andranno insieme in Sardegna quest'estate, le loro famiglie si conoscono da tanto, andranno in un villaggio. Hanno proposto anche me di andare, ma per ora l'unica cosa certa sono i continui no di mia madre. La convincerò, ci spero... Ma la cosa più importante è proprio questa: l'estate sta tornando. 
L'estate sta tornando, proprio come l'avevamo lasciata. 
Le onde del mare, la sabbia cocente, il sole splendente e la gente sorridente. 
Via libri, via interrogazioni, via compiti in classe. 
Via le litigate fatte con i professori. 
Via l'ansia prima delle verifiche. 
Via quella maledetta sveglia che ogni mattina  ti fracassa i timpani. 
Via quei lunedì traumatici. 
Via tutto. 
Sembrava così lontano, ma sta tornando. 
L'estate sta tornando. 
 

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Capitolo 32
*** 32 capitolo ***


E finalmente quel suono. 
Il suono della campanella che annuncia l'inizio dell'estate. Euforici lanciamo i libri in aria e urliamo sorridenti. Con una velocità da far paura raccogliamo le nostre cose e ci catapultiamo fuori dall'aula, salutando ognuno nei corridoi, che sia un professore o un amico o un nemico, nulla importa, l'estate è arrivata. 
Varchiamo i cancelli e che la lotta con l'acqua abbia inizio. 
Acqua di qua, acqua di là. 
Bottigline d'acqua ovunque, gavettoni d'acqua ovunque. 
Grazie alla mia grazia pari ad un elefante mi ritrovo fradicia dalla testa ai piedi, mentre Ilaria e Chiara sono rimaste quasi addirittura intatte. 
CHE SFIGA. 
Quella giornata avevamo deciso di mangiare a casa di Ilaria per poi andare al mare non troppo distante da casa sua. 
Mangiamo in fretta e furia e la mamma di Ilaria si offre per accompagnarci. Che sia benedetta questa donna!
Arrivate in spiaggia stendiamo i teli da mare e, abbondando con olio abbronzante, prendiamo il sole. 
Sono sicura che stasera, o meglio stanotte, non dormirò per niente tanto del dolore delle scottature che mi farò. 
Succede sempre così: la prima volta che vado al mare mi ustiono e poi quell' "abbronzatura " mi rimane per tutta l'estate. 
E così, tra tuffi in acqua, raggi solari che ti accarezzano il corpo, pettegolezzi e musica, la giornata giunge al termine e ognuna di noi torna a casa. 
Una volta varcata la porta di casa, mi ritrovo mia madre davanti con uno sguardo addolorato, il quale mi porta a pensare a qualcosa di brutto. 
 
 
<< Mamma perché quella faccia? >> domando io preoccupata 
 
 
<< Sana... Forse è meglio che ti siedi. >> dice lei addolorata 
 
 
 
<< Perché? Cosa è successo? >>
 
 
<< Vieni di là, è meglio. >>
 
 
Detto questo andiamo entrambe in cucina e inizia a raccontare. 
 
 
<< Circa un'oretta fa ha chiamato il padre di Akito... >>
 
 
 
<< Mamma ci siamo lasciati, perché voi genitori vi volete intromettere? >>
 
 
 
<< Sana è più grave di un litigio.... A quanto pare circa due ore fa Akito voleva venire qui a cercarti, per parlare, per chiarire. Era in motorino e... >>
 
 
<< E? >>
 
 
<< Una macchina a tutta velocità lo ha travolto. Chi guidava è risultato positivo al test dell'alcol, per cui non era in se quando è successo. >>
 
 
<< Che cosa? Dov'è ora Akito? In che ospedale sta?! >>
 
 
 
<< Non sta in nessun ospedale. >>
 
 
 
<< Ah, menomale! >>
 
 
 
<< Akito non ce l'ha fatta. È morto sul colpo. Non c'è stato niente da fare, l'impatto è stato così violento che proprio non ce l'ha fatta.
Hanno chiamato ambulanze, i famigliari, tutti, ma purtroppo non c'è stato niente da fare. Il padre mi ha chiamato per dirtelo, voleva parlare con te ma tu non c'eri. Mi dispiace tanto piccola mia. >> 
 
 
Shoccata. 
Sono shoccata. 
Akito è morto. È morto per venire da me, per parlare, per chiarire. 
Non può essere vero. Non DEVE essere vero. 
Proprio non ci riesco. Non riesco a trattenermi. 
Tutte le lacrime che non ho gettato per la nostra rottura ora sono qui, scorrono lentamente, una dietro l'altra, bagnandomi il viso. 
 Scoppio in un pianto isterico e fu solo un attimo, dopodiché mi ritrovai stretta tra le braccia di mia madre. Mi accarezzava dolcemente il capo, sperando che smettessi, ma non POTEVO smettere, non ce la facevo. 
Volevo tornare indietro nel tempo. 
Che ne dici, Akito ? Torniamo indietro? 
Torniamo indietro. Torniamo a quando ti mancavo da morire, a quando mi mandavi il " buongiorno ".
Torniamo a quando parlavamo tutta la notte. 
Torniamo a quando programmavo fughe per venire da te, a casa. 
Torniamo a quando aspettavo i tuoi messaggi e tu non c'eri; a quando eravamo orgogliosi entrambi e ci sentivamo dopo giorni, ma poi ci sentivamo, perché ci mancavamo. 
Torniamo a quando eri tutti i miei sorrisi, a quando se mi chiedevano di te io ero felice e basta. 
Torniamo a quando facevamo tanti progetti su un futuro, un futuro che ora non ci sarà  più. 
Torniamo a quando mi addormentavo con il sorriso, a quando se mi chiedevano come stavo non ci pensavo neanche due volte a dire che stavo bene.
Torniamo a tutte quelle volte che avrei voluto finirla e non l'ho fatto, e sono stata in silenzio. Perché non ce l'avrei fatta. 
Torniamo a tutte quelle volte che ti ho perdonato, senza che tu lo sapessi. 
Torniamo indietro. 
 
Non ci riesco. Non riesco a capacitarmi. 
Perché, perché proprio tu? 
Non dovevi venire da me, non saresti morto per venire da me! 
Mi sento terribilmente in colpa! 
E fa male adesso. 
Fa male adesso doverti salutare con un addio, un misero addio. 
Niente più ti amo urlati dalla finestra, niente più arrivederci interminabili perché non riuscivamo a staccarci, niente più baci, niente di niente, solo un fottutissimo addio....
Che schifo sarà questo mondo ora senza di te?
Senza la persona con cui ho passato i migliori momenti della mia vita. 
Senza più baci nè coccole nè frasi dolci sussurrate all'orecchio. 
Farà male, sai? 
Farà male quando vedrò i manifesti del tuo funerale in strada. 
Farà male poterti vedere solo in foto e non abbracciarti stretto.
Farà male non poter più ridere di cuore, perché tu l'hai rubato il mio sorriso e in tutta sincerità anche il mio cuore. 
Farà male fingere un sorriso davanti a tutti, mentre il mio cuore piange. 
Farà male lasciarmi tutto alle spalle e ricominciare. 
E farà dannatamente male non trovare nessun altro come te. 
Mi manchi. Mi mancherai per sempre. 
Ciao Akito, si ciao. 
Questo non sarà un addio, no, perché non voglio dirti addio! 
Questo è solo un arrivederci. 
Aspettami, io arriverò presto. 
Ciao Akito. 

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