The Dog

di Maho_Lupin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 :Quando il destino ha l'aspetto di un cane!!! ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2: Mai contraddire un cane. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 : Le emozioni che nascono... ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 : Acquisti ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 : Le emozioni che crescono... ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 : Torna da me. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 :Quando il destino ha l'aspetto di un cane!!! ***


Salve a tutti! Mi chiamo Maho , e sono un’appassionata di questo sito. Amo leggere , ma anche scrivere. Ecco il motivo per cui mi trovo qui a proporvi questa storia. Questa è solo la mia seconda Fan Fiction…ma è la prima, della categoria: ORIGINALE.

Quindi, vi prego…(si mette in ginocchio con le mani congiunte…N.d.A.)…vi scongiuro…leggete…o almeno dateci una piccola occhiataç_ç

…Buona lettura…!!!                      

 

 

                                  .: The Dog :.

 

 

Capitolo 1: Quando il destino ha l’aspetto di un cane!!!

 

Mi trovavo nel parco giochi poco lontano dal mio quartiere. Un parco giochi abbandonato ormai da anni, nascosto fra gli alberi e una grande muraglia in pietra che lo circonda.

 Ad ogni modo, ero seduto al solito posto a fare la solita cosa…ovvero stare seduto su di un sedile in legno di un’ altalena a chiudermi in me stesso.

Perché? Bhè…il motivo è semplice, la mia famiglia.

La mia situazione familiare non è certo delle migliori.

Mio padre,Walter Wood. E’ un uomo molto orgoglioso, ma molto freddo, per lui il lavoro viene prima di ogni cosa, dirige una grande multinazionale…e, nonostante questo, è stato sposato ben due volte.

La prima con mia madre, che purtroppo morì non appena avermi partorito, perché cagionevole di salute.

 La seconda è quella attuale. Nicole… una vera arpia, sciocca, permalosa e prepotente, è una donna che proprio non scende…odiosa. La sposò giusto un anno dopo la morte di mia madre…probabilmente erano amanti, perché sembrerebbe alquanto strano…fatto sta, che dopo nemmeno un anno di matrimonio ebbero mia sorella, Avril. Che per me, è l’unica cosa importante e insostituibile a questo mondo. Dolce, premurosa, sincera e temeraria, soffre come me la situazione di squilibrio che abbiamo a casa (se così la si può definire!), ma a differenza di me, lei è forte e regge…senza mai abbattersi.

Io invece, Oliver Wood, vengo qui a rifugiarmi da tutto e da tutti…ad odiarmi.

Perché la cosa che più crea scompiglio nella mia famiglia, sono proprio io, o meglio il mio essere diverso…o per meglio intendere, il mio essere gay.

Non è stato facile comunicare a mio padre tutto ciò, ma una piccola parte di me sperava comunque in una comprensione da parte sua…ma tutto quello che ho avuto è stato solo un suo ulteriore rifiuto…Eh si, perché questo è stato solo uno dei tanti… forse il peggiore, ma solo uno dei tanti.

Non ero particolarmente bravo a scuola, e caratterialmente sono molto irrequieto e combino solo casini…e questo non è di certo un comportamento esemplare per un futuro ereditiere di una multinazionale, se poi ci mettiamo anche il particolare del gay…!

Lui, per tutta la mia intera vita fino adesso , non ha fatto altro che ripetermi la codesta frase: “Non sei, e non sarai mai il figlio che avrei voluto…mi deludi ogni giorno di più.”.

E ogni volta c’era mia sorella a curare le ferite… ma queste sono ferite che ti rimangono nell’anima e non vanno via, tanto che l’odio e la rabbia che ne derivano, riescono a mettere da parte l’affetto che provi malgrado tutto…spesso, venivo qui e immaginavo di scappare via lontano…in fondo è un desiderio che tutt’ora arde dentro me, ma non ho abbastanza fegato per farlo…anche perché non saprei nemmeno dove andarmi a rifugiare... non ho amici che potrebbero darmi una mano…a dire il vero non ne ho proprio di amici. Per questo mi ritrovo ancora qui, neo-diciannovenne , che aspetto il momento in cui la mia lugubre vita acquisti colore.

Mentre stavo sull’altalena a rimuginare su tutto ciò, d’improvviso, ad interrompere i miei pensieri, mi si presenta un cane, che dopo qualche passo, si siede proprio davanti a me, iniziando ad osservarmi…

Era grosso, bianco, con un pelo lungo, orecchie all’ingiù, una grossa, grossissima e lunghissima lingua piena di bava, che gli penzolava fori dal muso, dove spiccavano due occhi azzurri e un piccolo naso nero a forma di cuore.

Mai avrei creduto, che proprio quel cane con quel naso bizzarro, avrebbe dato una tinta più chiara alla mia vita.

Continua…

 

 

Allora???  O_o? Vi è piaciuta? O almeno vi ha incuriosito un pochino? Se si, potreste lasciarmi una recensione…? *_*   Vi dico subito che sono ben accette, qualsiasi tipo di critiche…anche perché devo migliorare….infondo sono solo all’inizio… ._.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2: Mai contraddire un cane. ***


 

 

 

Salve! Ben ritrovati, cari lettori, nello scorso capitolo siamo rimasti con Oliver alle prese con un cane dal naso bizzarro. Chi sarà mai questo cane??? E soprattutto a chi appartiene?

 Leggete e scoprite…

 

                                                                      .: The Dog :.

 

 

Capitolo 2 : Mai contraddire un cane.

 

 

 -E tu? Chi diavolo sei?- chiesi al cane.

Come se potesse rispondere, abbaiò sonoramente e subito dopo abbassò il capo, mostrandomi un collarino rosa chiaro.

-         Che bel collare…rosa. Questo vuol dire che sei una femmina..?-

Abbaiò ancora due volte, e con uno scatto veloce appoggiò le due zampe anteriori sulle mie ginocchia. Abbaiò ancora una volta, e alzò il capo come meglio poteva, mostrandomi il collo, dove, alla fine del collare, spiccava una targhetta a forma di osso, con su scritto in grande: LUNA.

Che nome originale!”, pensai.

-         Ehm…Luna, giusto?!(non posso credere di star parlando per davvero con un cane!!!)…dal momento che hai quel collare così… carino, vuol dire che hai un padrone…che al momento non è qui…per caso ti sei persa?-

-         Wof!- E iniziò a scuotere la testa su e giù, come a simboleggiare un “si”.

“Sono già abbastanza nervoso di mio senza che questo cane complichi le cose! Ora me ne sbarazzo”.

- Senti, io non posso aiutarti. Non ti ho mai visto prima, non conosco bene questa zona, e di certo non so dov’è casa tua! Quindi levami le tue “adorabili” zampe di dosso, e va a cercare qualcuno che possa aiutarti per davvero. Ci vediamo!-  

Immediatamente, mi tolse le zampe di dosso.

Mi alzai e mi incamminai fuori dal parco.

Ma il mio tentativo di fuga dal quel cane non ebbe buon fine.

Un sonoro “strap”fece eco in quel piccolo parco.

La mia manica era stata strappata dall’adorabile cane che mi stava letteralmente provocando una crisi nervosa!

-         La…la…LA MIA MAGLIA!!! STUPIDO CANE, MA COSA VUOI DA ME??? VA VIA! SPARISCI!-

Con lo sguardo basso, e la testa all’ingiù, si girò verso il parco e iniziò ad incamminarsi verso un tubo di metallo dove potersi rifugiare.

L’unica cosa che pensai fu: “Non riesco a credere ai miei occhi…si sente in colpa! Chi ha addestrato questo cane deve essere una persona davvero in gamba…”

Mi riavvicinai.

-Senti…scusami per averti urlato. Dai, alzati. Ti aiuterò a trovare la tua casa…ma mi dovrai aiutare, perché non so davvero che pesci prendere!- E le sorrisi.

Iniziò ad abbagliare tutta contenta. Con molto entusiasmo ma con più delicatezza iniziò a trascinarmi per l’altra manica.

Non so per quanto camminammo, ma fu piacevole…non so perché. Non c’era un motivo preciso per quella piacevole sensazione che mi stava inondando…ma qualunque esso fosse, mi rendeva felice.

Ad un certo punto lascio la mia manica, iniziò a correre, per poi fermarsi davanti ad un cancello battuto in ferro. Quando anche io arrivai, bussai al citofono presente su una estremità del cancello.

- Si, chi è?- Mi rispose una voce maschile. Molto probabilmente, dal tono, non apparteneva ad una persona molto giovane.

-Ehm…lei non mi conosce…ma le volevo chiedere se per caso aveva perso un

cane di nome Luna?-

-Luna? Si perché?-

-Ehm…gliel’avrei riportata. Se può venire qui fuori a prendersela…-

- Arrivo subito-

Ci mise solo qualche minuto ad arrivare. Da dietro il cancelletto più piccolo, spuntò un uomo abbastanza anziano, con aria severa e con fare molto preciso. Vestito con una giacca nera con sotto una camicia bianca e pantaloni abbinati alla giacca.

Sorrise immediatamente rivedendo Luna.

Luna, riconoscendolo subito, iniziò a saltargli intorno tutta contenta.

- Ciao Luna. Bentornata a casa. Sai che per colpa tua il signorino è stato molto in ansia?-

Luna abbassò la coda e il capo, e come aveva precedentemente fatto con me, assunse un aria pentita.

-         Scusi la mia maleducazione, signor..?-

-         Oliver. -

-         …Signor Oliver. Se vuole entrare, e prendere un thè con me, mi farebbe molto piacere-

-         V…Va bene-.

  Quella fu la prima volta che attraversai quel grande cancello di ferro battuto…e per mia fortuna, non fu nemmeno l’ultima

 

Continua…

 

 

Spero che almeno questa volta possiate lasciarmi qualche recensione in più! Mi farebbe davvero molto felice…ç_ç…

 

Ma ora passo ai ringraziamenti, per le persone che hanno avuto il buon cuore di farlo già:

 

Momo : Ciao!  E’ un piacere sentire i tuoi complimenti. Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo. Torna a recensirmi. ^_^

 Scherzo! Sono contenta che la mia idea completamente inedita alle tue orecchie ti abbia incuriosito. Hai visto? Qui si vede come questo cane dal naso bizzarro, abbia coinvolto il nostro Oliver nel suo ritorno a casa. Nel prossimo capitolo apparirà un personaggio molto importante per la storia…

Mi aspetto di vedere la tua recensione anche nel prossimo capitolo! Baci!Baci!  ^__^

 

Machi : Ciao! Grazie mille per i tuoi complimenti…ç_ç…sono davvero molto commossa. In questo capitolo, si impara già a conoscere meglio questo cane con mille risorse, che ci farà conoscere un personaggio che sarà parte fondamentale della storia….spero che il chap ti sia piaciuto (anche se un po’ piccolo! -_-‘), e spero di ritrovare la tua firma nelle recensioni.

P.S. : Qual è il tuo colore preferito??? ._. ?

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 : Le emozioni che nascono... ***


 

 

 

              .: The Dog :.

 

Capitolo 3: Le emozioni che nascono…

 

-Prego entri pure- mi disse l’uomo

-Si…-

Ero ancora incerto su quello che stava succedendo, ma entrai senza pensarci due volte…

-Io sono il maggiordomo di questa casa e mi chiamo Alfred- disse mentre entravo

-…Wow…- fu l’unica cosa che riuscii a dire.

Era una deliziosa villetta a due piani, con tanto di veranda e giardinetto. Semplicemente stupenda.

Attraversammo una piccola stradina, per poi arrivare in veranda.

La veranda era molto semplice. C’erano delle piantine che la contornavano e un dondolo a tre posti, situato sul lato destro rispetto alla porta, praticamente attaccato alla parete.

-Da questa parte- mi disse all’improvviso, aprendo la porta d’ingresso.

-Se le va, possiamo fare un giro per la casa…che mi sembra averla colpita molto- mi disse sorridendo.

- Io…- Farfugliai imbarazzato - …Ok. In effetti mi ha colpito piacevolmente -

Mi sorrise ancora.

Appena entrati, sulla destra c’era una scalinata a chiocciola che portava al secondo piano, davanti si poteva ammirare immediatamente il salottino molto ampio. Riempiva praticamente tutta la stanza principale. Con tre divani bianchi a tre posti ciascuno, un camino nel centro della parete, verso sinistra rivolto verso il tavolino in vetro, posizionato al centro fra i divani, era lavorato in legno con su una mensoletta, dove vi erano poggiate diversi portafotografie.

Dai toni chiari che si avvicinavano molto alla tinta color pesca, la casa dava l’impressione di essere avvolti da una sensazione di caldo.

-Direi che se iniziamo dal piano superiore sia meglio. Prego- e mi indicò con la mano sinistra le scale.

Così iniziai a salire, quelle scale a chiocciola in legno.

Appena arrivai in cima,  mi ritrovai in un piccolo corridoio, che si estendeva parallelamente alla scala. C’erano cinque porte lungo i lati, tre dalla parte opposta alla rampa di scale, e due sulla stessa, alla fine del corridoio, da entrambe le parti, si trovavano due finestroni con delle tendine bianche che affacciavano all’esterno, o per meglio dire sul giardino.

Iniziai a camminare verso la porta più vicina. Senza pensarci molto, iniziai ad aprire la porta, ma immediatamente la mano di Alfred mi fermò.

-Meglio non entrare qui. Le farò vedere le altre stanze che sono molto simili- E richiuse la porta.

Mi mostrò altre due stanze, ovvero quella degli ospiti e la sua, che erano molto spaziose, e con degli arredamenti molto semplici.

Mentre scendevamo giù per andare a vedere il resto della casa, la mia mente era molto distratta rispetto a prima.

Nonostante non fossero fatti che mi importassero, non riuscivo a capire

perché Alfred non mi avesse permesso di poter vedere quella stanza.

Così, mentre eravamo in salotto a conversare e a gustare una tazza di thè verde, senza troppi giri di parole glielo chiesi.

- Alfred, perché prima non mi ha permesso di poter vedere quella stanza di sopra?-

Lui non mi rispose, e continuò a sorseggiare il thè. Dopo che lo ebbe finito, posò la tazzina sul vassoio posto sul tavolino, si girò verso di me e mi chiese:

-Perché le interessa?-

-…Io…so di essere invadente,ma…-iniziai a farfugliare imbarazzato

-Vede, sono una persona particolarmente curiosa…ma la capisco perfettamente se non vuole dirmelo…anzi mi scusi per averglielo chiesto-

Scoppiò in una sonora risata.

- Scusi ma perché ride?-

- Perché lei mi è simpatico! Vede in quella stanza non c’è niente che io debba nascondere. Quella è la stanza del padroncino, e non l’ho fatta entrare semplicemente perché stava dormendo, e lei avrebbe potuto svegliarlo se fosse entrato- Mi disse sorridendo

- Oh…capisco. Perché mi continua a dare del lei?-

- E’ l’abitudine-

- Ahaha…capisco…- dissi ridendo

-Ma lei mi chiami solamente Alfred-

- Va bene.-

- Le va di vedere delle foto del padroncino?-

-Ma certo-

Così si alzò, si avvicinò ad un mobile li vicino, e prese un album di foto. Si sedette affianco a me, e me le mostrò.

In tutte, era raffigurato un bambino sui cinque anni, dai colori chiari e dal visino dolce e sorridente. In quasi tutte le foto giocava allegramente con  dei giocattoli. In altre, teneva per mano una donna molto bella, esile, dai capelli leggermente mossi e lunghi, e con lo stesso viso dolce e gli stessi colori chiari che aveva il bimbo. Senza dubbio doveva essere la madre.

-Questa è la signora Emily. La madre del signorino -

- E’ una donna davvero incantevole -

- Incantevole e anche molto forte,se c’era qualche difficoltà non si abbatteva mai, e insieme al marito l’affrontava.-

- Sembra conoscerli molto bene…-

- In effetti è praticamente da una vita che servo questa famiglia, e di conseguenza ho imparato a conoscere i caratteri dei vari componenti-

- Non ha mai pensato di andarsene?-

- Mai - mi disse sorridendo dolcemente.

- Posso chiederle come mai?-

- Tutto successe in un giorno di pioggia. Mi trovavo per strada, senza un lavoro e senza una casa…d’un tratto mi sentii chiamare da una voce molto dolce e preoccupata nell’insieme. Era la signora Emily…mi chiamò, e mi chiese il mio nome, quando glielo dissi, mi si sedette affianco, e iniziammo una conversazione alquanto insolita. Fatto sta, che dopo che ci dicemmo più o meno tutto quello che potevamo sapere l’uno dell’altro, la signora, dopo aver ascoltato la mia storia, si alzò di scatto e mi propose di lavorare come maggiordomo per lei. All’inizio ero suscettibile che una ragazza sui 18 o 19 anni potesse darmi un lavoro, così, in un primo momento, rifiutai. Ma lei non si arrese, iniziò a dirmi che da li a poco si sarebbe sposata con l’uomo che amava, e che aveva assolutamente bisogno di una mano, soprattutto se le fosse nato un bambino. La sua fermezza, mi colpì parecchio, e così accettai. Come aveva previsto si sposò con l’uomo che amava, e dopo un’annetto ebbe il signorino-

- Che donna originale!- esclamai.

- Oh, si. Senza dubbio-

- Ma come mai era finito in mezzo alla strada senza nulla?-

- Bhè…prima di finire li, avevo una vita molto semplice e felice. Avevo una casa, un lavoro…e una moglie da amare. Non avevo ancora figli, per il semplice motivo che volevo avere una situazione economica più ferma. Ma tutto si rovinò quando lei si ammalò gravemente. Spesi tutto quello che avevo per cercare una cura in grado di guarirla…ma non ve n’erano. Così, dopo qualche mese morì…ed io con lei. Iniziai a non andare più a lavoro, e non avendo più soldi per pagare il mutuo, finii in mezzo alla strada- raccontò con un sorriso triste e malinconico.  

- Mi scusi, forse era una domanda inopportuna…- dissi dispiaciuto.

- Non importa. E poi, mi ha fatto piacere riparlarne…non ho mai occasione di parlare di lei!-

Sapevo che Alfred voleva assicurarmi di non aver chiesto nulla di male….ma, non facevo altro che pensare che avrei dovuto imparare a tener a freno la mia stupida lingua!

Ma i miei pensieri furono presto interrotti.

-Yawn…che sonno. Alfred? Dove sei?-

- Sono qui signorino. Mi trovo in salotto, con un gentilissimo ragazzo che ci ha riportato la nostra Luna, che ora è in giardino-

A quanto pare il signorino si era svegliato. Aveva una voce molto dolce, suadente, e…calda.

- Cosa? Luna è tornata? - esclamò sbucando da dietro le scali, di corsa.

“ Alla faccia del signorino!” fu l’unica cosa che pensai.

Non era affatto il bambino di cinque anni raffigurato nelle foto, bensì un uomo sui 25 anni molto attraente.

Dal viso leggermente ovale, labbra sottili incurvate in un sorriso, occhi grandi che esprimevano solo grande dolcezza. Il tutto contornato da folti capelli sottili del color biondo miele.

Anche fisicamente, era molto attraente.

Era  vestito con una semplice camicia bianca, con le maniche raggomitolate sui gomiti, e dei jeans chiari. Erano un po’ sgualciti, segno che dimostrava che si fosse addormentato con quelli addosso.

Mi sembrava la cosa più bella che i miei occhi avessero mai visto fino ad oggi.

Mi mozzò letteralmente il fiato. Rimasi incantato a guardarlo parlare.

Talmente incantato, che quando mi rivolse parola, non risposi.

- Ehm…signor Oliver? Mi sente?-

- Eh? Cosa?...io…mi dispiace ero distratto!- dissi arrossendo ferocemente. Non mi era mai capitato di sentirmi così in imbarazzo.

- Prima di tutto, sarebbe adeguato fare le presentazioni.- mi disse sorridendo dolcemente - Io sono Edward Weble, il padrone di Luna. Piacere di conoscerla.-

- Oliver Wood, è un piacere anche per me-

- Wood?...Questo nome non mi è nuovo…- disse guardandomi torvo

- Ehm…probabilmente non le è nuovo perché mio padre è il dirigente di un’importante multinazionale- spiegai.

In un attimo, ricordai il motivo per cui quel giorno andai al parco abbandonato…e mi rattristai di colpo.

- Allora avrò letto il suo nome da qualche quotidiano o rivista-

- Molto probabile- affermai con un falso sorriso.

Mi guardò per un attimo in modo strano…come se volesse leggermi nel pensiero.

- Passando ad altro…- disse accomodandosi sul divano affianco a quello dove eravamo seduti io ed Alfred -mi può dire come ha trovato Luna?-

- Bhè…a dire il vero è stata lei a trovare me!- risposi con leggero imbarazzo

- In che senso?- mi chiese perplesso

- Nel senso che, io stavo per  fatti miei in un parco abbandonato, ed improvvisamente Luna mi appare davanti-

- E immagino che sia stata lei a strapparle la manica!- disse scuotendo il capo

- La manica..? Ah, si. E’ vero. Me ne ero dimenticato…- dissi sorpreso dalla mia dimenticanza.

- Alfred, ti va di fare del caffé? -

- Certo signorino - e si diresse verso la cucina.

-Le va di accompagnarmi in giardino ?-

- Si certo -

Così ci alzammo, e invece di andare verso la porta d’ingresso, ci dirigemmo verso un’altra porta trasparente, che prima non avevo notato.

Portava ad un giardino sul retro, dove trovammo Luna che schiacciava un sonnellino sdraiata al sole.

- Come al solito - disse Edward scuotendo il capo

-Venga sediamoci qui- e mi fece segno con la mano verso delle sedie e un tavolino con l’ombrello, posizionati su una piattaforma di legno.

Ci accomodammo.

- Wof -

Evidentemente lo spostamento delle sedie, avevo svegliato Luna, che ora stava facendo le feste su due zampe ad Edward, che intanto le sorrideva radioso e la accarezzava.

Guardavo la scena incantato. Continuavo a ripetermi quanto fosse bello.

Soprattutto ora, che sotto il chiarore del sole, i suoi occhi e i suoi capelli erano ancora più belli.

Per un attimo ho creduto che mi fosse uscita della bava dalla bocca! Ma(per fortuna) era solo una mia impressione (più che giustificata!).

A riportarmi alla realtà, fu Alfred, che arrivò con un vassoio, dove vi erano le tazzine con il caffé fumante, e una zuccheriera.

Posò il vassoio sul tavolo e se andò.

-Alfred, già vai via?- esclamai improvvisamente.

Non me ne accorsi nemmeno. Le parole uscirono dalla mia bocca prima che potessi ragionare. L’unica cosa certa era che le avevo dette solo perché fui colto dal panico. 

Panico dovuto al pensiero di restare da solo con lui.

- Si. Ho delle commissioni da fare. Arrivederla- e sparì dietro la porta.

- Ciao…-…e adesso? Cosa dovevo dire o fare???

- Si sente bene?- mi chiese preoccupato Edward

-Eh…si, si.-

Di scatto presi la tazzina e la portai vicino alle labbra guardando altrove.

Cercando di nascondere quell’insano imbarazzo…

Peccato che non mi accorsi che il caffé era ancora bollente!

In una manciata di secondi, posai la tazzina sul tavolo, chiusi gli occhi e ingoiai il liquido bollente, portandomi le mani davanti alla bocca.

Edward preoccupato si avvicino esclamandomi:

-Immaginavo fosse ancora molto caldo, ma quando gliel’ho detto non mi ha prestato attenzione…come va?-

Come in una risposta, due grossi lacrimoni scesero giù per le guance.

-Vuole un po’ d’acqua?-

Annuii.

-Venga-

E mi prese sottobraccio. Di nuovo, arrossii ferocemente. La mia testa stava andando completamente in tilt!!!

Arrivati in cucina, prese una bottiglia d’acqua e un bicchiere di plastica, e dopo aver versato il liquido trasparente me lo porse.

Quando lo presi, lo portai immediatamente alla bocca, e bevvi tutto d’un fiato.

Quando finii, andava già molto meglio…anche se ora sentivo quella strana, fastidiosa sensazione alla lingua.

Sospirai al pensiero di quanto fossi maldestro e stupido!

Ancora preoccupato, Edward stava per riversare dell’altra acqua nel bicchiere.

Mentre stava per compiere il gesto, Luna, che ci aveva seguito, ebbe la felice idea di saltarci addosso.

Non capii più nulla, tranne che ero finito col fondoschiena sul pavimento e che la bottiglia, stava compiendo qualche giro mortale da10+, proprio sopra di me!

Come immaginerete, mi bagnò completamente.

Ero fradicio.
Probabilmente, se mi fossi fatto un tuffo in piscina avrei ottenuto lo stesso risultato!

-Mi…mi dispiace tantissimo. Io non so come scusarmi….Luna! Cattiva! Fila via! -

E come aveva detto Edward, corse via, verso il giardino.

Mi alzai.

- Senta, vada di sopra. E’ meglio se si fa un bagno o rischierà un raffreddore - disse seriamente preoccupato e dispiaciuto.

-Ehm…credo sia meglio che torni a casa- dissi frettoloso, avviandomi verso la porta d’ingresso.

- No! Aspetta…lascia almeno che ti accompagni con la mia auto-

- Non si preoccupi-

Voglio andarmene. Non ci sto capendo più nulla! La mia testa sta scoppiando e di questo passo rischio di andare al manicomio!Prima me ne vado, meglio è.

-Insisto- disse con voce ferma. -Mi sento terribilmente in colpa. Prima la manica, poi il caffé…e ora questo…Non la costringerò a restare qui per sistemarsi, perché è una scelta sua…ma almeno si faccia accompagnare…per favore- disse guardandomi con occhi preoccupatissimi.

“ Oddio!Come si può dire di no ad uno sguardo del genere!”

-Va bene- risposi rassegnato.

E con uno dei suoi migliori sorrisi, disse: -Prendo l’auto-…e uscì.

Tornò dopo poco. Mi ricordai che non avevo visto nessuna macchina, e pensai che probabilmente l’aveva lasciata fuori…ma non ci pensai molto, perché una volta usciti dal cancello di ferro, rimasi letteralmente a bocca aperta.

Era un favoloso Mercedes grigio metallizzato a quattro porte.

-Prego entri -  mi disse mentre prendeva posto alla guida.

Feci il giro, aprii la portiera e mi sedetti a suo fianco.

Il rivestimento interno, era fatto in pelle, di colore beige.

Sul cruscotto, fra me e lui , c’era il computer centrale. Che si occupava dell’aria condizionata, del gpr, dello stereo o lettore Mp3, a seconda della tua scelta, capace di ricevere e effettuare chiamate con un apposito cellulare.

-Bella è?!- mi disse sorridendo, guardando la mia faccia sbalordita - L’ho comprata da poco…un piccolo capriccio-

Chiamalo capriccio!”

- Dov’è che abita?-

- Hem…a Lupus Street 18-

- Computer, portami a Lupus Street 18-

- Si, signore- rispose la voce meccanica del computer che man mano che andavamo, spuntava per annunciare un: “Svoltare a destra” o qualcosa di simile.

Nessuno dei due parlò durante il viaggio. Ne approfittai per impararmi la strada, che scoprii, non essere molto difficile da ricordare. Nonostante fosse abbastanza distante da casa mia.

E involontariamente, pensai che la prossima volta sarebbe stato meglio venire con la moto.

Ma immediatamente cacciai quel pensiero dalla mente.

Sapevo che quella di oggi era stato come uno “strappo alla regola”. Un qualcosa, che il buon Dio lassù, aveva mandato per cambiare un po’ la monotonia della mia vita.

Mi rattristai. 

Ma non so dire se avessi avuto questa reazione solo al pensiero della mia stupida vita monotona…o perché, per la prima volta nella mia vita, avevo incontrato delle persone che per qualche ora, mi avevano fatto sentire bene…(è un po’ idiota! =__=’ N.d.A.) (Per la serie mi hai creato tu!  N.d.Oliver)

-Siamo arrivati-

La voce di Edward mi riportò alla realtà. 

- Grazie mille per il passaggio - dissi, con voce roca.

Scesi dalla macchina. Mi chiusi la portiera alle spalle. Mi girai ancora una volta verso di lui, che prontamente abbassò il finestrino.

Abbozzai ad un mezzo inchino, per poi salutarlo.

- Arrivederla-

Stavo per mettere la chiave nella serratura del portone quando sentii la sua voce richiamarmi.

- Oliver se…se ti va di tornare a trovarci ci farebbe molto piacere- Iniziò a farfugliare - La casa è un po’ vuota… e una persona in più per compagnia fa sempre bene…e a quanto ho potuto vedere sei molto simpatico sia a Luna che ad Alfred…insomma…io…- sospirò -A me farebbe molto piacere se tornassi a trovarmi - concluse con voce più ferma.

Ero senza parole. Sbalordito da quell’inattesa proposta.

Proposta che riempì il mio cuore di felicità.

- Tornerò. Glielo prometto - e gli rivolsi un gran sorriso.

Sorrise a sua volta.

- Ah…Oliver. Chiamami pure Edward, finirai per farmi sentire vecchio se mi dai sempre del lei!- scherzò.

-Ok…Edward.- dissi fra le risate.

-Allora alla prossima -

-Alla prossima-

Un ultimo sguardo e sfrecciò via, dentro il suo Mercedes.

Di corsa, entrai in casa. Come al solito non c’era nessuno, probabilmente solo mia sorella in camera sua a sentire lo stereo ad alto volume.

Diversamente dalle altre volte, ero troppo felice per rattristarmi della solitudine che arenava quella casa.

Così andai dritto,dritto verso la mia stanza.

Mi buttai sul letto,a pensare e a ripensare alle parole di Edward…arrossivo e sorridevo come un’ebete mentre ci ripensavo.

Quella sera mi addormentai presto, pensando che quello,era di sicuro il giorno più bello della mia vita…

 

Continua…

 

 

 

Salve a voi cari lettori!Allora? Che ve ne pare di questo capitolo? Spero vi sia piaciuto…e mi scuso per il ritardo. Ma purtroppo ho avuto problemi col computer…-_-…in compenso, vi ho fatto un capitoletto bello lungo, in modo che possiate perdonarmi! >__<

Sono curiosissima di sapere come avete trovato questo nuovo personaggio, ovvero Edward. Spero me ne parlerete bene perché ci sono particolarmente affezionata *__* …ma, come ho già detto, accetto qualsiasi cosa!!! ^__^

 

Ad ogni modo, è arrivato il momento di ringraziare chi recensisce(ç__ç):

 

Momo : Visto come l’ho fatto lungo, lungo?!? Sono ben 9 pag non ti puoi lamentare! Il cane l’ho fatto femmina senza un motivo preciso…mi ispirava di più…forse! Ci vediamo, chattiamo, sentiamo alla prossima…se non ci vediamo accendiamo la luce! (AHAHAHAHAH) (SE NON RECENSISCI TI AMMAZZO!!! Ò_ò)(adesso ti prendi questo stupidissimo bacio!) (mi scuso per chi non riesce a comprendere…ma non è colpa mia se è ebete!!!)

 

Sefora: Ehh..sono cattiva lo so! Ma se non lascio i capitoli in questo modo, non ci sarà sfizio per me!!! Scherzo! Comunque ti ringrazio tantissimo per aver recensito, e spero di ritrovarti anche in questo ^___^

 

 Cry90: Innanzitutto ti ringrazio per aver recensito. Grazie! La nostra cara Luna, è davvero una gran combina guai! Ma è adorabile! Mi farebbe piacere se leggessi anche questo capitolo!!Ciaoooooooooo

 

Cassandra99 : Grazie per la tua recensione, e per i tuoi complimenti…ç___ç…sono commossa…Ad ogni modo, spero che il capitolo ti sia piaciuto…finalmente si vede il padrone di Luna. Come lo hai trovato? Aspetto considerazioni, un bacio! ^__^

 

 

 

 

                                             

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 : Acquisti ***


 

                                             .: The Dog :.

 

Capitolo 3 : Acquisti.

 

Mi svegliai verso le 10:00 del mattino.

Come non era mai successo fino ad allora, avevo dormito profondamente tutta la notte.

Avrei giurato di aver sognato Edward tutta la notte.

Rimasi sorpreso da me stesso. Nessuno mi aveva mai preso così tanto. Avevo avuto diverse relazioni…ma nessuno mi era mai interessato come Edward il giorno prima

Ero felice…ma anche triste.

Felice perché, le parole che mi aveva rivolto, mi mandavano in coma ogni volta che le ripensavano…su quelle stesse parole mi permettevo anche qualche fantasticheria! Ma niente che andasse sul pesante, anzi…immaginavo solo di poterlo fissare…di sentire la sua voce…di guardare i suoi occhi per sempre.

Mentre pensavo a queste cose, puntualmente sospiravo, guardando il nulla come un perfetto ebete!

Ma, purtroppo, c’era anche la parte triste.

Triste perché, pensavo, che comunque non sapevo praticamente nulla di quel ragazzo…solo il nome e qualcosina sulla famiglia! In più, il mio istinto mi suggeriva che era sicuramente etero…e di conseguenza tutti i miei castelli in aria andavano man mano distruggendosi!

In più, il pensiero che mi stavo facendo trascinare da tutto ciò, mi gettava nello sconforto.

Conoscevo quel tipo e la sua vita solo da un giorno, e già mi permettevo di fare castelli in aria!

Era assolutamente sbagliato.

Non potevo permettermi di sognare…perché la certezza che, anche se fossi andato a trovarli un miliardo di volte, sapevo che prima o poi si sarebbero stancati di un tipo così appiccicoso!...o, che comunque, tutto sarebbe finito prima o poi, lasciandomi un gran vuoto dentro…e avevo la sensazione che, tutto questo, sarebbe successo anche molto presto.

In ogni caso, avevo già deciso che quel pomeriggio sarei tornato in quella casa.

Niente e nessuno, mi avrebbe impedito, di assaggiare anche solo un pochino di quell’affetto che arenava li dentro.

Così mi alzai dal letto, presi i boxer neri dal cassetto, un jeans chiaro e una maglia nera aderente dall’armadio, e mi diressi in bagno per una bella doccia.

Dopo essermi vestito e preparato a dovere, scesi di sotto in cucina, giusto per mangiare qualcosa.

In cucina ci trovai la mia dolce sorellina e la viziatissima matrigna.

La vista di quell’orribile donna, non fece sbiadire quel sorriso a trentadue denti che avevo stampato in viso.

- Buon giorno - dissi, avvicinandomi a mia sorella, scoccandole un bacio sulla guancia.

- Ciao - mi rispose lei dolcemente.

La mia matrigna al contrario, nascose ancora di più il suo orribile viso nella sua stupida rivista di pettegolezzi, senza degnarmi di uno sguardo, palesemente irritata da quel gesto d’affetto che da sempre riservavo solo a mia sorella.

- Ti vedo molto più allegro del solito o mi sbaglio?- mi chiese Avril ammiccando.

- Non sbagli - Le dissi, prima di addentare un toast che aveva preparato per lei.

- Ehi! Quello era il mio toast! - disse, fingendosi arrabbiata.

- Era molto buono! - esclamai leccandomi le dita.

- Grazie!...Ma ricorda che ti perdono solo perché sei stranamente allegro, e anche molto bello…Dove devi andare? Hai un appuntamento? Sempre se è lecito saperlo…- disse maliziosa.

- Non è un appuntamento…però, è vero che nel luogo dove andrò c’è una persona che mi piace particolarmente…per questo motivo ora ti saluto e scappo via!-

Le scoccai un altro bacio. Mi avvicinai ad una bacheca, dove vi erano poste le chiavi della mia moto, presi il casco e la giacca in pelle nera, e mi diressi verso l’uscita.

Prima che potessi varcare la soglia, Avril, mi richiamò:

- Non fare tardi! -

- Tornerò presto, te lo prometto -

- Ciao -

- Ciao - le dissi, prima di chiudermi la porta alle spalle.

 

                                                       *

-         Speriamo vada tutto bene - si disse fra se Avril

-         Non dovresti appoggiarlo in questi suoi modi di fare , Avril. Sai tuo padre cosa ne pensa – esclamò Nicole d’improvviso.

-         Non pensiamo più a quello che dice papà da molto tempo, mamma. E non ritengo assolutamente sbagliato incoraggiare un fratello nelle sue relazioni personali. Se vuoi scusarmi…- detto questo Avril salì di sopra, lasciando una Nicole ribollente di rabbia.

                                                        *

 

 

Scesi in garage, levai l’antifurto alla moto, e dopo esserci salito sopra partii verso la mia meta.

Amavo andare sulla mia moto…amavo sentirla vibrare sotto di me, e il rumore che riproduceva durante l’accelerazione.

Era una delle poche cose di cui andavo fiero…ovunque andassi, mi facevano i complimenti per la scelta e il mantenimento.

D’altra parte, per chi ne capisce di motori, era impossibile non apprezzarla. Per il semplice motivo, che questa, era l’ultimo modello della Suzuki, dal taglio deciso e delicato, era un mix di perfetto design. Leggera ed equilibrata, sfrecciava sull’ asfalto con una facilità incredibile. Nera come la notte, aumentava il mio fascino da misterioso! (che cavolata! -_- N.d.A.)

 

Immerso nei miei pensieri non mi accorsi che ero già arrivato davanti a quell’imponente cancello di ferro.

Accostai.

Scesi dalla moto, togliendomi il casco (nero dalle sfumature blu).

Tenendolo su di un fianco, mi avvicinai al citofono.

Avrei voluto bussare…peccato che mi fossi improvvisamente immobilizzato!

“ Ok…calma…non sta succedendo nulla…è solo uno stupido pulsantino! e poi è stato lui, ad invitarmi a tornare…quindi, un bel respiro…e…”

Alzai la mano. Ma d’improvviso il cancello grande si aprì, da dietro spuntò la Mercedes  col quale ero stato riaccompagnato la sera prima.

La macchina si fermò di colpo, il finestrino scuro si abbassò, rivelando colui che mi procurò un’immediata morsa allo stomaco: Edward.

- Oliver?! Sei già qui? - 

- Buon giorno…io…bhè, a dire il vero non credevo di disturbare, ma se ha da fare…posso tornare più tardi…-

- Oh no! Anzi ti stavo per venire a prendere, credevo non ricordassi la strada! E’ stata una fortuna incontrarti subito- disse sorridendo.

Sorrisi alle parole : “ti stavo per venire a prendere..”. Mi sentivo felice come un bambino di fronte ad una caramella.

- E’ tua quella?- mi chiese indicando la moto dietro di me.

- Si, è mia…le piace? –

- Si, anche se preferisco le macchine. Più sicure –

- Già, ma è anche vero, che le moto danno stile a chi le guida – dissi sfrontato

Rise.

- Sarà…comunque parcheggiala dentro, e sali in macchina -

- Posso chiedere il motivo?-

- Sotto consiglio di Alfred, si va a fare compere!-

- Compere…? – mormorai perplesso.

- Si…Dai sbrigati!-

- O...ok-

Accesi la moto e la parcheggiai dentro. Dopodichè, posai il casco sul muretto, sperando che Luna non me lo avrebbe rovinato.

Entrai in auto, affianco ad Edward.

Lui mi sorrise, e poi fece sfrecciare la macchina per le strade di Londra, verso il centro commerciale, dove eravamo diretti.

Ero leggermente imbarazzato…ma felicissimo.

-Che tipo di compere dobbiamo fare?

- Vestiti-

- Vestiti?-

- Si, vestiti-

- Ah…ok. Ti va di mettere un po’ di musica?-

- Certo…Computer, disinserire il CD e ricerca della stazione radio programmata-

- Si, signore-

- Che radio ascolti?- chiesi, mentre il computer effettuava le richieste di Edward.

- Radio MusicStar - rispose

- Davvero? È anche la mia radio preferita! E che genere di musica ascolti?-

-Un po’ di tutto…anche se prediligo la musica classica dei grandi autori. Però ascolto anche gli emergenti, non si sa mai che possa nascere un nuovo Beethoven!-

- In effetti hai proprio la faccia di uno che ascolta musica classica!- dissi, scoppiando a ridere.

- Che significa che ho la faccia di uno che ascolta questo tipo di musica?! Io ho una faccia normalissima! La mia faccia non ha niente di strano!- rispose con una nota di isteria nella voce.

Mi uscì spontaneo ridere ancora più forte…e a quanto potevo vedere, la mia risata contagiò lo stesso Edward, che si unì a me, ridendo di gusto.

 

 

Arrivati al centro commerciale, e dopo aver parcheggiato la macchina, ci dirigemmo verso un preciso negozio.

- Vieni spesso qui?-

- Ora meno…ma si, ci venivo spesso - disse accennando un sorriso.

Salimmo fino al terzo piano, dove i negozi avevano un aspetto più elegante e raffinato. Ci dirigemmo verso uno che si chiamava Styl.

Entrammo.

- Salve - esclamò Edward.

- Salve, posso aiutarla?- rispose cordialmente la commessa.

- Si, grazie. Vorrei vedere qualche camicia per me e qualche maglia per lui-

Cosa?! Per me?!”

- Va bene, seguitemi…- disse la commessa facendoci strada vicino ad un bancone, dove dietro erano sistemati vari indumenti.

Tirandolo per un braccio, avvicinai il mio volto a quello di Edward, e nonostante l’imbarazzo da me creato, gli chiesi spiegazioni:

- Perché anche per me?- gli sussurrai all’orecchio.

Notai un leggero rossore sulle sue guance…ma molto probabilmente, sarà stata una mia impressione.

- Eh…oh, bhè, dovevo pur rimediare al danno fatto da Luna!-

- Si…ma…-

- “Ma”, cosa?!...Tanto te la compro comunque! -

- …e va bene. Però, a patto che dopo offrirò qualcosa io.- risposi beffardo, porgendo fra di noi la mia mano, per simboleggiare il patto.

-…Affare fatto! - esclamò stringendomela.

 

 

Avevamo impiegato una buona ora li dentro …ma uscimmo dal negozio, con le buste in mano, fieri degli acquisti appena effettuati.

Edward, mi comprò una maglia a maniche lunghe molto semplice sul blu scuro, e una camicia molto bella. Come modello era molto semplice, i colori sfumavano dal nero al grigio, e mi ricadeva elegantemente sul corpo, dandomi quel qualcosa in più che fece svenire la commessa!

Infondo, ero un bel ragazzo! (Sempre molto modesto! -_- N.d.A.)

- Non capisco perché tu mi abbia fatto provare quell’orribile maglia a fiori gialli e rossi! Era semplicemente orrenda!- dissi disgustato.

- Ma se era così carina! Eri tremendamente..-

- Buffo?! -

- Già!- disse ridendo fortemente.

- Immagino che tu me l’abbia fatta provare solo per il gusto di farti due risate! -

- Ahahahahah…già…!-

Stavo bene insieme a lui. Mi sentivo…semplicemente felice.

Avrei fatto tesoro di questi doni, che ora stringevo fra le mani…

“ Dovrò ringraziare Luna, quando torneremo…!”

Mentre pensavo questo, non mi accorsi che Edward si era fermato di colpo. Mi girai ad osservarlo. Era immobile, intento a fissare qualcosa.

Mi avvicinai e guardai nello stesso punto che fissava: c’era una gelateria.

Una semplice gelateria con due o tre tavolini, dove la gente mangiava, per l’appunto, il gelato.

- Edward?-

Non mi rispose…dal suo viso non trapelava nessuna emozione.

- Edward?! - lo richiamai, strattonandolo un po’ .

- Eh?...Si scusa, ero incantato…-

- Notato…per caso vuoi un gelato?- risposi con un lieve sorriso.

- …mh, si! Però prima dovremmo andare a fare la spesa ad Alfred, se no chi lo sente quando torniamo a casa!-

- ahah…già, è vero! Bhè, allora sbrighiamoci-

Così andammo a fare la spesa degli alimenti.

Comprato tutto quello che c’era scritto nella lista, e anche qualche extra che consisteva soprattutto in dolciumi, ci dirigemmo verso un’altra gelateria, che si trovava al primo piano.

Era davvero un locale delizioso, tutto colorato, oltre al bancone-frigo pieno dei più svariati gusti, aveva carinissimi tavoli tondi, con gelati di varie forme, come decorazione.

Ci sedemmo, e immediatamente arrivò il cameriere, che ci diede il menù. Notai che sulla copertina, in grande c’era scritto “Dallo Zio Bob” .

- Che nome strano, per una gelateria!- esclamai all’improvviso

- Più che strano, lo definirei “familiare”. In ogni caso, aspetta di assaggiare il gelato, è una vera goduria per il palato!-

Così mi accinsi nella ardua scelta del gusto, ma alla fine optai, nonostante l’incredibile varietà di gusti, per uno semplice. Era un gelato a gusto Menta e Caramello, con sopra miele sciolto e panna montata. (E tu questo lo chiami “semplice”?! N.d.A.) ( Oh, ma sono fatti tuoi!?! Pensa a scrivere piuttosto!  ù.ù  N.d.Oliver) ( Cattivo…ç__ç…N.d.A.)

Edward invece scelse, i gusti Kinder e Stracciatella, con sopra, cioccolata bianca sciolta e panna montata. ( *ç*…l’autrice, sbava dietro i gelati, o meglio al gelato di Ed …!!!)

Dopo poco, il cameriere arrivò con due bicchieri di vetro, dove vi erano stati posti i gelati.

Immediatamente affondai il cucchiaino nel gelato, e dopo averlo assaggiato, l’unica cosa che fuori uscì dalle mie labbra fu:

- Ma è buonissimo!...Anzi no! STRAMEGABUONO!- esclamai come un bambino emozionato.

Edward sorrise.

- Visto?! Io ti avevo avvertito…-

Mentre mangiavamo quel gustosissimo gelato, ne approfittammo per conoscerci meglio.

Scoprii molte cose di lui.

Mi parlò di come era cresciuto, di come adorava i suoi genitori, soprattutto la madre…di come Alfred era stato un appoggio e una guida in tutti questi anni.

Mi raccontò che avendo il padre chirurgo e la madre con una buona posizione sociale, ha sempre avuto una situazione economica molto buona, e che avevano sempre vissuto qui, a Londra.

Mi parlò anche dell’improvvisa pazzia dei suoi genitori di aprire un agriturismo in Irlanda, che inaspettatamente, va a gonfie vele! E di come improvvisamente il senso di solitudine riempì la casa,che portò alla decisione di comprare Luna, che allora era ancora cucciola.

Mi disse che da allora, erano già passati 6 anni.

Ovviamente, parlammo anche di me.

Ma non rivelai molto…avevo vergogna della mia situazione familiare, così, gli dissi solo che mio padre era un uomo che dedicava molto tempo al suo lavoro, che Nicole era la mia matrigna e che, al contrario di mio padre, passava giornate intere a non far niente, e che il suo hobby preferito era sparlare per ore ed ore con le sue amiche, e che di conseguenza, non avevamo tempo per un rapporto familiare. Però, gli parlai molto di Avril.

Era l’unica persona di quella famiglia, di cui andassi orgoglioso.

Di me, gli dissi solo che avevo finalmente finito la scuola, e che non avevo ancora scelto un indirizzo universitario.

- E che lavoro fai?- gli chiesi per spostare l’attenzione nuovamente su di lui.

- Insegno Scienze, Chimica e Fisica, in una università-

-  Davvero? E quale? -

- Alla William’s, è una scuola privata…-

- Si, la conosco. Mio padre mi ci voleva iscrivere, ma io non volli-

- Mi sembra di capire che non ami molto quella scuola…-

- Più che la scuola, non amo l’ambiente -

- Ti capisco… neanche a me piacciono questo tipo di ambiente…ma fare l’insegnante, era molto più…conveniente e facile, e mi lascia molto più tempo libero, rispetto al mio vero lavoro!-

- Vero lavoro? Cosa sei uno 007?- dissi ridendo a quella frase.

- ahah…magari! No…vabbhè, ero uno Scienziato…-

-Davvero?!- esclamai con ammirazione

- Si…ed ero anche molto bravo…pensa che ho vinto anche due tre premi grazie a delle invenzioni e studi eseguiti con il mio gruppo -

 - Ma allora perché lavori in quella stupida scuola di figli di Papà?! Cioè, voglio dire…perché sprecarti?- chiesi perplesso.

- Perché, ho deciso di ritirarmi… - disse intristendosi.

Quella storia non mi piaceva per niente, sicuramente c’era dell’altro sotto…mi promisi che avrei indagato meglio.

Ma per il momento era meglio cambiare discorso…

- Ma che ore sono?! Oddio è l’una e mezza! - dissi allarmato.

- Oddio, Alfred  ci ucciderà! Meglio affrettarsi -

- Eh, gia!-

Così corremmo alla macchina e dopo aver posato le buste nel portatagli ed esserci seduti, partimmo verso casa Weble.

 

 

Arrivammo, dopo una quindicina di minuti.

Parcheggiammo la macchina affianco alla mia moto, e notai con piacere, che Luna non aveva combinato nulla al mio casco.

Prendemmo le buste, ed entrammo in casa…

Nel salotto ad aspettarci, con Luna, c’era un Alfred abbastanza spazientito.

- Dove eravate finiti?!- esclamò con tono alto.

Luna sobbalzò…evidentemente stava sonnecchiando.

- Ehm…vedi Alfred, ci siamo fermati nella gelateria Dello Zio Bob…e perdendoci in chiacchiere…abbiamo fatto tardi… - disse Edward, sulla difensiva.

- Già Alfred, è vero…scusaci…- dissi abbassando gli occhi.

- …ok, ma ora datemi le buste, che comincio immediatamente a cucinare. In ogni caso, ben tornato signorino Oliver - disse afferrando le buste e dirigendosi in cucina.

Accennai un sorriso in risposta. Alfred faceva davvero paura quando si arrabbiava!

Posammo il resto delle buste sul tavolino di vetro.

Dopodichè, mi sedetti affianco a Luna, che era ancora mezza addormentata, per fargli due coccole, che accettò molto volentieri.

Edward, invece andò in cucina, e dopo pochi minuti tornò con una bottiglia d’acqua frizzante e dei bicchieri.

- Vuoi un po’ d’acqua?-

- Si, grazie -

Luna alzò di colpo il capo, e abbaiò.

- Immaginavo che anche tu volessi bere…tieni- e gli avvicinò un bicchiere vicino al muso.

Lei iniziò a bere, immergendo rapidamente la lingua nel bicchiere.

Edward si sedette, affianco a Luna, che metteva distanza fra di noi. Mentre aspettavamo Alfred che finiva di cucinare, giocavamo un po’ con Luna.

Sorrisi fra me e me, pensando che era stato dato per scontato, che avrei mangiato li, ero uno sconosciuto, eppure…stavo meravigliosamente, mi sembrava di aver sempre vissuto li con loro.

- Il pranzo è pronto, signori. Anche per te Luna -

Andammo nella spaziosa cucina, dove su un tavolo rotondo, era tutto apparecchiato.

Mi sedetti, e notai le varie leccornie che Alfred aveva cucinato, il mio sguardo stupito fece sorridere Edward.

- Alfred, è sempre stato un ottimo cuoco-

- Suvvia signorino, non esageri con i complimenti. In ogni caso meglio iniziare a mangiare se non vogliamo che si raffreddi - disse sornione.

- Non me lo faccio ripetere due volte! Buon appetito a tutti e , pancia mia fatti capanna! -

Era tutto delizioso. Dal primo piatto al dessert, che era uno degli extra comprati al supermercato.

Mi commossi, al pensiero che quello, era il primo pranzo decente a cui partecipavo.

Ci impiegammo un po’ a finire di pranzare, fra chiacchiere e risate, il tempo era volato.

Erano quasi le 4:30 del pomeriggio, e dopo aver sparecchiato, notai, che la stanchezza stava per avere il sopravvento su di me. Così andai insieme a Luna su uno dei divani, e con lei accoccolata col capo sulle mie gambe, il sonno ebbe la meglio…

 

 

Quando mi svegliai, mi ritrovai completamente sdraiato sul divano, abbracciavo Luna che dormiva pesantemente, e avevo una coperta molto calda che mi avvolgeva. Edward stava leggendo un libro, sull’altro divano, e quando i nostri occhi si incrociarono, sorrise dolcemente.

In quell’esatto momento, fu la prima volta che desiderai di far parte di quella famiglia…lo desiderai con tutto il cuore…

Purtroppo, qualche ora dopo, dovetti tornare a casa.

Ma da quel giorno, tornai in quella casa tutti i giorni, anche solo per poche ore, anche solo per un semplice saluto…in questo modo passarono tre mesi…

 

Continua…

 

 

 

Scusate, scusate, scusate…(in ginocchio con le mani congiunte)…so di aver fatto un enorme ritardo, ma ho avuto un sacco di cose da fare, la scuola purtroppo occupa le mie giornate… In più, ho dovuto scrivere questo capitolo per ben 2 volte, perché i dati erano andati perduti…(stupido PC!!!  è__é )

E inoltre mi sono anche fatta male al polso, e anche se non potrei muoverlo, ho scritto lo stesso…non potevo rimandare l’ispirazione!(adesso non esagerare! N.d.Oliver) (uffi…cattivo! Però è vero che mi sono fatta male al polso…ù.ù N.d.A.)

Tralasciando i miei battibecchi con Oliver…è mio dovere e piacere ringraziare voi lettori, soprattutto quelli che recensiscono:

 

Sefora: Mi fa piacere che lo scorso cap. ti sia piaciuto ^__^…e mi scuso tanto per l’immenso ritardo! Mi fa piacere che Oliver stia avendo successo…però non mi hai detto che ne pensi di Edward...mi piacerebbe sapere la tua opinione su di lui. Cmq GRAZIE MILLE per aver detto che scrivo bene…ç__ç…non sai quanto mi facciano piacere questi complimenti…ç_ç….Aspetto considerazioni, Maho.

 

 

Momo:  Dici che Edward è molto dolcioso? In effetti lo è! Però noterai che andando avanti ti abituerai! Immaginavo che Alfred ti sarebbe piaciuto…ma Edward non credevo...o almeno, non credevo così tanto! Dimmi cosa ne pensi di questo cap. un bacio, Maho.

P.S.: non me ne frega un tubo se mi denunci! Ti minaccio lo stesso… hihihihi…e ricorda “la paura arriva strisciando…. ….

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 : Le emozioni che crescono... ***


                                    .:The Dog:.

 

Vorrei dedicare questo capitolo a Mery S. ,una mia cara amica che mi ha aiutato, condividendo con me quello che sente…Grazie! ^___^

 

Capitolo 5: Le emozioni che crescono

 

Era una solare e (stranamente) calda giornata di Dicembre, che da due o tre giorni, aveva preso il posto di Novembre.

Come mio solito, ero a casa Weble.

Più precisamente ero sdraiato su un telo in giardino a prendere il sole insieme a Luna, che era sdraiata a pancia in su, affianco a me.

Alfred, poco lontano da noi, stava potando le piante.

Edward era a lavoro, ma da lì a un’oretta sarebbe ritornato.

Quella mattina, i miei pensieri erano tutti per quest’ultimo.

Era difficile credere che fossero già passati ben tre mesi…eppure era così. In questo lasso di tempo avevo avuto modo di conoscere meglio i componenti di questa piccola famiglia, che mi aveva accolto senza farsi troppi problemi o troppe domande…e di questo ne ero felice…felicissimo.

Nonostante il suo lavoro, passavo molto tempo con Edward.

In questo modo ho potuto imparare tante piccole cose, ad esempio, che è molto goloso. Ama quasi tutti i tipi di dolci, soprattutto il miele; Credo che potrebbe restare giornate intere sul divano ad assaporare quel dolce liquido denso!

Ho anche notato tante piccole abitudini che ha, come quella del caffè. Edward dopo pranzo deve assolutamente prendere una tazza di caffè. Avevo sempre visto Edward come il classico inglese che ama prendere il thè delle 5:00, e invece, di thè ce ne era davvero poco in casa, giusto qualche bustina che di solito usufruiva Alfred. Di conseguenza questa “piccola mania” del caffè, mi aveva sinceramente sorpreso e incuriosito. Quando un pomeriggio gli chiesi il perché di questa abitudine, lui mi rispose semplicemente: “Mi piace!”.

Ma quello che mi ha fatto più piacere conoscere, riguarda certi aspetti del suo carattere che al primo impatto non è possibile percepire.

Ciò che si può percepire e conoscere al primo impatto, è la sua dolcezza…la costanza col quale fa le cose, la tranquillità, la calma, l’importanza che da alle persone accanto a lui…ma soprattutto i suoi dolci occhi e il suo dolce sorriso.

Conoscendolo, ho potuto sentire e vedere ciò che è nascosto dietro tutto questo…la sofferenza.

Si, perché c’è solo tanta sofferenza e tanta paura, nascosta dietro quel sorriso e quegl’occhi…non conosco ancora il motivo, ma…sono certo di quello che dico…ormai quella paura è così percepibile che mi vien voglia di consolarlo…di compatirlo…di stringerlo a me, e coccolarlo per ore ed ore.

In effetti qualcosa di simile già succede fra di noi. Spesso capita che ci coccoliamo…ovviamente nulla che va oltre qualche abbraccio!

Anche se ammetto che mi piacerebbe ricevere qualcosa di più…ad esempio, una carezza, delle parole dolci pronunciate solo per me…un bacio.

Eh,si…perché ormai è inutile mentire a se stessi. Quella che tre mesi fa presi per una semplice cotta, ormai si è trasformato in qualcosa di più: l’amore.

Proprio così.

Io, Oliver Wood, sono follemente e pazzamente innamorato di Edward Weble…e non ci posso fare proprio un bel niente!

Certo, fino a qualche tempo fa, non avrei mai creduto che le parole “Oliver” e “innamorato” potessero far parte di una stessa frase!

Ma ora si.  È successo; Capita.

Ma forse…sono solo un presuntuoso!

Un presuntuoso che si permette di chiamare “Amore”, un sentimento nato in questo breve lasso di tempo…ma, d’altra parte, no ho parole che possono descrivere ciò che provo.

È un qualcosa che ti fa sentire stranamente bene…che ti fa sentire in paradiso.

Quando lo vedo, il cuore inizia a battere velocemente con una forza incredibile, che spesso ho la sensazione che mi stia uscendo dal petto.

Quando invece incrocio il suo sguardo, il cuore manca un battito, inizio a sentire una strana morsa allo stomaco e il fiato mi si strozza in gola…e se mi sorride, impercettibilmente le mie labbra fanno altrettanto…dandomi un’odiosa aria da ebete!

Ho notato che divento anche impacciato quando stiamo insieme. Non so mai che dire, cosa fare o non fare.

Ogni attimo che passo con lui…è magico. Quando (sempre), nel primo pomeriggio ci addormentiamo sul divano abbracciati, coperti da una calda coperta, sento il mio corpo sciogliersi sotto il suo abbraccio, un senso di protezione mi avvolge e non posso far altro che sperare che quel momento duri in eterno.

Siete liberi di non credermi quando dico che lui è tutto per me.

Lui è l’aria che respiro, è tutti i sorrisi che compaiono sul mio viso, è il motivo per cui mi sveglio al mattino, …è il raggio di sole che ha iniziato ad illuminare le mie giornate…la mia odiosa vita.

Per colpa di questo meraviglioso motivo, ho paura. Perché lui è riuscito a diventare tutto per me…ha completamente preso possesso di me.

Il solo pensiero di perderlo…che un giorno come un altro mi cacciasse dalla sua vita…che qualcuno o qualcosa possa portarlo via da me…ma anche il semplice litigare o di farlo arrabbiare,mi terrorizza.

Ma soprattutto, mi terrorizza il pensiero di un’eventuale confessione di ciò che provo per lui. Quello che provo è così forte che non so per quanto tempo ancora riuscirò a tenerlo per me…mi piacerebbe farglielo sapere, ed essere accettato…ma so che i sogni non sono reali! Per questo non gliel’ho ancora detto…non sono pronto per un categorico: “NO”…e sinceramente non credo che lo sarò mai…

Quando ci penso, l’angoscia e il panico iniziano a prendere possesso della mia mente e sento un dolore atroce dentro il petto.

Questo è ciò che provo, un sentimento che vaga fra speranze e paure.

Ma non tutto. Perché, purtroppo, non riesco a descrivere cosa si prova con esattezza…è una cosa indescrivibile che puoi capire solo quando ci entri dentro.

 

 

 

 

-Mh…Edward…- sussurrai aprendo gli occhi, trovandomi abbracciato ad una allegra Luna, che mi leccava la guancia.

- Sai, nonostante io non mi reputi una gran bellezza, credo che essere scambiato per un cane, sia un po’ eccessivo! Senza offesa Luna, lo sai che ti trovo adorabile - scherzò Edward, che sorrideva dolcemente, seduto accanto a me.

-Devo essermi appisolato…- mormorai strofinandomi gli occhi.

- Appisolato?! Ma se dormivi come un ghiro! - eslclamò ridendo.

- Non è vero! - risposi fintamente imbronciato.

- Certo, certo! A proposito, ma cosa stavi sognando?-

“Te”…avrei voluto rispondere. Ma optai per un:

- Perché me lo chiedi?-

- Perché hai pronunciato il mio nome diverse volte-  rispose con un tono vagamente atono, portando una mano dietro la nuca.

Senza pensarci risposi:

- …Ti farebbe piacere se fosse così?-

Ma me ne pentii subito. Con questa allusione mi ero praticamente svelato. Difatti Edward volse di scatto il viso verso di me, guardandomi stupito negl’occhi.

Bravo Oliver! Complimenti…davvero! Ad un concorso di stupidità vinceresti il primo premio!”

-…ehm, io...- mormorai, mettendomi seduto, e cercando una buona scusa…ma sfortunatamente per me, non me ne veniva in mente una.

E ora che faccio…? Calmati…respira…pensa Oliver,PENSA!Ma come faccio a pensare con i suoi occhi che mi guardano così!”

Mi alzai di scatto.

Anche lui si alza.

- Credo…credo che ormai Alfred abbia finito di preparare il pranzo…- dissi nervosamente dandogli le spalle.

- Oliver…io…non so che dire-

Male.

Un male atroce…lo sento giù per la bocca dello stomaco, mi stringe forte.

Tutte le mie parole stavano per prendere forma e parola…mi sentivo morire.

Sento salirmi le lacrime…ma le reprimo.

- …credo che dovremmo andare a preparare la tavola- dissi in un soffio.

- Oliver-

- Non c’è nulla da dire…credo che la situazione sia abbastanza chiara- dissi, lasciando trasparire tutto il mio dolore nella voce.

Feci qualche passo in avanti, ma non andai molto lontano, perché Edward mi tirò e mi voltò verso di se.

Non riuscivo a non tenere lo sguardo basso, ero sicuro che se lo avessi guardato negli occhi, sarebbe stato tutto molto più difficile di quanto non lo fosse già…

- Guardami…-

- No-

-…ti prego-

Alzai il viso, e i miei occhi si persero osservando quel color ambra.

Aveva uno sguardo triste.

Non potetti farne a meno, fu più forte di me.

Piano, mi avvicinai col viso al suo senza interrompere il contatto che aveva incatenato i nostri occhi, ma quando fui a due centimetri dalle sue labbra, fu naturale per me chiuderli.

E poi…le mie labbra si posarono sulle sue, e dopo un attimo si sfiorarono, si toccarono e assaggiarono.

Un bacio.

Finalmente, stavo assaporando quell’agognato bacio, che bramavo da ben tre mesi.

Fu un bacio intenso e dolce…ma anche molto amaro.

Intenso e dolce, perché lui non oppose resistenza, anzi, contraccambiava con la stessa intensità…ma molto amaro, perché potevo chiaramente sentire la sua indifferenza.

Quando le nostre labbra si staccarono, mi permisi un ultimo sguardo…ma sbagliai. Perché i suoi occhi erano vuoti…completamente inespressivi. Credo che proprio in quel preciso momento, il mio cuore si sia spezzato in mille frammenti, come uno specchio che cade frantumandosi al suolo.

Con la mano sinistra, spostai la sua destra, che mi teneva ancora stretto il braccio.

Dopodichè, mi girai, mi diressi verso la porta, presi la giacca e il casco dall’attaccapanni, aprii la porta. E lasciandola aperta, mi diressi verso la moto. Dopo averla messa in funzione, ed essere uscito dal cancello, sfrecciavo fra le strade con le lacrime che mi rigavano le guance pensando, che quella, sarebbe stata l’ultima volta che avrei rivisto Edward Weble.

 

Continua…

 

 

Ehilà! Come state? Passate bene le vacanze Natalizie? Spero di si! Ormai è quasi un mese che non ci sentiamo e…vorrei farmi le mie scuse per questo ennesimo ritardo. Pardon.

Se vi state chiedendo perché Oliver non sia venuto a rompermi le scatole criticandomi, è perché sta ancora piangendo! Porello…mi dispiace tanto di farlo soffrire, ma questo è il percorso della storia, quindi farà bene a rassegnarsi! ù.ù (Bastarda…un giorno ti ucciderò, per tutto quello che mi stai facendo passare!  N.d.Oliver)

Ogni giorno diventa sempre più violento! °__°

Comunque^___^’…credo proprio che sia arrivato il momento dei ringraziamenti:

 

Sefora: Grazie mille per i tuoi complimenti ^__^ , mi fa sempre un piacere immenso sentirli. Credi davvero che abbia scritto meglio del solito? Credevo di no, ma forse senza accorgermene sto migliorando un pochettino pochetto…lo spero almeno!  Mi fa piacere che nonostante non ti piaccia questo genere tu ti sia appassionata alla mia storia…ne sono felicissima ^___^……spero che anche questo capitolo ti piaccia, anche se purtroppo è un po’ corto, e che mi dica ciò che ne pensi. Baci Maho.

 

 

Momo: Sono contenta che ti sia piaciuto leggere questo Chap. In  effetti, Oliver si da diverse arie, ma non preoccuparti Edward diventerà il suo freno, e così una volta per tutte starà un po’ zitto, senza blaterare sciocchezze inutili! Cmq, mai una volta che azzecchi la pagina da recensire è?!?!?!?!!!!! Pazienza, non si può avere tutto dalla vita! Ad ogni modo, sei scema quanto Oliver…voi e il gelato! Spero recensirai nel capitolo giusto questa volta…a presto(?) Maho.

 

 

Lady blackmoon: Benvenuta nel club!!! ^___^    Mi dispiace per l’immenso ritardo fatto, ma spero che anche questo capitolo ti possa piacere. Ringrazio anche la tua amica per averti consigliato la mia fic, e dille che mi farebbe piacere risponderle a una sua recensione, se avrà voglia di farla. Spero di ritrovare il tuo nome fra le recensioni anche in questo capitolo. Alla prossima, Maho

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 : Torna da me. ***


 

                                                                                        .:The Dog:.

 

Capitolo 6: Torna da me”.

 

 

Fu per me un vero stupore vedere proprio quel ragazzo nel salotto di casa mia.

Non sapevo nulla di lui.

Non sapevo chi fosse, quanti anni avesse o qualsiasi altra cosa lo riguardasse…

L’unica cosa che sapevo e di cui ero assolutamente certo, era l’invidia che provavo nei suoi confronti.

 

La prima volta che lo vidi, fu in un pomeriggio di metà Agosto, ero appena uscito da scuola (in quel periodo c’erano diversi esami a cui dovevo partecipare), e dal momento che era una bella giornata di sole avevo deciso di lasciare a casa la macchina per poter fare quattro passi.

Avevo appena passato un brutto periodo della mia vita e, a dirla tutta, non ne ero ancora completamente uscito.

 Avevo preferito accantonare ciò che sentivo.

Avevo deciso che sentimenti come: dolore, rabbia e odio, non erano sentimenti adatti a me…non mi servivano…per questo motivo costruii dentro di me una sorta di…barriera.

Una barriera impenetrabile, che mi avrebbe permesso di andare avanti senza problemi, senza dolori…ma soprattutto, non avrebbe permesso a nessuno di raggiungere e ferire ancora una volta il mio cuore.

Probabilmente non era il miglior modo per andare avanti ma, stavo bene…e questo mi bastava.

Con questo pensiero, passeggiavo tranquillamente fra le strade del ritorno, senza pensare a nulla, quando d’un tratto sentii un rumore provenire da un vecchio parco abbandonato.

“Sarà un cane. In genere non passa mai nessuno per di qua…” pensai.

Incuriosito, andai a dare un’occhiata.

Quello che vi trovai era un ragazzo.

Abbastanza alto (forse più basso di me di qualche centimetro), dalla corporatura asciutta ed atletica, indossava un paio di jeans blu scuro e una felpa nera, che facevano risaltare perfettamente i lisci capelli neri che  gli ricadevano scompostamente lungo il viso…sul quale spiccavano in modo ambiguo le carnose labbra di una tonalità di rosato più scura rispetto a quella della carnagione, che era lievemente pallida.

Stava energicamente prendendo a calci e pugni il muro in pietra che circondava il piccolo parco.

-Ahi! Porca – soffocò la frase -...stupido muro!- urlò dopo aver sferrato un pugno ed essersi fatto male .

Senza accorgermene, un sorriso divertito mi illuminò il viso.

Un sorriso…?

Da quando non sorridevo così…sinceramente?

Da mesi.

Sentii lo stomaco stringersi.

-Ti odio!...tiodiotiodiotiodio!!!- urlò poi al muro, prima di accovacciarsi e iniziare a piangere a dirotto, nascondendo il viso fra le braccia.

Senza accorgermene feci un passo indietro…sentivo un senso di nausea alla bocca dello stomaco.

-Perché non ti accontenti…perché mi abbandoni?!- continuò a voce più bassa e roca a causa delle lacrime.

Sentii come se qualcosa si fosse spezzato…la testa mi faceva male…mi sentivo come soffocare...che diavolo stava succedendo?!

Via.

Dovevo andare via.

Via da lui, da quel posto.

Così, spaventato, mi girai e corsi il più velocemente possibile.

Dopo un po’ senza fiato, iniziai a rallentare.

 Fortunatamente, li vicino c’era una panchina di legno nascosta all’ombra di un albero.

Mi avvicinai e mi ci sedetti.

Con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, nascondendo il viso fra le mani, potevo sentire chiaramente gli incontrollabili battiti che il mio cuore stava subendo.

Paura…

Ma che cosa mi prende?” sussurrai.

Dolore…

“Non è possibile! Sto piangendo! No…no,no,no!!! Perché?! PERCHE’?! ...Non voglio piangere!Le lacrime non aiutano! Non servono!”

Rabbia…

“Stupido ragazzo! È colpa sua! Tutta colpa sua!!! Delle sue parole e delle sue lacrime!!!”

Perplessità…

Ma come ha fatto un semplice ragazzo a distruggere quello che ho tanto faticato a costruire? Come?!”

Invidia…

“Almeno lui riesce ad esternare ciò che sente…”

 

 

Mi alzai dalla panchina e piano mi incamminai verso casa.

Ricordo con precisione la faccia di Alfred quando tornai a casa…era preoccupato.

Ma non mi impotava nulla in quel momento…difatti con apatia mi trascinai nella mia stanza e mi ci rifugiai.

Non uscii da li fino al giorno dopo, quando decisi di ritornare in quel posto.

Non so perché...ma volevo riandarci, molto probabilmente per osservare nuovamente da lontano quel ragazzo.

Così, nascosto dietro una delle quattro facciate dei muri che circondava il parco, attraverso un buco, osservavo da lontano quel ragazzo.

Diversamente dal giorno prima, stava cercando di aggiustare la vecchia altalena, aveva persino portato degli appositi attrezzi.

Dopo un’ora e qualcosa, era riuscito a sistemare il sedile ligneo e un po’ incerto ci si sedette sopra.

Fortunatamente per lui, aveva fatto un buon lavoro.

Il sedile era tornato come nuovo e con un sorriso soddisfatto iniziò a dondolare piano…più che dondolarsi, sembrava si stesse cullando.

Difatti dopo un po’ chiuse gli occhi.

Per un fugace attimo pensai che fosse davvero tenero in quella posizione.

Restai a guardarlo ancora un po’ prima di incamminarmi nuovamente verso casa.

Nei giorni seguenti, appena avevo un po’ di tempo libero tornavo in quel parco ad osservare quello strano ragazzo che tanto mi incuriosiva e che pian piano stava scombussolando tutto quel che avevo imposto al mio cuore…mentre l’invidia verso di lui mi logorava lentamente,facendomi impercettibilmente sospirare di continuo..

Poi, a inizio Settembre, successe una cosa strana…andando al parco non ritrovai quel curioso ragazzo…pensando che sicuramente aveva qualcos’altro da fare, tornai a casa.

Il problema fu che per tutta la prima settimana di Settembre, lui non si fece vivo, lasciando quel piccolo parco nuovamente vuoto come lo era stato per parecchio tempo.

Sconfortato da ciò, non tornai più…

Ero arrabbiato.

Sapevo che non avevo motivo per esserlo, ma era più forte di me!

Mi sentivo così infantile!

Ma come potevo perdonarmi un simile errore?!

Far entrare nelle mie abitudini un ragazzo che nemmeno conoscevo e permettergli di creare scompiglio dentro me…davvero una mossa geniale!

E in più non sapeva nemmeno che esisto…ma forse questo era un bene.

Forse…tutto era un bene…soprattutto il fatto che sia sparito di colpo...in questo modo almeno, potrò riordinare le idee e tornare alle mie solite abitudini e ai miei vecchi lucchetti che appesantiscono il battito del mio cuore…

 Molto meglio così!

Spero di non rivederlo mai più!

 

Dio solo sapeva quanto mi sbagliavo!

 

Qualche giorno dopo, improvvisamente, la mia adorata cagnolina scomparve.

Ero sconvolto.

Ero completamente nel panico.

Adoravo quel cane…era una delle poche cose che veramente avesse importanza per me.

Non potevo minimamente pensare di vivere senza…

Con Alfred la cercai ovunque…ma niente.

Poi accadde quello che non avrei mai  immaginato…

 

Ero nel mio letto a recuperare la notte insonne passata a cercare Luna , senza nessun risultato.

Era ormai pomeriggio, quando mi svegliai.

Anche se ero ancora molto assonnato, decisi di scendere e magari mi sarei fatto preparare anche un buon caffè da Alfred, prima di uscire nuovamente a cercare Luna.

Così, lentamente iniziai a scendere le scale e dopo un sonoro sbadiglio, chiamai il mio fedele maggiordomo per capire dov’era.

La risposta di Alfred non si fece attendere molto:

- Sono qui signorino. Mi trovo in salotto, con un gentilissimo ragazzo che ci ha riportato la nostra Luna, che ora è in giardino-

Mi fermai di colpo, credevo di aver udito male…

“Luna era davvero ritornata?”…per confermare le parole di Alfred,mi precipitai in salotto.

- Cosa? Luna è tornata? - chiesi appena notai la figura di Alfred.

- Si, signorino. – rispose con un gran sorriso.

- E dov’è ora?- chiesi con entusiasmo

- In giardino a riposare al sole. Sa come è fatta la nostra Luna!-

- Già…- dissi mentre giravo il volt,  notando solo ora la figura accanto al mio maggiordomo.

Seduto compostamente sul mio divano c’era il ragazzo che tanto aveva scombussolato il mio animo…

Il ragazzo che per settimane avevo invidiato incontenibilmente, come un bambino che invidia i giochi di qualcun altro!

Mentre con lo sguardo color miele osservavo con più precisione i  lineamenti morbidi del suo viso, ammisi a me stesso la motivazione, che io stesso trovavo molto stupida, per la quale provavo così tanta invidia.

Lo sfogo.

Gli strani sfoghi che quel ragazzo usava rinchiudere in quel vecchio parco mi facevano salire l’invidia…

Per il semplice motivo che io, a differenza sua, non facevo altro che accantonare il mio dolore senza mai affrontarlo.

Reprimevo così tanto i sentimenti che potevano provocarmi dolore, che nemmeno una lacrima aveva percorso mai il mio viso…

Ero davvero patetico!

Mi trovavo di fronte ad un semplice ragazzo che con i suoi sfoghi mi aveva sbattuto in faccia la semplice realtà.

In quel momento il mio cuore sentì il bisogno di avvicinarsi a lui…

Così con la mia solita aria gentile, mi presentai a lui…e da li il destino iniziò a tessere le sue trame su di noi, senza che ce ne accorgessimo.

Senza un motivo preciso, io e Oliver, legammo profondamente.

Con lui mi sentivo veramente a mio agio…veramente bene.

Anche Alfred se ne accorse e ne era profondamente felice…tanto che ad un certo punto iniziò lui stesso ad invitare Oliver a casa.

 Il tempo che passavo con lui, io lo prendevo come una forma di sfogo personale, ma ovviamente lui questo non lo sapeva!

Per la mia natura emotiva non ho mai sentito il bisogno di comunicare delle cose così personali…

Però, non so perché, ma ero convintissimo che Oliver se ne  fosse reso conto e che silenziosamente accettasse la situazione...

Finalmente dopo mesi, il dolore che avevo accumulato in seguito a quella stupida fede in oro che tenevo e tengo tutt’ora conservata in una nera scatolina nel cassetto, stava man mano svanendo dal mio cuore.

I miei polmoni, perfino, mi sembrava che respirassero nuova aria, più fresca e più salutare rispetto alla precedente.

Mi accorsi di questa cosa già all’inizio del “rapporto” che stavo costruendo con Oliver…

Fu una mattina che andammo in un centro commerciale non lontano dal centro di Londra.

Mentre facevo vari acquisti con lui, vicino ad un carrettino di gelati, notai quella figura a me così familiare che aveva tanto dannato il mio cuore tradendolo…

Rimasi lì immobile a fissarla…mi sentivo come intrappolato e senza vie di uscita…ma ecco che un semplice e abbagliante spiraglio di luce mi aveva fatto voltare il viso senza difficoltà alcuna….

La voce di Oliver, innocente e allegra  arrivò al mio udito riportandomi in quello stato di benessere che avevo conosciuto grazie a lui.

Da lì, il tempo velocemente è passato…tre mesi di continua vicinanza abbiamo vissuto insieme…

La presenza di Oliver nella mia casa…nel mio cuore, era diventata oramai indispensabile…

Così tanto che quando, alcune volte, ritardava a venire da me, il mio stato d’animo andava nel panico più totale…

Quasi certamente, è stato proprio grazie a quei momenti che ho capito che oramai Oliver era diventato veramente essenziale per me.

Il suo sguardo grigio perla, le ciglia lunghe e nere, i fini capelli neri, le sue labbra lievemente carnose, il suo sorriso infantile, la sua voce calda ed allegra,le mani affusolate, la sua pelle morbida, il profumo che emanava…tutto questo era diventato indispensabile…così tanto da far battere il mio cuore.

Ma come sempre, sono stato il solito stolto...

Una settimana fa, Oliver mi ha confessato i suoi sentimenti…

Me li ha confessati con un bacio…

Un bacio che è stato di una coinvolgenza unica, da mozzare il fiato…

Probabilmente ho sempre desiderato con tutto il mio corpo sfiorare quelle labbra un po’ carnose…e quando ho potuto farlo ho dato libero sfogo alle mie emozioni…

Ma ecco che il dubbio si è insinuato in quel contatto così paradisiaco.

Il dubbio di un incerto futuro che mi si parava davanti…

Una vita con Oliver era quello che  desideravo di più?

La paura di un nuovo rapporto che poteva provocarmi ancora dolore…forse ancor più struggente del primo mi ha paralizzato..

Ed allora le mie labbra si son fermate frenando quella passione che era riemersa…

Un’amarezza incredibile ha avuto il sopravvento e la mia finta indifferenza si è riflessa negli occhi di Oliver, che veloce mi ha lasciato li, da solo, per scappar via, preso alla sprovvista da quel che aveva osservato con tristezza e dolore nei miei occhi.

Per una settimana Oliver non si è presentato…

Mi sentivo morire.

Il vuoto aveva preso il suo posto…

L’agonia di un dolore lento e straziante aveva attanagliato nuovamente il mio cuore, che aveva deciso di rinunciare ancor prima di provare…

Ero sul mio letto quando mi chiesi:

“Me lo posso perdonare?..”

No.

Non potevo perdonarmi di aver fatto soffrire la persona che mi aveva riportato la vita, la speranza, l’armonia...la facoltà di amore nuovamente.

Due stille salate scesero lungo il mio viso e finirono sulle lenzuola chiare del mio letto matrimoniale.

In due pallini scuri e umidi si trasformarono le mie lacrime…e li rimasero sole mentre il mio corpo con decisione si alzava dal letto e combatteva il letargo in cui era finito, per dirigersi verso la mia macchina con la quale mi accinsi a raggiungere casa Wood.

 

Continua…

 

 

 

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